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Autore: kibachan    09/11/2020    1 recensioni
Questa storia è un pò diversa dalle altre. innanzi tutto non è una OS, è divisa in 3 parti. E poi tratta un tema delicato, ispiratomi purtroppo dai numerosi fatti di cronaca ci si sono susseguiti in questa estate. Episodi di omofobia al limite dell'assurdo.
Le notizie riportano solo il fatto... io mi sono sempre domandata: ma poi come reagiscono queste persone a queste cose? Com'è il loro dopo?
Questa storia è per dire che io sono CONTRO ad ogni forma di violenza e che, come ad ogni prova a cui la vita ci mette davanti, quel che conta è come ti rialzi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NEVER HIDE

 

 

FEBBRAIO 2023

 

Fabio tentava di concentrarsi sulla relazione finale per l'esame di storia della fotografia. Battè velocemente un paio di righe... e poi le cancello come le tre volte precedenti.

Gli girava la testa.

Si massaggiò le tempie con pollice e medio della mano sinistra, sospirando, poi scosse il capo e provò a rimettersi a scrivere.

In quel momento il rumore della porta d'ingresso che veniva aperta con le chiavi attirò la sua attenzione

“ci sei????” sentì urlare a Brando dall'ingresso. Deglutì.

“sto qui” rispose alzando appena la voce per farsi sentire. Dall'altra stanza provenne un grugnito d'approvazione. Fabio riprese a digitare sulla tastiera.

“poi non dì che non me ricordo mai niente... so andato a fa la spesa” la sua voce si stava avvicinando “bravo...” cantilenò Fabio come se stesse dando il contentino ad un bimbo. Un secondo dopo il riccio fece la sua comparsa in sala, schiantando sul tavolo due buste.

“ciao” lo salutò di nuovo. Fabio percepì dal tono della voce, che aveva sorriso nel dirlo “ciao” rispose senza staccare gli occhi dallo schermo.

 

 

“il detersivo era in offerta, ne ho presi due” raccontò Brando, spiando il suo insolito comportamento aggrottando un attimo le sopracciglia.

Non si era neanche girato dalla sua parte per rispondergli.

“nhm..” commentò solo l'altro, assottigliando per un attimo lo sguardo mentre spingeva il tasto per cancellare “quei biscotti che ti piacciono non c'erano, ne ho presi altri sempre co le nocciole” disse ancora il riccio “va bene tutto, grazie” rispose Fabio. Il tono della voce era gentile ma ancora non lo aveva degnato di uno sguardo.

“oh ma si può sapere che ho fatto??” proruppe Brando a quel punto “manco me guardi in faccia!” aggiunse in tono risentito. Fabio guardò in basso, sospirando un attimo, con l'aria contrita, e lui si fece attento “Fà... che c'è..” chiese, a bassa voce ma teso.

 

Fabio sospirò di nuovo, poi lentamente si voltò verso di lui, con l'aria quasi colpevole, permettendogli di vedere il suo viso. Brando si irrigidì mentre le pupille gli si riducevano a uno spillo. Fabio aveva il lato sinistro del viso coperto di lividi: zigomo, occhio, tempia e mento.

“oh ma c'hai fatto???” chiese incredulo mentre si avvicinava e gli si accovacciava davanti, osservandolo con aria seria. Fabio gli fece un piccolo sorriso mentre gli poggiava due dita sotto il mento e gli girava di poco il viso per studiarlo

“se ti dico che ho sbattuto contro l'anta dello scaffale della cucina ci credi?” tentò.. ma con tono ironico. Sapeva che non lo avrebbe fregato così.

“Fà non prendermi per il culo, so riconoscere un pugno quando ne vedo uno” rispose infatti Brando in tono duro “e questi so pure più di uno” aggiunse ringhiando

Fabio cercò di fargli una carezza ma lui si scansò, era furioso e quando era in quello stato rifiutava qualsiasi gesto d'affetto “sto bene..” tentò il ragazzo, ma Brando si alzò da vicino a lui e marciò verso il centro della stanza sbuffando “ma che bene!!” urlò “guarda la tua faccia! Ma che cazzo è successo??” proruppe mentre Fabio si alzava da davanti al computer per raggiungerlo, ignorando il dolore che aveva sentito nel muoversi. Riuscì a prenderlo per le braccia, ma era rigido come un fuso. Sospirò di nuovo, arrendendosi

“hai presente quando mi hai chiamato oggi?” gli disse “ecco. Stavo fuori dall'università, ero andato a prendermi un panino per pranzo e ti ho risposto da una panchina del lungomare” raccontò.

 

Era stato alla sede distaccata di Tor Vergata a Fiumicino, per un laboratorio.

 

“ti ho messo in vivavoce” spiegò, poi scosse la testa sbuffando leggermente “non avevo notato che c'erano delle persone dietro di me” Brando corrugò la fronte serrando le mascelle dalla rabbia, cominciava a capire dove quel discorso sarebbe andato a parare.

“loro hanno sentito la tua voce” fece una smorfia “hanno sentito che ti chiamavo amore... diciamo che ero nel posto sbagliato al momento sbagliato” “ti hanno picchiato per questo??” chiese incredulo il riccio. Fabio nicchiò “mi hanno prima insultato.... poi hanno iniziato a spingermi, tirarmi e alla fine...” non concluse la frase, si limitò ad indicarsi la faccia “con tutto il corredo solito di frasi tipo -te la facciamo passare noi la voglia di cazzo- ecc...” aggiunse mentre Brando distoglieva lo sguardo di lato, e iniziava a respirare pesantemente per tentare di calmarsi, senza successo. Fabio lo vide allarmato stringere i pugni fino a sbiancarsi le nocche, poi girarsi fare due passi e tirare un pugno contro il muro imprecando “Brando! Non fare così per favore!” lo pregò afferrandogli il braccio per paura che ci riprovasse. Sul muro bianco già c'era un segno rosso, dove s'era sbucciato le nocche “cazzo non ci credo!” urlò ancora il riccio girandosi verso di lui, gli prese il viso tra le mani “guarda che ti hanno fatto... io li ammazzo” commentò “che pezzi di merda!” “Bra per favore... stai calmo, così mi fai stare peggio” tentò Fabio “come faccio a stare calmo!” urlò lui di rimando, afferrandolo stavolta per la vita. Fabio non riuscì a trattenere un'esclamazione di dolore a questo punto e si piegò per un attimo in avanti su sé stesso. Brando lo trapassò con un'occhiata poi, eludendo i suoi tentativi di fermarlo gli tirò su la maglietta di forza. Aveva lividi scuri anche sul fianco sinistro

“ok... forse m'hanno pure dato un paio di calci...” ammise Fabio con una smorfia “te ne esci un poco per volta????” urlò il riccio, poi si coprì gli occhi con una mano, lasciando andare un sospiro. Fabio notò che gli tremava la voce e gli si strinse il cuore a vederlo così. Lo vide alzare il viso e guardare il soffitto come se volesse tentare di non farsi scendere le lacrime. Gli prese le mani nelle sue, anche se quello tirava per allontanarsi invece “Brando, amore, sto bene adesso” tentò ancora

“eri da solo..” disse lui con la voce incrinata “mi dispiace... ma perchè non ci sono mai se hai bisogno di me.. se fossi stato li” Fabio lo bloccò stringendogli più forte le braccia e scuotendo la testa “no! No Bra io sono contento che non c'eri!” proruppe “se avessi reagito quelli ti avrebbero ammazzato erano in cinque!” il riccio sgranò gli occhi “in cinque!! contro uno! Ma che razza di stronzi!!” esclamò “beh su questo ti do ragione...” nicchiò Fabio con un mezzo sorrisetto “dei veri pezzi di merda” Brando abbandonò di nuovo la fronte nel palmo della mano, tremando leggermente. Sentiva il sangue nelle vene esplodere e lo stomaco fargli male “perdonami” disse piano, facendo sgranare gli occhi a Fabio dalla sorpresa “tu avevi detto di volere vicino qualcuno che ti difendesse” aggiunse. La gola sembrava esser fatta di carta vetrata quanto ogni singola parola gli faceva male nell'uscirgli. Fabio scosse la testa forte, anche se lui non poteva vederlo, ancora con la mano in faccia “Bra no” disse secco “ascoltami” lo pregò cercando di fargli alzare il viso da lì “sono cresciuto ok?” esclamò quando riuscì a incrociare i suoi occhi, arrossati per il trattenersi dal piangere “non voglio una guardia del corpo, voglio un fidanzato” aggiunse cercando disperatamente di sorridergli, anche se lo sapeva che era vedere lo stato in cui era ridotto il suo viso a farlo infuriare.

Brando fece un respiro profondo, ma poi di nuovo venne assalito dalle parole del racconto di come erano andate le cose. Fabio era stato aggredito da degli omofobi del cazzo, solo perchè lo aveva chiamato amore al telefono. Emise una specie di ringhio mentre la rabbia si impadroniva di lui di nuovo, andando a prendere il posto dello sconforto che lo aveva investito prima di colpo.

Fabio lo guardò agitato liberarsi della sua stretta e iniziare di nuovo a marciare nella stanza, passandosi le mani in testa, tirandosi i capelli. Era tanto che non lo vedeva fuori di sé in quel modo, quando faceva così ancora gli faceva paura. Brando sentiva prudere le mani per il bisogno di scaricarle addosso a qualcosa, si trattenne a stento, ma non riusciva a regolarizzare il ritmo del respiro.

Si voltò e guardò Fabio, che lo fissava con un'espressione spaventata (e forse dolorante?) dall'altro capo della stanza. Quando incastrò gli occhi nei suoi, improvvisamente non riuscì più a distogliere lo sguardo. Ogni respiro affannoso che gli usciva venne gradualmente sostituito da respiri profondi. Cominciò a calmarsi.

Fabio era lì, davanti a lui, sicuramente sentiva dolore, probabilmente aveva avuto paura... e lui stava lì solo a dare di matto. Fece ancora un paio di respiri lunghi, l'altro rilassò le spalle nel vedergli finalmente gli occhi non più spalancati dalla rabbia, si pizzicò la radice del naso con due dita

“ok sono calmo..” borbottò tra sé, invitando nonostante tutto Fabio ad avvicinarsi di nuovo, avendolo sentito “scusa..” ripetè ancora, ma stavolta l'altro non disse niente, capendo si riferisse allo scoppio d'ira che aveva avuto.

Brando buttò forte aria fuori dal naso, lanciandogli a questo punto un'occhiataccia di affettuoso rimprovero “mettiti sul letto va” gli disse in un finto tono scocciato “che mo ci penso io a te” aggiunse facendolo sorridere, quando lo sentì borbottare “coglione che sei, stavi a pure a studià...”

 

Fabio lo vide sparire dalla stanza diretto in cucina e lasciò che il suo sorriso si allargasse. Gli era sempre piaciuto quel modo scorbutico che aveva Brando di prendersi cura di lui. Faceva la stessa trafila di occhiatacce e tono antipatico quando aveva la febbre o roba simile, ma poi era capace di occuparsi di lui, con una certa tenerezza, anche per giorni.

Si portò una mano sulla fronte improvvisamente.

La testa ancora gli girava.

Forse, in effetti, era meglio che si stendesse.

 

Poco dopo stava seduto contro la testiera del letto, reggendosi vicino al viso un sacchetto di piselli surgelati. Brando gli aveva sfilato piano piano la maglietta e stava ispezionando lo stato del sul fianco sinistro che, ora che lo guardava con più attenzione, in effetti sembrava messo peggio di come gli era sembrato all'inizio.

“guarda che roba...” borbottò il riccio allungando una mano verso i lividi, ma decidendo all'ultimo di non toccarglieli inutilmente “ma non ti ha filato nessuno??? so rimasti tutti a guardare?” chiese mentre sollevava lo sguardo, e gli spostava il sacchetto di surgelati di modo che coprisse meglio le tumefazioni che aveva in faccia

“no no... la signora del bar di fronte a cui stavo è uscita quasi subito” raccontò Fabio, strizzando un attimo un occhio per il male “si è messa ad urlare che avrebbe chiamato la polizia e quelli sono scappati, poi mi ha dato una mano... è stata carina” Brando emise un verso di approvazione, mentre svitava il tappo al fastumEMAzero, la crema per i lividi

“sei andato al pronto soccorso?” chiese corrucciando la fronte mentre ancora gli guardava il fianco. Non gli era mai capitato di vedere lividi così scuri.

“sono.... stato dal dottor Sali” rispose cautamente Fabio, evitando di guardarlo “ha detto che non è niente di grave, quindi stai tranquillo” aggiunse. Brando annuì. Il dottor Sali era il medico di famiglia di Fabio e Giovanni, era bravo... se lo diceva lui...

il riccio si accucciò vicino al letto per avere il fianco di Fabio di fronte, poi alzò gli occhi per gettare una rapida occhiata al suo viso e soppresse una piccola risatina nel guardare il sacchetto di surgelati “abbonati al sacchetto dei piselli tu ed io eh?” scherzò. Fabio rise per un istante e poi fece una smorfia di dolore, smorzando la risata in un verso “non me fa ride...” borbottò trattenendosi dal ridacchiare ancora. Brando sorrise, e poi guardò di nuovo i lividi sul fianco. Scosse la testa con un mezzo sbuffo “amore mio..” disse piano piano, avvicinandosi poi col viso per poggiargli un leggerissimo bacetto sulla parte offesa. Con sua sorpresa lo sentì irrigidirsi dal dolore per un attimo

“cazzo ti fa male pure se ti tocco così piano?”

la risposta non arrivò. Brando si vide scivolare il sacchetto di surgelati davanti agli occhi, seguito dalla mano del ragazzo. Guardò su di scatto, vide Fabio rovesciare gli occhi indietro mentre perdeva i sensi “Fabio?” lo chiamò con tono allarmato “oh Fabio!! FABIO!”

  
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