Sweet November

di Ste_exLagu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Novembre -Cookie- ***
Capitolo 2: *** 2 November - Drawing ***
Capitolo 3: *** 3 November - Prehistoric ***
Capitolo 4: *** 4 November - Forest ***
Capitolo 5: *** 5 November -Architecture ***
Capitolo 6: *** 6 November -Geometric ***
Capitolo 7: *** 7 November - Candy ***
Capitolo 8: *** 8 Novmber - Print ***
Capitolo 9: *** 9 November - Ancient ***
Capitolo 10: *** 10 Novembwe - Fungus ***
Capitolo 11: *** 11 November -City ***
Capitolo 12: *** 12 November - Glitch ***
Capitolo 13: *** 13 November -Fruit ***
Capitolo 14: *** 14 November -Loyered ***
Capitolo 15: *** 15 November - Medieval ***
Capitolo 16: *** 16 November - Growth ***
Capitolo 17: *** 17 November - Sign ***
Capitolo 18: *** 18 November - Branching ***
Capitolo 19: *** 19 November -Grain ***
Capitolo 20: *** 20 November - Fluffy ***
Capitolo 21: *** 21 November - Art Dèco ***
Capitolo 22: *** 22 November - Fluid ***
Capitolo 23: *** 23 November - Game ***
Capitolo 24: *** 24 November - Fracatl ***
Capitolo 25: *** 25 November - Pastry ***
Capitolo 26: *** 26 November - Point ***
Capitolo 27: *** 27 November - CyberPunk ***
Capitolo 28: *** 28 November - Biome ***
Capitolo 29: *** 29 November - Instrument ***
Capitolo 30: *** 30 November - Illusion ***



Capitolo 1
*** 1 Novembre -Cookie- ***


1 November

Cookie

Quel giorno dalla palestra arrivava un profumo inebriante, biscotti, quelli fragranti quelli che gli ricordano quei bei momenti a casa della nonna quando cucinavano insieme gli shortbread e le shortcake.

Un sorriso increspa le sue labbra solitamente incurvate in un’espressione sardonica.

Tsukishima non si rende conto però che quel profumo che sente non è quello del cibo, ma quello della persona contro cui va a sbattere appena entra in palestra. L’impatto è violento, ma non per lo scontro di corpi. “Sumimasen” la voce che sente lo sconvolge, perché quel profumo ha risvegliato in lui sensazioni che credeva perdute, passioni che credeva di aver sotterato sotto la propria ironia e il proprio sarcasmo. “Sumimasen” risponde, sente le guance diventare calde e le sue origini in parte gaijin non lo salvano, il rossore è ben evidente.

Essere a disagio lo fa reagire come sempre, completa chiusura verso il prossimo, sta per usare il proprio sarcasmo ma viene interrotto: “Tsukki” richiama la sua attenzione Yamaguchi, Kei si volta a guardare l’amico d’infanzia: “Lo sai che odio essere chiamato così”. Lo redarguisce con un’irritazione maggiore di quella solita, sente come se la presenza del ragazzo con le lentiggini faccia diventare apatica una giornata che sembrava aver preso una strana piega.



Parole Sparse


Mi sono imbarcato in una nuova follia. 30 storie in 30 giorni, ispirato dall’eccellenti prove del mese di ottobre, ho ricevuto l’illuminazione stasera, e sono già in ritardo, un prompt di blender (programma di modellazione 3D) e niente ho pensato di scriverne, e non di modellare. Saranno delle flashfic, o almeno spero di riuscire a rimanere ogni volta nel conto.

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Capitolo 2
*** 2 November - Drawing ***


2 November

Drawing

Studente modello, gli ultimi test lo hanno confermato, tutti voti sopra i novanta centesimi, non a caso anche per il secondo anno è stato inserito in una delle sezioni per chi vuole continuare ed andare all’università.

Il professore però lo richiama per la seconda volta: “Hm?” non riesce ad articolare una risposta coerente, non si è nemmeno reso conto del momento in cui la sua mente ha ricominciato a vagare, e tutto per quel maledetto profumo di biscotti. Non riesce a togliersi dalla testa quegli occhi, così intimidatori, ma che alla fine sono occhi di un suo coetaneo, gli occhi esotici di un ragazzo che sembra in tutto e per tutto un giapponese. Disegna quegli occhi, sul quaderno, al posto di prendere appunti, traccia ogni linea ogni cambio di colore di quelle iridi particolari, ne disegna la profondità in un chiaroscuro a matita, che gli fa sporcare anche i polpastrelli di grafite. “Tsukishima cosa stai facendo?”. Il centrale della squadra di pallavolo non sa cosa rispondere: “scusi mi sono distratto” opta per la verità. “Apprezzo che tu non abbia accampato scuse, ma nella mia lezione non puoi distrarti, quindi...” Il professore lo spedisce fuori dall’aula e si ritrova nuovamente a fantasticare sul suo compango di squadra.

L’odore dei biscotti che ha sentito su Kageyama lo ha sconvolto, l’odore di cose belle, di ricordi e di casa, non erano solo biscotti, insieme c’era qualcosa, qualcosa di buono, di giusto e di sconvolgente. Sente il cuore che batte velocemente e non capisce.

Nel corridoio delle seconde appare qualcuno che esce da un’aula poco distante da quella di Tsukishima. “Re del campo” lo saluta cercando di mantere la solita calma. “Mi da fastidio” dice stizzito, con in mano un cartoncino di latte con la cannuccia. “Ora sei un re buono” specifica, il tono della voce è strano diverso, non si riconosce da solo, abbassa lo sguardo sulle proprie mani e sono tremanti. “Perché odori di agrumi?” chiede senza seguire un filo logico l’alzatore, il respiro dell’altro è superficiale, come se l’ansia che ha scacciato disegnando si stesse presentando nuovamente in maniera prepotente, ed eccolo là accucciato ad abbracciarsi le ginocchia come a cercare di riprendere il controllo, è crollato all’innocente domanda del compagno di squadra. Perde il suo leggendario controllo, e pensa di aver perso anche la dignità davanti all’altro. Il non saper rapportarsi con gli altri dell’alzatore si presenta proprio in quel momento, l’unica cosa che riesce a fare è accucciarsi davanti all’altro, le gambe che sfiorano quelle del biondo, silenzioso ed inespressivo come sempre.

Kei Tsukishima riesce a riprendere parte del controllo, ma è provato e si siede, il compagno lo imita, sono uno davanti all’altro e le gambe adesso si toccano, allargate per non toccare il corpo dell’altro con le scarpe.



Note Sparse

Se volete battete un colpo. Non mordo, quasi mai…

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Capitolo 3
*** 3 November - Prehistoric ***


3 November

Prehistoric

“Se potessi andare indietro nel tempo dove ti troversti?”, la squadra della Karasuno è riunita in uno stanzone i futon sono tutti stesi ma i ragazzi sembrano non voler dormire, l’adrenalina del primo ritiro del nuovo anno scolastico li fa essere elettrizzati “Nella preistoria naturalmente, vorrei vedere come sono veramente i dinosauri, e magari…” non aggiunge altro, è già uscito abbastanza dal personaggio per quel giorno, il coach ha fatto cambiare ruolo a tutti i giocatori della squadra perché si è arrabbiato, i vari ingranaggi non giravano, e allora ha messo il più alto della squadra a fare il libero, quindi la frustrazione per quel bagher che non viene, per quella palla in accosciata che gli sfugge comunque gli hanno fatto perdere l’impassibilità che lo contraddistingue. Si sono aperte delle crepe nella sua facciata, come se il nuovo anno scolastico fosse un punto di svolta anche caratteriale.

I dinosauri sono stati la razza dominante per molto tempo, come adesso l’uomo, e questo senso di essere sul filo del rasoio, di poter sparire da un momento all’altro lo fa sentire vivo.

Oltre ad uscire dal personaggio è uscito dalla stanza senza aver recuperato la propria felpa. Il suo migliore amico non lo segue, stranamente lo segue un senpai. “Tsukki” la voce entusiasta del libero della squadra lo fa voltare: “Noyasenpai” risponde con un piccolo inchino. “Sei stato bravo oggi, non deve essere facile scendere da lassù” ridacchia: “Dai torna con noi, ci divertiremo”.

La risposta non arriva subito, ma il ragazzo viene tirato dal più grande, e solo dopo un po’ che viene trascinato per il polso lungo il corridoio sbuffa: “Sono vecchio come i dinosauri, non mi diverte quello che diverte voi” dice la voce monotona di chi vuole rendere la noia che prova. “Metti la musica dai, tu te ne intendi di sicuro sei sempre con le cuffie” lo sprona e riceve in cambio un grugnito.

La serata finisce in una specie di Karaoke in cui vengono ragliate diverse canzoni, alla fine, quando quasi tutti sono mezzi addormentati si sente la voce del centrale della Karasuno intonare un paio di canzoni di film dello studio Gibli lasciando i pochi svegli a bocca aperta, quella voce così poco usata è al contempo sorprendente.



Note Sparse

Non mi convince, ma amen nelle prime devo mettere un po' di carne al fuoco per il proseguo.
penso di cambiare protagonista nei prossimi capitoli

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Capitolo 4
*** 4 November - Forest ***


4 November

Forest

Il coach e il professore hanno trovato un posto isolato per quel ritiro la Karasuno si trova con un paio di scuole di Tokyo. Tutti gli equilibri sono cambiati e solo il giorno prima coach Ukai ha deciso di cambiare a tutti i ruoli, tutti sanno che deve trovare un nuovo opposto, e che senza la solidità in difesa di Sawamura sono scoperti, e che la squadra ha comunque potenziale, possono divertirsi e possono fare una bella figura, forse non ai livelli dell’anno prima, ma possono far bene.

Si trovano a correre tra gli alberi, in un boschetto:”Roar*1 sono il re della foresta” urla a squarcia gola il libero della squadra, un concentrato di talento ed entusiasmo, un concentrato di energia racchiuso in un corpo piccolo ma proporzionato. Il piccolo centrale lo segue in questo gioco, nonostante abbiano sedici e diciassette anni, nonostante si avviino all’età adulta, nonostante lo sguardo scocciato del più alto della squadra. Tanaka prende sulle spalle Nishinoya e cominciano a dire di essere in giocatore più forte della prefettura se non dell’universo. Ridono, sono tutti rilassati nonostante gli sforzi per mantenere il passo. Yuu si incupisce quando scende dalle spalle dell’amico. “Allora la senti?” chiede a bruciapelo correndo accanto al coetaneo: “Sono stupito, ma si, la sento, e… Non so, penso che sia bellissimo anche se lei adesso è dall’altra parte del Giappone”. Ryūnosuke*2 sorride inebetito mentre continua a correre rallentando appena, e facendo così girare l’amico che gli chiede: “Si batte la fiacca?” proprio prima di schiantarsi di schiena contro un compagno di squadra che cade in avanti. “Ma che cavolo” Noya ha atterrato il palleggiatore che però già da prima sembrava preso nei propri pensieri

”Ma, Noyasenpai” non aggiunge altro, non è comunicativo come sempre, il solito tono superiore, come se nulla lo tangesse realmente, mentre anche il suo umore sembra allineato a quello del libero, malinconico e pensieroso, ma se per lui è uno stato quasi perenne è strano che Yuu mostri uno spiraglio di questi sentimenti. “Scusa Kageyamakun” dopo un mezzo grugnito mentre si rialza in piedi da una scrollata di spalle “Tutto ok Noyasenpai”. Il più grande sospira e annuisce mentre vengono raggiunti da Hinata “A chi arriva primo” sfida l’amico e palleggiatore, e ricominciano, ogni passo a cercare di superare l’altro, ogni gesto, ogni respiro a puntare in alto. Quando tutti arrivano in cima alla collina, stremati per il lungo correre, qualcuno di loro ancora perso nei propri pensieri si trovano davanti ad uno stupendo scorcio di terra e di mare, uno spettacolo della natura che fa calmare anche i più esagitati, anche se il libero deve rimarcare la propria esuberanza, prende sotto braccio il centrale più basso della squadra: “Guarda, Simba. Tutto ciò che tocca la luce è il nostro regno. “*3



Note Sparse

*1 giuro che sapevo come faceva il leone in Giappone ma ora non ricordo e beccatevi l’italiano.
*2 ho usato ū per la doppia uu del nome perché graficamente uguali, e perché nella lingua parlata quella u è poco più lunga di quella italiana perché in giapponese la u ha un suono molto corto, ed è per questo che viene raddoppiata.
*3 Ok la citazione del re Leone è una chicca per malati disney, ma vabbé.

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Capitolo 5
*** 5 November -Architecture ***


Architecture

Architecture



“La ricezione è la pietra fondante della pallavolo, ve lo volete mettere in quelle zucche vuote” le urla di Ukai richiamano l’attenzione anche degli avversari che non riescono a capacitarsi come nessun giocatore sia nel suo ruolo abituale. Persino Nishinoya uno dei migliori libero in circolazione negli ambiti delle superiori non sta svolgendo il suo ruolo, è sempre fuori dalla ricezione. Vedere il più alto della squadra buttarsi su ogni pallone fa quasi ridere, e porta a movimenti scordinati.

Si sta svolgendo l’ultimo giorno di ritiro, e sembra un palazzo strano quello della Karasuno. Come quando da piccoli si fanno i puzzle incastrando i pezzi a forza. Quell’aspetto quasi cubista della squadra si disintegra al momento della partita finale, l’ultima per quel ritiro in mezzo alla natura.

“Bene ragazzi, siamo in battuta, partiamo in P1, quindi Kageyama a te l’onore, in due Yamaguchi, in tre Tanaka, in quattro Hinata in cinque Tsukishima e in sei Ennoshita. Capitano in campo Kageyama perché Nishinoya in questa rotazione entri su Ennoshita.” Il coach da qualche altra indicazione alla squadra e parte la partita, hanno deciso che l’ultima sarà su tre set come le preliminari dei nazionali.

Il primo set è faticoso, sembrano una torre del Jenga sempre pronti a cadere se un pezzo sbagliato viene spostato, ma le fondamenta sembrano stabili. Il Nekoma vince il primo set, e poi comincia a faticare nel secondo, infatti da torre instabile, sembrano diventati un faro solido anche nella tempesta, le ricezioni migliorano, il gioco comincia a girare. Arrivano al tie-break un set estenuante perché vacillano ancora come se ci fosse qualcosa di imperfetto nell’architettura, come quel palazzo che dentro è solido ma da fuori sembra che abbia i balconi in pendenza*1. Sul filo del rasoio per 25 a 23 i gatti vincono sui corvi, che con le piume arruffate tornano verso casa su un bus silenzioso.

I posti sono stati assegnati in base alla poca sopportazione tra giocatori, quindi Kageyama si trova seduto accanto a Tsukishima, che al solito indossa la mascherina sugli occhi e le cuffie nelle orecchie.

Il viaggio è lungo, il professore e il coach si daranno il cambio al volante per tutta la notte.

Tobio dopo un po’ si addormenta cullato dal dondolio del piccolo bus della squadra, e si appoggia alla spalla del centrale. Il silenzio è interrotto solo dal leggero russare di qualcuno degli altri, ma non è quello che sveglia Tsukishima, un movimento del palleggiatore che si accomoda sulla spalla come se fosse un cuscino mentre con la mano carezza il petto del biondino. Si toglie la benda e guarda il compagno di squadra, adesso nel sonno non sembra un re irraggiungibile, sembra solo un ragazzo in cerca di calore. Lo copre con la propria giacca della tuta.

Armeggia con la musica, cambia canzone e le orecchie si riempono della voce di Tom Yorke, Creep, in loop. Spesso ascolta la stessa canzone per giorni e giorni, come quella che non riesce a smettere di sentire.*2



Parole Sparse
*1 Se capitate a Pisa, e passate dal ponte di mezzo guardate verso iborgo stretto continuate guardando i palazzi del lungarno e noterete circa a metà un palazzo dai toni rossi pendente. I balconi non sono allineati.
*2 Sono capace di ascoltare la stessa canzone per mesi, e Creep è una di quelle che è passata sui miei dispositivi molte e molte volte.

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Capitolo 6
*** 6 November -Geometric ***


Geometric

Geometric



La squadra si piazza in campo secondo geometrie collaudate, e questo dovrebbe far ritrovare la calma a tutti i giocatori.

Nishinoya sembra ancora fuori fase, è meno fastidioso del solito, non urla e salta ovunque, c’è qualcosa che lo turba e sembra non riuscire ad avere pace

Tsukishima sembra tornato ai primi giorni di Aprile dell’anno precedente, regredito al solo sarcasmo greve e molto pungente

Kageyama però è quello che sembra ancor più fuori fase, sbaglia le alzate anche su ricezione++*1, nessuno si ricorda di averlo visto così falloso in vita propria, la palla gli cade in faccia, fa doppia, trattiene la palla, cose che nemmeno al minivolley faceva.

Tanaka invece è su di giri, sembra che gli dei della pallavolo gli abbiano sorriso e ogni palla che tocca è un punto, una ricezione perfetta e ogni schema gira alla perfezione.

Il coach richiama la squadra e fa una ramanzina, e urla contro di loro parla del campo come il quadrato della vita, e loro sono un cerchio equidistante dal centro e il loro centro è la vittoria.

La squadra è in pausa e i ragazzi si rimettono in cerchio, come prima della partita “Lasciamo fuori i problemi” dice il piccolo libero: “siamo fuori fase, ma la partita è tra pochi giorni, ed è importante. Soprattutto voi due.” Indica prima l’alzatore e poi il centrale.

L’allenamento si svolge, nella seconda parte nel migliore dei modi, ad un certo punto il centrale più alto della squadra comincia a ridere, e tutti si fermano, sembra pazzo e a qualcuno sembra bellissimo, ma nessuno parla. Lui si asciuga una lacrima che è scesa dagli occhi color ambra: “Scusate, ma mi è venuta in mente una lezione di trigonometria, ci siamo mossi come nell’esercizio che ci ha fatto fare la prof stamattina”. Spiega agli altri e si ritrova il libero attaccato ad un braccio con i denti, mentre all’altro braccio in stile bertuccia Hinata. “Nerdishima” lo prendono bonariamente in giro, e questa geometria fa avvenire il miracolo. L’alzatore comincia a ridere, una risata ovattata dalla mano che tiene sulla bocca chiusa, butta la testa all’indietro e per qualcuno l’evento è solo la risata, mentre per qualcun altro la priorità diventa non far capire quanto si è eccitato a vedere il collo candido dell’alzatore.

Parole Sparse
*1ricezione++ la miglior ricezione possibile. Doppia la palla viene toccata due volte nella solita azione, trattenuta la palla viene stoppata, anche per un tempo minimo e viene poi alzata nuovamente. (sorry nella mia mente è chiaro, e riconosco bene questi falli, ma non son bravo a spiegarli).
Capitolo di transizione, すみません Sumimasen, mi dispiace.

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Capitolo 7
*** 7 November - Candy ***


7 November

Candy



Scarta una caramella al limone, di quelle dure e un po’ asprigne e la mette in bocca sorridendo, sembra che l’umore del libero della Karasuno sia alle stelle, cosa che lascia di stucco la squadra, dato che solo il giorno prima sembrava aver perso ogni sprazzo di vitalità.

”Noyasenpai, sono contento che tu sia di nuovo felice” Hinata sorride al più grande e riceve in cambio una specie di balletto da parte dell’altro. “Lo sono, ce l’ho fatta, ho convinto mio nonno a lasciarmi partire per qualche giorno dopo il torneo, così posso andare a chiedere una cosa ad una persona” il solito entusiasmo che trapela dalle sue parole, dal tono eccitato e dal fatto che il ragazzo sembra non riuscire a stare fermo.

La felicità di Nishinoya sembra sancire una rinnovata calma nella squadra. Il ragazzo distribuisce caramelle al limone, di quelle che solitamente trovi nelle sale d’attesa del dottore. “Non si accettano le caramelle dagli sconosciuti” dice Tanaka con un sorriso e Yuu gli urla dietro “Sono io, mi riconosci budda innamorato?” ridono entrambi, ridono insieme. “Allora grazie Noya” dice all’amico scartando a sua volta la caramella. “Ma che cacchio Yuukun, sono al limone che schifo, mi sembra di mangiare Tsukishima”. Questa affermazione, natrualmente, esce dalla bocca del nuovo asso proprio mentre tutti gli altri sono in silenzio.

Il palleggiatore della squadra corre fuori, si appoggia alla scarpiera guardando verso il lato della stessa. Da dentro si sente arrivare la voce del libero “Se avessi voluto farti mangiare Tsukishima ti avrei offerto delle patatine fritte”. Il diretto interessato nel frattempo scuote la testa e restituisce la caramella ancora incartata al libero: “Voi due mi fate paura, e non accetto le caramelle dalle persone inquietanti”. Questa risposta fa ridere tutti, Ennoshita cerca di placare l’entusiasmo dei suoi compagni di classe e Hinata che si è unito alla discussione dicendo di aver scorto il centrale in un pacchetto di patatine surgelate, il capitano si guarda intorno e incrocia lo sguardo del biondo. “Per favore vai a recuperare Kageyama? Senza di lui è difficile allenarsi”. Le mani del biondo cominciano a tremare mentre annuisce, esce dalla palestra e trova l’alzatore che fissa la scarpiera: “Tu sai di agrumi” lo accoglie Tobio mentre il coetaneo si piazza a fianco della scarpiera.

“Andiamo” porge una mano tremante al ragazzo con i capelli neri: “se fai il bravo ti regalo le caramelle”. Questa affermazione convince l’alzatore a rientrare in una palestra stranamente quieta, il nuovo capitano e il suo vice sono riusciti a riportare l’ordine.

”Voglio quelle a forma di cocacola con lo zucchero sopra*”, la voce di Kageyama è stato un filo di voce, ma Kei riesce a sentirlo ed un sorriso gli increspa le labbra in modo fugace, ma non inosservato, solo colui che lo ha fatto sorridere sembra non accorgersene

Parole Sparse
Ho visto una fan art con una pubblicità del McDonals con le patatine e lo slogan “Blonde, tall and gorgeous” e Tsukishima ed è a questo che si riferisce Nishinoya
* Le cocacole con lo zucchero, sono le caramelle che la mia sensei porta a fine allenamento. Questa piccola signora di quasi ottantanove anni a fine di ogni allenamento ci regala le caramelle, ha un contenitore che riempe ogni volta. Prima erano gli orsetti gommosi, adesso le cocacole.

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Capitolo 8
*** 8 Novmber - Print ***


8 November

Print



”Bene ragazzi, e adesso facciamo un bel tre contro tre come ai vecchi tempi, l’unica sostituzione che faccio, per ovvi motivi è Sawamura che si è diplomato”. Coach Ukai sta facendo scelte strampalate per allenare la squadra o forse fa tutto parte di un piano più ampio.

“Quindi da una parte Hinata, Kageyama e Tanaka, dall’altra Tsukishima Yamaguchi e Ennoshita.” dice ai ragazzi che si piazzano in campo: “Palla ai perdenti dell’altra volta” dice saltellando Hinata che riceve un paio di insulti non troppo velati ma detti a mezza voce dal centrale biondo. La partita inizia e verso la metà il palleggiatore prova un attacco di secondo tocco. “Stampata” urla Yamaguchi quando la palla cade a terra con violenza nel campo del palleggiatore ufficiale della squadra. Il movimento a muro di Tsukishima è perfetto, il timing nel salto è il migliore in assoluto, e le braccia invadenti al punto giusto, l’angolazione che impedisce all’avversario qualunque scelta diversa dall’infrangere la palla contro quelle braccia.

La ricaduta dal salto per entrambi i giocatori sembra lenta, continuano a guardarsi tra quei quadrati. “Cazzo” esclama a mezza voce Kageyama mentre un sorrisetto sornione increspa le labbra del centrale. “Ti ho letto” risponde semplicemente Kei, non aggiunge altro mentre si allontana e si mette in battuta.


L’allenamento è finito e Tobio Kageyama sedici anni da compiere è in mezzo al campo, fissa la rete e sembra perso in qualche ragionamento, viene raggiunto da Hinata che gli sorride: “Tobiokun” richiama la sua attenzione, il moro si volta verso il compagno di squadra “Una stampata perché mi ha letto” sembra sconvolto. “Tsukishima sa di agrumi, agrumi esotici, quelli che piacciono tanto a mia sorella, e che i miei le mandano dai loro viaggi.”. Il piccolo centrale guarda l’amico con espressione strana: “Fino al fatto che ti bruci che ti abbia fatto un monster block da manuale, ci sono, ma ora che c’entra che lui odori di agrumi? Non ti seguo.”

Il numero nove è pensieroso: “Non so cosa mi succede” sospira passandosi una mano tra i serici capelli neri. Dondola leggermente sul posto: “Sto pensando cose come capire se mi piace qualcuno, tu come hai fato con Yachi, Boke?” il più basso ride leggermente, e poi alza le mani: “Non sto ridendo di te, non in quel senso, ma mi sembra strano che qualcuno chieda una cosa del genere ad un disastro come me.” si lecca le labbra leggermente e poi continua “Non lo so com’è cominciata, penso una volta che mi dava ripetizioni e ho pensato che dovessi baciarla” scrolla le spalle. “Oh, ma cosa si prova? Come riconosco se mi piace? Ho paura che possa piacermi Tsukishima, e lui mi odia, e io dovrei odiarlo, cioè è sempre così fastidioso con me”, sembra che si sia rotta una diga, e le insicurezze di un ragazzo lasciato fin troppo solo vengono fuori, in un tardo pomeriggio di maggio. Hitoka rientra in palestra e sente l’ultima parte del discorso dei due ragazzi, ma la sua timidezza non la fa intromettere “Ragazzi devo chiudere, dai” li esorta, il numero nove ha un’espressione sconvolta, ed anche lo schiacciatore ha la medesima espressione. “Ragazzi” alza la voce e Shoyo sembra riscuotersi dallo stato di shock. “Niente, lui non sa come dire le cose e sono stravoloto e lui pure, tu che sei una ragazza e capisci di più queste cose gli dai un consiglio?” Il numero dieci parla mentre prende con delicatezza la mano della ragazza. “Kageyamakun che succede?” chiede, nonostante sembrino due bambini delle elementari sono entrambi più grandi di qualche mese rispetto al palleggiatore. “Yachisan, come capisco se mi piace qualcuno?”, la ragazza sospira e poi sorride: “Pensi sempre a quella persona, e ti senti in imbarazzo, e poi ti batte forte il cuore, e quando pensi a quanto sarebbe bello poterlo baciare, allora ti piace”. Tobio sbianca e scuote la testa “Non devo, non devo, non devo” ripete come un mantra, mentre gli altri due chiudono la palestra e si avviano al supermarket del coach.

Davanti al negozio ci sono Yamaguchi e Tsukishima che parlano tra loro. “Tadachan, ti ripeto, non capisco questa cosa, non avevo mai pensato a nessuno” la voce del biondo è quasi un sussurro, mentre la voce dell’altro è allegra e di un tono molto più alto: “Ma quindi sei gay?” chiede in conferma. “Non lo so, è la prima volta che mi sento attratto da qualcuno, non escludo di poter essere attratto anche dalle ragazze, ma per ora ho un chiodo fisso in testa”. Yamaguchi ride, di gusto e di cuore mentre si merita un’occhiataccia da parte del suo migliore amico: “Con me lo sguardo che uccide non funziona, lo so che sei un cuore di panna”. L’ultima afferamazione del pinch server è sentita anche dal terzetto che si avvicina a lunghi passi al negozio. “Yamaguchi Tadashi, fai un’affermazione falsa del genere un’altra volta e ti sotterro” la voce bassa e il tono deciso del numero undici. “Tsukki sorridi, siamo tra amici, non devi per forza fare il duro con noi”. Kei prende il suo migliore amico per il colletto del gakuran “Stampato” dice e gli tira una testata, lo riabbassa e se ne va senza aggiungere una parola.

Parole Sparse>
Ok non l’ho proprio presa alla lettera, Stampa come Stampata a muro, espressione usata in pallavolo per descrivere un muro che funziona perfettamente e contro cui ti scontri.
Ho cannato la scadenza…
Ho sforato sono a circa 850 parole
Non ne ho imbroccata una Sumimasen

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Capitolo 9
*** 9 November - Ancient ***


9 November

Ancient



La prima settimana di giugno si svolge il festival culturale alla scuola superiore Karasuno, e la seconda sezione 5 ha organizzato un servizio ristorazione con tema “Antico” e lo hanno declinato come i tempi antichi e hanno scelto un antico popolo europeo come ispirazione. Tutti indossano delle toghe bianche, solo qualcuno ha una striscia porpora sul vestiario. Quella linea porpora fa sembrare ancora più slanciato Tsukishima che per l’occasione ha rinunciato agli occhiali optando per le lenti a contatto, che lasciano così gli occhi color dell’ambra senza nessuna protezione. I ragazzi della scuola girano per le varie postazioni e qualcuno si ferma a mangiare all’installazione dell’antica Roma.

Un Kageyama vestito da antico samurai è in fila per mangiare, la sua pelle candida si vede nelle parti non coperte dal doji*1, l’ampio Hakama, un bokken al fianco sinistro e i capelli tirati indietro lo fanno sembrare più grande dei suoi sedici anni, gli zori gli donano qualche centimetro in più d’altezza, quando arriva al bancone si trova davanti il compagno di squadra vestito da senatore romano che gli chiede “Ave cittadino, cosa ti porto?” attende la risposta armeggiando con del cibo. “Latte” un sorriso increspa le labbra del più alto, non lascia trasparire il moto di tenerezza che l’altro gli ha suscitato, così prevedibile e nel contempo così diverso dal solito. “Puoi andare a quel tavolo, ti porto la tua pietanza” con fare professionale.

I due ragazzi non sembrano rendersi conto della folla di ragazze che se li stanno mangiando con gli occhi. “Ecco a te il latte.” dopo qualche minuto su un vassoio c’è il latte richiesto, e una bustina con dentro qualcosa. Il senatore romano si allontana dal samurai che rimane ad osservare il proprio vassoio. Poi prende coraggio e apre la bustina bianca in aggiunta alla sua ordinazione, dentro c’è qualche caramella, una manciata di coca cole gommose.

Yamaguchi sorride all’amico: “Non mi meritavo una testata” si lamenta mentre il biondo rotea gli occhi “Per quanto tempo me la vuoi far pagare?” Il moretto si gratta il naso e poi sorride “Ancora un po’, mi ha detto Negaisan che puoi andare in pausa, e lo sarei anch’io. Mi dai un bacio?” chiede al proprio migliore amico. ”Siamo amici di antica data, ma non puoi chiedermi questo, non puoi… non puoi” si è innervosito e sfrutta le proprie gambe lunghe per allontanarsi dallo stand della propria classe.

Il palleggiatore della Karasuno si alza di scatto, come guidato dall’istinto rincorre il compagno di squadra e infine lo raggiunge, si è nascosto in cortile, è di nuovo accovacciato come è successo qualche mese prima in corridoio. Kageyama si avvicina al centrale, con circospezione e poi poggia una mano sul ginocchio dell’altro, che indossando una toga ha le lunghe gambe scoperte, questa cosa turba immensamente l’altro. Il contatto fisico non viene rifiutato, “Tsukishima” cerca di arrivare l’attenzione dell’altro, senza risultati, nemmeno dopo quattro prove “Kei” usa il nome e solo allora si accorge che l’altro non indossa gli occhiali, l’istinto lo porta a carezzare quel volto, con i polpastrelli come a voler imprimere quei lineamenti. Il cuore di entrambi batte forte mentre il moro riesce ad insinuarsi tra le gambe dell’altro, gli alza il mento e lo bacia, senza nessun preavviso, forse nemmeno nella propria testa c’era il presentimento di un’eventualità del genere. Il bacio è un bacio a stampo, uno sfiorarsi di labbra che lascia entrambi stupiti, e inebetiti, l’unica cosa che riescono a fare è abbracciarsi, anche se Tobio non sposta la mano che si è posata sulla gamba dell’altro.

Parole Sparse
Ho sforato di nuovo ma stavolta sono vicino alle 500 parole.
Doji= (lettura: dogi) Abito solitamente indossato dai praticanti di arti marziali, ogni arte ha una sua variante e quindi abbiamo il karateji, il judoji l’aikidoji….
Hakama una specie di gonna pantalone con le tipiche sette pieghe che rappresentano le virtù dei samurai.
bokken: spada di legno che simula la katana
zori: ciabatte tradizionali in bamboo.

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Capitolo 10
*** 10 Novembwe - Fungus ***


Pizza e TV

Fungus



“Tsukishima perché sei così antipatico?” Hinata chiede con fare diretto al biondo. Solo il giorno prima al festival si era sentito felice, felice di aver dato il primo bacio al ragazzo che gli piace, dopo il bacio a stampo sono rimasti un po’ di tempo abbracciati senza fare niente, quando la luce del sole ha smesso di innondare di luce il cortile della scuola. Si ricompongono nei loro abiti di tradizioni diverse e tornano alle loro vite. Quella parentesi è durata così poco, Hinata ha spezzato l’idillio che ancora giaceva intonso nella mente di Kei. “Sono convinto che i rapporti umani sono come andare a cogliere i funghi” sospira e il più basso lo fissa con fare curioso: “Come andare a fare funghi?” chiede in conferma al suo interlocutore. “Si, non sai mai con certezza se i funghi che hai colto sono commestibili, solo pochi ci riescono. Io sono un fungo velenoso, e non mi nascondo dietro un bell’aspetto. Prendi mio fratello, lui è un fungo velenoso, ma sembra in tutto e per tutto un fungo normale”. Shoyo inclina la testa da un lato mentre lo osserva, si stanno godendo la seconda pausa dell’allenamento, e proprio per questo il più grande ha deciso di fare quella domanda al più piccolo, di studiarlo, anche per il suo amico, ignaro della piega che hanno preso le cose solo il giorno prima. “Quindi ti mostri per come sei realmente?” chiede a conferma di quello che l’altro ha già detto. “Almeno nessuno si illude” il tono è convinto solo che la reazione di Hinata lo spiazza, gli sorride e gli da una pacca sulla schiena: “Quanto ti hanno ferito? Chi ti ha deluso fino a questo punto?”. Non sono amici, non hanno mai parlato seriamente, ma sembra che il litigio con il numero dodici non accenni a risolversi, e tutto lo stress porta il centrale a sfogarsi con il pari ruolo “Potrei cominciare con mio padre che ha due famiglie e a mia madre va più che bene visto che anche lei non è sola, potrei continuare con mio fratello che mi ha fatto credere per gli anni che era in questa scuola di essere l’asso della squadra, potrei passare anche da me stesso che deludo tutti, e sono permaloso.” Il rosso fa un cenno col la testa come a volerlo far continuare. “Quello che mi ha ferito per primo è stato Akiteru, lui mi ha mentito per anni, e io mi fidavo.” si lascia scivolare a terra, a sedere, l’altro rimane in piedi interdetto: “Perché hai litigato con Yamaguchi?” chiede senza nascondersi dietro a giri di parole, sembra il modo più efficace con il biondo. “Dopo la testata che gli ho tirato perché insinuava avessi dei sentimenti abbiamo parlato di nuovo e visto che sono gay mi ha chiesto un bacio, non posso baciare qualcuno che non amo, qualcuno per cui non provo attrazione romantica o sessuale, Tadachan è il mio migliore amico ma qualcosa si è spezzato.” schietto come le domande che ha ricevuto.

Il biondo comincia a iperventilare, serra gli occhi mentre cerca di far arrivare aria ai polmoni. “La giornata dei funghi oggi è la giornata dei funghi” dice Shoyo mentre scivola alle spalle del più alto e cerca di fare pressione sulle spalle in modo che l’altro le allarghi e riesca ad incamerare più aria. La voce del rosso raggiunge un livello di volume accettabile mentre parla nell’orecchio del ragazzo che sta avendo una crisi. “Tsukun, ora cerca di pensare ad una cosa bella, basta una sola cosa, il respiro è sempre superficiale ma sembra diminuire di poco la frequenza. Kei sente la mano piccola e calda dell’altro carezzarlo in modo concentrico sulla propria schiena. “Qua sei al sicuro” la voce ostenta una sicurezza che il volto non esprime.

Il pensiero felice parte dal ricordo dell’alzatore che cerca di calmarlo proprio prima di un paio di crisi e riesce, dopo diversi minuti, a respirare normalmente, la voce di Hinata l’ha cullato, il punto di svolta è stato pensare a quello sfioramento di labbra, questo lo fa arrossire. Quando riesce a parlare la prima cosa che chiede è: “Non siamo amici, perché?” il rosso sembra pensarci un po’: “Sei parte della squadra, sei un mio alleato, e ai nazionali ti sei fidato di me. Non sei il fungo velenoso che vorresti far credere, non sei bravo come pensi a dissimulare.”

Nessuno parla, l’allenamento viene dichiarato chiuso. Ognuno prende la strada di casa con uno spirito nuovo

Parole Sparse>

Funghi, aveva senso nella mia mente
Adoro Kei. 750 parole

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Capitolo 11
*** 11 November -City ***


City

City



{Nonno, siamo in città, a Sendai, iniziamo i preliminari per i campionati nazionali, sono nervoso, lo sai che non sono abituato alle folle. Oggi sento la tua mancanza, mi manchi un sacco. Uno di quei giorni in cui sono malinconico, tu avresti saputo consigliarmi, tu mi avresti dato un buffetto sulla guancia e mi avresti sorriso. Sono confuso caro nonno, e avrei voglia di piangere, ma sono un uomo, e non è una cosa da fare. Sono confuso, ho visto quello che credevo uno senza emozioni avere crisi di panico, quello che per me era il più razionale della squadra. Nonnino, quando l’ho visto vulnerabile ha cominciato a piacermi, è umano, non un freddo computer. Alla fine ho preso il coraggio di baciarlo e mi è piaciuto, i suoi abbracci mi ricordano i tuoi. Profuma di agrumi, ma c’è altro, c’è un qualcosa che non so identificare, qualcosa che mi fa sentire cullato, che mi fa sentire bene, mi ricorda anche te, saranno i suoi occhi, sono dello stesso colore del braccialetto che usavi sempre. Nonno, vorrei potessi rispondermi, ma non puoi, e allora spero che scriverti mi aiuti comunque. Non so cosa devo fare, lo trovo bellissimo, lo trovo affascinante, una sfida quella di conoscerlo veramente, ma sembra rotto, non sembra uguale a prima e sembra fatto di vetro, ed io se non è pallavolo sono maldestro.}

L’alzatore della Karasuno ripone un quadernetto rilegato in pelle nel borsone della pallavolo.

Si avvia all’allenamento e le dinamiche sono le solite, i senpai Nishinoya e Tanaka che sembrano su di giri, come se fossero dei flipper in tilt, Hinata che pretende tutte le attenzioni possibili, anche se non lo fa a voce alta sembra sempre chiedergli di alzargliene un’altra. La differenza maggiore è il gelo che intercorre nei rapporti tra Yamaguchi e Tsukishima, non si parlano e non si guardano, seguono gli schemi di gioco, e collaborano, solo che non c’è più nessuno a filtrare il brutto carattere del numero undici, che è migliorato nel gioco e nella collaborazione in campo almeno quanto è peggiorato fuori dal campo nei rapporti umani.

Mancano poco meno di due ore alla prima partita e si scaldano su uno dei campi secondari cercando di ricreare la magia dell’anno precedente. Vogliono onorare la città che li ha visti abbattere la grande aquila, loro pulcini di corvo.

Parole Sparse
Non sono convinto. Se vi va battete un colpo.

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Capitolo 12
*** 12 November - Glitch ***


City

Glitch



”Un errore temporaneo in un sistema elettronico può essere chiamato Glitch ed è proprio su questo che Nam June Paik basa le proprie video sculture e video installazioni.” Il professore guarda uno dei suoi alunni più promettenti e sorride, nonostante sia appena tornato a scuola dopo qualche giorno d’assenza perché impegnato nelle competizioni sportive non è rimasto indietro “E dimmi Tsukishimakun, i glitch vengono usati anche in altri ambiti?” chiede. Il biondo è in piedi mentre risponde alla domanda e sovrasta i compagni grazie alla sua altezza fuori dalla media, l’aspetto è quello di chi non si lascia intimorire: “Bene possiamo parlare anche di Glitch music, in cui vengono usati gli errori sonori delle apparecchiature elettroniche” il professore sorride “Bene, ora non distrarti più, è già la seconda volta in poco tempo che non ci sei con la testa” il ragazzo sospira “Va bene professore. Si risiede e comincia a distrarsi nuovamente, mentre prende meccanicamente appunti. Guarda fuori dalla finestra, c’è una classe che sta facendo educazione fisica, e riesce ad individuare l’alzatore della squadra di pallavolo, dopo un paio di minuti alza la mano e il professore gli da la parola “Dimmi”. “Posso andare in infermeria, non mi sento bene” il docente gli accorda l’uscita, e il ragazzo si dirige a passo svelto in infermeria. Viene seguito dal suo migliore amico che vuole sincerarsi delle sue condizioni, “Tsukki tutto ok?” chiede una volta entrato e passato l’interrogatorio dell’infermiera. “La mia testa glitcha, non sono normale”, il moretto gli si avvicina e l’altro continua a parlare “ho mal di testa, ma non è questo il problema”. “Sei ancora arrabbiato con me?” chiede a bruciapelo Yamaguchi, Tsukishima scuote la testa “Deluso, non arrabbiato, ma ti voglio bene”, il più basso apre e chiude la bocca un paio di volte prima di riuscire ad articolare qualcosa “Si devi avere un bug è la prima volta in dieci anni che me lo dici”. Il biondo si gratta un sopracciglio “Ma te l’ho sempre dimostrato” l’altro annuisce. “Purtroppo penso di essermi innamorato”. Tadashi guarda l’amico d’infanzia “Stiamo crescendo eh?” chiede prima di venir buttato fuori da quella megera dell’infermiera scolastica.

Parole Sparse
Ah bo. Forse dovrei darmi all’ippica

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Capitolo 13
*** 13 November -Fruit ***


Fruit

Fruit



”Se venite a chiedere aiuto a me siete proprio alla frutta” il centrale guarda l’alzatore e il piccolo schiacciatore della squadra che si esibiscono entrambi un un inchino degno dell’imperatore. “Per favore Tsukki” dice l’energico centrale dai capelli rossi seguito a ruota da un incerto “per favore” detto da parte del numero nove. “Ok, ma starete alle mie regole”, il biondo cerca di imporsi sui coetanei che annuiscono “Regola numero uno non perderete tempo a caso e mi ascolterete, numero due se vi dirò di fare degli esercizi li farete, numero tre…” si interrompe e arrossisce, sembra che stia pensando ad altro. “Numero tre?” lo incalza Hinata, Tsukishima si morde l’interno della guancia “Non litigherete in mia presenza, siete sfiancanti quando lo fate”. I due ragazzi si guardano e sembra che si lancino messaggi senza parole, come in campo e alla fine prende parola il più giovane del terzetto “Ok Tsukishimasan”, lo sguardo fiero rivolto verso il più alto che si perde a rimirare gli occhi insolitamente blu dell’altro.

La fine di settembre sembra cogliere tutti impreparati, le foglie che cadono dagli alberi e tutto si tinge di una sfumatura dorata, come i capelli del centrale che in quel momento sta correggendo aspettando i risultati dei test dei due allievi che ha seguito a partire da quella primavera. Quello studiare insieme li ha avvicinati, si sono aggiunti a loro anche Yamaguchi e Yachi, alla fine quelli del secondo anno sono diventati un gruppo forte, il vero traino della squadra di pallavolo. Quel giorno vengono restituiti i test di fine trimestre, i voti di Tsukishima sono altissimi come sempre, ma succede quello che per tutti i professori somiglia ad un miracolo, nessun giocatore di pallavolo del secondo anno ha preso meno di settanta centesimi, in nessuna materia. Shoyo Hinata corre e salta, esaltato, per il corridoio.

Yamaguchi riesce a trattenere il suo migliore amico, e raggiungono insieme per ultimi la palestra, Tsukishima entra subito dopo Tadashi e viene investito, letteralmente da Nishinoya e Hinata e dalla voce di tutti “Tanjoubi omedetou”. Tutti cantano una canzone sguaiata per augurargli buon compleanno, e solo dopo qualche minuto, il festeggiato si rende conto della torta guarnita di fragole che campeggia sulla panchina, una shortcake alla fragola. “grazie a tutti” la voce non è sicura come sempre, ma un sorriso appare sincero sulle labbra solitamente increspate in una smorfia ironica

Parole Sparse
L’omino del cervello mi sta chiedendo se sappia dove voglio andare a parare
A domani è la mia risposta.

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Capitolo 14
*** 14 November -Loyered ***


Loyered

Loyered



Non si sa come dopo l’ultima partita del campionato invernale del terzo anno qualcuno sia riuscito ad introdurre dell’alcol nella locanda dove alloggia la Karasuno, i cinque ragazzi dell’ultimo anno bevono, e tutti hanno reazioni diverse, ma l’accoppiata che fa più ridere è quella formata dal composto e sarcastico centrale e dal silenzioso e chiuso alzatore, infatti il Sakè, in loro ha sbloccato reazioni imprevedibili. Kageyama, sciolto, privo dei suoi blocchi emozionali, grazie ad un unico bicchiere alcolico, comincia ad abbracciare tutti e a ringraziarli, parte dai primini che conosce meno, passando per quelli del secondo anno che ha imparato a rispettare nel tempo. La prima che viene abbracciata è Yachi “Hitokachan, grazie, sei un’amica e mi hai salvato il culo un sacco di volte.” la ragazza arrossisce, e balbetta qualcosa, ma lui passa oltre. Abbraccia Yamaguchi “Capitano, ti rispetto, sei un bravo ragazzo e un bravo giocatore, ma devi ancora lavorare sui tuoi pregiudizi” gli da una pacca sulla spalla. Raggiunge Hinata “Shoyo” lo abbraccia “ti voglio bene, sei la persona che mi ha salvato, tu mi hai tirato fuori dal pantano in cui mi ero messo da solo, tu sei stato il primo a guardare oltre la mia maschera, oltre il mio caratteraccio, tu mi hai insegnato cosa vuol dire essere una squadra, questo non vuol dire che non ti batterò ancora, perché sarò io a primeggiare” l’abbraccio tra i due è sincero e lungo, sembrano dimentichi delle imposizioni della società giapponese. Dopo qualche minuto raggiunge Tsukishima e sorridono entrambi “Kei” e lo abbraccia, ma non riesce a parlare perché il biondo lo precede “Come le cipolle, dopo aver buttato gli strati esterni ci siamo trovati.” l’altro ride leggermente, complice l’alcol “sempre cose difficili Kei, sei un pianeta a parte, un mondo che mi piace scoprire, non so quando ho smesso di odiarti, non so nemmeno perché ci odiassimo”. “Tobio” non aggiunge altro in risposta ma se lo trascina addosso e si va a sedere su uno dei divanetti di quella stanza. L’alzatore si accomoda meglio contro il corpo del centrale, abbracciati continuano a toccarsi leggermente, la mano calda e grande di Tsukishima, persa nei serici capelli neri di Kageyama, e la mano perfettamente curata di Tobio all’altezza del cuore di Kei.

Parole Sparse
Loyered: Stratificato.

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Capitolo 15
*** 15 November - Medieval ***


Medieval

Medieval

忠義
Leatà, Dovere


Prima dell’ultima partita del terzo anno, molto prima in realtà, c’è stata un’ultima partita del campionato, quella di Asahi, Suga e Sawamura. Tutti si sono trovati davanti a questi tre ragazzi, uno così diverso dall’altro e nonostante questo così importanti per tutti. “Mettete la mano a palmo in su” dice con dolcezza Suga, l’alzatore si è sempre comportato in modo dolce e comprensivo con tutti e nessuno si esime da questa richiesta. Sono tutti con il palmo verso l’aria. Prende parola Daichi “Quando questi due sono arrivati” indica Kageyama e Hinata “pensavo sarei finito al manicomio in tre giorni, però son passati tre giorni, e poi sono passate le settimane e mi sono affezionato a tutti voi”. Tsukishima sbuffa guardando verso l’alto, facendo ridere mezza squadra, Yamaguchi si affretta a tradurre il comportamento del proprio migliore amico “Anche lui si è affezionato”. Tadashi viene colpito con un pugno sul deltoide, ma senza evidente violenza. “Dicevo” riprende la parola l’ex capitano della Karasuno “Mi viene in mente solo una parola Chiugi, una delle sette virtù del Bushido, quella che lega me a voi, razza di caproni”. Mentre Sawamura parla, Azumane con un pennino traccia sulla mano, degli ormai ex compagni di squadra i due kanji che compongono la parola. Koshi prende la parola “Voi siete una nostra responsabilità, noi ci prenderemo sempre cura di voi, e vi saremo leali.”

L’ultimo allenamento insieme, si conclude con il cerchio di squadra e l’urlo di incoraggiamento solito “Karasuno” chiamato dai tre diplomandi con la risposta di tutta la squadra “Fight” che risuona tra le mura della scuola.

“Come gli antichi Samurai” ridono tutti alle parole di Azumane, il ragazzo nonostante la stazza e l’affetto per gli altri si imbarazza, ma riesce a terminare il proprio discorso “Questa parola è la NOSTRA parola Samurai.”

Parole Sparse
Sono in super ritardo, ma in accademia ho una prof malvagia, e non avevo voglia che gli esercizi diventassero un numero esponenziale per aver cannato la consegna.
忠義: Leatà, Dovere - una delle sette virtù del Bushido. Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

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Capitolo 16
*** 16 November - Growth ***


Growth

Growth



“Ve lo ricordate il discorso dei senpai?” La voce di Yamaguchi ha tinte più adulte rispetto a quelle fanciullesche che aveva appena tre anni prima. “Quale?” chiede Hinata che continua a saltellare intorno ai compagni di squadra “Il DISCORSO” calca sulla parola Yamaguchi. Tsukishima guarda verso il cielo sbuffando “Quello dove ci dicevano che dobbiamo usare le protezioni se andiamo con le ragazze?”. L’imbarazzo degli altri è palpabile, come quello che avevano provato un pomeriggio, durante un ritiro in cui Sugawara e Sawamura hanno preso da parte quelli del primo anno facendo loro il discorsetto sul sesso sicuro, “Tsukki sei un cretino, sto cercando di essere serio”, Tadashi arrossisce, ancora memore delle sensazioni provate quel giorno. “Parlavo del discorso prima del diploma quello sulla lealtà, ora ci siamo noi, e per me sarete sempre qua” si indica il cuore. Kageyama sembra più silenzioso del solito, mentre Hinata è sempre lui, qualche centimetro più alto, ma sempre un concentrato di iperattività. “Ci stiamo per dividere?” chiede Shoyo quasi stupito, mentre guarda i suoi compagni di squadra. “Non sarà uguale, e non dirò cose sdolcinate come quei tre, ma siamo amici” è la limpida dichiarazione di Tsukishima, tutti si quietano, come quelle parole, uscite dalle labbra del centrale fossero un calmante. “Troveremo il modo di sentirci e vederci” aggiunge con ottimismo il capitano della Karasuno. “Oggi godiamocela, giochiamo e poi andiamo a prendere da mangiare al negozio del coach” propone Kageyama, la reazione di Yamaguchi sembra quella di una fan adorante, dalle labbra gli sfugge un gemito e poi con sguardo quasi adorante guarda quei tre, con cui ha combattuto guerre sportive, le sue emozioni sfuggono a quel volto spruzzato di lentiggini “Oh siamo proprio cresciuti”.

Giocano insieme ancora una volta, anche se sentono il peso dell’incombente diploma, e del fatto che si divideranno, dopo essere cresciuti, da pulcini a corvi adulti, o quasi

“E mi raccomando il preservativo” il saluto di Tsukishima quando le loro strade si dividono.

Parole Sparse
Sto cercando di mettermi in pari. Ma sono in ritardissimo, spero domani di riuscire a pubblicare la diciassette e la diciotto per riprendere il giusto ritmo.

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Capitolo 17
*** 17 November - Sign ***


Sign

Sign



Non aveva mai pensato che la sua firma potesse diventare qualcosa di importante, il suo primo manga parla di sentimenti fraintesi. Il suo aspetto lo ha sempre fatto sembrare più adulto, un bambino nel corpo di un uomo. La barbetta è cresciuta presto, e ha cercato di ingentilire il proprio volto allungando i capelli, il risultato però non gli ha mai reso giustizia. Un animo puro come il suo. Il suo manga parla di un samurai di piccole dimensioni, all’inizio nessuno lo prende sul serio, ma poi grazie al suo carattere, grazie al suo sorriso riesce a conquistare tutti.

La storia del Samurai Yu, scritto con il kanji della virtù del bushido, sembra portare alla luce le insicurezze adolescenziali, ma in un ambiente eroico ed epico. Nella prima pagina del primo volume ci sono due caricature e una scritta:

Dedico questa storia a due samurai odierni: a Shoyo che mi ha riportato alle mie passioni in un momento in cui ero sommerso dall’autocommiserazione. A Yuu la divinità guardiana, un amico leale, la persona che più somiglia al mio Yu; il giovane uomo che segue la via del bushido ai giorni nostri, con lui ho capito il vero significato della virtù Meiyo le decisioni e le azioni fanno di te l’uomo che sei.

Yuuki: Ti raggiungerò, dovessi fare il Ronin per il mondo

La sua firma a mano stampata sotto queste parole, addirittura ha un timbro personalizzato

Allora parte, sul serio, prendendo il coraggio che gli hanno insegnato i due piccoletti della squadra e raggiunge Nishinoya in capo al mondo, più di una volta, facendo spola tra il Giappone e i mille posti che l’ex libero della Karasuno vive e visita.

La prima volta lo raggiunge in Italia quando Noya è impegnato nella pesca del pesce spada*1. Lo trova al porto appena di ritorno dalla pesca, e non riesce a spiccicare parola. Nishinoya ha ancora l’aspetto di un ragazzino, ma la pelle abbronzata, così esotica su un giapponese, fa ribollire il sangue ad Azumane. Asahi corre incontro all’ex libero, lo abbraccia e lo bacia, senza pensieri, non un dove, non un dopo, o un perché, solo il bisogno di unire le proprie labbra a quelle dell’altro, il bisogno di comunicare anche al diretto interessato la fiamma che arde nel cuore del mangaka.

Parole Sparse
Cambio di protagonisti, ho accennato qualcosa, ho gettato qualche sassolino, e no, non il liquore...
Meiyo – Onore
Le azioni e non le parole sono ciò che definisce il buon samurai.Se per qualsiasi motivo, e comunque minimale, hanno compiuto un atto di disonore, possono solo ripristinarlo con seppuku.
Yuuki – Coraggio
La cosa più disonorevole per un samurai è entrare in "un guscio di tartaruga" e non agire. Pertanto, è molto importante prendere coraggio quando la situazione lo richiede e spostare le masse per difendere una giusta causa, anche se ciò significa mettere a rischio la tua vita.
*1Marlin traduzione incerta, ho deciso per il pesce spada.

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Capitolo 18
*** 18 November - Branching ***


Branching

Branching



I corvetti hanno cominciato a volare da soli e c’è un nido per ognuno di loro. Sono lontani ma è come se fossero tutti su un grosso albero di quelli pieni di ramificazioni, ognuno di loro ha preso una strada, qualcuno quella facile, qualcuno quella del cuore, altri quella più difficile. A diciotto anni prendere e partire, lasciare la comodità della propria casa, dell’affetto dei propri cari è una rivoluzione.

Sotto i piedi non c’è più il parquet della Karasuno ma sabbia, sabbia con le sue mille consistenze diverse.

Taraflex*1 è quello su cui stridono le scarpe, è quello che da potenza ad una battuta, è quello che accompagna ogni singola alzata

Libri su libri, una stanza lontana, ma non troppo da quella d’infanzia, ma lontana da quello che l’infanzia rappresentava. Ancora pallavolo, impegno e sudore, oltre ai libri, libri che sembrano straripare da ogni angolo, forse anche dal borsone della squadra

Un ramo lontano lontano, o forse sono solo le fronde del grande albero che si muovono al vento

Una rimpatriata, una rimpatriata poco dopo la partita del secolo, MSBY Black Jackal contro Schweiden Adlers, il duo bislacco a confronto, i grandi nomi della nazionale in una sfida sul campo. La rimpatriata è proprio un ritorno al nido.

Un mercoledì pomeriggio si ritrovano tutti nella palestra della Karasuno, il vecchio team, manca solo Nishinoya ancora disperso nei suoi viaggi avventurosi. Sfidano i ragazzini, quelli che adesso si allenano nella loro amata palestra. Giocano con il sorriso sulle labbra, come un ritorno a casa dopo una brutta giornata. Come la coperta calda in una giornata d’inverno in cui la pioggia non ne vuol sapere di lasciare il passo al bel tempo.

“Karasuno” urla un poliziotto di Miyagi e il gruppo variegato degli ex giocatori risponde “Chiugi”*2 lasciando il catartico Fight ai nuovi pulcini di corvo.

Parole Sparse
Branching:Ramificazione
*1Taraflex: materiale ufficiale per i campi di pallavolo, il parquet invece è tipico del basket.
*2Chiugi: Lealtà, dovere ved.Capitolo 15

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Capitolo 19
*** 19 November -Grain ***


grain

Grain



"Ci guadagno il colore del grano".*1.

Sono anni che si girano attorno in un frustrante tira e molla. Viaggi impossibili solo per vedersi, e magari potersi baciare solo per qualche minuto, all’ennesima separazione il centrale dei Frogs chiede al più quotato alzatore giapponese cosa ci guadagnasse ogni volta a tornare a cercarlo. La risposta è stata una citazione, una citazione importante.

Durante il secondo inverno dopo il diploma Tsukishima viene ingaggiato dai Frogs di Miyagi una squadra di seconda divisione, una squadra abbastanza importante, non quanto quella che ha tra le sue fila Kageyama, ma una squadra di fascia alta del secondo campionato nazionale giapponese. Kageyama gioca dall’altra parte del Giappone, molte ore di treno di distanza dal suo paese natale, e dalle palestre che lo hanno visto maturare come giocatore e come persona.

Quella tra loro è sempre stata una squadra di non detti, dopo il primo bacio durante il secondo anno, e le coccole del terzo anno, si sono scritti e hanno parlato al telefono. In realtà nessuno dei due brilla come conversatore, per la maggior parte del tempo sono state chiacchiere superficiali, ma a volte quando la stanchezza sembrava prendere Tobio, allora cominciavano a parlare di progetti, di sogni, di vita vissuta, di delusioni e di coraggio.

Entrambi hanno avuto il coraggio di andare a vivere da soli molto prima della maggiore età. Di dedicarsi alle loro passioni, di impegnarsi come mantra di vita. Una notte mentre il freddo si spargeva per il piccolo monolocale dell’alzatore con il telefono acceso il biondo dall’altra parte della linea sfoglia qualcosa. “Che leggi Tsuchan?” l’altro sospira “Prossimamente ho un esame per il corso di divulgazione per i più piccoli” specifica “Devo leggere il piccolo principe, Kachan”sospirano entrambi “Sai che non lo conosco?”. L’alzatore si sta facendo la manicure, e la voce che arriva da Miyagi comincia a leggere.”Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?”. Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegare le cose ai grandi.”

per molte sere il più grande ha letto per il ragazzo dall’altro lato del Giappone. Una nuova piccola routine tra loro, come la chiamata delle 23 o quella delle 14, ma no non stanno insieme, sono solo amici.

Le vacanze invernali, le pause del campionato, sono stati i loro momenti, i giorni in cui si sono visti, in cui hanno potuto toccarsi fisicamente. Quando sono insieme sembrano una coppia, ma no, non lo accettano, non ne parlano.

”Kachan, fa male ogni volta che ci separiamo” si tengono per mano, ancora nel monolocale di Tsukishima “Tsuchan è come per la volpe, so che fa male, ma tutto quello che guadagno è più grande”si alza in punta di piedi e con la mano libera gioca con i capelli del centrale, che a sua volta stringe il corpo dell’altro contro il proprio.

”Tsuchan, non so perché ma ti voglio bene” tutto d’un fiato, filtrato però ancora dalla paura di accettare quel sentimento. “Kachan ti voglio bene, e così ti faccio soffrire, ma non riesco a lasciarti andare”. Una serie di baci conclude quella visita nella prefettura di Miyagi ed il ritorno al proprio lavoro, alla propria passione.

“Ti rendi conto che mi stai chiamando quando là sarà un orario assurdo?” nonostante le parole di rimprovero il tono di Tsukishima è dolce, e in risposta riceve uno sbuffo. “Me lo leggi ancora? Ti prego, domani devo giocare e vorrei tu mi vedessi”, una risata di sottofondo sembra però tranquillizzare il giocatore della nazionale. “Sta tranquillo tutto il Giappone ti guarderà”.

Sfoglia il libro e trova il pezzo che l’altro adora e comincia a leggere dopo essersi schiarito la voce “E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangero'". "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…" "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. " È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?". Il centrale è commosso e si sente dalla voce, a stento trattiene a sua volta le lacrime, e viene interrotto da un altrettanto commosso Kageyama "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". Chiude gli occhi per qualche secondo “Tu sei come la rosa, per il principe”

Parole Sparse
*1La citazione completa sarebbe: "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano" dal Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéy.
In realtà ho saccheggiato il libro. Sono legato a questo libro da un filo leggero, che mi si è appiccicato addosso mentre facevo gli scout da adolescente.
Dovrei autopunirmi per questo capitolo lo so.

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Capitolo 20
*** 20 November - Fluffy ***


Fluffy

Fluffy



Anche la questione Olimpiadi di Rio viene archiviata, e l’alzatore titolare della nazionale torna in patria. Gioca ancora quasi tre anni in Giappone quando riceve la chiamata per l’Ali Roma, in Italia, a quasi tredicimila chilometri di distanza da quello che è sempre colui da cui ritorna, quello che in qualche modo ricerca.

Il centrale dei Frogs si trova sul campo con i suoi compagni di squadra, alcuni dei quali sono vecchi avversari. “Kageyama va a giocare in Italia con i grandi nomi, e pensare che solo poco tempo fa ci giocavamo contro”, Tsukishima rimane silenzioso, mentre i compagni di squadra si mettono a discutere dei vecchi tempi, i sentimenti bussano al cuore, ma come sempre cerca di nasconderli dietro al proprio sarcasmo. Lancia un paio di risposte al vetriolo, stupendo soprattutto i suoi due ex avversari dei tempi del liceo.

I Frogs hanno spuntato una vittoria importante contro la prima in classifica. Festeggiano ringraziando il pubblico, pubblico tra cui spicca la testa corvina dell’alzatore della nazionale. Un gioco di sguardi, non servono parole, non a loro due, non dopo tutti quegli anni in cui si sono gravitati attorno, senza mai arrivare al punto, senza mettere etichette o dare certezze.

Fuori dal palazzetto, seduto su un muretto c’è Kageyama, è vestito di tutto punto, un paio di jeans chiari una camicia blu di prussia che fa pendant con il colore dei suoi occhi, e un semplice giubbotto nero, tiene le mani in tasca e guarda con ansia l’uscita della squadra ospite.

Tsukishima cerca di fare la doccia più velocemente possibile, ma i compagni, euforici sembrano non volerlo lasciare andar via. “Oh, avete rotto, io torno da solo a Miyagi, ci vediamo all’allenamento” alza la voce e il tono sembra privo di ogni inflessione sarcastica che solitamente gronda dalle parole del biondo lasciando gli altri interdetti per i secondi necessari alla fuga.

Esce dalla palestra a grandi passi, agevolato dalle lunghe gambe e si ritrova davanti la persona più importante della sua vita, anche se, se glielo chiedessero smentirebbe la cosa, che lo fa rimanere a bocca aperta. “Kei” lo chiama per nome con voce tremante mentre si avvicina e lo prende per mano. Il centrale lascia scivolare le dita contro quelle dell’altro e ricambia la stretta con fermezza, ma senza prepotenze “Tobio” lascia che il suono del nome dell’altro lasci la propria bocca con dolcezza.

Raggiungono il piccolo appartamento di Kageyama a piedi, quasi correndo, mano nella mano, con il borsone che sbatte contro il fianco del biondo che però non sembra rendersene nemmeno conto. Tobio armeggia con le chiavi per un po’, riuscendo infine ad aprire la porta, e solo quando si chiudono il mondo alle spalle i due cominciano a baciarsi, è un bacio urgente, un bacio che sa di mancanza e di amore malcelato.

Quando riescono a calmarsi, e a calmare la propria foga Tsukishima raggiunge il divano e si mette a sedere con le spalle verso un bracciolo, e viene raggiunto da Kageyama che si siede nello spazio lasciato dalle gambe larghe del più alto. “Così andrai in Italia” un sussurro proprio tra i capelli setosi dell’alzatore. “È la mia occasione” il tono è basso mentre riceve un abbraccio da dietro che lo fa poggiare completamente al corpo dell’altro.

Tsukishima trattiene un singulto, e passa una mano tremante tra i capelli dell’altro, sta cercando, ancora una volta di nascondere i propri sentimenti, ma non sembra più capace di trattenersi, fa girare l’altro e lo guarda negli occhi. Gli occhi color dell’ambra del centrale sono lucidi e si specchiano in quelli blu, altrettanto lucidi dell’altro, si baciano nuovamente, un bacio lento, morbido, pieno di tutto quello che non riescono a dire, di tutto quello che vorrebbero dire.

La notte delle rivelazioni, “Ho paura. Non voglio tornare ad essere il grande re” la voce di Kageyama si spande per l’appartamento mentre non sembra riuscire a dividersi dall’abbraccio dell’uomo che ama. “Non sei più il grande re da anni, l’unico re che sei è quello del mio cuore” un sospiro e Tsukishima continua a parlare “Non posso lasciarti andare senza dirti che ti amo, ti amo da quando ho capito che profumi di shortcake, da quando un tuo solo tocco è riuscito a farmi calmare. Tu andrai là e farai faville, perché hai un talento assoluto” chiude gli occhi di un castano così chiaro da ricordare il colore dell’ambra e la pupilla sembra un fossile nella pietra.

Tobio sospira a propria volta si sente felice e triste allo stesso tempo, l’altro ha dato voce ai sentimenti di entrambi, e sente di non poter evitare ancora il discorso “Ti amo, e non so da quanto ti amo, so solo che tornerei sempre da te, a costo di prendere almeno due aerei e farmi diciotto ore di viaggio solo per rivedere i tuoi occhi, per baciare le tue labbra”.

Hanno veramente lasciato tutto fuori dalla porta dell’appartamento di Kageyama, con loro non è entrato l’imbarazzo, o una qualsiasi forma di filtro tra cervello e bocca, e forse nemmeno la paura, o forse quella l’hanno solo cavalcata e sfruttata per dichiarare quello che agli occhi dei loro amici era chiaro da anni e anni.

”Tobio” pronuncia il nome dell’altro imprimendo in quei Kanji tutti i propri sentimenti e comincia a carezzare dapprima i capelli, e poi la guancia, tocca piano, con reverenza il corpo dell’altro. Si scoprono piano, usano il tatto per scoprirsi, e si scoprono fisicamente e metaforicamente, tra baci e carezze. Passano la notte ad amarsi con delicatezza, come se fossero stati risucchiati da una nuvola morbida. La nuvoletta dell’amore, quella che ti fa camminare per aria. Anche il loro sentimento è morbido, come quelle coperte pelose, così piacevoli al tatto. Tutto quello che succede tra loro è naturale, senza freni inibitori e fatto con il più profondo rispetto ed amore.

La mattina li coglie abbracciati nel letto dell’alzatore, il primo bacio, quello del risveglio, sa ancora di sonno e di piacevole stanchezza.

“E ora?” chiede Tobio, Kei sorride “Faremo a modo nostro, come al solito, per me ci sei solo tu, ci sei solo tu dal liceo, non cambierà proprio adesso, e troveremo un modo per farla funzionare.” Il moretto sembra tirare un sospiro di sollievo, mentre Tsukishima continua a parlare “Ti ha mai fermato qualcosa?”. “No” dice Kageyama i cui capelli vengono scompigliati dalla mano grande del centrale “E quindi nemmeno l’essere in due continenti diversi ti fermerà. Sicuramente non mi fermerà.”

Ricominciano a coccolarsi morbidamente affondati nel letto del più piccolo.

Parole Sparse
ho sforato di circa 500 parole… vabbé loro mi hanno chiesto questo. Sono sul filo del rasoio, ho finito di scrivere a mezzanotte, e quindi pubblico in ritardo. Non sono convinto (ma va… urlano dalla regia). Morbido? Probabilmente farei meglio a darmi all’agricoltura estensiva.

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Capitolo 21
*** 21 November - Art Dèco ***


Art Déco

Art Déco



Non saprebbe spiegare come si sono ritrovati in quel posto che trasuda Art Déco. Un giorno si sono baciati su una banchina di un porto italiano, un altro giorno sono andati a visitare le piramidi, e poi si sono visti sempre nei posti più esotici, molto spesso all’estero e questo è sempre stata una fonte di ispirazione per i suoi fumetti. Solo che non riesce a capire come siano arrivati in un paesino del Giappone. Yuu l’ha coinvolto nella sua nuova impresa, il giro completo del Giappone a piedi, sono partiti il primo Gennaio da Sendai ed hanno camminato verso sud, hanno visitato templi, hanno visitato città, e piccoli villaggi.

Hanno camminato per mesi, anche perché per mezza giornata lui ha sempre avuto bisogno di lavorare, di mandare tavole all’editore, e di scrivere la trama della sua nuova serie, ovviamente ha rallentato la frequenza delle uscite, ma non vuole lasciare in sospeso i propri lettori, non come i suoi colleghi che l’hanno deluso durante la sua adolescenza.

Ancora non sa come sia finito in questo villaggetto in stile art Déco, con il suo compagno di vita, con l’unico con cui potrebbe dividere tutta la vita, e che con quel sorriso rassicurante lo coinvolge in avventure assurde come quella. “Ho trovato un celebrante” nonostante la voce sia da uomo, il tono e l’entusiasmo sono gli stessi che aveva al liceo, il piccolo libero, non è cresciuto molto in quegli anni, un uomo in un corpo piccolo ma proporzionato. “Hai trovato un che?” Azumane guarda Nishinoya con un’espressione stranita. “Uno che ci può sposare, mi sposi? Mi sposi? Dai… Dai… Ti amo da sempre e per sempre”. Asahi non cerca nemmeno di ribattere, non ha l’energia adatta a bloccare Yuu quando diventa un fiume in piena. “Ti amo, lo sai, tu sei l’unico che potrei amare, siamo legati dal sottile filo rosso. Ti ho chiesto io di sposarci prima di questa follia”. In risposta riceve una risata dolce “Appunto, facciamolo”.

Asahi Azumane e Yuu Nishinoya si sposano in primavera in un villaggio in stile Art Déco, la funzione civile è celebrata da un uomo di mezza età vestito da monaco di un tempio tradizionale giapponese. Si promettono fedeltà e lealtà. Dopo il bacio di rito il più piccolo ride mentre il mangaka lo fa girare nel suo abbraccio.

Parole Sparse
Mi vergogno di me stesso.
A domani.

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Capitolo 22
*** 22 November - Fluid ***


Fluid

Fluid



Palasport a Roma, una calda giornata di inizio settembre. L’Ali Roma si sta preparando per la supercoppa italiana, è il primo giorno di allenamento con la palla per i nuovi innesti nella rosa. Un giovane palleggiatore giapponese entra in campo e dopo un po’ di riscaldamento si mette sotto rete. Come il riscaldamento pre partita lo schiacciatore lancia la palla all’alzatore che lo indirizza in direzione del libero che la riceve e la direziona verso il regista della squadra. Alla fine del primo giro, grazie al suo talento riesce a prendere le misure di alcuni compagni di squadra. In un italiano stentato chiede informazioni ai giocatori che non ha ancora “letto” bene. Il lavoro in palestra si fa più articolato dopo dieci minuti, proprio il tempo del riscaldamento.

Si fa la doccia accompagnato dal chiacchiericcio dei compagni di squadra, sono dei professionisti, ma sembrano un gruppo coeso, e l’alzatore sente il gap culturale, ed il peso della sua timidezza che si infrange contro i modi coinvolgenti del libero. La società ha scelto un gruppo giovane e promettente, più metà squadra proviene dalle giovanili, mentre gli innesti importanti sono un centrale di esperienza e dal carattere solare l’opposto un giovane russo altissimo ma che parla un italiano perfetto e infine il giovane alzatore, stella della nazionale Giapponese, che già nel 2018 avevano osservato durante i mondiali italiani. Il libero un ragazzo di poco più di vent’anni abbraccia un Kageyama in accappatoio che salta via nemmeno avesse preso la scossa, gli occhi blu spalancati e le mani a stringere l’indumento asciugante. “Ma.. che… che… k’so” impreca in giapponese, ha ancora problemi con la lingua, ma fa ridere i compagni “Oh scusa, dimenticavo voi non vi toccate, ma mi volevo solo complimentare per il tuo gioco fluido, dopo solo un allenamento con noi”. L’alzatore osserva i compagni e nota che tutti lo stanno guardando con curiosità “Gioco come so” si guarda la punta dei piedi “Il gioco è fluido, l’italiano no” afferma e gli altri gli battono a turno una pacca sulla spalla facendolo sussultare ogni volta “Ti abituerai” gli assicura l’opposto russo “verrà fluido come col gioco” il forte accento straniero crea problemi a Kageyama. Quando quest’ultimo viene travolto di nuovo dal libero “Ma Kageyama è il tuo nome o il tuo cognome?” chiede a poca distanza da lui toccandogli il braccio. “Non toccarmi” il tono basso e perentorio fa alzare entrambe le mani all’altro. “Tobio è il nome, Kageyama il cognome, ma potete chiamarmi Kageyama e abbreviarlo come vi pare.”

Sono le ventitré e sta uscendo dalla palestra, insieme ai compagni, gli suona il telefono, “Moshi Moshi” dall’altra parte una voce ben conosciuta che lo fa arrossire istantaneamente, sente l’amore dell’altro raggiungerlo attraverso la voce, come se fosse un fluido che comincia ad avvolgerlo a partire dall’orecchio e dall’udito. Si estranea da tutte le cose fastidiose che gli sono appena capitate.

Parole Sparse
Sono di nuovo in ritardo. Ma avevo già dato l’avviso prima di nascere… Mia mamma grazie a me ha fatto Natale e Capodanno in ospedale aspettandomi… Mi son degnato di arrivare il 3 di gennaio… quindi non disperate, o forse disperate visto che siete arrivati fin qua.
A dopo.

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Capitolo 23
*** 23 November - Game ***


Game

Game



La partita del secolo, mondiale per club. A Roma l’aria di metà autunno è frizzante, mentre al palasport l’aria è elettrica, si sente la tensione dell’importanza di quella finale, una squadra italiana, come succede da anni, ma non la Lube Civitanova*1 bensì la Ali Roma, una squadra giovane, che solo l’anno prima ha sbaragliato le grandi, partendo come la squadra che si deve salvare. L’avversaria è l’Asas São Paulo una squadra solida con nuovo opposto, un piccolo giapponese esplosivo. C’è una gara nella gara, quella che da molti anni si portano dietro l’alzatore della squadra italiana e l’opposto della squadra avversaria.

Ali Roma in battuta. P1, Kageyama al servizio, si prepara, sempre la solita routine, la stessa che aveva al liceo e che fa ridere la persona che lo conosce meglio sul campo. Fischio di inizio e Roma parte con un ace. La partita però si complica, vincono due set per squadra ed il quinto è in perfetta parità e nessuna delle due squadre riesce a sbloccare il risultato, sono ai vantaggi e continuano a raggiungersi. In battuta c’è l’opposto della squadra brasiliana, ace a sua volta e chiude la partita.

I due ex compagni di squadra si vedono dopo la partita, una birra e un rinfacciarsi i punti e le sfide vinte. Dopo un po’ i discorsi si fanno più seri “Allora Bokechan che mi racconti?” chiede l’alzatore “Niente, ho trovato una ragazza che gioca in Brasile, penso sia quella giusta, te la farò conoscere, e tu?”. Kageyama arrossisce e abbassa lo sguardo “Ce l’avete fatta?” aggiunge ancora Hinata. “Se intendi Kei, si ce l’abbiamo fatta, anche se è dura, e strana”. Il rosso ride “Allora il mio regalo in anticipo di compleanno ti piacerà. Lo potrai scartare tra una settimana”.

Nonostante la richiesta di spiegazioni e di ulteriori indizi Kageyama non riesce a scoprire cosa passi per la mente del suo ex compagno di squadra. “Capirai, sei il mio migliore amico”, Hinata offre da bere e quando si stanno dividendo “Anche tu sei il mio migliore amico.”

Si salutano e si dividono proprio mentre suona il telefono del più piccolo

Parole Sparse
*1L’ultimo mondiale per club assegnato è quello vinto dalla Lube, non è la mia squadra del cuore. Tifo Trento, e poi amo giocatori a casaccio nelle varie squadre.
Il prossimo capitolo si chiamerà Fractal fatemi gli auguri

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Capitolo 24
*** 24 November - Fracatl ***


<h3>Fractal</h3>

Fractal



Si sentono due volte al giorno tutti i giorni, un’abitudine, nonostante la distanza sembri quasi incolmabile. Il campionato non si ferma durante le vacanze di natale*1quindi non può tornare in Giappone. Non avrebbe mai pensato di sentire la mancanza di casa, nello specifico la mancanza della testa bionda più irritante di tutte le isole nipponiche. Finiscono gli allenamenti del venti dicembre e finiscono più tardi del solito, e riceve la chiamata mentre si sta dirigendo nella doccia “Moshi moshi” e viene travolto dal libero nuovamente “con chi parli? La fidanzata?”. Kageyama rotea gli occhi all’indietro “Lasciami perdere, è internazionale la chiamata”. Parla in italiano con il libero e poi riprende a parlare in giapponese, e il dono si fa più dolce, e i compagni di squadra fanno commenti rumorosi. “Ti chiamo quando arrivo, va bene?” la voce di Tsukishima sembra arrivare da molto vicino. “Ok, aspetto che mi richiami”.

La chiamata successiva è disturbata nuovamente, ma dalla confusione che ha dietro il centrale dei Frogs. Riescono a parlare un po’ e a salutarsi dolcemente.

Una nuova chiamata ad un orario un po’ diverso dal solito, e questa routine infranta innervosisce l’alzatore dell’Ali Roma, e questo si riflette nell’allenamento, insieme al nervosismo che lo ha sopraffatto la sera prima, grazie all’intromissione del libero nella sua chiamata. Non riesce ancora a capirsi con gli altri, sembrano delle rette parallele.

La mattina del suo compleanno si prepara per andare in palestra e si sente strano, non è riuscito a parlare con Tsukishima, ed è nero, i compagni non gli rivolgono la parola, se in campo è efficiente come al solito, fuori dal campo è proprio antipatico, per tutto il giorno. Stanno preparando la partita per il primo posto in classifica che si terrà il 26 dicembre.

La solita chiamata, quella dopo il pranzo di Kageyama arriva puntale. “Sei uno stronzo” apre la chiamata il moretto. “Lo sapevi quando mi hai preso” ribatte l’altro, “Segui i fiocchi di neve” continua stupendo il proprio ragazzo “I fiocchi di neve? Ti droghi?” riceve in cambio una risatina “Guarda davanti a te” l’alzatore guarda davanti a se e trova un fiocco di neve di quelli di carta intagliata “Ne troverai diversi”. La curiosità prende il sopravvento e il numero venti dell’Ali segue la scia di fiocchi di neve, sempre più piccoli fino a quando ne vede uno su un palmo di mano rivolto verso l’alto, quando cerca di prenderlo la mano si chiude contro la sua e viene trascinato in un abbraccio, che lo coglie alla sprovvista come l’odore di agrumi tipico del proprio fidanzato. “Kei” una preghiera esaudita “Tobio, mi sei mancato”. Si baciano lentamente, in un angolo della palestra perdendo la cognizione del tempo. “Buon compleanno” il biondo sussurra nell’orecchio dell’altro, che sembra non voler spezzare l’abbraccio.

Non si rendono conto del tempo che passa e arriva l’orario dell’allenamento pomeridiano. Il libero è incaricato di cercare Kageyama, ad un certo punto lo trova mentre si bacia lentamente con Tsukishima. “Kage ti devo disturbare” parla a voce altissima, facendo sobbalzare la coppia. “Oh Luca” risponde al compagno di squadra “Abbiamo l’allenamento” continua Luca, il libero e l’alzatore annuisce “Due minuti e arrivo”. “Kei devo andare, a dopo”, Tsukishima sorride annuendo “A dopo” lo lascia andare dopo ancora qualche bacio.

In un angolo della palestra Kei Tsukishima ammira nuovamente Tobio in azione sul campo

Parole Sparse
Fratctal → Frattale In pratica ho usato i fiocchi di neve che diventano sempre più piccoli come se fossero dei frattali
*1Il campionato scorso hanno giocato anche a Natale, a Santo Stefano è la norma in superlega.

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Capitolo 25
*** 25 November - Pastry ***


<h3>Pastry</h3>

Pastry



Non sa come sia riuscito a rimare concentrato per tutto l’allenamento, sa di avere il giovane uomo con delle ambre al posto degli occhi che lo osserva dal pubblico. Alla fine dell’allenamento recupera la propria borsa schivando i compagni di squadra che lo guardano straniti. Tutti si sono accorti che l’alzatore è diverso rispetto alla mattina ma non sanno bene cosa sia successo, a parte il libero.

Il secondo mistero di quel giorno è sapere come abbiano fatto ad arrivare sani e salvi all’appartamento del più piccolo, si sono mossi appiccicati, abbracciati, perché la mancanza fa dimenticare la loro educazione rigida e priva di contatti fisici.

“Ora faremo una cosina”, la voce del più grande ha una nota calda, cosa che non succede quasi mai, ma che il moro sembra riuscire a tirar fuori ogni volta. “Cosa Kei?” chiede curioso.

Si trovano in cucina e Tsukishima dopo qualche giro a vuoto riesce a mettere sul tavolo un sacco di ingredienti. “Spiegami, come faccio ad avere del burro? E le fragole?” Kageyama sembra stupito da come si muove il proprio ragazzo in casa sua. “Tobio, mi ha dato le chiavi l’ultima volta, e volevo fare questa cosa con te” sorride Kei e riceve in cambio un sorriso rilassato. “Ora faremo una torta insieme”

Dopo mezz’ora sono nella cucina di Kageyama con un dolce in forno e una bolgia infernale al posto del luogo atto a mangiare. Il naso di Tsukishima è sporco di farina, mentre le labbra di Tobio sono sporche di cioccolato. Il biondo si avvicina e lecca piano il cioccolato dando il via ad una serie di baci languidi, che vengono interrotti quando suona il timer del forno.

Sfornano il dolce, e dopo pochi secondi riprendono a baciarsi. Si amano in mezzo alla baraonda che hanno creato, persi nel loro amore, dimentichi che quel momento possa finire presto e ognuno debba tornare alla propria vita.

Parole Sparse
In super ritardissimo, ora vedo di aggiungere anche il prossimo capitolo. Quello di oggi.

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Capitolo 26
*** 26 November - Point ***


Point

Point



Hanno passato tutto il tempo libero di Kageyama rinchiusi nel suo appartamento ad amarsi, a cercarsi, a toccarsi, finalmente anche solo potersi sfiorare le dita sembra la forma più intensa d’amore.

Pieno dell’affetto del proprio compagno, dei piccoli gesti che sembrano scoprire insieme, come il caffè preparato al mattino, o il solo condividere il letto nell’abbraccio della notte, si dirige alla partita del 26 dicembre. Kageyama emana una serenità che sembra stupire i compagni di squadra, che hanno imparato a conoscere quel ragazzo timido, un po’ schivo e con dei modi privi di ogni delicatezza.

Giocano contro la prima in classifica, e giocano in diretta nazionale, c’è la troupe del canale che la trasmette, ci sono i due commentatori tra cui un leggendario pallavolista, uno della generazione dei miracoli*1. La partita è tirata, dura, ma la giovane Ali Roma sembra non cedere di un passo, punto dopo punto, set dopo set, in equilibrio contro una corazzata, arrivano al tie-break ma non sembrano in affanno. L’alzatore della nazionale giapponese sembra sempre sapere dove trovare il compagno in posizione migliore. Riescono ad essere un punto avanti sul 18-17 dopo diversi cambi palla in cui lo stallo sembra regnare. Girano in P1 *2 Kageyama va in battuta, gli avversari si piazzano in difesa nel migliore dei modi. L’arbitro fischia l’autorizzazione, i secondi scorrono e proprio al settimo l’alzatore serve, un servizio forte, preciso all’incrocio delle righe di fondo campo, proprio dietro all’opposto avversario. Il silenzio del palazzetto al momento del colpo, ed esplode in urla quando va a segno, il giocatore si gira verso un punto del palazzetto e fa un gesto. Viene, ovviamente, chiamato un videocheck che però da ragione a quel pallone che ha viaggiato, alla stessa velocità di un’auto in autostrada, superando i centotrenta chilometri orari che si stampa proprio nell’angolo

A fine partita ci sono le interviste, e la coppia di commentatori “Allora hai fatto ace sull’ultimo punto della partita, perché di quel gesto verso il pubblico, di solito non esulti così?”. Kageyama si passa una mano dietro il collo e poi sbuffa “Nel pubblico c’è il mio amore, era per lui” dopo qualche secondo di stupore uno dei due chiede “Lui?” e l’alzatore annuisce “lui, l’uomo della mia vita.” Si allontana senza aggiungere altro. Ignaro del polverone che ha appena alzato.


Parole Sparse
*1allora la Superlega è regno di rai sport, e la cronaca è quasi sempre affidata a Lucchetta e Colantoni. Chi segue la pallavolo fa parte di due “fazioni” quelli che amano Lucchetta e quelli che lo odiano come commentatori. Generazione dei miracoli è l’Italia degli anni 90 che in campo internazionale ha fatto incetta di trofei. Una di quelle cose note anche a livello internazionale.
*2P1. Palleggiatore in posto 1, quindi in battutta.

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Capitolo 27
*** 27 November - CyberPunk ***


Cyberpunk

Cyberpunk



La cosa che ha sempre invidiato a Tsukishima è il sangue freddo, perché lui l’ha sempre posseduto, ma solo in campo, al di fuori del quale ha sempre ceduto alle sfide e alla rabbia. Quello spilungone invece non si è mai scomposto, non ha quasi mai perso la propria calma e il sarcasmo.

Il coming out del promettente alzatore della nazionale giapponese in diretta tv è rimbalzata dal bel paese al paese del sol levante in un attimo. Già il 27 dicembre la notizia è pubblica e sulla bocca di molti, gli atleti fanno coming out meno spesso degli altri, soprattutto i giocatori di squadra, e questo è stato quasi uno scandalo. Il fatto che Tsukishima fosse in Italia con lui l’ha aiutato molto, il giorno successivo alla partita il centrale dei Frogs si è presentato all’addetto stampa della Ali Roma, ed ha parlato fitto fitto con lui, alla fine della giornata Kageyama rilascia una dichiarazione, ai giornalisti con al fianco l’ex compagno del liceo.

Dopo quel trambusto si stanno chiedendo come siano finiti ad un matrimonio in stile Cyberpunk su una spiaggia brasiliana. Indossano abiti con ingranaggi in stile ottocentesco, Tsukishima è seduto su una delle sedie, mentre Kageyama è in piedi al lato dell’altare a fianco allo sposo, un trepidante Hinata. La sposa entra con un vestito in pieno stile cyberpunk di colore bianco.

La situazione è quasi surreale e ci sono diversi fotografi a riprendere l’evento, dopo tutto ci sono due sportivi di livello internazionale che convolano a nozze, l’opposto della nazionale maschile di pallavolo e la capitana della nazionale femminile, entrambi giapponesi, entrambi stelle della pallavolo verde oro.

Al ricevimento Tsukishima si affianca al proprio ragazzo, e raggiungono lo sposo “Mandarino” si passa una mano sul viso “Cyberpunk?” chiede e lo sposo ride “Saltyshima si, ci siamo conosciuti così, a voi basterà il gakuran della Karasuno”. L’opposto riesce a far arrossire la coppia e se ne va ridendo e saltellando ovunque, in una situazione che negli anni della loro conoscenza si è ripetuta innumerevoli volte.


Parole Sparse
Ho deciso, comincio a scavarmi una fossa a mani nude.
Il prossimo capitolo sarà Biome, abbiate pietà di me

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Capitolo 28
*** 28 November - Biome ***


Biome Biome

Loro sono diventati negli anni un bioma, come la tundra, un sistema vivente correlato. Nonostante le distanze fisiche e le distanze di vedute loro sono come un ecosistema, funzionano se tutti funzionano.

Si sono riuniti, stanno per iniziare i mondiali, e questo ha riportato in Giappone sia Kageyama che Hinata. Sono alla Karasuno, nella palestra che li ha visti incontrarsi, sono passati dieci anni dal loro primo incontro e tutti loro sono cambiati, ma sono rimasti legati. I giocatori della nazionale hanno solo quel giorno libero, si stanno rilassando tutti insieme.

Nishinoya è sempre il solito iperattivo e ha, come ai vecchi tempi, coinvolto Tanaka e Hinata, stanno correndo e ridendo per la palestra. “E te lo ricordi il rolling tunder?” chiede e Shoyo risponde “Siiii, ne ero incantato, ma poi scusa ho giocato contro gente che lo ha portato a livelli impensabili” l’ex libero annuisce “Ho visto Grebernikov dal vivo, dei raccoglie anche gli insulti”. *2 “Giochiamo? Daiiiiii” l’ex centrale coinvolge i due con cui sta parlando, e a loro si aggiunge un innervosito Kageyama “Boke se ti fai male il coach e Iwazumi ci uccidono”

Da un lato c’è Azumane che sospira guardando il marito e gli amici che hanno improvvisato una partitella coinvolgendo anche Sawamura, Sugawara e Yamaguchi. Gli si avvicina Tsukishima. “Senpai” lo interpella “unisciti alla partita, come ai vecchi tempi”. “Ma io sono fuori forma, mica come te che sei riuscito ad arrivare alla prima divisione con i Frogs” l’altro ridacchia “Su su, son sicuro che con un marito del genere non potrai mai battere la fiacca” . Asahi ride di gusto “Ah su questo puoi scommetterci, ma non lo cambierei con nessuno.”

La giornata finisce con una cena luculliana e poco alcool nonostante tutto molti sono sportivi ancora in attività.

“Alla prossima rimpatriata, visto che voi” Shoyo indica prima Asahi e Nishinoya in seguito Kageyama e Tsukishima “Portate i vostri compagni, mariti, e io non posso portare mia moglie, non è giusto”. Quelli non indicati approvano la proposta, “Faremo un ritiro, a casa di mia mamma, tutti insieme come al liceo, anche con voi Coach e Sensei” dice ai più adulti. “tutti insieme con le famiglie.”. Viene interrotto da un “Bokeeeee”, preludio di un battibecco con il suo migliore amico.

”Non sembra un brutto Bioma dove vivere”. Dice con un sorriso sulle labbra Kyoko. “Ci farò un film” aggiunge Ennoshita.


Parole Sparse
Biome → Bioma Usato in senso lato, scusate se mi son preso questa licenza, ma sarebbe stato impossibile se no
Devo nascondermi in un angolino.
*1 Mi sono inventato di sana pianta il fatto che i mondiali 2022 (che non so nemmeno se slittano visto che son slittate le olimpiadi) si svolgano in Giappone.
*2 se vi piace Nishinoya e volete vedere della pallavolo maschile vi consiglio Modena perché c’è Jenia Grebernikov, il libero della nazionale francese, un genio assoluto
Frogs in prima divisione.
Mi troverete nel mio angolino ad autopunirmi.

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Capitolo 29
*** 29 November - Instrument ***


Instrument

Instrument



”Con quelle dita lunghe non hai mai pensato di suonare uno strumento?” Kageyama reduce dall’impegno in nazionale sta passando i pochi giorni liberi rimasti a casa del proprio fidanzato. Tsukishima sta passando le suddette dita tra i serici capelli dell’alzatore. Sono entrambi nudi nel letto che li ha visti amarsi tutta la notte. “No, da piccolo volevo diventare un campione come Akiteru” la voce del ex numero dodici si fa malinconica. “Non l’hai perdonato?” schietto, nessun giro di parole, come è sempre funzionata tra loro, nessuna bella facciata, solo loro nudi nelle loro emozioni. “Di quello si, ma poi mi ha ferito ancora, quando… quando…” sospira mentre continua a giocare con i capelli neri dell’alzatore. Un bacio interrompe il discorso e si trovano nuovamente avvinghiati su quel letto.

Ne hanno parlato in seguito, Tuskishima ha spiegato, ha raccontato, e Kageyama come sempre ha capito, accettato, lenito le ferite del compagno.

L’amore può diventare uno strumento, per chi lo prova per crescere, per stare insieme, ma anche un’arma contro di te. Tsukishima lo sa bene, la sua famiglia ha smesso di avere rapporti con lui quando da poco all’università ha deciso di parlare con loro del proprio orientamento, si è trovato una porta sbattuta in faccia, e un lavoro da trovare, per fortuna la seconda divisione è un campionato nazionale ed ha pagato il suo monolocale poco lontano dalla facoltà di storia e preistoria, la retta dei suoi studi universitari, invece li ha coperti mantenendo la borsa di studio propostagli alla fine delle superiori.

I suoi genitori hanno smesso di parlargli, e Akiteru si è allontanato di nuovo, solo per un periodo, poi è tornato, un’altra volta. Il ragazzo dagli occhi color dell’ambra, al solito fuori è rimasto lo stesso, agli occhi estranei, il solito, ironico, sarcastico, freddo, gelido. Gli amici, Yamaguchi in primis lo hanno visto deluso, privo di ogni sprazzo di umorismo, nemmeno quello inglese che tanto lo ha sempre caratterizzato.

Ne è uscito più forte, ancora prima di chiarire la situazione con Kageyama, ancora prima di capire quanto la sua anima si fosse legata a quella dell’alzatore della Karasuno. Legati, un nodo indissolubile di quelli belli e poetici come la gassa, di quelli indistruttibili, come la maschera indifferente che indossano entrambi per la maggior parte della loro vita.

“Li ho invitati” dice ancora perso nel calore dell’abbraccio dell’amore. “Verranno” in uno stano sprazzo di ottimismo dice Kageyama. “Ma ora pensiamo a noi, a nessuno altro”.


Parole Sparse
A domani per la conclusione. Se volete uccidermi tiratemi pomodori.

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Capitolo 30
*** 30 November - Illusion ***


Illusion

Illusion



Il giorno più bello, quello in cui la sua vita si annoda ulteriormente a quella del suo compagno. Hanno organizzato una cerimonia matrimoniale in Italia, hanno pagato i biglietti per tutti, amici e parenti, anche perché buona parte degli amici sono di entrambi e le loro famiglie non sono molto ampie.

La cerimonia è breve, il celebrante che parla di nodi, di vite che si intrecciano come corde, e che trovano forza insieme. Gli sposi entrambi commossi, entrambi raggianti, entrambi in abiti tradizionali. L’hakama con le sue sette pieghe, le virtù dei samurai di buon auspicio per la loro vita insieme. Le fedi sono semplici con una riga rossa al centro, simbolo del filo rosso del destino che li ha legati, che li ha fatti scontrare ed incontrare ed incastrare come un puzzle perfetto, quello in cui dopo un sacco di tempo incastri l’ultima tessera, e questa entra senza nessuna forzatura

I festeggiamenti proseguono tutta la notte e Kageyama sembra intorpidito dal sonno mentre guarda verso la luna, in quel giardino fiorito che sovrasta la città un mare di luci colorate. Sembra osservare qualcuno. “Nonno, spero tu sia felice per me, io lo sono”. Solo un sussurro lasciato al vento, una brezza primaverile.

“Mi ero illuso” a parlare è Kei, parla con Akiteru, che ha fatto un discorso fuori luogo, ha parlato dei genitori che si son rifiutati di festeggiare con il figlio minore, ha detto che non accetta questa unione. “Mi ero illuso che tu fossi mio fratello, ma ho solo una sorella, Miwa, è entrata nella mia famiglia oggi.” Viene raggiunto dal marito che sembra essersi ripreso. “Sono deluso” a parlare è Kageyama che viene interrotto da Kei “Non illuderti, sono solo deluso, non mi farai più soffrire e comunicalo anche a loro.” I coniugi si allontanano dal fratello del più alto e vanno verso l’angolo più rumoroso e confusionario della sala, sicuri di trovare la famiglia che hanno scelto, una volta che gli è capitata, la squadra Karasuno della prefettura di Miyagi.


Parole Sparse
Owari
era tanto che lo volevo scrivere.
Non mi convince il finale
Sono felice di aver finito. Questa sfida con me stesso è stata difficile e lunga, ma sono sopravvissuto fino alla fine, ho sgarrato sia come numero di caratteri, che con le consegne.
Spero vi sia piaciuta.

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