Ventiquattro tasche colme di bizzarrie di Kim WinterNight (/viewuser.php?uid=96904)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'armadio ***
Capitolo 2: *** Non è un insetto ***
Capitolo 3: *** Un aspetto perfetto ***
Capitolo 4: *** Stupidi sbagli ***
Capitolo 5: *** Butterfly House ***
Capitolo 6: *** Un nome troppo comune ***
Capitolo 7: *** La nuova amica della mamma ***
Capitolo 8: *** Un fattorino incompetente ***
Capitolo 9: *** Ordine a colori ***
Capitolo 10: *** Capelli e desideri indomabili ***
Capitolo 11: *** Mai sfidare la sorte ***
Capitolo 12: *** Un piccolo musicista ***
Capitolo 13: *** Basta seguire la ricetta... ***
Capitolo 14: *** Bamboline alternative ***
Capitolo 15: *** Questione di pochi minuti ***
Capitolo 16: *** Mago del fai-da-te ***
Capitolo 17: *** Anima bruciante ***
Capitolo 18: *** Strani ritrovamenti ***
Capitolo 19: *** Effimera magia ***
Capitolo 20: *** Accessori scomodi ***
Capitolo 21: *** Dare una mano... ***
Capitolo 22: *** Irriconoscibile ***
Capitolo 23: *** L'outfit più adatto ***
Capitolo 24: *** Un dono inaspettato ***
Capitolo 1 *** L'armadio ***
L’armadio
Con il metro di metallo in mano e un’espressione concentrata
sul viso, Brad osserva l’armadio che ingombra la parete della camera da letto;
è stipato tra la scarpiera e la porta, deve prendere le misure in maniera
precisa per poterne comprare uno nuovo.
Rob, in piedi al suo fianco, lo lascia fare senza aprir
bocca, stringendo tra le mani un pezzo di carta igienica e una matita.
«Allora… due e venti di larghezza…» bofonchia il riccio.
«Hai scritto?»
«Certo» replica Rob, dopo aver scarabocchiato il numero sul
quadratino di carta igienica, appoggiandosi alla parete. «Poi?»
«Di altezza… mmh…» Brad dispone il metro in verticale e si
sporge per controllare. «Centottanta. Ma l’altezza non è poi così importante,
comunque scrivi.»
Rob esegue e sospira. «Sei sicuro della larghezza?»
«Sì, mi hai preso per un idiota?»
Il rossiccio alza gli occhi al cielo. «Ogni tanto mi vengono
dei dubbi…»
«Taci e scrivi: profondità, sessanta centimetri» conclude il
chitarrista, per poi ripiegare i segmenti del metro. «Fatto, ora possiamo
andare al negozio.»
Rob inclina la testa di lato e gli mostra la carta igienica.
«E ci portiamo dietro questo?»
Brad si stringe nelle spalle. «Un foglio vale l’altro…
ricopialo mentre io mi cambio» conclude poi, uscendo dalla camera da letto.
Brad e Rob, un sorriso entusiasta stampato in faccia, si
trovano a vagare tra i numerosi armadi presenti nel negozio di mobili.
«Prendi il foglietto con le misure» consiglia Rob, guardandosi
intorno.
«Io? Veramente dovresti averlo preso tu.»
Rob sbuffa. «No, Brad, io l’ho ricopiato e l’ho lasciato
sulla mensola all’ingresso. Ti ho anche detto che era lì.»
«No che non me l’hai detto, genio!» gracchia Brad,
lanciandogli un’occhiataccia.
L’altro sospira. «Io mi ricordo di avertelo detto.»
«E quindi? Sta di fatto che ora non abbiamo le misure. Beh…»
Il riccio si gratta la nuca con fare pensoso. «Dai, più o meno me le ricordo.»
Rob lo fissa scettico. «Non ci conviene tornare un altro
giorno?»
«Macché!» esclama il chitarrista con un gesto noncurante,
per poi indicare un armadio a tre ante nero. «Questo dovrebbe andare: larghezza
centottanta, ci sta.»
«A me sembra piccolo» ribatte Rob.
Brad passa al successivo, un mobile a quattro ante color
legno scuro. «Allora questo? Duecentoquaranta. Sì, era così.»
Rob solleva le mani. «Ah, io non me lo ricordo. Te l’ho
detto, sarebbe meglio prendere nuovamente le misure e…»
«No, ti dico che era duecentoquaranta fottutissimi
centimetri. Perché la fai tanto lunga?» lo rimbecca il riccio.
Il batterista sospira e si passa una mano tra i capelli
lisci. «Se lo dici tu…»
I due ragazzi sono in piedi di fronte all’armadio nuovo e lo
scrutano con fare pensoso.
«E adesso?» esala Brad. «È troppo largo, venti centimetri in
meno e sarebbe stato perfetto.»
«E io cosa ti avevo detto?» gli fa notare Rob un po’ seccato.
«Adesso non cominciare a farmi la paternale, sapientone!»
esclama Brad. «Capita a tutti di confendersi, ecco!»
«A te un po’ troppo spesso» sospira l’altro.
Il riccio sbuffa. «Vado a richiamare in negozio…»
♣ ♣
♣
Prompt 1 dicembre 2020:
Ebbene sì, miei carissimi lettori, quest’anno tocca alla
sottoscritta aprire una raccolta basata sui regalini che Soul ha ben pensato di
inserire nel calendario dell’avvento!
Quindi sicuramente si vendicherà per tutte le cose improbabili
che le ho messo io l’anno scorso e su cui non sapeva assolutamente cosa
scrivere :P
Questa raccolta, già vi avverto, potrebbe contenere
personaggi non originali, perciò l’ho inserita nella sezione Generale ma
inserirò la categoria Multiband come crossover, perché – come nel caso di oggi
– potrebbero apparire membri di band nelle storielle.
La raccolta inoltre sarà mista: potrei scrivere flashfic –
come quella di oggi –, drabbles e perfino qualche shottina! Dipenderà dalla mia
ispirazione :D
E vedete che caspita mi ha fatto trovare Soul nella tasca
dell’1? Un metro pieghevole in metallo (???)… io boh o.o
Oggi ho deciso di omaggiare Brad Delson, chitarrista dei
Linkin Park, che compie quarantatré anni *___*
E cosa c’è di meglio di una flashina demenziale in cui
appare insieme a Rob, batterista della band con cui lo shippo malamente? No,
capitemi, per me loro due sono canon come coppia, sul serio AHAHAHAHAH XD
E niente, spero di avervi fatto sorridere ;)
Grazie a chiunque deciderà di seguirmi in quest’avventura
che, già me lo sento, sarà roccambolesca e davvero colma di bizzarrie, come
suggerisce il titolo della raccolta XD
A domani con la prossima storiella e AUGURI BRAD ♥
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Capitolo 2 *** Non è un insetto ***
Non è un insetto
«Apri la mano» suggerisce Harold a suo figlio.
Il piccolo Joe storce il naso. «Solo se mi prometti che non mi
dai un insetto!»
L’uomo ride e gli scompiglia i ricci chiari. «Promesso.»
Il bimbo espone il palmo della mano sinistra verso l’alto e
poco dopo sente qualcosa depositarsi sulla pelle morbida. Aggrotta la fronte e piega
la testa di lato, portando le dita dell’altra mano a esplorare ciò che suo
padre gli ha appena donato.
L’oggetto ha una forma irregolare e da un lato è liscio al
tatto; Joe sente qualche granello di sabbia impigliato in un piccolo spazio
concavo e lo spazza via, poi tocca con curiosità l’altro lato e lo sente ruvido.
«È una conchiglia» spiega dolcemente il padre. «Ti piace?»
Joe non ne è sicuro. «Non è un insetto, vero?»
«Ma no!»
Il bimbo allora si apre in un sorriso euforico. «Sì che mi
piace. E sai perché?»
Harold, accovacciato accanto a lui sulla sabbia, lo osserva
intenerito. «Perché non è un insetto?»
Joe ride forte. «No, papà! Perché ha tante righe! Toccale anche
tu!» suggerisce, allungando la piccola mano verso il punto da cui proviene la
voce del padre.
Harold appoggia le grosse dita su quelle del figlio e chiude
per un attimo gli occhi, lasciandosi guidare da quel piccolo bambino che ha
sempre un sacco di cose da insegnargli.
Poi sorride a sua volta, quasi commosso. «Puoi tenerla, è tutta
tua.»
Joe si sbilancia verso di lui e lo abbraccia goffamente,
scoppiando in una gioiosa risata che si perde tra lo sciabordio delle onde.
♣ ♣ ♣
Prompt 2 dicembre 2020:
Ed ecco che oggi vi propongo una piccola flashina su uno degli
OC a me più cari, ovvero Joe *-*
Con una conchiglia come prompt come potevo evitare di
buttarmi su una kidfic su Joe? :3
Qui lo troviamo da bambino, in compagnia di suo padre, in un
momento tra loro due sulla spiaggia, uno dei luoghi che li lega e li unisce di
più ^^
E niente, ringrazio tantissimo Soul per questo regalo, mi ha
permesso di portar fuori un po’ di fluff e di tenerezza, che ogni tanto ci
vuole anche per un’orsa (?) come me XD
Ah, ci tengo a precisare che logicamente molti degli oggetti
che trovo nelle tasche del calendario, Soul li ha pescati in giro per casa
nostra, quindi non è che lei vada per negozi a comprarmi un metro in acciaio
inox o una conchiglia AHAHAHAHAHAH XD tra noi funziona sempre così, quando ci
facciamo l’avvento :P
Grazie a chiunque abbia letto e a domani con la prossima
storiella ♥
[Questa storia fa parte della serie “Martin&Joe”.]
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Capitolo 3 *** Un aspetto perfetto ***
Un aspetto perfetto
Ethan si guarda allo specchio ed esamina le proprie labbra
carnose, ma non morbide come al solito: se vuole abbordare qualche bel ragazzo,
deve renderle irresistibili.
In quel momento gli importa solo essere perfetto per l’ennesima
serata di caccia.
Fruga nella tasca dei jeans e recupera il burro cacao che
gli ha dato Maria qualche giorno prima, notando le profonde screpolature sulle
sue labbra.
Inizialmente aveva storto il naso perché non gli era mai
piaciuto truccarsi, poi aveva ceduto a fascino e magia di quel miracoloso
balsamo al sapore di fragola.
Ne applica una generosa dose e torna a sorridere al proprio
riflesso sullo specchio.
Ora sì che sono perfetto.
♣ ♣
♣
Prompt 3 dicembre 2020:
Ed eccoci di nuovo :D
Beh, con un prompt come quel carinissimo burro cacao, come
potevo non dedicare una piccola drabble al mio Ethan, vanitoso e cacciatore
com’è? Ahahahahahah!
Volevo scrivere qualcosa che non fosse per forza drammatico,
perché anche lui – nonostante tutta la storia che gli ruota attorno – ha avuto
i suoi momenti di normalità, come tutti gli esseri umani. E ringrazio Soul per
avermene dato l’occasione *___*
Anche se può sembrare un nome casuale, quello di Maria, beh,
non lo è: forse non tutti seguono la serie su Ethan o magari non lo ricordano,
ma diciamo che la ragazza è la sorella di Dave, un personaggio mooolto
importante per il mio Ethan eheheheheheh!
E niente, grazie a chi ancora mi segue e ci sentiamo domani
con la prossima storiella ♥
[Questa storia fa parte della serie “In Pieces”.]
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Capitolo 4 *** Stupidi sbagli ***
Stupidi
sbagli
Randy si rigira il telecomando tra le mani.
Proprio in quel momento Ben entra nel salotto di nonna
Joanne, sorridendo al cugino e salutandolo con un cenno.
«Perché hai quella
faccia?» domanda.
Randy solleva gli occhi su di lui e scuote il capo. «Credo
che a nonna Joanne serva un nuovo telecomando: gli ho cambiato le
batterie, ma
non funziona lo stesso.»
Ben si getta sul divano accanto a lui ed esamina l’oggetto,
per poi rivolgere un’occhiata divertita al più
piccolo. «Certo che non va, hai
messo una delle pile al contrario!» esclama, sistemandole e
accendendo la tv.
«Ah» borbotta Randy.
Ben gli scompiglia i capelli e scoppia a ridere.
♣
♣
♣
Prompt
4 dicembre 2020:
E
con questo stupidissimo prompt, ne approfitto per fare un
piccolo tributo al tenerissimo Randy Baker, personaggio di Soul e
cugino dei
miei Ben&Beth *___*
E
quale occasione migliore del compleanno del piccolo Randy
per scrivere una drabblina idiota come questa? Quindi, auguri cuginetto
Baker
:3
Niente
di che da aggiungere, solo che nonna Joanne è comune a
tutti i cugini Baker, perché è la madre dei loro
“padri” (e lo scrivo tra virgolette
per lasciar intendere che non si possono nemmeno definire tali
AHAHAHAH);
inoltre, Randy è più piccolo di Ben
perché è del 1997, mentre il mio Ben è
dell’89 ^^
E
basta, sto già vaneggiando male ahahahahah!
Ovviamente
dedico questa drabblina a Soul, sperando che
abbia apprezzato questo mio piccolo regalo per il suo bambino *___*
Grazie
a tutti coloro che stanno seguendo con entusiasmo
questa raccoltina, a domani ♥
[Questa storia fa parte
delle mie serie "Martin&Joe"
e "Black
Hole", perché il personaggio di Ben compare in
entrambe.]
[Questa storia può considerarsi parte della serie "Ice"
di Soul Dolmayan, per sua gentile concessione.]
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Capitolo 5 *** Butterfly House ***
Butterfly House
Con le ali spiegate, tinte di mille colori e sfumature, la
farfalla svolazza di fiore in fiore; poi si posa su una piccola oasi e
succhia il nettare zuccherino.
Attorno a lei, tante altre farfalle dai colori e le grandezze
differenti, tutte sorelle, tutte intente nella stessa danza gioiosa color
arcobaleno.
Di tanto in tanto, una lieve pioggerella rinfresca l’aria,
mentre le foglie verdi e odorose fungono da riparo insieme alle corolle di
fiori immobili.
È un paradiso fatto di umidità, luce accecante e lievi
fremiti d’ali.
Neanche quelle figure enormi e imponenti che parlano una
lingua strana e fanno tanto rumore riescono a rovinare quell’effimera quiete.
♣ ♣
♣
Prompt 5 dicembre 2020:
Oggi non sapevo proprio dove sbattere la testa con un prompt
come un modellino (?) di farfalla, così ho preso ispirazione da un’esperienza
personale che ho vissuto due volte in vita mia, ovvero la visita a una butterfly
house o casa delle farfalle.
Si tratta – per chi non lo sapesse – di una sorta di “serra”
atta a ricreare l’habitat naturale di farfalle tropicali (almeno quella in cui
sono stata io), con tanto di piccole oasi colorate che fungono da
mangiatoie ^^
Spero di essermi spiegata bene… XD
E niente, è una storiella nonsense, me ne rendo conto, però
vabbè, abbiate pietà, ero proprio senza idee :P
A domani con la prossima storiella ♥
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Capitolo 6 *** Un nome troppo comune ***
Un nome troppo comune
John si risveglia dopo ore di sonno profondo.
Quando lui e i ragazzi sono arrivati in albergo la sera
prima, era talmente stanco che non si è nemmeno spogliato, limitandosi
semplicemente a buttarsi a letto e a lasciare la sua valigia accanto alla
soglia.
Si alza a fatica e si stropiccia gli occhi, dirigendosi
verso il proprio bagaglio, deciso a recuperare degli abiti puliti da indossare
dopo una doccia ristoratrice.
Si china in avanti e nota che qualcosa non va: la
combinazione che ha scelto per il lucchetto non funziona.
Aggrotta la fronte e sbatte le palpebre un paio di volte,
accorgendosi solo in quel momento che la targhetta incastrata in una delle
cerniere è rossa.
La sua è sempre stata blu.
Aguzza lo sguardo e tenta di leggere il nome riportato sulla
piccola etichetta: John D.
La calligrafia però non è la sua, anche se il nome è quello
e anche l’iniziale del cognome.
Si raddrizza e infila le dita tra i capelli mossi, scuotendo
il capo.
E adesso come cazzo faccio?
«Capisci? C’è scritto John D, ma la valigia non è la
mia!» spiega il bassista, rientrando poco dopo nella propria stanza, dopo aver trascinato
Roger fuori dalla sua e averlo portato con sé.
Il biondo batterista osserva il bagaglio e sbuffa. «Hai un
nome tremendamente banale e scontato, ci credo che poi chi recupera i bagagli
può confondersi!» commenta, incrociando le braccia al petto.
«Grazie, questo mi conforta» ironizza John, sospirando in
preda all’esasperazione.
«Potevi scrivere Deaky e nessuno si sarebbe confuso. John
D potrebbe stare per qualsiasi cosa: John Denver, John Douglas, John
Davis…» sproloquia Roger, contando le varie opportunità sulle dita delle mani.
«Okay, Rog, fermo. Non ho voglia di sentire tutti i nomi
dell’elenco telefonico. Voglio sapere come faccio a riprendere la mia valigia!»
A quel punto il biondo scrolla le spalle e lo guarda di
sbieco. «E io che ne so? Chiedi a Brian, è lui quello intelligente!» conclude,
per poi uscire dalla camera dell’amico.
John alza gli occhi al cielo e sospira. «Certo, avrei dovuto
pensarci prima…»
♣ ♣
♣
Prompt 6 dicembre 2020:
E dopo il (l’ennesimo) rewatch che io e Soul abbiamo fatto
ieri del film Bohemian Rhapsody, potevo non scrivere una flashina idiota
con alcuni dei Queen come protagonisti?
Qui, infatti, abbiamo il bassista John Deacon e il
batterista Roger Taylor, alle prese con una valigia sbagliata per colpa di un
nome troppo comune e di una targhetta del colore sbagliato AHAHAHAHAH XD
Deaky, per chi non lo sapesse, è il nomignolo con cui viene
spesso chiamato il bassista della band, ecco perché Roger suggerisce all’amico
di scrivere quello sull’etichetta ^^
Brian, invece, è il leggendario chitarrista dei Queen!
E nient’altro, solo una piccolissima cretinata idiota su
questi magnifici e divertentissimi artisti :3
Grazie a chi continua a seguire questo mio progetto, non mi
sarei mai aspettata tanto successo *-*
A domani con la prossima storiella ♥
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Capitolo 7 *** La nuova amica della mamma ***
La nuova amica della
mamma
Beth stringe in mano la piccola bustina quadrata, osservando
con diffidenza la donna che siede sul divano di casa sua, accanto a sua madre.
La guarda per bene, studia i suoi capelli biondi e mossi a
caschetto, il viso dai lineamenti affilati, gli occhi piccoli e color nocciola.
La trova buffa.
«Bethie, tesoro, ti presento Lucy» dice sua madre,
accovacciandosi di fronte alla bimba di sei anni e accarezzandole piano la
guancia. «Glielo fai un sorriso?»
Beth corruga la fronte, indecisa sul da farsi.
«Io e la tua mamma ci vogliamo bene, siamo amiche»
interviene Lucy, ha una voce dolce e delicata.
A Beth in fondo non dispiace.
Sente Ben, in piedi sulla soglia del salotto, sbuffare
sonoramente. Si gira a guardarlo e lo trova con le mani nelle tasche dei jeans,
gli occhi a fissare le proprie scarpe e le labbra piegate all’ingiù.
«Bernie?» lo chiama.
Suo fratello fa qualche passo in avanti e le posa le mani
sulle spalle, sorridendole appena. «Dimmi.»
Beth lo tira per la manica della felpa e lo invita a
chinarsi, mettendosi in punta di piedi per parlargli all’orecchio. «Posso
regalare questa cremina a Lucy?» sussurra piano.
Ben annuisce e le scompiglia i capelli in un gesto
affettuoso. «Ma certo, Bethie.»
Allora la bambina si volta nuovamente verso l’amica di sua
madre e si apre in un sorriso gioioso, zampettando allegra nella sua direzione.
Le porge la manina, il palmo verso l’alto, mostrandole
l’oggetto che stava stringendo fino a poco prima. «Questo è per te!» esclama.
Lucy prende il piccolo campioncino di crema e lo esamina,
scoppiando a ridere e strizzando l’occhio alla bambina.
«Ti piace?»
«Moltissimo. Almeno mi aiuterà a rimanere sempre giovane»
replica divertita.
«Davvero?» chiede la bimba curiosa, arrampicandosi sulle
ginocchia della donna. «L’ho presa con nonna Joanne in farmacia, stamattina! È
una crema magica che non fa invecchiare?»
«Esatto» conferma la madre, scambiando un’occhiata con Lucy.
Entrambe sorridono, un po’ più tranquille, anche se sanno
che dovranno spiegare ancora tante cose alla piccola Beth.
Anche se sanno che l’osso più duro sarà Ben.
♣ ♣
♣
Prompt 7 dicembre 2020:
Miei cari lettori, sono tornata a parlarvi ancora una volta
di Ben&Beth!
Stavolta troviamo la piccola Beth durante il primo incontro
con Lucy, la compagna di sua madre. C’è tutto un background dietro questi
personaggi, ma non starò qui a fare spoiler.
Con un prompt come quel campioncino di crema anti-age
proveniente proprio dalla farmacia XD, avevo diverse idee, ma alla fine mi sono
buttata in questa sorta di kidfic sospesa tra fluff e un pizzico di diffidenza,
soprattutto da parte di Ben che – essendo il fratello maggiore – sa già quale
sia il rapporto tra sua madre e Lucy, e non pare particolarmente entusiasta… ^^
Ma basta così, altrimenti scrivo un romanzo e spoilero tutto
ciò che ho in mente per i miei OC :P
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi, a domani ♥
[Questa storia fa parte delle serie “Martin&Joe”
e “Black
Hole”.]
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Capitolo 8 *** Un fattorino incompetente ***
Un fattorino
incompetente
Daron risponde al telefono con uno sbadiglio.
«Finalmente! Ti ho chiamato almeno cinque volte!» esclama
Shavo.
Il chitarrista sbadiglia ancora e si passa una mano tra i
capelli scompigliati. «Mi hai svegliato… si può sapere che vuoi?»
«Prima di venire a casa mia per la festa, puoi passare a
farmi una commissione?» domanda il bassista in tono concitato.
«Cosa ti serve?»
«Segnatelo, sennò sbagli. Una prolunga per il cavo USB che
devo usare per mettere su un po’ di musica…»
Daron si gratta la nuca. «Una prolunga che?»
«Scrivitelo!»
«Mandami un messaggio, così facciamo prima.»
Il bassista sbuffa. «Okay, va bene. Grazie, amico, a più
tardi!» conclude, poi butta giù.
Quando Daron arriva da Shavo, poco prima che giungano gli altri
ospiti, sorride tronfio e sventola sotto il suo naso una confezione in plastica
bianca e trasparente.
Shavo gli lancia un’occhiata interrogativa e indica l’oggetto.
«Quello cosa sarebbe?»
«È la prolunga che mi hai chiesto!» spiega Daron, oltrepassandolo
per entrare in casa dell’amico.
Shavo gli strappa di mano l’involucro e aggrotta la fronte.
«E questa secondo te è una prolunga?» sbraita, portando fuori un cavo piuttosto
corto e striminzito.
«È il meglio che sono riuscito a trovare!» si difende il
chitarrista, stringendosi nelle spalle con fare seccato. «Non lamentarti,
altrimenti la prossima volta vai e te lo compri da solo!»
Shavo sospira esasperato. «Sì, ma questo coso non mi serve a
un cazzo, lo capisci? Sarà lungo… anzi, corto sì e no cinque centimetri!»
«Beh, almeno è sia maschio che femmina, come
mi hai chiesto tu, no?» ribatte il chitarrista, fronteggiandolo a muso duro.
Shavo allora lo fulmina con un’occhiata e gli accosta il
cavo agli occhi, un’espressione minacciosa dipinta sul viso tirato. È evidentemente
in ansia e incazzato come una furia, visto che il suo amico sta rischiando di
mandare a monte la sua festa.
«Se non chiudi il becco, ti faccio diventare io la femmina,
ficcandoti questo su per il culo! Ed è talmente corto che sicuramente non
riuscirei più a trovarlo!» sbotta il padrone di casa, per poi allontanarsi in
fretta verso il salotto.
Daron alza gli occhi al cielo e sbuffa contrariato. «La
prossima volta chiedi a qualcun altro di farti da fattorino, ingrato!»
«Vaffanculo, Malakian!» grida Shavo, poi afferra il
cellulare e compone un numero in fretta e furia.
Alcuni squilli, poi una voce calma e familiare fa capolino
all’altro capo della linea.
«Pronto?»
«John, ti prego, salva la mia festa!»
♣ ♣
♣
Prompt per la challenge: 42. “È il meglio che sono riuscito
a trovare!”
Prompt 8 dicembre 2020:
Eccomi qua, alla fine l’idea è arrivata anche con questo
prompt un po’ difficile :D
Stavolta vi presento dei personaggi di una band a me molto
cara, ovvero Daron Malakian e Shavo Odadjian, rispettivamente chitarrista e
bassista dei System Of A Down! Mentre John, nominato alla fine, è il batterista
del gruppo ^^
Ci ho pensato un po’, arrovellandomi per trovare i
protagonisti perfetti per una scenetta raccapricciante come questa, ed ecco che
sono spuntati loro due! Il fatto che Shavo sia un tipo tecnologico e Daron non
ne capisca niente è un po’ un headcanon mio e un po’ no. Mi spiego: Shavo è uno
che fa un sacco di foto e video, che sta molto appresso ai social, che pubblica
qualsiasi cosa ecc… mentre Daron è praticamente l’opposto e di queste cose non
gliene frega granché.
Mi sono molto divertita a scrivere questa storiella, lo
ammetto! Ed è anche vero che quel cavetto che vedete nella foto era nato come
una prolunga, anche se non ho ben capito cosa dovrebbe prolungare dato che è
cortissimo AHAHAHAHAH XD
Misteri che vanno oltre l’umana concezione!
Quando parlo di maschio e femmina riferendomi
al cavo, intendo dire che da una parte ha lo spinotto micro USB e dall’altra
invece ha un buchetto in cui si possono inserire altri cavi maschi…
oddio, perché queste spiegazioni stanno diventando vagamente da rating rosso?
Ahahahahahahahahahahah scusate, è che io li ho sempre sentiti chiamare così –
anche dagli stessi addetti vendita nei negozi ^^
Bene, dopo queste imbarazzanti note finali, vi ringrazio
tutti e vi do appuntamento a domani con la prossima storiella ♥
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Capitolo 9 *** Ordine a colori ***
Ordine a colori
Faith annota tutto con fare maniacale, ordinato, perfetto.
Sceglie i colori giusti per evidenziale gli appunti di ogni
materia, usa il correttore per evitare che sui fogli dei suoi quaderni ci siano
errori e cancellature.
Non sopporta che una virgola sia fuori posto, che un
apostrofo non sia inserito, che una lettera che dev’essere maiuscola sia
minuscola.
Vuole la perfezione e quei pennarelli colorati l’aiutano.
Arancione per Letteratura, verde per Storia, fucsia per
Matematica, giallo per Chimica.
Tutto dev’essere al suo posto.
La sua vita è in completo disordine, perciò pretende
rigorosa perfezione tra i suoi appunti.
Impugna l’ennesimo evidenziatore e comincia a marcare
concetti che, tuttavia, non studierà mai.
♣ ♣
♣
Prompt 9 dicembre 2020:
Carissimi lettori, oggi andiamo con un po’ di angst
ahahahahah!
Vi presento Faith, un’altra delle mie OC, forse quella con
l’esistenza più drammatica e traumatica.
Quando ho trovato quel simpatico evidenziatore nella tasca
del 9, mi sono detta che Faith fosse perfetta per sviluppare una scena come
questa; non starò qui a fare spoiler sulle sue terribili vicende, ma ecco, lei
cerca perfezione nei piccoli dettagli per illudersi che qualcosa possa andare
per il verso giusto e che lei sia in grado di controllare almeno alcuni aspetti
della sua vita ^^
Sembra un po’ contorto come concetto, spero si sia compreso
comunque il mio intento!
Grazie ancora a TUTTI, mi state dando un sacco di affetto e
sostegno ogni giorno *-*
A domani con la prossima storiella ♥
[Questa storia fa parte della serie “Black Hole”.]
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Capitolo 10 *** Capelli e desideri indomabili ***
Capelli e desideri
indomabili
Il cocente sole del tardo pomeriggio batte su di loro, ma
Mike e Roddy sembrano in un mondo tutto loro.
La spiaggia è deserta, perché quella mattina ha piovuto e
molti dei bagnanti abituali hanno deciso di non rischiare.
Ai due, tuttavia, non importa. Sono contenti di potersene
stare un po’ da soli.
Seduto sulla sabbia, Mike stringe Roddy da dietro e gli tira
appena i capelli biondi, legati in una disordinata coda di cavallo.
Il tastierista ha gli occhi chiusi e la nuca appoggiata alla
spalla del compagno, espone il collo e attende.
È strano che Mike ancora non gli abbia strappato via
l’elastico, preferisce quando le ciocche chiare di Roddy gli scivolano libere
tra le dita.
Il cantante si china su di lui e comincia a lasciare una
scia di baci sulla pelle sensibile, al di sotto dell’orecchio destro, mentre
con le mani percorre il torace coperto da una leggera t-shirt viola.
Roddy mugola piano, un intenso calore a invadergli tutto il
corpo. E non è solo il sole a fargli quell’effetto, no di certo.
Quando sta con il suo cantante, si sente sempre così: amato,
desiderato, sulla cima del mondo.
Poi l’avverte: l’eccitazione del compagno preme contro di
lui, intrappolata sotto i vestiti.
Mike lo abbraccia più forte e affonda piano i denti sul suo
collo, lo vezzeggia con passione e dolcezza.
Roddy vorrebbe voltarsi e stringerlo a sua volta, vorrebbe
sentirlo ancora più addosso, ma è avvinto dalle braccia dell’altro e si
abbandona con la schiena contro quel petto accogliente.
Mike si scosta e ghigna, tornando a tirare un poco le
ciocche bionde ancora intrappolate nell’elastico per capelli.
Roddy vorrebbe pregarlo di strapparglielo via – di
strappargli via tutto –, però vuole aspettare.
«Perché ti ostini a legarli?» sussurra il cantante al suo
orecchio, la voce calda e profonda.
«Sciolti non li sopporto, mi fanno troppo caldo…»
Mike scuote il capo e lascia oscillare le proprie ciocche
scure e ribelli. «Dovrei farlo anch’io allora.»
Roddy ridacchia a si divincola dalla sua stretta,
approfittando di un momento di cedimento da parte dell’altro; a malincuore si
allontana dal compagno, per poi sistemarsi dietro di lui in ginocchio. Strappa
in fretta l’elastico dai propri capelli, poi immerge le dita tra le ciocche di
Mike e comincia a pettinarle lentamente.
Ne districa i nodi, gratta la cute, ne saggia la consistenza
un po’ crespa e ruvida – decisamente diversa da quella della propria chioma.
Avverte Mike rabbrividire sotto le sue carezze e un sorriso
soddisfatto gli incurva le labbra sottili. «Ti piace, eh?»
«Mmh…» grugnisce il cantante, chinando appena il capo come
fosse un cane bisognoso di coccole.
A Roddy fa quasi tenerezza, anche se non riesce proprio a
ignorare l’eccitazione che scorre con irruenza tra loro.
Dopo aver raccolto per bene i capelli di Mike in un'unica
ciocca, li intrappola nell’elastico e si assicura che non cedano. Osserva
soddisfatto il proprio lavoro e, prima che il cantante possa compiere qualsiasi
mossa, lo serra da dietro in un abbraccio.
Appoggia il mento sulla sua spalla e gli lascia un piccolo
bacio sulla guancia. «Ho finito» dichiara in un sussurro.
«Ah sì? E adesso che facciamo?» Mike solleva la mano
sinistra e la porta ad accarezzargli il viso.
Roddy si scosta e con un sorrisetto malizioso si tuffa a
baciarlo sul collo, ricambiando finalmente le attenzioni del cantante.
Afferra tra i denti il bordo della t-shirt nera dell’altro e
lo succhia piano, lambendo accidentalmente con la lingua la pelle al di
sotto.
Mike si accartoccia in un brivido.
«Che ne dici se questa la togliamo?» propone il tastierista
malizioso.
Il moro esala un lungo sospiro e lo afferra saldamente per i
polsi, trascinandolo nuovamente di fronte a sé.
Si fissano negli occhi, i respiri corti e le iridi torbide
di desiderio.
A Roddy fa strano vedere Mike con i capelli legati in quel
modo, eppure quell’immagine lo fa eccitare ancora di più.
Si china in avanti e intrappola le labbra del cantante in un
bacio irruento, spingendolo all’indietro sulla sabbia.
Avvinghiati e coperti di granelli dorati, si stringono in un
abbraccio infinito e lasciano che il sole cocente di fine agosto sia l’unico
testimone della loro passione.
♣ ♣
♣
Prompt per la challenge di Laila_Dahl: [Estate] Sole –
Erotico / Coda di cavallo
Prompt 10 dicembre 2020:
No, vabbè, lettori… con un prompt come quello che ho trovato
oggi nella tasca del 10, COME POTEVO EVITARE DI SCRIVERE UNA PATTUM???
Okay, mi calmo un attimo e torno seria per spiegare un po’
di cose a chi non conosce la mia mente bacata AHAHAHAH XD
In questa storia vediamo come protagonisti Mike Patton e
Roddy Bottum, rispettivamente cantante e tastierista dei Faith No More. Altra
band che stra-adoro e che contiene al suo interno la mia OTP Suprema, ovvero
questa meraviglia *____*
Per spiegare la faccenda della coda di cavallo, posso dirvi
che sono talmente fulminata da aver creato un AU – il FreakyPigs!AU, appunto –
in cui i Faith No More non sono che una band di giovani ragazzini mezzo sfigati
che si è formata all’interno della scuola di musica che frequentano. Quello che
vedete al di sotto del titolo, infatti, è il logo della band creato dalla
sottoscritta – e infatti fa pietà, lo so XD – e che, anche se qui non è
specificato, Roddy porta tatuato sul braccio sinistro, in prossimità della
spalla ^^
E siccome in questo AU Roddy porta quasi sempre i capelli
legati e Mike ci tiene sempre a rivendicarli sciolti, allora come potevo io non
approfittare di quest’occasione per scrivere qualcosina di erotico su di loro?
Certo non sono sfociata nel rating rosso e penso nemmeno nell’arancione, però
l’atmosfera era quella!
Fa strano leggere di estate, sole e mare a dicembre, non è
vero? Ma dovete capire che la maggior parte delle storie di questo AU sono
ambientate in estate :D
Nulla, spero di aver detto e spiegato tutto e che questa
piccola OS vi sia piaciuta!
A domani con la prossima storiella ♥
[Questa storia fa parte della serie “Freaky Pigs”.]
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Capitolo 11 *** Mai sfidare la sorte ***
Mai sfidare la sorte
Martin e Maddy si guardano.
«Diglielo tu, del resto sei il suo ragazzo!» esclama la
giovane, corrugando la fronte.
«E tu sei la sua migliore amica, lo conosci da più tempo!»
si difende lui, sollevando le mani in segno di resa.
Non sanno come fare per annunciare a Joe che sua madre vuole
invitarlo a trascorrere il Natale con lei. Maddy l’ha scoperto per caso: ha
incontrato la signora Cecilia Sandys al supermercato e, tra una chiacchiera e
l’altra, sono finite sull’argomento.
«Voglio che Joseph trascorra le feste con me, ma senza
quel suo amico…» ha specificato in tono severo.
E Maddy, migliore amica di Joe ormai dai tempi del liceo, si
è precipitata a casa sua per avvisarlo; sa che Joe è molto suscettibile e che
probabilmente si incazzerà a morte con Cecilia, perciò la ragazza ha pensato di
prepararlo al peggio.
Una volta giunta a destinazione, però, ha trovato soltanto Martin
in casa; così i due si sono seduti al tavolo rotondo della cucina per discutere
sul da farsi, ma dopo un quarto d’ora sono ancora indecisi.
Martin si copre il viso con le mani. «Questa volta Joe la
insulterà, me lo sento…»
«Forse non dovremmo dirglielo e lasciare che sia Cecilia ad
annunciarglielo» suggerisce Maddy.
«No, poi se la prenderà con noi quando scoprirà che lo
sapevamo e non gli abbiamo detto niente.»
La ragazza annuisce e continua a guardare Martin negli
occhi. «Sei troppo buono, tu! Come fai a non essere arrabbiato? La madre del
tuo ragazzo non ti accetta, è orribile…»
«Neanche mia madre accetta Joe. Beh, in realtà non accetta
più neanche me, ma lasciamo stare…» commenta il giovane con amarezza, spostando
gli occhi sulle mensole piene di cianfrusaglie che adornano le pareti della
piccola cucina.
«Quindi che facciamo?» insiste Maddy.
A Martin si illuminano gli occhi e si alza in fretta, per
poi tornare al tavolo poco dopo con un oggetto in mano. Sorridendo sornione,
mostra a Maddy un piccolo dado bianco cosparso di pallini neri.
Lei aggrotta la fronte. «Sei scemo?»
«No, giochiamocela ai dadi. Chi perde, dice a Joe di sua
madre» propone.
Maddy ridacchia e si stringe nelle spalle. «Beh, l’hai
voluto tu. So già che perderai.»
«Non penso proprio. E per dimostrartelo, ti cedo l’onore di
lanciare per prima» ribatte sicuro di sé, appoggiando il dado sul ripiano in
legno chiaro del tavolo.
La ragazza afferra l’oggetto e, dopo averlo strofinato tra i
palmi delle mani, lo lancia con un movimento fluido.
Sulla faccia superiore appaiono sei pallini, ordinatamente
allineati in due file da tre ciascuna. Maddy ghigna e lancia all’altro uno
sguardo di sfida.
«E se pareggiamo?» domanda Martin, cominciando a vacillare
leggermente.
«Tiriamo di nuovo. Su, non temporeggiare!»
Il ragazzo raccoglie il dado e, chiudendo gli occhi, lo
lascia rotolare sul tavolo.
«Ah!» strepita Maddy.
Martin spalanca le palpebre: sulla faccia superiore sono
dipinti soltanto cinque puntini disposti a X.
Maddy sghignazza. «Caro Martin, mai sfidare la sorte: va a
finire che te la mette nel culo!»
♣ ♣
♣
Prompt 11 dicembre 2020:
No, vabbè, ahahahahahahahahahah!
Dovete capire che ho riso come una demente mentre scrivevo
questa flashina, anche se effettivamente ha degli elementi un po’ angst… come
per esempio la non accettazione da parte delle rispettive madri della relazione
omosessuale tra i miei Martin&Joe! Stupide megere, ma come osano? ^^”
Ebbene, vi presento quindi degli altri miei personaggi
originali: Martin, compagno di Joe (sì, lo stesso bimbo alle prese con la
conchiglia nel secondo capitolo, anche se ovviamente qui è cresciuto XD) e Maddy,
la migliore amica di Joe. Ho nominato anche Cecilia, la “madre” dinosaura di
Joe, che prima di provare ad accettare la sua sessualità ha combinato un bel
po’ di casini… ma questo l’ho raccontato in altre mie storie che non mi dilungo
a spoilerare! ^^
Ed essendo che Joe ha un bel caratterino, Martin e Maddy si
sono ritrovati a pensare bene a come dirgli delle intenzioni di sua madre per le
feste natalizie… chissà come avrà reagito ahahahah!
Con un prompt come quello che ho trovato oggi, dovevo per
forza scrivere qualcosa del genere, anche perché i numeri usciti a Maddy e
Martin, sommati, fanno 11… (???)
Okay, credo di star toccando il fondo ^^”””
Grazie ancora a chiunque continui a seguirmi, mi sta
piacendo troppo portare avanti questa raccolta *___*
A domani ♥
[Questa storia fa parte della serie “Martin&Joe”.]
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Capitolo 12 *** Un piccolo musicista ***
Un piccolo musicista
Everett guarda curioso l’uomo dai capelli candidi.
È un maestro di musica, gli hanno detto. Ha circa l’età del
suo papà e porta degli occhiali da vista che lo fanno sembrare più vecchio.
Il signore gli mostra una scatoletta in metallo ed Everett
la riconosce subito: dentro ci sono le caramelle preferite della mamma.
Vorrebbe chiedere al maestro come si può fare musica con un
oggetto come quello, ma come al solito tace perché non ha mai voluto imparare a
parlare.
Il maestro sorride e gli mostra un recipiente pieno di
sabbia colorata. «Prendine un po’ e mettila nella scatolina. Avrai il tuo primo
strumento musicale: uno shaker.»
È gentile, così Everett annuisce e affonda le mani nel
contenitore. Riempie i piccoli pugni di pietruzze e fa come gli ha detto il
maestro.
«Adesso prova a chiuderlo e ad agitarlo. Ascolta il suono
che fa e senti se ti piace.»
Everett segue ancora una volta le indicazioni e si
meraviglia nell’udire un rumore che gli ricorda un poco quello della pioggia
quando è poca e cade sulla macchina del papà.
Il bimbo di cinque anni alza lo sguardo sull’uomo dai
capelli candidi e vorrebbe dirgli che sembrano quasi una nuvoletta di zucchero
filato, però non può e si limita a sorridere.
«Ti piace ciò che senti, Everett?»
Agita ancora un po’ la scatolina tra le piccole mani, poi
annuisce soddisfatto.
«Bene, da questo momento anche tu sei un musicista e insieme
possiamo fare un concerto» annuncia il maestro con quella voce rassicurante e
non troppo forte.
Everett allarga il sorriso e solleva la manina per dargli il
cinque, come gli ha insegnato il suo papà.
L’uomo risponde a quel gesto, poi prende un’altra scatolina
di caramelle vuota e comincia a riempirla con la sabbia colorata.
♣ ♣
♣
Prompt 12 dicembre 2020:
Miei cari, eccomi qui con un altro dei miei personaggi
originali: Everett.
La sua storia è molto particolare, ma per leggere questa
mini-flashfic vi basti sapere che non può parlare per via di una rara malattia genetica.
Lo so che porto fuori sempre di questi casi umani, poveri i
miei personaggi ahahahahahah!
Qui lo vediamo alle prese con il maestro di musica, un uomo
gentile e dai capelli bianchi, che gli insegna come costruire uno strumento
musicale molto valido con materiali di riciclo.
E ovviamente io non mi invento niente: le scatoline delle
Mentos si possono davvero usare per farci degli shaker, è stato proprio un
grande insegnante e percussionista a mostrarmelo. Lui è e sarà sempre fonte di
enorme ispirazione per me, anche e soprattutto perché mi ha fatto capire che
per suonare tutti insieme non è necessario avere grandi conoscenze, ma trovare
il feeling giusto. Questo non significa che non si debba studiare, no affatto,
ma semplicemente che la tecnica si può affinare con tanto esercizio, ma anche
mettendosi in gioco e confrontandosi con altri musicisti e altre persone.
E comunque sì, Soul mi ha messo la scatolina VUOTA nella
tasca, forse perché sperava davvero che io le costruissi uno shaker (???)
A parte queste fesserie, spero che questa piccola storia sia
stata di vostro gradimento e grazie perché continuate a seguirmi ^^
A domani ♥
[Questa storia fa parte della serie “Bloody Souls”.]
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Capitolo 13 *** Basta seguire la ricetta... ***
Basta seguire la
ricetta…
Martin osserva gli ingredienti disposti sul tavolo rotondo
della cucina.
Joe, un’espressione contrariata sul viso, è appoggiato con
gli avambracci sul ripiano.
«Non so come usciranno questi cupcakes, ma la presenza dello
sciroppo d’acero li renderà buonissimi» commenta il primo, entusiasta ed
eccitato all’idea di fare finalmente quei dolcetti che desiderava provare da
tempo.
«Come no… senti, facciamo mezza dose di copertura, così io
ci metto solo le noci sopra i miei» gracchia Joe, lasciandosi sfuggire uno
sbuffo.
«Che guastafeste» lo rimbecca il compagno, mettendo dentro
la ciotola dello sbattitore elettrico il burro e lo zucchero. «Intanto facciamo
l’impasto per la base.»
Joe, seguendo con le mani il bordo del tavolo, lo raggiunge
e sorride, decidendo di accontentare per una volta il suo ragazzo senza fare
troppe storie. «Dammi, questo lo faccio io» dice, allungando appena le dita.
Martin lo aiuta a prendere in mano l’elettrodomestico con la
mano sinistra, mentre guida la destra verso la ciotola per fargli capire dove
si trova. «Okay, ci sei? Io intanto accendo il forno… questo coso ci impiega
secoli a scaldarsi.»
Joe spinge la levetta dello sbattitore e lo accende,
avvertendo la familiare sensazione di tremore al braccio. Vorrebbe comprare uno
di quegli aggeggi che funzionano da soli e impastano benissimo, ma ancora lui e
Martin non ci hanno mai pensato seriamente. Forse perché non fanno spesso dei
dolci e si limitano ad andare al Seasons quando hanno voglia di prelibatezze.
Il rumoroso ronzio dell’oggetto che tiene in mano accompagna
il suo lavoro, mentre ogni tanto le fruste vanno a scontrarsi con il vetro
massiccio della ciotola e lo costringono a calibrare meglio i movimenti.
Martin si china sullo smartphone per consultare la ricetta,
sbuffando per un annuncio pubblicitario che gli intralcia la visuale. «Okay,
adesso dobbiamo aggiungere due uova e lo sciroppo d’acero…» commenta dopo un
po’.
«Sto facendo bene? Com’è la crema?» chiede Joe, la testa
inclinata verso sinistra e la solita smorfia di concentrazione dipinta sul viso
delicato. «Mi sembra di sentire che lo zucchero si sia quasi del tutto sciolto»
aggiunge.
«Spegni un attimo» suggerisce l’altro, afferrando un
mestolino in legno e saggiando la consistenza della miscela. «Sì, può andare.
Aspetta che aggiungo gli altri ingredienti.»
«Attento a non far cadere i gusci d’uovo dentro come l’altra
volta… sto ancora ridendo per la faccia di tuo padre quando se n’è ritrovato un
pezzo nella sua fetta di torta!» esclama Joe, scostandosi una ciocca riccia e
chiara dal viso.
Martin grugnisce. «Non infierire ancora, è stato un piccolo
errore!» replica piccato, finendo di rovesciare il secondo uovo nella ciotola.
Dopo averlo misurato con l’aiuto di una caraffa graduata, versa anche i centosessanta
millilitri di sciroppo d’acero. «Vai!»
Joe accende di nuovo lo sbattitore elettrico e storce il
naso per l’odore proveniente dal contenitore. «È davvero nauseante… sarebbe
stato meglio farli con il burro di arachidi» osserva.
«Ah, ma sei fissato! Che schifo, non sarebbero più dolci! E
poi devo forse ricordarti che sei intollerante e non puoi mangiarlo?»
Il riccio scuote la testa. «Non farmici pensare…» esala.
Martin si volta e controlla il forno, buttando un’altra
occhiata alla ricetta sul cellulare. «Centottanta gradi… okay, ci siamo quasi.
Continua così, io prendo i pirottini. Qui dice che dovremmo usare una di quelle
teglie con gli stampi per i muffin, ma non ce l’abbiamo…»
Joe scrolla le spalle. «Usciranno bene lo stesso, dai!»
«Speriamo…» borbotta il moro, afferrando un cucchiaino dallo
scolaposate.
Gira su se stesso e torna da Joe, saggiando la consistenza
dell’impasto con il mestolino in legno. «Sembra fatto. Spegni.»
Joe esegue, ma rimane leggermente perplesso: ha come l’impressione
che si siano dimenticati qualcosa, anche se non riesce bene a capire di che si
tratta.
Martin sistema i pirottini su una leccarda liscia e,
cucchiaino alla mano, pesca l’impasto dalla ciotola e li riempie. «Dall’odore
non sembra male…» commenta.
«E se lo dice uno che si è mangiato gli yogurt scaduti e non
ha sentito la puzza che avevano, devo proprio fidarmi» lo canzona Joe.
«Ancora con questa storia?»
«Certo! Il tuo naso è un monumento all’inutilità… e quando
dico monumento, lo intendo per le sue dimensioni» prosegue il riccio, accostandosi
al compagno per abbracciarlo da dietro.
Martin grugnisce e cerca di scrollarselo di dosso, ma non
compie movimenti troppo bruschi per non far cadere l’impasto dal cucchiaino –
che, a ben guardarlo, sembra un po’ troppo liquido.
Joe solleva la mano sinistra e cerca piano il viso del
compagno, raggiungendo il suo naso pronunciato e strizzandolo appena.
«Dai, Joe! Mi viene da starnutire quando fai così!» si
rivolta il moro, avvertendo un leggero prurito alla base delle narici.
«Lo so, l’ho fatto apposta…»
«Okay, ho finito. Adesso mettiamo tutto in forno.» Si
divincola appena dalla stretta dell’altro e afferra saldamente la leccarda. «Nel
frattempo caramelliamo le noci. Prendile.»
«Subito, chef!» esclama il riccio, muovendosi
cautamente per la cucina e dirigendosi verso la credenza, tastando con le mani
attorno a sé per evitare di andare a sbattere e rovesciare qualcosa.
«Ahi, cazzo!» mugola Martin.
«Non dirmi che ti sei bruciato!»
«Sì, solo un po’… ‘fanculo» bofonchia il moro, portandosi il
dorso della mano alle labbra.
Joe recupera il sacchetto di noci già sgusciate, poi torna
verso il tavolo e lo abbandona da una parte. «Fai sentire» afferma,
raggiungendo il compagno.
Martin gli porge la mano sinistra e con la destra guida le
sue dita a sfiorare la pelle bruciata e leggermente sollevata, irrigidendosi
appena per il dolore.
«Mettila sotto l’acqua fredda, presto, magari non si forma
la bolla» suggerisce in tono apprensivo, spingendo appena il compagno nella
direzione in cui sa che è situato il lavabo.
Martin segue il suo consiglio e apre il rubinetto, trovando
immediato sollievo nell’acqua fresca che scorre sulla parte lesa.
«Per quanto devono cuocere?» domanda il riccio.
«Venti, venticinque minuti… cazzo, che male…»
«Devi stare più attento, amore mio, io te lo dico sempre e
tu non mi ascolti mai» lo punzecchia Joe, anche se nella sua voce c’è una vena
di dolcezza e la voglia di sdrammatizzare un po’.
«Sì, mamma…»
«Tu scherza e ridi, ma potresti anche metterti i guanti da
cucina, no?»
Martin sbuffa e alza gli occhi al cielo: sa che Joe ha
ragione, ma non è proprio il caso di farla tanto lunga. Così, evita di replicare
e dopo qualche altro istante richiude il rubinetto.
Dopo circa venti minuti, anche le noci sono state
caramellate e spezzettate come suggeriva la ricetta.
Martin prende uno spiedino in legno e apre il forno, stando
attento a non bruciarsi. Con la mano sinistra infilata in un guanto da cucina
tira la teglia verso di sé, mentre con la destra infilza uno dei cupcakes per
controllare se è cotto.
Tuttavia, aggrotta la fronte: quei dolcetti hanno qualcosa che
non va. Non hanno lievitato come avrebbero dovuto e sono rimasti quasi del
tutto piatti. Cosa può essere andato storto?
«Che strano… l’impasto non è cresciuto» mormora,
accovacciato di fronte allo sportello aperto.
«Oddio, ecco che cazzo ci siamo dimenticati!» esclama Joe,
portandosi una mano alla fronte. «La farina autolievitante!»
«Merda, no!» Martin porta fuori la leccarda e la appoggia
con un movimento brusco sul piano cottura, imprecando tra sé e sé.
«E adesso?»
Martin si appoggia con le mani al ripiano del tavolo e
sbuffa. «Questo è perché tu hai rotto le palle per lo sciroppo d’acero, e
adesso ne ho sprecato un sacco!»
«Ah, e da quando credi alle maledizioni che ti mando?»
replica il riccio.
«Non è questo il punto! Potevi anche ricordarti prima che
non avevamo messo la farina!» esclama il moro seccato.
«Io?! Ma tu non hai guardato la ricetta, scusa?» sbraita
Joe, mettendosi subito sulla difensiva.
«Certo, cazzo! Ma…» Martin afferra nuovamente lo smartphone
e riattiva lo schermo. «E levati dai coglioni, che cazzo me ne frega di un
corso come truccatore per salme?!» sbotta, chiudendo l’ennesimo annuncio
pubblicitario molesto. «Allora… lavorate lo zucchero con il burro, incorporate
lo sciroppo d’acero, poi le uova a una a una… ah, noi le abbiamo messe insieme
allo sciroppo…»
«Non penso faccia una grande differenza» commenta Joe,
accostandosi al compagno.
«Niente farina, proprio non ne parla!» esclama Martin,
grattandosi la fronte confuso.
«E nella lista degli ingredienti c’è?»
«Sì!» Fa scorrere la pagina verso l’alto e legge:
«Centoquindici grammi di farina autolievitante, setacciata».
«Ah.» Joe si stringe nelle spalle. «Io non ho parole…»
«Che palle, per una volta che volevo fare qualcosa di
diverso…» si lamenta Martin, passandosi le mani tra i capelli scuri.
Joe, mosso da un moto di compassione, gli regala un
abbraccio maldestro e ridacchia. «Su, non fare così. Che ne dici se buttiamo
tutto e andiamo a fare merenda al Seasons? Di sicuro avranno i cupcakes
che volevi» propone.
Martin sospira pesantemente, scambiando un’occhiata
risentita con i pirottini sformati e pieni di impasto immangiabile. Poi passa
il braccio destro dietro la schiena del compagno e lo bacia sulla fronte,
decidendo di non prendersela troppo per quell’esperimento andato male.
Joe sorride e, con la mano destra appoggiata sul tavolo, si
scontra con un oggetto abbandonato sul piano in legno chiaro.
Afferra il cucchiaino che Martin ha usato per mettere
l’impasto nei pirottini e, scostandosi dal compagno, se lo porta alle labbra.
Lecca piano i resti della crema e storce il naso per il
forte gusto dello sciroppo d’acero. «Beh, se lo avessi assaggiato prima, mi
sarei accorto che non ha la farina» commenta.
Martin si lascia sfuggire una piccola risata e si china a
lasciargli un tenero bacio sulla bocca sporca di impasto. «Già, come abbiamo
fatto a non pensarci prima?» sussurra.
Il riccio gli dà un colpetto sul torace e lo spinge via.
«Prepariamoci per andare al Seasons, prima che tu possa cambiare idea!»
L’altro scuote il capo e, afferrando la leccarda, si prepara
per rovesciarne il contenuto nella pattumiera.
♣ ♣
♣
Prompt 13 dicembre 2020:
Cari lettori, eccomi qui con una storiella un po’ più lunga
del solito.
Questo perché il racconto partecipa a un bellissimo contest
e volevo che fosse un pochino più approfondito, anche perché la giudice voleva
leggere della preparazione dei cupcakes da parte dei personaggi. E io, vedendo
che tra le ricette ce n’era una con lo sciroppo d’acero, come potevo non
puntare su Martin&Joe, dato che Martin è un super fissato con questo
sciroppo? XD
Ma LOGICAMENTE se ci sono loro due di mezzo, non può andare
tutto per il meglio… ed ecco che tutta la faccenda si è rivelata un vero e
proprio disastro AHAHAHAHAH XD
Finalmente qui avete potuto conoscere i miei OC
Martin&Joe insieme, alle prese con una delle loro solite scenette di
quotidianità e di complicità ^^ spero vi sia piaciuta!
Il prompt che ho trovato oggi nella tasca dell’avvento è
stato VERAMENTE difficile, mi ha mandato nel pallone… ma Soul, insomma, che
razza di regalino sarebbe UN CUCCHIAINO? o.o
So che non l’ho reso centralissimo nella storia, ma era
comunque un elemento fondamentale… se solo Joe l’avesse leccato prima, si
sarebbe accorto che qualcosa non andava!
E comunque, io vi giuro che l’ispirazione per questo
disastro me l’ha dato la ricetta stessa: infatti, per quanto io l’abbia letta e
riletta, non ho trovato scritto il passaggio che diceva esplicitamente
“setacciate la farina e incorporatela”… AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, non riesco a
capire se sono io una talpa o se gli autori del libro si sono dimenticati di
scriverlo ^^”
Vi prego, aiutatemi a capire se sono scema io o no, guardate
a pagina 61 di questo fantastico libro di ricette – ringrazio la giudice del
contest per averlo suggerito come prompt: Le
deliziose ricette di cupcake.
A parte tutto, mi sono davvero divertita a scrivere questa
scenetta alquanto raccapricciante sui miei due pandori un po’ imbranati :3
Grazie a Laila per il suo stupendo contest e a Soul per
l’ennesimo prompt nonsense, questo calendario dell’avvento si sta rivelando
sempre più variegato e bizzarro :P
E grazie a tutti voi anche ancora mi seguite con tanto
affetto e interesse *-*
A domani con la prossima storiella ♥
[Questa storia fa parte della serie “Martin&Joe”.]
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Capitolo 14 *** Bamboline alternative ***
Bamboline alternative
Sdraiata a pancia in giù sul terrazzo, la bambina gioca con
le mollette.
Finge che quella in legno sia una maestra cattiva – perché
non le piace tanto –, mentre le mollette in plastica colorate sono gli alunni.
La blu si chiama Mirko, la rossa Elisabetta, la gialla
Carolina. Poi c’è la verde, Manuel, e di tante altre non ha deciso il nome.
Le piace quel gioco, anche se le mollette non sono come le
bambole delle sue amiche ricche: non hanno lunghi capelli biondi, non hanno il
corpo come le persone, non hanno occhi azzurri e sorrisi perfetti.
Però a lei non interessa: sono quelle le sue bamboline
preferite.
♣ ♣
♣
Prompt 14 dicembre 2020:
Ciao a tutti, oggi vi propongo una fesseria che, devo
ammetterlo, riguarda esattamente la mia infanzia.
Non che non possedessi delle Barbie, ma tante volte da
bambina mi divertivo proprio a giocare con le mollette sul terrazzo di casa,
fingendo che fossero personaggi XD davo loro dei nomi e facevo le vocine (?)
per farli interagire…
Sì, lo so, avevo dei problemi gravi, quindi la smetto di sputtanarmi
e di usarvi come valvola di sfogo per i miei disturbi infantili ^^”
Vi ringrazio tutti per continuare a seguirmi, a domani –
sperando di trovare qualcosa di più ispirante di una molletta in legno
AHAHAHAHAH ♥
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Capitolo 15 *** Questione di pochi minuti ***
Questione di pochi
minuti
Dom si risveglia di soprassalto e spalanca gli occhi.
Sa di aver impostato la sveglia alle otto e venti del
mattino, in modo da prepararsi per tempo ed essere puntuale al suo primo giorno
di lavoro.
Sarà in prova come fattorino in un fast food per un mese e
vuole fare una buona impressione.
Si rigira nel letto e guarda l’orario: per fortuna sono solo
le quattro meno venti, ha ancora tante ore di sonno davanti a sé.
Quando si risveglia, ha la strana sensazione di essere in
ritardo.
Eppure la sveglia non ha suonato.
Lancia un’occhiata all’orologio e impreca frustrato: le nove
passate.
Sarò licenziato ancora prima di cominciare…
♣ ♣
♣
Prompt 15 dicembre 2020:
Oddio, oggi non so proprio che dire XD
Anche perché non è che io abbia ben capito che razza di
prompt Soul mi abbia messo nella tasca dell’avvento… è uno di quei pupazzetti
appendibili (?) a forma di orologio, sapete quelli che si vincono sparando ai
barattoli o tirando i tappi alle feste? AHAHAHAHAHAH non so se sono riuscita a spiegarmi,
magari la foto è più comprensibile!
Beh, da come sono fatte le lancette di quel coso – della stessa
lunghezza perché poi sarebbero i baffi (????) – non si capisce se siano le quattro
meno venti o le otto e venti, dato che sia quella delle ore che quella dei minuti
sono della stessa lunghezza…
Quindi ho avuto l’idea di rendere protagonista un luminare
come Dominic Craik, chitarrista dei Nothing But Thieves (altra band che adoro)
e fargli vivere un momento di panico come questo! XD
Spero vi sia piaciuta, grazie per seguirmi ancora, anche
quando scrivo di queste schifezzuole :3
A domani ♥
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Capitolo 16 *** Mago del fai-da-te ***
Mago
del fai-da-te
Ethan si rigira la vite tra le mani, cercando di capire come
infilarla.
Quando ha deciso di creare un punto sicuro dove nascondere
la roba da vendere, non aveva certo preventivato di dover combattere
con il
fai-da-te.
Sbuffa e lancia un’occhiata alla cassetta degli attrezzi:
è
stracolma di cacciavite di ogni genere, chiodi, viti, brugole,
tasselli… tutte
cose che non sa assolutamente come utilizzare.
Suo padre – il signor Demetrius Murphy
– avrebbe preso
immediatamente la situazione in mano e fissato quel pannello senza
difficoltà.
Ma lui non ha mai giocato a fare il falegname, del resto è
uno spacciatore e gli spacciatori non hanno bisogno di certi attrezzi
per fare
soldi.
«Cazzo… ora come lo chiudo?» borbotta
tra sé.
Proprio in quel momento, Dave fa il suo ingresso
nell’appartamento
che condividono e gli sorride in quel modo che è solo per
lui.
Ethan fa subito gli occhi dolci e si lascia cadere sul
pavimento, incrociando le gambe magre e rigirandosi ancora la vite tra
le mani.
«Che succede?» domanda l’altro,
accostandosi piano a lui.
«Non riesco a capire quale cacciavite usare, mi
aiuti?»
Dave lo guarda negli occhi e il suo sorriso si amplia,
facendo scomparire del tutto dal suo viso la solita espressione da duro
impenetrabile. «Per avvitare quella ci vuole una
brugola» spiega, chinandosi
sulla cassetta degli attrezzi. «Prova con questa»
suggerisce poi, raccogliendo
un oggetto metallico e porgendolo a Ethan.
Lui, con la scusa di prendere la brugola, stringe le sue
dita e lo tira verso di sé.
Si ritrovano, occhi negli occhi, l’uno a pochi millimetri
dall’altro.
Ethan ghigna appena e gli strappa un bacio a fior di labbra.
«Grazie, maestro» sussurra
suadente, per poi ritrarsi e ridacchiare in
quel modo che fa sempre impazzire tutti gli uomini – e
talvolta anche le donne.
Dave si rimette in piedi e scuote il capo. «Finisci di
costruire il nascondiglio, stasera abbiamo un grosso affare da
concludere.»
E, anche se la sua voce si è fatta improvvisamente ruvida,
Ethan sa di aver colpito nel segno.
Non vede l’ora di festeggiare con Dave la grana che
incasseranno a breve.
Sorride malizioso e si mette all’opera.
♣
♣
♣
Prompt
16 dicembre 2020:
…
Boh.
Quest’avvento
è sempre più difficile… ^^”
Sento
che arriverò al 24 dicembre senza neuroni… voi
che
dite? :D
Ed
ecco che Soul mi mette UNA VITE (???) nella tasca del calendario,
e io la uso come espediente per tornare a parlarvi del mio Ethan Murphy
*-*
Sarà
pure un grandissimo cacciatore – con quel burro cacao
alla fragola può conquistare chiunque ormai XD –
però è una pippa nel fai-da-te
AHAHAHAHAH XD
E
meno male che è arrivato Dave, il suo mentore sia per
quanto riguarda lo spaccio che per tante altre cose…
eheheheheheheheh!
Spero
vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato un’altra
piccola storiella su questo mio OC :3
A
domani, e sappiate che ho già il terrore di cosa potrei
trovare come prompt… o.o ♥
[Questa storia fa
parte della serie "In
Pieces".]
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Capitolo 17 *** Anima bruciante ***
Anima bruciante
Sul palco, David Draiman comincia a intonare la prima strofa
di A Reason To Fight.
I fan sono in adorazione – molti in lacrime, commossi dall’intensità
della sua interpretazione.
Tutti portano fuori gli accendini e innalzano al cielo le
fiammelle, facendo oscillare le braccia e unendosi in un canto che rende le
loro anime una sola.
Una donna di mezz’età, in piedi tra una marea di giovani, si
gode lo spettacolo con un’emozione che non ha mai provato prima.
Non ha un accendino da sollevare in aria – il suo, quello
viola, forse l’ha perso.
Possiede solo una voce, due occhi lucidi e un cuore – un po’
difettoso – che bruciano di musica.
♣ ♣
♣
Prompt 17 dicembre 2020:
Cari lettori, oggi ho voluto essere più sentimentale.
Questo è un omaggio a una persona speciale con cui ho
vissuto tantissimi momenti speciali, tra cui uno dei concerti più belli della
mia vita: quello dei Disturbed dell’anno scorso – band di cui il citato David Draiman
è il cantante.
Ho cercato di condensare tutto in 110 parole per tentare di
parlarvi di lei e di come immagino si sia sentita quando la band ha suonato una
delle sue canzoni preferite.
Vi consiglio di ascoltarlo, di leggere il testo e di guardare
il video, è un brano bellissimo e ricco di significato:
A
Reason To Fight
Grazie perché ancora mi seguite, non sembra ma il 24
dicembre – e quindi la fine di questa raccolta – si avvicina!
A domani ♥
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Capitolo 18 *** Strani ritrovamenti ***
Strani ritrovamenti
Danny è in dormiveglia, sonnecchia sul divano e sente i
rumori ovattati intorno a sé.
I Chicago sono in tour da settimane e ormai ogni superficie
vagamente piana è diventata per lui un porto sicuro in cui riposare un po’.
Sta per cedere alle rassicuranti braccia di Morfeo, sente
chiaramente il sonno farsi sempre più insistente sulle sue palpebre pesanti, è
quasi completamente immerso nella stoffa ruvida del sofà…
Un improvviso solletico sulla nuca lo fa sobbalzare: lancia
un grido acuto e si raggomitola su se stesso, coprendosi il viso con le mani
come per proteggersi – anche se non sa chi o cosa lo stia attaccando.
Proprio in quel momento, il vocione di Terry esplode nella
stanza e il batterista torna bruscamente alla realtà, ridestandosi del tutto e
spalancando gli occhi.
Il chitarrista, il faccione illuminato da un ghigno
divertito, è in piedi di fronte al divano e lo osserva con fare incuriosito.
«Terry… ti ammazzo!»
«Soccomberesti prima, fratello! Hai visto come sei mingherlino?»
lo sbeffeggia il chitarrista, assestandogli una poderosa pacca sulla spalla.
Danny, sotto il peso dell’enorme mano dell’amico, si piega
in avanti ed emette qualcosa a metà tra uno sbadiglio e un sospiro. «Perché mi
hai svegliato? C’ero quasi, Morfeo era lì che mi chiamava…» bofonchia
contrariato, stropicciandosi gli occhi.
«Morfeo, eh?» Terry si esibisce in uno dei suoi sorrisi
equini e solleva la mano destra, mostrando all’altro un oggetto. «Di’ un po’,
cosa ci fa un pennello per il trucco nella tua valigia? Sappi che per coprire
quella pista d’atterraggio per elicotteri non bastano questi due peli!»
prosegue, indicando prima la sfavillante pelata di Danny, poi le setole
sintetiche del pennellino.
Il batterista lo guarda stralunato, grattandosi la fronte.
«Eh? Un pennello per il… ehi, aspetta! Chi è che ha una pista di atterraggio
per elicotteri?!» sbraita all’improvviso, mettendo su un’espressione offesa.
«Tu, è ovvio.» Detto questo, Terry comincia a spennellare la
testa di Danny, sghignazzando e godendosi la sua faccia paonazza di rabbia.
«E piantala! Quello dev’essere caduto a Linda mentre mi
aiutava a fare i bagagli…» Danny si blocca, lanciando un’occhiata stranita
all’amico. «Com’è che tu stavi frugando tra le mie cose?»
Terry si stringe nelle spalle. «Stavo cercando il tuo
berretto nero. Me lo presti, vero? Il mio si è rotto l’altro giorno e fuori fa
un freddo cane.»
Sospirando, Danny si arrende e si alza dal divano per
recuperare l’accessorio che il chitarrista vuole in prestito.
Anche stavolta gli tocca rinunciare al suo meritato riposo.
♣ ♣
♣
Prompt 18 dicembre 2020:
Prompt per la challenge di Soul: 22. “Me lo presti? Il mio
si è rotto l’altro giorno.”
Cari lettori, oggi ho deciso – dopo un’improvvisa e
fulminante ispirazione – di fare un piccolo regalo/tributo/omaggio alla mia
sorellona di scrittura, Evelyn :3
Ho deciso quindi di buttarmi sulla sua band preferita, i
Chicago, che ormai conosco mooooolto bene – almeno per quanto riguarda i membri
fondatori – grazie alle sue bellissime storie su di loro!
Qui vi ho presentato una scenetta raccapricciante tra una
brotp che adoro, ovvero Terry Kath (chitarrista, venuto a mancare troppo
presto) e Danny Seraphine (batterista).
Ho anche menzionato Linda, che in uno degli AU di Evelyn è
la moglie di Danny, anche se in realtà è un personaggio originale creato da lei
^^
Spero di aver fatto un buon lavoro con questi due, mi sono
divertita un sacco a farli interagire e… Evelyn, tesoro, spero di averti
strappato un sorriso e che questa piccola dedica ti sia piaciuta :3
Soul, comunque sei cattiva a mettermi una specie di pennello
per il trucco nella tasca dell’avvento, non ho ben capito il gadget ^^”
Grazie a tutti e a domani ♥
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Capitolo 19 *** Effimera magia ***
Effimera magia
L’uomo travestito da Babbo Natale si aggira per la piazza,
un enorme sacco pieno di dolciumi tra le mani guantate e un sorriso intenerito
stampato sulle labbra.
Non ha potuto avere figli e non ha dei nipotini con cui condividere
la magia del Natale, così per lui quella è diventata una tradizione a cui non
riesce a rinunciare.
Un bambino che deve avere quattro o cinque anni lo fissa con
gli occhioni verdi sgranati e una barretta di cioccolato in mano.
L’omone panciuto si china su di lui e gli accarezza la
guancia arrossata dal freddo di metà dicembre.
«Babbo Natale ti ha già dato il suo dono, lascia il posto
agli altri bimbi» lo richiama una donna sulla sessantina.
Ma il piccolo continua a fissare rapito una delle mani del signore
di fronte a lui. Con la bocca semiaperta, indica ciò che lui stringe tra le
dita e che sta per consegnare a una bambina di circa otto anni che saltella
impaziente.
«Che c’è, campione?» domanda Babbo Natale con il suo vocione
profondo.
«Quello mi piace di più» sussurra timidamente il bimbo.
«Accetta il regalo e non lamentarti, Alessio» lo rimprovera
ancora la nonna.
L’omone, tuttavia, si volta verso la bambina più grande e le
sorride. «Che dici, posso dare ad Alessio il Kinder Cereali e a te il Kinder
Maxi?»
Lei annuisce e scuote i lunghi capelli neri. «Tanto sono
buoni tutti e due!» esclama, tendendo la mano.
Allora Alessio, capendo che può ottenere il suo dolcetto
preferito, restituisce la barretta a Babbo Natale e in cambio riceve quella che
desiderava.
Comincia a scartarla senza più badare a ciò che lo circonda,
ma la nonna lo raggiunge e gli scompiglia i capelli. «Non fare l’asinello e
ringrazia Papà Natale» gracchia.
Il piccolo solleva gli occhi verdi – ora luminosi di
felicità – e, dopo aver preso il primo morso del suo Kinder Cereali, gli regala
un sorriso che sa di cioccolato e gratitudine.
«Figurati, piccolo. Buon Natale» lo saluta l’omone, per poi
strizzare l’occhio alla nonna.
È proprio in momenti come quelli che comprende quanto sia
semplice rendere felice un bambino: non serve regalargli giocattoli costosi, ma
insegnargli ad apprezzare le piccole cose donate con il cuore.
Gli sarebbe piaciuto poter essere un padre e un nonno, ma si
accontenta anche di quell’effimera magia.
♣ ♣
♣
Prompt 19 dicembre 2020:
Io boh, non ho proprio capito perché questa raccolta è piena
di kidfic AHAHAHAHAHAH XD
Scritte da una che i bambini non li sopporta, poi, fanno ancora
più ridere! Però almeno nelle storie posso sperare che non siano mostri pedanti
come spesso sono nella realtà XDD
A parte le fesserie, io non sapevo assolutamente cosa
scrivere, giuro! Poi mi è venuto in mente uno di quei momenti tipici del
periodo natalizio e che quest’anno sarà in molti casi sacrificato: un uomo
travestito da Babbo Natale che regala dolci ai bambini per strada o nelle
piazze!
E quindi niente, ho semplicemente provato a raccontare un
momento intriso di fluff e buoni sentimenti, alla faccia di tutti quelli (vero,
Soul???) che mi considerano un’acida che odia i bambini e il Natale
AHAHAHAHAHAH XD
Ho fatto dire alla nonna di Alessio “Papà Natale” perché,
non so se anche da voi succede, dalle mie parti alcune persone – specialmente un
po’ avanti con gli anni – lo chiamano così e volevo rendere più realistico il
testo ^^
Beh, comunque dopo aver fatto la foto, il Kinder Cereali me
lo sono sbafato, grazie Soul, finalmente mi hai fatto un regalo utile :D
A domani con la prossima storiella ♥
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Capitolo 20 *** Accessori scomodi ***
Accessori
scomodi
«Cazzo» borbotta Price, sistemandosi la mascherina
nera a coprire
naso e bocca.
Non ne può più di quell’affare: ogni
volta che ce l’ha
addosso, gli occhiali da vista gli si appannano e invidia terribilmente
chi non
ha problemi come i suoi.
Joe, al suo fianco, cammina tranquillamente, le mani in tasca
e la mascherina ben ferma sul viso.
Price gli lancia un’occhiataccia e sbuffa, con il solo
risultato di sembrare un anziano con la cataratta per almeno venti o
trenta
secondi. Trattiene il respiro e aspetta che le lenti tornino
più o meno pulite,
poi stringe con due dita il fil di ferro sul naso per cercare di
impedire all’aria
di passare tra la stoffa e la sua pelle accaldata.
«Tutto bene? Attento, stavi per prendere in pieno un
palo!»
gli si rivolge il chitarrista, afferrandolo per un braccio e tirandolo
verso di
sé.
«Non vedo un cazzo perché mi si appannano gli
occhiali! Mascherina
di merda!» strepita il batterista.
Proprio quando sembra aver trovato un equilibrio, il nasello
si sovrappone alla stoffa in cima al suo naso e la montatura gli
scivola giù.
Price la spinge indietro e prosegue con una serie di improperi
che fanno scoppiare a ridere il suo amico.
«Sei sempre il solito sfigato» lo prende in giro
Joe.
Price vorrebbe replicare, ma proprio in quel momento
svoltano in una strada più affollata e decide di lasciar
perdere e di
concentrarsi sullo slalom che gli tocca fare per evitare i numerosi
pedoni provenienti
da tutte le direzioni.
Sente un leggero pizzicore al naso e sbianca, fermandosi di
botto in mezzo al marciapiede.
«Adesso che c’è?»
«Oh, no, cazzo… no, no, no! Sto
per…» Non fa in tempo a
terminare la frase che un poderoso starnuto lo investe, facendolo
piegare
leggermente in avanti.
Attorno a loro, d’improvviso, si crea un vuoto di almeno tre
o quattro metri: le persone che si sono accorte di quel gesto hanno
fatto un
balzo indietro e ora fulminano il batterista con occhiate minacciose e
spaventate.
«Mi guardano come fossi un appestato» borbotta,
tirando su
col naso. «Cristo, è la sensazione peggiore di
tutta la mia vita: starnutire
dentro la mascherina, che schifo! E non ne ho neanche una di
ricambio!»
Joe si lascia nuovamente andare a una risata e gli dà una
pacca sulla spalla. «Coraggio, almeno io non sono scappato
via! Non ti basto?»
Price lo fulmina con un’occhiata che, tuttavia, viene
appannata dall’ennesimo respiro che si condensa sulle lenti
dei suoi occhiali.
Il batterista non vede l’ora di tornare a casa e buttare via
quell’affare infernale: dover usare la mascherina sta
diventando peggio di una
tortura.
♣
♣
♣
Prompt
20 dicembre 2020:
Vedete,
cari lettori, che anche oggi Soul mi ha fatto un
regalino utile? Di questi tempi ogni mascherina è preziosa XD
E
qui torniamo nel fandom dei Nothing But Thieves! L’altra
volta vi ho presentato il chitarrista moro, Dom, alle prese con una
sveglia un
po’ particolare, mentre qui abbiamo il caro batterista
– James Price (che però
viene chiamato sempre Price dagli amici) – con i suoi
occhiali da vista che vanno
in contrasto con la mascherina, E QUANTO LO CAPISCO
ç____ç
Per
fortuna (?) a sostenerlo ci ha pensato il suo amico Joe
Langridge-Brown (chitarrista biondo della band), che se ne sta bello
tranquillo
e prende in giro il povero malcapitato ^^”
Io
qui non l’ho fatto capire (vero?), ma questi due li
shippo come una coppia AHAHAHAHAHAHAH :D
E
comunque non posso che dedicare questa flashina a
Carmaux&Sabriel,
dato che sono presenti i loro maritini dei NBT ;)
Spero
vi sia piaciuta anche questa storiella disagiata, ci
sentiamo domani per la prossima e sappiate che – non so
perché – ho paurissima
di cosa troverò nelle tasche d’ora in poi, visto
che gli ultimi giorni dell’avvento
dovrebbero essere quelli più bizzarri o comunque
“succosi”… credo…?
Vabbè,
grazie a tutti e a presto ♥
|
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Capitolo 21 *** Dare una mano... ***
Dare una mano…
Joey è seduto sulla poltrona e sfoglia una rivista, quando
improvvisamente avverte un intenso prurito al centro della schiena.
Lasciando scivolare il giornale sul pavimento, si contorce
per tentare in tutti i modi di grattarsi, ma non ottiene alcun risultato.
Sbuffa e si maledice perché si sente un vero e proprio
rottame, non gli sembra vero di avere già quasi raggiunto la soglia dei
sessant’anni.
«Roddy?» chiama.
Il suo compagno fa capolino sulla soglia della cucina e gli
lancia un’occhiata interrogativa. «Che c’è? Lasciami finire di lavare i
piatti!» gracchia.
«Vieni a grattarmi la schiena?» chiede Joey, un sorriso
sghembo sulle labbra e gli occhi che si fanno dolci per tentare di intenerirlo.
Roddy gli mostra le mani coperte dai guanti. «E come dovrei
fare?»
«Beh… te ne puoi togliere almeno uno e placare la tortura
che il tuo uomo sta vivendo» suggerisce l’altro, strofinandosi sulla spalliera
della poltrona, con il solo risultato di acuire maggiormente il prurito. Esala
un sospiro esasperato e aggiunge: «Dai, non ci arrivo… ti prego…»
«Vecchio di merda con i muscoli atrofizzati» lo sbeffeggia
Roddy, lasciandosi scappare una risatina.
Fa giusto in tempo a scostarsi di lato prima che la rivista
che Joey gli ha lanciato lo colpisca in pieno.
«A chi hai dato del vecchio di merda, eh? Ti devo
forse ricordare che quando eravamo in quarantena ti è venuto il colpo della
strega e mi è toccato improvvisarmi fisioterapista?»
Sente Roddy ridere ancora più forte dalla cucina; fa per
alzarsi e raggiungerlo per dirgliene quattro e costringerlo a fargli passare il
prurito, ma proprio in quel momento il suo compagno entra nuovamente in
salotto.
Con un sorriso trionfante, gli porge un oggetto allungato e
sottile che in un primo momento a Joey sembra una penna o una matita.
Lo afferra scettico e aggrotta le sopracciglia. «E questo?»
«Beh, amore mio… hai prurito? Con questo puoi grattarti da
solo! Se tiri il manico, diventa anche più lungo! Una manina telescopica,
perfetta per te!» esclama Roddy, scappando via dalla stanza prima che il suo
uomo lo gonfi di botte.
«È… disgustoso» bofonchia.
«Macché, prendila con filosofia: ti ho anche regalato un
giocattolino utile per l’autoerotismo.»
Joey entra in cucina con passo di marcia e brandisce
l’oggetto. «Autoerotismo, eh?»
«Sì, per grattarti le palle quando non riuscirai più a
raggiungerle per colpa della pancia che ti ritrovi.» Roddy gli strizza l’occhio
e si rimette a lavare i piatti. «Oppure quando vuoi toccarti pensando al tuo
povero tesoro che fa le faccende di casa e non può proprio stare con te…»
aggiunge in tono malizioso.
Joey fa qualche passo avanti e picchietta con l’inquietante
manina sulla spalla dell’altro, chinandosi a mormorare al suo orecchio: «Ho
avuto un’idea più allettante».
Roddy si volta e lo schizza con l’acqua piena di detersivo.
«Giù la mano e ringraziami: ora non hai più bisogno di me.»
Joey sposta l’asticella in legno su una natica dell’altro,
facendolo sussultare. «E adesso?»
«Adesso…» Roddy finge di pensarci su, poi sorride e fa
spallucce. «Grattati.»
♣ ♣
♣
Prompt 21 dicembre 2020:
…io boh…
Sentite, ma a voi sembra IL CASO di mettermi una cosa simile
nella tasca dell’avvento? Cioè, quando l’ho trovata sono rimasta sconvolta,
senza parole… credo che questo sia il dono più raccapricciante ricevuto finora,
ma mancano ancora tre tasche da esplorare e mi sto seriamente preoccupando…
Sì, avete capito bene: non so perché, ma a casa nostra c’è
una di queste stramaledette manine in legno allungabili (???), che servono per
grattarsi quando non si riesce a raggiungere la zona desiderata… a me fa
impressione, non so a voi ^^”
Le opzioni erano due: o scrivere una storia horror o
qualcosa di demenziale. E anche stavolta la demenzialità ha regnato sovrana!
E chi, meglio di Roddy&Joey poteva essere protagonista
di un tale scempio nonsense? :D
Ebbene, ritroviamo Roddy Bottum – tastierista dei Faith No
More che abbiamo visto nel capitolo dieci insieme a Mike – con il suo compagno
nella real life, Joey Holman.
I due, oltre a stare insieme, hanno creato un progetto
musicale nato durante la quarantena, chiamato MAN ON MAN!
Hanno girato anche un paio di video, ma il primo – Daddy
– ha creato un certo scalpore, tanto che per un periodo è stato pure
(ingiustamente, aggiungerei) bannato da YouTube.
Ma, se siete curiosi di saperne di più su questi due ometti,
vi rimando a una mia raccolta, creata apposta per raccontare – a modo mio e in
maniera romanzata – la nascita del loro primo videoclip:
Old
Shitty Men
E niente, spero di avervi fatto sorridere anche oggi, ci
sentiamo domani con la prossima storiella ♥
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Capitolo 22 *** Irriconoscibile ***
Irriconoscibile
«Ho trovato il mio costume per la festa!» esclama la
ragazza, saltellando per la stanza, impaziente di far vedere alla sua migliore
amica la sua geniale trovata.
«Davvero? E qual è?»
La padrona di casa solleva un telo e sorride raggiante,
strizzando l’occhio all’altra. «Ti piace?»
È un costume da orso: è fatto di peluche e sicuramente tiene
il corpo al caldo, ma il problema è che si tratta chiaramente di un vestito
maschile; la testa del finto animale ha ben poco di femminile, complici anche
gli occhiali che completano l’opera.
«Ma è un orso… maschio» commenta scettica l’amica.
L’altra sorride ancora e replica: «Meglio, almeno nessuno mi
riconoscerà!»
♣ ♣
♣
Prompt 22 dicembre 2020:
Lo so che questa è una schifezza e metto subito le mani
avanti, ma vi giuro che non sono riuscita a scrivere di meglio…
E come potrei con quel COSO INDEFINITO come prompt? O_____O
Soul, giuro che ti odioooooo ç___ç
Dovete sapere che quella “testa di papà orso” (?) è parte di
un simpatico gioco in legno che a me e Soul piaceva molto quando eravamo più
piccole; in pratica consisteva in una scatola di legno che sopra aveva un
pannello con le sagome di una famiglia di orsi – mamma, papà e figlia – in cui
si potevano incastrare le varie parti dei tre animali. Per esempio, c’erano
tante facce con espressioni diverse per ogni orsetto, così come gli
abbigliamenti divisi in due – la maglietta e i pantaloni o gonna – e c’era
anche l’outfit per la spiaggia!
Era davvero bellissimo e ogni tanto, quando lo trovo e lo
riguardo, mi riporta alla mente un sacco di ricordi! Inoltre trovo che i giochi
in legno siano un sacco affascinanti *___*
Però, ecco, cosa dovevo scrivere IO con la SOLA TESTA
dell’orso?
Non sapevo che pesci prendere, poi ho pensato a quest’idea
ed eccovi la storia più brutta di tutta la raccolta, mi sa ^^””””
Spero che almeno a voi sia piaciuta…
E niente, rimango in attesa del prompt di domani con la
morte nel cuore (???) AHAHAHAHAHAHAH!
Grazie a tutti e a presto ♥
|
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Capitolo 23 *** L'outfit più adatto ***
L’outfit più adatto
«Quale ti piace di più tra questi due?»
Ben, stanco dopo il turno di notte alla centrale di Polizia,
solleva mollemente il capo dal bracciolo del divano su cui si è buttato e schiude
le palpebre, lanciando un’occhiata distratta alla sorella.
Beth si sta preparando per il suo primo giorno di tirocinio
nello studio del dottor Randal ed è indecisa sull’abbigliamento da adottare.
«Avrai il camice, che ti importa?» bofonchia Ben.
«Non posso andare a lavorare in pigiama solo perché indosso
una divisa!» squittisce la sorella, scuotendo il capo – i capelli rosso fuoco
già perfettamente legati in un rigido chignon.
«Tanto anche i matti che vai a curare escono in pigiama»
sghignazza il maggiore. «E comunque, io a volte metto il pigiama sotto
l’uniforme. Quando mi toccano gli appostamenti, non sempre c’è esattamente
caldo.»
«Non chiamarli matti! Smettila con
quell’atteggiamento da sbirro, mi irriti.»
Ben sorride. «Ma io sono uno sbirro.»
«Va bene, 007. Adesso me lo dici o no quale completo ti
sembra più adatto?» gracchia la giovane.
Ben sospira e osserva meglio ciò che la sorella stringe in
mano: nella destra tiene un tailleur giacca e gonna blu navy, mentre nella
sinistra un abbinamento di giacca e gonna color marrone chiaro.
«Tutto ma non quell’orrore color diarrea, sorellina! È
terribile!»
Beth sbuffa e lo gela con le iridi verdi e luminose –
proprio identiche alle sue. «Cos’hai contro il mio completo Terra di Siena
bruciata?» domanda piccata.
«Terra di che? A me sembra più diarrea condensata» la prende
in giro il fratello, scoppiando in una risata divertita.
«Ah sì? allora, per dispetto, mi metterò proprio questo!»
esclama, tornando come una furia in camera sua.
Ben sospira e richiude gli occhi, stremato e pronto ad
abbandonarsi al sonno ristoratore che tanto merita.
La prima mansione che Beth deve svolgere è osservare una
bambina che disegna e avanzare le sue ipotesi su cosa voglia esprimere con le
immagini e i colori utilizzati.
«Userò questo marrone che si abbina ai tuoi pantaloni»
afferma la piccola, prendendo tra le mani un tubetto di tempera.
Beth riconosce più o meno la tonalità che indossa sotto il
camice e si rende conto che quella bimba è stata proprio un’ottima
osservatrice.
Lo sfondo del disegno, in poco tempo, diventa di quel colore
che suo fratello ha definito diarrea e la tirocinante sorride con fare
vittorioso.
In breve elabora una sua opinione sulla paziente: ha voglia
di vivere in maniera gioiosa e di curiosare per il mondo. Non sa perché il
dottor Randal la segua, ma gli esporrà l’idea che ha avuto.
Intanto, osserva la piccola paziente tratteggiare qualche
figura dalle fattezze umane in controluce sullo sfondo.
«Questi chi sono?» si arrischia a chiedere.
«Io, la mia mamma e il mio nuovo papà» risponde la bimba.
Beth annuisce e continua a scrutarla, pregustando il momento
in cui arriverà a casa e potrà affrontare Ben.
Vuole fargli capire che anche un colore come quello può
avere un bellissimo significato.
«Ti piace?» domanda la bimba dopo un po’.
«Moltissimo.»
♣ ♣
♣
Prompt per la challenge di Soul: 28. “Quale ti piace di più
tra questi due?”
Prompt 23 dicembre 2020:
Ed ecco che oggi Soul mi ha fatto trovare un tubetto di
tempera color Terra di Siena bruciata (???)
E io, dopo un po’ di disperazione, mi sono immaginata Ben e
Beth che battibeccavano mentre lei si preparava per il suo primo giorno come
tirocinante come psichiatra nello studio del dottor Randal!
Abbiamo già trovato accenni a questi due fratelli durante la
raccolta, ma ecco che ora sono più grandi e uniti più che mai.
Per quanto riguarda il significato simbolico di questo
colore nei disegni, ho fatto una piccola ricerca su Google ma ovviamente non so
se poi sia attendibile o meno!
Volevo dare importanza al colore, ma anche far apparire
proprio il tubetto di tempera, spero di esserci riuscita!
Io comunque avrei consigliato a Beth di usare il completo
blu navy AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH XD
Ben è sempre il solito delicatissimo ragazzo che parla come
uno scaricatore di porto, tesoro lui ahahahahahahah!
Oddio, domani questa raccolta finirà e io ho paura di cosa
mi aspetta nell’ultima tasca…
Quindi, grazie a tutti e ci sentiamo nell’ultimo capitolo di
questo immenso delirio ♥
[Questa storia fa parte delle serie “Martin&Joe”
e “Black
Hole”.]
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Capitolo 24 *** Un dono inaspettato ***
Un dono inaspettato
Daron si presenta a casa di John con un enorme sorriso sulle
labbra.
Il batterista osserva con sguardo critico l’enorme busta che
l’altro stringe tra le mani, una confezione regalo verde con su dipinto un grande
albero di Natale dorato.
«E quello? Eravamo rimasti d’accordo di non farci dei regali
quest’anno» commenta John.
Daron si sporge per abbracciarlo brevemente e gli stampa un
lieve bacio sulla guancia, superandolo e dirigendosi verso la cucina. «Non è esattamente
un regalo. E poi non ho saputo resistere: mi ha fatto pensare a te» replica in
tono divertito.
Il padrone di casa chiude la porta e lo segue, confuso e sorpreso
da quella rivelazione. «Allora, visto che non è un regalo, posso vederlo
subito?»
Daron scuote il capo e sistema il sacchetto sotto l’abete decorato.
«Niente affatto!»
John sospira e lo raggiunge, abbracciandolo da dietro e
facendogli poggiare la schiena contro il proprio petto; con calma, comincia a
slacciargli i bottoni del cappotto e a baciarlo piano sotto l’orecchio
sinistro.
Il chitarrista rabbrividisce e si abbandona contro il corpo
del compagno. «Stai cercando di corrompermi?» sibila.
«Mmh… tu che dici?» mormora John con le labbra tra i suoi
capelli scuri.
Daron sospira e inclina il capo all’indietro. «Non puoi aprirlo…
non è giusto…»
John ridacchia e lascia che il suo fiato caldo si infranga
sul suo collo. «Dai, non tenermi sulle spine. Ti prego» sussurra.
«Oh, e va bene! Ma smettila di fare così, altrimenti non
arriverai indenne alla cena della vigilia… e tra poco arriveranno anche gli
altri.»
Il batterista scoppia a ridere e si scosta bruscamente da
lui, agguantando di slancio il sacchetto contenente il suo regalo. «Era una minaccia
quella?» lo sbeffeggia, accovacciandosi accanto all’albero per aprire il pacco.
«Ma smettila» borbotta Daron, sfilandosi il cappotto e gettandolo
sul divano. Poi si punta le mani sui fianchi e si prepara a godersi la faccia
del compagno alla vista del suo dono.
«Che cazzo…» John sgrana gli occhi, sfilando dalla busta un
enorme peluche a forma di quello che sembra un misto tra un pony e un unicorno.
«Ti presento Rainbow Dash!» esclama il chitarrista,
sorridendo malizioso.
«E sarebbe?» domando John sempre più confuso.
«Un simpatico My Little Pony! Ti piace?»
John alza lo sguardo sul compagno e lo trova con espressione
tronfia, gli occhi scuri intrisi di malizia che brillano e lo scrutano
attentamente.
«Non è bellissimo? Leggi sul cartellino: è la tua descrizione!»
prosegue.
John sospira piano. «Rainbow Dash: ama aiutare i suoi
amici» borbotta. «Questo sarei io?»
Daron si china su di lui e gli fa i grattini tra i capelli.
«Oh, sì, mio piccolo Rainbow Dash…» lo canzona in tono melenso.
Il batterista se lo scrolla di dosso e si mette in piedi, stringendo
al petto il peluche celeste con coda e criniera arcobaleno. Poi circonda le
spalle del compagno con un braccio e lo attira a sé, baciandolo sulla tempia.
Daron ricambia la stretta e gli sorride. «Buon Natale, mio
piccolo Rainbow Dash.»
«Anche a te, idiota.»
♣ ♣
♣
Prompt 24 dicembre 2020:
E visto che ci siamo, Buon Natale anche a voi, miei
carissimi lettori e seguaci di questa raccolta!!!!
Oddio, ma seriamente quest’avventura è finita? ç________ç
Non riesco a crederci! Mi sembrava che questo momento non
dovesse mai arrivare, e invece eccoci qui, alla Vigilia di Natale di questo
2020!
Spero che voi possiate trascorrere delle feste serene e
tranquille, per quanto un po’ strane e diverse dal solito ^^
Prima di passare ai ringraziamenti, vi dico solo che ho
trovato quella miniatura di mini pony nella tasca di oggi e ho scoperto che
quel simpatico cavallino arcobaleno si chiama, appunto, Rainbow Dash e che “ama
aiutare i suoi amici”.
Quindi mi è venuto in mente il fandom dei System Of A Down,
dove immagino John – il batterista – come un uomo buono e sempre disponibile ad
aiutare tutti!
E come non approfittarne per scrivere qualcosa di fluff su
una delle mie OTP preferite? *___*
Mi auguro di avervi scaldato il cuore e di avervi donato un
sorriso!
Ma, passiamo ai ringraziamenti!
Siete stati tutti STUPENDI, mi avete regalato risate, deliri
e tantissime emozioni! Quando ho aperto la raccolta, non mi sarei mai aspettata
più di cento recensioni in soli ventiquattro giorni, anche perché aggiornando
così spesso magari poteva essere difficile seguirmi!
Invece in tanti avete risposto davvero bene a queste mie
cretinate :D
Grazie a evelyn80, alessandroago_94, Sabriel_Little Storm,
Soul Dolmayan, vento di luce, Carmaux_95, Sakkaku e yonoi per essere passati a
trovarmi e aver lasciato un segno di loro in recensione. Ogni vostra parola è
stata preziosissima e mi ha scaldato il cuore :3
Grazie a chiunque arriverà dopo a leggere e/o recensirà mai!
E grazie anche alle carissime Laila_Dahl e (ancora) Soul per le iniziative
sul forum che mi hanno ispirato alcuni dei capitoli che avete letto :)
E GRAZIE ANCORA – e quante volte la sto ringraziando? XD – a
Soul per tutti i cimeli improbabili che mi ha messo dentro le tasche del
calendario dell’avvento, perché mi ha messo in difficoltà ma mi ha dato tanti
spunti creativi, rendendo quest’esperienza pazzesca e indimenticabile *_____*
Ancora tantissimi auguri di Buone Feste a tutti e alla
prossima avventura ♥
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