Gryffindor's Golden Girl To Slytherin's Princess di Rumaan (/viewuser.php?uid=193024)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Disclaimer: i personaggi
contenuti appartengono a J.K. Rowling.
N.B.
Questa è una
traduzione. La versione originale la potete trovare al seguente link:
https://www.fanfiction.net/s/7290423/1/Gryffindor-s-Golden-Girl-to-Slytherin-s-Princess
Capitolo 1
Hermione
sorrise, mentre si guardava attorno nella Sala Grande. Erano tornati ad
Hogwarts da ormai un mese e provava un immenso ma semplice piacere a compiere
la solita routine. Lo stress di essere sempre in fuga, per cercare gli Horcrux,
e la battaglia finale, erano stati sostituiti dalla semplicità di studiare per
i M.A.G.O. Quell’anno, Hermione era più che felice di starsene nelle retrovie
ed aveva rifiutato l’opportunità di diventare Caposcuola. Prima degli ultimi e
pazzi avvenimenti, diventarlo era stata la sua più grande ambizione; ora, non
voleva altro che crogiolarsi nella mancanza di responsabilità. Comunque,
Hogwarts non poteva che averne scelti altri due, assolutamente imbattibili:
Neville Paciock e Hannah Abbott. Era bello vedere qualcun altro sotto i
riflettori una volta tanto, una qualcosa che i tre amici avevano allegramente
allontanato.
Hermione osservò
il tavolo dei Grifondoro. Ron ed Harry, come al solito, si stavano scervellando
con le strategie di Quidditch per vincere anche quell’anno. Ginny era occupata
a condurre una conversazione piuttosto espressiva con Luna, che si trovava al
tavolo opposto, dalla parte dei Corvonero. Non molto tempo dopo la battaglia
finale, i quattro avevano deciso che rimanere amici fosse una priorità maggiore
rispetto ad una possibile relazione e, comunque, avevano tutti compreso che
andare ognuno per la propria stata l’idea migliore, nonostante la comunità
magica premesse per il contrario. Nessuno di loro voleva portare avanti una
relazione solo perché sarebbe stata una bella storia per i giornali.
La McGranitt
si schiarì la voce. “Per favore, potrebbero rimanere solo i ragazzi del settimo
anno?”.
Nella Sala
Grande esplosero le chiacchiere, mentre i ragazzi più piccoli osservavano i più
grandi, chiedendosi quale fosse il problema. Ginny lanciò uno sguardo ad
Hermione, che scrollò le spalle.
Le panche si
svuotarono lentamente, con grande irritazione della McGranitt, mentre
sorvegliava gli studenti notando le assenze di quelli caduti in battaglia solo
pochi mesi prima. Un estraneo non avrebbe mai creduto che fossero studenti,
quei ragazzi con una tale vecchiaia e consapevolezza che traspariva dagli
occhi. Nessuno attaccava più l’altro come negli anni precedenti. Non c’era più
nemmeno l’animosità inevitabile tra le case di Grifondoro e Serpeverde, il che
faceva stupire, dato il cattivo sangue che era sempre scorso, soprattutto tra
Harry Potter e Draco Malfoy.
In quel
momento, entrambi sedevano composti e pazienti, come non lo erano mai stati.
Potter non percepiva più il senso di ingiustizia come negli anni precedenti ed
il ghigno arrogante e perpetuo di Malfoy era scomparso. In effetti, la
McGranitt era contenta di quella piccolo tregua tra i “capi” delle due case,
poi presa ad esempio dagli amici. Non c’era niente di più che un piccolo cenno
d’assenso, ma era più di ciò che avesse mai potuto sperare un paio d’anni prima.
Era un
peccato che lo stesso comportamento non fosse seguito dai ragazzi più piccoli.
Nulla, come sembrava, poteva dissipare i piccoli litigi che continuavano a
scoppiare tra quelli del quinto anno in giù. La McGranitt aveva raggiunto il
limite proprio il giorno prima, quando una rissa di gruppo era scoppiata nel
corridoio di Incantesimi e diversi studenti erano finiti in infermeria. Era
stato in quel momento che le era venuta in mente un’idea drastica, che sperava
fosse accettata da quelli del settimo anno con modica grazia, così da sedare
anche i più piccoli. Beh, era arrivato il momento di procedure.
“Sono sicura
sia arrivato alla vostra attenzione che, nonostante l’eccellente esempio che
avete voi stessi portato, il resto della scuola ha ancora problemi a lasciar
perdere il passato”, iniziò la McGranitt.
Hermione
sentì un brivido di disagio, mentre gli occhi della Professoressa scattavano
verso di lei. Vi trovò impresso un leggero senso di colpa. Scosse appena la
testa, sicura di starselo immaginando.
“È per
questo che ho preso questa decisione, un po’ melodrammatica ma necessaria, per
promuovere l’unità tra Case anche tra il resto della scuola”. La McGranitt
percepì i borbottii tra gli studenti, che iniziavano a capire sarebbe successo
qualcosa di poco piacevole.
“Sarebbe di
grande aiuto se sia un membro di Serpeverde che uno di Grifondoro si
scambiassero di Casa per il resto del semestre". La McGranitt bloccò sul
nascere tutti i sussulti e le esclamazioni sottovoce, per continuare.
“Perciò
Signorina Granger e Signorina Parkinson, per favore, seguitemi per altri
dettagli”. Con queste parole, la Professoressa si incamminò per uscire dalla
Sala, gesticolando ad entrambe di seguirla.
Ad Hermione
tutto sembrava muoversi più lentamente del normale, mentre assorbiva le
reazioni dei suoi amici e raccoglieva maldestra le sue cose. Ron ed Harry
avevano entrambi espressioni incredule dipinte in faccia. Osservò la Sala
Grande e vide Pansy Parkinson fare le sue stesse mosse. Si avviarono dietro la
McGranitt, entrambe troppo sconvolte per fare altro.
L’ufficio
della McGranitt.
In quelli
che parvero secondi, Hermione e Pansy si trovarono nell’ufficio, ad affrontare
la Professoressa, mentre i quadri mormoravano tra loro. Hermione alzò lo
sguardo e vide gli occhi di Albus Silente osservarla. Fu in quel momento che si
rese conto chi ci fosse in realtà dietro quell’idea. Di fianco a Silente c’era
anche un altro ritratto, tutt’altro che felice. L’espressione di Severus Piton
indicava esattamente cosa ne pensasse della questione.
Pansy
balbettò di fianco a lei. “Ma Professoressa, non capisco”.
La McGranitt
sospirò. “Sentite, so che si tratta di una cosa ingiusta per entrambe ma,
francamente, la situazione tra gli studenti più piccoli sta sfuggendo di mano.
Dobbiamo mandare un messaggio forte che tale comportamento non è accettabile.
Non mi viene in mente niente di meglio che incoraggiare l’unità tra Case grazie
alla sostituzione di un paio di membri”.
Dietro la
sua testa, Silente annuiva concorde. “Per quanto possa sembrare difficile,
Signorina Parkinson e Signorina Granger, crediamo che voi due abbiate una
mentalità sufficientemente aperta per affrontare la situazione. Entrambe siete
arrivate lontano in un paio di mesi e necessitiamo di due persone dalla mente
fredda e abbastanza tattica da arrivare in fondo”.
A quelle
parole, Piton fece una smorfia. Hermione si ritrovò a dover dare ragione al
vecchio professore di pozioni. Inoltre, non concordava con l’immagine di
apertura mentale affibbiata alla Parkinson. Le venne in mente la sua indecisione
durante la battaglia finale.
Come se
stesse leggendo i suoi pensieri, Piton la guardò e fece un’altra smorfia. “Non
parla, Signorina Granger. Una volta tanto non ha nulla da dire?”.
Hermione
distolse lo sguardo da lui e lo posò sulla McGranitt. “Immagino non ci siano
alternative?”.
La McGranitt
scosse la testa e le fece un piccolo sorriso. Sapeva di poter contare su di lei
e che avrebbe appreso la situazione scegliendo la soluzione migliore. “Mi
spiace, Signorina Granger, ma ormai ho deciso. Lei e la Signorina Parkinson vi
scambierete domani. Diventerà una Serpeverde a tutti gli effetti, avrà un letto
nel dormitorio, siederà alla tavola e guadagnerà o perderà punti per la sua
nuova Casa. Lo stesso vale per lei, Signorina Parkinson”.
Hermione
sospirò e si voltò a guardare Pansy, che era ancora molto scossa.
“Vi
suggerisco di andare a fare i bagagli ed a passare l’ultima sera con i vostri
amici. Da domani dovrete passare il tempo con quelli della vostra nuova Casa.
Non vi permetterò di svignarvela nelle vostre vecchie sale comuni. Vi chiedo
anche di sedere con i vostri compagni durante tutte le lezioni. Compreso?”. Sia
Hermione che Pansy annuirono.
“Molto bene,
allora andate”, disse la McGranitt, affrettandole.
Quando la
porta si richiuse, si permise di rilassarsi, sollevata. Guardò Silente e disse:
“Beh, Albus, devi ancora convincermi che la tua idea possa funzionare”.
Albus
sorrise. “Dai tempo al tempo, Minerva. Sono sicuro ci saranno fuochi
d’artificio per un po’ ma anche che, alla fine, questo settimo anno ci
sorprenderà”.
Piton fece
l’ennesima smorfia e lasciò il quadro, per poi comparire in quello nelle
Segrete.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Capitolo 2
Sala Comune dei Grifondoro
Hermione fece
un respiro profondo per calmare l’affanno, mentre girava l’angolo verso la Sala
Comune.
La Signora
Grassa la salutò. “Immagino di dover cambiare la parola d’ordine domani,
signorina. Se quello che mi dice Violet è corretto, non sarai più una delle mie”.
“Sì, hanno
deciso che andrò a Serpeverde per il resto del semestre”.
“È un
peccato mia cara. Mi mancherai, soprattutto da quando non vai più a zonzo di
notte”. Con quelle parole la Signora Grassa aprì il passaggio ed Hermione
piombò nel delirio della Sala Comune.
Harry, Ron e
Ginny le volarono addosso. “Che succede, Hermione? La McGranitt fa sul serio?
Non possono farti andare tra le serpi, ti uccideranno”. L’ultima frase venne urlata
da Ron, tutto rosso in faccia. La Sala Comune si zittì e tutti gli occhi
vennero puntati su di lei.
Hermione
sorrise tristemente agli amici. “Mi spiace, ragazzi, la McGranitt è stata
chiarissima. Dovrò cambiare Casa domani”.
“Non lo
permetteremo”, urlò Ron. “Harry ora andrà a dire alla McGranitt che non può
permettere una cosa del genere”.
Hermione
mise un braccio sulle spalle di entrambi i ragazzi. “Non funzionerà, Ron. Nemmeno
il bambino che è sopravvissuto riuscirà a farmela cavare questa volta. È stata un’idea di Silente”.
Ron digrignò
i denti e si acquattò di fronte al camino. Hermione lo seguì, trascinandosi
dietro Harry e Ginny. “Andiamo Ron, passiamo un’ultima bella serata. Dopotutto,
passerà un po’ prima che possa tornare a casa”.
Harry le sorrise.
Si poteva sempre contare su di lei, per vedere l’aspetto positivo delle cose. “Ok,
vado in cucina a recuperare qualcosa da mangiare. Daremo ad
Hermione un addio come si deve”.
Sala Comune dei Serpeverde
Nello stesso
momento, nei sotterranei, Pansy si appoggiava a Draco, che fissava le fiamme
verdi. Lui le accarezzava un braccio per confortarla, mentre ogni tanto
lanciava uno sguardo al dipinto del padrino.
“Non riesco
a credere che tu l’abbia permesso, Severus. Davvero, a cosa pensava la
McGranitt quando ha acconsentito all’idea di Silente?”, disse Draco.
“Draco,
Draco, non è che sia avvezzo allo strano funzionamento delle menti Grifondoro. Ho
dato loro contro finché ho potuto, ma il Professor Silente era deciso”.
Pansy si
lamentò di nuovo. “Non riesco a credere che diventerò una Grifondoro per due
mesi interi”.
Blasie Zabini
la prese in giro. “Tornerai qui abbronzata, visto il sole che batte lassù”.
Draco lanciò
uno sguardo ammonitore a Blasie. Non era il momento per commenti del genere. Era
davvero preoccupato per ciò che sarebbe potuto succedere a Pansy. Ci avrebbe
scommesso che I Grifondoro non avrebbero dimenticato il suo impulsivo desiderio
di allungare Potter al Signore Oscuro. Nessuno di quei nobili cuori ci avrebbe
pensato due volte a maledirla in difesa del loro prezioso eroe. Da ciò che Pansy
aveva riferito, non le sarebbe stato permesso tornare alla Sala Comune ogni
tanto.
“Oooh,
Potter si vendicherà”, grugnì Pansy, inconsciamente dando voce ai pensieri di
Draco. “La mia vita non vale la pena di essere vissuta”.
“Non
preoccuparti Pansy, non permetteremo ai Grifondoro di toccarti”, disse Theodore
Nott.
“Dimentichi,
comunque, che in cambio avremo la ragazza del trio. Scommetto che Potter ci
penserà due volte a superare il limite, per paura di ciò che potremmo farle per
ripicca”, sottolineò Daphne Greengrass.
Draco ci
pensò su. Silente doveva aver adorato l’idea di mettere la sua Nata Babbana preferita
nei sotterranei. Lei era abbastanza intelligente da carpire tutti i loro segreti
ed andare a riferirli. Doveva assicurarsi di accorciare il guinzaglio ai
compagni. La Granger non avrebbe infilato il naso nei suoi affari.
Diede uno
sguardo alla Sala Comune. Quelli del settimo anno si erano presi i posti
davanti al camino. Vide anche qualcuno del quarto e del quinto anno, pronti
alla sfida. Non erano abbastanza grandi da aver fatto parte della guerra, così
si aggrappavano all’animosità. Avrebbero visto nella Granger l’occasione per
vendicare molte famiglia Purosangue. Doveva tenerli d’occhio.
Daphne si
alzò. “Andiamo Pansy, facciamo i bagagli”.
Dormitorio delle ragazze, Grifondoro
Hermione si
svegliò a causa dei raggi del sole che filtravano dalla finestra più alta della
torre. Si stiracchiò e si raggomitolò di nuovo sotto le coperte; poi la realtà
la colpì. Sarebbe stata l’ultima volta, in quei mesi, in cui si sarebbe svegliata
vedendo i prati di Hogwarts. Da quella note in poi si sarebbe trovata nei bui
sotterranei, probabilmente a morire di consunzione. Perchè era
dovuto toccare a lei?
Era preoccupata,
nonostante la sera prima avesse indossato una maschera coraggiosa. I Nati
Babbani non erano esattamente i benvenuti tra le serpi. Le avevano reso la vita
un inferno dal momento in cui aveva messo piede ad Hogwarts ed ora sarebbe
diventata una di loro. Non che la l’avrebbero mai considerata tale. Avrebbe
dovuto dormire con un occhio aperto, alla faccia dell’anno rilassante che si
era prospettato all’inizio.
Finì di fare
i bagagli e si trascinò in Sala Grande, dirigendosi deliberatamente al tavolo
Grifondoro. Non si sarebbe seduta a quello nuovo finché non l’avesse costretta
la McGranitt. Mentre si imburrava il toast, sentì una fitta allo stomaco al
pensiero che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe sentito Ginny
far ridere il resto della tavolata. Ron si riempì immediatamente la bocca di uova
strapazzate e bacon, annuendo di tanto in tanto alla sorella per fare a finta
di starla ad ascoltare. Harry ci aveva già rinunciando e ronfava contro la
spalla di Ginny.
“Ehi,
svegliati pigrone”, urlò Ginny, colpendolo con il cucchiaio.
“Eh? Perché?”,
mormorò Harry.
“Sprecherai
l’ultima mattina con Hermione a sbavare sulla mia spalla?”.
“Ehm no,
ciao Hermione”, le sorrise assonnato Harry.
Lei gli
sorrise di rimando, contenta dello sforzo, mentre Ginny si spazzolava teatralmente
la veste dalla bava che in realtà non c’era. Scuotendo i capelli, fece l’occhiolino
ad Hermione.
I gufi iniziarono
ad arrivare ed una busta venne lasciata cadere nel piatto di Hermione.
Cara Signorina
Granger,
la
Professoressa McGranitt mi ha in formato del cambio di circostanze. La incontrerò
di fronte la Sala Comune Serpeverde dopo la fine delle lezioni questo
pomeriggio, così da informarla sulla parola d’ordine e presentarla alla sua
nuova Casa.
Non vedo l’ora
di vederla risplendere nei colori Serpeverde, mia cara.
Cordialmente,
Professor
Horace Lumacorno.
Hermione
grugnì. Si era dimenticata di Lumacorno. Non pensava sarebbe arrivato il
momento in cui avrebbe preferito Piton come direttore, almeno la odiava ed
ignorava bellamente. Avrebbe dovuto aspettarsi più inviti del solito per unirsi
al Lumaclub, quell’anno.
“Che succede?”,
chiese Ron.
Lei gli
passò la lettera e gli diede una sberla quando lo vide ghignare. “Harry, credo tu
non sia più il preferito di Lumacorno, ora che la piccola So-Tutto-Io sarà dei
suoi”.
“Grazie
mille Ron, fortuna che non volevi mettessi piede nei sotterranei”.
Ron le mise
un braccio sulle spalle. “Oh andiamo Hermione, devi ammettere almeno che il vecchio
Luma ti tratterà meglio di quanto avrebbe fatto Piton”.
“Avrei
preferito Piton. I commenti sarcastici ed il trattamento sleale che mi
riservava sarebbero stati molto più divertenti se avesse dovuto togliere punti
alla sua stessa Casa”.
La fine
delle lezioni arrivò troppo presto, quel giorno, per due studentesse. Sia Pansy
che Hermione avrebbero voluto che il tempo rallentasse. Inevitabilmente, suonò
anche l’ultima campanella e si ritrovarono a trascinare i piedi ai lati opposti
del castello.
Torre Grifondoro
Pansy si
asciugò sulla gonna le mani sudate. Avrebbe dovuto incontrare la nuova
direttrice di Grifondoro, la Professoressa Sinistra, da un minuto all’altro. Seguì
un paio di Grifondoro del secondo anno fino al grande ritratto della Signora
Grassa, vestita di rosa. Prese un respiro profondo e si avvicinò.
“Buona sera,
Signorina Parkinson, benvenuta a Grifondoro”, disse amichevole la
Professoressa.
Pansy le
fece un sorriso tirato. Schiena dritta Pansy, si disse. Non
permettere che ti feriscano. L’orgoglio Serpeverde la confortava. Raddrizzò
le spalle ed alzò la testa, mentre il ritratto si scansava e lei metteva piede
nella tana dei leni.
Sotterranei
Serpeverde
Hermione si
sistemò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, mentre tentava di resistere alla
voglia di giocare con le mani.
“Cara
Signorina Granger”, sentì tuonare la voce di Lumacorno. “Sono così orgoglioso
di darle il benvenuto nell’illustre casa di Serpeverde”.
Una porta venne
rivelata nel muro di pietra di fronte a Lumacorno. Portava ad una lunga ma bassa
Sala Comune, molto più buia di quella dei Grifondoro. Hermione rabbrividì. Ecco
perché i Serpeverde si comportavano come una nidiata di vipere. Harry e Ron non
le avevano reso giustizia. La stanza era ancora meno confortante di quanto
avesse immaginato. Testa in alto Hermione, hai affrontato e battuto i Mangiamorte,
questi qua non hanno nulla a che fare con loro. Rise sommessamente, mentre
entrava nella loro tana.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Capitolo 3
Torre Grifondoro
Pansy cercò
di farsi più piccola che poté, alla vista delle reazioni dei Grifondoro alla
sua presenza. Sapeva sarebbe sicuramente successo ma, allo stesso tempo, le faceva
male. La Professoressa Sinistra, facendo a finta che nulla fosse accaduto,
continuò a chiacchierare mentre conduceva Pansy al dormitorio delle ragazze. Le
venne mostrata l’ala del settimo anno e fece un fischio silenzioso per la
visuale che le venne offerta. Amava i paesaggi, che mancavano sicuramente a
Serpeverde. Annuì assente quando la Professoressa le disse qualcosa prima di
andarsene. Non stava prestando molta attenzione, catturata com’era dal tramonto
fuori dalla finestra. Stava per iniziare due mesi solitari, ma almeno tutto
quello le avrebbe fatto provare un po’ di serenità.
Sotterranei Serpeverde
Hermione si
strinse su se stessa all’udire gli inevitabili sussurrii che iniziarono quando
apparve dietro Lumacorno. Trovava l’atmosfera buia un po’ intimorente ma sarebbe
morta piuttosto che mostrare qualche debolezza di fronte a qualunque
Serpeverde. Fece volare lo sguardo su quelli del settimo anno, raccolti attorno
al camino. I suoi occhi ne incontrarono per un breve momento un paio d’argento,
che si scostarono prima che riuscisse a decifrarli. Seguì Lumacorno per alcuni
gradini verso il dormitorio delle ragazze. Sussultò internamente quanto vide il
mobilio antico ed intagliato e fece scorrere le dita sulla bellissima
scrivania, su cui erano stati accuratamente impilati i suoi libri. Non avrebbe
dovuto rimanerne sorpresa per la qualità, ma lo era comunque. Almeno il
dormitorio non aveva una luce così soffusa come la Sala Comune. In effetti, il
camino che scoppiettava nell’angolo lo faceva sembrare quasi un posto allegro.
Sala Comune Serpeverde
Dopo aver
fatto trovare ad Hermione la sua stanza, Lumacorno tornò nella Sala Comune e si
diresse verso quelli del settimo anno. “Giovane Malfoy,
posso avere una parola?”.
Draco annuì. “Certo, Professore. Come posso aiutarla?”.
“Volevo solo
assicurarmi che avessi tutto sotto controllo. Non voglio succeda niente alla
Granger sotto il mio controllo. La Professoressa McGranitt non me lo
perdonerebbe mai”.
“Non si
preoccupi, Professore. Ho già in mente qualcosa. Terremo tutto sott’occhio”,
replicò Draco indicando Blasie, Daphne e Theo.
“Bene,
sapevo di poter contare su di voi. È bello vedere quanto siate maturati dagli
ehm.. eventi dell’anno scorso”, li salutò allegramente Lumacorno, prima di
sparire.
Draco alzò
gli occhi al cielo e catturò lo sguardo schifato nel ritratto di Piton. Soppresse
un ghigno e tornò dagli amici.
“Che voleva?”, chiese Blasie.
“Oh, lo sai,
si comportava come il solito Lumacorno. Voleva assicurarsi che niente di troppo
indelicato fosse riconducibile alla sua persona”.
“Quindi cosa
farai, Draco? Di sicuro non hai mancato di notare gli sguardi cattivi che
alcuni dei nostri compagni più giovani si sono scambiati, da quanto la notizia
dell’arrivo della Granger è trapelata”, chiese Theo.
Draco si
passò una mano sui capelli. Ci aveva pensato per tutta la notte. Sapeva che tutti
si aspettavano non succedesse nulla alla Granger durante i mesi seguenti. Beh,
si sarebbe impegnato perchè ciò accadesse. Il nome dei Serpeverde era stato
trascinato nel fango dal giorno del ritorno di Voldemort e lui stesso ne era stato
in parte colpevole. Ma era anche determinato a lasciare un segno diverso quell’anno,
grazie al quale avrebbe ricostruito la reputazione della sua Casa ed avrebbe
essere potuto ricordare come qualcosa di diverso rispetto al Mangiamorte che
aveva fallito nell’uccidere Silente.
“Daphne, ho
bisogno che diventi amica della Granger. Dovrà trovare qualcuno con cui
parlare. So che non sarà facile, avrà sospetti su tutti noi”.
Daphne
arricciò il naso. “Perché io, Draco? Mi manda fuori di testa con quell’aria
da santarellina”.
“Non
potrebbe farlo Millicent, non credi? Sono sicura che la Granger non si sia
dimenticata delle volte in cui l’ha presa di mira. Tu sei quella con cui ha
avuto meno contatti”. Draco si voltò. “Blasie, Theo, voi la terrete d’occhio. Theo,
tu ti occupi della biblioteca. Farai sapere a me od a Blasie quando starà per
tornare in Sala Comune, così ci assicureremo di essere qui”.
“Ci hai
pensato molto, Draco”, sottolineò Daphne.
Lui arcuò le
sopracciglia. “Qualcuno doveva, visto l’idea assurda che si è fatto venire
Silente”. Guardò Piton. “Severus, so
che mi racconterai qualsiasi piano ascolterai per caso”.
Piton
sembrava annoiato. “Lo sto già facendo. Non potrei sopportare Minerva altrimenti”.
Draco si
avvicinò alla porta. “Oh e Blasie, dovrei mettere in atto il fascino che credi
di avere e diventare anche tu amico della Granger”.
Blasie
sorrise. “E tu Dracuccio, cosa farai oltre a muoverci come pedoni sulla tua
scacchiera?”.
Draco fece
una smorfia. “Rimarrò dietro le quinte, assicurandomi che voi idioti non
facciate casini. Non possiamo permettercelo. Avremmo alle calcagna tutta la
scuola se un solo capello le fosse torto”.
Dormitorio delle ragazze, Serpeverde
Hermione sospirò
e posò il libro. Era il momento di affrontare il resto dei compagni ed andare a
cena. Si sistemò l’uniforme, i capelli ed aprì la porta. La Sala Comune era
silenziosa. Un paio del terzo anno si stavano lentamente avviando verso la Sala
Grande e Zabini sedeva pigramente di fronte al camino. Alzò la testa mentre
passava, facendole l’occhiolino. Lei gli lanciò uno sguardo confuso, prima di
scuotere la testa e seguire gli altri ragazzi.
Arrivata alla
Sala Grande, Hermione si diresse automaticamente al tavolo dei Grifondoro. “Strada sbagliata, Granger” le confermò Zabini, dietro di lei.
“Dannazione”,
mormorò, prima di voltarsi verso il tavolo dei Serpeverde. Diede uno sguardo
alle panche, insicura sul dove sedersi. Poi notò un movimento da parte di Daphne
Greengrass e lo spazio vuoti di fianco a lei. Confusa, Hermione le si avvicinò,
dubbiosa se fidarsi o meno di quel gesto di apparente amicizia.
“Grazie”,
mormorò Hermione, mentre scivolava sulla panca.
“Nessun problema”
disse Daphne. “Sembra di stare di nuovo al primo anno, eh?”.
Hermione rise appena. “Immagino di sì, a parte il cattivo sangue che scorre”.
Daphne abbassò
il volto verso il piatto, senza sapere come rispondere. “Le cose cambiano, Granger. Credo che l’ultimo anno ci abbia fatto riflettere
profondamente su noi stessi”.
Hermione provò
un senso di colpa nel vedere la ragazza reggersi la testa. Non voleva riportare
a galla gli ultimi sei anni. Sapeva che, se avesse volute sopravvivere per i
seguenti due mesi, avrebbe dovuto guardare oltre gli anni di insulti e maledizioni,
nonostante sembrasse troppo difficile.
“Non intendevo
questo. Immagino siamo tutti sulla stessa barca e per favore, chiamami Hermione”.
Daphne alzò
gli occhi e vide un piccolo ma amichevole sorriso sul viso della Grifondoro. Era
un po’ sorpresa, si aspettava che la Granger reagisse mettendoci più veleno.
Anche se lei si era tenuta in disparte, aveva seguito la massa ed aveva
veramente pensato alla Granger come una Sanguesporco. Poi la realtà della
battaglia finale aveva cambiato le cose. La futilità della perdita di tutte
quelle vite aveva messo sotto un’altra luce la ridicolezza delle preoccupazioni
per il sangue di qualcun altro. Un’altra guerra del genere e non sarebbe più
sopravvissuto nessuno a cui importasse chi fosse Purosangue o Mezzosangue.
“Solo se mi
chiami Daphne”, su la sua allegra risposta.
Hermione
rimase scioccata da quel moto di amicizia che le veniva offerta, ma non avrebbe
guardato in bocca al caval donato. Chiacchierò casualmente con Daphne per il
resto della cena. Verso la fine, lanciò uno sguardo verso il suo vecchio tavolo
e si rese conto, tristemente, di quanto sembrasse isolata Pansy. Non aveva
davvero pensato molto a come l’ex Serpeverde si sarebbe trovata con i
Grifondoro. Era stata più preoccupata per la sua stessa sicurezza fisica, in mezzo
a quel branco di noti anti-Nati Babbani. Notò la distanza che i Grifondoro stavano
mettendo tra loro e la Parkinson, seduta vicina a quelli del primo anno. Hermione
provò un moto di compassione verso di lei. Avrebbe potuto toccare anche a lei,
se Daphne non le avesse offerto un rametto d’ulivo.
Sala Grange
Hermione non
fu l’unica a notare la miseria in cui versava Pansy. Minerva McGranitt
osservava i tavoli come un falco. All’inizio aveva prestato più attenzione a
quello dei Serpeverde. Non era felice alla prospettiva di lasciare Hermione in
quella Casa ma Silente l’aveva persuasa che sarebbe stata più che in grado di
prevalere, molto più che una Lavanda Brown od una Calì Patil. Nel profondo lo
sapeva anche lei, ma non poteva smettere di preoccuparsi. Era rimasta di stucco
nel vedere Daphne Greengrass fare spazio ad Hermione ed aveva seguito con
interesse il tentativo di conversare tra le due. Non aveva neanche mancato di
notare il piccolo assenso che Draco Malfoy aveva dato poco prima a Daphne.
Si era un po’
allarmata per quello, dato che, nonostante il suo diverso comportamento, non
riusciva proprio a farselo piacere. Vedeva ancora quel piccolo bullo che aveva
reso un inferno l’esistenza dei Grifondoro ed era poi diventato un Mangiamorte.
La preoccupava anche quanto controllo lui sembrasse esercitare sui più grandi. Notava
il modo inconscio in cui gli altri del settimo anno si rivolgevano a lui per un’approvazione.
Non avrebbe volute invitarlo nuovamente ad Hogwarts, motive per cui aveva litigato
aspramente con Severus. Albus aveva poi deciso di metterla al voto, mettendo a
tacere i suoi pensieri e sproloquiando su quanto lui avesse compreso della
battaglia interna di Draco quando aveva provato ad ucciderlo sulla torre di Astronomia.
Albus credeva che esiliarlo da Hogwarts avrebbe estinto qualsiasi possibile redenzione,
così lei aveva ingoiato il rospo e lo aveva invitato a tornare. Per il momento,
sembrava che Albus avesse ragione. Era studioso e cresciuto per quanto riguardava
il comportamento, soprattutto verso Harry. Nonostante il suo potere su alcuni
compagni, però, non era riuscito a calmare la faida tra quelli più piccoli.
Fu solo più
tardi che Minerva ci accigliò, vedendo le azioni della sua vecchia Casa. Sapeva
sarebbe stato un rischio scegliere Pansy, ma voleva essere in grado di poter
dire di aver scelto le due persone perfette. Nessuno aveva però teso una mano a
Pansy, che lanciava sguardi furtivi di disperazione verso i vecchi compagni. Avrebbe
dovuto parlarne co Harry. La sconcertava il fatto che non avesse dato il buon
esempio, assicurandosi di dare un caloroso benvenuto a Pansy. Cosa che invece
Malfoy aveva fatto.
Tavolo dei
Grifondoro
Pansy si
sentiva osservata. Era rimasta il più a lungo possibile in camera,
svignandosela per le scale quando la Sala Comune era diventata silenziosa. Era poi
scivolata il più invisibile possibile alla fine del tavolo dei Grifondoro, ma
non aveva mancato di notare come quelli del primo anno si fossero scansati con disgusto.
Aveva notato
il modo in cui Daphne aveva accolto Hermione, e ne era rimasta contenta.
Nonostante i vecchi rancori, non avrebbe augurato a nessuno di sentirsi come
lei in quel momento. Merlino, si stava trasformando in una Tassorosso.
Per il
momento era riuscita ad evitare Potter e Weasley. Aveva visto la Weasley femmina
mentre le lanciava sguardi incuriositi ma aveva fatto a finta di ingozzarsi di
cibo. Se fosse riuscita a sopravvivere ai mesi seguenti senza immischiarsi a quei
tre allora si sarebbe potuta considerare fortunata.
Percepì qualcuno
osservarla con insistenza, così alzò lo sguardo e scorse Draco fissarla dall’altra
parte della sala. Cercò di non piangere, mentre lui gesticolava per sapere se stesse
bene. Lei annuì e sorrise. Draco quella mattina l’aveva presa da parte per
parlarle. Sapeva che la sua esistenza sarebbe stata resa peggiore se qualche Serpeverde
avesse provato a fare del male ad Hermione in qualche modo, così era rimasta
toccata dal fatto che ci avesse pensato anche Draco. Le aveva illustrato il suo
piano, come per avere un’approvazione. Sapeva che non avrebbe voluto si
sentisse rimpiazzata o gelosa. Pansy era anche a conoscenza di quanto la guerra
avesse segnato il più giovane dei Malfoy. Nonostante avesse ormai una reputazione
rovinata, era diventato molto più a suo agio con se stesso, quasi come se
avesse potuto finalmente essere ciò che era, invece che cercare di raggiungere
le aspettative altrui.
Pansy
osservò la Sala Grande, ormai vuota, e si alzò lentamente per seguire il resto
dei Grifondoro alla torre. Scivolò silenziosa nella Sala Comune, vogliosa di
arrivare al suo santuario personale. Per fortuna era vuoto, non era ancora riuscita
a vedere le sue compagne. Si mise il pigiama e tirò le tende.
Sotterranei
Serpeverde
Hermione
vide il biglietto poggiato sulla scrivania appena entrò nella stanza. Era una
lettera di Neville in cui le diceva che, come nuovo Prefetto di Serpeverde,
avrebbe dovuto pattugliare i corridoi quella notte assieme a Padma Patil di
Corvonero. Merda, pensò. Avrebbe dovuto incontrarla cinque minuti prima.
Corse per le
scale ed attraversò la Sala Comune. “Ehi, Granger. Dove vai di fretta?”.
“A fare la
ronda, sono in ritardo”, rispose voltandosi, prima di cadere all’indietro. Aveva
sbattuto contro qualcuno.
Allarmata
alzò lo sguardo, incontrando un paio di occhi argentati che la fissavano. “Guarda
dove vai, Granger”, sbottò Malfoy.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Capitolo 4
Sala Comune Serpeverde
Leggermente sconvolta
per l’impatto con il corpo di Malfoy, Hermione lo guardò boccheggiante per
qualche secondo.
“Hai
intenzione di rimanere sdraiata a terra a lungo?”, le chiese, prima di
allungarle una mano.
Hermione la
accettò malferma e lui la rimise in piedi. Percepì una scossa elettrica partire
dalle loro mani e scorrerle lungo il braccio. Ritrasse velocemente la sua.
Doveva sicuramente essere disgusto.
“Non c’è di che,
Granger”, disse sarcastico Malfoy e lei arrossì, rendendosi conto di non aver
detto nulla perché troppo occupata a guardarlo come un pese fuor d’acqua. Era
il momento di fare ammenda.
“Perché ringraziarti
Malfoy? Sei stato tu a mandarmi a terra”. E con quelle parole si piroettò fuori
dalla Sala Comune.
Draco la
seguì con lo sguardo e Blasie lo sbeffeggiò. “Sta zitto, idiota!”, gli abbaiò. “E
comunque, dove sta andando?”.
“Ha detto
qualcosa riguardo a delle ronde, prima che la stendessi”.
“Beh,
dovrebbe rimanere lontana dai guai almeno per questa sera. Io devo fare il tema
di pozioni”, rispose Malfoy prima dirigersi verso la propria stanza.
Cinque minuti
dopo entrò Daphne, trovando Zabini ancora ghignante. “Cosa ti diverte così
tanto, Blasie?”.
“Oh, pensavo
solo a quanto saranno divertenti questi due mesi. Credo che a Draco prenderà un
colpo” disse criptico, e prese la stessa strada del suo amico.
“Come?”, chiese
Daphne al divano vuoto.
Corridoi di Hogwarts
Ad Hermione
di solito piaceva fare la ronda con Padma Patil. A differenza della sorella, era
molto studiosa e più simile a lei. Quella sera, invece, le ricordava troppo Calì.
Cercava in tutti i modi di cavarle qualche informazione riguardo ai Serpeverde
incluso, per il disagio di Hermione, quale ragazzo trovasse più attraente tra
Zabini, Nott e Malfoy. Che cavolo di domanda era?
“Personalmente,
ho una cotta per Nott. Potrà non essere belloccio come Zabini o sexy e
prepotente come Malfoy, ma ha un fascino da nerd”, continuò Padma.
Hermione trattenne
una risata poco carina. Da dove se ne usciva Padma con quelle frasi? Da quando
Malfoy era diventato sexy? Era solo un idiota e per di più irritante e codardo.
Durante gli scorsi sette anni di sicuro non si era coperto di gloria. Da quanto
avere una pazza gelosia di Harry ed aver bisogno di attaccarsi al mantello del
padre erano diventate qualità?
“Quindi, con
quale usciresti Hermione?”.
Doveva davvero
risponderle? “Ehm… non sono sicura mi piacerebbe nessuno di loro. Immagino comunque
che, se fossi l’ultima ragazza sulla terra e loro gli ultimi ragazzi, sceglierei
Zabini. Ma il solo pensiero mi fa venire i conati”.
“Oh, pensavo
avresti scelto Malfoy. Cioè, è sicuramente il tuo tipo”, disse Padma.
Cosa? Qualcuno
l’aveva confusa mentre la stava aspettando? “Davvero, Padma? Credi che
sceglierei qualcuno che ha passato tutto il tempo a chiamarmi Sanguesporco?”.
Padma sembrava
voler ignorare quell’inconveniente e passò le seguenti due ore a sparlare di
come lei e Malfoy sarebbero stati bene assieme. Qualcuno avrebbe pensato le
avesse confidato il suo amore spassionato per il furetto. Hermione cercò di
trattenersi e non maledirla. Per fortuna i corridoi erano vuoti, non era sicura
sarebbe riuscita a spegnere i commenti che sarebbero scaturiti se qualcuno l’avesse
sentita. L’unico beneficio sarebbe stato vedere l’espressione di Malfoy quanto
il pettegolezzo gli fosse giunto alle orecchie, ma poi glie l’avrebbe fatta
pagare così accantonò l’idea di far arrossire quel borioso arrogante.
Una
settimana dopo
La seguente settimana
passò tranquilla per Hermione. Lei e Daphne iniziavano a conoscersi piuttosto
bene. Rimaneva costantemente stupita dalla strega, che riusciva ad essere scherzosa
come Ginny Weasley. Sicuramente non se lo sarebbe immaginata da parte di
qualsiasi Purosangue.
Anche Zabini
stava diventando una persona con cui chiacchierava regolarmente. Spesso veniva
attirato dalle due belle streghe e passava le serate a farle ridere con battute
stupide ed il suo ego smisurato. Grazie a qui due, Hermione riusciva a vedere in
modo molto più amichevole la Sala Comune. Non era stupida, vedeva ancora
qualche sguardo ostile da quelli più giovani ma, a parte uno che le aveva sibilato
“Sanguesporco” mentre passava, non aveva avuto problemi.
Lo stesso
non poteva dirsi di Malfoy. Quel ragazzo la metteva a disagio. Era sempre lì,
dietro la coda dell’occhio. Non capiva perché le stesse sempre vicino. Non le aveva
più detto nulla dopo averla fatta cadere ma sembrava una specie di incubo
pronto a colpire. La faceva diventare matta.
Hermione era
riuscita a studiare un paio di volte con Harry, Ron e Ginny. Era stato bello
vederli in biblioteca. Erano contenti che lei avesse trovato qualcuno con cui
andare d’accordo tra i Serpeverde ma si ritraevano un po’ quando Daphne si
avvicinava. In qualche modo questo la irritava, dato che si rifiutavano di comprendere
lo sforzo che Daphne compiva.
In biblioteca
Dieci giorni
dopo l’inizio di quella situazione, Hermione si trovava nuovamente in
biblioteca con gli amici di Grifondoro.
“Come va con
la Parkinson? Non l’ho vista molto in giro”, chiese Hermione.
Harry scosse
le spalle. “Se ne sta sulle sue. Va dalla sua stanza alla Sala Grande e da lì
si sposta in classe. Tutto qui”.
“Si è fatta
qualche amico?”.
Ron tossì. “Chi vorrebbe
esserle amico? Cioè, abbiamo all’improvviso dimenticato che voleva dare Harry a
Voldemort?”.
“Quindi non
le parla nessuno?”.
“Ehm, non
credo. HO sentito Lavanda e Calì dire che ogni volta che vanno a letto lei
dorme già, con le tende tirate”, rispose Harry.
Hermione
guardò Ginny, che fece una smorfia insoddisfatta. “Non guardarmi così, Hermione.
Ho provato a lanciarle qualche aggancio ma le non risponde”.
“Perché dovresti
farlo Ginny? Solo perché il Carlino è temporaneamente nella nostra casa non
significa tu debba essere carina”.
“Ronald
Weasley, non riesco a crederci. La Parkinson si trova esattamente nella mia
stessa posizione e nessuno di voi ha cercato di renderle le cose più facili. Che
tipo di esempio state dando a quelli più piccoli? La McGranitt ha creato tutto
questo solo per allentare le tensioni”, sbottò Hermione.
Harry si
mosse a disagio sulla sedia, ricordando la conversazione della settimana
precedente con la McGranitt. Gli aveva chiesto di tenere d’occhio Pansy ed
assicurarsi che nessuno le desse problemi. Lui non ci aveva pensato troppo,
credendo che si stesse spingendo un po’ oltre. I Grifondoro di sicuro non
sarebbero scesi così in basso da farle del male. Però il discorso di Hermione
lo faceva sentire piccolo. Aveva ragione, nessuno di loro aveva fatto qualche
sforzo con la Parkinson, mentre i Serpeverde avevano davvero accolto Hermione
nella loro Casa. Non sembrava corretto essere meno
compassionevoli di loro.
“Attenti, sta
arrivando la Greengrass e c’è Nott dietro”, li mise in guardia Ginny.
“Ehi,
Hermione, hai finito? Io e Theo torniamo alla Sala Comune. Vieni con noi? Blasie ha
sfidato Draco a scacchi e si ritroverà sconfitto”.
Prima che
Hermione potesse rispondere, arrivò trafelato Neville. “Harry, Hermione, c’è
stato un incidente in Sala Comune e la Parkinson si è fatta male. È in
infermeria”.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Capitolo 5
In
Biblioteca
Hermione
rimase congelata sulla propria sedia, mentre in biblioteca si scatenava il
panico. Neville venne accerchiato da Harry, Ron e Nott, con Ginny e Daphne che
cercavano di intromettersi. Hermione si alzò ed urlò con un tono pauroso come
quello della McGranitt. “Silenzio, per favore. Neville, raccontaci esattamente
ciò che sai”.
“Non so
molto ma sono tornato in Sala Comune dopo l’incontro settimanale con la Hanna e
la Professoressa McGranitt. C’era il caso, gente che urlava e correva. Mi sono
fatto spazio tra la folla ed ho visto la Parkinson svenuta a terra, in una
pozza di sangue”.
“Cosa?”,
gracchiò Daphne.
“L’ho fatta
levitare immediatamente fino all’infermeria ed ho spedito Lavanda a chiamare la
Professoressa Sinistra, che mi ha chiesto di venire a cercare Harry”, concluse
Neville.
Hermione
vide il suo stesso shock impresso in tutti quanti. Daphne sembrava stesse per
svenire da un momento all’altro. “Daphne, andiamo da Madama Chips e vediamo
come sta”.
Daphne annuì
ad Hermione e si voltò verso Nott. “Theo, vai a chiamare subito Draco. Raccontagli
cos’è accaduto e ci vediamo in infermeria”.
Hermione non
capiva perchè dovessero chiamare Malfoy ma quello non era il momento di fare
domande sulla necessità della presenza del furetto. Scambiò uno sguardo
impaurito con i tre Grifondoro, prima che si dirigessero verso la Sala Comune.
Lei seguì Daphne fuori dalla porta.
In
infermeria
La pace e la
tranquillità dell’infermeria erano una benedizione in confronto all’atmosfera
tumultuosa della biblioteca solo cinque minuti prima. Daphne sembrava essersi
rilassata un po’ alla vista di Pansy sotto le coperte. Madama Chips continuava
ad affaccendarsi, emettendo suoni per zittirli.
“Per favore,
Madama Chips, ci dica come sta Pansy”, chiese Daphne.
“Le ho dato
una pozione per il sonno, ma le hanno lanciato una maledizione piuttosto
crudele. Credo fosse la stessa che ha colpito Malfoy durante il sesto anno”.
Hermione
fece un salto e si voltò. Quando era arrivato Malfoy?
“Si
riprenderà?”, chiese con tono preoccupato.
“È stata più
fortunata di lei, Signor Malfoy. La maledizione era più debole e non ha
inflitto molti danni. Non avrà cicatrici e dopo un paio di giorni di riposo
potrà tornare in glasse. Le ho dato anche una pozione Rimpolpasangue”.
Malfoy e
Daphne si avvicinarono a Pansy ed Hermione si sentì di troppo, come se stesse
violando un momento intimo. Daphne le baciò la fronte. “Sogni d’oro, Pansy.
Torneremo domani”.
Malfoy non disse
nulla ma le strinse la mano. Hermione si voltò per andarsene. “Dove credi di
andare, Granger?”.
“In Sala
Comune, se per voi va bene”, sbottò.
“Beh,
ripensaci. Rimarrai qui finché io e Daphne non ce ne andremo”.
Hermione iniziò
a scaldarsi. Come osava parlare come se fosse suo padre? Chi si credeva di
essere per imporle ciò che doveva o non doveva fare?
“Scusami?
Credo tu abbia capito male, Malfoy. Me ne andrò quando voglio, e non ci potrai
fare nulla”.
Malfoy le
lanciò uno sguardo minaccioso. “Lo vedremo. Ora smettila di fare una scenata e
aspetta tranquilla”.
Per cinque
secondi Hermione rimase senza parole. Malfoy ghignò e riportò la sua attenzione
su Pansy, il che la fece fumare maggiormente di rabbia. “Chi ti credi di
essere..”, iniziò a dire, ma la sua tirata venne interrotta dall’arrivo della
McGranitt.
“Signor
Malfoy, Signorina Greengrass e Signorina Granger. Qualcuno può spiegarmi cos’è
successo? La Professoressa Sinistra sembrava piuttosto scossa e non è stata in
grado di spiegare la situazione”.
Hermione si
fece piccola, mentre Malfoy spiegava con calma alla McGranitt. Chi era morto
per renderlo il Re di Hogwarts? Il fatto che avesse assunto la direzione in
quell’incidente la faceva talmente irritare che stava per esplodere.
Draco rise
divertite per l’espressione di rabbia sul viso della Granger. Sapeva che stare
in disparte la stava uccidendo. Di solito era lei ad avere il controllo di
qualsiasi situazione e lui glie lo aveva portato via da sotto il naso. Si era
particolarmente divertito nell’ordinarle di non muoversi ma sapeva di essersi
risparmiato una tirata grazie all’entrata della McGranitt. Nonostante quanto
fosse divertente metterla al muro, lo stava facendo per il suo bene. La storia
di Pansy, finita in infermeria grazie a qualche Grifondoro, avrebbe solo
infiammato ancora di più gli animi dei Serpeverde. La Granger sarebbe stata sicuramente
la prima in lista per la vendetta.
Sala Comune dei Grifondoro
Nella Sala Comune
dei Grifondoro, Harry stava indagando su cosa fosse successo e la Professoressa
Sinistra si stava dimostrando inutile in quella situazione. Sino a quel momento
era riuscito, in qualche modo, a ripulire la stanza. Aveva spedito Ginny a
tranquillizzare quelli del primo e secondo anno, ancora sconvolti, mentre Ron,
Dean e Seamus avevano ricevuto il compito di ficcanasare in giro tra quelli più
grandi, cercando di raccogliere informazioni. Neville invece stava provando a
minimizzare l’accaduto con le altre Case. Per ora Hanna era riuscita a tenere
sotto controllo i Tassorosso, mentre i Corvonero erano curiosi ma non molto
interessati. Nessuno aveva ancora sondato la reazione dei Serpeverde ed Harry
era preoccupato per la sicurezza di Hermione.
Ci vollero
almeno due ore per passare al setaccio la Sala Comune. Harry era furibondo, non
avevano trovato assolutamente nulla. Sembrava che la Sala fosse stata vuota in
quel frangente, il che era tanto frustrante quanto impossibile da credere. Qualcuno
doveva aver visto qualcosa. Aveva notato che quelli del quinto anno erano stati
stranamente sfuggenti. Avevano mandato avanti Dennis Creevey a parlare e gli
era sembrato abbastanza a disagio.
Ron gli si
avvicinò camminando piano. “Mi spiace amico, abbiamo usato tutto il nostro fascino
ma per ora nessuno dice niente”.
Harry grugnì.
“Non riesco a credere ci tengano all’oscuro. So per certo che quei dannati
ragazzini hanno visto qualcosa, ma si comportano da bastardi e tengono in becco
chiuso”.
“Hai sentito
niente da Hermione?”.
“No, ma
adesso vado in infermeria a trovare la Parkinson e speriamo di trovarci
Hermione”.
“Ok beh, fammi
sapere appena puoi. Terrò d’occhio questo posto e continuerò la caccia alle informazioni”.
Sala Comune
dei Serpeverde
Draco scortò
Daphne e la Granger nuovamente in Sala Comune. Non che dubitasse della loro
capacità di tornare sane e salve in autonomia ma sapeva che la sua presenza
avrebbe significato maggiore sicurezza. Anche se i più piccoli non lo stavano
esattamente prendendo ad esempio riguardo la tregua con i Grifondoro,
sicuramente non l’avrebbero intralciato apertamente.
Il silenzio
regnava nella Sala, quando attraversarono la porta. In realtà, riusciva a
percepire l’ostilità nei confronti della Granger. Anche lei doveva percepirla,
perchè si mosse impercettibilmente verso di lui. Draco osservò i presenti,
sfidando chiunque a dire qualcosa. Alcuni del quarto anno cercarono brevemente
di fronteggiarlo con gli occhi, ma presto persero la pazienza.
“Draco, come
sta Pansy?”, chiese Blasie, restando a distanza.
“Si
riprenderà. Adesso sta riposando ma Madama Chips dice che in un paio di giorni
sarà di nuovo in piedi senza problemi”.
Arrivò anche
Theo, che mise un braccio sulle spalle di Daphne. “Tutto bene, tesoro?”.
Lei annuì e
gli poggiò la testa sulla spalla. Hermione osservò il piccolo gruppetto e notò l’affetto
che provavano per Pansy. Chi avrebbe mai pensato che anche i Serpeverde avessero
un cuore. Percepì degli occhi trapassarla, così alzò la testa e vide Piton che
la fissava intensamente. Era snervante il fatto che sembrava le stesse leggendo
la mente ma sapeva che nessun ritratto, per quanto sembrasse vito, poteva avere
certi talenti.
Sentendo di
essere già stata troppo invadente nel dolore dei Serpeverde, Hermione diete la
buona notte a tutti e si diresse al dormitorio. Malfoy la
seguì e lei ebbe un brivido.
“Severus,
fammi un favore. Questa notte tieni d’occhio i più piccoli. So che saranno
sulle spine per vendicarsi”, disse Draco. “Io tornerò in infermeria. Blasie,
Theo, questa sera siate gli ultimi a lasciare la Sala Comune. Daphne, anche tu non rimanere a lungo. Non voglio che nessuno si intrufoli nel dormitorio per
affrontare la Granger”. Con quelle parole, Draco se ne
andò.
“Diventa
ogni giorno più despota. Capisco la voglia di liberarsene che ha la Granger. La
prossima volta inizierà a controllarci anche i compiti”, disse Blasie.
Daphne rise
e diede un bacio sulla guancia ad entrambi i ragazzi. “Farei meglio ad andare,
prima che Draco torni a controllare che stiamo facendo esattamente ciò che ha ordinato.
A differenza di Hermione, non sarei troppo sicura di non essere affatturata”.
In
Infermeria
Harry si fermo
alla porta dell’Infermeria, lanciò dentro un’occhiata ed imprecò. Ovviamente Malfoy sarebbe stato lì. Aprì la porta, volenteroso di affrontarlo e chiudere
la questione.
“Malfoy,
come sta la Parkinson?”.
Il biondo si
voltò, stringendo gli occhi nella sua direzione.
“Potter, che
diavolo c’è che non va in te?”, sputò.
“Cosa? Che
ho fatto?”.
“Per iniziare,
non è stata una maledizione qualsiasi che ha colpito Pansy, ma il Sectumsempra.
Sei andato ad insegnare al tuo esercito di Grifondoro come far fuori un
Serpeverde? Sono sicuro che la McGranitt ne sarà orgogliosa”.
In quel
momento Harry si sentì ancora più incazzato con quelli della sua Casa. Perchè
nessuno si era degnato di farglielo sapere? Essere preso in contropiede da
Malfoy non era mai una bella esperienza. “No, idiota, far entrare un esercito
ad Hogwarts per far fuori gli studenti è più nel tuo stile”.
Malfoy si stizzì. Si avvicinò
ad Harry, più minaccioso di quanto fosse mai stato. “Fanculo,
Potter. Non ho ancora
visto nessun Serpeverde passare il segno. A me sembra sia il Ragazzo delle
Meraviglie che non riesce a tenere sotto controllo la sua Casa”.
Harry non l’avrebbe
mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma in quel momento aveva davvero paura di
Malfoy. Non aveva mancato di notare come fosse tornato ad Hogwarts, più uomo
rispetto a quanto fosse durante la battaglia finale di quell’estate. Non solo sembrava
essere cresciuto di qualche centimetro ma aveva anche uno sguardo pacatamente
minaccioso che faceva venire voglia di non andare troppo oltre con lui.
“Vuoi respondere
alla mia domanda o continuerai a sfogare la tua frustrazione?”.
“Sta bene,
ma non grazie a te. Madama Chips le ha dato una Pozione Soporifera, così che il
suo corpo possa riprendersi in pace”.
Per quando
ad Harry scocciasse chiederlo, doveva farlo. “Ed Hermione?”.
Malfoy fece
una smorfia. “Non preoccuparti, la tua piccola principessa sta bene. È in Sala
Comune con Blasie, Theo e Daphne che le fanno da babysitter. Questa note anche
il ritratto di Piton è all’opera. A differenza di te, io ho messo in atto delle
precauzioni per tenerla al sicuro. E l’ho fatto anche prima che
Pansy fosse attaccata”.
Harry si
sentì uno schifo. La McGranitt lo aveva avvertito, ma lui non aveva fatto niente
mentre proprio Malfoy, tra tutti, si era assicurato di proteggere Hermione. Dannazione,
odiava essere surclassato da un Serpeverde ma essere un passo dietro il furetto
lo rendeva particolarmente furioso.
Harry venne
risvegliato dai propri pensieri quando venne sbattuto al muro all’improvviso. Malfoy
lo aveva preso per il collo. Harry represse il desiderio di urlare ed osservò il
Serpeverde, molto incazzato. “Se Pansy verrà di nuovo attaccata di avverto
Potter, verrò in cerca del tuo sangue. Non mi interessa se ti ferirai nel
proteggerla personalmente, ti verrò a cercare e ti farò sperare che Voldemort
ti avesse ucciso”.
Con quelle parole, Malfoy se ne andò sbattendo la
porta dell’infermeria, lasciando Harry a massaggiarsi la gola.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Capitolo 6
In
Infermeria
Pansy si
svegliò quando sentì la porta aprirsi e cigolare. Si sentiva come se fosse
rimasta sdraiata in quella posizione troppo a lungo e ci volle un momento prima
che il suo corpo si ricordasse come muoversi. Quando lo fece, tutto iniziò a
dolere. Si guardò attorno e si rese conto di non essere nel suo dormitorio ma
in quella che sembrava essere l’infermeria. Udì dei passi sul pavimento di
pietra, alzò lo sguardo e boccheggiò quando vide Potter venire verso di lei con
un mazzo di fiori.
“Come ti
senti?”.
“Cos’è
successo?”, gracchiò Pansy. Sembrava le fosse finito qualcosa in gola e lì
fosse morto. Allungò un braccio per prendere l’acqua, ma lo ritrasse quando sfiorò
la mano di Harry, che si era mosso per fare la stessa cosa.
Lui arrossì,
mentre le passava il bicchiere. Si sentiva ancora più colpevole, ora che lei lo
osservava sospettosa.
“Cosa… ehm…
cosa ricordi?”, chiese Harry.
“Non molto,
ero seduta vicino al camino e mi esercitavo con Incantesimi. La Sala Comune era
vuota così ho pensato che un cambio di aria mi avrebbe fatto bene”.
Harry
strinse i denti. “Sei stata attaccata. Qualcuno ti ha lanciato il Sectumsempra”.
Pansy si
ritrasse, ricordando quando al sesto anno Potter aveva mandato Draco all’ospedale
con la stessa maledizione. Lei aveva passato le settimana seguenti a
costringerlo a stare calmo, nonostante perdesse sempre più spesso la pazienza e
la sua salute mentale stesse degenerando.
Harry capì al
volo ciò che stava pensando, quando vide il moto di paura nei suoi occhi. “Non sono
stato io. Giuro, non ho mai più usato quella maledizione dopo aver visto ciò
che aveva causato a Malfoy”.
Pansy ebbe
la decenza di arrossire. “Sapevo non fossi tu, a meno che non avessi in mente
di entrare in infermeria e farmi fuori con un mazzo di fiori”.
Harry rise e
le porse imbarazzato il mazzo. “Non so quali siano i tuoi preferiti, così ho
scelto le pansé. Stupido, immagino”.
Pansy sorrise,
toccata per il gesto. “Per il futuro, i miei preferiti sono i giglio, anche se
spero di stare lontana da qui per un po’”.
Con un gesto
della bacchetta, Harry trasformò i fiori in un bellissimo bouquet di gigli
orientali. La loro fragranza riempì immediatamente la sala. Pansy gli fece un sorriso
timido.
“Senti
Potter, per l’anno scorso…” ma, prima che riuscisse a finire la frase, la porta
si aprì con un tonfo.
“Che cazzo ci
fai qui, Potter?”, grugnì Draco. Dire che era arrabbiato sarebbe stato poco. Gli
occhi gli si addolcirono alla vista delle condizioni di Pansy, molto più in
forma e con un colorito sano, ma lanciò uno sguardo sprezzante ad Harry quando
vide i fiori.
“Sono venuto
a vedere come stesse Pansy”, replicò calmo.
“Per vedere
se qualcuno dei tuoi Grifondoro, stupidi e assassini, sarebbe finito ad
Azkaban?”.
Harry alzò
gli occhi al cielo ma, prima che potesse rimbeccare a Malfoy, Pansy cercò di
zittirlo.
“Cosa? San
Potter non ha nulla da dire? Pensavo avessi un minimo d’intelligenza”.
“Draco, sta
zitto e smettila di fare l’idiota”, ordinò Pansy, che sussultò per il dolore
alla testa. Draco si rese conto del suo stato e capì che non avrebbe gradito uno
scontro.
“Non e
giusto. Tu finisci qui perché lui non riesce a controllare la sua piccola banda
di stupidi Grifoni e sarei io l’idiota?”, si imbronciò Draco.
Pansy gli
sorrise. Almeno non sembrava più volesse uccidere Harry. “Non sei un po’ troppo
vecchio per fare i capricci?”.
Draco rise e
si abbassò per darle un bacio sulla fronte. “Come ti senti, Pansy?”.
“Some se mi
avessero usata per affilare i coltelli, ma per il resto bene. Avete visto Madama Chips? Voglio sapere quando potrò andarmene”.
“Non ancora,
ragazzina. Devi riposare ancora un po’. Magari questa sera, se farai ciò che ti
dico”, si intromise Madama Chips, reggendo un’altra pozione. “Ormai dovresti avere
un’emicrania insopportabile quindi bevi questo”.
Le allungò sorridendo
una pozione disgustosa e Pansy quasi si strozzò a mandarla giù. “Signor Potter
e Signor Malfoy, siete stati ospiti qui abbastanza volte da essere a conoscenza
che gli orari di visita iniziano dopo colazione”.
Entrambi i
ragazzi si alzarono, sapendo che non avrebbero potuto affrontarla quando avesse
usato quel tono. Fuori dall’infermeria, Draco afferrò il braccio di Potter. “Non
credere che un mazzo di fiori ripari a ciò che hai permesso accadesse. Smettila
di sprecare tempo facendo gli occhi dolci alle ragazze fuori dalla tua portata
ed assicurati che sarà al sicuro quando sarà dimessa”.
Harry sospirò. Odiava quella
nuova dinamica in cui lui sembrava sempre essere dalla parte del torto e Malfoy
da quella della ragione, ma sapeva anche quanto fosse vero.
Sala Comune di Serpeverde
Draco
approfittò del momento di libertà concesso a quelli del settimo anno e del
fatto che la Sala Comune fosse vuota, per indire una riunione. Daphne aveva
lasciato la Granger in biblioteca con Paciock. Dovevano finire un tema estremamente
complicato per Trasfigurazione, quindi sapevano che la Granger sarebbe stata fuori
dai piedi nell’imminente futuro.
Daphne aveva
ricevuto preoccupanti informazioni dalla sorella Astoria, del quinto anno, che
le aveva riferito di un piano di un compagno Serpeverde per maledire Hermione
per vendetta. Sembrava che quelli del quinto ricordassero a memoria i suoi
turni di guardia ed avessero pensato sarebbe stata troppo debole assieme a
Padma Patil. Non avevano tutti i torti.
“Allora Draco,
hai sistemato il problema delle ronde?”, chiese Theo.
“Sì, ho
parlato con Paciock questa mattina”.
“Ma io ho
scoperto del piano solo a pranzo!”, fece notare Daphne.
Blasie rise.
“Sembra tu ti sia dimenticata del “Fattore Malfoy””, sottolineò Blasie. Draco ghignò.
Fortunatamente,
nemmeno gli altri Serpeverde ne avevano tenuto conto. Era una specie di sesto
senso che avevano tutti i Malfoy ogni qualvolta ci fosse aria di marchingegni
per rovinare la famiglia od i loro interessi. Sfortunatamente per lui, il
riccioluto topo da biblioteca era diventato affare suo.
Ufficio della McGranitt
Harry rimase in piedi a disagio di fronte alla McGranitt, mentre lei lo
rimproverava per gli eventi della note prima.
“Non riesco a
credere che lei abbia ignorato i consigli della scorsa settimana, non sono mai
stata più imbarazzata in vita mia. Mi ero preoccupata nel mettere la Signorina
Granger tra i Serpeverde, mi aspettavo avrebbero cercato di farle del male, ed
ho pensato di poter contare sul fatto che nella mia Casa sarebbero stati tutti maturi
abbastanza da buttare alle spalle il passato e promuovere l’unità. Invece voi
avete isolato la Signorina Parkinson, continuato la faida e lei, Signor Potter,
ha mostrato zero iniziativa nel mettere fine a questo problema”.
La McGranitt
blaterava ormai da quindici minuti. Non aveva detto ad Harry di sedersi e lui
non aveva osato farlo senza invito. Ciò che rendeva peggiore la cosa era il
puro divertimento che Piton stava traendo dalla situazione. Harry non lo aveva
mai visto così felice. Silente, d’altro canto, lo guardava come se gli avesse
appena preso a calci il cucciolo. Quel giorno sarebbe stato
davvero uno schifo.
“Ora mi
aspetto totale ed immediata collaborazione per sistemare la situazione, e si
assicuri partecipino anche i fratelli Weasley. Non vi permetterò nuovamente di
gettare discredito sulla Casa di Grifondoro”.
Harry annuì,
con la mente già piena di idee per assicurarsi che Pansy fosse al sicuro per il
resto della permanenza.
“Oh, e le suggerisco
di parlare con il Signor Paciock. Da quello che so ha messo di ronda le
Signorine Granger e Patil per il resto dell’anno. Di norma sarebbe ottimo, dato
che sono entrambe bravissime con la bacchetta, ma sono anche entrambe esili e
non ci vorrebbe molta forza per sopraffarle. Voglio pensare sia lei stesso a
voler fare cambio ed affiancare la Signorina Granger”.
Per qualche
motivo, quel suggerimento fece accrescere ancora di più il sorriso di Piton. Era una cosa inquietante.
In infermeria
Malfoy credeva
Hermione si trovasse al sicuro in biblioteca con il Caposcuola a tenerli d’occhio,
mentre lei in realtà era sfuggita per andare a trovare Pansy. Era rimasta
davvero sconvolta da ciò che le era success.
Quando
entrò, Pansy dormiva. Hermione vide l’enorme mazzo di gigli rosa e bianchi. Sembrava
avesse un ammiratore, di sicuro quelli non si portavano ad un’amica. Le mise la
scatola di Cioccorane tra gli altri regali che riempivano il tavolino e si
sedette ad aspettare il suo risveglio.
Non dovette
attendere a lungo. Sentì Pansy voltarsi, così abbassò il libro. “Ehi, ti ho
portato i compiti”, le disse.
Pansy inarcò le sopracciglia. “Beh, grazie Granger”, disse sarcastica.
Hermione
sorrise. “Ti ho anche portato delle Cioccorane, per rendere la cosa più
accattivante”.
Pansy ne
scartò una e la mise in bocca, allungando una scatola di cioccolatini Honeyducke
finissimi ad Hermione. “Prendi questi. Draco si dimentica sempre che non ho dei
gusti così raffinati, preferisco le Cioccorane”.
Hermione
rise al pensiero dei gusti poco raffinati di Pansy. “Beh, qui sono io ad avere
la meglio allora”. Adorava i cioccolatini costosi.
Pansy scrollò
le spalle. “Voi Grifondoro non sopportate molto bene il senso di colpa”.
“Che
intendi?”.
“Potter è
stato qui questa mattina, mi ha portato questo mazzo di gigli”. Hermione riuscì a non dimostrare il proprio stupore. Non c’era bisogni di dirle quanta
poca fantasia avesse in realtà Harry in fatto di regali, dato che ogni anno le
faceva avere una scatola di caramelline tutti i gusti, piuttosto che ciò che voleva
davvero.
“Beh, in
realtà”, continuò Pansy, “si è presentato con un mazzo di pansé il che è stato
piuttosto patetico. Ok che mi chiamo Pansy, ma non significa voglia quei fiori
ovunque. Comunque, li ha trasfigurati in questo bellissimo bouquet quando gli
ho detto che preferisco i gigli”.
Hermione rise. Avrebbe dovuto
dirle che quel pensiero era stato molto più carino del solito? Sospettosamente
meglio del solito, a dire la verità. I gigli gialli od arancioni significavano “scusa”
o qualcosa di simile, ma quelli rosa e bianchi, così grandi e profumati, sembravano
urlare sentimenti più profondi. Decise di farlo scoprire a Pansy, ma ne avrebbe
parlato con Ginny. Dai sotterranei lei non sarebbe riuscita nel suo intendo ma sicuramente
Ginny sarebbe stata più che felice di fare da cupido.
Pansy
interruppe i suoi pensieri. “In realtà sono rimasta sorpresa nel vedere Potter”.
“Perché?”, chiese Hermione.
“Beh sai,
dopo l’altra estate”. La voce di Pansy si spense. “Dopo ciò che ho detto
avremmo dovuto fare”.
Hermione
ripensò alla battaglia e il suggerimento che Pansy aveva dato, nel panico. Ora riusciva
a capirla: non che volesse vedere Harry assassinato, aveva solo avuto paura. “Sai Parkinson, Harry non prova rancore. Beh, a meno che non si tratti di Malfoy. Quel periodo è
stato davvero stressante per tutti e credo abbiamo fatto tutti cose di cui non
siamo fieri”.
Pansy tossì,
non della stessa idea. “Non tu, né Weasley e né Potter. Avete praticamente
salvato il mondo magico”.
“Un giorno ti
racconterò del nostro anno in fuga. Credimi, tutti e tre abbiamo fatto cose
stupide, anche se non avremmo voluto. Siamo solo stati fortunati a farle di fronte
al resto di noi invece che ad Hogwarts al completo”.
“Sai, me ne
sono pentita un attimo dopo. Avevo paura e volevo solo che la guerra finisse.
So che era sbagliato, soprattutto perché se il Signore Oscuro avesse vinto le
cose sarebbero andate peggio anche per noi purosangue. Intendo, guarda Draco e
la sua famiglia. Sono i più puri di tutti, eppure non ha significato nulla per
lui, li ha puniti comunque in modo orribile ed ha fatto fare a Draco cose
orribili sotto minaccia di torturare a morte la sua famiglia”.
Hermione
rimase in silenzio. Non era sicura di essere pronta a provare pena per i
Malfoy, soprattutto per quel borioso di Draco.
“Credi potrà
mai perdonarmi?”, mormorò Pansy.
Per un
momento Hermione pensò si riferisse a Malfoy, ma preso si rese conto che stava
parlando di Harry e sorrise. “Credo ora sia più preoccupato del fatto che tu
non lo perdonerai per ciò che è successo ieri. Se lo conosco bene, al momento
si starà maledicendo per non essere riuscito a proteggerti”.
“Non è stata
colpa sua e comunque credo sia già stato bacchettato da Draco”. Hermione si
accigliò. Cosa intendeva? Pansy allora aggiunse: “Solo perché non ha preso provvedimenti
come invece ha fatto lui, ma va bene”.
Hermione
rimase ancora più confusa. “Di cosa si è preoccupato Malfoy?”.
Pansy si
diede uno schiaffo mentale. Dannazione, aveva la bocca troppo larga. Nessuno di
loro doveva sapere delle precauzioni che aveva preso per la Granger. “Oh, sai
com’è Draco”, disse vaga.
Hermione non
sapeva assolutamente nulla di Malfoy, a parte quanto fosse arrogante e un fan
della supremazia dei purosangue, ma non voleva neanche mettere pressione a
Pansy. Probabilmente stava facendo di un sasso una montagna e Pansy non
intendeva dire nulla.
“Beh, Parkinson,
farei meglio ad andare. Ho detto a Daphne che ci saremmo incontrate dieci
minuti fa”.
Pansy
sorrise. “Grazie per essere venuta e per le Cioccorane. Oh, e per i compiti
ovviamente”. Disse l’ultima parte con meno entusiasmo. “E per favore, chiamami
Pansy. Ho sempre odiato il mio cognome”.
Hermione ripeté
ciò che aveva detto a Daphne durante la prima cena con i Serpeverde. “Solo se
mi chiami Hermione”.
“Affare
fatto, Hermione”, replicò Pansy.
Hermione le
fece un sorriso e la salutò con la mano. Entrambe le ragazze rimasero con una
sensazione di aver appena cominciato un’altra amicizia.
Sala Comune dei Grifondoro
"Neville,"
chiamò Harry mentre entrava nella Sala Comune dal passaggio dietro al ritratto.
“Ti ho cercato ovunque”.
“Oh, scusa
Harry, dovevo vedere Hannah”.
“Senti, devo
parlarti delle ronde. Non credo sia una buona idea mettere Hermione assieme a
Padma, dopo ciò che è successo ieri. Potrebbero facilmente essere sopraffatte
da un Serpeverde su di giri”.
“Non preoccuparti,
Harry. Malfoy me ne ha già parlato questa mattina. Mi ha chiesto, beh ordinato
in realtà, di mettere lui al posto di Padma. Io ho suggerito te, ma non me l’ha
concesso”.
“Cosa
intendi? Chi è Caposcuola, tu o lui?”, sbottò Harry.
“Sai come
diventa, Harry”, replicò Neville. “Inizia a sibilare e minacciare”.
“Neville,
hai sfidato Voldemort quando pensavi fossi morto e non riesci a fronteggiare
quel dannato di Draco Malfoy che ti fa la voce dura”.
“Se avessi
voluto probabilmente avrei potuto, ma aveva ragione. Senti, so che Hermione preferirebbe
fare la ronda con te ma Malfoy ha centrato il punto. Se i Serpeverde cercheranno
di assalirla sarà più al sicuro con lui che con te. E la Parkinson sarà invece
più al sicuro con te se i Grifondoro decideranno di riprovarci”, ragionò Neville.
Dannazione,
Malfoy ci era riuscito di nuovo. Lo aveva preceduto, manovrato e manipolato
ancora una volta. Ecco perchè a Piton piaceva tanto.
Harry non rimase
a pensare a quella piccola scintilla di gioia che lo aveva colto al pensiero di
fare la ronda con Pansy fino a fine semestre.
Sala dei Prefetti
Hermione ultimamente
arrivava sempre in ritardo per la ronda. Si affrettò nella sala dei prefetti. “Mi
spiace di essere di nuovo in ritardo, Padma.. Oh!”. Si bloccò quando vide che chi la
stava aspettando non era Padma, ma qualcuno infinitamente più alto, muscoloso e
biondo. Malfoy.
“Era ora, Granger.
Andiamo, non abbiamo tutto il giorno. Dopo tutto, sono un Malfoy”.
Draco
ghignò, mentre Hermione usciva con ostentazione dalla stanza. Sì, era
sicuramente isterica per la rabbia. Sarebbe strato estremamente divertente far infuriare
la Granger.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Capitolo 7
Corridoi di Hogwarts
"Allora
Granger, non hai intenzione di parlarmi? Mancano ancora due ore fare la ronda è
sicuramente noioso anche senza che la mia compagnia singhiozzi per tutto il
tempo”.
Hermione
strinse i denti. Malfoy era il più irritante, egoista ed insofferente borioso
che avesse mai incontrato. Non si sarebbe lasciata usare solo perché era
dannatamente annoiato dal suo dovere.
“E comunque,
dove te la sei svignata questo pomeriggio? Non dovevi stare in biblioteca?
Daphne ha detto che non eri lì quando è venuta da te”.
Eccolo che
ricominciava a comportarsi come fosse stato suo padre. Che gli importava dove fosse
andata? “Cosa ti interessa dove fossi, Malfoy?”, chiese secca Hermione.
“Passo il
tempo, Granger. Daphne era un po’ irritata e me lo ha riferito”.
“Beh, magari
dovrebbe farsi gli affari suoi invece che andare in giro a parlare dei miei
spostamenti con te, furetto”, sbottò Hermione.
“Ooooh, qualcuno
è in vena di frecciatine questa sera. Cos’è che ti prude, Granger?”.
Hermione
strinse di nuovo i denti, questa volta in modo udibile.
“Andiamo
Granger, persino un topo da biblioteca come te dovrebbe essere onorata che
qualcuno di così attraente e sexy come me le dedichi attenzione”, la prese in
giro Malfoy. Riusciva a percepire la sua rabbia montare, persino i capelli le vibravano
di elettricità statica. Era davvero molto più divertente che fare la guardia
con Justin Finch-Fletchley.
“Qual è il
tuo problema Malfoy? Ieri mi hai detto che avresti deciso tu quando avrei potuto
andarmene ed ora credi di avere il diritto di interrogarmi sui miei spostamenti”.
“Sto solo
facendo conversazione, Granger”, rispose Malfoy con noncuranza.
Qualcosa si
illuminò nella mente di Hermione. Aveva ricordato il commento che Pansy si era
lasciata sfuggire riguardo a Malfoy che aveva ripreso Harry per ciò che lui non
aveva fatto. Poi c’era anche il fatto che Malfoy stesso fosse interessato a ciò
che lei combinava. Si stava comportando in modo quasi protettivo e sicuramente
non era da lui. Di norma, se non l’avesse insultata avrebbe preferito ignorarla.
“Sono andata
a vedere come stesse Pansy”.
“Oh, e perchè
non l’hai detto a Daphne? Si è preoccupata quando non ti ha trovata in
biblioteca. Ha mandato Theo a cercarti”.
Hermione
strinse gli occhi, ormai sicura che stesse succedendo qualcosa. Aveva ritardato
di quindici minuti con Daphne, il che non era stato poi questo grande ritardo
ma Daphne era andata nel panico ed aveva spedito Nott alle sue calcagna. Di sicuro
non potevano preoccuparsi che non sapesse difendersi da un qualche attacco dei
Serpeverde, no? All’improvviso, pattugliare i corridoi con Malfoy le fece venire
in mende del semestre.
“Allora Malfoy,
come mai ho il piacere della tua compagnia questa sera? Credevo di dover fare
la ronda con Padma fino alle vacanze”.
“Sì beh, era
così ma a quanto pare Finch-Fletchley trova la mia compagnia troppo snervante
ed ha chiesto a Paciock di fare cambio”, disse ghignando Draco. Non aveva
problemi a sacrificare la sensibilità di quel pomposo idiota per sviare la
Granger.
Hermione ci
avrebbe scommesso uno dei suoi berretti per gli Elfi che non era vero. Malfoy
mentiva piuttosto bene ma lei conosceva altrettanto bene Justin da sapere che
prendeva i suoi compiti troppo seriamente per lasciarsi irritare da Malfoy e
chiedere al Caposcuola di fare cambio, avrebbe significato ammettere una
debolezza nella sua abilità di portare a termine il compito assegnatogli. Decise
che non sarebbe riuscita a cavare nulla a Malfoy, almeno non volontariamente,
avrebbe dovuto indagare tra i suoi compari. Appena avesse ottenuto qualche
informazione concreta lo avrebbe affrontato e gli avrebbe fatto ammettere ciò
che stava facendo. Da chi tra Daphne, Nott e Zabini avrebbe dovuto cominciare?
In
Infermeria
Draco era in
attesa che Madama Chips dimettesse Daphne. Voleva darle un incoraggiamento
prima di farla tornare alla torre dei Grifondoro e non le avrebbe permesso di
nascondersi come aveva fatto durante le precedenti settimane. Sarebbe tornata
con la testa alta. “Stai bene, tesoro?”, le chiese quando la vide uscire
tenendo in mano un calderone di pozioni.
Aveva un
aspetto un po’ giallognolo, così Draco le mise un braccio attorno alle spalle. “Andrà
tutto bene. Chiamami se qualcuno ti darà noia, ok?”.
Pansy annuì,
ricacciando indietro le lacrime. Seriamente, nessuno avrebbe potuto chiedere un
amico migliore di Draco, le aveva sempre dato supporto. In realtà, faceva così
anche con gli altri. Se anche Hermione si fosse resa conto di ciò che aveva
davanti, si sarebbe sentita altrettanto fortunata. “Non andare in ansia, Draco,
starò bene. Tu invece tieni d’occhio Hermione, ok?”.
Draco alzò
gli occhi al cielo. “Non preoccuparti di questo, ho entrambi gli occhi puntati
sul topo da biblioteca”. Pansy represse un sorriso. Hermione sarebbe stata
invidiata da tutta Hogwarts, per quello sguardo così intenso puntato solo su di
lei. Come avrebbe fatto a farglielo capire?
Sala Comune
dei Serpeverde
Hermione si
lasciò cadere sul divano, di fianco a Zabini. “Come va, Granger?”.
“Oh, come al
solito Malfoy si comporta da arrogante e irritante idiota. Ma non è una novità”.
Blasie rise. “Ora che ha fatto?”.
“È andato da
Neville a dirgli di cambiare le coppie per le ronde, così ora sono bloccata con
lui. Credo pensi mi serva protezione da quei grandi e cattivi Serpeverde, come
se fossi una povera seppiolina indifesa. Ed a far peggiorare la situazione è come
abbia insultato la mia intelligenza cercando di farmi credere a qualche bugia
sul come Justin Finch-Fletchley sia troppo ansioso per fare la guardia con lui”,
brontolò Hermione.
Blasie alzò
un sopracciglia. Bene, la Granger stava addosso a Draco. La situazione gli
avrebbe procurato molto più divertimento del previsto, ma come avrebbe potuto
giocarsela? Era ovvio che stesse cercando di cavargli qualche informazione. Nonostante
la sua intelligenza, la Granger non era abbastanza subdola ed era finita a
cercare di manipolarlo con un tentativo piuttosto pietoso. Avrebbe dovuto
capire che lei, una Grifondoro, non sarebbe riuscita a manovrare un Serpeverde.
Anche se a volte lui si comportava da stupido e faceva ridere, rimaneva un
Serpeverde quindi conosceva bene il valore della parte da interpretare e la
usava a proprio vantaggio. Quanto avrebbe allora dovuto lasciarsi “accidentalmente”
sfuggire?
“Hai visto un
lato diverso di Drake. Sì, può essere una spina nel fianco e soprattutto per
una Grifondoro, ma quando si tratta degli amici è leale ed incredibilmente
protettivo”.
Come? Zabini
stava implicando che Malfoy la vedesse come un’amica? Non aveva senso. Certo,
non l’aveva più chiamata Sanguesporco o simili da quando era tornato ad Hogwarts
ma lei aveva dato la colpa alla McGranitt, che sicuramente lo avrebbe espulso
se avesse percepito qualche olezzo di superiorità razzista da parte sua. La
Casa dei Serpeverde era stata passata al microscopio sin dal primo giorno e
nessuno era stato osservato più dell’ex mangiamorte Malfoy.
Blasie notò
l’espressione concentrata sul viso della Granger, che digeriva le sue parole.
Sì, aveva fatto centro. Che i fuochi d’artificio avessero inizio. “Sei il
migliore”, disse a se stesso, dandosi mentalmente il cinque.
In biblioteca
Alla fine
del mese, Hermione ormai era sicura che Malfoy la stesse proteggendo in qualche
strano modo. Non più contento di rimanere in ombra, si era lasciato attivamente
coinvolgere in ogni aspetto della sua vita. Ormai fare le ronde era diventato
uno scambio di battute di spirito e si era assicurato di essere visto in modo
più amichevole con lei in Sala Comune. Era anche sicura avesse vessato il Professor
Lumacorno per essere messo in coppia con lei durante Pozioni e, cosa ancora
peggiore, la McGranitt aveva pensato fosse saggio, assegnando loro i posti
vicini per tutto il semestre. Il suo, ovviamente, era di fianco a Malfoy, con Theo
Nott ed Harry dietro di loro. Sembrava che tutta Hogwarts fosse sul chi va la e
si aspettasse di vederla sotto attacco da un momento all’altro. Avrebbe trovato
tutto questo molto divertente, se non fosse stata così arrabbiata per il fatto
che tutti sembravano considerarla una damigella in pericolo, bisognosa di un
cavaliere dall’armatura verde ed argento che la proteggesse. In effetti, l’unico
divertimento che aveva trovato era stato complottare con Ginny la disfatta di Harry.
“Allora,
come sta andando l’Operazione Cupido?”, chiese Hermione a Ginny, mentre
prendeva posto di fronte a lei.
“Per adesso
bene, li lascio sempre da soli in Sala Comune. Harry è entrato in modalità alfa,
super protettivo, e mi sono assicurata che Ron stesse fuori dalle scatole facendolo
incontrare con Susan Bones. Venerdì hanno il primo
appuntamento”.
Hermione
rise. “Sono piuttosto soddisfatta di stare nei sotterranei, al momento. Ron infoiato non è davvero una bella vista”.
“Parlando di
Sotterranei, dove si è cacciata la tua alta, bionda ed irritante guardia del corpo?”.
Hermione
alzò gli occhi al cielo. “Al momento sta facendo il dittatore al campo da Quidditch,
ma mi ha gentilmente lasciata con i suoi adepti”, disse Hermione piuttosto
ad alta voce, indicando e fissando Theo e Blasie al tavolo di fianco. Theo non
si diede il disturbo di alzare la testa dal tema di Incantesimi, mentre Blasie
le lanciò uno dei suoi irritanti sorrisi ghignanti.
Hermione scosse
la testa esasperata ma sorrise. Quei dannati Serpeverde erano troppo affascinanti,
quando ci si mettevano. Iniziò a scorrere la sua lista infinita di compiti.
Ginny
aspettò finché Hermione non uscì dalla biblioteca, seguita alle calcagna da
Nott. Era riuscita a comunicare a Zabini che voleva lui rimanesse indietro.
“Che succede, piccola Weasley?”.
“Ho bisogni di
un compagno che mi aiuti nel lavoretto criminoso che ho in mente, il progetto Operazione
Unità”.
“Sì, ti ho
sentita parlare di Potter e Pansy, potresti incappare in qualche problema con Malfoy.
Lei è la sorella che non ha mai avuto e Potter beh, è il “Ragazzo-che-vorrebbe-fosse-morto””,
le spiegò Zabini.
Ginny fece
un ghigno. “Oh, lascia Draco a me. Ho dei piani anche per lui ed una certa
cervellotica. Vedi, Hermione crede siamo all’opera per mettere assieme Harry e
Pansy mentre Pansy pensa lo stiamo facendo per sistemare Hermione e Malfoy. Io
invece sto pianificando di surclassare la McGranitt e giocare a Cupido, per cui
ho bisogno del tuo aiuto”.
Blasie
annuì. “Qualsiasi cosa mi procuri un po’ di sano divertimento vale la pena di essere
accettata. Ti consiglio di iniziare con la coppia più facile. Se ho ben
interpretato i rossori di Pansy quando c’è Potter nei dintorni, scommetto che si
è già mezza innamorata dello Sfregiato. E sappiamo tutti quanto Potter sia
sulle nuvole da quando le ha regalato quel ridicolo mazzo di fiori”. Quando
Blasie aveva visto quella mostruosità sul comodino di Pansy aveva sentito un
conato di vomito. Niente avrebbe potuto essere più melenso e da
Grifondoro.
Ginny si prese
un attimo per pensare. “Ma se concentriamo solo su di loro, Malfoy non sarà
distratto e vorrà immischiarsi. Considerando quello che mi hai letteralmente
detto un minuto fa, cosa ti ha fatto cambiare idea?”.
Blasie scosse
triste la testa. “Voi Grifondoro non sapete manipolare le persone, è davvero
terribile”. Ginny grugnì e lui si scansò prima di beccarsi una delle sue
storiche fatture. “Devi usare la rabbia, molto prevedibile, di Malfoy verso Potter
che prova a toccare Pansy a tuo vantaggio, perché se conosco un po’ la Granger
anche lei non riuscirà a non farsi coinvolgere”.
“Ci penserò”,
rispose Ginny, poco propensa a fargli capire le sue intenzioni. L’ego di Zabini
non aveva bisogni di essere maggiormente gonfiato.
Blasie si
avvicinò nuovamente alla rossa. “Allora, hai in mente anche qualche altra
coppia per l’Operazione Unità?”. Ginny gli lanciò un sorriso a 36 denti, prima
di lasciare la biblioteca. Blasie invece si lasciò cadere
sulla sedia e ghignò.
Corridoi di Hogwarts
Harry ormai
non vedeva l’ora arrivassero i momenti della ronda, che sembrava preferire più
del Quidditch. Non avrebbe mai immaginato che una Serpeverde potesse essere
così dolce, soprattutto se si parlava di Pansy Parkinson, ma una volta scalfita
la superficie era assolutamente adorabile.
“Sembra
tutto in ordine. Dovremmo tornare alla Sala Comune?”, chiese Pansy.
Il cuore di
Harry iniziò ad accelerare. Aveva deciso di fare il primo passo quella sera, ma
per tutto il tempo aveva avuto paura di essere rifiutato. “Ehm, un minuto, Pansy”.
Lei si voltò
ed alzò un sopracciglio. “Beh, sai che questo fine settimana c’è la gita ad Hogsmeade?”.
Pansy
sorrise dentro di sé. Nonostante avesse sconfitto il peggiore mago oscuro di
sempre, Harry faceva davvero schifo con le ragazze. Lei era abituata a Draco e
Blasie, troppo sicuri di sé per il loro stesso bene, ma trovava l’insicurezza
di Harry molto attraente. “Sì, domenica giusto? Hai bisogno di aiuto per
organizzare quelli del terzo anno?”. Solo perché trovava carina la sua difficoltà,
di certo non gli avrebbe semplificato la vita. Lo avrebbe
fatto sudare.
Ottimo,
pensò Harry, ora crede mi serva il suo aiuto. Dannazione, perché faccio così schifo?
“Non era ciò che intendevo. Mi chiedevo piuttosto ehm… se tu volessi ehm… uscire-con-me?”,
chiese tutto d’un fiato.
“Cosa? Mi spiace
Harry, puoi ripetere?”.
Harry si diede
uno schiaffo mentale. Cosa c’era di sbagliata in lui? Gli sembrava di essere
tornato al quarto anno, quando non riusciva quasi a parlare ad una ragazza che
non fosse Hermione. Prese un respiro profondo e ci riprovò. “Mi chiedevo se ci
volessi venire con me. Sai, tipo un appuntamento”.
“Ooooh”,
disse Pansy vedendolo arrossire. “Sì, certo, mi piacerebbe”. Gli si avvicinò
per dargli un bacio veloce e gli prese la mano. Harry diventò persino più
rosso, sorrise sollevato e le strinse la mano mentre tornavano alla Sala Comune.
Dietro di loro, i ritratti del diciassettesimo secolo scuotevano la testa.
In
biblioteca
Il sabato arrivò
freddo ma con un cielo limpido. Condizioni perfette per il Quidditch.
Afferrando il libro di Artimanzia dalla sua presa, Pansy ignorò i tentativi di Hermione
di riprenderselo. Facendoglielo ondeggiare sopra la testa come una carota,
Pansy riuscì a farla uscire dalla biblioteca.
“Per favore,
puoi spiegarmi perché mi hai rubato il libro? E sarebbe meglio fosse per una
buona ragione”, ordinò Hermione in tono scocciato.
“Solo se tu
mi spieghi perché sei in biblioteca invece che essere in cammino verso il campo
da Quidditch”, la contraddisse Pansy.
Hermione sembrò confusa. “Perchè dovrei andarci? Harry, Ron e Ginny oggi non giocano”.
Pansy alzò
gli occhi al cielo. Come riusciva ad essere così intelligente ma anche così
ottusa? “I Grifondoro oggi potranno non giocare ma per i Serpeverde è la prima
partita della stagione e tu dovresti esserci, considerato che dovrebbero essere
la tua Casa”. Con quelle parole, Pansy le afferrò la mano e la scortò fino allo
stadio. Hermione grugnì. Odiava il Quidditch e ci andava solo per vedere
giocare i suoi amici.
Arrivarono
alle scalinate dei Serpeverde e Pansy fece apparire un’enorme sciarpa verde ed
argento, che strinse al collo di Hermione, quasi soffocandola nel mentre. “Davvero
Pansy, è necessario oppure è solo un complotto per strangolarmi con una delle
vostre sciarpe?”.
Pansy non si
diede la pena di rispondere e diede una sberla alla mano di Hermione quando lei
cercò di toglierla. “Fai come ti è stato detto e vai a tifare per la tua Casa,
anche se temporanea”. Con quelle parole la spinse su per le scale. “E cosa più
importante, fai il tifo per Draco, che avrà un infarto quando noterà la tua
sciarpa”, disse allo spazio vuoto in cui prima si trovava Hermione. Pansy
ghignò mentre prendeva dalla tasca un’altra sciarpa. Era il momento di far
vedere ad Harry quanto le donassero il rosso e l’oro.
Spalti Serpeverde
Hermione si
fece strada verso Daphne, Blasie e Theo in prima fila, ignorando le continue
occhiate da parte degli altri Serpeverde. Si rifiutava di rimanere in imbarazzo
a causa della tirata di Pansy e, in più, non poteva nemmeno muovere la testa per
vedere le reazioni di tutti ma solo sentirne i sussurrii. Daphne si voltò e sventolò
una mano. “Hermione, ti ho preso il posto”.
Si voltò
anche Theo e quasi si strozzò nel vedere ciò che Hermione stava indossando. “Non
guardarmi così Theo, Pansy mi ha imbrogliata, trascinata qui e poi ha cercato
di strangolarmi con questa mostruosità. Perché diavolo è così grande?”.
Blasie ghignò.
“Tradizione Serpeverde”, disse criptico.
Daphne la
aiutò a scioglierla e rimetterla meglio, così che potesse muovere la testa e
respirare. Hermione si voltò e vide Pansy al suo solito posto nei Grifondoro,
tra Harry e Ginny. Le due ragazze parlottavano vicine, il che non avrebbe
portato a nulla di buono. Adocchiarono lo sguardo di Hermione e Ginny, contenta,
la salutò con la mano, mentre Pansy le mostrava i pollici in su. L’attenzione
della folla si spostò verso il campo, quando Luna Lovegood iniziò a presentare
le squadre.
Campo di Quidditch
Draco
condusse in campo i compagni. La prima partita della stagione era la sua
preferita. Aveva passato l’ultimo mese ad allenare duramente la squadra, più
bilanciata, e sapeva che quell’anno avrebbero avuto qualche possibilità in più
di vincere la Coppa rispetto al passato. Era andato contro la tradizione
iniziata da Flint, che sceglieva sempre dei battitori robusti invece di quelli
veloci, per avere una squadra più fluida e che seguisse le tattiche imparate. Strinse
la mano di Anthony Goldsein e Madama Bumb rilasciò le palle.
Draco si
diede una spinta ed iniziò a svolazzare sul campo, cercando il boccino. Mentre passava
di fianco alla scalinata dei Serpeverde, Blasie alzò la mano per catturare la
sua attenzione. Osservò il suo amico e lo vide indicare la Granger. Draco quasi
cadde dalla scopa quando si rese conto di ciò che stava indossando. Perché diavolo
le avevano messo la sua sciarpa? Non dovette cercare molto lontano, perché Blasie
aveva una faccia da carlino. Draco grugnì. Avrebbe fatto i conti con lui più
tardi, prima doveva vincere la partita.
Mentre riportava
la sua attenzione al gioco, non riuscì a non pensare a quanto bella fosse la
Granger in verde. Il fatto che poi portasse la sua sciarpa era ancora meglio.
Sala Comune
dei Serpeverde
Quella sera
la Sala Comune era in festa. Avevano battuto i Corvonero 230 a 60, con Draco
che aveva afferrato in modo spettacolare il boccino da sotto il naso dell’avversario.
La festa sembrava sarebbe continuata per tutta la notte ed Hermione si mise di
fronte al camino. Continuava a cercare di svignarsela a letto, ma ogni volta o
Blasie o Daphne la riportavano indietro. Si appoggiò ai cuscini e mise i piedi
sul tavolino da caffè, chiudendo gli occhi. Di sicuro le sue guardie del corpo
l’avrebbero svegliata quando avrebbero voluto andare a dormire.
Draco
allontanò gli occhi dalla ragazza addormentata. Quando dormiva aveva un broncio
adorabile. Scosse la testa. Smettila Draco, è la Granger.
La Sala Comune
iniziò a svuotarsi, dopo che Lumacorno si era presentato urlando di andare a
dormire. Era riuscito a spaventare quelli più piccolo e gli sguardi che aveva
lanciato Draco avevano convinto, poco più tardi, anche i più grandi. “Allora, chi mi dice che sta succedendo?”.
Daphne e
Theo fecero a finta di essere troppo presi l’un l’altra e lasciarono Blasie
senza scampo. Lui si afflosciò sulla poltrona, lasciando vuoto il posto accanto
ad Hermione. Si sedette anche Draco ed iniziò ad osservare Blasie.
“Non
guardarmi in quel modo inquietante da Mangiamorte, Draco. È stata un’idea di
Pansy, prenditela con lei”.
Lo sguardo
di Draco divenne ancora più sdegnoso. “Beh, considerando che Pansy non ha più
la parola d’ordine e che i miei effetti personali sono ancora in ordine,
presumo abbia avuto un aiuto dall’interno. E intendo un aiuto piuttosto
irritante ed italiano”, replicò con sarcasmo.
“Sì, beh, mi
hai fregato, che posso dire? Sono colpevole. A quanto pare Pansy ha detto alla
piccola Weasley della sciarpa, fatta specificamente per il Capitano. Hanno complottato
tra di loro e deciso che sarebbe stato divertente se la Granger l’avesse indossata
durante la prima partita della stagione”.
Draco grugnì.
“Immagino che Pansy abbia tralasciato il fatto che quella sciarpa viene
indossata da una ragazza, se il Capitano in questione vuole rendere pubblico il
suo interesse per lei”.
Blasie fece
una risata. “No, ma credo che la Weasley femmina abbia fatto qualche commento riguardo
la grandezza della sciarpa sai, per compensare la grandezza in ehm… certi altri
posti”.
Theo allontanò
le labbra da quelle di Daphne abbastanza a lungo da riuscire a soffocare una
risata. Era un vero peccato che a Draco servissero entrambi per fare da
babysitter alla Granger, altrimenti sarebbero finiti entrambi in infermeria
colpiti da qualche strana maledizione.
“Lavoro
stellare ragazzi”, applaudì Draco, sarcastico. “Ora tutta Serpeverde crede io
stia uscendo con la Granger, il che la renderà un bersaglio ancora maggiore se
qualche idiota pensa di potermi togliere la corona e dare prova della sua
lealtà al vecchio regime”.
Il sorriso
di Blasie si spende. Se non fosse stato così arrabbiato con lui, probabilmente
gli sarebbe dispiaciuto. “La prossima volta lasciate pianificare a me. Voi fate
schifo”.
Draco si allontanò
verso il dormitorio e Blasie guardò Theo. “Cavolo, perché non ci ho pensato io?”.
“Perché,
signor Zabini, lei è uno zuccone”, si intromise Piton.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Capitolo 8
Sotterranei Serpeverde
Draco si
svegliò la mattina dopo abbastanza irritato. Era circondato da idioti che sembravano
volergli rendere il compito ancora più difficile. Si avviò in Sala Comune e
quasi annientò uno stupido del terzo anno che pensava sarebbe stato motivo di
orgoglio chiamarlo traditore del proprio sangue, lanciandogli una maledizione piuttosto
spiacevole che lo avrebbe lasciato sconquassato per i giorni a venire. La voce
si sparse piuttosto velocemente e nessuno altro, quel giorno, tentò di
sfidarlo.
Draco decise
fosse arrivato il momento di andate a trovare Pansy. Il suo prolungato
soggiorno tra i Grifondoro sembrava averla trasformata in una tipa fuori di
testa.
Torre dei Grifondoro
Pansy sussultò
quando vide il biondo, arrabbiato ed appoggiato al muro fuori dalla Sala Comune
dei Grifondoro. Somigliava ad un bellissimo e vendicativo dio greco, con tutte
le ragazze che gli ridacchiavano attorno e sbattevano le ciglia. Pansy sapeva
che tutto quello lo avrebbe reso d’umore ancora peggiore. Draco non aveva
pazienza con le ragazzine. Sfortunatamente per lui, più minaccioso diventava e
più le ragazze sembravano ridacchiare. Avrebbe dovuto intervenire velocemente,
prima che perdesse la pazienza con una di loro.
“Buongiorno,
Draco”, disse coraggiosamente.
Lui grugnì,
la prese per il polso e la strascinò in una classe vuota lì vicino. Lanciò un
incantesimo silenziante sulla stanza e Pansy capì di essere nei guai.
“Che diavolo
stai macchinando, Pansy?”.
“Niente,
Draco. È stato solo un piccolo scherzo, ma devi ammettere che Hermione stava
benissimo con la tua sciarpa”.
“Questo non ha
nulla, assolutamente nulla a che fare con l’aspetto della Granger, Pansy. Hai perso
la testa? Hai idea di cos’hai causato a Serpeverde? Pensavo volessi che non le
capitasse nulla”, urlò Draco.
Pansy sbiancò. Si era concentrate
per fargli notare Hermione in una luce diversa ma non aveva pensato alla
reazione del resto della Casa. Voleva solo che Draco provasse un po’ della felicità
che stava provando lei con Harry e sapeva che Hermione sarebbe stata l’unica
ragazza ad Hogwarts a potergliela dare.
“Oh no, non ci
avevo pensato, Draco. Ma sarà al sicuro, no?”.
Draco si
passò una mano tra i capelli. Lo irritava da morire che Pansy e Blasie fossero
di vedute così corte. La piccola Weasley era comprensibile, non era una
Serpeverde e non avrebbe capito la gravità della situazione se avessero pensato
che un Malfoy stesse frequentando una Nata Babbana.
“Tu e Blasie
mi avete reso il lavoro molto più difficile, ma sono determinato a non farle
accadere nulla. Dovrò solo appiccicarmi a lei come la colla e sperare che la
mia reputazione nella Casa sia mantenuta. Un ragazzino su di giri ha già
cercato di chiamarmi traditore questa mattina”.
Pansy tirò
su con il naso. “Mi spiace, Draco, non ho ragionato. Volevo solo fossi felice e
so che Hermione potrebbe renderti tale”.
Draco sospirò
e si pizzicò il naso. “Che ne dici di lasciar organizzare a me la mia vita
sentimentale? Ok, Pansy?”.
Lei annuì e
lo abbracciò. “C’è qualcosa in cui posso aiutarti?”.
“Non molto,
e sicuramente non riguarda trovarmi una ragazza, Pansy. Sono grande abbastanza da arrangiarmi, quando deciderò di farlo”.
Pansi annuì
nuovamente e sorrise. Si sarebbe contenuta, ma non aveva mancato di notare la
parolina “quando” nel discorso di Draco. Almeno aveva
notato Hermione. E di sicuro
a lei non era andata così male. Per fortuna Draco sembrava vederla come una
sorella, il che le permetteva di poter fare cose che nessun altro avrebbe
osato.
Sala Grande
Hermione quella
mattina era confusa. L’ostilità dei Serpeverde si stava facendo particolarmente
acuta, quel giorno. Aveva anche notato Blasie, Daphne e Theo che sembravano camminare
sulle uova. Non erano molto bravi a nascondere la tensione e le stavano
praticamente addosso. Aveva lanciato uno sguardo a Malfoy, qualche posto più in
giù. Sembrava rilassato, sorrideva e scherzava con Harper, ma aveva notato la
rigidità delle sue spalle ed il modo in cui i suoi occhi dardeggiavano per il
tavolo. Che stava succedendo? Hermione decise che avrebbe cavato qualche informazione dalla bocca di
Daphne.
“Ehi,
Daphne, possiamo andare a parlare da qualche parte?”, la chiamò quando finirono
la colazione.
Se Hermione
non avesse prestato una minuziosa attenzione a tutto, avrebbe mancato di notare
il veloce sguardo che Daphne scambiò con Malfoy, che le annuì appena.
“Sicuro, Hermione. In biblioteca? È domenica, di sicuro non ci sarà nessuno”.
Draco le
osservò sparire e decise di concedere loro cinque minuti, prima di seguirle. Ovviamente,
non ci sarebbe stato bisogni di mettere la Granger al corrente delle dinamiche
interne dei Serpeverde.
In
biblioteca
Hermione e
Daphne si sistemarono in un’area isolata della biblioteca. “Ok, Daphne. Che succede?”.
Non si bevve
lo sguardo stranito che Daphne cercò di lanciarle. “Non sono sicura di capire
cosa intendi”.
“Non
guardarmi così innocente Daphne, qualcosa sta succedendo. Oggi siete tutti
sulle spine, come non eravate ieri, e l’ostilità contro di me ha raggiunto un
livello considerevole. Credo di avere il diritto di sapere”.
Daphne si
guardò attorno, cercando una via di fuga. Dietro le spalle di Hermione vide
qualcosa e sospirò di sollievo.
“Non
preoccuparti Daphne, spiegherò io alla Granger costa sta succedendo”, arrivò la
voce calma di Malfoy da dietro di lei.
Si voltò ed
osservò il Serpeverde. “Beh, sono felice che qualcuno voglia rispondermi, perché
mi sto davvero stancando di essere tenuta all’oscuro”.
Draco
sorrise, congedò Daphne e la fece andare via. “Allora,
cosa vuoi sapere?”.
“Tutto”, fu
la breve risposta di Hermione. Non si sarebbe aspettato nient’altro.
“Sembra che
Pansy e la tua amica rossa abbiano deciso di divertirsi a nostre spese. La sciarpa
che portavi ieri è stata fatta apposta per il Capitano e se una ragazza la
indossa durante la partita significa che sta ammettendo pubblicamente di essere
stata conquistata”, disse franco Draco.
Hermione boccheggiò
e divento rossa. “Oh, aspetta che metta loro le mani addosso. Come osano anche
solo pensare di farmi una tirata del genere. Le ucciderò”. Hermione iniziò a
camminare su e giù, contorcendosi arrabbiata le mani come se stesse già strangolando
Ginny e Pansy.
Draco si
sedette ad uno dei tavoli e si godette lo spettacolo. La Granger era
bellissima, quando si arrabbiava così. Aspetta, cosa? Dannazione, non voleva
pensarlo. Si stava invaghendo della ragazza d’oro? Quando era successo? Draco non
seppe collocarlo in un arco temporale, ma si rese conto di quanto gli fosse
sempre piaciuto vederla scontrosa. I capelli le prendevano vita, gli occhi
lanciavano scintille e le si arrossavano le guance. Magari era quello il motive
per cui era sempre stato così cattivo con lei.
Hermione fermo
il suo monologo sul cosa fare a quelle ragazze impiccione. “Davvero Malfoy, conquistata?
Chi usa termini del genere? Non sono una proprietà”.
Draco si
permise di fare un sorriso. “Che posso dire? Le tradizioni dei Serpeverde di
fatto non rappresentano esattamente le idee più moderne di relazione ed equità”.
Le fece l’occhiolino.
Hermione tossì.
“Sì, immagino di aspettarmi troppo da voi”. Le piaceva quella versione più
scherzosa di Malfoy, ma non lo avrebbe lasciato sfuggire tanto presto,
soprattutto visto che la sua versione non corrispondeva a tutta la storia. Perché
quel giorno i Serpeverde erano così tesi? “Malfoy, perché tu e i tuoi sottoposti
siete così sull’attenti se quella sciarpa era solo uno scherzo? Cioè, siete
rimasti tutta la mattina con gli occhi bene aperti, come se vi steste aspettando
un attacco”.
Che tarma,
si disse Draco. Non poteva accettare la spiegazione più semplice come tutti gli
altri. “Diciamo solo che ci sono molti Serpeverde, di solito quelli troppo
giovani per capire ciò che è successo con la guerra, che si aggrappano alle
vecchie tradizioni. Il pensiero di un Malfoy che dichiara pubblicamente che una
Nata Babbana è la sua ragazza, e tra tutte la famosa Hermione Granger, è un po’
troppo per loro da digerire. Non sono felici e stanno cercando un modo per fartelo
sapere. In effetti, la gran parte di quelli più piccoli non erano tanto contenti
nemmeno che tu mettessi piede nei sotterranei”.
Hermione
seppe che quella era la verità. “Quindi immagino che questa ostilità sia il
motivo per cui ti sei appiccicato a me da quando sono arrivata”.
Malfoy
annuì. “Appena la McGranitt ha fatto sapere la sua idea, ho capito che se non
ti avessi tenuta d’occhio ti saresti fatta davvero male. Ho chiesto a Daphne di
iniziare ad esserti amica e mi sono assicurato che io, Blasie o Theo fossimo
sempre vicini a te”.
Hermione si
sentì ferita. Quindi Daphne in realtà non voleva esserle amica. Aveva iniziato
a vedere come amici anche Theo e Blasie. Blasie la faceva ridere, mentre Theo
era un compagno perfetto per studiare. “Oh! Beh, sai che non è necessario,
vero? So badare a me stessa piuttosto bene”.
Draco non
mancò di notare la nota di delusione negli occhi di Hermione quando le aveva
detto del suo piano. Non voleva ferire la ragazza ma credeva fosse arrivato il
momento di dirle la verità. “Granger, sei più vulnerabile come membro di
Serpeverde. Guarda cosa è successo a Pansy, sei consapevole del fatto che i
Grifondoro siano degli orsacchiotti in confronto ad un branco di maligni
Serpeverde incazzati. Non potevo permettere ti succedesse qualcosa. Non che non
mi fidi delle tue abilità difensive, ma sapevo non saresti stata preparata”.
Hermione
riconobbe la verità delle sue parole, anche se non poté fare a meno di sentirsi
ferita per il fatto che tutti i suoi nuovi amici lo fossero diventati solo
perché credevano fosse necessario proteggerla, piuttosto perché lei piacesse
loro davvero. Fece per uscire dalla biblioteca, ma esitò e si voltò verso il
biondo. “Grazie, Malfoy. Lo apprezzo”. Gli sorrise e se ne andò.
Sala Comune
dei Grifondoro
Pansy incontrò
Harry in Sala Comune. Lui inghiottì a vuoto quando la vide. Era bellissima e
sapeva di essere il ragazzo più fortunato di Hogwarts. Le prese la mano e le
diede un bacio sulla guancia. “Non riesco a credere tu abbia accettato”.
Pansy rise. “Mi
hai fatto pena perché ammettiamolo, fai davvero schifo a chiedere ad una
ragazza se vuole uscire con te”.
Lui arrossì
ma sorrise. “Se la pietà ti ha portato a dire sì allora non mi lamento”.
“Andiamo
piccioncini, muoviamoci”, li chiamò Ginny. Ron alzò gli occhi al cielo. Era rimasto
sconvolto che Harry avesse perdonato Pansy per averlo voluto consegnare a Voldemort,
ma se il suo amico fosse stato felice allora lui lo sarebbe stato ancora di più
nel buttarsi alle spalle il passato. Comunque, era più preoccupato per la sua nascente
relazione con Susan Bones.
Harry mise
una mano sulla schiena di Pansy, mentre attraversavano il ritratto. “A proposito
Pansy, dove sei sparita questa mattina? Ho sentito delle voci su un furetto
arrabbiato che ti aspettava fuori dalla Sala Comune”.
Pansy gli
diede un buffetto per aver chiamato Draco un furetto. “Draco voleva parlarmi un
attimo”.
“Gli hai
detto di noi?”.
“Hai ancora
tutti i tuoi arti?”.
“Pansy, ad
un certo punto dovrai dirglielo. Se Malfoy ti vuole bene come dici, allora lo accetterà
anche se non ne sarà contento”, disse Harry.
“Lo so, ma
era già arrabbiato con me e non volevo peggiorare le cose”.
“Prima o poi
lo saprà e ci dovrà fare l’abitudine”.
“Facile da
dire per te, nemmeno di piace ma Harry, lui fa parte della mia vita da quando
eravamo bambini. Mi ha sempre protetta e non posso sopportare il pensiero di
perderlo”.
Harry si
fermò e la prese tra le braccia. “Non preoccuparti, sono sicuro che lo accetterà,
altrimenti lo affatturerò”. Pansy fece un sorriso triste. “Ma glie lo diremo
quando sarai pronta, ok?”.
Pansy lo
guardò e lui non riuscì a resistere a quel sorriso adorabile, così si abbassò
per baciarla. Lei si alzò sulle punte dei piedi, gli mise le mani attorno al collo
e lo strinse più forte. Mugugnò, quando approfondirono il bacio.
“Dannazione,
non potete prendervi una stanza? È disgustoso guardarvi mentre vi divorate”, si
lamentò Ron.
Harry e Pansy
si separarono, riluttanti. “Parti proprio tu, Ron-Ron. Ricordo ancora i teatrini
che facevate tu e Lavanda quando davate spettacolo”, lo zittì Pansy, prima che
la cosa diventasse una delle solite scenate. “Dov’è andata Ginny?”.
Entrata del castello
Ginny si
avviò verso l’entrata di Hogwarts, per aspettare Ron, Harry e Pansy, ma
qualcuno la afferrò prima che potesse arrivarci.
“Zabini, che
diavolo credi di fare?”.
“Dirti che
la tua piccola operazione deve finire”.
“Cosa? Perché?”.
“Beh, a meno
che Pansy non sia immediatamente venuta a raccontarti di come Draco l’abbia
sgridata, cosa di cui dubito, sappi che la tua piccola bravata con la sciarpa
ci si è ritorta contro alla grande. Draco mi ha quasi mandato in infermeria,
abbiamo messo in pericolo Hermione”.
Ginny
boccheggiò. “Ok, capisco che per un po’ dovrò fermarmi ma non accetterò che sia
finita. La prossima volta, assicurati solo di fare i compiti. La colpa è tua”.
“Aspetta,
perchè mi incolpano tutti? Io ho solo preso la sciarpa, siete state tu e Pansy
ad orchestrare tutto”, sbottò Blasie.
“Sì, ma tu avresti
dovuto sapere cosa sarebbe successo, ecco perché mi servi”.
“Pensavo fosse
perché ho portato come contributo alla festa il mio buongusto e la mia meravigliosa
immagine”.
Ginny gli
diede un buffetto sul braccio ma rise. Non poteva negare che il ragazzo fosse
bello ed affascinante.
“Allora,
dopo io e te ci vediamo?”, chiese Blasie.
Prima che
Ginny potesse rispondere, Ron la prese per un braccio e la fece allontanare. “Che
diavolo credi di fare con quella serpe, Ginny?”.
“Chiacchiero
Ron, ma tu che vuoi?”.
“Sono tuo fratello
e non approvo. Zabini ha una brutta reputazione, solo leggermente migliore di
quell’idiota di Malfoy”.
Blasie alzò
gli occhi al cielo. “Almeno noi riusciamo a trovare una ragazza, donnola”.
Ron diventò
di una sfumatura rosso brillante ma, prima che esplodesse, Ginny disse: “Guarda
Ron, ecco Susan. Oh, non è bella?”, e lo mise in disparate con un ghigno. Blasie le sorrise malizioso. Solo perchè le piaceva non significava avrebbe fatto l’amicone
anche con quello stupido del fratello.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Capitolo 9
Hogsmeade
Hermione stava
facendo del suo meglio per godersi Hogsmeade con Daphne, Theo e Blasie ma non
riusciva a scrollarsi di dosso il fatto che stessero passando la giornata con
lei solo perché Malfoy glie lo aveva imposto. Hermione era rimasta contenta di
essere andata subito d’accordo con i tre. Non faceva amicizia facilmente e,
anche se ormai poteva dire di aver ampliato la sua cerchia, si trattava di
persone che la conoscevano da anni ed ormai si erano abituate al suo modo di
fare. Aveva provato un senso di sicurezza maggiore, quando pensava di essere
riuscita a rendersi amichevole in solo un paio di settimane.
“Cosa c’è
che non va, Hermione?”, chiese Daphne, ben conscia di quando silenziosa fosse
stata la ragazza.
“Niente. Oh,
credo di aver visto Ginny entrare da Fortebraccio. Ti spiace se passo un po’ di
tempo con lei? Mi sembra siano passati anni”.
Daphne
sorrise. “Sicuro, non siamo i tuoi secondini, sai?”.
“Ottimo
Granger, lasciami pure a fare la ruota di scorta a questi due piccioncini”, disse
Blasie.
“Ci vediamo
ai Tre manici di scopa”, le urlò Theo.
“Sì, e
portati appresso la piccola Weasley. Mi farebbe comodo un po’ di divertimento”,
aggiunse Blasie.
Hermione si
infilò da Fortebraccio ed aspettò che i Serpeverde se ne andassero. Non aveva
davvero visto Ginny, voleva solo stare un po’ da sola. Si avviò verso la Stamberga
Strillante, per una volta felice di non avere nessuno intorno.
Tre Manici
di Scopa
Draco entrò
ai Tre manici, dove aveva chiesto a Daphne, Theo e Blasie di incontrarsi. Li vide
seduti in un angolo e si fece largo tra la folla.
“Da quanto
siete qui?”, chiese Draco.
“Circa venti
minuti. Stiamo aspettando Hermione. Ha visto la Weasley da Fortebraccio e ha
detto sarebbe arrivata dopo”, disse Theo.
“Davvero? Ho
incontrato la piccola Weasley un minuto fa e non aveva la Granger alle
calcagna. Sicuro non intendesse Weasley l’idiota?”.
“No, ha
sicuramente detto Ginny”, replicò preoccupata Daphne. “Draco, è tutto il giorno
che è strana e si limita a stare in coda a noi”.
Draco
grugnì, capendo subito il problema. Non avrebbe dovuto raccontarle quello che
aveva chiesto ai suoi amici. Avrebbe dovuto sapere che si sarebbe comportata
proprio da Grifondoro ed avrebbe rimuginato sui suoi sentimenti. Tipico della
Granger, scappare da sola nel momento peggiore. “Ok,
dividiamoci. Theo e
Daphne, prendete la strada principale e fatela a ritroso. Io e Blasie Andiamo verso
la Stamberga. Mandate un Patronus se la torvate”.
Draco si
affrettò ad uscire dal pub con Blasie alle calcagna. Non riusciva a scrollarsi
di dosso un pessimo presentimento. “Tu inizia a cercarla lì, io vado dietro”, ordinò
a Blasie.
Gli abitanti
di Hogsmeade si fermarono ad osservare quello strano comportamento di Malfoy, era
poco insolito vederlo correre per le strade. La terribile immagine di ciò che
sarebbe potuto accadere ad Hermione gli lampeggiava nella mente. Mentre si
avvicinava alla Stamberga, percepì dei lamenti. Merda, la stavano attaccando. Si
affrettò in quella direzione ed il suo cuore si fermò quando la vide
schiacciata contro un albero da un gruppo di Serpeverde del quarto anno guidati
da Malcom Baddock. Riusciva solo a sentire il sangue pulsargli nelle orecchie,
mentre cercava di raggiungerla in tempo.
Stamberga strillante
Hermione non
riusciva a credere di essere stata così stupida da ignorare l’avvertimento di
quella mattina di Malfoy. Non che non l’avesse presa seriamente, andando via da
sola. Sapeva che la minaccia di cui aveva parlato era reale, visto che si era
preso la briga di organizzare tutto quel piano. Lei però si era semplicemente
sentita piena di vergona e voleva passare un po’ di tempo da sola per
riflettere su alcune cose. Era rimasta così persa nei suoi pensieri da non aver
sentito il gruppetto avvicinarsi.
“Bene bene,
non è la Sanguesporco di Malfoy?”, biascicò il capo, Baddock, facendo ridere i
compagni. “Dove sta il tuo amante? Sì, è già rintanato ora che ha ottenuto ciò
che voleva? Mi hanno detto che valete qualcosa solo in quello”.
Hermione lo
guardò negli occhi. Aveva affrontato i Mangiamorte più vicini a Voldemort, quei
patetici ragazzini non erano nulla in confronto. Mise di nascosto la mano alla
bacchetta, preparandosi mentalmente alla battaglia in arrivo. “Ma per favore,
come se volessi toccare uno dei vostri preziosi purosangue”, lo rimbeccò.
Il gruppo
continuava a stringersi attorno a lei. Ottimo, avrebbe dovuto essere molto veloce
per uscire da quella situazione. Prima che riuscisse ad estrarre la bacchetta,
Baddock la afferrò e la spinse contro un albero, strappandogliela di mano. “Zitta,
Sanguesporco. Credo la sistemeremo alla maniera babbana”. Una mano le strinse
la gola, facendole vedere una marea di puntini neri.
Prima che
potesse davvero farle male, uno dei suoi scagnozzi cadde a terra tramortito,
rivelando Malfoy dietro di lui. Hermione non aveva provato tanto sollievo da
quando aveva scoperto che Harry fosse vivo durante la Battaglia finale. Baddock
lasciò la presa su Hermione, facendola cadere a terra, e si voltò verso di lui
con entrambe le bacchette in mano.
I Serpeverde
più giovani non si fecero trovare a lungo impreparati e non sarebbe importato
quanto bravo fosse Malfoy, li superavano tre ad uno. Mentre li affrontava,
Hermione si alzò tremante e cercò di trovare un modo per aiutarlo anche senza bacchetta.
Imprecò, quando lo vide cadere pietrificato. Saltò sulla schiena del ragazzo
più vicino, cercando di graffiargli gli occhi, ma preso venne disarcionata e
riportata a terra. Lanciò uno sguardo dietro agli ultimi due ed emise un sospiro
di sollievo quando vide Blasie e Ginny accorrere in aiuto.
I due
finirono il lavoro ed Hermione corse verso Malfoy. “Draco, mi senti? Andiamo,
svegliati”, lo chiamò mentre lo scuoteva. Non riusciva a svegliarlo nemmeno con
il Rinnerva ed aveva delle brutte ferite un po’ ovunque.
“Hermione
andiamo, dobbiamo portarlo in infermeria”, la spinse via Ginny.
Blasie voleva
farlo levitare per tutta Hogsmeade, ma Hermione lo spinse verso la Stamberga. “No,
per di qua è più rapido e comunque Malfoy non ti perdonerebbe mai se lo facessi
svolazzare in questo stato per tutto il villaggio”.
Il cammino
lungo il tunnel segreto sembrava non finire mai per tutti loro, ma presto si
trovarono nel giardino di Hogwarts.
“Ginny,
corri in infermeria ed avvisa Madama Chips che stiamo arrivando”, ordinò
Blasie. Ginny eseguì senza fare storie, il che dimostrava quanto fosse
preoccupata.
Hogsmeade
Daphne e Theo
erano alla ricerca disperata di un qualche segno di Hermione, quando videro il Patronus
di Blasie che li avvisava di tornare ad Hogwarts e portare Pansy. La trovarono
acciambellata da Madama Piediburro e la trascinarono via con uno sguardo di
disgusto dopo aver visto le sue mani intrecciate a quelle di Harry.
“Fareste
meglio ad avere una buona scusa per avermi portata via. Non vedete che io ed
Harry abbiamo un appuntamento?”.
“Mi spiace
interrompere la tua pomiciata con Potter ma abbiamo perso Hermione, così ci
siamo divisi per cercarla e adesso Blasie ha mandato un Patronus per dirci di
tornare al castello”, spiegò conciso e sarcastico Theo.
Pansy divento
bianca. “Oddio, Hermione è ferita? È colpa mia, devo avvisare Harry”.
Si affrettò
all’interno del locale, ricomparendo poco dopo con Harry dietro di lei, molto
preoccupato. “Cosa è successo? Dov’è Hermione?”, sbottò.
“Senti,
calmati un attimo. Non sappiamo niente. Io e Theo ci siamo separati da Draco
e Blasie per cercare Hermione. Il Patronus di Blasie dice di tornare, non
sappiamo come stia”, ragionò Daphne.
I quattro si
voltarono in direzione di Hogwarts ed iniziarono a correre.
In infermeria
Hermione continuava
a camminare avanti e indietro, mentre guardava Madama Chips medicare Malfoy.
Non si sarebbe mai perdonata se gli fosse successo qualcosa. Non capiva come
facessero Blasie e Ginny a stare seduti così calmi, in attesa.
“Ecco cara, ho
finite. Il Signor Malfoy rimarrà incosciente per un po’ ma non avrà danni
permanente”, disse Madama Chips alla ragazza, chiaramente terrorizzata.
Hermione
scoppiò a piangere, spaventando i presenti. Hermione Granger non piangeva mai. Si
lasciò cadere sulla sedia di fianco al letto di Malfoy e gli stinse la mano. Madama
Chips alzò un sopracciglia e diede uno sguardo agli altri due, che avevano la
stessa espressione divertita, così decise di aver bisogno di una tazza di te
per comprendere meglio le dinamiche di Hogwarts. Albus sarebbe stato
insopportabile se avesse scoperto che il suo piano stava funzionando. Almeno non
era lei a dover condividere l’ufficio con lui. Povera Minerva.
La porta
dell’infermeria si aprì di scatto, mentre i tre Serpeverde ed Harry entravano
di corsa. Harry notò Ginny. “Dov’è Hermione? Sta bene?”.
Ginny annuì
ed indicò Hermione, che aveva ancora la mano chiusa attorno a quella di Malfoy,
come se la sua vita dipendesse da quello. “Sta bene. È
stata fortunata, ma Malfoy non così tanto”.
Pansy gli si
avvicinò dall’altro lato del letto.
“Ok, ora so
che Draco si riprenderà quindi credo me ne andrò. Qui ci sono troppe ragazze in
lacrime”, disse Blasie. “Theo, vieni anche tu a dare una lesione a Baddock?”.
Il ragazzo annuì ed uscirono dall’infermeria.
Harry andò a
controllare Hermione, che non si era nemmeno accorta della sua presenza. “Hermione, tesoro, stai bene?”, chiese.
Lei alzò lo
sguardo da Draco. “Sì, non mi hanno fatto niente. Draco è arrivato in tempo, ma
Baddock aveva la mia bacchetta e non ho potuto aiutarlo. È colpa mia, non avrei
dovuto andarmene da sola”, ed iniziò a piangere di nuovo.
Harry si abbassò
e la strinse. “Non è colpa tua, ma di quei boriosi e razzisti idioti”.
Hermione scosse
la testa. “No, ho ignorato Draco. Questa mattina mi aveva detto di stare
attenta, ma io ero ferita che avesse costretto Daphne ad essere mia amica così
mi sono allontanata ed ora lui è qui perché io sono un’idiota”.
Daphne le si
avvicinò e le strinse una mano. “Davvero Hermione, sei proprio idiota. Ovvio,
Draco mi ha detto di tenerti d’occhio, ma come puoi pensare che ora la nostra
amicizia si riduca solo a quello? Avresti dovuto chiedermelo,
invece che rimuginarci da sola”.
Hermione
singhiozzò più forte. “Non mi perdonerà mai, e nemmeno tu”.
“Senti,
nessuno di noi si aspettava ci saresti piaciuta, ma è così, soprattutto per
Draco. Ha iniziato a proteggerti per tenere alta la reputazione dei Serpeverde,
ma avresti dovuto vederlo l’altra sera con Blasie per quello scherzo della
sciarpa. Non l’ho mai visto così arrabbiato e questo solo perché si tratta di
te”, continuò Daphne.
Pansy annuì concorde. “Conosco Draco da quando avevamo due anni, non l’ho mai visto così
preoccupato per la sicurezza di qualcuno. Non sarà arrabbiato con te, ma felice
che tu stia bene”.
Hermione
guardò il Serpeverde ancora incosciente e gli strinse una mano. Sperò che
stesse bene davvero.
Sala Comune dei Serpeverde
Quando
Blasie e Theo entrarono in Sala Comune, trovarono il caos. Sembrava che i Serpeverde
fossero in guerra tra di loro. Baddock ed i suoi compari si pavoneggiavano,
mentre Astoria, Harper ed il resto della squadra di Quidditch gli urlavano
contro. La situazione poteva diventare brutta.
“Baddock,
non mi adagerei sugli allori se fossi in te”, lo chiamò Blasie. La sua voce agì
da silenziatore, tutti erano curiosi di vedere cosa gli avrebbe fatto il
migliore amico di Draco.
L’idiota lo rimbeccò. “Cosa vuoi fare, Zabini? Provaci e finirai accanto al tuo amico Malfoy”.
A tutti
sembrò che Blasie non si fosse mosso, ma Baddock si ritrovò bloccato. Blasie
gli si avvicinò. “Continua a parlare ragazzino, ma faresti meglio a nasconderti
perché quando Draco ti prenderà sarai morto”. Blasie gli tirò un calcio nello
stomaco. “Qualcun altro vuole provare a fare come lui?”.
I Serpeverde
si voltarono e tornarono alle loro cose. Erano davvero curiosi di capire se
Baddock sarebbe riuscito a spodestare Malfoy, ma nessuno era abbastanza stupido
da provarci. Non volevano di certo finire sulla sua lista nera, sapendo che le
ripercussioni sarebbero durate più di Hogwarts stesso.
In infermeria
Hermione si
rifiutò di lasciare il letto di Draco anche quando Madama Chips cacciò via Pansy
e Daphne, quella sera. Madama Chips non se la sentì di litigare con l’eroina,
quindi Hermione riuscì a rimanere. Continuò a tenera la mano di Draco e ad accarezzargli
la fronte, finché si addormentò.
Draco si svegliò
qualche ora più tardi con il braccio destro addormentato. Non riusciva a
muoversi così aprì gli occhi e vide Hermione addormentata sul suo gomito. Gli ci
volle un momento per ricordare cosa fosse accaduto, ma il sollievo fu immenso
quando si rese conto che lei stava bene. Cercò, senza riuscirci, di spostare il
braccio senza svegliarla. Lei si stiracchiò, prima di guardarlo con gli occhi
assonnati. Si scansò i capelli dal viso e gli sorrise tremula.
“Oh Draco,
sei sveglio. Come ti senti?”.
Non mancò di
notare che aveva usato il suo nome, e gli piacque parecchio detto da lei. “Sono
stato meglio. Tu stai bene? Come hai fatto a scappare da Baddock ed i suoi
amici?”.
“Dopo che
sei caduto sono arrivati Blasie e Ginny. Si sono occupati degli altri due. Sono
così felice che tu stia bene, ero molto preoccupata”.
“Non
preoccuparti per me. Sono un Malfoy, ci vogliono più che un paio di Serpeverde
idioti per fare danni”, disse ghignando Draco.
Hermione fece
un sorriso tirato. “Mi spiace, Draco, avrei dovuto ascoltarti. Ero ferita e
sconvolta per ciò che avevi detto, ma questa non è una scura per aver completamente
ignorato il tuo avvertimento”, disse Hermione, iniziando nuovamente a piangere.
Draco le alzò
il viso e le asciugò le lacrime. “Per favore, non piangere. Sto bene”. Odiava
vederla piangere per lui.
“Ma è colpa
mia. Non sei arrabbiato? Non ti ho ascoltato ed a causa di questo tu sei finito
qui, svenuto”.
Draco le
sorrise. “Certo che no. Potrei uccidere Baddock, ma non te. Sono solo felice
che tu stia bene”. Le strinse la mano. “Dov’è
Madama Chips? Devo uscire di qui”.
“Non credo
sia una buona idea, Draco. Dovresti rimanere qui e riposare”.
“Hermione,
non iniziare a darmi ordini. Non sono né Potter né Weasley, grazie a Merlino, e
mi rifiuto assolutamente di rimanere in questo posto dato che ho un letto molto
più comodo a disposizione”.
Hermione
esitò, insicura sul cosa fare. “Puoi rimanere lì a rimuginare su quale sia la
cosa migliore, ma io non resterò qui oltre. Quindi, puoi andare a chiamare la
Chips così che mi dia quella disgustosa pozione che desidera ardentemente
cacciarmi in gola, oppure me ne andrò senza che lei lo sappia”, sbottò Draco.
Hermione sospirò
e scosse la testa verso quell’irritabile biondo, ma si avviò verso l’ala
privata di Madama Chips per svegliarla. Quindici minuti dopo, un’assonnata
infermiera dimise Malfoy solo per farlo smettere di urlarle contro, ordinando
ad Hermione di somministrargli il resto della pozione una volta arrivati in
Sala Comune.
Draco cercò
di battibeccare ancora con Hermione quando uscirono, ma lei gli mise un braccio
sulle spalle per aiutarlo a camminare. “Non sono un
bambino, Granger. Riesco a
camminare perfettamente”.
“Oh, per
favore, Draco. Sei quasi caduto solo a scendere dal letto. Smettila di fare il
testardo ed accetta il mio aiuto”.
Lui borbottò
ma le permise di condurlo ai sotterranei. Quando entrarono, trovarono Blasie e
Theo ancora svegli. Quando lo videro, si alzarono di scatto per aiutare Draco,
visibilmente malfermo. “Devo solo sedermi un attimo sul divano. Smettetela di
fare le chiocce, era già brutto quando lo faceva solo la Granger”, sbottò Draco.
“Beh, scusa
se mi preoccupo, Malfoy. Forse avrei dovuto lasciarti a terra, così avresti
passato il resto della notte sulla pietra fredda”.
“Oh, dammi
solo il resto della pozione soporifera donna, poi vai a letto”.
Hermione
sorrise, sapendo che il comportamento burbero di Draco era solo una messinscena
per nascondere quanto stesse male. Passò la fiala a Blasie. “Assicurati che la beva
prima di andare a dormire. Non lasciare che ti faccia credere di non averne
bisogno, perché ne ha”. Draco sospirò ed alzò gli occhi al cielo.
“Ok Malfoy,
smettila di lamentarti, adesso ti lascio solo”. Hermione gli si avvicinò e gli
diede un bacio sulla guancia. “Sono contenta tu stia bene, Draco”, gli sussurrò
all’orecchio, prima di sparire nel dormitorio.
Theo e
Blasie alzarono un sopracciglio a quella dimostrazione di affetto. “Giuro, solo
tu potresti riuscire a farti male nel tentativo, fallito, di salvare la vita ad
una ragazza che ti odia e poi trasformarla in una specie di tenero pupazzetto,
Draco”, commentò Theo.
“Sta zitto e
dammi quella medicina. Sono stanco”, disse Draco, prima di trascinare i piedi
fuori dalla stanza.
“Il fascino Malfoy,
Theo. Insulta la ragazza e lei si innamorerà di te. Funziona sempre”, sogghignò
Blasie.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Capitolo 10
Dormitorio
dei Serpeverde
Hermione si
svegliò la mattina dopo, stanca per non aver dormito quasi nulla. Tutti i suoi sogni
sembravano invasi da un certo biondo. Ripensando al giorno prima, Hermione
grugnì. Come aveva potuto rendersi così ridicola? Non solo era stupidamente
corsa via da sola, era stata anche salvata da Malfoy manco fosse stata una
damigella indifesa. Tra l’altro, non contenta di essersi ridicolizzata già
abbastanza, si era comportata come una pazza al suo capezzale, per poi
lanciarsi su di lui. A cosa aveva pensato? Avrebbe voluto sparire sotto le
coperte e nascondersi, ma sfortunatamente era lunedì mattina, il che
significava ora doppia di Pozioni. Sospirò, si trascinò fuori dal letto e si
diresse a farsi una doccia.
Una volta
lavata e vestita, Hermione aspettò Daphne. Sapeva che quel giorno non avrebbe
dovuto andare in giro a sbandierare la sua indipendenza. In fondo alle scale,
Blasie e Theo le stavano aspettando. Hermione arrossì al ricordo del bacio
sulla guancia che aveva dato a Malfoy, ma almeno lui non c’era. Non era sicura
di essere pronta ad affrontarlo. Hermione si sentì ancora peggio, mentre camminava
affiancata dai due ragazzi verso la Sala Grande. La Sala Comune era rimasta in
silenzio quando erano usciti, ma fu felice di notare la mancanza di quelli del
quarto anno.
La Sala
Grange fece sparire un po’ della tensione. A causa della natura riservata dei
Serpeverde, le altre tre Case non avevano ancora saputo cosa fosse successo,
eccetto Harry, Pansy e Ginny. Forse anche Ron ormai ne era al corrente. Annuì e
sorrise in direzione degli amici seduti al tavolo Grifondoro. Voleva
rassicurarli di stare bene. Vide Pansy cercare Malfoy, ma ancora di lui non
c’era traccia.
Daphne
osservò la riccia, chiaramente sottosopra ed imbarazzata, e le mise un braccio
sulle spalle. “Hermione, non ha fatto niente di male, ok? Non voglio vederti
continuare con questo comportamento. Poso immaginare come il signore della
diplomazia, Draco Malfoy”, disse sarcastica, “abbia fatto sembrare la cosa come
se volessimo starti attorno solo perché ce lo ha chiesto. All’inizio magari era
così, ma ora ci piaci davvero per come sei”.
“Sì”, si
intromise Blasie. “E non ti chiediamo nemmeno di controllarci i compiti come i
Grifondoro”. Le fece l’occhiolino, facendola dire. “Quindi smettila di
piagnucolare e lamentarti”, le disse scompigliandole i capelli.
Hermione
annuì, più leggera. “Ma Hermione, fammi un favore”, disse Theo. “Smettila di
girovagare da sola. Davvero non bramo un viaggetto in infermeria, e non credo
Daphne rimarrebbe tua amica se iniziassi a piangere sulla mia spalla come hai
fatto ieri con Draco”.
Hermione
diventò di un rosso brillante e si nascose dietro la tazza di tè, mentre il
trio la prendeva ancora in giro.
Ufficio di
Lumacorno
Lumacorno
aveva richiesto che Draco facesse colazione con lui, quella mattina. Voleva
sapere di prima mano cosa fosse successo il giorno prima. Aveva origliato un
drammatico resoconto di Poppy Chips, sul come Draco fosse stato portato di
corsa in infermeria e di come una Hermione Granger in lacrime si fosse
rifiutata di lasciare il suo capezzale. Minerva aveva alzato un sopracciglio,
apertamente incredula del fatto che la Signorina Granger si fosse comportata in
quel modo con Draco Malfoy. Ad ogni modo, anche Horace aveva notato la ragazza
portare la sciarpa del Capitano durante la partita di Quidditch ed era curioso
di quella relazione tra i due vecchi nemici. Tra l’altro, odiava anche essere
l’ultimo a sapere i pettegolezzi.
Dopo dei
frustranti quaranta minuti, Lumacorno scortò Draco di nuovo in Sala Comune. I
Malfoy erano noti per tenere per sé i loro affari ed era praticamente
impossibile indurli a parlare se non avessero voluto raccontare qualcosa. Il
giovane Malfoy non faceva eccezione. Lumacorno pensò di fare un ultimo
tentativo, magari cercando di metterlo in imbarazzo.
“Bene Signor
Malfoy, sono felice stia bene. Poppy mi ha detto che la sua ragazza, la
Signorina Granger, era molto preoccupata ieri”.
Draco guardò
inespressivo il vecchio professore. Se Lumacorno pensava di farlo cadere in
trappola con quel patetico tentativo, avrebbe dovuto pensarci meglio. Emise un
suono indecifrabile e ghignò, mentre il professore usciva dalla stanza con
un’espressione delusa. Percepì lo sguardo del suo padrino bruciargli la nuca.
“Te lo dico
apertamente Severus, non ti perdonerò mai per essere morto ed averci lasciato
alla mercé di quel pomposo idiota”.
Il vecchio
professore di pozioni fece una smorfia. “Sii grato che non sia stato lui il
direttore negli anni passati. Ad ogni modo, a differenza sua, io so esattamente
ciò che è successo ieri. Che cos’hai in mente, Draco?”.
Draco
sorrise maligno. “Ciò che farebbe ogni buon Serpeverde. Lascerò che Baddock si
crogioli in un falso senso di sicurezza, prima di colpire”.
Piton annuì.
Quella era una vendetta appropriata, non come quelle di quei ridicoli ed
impulsivi Grifondoro.
Lezione di
pozioni
Hermione
arrossì ed abbassò lo sguardo quando Malfoy arrivò a lezione di pozioni in
ritardo di cinque minuti. Hermione si era premurata di sedersi di fianco a
Daphne, non sapendo come comportarsi con Malfoy. Percepì due occhi d’argento su
di lei, ma si rifiutò di ricambiare lo sguardo. Probabilmente Malfoy stava ghignando
per come si era messa in imbarazzo il giorno il giorno prima. Stupida Hermione,
si disse, sei diventata una delle sue ammiratrici.
“Ora cosa
succede tra te e la Granger?”, sussurrò Blasie mentre lavoravano.
“Niente.
Perché?”.
“Andiamo,
Draco, ieri ha pianto per te tutto il giorno e ti ha baciato. Non è esattamente
un comportamento normale per Hermione Granger. Quindi ammetterai che ti piace e
le chiederai di uscire?”.
Draco alzò
un sopracciglia e Blasie digrignò i denti. Odiava quando Draco diventava
silenzioso e criptico. Non avrebbe dovuto mentire riguardo la sua attrazione
per la Grifondoro, era ovvio gli piacesse, soprattutto per lui.
“Ora tu rispondi
alla mia domanda. Che succede tra Pansy e Potty?”.
Di sicuro
non sarebbe stato lui a rivelargli quella cattiva notizia, pensò Blasie. Non
gli andava proprio di beccarsi qualche fattura. Se Pansy voleva frequentare il
Ragazzo Che Si è Rifiutato di Morire, allora glie lo avrebbe detto da sola.
“Non lo so amico, perché credi stia succedendo qualcosa?”.
“Quei
disgustosi occhietti da cucciolo che Potter continua a lanciarle addosso mi
fanno vomitare. Io non ci penserei due volte, ma lei gli risponde con dei
sorrisetti. Se è così stupida da trovarci qualcosa in lui, dovrò trovare del
tempo e parlargli”.
Blasie rise.
“Mettergli paura, vorrai dire”.
Draco gli
fece un sorriso lupesco. Blasie invece sperò che Pansy glie ne parlasse presto.
Avrebbe fatto fuoco e fiamme se lo avesse scoperto da solo.
In
biblioteca
"Psst Hermione,
per di qua”, la salute Ginny. Hermione si avvicinò e lasciò cadere i libri sul
tavolo.
“Come va
oggi?”, le chiese la rossa.
“Mortificata”,
fu la risposta. “Mi sono completamente messa in ridicolo, e per di più di
fronte a Malfoy”.
Ginny rise. “Non
credo Malfoy la veda in quel modo. Scommetto che gli è piaciuto svegliarsi e
trovarti al suo capezzale”.
“Smettila,
ti prego. Voglio solo dimenticare l’intera dannata faccenda”.
Ginny la
osservò meglio. Sembrava davvero scombussolata. “Perchè sei così in imbarazzo?
È una reazione assolutamente comprensibile verso qualcuno che ti piace”.
Hermione la
guardò indignata. “Non mi piace Malfoy”. Ginny tossì e non provò nemmeno a
dirle quanto poco di credesse. “Come puoi pensare una cosa del genere? Hai dimenticato
quanto mi ha insultata nel corso degli anni?”.
Ginny
sospirò- “Hermione, quando lascerai perdere tutta la faccenda? Continui ad
insistere nel vedere Draco sotto quella terribile luce, ma non ha fatto nulla
tranne che preoccuparsi per te e comportarsi da amico da quando sei a
Serpeverde”.
“Non è
facile dimenticare sette anni di frecciatine ed insulti. Pensavo avresti
capito. Non è che ci abbia neanche mai provato, ad essere carino nei riguardi
della tua famiglia”.
“Vero, ma ho
scelto di guardare avanti e dovresti farlo anche tu. E comunque, è ovvio che
sia tornato ad Hogwarts diverso. Non ha mai insultato nessuno e nemmeno provato
a far finire nei guai Harry o Ron, quindi penso dovresti dargli una
possibilità”.
“Per cosa?”,
soffiò Hermione.
Ginny alzò
gli occhi al cielo. “Per favore, Hermione. Lo sai meglio di me e so anche che
combatti la tua attrazione per lui. Perché invece non ti lasci andare e vedi
dove ti porta?”.
“Non sono
attratta da Draco Malfoy. Ieri ero solo molto scossa, mi sarei comportata così
con chiunque”.
Ginny fece
una smorfia, non credendole. “Certo Hermione, continua a raccontartela. Ma te
lo ricorderò, quando sarò la tua damigella d’onore”.
Hermione le
lanciò una busta. “Non riesco a credere che tu mi stia incoraggiando ad uscire
con il furetto”, soffiò prima di andarsene come una furia. Ginny scosse la
testa. Hermione avrebbe potuto scappare da lei ma di sicuro non dai suoi
sentimenti per Malfoy.
Corridoi di Hogwarts
Hermione
corse fuori dalla biblioteca, arrabbiata con Ginny. Come osava insinuare che
provasse dei sentimenti per Malfoy e ne fosse impaurita? Cosa importava che
fosse diventato migliore e si preoccupasse dei suoi amici tanto da architettare
piani per tenerli al sicuro? Era ancora Malfoy e non poteva dimenticarlo. La
sua mente traditrice la portò a pensare ai suoi capelli, scintillanti per il sole,
e sul suo sorriso che illuminava la stanza. Da lì a pensare al suo corpo tonico
premuto contro il suo, mentre lo aiutava ad uscire dall’infermeria, il passo fu
breve. Smettila, urlò a se stessa. Non le piaceva Malfoy, gli era solo grata.
Hermione era così arrabbiata che non si preoccupò di guardare dove stesse
camminando ed andò a sbattere contro l’unica persona in tutta Hogwarts che
stava cercando di evitare.
“Malfoy”,
mormorò Hermione.
“Come mai
sono tornato a Malfoy? Ieri ero Draco”, sottolineò lui.
Hermione
arrossì ed iniziò a giocherellare con le dita. “Beh, era ieri. Oggi siamo
tornati al solito”.
“Non sono sicuro
di volerlo”, disse Draco. “Mi piace la tua versione meno aggressiva”.
“Tu sei
Malfoy ed io la Granger, ci odiamo e tutto rimarrà così”.
“Non è vero.
Io non ti odio e nemmeno tu, ieri. In effetti, sembravi tenerci un po’”.
Il viso di
Hermione diventò ancora più rosso. “Ieri era un’eccezione, tutto considerato”.
“Che
peccato, ieri mi piacevi. Eri naturale e accalorata, non ti avevo mai vista
così”.
“Solo perchè
non siamo amici”.
“Pensavo
fossi la pupilla della McGranitt”.
Hermione si
fermò, confusa. “Cosa ha a che fare questo con il resto?”.
“Credo solo
rimarrebbe delusa se la sua migliore allieva non aderisse appieno alla sua idea
di unità tra Case”.
“Che
intendi? Ovviamente io supporto i suoi sforzi”.
“Mi hai
quasi fregato, Hermione. Ti ostini così tanto ad odiarmi che ti stanno
diventando bianche le dita”, disse ghignando. “Sappiamo entrambi che non mi odi
neanche un po’ tanto quanto fai a finta di fare, dopotutto nessuno va in giro a
baciare la persona che disprezza. Ma non preoccuparti Granger, sono paziente e
posso aspettare tu finisca di combattere contro te stessa”. Le sussurrò l’ultima parte nell’orecchio, facendola rabbrividire.
Rise divertito
quando lei squittì, pestò i piedi e corse via. Di norma non avrebbe fatto uno sforzo
del
genere per
una ragazza, ma Hermione Granger non era una qualsiasi. Era unica, estremamente
intelligente, acuta e ferocemente leale. Non avrebbe fatto come Weasley, rinunciando
senza combattere.
Sala Comune
di Grifondoro
"Harry,
posso parlarti un minuto?”.
Harry si voltò e vide Dennis Canon. “Sicuro
Dennis, va tutto bene?”.
“Non qui, possiamo andare da qualche
altra parte?”.
“Certo, adesso non c’è nessuno nella
mia stanza”, disse Harry, guidandolo su per le scale verso i dormitori. Harry
era preoccupato, Dennis sembrava arrabbiato, ferito ed impaurito.
“È vero?”.
“Che cosa?”, chiese Harry.
“È vero che tu e la Parkinson uscite
insieme?”, sbottò Dennis.
Harry all’improvvisò capì. Anche se
voleva assolutamente sapere cosa fosse davvero successo il mese prima, non era
sicuro di essere pronto a dover affrontare il fatto che uno dei suoi fosse
capace di certe cose. “Sì”, rispose freddo.
“Come hai potuto? Come fai a stare
con lei? Dopo tutto quello che è successo”.
“Ho scelto di guardare oltre la guerra, verso il futuro. È quello per cui abbiamo
vinto, avere un futuro dove non contassero più le vecchie ideologie”.
“Non farmi ridere. Puoi fare il fiorellino quando vuoi, ma io non dimentico
come sono davvero quegli stronzi. Ti sta usando per rendersi la vita più facile
qui e quando tornerà in quel buco dei sotterranei ricomincerebbe a pensare di
volerti consegnare a Voldemort se fosse ancora vivo”.
Harry perse la pazienza e spinse Dennis contro il muro. “Non credere io sia
stupido, questa conversazione è stata illuminante. Sei tu che hai ferito Pansy,
vero? Perché?”.
Dennis sorrise. “Ho pensato che quella stronza lo meritasse. È stata una vendetta
per Colin”.
Harry lo fissò negli occhi, ma lo vide assente. “Ti rendi conto che non è
stata lei ad uccidere Colin, vero? Non era nemmeno nel castello, in quel
momento”.
“Non importa”, urlò Dennis. “Lei è come gli altri. Può non esserci stata,
ma lo avrebbe ucciso se avesse potuto. Proprio come tutti quei dannatissimi e
malvagi Serpeverde”.
Il cuore di Harry si spezzò, mentre lo guardava. Era ovvio che non avesse
ancora superato la morte del fratello. Harry sapeva come ci si sentisse, lo aveva
provato dopo la morte di Sirius. “Mi dispiace, Dennis”, gli sussurrò mentre lo
colpiva con uno Stupeficium. La McGranitt doveva sapere chi fosse stato a maledire
Pansy e sicuramente avrebbe fornito a Dennis l’aiuto di cui aveva evidentemente
bisogno.
Corridoi di
Hogwarts
Blaise sospirò
irritato, in attesa della rossa che gli aveva richiesto, beh ordinato, di incontrarsi.
Aveva così voglia di vederlo che non si degnava nemmeno di arrivare in orario.
“Zabini, per
di qua”. Si voltò e vide il suo viso spuntare da dietro l’angolo. “Sbrigati, c’è
una classe vuota in fondo al corridoio”.
“Sbrigarmi?
Scusami? Non sono io in ritardo”, grugnì Blasie.
Ginny alzò
gli occhi al cielo. “Smettila di lamentarti e porta il tuo flaccido didietro
qui dentro”.
“Flaccido?
Solo perché tu lo sappia, sono un metro e novanta di puri muscoli, tesoruccio”,
disse lentamente, sapendo che si sarebbe infuriata. Stava praticamente
saltellando per la troppa energia repressa. “Cosa c’è di
così urgente, piccola Weasley?”.
Lei lo prese
a sberle. “Pensavo di averti detto di non chiamarmi così”.
“Scusa, vecchie
abitudini. Cosa c’è di così urgente, Ginny?”, disse con enfasi sul nome.
“Hermione,
sta mandando a rotoli l’Operazione”.
“Che sta combinando
adesso la Ragazza d’Oro? Spero non versare lacrime sulla mano di qualche altro
poveretto”.
Ginny alzò
le braccia per la frustrazione. “Scappa. Non ammette i suoi sentimenti per Malfoy
e fugge più che può”.
“E per quale
motive me lo stai dicendo?”.
“Perchè devi
scoprire cosa prova Malfoy”.
Blasie la
sbeffeggiò. “Più facile a dirsi che a farsi. Far aprire Draco sui suoi
sentimenti è come cavare sangue da una pietra. E comunque, ci ho già provato e
mi ha messo alla porta”.
“Quindi ti
arrendi? Pensavo che i Serpeverde fossero acuti e manipolatori. Sicuro di non essere un Tassorosso?”.
Blasie
osservò la Grifondoro. “Ed io Pensavo che i Grifondoro non colpissero così in
basso. E comunque, i Tassorosso non sono amici tuoi?”.
“Merlino, riesci
a fare meno il gradasso ed arrivare al punto, Blasie? Devo sapere
cosa prova Malfoy. Altrimenti
come faccio a spingere Hermione tra le sue braccia?”.
“Che ci guadagnerei
io, se decidessi di rischiare vita e braccia per fare lo psicologo di Draco? Diventa
un incubo se lo testi un po’ troppo sulle cose che non ti vuole dire”, disse
Blasie.
“Intendi oltre
alla felicità del tuo migliore amico? Potrei addolcirti la pillola”, lo
costrinse Ginny.
Blasie si
interessò. “E come? Deve essere ottima, per rischiare l’ira di Malfoy”.
Ginny alzò
gli occhi al cielo, spingendo Blasie al muro. “Oh, credo questo ti piacerà” gli
disse, prima di baciarlo.
Rise quando
si staccò e si mise ad osservare la sua faccia sconvolta. “Chiudi la bocca
Blasie, o ti entreranno le mosche. Potrebbe accadere di nuovo, ma dipende da
quante informazioni utili mi porterai”. E con quelle
parole lasciò la stanza.
Dannazione,
quella ragazza gli avrebbe provocato un attacco di cuore. Come diavolo aveva fatto a non finire a Serpeverde?
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
Capitolo 11
Ufficio
della McGranitt
Harry bussò
alla porta della McGranitt appena la scala girevole si fermò. Aveva lasciato
Dennis sotto gli occhi vigili di Ron e Neville. Non voleva che la cosa si
sapesse ancora e si era assicurato che Pansy non lo scoprisse, ora che lei e
Ginny avevano iniziato a spettegolare in Sala Comune. Sperava solo non si
stessero scambiando confidenze su di lui. Il pensiero lo fece rabbrividire.
La McGranitt
lo fece entrare. “Come posso aiutarla, signor Potter?”.
Harry alzò
lo sguardo verso gli occhi di Albus Silente, prima di raddrizzare le spalle. “Ho
scoperto chi ha fatto del male a Pansy Parkinson, professoressa”.
La McGranitt
si sedette un momento, mentre i ritratti si zittirono all’improvviso. Guardò Harry,
incoraggiandolo a continuare. “È stato Dennis Canon. Mi ha detto di essersi
vendicato per la morte di Colin durante la battaglia finale”.
“E come mai
le ha così fortunatamente confidato una cosa del genere, signor Potter?”, biascicò
Piton dal ritratto.
Harry si
voltò per fronteggiare il suo vecchio insegnante di pozioni. Sapere che Severus
Piton aveva amato sua madre per tutta la vita ed era morto per vendicarla lo
aveva fatto acquistare molto più rispetto per lui. Sfortunatamente però, l’amore
per sua madre non si era esteso al figlio. Harry Potter somigliava troppo a suo
padre James, perché potesse piacere a Piton.
“Mi ha
affrontato per conoscere i miei sentimenti riguardo a Pansy. Mi ha chiesto se
fosse vero che ci stiamo frequentando e quando gli ho risposto mi ha detto di
essere stato lui ad attaccarla”.
Harry si
rese conto che la notizia della sua relazione con Pansy aveva scioccato tutto l’ufficio
eccetto il Silente, che sorrideva con approvazione. Si voltò verso la
McGranitt. “Credo abbia bisogno di un aiuto specifico, professoressa. È ovviamente
instabile e non riesce a venire a patti con la morte del fratello. Penso starebbe
meglio al San Mungo per un po’”.
La McGranitt
annuì. Si fidava della sua decisione, soprattutto alla luce della sorprendente
storia con Pansy Parkinson. “Gli parlerò ovviamente, signor Potter, prima di
indicargli un Medimago. Posso chiederle dove si trova?”.
“Sfortunatamente,
ho dovuto metterlo fuori gioco. Stava diventando sempre più furibondo e non
volevo facesse altri danni. L’ho lasciato alle cure di Ron e Neville”.
“Ottimo.
Ritorni alla Sala Comune e lo porti qui. Credo sia meglio mettere fine a questa
storia stasera stessa”.
Harry annuì
e se ne andò per portare Dennis da lei. Era felice che avesse accettato il suo
consiglio.
La McGranitt
si lasciò andare sulla sedia. “Chi lo avrebbe mai detto? Harry Potter e Pansy
Parkinson. Magari il tuo piano avrà successo, Albus”.
Silente
sorrise. “Sapevo che quelli del settimo anno non ci avrebbero delusi. Il fatto
che Harry e Pansy siano riusciti a lasciarsi alle spalle la scorsa estate fa
sperare decisamente bene per il futuro della comunità magica”.
Piton alzò
gli occhi al cielo. L’ex Grifondoro stava diventando troppo melenso. Lui di
sicuro non ne era così entusiasta. Doveva trovare Draco. Sicuramente il suo
figlioccio non era a conoscenza del fatto che la ragazza che vedeva come una
sorella stesse frequentando il suo peggior studente.
Sala Comune
di Serpeverde
Blaise era
perso nei suoi pensieri. Nonostante il comportamento tronfio che aveva tenuto
poco prima di fronte a Ginny, avrebbe sicuramente aiutato Draco a conquistare
la ragazza. Sapeva quanto in realtà si sentisse solo. La sua famiglia era stata
distrutta da Voldemort, il padre era ad Azkaban e la madre ormai il guscio di
ciò che era stata. La pressione di dover riportare in auge il nome dei Malfoy
ora era sulle spalle di Draco e questo lo faceva allontanare da tutte quelle
famiglie purosangue che non erano state così vicine al Signore Oscuro. Blasie osservò
la riccia finire i compiti davanti al camino. Era intelligente, si impegnava ed
amava con passione. Tutti vedevano la lealtà che provava verso i suoi amici. Draco
ne avrebbe tratto sicuramente vantaggio nell’avere così tanta fiducia riposta
in lui, ma come poteva farlo cedere?
Hermione percepiva
qualcuno scavarle un buco sulla nuca a forza di fissarla. All’inizio aveva
pensato fosse Blasie ma, a parte un breve sguardo, era tornato a contemplare
qualsiasi cosa stesse guardando nel camino. Osservò veloce la Sala Comune e
notò la fonte del suo disagio. Malcom Baddock. Lui ghignò, prima di far schioccare le
nocche. Lei si sentì pungere la gola al ricordo della sensazione delle sue dita
chiuse attorno al collo. Era davvero un piccolo idiota inquietante.
Draco entrò
nella Sala Comune e capì al volo la situazione. Era stato davvero serio quando,
qualche ora prima, aveva detto a Severus di voler attendere per far adagiare
sugli allori Baddock. La sua vendetta sarebbe stata molto più potente di quanto
si sarebbe mai aspettato. Sarebbe servita anche come lezione per chiunque altro,
così che capissero di non dover mettersi contro Draco Malfoy. Così lanciò un
semplice sguardo a Baddock, prima di sedersi di fianco ad Hermione e mettere un
braccio sullo schienale dei divano in modo protettivo, lasciando cadere la mano
sulla sua nuca.
“Che cosa
credi di fare”, gli soffiò lei.
“Cosa credi
che stia facendo? Insceno la nostra relazione”.
“Perché?”.
“Perché dato
che i tuoi stupidi amici”, disse Draco con un cenno a Blasie, “hanno pensato
sarebbe stata una buona idea farti portare la mia sciarpa alla partita, tutti i
Serpeverde pensano che stiamo insieme”.
“Perché non
dici loro la verità e la metti come se fosse stato tutto uno scherzo?”.
“Perché, mia
dolce Hermione, è meglio pensino stiamo davvero insieme”.
Hermione
tossì. “Ah certo, ieri ha funzionato molto bene”.
Draco fece
una smorfia. perché, per una volta, non poteva dargli corda? Perché doveva sempre
dargli contro? “Quello che è successo ieri è accaduto perché te ne sei andata a
zonzo da sola, dando a Baddock l’occasione perfetta. Non succederà di nuovo”.
Hermione
rabbrividì al pensiero di quando indifesa si fosse sentita e di quando fosse
stata fortunata che Draco fosse arrivato al momento giusto. Lui percepì i brividi
e la abbracciò. “Non devi preoccuparti, non lascerò che ti tocchi di nuovo”.
Lei annuì. “Ho
solo bisogno che ti fidi un pochino di me, Hermione. So che è difficile per te
e che sai cavartela, ma non capisci né i Serpeverde né come pensano. Io invece sì”.
Hermione lo odiava,
ma Draco aveva ragione. Dopotutto era il Principe Serpeverde, se qualcuno
poteva proteggerla quello era lui. “Mi fido di te, Draco. Cosa vuoi che faccia?”.
“Cerca di
non irrigidirti appena mi vedi. Dovrò toccarti quindi rilassati e non scansarti
come se dovessi scappare a disinfettarti”.
“Che divertente,
Malfoy. Eri tu quello ossessionato da sangue e germi”. Gli si appoggiò contro e
gli mise la testa sulla spalla. “Va bene così?”.
“Un Oltre ogni
previsione, Signorina Granger, come sempre”, la prese in giro.
Theo entrò
passeggiando e si sedette. “Vedo che il fascino dei Malfoy funziona
perfettamente. Avevo grandi aspettative su di te, Hermione. Credevo che gli
avresti dato filo da torcere”.
Blasie rise.
“Danno il voltastomaco. Penso che tu e Daphne presto perderete il titolo di
coppietta più disgustosa di Hogwarts”.
Hermione
arrossì. “Per tua informazione, Theodore, non è come sembra. Facciamo solo a
finta di essere una coppia, a causa di quell’idiota laggiù”, disse indicando
Blasie.
“Vi chiedo
di nuovo, perché è colpa mia? Perché non incolpate mai Pansy e Ginny?”.
“Perché loro
non assisteranno alla mia vergogna, ma tu sì”, disse Hermione, facendogli una
linguaccia.
“Davvero
matura, Granger. Draco, hai trovato quella giusta”, biascicò sarcastico Blasie.
“Ha capito
il tuo giochetto Blasie, il che ai miei occhi la rende tale”, gli rispose
Draco.
Hermione
alzò gli occhi al cielo. “Ne ho abbastanza di fascino Serpeverde. Vado a letto”.
Mentre si alzava, Draco le prese la mano e la riportò indietro.
“Non dimentichi niente?”.
“Non vorrai
mica che ti baci, vero?”.
“Ieri non ti
sei fatta problemi a darmi il bacio della buonanotte”.
Hermione
soffiò, si abbassò e gli appoggiò le labbra sulla guancia. “È questo il meglio
che sai fare? Ti meriti un Desolante, che probabilmente è il tuo primo, Granger”.
“Posso
sopportarlo. Ora lasciami la mano”.
Draco rise. “Non
finché non ho finito”, e se la tirò addosso per baciarla come si deve. Il
respiro le rimase intrappolato nel petto, mentre le sue labbra si muovevano
contro la sua bocca e lei si scioglieva, lasciandogli libero accesso. Poi si
rese conto di dove si trovasse, così lo spinse via e lo guardò arrabbiata.
“Non riesco a credere che tu l’abbia fatto, Malfoy”, gli sibilò.
“Io ho degli standard. Nessuno avrebbe mai creduto che mi sarei
accontentato di un bacio della buonanotte sulla guancia”.
“Sei fortunato che non ti affatturi immediatamente”, replicò Hermione,
prima di fuggire dalla sala con le guance rosse.
Draco si accasciò soddisfatto tra i cuscini. Era determinato ad usare
quella situazione a suo vantaggio, il che avrebbe significato baciare
regolarmente Hermione finché non si fosse arresa alla chimica tra di loro.
Theo diede un colpo di tosse e ghignò. “Cerca di non pavoneggiarti troppo,
Draco”.
Sala Comune dei Grifondoro
Harry, Ron e
Neville erano riusciti a portare Dennis dalla McGranitt senza che nessuno si
accorgesse di qualcosa di strano. Lo avevano lasciato al suo ufficio, dove
aveva già contattato il San Mungo. La depressione di Dennis li aveva colpiti, facendo
loro capire quanto, ancora una volta, tutte le morti e la distruzione cui
avevano partecipato, stesse continuando ad influenzare le loro vite. Pansy corse
incontro ad Harry appena varcarono la soglia. “Va tutto bene?”.
Harry sospirò.
Non voleva darle un altro motivo di preoccupazione, ma aveva il diritto di
sapere chi l’avesse mandata in infermeria.
“Facciamo
una passeggiata”.
Pansy
sorrise e gli prese la mano. Riusciva a vedere quanto fosse preoccupato per
qualcosa e non voleva peggiorare il suo fardello continuando a fargli domande. Passeggiarono
per i corridoi deserti di Hogwarts. Ad un certo punto, Harry prese Pansy e la
abbracciò. Ormai il pensiero di perderla sarebbe stato insopportabile. Non riusciva
a credere che solo il mese precedente si fosse completamente disinteressato
alla sua sicurezza.
“Questa sera
ho scoperto chi ti ha lanciato la maledizione”, le spiegò Harry.
Il cuore di
Pansy perse un battito. Si sentiva scossa. Non voleva apparire debole ma aveva
fatto del suo meglio per dimenticare quella notte. Non voleva pensare ci fosse
ancora qualcuno in giro che la odiava così tanto. “Chi è stato?”, chiese calma.
“Dennis
Canon, il fratello più piccolo di Colin. Era arrabbiato per la sua morte e ti
incolpa perché sei una Serpeverde e beh, per ciò che hai detto quella volta”.
Harry odiava ricordarglielo e gli si spezzò il cuore quando la vide abbassare
la testa per la vergogna. “Sai che io non ti incolpo per ciò che hai detto”.
Pansy sentì
le lacrime iniziare ad uscire. Si vergognava così tanto per le azioni dell’estate
passata, soprattutto ora che quel ragazzo aveva iniziato a piacerle così tanto.
Disincastrò le mani da quelle di Harry e si allontanò da lui. “Come puoi
perdonarmi così facilmente?”.
Harry la
prese per le spalle e la fece voltare per guardarla. Le mise un dito sotto il
mento e le fece alzare la testa. “Hai fatto una cosa stupida e lo hai ammesso. Non
sei cattiva Pansy, avevi paura. So cosa significa essere terrorizzati e so anche
cosa significa causare la morte di qualcuno, il che è molto peggio di ciò che
hai fatto tu. Per me non c’è nulla da perdonare. Mi importa di te e vorrei non
dubitassi più dei miei sentimenti”.
Pansy
singhiozzò ed Harry la strinse forte. “Non ti merito”.
“Tu meriti
di meglio di me”, disse Harry, prima di farla alzare in punta di piedi per
baciarla. I sentimenti che aveva provato in precedenza per Cho Chang o Ginny
impallidivano in confronto a ciò che provava per Pansy. Avrebbe dovuto solo farglielo
capire.
Dieci minuti
dopo, finalmente Pansy riuscì a chiedere. “Cosa
succederà a Dennis?”.
“La
McGranitt lo ha mandato al San Mungo per la psicoterapia. Si assicurerà che
riceva l’aiuto di cui ha bisogno per rimettersi in sesto”.
Pansy annuì.
“Ne sono felice. Questa guerra ha distrutto troppe vite”.
Dormitorio
Serpeverde
Hermione si
premette le mani contro le guance in fiamme. Non riusciva a credere a ciò che
aveva appena fatto Malfoy. Di sicuro sa baciare, disse un’irritante voce
nella sua mente, e tu almeno ottieni qualcosa in tutto questo. Zitta,
zitta, zitta, pensò.
Ma Draco
bacia così bene. Perché non te la godi? Continuò la vocina.
“Io non pensò
a lui quel modo, non provo niente”, si disse.
Non sei
divertente. Che male c’è a giocare un pochino, soprattutto con lui.
“Perchè è
Malfoy, è un irritante furetto che ci ha reso la vita un inferno”, sproloquiò.
Ma un furetto
irritante e sexy, che sembra voglia baciarti e bacia divinamente. Precisò ancora la voce.
“Quando sono
diventata così patetica?”, si prese in giro Hermione.
Da quando ti
ha dato il bacio migliore della tua vita e ne vuoi ancora. Andiamo, vivi un po’. Cosa potrebbe mai succedere?
“No!
Smettila e sparisci!”, urlò la Granger.
Daphne
infilò il naso nella stanza. “Stai bene, Hermione? Ti ho
sentita urlare”.
“Sì, bene. Pensavo
ad alta voce” disse cercando di non arrossire troppo.
Daphne le lanciò
uno sguardo strano e tornò in bagno.
Hermione
grugnì e si premette il cuscino sulla faccia. Ottimo, ora i suoi dialoghi
interiori si erano esternati e tutti i Serpeverde l’avevano sentita. “Stupido e maligno di un Malfoy”, disse.
Mmm, sexy e
appetitoso Draco, le rispose
la voce.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
Capitolo 12
Sala Comune
dei Serpeverde
Draco notò con
gli occhi a fessura il modo in cui Malcom Baddock usciva dalla sala comune. Per
il momento il suo piano stava funzionando perfettamente. Baddock aveva passato i
primi giorni dopo la sua dimissione dall’infermeria continuando a guardarsi le
spalle, preoccupato delle ripercussioni. Ormai invece credeva di essere stato
graziato e di conseguenza si comportava come se fosse stato il padrone di
Serpeverde. La mancanza di ritorsioni da parte di Draco aveva di sicuro confuso
il resto dei compagni ma Draco sapeva che tutto questo avrebbe reso ancora più
incisiva la sua vendetta.
“Allora
Drake, che aspetti? Glie la farai passare liscia?”, chiese Blasie.
Draco sapeva
che la sua inattività stava anche tenendo sulle spine Blasie e Theo. Non capivano
cosa lo trattenesse e lui non aveva condiviso con loro i suoi piani, sapendo
che la frustrazione dei due avrebbe fatto cullare maggiormente Baddock in un
senso di sicurezza. “Perchè? Vuoi fare qualcosa tu?”, lo rese gentilmente
in giro.
“Penso che
dovrei, se tu te la prendi comoda”.
Draco ghignò.
“Quindi credi che un Zabini riuscirebbe a superare un Malfoy nella vendetta?”.
“Dipende di
quale Zabini e Malfoy si parla. A quanto pare tu non sei interessato a
continuare la tradizione di famiglia”, lo riprese Blasie.
“È tutta
questione di temporeggiare, mio caro Blasie. Ecco perché i Malfoy eccellono nei
prendersi la vendetta più dolce, mentre gli Zabini si accontentano di poco”.
Theo rise. “Devi
ammettere che Draco ha ragione”.
“Se avete
finito di discutere sui meriti dei vostri cognomi come un branco di volgari
Grifondoro, ho delle notizie che potrebbero interessarvi”, si intromise
sarcastico Piton.
Draco guardò
il ritratto del suo padrino e notò la sua impazienza. Zittì
Blasie, che stava per protestare. “Continua, Severus”.
“È tutta la
settimana che cerco di beccarti da solo Draco, ma è stato impossibile dato che
sembri incollato al fianco della Granger. La settimana scorsa Potter ha
scoperto chi ha maledetto Pansy”.
“Cosa? Perché
lo scopro solo adesso? Credi che Pansy lo sappia?”.
Piton annuì.
“Posso quindi presumere che non sia venuta a dirtelo?”.
“No, sembra
mi stia evitando, il che ha sicuramente a che fare con la sua crescente
vicinanza a Potter”.
Blasie e
Theo si scambiarono uno sguardo a disagio, che non sfuggì a Draco. Quindi sapevano qualcosa. “Ok Nott, Zabini, ovviamente siete a conoscenza di qualcosa riguardo Pansy
e Potter. Chi di voi due ha il fegato di dirmelo?”, grugnì Draco.
Nessuno dei ragazzi
sembrava voler parlare, così si intromise Piton. “Il pezzo che ti manca credo
sia il fatto che Potter e Pansy si frequentano. Lo ha confermato lui alla
McGranitt la settimana scorsa, quando ci ha riferito di aver scoperto che è
stato Dennis Canon a maledire Pansy”.
Draco cercò
di controllarsi. Piton sapeva bene quanto Blasie e Theo che non sarebbe stato
il momento opportuno per interrompere il suo conflitto interno. Draco inchiodò
con lo sguardo i due Serpeverde “Immagino che, dal vostro scambio, entrambi lo
sapeste già e non me lo abbiate detto”.
Theo si
schiarì nervosamente la voce, prima di distogliere lo sguardo dalla furiosa conversazione
che stava avendo con Blasie tramite sguardi. “Sì, lo
sapevamo. Ma volevamo fosse Pansy a dirtelo”.
Draco percepì
la propria rabbia crescere, ma non era il momento di perdere le staffe. Doveva avere
più informazioni, prima di perdere tempo ad urlare contro quei codardi dei suoi
amici. “Cos’è successo a Canon?”, chiese a Piton, ignorando completamente i due.
“Al momento è
al San Mungo con un disturbo post traumatico da stress. Potter ha chiesto alla
McGranitt di farlo curare”, disse asciutto Piton.
Draco fece
una smorfia, quasi imitandolo. “Tipico di quei dannati Grifondoro,
completamente incapaci di vendicarsi come si deve”.
Piton annuì.
Draco era davvero diventato un motivo d’orgoglio per lui, da quanto era tornato
in sé dopo la guerra.
Draco
riportò la propria attenzione su Blasie e Theo ed iniziò ad urlare loro contro
per averlo tenuto all’oscuro.
Dormitorio
Serpeverde
Hermione si
fermò sulle scale, coprendosi la bocca per sopprimere il singhiozzo di
sorpresa. Aveva dimenticato il libro di Artimanzia in sala comune la sera prima
e stava andando a prenderlo, quando aveva sentito Piton dire a Malfoy della
relazione tra Pansy ed Harry. Il tempo era essenziale, doveva avvisare i
piccioncini che Malfoy era stato informato prima che riuscisse ad arrivarci
lui. Chi poteva sapere cosa avrebbe combinato ad Harry, altrimenti.
Hermione sembrava
camminasse sulle uova, da quando Malfoy l’aveva baciata. Lui non ci aveva
riprovato, nonostante la sua paura. O ci sperava? Era completamente divisa in
due. Il suo lato pragmatico le diceva di scappare ma quello romantico
continuava a chiamarlo Draco e sembrava divertirsi quando lui la toccava nei
momenti più disparati, volenteroso di un altro bacio. Non riusciva a decidere
se fosse contenta o triste per la situazione.
Aveva anche
cercato, con molta fatica, di comprenderlo. Pensava si sarebbe vendicato
velocemente di Baddock, ma per il momento lo ignorava. Nonostante Malfoy fosse
stato un codardo durante il regno di Voldemort, sapeva che lo aveva fatto solo a
causa della sua battaglia interna. Gli era stato detto di odiare i Nati Babbani,
Harry e Silente. Era cresciuto con la dottrina razzista propinatagli dai
Purosangue. Era destinato a diventare Mangiamorte e rivale di Harry ad
Hogwarts. Però con la sconfitta di Voldemort aveva potuto diventare sé stesso e
lei aveva scoperto quanto le piacesse molto di più. Nonostante tutto,
continuava comunque a controllare i Serpeverde, anche se l’ultimo incidente suggeriva
diversamente. Hermione aveva notato la furia nei suoi occhi quando l’avevano
attaccata ma negli ultimi giorni si era comportato in modo indifferente con
Baddock. Non combaciava molto con l’idea che si era fatta da quanto era anche
lei tra i Serpeverde. Persino Blasie e Theo sembravano confusi e frustrati
dalla sua esitazione di rimettere Baddock al proprio posto. Se Hermione lo
avesse conosciuto davvero, avrebbe capito che stava macchinando qualcosa. Ma prima
di ripensare a quel problema avrebbe dovuto raggiungere Pansy in tempo e farle
sapere che il suo segreto era stato scoperto.
Torre dei
Grifondoro
Hermione si
irritò quando dovette attendere fuori dalla sala comune, come se quella non
fosse stata la sua casa per gli ultimi sette anni, ma la Signora Grassa si era
rifiutata di farla entrare senza parola d’ordine. “Mi spiace cara ma adesso tecnicamente
sei una Serpeverde e non posso farti entrare”.
Così si era
messa ad aspettare impaziente che qualcuno uscisse per fare colazione. Finalmente
riuscì ad entrare quando apparve Dean. Notò Harry e Pansy in un angolo, che si
preparavano per la giornata.
“Hermione, che
ci fai qui?”, chiese Harry.
“Sono in
missione di pietà. Devo avvisarvi che Malfoy sa di voi due”.
Pansy si
sentì male. “Mi ucciderà per non averglielo detto. Chi ha parlato, Blasie o
Theo? Li farò a pezzi”.
Hermione
rise. “Tristemente, la persona che ha vuotato il sacco è già morta”. Pansy sembrò confusa.
“Piton”, sibilò
con disgusto Harry. “Mi sono dimenticato che fosse lì durante il colloquio con
la McGranitt. Scommetto che non vedeva l’ora di informarlo”.
“Ammetto di
aver notato un tono un po’ compiaciuto”.
“Come l’ha
presa Draco?”, chiese Pansy.
“Non bene,
da quanto ho sentito. Ha urlato contro Blasie e Theo per un sacco di tempo. Sa anche
di Dennis e non gli è piaciuta molto nemmeno la tua soluzione, Harry”.
Pansy riuscì
a fare un sorriso. “Beh, è stata una reazione molto da Grifondoro. Noi
Serpeverde siamo molto più vendicativi quando decidiamo di punire qualcuno”.
Hermione guardò
incerta Pansy, che lo notò. “Perché sei sorpresa?”,
chiese.
“Beh, è solo
che Draco non ha ancora fatto nulla a Baddock, che sta diventando sempre più
tronfio ogni giorno che passa. Questo contraddice ciò che hai appena detto”.
Pansy fece
un ghigno per l’innocenza di Hermione. “È solo una normale tattica di Draco. È davvero
cattivo quando deve vendicarsi e gli piace far cullare sugli allori le sue
vittime. Sta attirando Baddock in un falso senso di sicurezza prima di colpire,
e ti garantisco che colpirà”.
Hermione
annuì. Sembrava essere in linea con il carattere di Malfoy. Aveva visto il suo
lato protettivo ed era sicura che non avrebbe lasciato correre un tale affronto
al suo potere. Aveva anche iniziato a comprendere il peso che il nome Malfoy
aveva tra i Serpeverde ed era rimasta sorpresa che stesse permettendo a Baddock
di prenderlo in giro. “Quindi credi che glie la farà pagare?”.
“Oh, io non
lo credo, lo so”, replicò Pansy. “Draco è un maestro a scegliere il momento più
opportuno. Adesso sta aspettando, poi lo umilierà per dimostrare a tutti che
nessuno può maledire un Malfoy e passarla liscia”.
Harry sussultò.
Recentemente era stato dal lato meno opportuno un po’ troppo spesso con Malfoy
e, se ciò che diceva Pansy fosse stato vero, avrebbe fatto meglio a guardarsi
le spalle perché sentiva che Malfoy si sarebbe accanito anche su di lui per
aver osato avvicinarsi a Pansy.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13
Capitolo 13
Sala Comune
dei Serpeverde
Draco ghignò
quando vide Baddock infilarsi esattamente al centro della sua ragnatela. Lanciò
uno sguardo a Blasie e Theo, che lo avevano seguito in Sala Comune. Si era
confidato con loro sui suoi piani per la disfatta di Baddock ed entrambi lo
avevano approvato.
Daphne si
era lasciata sfuggire qualcosa con Astoria che, con l’aiuto di Harper, aveva
fatto il resto. Ora Baddock ed i suoi scagnozzi si trovavano spaparanzati sulle
poltrone che erano state elette, non ufficialmente, a proprietà di Draco
durante il quinto anno. Era una dichiarazione pubblica, ad indicare che ormai
aveva preso il suo posto come leader dei Serpeverde. O almeno così pensava.
Erano davvero stupidi se avevano davvero creduto alle cavolate che la
Greengrass aveva messo in giro su suo ordine. Come se avesse avuto paura di
Baddock. Lui aveva passato un anno con il Signore Oscuro in casa.
Draco si
avvicinò a quegli idioti del quarto anno, con una grazia ed arroganza che solo
un Malfoy poteva sfoggiare. “Ci diamo un po’ troppe arie, vero Baddock?”,
biascicò.
“Perchè? Non
che si sia qualcuno a fermarmi, no Malfoy?”, replicò Baddock.
Draco
sorrise dolcemente, un chiaro segnare di pericolo per chiunque lo conoscesse. “Oh,
io non direi così. Penso scoprirai che io sono ancora qui ed ancora il re delle
serpi”.
Baddock si
pavoneggiò. “Non credo che i traditori del proprio sangue con una ragazza
Sanguesporco debbano guidare la Casa di Salazar”.
Draco alzò
sarcastico un sopracciglio, completamente indifferente ad un’affermazione che
qualche anno prima gli avrebbe fatto perdere il controllo. “Devo dissentire”,
disse. “Un Malfoy, purosangue o meno, verrà sempre prima di un Baddock. È
questione di classe e stile”.
Il sangue
iniziò a circolare sul viso di Baddock. Draco sogghignò nel vedere la rabbia
velargli gli occhi. Sarebbe stato più semplice di quanto pensasse. “Nessuno la
passa liscia dopo aver detto certe cose sulla mia famiglia”, urlò Baddock.
Draco
sbadigliò ed inarcò le sopracciglia con calma, il che fu la goccia che fece
traboccare il vaso. Baddock prese la bacchetta e cercò di affatturarlo, ma
Draco lo disarmò con un semplice movimento. “Pensavo potessimo sistemare la
cosa alla maniera babbana, dato che ti piace tanto”. E con quelle parole Draco
gli tirò un gancio destro.
Hermione
sentì il caos proveniente dalla Sala Comune appena mise piede nel corridoio
esterno. Sembrava fosse scoppiata una guerra, a sentire dal rumore che facevano
i mobili rotti. Lasciò cadere i libri, prese la bacchetta e corse dentro. Si
bloccò sconvolta alla vista che la accolse. Malfoy aveva appeso Baddock al
muro, tutto coperto di sangue e botte. A quanto sembrava, era stato lanciato
per la stanza più volte.
“Draco”,
piagnucolò. “Mettilo giù”. Si affrettò per allontanarlo dal ragazzo mezzo
svenuto.
“Non così in
fretta, Hermione”, disse Theo, mettendole un braccio attorno alla vita per
trattenerla. “Devi lasciare che Draco la faccia finite una volta per tutte”.
Hermione lo
guardò scioccata. “Intendi che lo ucciderà?”.
Theo alzò
gli occhi al cielo. “Non essere sciocca. Certo che non lo ucciderà, ma deve
dimostrargli che non si fa incazzare un Malfoy senza conseguenze”.
Dopo qualche
altro tentativo per liberarsi, Hermione si arrese alla forza di Theo. Non
sarebbe riuscita a sfuggirgli così puntò gli occhi su Draco e lo pregò
silenziosamente di fermarsi.
Draco
sospirò per la frustrazione. Perché non poteva rimanere ancora un po’ in
biblioteca? Ovviamente non avrebbe capito la necessità di quella dimostrazione
di forza bruta, ma lui doveva farlo per rimettere al suo posto Baddock e
rimandarlo al di sotto di qualsiasi roccia fosse uscito. Ignorò il suo sguardo
da cucciolo, non senza sforzo dato che gli sembrava lo trafiggesse, e finì ciò
che aveva cominciato. Strinse la mano attorno alla gola di Baddock, mentre il
ragazzo annaspava in cerca d’aria. “Non ti piace stare dalla parte del
perdente, vero Baddock?”, lo prese in giro.
Il ragazzo
scosse la testa, buttando alle ortiche l’orgoglio nel tentativo di farlo
smettere. Per tutta risposta, Draco strinse la presa. “Non sfidarmi mai più,
Baddock. Finché sarò ad Hogwarts, io commando i Serpeverde e solo io faccio ciò
che voglio. Se toccherai di nuovo ciò che mi appartiene, ti ucciderò”, sibilò
spingendolo ancora di più contro il muro e vedendolo svenire.
Draco lasciò
la presa e Baddock scivolò a terra in un ammasso informe. “Che sia da monito
per tutti voi. Toccate Hermione e farò di peggio”, disse ai Serpeverde,
silenziosi. Molti amici di Baddock strisciarono fuori dalla sala, ovviamente
preoccupati di essere i prossimi.
Hermione
lanciò a Draco uno sguardo di fuoco. Scivolò via dalla stretta di Theo e pestò
i piedi fino al dormitorio. Draco gesticolò a Daphne di seguirla. Hermione era
incredibilmente arrabbiata con lui e ci sarebbe voluto uno sforzo enorme per
rientrare nelle sue grazie. Almeno ora sarebbe stata al sicuro. Nessun altro
Serpeverde avrebbe anche solo osato guardarla storta. Erano troppo impauriti da
ciò che Draco avrebbe potuto fare loro.
Dormitorio
dei Serpeverde
Hermione
camminava avanti e indietro, troppo arrabbiata per stare ferma. Come osava
Malfoy trattarla come una specie di proprietà su cui litigare? Era un essere
umano che respirava e parlava, pretendeva la trattasse con il rispetto che si
meritava. Sentì la porta aprirsi dietro di lei. “Stai bene?”, chiese Daphne.
Hermione
grugnì in risposta, troppo livida per usare le parole. “Sai che Draco ha dovuto
farlo”, continuò Daphne.
Hermione si
voltò per guardarla in viso. “Che cosa? Quasi uccidere un ragazzo di botte e
poi dire pubblicamente che farà di peggio se qualcuno mi tocca?”.
Daphne
annuì. “Per quanto barbaro possa sembrare, se Draco non avesse risposto con una
dimostrazione di potere la cosa sarebbe peggiorata e le conseguenze sarebbero
state terribili. Credi che Draco potrebbe convivere con se stesso se lasciasse
che ti succeda qualcosa?”.
“Non apprezzo
essere trattata come se fossi un osso da contendere tra cani”.
“Lo capisco,
davvero, ma che altro avrebbe potuto fare?”.
“Ascoltarmi
e fermarsi quando glie l’ho chiesto”.
Daphne rise
divertita. “Andiamo Hermione, credi davvero che avrebbe funzionato? Draco
sarebbe stato visto solo come un debole”.
Nel profondo
Hermione sapeva fosse la verità, ma non significava le piacesse. Aveva visto
troppa violenza e quell’anno sperava sarebbe stato diverso. Non aveva
pianificato di essere il motivo per cui due ragazzi venivano mandati in
infermeria, che Baddock lo meritasse o meno. Si sedette con passo pesante sul
letto, di fianco a Daphne. “Capisco il motivo, ma non mi piace comunque. Non mi
piace nemmeno essere trattata come una proprietà, il che è esattamente ciò che
Draco ha fatto in sala comune”.
Daphne
sapeva che Hermione aveva ragione ma era anche esperta in ragazzi, soprattutto
se alfa come Draco Malfoy. “Hermione, te lo dico solo perché tu sei uscita solo
con due ragazzi, uno quando eri molto giovane ed il secondo era il tuo migliore
amico, ma i ragazzi, soprattutto quelli come Draco, diventano molto possessivi.
Se Baddock o qualcun altro ci avesse riprovato Draco si sarebbe incolpato per
non aver dimostrato che toccarti sarebbe stato inaccettabile”.
“Lo capisco,
in un certo qual modo, ma non comprendo perché debba metterci così tanta
enfasi. Cioè, da solo a finta di frequentarmi perchè Pansy e Ginny hanno
pensato sarebbe stato divertente farmi quello scherzo con la sciarpa”.
Daphne le
lanciò uno sguardo di sufficienza. “Per fortuna credevo tu fossi una strega
super intelligente”, e se ne andò. Hermione rimase lì, più
confusa che mai.
Corridoi di
Hogwarts
Draco tornò
silenziosamente alla sala comune. Aveva scaricato Baddock fuori
dall’infermeria, mettendo in atto una piccola distrazione così che Madama Chips
non lo scoprisse. Non riusciva a non pensare allo sguardo di rimprovero che
Hermione gli aveva lanciato prima di sparire nel dormitorio. Non aveva voluto
ferirla ignorando i suoi desideri, ma aveva promesso di proteggerla e ciò
significava rimettere Baddock al suo posto. Aveva usato delle tattiche che
sicuramente Hermione non approvava, troppo Grifondoro com’era, ma avevano funzionato
e sarebbe stata più al sicuro che mai. Ne era
sicuramente valsa la pena.
Draco distolse
la propria attenzione dagli eventi precedenti in Sala Comune e da quella sexy e
testarda strega, distratto da un rumore. Era Gazza? L’ultima cosa di cui aveva
bisogno era essere messo in punizione per essersi trovato fuori dal dormitorio
dopo l’orario previsto e non ci sarebbe voluto un genio per capire chi avesse
scaricato Baddock, se l’avessero scoperto.
Poi udì una
risata. Beh, almeno non si trattava di quella sottospecie di piovra e del suo
dannatissimo gatto. Draco alzò gli occhi al cielo. Ottimo, avrebbe dovuto
superare una coppietta in atteggiamenti amorosi prima di essere beccato da
qualche prefetto di ronda verso la Sala Comune. Almeno avrebbero scoperto lui e
non Hermione, che prendeva il suo ruolo molto seriamente e gli avrebbe comunque
tolto dei punti. Appena svoltò l’angolo e vide di chi si trattava, i lineamenti
gli si indurirono.
Pansy stava
mugugnando, attaccata ai capelli di Harry. Adorava fare la ronda con il suo
ragazzo, perché riuscivano a passare molto più tempo da soli rispetto alla Sala
Comune. Ormai il ragazzo non era più timido come il mese precedente, le
toglieva il respiro ogni giorno. Pansy mugugnò di nuovo mentre lui le baciava
il collo e le metteva le mani sotto la maglietta per afferrarle i fianchi e
farle il solletico sullo stomaco. Per la sua gioia, stava giusto per farle scivolare
un po’ più in alto, quando qualcuno si schiarì la voce ed i due prefetti si separarono
come scottati.
“In futuro terrai le tue sporche manacce lontano da
lei, Potter”, grugnì Draco.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
Capitolo 14
Corridoi di
Hogwarts
Harry
imprecò alla vista del viso tempestoso di Malfoy. Il Serpeverde infuriato gli
si piazzò di fronte ed afferrò Pansy per un braccio. “Quando diavolo mi avresti
detto che sta succedendo?”, ruggì.
Pansy si
divincolò. Non era mai stata prima il bersaglio della sua rabbia ed in quel
momento avrebbe voluto aver avuto il fegato di parlargli di Harry, piuttosto
che permettere che lo scoprisse. Lanciò uno sguardo ad Harry, a corto di
parole. “Malfoy, lascia andare Pansy”, disse Harry, mentre Pansy imprecava
sottovoce. Tra tutte le cose che poteva dirgli, quella era la peggiore.
“Vai al
diavolo Potter, prima che ti schianti. La lascerò andare quando voglio”, sbottò
Draco.
Pansy
sospirò. Più Draco imprecava e più si incazzava e, giudicando dal suo attuale
linguaggio, era davvero fumante. “Le farai male”, continuò Harry. Pansy si
chiese il motivo per cui lo avesse guardato in cerca di aiuto. Vista la sua
postura sempre più tesa, Draco era pronto a scattare.
“Credi io
sia un qualche imbecille che le farebbe del male?”.
“Credo tu
sia arrabbiato e non abbia il completo controllo di te stesso”.
Draco lanciò
ad Harry una maledizione pungente, che lo colpì all’inguine. “Che ne dici di
questo, coglione?”.
Harry grugnì
e si accasciò al suolo. Pansy si liberò dalla presa di Draco e corse al fianco
di Harry. “Come hai potuto?”, singhiozzò. “Non c’era bisogno di colpirlo”.
“Se lo è
fottutamente meritato, stupido idiota”, disse Draco alzando la bacchetta per
colpirlo di nuovo.
Pansy gli si
parò di fronte e puntò la propria contro Draco. “Non osare toccarlo Draco, e
intendo davvero”.
“Dannazione
Pansy, alzeresti la bacchetta contro di me per difendere quello sfigato
Grifondoro?”.
“Lo amo
Draco e tu devi smetterla di aggirarti come una specie di dio vendicativo.
Voleva dirtelo, ma io ho continuato a rimandare e per una buona ragione, visto
lo stato in cui sei”.
Draco si
passò una mano tra i capelli mentre cercava di calmarsi, prima di fare qualche
danno irreparabile. Pansy stava iniziando a piangere sul corpo del Grifondoro
svenuto, mentre a lui stava iniziando il mal di testa per tutti gli eventi di
quel giorno. Non doveva né perdere il controllo né Pansy in un colpo solo. “Hai
permesso che scoprissi dal ritratto di Severus che tu e Potter siete una
coppia?”.
Pansy lo
guardò e vide il risentimento nei suoi occhi. Le dispiaceva non avergliene
parlato a causa di ciò che avrebbe potuto dirle e invece lo aveva fatto
diventare dieci volte più arrabbiato. “Mi spiace, Draco”, sussurrò Pansy. “Avevo
paura di ciò che avresti detto”.
“Avrei
rispettato la vostra relazione molto di più se fossi stata onesta con me
dall’inizio e mi avessi detto che è Potter che vuoi”.
Harry fece
una risata di scherno. “Davvero Malfoy, dici che non avresti fatto passare a
Pansy le pene dell’inferno per aver scelto di stare con me?”.
Draco gli
lanciò uno sguardo di rimprovero. “Non dico che ne sarei stato entusiasta od
avrei immediatamente accettato la cosa, ma persino io riesco a vedere quanto la
rendi felice ed ora ti sta difendendo e piange per te. Per me è abbastanza”.
Pansy iniziò
a singhiozzare ancora più forte. “Oh Draco, davvero?”.
“Beh, a
parte il fatto che ho paura di ciò che l’uragano Pansy potrebbe farmi se non
accettassi lui, io voglio tu sia felice”, disse Draco facendola alzare da terra
ed abbracciandola. “Al contrario di ciò che pensa Potter, non sono un mostro e
ti voglio bene. Ovvio che voglio vederti contenta e se ciò comprende anche il
Bambino Che Si Rifiuta di Morire allora immagino di doverci convivere”.
Harry alzò
gli occhi al cielo. Ecco che riusciva comunque a lanciargli una frecciatina
mentre donava la sua benedizione a Pansy. “Ma come prefetto, devo dire di
essere molto deluso dal comportamento dei miei colleghi, che dovrebbero fare la
ronda. Quindi, vi tolgo venti punti a testa per non aver svolto i vostri
compiti e cinque per in tale inappropriato comportamento nei corridoi”. Harry e
Pansy si guardarono sconvolti. “Oh, e cento punti a te Pansy, per avere un
gusto così pessimo in fatto di uomini”. E con un ghigno, Draco si allontanò,
prima che si rendessero conto di potergli togliere altrettanti punti.
In
Biblioteca
Ginny
Weasley rise mentre osservava il gruppo di Serpeverde con il quale stava studiando.
Chi avrebbe mai pensato che alla fine della guerra di sarebbe seduta a
chiacchierare con Theo, Blasie e Daphne: il figlio di un Mangiamorte e due
eredi di importanti famiglie purosangue. “Il vostro Draco ha sicuramente fatto
una scenata, l’altra notte”, disse Ginny. Rimase sorpresa nel vedere gli
sguardi nervosi che si scambiarono i Serpeverde. “Il resto dei Grifondoro non è
molto contento ci siano stati tolti 240 punti, soprattutto perché ora siamo
secondi per la coppa dietro di voi. Personalmente, credo sia bello abbia dato
la sua benedizione ad Harry e Pansy, anche se detto da un Malfoy punge un po’”.
Blasie
riuscì a rilasciare il respiro che stava trattenendo. Grazie a Merlino, per un
terribile momento aveva pensato che la faccenda di Draco e Baddock fosse stata
scoperta. “Sì, è fatto così. Non perde mai occasione di togliere qualche punto
a Grifondoro”.
“Sono
sorpresa che abbia accettato così facilmente la cosa, comunque”. Ginny lanciò
uno sguardo agli altri compagni. “Per come vi comportavate tutti, mi aspettavo
di trovare Harry in infermeria e Pansy confinata per sempre in una torre a
Malfoy Manor”.
Daphne rise.
“Malfoy Manor non ha torri né draghi, sono sicura che Draco ci avrebbe pensato
altrimenti. Ma seriamente, si tratta di Pansy e finché è felice lui non riesce
a negarle ciò che vuole, persino se si parla di Potter. In ogni caso, anche
Pansy diventa feroce se istigata e se Draco lo avesse mandato in infermeria di
sicuro la bestiolina si sarebbe scatenata”.
Theo tossì.
“O quello oppure Draco si sta rammollendo e so a quale strega cespugliosa dare
la colpa”.
“Rammollendo?
La scorsa notte non c’eri in Sala Comune?”, lo riprese Daphne.
Sia Blasie
che Theo le lanciarono uno sguardo di avvertimento, che non venne perso dalla
Weasley. Avrebbe dovuto oliare Blasie per qualche informazione. Che cosa
deliziosa.
“Comunque,
devo trovare Millie. Dobbiamo finire un compito di incantesimi assieme. Vieni,
Theo?”, disse Daphne, per sviare la situazione.
Il suo
ragazzo annuì, lasciando a Ginny esattamente lo spazio di manovra che voleva.
Scosse i capelli e si avvicinò a Blasie con un sorriso accattivante. “Allora
Blasie, che cosa è successo la scorsa notte in sala comune?”.
L’italiano
la osservò ed alzò un sopracciglio. “Dovrai fare di meglio se vuoi che
spiattelli i segreti di Serpeverde ad una Grifondoro”.
Ginny gli
fece un sorriso di cui Salazar stesso sarebbe stato fiero e gli si sedette in
braccio. Gli mise le mani attorno al collo e gli sussurrò all’orecchio. “Così
va meglio?”, prima di mordergli un lobo.
Blasie
inghiottì a vuoto, senza parole. “Se mi dici cosa voglio sapere, ci sarà un
sacco di tempo per fare altro”, lo persuase Ginny baciandogli il collo. E così
Blasie vuotò il sacco su ciò che era successo tra Draco e Baddock. Di sicuro
lui glie l’avrebbe fatta pagare più tardi, ma quella sarebbe sicuramente stata
la migliore pomiciata mai provata.
Classe di
Pozioni
Hermione
stava seguendo la lezione di pozioni. Aveva lavorato molto bene con Malfoy
durante il mese precedente ma quel giorno lo vedeva per la prima volta dopo
l’accaduto con Baddock ed aveva iniziato a pensarci. Si era assicurata di
arrivare prima di Lumacorno, così da potersi sedere per prima e mantenere gli
occhi verso la cattedra per tutto il tempo. Riusciva a percepire lo sguardo di
Malfoy su di lei ma aveva continuato testardamente a tenere l’attenzione su
Lumacorno, che blaterava di una pozione che Hermione aveva dovuto preparare
diverse volte l’anno precedente. Ad ogni modo, si comportava come se fosse
stata la prima volta in cui ne sentiva parlare, fintamente presa dalle parole
del professore. Internamente invece, il cuore le batteva così forte che aveva
paura Malfoy potesse sentirlo e non riusciva a distogliere il pensiero
dall’ultimo loro incontro.
“Quindi
adesso facciamo a finta di non conoscerci?”, le disse Malfoy all’orecchio.
Hermione era
determinata a non affrontarlo ancora, soprattutto perché non aveva il controllo
completo delle proprie emozioni. “Sai, questa Hermione impostata che stai
interpretando diventerà noiosa molto presto”.
Hermione ci
vide rosso e si voltò. “O giusto, io sono impostata perché non approvo il
picchiare a morte un ragazzino più giovane in sala comune. Scusami per avere un
cuore e dei valori morali”, gli sibilò.
Draco si
massaggiò le tempie. “Che cosa avete voi ragazze con i valori morali? Giuro che
mi state iniziando a far venire il mal di testa”.
Hermione
strinse gli occhi. “Sono così dispiaciuta che il tuo piccolo cervellino sia
dolorante per qualcosa di così stupido, ma non possiamo tutti essere dei freddi
ed egoisti bastardi come te”.
“Egoista?
Sai che avrei potuto rendermi la vita molto più facile nel lasciare a degli
idioti come Baddock l’opportunità di surclassarmi ma no, ho deciso di fare il
bravo e proteggere quel tuo culo ingrato. Ora però non so perché”.
“Non farmi
bere la storia del “io sono il cavaliere dall’armatura scintillante”, l’hai
fatto perché non volevi che il nome di Serpeverde fosse trascinato ancora più
nel fango di quanto già non sia. Cosa in cui, voglio sottolineare, ti sei
invece molto impegnato sin dal tuo arrivo ad Hogwarts”.
“Cosa
dovrebbe significare esattamente, Granger? E credo tu debba pensarci bene ed a
lungo, prima di rispondere”, la avvertì Draco.
“Non fare
l’innocente Mangiamorte con me Malfoy, sai benissimo a cosa mi riferisco”, lo
rimbeccò Hermione.
Vide il
fuoco comparire negli occhi di Malfoy e le mani iniziare a tremargli, mentre
perdeva il controllo. Mentre lei si calmava, si rese conto di aver oltrepassato
il limite il che era esattamente il motivo per cui non voleva discutere in quel
momento. “Malfoy, mi dispiace, questo è stato un colpo…” iniziò.
“Fottiti”,
sbottò Malfoy prima di uscire come una furia dalla classe.
Lumacorno si
interruppe e guardò attento verso Hermione. “Signorina Granger, va tutto bene
con il Signor Malfoy?”.
“Non si
sentiva bene, professore. È corso in infermeria”, disse Hermione. Era una scusa
debole e non avrebbe mai funzionato con Piton ma Lumacorno era felice di bersi
un qualcosa per cui non avrebbe dovuto fare nulla. E di sicuro un Malfoy
incazzato sarebbe stato ben felice di evitarlo.
Corridoi di
Hogwarts
Hermione si
trascinò verso l’uscita dell’aula di pozioni. Non riusciva a credere di essere stata
così stronza. Non c’era bisogno di riportare a galla il sesto anno di Malfoy,
era stata cattiva mentre lui molto gentile. L’aveva protetta in tutte quelle
sei settimane e lei lo ringraziava ricordandogli dei momenti della sua vita che
sapeva non avrebbe voluto altro che dimenticare. Era maturato e faceva ciò che
poteva per fare ammenda.
“Hermione,
cosa c’è che non va con Draco?”, le chiese Pansy quando la raggiunse.
Hermione
grugnì. Non voleva affrontarla e raccontarle l’accaduto. Era in imbarazzo, avrebbe
dovuto spiegarsi a quella che lui considerava una sorella. “Sono stata una
completa stronza e gli ho detto delle cose che mi fanno venire voglia di
scavarmi la fossa e sotterrarmi”.
“Perché?
Pensavo andaste d’accordo”.
“Fino a
ieri, poi sono tornata in sala comune la notte scorsa mentre lui stava
picchiando Baddock e mi sono infuriata perché mi ha ignorata quando gli ho
chiesto di fermarsi”.
Pansy fece
due più due. “Ecco perché Draco era in giro così tardi. Deve aver portato
Baddock in infermeria”:
“Aspetta,
hai visto Draco la notte scorsa?”.
“Già, ha
trovato me ed Harry che pomiciavamo”.
“Wow, è una
notiziona. Che è successo?”, chiese Hermione.
“Come puoi
immaginare, Draco ha perso il controllo ed ha affatturato Harry”.
“Ma Harry
era a pozioni un attimo fa, come mai non è in infermeria con Baddock?”.
“Diciamo
solo che ho dovuto essere coinvolta. Ho minacciato di affatturarlo anche io”,
disse Pansy mentre Hermione rideva. “Non è divertente, Hermione. Non ho mai
alzato la bacchetta contro Draco, neanche per scherzo, ma ieri notte sì. Ho
scelto Harry invece che lui”.
Hermione si
calmò e si sentì ancora peggio per ciò che aveva detto poco prima. “Come l’ha
presa?”.
“Stranamente,
è stato carino. Ha ripreso il controllo e mi ha dato la sua benedizione. Ha
detto che non vuole vedermi infelice, anche se si tratta di Harry”.
Hermione
fissò Pansy a bocca aperta. “Lo so, è stata la mia stessa reazione. Mi sento da
schifo per non aver avuto il fegato di dirglielo e lo abbia dovuto scoprire da
Piton”.
Hermione
grugnì di nuovo. “Dovevo proprio scegliere oggi per fare la stupida, vero?”.
“Che gli hai
detto per farlo andare via in quel modo?”.
“Non voglio
dirtelo, però sappi che mi vergogno”.
“Andiamo
Hermione, parla. Non può essere tanto male”, la incoraggiò Pansy.
“Invece lo
è, e tu mi odierai per averlo detto”.
Pansy alzò
gli occhi al cielo. “Croce sul cuore, non lo farò. Ecco, ti basta?”.
Hermione
annuì riluttante. “Immagino di sì. Gli ho ricordato di essere stato un
Mangiamorte al sesto anno”. Pansy boccheggiò. “Lo so, e non so perché l’ho
fatto. Mi ha fatta arrabbiare così tanto e lo ero ancora da ieri sera, così
glie l’ho detto in faccia”.
Pansy chiuse
gli occhi. Tra tutte le cose che avrebbe potuto dirgli per farlo arrabbiare,
quella era la peggiore. Era il suo più grande rimpianto e si sentiva indegno di
essere tornato ad Hogwarts dopo aver permesso ai Mangiamorte di entrare ed aver
fatto uccidere Silente. Guardò Hermione, rossa in viso per la vergogna. Pansy
voleva urlarle contro per aver usato un colpo basso ma sembrava che ci stesse
pensando già da sola a rimproverarsi. “Ok beh, meno chiacchiere e troviamo
Blasie”.
Hermione le
fece un sorriso grato.
Dormitorio
Serpeverde
Blaise aprì piano
la porta del dormitorio del settimo anno, sapendo di trovarci Draco a
rimuginare. Lo trovò seduto tra il letto ed il camino, così gli si avvicinò.
“Non adesso
Blasie, non sono in vena”.
Blasie
arrivò al letto e scivolò a sedere accanto a lui. “C’è una Grifondoro di fuori
che sta scavando un buco a terra”.
“Aspetta in
attesa di rinfacciare a tutti i Serpeverde gli errori passati?”.
“Era
arrabbiata. Non capisce come siamo fatti ed è uscita di testa per ciò che è
successo ieri in sala comune”.
“O forse ha
detto ciò che pensa davvero”, sospirò Draco.
Blasie fece
una smorfia. “Quella ragazza esce di testa per te amico, ed è l’unica a non
capirlo”.
“Credo tu
abbia passato troppo tempo con quella peste dai capelli rossi”.
“Quella
peste capisce la Granger più di tutti, soprattutto di quegli altri due che,
ammettiamolo, non ti diranno mai che prova un desiderio segreto verso un certo
Serpeverde”.
“Merlino
Blasie, passi davvero troppo tempo con la piccola Weasley. Sembri una vecchia
prozia smielata”.
“Smettila di
prendermi in giro e parlale. È piuttosto sconvolta e, ad essere onesti, sta
iniziando ad insultare il buon nome dei Serpeverde con tutte quelle emozioni in
faccia. Spaventa i più piccoli, che stanno cominciando a controllarsi le divise
in cerca di qualche sprizzo rosso e oro”.
“Bene, le
parlerò ma non sperarci troppo. Non mi vedrà mai in quel modo. Più in fretta lo
capirete tu e la tua Weasley, più facile sarà quando tornerà a Grifondoro”.
“Non
sminuirti, Draco. Sei piuttosto affascinante quando non lanci insulti sul
sangue a destra e manca. Allora, la faccio salire?”, chiese Blasie.
“Immagino di
sì”.
Dopo che Blasie
se ne fu andato, Draco si alzò e si sedette con naturale grazia sul letto. Si
passò una mano tra i capelli e si preparò mentalmente per cercare di
interpretare nuovamente l’umore della Granger. Lo stava facendo uscire di testa
con la sua incoerenza. Sperava solo lo lasciasse in pace o che finalmente
ammettesse ciò che provava. C’era una scintilla, lui aveva ammesso a sé stesso
di provare qualcosa per lei ma Hermione era testardamente aggrappata ad una
visione perfetta del Signor Correttezza. Udì la porta scricchiolare leggera,
che rivelò una Hermione esitante, insicura sull’essere o meno benvenuta.
“Se devi
entrare, fallo e sbrigati. E se devi scusarti, sarà meglio siano delle belle
scuse”, le disse imbronciato.
Hermione si
morse nervosamente un labbro mentre avanzava nella stanza. Si schiarì la voce.
“Draco, mi dispiace davvero”.
“Perché?”,
le chiese orgoglioso.
“Non
intendevo dire ciò che ho detto, sono stata cattiva”.
“Sei sicura?
Non è che abbiamo mai avuto dei rapporti civili, solo insulti, minacce e
fatture. Perché non dovresti pensarlo?”.
Hermione
osservò il biondo di fronte a lei. Aveva ragione, non erano mai andati d’accordo
e due anni prima non ci avrebbe pensato due volte a sputargli in faccia ciò che
pensava. Ma quell’anno era diverso. Lui era diverso, e la confondeva. Era
tornato ad Hogwarts con un atteggiamento completamente nuovo e, una volta tolta
la patina da viziato e idiota bullo, le piaceva. Era maturo, intelligente e
calmo nell’affrontare i problemi. Il giorno prima invece, il suo comportamento
le aveva riportato alla mente i vecchi ricordi. Era come se il vecchio Malfoy
avesse dimostrato il suo potere con la violenza senza Tiger e Goyle a fare il
lavoro sporco per lui. Sospirò, mentre cercava di districare i propri pensieri
per trovare qualcosa di sensato da dire. Si lasciò cadere sul letto, di fianco
a lui. “Non lo so, sei diverso e questo”, disse indicando entrambi “è diverso”.
“Se lo pensi
allora perché quel colpo basso? Devi essere onesta, Hermione”.
“Non lo so,
ero arrabbiata con te e non mi è piaciuto ciò che ho visto ieri. Sembravi
tornato come una volta”.
“A parte il
fatto che il vecchio me non avrebbe messo in prima linea le proprie chiappe per
te Hermione, ed è esattamente ciò che ho fatto con l’intera situazione di
Baddock. Il fatto che tu non riesca a capirlo mi fa chiedere perché diavolo io
mi prenda il disturbo di provarci con te”, sottolineò Draco.
“Che
intendi?”.
“Andiamo
Hermione, non fare la finta tonta. Solo perché ti rifiuti di affrontarlo non
significa che tu non sappia ciò che hai davanti. Provo qualcosa per te e mi
piacerebbe davvero che questa farsa della relazione fosse reale”.
Hermione
percepì il viso andarle in fiamme ed il cuore battere più forte. Sentirlo
ammettere i suoi sentimenti era bello ma anche pauroso. Nemmeno in un milione
di anni avrebbe pensato che Draco Malfoy avrebbe provato qualcosa di diverso
dalla repulsione nei suoi confronti. “E questo dove ci porta?”, chiese.
“Dipende da
cosa provi tu, no?”.
Hermione si
voltò verso di lui ed incontrò il suo sguardo grigio. “Non sono sicura Draco, è
tutto così confuso”.
Lui le
sorrise appena. “Beh, immagino che questo risponda alle nostre domande”.
Hermione lo
guardò con espressione interrogativa. “Se sei così confusa ed insicura su ciò
che vuoi, ti consiglio di lasciare che le cose tornino normali. Tu rientrerai a
Grifondoro e continueremo a salutarci amichevolmente in classe”.
Lei percepì
una fitta di dolore al petto. Era questo ciò che voleva? Solo perché non era
sicura di volere una relazione con lui non significava volesse che le cose
tornassero a come stavano prima che la McGranitt le facesse cambiare Casa. “E
se non volessi? Non possiamo essere amici?”.
Draco sbuffò.
“Ho già degli amici, Granger. Non ho bisogno di aggiungerti al gruppo”.
La sua convinta
contrarietà la ferì. “Se ti piaccio, sicuramente possiamo esserlo”.
“No,
Hermione. Non sono Weasley o Potter, non ho un desiderio segreto per te. Per quanto
mi riguarda, o tutto o niente”.
Hermione iniziò
a surriscaldarsi. “Ma è così irragionevole. Io sono confusa e tu mi dai un
ultimatum”.
Draco si
alzò ed iniziò a passeggiare per la stanza. “Ti potrà sembrare duro ma sei tu
quella crudele. Mi offri l’amicizia quando io provo qualcosa per te. Mi renderebbe solo più difficile andare avanti”.
Lei gli si
avvicinò e gli mise le mani sul petto per farlo fermare. “Non dovrebbe
necessariamente essere così. L’amicizia potrebbe trasformarsi in qualcosa di più”.
Draco le mise
una mano sulla guancia. “Forse, ma il fatto che tu sia così propensa a vedere
il peggio di me mi fa credere che non succederà”.
“Ma io non
voglio perderti del tutto”, piagnucolò Hermione.
Draco
sorrise asciutto. “Non preoccuparti, ci sarò se Potty o quella scimmia rossa ti
deluderanno”.
Hermione era
troppo triste per rispondere a tono a quegli insulti verso i suoi migliori
amici. “Quindi mi aiuteresti se ne avessi bisogno ma non sarai mio amico”.
“Non
esattamente, è che non posso esserlo. Voglio qualcosa di più e se non puoi
darmelo non voglio passare il tempo a studiare pozioni in biblioteca. La decisione
è solo tua”.
“Ma io non
voglio questo. Non so cosa provo per te. Non sono sicura di potermi infilare in
qualcosa del genere data la mia situazione”.
“Allora ti
sei già risposta, Hermione”.
Hermione si
accigliò e guardò tristemente Draco. “È così allora?”.
“Immagino di
sì”. Draco le si avvicinò e le diede il bacio più dolce che Hermione potesse
desiderare. Gli si addossò completamente, anelando il contatto, ma lui si
staccò troppo presto, le diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla stanza.
Hermione
indietreggiò fino a trovare un letto su cui abbandonarsi. Aveva appena commesso
l’errore più grande della sua vita?
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Capitolo 15
Giardini di Hogwarts
Le due settimana
successive passarono in un alone di mistero sia per Draco che Hermione. Non riuscirono
ad evitare di essere messi in coppia durante ogni lezione, dovevano condividere
la sala comune ed i loro amici avevano iniziato ad uscire assieme e
frequentarsi. Ormai non era più strano vedere Harry, Ron e Draco chiacchierare
assieme, anche se sarebbe comunque stato difficile dire che Draco partecipasse
attivamente al gruppo. Piuttosto, tendeva a stare sdegnato in disparte e fare l’asociale.
“Merlino,
Sfregiato e la Donnola ci graziano della loro presenza”, biascicò sarcasticamente
Draco a Blasie, mentre Ron ed Harry si avvicinavano alla loro postazione in
riva al lago in quella piuttosto rara soleggiata giornata d’inverno.
“Ehi, quello
è mio fratello. Sii carino”, disse Ginny.
“Grazie per
avermi ricordato la tua parentela con il Rosso. Perché la sopporto, a proposito?”.
“Perché io
sono l’unico abbastanza stupido da essere il tuo migliore amico e lo fai per me”,
replicò Blasie.
“Sì, ma al
momento non mi sta bene. La Rossa di per sé è ok, ma se si porta dietro quei
due spiacevoli accessori allora potrei riconsiderare il fatto di lasciarla
avvicinare alla mia persona”.
“Sai che sono
qui con te, vero?”, sottolineò Ginny. “Comunque, se non l’hai notato, Hermione
è la migliore amica di Harry e Ron e tu vuoi comunque frequentarla”.
Draco lanciò
uno sguardo a Ginny e Blasie si risparmiò di dover bloccare qualsiasi commento
cattivo lui stesse per replicare grazie all’arrivo dei due. “Ciao ragazzi, che fate?”,
chiese Harry.
“Oh, non
molto. Eravamo in attesa della benedizione della vostra presenza per poter dire
conclusa la giornata”, sbottò Draco. “Blasie, vieni a cercarmi quando sarai
tornato in te”, disse al suo amico prima di andarsene.
“Che
problema ha? Credevo stessimo promuovendo l’amore tra case che tanto piace alla
McGranitt”, chiese Ron.
Blasie
sospirò. “Ignoralo. Diventa sempre così quando non ha quello che vuole. Oppure incolpa
Hermione, come ti pare”.
“Quindi dobbiamo
sopportarlo finché Hermione non si decide a smetterla di negare i suoi
sentimenti e capisce quanto le piaccia?”, chiese Harry, preoccupato di dover
passare più tempo di quanto pensasse con quella vecchia versione di Draco e
solo per Pansy.
“Più o meno”,
replicò Blasie.
In Biblioteca
Hermione cercava
di sopprimere il suo immiserimento buttandosi nello studio con così tanta
energia che Madama Pince andava a nascondersi ogni volta che la vedeva entrare
in biblioteca. Harry e Ron erano rimasti increduli quando aveva iniziato a dare
loro i biglietti con gli orari di studio per i M.A.G.O. “Ma Hermione, non è
nemmeno Natale”.
“Il ripasso non
inizia mai troppo presto, Ronald. Questo è l’ultimo anno, i nostri M.A.G.O.
dovranno essere immacolati e siamo già un anno indietro rispetto a Beauxbatons
e Durmstrang, che non sono state invase dai Mangiamorte”.
Harry alzò
gli occhi al cielo ma abbassò velocemente la testa prima che Hermione notasse che
lui in realtà stava realizzando una strategia di Quidditch per la partita
contro Tassorosso, piuttosto che scrivere il tema di Difesa Contro le Arti Oscure.
Hermione
strinse pericolosamente gli occhi quando udì Ron mormorare. “Merlino, vai a
prenderti il furetto e pomicia un po’, così staremo tutti meglio”.
“Cos’hai detto, Ronald?”.
Il rosso
sussultò e lanciò uno sguardo ad Harry, troppo impegnato a trattenere le risate
per aiutarlo. “Ehm, niente Hermione. Sto solo dando un’occhiata agli appunti di incantesimi”,
balbettò.
“Come pensavo”,
rispose Hermione minacciosa prima di riportare la sua attenzione a
Trasfigurazione.
Harry e Ron
si guardarono ed Harry sospirò annuendo. Ron gli aveva chiesto giorni prima di
radunare le truppe così che potessero organizzare qualcosa per bloccare la
testardaggine distruttiva della loro amica. Lui aveva protestato, non volendo
davvero finire nel fuoco incrociato Malfoy-Granger, ma Hermione stava diventando
davvero insopportabile. La situazione stava anche iniziando ad incidere sulla
la sua relazione con Pansy, dato che lei si struggeva sempre di più per il suo
amico. Aveva iniziato a passare il tempo a discutere di progetti per farli
mettere assieme e, anche se Harry non avrebbe voluto vedere Hermione con
Malfoy, doveva ammettere quando fosse ovvio le piacesse quel borioso. In ogni
caso, grazie a Pansy Doveva già sopportarlo quindi un’eventuale loro relazione
non avrebbe fatto molta differenza. In effetti, avrebbe persino potuto far
migliorare le cose visto che Malfoy sarebbe stato abbastanza contento da non
infierire più su qualcun altro con i suoi commenti maligni e la rabbia
repressa.
Ron ed Harry
sfuggirono appena poterono dalle grinfie di Hermione. “Harry, so che non ti va
ma la cosa ormai è ridicola. Se Hermione mi urla di nuovo addosso per non aver
finito in anticipo un tema da consegnare fra tre settimane, la schianto”.
“Lo so, ma è
Malfoy. Vuoi davvero che stia con Hermione?”.
“No, ma tristemente
lei sì. È solo troppo dannatamente testarda per ammetterlo”.
“Ok, parlerò
con Ginny e Pansy. Raduneremo le serpi e organizzeremo qualcosa”.
Sala Comune dei Serpeverde
Il giovedì,
Serpeverde e Grifondoro si riunirono davanti al camino della Sala Comune nei
sotterranei. “Perché abbiamo scelto questo posto?”, si lamentò Ron.
“Perché,
capra, noi possiamo allontanare i più piccoli mentre voi no”, rispose Theo.
Harry si
mosse a disagio, terribilmente sconfortato da ciò che lo circondava. “Come fate
a passare così tanto tempo qui?”, mormorò a Pansy. Lei fece un ghigno.
“Voi idioti
avete finito di litigare? Se avessi voluto guardare una zuffa tra voi, avrei
fatto mettere il mio ritratto in Sala Grande”, sbottò Piton.
“Perché lui
è qui?”, chiese Ron.
Piton alzò
gli occhi al cielo. “Perché non mi sorprende il fato che tu non abbia ancora
più di due cellule nel cervello, Weasley?”, disse tagliente Piton.
“Perché è il
padrino di Draco, Ron”, rispose Pansy. “Ora, se la smettiamo di lamentarci dei
presenti e dell’arredamento, possiamo iniziare a pianificare come far smettere
Hermione di fare la testarda”.
“Io voto per
chiuderli in uno stanzino. Dovranno per forza sistemare la cosa”, suggerì
Blasie.
Piton
sospirò. “Non capirò mai come tu sia finito nella mia Casa, Zabini”.
Theo e
Daphne risero. Si poteva sempre contare sui commenti sarcastici di Piton. Ginny
si infiammò in sua difesa. “Non era una cattiva idea e tra l’altro non sento
altre proposte”.
“Dobbiamo
essere subdoli, Signorina Weasley. Il che non è sicuramente associabile alla
sua Casa né alla sua famiglia”.
Ginny diventò
rossa per la rabbia. Non era giusto non poter lanciare una fattura ai ritratti.
In caso contrario, Piton si sarebbe presto beccato una delle sue Orcovolanti.
Blasie le mise un braccio sulle spalle e le accarezzò la schiena per calmarla.
Pansy prese
di nuovo la parola. “Ok, basta punzecchiarsi. Dobbiamo mettere assieme un
Purosangue arrogante ed una Mezzosangue testarda. Dobbiamo concentrarci”.
“Non sono
sicuro di cosa sia peggio tra il carattere manipolativo di Draco e la mania di controllo
ossessiva di Pansy” mormorò Theo a Ron.
Il rosso
annuì. “Ringrazia solo non ci sia Hermione”.
“Non si
parleranno mai volontariamente ora che hanno deciso come comportarsi”, precisò
Daphne. “Draco è troppo orgoglioso e ci tiene alla sua privacy, mentre Hermione
è troppo in imbarazzo. Quindi dobbiamo farli parlare”.
Harry sorrise.
“L’unico modo per costringere Hermione è farla arrabbiare”.
“Ok”, disse
Blasie. “Dobbiamo farla arrabbiare con Draco, abbastanza da farla andare da lui
come una furia”.
“Il problema
è che Draco non fa più scattare nessuna leva”, precisò Theo. “Cioè, sarebbe
piuttosto strano se iniziasse a chiamarla Sanguesporco o dicesse di trovarla
brutta visto che le ha dimostrato di non pensare nessuna delle due cose”.
“Credo abbiamo
trovato il piano perfetto”. Pansy ghignò, mentre il resto del gruppo la
guardava preoccupato.
“Merlino,
Pansy. Hai un’espressione malvagia, il che significa che sarà una cosa dolorosa
per entrambi”, disse Blasie.
Pansy sorrise
dolcemente. “Perché Blasie, tesoro? Sono sicura tu non sappia cosa dici”, disse
con falsa innocenza.
Theo gongolò.
“Non sono certo di voler far parte del piano, se Pansy si comporta così”.
I Grifondoro
erano spiazzati. Alla torre non avevano mai visto quel suo lato e la reazione
dei compagni Serpeverde li stabilizzava profondamente. Daphne si abbassò per sussurrare
“Quando Pansy fa così, significa che ha ideato un piano malefico. Adesso quasi
mi dispiace per Draco ed Hermione”.
Pansy iniziò
ad irritarsi. “Sentite, volete ascoltare il mio progetto o no?”.
“Sì”,
risposero in coro gli altri.
“Allora, abbiamo
capito che ci vorrà qualcosa di grosso perché si parlino di nuovo. Lui non
tornerà al vecchio comportamento, quindi dobbiamo tentare qualcosa di drastico,
che farà spezzare in due Hermione e le farà capire di volere Draco”.
I suoi
ascoltatori annuirono. “Pensavo, qual è la cosa che la farebbe infuriare di più?”.
“Oh lo so,
lo so”, disse Blasie, iniziando a saltellare con la mano alzata come un
bambino. “Bruciamo la biblioteca e diamo la colpa a Draco”.
Pansy alzò
gli occhi al cielo. “Piton ha ragione, Blasie, come diavolo sei riuscito a non
finire a Tassorosso con queste idee stupide?”. Blasie le fece le boccacce,
mentre il resto dei Serpeverde si divertiva. I Grifondoro sembravano un po’ in
allarme. Sicuramente alla McGranitt non sarebbe piaciuto avere una biblioteca
in fiamme.
Come se
stesse usando la Legimanzia, Pansy disse sarcastica. “Non preoccupatevi, piccoli
Grifondoro, non bruceremo la libreria né commetteremo qualche crimine. E non
incolperemo Draco di nulla. Dobbiamo dare la colpa a qualcun altro, non farlo
espellere con il supporto di Hermione”.
“Allora, ci
dici cosa vuoi pianificare?”, chiese Theo.
Pansy risfoggiò
il sorriso maligno. “Faremo bere a Draco una pozione d’amore, mentre Hermione
rimarrà a guardarlo sbavare per qualcun'altra tutto il giorno. Poi la situazione
verrà svelata e staremo a guardare Hermione che vendica il suo uomo”.
Il gruppo boccheggiò
alla brillante idea di Pansy. “Abbiamo solo bisogno di trovare qualcuno che
Hermione possa incolpare, ma non mi viene in mente nessuno2.
Harry
scambiò uno sguardo malizioso con Ron e Ginny. “Credo di conoscere la persona perfetta.
In effetti, lo ha già fatto in passato ed Hermione crederà sicuramente sia
capace di rifarlo. Tra l’altro, il nostro caro Ron è stato una sua vittima”.
Ron
rabbrividì. “Per favore Harry, preferirei non mi ricordassi le mie vergogne,
anche se è stato per poco tempo e solo di fronte al professor Lumacorno”.
Ora i
Serpeverde erano intrigati. “Volete dirci il nome o no?”, sbuffò Pansy
spazientita.
“Romilda
Vane”, urlarono all’unisono Ron ed Harry.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16
Capitolo 16
Sala Grande
Blaise e Theo
guardarono Draco con attenzione, mentre apriva assente un pacco che gli era appena
stato consegnato a colazione. Non stava prestando molta concentrazione alla faccenda,
perché troppo occupato a cercare di non guardare una strega riccia, intenta
alla sua ciotola di cereali. I due Serpeverde si diedero il cinque sotto il
favolo, mentre Draco si faceva scivolare un cioccolatino in bocca. Blasie si
voltò verso il tavolo Grifondoro, dove quattro paia di occhi erano altrettanto
incollati al biondo. Sapendo che invece Hermione non stesse prestando loro la
minima attenzione, Blasie fece segno a Ginny e le lanciò un bacio. Venne malamente
riportato con la mente al proprio tavolo da Draco, che aveva iniziato a
scuoterlo pesantemente. “Blasie, tu conosci piuttosto bene i Grifondoro, vero?”.
“Ne conosco
una piuttosto bene, sì”, disse Blasie con l’occhiolino.
“Non importa”,
disse Draco impaziente. “Qual è Romilda Vane? Mi presenti?”.
Blasie
imprecò sottovoce, rendendosi conto che né lui, né Theo e né Daphne avevano
chiesto chi lei fosse a Ginny. “Ehm, non sono sicuro di chi sia, amico. Chiederò
a Ginny di presentarti”.
“Non c’è
bisogno, Ginny se ne sta andando. Ora vado e glie lo chiedo io”, disse Draco,
affrettandosi dietro al rossa.
“Ginny,
Ginny, aspetta”, la chiamò.
La giovane Weasley
si voltò, sorpresa di vedere Draco correre verso di lei in quel modo indegno.
Harry e Ron sembravano invece piuttosto divertiti. “Ginny, mi presenti a Romilda
Vane? Ci andrei io, ma non sono sicuro di chi sia. So solo che è bellissima e
io la amo”.
Ginny lo fissò
con gli occhi spalancati, iniziando a sentirsi a disagio per il piano. Ron ed
Harry invece erano rimasti a sghignazzare. “Malfoy, non preoccuparti, io so chi
sia Romilda. Te la indico”, disse Ron, sopprimendo le risate.
Draco
sorrise contento. “Grazie amico, sei il migliore”. Ron gli indicò Romilda ed
iniziò di nuovo a ridacchiare, mentre Draco si avvicinava veloce per
presentarsi.
“Pansy, il
tuo piano è meraviglioso. Non credo di aver più riso così tanto per Malfoy da
quella volta che è diventato un furetto al quarto anno. In effetti, questa
potrebbe diventare anche la mia scena preferita”, disse Ron.
Pansy e
Ginny si scambiarono uno sguardo preoccupate. In realtà non avevano pensato a come
Draco si sarebbe comportato sotto l’effetto della pozione e per il momento non
era per niente da Malfoy. “Spero non scopra mai che siamo stati noi”, mormorò
Pansy.
Ginny annuì.
“Non mi piace l’idea di essere fatta a pezzettini”, disse alla vista di Draco
che si univa alle ragazze del quinto anno.
“Romilda?”,
chiese Draco alla ragazza mora.
“Sì”, rispose
lei, un po’ insicura sul perché un Serpeverde del settimo anno le stesse
rivolgendo la parola.
“Potrei
parlarti un minuto da sola?”.
“Eh, certo”,
rispose esitante. Lui non aveva un bellissimo aspetto, pallido e con gli occhi
sporgenti. Le ricordava un po’ l’anno precedente. Lanciò uno sguardo stranito
alle sue amiche, che ridevano alle sue spalle. Beh, quella poteva essere la sua
unica occasione per parlare con quel ragazzo sexy e un po’ matto, ex
Mangiamorte o meno.
Draco boccheggiò
e si asciugò le mani sulla divisa. Erano sudate, il che era strano. Non era mai
stato nervoso nel parlare con una ragazza, nemmeno quando aveva confessato i
suoi sentimenti ad Hermione. Non che potessero essere paragonabili a ciò che
provava per Romilda, comunque. Lei era tutto ciò che voleva in una ragazza, era…
beh… non era sicuro di cosa fosse, perché non la conosceva, ma avrebbe
rimediato. Ad ogni modo, era perfetta, di sicuro. “Mi chiedevo se volessi fare
una passeggiata con me oggi dopo lezione, sai, tipo un appuntamento?”.
Romilda era
confusa. Aveva ammirato Draco Malfoy da lontano, chi ad Hogwarts non l’aveva
fatto, soprattutto quell’anno visto che si era trasformato in un bravo ragazzo.
“Pensavo
frequentassi Hermione Granger”.
Draco rise. “Chi
vorrebbe frequentarla quando potrebbe avere te? Non è niente al tuo confronto,
tu sei stupenda”.
Romilda andò
in tilt. Non vedeva l’ora di andare a raccontare alle sue amiche ogni parola. Gli
fece un sorriso enorme. “Certo, mi piacerebbe. A che ora?”.
“Incontriamoci
qui dopo lesione. Non vedo l’ora”, disse Draco e le baciò la mano. Romilda si
sventolò un attimo e saltellò dalle amiche. Stava già sognando di diventare la prossima
Signora Malfoy con un anello inestimabile al dito.
Hermione osservava
scioccata Draco. Che diavolo stava facendo? Da quando andava in giro a baciare
le mani delle ragazze a caso? Lanciò uno sguardo a Daphne, che le fece un
piccolo sorriso e scosse incredula la testa.
Giardini di Hogwarts
Alla fine
delle lezioni, Hermione era ancora più confusa. Le azioni di Draco erano così bizzarre
che l’avevano riscossa dalla sua esistenza da moribonda ed ogni volta che
osservava Draco e Romilda Vane sentiva il cuore incrinarsi. Come se il suo
comportamento a colazione non fosse stato abbastanza strano, era entrato in
Sala Grande durante il pranzo con un enorme mazzo di fiori autunnali che aveva
raccolto nei giardini. Li aveva dati alla Vane con un tale slancio che aveva
fatto ridere l’intera scuola. Poi aveva iniziato a fissarla,
invece che pranzare. Romilda,
ovviamente, si godeva le attenzioni. Non era sicura di come, ma sembrava aver
catturato il Principe Serpeverde e, cosa ancora migliore, l’aveva soffiato ad
Hermione Granger. Hermione, sapendo quanto insipida e vanesia fosse la ragazza,
si sentiva sia indignata che ferita nel vedere Draco andare avanti. Ecco perché
in quel momento si trovava seduta in riva al lago, a guardarlo ridere con la Vane.
Hermione strinse gli occhi irritata, mentre la ragazza lanciava le braccia al
collo di Draco e lo sbaciucchiava entusiasta.
“Vomitevole,
vero?”, disse Pansy, lasciandosi cadere sull’erba di fianco ad Hermione. “Non credo di aver mai visto Draco comportarsi così”.
Hermione
mandò mentalmente Pansy a quel paese, ma non rispose.
“Come ti va?”,
chiese Pansy.
Hermione
grugnì internamente, pensando di preparare una bambola voodoo per la Vane, ma
sorrise a Pansy e disse “Non ho alcuna pretesa su draco. È libero di frequentare chi vuole”.
Pansy ghignò
alla vista del fuoco nei suoi occhi. Certo, come no, continua a raccontarmela. “Immagino
di sì. è solo che non sono abituata a vederlo correre dietro ad una ragazza
come sta facendo”.
“C’è una
prima volta per tutto. Buona fortuna ad entrambi. È bello vedere una coppia innamorata,
dopo la morte e distruzione degli anni passati”. Hermione si sorprese di essere
riuscita a parlare in quel modo, nonostante stesse chiudendo i pugni e
stringendo la mascella.
Dormitorio di Serpeverde
Quella note Hermione
non chiuse occhio, troppo vicina all’esaurimento. La vista di Draco che
continuava a correre dietro a Romilda Vane, sacrificando la sua dignità, la
faceva irritare a morte. Un paio di anni prima sarebbe stata entusiasta di
vedere Malfoy cadere così in basso ma in quel momento era in agonia. Qualche ora
prima, durante la notte, aveva capito di essere innamorata di lui ed aver perso
la sua occasione. Avrebbe voluto riportare indietro il tempo con la sua vecchia
collana del terzo anno, alla notte in cui lui le aveva aperto il cuore, per
quanto potesse farlo un Malfoy, lì nel dormitorio. Ora sapeva esattamente cosa
rispondere, lo avrebbe afferrato e non lasciato mai più. Invece si trovava all’inferno,
ad ascoltare Daphne, Millicent e Tracey che dormivano mentre lei rimaneva
sveglia a maledirsi per il suo stupido comportamento. Non poteva accettare che
Draco andasse avanti, a meno che non scegliesse qualcun’altra, tipo Luna
Lovegood. No, per quanto non provasse
alcun rispetto per Romilda Vane, non era quello il punto. Avrebbe odiato chiunque.
Il fatto che poi le corresse dietro come un cucciolo non faceva altro che buttare
sale sulle sue ferite.
Hermione
sospirò per quella che le sembrava essere la centesima volta e si girò supina. Osservò
il baldacchino sopra la sua testa e sperò che quella sensazione di impotenza
svanisse. Nonostante si fosse sentita tale in precedenza, non era comparabile
alla disperazione che provava ora. Le piaceva per caso auto-distruggersi? Sembrava
incapace di comprendere quanto le piacesse un ragazzo finché non l’avesse visto
con un’altra. Almeno anche Ron, al sesto anno, era stato incapace di affrontare
i propri sentimenti, a differenza di Draco. Lui le aveva chiesto una vera
relazione ma lei, stupida com’era, aveva rifiutato l’offerta, facendoli
precipitare entrambi nella tristezza per settimane per poi raccogliere il
seminato della sua idiota decisione. Passò i dieci minuti seguenti ad
immaginare di avvelenare Romilda Vane, prima di rinunciare completamente a
dormire ed iniziare a rileggere Storia di Hogwarts nel tentativo di
calmare la sua anima tormentata.
Lezione di Pozioni
Hermione non
avrebbe seguito la lezione. Era riuscita ad evitare di trovarsi faccia a faccia
con Draco da quanto aveva iniziato a correre dietro alla Vane, ma per le
prossime due ore si sarebbe trovata fianco a fianco con lui. Sarebbe stata una
tortura, sapendo che lo amava. Era stato così anche per lui durante le due
settimane precedenti? Ovvio che avesse rifiutato di essere amici. Amare qualcuno
e non essere ricambiati era doloroso, soprattutto se si ha sotto gli occhi la
persona, che ti ricorda costantemente ciò che non puoi avere. Hermione si
sarebbe sentita così per il resto dell’anno. Non poteva nemmeno fuggire a Grifondoro,
dato che Romilda sarebbe stata lì a blaterare sulla sua relazione con Draco,
vaneggiando sull’ultimo regalo che le aveva fatto. Pensando a quella tortura, strinse
le mani a pugno e si conficcò le unghie nei palmi, quando sentì Draco spingere
indietro la sedia. Hermione ringraziò che in quel momento non si parlassero. Non
avrebbe sopportato stare a sentire quanto felice fosse. Si piegò sul libro di
pozioni, sfogliandolo svogliata in attesa dell’arrivo di Lumacorno. Riusciva ad
udire Draco canticchiare tra sé, più contento di quanto qualsiasi persona
avesse il permesso di essere in sua presenza. Riconobbe la canzone e le venne
da vomitare. Che diavolo? Da quanto a Draco Malfoy
piaceva Celestina Warbeck? Cercò di non ridere, per quanto disturbante fosse ascoltare Un calderone
fumante d’amore.
Osservò sconvolta
la pagina sulla quale si era fermata, quella dell’Amorentia. Fece una smorfia
al ricordo del racconto di Harry riguardo il comportamento di Ron quando si era
trovato sotto l’influenza di una pozione un po’ meno potente venduta dai
gemelli Weasley al sesto anno. Era piuttosto delusa per essersi persa la scena,
nonostante di sicuro si sarebbe infuriata nel vederlo sbavare addosso a Romilda
Vane durante la sua relazione con Lavanda Brown. Hermione fermo quei pensieri e
rifletté per qualche minute, confusa. No, non poteva essere. Anche se magari sì,
poteva avere senso sotto quel punto di vista, e lei era una persona logica. Adocchiò
Draco con la coda dell’occhio. Non stava bene. In effetti, ora che gli si trovava
vicina, glie lo stava praticamente urlando in faccia. Era pallido, più del normale
se possibile, con gli occhi sporgenti come se in trance e sempre agitato, come
se non riuscisse a stare seduto. Si era anche comportato in modo strano. Draco Malfoy
non rincorreva le ragazze, semmai il contrario, almeno quell’anno. Non aveva
mai dimostrato il più remoto interesse per Romilda Vane né per qualche altra
ragazza del quinto anno fuori da Serpeverde. Le aveva neanche mai parlato? No,
lei se ne sarebbe vantata per tutta la torre se lo avesse fatto. Gli anni
precedenti avrebbe preferito morire piuttosto che chiacchierare con una
Grifondoro. Non riusciva neanche ad immaginarsi Draco ascoltare per ore le
canzoni di Celestina Warbeck. A nessun ragazzo della sua età piaceva quella musica
e Romilda Vane aveva dei precedenti. Era una cosa che avrebbe fatto per accalappiare
il ragazzo più popolare. L’aveva fatto con Harry quando lo consideravano il
Prescelto, quindi perché non Draco? Il giorno prima non aveva ricevuto dei cioccolatini
a colazione? Lo aveva visto aprirli quando cercava disperatamente di
concentrarsi sui propri cereali piuttosto che su di lui. Subito dopo, lo aveva
visto parlare con la Vane e baciarle la mano. Troppo sospetto, per i suoi
gusti. Strano che nessuno dei suoi amici avesse notato la differenza, però. Sì,
Pansy aveva detto quanto non da Draco fosse la cosa ma non era sospettosa e nemmeno
Blasie e Theo. Di sicuro lo conoscevano meglio di qualunque altro, quindi perché
non si erano accordi del suo comportamento fuori dall’ordinario?
Hermione passò
il resto della lezione di pozioni a fare a finta di seguire. La sua mente esplorava
i diversi possibili scenari che pensava di aver scoperto. Doveva beccare qualche
altro Serpeverde e sondare cosa ne pensassero. Almeno non sarebbe stato difficile
tenere Draco fuori dai piedi, dato che sarebbe rimasto ad adorare Romilda. Hermione
rise al pensiero di quanto arrabbiato sarebbe stato appena sciolto dall’incantesimo.
Non le sarebbe piaciuto essere nei panni della ragazza. Rallegrata a quella
prospettiva, finì la sua pozione e la allungò a Lumacorno con un sorriso.
Sala Grande
“Ragazzi,
aspettate”, richiamò Hermione i Serpeverde, che si voltarono scioccati. Era rimasta
così presa da se stessa nelle settimane precedenti che non li aveva più cercati
dalla sua conversazione con Draco. Beh, c’era anche il fatto che lui si trovava
sempre con loro.
“Tesoro, sembri
più felice tutto ad un tratto”, disse contento Blasie.
Hermione
alzò gli occhi al cielo ma evitò di rispondere. “Sentite, volevo parlarvi di Draco”.
I ragazzi iniziarono a spostare a disagio il peso da un piede all’altro, come
se si aspettassero uno scoppio di rabbia e qualche maledizione. “Non credete si
comporti in modo strano?”, chiese.
“È innamorato”, spiegò Theo.
“Sì, è
innamorato ma parliamo sempre di Draco Malfoy. Lo avete mai visto raccogliere
fiori per una ragazza e dare spettacolo di fronte all’intera scuola? Ha mai
parlato con Romilda Vane prima di ieri?”.
“Non che io
sappia e sì, si comporta un po’ in modo strano ma è quello che fanno le persone
quando sono innamorate”, disse Blasie.
“Oggi a
pozioni stava cantando Un calderone fumante d’amore”, disse Hermione,
facendo sputare a Theo il succo di zucca. “Non sapevo fosse un ammiratore di Celestina
Warbeck. Daphne, Theo ti canta canzoni strappalacrime come una strega di mezz’età?
So da Ginny che Blasie in questo caso è carente, se oggigiorno è quella la
definizione di romanticismo”.
Daphne rise
al pensiero. “No, grazie a Merlino. Credo lo mollerei se lo facesse”.
“Ok, Quindi è
strano. Che ne pensi, Granger?”, chiese Blasie.
“Mi è venuto
in mente a pozioni. Si comporta da pazzo e come un ossesso per una ragazza che
non ha mai incontrato prima. Deve essere sotto l’influenza dell’Amorentia o
qualcosa di simile”. Hermione era così occupata ad osservare Draco stringersi a
Romilda al tavolo Grifondoro che non notò lo sguardo che si scambiarono i tre
Serpeverde. “Guardalo Blasie, anche tu frequenti una Grifondoro ma non ti vedo
al loro tavolo. Non si fa. Nessuno cambia tavolo, a meno che non sia Luna. E lo
avete visto di recente? È pallido e, prima che tu apra la bocca per fare
qualche commento idiota Zabini, è più pallido del solito ed ha gli occhi
assenti”.
“Credo
potresti avere ragione, Hermione. Insomma, non abbiamo interferito perché pensavamo
potesse essere una reazione comprensibile”. Theo si schiarì la voce. “Sai, per
averlo rifiutato. Credevamo avesse iniziato solo una relazione un po’ strana”.
“Merlino
ragazzi, siede dei pessimi amici. Quel povero ragazzo avrebbe potuto rimanere
vittima di una pozione per anni, prima che notaste qualcosa di strano”.
“Hai qualche
idea per aiutarlo?”, si affrettò a chiedere Daphne, cercando di distogliere l’attenzione
dal soggetto che aveva preparato la pozione in questione. “Sai quanto difficile
e potenzialmente pericoloso potrebbe essere interferire”.
“Non
preoccuparti. Credi di aver capito dove è stata nascosta. Ha ricevuto una
scatola di cioccolatini ieri mattina a colazione e dopo averne mangiato uno è
andato dritto dalla Vane. Theo e Blasie, dovete trovare quella scatola e portarla
via così che non ne mangi altri. Ci riuscite?”.
“Sì”, risposero entrambi.
“Allora Daphne,
tu o Pansy dovete attirarlo in un posto che vi indicherò più tardi. Lo terremo
rinchiuso finché l’effetto passerà ed avrò anche occasione di sistemare la cosa
con la Vane”. Hermione sembrava piuttosto entusiasta al pensiero.
“Ci hai
pensato molto”, fece notare Daphne.
“Sì, durante
la lezione di pozioni. Dobbiamo assicurarci di pensare a tutto dato che, come
hai notato, Draco è instabile e potrebbe rappresentare una minaccia al mio
piano. Allora, tutto chiaro?”.
“Credo siamo
abbastanza intelligenti da seguire i tuoi ordini”, disse Blasie. Hermione alzò un
sopracciglio a mo’ di domanda. Blasie sorrise e ripeté “Io e Theo prendiamo i
cioccolatini. Daphne invece attirerà un instabile ed ossessivo Draco dove tu le
dirai”.
“Ottimo, sono
contenta riusciate a seguire delle semplici istruzioni. Speriamo riusciate a
completarle altrettanto facilmente. Ok, io vado a cercare un posto dove
trattenerlo”, disse Hermione, alzandosi dal tavolo.
“Allora, chi
porterà i pantaloni nella loro relazione?”, chiese Theo. “Sono entrambi
comandini ed irritanti allo stesso modo”.
“Chi ti
aspettavi scegliesse Draco? Una stralunata senza cervello? Ha bisogno di
qualcuno come Hermione che tenga a bada il suo lato da tiranno”, fece notare
Daphne.
“Ricordami
di mandare i miei figli a Durmstrang, se anche quei due ne avranno. La loro
prole governerà Hogwarts in modo insopportabile”, disse Theo.
In biblioteca
Blaise ragguagliò
anche i Grifondoro su ciò che era successo a pranzo, sedendosi al banco al quale
stavano studiando. “Grazie per aver tenuto impegnato Draco”, disse.
“Perché?”,
chiese curiosa Ginny.
“Hermione è
partita per la tangente”. Blasie notò lo sguardo preoccupato tra Ginny e Pansy.
“Oh, non preoccupatevi. Non ha idea che centriamo qualcosa, ancora. Crede fermamente
sia stata Romilda Vane, ma ha capito che Draco è sotto l’effetto di una pozione”.
“Cos’ha in
mente?”, chiese Ron.
“Beh, ci ha
dato ordine di portare via i cioccolatini rimasti. Daphne, e anche tu Pansy,
dovete portare Draco da qualche parte, dove lei vi dirà più tardi”.
Harry
scrollò le spalle. “Almeno non sospetta di noi. Ma che vuole fare con Malfoy?”.
“Credo segua
la mia stessa scia d’onda”, disse orgoglioso Blasie. “Lo rinchiuderà finché non
sarà svanito l’effetto. Cosa scommettiamo che ci si chiuderà anche lei? Ovvio,
per tenerlo d’occhio ed assicurarsi stia bene. Vedete, lo stanzino delle scope
era una bella idea”.
Pansy rise. “Non
mi sorprenderebbe. Ieri è diventata verde d’invidia alla vista della Vane che
baciava Draco al lago”.
I Grifondoro
si guardarono, pensando se difendere o meno Hermione, ma si resero conto anche
loro che si sarebbe sicuramente chiusa dentro con lui. Ginny decise di provarci.
“Hermione sarà davvero preoccupata per lui e vorrà assicurarsi che non si
ferisca. Vorrà anche spiegargli la sua teoria, quando tornerà in sé”.
Blasie e
Pansy ghignarono. “Certo, continua a raccontartela”, biascicò sarcastico
Blasie.
“Blasie
Zabini, dubiti della mia abilità di comprendere le motivazioni di una delle mie
migliori amiche?”, soffiò Ginny con le mani sui fianchi.
Ron non
intervenne, riconoscendo in Ginny la stessa tendenza di Molly. Blasie, non
conoscendola ed essendo estremamente sicuro della propria abilità nel trattare
le donne, continuò a sorridere. “Certo che non dubito di te, tesoro”.
“Invece mi
sembra di sì e sei irritante. È solo la tua di mente che pensa sempre male, di
sicuro non quella di Hermione”.
Harry, Ron e
Pansy si allontanarono, non volendo rimanere invischiati nella lite. Avevano già
dato abbastanza tra Hermione e Draco. E comunque Ginny faceva paura da
arrabbiata, cosa che avrebbe scoperto presto anche Blasie.
Ufficio Prefetti e Capiscuola
Hermione si
allontanò sorridendo dall’ufficio di Neville ed Hanna. Il suo piano procedeva
senza intoppi. Aveva trovato il posto perfetto dove tenere Draco al sicuro,
lontano da quella mucca pazza di Romilda, abbastanza a lungo perché la pozione
svanisse. Aveva anche rivisto l’organizzazione delle ronde, così che non
avessero più bisogno di loro per i due giorni seguenti. Dopotutto, Hermione era
molto più allegra di quanto non fosse stata quella mattina, prima di pozioni. Non
vedeva l’ora di partecipare alle lezioni del pomeriggio. Era ancora una volta
di nuovo nel controllo della situazione ed avrebbe fatto pagare caro a Romilda
Vane quello scherzetto al suo Draco.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
Capitolo 17
Sala Comune
dei Serpeverde
Daphne
raccattò tutto il suo coraggio. Doveva ingannare Draco sotto l’effetto della
pozione, ancora molto instabile e ossessivo. La sua indole Serpeverde le urlava
di scappare e lasciare i piani di salvataggio a chi di competenza, i Grifondoro
in questo caso, soprattutto Hermione. Non era sicura di cosa Draco avrebbe
potuto farle se avesse capito che gli stava mentendo riguardo alla Vane, né
cosa avrebbe potuto farle Hermione se non avesse seguito le sue istruzioni alla
lettera. Decise di giocarsela con Draco. Meglio il diavolo che conosci che
un’eroina di guerra fuori di testa. Si avvicinò al biondo, che al momento
portava una specie di collana con presumibilmente dei capelli di Romilda.
“Draco, la
tua ragazza mi ha chiesto di dirti che ti aspetta nell’ufficio prefetti”.
Draco si
alzò e sorrise. “Romilda? Mi sta aspettando?”.
“Sì, ha
detto che ha bisogno urgente di te. Ho appena incontrato Pansy, che ti stava
cercando”.
“Oh, grazie
Daphne”, disse Draco, prima di fuggire dalla sala comune.
La diceva
lunga su quanto fosse pericolosa l’Amorentia se Malfoy, di solito molto arguto,
non si era nemmeno chiesto il motivo per cui Romilda potesse trovarsi
all’ufficio prefetti, dato che non era uno di loro. Daphne avrebbe tirato un
sospiro di sollievo quando avrebbe rivisto tornare Draco in sé, anche se
sarebbe diventato una furia quando avesse scoperto del ridicolo di cui si era
coperto nell’ultimo paio di giorni. I più piccoli non avrebbero più avuto
paura, ora che sembrava comportarsi come un pazzo. Daphne si accarezzò la
fronte. La sua parte era fatta.
Corridoi di
Hogwarts
Draco
sorrise al pensiero della sua nuova e perfetta ragazza. Non riusciva a capire
come mai non l’avesse notata prima, era tutto ciò che desiderava. Rideva sempre
e pendeva dalle sue labbra. Aveva scacciato la sua vecchia idea di volere una
persona che sapesse pensare da sola e non accondiscendesse a tutto ciò che lui
diceva. Grazie a Merlino era tornato in sé, altrimenti sarebbe finito assieme a
quella banshee della Granger. Era un’irritante so-tutto-io che gli avrebbe reso
la vita un inferno con la sua abilità di pensare ed avere un cervello.
Fischiettò, mentre camminava, all’idea di sbaciucchiare Romilda fino a farle
perdere i sensi.
La porta
dell’ufficio Prefetti era chiusa, buio all’interno. Draco infilò la testa.
“Romilda? Tesorino, dove sei?”.
Non rispose
nessuno. Draco ghignò, quella streghetta si stava nascondendo. Le piaceva
giocare così. Di norma l’avrebbe trovato irritante ma, per qualche motivo,
quando ci aveva provato la prima volta l’aveva trovata una cosa deliziosa. Si
trascinò oltre la porta e venne colto completamente impreparato da una fattura
immobilizzante. Se avesse potuto, avrebbe sbattuto più volte le ciglia per la
sorpresa. Invece, venne costretto a fissare la ragazza riccioluta che gli si
presentò davanti. “Mi dispiace Draco, ma è meglio così”.
Ufficio
Prefetti
Hermione
quasi si spaventò per la rabbia che dardeggiava dagli occhi di Draco. Aveva
fatto un buon lavoro di ricerca sugli effetti collaterali delle pozioni d’amore
e si era preparata una fattura adeguata. Meno tempo avesse avuto per reagire,
più facile sarebbe stato soggiogarlo. Ora doveva solo tenerlo lì finché non
fosse svanito l’effetto e fosse tornato normale. Lo fece levitare verso una
comoda poltrona che aveva preparato e lo legò. Si assicurò di silenziarlo,
prima di liberarlo dal Pietrificus. Non avrebbe sopportato i suoi strilli né
poteva permettere che qualche professore vicino venisse a liberarlo. Era
davvero un peccato che la Stanza delle Necessità fosse stata distrutta dal
fuoco di Goyle, perché sarebbe stata perfetta per quella situazione. Anche se
era riuscita ad ottenere il consenso di Neville ed Hanna ad usare l’ufficio per
i due giorni seguenti, finché la pozione non fosse svanita, non c’era garanzia
che qualche altro prefetto avesse cercato di entrare. Almeno aveva avuto la
giusta idea di organizzare il tutto per venerdì, così che non dovessero
presentarsi in classe fino al lunedì seguente. Non credeva che l’effetto
sarebbe durato così a lungo senza che Draco mangiasse altri cioccolatini, per cui
pensava di poterlo liberare al massimo entro domenica mattina.
Hermione
sospirò. Dallo sguardo arrabbiato che le stava lanciando, non sarebbe stato un
compito facile.
“Draco, so
che ti stai chiedendo perché ti ho attaccato e rinchiuso in questo ufficio”.
Lui annuì ed
Hermione prese coraggio per continuare. “Beh, non sarà facile da spiegare ma
voglio che tu sia paziente con me e mi ascolti. Va bene?”.
Draco annuì
di nuovo. “Puoi non credermi, ma per favore, ascoltarmi. Sei sotto l’influenza
dell’Amorentia”.
Draco mosse
gli occhi e cercò di parlare, aprendo la bocca diverse volte senza che ne
uscisse alcun suono. Sembrava essere incredibilmente frustrato.
“Se ti tolgo
l’incantesimo silenziante, ti comporterai bene e non urlerai?”, chiese
Hermione.
Draco annuì
ancora, più irritato che mai. “Che diavolo credi di fare?”, sibilò ad Hermione.
Hermione si
strinse le mani. Era il punto debole del suo piano, far sì che Draco
l’ascoltasse. “So che è difficile da credere Draco, ma hai bevuto l’Amorentia”.
Draco
strinse gli occhi. “Perchè lo pensi? Sei gelosa o qualcosa del genere?”.
“No, non
solo gelosa ma voglio che mi ascolti. Non ti sei comportato in modo strano da
quando hai iniziato a volere Romilda Vane?”.
“Al momento sembra
ti stia rodendo il fegato. Intendi che dovrei essere così preso da te da non
riuscire ad andare avanti e stare con qualcuno di così meraviglioso come
Romilda?”.
Hermione
fece una smorfia. “Quindi praticamente mi stai dicendo che ti sei innamorato della
Vane in un paio di giorni, al punto che ti siedi anche al tavolo dei Grifondoro
per stare con lei?”.
“Cosa c’è di
così difficile da capire? È una ragazza molto speciale. È bellissima, dolce e
gentile”.
“Certo”,
disse sarcastica Hermione. “Sai altro di lei?”.
“Non ancora,
e quindi? È il motivo di avere una relazione, no? Così conosci più cose di chi
ti interessa”.
“Di solito
sai almeno qualcosa prima. Merlino Malfoy, Ginny mi ha detto che non sapevi
nemmeno chi fosse prima che lei te la indicasse. Non ti fa suonare un
campanello d’allarme?”.
“Credo tu
debba chiudere il becco, Hermione. Cos’hai contro Romilda? Penso tu sia solo
gelosa che qualcuno voglia stare con lei quando nemmeno quella mostruosità del
rosso vuole stare con te”, le urlò Draco, sempre più ferito.
Hermione si
rifiutò di dare ascolto alla propria rabbia, doveva tenere la calma. Sapeva che
non era Draco a parlare ma la pozione. Non gli avrebbe permesso di ferirla, non
importa quante cose brutte le avesse detto.
“Se inizi ad
urlare ti silenzierò di nuovo”.
“Fai quel
diavolo che ti pare. Non sei altro che una bisbetica gelosa che prova rancore
per Romilda”, urlò Draco.
Hermione
sospirò. Sarebbe stato più difficile del previsto. Draco era ottuso e testardo
al massimo e stava facendo uscire quell’idiota borioso che era stato fino al
quinto anno. Almeno, questa volta, non aveva ancora iniziato ad insultare sulla
purezza del sangue. Hermione lo silenziò nuovamente e Draco la fissò fumante.
Cinque ore
dopo non era ancora cambiato nulla ed Hermione aveva mantenuto l’incantesimo
attivo, seduta in un angolo a leggere. Ogni tanto controllava Draco, che in
quel momento fissava nel vuoto ma sapeva fosse ancora arrabbiato vista la
tensione della mascella. Gli offrì cibo ed acqua, ma lui la ignorò. Attorno a
loro, il castello era silenzioso. Ormai era scattato il coprifuoco e tutti si
erano già rintanati nelle sale comuni. Pensò fosse il momento buono per
permettergli di parlare. Sapeva di non aver fatto ancora nessun progresso ma il
silenzio le dava sui nervi. “Ora ti tolgo l’incantesimo. Credi di essere in
grado di parlare senza urlarmi addosso?”, chiese Hermione.
Draco non si
diede nemmeno la pena di guardarla. Sarebbe stata una lunga notte, pensò
Hermione. “Mi ascolti?”.
Draco
scrollò le spalle. “Non che possa esattamente fermarti, hai la mia bacchetta”.
“Draco, puoi
ascoltarmi senza arrabbiarti od entrare sulla difensiva questa volta?”. Il
Serpeverde non ebbe alcuna reazione visibile per cui Hermione lo prese come un
consenso e continuò. “Se ci pensi logicamente, capirai di non essere davvero
innamorato di Romilda Vane. L’hai mai notata prima?”.
Draco
continuò ad ignorarla. Almeno non stava urlando, ma non voleva comunque
prestarle attenzione. Si rifiutava di guardarla o di dedicarle un minimo di
tempo. “Pensaci, Draco”.
Hermione
tornò al suo libro e sperò che le sue parole avessero qualche minimo effetto.
Draco si
stava stancando di rimanere seduto allo stesso posto. La rabbia che lo aveva
fatto urlare in qualche modo se n’era andata dopo la terza ora di prigionia.
Ora voleva solo che quell’irritante strega lo liberasse. Dato che sembrava
voler continuare la sua tirata contro Romilda, aveva deciso di non prestarle
alcuna attenzione. Non aveva più parlato dopo l’ultima preghiera che gli aveva rivolto,
sembravano essere passati anni invece che poche ore. Si stava annoiando ed
aveva sete. Poteva rompere il silenzio? “Granger, ho sete. Portami da bere”,
ordinò.
Lei alzò un
sopracciglio a mo’ di sfida per il suo tono ma alla fine lo fece visto che lui
non poteva alzarsi. Sussultò quando lei gli porse il bicchiere contro le
labbra. Soprassedette al fatto di non trovarsi esattamente in una posizione
dignitosa, il bisogno di acqua era maggiore. Quando finì di bere, chiese
“Quanto a lungo intendi tenermi qui?”.
“Quanto
serve”, replicò lei. “So che non mi credi al momento ma quando la pozione
inizierà a svanire ti renderai conto della realtà e capirai che l’ho fatto per
il tuo bene”.
“Sì, sono
sicuro sarò contentissimo che tu mi abbia legato e portato via la bacchetta”,
biascicò sarcastico. “Oh, e non dimentichiamoci che mi hai fatto ascoltare le
tue idee pazze”.
“Lamentati
fin che vuoi, Draco, ma tra qualche ora vedrai che ho ragione”.
“E quanto ci
vuole ancora?”, chiese Draco.
“Beh, il
resto dei cioccolatini con l’Amorentia ce l’ho io quindi penso un altro giorno,
al massimo. Anche se possono essere anche sei ore, Romilda non è mai stata
brava in pozioni”.
“Quindi
tecnicamente mi terresti qui fino a domenica mattina?”.
“No, credo
saremo liberi sabato pomeriggio, dopo che mi avrai baciato i piedi in
ringraziamento ovviamente”.
“Nei tuoi
sogni, Granger. Gli unici piedi che bacerò sono quelli di Romilda”.
“Che schifo
Draco, è un’immagine che non voglio raffigurarmi”.
Per un po’ rimasero
in silenzio ma Hermione riusciva praticamente a sentire il cervello di Draco al
lavoro.
“Devo andare
in bagno”, le disse.
Hermione se
lo aspettava. Non era stupida e sapeva che avrebbe cercato di fuggire. Aveva
già preso precauzioni, rimuovendo qualsiasi cosa potesse usare come un arma,
persino gli asciugamani, che aveva rimpiazzato con dei tovaglioli di carta. “Certo
Draco, ti libero”, disse lei.
Lo vide
ghignare mentre si avviava verso il piccolo bagno in fondo. Dieci minuti dopo,
riemerse con il viso scuro. Lei gli sorrise tronfia. “Non credevi davvero che
sarei stata così stupida da lasciare qualcosa che avresti potuto usare contro
di me. Wow Draco, la tua vicinanza a Romilda ti sta davvero iniziando a
danneggiare”.
Lui non
disse nulla ma le lanciò uno sguardo infuriato mentre lo immobilizzava
nuovamente sulla sedia. E l’impasse continuò.
Il sabato
mattina arrivò freddo e luminoso. Hermione si era addormentata un’ora prima,
mentre Draco era rimasto immobile sulla sedia, rifiutandosi di chiudere gli
occhi. Aveva passato le ultime tre ore prima dell’alba a pensare alle parole di
Hermione. Il dubbio stava iniziando ad insinuarsi nella sua mente, aveva
ragione. Non aveva mai notato la ragazza prima di due giorni fa, né aveva mai
voluto chiederle di uscire. All’inizio, la parte di lui che rimaneva legata
alla Grifondoro, aveva iniziato ad urlare insulti all’altra parte del cervello
ma, durante le ore, avevano iniziato a svanire. Scosse la testa, cercando di
sistemare il conflitto. Odiava sentirsi confuso. Era come se una parte di lui
si stesse svegliando da un lungo sonno, mentre delle immagini sfocate dei
giorni precedenti gli scorrevano nella mente come dei sogni. Non provava più
quel desiderio spassionato di passare ogni momento con Romilda. Si sentiva più
libero, come se stesse tornando nel suo corpo, prima abitato da qualcun altro,
come se la volontà propria stesse riemergendo. Era importante, dato che non
voleva più sentirsi come durante la guerra ed il sesto anno, senza controllo
sulla sua vita. Le sue azioni erano state dettate da Voldemort e non aveva
potuto rifiutare.
Anche i
sentimenti per Hermione stavano riemergendo. Era rimasto lì, mentre la stanza
si illuminava, a guardarla dormire. In nessun universo parallelo avrebbe potuto
scegliere Romilda ad Hermione Granger. Lei lo teneva sempre sulle spine, lo
faceva pensare e le loro conversazioni riguardo la magia e la vita in generale
lo intrattenevano per ore. Riusciva anche a tenerlo in riga, come nessun’altra
poteva fare. Con lei, non avrebbe potuto scamparla e gli piaceva. Aveva bisogno
della sua compassione, lui che poteva diventare crudele all’occasione. Lo
avevano cresciuto insegnandogli di pensare egoisticamente, perché tutti erano
al di sotto di lui. Hermione era l’opposto. La sua campagna per la liberazione
degli elfi prima era motivo di scherno mentre ora era diventata una cosa che
adorava di lei. Dimostrava quanto fosse spassionata la sua voglia di
uguaglianza per quelli in difficoltà. Aveva una nuova speranza che avesse
cambiato idea e volesse stare con lui. Solo qualcuno a cui importava davvero si
sarebbe preso il disturbo di fare ciò che lei aveva fatto quella notte.
Hermione si
stiracchiò, strofinandosi gli occhi e muovendo collo e spalle a destra e
sinistra, cercando di allontanare il dolore causato da una posizione sbagliata
durante il sonno. Sbadigliò apertamente e le ci volle un minuto per capire dove
si trovasse e perché avesse dormito così poco. Allungò le gambe e si accorse di
avere uno spettatore. Draco era seduto nella stessa posizione in cui l’aveva
lasciato. “Ciao”, disse timida, un po’ imbarazzata per essersi addormentata.
Lui le
sorrise. “Buongiorno, dormito bene?”.
Hermione
arrossì. “Per quanto possibile su un pavimento di pietra sotto alla finestra”.
Draco ghignò
ma non riuscì a commentare perché lei rise. Hermione non aveva mai visto Draco
Malfoy in altro modo rispetto alla posizione elegante che di solito teneva. In
quel momento, invece, aveva i capelli arruffati e le guance rosse per averci
appoggiato le mani. Non glie lo avrebbe detto ma era persino più bello. Lui la
riprese. “Hai un po’ di bava alla bocca”.
Hermione
scattò a pulirsi la bocca ma gli fece una linguaccia quando si rese conto che
aveva mentito. “Idiota”, mormorò.
Draco si
schiarì la gola e si guardò le mani. “Ok, so che me ne pentirò in trenta
secondi ma volevo ringraziarti”.
Hermione lo
guardò prima confusa, poi con un sorriso enorme. “Allora immagino che
l’Amorentia sia svanita?”.
“Sembra di
sì, un minuto prima ero fumante di rabbia con te per avermi tolto Romilda Vane
e quello dopo hanno iniziato ad assalirmi i dubbi”.
“Beh, è un
sollievo. Iniziavo a pensare che avrei dovuto tenerti chiuso qui per sempre”.
Draco alzò
un sopracciglia. “Paura che potessi davvero sposarla?”, la prese in giro.
Hermione
arrossì e si voltò mordendosi un labbro. La sua voglia di salvarlo da quella
intrigante Grifondoro gli dimostrava quanto le importasse di lui. Doveva solo
farglielo ammettere.
“Ok, togliamoci
l’umiliazione. Quanto male mi è andata?”.
Hermione cercò
di bloccare sul nascere una risatina. “Diciamo solo che la tua reputazione in
questa scuola non sarà più la stessa”.
Draco
grugnì. “Così male?”.
Hermione semplicemente
annuì.
“Gli ultimi
giorni non li ricordo bene. Ho qualche flash di me che correvo dietro alla Vane
come un pazzo”.
“Di sicuro
non è stato da te. In realtà è stato quello che mi ha fatto pensare fossi sotto
effetto di una pozione”.
“Ok,
smettila di farmi auto-commiserare e dimmi quello che ho fatto”.
“Vuoi tutta
la storia o la versione corta?”, chiese divertita Hermione.
“Dimmelo e
basta. Sono pronto ad ascoltare tutti i dettagli peggiori”.
Hermione
iniziò allora a raccontargli del suo comportamento sconclusionato. Dopo aver
sentito del proprio correre dietro a Romilda Vane, del divertimento di Ron ed
Harry e dei fiori datele davanti a tutta la scuola, Draco dovette sedersi con
la mano sugli occhi, orripilato. Quando sarebbe uscito da quell’ufficio,
sarebbe stato un pagliaccio ambulante.
“Allora come
mai sei stata l’unica ad accorgerti che qualcosa non andava?”, chiese quando
lei finalmente finì il racconto.
Hermione
storse il naso. “Non ne sono sicura. Cioè, eri così diverso che non ho idea di
come mai nessuno dei tuoi compagni ti abbia preso da parte per chiederti a che
diavolo stessi giocando. In effetti, Pansy sembrava quasi contenta per te”.
Draco brontolò.
“Lo sarebbe, mi scoccia sempre sul fatto che debba trovarmi una ragazza e
innamorarmi”.
“Sì, ma
Romilda è chiaramente quella sbagliata, lo capirebbe qualsiasi persona con un
po’ di intelligenza. So che Pansy vuole tu sia felice, e non con chiunque bensì
con qualcuno che ti completi. Ero così confusa sul perché nessuno si prendesse
la briga di fermarti”.
“Credimi,
scambierò con loro due paroline”.
“Allora, ti
senti abbastanza bene da uscire? Non credi di provare una voglia irrefrenabile
di saltare addosso a Romilda Vane appena la vedrai?”.
“Solo se con
“appena la vedrai”, intendi farle sputare sangue per aver giocato con me in
quel modo”.
Hermione
rise. “Come prefetto, Signor Malfoy, dovrò toglierle dei punti se compirà una
tale azione”, disse con voce da maestrina.
“Ma
penalizzerebbe la sua stessa casa, Signorina Granger”.
“Dato che
presto tornerà a Grifondoro, non credo mi importi molto del futuro dei
Serpeverde. in effetti, mi piacerebbe ottenere un po’ di equità dopo il tuo
massacro, quando hai scoperto Harry e Pansy baciarsi”.
Draco ghignò.
“È stata un’opportunità troppo bella per lasciarsela sfuggire. Penso dovrò
rispolverare la mia indole tiranna e terrorizzare qualcuno del primo anno, per
ripristinare il mio orgoglio ferito”.
“Provaci,
Draco, e ti ritroverai presto legato nuovamente a questa sedia”.
“Parlando
della tua attuale passione, mi vuoi slegare? Mi piacerebbe sgranchirmi le gambe”.
“Oh Draco,
me ne sono completamente dimenticata”. Hermione si affrettò a liberarlo.
Draco si
alzò e sospirò di sollievo mentre muoveva i muscoli atrofizzati. Gli faceva
male ovunque e non vedeva l’ora di farsi un bagno nella vasca dei prefetti. “Che
ore sono?”, chiese.
“Wow, sono
le unici. Immagino che il tempo voli quando ci si diverte”.
“Tu forse ti
sei divertita a mettere in pratica le tue fantasie e legarmi, ma io ho fame”.
Hermione gli
diede un buffetto sul braccio. “Io non ho fantasie su di te, idiota”.
Draco si
abbassò e le sussurrò all’orecchio. “È normale ammettere che io sia l’uomo dei tuoi
sogni, Hermione. Lo fanno tutte le ragazze di Hogwarts”.
“Perché non
vaneggi un po’ di più? Il tuo ego ha bisogno di un codice postale tutto per sé”.
“Dico solo
la verità. Non posso farci niente se sono così bello da avere questo effetto
sulle donne”.
“Si, è che fai
loro andare in tilt la risata”.
Draco mise
un braccio attorno ad Hermione, facendola avvicinare a sé. “La gelosia ti dona,
Granger. Il verde è sicuramente il tuo colore”.
Lei gli
pizzicò un financo. “A volte sei proprio un gigantesco borioso”.
“E tu mi ami
per questo”.
“La smetti
di parlare?”.
“Solo se mi
zittisci”.
Hermione
fece l’unica cosa che avrebbe voluto da quanto aveva visto Draco appiccicato a
Romilda Vane. Ora le sembrava perfettamente naturale, dato che aveva capito i
suoi veri sentimenti per il biondo Serpeverde. Si alzò sulle punte, lo fece
abbassare e lo zittì iniziando a baciarlo.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Capitolo 18
Capitolo 18
Ufficio dei
Prefetti
Draco per un
secondo non si mosse, scioccato per ciò che Hermione stava facendo, ma presto
si riscosse e la strinse, ricambiando il bacio. Merlino, gli era mancata quella
sensazione, le farfalle allo stomaco ed il fatto che il sangue gli sembrasse
scorrere come lava in tutto il corpo. Solo lei gli provocava quell’effetto. Di
sicuro poteva abituarsi a quella versione della Grifondoro. Doveva ammettere
che gli piaceva non essere l’unico ad inseguirla. Il fatto che lo trovasse così
irresistibile come lui trovava lei, di sicuro lo eccitava.
Ad Hermione
invece piaceva avere il controllo. Nonostante la sua indole, non era mai stata
molto sicura di sé attorno ai ragazzi. Le piaceva che fosse Draco le stesse permettendo
di fare come voleva, la faceva sentire molto meglio. Mise fine al bacio e lo
guardò, rossa in volto e con il fiato corto.
“Immagino
dovrei fare il borioso un po’ più spesso se è così che mi farai tacere”, disse
Draco, leccandosi le labbra e ghignando.
Hermione arrossì
ancora di più. “Oh, ma smettila!”.
Draco
sorrise malizioso. “Fammi smettere”, la rimbeccò, facendole l’occhiolino e
godendosi il suo ovvio imbarazzo mentre gli ringhiava.
“Allora, significa
che ora sei la mia ragazza?”, le chiese giocosamente.
“Non c’è
bisogno di montarsi la testa, Casanova. Credo tu debba prima scaricare quella
che hai adesso”.
Draco le
mise una mano sotto il mento e le alzò il viso. “Davvero, Hermione, non mi va
di giocare. Se non vuoi che succeda qualcosa tra di noi, dimmelo ora. Ma sappi
che se ti tirerai indietro è finita, non ti verrò dietro in ginocchio”.
“Merlino
Draco, perché devi rendere tutto così difficile? Non è che me ne vado in giro a
baciare qualsiasi ragazzo ad Hogwarts per scherzo. Sì, la mia era una
dichiarazione d’intenti. Mi piaci e voglio stare con te”, disse Hermione
nervosa.
Draco sorrise
dolce. “Non devi imbarazzarti, volevo solo sapere cosa ne pensassi. Anche tu mi
piaci”, le rispose.
Hermione
alzò gli occhi al cielo e fece per uscire dall’ufficio. “Dove vai? Non ho
ancora finito con te”, si lamentò Draco, e la tirò dentro per baciarla di
nuovo.
Sala Comune dei Serpeverde
Il gruppo di
Serpeverde del settimo anno era seduto, un po’ spaesato, di fronte al fuoco. “Quanto
credi ci voglia perché la pozione svanisca?”, chiese Daphne. “Sembra siano
passati anni e sono stanca di stare sulle spine”.
Blasie scrollò
le spalle. “Ho seguito una ricetta modificata, non ne sono sicuro”.
“Che
intendi? Hai dato a Draco una pozione modificata senza nemmeno sapere quanto potente
fosse né quanto sarebbe durata? E se non svanisse mai? E chi l’ha modificata? Perché
non hai usato quella normale? E se chi l’ha modificata avesse voluto fargli del
male?”, snocciolò Daphne, diventando isterica.
“Si calmi,
Signorina Greengrass. La smetta di dare spettacolo. È disdicevole e, non c’è
bisogno che lo faccia notare, molto poco da Serpeverde”, biascicò il professor
Piton dal ritratto. “È una mia ricetta e dubito davvero di voler fare del male
al mio figlioccio”.
“Oh”, si
zittì Daphne, sentendosi stupida.
“Ma non ha
tutti i torti, signore. Quando durerà l’effetto appena Draco smetterà di
mangiare i cioccolatini?”, chiese Theo, prima di bisbigliare a Blasie “Non
riesco a credere che non abbiamo pensato di chiederglielo quando ci ha detto
come modificarla”.
“Ha finito,
Signor Nott, o non vuole sentire la mia risposta? Non ho tutto il giorno per
aspettare che finiate la conversazione”, disse tagliente Piton.
“Anche se è
un ritratto, non fa altro che aspettare”, mormorò Blasie. Theo soffocò una
risata.
“Che cos’ha
detto, Signor Zabini?”.
“Niente,
signore”.
Piton
strinse gli occhi, sperando, per l’ennesima volta, di non essere morto. Avrebbe
messo in punizione Zabini per una settimana. Gli mancava proprio girovagare per
il castello e terrorizzare il corpo studentesco. Sospirò al pensiero dei vecchi
tempi. “Ho modificato la pozione così che poteste far innamorare Draco di
qualsiasi ragazza aveste scelto. Di norma, avrebbe dovuto essergli somministrata
direttamente da lei. Altrettanto ovvio, volevo che svanisse in fretta, così che
tornasse in sé più presto che tardi”. Anche se, in realtà, non capiva perché il
suo figlioccio volesse stare con quell’insopportabile So-Tutto-Io della
Granger. Gli ricordava leggermente Lily Evans. Anche lei era stata irritante,
con un’insopportabile mania di controllare chiunque intorno a lei.
“Oh Merlino,
allora dovrebbe tornare presto”, disse contenta Daphne.
“Se non erro
dovrebbe essere in arrivo in questo momento. Mi pare di sentire la soave voce
della Signorina Granger da qui”.
Blasie, Theo
e Daphne non dissero nulla ma si scambiarono uno sguardo divertito. Sapevano
tutti che in realtà lei era il suo punto debole. Era immensamente orgoglioso
del suo talento in pozioni, ma si lamentava per la scelta di amici. Sapevano anche
che li aveva aiutati con il piano solo perché la approvava. Era notoriamente
protettivo con Draco, anche se lo aveva fatto arrabbiare molto da giovane.
“Allora, qualcuno
di voi mi spiega perché diavolo avete deciso di farmi vagare per Hogwarts come
un coglione negli ultimi giorni?”, chiese Draco quando lui ed Hermione
apparvero in sala comune qualche minuto più tardi.
“Mi spiace,
dovevamo capire la differenza? Non sei sempre un coglione?”, lo rimbeccò Theo.
Draco gli
lanciò uno sguardo di fuoco. “Non provarci, Theo. Ho dovuto rimettere al loro
posto un paio del secondo anno che sono venuti a prendermi in giro. Del secondo
anno! Da quando non hanno paura di me?”.
Blasie e
Theo non risposero ma non cercarono nemmeno di nascondere i sorrisi soddisfatti
che avevano in viso. Daphne si schiarì la voce. “Draco, eravamo felici per te.
Eri così carino ed innamorato”, mentì, incrociando le dita dietro la schiena. Merlino,
era stato inquietante. Sperava di non vederlo mai più comportarsi in quel modo.
Mai più.
“I Malfoy
non sono carini, Daphne, nemmeno da piccoli. E portare al collo i capelli di una
ragazza a caso non significa essere innamorati, ma chiaramente pazzi. Doveva essere
il tuo campanello d’allarme o almeno per quei due bastardi”, sibilò Draco,
indicando Theo e Blasie.
“È stato
divertente, il grande Draco Malfoy che corre dietro a una piccola Grifondoro”,
ragionò Blasie.
I pugni di
Draco si strinsero ed Hermione non era sicura che non avrebbe mandato Blasie in
infermeria, come aveva fatto con Baddock. Il suo buonumore si era dissipato
velocemente una volta usciti dall’ufficio dei prefetti perché aveva dovuto ignorare
diverse battute e commenti maligni. “Draco, non è il momento di litigare con
Blasie. Non devi trovare Romilda e scoprire che diavolo aveva in mente?”.
“Sì”,
aggiunse velocemente Daphne. “Ti cercava a colazione”. Decise di non aggiungere
che lo aveva chiamato Drakie e quanto sembrasse sconvolta per non averlo visto
dal pomeriggio precedente. Non credeva Draco dovesse esserne informato.
“E comunque,
dovresti voler ehm… sistemare la tua relazione prima di tornare a pranzo,
altrimenti si aspetterà che ti sieda con lei al tavolo dei Grifondoro”. Hermione
non riuscì a non ridere alla fine della frase.
Draco
borbottò qualcosa riguardo alle irritanti fidanzate Grifondoro che non lo
aiutavano per niente, il che fece ridere Hermione ancora di più. Blasie, Theo e
Daphne li fissarono ammirati, mentre Draco se la tirava addosso, facendole il
solletico. “Basta Draco, non respiro”, urlò Hermione.
“Allora
smettila di ridere di me”.
Hermione
squittì, cercando di incamerare ossigeno mentre lui continuava a farle il
solletico. “Ok, ok, mi arrendo”.
Draco la
lasciò immediatamente andare ma dovette sorreggerla per tenerla in piedi. “Dì
che ti dispiace”.
“No”,
rispose testarda lei.
Draco alzò
di nuovo le mani, minacciando di ricominciare. “Va bene, mi dispiace”, disse
Hermione asciutta, non volendo rischiare.
“Dammi un
bacio allora”, ordinò Draco.
Hermione
soffiò. “Sei un ricattatore”.
“Sono un
Serpeverde, ricordi?”.
Hermione iniziò
a sbeffeggiarlo ma presto si arrese, abbassandosi per baciarlo. Si dimenticarono
persino di avere degli spettatori, mentre cercavano di recuperare il tempo
perso.
Blasie si
schiarì la gola piuttosto forte dopo cinque minuti di pomiciata. “Scusate? Ci
siamo anche noi?”.
Hermione si
scostò, viola in viso. Le dimostrazioni pubbliche di affetto non facevano per
lei. Draco ghignò strafottente ai suoi amici e si rifiutò di lasciarla
scomparire nel dormitorio.
“Vedo che
avete fatto pace”, fece notare Theo.
“Sì, sembra
che Hermione non sia riuscita a sopportare la vista di un’altra che mi faceva
le fusa”.
Hermione gli
lanciò un’occhiataccia, prima di prenderlo a sberle. “Merlino,
sei un tale idiota, Malfoy”.
“Ottimo, ho
un debole per le bisbetiche gelose con una vena violenta”.
“Ti rendi
conto che questa potrebbe essere la relazione più breve della storia se non la
smetti di fare l’arrogante borioso?”, lo mise in guardia Hermione. Draco si zittì, non volendo spingerla troppo oltre.
Blasie
sogghignò. “Già sotto scacco, vedo. Che è successo all’orgoglio Malfoy?”.
Draco gli
lanciò un cuscino. “Solo Hermione può, Blasie. Posso ancora affatturarti tanto che
la Weasley non potrà più riconoscerti”.
“Ooooh
Draco, che paura”, lo rese in giro Blasie, alzando le mani in segno di finta
resa.
“Comunque,
ne ho abbastanza. Vai a cercare Romilda”, ordinò Hermione a Draco, cercando di
uscire da quell’imbarazzante conversazione.
“Sì signora”,
disse Draco facendo l’occhiolino, prima di soffiarle un bacio ed uscire dalla
sala comune.
Hermione
sospirò e si lasciò cadere sul divano di fianco a Daphne che sorrise, la abbracciò
e squittì. “Siete così carini! Raccontami tutto”.
Theo guardò
Blasie. “A meno che tu non voglia ascoltare il tono di Daphne diventare sempre
più alto ed eccitato, credo sia arrivato il momento per noi di andarcene”.
Sotterranei
Non fu
difficile trovare Romilda. Si aggirava davanti all’entrata dei Sotterranei,
ovviamente in attesa di Draco. Quando lui arrivò, lei fece un urletto e gli
buttò le braccia al collo. Draco rabbrividì, ricordando il quarto anno quando
Pansy diceva di essere innamorata di lui ed aveva perso la resta, comportandosi
esattamente allo stesso modo. “Drakie, dove sei stato? Ti ho
cercato ovunque”.
Draco resistette
alla tentazione di affatturarla subito, nonostante il suo umore fosse
peggiorato all’udire il nomignolo. Perché sentivano tutti il bisogno di cambiargli
nome? Draco non era neanche un nome troppo lungo o difficile da pronunciare. Aveva
da poco permesso agli amici di chiamarlo Drake, a patto che non lo facessero
troppo spesso. “Vieni un minuto, c’è una classe vuota laggiù”.
Romilda
sorrise, pensando si trattasse di un flirt. “Mi sei mancato anche tu, orsetto”,
disse con un tono di voce che gli diede i nervi. Orsetto? Che diavolo era? Sembrava
un nomignolo da poppante, non da Draco Malfoy. Nessuno aveva più paura di lui?
“Ehm, sì”,
disse vago lui e la spinse nella vecchia classe, lanciando un incantesimo silenziante.
“Ok, il gioco
è finito Romilda. Vorrei sapere perché l’hai fatto. Cioè, non sei mai stata una
di quelle che mi correvano dietro”.
Romilda
sembrò confusa. “Di che parli? Che gioco?”.
Draco si passò
frustrato una mano tra i capelli. “Parlo del fatto che mi hai rifilato una pozione
d’amore in quei cioccolatini”.
“Cosa? Perché
avrei dovuto?”.
“È quello
che sto cercando di capire, ma tu fai la finta tonta apposta”, urlò Draco.
Romilda sussultò.
“Devo ricordarti che sei stato tu a venirmi dietro?”.
“Sì, ma solo
perché mi hai drogato con quei cioccolatini il che, tra parentesi, è l’unico
modo in cui avrei potuto correrti dietro. Non sapevo nemmeno chi fossi”, la
pungolò Draco, ma si pentì quanto vide che era rimasta ferita. Non gli piaceva
quella sensazione e la colpa della sua presenza era sicuramente di Hermione. Non
era neanche stato particolarmente cattivo, quella volta. “Senti, non voglio
urlarti addosso, voglio solo sapere perché”.
“Io non ho
fatto niente, pensavo di piacerti. Mi stai dicendo che non mi ami e non vuoi essere
il mio ragazzo?”, disse Romilda, iniziando a piangere.
Se c’era una
cosa che Draco odiava, erano le ragazze che piangevano. Avrebbe dovuto lasciare
che se ne occupasse Hermione ma non voleva sembrare un codardo. Un uomo
dovrebbe essere sempre in grado di terminare le proprie relazioni di persona, non
importa quanto finte fossero. Tra l’altro, aveva anche paura che Hermione
affatturasse la ragazza senza permetterle di parlare. Anche lui era
terribilmente tentato di fare lo stesso, ma aveva pensato di poterle dare prima
la possibilità di spiegarsi. “Sì, ehm… mi dispiace ma no, non provo niente per
te. Ho bevuto un filtro d’amore. Quindi non sei stata tu a darmi l’Amorentia?”.
“No, perché avrei
dovuto?”.
“Beh,
Hermione ha detto che hai cercato di usarla su Potter al sesto anno”.
Romilda fece
una smorfia. “Certo che te lo ha detto la Granger. Ce l’ha sempre avuta con me,
quella vacca”.
Draco controllò
la propria rabbia. Tra l’altro, poteva anche essersi comportato in modo pessimo
da giovane ma non aveva mai picchiato una ragazza e non avrebbe iniziato in
quel momento. “È stata lei a capire del filtro e liberarsi dei cioccolatini”.
Romilda non
provò alcun senso di gratitudine. Nonostante aver scoperto che Draco non fosse
davvero stato innamorato di lei poteva non significare che non gli sarebbe
piaciuto continuare la relazione un po’ più a lungo. Invece il suo piano era
andato in fumo. Dalla ragazza che aveva messo in ginocchio il Re dei Serpenti,
facendo diventare verdi d’invidia le amiche, sarebbe diventata lo zimbello di
tutti, appena avessero scoperto che lui si era comportato in quel modo per
colpa di un filtro. “Allora immagino sia finita”.
Draco la
guardò incredulo. Faceva sul serio? “Sì, sono innamorato di un’altra”.
Romilda fece
l’ennesima smorfia. Non era difficile immaginare di chi si trattasse. Ora tutte
le amiche le avrebbero rinfacciato i suoi commenti sull’aver fregato Malfoy
alla Granger da sotto il naso. “Mi credi quando ti dico che non c’entro niente,
vero? Tutti rideranno di me appena la verità salterà fuori”.
“Ti credo. Non
penso qualcuno riuscirebbe a fingere quella sorpresa che hai dimostrato alle
mie accuse. Non lasciare che i commenti ti abbattano. Sei una bella persona
Romilda, ma non vai bene per me”, disse Draco dandole un bacio sulla guancia. Si
sentiva molto più ben propenso, adesso che aveva capito fosse innocente. Poteva
persino soprassedere ai suoi comportamenti irritanti e l’odio per Hermione, se fosse
significato sfuggire alle lacrime.
Romilda sentì
il cuore sfarfallare. Dannazione, perché doveva essere così dolce? Avrebbe preferito
il vecchio Malfoy, che l’avrebbe lasciata in modo crudele. Almeno sarebbe stato
più facile dimenticare. Prima che lui la cercasse, lo aveva ammirato da lontano
ma non aveva mai provato alcun desiderio di aggiungersi all’orda di ammiratrici.
In quel momento, invece, avrebbe voluto diventare la Presidente del suo fan club.
Sospirò, mentre usciva dall’aula vuota. La vita a volte era ingiusta.
Torre di
Astronomia
Draco non
riuscì a trovare un momento per parlare con Hermione fino al tardo pomeriggio. Aveva
passato la giornata a cercare di limitare i danni e sapeva che avrebbe dovuto finire
prima dell’arrivo della sua compassionevole ragazza Grifondoro. Si era già
riguadagnato il rispetto di quelli dei primi tre anni, attraverso qualche
tattica intimidatoria, qualche punto tolto alle altre case e diverse punizioni
più tardi. La sua reputazione come prefetto da cui stare lontani si era ben rafforzata.
Daphne aveva ancora una volta chiesto l’aiuto della sorella Astoria ed assieme
avevano sparso la voce di come lui fosse stato sotto l’effetto del filtro d’amore.
La storia non aveva fatto molto per il suo status di mago più intelligente di
Hogwarts ma lo aveva comunque aiutato con quegli studenti che avevano davvero
creduto si fosse innamorato di Romilda Vane. Al momento si sentiva piuttosto soddisfatto
e voleva raccontare ad Hermione che il colpevole doveva ancora saltare fuori. Era
solo riuscito a dirle brevemente che Romilda era innocente. Lei gli era sembrata
molto delusa, ma non aveva avuto l’opportunità di aggiungere dettagli.
La sera
sapeva le piacesse rilassarsi sulla torre di Astronomia ad osservare il
tramonto. Le arrivò alle spalle di nascosto e le mise le braccia attorno alla
vita, stringendola a sé. Le diede un bacio sul collo per annunciarsi, adorando
il momento in cui lei sospirò contenta e si rilassò contro di lui.
“Adesso mi
spieghi perché credi che la Vane sia innocente?”, chiese.
“Certo, sono
venuto per questo, oltre che per baciarti fino allo sfinimento, ovvio”.
Hermione
alzò gli occhi al cielo ma sorrise, volendo che Draco la smettesse di prendere
in giro ed iniziasse a parlare. Lui le diede la versione corta della conversazione
con Romilda, divertito per il suo disappunto quando dovette ammettere che di
sicuro non poteva essere stata una del quinto anno a dargli quei cioccolatini. “Allora
chi credi sia stato?”, chiese Hermione.
Entrambi rimasero
un momento in silenzio, scervellandosi per capire chi potesse volerlo umiliare
in quel modo. In passato, Draco avrebbe messo Potter e la Donnola in cima alla
lista ma non credeva avrebbero voluto ferire in quel modo Hermione. A meno che,
ovviamente, non sperassero che lei cambiasse idea. “Non credi possano averlo
fatto quei due celebrolesi dei tuoi amici, vero?”, chiese, sapendo già quale
sarebbe stata la risposta.
“No”, disse immediatamente
lei. “Perché avrebbero dovuto?”.
“Hai mai
frequentato Hogwarts negli ultimi otto anni? Non siamo esattamente culo e
camicia e dubito siano stati contenti alla prospettiva che stessimo assieme”.
“Vero, ma
dimentichi una cosa. Prima che bevessi la pozione non eravamo esattamente
amici. E di sicuro Harry non avrebbe messo in pericolo la relazione con Pansy,
se fosse stato scoperto”.
“Immagino tu
abbia ragione. Non avevano te a pianificare la cosa e nessuno di loro è un
brillante pozionista, anche se Potter è stato fortunato al sesto anno il che,
onestamente, è sospetto”.
Hermione
rise. Ormai il fatto che Harry avesse usato il vecchio libro di Piton non le
dava più fastidio. “Se pensassi che la miracolosa svolta di Harry non sia
dovuta a cervello e olio di gomito, potresti avere ragione. Ha trovato il
vecchio libro di Piton nell’armadio, con un sacco di istruzioni per ogni
pozione, assieme a qualche anatema come il Sectumsempra”.
“Quell’idiota
copione. Sapevo che non avrebbe potuto essere così bravo solo per il cambio di
professore. Scommetto che ti ha fatto diventare matta, Signorina So-Tutto-Io. Perdere
il primo posto e per un motivo illegittimo per di più”.
Hermione
storse il naso. “Ci sono rimasta parecchio male. Mi piace pensare sia stato
solo perché stava usando un libro magico senza sapere la fonte degli appunti,
ma devo essere onesta. Per la maggior parte ero gelosa del talento di chi li
aveva scritti”.
“Severus era
un genio”.
Iniziarono
entrambi a pensare a chi avrebbe potuto somministrargli la pozione. Sembrava un
modo molto strano per vendicarsi di Draco perché, anche se si era messo un po’
in imbarazzo, sarebbe stato comunque facile riscattarsi dato che tutti sapevano
quanto fosse pericolosa l’Amorentia. “Sai, ancora non riesco a credere che tu
sia stata l’unica a capire mi stessi comportando in modo troppo strano”, disse
divertito Draco, prima di zittirsi. Guardò Hermione e vide la stessa luce nei
suoi occhi.
“No”, mormorò
lei. “Non lo farebbero”.
“Oh, lo
farebbero eccome. È perfettamente da Serpeverde”.
“Ma come avrebbero
fatto a scegliere Romilda Vane? È la candidata perfetta, dato che sapevo del
suo tentativo con Harry”.
Draco inarcò
un sopracciglio e la guardò cinico. “No, non ci credo. Harry e Ron non me lo
farebbero mai”, disse risoluta.
Draco fece
una smorfia. “Beh, ma si sarebbero divertiti un sacco a farlo a me. Ron ultimamente
ha sempre quel ghigno irritante ogni volta che mi vede. Si è sconquassato, quel
rosso”.
“Ma quale
sarebbe la motivazione?”.
“Pansy e la
sua dannata voglia di trovarmi una ragazza. Ha blaterato per due settimane di
come dovevo inghiottire l’orgoglio e correrti dietro per pregarti di cambiare
idea. Sarebbe anche stata in grado di ingegnare un piano così e non le sarebbe
dispiaciuto sacrificarmi”.
“Ma come avrebbero
fatto a far funzionare l’Amorentia se l’hanno preparata loro e non Romilda?”.
“Non stavamo
parlando di un pozionista ingegnoso giusto qualche minuto fa? Uno al quale i
miei amici hanno accesso illimitato?”.
“Piton! Ma
non si sarebbe mai abbassato! Borbotta sempre contro l’Amorentia e quelli abbastanza
disperati da usarla”.
“Non sottovalutare
il potere della noia, né dell’avere a che fare con il mio padrino”.
“Perché Piton
dovrebbe volere che il suo figlioccio d’oro frequenti, cito testualmente “un’insopportabile
so-tutto-io”? Non ha senso!”.
“Credi
davvero di non piacere a Severus?”.
“Sì, non è
mai stato gentile con me”.
“Solo perché
eri la studentessa più talentuosa in pozioni a cui avesse mai insegnato ma sei
una Grifondoro e amica di Potter. Ti avrebbe idolatrata se fossi stata assegnata
a Serpeverde”, disse Draco, ignorando l’isteria di Hermione. “O comunque ti
avrebbe adorata se fossi stata a Corvonero, ma non avrebbe potuto sopportare di
lodare una del Trio delle Meraviglie. Tra l’altro, se conosco Severus, adorerebbe
vedere Potter perdere contro un Malfoy”.
Hermione gli
diede una sberla sulla nuca. “Harry non mi ha perso per nessuno”.
“Ancora”,
mormorò Draco, prima di lisciarsi i capelli e lamentarsi con lei per averlo
spettinato.
Hermione
sopportò i suoi lamenti per poco, prima di riportarlo alla concentrazione. “Allora, che facciamo?”.
Draco sorrise malvagio. “Potrei avere un piano, ma dovresti dimenticarti del tuo irritante..”. Hermione
strinse pericolosamente gli occhi. “Intendo, del tuo adorabile desiderio di
fare la gentile con tutti”.
Hermione strinse
le labbra, pensierosa. “Credo potrei essere persuasa ad ignorare la parte
migliore del mio carattere, per un po’”.
Draco la
spinse contro il muro, appoggiando la fronte sulla sua. “Tesoro, stai diventando
una Serpeverde nell’animo. È eccitante”, le disse, prima
di baciarla profondamente.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Capitolo 19
Capitolo 19
Sala Grande
La Sala
Grande era silenziosa. Era uno smorto lunedì mattina, in cui corpo studentesco
e professori erano più interessati a rimpinzarsi con la colazione e bere tè e
caffè piuttosto che parlare. Tutti tranne una persona, Ginny Weasley,
chiaramente mattiniera. Stava ciarlando con il resto dei suoi poveri compagni,
mentre questi annuivano e facevano a finta di prestare attenzione. Ecco perché
fu uno shock quando si zittì. Il silenzio divenne assordante. I compagni
vennero distolti dall’apatia individuale da quell’atmosfera rilassata che
discese quando lei chiuse la bocca. Erano confusi, nessuno riusciva a zittirla,
tranne che Blasie Zabini, ma solo quando la baciava. Videro la sorpresa sul suo
viso quando si rese conto di aprire la bocca ma senza poter emettere una
parola. Guardò Harry e Ron perché la aiutassero, ma loro la fissavano
divertiti.
Ron scrollò
le spalle. “Immagino tu abbia finalmente perso la voce, Gin. Doveva succedere
prima o poi, le corde vocali non possono essere usate così tanto senza danni”.
Stava chiaramente traendo vantaggio da quella situazione, visto che non poteva
né litigarci né affatturarlo di fronte ai professori, anche se lo sguardo
assassino prometteva ritorsioni. Lui fece una smorfia e si tuffò l’ennesimo
cucchiaio di uova strapazzate in bocca. Ma il divertimento durò poco visto che,
con un pop improvviso, si trasformò in un Orango Tango. Emise un ringhio quando
saltò sul tavolo e spazzò via la colazione.
La McGranitt
si alzò di scatto per andare ad aiutare, assieme al Professor Vitious e
Lumacorno, ma niente di quello che facevano sembrava funzionare. Gli studenti,
da addormentati, si svegliarono di colpo.
Al tavolo
dei Serpeverde, una bruna prendeva a sberle il suo bel fidanzato. “Pensavo
avresti dato a Ron la pozione in un posto più tranquillo”.
Draco
ghignò. “Sono un Malfoy, ci piace dare spettacolo. Quale posto migliore della
colazione di lunedì mattina?”.
“Wow, George
ha davvero fatto un lavoro spettacolare con la modifica alla crema canarina”,
disse Hermione.
“Adoro che
abbia accettato la mia idea di trasformarlo in quell’orango tango gigante che è
in realtà”.
Hermione
alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Sapeva che non avrebbe dovuto
fidarsi di Draco e George che complottavano senza la sua supervisione. Superata
l’inevitabile Malfoy-Weasley diatriba, si erano scoperti essere spiriti
piuttosto affini.
“Bel lavoro,
comunque, per aver silenziato Ginny. Diventerà isterica entro fine giornata”,
si complimentò Draco.
Hermione
sorrise, contenta di aver potuto sfruttare la naturale incapacità della sua
amica di tacere ogni tanto. “Due andati, ne mancano cinque”, rispose.
Draco ghignò
maligno. “Adoro la tua indole Serpeverde. È così dannatamente sexy”.
Serre di
Erbologia
Pansy
osservò confusa Blasie che si intrufolava alla lezione di Erbologia di
Grifondoro e Tassorosso. Si accigliò e gli sussurrò “Che ci fai qui? Sparisci
prima che la Sprite ti veda”.
Parò troppo
presto, perché la Sprite si voltò e se ne accorse. “Signor Zabini, posso
chiederle cosa ci fa alla mia lezione? Non è né un Grifondoro né un
Tassorosso”.
Blasie si
giro i pollici, a disagio. “Mi chiedevo se potessi scambiare una parola con
lei, Professoressa”, chiese.
“Non è di
regola, Signor Zabini, ma se è abbastanza urgente da interrompere la mia
lezione immagino di poterle parlare. Andiamo fuori”.
Ron
sogghignò e si voltò verso Harry e Pansy, indicando la cravatta di Blasie
mentre questi si allontanava dalla serra con la Sprite. “Zabini si è
trasfigurato la cravatta nei colori di Tassorosso?”.
Harry iniziò
ad armeggiare nella propria borsa e ne estrasse qualcosa. “Sapevo di averne
ancora un paio da qualche parte”, disse reggendo le Orecchie Oblunghe. “Vediamo
che combina Zabini”.
I tre si
strinsero ed allungarono verso un’estremità del cavo. “Per favore
Professoressa, vorrei davvero trasferirmi nella sua casa”, sentirono Blasie
pregarla.
Pansy si
allarmò mentre Harry e Ron non riuscirono a trattenere le risate. “Signor
Zabini, è stato smistato a Serpeverde. È il cappello parlante a scegliere e noi
non ci immischiamo né trasferiamo gli studenti che credono si essere stati
smistati erroneamente”.
“Ma dovrei
essere un Tassorosso. La sua casa andrebbe molto meglio per me”.
“Non ha mai
espresso tale desiderio, prima di oggi. In realtà, mi è sempre sembrato molto
contento di dove si trovasse”.
“Non voglio
fare una rivolta ma credo davvero dovrebbe essermi permesso di cambiare. Dovrei
appartenere alla casa verso la quale provo più affinità”.
“Questo va
oltre le mie competenze, Signor Zabini. Non mi è mai stata fatta prima una
simile richiesta e non son dell’idea che un trasferimento sia possibile”.
“Lo dice
solo perché non mi vuole nella sua casa”, singhiozzò Blasie.
La
Professoressa Sprite sbuffò, piuttosto esasperata. “No, non è così. A
Tassorosso noi non discriminiamo nessuno. Penso di dover parlarne con la
Professoressa McGranitt, se è sicuro di ciò che vuole. Suppongo potrebbe
ricadere nella nuova politica di unità”.
Blasie
abbracciò la Sprite, che si scansò velocemente. “Signor Zabini, immagino lei
dovrebbe trovarsi ad Incantesimi in questo momento. La prego, torni in classe
prima che il Professor Vitious pensi sia stato rapito”.
Harry
ricacciò velocemente le orecchie oblunghe in borsa appena la Professoressa
rientrò nella serra, piuttosto rossa in viso e frustrata. “Perchè le ha chiesto
quella cosa?”, chiese a Pansy.
Pansy inarcò
un sopracciglia, ripensando alla conversazione origliata. “Non lo so, non è da
Blasie. Nessun Serpeverde diventerebbe mai amico di un Tassorosso, figuriamoci
cambiare casa. Sta sicuramente succedendo qualcosa”.
Harry annuì.
“Prima Ron e Ginny e adesso Blasie. Non è per niente normale”.
Classe di
Incantesimi
Blaise entrò
in classe un quarto d’ora in ritardo. “Finalmente si unisce a noi”, gli fece
notare il Professor Vitious. “Per quale motivo è arrivato così in ritardo,
Signor Zabini?”.
“Dovevo
parlare con la Professoressa Sprite, signore”, rispose Blasie.
“La metterò
in punizione”, gli disse Vitious. “Non posso tollerare un tale ritardo, anche
se doveva parlare con un collega Professore”.
Blasie annuì
e si mise a sedere. Draco diede una gomitata ad Hermione. “Tesoro, hai visto
cos’ha fatto Blasie alla sua cravatta?”, rise.
Hermione lo
osservò da dietro il libro su cui si stava concentrando. “Sì, l’ha trasfigurata
appena l’ho messo sotto incantesimo”.
Draco
ghignò. “Sei davvero malvagio, Hermione. Questo piano mi piace oltre ogni
limite. Blasie non si riprenderà mai più”.
“Pronto per la prossima fase? “, chiese Hermione.
Lui annuì, ghignando ancora di più. “Non vedo l’ora. Theo rimarrà traumatizzato
a vita”.
Contando
fino a tre, presero entrambi le bacchette e le agitarono verso Theo e Daphne. I
due ragazzi si irrigidirono appena, cosa che si sarebbe notata solo se qualcuno
vi avesse fatto molta attenzione. Sia Hermione che Draco invece si rilassarono.
“Hai trovato un ottimo incantesimo”, si complimentò Draco.
“Grazie,
vale sempre la pena fare il topo da biblioteca”.
“Finché
continuerai a baciarmi anche lì, puoi passarci tutto il tempo che vuoi”, la
provocò Draco.
Hermione gli
piantò le unghie nella coscia, facendolo sussultare. “Comportati bene, Malfoy”.
“Altrimenti
mi metti in punizione?”, chiese speranzoso Draco.
Fortunatamente
per Hermione, il Professor Vitious richiamò l’attenzione della classe. L’incantesimo
lanciato a Theo e Daphne si manifestò solo a metà della lezione e gli studenti
iniziarono a ridere quando Theo si alzò e si mise di fianco ad Hermione,
seguito da Daphne che si unì a Draco e Blasie.
“Theo”, gli
sussurrò Hermione. “Sei dal lato sbagliato”.
Theo la
guardò confuso, prima di rispondere con la voce di Daphne. “Hermione, stai bene?
Mi hai appena chiamata Theo”.
Hermione
fece uno sforzo terribile per evitare di ridere. “Perché tu sei Theo, Daphne è
laggiù”, disse, indicando Daphne.
La voce di
Daphne diventò un lamento, che fece ridere gli studenti ancora di più, mentre
Theo, intrappolato nel corpo di lei, iniziò ad urlare. “Che diavolo sta
succedendo?”.
Il Professor
Vitious rimase sbalordito e senza parole. Quel giorno stava sicuramente capitando
qualcosa di strano.
Corridoi di
Hogwarts
Draco stava
facendo del suo meglio per rimanere dritto e non ridere. Stava seguendo Harry,
che cercava di inseguire la sua ultima cotta. Ci era voluto un po’ prima che
Hermione accettasse la sua idea e gli permettesse di somministrargli gli ultimi
cioccolatini che erano rimasti. All’inizio aveva protestato vigorosamente,
ritenendola una cosa troppo subdola ed inoltre non voleva ferire Pansy, che in
quel momento stava rincorrendo Harry, piuttosto sconvolta. Draco l’aveva ignorata,
dicendole che era stata proprio Pansy ad ideare il piano e Potter se lo meritava
perché beh, perché era Potter.
Hermione gli
si parò davanti, mani sui fianchi, chiaramente turbata. “È un piano cattivissimo,
Draco”, si lamentò.
“Sì”,
concordò lui. “Andiamo Hermione, abbiamo deciso di dividerci le punizioni per
avere abbastanza tempo da trovare delle fatture decenti. Adesso non puoi
lamentarti solo perché a me è toccato Harry”.
“Non credevo
saresti stato così maligno”.
Draco le lanciò
uno sguardo incredulo. “Da quanto mi conosci, Hermione? È ovvio che avrei
trovato qualcosa di pessimo per Potter. E Pansy se lo merita. So che c’era lei dietro
a tutto”.
“Ma
guardala, ha il cuore a pezzi”.
“Solo perché
al momento ha la personalità di un nano da giardino. Adoro vederla così
indifesa”.
Hermione si
accigliò alla vista di Harry rincorrere la Professoressa Cooman con un’espressione
vacua.
“Sybilla,
aspetta. Per favore, amore mio, dimmi che verrai con me ad Hogsmeade questa sera”.
“Signor
Potter, ho saputo della sua irrefrenabile passione per me sin dal primo momento
in cui l’ho vista ma caro, non posso sacrificare la mia condotta professionale
per compiacerti”, disse la Professoressa Cooman, sbattendo rapidamente le
ciglia da dietro gli occhiali.
“Per favore,
Sybilla, io ti amo. Ho sconfitto Voldemort così che potessimo stare insieme”.
La Cooman gli
batté una mano sulla spalla. “I miei tarocchi mi dicono che non mi
dimenticherai mai, ma non siamo fatti per stare insieme. La sfera di cristallo dice
che avrai una vita vuota, con la tua piccola amica Parkinson”. Scosse triste la
testa. “Mi spiace, ragazzo mio. Sei destinato ad una vita infelice”.
“Lei?”,
protestò Harry. “Non è nient’altro che una piccola intrigante”.
La Cooman
annuì concorde mentre Pansy obiettava con voce debole e tremolante. “Harry,
come puoi dire una cosa simile? Io ti ho dato tutto”, urlò piangente.
Hermione
lanciò a Draco uno sguardo di disapprovazione, prima di andare da Pansy e prenderla
tra le braccia. Il suo irriverente ragazzo invece continuò a ridere del
disastro intorno a lui.
Sala Comune dei Serpeverde
A fine
giornata, Draco aveva male ovunque per le troppe risate che si era fatto a
causa del caos combinato da lui ed Hermione. Hermione invece, fedele alla
propria natura compassionevole, si sentiva in colpa. Per fortuna era riuscita a
convincerlo che nessuna punizione sarebbe dovuta durare più di una giornata, così
i loro amici stavano piano piano tornando normali.
Theo e
Daphne si stavano guardando, avendo appena finito di litigare dopo che lei lo
aveva beccato a palparsi il seno. Blasie stava tornando dal suo incontro con la
Professoressa Sprite e la Professoressa McGranitt. Era diventato una furia
quando l’incantesimo aveva iniziato a svanire e si era reso conto di aver girato
tutto il giorno con l’uniforme di Tassorosso. Hermione invece aveva passato il
pomeriggio a consolare Pansy, che aveva pianto così tanto da far impallidire
Mirtilla Malcontenta.
Blasie
irruppe nella sala comune con Ginny, Harry, Pansy e Ron accodati.
“Come avete
potuto?”, urlò Ginny.
Draco ghignò,
come da manuale. “Che abbiamo fatto, piccola Weasley?”.
Ginny lo
ignorò e si focalizzò su Hermione. “Mi aspetterei una cosa del genere da quel
borioso idiota ma non da te!”. Hermione squittì, sentendosi più in colpa che
mai.
“La Cooman? Perché
mi avresti voluto fare una cosa del genere?”, si lamentò Harry.
“Potrei chiedervi
la stessa cosa”, fece notare Draco. “Romilda Vane? Non potevate
scegliere qualcuno di più irritante di lei”.
Pansy
sbiancò, con il viso ancora pieno di lacrime. “Come l’hai
scoperto?”. Il suo incantesimi non era ancora svanito.
Draco alzò
un sopracciglia. “Scusami? Non sono Paciock ed Hermione è la strega più brillante
di sempre. Credevi davvero che non l’avremmo capito?”.
I loro amici
si scambiarono uno sguardo. “Wow, credevate davvero di potervela cavare”, disse
ridendo Draco. “Questo rende la cosa ancora più soddisfacente”.
“Io ho
ancora dei flash di me che rincorro la Cooman come una specie di malato mentale,
mentre blatero di destini incrociati e dico parole orribili su Pansy”, disse
Harry.
“Per favore,
vai a piangere da un’altra parte. Farmi sentire in colpa non funzionerà e comunque
voi con me avete continuato per giorni. Mi avete fatto sedere al tavolo
Grifondoro con gli occhi da cucciolo per la Vane mentre lei si comportava da
schifo con Hermione”.
“Ma… proprio
la Cooman”, si lamentò Harry.
“Ma, ma, ma…
datti un contegno, pensavo fossi il Ragazzo che è sopravvissuto non una cacca
qualunque”, lo prese in giro Draco. “Tra parentesi, penso che tu e la Cooman
siate una coppia adorabile. Entrambi con il cervello ammaccato”.
Pansy lanciò
uno sguardo a Draco. “Perché mi hai cambiato la personalità? Sono diventata una
lumaca piagnucolona!”.
Draco
sorrise maligno. “Chiamala vendetta per quando al quarto anno mi hai dato quell’orribile
soprannome”.
“Sei un borioso
vendicativo, Malfoy”, sbottò Ginny.
“Sai che
novità?”, rispose Draco.
“E comunque,
avete iniziato voi”, ragionò Hermione. “Siete stati voi ad immischiarvi nella nostra
relazione”.
“Sì, ma
avevamo buone intenzioni”, disse Daphne. “Ed ha funzionato, ora siete felici
assieme”.
“Dopo oggi
io sono ancora più felice”, si perse nei ricordi Draco.
“Sei un
idiota”, sputò Ginny.
“E allora?”,
la rimbeccò Draco.
Ron era
rimasto ancora un po’ arancione. “Aspetta che racconti a George di come hai
modificato la sua Crema Canarina. Ti farà causa, Malfoy”.
Draco ghignò
strafottente. “Chi credi mi abbia aiutato?”.
“Quel traditore!”, sputacchiò Ron.
“Se avete finite
di fare gli idioti, la Professoressa McGranitt ha richiesto la presenza delle
Signorine Granger e Parkinson nel suo ufficio”, biascicò Piton dal suo
ritratto.
Ufficio della Professoressa McGranitt
Minerva McGranitt
guardò le due ragazze di sottecchi. “Pensavo sareste state entrambe contente di
tornare alle vostre case”, disse, sorpresa che la notizia appena comunicata fosse
stata accolta con dei musi lunghi.
“Ci piace dove
siamo, abbiamo trovato nuovi amici e beh… ragazzi”, replicò Pansy.
Hermione
annuì. “Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi piace davvero essere a Serpeverde”.
Rabbrividì appena, rendendosi conto di ciò che aveva detto di fronte ad una
McGranitt in stato di shock. “Intendo, è stato bello essere la prima Nata
Babbana a guadagnare punti”, si difese.
“Allora, è
possibile rimanere dove siamo?”, chiese Pansy.
La McGranitt
sorrise con le sopracciglia ancora leggermente arcuate. “Devo ammetterlo, non è
la reazione che mi sarei aspettata all’inizio. È comunque una piacevole sorpresa
ma temo, come ho già spiegato al Signor Zabini poco fa, che il cappello
parlante non sia mai stato messo prima in discussione e, domani, tornerete alle
vostre case”.
Pansy
scrollò le spalle e guardò Hermione. “Mi mancherà la vista dalla tua stanza”,
le disse.
Hermione
sorrise di rimando. “Ed a me la tua scrivania. Ci stanno tutti i miei libri”.
La McGranitt
le fece uscire con un sorriso enorme. Si appoggiò alla sedia e guardò Albus
Silente. “Come al solito, vecchio mio, avevi ragione. È stato un successo”.
Albus le
fece l’occhiolino. “Otto anni fa chi avrebbe mai pensato che Hermione Granger e
Draco Malfoy avrebbero lavorato assieme per potare il caos ad Hogwarts. Credo possano
essere lasciati in pace, hanno dimostrato di saper dimenticare il passato e la
rivalità. Sono piuttosto deluso tu non abbia assegnato loro dei punti”, disse.
Minerva gli
lanciò uno sguardo di rimprovero. “Non credo sarebbe una buona idea incoraggiarli,
Albus. Sono solo felice di doverli tenere qui ancora sei mesi, vista la loro
recente relazione. Sarebbero difficili da controllare, quei due”.
Piton fece
una smorfia, alzò gli occhi al cielo ed abbandonò il ritratto facendo
svolazzare il mantello.
Sala Comune
dei Grifondoro
Pansy si
abbandonò contro la spalla di Harry. “Non voglio andarmene, Harry”, disse.
“Lo so, sarà
strano non averti qui ogni sera”, replicò lui, accarezzandole la schiena.
Ginny soffiò. “Oh, datevi
un contegno, voi tue. Io e Blasie stiamo benissimo. Avrete ancora tempo per
vedervi”.
“E comunque
puoi tornare quando vuoi, Pansy”, mormorò Ron, con la bocca piena di
cioccolato. “Sempre che non ti porti dietro quel furetto platinato”.
Pansy fece
una smorfia alla vista dei pezzi di cibo che gli uscivano dalla bocca. “Buona
fortuna con Hermione, ti affatturerà entro metà della prossima settimana”.
Harry
sospirò. “Tristemente, Pansy ha ragione. Dovremmo incontrarlo regolarmente. Dimmi di nuovo, perché li abbiamo fatti mettere assieme?”.
Pansy gli
diede un buffetto sulla nuca. “Draco non è così male ed Hermione è perfetta per
lui. Lo tiene con i piedi per terra e gli dona un po’ di compassione”. Harry, Ron e Ginny storsero la bocca increduli. “Beh, gli dà un minimo di umanità il
che, per un Malfoy, è dire molto”, emendò lei.
Sala Comune
dei Serpeverde
Hermione si
raggomitolò al fianco di Draco, posando la testa sulla sua spalla. “Mi mancherà
tutto questo”, disse fisando il fuoco.
“Anche a me”,
le sussurrò lui all’orecchio.
“Sicura che
la McGranitt non cederà?”, chiese Daphne.
“No, ed ha
ragione. Immagina che incubo sarebbe se tutti gli studenti decidessero di
cambiare casa ad ogni nuova relazione e poi volessero tornare appena si
lasciano”, le fece notare Hermione.
“Beh,
immagino tu abbia ragione”, rispose Daphne.
“Io non
chiederò mai di diventare Grifondoro solo perché frequento te”, disse Malfoy.
Blasie rise.
“Ti immagini Draco a Grifondoro? Sarebbe da inserire in Storia di Hogwarts”.
Theo sghignazzò.
“E poi Hermione tornerà a trovarci quasi ogni sera, no Draco?”.
Draco annuì.
“Chi ha
detto che non verrà Draco da me?”, obiettò Hermione.
Theo tossì. “Buona
fortuna, Hermione. Credo Draco pensi ancora di prendersi qualche malattia nel
mettere piede in quella sala comune”.
Draco scrollò
le spalle. “Potrei diventare povero come i Weasley o peggio, prendere la
Spruzzolosi”.
Hermione lo colpì
alla spalla. “Sii carino” I Weasley sono stati come una seconda famiglia per
me. Potrebbe succederti di peggio che diventare come loro”.
Draco la
guardò orripilato. “Sono un Malfoy, noi abbiamo degli standard”.
“Sì, in
cattiveria”, lo prese in giro Blasie. “E non c’è niente che non vada nei rossi.
Ginny è bella, non puoi negarlo”.
“Non è male
per una Weasley femmina, immagino. Ma io preferisco le brune geniali e feroci”.
Hermione alzò
gli occhi. “Credi davvero io sia un genio?”.
Prima che Draco
potesse rispondere, Piton emise un rumoroso sospiro dal ritratto. “Sapevo che
questa robaccia dell’unità sarebbe stata un errore. Guardati, Draco, stai diventando
dolce fino alla nausea. Non è da Serpeverde, tantomeno
da Malfoy”.
“Che posso
dire? È troppo carina e non riesco a resistere”, rispose Draco, stringendo
ancora di più Hermione per darle un bacio.
Theo e
Blasie iniziarono a ridacchiare mentre Piton emise un lamento e si voltò. “Andrò
a controllare i Grifondoro nell’ufficio del Preside”.
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Capitolo 20 *** Epilogo ***
Capitolo 20 - Epilogo
Epilogo
Gli spalti del campo da Quidditch erano zeppi per l’ultima partita e più
attesa partita dell’anno. Il fatto che sarebbe stato Grifondoro contro Serpeverde
significava che ci sarebbero stati tutti, soprattutto dato che avrebbero visto
Potter contro Malfoy. Negli spalti dei Grifondoro, spiccava la presenza rossa
ed oro di George Weasley. Aveva portato con sé una sfilza dei nuovi fuochi d’artificio
dei Tiri Vispi ed avrebbe dato spettacolo alla fine. Dato che l’incontro
avrebbe designato il vincitore della Coppa, George aveva progettato anche dei
fuochi speciali per onorare la squadra ed aveva rispolverato il vecchio libro
di scommesse che lui ed il gemello Fred avevano usato durante il Torneo
Tremaghi. Nessuno scommetteva sulla vittoria Serpeverde, a parte i componenti. Malfoy
non era mai riuscito prima a soffiare il boccino a Potter e solo i più
ottimisti pensavano ci sarebbe riuscito quella volta. Sorprendentemente, George
si era unito a quei pochi ed aveva puntato sulla sua vittoria. I Grifondoro si
erano rivoltati alla sua decisione, considerate quasi uno scandalo.
George e Draco avevano imbastito una sorta di improbabile amicizia da quanto
avevano pianificato la vendetta contro Ron. Alla fine, George aveva invitato
Draco alla Tana per la festa di Capodanno, giustificando la cosa ai genitori
dicendo che, se avessero voluto Hermione partecipasse, avrebbero dovuto
sopportare anche la sua presenza. La serata si era dimostrata un successo.
Draco aveva lasciato il suo lato più crudele a Malfoy Manor e, ad eccezione di
qualche commento sibillino in direzione di Ron ed Harry, si era comportato in
modo eccezionale. Di sicuro aveva incantato Molly, che non aveva più smesso di
parlare di lui per tutte le feste e di come il “povero Draco” fosse solo
incompreso, il che aveva irritato profondamente sia Ron che Harry. Era persino
riuscito a farsi amico il più vecchio dei ragazzi Weasley, nonostante l’ovvia
contrarietà di Bill a perdonarlo per avergli fatto avvicinare Fenrir Greyback. Assieme
a Charlie, i due avevano poi sfidato Harry, Ron, Ginny e George nell’annuale
sfida a Quidditch. Le migliorate abilità di Draco come cercatore avevano quindi
spinto George a puntare su di lui quel giorno per la cattura del boccino,
assieme al fatto che volesse vincere dieci volte di più rispetto ad Harry.
La rabbia dei Grifondoro raggiunse il culmine appena prima del fischio d’inizio,
quando videro la loro Ragazza d’Oro seduta vicino a Blasie, Theo e Daphne sugli
spalti dei Serpeverde, con addosso ancora una volta la sciarpa del Capitano. Erano
passati sopra a quella sua pericolosa tendenza durante la partita
Serpeverde-Tassorosso, ma solo perché Hermione si era assicurata di indossare
la sciarpa Grifondoro alle loro partite, durante le quali aveva tifato a gran
voce per Harry, Ron e Ginny nonostante il disgusto di Draco, che si era
rifiutato di sedersi assieme a lei. I Grifondoro si erano in effetti vantati,
fino all’entrata di Hermione, della scelta di Pansy di sedersi con loro e
supportare Harry. La diversa risposta tra le due case era stata abissale e dire
che i Grifondoro fossero scontenti non sarebbe stato abbastanza. Il fatto che sia
George che Hermione avessero deciso di tifare per il nemico aveva iniziato a
distruggere la loro convinzione di poter vincere.
“Hermione, sicura che sarai al sicuro alla torre questa sera?”, chiese Blasie,
preoccupato per gli sguardi velenosi che le venivano lanciati.
Hermione rise. “Ma per favore, come se qualcuno di loro potesse battermi a
duello. Comunque, il nocciolo dell’unità tra case era abbattere le barriere così
che potessi scegliere di sostenere il mio ragazzo piuttosto che la mia casa”.
Theo alzò un sopracciglio. “Sì, magari fra un centinaio d’anni, quanto i
vostri pronipoti si sposeranno con quelli di Pansy ed Harry”.
Hermione lo guardò truce, cosa che gli ricordò molto la McGranitt. “Ai
Serpeverde sembra non importare che Pansy stia dall’altra parte”.
“Perché siamo Serpeverde, non siamo testardi come i Grifondoro, anche se in
ogni caso penso sia perché ci basta causare qualche aneurisma tra di loro,
vista la tua presenza qui”.
“Siete sempre la casa più subdola”, disse sarcastica Hermione.
“Lo dici come se fosse una brutta cosa”, rise Theo.
“Zitti voi due, le squadre stanno uscendo”, li interruppe Daphne.
Hermione sorrise a Draco e gli lanciò un bacio. La sorpresa di vederla seduta
tra i suoi amici, con la sua sciarpa addosso, quasi lo fece cadere dalla scopa.
Notò una simile reazione in Harry quando si accorse della presenza di Pansy tra
i Grifondoro. Le ragazze erano riuscite a tenere per sé i loro piani. Draco osservò
che, a causa loro, la tensione era aumentata. Sorrise apertamente alla sua
strega, prima di iniziare la partita. Era determinato a concludere la sua carrier
ad Hogwarts battendo Potter.
La partita fu una delle più lunghe degli ultimi anni. Entrambe le squadre giocavano
bene e la bravura dei giocatori aveva inchiodato agli spalti tutti gli
studenti, nonostante il cielo iniziasse a scurirsi. Blasie ormai soffriva da un
po’ di fianco ad Hermione, che gli stringeva forte un braccio e piantava le
unghie ogni volta che uno dei suoi amici veniva sfiorato da un bolide.
“Sono contento che tu e Draco abbiate iniziato a frequentarvi solo quest’anno”,
grugnì a quella che sembrava essere la centesima unghiata da parte sua.
Lei gli lanciò uno sguardo minaccioso. “Disse l’uomo che mi ha quasi rotto
una mano quando Ginny ha rischiato di sbattere contro Harper”.
“È fortunato ad averla evitata in tempo, altrimenti avrei dovuto picchiarlo
a sangue”.
Ma l’attenzione di Hermione era già stata distolta. Squittì quando sia Draco
che Harry si diressero in picchiata verso il prato. Avevano ovviamente visto il boccino. Mentre
entrambi quasi sfioravano la morte solo per acchiappare una pallina dorata,
Hermione afferrò malamente il braccio di Blasie, altrettanto concentrato da non
prestarle molta attenzione. I due si avvicinavano sempre di più al suolo così Hermione
voltò la testa e si nascose addosso a Blasie, incapace di guardare. La sua
agonia nel non sapere cosa stesse succedendo finì presto grazie ad un ruggito
che scoppiò tra gli spalti. Venne sollevata da terra e quasi lanciata in aria da
Blasie. “Abbiamo vinto, abbiamo vinto”, le urlò nelle orecchie. Hermione abbassò
lo sguardo e vide Draco, immensamente soddisfatto, trattenere il boccino in
alto. Harry, di fianco a lui, sembrava un po’ sconsolato.
Hermione lanciò un urlo e corse verso il campo. Appena raggiunse il suo ragazzo,
gli salto tra le braccia e lo coprì di baci. “Ce l’hai fatta”, urlò prima di
seppellire il viso nel suo collo.
“Vedere una certa strega con una certa sciarpa addosso, questa mattina mi ha
dato la motivazione giusta”, le disse.
“Ti amo”, gli sussurrò all’orecchio.
“Io di più”, le sussurrò lui, baciandola.
“Staccati dal nostro campione e fai avvicinare i veri Serpeverde”, disse
Blasie, allontanandola dalle braccia del cercatore.
Draco ringhiò al suo amico. “Sei fortunato che io mi senta clemente, Zabini,
altrimenti ti saresti beccato una brutta fattura con un biglietto di sola
andata per l’infermeria. E che significa veri Serpeverde? È la mia ragazza, il che
la rende Serpeverde come tutti gli altri”.
Hermione gli mise una mano sulla guancia. “Vai a giocare con i tuoi amici. Io torno tra un minuto”.
“Sarà meglio”, ringhiò lui.
Hermione corse da Harry e lo abbracciò per consolarlo. “Ero così preoccupata
che poteste uccidervi”, disse.
Harry le sorrise e le rimise a posto la sciarpa verde ed argento. “Perché hai
questa?”,
Hermione arrossì. “Beh,
io e Pansy abbiamo deciso di scambiarci ancora una volta questo pomeriggio”.
“L’ho notato. Non posso nemmeno contare sul supporto della mia amica”, la
prese in giro prima di farle l’occhiolino.
Arrivò anche Pansy e gli diede un bacio sulla guancia. “Penso di portarti sfortuna.
Tutte le volte che ho sostenuto Draco contro di te ha perso lui e per una volta
che voglio tu vinca alla fine vince lui”.
“Preferisco avere il tuo sostegno che il boccino”, disse contento Harry.
Ron li raggiunse di corsa, irritato, trascinandosi appresso la sorella. “Avete
visto e sentita dove è andato George e cos’ha fatto?”.
Harry scosse la testa. “Ha scommesso contro Grifondoro, quel traditore! Malfoy
ha corrotto non solo Hermione ma anche George”, disse Ron con il fumo che gli
usciva dalle orecchie.
“Aaaah, allora il magnifico regalo che ti ho preso te lo puoi scordare,
ingrato”, disse George alle sue spalle. “Magari la nuova Firebot la vuole Malfoy”.
Harry, Hermione e Ginny risero, sapendo benissimo che stava scherzando.
“Ed Hermione, non credere io non abbia notato il tuo tifo per i Serpeverde”,
le sibilò Ron. “Ti sei dimostrata
proprio una Principessa Grifondoro”.
Due braccia si avvolsero attorno la vita di Hermione. “Non hai ricevuto il promemoria,
donnola? Ora Hermione è la Principessa Serpeverde”, lo prese in giro Draco,
divertendosi ancora di più quando lo vide schiumare di rabbia.
Ginny diede a Ron una sberla sulla nuca. “Calmati, stupido. Credo sia dolce
che Hermione e Pansy si siano scambiate. Anche se ho notato che tu, Blasie, non
ti seu unito a loro”, disse Ginny, con le mani sui fianchi.
Draco sogghignò. “Non ho mai pensato avrei visto il giorno in cui saresti
diventato il pupazzo della piccola Weasley, Blasie”.
Blasie lo ignorò ed abbracciò la sua ragazza, sussurrandole “Indosso i boxer
rossi ed oro solo per te”.
Ginny ghignò e gli diede un bacio come premio.
“Per quanto mi dolga interrompervi, sta per iniziare il mio spettacolo”,
disse George.
Il gruppo alzò la testa verso il cielo assieme al resto di Hogwarts e rimase
in contemplazione dei nuovi fuochi d’artificio di usa invenzione. Come promesso,
George ne aveva creati anche in onore dei vincitori della coppa, ma senza riuscire
a sopprimere il suo lato scherzoso. Un enorme serpente esplose, sibilando verso
i Grifondoro e, invece che svanire qualche attimo dopo, si trasformò repentinamente
in un furetto bianco che iniziò a saltellare per il cielo, prima di esplodere nuovamente
in migliaia di pagliuzze dorate addosso agli studenti.
George si volò verso Draco. “Pensavo che quest’ultimo ti sarebbe piaciuto in
modo particolare, Malfoy”.
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