Never Hide

di kibachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


NEVER HIDE

 

 

FEBBRAIO 2023

 

Fabio tentava di concentrarsi sulla relazione finale per l'esame di storia della fotografia. Battè velocemente un paio di righe... e poi le cancello come le tre volte precedenti.

Gli girava la testa.

Si massaggiò le tempie con pollice e medio della mano sinistra, sospirando, poi scosse il capo e provò a rimettersi a scrivere.

In quel momento il rumore della porta d'ingresso che veniva aperta con le chiavi attirò la sua attenzione

“ci sei????” sentì urlare a Brando dall'ingresso. Deglutì.

“sto qui” rispose alzando appena la voce per farsi sentire. Dall'altra stanza provenne un grugnito d'approvazione. Fabio riprese a digitare sulla tastiera.

“poi non dì che non me ricordo mai niente... so andato a fa la spesa” la sua voce si stava avvicinando “bravo...” cantilenò Fabio come se stesse dando il contentino ad un bimbo. Un secondo dopo il riccio fece la sua comparsa in sala, schiantando sul tavolo due buste.

“ciao” lo salutò di nuovo. Fabio percepì dal tono della voce, che aveva sorriso nel dirlo “ciao” rispose senza staccare gli occhi dallo schermo.

 

 

“il detersivo era in offerta, ne ho presi due” raccontò Brando, spiando il suo insolito comportamento aggrottando un attimo le sopracciglia.

Non si era neanche girato dalla sua parte per rispondergli.

“nhm..” commentò solo l'altro, assottigliando per un attimo lo sguardo mentre spingeva il tasto per cancellare “quei biscotti che ti piacciono non c'erano, ne ho presi altri sempre co le nocciole” disse ancora il riccio “va bene tutto, grazie” rispose Fabio. Il tono della voce era gentile ma ancora non lo aveva degnato di uno sguardo.

“oh ma si può sapere che ho fatto??” proruppe Brando a quel punto “manco me guardi in faccia!” aggiunse in tono risentito. Fabio guardò in basso, sospirando un attimo, con l'aria contrita, e lui si fece attento “Fà... che c'è..” chiese, a bassa voce ma teso.

 

Fabio sospirò di nuovo, poi lentamente si voltò verso di lui, con l'aria quasi colpevole, permettendogli di vedere il suo viso. Brando si irrigidì mentre le pupille gli si riducevano a uno spillo. Fabio aveva il lato sinistro del viso coperto di lividi: zigomo, occhio, tempia e mento.

“oh ma c'hai fatto???” chiese incredulo mentre si avvicinava e gli si accovacciava davanti, osservandolo con aria seria. Fabio gli fece un piccolo sorriso mentre gli poggiava due dita sotto il mento e gli girava di poco il viso per studiarlo

“se ti dico che ho sbattuto contro l'anta dello scaffale della cucina ci credi?” tentò.. ma con tono ironico. Sapeva che non lo avrebbe fregato così.

“Fà non prendermi per il culo, so riconoscere un pugno quando ne vedo uno” rispose infatti Brando in tono duro “e questi so pure più di uno” aggiunse ringhiando

Fabio cercò di fargli una carezza ma lui si scansò, era furioso e quando era in quello stato rifiutava qualsiasi gesto d'affetto “sto bene..” tentò il ragazzo, ma Brando si alzò da vicino a lui e marciò verso il centro della stanza sbuffando “ma che bene!!” urlò “guarda la tua faccia! Ma che cazzo è successo??” proruppe mentre Fabio si alzava da davanti al computer per raggiungerlo, ignorando il dolore che aveva sentito nel muoversi. Riuscì a prenderlo per le braccia, ma era rigido come un fuso. Sospirò di nuovo, arrendendosi

“hai presente quando mi hai chiamato oggi?” gli disse “ecco. Stavo fuori dall'università, ero andato a prendermi un panino per pranzo e ti ho risposto da una panchina del lungomare” raccontò.

 

Era stato alla sede distaccata di Tor Vergata a Fiumicino, per un laboratorio.

 

“ti ho messo in vivavoce” spiegò, poi scosse la testa sbuffando leggermente “non avevo notato che c'erano delle persone dietro di me” Brando corrugò la fronte serrando le mascelle dalla rabbia, cominciava a capire dove quel discorso sarebbe andato a parare.

“loro hanno sentito la tua voce” fece una smorfia “hanno sentito che ti chiamavo amore... diciamo che ero nel posto sbagliato al momento sbagliato” “ti hanno picchiato per questo??” chiese incredulo il riccio. Fabio nicchiò “mi hanno prima insultato.... poi hanno iniziato a spingermi, tirarmi e alla fine...” non concluse la frase, si limitò ad indicarsi la faccia “con tutto il corredo solito di frasi tipo -te la facciamo passare noi la voglia di cazzo- ecc...” aggiunse mentre Brando distoglieva lo sguardo di lato, e iniziava a respirare pesantemente per tentare di calmarsi, senza successo. Fabio lo vide allarmato stringere i pugni fino a sbiancarsi le nocche, poi girarsi fare due passi e tirare un pugno contro il muro imprecando “Brando! Non fare così per favore!” lo pregò afferrandogli il braccio per paura che ci riprovasse. Sul muro bianco già c'era un segno rosso, dove s'era sbucciato le nocche “cazzo non ci credo!” urlò ancora il riccio girandosi verso di lui, gli prese il viso tra le mani “guarda che ti hanno fatto... io li ammazzo” commentò “che pezzi di merda!” “Bra per favore... stai calmo, così mi fai stare peggio” tentò Fabio “come faccio a stare calmo!” urlò lui di rimando, afferrandolo stavolta per la vita. Fabio non riuscì a trattenere un'esclamazione di dolore a questo punto e si piegò per un attimo in avanti su sé stesso. Brando lo trapassò con un'occhiata poi, eludendo i suoi tentativi di fermarlo gli tirò su la maglietta di forza. Aveva lividi scuri anche sul fianco sinistro

“ok... forse m'hanno pure dato un paio di calci...” ammise Fabio con una smorfia “te ne esci un poco per volta????” urlò il riccio, poi si coprì gli occhi con una mano, lasciando andare un sospiro. Fabio notò che gli tremava la voce e gli si strinse il cuore a vederlo così. Lo vide alzare il viso e guardare il soffitto come se volesse tentare di non farsi scendere le lacrime. Gli prese le mani nelle sue, anche se quello tirava per allontanarsi invece “Brando, amore, sto bene adesso” tentò ancora

“eri da solo..” disse lui con la voce incrinata “mi dispiace... ma perchè non ci sono mai se hai bisogno di me.. se fossi stato li” Fabio lo bloccò stringendogli più forte le braccia e scuotendo la testa “no! No Bra io sono contento che non c'eri!” proruppe “se avessi reagito quelli ti avrebbero ammazzato erano in cinque!” il riccio sgranò gli occhi “in cinque!! contro uno! Ma che razza di stronzi!!” esclamò “beh su questo ti do ragione...” nicchiò Fabio con un mezzo sorrisetto “dei veri pezzi di merda” Brando abbandonò di nuovo la fronte nel palmo della mano, tremando leggermente. Sentiva il sangue nelle vene esplodere e lo stomaco fargli male “perdonami” disse piano, facendo sgranare gli occhi a Fabio dalla sorpresa “tu avevi detto di volere vicino qualcuno che ti difendesse” aggiunse. La gola sembrava esser fatta di carta vetrata quanto ogni singola parola gli faceva male nell'uscirgli. Fabio scosse la testa forte, anche se lui non poteva vederlo, ancora con la mano in faccia “Bra no” disse secco “ascoltami” lo pregò cercando di fargli alzare il viso da lì “sono cresciuto ok?” esclamò quando riuscì a incrociare i suoi occhi, arrossati per il trattenersi dal piangere “non voglio una guardia del corpo, voglio un fidanzato” aggiunse cercando disperatamente di sorridergli, anche se lo sapeva che era vedere lo stato in cui era ridotto il suo viso a farlo infuriare.

Brando fece un respiro profondo, ma poi di nuovo venne assalito dalle parole del racconto di come erano andate le cose. Fabio era stato aggredito da degli omofobi del cazzo, solo perchè lo aveva chiamato amore al telefono. Emise una specie di ringhio mentre la rabbia si impadroniva di lui di nuovo, andando a prendere il posto dello sconforto che lo aveva investito prima di colpo.

Fabio lo guardò agitato liberarsi della sua stretta e iniziare di nuovo a marciare nella stanza, passandosi le mani in testa, tirandosi i capelli. Era tanto che non lo vedeva fuori di sé in quel modo, quando faceva così ancora gli faceva paura. Brando sentiva prudere le mani per il bisogno di scaricarle addosso a qualcosa, si trattenne a stento, ma non riusciva a regolarizzare il ritmo del respiro.

Si voltò e guardò Fabio, che lo fissava con un'espressione spaventata (e forse dolorante?) dall'altro capo della stanza. Quando incastrò gli occhi nei suoi, improvvisamente non riuscì più a distogliere lo sguardo. Ogni respiro affannoso che gli usciva venne gradualmente sostituito da respiri profondi. Cominciò a calmarsi.

Fabio era lì, davanti a lui, sicuramente sentiva dolore, probabilmente aveva avuto paura... e lui stava lì solo a dare di matto. Fece ancora un paio di respiri lunghi, l'altro rilassò le spalle nel vedergli finalmente gli occhi non più spalancati dalla rabbia, si pizzicò la radice del naso con due dita

“ok sono calmo..” borbottò tra sé, invitando nonostante tutto Fabio ad avvicinarsi di nuovo, avendolo sentito “scusa..” ripetè ancora, ma stavolta l'altro non disse niente, capendo si riferisse allo scoppio d'ira che aveva avuto.

Brando buttò forte aria fuori dal naso, lanciandogli a questo punto un'occhiataccia di affettuoso rimprovero “mettiti sul letto va” gli disse in un finto tono scocciato “che mo ci penso io a te” aggiunse facendolo sorridere, quando lo sentì borbottare “coglione che sei, stavi a pure a studià...”

 

Fabio lo vide sparire dalla stanza diretto in cucina e lasciò che il suo sorriso si allargasse. Gli era sempre piaciuto quel modo scorbutico che aveva Brando di prendersi cura di lui. Faceva la stessa trafila di occhiatacce e tono antipatico quando aveva la febbre o roba simile, ma poi era capace di occuparsi di lui, con una certa tenerezza, anche per giorni.

Si portò una mano sulla fronte improvvisamente.

La testa ancora gli girava.

Forse, in effetti, era meglio che si stendesse.

 

Poco dopo stava seduto contro la testiera del letto, reggendosi vicino al viso un sacchetto di piselli surgelati. Brando gli aveva sfilato piano piano la maglietta e stava ispezionando lo stato del sul fianco sinistro che, ora che lo guardava con più attenzione, in effetti sembrava messo peggio di come gli era sembrato all'inizio.

“guarda che roba...” borbottò il riccio allungando una mano verso i lividi, ma decidendo all'ultimo di non toccarglieli inutilmente “ma non ti ha filato nessuno??? so rimasti tutti a guardare?” chiese mentre sollevava lo sguardo, e gli spostava il sacchetto di surgelati di modo che coprisse meglio le tumefazioni che aveva in faccia

“no no... la signora del bar di fronte a cui stavo è uscita quasi subito” raccontò Fabio, strizzando un attimo un occhio per il male “si è messa ad urlare che avrebbe chiamato la polizia e quelli sono scappati, poi mi ha dato una mano... è stata carina” Brando emise un verso di approvazione, mentre svitava il tappo al fastumEMAzero, la crema per i lividi

“sei andato al pronto soccorso?” chiese corrucciando la fronte mentre ancora gli guardava il fianco. Non gli era mai capitato di vedere lividi così scuri.

“sono.... stato dal dottor Sali” rispose cautamente Fabio, evitando di guardarlo “ha detto che non è niente di grave, quindi stai tranquillo” aggiunse. Brando annuì. Il dottor Sali era il medico di famiglia di Fabio e Giovanni, era bravo... se lo diceva lui...

il riccio si accucciò vicino al letto per avere il fianco di Fabio di fronte, poi alzò gli occhi per gettare una rapida occhiata al suo viso e soppresse una piccola risatina nel guardare il sacchetto di surgelati “abbonati al sacchetto dei piselli tu ed io eh?” scherzò. Fabio rise per un istante e poi fece una smorfia di dolore, smorzando la risata in un verso “non me fa ride...” borbottò trattenendosi dal ridacchiare ancora. Brando sorrise, e poi guardò di nuovo i lividi sul fianco. Scosse la testa con un mezzo sbuffo “amore mio..” disse piano piano, avvicinandosi poi col viso per poggiargli un leggerissimo bacetto sulla parte offesa. Con sua sorpresa lo sentì irrigidirsi dal dolore per un attimo

“cazzo ti fa male pure se ti tocco così piano?”

la risposta non arrivò. Brando si vide scivolare il sacchetto di surgelati davanti agli occhi, seguito dalla mano del ragazzo. Guardò su di scatto, vide Fabio rovesciare gli occhi indietro mentre perdeva i sensi “Fabio?” lo chiamò con tono allarmato “oh Fabio!! FABIO!”

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


PRONTO SOCCORSO - POLICLINICO TOR VERGATA

 

Brando sbattè piano i pugni sul bancone dell'infermiera all'ingresso “senta sono qui da più di un'ora!” esclamò “ditemi solo come sta! Non voglio i dettagli!” la pregò, tuttavia incenerendola con lo sguardo. La donna non sembrava minimamente impensierita dal suo tono e gli rivolse una breve occhiata di sufficienza

“mi dispiace, ma possiamo informare delle condizioni cliniche dei pazienti solo parenti e congiunti” snocciolò come pescando dal un prontuario di frasi fatte. Il ragazzo lasciò andare uno sbotto d'aria esasperato “e io non sono nessuno cazzo??” digrignò tra i denti, facendosi più avanti col busto sul bancone per meglio fulminarla “mi dispiace” ribattè la donna, con aria di chi invece non si dispiaceva per niente “ma per la legge, no” poi, lasciandosi per un secondo intenerire dalla sua espressione disperata aggiunse “vedila così... se fosse morto, quello te lo avremmo detto”

Brando sentì la schiena percorsa da un brivido orrendo a sentire quella parola associata anche se lontanamente a Fabio, stava per replicare quando si sentì chiamare e si voltò di scatto. Sentì lo stomaco andargli in gola a vedere Giovanni che avanzava verso di lui con aria allarmata. Gli andò incontro

“era tutto bloccato... come sta?” chiese l'uomo in tono urgente. Brando resistette alla tentazione di abbracciarlo “non me lo dicono perchè non sono un parente” sputò fuori senza riuscire a nascondere la paura che aveva nella voce. Giovanni lo superò lasciandogli una carezza veloce sulla guancia, annuendo, e si accostò all'infermiera

“mi scusi, Giovanni Fedeli, sono il padre di Fabio Fedeli.. l'hanno portato qui un'ora fa” proruppe riuscendo appena a mantenere il tono calmo della voce. L'infermiera annuì con un sorriso, poi lanciò una rapida occhiata a Brando, che si era avvicinato per sentire anche lui, ed esitò. IL ragazzo sbuffò esasperato e fece per andarsene, ma Giovanni lo afferrò saldamente per un braccio tenendoselo vicino

“la prego” disse in tono secco all'infermiera “mi risparmi la fatica di ripetergli tutto tra un secondo” la donna annuì con un sospiro e iniziò a parlare

“sul figlio è arrivato privo di sensi, aveva tre costole incrinate e un versamento pleurico, abbiamo dovuto operarlo d'urgenza” Brando sentì le dita di Giovanni serrarsi intorno al suo braccio, che ancora non gli aveva lasciato “l'operazione è andata bene e non c'è più pericolo ora” aggiunse di fretta l'infermiera. Entrambi lasciarono andare un lungo sospiro di sollievo, Giovanni si passò una mano sul viso per scacciare l'ansia e la paura che si sentiva appiccicate addosso come un guanto di pelle, strinse ancora per un paio di volte il braccio di Brando a cui sentì soffocare un singhiozzo vicino a lui “certo sarebbe stato meglio se fosse venuto prima... l'emorragia ormai era estesa, ha corso un rischio evitabile” stava dicendo la donna. Brando sentì la schiena percorsa da un sudore freddo... a sentire che Fabio aveva veramente rischiato la vita per colpa di quegli stronzi. Sentì la rabbia montare su di nuovo “posso vederlo?” sentì dire a Giovanni in quel momento. La prospettiva di poter constatare con i suoi occhi che stesse bene lo distolse momentaneamente dai suoi pensieri, ma quando guardò l'infermiera vide che di nuovo stava facendo no con la testa

“è in sala risveglio, non si è ancora ripreso” e poi aggiunse “appena si sveglierà comunque dovrà essere visitato... e poi credo che gli agenti dovranno fargli alcune domande” Giovanni aggrottò le sopracciglia, mentre anche Brando la guardava confuso “domande? Che genere di domande?” chiese l'uomo. L'infermiera dardeggiò una rapida occhiata sul ragazzo accanto a lui prima di rivolgersi di nuovo a Giovanni “signor Fedeli, le posso dire una parola in privato?” questa volta, a dire la verità, Brando era pronto ad allontanarsi senza fare storie, ma Giovanni lo trattenne vicino a sé di nuovo. Il ragazzo si fermò, lanciandogli una breve occhiata un po' smarrita, nel rendersi conto che era lui ad aver bisogno di non restare da solo in quel momento, che aveva paura. Lo capiva ma lo metteva in agitazione vedere proprio lui così insicuro... impaurito. Gli si accostò più che poteva, toccandogli la spalla con la sua per fargli sentire che era lì.

“come le ho già detto prima, qualsiasi cosa può dirla davanti a lui” gli sentì dire in tono deciso. La donna sospirò di nuovo “e va bene...” soffiò “vede, le lesioni che aveva suo figlio” spiegò guardando ancora il riccio in una specie di imbarazzo “sono compatibili con la violenza domestica, e in questi casi siamo obbligati a chiamare gli agenti”

 

Brando ci mise qualche secondo a rendersi conto che parlava di lui. Sgranò gli occhi e aprì la bocca richiudendola subito dopo. Cioè quella tizia stava davvero insinuando che lo avesse picchiato lui Fabio??

 

“ma che cazzo dici oh???!” proruppe avventandosi contro il bancone mentre Giovanni lo bloccava con un braccio “no” disse l'uomo all'infermiera, con tono talmente risoluto da zittirlo “non è possibile” aggiunse “altre idee??” “io le ho solo esposto il protocollo e...” tentò l'infermiera, ma Brando alla parola protocollo vide di nuovo rosso

“protocollo un cazzo!” esclamò puntandole un dito contro “Fabio è stato aggredito da un gruppo di estremisti di destra di merda!” proruppe “siamo gay, succedono all'ordine del giorno ste cose, non li leggi i giornali?” “beh vedremo cosa racconta lui quando si sveglia ti pare??” ribattè la donna ad alta voce, stizzita da vedersi aggredire verbalmente così. Giovanni, prima che potesse reagire, afferrò Brando per tutte e due le braccia e lo trascinò lontano di un paio di passi

“calmati adesso” gli ordinò tra i denti, a voce bassa, scuotendolo leggermente “quella stronza me sta a dì che l'ho menato io Fabio!” replicò lui, piantandogli gli occhi scuri in faccia, ma riuscendo a tenere il suo stesso tono di voce basso “e pensi che il modo migliore per convincerla del contrario sia picchiare lei???” lo incalzò Giovanni sostenendo il suo sguardo di fuoco. Il ragazzo fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi per calmarsi, lui aveva ragione, come al solito. L'uomo lo lasciò andare, parlandogli un po' più dolcemente “quel che conta adesso è come sta Fabio, sei d'accordo? Poi appena si riprende glielo racconterà lui come sono andate le cose... non preoccuparti” aggiunse facendogli un sorriso. Brando annuì lasciando andare ancora un sospiro.

Si lasciò cadere su una delle sedie della sala d'aspetto e Giovanni lo seguì subito dopo.

“scusa...” borbottò Brando in imbarazzo.

 

Giovanni era in pena per suo figlio, non ci si doveva certo mettere pure lui.. a dargli preoccupazioni.

 

L'uomo fece un breve sorriso alla sua testa riccia, china in avanti “non fa niente..” concesse “ti sarai spaventato, a vederlo andar giù così vero?” aggiunse, in tono dolce. Brando annuì, incapace di parlare per il groppo di lacrime che aveva in gola. Giovanni gli poggiò una mano sul lato della testa e se lo tirò vicino, contro la sua spalla, accarezzandolo un paio di volte come un bambino e lui, per una volta, lo lasciò fare.

 

 

40 MINUTI DOPO

 

Brando si rigirava il cellulare tra le mani. Aveva scritto a Damiano alla fine. Aveva voluto informarlo... e poi aveva bisogno del suo aiuto per una certa cosa. Giovanni era ancora seduto vicino a lui. Sembrava calmo ma, il ragazzo lo aveva notato, sobbalzava leggermente ogni volta che le porte scorrevoli, che davano sull'interno del pronto soccorso, si aprivano.

Si osservò le nocche della mano destra, arrossate per il pugno che aveva tirato al muro, a casa. Nonostante tutto ciò che Fabio gli aveva detto, prima di svenire, non riusciva a smettere di sentirsi in colpa.... in una qualche maniera.

“perchè...” sentì dire Brando alla propria voce dopo un po'. Si rese conto di non averlo solo pensato quando si accorse che Giovanni lo guardava “perchè certe cose succedono sempre a Fabio” disse a bassa voce, dando finalmente voce ai suoi pensieri “perchè non capita mai... a me”

 

Non che pensasse di potervi reagire meglio di lui.. voleva solo.. prendersene un po' su di sé, per alleggerirlo un po'. Avesse potuto firmare per prendersele lui le botte che gli avevano dato lo avrebbe fatto.

 

Giovanni fece spallucce, con una piccola smorfia “tu hai l'aria di uno a cui non bisogna dare fastidio” disse in tono ovvio “Fabio no” aggiunse aggrottando leggermente le sopracciglia a questo punto “chi fa queste cose è un vigliacco...” concluse con una nota di amarezza nella voce. Brando annuì appena. Capiva cosa volesse dire. Gente che non si fa scrupoli ad attaccare in cinque un ragazzo da solo, non si misura con chi potrebbe restituirgliele. Stava per dire qualcosa quando la sua attenzione venne catturata da qualcuno oltre la testa di Giovanni.

Si alzò nel riconoscere Damiano nel ragazzo che entrava, guardandosi intorno agitato, dalle porte a vetri dell'ingresso principale. Brando lo vide fissare lo sguardo su di lui quando lo individuò e gli andò incontro. Stava per salutarlo ma quello lo prese in contropiede, avvicinandoglisi di fretta e abbracciandolo di slancio intorno alle spalle, imprigionandogli nella sua stretta anche le braccia

“ohug... questo decisamente non era necessario” borbottò il riccio in imbarazzo, rigido nel suo abbraccio “lo dici perchè non hai visto che cazzo di faccia hai!” replicò Damiano lasciandolo andare “come sta?” si affrettò a chiedere subito dopo.

Brando gonfiò aria nelle guance, lasciando andare lentamente un sospiro “ancora non si è svegliato” rispose, vedendo poi entrare a ruota anche Chiara, Ludovica, Camilla e Niccolò. Il riccio spalancò gli occhi dalla sorpresa, ringraziando il cielo che non fossero entrati in tempo per vedere Younes che lo abbracciava

“vedo che il concetto di riservatezza ti è ignoto” digrignò tra i denti, fulminando Damiano con lo sguardo, che invece gli fece un mezzo sorrisetto ironico “so amici suoi, glielo dovevo dì” commentò con un alzata di spalle, mentre Camilla passando posava un bacino sulla guancia di Brando e le altre due ragazze raggiungevano Giovanni iniziando a sommergerlo di premure.

“oh fratè” lo salutò Niccolò avvicinandosi a loro “te come stai?” chiese stringendogli per un attimo un braccio attorno alle spalle “come voi che sto... incazzato nero...” gli rispose incrociando le braccia, tuttavia con tono non ostile, verso il suo migliore amico.

Brando gettò una rapida occhiata a Giovanni dietro di lui e poi strinse appena il braccio di Damiano per pilotarlo un poco più lontano. Niccolò li seguì.

“allora che mi dici?” chiese Brando a Damiano con tono urgente. Il ragazzo si guardò intorno iniziando poi a parlare a bassissima voce

“ho fatto un po' di telefonate a qualcuno degli amici mia..” spiegò iniziando ad armeggiare con le sigarette anche se non poteva accendersene una “a Fiumicino esistono solo due gruppi militanti di estrema destra, c'è da capì questi de che gruppo erano e CHI erano” Brando annuì iniziando, per il nervoso, a tormentarsi l'unghia del pollice “er Secco ha detto che mo se metteva a batte i loro social network per vedè se qualcuno di quei geni si vanta della cosa” continuò il moro “comunque pensavo de andamme pure a fa un giro là...tipo domani” aggiunse mentre ancora l'altro annuiva “e chiede un po' ai ragazzi del posto se qualcuno li conosce...” “beh sì, cinque coglioni che se ne vanno in giro in branco con le teste rasate non devono passà inosservati” commentò Brando “sì ma è meglio che non ce vai da solo” intervenne Niccolò in quel momento “se vuoi t'accompagno io domani... che Brando deve stà co Fabio no?” Damiano annuì mentre il riccio rivolgeva al suo amico uno sguardo di gratitudine. Il moro nicchiò all'indirizzo di Brando “stai tranquillo che li beccamo”

 

Ogni discorso venne interrotto dal rumore delle porte scorrevoli del pronto soccorso che si aprivano di nuovo, rivelando una giovane donna con il camice verde da chirurgo che attirò l'attenzione dei presenti. La dottoressa si affacciò oltre il bancone dell'infermiera per bisbigliare qualcosa. Quella le indicò il gruppo di gente e lei si avvicinò rivolgendosi subito direttamente a Giovanni “il signor Fedeli immagino” lo salutò con un ampio sorriso che faceva già ben presagire “suo figlio è sveglio” esordì facendo fare un gran sospiro a tutti “è vigile, presente, sta bene... sotto antidolorifici... ma sta bene ormai, potete stare tranquilli” Giovanni alzò gli occhi al cielo per ringraziare qualcuno, mentre Ludovica correva ad abbracciarlo.

La dottoressa aggirò con un sorriso lo sguardo sul folto gruppo di ragazzi che invadeva la sua sala d'aspetto “chi di voi è Brando?” chiese. Il riccio spalancò gli occhi ma rimase fermo lì impalato, così dopo un secondo Niccolò gli mollò una leggera spintarella in avanti, lui si girò a lanciargli un'occhiataccia prima di avvicinarsi di un paio di passi alla dottoressa che gli stava sorridendo “il tuo nome è stata la prima cosa che ha detto quando si è svegliato” gli spiegò “penso che voglia vederti” aggiunse strizzandogli l'occhio per un attimo. Brando arrossì vistosamente e girò il viso verso Giovanni, guardandolo un po' imbarazzato “vuoi... entrare tu?” gli chiese. L'uomo scosse la testa con un mezzo sorriso “vai vai...” rispose facendogli un cenno della testa in direzione della porta. Il ragazzo si passò una mano dietro al collo e seguì la donna oltre le porte scorrevoli.

 

 

Brando aprì piano l'uscio della piccola sala risveglio e sentì lo stomaco stringersi dall'emozione a vedere Fabio, semisdraiato sulla barella, col busto tirato su da diversi cuscini. Lui allargò subito un sorriso felice nel vederlo

“ehi bel ragazzo...” lo salutò con l'aria ancora un po' sbattuta dall'anestesia. Il riccio coprì la distanza tra loro in un paio di passi, quasi di corsa, afferrandogli il sopra della testa e premendo forte le labbra in mezzo ai suoi capelli, tremando leggermente per lo sciogliersi della tensione. Fabio sentì le sue dita stringere dove lo toccavano “sto bene..” gli disse a bassa voce, sollevando una mano per fargli una carezza, ma a quel punto Brando si era già scostato da lui. Fece un passo indietro indurendo lo sguardo di colpo

“razza di idiota che non sei altro!” sbraitò, facendogli sollevare le sopracciglia dalla sorpresa “ma che me dici le cazzate??” lo incalzò il riccio “che sei andato dal dottore e invece non è vero? Per poco ci rimani secco coglione!” lo sgridò “quando torniamo a casa facciamo i conti” aggiunse. A Fabio venne da ridere a vedere il suo cipiglio da papà arrabbiato con tanto di mani puntate sui fianchi, lottò per sopprimere la risatina che minacciava di uscirgli “che cosa vorresti fare? Sculacciarmi?” scherzò “guarda che sto già messo male di mio” Brando buttò fuori aria dal naso incrociando le braccia “fai meno lo spiritoso va... che qua già pensano che so stato io” borbottò “a fare che?” chiese Fabio confuso “a conciarti così” rispose lui facendo un cenno del mento ad indicarlo. L'altro strabuzzò gli occhi “ma veramente??” esclamò “e no per finta....” replicò in tono ironico Brando, senza abbandonare l'aria corrucciata. Fabio sbuffò “roba da matti...” commentò tra sé e sé “ecco perchè prima sono venuti i carabinieri a farmi tutte quelle domande” aggiunse scuotendo la testa “sì beh... non cambià argomento comunque” lo incalzò Brando avvicinandosi di nuovo “perchè cazzo non sei andato a farti visitare?? oltre ad avermi detto l'esatto contrario...” lo fulminò con lo sguardo e Fabio mise su un'aria da cucciolo ferito, di chi sa di avere torto

“sul serio, non pensavo fosse una cosa grave...” borbottò iniziando a torturarsi le pellicine della mano sinistra con le unghie “credevo che se fossi andato al pronto soccorso mi ci avrebbero fatto invecchiare... e non volevo farti preoccupare chiamandoti da lì” spiegò guardandolo a disagio, da sotto in su “eh invece così mi è quasi venuto un infarto! Proprio meglio in effetti!” ribattè il riccio guardandolo ancora di sbieco. Fabio fece una smorfia “mi dispiace... perdonami” Brando roteò gli occhi sbuffando leggermente.

 

Se un ipotetico loro figlio avesse avuto un decimo della capacità di Fabio di fargli gli occhi da cucciolo, lui sarebbe stato irrimediabilmente fottuto... non c'era dubbio.

 

“basta che stai meglio mo...” borbottò avvicinandosi fino a toccare il materasso con le cosce, decisamente mooolto meno battagliero di poco prima “sto bene” ripetè secco Fabio, mentre lui si sedeva molto cautamente sul bordo del letto, stando attento a non sfiorarlo neanche, per paura di fargli male “sicuro? Niente cazzate?” insistette Brando, in tono dolce stavolta. Fabio annuì sorridendogli “giuro” confermò “non sento assolutamente niente in realtà.. mi sa che sono tipo strafatto ve?” aggiunse riuscendo a strappargli un mezzo sorrisino.

Brando voleva toccarlo, ma non sapeva dove nè come, era terrorizzato all'idea di fargli male. Prima, quando era entrato, sull'onda del sollievo di vederlo sveglio, lo aveva trattato pure con troppa poca grazia, non voleva rifarlo. Alla fine decise di prendergli la mano. Gliela strinse nella sua timidamente, iniziando poi ad accarezzargli il dorso col pollice. Non lo guardava, fissava le loro mani strette. Fabio sorrise un po' tristemente alla sommità della sua testa riccia. Lo capiva che era ancora parecchio scosso. Gli sollevò il viso delicatamente con l'altra mano “ehi guardami... sto meglio davvero” gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi “è passata ormai” aggiunse. Brando gli sorrise, anche se pensava dentro di sé che non sarebbe passata finchè non avrebbe avuto quegli stronzi per le mani.

Fabio stava per avvicinarsi a lui col viso, quando la dottoressa che lo aveva operato entrò senza bussare nella stanza, seguita dai carabinieri di prima. Brando fece per alzarsi ma Fabio gli trattenne la mano nella sua bloccandolo lì dov'era.

“volevamo dirle che abbiamo verificato la sua versione” sentenziò uno dei due carabinieri “abbiamo chiamato la titolare del bar di cui ci ha dato gli estremi, che ha confermato quanto ci ha raccontato” precisò l'altro, visibilmente più giovane del primo. Il più vecchio tossicchiò nel pugno, come se ritenesse le parole del collega superflue “siamo venuti a comunicarle che apriremo un fascicolo d'indagine e che faremo il possibile per rintracciare i suoi aggressori” disse annuendo a sé stesso

“si magari dovreste anche delle scuse a qualcuno no?” ribattè Fabio in tono alterato, facendo un cenno della testa a Brando che subito si affrettò ad intervenire “Fà! Lascia perde!” gli bisbigliò tra i denti. Il carabiniere nicchiò con la testa “facciamo solo il nostro lavoro” borbottò mentre l'altro annuiva, in palese imbarazzo. Poi entrambi salutarono con un cenno del capo e uscirono.

La dottoressa gli si avvicinò “Fabio se te la senti... lascio entrare gli altri?” gli chiese in tono premuroso. Il ragazzo guardò Brando con un sopracciglio sollevato “gli altri? Quali altri?” chiese guardingo. Brando fece uno sbuffo di risata “tipo tutti... Damiano avrà tipo creato un evento su facebook” scherzò facendo emettere un lamento imbarazzato a Fabio, che nascose per un attimo il viso nel palmo della mano “ sì, sì.... me la sento comunque” si affrettò a dire all'indirizzo della dottoressa, che ancora aspettava una risposta.

 

Brando si alzò in piedi immediatamente quando vide che cominciava ad entrare gente, primo tra tutti Giovanni. Fabio si drizzò a sedere sul letto di riflesso nel vederlo, e si voltò a fulminare Brando con lo sguardo “hai chiamato papà???” gli sibilò tra i denti “che cazzo dovevo fare???” ribattè il riccio ricambiando la sua occhiataccia. “papà sto...” si affrettò a dire Fabio al padre mentre gli si avvicinava “bene, sì...” lo interruppe lui in tono secco “te stai sempre bene vero?” aggiunse in un affettuoso tono di rimprovero mentre allungava una mano ad accarezzargli la testa sulla nuca, energicamente, per non fargli notare quanto gli tremassero le mani.

Ludovica si paralizzò sulla soglia nel vedere i lividi che aveva in faccia e fece per tornare indietro bisbigliando un “non ce la posso fare..” mentre Damiano la agguantava per un braccio tirandosela vicino, Chiara invece si precipitò ad abbracciarlo. Brando si fece un paio di passi indietro, raggiungendo Niccolò che era rimasto sul fondo della stanza. Fabio, che lo aveva seguito con lo sguardo, corrugò la fronte sorpreso nel notare il biondino

“Niccolò... sei venuto pure tu?” disse stupefatto “devo essermela vista veramente brutta allora mi sa eh?” Brando sbuffò battendosi esasperato le mani sulle cosce “vedi come fa?” esclamò all'indirizzo del suo amico indicando Fabio con una mano “scherza lui! Io quasi muoio e lui scherza! Lo ammazzo...” borbottò sul finale, facendo ridere Niccolò.

 

La dottoressa ricomparve poco dopo. Camilla si alzò da seduta vicino a Fabio nel vederla.

“bene, ora è meglio che lo lasciate riposare” sentenziò in tono affabile, poi si rivolse direttamente a lui “Fabio..” iniziò facendogli un sorriso “ti terrei qui stanotte, poi se va tutto bene domani torni a casa ok?” il ragazzo annuì. Giovanni si avvicinò alla donna “posso.... rimanere magari?” propose, facendo scattare le sopracciglia di Fabio in alto per la sorpresa. La dottoressa però stava già scuotendo la testa in segno di diniego, con un sorriso complice, un po' contrito “mi dispiace..” disse, dando l'impressione di essere sincera “ma non può restare nessuno ad eccezione dei pazienti, ci prenderemo noi cura di lui non si preoccupi” aggiunse poggiandogli per un attimo una mano sull'avambraccio. L'uomo annuì “immaginavo..” sussurrò tra sé e sé “Brando, ti aspetto di fuori?” aggiunse poi subito dopo, lasciando intendere a lui e agli altri che li lasciavano un momento da soli.

Il riccio annuì mentre gli amici cominciavano a salutare Fabio e a lasciare la saletta.

 

Rimasti soli Brando lanciò un'occhiata a Fabio, palesemente riluttante all'idea di lasciarlo lì da solo

“ci vediamo domani?” gli disse l'altro con un sorriso, per tranquillizzarlo un po'. Il riccio annuì, aggrottando un po' la fronte nel notare solo adesso.. che aveva la pelle d'oca sulla braccia.

 

Non ci aveva fatto caso prima, ma sopra Fabio era vestito solo delle bende che gli stringevano il petto. Probabilmente la maglietta avevano dovuto tagliarla “senti freddo?” gli chiese. Fabio si strinse nelle braccia “un po'...” ammise “che dici me la troveranno una coperta in più?” aggiunse

“sì... tra due ore, quando avranno tempo” ribattè Brando scuotendo la testa. Ragionò per un istante e poi, senza preavviso, si afferrò la felpa per dietro la schiena togliendosela velocemente. Senza dargli tempo di replicare, si avvicinò mentre allargava il buco della testa e gliela infilò, stando attento a non toccargli i lividi sul viso “Bra ma no... non è necessario” tentò Fabio, un po' imbarazzato a lasciarsi vestire da lui come un bambino “zitto” replicò lui in tono duro, studiato solo per non farlo protestare. Lo vide fare un paio di smorfie di dolore mentre muoveva il braccio sinistro per infilarsi la manica. Ok gli antidolorifici, ma non poteva comunque muoversi troppo. Brando gli fece scivolare la felpa fin sulla pancia con un gesto leggero, poi sorrise, questa volta intenerito, della sua espressione che lottava tra il voler protestare e il fare le fusa praticamente.

“ma tu non avrai freddo mo? È Febbraio...” tentò Fabio, stringendosi però piacevolmente nella felpa del suo ragazzo, coccolato dall'odore di lui di cui era impregnata

“tranquillo che fino a casa sopravvivo” ribattè lui mentre gli calcava il cappuccio sulla testa, poi lo afferrò per i due lati del cappuccio tirandolo verso di sé piano, per stampargli un bacetto sulla punta del naso “ci vediamo domani, vengo presto” gli disse sorridendogli.

Fabio si concesse per un attimo un'espressione un po' ebete mentre lo osservava alzarsi. Si incupì leggermente nel ripensare di colpo a quello che gli era capitato. Non si capacitava che potesse esserci gente che li odiasse fino a quel punto, solo perchè si amavano.

 

Erano persone che non sapevano assolutamente niente dell'amore. Quasi... gli facevano pena. Ciò non voleva dire che non provasse rabbia, che non li odiasse per quello che gli avevano fatto. Era solo che spaccare tutto come faceva Brando gli sembrava inutile in quel momento.

 

“oh messaggiami se... ti senti solo” gli stava dicendo il riccio, già con una mano sulla maniglia della porta. Fabio annuì sorridendogli ancora “tranquillo... dormi quando arrivi a casa eh? N'fa che rimani tutta la notte sveglio” lo sfottè per un attimo, guadagnandosi, con una mezza risata, un dito medio da parte di Brando mentre usciva.

 

 

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


LA MATTINA DOPO

 

Brando stava seduto sul letto di Fabio, che invece si era alzato per andare a lavarsi i denti nel bagno del corridoio. Lo avevano spostato al reparto, insieme ad un'altra decina di pazienti poco gravi.

Il ragazzo smanettava sul cellulare, per avere qualcosa da guardare che non fossero i vicini di barella di Fabio: un signore sulla novantina con una gamba ingessata (che palesemente aveva perso il senso del pudore da un po'... dato che continuava a starsene serenamente col camice aperto e nient'altro sotto) e una signora che stava facendo una trasfusione, e non faceva altro che chiedere quando se ne sarebbe potuta andare a casa.

Si chiese come Fabio fosse riuscito a dormire, quello più che un reparto di degenza gli sembrava un girone dantesco.

Con suo sollievo il ragazzo ricomparve poco dopo. Si era cambiato con i panni che gli aveva portato Brando da casa, però si era rimesso la sua felpa. Gli fece un sorrisino prima di accingersi a infilare nella sacca i vestiti che aveva su il giorno prima (o quello che ne restava... la maglietta in effetti era stata tagliata). Il riccio sospirò... non vedeva l'ora di levare le tende.

 

La dottoressa che aveva operato Fabio entrò nella stanza, salutando la signora della trasfusione come se la conoscesse da una vita, poi gettò un'occhiata a Fabio e fece cenno a Brando di avvicinarsi.

“tu vivi con lui se ho capito bene” gli disse senza giri di parole quando lo ebbe a portata. Il riccio annuì “ok, quindi gli darai una mano con la medicazione? È in un punto un po' scomodo per fare da solo” lo incalzò in tono pratico “certo” rispose Brando facendosi più attento, capendo che era in arrivo qualche sorta di istruzione per l'uso “allora, la benda va cambiata due volte al giorno, quindi deve iniziare da stasera” iniziò infatti a snocciolare la dottoressa “ascoltami bene, i lividi si espanderanno ancora, è normale... fanno così prima di riassorbirsi... però la ferita deve solo migliorare intesi? Se si arrossa o esce del siero... deve tornare subito qui capito?” Brando annuì con aria un po' allarmata, e la donna gli sorrise subito “tranquillo, non succederà... è solo per precauzione che te lo dico” e poi aggiunse “tra due settimane viene a togliere i punti” e nel dire questo si affacciò oltre la sua spalla per lanciare un'occhiata quasi affettuosa a Fabio, che valutava se fosse il caso o meno di sollevare da solo la sacca.

 

Aveva provato da subito molta empatia per la vicenda di quel ragazzo, aggredito a quel modo solo per omofobia. Poi, da quando aveva visto anche l'altra metà della coppia, si era intenerita ancora di più. Erano solo due ragazzini, e si percepiva a pelle quanto si volessero bene.

Sospirò.

 

“prenditi cura di lui, ok?” disse a Brando, in tono quasi materno a questo punto “si...” rispose piano il riccio, girandosi a guardare Fabio, ancora con una vena di apprensione a increspargli la fronte.

La dottoressa ridacchiò tra sé e sé quando lo vide avvicinarsi all'altro ragazzo, togliergli la sacca dalla spalla quasi con stizza, mimando poi il gesto di dargli una sberla, e incamminandosi fuori.

“grazie di tutto” si girò a salutarla Fabio con un ampio sorriso “ci vediamo tra due settimane, riguardati” rispose lei, prima di infilarsi un paio di guanti in lattice e dare il via al suo giro visite mattutino.

 

 

QUELLA SERA

 

La giornata era stata lunga e paradossalmente impegnativa: Giovanni era stato lì quasi tutto il giorno, aveva fatto la spesa, era passato in farmacia per le medicine e si era messo a mettere in ordine la casa e a fare lavatrici quasi in modo compulsivo, i ragazzi erano riusciti a rispedirlo a casa sua solo verso sera. Chiara e Ludovica erano passate a trovare Fabio, e avevano piantato le tende sul suo letto intrattenendolo in un mare di chiacchiere. Più sul tardi era venuto anche Niccolò, che gli aveva portato dei dolci. Brando aveva passato quasi tutto il pomeriggio al telefono con Damiano, a più riprese... Fabio non aveva capito bene perchè. Alla fine si sentiva decisamente stanco.

 

Ora se ne stava seduto sul bordo del letto, tenendosi il lato sinistro della maglietta sollevato, mentre Brando gli stava chinato vicino al fianco, a pulirgli con un batuffolo di cotone la ferita.

Osservò attentamente il suo profilo concentrato, mentre piano piano passava tra un punto e l'altro, sfiorandolo leggerissimamente col pollice. Gli vide mordersi il labbro inferiore, corrucciando un po' le sopracciglia, impegnato in questa operazione. Sorrise appena alla sommità della sua testa riccia, intenerito dall'attenzione che ci metteva, e istintivamente allungò l'altra mano ad accarezzargli piano i capelli sopra la testa. Brando subito sollevò il viso fermandosi “ti faccio male?” gli chiese in tono calmo. Fabio scosse la testa “al contrario... sei estremamente delicato” rispose subito. Quello fece un mezzo sbuffo di risata, scuotendo la testa prima di rimettersi al lavoro.

 

Pensava lo stesse sfottendo... ma non era così!

 

Brando emise una specie di ringhio di disapprovazione, studiando i cinque punti allineati tra la sua quinta e sesta costola “guarda là... sembra che ti hanno sparato” borbottò imbevendo un altro batuffolo nel mercurio cromo. Fabio ridacchiò quanto il dolore glielo permetteva “magari lo racconterò così un giorno, ferite di guerra” ribattè in tono divertito. Brando sollevò di nuova la testa per fulminarlo con lo sguardo “la vuoi smette di riderci su??” lo apostrofò “e che devo fa devo piange??? smettila di trattarmi come un moribondo!” ribattè a quel punto Fabio, con tono altrettanto alterato. Si fissarono negli occhi reciprocamente per un secondo, mentre Fabio già si pentiva di aver alzato la voce. Brando riabbassò lo sguardo per primo, con aria triste, per una volta zittito in pieno dall'altro “scusa” sussurrò senza guardarlo. Fabio si morse la lingua “no dai Bra... scusami tu... non volevo trattarti male” si affrettò a dirgli in tono dolce.

 

Se c'era una persona al mondo che non voleva trattare male era Brando. Era solo perchè pensava a lui che si era rialzato da per terra il giorno prima.

 

Brando alzò la testa, sganciandogli un mezzo sorriso, mentre gli faceva un piccolo buffetto sul naso con due dita. Si era reso conto che forse stava facendo troppo l'apprensivo.

 

“stringi i denti un attimo” lo avvertì in tono pratico, strappando la pellicola di protezione del cerotto. Fabio strizzò gli occhi, ingoiando un lamento di dolore, quando Brando gli passò rapidamente la mano sul fianco per farlo aderire alla sua pelle “finito, finito...” cantilenò tirandosi su e porgendogli le mani per alzarsi. L'altro le accettò di buon grado, contento di aver evitato una lite che proprio non voleva fare. Si sorresse a lui per mettersi in piedi “mio dio, mi fa male pure respirare” borbottò facendo un mezzo sbuffo di risata “sono un catorcio”. Brando gli rivolse un'occhiata, prima di scuotere la testa sorridendo “vatte a mette sul divano” gli ordinò “io preparo la cena” aggiunse. Fabio nascose un'espressione allarmata a quel punto, passandosi una mano sul lato sano del viso “ehm... se ordiniamo la pizza su justeat?” propose allargando un sorriso sornione. Brando lo guardò divertito, sollevando un sopracciglio “lo dici perchè hai voglia di pizza, o perchè hai paura di quello che potrei fare io?” sghignazzò poggiandosi con una spalla allo stipite della porta, incrociando le braccia. Fabio ridacchiò di nuovo, evitando il suo sguardo, in imbarazzo “diciamo tutte e due va” lo prese affettuosamente in giro, avvicinandosi per dargli un paio di pacchette leggere su un guancia, prima di lasciargli una carezza e girarsi per raggiungere il suo telefono, poggiato sul tavolo “che stronzo...” commentò Brando, tuttavia in tono affettuoso.

 

Lo vide prendere il telefono e poi girarsi di nuovo, offrendogli alla vista il profilo sinistro, mentre iniziava a digitare piano comandi all'applicazione “vuoi la solita?” gli chiese senza alzare lo sguardo. Brando annuì, facendo un verso di assenso, continuando a studiarlo da qualche passo lontano. Benchè cercasse di non pensarci i vistosi lividi sul suo viso non facevano che riproporglielo, quello che quegli stronzi gli avevano fatto, e gli si accartocciavano le budella al pensiero di lui a terra con loro che lo prendevano a calci fino a spaccargli le costole.

 

E tutto per una cazzo di chiamata in vivavoce.

 

“senti..” gli disse avvicinandoglisi fino a un soffio, con aria grave, spingendolo ad alzare gli occhi dal telefono, per guardarlo interrogativo “stavo pensando che... forse... dato quello che è successo” si incespicò “noi dovremmo essere un po' più... cauti” scelse la parola, facendogli sgranare gli occhi dallo stupore subito “si un po' più discreti insomma” continuò Brando aggirando lo sguardo nella stanza per evitare di guardarlo “ecco magari evitiamo il vivavoce... o... di baciarci se c'è troppa gente” avrebbe continuato ma Fabio aveva già da qualche secondo cominciato a fare forte di no con la testa “Bra.. Bra... frena” lo bloccò poggiandogli tutte e due le mani sulle braccia “no” scandì chiaramente quando il riccio, avendo smesso di parlare, era tornando a guardarlo negli occhi “no, no e poi no... non se ne parla ok?” ribadì Fabio, a rinforzo di quanto già detto “ma..” tentò Brando, ma lui lo interruppe subito “niente ma” e poi guardandolo dritto negli occhi disse “io non ho niente da nascondere, non faccio niente che vada nascosto.... semmai sono loro che dovrebbero andare a nascondere le loro facce di merda” aggiunse, tentando senza successo di strappargli un sorriso. Niente. Brando era il ritratto dell'ansia invece “Fà tu c'hai ragione! Ma guarda che t'hanno fatto!” esclamò, con voce incrinata “non mi importa... corro il rischio” ribattè Fabio, in tono calmo invece “Bra io voglio baciarti dove mi pare e quando mi pare, voglio chiamarti amore quando mi va, non me ne frega un cazzo se la cosa a qualcuno non piace. Io non mi nascondo più.” concluse deciso. Brando fece crollare le spalle sospirando, capendo che era fin troppo risoluto (cocciuto?) per fargli cambiare idea, ma ancora terribilmente preoccupato “si ho capito...” esalò guardandolo fisso, con voce più pacata ora “ma se ti succede qualcosa io mi ammazzo... non posso vivere senza di te” ammise con una naturalezza disarmante, facendo perdere al cuore di Fabio un paio di battiti.

 

Brando non era tipo da grandi slanci verbali. Era più un tipo fisico. Ma quando gliene usciva uno non era mai roba da poco.

 

Fabio gli prese il viso tra le mani accarezzandogli le guance, mentre gli si faceva più vicino. Gli sorrise, il più dolcemente possibile, rendendosi conto di amarlo veramente tanto “non mi succederà niente” gli disse “prometto che la prossima volta vado subito all'ospedale d'accordo?” scherzò. Non fu molto apprezzato. “prossima volta?? non ci deve essere nessuna prossima volta!” replicò infatti Brando subito, aggrottando le sopracciglia e prendendogli i polsi per togliersi le sue mani dal viso. Fabio ridacchiò “ma si, era per dire...” lo rassicurò scuotendo la testa “non conosco nessuno che è stato vittima di un aggressione omofoba violenta da sconosciuti.. due volte!” Brando ringhiò di disappunto, sbuffando e girando il viso di lato, lanciandogli brevi occhiate da di sbieco. Lo vide che ancora gli sorrideva. Fabio si avvicinò ancora, ormai quasi si sfioravano. Gli allacciò le braccia dietro al collo e affondò una mano tra i mille ricci di Brando iniziando a massaggiargli la nuca, per farlo rilassare un po'

“quello che c'è tra noi non è da nascondere Bra” gli disse in tono dolce, quando finalmente lui si girò di nuovo a guardarlo “lo so..” nicchiò a bassa voce “ma sarà sempre tutta una lotta, ve?” chiese in tono rassegnato. Fabio fece una smorfia “no, non sempre dai” rispose conciliante, e poi aggiunse “vedila così... 100 anni fa quelli come noi finivano in galera, oggi probabilmente ci finiranno quegli stronzi, appena i carabinieri li trovano” Brando sorrise a questo punto

 

-sempre che non li troviamo prima noi- pensò

 

il riccio rilassò le spalle inconsciamente, sotto il tocco leggero di Fabio, che ancora gli accarezzava la testa “come vuoi tu..” si arrese sorridendogli ancora.

 

“Posso baciarti adesso?” gli chiese dopo qualche secondo di silenzio. Fabio allargò il sorriso per un attimo “devi” sentenziò, avvicinandosi un po' col viso al suo. Brando inclinò di poco il viso, lasciandogli un bacio a stampo prima. Poi gli dischiuse la bocca con la sua, con incredibile delicatezza, iniziando a baciarlo in modo più approfondito. Fabio spinse la bocca sulla sua di più, mentre gli stringeva piano i ricci tra le dita. Brando, trasportato dal bacio, a un certo punto sollevò la mano sinistra e gli prese il lato destro del viso, tirandolo di più verso di sé. Un secondo dopo anche la mano destra si mosse, ma non appena gliela poggiò sul fianco sinistro sentì Fabio sussultare di dolore contro le sue labbra, trattenendo tra i denti un lamento “scusa!”si affrettò a dirgli staccandosi subito, con il respiro leggermente affannoso. Fabio smorzò la sua espressione sofferente in un mezzo sorriso “non fa niente” si affrettò a dirgli, poi, siccome il riccio era rimasto fermo immobile con le mani ferme a mezz'aria, non sapendo proprio dove metterle a quel punto, allargò il sorriso di più, gli afferrò i polsi, ancora rigidi, e gli tirò le braccia oltre sé stesso, facendogli posizionare tutte e due le mani sul suo sedere “meglio qui va” scherzò. Brando sogghignò divertito, forse per la prima volta veramente rilassato dalla sera prima “oh beh... almeno c'ho una scusa per toccarti il culo va” ironizzò mettendo più comode le mani li dove stavano, stringendo leggermente con le dita “scemo...” ribattè Fabio ridacchiando “come se ti avessi mai detto di non farlo” replicò prima di riavvicinarsi per baciarlo di nuovo.

Fabio chiuse gli occhi, godendosi la sensazione di morbido delle labbra di Brando che gli massaggiavano le sue. Gli schiudeva la bocca con amore, di tanto in tanto gli accarezzava con la lingua l'interno del labbro superiore. Entrambi in quel momento non avevano nessuna fretta di abbandonare la tenerezza di quel bacio per lasciar spazio ad altro.

 

Oltretutto, al momento, Fabio non sarebbe stato in grado di affrontarlo... dell'altro.

 

Brando avrebbe voluto stringerlo forte. Fargli sentire attraverso le braccia che non avrebbe più permesso che gli capitassero cose così. Ma non fu solo perchè aveva timore di fargli male che non lo fece. Era perchè sapeva di non poterglielo promettere veramente, di proteggerlo sempre. Che purtroppo era pieno il mondo di gente come quella. Potevano solo farsi coraggio, e cercare di essere più felici possibile insieme, alla faccia loro.

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