I bagni di Hogwarts

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


(Come sono nati i bagni di Hogwarts? Dove Salazar ha trovato il Basilisco? E come ha costruito la camera dei segreti? È davvero accaduto tutto al momento dell’abbandono da parte del mago purosangue o c’è stato qualcosa prima? Magari mentre il castello veniva costruito dai quattro fondatori? Ecco un altro retroscena che ho immaginato e provato a raccontare in una storia, cercando di rimanere il più fedele possibile al canon di Harry Potter. Non so quante informazioni abbia trasmesso la Rowling sul rapporto tra mondo magico e antichi romani, così ho provato a improvvisare qualcosa io e spero di averci in qualche modo azzeccato. Ci tengo anche a dire che nonostante il tema “scandaloso” di questa storia, e la comicità di fondo, cercherò di non scendere nel volgare. Anche perché la questione dell’igiene – e in questo periodo lo stiamo vedendo tutti – è qualcosa di profondamente serio. E sicuramente interessa in qualche misura anche il mondo magico. Questa storia fa parte della serie “Quattro fondatori per un castello”, che racconta le avventure di questi quattro personaggi del passato secondo me molto sottovalutati. Sarà divisa in 4 capitoli. Per essere il più precisa possibile mi sto anche rileggendo “la camera dei segreti” quindi ci metterò un po’ a scriverla. Spero comunque che alla fine questa storia vi possa piacere. Buona lettura a tutti!)

(AGGIORNAMENTO DEL 25 DICEMBRE 2020: Sono venuta a conoscenza di un Tweet dal Twitter ufficiale di pottermore - che però non sono riuscita a recuperare - che parla del fatto che i maghi fino a un certo secolo, essendo in mancanza dei bagni, hanno provveduto ad usare la smaterializzazione per i loro escrementi. Ma questo purtroppo non rende possibile la spiegazione di come sia nata la camera dei segreti. Si può sempre optare che a costruirla sia stato un erede di Salazar, ma andrebbe contro il canon. Manterrò così la storia, ma sappiate che alla fine una risposta a "come facevano senza i bagni a Hogwarts" c'era già e in qualche modo era simile a quella che avevo intuito io e raccontato in questa storia.)

 
“Chiedo umilmente scusa, padrone Salazar, ma padrona Tosca e padrona Priscilla sono nella sala grande e chiedono la vostra presenza!” disse il piccolo elfo domestico inginocchiato e con lo sguardo basso in mezzo a un corridoio dei sotterranei.
Salazar, che stava tornando nella sala comune di Serpeverde, sbuffò rumorosamente.
“Comunica alle streghe che le raggiungerò presto.”
Entrato nella sala comune sistemò alcune decorazioni da poco recuperate dal suo personale castello.
Voleva che la sua sala trasmettesse un senso di autorità ai ragazzi che l’avrebbero occupata.
“Una riunione di prima mattina. Cosa sarà mai successo?”
Quando risalì le scale, per poco non si scontrò con Godric.
“Oh! Scusate Salazar! Ma avevo appena iniziato a decorare la mia sala che un elfo domestico…”
“È capitato anche a me.” Lo interruppe Salazar spalancando le porte della sala grande.
Sedute su una delle lunghe tavolate, Priscilla e Tosca osservarono i due maghi avvicinarsi.
Godric si rese conto che le guance di Tosca erano più rosse del solito e si stava mordicchiando il labbro inferiore, come per trattenere una risata o mascherare un sorriso.
Al contrario, Priscilla era rigida e seria, ancora più del solito.
Questa curiosa e evidente dicotomia confuse entrambi i maghi.
Di solito se Priscilla era allarmata per qualcosa, Tosca era la prima a innervosirsi a sua volta.
Salazar notò anche che Tosca aveva con sé diverse pergamene arrotolate, mentre Priscilla aveva un sottile cilindro di rame tra le mani.
“Buongiorno Tosca, buongiorno Priscilla.” Disse Godric inchinandosi prima di sedersi davanti alle streghe.
“Mie signore…” le salutò Salazar accomodandosi.
“Signori” attaccò subito Priscilla “mi dispiace per questa convocazione così improvvisa, ma io e Tosca riteniamo che questo problema richieda un’immediata discussione. Purtroppo, Tosca è in evidente stato di ilarità, perciò toccherà a me spiegare cosa è accaduto.”
A quel punto anche le guance di Priscilla si tinsero di rosso. Ma si trattava chiaramente di vergogna.
“Vedete… questa notte ho avuto…. Ho avuto un problema, diciamo. Un problema… alla pancia.”
“E ora come state?” chiese subito Salazar.
La sua domanda e l’intensità con cui fissò Priscilla provocarono un ulteriore senso di imbarazzo nel gruppo.
“Sto bene Salazar, non era nulla di grave in realtà. Ho solo mangiato troppo ieri sera.”
“Ah bene.” Borbottò brusco il mago guardando altrove.
“Ma il problema che ho avuto mi ha posto un quesito grave.” Proseguì la maga. Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e infine disse: “Come ci occupiamo delle deiezioni dei ragazzi?”
La frase ebbe molteplici effetti sui due maghi: prima provocò sincero scandalo in Salazar (che distorse la bocca in una smorfia di disgusto e sgranò gli occhi) e un vago divertimento in Godric (che come Tosca si mordicchiò il labbro per non ridere); poi, quando anche per loro divenne chiara l’effettiva gravità del problema, entrambi si irrigidirono sulle sedie.
“Mettere un secchio vicino ogni letto dei dormitori è da escludere. Oltre alla mancanza di riservatezza, che potrebbe essere molto imbarazzante per un ragazzo come per una ragazza, ci vorrebbe molto tempo per svuotarli tutti manualmente o con la magia, anche ricorrendo all’aiuto di molti elfi domestici. Ed escluderei categoricamente di lasciare tale responsabilità nelle mani dei ragazzi. Sappiamo come si è a quell’età: la voglia di fare scherzi, anche disgustosi, contro il compagno più debole o un professore antipatico è troppo forte. Anche con la minaccia di punizioni, può sempre esserci qualche burlone che crede di farla franca. Inoltre, se non c’è di mezzo uno scherzo, può esserci un incantesimo andato male. Magari la richiesta di smaterializzazione è destinata al lago e invece il contenuto del secchio in questione finisce qui in sala grande.”
“Nel pudding, mentre facciamo colazione.” Mormorò Tosca che sembrava sul punto di scoppiare a ridere.
“C’È POCO DA RIDERE QUI!” urlò Salazar, raggelando gli altri maghi “UNA COSA DEL GENERE SAREBBE GRAVISSIMA E METTEREBBE A RISCHIO IL BUON NOME DELLA SCUOLA E LA SALUTE DEI SUOI OCCUPANTI!”
“Direi che è soprattutto quello a essere grave.” Disse Godric mettendo una mano sulla spalla al mago oscuro per calmarlo “Nel mio pellegrinaggio attraverso il mondo babbano, mentre ero in fuga con la mia famiglia, ho verificato con i miei occhi di come una scarsa igiene possa provocare gravi malattie, soprattutto nei bambini.”
“Infatti. Per fortuna, Tosca ha già una soluzione.” Proseguì Priscilla, e invitò con un gesto la donna a proseguire il discorso.
Prima di iniziare, Tosca si schiarì la voce, probabilmente ingoiando la risata che nemmeno l’urlo di Salazar aveva scacciato: “Un popolo che aveva molto a cuore l’igiene era quello dei romani, al punto da aver costruito delle magnifiche strutture addette alla pulizia, in particolare acquedotti, terme e fogne, molte ancora oggi funzionanti. Inoltre, i romani avevano l’abitudine di rispettare coloro che dimostravano di possedere arti magiche, a patto, ovviamente, di usarle per servire la loro società e in totale segretezza. Grazie a tale rispetto, molte delle loro invenzioni sono riuscite ad arrivare nel mondo magico anche qui in Gran Bretagna, anche se i romani non sono mai riusciti a conquistarla.”
Detto quello, Tosca aprì una delle sue pergamene.
“Ecco, questo che vedete è il progetto dei così detti vespasiani: erano dei luoghi pubblici dove andavano i cittadini per… espletare un certo tipo di funzioni. Questo progetto prevedeva anche uno specifico percorso attraverso dei tubi di rame per portare…. Le funzioni, appunto, verso il sistema fognario.”
“Con il giusto incantamento” aggiunse Priscilla sollevando il sottile cilindro di rame “il rame può ripulire, se non del tutto almeno in gran parte, l’acqua consumata per svuotare i vespasiani e riportarla nel lago vicino al castello. Purtroppo l’incantamento prevede l’usura del rame stesso nel corso degli anni, quindi le tubature andranno sostituite periodicamente. Ma troveremo sicuramente il modo per farlo.”
Godric osservava il progetto con grande sorpresa; i babbani non erano mai stati buoni con lui e la sua famiglia. Ma aveva sempre ammirato il loro ricorrere alla tecnica e all’ingegno in mancanza della magia.
“È un’ottima idea Tosca! Ovviamente i bagni dovranno essere divisi tra maschi e femmine e ci vorrebbero anche delle ulteriori barriere tra un buco e l’altro. E poi sarebbe comodo provare a usare questo sistema anche verticalmente, così che se i ragazzi avranno bisogno di lavarsi il corpo non dovranno ricorrere alle secchiate d’acqua!”
“Assolutamente! Ci sono progetti anche su questo, sebbene purtroppo molti non furono realizzati a Roma perché mancava il meccanismo per trasportare l’acqua verticalmente senza getto continuo.” Disse Tosca aprendo un’altra pergamena “In quel caso si sarebbe dovuto ricorrere direttamente a un incantesimo, ma evidentemente non hanno voluto. Al popolo veniva mostrata solo parte della realtà magica e quasi sempre legata a funzioni religiose e alla loro mitologia. Anche per questo molta documentazione sugli effettivi rapporti tra mondo magico e antichi romani è andata perduta…”
“Signori,” li interruppe Salazar con tono severo “stiamo correndo troppo. Certo è un problema grave e l’idea di Tosca è sicuramente affascinante. Ma questi…. Buchi… questi tubi e tutti questi progetti… sono tecnologia babbana.”
“E allora?” domandò Tosca con chiaro tono di sfida.
“Non abbiamo costruito questa scuola per tirare su dei babbani, ma per tirare su dei maghi. Maghi che devono imparare l’importanza della magia e dunque anche il carico di responsabilità e serietà che essa comporta. Sono d’accordo, ripeto, che la situazione va risolta, ma se la responsabilità non parte già da queste piccole cose, che poi piccole non sono in verità, come svuotare un secchio dopo averlo usato, come possiamo pretendere che lo facciano per incantesimi più importanti?”
“Un incantesimo di smaterializzazione di oggetti non è una passeggiata! Figuriamoci per qualcosa che o è liquido o non completamente solido!” replicò Tosca, sorprendentemente durissima nel tono “I ragazzi, più o meno potenti che siano, devono sempre partire da incantesimi più semplici! Inoltre non voglio neanche provare a immaginare l’odore che si diffonderebbe in un dormitorio pieno di secchi riempiti di… insomma, sarebbe un tanfo terribile! Soprattutto per chi ha fatto il suo dormitorio in un luogo chiuso come i sotterranei…”
L’ultima frecciatina oltraggiò terribilmente Salazar: i suoi occhi si chiusero in strette fessure e le narici si dilatarono in sbuffi furiosi.
“Direi che la riunione per me si conclude qui. E no, non sono assolutamente d’accordo sull’uso di metodi babbani per garantire la pulizia di una scuola di magia. Perciò non contante su di me sulla realizzazione del progetto! Ora vado, che devo decorare la mia sala. Tanfo o no, voglio che i ragazzi capiscano cosa voglia dire la parola ‘potenza’, lì dentro!”
E detto quello si alzò e lasciò la Sala Grande.
 
Continua…

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


“Ritrovarsi a parlare di deiezioni con una persona nobile come Priscilla Corvonero. Che razza di assurdità!!” pensò Salazar mentre usciva nel cortile del castello. Il poco sole di quella cupa giornata di ottobre non cacciò via la sua rabbia. Respirò affondo nel tentativo di calmarsi.
Anche perché più ci pensava più si rendeva conto che la questione “bagno” era molto, molto seria.
Guardandosi intorno, calcolò che solo in quel cortile ci potevano stare almeno una sessantina di studenti.
Sessanta ragazzini di età variabili che magari dovevano riunirsi proprio in quel cortile per lavarsi con secchiate di acqua gelida del lago. Sessanta secchi da svuotare. Centoventi mani che avrebbero dovuto maneggiare ingredienti per pozioni e poi mangiare nella Sala Comune….
I babbani ancora non c’erano arrivati (non a caso erano babbani) ma il lavaggio nelle mani era importantissimo e già scoperto nel mondo magico, forse anche per il continuo maneggiare organi di animali, polveri strane…
Niente da fare, ormai anche lui si rendeva conto che la situazione era veramente seria.
Ma ricorrere a una tecnologia babbana per risolvere il problema?
Quello sarebbe stato un vero disastro!
“Tutto apposto, vecchio mio?”
Salazar sussultò: perso nei suoi pensieri, non si era accorto che Godric era comparso alle sue spalle.
“Godric, voi mi sorprendete sempre alle spalle. Una dote rara, di solito sono molto attento.”
“Mi dispiace che abbiate lasciato la riunione così presto prima. Sapete, è stata molto interessante, poichè Tosca ci ha spiegato che molte delle tecnologie dei romani erano state in realtà un’unione di genio babbano e magico. Nell’antichità, anche se si respirava già aria di discriminazione, si era comunque maturata la possibilità di un’unione tra i due mondi.”
“Certo! E guarda ora cosa è successo! Sbaglio o sei proprio tu quello che è dovuto fuggire con la famiglia dalla realtà babbana perché costretti alla persecuzione?!”
“È così Salazar, d'altronde io non ho origini nobili. La mia famiglia era anzi abbastanza povera. Non avevamo un grande castello a proteggerci, con libri di alchimia e incantesimi da studiare.”
Quelle parole fecero nuovamente infuriare Salazar, che chiuse nuovamente le palpebre a fessura.
Osservandolo, Godric pensò che somigliava proprio a un serpente, quando faceva così.
“Volete forse farmi pesare le mie origini!?” domandò duro Salazar.
Godric però non si scompose.
“Assolutamente no. Ma come non vanno fatte pesare le origini di un mago, non andrebbero neanche fatte pesare le origini di una tecnica che può essere a noi utile. Babbana o magica che sia, se può aiutare, perché non usarla?”
“Per una questione di principio.” Sibilò Salazar avvicinandosi a Godric con passi lenti “Un principio che voi per primo dovreste condividere: per colpa dei babbani avete perso la vostra casa, per quanto ne so sono morti anche alcuni dei vostri parenti. Insieme, noi quattro abbiamo deciso di costruire questo luogo sia per addestrare i maghi minorenni che per proteggerli dal mondo babbano. Ci vuole coraggio ad accettare ancora il mondo babbano dopo tutta la sofferenza che hai patito!”
“E' vero.” Rispose calmo Godric senza indietreggiare “Avete proprio ragione Salazar. Ci vuole coraggio a non odiare tutti i babbani. Molto coraggio. E infatti è il coraggio che io cercherò tra i maghi che verranno nella mia ‘casa’. Certo, è vero, i babbani sono stati molto cattivi con me. Ma non tutti lo sono stati: alcuni ci hanno aiutato nella fuga, a volte senza chiedere nulla in cambio, senza fare domande. E comunque la cattiveria è nata dalla paura e anche dalla mal sopportazione di certi atteggiamenti di certi maghi nobili.”
Salazar si strinse la bacchetta nella tasca.
Ma Godric alzò immediatamente le mani.
“Non voglio litigare. Voglio solo cercare di farvi capire che le responsabilità sono sempre di entrambe le parti. E anche ammettere i propri errori è un atto di coraggio. La mia famiglia si è esposta, si è fidata delle persone sbagliate. È stato un errore pagato caro. Ma c’è stato anche chi ha saputo accettarci.”
“Pochi immagino.”disse Salazar “E tanti pochi bastano per salvare anche tutti gli altri?”
“Secondo me sì.”
“E basta anche per ammettere chi nasce tra i babbani tra le nostre mura?!”
“Certamente! A maggior ragione! Un genitore babbano non è in grado di aiutare un figlio mago a dominare la sua potenza! Il ragazzo, o la ragazza, ne soffrirebbe moltissimo e potrebbe fare una brutta fine!”
“La potenza non va dominata! Va potenziata!”
“Questione di punti di vista, Salazar. E comunque, non vi siete mai chiesto perché i maghi nascono in mezzo ai babbani? Forse perché la magia non è una questione di sangue, magari c’è altro, magari un giorno tutti gli umani di questa terra saranno magici…”
“BASTA! QUESTO DISCORSO STA DIVENTANDO TROPPO GROTTESCO!”
L’urlo di Salazar fu talmente forte che alcuni uccellini presenti nel cortile volarono via e un leggero eco si diffuse nel silenzio che ne seguì.
Godric era rimasto profondamente turbato da quella reazione così violenta.
Fu tentato di tirare fuori la bacchetta per duellare, solo per ingaggiare un duello e risolverla così “da veri uomini”.
Ma poi vide Salazar che respirava affannosamente e quasi barcollava per quello sfogo. La rabbia che l’aveva fatto urlare ora lo stava indebolendo, come spesso succedeva anche a Godric stesso quando gli capitava di innervosirsi e perdere il controllo dell’emozione.
Pensò che, molto semplicemente, Salazar non era abituato a scontrarsi o a battersi nel modo giusto per le sue idee, né ad aprirsi a quelle degli altri: chiuso nel suo castello, al sicuro dal mondo, cresciuto con l’idea della superiorità del mondo magico, costretto alla sola attività di studio fin dalla più tenera età. Una persona cresciuta in quel modo non sarebbe potuta diventare altro che quello che era in quel momento Salazar. Anche per quello la scuola sarebbe diventata un punto di riferimento per i giovani maghi: avrebbero potuto scoprire che esistevano anche altri maghi, con altre idee, alcuni nati da genitori babbani ma magari altrettanto dotati.
Non ci sarebbero mai più stati individui come Salazar nella storia con la scuola, e lo stesso Salazar avrebbe imparato ad accettare gli altri col tempo… O almeno, così credeva Godric.
“Vi prego Salazar, non volevo litigare, né farvi arrabbiare così. È che ammetto che è dall’inizio della riunione che non faccio altro che figuararmi un secchio che viene erroneamente smaterializzato in Sala Grande, spargendo il suo contenuto sul tavolo, magari già imbandito…”
“È in effetti un pensiero oltremodo tremendo.” Assentì Salazar, che però sentì il bisogno di sedersi sulla nuda terra tanto era sorpreso dalla rabbia che lo aveva travolto. Per un mago così posato e calmo come lui, un’esplosione come quella era davvero degradante.
Godric si accomodò al suo fianco.
“Tubi o no, dobbiamo trovare una soluzione.”
“Sì, avete ragione Godric.”
I due rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi Salazar sobbalzò: “CI SONO!”
Si alzò in piedi e corse via.
Godric riuscì a vedere la sua faccia: gli occhi erano spalancati e luminosi, la bocca distorta in una specie di sorriso.
“Deve aver avuto un idea… un’idea che andrà a testatare, che fallirà e poi sicuramente in futuro ne avrà altre.” pensò Godric “Se ormai lo conosco bene, arriverebbe a vuotare lui stesso tutti i secchi dei ragazzi pur di non accettare l’aiuto di una tecnologia babbana. Beh, forse fino a quello no. Però certamente, non si arrenderà a cercare una soluzione diversa finchè non si troverà con le spalle al muro. E devo dire che una testardaggine come questa non può che essere ammirata. Se è diventato così potente è stato per testardaggine e ambizione, una cosa che manca comunque a me, a Tosca e a Priscilla, ma nella vita serve anche quello. Spero solo che alla fine, anche lui si arrenda al buon senso.”
 
Continua….
 

 
Forse lo sapete già, ma voglio comunque darvi questo piccolo approfondimento: il lavaggio delle mani è diventato pratica obbligatoria per l’igiene (soprattutto quello ospedaliero) dal 1840. Prima di allora era considerata una cosa scandalosa (non lo facevano nemmeno i cuochi) e per molto tempo anche luminari di quel periodo hanno rifiutato quella pratica. Per approfondire potete leggere la storia del primo medico che lo ha applicato nel suo reparto: https://it.wikipedia.org/wiki/Ign%C3%A1c_Semmelweis
 

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


“Disciplina! Ecco quello che ci vuole con i ragazzi! Disciplina e regolarità!”
Salazar Serpeverde camminava a passo deciso tra gli alberi. Sapeva che ancora non conoscevano bene la natura della foresta (che un giorno avrebbe preso il nome di “Foresta Proibita”) e che quindi correva dei rischi. Ma doveva tentare il tutto per tutto.
“Mio padre non mi faceva schiodare dalla biblioteca di famiglia finchè non imparavo a memoria i miei scritti. Arrivavo a mangiare una sola volta al giorno, e talvolta non avevo neanche stimoli fisici e il mio secchio vicino al letto restava vuoto. E adesso sono uno dei maghi più potenti esistenti. Che bisogno c’è di un bagno? Ce l’ho fatta io, possono farcela tutti i ragazzi! Tutti!”
Qualcosa si mosse tra le fronde di un cespuglio e immediatamente Salazar tirò fuori la bachetta e l’agitò nell’aria in silenzio, senza neanche mirare; la cosa tra le fronde, qualunque cosa fosse, si limitò a fare un tonfo. Poi calò di nuovo il silenzio; Salazar l’aveva pietrificata, sarebbe rimasta in quello stato diverse ore prima di riprendersi. Oppure sarebbe morta. Poco importava al mago.
Alla fine raggiunse la sua meta: una grotta con un’apertura molto stretta. Ne aveva tuttavia già esplorato una parte: oltre quella crepa, si stendevano chilometri e chilometri di camere aperte e ariose, che scendevano sempre più in basso, forse passando addirittura sotto il lago.
Salazar aveva trovato quella grotta durante il suo turno di esplorazione della foresta. Ma non l’aveva detto agli altri, anche perché era convinto non se ne sarebbero interessati. Inoltre, poteva bastare un semplice incantesimo per chiudere l’entrata e nasconderla agli occhi dei ragazzi. Però, pensava Salazar, poteva essere un ottimo posto per i ragazzi per “espletare le loro funzioni”.
Superata la stretta apertura, agitò la bacchetta, la cui punta si illuminò moltissimo.
Superò senza problemi le prime tre stanze già esplorate e scese verso il basso.
Aveva pensato che quel posto, così riservato, avrebbe potuto essere trasformato in una sorta di “bagno comune”, senza però bisogno di ricorrere alla tecnologia dei Romani.
I ragazzi potevano essere portati lì due volte al giorno: la mattina al risveglio e la sera prima di andare a dormire.
Potevano essere presi degli elfi domestici appositi, per svuotare i secchi, e si potevano creare dei buchi provvisori per far scendere l’acqua direttamente dal lago.
Ma più esplorava le grotte, più si rendeva conto che la sua idea era impraticabile: chi lo diceva che dai buchi non sarebbe scesa anche la melma del lago? E se ci fossero state delle emergenze, durante la giornata? A lui, da ragazzo, era capitato quando aveva erroneamente mescolato la pozione curabolle, se lo ricordava bene. Ed era capitato anche a Priscilla quella stessa notte, e solo per via di un eccesso di gola. E se ci fossero stati dei ragazzi che, talmente intimoriti dalla grotta, non avessero avuto il coraggio di fare alcunché? Si scherzava sempre sul fatto che la paura rilasciasse i freni inibitori di molti. Ma dall’altro lato era possibile anche il contrario.
Ormai Salazar si trovava in una zona le cui pareti erano completamente ricoperte dall’umidità. Era moltissimi metri sotto terra, probabilmente si trovava tra la scuola e il lago.
Si lasciò cadere seduto su un masso. L’aria puzzava di muffa. Respirò comunque affondo. Gli ricordava l’ala della biblioteca che avevano dovuto aprire nelle cantine del castello.
“È impraticabile. Portare qui i ragazzi non li renderà più disciplinati. Forse li spingerà a rivoltarsi contro. Le stanze sono arieggiate, ma non c’è abbastanza cambio d’aria. Anche con rapidi incantesimi, resterebbe comunque un cattivo odore, che aumenterebbe di giorno in giorno. No… dovrò arrendermi e accettare la tecnologia babbana…. Ma la cosa mi fa una tale rabbia!”
Senza nemmeno accorgersene, lanciò un incantesimo che spaccò completamente una roccia.
La cosa fu così improvvisa che quasi si spaventò.
“Calma Salazar. Calma, la magia è disciplina. Non c’è potere senza disciplina….” Ricordando le parole che spesso suo padre e i suoi grandi maestri gli ripetevano, Salazar respirò affondo.
Fu in quel momento che notò che la luce della bacchetta, si rifletteva in modo strano sulla roccia dietro quella che aveva appena distrutto.
Faceva uno strano riflesso verdognolo.
“Un deposito minerario forse? Ci sarebbe molto, molto utile!” pensò avvicinandosi.
Ma non si trattava di una roccia mineraria.
Salazar spalancò gli occhi e quasi cadde a terra per lo stupore.
“Ma questo…. È UN UOVO DI BASILISCO! N-Non è possibile dovrebbero essere estinti ormai!”
Le sue mani tremarono, per poco non lasciò cadere la bacchetta.
Si avvicinò barcollando e toccò la superficie.
 
“Un giorno Herpo il folle fece covare un uovo di gallina da un rospo. Nacque così il re dei serpenti. Il Basilisco. Mentre molti rettili sono facilmente addestrabili anche dalla feccia babbana, il Basilisco risponde solo ai rettilofoni, come noi. E ricordati che solo un purosangue può essere rettilofono.”
 
“Quindi padre, se io vado a prendere un uovo dalla fattoria degli Herper…”
 
“No, figliolo! Oltre al fatto che gli Herper non li devi avvicinare per nessun motivo al mondo, ormai non finziona più in questo modo: ora i Basilischi si riproducono da soli, facendo uova che vengono abbandonate dalla madre e si schiudono anche dopo anni. Ma questo non tutti lo sanno. Non tutti hanno la biblioteca che tuo nonno è stato in grado di costruire. C’è chi dice che siano estinti, ma forse qualche uovo esiste ancora e aspetta solo il giusto momento per schiudersi. I Basislischi comunque sono considerati tra le creature magiche più pericolose esistenti. Lo so perché purtroppo ho dovuto ucciderne molti.”
 
“Perché dite purtroppo, padre?”
 
“Perché sono creature meravigliose. E perché potendole controllare, si potrebbe avere un potere immenso. O figlio mio, quanto vorrei tu potessi nella vita anche solo vederne uno…”
 
“Oh padre! Come vorrei avervi qui!” Salazar era seduto davanti all’uovo e lo scrutava intensamente.
Si accorse della lacrima che gli stava colando da un occhio, ma non si vergognò (tanto più che era solo).
“Questa creatura potrebbe essere la nostra arma segreta! Proteggerebbe davvero tutti dalla feccia babbana! Potremmo mettere l’obbligo di almeno un rettilofono nella scuola per poterlo gestire! Ma… quest’uovo si schiuderà? Dai miei ricordi degli studi svolti, è raro che un uovo di basilisco marcisca. Però può sempre accadere… E come si può nutrire un basilisco? Di sicuro avere vicino una foresta, come quella da cui inizia questa grotta, non è male. Però certo potrebbe anche banchettare con uno studente, con uno di noi… Si dovrà fare molta attenzione, ma avere un guardiano così è un’occasione che non possiamo perdere…”
Si alzò e si avviò all’uscita della grotta.
“E sì, mi duole ammetterlo, ma anche qui la tecnologia babbana può tornare utile: con l’uso dei tubi, potrebbe muoversi più agevolmente nella scuola per attaccare gli intrusi. Forse dovrei prendere in mano la situazione: mi occuperò io della costruzione dei bagni, e farò in modo che siano tra loro tutti collegati, così che il Basilisco possa muoversi più facilmente! E se un mago della mia fama sarà l’artefice dei bagni, saranno accettati anche dagli altri maghi! Farò in modo che non siano solo tecnologia babbana, ma anche altro, molto di più! Però… questa scoperta non devo rivelarla agli altri… non capirebbero e non sarebbero d’accordo. Dovrò prima costruire tutto e dimostrarmi collaborativo; si fideranno di me ancora più di adesso e allora potrò dire del Basilisco! Lo dirò prima a Priscilla, la sua intelligenza sarà utile per sviluppare altri piani per usare quella creatura nel modo migliore. E Godric e Tosca saranno poi costretti ad accettarla…. È un ottimo piano! Sono sicuro che funzionerà!”
 
Continua….

 
(Una parte di notizie sul basilisco vengono direttamente dalla Wiki di Harry Potter, poi ho elaborato una mia teoria sulla nascita delle uova dopo il primo nato – anche perché esistono della specie sia maschi che femmine – sulla sua possibile estinzione a quanto ho capito c’è una specie di dibattito nel fandom. Se qualche informazione fosse sbagliata – comprovata da elementi forniti dalla Rowling – per favore scrivetemi. Vi lascio il link della pagina wiki : https://harrypotter.fandom.com/it/wiki/Basilisco )

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


Salazar uscì dalla foresta che era quasi ora di pranzo.
Rientrando nel castello, si avviò subito verso le cucine. Sulla via lo colse alle narici un profumo che non aveva mai sentito prima, me che gli sembrava tremendamente buono.
Più si avvicinava, più l’odore si faceva intenso. Alla fine arrivò nelle cucine con un’acquolina in bocca di cui quasi si vergognò. Si dimenticò perfino del suo piano tanto era curioso di capire cosa stava suscitando tanto subbuglio nel suo stomaco. Nel forno incantato di Tosca era però impossibile vedere l’interno. Salazar si mise davanti ad esso e cercò di andare… a naso, per indovinare cosa contenesse.
“Sono sicuro che ci sono delle rape… però anche cannella sembrerebbe… forse…. Forse c’è cipolla… ma è dolce o salto? Non lo capisco. Nel mio castello non c’erano mai dolci. Almeno qui, grazie a Tosca mangio bene.”
“Ah Salazar! Siete tornato!”  esclamò Tosca, entrando in cucina.
“Che state preparando di buono?” chiese subito Salazar.
“Torta salata, con rape, cipolle e patate.”
“Ma l’odore non lascia intendere quasi nulla degli ingredienti!”
“Ho innaffiato tutto con del buon vino rosso e aggiunto delle spezie orientali. Volete avere l’onore di assaggiare per primo?”
“Va bene.”
La torta sembrava una torta di mele all’esterno. Tosca tagliò per lui una bella fetta e quando il coltello incise la crosta, l’odore era talmente buono che il nobile mago si pentì di tutte le cattiverie pensate fino a quel momento su Tosca. Pur rispettandola (e in parte temendola, soprattutto dopo la sua vittoria alla sfida delle case comuni*), l’aveva sempre considerata una maga troppo concentrata sul duro lavoro e troppo paziente, troppo poco ambiziosa e troppo timida… insomma era il suo opposto, e a lui non piaceva per niente il suo atteggiamento “passivo”. Però, senza di lei e la sua cucina, sicuramente le cose sarebbero andate in modo molto diverso in quella scuola. E forse il loro stesso gruppo non avrebbe mai funzionato.
Divorò la fetta di torta salata con foga. Era deliziosa.
“Un’altra fetta?” domandò Tosca sorridendo.
“Sì grazie!” borbottò Salazar con il boccone finale ancora in bocca.
Mentre mangiava la seconda fetta, ripensò al suo castello, alle notti insonni, al tè del mattino, all’umidità della palude che raffreddava subito qualunque zuppa e pudding fosse preparato, all’odore di muffa che ora quasi non ricordava più… e proprio in quel momento gli venne in mente il vero motivo per cui era sceso nelle cucine.
Anche Tosca si rese conto che Salazar aveva all’improvviso cambiato atteggiamento.
“Immagino che non sei venuto qui solo per mangiare…” mormorò la strega.
“Mmmh no, in effetti no…” fece Salazar facendo apparire dal nulla un fazzoletto con la bacchetta per pulirsi la bocca.
Per un po’ i due rimasero in silenzio; Salazar pesò bene le parole, le scelse con molta cura, e infine disse: “Immagino che anche voi ci siate rimasta male, come Godric, per l’abbandono improvviso della riunione.”
“Ammetto di sì. Ma immaginavo che non sareste stato d’accordo con la tecnologia babbana. Però, qua si tratta di una questione di buon senso che deve andare al di là della nostra natura magica.” Replicò calma Tosca.
“L’uso di una tecnologia babbana è… deplorevole… credo che molti maghi non lo accetteranno. A meno che ovviamente, non sia un mago a occuparsene, garantendo che l’intero impianto sia prettamente magico; in questo modo si potrà dire che se c’è qualcosa di babbano è solo un piccolo punto di partenza.” Salazar fece un respiro profondo e guardò Tosca dritto negli occhi “Detto questo, potete farmi rivedere quelle carte?”
Tosca strabuzzò gli occhi dalla sorpresa. Poi sorrise.
 
Godric stava passeggiando tra i corridoi di quelle che sarebbero state le future aule, quando vide Priscilla venirgli incontro.
Immediatamente fece un piccolo inchino.
“Milady….”
“Godric, siete sempre così formale con me.” Disse Priscilla.
Il mago notò che la strega stava sorridendo e aveva gli occhi che brillavano.
“Qualche buona notizia da comunicare?” domandò.
“Posso fare di meglio e mostrarvela direttamente! Seguitemi Godric!”
Il mago e la strega scesero fino alle cucine. Lì Priscilla gli fece un gesto per fargli capire di fare più silenzio possibile.
Godric, oltre al profumo bellissimo che c’era nell’aria, sentì anche dei borbottii che diventavano sempre più familiari.
Con gli occhi spalancati dallo stupore, sbirciando dalla soglia della cucina, Godric vide Salazar e Tosca, seduti al tavolo, gomito a gomito, chini sulle tavole.
“Questo è il calidario: acqua bollente che puliva la pelle e vapori che costringevano a sudare, purificando il corpo. Alcuni non entravano nemmeno nell’acqua, si godevano solo il vapore su delle panche.”
“E usavano il fuoco per scaldare l’acqua?”
“Sì Salazar.”
“Non è possibile, avranno usato dei tubi incantati… con il fuoco c’era il rischio di un incendio.”
“Certo, ma avevano anche l’acqua per spegnerlo.”
Ci fu qualche secondo di silenzio poi i due scoppiarono a ridere.
Godric sapeva che Salazar e Tosca erano come cane e gatto. Non capì se lo stupiva di più vederli lavorare e ridere insieme, o il fatto che stessero chiaramente parlando della costruzione dei bagni.
“Non spezziamo l’incantesimo…” sussurrò Priscilla al suo orecchio “lasciamoli soli.”
I due si allontanarono e uscirono nel cortile.
Per qualche minuto rimasero in silenzio.
“Se non li avessi visti, non ci avrei mai creduto.” Disse Godric all’improvviso “Come li avete scoperti?”
“Beh, si era diffuso un profumo di cibo incantevole nella sala grande. Stavo cercando Salazar per parlargli, ma ho deviato il mio percorso. Ero troppo curiosa di vedere il manicaretto preparato da Tosca e… li ho trovati lì.”
Godric e Priscilla sorrisero.
“Non avevo dubbi che Tosca si sarebbe occupata dei bagni.” Disse il mago “Ma se Salazar l’aiuta… Beh sono veramente molto, molto contento!”
“Infatti. Sapete, non riesco ad avercela con Salazar. Non solo perché, ammetto, nemmeno a me piacciono molto i babbani, sebbene ne abbia conosciuti di molti rispettabili. Ma anche perché mi rendo conto che molte delle sue diffidenze e difficoltà, derivano dal fatto che è stato molto isolato, soprattutto da giovane. La mia famiglia è stata in contatto con i Serpeverde solo con mezzo epistolare. Mio padre si scambiava con loro libri e informazioni. Ma odiavano partecipare alle feste, o ai tornei. Un Serpeverde si fece vivo solo una volta perché direttamente sfidato a duello. Vinse, ma non volle nulla. Si inchinò a noi e lasciò il torneo.” Raccontò Priscilla sospirando “Salazar è molto solo. Per me gli servirebbe una donna che gli stia a fianco e che possa sia accettarlo che calmarlo quando si arrabbia; una donna paziente come Tosca.”
Godric arrossì leggermente. Si schiarì la gola “Se posso permettermi, Priscilla, credo che Tosca per quanto abbia dimostrato pazienza e capacità di tenere testa a uno come Salazar, non è caratterialmente adatta. Credo che dopo un po’ lascerebbe andare sui suoi discorsi, lasciando fluire la rabbia che si porta dentro. Con Salazar serve più una persona… che sia paziente ma anche intelligente e che sappia ragionare e che…”
Priscilla all’improvviso scoppiò a ridere.
“Oh Godric, io e Tosca siamo in confidenza ormai e posso assicurarvi che non è minimamente interessata a Salazar! L’ho presa giusto come esempio, non ho alcuna intenzione di favorire una relazione tra i due, che come sottolineate voi sarebbe impossibile!”
Godric arrossì.
“Sì, ma non era una preoccupazione che stavo esprimendo… Stavo solo cercando di….”
Ma il mago si interruppe.
“Cosa Godric?”
Godric però a quel punto scosse la testa: anche se sentiva di aver capito qualcosa su Salazar, non era compito suo comunicarlo a Priscilla.
In certe faccende non dovevano entrare terzi.
Una delle cose che gli aveva insegnato il mondo babbano e che il mondo magico condivideva.
“Scusatemi Priscilla, era solo una considerazione sciocca. Spero solo che quanto accaduto oggi sia un buon segno per noi sul comportamento di Salazar.”
“Sicuramente avrà tante altre cose da ridire, in futuro. Ma finchè tutti e quattro riusciremo a ridere insieme, significa che c’è equilibrio, tra noi. Nulla come una risata dimostra l’equilibrio e l’affinità di un gruppo.”
Godric sorrise.
“Avete ragione.”
“Restiamo qui ad aspettare che ci vengano a chiamare per il pranzo e facciamo finta di non averli visti.”
“Spero solo che qualsiasi ben di dio avesse quel profumo, sia buono anche freddo.”
I due maghi attesero osservando il cielo terso e lasciandosi carezzare dalla brezza pomeridiana fresca e frizzante.
Erano entrambi molto felici.
 
FINE

 
* La stora della “Sfida delle case comuni” la trovate nella stessa serie di questa e a questo link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3935842&i=1
 
Eccoci arrivati alla fine di questa piccola storia. Spero che vi sia piaciuta! Volevo mettere la zucca nella torta di Tosca, ma non è stato possibile perché arriveranno molto dopo in Inghilterra, con la conquista dell’America (infatti, Jack O’Lantern aveva originariamente una rapa e non una zucca).  Ecco dunque la storia ci come sono nati i bagni di Hogwarts. Ho intenzione di scriverne anche altre in futuro e ripercorrere tutta la costruzione della scuola, dal primo incontro dei quattro all’abbandono di Salazar (e poco oltre).  Non posso fare promesse, perché come sempre se la realtà chiama dò a lei la precedenza; ma voglio comunque provarci. Come sempre se sbaglio qualcosa- le informazioni sui quattro scarseggiano- scrivetemi subito, allegando le fonti canon per aiutarmi a lavorare meglio. Vi dico subito che so che a costruire il castello c’era anche un architetto, legato alla figura di Priscilla Corvonero, e ho intenzione di parlare di lui nelle storie future. Ma ho immaginato che per tutto il resto i quattro fondatori avessero poi deciso di lavorare dentro il castello condividendo un po’ di vita insieme. Infine, ringrazio te, lettore o lettrice, per aver dedicato tempo a questa storia. Alla prossima!

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