DOMANI

di Brume
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 2: *** Piccoli passi verso di te ***
Capitolo 3: *** Stasi ***
Capitolo 4: *** Libellule e quadrifogli ***
Capitolo 5: *** Ombre ***
Capitolo 6: *** Fantasmi ***
Capitolo 7: *** Tornare ***
Capitolo 8: *** Scacco ***
Capitolo 9: *** Slowly learning that life is ok ***
Capitolo 10: *** Dieci Minuti ***
Capitolo 11: *** Due ***
Capitolo 12: *** El reloj de la vida ***
Capitolo 13: *** Fine ***
Capitolo 14: *** Back home ***
Capitolo 15: *** Il domani dopo di noi ***



Capitolo 1
*** Ritrovarsi ***


Illustration
 
RYO
Ho sentito subito la tua aura: è inconfondibile, anche dopo tutti questi anni.
È un qualcosa che emana innocenza ed allo stesso tempo  fuoco, passione, come se due entità ben distinte convivessero in te: nel momento in cui sono passato davanti alla vetrina di quel caffè in teoria non avrei avuto alcun  bisogno di voltare il mio viso per avere conferma. Già lo sapevo:sei sempre la stessa, anche se hai tentato con tutta te stessa di cambiare. 


Ho faticato, tempo fa. a lasciarti andare e dimenticarmi di te.Per questo motivo che ti ho seguita.: stare con te mi ha sempre regalato serenità e un qualcosa che non conosco ma che scalda il cuore...amore? Chi lo sa: non l' ho mai conosciuto, non saprei dire.

"Perdona questa mia improvvisata..." ti dico mentre ci sciogliamo imbarazzati da questo abbraccio che mi fa sentire a casa. 
Te lo dico mentre lascio una carezza sul tuo viso,  indugiando con la mano sulla tua pelle liscia.
"Nessun probelma" mi rispondi  diventando rossa e abbassando gli occhi  " ...anzi, scusami tu. Devo esserti sembrata una pazza". 
Mentre  dici questo mi volti le spalle e oltrepassi questa piccola anticamera per andare in sala; ti seguo e ti trovo seduta sul divano bianco, come bianchi sono i mobili che arredano questo piccolo nido, grazioso.

Mi avvicino  e  ti chiedo il permesso per sedermi accanto;  tu aspetti che lo faccia poi, dal cassetto del tavolino posto davanti  a noi estrai un piccolo album di foto con la copertina ormai lisa.
"Ti ricordi?" mi chiedi estraendo una foto di te, Hide ed il sottoscritto.  
La prendo  e la guardo con un filo di tristezza.
" ... come no! " rispondo " Quel giorno hai accompagnato Hide a casa mia. Lui doveva riferirmi  alcune cose e tu lo hai voluto seguire a tutti i costi ".Gli avevi talmente rotto le scatole riguardo al suo lavoro che ,sfiancato, ti aveva condotto con sé e fatto conoscere quello strano personaggio che lo aveva distolto dalla retta via.

"All' inizio ti ho odiato, sai? Mio fratello era una brava persona, poi ha conosciuto te...".
Ti fermi, mi guardi, ti scusi.
I tuoi occhi sono sgranagti e le tue mani giocano nervosamente con alcuni ciuffi dei capelli: capisco cosa vuoi dire e sorrido, non mi sono offeso. 
È la verità, del resto...non è che sia un tipo raccomandabile. Mi gratto il viso, il naso, sono un pò nervoso. 
"Lo avevo notato, Kaori....ma come darti torto? Se tuo fratello non mi avesse conosciuto, forse sarebbe ancora vivo" dico con sincerità ed amarezza:  è un senso di colpa che sta con me da anni ed ha affondato i suoi artigli nella mia carne.
 
All' improvviso ti  alzi dal divano e vai in cucina. 
Prendi qualcosa da bere. 
Una scusa, credo, per non affrontare il ricordo.
 
"Se mio fratello non ti avesse conosciuto sarebbe stato a vita un eterno insoddisfatto, Ryo. Lui aveva già scelto quella strada...questa è la verità " mi rispondi dopo aver bevuto una sorsata di acqua. Ti osservo; le tue dita tremano mentre posi il bicchiere sul tavolo ed il mio cuore vacilla un attimo. 
 Dio, quanto vorrei ancora stringerti forte a me e dire che va tutto bene; mi alzo, ti raggiungo, ma non ti prendo tra le mie braccia..."Perché sei andata via?" ti chiedo.
 In piedi di fronte a te allungo la mia mano e sfioro la tua,  appoggiata ancora sul tavolino della cucina.

Tu abbassi la testa e non rispondi.

 
 
KAORI
Mi  stai chiedendo perché sono andata via: semplice...ho avuto paura.

 
Mio fratello era morto da poco ed io mi sono trovata a vivere - seppur momentaneamente - con una persona che conoscevo pochissimo ma con la quale mi sono trovata subito bene. Mi sono trovata insieme a te, Ryo, che mi seguivi passo- passo, fedelmente, trattandomi  come  fossi fatta di cristallo; mi hai accudita, sfamata, lavata.  
Ricordi? Per una settimana non volevo uscire da quella stanza e tu, disperato, mi hai caricato sulle tue spalle portandomi in bagno: mi hai spogliata senza alcuna malizia, hai aperto l’ acqua e ti sei cacciato sotto la doccia con me, vestito di tutto punto; poi mi hai rivestita e mi hai portato in cucina. Mi hai imboccata. Mi hai aperto la bocca a forza e mi hai sfamata. 

E quel bacio? 
Eravamo ubriachi: “una sbronza per dimenticare!”  ci siamo detti. 
 Si, eravamo ubriachi ma il sapore delle tue labbra le ricordo ancora , tanto da cercarle negli unici due uomini che mi sono stati accanto, relazioni poco più che
 platoniche dettate dalla solitudine.
 
"Ho avuto paura" ti rispondo, finalmente "paura di innamorarmi di te,  di un disperato pazzo e vagabondo" dico con un sorriso mentre intreccio le dita nelle tue. 
Ma non ti guardo ancora.
Non lo faccio finché non sento l'altra tua mano sollevarmi  il viso; i  tuoi splendidi occhi mi stanno fissando. 
"...per questo hai costruito il tuo mondo perfetto, per cercarti una alternativa al ricordo di Hide, a me ed al nostro mondo...giusto?" mi chiedi.

 Torno a sedermi   e prendo l album mettendolo sulle ginocchia.
 Tu mi segui, mani in tasca; poi ti appoggi allo stipite della porta , abbassi il capo, mi osservi.

Annuisco; è quasi liberatorio.
Restiamo in silenzio per un pò ed i  rumori del palazzo ci fanno compagnia. 

 Io metto via le foto, tu ora passeggi per la stanza e vai verso la porta finestra; scosti le tende.
" ...nevica ancora" mormori , tenendo tra le dita la stoffa della tenda. Ti volti, mi guardi, sorridi.
" ...forse è  meglio che vada" aggiungi  poi. Ma resti fermo dove sei.
 
No Ryo, non andare via, resta con me ancora un pò  penso; ho paura a rendere palesi questi miei pensieri. 

Ti avvicini. 
Ti pieghi sulle ginocchia, al mio fianco; mi prendi la mano.
 
"Se vuoi che resti devi solo dirlo..le mie parole di prima sono sincere. Vorrei...vorrei davvero che riprendessimo da dove abbiamo lasciato".
Hai fatto tu, per me, e sono felice. Sento gli occhi lucidi: ma che succede?

"...non piangere, Kaori..." sussurri guardandomi dolcemente mentre le tue dita asciugano le lacrime che iniziano a scivolare sulle guance.
"...non so cosa mi succede..."  mi giustifico cercando un fazzoletto nella tasca dei jeans.
All'improvviso, però, mi sento bene. Mi rendo conto che ho lasciato cadere le difese ed osservo i muri che avevo eretto intorno a me sgretolarsi.
 
Con un gesto mi chiedi di farti posto; prendi la mia mano e la porti sul tuo petto, all' altezza del cuore. Poi avvicini il tuo viso al mio,io  mi ritraggo: min guurdi come a dirmi non avere paura.  
Appoggi la tua fronte alla mai e chiudi gli occhi...io faccio lo stesso.
 
"Sono felice di averti ritrovata" mormori.
"Anche io, Ryo. E riguardo a prima... resta. Resta qui con me, stasera."
 
Mi stupisco di ciò che dico.
Non sono mai stata così diretta...ho gli occhi chiusi ma percepisco il tuo sorriso.

"Ti porterò rispetto, kaori, le mie non sono parole, non scus solo  per portarti a letto. "
"...so che con me non lo faresti mai" ti rispondo. È vero: per quanto ricordo, anche se il tuo modo di vivere ,mi è sempre apparso  discutibile, hai comunque sempre avuto  dei pricnipi morali" rispondo.
Tu mi guardi e sorridi amaramente.
Ti sposti un ciuffo di capelli dal viso ed i tuoi occhi sinfanno spigolosi.
"...anche se  sono uno che per lavoro toglie di mezzo le persone? Anche se le mie mani toccano più spesso una pistola che dispensare carezze?".
Osservo i tuoi occhi.
Sorrido.
Ti prendo la mano e la porto sul mio viso.
"Si, Ryo" rispondo; tu lasci scivolare la mano dietro i miei capelli , trascinando lentamente il mio viso verso il tuo.
"...stavolta non siamo ubriachi" sussurri, a pochi centrimentri da me.
"...direi di no..." ti rispondo, accogliendo le tue labbra delicate posarsi sulle mie.

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Capitolo 2
*** Piccoli passi verso di te ***


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RYO 
Stiamo guardando la neve da almeno due ore.  

Come bambini, contiamo i fiocchi e li osserviamo scendere lenti mentre, abbracciati davanti a questa finestra, i nostri corpi vicini si scaldano a vicenda avvolti da un'unica coperta. Mi stai regalando una serenità che da tempo non avevo; qui, ora, sto bene e vorrei tanto piantare tutto in asso, provare a vivere uno straccio di vita normale, per così dire...avere una casa dove qualcuno ti accolga urlandoti che è pronta la cena per esempio, non un silenzio assurdo impregnato dall’ odore della polvere da sparo. Magari, quel qualcuno, potresti essere tu. 

 

 Sei silenziosa. 

Chissà cosa pensi: forse alla giornata che è appena trascorsa , alla sua quasi assurda bellezza...chi lo sa. Io  mi perdo nella mia immaginazione ma poi torno in questo momento ed ascolto il rumore del tuo cuore.  

 

“... che ore sono?” mi chiedi con la voce stanca. 

 

 È stata davvero una giornata piena di emozioni quella che abbiamo passato; sono stanco anche io, sai? Tra il  sonno arretrato ed il nostro incontro, quante emozioni! Credo mi piacerebbe dormire almeno per due giorni di fila. 

“…sono le tre e venti, Kaori" ti rispondo quando ho finito di elaborare pensieri.  

 

Ti stacchi da me e ti allontani, io rimango a guardarti: “ … forse è anche ora di dormire “ aggiungo, sbadigliando. 

“…ma domani è la vigilia di Natale: uno sweeper non le fa le vacanze?” mi chiedi con una innocenza quasi disarmante. 

 

Sorrido.  

 

“…no, Kaori" rispondo dolcemente intenerito dalla tua ingenuità “... quelli come me di vacanze non ne hanno…” ma tu lo sai, del resto anche tuo fratello faceva la stessa vita mia.  

Forse non ci hai mai pensato, davvero; forse ti sei costruita una tua visione delle cose, e va bene così. 

  

Ti allontani per una decina di minuti senza dirmi nulla  e quando torni sei in pigiama. Hai sempre gli stessi gusti assurdi; con te hai una coperta ed un cuscino che sistemi sul divano. 

“…non ho altro spazio" mi dici una volta preparato un giaciglio di fortuna, dispiaciuta. 

 “Non pretendo nulla di meglio" rispondo, avvicinandomi a te e prendendoti tra le braccia “ sono abituato a tutto, io “. 

“…spero capirai che non mi sembra il caso di…farti dormire con me".  

Mentre lo dici diventi rossa come un pomodoro maturo. 

Ti accarezzo i capelli. 

“…non devi preoccuparti, Kaori, davvero. Non sono un ragazzino..." , 

Avvampi. Anche io sento le guance scaldarsi. 

    

 Questa conversazione sta diventando imbarazzante anche per me, ti do un bacio sulla fronte e poi provo il fantastico letto che mi hai preparato.  

“…è comodissimo “ dico, sistemando il cuscino “ grazie davvero, Kaori.” 

Tu mi guardi. 

E’ tardi, hai sonno, entrambi siamo ancora con la testa nel pallone . 

 

“...io però non ho voglia di andare a dormire” mi dici, all’ improvviso. 

“allora siediti qui, vicino a me; giuro che non ho cattive intenzioni” ti dico, mentendo: di intenzioni ne ho perché è impossibile resisterti e forse tu nemmeno lo sai questo, ma ci siamo appena ritrovati. Forse è meglio andare per gradi. 

“va bene” mi dici; io mi metto  a sedere, ti faccio posto, allargo le braccia e tu ti ci infili dentro posando la testa sul mio petto e la mano la lasci sulle tue gambe, raccolte.  

“...cosa hai fatto in questi anni, Ryo? Come è stata la tua vita?” mi chiedi. 

Alzo gli occhi verso il soffitto, li riabbasso, come se i muri potessero aiutarmi a trovare una risposta che non sia ho ammazzato gente almeno una volta a settimana , ho rischiato tipo 11 avvelenamenti, un numero infinito di botte  e sono stato in ospedale per una pallottola; non ho molti altri termini da usare quando devo descrivere il mio lavoro, la mia vocazione. 

“...a parte ammazzare gente e spaventarne altri? Beh, ogni tanto collaboro con Saeko... per il resto, ho passato le mie serate a bere e divertirmi” ti dico. 

 

Saeko...come sta, Ryo? Si è ripresa dalla morte di mio fratello?” mi chiedi.  

“...non credo lo farà mai, Kaori, però fa finta di niente e la sua vita va avanti. La sua vita è il lavoro” rispondo. “...Tu non l’ hai più sentita...?” 

“No. Ho preferito cambiare vita e tagliare i ponti...ma non posso dire di non averla mai pensata. E’ una donna forte, fantastica” mi rispondi. Hai la voce un po' triste.  

“…si, è vero” ti rispondo “ …e tu, Kaori, cosa hai fatto in questi anni?” 

 

KAORI 

Mi chiedi cosa ho fatto.  

“…nulla, Ryo: ho vissuto la mia vita costruendo questo nido, prendendomi le mie soddisfazioni; ho finito l’ università ed ora insegno. Il mio posto di lavoro è qui vicino…una vita movimentata, eh?” 

“ ...ma...sei felice?” mi chiedi; hai preso la mia mano e le tue dita si incrociano alle mie, giocano con l' anello che Hide mi ha regalato. 

“…adesso…credo di si" rispondo. 

 Il cuore mi batte forte. 

Ti muovi, mi sollevo un attimo  mentre ti metti in modo che i nostri occhi possano incontrarsi; sono belli i tuoi occhi; strani, profondi, cangianti. Neri? No, forse grigio, grigio scuro.  

E brillano, come pietre preziose.  

I tuoi occhi hanno sempre brillato. 

 

Mi dai un bacio. 

 

“…Ascolta Kaori, io non so davvero cosa potrà succedere tra noi, ma non voglio lasciarti andare e te lo ripeto ancora. Tuttavia sai benissimo quale è il mio mestiere: non ho orario, non ho una vita normale….” Mi dice, infilando tra le parole altri baci leggeri. 

“ Ryo, questo lo so benissimo" rispondo ; comincio ad agitarmi, però.   

Prima ti dichiari e poi…cosa vuoi dirmi, Ryo? penso tra me; tu sorridi come a rassicurarmi, devo avere una faccia…. 

“…Potresti venire a vivere con me…come prima…che ne dici?” mi chiedi. 

I miei occhi si fanno grandi ed un peso si toglie dallo stomaco.  

“Dico che forse è prematuro, Ryo “ rispondo sinceramente; mi pari deluso, quasi. Abbassi lo sguardo poi ti discosti un pochino da me, infine ti appoggi con il braccio al cuscino, e la tua testa finisce dentro il palmo della mano. 

Si, hai ragione, Kaori. Forse è prematuro…ma con la vita che faccio sono abituato ad agire, senza aspettare…” rispondi.  

“Lo so, Ryo…i nostri mondi sono un po' diversi…ma…non mi lascerai andare ancora una volta, vero?”.  

Mi rendo conto di essere seduta e di tenermi le mani nervosamente. Soprattutto mi rendo conto di essere forse un filo patetica: mi hai già risposto, ma voglio sentirti ancora.  

“…No Kaori, non ho intenzione di lasciarti andare. Viviamoci la vita come viene e vediamo cosa succede" 

Stai sorridendo, per fortuna.  

Allarghi le braccia, vuoi che torni da te. 

 Mi stendo al tuo fianco e dopo averti dato tanti baci da perdere il conto le mi palpebre crollano, pesanti. 

 

“Buonanotte, piccola Sugar" mi dici dopo alcuni minuti di silenzio. 

Il mio cuore fa una capriola e poi un tuffo: allora ti ricordi ancora il mio soprannome! 

 Sorrido e mi perdo dentro pensieri e tra le braccia tue e di Morfeo. 

 

 

RYO 

Cosa ha di tanto urgente questa donna, alle quattro del mattino? mi chiedo guardando il numero di Saeko che illumina il cercapersone ad intervalli regolari; la risposta la conosco, ma diciamo che in questo istante  avrei voluto evitare qualsiasi cosa per dedicarmi a te.  

 

“Kaori, perdonami, devo andare” ti sussurro all’ orecchio.  

Dispiace anche a me lasciare questo nido,  ma non ho altra scelta; tu, con gli occhi ancora chiusi, allontani il tuo corpo dal mio e ti siedi. 

“...” 

“...mi dispiace, piccola... Saeko ha bisogno di me” ti rispondo alzandomi e sgranchendomi schiena e gambe. 

“ Non c’è alcun problema”  rispondi trascinando un po' le parole.  

Stai cercando di tenere aperti gli occhi. 

“...Ci vedremo presto” dico; mi avvicino, ti do un bacio, vado. Lasciandoti sola, così, senza avere tempo nemmeno di bere un caffè... perdonami, Kaori, tornerò presto penso mentre scendo le scale  cercando di non cadere; quando arrivo in strada mi accorgo che ha smesso di nevicare ma soprattutto che sarà una impresa raggiungere Saeko con questo tempo, dovunque lei sia.  

Caccio le mani in tasca, dunque, e mi avviò verso l’ auto guardando se c’è una cabina telefonica nei dintorni, ma non trovo nulla.... spero di trovarne una sulla strada. 

Prima di scomparire mi guardo indietro; non riesco a vederti ma so che sei li, alla finestra. 

 

Tornerò presto, Kaori.  

Tornerò presto da te. 

 

 

KAORI 

 Così te ne sei andato via. 

Ti ho seguito per un po', dalla finestra, poi sono tornata qui sul divano e mi sono stesa; è ancora caldo di te, di noi.  

Appoggio la testa sul cuscino e cerco di non pensare a ciò che andrai a fare; oggi è la vigilia di Natale, in questo giorno non può e non deve accadere nulla di male e di brutto.  

 

Non ora, non adesso, per lo meno. Non ora che ci siamo trovati. 

Con questi pensieri riprovo a chiudere gli occhi;  riesco ad addormentarmi e quando mi risveglio è una bellissima giornata, nulla in confronto a ieri. 

Mi metto a sedere sul divano, sorrido.  

Le paturnie di stanotte non mi hanno affatto abbandonato ma credo sia meglio prenderla così, come viene, come hai detto tu; mi alzo, vado in camera e recupero un cambio prima di mettermi sotto la doccia, poi mangerò qualcosa. Sono le 11, è tardissimo per i miei canoni ma del resto oggi è una giornata speciale... 

 

Chissà se si farà vedere stasera ; forse dovrei cercare un piccolo regalo anche per lui, ma cosa? Ci siamo appena rivisti e poi è tutto così strano penso mentre mi sto lavando i capelli ed il profumo di spezie e miele arriva alle mie narici.  

Diamine Kaori ma questa sarebbe prendere le cose come vengono ?  mi dico ridendo; sono incorreggibile; ora capisco perché gli unici due uomini che hanno trascorso un pezzo di strada con me se ne sono andati...sono un disastro!!!  

 

Già. 

Mi ritrovo anche a parlare da sola, ora.  

Mi fermo, sciacquo i capelli e poi esco dalla doccia. 

 Il mio corpo riflesso nello specchio è accaldato, tutto è avvolto dal vapore; le mie dita raggiungono il vetro e si mettono a disegnare le nostre iniziali....come al liceo, come quando ero una ragazzina e ti ho visto per la prima volta. 

Quanto tempo è passato borbotto sottovoce, iniziando ad asciugarmi mentre i ricordi tornano più forti.  

Mamma mia che confusione! 

 

 

RYO 

“Dimmi tutto,  Saeko” le chiedo appena sceso dalla macchina. Intorno a noi automobili divelte, vetri infranti. Il palazzo di fronte a noi a quanto pare è stato preso di mira da qualcuno; alzo lo sguardo, è proprio conciato male. 

Lei mi vieni incontro avvolta in un cappotto bianco; mi domando come faccia ad essere sempre così impeccabile anche in mezzo a macerie e sangue. 

“ ...Sembra che uno dei tuoi amici abbia deciso di dare i  numeri” dice quando mi è vicina, prima di  portarmi lontano dagli sguardi indiscreti dei suoi colleghi ispettori; le sue mani mi aggiustano la giacca ed il suo modo di fare è sempre lo stesso. 

“...e chi sarebbe questo amico?” ti chiedo, lasciandoti fare. 

“ Un tale affiliato  all’ Inagawakai . E’ chiuso la dentro con cinque dei miei e ha intenzione di fare saltare tutto l’ edificio.... 

“Mi dispiace Saeko, ma non faccio da balia a nessuno...” le rispondo gentilmente, allontanandomi ed accendendo una sigaretta; capisco però che a quanto pare ci sia qualcosa di più sotto ed infatti, poco dopo, mi fa un nome. 

“... l’ uomo che sta li dentro ha addosso un microchip che può servirci per risalire a chi ha ucciso Hide” 

Mi giro di scatto. 

Rimango fermo dove sono, inizio a diventare nervoso.  

“...in quel microchip ci sono alcuni dati che si riferiscono anche a  tuo padre, Ryo. Abbiamo avuto una soffiata...” mi dice; io chiudo gli occhi e sospiro stupendomi di questo destino che ha deciso di regalarmi sorprese  tutte in una volta. 

“Va bene, Saeko. Ci penserò io” le rispondo mettendo mano alla fondina e sperando che tutto vada bene; inizio a camminare sotto il suo sguardo curioso. 
“Ehi, sono passata da casa tua stanotte....” mi dice senza curarsi di farsi sentire; mi volto verso di lei. 
“Ho avuto da fare” rispondo, facendole l’ occhiolino.  
“...e come si chiama questo...impegno?” 

Sei curiosa, eh? Sono indeciso se dirlo o meno; poi il tuo nome mi esce dalle labbra quasi automaticamente e la vedo trasformarsi; non ha più quello sguardo da gatta che le piace usare con me, si è fatta seria. 

 

“... Kaori. Kaori Makimura?...Cosa hai intenzione di fare con la sorella di Hide? Come sta?” mi chiede.  

“...sta bene. Ti racconterò!” le rispondo, avviandomi verso l’ edificio. 

“...Ryo! Non farla soffrire...” mi dice solamente.   

Non ne ho la minima intenzione  rispondo sottovoce, concentrandomi e facendo attenzione ai miei passi.  

 

Ah, Kaori. Ho già voglia di vederti.
Voglio tornare da te, stasera. 
 

Voglio tornare da te tutte le sere che la vita mi regalerà. 

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Capitolo 3
*** Stasi ***


Illustration2 Accidenti, non credevo andasse così.  
 
Sono disteso a terra e sento il calore del sangue impregnarmi la giacca; quella specie di animale senza anima mi è balzato addosso all’ improvviso e non mi è restato che sparare ma, a quanto pare, lo ha fatto prima lui. Con la differenza che ora lui è disteso a terra poco lontano da me, morto; io….credo e spero di riuscire a portare a casa la pelle anche stavolta…ma una cosa mi rode: ho fallito.
Dovevo prenderlo vivo.  Avrebbe potuto aiutarmi a capire qualcosa sulla morte di Hideyuki ma soprattutto riguardo alla persona che ho sempre chiamato padre e che l’ ha ucciso. Pazienza, c’è sempre quel microchip.
 
Cerco di alzarmi; tu arrivi subito nella mia mente, i tuoi occhi arrivano fino al mio cuore e mi danno le forza per tirarmi su.. è un dolore lancinante quello che sento e che non pensavo così atroce… ma devo farcela, mi sforzo: sono in piedi.
Le ginocchia mi dolgono, nel fianco sinistro sembra si siano conficcate chissà quante pallottole invece sono schegge di vetro e acciaio, quelle della finestra che ha rotto nel saltarmi addosso.
 
Guardo la ferita.
È brutta.
Perché proprio ora? Perché? Dico imprecando a bassa voce; il fianco mi duole, sanguina.
Mi trascino fuori di li in qualche modo; nella mano con cui cerco di coprirmi gli occhi dal sole c’è ancora la pistola. Questo sole, il  sole di una vigilia di Natale che doveva essere bellissima  mi fa male agli occhi ed al cuore e  l' ultima cosa che vedo è la faccia di Saeko che, insieme ad un gruppo dei suoi, si è avvicinata a me.
“Ryo!” Esclama vedendomi  così “ ti faccio portare subito in ospedale!”
“No, Saeko, chiama Mick; lui sa dove portarmi” le rispondo dissimulando l’ enorme sofferenza che mi pervade e sconquassa.
 Mi fa un cenno con il capo, va verso una auto di servizio e si fa passare il telefono in una delle macchine.
Io chiudo gli occhi, non ce la faccio più.
 
 
KAORI
Oggi è la vigilia di Natale.
Mi è sempre piaciuto il Natale: per me, che una famiglia vera non l’ ho mai avuta, era l’ occasione per immaginare immense tavolate di amici e parenti e da piccola ero perfino arrivata a mettere a tavola, insieme a mio padre e mio fratello, tutte le mie bambole.
Anche ora che sono sola adoro questo periodo; mi piace regalarmi qualcosa, fare buoni propositi per l’ anno che verrà e prendere regali per le persona a cui voglio bene; Midori, per esempio, una delle mie migliori amiche dal liceo... e ora, Ryo.
Oddio, su di lui sono un attimino indecisa: ci siamo rivisti solo ieri e ...non lo so; però l’ idea di fargli trovare qualcosa, se passerà di qui, mi attrae.
Decido di vestirmi: da ore giro in pigiama, è tardi, sono più vicina all’ ora di cena che del pranzo quindi.,,non sistemo la casa ma vado subito a farmi una doccia e meno di mezz’ ora dopo sono per strada, nel quartiere illuminato di luci e lucine. L’ aria è fresca, la neve rende tutto magico; sorrido, mentre cammino.
 
“Kaori, buonasera!”
 
La signora Ueda mi chiama, è dietro di me di alcuni passi. Non me n’ero accorta tanto sono immersa nei pensieri; la saluto e mi fermo, la attendo mentre con il suo incedere lento e aiutata da un bastone mi raggiunge.
“Buonasera, Signora Ueda. Dove va con questo freddo?” le chiedo educatamente; mi indica allora una borsa della spesa.
“...alcuni piccoli acquisti per la cena di stasera, mia cara; sono vedova, ma non per questo mi lascio andare. Soprattutto a Natale, preparo qualcosa per me e per il mio Toshiro, anche se la sua ciotola rimarrà capovolta. E  tu? Cosa farai? Non startene sempre rinchiusa in casa!” mi dice sorridendo, poi , non sentendo la mia risposta, mi ha dice se voglio farle compagnia. Sorrido.
Beh, non sarebbe la prima volta; almeno una volta al mese mi invita da lei.
“…mi farebbe davvero piacere, ma permetta che porti io qualcosa di pronto, così non dovrà affaticarsi" le rispondo.
La signora Ueda mi sorride ma vuole comunque essere una ospite perfetta e insiste: vuol cucinare lei quindi…mi arrendo: le dico che arriverò per l’ ora stabilita con una bella torta fatta da me e dopo esserci separate continuo la mia ricerca.
 
Dunque…Midori sicuramente passerà, di solito rientra per le festività.. poi…Ryo, i miei colleghi… chi manca ancora?  penso tra me.
 
Allungo il passo e vado innanzitutto a prendere gli ingredienti per la torta; mentre giro tra gli scaffali mi ritrovo a fischiettare e vedo il mio sorriso nello sportello di un banco frigo.
Da quanto tempo non mi sento così? penso arrossendo; mi tornano in mente i baci di Ryo…il nostro incontro dal quale sembrano passati secoli ed invece non sono nemmeno trascorse 24 ore.
A proposito: chissà dove sarà…
 
 
RYO
Ho preso proprio una bella botta; Doc mi ha svegliato poco fa, ho dormito qualche ora dopo l’ intervento. Mi ha subito rassicurato: la ferita è meno peggio di quanto pensavo e tra una settimana al massimo potrò tornare quello di sempre…
 
Grazie Doc “ gli dico “ spero proprio sia così…” mentre mi viene in mente lei, subito, come fosse aria che mi è mancata.
 “Kaori!” esclamo  facendo quasi sobbalzare il nonnino intendo a leggere i miei parametri. S rride sotto i baffi; mi fissa mentre posa la cartella e poi  sistema la flebo. Io  allora volto lo sguardo altrove, fisso un punto a caso.
“…una nuova fiamma?” mi domanda mentre infila l’ ago nel mio braccio.
“…la sorella di Makimura … maledizione Doc che dolore! Ma cosa ci hai messo dentro? Piombo fuso? Brucia! “ rispondo urlando; che dolore, santo cielo, e si che ci sono abituato.
 
Doc mi guarda.
 
“ ...cosa è questa novità?” chiede; finalmente ha finito di torturarmi, riesco a rilassarmi un po'.  Lui si siede poco lontano da questo letto, proprio sotto la finestra alla mia sinistra. Si fa serio.
 “ Lei lo sa che tuo padre le ha ucciso il fratello?
“NO….  e non chiamarlo così…lui non è  mio padre. Non lo è più da quando ha perso la testa…” rispondo serio; divento all' improvviso di malumore e vorrei tanto cambiare argomento.  A salvarmi arriva Mick ; entra nella stanza a grandi passi.
“…ehilà, sei già sveglio? Credevo avresti tirato fino alla mattina di domani" mi dice sedendosi in fondo al letto, opposto al Professore.
“…Doc mi ha svegliato poco fa, siccome è sadico ha voluto torturarmi…da sveglio" rispondo ridacchiando.
Mick prende un pacchetto di sigarette e me le lancia.
“…regalo di Natale" dice; lo ringrazio e fissando quel pacchetto penso…a te, Kaori. Volevo essere da te stasera…. Invece…
“Mick, devo chiederti un favore" gli dico; mi è balenata in testa una idea.
 I suoi occhi azzurri, incorniciati da sopracciglia aggrottate e curiose, mi fissano.
“…dimmi tutto, Ryo" risponde; attendo che esca Doc e gli parlo.
Di solito non sono propenso a divulgare i fatti miei…ma è l' unico a cui posso chiederlo.
“…dovresti andare da una persona “ dico. Una fitta improvvisa al fianco mi fa perdere il respiro; Mick mi viene vicino.
“…se mi dai un foglio ti trascrivo il suo indirizzo. Dovresti dirle che per qualche giorno non potrò muovermi…per favore, portale un mazzo di fiori. E prendile un regalo: un bracciale con una libellula. So che le piacerà.".
Mick  solleva le sopracciglia e si alza in piedi, sempre più sorpreso.
“…e non mi dici nulla? Allora?” insiste.
Non gli dico nulla.
“…va bene, Ryo” mi dice alla fine, dopo aver atteso cinque minuti inutilmente. Ci salutiamo;  sorrido e gli dic0 nome, indirizzo  ma soprattutto  di fare più in fretta possibile .
 
 
KAORI
È sera, ormai.
Sono rimasta da quella tenera vecchietta per qualche ora e ci siamo perse nei ricordi; è sempre tanto gentile con me…quanto avrei voluto una nonna così!
Ora sto tornando a casa; mi stringo nella giacca e sollevo la sciarpa fin sotto il naso perché davvero si gela. Chissà se Ryo si è fatto vedere, o mi sta aspettando; ho quasi paura di illudermi.
Metto le mani in tasca e sento la forma del pacchettino che contiene il suo regalo: ho un piccolo portafortuna, un ciondolo d' argento a forma di quadrifoglio… alla fine ho ceduto, glie l’ ho preso…ci tenevo e non mi interessa cosa potrà pensare di questo mio gesto. Credo…credo di…non lo so, si può forse chiamare amore, questo?
E se fosse….può un sentimento esplodere così, dopo anni, in meno di un battito di ciglia?
E’ tutto reale?
 
Sento le lacrime – non so nemmeno io se per la tristezza o per la gioia -  scendere sul mio viso. Cerco di darmi un contegno; sono quasi arrivata a casa, devo resistere…una volta in quelle mura potrò piangere finchè ne ho voglia.
 
“Miss Makimura…posso disturbarla?”.
 
Una voce dall' inconfondibile accento americano arriva dalla mia destra; nemmeno mi ero accorta che qualcuno mi seguisse e sono un po' spaventata. Quando mi volto in quella direzione vedo un uomo biondo, dalla carnagione chiara e gli occhi azzurri; ha  un magnifico mazzo di fiori  tra le mani.
“Posso parlare nella sua lingua, se lo desidera. Cos vuole da me?" gli dico cercando comunque di essere gentile; siamo davanti a casa, a qualche metro dal cancellino d’ entrata. Lui sorride e mi rassicura subito.
“…non so preoccupi, non la voglio importunare . Devo solo consegnarle questo mazzo di fiori…ed un pacchetto" mi dice.
“…scusi ma…” faccio per ribattere.
 
 Che razza di scherzo è questo? Se è Midori la strozzo.
 
“Mi chiamo Mick Angel, sono un amico di Ryo.  Lui è impossibilitato a muoversi. È stato ferito , non gravemente…ma non potrà muoversi per una settimana almeno”  dice, sistemandosi il cappotto di ottima fattura che indossa.
 
Credo di impallidire perché lo vedo avvicinarsi preoccupato; lo fermo con la mano, dico che va tutto bene. Lui mi rassicura.
 
“…vuole salire? Le andrebbe di spiegarmi tutto” chiedo; lui nega .
“ Grazie ma….non vorrei essere inopportuno.” dice con fare affettato.
  “…Troverà un biglietto, signorina, lo legga…lo ha scritto Ryo. Ora devo andare...Le auguro un buon Natale “.
 Le sue mani mi porgono i fiori ed il piccolo pacchetto.
Li guardo per una frazione di secondo e poi guardo l’ uomo.
“…grazie" gli dico alzando un braccio,  come un saluto tardivo; infine, salgo le scale, curiosa di rientrare e leggere il contenuto del biglietto.
Ho il cuore in gola…Ryo è stato ferito e le mie gambe si fanno di burro.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Libellule e quadrifogli ***


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KAORI 

Con le gambe che tremano ed il respiro corto entro in casa, finalmente.  Ho fatto le scale di corsa, ma non mi sono scaldata anzi, sto gelando. 

Non credo sia il freddo effettivo, atmosferico, quello che sento...piuttosto è quello che mi lasciato la notizia: Ryo…ferito! 

 Senza nemmeno togliermi il cappotto vado in cucina e appoggio i fiori sul tavolo; sono davvero belli (sono i miei preferiti!)  ma ora non mi interessano. Voglio sapere cosa ti è successo, Ryo, quindi mi fiondo sul divano, sbatto nel tavolino e per poco non mi ritrovo contro il muro. Quando riesco a sedermi,  stringendomi ancora tra sciarpa e cappotto  infilo la mano in tasca prendendo il biglietto. 

 Lo apro. 

 

Mi dispiace, Kaori,  avrei voluto essere li con te in questo momento. 

 Chissà che cosa penserai di me: dirai che sono il solito e che non sono cambiato rispetto ai vecchi tempi. Vedi...sono stato ferito, ma la persona che mi cura  dice che me la caverò perché ho la pellaccia dura quindi non preoccuparti per me...  Forse tra  una settimana e potrò tornare – più o meno – alla mia solita vita e potremo rivederci, ricominciando da noi. 

Spero che Mick abbia fatto ciò che ho chiesto; ho chiesto di prendere i fiori che ti piacciono tanto (mi ricordo, lo sai?) …e una sorpresa. E’ una piccola cosa, un piccolo pensiero che credo ti farà piacere.  

Mi farò vedere presto; stai tranquilla, va tutto bene. 

Ryo. 

 

Sollevo gli occhi da quel foglietto e li  poso sui fiori, poco lontani poi infilò la mano nella tasca e prendo il pacchetto che mi ha lasciato Mick; il tuo è li accanto e devo sentire con la dita la consistenza della carta per non confonderli. La mia mente non pensa nulla di particolare, mi sento un pochino sollevata e sono felice di sapere che tu stai abbastanza bene .  

Poso il pacchettino davanti a me sul tavolino, osservo la confezione ed il fiocco bianco tirandolo poi delicatamente; ne  emerge una piccola scatola scura, senza pretese, che apro. 

 

Un bracciale chiaro, lineare, semplice. 

 

Un ciondolo a forma di libellula. 

Porto la mia mano a coprirmi una bocca stupìta: il cuore, gli occhi, il respiro ed il tempo sembrano fermarsi e la mia mente va indietro nel tempo, alla sera precedente la mia fuga: eravamo sul terrazzo e davanti al mio naso è volata una libellula. 

 Ero molto triste, non pensavo né al presente né al futuro e non ci ho fatto nemmeno caso ;  ho sentito alcuni passi , ti ho sentito vicino a me... tu hai messo il tuo braccio sulla mia spalla ed hai alzato il mio viso affinchè vedessi quel volo. 

 

“ io lo so, Kaori, tu sei come quella libellula. Hai forza, coraggio, grazia, eleganza. Rialzati in piedi e vivi perché Hide vorrebbe questo" : queste le parole che hai pronunciato. 

 

Prendo quel bracciale e  lo porto al cuore mentre le lacrime fanno capolino. 

 

Devo trovarti. 

Non posso lasciarti solo, non voglio.  

 

Ma come faccio, se non so nemmeno dove sei? 

Mi alzo, inizio a girare come una trottola; mi mangio le unghie mentre il cervello si arrovella trovando una soluzione. Poi, una idea: sono comunque già vestita quindi...si, potrei venire da te, a casa tua. Lo so, è un colpo di testa, non so nemmeno se ti troverò lì... ma non mi importa proprio nulla! Non riesco a stare ferma, non riesco ad aspettare oltre.  

 

 

RYO 

Sono passate alcune ore da quando Mick è andato via; finalmente quella flebo è finita e posso tirare il fiato...per quanto sia tollerante al dolore, quella mi stava davvero mandando ai matti.  

La luce tenue della lampada sul mio comodino crea luci e ombre che mi diverto a trasformare in animali o città; non ho nulla da fare e questo passatempo stupido mi toglie i pensieri dalla testa. Saeko e quel microchip. 

Kaori: chissà cosa pensa del regalo, se per caso si ricorda quella sera. 

Penso…che sia amore il mio…il nostro…anche se, devo dire, non avrei mai pensato di innamorarmi;:  anche se, nel mio cuore, ci sei sempre stata solo tu. 

 

Kaori, mi manchi...   penso mentre il sonno, ormai inaspettato, arriva a farmi visita. Chiudo gli occhi pensando a te... sorridendo. 

 

 

 

KAORI 

Sono una pazza, lo so. 

Sto guidando nella notte, la notte di Natale; mi sto infilando nel cuore della città e di una Shinjuku ancora più  caotica del solito. 

 

Sono davvero pazza; ma non resisto, devo sapere dove sei e  come stai; probabilmente me ne tornerò a casa stanca e sconsolata, sentendomi ridicola e ti nasconderò questa cosa per il resto dei miei giorni.  

Sorrido tra me mentre lo penso: quasi trent’anni di donna che gira a vuoto come una ragazzina!  

Finalmente...trovo parcheggio; essendo vietato lasciare la macchina per la strada, credo proprio che al mio ritorno ci troverò una multa ma non fa nulla. Tu vali di più di qualche Yen. Dopo aver chiuso la macchina vado spedita verso il tuo palazzo e tremo, tremo tantissimo  mentre mi avvicino; ad un certo punto mi fermo in mezzo al piazzale.  

E adesso? Che faccio? Se non dovessi trovarlo? penso; porto le mani alle guance come se questo potesse aiutarmi a capire poi alzo lo sguardo verso quelle finestre e vado verso il portone spingendolo forte. E’ aperto e per  la seconda volta in questa notte rischio ancora di cadere…è una scena talmente comica che mi metto a ridere da sola mentre inizio a salire le scale. Devo stare attenta: quando sono agitata, non capisco più nulla. 

Un piano, due, tre.  

Gli interni sono tutti chiusi, non è cambiato granché; solo gli ultimi due piani sono vissuti e ci arrivo con il fiatone.  L’ odore di fumo mischiato a quello di un detersivo al limone si mescola nelle mie narici.  

 

O mamma, ma non poteva metterci un ascensore?  Mi chiedo una volta arrivata sedendomi sugli scalini poco distanti dalla porta. Tendo le orecchie ma non arriva nessun rumore, nessuna voce dall’interno.   

Come pensavo: ho fatto un viaggio inutilmente. Pazienza; ora mi riposo poi, per puro scrupolo, proverò a bussare. 
Sei una matta, Kaori mi dico mentre appoggio la testa al muro e chiudo gli occhi.  

Sono occhi stanchi, tutto è stanco in me. Sono stanca, felice, non so nemmeno io come sto, a questo punto! 

Chiudo gli occhi, mentre il cervello continua ad elaborare pensieri; ben presto tuttavia mi sento scivolare nell’ oblio, nel nulla ed a quel punto non sento più rumore ma solo il mio respiro. 

 

 

“…ehi, ehi!Miss…Kaori...tutto bene?” 

Una voce mi arriva lontana; per un attimo fatico a capire se si tratti di un sogno o meno. Sono anche un po' spaventata poi mi rendo conto che... qualcuno ha pronunciato il mio nome. 

 

Apro gli occhi. 

 

Quel tale, Mick, è chinato accanto a me stesa, di fatto, sugli ultimi scalini della rampa; il mio braccio è abbandonato sul pavimento e l’ altro tiene la borsetta.  

 Con una certa lentezza mi cerco di darmi un tono, di rimettermi in sesto e salto in piedi come una molla. La testa mi gira un po', mi appoggio al corrimano. 

“…si, grazie…io… ora vado" dico ; Mick ha le mani in tasca e mi osserva mentre titubante capisco cosa voglio fare, se scendere o salire.  

 

“…Ryo non è qui…da quanto tempo lo aspetti?” mi chiede; il suo alito sa di alcool ma non mi pare ubriaco. Ha un bel sorriso, lineamenti delicati e anche se credo abbia passato la notte fuori, a parte gli occhi cerchiati il suo viso non tradisce alcuna stanchezza. 

“…da qualche ora…credo tre. O quattro. Non ricordo, bene…mi sono addormentata “ rispondo dopo qualche minuto; lui sorride e mi porge una mano. 

“…vieni, entra. E’ quasi l’ alba... Ci facciamo un caffè e due chiacchiere, che dici?” mi chiede, gli do la mia mano e lo seguo dentro l' appartamento. 

 Appena entriamo noto che nulla non è cambiato,  parte il divano e la TV che sono stati sostituiti; è sempre un po' in disordine ma trasmette quel ...ed il solito odore di fumo che ricordavo.   

Mi giro verso la scala interna, riporto lo sguardo al corridoio alla mia sinistra…e più in là dovrebbe esserci la cucina. 

 Mick mi osserva mentre si toglie il cappotto e resta in giacca; pare un damerino, indossa un completo... è proprio il contrario di Ryoma come si saranno trovati, questi due?  penso. 

 

“…eri già stata qui? “ mi chiede; 

“..anni fa “ rispondo.  

Lui va in cucina, che come pensavo è sempre oltre quella tenda la in fondo; lo seguo.  

“…Ryo è a casa del Professore… credo tu sappia che un semplice ospedale sarebbe parecchio complicato per  gente come...come lui" dice Mick mentre lo vedo armeggiare con piattini e  tazzine 

si, lo immaginavo “ rispondo  prendendo il caffè che mi porge…sono imbarazzata, stanca.  

Lui lo capisce e sorride. 

“…sono passato di qui per prendere alcuni vestiti… se vuoi, dopo, possiamo tornare da lui insieme"  

“Grazie, Mick” rispondo bevendo quel caffè che pare davvero svegliarmi; Mick si appoggia con la spalla al frigorifero, tiene le braccia incrociate sul petto. Mi fissa. 

“Così sei tu,a donna che gli ha preso il cuore…” dice ad un certo punto facendomi arrossire; abbasso lo sguardo, lui prende la tazza dalla mia mano e la sistema nel lavello. 

“….vado di là un attimo…tra 10 minuti andiamo" dice, infine, lasciandomi li da sola. 

 

 

 

RYO 

 Mick è arrivato poco fa; è presto, l’ alba è sorta da non moltissimo tempo  e mi stupisco di vederlo qui, così pimpante, con quello strano sorrisino stampato in faccia. Mi sta girando intorno da un po'; è allegro, posa la borsa con i ricambi che gli ho chiesto nell’ armadio in fondo alla stanza e poi si siede, al suo solito posto: a pochi centimetri dai miei piedi. Lo guardo per capire cosa gli passi in quella testa ricoperta da una zazzera bionda.  

“...ho una sorpresa per te” dice, sistemandosi i capelli; noto che ha gli occhi cerchiati, è stanco. Mi strizza l’ occhio e io mi domando cosa mai possa avere elaborato, conoscendolo mi preparo a tutto; sono curioso.  

Vorrei giusto chiedergli anche di Kaori, delregalo, ma prima decido di lasciarlo  parlare. 

 

“C’è una visita per te, la fuori” mi dice. 

Io mi immobilizzo più di quanto non lo sia già.  

La mia mente fa subito una relazione ma...non ci credo! non è davvero possibile! Come potrebbe Kaori avermi trovato ed essere giunta fino a qui?  

 

Invece ...è lei. 

E’ lei che entra dalla porta, assonnata e stanca, accompagnata da  un Doc il cui sguardo mi fa capire che mi prenderà in giro per il resto dei miei giorni. 

 E’ lei che mi osserva  preoccupata, cercando di trattenere l’ emozione e le lacrime. 

Kaori....” sussurro, senza togliere gli occhi dal tuo incedere lento; il cuore mi batte fortissimo, sono emozionato, le parole si bloccano in gola e  vorrei buttarti le braccia al collo.  

“...Ryo...” mi dici tu, timorosa; Mick ci da una occhiata, sorride, prende il cappotto e senza dire nulla esce dalla stanza insieme a Doc.  

Siamo soli: aspetti che la porta sia chiusa prima di scoppiare a piangere; è un pianto liberatorio e di gioia , spero. 

“...Kaori non piangere...sto bene!  ” ti dico; vorrei alzarmi, accidenti a me, ma non riesco! ...e così mi tocca fare da spettatore, immobile. Cerco di alzare il braccio, ti avvicini, raccogli la mia fatica e stringi la mia mano che ti  porti al viso. Il mio cuore vuole uscire dal petto, sono come percorso da una scossa che mi disegna un sorriso ebete sul viso. 

“....scusami, Ryo, quando Mick mi ha detto che ti avevano ferito ho perso la testa” dici , cercando di trattenerti; nei tuoi occhi marroni, liquidi, vedo il mio riflesso, il nostro riflesso, vedo il mondo intero. 

“Non hai nulla di cui scusarti, piccola...” mormoro; stringo forte la tua mano, lascio che il silenzio ci circondi; i tuoi occhi ancora versano lacrime ma vedo piano piano arrivare una luce, un po' di serenità; sono felice. 

“... Sei...come...insomma, come hai fatto a trovarmi?” ti chiedo; tu non rispondi subito ma prendi respiro, tempo.  

Mi fai un cenno, indichi una sedia li vicino; non ne avresti bisogno ma al mio cenno ti allontani e la prendi. 

“...sono passata da casa tua, mi sono seduta sugli scalini...e mi sono addormentata. Sapevo che probabilmente non ti avrei trovato ma...l’ ho fatto comunque. Mi ha svegliata Mick...” rispondi. 

 La tua mano si alza per spostare i capelli dal tuo viso e io noto il bracciale.  

 

“Sono felice ti sia piaciuto, il regalo” dico felice;  mi sorridi illuminando  il tuo viso ed a  quel punto vedo che metti la mano in tasca prendendo una scatola che appoggi sul mio comodino. 

“...ah, Kaori!!!” dico, impacciato; non sono abituato ai regali, sono quasi imbarazzato. 

“...è solo un pensiero, un porta fortuna” mi dici; prendi un fazzoletto e ti soffi il naso, io sorrido perché sembri una bambina poi ti chiedo di avvicinarti, di sederti vicino a me...voglio sentire il tuo profumo, voglio sentirti accanto; timorosa, tu accogli la mia richiesta. 

“...mi sei mancata! mi dispiace, Kaori, averti fatto preoccupare”. 

La tua mano sfiora il mio viso. 

“Avvicinati ancora un po'...voglio... sentire le tue labbra, voglio sentire te” ti chiedo; è strano, di solito questo non si chiede, si fa, ma il mio corpo non è nelle condizioni di agire.   

Ti avvicini subito; sento il tuo sapore, il desiderio dei tuoi baci e mi sembra di impazzire.  

Vorrei abbracciarti: ci pensi tu. Con infinite precauzioni mi baci, mi riempi di baci, finalmente sorridi; siamo sollevati entrambi, ora.  

“...io ...non voglio più restare lontano da te” ti dico “ voglio...voglio viverti, assaporarti” sussurro: avvampi e ti allontani giusto qualche centimetro; forse ho esagerato, sono stato frettoloso. 

 

“...perdonami io....” 

 

“...no Ryo, non preoccuparti...scusami tu, piuttosto”  rispondi; mi fai capire che è la stessa identica cosa che vuoi te. I nostri occhi si cercano, i nostri respiri si fanno sempre più intensi; restiamo in silenzio, le mani strette quasi a fare male. 

“Devi aprire il tuo regalo” esclami poi ad un certo punto: lo prendi  e lo posi nella mia mano poi mi aiuti a disfare nastro e pacchettino; apri la piccola scatola per me. 

 

E’ un ciondolo. 

 

Un quadrifoglio. 

 

Ti guardo e sono felice:  allora ti ricordi anche tu...come io mi sono ricordato della libellula. 

Soffro le pene dell’ inferno mentre mi sollevo, ma voglio farlo, voglio prenderti il viso tra le manie  baciarti, finchè avrò fiato.  

Voglio te. 

“…vieni a vivere con me, Kaori!!! Non posso aspettare !"  ti dico, infilando le dita tra i tuoi capelli e portando le tue labbra verso le mie. 

“...Non...correre, Ryo... ci penseremo. Ora voglio solo stare qui con te” mi rispondi, appoggiando la tua fronte alla mia.

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Capitolo 5
*** Ombre ***


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KAORI 

Sta venendo sera, ormai; da stamattina siamo in giro per la città e tu sei li che cammini davanti a me come se niente fosse, come se quei giorni passati da Doc fossero lontani secoli…quando invece sono passate meno di 48 ore da che sei tornato a casa. 

Hai voluto subito vedermi ed io ho accettatto; ormai non posso stare senza di te e già penso con un po' di tristezza a domani quando riprenderò il mio solito tran-tran a scuola. 

“…allora, Kaori, dove andiamo ora? “ mi domandi girandoti sorridente verso di me. 

“…veramente io…insomma, dovrei tornare a casa: domani inizio a lavorare" rispondo raggiungendoti mentre il tuonsguardo si rabbia. 

“…di già  caspita… questi giorni sono proprio volati, Kaori" mi dici. 

Si, sono velati e per fortuna tu stai meglio. Non so come avrei fatto , diversamente. 

 

Camminiamo per un po' sulla via, una piccola strada secondaria fuori dal marasma di questo quartiere; poi tenermi, mi guardi. 

“…hai proprio deciso, allora? Non ti fermerai da me?” chiedi.  

 

Sospiro. 

 

“No, Ryo. Anche se lo volessi non posso comunicare all' ultimo minuto la mia assenza…” ti rispondo 

Mi guardi e fai come i bambini: metti il broncio, ti chiedo cosa hai e mi rispondi niente. 

Non ti capisco, sai?  Abbiamo già parlato diverse volte di questo, ma tu…sembra proprio non lo capisca" ti dico sforzandosi di mantenere la voce ad una tonalità decente “ …Pensi forse che io non desideri stare con te, dividere ogni mio singolo respiro al tuo fianco?. 

 

Mi guardi basito; sollevi le sopracciglia, spalanchi gli occhi. Fai qualche passo e ti appoggi al muro, metti le mani in tasca. 

“…Kaori, io-" 

“…Ryo…ascolta…mi sei arrivato addosso come un tir facendomi uscire dal mio guscio e dalla sofferenza ed infelicità che non volevo vedere…credi che sia facile, per me, tornare in quella casa e non sapere quando potrò rivederti? Credi che non mi sia resa conto che le nostre vite sono talmente diverse che serviranno i salti mortali per conciliare? “ ti dico d' un fiato; mi sento leggera e…tanto triste. 

Abbassi lo sguardo e la testa; rimani così, per qualche secondo. 

“…scusami, Kaori" mi dici senza nemmeno rialzare la testa; mi avvicino a te e mi metto al tuo fianco poi …appoggio la testa alle tuo spalle.  

 

“…è così difficile…ma sai Kaori, sono abituato a vivere tutte le cose in questo modo, come se non ci fosse un domani; sono vorace, passami il termine. Con la vita che faccio non so nemmeno se vedrò l’ alba, domani…capisci perché mi comporto così?” mi dici. 

“Certo che lo capisco, Ryo. Ma proprio per questo vorrei mantenere la mia vita il più equilibrata possibile.Per dare una parvenza di normalità “.   

 

 

RYO 

“Kaori io posso anche capirti, ma le cose non cambiano: mi sono reso conto di amarti e voglio passare la mia vita con te. Perdonami quindi se a volte ti sembra che corra troppo...” rispondo, prendendo coraggio delle mie parole, delle mie azioni.
Tu sollevi la testa, sei stupita, mi guardi .
 

Mi giro verso di te, sorrido. 

“Sono stato troppo avventato?” chiedo, sfiorando con le mie labbra le tue;  poi l’ istinto prende il sopravvento ed il mio corpo di spinge contro il tuo, lo sovrasta...non so cosa mi prende, ma è troppo tardi; ti sposti, volti il tuo viso e corri via. 

“Perchè hai rovinato tutto, Ryo?” mi dici  quando sei lontana da me un paio di metri nemmeno fossi un appestato; onestamente non so cosa ti sia preso, ci sono rimasto malissimo, non capisco cosa intendi. 

“.... Cosa...cosa avrei rovinato, Kaori? Siamo adulti, ci vogliamo bene...cosa avrei dovuto fare? “ ti dico aprendo le braccia.  

Sono sincero, Kaori: che diavolo avrei fatto, di male? penso; tu nel frattempo rimani li, ferma,  tenendo stretta a te la borsetta e abbassando gli occhi.  

“ Ryo io non sono ancora pronta, non correre” mi dici, sottovoce. 

“Ma come...Kaori...ti spaventi per così poco?” chiedo; spero di non risultare insensibile ma  a quanto pare non sembri pensarla come me, da come mi guardi.  

Ok, ricominciamo mi dico sospirando. 

“Scusami Kaori. Non volevo essere...risulare aggressivo” . 

“...non lo sei stato...sono io che....insomma, sono fatta così” rispondi. 

Faccio qualche passo verso di te e ti abbraccio. 

“Torniamo verso casa, ti va?” chiedo; annuisci, sorridi; ti prendo la mano e camminiamo verso  la strada principale, silenziosi.  

 

E’ bello tenerti per mano, è bello saperti al mio fianco...ma come devo fare con te? 

 

 Forse ho esagerato, ho preteso troppo ?  

Non dovevo dirti che ti amo? 

Però, Ryo... un killer spietato che si fa fregare così, che si perde negli occhi di una donna e non capisce più niente...se solo lo sapessero i miei nemici... 

 

“Cosa pensi? Mi chiedi ad un tratto. 

“....a noi, Kaori” rispondo. 

“....ti ho fatto disperare, scusami” mi dici ancora. 

“non fa niente, davvero. Stai tranquilla, Kaori...” ti dico.  

Un lieve bacio sulla guancia suggella la nostra pace, ma io sono ancora irrequieta. 

 

 

 

KAORI 

 

E’ più forte di me. 

Ho una paura boia, davvero, di correre troppo; lo amo, mi ama...ma non ho il coraggio di dirglielo o di andare oltre...quasi mi vergogno... 

 

Spero di non avere esagerato, lui fa finta di niente e tutto sembra essere tornato come prima; anche ora, mentre rientriamo a casa, sorride pacifico stringendomi la mano. 

Oh, quanto vorrei che tutto fosse più semplice... 

 

“Siamo quasi arrivati. Sali?” mi domandi; accetto, anche perché devo recuperare la sciarpa che ho lasciato in cucina. 

Prendi le chiavi e apri il portone; saliamo le scale chiacchierando , tornati alla normalità ma tu all’ improvviso, a pochi metri dalla porta, ti immobilizzi.  

Mi spavento, non ti ho mai visto così: con un gesto rapido mi dici di stare ferma; il tuo sguardo è completamente cambiato, è metallico, freddo come la canna della pistola che hai appena estratto dalla fondina. 

 

Con un calcio apri la porta; io rimango li, onestamente...ho paura. 

 

“Vieni, tutto a posto” mi dici dalla stanza; ma io non mi muovo, ancora ti vedo con quella pistola; poco dopo emerge la tua zazzera nera. 

“Kaori...ehi, ma che succede? Sei pallidissima” mi dici ; esci e mi raggiungi. 

“Stai tremando” sussurri; mi cingi la vita con un braccio. 

“Vieni, non preoccuparti. Ho sentito una presenza e...ho preferito prepararmi”; annuisco. 

Quando oltrepasso la porta ho una sorpresa. 

 

Effettivamente una persona c’ era: è Saekol’ ex fidanzata di mio fratello. 

 

“Kaori...” dice appena mi vede; si alza e mi saluta educatamente, porgendomi la mano. 

Saeko... come stai?” chiedo appena la vedo; lei sorride, non aggiunge nulla, si siede. 

 

“Scusate la mia entrata in scena...avevo bisogno di parlare con te, Ryo ...non ti ho trovato e mi sono fermata. E’ piuttosto urgente” dice rivolgendo gli occhi prima a lui poi a me.  

 Forse sono di troppo;  decido di andare in cucina a prendere la sciarpa e poi mi piazzo davanti a loro.  Decido di andarmene, tanto sarei comunque tornata a casa al massimo entro una mezzora. 

 “Io vado” dico raggiungendo la porta; tu mi raggiungi.
Mi accarezzi, tieni stretta la mia mano.
 

“Rimani, ti prego” dici. Saeko ci osserva, si avvicina.

“Kaori, quello che sto per dire a Ryo riguarda anche te: se ti fa piacere, rimani” mi dice. 

Io curiosa la guardo. 

Hide?” chiedo, anche se conosco già la risposta. 

 

“Si, Kaori” risponde. Mi viene incontro anche lei, prende un bicchiere di acqua che si era precedentemente versata e ne beve un sorso. 

 

Io non so cosa pensare. 

Non me la sento di ascoltarla; ho nascosto, dimenticato ogni cosa fino ad ora...e così vorrei andare avanti ancora per un po'. 

 Torno al divano, mi siedo, prendo la testa tra le mani.  

“...scusatemi, devo andare” dico dopo pochi secondi , osservandoli,  come una pazza.  
Si, devo proprio sembrare una pazza.

 

Mi guardi ancora , Ryo; Saeko si fa da parte e va verso la finestra che da sul terrazzo; ci gira la schiena cercando di essere il più riservata possibile. 

“Kaori...cosa ti prende?” mi chiedi;  le tue mani alzano il mio viso, lo tengono, lo sfiorano. 
Hai gli occhi tristi, come i miei.
Ti siedi al mio fianco e aspetti una risposta che non arriva...mi
 guardi negli occhi, sempre più profondamente. 
Io non rispondo, non dico nulla.

“...come vuoi” dici infine tristemente, lasciandomi andare. Sento la tua voce farsi sempre più lieve e allora..esco dalla porta e scendo le scale piangendo, singhiozzando.

Sto male; già sono confusa di mio, in questo momento...le parole di Saeko mi hanno dato la mazzata finale. 
Non voglio ricordare, Ryo. 
Non voglio rivivere la morte di mio fratello quindi perdonami...perdonami per tutto.

Perdonami Ryo, io ti amo... ma stasera va così.
Peccato, però: avrei voluto parlare ancora un pò, con te.
Ora...chissà quando ci rivedremo. 





 

 

 

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Capitolo 6
*** Fantasmi ***


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RYO 

“Ma che le è preso?” mi domanda Saekomentre  ancora fisso la porta incredulo. In cuor mio spero di vederti  rientrare da un momento all' altro ma...non è così. Mi giro allora verso Saeko ma non le dico nulla, anzi, svio subito l'argomento.

“ …che dovevi dirmi? chiedo tagliando corto; lei si sistema i capelli. E' un suo vezzo.

“…abbiamo analizzato il microchip" dice infine  mettendosi comoda sul divano  togliendosi le scarpe tacco 12 che si ostina a portare; la raggiungo, mi siedo poco distante . 

“e...?"

“... ci sono liste di nomi lunghe come autostrade, codici , coordinate satellitari , bancarie,  date" mi risponde.  

“…fin troppo facile, direi" le dico prendendo una sigaretta dal pacchetto e accendendola.

Lei mi guarda, solleva un sopracciglio. 

“…infatti ho subito messo al lavoro il mio miglior informatico “ risponde. " voglio capire cosa nascondano quei dati, perchè è ovvio che siano una copertura, un codice..."

"Già" rispondo senza troppa enfasi o convinzione.  

“…povera ragazza… non ha mai accettato la morte del fratello…” dice , dismettendo i panni del poliziotti; io mi sporgo in avanti per spegnere la sigaretta nel posacenere sul tavolino , giro il capo, la guardo. Non sono sorpreso di questa sua affermazione.

“…sfido chiunque ad accettare una morte del genere…” rispondo.  

 

Nè io nè te l' abbiamo ancora fatto, perchè dovrebbe farlo lei, che è sua sorella? penso tra me.

 

“…vai da lei, Ryo. Ha bisogno di te" dice.  

Si alza in piedi, infila le scarpe e si aggiusta il tailleur.

“Non credo sia la cosa giusta da fare…a quanto pare sto correndo troppo, per lei"  rispondo con l0 amaro in bocca.

Saeko mi guarda di traverso:  tutte palle!  sembra dirmi il suo sguardo. Non ho voglia di storie: mi alzo anche io e vado in cucina a prendere una birra.

“ …domani inizia a lavorare….la raggiungerò domani sera” rispondo; lei mugugna qualcosa ma non riesco a capire cosa quindi torno di là.

 

...come vuoi, Ryo…io ti ho solo dato un consiglio da donna…” dice.

Mi da un bacio sulla guancia e corre via, anche lei. 

 

 Ah Kaori…cosa devo fare con te? 

Mi chiedo appoggiandosi allo stipite della porta, osservando Saeko che scende le scale e bevendo un goccio di birra. 

 

Potrei chiamarti, lasciarti un messaggio in segreteria e domani magari aspettarti fuori dal lavoro….penso.  Si, potrebbe essere una buona idea!

Rientro in casa dunque, afferro il cordless che ho lasciato sotto una delle mille giacche che ho in giro e compongo il tuo numero; dopo alcuni squilli la segreteria parte.


Ciao, piccola. 

Sono preoccupato per te, ti prego chiamami e fammi sapere è  tutto ok. Io ora devo uscire...beh...uno dei miei soliti giri...ma ho con me il cercapersone.

Ti amo, Kaori. 

 

 

 

 

KAORI 

 

Non sono in grado di ascoltare, ora, parole su Hideyuki; sono passati anni ma la mia è ancora una ferita che sanguina che dubito riuscirà a chiudersi... Se uniamo a questo tutta la confusione che ho in testa e le parole di Ryo…no, non sono davvero pronta. 


Lui non capisce. 

Ci prova, lo so... ma credo che proprio non afferri bene le cose.

Non capisce che stare in quella casa, da lui, al momento sarebbe una situazione che non sono un grado di gestire e  questo mi dispiace perché…io lo desidero, desidero stare con lui…ma non voglio rinunciare a delle certezze: il mio nido, il mio lavoro. ..e non capisce che stare li riporterebbe alla mia mente tutto ciò che ho passato con Hide... il prima e il dopo.  Ho passato questi anni a soffrire, a farmene una ragione...

Spero davvero che riesca a comprendermi.

Rimango nei miei pensieri per un pò e cerco di distrarmi pensando all' indomani, al mio ritorno a scuola e a quella routine che molte volte mi ha salvata dalla tristezza. Non vedo l' ora di rivedere i miei alunni...chissà cosa mi racconteranno. 

Rientro a casa dopo quasi un paio d' ore di macchina nelle quali i miei pensieri hanno continuato a fluire e sto per dirigermi verso la cucina quando vedo
 la luce della segreteria telefonica che lampeggia. Appoggio la borsa per terra e l' ascolto subito.

…. 

Ciao, piccola. 

Sono preoccupato per te, ti prego chiamami e fammi sapere che è  tutto ok. 

Ho con me il cerca-persone. 

Ti amo, Kaori 

…. 

 

Guardo il telefono, riascolto le sue parole: mi dispiace davvero essere andata via così ma…non sono ancora pronta per riprendere in mano il passato. 

No. 

Non ora 

Non adesso. 

 

Mi riprometto di chiamarlo domani mentre mi avvio verso il bagno, ho bisogno di una doccia; chiudo fuori il mondo da quella porta e inizio a spogliarmi; mi metto sotto il getto senza nemmeno sentire la temperatura dell' acqua che per fortuna è abbastanza calda e mi lascio avvolgere da un momento di completa pace; cinque, dieci minuti rimango li senza muovermi e senza pensare finchè un rumore sordo, come una porta che sbatte, richiama la mia attenzione.

 

 E ora che succede? mi domando con il cuore in gola. 

Spengo l' acqua, mi infilo i vestiti che ho lasciato per terra ed esco con ancora i capelli che gocciolano.

Ho paura, una paura tremenda ma continuo a camminare, a guardarmi in giro nel buio. Credo che il mio respiro , in questo momento, sia poco più che un soffio impercettibile; trattengo il fiato e vado avanti : quando arrivo in sala trovo un ombra seduta sul divano. Il cuore si ferma per un attimo.

 

“…così tu saresti la donna di mio figlio “

Rimango paralizzata. E' una voce profonda ed estremamente calma quella che ascolto.

“…chi sei?”chiedo con la voce che trema “ cosa vuoi? E poi…chi sarebbe, tuo figlio?” 

 

Sono davvero confusa: le mie mani tremano, non riescono a stare ferme.

 

“…Sembri sveglia, dovresti arrivarci. In ogni caso volevo vederti in faccia, Kaori MAKIMURA.Sei molto graziosa, sai?” sento dire.  Il fatto che abbia scandito, come a sottolineare, il mio cognome mi provoca terrore.  

 

Accendo la luce: l’uomo scatta verso di me, tappandomi la bocca con le mani ruvide e piene di ferite: sgrano gli occhi quando lo vedo. 

“…non dire una parola. Io non sono mai stato qui.” dice fissandomi con occhi pieni di odio; tento di divincolarmi ma la sua stretta si fa più forte; si porta dietro di me e mi gira le braccia dietro la schiena. 

 

“…di a mio figlio che sono arrivato, e che mi fermerò qui per un po'.  Il mio nome è Kaibara e mio figlio si chiama Ryo. Ryo Saeba.”

 

Molla la presa, cado a terra in ginocchio, poi mi lascio andare sul pavimento, senza capire più dive mi trovo; sento la porta sbattere e solo allora mi lascio andare. Piango, piango buttando fuori tutto il dolore che ho.

 

 

RYO 

 

Fa che non sia vero. 

Non può essere lui.  

 

Sto fumando una sigaretta fuori dal locale di Gen quando l' ho visto passare: sono sicuro, è lui: quello che per molti, lunghi anni ho considerato come un padre. 

È passato per la strada e la sua macchina andava a passo d uomo, ha perfino abbassato il finestrino. E' sempre lo stesso. Spavaldo, sbruffone.

Una faccia da schiaffi che trasuda odio. 

 
Butto la sigaretta per terra e mentre Gen mi insulta mi  infilo subito nel vicolo che trovo alla mia sinistra; voglio  riprender fiato e salire sul tetto dello stabile usando le scale esterne.

 

 Ma dove sta andando? mi chiedo appena la  testa emerge sul tetto; mi alzo, cerco di  individuare la sua macchina. Vedo che è arrivato allo svincolo e sta girando a destra...strano: non ci sono posti che potrebbero interessargli, in quella zona…è un quartiere tranquillo senza particolari  attrazioni, ci vivono solo che impiegati...

Aguzzo la vista mentre il vento gelido inizia a soffiare.  Sento i brividi ma non è il freddo, una sensazione mi coglie...sta andando in direzione del quartiere dove sta Kaori... no, non è possibile... ti prego, fa che non sia così.

Alzo il bavero della giacca e mi concentro: maledizione,  Kaori!  esclamo  e come un fulmine riprendo le scale e la mia discesa; devo correre,sto sudando freddo. Corro, corro come un pazzo passando in mezzo a capanelli di gente , sembro un pazzo.

 

Fa che non le accada nulla....dico tra me, recuperando le chiavi della macchina e partendo alla svelta.

 

 

 

 

 

 

KAORI 

 

Devo essermi addormentata...o svenuta: quando mi sveglio vengo presa dal panico, mi fa male la testa ed i miei occhi faticano nel mettere a fuoco le cose ma ...ci provo, così come provo ad alzarmi, lentamente, perchè la testa gira. Con le gambe che tremano mi alzo e vado in cucina; appoggio le mie mani sul ripiano del tavolo. Ho paura, moltissima paura. 

 
Cosa vuole da me? Mi chiedo cercando delle risposte che forse già conosco.

Ad un certo punto sento ancora rumori ...no, anzi: è qualcuno che bussa.

 

“Kaori, apri! APRI, MAEDIZIONE!”

 E' Ryo: tiro un sospiro di sollievo e provo a muovermi.
 Non ce la faccio
.

Ti sento farfugliare qualcosa, sento che armeggi con la serratura: in pochi secondi sei da me e  senza dire nulla mi prendi in braccio ed esci di casa dopo aver chiuso la porta con un calcio. Ansimi, i tuoi occhi sono fissati su di me e vedo che  hai una faccia sconvolta.

“…adesso andiamo a casa mia Kaori, non sei più al sicuro, qui. Non riuscirei a proteggerti…” mi sussurri in un orecchio prima di adagiarmi delicatamente sul sedile della macchina ; ti togli  la giccca e la posi su di me.
 Ho i piedi nudi, un maglioncino,  i jeans ed un paio di ciabatte.
Sto gelando dal freddo, tremo ancora.
 
Gli rivolgo uno sguardo stanco e triste e vorrei fargli davvero mille domande ma sto zitta.
 Lo fisso.
 

“…mi dispiace, Kaori… mi dispiace tanto “ mi dici  prima di mettere in moto l’ auto;  io mi lascio andare contro il sedile, ho la testa che scoppia. Il silenzio ci avvolge.
 

 

“Ryo, perché quell' uomo è venuto da me? Cosa vuole? “ dico dopo quasi una oretta si silenzio, quando trovo il coraggio.  La voce ancora trema mentre i miei occhi intravedono le prime case del quartiere; tu distogli per una frazione di secondi lo sguardo e mi fissi, con occhi tristi e profondi. 

 

"E' lui che ha ucciso Hideyuki ed ora è venuto a cercare me. E te" risponde .

La mie urla salgono dal mio stomaco e  riempiono l' abitacolo...non è lo spavento, non è paura. E' il dolore che mi prende e mi devasta fino a farmi male, mi taglia il respiro, le ossa, ogni fibra del mio corpo.
Accosti la macchina incurante degli improperi che gli altri automobilisti ti indirizzano; mi prendi il viso tra le mani e mi baci, lasciandomi senza fiato; poi mi abbracci forte.

"Ce la faremo, amore mio. Ci vendicheremo di Hide. Ma sarà dura e dovrai essere pronta a cambiare la tua vita. Te la senti?" mi chiedi. I nostri occhi rimangono inchiodati , agganciati, non vogliono lasciarsi. 

Annuisco. 

"Si, Ryo. Sono pronta" ti dico  con una sicurezza che non pensavo nemmeno di avere, respirando profondamente. 


 

 

 

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Capitolo 7
*** Tornare ***


hands

 

KAORI  

Quando riapro gli occhi ci metto un attimo a capire dove sono e soprattutto cosa è successo…sono disorientata e impiego alcuni minuti per  rendermi di trovarmi nella tua camera, Ryo: sarebbe impossibile non capirlo, visto che ci sento il tuo profumo mischiato a quello quasi impercettibile della polvere da sparo che impregna i tuoi vestiti.

Cerco di alzarmi e procedo piano, allungando le mani davanti a me per capire cosa possa esserci intorno e cercare un interruttore. Non so come faccio ma finalmente raggiungo la porta e la apro senza sbattere da nessuna parte... la luce che arriva improvvisa mi da fastidio, mi copro gli occhi con una mano; sono in corridoio.                                                  
 
Sento un parlottare sommesso, quasi come una trasmissione tv messa a basso volume ; passo dopo passo, sbadigliando, arrivo in sala e ti trovo.  

 

Stai parlando con Mick  di football,  forse vecchie reminescenze  di quando ancora stavi in America...almeno così ricordo, almeno così mi pare tu mi avessi detto.

 

“Buongiorno, Kaori” mi dite in coro girandovi all' unisono ; sorrido e mi avvicino senza rendermi conto che praticamente indosso solo una tua maglietta, Ryo, lasciando così le mie gambe nude in vista. Quando me ne accorgo divento paonazza e tento di tirare i lembi della maglia ovuque e voi mi osservate... ma entrambi siete troppo gentili per approfittare facendo battutacce o altro, come invece siete soliti fare davanti ad un paio di gambe, se non ricordo male.  Vado a sedermi tirando il lembo della maglia sotto le ginocchia. 

 

“Ti porto il caffè” mi dici semplicemente e nel frattempo ti alzi;  mi dai un bacio, vai in cucina ed io osservo Mick che guarda altrove, quasi imbarazzato . 

“Tieni” mi dici posando davanti a me una tazza di caffè fumante. Il sorriso che mi regali mi fa dimenticare la notte d' inferno che abbiamo passato.

Mick mi guarda, non dice niente:saluta Ryo e se ne va.

 

Ma avrà una voce, questo benedetto uomo ? mi chiedo ricambiando il suo sorriso.

 

 

“Ti abbiamo svegliata?”chiedi tornando da me dopo averlo salutato, finendo di allacciarti i  bottoni dei jeans.

 

“no, Ryo....anzi...scusatemi, sono piombata qui...conciata in questa maniera...” dico; mi sento in imbarazzo, davvero.

Tu lo noti ti siedi accanto; mi passi una mano intorno alle spalle e ti lasci andare all’ indietro sui cuscini del divano trascinandomi con te...per poco, non faccio volare il  caffè addosso a noi. 

“...Sei tenera quando diventi rossa, Kaori!!! Però...se devo essere sincero sono un pò geloso del fatto che Mick possa averti vista così....". 

 Mentre lo dici mi accarezzi, tenendomi stretta; il mio viso è sul tuo petto nudo e questo ..beh, sono un essere umano...mi fa letteralmente ribollire.

 

Te ne accorgi. 

Diventi serio ed i tuoi occhi sembrano vogliano mangiarmi. 

 Alzo il viso e ti guardo; i tuoi occhi dolci mi sfiorano così come le tue labbra che si fanno sempre più irruente e la tua lingua che sembra voler percorrere ogni centimetro di me, partendo dal collo, scendendo piano piano. 

Che stia per succedere quello che credo e quello che, in fondo, vorrei?

Mi ritraggo, quasi presa dal panico; non così presto, penso, alzandomi ed andando in cucina a prendere da bere.

 

 Ho ancora troppi pensieri per la testa,perdonami, Ryo.

 

“Kaori...che succede?” dici apparentemente tranquillo, restando fermo dove sei. Ci sei rimasto male, lo so.

“...niente, Ryo. Solo che...mi è appena tornato in mente che dovrei chiamare la scuola...non me la sento di andare al lavoro e del resto...sarei comunque già in ritardo” rispondo abbassando lo sguardo.In parte diciamo che è anche la verità.

 

Volti il viso versoa finestra poi torni su di me. 

 

“...ok” dici. 

Solo Ok, non aggiungi niente altro;  come morso da una tarantola ti alzi, gironzoli un attimo alla ricerca del cordless e me lo porgi senza dire nulla.       

 Lo prendo e mentre compongo il numero vedo che torni verso il corridoio, scomparendo alla mia vista.

 

Kaori, non ne fai mai una giusta!

 

Chiamo la segreteria e mentre attendo che qualcuno mi risponda, vado a recuperare le tazze con cui abbiamo bevuto il caffè  e le riporto in cucina posandole nel lavello dove iniziando a sciacquarle. Quando, finalmente, Miss Cuhill mi risponde mollo ciò che sto facendo e mi invento la prima scusa che mi passa per la testa. 

Non ho voglia di dare spiegazioni, ora, tantomeno parlare loro di un pazzo che è entrato in casa mia facendomi quasi morire di paura...quindi dico solo che non sto bene ma che, al massimo tra un paio di giorni,  rientrerò...del resto non è una bugia: è mia intenzione tornare a casa, prima o poi 

 
Una volta conclusa la telefonata ritorno in sala ma  non ti vedo quindi aspetto ...vorrei scusarmi con te.

 
"Eccomi. Visto che dovevi telefonare sono andato a vestirmi, devo uscire alla svelta. Ho un appuntamento con Mick” dici; nemmeno mi sono accorta che eri tornato, tanto sono persa nei miei pensieri.

Alzo la testa allora e  ti osservo mentre sistemi la fondina e la pistola;  hai indossato una maglia ed una giacca pesante sopra i jeans.

 

Ryo, io... grazie, per tutto ciò che hai fatto. Senti, volevo chiederti scusa per prima... e  dirti che mi fermerò qui un paio di giorni poi tornerò a casa, a te non fa nulla?” dico; mi sposto una ciocca di capelli caduti davanti agli occhi e attendo la tua risposta.  

Sei sorpreso e deluso.

 Credo anche arrabiato. 

“Non posso di certo trattenerti, Kaori” mi dici mentre vai alla port   “ ma non credo sia fattibile un tuo ritorno in quella casa, per ora…lui si farà ancora vivo. Ad ogni modo,  fai quello che vuoi: io ora esco, è davvero una cosa urgente. I tuoi vestiti sono in camera mia non preoccuparti, stanotte non ti ho sfiorata. Te ne saresti accorta”. 

 

Ti guardo, stranita. 

 

Non hai mai, mai, mai usato questo tono con te; senza dirmi niente altro esci di casa, richiudendoti la porta alle tue spalle ed io rimango basita, come una scema, a fissare la porta. 

 

 

 

RYO 

“Mick , io davvero non la capisco. Non si rende conto del pericolo che sta correndo”.

Sono davvero arrabbiato, furente; Kaori non capisce che è in pericolo  ed io…voglio che resti vicino a me, è più sicuro.                             
Mick mi osserva, seduto sul lato passeggeri;
infila la mano in tascae prende il pacchetto di sigarette.Ne accende una e me la passa. 

“ ...ti capisco, Ryo. Ma capisco anche lei…ha voluto fuggire a tutti i costi da questo mondo ed il destino l' ha rimessa sulla stessa strada. Ieri sera ha incontrato quel pazzo di tuo padre e...” 

Mi volto si scatto verso di lui staccando i miei occhi dalla strada per un attimo. 

 

“Credi che non lo sappia? “  Quasi urlo, mentre parlo.

 

Scalo la marcia, sorpasso; siamo in ritardo sulla scaletta di marcia . 

 

“ io la amo, Mick...averla rivista…mi ha ridato la vita che stavo buttando via. Mi ha fatto rinascere...lo sai. Mi vedi” dico.  Lui annuisce.

 

Siamo quasi arrivati; rimango in silenzio, mi guardo intorno e fermo la macchina sistemandomi in un angolo che dia la giusta visuale...il  nostro contatto non si vede ancora e scendiamo. 

 

È davvero bella la vista, qui: si può osservare la baia di Tokyo e parte della città.  

“…non sei preoccupato per averla lasciata a casa da sola?” mi chiede Mick appoggiandosi al cofano della mini. Lo imito, incrocio sia gambe che braccia e butto la cicca per terra, schiacciandola poi con la suola delle scarpe.  

“…non è sola. Stamattina, appena uscito e prima di venire da te, ho chiesto ad un po' di gente di tenerla d' occhio. Miki e Umibozu faranno a turno per controllare la casa, appostati sul tetto del tuo palazzo. Altri informatori mi daranno notizie ogni ora, attraverso il cercapersone...Non ho lasciato nulla al caso. "

 

Mick sorride; mi da una pacca sulla spalla e poi mi fa un cenno;  sta arrivando Koi. 

“…come ti sei conciato? “ gli domando ridendo: sembra un turista, ha persino una cartina in tasca e porta un cane al guinzaglio.  

Non mi risponde e tira dritto; noi lo osserviamo passarci davanti poi come se nulla fosse gli andiamo appresso.  

 qualcuno mi stava seguendo “ lo sento dire appena mi avvicino. Accarezzo il cane e ci fermiamo  un attimo. Mick, al mio fianco, da una rapida occhiata in giro. Campo libero. 

“…così hai pensato a questa trovata? Ed il cane dove lo hai trovato?” gli domando accarezzando l' animale. 

Kai mi osserva. 

“ …Moon? È mia. La porto sempre con me. L' ho addestrata , è come se fosse la mia guardia del corpo “ dice. Si è fermato, ora: si abbassa, lascia libera Moon. 

“…arrivo dalla zona di Ginza. Mi hanno seguito per un po. Una utilitaria scura, piccola. All' ultimo svincolo hanno tirato diritti ed io mi sono fermato.. ho cambiato targa alla macchina e mi sono conciato così…ma non credo ti interessi chi ha prodotto i miei vestiti, giusto? Mi dice; si rimette in piedi e mi fissa, poi mi passa un foglietto. 

Lo apro. 

Un indirizzo, alcuni nomi, orari. 

“La base di Kaibara, quella attuale. Un mio informatore ha detto che è intenzionato a cambiarla ogni tre giorni. I nomi e gli orari si riferiscono alle sue guardie del corpo. Senti Ryo, a me pare fin troppo facile, ma se vuoi dare una occhiata fallo ora o mai più” dice; poi chiama Moon ed insieme corrono via. 

 

Mick, rimasto sempre a due passi da me, si avvicina. 

Tanto vale provarci subito. Kaori è al sicuro...” dice; si rimette le mani in tasca e si avvia alla macchina.

 

Credo che arriverò a casa tardi, stasera, Kaori penso; mi dispiace averla lasciata così e non vedo l’ ora di rientrare per farmi perdonare.  

Raggiungo Mick in macchina  e  partiamo. Dopo qualche secondo ho una stana sensazione; un  brivido mi attraversa la schiena e d’ istinto, mi giro indietro... faccio appena in tempo a vedere Koi cadere a terra sotto i colpi di un cecchino ed il suo cane correre via come un razzo nella direzione opposta dalla quale sono arrivati.  

 

Chiunque sia ci ha colto di sorpresa, fin troppo.

Il mio pensiero va a lei. 

 

“Mick, vai. Cecchini. Corri più veloce che puoi” gli dico, estraendo la pistola per ogni evenienza; mi aspettavo qualcosa di simile ma non così immediata. 

Mick mi ascolta, parte in quarta e presto ci confondiamo tra le migliaia di macchine che ogni giorno vanno e vengono da Tokyo; solo allora riprendo anzi , riprendiamo a respirare regolarmente senza smettere comunque di guardarci attorno.

 

“Vuoi passare da casa?” mi chiede lui; non ho bisogno di dirgli nulla perché gli è bastato osservare il mio sguardo , penso.  

Accenno ad un si ma la mia voce non esce dalle labbra...poso la pistola sulle mie gambe, prendo una sigaretta e l’ accendo.

 Ho paura. 

Stavolta mio padre non ha intenzione di andarsene senza di me, ne sono certo.

I suoi traffici sono solo una scusa...lui vuole me e per farlo, è disposto a qualsiasi cosa.  

 

 

KAORI 

“Kaori, stai bene?” 

 

Quando sento la tua voce sobbalzo: oggi non ho fatto altro che vagare per l' appartamento passando  da una finestra all’ altra per controllare chiunque e qualsiasi cosa potesse esserci la fuori e ora che stavo giusto provando a rilassarmi ...arrivi tu, insieme a Mick; spalanchi la porta e mi fai quella domanda.

 

Mi hai fatto prendere un infarto, accidenti! 

 

“Si, Ryo, sto bene” ti rispondo sorpresa; tu mi raggiungi e mi baci, mi tieni stretta tra le braccia. 

Perdonami." Non volevo lasciarti sola ma...dovevo assolutamente controllare alcune cose” dici; ti guardo, la tua espressione è un po' più rilassata ma ancora mi tieni con te. Mick è sulla porta, ci guarda; poi entra, va a controllare qualcosa alla finestra e si vokga verso di te. 

“I ragazzi sono ancora al loro posto...tutto tranquillo a quanto vedo” dice spostando gli occhi chiari da un palazzo all’ altro. Ti allontani da me e vai al suo fianco poi ti sistemi, togli la giacca, tiri l’ ennesimo sospiro di sollievo e ti metti comodo sul divano. 

“Volete dirmi che cosa sta succedendo?” chiedo facendo rimbalzare i miei occhi da Mick a Ryo; sono curiosa di capire tutti questi...misteri. vorrei tabri capire cosa accade! 

Mick va verso un mobiletto e prende tre bicchieri ed il bourbon che appoggia sul tavolinetto davanti al divano; tu subito se ne versi un bel po' e lo beve quasi fosse acqua fresca chiedendomi poi se ne voglio. Mick fa lo stesso..se ne versa un pò, lo tracanna e poi va verso la porta. 

“...ragazzi, io me ne vado. Recupero Umi e gli altri e andiamo al Cat’s Eyes...vi aspettiamo li?” dice. Tu lo guardi e con un segno gli dici che lo chiamerai più tardi; Mick mi sorride ed esce, fischiettando. 

 

“...Allora?” ti chiedo, in piedi davanti a te.

Voglio delle risposte, Ryo

Ora.  

“...allora... è una storia lunga, Kaori". Ti passi le mani tra i capelli, guardi lontano, oltre di me. " Ho avuto paura per te... mio padre ha fatto uccidere alcune persone e non si fermerà finchè non ha raggiunto i suoi scopi. Prima siamo stati da un informatore, un cecchino lo ha ucciso sotto i nostri occhu” mi dici. 

Mi porto le mani al viso, tremo. 

 

È questa la tua vita, tutti i giorni? Penso, triste. 

 

“...tuo...padre? L’ uomo che mi ha aggredita ieri sera?” chiedo era ascolto la mia voce rompersi. 

“Si” rispondi con un filo di voce. 

 

 

Ti guardo e all' improvviso tutto ciò che ho in testa, tutte le mie paure ed elucubrazioni spariscono per un attimo;  anche la rabbia che ho provato stamattina se ne va. 

All' improvviso mi rendo conto che per quanto io voglia fuggire, non potrò mai farlo da me stessa: qui o a casa mia sarebbe lo stesso. 

Tutto ciò che ho fatto fino ad ora nella mia vita sparisce: capisco che il mio posto è qui vicino a te e non è la paura a farmi pensare questo. 

 

È l' amore. 

 

È la voglia di stare e affrontare il mondo insieme a te e con te.  

 

È la forza che d" in tratto sale quando penso a quell’ora uomo, tuo padre, colui che ha ucciso mio fratello. 

 

“ il mio posto è qui" dico senza nemmeno rendersene conto; i tuoi occhi si spalancano sorpresi " Non posso e non voglio lasciarti solo."

 

“…non devo sforzarti, posso capirti" rispondi mentre mi raggiungi e  mi stringi tra le braccia. 

 

“…non mi sto sforzando, Ryo. Ho solo preso consapevolezza di alcune cose e che io stia qui o a casa mia, non potrò continuare a rifuggire. Inoltre...non posso lasciarti solo ad affrontare tutto quesot inferno....”. 

 

Sorridi , mi prendi in braccio. Allaccio le mie mani intorno al tuo collo  mentre andiamo verso la tua stanza.

 

Ryo...tu mi proteggerai, vero?  sussurro,  lasciandoti fare; i  nostri cuori battono all’ impazzata e sembra quasi vogliano uscire dal petto mentre altri tipi di brividi si fanno strada in noi. 

 

Si, anche in te... i  brividi non sono solo miei; non sono dettati dalla paura ma...da qualcosa di più profondo.

 
 

Apri la porta  della camera con la schiena, ci appoggi il tuo peso ed una volta spalancata  entri e mi posi sul letto; le tue mani non smettono di accarezzarmi i capelli poi scendendo piano piano alle mie spalle...si fanno  strada sul mio corpo e  tutto ciò che fino a poco fa era nella mia mente vola via sulle ali di una farfalla lasciandomi vuota, libera, nuova. 

 

Siamo io e te, solo io e te. Ci fissiamo, mentre ci spogliamo a vicenda, lenti, per assaporarci dolcemente; chiudo gli occhi e ti lascio fare, perdendomi completamente in te, finchè i nostri corpi e le nostre anime non si uniscono ed il fuoco divampa, senza darci tregua.

 

Io e te. 

Noi.

Sono tornata, Ryo, per restare.

Per sempre.

 


 

 

  

 

 

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Capitolo 8
*** Scacco ***


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KAORI
Sono passati due mesi: pieni di adrenalina, paura, ma anche colmi felictà: quella che provo la mattina, appena sveglia nel vederti, è solo un minimo assaggio. Io sto bene, per ora; tu fai di tutto per proteggermi ed io mi arrangio come posso.Ormai ho preso l’ abitudine alla tua vita, alla nostra vita; pensavo di non riuscirci ma...l’amore mi ha dato una mano.   Anche se piena di pericoli e con una spada di Damocle che perenne ci osserva dall’ alto, cerco – anzi, cerchiamo- di vivere una vita tranquilla...anche se mi manca molto il mio lavoro e cambiare vita non è proprio semplice.
 
Ora siamo qui, davanti a casa mia.
 
Siamo arrivati poco fa, hai controllato che tutto fosse a posto e poi siamo saliti: che strana sensazione aprire questo piccolo appartamento trovando tutto così come l’ ho lasciato! Ancora più strano è sapere che per il momento e per il prossimo futuro probabilmente non ci metterò piede ma…la vita è così. Piena di sorprese.
Cammino lentamente lungo il piccolo corridoio, immersa nei ricordi, mentre tu che sei molto più pratico ti guardi in giro e attratto dal mio piccolo frigorifero americano ti chiedi se  può starci in macchina: borbotti, prendi le misure, controlli gli attacchi. Io sorrido,  dico di fare come meglio credi e comincio a fare mente locale. Sorrido, sentendoti parlare da solo; mi viene da ridere pensando al giustiziere di Shinjuku alle prese con i lavori di casa...chissà cosa direbbero i tuoi nemici; credo resterebbero basiti, braccia incrociate sul petto, guardandoti di traverso….
Poi arriva lui, senza preavviso. Il ricordo di tuo padre.
 E’ da un po' che non si fa sentire e vedere, sembra sparito nel nulla eppure, me lo dicevi anche prima, è ancora in città e si sta dando da fare.
 
Chissà...chissà come andrà a finire, mi chiedo incamminandomi verso la stanza.
 
“Kaori, dove sei?”
“Sono in camera, sto cercando di recuperare la valigia” ti rispondo.
 Pensando e rimuginando, sono arrivata qui e mi sono stesa sul pavimento per recuperare il tutto da sotto il letto ma, a quanto pare, la valigia non ha voglia di uscire. Ci litigo un attimo e finalmente, dopo un piccolo colpetto, riesco a tirarla fuori; quando rialzo la testa tutta contenta ti vedo li, appoggiato alla cornice della porta, braccia incrociate sul petto. Non mi sono accorta di nulla.
“Sei carina quando parli da sola rivolgendoti alle cose inanimate” mi dici. “ Senti, nel frattempo che tu prepari tutto quando  io scendo in macchina a recuperare una cosa. Ok? Torno subito. “
“Va bene, Ryo” rispondo.
 “…io comunque non dovrei metterci molto.”
Mi guardi, sorridi, ti allontani: come ogni volta, un po' di paura mi assale ma so che è solo un attimo. Nel frattempo inizio a darmi da fere e riempio quella specie di scatola con le rotelle. La scelta non è che sia difficile: a parte gli abiti che usavo per andare al lavoro, possiedo solo roba casual, qualche abito estivo, un completo scuro. Sono monotematica, lo so, ma a me piace così….quindi, bando ai pensieri, riempio tutto, alla rinfusa, per poi sedermi sul letto e mi guardo intorno.
Le varie cornici con le foto di mio fratello, le gite scolastiche. Roma, Parigi, Sidney, Okinawa, Kyoto…
In men che non si dica, scoppio a piangere.
Così.
Eppure…mi pareva quasi di essermi abituata, ormai, al pensiero che la mia vita è cambiata…invece no, non è vero. Non mi abituerò mai, anche se ho accanto una persona meravigliosa. Ryo.                                                                                                                                  E’ un pianto liberatorio, credo; mi lascio andare come una bambina, Ryo non c’è ed è meglio così; voglio sfogarmi senza che  possa vedermi, so che ne soffrirebbe e non voglio accada questo.
Come è difficile crescere…come è difficile cambiare! Penso tra me, asciugando le lacrime con un fazzoletto di carta sul quale rimane traccia di mascara: chissà che faccia che mi ritrovo!!!!penso e scoppio a ridere immaginando la mia faccia.                                             
Scuoto la testa, credo di assomigliare ad una di quelle vecchie pazze che ogni tanto incontro per la strada....ma questa ilarità improvvisa dura poco, qualche minuto e mi ritrovo con il viso tra le mani....                                                                  

 

RYO
Sono sceso solo un attimo, in realtà ci ho messo meno di cinque minuti a trovare ciò che mi serviva; il resto del tempo l’ ho passato qui, fuori dalla porta di casa tua, seduto con la schiena appoggiata al muro, accanto alla porta della tua vicina che per fortuna non è uscita.
Ti ho sentita piangere.
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato e pensavo di esser pronto ad aiutarti invece…sono rimasto qui come un fesso, senza avere il coraggio di entrare…del resto…cosa avrei potuto fare?...Magari dirti : Tranquilla, Kaori, andrà tutto bene, la nostra vita sarà una eterna luna di miele e tutto si risolverà per il meglio? Oppure Vivremo come una famiglia normale, felici e contenti, con una selva di figli che corrono per casa?
No, decisamente. Anche se lo vorrei tanto.
Le tue urla, i tuoi singhiozzi mi spezzano il cuore , non ho il coraggio di entrare perché mi sento in colpa…è colpa mia tutto questo….Mi  blocco e decido ad entrare solo quando sento i tuoi passi avvicinarsi alla porta, insieme al rumore di quella che pare una valigia trascinata con fatica; apro  sorridente come se nulla fosse e ti stampo un bacio sulle labbra.
“Lasciala li fuori, ti aiuterò io a portarla in macchina” dico, accarezzandoti il viso.
“Hai trovato ciò che cercavi?” mi chiedi; ti mostro il cacciavite ed un paio di chiavi e vado verso la cucina. Devo a tutti i costi riuscire a recuperare il tuo frigorifero in stile Usa anni ‘5o: mi piace un sacco.
“Che vorresti fare?” mi chiedi, curiosa; ti aggiusti i jeans e mi segui, ti mostro la mia idea.
“Ci sta, Ryo… ti serve una mano?” mi domandi, spostandoti una ciocca di capelli dal viso.
“No, mi arrangio. Tu se vuoi scendi, ma vai subito in macchina. Farò tutto io, dopo” Ti dico; mi lasci le chiavi sul tavolo, ti guardi in giro e sospiri poi, senza voltarti indietro, scendi. Io mi metto al lavoro e  con gli attrezzi giusti riesco a sbrigarmela alla svelta. Dopo un attimo inizio a spostare l’ elettrodomestico: non è grandissimo e se riuscissi a spingerlo fino all’ ascensore sarebbe davvero ottimo!. I miei pensieri vengono però interrotti dal beep  del telefono; lo prendo dalla tasca e guardo il display…è’ Saeko e comincio a sudare freddo…di solito, se mi chiama è per affibbiarmi casi strani e complicati nonché pieni di guai.
“Dimmi tutto” dico, senza perdere un attimo.
“Ho qualche novità, Ryo. Abbiamo fatto progressi: sappiamo cosa tuo padre è venuto a fare in Giappo-“.
La fermo subito.
“So perché mio padre è venuto in Giappone, Saeko… Per riprendermi…che diavolo di novità sarebbe questa?” . Mi fa strano, davvero, che una persona come lei mi chiami per una faccenda chiara anche ad i muri.
“…Non solo per quello… Abbiamo appena scoperto che ha rimesso in piedi il suo esercito e che , oltre ai suoi soliti traffici, si sta infiltrando ovunque. Ricordi, vero, le sue idee? Far si che il mondo entri in una guerra mondiale, costante, dove lui sarà l’ unica persona a guadagnarci?” mi dice; è seria, credo che sappia molto più ma che soprattutto questa non sia una delle solite ipotesi fantasiose.
Se Saeko parla così è perché ciò che dice è vero. L’ incubo si sta davvero realizzando.
Resto in silenzio, lascio il frigo in mezzo alla stanza e vado verso la finestra dalla quale posso osservarti, Kaori; sospiro, appoggio la fronte al vetro freddo.
“…ci sei, Ryo?” mi chiede Saeko.
“…si” rispondo con un filo di voce, bassa e roca.
“…state attenti. Senti, dobbiamo incontrarci presto. Una di queste sere verrò a casa tua” dice prima di chiudere la comunicazione.
 
Guardo il telefono, lo lancio lontano: Maledizione! Urlo, dentro di me, dando un pugno al muro vicino e , quando mi ricompongo, ricomincio con il mio lavoro.
Penso a te, amore mio.
Perché ci siamo incontrati, quel giorno, al bar?
Perché proprio ora?
Sto vacillando, straparlo.
Per un attimo penso a questo destino che ci ha rimessi vicino, proprio ora; per un attimo credo di avere sbagliato tutto e vorrei sparire, sparire dalla tua vista senza mai averti conosciuta: stare con me, Kaori, non sarà semplice. Ti ho cacciata in un mare di guai….perdonami, amore mio bisbiglio prima di uscire e chiudere la porta.
 
KAORI
Ti vedo arrivare trascinandoti il frigorifero: per fortuna che è piccolo, sei tutto sudato e sbuffi come quei vecchi treni a calore.Io sono qui in macchina da una mezzora forse ed ho usato questo tempo per  sistemare la mia agenda; mi sono accorta che devo assolutamente chiamare Midori, non la sento da una settimana…e poi, dovrei passare da scuola a ritirare alcune cose.
“Ti serve una mano?” chiedo, aprendo la portiera scendendo; mi fai cenno di no con la testa, nel giro di pochi minuti arrivi. Io osservo te, il frigo e poi la macchina.
“Per fortuna ti sei fatto prestare la jeep da Umi, altrimenti non so come avremmo fatto a portarlo a casa” esclamo, sorridente, aprendo il bagagliaio ed aiutandoti a sollevarlo. Tu sei in silenzio, non dici nulla, hai il viso tirato.
“…Ehi, Ryo, tutto bene?” ti chiedo; poi senza aspettare risposta ti chiedo se possiamo fare un piccolo fuori programma.
 “…ascolta, dovrei passare anche da scuola a ritirare le ultime cose…già che siamo qui…”
“Va bene” rispondi; hai improvvisamente cambiato espressione, non capisco cosa possa esserti successo. Risaliamo in macchina , silenziosi; metti in moto e segui le mie indicazioni.Senza aggiungere altro. Senza dire una parola.
Prima di scendere, mi soffermo sul tuo viso e sui tuoi occhi; guardano lontano, sei pensieroso. Poso la mia mano sulla tua, appoggiata alla leva del cambio. Uno sguardo veloce, siamo quasi arrivati, scendo ed entrò di corsa dal cancello.
“Miss Makimura!”  sento. È Andy, una mia alunna, mi chiama dalla porta d’entrata, poco lontana.
“Ehy, Andy…tutto bene? Sono passata solo per un saluto” dico indossando uno dei miei migliori sorrisi; le passo vicino, mi fa un piccolo inchino e poi proseguiamo insieme.
“Si, Miss. Mi stavo recando dal preside” risponde. La guardo severe  ma lei scoppia a ridere e mentre camminiamo mi spiega cosa sta succedendo.“Sono stata nominata per seguire il giornale scolastico ed il preside vorrebbe vedermi per definire le linee editoriali insieme agli altri studenti” si affretta a spiegarmi; arrivati davanti al corridoio che conduce sia all’ ufficio del preside che alla segreteria le nostre strade si dividono e, senza tante cerimonie, la saluto. Voglio che tutto appaia normale anche se sappiamo entrambe che non sarà così.
Con passo spedito, entro in segreteria e saluto tutti; non li vedo da tempo quindi spiego loro un po' di cose, senza scendere nei particolari. Dico loro che mi sono spostata e mio marito è un diplomatico, perciò sarò costretta a lasciare il lavoro e seguirlo in capo al mondo…Sorrido alla mia bugia e la scena mi viene decisamente bene; ricevo i complimenti dei presenti e, una volta finiti i convenevoli, mi avvio sorridente in aula professori dove recupero, dal mio armadietto, un po' di cose…
Una agenda, un paio di foto.
Il mio pc personale, non ricordo perché lo avessi dimenticato qui; poi, altre piccole agende, altre foto di alcune gite. Prendo anche il materiale scolastico; ne faccio un plico che ripongo poi in una scatola, da consegnare in segreteria.
E’ finita, è andata.
Osservo ancora una volta questi muri, sento il vociare dei colleghi : è il cambio d’ ora. Li aspetto, non voglio sembrare scortese… per fortuna la tortura dura poco e raggiungo Ryo che trovo  appoggiato al cofano della macchina a fumare una sigaretta. Alzo la mano , corro da lui.
“E’ andata, Ryo. Sono libera, ora” ti dico; il tuo sorriso, però, non è come immaginavo; sono in piedi davanti a te, stai fumando, mi sorridi ma nemmeno mi guardi così salgo in macchina senza capire cosa stia succedendo e con un nodo allo stomaco.
 
RYO
Abbiamo fatto questo viaggio in silenzio e non sai come io stia male, Kaori, nel vederci in questa situazione ma soprattutto osservando il tuo viso improvvisamente pallido ed i tuoi occhi colmi di domande… ma non me la sento, adesso, di parlare; nel rientrare a casa nostra lascio che sia solo la musica ad arrivare alle nostre orecchie e tu, nonostante tutto, non dici nulla. Ti va bene così, credo, oppure aspetti il momento giusto.
La verità  è che sono preso dal panico e non so che fare.Sto vacillando, ancora.
Ho troppa paura.
Per la prima volta, sono terrorizzato, mi sono lasciato sfuggire le cose di mano.
 
“Insomma, Ryo. Che diamine ti prende?” mi chiedi.
Credevo avessi aspettato ancora un po' a farmi questa domanda penso, mentre svolto a destra per imboccare la diramazione che ci porterà a Shinjuku. Non ti rispondo subito, così tu  incalzi.
“…sei cambiato. Ad un certo punto ti sei rabbuiato, hai cambiato faccia ed umore”.
Mi volto nella tua direzione; la mano destra di sposta dal cambio alla tua, appoggiata sulle gambe composte.
“…sono solo pensieri” rispondo cercando di non farti capire cosa sta succedendo. Per una frazione di secondo distolgo ancora gli occhi dalla strada ed incrocio i tuoi.
Mi spezzano il cuore.
“…abbiamo sempre parlato , non vedo perché su questi pensieri tu debba essere così…” mi rispondi, ed hai ragione.
“…aspetta solo un attimo, Kaori; a casa , parleremo. Ci sono cose importanti che ti devo dire” rispondo stringendo la tua mano, per rassicurarti anche se so che le cose che ti dirò non ti faranno felice; chini il capo, poi sposti lo sguardo oltre il vetro del tuo finestrino.
“Va bene” ti sento dire, solamente.
 
Sono distrutto, Kaori.
Mi ero illuso, in questi due mesi senza  Shin, che tutto potesse funzionare; se siamo insieme, come dici tu, tutto deve andare per il verso giusto ma…no, questa paura mi blocca e davvero non so se abbiamo fatto la scelta giusta.Ti voglio con me ed allo stesso tempo mi pento di averti vicino; al pensiero di non averti accanto impazzisco. Mi lascio prendere, accelero, non guardo nemmeno dove sto andando.
“Che ti prende, Ryo? Perché ti sei messo a guidare come un pazzo?” ti sento dire prima che mi renda conto che  stiamo per andare a sbattere contro le auto ferme per il traffico; scarto, vado a finire sul marciapiede e ti vedo mentre tenti di aggrapparti al sedile, pallida ancor più di prima. Riesco a tenere l’ auto ma stiamo sbandando…dieci minuti senza fiato poi finalmente la quiete, rientro in strada con uno dei miei soliti numeri e mi fermo.Apro la portiera e getto la sigaretta che sto fumando a terra poi faccio qualche passo, mi assicuro che sia tutto a posto e torno alla macchina…il tutto in altri  cinque minuti, non di più.
Sospiro di sollievo.
“Per fortuna non si è fatto male nessuno, Kao-“.
Il respiro si ferma, sento il sangue che si gela e le parole mi muoiono in gola; non ci sei. Mi metto ad urlare il tuo nome mentre gli occhi ti cercano accanto alle auto ferme, sul marciapiede, tra la gente che è accorsa per capire cosa sia successo e che lancia improperi per ciò che è accaduto.
Passo una mano tra i capelli, la mia mano inizia a tremare poi, finalmente, all’ ennesima richiesta da parte mia una donna dice di averti visto e mi indica la direzione quindi, dopo averla ringraziata, mi metto a correre, alla svelta, sempre di più..finchè davanti ai miei occhi si apre uno spettacolo orribile e capisco perché  tutte queste macchine sono ferme.
In mezzo alla strada, proprio davanti ad uno degli uffici della questura, c’è un cratere largo quanto una piscina: praticamente ha squarciato la strada. Vedo le macchine della polizia e le ambulanze, riconosco un gruppo degli agenti agli ordini di Saeko ma lei non c’è. Curioso, mi avvicino senza mai perdere di vista il motivo per cui sono qua, ovvero cercarti; d’ un tratto sento una mano sulla mia spalla e mi giro, trovandomi davanti un uomo. Indossa giacca e cravatta, un borsalino e gli occhiali scuri ma non faccio fatica a riconoscerlo.
 
“Mi hai reso le cose più facili, lasciando la tua bella in giro da sola” dice, indicandomi un furgone poco più in la; trattengo la mia rabbia, lo ascolto.“Ero giusto passato per fare un saluto alla questura” mi dice indicando il telecomando che ha tra le mani “ quando, praticamente, l’ ho vista venirmi incontro. I miei ne hanno approfittato, ma non preoccuparti. Non le farò del male”.
 
Sono immobile, tutti i miei muscoli all’ improvviso sembrano fatti di gesso; non riesco a parlare, a muovermi,  a compiere un passo...non riesco a fare nulla e osservo,  inerme,  Shin Kaibara che se ne va ridacchiando, mentre con una mano alza il cappello per salutarmi.

"KAORI!" urlo finalmente, mentre le mie ginocchia cedono...ma è troppo tardi. Estraggo la pistola, finalment: il mio proiettile non sfiora nemmeno gli pneumatici.


 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Slowly learning that life is ok ***


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KAORI 

“Se credevi di avere a che fare con una cretina, ti sbagli. Si... ho paura di te!...tanto da tremare al solo pensiero del tuo nome...ma non per questo lascerò che tu disponga della mia vita come meglio credi. Non ora, non adesso. “ 

Lui mi guarda ed i sostengo quegli occhi scuri con un coraggio che non credevo di avere. 

“Vedo che mio figlio si è scelto una degna compagna.Perdonami se  il nostro primo incontro non è stato...piacevole. Non sono stato molto gentile ma sai, quella sera avevo poco tempo e ho voluto darti subito una impressione chiara”. 

 Kaibara mi guarda. 

 Si aggiusta la cravatta, la allenta un po', si slaccia il colletto. Dice quelle parole senza fretta, scandendo bene ogni singola sillaba.  

Tremo. 

Makimura, ascolta. Sarà chiaro:sono abituato a fare affari e per me, in questo istante, tu sei un affare.Anzi, ad essere preciso sei la merce di scambio più preziosa che abbia mai avuto.Non voglio farti del male: io voglio Ryo...non ti toccherò e non lo farà nessuno dei miei uomini, ma tu devi startene qui zitta e buona ” dice, lanciando una occhiata di preavviso ai presenti, celati dietro occhiali scuri e sorrisi asettici. 

Io non dico nulla.Vorrei solo piangere, tornare da te e capire cosa stia succedendo tra noi, anche se credo di avere inteso cosa tu avessi voluto farmi capire. Volevi allontanarmi per non incorrere in...questo.  L’ ho capito ora...                                                              I miei occhi si allontanano da questa sorta di salotto e vanno oltre le finestre, imponenti, gigantesche: praticamente delle vetrine sospesa per aria. Porto la mia mente altrove osservando i grattacieli di questa zona, le cui luci colorate stanno illuminando un giorno già assolato...questo mi regala un momento di pace finchè quella voce, la sua voce, mi riporta alla realtà. 

“Ti prego, accetta ciò che offro...te lo ripeto: non voglio farti del male. Avrai a disposizione l’ appartamento, pasti serviti in camera, tutto ciò che può esserti utile...devi solo chiederlo.  Abiti, cibo...ogni cosa. Per il resto, ora uscirò da quella porta e non mi vedrai mai più ma...non tentare di fuggire o fare strani giochi. In quel caso non avrò più alcuna pietà” mi dice posando la mano destra sulla fondina  che mi ha appena mostrato aprendo la giacca.  

 Annuisco; non è che abbia molta scelta.   

Lui si alza, va verso la porta e così fanno gli altri; non una parola in più viene detta. Io,  praticamente raggelata, lo osservo  senza muovere un muscolo finchè tutti non sono usciti.Solo allora, dopo alcuni secondi, mi lascio andare e  porto la mia mente al tuo ricordo, al tuo viso, ai tuoi occhi. 

Ti prego, Ryo, cerchiamo di uscirne vivi ed indenni; non credere a ciò che ti dirà, ci dovrà pur essere una alternativa penso; nello stesso istante il mio stomaco si contorce, obbligandomi a cercare il primo lavandino disponibile  nel quale vomito anche l’ anima.  

 

 

Shinjuku, più o meno nello stesso istante 

 

RYO 

“Sai benissimo chi vuole, Ryo...resta da capire come, dove, quando e come fare ad uscirne indenni, tutti quanti”. 

E’ Mick che parla, camminando nervosamente per il salotto, mentre io e Saeko lo seguiamo passo passo con lo sguardo; Umi no, lui come al solito è pensieroso e forse anche un po' incazzato per il fatto che gli ho rovinato la macchina, non saprei. C’è tensione, io cerco di mantenermi lucido ma è difficile, molto difficile...il mio pensiero è sempre rivolto a te e gli occhi vagano per la stanza cercando un tuo segno. 

“Ryo, mi stai ascoltando?” Mick si è avvicinato a pochi centimetri da me; quando i miei occhi rimettono a fuoco tutto, mi trovo davanti  la fibbia della sua cintura quindi alzo lo sguardo, fino ad incontrare i suoi occhi ancora più azzurri del solito. Sono cupi, tristi. 

“Certo” rispondo quando in verità credo di essermi perso almeno una decina di minuti del suo discorso riuscendo a percepire a malapena  le ultime parole. Lui mi fissa, capisce, non dice nulla; Saeko si alza e va da Umi, gli chiede un paio di informazioni. Vedo Mick andare  in cucina a prendere due birre e tornare da me; mi prende per un braccio , mi trascina in terrazza. 

“Sei uno straccio” dice,   una volta arrivati; lui molla la sua presa così riesco a sedermi  appoggiando la mia schiena alla balaustra. 

“Credo di si” rispondo, pacato. Prendo una sigaretta, la accendo e ne aspiro avidamente il fumo. Poi passo alla birra che mi offre e tra le mie labbra passa la canzone di una frase che ti piace tanto, amore mio... "Slowly learning that life is ok   ...imparando, lentamente, che la vita va abbastanza bene... "
Già. Mick mi sente, sorride, socchiude gli occhi.
 

“Non ti ho mai visto fare così, Ryo; se vuoi salvarla stare qui a deprimersi non serve a nulla...la tua Kaori non si libererà da sola, non ha le nostre qualità e la nostra esperienza... Difficilmente anche uno come noi potrebbe liberarsi da Kaibara, in questo momento”.    Ora si è seduto accanto a me, gli lancio una occhiataccia ma lui non si scompone. 

“Scusa se sono stato duro” dice. Anche lui si accende una sigaretta. Rimaniamo in silenzio, ognuno di noi sta guardando un punto indefinito in lontananza... è tutto così strano. 

“No Mick...hai perfettamente ragione. Solo che non riesco ad essere razionale"  dico. Mi fa male la testa, le prime giornate primaverili di Tokyo ed il sole mi tolgo il fiato o forse è solo panico,  ansia. Non so...ma sto male.  Tanto male. 

“..nessuno lo sarebbe se la persona che ama è in pericolo" risponde “ ecco perché dovrai restarne fuori e lasciar fare le cose a noi". Mi fissa severo mentre pronuncia queste parole  ed io sento il sangue ribollire: non può chiedermi questo, sono un professionista e riuscirò a tenere sotto controllo il tutto. 

“...stai scherzando, vero?” 

 La risposta la conosco ma voglio sentirla uscire dalla sua bocca. 

“No. Ascoltami” dice, facendo la voce sempre più bassa e ferma “ Kaibara si farà sentire presto...ha Kaori da un paio di giorni... vi siete osservati abbastanza. Ryo, dobbiamo essere pronti: ma tu devi seguire le nostre istruzioni se vuoi che tutto vada bene”. 

Brividi mi percorrono la schiena. Poi arriva il fuoco; attraversa le mie vene, entra in ogni singola fibra, mi lascia senza fiato. Le mani iniziano a tremare. 

“...non se ne parla nemmeno" dico cercando di riprendere  il controllo di me stesso. Non ci penso nemmeno ...restarmene in disparte con Kaori nelle mani di mio padre? Voi siete pazzi! Penso.  

Mi alzo rapidamente,  e senza aspettarlo inizio a correre, scendo al piano di sotto e  spalanco la porta con forza facendo sobbalzare i presenti che subito spianano gli armamenti. 

“Verrò con voi” dico fissandoli uno ad uno. Anche loro mi squadrano, noto che  Miki vorrebbe ribattere ma Umi la ferma con un gesto; Saeko, invece, ...è rassegnata. Mi conosce bene. Rimaniamo in piedi , a distanza, fissandoci a lungo poi è lei a riprendere in mano la situazione.  

“Faremo come vuoi tu, ad una condizione:  niente eroismi. Se senti di perdere il controllo, Ryo, ritirati in disparte” mi dice lei con lo sguardo velato. 

Essenziale come la solitoSaeko penso.  

Annuisco. 

 

Devo ritrovarti, devo averti con me. La mia vita non avrebbe senso, se tu non ci sei...mi manchi Kaori, il mio cuore fa fatica a battere senza il tuo accantoSenza pensare al fatto di averli davanti tutti, lascio cadere la mia corazza: mi siedo sul divano e prendo la testa tra le mani, coprendo le lacrime che fanno capolino negli occhi, mentre Saeko si avvicina e mi accarezza i capelli. 

 

 

KAORI 

Kaibara mi ha chiamata.  

Dice che mi ha osservata, ha visto che non sono stata per nulla bene e manderà un medico. 

Pure sotto le telecamere, sono borbotto; dovevo aspettarmelo. 

Attendo; nel giro di una decina di minuti, sento bussare alla porta e subito dopo vedo entrare il dottore. 

 Mi raggiunge qui sul divano dove mi sono distesa e senza dire nulla fa cenno di sedermi e levarmi la maglietta. Obbedisco: prova la pressione, ausculta il cuore, osserva gli occhi; si assicura che non mi sia procurata ferite poi , una volta messi via gli strumenti , estrae dalla stessa borsa un paio di pastiglie.  

“Ne prenda subito una e si sforzi di mangiare qualcosa” dice, quando praticamente è già sulla porta. La visita più veloce del West dico tra me. O sto diventando pazza oppure ho imparato fin troppo in fretta le faccende di questo mondo...in ogni caso...non mi servono pastiglie, non sto male. E’ solo la reazione al pensiero di essere qui, in mezzo a questi pazzi. E’ solo una reazione. E’ solo la tua mancanza e la paura penso tornando alla mia precedente occupazione, ovvero guardare il soffitto. 

Ma il peggio è li, che mi aspetta: la tv si accende. 

 Vedo il volto di Kaibara comparirmi davanti, sgrano gli occhi mentre l’ ennesimo conato giunge... Non mi sogno nemmeno di prendere le medicine che quel tale mi ha dato... voglio restare lucida. Qualsiasi cosa accada... 

“Voglio raccontarlti una storia, oggi. Forse...forse ne sei già al corrente, ma vorrei comunque fartela conoscere.”  Il volto di Kaibara è in primo piano, ma si dissolve nel giro di poco tempo ed al suo posto compaiono delle immagini, sembrano quelle di un notiziario; sono sfocate, sembrano di repertorio. Vedo un gruppo di uomini, elicotteri,  soldati...pare uno di quei film americani tutti “Dio, Patria, Famiglia dove le parolacce fioccano come neve , i visi sono tirati, tutti sono giovani e belli...ma ad una occhiata più precisa e attenta mi accorgo che non è finzione e gli sguardi di quegli uomini sono vuoti, persi.  Sono scene reali, crude, forse qualche reportage. Non saprei... ad ogni modo, mi  metto a sedere meglio, osservo.... e sento il una stretta al cuore: mi assale, lo arpiona. 

Capisco dove vuole arrivare. 

Ho voluto davvero bene a Ryo e glie ne voglio ancora....ma quel ragazzo mi ha deluso. Ha deluso suo padre o meglio colui che lo ha sempre amato come un padre....  dice la sua voce fuori campo, mentre quelle immagini continuano a scorrere tra casupole di paglia, sangue ed esplosioni “tuttavia lui non  è stato riconoscente , mi ha abbandonato quando le cose sono iniziate ad andare male ed io sono rimasto solo a combattere, ancora....”. 

Deglutisco. 

L’ immagine di un Kaibara molto più giovane mi passa davanti.  

E’ ferito, accanto a lui vedo un  Ryo giovanissimi, ricoperto di bende e sangue. Ha gli occhi spiritati. 

Ho perso una gamba, per salvarlo....ci siamo fatti parecchio male ma...ci vedi? Eravano sani, salvi e felici....” 

Ok, questo lo dici tu. Non vedo felicità nei suoi occhi. 

“Lui era mio figlio, il mio naturale successore, il mio prodotto perfetto.... ora....ora deve tornare da me. E’ stato via abbastanza...DEVE TORNARE A CASA! ….Non gli farò del male. “ dice, ancora. 

 Le immagini ora mi riportano a Ryo, ci sono alcune foto che lo ritraggono qui a Tokyo, non sembrano recentissime....a parte una, dove ci sono anche io.Deglutisco, ancora. Comincia a mancarmi il fiato. 

“Cosa vuoi dimostrarmi con questo?” urlo al nulla alzandomi e guardandomi intorno; sono sudata, tremo, non mi accorgo nemmeno che la tv si è spenta.... 

Credo...credo che impazzirò, se la situazione non si risolve a breve; non ricevo risposte, sento solo il campanello della stanza suonare e poco dopo vedo una donna con un vassoio, un piccolo spuntino dice. Per tirarmi su di morale. 

Non la considero, non la ringrazio, le giro le spalle e così resto finchè non sento la porta richiudersi. 

Voglio che questo finisca al più presto ed ancora una volta invoco Ryo allungando una mano nel nulla quasi potessi toccarlo; mi volto, vado verso la finestra. Ha iniziato a piovere, inaspettatamente; nuvole scure sono arrivate all’ improvviso e stanno scaricando il loro contenuto di acqua ed elettricità sulla terra e sugli uomini che, visti da qui, sembrano formiche. 

Li osservo...la vita va avanti tranquillamente. Sono liberi, loro. 

Sollevo lo sguardo  dalla strada ,sconsolata , stringendo le braccia intorno al mio corpo quando qualcosa prende la mia attenzione; un bagliore, nel palazzo di fronte. Credo di avere una allucinazione: ti ho appena intravisto – o così almeno mi pareva-  su di un balcone all’ ottavo piano del palazzo alla mia sinistra. Sotto la pioggia, i capelli sul volto, in compagnia del tuo fucile di precisione.  

 

 

 

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Capitolo 10
*** Dieci Minuti ***


copia-1

 

RYO 

Ce ne hai messo del tempo. 

Kaibara mi accoglie così appena metto piede nella hall del grattacielo che, a quanto vedo,  è diventata la sua sede operativa.      È seduto su un divano chiaro, uno dei tanti disseminati in quel grande spazio dalle mani sapienti di qualche arredatore che avrà pagato una barca di soldi; mi guarda. Accavalla la gamba sana su quella posticcia,  allarga le braccia lungo lo schienale della seduta, proprio dove i cuscini finiscono. Pare quel tale in croce, non fosse che Shin Kaibara è l’ essenza del male.               

Non sorride; è pensieroso: i suoi occhi mi indagano e, stranamente, non vedo nessuno venirmi incontro a perquisirmi; ad eccezione di due guardie del corpo poco distanti,  siamo soli. 

“...ora che sono qui, libera Kaori. Non è quello che volevi?” 

Sono diretto. 

Non ho voglia di giocare.  

Kaori...Chissà quando – e se- la rivedrò. 

Cerco di mandare via questo pensiero e di mantenere il sangue freddo. Kaibara sorride, mi fissa. Ancora. 

 

“…non così in fretta" dice, e non capisco perché voglia ancora prendere tempo. Mi avvicino e prendo posto nella poltrona dinnanzi a  lui; sfilo la giacca zuppa di acqua e poi, con un gesto rapido, toglo anche  la fondina e la appoggio sul tavolino li accanto. 

“…non ti ho chiesto questo... “ dice indicandomi l’ arma ma so che apprezza il gesto.È un segno di resa.  Lo sa: sogghigna, non si è mosso di un millimetro. 

Per un attimo il silenzio, un silenzio privo di qualsiasi sfumatura, metallico, si insinua tra noi; i nostri sguardi si incrociano e come calamite si attraggono, c’è qualcosa che vuole dirmi,  le sue barriere sembrano cadere.                   

 Forse  c’è ancora un barlume di umanità in lui? Mi chiedo. No, è tutta una illusione. Lui non è un uomo. Non più!  mi rispondo. 

“Bene” dice. Stanco di questa tensione si alza e aspetta che io faccia lo stesso, quindi  lo seguo senza battere ciglio...non so cosa succederà ora ma cerco di affrontare il destino con tutta la forza che mi è rimasta in corpo e nell’ anima. Mentre cammino alzo gli occhi, tu sei qui, da qualche parte, lo so; vorrei tanto vederti ma non sono così sprovveduto da chiedere a Kaibara questo semplice gesto di pietà. Infilo le mani in tasca e , poco dopo, mi ritrovo nella stanza dei bottoni insieme al pazzo che un tempo fu mio padre. 

“Da qui posso tenere d’ occhio l’ intera città “ mi dice tronfio aprendo le braccia e indicandomi il contenuto di quella stanza; il mio sguardo vaga e noto enormi server, computers, un pannello sul quale passano ininterrotte le immagini della città ed in cui ogni singola persona è praticamente schedata. 

Non può aver fatto tutto da solo...ma perché? Perché questo? Mi chiedo .  Non gli rispondo, mi avvicino agli uomini ed alle apparecchiature, osservo uomini e macchine interagire senza sosta. Brividi percorrono il mio corpo. 

“Signor Hakamoto, le presento mio figlio Ryo. Farà parte della squadra” dice ad un certo punto quando arriviamo alle spalle di un uomo, seduto ad una scrivania ed intento a controllare plichi e plichi di fogli sui quali sono riportate innumerevoli stringhe di numeri, codici; costui si gira appena, mi osserva di sottecchi. Gli occhiali piccoli, a metà naso, gli danno un’ aria arcigna. 

“Vedo che finalmente si è deciso” dice con una voce stridula, mentre continua ad osservarmi con il suo sguardo da ratto.  

Non rispondo. Fremo di rabbia e brividi, ancora. Devo controllarmi. Spero che questa farsa finisca presto e si arrivi al dunque perché potrei perdere la testa e la lucidità. 

Mio padre i trascina, nel giro di un’ ora, in alcune stanze al piano terra del palazzo ed io lo seguo come un cagnolino; devo dire che si è davvero organizzato bene. Chissà dove sei, Kaori, chissà se hai già sentito la mia presenza...Io non resisto, devo sapere dove sei, devo capire cosa fare...ma per  ora...ho  le mani legate. 

Kaibara nota il mio sguardo perso. Credo mi stia parlando da dieci minuti buoni ma io non l’ ho minimamente ascoltato, cercando di captare la tua aura ed il tuo profumo e tornando indietro a quel giorno, al parco...il giorno del nostro incontro. 

Ryo” mi dice, con voce grave. Torno da lui e gli regalo lo sguardo più rabbioso che abbia mai rivolto a qualcuno. 

“ Questo un giorno sarà tuo” dice. Un sorriso sghembo appare sul mio viso.  

“...Io non voglio tutto questo. Ascolta, ora sono qui con te, hai ottenuto ciò che volevi. Fai di me ciò che vuoi e libera Kaori! ”  esclamo; lui mi fa cenno di uscire dall’ ennesima stanza e ci troviamo, soli, nel lungo corridoio.  

“...non avere fretta, figlio mio. Potrai vederla, prima che io la liberi. Potrai vederla e dirle addio, perché la tua vita cambierà radicalmente”. 

Sono parole che mi aspettavo di sentire ma il suo tono, quella punta di sadismo...mi fa male; cerco di essere forte perché sento che qualcosa dentro di me inizia piano piano a sfaldarsi. 

“Si, certo.”  

E’ l’ iunica cosa che riesco a dire, sono le uniche parole che escono dalla mia bocca; lui mi cinge le spalle con il suo braccio  e mi dice “andiamo!”conducendomi fino ad una porta blindata, alla nostra destra, poco più in là. 

“Riposati. Dentro questa stanza, la tua stanza, c’è tutto ciò che può servirti; se senti la mancanza di una donna, posso fartene avere una. Ti farò avere anche la tua pistola”. 

Ho un conato di vomito, giuroSei un grande, immenso bastardo. 

“Ti aspetto tra tre ore. Verrò a prenderti e saliremo insieme all’ undicesimo piano. Poi andremo dagli altri per definire alcune questioni.” 

Eh già, il figliol prodigo è tornato...vuoi esibire il tuo trofeo penso; vengo distolto dal beep della porta che si sta aprendo grazie ad una tessera metallica. La stanza che si apre ai miei occhi è in realtà una sorta di piccolo appartamento. L’ arredamento è di buona fattura che in confronto casa mia, che è grande il quadruplo,  pare una bettola di quinta categoria. Un televisore  gigantesco troneggia  alla mia destra sulla parete ed accanto  sono piazzate in bella vista una serie di armi di cui conosco a memoria ogni caratteristica, colore, calibro. 

 Muovo alcuni passi li dentro; è tutto asettico  e privo di qualsiasi umanità e calore...non mi stupisco, ma devo ammettere a me stesso che in fatto di gusti quel pazzo sia migliorato. Getto la giacca sulla spalliera di una sedia ed inizio a guardarmi intorno, a camminare: trovo una stanza, un bagno.  Le mie mani iniziano ad aprire qualsiasi porta, porticina si metta ancora sul mio cammino ed infine  trovo anche la camera- Sul letto è sistemata, in bella vista, una divisa. 

“...Dovrai indossarla, RyoE’ la divisa della nostra organizzazione” dice una voce che mi fa sobbalzare. Cerco una filodiffusione o delle telecamere ma ad occhio nudo non vedo niente...posso immaginare, però, di essere tenuto costantemente sotto controllo e sotto tiro. 

Mi siedo sul letto, distante dalla divisa e dagli anfibi scuri. Prendo la mia testa tra le mani e trattengo a malapena un urlo; sono stremato, è notte ormai. Mi lascio andare sulla seta che ricopre il giaciglio e chiudo gli occhi, almeno per un istante. Il mio sonno dura un gran poco, forse una mezz’ora...poi riprendo il mio vagare; mi spoglio, infilo quella maledetta divisa ed aspetto. Sussurro il tuo nome, poi lo urlo.  

Ti cerco, ti chiamo. 

Ti sento! 

 
 

 

KAORI 

Che ore sono? Mi chiedo appena apro gli occhi. Allungo la mano credendo come ogni notte di essere a casa nostra e ti cerco, cerco un corpo caldo che ora non c’è 

Mi metto a sedere, appoggio i piedi sul marmo gelido del pavimento. 

Tutto questo è un incubo penso; poi mi alzo e vado in bagno, ho  bisogno di rinfrescarmi. Quando sollevo  la testa dal lavandino, mi guardo allo specchio e vedo occhiaie profonde ,occhi spenti...come potrebbe essere, altrimenti?  Sono stanca, sto male, non so dove sia finito Ryo e desidero che, in un modo o nell’ altro, tutto questo finisca alla svelta. Mi allontano dal lavandino e mi raggomitolo in un angolo abbracciando le ginocchia.  

Mi sento male. Sono uno straccio. Non mangio, vomito ogni giorno, forse ho anche un po' di febbre; per un istante penso al fatto che possa aspettare un figlio, anche se...no, non va bene, non ci vorrebbe proprio in questo momento! Mi trovo a pensare. Ma che sto facendo? Un figlio mio e di Ryo...!!!  Credo di aver perso quasi del tutto la mia obiettivitàinoltre...sento anche una voce. 

E’ una allucinazione?  

Sto già perdendo la ragione?  

Come una molla, balzo in piedi. Nel buio vado a sbattere contro lo spigolo della vasca da bagno e avanzo, imprecando. Ancora una voce, ascoltano le mie orecchie. 

 La tua voce,  flebile, dolce. 

“Dove sei, Ryo?” urlo come una disperata mentre torno di la; mi guardo intorno, ti cerco ovunque. 

“So che sei qui, Kaori. Mi manchi, ti amo” dici, ancora. 

 Inizio a tremare e poi ancora quella sensazione, ancora conati di vomito che cerco di trattenere.La paura che mi devasta si è impossessata di ogni mio singolo muscolo...il terrore mi attraversa ...attraversa il mio corpo come un insieme di punte acuminate ed ho fitte, fitte ovunque.  

Poi la luce che si accende da sola, come se qualcuno la comandasse da una cabina di regia ; la tv, pure, si accende...e ti vedo. 

 Sei in una stanza, è simile a questa. Faccio pochi passi e mi metto seduta sul divano; ti osservo mentre i tuoi occhi cercano un appiglio, una telecamera. 

Ryo, sono qui!” dico come se tu potessi sentirmi, ci spero: ed è così, infatti. Il tuo bellissimo volto si gira di scatto verso la telecamera, i tuoi occhi si accendono. 

“Non so dove tu sia ma...stai tranquilla, Kaori.Tra non molto tempo arriverò...insieme a Kaibara. Sarai libera: fai tutto ciò che ti viene detto, non commettere sciocchezze, amore mio” mi dici. 

La tua vita al posto della mia ; ecco che pensiero produce la mia mente. I miei occhi cercano i tuoi, come se tu fossi davvero davanti a me; vorrei parlarti  ma dalla mia gola non esce nemmeno un filo di voce e,  all’ improvviso, mi trovo inginocchiata davanti allo schermo.  

Due secondi, e torna tutto nero. 

Torna il silenzio.  

Dove sei?  Cosa hai intenzione di fare, Ryo? Io e te...non possiamo separarci: ti prego, non fare scherzi. Dimmi che quello che ho pensato non è vero!   

Ma tu non ci sei.  

Sei andato via. 

D’ istinto mi muovo, avanzo e  spingo con tutte le mie forze lo schermo appoggiato sul  tavolo basso; urlo, mi sento male.  

Ancora.  

Sento uno spasmo: il contenuto del mio stomaco finisce sul pavimento e poi...tutto diventa nero. 

 

RYO 

Kaibara ed i suoi sono arrivati a prelevarmi circa tre ore dopo, precisi come orologi svizzeri; io ero già pronto, appoggiato al muro accanto alla porta, con le braccia incrociate sul petto e conciato come uno dei suoi mille burattini. Quando ho aperto la porta dopo aver sentito i loro passi, mi sono trovato davanti lui ed il tale di prima, quel tipo con gli occhi da topo. Un paio di persone dietro di noi, con gli auricolari nelle orecchie.  

“E’ ora, RyoAndiamo”  dice la persona che un tempo chiamavo padre; esco dalla stanza e lo seguo. Tutto è silenzioso e si sente solo il ronzare delle luci. Ci rechiamo verso l’ ascensore. 

Kaibara si gira, mi fissa. Gli occhi sono due fessure. 

“Ti darò una decina di minuti, poi lo scambio sarà fatto” mi dice con una voce fredda, atòna.  

 

Dieci minuti.  

Dieci infiniti minuti per poter guardare i tuoi occhi , belli come pietre preziose.  

Dieci minuti per stringerti a me e dirti che va tutto bene e che in qualche modo ce la faremo.  

Dieci minuti per pensare che forse, quel giorno, sarebbe stato decisamente meglio non esserci incontrati.... 

Dieci minuti per dirti che ti amo e per chiederti perdono. 

 

Ryo, andiamo. Non ho tempo da perdere”. La sua voce mi riporta alla realtà; prendo un respiro e lo seguo, maledicendolo ad ogni singolo passo. Mentre cammino osservo i marmi chiari e lucenti di questo posto, i quadri di valore che lui ha sempre amato collezionare , disposti ordinatamente alle pareti. Guardo vasi di fiori enormi poggiati su preziosi mobili... E’ proprio vero : quando una persona è marcia dentro, cerca la bellezza fuori...ha sempre fatto così. E’ sempre stato così. 

Il suono di un campanello mi distoglie dai pensieri; l’ uomo-topo estrae una chiave dalla tasca del camice e la infila in una fessura accanto ad una porta e subito dopo questa scompare all’ interno del muro. Un ascensore, come dire, riservato: entriamo , silenziosi.                                                                                                                                                                            Appoggio le spalle alla parete, in modo da guardare in faccia questi due animali; serro la bocca in una morsa talmente forte che presto tutti i muscoli del viso mi fanno male , alzo la testa a guardare il soffitto. Non sopporto i loro visi ed i loro sguardi. 

“Siamo arrivati” .   

Kaibara è fermo, immobile, mentre la porta scorrevole si apre mostrandomi   l’ ennesimo corridoio. 

“La terza porta alla tua sinistra. Dieci minuti, non uno di più;  ci rivedremo quando uscirai.  

Mi avvio verso la porta...Non mi giro, non lo guardo in faccia. 

Terza porta a sinistra. 

 Allungo la mano ma non ci sono maniglie; sento uno scatto e poi la vedo aprirsi, leggermente.  

Entro. 

Sei li, stesa per terra poco distante dalla tv andata in frantumi e  sembra quasi  tu stia dormendo; corro da te e ti prendo tra le braccia. 

“Kaori, amore mio” ti sussurro all’ orecchio mentre ti stringo forte sollevandoti un po'; il tuo viso, appoggiato al mio petto, sembra quasi riprendere vita e  finalmente vedo i tuoi occhi che si aprono, lentamente.        E’ una poesia, ciò che vedo... il tuo sguardo velato improvvisamente si fa vivo e mi sorridi. Siamo qui, insieme, amore mio... 

Ryo” esclami a bassa voce. 

Ryo!” continui a i ripetere, come  una cantilena. 

Ti bacio i capelli, la fronte. Torno a guardarti e penso al ticchettare dell’ orologio. E’ troppo dura tornare alla realtà ma devo farlo. 

 I minuti passano. 

“Abbiamo pochissimo tempo... forza Kaori, preparati. Devi andare” ti dico; come un automa ti muovi e cerchi di alzarti, aggrappata a me. 

“Siamo liberi?” mi chiedi, sorridendo, speranzosa e  felice. Ti aiuto a rimetterti in piedi. 

Prendo fiato. 

“NO. Tu...TU sei libera. IO...io devo restare” dico con la morte nel cuore.  

Guardo l’ orologio: abbiamo ancora quattro minuti. 

“Ascolta amore mio...devi essere forte” dico accarezzandoti il viso; le tua mani tremano, si appoggiano a me, a stento riesco a non abbracciarti: non posso farlo, rischierei di non lasciarti andare. Fai alcuni passi indietro, torni più pallida di prima. 

Le  tue mani ora sono stese lungo i fianchi. Non mi guardi: osservi il pavimento. Sento le lacrime salire e strizzo le palpebre per ricacciarle indietro. 

“...co....cosa significa?” domandi con voce tremante, appena percettibile; il mio cuore si sta spezzando, ancora una volta:  ne sento il rumore. Deglutisco, cerco l’ aria che comincia a mancarmi, allento un po' la morsa del colletto di questa divisa. 

Mancano due minuti. 

“...E’ uno scambio, Kaori. Io resto, tu vai”  dico senza girarci intorno e cercando di mantenere la mia lucidità, dosando il fiato, sempre più corto. 

Ri mani in silenzio, rimaniamo così , distanti, mentre il tempo prezioso passa poi...ti getti tra le mie braccia. No, non dovevi farlo...così, rendi tutto più difficile. Non parli; mi stringi forte tanto da farmi male.  

Il mio viso si abbassa, infilo in naso tra i tuoi capelli, voglio godermi per qualche attimo il tuo profumo poi le mie mani prendono il tuo viso, ti bacio e mi sforzo di imprimere nella mia testa il sapore delle tue labbra.  

18 secondi. 

“E’ ora di andare” dico quando le mie labbra si staccano dalle tue e la mia anima è definitivamente persa; mi giro e rimango fermo perchè non voglio vederti mentre vai via.  

Sento i tuoi passi, ti stai muovendo;la voce della guardia che segue Kaibara di prega di seguirlo e di stare tranquilla.  

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Capitolo 11
*** Due ***


kmdef

KAORI 

Saeko è appena arrivata. 

Da una decina di giorni, ovvero da quel maledetto giorno in cui ho visto Ryo per l’ ultima volta, è passata a trovarmi con cadenza regolare.                         
Lei e Mick non mi mollano un attimo. Stanno cercando in tutti i modi di trovare una soluzione ed io con loro; ma sono solo una professoressa di 
inglese , niente di più.                                         
Mi sento inutile.
 

“Kaori, cara, sei tra noi?” sento chiedermi da Saeko.                                                 
Mi riprendo, la guardo; è seduta accanto, elegante come sempre. Ha portato un vassoio di pasticcini, qualche rivista, sul tavolo della cucina vedo alcune borse della spesa.
 

 Mi strizza l’ occhio 

“Dobbiamo restare in forze e non farci abbattere. Io sono fiduciosa, Kaori: in qualche modo riusciremo a tirarlo fuori di li” dice.Mick, perennemente alla finestra, si gira e mi sorride; noto che ha la barba lunga, il viso stanco.                                                E’ esausto. Il suo cervello non si ferma un attimo. 

“Speriamo” è l’ unica parola che riesco a dire. 

“Fidati, ci riusciremo” dice Mick.  

Lui ha visto, ogni sera ed ogni mattina, i miei pianti. Ha assistito  immobile  alle mie sfuriate , alle mie urla, al mio sentirmi inadeguata. Ha ricevuto i miei schiaffi.  Si avvicina, si siede, prende  la mia mano e la stringe forte. 

“Hai avuto notizie?” gli domanda Saeko 

“No. I miei informatori dicono che è tutto tranquillo, Kaibara sembra sparito” risponde. Sbuffa. 

“Potrebbero...potrebbero avere lasciato il Giappone?” chiedo con voce tremante. Non ci avevo mai pensato, ma... 

Sia Mick che Saeko mi guardano. 

“Si, esiste questa possibilità, anche se ci sembra remota...Kaibara ha troppe mire sul Giappone e su Tokyo, dubito voglia lasciare il Paese” risponde  subito Saeko, mentre si alza.                                                                                           
“ Ora io vado, passerò dopo. Ti serve qualcosa d’ altro, Kaori?” mi chiede.Io titubo un attimo, vorrei chiederle una cosa ma...non faccio nulla... E’ sempre molto gentile. 

“No, grazie, Saeko. Al momento, sono a posto” rispondo con un sorriso mentre alcuni pensieri mi passano per la testa.  

La lascio uscire, poi guardo Mick, lo fisso negli occhi. 

“Insegnami a sparare” gli chiedo senza molti preamboli: avrei voluto farlo già con Ryo, ma non ho mai trovato il coraggio. Ora...ora mi pare qualcosa di ovvio, di indispensabile: se voglio condividere la mia vita con lui, mi dovrò pur sapere difendere... 

Mick mi guarda, è sorpreso; i suoi grandi occhi azzurri si spalancano. 

“...io...io...non so, Kaori. Non mi sembra una cosa....giusta da fare. Tu non fai parte del nostro mondo e maneggiare una pistola...non è bello” mi dice; si alza, si passa le mani tra i capelli scarmigliati e le mette in tasca. Lo osservo mentre  va in cucina dove inizia a sistemare la spesa portata da Saeko.             
Lo raggiungo e fermo le sue mani, gli prendo i polsi, lo obbligo a guardarmi.
 

“No, Mick. Io sono la compagna di Ryo, vivrò con lui il resto della mia vita, se mi sarà concesso... e non voglio restare inerme come sto facendo ora, dovesse succedere qualcosa. Voglio condividere tutto, con lui. So che maneggiare una pistola non è facile né fisicamente né mentalmente...ma ti prego...aiutami” gli domando, con le lacrime agli occhi ed il fiatone. 

“...Devo pensarci, Kaori” risponde liberandosi dalla presa e poggiando il contenuto delle sue mani sul tavolo. Infine esce dalla cucina e dopo poco sento anche la porta di casa socchiudersi; rimango li, appoggiata allo stipite della porta, aspettando che torni...ma dopo mezz’ora non lo vedo ancora. Sospiro, tanto per cambiare. Poi decido di uscire di casa….e lo trovo, li, sulle scale... seduto, le braccia stese sulle gambe; si gira, alza la testa e mi guarda.  

“Ah, sei qui...pensavo fossi sceso nel poligono” gli dico, mentre mi siedo accanto; Mick sorride e scuote la testa. 

“Non è facile ciò che mi stai chiedendo, Kaori.” dice. Prende una sigaretta, la accende, ne aspira il fumo lentamente.  

“Lo so benissimo” rispondo “ non credere che non lo sappia...” mormoro; sono quasi persuasa, dovrò rassegnarmi a fare da spettatrice,  lo so.Restiamo seduti in silenzio ancora per un po' finchè il suo cercapersone non trilla: è Saeko, mi dice; si alza ed entra in casa a telefonare.  

Cosa avrà da dirgli? E’ uscita da meno di dieci minuti! Penso tra me.  

Lo aspetto li, raccolgo le ginocchia sul mio petto  per poco non perdo l’ equilibrio; appoggio la testa contro il muro.                      Penso a te, Ryo.                                                                                                                 
Non posso e non voglio credere che tutto finisca così; ci abbiamo messo anni per ritrovarci, ci hai messo tempo per convincermi che accogliere 
l’ amore che ci lega è una cosa giusta...Dobbiamo trovarci, dobbiamo restare insieme... 

“Kaori, era Saeko”. 

La voce di Mick interrompe ancora i miei pensieri; ha un viso tirato, lo sguardo serio. Ho un attimo di cedimento e lui lo vede, allunga le braccia per afferrarmi perché mi sento mancare. Presto mi trovo stretta a lui. 

“Va tutto bene. Kaibara è ancora qui. Saeko mi ha appena detto che uno dei suoi ha visto Ryo, sta bene. Sono ancora dove li abbiamo lasciati....” 

Il mio cuore per un momento corre velocissimo, poi finalmente attenua la sua corsa ed il mio corpo si rilassa.                                Mick mi accarezza i capelli con un gesto dolcissimo. Non è una persona che ama il contatto fisico e apprezzo molto ciò che fa.  

“Crediamo che... tra una decina di giorni potrebbe farsi vivo”. 

Lo guardo. Credo di avere un grande punto interrogativo sopra la testa. 

Perchè proprio tra dieci giorni, Mick?”  

Lui mi solleva il viso. 

“...ci sarà un evento particolarmente importante e...Saeko pensa che Kaibara colpirà in quel frangente...quindi, dovremmo giocarci il tutto per tutto e capire come liberare Ryo”. 

Il suo viso finalmente sorride e tutta quell’ ansia scompare; io mi aggrappo a lui, affondo il viso nel suo petto; intravedo una flebile speranza, una luce, alla fine di questo tunnel buio. 

“Non mi hai ancora risposto” gli dico, tra i singhiozzi.                                           
Lui sospira.                                                                                                                   
Ancora.
 

“Sia. Va bene. Ti insegnerò...a sparare ma MAI, e sottolineo MAI, dovrai fare di testa tua. Userai l’ arma solo per difesa e sotto il mio comando, per ora. Siamo intesi?” dice. La sua voce si è fatta dura. 

Rialzo lo sguardo, lo fisso. 

“D’ accordo” rispondo. Mi prende la mano, allora; torniamo in casa. 

“Ci riusciremo, Kaori. Tornerai con il tuo Ryo” mi dice chiudendo la porta alle sue spalle; ma io sto già correndo verso il bagno....ancora quella nausea, non mi lascia tregua, ormai. 

 

 

 

RYO 

“Domani dovrai accompagnarmi in un posto” mi dice Shin.  

Io, seduto poco distante, sto sistemando la mia pistola. Alzo la testa , i nostri occhi si incrociano. 

“Cosa è quella faccia? Domani dovrò recarmi da una persona molto importante, fare dei sopralluoghi... ed ho bisogno di una guardia del corpo affidabile” dice allungando la mano per prendere la tazza di te appoggiata sul tavolino poco distante da lui. Sono nel suo studio e le grandi porte a vetro lasciano intravedere i suoi uomini passeggiare avanti ed indietro, lunghe ombre scure senza volto e senza anima. Li osservo per un po', prima di rispondergli. 

“Vuoi dirmi che tra quelli” dico , indicandone uno a caso con un cenno del capo” non c’è nessuno adatto a tale compito? O vuoi proprio mostrarmi al mondo, come tuo trofeo? Siamo una bella accoppiata: Shin Kaibara e City Hunter...”. 

Sia il mio sguardo che la voce esprimono sarcasmo ma lui...lui appare tranquillo, sorride compiaciuto.Si aspettava questa risposta.                     
 Lascio perdere ciò che stavo facendo. Accavallo le gambe, mi verso del 
bourbon, prendo del ghiaccio e ne bevo subito un sorso, mentre il mio sguardo passa in rassegna la stanza. 

“Sei un ragazzo sveglio, Ryo. Si, mi servi come rappresentanza...ma voglio anche mostrare ciò che perderai se , per qualche assurdo motivo, riuscirai a scappare e sopravvivere alla mia vendetta” risponde, scaltro come sempre.  

Sorrido.E’ un sorriso stanco e amaro...ed è l’ unica arma che ho al momento. 

“...ho imparato dal più grande in assoluto. Non posso fare sbagli” rispondo pronto gettando lontano il pesante bicchiere e riversandone il contenuto su marmi prezioni, lucidi.  Per un attimo mi sembra quasi di cogliere una espressione di sincera soddisfazione. 

Shin si alza, fa alcuni passi , un cenno alle guardie.                                           
Uno di loro apre la porta, entra.
 “E’ tutto pronto” dice; io mi chiedo cosa possa avere in mente. Ho cercato, in questi giorni, di capirci qualcosa..ma non sono riuscito a scovare nulla... 

 Esce. Finalmente esce e rimango solo con i miei pensieri, guardato a vista in questa stanza, anche se in teoria sarei libero di andare dove mi aggrada. Cerco di tenermi impegnato ancora un po', ma dopo poco devo alzarmi,  la mia testa scoppia…non ce la faccio più, amore mio...non ce la faccio più a starti lontano. Non smetto di pensarti e trovare una via d’uscita...lo sapevo, eh? Sapevo che di imprevisti ce ne sarebbero stati, ma non pensavo così prestoMi alzo, faccio due passi; osservo la città dall’ alto, è una bellissima giornata...quanto mi piacerebbe essere li con te, passeggiare per il parco o andare a fare compere insieme... 

Basta, Ryo mi dico ad un certo punto: non devo fantasticare, devo trovare un modo per uscire di qui.                                              Domani? Potrei approfittare di domani? La vedo dura,  ma...no, devo stare attento, qui ne va non solo della mia vita ma anche di quella di Kaori...ed io non voglio le accada niente.                                                                                   
Con le mani in tasca ed un malessere in ogni singolo centimetro del mio corpo, guardo fuori dalle vetrate che mi circondano e poi decido di tornare nei miei appartamenti; appena entro nelle stanze che ormai conosco a menadito, mi accorgo di un uomo.                                                                                                       
Sta in piedi in un angolo, silenzioso.                                                                          
E’ vestito di scuro.
 

“Chi sei, cosa vuoi?” chiedo sprezzante cercando di capire cosa ha in mente mio padre. Ora mi fa controllare anche nelle mie stranze....                                   
 Lui mi fa un cenno; vuole che mi avvicini ed io, come se nulla fosse e con i sensi all’ erta, procedo.                                                   “Deve leggere assolutamente questo!” mi dice con sguardo e voce marziale, consegnandomi una cartelletta scura. Fisso il plico e poi lui, faccio volare la cartelletta sul divano e prendo il tale per il collo, trascinandolo dove le telecamere non possono vederti, sbattendolo contro il muro. Lui mette l’ indice davanti alle labbra e l’ altra mano in tasca, dalla quale trae un foglio che fa cadere....
 

“Chi sei?” gli chiedo, sussurrando. Il tale mi fissa, i suoi occhi mi chiedono di raccogliere quel foglio così mi chino, lo prendo, lo apro. 

 

Sto rischiando la pelle. Sono l’ agente speciale Akihashi...segua le mie istruzioni, in  questi giorni...la tireremo fuori di qui. La cartelletta è chiaramente una scusa, contiene scarabocchi”   

 

Leggo più volte il biglietto, osservo il tale; gli faccio cenno di uscire, lui fa una faccia sorpresa.Non mi fido, deve essere un’ altra delle trovate di Shin.       
“Mi creda. La osservo da tempo. Loro sanno che lei sta bene” dice solamente, senza aggiungere altro, quando è sulla porta. Per un attimo, ho un cedimento. Se fosse vero? Quest’ uomo sta rischiando la 
pelle....No, non è possibile.... 

Non ci capisco più nulla.Non so più che giorno è, che ore sono.Chiudo la porta in faccia all’ uomo, mi giro, appoggio la schiena alla superficie liscia e mi lascio cadere a terra,  allungando le gambe davanti a me.  

Se fosse vero? Ripeto a me stesso, almeno un migliaio di volte, stropicciandomi il visto con le mani;scuoto il capo, ascolto i miei pensieri, ascolto il mio cuore... quando mi alzo sono stravolto e vorrei solo andare a dormire  ma anche quando mi stendo nel letto, dopo essermi spogliato di questa divisa che mi procura il vomito solo a guardarla, resto a rotolarmi nel letto con gli occhi spalancati a fissare il soffitto lucido e brillante di questo maledetto posto. Va all’ inferno, Kaibara! 

 

Il giorno seguente 

 

KAORI 

Stamattina Saeko mi accompagnerà da Doc. Da un po' di tempo non sto bene ed io ne sospetto il motivo, ma vorrei averne una certezza; avrei preferito andarci da sola, ma Mick non si fida. Lui resterà a casa, dice che sono cose da donne.  So che dovrà vedere anche uno dei suoi informatori; mi sta bene.  

Saeko arriva puntuale, così come ci siamo accordate ieri sera.  E’ sobria, stamane: indossa un paio di jeans ed una maglia a maniche lunghe, non l’ ho mai vista così e appena mi compare davanti le sorrido. E’ il suo giorno libero. 

“Sei pronta, Kaori?” mi chiede. E’ appoggiata alla sua macchina, le braccia incrociate sul petto, sorride. Tra le bocca ha una sigaretta, è la prima volta che la vedo fumare. 

“Si, Saeko. Grazie di tutto e scusa lo scarso preavviso...” dico passandole accanto. Lei sorride e mi apre la portiera, la sua macchina è davvero bella, è strano vedere una vettura simile in mano ad una donna ma lei non è mai stata una persona normale e solo ora capisco come mai Hide si sia innamorato di lei. 

“Che c’è?” mi dice, mentre sale in macchina e si accomoda. La guardo, sorrido ancora. 

“Nulla. Pensavo a te, ad Hide” dico abbassando il capo.  Anche lei sorride e  non dice nulla, ma vedo un velo di tristezza nei suoi occhi. 

Non lo ha ancora dimenticato. 

“Partiamo?” dice appena, mettendo in moto la macchina. 

“Andiamo” rispondo, prima di trovarmi nel traffico di Tokyo. 

 

Quando giungiamo dal professore, lo troviamo ad attenderci davanti alla piccola porticina di servizio accanto all’ entrata principale, ci saluta con un piccolo inchino e ci accompagna in casa. La sua governante ed aiutante ci viene incontro con una piccola tazza di tè. 

Ci sediamo , proprio davanti all’ entrata c’è una piccola panchina. 

“Dimmi, Kaori, come stai?” mi chiede. Lo sguardo generalmente  lubrico ha lasciato il posto ad occhi sensibili e dolci....anche lui è preoccupato per Ryo, ne sono sicura. 

“Date le circostante, bene” rispondo “ vado avanti con la speranza che a breve si risolva”. Sono sincera ed anche Saeko annuisce. 

Il professore mi osserva, finisce il suo te e aspetta me. 

“Ne sono sicuro, Kaori” mi dice “ Ryo sa cavarsela, anche se Shin Kaibara è un osso duro”. Il suo sguardo ora osserva il pavimento, rimaniamo tutti in silenzio, cerco di non lasciarmi andare.                                                                      Dopo un tempo che pare infinito, si alza. 

“Andiamo, ora” dice, precedendomi di alcuni passi; mi alzo, lo seguo. Sono emozionata ed ho paura, ma ormai sono qui...e so che dovrò affrontare qualsiasi realtà. Anche se farà male.                                                                             
“Professore, secondo lei, devo preoccuparmi?” chiedo, una volta arrivata nello studio e posando la borsetta sulla sedia. Mi guardo in giro: è davvero un bell’ ambiente ed è accogliente, nonostante si tratti di uno studio medico.         
Puoi andare 
la dietro” mi dice il professore  indicandomi un paravento in carta di riso decorato con alcune gru “...troverai una vestaglia, indossala. Tieni solo la biancheria...” . Non aggiunge altro; quindi seguo le sue indicazioni e vado, mi preparo, mentre i pensieri si fanno sempre più forti...ho paura di perdere il controllo, piego nervosamente gli indumenti e cerco di rinsavire, ma è dura. 

Quanto vorrei che tu fossi qui” dico a bassa voce, pensando a te, Ryo, prima di uscire ed affrontare la realtà. 

“Stai tranquilla Kaori, andrà tutto bene” mi dice Doc, probabilmente osservando la mia faccia “ ...intanto accomodati; ora ti farò delle analisi ed una ecografia”. 

Mi stendo sul lettino, dunque; nemmeno mi accorgo quando l’ ago mi entra nella pelle, è simile ad un pizzico.  

“Sono preoccupata, temo sia qualcosa di brutto. Una mia amica aveva sintomi simili, pensava fosse in attesa invece...” borbotto, in tutta fretta, premendomi una garza di cotone nell’ incavo del gomito.                                                              Il professore sorride e mentre sono stesa si avvicina alla porta dello studio e chiama Kazue, che arriva poco dopo portando con sé una piccola macchina; ha un viso dolce, sembra rassicurarmi... io ho lo stomaco e la mente in subbuglio. 

Mi preparano, stendendo del gel sul mio ventre. 

Tremo. 

Ho paura di ciò che mi potrà essere detto ed il mio cuore sta impazzendo; sono silenziosi, sia il medico che Kazue...però sembrano rilassati, sorridono.  Lei mi fa cenno di guardare lo schermo, io osservo. 

Non può essere! Esclamo tra me e me, incredula.  

Si, lo avevo pensato, ma il mio cervello si era focalizzato su ben altre cose.  

Trattengo il fiato. 

“Congratulazioni, Kaori. Babyface ha fatto centro. Due volte.” dice Doc, sorridendo.   

Sono incinta. Vedo...vedo una..due vite, dentro di me.  Era una vaga speranza, che avevo nascosto con altri pensieri negativi...il panico mi assale. Senza nemmeno aspettare che finisca, mi metto a sedere. 

 Un figlio...anzi, due...e non so nemmeno se conosceranno  il padre...  

Con un gesto gentile, la mano del Professore mi invita a stendermi; mi fa calmare, tiene la mia mano. Poi continua con la sua visita; una decina di minuti e finalmente abbiamo finito. 

“Non avere paura” dice Kazue “ il professore è bravissimo, ti seguirà passo passo”. E’ davvero gentile; mi porge delle salviettine imbevute per potermi dare una sistemata provvisoria, mi aiuta a scendere dal lettino. 

“Ti aspetto fuori” dice infine il professore mentre armeggia con il pc, inserendo alcuni dati.Mentre mi reco al paravento per sistemarmi, con la coda dell’ occhio vedo che si avvi verdo a porta. 

 

Quando esco, Saeko mi accoglie con un sorriso; sta leggendo una quotidiano ed al contempo risponde alle domande del Professore inerenti un vecchio caso di qualche anno prima, mi pare di capire. Appena mi vede non lascia passare un minuto, si alza, mi abbraccia. 

“Avresti potuto dirmelo, anche se non siamo in confidenza. Come hai fatto a tenerti tutto dentro?” mi dice a bassa voce; io abbasso il capo ricambiando il suo gesto. 

“...hai ragione, Saeko...ma sai come sono fatta “ rispondo; non è cattiveria, è riservatezza. Sono fatta così. 

“Signore, scusate...” dice il professore prima che ve ne andiate devo mostrare a Kaori una cosa.  

Entrambe ci voltiamo nella sua direzione; ha in mano un contenitore. 

“Qui si sono alcuni farmaci che dovresti prendere” dice dandomi la scatola tra le mani “ sono tutti prodotti a basa naturale e non comprometteranno nulla. Solo quello contrassegnato da una linea gialla è un farmaco  con base chimica, ti servirà solo all’ inizio, prendine una compressa al giorno per i prossimi 20 giorni” .  

Faccio un piccolo inchino. 

“....Professore...grazie” dico.  

Vorrei essere felice e festeggiare questo avvenimento ma non ci riesco; si, sono felice, come non potrei? Ma è tutto così strano!Voglio solo andare a casa, stendermi sul letto, chiudere gli occhi e non pensare a nulla.  

Ryo, ti prego, sopravvivi per noi penso mentre torno alla macchina con Saeko, silenziosa. 

 

 

RYO 

Siamo in macchina da due ore, abbiamo girato solo una parte della città. Credo di capire cosa voglia fare; sta facendo un sopralluogo e ne conosco anche il motivo. Siamo arrivati alla resa dei conti dico tra me, mentre osservo il mondo vivere intorno a noi e lui blatera dati, richieste ed altro ad uno dei suoi tirapiedi. Allungo la mano e prendo da bere, questa macchina è praticamente un monolocale; bevo tutto d’ un fiato  il contenuto della flute davanti a me, solo questo c’è... poi torno nei miei pensieri. 

Potrei aprire la portiera all’ improvviso, approfittare di una sosta e scappare penso; già, peccato che sicuramente nel tempo di un battito di ciglia andrei sicuramente davanti al Creatore mi trovo a pensare.I miei occhi sondano velocemente tutto ciò che ho intorno.Metto la mano sulla pistola, la accarezzo; osservo Kaibara ridere sprezzante immerso nei suoi deliri, lui ricambia lo sguardo. 

“Non riuscirai a scappare. Sei fin troppo ovvio” mi dice girandosi verso di me. 

Non sono così stupido, penso indossando un sorriso sprezzante che lo fa subito tornare serio. Ci fissiamo per un po', il primo a cedere è lui; torno a farmi i cavoli miei, torno a pensare ed osservare oltre i vetri oscurati.... e ad un tratto la vedo.  

TI vedo. 

E’ solo una frazione di secondo, ma i nostri sguardi si incrociano; poi tutto svanisce; sei triste, pensierosa. Chissà dove stai andando. 

Finchè riesco, ti guardo. Guardo la macchina che riconosco essere di Saeko.      

Kaori, amore mio, sono qui! Vorrei urlarti.   

Invece devo restare zitto e fare finta di niente, mentre le nostre auto procedono in direzioni opposte. Appoggio la testa sul vetro freddo, chiudo gli occhi. 

 

Domani sarò da te giuro a me stesso.  

Non posso più aspettare....  

Domani! 

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Capitolo 12
*** El reloj de la vida ***


ppaaiinn
 

 

RYO 

Stasera, dopo essere rientrati, Kaibara mi ha lasciato stranamente in pace. Nessuna riunione o altri impegni.                                                                   
Semplicemente, è sceso dalla macchina insieme al suo braccio destro, 
l’ uomo con lo sguardo da topo, per rintanarsi nelle proprie stanze e ciò può significare solo una cosa: si sta preparando ad agire e, come pensavo, non aspetterà molto anzi, credo che domani potrebbe già fare qualcosa e questo...sarebbe positivo per me.      

Io ho fatto lo stesso; in silenzio, sono tornato ai miei appartamenti. In silenzio e pensando a ciò che è accaduto oggi, camminando con le mani in tasca, entro. 

Faccio qualche passo, con lo sguardo ad una bottiglia di acqua e la mente verso di te.  

Kaori...  

Forse...                                                                                                                             
Potrei davvero realizzare la mia fuga.                                                                     
Potrei davvero tornare da te, se tutto va bene....sai, Kaori, quando ti ho vista, di sfuggita, per un attimo ho pensato di sognare... 

Sollevo le braccia che porto stese ai fianchi e le allungo, come se tu fossi vicino a me, per prenderti la mano e stringerti forte. Devo sembrare strano, in mezzo ad una stanza, muovermi come se tenessi tra le braccia un fantasma...ma non ce la faccio più a stare qui. .. A stare lontano da te. 

 Chissà come andrà a finire... 

Mi siedo, crollo sul pavimento, incurante di tutto.  

Mi faccio prendere dallo sconforto e per un attimo mi sembra tutto impossibile, fuori discussione; accarezzo la mia Python, guardo le armi intorno a me….dai, Ryoce la puoi fare borbotto tra me. 

Li dove sono, raccolgo le ginocchia dentro le mie braccia ed ascolto ogni mio muscolo, ogni fibra. Appoggio la mia fronte sulle ginocchia e sento le lacrime salire. 

 

Sto diventando pazzo.  

E’ la prova più dura che abbia mai affrontato. 

Lui è tuo padre, Ryo. La persona che ti ha cresciuto. 

Lui ha ammazzato molte persone, voleva ammazzare anche te. 
 

E’ un dialogo senza senso quello che sta affrontando la mia anima. 

E’ un uomo crudele. Però nei suoi occhi c’è qualcosa.... so che mi vuole bene. So che sta soffrendo. 

 

No, non va bene così. 

Balzo in piedi trattenendomi a stento dall’ urlare, sono stanco, vorrei prendermi a pugni... 

No, non devo perdere la testa. 

 

Cerco di riprendermi.                                                                                               
Braccia conserte e sguardo nel 
vuoto , cerco di eliminare tutto, intorno a me; non sono più qui, sono lontano, la dove mi hai cresciutopapà.  Non ho niente con me: sono solo  nella foresta e devo arrangiarmi.  

Devo calcolare la mia forza. 

Verificare il territorio, punti di forza e vie di fuga. 

Verificare le mie forze e le armi. 

Poi ci sei tu. Conosco tutto di te, apparentemente non hai punti deboli e non cedi nemmeno sotto tortura…ma so che se dovessi riuscire a dimostrare la tua infallibili, molte persone di abbandonerebbero. 

Cerco di entrare nella tua mente: è molto difficile, ma so che anche tu hai un punto debole, anche ti hai cedimenti.                                                                 
Essere troppo sicuri di 
sé  non paga. 

 

Poi , l idea. 

Non posso di certo mettermi a combattere contro di te: è fuori discussione a meno che ciò non  avvenga fuori da qui. Devo trovare il tuo punto debole e giocare d’ astuzia. 

Già. 

Ma il tuo punto debole...sono io. Lo so, l' ho sempre saputo. Sarò io la merce di scambio, la pedina, sarò io...ad ucciderti e mettere fine alle tue pazzie.

 

Vado da lui. 

Esco e attraverso il lungo corridoio sfilando davanti ai tuoi cani da guardia; sono tranquillo, fischietto. Ho le mani in tasca e le tolgo solamente per digitare il codice che mi porta nei tuoi appartamenti; anche il topo ha avuto la mia stessa idea ma sono più svelto e ti raggiungo io per primo. 

Quando le porte si aprono non ti vedo, ma ascoltando alcune risatine, capisco subito dove sei e mi dirigo verso la camera da letto.  

Eccoti: circondato da queste povere  ragazze che avrai raccolto in qualche nightclub promettendo loro  il mondo e ricoprendole di diamanti. Sei seduto in mezzo a loro e stai bevendo whisky. 

“…ehm…” . Fingo un colpo di tosse ma so che tu mi hai già visto, quindi attendo.ùLe facce intontito di queste donne mi fissano; tu fai un cenno e una per una sfilano davanti ai miei occhi coprendosi giusto con quegli straccetti che indossavano. 

 Mi fissi. 

“…come mai questa sorpresa?” Mi chiedi. Alzi il bicchiere e mi fai un cenno. 

“no grazie. Non sono passato per bere ma solo per dirti una cosa. Domani, quando andrai alla sede centrale del governo, sarò al tuo fianco"  dico. 

Mi osservi.  

“…tu dovrai stare da un'altra parte. Mi servi altrove" dici., sicuro, tornando con gli occhi al liquido ambrato nel bicchiere.  Io, tuttavia, sono deciso e muovo alcuni passi verso di te finchè ti raggiungo, appoggiando la mia mano sul tuo avambraccio.  

“…no, io voglio venire con te. So di essere una pedina importante, non puoi dirmi di no. Visto che ormai mi sono rassegnato alla situazione, tanto vale che tu mi dia almeno la possibilità di mettermi in azione” rispondo, guardandolo fisso negli occhi.  Lui sta zitto, non si fida, sta valutando pro e contro. Sento le rotelle del suo cervello che girano... 

Si alza.  

Indossa la vestaglia nera appoggiata accanto ma faccio in tempo a riconoscere le cicatrici che il suo corpo mi mostra; stringo i pugni, la mia mente è lucida e razionale.  

Kaibara cammina. Mi cammina intorno per un po', osservandomi; mi alza il mento, fissa i miei occhi. I suoi sono cerchiati e stanchi ma sempre, sempre molto vigili. 

“Sia” mi dici; indugi ancora una attimo, poi vai verso la sala ed io ti seguo. 

“Domani, alle 9. So per certo che mi aspettano, ma non credo così presto; l’infiltrato che ho trovato giusto poche ore fa, prima di morire ha cantato come un soprano alla sua prima opera, mentre lo torturavo”. 

Bastardo.  

Lo ha detto apposta per carpire la mia reazione, ci ha visti, ne sono certo. Non  faccio una piega. 

“E’ stato uno stupido ad accettare di infiltrarsi qui. Uno stupido o un suicida” rispondo. I nostri occhi, inchiodati gli uni in quelli dell’ altro, rimangono fissi ed io non batto ciglio. Del resto ho imparato  dal migliore. 

Mi guarda, Kaibara, e borbotta qualcosa tra sé. 

“Vai, ora.” mi dice “ domattina saprai tutto”. 

Torno nella mia stanza, non voglio fermarmi a pensare; sarebbe deleterio. 

Kaibara ha capito cosa ho intenzione di fare, ma non sa ne come ne quando; io, da parte mia, so che è un mezzo suicidio..ma è da mettere in conto anche questo. Si...Chissà se davvero ci riuscirò! mi chiedo richiudendo la porta alle mie spalle; slaccio la fondina , la appoggio sul tavolo; è tardi ma non posso permettermi di riposare più di tanto. Faccio qualche passo e vado a godermi la città, oltre i vetri della stanza; non riesco a stare fermo e preso mi trovo a coprire il perimetro dell’ intero appartamento.  

Fisso ogni particolare, ogni telecamera, ogni centimetro di questo luogo.  Forse è l’ ultima notte che passo qui.L’ ultima notte da solo, l’ ultima notte con mio padre prima che la sua faccia scompaia dalla terra, dal mondo. 

Domani ti ucciderò, padre mio dico muovendo appena le labbra verso la telecamera. 

 

Qualche ora dopo, ore 05.30 

 

Non ho dormito granchè, stanotte.                                                                             
Ho passato in rassegna tutte le armi, ho pensato a cosa fare. Non sapere quali sono i piani non mi sconvolge più di tanto perché alla fine ci sono abituato da sempre; io mi concentro su quello che riuscirò a fare.
 

Non lo nego: ho paura.                                                                                               
No, non ho paura di morire.                                                                                       
Ho paura di non riuscire e di perderti, Kaori, questa è la cosa peggiore: non la morte in sé, ma il fatto di non rivederti più e di darti un grandissimo dolore...ecco quale sarebbe la cosa peggiore.
 

Sono seduto sul letto. 

Ho già infilato la divisa, quella che Kaibara pretende ad ogni azione. 

Ho controllato l’ equipaggiamento almeno una cinquantina di volte, mi sono costruito piani di riserva che contemplano tutte le lettere dell’ alfabeto. Ora non mi resta che aspettare...aspettare: sembro un condannato. 

Finalmente, intorno alle 7, papà mi manda a chiamare. Nello stabile c’è agitazione e tutti, proprio tutti, sono al lavoro e si muovono svelti. 

Mi alzo e con passi lenti, dopo aver fatto l’ ennesimo controllo alle armi,  apro la porta, sospiro, esco.  

E’ ora. 

Cammino con passo marziale finchè non raggiungo mio padre, guardando per l’ ultima volta marmi e quadri preziosi; fisso una ad una le persone intorno a me, qualcuna la saluto anche.  

Molti di voi non ci saranno più, tra qualche ora penso tra me; altri finiranno nelle patrie galere.  

Un passo dopo l’ altro, mi avvicino. Sono arrivato. 

Seguo il solito percorso che conduce all’ ufficio e vedo, attraverso i vetri, Kaibara circondato dai suoi tirapiedi; è serafico e pare abbia dormito almeno dieci ore di fila ...ha una capacità di recupero che ancora mi stupisce. Poche ore ed è fresco come una rosa appena colta. 

Che paragone, Ryo...dico ridacchiando tra me. 

Alzo la mano, mi vede, la porta si apre; arrivo davanti a lui. 

“Eccoti, Ryo. Siediti. Ti spiegherò tutto” mi dice, indicandomi la poltrona in pelle scura, una delle tante. Come fosse una mattina qualsiasi, vedo davanti a lui una tazza i caffè ma subito i miei sensi sono richiamata altrove, da un rumore. Un lieve ticchettìo.  

“Indossala” mi dice, mostrando una scatola scura che tiene sul palmo della mano.Fisso la scatola e poi lui.  Un brivido corre lungo le dita della mano che vanno a raccogliere quell’ aggeggio. 

La osservo. 

“E’ una bomba” dico, freddo. Dovevo aspettarmeloLa tengo tra le mani, vedo che è collegata ad una sorta di bracciale d’ acciaio. La infilo al polso. Kaibara indugia con lo sguardo su di me. 

“Non credevi che l’ avrei fatto, eh?” gli dico, sorridendo. “ Questo ti basti per provare la mia fedeltà...” 

Mi sorride, scuote la testa. 

“Effettivamente....Ryo, mi dispiace...fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.  Anche io ne indosso una: non è potente, ma se dovessi essere ferito, salterebbero in aria tutti nel raggio di 50 metri. Se dovessimo morire ci porteremo nella tomba anche chi c’è intorno a noi” dice, freddo come non mai. 

Abbassa lo sguardo per un secondo.  

Chissà che gli prende. 

 

“ A parte i convenevoli” dico , sdrammatizzando e con tono sprezzante, accendendo una sigaretta “ quale è il piano?”. 

Lui si alza, fa qualche passo. Va verso un tavolo poco distante e quando torna verso di me ha in mano una cartina. 

“Questa è la sede della NTC. E’ la società che riunisce sotto di sé tutte le agenzie commerciali giapponesi, ha un fatturato altissimo ma soprattutto è’ il maggior cartello al mondo per quanto riguarda le droghe sintetiche e non solo.”   

Osservo la cartina; sono segnati passaggi, uscite, nascondigli. 

D' accordo, cosa devo fare?” ti chiedo, diretto. Ti avvicini a me , posi le tue mani sulle mie spalle. 

“dobbiamo parlare con il loro capo, Hisashima. Convincerlo a darmi alcuni codici e mettermi a capo di tutto …in caso contrario, faremo saltare in aria lo stabile….naturalmente dopo che io e te saremo saliti su un elicottero… Se le cose dovessero andare male...beh, tira la cordicella”. 

Maledetto, mille volte maledetto. 

Deglutisco .  

Lui esce dalla stanza e lo seguo, passo dopo passo, tenendo il respiro sotto controllo. Fa già caldo ma no è per questo che  mi manca il fiato. Kaibara non se ne accorge e prosegue diritto finchè non saliamo sul tetto del grattacielo. 

Apro la porta d’acciaio e per un attimo credo di essere a casa mia...aprirò questa porta e scoprirò che ci sarai tu ad aspettarmi amore mio, tu ch mi dirai che questo è solo un incubo. 

Invece no. 

Apr, il sole è  sorto da poco e quasi mi da fastidio agli occhi . Infilo gli occhiali scuri, noto che  poco lontano da noi c’è il suo elicottero che raggiungiamo con pochi passi. Le sue guardie sono già a bordo.  

Un balzo e siamo sopra.  

 Infilo le cuffie.   

L' elicottero si alza. 

Come sei bella, Tokyo. Mi hai accolto come una madre, quella che non ho mai avuto.  Mi hai fatto sentire subito a casa. Ho amato fin da subito le tue strade affollate e questo strano dualismo dove le tue tradizioni millenarie si uniscono alla modernità. Mi hai amato fin da subito proteggendomi tra i tuoi vicoli e mi hai regalato persone, amici.                                                        
Aiutami anche questa volta….
 

 

Nel giro di poco, siamo sul nostro obiettivo e l' elicottero scende.           
Guardo Kaibara, fermo e risoluto; anche lui mi sta osservando oltre le sue lenti scure.
 

“sei sempre convinto?” Mi chiede , voltando il capo giusto una frazione di secondo  prima di scendere.  Un mio cenno, un assenso. 

Sbrighiamoci, voglio che tutto questo finisca !!! 

Sono impaziente e non ho intenzione di indugiare oltre; saltiamo e...appena tocchiamo terra…scoppia il finimondo: ci sono cecchini ovunque ed in men che non si dica mi ritrovo addosso una pioggia di proiettili. 

“Accidenti!” urlo mentre cerco di nascondermi ma soprattutto di non farmi colpire quel fantastico braccialetto al tritolo . Vedo le nostre  guardie correre a destra e manca e Kaibara infilarsi in una porticina poco distante dal punto in cui siamo atterrati. 

Ryo! Qui!” urla. Lo raggiungo. 

“...maledizione, ma che succede?” chiedo appoggiando le spalle al muro e guardandomi intorno con la Python tra le mani.  

Ho il fiatone. I capelli negli occhi. Il sudore ovunque. 

“...a quanto pare qualcun’ altro dei nostri ha parlato ma non preoccuparti, lo avevo calcolato”. La sua voce è atona e i suoi occhi sembrano lame taglienti ma...è come se non glie ne importasse nulla. 

Non sei cambiato affatto.  

Ci muoviamo piano. Spalla contro spalla, scendiamo le scale e ci infiliamo in un dedalo di uffici all' ultimo piano, dove si trova il quarter generale della società. I tuoi sono già arrivati, perché non c’è nessuno ...di vivo. Solo fantocci che una volta erano persone , ed ora? 

 Una corsa, armi alle mani, raggiungiamo una porta scura.Un calcio e la porta viene stesa. Ancora in gamba, il vecchio! dico tra me.

 

 

Il rumore di una pistola che viene caricata, fisso la mano che la trattiene poi risalgo piano verso il viso di quella persona ed il mio sangue si gela. 

Due occhi azzurri mi fissano, sorpresi, tra ciuffi di capelli biondi. 

 

No, maledizione! Quello è Mick!  

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Capitolo 13
*** Fine ***


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RYO 

Occhi negli occhi. 

Una camicia candida, un paio di jeans e la mano che impugna saldamente la pistola, Mick cerca di mantenere il sangue freddo e di fare la sua parte; è stato bravo ad intrufolarsi, di sicuro c’è anche lo zampino di Saeko.... è abbastanza sicuro, sa che il mio è un bluff  ma  c’è comunque un tremolio nei suoi occhi. Quante situazioni abbiamo vissuto così? Molte, direi.                                           
 Io sostengo la mia parte; a fianco di 
Kaobara, urlo a Hisahima di non muoversi, spostando la mia da lui a Mick e viceversa, in continuazione.             
“…se solo farà un minimo movimento saltiamo in aria" 
dico , quidni , indicando con un cenno del capo la piccola bomba al mio braccio.                        
Mick sposta lo sguardo, è ancora silenzioso...spero che si mantenga così e mi regga il gioco.  
                                                                                                                    
“…come se mi spaventasse morire 
“ risponde il tale, ridendo, distogliendomi dai pensieri. La sua voce è viscida. 

È della stessa pasta di mio padre, non potevo aspettare altrimenti...penso con un moto di digusto, muovendomi veloce e  disarmando Mick con un po' di scena ed un paio di pugni che fanno male ad entrambi.

Perdonami, Mick...penso mentre lo osservo dolorante, a terra. 

Ben fatto, ragazzo” sento dire da Kaibara;  Hisashima ora ha cambiato colore, non ha più chi lo protegge anche se Mick sta tentando di rialzarsi, lentamente, per darmi tempo. Mi muovo lento pure io edr un passo dopo l’ altro arrivo da lui, dal vecchio.... troppo tardi!   rifletto. Le sue dita schiacciano un bottone e...tutto precipita. 

“Ryo, vai via! “ mi urla all' improvviso Mick prima che mio padre lo atterri con un calcio in faccia; è un attimo e sento ancora proiettili, accanto a me e non capisco da dove possano arrivare...poi lo vedo: faccio il più veloce possibile e sparo alla mano del vecchio, disarmandolo.Mentre lui urla come un maiale sgozzato mi metto a terra, striscio verso Mick. Mio padre ormai ha capito il gioco ...forse lo ha sempre saputo; semrba ci lasci fare poi sento la sua mano, ancora forte, afferrarci.

“Adesso state fermi li” ci dice  trascinandoci dietro una poltrona li accanto. Mi punta la pistola alla testa, ha un ghigno strano in volto. Il mio sguardo lo ispeziona e ad un certo punto capisco il perché di quella espressione. 

Ha azionato le bombe.  

Il mio sguardo scende lungo il braccio, torna da Mick il cui volto è una maschera di sangue, va da Hisashima ormai riverso sulla scrivania crivellato dai colpi che gli ha inferto....ed io non ci capisco più nulla.  Sento il sangue venire meno e mi dico che ci sarà tempo per le spiegazioni; devo trovare il modo di uscire di qui, prima. 

 Mio padre si siede accanto a noi. 

“E’ stato un bel piano” dice a Mick, semisvenuto addosso a me “...avete avvisato la polizia pensando vi proteggesse , la quale tuttavia  ha ben pensato di girare il tutto a proprio  favore. Voleva prenderci tutti...è stato tutto così facile, eh? ...guardalo la, il furbo... “  continua a dire, indicando il mio amcio. Ovviamente Mick non risponde, ha aperto gli occhi e sta cercando di ritrovare un minimo di lucidità.  E' rabbioso.

“Papà....perchè lo hai fatto? Tra meno di tre minuti moriremo tutti, anche tu” dico cercando di mantenendo il sangue freddo quando invece sono lacerato dal dolore, dai pensieri:...penso a te, Kaori, ora... maledicendomi per tutto questo e per doverti lasciare sola, perchè così sarà... 

Kaibara mi fissa: i suoi occhi sono strani, stanchi. 

 

“Ero stanco di vivere , Ryo...sapevo benissimo che tutto questo era una trappola e non avrebbe portato da nessuna parte” risponde.
Io mi sento gelare e poi, senza pensarci, gli butte 
la mani al collo; Mick, appoggiato a me, cade sul fianco. 

“Che tu sia maledetto” urlo stringendo sempre più la sua gola ef osservandolo annaspare finchè una mano non mi ferma "sapevo che eri pazzo ma non fino a questo punto!!!"

“Ryo, non perdere la testa...mantieni le forze ed aiutami, usciamo i qui!” urla a sua volta  Mick con la poca voce rimasta. Gli mostro il braccio e gli ricordo di avere una zavorra importante; Mick sgrana gli occhi, mi prende il polso, afferra la mia pistola.  

 Ci guardiamo, osserviamo Kaibara ormai cianotico e steso, inerme; i secondi scorrono, inesorabili.  

Ci guardiamo, io e Mick.
Vorrebbe sparare al congegno, gli faccio cenno che non servirebbe...
Ci fissiamo a lungo. 

“Dobbiamo fare presto” dice, quindi, mentre ci solleviamo; andiamo verso la porta, sentiamo dei passi.                                                                                                            
“Deve essere Saeko” dice lui. Ci fermiamo.                                                                
Mentre lo sostengo gli chiedo di guardarmi: deve fuggire, qui tra poco salterà tutto in aria....                                                                                                                   
“Vai, Mick, prenditi cura della mia Kaori” gli sussurro all’ orecchio prima di buttarlo fuori alla porta e richiuderla alle mie spalle; mi ci appoggio contro poi, 
lasciandomi cadere a terra distrutto.

1 minuto. 

Ce la farò? Mi domando, non ancora rassegnato; fisso Kaibara, pieno di odio, prendo la pistola e la punto addosso a lui.

Non posso farlo. E’ sempre mio padre sussurro a me stesso; la punto allora verso la mia mano. Voglio provare a fare saltare l’ acciaio che ricopre il tutto, come pensava Mick: sono disperato. Sto per mirare quano mio padre bofonchia qualcosa. 

“Cosa dici, maledetto?” gli domando, urlandogli contro con la bava alla bocca. 

“La chiave” sento che dice allungano una mano verso di me.  

Non ci capisco più nulla: cosa diamine vuole, ancora? 

“Prendi la chiave, disinnesca la bomba, scappa!” dice con un filo di voce. 

E’ pazzo, è l’ ennesimo suo gioco mi dico prendendo una sorta di oggetto appuntito che mi tende ;  guardo il meccanismo al mio polso, non capisco cosa fare...poi finalmente lo trovo...un piccolo foro, vicino al display. 

E se fosse ancora una fregatura?  Tantovale provarci ! penso. Ormai intorno a me c’è il silenzio. Non sento più nessuno, nemmeno una voce, un rumore, un sibilo....nulla. Infilo quella sorta di ago nel foro e chiudo gli occhi preparandomi al peggio, spingo forte... Un lungo fischio ed il display si spegne; guardo mio padre, incredulo. Manca forse meno di un minuto all’ esplosione.  

Mi alzo, le mie gambe tremano. 

Recupero la pistola. 

“Perchè?” chiedo a mio padre pieno di rabbia e livore; lui mi guarda. 

“Uccidimi, Ryo, la mia fine è vicina...ti prego, non farmi morire tra atroci sofferenze”. 

 La sua voce è ormai un sussurro lieve, il mio cuore vacilla. Lo guardo negli occhi.  

Fisso il suo display. 

20 secondi. 

“Mi dispiace, papà...non ti ucciderò. Morirai tra sofferenze atroci e mi sembra il minimo per tutto ciò che hai fatto” rispondo ed il mio cuore si lacera mentre pronuncio queste parole.  Sento il rumore di un sibilo. Un sibilo lungo. Il suo sguardo colmo di paura. 

Un brivido lungo la schiena, i suoi occhi che mi fissano.
Urla, urla fortissime riempiono le mie orecchie. 

Mi giro.
Apro la porta, corro più che posso, urlo alle persone davanti a me di scappare poi qualcosa ci travolge e...tutto diventa nero. 

 

KAORI 

Sento le sirene, sono come impazzite: macchine della polizia corrono ovunque senza sosta..,.non è la solita mattina, a Shinjuku. Mi alzo, ancora un pòp assonnata …mi stropicciato gli occhi e poi guardo il nostro letto ed il cuore mi si siringe. 

Dove sei, Ryo? Mi manchi! ti dico come ogni mattina; so che riesci A sentirti, ne sono certa.  

Sospiro e quasi automaticamente vado in cucina a farmi un caffè.                   
Ne faccio un po' di più perché tra poco arriverà Mick e  mentre aspetto che sia pronto allungo la mano sopra di 
me , verso la dispensa, per prendere le medicine che mi ha prescritto Doc  quando sento bussare alla porta.                  
Poso sul piano di lavoro ciò che avevo in mano e così come sono, in pigiama, vado alla porta. Ho quasi paura. Non so perché. 

“Sono Umibozu, Kaori. Posso entrare? “ sento dire da una voce profonda e calma.                                                                                                                           
Apro la porta , me lo ritrovo davanti. 

“Dovresti venire con me” dice, rimanendo fermo dove è; non so perché ma  guardo l’ ora, sono quasi le undici, è tardissimo.

“Cosa è successo?” gli domando  mentre le mie sinapsi iniziano ad attiversi ed a collegare  l’ assenza di Mick, la presenza di Umi e questo continuo suono di sirene.     
Ho quasi timore di sentire una risposta ma cerco di farmi coraggio...
Umibozu non si scompone e fa un passo avanti, entra, chiude la porta dietro di sé e va dritto  a sedersi sul divano. 

“Ascoltami bene: dobbiamo andare via da qui.  Mick...Mick e Ryo sono stati  feriti da una esplosione, di più non so dirti. Per evitare qualsiasi problema, meglio cambiare aria...ti prego, Kaori, seguimi senza chiedere oltre. Credo che una borsa con i cambi di una settimana possa andare bene”. 

Lo osservo, incredula.
Non sono capace di profferire parola perché sono sotto shock, quindi mi siedo al suo fianco anche perché le gambe non mi reggono più. Prendo il viso tra le mani e scuoto la testa, disperata; non ho nemmeno il coraggio di chiedere notizie...anche perché nemmeno lui sa più di tanto.... 

Sento la mano grande di Umi su una spalla.                                                              
So che è tutto ciò che  riesce a fare per cercare di darmi coraggio...a questo punto...  mi alzo e come 
un  automa torno verso la camera recuperando subito una borsa e buttandoci dentro robe a casaccio: infine mi vesto, mi metto comoda. 

“Sono quasi pronta” dico quando ricompaio trascinando i miei passi e la mia anima, entrambi pesanti come il piombo.                                                                   
Non mi sono nemmeno pettinata, devo essere davvero uno spettacolo pietoso. Arrivo da lui, gli passo davanti e  vado in 
cucina  a prendere le medicine. 

“Eccomi” gli dico , una volta sistemato il tutto,  incamminandomi verso la porta e sentendomi morire passo dopo passo.  

 

 

Due ore più tardi, entroterra di Tokyo 

In macchina verso chissà dove – ormai da due ore – noto Umi finalmente rilassato; io no, non riesco ancora a darmi pace, non ho il loro sangue freddo. Lui, Ryo, Mick...Miki...sono abituati a questa vita.Non conoscono e non hanno mai conosciuto alternative... ma per me, che devo ancora farci il callo...ho paura.  

Tanta pauro. 

Vedo Umi che mi fissa, forse sa cosa sta pensando, sorride; mi dice “stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene” ed io sorrido di rimando ma no, sono sicura che il peggio deve ancora arrivare e mi lascio prendere dal panico... finalmente scoppio a piangere.                                                                                   
Ryo, dove sei? Cosa ti è successo? Cosa è accaduto a te e Mick? mi domando palesando i peggiori scenari. 

Penso a noi.  

Penso alla notizia che ancora devo darti, Ryo...ti prego, qualsiasi cosa sia successa...sopravvivi...fallo per me, per noi...penso.                                             
Sto male, tanto male
... ! nemmeno mi accorgo che Umi ha fermato la macchina e mi aspetta; lo noto perché con un piccolo colpo di tosse richiama la mia attenzione. 

“Siamo arrivati” mi dice  scendendo dalla jeep; io resto in macchina e sollevo lo sguardo: è bellissimo, questo posto! Scendo, prendo la borsa con i miei effetti e mi guardo intorno...un piccolo fiume è poco lontano da questa radura ricoperta di fiori , il cielo è azzurro, c’è un bosco intorno a noi  e poi, voltandomi, vedo anche una casa. Non troppo grande,  è costruita con materiale grezzo e sembra dotata di tutto ciò che può servire. 

Umi mi aspetta sulla porta.  

“Vieni” dice, mettendo piede in casa; entro e subito mi accomodo, sono stanca, stravolta.  Lo ringrazio; lui mi fa solo che un cenno del capo poi esce, lo sento ripartire con la macchina. 

Che situazione! Dico tra me stendendomi su una sorta di divano che è tutto tranne che comodo; guardo il soffitto, penso che tutto questo è semplicemente assurdo. Una nausea mi prende e mi viene in mente di non avere ancora preso le pastiglie; afferro la borsa e le cerco, bevendoci pure una grande sorsata di acqua dalla bottiglietta che mi sono portata appresso. Presto sto meglio, torno a stendermi.                                                                         
Non vedo l’ ora che questa agonia finisca, non vedo l’ ora di avere qualche notizia su di te... è tutto così difficile!!! Dico sottovoce. Sono talmente scossa e stanca che perdo la cognizione del tempo e dello spazio; chiudo gli occhi e mi assopisco, ti vedo, so che sei vicino a me, lo sento.     
                                               

Quando riapro gli occhi mi trovo in una stanza che non conosco, ma è molto carina: deve esserci la mano di una donna, ne sono certa. C’è solo una luce, fievole, che arriva dal fondo; mi alzo e oltre alla luce sento una voce. E' Miki, parla piano. Ho quasi paura a muovermi ma prendo coraggio e  faccio comunque qualche passo perché non riesco a sentire bene ciò che dicono...ma perdo l’ equilibrio prima di capire dove possa essere perché non mi accorco delle mie scarpe lasciate fuori dalla porta... 

“Ahia” dico portandomi istintivamente le mani al ventre; per fortuna riesco a non cadere e finisco solo con le ginocchia a terra. Quando rialzo lo sguardo sento che tutto è silenzioso ma soprattutto vedo Miki in fondo al piccolo corridoio che precede, credo, le scale. Il suo sorriso dolce che ancora non conosco bene mi accoglie. 

“Ehi, tutto bene?” mi chiede mentre si avvicina. Il suo sguardo è molto dolce.

“Si, grazie” le rispondo. Vorrei chiederle altre mille cose , tuttavia mi trattengo ed un silenzio imbarazzante scende tra noi. Miki mi da una mano,  sono in piedi; un sorriso si allarga sul suo volto. 

“ Aspettavamo te. Ti va di seguirmi?” mi domanda.                                                 
 E’
 premurosa e soprattutto loquace, al contrario del marito.                               
Mi sistemo la maglia ed i capelli come dovessi andare ad un appuntamento...
sorrdio tra me. 
Annuisco. 

La seguo e scendiamo insieme quei pochi scalini che separano i due piccoli ambienti;  la mia vista comincia ad abituarsi e mette a fuoco un po' tutto. 

“Hai dormito parecchio, Kaori” dice lei, come avesse letto i miei pensieri ed il mio indugiare... “ sono le dieci di sera....e volevo dirti che siamo tutti vivi!” 

Mi fermo.
La fisso, lei mi fa un cenno con il capo. 
Siamo quasi arrivati, mi dice di fare attenzione agli scalini, io ascolto le sue parole e ho l’ istinto di cercarti, ma ho paura di restare delusa infatti mi fermo, rimango immobile, finchè lei non mi cinge i fianchi e mi sprona a continuare.                                                                                                                        
Si scosta i lunghi capelli neri dal viso, continua a camminare.

“Qui di sotto è un gran casino...” dice, ma il suo tono è allegro.                              
Gli occhi di Miki cercano i miei che ora sono incollati alle assi del pavimento e mi indicano una direzione. 

Sei li. 

Il mio cuore manca un battito. 

Sei li.                                                                                                                                   
Seduto sul divano,  appoggi la tua ampia schiena al supporto; qua e la noto escoriazioni, fasciature. I tuoi occhi sono chiusi come stessi riposando, hai un braccio al collo ed il tuo colorito è tutt’ altro che sano. 

Non capisco più nulla. 

Non vedo più  il sorriso di Mick , di fianco ad Umi grazie ad un paio di stampelle. 

Non vedo più Umi seduto davanti ad un bicchiere whisky e non sento le parole di Miky; mi avvicino a te, ho quasi paura a toccarti. 

“Ryo!” mormoro piano sfiorandoti il viso con la punta delle dita. Tu apri gli occhi , il tuo sorriso si allarga, il viso fa una smorfia di dolore. 

“...Sono tornato, amore mio”” mi dici.... allunghi una mano che posi sulla mia, vorresti alzarti ma non ci riesci. 

“...non muoverti” ti dico dolcemente sedendomi al tuo fianco facendo attenzione al braccio “sono qui, Ryo. Siamo qui...!” 

Rimaniamo senza parole. 

Che dire? Non c’è molto da dire: sono i nostri sguardi ed i nostri cuori a parlare, sono le nostre emozioni che iniziano a danzare piano cancellando tutto ciò che sta intorno a noi. Attimi che sanno di eternità, attimi che riempiono il mondo di gioia.                                                                                   
Scoppio a piangere, tu cerchi di sollevarti un poco e metterti comodo.              
Il tuo viso si avvicina al mio e finalmente ritrovo le labbra che ho sempre amato e che, dolci, sembrano non volersi staccare, come fossero calamite. 

“Sono tornato, ce l’ ho fatta” dici appoggiando  la tua fronte alla mia “ ...sono tornato...per te, per noi...e ti giuro che non ti lascerò mai più...è finito tutto” sussurri con voce tremante. 

Sorrido. 

Istintivamente allungo le mie mani verso le tue e cerco, senza farti male, di portarle verso me.  

Le appoggio al mio ventre. 

All’ inizio non capisci, sei confuso, ti stacchi dalla mia fronte ed i tuoi occhi iniziano a vagare: guardi me, poi il mio ventre...poi osservi Miki, Umi, Mick ed ancora, torni da me. 

“...D’0ra in poi...dovrai stare più attento, amore mio: dovrai tornare a casa ogni giorno sano e salvo per me, per te, per loro.” dico 

Sgrani gli occhi.  

La tua bocca si aspre, il labbro trema; balbetti qualcosa incomprensibile...la situazione appare perfino comica,ti dirò! ...Mick inizia a ridere, è qualcosa di liberatorio...persino sul viso di Umi compare una smorfia. 

“....Kaori...tu....” balbetti, incredulo, con gli occhi lucidi. Non riesci a non sorridere, non capisci più nulla.... 

Annuisco. Sorrido anche io , adesso. E’ contagioso. 

“....due gemelli! “ ti dice Mick facendo segno il vittoria.  

Ormai non si capisce più nulla. All’ improvviso ci troviamo in un vortice di sorrisi, lacrime, baci, parole. Umi e Mick fanno un brindisi, Miki è accanto a noi. Io e te, vicini, sembriamo imbambolati, persi nel nostro mondo. 

“Ti amo” mi dici senza smettere di sorridere e sfiorare il mio ventre, è tutto così magico... 

“Ti amo anche io, Ryo...anzi...anche noi !” rispondo sorridendo.   Non c’è nulla da aggiungere; non c’è altro da dire.  

“Andate, riposatevi” dice Miki dopo un attimo, spezzando l’ idillio; Umi si alza, aiuta Ryo a muoversi, lo sostiene mentre saliamo le scale; io  Miki li seguiamo. 

“Prendetevi qualche giorno. Noi ripartiremo domattina, Mick verrà con noi, ci penserò io a lui” mi dice mentre saliamo le scale , piano. Mi schiaccia l' occhio.
Mormoro un 
grazie appena percettibile, sorridiamo; ecco, ora siamo arrivati. 
Umi aiuta Ryo a mettersi a letto poi, finalmente, siamo soli e riesco  stendermi accanto a te. 

 I tuoi occhi brillano, sei stanco, ma resisti. Credo che tu abbia anche qualche linea di febbre...

“...Kaori io....” fai per dire; sorrido.. 

“Non dire nulla, Ryo. Ora riposati...abbiamo il resto della vita tutta per noi” dico; vedo le lacrime che iniziano a sgorgare dai tuoi occhi e mi avvicino, appoggio il mio viso alla tua spalla. Presto il pianto si trasforma in singhiozzi, ti lascio fare; lascio che questo pianto chiuda una fase della tua vita e spazzi via il dolore che ancora c’è o perlomeno inizi a farlo e tu...tu sembri, pian piano, calmarti. 

E’ tutto finito penso mentre ti accarezzo e senti il tuo respiro calmarsi e ringraziando mentalmente  tutti i nostri amici per ciò che hanno fatto. 

“E’ tutto finito” dici, dando vita ai miei pensieri, mentre la tua voce si affievolisce e piombi in un sonno profondo, finalmente sereno, finalmente senza incubi. 

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Capitolo 14
*** Back home ***


Kaori 

E’ stato un sonno agitato, il tuo.  

Come pensavo...hai avuto un  po' di febbre: per fortuna nulla di grave, che non si sia potuto risolvere con un antipiretico generico che, dopo aver preso, ti ha fatto dormire come un sasso. Io, invece, mi sono addormentata solo poche ore fa; ho vegliato su di te, ascoltato il battito del tuo cuore ed il tuo respiro accanto a me, dopo tanto tempo....ed è stato bellissimo. Mi ha riempito l’ anima. Ora...da qualche minuto, sono sveglia: i ragazzi credo siano già andati via perché non sento alcun rumore. Intorno a noi il silenzio di questo posto, il rumore del ruscello e di un lieve vento che si è alzato.Ti osservo e...non mi sembra ancora vero che tu sia vivo…che tu sia qui insieme me: non ci credevo quasi più. 

Il fruscio del lenzuolo leggero mi distoglie dai pensieri.  

Il mio sguardo percorre la sagoma del tuo corpo sotto la stoffa , vedo  le tue gambe si muovono , il petto sollevarsi, i muscoli tesi; quando arrivo al tuo viso trovo i tuoi magnifici occhi aperti, quegli occhi dal colore così strano che io amo tanto. 

“Buongiorno, Kaori” mi dici piegando leggermente il capo  per osservarmi meglio; il tuo viso è scalfito da taglie e ferite leggere, le occhiaie cerchiano i tuoi occhi. 

“Buongiorno, Ryo” ti rispondo girandomi su di un fianco per poterti osservare meglio. Niente di più: ciò che viene dopo a queste poche parole ed a questo gioco di sguardi è silenzio, un silenzio traboccante di gioia e amore che non ha bisogno di essere pronunciato in cui le nostre mani si cercano, finchè i palmi non si fondono tra loro e le dita stringono forte; ancora un sorriso, ancora silenzio, ancora amore. Nelle nostre anime, sono sicura, stanno passando i pensieri che ci hanno avvolto e fatto compagnia in questi giorni; è così, lo leggo nei tuoi occhi che improvvisamente si velano.  

Ryo, è tutto finito” dico riscoprendomi  la parte più forte tra i due in questo momento; tu mi osservi e sento il tuo corpo scuotersi come trattenesse qualcosa. Mi avvicino e ti prendo tra le mie braccia, ti stringo forte facendo attenzione al braccio e tu posi subito il tuo viso nell’ incavo del mio collo. 

“E’ stato un incubo” ti sento dire ed al contempo sento la mia pelle bagnarsi. 

“Si, è stata dura...per tutti” rispondo accarezzandoti i capelli. Fai un respiro, un respiro profondo. Sospiro anche io. 

L’ ho ucciso” dici infine e ho la certezza di quello che passa nel tuo cuore; non dico nulla ma aspetto altre parole, altri sospiri. “E’...era un pazzo, Kaori...ma era pur sempre la persona che mi ha cresciuto...non dimenticherò mai il suo sguardo, alla fine...” dice. Sento i suoi singhiozzi; trattengo a stento le lacrime perché quella forte, in questo momento, devo essere io. Lui viene prima di qualsiasi altra cosa, in quest’ attimo; decido quindi di proporgli una cosa. 

Ryo, ascoltami... tu hai fatto ciò che credevi giusto... non è stato facile e probabilmente ricorderai questo per un po' di tempo...ma lo hai salvato. Mettendo fine alla sua vita lo hai salvato, hai dato un freno alla pazzia che lo aveva divorato...” ti dico tutto d’ un fiato; sollevi il capo, mi guardi e ti prendo il viso tra le mani, appoggiando le mie labbra sulle tue. 

“I ragazzi non torneranno che tra qualche giorno. Ryo, ora non devi pensare a me, alle nuove vite che stanno crescendo...devi pensare  a te. Prenditi questa giornata per te, prenditi un po' di tempo... ti lascerò solo...resta qui se vuoi oppure esci a fare due passi: riprendi te stesso, riprendi la tua vita....”. 

Mi guardi e leggo un enorme punto interrogativo nel tuo sguardo. 

“...Non vogli abbanonarti nemmeno un istante, è fuori discussione” mi rispondi serio.  
“...ti farebbe bene” dico. Ma sei irremovibile. “Prenditi almeno qualche ora...” propongo. E’ tutto ciò che riesco a fare e dirti in questo momento...e che, tutto sommato, mi sembra più logico e ottimale: non mi peserà stare lontano da te ancora un giorno perché mi rendo conto che questo passo è necessario affinchè noi possiamo iniziare una nuova vita. 

Annuisci e mi abbracci, forte; le tue mani mi accarezzano e si posano sul ventre, ancora, regalandomi brividi e felicità. 

“Non me ne rendo ancora conto” dici, quasi sottovoce, emozionato “ diventerò padre...io...che prima di incontrarti e per tutta la mia vita mai avrei pensato a tutto ciò... “. Ti bacio i capelli, sanno di polvere da sparo, un odore ormai a cui sono abituata.  

Sorrido; cala ancora il silenzio tra noi, rimaniamo vicini e abbracciati ed il sonno ci coglie tra mille carezze,  mentre il sole si alza e prende posto nel cielo. 

 

 

 

Quando mi sveglio , tu non ci sei.  

 Non so e non voglio sapere dove tu sia finito, voglio che tu prenda tutto il tempo che ti serve e sono felice che tu abbia capito quanto sia importante.Mi alzo, prendo una felpa leggera che ho posato sulla sedia accanto al letto e scendo; osservando bene questa piccola casetta posso dire che è davvero carina, Miki ha fatto un buon lavoro. Mi avvicino al gas, accendo la piastra e mi preparo un caffè liofilizzato che trovo sul piano di lavoro poi spio nella piccola dispensa e recupero dei biscotti e dell’ acqua. 

Sembra quasi di essere in vacanza; recupero le medicine che qualcuno ha preso dalla mia borsa e sistemato sul tavolo come promemoria e , quando tutto e pronto, mi siedo. Chissà come saranno questi due ragazzi! Mi chiedo, immaginando forse per la prima volta che diventerò madre. Assomiglieranno a me oppure a Ryo? 

Sorrido. 

Chi se ne importa: sono i nostri figli, voglio che siano sani e felici, solo questo. Mentre bevo il caffè e prendo le medicine, mangio anche qualche biscotto. Chissà che ore sono...chissà dove siamo. 

Mi alzo, apro la porta ed esco. Non ci sei, fuori, forse stai passeggiando nel bosco; rientro, cerco il piccolo bagno che c’è nel sottoscala e mi sistemo. E’ un po' stretto ma riesco a fare tutto ciò che devo; salgo al piano di sopra, recupero qualcosa di pulito, mi cambio...e do il via a questa giornata, con il sorriso sulle labbra. 

 

 

Ryo 

Sono tutto indolenzito, ma ho avuto fortuna.  

Prima di tutto: sono vivo.  

In secondo luogo: me la sono cavata con poco, qualche escoriazione ed una distorsione. 

Non mi pare vero che ancora sia tutto finito e che ce l’ abbia fatta. Quando sono entrato nel quartiere generale di mio padre, a dirla tutta, ero convinto fosse una mossa suicida e ci ho messo del tempo per capire che una via di uscita ci sarebbe stata...ora è tutto così strano; sono libero, ma quella zavorra, la mia vita...non si può cancellare così, con un colpo di spugna. 

Faccio qualche piccolo passo.  

Mi sono allontanato un po' dalla baita di Umi ma non sono in pericolo perché questi spazi li conosco bene; Kaori, la mia Kaori...ancora una volta ha saputo sacrificarsi per me, ancora una volta ha capito...sa che ho bisogno di stare qui, da solo, per un po'. 

Faccio ancora qualche passo. 

Sono dolorante, mi accuccio a terra facendo attenzione, mi guardo in giro. Chiudo gli occhi e aspiro l’ aria di questa fresca mattina, annuso ogni singolo profumo e mi rendo conto che nella mia vita, a parte Kaori, ho solo sentito l’ odore dell’ odio e della polvere da sparo. 

Che brutta cosa, eh?  dico tra me; abbasso la testa, osservo piccole formichine in fila indiana che se ne vanno a zonzo...e sorrido.Quando mai mi è capitato di vedere una formica e di sorridere, di guardare il cielo e sorridere...di sorridere senza pensare a niente altro? Mi rendo conto che non l’ ho fatto mai e mi rattristo, giuro a me stesso che ai miei figli, a quelle creature nel grembo di Kaori che nemmeno pensavo di avere nella mia vita... beh, imparare a guardare il cielo e sorridere sarà la prima cosa che insegnerò loro! 

 

Mi alzo. 

Proseguo nel mio cammino, lasciando che le gambe mi portino dove riesco e stando attento a non ferirmi oltre ed ogni passo ripercorre qualcosa della mia vita. Si, mi sento strano: mi sento libero, senza catene...anche se in cuor mio so che una vita per così dire normale non l’ avrò mai, ho comunque la speranza, ed è una gran bella cosa. Il sole è ormai alto quando decido di fare ritorno da lei. Ho pianto, ho urlato, sono rimasto in silenzio; ho ascoltato, visto, sentito l’ aura di ognuna delle persone che hanno incrociato il mio cammino....ho vagato con lo sguardo rivolto al cielo e osservato i pesci nel ruscello. Mi sono allontanato, il mio spirito ha volato alto nel cielo e poi si è buttato a capofitto nell’ inferno ma ora...ora devo tornare da Lei. 

 

Quando la vedo dai margini del bosco, mi incanto.E’ bellissima. 

Nella sua innocenza, nel suo modo di fare, nel suo sorridere felice mentre si osserva il ventre. Metto la mano sana in tasca e rimango li come un ebete a fissarla, perché è così che lei mi riduce ogni qual volta il mio sguardo la incrocia: ora sta uscendo sulla piccola veranda, si è seduta sugli scalini e si osserva i piedi.  

Sorridi. 

Anche da qui, ti sento.Te l’ ho detto una delle prime volte che ci siamo rivisti: la tua aura la riconoscerei ovunque.  E’ quella di un fiore candido dal profumo fresco: come potrei non riconoscere tanta bellezza? 

Mi vedi. 

Alzi la mano , non mi chiami, fai solo quel cenno; mi avvicino finchè riesco ad allungare la mia mano verso di te e , facendo leva, ti alzo e ti prendo nel mio abbraccio a metà. 

“Kaori” sussurro alle tue orecchie “ ...grazie” 

Ti stupisci, mi guardi, appoggi il tuo viso al mio petto. 

Perchè?” mi chiedi, con un filo di voce; accarezzo i tuoi capelli e sorriso. Ancora ed ancora. 

Perchè sei entrata nella mia vita, perché mi darai una nuova vita...anzi...più di una!...perchè se non ti avessi rivista in quel bar e poi non avessi preso coraggio e credo sarei sprofondato ancora di più nel baratro che mi ostinavo a sfiorare...” ti dico, ripensando a quel periodo. Tu sembri pensierosa e li per lì non dici nulla, ma ti stacchi da me, prendi la mia mano ed inizi a camminare finchè non arriviamo ad una sorta di panca , sul retro della casa, dalla quale possiamo osservare le colline. 

“Ci siamo salvati in due, Ryo...ci siamo salvati a vicenda. Abbiamo combattuto i nostri demoni, le nostre incertezze. Abbiamo rischiato di separarci e ci siamo ritrovati più forti di prima....Senza di te non so cosa e come avrei fatto” mi rispondi. I tuoi occhi sono lucidi, pieni di malinconia; sono sicuro che stai pensando a tuo fratello, al mio caro amico. Entrambi rimaniamo in silenzio, allungando le nostre schiene fino a toccare la parete della baita; io sollevo gli occhi ed osservo la cima degli alberi e con un gesto automatico allungo la mia mano sulla tua pancia, dove appoggio il palmo. La tua mano mi raggiunge, è bello pensare che questo nostro amore ci porterà due figli... 

“Mi dispiace non esserci stato...averti lasciata sola ad affrontare questo” dico. 

“Non dirlo nemmeno per scherzo, Ryo... non pensarci...ora siamo qui. Io voglio solo dimenticare e ricominciare da capo, ricominciare da noi” mi dici. Annuisco, hai ragione; sai anche tu che non sarà facile  ma da qualche parte dobbiamo iniziare. 

Sorrido, ti guardo, sono davvero senza parole; avvicino il mio viso e ti bacio. Mi sono mancate le tue labbra, mi è mancato ogni centimetro di te...quando ti bacio mi sembra quasi...di volare! 

“Credi...credi che...” mi chiedi arrossendo, mentre ti mordi  labbra ansimanti ed i tuoi occhi si accendono. Coinvolti da baci e carezze sempre più spinti, presto di troviamo distesi sull’ erba e tutto il mondo...scompare. 

Siamo noi. 

Solo noi. 

 

 

 

Kaori 

Avevo voglia di te, Ryo...una voglia che nemmeno puoi immaginare, o forse si...;  ci siamo rotolati nell’ erba per un po' come due ragazzini  recuperando il tempo perduto e ci siamo amati, abbiamo pianto, e abbiamo riso...già, abbiamo riso come non mai perché finalmente siano liberi. Ancora non ci credo, ma …ora siamo qui e nessuno ci separerà; potremmo vivere più o meno come due persone normali. Forse, dico forse….potrò anche riprendere il mio lavoro se ancora mi vorranno…. 

“ A cosa pensi? Mi chiedi mente con un filo di erba mi solletichi il collo; i tuoi occhi seguono i miei lineamenti, poi tornato a fissarmi.  

“...a noi… alla nostra vita, da ora in poi" rispondo sinceramente “ a quando torneremo a casa….al fatto che siamo liberi… al fatto che forse potrei anche riprendere il mio lavoro…” rispondo.  

Mi rialzo, prendo la maglietta ed i pantaloni, mi rivesto. Comincio ad avere fresco. 

“...hai dimenticato qualcosa"  dici, imitandomi; sorridi e poi il tuo indice indica la mia pancia. Inclino il capo un po'. 

Cosa?”chiedo conoscendo la risposta. 

“... ci sono due esserino laggiù  e non credo siano d’accordo accordo  con te" mi dici: ti abbassi, appoggi l orecchio sul ventre, fai strane facce e vocine. 

Eh?  Che dite? Ho ragione io, vero? Borbotti.Quando ti rimetti in piedi mi abbracci carezzandomi la schiena.  

“Hanno detto che posso pensarci io a voi e che per momento non serve che tu vada al lavoro. Dicono che vogliono stare vicino a te per un bel po, almeno fino a quando non andranno all' asilo” mi dice.  Scoppio  a ridere perché la sua voce sembra quella di un cartone animato, è troppo buffo. 

“Va bene, vedremo” rispondo mentre rientriamo in casa e ci sediamo sul divano, iniziando a parlare del più e meno. Gli racconto dell’ ecografia , gli dico i miei timori e confesso i miei songi. Per un attimo torna triste e sono a cosa pensa... cambio quindi argomento e cominciamo ad immaginarci questi bambini. 

“...mi piacerebbe se...fossero maschio e femmina” dico; sarebbe davvero bellissimo; il tuo sguardo si perde in un punto non ben precisato della cucina e rimani in silenzio. 

“Torniamo a casa, Kaori” mi dici poi all’ improvviso balzando in piedi. Ti guardo. 

“Anche volendo...non abbiamo un mezzo” rispondo indicandoti la radura vuota. 

Sei un po' deluso e abbassi il capo. Poi l’ illuminazione. 

“...Nel capanno a qualche centinaio di metri da qui dovrebbe esserci ancora la mia vecchia moto...potrei vedere se funziona giusto quel tanto per farci arrivare tra la civiltà” mi dici. “Sempre che...non sia troppo pericoloso per te”. 

Ti prendo la mano. 

“Tu non ci faresti del male. Mi hai sempre protetto, lo farai anche ora: se lo desideri, possiamo andare” rispondo. 

 

E’ così. 

Nel giro di una oretta, ci mettiamo in viaggio. Raggiungiamo il villaggio vicino e cerchiamo un mezzo di trasporto; troviamo un autobus e lo prendiamo, insieme a coppie di anziani  ed a mamme con bambini. 

Nemmeno cinque minuti dopo iniziamo a ridere tanto da piangere, mi fa male tutto il viso a forza di ridere; tu, il terrore della malavita... torni a casa in  autobus seduto  sull’ ultima fila di sedili, con un bambino che ti sbava sulla maglietta e la sottoscritta che ride senza sosta. 

Sembri leggermi dentro perché ti volti, mi osservi. 

“Torniamo a casa, Kaori” mi sussurri con tutta la dolcezza del mondo. Guardo davanti a me, questa vita normale, queste persone qualunque, e mi sento felice. 

“Torniamo a casa, Ryo” rispondo solamente, mentre lo stomaco inizia a brontolare per la fame ed un bambino ti canta una canzoncina.  

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Capitolo 15
*** Il domani dopo di noi ***


RYO 

Fa caldo, stamattina; molto caldo....più del solito. 

Sei ancora addormentata ed io osservo il tuo corpo: non sei mai cambiata, nonostante tre gravidanze. Sei sempre la stessa e anche se tra i tuoi capelli rossi ora trovo qualche filo bianco, non importa: significa che siamo vivi, che la vita ci ha regalato altro tempo da passare insieme...chiamalo poco! 

Respiri piano. 

Il tuo petto, sotto la camicia da notte nei tuoi amati toni pastello,si alza e si abbassa ritmicamente. Presto anche il mio , di cuore, si adatta al tuo; è sempre stato così. Da vent’ anni, ormai: dal primo giorno che ti ho visto. 

Sono passati tanti anni, si. 

Due figli gemelli, Ai e Hide: come prevedibile, a lui hai destinato il nome di tuo fratello e io non posso che esserne felice. Alla terza, invece, hai lasciato scegliere me ed io ti ho chiesto di darle il nome di una persona a me cara, una vecchia amica comune che purtroppo l’ ennesimo caso ha portato via una sera di sedii anni fa: Saeko. 

 Quanto tempo, anche da quel fatto.  

Ricordo quei giorni, ricordo lo sgomento... ai bambini raccontammo che era andata via e per un po' non sarebbe tornata. Poi...abbiamo deciso di cambiare vita e ce l’ abbiamo fatta. Ora siamo due rispettabili persone di cinquant’ anni (ehm...) * e passa; per fortuna stiamo bene, per fortuna abbiamo lasciato quella vita. Grazie al tuo intuito, finalmente abbiamo anche qualche soldo...l’ agenzia di guardie del corpo funziona a gonfie vele ed io, io sono finalmente scomparso, lasciando il posto ad un nuovo Ryo, con lo stesso nome e cognome ma un destino diverso, una carta d’ identità, la previdenza medica. 

Rimpiango i tempi andati?  

Certo, a volte; ricordo le scorribande, ricordo Mick, Miki, Umi. Ora siamo dispersi un po' qui ed un po' li; ora siamo uomini e donne in giacca e cravatta o abito da sera. Ma siamo sempre noi: gente con un passato spericolato, che si prende in giro e che ogni tanto litiga...e quando ci troviamo dagli uni o dagli altri le maschere cadono del tutto. 

Ti muovi piano. 

Borbotti qualcosa nel sonno; ce l’ hai con Saeko perché si è di nuovo tinta i capelli nonostante tu glie lo avessi vietato perché ha solo 13 anni. La sgridi, nel sonno, e le dici di seguire invece le orme dei suoi due fratelli gemelli, che si trovano in America da zio Mick a studiare. 

Rido. 

Penso che la piccola abbia preso tutto da me: non solo mi somiglia come una goccia d’ acqua, ma ha anche il mio carattere...e questo ti ha sempre mandato ai matti, lo so...la nostra picccola... Gli altri due invece...sono come te; oggi torneranno, finalmente, e potremo riabbracciarli. 

Ti svegli. 

Apri gli occhi, mi chiedi cosa ci faccio li, steso su in fianco, ad osservarti; ti do un bacio, solo quello. Sorrisi. 

“E’ tardi?” mi chiedi. Osservo i numeri proiettati sul soffitto, il laser rosso dice  09:00. 

“...no, non è tardi. L’ aereo arriverà nel pomeriggio” rispondo tornando da te.  

Ti stiracchi, la camicia da notte si solleva e mostra gambe ancora toniche...del resto, ci siamo sempre tenuti in forma...che dici? Penso tra me. Una telefonata sul cellulare interrompe il nostro idillio: è la sede dell’ agenzia, devo rispondere. Poi, giuro, staccherò il telefono per una settimana. 

Quando mi volto verso di te, una decina di minuti dopo, non ci sei: mi alzo, ti cerco, sei già sotto la doccia. Hai preparato i vestiti , appesi all’ anta dell’ armadio. Ti lascio in pace e vado nell’ altro bagno, poi se farò in tempo ti preparerò il caffè.  In corridoio vedo Saeko; mi vieni incontro e come ogni santissimo giorno mi chiede quando le presenterò Hitoshi. Come ogni volta, le spiego che è ancora troppo piccola e che lui ha una fidanzata ma lei...non ci sente. Borbotta qualcosa, mi chiede dove è sua madre ma poi segue me che sono costretto a rivedere i miei piani. 

“Papà, vuoi del caffè?” mi chiede mentre mi siedo al tavolo della cucina anche se avrei voluto fare una doccia. 

“Cosa hai in mente?” gli chiedo. Di solito si comporta così se ha combinato guai o le serve qualcosa. 

“Niente” mi risponde; i suoi occhi vispi brillano ed io non credo ad una sola parole di ciò che ha detto ma sorrido, accetto la tazza di caffè e la faccio sedere sulle mie ginocchia, come quando eri piccola. 

“...papà..ma se io volessi fare il tuo lavoro...cioè quello che facevi prima...tu cosa diresti?” mi chiede. 

A momenti sputo il caffè, che mi va di traverso 

“La mia non è stata una scelta, Saeko. Ed è fuori questione che  tu intraprenda la strada mia e di tua madre. Ti ho detto mille volte che non è un gioco...ora piantala, davvero” rispondo serio. Lei mette il broncio; io rimango serio e un po' mi arrabbio...che diamine le è saltato in testa? 

“Scusa...non volevo feriti” mi dice. Io sorrido, non posso resistergli; sarà l’ età, sarà il carattere...non riesco a sgridarla. 

“Al massimo posso concederti di entrare in polizia, per seguire le orme di tua zia”  dico. Saeko mi sorride, mi abbraccia. Bevo il mio caffè, poi lei si alza, se ne va; di nascosto da Kaori le do una mancia extra per quel paio di scarpe che le piace tanto. 

 

 

KAORI 

Questa doccia ci voleva; stanotte ha fatto davvero caldo, nemmeno il condizionatore ha funzionato a dovere...vorrei dire a Ryo di lasciarmi in pace e non dormire appiccicato addosso a me...ma dispiace. L’ acqua fresca mi sta facendo rinascere; devo prepararmi, oggi arrivano i gemelli e dobbiamo andare a prenderli all’ aeroporto...chissà se Saeko ci seguirà o farà la selvatica come al solito.  A volte mi pare quasi che sia gelosa: eppure... è la più viziata e coccolata, da tutti. E pensare che....quando è nata sembrava così delicata, dolce. 

Sorrido. Sorrido pensando che la vita mi ha davvero fatto dei bellissimi regali, anche se i primi tempi con Ryo sono stati duri; poi, dopo la nascita dei gemelli...tutto ha iniziato a girarsi. 

Quante ne abbiamo fatto, dette. 

Quanti posti abbiamo visitato: siamo tornati persino in Colombia...i bambini nel loro zainetto e via. Poi...siamo stati da Mick, per un po'...ora è lui a badare ai nostri ragazzi , da quando hanno iniziato il college. A volte mi mancano, i primi tempi ero gelosa ma poi mi sono resa conto di una cosa: siamo una grande famiglia e va bene così. 

Esco dalla doccia.  

Prendo del tempo per me, per i miei rituali;  devo farmi bella. Mentre mi spalmo la crema, mi osservo; il mio viso è stanco e ci sono le mie fide rughette ma va bene così, anche se a volte penso che il tempo sia passato troppo in fretta. 

Sono quasi pronta ed esco, torno nella stanza; mi rivesto con un abito leggero, bianco; ho anche scelto un cappello di paglia ed i sandali bassi, color cuoio come la borsetta. 

“Mamma, io esco” sento dire da Saeko mentre sto raggiungendo la cucina per un caffè; subito dopo vedo spuntare Ryo nel corridoio. 

“Dove sta andando?” gli chiedo con fare severo. Lui sorride, si avvicina, mi stampa un bacio. 

“Credo voglia andare a comprare un regalo di benvenuto per i suoi fratelli” mi risponde; senza che io ribatta, raggiunge la stanza ed ora è il suo turno per la doccia, così vado a bermi il caffè. 

Appoggio la borsetta sul tavolo, prendo la tazza verso un po' di caffè ancora caldo. Nonostante sia solubile, è molto buono e lo gusto volentieri. Nel frattempo accendo la tv per sentire le notizie del mattino: tutto a posto. 

Quando ho finito, mi alzo e sistemo al volo la cucina. Un beep mi interrompe quindi cerco di fare alla svelta e leggo il messaggio sul cellulare.  

E’ Mick, mi dice che sono atterrati, stanno bene. Dice anche che mi spiegherà tutto appena ci vediamo ed io rimango a bocca aperta... cosa gli sarà saltato in mente?  Torno in camera, la porta è semiaperta e Ryo è appena uscito dalla doccia e sta recuperando il rasoio per farsi la barba. 

“Che c’è?” mi chiede,sorpreso. Di solito non entro in bagno quando è occupato da lui. 

“I ragazzi sono arrivati, e c’è anche Mick” dico in un misto di gioia e sorpresa e presto anche il viso di Ryo assume la stessa espressione. Il sorriso si allarga da orecchio ad orecchio. 

“Questa poi....dai, sbrighiamoci: tu intanto prova a sentire Saeko, non dovrebbe essere lontana” mi dici.  

“Speriamo” dico tondando in cucina; prendo il telefono, le mani mi tremano...non vedo l’ ora di abbracciarli!” 

 

RYO 

Li vedo. 

Seduti sulla panchina dove di solito andavamo io e Kaori, hanno in mano dei palloncini. Ai è sempre la stessa: pensierosa, seria, come sua madre. Hide, invece, è più espansivo, è un misto. 

Mick...Mick non lo vedo da tempo, ed è sempre lo stesso; ha solo cambiato il taglio sartoriale dei suoi completi, ora che è invecchiato li ha resi meno seri. Fuma, come al solito; ha le gambe incrociate e tiene la sigaretta nella mano sinistra, in basso, come non volesse fare arrivare il fumo ai ragazzi. 

“Papà! Mamma! Sentiamo urlare all’ unisono; Mick si alza, sorride. 

Saeko inizia a correre; a momenti inciampa ma in questo momento nulla la tange. Siamo a pochi metri da loro,io e Kaori, ma lasciamo che i nostri ragazzi si salutino a dovere ed intanto saluto Mick, che stringe sia me che Kaori in un grande abbraccio. 

Poi...finalmente è il nostro turno. 

Ai è la prima; si avvicina lentamente, abbraccia sua madre sulle cui guance compaiono delle lacrime. E’ così ogni volta. Poi è il turno di Hide; ben presto, ci troviamo stretti in un abbraccio senza fine e finalmente riesco ad affondare il naso nei loro capelli come facevo quando erano piccoli ed il mio cuore diventa grande, per accogliere tutto l’ amore del mondo. 

 

“Come mai questa sorpresa?” chiede Kaori ad Hide tenendoselo stretto. 

“E’ stata una idea di Ai, Mamma; sai come è fatta...” risponde. Ha gli occhi cerchiati, il viaggio li ha stancati. 

Annuisco e non domando più nulla: si fermeranno per le vacanze estive e avremmo tempo per parlare...ora voglio solo godermeli. 

I miei diamanti, il mio bene più prezioso. 

Coloro per i quali ricomincerei a combattere, se fosse necessario. Coloro per cui morirei. 

 

Raccogliamo i palloncini, Saeko estrae dalla sua borsetta dei piccoli pacchetti...credo sia l’ ennesimo ciondolo da infilare alle loro catenine, quasi volessero sentirsi più vicini. 

Prendo per mano Kaori, Mick si mette al mio fianco: insieme osserviamo i ragazzi correre davanti a noi verso l’ uscita....andremo al mare, a mangiare; oggi si festeggia. Osserviamo la scena compiaciuti; non so perché ma, rispetto alle altre volte, sento una sorta di nostalgia improvvisa come se questa fosse una delle ultime volte che ci vediamo, che tornano. 

Non è un presagio, non è nulla di triste. 

E’ solo la consapevolezza che sono cresciuti e che presto lasceranno il nido per creare il loro, personale futuro...del resto hanno già iniziato, almeno i due grandi. 

Loro sono il domani. 

Il domani, ciò che verrà dopo di noi. 

“Dai, andiamo” dico a Kaori e Mick, seguendo i ragazzi ed i loro palloncini colorati sparire dietro gli alberi di ciliegio. 

 

*Ryo non si smentisce: anche se questo mio personaggio era leggermente diverso, ho inserito un riferimento al Ryo che conosciamo...l' eterno ventenne 🤣🤣🤣

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