Il tempo si ferma (e non scorre più)

di Duchessa712
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Negli occhi segreti d'amore ***
Capitolo 2: *** Complicità nella notte ***
Capitolo 3: *** Regine ***
Capitolo 4: *** Lunga notte di rimpianti ***
Capitolo 5: *** Festeggiamenti ***
Capitolo 6: *** Troppo tardi ***
Capitolo 7: *** L'ultima notte del mondo ***



Capitolo 1
*** Negli occhi segreti d'amore ***


Negli occhi segreti d'amore

Lo specchio riflette solo ciò che vuole. Mostra la bellezza ma non le cicatrici, l'aspetto e non le emozioni.
È la prima bugia che ci viene raccontata, il primo inganno con cui ci confrontiamo.
È quanto di più ingannevole possa esistere.
-Mia signora? -. Jeyen era la sua più cara amica, adesso lo è ancora, ma ci sono cose che non riescono a capire l'una dell'altra, segreti che non sono disposte a svelare.
Sansa si guarda un'ultima volta e annuisce. É pronta.

Tyrion è già seduto quando fa il suo ingresso e non riesce a trattenere un sorriso.
Le è mancato. Tanto. Troppo.
-Mio signore-
-Mia signora-

(-Chiamami Tyrion, ti prego-
-Sansa-.
Era un'altra vita, erano altre persone.
Erano dalla stessa parte del campo di battaglia)

-Incantevole come sempre- ed è un sussurro destinato solo a lei che maledice la carnagione chiara quando si sente avvampare e maledice lui quando lo vede gongolare.
I loro occhi dicono quello che non può essere detto davanti ad altri e loro hanno imparato a leggersi e a conoscersi tanto tempo fa. Alcune cose non cambiano mai.

(Ti prego fa che sia così, è la muta richiesta che parte dai loro cuori rotti e malamente ricuciti e arriva fino a dei in cui non credono più)

(Non che gli dei li abbiano mai aiutati).

Lei è seduta fra Jon e Arya, lui fra Daenerys e Ser Jorah e questo impedisce qualsiasi conversazione. I loro sguardi si incontrano troppo spesso perché sia un caso e le loro mani si sfiorano più volte sotto al tavolo.

(Il ricordo dell'ultimo banchetto a cui entrambi hanno partecipato li rende ansiosi e hanno bisogno di un appiglio, della vicinanza l'uno dell'altro).

I discorsi sono stentati e riguardano i morti, l'inverno, le provviste che forse non sono del tutto sufficienti e Sansa sa che domani dovrà occuparsene e quindi ascolta con attenzione, pensa, ripensa, trova soluzioni a problemi che forse non ne hanno.
È brava in questo. È stata cresciuta per questo, l'hanno educata per essere la signora di un grande castello, per essere la regina dei Sette Regni.

(Sono la sola cosa che non rimpiange della sua infanzia, che non ha mai guardato con pietà sotto la luce del disincanto).

Sente lo sguardo di Tyrion su di sé ed è una sensazione piacevole, ne fa il centro per non perdersi nel mare in cui sta lottando.

("No, mia cara. Non devi fare così. Non devi fidarti. Ricorda, tutti sono tuoi amici e tutti sono tuoi nemici"

-Ti prometto che non ti farò mai del male-).

Passano molte ore in biblioteca, a discutere, a leggere, in silenzio a fissare il fuoco che scoppietta allegro nel camino.
Sansa sorride di questo pensiero. Non c'è alcun motivo per essere allegri. Però... Però se chiudesse gli occhi (e non lo sta facendo, no, no, assolutamente no) potrebbe fingere (una cosa stupida, da bambini) di essere ad Approdo del Re (c'è nostalgia al posto del panico e qualcosa sul fondo dello stomaco che conosce troppo bene,ma no... non ci sta pensando davvero) in una delle molti notti insonni (non tante da che si era innamorata, da che dividere il letto con lui era diventato un piacere oltre che un obbligo) in cui discutevano di qualsiasi cosa (in cui poteva permettersi di essere incauta)...

(-Sei al sicuro con me, mia signora-.
Gli crede perché non la sta obbligando, non l'ha spinta sul letto, le sta chiedendo scusa per non essere il cavaliere dei suoi sogni)...

-Sansa? -. Torna alla realtà con un sussulto e si guarda intorno, guardinga, improvvisamente spaventata, prima di trovare gli occhi di Tyrion che la fissano preoccupati.
-Ti eri addormentata. Credo sia ora di andare a dormire-.
Le offre il braccio e lei lo accetta con il cuore pesante e l'espressione rammaricata. Non dormirà, non dorme più da quando è scappata da Ramsay, ma non glielo dirà mai: le sue battaglie sono solo sue, almeno quelle deve combatterle lei.
-Buonanotte Sansa-.
Ha il folle impulso di trattenerlo, di supplicarlo di non lasciarla sola, di stare con lei, di abbracciarla e accarezzarla come quando erano sposati e gli incubi disturbavano il suo sonno certo, ma mai quando era tra le sue braccia.
Invece - Buonanotte Tyrion- e se restano a fissarsi per più di quanto sarebbe consentito, bhe, é pur sempre notte, dopo una festa, sono stanchi, hanno bevuto, che cosa mai si potrà dire contro di loro?

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Capitolo 2
*** Complicità nella notte ***


Complicità nella notte

Daenerys Targaryen è bellissima e può davvero capire perché gli uomini si innamorino così facilmente di lei.
Può anche capire perché in tanti scelgano di seguirla, ha intenzioni lodevoli e ambiziose, giuste e buone, questo non lo può negare, è il modo in cui vengono messe in pratica a non convincerla, a spaventarla.
Il Nord è d'accordo con lei e Jon la disapprova, per questo. Hanno litigato, una litigata furiosa, quasi violenta, non erano più due persone ma lupi pronti ad attaccare, a ferirsi (non a uccidere, a commettere un danno irreparabile, perché il branco è la cosa importante e il branco deve sopravvivere).

(È stato Tyrion a trovarla, in lacrime, nel Parco degli Dei e le si è avvicinato senza parlare, le ha preso la mano e le ha asciugato le lacrime, poi è rimasto ad ascoltarla, l'ha tenuta stretta ed è stato bellissimo e dolcissimo e come tornare a quando erano sposati e felici).

Jon comunque non le parla più e la guarda con l'aria di sufficienza adottata da sempre da tutti gli uomini che sanno di essere nel torto e sono troppo orgogliosi per ammetterlo. A Sansa dispiace, ovviamente, non voleva arrivare a questo ma non chiederà scusa, non per errori che non ha commesso, non per un'arroganza che non possiede.
Arya non ha preso posizione e questo un po' la rincuora e un po' la ferisce, ma sapeva di non potersi aspettare altro. Jon é pur sempre il fratello preferito ed è già tanto che non abbia preso le sue difese, che non siano a discutere come quando è tornata.
-Il lupo solo muore e il branco sopravvive e in inverno, quando la neve cade e soffia il vento del Nord, dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri- le dice sua sorella una sera e a Sansa sembra di sentire un avvertimento nella sua voce.

(Ricorda suo padre, le mani grandi e indurite dalla guerra e dal Nord, gli occhi grandi e grigi. Così onorevole, ingenuo, semplice. Così inadatto)

(La voce è di Petyr e le parole sono di Cersei.

"Attenta, tesoro. Non perderti ancora")

(Alayne Stone e i capelli tinti di nero, una nuova vita, una nuova persona).

-Che cosa proponi di fare con la Lady di Grande Inverno? -
-Prego? -. Sa che prima o poi avrebbero dovuto parlarne, sperava solo più poi che prima.
-È ovvio che Sansa non mi apprezza-
-Questo non vuol dire che non ti sostenga. Non devi esserle amica, Altezza-.
Daenerys lo fissa con gli occhi socchiusi, non capisce perché tutta questa preoccupazione, perché Sansa abbia tutta questa importanza e la cosa non le piace.
-Molto bene allora. Parlerò ancora con lei e lo farà anche Jon-.
Tyrion annuisce e solo quando è al sicuro nella sua stanza si lascia cadere in ginocchio perché le gambe tremano così tanto da non reggerlo più in piedi.
Non può permettere che succeda qualcosa a Sansa.

(-Ti giuro questo, mia signora: non permetterò ad alcuno di farti del male-)

(Ha già fallito troppe volte).

Non ancora, decide dirigendosi da lei, nel sicuro delle sue stanze.
È una ragazza dai capelli scuri ad aprirgli la porta e lo guarda con sdegno e rabbia.
-Lord Tyrion Lannister-.
Sansa é seduta accanto al camino, ago e filo tra le mani e non alza nemmeno gli occhi quando gli dà il permesso di entrare.
-Grazie Jeyen puoi andare-.
La ragazza non si muove fino a quando la sua signora annuisce e le fa cenno di uscire.
-Che cosa c'è? - domanda sospettosa e Tyrion le si avvicina lentamente fino a prenderle la mano.
-Posso? - ma non aspetta una risposta e ha già in mano la spazzola.

(Quando erano sposati era una specie di rituale. Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire e a pettinarla era sempre e solo suo marito).

(Uno.... Che tutto torni com'era)
(Due.... Che questo momento sia eterno)
(Tre... Che nulla sia cambiato)
(Quattro...)

... - Tyrion? -.
L'incantesimo è spezzato e le cose non torneranno mai come prima. Lei però non si è mossa e lui continua a pettinarla e a contare. (Solo un'illusione di normalità, per favore. Non è tanto come richiesta).
-Ho parlato con la Regina... - non sa più come continuare. Sospira, improvvisamente irritato, con sé stesso, con lei, con Daenerys, con Jon Snow e con il mondo...-Sarebbe tanto difficile evitare di provocarla ogni volta? - sbotta, incapace di trattenersi (incurante delle conseguenze perché lei è Sansa e con Sansa può parlare di tutto senza timore e senza vergogna).
-Hai paura? - e come fa a sorridere mentre lo dice? è così snervante, poi ricorda che è sopravvissuta a tutti quelli che le si sono messi contro e si limita a sospirare rassegnato.
-Non ho paura di lei-(le nocche sono bianche per la forza con cui stringe la spazzola) - ma per garantire stabilità ai Sette Regni é necessaria una buona relazione tra il Nord e il Trono di Spade-(la supplica nei suoi occhi non è nata dal terrore più assoluto)... Perché sorride ancora?! Quando si gira verso di lui e gli toglie la spazzola (è arrivato a cento e nemmeno se ne è accorto) é seria e composta, la Lady di Grande Inverno come sua madre.
-I Targaryen hanno ucciso mia zia, mio zio e mio nonno. Queste sono le premesse su cui mi baso nel giudicarla. Si è presentata qui come se dovesse fare un favore a noi, ma questa non è una guerra del Nord, é una guerra di tutti. Vuole il Trono e come giustificazione si appella al diritto di nascita. Non è un motivo valido: c'è stata una guerra, i Targaryen sono stati deposti e Robert Baratheon è diventato il nuovo sovrano. Tu perché la segui? -
-Perché credo in lei, perché ho visto di cosa è capace, perché le persone la amano... -
-Con persone intendi schiavi che la seguono perché altrimenti non saprebbero che cosa fare?-
-Li ha liberati-
-E loro non hanno idea di cosa sia la libertà. Sono stati cresciuti per obbedire agli ordini ed è quello che hanno fatto, che continuano a fare-.
Tyrion scuote la testa stanco e sconfitto.
-Cerca per lo meno di non attirati la sua inimicizia-
-Se sei qui è perché l'ho già fatto. Se stai cercando così disperatamente di farmi cambiare idea é perché temi che diventi un mucchietto di cenere-. Il solo pensiero gli fa orrore e Sansa lo capisce perché gli poggia una mano su una guancia e gli sorride. - Va bene. Proverò-
-Fallo davvero-. Non si preoccupa di nascondere la disperazione nella sua voce.

(La prima volta che si sono baciati é stata davanti a una miriade di persone nel Tempio di Baelor. Era il loro matrimonio. Dovevano.
La prima volta che si sono baciati per davvero era una sera tre mesi dopo, quando lei l'aveva pregato di non far infuriare ulteriormente Joffrey. Lo avevano fatto perché lo volevano, nell'oscurità della loro stanza)

(È una situazione parallela a quella di allora e qualcuno potrebbe trovarci un motivo di riso e di scherzo. Per loro è solo la tragica ironia che li accompagna da tutta una vita).

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Capitolo 3
*** Regine ***


Regine

Ser Jaime Lannister é invecchiato: l'oro dei capelli é sbiadito in un anonimo grigio, lo smeraldo degli occhi non splende più di irruenza e arroganza. Non c'è niente, in lui, dell'uomo che ricorda e di cui suo padre parlava con tanto disprezzo.

(É la mano, capirà dopo. É lei, la mano falsa e inutile la perfetta metafora di come si sente il cavaliere: qualcosa di inutile e sbagliato ricoperto da una patina di splendore che nasconde a tutti la verità).

È solo un uomo venuto a porgere il suo aiuto, a supplicare tutti i suoi nemici di essere accolto perché ha bisogno di uno scopo, ha bisogno di un ideale come tutti i bravi e valorosi cavaliere di tutte le stupide ballate che Sansa amava da ragazzina. Solo che lui già lo aveva un ideale e a differenza di tutti, a differenza della povera Brienne che ha occhi tanto espressivi da fare quasi tenerezza, lei non ha dubbi che tornerà a servirlo.

(-Le cose che facciamo per amore-.

C'è un altro significato dietro quelle parole, qualcosa che Bran e lo Sterminatore di Re condividono.

Si, le cose che facciamo per amore.

Jaime Lannister é venuto da tutti quelli che lo vogliono morto per amore, per proteggere coloro che ama. E dopo averli protetti, se non sarà morto nell'intento, tornerà da loro. Tornerà da Cersei e dal figlio che, Tyrion le ha detto, porta in grembo.
La cosa più bella é che nessuno, nemmeno Ser Jaime forse, ne è a conoscenza).

-Grazie per aver garantito per lui-
-Non ho garantito per lui. Brienne lo ha fatto-
-Ma è stato il tuo sostegno a convincere Jon, non certo quello di Ser Brienne-
-Di certo non ha reso il Nord più simpatico alla tua Regina-
-È anche la tua Regina-.

Sansa scrolla le spalle e lascia cadere il discorso. É stata una giornata impegnativa ed è stanca, tanto stanca. É stanca di doversi sempre preoccupare, di doversi sempre guardare le spalle da amici e nemici perché la lealtà delle persone è quanto di più mutevole esista. É stanca della guerra e del gioco, ma il fatto che non riesca a vedersi in tempo di pace la spaventa: é una figlia dell'Estate, questa dovrà pur dire qualcosa. Suo padre ha combattuto ed è tornato ad essere un ottimo Lord Protettore anche se il ruolo non era stato designato per lui.

(Ma Rhaegar e Lyanna erano morti.

Robert era diventato un mostro, o forse era solo peggiorato.

Cersei…)

-Lady Stark. La Regina vuole vederti-. Vede Tyrion irrigirdirsi sulla poltrona dove lo ha fatto accomodare mentre si dirige verso la porta sotto lo sguardo fermo di Missandei. Lo sente muovere qualche passo per raggiungerle quando…

-Solo Lady Stark-.

Gli rivolge un sorriso, uno di quelli che solo lui sa interpretare poi precede la ragazza lungo i corridoi.

(Quella è ancora casa sua, la casa che ha conquistato con lacrime e sangue, e non permetterà di essere trattata da ospite in casa sua.
Daenerys farà bene a capirlo).

Daenerys Targaryen la aspetta seduta, con il camino che crea mosaici di chiaroscuro sul viso pallido e con le ciocche argentee.

È bella, ma questo già lo sapeva. La bellezza spesso è la prima arma su cui una donna può contare. (A volte è anche l'unica).

-Volevi vedermi, mia signora? - chiede senza inchinarsi. Sa di provocarla ma per capire quanto realmente sia pericolosa deve capire fin dove è disposta a spingersi.

(A bruciare tutto. Uomini e terre. Chiunque la opponga. Chiunque a lei sembri la opponga).

-Prego, Lady Stark, siediti pure. Ti ho fatta chiamare per parlare di ciò che è accaduto quest'oggi. Credevo avessimo un accordo-
-Come ha detto Jon abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Saremo comunque in inferiorità numerica perciò questo non è il caso in cui si può dire che un uomo in più o in meno non fa differenza-
-Non sapevo ti intendessi anche di strategia, Lady Stark-
-Non lo faccio. Ma questi sono rudimenti e ho assistito anche io a qualche battaglia per imparare gli insegnamenti basilari-
-Così ho saputo. Jon mi ha raccontato di quando ha riconquistato Grande Inverno dai Bolton-.

Ha riconquistato. Ha riconquistato.

Abbiamo riconquistato.

Lei lo ha convinto a combattere. Lei ha chiamato Ditocorto e i Cavalieri della Valle. Lei ha riconquistato Grande Inverno.

Nessuno le ha riconosciuto alcun merito.

-Si, mia signora-.
-D'altronde nulla vieta che le giuste punizione siano dispensare una volta che questa faccenda sarà sistemata-.

Sansa sente brividi correrle lungo la schiena. Le giuste punizioni? Che cosa vuole fare, ancora, questa donna?

-Naturalmente- si sforza di rispondere con il sorriso dolce di Margaery.

-E cosa ne sarà del Nord una volta che ci saremo messi questa faccenda alle spalle? -

Daenerys la guarda senza capire. (É ancora troppo ingenua. É impulsiva, testarda, ambiziosa, ma ingenua. Ed è questa la cosa più pericolosa: ha un immenso potere e non lo sa controllare, non lo sa usare se non per portare morte e distruzione)

(Cersei che si era vista promessa a un Principe bello e raffinato e poi era stata data in sposa a un ubriacone violento)

-Quando avrò riconquistato il Trono di Spade riporterò pace e libertà ai Sette Regni. Non capisco cosa ci sia da aggiungere-

-Il Nord rivendica la sua indipendenza, la chiede e la desidera. É disposto ad appoggiarti ma non a sottomettersi. Cosa che ha fatto anche Yara Greyjoy-.

Una luce di confusione e sorpresa sfarfalla negli occhi viola prima che Daenerys recuperi la sua maschera di compostezza. Non è abbastanza veloce, non per nascondersi a Sansa, che è stata alunna dei più validi maestri, dei più falsi e bugiardi e intriganti personaggi che Westeros abbia (o abbia avuto, visto che solo una è ancora viva) da offrire.

-Jon Snow si è inginocchiato, Lady Stark, e io l'ho reso Protettore del Nord e Lord di Grande Inverno, anche se forse il suo ruolo dovrà essere preso da qualcun altro, una volta sconfitta Cersei-.

Sansa annuisce e si morde le labbra per non ridere. (È arrogante. Non parla di se, parla di quando).

Jon al Sud sul Trono di Spade… Impossibile. Suo fratello non lascerebbe mai la sua casa. É troppo onorevole.

(Onorevole come uno Stark. Onerevole come suo padre. Suo padre era partito quando il suo Re glielo aveva comandato e il ritornello preferito di Jon da quando è tornato é che Daenerys é la sua Regina).

Sansa non ribatte. Lascia che l'altra su crogioli nella convinzione di aver vinto, di averli conquistati tutti.

La ruota non è ancora spezzata: sta ancora continuando a girare.

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Capitolo 4
*** Lunga notte di rimpianti ***


Lunga notte di rimpianti

Stanno arrivando e Sansa non ha il tempo di razionalizzare questo pensiero che si trova sulle mura con Arya che le mette in mano un pugnale e poi giù nelle cripte, insieme alle donne e ai bambini e a Tyrion che parla di piani e di ingiustizia e di eroismo.
Vorrebbe chiedergli di tacere oppure di parlare più forte, e visto che non sa quale sia il modo migliore di scacciare i fantasmi (non lo ha imparato nemmeno dopo tanto tempo. Se li porta tutti addosso, pesi morti sulle spalle e raggomitolati dentro al cuore) si limita a sospirare.
-È la cosa più coraggiosa che possiamo fare. Guardare in faccia la realtà- e intanto da sopra le loro teste arrivano, ovattati, le grida della battaglia.
Per un momento non riesce a respirare.

(-Tu sanguinerai qui dentro come loro sanguineranno lì fuori-)

Tyrion però protesta e Sansa vorrebbe ridere perché nemmeno si rende conto di quanto somiglia a sua sorella; non sa che Cersei le aveva fatto un discorso del genere anni prima, quando si combatteva ancora una guerra tra Re e non tra Regine, quando Joffrey era vivo e lei era solo una piccola colomba spaventata.

(Vorrebbe zittirlo con un bacio come faceva nel segreto delle loro stanze. Vorrebbe fingere che sia una notte come le altre. Vorrebbe essere ancora felice. Vorrebbe zittirlo artiglianodgli il viso, percorrendo con artigli da lupo la cicatrice che gli deturpa il viso. Vorrebbe sparire perché Sansa l'ha già provata troppe volte l'ansia dell'attesa e la detesta più del risultato).

-Saremmo dovuti rimanere sposati-
-Sei stato il migliore di tutti-.

Lo stomaco si contorce e la bile e la paura risalgono lungo la gola al ricordo di Ramsay e delle sue torture.
Tyrion se ne accorge perché le prende la mano e la tiene stretta, le regala un'ancora cui aggrapparsi e Sansa sa che non dovrebbe ma lo ama un po' di più per questo.

(-L'amore è un veleno, dolce certo, ma sempre un veleno-
-Più persone ami più sei debole-.
Forse è sempre stato questo il suo più grande difetto: che ama e odia con tutta se stessa, che sotto la maschera di ghiaccio c'è un fuoco che aspetta solo il permesso di bruciare con più intensità).

Solo che non può illudersi. Non può dimenticare, nemmeno per una notte. Lui è il Primo Cavaliere di Daenerys e Daenerys é venuta a reclamare ciò che Sansa ha costruito minacciando fuoco e sangue.
-... a lungo andare la tua lealtà divisa sarebbe stata un problema-.
Si appoggia alla parete e chiude gli occhi per non vedere la sua espressione ferita, rifiutato da qualcun'altro che ama e decide che non vale la pena di discutere con Missandei che è leale in maniera tanto cieca che a Sansa un po' fa paura.
Si passa una mano tra i capelli che prendono fuoco alla luce delle fiamme.
(Uno: ti prego perdonami)
(Due: ti prego capisci)
(Tre…)

(... Voglio uscire viva da qui), anche se è nascosta dietro ad una bara mentre i morti prendono vita e in effetti che idea stupida nascondersi in un cimitero quando i loro nemici sono le ossa e i brandelli di pelle di coloro che hanno sepolto.
C'è il caos intorno a loro e sopra di loro e il pavimento trema e Sansa immagina mani che si alzano e scheletri che si avventano su di loro (su donne e bambini indifesi). Riesce a vedere gli Stark Protettori del Nord attaccare il popolo che hanno giurato di proteggere, armati della spada che li ha accompagnati per tutta una vita. Immagina anche sua zia, quella Lyanna che un po' detesta, egoista e sciocca e colpevole, morta con le mani sporche del sangue di uomini innocenti, in una stanza di rose appassite.
Poi si riscuote. C'è Tyrion accanto a lei, che le prende la mano (ancora) e posa un bacio leggero sulle nocche (ti prego, ancora) e la guarda negli occhi mentre lei estrae il pugnale (colpiscili sempre con la punta) e decide che se deve morire lo farà combattendo.

(-Lo trovavo terribilmente ingiusto-...
-Fa che temano te più di quanto temano il tuo nemico-...
"Se sarò mai Regina, mi farò amare da loro"...
Cersei nei suoi ricordi é vestita di rosso come il sangue, come il vino che quella sera era scorso a fiumi e i suoi occhi erano di un verde vivo, brillante, come l'altofuoco che avrebbe illuminato il cielo e squarciato la notte.

-Pregherò per il tuo ritorno-
-Davvero? -
-Come farò per il Re-)
(Si aggrappa a quella visione, a lei e a Tyrion felici; si stringe alla sua mano e si lascia guidare dall'istinto come non si è mai concessa di fare; lascia che la voce di Cersei le scivoli addosso insieme alle paure e alle titubanze. Non le sono utili, non adesso, non oggi che la morte ha una spada e occhi blu come il mare).

Stringe la mano di Tyrion perché ne sarebbero usciti vivi e insieme.

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Capitolo 5
*** Festeggiamenti ***


Festeggiamenti

("....and so he spoke, and so he spoke,
That Lord of Castamere,
But now the rains weep o'er his hall
When no one there to hear…."
)

Sansa sente le parole riecheggia assordanti, sovrastare il chiacchiericcio della festa, le risa sguaiate che si levano alte insieme a calici colmi di vino - e non importa che sono le sue provviste, le provviste del Nord, che avrebbero dovuto accompagnarli fino alla fine dell'inverno, perché quando c'è una festa, quando si è letteralmente combattuto la Morte ci si dimentica di tutto il resto, delle cose puerili come il cibo e le provviste e il freddo scacciato dall'eccitazione e dal sapore dolce del vino.
Sansa si chiede quando è diventata così cinica, così indisponente, così sospettosa. Perfino Arya riesce a mettere da parte la sua vendetta, a scordare i nomi su quella lista che sembra tanto il continuo dei suoi sogni irrazionali di bambina. Perché lei no? Perché lei pensa al dopo, perché sente quella melodia risuonare lenta nella sua testa, a ritmo con i battiti del cuore?

(Le Nozze Rosse. Le Nozze Viola.
Due tragedie - vittorie - diventati una storia da menestrelli per racimolare approvazione ai banchetti.

Le Piogge di Castamere, così sbagliata nel buio Nord, così stonata, così accecante col rosso e l'oro quasi invisibili in tutto quel mare di nero.
Eppure, se desse l'ordine di suonarla…)

-Un sorriso, mia signora? Almeno per celebrare la lieta occasione? Per festeggiare il fatto di essere vivi dopo l'inferno che abbiamo vissuto?-.
Può ingannare tutti, Tyrion, ma non lei.
Lei la vede la mano tozza che si stringe attorno al calice con troppa forza. Lei le vede le labbra sporche di vino che tremano durante ogni silenzio. Lei li vede gli occhi spaziato che cercano Jaime in mezzo alla folla e non si quietano finché non lo trovano.
-Se ti rende felice, mio signore- risponde concedendogli il sorriso di circostanza che riserva ai vassalli e ai Lord e adesso anche a Jon.
-A volte vorrei facessi qualcosa che renda felice te stessa, mia cara-le risponde sospirando e il respiro le si impiglia nel petto, gli occhi strabuzzano fuori dalle orbite. Si sente esposta e nuda ed è una conversazione troppo privata per la circostanza e il luogo in cui sono, per tutte le orecchie che li stanno ascoltando.
Incrocia il suo sguardo e Tyrion non abbassa gli occhi, restituendole uno sguardo serio che ha visto solo poche volte.
-Non è né il luogo, né il momento, mio signore-
-Sei sempre una pessima bugiarda, mia cara-.
Dovrebbe fermarlo, Sansa lo sa, ma non è mai stata brava a fargli rispettare limiti che non volesse. Non ci prova nemmeno, questa sera, si lascia andare e l'alba lì coglie nella sua stanza, lei sul letto e lui su una poltrona, addormentati dopo una notte passata a parlare.

(Le ha pettinato i capelli e sfiorato la guancia con un bacio, ha scacciato i fantasmi - Joffrey, Ramsay, Petyr, Cersei - e le preoccupazioni - Daenerys, Cersei, Jon, Arya, Bran, la guerra - ed è stato bello giocare alle illusioni, immaginare di essere ancora sposati e che fosse stata solo un'altra lunga giornata.

Sansa non si aspettava che il passato le sarebbe mancato così tanto).

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Capitolo 6
*** Troppo tardi ***


Troppo tardi

Quando Jon la convoca nel Parco degli Dei imbiancato di neve, Sansa sente il disappunto e la stanchezza ricaderle addosso, pesanti come macigni, e non prova nemmeno un momento ad illudersi che tale incontro nasceranno risvolti positivi. Tuttavia nulla poteva prepararla a quella notizia e la sua prima reazione è soffocare una risata isterica che sa la porterebbe solo ad altre lacrime. Perché ovviamente non c'è mai nulla che vada bene. Perché ovviamente i problemi non possono presentarsi uno dopo l'altro,con ordine, ciascuno aspettando il proprio turno, ma tutti insieme. Perché ovviamente la madre di Jon non poteva essere altri che sua zia, quella Lyanna di cui tutti i menestrelli parlano, rapita contro il suo volere (bugia!), violentata dal Principe Drago (bugia!), morta in solitudine e disperazione (bugia!) in una stanza che sapeva di sangue rappresso e rose marce.
Quale morte per la più bella del reame, per la lupa che aveva voluto troppo e sfidato tutti… No, si corregge. Non aveva sfidato nessuno, Lyanna, aveva fatto di nascosto, in segreto. Aveva accettato tutti i compromessi, aveva agito di nascosto, come una ladra, come colpevole. Aveva sulla sua coscienza una guerra, sulle sue mani il sangue di una donna (una Principessa) e due bambini (due bambini! Un neonato e una treenne) e di milioni di altri uomini. Lyanna la Lupa del Nord, Lyanna Regina d'Amore e Bellezza. Lyanna folle e sconsiderata e colpevole.
E suo padre! Suo padre, preceduto dal suo onore, tanto retto nelle sue scelte, tanto buono, tanto giusto, era complice di tutto quello, della follia di una ragazza innamorata, della follia di un Principe forse più pazzo del padre. Suo padre che sapeva, che aveva sottoposto la sua sposa a una simile vergogna: tornare a casa da una guerra con un bambino che era la sua immagine, mentre ad attenderlo c'era una sposa quasi sconosciuta che gli aveva dato un figlio che aveva i suoi colori.

-Se ci fosse qualcun altro?- chiede, gioca e prega, perché Tyrion ha detto che in tanti l'hanno sottovalutata e sono tutti morti e magari anche lui, nonostante il suo amore e la sua fiducia, commetterà lo stesso errore.
Lo prende per mano e lo guida nella sua stanza e gli racconta una storia e vede tutte le sue certezze crollare e, si chiede, cosa farà questo alla sua Regina? Cosa accadrà ora che la sua pretesa al trono è stata scalzata?
Ha già costretto Jon al silenzio e lui si è già ribellato (perché è onorevole e bugiardo e traditore come suo padre), perché alla famiglia non voleva mentire (perché li aveva già delusi troppo e il branco si stava stringendo lasciandolo fuori).
-Sansa-. Tyrion non sa cosa dire e lei ingoia una risata, perché non è la prima volta che lo lascia senza parole, ma questa ha il sapore della vittoria. Tyrion la guarda e non le è mai sembrata così simile a Cersei (e come ha fatto a non notare che portano la stessa acconciatura, che i capelli di sua sorella erano pettinati in quel modo quando Myrcella li salutava per l'ultima volta e lei gli prometteva di far diventare il suo amore polvere e cenere?), ma non glielo dice. Non lo ha mai capito, il loro rapporto, un misto di odio e paura e fascinazione, e non intende iniziare adesso.
-Pensaci- gli dice, gli prende il viso tra le mani e lo inchioda lì, a osservare i suoi occhi che sono appesantiti da ombre che non c'erano l'ultima volta che l'ha vista.

(-Pensaci- e le sue parole lo seguono fino a Roccia del Drago, fin sotto le mura di Approdo del Re, insieme a tutti i suoi sbagli e a tutti i suoi fantasmi, quando prova per l'ultima volta, quando gioca il tutto per tutto e fallisce comunque. La testa di Missandei che si stacca dal corpo sembra giudicarlo e inchiodarlo ai suoi fallimenti con occhi privi di vita.
-Pensaci-, mentre aiuta Jaime a fuggire e lo abbraccia per l'ultima volta, mentre la Regina gli promette che il prossimo a divenire cenere sarà lui. L'ha delusa per l'ultima volta, ha fallito nel compito più importante, non ha salvato l'amica che per lei valeva più di tutti.
Non più di tutto, però. Nulla vale più del Trono di Spade. Nulla è mai valso più del Trono di Spade).

(È nato in silenzio, il loro amore, dalla rassegnazione e dal dovere e dalla paura.
Di questo hanno parlato fino all'alba dopo essere scampati alla morte: dei bei tempi andati. Tyrion avrebbe voluto baciarla e fare l'amore. Sansa avrebbe voluto piangere e raccontargli di Ramsay. Hanno parlato per tutta la notte. Hanno mantenuto le distanze volute dalla società. Non hanno menzionato la conversazione nelle cripte, una porta chiusa con dolcezza e fermezza su un futuro troppo bello. Hanno parlato ed è stato perfetto e magico e adesso Approdo del Re brucia e la Fortezza Rossa crolla e Tyrion prega che si siano salvati, quei folli dei suoi fratelli, e intanto ricorda Sansa, che gli ha preannunciato mesi fa come tutto sarebbe finito).

(-Pensaci- e si chiede se sia troppo tardi).

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Capitolo 7
*** L'ultima notte del mondo ***


L'ultima notte del mondo

(-Pensaci-, ma ci ha pensato troppo a lungo e, adesso, in prigione, mentre risponde a Jon Snow dicendo che il dovere è la morte dell'amore, si chiede se non sta parlando a se stesso.
Pensa a quella notte, Tyrion, quella magica e stupenda di dopo la battaglia, quando hanno parlato del passato e mai del futuro, quando avrebbe voluto stringerla e fare l'amore. Gli anni gli hanno fatto scordare le curve del suo corpo, la consistenza della sua pelle sotto le sue dita ruvide e tozze. Non ricorda il colore dei suoi occhi anneriti di lussuria, ma prova ugualmente a immaginarlo, mentre Jon Snow lo ascolta e uccide la sua Regina).

Sansa si chiede che cosa si aspettano da lei, tutti quanti, Arya che ha lo sguardo spezzato e annebbiato di cenere e Jon che le bacia le mani e finalmente le dice avevi ragione e la supplica di perdonarlo.
Sansa lo perdona: per amore gli uomini compiono follie.
Quella di Jon ha solo avuto la sfortuna di essere più distruttiva di altre.

Non è quello che dice, però, quando gli Immacolati chiedono la sua testa e nemmeno quando per lui viene scelta una punizione che è clemenza. Nessuno lo chiamerà Sterminatore di Regine e la verità morirà con tutti loro.
Lasciare andare Jon è facile.

(Uno: ti prego, perdonami.
Due: riavvolgiamo il tempo.
Tre: guardami.
Quattro: parlami.
Cinque: dimmi perché non sono stata abbastanza.

Tyrion inventa una storia, che è talmente raffazzonata da farla sorridere. Tutti hanno una storia da raccontare e non ce n'è una migliore o peggiore. La sua scelta ha senso, però: Bran vede e sa; Bran è al di sopra di invidie e fame di potere; Bran è perso per sempre).

(Sperava che facesse il suo nome, perché lo vuole vicino, perché le manca, perché i fantasmi a Grande Inverno sono tanti quanti alla Fortezza Rossa, perché alla fine vuole ancora una corona a cingerle il capo.
Piange lacrime di amarezza e disprezzo. È quasi sollevata che Cersei non possa vederla, non possa porre le mani anche su questi suoi sogni che non è riuscita a scalfire.
Oh, colombella, la vede talmente bene, la sente con tanta chiarezza che si volta a cercarla, non ne ho bisogno. Hai già fatto tutto da sola).

Lo cerca la notte prima di partire e cerca anche una scusa per sollevarlo dai suoi doveri, cerca crimini commessi verso il Nord che siano più gravi di quelli commessi contro tutti quanti.
Non ne trova. Non è mai stata una storia pensata per durare.

-Avevi ragione-
-Riguardo a cosa?-
-A tutto. Hai sempre avuto ragione riguardo a tutto e tutti siamo stati troppo idioti per capirlo. Una volta ho detto che ci saresti sopravvissuta-
-Lo credi ancora?-
-Non l'ho mai creduto come adesso-.
Sansa prende un respiro: è la sua ultima possibilità di essere egoista.
-Vieni con me-
-Dove?-
-Grande Inverno. Castel Granito. Un posto dove nessuno ci conosce. Dovunque vorrai. Vieni con me-
-Sarebbe una bella storia-
-Sono seria-
-Lo so- (e li terrorizza più di tutto il resto).
Lei annuisce. - Perché non hai scelto me?-.
(Cersei sorride vittoriosa da qualche parte nella stanza, ma Sansa è troppo stanca per darle peso).
-Perché devo rimediare ai miei peccati-
-Credi che non te lo avrei permesso?-
-Averti accanto me li farebbe dimenticare tutti, renderebbe il tutto un sogno che non merito-
-E io? Io non lo merito?-
-Meriti tutto il mondo, Sansa-
-Ma non te-
-Io non sono degno di nessuno, tesoro mio-.
Lei annuisce ancora e c'è un groppo in gola che la sta soffocando e artiglia i braccioli della poltrona come se fossero zattere di salvataggio in mezzo alla tempesta.
-Una volta mi hai detto che a candele spente diventi il Cavaliere di Fiori-
-È cenere e polvere, Loras Tyrell. Io sono ancora qui-
-Sto finendo le scuse-
-Lo so. Non piangere, cara. Hai sempre meritato meglio di me-
-Ma io non l'ho mai avuto meglio di te. Non l'ho mai voluto. Da quando mi hanno trascinata via da qui non mi sono capitate che sventure, una folle fuga verso una meta sempre più lontana-.
Le da le spalle. Le si mette alle spalle. Le passa le dita tra i capelli.
-Purtroppo non ho una spazzola-.
Ed è allora che Sansa scoppia in lacrime.

(Uno: fa che duri per sempre.
Due: non lasciarmi.
Tre: fammi restare.
Quattro:

-Fai l'amore con me un'ultima volta-.
Il suo corpo è pieno di cicatrici, ma vuole che lui gliele baci una ad una, che sovrapponga l'amore e la devozione al dolore.
Tyrion non le chiede se è sicura, ma le prende la mano e la fa sdraiare sul letto e non interrompe mai il contatto visivo.
-Mi puoi fermare quando vuoi-, perché lo sa che cosa le è stato fatto e si odia più per non averlo impedito che per aver lasciato la capitale bruciare).

(Cinque: che il sole non sorga.
Sei: che la notte sia eterna.
Sette: amami come se il mondo finisse domani.
Otto: portami via.
Nove: baciami ancora).

-Raccontami la storia che avevi iniziato prima-, mormora ore dopo tra le sue ciocche di fuoco.
Sansa ride, senza fiato, e gli narra di due sposi in fuga da tutto e da tutti che vissero per sempre felici e contenti.

(Dieci: dimmi ti amo senza spezzarci il cuore).

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