Kyrie Eleison

di Xariar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sul pavé di Notre Dame ***
Capitolo 2: *** L'interrogatorio ***
Capitolo 3: *** Tortura ***
Capitolo 4: *** Esmeralda e Quasimodo ***
Capitolo 5: *** Via di qua ***
Capitolo 6: *** Ribellione ***
Capitolo 7: *** ANAΓKH ***
Capitolo 8: *** Solo per chi ne ha paura ***
Capitolo 9: *** Cessa la tua corsa, zingara ***
Capitolo 10: *** La Caduta ***



Capitolo 1
*** Sul pavé di Notre Dame ***


Il cielo era terso, la città era in fermento per lo spettacolo gitano nella piazza di Notre Dame. Il popolo parigino si ammassava nel grande spiazzale e ai piedi del palco allestito per l'occasione, striscioni e bandiere colorate adornavano la piazza e le facciate delle case circostanti. Gli zingari si stavano preparando per buttare all'aria tutta la città nel loro giorno, il giorno della festa dei folli. Le campane suonavano a festa e l'aria limpida portava gioia in ogni cuore, tranne che in uno. Lontano da piazza Notre Dame vi era un uomo, la cui presenza faceva fremere ogni cuore di paura. L'uomo in questione era il ministro della giustizia a capo di Parigi, il giudice Claude Frollo. Dall'alto dal suo palazzo di Giustizia osservava il tutto scorrere. Avrebbe dovuto partecipare a quella ridicola festa contadina poichè era un funzionario pubblico e avrebbe dovuto mantenere l'ordine tra la plebe. Il volto dell'uomo era stoico, molto magro, rughe gli solcavano in viso rendendolo ancor più intimidatorio, portava indosso una gunga tonaca da giudice completa di cappello triangolare dai colori viola rosso e nero. Tutta la sua presenza era opprimente, soprattutto per i gitani, per cui deteneva una particolare avversione. Li considerava alla stregue delle bestie da stalla. Erano tutti assassini, ladri e prostitute, tutti fifli di Bafometto. La sua fede cristiana lo rendeva inflessibile nel suo mestiere, giudicando come Nerone, convinto di rispettare il volere del suo Dio. - Nella sua tenda blu, nascosta agli occhi del pubblico, si celava una splendida giovane donna, di nome Hel, o meglio conosciuta a Parigi con il suo nome completo, Helheim, la Dea norrena della morte. La sua bellezza era glaciale, lunghi riccioli corvini le coprivano i seni e tutta la schiena. La sua pelle olivastra era disseminata da lentiggini che disegnavano costellazioni suelle sue gote, le sue labbra e le sue curve avevano fatto cadere al suo volere centinaia di uomini, ed i suoi occhi leggermente a mandorla del colore del più nero carbone uccidevano all'istante. Tutti la bramavano, donne e uomini, ma nessuno la poteva avere. Non apparteneva a nessuno. La passione e il sesso la rendevano viva. Un frastuono di trombe sovrastò il vociare del pubblico, ciò diede il via alla festa. Il re zingaro Clopin, urlò -"Accorrete popolo! Oggi, mandiamo all'aria tutta la città! Per cominciare quest'anno, vi presento una delle due sorelle più belle di Francia, tra le due lei è il diavolo tentatore! Signori e signore ecco a voi, la nostra Helheim!" Uno scoppio si udì e fumo verde si innalzò dove prima vi era Clopin, lasciando apparire Hel. Il suo vestito lasciava poco all'immaginazione e le sue movenze fluide e ammaliatrici fecero schiamazzare il pubblico. Agitava i fianchi sulle note delle fisarmoniche e del tamburelli che sentiva scorrere nel suo sangue. Poco lontano, riparato dal sole, e seduto comodo su una grande sedia decorata, il giudice nefasto guardava ad occhi sbarrati. Qualcosa in lui si era acceso. Un fuoco infernale inestinguibile. I fianchi si muovevano insieme a qualcosa dentro di lui, sopito per mezzo secolo, qualcosa contro ogni suo principio. La giovane, volteggiando, si avvicinó al cupo figuro che alla sua sola vicinanza sbarrò gli occhi cercando di starle lontano il più possibile.  Una volta a pochi metri , la giovane con un balzo si mise a cavalcioni del giudice, guardandolo dritto negli occhi per poi lasciare un bacio sulle sue labbra sottili. Aveva una faccia allibita, dal colorito vagamente rossastro mentre la fissava allontanarsi ondeggiando ancora i fianchi e le braccia. La gente mormorava per il gesto spudorato della Boema che non curandosi di loro volteggiava sulla sua bella musica, una volta finita, si inchinò al generoso pubblico e sparì come era arrivata. Cedendo il posto ad Esmeralda, bellissima zingara egiziana che ormai adorava come se fosse sua sorella. Rientrò nella sua tenda indossando in fretta i suoi vestiti comodi e poco colorati in condronto di quelli di sua sorella che vestiva di viola verde e bianco. Hel vestiva in bianco rosso E oro, con i suoi orecchini bracciali e cavigliere  splendevano come stelle sulla sua pelle scura e baciata dal sole. Si guardò in un piccolo specchio e si sfiorò le labbra con la lingua, sentendo un sapore estraneo, dolce amaro, il sapore del bacio che aveva dato poco prima. Per entrambi sapeva del miele più amaro e piacevole che avessero mai assaggiato. La musica era terminata, ed Hel già si aspettava una visita dalla sua amata sorella Esmeralda, in effetti aveva ragione. La tenda si aprì lasciando entrare un Esmeralda sorridente e raggiante, che abbracciò sua sorella esclamando -" La faccia di quel bastardo valeva il doppio di tutto l'oro che abbiamo guadagnato! Sei mitica sorella mia!" -"Faccio ciò che posso. Sangue di Giuda, vorrei avere il piacere di vederlo baciarmi gli stinchi come se fossero quelli della Vergine Maria in persona. Assassino schifoso." Disse mentre si lasciava cadere su di una sedia. Pochi minuti dopo ci fu l'elezione del re dei folli, fu eletto un giovane che tutti avevano riconosciuto come il campanaro di Notre dame. Lo osannavano, gli lanciavano fiori e coriandoli, come se fosse re Luigi XV, fino a che, lo stesso pubblico cominciò a deriderlo, prenderlo in giro per le sue deformità, presero a lanciargli addosso frutta e verdura per umiliarlo e come tocco finale, lo legarono anche alla ruota della tortura. Il gobbo chiedeva aiuto disperatamente, ma nessuno accorreva. -"Aiutatemi padrone!" Urlò verso Frollo, che, per tenerlo lontano dalla vista del popolo, lo aveva cresciuto tenendolo rinchiuso nella cattedrale. Il giudice a quella disperata ricerca di aiuto si limitò a girare il viso, ignorandolo. Le due zingare sorelle uscirono dalla tenda e alla vista di quell'ingiustizia non poterono far a meno di intervenire.  Hel corse sul palco ed Esmeralda si avvicinò lentamente al gobbo Quasimodo parlandogli dolcemente -"Non aver paura, vogliamo aiutarti. Mi dispiace, questo non sarebbe dovuto accadere." Hel invece, adirata parlò a tutto il popolo a gran voce, facendo uscire tutta la sua rabbia -" Dovete vergognarvi! Tutti! Tutti voi! Avete il coraggio di denigrare questo povero ragazzo, andando contro il volere del vostro stesso Dio che dice molto chiaramente di aiutare il prossimo! Siete così meschini, prima lo adorate e poi lo denigrate!" Frollo si alzò altrettanto furioso per l'intromissione e le parole della Boema. -"Voi due, Zingare! Scendete immediatamente!" Ordinò imperioso. Esmeralda prese la parola per evitare delle parole sbagliate da parte di Hel -" Si vostro onore! Una volta che avremo liberato questo poveretto." "Ve lo proibisco!" Disse Frollo indicandole. Le due estrassero due pugnali, tagliando le corde che tenevano fermo Quasimodo. Avevano sfidato apertamente l'uomo più temuto di Parigi, non sarebbe finita bene. Quando le corde furono tagliate il popolo gioioso schiamazzò, felice per quella liberazione. "Badate alle mie parole, pagherete per questa insolenza!" Minacciò verso le due sorelle. -"Vi rendete conto di quello che siete? Ci discriminate, ci odiate, ci uccidete e torturate da anni. Parlate di giustizia ma vi accanite contro i più deboli. Non siete ne un giudice ne un ministro, siete solo un vile assassino!" Hel parlò così forte da far tremare i soldati all'interno delle loro armature, e Frollo, arrivato al limite della sopportazione diede ordine ai soldati di catturare le Boeme. Le due si trovarono di fronte ad una schiera di venti soldati, ma si guardarono ghignando e scapparono in direzioni opposte. Le due riuscirono a sfuggire a molti dei soldati con agilità, ed Esmeralda, convinta che sua sorella sarebbe riuscita a sfuggire alle guardie come avevano fatto per anni, scappò di soppiatto nella cattedrale di Notre Dame non sapendo di essere stata vista dal capitano della guardia, Febo de Chateaupers. Hel fu però circondata da molti dei soldati e non poté scappare in nessuna direzione . Velocemente le sue mani furono legate e venne fatta inginocchiare. Nonostante ciò, continuava a provare a divincolarsi, non volendo arrendersi. Ringhiava e scalciava come una bestia. Frollo si avvicinó vittorioso alla zingara che lo guardava con lo sguardo di un lupo intrappolato, e ghignando le disse -" Ti avevo avvertita. Cara mia." Un dito ingioiellato passó delicato sulla mascella olivastra di Hel che in un impeto di odio sputò addosso al ministro che schifato si ripulì  dalla saliva e disse alla guardie -"Portatela al palazzo di giustizia, nella sala dell'interrogatorio."  -"Assassino schifoso.." mugugnò Hel tra i denti mentre veniva portata via a forza da due guardie. - Intanto nella chiesa, il capitano Febo de Chateaupers aveva incontrato Esmeralda, di cui era rimasto affascinato nel tempo di uno sguardo, ma le porte della cattedrale si spalancano lasciando entrare Frollo con molte guardie al suo seguito. -"Molto bene capitano Febo, avete trovato la zingara. Ora arrestatela!" Il capitano, non volendo che Esmeralda fosse arrestata evocò per lei il diritto di asilo, che avrebbe permesso alla ragazza di rimanere salva nelle mura di Notre Dame. -"Non posso arrestarla, ha invocato il diritto si asilo." Disse il comandante dall'armatura dorata. -"Allora trascinatela fuori e-" Frollo fu interrotto dall'arcidiacono della cattedrale -"Voi non la toccherete. Fino a che rimarrà qui non potrete farle del male. Non preoccuparti, il giudice Frollo ha imparato anni fa a rispettare la santità della chiesa." Frollo non parlò, e fece cenno ai suoi soldati di uscire, mentre stava andando via però si nascose dietro una delle grandi colonne, aspettando che Febo e l'arcidiacono uscissero fuori dalla cattedrale. Si palesò ad Esmeralda solo una volta che fosse stata sola. -"Zingara, sei salva per ora.. ma tua sorella non è stata fortunata quanto te. Che peccato.." gongolò lui con le mani dietro la schiena -" Cosa!?" Esclamò la Esmeralda scioccata -"oh si.. probabilmente non la rivedrai mai più." Disse ridendo lui -"Per quanto riguarda te.. posso dire che ti sei scelta davvero una magnifica prigione, ma è pur sempre una prigione.. metti un solo piede fuori e sei mia." Detto ciò si avviò verso l'uscita, lasciando sola la zingara. - Spero che tutto ciò vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie in anticipo.

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Capitolo 2
*** L'interrogatorio ***


La stavano trascinando e spintonando per farla camminare più in fretta, ma Hel puntava i piedi nudi a terra, tirando con forza le corde, cercando di fermarsi. -"Lasciatemi! Lasciatemi andare! Figli di puttana!" Gridava rabbiosa la gitana. In lontananza vedeva il palazzo di giustizia, e le sue viscere si contorsero per la paura. Il palazzo era come l'inferno per gli zingari. Nessuno era mai tornato da quelle prigioni. ":Vi ammazzo! Lasciatemi andare!" Gridò nuovamente Hel, minacciando i soldati. -" Fa silenzio puttana!" Sentì dire alle sue spalle, ed un soldato la spinse con forza, facendola finire a terra con un tonfo sgraziato. -"Prima che prenda seri provvedimenti per il comportamento a cui ho appena assistito, ti consiglio di andartene immediatamente." Una voce maschile sconosciuta alle orecchie della zingara giunse per difenderla, non era altro che il capitano delle guardie. L'uomo aiutò Hel a rialzarsi, attirando l'attenzione del giudice Frollo che li stava raggiungendo in groppa al suo cavallo. -"Cosa succede capitano Febo.. questa strega vi causa problemi?" Chiese stoico come suo solito -"No signore. Nessun problema, la stavo solo aiutando a rialzarsi." Il capitano si guadagnò solo un cenno del capo del giudice che poi fece galoppare il suo cavallo più velocememte superandoli. Le guardie che la stavano portando a palazzo, strattonarono la corda per farla camminare, e consapevole ormai di essere sulla soglia dell'inferno camminò, con accanto il bell'uomo dall'armatura dorata. -"Presumo che voi non siate un bastardo come gli altri, signore.. vi ho visto entrare nella cattedrale quando mi hanno arrestata, avete trovato mia sorella li dentro?" disse Hel sottovoce per non farsi sentire dalle altre guardie -"La Esmeralda? Si, ed è sana e salva, ha il diritto di asilo a Notre Dame. Non può essere arrestata. Ma sono qui per altro. Volevo avvertirti di non fare passi falsi. Non vorrei che morissi, e credo neanche tua sorella." La trascinarono dentro al palazzo, passando per grandi sale e corridoi, fino a giungere in una stanza non molto grande, poco illuminata e con una sola sedia al centro, a cui la Boema fu legata saldamente. I soldati la guardavano e ghignavano, come se sapessero già cosa stesse per accadere . La porta di legno massiccio si aprì ed il Ministro entrò con tutta la fierezza che poteva mostrare. Il suo sguardo era soddisfatto, e il ghigno sulla sua bocca ancora di più. Fece un cenno con la mano e i soldati uscirono fuori chiudendosi la porta alle spalle. Hel nel frattempo continuava a ringhiere e cercare di divincolarsi dalle corde spesse chela tenevano ferma. -"Che bello spettacolo.. ora sono sicuro più che mai di non sbagliare quando vi considero alla stregue delle bestie. Nessuna delle zingare che ho incontrato fino ad oggi, erano dotate di così tanta bellezza." Parlava il giudice mentre le camminava intorno come un alligatore. -"La tua fama però ..ti precede.. tutta Parigi ha potuto assicurarmi che sei riuscita ad intrufolarti nei letti di molti aristocratici e facoltosi, caduti vittima del tuo sguardo. Questo fa di te una strega ammaliatrice." Si fermò a guardarla dritta negli occhi incupiti dalla rabbia. -"Oh vostro onore.. non avete idea di quanti di quegli uomini facoltosi,che ritenete siano caduti vittima del mio sguardo, morissero solo per avere un bacio da me." Disse prendendo in giro ciò per cui era stata accusata. Frollo si accigliò -"Schifosa.." disse come un sibilo. -"Si, non mi sembrava che il bacio che vi ho dato alla festa vi avesse fatto tanto schifo." Disse sfacciatamente, piegandosi leggermente in avanti con volto indisponente. Sentì un colpo prima sulla guancia destra, poi la sinistra. La pelle bruciava come se, fiammelle di candele le fossero state spente addosso. L'aveva schiaffeggiata. La rabbia la stava divorando. -"Modera le parole. O questo sarà solo l'inizio di ciò che ti aspetta prima della pira." Hel rimase in silenzio, consapevole del fatto che se avesse continuato probabilmente l'avrebbero torturata fino alla morte. -"Bene.. ora, dovrai rispondere a qualche domanda, che potrebbe evitarti la morte.." La ragazza chiuse gli occhi sentendosi sottomessa, una sensazione oscena. -"Allora, cara. Non costringermi a mandarti nella camera delle torture. Non vorrei mai che questa bella rosa sfiorisse." Disse Frollo poggiando i palmi delle mani sulle spalle nude di Hel che a quel tocco sospirò, avvertendo una sensazione a lei molto affine. Piacere.  Quel tocco le dava uno strano e doloroso piacere di cui lei era dipendente dalla prima volta che lo aveva scoperto. Era dipendente da molte cose. Che sia la pipa o che sia il vino o anche il sesso, erano cose a cui raramente rinunciava. Ma si sentiva strana, si vergognava ad ammettere che quelle mani, ancora sporche di sangue gitano, le stessero facendo provare una sorta di desiderio. -"Dimmi allora.. da dove vieni? Non sembri egiziana come quelli di cui ti circondi" chiese il giudice tornando di fronte alla ragazza attendendo una risposta. -"Infatti non lo sono. Sono Italiana. Irpina per la precisione." Rispose la zingara guardando l'uomo dritto negli occhi. -"Ah, una Rital che sorpresa.. Parigi ormai è diventato il covo di ogni tipo di feccia." commentò lui facendola innervosire. -"E di grazia, da quanto tempo e perché sei qui?" Chiese ancora. Hel sospirò cominciando il suo racconto. -"I miei genitori sono morti otto anni fa. Il resto della mia famiglia decise di venire qui per trovare alloggio da alcuni parenti lontani. Purtroppo sono tutti morti durante il viaggio, per un'influenza. Gli unici rimasti eravamo io, che al tempo avevo solo dodici anni, e una mia cugina, che ha deciso di abbandonarmi in una strada. Fui ritrovata quasi morta in riva alla Senna dal re degli zingari, che mi portò con se." Frollo rimase in silenzio con le mani dietro la schiena ad ascoltare la storia, con lo sguardo che vagava su ogni centimentro della giovane. Era davvero bella come si diceva che fossero le donne mediterranee, ma era altrettanto velenosa. La vita probabilmente l'aveva incattivita, facendola diventare la strega ammaliatrice che aveva davanti. -"Un'ultima domanda." Disse Frollo facendo un passo avanti -"Dove si trova la Corte dei Miracoli?" Una risata uscì dalle belle labbra gitane -"Pensate davvero che io metta a repentaglio la vita dei miei fratelli per salvare la mia? Potete andare al Diavolo!" Disse quelle parole con il veleno che le impregnava. Il giudice a quel punto chiamò le guardie, infinitamente stufo della lingua tagliente di quella ragazzina. -"Portatela nella sala delle torture. Ho in mente per lei qualcosa di peggiore delle frustate." - Salve a todos! Capitolo 2!!! Recensite

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Capitolo 3
*** Tortura ***


La camera delle torure era un inferno di catene, catenacci, pinze e fruste. Sangue secco sul pavimento e legato al muro, ancora un uomo, in fin di vita. La gitana era senza fiato, fissava quello spettacolo, ma quando decise di parlare non ci riuscì. Poteva quell'uomo arrivare a tanto? -"Strappale le unghie della mano destra. Assicurati che soffra. " Sibilò Frollo diretto al torturatore. -"Voglio vedere se un pò di dolore smusserà la tua lingua affilata." La gitana fu legata con il polso al tavolo e fu tenuta ferma da una guardia, il torturatore aveva nella mano una pinza che alla sola vista la faceva tremare, ma la sua famosa lingua affilata decise di parlare di nuovo. -"Assassino! Assassino! Siete uno schifoso assassino!"gli ringhiava addosso come un lupo inferocito. Il torturatore prese un unghia e senza preavviso tirò, tirò forte e le fece mancare il fiato per qualche secondo, poi urlò come se così facendo si liberasse dei suoi demoni. Un urlo impressionante, che incarnava la sua rabbia ed il dolore, fece rabbrividire i presenti, compreso il Ministro che trovava particolarmente interessante quello spettacolo sinistro. Una delle belle dita era grondante di sangue e ora toccava alle altre quattro. Il torturatore tirò di nuovo, e ancora e ancora e ancora. Il sangue copioso macchiava il tavolo e lacrime di dolore macchiavano il viso sbiancato di Hel che a stento restava in piedi da sola. Frollo la guardava, guardava quelle mani delicate e pensava di avere quelle dita sulla pelle, il solo pensiero lo tormentava. "Servo di chi è a sua volta mia serva" *Da, Bella schiava di Giovan Battista Marino* Nervoso, nascose le mani dietro la schiena e le strinse cercando di allontanare quei pensieri così impuri. Sentiva il corpo avvampare solo a guardarla. Stava cadendo in basso, doveva resisterle. -"Fate bendare le sue ferite, non vorrei che morisse per un infezione. Non può morire." Ordinò avvicinandosi piano alla zingara che barcollava come se fosse ubriaca. -"Ti farei strappare la lingua, ma mi è indispensabile. Per tua fortuna." Allungò la mano e toccò con il pollice il labbro della ragazza -" Non mi toccate schifoso assassino!" Esclamò cercando di scrollarsi di dosso la mano del giudice che non si spostò -"La tua lingua è ancora tagliente.. beh, ma io sono un uomo paziente." Queste parole erano cariche di desio ed Hel lo aveva notato. Era un' uomo come tutti gli altri alla fine. La gitana cercò di mordere il dito che le sfiorava le labbra guadagnandosi un'altro schiaffo. -"Vedi, non mi sbaglio a considerarti alla stregue delle bestie. Portatela nella cella più profonda." Senza aggiungete altro andò via. __________________ Capitolo un pò corto ma vabè! Perdonatemi

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Capitolo 4
*** Esmeralda e Quasimodo ***


Intanto, nella cattedrale di Notre Dame, Esmeralda aveva incontrato Quasimodo che l'aveva invitata a vedere il suo rifugio nel campanile. La ragazza rimase stupita della bellezza delle statue intagliate dal gobbo e dalla maestosità delle campane, desiderando di poter avere un posto così tutto per se, ma era consaoevole che non sarebbe stato possibile. Esmeralda, si rattristì di colpo, attirando l'attenzione di Quasimodo che preoccupato che chiese -"C'è qualcosa che non va?" -"Ecco Quasimodo.. stavo pensando a mia sorella." Rispose Esmeralda, con chiara tristezza. -"Lo sai, hai visto che alla festa del Folli, l'hanno arrestata.  Ho come il presentimento che le abbiano fatto del male.." si interruppe per un attimo -"Oh quella stupida! Non sa mai tenere la bocca chiusa!" Quasimodo le poso una mano confortante sulla spalla e le disse -"Esmeralda.. mi dispiace tanto. Se non fossi stato presente alla festa, il mio padrone non si sarebbe infuriato e non starebbe a darvi la caccia.." -"Il tuo padrone?!" Chiese la gitana -"Si. Frollo. Mi ha cresciuto e allevato quando nessuno mi voleva. Gli devo la vita." Spiegò il campanaro. -"Come può, quel mostro, aver cresciuto te che sei così buono!" Quasimodo si mise a sedere su una delle sedie intorno al tavolo su cui intagliava le sue statuette, e preso dalla curiosità di un bambino chiese -"Io ecco.. Dimmi di più su tua sorella.. è buona come te?" Quella frase fece sorridere la gitana, che si mise a sedere e rispose -"Hel.. è buona come il pane... Coraggiosa come pochi, ed altrettanto testarda. E poi.. è libera, libera come l'aria! Se ne frega di ciò che gli altri pensano di lei! Fa ciò che vuole, quando e come vuole." Quasimodo sorrise a ciò che Esmeralda aveva detto, ma notò che la ragazza si stava intristendo di nuovo e la prese per mano portandola sul tetto della torre campanaria. -"Ti porto a vedere una cosa, sono sicuro che ti piacerà." E si ritrovarono davanti ad uno spettacolo strabiliante. Il sole dalle calde tonalità rosse del tramonto, andava a morire all'orizzonte, sembrando di sprofondare nella Senna. La gitana sgranò gli occhi -" Sono sicura che neanche il re abbia una vista così bella .. Rimarrei qui per sempre" sussurrò -"Ma tu puoi! Hai il diritto di asilo." Disse Quasimodo sorridendole -"No.. non posso davvero. Devo trovare un modo per far uscire Hel dalla prigione. Non posso lasciarla lì." Disse stringendo le braccia attorno a se. Dietro di loro, silenzioso, era salito sulla torre il capitano della guardia Febo de Châteaupers, l'uomo che aveva aiutato sia Esmeralda che Hel. Quasimodo lo vide e gli urlò addosso, facendo spaventare entrambi -"Cosa ci fai qui! Ha il diritto di asilo! Non puoi portarla via!" Esmeralda intervenne fulminea -"No Quasimodo ! Lui mi ha aiutata. È grazie a lui che sono qui e non in carcere." Così il gobbo si calmò -" Ecco, posso parlare senza che tu mi uccida?" Chiese Febo con un sorrisetto nervoso. -" Esmeralda, sono qua per parlarti di tua sorella." Cominciò il soldato -" È un innocente, e non posso permettere che venga torturata e uccisa ingiustamente. Ho intenzione di farla uscire." La gitana sbarrò gli occhi -"Cosa le hanno fatto!?" Esclamò -"L'hanno torturata. E prima che le accada ancora devo farla uscire." Rispose il capitano -"Ha bisogno di asilo una volta evasa. Dovrò portarla qui.. Quasimodo, puoi ospitare anche lei?" Il gobbo lo guardò, e il suo viso si coprì di paura -" Se Frollo scoprirà tutto questo.. ci farà diventare uno spezzatino." Si intetruppe per qualche secondo, ma poi si passò una mano sul viso e disse -"Ovvio che ospiterò anche lei! Oh Dio dove ho lasciato il buon senso!" Esmeralda chiese -"Come hai intenzione di fare?" -"Sono il capitano delle guardie. Li raggirerò in qualche modo. Mi bastava sapere che Quasimodo ospitasse la ragazza nel campanile. Fuori dal santuario sarà ugualmente perseguibile. Questa notte sarà qui." Disse Febo guardando il gobbo. L'uomo dall'armatura dorata sorrise alla gitana, e fece un cenno di saluto ad entrambi, scendendo le scale e lasciandoli soli. Sarebbe stata una lunga notte. - Un intermezzo. La storia è ancora in una fase lenta, ma spero che vi stia piacendo. Fatemi sapere qualcosa. Alla prosima!!

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Capitolo 5
*** Via di qua ***


Tutto intorno solo il buio. Un buio diverso da quello della notte. Li non c'erano le stelle, tanto meno la luna a splendere. Solo lei, ed il silenzio. Stava rannicchiata con le ginocchia al petto, sul piccolo giaciglio di paglia per non sentire il freddo delle pietre del pavimento sulla pelle coperta solo dalla veste lacera da carcerata. Non sapeva più da quanto tempo era in quel buco sotto terra. L'unico contatto con qualcuno era con il carceriere che le portava da mangiare, lo aveva fatto due volte. Stava impazzendo. Fissava il buio in un punto indeterminato, ma sentì passi e rumore di armatura, avvicinarsi alla cella. La porta pesante di legno si aprì, e la stanza fu innondata dalla luce di una torcia di fuoco portata dalle mani del capitano della guardia Febo. La gitana scattò in piedi e parlò -"Oh siete voi capitano! Perché siete venuto qui?" -"Parla piano! Sono qui per farti scappare. Non posso permettere che torturino o uccidano ancora un innocente." Disse l'uomo, passando un mantello scuro alla ragazza. -"Come posso ripagarvi ?!" Chiese Hel -"Non ho bisogno di nulla, solo seguimi in silenzio. Ti porterò a Notre Dame dalla Esmeralda." - I due riuscirono ad eludere le guardie ed uscire dal palazzo di giustizia. Passando per i vicoli più stretti della città, Febo ed Hel arrivarono velocemente vicino alla cattedrale di Notre Dame, che ad ogni porta aveva dei soldati di guardia per ordine di Frollo. Il capitano si avvicinò alle guardie del portone principale, lasciando Hel nell'ombra ad attendere. -" Guardie, ho visto degli zingari scappare verso quella via, inseguiteli forza!" Disse Febo facendo scattare i soldati per la via che aveva indicato. Finalmente Hel poteva scappare nella cattedrale. Mentre correva all'interno della chiesa si voltò a guardare l'uomo, gli sorrise e sussurrò un flebile ringraziamento, chiudendo con forza il grande portone. - La gitana non era mai entrata nella cattedrale, poichè era una donna e non le era permesso, ma aveva sentito dire che era il posto più bello di Pargi, ora poteva dirlo anche lei. Immensa e dalla bellezza accecante, nostra signora lasciava senza parole ogni persona che ne varcava le porte, ed anche Hel non trovò parole per quella bellezza. I rosoni, le colonne l'altare e le statue, sembravano accogliere le anime al paradiso. I suoi piedi nudi picchiettavano ad ogni passo sul marmo del pavimento, e si perdeva ad osservare tutte le statue che sembravano abbracciarla con lo sguardo. La giovane camminava tra le candele quasi consumate del tutto, camminava e sua sorella la sentì. Scese le scale di corsa, vedendo Hel tra i lumi flebili. -"Pensavo davvero di averti persa per sempre!" Esclamò Esmeralda correndo verso di lei. Hel le andò in contro con la stessa gioia le due si abbracciarono, sotto gli occhi delle statue e del gobbo Quasimodo, che le guardava da lontano trattenendo le lacrime di commozione. Le due caddero in ginocchio e tra le lacrime si strinsero come se fosse il loro ultimo abbraccio. -"Pensavo di averti persa per sempre sorellina.."  sussurrò nuovamente Esmeralda -"Esme.. non è facile sbarazzarsi di me." Ridacchiò Hel prendendo il viso della sorella tra le mani. -"Vieni, devo farti incontrare Quasimodo!" Disse Esmeralda trascinando Hel verso le scale da cui il gobbo le stava aspettando. La Boema dagli occhi nero pece si avvicinò al campanaro e il ragazzo le sorrise timidamente -" Quasimodo.. che piacere finalmente, incontrarti in circostanze meno catastrofiche." Disse Hel ridendo. - I tre ragazzi salirono nella torre campanaria, infine, sedendosi intorno al tavolo, Esmeralda e Quasimodo video la mano con le dita fasciate e macchiate di sangue. -"Cosa ti hanno fatto?" Chiese la sorella prendendo delicatamente la mano fasciata tra le sue. -"Ho mandato al Diavolo il ministro ed ho rifiutato di confessare dove si trova la corte.." disse Hel alzando le spalle. Il modo in cui aveva insultato il suo padrone fece ghignare Quasimodo e scioccò sua sorella -" Come sempre non sai tenere a bada la lingua! Hai idea di ciò che avrebbe potuto farti!? Avrebbe potuto ucciderti in ogni momento." Esclamò arrabbiata Esmeralda. -" Sorella, lo sai benissimo che mi sono fin anche trattenuta." Rispose sorridendo -"Sei incorreggibile." Disse Esmeralda rassegnandosi. Quasimodo sorrise, sapendo già della spavalderia di Hel, e disse ridendo -" Cosa darei per vedere la faccia di Frollo mentre lo mandavi al diavolo!" -" Uno spettacolo unico!" Scherzò la gitana ghignando -"Esme. Come faremo a tornare a casa?" Chiese Hel -" Non ne ho idea.. ci sono guardie ad ogni entrata, e saltare giù non è un opzione plausibile." Rispose Esmeralda poggiando i gomiti sul tavolo Quasimodo, guardò le due ragazze -" Beh.. forse un metodo di sarebbe." - Su, negli appartamenti privati del ministro, quest'ultimo si era messo a lavorare, cercando di distrarre la mente da ciò che lo stava tormentando. Con il volto poggiato in una mano, seduto alla sua scrivania, il giudice si era perso a guardare la fiammella leggiadra della candela che illuminava i libri e le pergamene, che giacevano sul tavolo. La fiammella danzava. Danzava come quella zingara smaliziata e sfacciata, che lo aveva incantato con uno dei suoi incantesimi da strega ammaliatrice. Ne era sicuro. Mai nella sua vita, nessuna donna lo aveva tentato così. Se ne era tenuto lontano per anni, e poi.. una Boema, per di più Ritàl, lo stava facendo scivolare in un baratro da cui non riusciva a risalire. Pensava a quella sua esibizione al festival, a quella provocante danza, a come gli si era seduta in grembo e lo aveva baciato, e per di più lui, non aveva reagito. Voleva risentire la morbidezza di quelle labbra, che sapeva, avessero baciato molti altri prima di lui. Solo il pensiero di vederla sopita sul petto di altri uomini lo faceva imbestialire. Si alzò dalla scrivania ed andò alla finestra che era aperta guardando fuori. Aveva il viso stoico, come sempre, ma dietro i suoi occhi, bruciava qualcosa che lo stava consumando minuto per minuto. Ogni suo pensiero era volto alla Boema. La voleva, più di ogni altra cosa. Sfiorare quella pelle di seta, baciarla e sentirne il profumo. Cosa potrva farci se Dio aveva creato il Diavolo tanto più forte dell'uomo? Perché si era ritrovato a desiderare una donna oggettivamente al pari di una Sgualdrina? Proprio lui tra tutti. Gli accendeva il desiderio che aveva ricacciato sul fondo del suo essere per anni ed anni, e tutto ciò, solo posandogli gli occhi addosso. Sarebbe finito all'inferno, che lo avrebbe accolto con piacere, ma ci sarebbe andato volentieri se ci fosse stata quella Zingara di cui si rifiutava persino di dire il nome. Un nome una garanzia. Lo stava letteralmente uccidendo. Abbandonò la vista che la finestra dava e si avvicinò al camino, passandosi una mano tra i capelli ingrigiti. Era un tormento senza pari. Lo sguardo era perso tra le fiamme rosso vivo, e per un attimo la vide li, ballare tra quelle fiamme, come faceva alla festa. Era consapevole di ciò che la zingara pensava di lui, che era un assassino. Ma poco gli importava, sarebbe stata sua, che le piaccesse o no. Bussarono alla porta, facendolo ridestare dai suoi pensieri. Un soldato, era entrato di corsa, e con il fiato corto disse -" Ministro, Le zingare .. sono entrambe fuggite!" Non credeva a ciò che aveva appena sentito. -" la sua cella è vuota, non c'è traccia di lei da nessuna parte! Ed anche nella cattedrale." continuò il soldato. Frollo infuriato lo cacciò in malo modo, ordinando per le prime luci dell'alba, che tutte le truppe fossero pronte per dare il via alla caccia più spietata che il giudice avesse mai messo in atto. - Salveee!!! Ecco qui, in questo capitolo ci sono cose molto molto interessanti. Fatemi sapere se c'è qualcosa che non va o altro. Le critiche sono sempre ben accette. Alla prossima !!!

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Capitolo 6
*** Ribellione ***


Nel largo spiaziale ai piedi del palazzo di giustizia, centinaia di soldati stavano retti in attesa. In prima fila, il Capitano Febo guardava arrivare la carrozza scura che sapeva appartenere al Ministro Frollo. La carrozza si fermò davanti al Capitano, la porta si aprì e ne uscì Frollo con occhi rossi e occhiaie profonde. Tutti i soldati si misero sugli attenti, compreso Febo. -"Buon giorno signore." Disse l'uomo dall'armatura d'oro, guadagnandosi un gemito stanco. -"Trovate le due zingare!" Disse Il giudice con voce gelida come l'aria che aveva la città quella mattina. - L'esercito assaliva le case dei cittadini, dava fuoco alle stalle, ai granai e ai fienili. Tutto ciò per trovare le gitane, soprattutto Hel. Il ministro era impaziente di ritrovare quella ragazza, non aveva idea di cosa fare una volta che l'avrebbe avuta davanti, ma la rivoleva. Aveva avuto il tempo di riflettere la notte prima, e l'unica soluzione era averla, anche con la forza. Non importava. Nulla aveva più senso da quando quella Boema era entrata nella sua testa, la legge umana e quella di Dio erano passate in secondo piano. L'inferno lo avrebbe accolto a braccia aperte, eppure, sembrava una rosea aspettativa quella della dannazione eterna, piuttosto che provare quel bruciore alle viscere per il resto dei suoi giorni. Erano arrivati a perquisire le fattorie poco lontane dalla città, e tra gli alberi, passando inosservati c'era un gruppo di zingari, compresa Esmeralda che, coperta da un mantello osservava la scena che stava accadendo poco lontano da loro. -" Questo talismano gitano e stato ritrovato sulla vostra proprietà, state per caso dando alloggio a degli zingari?" Disse Frollo guardando l'uomo proprietario della casa e del mulino. -" Signore, la nostra casa è sempre aperta ai viandanti stanchi. Pietà vi prego. " disse mettendosi in ginocchio e stringendo tra le mani la veste nera come la notte del ministro, che si girò avviandosi verso la porta dicendo -" Se state dicendo il vero non avete nulla da temere." Senza aggiungere altro chiuse la porta bloccandola con la lancia di un soldato. Il capitano Febo destava al fianco del Ministro che girò il viso verso di lui e con la voce più cupa e sinistra che avesse mai raggiunto le orecchie del capitano, disse -"Bruciate la casa." Per poi montare a cavallo e passare all'uomo dai capelli d'oro, una torcia che bruciava di fuoco vivo. Febo, che fino a quel momento si era limitato ad eseguire gli ordini, non riuscì più a trattenere il suo spirito da eroe -" Signore, non mi hanno addestrato ad uccidere degli innocenti." -" Ma vi hanno addestrato ad eseguire gli ordini!" Rispose Frollo con palese rabbia. Febo, con la torcia nella mano si avvicinò ad un barile pieno di acqua e lasciò cadere l'oggetto infuocato al suo interno, spegnendolo e macchiandosi di insubordinazione. -" Insolente codardo." Ringhiò il giudice fissandolo negli occhi. Prese un altra torcia dalle mani di uno dei soldati che lo seguivano e si avvicinò egli stesso alla casa, appiccando l'incendio da se. Il legno e la paglia non ci misero di più di qualche secondo a far propagare il fuoco, e con la porta bloccata la famiglia era rinchiusa all'interno di quell'inferno di fuoco. Fu Febo ad irrompere da una finestra e portarli in salvo, scatenando ancora di più l'ira del suo superiore. -" La pena per l'insubordinazione è la morte.. che peccato, avete sprecato una promettente carriera." - Hel si trovava alla corte dei miracoli, nella sua tenda, da sola. Stava sdraiata sulla branda e fissava un punto indefinito. Cosa stava succedendo alla sua vita, di nuovo? In pochi giorni tutto si stava sbriciolando. Non aveva molto, ma quel poco che era riuscita a stringere le era scivolato via dalle mani come sabbia. E poi, non poteva dimenticare la sensazione afrodisiaca delle mani ingioiellate del giudice sulle sue spalle. Lo odiava, lo odiava a morte. Lo avrebbe ucciso e torturato per ore, eppure nessuno le aveva mai fatto provare quel brivido lungo la schiena, nessuno tra i tantissimi uomini che aveva potuto avere fino a quel momento. Si guardò la mano a cui erano state strappate le unghie, e finalmene avevano avuto nuove bende pulite e bianche. Il ricordò di quella tortura era ancora vivido e poteva sentirne benissimo il dolore. <> Sentiva ancora la voce di Frollo risuonarle nella mente, come sentiva le sue dita sfiorarle la pelle. Quella sola parola la fece fremere dal fondo dello stomaco. Una parola così fredda, brutale e dolorosa, sulle labbra di quell'uomo sembrava, alle sue orecchie, dolce come il miele. La sua voce bassa e forte era scandalosamente attraente per la Gitana. Il fascino del potere.. Ecco cosa l'aveva travolta in pieno. Cosa poteva farci lei se provava quel sentimento così forte e vivido? Lo avrebbe rinnegato ad ogni persona che lo avesse intuito. Si mise in posizione seduta, trattenendo a stento le lacrime. "Come posso sentirmi così nei suoi confronti! Sono un ingrata ed egoista! È come se calpestassi l'aiuto che queste persone mi hanno dato in tutti questi anni! È come se sputassi in faccia allo stesso Clopin !" Pensò digrignando i denti, sentendo il calore delle lacrime salate che le scendevano lungo la pelle del viso, contorto dal dolore e dalla vergogna. Da quanto tempo non piangeva? Anni ormai. Aveva lasciato che l'ira prendesse il posto del pianto da quando aveva perso i suoi genitori. Quel pianto sembrava l'ultima spiaggia della sua vergognosa lussuria. Con il dorso della mano si asciugò le lacrime e andò a prendere la sua amata pipa che giaceva accanto al tabacco sul piccolo mobile che fungeva da toiletta. Si mise a sedere accendendo la pipa con la fimma di un cerino e con lo sguardo perso si mise a fumare. Amaro quel sapore come il bacio che gli stampò sulla bocca al festival.  " Che stronzata che ho fatto " Disse in un sussurro a se stessa. Continuava a fumare la sua pipa, in silenzio. Fissando lo sguardo nel piccolo specchio appeso di fronte a se. Si sentiva vergognosa e patetica, come una ragazzina al suo primo amore. Le lacrime non le donavano. Si asciugò il viso e posò nuovamente la pipa. In quel momento entrò nella tenda sua sorella Esmeralda di ritorno dalla città. La gitana appena arrivata aveva il fiato pesante, facendo spaventare Hel. -"Esme cos'è successo?" Chiese -" Frollo! Sta bruciando la città per trovarci! È impazzito!" Esclamò Esmeralda posando una mano sul petto. -" Oh cazzo!" Mugugnò la gitana mettendosi le mani tra i ricci corvini -" E.." continuò affannata Esmeralda -" Febo si è ribellato a quel massacro, ed è stato ferito da una freccia dei soldati mentre scappava. È caduto nella senna ma sono riuscita a salvarlo e portarlo a Notre Dame, al sicuro. È stato il primo posto a cui ho pensato." -"Si salverà?" Chiese Hel preoccupata -" Si, spero.." rispose Esmeralda. - Frollo si era recato alla cattedrale, avendo intuito che a far scappare la zingara Esmeralda poteva essere stato solo il gobbo Quasimodo. Il ragazzo, sentendo arrivare il suo padrone, nascose Febo, che aveva perso i sensi, sotto il tavolo su cui vi erano poggiate le sue sculture tra cui una di Hel e una di Esmeralda. Frollo salì le scale per arrivare alla torre, con in mano un cesto con la cena da condividere con il suo figlio adottivo. Quasimodo era visibilmente nervoso per la presenza del suo padrone facendolo insospettire ancora di più. I due sedevano l'uno di fronte all'altro allo stesso tavolo sotto cui era nascosto l'ex capitano della guardia.  -" Penso che tu mi stia nascondendo qualcosa.." disse il ministro alzandosi dalla sedia e guardandosi intorno. Il suo sguardo cadde sulle sue nuove sculture delle due ragazze. -" Queste.. sono nuove ? Ottima fattura.." disse esaminando prima quella che raffigurava Esmeralda e poi quella di Hel. -" Somigliano molto alle due zingarelle .. ci sono.." lo sguardo si oscurò di rabbia facendo tremare il campanaro -" Tu l'hai aiutata a scappare!" Urlò, battendo con tutta la violenza che poteva, la piccola statuetta sul tavolo, facendo spaventare Quasimodo così tanto da farlo cadere all'indietro dallo sgabello. -" È stata gentile con me.. padrone." Sussurrò Quasimodo terrorizzato -" Non era gentilezza, era furbizia!" Urlò avvicinandosi al gobbo -" È una zingara! Le zingare non non sono capaci di vero amore! Pensa ragazzo, pensa a tua madre." Gli aveva sbraitato in faccia squotendolo come per farlo ritornare in se. Quasimodo non rispose, limitandosi a fissare la faccia ferale che il suo padrone aveva in quel momento. Ma in un attimo ricacciò nel profondo di se la bestia che era diventato e gli disse -" Un povero ragazzo deforme come te, non può niente contro la sua barbara perfidia.  Ma non preoccuparti. Presto saranno entrambe fuori dalle nostre vite. Per sempre." Continuò avviandosi verso le scale per andare via -" Ho scovato il loro nascondiglio, e all'alba attaccherò, con migliaia di uomini." Non aggiunse altro, ed andò via, dandogli solo uno sguardo furbo. Aveva in mente qualcosa. - Salve a todos!!! Un nuovo capitolo is Here! Non è molto diverso da ciò che è successo nel film originale se non per qualche dialogo, ma spero vi sia piaciuto. La parte molto action penso che arriverà a breve Vi prego commentate, fatemi sapere se vi sta piacendo. Alla prossima!! ♡

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Capitolo 7
*** ANAΓKH ***


Le due sorelle zingare erano nella loro tenda. Preoccupate per ciò che stava accadendo in città. Il ministro setacciava ogni casa alla ricerca delle due gitane, entrambe evase dalla loro prigionia. Esmeralda, stanca, aveva ritrovato un sonno molto tormentato ed Hel invece, sdraiata accanto alla sorella maggiore, fissava le stoffe che componevano il soffitto della tenda. Pensava a cosa potesse accadere. Frollo avrebbe potuto uccidere chiunque pur di trovarle? Probabilemente si. Da quello che le aveva detto Esmeralda, stava appiccando incendi in tutta la città, solo per scovarle. Era impazzito definitivamente. Si alzò dal letto sentendo il fiato mancarle. E se le avesse trovate? Le avrebbe condannate a morte senza batter ciglio. - Alla cattedrale di Notre Dame, Febo e Quasimodo avevano deciso di trovare la corte dei miracoli ed avvertire tutti che Frollo stava per attaccare e che conosceva il loro nascondiglio. Esmeralda prima di scappare dalla cattedrale aveva lasciato al gobbo un pendente che, a detta sua, gli avrebbe permesso di trovare la corte. Il gobbo e l'ex capitano fissavano straniti quello strano amuleto. Febo pensava fosse una lingua antica, invece il campanaro, guardandolo bene, riuscì ad intuire che quella era una mappa della città e così i due di incamminarono verso il punto indicato dalla mappa. Si ritrovarono a scendere nelle famose Catacombe, non essendosi resi conto che qualcuno li osservava poco lontano. Gli uomini, mentre cercavano di trovare la via giusta per il nascondiglio degli zingari, furono assaliti da alcuni di loro e dallo stesso re gitano, Clopin che li fece legare ed imbavagliare. -" Oh bene. Il capitano Febo e il gobbo Quasimodo, spie di Frollo. Ho in mente una bella cosa per voi." Disse con il suo solito estro da Pagliaccio. I due furono trascinati alla corte, su un patibolo. Avevano intenzione di impiccarli. -"Guardate gente!" Urlò Clopin attirando l'attenzione di centinaia di zingari che alloggiavano alla corte. -" Ecco qui. Due spie! Il capitano dei soldati di Frollo, Febo. Ed il fedele campanaro gobbo. Che ne dite, li impicchiamo ora?" I due cercavano di parlare, ma inutilmente poichè i suoni erano ovattati di bavagli. Esmeralda, che intanto si era risvegliata, ed Hel, sentendo tutto quello schiamazzo, uscirono dalla tenda, per ritrovarsi davanti a Febo e Quasimodo, con il cappio già appeso al collo, che aspettava solo un salto per far terminare le vite dei due. -" Clopin aspetta!" Urlò Esmeralda allarmata -"Non sono spie! Sono stata io a rivelare la posizione della corte a Quasimodo!" -" E potevano dirlo subito!" Disse ironico il re zingaro. I due furono slegati e una volta che i bavagli furono tolti Febo parlò -" Frollo sta per arrivare qui! Dovete andarvene alla svelta!" Tutti i presenti cominciarono velocemente a raccogliere i loro pochi averi per andare via. I quattro fuggiaschi si ritrovarono, Esmeralda, corse dal capitano abbracciandolo forte, contenta che sia vivo e stia bene. Erano perdutamente innamorati. -" È merito di Quasimodo se siamo riusciti ad arrivare qui. Ringraziate lui." Disse Febo -" Dovrei ringraziarlo anche io!" Quella voce. Hel alzò lo sguardo e lo vide. Il Ministro della giustizia era in piedi davanti all'entrata della corte, con centinaia di soldati che si avvicinavano con le lance sguainate e puntate sugli zingari. Velocemente furono tutti legati con le mani dietro la schiena e resi innoqui. Tutti tranne Quasimodo, che conscio di ciò che era accaduto era crollato in ginocchio davanti al suo padrone. -"Finalmente.. dopo vent'anni di ricerca, la corte dei miracoli è stata trovata.. grazie caro Quasimodo." Disse carezzando il capo del gobbo con finta dolcezza. Lo sguardo d'acciaio cadde sui restanti tre fuggitivi. -"Chi non muore si rivede.. capitano Febo. E ..." poi guardò Hel -" Guarda un pò, anche tu sei qui, insieme a tua sorella." -" Rinchiudeteli! Tutti tranne la strega." Ordinò, avviandosi verso l'uscita. - Furono tutti rinchiusi in gabbia. Come animali. Erano stati avvisati che, il giorno seguente sarebbero stati tutti condannati, e la paura, la disperazione e la rabbia ribollivano furiose tra i gitani rinchiusi. Ai piani superiori del palazzo invece, la zingarella riccia veniva trascinata da Frollo stesso in una parte del palazzo che lei non aveva mai visto. Era magro il ministro, ma aveva più forza di quella che sembrava possedere. La trascinava a passo svelto per lunghi e vistosi corridoi. La zingara cercava di liberarsi da quella presa che le cingeva un polso e sembrava quasi che stesse per spezzarsi. -" Cosa state facendo! Dove mi portate!?" Chiedeva Hel, senza ricevere risposta. Il Ministro la ignorava, come ignorava lo sguardo dei soldati che guardavano la scena di lui che trascinava la ragazza. -"Mi state facendo male! Lasciatemi vi prego!" Ma non le giunse risposta. Addossate alle pareti c'erano statue, che sembravano fissarla quasi come quelle a Notre Dame, ma il loro sguardo sembrava afflitto e addolorato. Cosa volevano dire? Dopo aver salito molti gradini si ritrovarono davanti ad un grosso portone di legno scuro, che Frollo aprì trascinando dentro di esso la gitana. Fu spinta violentemente e cadde a terra, e con la coda dell'occhio potè vedere il giudice che chiudeva la porta a chiave. Hel cercò di rialzarsi ma non ne ebbe il tempo, perché quel mostro di un giudice l'aveva presa e bloccata a terra mettendosi su di lei, sovrastandola. -"Lasciatemi immediatamente! Lasciatemi! Lasciatemi!" Urlava senza sosta lei cercando di divincolarsi dalle mani che le avevano appena cinto entrambi i polsi bruni, inchiodandola al pavimento gelido. L'unica luce della stanza era quella del grosso camino, che le inondava la pelle del colore cremisi del fuoco vivo. Il fuoco era così forte che anche a distanza ne sentiva il tepore. Frollo la osservò dimenarsi e gemere per lo sforzo, mentre stava sotto di se, e con la pelle illuminata di rosso, era chiaro come il sole che quella gitana fosse un demonio proveniente dalle fosse infernali. -"Cosa volete da me!" Urlò lei cercando di tirargli un calcio ma senza riuscire. Frollo guardò quei bellissimi occhi sottili e neri spalancarsi per la rabbia ed in pieno viso le tuonò dicendole -"Strega! Guardami! Guarda come mi hai ridotto!" -"Di cosa cazzo state parlando!" Chiese perdendo il controllo della lingua. -"Che faccia tosta! Fai anche finta di non sapere nulla! Sto parlando dell'incantesimo che mi hai scagliato addosso. Che non fa altro che torturare le mie ore di veglia! Sono condannato a pensare a te, Spogliata di questi abiti da sgualdrina! Sento il tintinnio dei tuoi gioielli volgari ad ogni ora del giorno e della notte!" Le parole erano miste ad odio, e risuonavano tra le pareti scure della stanza come un basso ringhio di bestia. -"Desidero ogni parte di te! Non lo capisci!? Come può non essere un incantesimo? Non potrei provare niente del genere per una donna come te!" Hel lo fissava basita, e quel disgusto palese la ferì. -"Allora cosa volete! Uccidetemi e fatela finita!" Urlò lei cercando di dimenarsi ancora. Negli occhi di lui era palese il desiderio e la lussuria. Non importava ne come ne dove. L'avrebbe avuta a tutti i costi e sarebbe stato su quel pavimento. Sotto il crocifisso appeso a capo del camino. 《Neanche gli Dei combattono contro ANAΓKH.》 Ananke (in greco antico : Ἀνάγκη, Anánkē), nella religione greca antica è la dea del destino, della necessità inalterabile e del fato. Smise per un attimo di combattere tra la presa salda sui suoi polsi, sentendolo pronunciare delle parole che le fecero diventare il sangue di ghiaccio. -"Signore, perdona ciò che sto per fare." Abbassò il capo e la baciò. Un bacio rude e amaro, aveva un sapore simile a quello che lei gli aveva dato alla festa, ma non aveva nulla a che fare con la sua delicatezza. La zingara gemeva e si dimenava, serrando le labbra, rifiutandolo categoricamente. -"Non hai mai avuto un briciolo di pudore, e vuoi cominciare da ora!" Disse il giudice mentre strinse entrambi i polsi bruni in una mano, per avere l'altra libera. Quella mano libera vagò prima sulla curva del fianco di lei, per poi risalire e fermarsi tra la valle dei suoi seni. Strinse la stoffa bianca che li copriva e la strattonò verso il basso, mettendo in bella mostra quel bel paradiso. Hel, non si era mai vergognata di mostrarsi nuda davanti agli uomini, ma in quel caso, si sentì sprofondare. -"Schifoso pervertito" Ringhiò bassa, mentre volgeva la testa di lato per non guardarlo negli occhi. La spaventava, la faceva sentire come una ragazzina che tremava al primo bacio. Frollo ignorò il commento di Hel che aveva smesso di lottare. Le prese il viso con la mano libera e fece in modo che lo guardasse negli occhi. -"Ora capisci cosa mi hai fatto diventare?" Sussurrò su quelle labbra che se ne stavano schiuse e immobili. Era sconvolta, sapeva cosa stesse per accadere, ma non credeva che fosse reale. Sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita. Sarebbe morta molto presto, e non aveva intenzione di sprecare quelle sue ultime ore. -" Morirò domani.." disse in un fiato lei fissando la finestra che lasciava entrare una flebile e pallida luce lunare. -"Morirò così giovane.. come avete intenzione di uccidermi, con la pira o con il cappio?" Chiese senza volgergli lo sguardo, ma Frollo non rispose. Hel, piano, allargò le gambe per accoglierlo, e quel gesto lo scioccò. -"Lascitemi i polsi.. non ho più intenzione di combattere. Lo giuro." La sua voce era calma e apatica, e Frollo sapeva che non stava mentendo. -"Cosa ti è preso?" Chiese l'uomo lasciando i polsi scuri. -"Semplicemente.. non ho intenzione di morire domani avendo sprecato piangendo le mie ultime ore di vita." Prese tra le mani il viso di lui e lo baciò, sta volta, quel bacio fu dolce come miele. Era appassionato, e sembrava potessero uccidersi da un momento all'altro. Era una guerra, non un semplice bacio. Era sua finalmente, aveva ceduto a lui. Era vittorioso, e quel bacio lo soddistaceva come nessun'altra cosa. Poteva finalmente baciare quelle labbra quel collo e quel seno, come aveva voluto fare da quando l'aveva vista ballare. Lo portava alla pazzia vederla nuda a metà, le alzò la gonna bordeaux, esponendo le cosce belle e sode. Le stringeva avido con le mani, quasi facendole male. Hel poteva dire che tra tutti gli uomini che aveva avuto, il ministro era quello che gli incuteva più timore e senso di rispetto, ma soprattutto quello che, per lei, più ardeva di passione. Solitamente gelido come l'acqua della Senna d'inverno, ora la baciava e toccava con il fuoco sulle labbra e sulle dita. Oh quelle dita, che solo a sfiorarle le spalle de diedero sensazioni, fatalmente proibite. Quello era il genocida del suo popolo, era l'uomo che l'aveva schiaffeggiata, torturata e quasi violentata. Ma cosa importava? Sarebbe morta no? Non avrebbe avuto il tempo di portargli rancore. Sentiva su di se la bocca del ministro, che si muoveva tra spalle clavicole e seni, non dandole tregua con qui baci che si trasformavano gradualmente in morsi che la facevano gemere. La voleva davvero così tanto? Non ci poteva credere. Si sentiva potente Hel, perché era riuscita ad avere il controllo dell'uomo più potente di Francia dopo lo stesso re Luigi XV. Era un utopia. Il giudice, mentre la baciava ancora, sussurrò sulla pelle liscia con un flebile e lussurioso sospiro -"Strega mia... strega mia! Cosa mi fai.." Per lei, aveva dato fuoco e setacciato tutta parigi, solo per ritrovarla. Solo per averla. Hel alzò ancor più la gonna, scoprendo la sua intimità per poi, afferrare la lunga tunica da giudice e sfilarla,poco dopo, strappargli la camicia bianca, facendo schizzare via tutti i bottoni d'argento. La prese tra le braccia e la sollevò, baciandola ancora, mentre si dirigeva verso un'altra stanza. Un emozione sconosciuta si insinuò negli occhi di entrambi, che nessuno dei due conosceva. Ma nessuno lo avrebbe ammesso, entrambi troppo orgogliosi per dire ciò che stavano provando che era molto lontano dal volersi appartenere solo nel corpo. Andarono in camera da letto, grande e bella come era il resto del palazzo di giustizia. Sontuosi mobili e tendaggi la adornavano, ma Hel non aveva tempo per guardarsi intorno. Da un secondo all'altro si era ritrovata ad essere stesa su un morbido materasso con coperte di seta, e coccolata dai baci e dalle mani dell'uomo che avrebbe ucciso il suo popolo ed anche lei stessa, in poco tempo. Erano troppo impazienti, entrambi, di appartenersi carnalmente, e senza delicatezza lui entrò in lei, con forza, facendole molto male e persino facendola sanguinare. Hel urlò, un urlo corto e forte, carico di dolore e desiderio misti, che creavano un miscuglio di sensazioni contrastanti alle orecchie di chi aveva potuto udirlo, ovvero tutto il palazzo. Nelle segrete profonde, gli zingari che avevano udito quell'urlo, avevano riconosciuto la voce della gitana, ed il sangue si raggelò in tutti, pensando che la stessero torturando. Esmeralda, si era stretta al petto sel suo amato Febo, singhiozzando e pregando -"Oh buon Dio! Salva mia sorella da quel mostro ti prego!" Nella cella adiacente a quella della zingara Esmeralda, il re degli zingari Clopin, invece, conoscendo i trascorsi dei Hel con gli uomini come Frollo, capì cosa stesse succedendo ai piani superiori, eliminando la buona fede che riponeva in lei. (L'ho salvata dalla morte! E lei mi ripaga così! Tradendo l'intero popolo degli zingari!) Pensò il burattinaio, sentendo l'ira divorarlo. -"Non mi starai mica dicendo che eri virtuosa?"chiese Frollo guardandola scioccato per qualche attimo, dopo che aveva urlato di dolore in quel modo. -"No.. certo che no! Siete stato rude, Ma non importa..." inarcò la schiena sentendo un altra spinta mentre terminava di parlare, cominciando a gemere. Era davvero il paradiso per lei. Alzò una gamba, mettendogliela sulla spalla, e mentre faceva ciò lo fissava negli occhi mordendosi le labbra -" Ora capisco perché ogni uomo sarebbe stato pronto ad uccidersi per una notte con te.." disse il ministro ansimando e continuando nel suo lavoro sulla bella Hel, che godeva e gemeva di quelle spinte che assumevano lentamente più potenza. Non pensava davvero di poter mai arrivare a peccare in quel modo. Sapeva di essere molto più puro della gente volgare che lo circondava, e quell'atto era frutto del volere del Signore, lo sentiva. Non era riuscito a sottrarsene. E quella bella puttana che ora era sotto di lui, a godere dei suoi movimenti, lo guardava vittoriosa, perché era riuscita a portarlo con se nel peccato becero della lussuria. Hel stringeva i capelli argentei nelle mani ed urlava e gemeva per le spinte che si erano fatte veloci e potenti dentro di lei, non potevano essere migliori quei momenti. L'aveva fatta infiammare di una passione forte come il calore del sole di Luglio. Nessuno mai. Sentiva che per l'uomo che ora la sovrastava, stava nascendo qualcosa di più grande della lussuria e dell'odio che già sapeva di provare. Ma non lo avrebbe mai ammesso, neanche a se stessa. Il letto sbatteva contro la parete con violenza, facendo risuonare il rumore per le stanze vicine. Erano così selvagge quelle spinte, da farla urlare, come se la stessero accoltellando dritta al ventre. Il suo intero corpo di spingeva in avanti, godendo di quei movimenti bruschi e impetuosi. Il sudore cominciava ad impregnarsi sui loro corpi, mescolandosi insieme alle loro urla e ai loro gemiti. Andarono avanti per altro lungo tempo che fu un attimo per loro. -"Strega! Strega!" Ringhiò lui con il viso contorto dal piacere dell'orgasmo tanto agognato. -"Assassino!" Urlò, mentre anche lei raggiungeva la fine dell'idillio passionale che avevano iniziato. Si spinse in lei le ultime volte per poi crollarle addosso, affondando il volto nel riccioli neri, sparsi sul cuscino bianco candido. Avevano il fiato strozzato dallo sforzo e dal piacere che si diffondeva ancora in loro. -"Si.. ora posso davvero dire di essere la donna più potente di parigi.." disse ghignando la boema, che ora vedeva nitidamente i graffi che distrattamente aveva lasciato lungo la pelle dell'uomo che le era crollato addosso. Si spostò di lato mettendosi di fianco alla gitana, che aveva sul viso ancora un ghigno soddisfatto. -"Cos'hai da ridere zingara?" Disse Frollo con voce gelida. -"Niente, solo che morirò tra poco e, mi sembra tutto così vuoto intorno a me." Disse mentre si alzava dal letto, poggiando i piedi nudi sul marmo che sembrava ghiaccio. -"si.. è tutto così vuoto." Disse poggiando i palmi delle mani sul vetro della finestra per poi poggiare anche la fronte. -"Nulla ha più senso per me. Ho buttato via, ogni briciolo di pudore che mi era rimasto, venendo a letto con voi. Dovrei odiarvi come nessun'altro, eppure non ho saputo dirvi di no. Almeno andrò via da questo inferno." Disse Hel girandosi verso Frollo che si era seduto ad ascoltarla parlare. -" Lascerai questo inferno per trovare quello vero. Cara zingara..Tornerai da dove sei venuta." Disse il giudice alzandosi e avvicinandosi ad Hel, che era tornata a dargli le spalle, e fissare Parigi coperta dal mantello della notte. -"No, vi sbagliate.." si fermò lei, mentre sentiva la mano sottile che le spostava i capelli dal collo e dalla spalla. La bocca di lui diede dei gentili baci sulla pelle scoperta, facendola rabbrividire. -"L'inferno esiste solo per chi ne ha paura.." - Salve a todos! Scusate molto l'attesa ma questo capitolo mi ha dato problemi. Sembrava sempre imperfetto e ci ho lavorato molto. Vi prego commentate e fatemi sapere se la storia vi sta piacendo. Grazie in anticipo!!!♡

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Capitolo 8
*** Solo per chi ne ha paura ***


L'inferno esiste solo per chi ne ha paura Hel, guardando fuori, si focalizzò verso il paesaggio all'orizzonte. Guardava la cattedrale, bella anche di notte. Notre Dame sembrava guardarla con giudizio, con disprezzo. Il suo "sguardo" di rimprovero le strappò il cuore in due. Una melodia le tornò in mente, una canzone che le cantava sempre il suo amato padre prima di morire, e cominciò a cantarla dapprima a bassa voce, fissando la cattedrale, come se quella canzone fosse rivolta proprio a lei. Non si fidava più di Dio da anni, ed incolpava lui per la morte della sua vecchia vita, ma forse quello era il momento più adatto per la sua ultima e sola preghiera. Quando attraverserà L'ultimo vecchio ponte Ai suicidi dirà Baciandoli alla fronte Venite in Paradiso Là dove vado anch'io Perché non c'è l'inferno Nel mondo del buon Dio Fate che giunga a Voi Con le sue ossa stanche Seguito da migliaia Di quelle facce bianche Fate che a voi ritorni Fra i morti per oltraggio Che al cielo ed alla terra Mostrarono il coraggio Signori benpensanti Spero non vi dispiaccia Se in cielo, in mezzo ai Santi Dio, fra le sue braccia Soffocherà il singhiozzo Di quelle labbra smorte Che all'odio e all'ignoranza Preferirono la morte Dio di misericordia Il tuo bel Paradiso L'hai fatto soprattutto Per chi non ha sorriso Per quelli che han vissuto Con la coscienza pura L'inferno esiste solo Per chi ne ha paura Aveva cantato flebile tutte quelle parole, lasciandosi ascoltare solo da Dio, se aveva davvero ascoltato, e da Frollo che, rimase bloccato dalla bellezza di quella preghiera, anche se quelle parole, erano opposte alle scritture sacre che per anni aveva studiato insieme ai tomi di giurisprudenza e legge. Inoltre non sembravano per nulla le parole di un ignorante Rital, erano perfette, e la sua voce, forte, dolce e dolente, gli fece quasi cedere le gambe. Era davvero più bella della Vergine Maria, era un mistero quella zingarella.  -"Dove hai imparato a parlare così?" Chiese il ministro sistemandosi sul grosso letto, invitandola a seguirlo. La gitana si sdraiò al suo fianco supina, guardando persa il soffitto, sentendo i ricordi della sua famiglia riaffiorare piano piano dalla pozza torbita in cui li aveva lasciati sprofondare per non farsi annientare  dalla tristezza. -"Sapete.. la mia famiglia era la più ricca ed importante del mio piccolo paese, ed ho potuto studiare molto. Mi piaceva davvero tanto leggere ed imparare sempre cose nuove.. Essendo la loro unica figlia, i miei genitori mi hanno garantito la migliore educazione ed i migliori insegnanti privati d'Italia. E tra la lettura della Vulgata ed altre opere, ho potuto imparare anche delle canzoni, delle poesie.. soprattutto ho avuto l'opportunità di imoarare ad usare la spada, ma sto divagando, questo non vi importa." Si girò verso di lui e gli si avvicinò posandogli una mano sul petto.  -"Sei davvero una sorpresa continua zingara.." disse Frollo ghignando e scuotendo piano la testa per poi girarsi a guardarla negli occhi. -"Lo prendo come un complimento signore." Rise leggera e lo baciò sporgendosi in avanti. Scattò e gli si mise a cavalcioni, lasciandolo per un attimo interdetto. Poteva guardarlo in viso, illuminato dalla flebile luce della luna e del fuoco del camino. Era imbarazzato per il gesto improvviso ed il volto scarno era leggermente arrossato. -"Siete davvero tenero quando vi imbarazzate." Disse sorridendo sincera. -" Imbarazzato? io?!" Disse incrociando le braccia al petto, troppo orgoglioso per ammetterlo. La guardò accigliato, ma avendo quel corpo nudo in piena vista non riuscì a distogliere lo sguardo come avrebbe voluto. Il ventre piatto aveva i segni dei morsi feroci che le aveva lasciato in precedenza. I seni grandi e pieni si muovevano ad ogni movimento di lei, ed erano marchiati da lividi come lo era anche il bel collo. Lo sguardo si soffermò sul seno più del dovuto ed Hel se ne accorse, cogliendo l'occasione per prenderlo in giro. Amava troppo farlo, era una tentazione irresistibile. -"Siete davvero un pervertito! Perché mi fissate il seno? Il mio viso non è abbastanza bello?" Disse ghignando maliziosa stringendosi nelle spalle ed esponendo ancora di più il petto. -"Sei davvero una s!-" esclamò Frollo, che fu interrorto dalla gitana. -"Ah ah! Non diventate volgare vostro onore. Non è da voi." Sorrise e sdraiandosi su di lui lo baciò sul naso. -"Come farete senza di me da domani?" Chiese rimanendo sdraiata su di lui. Sentì le mani ingioiellate accarezzare i fianchi fino ad arrivare alle natiche e alle gambe. -"Da domani, sarò libero dalla tua tortura. Però, per ora.. mi godo ciò che ho." Si mise seduto trascinando anche lei e cominciò a baciare nuovamente il seno di Hel facendola gemere ed inarcare la schiena. -"Chi vi farà godere come faccio io?" Domandò tra i gemiti. -"Nessuna." La risposta di lui fu secca e senza giri di parole. Si sentiva unica, ed era la sensazione più bella che avesse mai sentitio grazie ad un uomo. Non sapeva perché, ma gli credeva. La passione li aveva colti nuovamente, e mancava ancora qualche ora all'alba, avevano tempo per consumarsi ancora un pò. Gemiti e urla stridule affollavano la stanza, riempiendo anche la testa dei due amanti, intenti a mescolarsi l'uno dell'altra. Chi li avesse visti avrebbe detto che si trattava di due innamorati, due amanti folli, ed invece era solo lussuria, almeno così si costringevano a pensare. Hel graffiava a sangue il collo e la schiena bianca del ministro, facendolo gemere per il dolore e facendogli stringere i riccioli neri, tirandole la testa in dietro.  L'amore non avrebbe mai trovato due che, come loro, avevano gridato a gran voce al pudore "FAI PIETÀ" Avrebbero potuto morire, e sfruttare al meglio tutto di loro. Si sono consumati rischiando la follia, inconsciamente amandosi come veri e propri amanti. L'amore non vedrà mai un'altra notte uguale. Mai più entrerà in quella camera, in cui, finalmente, morì l'ipocrisia, uccisa da una notte che non si scorderà. - Era arrivata l'aurora, e presto sarebbe arrivata la fine. Hel aveva uno sguardo strano. Stava andando a morire, ed i suoi occhi ridevano. La sua bocca era curva verso il cielo. Era felice, aveva provato finalmente qualcosa di più forte della semplice voglia di sesso nei confronti di un uomo. Sapeva in fondo al cuore di essersi innamorata, e solo il pensiero la fece arrossire. Sarebbe andata via si, ma avrebbe avuto il privilegio di aver amato davvero. Per poco, ma lo aveva fatto. -"Morirai con la zingara Esmeralda. Almeno non sarai sola." aveva detto Frollo mentre si rivestiva. -"Già.. moriranno anche loro. Sapete già che non se lo meritano. Risparmiateli, non hanno fatto nulla. Non vi hanno mancato di rispetto come ho fatto io e come ha fatto Esmeralda. Ci sono anche dei bambini tra noi zingari, avete in coraggio di uccidere anche loro?" Disse Hel legando con una corda corta in vita la sua veste da carcerata, che le era stata portata poco prima da un qualche servo. Il Ministro la guardò dritta negli occhi, mostrandosi in tutta la sua mostruosità. Le disse con la voce più spaventosa e gelida che potesse uscire dalla sua gola -"Che siano donne, vecchi o bambini, hanno portato Parigi allo sfacelo. Sono empi demoni e li rispedirò all'inferno da cui provengono. Ed adempierò al compito che Dio stesso mi ha assegnato. Nulla mi fermerà. Benchè meno le tue parole, strega." Quella notte era finita, ed anche Frollo era tornato ad essere il mostro senza cuore che tutta parigi conosceva ed Hel era ad un passo dal capolinea. Ma sarebbe morta? - Un pò corto ma spero di essermi espressa bene in tutto. Vi prego lasciatemi un commento sarei felicissima. Siamo vicini alla fine, Sperovi stia piacendo, e niente, ci vediamo presto !

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Capitolo 9
*** Cessa la tua corsa, zingara ***


Avevano sceso le scale insieme, verso l'uscita. Il cielo era lievemente colorato del rosso vivo dell'alba, ed illuminava la piazzola davanti al palazzo di giustizia. Ammassati in carrozze per animali vi erano i suoi compagni zingari, che si dimenavano, cercando di fuggire dalle gabbie e dalle catene. Hel e Claude Frollo erano l'uno di fianco all'altra, fermi sulla soglia a guardare lo spettacolo, per il giudice molto soddisfacente, per la zingara come una pugnalata dritta nel cuore. Le erano state legate le mani con una corda, tenuta dal giudice come se fosse un animale domato. Per dimostrare a quei demoni, che persino la peggiore della sua specie, poteva essere domata. Gli zingari si voltarono a guardarli. Le loro urla di protesta cessarono immediatamente. Tutti potevano vederla. Ogni segno, ogni livido ed ogni morso esposto, erano il simbolo del suo tradimento al popolo, ma nessuno ebbe il coraggio di parlare. Clopin, la fissò con occhi increduli. Sperava di aver sbagliato su ciò che pensava avesse fatto Hel quella notte, ma purtroppo aveva ragione, era davvero riuscita a tradirli in quel modo. Ogni parola gli si bloccava in gola, l'unico sentimento che sentiva era la delusione. Esmeralda strinse le sbarre della gabbia, e le urlò -"Hel, ti prego dimmi che non l'hai fatto davvero.. ti prego." Hel si limitò a fissarla con viso inespressivo e smorto. Rimase in religioso silenzio. Frollo, le si avvicinò all'orecchio e le disse -"Non provar neanche a pensare di raccontare ciò che è successo questa notte. Sono stato chiaro?" Ci fu solo un lieve cenno del capo della boema, che era diventata di ghiaccio. La sua espressione facciale era inesistente, il suo corpo immobile e la testa alta. Sembrava che si fosse spezzato qualcosa dentro di lei, qualcosa che la rendeva la fiera Hel che Parigi conosceva. Frollo fece cenno ai soldati di cominciare la marciare, verso il genocidio di quel popolo feccia, che aveva fatto ammalare la sua amata Parigi per anni ed anni. Sarebbe finita presto. La marcia verso place de Notre-Dame aveva inizio, ed un sorriso gli si disegnò sulle labbra. Aveva vinto. Eppure... La zingara che teneva al giunzaglio, lo guardava gelida. Fredda come la Senna. Poche ore prima erano intenti a consumarsi fino a ferirsi. Potè sentire i graffi sulla sua schiena, tornare a bruciare come se li avesse rifatti con quello sguardo. Sapeva di volerla ancora, sapeva che non gli sarebbe bastata una sola notte, ma non c'erano altre soluzioni, la morte sarebbe stata la sua redenzione, e sarebbe tornata da dove proveniva, come tutti gli altri. Ma lei era come tutti gli altri? No certo, era molto peggio. Strega tentatrice, aveva preso di mira l'uomo sbagliato, ed era stata sconfitta. Eppure aveva visto, nella penombra e tra i gemiti della camera da letto, degli sguardi dolci da bambina. Ed ora invece lo guardava, come se fosse già morta. Sentiva dolore nel guardarla, si era forse affezionato in qualche modo alla gitana? Forse anche innamorato? "No, impossibile!" Si ripeteva nella mente mentre metteva in fila i passi verso la carrozza scura, seguito dalla corda che teneva legata Hel. -"Ho il posto d'onore accanto al mio assassino, che gentilezza." Sibilò la zingarella entrando nella carrozza dopo di lui. Anche in quei momenti, il suo cinismo la precedeva. Che donna che sarebbe diventata, se solo Dio con lei fosse stato clemente. La carrozza andava verso la cattedrale, e la tensione cresceva ad ogni giro delle ruote. Il silenzio regnava tra di due, ma le loro teste brulicavano di pensieri. Hel non lo guardava neanche, teneva lo sguardo a terra e sentiva un fischio nelle orecchie, come se le fossero esplosi i timpani. Sentiva finalmente la paura di morire. Forse avrebbe rivisto i suoi genitori, forse sarebbe bruciata in eterno, o forse sarebbe rimasta invisibile per le vie di Parigi. La sua paura non era tra quelle, ma era di non rivedere mai più l'uomo che le sedeva accanto, e che la stava accompagnando verso la fine. Che sciocca si sentiva, per lui non era niente se non un oggetto da usare quando si ha voglia e poi da buttare via, invece lei se ne era infatuata. Frollo invece le rivolgeva uno sguardo con la coda dell'occhio e poteva vedere l'angoscia apatica che l'avvolgeva tutta, come l'avvolgeva poco prima il pallore della luna. Bella, era bella anche così. L'avrebbe presa li, in quella carrozza se solo ne avesse avuto il tempo. Doveva trovare una soluzione per evitarle la morte, tenerla con se per sempre, e l'aveva trovata, ma la scelta sarebbe stata sua. La gitana mordeva impercettibilmente l'interno della sua guancia per cercare di placare la sua paura. -"Posso avere un ultimo bacio, prima di morire?" Chiese senza vergogna Hel, mettendosi sulle sue ginocchia e prendendogli il viso scarno tra mani delicate. -"Chi sono io per negarti l'ultimo desiderio." Le loro labbra si scontratono più e più volte, e la paura del rogo sparì per il tempo di quei lunghi baci. Ma tornò molto vivida quando si udirono in lontananza gli schiamazzi della folla, radunatasi intorno al rogo per ammirare lo spettacolo macabro della morte. I due si staccarono e la carrozza cessò di muoversi, erano arrivati nella piazza. La porta della carrozza si aprì e i due scesero. Tra la folla si aprì un corridoio che permise ai due amanti di giungere fino alla pira, già pronta per ospitare le due sorelle gitane. -"Legate con lei anche la Esmeralda." Disse alle guardie. Hel senza ritrarsi e combattere, si lasciò legare al palo per l'esecuzione. Era irriconoscibile agli occhi dei presenti. Solo pochi giorni prima era stata in grado di stendere decine di soldati ed invece ora si era fatta mansueta come un gatto doemstico. Tra il popolo serpeggiavano frasi e domande "Cosa le hanno fatto!" "Guardatela, non è più in se." "È piena di lividi, l'avranno torturata per tutta la notte." Una volta che furono legate entrambe allo stesso palo della pira, Esmeralda si voltò verso sua sorella con gli occhi pieni di dolore. -"Ti prego, dimmi cos'è successo! Cos'hai fatto !? Cosa ti ha fatto questo mostro!" La voce di Esmeralda era rotta dal dolore, non volendo davvero credere ciò che vedeva. -"Mi dispiace Esmeralda." Si limitò a dire la Rital, senza neanche guardarla negli occhi. L'aveva delusa, e lo sentiva. -"È arrivato il momento zingara. Sei sull'orlo dell'abisso." Vide Frollo avvicinarsi a lei con una torcia in mano. Il ministro aveva uno sguardo strano nei contronti di Hel, ed Esmeralda lo aveva visto. -"Eppure, non è troppo tardi. Posso salvarti dalle fiamme di questo mondo, e del prossimo." Si avvicinò pericolosamente al viso di Hel, con un sorriso che lei conosceva bene dalla notte appena trascorsa. -"Scegli me, o il fuoco." Esmeralda, lo fissò sconcertata. Quello era il ricatto più subdolo che la gitana con gli occhi verdi avesse mai sentito. Sentì che lo stomaco le si contorceva per il disgusto. Avrebbe potuto salvarsi e scegliere lui, e l'amore che stava provando, ma sarebbe stato come uccidere due volte sua sorella, Clopin, ed ogni altro zingaro. La tentazione era tanta, ma non li avrebbe traditi di nuovo, e non avrebbe represso se stessa per un uomo. Non si sarebbe mai legata a nessuno, sarebbe stata libera, e l'ultimo cancello verso la libertà sarebbe stato porprio il fuoco. "Il fuoco! Il fuoco! Scelgo il fuoco!" Urlò per farsi sentire da tutti i presenti, sconcertando Frollo, certo che la gitana l'avrebbe scelto. Gli occhi grigi del giudice si fecero scuri e cupi, di una rabbia indescrivibile, si avvicinò all'orecchio di Hel e con un ringhio disumano le sussurrò -"Allora muori." Lo stomaco le si annodò dal terrore. Si allontanò e a gran voce si rivolse al popolo -"La zingara Helheim si è rifiutata di abiurare. Queste due streghe hanno mancato di rispetto ad un pubblico ufficiale ed hanno messo a repentaglio la vita di ogni cittadino di Parigi." Sulla cima della cattedrale, incatenato alle colonne di Notre Dame, precedentemente, dai soldati di Frollo, Quasimodo poteva sentire e vedere tutto ciò che stava accadendo. Mosso dall'amore e dall'amicizia per quelle gitane spezzò le catene di ferro, liberandosi, nel momento in cui il giudice calava la torcia infuocata, tra la legna e la paglia scecca che avrebbe avvolto con le fiamme le due donne. -"Ti prego Esmeralda, qualunque cosa accada, stringimi la mano." Cercarono di allungare le mani il più possibile, sfiorandosi a malapena. -"È mio sacro dovere rispedire questi empi demoni, all'inferno da cui provengono." Lasciò cadere la fiamma, appiccando il fuoco. Pochi secondi, ed il fuoco avvolse quasi completamente Hel. Sentiva il calore, il bruciore inarrestabile, sentiva l'inferno sulla pelle, e nello sguardo compiaciuto di Frollo vi erano le stesse fiamme. Il fumo si levò in anticipo, invadendo brutalmente il petto delle zingare che cominciarono a tossire spasmodicamente. Il fuoco prese piede, levandosi prima su Hel, cominciando a bruciarle la veste lacera. Respiri soffocati e annaspati la facevano tremare come un pesce alla ricerca dell'acqua. Pezzi del vestito infuocato cominciarono a caderle sui piedi bruciandoli dolorosamente, mentre cercavano di trovare riparo dalle fiamme, ma erano legati da catene che si arroventavano lentamente per la vicinanza al fuoco. La poca aria che riusciva ad entrare nei suoi polmoni veniva ricacciata violentemente con urla. Urla di dolore, di paura. Esmeralda, protetta a scudo dal corpo di Hel era svenuta per i fumi, ma il fuoco non l'aveva ancora sfiorata. Sentiva le urla di sua sorella lontane, sempre più lontane. Quasimodo si era liberato, e si era lanciato giù per la cattedrale con una corda, per salvare le gitane. Non appena riuscì ad atterrare sul patibolo, vide Hel che lo fissava -"Portala via! Portala via e lasciami qui!" Cercò di dire al Gobbo, che strappò le corde che le tenevano legate al palo. Il fuoco non si fermò, avvolse ancor di più Hel, che non più sorretta dalle corde, cadde scivolando lungo il palo d'esecuzione. Era sfinita, vedeva solo fuoco e Frollo che fissava Quasimodo risalire sulla cattedrale con Esmeralda. La vista le diventava sempre più sfocata, aveva smesso di respirare. L'ultima cosa che sentì fu il popolo che urlava a festa, e Quasimodo che esclamava a perdi fiato -"Diritto di Asilo! Diritto di asilo! Diritto di asilo!" Hel sorrise sentendo che sua sorella era salva, e sussurrò guardando il giudice -"Diritto.. di asilo..." Lui fu l'ultima cosa che vide, il suo amore appena sbocciato era già finito. Le fiammelle cominciarono a danzare su di lei. A danzare come fossero impazzite, e divorare le carni giovani e belle che una volta ballavano tra la musica e i fischi degli uomini. Era finalmente libera. Libera come aveva sempre desiderato essere. Nulla la tratteneva più a quel luogo, era finalmente finita la sua guerra. Poteva finalmente fermare la sua corsa, poteva fermarsi, sedersi e dormire. Dormire per sempre. - Ok, potrebbe essere un colpo al cuore per alcuni di voi lettori, ma il fascino della morte è irresistibile per me. Cosa ci posso fare!! Vi prego commentate e fatemi sapere ciò che pensate. Ovviamente la storia non e finita ancora, vi prego continuatela, ci sono altri colpi di scena fantastici. Vi mando un grosso bacio e .. a presto!

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Capitolo 10
*** La Caduta ***


Era il momento della resa dei conti, ma Frollo, era fisso a guardare il rogo ancora acceso. L'odore nauseante della carne umana arsa gli invase il naso e i polmoni, facendolo rinvenire dalla rabbia cieca, in cui il rifiuto della zingara lo aveva catapultato poco prima. Era morta, come aveva desiderato, ma allora perché sentiva ancora le mani delicate di quella donna su di se? Avrebbe dovuto essere libero da quel maleficio demoniaco, una volta che Hel fosse morta. Ma in se, nel baratro in cui, negli anni, erano precipitati i suoi sentimenti, sentiva una crescente ed opprimente disperazione. L'aveva uccisa. Lo aveva fatto. Era morta. Era in trans, poteva vedere sfocato il corpo della giovinetta tra quel fuoco. Fuoco in cui, per notti intere, l'aveva vista ballare nei suoi sogni. Lo stomaco gli si strinse per un dolore incredibilmente lacerante. Non avrebbe mai più potuto sfiorarle le spalle, o affondare il viso nei riccioli morbidi e neri, che nascondevano, come la notte, i suoi desideri osceni per lei. Non avrebbe mai più potuto vedere quegli occhi rabbiosi di strega o gioiosi da bambina. Non ci sarebbe mai più stata la sua voce per le strade, ne la sua danza nelle taverne, non le avrebbero ma più puntato addosso sguardi e commenti sporchi o maliziosi. Nessuno l'avrebbe mai più toccata. Nessuno si sarebbe salvato quel giorno, nessuno di quegli sporchi zingari. Avrebbero fatto tutti la sua stessa fine, nessuno di loro meritava di vivere. Era completamente accecato dall'odio. -"Capitano! Irrompete nella cattedrale!" Aveva intenzione di far fuori personalmente Esmeralda e Quasimodo. Quel ragazzo, quel demonio deforme, gli aveva causato fin troppi problemi, ma quella sarebbe stata la sua ultima volta. I soldati cominciarono a sfondare il grosso portone della cattedrale, e nel mentre l'ex capitano Febo, che finalmente era riuscito a liberarsi dalla gabbia insieme agli zingari, esortava il popolo. -"Frollo ha saccheggiato la città e ucciso migliaia di persone, ed ora, ha dichiarato guerra persino a Notre Dame! Glie lo permetteremo!?" Chiese ai parigini che avevano assistito all'esecuzione. La gente urlò e si scagliò contro l'esercito, contro la legge, rivoltando la città da sopra a sotto. I potenti stavano per essere calpestati, la rivolta era appena cominciata. - Il portone fu parzialmente sfondato, il ministro, si scavò un passaggio tra il legno con una spada e riuscì ad entrare. Era totalmente fuori di se. Era ormai un fantasma della persona che governava la città con pugno di ferro. La sua rigidità e compostezza, avevano lasciato il posto ad una bestia, che ringhiava fuori controllo e si guardava intorno come se fosse a caccia. Brandiva la spada, intento ad uccidere ogni cosa che si fosse frapposta tra lui e le sue vittime. Salì le scale correndo, scaraventando giù l'arcidiacono che cercò di fermarlo. Si ritrovò dinnanzi ad una celletta, in cui ai piedi del piccolo letto, c'era Quasimodo disperato ed in lacrime. Frollo nascose la spada ed estrasse un pugnale, per uccidere il gobbo più velocemente possibile. Potè vedere che sul letto, sdraiata ed immobile, vi era la zingara Esmeralda. Era morta anche lei? Il ministro mise il pugnale dietro la schiena, e calmandosi apparentemente, si avvicinò alle spalle di Quasimodo, posando gentile, una mano sulla grossa gobba. -"Le avete uccise.. entrambe." Era un sussurro disperato. Prima Hel, poi Esmeralda. Frollo l'avrebbe pagarta cara. -"Come avete potuto.. non sentite il rimorso?" Allora era quello il sentimento che lo stava divorando da quando ha visto quel corpicino tra le fiamme. Era il tanto lontano rimorso. -"Era mio dovere Quasimodo, è stato molto doloroso anche per me." -"Basta bugie!" Il ragazzo si alzò di scatto, voltandosi verso il suo padrone, fissandolo negli occhi grigi che in vent'anni, aveva imparato a conoscere. -"Bada ai toni con cui ti rivolgi a me." Quegli occhi d'acciaio, avevano un espressione irriconoscibile. Sembravano invasi di rabbia e dolore. Forse non mentiva. -"Cosa puoi saperne tu, mio caro Quasimodo.. di ciò che sento io?" Le parole, come un fiume gli uscirono dalle labbra, senza controllo. Una mano gli si posò sul petto e strinse la veste da giudice nel punto in cui sentiva il dolore che aumentava ad ogni istante. Quasimodo rimase in silenzio ad ascoltare. -"Cosa può saperne la gente di ciò che è accaduto a me e quel demonio di una gitana questa notte." Si fermò per il tempo di un sospiro -"Cosa sai tu dell'ardore, della passione e dell'amore! Cosa puoi saperne tu di ciò che mi ha fatto quella zingara del diavolo!" Tuonò con il dolore nell'anima, ed estraendo il pugnale cercò di uccidere Quasimodo. Il gobbo lo bloccò, ingaggiando con lui una breve lotta in cui prevalse e scaraventò il giudice contro un muro, disarmandolo. -"Per tutta la vita, avete cercato di tenermi lontano dal male, dal dolore, ma le uniche persone da cui dovevo stare lontano, erano le persone come voi! Siete voi il vero male!" -"Quasimodo, fermo ragazzo! Aspetta!" Esmeralda, aveva sentito tutta la discussione che i due uomini avevano avuto, ed intuì ciò che era accaduto tra Frollo e sua sorella. Erano diventati amanti? Forse veri e propri innamorati. Era troppo debole per pensare, aveva bisogno di aiuto -"Quasimodo..." sussurrò la gitana sfinita dai fumi del rogo. -"Esmeralda!" Esclamò Quasimodo felice che la sua amica sia ancora viva. Frollo invece, ancora riverso a terra, estrasse la spada dal fodero e si preparò per combatterli e finire per sempre le loro vite. Il campanaro prese Esmeralda tra le braccia e la portò fuori dalla celletta, cercando di metterla al sicuro dalle grinfie del ministro che era ritornato ad essere una bestia senza controllo. Con la spada sguainata, il giudice li rincorse, ma voltando un angolo i due giovani fuggiaschi erano scomparsi. Frollo si guardò intorno e non vide nessuno intorno , ma il suo istinto gli consigliò di affacciarsi al cornicione della torre su cui erano giunti. Il gobbo e la gitana erano appesi ad uno dei doccioni che adornavano la cattedrale. -"Ve ne andate così presto!?" Disse sadico e spaventoso, mentre alzava la spada e la scagliava violentemente sui due malcapitati che, riuscirono a scampare al primo fendente e per fortuna tanti altri. Esmeralda, appesa al collo del gobbo, fu scaraventata lontana dalla battaglia per essere fuori pericolo. Il ministro fissò Quasimodo, che stava in equilibrio sulla ringhiera della torre, ghignando sadico. Avrebbe ucciso prima lui e poi la strega. Aveva di nuovo il volto di un mostro infernale, contorto da rabbia, rimorso e dolore. Il campanaro potè sentire il dolore del suo padrone che lo lacerava nell'anima. Era davvero sofferente per la morte di Hel. -"Dovevo sapere che avresti difeso questa strega con la vita.. come tua madre, che è morta nel tentativo di salvarti." Quasimodo sgranò gli occhi scioccato, ma non ebbe il tempo di dire nulla. -"Ora.. farò quello che avrei dovuto fare... vent'anni fa!" Afferrò il mantello e lo lanciò sul viso del gobbo, facendolo scivolare giù dalla torre. Quasimodo riuscì ad afferrare sia il mantello che una sporgenza del cornicione. Il peso di Quasimodo però, trascinò con se Frollo, lasciandolo penzolare dal suo mantello, tenuto stretto dal gobbo. Esmeralda accorse, cercando di salvare Quasimodo dalla caduta nel vuoto. -"Non mollare!" Disse la gitana, cercando di tirar su il ragazzo. Frollo però, aggrappandosi alla vita, si dondolò verso un vicino doccione, su cui si mise in piedi. Non aveva mollato la spada, la stringeva ancora saldamente anche se le mani gli tremavano. La paura, anche quello era un sentimento che da anni non provava più. Da quando aveva ucciso la madre di Quasimodo sotto gli occhi di nostra signora di Parigi. Nella sua mente, regnava il caos, che lo avrebbe divorato fin quando quei due non sarebbero morti. Alzò la spada sopra la testa, sgranò gli occhi ed allargò un mostruoso sorriso. Esmeralda era il bersaglio perfetto, l'avrebbe decapitata sulla torre nord di Notre-Dame. Rise, rise maniacalmente, e le disse quasi urlando. -"Egli castigherà i perversi e li precipiterà in una voragine di fuoco!" Prima che potesse abbassare la spada e decapitare la strega zingara, sentì scricchiolare la pietra del Gargoyle che lo teneva sospeso tra vita e morte. Fu in quel momento che realizzò che stava per morire e non aveva vie di salvezza. Non ci sarebbe stato ritorno. Sotto di se un mare di fuoco che lo attendeva, sembrava l'anticamera del suo destino. La pietra si sbriciolò sotto i suoi piedi, lasciandolo precipitare per settanta metri verso il sagrato. La sua tortura era finita, la sua guerra era durata poco e quasi ne era grato. Forse, finalmente sarebbe stato libero da tutti i tormenti del corpo mortale e debole, ma soprsttutto sarebbe stato libero da quel rimorso che, certamente, lo avrebbe accompagnato per il resto dei sui giorni, se ce ne fossero stati altri. Il fuoco lo attendeva. Era contento di farsi cullare dall'aria fredda della mattina, che lo sfiorò per quei pochi secondi di oblio. Infine, buio. - Alla taverna chiamata "La pomme d'Eve" il re zingaro Clopin Trouillefou raccontava la storia ad alcuni viandanti, per soddisfare la curiosità che il grosso quadro appeso alla parete, aveva suscitato in loro. Erano rimasti incantati dalla donna ritratta, infatti Hel era dipinta in tutto il suo splendore e semplicità, dopo una notte trascorsa con l'artista. - Quegli uomini ascoltavano il re zingaro in silenzio, che aveva raccontato quella storia con gli occhi lucidi di malinconia e nostalgia. Seduta sul tavolo, anche Esmeralda escoltava il racconto in silenzio, sorridendo però, al ricordo di sua sorella che ballava per le strade con lei. -"Tra gli amanti della nostra principessa zingara, ci sono stati anche poeti e pittori, che l'hanno cantata e ritratta, come in questo quadro." Disse Clopin indicando la tela. -"C'è una leggenda intorno alla bella cattedrale di Notre-Dame, sapete qual'è?" Chiese Esmeralda sorridendo lieve ai viandanti interessati al racconto. -"Si dice che chi muoia in quella cattedrale non vada più via, e rimanga nelle sue belle torri o anche sul suo pavè per l'eternità. Forse anche quei due amanti, hanno avuto il loro lieto fine." Clopin sorrise alla bella Esmeralda che intanto aveva afferrato il suo tamburello ed aveva cominciato a suonare, per poi trascinare con se altri suoi compagni, tirando sù una melodia completa e facendo spazio alla voce re. (Aguzzate le orecchie se questa storia vi ha Strappato una lacrima di gioia o pietà. Ho cantato la vita della gitana che sotto lo schiaffo aveva intrappolato quel finto re. Quel diavolo illuso disperato di volerla "amare" le chiedeva e l'implorava "O zingarella, perché mi fuggi? E fuggendo il mio cor disttuggi. Così offendi la tua beltà, cedi a me e nessun't'avrà." "Giudice mio a me piacerà darvi pene e tanti guai. Farò torto alla mia beltà, ma conserverò la libertà." "Strega mia cosa mi fai! La mia vita brucerai. Mi rifiuti così, e già sai Che per te Parigi arderei!" "Vostro onore guardatemi bene! Il nostro bacio sapeva di fiele, Ma il mio corpo vi desidera, si. Se volete prendetemi qui." "Forse Furor d'amore è, forse il corpo tuo ma, io sento il fuoco in me, Se vai all'inferno ci vengo con te." ) - Ecco a voi il finale di kyrie eleison.. È stata un epopea, ma sono sicura di revisionarla presto ed appianare tutti i dossi ed argomentare molti punti che sono rimasti purtroppo, superficiali. Ringrazio infinitamente chi legge e leggerà la mia storia. Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima. Alla prossima!

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