Alla ricerca di Rey

di Biblioteca
(/viewuser.php?uid=131284)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'umano e la creatura senza specie ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Flashback su Jakku ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Rose ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'umano e la creatura senza specie ***


(Si possono unire il peggiore –per alcuni- e il migliore – per molti – dei prodotti un franchisee  per creare qualcosa di bello rimediando ai danni del primo e dedicando un buon tributo al secondo? Non lo so. Per questo voglio provarci! Partiamo dal finale del nono film, prendiamo il protagonista di Mandalorian e partiamo insieme per questa avventura! Buona lettura a tutti!)
 
Finn sentì male alle gambe.
Strinse i denti e continuò la scalata.
Il corpo grondava di sudore sotto un sole cocente che scaldava la sabbia sotto i suoi piedi.
Poche piante, perlopiù sterpaglia. Tython non era certo famoso per la sua flora.
Anzi, non era famoso in generale. Nemmeno Leila Organa ne aveva mai parlato, con tutto che lei era una jedi.
Ripensando a Leila, Finn sentì una fitta nello stomaco. Ai tempi credeva di aver accettato la sua morte con rapidità, ma era stata più una lucidità dovuta all’adrenalina della battaglia che un reale processo di elaborazione del lutto.
Paradossalmente, a guerra finita, quando la speranza non aveva più avuto un ruolo nella sua vita, e in quella degli altri, il dolore era riaffiorato.
“Ma sei  sicuro che questa sia la strada giusta?” Finn si impose di non pensarci. E il modo migliore per farlo era provare a conversare con il suo passeggero.
Il “passeggero” stava dentro a uno zainetto, sulle sue spalle. Il modo più veloce per trasportarlo su per quella ripida salita.
Rispondeva al nome di Grogu e le sue grandi orecchie verdi  si muovevano rapidamente cercando di captare eventuali segnali di nemici. A volte, diceva proprio Grogu, avere orecchio era meglio di percepire le cose attraverso la forza.
“Certo che è la strada giusta! Ricordo benissimo quando io e mio padre siamo venuti qui! E ricordo che è stato qui che mi hanno preso gli uomini col casco nero! Credimi un rapimento non si scorda facilmente!”
Grogu aveva una voce giovane e un corpo piccolo e tozzo. Tutto verde.
Finn l’aveva visto in azione con la sua spada laser, e ancora si chiedeva come facesse a saltare così bene e al tempo stesso ad aver bisogno di essere portato sulla schiena su per una salita.
“Io sono stato portato via da bambino con la forza… e non ricordo nulla del mio pianeta Natale. Non so da dove vengo.” Protestò Finn.
“Nemmeno io so del mio pianeta Natale… Ma sono sicuro di essere già stato qui, con mio padre! L’uomo col casco!” insistette Grogu.
A parte loro, non c’era nessun altro. Ed entrambi sentivano una vibrazione molto forte che li circondava e che sembrava crescere mano mano che salivano.
“La forza… La forza è con noi! La senti Finn!?” Domandò eccitato Grogu.
Finn non l’ascoltò. E anche se lui percepiva qualcosa, la sua mente era altrove.
 
“Finn… questo è un addio.”
“Perché Rey!? Ora è tutto finito! Possiamo…”
“Tu Finn… Io no. Io adesso ho una grande responsabilità. Devo andare…”
“Dimmi almeno dove!”
“No. No, non posso. Non adesso comunque. Se ci sarà occasione, forse, un giorno saremo riuniti dalla forza. Ma ora devo andare via…”
“Rey, ti prego, spiegami almeno perché!”
“Non posso. Non credo che capiresti. Vai con Poe e Zoe a festeggiare.”
“Non vuoi salutarli?”
“Si ripeterebbe quello che sto facendo con te. Non voglio domande.”
 
“Se davvero in questo pianeta c’era un tempio jedi e se è la forza che può riunirci… Io devo provarci!” Si aggrappò all’ultima roccia e finalmente arrivò in cima alla collina.
“Ecco! Mi mise lì su quella pietra!” Grogu saltò giù dalla schiena di Finn che si sentì come liberato dal peso del mondo.
“Sei pesante per essere ancora giovane…” mormorò il ragazzo stiracchiandosi.
Grogu non l’ascoltò mentre saliva sulla pietra veggente. Aveva chiaramente in mente l’immagine di quell’uomo, che lui nella sua testa aveva sempre chiamato “padre”. Del suo casco grigio, ma anche del volto che gli aveva mostrato prima di dirgli addio.
Gli aveva detto che si sarebbero rivisti, ma così non era stato.
Grogu era stato allievo di Luke, uno dei primi e dei migliori. Finita la prima parte dell’addestramento, come spesso accadeva, aveva lasciato il suo maestro per partire per un periodo di meditazione su un pianeta semideserto.
Grogu era così partito con l’idea di esplorare da solo la sua connessione con la forza, per poi tornare tempo dopo da Luke e completare il suo percorso per diventare maestro jedi.
Ma durante il viaggio, era stato costretto a fare un atterraggio di emergenza in un pianeta chiamato Tatooine… e lì erano affiorati i ricordi.
Una vecchia signora che lavorava al centro di riparazione navi, l’aveva riconosciuto. Gli aveva raccontato di quando era molto piccolo e suo “padre”, un Mandaloriano che non si toglieva mai il casco, l’aveva affidato a lei mentre andava a fare i suoi lavori.
Grogu, che per tanto tempo era stato concentrato solo su se stesso e sui suoi allenamenti, aveva ricominciato a pensare alla vita prima di essere preso da Luke.
E si era reso conto di non sapere molto….
“Ma mio padre saprà sicuro… Chi ero e da dove vengo…” pensò Grogu, sedendosi sulla pietra.
Si ricordava che da piccolo ci aveva messo un po’ a “connettersi” con la forza.
Ma ormai era cresciuto.
Gli bastò chiudere gli occhi che il suo corpo iniziò a levitare, mentre un canale energetico che partiva proprio dalla pietra, salì verso il cielo.
Finn osservò la scena e indietreggiò stupito.
“Oh Rey… Avrei voluto tu mi potessi dire di più sulla forza…”
Grogu rimase in posizione di levitazione per diversi minuti prima che il flusso si bloccasse all’improvviso lasciandolo cadere rovinosamente a terra.
“Grogu!” Finn lo raggiunse subito.
“Sto bene…” Grogu rantolò ma riuscì a rimettersi in piedi. Sentiva la testa dolorante e le orecchie che gli fischiavano. “La forza… La forza si è bloccata…. Non va bene. Non va affatto bene. Ormai accade troppe volte.”
“Pensi che anche la mia amica Rey sta avendo questi problemi, ovunque sia adesso?”
“Non lo so… So dei racconti sulla tua amica. Ma non la conosco di persona. E non so quanto sarei davvero in grado di valutare un jedi. Il mio maestro, Luke, ci riusciva… Ma io… Io come ti ho detto non ho mai realmente completato l’addestramento, visto che mi sono messo a cercare mio padre. Quindi proprio non saprei.”
Per dieci minuti, Finn e Grogu rimasero seduti vicini alla pietra.
“Luke non ti ha mai detto… come mai ci si può disconnettere dalla forza?” domandò Finn.
“Secondo il mio maestro, una reale disconnessione non esiste. Ecco perché non so spiegarmi come mai inizia ad accadere. Un tempo, se qualcosa non andava era perché il lato oscuro gettava la sua ombra che impediva di vedere chiaramente le cose, distorcendole; come la rabbia ci porta a vedere un nemico in tutti e la paura trasforma un oggetto nel buio in un mostro, il lato oscuro rendeva tutto poco chiaro. Ma qui… quello che io sento almeno, non è qualcosa che riguarda il lato oscuro. C’è dell’altro che però non riesco a capire.” Disse Grogu con voce calma e lo sguardo basso.
“Lo hai sentito anche lì? Sulla pietra?”
“Sì. È arrivato all’improvviso… proprio mentre stavo per… per sentire qualcosa. Una presenza jedi…”
“Rey!?”
“No. Era qualcuno che faceva parte del mio passato… ma non riesco a ricordare.”
Grogu alzò gli occhi e vide davanti a sé un ciottolo tondo. Sollevò la mano e lo attirò tra le dita.
“Rey lo faceva sempre…” mormorò Finn.
“Lo so. Me lo dici ogni volta che faccio qualcosa.” Grogu osservò Finn, poi il ciottolo poi disse “Perché non provi anche tu?”
Finn scosse la testa: “Ci abbiamo già provato. Non lo so fare.”
“Questo luogo è diverso. Te l’ho spiegato. Questo pianeta ha un grande legame con la forza. Perciò…” Grogu lanciò il ciottolo lontano da loro “…E giusto provare ancora.”
“Non dicevi tu che non c’è provare, ma fare?”
“Lo diceva Luke a me. Ma io ho cambiato parere. Quando si vaga per la galassia, si imparano molte cose. Fare è provare. Provare a fare. Ora vai.”
Finn sospirò.
“Concentrati.” Insistette Grogu “Sgombra la mente e allunga la mano…”
Finn ci provò. Distese il braccio destro tenendo le dita spalancate.
 
Non pensare a niente… non pensare a niente….
 
Il ciottolo rimase lì.
“Così non va…” Grogu scosse la testa. Un lampo nella mente. Un ricordo.
 
“Grogu… prendila….”
Il pomello di una leva. Tondo.
Suo padre, l’uomo col casco… Lui l’aveva attirato a sé. Perché dell’uomo col casco si fidava…
Ma qualcun altro aveva provato a fargli prendere la palla e lui aveva avuto paura… chi era quella persona?
 
“Finn, aspetta… Pensa a Rey.”
“Come?”
“Pensa a Rey, credo che questo non ti sia difficile no?”
Sembrava un consiglio tutt’altro che jedi, ma Finn ci provò: tenne gli occhi fissi sul sasso, ma pensò a Rey.
Rey che attirava il cacciavite con la forza, Rey che levitava di fronte a Leila, Rey con la spada laser... Il ciottolo iniziò a muoversi, poi come un lampo gli finì dritto sulla fronte.
Finn cadde all’indietro mentre Grogu scoppiò a ridere.
“AHAHAH! Bravo!”
“C’è poco da ridere!”
“È un progresso però!”
Un piccolo graffio si era aperto sulla fronte del giovane umano. Grogu lo guarì con un semplice tocco.
“Un giorno, forse, anche tu potrai guarire qualcuno con la forza.”
“Non credo proprio.” Replicò Finn scoraggiato “Non mi interessa nemmeno davvero diventare un jedi. Vorrei solo vedere Rey… poterle parlare e…”
“ECCO! ADESSO MI RICORDO!” Grogu urlò così forte e così all’improvviso che Finn cadde di nuovo all’indietro “Io e mio padre avevamo già conosciuto una jedi! Ahsoka!”
“Chi?”
“Torniamo alla nave Finn! Presto!”
 
Continua…

 
(Cari lettori e lettirci, buonasera! Volevo da tanto tempo scrivere una storia su Guerre Stellari e la visione dell’ultimo film mi ha ispirato per cercare di dare un degno finale alla storia! E già che ci sono ho voluto mettere Finn – l’unico personaggio che mi è veramente piaciuto della nuova trilogia – insieme a un Grogu cresciuto, direttamente dalla serie di Mandalorian – Se non l’avete vista, fatelo! – sperando di creare qualcosa di bello. So già dove voglio andare a parare con questa storia e spero di riuscirci. Spero anche di restare coerente all’universo di Star Wars. Ci tengo a dire che non farò mai parlare Grogu come Yoda semplicemente perché immagino che crescendo in mezzo agli umani, finisca linguisticamente per acquistare il loro modo di costruire le frasi. Se dovessi fare qualche errore con tempi e nomi di pianeti o personaggi, vi prego non esitate a comunicarmelo. Spero comunque che possa piacervi questa storia. Alla prossima!)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: Flashback su Jakku ***


Finn era partito a cercare Rey circa un anno dopo la sua partenza silenziosa.
A guerra finita, aveva realizzato che non c’era alcun luogo che potesse chiamare veramente casa. Per un po’ era stato sempre al fianco di Poe, per aiutarlo a riportare ordine nella galassia e a cercare di annientare quel poco del primo ordine che era rimasto.
Nei loro viaggi avevano incontrato diverse truppe di Stormtrooper allo sbaraglio. Non tutte amichevoli.
A molti, il lavaggio del cervello subito durante l’addestramento aveva davvero annientato ogni possibilità di conversione: rimasti senza capi a cui obbedire, si erano trasformati in assassini indipendenti.
Altri volevano tornare alla vita normale, ma non ci riuscivano.
Altri ancora, facevano sempre riferimento al primo ordine, o avevano dei generali che riuscivano a gestirli. E così combattevano contro Poe, Finn e i loro compagni.
Un giorno, però, Poe aveva deciso di fermare la sua crociata.
“Zoe si è finalmente decisa. Ci sposiamo e ci fermiamo a vivere su D’Qar. Ormai chi ha fatto parte della Resistenza ha messo casa lì.” Aveva spiegato Poe a Finn mentre stavano trainando uno star destroyer abbandonato nello spazio “Puoi restare anche tu! So che molti stanno avendo dei bambini e tu con i piccoli ci sai fare! Puoi diventare maestro di scuola!”
Ma Finn, appena ricevuta la notizia, non aveva avuto dubbi: “Credo che prenderò una nave e andrò a cercare Rey.”
“Cosa? ! Ma se nessuno sa dov’è andata!”
“Partirò da Jakku, dove l’ho incontrata la prima volta… e da lì… niente, penso che andrò di pianeta in pianeta finchè non l’avrò trovata.”
“Ma Finn, ci metterai anni per trovarla!”
“Oppure sarò fortunato e la troverò già su Jakku.”
Poe aveva scosso la testa: “Dubito che Rey sia tornata laggiù… Ma se non sbaglio, c’era una cosa che dovevi dirle lì sulle sabbie mobili e che, a quanto ho capito, non le hai detto. Quindi se questa è la tua scelta, ti aiuterò! A proposito cosa dovevi dirle?”
“Questo, amico mio, non lo saprai mai.”
Poe gli aveva data una buona nave, Zoe delle buone armi, Lando Calrrisian e sua figlia mappe e utensili, Rose aveva controllato bene i motori; alla fine, Finn aveva deciso di portarsi dietro solo D-O come droide, mentre R2-D2 e C3PO erano rimasti con lando su D’Qar. Finn aveva salutato tutti con la promessa di dare periodicamente sue notizie ed era partito senza voltarsi indietro.
Prima fermata Jakku.
Purtroppo, Poe aveva avuto ragione: Rey non c’era.
Dopo aver girato tutti i punti “civilizzati” del pianeta, Finn si era fermato in una taverna sconsolato.
Aveva osservato tutti i personaggi presenti: specie che ancora non conosceva, umani poco raccomandabili e droidi scassati o assemblati con pezzi non corrispondenti a quelli della loro originale creazione.
Come ogni luogo ai margini, Jakku mostrava il lato più cupo della galassia, quella che nemmeno il ritorno della democrazia avrebbe cancellato. Ci sarebbero sempre state persone ai margini. E persone come lui che non avevano un posto dove stare, né una famiglia.
“Almeno Rey ha la Forza.” Aveva pensato Finn bevendo il liquido verde che un androide che puzzava di bruciato gli aveva versato nel bicchiere. “Anch’io sentivo qualcosa, quando c’era lei. Mi sembrava di percepire i sentimenti di chi era intorno a me e il campo magnetico degli oggetti. Ma da quando è andata via… tutto è finito.”
All’improvviso, aveva udito un suono familiare: una spada laser che veniva attivata.
Nella taverna era sceso il silenzio. Finn aveva subito individuato la provenienza del suono: diversi tavoli avanti a lui, una strana creatura che indossava una mantella marrone scuro stava in piedi sul tavolo puntando una corta spada laser verde alla gola di un uomo che indossava un’armatura molto strana, con un grosso casco coprente che Finn non aveva mai visto prima.
La creatura con la spada laser era piccola, con la pelle verde edelle grandi orecchie a punta. Finn non riusciva a capire se si trattava di un giovane o di un adulto e quella era semplicemente la sua altezza naturale.
Stringeva la spada laser in una mano con solo tre dita e fissava intensamente l’uomo in armatura.
“Calmati amico! Non volevo fregarti!” si era giustificato quello.
“Fammi vedere il casco! Avanti toglilo!” aveva gridato la creatura.
Alla fine l’uomo aveva obbedito e si tolto il casco consegnandolo alla creatura, che chiusa la spada laser lo aveva osservato con attenzione.
Finn era scattato in piedi, pronto a chiedere da dove veniva quella spada laser e si era accorto che l’uomo in armatura stava per tirare fuori un’arma.
“Fermo!” aveva gridato Finn puntando contro di lui la pistola.
Se l’uomo avesse ucciso la creatura, avrebbe perso l’unico possibile indizio su Jakku.
La creatura, dopo un’iniziale sorpresa, aveva sorriso a Finn, ben felice di quell’alleato inaspettato. Poi si era rimessa a controllare il casco. Infine le sue grandi orecchie si erano piegate verso il basso e aveva scosso la testa.
“Questo non è il casco di mio padre…” aveva mormorato, restituendolo all’uomo.
“Te l’ho detto! L’ho presa a un mercato! Tutto legale! Non affronterei mai un mandaloriano!”
“E ora ti credo. Tieni” la creatura aveva lasciato cadere alcune monete sul tavolo “ti offro il pranzo. Scusa per il disturbo. E grazie anche a te, straniero.” Aveva detto rivolgendosi a Finn. E si era avviata all’uscita.
Finn l’aveva seguita e raggiunta all’esterno.
“Aspetta! Quella spada laser…”
“Non è in ventia.” L’aveva interrotto l’altro.
“Lo so che non lo è: un vero jedi non se ne separa mai.”
La creatura l’aveva fissato sorpreso.
“Jedi? Tu sai di noi jedi?”
“Sono Finn… Finn e basta…” un tempo anche Rey non aveva avuto un cognome. Lui in quello non era cambiato “Ho combattuto con la resistenza e ho conosciuto due jedi: Leila Organa e Luke Skywalker.”
La creatura aveva spalancato gli occhi sorpresa.
“Maestro Skywalker…. Tu hai conosciuto il mio maestro!”
“Sei stato suo allievo!?” Finn era molto sorpreso.
“Oh certo! Molti anni fa, quando ero appena un bambino di cinquant’anni! Non sapevo neanche parlare. Mio padre mi aveva affidato a lui ed è stata l’ultima volta che l’ho visto…”
“Io conosco un’altra persona che Luke ha addestrato: Rey, che io sto cercando! È stata la sua ultima allieva! Prima di morire.”
Finn si era morso la lingua dopo quella frase, anche perché a quelle parole la creatura si era lasciata cadere per terra in ginocchio.
“Oh maestro… Avevo sentito… ma non pensavo che… Oh mi dispiace maestro… Mi dispiace tanto.”
Finn era rimasto in silenzio a lungo, lasciando che la creatura si riprendesse, limitandosi ad aiutarlo a rialzarsi poco dopo.
“Immagino quindi… che tu non hai mai conosciuto Rey…” aveva detto cautamente Finn.
“No. Sono stato uno dei primi allievi. Non eravamo in molti. Conosco solo quelli che sono stati con me e comunque, da quando sono in viaggio per cercare mio padre, ho perso ogni contatto.”
Per un po’ i due erano rimasti in silenzio poi la creatura aveva fissato Finn negli occhi.
“Anche tu stai cercando qualcuno, o sbaglio?”
“Sì, Rey. E volevo sapere se… insomma, tra jedi magari ci si può trovare… meglio…” aveva risposto imbarazzato Finn.
La creatura aveva sorriso: “Mi chiamo Grogu. Non ho un cognome nemmeno io. Dimmi cosa avevi in mente esattamente di chiedermi…”
 
E così il loro sodalizio era iniziato.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: Rose ***


“D-O per favore cerca di connettere il sistema di comunicazione interno alla nave con quello esterno.” Ordinò Finn.
Un atterraggio troppo frettoloso aveva danneggiato in parte la nave e il piccolo droide faceva del suo meglio per rimediare. Ormai erano giorni che Finn non sentiva più Poe e immaginava che l’amico fosse angosciato per lui.
Alla fine una spia rossa si accese sullo schermo per le comunicazioni e Finn esultò: “Bravo D-O! Bravo! Appena saremo nello spazio contatterò Poe! Grogu mi ricevi!”
Grogu, nella cabina di pilotaggio, rispose: “Forte e chiaro.”
“Avvia il decollo, ora ti raggiungo.”
Si sentì il rumore dei motori che si attivavano. Finn intanto aveva preso una boccetta d’olio per “rinfrescare” il piccolo D-O.
“Sei stato bravo D-O. L’apprendistato con R2 e C3 ti è stato di grande utilità.”
“Rey.” Disse all’improvviso il droide.
Per poco Finn non fece cadere l’olio per terra.
“Rey, manca.”
“Sì D-O. Anche a me. Ma siamo sulla strada giusta vedrai!”
L’astronave sbandò e Finn cadde all’indietro. Tiratosi subito su, corse nella cabina di pilotaggio.
“Ma sei matto!?!”
“Ti ho spiegato che non sono troppo bravo a volare.” Si giustificò Grogu.
“Lo so ma questo è tutto quello che abbiamo non distruggerla!” Finn capì subito in cosa aveva sbagliato la creatura. Attivati i giusti pulsanti, la nave prese il volo senza ulteriori scossoni.
Entrati nello spazio, tuttavia, Finn non voleva lasciare il comando di nuovo nelle mani di Grogu.
“Grogu, penso che D-O abbia bisogno di un’oliata.”
“Non lo stavi oliando prima di salire?”
“Cos’è, mi hai letto di nuovo nel pensiero?”
“No, hai la mano sporca d’olio.”
Finn si vergognò, prese un fazzoletto e si pulì la mano.
“Piuttosto, chi è Rose?”
Il ragazzo sobbalzò quando Grogu pronunciò quel nome: “Come!?”
“Questo nome a volte…. Lo sento chiamato con la tua voce nella mia testa…”
“….. Rose è un’amica. Niente di più.”
Seguirono alcuni minuti di silenzio, poi Grogu lasciò la postazione: “Vado a giocare con D-O. Così puoi chiamare il tuo amico Poe in pace.”
Finn avviò la ricerca di un canale di comunicazione appena Grogu lasciò la stanza.
Rey non era così… invadente. Devo ricordarmi di stare più attento a quello che penso.
Il canale di comunicazione si aprì e l’ologramma del busto di Poe comparve poco dopo.
“Finn! Finalmente! Cominciavo a preoccuparmi!”
“Abbiamo una traccia Poe!” il giovane arrivò subito al dunque sorridendo “Una jedi di nome Ahsoka Tano. Grogu crede di sapere dove può trovarla ma per sicurezza stiamo tornando in un luogo della sua infanzia, il pianeta Tatooine. Conosci per caso qualcosa di questa Ahsoka?”
“Mai sentita nominare. Nemmeno da Leila. Se scoprite il suo pianeta, chiamatemi subito e vi dirò se è pericoloso o meno.”
“Senz’altro.”
“A Finn… Senti so che non è il momento. Ma posso chiederti una cosa?”
“Certo, parla pure.”
“Hai mai pensato nella tua ricerca di ripassare di qui?”
“Non finchè non avrò trovato Rey. Perché me lo chiedi?”
“È per Rose. Ha chiesto di te, Finn.”
Finn non disse nulla. Sentì però il corpo tendersi come un cavo.
“Finn… Lei vuole sposarsi… E avrebbe piacere che tu… Insomma, vorrebbe che tu fossi presente.”
Finn non rispose subito. Quando la sua testa elaborò la scusa giusta, disse: “Vedo delle cose strane avanti a noi. Devo chiudere. Manda i miei auguri a Rose.”
E spense il comunicatore.
Di nuovo solo, affondò la faccia nelle mani e si stropicciò gli occhi. Si domandò con chi Rose stesse per mettere su famiglia. Ripensò all’invito (da lui rifiutato) di una cena d’addio insieme da soli la sera prima di partire. Pensò a tutte le cose che non si erano detti, con la scusa di essere presi dalla guerra.
O forse con la consapevolezza che tra loro non avrebbe mai realmente funzionato.
Purtroppo quei pensieri abbandonarono presto la sua mente: appena alzò la testa si rese conto che effettivamente, davanti a loro nello spazio, qualcosa li stava aspettando.
 
Continua…

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3964783