Radio Atmosfera

di _cioc_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Giornata di Cielo Nero ***
Capitolo 2: *** Pioggia e Locande ***
Capitolo 3: *** Chi Sei Tu? ***
Capitolo 4: *** Contratto ***
Capitolo 5: *** Casa ***
Capitolo 6: *** Conosciamoci meglio ***



Capitolo 1
*** Una Giornata di Cielo Nero ***


Correvo tra i campi oramai bruciati dalle malattie. Sembrava una scena da film, la nostra casa sola, intorno ad un terreno nero e marrone scuro. "Mamma!" Urlai abbracciandola. Mi tirò su da terra e mi portò sul portico di casa dove mio papà stava piegato a terra. "Che sta facendo papà?" Indicai. "Sta provando a fare un incantesimo" sorrise dandomi un bacio sulla guancia mentre con l'altra mano mi spingeva verso il suo viso, schiacciandomi tra le sue labbra e la sua mano, intrappolato nella sua dolcezza. "Ryan! Vieni!" Mio papà mi chiamò facendomi un segno con la mano. Scesi dalle braccia di mia madre e corsi verso mio padre. "Guarda" fece un colpo di tosse girandosi dall'altra parte. "Chiudi la mano a pugno" seguii i passi che mi diceva. "Chiudi gli occhi e concentrati su una margherita" chiusi gli occhi e pensai ad una margherita in un campo verde, verde come era una volta questo campo. "Oh!" Mia madre esclamò con sorpresa. "Bravo Ryan!" Aprii gli occhi ed aprii la mano. Una margherita poggiava sul mio palmo, delicata come appena colta. "C'è l'ho fatta!" Esclamai felice e saltando. "Il mio mago!" Mio papà mi tirò su e mi fece girare nell'aria. Amavo quando faceva così, sentivo come se potessi volare via da questo posto in ogni momento. Ieri ho compiuto i miei 14 anni, spero di riuscire ad arrivare ai 18 in fretta voglio vedere che cosa c'è oltre alla collina. Mio papà dice che quando avrò compiuto i 18 anni potrò attraversarla. Guardavo dritto ed il cielo nero continuava a sorprendermi, in che mondo strano vivo? Già molti dei miei amici sono andati via. Molti non ce l’hanno mai fatta veramente. Penso che sia per colpa di tutto questa malattia che sta facendo morire la Terra. "Ryan che fai qua tutto solo?" Mamma mi raggiunse sedendosi accanto a me. "Il cielo è  così nero" Affermai indicandolo e lasciando il palmo della mia mano aperto. La vidi fare un'espressione strana, come se avesse sbagliato a sentire. "Il cielo è azzurro Ryan" rispose guardando in alto. "No è nero" Risposi guardandola. "Un giorno lo vedrai azzurro anche te" rispose dandomi un bacio sulla testa ed accarezzandomi i capelli. "Il cielo è l'unico punto di salvezza che abbiamo adesso, rimane azzurro e rimarrà sempre azzurro" disse stringendomi a se. Continuai a guardare intensamente quel nero che divenne amico col tempo. "Ti voglio bene mamma" dissi abbracciandola. "Anche io Ryan, ti vorrò sempre bene, anche papà." sospirò. "Anche quando non ci saremo" venni stretto ancora di più da mia madre. Il cielo divenne di un rosso scuro, il tramonto, il sole scendeva lentamente lasciando spazio al colore bianco del cielo. La notte. "Come è bello il tramonto" sospirò la voce di mio papà. "Si" rispose la mamma. Dopo andai a dormire. Sapevo che non potevamo rimanere qua tanto a lungo, arrivano lettere strane con bolli di cera sopra, la mamma diceva che dovevano essere importanti se le mandavano via lettere. Ma ormai sono passati cinque anni. Sono successe molte cose. "Il prossimo!" Esclamò il signore in divisa più avanti di me. Cosa posso fare a 17 anni da solo nel bel mezzo della galassia? Alzai lo sguardo al cielo e vidi ancora il nero così chiaro, così come sapeva essere solo lui. Poi spostai lo sguardo indietro verso la direzione di casa mia. Ricordo ancora il giorno in cui, tornato da scuola, mi dissero che sarei salpato per un pianeta migliore ma che i miei non ce l’avevano fatta, in casa non c’erano più. Sospirai. La loro foto era nella mia mano e la stringevo rendendo le mie nocche bianche. “il prossimo!” esclamò l’uomo ancora. Feci un passo avanti. “documento” disse. Gli porsi la mia carta d’imbarco ed aspettai che me la diede indietro. Sentivo alla mia sinistra un forte calore, girai la testa e potevo vedere un fuoco ardere lontano dalla navetta. Sospirai. Chissà se è casa mia. “Prego” presi il documento e salii. Un odore di schiuso mi fece tossire. Girai la testa cercando un posto libero. Feci tutto il corridoio pieno di persone che non avevo mai visto e trovai un posto vicino ad una bambina dai capelli dorati. Misi la cintura e guardai a terra. Tutti questi sguardi non mi aiutavano. “Mamma quel signore ha i capelli azzurri!” esclamò un bambino cercando di liberarsi dalla cintura. “Si, Julie lo vedo” disse la madre cercando di tenerlo fermo e facendomi un sorriso imbarazzato. Le feci segno di non preoccuparsi e sorrisi al bambino. Di fronte a me avevo un oblò che mostrava la distruzione che avevamo creato noi. Anche se ci sono nato in questo posto, sento di esserne responsabile anche io. “Buongiorno! Esclamò un signore in divisa entrando. Notai che chiusero le porte. “Spero veramente che siate gli ultimi, andremo in un posto migliore” assicurò tutti mettendosi anche lui la cintura. Sopirai guardando il mio pianeta allontanarsi ed un bianco accecante presentarsi ai miei occhi. Non riesco a vedere bene, è troppo accecante. Per una parte del viaggio mi bruciarono gli occhi ma smise tutto poco dopo.

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Capitolo 2
*** Pioggia e Locande ***


La pioggia scendeva insistente sul pianeta di Tona, precisamente a Opna piccola cittadina che accoglie un grande spazioporto per le navi che arrivano da ogni dove, il paese si trova in una posizione scomoda tra due grandi città, il che porta ancora più povertà. Chiunque vive lì è reduce di una vecchia guerra civile che ha portato il pianeta ad una grande crisi economica, nessuno ricorda con precisione quando è iniziata ma tutti sanno che sta portando alla distruzione il pianeta.
 
È quasi il crepuscolo quando una piccola nave accosta al porto principale, nessuno sapeva dell’arrivo e neanche se fosse stato avvisato qualcuno. Il mezzo trasporta degli umani appena prelevati dalla Terra, oramai morta, ci sono voluti giorni di viaggio e molta speranza, non è facile trovare un pianeta pacifico. Si spensero i motori della navicella e le porte si aprirono, il pilota fu il primo a scendere assieme ad una scatola contenete i documenti di imbarco dei passeggeri, poco dopo si sentirono urlare dei nomi. Donne assieme a bambini, ragazzi e uomini scesero dalla navicella, non c’era nessun anziano a bordo. Arrivò l’ultimo nome “Ryan Sponiji” il capitano guardò attentamente la foto sul documento di imbarco ed il viso del giovane ragazzo che aveva davanti, capelli mossi divisi a metà con dei ciuffetti a tendina sulla fronte e mori, occhi verdi, un paio di occhiali tondi dalle lenti gialle, un piercing sul ponte del naso ed un altro sul labbro inferiore a destra. Ryan sbuffò guardandosi attorno, ci mette troppo, pensa guardando negli occhi il capitano.
 
Una volta riconsegnato il documento il ragazzo scese dall’imbarcazione mettendosi apposto lo zaino con tutte le sue cose dentro, passa una mano tra i capelli e si avvia velocemente verso una tettoia poco lontana, l’ultima cosa che voleva era bagnarsi tutti i vestiti.
 
Pensò velocemente le ultime parole dei suoi genitori prima della loro morte, troverai te stesso là fuori ma ricordati chi sei veramente, sbuffa prendendo coraggio ed iniziando a correre nel vialetto davanti a sé.
 Le case sono scure e sporche si possono intravedere poche finestre, dai vetri sporchi ed opachi, con la luce accesa, la strada è fatta di sassi scuri rovinati dal tempo e l’odore pungente di alcolici fluttua nell’aria misto al carburante delle navi. Questa città non è delle migliori ma a Ryan brillano gli occhi ogni volta che sposta lo sguardo, non aveva mai visto così tante case una vicina all’altra, la sua era da sola in mezzo ad un campo con nulla attorno, solo un albero di pesche gli faceva compagnia.
 
Perso nei suoi pensieri non si era accorto di essere in mezzo alla strada sotto la pioggia con il naso all’insù, senza aspettare corse verso la prima locanda che trovò, “Tregiri” diceva l’insegna. Spinse la grossa porta di legno con forza ed una botta di calore lo accolse facendolo sospirare, delle chiacchere e rumori di bicchieri che tintinnano arrivarono alle sue orecchie facendolo sorridere. Si tolse la giacca fradicia assieme alla sciarpa accorgendosi che tutti i vestiti erano bagnati, sbuffò guardando in alto. Esausto chiuse gli occhi ed inizia a sfregare le mani l’una contro l’altra, sulla fronte, collo e dorso delle mani, gli si formarono dei simboli rossastri ed in poco tempo una folata di vento fece svanire tutta l’acqua che aveva addosso, lasciando solo i vestiti asciutti.
 
Mise apposto gli occhiali e fece qualche passo verso la sala principale, uomini barbuti e sproporzionati ridevano tra di loro ai tavoli raccontandosi storie che rasentano l’impossibile, altri si alzano e si fanno riempire i bicchieri di alcolici di diverso colore ed altri ancora dormivano. Ryan si avvicina al bancone sotto alcuni sguardi sinistri da vari clienti, non gli importa più di tanto ha solo bisogno di qualcosa di caldo.
 
“Buonasera” una ragazza dai capelli lunghi e lisci si avvicina pulendo il bancone, Ryan sorride leggermente mentre si siede su uno degli sgabelli. “Che posso portarti?” chiede lei mettendo via lo straccio e riponendo tutta la sua attenzione su di lui, pensava fosse carino, per di più ragazzi della sua età non se ne vedono tanto in giro, scappano tutti in città. “Qualcosa di caldo” chiede Ryan con gentilezza mettendosi apposto gli occhiali. “Una zuppa va bene?” Ryan annuisce abbassando lo sguardo e rialzandolo quando la ragazza va nel retro.
 
Per ora l’ultima cosa che voleva era una ragione per restare in quel luogo. Curioso si gira dando un altro sguardo in giro per raccogliere maggiori dettagli del posto, non si era accorto delle pareti in legno grezzo con appese delle vecchie mappe nautiche appartenenti a chissà quale luogo, alcune ingiallite ed altre strappate, in un angolo si poteva vedere un pezzo di una vecchia navicella rovinato dalla ruggine, sopra di esso erano poggiati oggettini di varia dimensione ma non era così chiara la loro funzione, forse erano semplicemente da ornamento. Sposta lo sguardo altrove e vede un classico teschio, di qualche animale estinto da anni, appeso alla parete, non aveva mai capito il motivo di tale ornamento a parer suo era solo sinonimo di morte.
 
Si rigira di fronte al bancone non vedendo la ragazza tornare, così decide di tirare fuori il suo vecchio libretto degli appunti, anche quello rovinato dal tempo. Lo aprì verso la fine dove aveva appuntato le ultime cose prima di lasciare casa sua, oggi è il grande giorno, dopo venti anni di permanenza sulla Terra vado via, lascio il mio adorato pianeta oramai non più ospitabile. Ho appena finito di fare le valigie e sto aspettando il tramonto, hanno detto che verranno a prendermi prima che il sole cali. Lo zaino non è poi così pesante dato che le cose più ingombranti non posso portarle via, purtroppo dovrò lasciare qua la chitarra di mio padre ed anche i mille libri di mia madre. Ne ho presi solo un paio, quelli che amo di più. Un sospiro lascia le labbra del ragazzo mentre legge le sue stesse parole, è come se stesse rivivendo quel momento di qualche giorno fa.
 
“Ecco qua” la voce troppo squillante della ragazza gli fa alzare la testa di colpo mostrando un debole sorriso. “Zuppa calda” sorride porgendogli il tutto assieme ad un cucchiaio ed un tovagliolo. “Grazie” si limita Ryan a dire portando le mani vicino al piatto per riscaldarle leggermente. “Non sei di qua, giusto?” aggiunge la ragazza poggiando il viso sul palmo della mano, i suoi occhi erano tutti concentrati su di Ryan. “Uhm, no” risponde timido prendendo un sorso di zuppa stranamente gradevole.
 
“Da dove vieni di bello?” chiede incrociando le braccia e poggiandosi con la schiena sul piccolo banco che aveva dietro di sé. Ryan deglutì prima di rispondere sapendo che i terrestri non erano molto visti bene dal resto dell’universo, forse perché erano in pochi e ricordati per la loro arroganza.
 
“Dalla Terra” disse spostando lo sguardo immediatamente, non se la sentiva di essere giudicato una seconda volta. La ragazza non disse niente, un sorriso sforzato contorna sue labbra ed un sospiro uscì poco dopo, Ryan sposta lo sguardo e non presta attenzione continuando a bere dalla ciotola di colore giallo.
Un forte rumore arriva alle orecchie di tutti, chi stava bevendo mise giù il bicchiere, chi stava parlando si zittì e chi era girato si sposta verso la direzione del suono. Un uomo dal corpo muscoloso e di moderata altezza entra nella locanda facendo cadere l’attenzione tutta su di lui, aveva tatuaggi ovunque e qualche cicatrice sul viso, sembrava quasi uscito da un qualche fumetto, con un’occhiataccia generale fece tornare tutti ai fatti propri per poi procedere verso il bancone.
 
Ryan non si era girato ed aveva continuato a bere la sua zuppa senza esitazione, era di passaggio in quel paese non era venuto qua per farsi intimidire da persone che non vedrà più. Di colpo una forza maggiore lo fece cadere a terra di fianco e la zuppa fu tutta su di sé. Rimane a terra per qualche secondo per la botta presa sulla testa.
“Buonasera Dresna” poggia le grandi braccia sul bancone sporgendosi verso la ragazza che guardava un punto indefinito della stanza chiaramente a disagio. “Oggi non mi guardi?” chiede piegando la testa per poi guardare Ryan con uno sguardo beffardo, il ragazzo si mise addosso gli occhiali e seduto, ora doveva semplicemente studiare l’uomo che aveva davanti.
Grande e grosso molto probabilmente è lento, senza aspettare si alza in piedi ed inizia a dire un incantesimo, non si capiva che parole dicesse, l’uomo visibilmente infastidito si gira con tono di sfida.
Gli occhi del giovane divennero viola e le rune comparirono sulla sua pelle, la luce giallastra che c’era nella stanza divenne viola ed in pochi secondi il grosso bullo venne scaraventato sulla parete di fronte al bancone facendo un buco nel muro che si riempie di fumo grigio. Il rumore fece sobbalzare tutti i presenti che si alzarono e si nascosero da qualche parte mentre altri uscirono dal locale. Il silenzio si fece spazio e l’unico rumore era il fiato irregolare di Ryan.
 
“Non oggi” sospira poggiando una mano sul bancone per tenersi su, non aveva calcolato che la magia gli porta via tantissima energia e lui dopo il viaggio non ne aveva tanta. Un grugnito di dolore arriva dal fondo della stanza e l’uomo esce dal fumo con qualche graffio ed il naso che colava di sangue, piega la testa e correre verso il giovane nel tentativo di schiacciarlo come un piccolo scarafaggio.
 
Con un gesto della mano Ryan lo fece alzare da terra sbattendolo a terra sul pavimento, un altro buco venne fatto ma questa volta l’uomo non si mosse, torna il silenzio e tutti avevano gli occhi fissi sul ragazzino che, stanco, respirava affannosamente guardando il corpo fermo del signore. Sbuffò e fece un passo mettendo male il piede cadendo a terra, la stanchezza arriva veloce al suo corpo e si addormenta sul pavimento di legno a pochi metri dall’altro corpo.

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Capitolo 3
*** Chi Sei Tu? ***


Nella piccola stanza dove il ragazzo dagli occhiali gialli riposa, c’è odore di pioggia mescolata con quella del legno vecchio, a dirla tutta non è tra gli odori preferiti del proprietario, avrebbe preferito qualcosa di fresco, come della semplice lavanda. Pioveva ancora, erano passate alcune ore dalla rissa ed i clienti erano tornati tutti nelle loro case, gli unici rimasti erano i due camerieri ed il ragazzo svenuto.
 
“Sempre le parti più belle mi perdo, chissà perché?” esclama il ragazzo entrando nella camera mentre si pulisce gli occhiali a goccia argentati, Dresna gli rivolge uno sguardo arrabbiato per poi roteare gli occhi. “Che ho detto ora?” alza leggermente la voce mostrandole un’espressione nervosa. “Eri nel retro bottega a farti gli affari tuoi invece che aiutarmi” alza ancora una volta la voce andando di fronte a lui per guardarlo negli occhi. “Ecco perché non hai visto niente Eideard” sposta lo sguardo in basso mordendosi il labbro “Sei solo qua perché la figlia del proprietario ti trova carino” sbuffa lei sedendosi sulla sedia di fianco al letto, il silenzio si fece padrone della stanza lasciando spazio ai leggeri sospiri che lasciavano le labbra di Ryan.
 
“Vai giù a bere qualcosa, sto io qua” dice premuroso avvicinandosi a lei. “E se si sveglia?” Chiede lei alzando la testa verso Eideard. “Ti chiamo” dice accarezzandole leggermente la spalla. “Dai Dresna” le batte due colpetti sulla schiena mandandola al piano di sotto, intanto Eideard si siede stanco sulla sedia.
 
Una giornata del genere non l’aveva mai vista e neanche una storia così strana aveva mai sentito. Un ragazzo della Terra che usa la magia, non sapeva nemmeno che gli umani erano ancora in circolazione, mentre ora ne ha uno davanti a sé con degli strani occhiali addosso. “Bel casino hai combinato amico” dice tra sé e sé togliendosi gli occhiali e poggiandoli sul comodino poco lontano, si passa le mani sugli occhi blu cielo per poi spostarle tra i capelli verdi e lisci. Si alza e va di fronte allo specchio, cerca di tirare via la stanchezza con le mani, ma è difficile, quelle leggere occhiaie sotto gli occhi a mandorla si vedono lo stesso e contrastano violentemente con la pelle chiara, per di più i capelli erano anche da lavare e gli si incollavano sul viso, perfino le lunghe orecchie a punta gli sembravano andare verso il basso per la stanchezza.
 
“Faccio schifo sta sera” dice cercando di mettersi apposto, i passi provenienti da fuori la stanza lo distraggono. “Già qua?” chiede rimettendosi gli occhiali e guardando la porta notando Dresna sulla soglia della porta. “Questa è la volta che mi licenziano” dice sbuffando, il ragazzo si mosse per dire qualcosa ma si ferma subito non sapendo che dire, il capo provava uno strano odio per quella ragazza. “Gli dirò la verità” dice Eideard sospirando. “Te la verità?” Dresna si lascia scappare una leggera risata. “Scapperai come al solito ecco che farai” dice lei avvicinandosi a Ryan, Eideard non spiccicò parola. Il silenzio padroneggia ancora una volta, sta volta la pioggia non si sente più. “Non puoi prendertela con me” dice Eideard socchiudendo gli occhi, la ragazza si gira. “Di che stai parlando?” sospira abbassando la testa. “Qualunque problema ci sia in questo maledetto posto è sempre ricollegato a me” alza le spalle mettendo le mani in tasca, nel suo tono si poteva sentire bene del fastidio.
 
“Perché sei assente la maggior parte delle volte e le colpe ricadono sempre su di me” esclama la ragazza alzandosi dalla sedia. “Eideard devi mettertela via, se io verrò licenziata sarà colpa tua” continua facendo indietreggiare il ragazzo. “Perché per il grade capo” enfatizza le ultime due parole alzando le mani in aria. “Io avrei potuto fare qualcosa” dice a due centimetri dal suo viso. “Sempre io devo fare qualcosa” continua sentendo le lacrime farsi avanti. “Che cosa avrei potuto fare? Chiedere a quello stronzo di smetterla con le sue molestie?” dice lei con il labbro tremante.
 
Eideard perde il respiro per qualche secondo. “L-lui ti-” cerca di dire. “Si” lo blocca lei incrociando le braccia. “E dopo quando è intervenuto sono scappata nel retro, se avessi fermato il terrestre probabilmente l’avrebbe fatto fuori” dice con un filo di voce. Eideard non trovava le parole, una simile situazione non l’avrebbe mai immaginata. “Dresna mi dispiace tant-” la ragazza lo blocca ancora parlandogli sopra. “Non me ne faccio niente delle tue scuse” risponde mordendosi le unghie. Il ragazzo senza esitazione si avvicina a Dresna e la stringe tra le sue braccia. “Non ne sapevo niente” dice accarezzandole la schiena. “Perché sei sempre nel retro” dice lei facendo un leggero sorriso contagiando lui.
 
Un colpo di tosse fece girare entrambi con gli occhi sbarrati, il ragazzo terrestre si è risvegliato. “Sei sveglio!” esclama Dresna avvicinandosi al letto. Ryan chiude immediatamente gli occhi portandosi sul viso un braccio per coprirsi. “Gli occhiali” dice, con voce impastata dal sonno, tenendo gli occhi chiusi. “Oh certo, certo” sospira la ragazza prendendoli dal comodino di fianco al letto e posandoli sulla sua mano. Li mise addosso ed i suoi occhi verdi incontrarono quelli marroni di Dresna e quelli blu di Eideard.
 
“Dove mi trovo?” chiede cercando di alzarsi dal letto. “Hai preso una bella botta amico” ride Eideard avvicinandosi con le braccia incrociate ed un sorriso sul volto. “Sei al Tregiri, ricordi?” dice Dresna cercando di tener fermo Ryan, il quale continuava a cercare di alzarsi. “Hai preso una zuppa” dice vedendolo rilassarsi, annuì con la testa più volte poggiando la schiena sul materasso. “Mi ricordo” dice passandosi le mani tra i capelli. “Vado a prendere dell’acqua” dice velocemente Eideard uscendo dalla stanza. “Io sono Dresna” si presenta sorridendogli. “Ryan” dice semplicemente mettendosi seduto sotto lo sguardo attento della ragazza. “Dovresti rimanere sdraiato” sospira girando lo sguardo verso la porta per vedere se Eideard stava tornando. “Per ora come ti senti?” chiede lei legandosi i capelli. “Non bene” risponde passandosi una mano tra i capelli. Dresna sorrise per l’imbarazzo, era quasi scontato che non stesse bene.
 
I passi pesanti dalle scale fanno sobbalzare entrambi. “Eccomi” Eideard compare in camera con un bicchiere pieno di acqua che passa velocemente verso Ryan, il quale lo beve immediatamente. “Come ti chiami?” chiede il ragazzo curioso al moro. “Ryan” risponde posando il bicchiere vuoto sul comodino. “Dovresti mangiare qualcosa” dice Dresna guardando Eideard annuire. “No” Ryan si blocca alzandosi dal letto di colpo. “Ho già distrutto il locale” continua barcollando verso la porta. “Aspetta” Dresna si affretta verso la porta per fermarlo prima che cada. “Lascia che ti aiutiamo” dice posando le mani sul suo petto per bloccarlo, Ryan sospira mettendosi le mani sul viso nel vano tentativo di bloccare i giramenti di testa persistenti.
 
Senza spiccicare parola Eideard lo aiuta a sedersi sul letto mentre Dresna scendeva a preparargli un pasto. Nella camera regnava l’imbarazzo ed i pensieri di Eideard si potevano toccare con mano, non sapeva assolutamente che fare o che dire. Avrebbe dovuto rassicurarlo? Dirgli che si sentirà meglio? Forse dovrebbe dire qualcosa, o forse no. Quelli che sembravano ore ed ore in realtà erano pochi minuti, il giusto tempo per preparare una seconda zuppa poco più sostanziosa confronto quella data a Ryan qualche ora prima. Secondo Dresna del pane sciolto dentro la zuppa andava più che bene, d’altronde le forniture arrivano ogni fine settimana e mancavano due giorni, quindi non aveva tanto da parte.
 
“Eideard!” la voce acuta della ragazza arriva alle orecchie di entrambi. “Arrivo!” esclama lui lanciando un’occhiata cordiale a Ryan che era sdraiato a letto. Scese le scale velocemente arrivando in cucina dove Dresna stava preparando da mangiare. “Porta su questo” gli ordina indicando dei tovaglioli, un bicchiere e delle posate. Senza rispondere il ragazzo porta su tutto poggiandolo sulla scrivania poco lontana dal letto. “Forse è meglio se ti siedi qua” dice a Ryan che alzò la testa per vedere che succedeva. “Cosa?” fu la sua risposta mentre Eideard si avvicinava. “Andiamo” con una mano lo aiuta ad alzarsi accompagnandolo alla sedia poco lontana per poi farlo sedere. “Vedrai che starai meglio” dice dandogli delle pacche sulla spalla. “Dresna è brava a far da mangiare” continua il suo discorso portandosi le punte delle dita alle labbra così scoccando un bacio. “Grazie…” Ryan si blocca socchiudendo gli occhi non ricordandosi il nome del ragazzo che aveva di fronte a sé. “AH, hahah sono Eideard scusa” imbarazzato gli porge la mano che Ryan stringe poco dopo.
 
“Eccomi” la ragazza entra sorridente con un piatto fumante in mano. Ryan le sorride leggermente per poi iniziare a mangiare. “Starò io sta notte” dice sottovoce Eideard controllando il moro che mangiava quasi allegramente. “No voglio stare io” risponde con tono deciso Dresna, tanto da far fare un’espressione confusa ad Eideard. “Voglio che domani spieghi quello che è successo al capo” dice infine incrociando le braccia. “Ok” sospira guardando in basso. “Sai dove trovarmi se ti serve aiuto” dice infine uscendo dalla stanza.
 
Con grande felicità di Eideard ha smesso di piovere, il che gli ha permesso di fare una piccola passeggiata verso casa senza fretta, dopotutto non era così lontana, non aveva da lamentarsi nemmeno se pioveva. Il piccolo appartamento gli si presentò di fronte ordinato

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Capitolo 4
*** Contratto ***


“Così sei un umano” Eideard sorride bevendo della birra che si è appena versato. “Si” rispose Ryan poggiandosi sul bancone con i gomiti, sta volta era dalla parte del commensale e non più del cliente, sorrideva mentalmente riuscendo a vedere bene tutta la sala senza doversi girare troppo con il corpo. “E fai le magie?” ride beffardo Eideard poggiando il bicchiere di fronte sé, un umano che fa le magie è abbastanza assurdo, si ferma non appena vede lo sguardo del ragazzo perforargli gli occhi, non ha gradito la battuta pensa Eideard. “Mi ha insegnato mio padre, mi ha fatto vedere che cosa posso fare di buono con la magia” Risponde a tono Ryan facendo zittire del tutto Eideard. “Te che sai fare?” Un sorrisetto tagliente uscì dalle labbra del moro. “Diciamo che sono bravo ad intrattenere la gente” dice orgoglioso Eideard, puntualizziamo che per ‘la gente’ si riferisce semplicemente al pubblico femminile. “Un comico?” chiede Ryan aprendo gli occhi con stupore. Non aveva mai conosciuto di persona un comico, li aveva visti solo in alcune vecchie proiezioni dei suoi genitori che aveva guardato più volte nella sua vita arrivando a sapere a memoria ogni battuta, ed a quel punto non facevano più ridere. “No, è solo un buffone che si pavoneggia di fronte alle ragazze”

Dalla cucina esce Dresna con in mano uno straccio che butta addosso ad Edieard, il quale apre la bocca come segno di stupore ed offesa. “Pulisci i tavoli sta arrivando il capo” sbuffa lei iniziando a pulire il bancone. “Posso rimediare al danno se è necessario” dice Ryan guardando il pavimento di legno rotto ed il muro frantumato in fondo alla stanza. “Eh sì come? Con qualche Credito?” sorride amaramente scuotendo la testa. “Non so nemmeno se ne hai” continua non alzando lo sguardo da terra. “Spero solo che non si accanisca su di me” Dresna continua a parlare senza un filo logico, un flusso continuo di pensieri che non aspettavano altro di essere rilasciati nell’aria per liberare spazio nella testa. Ryan aveva smesso di ascoltare già da qualche secondo ed aveva iniziato a pronunciare l’incantesimo per rimediare all’errore fatto.

Del fumo violaceo assieme a degli scintilli arrivarono fino al pavimento, un rumore di legno rotto ed un leggero odore di bruciato arrivò a Dresna che alzò immediatamente la testa e si zittisce. Sposta la testa verso Ryan, ancora impegnato nell’incantesimo, esterrefatta e felice, non credeva potesse fare una cosa del genere. Una volta finito, il pavimento era come nuovo, sembrava appena fatto. “Incredibile” furono le uniche parole che la ragazza riuscì a dire correndo verso il centro della stanza ed iniziando a saltare. “Non fa nemmeno uno scricchiolio” Ride guardandosi in giro.

Sorridente guarda Ryan che si prepara per finire la ristrutturazione concentrandosi sul muro di fronte a lui, purtroppo il tempo non era dalla loro parte perché un uomo grassottello e vestito bene entrò dentro il locale facendo bloccare tutti e tre i presenti. “Buongiorno” disse fermandosi, mise una mano dentro la tasca della giacca blu di raso, che si accoppiava con i pantaloni dello stesso tessuto, e con l’altra si pettinava i folti baffi bianchi. Eideard aveva parlato di lui la mattina stessa descrivendolo come un uomo di bassa statura dai fianchi larghi e flaccidi, secondo lui l’unica cosa buona che ha è il conto in banca. “Buongiorno signor Williams” disse Dresna abbassando lo sguardo ed andando immediatamente dietro il bancone. “Spero non sia successo niente di che ragazza, non credo tu sia nella posizione adatta” sospira accigliato guardandola male.

“Comunque” schiarendosi la voce incontra lo sguardo di Eideard che lo saluta con un sorriso. “Oh Eideard il mio ragazzo, posso sapere il motivo per cui mi hai chiamato?” Chiede cambiando immediatamente stato d’animo, Ryan con sguardo confuso guarda Dresna che si stava mangiando le unghie dal nervoso. Il capo era andato dritto da Eideard senza guardare il proprio locale come era ridotto, diciamo che quel foro enorme non era l’unico problema della locanda, tra macchie di unto, odori sgradevoli ed insetti di qualunque genere, quello era un problema marginale. Per il moro era una situazione insolita, non sapeva come comportarsi, continuava a chiedersi come mai potesse avercela così tanto con lei, che cosa può aver fatto di male? Se Dresna crea così tanti problemi perché non licenziarla? “Purtroppo ieri sera è entrato un uomo…” Eideard si blocca deglutendo e guardandosi intorno a sé, si potevano vedere delle piccole goccioline di sudore scendere dalla sua fronte.

“Il ragazzo qua presente è stato maltrattato da quest’ultimo…” continua indicando Ryan che nel frattempo si è avvicinato. “E che è successo?” chiede confuso il proprietario girandosi velocemente attorno a sé e non vedendo nessun problema nel suo amato locale, purtroppo non si gira nella direzione del grosso buco infondo al locale. “C’è stata una lite per colpa mia e le ho rovinato quella parte del muro, signore” disse Ryan indicando il muro distrutto. Il capo con velocità si girò dove il ragazzo ha indicato e si lascia scappare parole poco felici mentre continua a balbettare altro, con piccoli passi va verso il muro alzando le mani in quella direzione, come se dovesse prendere qualcuno che sta cadendo.

“C-come è successo!” esclama girandosi ed alzando le braccia in aria, la sua faccia divenne rossa dalla rabbia e dopo aver fatto qualche respiro alza lo sguardo. “Dresna” si rigira guardando negli occhi la ragazza, la quale sapeva già che fine avrebbe fatto. “Tu, piccol-” fece qualche passo verso il bancone con il dito puntato verso di lei ma Eideard si mette di fronte al signor Williams bloccandogli la via. “Che fai ragazzo, togliti di mezzo!” esclama gesticolando esageratamente con le braccia. “Ieri sera c’ero io di turno, Dresna stava male” Non tardò ad arrivare il silenzio mentre Dresna fissava con stupore Eideard, non poteva credere a quello che aveva appena sentito.

L’espressione del padrone divenne neutra, sembrava non esprimere più emozioni e questo fece rabbrividire tutti i presenti. Ryan fece un passo avanti ma il signor Williams lo blocca con un gesto della mano per poi rivolgergli uno sguardo deciso. Il ragazzo si sposta non interferendo con i due. “Eideard non posso perdonare un simile comportamento” disse sospirando. “Eri la stella di questo locale” dice poi socchiudendo gli occhi. Una stella? In questa locanda? Ryan deglutisce imbarazzato spostando lo sguardo verso Dresna che stava facendo segno di avvicinarsi, così fece.

“Non credo che lo licenzierà” dice Drensa sbuffando e guardando Ryan negli occhi. “Non ne ha il coraggio” dice ancora guardandosi le unghie. “Dopo dovrebbe sorbirsi i pianti della sua amata figlia” continua Dresna lasciando scappare una risatina soffocata al ragazzo. “Ti abbasserò lo stipendio” disse infine annuendo più volte, Ryan strabuzzò gli occhi guardando Dresna che aveva un ghigno sul volto a dir poco agghiacciante, era soddisfatta. Eideard annuì più volte accettando il castigo. “Dato che avrò più lavoro dopo questo accaduto, voglio che te” si gira verso il bancone indicando Ryan. “Voglio assumerti e voglio che rimedi a quel grandissimo buco” dice indicando nervosamente con l’indice la parete distrutta. “Certo signore” dice Ryan trattenendo un sorriso, il signor Williams sospira amaramente guardando Eideard con disprezzo. “Verrai pagato come Eideard” disse infine procedendo verso la porta d’ingresso.
“Voglio questo-” guarda la parete bloccandosi a guardare il disastro combinato da Ryan per poi continuare la frase. “Questo” lo indica velocemente. “Messo a nuovo quando tornerò” disse andando via con passo pesante e sbattendo la porta. I tre presenti si guardarono tra di loro con sguardi perplessi, Dresna fu quella ad iniziare la conversazione. “Non è andata così male no?” ride tra sé e sé. “Tu hai un lavoro” dice guardando Ryan sorridente. “E tu” si ferma guardando Eideard. “Hai quello che meritavi” dice andando in cucina. “Vecchia bisbetica” sbuffa Eideard sedendosi su una sedia e passandosi le mani sul viso. Ryan stette in silenzio, lo conosceva da troppo poco tempo per riuscire a mettere su una conversazione sostanziosa ed era anche troppo timido. Decise infine di aiutare Dresna con la pulizia del locale.

Passarono le ore ed il locale quella sera rimase chiuso, per “Ristrutturazione” diceva il cartello appeso fuori. “Grazie Ryan per aver messo apposto il muro” sospira Dresna annuendo e chiudendo a chiave la locanda. “È il minimo che potessi fare” disse guardando a terra. Nella via si sentivano solo rumori marginali, le navi che atterravano, i passi, le chiacchere e le finestre che si chiudevano. “Hai un posto dove stare?” chiede Dresna guardando negli occhi il ragazzo, Ryan fece no con la testa. “Non vorrei recarti altri problemi” disse velocemente. “Quali problemi?” Ride Dresna abbassando lo sguardo. “Puoi stare da me se vuoi” propone guardandolo negli occhi. “Finché non hai trovato una camera” continua guardandosi attorno. Ryan accetta sorpreso e contento della proposta, la sera la passò sul divano dell’appartamento di Dresna e la notte fu lenta, tra pensieri e dormiveglia, era l’inizio di qualcosa che l’avrebbe arricchito in tutti i sensi.

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Capitolo 5
*** Casa ***


“Dormito bene?” la voce di Dresna arriva alle orecchie di Ryan facendolo girare di colpo. “Si” risponde semplicemente sbadigliando. La ragazza era già pronta per andare fuori ed intanto prepara una semplice colazione per entrambi, di solito non ha neanche voglia di farsi la propria, ma questa volta è diverso. Un ragazzo ha dormito sul divano di casa sua, deve sdebitarsi per la scomodità di quel letto improvvisato. Ryan dall’altro canto aveva dormito bene, si è svegliato riposato e felice non vedeva l’ora di incominciare la giornata. “Oh, non dovevi” dice imbarazzato mentre Dresna gli porge il piatto. “La colazione è il piatto più importante della giornata, certo che dovevo” rispose fiera del suo piatto per poi incominciare a mangiare il suo. Forse era l’imbarazzo generale, oppure i pochi argomenti che Ryan riteneva interessate, il perché della scena muta del ragazzo durante tutta la colazione, malgrado Dresna abbia provato più volte ad iniziare una conversazione.

“Che ne dici se andiamo a cercare una casa?” Chiede lei andando a guardare fuori dalla finestra, oggi c’è il sole che splende, si fa per dire il sole dato che è artificiale. “Mi aiuteresti?” chiede Ryan poggiando il piatto sul tavolo. “Certo” continua lei girandosi verso di lui. Entrambi si prepararono per uscire ed una volta fuori Dresna inizia a camminare, Ryan non ha la più pallida idea di dove lo stia portando, ma poco importa in quel momento, i suoi occhi ricadevano su ogni particolare di quella città così decadente. Ora che c’è il sole è tutto così vivido e magnifico agli occhi del ragazzo, Dasna invece trova quel paesino uno spreco di tempo, lo odia, e odia ancora di più chi ci abita, chiunque abbia incontrato ha almeno un vecchio segreto da nascondere, tra omicidi e rapine non c’è nessuno che si salva. Non è proprio il posto dove passare le vacanze. “Vediamo, di solito qua ci sono camere libere” parla da sola Dresna tirando per la giacca Ryan, che si era distratto per l’ennesima volta durante la passeggiata. “Qua siamo poco lontani dalla locanda, potresti venire a piedi, ed anche il mercato non è lontano” spiega lei facendo annuire il ragazzo.

La facciata del palazzo non era male, forse mancava qualche passata di colore, entrarono assieme facendo scricchiolare la porta, di fronte a loro si presenta una scala malconcia che porta fino al quarto piano mentre sulla destra c’è una porta mezza aperta, deve essere lo sgabuzzino. L’odore di legno vecchio e bagnato regna in tutta la stanza, il che fa storcere il naso ad entrambi. “Per quello che prenderai forse puoi permetterti questo” dice Dresna dispiaciuta. “Vediamo se c’è qualcuno” continua iniziando a salire le scale. Lo scricchiolio delle scale fanno rallentare entrambi per la paura che ogni scalino possa cedere in qualunque momento. “Buongiorno” una voce calma arrivò alle orecchie dei due facendogli alzare la testa verso l’alto, precisamente sul balconcino dell’ultimo piano dove si poggia una donna di mezza età, magra, alta e con i capelli legati in una treccia lunga. Sembra uscita da un film, pensa Ryan deglutendo. “Posso esservi utili?” chiede scendendo le scale e facendo risuonare i suoi tacchi sul legno vecchio. “Ehm, il mio amico cerca una stanza” dice Dresna visibilmente a disagio con quella signora di fronte. “Prego” la signora annuisce iniziando a scendere le scale, i due la seguirono senza spiccicare parola finché arrivarono di fronte ad una porta di colore verde scuro.

 “è una delle ultime stanze che ho, si è liberata poco tempo fa” dice aprendola e mostrandola ai due. Ryan rimane a bocca aperta, sembrava un sogno avere una stanza tutta per sé, mentre Dresna guardava ogni minimo dettaglio sperando di non trovare sorprese. Il salotto è di medie dimensioni, leggermente trasandato ma non troppo, c’è il minimo indispensabile, un divano, una poltrona, una scrivania, alcune sedie e delle lampade. Nell’altra stanza invece c’è la camera da letto con un semplice letto, una lampada ed un armadio, infine il bagno con tutto l’occorrente. “Direi che è-” Ryan si blocca vedendola Dresna fargli segno di zittirsi. “Dove si trova la cucina?” chiede andando a vedere le altre stanze. “è al piano inferiore ed è comune con tutti” sorride la donna portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Una lavanderia?” chiede ancora. “Anche quella ha la stessa modalità della cucina” spiega la signora. Dresna si avvicina a Ryan per portarlo vicino alla porta. “Non è male, vorremmo vedere la cucina e la lavanderia” la signora annuisce con gentilezza e porta giù al piano di sotto entrambi mostrando le due stanze le quali erano vuote. “Dove sono tutti?” chiede Ryan guardandosi attorno. “Di solito non mangia mai nessuno qua, vanno tutti fuori” Dresna annuisce. “Perché non mangia mai nessuno qua?” chiede entrando in cucina ed aprendo dei mobili, stranamente non trova sporcizia o animali. “I fornelli non funzionano da parecchio tempo, funziona solo la lavanderia” confessa la donna guardando la stanza con malinconia. “E per l’affitto?” chiede Dresna guardando la signora. “Per la stanza sono cento crediti ogni luna piena” dice facendo annuire entrambi.

Ryan non ha la minima idea di quanti crediti avrebbe preso, ma anche quanto fosse la spesa media per una stanza in affitto in questo paese. “Le lascio il mio indirizzo se foste interessati” disse la donna porgendo a Dresna un dischetto. “Grazie, le faremo sapere” disse lei iniziando a scendere le scale. “Uhm, arrivederci” dice Ryan velocemente seguendo la ragazza. “A me sembrava apposto” dice lui una volta fuori dall’edificio. “Non riusciresti a starci dietro, per di più non ti rimarrebbero crediti da parte” spiega Dresna incrociando le braccia. “Più o meno sai quando mi pagerà il signor Williams?” chiede Ryan mettendosi apposto gli occhiali. “Probabilmente sui 70 crediti a ogni luna piena” dice Dresna alzando le spalle. “Settanta?” ripete lui sbuffando. “Possiamo provare da Eideard” dice lei girandosi attorno. “Ha un monolocale, ma c’è una stanza inutilizzata” dice alzando le spalle. “Andiamo da lui allora” risponde Ryan sbuffando, a dirla tutta Eideard era l’ultima persona che pensava, gli era già bastata la sera prima per capire che persona è, un estroverso.

E Ryan ha un particolare timore di queste persone, non sa come comportarsi, lui è troppo timido per capire come funzionano, come possono parlare così tanto in sole due ore? Scuote la testa ricordandosi della lunga chiacchierata, anzi del lungo monologo. “Bene allora per di qua” Dresna sorride iniziando la passeggiata. Lei invece ha imparato a sopportarlo ed anche a rispondere, dopo qualche anno insieme a lui capisci che ha semplicemente voglia di conversare amichevolmente e non di parlare solo di sé stesso. “Ti piacerà è molto carino il poso ed anche la casa” Ryan annuisce vedendo che il paesaggio intorno a sé stava cambiando, erano in un quartiere vicino ma completamente diverso, l’aria era più respirabile e non c’erano così tante case attorno. Un sorriso spontaneo spuntò sul viso del ragazzo, quel vuoto intorno a sé gli ricordava casa sua. Il semplice nulla, niente che ostacola l’occhio e niente che può distrarlo. “Siete un po' lontani dalla locanda ma non sono così brutte le passeggiate no?” Dresna si gira verso di Ryan, che non gli risponde, vedendolo sereno mentre si guarda attorno, sorride anche lei vedendolo così. Deve essere stata dura, pensa continuando a camminare. In qualche modo gli ricorda la sua storia, portata via da casa sua per trovare di meglio, solo che lei si è spostata di città mentre lui ha cambiato pianeta. C’è una leggera differenza.

“Eccoci” la ragazza blocca Ryan prendendolo dal braccio. La casa di fronte a loro era di media grandezza, bianca e decorata da qualche sasso grigio qua e là, porte e finestre di legno rossastro. “Mi ricorda casa” si lascia scappare dalle labbra Ryan facendo girare Dresna, lei fece finta di niente solo un altro sorriso spontaneo comparve sulle sue labbra. “Beh vediamo se è a casa” dice bussando alla porta, non si capiva bene se c’era qualcuno dato che non si sentiva altro che il rumore del vento ed i vari animali in giro. “Eccomi!” una voce squillante arrivò alle orecchie di entrambi e poco dopo Eideard in pigiama aprì la porta. “Dresna” sorride dolcemente, sposta lo sguardo verso Ryan salutandolo semplicemente con la mano. “A che devo la visita?” sorride ancora poggiandosi con il fianco sullo stipite della porta. “Ryan non ha un posto dove stare” uno sguardo confuso fece sospirare la ragazza che scosse la testa, malgrado Edieard fosse molto socievole aveva bisogno dei suoi spazi e chiedergli di dividerli con un ragazzo conosciuto da poco tempo non gli va molto a genio. “Non può-” il ragazzo venne bloccato dallo sguardo omicida di Dresna. “Entrate” sbuffa spostandosi dalla porta.

“Siete andati a vedere altro prima di venir qua?” chiede andando verso la cucina. La casetta è molto accogliente e pulita, muri bianchi con molti mobili e soprammobili in legno, Ryan scorge anche una saletta con dei divani e qualche gioco da tavolo qua e là. “Siamo andati dalla Fredda” dice Dresna sedendosi su uno degli sgabelli. La cucina invece ha delle semplici mattonelle color pesca senza nessuna decorazione e tutti i pensili sono ancora in legno. “Ah sì, non è malissimo” ride Eideard porgendo ad entrambi un bicchiere con del succo. “è solo troppo costosa” continua alzando le spalle. “Sono andata a vedere se ha abbassato i prezzi” sbuffa Dresna passandosi una mano tra i capelli. “E?” Eideard la incita a continuare. “è rimasta come era una volta” sbuffa ridendo. “neanche mi sorprendo più” ride il ragazzo guardando Ryan, sembrava immerso nei suoi pensieri, aveva notato che tende a distaccarsi, per quello ieri ha deciso di parlare di meno con lui. “Vuoi vedere la camera?” gli chiede serenamente Eideard, il moro alza la testa velocemente per poi annuire. La camera era molto semplice, un letto a mezza piazza, una scrivania spaziosa, un armadio ed un divanetto. “Ti piace?” chiede Eideard incrociando le braccia ricevendo come risposta un sorriso enorme e dei sì veloci con la testa. Forse sono a casa pensa Ryan sospirando.

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Capitolo 6
*** Conosciamoci meglio ***


“Non è così difficile dai” ride Dresna tenendo in mano un boccale. “Così?” chiede Eideard girando la padella al contrario. “Ma lo fai apposta!” ride lei tirando una sberla al ragazzo. “Lo so come funziona una padella Dresna!” ride anche lui poggiandola sui fornelli per poi iniziare a fare da mangiare. Oggi è il girono della riapertura dopo la breve vacanza che si sono presi tutti e tre.

Qualche giorno prima… “Diciamo al capo che servono quattro giorni per metterla apposto, non muore nessuno!” esclama Eideard sbattendo le mani sui fianchi. È passata qualche ora da quando Ryan si è trasferito nella sua nuova stanza e la discussione è se prendere in giro il capo o no. Eideard è stanco e come al solito non aveva voglia di lavorare mentre Dresna, troppo impaurita all’idea di mentire, continua a non volerlo fare. “Non possiamo fare una cosa del genere!” esclama Dresna guardando Ryan seduto sul divano quasi impaurito dalle urla dei due. “Te che dici Ryan” la ragazza lo prende in causa facendolo sobbalzare. “Uhm” si blocca guardandosi in giro. “È stupido come pensi tu?” chiede timidamente ad Eideard. “Fino ad ora non ha capito che non faccio niente dalla mattina alla sera in quello stupido locale” si ferma guardando Dresna. “Secondo me è fattibile” dice alzando le spalle. “Allora lo ammetti che non alzi un dito nemmeno per farsi pagare dai clienti” dice lei avvicinandosi al ragazzo con passo pesante. “Non è quello il punto!” alza le braccia in aria. “Lo chiamo io” dice velocemente Eideard prendendo un cubo dorato e poggiandolo sul tavolino di fronte al divano. “Spostati” Ryan si alza velocemente lasciando il divano tutto per il ragazzo, dopo un grande respiro preme il tasto sul cubo ed una luce blu con il viso del signor Williams iniziò a fluttuare nell’aria. “Chi è?” chiede scortese la sua voce. “Signor Williams, sono Eideard” una risata arrivò dall’ologramma. Intanto Dresna e Ryan erano lì vicino per vedere che succedeva.

“Dire che è stata una genialata” ride Dresna prendendo un boccone del pranzo. “Te l’ho detto” ride Eideard facendole l’occhiolino. Ryan intanto pulisce i tavoli per la riapertura, sorride soddisfatto per poi andare nel retro. “Fra quanto hai detto che apriamo?” chiede il moro andando a pulirsi le mani. “Tra qualche minuto” risponde Dresna sedendosi sul bancone. “Qua è tutto pronto” sbuffa Eideard chiudendo la padella ed anche la pentola di fianco. “Vado ad aprire” Dresna esce dalla stanza con passo veloce, sembra quasi felice di ricominciare. “Nervoso?” Chiede Eideard una volta soli, Ryan si limita ad annuire più volte con un leggero sorriso sul volto. “Sai mi ricordo il mio primo giorno” ride l’elfo guardando in aria, il moro si passa le mani più volte sulla fronte. “Ero molto nervoso, ma non è così difficile” alza le spalle andando verso la porta per vedere se Dresna stava tornando. “Vai lì, buonasera che le posso portare?” inizia facendo finta di essere davanti ad un tavolo. “Loro ti diranno quello che vogliono, te lo scrivi giù e dopo ringrazi e torni al bancone” sorride facendo sembrare tutto facile. “Si facilissimo” sbuffa Ryan guardandosi gli anelli, il suo problema è stare a contatto con la gente. Ha talmente passato tanto tempo da solo che fa fatica ad instaurare un discorso con qualcuno per la prima volta. Perché non dovrei essere capace? Pensa facendosi forza, lo fa spesso anche se non se ne accorge. Si chiede perché lui non dovrebbe riuscire in qualcosa ed in quel mometno pensa a quando ha lasciato la Terra, se è riuscito a lasciarsi indietro una cosa così importante ora è capace di tutto.

Eideard senza dire niente esce dalla cucina lasciando Ryan da solo, il che gli fa pensare se sia il momento di uscire, senza aspettare prese in mano il blocchetto assieme ad una penna ed uscì dalla cucina vedendo il locale mezzo pieno. Sospirò mentalmente incrociando lo sguardo con Dresna che si stava avvicinando. “Due di queste e tre di queste” le indica i rubinetti delle bevande velocemente, Ryan annuisce prendendo i bicchieri e riempiendoli per poi poggiarli sul bancone, in poco tempo la ragazza torna e prende tre bicchieri per portarli al tavolo dove stavano seduti tre signori anziani. La serata divenne più frenetica del solito, i clienti abituali erano quasi in astinenza ed in più avevano sentito delle storie su quello che è successo al Tregiri. Si parlava di uno strano ragazzo dagli occhiali gialli che riuscì a spazzare via un uomo quindici volte più alto di lui, Eideard non capiva il perché del quindici ma stette comunque ad ascoltare la storia raccontata da un vecchio uomo. “Chiamami Ryan” ride girandosi verso Dresna. Il moro era dietro al bancone a pulire alcuni bicchieri e piatti che dovevano essere usati subito dopo. “Hey maghetto ti vuole Eideard” la ragazza gli da un colpetto sulla schiena facendolo sobbalzare. “Finisco qua prima” risponde guardandola. “Faccio io tranquillo, non credo verrà più nessuno” dice lei dando una veloce occhiata in sala. “Prenditi una pausa” sorride spingendolo leggermente.

Senza controbattere esce dalla cucina e va verso Eideard che stava ridendo assieme ad altri signori. “Mi volevi?” chiede Ryan guardando velocemente i visi di chi era seduto. “Oh eccolo!” sorride abbracciandolo dalle spalle. “È lui!” esclama uno degli anziani indicandolo più volte. Il silenzio non tardò e quel singolo tavolo si zittì mentre Ryan si sentiva osservato più del solito, il che non gli piaceva molto. “Io l’ho visto! L’ha alzato con un solo dito e scaraventato su quel muro!” esclama euforico a bocca aperta. “No, no, l’ha alzato con la magia!” esclama un altro spingendo leggermente l’uomo. “Sei famoso” ride Eideard ascoltando tutti i discorsi. “Ragazzo da dove vieni?” la domanda fu posta da un altro signore, il più giovane tra tutti quelli del tavolo, giovane si fa per dire. “Ehm” Ryan si blocca guardandosi in giro sperando di trovare qualcuno che ha bisogno. “Su non essere timido!” esclama un altro dandogli una pacca sul braccio. “Sono di Siobe” annuisce più volte deglutendo. Forse è meglio così. Tutti annuirono più volte mentre Eideard guarda in modo curioso Ryan, perché ha mentito? Si chiede continuando a seguire la conversazione di tutti.

La storia risultò più gonfia di dettagli inutili che fecero ridere il mago in questione e per non deludere il piccolo gruppetto annuiva a tutto quello che dicevano. “Ma non ci hai detto che cosa fai qua?” chiede uno del gruppo indicandolo. “Sono di passaggio” dice Ryan annuendo. “Ho bisogno di qualche credito” continua poggiando una mano sul fianco. “Posso portarvi altro?” chiede Dresna avvicinandosi, prese in mano la maggior parte dei bicchieri, dopo che tutti hanno risposto di essere apposto, per poi sorridere dolcemente a Ryan. Trovava quel terreste stranamente tenero. “E dove sei diretto?” chiede un uomo alla sua destra. “Non c’è un posto preciso ma mi piacerebbe stare vicino a Naber” sorride poco facendo annuire i presenti. “È comodo come posto ha molte navi che partono per tanti posti” afferma uno prendendo un sorso della sua bevanda.

La conversazione finì presto, un po' per colpa dell’alcool ed anche dell’ora, come ha affermato uno di loro prima non sono più giovane come una volta. Sono rimasti loro tre nella locanda dopo la chiusura, Ryan passa la scopa in sala, Eideard pulisce la cucina e Dresna finisce di pulire le ultime stoviglie. “Come ti sembra sia andata?” chiede attirando l’attenzione del mago che si gira sereno. “Credevo peggio” confessa sospirando. “Non ci sono risse tutti i giorni” sospira lei alzando leggermente il tono della voce. “Ogni tanto ci sono anche giorni come questi” alza le spalle poggiando una mano sul fianco. “Noiosi” continua facendo ridere leggermente Ryan. “Ho messo gli avanzi nel refrigeratore” afferma Eideard entrando nel salone. “Te la sei cavata benissimo Ryan” sorride il ragazzo poggiandosi sul bancone. “Mi hai sorpreso” continua passandosi una mano tra i capelli verdi. “E perché?” chiede Dresna. “Diciamo che sono io quello bravo qua” continua Eideard facendo ridere la ragazza. “Però ho un dubbio” l’attenzione di Ryan era rivolta completamente al collega. “Perché hai mentito?” chiede vagamente. “Scusa?” chiede Ryan avvicinandosi. “Intendo, hai detto ai signori che vieni da Siobe” dice corrugando le sopracciglia. “Te vieni dalla Terra” dice innocente alzando le spalle.

Il silenzio arrivò nella stanza, l’unico rumore che si poteva udire era Dresna che puliva un paio di piatti. “Malgrado io sia stato isolato per tantissimi anni sono venuto a conoscenza di quello che i terrestri hanno fatto in giro per l’universo” dice tristemente Ryan sedendosi su una delle sedie. “E non vado fiero di nemmeno una cosa di quello che hanno fatto” continua passandosi le mani tra i capelli. Quella sera i ricordi di quegli anni da solo riaffiorarono nella mente di Ryan, si ricorda vividamente ogni secondo passato nel dolore della perdita dei suoi genitori ed anche nella vergogna. Come ha potuto il popolo terrestre essere così distruttivo in un posto che no è il loro? Ricorda di aver sentito qualche notizia via la vecchia radio del padre, collegata alla maggior parte dei mondi più grandi ed importanti, e pensava ai vari modi di sopravvivere in giro. Se fosse per sbaglio venuto fuori che lui fosse umano sarebbe stato perseguitato o screditato dalla maggior parte della gente. La cosa migliore è tenerlo segreto.

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