Gryffindor's Golden Girl To Slytherin's Princess

di Rumaan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 Disclaimer: i personaggi contenuti appartengono a J.K. Rowling.

 

N.B. Questa è una traduzione. La versione originale la potete trovare al seguente link: https://www.fanfiction.net/s/7290423/1/Gryffindor-s-Golden-Girl-to-Slytherin-s-Princess

Capitolo 1

Hermione sorrise, mentre si guardava attorno nella Sala Grande. Erano tornati ad Hogwarts da ormai un mese e provava un immenso ma semplice piacere a compiere la solita routine. Lo stress di essere sempre in fuga, per cercare gli Horcrux, e la battaglia finale, erano stati sostituiti dalla semplicità di studiare per i M.A.G.O. Quell’anno, Hermione era più che felice di starsene nelle retrovie ed aveva rifiutato l’opportunità di diventare Caposcuola. Prima degli ultimi e pazzi avvenimenti, diventarlo era stata la sua più grande ambizione; ora, non voleva altro che crogiolarsi nella mancanza di responsabilità. Comunque, Hogwarts non poteva che averne scelti altri due, assolutamente imbattibili: Neville Paciock e Hannah Abbott. Era bello vedere qualcun altro sotto i riflettori una volta tanto, una qualcosa che i tre amici avevano allegramente allontanato.

Hermione osservò il tavolo dei Grifondoro. Ron ed Harry, come al solito, si stavano scervellando con le strategie di Quidditch per vincere anche quell’anno. Ginny era occupata a condurre una conversazione piuttosto espressiva con Luna, che si trovava al tavolo opposto, dalla parte dei Corvonero. Non molto tempo dopo la battaglia finale, i quattro avevano deciso che rimanere amici fosse una priorità maggiore rispetto ad una possibile relazione e, comunque, avevano tutti compreso che andare ognuno per la propria stata l’idea migliore, nonostante la comunità magica premesse per il contrario. Nessuno di loro voleva portare avanti una relazione solo perché sarebbe stata una bella storia per i giornali.

La McGranitt si schiarì la voce. “Per favore, potrebbero rimanere solo i ragazzi del settimo anno?”.

Nella Sala Grande esplosero le chiacchiere, mentre i ragazzi più piccoli osservavano i più grandi, chiedendosi quale fosse il problema. Ginny lanciò uno sguardo ad Hermione, che scrollò le spalle.

Le panche si svuotarono lentamente, con grande irritazione della McGranitt, mentre sorvegliava gli studenti notando le assenze di quelli caduti in battaglia solo pochi mesi prima. Un estraneo non avrebbe mai creduto che fossero studenti, quei ragazzi con una tale vecchiaia e consapevolezza che traspariva dagli occhi. Nessuno attaccava più l’altro come negli anni precedenti. Non c’era più nemmeno l’animosità inevitabile tra le case di Grifondoro e Serpeverde, il che faceva stupire, dato il cattivo sangue che era sempre scorso, soprattutto tra Harry Potter e Draco Malfoy.

In quel momento, entrambi sedevano composti e pazienti, come non lo erano mai stati. Potter non percepiva più il senso di ingiustizia come negli anni precedenti ed il ghigno arrogante e perpetuo di Malfoy era scomparso. In effetti, la McGranitt era contenta di quella piccolo tregua tra i “capi” delle due case, poi presa ad esempio dagli amici. Non c’era niente di più che un piccolo cenno d’assenso, ma era più di ciò che avesse mai potuto sperare un paio d’anni prima.

Era un peccato che lo stesso comportamento non fosse seguito dai ragazzi più piccoli. Nulla, come sembrava, poteva dissipare i piccoli litigi che continuavano a scoppiare tra quelli del quinto anno in giù. La McGranitt aveva raggiunto il limite proprio il giorno prima, quando una rissa di gruppo era scoppiata nel corridoio di Incantesimi e diversi studenti erano finiti in infermeria. Era stato in quel momento che le era venuta in mente un’idea drastica, che sperava fosse accettata da quelli del settimo anno con modica grazia, così da sedare anche i più piccoli. Beh, era arrivato il momento di procedure.

“Sono sicura sia arrivato alla vostra attenzione che, nonostante l’eccellente esempio che avete voi stessi portato, il resto della scuola ha ancora problemi a lasciar perdere il passato”, iniziò la McGranitt.

Hermione sentì un brivido di disagio, mentre gli occhi della Professoressa scattavano verso di lei. Vi trovò impresso un leggero senso di colpa. Scosse appena la testa, sicura di starselo immaginando.

“È per questo che ho preso questa decisione, un po’ melodrammatica ma necessaria, per promuovere l’unità tra Case anche tra il resto della scuola”. La McGranitt percepì i borbottii tra gli studenti, che iniziavano a capire sarebbe successo qualcosa di poco piacevole.  

“Sarebbe di grande aiuto se sia un membro di Serpeverde che uno di Grifondoro si scambiassero di Casa per il resto del semestre". La McGranitt bloccò sul nascere tutti i sussulti e le esclamazioni sottovoce, per continuare.

“Perciò Signorina Granger e Signorina Parkinson, per favore, seguitemi per altri dettagli”. Con queste parole, la Professoressa si incamminò per uscire dalla Sala, gesticolando ad entrambe di seguirla.

Ad Hermione tutto sembrava muoversi più lentamente del normale, mentre assorbiva le reazioni dei suoi amici e raccoglieva maldestra le sue cose. Ron ed Harry avevano entrambi espressioni incredule dipinte in faccia. Osservò la Sala Grande e vide Pansy Parkinson fare le sue stesse mosse. Si avviarono dietro la McGranitt, entrambe troppo sconvolte per fare altro.

L’ufficio della McGranitt.

In quelli che parvero secondi, Hermione e Pansy si trovarono nell’ufficio, ad affrontare la Professoressa, mentre i quadri mormoravano tra loro. Hermione alzò lo sguardo e vide gli occhi di Albus Silente osservarla. Fu in quel momento che si rese conto chi ci fosse in realtà dietro quell’idea. Di fianco a Silente c’era anche un altro ritratto, tutt’altro che felice. L’espressione di Severus Piton indicava esattamente cosa ne pensasse della questione.

Pansy balbettò di fianco a lei. “Ma Professoressa, non capisco”.

La McGranitt sospirò. “Sentite, so che si tratta di una cosa ingiusta per entrambe ma, francamente, la situazione tra gli studenti più piccoli sta sfuggendo di mano. Dobbiamo mandare un messaggio forte che tale comportamento non è accettabile. Non mi viene in mente niente di meglio che incoraggiare l’unità tra Case grazie alla sostituzione di un paio di membri”.

Dietro la sua testa, Silente annuiva concorde. “Per quanto possa sembrare difficile, Signorina Parkinson e Signorina Granger, crediamo che voi due abbiate una mentalità sufficientemente aperta per affrontare la situazione. Entrambe siete arrivate lontano in un paio di mesi e necessitiamo di due persone dalla mente fredda e abbastanza tattica da arrivare in fondo”.

A quelle parole, Piton fece una smorfia. Hermione si ritrovò a dover dare ragione al vecchio professore di pozioni. Inoltre, non concordava con l’immagine di apertura mentale affibbiata alla Parkinson. Le venne in mente la sua indecisione durante la battaglia finale.

Come se stesse leggendo i suoi pensieri, Piton la guardò e fece un’altra smorfia. “Non parla, Signorina Granger. Una volta tanto non ha nulla da dire?”.

Hermione distolse lo sguardo da lui e lo posò sulla McGranitt. “Immagino non ci siano alternative?”.

La McGranitt scosse la testa e le fece un piccolo sorriso. Sapeva di poter contare su di lei e che avrebbe appreso la situazione scegliendo la soluzione migliore. “Mi spiace, Signorina Granger, ma ormai ho deciso. Lei e la Signorina Parkinson vi scambierete domani. Diventerà una Serpeverde a tutti gli effetti, avrà un letto nel dormitorio, siederà alla tavola e guadagnerà o perderà punti per la sua nuova Casa. Lo stesso vale per lei, Signorina Parkinson”.

Hermione sospirò e si voltò a guardare Pansy, che era ancora molto scossa.

“Vi suggerisco di andare a fare i bagagli ed a passare l’ultima sera con i vostri amici. Da domani dovrete passare il tempo con quelli della vostra nuova Casa. Non vi permetterò di svignarvela nelle vostre vecchie sale comuni. Vi chiedo anche di sedere con i vostri compagni durante tutte le lezioni. Compreso?”. Sia Hermione che Pansy annuirono.

“Molto bene, allora andate”, disse la McGranitt, affrettandole.

Quando la porta si richiuse, si permise di rilassarsi, sollevata. Guardò Silente e disse: “Beh, Albus, devi ancora convincermi che la tua idea possa funzionare”.

Albus sorrise. “Dai tempo al tempo, Minerva. Sono sicuro ci saranno fuochi d’artificio per un po’ ma anche che, alla fine, questo settimo anno ci sorprenderà”.

Piton fece l’ennesima smorfia e lasciò il quadro, per poi comparire in quello nelle Segrete.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

Sala Comune dei Grifondoro

Hermione fece un respiro profondo per calmare l’affanno, mentre girava l’angolo verso la Sala Comune.

La Signora Grassa la salutò. “Immagino di dover cambiare la parola d’ordine domani, signorina. Se quello che mi dice Violet è corretto, non sarai più una delle mie”.

“Sì, hanno deciso che andrò a Serpeverde per il resto del semestre”.

“È un peccato mia cara. Mi mancherai, soprattutto da quando non vai più a zonzo di notte”. Con quelle parole la Signora Grassa aprì il passaggio ed Hermione piombò nel delirio della Sala Comune.

Harry, Ron e Ginny le volarono addosso. “Che succede, Hermione? La McGranitt fa sul serio? Non possono farti andare tra le serpi, ti uccideranno”. L’ultima frase venne urlata da Ron, tutto rosso in faccia. La Sala Comune si zittì e tutti gli occhi vennero puntati su di lei.

Hermione sorrise tristemente agli amici. “Mi spiace, ragazzi, la McGranitt è stata chiarissima. Dovrò cambiare Casa domani”.

“Non lo permetteremo”, urlò Ron. “Harry ora andrà a dire alla McGranitt che non può permettere una cosa del genere”.

Hermione mise un braccio sulle spalle di entrambi i ragazzi. “Non funzionerà, Ron. Nemmeno il bambino che è sopravvissuto riuscirà a farmela cavare questa volta. È stata un’idea di Silente”.

Ron digrignò i denti e si acquattò di fronte al camino. Hermione lo seguì, trascinandosi dietro Harry e Ginny. “Andiamo Ron, passiamo un’ultima bella serata. Dopotutto, passerà un po’ prima che possa tornare a casa”.

Harry le sorrise. Si poteva sempre contare su di lei, per vedere l’aspetto positivo delle cose. “Ok, vado in cucina a recuperare qualcosa da mangiare. Daremo ad Hermione un addio come si deve”.


Sala Comune dei Serpeverde

Nello stesso momento, nei sotterranei, Pansy si appoggiava a Draco, che fissava le fiamme verdi. Lui le accarezzava un braccio per confortarla, mentre ogni tanto lanciava uno sguardo al dipinto del padrino.

“Non riesco a credere che tu l’abbia permesso, Severus. Davvero, a cosa pensava la McGranitt quando ha acconsentito all’idea di Silente?”, disse Draco.

“Draco, Draco, non è che sia avvezzo allo strano funzionamento delle menti Grifondoro. Ho dato loro contro finché ho potuto, ma il Professor Silente era deciso”.

Pansy si lamentò di nuovo. “Non riesco a credere che diventerò una Grifondoro per due mesi interi”.

Blasie Zabini la prese in giro. “Tornerai qui abbronzata, visto il sole che batte lassù”.

Draco lanciò uno sguardo ammonitore a Blasie. Non era il momento per commenti del genere. Era davvero preoccupato per ciò che sarebbe potuto succedere a Pansy. Ci avrebbe scommesso che I Grifondoro non avrebbero dimenticato il suo impulsivo desiderio di allungare Potter al Signore Oscuro. Nessuno di quei nobili cuori ci avrebbe pensato due volte a maledirla in difesa del loro prezioso eroe. Da ciò che Pansy aveva riferito, non le sarebbe stato permesso tornare alla Sala Comune ogni tanto.

“Oooh, Potter si vendicherà”, grugnì Pansy, inconsciamente dando voce ai pensieri di Draco. “La mia vita non vale la pena di essere vissuta”.

“Non preoccuparti Pansy, non permetteremo ai Grifondoro di toccarti”, disse Theodore Nott.

“Dimentichi, comunque, che in cambio avremo la ragazza del trio. Scommetto che Potter ci penserà due volte a superare il limite, per paura di ciò che potremmo farle per ripicca”, sottolineò Daphne Greengrass.

Draco ci pensò su. Silente doveva aver adorato l’idea di mettere la sua Nata Babbana preferita nei sotterranei. Lei era abbastanza intelligente da carpire tutti i loro segreti ed andare a riferirli. Doveva assicurarsi di accorciare il guinzaglio ai compagni. La Granger non avrebbe infilato il naso nei suoi affari.

Diede uno sguardo alla Sala Comune. Quelli del settimo anno si erano presi i posti davanti al camino. Vide anche qualcuno del quarto e del quinto anno, pronti alla sfida. Non erano abbastanza grandi da aver fatto parte della guerra, così si aggrappavano all’animosità. Avrebbero visto nella Granger l’occasione per vendicare molte famiglia Purosangue. Doveva tenerli d’occhio.

Daphne si alzò. “Andiamo Pansy, facciamo i bagagli”.


Dormitorio delle ragazze, Grifondoro

Hermione si svegliò a causa dei raggi del sole che filtravano dalla finestra più alta della torre. Si stiracchiò e si raggomitolò di nuovo sotto le coperte; poi la realtà la colpì. Sarebbe stata l’ultima volta, in quei mesi, in cui si sarebbe svegliata vedendo i prati di Hogwarts. Da quella note in poi si sarebbe trovata nei bui sotterranei, probabilmente a morire di consunzione. Perchè era dovuto toccare a lei?

Era preoccupata, nonostante la sera prima avesse indossato una maschera coraggiosa. I Nati Babbani non erano esattamente i benvenuti tra le serpi. Le avevano reso la vita un inferno dal momento in cui aveva messo piede ad Hogwarts ed ora sarebbe diventata una di loro. Non che la l’avrebbero mai considerata tale. Avrebbe dovuto dormire con un occhio aperto, alla faccia dell’anno rilassante che si era prospettato all’inizio.

Finì di fare i bagagli e si trascinò in Sala Grande, dirigendosi deliberatamente al tavolo Grifondoro. Non si sarebbe seduta a quello nuovo finché non l’avesse costretta la McGranitt. Mentre si imburrava il toast, sentì una fitta allo stomaco al pensiero che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe sentito Ginny far ridere il resto della tavolata. Ron si riempì immediatamente la bocca di uova strapazzate e bacon, annuendo di tanto in tanto alla sorella per fare a finta di starla ad ascoltare. Harry ci aveva già rinunciando e ronfava contro la spalla di Ginny.

“Ehi, svegliati pigrone”, urlò Ginny, colpendolo con il cucchiaio.

“Eh? Perché?”, mormorò Harry.

“Sprecherai l’ultima mattina con Hermione a sbavare sulla mia spalla?”.

“Ehm no, ciao Hermione”, le sorrise assonnato Harry.

Lei gli sorrise di rimando, contenta dello sforzo, mentre Ginny si spazzolava teatralmente la veste dalla bava che in realtà non c’era. Scuotendo i capelli, fece l’occhiolino ad Hermione.

I gufi iniziarono ad arrivare ed una busta venne lasciata cadere nel piatto di Hermione.

Cara Signorina Granger,

la Professoressa McGranitt mi ha in formato del cambio di circostanze. La incontrerò di fronte la Sala Comune Serpeverde dopo la fine delle lezioni questo pomeriggio, così da informarla sulla parola d’ordine e presentarla alla sua nuova Casa.

Non vedo l’ora di vederla risplendere nei colori Serpeverde, mia cara.

Cordialmente,

Professor Horace Lumacorno.

Hermione grugnì. Si era dimenticata di Lumacorno. Non pensava sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe preferito Piton come direttore, almeno la odiava ed ignorava bellamente. Avrebbe dovuto aspettarsi più inviti del solito per unirsi al Lumaclub, quell’anno.

“Che succede?”, chiese Ron.

Lei gli passò la lettera e gli diede una sberla quando lo vide ghignare. “Harry, credo tu non sia più il preferito di Lumacorno, ora che la piccola So-Tutto-Io sarà dei suoi”.

“Grazie mille Ron, fortuna che non volevi mettessi piede nei sotterranei”.

Ron le mise un braccio sulle spalle. “Oh andiamo Hermione, devi ammettere almeno che il vecchio Luma ti tratterà meglio di quanto avrebbe fatto Piton”.

“Avrei preferito Piton. I commenti sarcastici ed il trattamento sleale che mi riservava sarebbero stati molto più divertenti se avesse dovuto togliere punti alla sua stessa Casa”.

La fine delle lezioni arrivò troppo presto, quel giorno, per due studentesse. Sia Pansy che Hermione avrebbero voluto che il tempo rallentasse. Inevitabilmente, suonò anche l’ultima campanella e si ritrovarono a trascinare i piedi ai lati opposti del castello.  


Torre Grifondoro

Pansy si asciugò sulla gonna le mani sudate. Avrebbe dovuto incontrare la nuova direttrice di Grifondoro, la Professoressa Sinistra, da un minuto all’altro. Seguì un paio di Grifondoro del secondo anno fino al grande ritratto della Signora Grassa, vestita di rosa. Prese un respiro profondo e si avvicinò.

“Buona sera, Signorina Parkinson, benvenuta a Grifondoro”, disse amichevole la Professoressa.

Pansy le fece un sorriso tirato. Schiena dritta Pansy, si disse. Non permettere che ti feriscano. L’orgoglio Serpeverde la confortava. Raddrizzò le spalle ed alzò la testa, mentre il ritratto si scansava e lei metteva piede nella tana dei leni.

Sotterranei Serpeverde

Hermione si sistemò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, mentre tentava di resistere alla voglia di giocare con le mani.

“Cara Signorina Granger”, sentì tuonare la voce di Lumacorno. “Sono così orgoglioso di darle il benvenuto nell’illustre casa di Serpeverde”.

Una porta venne rivelata nel muro di pietra di fronte a Lumacorno. Portava ad una lunga ma bassa Sala Comune, molto più buia di quella dei Grifondoro. Hermione rabbrividì. Ecco perché i Serpeverde si comportavano come una nidiata di vipere. Harry e Ron non le avevano reso giustizia. La stanza era ancora meno confortante di quanto avesse immaginato. Testa in alto Hermione, hai affrontato e battuto i Mangiamorte, questi qua non hanno nulla a che fare con loro. Rise sommessamente, mentre entrava nella loro tana.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Capitolo 3

Torre Grifondoro

Pansy cercò di farsi più piccola che poté, alla vista delle reazioni dei Grifondoro alla sua presenza. Sapeva sarebbe sicuramente successo ma, allo stesso tempo, le faceva male. La Professoressa Sinistra, facendo a finta che nulla fosse accaduto, continuò a chiacchierare mentre conduceva Pansy al dormitorio delle ragazze. Le venne mostrata l’ala del settimo anno e fece un fischio silenzioso per la visuale che le venne offerta. Amava i paesaggi, che mancavano sicuramente a Serpeverde. Annuì assente quando la Professoressa le disse qualcosa prima di andarsene. Non stava prestando molta attenzione, catturata com’era dal tramonto fuori dalla finestra. Stava per iniziare due mesi solitari, ma almeno tutto quello le avrebbe fatto provare un po’ di serenità.


Sotterranei Serpeverde

Hermione si strinse su se stessa all’udire gli inevitabili sussurrii che iniziarono quando apparve dietro Lumacorno. Trovava l’atmosfera buia un po’ intimorente ma sarebbe morta piuttosto che mostrare qualche debolezza di fronte a qualunque Serpeverde. Fece volare lo sguardo su quelli del settimo anno, raccolti attorno al camino. I suoi occhi ne incontrarono per un breve momento un paio d’argento, che si scostarono prima che riuscisse a decifrarli. Seguì Lumacorno per alcuni gradini verso il dormitorio delle ragazze. Sussultò internamente quanto vide il mobilio antico ed intagliato e fece scorrere le dita sulla bellissima scrivania, su cui erano stati accuratamente impilati i suoi libri. Non avrebbe dovuto rimanerne sorpresa per la qualità, ma lo era comunque. Almeno il dormitorio non aveva una luce così soffusa come la Sala Comune. In effetti, il camino che scoppiettava nell’angolo lo faceva sembrare quasi un posto allegro.


Sala Comune Serpeverde

Dopo aver fatto trovare ad Hermione la sua stanza, Lumacorno tornò nella Sala Comune e si diresse verso quelli del settimo anno. “Giovane Malfoy, posso avere una parola?”.

Draco annuì. “Certo, Professore. Come posso aiutarla?”.

“Volevo solo assicurarmi che avessi tutto sotto controllo. Non voglio succeda niente alla Granger sotto il mio controllo. La Professoressa McGranitt non me lo perdonerebbe mai”.

“Non si preoccupi, Professore. Ho già in mente qualcosa. Terremo tutto sott’occhio”, replicò Draco indicando Blasie, Daphne e Theo.

“Bene, sapevo di poter contare su di voi. È bello vedere quanto siate maturati dagli ehm.. eventi dell’anno scorso”, li salutò allegramente Lumacorno, prima di sparire.

Draco alzò gli occhi al cielo e catturò lo sguardo schifato nel ritratto di Piton. Soppresse un ghigno e tornò dagli amici.

“Che voleva?”, chiese Blasie.

“Oh, lo sai, si comportava come il solito Lumacorno. Voleva assicurarsi che niente di troppo indelicato fosse riconducibile alla sua persona”.

“Quindi cosa farai, Draco? Di sicuro non hai mancato di notare gli sguardi cattivi che alcuni dei nostri compagni più giovani si sono scambiati, da quanto la notizia dell’arrivo della Granger è trapelata”, chiese Theo.

Draco si passò una mano sui capelli. Ci aveva pensato per tutta la notte. Sapeva che tutti si aspettavano non succedesse nulla alla Granger durante i mesi seguenti. Beh, si sarebbe impegnato perchè ciò accadesse. Il nome dei Serpeverde era stato trascinato nel fango dal giorno del ritorno di Voldemort e lui stesso ne era stato in parte colpevole. Ma era anche determinato a lasciare un segno diverso quell’anno, grazie al quale avrebbe ricostruito la reputazione della sua Casa ed avrebbe essere potuto ricordare come qualcosa di diverso rispetto al Mangiamorte che aveva fallito nell’uccidere Silente.

“Daphne, ho bisogno che diventi amica della Granger. Dovrà trovare qualcuno con cui parlare. So che non sarà facile, avrà sospetti su tutti noi”.

Daphne arricciò il naso. “Perché io, Draco? Mi manda fuori di testa con quell’aria da santarellina”.

“Non potrebbe farlo Millicent, non credi? Sono sicura che la Granger non si sia dimenticata delle volte in cui l’ha presa di mira. Tu sei quella con cui ha avuto meno contatti”. Draco si voltò. “Blasie, Theo, voi la terrete d’occhio. Theo, tu ti occupi della biblioteca. Farai sapere a me od a Blasie quando starà per tornare in Sala Comune, così ci assicureremo di essere qui”.

“Ci hai pensato molto, Draco”, sottolineò Daphne.

Lui arcuò le sopracciglia. “Qualcuno doveva, visto l’idea assurda che si è fatto venire Silente”. Guardò Piton. “Severus, so che mi racconterai qualsiasi piano ascolterai per caso”.

Piton sembrava annoiato. “Lo sto già facendo. Non potrei sopportare Minerva altrimenti”.

Draco si avvicinò alla porta. “Oh e Blasie, dovrei mettere in atto il fascino che credi di avere e diventare anche tu amico della Granger”.

Blasie sorrise. “E tu Dracuccio, cosa farai oltre a muoverci come pedoni sulla tua scacchiera?”.

Draco fece una smorfia. “Rimarrò dietro le quinte, assicurandomi che voi idioti non facciate casini. Non possiamo permettercelo. Avremmo alle calcagna tutta la scuola se un solo capello le fosse torto”.


Dormitorio delle ragazze, Serpeverde

Hermione sospirò e posò il libro. Era il momento di affrontare il resto dei compagni ed andare a cena. Si sistemò l’uniforme, i capelli ed aprì la porta. La Sala Comune era silenziosa. Un paio del terzo anno si stavano lentamente avviando verso la Sala Grande e Zabini sedeva pigramente di fronte al camino. Alzò la testa mentre passava, facendole l’occhiolino. Lei gli lanciò uno sguardo confuso, prima di scuotere la testa e seguire gli altri ragazzi.

Arrivata alla Sala Grande, Hermione si diresse automaticamente al tavolo dei Grifondoro. “Strada sbagliata, Granger” le confermò Zabini, dietro di lei.

“Dannazione”, mormorò, prima di voltarsi verso il tavolo dei Serpeverde. Diede uno sguardo alle panche, insicura sul dove sedersi. Poi notò un movimento da parte di Daphne Greengrass e lo spazio vuoti di fianco a lei. Confusa, Hermione le si avvicinò, dubbiosa se fidarsi o meno di quel gesto di apparente amicizia.

“Grazie”, mormorò Hermione, mentre scivolava sulla panca.

“Nessun problema” disse Daphne. “Sembra di stare di nuovo al primo anno, eh?”.

Hermione rise appena. “Immagino di sì, a parte il cattivo sangue che scorre”.

Daphne abbassò il volto verso il piatto, senza sapere come rispondere. “Le cose cambiano, Granger. Credo che l’ultimo anno ci abbia fatto riflettere profondamente su noi stessi”.

Hermione provò un senso di colpa nel vedere la ragazza reggersi la testa. Non voleva riportare a galla gli ultimi sei anni. Sapeva che, se avesse volute sopravvivere per i seguenti due mesi, avrebbe dovuto guardare oltre gli anni di insulti e maledizioni, nonostante sembrasse troppo difficile.

“Non intendevo questo. Immagino siamo tutti sulla stessa barca e per favore, chiamami Hermione”.

Daphne alzò gli occhi e vide un piccolo ma amichevole sorriso sul viso della Grifondoro. Era un po’ sorpresa, si aspettava che la Granger reagisse mettendoci più veleno. Anche se lei si era tenuta in disparte, aveva seguito la massa ed aveva veramente pensato alla Granger come una Sanguesporco. Poi la realtà della battaglia finale aveva cambiato le cose. La futilità della perdita di tutte quelle vite aveva messo sotto un’altra luce la ridicolezza delle preoccupazioni per il sangue di qualcun altro. Un’altra guerra del genere e non sarebbe più sopravvissuto nessuno a cui importasse chi fosse Purosangue o Mezzosangue.

“Solo se mi chiami Daphne”, su la sua allegra risposta.

Hermione rimase scioccata da quel moto di amicizia che le veniva offerta, ma non avrebbe guardato in bocca al caval donato. Chiacchierò casualmente con Daphne per il resto della cena. Verso la fine, lanciò uno sguardo verso il suo vecchio tavolo e si rese conto, tristemente, di quanto sembrasse isolata Pansy. Non aveva davvero pensato molto a come l’ex Serpeverde si sarebbe trovata con i Grifondoro. Era stata più preoccupata per la sua stessa sicurezza fisica, in mezzo a quel branco di noti anti-Nati Babbani. Notò la distanza che i Grifondoro stavano mettendo tra loro e la Parkinson, seduta vicina a quelli del primo anno. Hermione provò un moto di compassione verso di lei. Avrebbe potuto toccare anche a lei, se Daphne non le avesse offerto un rametto d’ulivo.


Sala Grange

Hermione non fu l’unica a notare la miseria in cui versava Pansy. Minerva McGranitt osservava i tavoli come un falco. All’inizio aveva prestato più attenzione a quello dei Serpeverde. Non era felice alla prospettiva di lasciare Hermione in quella Casa ma Silente l’aveva persuasa che sarebbe stata più che in grado di prevalere, molto più che una Lavanda Brown od una Calì Patil. Nel profondo lo sapeva anche lei, ma non poteva smettere di preoccuparsi. Era rimasta di stucco nel vedere Daphne Greengrass fare spazio ad Hermione ed aveva seguito con interesse il tentativo di conversare tra le due. Non aveva neanche mancato di notare il piccolo assenso che Draco Malfoy aveva dato poco prima a Daphne.

Si era un po’ allarmata per quello, dato che, nonostante il suo diverso comportamento, non riusciva proprio a farselo piacere. Vedeva ancora quel piccolo bullo che aveva reso un inferno l’esistenza dei Grifondoro ed era poi diventato un Mangiamorte. La preoccupava anche quanto controllo lui sembrasse esercitare sui più grandi. Notava il modo inconscio in cui gli altri del settimo anno si rivolgevano a lui per un’approvazione. Non avrebbe volute invitarlo nuovamente ad Hogwarts, motive per cui aveva litigato aspramente con Severus. Albus aveva poi deciso di metterla al voto, mettendo a tacere i suoi pensieri e sproloquiando su quanto lui avesse compreso della battaglia interna di Draco quando aveva provato ad ucciderlo sulla torre di Astronomia. Albus credeva che esiliarlo da Hogwarts avrebbe estinto qualsiasi possibile redenzione, così lei aveva ingoiato il rospo e lo aveva invitato a tornare. Per il momento, sembrava che Albus avesse ragione. Era studioso e cresciuto per quanto riguardava il comportamento, soprattutto verso Harry. Nonostante il suo potere su alcuni compagni, però, non era riuscito a calmare la faida tra quelli più piccoli.

Fu solo più tardi che Minerva ci accigliò, vedendo le azioni della sua vecchia Casa. Sapeva sarebbe stato un rischio scegliere Pansy, ma voleva essere in grado di poter dire di aver scelto le due persone perfette. Nessuno aveva però teso una mano a Pansy, che lanciava sguardi furtivi di disperazione verso i vecchi compagni. Avrebbe dovuto parlarne co Harry. La sconcertava il fatto che non avesse dato il buon esempio, assicurandosi di dare un caloroso benvenuto a Pansy. Cosa che invece Malfoy aveva fatto.


Tavolo dei Grifondoro

Pansy si sentiva osservata. Era rimasta il più a lungo possibile in camera, svignandosela per le scale quando la Sala Comune era diventata silenziosa. Era poi scivolata il più invisibile possibile alla fine del tavolo dei Grifondoro, ma non aveva mancato di notare come quelli del primo anno si fossero scansati con disgusto.

Aveva notato il modo in cui Daphne aveva accolto Hermione, e ne era rimasta contenta. Nonostante i vecchi rancori, non avrebbe augurato a nessuno di sentirsi come lei in quel momento. Merlino, si stava trasformando in una Tassorosso.

Per il momento era riuscita ad evitare Potter e Weasley. Aveva visto la Weasley femmina mentre le lanciava sguardi incuriositi ma aveva fatto a finta di ingozzarsi di cibo. Se fosse riuscita a sopravvivere ai mesi seguenti senza immischiarsi a quei tre allora si sarebbe potuta considerare fortunata.

Percepì qualcuno osservarla con insistenza, così alzò lo sguardo e scorse Draco fissarla dall’altra parte della sala. Cercò di non piangere, mentre lui gesticolava per sapere se stesse bene. Lei annuì e sorrise. Draco quella mattina l’aveva presa da parte per parlarle. Sapeva che la sua esistenza sarebbe stata resa peggiore se qualche Serpeverde avesse provato a fare del male ad Hermione in qualche modo, così era rimasta toccata dal fatto che ci avesse pensato anche Draco. Le aveva illustrato il suo piano, come per avere un’approvazione. Sapeva che non avrebbe voluto si sentisse rimpiazzata o gelosa. Pansy era anche a conoscenza di quanto la guerra avesse segnato il più giovane dei Malfoy. Nonostante avesse ormai una reputazione rovinata, era diventato molto più a suo agio con se stesso, quasi come se avesse potuto finalmente essere ciò che era, invece che cercare di raggiungere le aspettative altrui.

Pansy osservò la Sala Grande, ormai vuota, e si alzò lentamente per seguire il resto dei Grifondoro alla torre. Scivolò silenziosa nella Sala Comune, vogliosa di arrivare al suo santuario personale. Per fortuna era vuoto, non era ancora riuscita a vedere le sue compagne. Si mise il pigiama e tirò le tende.


Sotterranei Serpeverde

Hermione vide il biglietto poggiato sulla scrivania appena entrò nella stanza. Era una lettera di Neville in cui le diceva che, come nuovo Prefetto di Serpeverde, avrebbe dovuto pattugliare i corridoi quella notte assieme a Padma Patil di Corvonero. Merda, pensò. Avrebbe dovuto incontrarla cinque minuti prima.

Corse per le scale ed attraversò la Sala Comune. “Ehi, Granger. Dove vai di fretta?”.

“A fare la ronda, sono in ritardo”, rispose voltandosi, prima di cadere all’indietro. Aveva sbattuto contro qualcuno.

Allarmata alzò lo sguardo, incontrando un paio di occhi argentati che la fissavano. “Guarda dove vai, Granger”, sbottò Malfoy.


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Capitolo 4

Sala Comune Serpeverde

Leggermente sconvolta per l’impatto con il corpo di Malfoy, Hermione lo guardò boccheggiante per qualche secondo.

“Hai intenzione di rimanere sdraiata a terra a lungo?”, le chiese, prima di allungarle una mano.

Hermione la accettò malferma e lui la rimise in piedi. Percepì una scossa elettrica partire dalle loro mani e scorrerle lungo il braccio. Ritrasse velocemente la sua. Doveva sicuramente essere disgusto.

“Non c’è di che, Granger”, disse sarcastico Malfoy e lei arrossì, rendendosi conto di non aver detto nulla perché troppo occupata a guardarlo come un pese fuor d’acqua. Era il momento di fare ammenda.

“Perché ringraziarti Malfoy? Sei stato tu a mandarmi a terra”. E con quelle parole si piroettò fuori dalla Sala Comune.

Draco la seguì con lo sguardo e Blasie lo sbeffeggiò. “Sta zitto, idiota!”, gli abbaiò. “E comunque, dove sta andando?”.

“Ha detto qualcosa riguardo a delle ronde, prima che la stendessi”.

“Beh, dovrebbe rimanere lontana dai guai almeno per questa sera. Io devo fare il tema di pozioni”, rispose Malfoy prima dirigersi verso la propria stanza.

Cinque minuti dopo entrò Daphne, trovando Zabini ancora ghignante. “Cosa ti diverte così tanto, Blasie?”.

“Oh, pensavo solo a quanto saranno divertenti questi due mesi. Credo che a Draco prenderà un colpo” disse criptico, e prese la stessa strada del suo amico.  

“Come?”, chiese Daphne al divano vuoto.


Corridoi di Hogwarts

Ad Hermione di solito piaceva fare la ronda con Padma Patil. A differenza della sorella, era molto studiosa e più simile a lei. Quella sera, invece, le ricordava troppo Calì. Cercava in tutti i modi di cavarle qualche informazione riguardo ai Serpeverde incluso, per il disagio di Hermione, quale ragazzo trovasse più attraente tra Zabini, Nott e Malfoy. Che cavolo di domanda era?

“Personalmente, ho una cotta per Nott. Potrà non essere belloccio come Zabini o sexy e prepotente come Malfoy, ma ha un fascino da nerd”, continuò Padma.

Hermione trattenne una risata poco carina. Da dove se ne usciva Padma con quelle frasi? Da quando Malfoy era diventato sexy? Era solo un idiota e per di più irritante e codardo. Durante gli scorsi sette anni di sicuro non si era coperto di gloria. Da quanto avere una pazza gelosia di Harry ed aver bisogno di attaccarsi al mantello del padre erano diventate qualità?

“Quindi, con quale usciresti Hermione?”.

Doveva davvero risponderle? “Ehm… non sono sicura mi piacerebbe nessuno di loro. Immagino comunque che, se fossi l’ultima ragazza sulla terra e loro gli ultimi ragazzi, sceglierei Zabini. Ma il solo pensiero mi fa venire i conati”.

“Oh, pensavo avresti scelto Malfoy. Cioè, è sicuramente il tuo tipo”, disse Padma.

Cosa? Qualcuno l’aveva confusa mentre la stava aspettando? “Davvero, Padma? Credi che sceglierei qualcuno che ha passato tutto il tempo a chiamarmi Sanguesporco?”.

Padma sembrava voler ignorare quell’inconveniente e passò le seguenti due ore a sparlare di come lei e Malfoy sarebbero stati bene assieme. Qualcuno avrebbe pensato le avesse confidato il suo amore spassionato per il furetto. Hermione cercò di trattenersi e non maledirla. Per fortuna i corridoi erano vuoti, non era sicura sarebbe riuscita a spegnere i commenti che sarebbero scaturiti se qualcuno l’avesse sentita. L’unico beneficio sarebbe stato vedere l’espressione di Malfoy quanto il pettegolezzo gli fosse giunto alle orecchie, ma poi glie l’avrebbe fatta pagare così accantonò l’idea di far arrossire quel borioso arrogante.


Una settimana dopo

La seguente settimana passò tranquilla per Hermione. Lei e Daphne iniziavano a conoscersi piuttosto bene. Rimaneva costantemente stupita dalla strega, che riusciva ad essere scherzosa come Ginny Weasley. Sicuramente non se lo sarebbe immaginata da parte di qualsiasi Purosangue.

Anche Zabini stava diventando una persona con cui chiacchierava regolarmente. Spesso veniva attirato dalle due belle streghe e passava le serate a farle ridere con battute stupide ed il suo ego smisurato. Grazie a qui due, Hermione riusciva a vedere in modo molto più amichevole la Sala Comune. Non era stupida, vedeva ancora qualche sguardo ostile da quelli più giovani ma, a parte uno che le aveva sibilato “Sanguesporco” mentre passava, non aveva avuto problemi.

Lo stesso non poteva dirsi di Malfoy. Quel ragazzo la metteva a disagio. Era sempre lì, dietro la coda dell’occhio. Non capiva perché le stesse sempre vicino. Non le aveva più detto nulla dopo averla fatta cadere ma sembrava una specie di incubo pronto a colpire. La faceva diventare matta.

Hermione era riuscita a studiare un paio di volte con Harry, Ron e Ginny. Era stato bello vederli in biblioteca. Erano contenti che lei avesse trovato qualcuno con cui andare d’accordo tra i Serpeverde ma si ritraevano un po’ quando Daphne si avvicinava. In qualche modo questo la irritava, dato che si rifiutavano di comprendere lo sforzo che Daphne compiva.


In biblioteca

Dieci giorni dopo l’inizio di quella situazione, Hermione si trovava nuovamente in biblioteca con gli amici di Grifondoro.

“Come va con la Parkinson? Non l’ho vista molto in giro”, chiese Hermione.

Harry scosse le spalle. “Se ne sta sulle sue. Va dalla sua stanza alla Sala Grande e da lì si sposta in classe. Tutto qui”.

“Si è fatta qualche amico?”.

Ron tossì. “Chi vorrebbe esserle amico? Cioè, abbiamo all’improvviso dimenticato che voleva dare Harry a Voldemort?”.

“Quindi non le parla nessuno?”.

“Ehm, non credo. HO sentito Lavanda e Calì dire che ogni volta che vanno a letto lei dorme già, con le tende tirate”, rispose Harry.

Hermione guardò Ginny, che fece una smorfia insoddisfatta. “Non guardarmi così, Hermione. Ho provato a lanciarle qualche aggancio ma le non risponde”.

“Perché dovresti farlo Ginny? Solo perché il Carlino è temporaneamente nella nostra casa non significa tu debba essere carina”.

“Ronald Weasley, non riesco a crederci. La Parkinson si trova esattamente nella mia stessa posizione e nessuno di voi ha cercato di renderle le cose più facili. Che tipo di esempio state dando a quelli più piccoli? La McGranitt ha creato tutto questo solo per allentare le tensioni”, sbottò Hermione.

Harry si mosse a disagio sulla sedia, ricordando la conversazione della settimana precedente con la McGranitt. Gli aveva chiesto di tenere d’occhio Pansy ed assicurarsi che nessuno le desse problemi. Lui non ci aveva pensato troppo, credendo che si stesse spingendo un po’ oltre. I Grifondoro di sicuro non sarebbero scesi così in basso da farle del male. Però il discorso di Hermione lo faceva sentire piccolo. Aveva ragione, nessuno di loro aveva fatto qualche sforzo con la Parkinson, mentre i Serpeverde avevano davvero accolto Hermione nella loro Casa. Non sembrava corretto essere meno compassionevoli di loro.  

“Attenti, sta arrivando la Greengrass e c’è Nott dietro”, li mise in guardia Ginny.

“Ehi, Hermione, hai finito? Io e Theo torniamo alla Sala Comune. Vieni con noi? Blasie ha sfidato Draco a scacchi e si ritroverà sconfitto”.

Prima che Hermione potesse rispondere, arrivò trafelato Neville. “Harry, Hermione, c’è stato un incidente in Sala Comune e la Parkinson si è fatta male. È in infermeria”.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5

In Biblioteca

Hermione rimase congelata sulla propria sedia, mentre in biblioteca si scatenava il panico. Neville venne accerchiato da Harry, Ron e Nott, con Ginny e Daphne che cercavano di intromettersi. Hermione si alzò ed urlò con un tono pauroso come quello della McGranitt. “Silenzio, per favore. Neville, raccontaci esattamente ciò che sai”.

“Non so molto ma sono tornato in Sala Comune dopo l’incontro settimanale con la Hanna e la Professoressa McGranitt. C’era il caso, gente che urlava e correva. Mi sono fatto spazio tra la folla ed ho visto la Parkinson svenuta a terra, in una pozza di sangue”.

“Cosa?”, gracchiò Daphne.

“L’ho fatta levitare immediatamente fino all’infermeria ed ho spedito Lavanda a chiamare la Professoressa Sinistra, che mi ha chiesto di venire a cercare Harry”, concluse Neville.

Hermione vide il suo stesso shock impresso in tutti quanti. Daphne sembrava stesse per svenire da un momento all’altro. “Daphne, andiamo da Madama Chips e vediamo come sta”.

Daphne annuì ad Hermione e si voltò verso Nott. “Theo, vai a chiamare subito Draco. Raccontagli cos’è accaduto e ci vediamo in infermeria”.

Hermione non capiva perchè dovessero chiamare Malfoy ma quello non era il momento di fare domande sulla necessità della presenza del furetto. Scambiò uno sguardo impaurito con i tre Grifondoro, prima che si dirigessero verso la Sala Comune. Lei seguì Daphne fuori dalla porta.


In infermeria  

La pace e la tranquillità dell’infermeria erano una benedizione in confronto all’atmosfera tumultuosa della biblioteca solo cinque minuti prima. Daphne sembrava essersi rilassata un po’ alla vista di Pansy sotto le coperte. Madama Chips continuava ad affaccendarsi, emettendo suoni per zittirli.

“Per favore, Madama Chips, ci dica come sta Pansy”, chiese Daphne.

“Le ho dato una pozione per il sonno, ma le hanno lanciato una maledizione piuttosto crudele. Credo fosse la stessa che ha colpito Malfoy durante il sesto anno”.

Hermione fece un salto e si voltò. Quando era arrivato Malfoy?

“Si riprenderà?”, chiese con tono preoccupato.

“È stata più fortunata di lei, Signor Malfoy. La maledizione era più debole e non ha inflitto molti danni. Non avrà cicatrici e dopo un paio di giorni di riposo potrà tornare in glasse. Le ho dato anche una pozione Rimpolpasangue”.  

Malfoy e Daphne si avvicinarono a Pansy ed Hermione si sentì di troppo, come se stesse violando un momento intimo. Daphne le baciò la fronte. “Sogni d’oro, Pansy. Torneremo domani”.

Malfoy non disse nulla ma le strinse la mano. Hermione si voltò per andarsene. “Dove credi di andare, Granger?”.

“In Sala Comune, se per voi va bene”, sbottò.

“Beh, ripensaci. Rimarrai qui finché io e Daphne non ce ne andremo”.

Hermione iniziò a scaldarsi. Come osava parlare come se fosse suo padre? Chi si credeva di essere per imporle ciò che doveva o non doveva fare?

“Scusami? Credo tu abbia capito male, Malfoy. Me ne andrò quando voglio, e non ci potrai fare nulla”.

Malfoy le lanciò uno sguardo minaccioso. “Lo vedremo. Ora smettila di fare una scenata e aspetta tranquilla”.

Per cinque secondi Hermione rimase senza parole. Malfoy ghignò e riportò la sua attenzione su Pansy, il che la fece fumare maggiormente di rabbia. “Chi ti credi di essere..”, iniziò a dire, ma la sua tirata venne interrotta dall’arrivo della McGranitt.

“Signor Malfoy, Signorina Greengrass e Signorina Granger. Qualcuno può spiegarmi cos’è successo? La Professoressa Sinistra sembrava piuttosto scossa e non è stata in grado di spiegare la situazione”.

Hermione si fece piccola, mentre Malfoy spiegava con calma alla McGranitt. Chi era morto per renderlo il Re di Hogwarts? Il fatto che avesse assunto la direzione in quell’incidente la faceva talmente irritare che stava per esplodere.

Draco rise divertite per l’espressione di rabbia sul viso della Granger. Sapeva che stare in disparte la stava uccidendo. Di solito era lei ad avere il controllo di qualsiasi situazione e lui glie lo aveva portato via da sotto il naso. Si era particolarmente divertito nell’ordinarle di non muoversi ma sapeva di essersi risparmiato una tirata grazie all’entrata della McGranitt. Nonostante quanto fosse divertente metterla al muro, lo stava facendo per il suo bene. La storia di Pansy, finita in infermeria grazie a qualche Grifondoro, avrebbe solo infiammato ancora di più gli animi dei Serpeverde. La Granger sarebbe stata sicuramente la prima in lista per la vendetta.


Sala Comune dei Grifondoro

Nella Sala Comune dei Grifondoro, Harry stava indagando su cosa fosse successo e la Professoressa Sinistra si stava dimostrando inutile in quella situazione. Sino a quel momento era riuscito, in qualche modo, a ripulire la stanza. Aveva spedito Ginny a tranquillizzare quelli del primo e secondo anno, ancora sconvolti, mentre Ron, Dean e Seamus avevano ricevuto il compito di ficcanasare in giro tra quelli più grandi, cercando di raccogliere informazioni. Neville invece stava provando a minimizzare l’accaduto con le altre Case. Per ora Hanna era riuscita a tenere sotto controllo i Tassorosso, mentre i Corvonero erano curiosi ma non molto interessati. Nessuno aveva ancora sondato la reazione dei Serpeverde ed Harry era preoccupato per la sicurezza di Hermione.

Ci vollero almeno due ore per passare al setaccio la Sala Comune. Harry era furibondo, non avevano trovato assolutamente nulla. Sembrava che la Sala fosse stata vuota in quel frangente, il che era tanto frustrante quanto impossibile da credere. Qualcuno doveva aver visto qualcosa. Aveva notato che quelli del quinto anno erano stati stranamente sfuggenti. Avevano mandato avanti Dennis Creevey a parlare e gli era sembrato abbastanza a disagio.

Ron gli si avvicinò camminando piano. “Mi spiace amico, abbiamo usato tutto il nostro fascino ma per ora nessuno dice niente”.

Harry grugnì. “Non riesco a credere ci tengano all’oscuro. So per certo che quei dannati ragazzini hanno visto qualcosa, ma si comportano da bastardi e tengono in becco chiuso”.

“Hai sentito niente da Hermione?”.

“No, ma adesso vado in infermeria a trovare la Parkinson e speriamo di trovarci Hermione”.

“Ok beh, fammi sapere appena puoi. Terrò d’occhio questo posto e continuerò la caccia alle informazioni”.


Sala Comune dei Serpeverde

Draco scortò Daphne e la Granger nuovamente in Sala Comune. Non che dubitasse della loro capacità di tornare sane e salve in autonomia ma sapeva che la sua presenza avrebbe significato maggiore sicurezza. Anche se i più piccoli non lo stavano esattamente prendendo ad esempio riguardo la tregua con i Grifondoro, sicuramente non l’avrebbero intralciato apertamente.

Il silenzio regnava nella Sala, quando attraversarono la porta. In realtà, riusciva a percepire l’ostilità nei confronti della Granger. Anche lei doveva percepirla, perchè si mosse impercettibilmente verso di lui. Draco osservò i presenti, sfidando chiunque a dire qualcosa. Alcuni del quarto anno cercarono brevemente di fronteggiarlo con gli occhi, ma presto persero la pazienza.

“Draco, come sta Pansy?”, chiese Blasie, restando a distanza.

“Si riprenderà. Adesso sta riposando ma Madama Chips dice che in un paio di giorni sarà di nuovo in piedi senza problemi”.

Arrivò anche Theo, che mise un braccio sulle spalle di Daphne. “Tutto bene, tesoro?”.

Lei annuì e gli poggiò la testa sulla spalla. Hermione osservò il piccolo gruppetto e notò l’affetto che provavano per Pansy. Chi avrebbe mai pensato che anche i Serpeverde avessero un cuore. Percepì degli occhi trapassarla, così alzò la testa e vide Piton che la fissava intensamente. Era snervante il fatto che sembrava le stesse leggendo la mente ma sapeva che nessun ritratto, per quanto sembrasse vito, poteva avere certi talenti.

Sentendo di essere già stata troppo invadente nel dolore dei Serpeverde, Hermione diete la buona notte a tutti e si diresse al dormitorio. Malfoy la seguì e lei ebbe un brivido.

“Severus, fammi un favore. Questa notte tieni d’occhio i più piccoli. So che saranno sulle spine per vendicarsi”, disse Draco. “Io tornerò in infermeria. Blasie, Theo, questa sera siate gli ultimi a lasciare la Sala Comune. Daphne, anche tu non rimanere a lungo. Non voglio che nessuno si intrufoli nel dormitorio per affrontare la Granger”. Con quelle parole, Draco se ne andò.

“Diventa ogni giorno più despota. Capisco la voglia di liberarsene che ha la Granger. La prossima volta inizierà a controllarci anche i compiti”, disse Blasie.

Daphne rise e diede un bacio sulla guancia ad entrambi i ragazzi. “Farei meglio ad andare, prima che Draco torni a controllare che stiamo facendo esattamente ciò che ha ordinato. A differenza di Hermione, non sarei troppo sicura di non essere affatturata”.


In Infermeria

Harry si fermo alla porta dell’Infermeria, lanciò dentro un’occhiata ed imprecò. Ovviamente Malfoy sarebbe stato lì. Aprì la porta, volenteroso di affrontarlo e chiudere la questione.

“Malfoy, come sta la Parkinson?”.

Il biondo si voltò, stringendo gli occhi nella sua direzione.

“Potter, che diavolo c’è che non va in te?”, sputò.

“Cosa? Che ho fatto?”.

“Per iniziare, non è stata una maledizione qualsiasi che ha colpito Pansy, ma il Sectumsempra. Sei andato ad insegnare al tuo esercito di Grifondoro come far fuori un Serpeverde? Sono sicuro che la McGranitt ne sarà orgogliosa”.

In quel momento Harry si sentì ancora più incazzato con quelli della sua Casa. Perchè nessuno si era degnato di farglielo sapere? Essere preso in contropiede da Malfoy non era mai una bella esperienza. “No, idiota, far entrare un esercito ad Hogwarts per far fuori gli studenti è più nel tuo stile”.

Malfoy si stizzì. Si avvicinò ad Harry, più minaccioso di quanto fosse mai stato. “Fanculo, Potter. Non ho ancora visto nessun Serpeverde passare il segno. A me sembra sia il Ragazzo delle Meraviglie che non riesce a tenere sotto controllo la sua Casa”.

Harry non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma in quel momento aveva davvero paura di Malfoy. Non aveva mancato di notare come fosse tornato ad Hogwarts, più uomo rispetto a quanto fosse durante la battaglia finale di quell’estate. Non solo sembrava essere cresciuto di qualche centimetro ma aveva anche uno sguardo pacatamente minaccioso che faceva venire voglia di non andare troppo oltre con lui.

“Vuoi respondere alla mia domanda o continuerai a sfogare la tua frustrazione?”.

“Sta bene, ma non grazie a te. Madama Chips le ha dato una Pozione Soporifera, così che il suo corpo possa riprendersi in pace”.

Per quando ad Harry scocciasse chiederlo, doveva farlo. “Ed Hermione?”.

Malfoy fece una smorfia. “Non preoccuparti, la tua piccola principessa sta bene. È in Sala Comune con Blasie, Theo e Daphne che le fanno da babysitter. Questa note anche il ritratto di Piton è all’opera. A differenza di te, io ho messo in atto delle precauzioni per tenerla al sicuro. E l’ho fatto anche prima che Pansy fosse attaccata”.

Harry si sentì uno schifo. La McGranitt lo aveva avvertito, ma lui non aveva fatto niente mentre proprio Malfoy, tra tutti, si era assicurato di proteggere Hermione. Dannazione, odiava essere surclassato da un Serpeverde ma essere un passo dietro il furetto lo rendeva particolarmente furioso.

Harry venne risvegliato dai propri pensieri quando venne sbattuto al muro all’improvviso. Malfoy lo aveva preso per il collo. Harry represse il desiderio di urlare ed osservò il Serpeverde, molto incazzato. “Se Pansy verrà di nuovo attaccata di avverto Potter, verrò in cerca del tuo sangue. Non mi interessa se ti ferirai nel proteggerla personalmente, ti verrò a cercare e ti farò sperare che Voldemort ti avesse ucciso”.

Con quelle parole, Malfoy se ne andò sbattendo la porta dell’infermeria, lasciando Harry a massaggiarsi la gola.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Capitolo 6

In Infermeria

Pansy si svegliò quando sentì la porta aprirsi e cigolare. Si sentiva come se fosse rimasta sdraiata in quella posizione troppo a lungo e ci volle un momento prima che il suo corpo si ricordasse come muoversi. Quando lo fece, tutto iniziò a dolere. Si guardò attorno e si rese conto di non essere nel suo dormitorio ma in quella che sembrava essere l’infermeria. Udì dei passi sul pavimento di pietra, alzò lo sguardo e boccheggiò quando vide Potter venire verso di lei con un mazzo di fiori.

“Come ti senti?”.

“Cos’è successo?”, gracchiò Pansy. Sembrava le fosse finito qualcosa in gola e lì fosse morto. Allungò un braccio per prendere l’acqua, ma lo ritrasse quando sfiorò la mano di Harry, che si era mosso per fare la stessa cosa.

Lui arrossì, mentre le passava il bicchiere. Si sentiva ancora più colpevole, ora che lei lo osservava sospettosa.

“Cosa… ehm… cosa ricordi?”, chiese Harry.

“Non molto, ero seduta vicino al camino e mi esercitavo con Incantesimi. La Sala Comune era vuota così ho pensato che un cambio di aria mi avrebbe fatto bene”.

Harry strinse i denti. “Sei stata attaccata. Qualcuno ti ha lanciato il Sectumsempra”.  

Pansy si ritrasse, ricordando quando al sesto anno Potter aveva mandato Draco all’ospedale con la stessa maledizione. Lei aveva passato le settimana seguenti a costringerlo a stare calmo, nonostante perdesse sempre più spesso la pazienza e la sua salute mentale stesse degenerando.

Harry capì al volo ciò che stava pensando, quando vide il moto di paura nei suoi occhi. “Non sono stato io. Giuro, non ho mai più usato quella maledizione dopo aver visto ciò che aveva causato a Malfoy”.

Pansy ebbe la decenza di arrossire. “Sapevo non fossi tu, a meno che non avessi in mente di entrare in infermeria e farmi fuori con un mazzo di fiori”.

Harry rise e le porse imbarazzato il mazzo. “Non so quali siano i tuoi preferiti, così ho scelto le pansé. Stupido, immagino”.

Pansy sorrise, toccata per il gesto. “Per il futuro, i miei preferiti sono i giglio, anche se spero di stare lontana da qui per un po’”.

Con un gesto della bacchetta, Harry trasformò i fiori in un bellissimo bouquet di gigli orientali. La loro fragranza riempì immediatamente la sala. Pansy gli fece un sorriso timido.

“Senti Potter, per l’anno scorso…” ma, prima che riuscisse a finire la frase, la porta si aprì con un tonfo.

“Che cazzo ci fai qui, Potter?”, grugnì Draco. Dire che era arrabbiato sarebbe stato poco. Gli occhi gli si addolcirono alla vista delle condizioni di Pansy, molto più in forma e con un colorito sano, ma lanciò uno sguardo sprezzante ad Harry quando vide i fiori.

“Sono venuto a vedere come stesse Pansy”, replicò calmo.

“Per vedere se qualcuno dei tuoi Grifondoro, stupidi e assassini, sarebbe finito ad Azkaban?”.

Harry alzò gli occhi al cielo ma, prima che potesse rimbeccare a Malfoy, Pansy cercò di zittirlo.

“Cosa? San Potter non ha nulla da dire? Pensavo avessi un minimo d’intelligenza”.

“Draco, sta zitto e smettila di fare l’idiota”, ordinò Pansy, che sussultò per il dolore alla testa. Draco si rese conto del suo stato e capì che non avrebbe gradito uno scontro.

“Non e giusto. Tu finisci qui perché lui non riesce a controllare la sua piccola banda di stupidi Grifoni e sarei io l’idiota?”, si imbronciò Draco.

Pansy gli sorrise. Almeno non sembrava più volesse uccidere Harry. “Non sei un po’ troppo vecchio per fare i capricci?”.

Draco rise e si abbassò per darle un bacio sulla fronte. “Come ti senti, Pansy?”.

“Some se mi avessero usata per affilare i coltelli, ma per il resto bene. Avete visto Madama Chips? Voglio sapere quando potrò andarmene”.

“Non ancora, ragazzina. Devi riposare ancora un po’. Magari questa sera, se farai ciò che ti dico”, si intromise Madama Chips, reggendo un’altra pozione. “Ormai dovresti avere un’emicrania insopportabile quindi bevi questo”.

Le allungò sorridendo una pozione disgustosa e Pansy quasi si strozzò a mandarla giù. “Signor Potter e Signor Malfoy, siete stati ospiti qui abbastanza volte da essere a conoscenza che gli orari di visita iniziano dopo colazione”.

Entrambi i ragazzi si alzarono, sapendo che non avrebbero potuto affrontarla quando avesse usato quel tono. Fuori dall’infermeria, Draco afferrò il braccio di Potter. “Non credere che un mazzo di fiori ripari a ciò che hai permesso accadesse. Smettila di sprecare tempo facendo gli occhi dolci alle ragazze fuori dalla tua portata ed assicurati che sarà al sicuro quando sarà dimessa”.

Harry sospirò. Odiava quella nuova dinamica in cui lui sembrava sempre essere dalla parte del torto e Malfoy da quella della ragione, ma sapeva anche quanto fosse vero.

Sala Comune di Serpeverde

Draco approfittò del momento di libertà concesso a quelli del settimo anno e del fatto che la Sala Comune fosse vuota, per indire una riunione. Daphne aveva lasciato la Granger in biblioteca con Paciock. Dovevano finire un tema estremamente complicato per Trasfigurazione, quindi sapevano che la Granger sarebbe stata fuori dai piedi nell’imminente futuro.

Daphne aveva ricevuto preoccupanti informazioni dalla sorella Astoria, del quinto anno, che le aveva riferito di un piano di un compagno Serpeverde per maledire Hermione per vendetta. Sembrava che quelli del quinto ricordassero a memoria i suoi turni di guardia ed avessero pensato sarebbe stata troppo debole assieme a Padma Patil. Non avevano tutti i torti.

“Allora Draco, hai sistemato il problema delle ronde?”, chiese Theo.

“Sì, ho parlato con Paciock questa mattina”.

“Ma io ho scoperto del piano solo a pranzo!”, fece notare Daphne.

Blasie rise. “Sembra tu ti sia dimenticata del “Fattore Malfoy””, sottolineò Blasie. Draco ghignò.

Fortunatamente, nemmeno gli altri Serpeverde ne avevano tenuto conto. Era una specie di sesto senso che avevano tutti i Malfoy ogni qualvolta ci fosse aria di marchingegni per rovinare la famiglia od i loro interessi. Sfortunatamente per lui, il riccioluto topo da biblioteca era diventato affare suo.

Ufficio della McGranitt

Harry rimase in piedi a disagio di fronte alla McGranitt, mentre lei lo rimproverava per gli eventi della note prima.

“Non riesco a credere che lei abbia ignorato i consigli della scorsa settimana, non sono mai stata più imbarazzata in vita mia. Mi ero preoccupata nel mettere la Signorina Granger tra i Serpeverde, mi aspettavo avrebbero cercato di farle del male, ed ho pensato di poter contare sul fatto che nella mia Casa sarebbero stati tutti maturi abbastanza da buttare alle spalle il passato e promuovere l’unità. Invece voi avete isolato la Signorina Parkinson, continuato la faida e lei, Signor Potter, ha mostrato zero iniziativa nel mettere fine a questo problema”.

La McGranitt blaterava ormai da quindici minuti. Non aveva detto ad Harry di sedersi e lui non aveva osato farlo senza invito. Ciò che rendeva peggiore la cosa era il puro divertimento che Piton stava traendo dalla situazione. Harry non lo aveva mai visto così felice. Silente, d’altro canto, lo guardava come se gli avesse appena preso a calci il cucciolo. Quel giorno sarebbe stato davvero uno schifo.

“Ora mi aspetto totale ed immediata collaborazione per sistemare la situazione, e si assicuri partecipino anche i fratelli Weasley. Non vi permetterò nuovamente di gettare discredito sulla Casa di Grifondoro”.

Harry annuì, con la mente già piena di idee per assicurarsi che Pansy fosse al sicuro per il resto della permanenza.

“Oh, e le suggerisco di parlare con il Signor Paciock. Da quello che so ha messo di ronda le Signorine Granger e Patil per il resto dell’anno. Di norma sarebbe ottimo, dato che sono entrambe bravissime con la bacchetta, ma sono anche entrambe esili e non ci vorrebbe molta forza per sopraffarle. Voglio pensare sia lei stesso a voler fare cambio ed affiancare la Signorina Granger”.

Per qualche motivo, quel suggerimento fece accrescere ancora di più il sorriso di Piton. Era una cosa inquietante.

In infermeria

Malfoy credeva Hermione si trovasse al sicuro in biblioteca con il Caposcuola a tenerli d’occhio, mentre lei in realtà era sfuggita per andare a trovare Pansy. Era rimasta davvero sconvolta da ciò che le era success.

Quando entrò, Pansy dormiva. Hermione vide l’enorme mazzo di gigli rosa e bianchi. Sembrava avesse un ammiratore, di sicuro quelli non si portavano ad un’amica. Le mise la scatola di Cioccorane tra gli altri regali che riempivano il tavolino e si sedette ad aspettare il suo risveglio.

Non dovette attendere a lungo. Sentì Pansy voltarsi, così abbassò il libro. “Ehi, ti ho portato i compiti”, le disse.

Pansy inarcò le sopracciglia. “Beh, grazie Granger”, disse sarcastica.

Hermione sorrise. “Ti ho anche portato delle Cioccorane, per rendere la cosa più accattivante”.

Pansy ne scartò una e la mise in bocca, allungando una scatola di cioccolatini Honeyducke finissimi ad Hermione. “Prendi questi. Draco si dimentica sempre che non ho dei gusti così raffinati, preferisco le Cioccorane”.

Hermione rise al pensiero dei gusti poco raffinati di Pansy. “Beh, qui sono io ad avere la meglio allora”. Adorava i cioccolatini costosi.

Pansy scrollò le spalle. “Voi Grifondoro non sopportate molto bene il senso di colpa”.

“Che intendi?”.

“Potter è stato qui questa mattina, mi ha portato questo mazzo di gigli”. Hermione riuscì a non dimostrare il proprio stupore. Non c’era bisogni di dirle quanta poca fantasia avesse in realtà Harry in fatto di regali, dato che ogni anno le faceva avere una scatola di caramelline tutti i gusti, piuttosto che ciò che voleva davvero.

“Beh, in realtà”, continuò Pansy, “si è presentato con un mazzo di pansé il che è stato piuttosto patetico. Ok che mi chiamo Pansy, ma non significa voglia quei fiori ovunque. Comunque, li ha trasfigurati in questo bellissimo bouquet quando gli ho detto che preferisco i gigli”.

Hermione rise. Avrebbe dovuto dirle che quel pensiero era stato molto più carino del solito? Sospettosamente meglio del solito, a dire la verità. I gigli gialli od arancioni significavano “scusa” o qualcosa di simile, ma quelli rosa e bianchi, così grandi e profumati, sembravano urlare sentimenti più profondi. Decise di farlo scoprire a Pansy, ma ne avrebbe parlato con Ginny. Dai sotterranei lei non sarebbe riuscita nel suo intendo ma sicuramente Ginny sarebbe stata più che felice di fare da cupido.

Pansy interruppe i suoi pensieri. “In realtà sono rimasta sorpresa nel vedere Potter”.

“Perché?”, chiese Hermione.

“Beh sai, dopo l’altra estate”. La voce di Pansy si spense. “Dopo ciò che ho detto avremmo dovuto fare”.

Hermione ripensò alla battaglia e il suggerimento che Pansy aveva dato, nel panico. Ora riusciva a capirla: non che volesse vedere Harry assassinato, aveva solo avuto paura. “Sai Parkinson, Harry non prova rancore. Beh, a meno che non si tratti di Malfoy. Quel periodo è stato davvero stressante per tutti e credo abbiamo fatto tutti cose di cui non siamo fieri”.

Pansy tossì, non della stessa idea. “Non tu, né Weasley e né Potter. Avete praticamente salvato il mondo magico”.

“Un giorno ti racconterò del nostro anno in fuga. Credimi, tutti e tre abbiamo fatto cose stupide, anche se non avremmo voluto. Siamo solo stati fortunati a farle di fronte al resto di noi invece che ad Hogwarts al completo”.

“Sai, me ne sono pentita un attimo dopo. Avevo paura e volevo solo che la guerra finisse. So che era sbagliato, soprattutto perché se il Signore Oscuro avesse vinto le cose sarebbero andate peggio anche per noi purosangue. Intendo, guarda Draco e la sua famiglia. Sono i più puri di tutti, eppure non ha significato nulla per lui, li ha puniti comunque in modo orribile ed ha fatto fare a Draco cose orribili sotto minaccia di torturare a morte la sua famiglia”.

Hermione rimase in silenzio. Non era sicura di essere pronta a provare pena per i Malfoy, soprattutto per quel borioso di Draco.

“Credi potrà mai perdonarmi?”, mormorò Pansy.

Per un momento Hermione pensò si riferisse a Malfoy, ma preso si rese conto che stava parlando di Harry e sorrise. “Credo ora sia più preoccupato del fatto che tu non lo perdonerai per ciò che è successo ieri. Se lo conosco bene, al momento si starà maledicendo per non essere riuscito a proteggerti”.

“Non è stata colpa sua e comunque credo sia già stato bacchettato da Draco”. Hermione si accigliò. Cosa intendeva? Pansy allora aggiunse: “Solo perché non ha preso provvedimenti come invece ha fatto lui, ma va bene”.

Hermione rimase ancora più confusa. “Di cosa si è preoccupato Malfoy?”.

Pansy si diede uno schiaffo mentale. Dannazione, aveva la bocca troppo larga. Nessuno di loro doveva sapere delle precauzioni che aveva preso per la Granger. “Oh, sai com’è Draco”, disse vaga.

Hermione non sapeva assolutamente nulla di Malfoy, a parte quanto fosse arrogante e un fan della supremazia dei purosangue, ma non voleva neanche mettere pressione a Pansy. Probabilmente stava facendo di un sasso una montagna e Pansy non intendeva dire nulla.

“Beh, Parkinson, farei meglio ad andare. Ho detto a Daphne che ci saremmo incontrate dieci minuti fa”.

Pansy sorrise. “Grazie per essere venuta e per le Cioccorane. Oh, e per i compiti ovviamente”. Disse l’ultima parte con meno entusiasmo. “E per favore, chiamami Pansy. Ho sempre odiato il mio cognome”.

Hermione ripeté ciò che aveva detto a Daphne durante la prima cena con i Serpeverde. “Solo se mi chiami Hermione”.

“Affare fatto, Hermione”, replicò Pansy.

Hermione le fece un sorriso e la salutò con la mano. Entrambe le ragazze rimasero con una sensazione di aver appena cominciato un’altra amicizia.

Sala Comune dei Grifondoro

"Neville," chiamò Harry mentre entrava nella Sala Comune dal passaggio dietro al ritratto. “Ti ho cercato ovunque”.

“Oh, scusa Harry, dovevo vedere Hannah”.

“Senti, devo parlarti delle ronde. Non credo sia una buona idea mettere Hermione assieme a Padma, dopo ciò che è successo ieri. Potrebbero facilmente essere sopraffatte da un Serpeverde su di giri”.

“Non preoccuparti, Harry. Malfoy me ne ha già parlato questa mattina. Mi ha chiesto, beh ordinato in realtà, di mettere lui al posto di Padma. Io ho suggerito te, ma non me l’ha concesso”.

“Cosa intendi? Chi è Caposcuola, tu o lui?”, sbottò Harry.

“Sai come diventa, Harry”, replicò Neville. “Inizia a sibilare e minacciare”.

“Neville, hai sfidato Voldemort quando pensavi fossi morto e non riesci a fronteggiare quel dannato di Draco Malfoy che ti fa la voce dura”.

“Se avessi voluto probabilmente avrei potuto, ma aveva ragione. Senti, so che Hermione preferirebbe fare la ronda con te ma Malfoy ha centrato il punto. Se i Serpeverde cercheranno di assalirla sarà più al sicuro con lui che con te. E la Parkinson sarà invece più al sicuro con te se i Grifondoro decideranno di riprovarci”, ragionò Neville.

Dannazione, Malfoy ci era riuscito di nuovo. Lo aveva preceduto, manovrato e manipolato ancora una volta. Ecco perchè a Piton piaceva tanto.

Harry non rimase a pensare a quella piccola scintilla di gioia che lo aveva colto al pensiero di fare la ronda con Pansy fino a fine semestre.

Sala dei Prefetti

Hermione ultimamente arrivava sempre in ritardo per la ronda. Si affrettò nella sala dei prefetti. “Mi spiace di essere di nuovo in ritardo, Padma.. Oh!”. Si bloccò quando vide che chi la stava aspettando non era Padma, ma qualcuno infinitamente più alto, muscoloso e biondo. Malfoy.

“Era ora, Granger. Andiamo, non abbiamo tutto il giorno. Dopo tutto, sono un Malfoy”.

Draco ghignò, mentre Hermione usciva con ostentazione dalla stanza. Sì, era sicuramente isterica per la rabbia. Sarebbe strato estremamente divertente far infuriare la Granger.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Capitolo 7

Corridoi di Hogwarts

"Allora Granger, non hai intenzione di parlarmi? Mancano ancora due ore fare la ronda è sicuramente noioso anche senza che la mia compagnia singhiozzi per tutto il tempo”.

Hermione strinse i denti. Malfoy era il più irritante, egoista ed insofferente borioso che avesse mai incontrato. Non si sarebbe lasciata usare solo perché era dannatamente annoiato dal suo dovere.

“E comunque, dove te la sei svignata questo pomeriggio? Non dovevi stare in biblioteca? Daphne ha detto che non eri lì quando è venuta da te”.

Eccolo che ricominciava a comportarsi come fosse stato suo padre. Che gli importava dove fosse andata? “Cosa ti interessa dove fossi, Malfoy?”, chiese secca Hermione.

“Passo il tempo, Granger. Daphne era un po’ irritata e me lo ha riferito”.

“Beh, magari dovrebbe farsi gli affari suoi invece che andare in giro a parlare dei miei spostamenti con te, furetto”, sbottò Hermione.

“Ooooh, qualcuno è in vena di frecciatine questa sera. Cos’è che ti prude, Granger?”.

Hermione strinse di nuovo i denti, questa volta in modo udibile.

“Andiamo Granger, persino un topo da biblioteca come te dovrebbe essere onorata che qualcuno di così attraente e sexy come me le dedichi attenzione”, la prese in giro Malfoy. Riusciva a percepire la sua rabbia montare, persino i capelli le vibravano di elettricità statica. Era davvero molto più divertente che fare la guardia con Justin Finch-Fletchley.

“Qual è il tuo problema Malfoy? Ieri mi hai detto che avresti deciso tu quando avrei potuto andarmene ed ora credi di avere il diritto di interrogarmi sui miei spostamenti”.

“Sto solo facendo conversazione, Granger”, rispose Malfoy con noncuranza.

Qualcosa si illuminò nella mente di Hermione. Aveva ricordato il commento che Pansy si era lasciata sfuggire riguardo a Malfoy che aveva ripreso Harry per ciò che lui non aveva fatto. Poi c’era anche il fatto che Malfoy stesso fosse interessato a ciò che lei combinava. Si stava comportando in modo quasi protettivo e sicuramente non era da lui. Di norma, se non l’avesse insultata avrebbe preferito ignorarla.

“Sono andata a vedere come stesse Pansy”.

“Oh, e perchè non l’hai detto a Daphne? Si è preoccupata quando non ti ha trovata in biblioteca. Ha mandato Theo a cercarti”.

Hermione strinse gli occhi, ormai sicura che stesse succedendo qualcosa. Aveva ritardato di quindici minuti con Daphne, il che non era stato poi questo grande ritardo ma Daphne era andata nel panico ed aveva spedito Nott alle sue calcagna. Di sicuro non potevano preoccuparsi che non sapesse difendersi da un qualche attacco dei Serpeverde, no? All’improvviso, pattugliare i corridoi con Malfoy le fece venire in mende del semestre.

“Allora Malfoy, come mai ho il piacere della tua compagnia questa sera? Credevo di dover fare la ronda con Padma fino alle vacanze”.

“Sì beh, era così ma a quanto pare Finch-Fletchley trova la mia compagnia troppo snervante ed ha chiesto a Paciock di fare cambio”, disse ghignando Draco. Non aveva problemi a sacrificare la sensibilità di quel pomposo idiota per sviare la Granger.

Hermione ci avrebbe scommesso uno dei suoi berretti per gli Elfi che non era vero. Malfoy mentiva piuttosto bene ma lei conosceva altrettanto bene Justin da sapere che prendeva i suoi compiti troppo seriamente per lasciarsi irritare da Malfoy e chiedere al Caposcuola di fare cambio, avrebbe significato ammettere una debolezza nella sua abilità di portare a termine il compito assegnatogli. Decise che non sarebbe riuscita a cavare nulla a Malfoy, almeno non volontariamente, avrebbe dovuto indagare tra i suoi compari. Appena avesse ottenuto qualche informazione concreta lo avrebbe affrontato e gli avrebbe fatto ammettere ciò che stava facendo. Da chi tra Daphne, Nott e Zabini avrebbe dovuto cominciare?


In Infermeria

Draco era in attesa che Madama Chips dimettesse Daphne. Voleva darle un incoraggiamento prima di farla tornare alla torre dei Grifondoro e non le avrebbe permesso di nascondersi come aveva fatto durante le precedenti settimane. Sarebbe tornata con la testa alta. “Stai bene, tesoro?”, le chiese quando la vide uscire tenendo in mano un calderone di pozioni.

Aveva un aspetto un po’ giallognolo, così Draco le mise un braccio attorno alle spalle. “Andrà tutto bene. Chiamami se qualcuno ti darà noia, ok?”.

Pansy annuì, ricacciando indietro le lacrime. Seriamente, nessuno avrebbe potuto chiedere un amico migliore di Draco, le aveva sempre dato supporto. In realtà, faceva così anche con gli altri. Se anche Hermione si fosse resa conto di ciò che aveva davanti, si sarebbe sentita altrettanto fortunata. “Non andare in ansia, Draco, starò bene. Tu invece tieni d’occhio Hermione, ok?”.

Draco alzò gli occhi al cielo. “Non preoccuparti di questo, ho entrambi gli occhi puntati sul topo da biblioteca”. Pansy represse un sorriso. Hermione sarebbe stata invidiata da tutta Hogwarts, per quello sguardo così intenso puntato solo su di lei. Come avrebbe fatto a farglielo capire?


Sala Comune dei Serpeverde

Hermione si lasciò cadere sul divano, di fianco a Zabini. “Come va, Granger?”.

“Oh, come al solito Malfoy si comporta da arrogante e irritante idiota. Ma non è una novità”.

Blasie rise. “Ora che ha fatto?”.

“È andato da Neville a dirgli di cambiare le coppie per le ronde, così ora sono bloccata con lui. Credo pensi mi serva protezione da quei grandi e cattivi Serpeverde, come se fossi una povera seppiolina indifesa. Ed a far peggiorare la situazione è come abbia insultato la mia intelligenza cercando di farmi credere a qualche bugia sul come Justin Finch-Fletchley sia troppo ansioso per fare la guardia con lui”, brontolò Hermione.  

Blasie alzò un sopracciglia. Bene, la Granger stava addosso a Draco. La situazione gli avrebbe procurato molto più divertimento del previsto, ma come avrebbe potuto giocarsela? Era ovvio che stesse cercando di cavargli qualche informazione. Nonostante la sua intelligenza, la Granger non era abbastanza subdola ed era finita a cercare di manipolarlo con un tentativo piuttosto pietoso. Avrebbe dovuto capire che lei, una Grifondoro, non sarebbe riuscita a manovrare un Serpeverde. Anche se a volte lui si comportava da stupido e faceva ridere, rimaneva un Serpeverde quindi conosceva bene il valore della parte da interpretare e la usava a proprio vantaggio. Quanto avrebbe allora dovuto lasciarsi “accidentalmente” sfuggire?

“Hai visto un lato diverso di Drake. Sì, può essere una spina nel fianco e soprattutto per una Grifondoro, ma quando si tratta degli amici è leale ed incredibilmente protettivo”.  

Come? Zabini stava implicando che Malfoy la vedesse come un’amica? Non aveva senso. Certo, non l’aveva più chiamata Sanguesporco o simili da quando era tornato ad Hogwarts ma lei aveva dato la colpa alla McGranitt, che sicuramente lo avrebbe espulso se avesse percepito qualche olezzo di superiorità razzista da parte sua. La Casa dei Serpeverde era stata passata al microscopio sin dal primo giorno e nessuno era stato osservato più dell’ex mangiamorte Malfoy.

Blasie notò l’espressione concentrata sul viso della Granger, che digeriva le sue parole. Sì, aveva fatto centro. Che i fuochi d’artificio avessero inizio. “Sei il migliore”, disse a se stesso, dandosi mentalmente il cinque.


In biblioteca

Alla fine del mese, Hermione ormai era sicura che Malfoy la stesse proteggendo in qualche strano modo. Non più contento di rimanere in ombra, si era lasciato attivamente coinvolgere in ogni aspetto della sua vita. Ormai fare le ronde era diventato uno scambio di battute di spirito e si era assicurato di essere visto in modo più amichevole con lei in Sala Comune. Era anche sicura avesse vessato il Professor Lumacorno per essere messo in coppia con lei durante Pozioni e, cosa ancora peggiore, la McGranitt aveva pensato fosse saggio, assegnando loro i posti vicini per tutto il semestre. Il suo, ovviamente, era di fianco a Malfoy, con Theo Nott ed Harry dietro di loro. Sembrava che tutta Hogwarts fosse sul chi va la e si aspettasse di vederla sotto attacco da un momento all’altro. Avrebbe trovato tutto questo molto divertente, se non fosse stata così arrabbiata per il fatto che tutti sembravano considerarla una damigella in pericolo, bisognosa di un cavaliere dall’armatura verde ed argento che la proteggesse. In effetti, l’unico divertimento che aveva trovato era stato complottare con Ginny la disfatta di Harry.

“Allora, come sta andando l’Operazione Cupido?”, chiese Hermione a Ginny, mentre prendeva posto di fronte a lei.  

“Per adesso bene, li lascio sempre da soli in Sala Comune. Harry è entrato in modalità alfa, super protettivo, e mi sono assicurata che Ron stesse fuori dalle scatole facendolo incontrare con Susan Bones. Venerdì hanno il primo appuntamento”.

Hermione rise. “Sono piuttosto soddisfatta di stare nei sotterranei, al momento. Ron infoiato non è davvero una bella vista”.

“Parlando di Sotterranei, dove si è cacciata la tua alta, bionda ed irritante guardia del corpo?”.

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Al momento sta facendo il dittatore al campo da Quidditch, ma mi ha gentilmente lasciata con i suoi adepti”, disse Hermione piuttosto ad alta voce, indicando e fissando Theo e Blasie al tavolo di fianco. Theo non si diede il disturbo di alzare la testa dal tema di Incantesimi, mentre Blasie le lanciò uno dei suoi irritanti sorrisi ghignanti.

Hermione scosse la testa esasperata ma sorrise. Quei dannati Serpeverde erano troppo affascinanti, quando ci si mettevano. Iniziò a scorrere la sua lista infinita di compiti.

Ginny aspettò finché Hermione non uscì dalla biblioteca, seguita alle calcagna da Nott. Era riuscita a comunicare a Zabini che voleva lui rimanesse indietro.

“Che succede, piccola Weasley?”.

“Ho bisogni di un compagno che mi aiuti nel lavoretto criminoso che ho in mente, il progetto Operazione Unità”.

“Sì, ti ho sentita parlare di Potter e Pansy, potresti incappare in qualche problema con Malfoy. Lei è la sorella che non ha mai avuto e Potter beh, è il “Ragazzo-che-vorrebbe-fosse-morto””, le spiegò Zabini.

Ginny fece un ghigno. “Oh, lascia Draco a me. Ho dei piani anche per lui ed una certa cervellotica. Vedi, Hermione crede siamo all’opera per mettere assieme Harry e Pansy mentre Pansy pensa lo stiamo facendo per sistemare Hermione e Malfoy. Io invece sto pianificando di surclassare la McGranitt e giocare a Cupido, per cui ho bisogno del tuo aiuto”.

Blasie annuì. “Qualsiasi cosa mi procuri un po’ di sano divertimento vale la pena di essere accettata. Ti consiglio di iniziare con la coppia più facile. Se ho ben interpretato i rossori di Pansy quando c’è Potter nei dintorni, scommetto che si è già mezza innamorata dello Sfregiato. E sappiamo tutti quanto Potter sia sulle nuvole da quando le ha regalato quel ridicolo mazzo di fiori”. Quando Blasie aveva visto quella mostruosità sul comodino di Pansy aveva sentito un conato di vomito. Niente avrebbe potuto essere più melenso e da Grifondoro.

Ginny si prese un attimo per pensare. “Ma se concentriamo solo su di loro, Malfoy non sarà distratto e vorrà immischiarsi. Considerando quello che mi hai letteralmente detto un minuto fa, cosa ti ha fatto cambiare idea?”.

Blasie scosse triste la testa. “Voi Grifondoro non sapete manipolare le persone, è davvero terribile”. Ginny grugnì e lui si scansò prima di beccarsi una delle sue storiche fatture. “Devi usare la rabbia, molto prevedibile, di Malfoy verso Potter che prova a toccare Pansy a tuo vantaggio, perché se conosco un po’ la Granger anche lei non riuscirà a non farsi coinvolgere”.

“Ci penserò”, rispose Ginny, poco propensa a fargli capire le sue intenzioni. L’ego di Zabini non aveva bisogni di essere maggiormente gonfiato.

Blasie si avvicinò nuovamente alla rossa. “Allora, hai in mente anche qualche altra coppia per l’Operazione Unità?”. Ginny gli lanciò un sorriso a 36 denti, prima di lasciare la biblioteca. Blasie invece si lasciò cadere sulla sedia e ghignò.


Corridoi di Hogwarts

Harry ormai non vedeva l’ora arrivassero i momenti della ronda, che sembrava preferire più del Quidditch. Non avrebbe mai immaginato che una Serpeverde potesse essere così dolce, soprattutto se si parlava di Pansy Parkinson, ma una volta scalfita la superficie era assolutamente adorabile.

“Sembra tutto in ordine. Dovremmo tornare alla Sala Comune?”, chiese Pansy.

Il cuore di Harry iniziò ad accelerare. Aveva deciso di fare il primo passo quella sera, ma per tutto il tempo aveva avuto paura di essere rifiutato. “Ehm, un minuto, Pansy”.

Lei si voltò ed alzò un sopracciglio. “Beh, sai che questo fine settimana c’è la gita ad Hogsmeade?”.

Pansy sorrise dentro di sé. Nonostante avesse sconfitto il peggiore mago oscuro di sempre, Harry faceva davvero schifo con le ragazze. Lei era abituata a Draco e Blasie, troppo sicuri di sé per il loro stesso bene, ma trovava l’insicurezza di Harry molto attraente. “Sì, domenica giusto? Hai bisogno di aiuto per organizzare quelli del terzo anno?”. Solo perché trovava carina la sua difficoltà, di certo non gli avrebbe semplificato la vita. Lo avrebbe fatto sudare.

Ottimo, pensò Harry, ora crede mi serva il suo aiuto. Dannazione, perché faccio così schifo? “Non era ciò che intendevo. Mi chiedevo piuttosto ehm… se tu volessi ehm… uscire-con-me?”, chiese tutto d’un fiato.

“Cosa? Mi spiace Harry, puoi ripetere?”.

Harry si diede uno schiaffo mentale. Cosa c’era di sbagliata in lui? Gli sembrava di essere tornato al quarto anno, quando non riusciva quasi a parlare ad una ragazza che non fosse Hermione. Prese un respiro profondo e ci riprovò. “Mi chiedevo se ci volessi venire con me. Sai, tipo un appuntamento”.

“Ooooh”, disse Pansy vedendolo arrossire. “Sì, certo, mi piacerebbe”. Gli si avvicinò per dargli un bacio veloce e gli prese la mano. Harry diventò persino più rosso, sorrise sollevato e le strinse la mano mentre tornavano alla Sala Comune. Dietro di loro, i ritratti del diciassettesimo secolo scuotevano la testa.


In biblioteca

Il sabato arrivò freddo ma con un cielo limpido. Condizioni perfette per il Quidditch. Afferrando il libro di Artimanzia dalla sua presa, Pansy ignorò i tentativi di Hermione di riprenderselo. Facendoglielo ondeggiare sopra la testa come una carota, Pansy riuscì a farla uscire dalla biblioteca.

“Per favore, puoi spiegarmi perché mi hai rubato il libro? E sarebbe meglio fosse per una buona ragione”, ordinò Hermione in tono scocciato.

“Solo se tu mi spieghi perché sei in biblioteca invece che essere in cammino verso il campo da Quidditch”, la contraddisse Pansy.

Hermione sembrò confusa. “Perchè dovrei andarci? Harry, Ron e Ginny oggi non giocano”.

Pansy alzò gli occhi al cielo. Come riusciva ad essere così intelligente ma anche così ottusa? “I Grifondoro oggi potranno non giocare ma per i Serpeverde è la prima partita della stagione e tu dovresti esserci, considerato che dovrebbero essere la tua Casa”. Con quelle parole, Pansy le afferrò la mano e la scortò fino allo stadio. Hermione grugnì. Odiava il Quidditch e ci andava solo per vedere giocare i suoi amici.

Arrivarono alle scalinate dei Serpeverde e Pansy fece apparire un’enorme sciarpa verde ed argento, che strinse al collo di Hermione, quasi soffocandola nel mentre. “Davvero Pansy, è necessario oppure è solo un complotto per strangolarmi con una delle vostre sciarpe?”.

Pansy non si diede la pena di rispondere e diede una sberla alla mano di Hermione quando lei cercò di toglierla. “Fai come ti è stato detto e vai a tifare per la tua Casa, anche se temporanea”. Con quelle parole la spinse su per le scale. “E cosa più importante, fai il tifo per Draco, che avrà un infarto quando noterà la tua sciarpa”, disse allo spazio vuoto in cui prima si trovava Hermione. Pansy ghignò mentre prendeva dalla tasca un’altra sciarpa. Era il momento di far vedere ad Harry quanto le donassero il rosso e l’oro.


Spalti Serpeverde

Hermione si fece strada verso Daphne, Blasie e Theo in prima fila, ignorando le continue occhiate da parte degli altri Serpeverde. Si rifiutava di rimanere in imbarazzo a causa della tirata di Pansy e, in più, non poteva nemmeno muovere la testa per vedere le reazioni di tutti ma solo sentirne i sussurrii. Daphne si voltò e sventolò una mano. “Hermione, ti ho preso il posto”.

Si voltò anche Theo e quasi si strozzò nel vedere ciò che Hermione stava indossando. “Non guardarmi così Theo, Pansy mi ha imbrogliata, trascinata qui e poi ha cercato di strangolarmi con questa mostruosità. Perché diavolo è così grande?”.

Blasie ghignò. “Tradizione Serpeverde”, disse criptico.

Daphne la aiutò a scioglierla e rimetterla meglio, così che potesse muovere la testa e respirare. Hermione si voltò e vide Pansy al suo solito posto nei Grifondoro, tra Harry e Ginny. Le due ragazze parlottavano vicine, il che non avrebbe portato a nulla di buono. Adocchiarono lo sguardo di Hermione e Ginny, contenta, la salutò con la mano, mentre Pansy le mostrava i pollici in su. L’attenzione della folla si spostò verso il campo, quando Luna Lovegood iniziò a presentare le squadre.


Campo di Quidditch

Draco condusse in campo i compagni. La prima partita della stagione era la sua preferita. Aveva passato l’ultimo mese ad allenare duramente la squadra, più bilanciata, e sapeva che quell’anno avrebbero avuto qualche possibilità in più di vincere la Coppa rispetto al passato. Era andato contro la tradizione iniziata da Flint, che sceglieva sempre dei battitori robusti invece di quelli veloci, per avere una squadra più fluida e che seguisse le tattiche imparate. Strinse la mano di Anthony Goldsein e Madama Bumb rilasciò le palle.

Draco si diede una spinta ed iniziò a svolazzare sul campo, cercando il boccino. Mentre passava di fianco alla scalinata dei Serpeverde, Blasie alzò la mano per catturare la sua attenzione. Osservò il suo amico e lo vide indicare la Granger. Draco quasi cadde dalla scopa quando si rese conto di ciò che stava indossando. Perché diavolo le avevano messo la sua sciarpa? Non dovette cercare molto lontano, perché Blasie aveva una faccia da carlino. Draco grugnì. Avrebbe fatto i conti con lui più tardi, prima doveva vincere la partita.

Mentre riportava la sua attenzione al gioco, non riuscì a non pensare a quanto bella fosse la Granger in verde. Il fatto che poi portasse la sua sciarpa era ancora meglio.


Sala Comune dei Serpeverde

Quella sera la Sala Comune era in festa. Avevano battuto i Corvonero 230 a 60, con Draco che aveva afferrato in modo spettacolare il boccino da sotto il naso dell’avversario. La festa sembrava sarebbe continuata per tutta la notte ed Hermione si mise di fronte al camino. Continuava a cercare di svignarsela a letto, ma ogni volta o Blasie o Daphne la riportavano indietro. Si appoggiò ai cuscini e mise i piedi sul tavolino da caffè, chiudendo gli occhi. Di sicuro le sue guardie del corpo l’avrebbero svegliata quando avrebbero voluto andare a dormire.

Draco allontanò gli occhi dalla ragazza addormentata. Quando dormiva aveva un broncio adorabile. Scosse la testa. Smettila Draco, è la Granger.

La Sala Comune iniziò a svuotarsi, dopo che Lumacorno si era presentato urlando di andare a dormire. Era riuscito a spaventare quelli più piccolo e gli sguardi che aveva lanciato Draco avevano convinto, poco più tardi, anche i più grandi. “Allora, chi mi dice che sta succedendo?”.

Daphne e Theo fecero a finta di essere troppo presi l’un l’altra e lasciarono Blasie senza scampo. Lui si afflosciò sulla poltrona, lasciando vuoto il posto accanto ad Hermione. Si sedette anche Draco ed iniziò ad osservare Blasie.

“Non guardarmi in quel modo inquietante da Mangiamorte, Draco. È stata un’idea di Pansy, prenditela con lei”.

Lo sguardo di Draco divenne ancora più sdegnoso. “Beh, considerando che Pansy non ha più la parola d’ordine e che i miei effetti personali sono ancora in ordine, presumo abbia avuto un aiuto dall’interno. E intendo un aiuto piuttosto irritante ed italiano”, replicò con sarcasmo.

“Sì, beh, mi hai fregato, che posso dire? Sono colpevole. A quanto pare Pansy ha detto alla piccola Weasley della sciarpa, fatta specificamente per il Capitano. Hanno complottato tra di loro e deciso che sarebbe stato divertente se la Granger l’avesse indossata durante la prima partita della stagione”.

Draco grugnì. “Immagino che Pansy abbia tralasciato il fatto che quella sciarpa viene indossata da una ragazza, se il Capitano in questione vuole rendere pubblico il suo interesse per lei”.

Blasie fece una risata. “No, ma credo che la Weasley femmina abbia fatto qualche commento riguardo la grandezza della sciarpa sai, per compensare la grandezza in ehm… certi altri posti”.

Theo allontanò le labbra da quelle di Daphne abbastanza a lungo da riuscire a soffocare una risata. Era un vero peccato che a Draco servissero entrambi per fare da babysitter alla Granger, altrimenti sarebbero finiti entrambi in infermeria colpiti da qualche strana maledizione.

“Lavoro stellare ragazzi”, applaudì Draco, sarcastico. “Ora tutta Serpeverde crede io stia uscendo con la Granger, il che la renderà un bersaglio ancora maggiore se qualche idiota pensa di potermi togliere la corona e dare prova della sua lealtà al vecchio regime”.

Il sorriso di Blasie si spende. Se non fosse stato così arrabbiato con lui, probabilmente gli sarebbe dispiaciuto. “La prossima volta lasciate pianificare a me. Voi fate schifo”.

Draco si allontanò verso il dormitorio e Blasie guardò Theo. “Cavolo, perché non ci ho pensato io?”.

“Perché, signor Zabini, lei è uno zuccone”, si intromise Piton.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Capitolo 8

Sotterranei Serpeverde

Draco si svegliò la mattina dopo abbastanza irritato. Era circondato da idioti che sembravano volergli rendere il compito ancora più difficile. Si avviò in Sala Comune e quasi annientò uno stupido del terzo anno che pensava sarebbe stato motivo di orgoglio chiamarlo traditore del proprio sangue, lanciandogli una maledizione piuttosto spiacevole che lo avrebbe lasciato sconquassato per i giorni a venire. La voce si sparse piuttosto velocemente e nessuno altro, quel giorno, tentò di sfidarlo.

Draco decise fosse arrivato il momento di andate a trovare Pansy. Il suo prolungato soggiorno tra i Grifondoro sembrava averla trasformata in una tipa fuori di testa.


Torre dei Grifondoro

Pansy sussultò quando vide il biondo, arrabbiato ed appoggiato al muro fuori dalla Sala Comune dei Grifondoro. Somigliava ad un bellissimo e vendicativo dio greco, con tutte le ragazze che gli ridacchiavano attorno e sbattevano le ciglia. Pansy sapeva che tutto quello lo avrebbe reso d’umore ancora peggiore. Draco non aveva pazienza con le ragazzine. Sfortunatamente per lui, più minaccioso diventava e più le ragazze sembravano ridacchiare. Avrebbe dovuto intervenire velocemente, prima che perdesse la pazienza con una di loro.

“Buongiorno, Draco”, disse coraggiosamente.

Lui grugnì, la prese per il polso e la strascinò in una classe vuota lì vicino. Lanciò un incantesimo silenziante sulla stanza e Pansy capì di essere nei guai.

“Che diavolo stai macchinando, Pansy?”.

“Niente, Draco. È stato solo un piccolo scherzo, ma devi ammettere che Hermione stava benissimo con la tua sciarpa”.

“Questo non ha nulla, assolutamente nulla a che fare con l’aspetto della Granger, Pansy. Hai perso la testa? Hai idea di cos’hai causato a Serpeverde? Pensavo volessi che non le capitasse nulla”, urlò Draco.

Pansy sbiancò. Si era concentrate per fargli notare Hermione in una luce diversa ma non aveva pensato alla reazione del resto della Casa. Voleva solo che Draco provasse un po’ della felicità che stava provando lei con Harry e sapeva che Hermione sarebbe stata l’unica ragazza ad Hogwarts a potergliela dare.

“Oh no, non ci avevo pensato, Draco. Ma sarà al sicuro, no?”.

Draco si passò una mano tra i capelli. Lo irritava da morire che Pansy e Blasie fossero di vedute così corte. La piccola Weasley era comprensibile, non era una Serpeverde e non avrebbe capito la gravità della situazione se avessero pensato che un Malfoy stesse frequentando una Nata Babbana.

“Tu e Blasie mi avete reso il lavoro molto più difficile, ma sono determinato a non farle accadere nulla. Dovrò solo appiccicarmi a lei come la colla e sperare che la mia reputazione nella Casa sia mantenuta. Un ragazzino su di giri ha già cercato di chiamarmi traditore questa mattina”.

Pansy tirò su con il naso. “Mi spiace, Draco, non ho ragionato. Volevo solo fossi felice e so che Hermione potrebbe renderti tale”.

Draco sospirò e si pizzicò il naso. “Che ne dici di lasciar organizzare a me la mia vita sentimentale? Ok, Pansy?”.

Lei annuì e lo abbracciò. “C’è qualcosa in cui posso aiutarti?”.

“Non molto, e sicuramente non riguarda trovarmi una ragazza, Pansy. Sono grande abbastanza da arrangiarmi, quando deciderò di farlo”.

Pansi annuì nuovamente e sorrise. Si sarebbe contenuta, ma non aveva mancato di notare la parolina “quando” nel discorso di Draco. Almeno aveva notato Hermione. E di sicuro a lei non era andata così male. Per fortuna Draco sembrava vederla come una sorella, il che le permetteva di poter fare cose che nessun altro avrebbe osato.


Sala Grande

Hermione quella mattina era confusa. L’ostilità dei Serpeverde si stava facendo particolarmente acuta, quel giorno. Aveva anche notato Blasie, Daphne e Theo che sembravano camminare sulle uova. Non erano molto bravi a nascondere la tensione e le stavano praticamente addosso. Aveva lanciato uno sguardo a Malfoy, qualche posto più in giù. Sembrava rilassato, sorrideva e scherzava con Harper, ma aveva notato la rigidità delle sue spalle ed il modo in cui i suoi occhi dardeggiavano per il tavolo. Che stava succedendo? Hermione decise che avrebbe cavato qualche informazione dalla bocca di Daphne.

“Ehi, Daphne, possiamo andare a parlare da qualche parte?”, la chiamò quando finirono la colazione.

Se Hermione non avesse prestato una minuziosa attenzione a tutto, avrebbe mancato di notare il veloce sguardo che Daphne scambiò con Malfoy, che le annuì appena.

“Sicuro, Hermione. In biblioteca? È domenica, di sicuro non ci sarà nessuno”.

Draco le osservò sparire e decise di concedere loro cinque minuti, prima di seguirle. Ovviamente, non ci sarebbe stato bisogni di mettere la Granger al corrente delle dinamiche interne dei Serpeverde.


In biblioteca

Hermione e Daphne si sistemarono in un’area isolata della biblioteca. “Ok, Daphne. Che succede?”.

Non si bevve lo sguardo stranito che Daphne cercò di lanciarle. “Non sono sicura di capire cosa intendi”.

“Non guardarmi così innocente Daphne, qualcosa sta succedendo. Oggi siete tutti sulle spine, come non eravate ieri, e l’ostilità contro di me ha raggiunto un livello considerevole. Credo di avere il diritto di sapere”.

Daphne si guardò attorno, cercando una via di fuga. Dietro le spalle di Hermione vide qualcosa e sospirò di sollievo.

“Non preoccuparti Daphne, spiegherò io alla Granger costa sta succedendo”, arrivò la voce calma di Malfoy da dietro di lei.

Si voltò ed osservò il Serpeverde. “Beh, sono felice che qualcuno voglia rispondermi, perché mi sto davvero stancando di essere tenuta all’oscuro”.

Draco sorrise, congedò Daphne e la fece andare via. “Allora, cosa vuoi sapere?”.

“Tutto”, fu la breve risposta di Hermione. Non si sarebbe aspettato nient’altro.

“Sembra che Pansy e la tua amica rossa abbiano deciso di divertirsi a nostre spese. La sciarpa che portavi ieri è stata fatta apposta per il Capitano e se una ragazza la indossa durante la partita significa che sta ammettendo pubblicamente di essere stata conquistata”, disse franco Draco.

Hermione boccheggiò e divento rossa. “Oh, aspetta che metta loro le mani addosso. Come osano anche solo pensare di farmi una tirata del genere. Le ucciderò”. Hermione iniziò a camminare su e giù, contorcendosi arrabbiata le mani come se stesse già strangolando Ginny e Pansy.

Draco si sedette ad uno dei tavoli e si godette lo spettacolo. La Granger era bellissima, quando si arrabbiava così. Aspetta, cosa? Dannazione, non voleva pensarlo. Si stava invaghendo della ragazza d’oro? Quando era successo? Draco non seppe collocarlo in un arco temporale, ma si rese conto di quanto gli fosse sempre piaciuto vederla scontrosa. I capelli le prendevano vita, gli occhi lanciavano scintille e le si arrossavano le guance. Magari era quello il motive per cui era sempre stato così cattivo con lei.

Hermione fermo il suo monologo sul cosa fare a quelle ragazze impiccione. “Davvero Malfoy, conquistata? Chi usa termini del genere? Non sono una proprietà”.

Draco si permise di fare un sorriso. “Che posso dire? Le tradizioni dei Serpeverde di fatto non rappresentano esattamente le idee più moderne di relazione ed equità”. Le fece l’occhiolino.

Hermione tossì. “Sì, immagino di aspettarmi troppo da voi”. Le piaceva quella versione più scherzosa di Malfoy, ma non lo avrebbe lasciato sfuggire tanto presto, soprattutto visto che la sua versione non corrispondeva a tutta la storia. Perché quel giorno i Serpeverde erano così tesi? “Malfoy, perché tu e i tuoi sottoposti siete così sull’attenti se quella sciarpa era solo uno scherzo? Cioè, siete rimasti tutta la mattina con gli occhi bene aperti, come se vi steste aspettando un attacco”.

Che tarma, si disse Draco. Non poteva accettare la spiegazione più semplice come tutti gli altri. “Diciamo solo che ci sono molti Serpeverde, di solito quelli troppo giovani per capire ciò che è successo con la guerra, che si aggrappano alle vecchie tradizioni. Il pensiero di un Malfoy che dichiara pubblicamente che una Nata Babbana è la sua ragazza, e tra tutte la famosa Hermione Granger, è un po’ troppo per loro da digerire. Non sono felici e stanno cercando un modo per fartelo sapere. In effetti, la gran parte di quelli più piccoli non erano tanto contenti nemmeno che tu mettessi piede nei sotterranei”.

Hermione seppe che quella era la verità. “Quindi immagino che questa ostilità sia il motivo per cui ti sei appiccicato a me da quando sono arrivata”.

Malfoy annuì. “Appena la McGranitt ha fatto sapere la sua idea, ho capito che se non ti avessi tenuta d’occhio ti saresti fatta davvero male. Ho chiesto a Daphne di iniziare ad esserti amica e mi sono assicurato che io, Blasie o Theo fossimo sempre vicini a te”.

Hermione si sentì ferita. Quindi Daphne in realtà non voleva esserle amica. Aveva iniziato a vedere come amici anche Theo e Blasie. Blasie la faceva ridere, mentre Theo era un compagno perfetto per studiare. “Oh! Beh, sai che non è necessario, vero? So badare a me stessa piuttosto bene”.

Draco non mancò di notare la nota di delusione negli occhi di Hermione quando le aveva detto del suo piano. Non voleva ferire la ragazza ma credeva fosse arrivato il momento di dirle la verità. “Granger, sei più vulnerabile come membro di Serpeverde. Guarda cosa è successo a Pansy, sei consapevole del fatto che i Grifondoro siano degli orsacchiotti in confronto ad un branco di maligni Serpeverde incazzati. Non potevo permettere ti succedesse qualcosa. Non che non mi fidi delle tue abilità difensive, ma sapevo non saresti stata preparata”.

Hermione riconobbe la verità delle sue parole, anche se non poté fare a meno di sentirsi ferita per il fatto che tutti i suoi nuovi amici lo fossero diventati solo perché credevano fosse necessario proteggerla, piuttosto perché lei piacesse loro davvero. Fece per uscire dalla biblioteca, ma esitò e si voltò verso il biondo. “Grazie, Malfoy. Lo apprezzo”. Gli sorrise e se ne andò.

Sala Comune dei Grifondoro

Pansy incontrò Harry in Sala Comune. Lui inghiottì a vuoto quando la vide. Era bellissima e sapeva di essere il ragazzo più fortunato di Hogwarts. Le prese la mano e le diede un bacio sulla guancia. “Non riesco a credere tu abbia accettato”.

Pansy rise. “Mi hai fatto pena perché ammettiamolo, fai davvero schifo a chiedere ad una ragazza se vuole uscire con te”.

Lui arrossì ma sorrise. “Se la pietà ti ha portato a dire sì allora non mi lamento”.

“Andiamo piccioncini, muoviamoci”, li chiamò Ginny. Ron alzò gli occhi al cielo. Era rimasto sconvolto che Harry avesse perdonato Pansy per averlo voluto consegnare a Voldemort, ma se il suo amico fosse stato felice allora lui lo sarebbe stato ancora di più nel buttarsi alle spalle il passato. Comunque, era più preoccupato per la sua nascente relazione con Susan Bones.

Harry mise una mano sulla schiena di Pansy, mentre attraversavano il ritratto. “A proposito Pansy, dove sei sparita questa mattina? Ho sentito delle voci su un furetto arrabbiato che ti aspettava fuori dalla Sala Comune”.

Pansy gli diede un buffetto per aver chiamato Draco un furetto. “Draco voleva parlarmi un attimo”.

“Gli hai detto di noi?”.

“Hai ancora tutti i tuoi arti?”.

“Pansy, ad un certo punto dovrai dirglielo. Se Malfoy ti vuole bene come dici, allora lo accetterà anche se non ne sarà contento”, disse Harry.

“Lo so, ma era già arrabbiato con me e non volevo peggiorare le cose”.

“Prima o poi lo saprà e ci dovrà fare l’abitudine”.

“Facile da dire per te, nemmeno di piace ma Harry, lui fa parte della mia vita da quando eravamo bambini. Mi ha sempre protetta e non posso sopportare il pensiero di perderlo”.

Harry si fermò e la prese tra le braccia. “Non preoccuparti, sono sicuro che lo accetterà, altrimenti lo affatturerò”. Pansy fece un sorriso triste. “Ma glie lo diremo quando sarai pronta, ok?”.  

Pansy lo guardò e lui non riuscì a resistere a quel sorriso adorabile, così si abbassò per baciarla. Lei si alzò sulle punte dei piedi, gli mise le mani attorno al collo e lo strinse più forte. Mugugnò, quando approfondirono il bacio.

“Dannazione, non potete prendervi una stanza? È disgustoso guardarvi mentre vi divorate”, si lamentò Ron.

Harry e Pansy si separarono, riluttanti. “Parti proprio tu, Ron-Ron. Ricordo ancora i teatrini che facevate tu e Lavanda quando davate spettacolo”, lo zittì Pansy, prima che la cosa diventasse una delle solite scenate. “Dov’è andata Ginny?”.


Entrata del castello

Ginny si avviò verso l’entrata di Hogwarts, per aspettare Ron, Harry e Pansy, ma qualcuno la afferrò prima che potesse arrivarci.

“Zabini, che diavolo credi di fare?”.

“Dirti che la tua piccola operazione deve finire”.

“Cosa? Perché?”.

“Beh, a meno che Pansy non sia immediatamente venuta a raccontarti di come Draco l’abbia sgridata, cosa di cui dubito, sappi che la tua piccola bravata con la sciarpa ci si è ritorta contro alla grande. Draco mi ha quasi mandato in infermeria, abbiamo messo in pericolo Hermione”.

Ginny boccheggiò. “Ok, capisco che per un po’ dovrò fermarmi ma non accetterò che sia finita. La prossima volta, assicurati solo di fare i compiti. La colpa è tua”.

“Aspetta, perchè mi incolpano tutti? Io ho solo preso la sciarpa, siete state tu e Pansy ad orchestrare tutto”, sbottò Blasie.

“Sì, ma tu avresti dovuto sapere cosa sarebbe successo, ecco perché mi servi”.

“Pensavo fosse perché ho portato come contributo alla festa il mio buongusto e la mia meravigliosa immagine”.

Ginny gli diede un buffetto sul braccio ma rise. Non poteva negare che il ragazzo fosse bello ed affascinante.

“Allora, dopo io e te ci vediamo?”, chiese Blasie.

Prima che Ginny potesse rispondere, Ron la prese per un braccio e la fece allontanare. “Che diavolo credi di fare con quella serpe, Ginny?”.

“Chiacchiero Ron, ma tu che vuoi?”.

“Sono tuo fratello e non approvo. Zabini ha una brutta reputazione, solo leggermente migliore di quell’idiota di Malfoy”.

Blasie alzò gli occhi al cielo. “Almeno noi riusciamo a trovare una ragazza, donnola”.

Ron diventò di una sfumatura rosso brillante ma, prima che esplodesse, Ginny disse: “Guarda Ron, ecco Susan. Oh, non è bella?”, e lo mise in disparate con un ghigno. Blasie le sorrise malizioso. Solo perchè le piaceva non significava avrebbe fatto l’amicone anche con quello stupido del fratello.


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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9

Hogsmeade

Hermione stava facendo del suo meglio per godersi Hogsmeade con Daphne, Theo e Blasie ma non riusciva a scrollarsi di dosso il fatto che stessero passando la giornata con lei solo perché Malfoy glie lo aveva imposto. Hermione era rimasta contenta di essere andata subito d’accordo con i tre. Non faceva amicizia facilmente e, anche se ormai poteva dire di aver ampliato la sua cerchia, si trattava di persone che la conoscevano da anni ed ormai si erano abituate al suo modo di fare. Aveva provato un senso di sicurezza maggiore, quando pensava di essere riuscita a rendersi amichevole in solo un paio di settimane.

“Cosa c’è che non va, Hermione?”, chiese Daphne, ben conscia di quando silenziosa fosse stata la ragazza.

“Niente. Oh, credo di aver visto Ginny entrare da Fortebraccio. Ti spiace se passo un po’ di tempo con lei? Mi sembra siano passati anni”.

Daphne sorrise. “Sicuro, non siamo i tuoi secondini, sai?”.

“Ottimo Granger, lasciami pure a fare la ruota di scorta a questi due piccioncini”, disse Blasie.

“Ci vediamo ai Tre manici di scopa”, le urlò Theo.

“Sì, e portati appresso la piccola Weasley. Mi farebbe comodo un po’ di divertimento”, aggiunse Blasie.

Hermione si infilò da Fortebraccio ed aspettò che i Serpeverde se ne andassero. Non aveva davvero visto Ginny, voleva solo stare un po’ da sola. Si avviò verso la Stamberga Strillante, per una volta felice di non avere nessuno intorno.


Tre Manici di Scopa

Draco entrò ai Tre manici, dove aveva chiesto a Daphne, Theo e Blasie di incontrarsi. Li vide seduti in un angolo e si fece largo tra la folla.

“Da quanto siete qui?”, chiese Draco.

“Circa venti minuti. Stiamo aspettando Hermione. Ha visto la Weasley da Fortebraccio e ha detto sarebbe arrivata dopo”, disse Theo.

“Davvero? Ho incontrato la piccola Weasley un minuto fa e non aveva la Granger alle calcagna. Sicuro non intendesse Weasley l’idiota?”.

“No, ha sicuramente detto Ginny”, replicò preoccupata Daphne. “Draco, è tutto il giorno che è strana e si limita a stare in coda a noi”.

Draco grugnì, capendo subito il problema. Non avrebbe dovuto raccontarle quello che aveva chiesto ai suoi amici. Avrebbe dovuto sapere che si sarebbe comportata proprio da Grifondoro ed avrebbe rimuginato sui suoi sentimenti. Tipico della Granger, scappare da sola nel momento peggiore. “Ok, dividiamoci. Theo e Daphne, prendete la strada principale e fatela a ritroso. Io e Blasie Andiamo verso la Stamberga. Mandate un Patronus se la torvate”.

Draco si affrettò ad uscire dal pub con Blasie alle calcagna. Non riusciva a scrollarsi di dosso un pessimo presentimento. “Tu inizia a cercarla lì, io vado dietro”, ordinò a Blasie.

Gli abitanti di Hogsmeade si fermarono ad osservare quello strano comportamento di Malfoy, era poco insolito vederlo correre per le strade. La terribile immagine di ciò che sarebbe potuto accadere ad Hermione gli lampeggiava nella mente. Mentre si avvicinava alla Stamberga, percepì dei lamenti. Merda, la stavano attaccando. Si affrettò in quella direzione ed il suo cuore si fermò quando la vide schiacciata contro un albero da un gruppo di Serpeverde del quarto anno guidati da Malcom Baddock. Riusciva solo a sentire il sangue pulsargli nelle orecchie, mentre cercava di raggiungerla in tempo.


Stamberga strillante

Hermione non riusciva a credere di essere stata così stupida da ignorare l’avvertimento di quella mattina di Malfoy. Non che non l’avesse presa seriamente, andando via da sola. Sapeva che la minaccia di cui aveva parlato era reale, visto che si era preso la briga di organizzare tutto quel piano. Lei però si era semplicemente sentita piena di vergona e voleva passare un po’ di tempo da sola per riflettere su alcune cose. Era rimasta così persa nei suoi pensieri da non aver sentito il gruppetto avvicinarsi.

“Bene bene, non è la Sanguesporco di Malfoy?”, biascicò il capo, Baddock, facendo ridere i compagni. “Dove sta il tuo amante? Sì, è già rintanato ora che ha ottenuto ciò che voleva? Mi hanno detto che valete qualcosa solo in quello”.

Hermione lo guardò negli occhi. Aveva affrontato i Mangiamorte più vicini a Voldemort, quei patetici ragazzini non erano nulla in confronto. Mise di nascosto la mano alla bacchetta, preparandosi mentalmente alla battaglia in arrivo. “Ma per favore, come se volessi toccare uno dei vostri preziosi purosangue”, lo rimbeccò.

Il gruppo continuava a stringersi attorno a lei. Ottimo, avrebbe dovuto essere molto veloce per uscire da quella situazione. Prima che riuscisse ad estrarre la bacchetta, Baddock la afferrò e la spinse contro un albero, strappandogliela di mano. “Zitta, Sanguesporco. Credo la sistemeremo alla maniera babbana”. Una mano le strinse la gola, facendole vedere una marea di puntini neri.

Prima che potesse davvero farle male, uno dei suoi scagnozzi cadde a terra tramortito, rivelando Malfoy dietro di lui. Hermione non aveva provato tanto sollievo da quando aveva scoperto che Harry fosse vivo durante la Battaglia finale. Baddock lasciò la presa su Hermione, facendola cadere a terra, e si voltò verso di lui con entrambe le bacchette in mano.

I Serpeverde più giovani non si fecero trovare a lungo impreparati e non sarebbe importato quanto bravo fosse Malfoy, li superavano tre ad uno. Mentre li affrontava, Hermione si alzò tremante e cercò di trovare un modo per aiutarlo anche senza bacchetta. Imprecò, quando lo vide cadere pietrificato. Saltò sulla schiena del ragazzo più vicino, cercando di graffiargli gli occhi, ma preso venne disarcionata e riportata a terra. Lanciò uno sguardo dietro agli ultimi due ed emise un sospiro di sollievo quando vide Blasie e Ginny accorrere in aiuto.

I due finirono il lavoro ed Hermione corse verso Malfoy. “Draco, mi senti? Andiamo, svegliati”, lo chiamò mentre lo scuoteva. Non riusciva a svegliarlo nemmeno con il Rinnerva ed aveva delle brutte ferite un po’ ovunque.

“Hermione andiamo, dobbiamo portarlo in infermeria”, la spinse via Ginny.

Blasie voleva farlo levitare per tutta Hogsmeade, ma Hermione lo spinse verso la Stamberga. “No, per di qua è più rapido e comunque Malfoy non ti perdonerebbe mai se lo facessi svolazzare in questo stato per tutto il villaggio”.

Il cammino lungo il tunnel segreto sembrava non finire mai per tutti loro, ma presto si trovarono nel giardino di Hogwarts.

“Ginny, corri in infermeria ed avvisa Madama Chips che stiamo arrivando”, ordinò Blasie. Ginny eseguì senza fare storie, il che dimostrava quanto fosse preoccupata.


Hogsmeade

Daphne e Theo erano alla ricerca disperata di un qualche segno di Hermione, quando videro il Patronus di Blasie che li avvisava di tornare ad Hogwarts e portare Pansy. La trovarono acciambellata da Madama Piediburro e la trascinarono via con uno sguardo di disgusto dopo aver visto le sue mani intrecciate a quelle di Harry.

“Fareste meglio ad avere una buona scusa per avermi portata via. Non vedete che io ed Harry abbiamo un appuntamento?”.

“Mi spiace interrompere la tua pomiciata con Potter ma abbiamo perso Hermione, così ci siamo divisi per cercarla e adesso Blasie ha mandato un Patronus per dirci di tornare al castello”, spiegò conciso e sarcastico Theo.

Pansy divento bianca. “Oddio, Hermione è ferita? È colpa mia, devo avvisare Harry”.

Si affrettò all’interno del locale, ricomparendo poco dopo con Harry dietro di lei, molto preoccupato. “Cosa è successo? Dov’è Hermione?”, sbottò.

“Senti, calmati un attimo. Non sappiamo niente. Io e Theo ci siamo separati da Draco e Blasie per cercare Hermione. Il Patronus di Blasie dice di tornare, non sappiamo come stia”, ragionò Daphne.

I quattro si voltarono in direzione di Hogwarts ed iniziarono a correre.


In infermeria

Hermione continuava a camminare avanti e indietro, mentre guardava Madama Chips medicare Malfoy. Non si sarebbe mai perdonata se gli fosse successo qualcosa. Non capiva come facessero Blasie e Ginny a stare seduti così calmi, in attesa.

“Ecco cara, ho finite. Il Signor Malfoy rimarrà incosciente per un po’ ma non avrà danni permanente”, disse Madama Chips alla ragazza, chiaramente terrorizzata.

Hermione scoppiò a piangere, spaventando i presenti. Hermione Granger non piangeva mai. Si lasciò cadere sulla sedia di fianco al letto di Malfoy e gli stinse la mano. Madama Chips alzò un sopracciglia e diede uno sguardo agli altri due, che avevano la stessa espressione divertita, così decise di aver bisogno di una tazza di te per comprendere meglio le dinamiche di Hogwarts. Albus sarebbe stato insopportabile se avesse scoperto che il suo piano stava funzionando. Almeno non era lei a dover condividere l’ufficio con lui. Povera Minerva.

La porta dell’infermeria si aprì di scatto, mentre i tre Serpeverde ed Harry entravano di corsa. Harry notò Ginny. “Dov’è Hermione? Sta bene?”.

Ginny annuì ed indicò Hermione, che aveva ancora la mano chiusa attorno a quella di Malfoy, come se la sua vita dipendesse da quello. “Sta bene. È stata fortunata, ma Malfoy non così tanto”.

Pansy gli si avvicinò dall’altro lato del letto.

“Ok, ora so che Draco si riprenderà quindi credo me ne andrò. Qui ci sono troppe ragazze in lacrime”, disse Blasie. “Theo, vieni anche tu a dare una lesione a Baddock?”. Il ragazzo annuì ed uscirono dall’infermeria.

Harry andò a controllare Hermione, che non si era nemmeno accorta della sua presenza. “Hermione, tesoro, stai bene?”, chiese.

Lei alzò lo sguardo da Draco. “Sì, non mi hanno fatto niente. Draco è arrivato in tempo, ma Baddock aveva la mia bacchetta e non ho potuto aiutarlo. È colpa mia, non avrei dovuto andarmene da sola”, ed iniziò a piangere di nuovo.

Harry si abbassò e la strinse. “Non è colpa tua, ma di quei boriosi e razzisti idioti”.

Hermione scosse la testa. “No, ho ignorato Draco. Questa mattina mi aveva detto di stare attenta, ma io ero ferita che avesse costretto Daphne ad essere mia amica così mi sono allontanata ed ora lui è qui perché io sono un’idiota”.

Daphne le si avvicinò e le strinse una mano. “Davvero Hermione, sei proprio idiota. Ovvio, Draco mi ha detto di tenerti d’occhio, ma come puoi pensare che ora la nostra amicizia si riduca solo a quello? Avresti dovuto chiedermelo, invece che rimuginarci da sola”.

Hermione singhiozzò più forte. “Non mi perdonerà mai, e nemmeno tu”.

“Senti, nessuno di noi si aspettava ci saresti piaciuta, ma è così, soprattutto per Draco. Ha iniziato a proteggerti per tenere alta la reputazione dei Serpeverde, ma avresti dovuto vederlo l’altra sera con Blasie per quello scherzo della sciarpa. Non l’ho mai visto così arrabbiato e questo solo perché si tratta di te”, continuò Daphne.

Pansy annuì concorde. “Conosco Draco da quando avevamo due anni, non l’ho mai visto così preoccupato per la sicurezza di qualcuno. Non sarà arrabbiato con te, ma felice che tu stia bene”.

Hermione guardò il Serpeverde ancora incosciente e gli strinse una mano. Sperò che stesse bene davvero.


Sala Comune dei Serpeverde

Quando Blasie e Theo entrarono in Sala Comune, trovarono il caos. Sembrava che i Serpeverde fossero in guerra tra di loro. Baddock ed i suoi compari si pavoneggiavano, mentre Astoria, Harper ed il resto della squadra di Quidditch gli urlavano contro. La situazione poteva diventare brutta.

“Baddock, non mi adagerei sugli allori se fossi in te”, lo chiamò Blasie. La sua voce agì da silenziatore, tutti erano curiosi di vedere cosa gli avrebbe fatto il migliore amico di Draco.

L’idiota lo rimbeccò. “Cosa vuoi fare, Zabini? Provaci e finirai accanto al tuo amico Malfoy”.

A tutti sembrò che Blasie non si fosse mosso, ma Baddock si ritrovò bloccato. Blasie gli si avvicinò. “Continua a parlare ragazzino, ma faresti meglio a nasconderti perché quando Draco ti prenderà sarai morto”. Blasie gli tirò un calcio nello stomaco. “Qualcun altro vuole provare a fare come lui?”.

I Serpeverde si voltarono e tornarono alle loro cose. Erano davvero curiosi di capire se Baddock sarebbe riuscito a spodestare Malfoy, ma nessuno era abbastanza stupido da provarci. Non volevano di certo finire sulla sua lista nera, sapendo che le ripercussioni sarebbero durate più di Hogwarts stesso.


In infermeria

Hermione si rifiutò di lasciare il letto di Draco anche quando Madama Chips cacciò via Pansy e Daphne, quella sera. Madama Chips non se la sentì di litigare con l’eroina, quindi Hermione riuscì a rimanere. Continuò a tenera la mano di Draco e ad accarezzargli la fronte, finché si addormentò.

Draco si svegliò qualche ora più tardi con il braccio destro addormentato. Non riusciva a muoversi così aprì gli occhi e vide Hermione addormentata sul suo gomito. Gli ci volle un momento per ricordare cosa fosse accaduto, ma il sollievo fu immenso quando si rese conto che lei stava bene. Cercò, senza riuscirci, di spostare il braccio senza svegliarla. Lei si stiracchiò, prima di guardarlo con gli occhi assonnati. Si scansò i capelli dal viso e gli sorrise tremula.

“Oh Draco, sei sveglio. Come ti senti?”.

Non mancò di notare che aveva usato il suo nome, e gli piacque parecchio detto da lei. “Sono stato meglio. Tu stai bene? Come hai fatto a scappare da Baddock ed i suoi amici?”.

“Dopo che sei caduto sono arrivati Blasie e Ginny. Si sono occupati degli altri due. Sono così felice che tu stia bene, ero molto preoccupata”.

“Non preoccuparti per me. Sono un Malfoy, ci vogliono più che un paio di Serpeverde idioti per fare danni”, disse ghignando Draco.

Hermione fece un sorriso tirato. “Mi spiace, Draco, avrei dovuto ascoltarti. Ero ferita e sconvolta per ciò che avevi detto, ma questa non è una scura per aver completamente ignorato il tuo avvertimento”, disse Hermione, iniziando nuovamente a piangere.

Draco le alzò il viso e le asciugò le lacrime. “Per favore, non piangere. Sto bene”. Odiava vederla piangere per lui.

“Ma è colpa mia. Non sei arrabbiato? Non ti ho ascoltato ed a causa di questo tu sei finito qui, svenuto”.

Draco le sorrise. “Certo che no. Potrei uccidere Baddock, ma non te. Sono solo felice che tu stia bene”. Le strinse la mano. “Dov’è Madama Chips? Devo uscire di qui”.

“Non credo sia una buona idea, Draco. Dovresti rimanere qui e riposare”.

“Hermione, non iniziare a darmi ordini. Non sono né Potter né Weasley, grazie a Merlino, e mi rifiuto assolutamente di rimanere in questo posto dato che ho un letto molto più comodo a disposizione”.

Hermione esitò, insicura sul cosa fare. “Puoi rimanere lì a rimuginare su quale sia la cosa migliore, ma io non resterò qui oltre. Quindi, puoi andare a chiamare la Chips così che mi dia quella disgustosa pozione che desidera ardentemente cacciarmi in gola, oppure me ne andrò senza che lei lo sappia”, sbottò Draco.

Hermione sospirò e scosse la testa verso quell’irritabile biondo, ma si avviò verso l’ala privata di Madama Chips per svegliarla. Quindici minuti dopo, un’assonnata infermiera dimise Malfoy solo per farlo smettere di urlarle contro, ordinando ad Hermione di somministrargli il resto della pozione una volta arrivati in Sala Comune.

Draco cercò di battibeccare ancora con Hermione quando uscirono, ma lei gli mise un braccio sulle spalle per aiutarlo a camminare. “Non sono un bambino, Granger. Riesco a camminare perfettamente”.

“Oh, per favore, Draco. Sei quasi caduto solo a scendere dal letto. Smettila di fare il testardo ed accetta il mio aiuto”.

Lui borbottò ma le permise di condurlo ai sotterranei. Quando entrarono, trovarono Blasie e Theo ancora svegli. Quando lo videro, si alzarono di scatto per aiutare Draco, visibilmente malfermo. “Devo solo sedermi un attimo sul divano. Smettetela di fare le chiocce, era già brutto quando lo faceva solo la Granger”, sbottò Draco.

“Beh, scusa se mi preoccupo, Malfoy. Forse avrei dovuto lasciarti a terra, così avresti passato il resto della notte sulla pietra fredda”.

“Oh, dammi solo il resto della pozione soporifera donna, poi vai a letto”.

Hermione sorrise, sapendo che il comportamento burbero di Draco era solo una messinscena per nascondere quanto stesse male. Passò la fiala a Blasie. “Assicurati che la beva prima di andare a dormire. Non lasciare che ti faccia credere di non averne bisogno, perché ne ha”. Draco sospirò ed alzò gli occhi al cielo.

“Ok Malfoy, smettila di lamentarti, adesso ti lascio solo”. Hermione gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. “Sono contenta tu stia bene, Draco”, gli sussurrò all’orecchio, prima di sparire nel dormitorio.

Theo e Blasie alzarono un sopracciglio a quella dimostrazione di affetto. “Giuro, solo tu potresti riuscire a farti male nel tentativo, fallito, di salvare la vita ad una ragazza che ti odia e poi trasformarla in una specie di tenero pupazzetto, Draco”, commentò Theo.

“Sta zitto e dammi quella medicina. Sono stanco”, disse Draco, prima di trascinare i piedi fuori dalla stanza.

“Il fascino Malfoy, Theo. Insulta la ragazza e lei si innamorerà di te. Funziona sempre”, sogghignò Blasie.


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

Dormitorio dei Serpeverde

Hermione si svegliò la mattina dopo, stanca per non aver dormito quasi nulla. Tutti i suoi sogni sembravano invasi da un certo biondo. Ripensando al giorno prima, Hermione grugnì. Come aveva potuto rendersi così ridicola? Non solo era stupidamente corsa via da sola, era stata anche salvata da Malfoy manco fosse stata una damigella indifesa. Tra l’altro, non contenta di essersi ridicolizzata già abbastanza, si era comportata come una pazza al suo capezzale, per poi lanciarsi su di lui. A cosa aveva pensato? Avrebbe voluto sparire sotto le coperte e nascondersi, ma sfortunatamente era lunedì mattina, il che significava ora doppia di Pozioni. Sospirò, si trascinò fuori dal letto e si diresse a farsi una doccia.

Una volta lavata e vestita, Hermione aspettò Daphne. Sapeva che quel giorno non avrebbe dovuto andare in giro a sbandierare la sua indipendenza. In fondo alle scale, Blasie e Theo le stavano aspettando. Hermione arrossì al ricordo del bacio sulla guancia che aveva dato a Malfoy, ma almeno lui non c’era. Non era sicura di essere pronta ad affrontarlo. Hermione si sentì ancora peggio, mentre camminava affiancata dai due ragazzi verso la Sala Grande. La Sala Comune era rimasta in silenzio quando erano usciti, ma fu felice di notare la mancanza di quelli del quarto anno.

La Sala Grange fece sparire un po’ della tensione. A causa della natura riservata dei Serpeverde, le altre tre Case non avevano ancora saputo cosa fosse successo, eccetto Harry, Pansy e Ginny. Forse anche Ron ormai ne era al corrente. Annuì e sorrise in direzione degli amici seduti al tavolo Grifondoro. Voleva rassicurarli di stare bene. Vide Pansy cercare Malfoy, ma ancora di lui non c’era traccia.

Daphne osservò la riccia, chiaramente sottosopra ed imbarazzata, e le mise un braccio sulle spalle. “Hermione, non ha fatto niente di male, ok? Non voglio vederti continuare con questo comportamento. Poso immaginare come il signore della diplomazia, Draco Malfoy”, disse sarcastica, “abbia fatto sembrare la cosa come se volessimo starti attorno solo perché ce lo ha chiesto. All’inizio magari era così, ma ora ci piaci davvero per come sei”.

“Sì”, si intromise Blasie. “E non ti chiediamo nemmeno di controllarci i compiti come i Grifondoro”. Le fece l’occhiolino, facendola dire. “Quindi smettila di piagnucolare e lamentarti”, le disse scompigliandole i capelli.

Hermione annuì, più leggera. “Ma Hermione, fammi un favore”, disse Theo. “Smettila di girovagare da sola. Davvero non bramo un viaggetto in infermeria, e non credo Daphne rimarrebbe tua amica se iniziassi a piangere sulla mia spalla come hai fatto ieri con Draco”.

Hermione diventò di un rosso brillante e si nascose dietro la tazza di tè, mentre il trio la prendeva ancora in giro.


Ufficio di Lumacorno

Lumacorno aveva richiesto che Draco facesse colazione con lui, quella mattina. Voleva sapere di prima mano cosa fosse successo il giorno prima. Aveva origliato un drammatico resoconto di Poppy Chips, sul come Draco fosse stato portato di corsa in infermeria e di come una Hermione Granger in lacrime si fosse rifiutata di lasciare il suo capezzale. Minerva aveva alzato un sopracciglio, apertamente incredula del fatto che la Signorina Granger si fosse comportata in quel modo con Draco Malfoy. Ad ogni modo, anche Horace aveva notato la ragazza portare la sciarpa del Capitano durante la partita di Quidditch ed era curioso di quella relazione tra i due vecchi nemici. Tra l’altro, odiava anche essere l’ultimo a sapere i pettegolezzi.

Dopo dei frustranti quaranta minuti, Lumacorno scortò Draco di nuovo in Sala Comune. I Malfoy erano noti per tenere per sé i loro affari ed era praticamente impossibile indurli a parlare se non avessero voluto raccontare qualcosa. Il giovane Malfoy non faceva eccezione. Lumacorno pensò di fare un ultimo tentativo, magari cercando di metterlo in imbarazzo.

“Bene Signor Malfoy, sono felice stia bene. Poppy mi ha detto che la sua ragazza, la Signorina Granger, era molto preoccupata ieri”.

Draco guardò inespressivo il vecchio professore. Se Lumacorno pensava di farlo cadere in trappola con quel patetico tentativo, avrebbe dovuto pensarci meglio. Emise un suono indecifrabile e ghignò, mentre il professore usciva dalla stanza con un’espressione delusa. Percepì lo sguardo del suo padrino bruciargli la nuca.

“Te lo dico apertamente Severus, non ti perdonerò mai per essere morto ed averci lasciato alla mercé di quel pomposo idiota”.

Il vecchio professore di pozioni fece una smorfia. “Sii grato che non sia stato lui il direttore negli anni passati. Ad ogni modo, a differenza sua, io so esattamente ciò che è successo ieri. Che cos’hai in mente, Draco?”.

Draco sorrise maligno. “Ciò che farebbe ogni buon Serpeverde. Lascerò che Baddock si crogioli in un falso senso di sicurezza, prima di colpire”.

Piton annuì. Quella era una vendetta appropriata, non come quelle di quei ridicoli ed impulsivi Grifondoro.


Lezione di pozioni

Hermione arrossì ed abbassò lo sguardo quando Malfoy arrivò a lezione di pozioni in ritardo di cinque minuti. Hermione si era premurata di sedersi di fianco a Daphne, non sapendo come comportarsi con Malfoy. Percepì due occhi d’argento su di lei, ma si rifiutò di ricambiare lo sguardo. Probabilmente Malfoy stava ghignando per come si era messa in imbarazzo il giorno il giorno prima. Stupida Hermione, si disse, sei diventata una delle sue ammiratrici.

“Ora cosa succede tra te e la Granger?”, sussurrò Blasie mentre lavoravano.

“Niente. Perché?”.

“Andiamo, Draco, ieri ha pianto per te tutto il giorno e ti ha baciato. Non è esattamente un comportamento normale per Hermione Granger. Quindi ammetterai che ti piace e le chiederai di uscire?”.

Draco alzò un sopracciglia e Blasie digrignò i denti. Odiava quando Draco diventava silenzioso e criptico. Non avrebbe dovuto mentire riguardo la sua attrazione per la Grifondoro, era ovvio gli piacesse, soprattutto per lui.

“Ora tu rispondi alla mia domanda. Che succede tra Pansy e Potty?”.

Di sicuro non sarebbe stato lui a rivelargli quella cattiva notizia, pensò Blasie. Non gli andava proprio di beccarsi qualche fattura. Se Pansy voleva frequentare il Ragazzo Che Si è Rifiutato di Morire, allora glie lo avrebbe detto da sola. “Non lo so amico, perché credi stia succedendo qualcosa?”.

“Quei disgustosi occhietti da cucciolo che Potter continua a lanciarle addosso mi fanno vomitare. Io non ci penserei due volte, ma lei gli risponde con dei sorrisetti. Se è così stupida da trovarci qualcosa in lui, dovrò trovare del tempo e parlargli”.

Blasie rise. “Mettergli paura, vorrai dire”.

Draco gli fece un sorriso lupesco. Blasie invece sperò che Pansy glie ne parlasse presto. Avrebbe fatto fuoco e fiamme se lo avesse scoperto da solo.


In biblioteca

"Psst Hermione, per di qua”, la salute Ginny. Hermione si avvicinò e lasciò cadere i libri sul tavolo.

“Come va oggi?”, le chiese la rossa.

“Mortificata”, fu la risposta. “Mi sono completamente messa in ridicolo, e per di più di fronte a Malfoy”.

Ginny rise. “Non credo Malfoy la veda in quel modo. Scommetto che gli è piaciuto svegliarsi e trovarti al suo capezzale”.

“Smettila, ti prego. Voglio solo dimenticare l’intera dannata faccenda”.

Ginny la osservò meglio. Sembrava davvero scombussolata. “Perchè sei così in imbarazzo? È una reazione assolutamente comprensibile verso qualcuno che ti piace”.

Hermione la guardò indignata. “Non mi piace Malfoy”. Ginny tossì e non provò nemmeno a dirle quanto poco di credesse. “Come puoi pensare una cosa del genere? Hai dimenticato quanto mi ha insultata nel corso degli anni?”.

Ginny sospirò- “Hermione, quando lascerai perdere tutta la faccenda? Continui ad insistere nel vedere Draco sotto quella terribile luce, ma non ha fatto nulla tranne che preoccuparsi per te e comportarsi da amico da quando sei a Serpeverde”.

“Non è facile dimenticare sette anni di frecciatine ed insulti. Pensavo avresti capito. Non è che ci abbia neanche mai provato, ad essere carino nei riguardi della tua famiglia”.

“Vero, ma ho scelto di guardare avanti e dovresti farlo anche tu. E comunque, è ovvio che sia tornato ad Hogwarts diverso. Non ha mai insultato nessuno e nemmeno provato a far finire nei guai Harry o Ron, quindi penso dovresti dargli una possibilità”.

“Per cosa?”, soffiò Hermione.

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Per favore, Hermione. Lo sai meglio di me e so anche che combatti la tua attrazione per lui. Perché invece non ti lasci andare e vedi dove ti porta?”.

“Non sono attratta da Draco Malfoy. Ieri ero solo molto scossa, mi sarei comportata così con chiunque”.

Ginny fece una smorfia, non credendole. “Certo Hermione, continua a raccontartela. Ma te lo ricorderò, quando sarò la tua damigella d’onore”.

Hermione le lanciò una busta. “Non riesco a credere che tu mi stia incoraggiando ad uscire con il furetto”, soffiò prima di andarsene come una furia. Ginny scosse la testa. Hermione avrebbe potuto scappare da lei ma di sicuro non dai suoi sentimenti per Malfoy.


Corridoi di Hogwarts

Hermione corse fuori dalla biblioteca, arrabbiata con Ginny. Come osava insinuare che provasse dei sentimenti per Malfoy e ne fosse impaurita? Cosa importava che fosse diventato migliore e si preoccupasse dei suoi amici tanto da architettare piani per tenerli al sicuro? Era ancora Malfoy e non poteva dimenticarlo. La sua mente traditrice la portò a pensare ai suoi capelli, scintillanti per il sole, e sul suo sorriso che illuminava la stanza. Da lì a pensare al suo corpo tonico premuto contro il suo, mentre lo aiutava ad uscire dall’infermeria, il passo fu breve. Smettila, urlò a se stessa. Non le piaceva Malfoy, gli era solo grata. Hermione era così arrabbiata che non si preoccupò di guardare dove stesse camminando ed andò a sbattere contro l’unica persona in tutta Hogwarts che stava cercando di evitare.

“Malfoy”, mormorò Hermione.

“Come mai sono tornato a Malfoy? Ieri ero Draco”, sottolineò lui.

Hermione arrossì ed iniziò a giocherellare con le dita. “Beh, era ieri. Oggi siamo tornati al solito”.

“Non sono sicuro di volerlo”, disse Draco. “Mi piace la tua versione meno aggressiva”.

“Tu sei Malfoy ed io la Granger, ci odiamo e tutto rimarrà così”.

“Non è vero. Io non ti odio e nemmeno tu, ieri. In effetti, sembravi tenerci un po’”.

Il viso di Hermione diventò ancora più rosso. “Ieri era un’eccezione, tutto considerato”.

“Che peccato, ieri mi piacevi. Eri naturale e accalorata, non ti avevo mai vista così”.

“Solo perchè non siamo amici”.

“Pensavo fossi la pupilla della McGranitt”.

Hermione si fermò, confusa. “Cosa ha a che fare questo con il resto?”.

“Credo solo rimarrebbe delusa se la sua migliore allieva non aderisse appieno alla sua idea di unità tra Case”.

“Che intendi? Ovviamente io supporto i suoi sforzi”.

“Mi hai quasi fregato, Hermione. Ti ostini così tanto ad odiarmi che ti stanno diventando bianche le dita”, disse ghignando. “Sappiamo entrambi che non mi odi neanche un po’ tanto quanto fai a finta di fare, dopotutto nessuno va in giro a baciare la persona che disprezza. Ma non preoccuparti Granger, sono paziente e posso aspettare tu finisca di combattere contro te stessa”. Le sussurrò l’ultima parte nell’orecchio, facendola rabbrividire.

Rise divertito quando lei squittì, pestò i piedi e corse via. Di norma non avrebbe fatto uno sforzo del

genere per una ragazza, ma Hermione Granger non era una qualsiasi. Era unica, estremamente intelligente, acuta e ferocemente leale. Non avrebbe fatto come Weasley, rinunciando senza combattere.

 

Sala Comune di Grifondoro

"Harry, posso parlarti un minuto?”.

Harry si voltò e vide Dennis Canon. “Sicuro Dennis, va tutto bene?”.

 

“Non qui, possiamo andare da qualche altra parte?”.

“Certo, adesso non c’è nessuno nella mia stanza”, disse Harry, guidandolo su per le scale verso i dormitori. Harry era preoccupato, Dennis sembrava arrabbiato, ferito ed impaurito.

 

“È vero?”.

 

“Che cosa?”, chiese Harry.

 

“È vero che tu e la Parkinson uscite insieme?”, sbottò Dennis.   

 

Harry all’improvvisò capì. Anche se voleva assolutamente sapere cosa fosse davvero successo il mese prima, non era sicuro di essere pronto a dover affrontare il fatto che uno dei suoi fosse capace di certe cose. “Sì”, rispose freddo.

 

“Come hai potuto? Come fai a stare con lei? Dopo tutto quello che è successo”.

“Ho scelto di guardare oltre la guerra, verso il futuro. È quello per cui abbiamo vinto, avere un futuro dove non contassero più le vecchie ideologie”.

“Non farmi ridere. Puoi fare il fiorellino quando vuoi, ma io non dimentico come sono davvero quegli stronzi. Ti sta usando per rendersi la vita più facile qui e quando tornerà in quel buco dei sotterranei ricomincerebbe a pensare di volerti consegnare a Voldemort se fosse ancora vivo”.

Harry perse la pazienza e spinse Dennis contro il muro. “Non credere io sia stupido, questa conversazione è stata illuminante. Sei tu che hai ferito Pansy, vero? Perché?”.

Dennis sorrise. “Ho pensato che quella stronza lo meritasse. È stata una vendetta per Colin”.

Harry lo fissò negli occhi, ma lo vide assente. “Ti rendi conto che non è stata lei ad uccidere Colin, vero? Non era nemmeno nel castello, in quel momento”.

“Non importa”, urlò Dennis. “Lei è come gli altri. Può non esserci stata, ma lo avrebbe ucciso se avesse potuto. Proprio come tutti quei dannatissimi e malvagi Serpeverde”.

Il cuore di Harry si spezzò, mentre lo guardava. Era ovvio che non avesse ancora superato la morte del fratello. Harry sapeva come ci si sentisse, lo aveva provato dopo la morte di Sirius. “Mi dispiace, Dennis”, gli sussurrò mentre lo colpiva con uno Stupeficium. La McGranitt doveva sapere chi fosse stato a maledire Pansy e sicuramente avrebbe fornito a Dennis l’aiuto di cui aveva evidentemente bisogno.


Corridoi di Hogwarts

Blaise sospirò irritato, in attesa della rossa che gli aveva richiesto, beh ordinato, di incontrarsi. Aveva così voglia di vederlo che non si degnava nemmeno di arrivare in orario.

“Zabini, per di qua”. Si voltò e vide il suo viso spuntare da dietro l’angolo. “Sbrigati, c’è una classe vuota in fondo al corridoio”.

“Sbrigarmi? Scusami? Non sono io in ritardo”, grugnì Blasie.

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Smettila di lamentarti e porta il tuo flaccido didietro qui dentro”.

“Flaccido? Solo perché tu lo sappia, sono un metro e novanta di puri muscoli, tesoruccio”, disse lentamente, sapendo che si sarebbe infuriata. Stava praticamente saltellando per la troppa energia repressa. “Cosa c’è di così urgente, piccola Weasley?”.

Lei lo prese a sberle. “Pensavo di averti detto di non chiamarmi così”.

“Scusa, vecchie abitudini. Cosa c’è di così urgente, Ginny?”, disse con enfasi sul nome.

“Hermione, sta mandando a rotoli l’Operazione”.

“Che sta combinando adesso la Ragazza d’Oro? Spero non versare lacrime sulla mano di qualche altro poveretto”.

Ginny alzò le braccia per la frustrazione. “Scappa. Non ammette i suoi sentimenti per Malfoy e fugge più che può”.

“E per quale motive me lo stai dicendo?”.

“Perchè devi scoprire cosa prova Malfoy”.

Blasie la sbeffeggiò. “Più facile a dirsi che a farsi. Far aprire Draco sui suoi sentimenti è come cavare sangue da una pietra. E comunque, ci ho già provato e mi ha messo alla porta”.

“Quindi ti arrendi? Pensavo che i Serpeverde fossero acuti e manipolatori. Sicuro di non essere un Tassorosso?”.

Blasie osservò la Grifondoro. “Ed io Pensavo che i Grifondoro non colpissero così in basso. E comunque, i Tassorosso non sono amici tuoi?”.

“Merlino, riesci a fare meno il gradasso ed arrivare al punto, Blasie? Devo sapere cosa prova Malfoy. Altrimenti come faccio a spingere Hermione tra le sue braccia?”.

“Che ci guadagnerei io, se decidessi di rischiare vita e braccia per fare lo psicologo di Draco? Diventa un incubo se lo testi un po’ troppo sulle cose che non ti vuole dire”, disse Blasie.

“Intendi oltre alla felicità del tuo migliore amico? Potrei addolcirti la pillola”, lo costrinse Ginny.

Blasie si interessò. “E come? Deve essere ottima, per rischiare l’ira di Malfoy”.

Ginny alzò gli occhi al cielo, spingendo Blasie al muro. “Oh, credo questo ti piacerà” gli disse, prima di baciarlo.

Rise quando si staccò e si mise ad osservare la sua faccia sconvolta. “Chiudi la bocca Blasie, o ti entreranno le mosche. Potrebbe accadere di nuovo, ma dipende da quante informazioni utili mi porterai”. E con quelle parole lasciò la stanza.

Dannazione, quella ragazza gli avrebbe provocato un attacco di cuore. Come diavolo aveva fatto a non finire a Serpeverde?

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Capitolo 11

Ufficio della McGranitt

Harry bussò alla porta della McGranitt appena la scala girevole si fermò. Aveva lasciato Dennis sotto gli occhi vigili di Ron e Neville. Non voleva che la cosa si sapesse ancora e si era assicurato che Pansy non lo scoprisse, ora che lei e Ginny avevano iniziato a spettegolare in Sala Comune. Sperava solo non si stessero scambiando confidenze su di lui. Il pensiero lo fece rabbrividire.

La McGranitt lo fece entrare. “Come posso aiutarla, signor Potter?”.

Harry alzò lo sguardo verso gli occhi di Albus Silente, prima di raddrizzare le spalle. “Ho scoperto chi ha fatto del male a Pansy Parkinson, professoressa”.

La McGranitt si sedette un momento, mentre i ritratti si zittirono all’improvviso. Guardò Harry, incoraggiandolo a continuare. “È stato Dennis Canon. Mi ha detto di essersi vendicato per la morte di Colin durante la battaglia finale”.

“E come mai le ha così fortunatamente confidato una cosa del genere, signor Potter?”, biascicò Piton dal ritratto.  

Harry si voltò per fronteggiare il suo vecchio insegnante di pozioni. Sapere che Severus Piton aveva amato sua madre per tutta la vita ed era morto per vendicarla lo aveva fatto acquistare molto più rispetto per lui. Sfortunatamente però, l’amore per sua madre non si era esteso al figlio. Harry Potter somigliava troppo a suo padre James, perché potesse piacere a Piton.

“Mi ha affrontato per conoscere i miei sentimenti riguardo a Pansy. Mi ha chiesto se fosse vero che ci stiamo frequentando e quando gli ho risposto mi ha detto di essere stato lui ad attaccarla”.

Harry si rese conto che la notizia della sua relazione con Pansy aveva scioccato tutto l’ufficio eccetto il Silente, che sorrideva con approvazione. Si voltò verso la McGranitt. “Credo abbia bisogno di un aiuto specifico, professoressa. È ovviamente instabile e non riesce a venire a patti con la morte del fratello. Penso starebbe meglio al San Mungo per un po’”.

La McGranitt annuì. Si fidava della sua decisione, soprattutto alla luce della sorprendente storia con Pansy Parkinson. “Gli parlerò ovviamente, signor Potter, prima di indicargli un Medimago. Posso chiederle dove si trova?”.

“Sfortunatamente, ho dovuto metterlo fuori gioco. Stava diventando sempre più furibondo e non volevo facesse altri danni. L’ho lasciato alle cure di Ron e Neville”.

“Ottimo. Ritorni alla Sala Comune e lo porti qui. Credo sia meglio mettere fine a questa storia stasera stessa”.

Harry annuì e se ne andò per portare Dennis da lei. Era felice che avesse accettato il suo consiglio.

La McGranitt si lasciò andare sulla sedia. “Chi lo avrebbe mai detto? Harry Potter e Pansy Parkinson. Magari il tuo piano avrà successo, Albus”.

Silente sorrise. “Sapevo che quelli del settimo anno non ci avrebbero delusi. Il fatto che Harry e Pansy siano riusciti a lasciarsi alle spalle la scorsa estate fa sperare decisamente bene per il futuro della comunità magica”.

Piton alzò gli occhi al cielo. L’ex Grifondoro stava diventando troppo melenso. Lui di sicuro non ne era così entusiasta. Doveva trovare Draco. Sicuramente il suo figlioccio non era a conoscenza del fatto che la ragazza che vedeva come una sorella stesse frequentando il suo peggior studente.


Sala Comune di Serpeverde

Blaise era perso nei suoi pensieri. Nonostante il comportamento tronfio che aveva tenuto poco prima di fronte a Ginny, avrebbe sicuramente aiutato Draco a conquistare la ragazza. Sapeva quanto in realtà si sentisse solo. La sua famiglia era stata distrutta da Voldemort, il padre era ad Azkaban e la madre ormai il guscio di ciò che era stata. La pressione di dover riportare in auge il nome dei Malfoy ora era sulle spalle di Draco e questo lo faceva allontanare da tutte quelle famiglie purosangue che non erano state così vicine al Signore Oscuro. Blasie osservò la riccia finire i compiti davanti al camino. Era intelligente, si impegnava ed amava con passione. Tutti vedevano la lealtà che provava verso i suoi amici. Draco ne avrebbe tratto sicuramente vantaggio nell’avere così tanta fiducia riposta in lui, ma come poteva farlo cedere?

Hermione percepiva qualcuno scavarle un buco sulla nuca a forza di fissarla. All’inizio aveva pensato fosse Blasie ma, a parte un breve sguardo, era tornato a contemplare qualsiasi cosa stesse guardando nel camino. Osservò veloce la Sala Comune e notò la fonte del suo disagio. Malcom Baddock. Lui ghignò, prima di far schioccare le nocche. Lei si sentì pungere la gola al ricordo della sensazione delle sue dita chiuse attorno al collo. Era davvero un piccolo idiota inquietante.

Draco entrò nella Sala Comune e capì al volo la situazione. Era stato davvero serio quando, qualche ora prima, aveva detto a Severus di voler attendere per far adagiare sugli allori Baddock. La sua vendetta sarebbe stata molto più potente di quanto si sarebbe mai aspettato. Sarebbe servita anche come lezione per chiunque altro, così che capissero di non dover mettersi contro Draco Malfoy. Così lanciò un semplice sguardo a Baddock, prima di sedersi di fianco ad Hermione e mettere un braccio sullo schienale dei divano in modo protettivo, lasciando cadere la mano sulla sua nuca.

“Che cosa credi di fare”, gli soffiò lei.

“Cosa credi che stia facendo? Insceno la nostra relazione”.

“Perché?”.

“Perché dato che i tuoi stupidi amici”, disse Draco con un cenno a Blasie, “hanno pensato sarebbe stata una buona idea farti portare la mia sciarpa alla partita, tutti i Serpeverde pensano che stiamo insieme”.

“Perché non dici loro la verità e la metti come se fosse stato tutto uno scherzo?”.

“Perché, mia dolce Hermione, è meglio pensino stiamo davvero insieme”.

Hermione tossì. “Ah certo, ieri ha funzionato molto bene”.

Draco fece una smorfia. perché, per una volta, non poteva dargli corda? Perché doveva sempre dargli contro? “Quello che è successo ieri è accaduto perché te ne sei andata a zonzo da sola, dando a Baddock l’occasione perfetta. Non succederà di nuovo”.

Hermione rabbrividì al pensiero di quando indifesa si fosse sentita e di quando fosse stata fortunata che Draco fosse arrivato al momento giusto. Lui percepì i brividi e la abbracciò. “Non devi preoccuparti, non lascerò che ti tocchi di nuovo”.  

Lei annuì. “Ho solo bisogno che ti fidi un pochino di me, Hermione. So che è difficile per te e che sai cavartela, ma non capisci né i Serpeverde né come pensano. Io invece sì”.

Hermione lo odiava, ma Draco aveva ragione. Dopotutto era il Principe Serpeverde, se qualcuno poteva proteggerla quello era lui. “Mi fido di te, Draco. Cosa vuoi che faccia?”.

“Cerca di non irrigidirti appena mi vedi. Dovrò toccarti quindi rilassati e non scansarti come se dovessi scappare a disinfettarti”.

“Che divertente, Malfoy. Eri tu quello ossessionato da sangue e germi”. Gli si appoggiò contro e gli mise la testa sulla spalla. “Va bene così?”.

“Un Oltre ogni previsione, Signorina Granger, come sempre”, la prese in giro.

Theo entrò passeggiando e si sedette. “Vedo che il fascino dei Malfoy funziona perfettamente. Avevo grandi aspettative su di te, Hermione. Credevo che gli avresti dato filo da torcere”.

Blasie rise. “Danno il voltastomaco. Penso che tu e Daphne presto perderete il titolo di coppietta più disgustosa di Hogwarts”.

Hermione arrossì. “Per tua informazione, Theodore, non è come sembra. Facciamo solo a finta di essere una coppia, a causa di quell’idiota laggiù”, disse indicando Blasie.

“Vi chiedo di nuovo, perché è colpa mia? Perché non incolpate mai Pansy e Ginny?”.

“Perché loro non assisteranno alla mia vergogna, ma tu sì”, disse Hermione, facendogli una linguaccia.

“Davvero matura, Granger. Draco, hai trovato quella giusta”, biascicò sarcastico Blasie.

“Ha capito il tuo giochetto Blasie, il che ai miei occhi la rende tale”, gli rispose Draco.

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ne ho abbastanza di fascino Serpeverde. Vado a letto”. Mentre si alzava, Draco le prese la mano e la riportò indietro.

“Non dimentichi niente?”.

“Non vorrai mica che ti baci, vero?”.

“Ieri non ti sei fatta problemi a darmi il bacio della buonanotte”.

Hermione soffiò, si abbassò e gli appoggiò le labbra sulla guancia. “È questo il meglio che sai fare? Ti meriti un Desolante, che probabilmente è il tuo primo, Granger”.

“Posso sopportarlo. Ora lasciami la mano”.

Draco rise. “Non finché non ho finito”, e se la tirò addosso per baciarla come si deve. Il respiro le rimase intrappolato nel petto, mentre le sue labbra si muovevano contro la sua bocca e lei si scioglieva, lasciandogli libero accesso. Poi si rese conto di dove si trovasse, così lo spinse via e lo guardò arrabbiata.

“Non riesco a credere che tu l’abbia fatto, Malfoy”, gli sibilò.

“Io ho degli standard. Nessuno avrebbe mai creduto che mi sarei accontentato di un bacio della buonanotte sulla guancia”.

“Sei fortunato che non ti affatturi immediatamente”, replicò Hermione, prima di fuggire dalla sala con le guance rosse.

Draco si accasciò soddisfatto tra i cuscini. Era determinato ad usare quella situazione a suo vantaggio, il che avrebbe significato baciare regolarmente Hermione finché non si fosse arresa alla chimica tra di loro.

Theo diede un colpo di tosse e ghignò. “Cerca di non pavoneggiarti troppo, Draco”.


Sala Comune dei Grifondoro

Harry, Ron e Neville erano riusciti a portare Dennis dalla McGranitt senza che nessuno si accorgesse di qualcosa di strano. Lo avevano lasciato al suo ufficio, dove aveva già contattato il San Mungo. La depressione di Dennis li aveva colpiti, facendo loro capire quanto, ancora una volta, tutte le morti e la distruzione cui avevano partecipato, stesse continuando ad influenzare le loro vite. Pansy corse incontro ad Harry appena varcarono la soglia. “Va tutto bene?”.

Harry sospirò. Non voleva darle un altro motivo di preoccupazione, ma aveva il diritto di sapere chi l’avesse mandata in infermeria.

“Facciamo una passeggiata”.

Pansy sorrise e gli prese la mano. Riusciva a vedere quanto fosse preoccupato per qualcosa e non voleva peggiorare il suo fardello continuando a fargli domande. Passeggiarono per i corridoi deserti di Hogwarts. Ad un certo punto, Harry prese Pansy e la abbracciò. Ormai il pensiero di perderla sarebbe stato insopportabile. Non riusciva a credere che solo il mese precedente si fosse completamente disinteressato alla sua sicurezza.

“Questa sera ho scoperto chi ti ha lanciato la maledizione”, le spiegò Harry.

Il cuore di Pansy perse un battito. Si sentiva scossa. Non voleva apparire debole ma aveva fatto del suo meglio per dimenticare quella notte. Non voleva pensare ci fosse ancora qualcuno in giro che la odiava così tanto. “Chi è stato?”, chiese calma.

“Dennis Canon, il fratello più piccolo di Colin. Era arrabbiato per la sua morte e ti incolpa perché sei una Serpeverde e beh, per ciò che hai detto quella volta”. Harry odiava ricordarglielo e gli si spezzò il cuore quando la vide abbassare la testa per la vergogna. “Sai che io non ti incolpo per ciò che hai detto”.

Pansy sentì le lacrime iniziare ad uscire. Si vergognava così tanto per le azioni dell’estate passata, soprattutto ora che quel ragazzo aveva iniziato a piacerle così tanto. Disincastrò le mani da quelle di Harry e si allontanò da lui. “Come puoi perdonarmi così facilmente?”.

Harry la prese per le spalle e la fece voltare per guardarla. Le mise un dito sotto il mento e le fece alzare la testa. “Hai fatto una cosa stupida e lo hai ammesso. Non sei cattiva Pansy, avevi paura. So cosa significa essere terrorizzati e so anche cosa significa causare la morte di qualcuno, il che è molto peggio di ciò che hai fatto tu. Per me non c’è nulla da perdonare. Mi importa di te e vorrei non dubitassi più dei miei sentimenti”.

Pansy singhiozzò ed Harry la strinse forte. “Non ti merito”.

“Tu meriti di meglio di me”, disse Harry, prima di farla alzare in punta di piedi per baciarla. I sentimenti che aveva provato in precedenza per Cho Chang o Ginny impallidivano in confronto a ciò che provava per Pansy. Avrebbe dovuto solo farglielo capire.

Dieci minuti dopo, finalmente Pansy riuscì a chiedere. “Cosa succederà a Dennis?”.

“La McGranitt lo ha mandato al San Mungo per la psicoterapia. Si assicurerà che riceva l’aiuto di cui ha bisogno per rimettersi in sesto”.

Pansy annuì. “Ne sono felice. Questa guerra ha distrutto troppe vite”.


Dormitorio Serpeverde

Hermione si premette le mani contro le guance in fiamme. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena fatto Malfoy. Di sicuro sa baciare, disse un’irritante voce nella sua mente, e tu almeno ottieni qualcosa in tutto questo. Zitta, zitta, zitta, pensò.

Ma Draco bacia così bene. Perché non te la godi? Continuò la vocina.

“Io non pensò a lui quel modo, non provo niente”, si disse.

Non sei divertente. Che male c’è a giocare un pochino, soprattutto con lui.

“Perchè è Malfoy, è un irritante furetto che ci ha reso la vita un inferno”, sproloquiò.

Ma un furetto irritante e sexy, che sembra voglia baciarti e bacia divinamente. Precisò ancora la voce.

“Quando sono diventata così patetica?”, si prese in giro Hermione.

Da quando ti ha dato il bacio migliore della tua vita e ne vuoi ancora. Andiamo, vivi un po’. Cosa potrebbe mai succedere?

“No! Smettila e sparisci!”, urlò la Granger.

Daphne infilò il naso nella stanza. “Stai bene, Hermione? Ti ho sentita urlare”.

“Sì, bene. Pensavo ad alta voce” disse cercando di non arrossire troppo.

Daphne le lanciò uno sguardo strano e tornò in bagno.

Hermione grugnì e si premette il cuscino sulla faccia. Ottimo, ora i suoi dialoghi interiori si erano esternati e tutti i Serpeverde l’avevano sentita. “Stupido e maligno di un Malfoy”, disse.

Mmm, sexy e appetitoso Draco, le rispose la voce.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Capitolo 12

Sala Comune dei Serpeverde

Draco notò con gli occhi a fessura il modo in cui Malcom Baddock usciva dalla sala comune. Per il momento il suo piano stava funzionando perfettamente. Baddock aveva passato i primi giorni dopo la sua dimissione dall’infermeria continuando a guardarsi le spalle, preoccupato delle ripercussioni. Ormai invece credeva di essere stato graziato e di conseguenza si comportava come se fosse stato il padrone di Serpeverde. La mancanza di ritorsioni da parte di Draco aveva di sicuro confuso il resto dei compagni ma Draco sapeva che tutto questo avrebbe reso ancora più incisiva la sua vendetta.

“Allora Drake, che aspetti? Glie la farai passare liscia?”, chiese Blasie.

Draco sapeva che la sua inattività stava anche tenendo sulle spine Blasie e Theo. Non capivano cosa lo trattenesse e lui non aveva condiviso con loro i suoi piani, sapendo che la frustrazione dei due avrebbe fatto cullare maggiormente Baddock in un senso di sicurezza. “Perchè? Vuoi fare qualcosa tu?”, lo rese gentilmente in giro.

“Penso che dovrei, se tu te la prendi comoda”.

Draco ghignò. “Quindi credi che un Zabini riuscirebbe a superare un Malfoy nella vendetta?”.

“Dipende di quale Zabini e Malfoy si parla. A quanto pare tu non sei interessato a continuare la tradizione di famiglia”, lo riprese Blasie.

“È tutta questione di temporeggiare, mio caro Blasie. Ecco perché i Malfoy eccellono nei prendersi la vendetta più dolce, mentre gli Zabini si accontentano di poco”.

Theo rise. “Devi ammettere che Draco ha ragione”.

“Se avete finito di discutere sui meriti dei vostri cognomi come un branco di volgari Grifondoro, ho delle notizie che potrebbero interessarvi”, si intromise sarcastico Piton.

Draco guardò il ritratto del suo padrino e notò la sua impazienza. Zittì Blasie, che stava per protestare. “Continua, Severus”.

“È tutta la settimana che cerco di beccarti da solo Draco, ma è stato impossibile dato che sembri incollato al fianco della Granger. La settimana scorsa Potter ha scoperto chi ha maledetto Pansy”.

“Cosa? Perché lo scopro solo adesso? Credi che Pansy lo sappia?”.

Piton annuì. “Posso quindi presumere che non sia venuta a dirtelo?”.  

“No, sembra mi stia evitando, il che ha sicuramente a che fare con la sua crescente vicinanza a Potter”.

Blasie e Theo si scambiarono uno sguardo a disagio, che non sfuggì a Draco. Quindi sapevano qualcosa. “Ok Nott, Zabini, ovviamente siete a conoscenza di qualcosa riguardo Pansy e Potter. Chi di voi due ha il fegato di dirmelo?”, grugnì Draco.

Nessuno dei ragazzi sembrava voler parlare, così si intromise Piton. “Il pezzo che ti manca credo sia il fatto che Potter e Pansy si frequentano. Lo ha confermato lui alla McGranitt la settimana scorsa, quando ci ha riferito di aver scoperto che è stato Dennis Canon a maledire Pansy”.

Draco cercò di controllarsi. Piton sapeva bene quanto Blasie e Theo che non sarebbe stato il momento opportuno per interrompere il suo conflitto interno. Draco inchiodò con lo sguardo i due Serpeverde “Immagino che, dal vostro scambio, entrambi lo sapeste già e non me lo abbiate detto”.

Theo si schiarì nervosamente la voce, prima di distogliere lo sguardo dalla furiosa conversazione che stava avendo con Blasie tramite sguardi. “Sì, lo sapevamo. Ma volevamo fosse Pansy a dirtelo”.

Draco percepì la propria rabbia crescere, ma non era il momento di perdere le staffe. Doveva avere più informazioni, prima di perdere tempo ad urlare contro quei codardi dei suoi amici. “Cos’è successo a Canon?”, chiese a Piton, ignorando completamente i due.

“Al momento è al San Mungo con un disturbo post traumatico da stress. Potter ha chiesto alla McGranitt di farlo curare”, disse asciutto Piton.

Draco fece una smorfia, quasi imitandolo. “Tipico di quei dannati Grifondoro, completamente incapaci di vendicarsi come si deve”.

Piton annuì. Draco era davvero diventato un motivo d’orgoglio per lui, da quanto era tornato in sé dopo la guerra.

Draco riportò la propria attenzione su Blasie e Theo ed iniziò ad urlare loro contro per averlo tenuto all’oscuro.


Dormitorio Serpeverde

Hermione si fermò sulle scale, coprendosi la bocca per sopprimere il singhiozzo di sorpresa. Aveva dimenticato il libro di Artimanzia in sala comune la sera prima e stava andando a prenderlo, quando aveva sentito Piton dire a Malfoy della relazione tra Pansy ed Harry. Il tempo era essenziale, doveva avvisare i piccioncini che Malfoy era stato informato prima che riuscisse ad arrivarci lui. Chi poteva sapere cosa avrebbe combinato ad Harry, altrimenti.

Hermione sembrava camminasse sulle uova, da quando Malfoy l’aveva baciata. Lui non ci aveva riprovato, nonostante la sua paura. O ci sperava? Era completamente divisa in due. Il suo lato pragmatico le diceva di scappare ma quello romantico continuava a chiamarlo Draco e sembrava divertirsi quando lui la toccava nei momenti più disparati, volenteroso di un altro bacio. Non riusciva a decidere se fosse contenta o triste per la situazione.  

Aveva anche cercato, con molta fatica, di comprenderlo. Pensava si sarebbe vendicato velocemente di Baddock, ma per il momento lo ignorava. Nonostante Malfoy fosse stato un codardo durante il regno di Voldemort, sapeva che lo aveva fatto solo a causa della sua battaglia interna. Gli era stato detto di odiare i Nati Babbani, Harry e Silente. Era cresciuto con la dottrina razzista propinatagli dai Purosangue. Era destinato a diventare Mangiamorte e rivale di Harry ad Hogwarts. Però con la sconfitta di Voldemort aveva potuto diventare sé stesso e lei aveva scoperto quanto le piacesse molto di più. Nonostante tutto, continuava comunque a controllare i Serpeverde, anche se l’ultimo incidente suggeriva diversamente. Hermione aveva notato la furia nei suoi occhi quando l’avevano attaccata ma negli ultimi giorni si era comportato in modo indifferente con Baddock. Non combaciava molto con l’idea che si era fatta da quanto era anche lei tra i Serpeverde. Persino Blasie e Theo sembravano confusi e frustrati dalla sua esitazione di rimettere Baddock al proprio posto. Se Hermione lo avesse conosciuto davvero, avrebbe capito che stava macchinando qualcosa. Ma prima di ripensare a quel problema avrebbe dovuto raggiungere Pansy in tempo e farle sapere che il suo segreto era stato scoperto.


Torre dei Grifondoro

Hermione si irritò quando dovette attendere fuori dalla sala comune, come se quella non fosse stata la sua casa per gli ultimi sette anni, ma la Signora Grassa si era rifiutata di farla entrare senza parola d’ordine. “Mi spiace cara ma adesso tecnicamente sei una Serpeverde e non posso farti entrare”.

Così si era messa ad aspettare impaziente che qualcuno uscisse per fare colazione. Finalmente riuscì ad entrare quando apparve Dean. Notò Harry e Pansy in un angolo, che si preparavano per la giornata.

“Hermione, che ci fai qui?”, chiese Harry.

“Sono in missione di pietà. Devo avvisarvi che Malfoy sa di voi due”.

Pansy si sentì male. “Mi ucciderà per non averglielo detto. Chi ha parlato, Blasie o Theo? Li farò a pezzi”.

Hermione rise. “Tristemente, la persona che ha vuotato il sacco è già morta”. Pansy sembrò confusa.

“Piton”, sibilò con disgusto Harry. “Mi sono dimenticato che fosse lì durante il colloquio con la McGranitt. Scommetto che non vedeva l’ora di informarlo”.

“Ammetto di aver notato un tono un po’ compiaciuto”.

“Come l’ha presa Draco?”, chiese Pansy.

“Non bene, da quanto ho sentito. Ha urlato contro Blasie e Theo per un sacco di tempo. Sa anche di Dennis e non gli è piaciuta molto nemmeno la tua soluzione, Harry”.

Pansy riuscì a fare un sorriso. “Beh, è stata una reazione molto da Grifondoro. Noi Serpeverde siamo molto più vendicativi quando decidiamo di punire qualcuno”.

Hermione guardò incerta Pansy, che lo notò. “Perché sei sorpresa?”, chiese.

“Beh, è solo che Draco non ha ancora fatto nulla a Baddock, che sta diventando sempre più tronfio ogni giorno che passa. Questo contraddice ciò che hai appena detto”.

Pansy fece un ghigno per l’innocenza di Hermione. “È solo una normale tattica di Draco. È davvero cattivo quando deve vendicarsi e gli piace far cullare sugli allori le sue vittime. Sta attirando Baddock in un falso senso di sicurezza prima di colpire, e ti garantisco che colpirà”.

Hermione annuì. Sembrava essere in linea con il carattere di Malfoy. Aveva visto il suo lato protettivo ed era sicura che non avrebbe lasciato correre un tale affronto al suo potere. Aveva anche iniziato a comprendere il peso che il nome Malfoy aveva tra i Serpeverde ed era rimasta sorpresa che stesse permettendo a Baddock di prenderlo in giro. “Quindi credi che glie la farà pagare?”.

“Oh, io non lo credo, lo so”, replicò Pansy. “Draco è un maestro a scegliere il momento più opportuno. Adesso sta aspettando, poi lo umilierà per dimostrare a tutti che nessuno può maledire un Malfoy e passarla liscia”.  

Harry sussultò. Recentemente era stato dal lato meno opportuno un po’ troppo spesso con Malfoy e, se ciò che diceva Pansy fosse stato vero, avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle perché sentiva che Malfoy si sarebbe accanito anche su di lui per aver osato avvicinarsi a Pansy.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Capitolo 13

Sala Comune dei Serpeverde

Draco ghignò quando vide Baddock infilarsi esattamente al centro della sua ragnatela. Lanciò uno sguardo a Blasie e Theo, che lo avevano seguito in Sala Comune. Si era confidato con loro sui suoi piani per la disfatta di Baddock ed entrambi lo avevano approvato.

Daphne si era lasciata sfuggire qualcosa con Astoria che, con l’aiuto di Harper, aveva fatto il resto. Ora Baddock ed i suoi scagnozzi si trovavano spaparanzati sulle poltrone che erano state elette, non ufficialmente, a proprietà di Draco durante il quinto anno. Era una dichiarazione pubblica, ad indicare che ormai aveva preso il suo posto come leader dei Serpeverde. O almeno così pensava. Erano davvero stupidi se avevano davvero creduto alle cavolate che la Greengrass aveva messo in giro su suo ordine. Come se avesse avuto paura di Baddock. Lui aveva passato un anno con il Signore Oscuro in casa.

Draco si avvicinò a quegli idioti del quarto anno, con una grazia ed arroganza che solo un Malfoy poteva sfoggiare. “Ci diamo un po’ troppe arie, vero Baddock?”, biascicò.

“Perchè? Non che si sia qualcuno a fermarmi, no Malfoy?”, replicò Baddock.

Draco sorrise dolcemente, un chiaro segnare di pericolo per chiunque lo conoscesse. “Oh, io non direi così. Penso scoprirai che io sono ancora qui ed ancora il re delle serpi”.

Baddock si pavoneggiò. “Non credo che i traditori del proprio sangue con una ragazza Sanguesporco debbano guidare la Casa di Salazar”.

Draco alzò sarcastico un sopracciglio, completamente indifferente ad un’affermazione che qualche anno prima gli avrebbe fatto perdere il controllo. “Devo dissentire”, disse. “Un Malfoy, purosangue o meno, verrà sempre prima di un Baddock. È questione di classe e stile”.

Il sangue iniziò a circolare sul viso di Baddock. Draco sogghignò nel vedere la rabbia velargli gli occhi. Sarebbe stato più semplice di quanto pensasse. “Nessuno la passa liscia dopo aver detto certe cose sulla mia famiglia”, urlò Baddock.

Draco sbadigliò ed inarcò le sopracciglia con calma, il che fu la goccia che fece traboccare il vaso. Baddock prese la bacchetta e cercò di affatturarlo, ma Draco lo disarmò con un semplice movimento. “Pensavo potessimo sistemare la cosa alla maniera babbana, dato che ti piace tanto”. E con quelle parole Draco gli tirò un gancio destro.

Hermione sentì il caos proveniente dalla Sala Comune appena mise piede nel corridoio esterno. Sembrava fosse scoppiata una guerra, a sentire dal rumore che facevano i mobili rotti. Lasciò cadere i libri, prese la bacchetta e corse dentro. Si bloccò sconvolta alla vista che la accolse. Malfoy aveva appeso Baddock al muro, tutto coperto di sangue e botte. A quanto sembrava, era stato lanciato per la stanza più volte.

“Draco”, piagnucolò. “Mettilo giù”. Si affrettò per allontanarlo dal ragazzo mezzo svenuto.

“Non così in fretta, Hermione”, disse Theo, mettendole un braccio attorno alla vita per trattenerla. “Devi lasciare che Draco la faccia finite una volta per tutte”.

Hermione lo guardò scioccata. “Intendi che lo ucciderà?”.

Theo alzò gli occhi al cielo. “Non essere sciocca. Certo che non lo ucciderà, ma deve dimostrargli che non si fa incazzare un Malfoy senza conseguenze”.

Dopo qualche altro tentativo per liberarsi, Hermione si arrese alla forza di Theo. Non sarebbe riuscita a sfuggirgli così puntò gli occhi su Draco e lo pregò silenziosamente di fermarsi.

Draco sospirò per la frustrazione. Perché non poteva rimanere ancora un po’ in biblioteca? Ovviamente non avrebbe capito la necessità di quella dimostrazione di forza bruta, ma lui doveva farlo per rimettere al suo posto Baddock e rimandarlo al di sotto di qualsiasi roccia fosse uscito. Ignorò il suo sguardo da cucciolo, non senza sforzo dato che gli sembrava lo trafiggesse, e finì ciò che aveva cominciato. Strinse la mano attorno alla gola di Baddock, mentre il ragazzo annaspava in cerca d’aria. “Non ti piace stare dalla parte del perdente, vero Baddock?”, lo prese in giro.

Il ragazzo scosse la testa, buttando alle ortiche l’orgoglio nel tentativo di farlo smettere. Per tutta risposta, Draco strinse la presa. “Non sfidarmi mai più, Baddock. Finché sarò ad Hogwarts, io commando i Serpeverde e solo io faccio ciò che voglio. Se toccherai di nuovo ciò che mi appartiene, ti ucciderò”, sibilò spingendolo ancora di più contro il muro e vedendolo svenire.

Draco lasciò la presa e Baddock scivolò a terra in un ammasso informe. “Che sia da monito per tutti voi. Toccate Hermione e farò di peggio”, disse ai Serpeverde, silenziosi. Molti amici di Baddock strisciarono fuori dalla sala, ovviamente preoccupati di essere i prossimi.

Hermione lanciò a Draco uno sguardo di fuoco. Scivolò via dalla stretta di Theo e pestò i piedi fino al dormitorio. Draco gesticolò a Daphne di seguirla. Hermione era incredibilmente arrabbiata con lui e ci sarebbe voluto uno sforzo enorme per rientrare nelle sue grazie. Almeno ora sarebbe stata al sicuro. Nessun altro Serpeverde avrebbe anche solo osato guardarla storta. Erano troppo impauriti da ciò che Draco avrebbe potuto fare loro.


Dormitorio dei Serpeverde

Hermione camminava avanti e indietro, troppo arrabbiata per stare ferma. Come osava Malfoy trattarla come una specie di proprietà su cui litigare? Era un essere umano che respirava e parlava, pretendeva la trattasse con il rispetto che si meritava. Sentì la porta aprirsi dietro di lei. “Stai bene?”, chiese Daphne.

Hermione grugnì in risposta, troppo livida per usare le parole. “Sai che Draco ha dovuto farlo”, continuò Daphne.

Hermione si voltò per guardarla in viso. “Che cosa? Quasi uccidere un ragazzo di botte e poi dire pubblicamente che farà di peggio se qualcuno mi tocca?”.

Daphne annuì. “Per quanto barbaro possa sembrare, se Draco non avesse risposto con una dimostrazione di potere la cosa sarebbe peggiorata e le conseguenze sarebbero state terribili. Credi che Draco potrebbe convivere con se stesso se lasciasse che ti succeda qualcosa?”.

“Non apprezzo essere trattata come se fossi un osso da contendere tra cani”.

“Lo capisco, davvero, ma che altro avrebbe potuto fare?”.

“Ascoltarmi e fermarsi quando glie l’ho chiesto”.

Daphne rise divertita. “Andiamo Hermione, credi davvero che avrebbe funzionato? Draco sarebbe stato visto solo come un debole”.

Nel profondo Hermione sapeva fosse la verità, ma non significava le piacesse. Aveva visto troppa violenza e quell’anno sperava sarebbe stato diverso. Non aveva pianificato di essere il motivo per cui due ragazzi venivano mandati in infermeria, che Baddock lo meritasse o meno. Si sedette con passo pesante sul letto, di fianco a Daphne. “Capisco il motivo, ma non mi piace comunque. Non mi piace nemmeno essere trattata come una proprietà, il che è esattamente ciò che Draco ha fatto in sala comune”.

Daphne sapeva che Hermione aveva ragione ma era anche esperta in ragazzi, soprattutto se alfa come Draco Malfoy. “Hermione, te lo dico solo perché tu sei uscita solo con due ragazzi, uno quando eri molto giovane ed il secondo era il tuo migliore amico, ma i ragazzi, soprattutto quelli come Draco, diventano molto possessivi. Se Baddock o qualcun altro ci avesse riprovato Draco si sarebbe incolpato per non aver dimostrato che toccarti sarebbe stato inaccettabile”.

“Lo capisco, in un certo qual modo, ma non comprendo perché debba metterci così tanta enfasi. Cioè, da solo a finta di frequentarmi perchè Pansy e Ginny hanno pensato sarebbe stato divertente farmi quello scherzo con la sciarpa”.

Daphne le lanciò uno sguardo di sufficienza. “Per fortuna credevo tu fossi una strega super intelligente”, e se ne andò. Hermione rimase lì, più confusa che mai.


Corridoi di Hogwarts

Draco tornò silenziosamente alla sala comune. Aveva scaricato Baddock fuori dall’infermeria, mettendo in atto una piccola distrazione così che Madama Chips non lo scoprisse. Non riusciva a non pensare allo sguardo di rimprovero che Hermione gli aveva lanciato prima di sparire nel dormitorio. Non aveva voluto ferirla ignorando i suoi desideri, ma aveva promesso di proteggerla e ciò significava rimettere Baddock al suo posto. Aveva usato delle tattiche che sicuramente Hermione non approvava, troppo Grifondoro com’era, ma avevano funzionato e sarebbe stata più al sicuro che mai. Ne era sicuramente valsa la pena.

Draco distolse la propria attenzione dagli eventi precedenti in Sala Comune e da quella sexy e testarda strega, distratto da un rumore. Era Gazza? L’ultima cosa di cui aveva bisogno era essere messo in punizione per essersi trovato fuori dal dormitorio dopo l’orario previsto e non ci sarebbe voluto un genio per capire chi avesse scaricato Baddock, se l’avessero scoperto.

Poi udì una risata. Beh, almeno non si trattava di quella sottospecie di piovra e del suo dannatissimo gatto. Draco alzò gli occhi al cielo. Ottimo, avrebbe dovuto superare una coppietta in atteggiamenti amorosi prima di essere beccato da qualche prefetto di ronda verso la Sala Comune. Almeno avrebbero scoperto lui e non Hermione, che prendeva il suo ruolo molto seriamente e gli avrebbe comunque tolto dei punti. Appena svoltò l’angolo e vide di chi si trattava, i lineamenti gli si indurirono.

Pansy stava mugugnando, attaccata ai capelli di Harry. Adorava fare la ronda con il suo ragazzo, perché riuscivano a passare molto più tempo da soli rispetto alla Sala Comune. Ormai il ragazzo non era più timido come il mese precedente, le toglieva il respiro ogni giorno. Pansy mugugnò di nuovo mentre lui le baciava il collo e le metteva le mani sotto la maglietta per afferrarle i fianchi e farle il solletico sullo stomaco. Per la sua gioia, stava giusto per farle scivolare un po’ più in alto, quando qualcuno si schiarì la voce ed i due prefetti si separarono come scottati.

“In futuro terrai le tue sporche manacce lontano da lei, Potter”, grugnì Draco.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Capitolo 14

Corridoi di Hogwarts

Harry imprecò alla vista del viso tempestoso di Malfoy. Il Serpeverde infuriato gli si piazzò di fronte ed afferrò Pansy per un braccio. “Quando diavolo mi avresti detto che sta succedendo?”, ruggì.

Pansy si divincolò. Non era mai stata prima il bersaglio della sua rabbia ed in quel momento avrebbe voluto aver avuto il fegato di parlargli di Harry, piuttosto che permettere che lo scoprisse. Lanciò uno sguardo ad Harry, a corto di parole. “Malfoy, lascia andare Pansy”, disse Harry, mentre Pansy imprecava sottovoce. Tra tutte le cose che poteva dirgli, quella era la peggiore.

“Vai al diavolo Potter, prima che ti schianti. La lascerò andare quando voglio”, sbottò Draco.

Pansy sospirò. Più Draco imprecava e più si incazzava e, giudicando dal suo attuale linguaggio, era davvero fumante. “Le farai male”, continuò Harry. Pansy si chiese il motivo per cui lo avesse guardato in cerca di aiuto. Vista la sua postura sempre più tesa, Draco era pronto a scattare.

“Credi io sia un qualche imbecille che le farebbe del male?”.

“Credo tu sia arrabbiato e non abbia il completo controllo di te stesso”.

Draco lanciò ad Harry una maledizione pungente, che lo colpì all’inguine. “Che ne dici di questo, coglione?”.

Harry grugnì e si accasciò al suolo. Pansy si liberò dalla presa di Draco e corse al fianco di Harry. “Come hai potuto?”, singhiozzò. “Non c’era bisogno di colpirlo”.

“Se lo è fottutamente meritato, stupido idiota”, disse Draco alzando la bacchetta per colpirlo di nuovo.

Pansy gli si parò di fronte e puntò la propria contro Draco. “Non osare toccarlo Draco, e intendo davvero”.

“Dannazione Pansy, alzeresti la bacchetta contro di me per difendere quello sfigato Grifondoro?”.

“Lo amo Draco e tu devi smetterla di aggirarti come una specie di dio vendicativo. Voleva dirtelo, ma io ho continuato a rimandare e per una buona ragione, visto lo stato in cui sei”.

Draco si passò una mano tra i capelli mentre cercava di calmarsi, prima di fare qualche danno irreparabile. Pansy stava iniziando a piangere sul corpo del Grifondoro svenuto, mentre a lui stava iniziando il mal di testa per tutti gli eventi di quel giorno. Non doveva né perdere il controllo né Pansy in un colpo solo. “Hai permesso che scoprissi dal ritratto di Severus che tu e Potter siete una coppia?”.

Pansy lo guardò e vide il risentimento nei suoi occhi. Le dispiaceva non avergliene parlato a causa di ciò che avrebbe potuto dirle e invece lo aveva fatto diventare dieci volte più arrabbiato. “Mi spiace, Draco”, sussurrò Pansy. “Avevo paura di ciò che avresti detto”.

“Avrei rispettato la vostra relazione molto di più se fossi stata onesta con me dall’inizio e mi avessi detto che è Potter che vuoi”.

Harry fece una risata di scherno. “Davvero Malfoy, dici che non avresti fatto passare a Pansy le pene dell’inferno per aver scelto di stare con me?”.

Draco gli lanciò uno sguardo di rimprovero. “Non dico che ne sarei stato entusiasta od avrei immediatamente accettato la cosa, ma persino io riesco a vedere quanto la rendi felice ed ora ti sta difendendo e piange per te. Per me è abbastanza”.

Pansy iniziò a singhiozzare ancora più forte. “Oh Draco, davvero?”.

“Beh, a parte il fatto che ho paura di ciò che l’uragano Pansy potrebbe farmi se non accettassi lui, io voglio tu sia felice”, disse Draco facendola alzare da terra ed abbracciandola. “Al contrario di ciò che pensa Potter, non sono un mostro e ti voglio bene. Ovvio che voglio vederti contenta e se ciò comprende anche il Bambino Che Si Rifiuta di Morire allora immagino di doverci convivere”.

Harry alzò gli occhi al cielo. Ecco che riusciva comunque a lanciargli una frecciatina mentre donava la sua benedizione a Pansy. “Ma come prefetto, devo dire di essere molto deluso dal comportamento dei miei colleghi, che dovrebbero fare la ronda. Quindi, vi tolgo venti punti a testa per non aver svolto i vostri compiti e cinque per in tale inappropriato comportamento nei corridoi”. Harry e Pansy si guardarono sconvolti. “Oh, e cento punti a te Pansy, per avere un gusto così pessimo in fatto di uomini”. E con un ghigno, Draco si allontanò, prima che si rendessero conto di potergli togliere altrettanti punti.


In Biblioteca

Ginny Weasley rise mentre osservava il gruppo di Serpeverde con il quale stava studiando. Chi avrebbe mai pensato che alla fine della guerra di sarebbe seduta a chiacchierare con Theo, Blasie e Daphne: il figlio di un Mangiamorte e due eredi di importanti famiglie purosangue. “Il vostro Draco ha sicuramente fatto una scenata, l’altra notte”, disse Ginny. Rimase sorpresa nel vedere gli sguardi nervosi che si scambiarono i Serpeverde. “Il resto dei Grifondoro non è molto contento ci siano stati tolti 240 punti, soprattutto perché ora siamo secondi per la coppa dietro di voi. Personalmente, credo sia bello abbia dato la sua benedizione ad Harry e Pansy, anche se detto da un Malfoy punge un po’”.

Blasie riuscì a rilasciare il respiro che stava trattenendo. Grazie a Merlino, per un terribile momento aveva pensato che la faccenda di Draco e Baddock fosse stata scoperta. “Sì, è fatto così. Non perde mai occasione di togliere qualche punto a Grifondoro”.

“Sono sorpresa che abbia accettato così facilmente la cosa, comunque”. Ginny lanciò uno sguardo agli altri compagni. “Per come vi comportavate tutti, mi aspettavo di trovare Harry in infermeria e Pansy confinata per sempre in una torre a Malfoy Manor”.

Daphne rise. “Malfoy Manor non ha torri né draghi, sono sicura che Draco ci avrebbe pensato altrimenti. Ma seriamente, si tratta di Pansy e finché è felice lui non riesce a negarle ciò che vuole, persino se si parla di Potter. In ogni caso, anche Pansy diventa feroce se istigata e se Draco lo avesse mandato in infermeria di sicuro la bestiolina si sarebbe scatenata”.

Theo tossì. “O quello oppure Draco si sta rammollendo e so a quale strega cespugliosa dare la colpa”.

“Rammollendo? La scorsa notte non c’eri in Sala Comune?”, lo riprese Daphne.

Sia Blasie che Theo le lanciarono uno sguardo di avvertimento, che non venne perso dalla Weasley. Avrebbe dovuto oliare Blasie per qualche informazione. Che cosa deliziosa.

“Comunque, devo trovare Millie. Dobbiamo finire un compito di incantesimi assieme. Vieni, Theo?”, disse Daphne, per sviare la situazione.

Il suo ragazzo annuì, lasciando a Ginny esattamente lo spazio di manovra che voleva. Scosse i capelli e si avvicinò a Blasie con un sorriso accattivante. “Allora Blasie, che cosa è successo la scorsa notte in sala comune?”.

L’italiano la osservò ed alzò un sopracciglio. “Dovrai fare di meglio se vuoi che spiattelli i segreti di Serpeverde ad una Grifondoro”.

Ginny gli fece un sorriso di cui Salazar stesso sarebbe stato fiero e gli si sedette in braccio. Gli mise le mani attorno al collo e gli sussurrò all’orecchio. “Così va meglio?”, prima di mordergli un lobo.

Blasie inghiottì a vuoto, senza parole. “Se mi dici cosa voglio sapere, ci sarà un sacco di tempo per fare altro”, lo persuase Ginny baciandogli il collo. E così Blasie vuotò il sacco su ciò che era successo tra Draco e Baddock. Di sicuro lui glie l’avrebbe fatta pagare più tardi, ma quella sarebbe sicuramente stata la migliore pomiciata mai provata.


Classe di Pozioni

Hermione stava seguendo la lezione di pozioni. Aveva lavorato molto bene con Malfoy durante il mese precedente ma quel giorno lo vedeva per la prima volta dopo l’accaduto con Baddock ed aveva iniziato a pensarci. Si era assicurata di arrivare prima di Lumacorno, così da potersi sedere per prima e mantenere gli occhi verso la cattedra per tutto il tempo. Riusciva a percepire lo sguardo di Malfoy su di lei ma aveva continuato testardamente a tenere l’attenzione su Lumacorno, che blaterava di una pozione che Hermione aveva dovuto preparare diverse volte l’anno precedente. Ad ogni modo, si comportava come se fosse stata la prima volta in cui ne sentiva parlare, fintamente presa dalle parole del professore. Internamente invece, il cuore le batteva così forte che aveva paura Malfoy potesse sentirlo e non riusciva a distogliere il pensiero dall’ultimo loro incontro.

“Quindi adesso facciamo a finta di non conoscerci?”, le disse Malfoy all’orecchio.

Hermione era determinata a non affrontarlo ancora, soprattutto perché non aveva il controllo completo delle proprie emozioni. “Sai, questa Hermione impostata che stai interpretando diventerà noiosa molto presto”.

Hermione ci vide rosso e si voltò. “O giusto, io sono impostata perché non approvo il picchiare a morte un ragazzino più giovane in sala comune. Scusami per avere un cuore e dei valori morali”, gli sibilò.

Draco si massaggiò le tempie. “Che cosa avete voi ragazze con i valori morali? Giuro che mi state iniziando a far venire il mal di testa”.

Hermione strinse gli occhi. “Sono così dispiaciuta che il tuo piccolo cervellino sia dolorante per qualcosa di così stupido, ma non possiamo tutti essere dei freddi ed egoisti bastardi come te”.

“Egoista? Sai che avrei potuto rendermi la vita molto più facile nel lasciare a degli idioti come Baddock l’opportunità di surclassarmi ma no, ho deciso di fare il bravo e proteggere quel tuo culo ingrato. Ora però non so perché”.

“Non farmi bere la storia del “io sono il cavaliere dall’armatura scintillante”, l’hai fatto perché non volevi che il nome di Serpeverde fosse trascinato ancora più nel fango di quanto già non sia. Cosa in cui, voglio sottolineare, ti sei invece molto impegnato sin dal tuo arrivo ad Hogwarts”.

“Cosa dovrebbe significare esattamente, Granger? E credo tu debba pensarci bene ed a lungo, prima di rispondere”, la avvertì Draco.

“Non fare l’innocente Mangiamorte con me Malfoy, sai benissimo a cosa mi riferisco”, lo rimbeccò Hermione.

Vide il fuoco comparire negli occhi di Malfoy e le mani iniziare a tremargli, mentre perdeva il controllo. Mentre lei si calmava, si rese conto di aver oltrepassato il limite il che era esattamente il motivo per cui non voleva discutere in quel momento. “Malfoy, mi dispiace, questo è stato un colpo…” iniziò.

“Fottiti”, sbottò Malfoy prima di uscire come una furia dalla classe.

Lumacorno si interruppe e guardò attento verso Hermione. “Signorina Granger, va tutto bene con il Signor Malfoy?”.

“Non si sentiva bene, professore. È corso in infermeria”, disse Hermione. Era una scusa debole e non avrebbe mai funzionato con Piton ma Lumacorno era felice di bersi un qualcosa per cui non avrebbe dovuto fare nulla. E di sicuro un Malfoy incazzato sarebbe stato ben felice di evitarlo.


Corridoi di Hogwarts

Hermione si trascinò verso l’uscita dell’aula di pozioni. Non riusciva a credere di essere stata così stronza. Non c’era bisogno di riportare a galla il sesto anno di Malfoy, era stata cattiva mentre lui molto gentile. L’aveva protetta in tutte quelle sei settimane e lei lo ringraziava ricordandogli dei momenti della sua vita che sapeva non avrebbe voluto altro che dimenticare. Era maturato e faceva ciò che poteva per fare ammenda.

“Hermione, cosa c’è che non va con Draco?”, le chiese Pansy quando la raggiunse.

Hermione grugnì. Non voleva affrontarla e raccontarle l’accaduto. Era in imbarazzo, avrebbe dovuto spiegarsi a quella che lui considerava una sorella. “Sono stata una completa stronza e gli ho detto delle cose che mi fanno venire voglia di scavarmi la fossa e sotterrarmi”.

“Perché? Pensavo andaste d’accordo”.

“Fino a ieri, poi sono tornata in sala comune la notte scorsa mentre lui stava picchiando Baddock e mi sono infuriata perché mi ha ignorata quando gli ho chiesto di fermarsi”.

Pansy fece due più due. “Ecco perché Draco era in giro così tardi. Deve aver portato Baddock in infermeria”:

“Aspetta, hai visto Draco la notte scorsa?”.

“Già, ha trovato me ed Harry che pomiciavamo”.

“Wow, è una notiziona. Che è successo?”, chiese Hermione.

“Come puoi immaginare, Draco ha perso il controllo ed ha affatturato Harry”.

“Ma Harry era a pozioni un attimo fa, come mai non è in infermeria con Baddock?”.

“Diciamo solo che ho dovuto essere coinvolta. Ho minacciato di affatturarlo anche io”, disse Pansy mentre Hermione rideva. “Non è divertente, Hermione. Non ho mai alzato la bacchetta contro Draco, neanche per scherzo, ma ieri notte sì. Ho scelto Harry invece che lui”.

Hermione si calmò e si sentì ancora peggio per ciò che aveva detto poco prima. “Come l’ha presa?”.

“Stranamente, è stato carino. Ha ripreso il controllo e mi ha dato la sua benedizione. Ha detto che non vuole vedermi infelice, anche se si tratta di Harry”.

Hermione fissò Pansy a bocca aperta. “Lo so, è stata la mia stessa reazione. Mi sento da schifo per non aver avuto il fegato di dirglielo e lo abbia dovuto scoprire da Piton”.

Hermione grugnì di nuovo. “Dovevo proprio scegliere oggi per fare la stupida, vero?”.

“Che gli hai detto per farlo andare via in quel modo?”.

“Non voglio dirtelo, però sappi che mi vergogno”.

“Andiamo Hermione, parla. Non può essere tanto male”, la incoraggiò Pansy.

“Invece lo è, e tu mi odierai per averlo detto”.

Pansy alzò gli occhi al cielo. “Croce sul cuore, non lo farò. Ecco, ti basta?”.

Hermione annuì riluttante. “Immagino di sì. Gli ho ricordato di essere stato un Mangiamorte al sesto anno”. Pansy boccheggiò. “Lo so, e non so perché l’ho fatto. Mi ha fatta arrabbiare così tanto e lo ero ancora da ieri sera, così glie l’ho detto in faccia”.

Pansy chiuse gli occhi. Tra tutte le cose che avrebbe potuto dirgli per farlo arrabbiare, quella era la peggiore. Era il suo più grande rimpianto e si sentiva indegno di essere tornato ad Hogwarts dopo aver permesso ai Mangiamorte di entrare ed aver fatto uccidere Silente. Guardò Hermione, rossa in viso per la vergogna. Pansy voleva urlarle contro per aver usato un colpo basso ma sembrava che ci stesse pensando già da sola a rimproverarsi. “Ok beh, meno chiacchiere e troviamo Blasie”.

Hermione le fece un sorriso grato.


 

Dormitorio Serpeverde

Blaise aprì piano la porta del dormitorio del settimo anno, sapendo di trovarci Draco a rimuginare. Lo trovò seduto tra il letto ed il camino, così gli si avvicinò.

“Non adesso Blasie, non sono in vena”.

Blasie arrivò al letto e scivolò a sedere accanto a lui. “C’è una Grifondoro di fuori che sta scavando un buco a terra”.

“Aspetta in attesa di rinfacciare a tutti i Serpeverde gli errori passati?”.

“Era arrabbiata. Non capisce come siamo fatti ed è uscita di testa per ciò che è successo ieri in sala comune”.

“O forse ha detto ciò che pensa davvero”, sospirò Draco.

Blasie fece una smorfia. “Quella ragazza esce di testa per te amico, ed è l’unica a non capirlo”.

“Credo tu abbia passato troppo tempo con quella peste dai capelli rossi”.

“Quella peste capisce la Granger più di tutti, soprattutto di quegli altri due che, ammettiamolo, non ti diranno mai che prova un desiderio segreto verso un certo Serpeverde”.

“Merlino Blasie, passi davvero troppo tempo con la piccola Weasley. Sembri una vecchia prozia smielata”.

“Smettila di prendermi in giro e parlale. È piuttosto sconvolta e, ad essere onesti, sta iniziando ad insultare il buon nome dei Serpeverde con tutte quelle emozioni in faccia. Spaventa i più piccoli, che stanno cominciando a controllarsi le divise in cerca di qualche sprizzo rosso e oro”.

“Bene, le parlerò ma non sperarci troppo. Non mi vedrà mai in quel modo. Più in fretta lo capirete tu e la tua Weasley, più facile sarà quando tornerà a Grifondoro”.

“Non sminuirti, Draco. Sei piuttosto affascinante quando non lanci insulti sul sangue a destra e manca. Allora, la faccio salire?”, chiese Blasie.


“Immagino di sì”.

Dopo che Blasie se ne fu andato, Draco si alzò e si sedette con naturale grazia sul letto. Si passò una mano tra i capelli e si preparò mentalmente per cercare di interpretare nuovamente l’umore della Granger. Lo stava facendo uscire di testa con la sua incoerenza. Sperava solo lo lasciasse in pace o che finalmente ammettesse ciò che provava. C’era una scintilla, lui aveva ammesso a sé stesso di provare qualcosa per lei ma Hermione era testardamente aggrappata ad una visione perfetta del Signor Correttezza. Udì la porta scricchiolare leggera, che rivelò una Hermione esitante, insicura sull’essere o meno benvenuta.

“Se devi entrare, fallo e sbrigati. E se devi scusarti, sarà meglio siano delle belle scuse”, le disse imbronciato.

Hermione si morse nervosamente un labbro mentre avanzava nella stanza. Si schiarì la voce. “Draco, mi dispiace davvero”.

“Perché?”, le chiese orgoglioso.

“Non intendevo dire ciò che ho detto, sono stata cattiva”.

“Sei sicura? Non è che abbiamo mai avuto dei rapporti civili, solo insulti, minacce e fatture. Perché non dovresti pensarlo?”.

Hermione osservò il biondo di fronte a lei. Aveva ragione, non erano mai andati d’accordo e due anni prima non ci avrebbe pensato due volte a sputargli in faccia ciò che pensava. Ma quell’anno era diverso. Lui era diverso, e la confondeva. Era tornato ad Hogwarts con un atteggiamento completamente nuovo e, una volta tolta la patina da viziato e idiota bullo, le piaceva. Era maturo, intelligente e calmo nell’affrontare i problemi. Il giorno prima invece, il suo comportamento le aveva riportato alla mente i vecchi ricordi. Era come se il vecchio Malfoy avesse dimostrato il suo potere con la violenza senza Tiger e Goyle a fare il lavoro sporco per lui. Sospirò, mentre cercava di districare i propri pensieri per trovare qualcosa di sensato da dire. Si lasciò cadere sul letto, di fianco a lui. “Non lo so, sei diverso e questo”, disse indicando entrambi “è diverso”.

“Se lo pensi allora perché quel colpo basso? Devi essere onesta, Hermione”.

“Non lo so, ero arrabbiata con te e non mi è piaciuto ciò che ho visto ieri. Sembravi tornato come una volta”.

“A parte il fatto che il vecchio me non avrebbe messo in prima linea le proprie chiappe per te Hermione, ed è esattamente ciò che ho fatto con l’intera situazione di Baddock. Il fatto che tu non riesca a capirlo mi fa chiedere perché diavolo io mi prenda il disturbo di provarci con te”, sottolineò Draco.

“Che intendi?”.

“Andiamo Hermione, non fare la finta tonta. Solo perché ti rifiuti di affrontarlo non significa che tu non sappia ciò che hai davanti. Provo qualcosa per te e mi piacerebbe davvero che questa farsa della relazione fosse reale”.

Hermione percepì il viso andarle in fiamme ed il cuore battere più forte. Sentirlo ammettere i suoi sentimenti era bello ma anche pauroso. Nemmeno in un milione di anni avrebbe pensato che Draco Malfoy avrebbe provato qualcosa di diverso dalla repulsione nei suoi confronti. “E questo dove ci porta?”, chiese.

“Dipende da cosa provi tu, no?”.

Hermione si voltò verso di lui ed incontrò il suo sguardo grigio. “Non sono sicura Draco, è tutto così confuso”.

Lui le sorrise appena. “Beh, immagino che questo risponda alle nostre domande”.

Hermione lo guardò con espressione interrogativa. “Se sei così confusa ed insicura su ciò che vuoi, ti consiglio di lasciare che le cose tornino normali. Tu rientrerai a Grifondoro e continueremo a salutarci amichevolmente in classe”.

Lei percepì una fitta di dolore al petto. Era questo ciò che voleva? Solo perché non era sicura di volere una relazione con lui non significava volesse che le cose tornassero a come stavano prima che la McGranitt le facesse cambiare Casa. “E se non volessi? Non possiamo essere amici?”.

Draco sbuffò. “Ho già degli amici, Granger. Non ho bisogno di aggiungerti al gruppo”.

La sua convinta contrarietà la ferì. “Se ti piaccio, sicuramente possiamo esserlo”.

“No, Hermione. Non sono Weasley o Potter, non ho un desiderio segreto per te. Per quanto mi riguarda, o tutto o niente”.

Hermione iniziò a surriscaldarsi. “Ma è così irragionevole. Io sono confusa e tu mi dai un ultimatum”.

Draco si alzò ed iniziò a passeggiare per la stanza. “Ti potrà sembrare duro ma sei tu quella crudele. Mi offri l’amicizia quando io provo qualcosa per te. Mi renderebbe solo più difficile andare avanti”.

Lei gli si avvicinò e gli mise le mani sul petto per farlo fermare. “Non dovrebbe necessariamente essere così. L’amicizia potrebbe trasformarsi in qualcosa di più”.

Draco le mise una mano sulla guancia. “Forse, ma il fatto che tu sia così propensa a vedere il peggio di me mi fa credere che non succederà”.

“Ma io non voglio perderti del tutto”, piagnucolò Hermione.

Draco sorrise asciutto. “Non preoccuparti, ci sarò se Potty o quella scimmia rossa ti deluderanno”.

Hermione era troppo triste per rispondere a tono a quegli insulti verso i suoi migliori amici. “Quindi mi aiuteresti se ne avessi bisogno ma non sarai mio amico”.

“Non esattamente, è che non posso esserlo. Voglio qualcosa di più e se non puoi darmelo non voglio passare il tempo a studiare pozioni in biblioteca. La decisione è solo tua”.

“Ma io non voglio questo. Non so cosa provo per te. Non sono sicura di potermi infilare in qualcosa del genere data la mia situazione”.

“Allora ti sei già risposta, Hermione”.

Hermione si accigliò e guardò tristemente Draco. “È così allora?”.

“Immagino di sì”. Draco le si avvicinò e le diede il bacio più dolce che Hermione potesse desiderare. Gli si addossò completamente, anelando il contatto, ma lui si staccò troppo presto, le diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla stanza.

Hermione indietreggiò fino a trovare un letto su cui abbandonarsi. Aveva appena commesso l’errore più grande della sua vita?

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Capitolo 15

Giardini di Hogwarts

Le due settimana successive passarono in un alone di mistero sia per Draco che Hermione. Non riuscirono ad evitare di essere messi in coppia durante ogni lezione, dovevano condividere la sala comune ed i loro amici avevano iniziato ad uscire assieme e frequentarsi. Ormai non era più strano vedere Harry, Ron e Draco chiacchierare assieme, anche se sarebbe comunque stato difficile dire che Draco partecipasse attivamente al gruppo. Piuttosto, tendeva a stare sdegnato in disparte e fare l’asociale.

“Merlino, Sfregiato e la Donnola ci graziano della loro presenza”, biascicò sarcasticamente Draco a Blasie, mentre Ron ed Harry si avvicinavano alla loro postazione in riva al lago in quella piuttosto rara soleggiata giornata d’inverno.

“Ehi, quello è mio fratello. Sii carino”, disse Ginny.

“Grazie per avermi ricordato la tua parentela con il Rosso. Perché la sopporto, a proposito?”.

“Perché io sono l’unico abbastanza stupido da essere il tuo migliore amico e lo fai per me”, replicò Blasie.

“Sì, ma al momento non mi sta bene. La Rossa di per sé è ok, ma se si porta dietro quei due spiacevoli accessori allora potrei riconsiderare il fatto di lasciarla avvicinare alla mia persona”.

“Sai che sono qui con te, vero?”, sottolineò Ginny. “Comunque, se non l’hai notato, Hermione è la migliore amica di Harry e Ron e tu vuoi comunque frequentarla”.

Draco lanciò uno sguardo a Ginny e Blasie si risparmiò di dover bloccare qualsiasi commento cattivo lui stesse per replicare grazie all’arrivo dei due. “Ciao ragazzi, che fate?”, chiese Harry.

“Oh, non molto. Eravamo in attesa della benedizione della vostra presenza per poter dire conclusa la giornata”, sbottò Draco. “Blasie, vieni a cercarmi quando sarai tornato in te”, disse al suo amico prima di andarsene.

“Che problema ha? Credevo stessimo promuovendo l’amore tra case che tanto piace alla McGranitt”, chiese Ron.

Blasie sospirò. “Ignoralo. Diventa sempre così quando non ha quello che vuole. Oppure incolpa Hermione, come ti pare”.

“Quindi dobbiamo sopportarlo finché Hermione non si decide a smetterla di negare i suoi sentimenti e capisce quanto le piaccia?”, chiese Harry, preoccupato di dover passare più tempo di quanto pensasse con quella vecchia versione di Draco e solo per Pansy.

“Più o meno”, replicò Blasie.


In Biblioteca

Hermione cercava di sopprimere il suo immiserimento buttandosi nello studio con così tanta energia che Madama Pince andava a nascondersi ogni volta che la vedeva entrare in biblioteca. Harry e Ron erano rimasti increduli quando aveva iniziato a dare loro i biglietti con gli orari di studio per i M.A.G.O. “Ma Hermione, non è nemmeno Natale”.

“Il ripasso non inizia mai troppo presto, Ronald. Questo è l’ultimo anno, i nostri M.A.G.O. dovranno essere immacolati e siamo già un anno indietro rispetto a Beauxbatons e Durmstrang, che non sono state invase dai Mangiamorte”.

Harry alzò gli occhi al cielo ma abbassò velocemente la testa prima che Hermione notasse che lui in realtà stava realizzando una strategia di Quidditch per la partita contro Tassorosso, piuttosto che scrivere il tema di Difesa Contro le Arti Oscure.

Hermione strinse pericolosamente gli occhi quando udì Ron mormorare. “Merlino, vai a prenderti il furetto e pomicia un po’, così staremo tutti meglio”.

“Cos’hai detto, Ronald?”.

Il rosso sussultò e lanciò uno sguardo ad Harry, troppo impegnato a trattenere le risate per aiutarlo. “Ehm, niente Hermione. Sto solo dando un’occhiata agli appunti di incantesimi”, balbettò.

“Come pensavo”, rispose Hermione minacciosa prima di riportare la sua attenzione a Trasfigurazione.

Harry e Ron si guardarono ed Harry sospirò annuendo. Ron gli aveva chiesto giorni prima di radunare le truppe così che potessero organizzare qualcosa per bloccare la testardaggine distruttiva della loro amica. Lui aveva protestato, non volendo davvero finire nel fuoco incrociato Malfoy-Granger, ma Hermione stava diventando davvero insopportabile. La situazione stava anche iniziando ad incidere sulla la sua relazione con Pansy, dato che lei si struggeva sempre di più per il suo amico. Aveva iniziato a passare il tempo a discutere di progetti per farli mettere assieme e, anche se Harry non avrebbe voluto vedere Hermione con Malfoy, doveva ammettere quando fosse ovvio le piacesse quel borioso. In ogni caso, grazie a Pansy Doveva già sopportarlo quindi un’eventuale loro relazione non avrebbe fatto molta differenza. In effetti, avrebbe persino potuto far migliorare le cose visto che Malfoy sarebbe stato abbastanza contento da non infierire più su qualcun altro con i suoi commenti maligni e la rabbia repressa.

Ron ed Harry sfuggirono appena poterono dalle grinfie di Hermione. “Harry, so che non ti va ma la cosa ormai è ridicola. Se Hermione mi urla di nuovo addosso per non aver finito in anticipo un tema da consegnare fra tre settimane, la schianto”.

“Lo so, ma è Malfoy. Vuoi davvero che stia con Hermione?”.

“No, ma tristemente lei sì. È solo troppo dannatamente testarda per ammetterlo”.

“Ok, parlerò con Ginny e Pansy. Raduneremo le serpi e organizzeremo qualcosa”.


Sala Comune dei Serpeverde

Il giovedì, Serpeverde e Grifondoro si riunirono davanti al camino della Sala Comune nei sotterranei. “Perché abbiamo scelto questo posto?”, si lamentò Ron.

“Perché, capra, noi possiamo allontanare i più piccoli mentre voi no”, rispose Theo.

Harry si mosse a disagio, terribilmente sconfortato da ciò che lo circondava. “Come fate a passare così tanto tempo qui?”, mormorò a Pansy. Lei fece un ghigno.

“Voi idioti avete finito di litigare? Se avessi voluto guardare una zuffa tra voi, avrei fatto mettere il mio ritratto in Sala Grande”, sbottò Piton.

“Perché lui è qui?”, chiese Ron.

Piton alzò gli occhi al cielo. “Perché non mi sorprende il fato che tu non abbia ancora più di due cellule nel cervello, Weasley?”, disse tagliente Piton.

“Perché è il padrino di Draco, Ron”, rispose Pansy. “Ora, se la smettiamo di lamentarci dei presenti e dell’arredamento, possiamo iniziare a pianificare come far smettere Hermione di fare la testarda”.

“Io voto per chiuderli in uno stanzino. Dovranno per forza sistemare la cosa”, suggerì Blasie.

Piton sospirò. “Non capirò mai come tu sia finito nella mia Casa, Zabini”.

Theo e Daphne risero. Si poteva sempre contare sui commenti sarcastici di Piton. Ginny si infiammò in sua difesa. “Non era una cattiva idea e tra l’altro non sento altre proposte”.

“Dobbiamo essere subdoli, Signorina Weasley. Il che non è sicuramente associabile alla sua Casa né alla sua famiglia”.

Ginny diventò rossa per la rabbia. Non era giusto non poter lanciare una fattura ai ritratti. In caso contrario, Piton si sarebbe presto beccato una delle sue Orcovolanti. Blasie le mise un braccio sulle spalle e le accarezzò la schiena per calmarla.

Pansy prese di nuovo la parola. “Ok, basta punzecchiarsi. Dobbiamo mettere assieme un Purosangue arrogante ed una Mezzosangue testarda. Dobbiamo concentrarci”.

“Non sono sicuro di cosa sia peggio tra il carattere manipolativo di Draco e la mania di controllo ossessiva di Pansy” mormorò Theo a Ron.

Il rosso annuì. “Ringrazia solo non ci sia Hermione”.

“Non si parleranno mai volontariamente ora che hanno deciso come comportarsi”, precisò Daphne. “Draco è troppo orgoglioso e ci tiene alla sua privacy, mentre Hermione è troppo in imbarazzo. Quindi dobbiamo farli parlare”.

Harry sorrise. “L’unico modo per costringere Hermione è farla arrabbiare”.

“Ok”, disse Blasie. “Dobbiamo farla arrabbiare con Draco, abbastanza da farla andare da lui come una furia”.

“Il problema è che Draco non fa più scattare nessuna leva”, precisò Theo. “Cioè, sarebbe piuttosto strano se iniziasse a chiamarla Sanguesporco o dicesse di trovarla brutta visto che le ha dimostrato di non pensare nessuna delle due cose”.

“Credo abbiamo trovato il piano perfetto”. Pansy ghignò, mentre il resto del gruppo la guardava preoccupato.

“Merlino, Pansy. Hai un’espressione malvagia, il che significa che sarà una cosa dolorosa per entrambi”, disse Blasie.

Pansy sorrise dolcemente. “Perché Blasie, tesoro? Sono sicura tu non sappia cosa dici”, disse con falsa innocenza.

Theo gongolò. “Non sono certo di voler far parte del piano, se Pansy si comporta così”.

I Grifondoro erano spiazzati. Alla torre non avevano mai visto quel suo lato e la reazione dei compagni Serpeverde li stabilizzava profondamente. Daphne si abbassò per sussurrare “Quando Pansy fa così, significa che ha ideato un piano malefico. Adesso quasi mi dispiace per Draco ed Hermione”.

Pansy iniziò ad irritarsi. “Sentite, volete ascoltare il mio progetto o no?”.

“Sì”, risposero in coro gli altri.

“Allora, abbiamo capito che ci vorrà qualcosa di grosso perché si parlino di nuovo. Lui non tornerà al vecchio comportamento, quindi dobbiamo tentare qualcosa di drastico, che farà spezzare in due Hermione e le farà capire di volere Draco”.

I suoi ascoltatori annuirono. “Pensavo, qual è la cosa che la farebbe infuriare di più?”.

“Oh lo so, lo so”, disse Blasie, iniziando a saltellare con la mano alzata come un bambino. “Bruciamo la biblioteca e diamo la colpa a Draco”.

Pansy alzò gli occhi al cielo. “Piton ha ragione, Blasie, come diavolo sei riuscito a non finire a Tassorosso con queste idee stupide?”. Blasie le fece le boccacce, mentre il resto dei Serpeverde si divertiva. I Grifondoro sembravano un po’ in allarme. Sicuramente alla McGranitt non sarebbe piaciuto avere una biblioteca in fiamme.

Come se stesse usando la Legimanzia, Pansy disse sarcastica. “Non preoccupatevi, piccoli Grifondoro, non bruceremo la libreria né commetteremo qualche crimine. E non incolperemo Draco di nulla. Dobbiamo dare la colpa a qualcun altro, non farlo espellere con il supporto di Hermione”.

“Allora, ci dici cosa vuoi pianificare?”, chiese Theo.

Pansy risfoggiò il sorriso maligno. “Faremo bere a Draco una pozione d’amore, mentre Hermione rimarrà a guardarlo sbavare per qualcun'altra tutto il giorno. Poi la situazione verrà svelata e staremo a guardare Hermione che vendica il suo uomo”.

Il gruppo boccheggiò alla brillante idea di Pansy. “Abbiamo solo bisogno di trovare qualcuno che Hermione possa incolpare, ma non mi viene in mente nessuno2.

Harry scambiò uno sguardo malizioso con Ron e Ginny. “Credo di conoscere la persona perfetta. In effetti, lo ha già fatto in passato ed Hermione crederà sicuramente sia capace di rifarlo. Tra l’altro, il nostro caro Ron è stato una sua vittima”.

Ron rabbrividì. “Per favore Harry, preferirei non mi ricordassi le mie vergogne, anche se è stato per poco tempo e solo di fronte al professor Lumacorno”.

Ora i Serpeverde erano intrigati. “Volete dirci il nome o no?”, sbuffò Pansy spazientita.

“Romilda Vane”, urlarono all’unisono Ron ed Harry.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Capitolo 16

Sala Grande

Blaise e Theo guardarono Draco con attenzione, mentre apriva assente un pacco che gli era appena stato consegnato a colazione. Non stava prestando molta concentrazione alla faccenda, perché troppo occupato a cercare di non guardare una strega riccia, intenta alla sua ciotola di cereali. I due Serpeverde si diedero il cinque sotto il favolo, mentre Draco si faceva scivolare un cioccolatino in bocca. Blasie si voltò verso il tavolo Grifondoro, dove quattro paia di occhi erano altrettanto incollati al biondo. Sapendo che invece Hermione non stesse prestando loro la minima attenzione, Blasie fece segno a Ginny e le lanciò un bacio. Venne malamente riportato con la mente al proprio tavolo da Draco, che aveva iniziato a scuoterlo pesantemente. “Blasie, tu conosci piuttosto bene i Grifondoro, vero?”.

“Ne conosco una piuttosto bene, sì”, disse Blasie con l’occhiolino.

“Non importa”, disse Draco impaziente. “Qual è Romilda Vane? Mi presenti?”.

Blasie imprecò sottovoce, rendendosi conto che né lui, né Theo e né Daphne avevano chiesto chi lei fosse a Ginny. “Ehm, non sono sicuro di chi sia, amico. Chiederò a Ginny di presentarti”.

“Non c’è bisogno, Ginny se ne sta andando. Ora vado e glie lo chiedo io”, disse Draco, affrettandosi dietro al rossa.

“Ginny, Ginny, aspetta”, la chiamò.

La giovane Weasley si voltò, sorpresa di vedere Draco correre verso di lei in quel modo indegno. Harry e Ron sembravano invece piuttosto divertiti. “Ginny, mi presenti a Romilda Vane? Ci andrei io, ma non sono sicuro di chi sia. So solo che è bellissima e io la amo”.

Ginny lo fissò con gli occhi spalancati, iniziando a sentirsi a disagio per il piano. Ron ed Harry invece erano rimasti a sghignazzare. “Malfoy, non preoccuparti, io so chi sia Romilda. Te la indico”, disse Ron, sopprimendo le risate.

Draco sorrise contento. “Grazie amico, sei il migliore”. Ron gli indicò Romilda ed iniziò di nuovo a ridacchiare, mentre Draco si avvicinava veloce per presentarsi.

“Pansy, il tuo piano è meraviglioso. Non credo di aver più riso così tanto per Malfoy da quella volta che è diventato un furetto al quarto anno. In effetti, questa potrebbe diventare anche la mia scena preferita”, disse Ron.

Pansy e Ginny si scambiarono uno sguardo preoccupate. In realtà non avevano pensato a come Draco si sarebbe comportato sotto l’effetto della pozione e per il momento non era per niente da Malfoy. “Spero non scopra mai che siamo stati noi”, mormorò Pansy.

Ginny annuì. “Non mi piace l’idea di essere fatta a pezzettini”, disse alla vista di Draco che si univa alle ragazze del quinto anno.

“Romilda?”, chiese Draco alla ragazza mora.

“Sì”, rispose lei, un po’ insicura sul perché un Serpeverde del settimo anno le stesse rivolgendo la parola.

“Potrei parlarti un minuto da sola?”.

“Eh, certo”, rispose esitante. Lui non aveva un bellissimo aspetto, pallido e con gli occhi sporgenti. Le ricordava un po’ l’anno precedente. Lanciò uno sguardo stranito alle sue amiche, che ridevano alle sue spalle. Beh, quella poteva essere la sua unica occasione per parlare con quel ragazzo sexy e un po’ matto, ex Mangiamorte o meno.

Draco boccheggiò e si asciugò le mani sulla divisa. Erano sudate, il che era strano. Non era mai stato nervoso nel parlare con una ragazza, nemmeno quando aveva confessato i suoi sentimenti ad Hermione. Non che potessero essere paragonabili a ciò che provava per Romilda, comunque. Lei era tutto ciò che voleva in una ragazza, era… beh… non era sicuro di cosa fosse, perché non la conosceva, ma avrebbe rimediato. Ad ogni modo, era perfetta, di sicuro. “Mi chiedevo se volessi fare una passeggiata con me oggi dopo lezione, sai, tipo un appuntamento?”.

Romilda era confusa. Aveva ammirato Draco Malfoy da lontano, chi ad Hogwarts non l’aveva fatto, soprattutto quell’anno visto che si era trasformato in un bravo ragazzo.

“Pensavo frequentassi Hermione Granger”.

Draco rise. “Chi vorrebbe frequentarla quando potrebbe avere te? Non è niente al tuo confronto, tu sei stupenda”.

Romilda andò in tilt. Non vedeva l’ora di andare a raccontare alle sue amiche ogni parola. Gli fece un sorriso enorme. “Certo, mi piacerebbe. A che ora?”.

“Incontriamoci qui dopo lesione. Non vedo l’ora”, disse Draco e le baciò la mano. Romilda si sventolò un attimo e saltellò dalle amiche. Stava già sognando di diventare la prossima Signora Malfoy con un anello inestimabile al dito.

Hermione osservava scioccata Draco. Che diavolo stava facendo? Da quando andava in giro a baciare le mani delle ragazze a caso? Lanciò uno sguardo a Daphne, che le fece un piccolo sorriso e scosse incredula la testa.


Giardini di Hogwarts

Alla fine delle lezioni, Hermione era ancora più confusa. Le azioni di Draco erano così bizzarre che l’avevano riscossa dalla sua esistenza da moribonda ed ogni volta che osservava Draco e Romilda Vane sentiva il cuore incrinarsi. Come se il suo comportamento a colazione non fosse stato abbastanza strano, era entrato in Sala Grande durante il pranzo con un enorme mazzo di fiori autunnali che aveva raccolto nei giardini. Li aveva dati alla Vane con un tale slancio che aveva fatto ridere l’intera scuola. Poi aveva iniziato a fissarla, invece che pranzare. Romilda, ovviamente, si godeva le attenzioni. Non era sicura di come, ma sembrava aver catturato il Principe Serpeverde e, cosa ancora migliore, l’aveva soffiato ad Hermione Granger. Hermione, sapendo quanto insipida e vanesia fosse la ragazza, si sentiva sia indignata che ferita nel vedere Draco andare avanti. Ecco perché in quel momento si trovava seduta in riva al lago, a guardarlo ridere con la Vane. Hermione strinse gli occhi irritata, mentre la ragazza lanciava le braccia al collo di Draco e lo sbaciucchiava entusiasta.

“Vomitevole, vero?”, disse Pansy, lasciandosi cadere sull’erba di fianco ad Hermione. “Non credo di aver mai visto Draco comportarsi così”.

Hermione mandò mentalmente Pansy a quel paese, ma non rispose.

“Come ti va?”, chiese Pansy.

Hermione grugnì internamente, pensando di preparare una bambola voodoo per la Vane, ma sorrise a Pansy e disse “Non ho alcuna pretesa su draco. È libero di frequentare chi vuole”.

Pansy ghignò alla vista del fuoco nei suoi occhi. Certo, come no, continua a raccontarmela. “Immagino di sì. è solo che non sono abituata a vederlo correre dietro ad una ragazza come sta facendo”.

“C’è una prima volta per tutto. Buona fortuna ad entrambi. È bello vedere una coppia innamorata, dopo la morte e distruzione degli anni passati”. Hermione si sorprese di essere riuscita a parlare in quel modo, nonostante stesse chiudendo i pugni e stringendo la mascella.


Dormitorio di Serpeverde

Quella note Hermione non chiuse occhio, troppo vicina all’esaurimento. La vista di Draco che continuava a correre dietro a Romilda Vane, sacrificando la sua dignità, la faceva irritare a morte. Un paio di anni prima sarebbe stata entusiasta di vedere Malfoy cadere così in basso ma in quel momento era in agonia. Qualche ora prima, durante la notte, aveva capito di essere innamorata di lui ed aver perso la sua occasione. Avrebbe voluto riportare indietro il tempo con la sua vecchia collana del terzo anno, alla notte in cui lui le aveva aperto il cuore, per quanto potesse farlo un Malfoy, lì nel dormitorio. Ora sapeva esattamente cosa rispondere, lo avrebbe afferrato e non lasciato mai più. Invece si trovava all’inferno, ad ascoltare Daphne, Millicent e Tracey che dormivano mentre lei rimaneva sveglia a maledirsi per il suo stupido comportamento. Non poteva accettare che Draco andasse avanti, a meno che non scegliesse qualcun’altra, tipo Luna Lovegood.  No, per quanto non provasse alcun rispetto per Romilda Vane, non era quello il punto. Avrebbe odiato chiunque. Il fatto che poi le corresse dietro come un cucciolo non faceva altro che buttare sale sulle sue ferite.

Hermione sospirò per quella che le sembrava essere la centesima volta e si girò supina. Osservò il baldacchino sopra la sua testa e sperò che quella sensazione di impotenza svanisse. Nonostante si fosse sentita tale in precedenza, non era comparabile alla disperazione che provava ora. Le piaceva per caso auto-distruggersi? Sembrava incapace di comprendere quanto le piacesse un ragazzo finché non l’avesse visto con un’altra. Almeno anche Ron, al sesto anno, era stato incapace di affrontare i propri sentimenti, a differenza di Draco. Lui le aveva chiesto una vera relazione ma lei, stupida com’era, aveva rifiutato l’offerta, facendoli precipitare entrambi nella tristezza per settimane per poi raccogliere il seminato della sua idiota decisione. Passò i dieci minuti seguenti ad immaginare di avvelenare Romilda Vane, prima di rinunciare completamente a dormire ed iniziare a rileggere Storia di Hogwarts nel tentativo di calmare la sua anima tormentata.


Lezione di Pozioni

Hermione non avrebbe seguito la lezione. Era riuscita ad evitare di trovarsi faccia a faccia con Draco da quanto aveva iniziato a correre dietro alla Vane, ma per le prossime due ore si sarebbe trovata fianco a fianco con lui. Sarebbe stata una tortura, sapendo che lo amava. Era stato così anche per lui durante le due settimane precedenti? Ovvio che avesse rifiutato di essere amici. Amare qualcuno e non essere ricambiati era doloroso, soprattutto se si ha sotto gli occhi la persona, che ti ricorda costantemente ciò che non puoi avere. Hermione si sarebbe sentita così per il resto dell’anno. Non poteva nemmeno fuggire a Grifondoro, dato che Romilda sarebbe stata lì a blaterare sulla sua relazione con Draco, vaneggiando sull’ultimo regalo che le aveva fatto. Pensando a quella tortura, strinse le mani a pugno e si conficcò le unghie nei palmi, quando sentì Draco spingere indietro la sedia. Hermione ringraziò che in quel momento non si parlassero. Non avrebbe sopportato stare a sentire quanto felice fosse. Si piegò sul libro di pozioni, sfogliandolo svogliata in attesa dell’arrivo di Lumacorno. Riusciva ad udire Draco canticchiare tra sé, più contento di quanto qualsiasi persona avesse il permesso di essere in sua presenza. Riconobbe la canzone e le venne da vomitare. Che diavolo? Da quanto a Draco Malfoy piaceva Celestina Warbeck? Cercò di non ridere, per quanto disturbante fosse ascoltare Un calderone fumante d’amore.

Osservò sconvolta la pagina sulla quale si era fermata, quella dell’Amorentia. Fece una smorfia al ricordo del racconto di Harry riguardo il comportamento di Ron quando si era trovato sotto l’influenza di una pozione un po’ meno potente venduta dai gemelli Weasley al sesto anno. Era piuttosto delusa per essersi persa la scena, nonostante di sicuro si sarebbe infuriata nel vederlo sbavare addosso a Romilda Vane durante la sua relazione con Lavanda Brown. Hermione fermo quei pensieri e rifletté per qualche minute, confusa. No, non poteva essere. Anche se magari sì, poteva avere senso sotto quel punto di vista, e lei era una persona logica. Adocchiò Draco con la coda dell’occhio. Non stava bene. In effetti, ora che gli si trovava vicina, glie lo stava praticamente urlando in faccia. Era pallido, più del normale se possibile, con gli occhi sporgenti come se in trance e sempre agitato, come se non riuscisse a stare seduto. Si era anche comportato in modo strano. Draco Malfoy non rincorreva le ragazze, semmai il contrario, almeno quell’anno. Non aveva mai dimostrato il più remoto interesse per Romilda Vane né per qualche altra ragazza del quinto anno fuori da Serpeverde. Le aveva neanche mai parlato? No, lei se ne sarebbe vantata per tutta la torre se lo avesse fatto. Gli anni precedenti avrebbe preferito morire piuttosto che chiacchierare con una Grifondoro. Non riusciva neanche ad immaginarsi Draco ascoltare per ore le canzoni di Celestina Warbeck. A nessun ragazzo della sua età piaceva quella musica e Romilda Vane aveva dei precedenti. Era una cosa che avrebbe fatto per accalappiare il ragazzo più popolare. L’aveva fatto con Harry quando lo consideravano il Prescelto, quindi perché non Draco? Il giorno prima non aveva ricevuto dei cioccolatini a colazione? Lo aveva visto aprirli quando cercava disperatamente di concentrarsi sui propri cereali piuttosto che su di lui. Subito dopo, lo aveva visto parlare con la Vane e baciarle la mano. Troppo sospetto, per i suoi gusti. Strano che nessuno dei suoi amici avesse notato la differenza, però. Sì, Pansy aveva detto quanto non da Draco fosse la cosa ma non era sospettosa e nemmeno Blasie e Theo. Di sicuro lo conoscevano meglio di qualunque altro, quindi perché non si erano accordi del suo comportamento fuori dall’ordinario?

Hermione passò il resto della lezione di pozioni a fare a finta di seguire. La sua mente esplorava i diversi possibili scenari che pensava di aver scoperto. Doveva beccare qualche altro Serpeverde e sondare cosa ne pensassero. Almeno non sarebbe stato difficile tenere Draco fuori dai piedi, dato che sarebbe rimasto ad adorare Romilda. Hermione rise al pensiero di quanto arrabbiato sarebbe stato appena sciolto dall’incantesimo. Non le sarebbe piaciuto essere nei panni della ragazza. Rallegrata a quella prospettiva, finì la sua pozione e la allungò a Lumacorno con un sorriso.


Sala Grande

“Ragazzi, aspettate”, richiamò Hermione i Serpeverde, che si voltarono scioccati. Era rimasta così presa da se stessa nelle settimane precedenti che non li aveva più cercati dalla sua conversazione con Draco. Beh, c’era anche il fatto che lui si trovava sempre con loro.

“Tesoro, sembri più felice tutto ad un tratto”, disse contento Blasie.

Hermione alzò gli occhi al cielo ma evitò di rispondere. “Sentite, volevo parlarvi di Draco”. I ragazzi iniziarono a spostare a disagio il peso da un piede all’altro, come se si aspettassero uno scoppio di rabbia e qualche maledizione. “Non credete si comporti in modo strano?”, chiese.

“È innamorato”, spiegò Theo.

“Sì, è innamorato ma parliamo sempre di Draco Malfoy. Lo avete mai visto raccogliere fiori per una ragazza e dare spettacolo di fronte all’intera scuola? Ha mai parlato con Romilda Vane prima di ieri?”.

“Non che io sappia e sì, si comporta un po’ in modo strano ma è quello che fanno le persone quando sono innamorate”, disse Blasie.  

“Oggi a pozioni stava cantando Un calderone fumante d’amore”, disse Hermione, facendo sputare a Theo il succo di zucca. “Non sapevo fosse un ammiratore di Celestina Warbeck. Daphne, Theo ti canta canzoni strappalacrime come una strega di mezz’età? So da Ginny che Blasie in questo caso è carente, se oggigiorno è quella la definizione di romanticismo”.

Daphne rise al pensiero. “No, grazie a Merlino. Credo lo mollerei se lo facesse”.

“Ok, Quindi è strano. Che ne pensi, Granger?”, chiese Blasie.

“Mi è venuto in mente a pozioni. Si comporta da pazzo e come un ossesso per una ragazza che non ha mai incontrato prima. Deve essere sotto l’influenza dell’Amorentia o qualcosa di simile”. Hermione era così occupata ad osservare Draco stringersi a Romilda al tavolo Grifondoro che non notò lo sguardo che si scambiarono i tre Serpeverde. “Guardalo Blasie, anche tu frequenti una Grifondoro ma non ti vedo al loro tavolo. Non si fa. Nessuno cambia tavolo, a meno che non sia Luna. E lo avete visto di recente? È pallido e, prima che tu apra la bocca per fare qualche commento idiota Zabini, è più pallido del solito ed ha gli occhi assenti”.

“Credo potresti avere ragione, Hermione. Insomma, non abbiamo interferito perché pensavamo potesse essere una reazione comprensibile”. Theo si schiarì la voce. “Sai, per averlo rifiutato. Credevamo avesse iniziato solo una relazione un po’ strana”.

“Merlino ragazzi, siede dei pessimi amici. Quel povero ragazzo avrebbe potuto rimanere vittima di una pozione per anni, prima che notaste qualcosa di strano”.

“Hai qualche idea per aiutarlo?”, si affrettò a chiedere Daphne, cercando di distogliere l’attenzione dal soggetto che aveva preparato la pozione in questione. “Sai quanto difficile e potenzialmente pericoloso potrebbe essere interferire”.

“Non preoccuparti. Credi di aver capito dove è stata nascosta. Ha ricevuto una scatola di cioccolatini ieri mattina a colazione e dopo averne mangiato uno è andato dritto dalla Vane. Theo e Blasie, dovete trovare quella scatola e portarla via così che non ne mangi altri. Ci riuscite?”.

“Sì”, risposero entrambi.

“Allora Daphne, tu o Pansy dovete attirarlo in un posto che vi indicherò più tardi. Lo terremo rinchiuso finché l’effetto passerà ed avrò anche occasione di sistemare la cosa con la Vane”. Hermione sembrava piuttosto entusiasta al pensiero.

“Ci hai pensato molto”, fece notare Daphne.

“Sì, durante la lezione di pozioni. Dobbiamo assicurarci di pensare a tutto dato che, come hai notato, Draco è instabile e potrebbe rappresentare una minaccia al mio piano. Allora, tutto chiaro?”.

“Credo siamo abbastanza intelligenti da seguire i tuoi ordini”, disse Blasie. Hermione alzò un sopracciglio a mo’ di domanda. Blasie sorrise e ripeté “Io e Theo prendiamo i cioccolatini. Daphne invece attirerà un instabile ed ossessivo Draco dove tu le dirai”.

“Ottimo, sono contenta riusciate a seguire delle semplici istruzioni. Speriamo riusciate a completarle altrettanto facilmente. Ok, io vado a cercare un posto dove trattenerlo”, disse Hermione, alzandosi dal tavolo.

“Allora, chi porterà i pantaloni nella loro relazione?”, chiese Theo. “Sono entrambi comandini ed irritanti allo stesso modo”.

“Chi ti aspettavi scegliesse Draco? Una stralunata senza cervello? Ha bisogno di qualcuno come Hermione che tenga a bada il suo lato da tiranno”, fece notare Daphne.

“Ricordami di mandare i miei figli a Durmstrang, se anche quei due ne avranno. La loro prole governerà Hogwarts in modo insopportabile”, disse Theo.


In biblioteca

Blaise ragguagliò anche i Grifondoro su ciò che era successo a pranzo, sedendosi al banco al quale stavano studiando. “Grazie per aver tenuto impegnato Draco”, disse.

“Perché?”, chiese curiosa Ginny.

“Hermione è partita per la tangente”. Blasie notò lo sguardo preoccupato tra Ginny e Pansy. “Oh, non preoccupatevi. Non ha idea che centriamo qualcosa, ancora. Crede fermamente sia stata Romilda Vane, ma ha capito che Draco è sotto l’effetto di una pozione”.

“Cos’ha in mente?”, chiese Ron.

“Beh, ci ha dato ordine di portare via i cioccolatini rimasti. Daphne, e anche tu Pansy, dovete portare Draco da qualche parte, dove lei vi dirà più tardi”.

Harry scrollò le spalle. “Almeno non sospetta di noi. Ma che vuole fare con Malfoy?”.

“Credo segua la mia stessa scia d’onda”, disse orgoglioso Blasie. “Lo rinchiuderà finché non sarà svanito l’effetto. Cosa scommettiamo che ci si chiuderà anche lei? Ovvio, per tenerlo d’occhio ed assicurarsi stia bene. Vedete, lo stanzino delle scope era una bella idea”.

Pansy rise. “Non mi sorprenderebbe. Ieri è diventata verde d’invidia alla vista della Vane che baciava Draco al lago”.

I Grifondoro si guardarono, pensando se difendere o meno Hermione, ma si resero conto anche loro che si sarebbe sicuramente chiusa dentro con lui. Ginny decise di provarci. “Hermione sarà davvero preoccupata per lui e vorrà assicurarsi che non si ferisca. Vorrà anche spiegargli la sua teoria, quando tornerà in sé”.

Blasie e Pansy ghignarono. “Certo, continua a raccontartela”, biascicò sarcastico Blasie.

“Blasie Zabini, dubiti della mia abilità di comprendere le motivazioni di una delle mie migliori amiche?”, soffiò Ginny con le mani sui fianchi.

Ron non intervenne, riconoscendo in Ginny la stessa tendenza di Molly. Blasie, non conoscendola ed essendo estremamente sicuro della propria abilità nel trattare le donne, continuò a sorridere. “Certo che non dubito di te, tesoro”.

“Invece mi sembra di sì e sei irritante. È solo la tua di mente che pensa sempre male, di sicuro non quella di Hermione”.

Harry, Ron e Pansy si allontanarono, non volendo rimanere invischiati nella lite. Avevano già dato abbastanza tra Hermione e Draco. E comunque Ginny faceva paura da arrabbiata, cosa che avrebbe scoperto presto anche Blasie.


Ufficio Prefetti e Capiscuola

Hermione si allontanò sorridendo dall’ufficio di Neville ed Hanna. Il suo piano procedeva senza intoppi. Aveva trovato il posto perfetto dove tenere Draco al sicuro, lontano da quella mucca pazza di Romilda, abbastanza a lungo perché la pozione svanisse. Aveva anche rivisto l’organizzazione delle ronde, così che non avessero più bisogno di loro per i due giorni seguenti. Dopotutto, Hermione era molto più allegra di quanto non fosse stata quella mattina, prima di pozioni. Non vedeva l’ora di partecipare alle lezioni del pomeriggio. Era ancora una volta di nuovo nel controllo della situazione ed avrebbe fatto pagare caro a Romilda Vane quello scherzetto al suo Draco.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Capitolo 17

Sala Comune dei Serpeverde

Daphne raccattò tutto il suo coraggio. Doveva ingannare Draco sotto l’effetto della pozione, ancora molto instabile e ossessivo. La sua indole Serpeverde le urlava di scappare e lasciare i piani di salvataggio a chi di competenza, i Grifondoro in questo caso, soprattutto Hermione. Non era sicura di cosa Draco avrebbe potuto farle se avesse capito che gli stava mentendo riguardo alla Vane, né cosa avrebbe potuto farle Hermione se non avesse seguito le sue istruzioni alla lettera. Decise di giocarsela con Draco. Meglio il diavolo che conosci che un’eroina di guerra fuori di testa. Si avvicinò al biondo, che al momento portava una specie di collana con presumibilmente dei capelli di Romilda.

“Draco, la tua ragazza mi ha chiesto di dirti che ti aspetta nell’ufficio prefetti”.

Draco si alzò e sorrise. “Romilda? Mi sta aspettando?”.

“Sì, ha detto che ha bisogno urgente di te. Ho appena incontrato Pansy, che ti stava cercando”.

“Oh, grazie Daphne”, disse Draco, prima di fuggire dalla sala comune.

La diceva lunga su quanto fosse pericolosa l’Amorentia se Malfoy, di solito molto arguto, non si era nemmeno chiesto il motivo per cui Romilda potesse trovarsi all’ufficio prefetti, dato che non era uno di loro. Daphne avrebbe tirato un sospiro di sollievo quando avrebbe rivisto tornare Draco in sé, anche se sarebbe diventato una furia quando avesse scoperto del ridicolo di cui si era coperto nell’ultimo paio di giorni. I più piccoli non avrebbero più avuto paura, ora che sembrava comportarsi come un pazzo. Daphne si accarezzò la fronte. La sua parte era fatta.


Corridoi di Hogwarts

Draco sorrise al pensiero della sua nuova e perfetta ragazza. Non riusciva a capire come mai non l’avesse notata prima, era tutto ciò che desiderava. Rideva sempre e pendeva dalle sue labbra. Aveva scacciato la sua vecchia idea di volere una persona che sapesse pensare da sola e non accondiscendesse a tutto ciò che lui diceva. Grazie a Merlino era tornato in sé, altrimenti sarebbe finito assieme a quella banshee della Granger. Era un’irritante so-tutto-io che gli avrebbe reso la vita un inferno con la sua abilità di pensare ed avere un cervello. Fischiettò, mentre camminava, all’idea di sbaciucchiare Romilda fino a farle perdere i sensi.

La porta dell’ufficio Prefetti era chiusa, buio all’interno. Draco infilò la testa. “Romilda? Tesorino, dove sei?”.

Non rispose nessuno. Draco ghignò, quella streghetta si stava nascondendo. Le piaceva giocare così. Di norma l’avrebbe trovato irritante ma, per qualche motivo, quando ci aveva provato la prima volta l’aveva trovata una cosa deliziosa. Si trascinò oltre la porta e venne colto completamente impreparato da una fattura immobilizzante. Se avesse potuto, avrebbe sbattuto più volte le ciglia per la sorpresa. Invece, venne costretto a fissare la ragazza riccioluta che gli si presentò davanti. “Mi dispiace Draco, ma è meglio così”.


Ufficio Prefetti

Hermione quasi si spaventò per la rabbia che dardeggiava dagli occhi di Draco. Aveva fatto un buon lavoro di ricerca sugli effetti collaterali delle pozioni d’amore e si era preparata una fattura adeguata. Meno tempo avesse avuto per reagire, più facile sarebbe stato soggiogarlo. Ora doveva solo tenerlo lì finché non fosse svanito l’effetto e fosse tornato normale. Lo fece levitare verso una comoda poltrona che aveva preparato e lo legò. Si assicurò di silenziarlo, prima di liberarlo dal Pietrificus. Non avrebbe sopportato i suoi strilli né poteva permettere che qualche professore vicino venisse a liberarlo. Era davvero un peccato che la Stanza delle Necessità fosse stata distrutta dal fuoco di Goyle, perché sarebbe stata perfetta per quella situazione. Anche se era riuscita ad ottenere il consenso di Neville ed Hanna ad usare l’ufficio per i due giorni seguenti, finché la pozione non fosse svanita, non c’era garanzia che qualche altro prefetto avesse cercato di entrare. Almeno aveva avuto la giusta idea di organizzare il tutto per venerdì, così che non dovessero presentarsi in classe fino al lunedì seguente. Non credeva che l’effetto sarebbe durato così a lungo senza che Draco mangiasse altri cioccolatini, per cui pensava di poterlo liberare al massimo entro domenica mattina.

Hermione sospirò. Dallo sguardo arrabbiato che le stava lanciando, non sarebbe stato un compito facile.

“Draco, so che ti stai chiedendo perché ti ho attaccato e rinchiuso in questo ufficio”.

Lui annuì ed Hermione prese coraggio per continuare. “Beh, non sarà facile da spiegare ma voglio che tu sia paziente con me e mi ascolti. Va bene?”.

Draco annuì di nuovo. “Puoi non credermi, ma per favore, ascoltarmi. Sei sotto l’influenza dell’Amorentia”.

Draco mosse gli occhi e cercò di parlare, aprendo la bocca diverse volte senza che ne uscisse alcun suono. Sembrava essere incredibilmente frustrato.

“Se ti tolgo l’incantesimo silenziante, ti comporterai bene e non urlerai?”, chiese Hermione.

Draco annuì ancora, più irritato che mai. “Che diavolo credi di fare?”, sibilò ad Hermione.

Hermione si strinse le mani. Era il punto debole del suo piano, far sì che Draco l’ascoltasse. “So che è difficile da credere Draco, ma hai bevuto l’Amorentia”.

Draco strinse gli occhi. “Perchè lo pensi? Sei gelosa o qualcosa del genere?”.

“No, non solo gelosa ma voglio che mi ascolti. Non ti sei comportato in modo strano da quando hai iniziato a volere Romilda Vane?”.

“Al momento sembra ti stia rodendo il fegato. Intendi che dovrei essere così preso da te da non riuscire ad andare avanti e stare con qualcuno di così meraviglioso come Romilda?”.

Hermione fece una smorfia. “Quindi praticamente mi stai dicendo che ti sei innamorato della Vane in un paio di giorni, al punto che ti siedi anche al tavolo dei Grifondoro per stare con lei?”.

“Cosa c’è di così difficile da capire? È una ragazza molto speciale. È bellissima, dolce e gentile”.

“Certo”, disse sarcastica Hermione. “Sai altro di lei?”.

“Non ancora, e quindi? È il motivo di avere una relazione, no? Così conosci più cose di chi ti interessa”.

“Di solito sai almeno qualcosa prima. Merlino Malfoy, Ginny mi ha detto che non sapevi nemmeno chi fosse prima che lei te la indicasse. Non ti fa suonare un campanello d’allarme?”.

“Credo tu debba chiudere il becco, Hermione. Cos’hai contro Romilda? Penso tu sia solo gelosa che qualcuno voglia stare con lei quando nemmeno quella mostruosità del rosso vuole stare con te”, le urlò Draco, sempre più ferito.

Hermione si rifiutò di dare ascolto alla propria rabbia, doveva tenere la calma. Sapeva che non era Draco a parlare ma la pozione. Non gli avrebbe permesso di ferirla, non importa quante cose brutte le avesse detto.

“Se inizi ad urlare ti silenzierò di nuovo”.

“Fai quel diavolo che ti pare. Non sei altro che una bisbetica gelosa che prova rancore per Romilda”, urlò Draco.

Hermione sospirò. Sarebbe stato più difficile del previsto. Draco era ottuso e testardo al massimo e stava facendo uscire quell’idiota borioso che era stato fino al quinto anno. Almeno, questa volta, non aveva ancora iniziato ad insultare sulla purezza del sangue. Hermione lo silenziò nuovamente e Draco la fissò fumante.

Cinque ore dopo non era ancora cambiato nulla ed Hermione aveva mantenuto l’incantesimo attivo, seduta in un angolo a leggere. Ogni tanto controllava Draco, che in quel momento fissava nel vuoto ma sapeva fosse ancora arrabbiato vista la tensione della mascella. Gli offrì cibo ed acqua, ma lui la ignorò. Attorno a loro, il castello era silenzioso. Ormai era scattato il coprifuoco e tutti si erano già rintanati nelle sale comuni. Pensò fosse il momento buono per permettergli di parlare. Sapeva di non aver fatto ancora nessun progresso ma il silenzio le dava sui nervi. “Ora ti tolgo l’incantesimo. Credi di essere in grado di parlare senza urlarmi addosso?”, chiese Hermione.

Draco non si diede nemmeno la pena di guardarla. Sarebbe stata una lunga notte, pensò Hermione. “Mi ascolti?”.

Draco scrollò le spalle. “Non che possa esattamente fermarti, hai la mia bacchetta”.

“Draco, puoi ascoltarmi senza arrabbiarti od entrare sulla difensiva questa volta?”. Il Serpeverde non ebbe alcuna reazione visibile per cui Hermione lo prese come un consenso e continuò. “Se ci pensi logicamente, capirai di non essere davvero innamorato di Romilda Vane. L’hai mai notata prima?”.

Draco continuò ad ignorarla. Almeno non stava urlando, ma non voleva comunque prestarle attenzione. Si rifiutava di guardarla o di dedicarle un minimo di tempo. “Pensaci, Draco”.

Hermione tornò al suo libro e sperò che le sue parole avessero qualche minimo effetto.

Draco si stava stancando di rimanere seduto allo stesso posto. La rabbia che lo aveva fatto urlare in qualche modo se n’era andata dopo la terza ora di prigionia. Ora voleva solo che quell’irritante strega lo liberasse. Dato che sembrava voler continuare la sua tirata contro Romilda, aveva deciso di non prestarle alcuna attenzione. Non aveva più parlato dopo l’ultima preghiera che gli aveva rivolto, sembravano essere passati anni invece che poche ore. Si stava annoiando ed aveva sete. Poteva rompere il silenzio? “Granger, ho sete. Portami da bere”, ordinò.

Lei alzò un sopracciglio a mo’ di sfida per il suo tono ma alla fine lo fece visto che lui non poteva alzarsi. Sussultò quando lei gli porse il bicchiere contro le labbra. Soprassedette al fatto di non trovarsi esattamente in una posizione dignitosa, il bisogno di acqua era maggiore. Quando finì di bere, chiese “Quanto a lungo intendi tenermi qui?”.

“Quanto serve”, replicò lei. “So che non mi credi al momento ma quando la pozione inizierà a svanire ti renderai conto della realtà e capirai che l’ho fatto per il tuo bene”.

“Sì, sono sicuro sarò contentissimo che tu mi abbia legato e portato via la bacchetta”, biascicò sarcastico. “Oh, e non dimentichiamoci che mi hai fatto ascoltare le tue idee pazze”.

“Lamentati fin che vuoi, Draco, ma tra qualche ora vedrai che ho ragione”.

“E quanto ci vuole ancora?”, chiese Draco.

“Beh, il resto dei cioccolatini con l’Amorentia ce l’ho io quindi penso un altro giorno, al massimo. Anche se possono essere anche sei ore, Romilda non è mai stata brava in pozioni”.

“Quindi tecnicamente mi terresti qui fino a domenica mattina?”.

“No, credo saremo liberi sabato pomeriggio, dopo che mi avrai baciato i piedi in ringraziamento ovviamente”.

“Nei tuoi sogni, Granger. Gli unici piedi che bacerò sono quelli di Romilda”.

“Che schifo Draco, è un’immagine che non voglio raffigurarmi”.

Per un po’ rimasero in silenzio ma Hermione riusciva praticamente a sentire il cervello di Draco al lavoro.

“Devo andare in bagno”, le disse.

Hermione se lo aspettava. Non era stupida e sapeva che avrebbe cercato di fuggire. Aveva già preso precauzioni, rimuovendo qualsiasi cosa potesse usare come un arma, persino gli asciugamani, che aveva rimpiazzato con dei tovaglioli di carta. “Certo Draco, ti libero”, disse lei.

Lo vide ghignare mentre si avviava verso il piccolo bagno in fondo. Dieci minuti dopo, riemerse con il viso scuro. Lei gli sorrise tronfia. “Non credevi davvero che sarei stata così stupida da lasciare qualcosa che avresti potuto usare contro di me. Wow Draco, la tua vicinanza a Romilda ti sta davvero iniziando a danneggiare”.

Lui non disse nulla ma le lanciò uno sguardo infuriato mentre lo immobilizzava nuovamente sulla sedia. E l’impasse continuò.

Il sabato mattina arrivò freddo e luminoso. Hermione si era addormentata un’ora prima, mentre Draco era rimasto immobile sulla sedia, rifiutandosi di chiudere gli occhi. Aveva passato le ultime tre ore prima dell’alba a pensare alle parole di Hermione. Il dubbio stava iniziando ad insinuarsi nella sua mente, aveva ragione. Non aveva mai notato la ragazza prima di due giorni fa, né aveva mai voluto chiederle di uscire. All’inizio, la parte di lui che rimaneva legata alla Grifondoro, aveva iniziato ad urlare insulti all’altra parte del cervello ma, durante le ore, avevano iniziato a svanire. Scosse la testa, cercando di sistemare il conflitto. Odiava sentirsi confuso. Era come se una parte di lui si stesse svegliando da un lungo sonno, mentre delle immagini sfocate dei giorni precedenti gli scorrevano nella mente come dei sogni. Non provava più quel desiderio spassionato di passare ogni momento con Romilda. Si sentiva più libero, come se stesse tornando nel suo corpo, prima abitato da qualcun altro, come se la volontà propria stesse riemergendo. Era importante, dato che non voleva più sentirsi come durante la guerra ed il sesto anno, senza controllo sulla sua vita. Le sue azioni erano state dettate da Voldemort e non aveva potuto rifiutare.

Anche i sentimenti per Hermione stavano riemergendo. Era rimasto lì, mentre la stanza si illuminava, a guardarla dormire. In nessun universo parallelo avrebbe potuto scegliere Romilda ad Hermione Granger. Lei lo teneva sempre sulle spine, lo faceva pensare e le loro conversazioni riguardo la magia e la vita in generale lo intrattenevano per ore. Riusciva anche a tenerlo in riga, come nessun’altra poteva fare. Con lei, non avrebbe potuto scamparla e gli piaceva. Aveva bisogno della sua compassione, lui che poteva diventare crudele all’occasione. Lo avevano cresciuto insegnandogli di pensare egoisticamente, perché tutti erano al di sotto di lui. Hermione era l’opposto. La sua campagna per la liberazione degli elfi prima era motivo di scherno mentre ora era diventata una cosa che adorava di lei. Dimostrava quanto fosse spassionata la sua voglia di uguaglianza per quelli in difficoltà. Aveva una nuova speranza che avesse cambiato idea e volesse stare con lui. Solo qualcuno a cui importava davvero si sarebbe preso il disturbo di fare ciò che lei aveva fatto quella notte.

Hermione si stiracchiò, strofinandosi gli occhi e muovendo collo e spalle a destra e sinistra, cercando di allontanare il dolore causato da una posizione sbagliata durante il sonno. Sbadigliò apertamente e le ci volle un minuto per capire dove si trovasse e perché avesse dormito così poco. Allungò le gambe e si accorse di avere uno spettatore. Draco era seduto nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato. “Ciao”, disse timida, un po’ imbarazzata per essersi addormentata.

Lui le sorrise. “Buongiorno, dormito bene?”.

Hermione arrossì. “Per quanto possibile su un pavimento di pietra sotto alla finestra”.

Draco ghignò ma non riuscì a commentare perché lei rise. Hermione non aveva mai visto Draco Malfoy in altro modo rispetto alla posizione elegante che di solito teneva. In quel momento, invece, aveva i capelli arruffati e le guance rosse per averci appoggiato le mani. Non glie lo avrebbe detto ma era persino più bello. Lui la riprese. “Hai un po’ di bava alla bocca”.

Hermione scattò a pulirsi la bocca ma gli fece una linguaccia quando si rese conto che aveva mentito. “Idiota”, mormorò.

Draco si schiarì la gola e si guardò le mani. “Ok, so che me ne pentirò in trenta secondi ma volevo ringraziarti”.

Hermione lo guardò prima confusa, poi con un sorriso enorme. “Allora immagino che l’Amorentia sia svanita?”.

“Sembra di sì, un minuto prima ero fumante di rabbia con te per avermi tolto Romilda Vane e quello dopo hanno iniziato ad assalirmi i dubbi”.

“Beh, è un sollievo. Iniziavo a pensare che avrei dovuto tenerti chiuso qui per sempre”.

Draco alzò un sopracciglia. “Paura che potessi davvero sposarla?”, la prese in giro.

Hermione arrossì e si voltò mordendosi un labbro. La sua voglia di salvarlo da quella intrigante Grifondoro gli dimostrava quanto le importasse di lui. Doveva solo farglielo ammettere.

“Ok, togliamoci l’umiliazione. Quanto male mi è andata?”.

Hermione cercò di bloccare sul nascere una risatina. “Diciamo solo che la tua reputazione in questa scuola non sarà più la stessa”.

Draco grugnì. “Così male?”.

Hermione semplicemente annuì.

“Gli ultimi giorni non li ricordo bene. Ho qualche flash di me che correvo dietro alla Vane come un pazzo”.

“Di sicuro non è stato da te. In realtà è stato quello che mi ha fatto pensare fossi sotto effetto di una pozione”.

“Ok, smettila di farmi auto-commiserare e dimmi quello che ho fatto”.

“Vuoi tutta la storia o la versione corta?”, chiese divertita Hermione.

“Dimmelo e basta. Sono pronto ad ascoltare tutti i dettagli peggiori”.

Hermione iniziò allora a raccontargli del suo comportamento sconclusionato. Dopo aver sentito del proprio correre dietro a Romilda Vane, del divertimento di Ron ed Harry e dei fiori datele davanti a tutta la scuola, Draco dovette sedersi con la mano sugli occhi, orripilato. Quando sarebbe uscito da quell’ufficio, sarebbe stato un pagliaccio ambulante.

“Allora come mai sei stata l’unica ad accorgerti che qualcosa non andava?”, chiese quando lei finalmente finì il racconto.

Hermione storse il naso. “Non ne sono sicura. Cioè, eri così diverso che non ho idea di come mai nessuno dei tuoi compagni ti abbia preso da parte per chiederti a che diavolo stessi giocando. In effetti, Pansy sembrava quasi contenta per te”.

Draco brontolò. “Lo sarebbe, mi scoccia sempre sul fatto che debba trovarmi una ragazza e innamorarmi”.

“Sì, ma Romilda è chiaramente quella sbagliata, lo capirebbe qualsiasi persona con un po’ di intelligenza. So che Pansy vuole tu sia felice, e non con chiunque bensì con qualcuno che ti completi. Ero così confusa sul perché nessuno si prendesse la briga di fermarti”.

“Credimi, scambierò con loro due paroline”.

“Allora, ti senti abbastanza bene da uscire? Non credi di provare una voglia irrefrenabile di saltare addosso a Romilda Vane appena la vedrai?”.

“Solo se con “appena la vedrai”, intendi farle sputare sangue per aver giocato con me in quel modo”.

Hermione rise. “Come prefetto, Signor Malfoy, dovrò toglierle dei punti se compirà una tale azione”, disse con voce da maestrina.

“Ma penalizzerebbe la sua stessa casa, Signorina Granger”.

“Dato che presto tornerà a Grifondoro, non credo mi importi molto del futuro dei Serpeverde. in effetti, mi piacerebbe ottenere un po’ di equità dopo il tuo massacro, quando hai scoperto Harry e Pansy baciarsi”.

Draco ghignò. “È stata un’opportunità troppo bella per lasciarsela sfuggire. Penso dovrò rispolverare la mia indole tiranna e terrorizzare qualcuno del primo anno, per ripristinare il mio orgoglio ferito”.

“Provaci, Draco, e ti ritroverai presto legato nuovamente a questa sedia”.

“Parlando della tua attuale passione, mi vuoi slegare? Mi piacerebbe sgranchirmi le gambe”.

“Oh Draco, me ne sono completamente dimenticata”. Hermione si affrettò a liberarlo.

Draco si alzò e sospirò di sollievo mentre muoveva i muscoli atrofizzati. Gli faceva male ovunque e non vedeva l’ora di farsi un bagno nella vasca dei prefetti. “Che ore sono?”, chiese.

“Wow, sono le unici. Immagino che il tempo voli quando ci si diverte”.  

“Tu forse ti sei divertita a mettere in pratica le tue fantasie e legarmi, ma io ho fame”.

Hermione gli diede un buffetto sul braccio. “Io non ho fantasie su di te, idiota”.

Draco si abbassò e le sussurrò all’orecchio. “È normale ammettere che io sia l’uomo dei tuoi sogni, Hermione. Lo fanno tutte le ragazze di Hogwarts”.

“Perché non vaneggi un po’ di più? Il tuo ego ha bisogno di un codice postale tutto per sé”.

“Dico solo la verità. Non posso farci niente se sono così bello da avere questo effetto sulle donne”.

“Si, è che fai loro andare in tilt la risata”.

Draco mise un braccio attorno ad Hermione, facendola avvicinare a sé. “La gelosia ti dona, Granger. Il verde è sicuramente il tuo colore”.

Lei gli pizzicò un financo. “A volte sei proprio un gigantesco borioso”.

“E tu mi ami per questo”.

“La smetti di parlare?”.

“Solo se mi zittisci”.

Hermione fece l’unica cosa che avrebbe voluto da quanto aveva visto Draco appiccicato a Romilda Vane. Ora le sembrava perfettamente naturale, dato che aveva capito i suoi veri sentimenti per il biondo Serpeverde. Si alzò sulle punte, lo fece abbassare e lo zittì iniziando a baciarlo.

 


 


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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Capitolo 18

Ufficio dei Prefetti

Draco per un secondo non si mosse, scioccato per ciò che Hermione stava facendo, ma presto si riscosse e la strinse, ricambiando il bacio. Merlino, gli era mancata quella sensazione, le farfalle allo stomaco ed il fatto che il sangue gli sembrasse scorrere come lava in tutto il corpo. Solo lei gli provocava quell’effetto. Di sicuro poteva abituarsi a quella versione della Grifondoro. Doveva ammettere che gli piaceva non essere l’unico ad inseguirla. Il fatto che lo trovasse così irresistibile come lui trovava lei, di sicuro lo eccitava.

Ad Hermione invece piaceva avere il controllo. Nonostante la sua indole, non era mai stata molto sicura di sé attorno ai ragazzi. Le piaceva che fosse Draco le stesse permettendo di fare come voleva, la faceva sentire molto meglio. Mise fine al bacio e lo guardò, rossa in volto e con il fiato corto.

“Immagino dovrei fare il borioso un po’ più spesso se è così che mi farai tacere”, disse Draco, leccandosi le labbra e ghignando.

Hermione arrossì ancora di più. “Oh, ma smettila!”.

Draco sorrise malizioso. “Fammi smettere”, la rimbeccò, facendole l’occhiolino e godendosi il suo ovvio imbarazzo mentre gli ringhiava.

“Allora, significa che ora sei la mia ragazza?”, le chiese giocosamente.

“Non c’è bisogno di montarsi la testa, Casanova. Credo tu debba prima scaricare quella che hai adesso”.

Draco le mise una mano sotto il mento e le alzò il viso. “Davvero, Hermione, non mi va di giocare. Se non vuoi che succeda qualcosa tra di noi, dimmelo ora. Ma sappi che se ti tirerai indietro è finita, non ti verrò dietro in ginocchio”.

“Merlino Draco, perché devi rendere tutto così difficile? Non è che me ne vado in giro a baciare qualsiasi ragazzo ad Hogwarts per scherzo. Sì, la mia era una dichiarazione d’intenti. Mi piaci e voglio stare con te”, disse Hermione nervosa.

Draco sorrise dolce. “Non devi imbarazzarti, volevo solo sapere cosa ne pensassi. Anche tu mi piaci”, le rispose.

Hermione alzò gli occhi al cielo e fece per uscire dall’ufficio. “Dove vai? Non ho ancora finito con te”, si lamentò Draco, e la tirò dentro per baciarla di nuovo.


Sala Comune dei Serpeverde

Il gruppo di Serpeverde del settimo anno era seduto, un po’ spaesato, di fronte al fuoco. “Quanto credi ci voglia perché la pozione svanisca?”, chiese Daphne. “Sembra siano passati anni e sono stanca di stare sulle spine”.

Blasie scrollò le spalle. “Ho seguito una ricetta modificata, non ne sono sicuro”.

“Che intendi? Hai dato a Draco una pozione modificata senza nemmeno sapere quanto potente fosse né quanto sarebbe durata? E se non svanisse mai? E chi l’ha modificata? Perché non hai usato quella normale? E se chi l’ha modificata avesse voluto fargli del male?”, snocciolò Daphne, diventando isterica.

“Si calmi, Signorina Greengrass. La smetta di dare spettacolo. È disdicevole e, non c’è bisogno che lo faccia notare, molto poco da Serpeverde”, biascicò il professor Piton dal ritratto. “È una mia ricetta e dubito davvero di voler fare del male al mio figlioccio”.

“Oh”, si zittì Daphne, sentendosi stupida.  

“Ma non ha tutti i torti, signore. Quando durerà l’effetto appena Draco smetterà di mangiare i cioccolatini?”, chiese Theo, prima di bisbigliare a Blasie “Non riesco a credere che non abbiamo pensato di chiederglielo quando ci ha detto come modificarla”.

“Ha finito, Signor Nott, o non vuole sentire la mia risposta? Non ho tutto il giorno per aspettare che finiate la conversazione”, disse tagliente Piton.

“Anche se è un ritratto, non fa altro che aspettare”, mormorò Blasie. Theo soffocò una risata.

“Che cos’ha detto, Signor Zabini?”.

“Niente, signore”.

Piton strinse gli occhi, sperando, per l’ennesima volta, di non essere morto. Avrebbe messo in punizione Zabini per una settimana. Gli mancava proprio girovagare per il castello e terrorizzare il corpo studentesco. Sospirò al pensiero dei vecchi tempi. “Ho modificato la pozione così che poteste far innamorare Draco di qualsiasi ragazza aveste scelto. Di norma, avrebbe dovuto essergli somministrata direttamente da lei. Altrettanto ovvio, volevo che svanisse in fretta, così che tornasse in sé più presto che tardi”. Anche se, in realtà, non capiva perché il suo figlioccio volesse stare con quell’insopportabile So-Tutto-Io della Granger. Gli ricordava leggermente Lily Evans. Anche lei era stata irritante, con un’insopportabile mania di controllare chiunque intorno a lei.

“Oh Merlino, allora dovrebbe tornare presto”, disse contenta Daphne.

“Se non erro dovrebbe essere in arrivo in questo momento. Mi pare di sentire la soave voce della Signorina Granger da qui”.

Blasie, Theo e Daphne non dissero nulla ma si scambiarono uno sguardo divertito. Sapevano tutti che in realtà lei era il suo punto debole. Era immensamente orgoglioso del suo talento in pozioni, ma si lamentava per la scelta di amici. Sapevano anche che li aveva aiutati con il piano solo perché la approvava. Era notoriamente protettivo con Draco, anche se lo aveva fatto arrabbiare molto da giovane.

“Allora, qualcuno di voi mi spiega perché diavolo avete deciso di farmi vagare per Hogwarts come un coglione negli ultimi giorni?”, chiese Draco quando lui ed Hermione apparvero in sala comune qualche minuto più tardi.

“Mi spiace, dovevamo capire la differenza? Non sei sempre un coglione?”, lo rimbeccò Theo.

Draco gli lanciò uno sguardo di fuoco. “Non provarci, Theo. Ho dovuto rimettere al loro posto un paio del secondo anno che sono venuti a prendermi in giro. Del secondo anno! Da quando non hanno paura di me?”.

Blasie e Theo non risposero ma non cercarono nemmeno di nascondere i sorrisi soddisfatti che avevano in viso. Daphne si schiarì la voce. “Draco, eravamo felici per te. Eri così carino ed innamorato”, mentì, incrociando le dita dietro la schiena. Merlino, era stato inquietante. Sperava di non vederlo mai più comportarsi in quel modo. Mai più.

“I Malfoy non sono carini, Daphne, nemmeno da piccoli. E portare al collo i capelli di una ragazza a caso non significa essere innamorati, ma chiaramente pazzi. Doveva essere il tuo campanello d’allarme o almeno per quei due bastardi”, sibilò Draco, indicando Theo e Blasie.

“È stato divertente, il grande Draco Malfoy che corre dietro a una piccola Grifondoro”, ragionò Blasie.

I pugni di Draco si strinsero ed Hermione non era sicura che non avrebbe mandato Blasie in infermeria, come aveva fatto con Baddock. Il suo buonumore si era dissipato velocemente una volta usciti dall’ufficio dei prefetti perché aveva dovuto ignorare diverse battute e commenti maligni. “Draco, non è il momento di litigare con Blasie. Non devi trovare Romilda e scoprire che diavolo aveva in mente?”.

“Sì”, aggiunse velocemente Daphne. “Ti cercava a colazione”. Decise di non aggiungere che lo aveva chiamato Drakie e quanto sembrasse sconvolta per non averlo visto dal pomeriggio precedente. Non credeva Draco dovesse esserne informato.

“E comunque, dovresti voler ehm… sistemare la tua relazione prima di tornare a pranzo, altrimenti si aspetterà che ti sieda con lei al tavolo dei Grifondoro”. Hermione non riuscì a non ridere alla fine della frase.  

Draco borbottò qualcosa riguardo alle irritanti fidanzate Grifondoro che non lo aiutavano per niente, il che fece ridere Hermione ancora di più. Blasie, Theo e Daphne li fissarono ammirati, mentre Draco se la tirava addosso, facendole il solletico. “Basta Draco, non respiro”, urlò Hermione.

“Allora smettila di ridere di me”.

Hermione squittì, cercando di incamerare ossigeno mentre lui continuava a farle il solletico. “Ok, ok, mi arrendo”.

Draco la lasciò immediatamente andare ma dovette sorreggerla per tenerla in piedi. “Dì che ti dispiace”.

“No”, rispose testarda lei.

Draco alzò di nuovo le mani, minacciando di ricominciare. “Va bene, mi dispiace”, disse Hermione asciutta, non volendo rischiare.

“Dammi un bacio allora”, ordinò Draco.

Hermione soffiò. “Sei un ricattatore”.

“Sono un Serpeverde, ricordi?”.

Hermione iniziò a sbeffeggiarlo ma presto si arrese, abbassandosi per baciarlo. Si dimenticarono persino di avere degli spettatori, mentre cercavano di recuperare il tempo perso.

Blasie si schiarì la gola piuttosto forte dopo cinque minuti di pomiciata. “Scusate? Ci siamo anche noi?”.

Hermione si scostò, viola in viso. Le dimostrazioni pubbliche di affetto non facevano per lei. Draco ghignò strafottente ai suoi amici e si rifiutò di lasciarla scomparire nel dormitorio.

“Vedo che avete fatto pace”, fece notare Theo.

“Sì, sembra che Hermione non sia riuscita a sopportare la vista di un’altra che mi faceva le fusa”.

Hermione gli lanciò un’occhiataccia, prima di prenderlo a sberle. “Merlino, sei un tale idiota, Malfoy”.

“Ottimo, ho un debole per le bisbetiche gelose con una vena violenta”.

“Ti rendi conto che questa potrebbe essere la relazione più breve della storia se non la smetti di fare l’arrogante borioso?”, lo mise in guardia Hermione. Draco si zittì, non volendo spingerla troppo oltre.

Blasie sogghignò. “Già sotto scacco, vedo. Che è successo all’orgoglio Malfoy?”.

Draco gli lanciò un cuscino. “Solo Hermione può, Blasie. Posso ancora affatturarti tanto che la Weasley non potrà più riconoscerti”.

“Ooooh Draco, che paura”, lo rese in giro Blasie, alzando le mani in segno di finta resa.

“Comunque, ne ho abbastanza. Vai a cercare Romilda”, ordinò Hermione a Draco, cercando di uscire da quell’imbarazzante conversazione.

“Sì signora”, disse Draco facendo l’occhiolino, prima di soffiarle un bacio ed uscire dalla sala comune.

Hermione sospirò e si lasciò cadere sul divano di fianco a Daphne che sorrise, la abbracciò e squittì. “Siete così carini! Raccontami tutto”.

Theo guardò Blasie. “A meno che tu non voglia ascoltare il tono di Daphne diventare sempre più alto ed eccitato, credo sia arrivato il momento per noi di andarcene”.


Sotterranei

Non fu difficile trovare Romilda. Si aggirava davanti all’entrata dei Sotterranei, ovviamente in attesa di Draco. Quando lui arrivò, lei fece un urletto e gli buttò le braccia al collo. Draco rabbrividì, ricordando il quarto anno quando Pansy diceva di essere innamorata di lui ed aveva perso la resta, comportandosi esattamente allo stesso modo. “Drakie, dove sei stato? Ti ho cercato ovunque”.

Draco resistette alla tentazione di affatturarla subito, nonostante il suo umore fosse peggiorato all’udire il nomignolo. Perché sentivano tutti il bisogno di cambiargli nome? Draco non era neanche un nome troppo lungo o difficile da pronunciare. Aveva da poco permesso agli amici di chiamarlo Drake, a patto che non lo facessero troppo spesso. “Vieni un minuto, c’è una classe vuota laggiù”.

Romilda sorrise, pensando si trattasse di un flirt. “Mi sei mancato anche tu, orsetto”, disse con un tono di voce che gli diede i nervi. Orsetto? Che diavolo era? Sembrava un nomignolo da poppante, non da Draco Malfoy. Nessuno aveva più paura di lui?

“Ehm, sì”, disse vago lui e la spinse nella vecchia classe, lanciando un incantesimo silenziante.

“Ok, il gioco è finito Romilda. Vorrei sapere perché l’hai fatto. Cioè, non sei mai stata una di quelle che mi correvano dietro”.

Romilda sembrò confusa. “Di che parli? Che gioco?”.

Draco si passò frustrato una mano tra i capelli. “Parlo del fatto che mi hai rifilato una pozione d’amore in quei cioccolatini”.

“Cosa? Perché avrei dovuto?”.

“È quello che sto cercando di capire, ma tu fai la finta tonta apposta”, urlò Draco.

Romilda sussultò. “Devo ricordarti che sei stato tu a venirmi dietro?”.

“Sì, ma solo perché mi hai drogato con quei cioccolatini il che, tra parentesi, è l’unico modo in cui avrei potuto correrti dietro. Non sapevo nemmeno chi fossi”, la pungolò Draco, ma si pentì quanto vide che era rimasta ferita. Non gli piaceva quella sensazione e la colpa della sua presenza era sicuramente di Hermione. Non era neanche stato particolarmente cattivo, quella volta. “Senti, non voglio urlarti addosso, voglio solo sapere perché”.

“Io non ho fatto niente, pensavo di piacerti. Mi stai dicendo che non mi ami e non vuoi essere il mio ragazzo?”, disse Romilda, iniziando a piangere.

Se c’era una cosa che Draco odiava, erano le ragazze che piangevano. Avrebbe dovuto lasciare che se ne occupasse Hermione ma non voleva sembrare un codardo. Un uomo dovrebbe essere sempre in grado di terminare le proprie relazioni di persona, non importa quanto finte fossero. Tra l’altro, aveva anche paura che Hermione affatturasse la ragazza senza permetterle di parlare. Anche lui era terribilmente tentato di fare lo stesso, ma aveva pensato di poterle dare prima la possibilità di spiegarsi. “Sì, ehm… mi dispiace ma no, non provo niente per te. Ho bevuto un filtro d’amore. Quindi non sei stata tu a darmi l’Amorentia?”.

“No, perché avrei dovuto?”.

“Beh, Hermione ha detto che hai cercato di usarla su Potter al sesto anno”.

Romilda fece una smorfia. “Certo che te lo ha detto la Granger. Ce l’ha sempre avuta con me, quella vacca”.

Draco controllò la propria rabbia. Tra l’altro, poteva anche essersi comportato in modo pessimo da giovane ma non aveva mai picchiato una ragazza e non avrebbe iniziato in quel momento. “È stata lei a capire del filtro e liberarsi dei cioccolatini”.

Romilda non provò alcun senso di gratitudine. Nonostante aver scoperto che Draco non fosse davvero stato innamorato di lei poteva non significare che non gli sarebbe piaciuto continuare la relazione un po’ più a lungo. Invece il suo piano era andato in fumo. Dalla ragazza che aveva messo in ginocchio il Re dei Serpenti, facendo diventare verdi d’invidia le amiche, sarebbe diventata lo zimbello di tutti, appena avessero scoperto che lui si era comportato in quel modo per colpa di un filtro. “Allora immagino sia finita”.

Draco la guardò incredulo. Faceva sul serio? “Sì, sono innamorato di un’altra”.

Romilda fece l’ennesima smorfia. Non era difficile immaginare di chi si trattasse. Ora tutte le amiche le avrebbero rinfacciato i suoi commenti sull’aver fregato Malfoy alla Granger da sotto il naso. “Mi credi quando ti dico che non c’entro niente, vero? Tutti rideranno di me appena la verità salterà fuori”.

“Ti credo. Non penso qualcuno riuscirebbe a fingere quella sorpresa che hai dimostrato alle mie accuse. Non lasciare che i commenti ti abbattano. Sei una bella persona Romilda, ma non vai bene per me”, disse Draco dandole un bacio sulla guancia. Si sentiva molto più ben propenso, adesso che aveva capito fosse innocente. Poteva persino soprassedere ai suoi comportamenti irritanti e l’odio per Hermione, se fosse significato sfuggire alle lacrime.

Romilda sentì il cuore sfarfallare. Dannazione, perché doveva essere così dolce? Avrebbe preferito il vecchio Malfoy, che l’avrebbe lasciata in modo crudele. Almeno sarebbe stato più facile dimenticare. Prima che lui la cercasse, lo aveva ammirato da lontano ma non aveva mai provato alcun desiderio di aggiungersi all’orda di ammiratrici. In quel momento, invece, avrebbe voluto diventare la Presidente del suo fan club. Sospirò, mentre usciva dall’aula vuota. La vita a volte era ingiusta.


Torre di Astronomia

Draco non riuscì a trovare un momento per parlare con Hermione fino al tardo pomeriggio. Aveva passato la giornata a cercare di limitare i danni e sapeva che avrebbe dovuto finire prima dell’arrivo della sua compassionevole ragazza Grifondoro. Si era già riguadagnato il rispetto di quelli dei primi tre anni, attraverso qualche tattica intimidatoria, qualche punto tolto alle altre case e diverse punizioni più tardi. La sua reputazione come prefetto da cui stare lontani si era ben rafforzata. Daphne aveva ancora una volta chiesto l’aiuto della sorella Astoria ed assieme avevano sparso la voce di come lui fosse stato sotto l’effetto del filtro d’amore. La storia non aveva fatto molto per il suo status di mago più intelligente di Hogwarts ma lo aveva comunque aiutato con quegli studenti che avevano davvero creduto si fosse innamorato di Romilda Vane. Al momento si sentiva piuttosto soddisfatto e voleva raccontare ad Hermione che il colpevole doveva ancora saltare fuori. Era solo riuscito a dirle brevemente che Romilda era innocente. Lei gli era sembrata molto delusa, ma non aveva avuto l’opportunità di aggiungere dettagli.

La sera sapeva le piacesse rilassarsi sulla torre di Astronomia ad osservare il tramonto. Le arrivò alle spalle di nascosto e le mise le braccia attorno alla vita, stringendola a sé. Le diede un bacio sul collo per annunciarsi, adorando il momento in cui lei sospirò contenta e si rilassò contro di lui.

“Adesso mi spieghi perché credi che la Vane sia innocente?”, chiese.

“Certo, sono venuto per questo, oltre che per baciarti fino allo sfinimento, ovvio”.

Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise, volendo che Draco la smettesse di prendere in giro ed iniziasse a parlare. Lui le diede la versione corta della conversazione con Romilda, divertito per il suo disappunto quando dovette ammettere che di sicuro non poteva essere stata una del quinto anno a dargli quei cioccolatini. “Allora chi credi sia stato?”, chiese Hermione.

Entrambi rimasero un momento in silenzio, scervellandosi per capire chi potesse volerlo umiliare in quel modo. In passato, Draco avrebbe messo Potter e la Donnola in cima alla lista ma non credeva avrebbero voluto ferire in quel modo Hermione. A meno che, ovviamente, non sperassero che lei cambiasse idea. “Non credi possano averlo fatto quei due celebrolesi dei tuoi amici, vero?”, chiese, sapendo già quale sarebbe stata la risposta.

“No”, disse immediatamente lei. “Perché avrebbero dovuto?”.

“Hai mai frequentato Hogwarts negli ultimi otto anni? Non siamo esattamente culo e camicia e dubito siano stati contenti alla prospettiva che stessimo assieme”.

“Vero, ma dimentichi una cosa. Prima che bevessi la pozione non eravamo esattamente amici. E di sicuro Harry non avrebbe messo in pericolo la relazione con Pansy, se fosse stato scoperto”.

“Immagino tu abbia ragione. Non avevano te a pianificare la cosa e nessuno di loro è un brillante pozionista, anche se Potter è stato fortunato al sesto anno il che, onestamente, è sospetto”.

Hermione rise. Ormai il fatto che Harry avesse usato il vecchio libro di Piton non le dava più fastidio. “Se pensassi che la miracolosa svolta di Harry non sia dovuta a cervello e olio di gomito, potresti avere ragione. Ha trovato il vecchio libro di Piton nell’armadio, con un sacco di istruzioni per ogni pozione, assieme a qualche anatema come il Sectumsempra”.

“Quell’idiota copione. Sapevo che non avrebbe potuto essere così bravo solo per il cambio di professore. Scommetto che ti ha fatto diventare matta, Signorina So-Tutto-Io. Perdere il primo posto e per un motivo illegittimo per di più”.

Hermione storse il naso. “Ci sono rimasta parecchio male. Mi piace pensare sia stato solo perché stava usando un libro magico senza sapere la fonte degli appunti, ma devo essere onesta. Per la maggior parte ero gelosa del talento di chi li aveva scritti”.

“Severus era un genio”.

Iniziarono entrambi a pensare a chi avrebbe potuto somministrargli la pozione. Sembrava un modo molto strano per vendicarsi di Draco perché, anche se si era messo un po’ in imbarazzo, sarebbe stato comunque facile riscattarsi dato che tutti sapevano quanto fosse pericolosa l’Amorentia. “Sai, ancora non riesco a credere che tu sia stata l’unica a capire mi stessi comportando in modo troppo strano”, disse divertito Draco, prima di zittirsi. Guardò Hermione e vide la stessa luce nei suoi occhi.

“No”, mormorò lei. “Non lo farebbero”.

“Oh, lo farebbero eccome. È perfettamente da Serpeverde”.

“Ma come avrebbero fatto a scegliere Romilda Vane? È la candidata perfetta, dato che sapevo del suo tentativo con Harry”.

Draco inarcò un sopracciglio e la guardò cinico. “No, non ci credo. Harry e Ron non me lo farebbero mai”, disse risoluta.

Draco fece una smorfia. “Beh, ma si sarebbero divertiti un sacco a farlo a me. Ron ultimamente ha sempre quel ghigno irritante ogni volta che mi vede. Si è sconquassato, quel rosso”.

“Ma quale sarebbe la motivazione?”.

“Pansy e la sua dannata voglia di trovarmi una ragazza. Ha blaterato per due settimane di come dovevo inghiottire l’orgoglio e correrti dietro per pregarti di cambiare idea. Sarebbe anche stata in grado di ingegnare un piano così e non le sarebbe dispiaciuto sacrificarmi”.

“Ma come avrebbero fatto a far funzionare l’Amorentia se l’hanno preparata loro e non Romilda?”.

“Non stavamo parlando di un pozionista ingegnoso giusto qualche minuto fa? Uno al quale i miei amici hanno accesso illimitato?”.

“Piton! Ma non si sarebbe mai abbassato! Borbotta sempre contro l’Amorentia e quelli abbastanza disperati da usarla”.

“Non sottovalutare il potere della noia, né dell’avere a che fare con il mio padrino”.

“Perché Piton dovrebbe volere che il suo figlioccio d’oro frequenti, cito testualmente “un’insopportabile so-tutto-io”? Non ha senso!”.

“Credi davvero di non piacere a Severus?”.

“Sì, non è mai stato gentile con me”.

“Solo perché eri la studentessa più talentuosa in pozioni a cui avesse mai insegnato ma sei una Grifondoro e amica di Potter. Ti avrebbe idolatrata se fossi stata assegnata a Serpeverde”, disse Draco, ignorando l’isteria di Hermione. “O comunque ti avrebbe adorata se fossi stata a Corvonero, ma non avrebbe potuto sopportare di lodare una del Trio delle Meraviglie. Tra l’altro, se conosco Severus, adorerebbe vedere Potter perdere contro un Malfoy”.

Hermione gli diede una sberla sulla nuca. “Harry non mi ha perso per nessuno”.

“Ancora”, mormorò Draco, prima di lisciarsi i capelli e lamentarsi con lei per averlo spettinato.

Hermione sopportò i suoi lamenti per poco, prima di riportarlo alla concentrazione. “Allora, che facciamo?”.

Draco sorrise malvagio. “Potrei avere un piano, ma dovresti dimenticarti del tuo irritante..”. Hermione strinse pericolosamente gli occhi. “Intendo, del tuo adorabile desiderio di fare la gentile con tutti”.

Hermione strinse le labbra, pensierosa. “Credo potrei essere persuasa ad ignorare la parte migliore del mio carattere, per un po’”.

Draco la spinse contro il muro, appoggiando la fronte sulla sua. “Tesoro, stai diventando una Serpeverde nell’animo. È eccitante”, le disse, prima di baciarla profondamente.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Capitolo 19

Sala Grande

La Sala Grande era silenziosa. Era uno smorto lunedì mattina, in cui corpo studentesco e professori erano più interessati a rimpinzarsi con la colazione e bere tè e caffè piuttosto che parlare. Tutti tranne una persona, Ginny Weasley, chiaramente mattiniera. Stava ciarlando con il resto dei suoi poveri compagni, mentre questi annuivano e facevano a finta di prestare attenzione. Ecco perché fu uno shock quando si zittì. Il silenzio divenne assordante. I compagni vennero distolti dall’apatia individuale da quell’atmosfera rilassata che discese quando lei chiuse la bocca. Erano confusi, nessuno riusciva a zittirla, tranne che Blasie Zabini, ma solo quando la baciava. Videro la sorpresa sul suo viso quando si rese conto di aprire la bocca ma senza poter emettere una parola. Guardò Harry e Ron perché la aiutassero, ma loro la fissavano divertiti.

Ron scrollò le spalle. “Immagino tu abbia finalmente perso la voce, Gin. Doveva succedere prima o poi, le corde vocali non possono essere usate così tanto senza danni”. Stava chiaramente traendo vantaggio da quella situazione, visto che non poteva né litigarci né affatturarlo di fronte ai professori, anche se lo sguardo assassino prometteva ritorsioni. Lui fece una smorfia e si tuffò l’ennesimo cucchiaio di uova strapazzate in bocca. Ma il divertimento durò poco visto che, con un pop improvviso, si trasformò in un Orango Tango. Emise un ringhio quando saltò sul tavolo e spazzò via la colazione.

La McGranitt si alzò di scatto per andare ad aiutare, assieme al Professor Vitious e Lumacorno, ma niente di quello che facevano sembrava funzionare. Gli studenti, da addormentati, si svegliarono di colpo.

Al tavolo dei Serpeverde, una bruna prendeva a sberle il suo bel fidanzato. “Pensavo avresti dato a Ron la pozione in un posto più tranquillo”.

Draco ghignò. “Sono un Malfoy, ci piace dare spettacolo. Quale posto migliore della colazione di lunedì mattina?”.

“Wow, George ha davvero fatto un lavoro spettacolare con la modifica alla crema canarina”, disse Hermione.

“Adoro che abbia accettato la mia idea di trasformarlo in quell’orango tango gigante che è in realtà”.

Hermione alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi di Draco e George che complottavano senza la sua supervisione. Superata l’inevitabile Malfoy-Weasley diatriba, si erano scoperti essere spiriti piuttosto affini.

“Bel lavoro, comunque, per aver silenziato Ginny. Diventerà isterica entro fine giornata”, si complimentò Draco.

Hermione sorrise, contenta di aver potuto sfruttare la naturale incapacità della sua amica di tacere ogni tanto. “Due andati, ne mancano cinque”, rispose.

Draco ghignò maligno. “Adoro la tua indole Serpeverde. È così dannatamente sexy”.


Serre di Erbologia

Pansy osservò confusa Blasie che si intrufolava alla lezione di Erbologia di Grifondoro e Tassorosso. Si accigliò e gli sussurrò “Che ci fai qui? Sparisci prima che la Sprite ti veda”.

Parò troppo presto, perché la Sprite si voltò e se ne accorse. “Signor Zabini, posso chiederle cosa ci fa alla mia lezione? Non è né un Grifondoro né un Tassorosso”.

Blasie si giro i pollici, a disagio. “Mi chiedevo se potessi scambiare una parola con lei, Professoressa”, chiese.

“Non è di regola, Signor Zabini, ma se è abbastanza urgente da interrompere la mia lezione immagino di poterle parlare. Andiamo fuori”.

Ron sogghignò e si voltò verso Harry e Pansy, indicando la cravatta di Blasie mentre questi si allontanava dalla serra con la Sprite. “Zabini si è trasfigurato la cravatta nei colori di Tassorosso?”.

Harry iniziò ad armeggiare nella propria borsa e ne estrasse qualcosa. “Sapevo di averne ancora un paio da qualche parte”, disse reggendo le Orecchie Oblunghe. “Vediamo che combina Zabini”.

I tre si strinsero ed allungarono verso un’estremità del cavo. “Per favore Professoressa, vorrei davvero trasferirmi nella sua casa”, sentirono Blasie pregarla.

Pansy si allarmò mentre Harry e Ron non riuscirono a trattenere le risate.  “Signor Zabini, è stato smistato a Serpeverde. È il cappello parlante a scegliere e noi non ci immischiamo né trasferiamo gli studenti che credono si essere stati smistati erroneamente”.

“Ma dovrei essere un Tassorosso. La sua casa andrebbe molto meglio per me”.

“Non ha mai espresso tale desiderio, prima di oggi. In realtà, mi è sempre sembrato molto contento di dove si trovasse”.

“Non voglio fare una rivolta ma credo davvero dovrebbe essermi permesso di cambiare. Dovrei appartenere alla casa verso la quale provo più affinità”.

“Questo va oltre le mie competenze, Signor Zabini. Non mi è mai stata fatta prima una simile richiesta e non son dell’idea che un trasferimento sia possibile”.

“Lo dice solo perché non mi vuole nella sua casa”, singhiozzò Blasie.

La Professoressa Sprite sbuffò, piuttosto esasperata. “No, non è così. A Tassorosso noi non discriminiamo nessuno. Penso di dover parlarne con la Professoressa McGranitt, se è sicuro di ciò che vuole. Suppongo potrebbe ricadere nella nuova politica di unità”.

Blasie abbracciò la Sprite, che si scansò velocemente. “Signor Zabini, immagino lei dovrebbe trovarsi ad Incantesimi in questo momento. La prego, torni in classe prima che il Professor Vitious pensi sia stato rapito”.

Harry ricacciò velocemente le orecchie oblunghe in borsa appena la Professoressa rientrò nella serra, piuttosto rossa in viso e frustrata. “Perchè le ha chiesto quella cosa?”, chiese a Pansy.

Pansy inarcò un sopracciglia, ripensando alla conversazione origliata. “Non lo so, non è da Blasie. Nessun Serpeverde diventerebbe mai amico di un Tassorosso, figuriamoci cambiare casa. Sta sicuramente succedendo qualcosa”.

Harry annuì. “Prima Ron e Ginny e adesso Blasie. Non è per niente normale”.


Classe di Incantesimi

Blaise entrò in classe un quarto d’ora in ritardo. “Finalmente si unisce a noi”, gli fece notare il Professor Vitious. “Per quale motivo è arrivato così in ritardo, Signor Zabini?”.

“Dovevo parlare con la Professoressa Sprite, signore”, rispose Blasie.

“La metterò in punizione”, gli disse Vitious. “Non posso tollerare un tale ritardo, anche se doveva parlare con un collega Professore”.

Blasie annuì e si mise a sedere. Draco diede una gomitata ad Hermione. “Tesoro, hai visto cos’ha fatto Blasie alla sua cravatta?”, rise.

Hermione lo osservò da dietro il libro su cui si stava concentrando. “Sì, l’ha trasfigurata appena l’ho messo sotto incantesimo”.

Draco ghignò. “Sei davvero malvagio, Hermione. Questo piano mi piace oltre ogni limite. Blasie non si riprenderà mai più”.

“Pronto per la prossima fase? “, chiese Hermione.

Lui annuì, ghignando ancora di più. “Non vedo l’ora. Theo rimarrà traumatizzato a vita”.

Contando fino a tre, presero entrambi le bacchette e le agitarono verso Theo e Daphne. I due ragazzi si irrigidirono appena, cosa che si sarebbe notata solo se qualcuno vi avesse fatto molta attenzione. Sia Hermione che Draco invece si rilassarono. “Hai trovato un ottimo incantesimo”, si complimentò Draco.

“Grazie, vale sempre la pena fare il topo da biblioteca”.

“Finché continuerai a baciarmi anche lì, puoi passarci tutto il tempo che vuoi”, la provocò Draco.

Hermione gli piantò le unghie nella coscia, facendolo sussultare. “Comportati bene, Malfoy”.

“Altrimenti mi metti in punizione?”, chiese speranzoso Draco.

Fortunatamente per Hermione, il Professor Vitious richiamò l’attenzione della classe. L’incantesimo lanciato a Theo e Daphne si manifestò solo a metà della lezione e gli studenti iniziarono a ridere quando Theo si alzò e si mise di fianco ad Hermione, seguito da Daphne che si unì a Draco e Blasie.

“Theo”, gli sussurrò Hermione. “Sei dal lato sbagliato”.

Theo la guardò confuso, prima di rispondere con la voce di Daphne. “Hermione, stai bene? Mi hai appena chiamata Theo”.

Hermione fece uno sforzo terribile per evitare di ridere. “Perché tu sei Theo, Daphne è laggiù”, disse, indicando Daphne.

La voce di Daphne diventò un lamento, che fece ridere gli studenti ancora di più, mentre Theo, intrappolato nel corpo di lei, iniziò ad urlare. “Che diavolo sta succedendo?”.

Il Professor Vitious rimase sbalordito e senza parole. Quel giorno stava sicuramente capitando qualcosa di strano.


Corridoi di Hogwarts

Draco stava facendo del suo meglio per rimanere dritto e non ridere. Stava seguendo Harry, che cercava di inseguire la sua ultima cotta. Ci era voluto un po’ prima che Hermione accettasse la sua idea e gli permettesse di somministrargli gli ultimi cioccolatini che erano rimasti. All’inizio aveva protestato vigorosamente, ritenendola una cosa troppo subdola ed inoltre non voleva ferire Pansy, che in quel momento stava rincorrendo Harry, piuttosto sconvolta. Draco l’aveva ignorata, dicendole che era stata proprio Pansy ad ideare il piano e Potter se lo meritava perché beh, perché era Potter.

Hermione gli si parò davanti, mani sui fianchi, chiaramente turbata. “È un piano cattivissimo, Draco”, si lamentò.

“Sì”, concordò lui. “Andiamo Hermione, abbiamo deciso di dividerci le punizioni per avere abbastanza tempo da trovare delle fatture decenti. Adesso non puoi lamentarti solo perché a me è toccato Harry”.

“Non credevo saresti stato così maligno”.

Draco le lanciò uno sguardo incredulo. “Da quanto mi conosci, Hermione? È ovvio che avrei trovato qualcosa di pessimo per Potter. E Pansy se lo merita. So che c’era lei dietro a tutto”.

“Ma guardala, ha il cuore a pezzi”.

“Solo perché al momento ha la personalità di un nano da giardino. Adoro vederla così indifesa”.

Hermione si accigliò alla vista di Harry rincorrere la Professoressa Cooman con un’espressione vacua.

“Sybilla, aspetta. Per favore, amore mio, dimmi che verrai con me ad Hogsmeade questa sera”.

“Signor Potter, ho saputo della sua irrefrenabile passione per me sin dal primo momento in cui l’ho vista ma caro, non posso sacrificare la mia condotta professionale per compiacerti”, disse la Professoressa Cooman, sbattendo rapidamente le ciglia da dietro gli occhiali.

“Per favore, Sybilla, io ti amo. Ho sconfitto Voldemort così che potessimo stare insieme”.

La Cooman gli batté una mano sulla spalla. “I miei tarocchi mi dicono che non mi dimenticherai mai, ma non siamo fatti per stare insieme. La sfera di cristallo dice che avrai una vita vuota, con la tua piccola amica Parkinson”. Scosse triste la testa. “Mi spiace, ragazzo mio. Sei destinato ad una vita infelice”.

“Lei?”, protestò Harry. “Non è nient’altro che una piccola intrigante”.

La Cooman annuì concorde mentre Pansy obiettava con voce debole e tremolante. “Harry, come puoi dire una cosa simile? Io ti ho dato tutto”, urlò piangente.

Hermione lanciò a Draco uno sguardo di disapprovazione, prima di andare da Pansy e prenderla tra le braccia. Il suo irriverente ragazzo invece continuò a ridere del disastro intorno a lui.


Sala Comune dei Serpeverde

A fine giornata, Draco aveva male ovunque per le troppe risate che si era fatto a causa del caos combinato da lui ed Hermione. Hermione invece, fedele alla propria natura compassionevole, si sentiva in colpa. Per fortuna era riuscita a convincerlo che nessuna punizione sarebbe dovuta durare più di una giornata, così i loro amici stavano piano piano tornando normali.

Theo e Daphne si stavano guardando, avendo appena finito di litigare dopo che lei lo aveva beccato a palparsi il seno. Blasie stava tornando dal suo incontro con la Professoressa Sprite e la Professoressa McGranitt. Era diventato una furia quando l’incantesimo aveva iniziato a svanire e si era reso conto di aver girato tutto il giorno con l’uniforme di Tassorosso. Hermione invece aveva passato il pomeriggio a consolare Pansy, che aveva pianto così tanto da far impallidire Mirtilla Malcontenta.

Blasie irruppe nella sala comune con Ginny, Harry, Pansy e Ron accodati.

“Come avete potuto?”, urlò Ginny.

Draco ghignò, come da manuale. “Che abbiamo fatto, piccola Weasley?”.

Ginny lo ignorò e si focalizzò su Hermione. “Mi aspetterei una cosa del genere da quel borioso idiota ma non da te!”. Hermione squittì, sentendosi più in colpa che mai.

“La Cooman? Perché mi avresti voluto fare una cosa del genere?”, si lamentò Harry.

“Potrei chiedervi la stessa cosa”, fece notare Draco. “Romilda Vane? Non potevate scegliere qualcuno di più irritante di lei”.

Pansy sbiancò, con il viso ancora pieno di lacrime. “Come l’hai scoperto?”. Il suo incantesimi non era ancora svanito.

Draco alzò un sopracciglia. “Scusami? Non sono Paciock ed Hermione è la strega più brillante di sempre. Credevi davvero che non l’avremmo capito?”.

I loro amici si scambiarono uno sguardo. “Wow, credevate davvero di potervela cavare”, disse ridendo Draco. “Questo rende la cosa ancora più soddisfacente”.

“Io ho ancora dei flash di me che rincorro la Cooman come una specie di malato mentale, mentre blatero di destini incrociati e dico parole orribili su Pansy”, disse Harry.

“Per favore, vai a piangere da un’altra parte. Farmi sentire in colpa non funzionerà e comunque voi con me avete continuato per giorni. Mi avete fatto sedere al tavolo Grifondoro con gli occhi da cucciolo per la Vane mentre lei si comportava da schifo con Hermione”.

“Ma… proprio la Cooman”, si lamentò Harry.

“Ma, ma, ma… datti un contegno, pensavo fossi il Ragazzo che è sopravvissuto non una cacca qualunque”, lo prese in giro Draco. “Tra parentesi, penso che tu e la Cooman siate una coppia adorabile. Entrambi con il cervello ammaccato”.

Pansy lanciò uno sguardo a Draco. “Perché mi hai cambiato la personalità? Sono diventata una lumaca piagnucolona!”.

Draco sorrise maligno. “Chiamala vendetta per quando al quarto anno mi hai dato quell’orribile soprannome”.

“Sei un borioso vendicativo, Malfoy”, sbottò Ginny.

“Sai che novità?”, rispose Draco.

“E comunque, avete iniziato voi”, ragionò Hermione. “Siete stati voi ad immischiarvi nella nostra relazione”.

“Sì, ma avevamo buone intenzioni”, disse Daphne. “Ed ha funzionato, ora siete felici assieme”.

“Dopo oggi io sono ancora più felice”, si perse nei ricordi Draco.

“Sei un idiota”, sputò Ginny.

“E allora?”, la rimbeccò Draco.

Ron era rimasto ancora un po’ arancione. “Aspetta che racconti a George di come hai modificato la sua Crema Canarina. Ti farà causa, Malfoy”.

Draco ghignò strafottente. “Chi credi mi abbia aiutato?”.

“Quel traditore!”, sputacchiò Ron.

“Se avete finite di fare gli idioti, la Professoressa McGranitt ha richiesto la presenza delle Signorine Granger e Parkinson nel suo ufficio”, biascicò Piton dal suo ritratto.


Ufficio della Professoressa McGranitt

Minerva McGranitt guardò le due ragazze di sottecchi. “Pensavo sareste state entrambe contente di tornare alle vostre case”, disse, sorpresa che la notizia appena comunicata fosse stata accolta con dei musi lunghi.

“Ci piace dove siamo, abbiamo trovato nuovi amici e beh… ragazzi”, replicò Pansy.

Hermione annuì. “Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi piace davvero essere a Serpeverde”. Rabbrividì appena, rendendosi conto di ciò che aveva detto di fronte ad una McGranitt in stato di shock. “Intendo, è stato bello essere la prima Nata Babbana a guadagnare punti”, si difese.

“Allora, è possibile rimanere dove siamo?”, chiese Pansy.

La McGranitt sorrise con le sopracciglia ancora leggermente arcuate. “Devo ammetterlo, non è la reazione che mi sarei aspettata all’inizio. È comunque una piacevole sorpresa ma temo, come ho già spiegato al Signor Zabini poco fa, che il cappello parlante non sia mai stato messo prima in discussione e, domani, tornerete alle vostre case”.

Pansy scrollò le spalle e guardò Hermione. “Mi mancherà la vista dalla tua stanza”, le disse.

Hermione sorrise di rimando. “Ed a me la tua scrivania. Ci stanno tutti i miei libri”.

La McGranitt le fece uscire con un sorriso enorme. Si appoggiò alla sedia e guardò Albus Silente. “Come al solito, vecchio mio, avevi ragione. È stato un successo”.

Albus le fece l’occhiolino. “Otto anni fa chi avrebbe mai pensato che Hermione Granger e Draco Malfoy avrebbero lavorato assieme per potare il caos ad Hogwarts. Credo possano essere lasciati in pace, hanno dimostrato di saper dimenticare il passato e la rivalità. Sono piuttosto deluso tu non abbia assegnato loro dei punti”, disse.

Minerva gli lanciò uno sguardo di rimprovero. “Non credo sarebbe una buona idea incoraggiarli, Albus. Sono solo felice di doverli tenere qui ancora sei mesi, vista la loro recente relazione. Sarebbero difficili da controllare, quei due”.

Piton fece una smorfia, alzò gli occhi al cielo ed abbandonò il ritratto facendo svolazzare il mantello.


Sala Comune dei Grifondoro

Pansy si abbandonò contro la spalla di Harry. “Non voglio andarmene, Harry”, disse.

“Lo so, sarà strano non averti qui ogni sera”, replicò lui, accarezzandole la schiena.

Ginny soffiò. “Oh, datevi un contegno, voi tue. Io e Blasie stiamo benissimo. Avrete ancora tempo per vedervi”.

“E comunque puoi tornare quando vuoi, Pansy”, mormorò Ron, con la bocca piena di cioccolato. “Sempre che non ti porti dietro quel furetto platinato”.

Pansy fece una smorfia alla vista dei pezzi di cibo che gli uscivano dalla bocca. “Buona fortuna con Hermione, ti affatturerà entro metà della prossima settimana”.

Harry sospirò. “Tristemente, Pansy ha ragione. Dovremmo incontrarlo regolarmente. Dimmi di nuovo, perché li abbiamo fatti mettere assieme?”.

Pansy gli diede un buffetto sulla nuca. “Draco non è così male ed Hermione è perfetta per lui. Lo tiene con i piedi per terra e gli dona un po’ di compassione”. Harry, Ron e Ginny storsero la bocca increduli. “Beh, gli dà un minimo di umanità il che, per un Malfoy, è dire molto”, emendò lei.


Sala Comune dei Serpeverde

Hermione si raggomitolò al fianco di Draco, posando la testa sulla sua spalla. “Mi mancherà tutto questo”, disse fisando il fuoco.

“Anche a me”, le sussurrò lui all’orecchio.

“Sicura che la McGranitt non cederà?”, chiese Daphne.

“No, ed ha ragione. Immagina che incubo sarebbe se tutti gli studenti decidessero di cambiare casa ad ogni nuova relazione e poi volessero tornare appena si lasciano”, le fece notare Hermione.

“Beh, immagino tu abbia ragione”, rispose Daphne.

“Io non chiederò mai di diventare Grifondoro solo perché frequento te”, disse Malfoy.

Blasie rise. “Ti immagini Draco a Grifondoro? Sarebbe da inserire in Storia di Hogwarts”.

Theo sghignazzò. “E poi Hermione tornerà a trovarci quasi ogni sera, no Draco?”.

Draco annuì.

“Chi ha detto che non verrà Draco da me?”, obiettò Hermione.

Theo tossì. “Buona fortuna, Hermione. Credo Draco pensi ancora di prendersi qualche malattia nel mettere piede in quella sala comune”.

Draco scrollò le spalle. “Potrei diventare povero come i Weasley o peggio, prendere la Spruzzolosi”.

Hermione lo colpì alla spalla. “Sii carino” I Weasley sono stati come una seconda famiglia per me. Potrebbe succederti di peggio che diventare come loro”.

Draco la guardò orripilato. “Sono un Malfoy, noi abbiamo degli standard”.

“Sì, in cattiveria”, lo prese in giro Blasie. “E non c’è niente che non vada nei rossi. Ginny è bella, non puoi negarlo”.

“Non è male per una Weasley femmina, immagino. Ma io preferisco le brune geniali e feroci”.

Hermione alzò gli occhi. “Credi davvero io sia un genio?”.

Prima che Draco potesse rispondere, Piton emise un rumoroso sospiro dal ritratto. “Sapevo che questa robaccia dell’unità sarebbe stata un errore. Guardati, Draco, stai diventando dolce fino alla nausea. Non è da Serpeverde, tantomeno da Malfoy”.

“Che posso dire? È troppo carina e non riesco a resistere”, rispose Draco, stringendo ancora di più Hermione per darle un bacio.

Theo e Blasie iniziarono a ridacchiare mentre Piton emise un lamento e si voltò. “Andrò a controllare i Grifondoro nell’ufficio del Preside”.

 

 

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Capitolo 20 - Epilogo

Epilogo

Gli spalti del campo da Quidditch erano zeppi per l’ultima partita e più attesa partita dell’anno. Il fatto che sarebbe stato Grifondoro contro Serpeverde significava che ci sarebbero stati tutti, soprattutto dato che avrebbero visto Potter contro Malfoy. Negli spalti dei Grifondoro, spiccava la presenza rossa ed oro di George Weasley. Aveva portato con sé una sfilza dei nuovi fuochi d’artificio dei Tiri Vispi ed avrebbe dato spettacolo alla fine. Dato che l’incontro avrebbe designato il vincitore della Coppa, George aveva progettato anche dei fuochi speciali per onorare la squadra ed aveva rispolverato il vecchio libro di scommesse che lui ed il gemello Fred avevano usato durante il Torneo Tremaghi. Nessuno scommetteva sulla vittoria Serpeverde, a parte i componenti. Malfoy non era mai riuscito prima a soffiare il boccino a Potter e solo i più ottimisti pensavano ci sarebbe riuscito quella volta. Sorprendentemente, George si era unito a quei pochi ed aveva puntato sulla sua vittoria. I Grifondoro si erano rivoltati alla sua decisione, considerate quasi uno scandalo.

George e Draco avevano imbastito una sorta di improbabile amicizia da quanto avevano pianificato la vendetta contro Ron. Alla fine, George aveva invitato Draco alla Tana per la festa di Capodanno, giustificando la cosa ai genitori dicendo che, se avessero voluto Hermione partecipasse, avrebbero dovuto sopportare anche la sua presenza. La serata si era dimostrata un successo. Draco aveva lasciato il suo lato più crudele a Malfoy Manor e, ad eccezione di qualche commento sibillino in direzione di Ron ed Harry, si era comportato in modo eccezionale. Di sicuro aveva incantato Molly, che non aveva più smesso di parlare di lui per tutte le feste e di come il “povero Draco” fosse solo incompreso, il che aveva irritato profondamente sia Ron che Harry. Era persino riuscito a farsi amico il più vecchio dei ragazzi Weasley, nonostante l’ovvia contrarietà di Bill a perdonarlo per avergli fatto avvicinare Fenrir Greyback. Assieme a Charlie, i due avevano poi sfidato Harry, Ron, Ginny e George nell’annuale sfida a Quidditch. Le migliorate abilità di Draco come cercatore avevano quindi spinto George a puntare su di lui quel giorno per la cattura del boccino, assieme al fatto che volesse vincere dieci volte di più rispetto ad Harry.

La rabbia dei Grifondoro raggiunse il culmine appena prima del fischio d’inizio, quando videro la loro Ragazza d’Oro seduta vicino a Blasie, Theo e Daphne sugli spalti dei Serpeverde, con addosso ancora una volta la sciarpa del Capitano. Erano passati sopra a quella sua pericolosa tendenza durante la partita Serpeverde-Tassorosso, ma solo perché Hermione si era assicurata di indossare la sciarpa Grifondoro alle loro partite, durante le quali aveva tifato a gran voce per Harry, Ron e Ginny nonostante il disgusto di Draco, che si era rifiutato di sedersi assieme a lei. I Grifondoro si erano in effetti vantati, fino all’entrata di Hermione, della scelta di Pansy di sedersi con loro e supportare Harry. La diversa risposta tra le due case era stata abissale e dire che i Grifondoro fossero scontenti non sarebbe stato abbastanza. Il fatto che sia George che Hermione avessero deciso di tifare per il nemico aveva iniziato a distruggere la loro convinzione di poter vincere.

“Hermione, sicura che sarai al sicuro alla torre questa sera?”, chiese Blasie, preoccupato per gli sguardi velenosi che le venivano lanciati.

Hermione rise. “Ma per favore, come se qualcuno di loro potesse battermi a duello. Comunque, il nocciolo dell’unità tra case era abbattere le barriere così che potessi scegliere di sostenere il mio ragazzo piuttosto che la mia casa”.

Theo alzò un sopracciglio. “Sì, magari fra un centinaio d’anni, quanto i vostri pronipoti si sposeranno con quelli di Pansy ed Harry”.

Hermione lo guardò truce, cosa che gli ricordò molto la McGranitt. “Ai Serpeverde sembra non importare che Pansy stia dall’altra parte”.

“Perché siamo Serpeverde, non siamo testardi come i Grifondoro, anche se in ogni caso penso sia perché ci basta causare qualche aneurisma tra di loro, vista la tua presenza qui”.

“Siete sempre la casa più subdola”, disse sarcastica Hermione.

“Lo dici come se fosse una brutta cosa”, rise Theo.

“Zitti voi due, le squadre stanno uscendo”, li interruppe Daphne.

Hermione sorrise a Draco e gli lanciò un bacio. La sorpresa di vederla seduta tra i suoi amici, con la sua sciarpa addosso, quasi lo fece cadere dalla scopa. Notò una simile reazione in Harry quando si accorse della presenza di Pansy tra i Grifondoro. Le ragazze erano riuscite a tenere per sé i loro piani. Draco osservò che, a causa loro, la tensione era aumentata. Sorrise apertamente alla sua strega, prima di iniziare la partita. Era determinato a concludere la sua carrier ad Hogwarts battendo Potter.

La partita fu una delle più lunghe degli ultimi anni. Entrambe le squadre giocavano bene e la bravura dei giocatori aveva inchiodato agli spalti tutti gli studenti, nonostante il cielo iniziasse a scurirsi. Blasie ormai soffriva da un po’ di fianco ad Hermione, che gli stringeva forte un braccio e piantava le unghie ogni volta che uno dei suoi amici veniva sfiorato da un bolide.

“Sono contento che tu e Draco abbiate iniziato a frequentarvi solo quest’anno”, grugnì a quella che sembrava essere la centesima unghiata da parte sua.

Lei gli lanciò uno sguardo minaccioso. “Disse l’uomo che mi ha quasi rotto una mano quando Ginny ha rischiato di sbattere contro Harper”.

“È fortunato ad averla evitata in tempo, altrimenti avrei dovuto picchiarlo a sangue”.

Ma l’attenzione di Hermione era già stata distolta. Squittì quando sia Draco che Harry si diressero in picchiata verso il prato. Avevano ovviamente visto il boccino. Mentre entrambi quasi sfioravano la morte solo per acchiappare una pallina dorata, Hermione afferrò malamente il braccio di Blasie, altrettanto concentrato da non prestarle molta attenzione. I due si avvicinavano sempre di più al suolo così Hermione voltò la testa e si nascose addosso a Blasie, incapace di guardare. La sua agonia nel non sapere cosa stesse succedendo finì presto grazie ad un ruggito che scoppiò tra gli spalti. Venne sollevata da terra e quasi lanciata in aria da Blasie. “Abbiamo vinto, abbiamo vinto”, le urlò nelle orecchie. Hermione abbassò lo sguardo e vide Draco, immensamente soddisfatto, trattenere il boccino in alto. Harry, di fianco a lui, sembrava un po’ sconsolato.

Hermione lanciò un urlo e corse verso il campo. Appena raggiunse il suo ragazzo, gli salto tra le braccia e lo coprì di baci. “Ce l’hai fatta”, urlò prima di seppellire il viso nel suo collo.

“Vedere una certa strega con una certa sciarpa addosso, questa mattina mi ha dato la motivazione giusta”, le disse.

“Ti amo”, gli sussurrò all’orecchio.

“Io di più”, le sussurrò lui, baciandola.

“Staccati dal nostro campione e fai avvicinare i veri Serpeverde”, disse Blasie, allontanandola dalle braccia del cercatore.

Draco ringhiò al suo amico. “Sei fortunato che io mi senta clemente, Zabini, altrimenti ti saresti beccato una brutta fattura con un biglietto di sola andata per l’infermeria. E che significa veri Serpeverde? È la mia ragazza, il che la rende Serpeverde come tutti gli altri”.

Hermione gli mise una mano sulla guancia. “Vai a giocare con i tuoi amici. Io torno tra un minuto”.

“Sarà meglio”, ringhiò lui.

Hermione corse da Harry e lo abbracciò per consolarlo. “Ero così preoccupata che poteste uccidervi”, disse.

Harry le sorrise e le rimise a posto la sciarpa verde ed argento. “Perché hai questa?”,

Hermione arrossì. “Beh, io e Pansy abbiamo deciso di scambiarci ancora una volta questo pomeriggio”.

“L’ho notato. Non posso nemmeno contare sul supporto della mia amica”, la prese in giro prima di farle l’occhiolino.

Arrivò anche Pansy e gli diede un bacio sulla guancia. “Penso di portarti sfortuna. Tutte le volte che ho sostenuto Draco contro di te ha perso lui e per una volta che voglio tu vinca alla fine vince lui”.

“Preferisco avere il tuo sostegno che il boccino”, disse contento Harry.

Ron li raggiunse di corsa, irritato, trascinandosi appresso la sorella. “Avete visto e sentita dove è andato George e cos’ha fatto?”.

Harry scosse la testa. “Ha scommesso contro Grifondoro, quel traditore! Malfoy ha corrotto non solo Hermione ma anche George”, disse Ron con il fumo che gli usciva dalle orecchie.

“Aaaah, allora il magnifico regalo che ti ho preso te lo puoi scordare, ingrato”, disse George alle sue spalle. “Magari la nuova Firebot la vuole Malfoy”.

Harry, Hermione e Ginny risero, sapendo benissimo che stava scherzando.

“Ed Hermione, non credere io non abbia notato il tuo tifo per i Serpeverde”, le sibilò Ron. “Ti sei dimostrata proprio una Principessa Grifondoro”.

Due braccia si avvolsero attorno la vita di Hermione. “Non hai ricevuto il promemoria, donnola? Ora Hermione è la Principessa Serpeverde”, lo prese in giro Draco, divertendosi ancora di più quando lo vide schiumare di rabbia.

Ginny diede a Ron una sberla sulla nuca. “Calmati, stupido. Credo sia dolce che Hermione e Pansy si siano scambiate. Anche se ho notato che tu, Blasie, non ti seu unito a loro”, disse Ginny, con le mani sui fianchi.

Draco sogghignò. “Non ho mai pensato avrei visto il giorno in cui saresti diventato il pupazzo della piccola Weasley, Blasie”.

Blasie lo ignorò ed abbracciò la sua ragazza, sussurrandole “Indosso i boxer rossi ed oro solo per te”.

Ginny ghignò e gli diede un bacio come premio.

“Per quanto mi dolga interrompervi, sta per iniziare il mio spettacolo”, disse George.

Il gruppo alzò la testa verso il cielo assieme al resto di Hogwarts e rimase in contemplazione dei nuovi fuochi d’artificio di usa invenzione. Come promesso, George ne aveva creati anche in onore dei vincitori della coppa, ma senza riuscire a sopprimere il suo lato scherzoso. Un enorme serpente esplose, sibilando verso i Grifondoro e, invece che svanire qualche attimo dopo, si trasformò repentinamente in un furetto bianco che iniziò a saltellare per il cielo, prima di esplodere nuovamente in migliaia di pagliuzze dorate addosso agli studenti.  

George si volò verso Draco. “Pensavo che quest’ultimo ti sarebbe piaciuto in modo particolare, Malfoy”.

 

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