Cookie
Quel giorno dalla palestra arrivava un profumo inebriante, biscotti, quelli fragranti quelli che gli ricordano quei bei momenti a casa della nonna quando cucinavano insieme gli shortbread e le shortcake.
Un sorriso increspa le sue labbra solitamente incurvate in un’espressione sardonica.
Tsukishima non si rende conto però che quel profumo che sente non è quello del cibo, ma quello della persona contro cui va a sbattere appena entra in palestra. L’impatto è violento, ma non per lo scontro di corpi. “Sumimasen” la voce che sente lo sconvolge, perché quel profumo ha risvegliato in lui sensazioni che credeva perdute, passioni che credeva di aver sotterato sotto la propria ironia e il proprio sarcasmo. “Sumimasen” risponde, sente le guance diventare calde e le sue origini in parte gaijin non lo salvano, il rossore è ben evidente.
Essere a disagio lo fa reagire come sempre, completa chiusura verso il prossimo, sta per usare il proprio sarcasmo ma viene interrotto: “Tsukki” richiama la sua attenzione Yamaguchi, Kei si volta a guardare l’amico d’infanzia: “Lo sai che odio essere chiamato così”. Lo redarguisce con un’irritazione maggiore di quella solita, sente come se la presenza del ragazzo con le lentiggini faccia diventare apatica una giornata che sembrava aver preso una strana piega.