Sweet November di Ste_exLagu (/viewuser.php?uid=102)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Novembre -Cookie- ***
Capitolo 2: *** 2 November - Drawing ***
Capitolo 3: *** 3 November - Prehistoric ***
Capitolo 4: *** 4 November - Forest ***
Capitolo 5: *** 5 November -Architecture ***
Capitolo 6: *** 6 November -Geometric ***
Capitolo 7: *** 7 November - Candy ***
Capitolo 8: *** 8 Novmber - Print ***
Capitolo 9: *** 9 November - Ancient ***
Capitolo 10: *** 10 Novembwe - Fungus ***
Capitolo 11: *** 11 November -City ***
Capitolo 12: *** 12 November - Glitch ***
Capitolo 13: *** 13 November -Fruit ***
Capitolo 14: *** 14 November -Loyered ***
Capitolo 15: *** 15 November - Medieval ***
Capitolo 16: *** 16 November - Growth ***
Capitolo 17: *** 17 November - Sign ***
Capitolo 18: *** 18 November - Branching ***
Capitolo 19: *** 19 November -Grain ***
Capitolo 20: *** 20 November - Fluffy ***
Capitolo 21: *** 21 November - Art Dèco ***
Capitolo 22: *** 22 November - Fluid ***
Capitolo 23: *** 23 November - Game ***
Capitolo 24: *** 24 November - Fracatl ***
Capitolo 25: *** 25 November - Pastry ***
Capitolo 26: *** 26 November - Point ***
Capitolo 27: *** 27 November - CyberPunk ***
Capitolo 28: *** 28 November - Biome ***
Capitolo 29: *** 29 November - Instrument ***
Capitolo 30: *** 30 November - Illusion ***
Capitolo 1 *** 1 Novembre -Cookie- ***
1 November
Cookie
Quel giorno dalla palestra arrivava un profumo inebriante, biscotti, quelli fragranti quelli che gli ricordano quei bei momenti a casa della nonna quando cucinavano insieme gli shortbread e le shortcake. Un sorriso increspa le sue labbra solitamente incurvate in un’espressione sardonica.
Tsukishima non si rende conto però che quel profumo che sente non è quello del cibo, ma quello della persona contro cui va a sbattere appena entra in palestra. L’impatto è violento, ma non per lo scontro di corpi. “Sumimasen” la voce che sente lo sconvolge, perché quel profumo ha risvegliato in lui sensazioni che credeva perdute, passioni che credeva di aver sotterato sotto la propria ironia e il proprio sarcasmo. “Sumimasen” risponde, sente le guance diventare calde e le sue origini in parte gaijin non lo salvano, il rossore è ben evidente. Essere a disagio lo fa reagire come sempre, completa chiusura verso il prossimo, sta per usare il proprio sarcasmo ma viene interrotto: “Tsukki” richiama la sua attenzione Yamaguchi, Kei si volta a guardare l’amico d’infanzia: “Lo sai che odio essere chiamato così”. Lo redarguisce con un’irritazione maggiore di quella solita, sente come se la presenza del ragazzo con le lentiggini faccia diventare apatica una giornata che sembrava aver preso una strana piega.
Parole Sparse
Mi sono imbarcato in una nuova follia. 30 storie in 30 giorni, ispirato dall’eccellenti prove del mese di ottobre, ho ricevuto l’illuminazione stasera, e sono già in ritardo, un prompt di blender (programma di modellazione 3D) e niente ho pensato di scriverne, e non di modellare. Saranno delle flashfic, o almeno spero di riuscire a rimanere ogni volta nel conto.
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Capitolo 2 *** 2 November - Drawing ***
2 November
Drawing
Studente modello, gli ultimi test lo hanno confermato, tutti voti sopra i novanta centesimi, non a caso anche per il secondo anno è stato inserito in una delle sezioni per chi vuole continuare ed andare all’università.
Il professore però lo richiama per la seconda volta: “Hm?” non riesce ad articolare una risposta coerente, non si è nemmeno reso conto del momento in cui la sua mente ha ricominciato a vagare, e tutto per quel maledetto profumo di biscotti. Non riesce a togliersi dalla testa quegli occhi, così intimidatori, ma che alla fine sono occhi di un suo coetaneo, gli occhi esotici di un ragazzo che sembra in tutto e per tutto un giapponese. Disegna quegli occhi, sul quaderno, al posto di prendere appunti, traccia ogni linea ogni cambio di colore di quelle iridi particolari, ne disegna la profondità in un chiaroscuro a matita, che gli fa sporcare anche i polpastrelli di grafite. “Tsukishima cosa stai facendo?”. Il centrale della squadra di pallavolo non sa cosa rispondere: “scusi mi sono distratto” opta per la verità. “Apprezzo che tu non abbia accampato scuse, ma nella mia lezione non puoi distrarti, quindi...” Il professore lo spedisce fuori dall’aula e si ritrova nuovamente a fantasticare sul suo compango di squadra.
L’odore dei biscotti che ha sentito su Kageyama lo ha sconvolto, l’odore di cose belle, di ricordi e di casa, non erano solo biscotti, insieme c’era qualcosa, qualcosa di buono, di giusto e di sconvolgente. Sente il cuore che batte velocemente e non capisce.
Nel corridoio delle seconde appare qualcuno che esce da un’aula poco distante da quella di Tsukishima. “Re del campo” lo saluta cercando di mantere la solita calma. “Mi da fastidio” dice stizzito, con in mano un cartoncino di latte con la cannuccia. “Ora sei un re buono” specifica, il tono della voce è strano diverso, non si riconosce da solo, abbassa lo sguardo sulle proprie mani e sono tremanti.
“Perché odori di agrumi?” chiede senza seguire un filo logico l’alzatore, il respiro dell’altro è superficiale, come se l’ansia che ha scacciato disegnando si stesse presentando nuovamente in maniera prepotente, ed eccolo là accucciato ad abbracciarsi le ginocchia come a cercare di riprendere il controllo, è crollato all’innocente domanda del compagno di squadra.
Perde il suo leggendario controllo, e pensa di aver perso anche la dignità davanti all’altro. Il non saper rapportarsi con gli altri dell’alzatore si presenta proprio in quel momento, l’unica cosa che riesce a fare è accucciarsi davanti all’altro, le gambe che sfiorano quelle del biondo, silenzioso ed inespressivo come sempre.
Kei Tsukishima riesce a riprendere parte del controllo, ma è provato e si siede, il compagno lo imita, sono uno davanti all’altro e le gambe adesso si toccano, allargate per non toccare il corpo dell’altro con le scarpe.
Note Sparse
Se volete battete un colpo. Non mordo, quasi mai…
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Capitolo 3 *** 3 November - Prehistoric ***
3 November
Prehistoric
“Se potessi andare indietro nel tempo dove ti troversti?”, la squadra della Karasuno è riunita in uno stanzone i futon sono tutti stesi ma i ragazzi sembrano non voler dormire, l’adrenalina del primo ritiro del nuovo anno scolastico li fa essere elettrizzati “Nella preistoria naturalmente, vorrei vedere come sono veramente i dinosauri, e magari…” non aggiunge altro, è già uscito abbastanza dal personaggio per quel giorno, il coach ha fatto cambiare ruolo a tutti i giocatori della squadra perché si è arrabbiato, i vari ingranaggi non giravano, e allora ha messo il più alto della squadra a fare il libero, quindi la frustrazione per quel bagher che non viene, per quella palla in accosciata che gli sfugge comunque gli hanno fatto perdere l’impassibilità che lo contraddistingue. Si sono aperte delle crepe nella sua facciata, come se il nuovo anno scolastico fosse un punto di svolta anche caratteriale.
I dinosauri sono stati la razza dominante per molto tempo, come adesso l’uomo, e questo senso di essere sul filo del rasoio, di poter sparire da un momento all’altro lo fa sentire vivo.
Oltre ad uscire dal personaggio è uscito dalla stanza senza aver recuperato la propria felpa. Il suo migliore amico non lo segue, stranamente lo segue un senpai. “Tsukki” la voce entusiasta del libero della squadra lo fa voltare: “Noyasenpai” risponde con un piccolo inchino. “Sei stato bravo oggi, non deve essere facile scendere da lassù” ridacchia: “Dai torna con noi, ci divertiremo”.
La risposta non arriva subito, ma il ragazzo viene tirato dal più grande, e solo dopo un po’ che viene trascinato per il polso lungo il corridoio sbuffa: “Sono vecchio come i dinosauri, non mi diverte quello che diverte voi” dice la voce monotona di chi vuole rendere la noia che prova. “Metti la musica dai, tu te ne intendi di sicuro sei sempre con le cuffie” lo sprona e riceve in cambio un grugnito.
La serata finisce in una specie di Karaoke in cui vengono ragliate diverse canzoni, alla fine, quando quasi tutti sono mezzi addormentati si sente la voce del centrale della Karasuno intonare un paio di canzoni di film dello studio Gibli lasciando i pochi svegli a bocca aperta, quella voce così poco usata è al contempo sorprendente.
Note Sparse
Non mi convince, ma amen nelle prime devo mettere un po' di carne al fuoco per il proseguo.
penso di cambiare protagonista nei prossimi capitoli
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Capitolo 4 *** 4 November - Forest ***
4 November
Forest
Il coach e il professore hanno trovato un posto isolato per quel ritiro la Karasuno si trova con un paio di scuole di Tokyo. Tutti gli equilibri sono cambiati e solo il giorno prima coach Ukai ha deciso di cambiare a tutti i ruoli, tutti sanno che deve trovare un nuovo opposto, e che senza la solidità in difesa di Sawamura sono scoperti, e che la squadra ha comunque potenziale, possono divertirsi e possono fare una bella figura, forse non ai livelli dell’anno prima, ma possono far bene.
Si trovano a correre tra gli alberi, in un boschetto:”Roar*1 sono il re della foresta” urla a squarcia gola il libero della squadra, un concentrato di talento ed entusiasmo, un concentrato di energia racchiuso in un corpo piccolo ma proporzionato. Il piccolo centrale lo segue in questo gioco, nonostante abbiano sedici e diciassette anni, nonostante si avviino all’età adulta, nonostante lo sguardo scocciato del più alto della squadra. Tanaka prende sulle spalle Nishinoya e cominciano a dire di essere in giocatore più forte della prefettura se non dell’universo. Ridono, sono tutti rilassati nonostante gli sforzi per mantenere il passo. Yuu si incupisce quando scende dalle spalle dell’amico. “Allora la senti?” chiede a bruciapelo correndo accanto al coetaneo: “Sono stupito, ma si, la sento, e… Non so, penso che sia bellissimo anche se lei adesso è dall’altra parte del Giappone”. Ryūnosuke*2 sorride inebetito mentre continua a correre rallentando appena, e facendo così girare l’amico che gli chiede: “Si batte la fiacca?” proprio prima di schiantarsi di schiena contro un compagno di squadra che cade in avanti. “Ma che cavolo” Noya ha atterrato il palleggiatore che però già da prima sembrava preso nei propri pensieri
”Ma, Noyasenpai” non aggiunge altro, non è comunicativo come sempre, il solito tono superiore, come se nulla lo tangesse realmente, mentre anche il suo umore sembra allineato a quello del libero, malinconico e pensieroso, ma se per lui è uno stato quasi perenne è strano che Yuu mostri uno spiraglio di questi sentimenti. “Scusa Kageyamakun” dopo un mezzo grugnito mentre si rialza in piedi da una scrollata di spalle “Tutto ok Noyasenpai”. Il più grande sospira e annuisce mentre vengono raggiunti da Hinata “A chi arriva primo” sfida l’amico e palleggiatore, e ricominciano, ogni passo a cercare di superare l’altro, ogni gesto, ogni respiro a puntare in alto. Quando tutti arrivano in cima alla collina, stremati per il lungo correre, qualcuno di loro ancora perso nei propri pensieri si trovano davanti ad uno stupendo scorcio di terra e di mare, uno spettacolo della natura che fa calmare anche i più esagitati, anche se il libero deve rimarcare la propria esuberanza, prende sotto braccio il centrale più basso della squadra: “Guarda, Simba. Tutto ciò che tocca la luce è il nostro regno. “*3
Note Sparse
*1 giuro che sapevo come faceva il leone in Giappone ma ora non ricordo e beccatevi l’italiano.
*2 ho usato ū per la doppia uu del nome perché graficamente uguali, e perché nella lingua parlata quella u è poco più lunga di quella italiana perché in giapponese la u ha un suono molto corto, ed è per questo che viene raddoppiata.
*3 Ok la citazione del re Leone è una chicca per malati disney, ma vabbé.
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Capitolo 5 *** 5 November -Architecture ***
Architecture
Architecture
“La ricezione è la pietra fondante della pallavolo, ve lo volete mettere in quelle zucche vuote” le urla di Ukai richiamano l’attenzione anche degli avversari che non riescono a capacitarsi come nessun giocatore sia nel suo ruolo abituale. Persino Nishinoya uno dei migliori libero in circolazione negli ambiti delle superiori non sta svolgendo il suo ruolo, è sempre fuori dalla ricezione. Vedere il più alto della squadra buttarsi su ogni pallone fa quasi ridere, e porta a movimenti scordinati.
Si sta svolgendo l’ultimo giorno di ritiro, e sembra un palazzo strano quello della Karasuno. Come quando da piccoli si fanno i puzzle incastrando i pezzi a forza. Quell’aspetto quasi cubista della squadra si disintegra al momento della partita finale, l’ultima per quel ritiro in mezzo alla natura.
“Bene ragazzi, siamo in battuta, partiamo in P1, quindi Kageyama a te l’onore, in due Yamaguchi, in tre Tanaka, in quattro Hinata in cinque Tsukishima e in sei Ennoshita. Capitano in campo Kageyama perché Nishinoya in questa rotazione entri su Ennoshita.” Il coach da qualche altra indicazione alla squadra e parte la partita, hanno deciso che l’ultima sarà su tre set come le preliminari dei nazionali.
Il primo set è faticoso, sembrano una torre del Jenga sempre pronti a cadere se un pezzo sbagliato viene spostato, ma le fondamenta sembrano stabili. Il Nekoma vince il primo set, e poi comincia a faticare nel secondo, infatti da torre instabile, sembrano diventati un faro solido anche nella tempesta, le ricezioni migliorano, il gioco comincia a girare. Arrivano al tie-break un set estenuante perché vacillano ancora come se ci fosse qualcosa di imperfetto nell’architettura, come quel palazzo che dentro è solido ma da fuori sembra che abbia i balconi in pendenza*1. Sul filo del rasoio per 25 a 23 i gatti vincono sui corvi, che con le piume arruffate tornano verso casa su un bus silenzioso.
I posti sono stati assegnati in base alla poca sopportazione tra giocatori, quindi Kageyama si trova seduto accanto a Tsukishima, che al solito indossa la mascherina sugli occhi e le cuffie nelle orecchie. Il viaggio è lungo, il professore e il coach si daranno il cambio al volante per tutta la notte. Tobio dopo un po’ si addormenta cullato dal dondolio del piccolo bus della squadra, e si appoggia alla spalla del centrale. Il silenzio è interrotto solo dal leggero russare di qualcuno degli altri, ma non è quello che sveglia Tsukishima, un movimento del palleggiatore che si accomoda sulla spalla come se fosse un cuscino mentre con la mano carezza il petto del biondino. Si toglie la benda e guarda il compagno di squadra, adesso nel sonno non sembra un re irraggiungibile, sembra solo un ragazzo in cerca di calore. Lo copre con la propria giacca della tuta.
Armeggia con la musica, cambia canzone e le orecchie si riempono della voce di Tom Yorke, Creep, in loop. Spesso ascolta la stessa canzone per giorni e giorni, come quella che non riesce a smettere di sentire.*2
Parole Sparse
*1 Se capitate a Pisa, e passate dal ponte di mezzo guardate verso iborgo stretto continuate guardando i palazzi del lungarno e noterete circa a metà un palazzo dai toni rossi pendente. I balconi non sono allineati.
*2 Sono capace di ascoltare la stessa canzone per mesi, e Creep è una di quelle che è passata sui miei dispositivi molte e molte volte.
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Capitolo 6 *** 6 November -Geometric ***
Geometric
Geometric
La squadra si piazza in campo secondo geometrie collaudate, e questo dovrebbe far ritrovare la calma a tutti i giocatori.
Nishinoya sembra ancora fuori fase, è meno fastidioso del solito, non urla e salta ovunque, c’è qualcosa che lo turba e sembra non riuscire ad avere pace
Tsukishima sembra tornato ai primi giorni di Aprile dell’anno precedente, regredito al solo sarcasmo greve e molto pungente
Kageyama però è quello che sembra ancor più fuori fase, sbaglia le alzate anche su ricezione++*1, nessuno si ricorda di averlo visto così falloso in vita propria, la palla gli cade in faccia, fa doppia, trattiene la palla, cose che nemmeno al minivolley faceva.
Tanaka invece è su di giri, sembra che gli dei della pallavolo gli abbiano sorriso e ogni palla che tocca è un punto, una ricezione perfetta e ogni schema gira alla perfezione.
Il coach richiama la squadra e fa una ramanzina, e urla contro di loro parla del campo come il quadrato della vita, e loro sono un cerchio equidistante dal centro e il loro centro è la vittoria.
La squadra è in pausa e i ragazzi si rimettono in cerchio, come prima della partita “Lasciamo fuori i problemi” dice il piccolo libero: “siamo fuori fase, ma la partita è tra pochi giorni, ed è importante. Soprattutto voi due.” Indica prima l’alzatore e poi il centrale.
L’allenamento si svolge, nella seconda parte nel migliore dei modi, ad un certo punto il centrale più alto della squadra comincia a ridere, e tutti si fermano, sembra pazzo e a qualcuno sembra bellissimo, ma nessuno parla. Lui si asciuga una lacrima che è scesa dagli occhi color ambra: “Scusate, ma mi è venuta in mente una lezione di trigonometria, ci siamo mossi come nell’esercizio che ci ha fatto fare la prof stamattina”. Spiega agli altri e si ritrova il libero attaccato ad un braccio con i denti, mentre all’altro braccio in stile bertuccia Hinata. “Nerdishima” lo prendono bonariamente in giro, e questa geometria fa avvenire il miracolo. L’alzatore comincia a ridere, una risata ovattata dalla mano che tiene sulla bocca chiusa, butta la testa all’indietro e per qualcuno l’evento è solo la risata, mentre per qualcun altro la priorità diventa non far capire quanto si è eccitato a vedere il collo candido dell’alzatore.
Parole Sparse
*1ricezione++ la miglior ricezione possibile. Doppia la palla viene toccata due volte nella solita azione, trattenuta la palla viene stoppata, anche per un tempo minimo e viene poi alzata nuovamente. (sorry nella mia mente è chiaro, e riconosco bene questi falli, ma non son bravo a spiegarli).
Capitolo di transizione, すみません Sumimasen, mi dispiace.
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Capitolo 7 *** 7 November - Candy ***
7 November
Candy
Scarta una caramella al limone, di quelle dure e un po’ asprigne e la mette in bocca sorridendo, sembra che l’umore del libero della Karasuno sia alle stelle, cosa che lascia di stucco la squadra, dato che solo il giorno prima sembrava aver perso ogni sprazzo di vitalità.
”Noyasenpai, sono contento che tu sia di nuovo felice” Hinata sorride al più grande e riceve in cambio una specie di balletto da parte dell’altro. “Lo sono, ce l’ho fatta, ho convinto mio nonno a lasciarmi partire per qualche giorno dopo il torneo, così posso andare a chiedere una cosa ad una persona” il solito entusiasmo che trapela dalle sue parole, dal tono eccitato e dal fatto che il ragazzo sembra non riuscire a stare fermo.
La felicità di Nishinoya sembra sancire una rinnovata calma nella squadra. Il ragazzo distribuisce caramelle al limone, di quelle che solitamente trovi nelle sale d’attesa del dottore. “Non si accettano le caramelle dagli sconosciuti” dice Tanaka con un sorriso e Yuu gli urla dietro “Sono io, mi riconosci budda innamorato?” ridono entrambi, ridono insieme. “Allora grazie Noya” dice all’amico scartando a sua volta la caramella. “Ma che cacchio Yuukun, sono al limone che schifo, mi sembra di mangiare Tsukishima”. Questa affermazione, natrualmente, esce dalla bocca del nuovo asso proprio mentre tutti gli altri sono in silenzio.
Il palleggiatore della squadra corre fuori, si appoggia alla scarpiera guardando verso il lato della stessa. Da dentro si sente arrivare la voce del libero “Se avessi voluto farti mangiare Tsukishima ti avrei offerto delle patatine fritte”. Il diretto interessato nel frattempo scuote la testa e restituisce la caramella ancora incartata al libero: “Voi due mi fate paura, e non accetto le caramelle dalle persone inquietanti”. Questa risposta fa ridere tutti, Ennoshita cerca di placare l’entusiasmo dei suoi compagni di classe e Hinata che si è unito alla discussione dicendo di aver scorto il centrale in un pacchetto di patatine surgelate, il capitano si guarda intorno e incrocia lo sguardo del biondo. “Per favore vai a recuperare Kageyama? Senza di lui è difficile allenarsi”. Le mani del biondo cominciano a tremare mentre annuisce, esce dalla palestra e trova l’alzatore che fissa la scarpiera: “Tu sai di agrumi” lo accoglie Tobio mentre il coetaneo si piazza a fianco della scarpiera.
“Andiamo” porge una mano tremante al ragazzo con i capelli neri: “se fai il bravo ti regalo le caramelle”. Questa affermazione convince l’alzatore a rientrare in una palestra stranamente quieta, il nuovo capitano e il suo vice sono riusciti a riportare l’ordine.
”Voglio quelle a forma di cocacola con lo zucchero sopra*”, la voce di Kageyama è stato un filo di voce, ma Kei riesce a sentirlo ed un sorriso gli increspa le labbra in modo fugace, ma non inosservato, solo colui che lo ha fatto sorridere sembra non accorgersene
Parole Sparse
Ho visto una fan art con una pubblicità del McDonals con le patatine e lo slogan “Blonde, tall and gorgeous” e Tsukishima ed è a questo che si riferisce Nishinoya
* Le cocacole con lo zucchero, sono le caramelle che la mia sensei porta a fine allenamento. Questa piccola signora di quasi ottantanove anni a fine di ogni allenamento ci regala le caramelle, ha un contenitore che riempe ogni volta. Prima erano gli orsetti gommosi, adesso le cocacole.
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Capitolo 8 *** 8 Novmber - Print ***
8 November
Print
”Bene ragazzi, e adesso facciamo un bel tre contro tre come ai vecchi tempi, l’unica sostituzione che faccio, per ovvi motivi è Sawamura che si è diplomato”. Coach Ukai sta facendo scelte strampalate per allenare la squadra o forse fa tutto parte di un piano più ampio. “Quindi da una parte Hinata, Kageyama e Tanaka, dall’altra Tsukishima Yamaguchi e Ennoshita.” dice ai ragazzi che si piazzano in campo: “Palla ai perdenti dell’altra volta” dice saltellando Hinata che riceve un paio di insulti non troppo velati ma detti a mezza voce dal centrale biondo. La partita inizia e verso la metà il palleggiatore prova un attacco di secondo tocco. “Stampata” urla Yamaguchi quando la palla cade a terra con violenza nel campo del palleggiatore ufficiale della squadra. Il movimento a muro di Tsukishima è perfetto, il timing nel salto è il migliore in assoluto, e le braccia invadenti al punto giusto, l’angolazione che impedisce all’avversario qualunque scelta diversa dall’infrangere la palla contro quelle braccia.
La ricaduta dal salto per entrambi i giocatori sembra lenta, continuano a guardarsi tra quei quadrati. “Cazzo” esclama a mezza voce Kageyama mentre un sorrisetto sornione increspa le labbra del centrale. “Ti ho letto” risponde semplicemente Kei, non aggiunge altro mentre si allontana e si mette in battuta.
L’allenamento è finito e Tobio Kageyama sedici anni da compiere è in mezzo al campo, fissa la rete e sembra perso in qualche ragionamento, viene raggiunto da Hinata che gli sorride: “Tobiokun” richiama la sua attenzione, il moro si volta verso il compagno di squadra “Una stampata perché mi ha letto” sembra sconvolto. “Tsukishima sa di agrumi, agrumi esotici, quelli che piacciono tanto a mia sorella, e che i miei le mandano dai loro viaggi.”. Il piccolo centrale guarda l’amico con espressione strana: “Fino al fatto che ti bruci che ti abbia fatto un monster block da manuale, ci sono, ma ora che c’entra che lui odori di agrumi? Non ti seguo.”
Il numero nove è pensieroso: “Non so cosa mi succede” sospira passandosi una mano tra i serici capelli neri. Dondola leggermente sul posto: “Sto pensando cose come capire se mi piace qualcuno, tu come hai fato con Yachi, Boke?” il più basso ride leggermente, e poi alza le mani: “Non sto ridendo di te, non in quel senso, ma mi sembra strano che qualcuno chieda una cosa del genere ad un disastro come me.” si lecca le labbra leggermente e poi continua “Non lo so com’è cominciata, penso una volta che mi dava ripetizioni e ho pensato che dovessi baciarla” scrolla le spalle. “Oh, ma cosa si prova? Come riconosco se mi piace? Ho paura che possa piacermi Tsukishima, e lui mi odia, e io dovrei odiarlo, cioè è sempre così fastidioso con me”, sembra che si sia rotta una diga, e le insicurezze di un ragazzo lasciato fin troppo solo vengono fuori, in un tardo pomeriggio di maggio. Hitoka rientra in palestra e sente l’ultima parte del discorso dei due ragazzi, ma la sua timidezza non la fa intromettere “Ragazzi devo chiudere, dai” li esorta, il numero nove ha un’espressione sconvolta, ed anche lo schiacciatore ha la medesima espressione. “Ragazzi” alza la voce e Shoyo sembra riscuotersi dallo stato di shock. “Niente, lui non sa come dire le cose e sono stravoloto e lui pure, tu che sei una ragazza e capisci di più queste cose gli dai un consiglio?” Il numero dieci parla mentre prende con delicatezza la mano della ragazza. “Kageyamakun che succede?” chiede, nonostante sembrino due bambini delle elementari sono entrambi più grandi di qualche mese rispetto al palleggiatore. “Yachisan, come capisco se mi piace qualcuno?”, la ragazza sospira e poi sorride: “Pensi sempre a quella persona, e ti senti in imbarazzo, e poi ti batte forte il cuore, e quando pensi a quanto sarebbe bello poterlo baciare, allora ti piace”. Tobio sbianca e scuote la testa “Non devo, non devo, non devo” ripete come un mantra, mentre gli altri due chiudono la palestra e si avviano al supermarket del coach. Davanti al negozio ci sono Yamaguchi e Tsukishima che parlano tra loro. “Tadachan, ti ripeto, non capisco questa cosa, non avevo mai pensato a nessuno” la voce del biondo è quasi un sussurro, mentre la voce dell’altro è allegra e di un tono molto più alto: “Ma quindi sei gay?” chiede in conferma. “Non lo so, è la prima volta che mi sento attratto da qualcuno, non escludo di poter essere attratto anche dalle ragazze, ma per ora ho un chiodo fisso in testa”. Yamaguchi ride, di gusto e di cuore mentre si merita un’occhiataccia da parte del suo migliore amico: “Con me lo sguardo che uccide non funziona, lo so che sei un cuore di panna”. L’ultima afferamazione del pinch server è sentita anche dal terzetto che si avvicina a lunghi passi al negozio. “Yamaguchi Tadashi, fai un’affermazione falsa del genere un’altra volta e ti sotterro” la voce bassa e il tono deciso del numero undici. “Tsukki sorridi, siamo tra amici, non devi per forza fare il duro con noi”. Kei prende il suo migliore amico per il colletto del gakuran “Stampato” dice e gli tira una testata, lo riabbassa e se ne va senza aggiungere una parola.
Parole Sparse> Ok non l’ho proprio presa alla lettera, Stampa come Stampata a muro, espressione usata in pallavolo per descrivere un muro che funziona perfettamente e contro cui ti scontri. Ho cannato la scadenza… Ho sforato sono a circa 850 parole Non ne ho imbroccata una Sumimasen
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Capitolo 9 *** 9 November - Ancient ***
9 November
Ancient
La prima settimana di giugno si svolge il festival culturale alla scuola superiore Karasuno, e la seconda sezione 5 ha organizzato un servizio ristorazione con tema “Antico” e lo hanno declinato come i tempi antichi e hanno scelto un antico popolo europeo come ispirazione. Tutti indossano delle toghe bianche, solo qualcuno ha una striscia porpora sul vestiario. Quella linea porpora fa sembrare ancora più slanciato Tsukishima che per l’occasione ha rinunciato agli occhiali optando per le lenti a contatto, che lasciano così gli occhi color dell’ambra senza nessuna protezione. I ragazzi della scuola girano per le varie postazioni e qualcuno si ferma a mangiare all’installazione dell’antica Roma. Un Kageyama vestito da antico samurai è in fila per mangiare, la sua pelle candida si vede nelle parti non coperte dal doji*1, l’ampio Hakama, un bokken al fianco sinistro e i capelli tirati indietro lo fanno sembrare più grande dei suoi sedici anni, gli zori gli donano qualche centimetro in più d’altezza, quando arriva al bancone si trova davanti il compagno di squadra vestito da senatore romano che gli chiede “Ave cittadino, cosa ti porto?” attende la risposta armeggiando con del cibo. “Latte” un sorriso increspa le labbra del più alto, non lascia trasparire il moto di tenerezza che l’altro gli ha suscitato, così prevedibile e nel contempo così diverso dal solito. “Puoi andare a quel tavolo, ti porto la tua pietanza” con fare professionale.
I due ragazzi non sembrano rendersi conto della folla di ragazze che se li stanno mangiando con gli occhi. “Ecco a te il latte.” dopo qualche minuto su un vassoio c’è il latte richiesto, e una bustina con dentro qualcosa. Il senatore romano si allontana dal samurai che rimane ad osservare il proprio vassoio. Poi prende coraggio e apre la bustina bianca in aggiunta alla sua ordinazione, dentro c’è qualche caramella, una manciata di coca cole gommose.
Yamaguchi sorride all’amico: “Non mi meritavo una testata” si lamenta mentre il biondo rotea gli occhi “Per quanto tempo me la vuoi far pagare?” Il moretto si gratta il naso e poi sorride “Ancora un po’, mi ha detto Negaisan che puoi andare in pausa, e lo sarei anch’io. Mi dai un bacio?” chiede al proprio migliore amico. ”Siamo amici di antica data, ma non puoi chiedermi questo, non puoi… non puoi” si è innervosito e sfrutta le proprie gambe lunghe per allontanarsi dallo stand della propria classe.
Il palleggiatore della Karasuno si alza di scatto, come guidato dall’istinto rincorre il compagno di squadra e infine lo raggiunge, si è nascosto in cortile, è di nuovo accovacciato come è successo qualche mese prima in corridoio. Kageyama si avvicina al centrale, con circospezione e poi poggia una mano sul ginocchio dell’altro, che indossando una toga ha le lunghe gambe scoperte, questa cosa turba immensamente l’altro. Il contatto fisico non viene rifiutato, “Tsukishima” cerca di arrivare l’attenzione dell’altro, senza risultati, nemmeno dopo quattro prove “Kei” usa il nome e solo allora si accorge che l’altro non indossa gli occhiali, l’istinto lo porta a carezzare quel volto, con i polpastrelli come a voler imprimere quei lineamenti. Il cuore di entrambi batte forte mentre il moro riesce ad insinuarsi tra le gambe dell’altro, gli alza il mento e lo bacia, senza nessun preavviso, forse nemmeno nella propria testa c’era il presentimento di un’eventualità del genere. Il bacio è un bacio a stampo, uno sfiorarsi di labbra che lascia entrambi stupiti, e inebetiti, l’unica cosa che riescono a fare è abbracciarsi, anche se Tobio non sposta la mano che si è posata sulla gamba dell’altro.
Parole Sparse
Ho sforato di nuovo ma stavolta sono vicino alle 500 parole.
Doji= (lettura: dogi) Abito solitamente indossato dai praticanti di arti marziali, ogni arte ha una sua variante e quindi abbiamo il karateji, il judoji l’aikidoji…. Hakama una specie di gonna pantalone con le tipiche sette pieghe che rappresentano le virtù dei samurai.
bokken: spada di legno che simula la katana
zori: ciabatte tradizionali in bamboo.
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Capitolo 10 *** 10 Novembwe - Fungus ***
Pizza e TV
Fungus
“Tsukishima perché sei così antipatico?” Hinata chiede con fare diretto al biondo. Solo il giorno prima al festival si era sentito felice, felice di aver dato il primo bacio al ragazzo che gli piace, dopo il bacio a stampo sono rimasti un po’ di tempo abbracciati senza fare niente, quando la luce del sole ha smesso di innondare di luce il cortile della scuola. Si ricompongono nei loro abiti di tradizioni diverse e tornano alle loro vite. Quella parentesi è durata così poco, Hinata ha spezzato l’idillio che ancora giaceva intonso nella mente di Kei. “Sono convinto che i rapporti umani sono come andare a cogliere i funghi” sospira e il più basso lo fissa con fare curioso: “Come andare a fare funghi?” chiede in conferma al suo interlocutore. “Si, non sai mai con certezza se i funghi che hai colto sono commestibili, solo pochi ci riescono. Io sono un fungo velenoso, e non mi nascondo dietro un bell’aspetto. Prendi mio fratello, lui è un fungo velenoso, ma sembra in tutto e per tutto un fungo normale”. Shoyo inclina la testa da un lato mentre lo osserva, si stanno godendo la seconda pausa dell’allenamento, e proprio per questo il più grande ha deciso di fare quella domanda al più piccolo, di studiarlo, anche per il suo amico, ignaro della piega che hanno preso le cose solo il giorno prima. “Quindi ti mostri per come sei realmente?” chiede a conferma di quello che l’altro ha già detto. “Almeno nessuno si illude” il tono è convinto solo che la reazione di Hinata lo spiazza, gli sorride e gli da una pacca sulla schiena: “Quanto ti hanno ferito? Chi ti ha deluso fino a questo punto?”. Non sono amici, non hanno mai parlato seriamente, ma sembra che il litigio con il numero dodici non accenni a risolversi, e tutto lo stress porta il centrale a sfogarsi con il pari ruolo “Potrei cominciare con mio padre che ha due famiglie e a mia madre va più che bene visto che anche lei non è sola, potrei continuare con mio fratello che mi ha fatto credere per gli anni che era in questa scuola di essere l’asso della squadra, potrei passare anche da me stesso che deludo tutti, e sono permaloso.” Il rosso fa un cenno col la testa come a volerlo far continuare. “Quello che mi ha ferito per primo è stato Akiteru, lui mi ha mentito per anni, e io mi fidavo.” si lascia scivolare a terra, a sedere, l’altro rimane in piedi interdetto: “Perché hai litigato con Yamaguchi?” chiede senza nascondersi dietro a giri di parole, sembra il modo più efficace con il biondo. “Dopo la testata che gli ho tirato perché insinuava avessi dei sentimenti abbiamo parlato di nuovo e visto che sono gay mi ha chiesto un bacio, non posso baciare qualcuno che non amo, qualcuno per cui non provo attrazione romantica o sessuale, Tadachan è il mio migliore amico ma qualcosa si è spezzato.” schietto come le domande che ha ricevuto. Il biondo comincia a iperventilare, serra gli occhi mentre cerca di far arrivare aria ai polmoni. “La giornata dei funghi oggi è la giornata dei funghi” dice Shoyo mentre scivola alle spalle del più alto e cerca di fare pressione sulle spalle in modo che l’altro le allarghi e riesca ad incamerare più aria. La voce del rosso raggiunge un livello di volume accettabile mentre parla nell’orecchio del ragazzo che sta avendo una crisi. “Tsukun, ora cerca di pensare ad una cosa bella, basta una sola cosa, il respiro è sempre superficiale ma sembra diminuire di poco la frequenza. Kei sente la mano piccola e calda dell’altro carezzarlo in modo concentrico sulla propria schiena. “Qua sei al sicuro” la voce ostenta una sicurezza che il volto non esprime. Il pensiero felice parte dal ricordo dell’alzatore che cerca di calmarlo proprio prima di un paio di crisi e riesce, dopo diversi minuti, a respirare normalmente, la voce di Hinata l’ha cullato, il punto di svolta è stato pensare a quello sfioramento di labbra, questo lo fa arrossire. Quando riesce a parlare la prima cosa che chiede è: “Non siamo amici, perché?” il rosso sembra pensarci un po’: “Sei parte della squadra, sei un mio alleato, e ai nazionali ti sei fidato di me. Non sei il fungo velenoso che vorresti far credere, non sei bravo come pensi a dissimulare.” Nessuno parla, l’allenamento viene dichiarato chiuso. Ognuno prende la strada di casa con uno spirito nuovo
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Funghi, aveva senso nella mia mente
Adoro Kei.
750 parole
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Capitolo 11 *** 11 November -City ***
City
City
{Nonno, siamo in città, a Sendai, iniziamo i preliminari per i campionati nazionali, sono nervoso, lo sai che non sono abituato alle folle. Oggi sento la tua mancanza, mi manchi un sacco. Uno di quei giorni in cui sono malinconico, tu avresti saputo consigliarmi, tu mi avresti dato un buffetto sulla guancia e mi avresti sorriso. Sono confuso caro nonno, e avrei voglia di piangere, ma sono un uomo, e non è una cosa da fare. Sono confuso, ho visto quello che credevo uno senza emozioni avere crisi di panico, quello che per me era il più razionale della squadra. Nonnino, quando l’ho visto vulnerabile ha cominciato a piacermi, è umano, non un freddo computer. Alla fine ho preso il coraggio di baciarlo e mi è piaciuto, i suoi abbracci mi ricordano i tuoi. Profuma di agrumi, ma c’è altro, c’è un qualcosa che non so identificare, qualcosa che mi fa sentire cullato, che mi fa sentire bene, mi ricorda anche te, saranno i suoi occhi, sono dello stesso colore del braccialetto che usavi sempre. Nonno, vorrei potessi rispondermi, ma non puoi, e allora spero che scriverti mi aiuti comunque. Non so cosa devo fare, lo trovo bellissimo, lo trovo affascinante, una sfida quella di conoscerlo veramente, ma sembra rotto, non sembra uguale a prima e sembra fatto di vetro, ed io se non è pallavolo sono maldestro.}
L’alzatore della Karasuno ripone un quadernetto rilegato in pelle nel borsone della pallavolo.
Si avvia all’allenamento e le dinamiche sono le solite, i senpai Nishinoya e Tanaka che sembrano su di giri, come se fossero dei flipper in tilt, Hinata che pretende tutte le attenzioni possibili, anche se non lo fa a voce alta sembra sempre chiedergli di alzargliene un’altra. La differenza maggiore è il gelo che intercorre nei rapporti tra Yamaguchi e Tsukishima, non si parlano e non si guardano, seguono gli schemi di gioco, e collaborano, solo che non c’è più nessuno a filtrare il brutto carattere del numero undici, che è migliorato nel gioco e nella collaborazione in campo almeno quanto è peggiorato fuori dal campo nei rapporti umani.
Mancano poco meno di due ore alla prima partita e si scaldano su uno dei campi secondari cercando di ricreare la magia dell’anno precedente. Vogliono onorare la città che li ha visti abbattere la grande aquila, loro pulcini di corvo.
Parole Sparse Non sono convinto. Se vi va battete un colpo.
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