Un libertino come fidanzato

di eddiefrancesco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18 Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19 Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20 Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21 Capitolo ***
Capitolo 22: *** 22 Capitolo ***
Capitolo 23: *** 23 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


Londra, inizio '800. Come mai ci mette così tanto?, si chiese allarmata Rosalin scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli. Già, doveva ammetterlo: aveva i nervi a fior di pelle. Le era occorsa un'intera mattinata per raccogliere il coraggio necessario a compiere quell'ingrata visita. Quando si era presentata a testa alta davanti alla residenza del marchese di Stamford, si era segretamente augurata che non fosse in casa. In effetti lord Stamford era assente, ma il compito maggiordomo aveva insistito per farla accomodare sostenendo che sarebbe rincasato di lì a poco. Rosalin si agito' nervosamente su una scomodissima poltrona. La casa pareva insolitamente quieta. Non udiva alcun rumore di passi né le voci della servitù, solo l'incessante ticchettio del pendolo che troneggiava nell'elegante salotto. Trascorsero altri cinque insopportabili minuti. Era chiaro che lord Stamford non si sognava nemmeno di darle udienza, concluse irritata. Evidentemente tra gli innumerevoli difetti di quell'uomo si poteva annoverare anche la maleducazione. Ebbene, lei non avrebbe tollerato un simile trattamento! A che pro starsene seduta lì docilmente a digerire quell'insolenza? Sarebbe stata lei a stanarlo costringendolo a un colloquio. Balzo' in piedi di scatto e la borsetta a rete le scivolo' di mano rovesciando tutto il contenuto su un soffice tappeto. - Oh, accidenti! - Inginocchiandosi frettolosamente per recuperarla, Rosalin urto' con la testa il bracciolo della poltrona, che le spostò la cuffietta. Gli occhi le si colmarono di lacrime di frustrazione. Cos'altro doveva andare storto? - Lady Jeffreys? - Sebbene impietrita dalla sorpresa, fu come spinta da un'arcana forza a levare timidamente lo sguardo dai lucidissimi stivali neri che le si erano materializzati sotto gli occhi. Vide un paio di gambe snelle e muscolose fasciate da calzoni di pelle scamosciata e un elegante soprabito posato su un torace ampio e virile. I suoi occhi approdarono infine sul volto più virile e attraente che avesse mai visto. I tratti scuri e affilati, incorniciati dalla chioma nera come le tenebre, sarebbero potuti appartenere all'eroe di un romanzo gotico. - Non vorrei sembrarvi indiscreto, milady, ma ho l'impressione che abbiate bisogno di aiuto.- - No, no... stavo solo...- Rosalin cercò di riaversi dallo spavento e fece per rialzarsi. Prima che potesse protestare, lo sconosciuto aveva già steso il braccio per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei si ritrasse, in preda a un incontenibile imbarazzo. - Che errore imperdonabile! Non mi sono presentato: sono lord Stamford.- Non poteva essere! L'aspetto di quell'uomo non corrispondeva affatto a quello del dissoluto libertino, del giocatore d'azzardo che si era figurata d'incontrare. Ben più alto della media, la sua figura atletica stava a testimoniare tante ore dedicate più agli sport che al tavolo da gioco. - Perdonate la mia reazione infantile, milord. Non vi avevo udito entrare.- - In effetti sembravate assorta in chissà quali pensieri. Scusatemi se vi ho costretto a fare anticamera così a lungo. Al mattino sono solito andare a cavallo ed ero appena rientrato quando mi hanno avvisato della vostra presenza. Non aspettavo visite. Ci siamo già incontrati?- - No, milord. Non avevo nemmeno sentito parlare di voi, fino a pochi giorni or sono.- - Che cosa bizzarra. L'ultima sconosciuta che era venuta a farmi visita desiderava rinnovare una conoscenza che purtroppo non mi sovveniva. - Rosalin lo fissò esterrefatta non capendo a cosa mai potesse riferirsi. Poi una fitta rabbiosa la colpì in pieno stomaco. Davvero quell'uomo aveva l'ardire d'immaginare che si fosse introdotta in casa sua per conoscerlo? - Non sono qui in visita di cortesia, milord, ma per affari. Anzi, per l'esattezza, vorrei sottoporvi una questione personale che mi sta enormemente a cuore.- - Non posso negare che state stuzzicando la mia curiosità, lady Jeffreys.- - Non riguarda me. Si tratta di mio fratello, James Whitcomb. Lo conoscete bene, se non erro. - - In effetti, anche se soltanto da qualche giorno.- - So che ha perso la sua proprietà in una partita a carte con voi.- Lord Stamford incrociò le braccia sul petto. Anche se la sua espressione restava quella affabile e cortese del perfetto padrone di casa, il suo sguardo si induri'. - Dunque siete venuta qui dietro richiesta di vostro fratello?- - Certo che no! Non me lo perdonerebbe mai se sapesse di questa mia iniziativa. Anzi, vi prego di non fargliene parola.- - Non ci penso nemmeno. Tuttavia non vedo come la questione vi riguardi.- - Mi riguarda eccome, milord! C'è di mezzo mio fratello e la proprietà di famiglia! So benissimo che come unico figlio maschio ha tutto il diritto di disporre come vuole, ma non posso stare a guardare mentre qualcuno gliela sottrae approfittando della sua giovane età e della sua irruenza. È spregevole impadronirsi delle proprietà altrui con mezzi così squallidi.- - Volete forse insinuare che avrei barato, milady? Il fatto che vi preoccupiate tanto per vostro fratello vi fa onore, ma dovete riconoscere che non è più un lattante. Nessuno lo ha costretto a mettere in gioco la proprietà. Non gli ho certo puntato una pistola alla tempia. Sapeva bene ciò che faceva.- - Proprio non riesco a comprendere cosa ve ne facciate della nostra proprietà con tutte quelle che certo possedete. - Non datevi pensiero per questo. In un modo o nell'altro saprò trarne profitto. Ma ancora non capisco cosa speravate di ottenere con la vostra visita.- Rosalin non aveva mai provato tanta avversione per qualcuno in vita sua. Inghiotti' la rabbia costringendosi a mantenere la calma. - Mi auguravo di poter raggiungere una sorta di accordo. Non posso pagarvi l'intera somma, ma sono disposta a...- Le parole le morirono in gola quando colse la strana luce accesasi nello sguardo di lord Stamford. Nessuno, nemmeno suo marito, l'aveva mai fissata in quel modo lascivo. - E di grazia, che genere di accordo avete in mente, milady? Di solito non condono i debiti di gioco, ma ho come l'impressione che potremmo studiare una soluzione soddisfacente per entrambi. Non siete esattamente il mio tipo, ma possedete una bellezza che vi contraddistingue.- Quelle parole insinuanti la riscossero dal momentaneo disorientamento in cui era caduta. Rosalin si sentì umiliata. - Credete che sia venuta a offrire... me stessa? Non mi abbasserei mai a un gesto così degradante. Preferirei trascorrere la vita in prigione per debiti, piuttosto che venire a un accordo tanto abietto con voi! - Sconvolta si precipitò verso la porta, ma Stamford la raggiunse per primo. Le sue dita forti le si richiusero saldamente intorno al polso. Rosalin tentò di divincolarsi da quella morsa d'acciaio. L'inquietante vicinanza di lui e il calore della sua mano accelerarono i battiti già forsennati del suo cuore. - Vi prego, lady Jeffreys, non congedatevi con tanta furia. Vogliate accettare le mie scuse più sincere. Temo di aver frainteso le vostre intenzioni. Datemi la possibilità di valutare con maggiore attenzione la vostra richiesta.- - Io... devo andare. Vi prego, lasciatemi, milord.- Lui obbedi' all'istante, ma poi le prese il mento con delicatezza sollevandolo in modo da poterla guardare negli occhi. - Non abbiate paura. Vi prometto che non vi sedurro', qui in salotto.- Lei gli allontanò la mano con uno schiaffo e lo guardò in cagnesco. Come osava prenderla ancora in giro?- - Non ho nient'altro da dirvi! - Stamford le si paro' davanti ostruendo la porta. - So bene che il mio comportamento non è ineccepibile. Me lo ha già fatto notare più di una signora di mia conoscenza. Ma vi prego, spiegatemi che cosa volete.- - Volevo trovare una soluzione per pagare il debito di mio fratello. Di certo non dispongo del denaro che servirebbe a risarcire tutta Meryton, però posso racimolare una somma consistente. Ho la rendita di mio marito e una casa a Londra. Potrei pagarvi a rate. Con gli interessi, s'intende.- - Dolente, ma non posso soddisfare la vostra richiesta, milady - tagliò corto lui.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


Ormai la voce di lord Stamford era sgombra da ogni traccia d'ironia. - Il debito è tra vostro fratello e me, quindi dubito che lui gradirebbe il vostro intervento. Vi suggerirei di trovare un accordo con James. In questo caso nessuno gli vieterebbe di propormelo. Certo non posso promettere che gli restituirò la proprietà.- - Capisco. Vi prego di lasciarmi uscire.- mormorò Rosalin con voce incrinata. - Ditemi una cosa, lady Jeffreys. A voi piace il gioco? - - No. Non so distinguere una carta dall'altra.- - È un vero peccato che anche vostro fratello James non abbia mostrato altrettanta onestà al riguardo.- Quando finalmente le aprì la porta, Rosalin scese di corsa la maestosa scala che conduceva nell'atrio. Purtroppo lord Stamford le tenne dietro fino alla carrozza in attesa. - Venite spesso a Londra, lady Jeffreys? - chiese come se nulla fosse accaduto. - Raramente.- - Lo immaginavo. Altrimenti avreste saputo che presentarvi qui da me in questo modo è assai sconveniente. Mi sorprende che vostro marito ve lo abbia permesso.- - Non che siano affari vostri, milord, ma sono vedova. Posso fare di testa mia. Inoltre confidavo sul fatto che vi sareste comportato da gentiluomo.- - Temo che la vostra fiducia sia mal riposta - la contraddisse lui con un sorriso beffardo. Baciandole la mano aggiunse: - Non so perché, ma so che ci rivedremo, lady Jeffreys.- - Ne dubito. Infatti non frequento i vostri ambienti dissoluti. Addio, milord. - Ribatte' lei ritirando la mano di scatto. Quando la carrozza finalmente partì, la rabbia di Rosalin cedette allo sconforto. Aveva completamente fallito la propria missione. Suo fratello James aveva gettato la famiglia in un baratro. La loro amata Meryton sarebbe caduta nelle grinfie di un estraneo. Una lacrima le rigo' una guancia, ben presto seguita da molte altre. Cercò nella borsetta a rete un fazzoletto, grata di essere riuscita a soffocare il pianto di fronte all'odioso lord Stamford. - Cielo! - esclamò. Dov'era finito il suo ventaglio preferito? - Maledizione! - impreco' sottovoce Michael entrando nel suo studio. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia dello scrittoio, la fronte rabbuiata da quella nuova preoccupazione. Quella storia della proprietà si stava rivelando una vera seccatura. Pur non volendo affatto sottrarla a James Whitcomb, non aveva resistito all'occasione di battere Edmund Fairchilde, un essere che disprezzava profondamente. Aveva perfino avvertito una punta di pietà per quel giovane, chiaramente ignaro di trovarsi a un passo dalla rovina, soprattutto se fosse caduto nelle grinfie di un demonio come Fairchilde. Come se non bastasse, aveva scoperto che la vecchia lady Carlyn, amica di vecchia data di sua zia lady Spence, era la nonna materna del suo malcapitato compagno al tavolo da gioco. La ciliegina sulla torta era stata proprio l'inaspettata visita di lady Jeffreys. Cosa diamine gli era preso per trattarla in quel modo indegno? Fin dal primo istante in cui aveva posato gli occhi su quel dolce viso aveva capito che si trattava di una vera signora. Si alzò, gli angoli della bocca sollevati da un leggero sorriso. Non poteva negare che lady Jeffreys lo interessasse, malgrado la profonda ostilità che gli aveva dimostrato. Era di una bellezza pacata e rassicurante. Il severo abito grigio che indossava non gli aveva del tutto nascosto le morbide curve dei seni e dei fianchi né era riuscito a smorzare il fulgore della rigogliosa chioma castana e dei grandi occhi nocciola. Moriva dalla voglia di rivederla, anche se sapeva che lei, come minimo, avrebbe finto di non conoscerlo. L'intrigante corso di quei pensieri venne interrotto da un'altra visita inaspettata. - Non c'è bisogno che vi disturbiate, Watkins. Conosco la strada e non voglio sentirmi ripetere per l'ennesima volta che mio nipote non è in casa.- rassicuro' una voce femminile proveniente dall'atrio rivolta al maggiordomo. Lady Margaret Spence fece letteralmente irruzione nello studio, un'espressione assai determinata sul volto. - Mia cara zia, che gioia vederti.- la salutò lui stancamente chinandosi a baciarle la mano. - Ne dubito. È la prima volta che ti trovo in casa e ho la netta impressione che tu stia cercando di evitarmi.- Lady Spence si tolse i guanti di daino e si mise a sedere su una poltrona. Ancora una volta Michael rilevò con tenerezza che la zia, malgrado i modi sbrigativi e l'età certo non più verde, non aveva perso il fascino che l'aveva resa tanto famosa in gioventù. - Sai benissimo perché sono qui, caro il mio Michael. Quindi ti suggerisco di non menare troppo il can per l'aia. Non puoi certo rimandare questo colloquio all'infinito.- Michael non aveva più modo di sottrarsi. Si sedette con tutto l'entusiasmo di una volpe inseguita da un branco di segugi. Circa un'ora dopo Michael fece il suo ingresso al circolo, dove fu festosamente accolto da un corpulento gentiluomo vestito in foggia assai ricercata. Michael, cugino mio! Dov'eri finito? Non ne potevo più di aspettare e ho ordinato qualcosa da mettere sotto i denti.- - Se tu sapessi, Charles. Ti dico solo che è venuta a farmi visita zia Margaret. Mi ha informato che la mia fidanzata arriverà in città fra due settimane.- esordì Michael. - Insomma, Michael, non vedo proprio come possa costringerti a sposarti. Hai trent'anni, ormai, e la maggior età l'hai superata da un pezzo.- - Dimentichi mio padre. Concorda con zia Margaret.- Michael prese a sorseggiare il suo sherry. Suo padre, il duca di Eversleigh, governava la famiglia con pugno di ferro. Solo poche settimane prima lo aveva convocato nel suo studio informandolo senza tanti complimenti che doveva pensare a sposarsi. Non ritenendolo in grado di trovarsi una consorte degna di rispetto, aveva preso la situazione in mano e gli aveva imposto la giovane miss Helena Randall, nipote di un suo vecchio amico. Michael aveva provato a obiettare che non desiderava sposare una ragazza così giovane, ma il duca non aveva voluto sentire ragioni. - Sai cosa farebbe al caso tuo? Una fidanzata. Ti risparmierebbe un sacco di bighe. In tal caso, infatti, nessun genitore impiccione si prenderebbe la briga di cercare una consorte. Insomma, se fossi già impegnato, probabilmente la tua famiglia non insisterebbe per miss Randall.- saltò su Charles strappandolo ai pensieri. - Hai ragione, ma dimentichi che prima o poi dovrei sposarla, la mia fantomatica fidanzata.- - Potresti trovare una donna che si prestasse a recitare quella parte.- - Non dire scempiaggini, Charles. Mio padre e mia zia fiuterebbero l'imbroglio a un miglio di distanza. Non preoccuparti, troverò un modo di uscire da questo pasticcio. Ho intenzione di andare al ricevimento di lady Winthrope, stasera. Spero che non sia tedioso come al solito.- concluse Michael non troppo convinto. Mentre era in camera a prepararsi per il ricevimento, Michael si ritrovò a pensare a lady Jeffreys. Chissà se vi avrebbe partecipato anche lei. Se lo auguro' con tutto il cuore, perché la circostanza gli avrebbe offerto il destro per parlarle. Dopo che sua zia se n'era andata, Watkins, il maggiordomo, gli aveva consegnato un piccolo ventaglio pieghevole. - Ho idea che appartenga alla gentile signora che è venuta a farvi visita prima - aveva detto in tono impassibile. Michael lo aveva preso assicurandogli che si sarebbe personalmente premurato di restituirlo alla proprietaria. - Sono desolato per la grave situazione in cui versa vostro fratello, milady. So quanto conti per voi Meryton. Ditemi se possa rendermi utile in qualche modo - le sussurro' sottovoce Edmund Fairchilde. Rosalin levo' su di lui uno sguardo diffidente. - Siete gentile, ma non c'è niente che possiate fare.- Guardandosi intorno allarmata soggiunse: - Come mai ne siete al corrente? - Il salone di lady Winthrope era gremito d'invitati e qualcuno avrebbe potuto cogliere uno stralcio di quella incresciosa conversazione.

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


Rosalin sarebbe voluta essere lontana mille miglia da Fairchilde, ma era praticamente impossibile sfuggirgli...a meno di scavalcare letteralmente le vecchiette che presidiavano il buffet. - Purtroppo ho assistito al gesto sconsiderato in cui vostro fratello ha voluto prodursi, milady - tenne a informarla lui con malcelata insofferenza. - Avrei tanto voluto trarlo d'impaccio, ma ahimè, era alle prese con un avversario come Stamford, uno che raramente perde a carte. Chissà come mai... A ogni modo non datevi pensiero. Eravamo solo in tre, quella sera, e potete fare completo affidamento sulla mia discrezione.- - Non so come ringraziarvi.- - Non c'è n'è bisogno, infatti. Scusate invece se insisto per aiutarvi. Mi piange il cuore al pensiero di vedervi sfrattata dalla vostra casa natale. Incontriamoci e vi informerò della proposta che avevo in animo di farvi.- - Mia cara, eccoti qua, finalmente! - Rosalin si voltò con sollievo verso sua nonna, l'inarrestabile lady Carlyn, improvvisamente apparsa al suo fianco. - Vogliate scusarmi, signore, ma debbo presentare mia nipote ad alcune persone prima che si congedino.- aggiunse freddamente lady Carlyn rivolgendosi a Fairchilde. La trascino' in una stanza attigua e riprese: - Mia cara, non dovresti conversare con quell' Edmund Fairchilde. Ha una pessima reputazione. Basterebbe un niente e ti ritroveresti sulla bocca di tutti.- - È stato lui a rivolgermi la parola. Sapete benissimo che è amico di James.- - Devo dire che tuo fratello mi sorprende con le sue frequentazioni ben poco raccomandabili. Spero che metta presto la testa a posto per occuparsi di Meryton. Una tenuta come la vostra richiede notevoli cure e attenzioni.- Rosalin non fiato'. Ancora non aveva cuore di svelare la follia che stava per costare loro l'amata proprietà. - A ogni modo dobbiamo concentrarci su di te. Sarebbe il caso che ti risposassi, tesoro.- divago' sua nonna. - Nonna, cosa dici? Non ci penso nemmeno! - - Fai male, mia cara. Hai soltanto ventisei anni e sei ancora un fiore. Capisco che aspiri a un buon partito, qualcuno che ti aggrada sotto ogni aspetto, un uomo affascinante, insomma. Ho già in mente qualche candidato da proporti.- Lady Carlyn si riaffaccio' nella sala del ricevimento alla ricerca di una possibile preda. - Per esempio, ecco là lord Brandon. So da fonti sicure che sta cercando moglie. Certo ha cinque figli, ma so che a te piacciono molto i bambini. - - Vi prego, nonna, sono molto stanca. Se non vi dispiace, vorrei riposare per qualche istante.- - Benissimo. Resta pure qui. Devo ammettere che sei un tantino pallida. Io vado a scambiare qualche parola con lady Winthrope.- si arrese lady Carlyn. Rosalin osservò sconsolata sua nonna fendere la folla che si accalcava nel maestoso salone, poi cercò una poltrona. Le dolevano i piedi e la bocca le tirava a causa dei grandi sorrisi che aveva dovuto sfoggiare. Non c'era neanche una seggiola a disposizione: evidentemente i mobili erano stati sgombrati per accogliere le centinaia di persone che la padrona di casa avrebbe ricevuto. Se non altro si era liberata dell'instancabile lady Carlyn per qualche minuto, si consolo'. La sua energia a volte la lasciava letteralmente spossata. Per non parlare poi della fissazione di trovarle un consorte. I suoi pensieri si volsero al fratello. Da quando la loro povera madre aveva seguito l'amato marito nella tomba, quattro anni prima, James aveva perso ogni freno dandosi a tutti i tipi di eccesso insieme ai suoi amici londinesi. Ed ecco il risultato: Meryton era perduta nella maniera più disonorevole. A peggiorare le cose, anche lui forse era perduto, per sempre. - Oh! - Uno degli invitati aveva inciampato urtandola con tale impeto da farle perdere l'equilibrio. Rosalin andò a sbattere contro una figura alta e aitante. Le sue braccia nude furono afferrate da una presa forte e decisa che le suscitò un'inaspettata ondata di calore in tutto il corpo. - Perdonatemi - mormorò a capo chino. - Non occorre che vi scusiate, milady. Sono sempre lieto di vedermi cadere le belle signore fra le braccia.- Il cuore di Rosalin si arrestò per un attimo al suono di quella voce familiare e detestabile al contempo. Alzò lentamente il capo incontrando lo sguardo beffardo del marchese di Stamford. - Lady Jeffreys! Che deliziosa sorpresa imbattermi di nuovo in voi in un simile frangente. Soprattutto dopo che mi avevate assicurato con particolare veemenza di non frequentare certi circoli un po' dissoluti.- Rosalin si staccò da lui bruscamente. Un senso di irritazione subentrò all'inaspettata sensazione che l'aveva colta ritrovandosi fra le sue forti braccia. - Vi prego di scusarmi, milord. Devo andare a cercare mia nonna, non ho tempo per le chiacchiere futili.- - Non ditemi che si tratta di qualche altro increscioso incidente occorso alla vostra famiglia. Fa niente. È che non vedevo l'ora d'incontrarvi di nuovo. Ho qualcosa per voi.- - Qualcosa per me? - - Già, il vostro ventaglio. Credo che vi sia caduto mentre mi attendevate nel salotto della mia modesta dimora. Volevo restituirvelo prima che vi chiedeste dove si fosse cacciato.- Stamford si infilò una mano sotto il soprabito da sera rivelando un panciotto bianco finemente ricamato. - Ma che fate? Non qui. - Lo scongiuro' lei quasi afferrandogli la mano. Cosa avrebbero pensato gli altri invitati nel vederlo porgerle un ventaglio che si era estratto dal panciotto? - Volete che ve lo porti a casa? - - No! - esclamò lei, e dopo essersi ricomposta, aggiunse: - Perché non me lo fate recapitare dal vostro domestico? - - Vi prego, ci tengo a restituirvelo di persona. Per essere certo che ritorni in mano vostra, naturalmente. Certo non posso negare che mi auguro di approfondire la conoscenza con voi.- Stamford concluse la frase abbozzando un sorriso sornione pieno di significato. Poi il suo sguardo si concentrò ulteriormente su di lei percorrendola da capo a piedi, come a volerne saggiare il valore. Rosalin lo fissò a sua volta come ipnotizzata. Si rese conto che gli occhi del marchese non erano affatto neri, ma di una cupa e ardente sfumatura di marrone. Non ne aveva mai visti di simili. E i suoi capelli, scuri come la notte, arricciati sulla nuca, erano davvero morbidi e serici al tatto come apparivano alla vista? Ma che cosa vado farneticando? - Scordatevelo! Non ho alcuna intenzione di accontentarvi.- Fuori di sé dalla collera girò i tacchi, ma la sua fuga fu subito interrotta da due signore in piedi proprio alle sue spalle. Dai loro sguardi di compiaciuta intesa e dal frenetico sventolio dei loro ventagli Rosalin capì che non avevano perso una sillaba di tutta la scena. Lord Stamford le salutò con un galante cenno del capo e le due impiccione furono costrette a voltarsi dall'altra parte. Poi, presa Rosalin per un braccio, si chino' verso di lei. - Vi consiglio di astenervi da una lite con me in pubblico. Sono certo che comprometterebbe il vostro ingresso in società qui a Londra - le sussurro' con aria complice. Rosalin fece per ribattere, ma le parole le morirono in gola. Niente nella sua limitata esperienza con l'altro sesso l'aveva preparata a trattare con un tipo quale lord Stamford. Un uomo dagli occhi espressivi e inquinanti, bello come il demonio, che la corteggiava in maniera così sfacciatamente sensuale da gettarla nel più totale smarrimento. Disperata, cercò con lo sguardo una via d'uscita. Si accorse con sollievo che lady Carlyn si stava facendo strada verso di loro, ma quella confortante sensazione durò poco quando notò l'espressione incredula che la nonna aveva assunto scorgendoli insieme. - Non temete, milady. Vi prometto che non farò parola a lady Carlyn della vostra audace visita. Per quanto mi riguarda, questa è la prima volta che ci incontriamo. Naturalmente non accennero' al vostro ventaglio, vedrò di restituirvelo in separata sede - la rassicuro' lui.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Rosalin fu tutt'altro che rassicurata dalla scintilla maliziosa che gli illumino' gli occhi. Ma ormai era troppo tardi per correre ai ripari. Lady Carlyn era a pochi passi da loro. - Lady Carlyn! Ho appena avuto l'occasione di conoscere vostra nipote. È bella e affascinante come sua nonna - esclamò deliziato Stamford baciandole la mano grassoccia. - Oh, lord Stamford! Alla mia età volete ancora farmi girare la testa. Rosalin è assai più bella di quanto io sia mai riuscita a essere.- - Ora che l'ho conosciuta, spero che mi concederete il permesso di farle visita qualche volta. Non dovete preoccuparvi, vi prometto che mi comportero' da perfetto gentiluomo.- - Va bene, ma badate che vi terrò d'occhio.- Rosalin non ne poteva più di quella conversazione. - Dubito vivamente che potrò ricevervi, milord.- Come potevano discutere di lei come se fosse un burattino incapace di prendere le proprie decisioni? Avrebbe voluto strangolarli tutti e due. - Non dire sciocchezze, cara - l'azzitti' lady Carlyn con un'occhiataccia. La bocca di lord Stamford s'increspo' in un diabolico sorriso. - Purtroppo ora devo congedarmi. Ci vedremo presto, lady Jeffreys. Anzi... prestissimo.- Lady Carlyn l'osservò allontanarsi, poi prese da parte la nipote con espressione perplessa. - Mia cara, non posso crederci! Lord Stamford che desidera farti visita. Non riesco a immaginare il motivo di tante attenzioni: di solito non si cura minimamente delle donne rispettabili. Certo non penserà che... No, ovviamente no. Basta solo guardare l'abito che indossi! - - Tanto meglio, allora! - replicò Rosalin in tono nient'affatto scherzoso. L'abito blu senza fronzoli che aveva scelto per quella sera era sempre stato fonte di estenuanti discussioni con sua nonna, alla quale sarebbe piaciuto vederla indossare tinte più civettuole. Rosalin trascorse il resto del ricevimento immersa in una sorta di malinconico torpore. Se ne desto' soltanto quando finalmente si accomodo' in carrozza accanto alla nonna. - Allora, mia cara, cosa ne pensi di lord Stamford? E dire che non lo avevo proprio considerato. A pensarci, non è un partito da scartare. Una donna non si annoierebbe mai in sua compagnia - tornò alla carica lady Carlyn. - Ho capito bene? - replicò Rosalin sconvolta. - Ma certo. Lady Spence, sua zia, mi ha rivelato che suo padre vuole a tutti i costi che si sposi. Ma perché non ci ho pensato prima? Ora che sei a Londra, chi mi impedisce di aiutarti? - - Lasciate stare, nonna. Preferirei morire, piuttosto che diventare sua moglie.- mormorò Rosalin, aggredita all'improvviso da un furibondo mal di testa. Michael ritirò cappello e soprabito dal maggiordomo e si avviò di buon passo verso casa. Amava camminare nelle fresche notti di primavera; lo aiutava a riflettere. Il suo pensiero corse immediatamente a lady Jeffreys. Chissà perché, non poteva resistere alla voglia di stuzzicarla. Forse il fuoco che le si accendeva nello sguardo e il rossore che le infiammava le gote vellutate erano tentazioni troppo intense per essere tenute a bada. Non aveva idea del perché una vedova tanto rispettabile dovesse interessarlo. Era graziosa e leggiadra, ma non certo bella come le spregiudicate signora che era abituato a frequentare. E il vestito che indossava quella sera... Tutto era meno che provocante. Nemmeno un fiore ne adornava l'orlo, nessuna piega ne esaltava le forme. Eppure le stava d'incanto. Di solito trovava noiose donne del genere. Qualcosa però gli diceva che, dietro la facciata che lady Jeffreys tentava di presentare al mondo, si celava lo spirito di una donna calda e passionale. E lui non era tipo da sottrarsi alla sfida di abbattere le barriere che gli venivano opposte. Peccato che non fosse lei la sua promessa sposa, riflette' a quel punto sorridendo fra sé e sé. Sarebbe riuscito a portarla all'altare soltanto trascinandola a viva forza. D'improvviso gli tornavano alla mente le parole del cugino Charles. Si fermò di botto nel silenzio della strada, come fulminato dal lampo di quella ispirazione. Lady Jeffreys era educata, rispettabile, graziosa e intelligente e lo vedeva come il fumo negli occhi. Cosa poteva pretendere di più da una futura sposa? E averla in suo completo potere gli pareva una prospettiva davvero allettante. Sentiva che, prima o poi, le sue armi di seduttore, sarebbero riuscite a infrangerne la resistenza. Tanto più che conosceva il mezzo per indurla a seguire i suoi piani. L'intensa luce del mattino penetro' attraverso uno spiraglio delle pesanti tende in broccato nella camera da letto. Rosalin aprì gli occhi a fatica con il solo desiderio di tornare a rannicchiarsi nel tepore del letto. Non era abituata a fare le ore piccole. Da quando era a Londra non si coricava mai prima delle due o delle tre di notte. Che energia aveva invece sua nonna! Mai che passasse una tranquilla serata in casa: se non usciva per un ballo, andava a un concerto o a un ricevimento. E puntualmente insisteva perché lei l'accompagnasse. La signora Harrod, la governante, entrò mentre lei era ancora indecisa se alzarsi o crogiolarsi un altro po' fra le lenzuola. Aprì le tende e uscì di nuovo, non prima di averle apparecchiato la colazione in camera. Rosalin si versò una tazza di cioccolata chiedendosi se ci fosse un modo per risparmiarsi il ballo in programma quella sera stessa. In dieci giorni di permanenza a Londra aveva partecipato a più serata che in tutta la sua vita. Suo marito John li considerava un frivolo passatempo, come molti degli studiosi suoi colleghi. A volte certe occasioni di divertimento le erano mancate. Dopo un paio d'anni di matrimonio John si era sempre più immerso nella stesura dei suoi ponderosi libri, al punto che ogni distrazione dal lavoro gli era sembrato tempo sprecato. Lei compresa. Sentendo le lacrime salirle agli occhi, le asciugo' con un gesto d'insofferenza. Il fatto era che aveva perso così tante persone in quei cinque anni! Prima John, poi i suoi genitori... Le restava solo suo fratello James e ora l'attanagliava il terrore di perdere anche lui. Si era trasferita a Londra proprio nella speranza di colmare la distanza che si era aperta fra loro come un abisso. Suo fratello era diventato chiuso, riservato, e raramente si lasciava andare alle confidenze. Oramai si assentava da Meryton per lunghi periodi e non tornava mai solo, ma sempre in compagnia di un rumoroso gruppo di amici. Persone poco raccomandabili, come quel Fairchilde. Si costrinse ad alzarsi da letto. La domestica la aiutò a indossare un abito azzurro con la gorgiera e le pettino' i capelli raccogliendoli a crocchia. Rosalin diede un ultimo tocco alla pettinatura accingendosi a scendere al piano di sotto. Almeno quella mattina, decise, sarebbe rimasta a casa, lontano da ogni circostanza mondana. - Avete visite, milady. Un signore chiede insistentemente di vedervi. L'ho fatto accomodare in salotto. Dichiara di essere il marchese di Stamford.- annunciò tutto ad un tratto la signora Harrod. Rosalin indietreggio' sgomenta portandosi una mano alla gola. Cosa voleva da lei così di buon ora? Che diamine! Credeva forse di poterla aveva a sua disposizione? - Lord Stamford vuole vedermi? Ditegli che non sono in casa. Non voglio assolutamente incontrarlo. È troppo presto per le visite.- Mentre la governante scendeva al piano di sotto, Rosalin tornò a sedersi di fronte allo specchio. Evidentemente lord Stamford aveva deciso di restituirle il ventaglio, riflette'. Vuol dire che lo avrebbe lasciato in consegna alla governante. Da parte sua, non sarebbe scesa finché lui non avesse tolto il disturbo. Decise di occupare il tempo leggendo un romanzo. Trasali' quando la governante busso' di nuovo alla porta. - Milord mi prega di avvisarvi che non se ne andrà finché non sarete tanto cortese di riceverlo.- - Tutto questo è ridicolo. - Eppure qualcosa le diceva che l'importuno visitatore non avrebbe esitato a mettere in atto la minaccia tenendola prigioniera nella sua stanza.

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


E se fosse sopraggiunto qualcuno? La nonna, per esempio. Chiuse il libro e si alzò a malincuore. Quando scese in salotto, trovò lord Stamford comodamente seduto su una poltrona accanto al fuoco, assorto nella lettura di un volume preziosamente rilegato. Per qualche istante lui non avvertì la sua presenza, poi levo' gli occhi, chiuse il libro e lo mise da a parte. Si alzò pigramente dalla poltrona come se fosse del tutto padrone della situazione. - Lady Jeffreys, non mi aspettavo di vedervi comparire tanto presto. Immaginavo che mi avreste concesso questo onore solo nel tardo pomeriggio.- - Per quale ragione siete venuto, milord? - chiese subito lei. - Volevo restituirvi il ventaglio, naturalmente. E parlarvi a quattrocchi. Non mi sarei mai permesso di disturbarvi così presto, ma non volevo correre il rischio di non trovarvi.- Le porse il ventaglio e lei lo prese badando a evitare ogni contatto con la sua mano. - Non riesco a immaginare perché teniate tanto a parlarmi.- - Vorrei discutere del debito di vostro fratello. Ho una proposta da farvi che secondo me tornerebbe a beneficio di entrambi. Prego, accomodatevi, così avrò modo di esporvela con calma e dovizia di particolari.- Sempre più confusa, Rosalin si sedette di scatto. Lui fece altrettanto senza mai staccarle gli occhi di dosso. - Ho idea che la mia proposta vi andrà a genio: la mia intenzione è semplicemente quella di fidanzarmi con voi.- Il cuore di Rosalin cessò di battere per un istante. - Come avete detto? - - Vorrei che vi fidanzaste con me. In cambio potreste conservare la proprietà che vostro fratello ha perso.- - Vi ha dato di volta il cervello? Come potete solo pensare a un eventualità tanto folle? - - Ditemi, milady, rispondete sempre con tale profusione di complimenti? - la interrogo' lui con sarcasmo. - Può darsi che non abbia formulato la mia proposta nel modo più consono. Comunque non dovreste sposarmi, ma solo fidanzarvi con me per un breve lasso di tempo.- - Cosa significa? Non ho mai sentito nulla di più... ridicolo! - - Vi sbagliate. Mio padre mi ha letteralmente intimato di prendere moglie. Anzi, l'ha già scelta. Voglio vanificare i suoi piani prima che sia troppo tardi. Mostrandomi con una fidanzata al fianco, potrei riuscire a distoglierlo dal suo intento.- Non poteva dargli torto. Eppure, anche se quel ragionamento non faceva una grinza, Rosalin era convinta che non stesse né in cielo né in terra. - Perché avete scelto me? Basta guardarci per che siamo incompatibili come il giorno e la notte.- - Appunto, mia cara. La vostra avversione nei miei confronti è proprio quello che ci vuole. Al momento giusto non vedrete l'ora di lasciarmi. Rifletteteci, questo affare conviene a entrambi. Volete indietro la proprietà di James: ebbene, in questo modo la riavrete senza colpo ferire. Io invece eviterò un matrimonio che non desidero.- - Mi state ricattando! - - Suvvia, lady Jeffreys, non fate tanto la difficile. Non è poi un così grande sacrificio trascorrere pochi mesi in mia compagnia per amore di vostro fratello. Pensate al gusto che proverete a piantarmi in asso sotto gli occhi di tutti.- Evidentemente quel piano per lui non era che un gioco da ragazzi. Come osava confidare sul fatto che le sarebbe piaciuto recitare il ruolo della sua fidanzata? - Pochi mesi! Preferirei passare un eternità all'inferno che un giorno in vostra compagnia.- Che orrore! Come aveva potuto proferire parole tanto offensive?, si domandò non appena vide l'espressione corrucciata di lord Stamford. - Ma davvero! In tal caso sarà meglio che organizziate il trasloco da Meryton. Addio, milady.- - Milord, vi prego di...- Non fece in tempo a scusarsi: lord Stamford era già uscito dalla stanza. Mortificata, Rosalin si lasciò cadere sul divano. Era la prima volta che riservava a qualcuno un trattamento tanto scortese. Per un fugace istante, lui l'aveva guardata come se quelle parole lo avessero ferito nel profondo. Non poteva accettare quell'assurda proposta, nemmeno per il bene di James. In fondo, però, cosa le sarebbero costati pochi mesi in compagnia di quell'uomo? Non le aveva certo chiesto di diventare la sua amante. Come sarebbero vissuti? John le aveva lasciato una piccola rendita, oltre alla casa di Londra, e nient'altro. Per di più James avrebbe abitato sotto i ponti, piuttosto che accettare il suo aiuto. Che ne sarebbe stato di lui? Capì di non avere scelta. Prego' soltanto che l'offerta di lord Stamford fosse ancora valida. Michael entrò nei saloni gremiti a mezzanotte passata. Contemplo' l'andirivieni degli ospiti che ridevano e chiacchieravano. Lo assali' la noia che spesso provava in quelle occasioni mondane. Alla fine riconobbe che era venuto nella speranza di incontrare lady Jeffreys. Perché? Non ne aveva idea. Fino a quel mattino era stato convinto che lei avrebbe accettato il suo piano. Purtroppo aveva sottovalutato l'antipatia che quella donna provava nei suoi confronti. Le sue parole lo avevano lasciato di stucco pungendolo nel vivo. Aveva mandato a monte i suoi piani ancora prima di prestargli ascolto. La verità era che da tempo non provava un dolore simile, una fitta capace di penetrare l'indifferenza che finora lo aveva protetto come un'armatura. Decise di andarsene. Certo la padrona di casa ci sarebbe rimasta male, ma lui non se la sentiva di sopportare la noiosa serata che gli si prosperava. Fu allora che vide Rosalin. Stava andando in sala da pranzo con lady Carlyn. Indossava un abito blu che sottolineava discreto la curva delicata dei seni e la morbida flessuosita' delle braccia. La raggiunse accanto al buffet. Aspetto' che lei finisse di servirsi un'aragosta nel piatto prima di rivolgerle la parola. - Lady Jeffreys. Che piacere incontrarvi...- Lei ai voltò a guardarlo come se fosse sbucato fuori dalla parete. - Cosa fate qui? - - Sono stato invitato.- - È che non mi aspettavo... Non avete ricevuto il mio biglietto? - - No, nessun biglietto. Del resto non sono praticamente passato da casa, quest'oggi. Significa che volevate vedermi? - - Sì - mormorò lei arrossendo. - Sarà meglio continuare altrove questa conversazione - Suggerì Michael guardando in cagnesco un invitato che non aveva perso una sillaba del loro colloquio. Presala per un braccio, la condusse discretamente nello studio del padrone di casa. - Cosa diceva il vostro biglietto? - - Desidero accettare la vostra proposta - rispose lei con un filo di voce. - Sicché avete deciso che qualche mese d'infelicità in mia compagnia vale il prezzo della proprietà di vostro fratello? So benissimo quali sono i sentimenti che nutrite nei miei confronti, ma non importa. Vi garantisco che vostro fratello tornerà in possesso di Meryton.- - Dobbiamo annunciare il nostro... accordo seduta stante?- - Non c'è ragione di attendere oltre. Vedrò di mettere al corrente le rispettive famiglie del nostro... fidanzamento quanto prima.- - Come reagiranno? Lo sanno tutti che ci conosciamo appena.- - Oh, non datevi pensiero. Sono rinomato in tutta Londra per i miei colpi di testa. Via, Rosalin, prima sistemeremo la faccenda e meglio sarà per vostro fratello.- - Chi vi ha dato il permesso di chiamarmi per nome? Ricordate che non ho accettato di diventare vostra moglie, ma soltanto di fingermi vostra fidanzata.- Sibilo' lei riacquistando coraggio. - Fingere? No, il nostro fidanzamento sarà autentico. Ecco perché dovrete chiamarmi per nome Rosalin.- - Non tollero ordini da nessuno, milord, tanto meno da voi. Sarò io a decidere come rivolgermi a voi. Ci limiteremo a osservare quel minimo di regole che servono a dare a intendere che siamo fidanzati, niente di più.- - Vi sbagliate, Rosalin. Se volete che il nostro piano funzioni a dovere, occorrerà che io reciti il ruolo del fidanzato devoto. Mia zia Margaret, non parliamo poi di mio padre, ha in dono la rara capacità d'individuare i raggiri più sofisticati. - Ribatte' lui con voce roca.

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


- Ho tutta l'intenzione di mostrarmi perdutamente innamorato di voi. Vi accompagnero' ovunque e cogliero' ogni occasione per restare solo con voi.- - Tutto questo è... è ridicolo. Non c'è alcun bisogno di arrivare a certi eccessi. Ci vedremo al massimo un paio di volte la settimana.- - Ora sono io che non tollero i vostri ordini, milady. Abbiamo concluso un affare i cui termini vanno rispettati. Io vi restituirò la proprietà e voi reciterete la parte della fidanzata. Dunque mi aspetto un po' di entusiasmo da parte vostra, quando sarete in mia compagnia. Intesi? - Lei alzò il mento in segno di sfida. - E sia, ma non fingero' di essere innamorata di voi. Mettetevi bene in testa che non amoreggero' con voi quando saremo soli.- Lui assenti' quasi fosse stremato da una battaglia che non prevedeva di dover ingaggiare. Si avviò fuori dallo studio, poi si voltò con aria torva. - Domani vi accompagnero' all'opera. Conoscerete mia sorella e suo marito. Chiederò a lady Carlyn di unirsi a noi.- - Molto bene, milord.- - Vi consiglio di esercitarvi a chiamarmi per nome.- - Non lo conosco affatto.- - Mi chiamo Michael.- Lei tacque e continuò a guardarlo come desiderosa di essere lasciata sola. Guidato da un impulso irresistibile, Michael tornò in dietro, le prese la mano e se la portò alle labbra. Poi di colpo la strinse a sé sfiorandole la bocca con un bacio. Aveva un sapore sorprendentemente dolce. - A domani, Rosalin.- Pronunciò il suo nome in tono deliberatamente intimo e complice. Si soffermo' quindi sul suo volto. Non c'era dubbio, concluse stranamente turbato, era divorato dall'ansia. Rosalin rimase senza fiato: lady Carlyn, diceva il biglietto, si dichiarava spiacente di non poterli accompagnare all'opera per via di un lancinante mal di testa. Era una scusa bella e buona per lasciarla sola con lord Stamford. Evidentemente stava cominciando a mettere in campo le sue alte capacità strategiche, considerò Rosalin rabbrividendo al pensiero delle future mosse che l'adorata nonna avrebbe studiato. Rilesse incredula il malaugurato biglietto per poi accartocciarlo con mano tremante. Non aveva alcuna voglia di restare da sola in carrozza con un uomo di cui ignorava tutto o quasi, un uomo che oramai l'aveva in suo potere. Serbava ancora sulle labbra la sensazione del suo bacio, un tocco leggerissimo che scatenava in lei un accesso di terrore ogni volta che le tornava alla memoria. Da un'occhiata all'orologio sulla toletta si accorse che lord Stamford aveva un quarto d'ora di ritardo. - Signora? - Rosalin trasali'. Era la governante che faceva capolino per avvisarla dell'arrivo del suo cavaliere. - Com'è bello, milady. È vestito di nero da capo a piedi.- Nemmeno la signora Harrod sembrava immune al tenebroso fascino di lord Stamford, riflette' lei sconsolata. Lord Stamford l'attendeva in salotto, intento a rimirare un acquerello sopra il caminetto. Si voltò riscosso dai suoi passi leggeri. In quell'attimo lei dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non soccombere all'ondata di emozione che la investì nel vederlo. Il mantello nero in contrasto con il bianco accecante della camicia esaltava la carnagione olivastra di lord Stamford sottolineando i tratti aristocratici del volto. - Spero di non avervi fatto attendere troppo a lungo, Rosalin.- - Cosa volete che siano quindici minuti, milord - ironizzo' lei. - Sappiate che sono migliorato. Di solito i miei ritardi si aggirano intorno alla mezz'ora. Chissà che non riusciate a curare questa mia inclinazione a sprecare minuti preziosi.- Le prese di mano il mantello offrendosi galantemente di aiutarla a indossarlo. Rosalin avvertì il morbido velluto scivolarle sulle spalle, poi le dita di lui che indugiavano casualmente sulla sua nuca. Fu come se ogni fibra del suo essere tornasse a risvegliarsi. - Del resto è tutta colpa vostra...- aggiunse lui a quel punto. - Colpa mia? - - Non credevo di trovarvi pronta. In questo siete diversa dalle altre. Non rinunciano mai ad almeno dieci minuti di ritardo per aggiungere mistero alla loro persona.- - Non amo perdere tempo.- Lui si staccò e le passò davanti per osservarla. - Non ne avete bisogno.- le sussurro'. Rosalin non poté fare nulla per cancellare il rossore che le fiori' sul viso a quelle parole. Certo lui era il tipo che si sapeva ben destreggiare in certe occasioni, esperto nell'arte di far sentire bella una donna. - Forse è meglio andare, milord.- - Chiamatemi Michael, Rosalin.- - Finché non annunceremo il nostro... patto, non ritengo che sia necessario.- - Invece sì. Il mio nome non è poi così difficile. Voglio sentirvelo pronunciare.- Le si mise di fronte a braccia conserte. Lei riconobbe quel mezzo sorriso e capì che sarebbero potuti rimanere lì anche tutta la notte se non si fosse piegata alla sua richiesta. - Va bene, Michael.- Lui si chino' a sfiorarle la guancia con la punta delle dita. - Mi compiaccio, Rosalin. Il mio nome suona molto bene sulle vostre labbra. - Quando finalmente la carrozza si arrestò. Rosalin vide che erano nei pressi del teatro dell'opera. Non aveva aperto bocca per tutto il tragitto. Del resto, la sua espressione assorta e tesa era già abbastanza eloquente. Scesero dalla vettura e lui la prese sottobraccio per fare ingresso nell'atrio affollato del teatro. Se fino ad allora il bel mondo l'aveva degnata di ben poca attenzione, stavolta Rosalin se ne ritrovò al centro. Molte teste si voltarono incuriosite al loro passaggio. Stamford non ci badava limitandosi a salutare i conoscenti con un cenno del capo; lei invece faceva uno sforzo sovrumano per attraversare a testa alta quel fiume indiscreto di persone. Il sipario si era già levato, quando presero posto nel loro palco. Rosalin notò sorpresa che non c'era nessun altro. - Incontreremo mia sorella e suo marito più tardi. Non volevo sottoporvi a tanti sforzi contemporaneamente. - Le spiegò lui all'orecchio. Rosalin si guardò intorno. Il teatro era come lo ricordava dall'ultima volta che c'era stata, solo che questa volta i sussurri scandalizzati dietro i ventagli riguardavano lei e Stamford. Per un attimo le parve di essere stata catapultata sul palcoscenico al posto dei cantanti, tanti erano gli sguardi appuntati sulla sua persona. - Qualcosa non va? - - No, stavo solo... controllando se ci fosse mio fratello.- - Il pensiero sembra atterrirvi.- - Avete ragione, mi sto davvero comportando da codarda.- - Non direi, altrimenti non sareste qui con me.- Le sue parole la lasciarono totalmente esterrefatta. Sembrava che in qualche modo apprezzasse lo sforzo che si era accollata per James. Concentrarsi su quanto avveniva in scena fu pressoché impossibile. Sentiva troppo la presenza di quell'uomo alle sue spalle e più di una volta il suo braccio gliele sfiorò strappandole un sussulto. Ringraziò il cielo quando il sipario calo' per l'intervallo. - Non mi pare che lo spettacolo sia di vostro gusto, vi vedo un po' troppo distratta - osservò Stamford. - Avevo dimenticato quanto possano essere maliziosi gli sguardi della gente di questa città. È che non amo ritrovarmi oggetto di tanto curiosità.- - Vi capisco. Io ormai non me ne curo più di tanto: vi consiglio di seguire il mio esempio. Troveranno subito altro pane per i loro denti. - Le tese la mano aiutandola ad alzarsi. - Ma ora venite, Rosalin, voglio presentarvi mia sorella. Bene, vedo che c'è anche mio cugino.- aggiunse compiaciuto. Spingendola delicatamente l'aiuto a superare gli sguardi increduli e i sussurri dei tanti spettatori che affollavano il salone del rinfresco. Si accostarono a un gruppetto di persone che chiacchieravano allegramente in un angolo. - Michael! Così presto? Non mi aspettavo di vederti prima della fine dell'ultimo atto.- esclamò il corpulento Charles. - Quale onore! - proruppe ridendo l'elegante signora che gli stava accanto. - Mi sembra impossibile che... - Si interruppe di colpo sgranando gli occhi non appena si accorse di Rosalin.

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


- Non credevo che portassi qualcuno - commentò con freddezza riavendosi immediatamente dalla sorpresa. Il colore corvino dei capelli e la carnagione olivastra non lasciava alcun dubbio: non poteva essere altri che lady Hartman, la sorella di Stamford. - Permettete che vi presenti lady Jeffreys. Dovrete farci le congratulazioni. Lady Jeffreys ha voluto concedermi l'onore di accettare la mia proposta di matrimonio.- esordì lui rivolgendosi anche al cognato Giles. Avesse puntato loro una pistola contro non avrebbe potuto ottenere effetto più stupefacente. La notizia li lasciò letteralmente di stucco. - Stai scherzando, non è vero? Se fosse vero, papà ne sarebbe al corrente... Cosa ti salta in testa, come credi che prenderà...? - lo investì lady Hartman non appena si fu riavuta da quel fulmine a ciel sereno. - Non è affatto il momento di discuterne - replicò lui secco stringendo istintivamente Rosalin a sé in segno di protezione. Ansioso di mettere fine a quell'imbarazzante scambio di battute, lord Hartman si fece avanti e prese la mano di Rosalin. - Lasciate che sia il primo a congratularmi con voi. Non posso negare che la notizia ci abbia colto impreparati. Comunque avevamo sempre sospettato che Michael non avrebbe perso tempo, una volta trovata la donna giusta. - - Siete gentile - rispose Rosalin toccata dalla sua cortesia. - Che notizia deliziosa. Ma ditemi, dove e quando avete conosciuto mio fratello? - si associo' a malincuore lady Hartman. Paralizzata dallo sguardo vivace e scrutatore della donna, Rosalin non riuscì a proferire una risposta. - Da lady Winthrope - puntualizzo' Stamford al limite della sopportazione. - Quindi soltanto due giorni fa! Caro Michael, che innamoramento repentino, il tuo! Chi l'avrebbe mai detto. Raccontatemi qualcosa di voi, lady Jeffreys. Di dove siete? Anzi, ditemi come mio fratello vi ha persuaso a sposarlo. Vi ha forse offerto del denaro? - - Mia cara, ti prego di non esagerare - intervenne lord Hartman tossicchiando. - Allora, mia cara. Sono tutta orecchi - insistette sua moglie. Rosalin trasse un gran sospiro facendo appello a tutta la calma di cui era capace. - Non proprio - rispose con voce strozzata. - Ora state stuzzicando la mia curiosità. Dobbiamo assolutamente scambiare quattro chiacchiere quando mio fratello non sarà presente.- - Ne sarò lieta - replicò Rosalin senza convinzione. - Visto che sei riuscita a spaventarla con il tuo incoraggiante benvenuto, Caroline, sarà meglio che la riporti al sicuro. Con il vostro permesso, ce ne torniamo al nostro palco - si congedo' Stamford spazientito. Anche Rosalin stava cominciando a perdere la pazienza. Si sentiva come la protagonista di una farsa di cui non aveva letto il copione e soprattutto era in collera per la totale mancanza di sensibilità mostrata da Stamford in una situazione tanto delicata. Michael non fu affatto sorpreso nel vedersi assalire da Rosalin quando tornarono al loro palco. Non corrispondeva affatto all'immagine della fidanzata affettuosa e remissiva che si era creato di lei. - Come avete potuto dare loro una notizia del genere così a freddo? Erano letteralmente scioccati. Perché non vi siete preso la briga di prepararli? - - Se vi riferite al fatto che avrei dovuto corteggiarvi prima di dichiarare le mie intenzioni, siete completamente fuori strada. Vi assicuro che la mia famiglia si sarebbe mostrata ancora più scettica. - - Allora la vostra famiglia è da compatire. Come la vostra futura moglie, del resto, visto che dovrà digerire un trattamento del genere! - - Vuol dire che sarà trattata assai meglio in altre più intime occasioni - le sussurro' lui prendendo posto alle sue spalle. - Ora che siamo fidanzati, mi sembra appropriato dimostrare ciò che provo. Inoltre, voglio soffocare sul nascere qualsiasi dubbio sul nostro legame.- - A che genere di dubbi vi riferite? - La sua espressione perplessa lo mise in difficoltà. Come poteva spiegarle senza offenderla che già scommettevano in giro quanto sarebbe durata quella relazione? - Voglio essere certo che nessuno reclami la vostra mano.- - Potete stare tranquillo. Nessuno sconvolgerà i vostri piani, dato che non ho la minima intenzione di risposarmi.- - Perché no? Siete molto bella. Sapete, mi sorprende che non abbiate frotte di corteggiatori al vostro seguito.- - Badate che non lo considero un complimento. È chiaro che voi giudicate una donna solo dalla sua avvenenza. Mi auguro che gli altri uomini non usino lo stesso criterio di giudizio.- - Avete ragione. Ci sono altre qualità più importanti della bellezza. Vi chiedo scusa. Ma ditemi: che peso attribuite all'aspetto di un uomo? - - Secondo me la sua prestanza è direttamente proporzionale alla sua presunzione.- - Touche', milady. State per caso riferendovi a me? Se è così, vuol dire che in qualche modo vi piaccio. Mi ritenete troppo presuntuoso? - Lei tacque fulminandolo con uno sguardo carico di risentimento, poi si voltò stizzita verso il palcoscenico. Michael contemplo' il profilo della sua fidanzata che cercava d'ignorarlo concentrandosi sullo spettacolo. Chissà perché aveva finito per convincersi, a torto, che lei si sarebbe assoggettata docilmente alla sua volontà. Purtroppo aveva scambiato la sua calma e la sua riservatezza per malleabilita'. Era invece chiaro che sarebbe stata pronta a dargli filo da torcere in qualsiasi occasione. Sorrise beffardo. All'improvviso la condizione di fidanzato gli pareva ben più piacevole e allettante di quanto avesse osato immaginare. - Michael! Ieri sera ho incontrato tua sorella, mi ha detto che...- chiamò lady Spence irrompendo nello studio. - Davvero?! - ironizzo' lui. - Mi ha detto che hai avuto la faccia tosta di presentarle una sconosciuta dichiarando che era la tua fidanzata. Non posso crederci. Sai benissimo che tuo padre ha già preso accordi per le tue nozze con miss Randall.- - Non ho alcun desiderio di sposare una fanciulla fresca di scuola solo perché il mio illustre genitore ha deciso di spedirmi all'altare.- sbuffo' Michael spazientito. - Sbagli a pensare che tuo padre ti lascerà fare di testa tua. Ho quasi paura a chiederti chi sia questa fantomatica fidanzata. Non una di quelle signore poco serie che ami frequentare, spero.- - Frenate pure i vostri timori, zia. Credo proprio che la signora in questione sia di vostro gusto. Si tratta di lady Jeffreys.- - Rosalin Jeffreys? Oh, no, Michael, non ci credo... Come può avere acconsentito a sposarti? È una creatura troppo seria e rispettabile.- - Come al solito la mia famiglia è sempre prodiga di complimenti. A ogni modo è la verità. L'ho incontrata a un ballo e ne sono rimasto subito affascinato, cara zia.- Poi aggiunse incuriosito: - Dunque la conoscete già? - - Certo. È nipote della mia cara amica lady Carlyn. A quanto mi ricordo è molto modesta e riservata. Mi stupisco perfino che abbia attirato la tua attenzione.- - Che volete che vi dica, cara zia? Ho scoperto che quelle erano proprio le qualità che auspico in una moglie. Ho deciso che l'avrei sposata già dal nostro primo incontro - rievoco' lui con sguardo sognante. - Quanto a mio padre, se ne farà una ragione. Sono certo che troverà lady Jeffreys all'altezza della situazione: ha un'ottima educazione, modi gentili, è intelligente...- - Stai tramando qualcosa. Non è vero, Michael? Questo fidanzamento capita proprio a proposito. Dimmi sinceramente: sei innamorato di lei? - - Mi sono innamorato tante di quelle volte! Però lady Jeffreys mi piace molto. È graziosa e affascinante. Mi sforzero' di essere un buon marito.- rispose lui con distacco. - Che Dio l'aiuti. - concluse lady Spence alzando gli occhi. - E come la mettiamo con tuo padre? - - A dire il vero contavo sulla vostra assistenza. Sono certo che vi ascolterà.- Confessò Michael con un sorriso insinuante. - Sei proprio un mascalzone, nipote mio. Il guaio che nessuno può resistere al tuo fascino, me compresa. Comunque voglio andare a trovare lady Jeffreys e parlarle prima di perorare la causa.

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


Le mani sudate per l'ansia, Rosalin si decise finalmente a entrare in salotto. L' attendeva un'aristocratica signora dagli occhi azzurri molto penetranti. Il suo aspetto severo avrebbe potuto suscitare soggezione in chiunque, ma per Rosalin questa impressione venne subito fugata dal calore della stretta di mano e dalla gentilezza che le illuminava il volto. - Grazie per avermi ricevuto con un così breve preavviso, lady Jeffreys. Stamattina ho visto mio nipote, che mi ha comunicato la bella notizia. Congratulazioni, mia cara, siamo contenti che Michael abbia finalmente deciso di sposarsi.- Rosalin restò per un attimo senza parole. - Grazie. Vi prego, sedetevi, milady.- - Mio nipote è rimasto subito incantato dal vostro fascino discreto. Aveva in animo di sposarvi già dal vostro primo incontro al ballo dei Winthrope. - Davvero? - - Ha rivelato una vena romantica di cui nemmeno sospettavo l'esistenza. E così, a quanto pare, è riuscito a vincere ogni vostra resistenza. Però vorrei sentire la vostra versione dei fatti, mia cara. Prima di tutto, cosa pensate di lui? - osservò lady Spence con aria compiaciuta. - Prego? - Rosalin non sapeva che pesci pigliare. Cosa pensava di lord Stamford? Difficilmente avrebbe potuto esprimere un'opinione a cuore aperto in proposito. Decise di non sbilanciarsi. - È una persona amabile. - - Amabile? Perdonatemi se la vostra risposta mi lascia un tantino sorpresa, mia cara, ma è la prima volta che mi capita di sentir usare un aggettivo simile a proposito di mio nipote. Sa essere esasperante e borioso, per esempio, a detta di sua sorella Caroline. Lo trovate affascinante? - - Sa esserlo, quando vuole - rispose Rosalin sinceramente. - Siete innamorata di lui? - Rosalin rimase a bocca aperta. - C... cosa? - - Vedo bene che non lo siete. Sia lodato il cielo, ero veramente preoccupata. In caso contrario vi avrei vivamente consigliato di non sposarlo.- Gli occhi intelligenti di lady Spence la mettevano a disagio. Aveva senz'altro capito che c'era sotto qualcosa, ragiono' Rosalin, ma per ragioni che le sfuggivano aveva deciso di tacere. - Ora dovremo discutere dei preparativi - rispose lady Spence. - I preparativi? - - Per il matrimonio, s'intende. Che ne dite della fine di giugno? Vi andrebbe bene? Ne ho già parlato con vostra nonna.- - Ma è fra sei settimane! È troppo presto. La mia idea era di celebrarlo in autunno, che tra l'altro è la stagione che preferisco. Inoltre Michael e io vorremmo conoscerci meglio.- proruppe Rosalin presa dal panico. - Mi rendo conto. Comunque offriremo un piccolo pranzo di gala per festeggiare il vostro fidanzamento. S'impone, visto che vi presenteremo come la prossima marchesa di Stamford.- convenne lady Spence alquanto interdetta. - Io... io non credo che... - - Mia cara, capisco la vostra ansia. Per questo ora vi lascio. Avete senz'altro bisogno di riposare. Avremo tutto il tempo di scambiare quattro chiacchiere stasera, al ballo dei Fawnworth.- tagliò corto lady Spence. Quando l'inattesa ospite ebbe tolto il disturbo, Rosalin si lasciò cadere sul divano. La faccenda del fidanzamento si stava dimostrando assai più grave di quanto avesse immaginato. Rosalin entrò nell'ampia sala dei ricevimenti dei Fawnworth, decorata per l'occasione come un tempio greco. In un angolo troneggiavano maestose statue di ninfe e divinità classiche mentre rigogliosi tralci di vite correvano tutt'intorno alle bianche colonne. Quando la musica si interruppe, il suo sguardo corse all'entrata opposta della sala. S'irrigidi', come presa alla sprovvista dal risveglio di tutti e cinque i sensi. Lord Stamford stava facendo il suo ingresso con la solita noncurante eleganza. Molte teste femminili si voltarono nella sua direzione, ma lui finse di non badarvi. I suoi occhi perlustrarono attentamente la sala: stava cercando lei. Rosalin fuggì d'istinto andando a occupare un angolino dietro una colonna. 'Ma che sto facendo?!' Si chiese allorché le tornò la ragione. - Volete spiegarmi per quale motivo vi nascondete? - Quella voce le mozzo' il fiato costringendola a voltarsi. - In effetti vostra nonna mi ha appena detto che vi eravate volatilizzata. Se non fossi così certo del piacere che provate nel vedermi, azzarderei che mi state evitando.- Michael appoggiò una spalla alla colonna e si mise a braccia conserte. Il movimento sottolineò i muscoli sotto la giacca nera da sera. - È che i balli mi tolgono il respiro. Ho sentito improvvisamente il bisogno di una boccata d'aria.- - Allora perché non vi spostate vicino alla finestra? Venite, voglio ballare con voi - le intimo' tendendole la mano. - Grazie, ma stasera non ne ho molta voglia.- Lui le andò vicino costringendola ad arretrare di un passo. - Mia cara Rosalin, forse non sono stato abbastanza chiaro. Mi aspetto che in pubblico vi comportiate come una vera fidanzata. Non solo mi concederete questo ballo, ma dovrete dare a intendere nella maniera più verosimile che siete al settimo cielo. Non voglio che la mia famiglia nutra il benché minimo sospetto.- - Quindi volete che li convinca a credere che ho accettato di sposarvi per il vostro titolo e la vostra fortuna? - - Mi compiaccio, cara Rosalin. Vedo che all'occorrenza sapete anche tirare fuori le unghie. In ogni modo dovete essere una brava attrice e persuaderli che non state nella pelle dalla felicità, dalla prima volta che ci siamo incontrati.- - Preferirei di no, renderebbe tutto più complicato. Ne converrete che sarebbe più difficile spiegare la rottura del fidanzamento.- - Vedendoci così innamorati, volete dire? - - Oh, insomma, non so neanch'io cosa voglio dire. - - Forse faremmo meglio a ballare.- Quando l'orchestra accenno' le prime note di un famoso valzer, Rosalin impallidi'. Quel licenzioso ballo, lei non lo aveva mai danzato in pubblico. Michael comprese al primo sguardo il suo disagio. - Ve la caverete egregiamente. Rilassatevi e guardatemi negli occhi.- le sussurro' all'orecchio. Lei obbedi'. Lui le rivolse un caldo sorriso che le tolse il fiato. - Così va meglio. Preferisco contemplare il vostro volto anziché il cocuzzolo della vostra testa.- Le mormorò. - Tenete sempre conversazioni così ridicole? - - Temo di sì, purtroppo. Ma sono disposto a fare progressi, se lo desiderate.- - Smettetela di fare il cascamorto con me. Vi basterebbe parlare di argomenti comuni come il tempo, per esempio.- - Di questo parlano con voi gli uomini con cui danzate? O sono sciocchi o sono ciechi. Mi vengono in mente argomenti ben più interessanti da toccare quando ho una bella donna tra le braccia. Lo sapevate che alla luce delle candele i vostri capelli sembrano lambiti da una fiamma?- Rosalin si sentì avvampare. Non era abituata a liquidare quei complimenti con un sorrisino di sufficienza o con una battuta mordace. Si comportava proprio come una scolaretta alla prima uscita in società. Il valzer terminò e Stamford la guidò verso il lato della sala. - Lady Jeffreys! Sono venuta a congratularmi con voi. Dovete perdonarmi per l'altra sera. È che non riuscivo a capacitarmi della notizia. Mi avrete preso per una gran maleducata.- Li accolse lady Hartman. - Capisco benissimo. Dev'essere stato un terribile shock.- - Oh, tutt'altro che terribile, quando mio marito mi ha spiegato chi eravate.- Lady Hartman lanciò un'occhiata eloquente a suo fratello. - Perché non vai a prenderci un po' di limonata? Vorrei parlare con la tua fidanzata senza averti a gironzolare nei paraggi.- - Spero che tu ti astenga dalle solite malignità nei miei confronti, Caroline - l'avverti' lui prima di allontanarsi. Rosalin guardò affascinata lady Hartman. Nonostante i suoi modi poco ortodossi, era una donna di buon cuore. Non aveva considerato di poter trovare simpatici i familiari del suo fidanzato. - Resteranno tutti di sasso quando il fidanzamento verrà annunciato. Non vedo l'ora. Vorrei che vi sposaste subito, ma la zia dice che preferite aspettare l'autunno. Devo ammettere che sarà una bella lezione per Michael.-

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


- Michael è abituato a donne che gli corrono dietro. Fossi in voi, lo farei attendere fino a Natale.- le confido lady Caroline. - Credo che non basterebbero cinquant'anni - replicò Rosalin ridendo di cuore al pensiero di un lord Stamford ridotto in soggezione. - Non mi sembra tanto acquiescente.- - Oh, basta guardarvi per capire che sapete tenergli testa.- Lady Caroline la intrattenne diffusamente sulla loro famiglia senza risparmiare particolari intimi e divertenti. Quando il suo cavaliere tornò con i bicchieri di limonata, Rosalin aveva l'impressione di conoscerne già bene tutti i componenti. - Spero che non ti dispiacerà se sottraggo Rosalin alle tue grinfie - scherzo' Michael con sua sorella. - E va bene, vi lascio andare. Sarete a casa dopodomani? Mi piacerebbe tanto venirvi a trovare - soggiunse allontanandosi senza aver bevuto un solo sorso di limonata - Mia sorella a volte è davvero inarrestabile.- - Non sono d'accordo. A me è sembrata una persona dolcissima e adorabile - obietto' Rosalin sorseggiando la sua bevanda. Lui la scruto' per un momento come a volerne sondare le intenzioni, quindi commentò: - Mi fa piacere.- Lei non riuscì a capire se ne fosse veramente contento, ma non fece questioni. E quando la invitò nuovamente a ballare, non oppose resistenza. Stamford la prese sottobraccio e la condusse nella sala sempre più affollata. Mentre entravano, una donna dall'aspetto altero urto' il braccio di Rosalin facendole versare tutta la limonata sul corpetto ricamato dell'abito. - Oh, sono davvero desolata.- Michael riconobbe subito lady Marchant, una sua vecchia fiamma non ancora rassegnata a vederlo fare coppia con un'altra. - Vi prego di perdonare la mia goffaggine, non intendevo proprio... Lord Stamford, anche voi qui! Che sorpresa, voi che tanto detestate i balli! - Rosalin era mortificata. Avvertiva la sgradevole sensazione del vestito intriso di limonata. Guardò il fidanzato e notò la smorfia di disappunto che per un istante altero' la sua espressione impassibile. - Per piacere, Michael, vorrei raggiungere mia nonna.- Voleva a tutti i costi andarsene prima che si verificasse una scenata. Lui la condusse velocemente in un angolo appartato della sala mentre gli invitati cominciavano a ballare un'allegra quadriglia e, appena furono lontani da orecchie indiscrete, esplose infuriato: - Maledizione! Lo ha fatto apposta. Purtroppo la macchia è fin troppo visibile. Bisogna trovare il modo di asciugarla.- - Non credo che vi sia rimedio. Preferirei tornare a casa, se vi spiace.- - Naturalmente, vi accompagno subito.- - Non è necessario.- - È il minimo che possa fare. Vi prego di non mettermi i bastoni fra le ruote anche in questo.- Quando la carrozza si fermò davanti alla porta di casa, lord Stamford l'aiuto a scendere e si chino' a baciarle la mano: - Passerò a trovarvi domani. Vedrò anche di farvi avere un abito al posto di quello danneggiato.- Non le diede neanche il tempo di protestare. Era già scomparso dalla soglia. Rosalin era in biblioteca, quando la signora Harrod comparve sulla soglia. - Milady, avete visite: è appena arrivato vostro fratello.- - Non vi disturbate ad annunciarmi! - tuonò James inducendo la governante a battere subito in ritirata. - James, che ti succede? - - Me lo chiedi? Sei forse uscita di senno? Ho appena ricevuto la visita di Stamford. Mi ha annunciato che intende sposarti. - - Mi spiace che tu lo abbia appreso da lui. Mi ero ripromessa di darti la notizia di persona.- - Dunque è vero, hai accettato la sua proposta. Ne sei innamorata? - le domandò incredulo. - Mi piace molto.- - Fandonie! Non è il tipo di uomo che prenderesti in considerazione. È un mascalzone, un libertino. Ci ha appena sottratto la nostra proprietà.- La fissò come colpito da un pensiero improvviso. - Ora ho capito. Lo stai facendo per salvare Meryton! Maledizione, Rosalin! Come puoi interferire nelle mie faccende? Sono perfettamente in grado di occuparmene senza il tuo aiuto. Tu non lo sposerai! - - Non puoi darmi ordini, James. Lo sposerò eccome.- - Ti ha forse sedotto? Se è così, giuro che gli faccio la pelle.- - No, niente del genere.- Gli si accosto'. - James, ti prego, ascoltami e cerca di ragionare...- - Non ho alcuna intenzione di approvare queste nozze.- Girò sui tacchi e si avviò deciso verso la porta. Poi si voltò gridando sdegnato: - Non accetterò mai Stamford come cognato! - E andò via sbattendo la porta. Sentendosi mancare, Rosalin corse a sedersi alla scrivania. Era la prima volta che vedeva suo fratello dare sfogo alla collera e quello spettacolo l'aveva lasciata atterrita. Trattenute a stento fino a quell'istante, le lacrime le affluirono agli occhi. In vita sua, non si era mai sentita cosi impotente. Era una splendida giornata. Il parco scintillava della rugiadosa freschezza recata dal sole dopo una nottata di pioggia. Tuttavia, in sella al suo cavallo, Michael non godeva affatto dei piaceri offerti dal paesaggio. Stava cercando la sua fidanzata. Quando finalmente la individuò mentre comprava un mazzo di violette, impreco' fra sé. Che diamine ci faceva da sola nel parco senza chaperon? - Vi rendete conto di cosa state facendo? Non sapete che è sconveniente passeggiare da sola nel parco?- - Se avete interrotto la mia passeggiata solo per darmi lezione di buone maniere, vi prego di lasciarmi, milord.- Vedendola voltargli le spalle, Michael non resistette al desiderio di seguirla. Legò il suo cavallo a un albero e la raggiunse a piedi. - Non è per questo che vi cercavo. Sono venuto a discutere del nostro fidanzamento, mia adorata.- - Non siate assurdo, milo... Michael. State venendo meno al nostro accordo.- - Insomma, per una signora che sta per essere chiesta in moglie vi comportate in modo alquanto bizzarro.- - Nessuno mi chiederà in moglie. Che gusto ci provate a stuzzicarmi in questo modo? - Michael la rimiro' sconcertato: aveva gli occhi velati di pianto. Evidentemente aveva calcato un po' troppo la mano. - Mia cara, non volevo farvi piangere. Siete sconvolta, mi state forse tacendo qualcosa? - - È per via di James. L'ho visto... Era fuori di sé dalla rabbia. Dice che non vuole più Meryton se significa vedermi sposata a voi...- ammise lei con voce strozzata. - Voi però la volete. Quindi lasciate fare a me. Troverò una soluzione.- - Grazie, Michael.- Da quando si conoscevano, era la prima volta che gli capitava di trovarsi a corto di parole. D'improvviso fu investito dalla fragranza del leggero profumo di lei, una mistura di rose e lavanda. Una lancinante fitta di desiderio lo percorse da capo a piedi. - È opportuno che vi accompagni a casa. C'è qualcos'altro che volevo dirvi. Andrò a Eversleigh per un paio di giorni a trovare mio padre. Vuole un resoconto di prima mano sul nostro fidanzamento.- - Santo cielo! Mi auguro che la prenda bene.- - Fermo restando che la sua era una vera e propria convocazione, il biglietto che mi ha mandato era molto cordiale. Al contrario di come si è mostrato con me vostro fratello. Quando gli ho vietato di giocare d'azzardo finché non avrà saldato i suoi debiti, si è molto risentito.- - Perché lo avete fatto? Che bisogno c'era?- Lui si arrestò di botto proprio davanti alla porta dell'appartamento di Rosalin. - A che servirebbe restituirgli la proprietà? A lasciare che se la giochi di nuovo? Avevate pensato a una simile eventualità?- - No. Avete ragione.- Avrebbe dovuto provare un senso di trionfo vedendola ammettere che aveva torto. Invece se la prese con se stesso. - A presto, mia cara.- Contemplando il volto contrito di Rosalin, fu assalito dall'impulso di prenderla fra le braccia e baciarla. Soffocando un'imprecazione lo represse e se ne andò. Frastornata, lei lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava in gran fretta. Entrando in casa, Rosalin andò ad accoccolarsi sul divano in salotto. Per la prima volta da quando lo conosceva non lo aveva più considerato un nemico. Aveva intravisto un lato della sua personalità che era gentile e comprensivo.

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


Rosalin trascorse i successivi due giorni in un vortice di prove di abiti e cappellini. Non c'era stato verso di sfuggire alla determinazione di lady Carlyn, che mai avrebbe permesso che la nipote andasse in sposa a un marchese abbigliata come una istitutrice. Adesso, spossata da quelle fatiche, giaceva sul letto attorniata da guanti, ventagli e pantofole in raso. Era in pena per James: non ne aveva saputo più niente da quando l'aveva investita con la sua collera qualche giorno prima. Era andata a cercarlo nel suo appartamento, ma non lo aveva trovato. - Avete visite, milady. È il signor Fairchilde.- le annunciò la signora Harrods strappandola ai suoi pensieri. - Ditegli che scendo subito.- Non nutriva alcun desiderio di vederlo, ma forse avrebbe potuto fornirle qualche ragguaglio su James. Lo trovò seduto in salotto. Quando la vide entrare, scattò in piedi facendo sembrare la stanza piccolissima con la sua alta statura. Il soprabito blu che indossava metteva ancora più in risalto il grigio inquietante dei suoi occhi. - Lady Jeffreys, siete stata molto cortese a ricevermi. Perdonatemi se vado tanto per le spicce, ma poiché tengo molto a voi e a vostro fratello sono venuto a dirvi che mi ha molto sorpreso vedervi in più occasioni in compagnia di lord Stamford.- - Ci conosciamo, non vedo cosa ci sia di male.- - Capisco, ma non vi pare una mossa avventata mostrarvi a suo fianco? Certo saprete che predilige le giovani vedove - - Non so di cosa stiate parlando - ribatte' lei piccata. - Via, lady Jeffreys... In fondo ha messo le mani sulla proprietà di vostro fratello e voi siete una donna incantevole. Chissà che non abbia già avanzato un'offerta.- Rosalin cercò di mantenere un tono calmo. Avrebbe voluto sbattergli in faccia che erano fidanzati, ma la notizia non era ancora di dominio pubblico. - Voi non avete idea delle sue intenzioni e certamente non mi riprometto di diventare la sua amante, se è questo che volete insinuare. Ora, signore, vi prego di lasciarmi.- Fairchilde non si perse d'animo. - In tal caso vorrei proporvi io un accordo per saldare il debito di vostro fratello. Sono disposto a prestarvi tutto il denaro che occorre allo scopo. Potrei anche cancellare il piccolo prestito che gli ho già fatto.- Rosalin era nauseata. Non aveva idea che James gli doveva dei soldi. - Che debito? Purtroppo io dispongo di ben poco denaro.- - Non mi riferivo ai soldi, dolcissima Rosalin. Venite ai giardini di Vauxhall con me domani e discuteremo i termini dell'accordo.- - Non se ne parla nemmeno.- - Vi consiglio di ripensarci, se volete indietro la proprietà. Ricordate che posso offrirvi piaceri ben superiori a quelli che vi ha proposto Stanford.- - Vi sbagliate di grosso! Lui non mi ha offerto niente del genere.- esclamò lei a quel punto. - Eppure potrei scommettere su ciò che ha in mente. Del resto non posso dargli torto. Vi voglio e vi desidero dal primo momento in cui vi ho visto.- - Vi prego di non aggiungere altro. Andatevene.- gli ordinò spinta dalla paura e dalla repulsione. - Come volete, milady. Pensate a quanto vi ho proposto. Vostro fratello è in debito con me e intendo essere ripagato.- Rosalin fuggì nella sua stanza. Chiuse la porta e vi si appoggiò cercando di respirare a fondo per calmarsi. E dire che ogni sua preoccupazione era rivolta a Meryton e a suo fratello! Ora aveva la netta percezione che fosse soprattutto per se stessa che doveva temere. Tre giorni dopo, Michael entrò nello studiolo di Rosalin e la trovò a disporre dei fiori in un elegante vaso di porcellana. - Milord! Non credevo che sareste tornato così presto - esclamò, lasciando cadere una rosa. Lui raccolse prontamente il fiore e glielo passò con un sorriso. Notò con piacere che invece dei severi vestiti blu o grigi Rosalin indossava un abito di mussola bianca con raffinati ricami floreali. - Sono tornato giusto ieri sera. Mio padre ha dato il suo consenso al matrimonio.- la informò. - Matrimonio? - - Al fidanzamento, voglio dire. È incredibile, ma non ha avanzato alcuna obiezione.- Il che lo aveva lasciato davvero sorpreso. Si era aspettato di trovarlo su tutte le furie, invece il duca era sembrato più che compiaciuto. - Mi fa molto piacere che alla fine il vostro compito sia risultato meno oneroso del previsto.- - Purtroppo c'è una complicazione. Vuole conoscervi, quindi ha vivamente sollecitato una vostra visita a Eversleigh.- - Oh, no! Non mi sento d'incontrarlo. Voglio dire... non mi sembra il caso...- - Non c'è bisogno di spiegare. Comprendo le vostre rimostranze. Comunque sarà necessario pubblicare il nostro fidanzamento sul Morning Post. Se non sbaglio, il nostro pranzo di fidanzamento è fissato per domani.- - Si. Come vorrei che vostra zia non lo avesse organizzato... Mi sento così disonesta! - rispose lei sentendosi a disagio. - Temo che sia impossibile evitarlo. - Michael estrasse una scatolina di velluto rosso dalla tasca del gile'. - Mio padre mi ha pregato di darvi questo.- Rosalin lo prese esitante alzando lentamente il coperchio. Conteneva un prezioso anello di diamanti e rubini. Lo ammiro' a occhi sgranati, incapace di riaversi dallo stupore. - Non... non posso accettarlo.- - Effettivamente è un po' vistoso. Un anello dalla montatura più discreta avrebbe donato maggiormente alla delicatezza delle vostre mani. Purtroppo è una tradizione di famiglia. In effetti, più che pregato, mio padre mi ha letteralmente ingiunto di farvene dono.- - Non è per questo. Insomma non è poi così pomposo, ma è troppo prezioso per me.- - Datemi la vostra mano, Rosalin... - mormorò. A quel punto le fece scivolare l'anello intorno al dito. La mano di lei tremava nella sua stretta. - Qualcosa non va, mia cara? Siete in ansia per il pranzo o per l'incontro con mio padre? - le chiese. - Si tratta di James. Può darsi che le mie preoccupazioni siano stupide, ma temo che gli sia accaduto qualcosa. - - Insomma, Rosalin, vostro fratello è abbastanza grande per regolarsi da solo. Non dovete fargli da guardia. Sbagliate a prendervela in questo modo. Comunque farò qualche indagine per scoprire dove sia finito.- - Non occorre che vi lasciate coinvolgere fino a questo punto dalle nostre vite.- - Vi piaccia o no, mia cara, sono più che coinvolto.- Avanzò verso di lei e le accarezzo' la guancia. - Smettetela di darvi tanto pensiero, vedrete che James se la caverà.- Lei sollevò il volto come se fosse capace di resistere al suo lieve tocco. Ma riuscì appena a sussurrare un - Grazie. - - Di nulla, Rosalin...- rispose lui con voce roca. Si chino' verso le sue labbra. Doveva baciarla. - Oh! Mi perdoni, milady.- Michael alzò la testa di scatto alla voce della governante. - Cosa... cosa c'è? - La signora Harrods entrò esitante nello studiolo insieme al maggiordomo che sorreggeva un enorme bouquet di fiori. - Sono appena arrivati per voi, milady. Ecco qui il biglietto d'accompagnamento.- mormorò. Michael si accorse che Rosalin era impallidita di colpo. - Chi ve li ha mandati? - le chiese allarmato. - Nessuno. Voglio dire... una persona che conosco.- - Fatemi vedere quel biglietto! - - No! Vi prego, Michael. - si rifiutò lei nascondendolo dietro la schiena. Vedendola così sconvolta, lui capì che era meglio non insistere. Comunque aveva ogni intenzione di scoprire l'autore di quello sgradito omaggio... e di piantargli una pallottola in corpo. - Va bene, Rosalin. Ora vi lascio. Mi farò vivo non appena avrò notizie di James.- - Grazie, è molto gentile da parte vostra - mormorò lei seguendolo fino alla porta dello studiolo. Michael non tardo' a scoprire come James avesse trascorso quegli ultimi giorni: alle corse, naturalmente, insieme a un gruppo di giovani debosciati che ormai frequentava assiduamente. Stava per uscire dal circolo quando una voce alle spalle lo indusse a tornare sui suoi passi. - Temo proprio che questo affare con James Whitcomb si stia risolvendo a vostro svantaggio.- Non si era sbagliato: era Edmund Fairchilde.

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


A Michael, quell'uomo non era mai piaciuto. Edmund Fairchilde gli ricordava un rapace alla perenne ricerca di una vittima debole e indifesa. - Non vedo come la faccenda vi riguardi.- - Altroché se mi riguarda, milord. Sono più che disposto a risarcirvi la somma che il giovane Whitcomb vi deve.- - Perché? - - Ebbene, non vedo perché nascondervi il mio intento. Noi due abbiamo un interesse in comune, milord, che prescinde dalla proprietà del giovane Whitcomb.- - Vi riferite a lady Jeffreys? - - Per l'appunto. La signora in questione mi sta molto a cuore e non mi fa piacere vederla accompagnata a voi. Inoltre aborrisco ogni genere di competizione in questo campo, specie quando il mio avversario gode di un ingiusto vantaggio.- - Dunque sperate di appropriarvi di quel vantaggio - sibilo' Michael con disprezzo. - Tanto più che per voi non può fare alcuna differenza. Lady Jeffreys non è senz'altro il genere di donna che vi si confaccia. L'avete lasciata sola per svariati giorni e ho appreso da fonti sicure che non ne avete ancora comprato i favori.- - Infatti non ho alcuna intenzione di comprarli, visto che siamo fidanzati.- - Molto interessante, non c'è che dire. Se le cose stanno in questi termini, vi chiedo scusa, milord.- commentò Fairchilde tradendo per un istante il proprio disappunto. Si congedo' con un secco inchino e si allontanò in gran fretta, accompagnato dallo sguardo ostile di Michael. Il solo pensiero che quell'uomo sfiorasse Rosalin gli causava il voltastomaco. Più volte gli erano giunte inquietanti voci sulle sue abitudini sessuali, comprese turpitudini che avrebbero fatto impallidire il più incallito dei pervertiti. Come se non bastasse, era un personaggio privo di scrupoli. Non avrebbe esitato a usare la forza qualora una donna gli fosse interessata. Era chiaro che era stato lui a inviare l'inopportuno mazzo di fiori a Rosalin. Soltanto un pranzo per pochi intimi? Dovevano esservi almeno trenta persone ad attenderla in salotto. Rosalin si guardò intorno notando che Michael non era ancora arrivato. Si ritrovò a rimpiangerne la presenza. Lady Spence, che aveva organizzato il pranzo, abbraccio' lei e sua nonna con affetto. - Siete un sogno con quest'abito - si complimento'. Rosalin lasciò docilmente che la padrona di casa la presentasse agli altri ospiti: un numero inimmaginabile di parenti di cui disperava di ricordare i nomi. - Rosalin, vorrei presentarvi lord Philip Elliot, il fratello di Michael. È arrivato soltanto oggi dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il continente - spiegò lady Spence. Gli splendidi occhi grigi di lord Philip la osservarono con vivace curiosità. - È un piacere conoscervi, lady Jeffreys. Non potete immaginare la mia sorpresa nello scoprire che mio fratello si è finalmente deciso a sposarsi.- - A quanto pare ti hanno già presentato la mia fidanzata.- Rosalin si voltò sorridente verso lord Stamford ricevendo in cambio una calda occhiata d'intesa. Reagì per un attimo con smarrimento, ma poi ricordò che rientrava nella messinscena da loro architettata. Lui le prese la mano e se la portò alle labbra suscitandole un impercettibile brivido che la scosse da capo a piedi. - Vi prego di scusarmi per il ritardo, ma uno dei cavalli aveva un problema si garretti. - - Capisco - disse Rosalin imbarazzata. Lui stava per aggiungere qualcosa, ma il vocio che risuonava nella stanza calo' di colpo costringendoli a voltarsi nella medesima direzione. Rosalin vide entrare in salotto una magnifica ragazza. Dalla cascata di riccioli dorati fino alle graziose calzature che spuntavano dal semplicissimo abito bianco era la perfezione in persona. L'ovale scultoreo del volto era rischiarato da due incredibili occhi viola. Mentre salutava con grazia la padrona di casa, sembrava assolutamente ignara del magico effetto prodotto in sala. - Chi è? - chiese lord Philip, che appariva incantato come tutti gli altri uomini presenti. - Miss Helena Randall - rispose lady Spence. Miss Randall? La fanciulla con cui Stanford si sarebbe dovuto fidanzare? La mente di Rosalin fu sopraffatta da un turbinio d'interrogativi. Cercando spesso di figurarsela, si era creata l'immagine di una graziosa e ingenua ragazza che si affacciasse al mondo con la risatina imbarazzata tipica di tutte le fanciulle della sua età. Se Stanford avesse saputo che miss Randall era così bella e composta come una dea, si sarebbe guardato bene dal proporle quel finto fidanzamento. Lanciò un occhiata carica di apprensione verso il suo fidanzato aspettandosi di vederlo a bocca aperta davanti a quella visione come tutti gli altri. Invece Michael aveva lo sguardo puntato su di lei e non lo accompagnava nemmeno l'ombra di un sorriso. Rosalin sorseggio' un po' di vino dal bicchiere e incontrò lo sguardo di Michael, lo stesso che lui le aveva cupamente rivolto per tutta la durata del pranzo. Sembrava quasi che la guardasse in cagnesco. Per quale motivo? Lo aveva forse offeso senza volerlo? Per fortuna, ritrovarsi in mezzo a tutta quella gente le era parso una prova meno ardua di quanto si fosse aspettata. Aveva chiacchierato un po' con Philip dei suoi viaggi e del suo proposito di stabilirsi a Londra. In effetti si stava quasi divertendo, ma era evidente che Michael era di tutt'altro umore. Poco dopo lady Spence si levo' in piedi invitando le altre signore a uscire per consentire agli uomini di sorseggiare in privato un bicchiere di porto. Quando furono in salotto, miss Randall si congratulo' timidamente con lei per il fidanzamento. - Vi stabilirete a Eversleigh dopo il matrimonio? È una residenza magnifica, per non parlare dei suoi giardini? - - Non saprei. Non abbiamo ancora affrontato l'argomento - Rispose Rosalin con un filo di esitazione. - Immagino di sì. Sempre che Michael non voglia tenervi tutta per sé. Possiede una graziosa proprietà in Cornovaglia. Sarebbe così romantico - intervenne lady Caroline. Rosalin sentì un ondata di rossore salirle alle guance. Sarebbe dovuta arrossire se fosse stata davvero innamorata di lui. Contemplo' rapita l'aspetto leggiadro di miss Randall. Non riusciva a capacitarsi del perché Michael fosse contrario alle nozze con quel fiore di ragazza. Proprio in quel momento lo vide entrare in salotto e dirigersi verso di loro. - Spero che Londra vi piaccia - si informò educatamente rivolgendosi a miss Randall. - Certamente. Sono tutti così gentili con me.- Rosalin non ravviso' nulla nella sua espressione che potesse suggerire rimpianto per la perdita di Michael come potenziale marito. - Miss Randall è davvero affascinante - osservò non appena la ragazza li ebbe lasciati soli. - Direi che anche mio fratello Philip vi ha molto colpito - ribatte' lui gelido. - Ma passiamo a James, piuttosto. Ho scoperto che frequenta le corse.- Un nodo la strinse alla gola. L'ambiente delle corse era pessimo e certamente James non sarebbe sfuggito alle cattive compagnie. - Capisco. Vi ringrazio per il disturbo che vi siete preso.- - Nessun disturbo.- Continuava a guardarla come se fosse irritato. - Qualcosa non va, Michael? - - Lord Stamford, ho assoluto bisogno di parlarvi. Pensavo che almeno voi poteste far ragionare mia nipote - li interruppe lady Carlyn. - Non capisco.- - Il matrimonio. Non riesco a credere che vogliate attendere l'autunno per celebrarlo.- Michael guardò Rosalin, livida in volto per la vergogna. - Se volete scusarci, lady Carlyn. Gradirei parlare a quattrocchi con vostra nipote.- - Certamente - rispose lei lanciando a Rosalin un'occhiata trionfante. Michael la condusse in una stanza attigua e chiuse la porta. - Di che diamine sta parlando? - - Non capisce perché non vogliamo sposarci subito. Non riesco a convincerla che è meglio aspettare fino all'autunno. Lei e vostra zia pensano che sarebbe opportuno celebrare le nozze fra sei settimane.- - Tranquillizzatevi, con loro me la vedrò io.-

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Capitolo 12
*** 12 Capitolo ***


- Non trattatemi come un incapace - Si ribellò Rosalin. - Chi pensate che si sia occupata di Meryton finora? Sono perfettamente in grado di tenere a bada mia nonna. Non voglio che interferiate nei miei problemi.- - Non parlate in questo modo, sto solo cercando di facilitarvi la situazione. Mi sento responsabile per voi. Sono o no il vostro fidanzato? - Rosalin non credeva alle sue orecchie. - Non sono fidanzata con voi! È solo una messinscena! - - Evitiamo di discuterne per l'ennesima volta. Siete fidanzata con me finché non scioglieremo il nostro accordo. Farò quello che ritengo giusto, specialmente per quanto concerne il nostro fidanzamento.- - Ah, davvero!? Se è così, non ho altro da dirvi.- Si avviò a testa alta verso la porta, decisa a non dargliela vinta. Lui le afferrò il polso prima che potesse superarlo e con uno strattone la attirò a sé. - Se non vi dispiace, non ho ancora finito.- La scruto' con uno sguardo di rabbia e poi, prima che lei potesse opporre resistenza, la strinse con forza imprigionandole la bocca con la propria. A poco a poco Rosalin cedette schiudendo le sue labbra ma poi terrorizzata dalla propria reazione, si divincolo' . Quando finalmente la lasciò andare, cercò freneticamente la maniglia della porta. Senza una parola, la spalanco' di colpo e uscì. Lady Marchant piombo' in casa di suo cugino Edmund Fairchilde nel bel mezzo della prima colazione. - Mia cara Elinor, cosa ti porta nella mia umile casa così di buon'ora? - la accolse lui con una smorfia. - Devo parlarti. Ho bisogno del tuo aiuto.- - Fammi il santo favore di sederti, mia cara. Non posso finire il caffè vedendoti camminare avanti e indietro per la stanza come un anima in pena! Spiegami per quale motivo sei così in collera.- - Stamford sposerà quell'insignificante creatura! Com'è potuto accedere? Pensavo che tu la volessi.- - È così, infatti. Non dirmi che tu invece aspiri ancora a diventare la prossima duchessa di Eversleigh. Le tue scenate hanno stancato il povero Michael.- - Lo detesto! Non lo rivorrei per tutto l'oro del mondo. Una cosa sola mi preme veramente: vendicarmi.- - Ora sì che la faccenda si fa interessante. In questo caso ti aiuto ben volentieri. Sappi che la sua adorabile fidanzata farebbe di tutto pur di rientrare in possesso della proprietà di famiglia che suo fratello ha perso al gioco.- - Vuoi dire che lo sposa per questo motivo? Avresti potuto offrirti di rilevare il debito. - - L'ho fatto, ma lui ha rifiutato.- - Non posso credere che la desideri al punto di sposarla. È uno stupido.- - Mia cara, Stanford è tutto meno che stupido. Secondo me ha i suoi buoni motivi, che tuttavia non mi riguardano.- Il suo sorriso era così maligno che Elinor fu felice di non essere la sua vittima predestinata. - Lady Jeffreys non mi sfuggirà: che lo voglia o no diventerà la mia amante. La sua resistenza serve solo a renderla una preda più appetibile. Aggiungiamo che questo serve anche a complicare la vita del nostro caro Stanford, e la signora in questione diventa irresistibile.- - Non capisco cosa ci trovi in una donna così scialba. - - A volte certe donne nascondono una passionalità che le più intraprendenti nemmeno conoscono. - Non essere volgare, Edmund! - - Quale piano avresti architettato per vanificare questo matrimonio? Aspetta: non dirmi che vuoi lasciarne tutto l'onere al tuo diletto cugino? - - Mi verrà in mente qualcosa.- Come per magia, Elinor si era calmata. Gli intrighi e la vendetta avevano sempre avuto un effetto rilassante sul suo temperamento focoso, noto' ironicamente Edmund. - Sei una donna malvagia, Elinor.- - Io? Non dire scempiaggini. Semplicemente non amo farmi insultare. - - Devi scusarmi, mia cara, ma ora devo proprio andare. Ho un appuntamento.- Lasciò sua cugina seduta al tavolo della prima colazione, intenta a tramare il suo piano. Non c'era quando, a poco a poco, l'aria assorta di lei fu illuminata da un sorriso crudele. Era trascorsa una settimana dal pranzo di fidanzamento, sette giorni durante i quali lei e Michael erano sembrati a disagio. Dopo quel bacio, qualunque timore lei potesse avere nutrito sul fatto che lui puntasse a una relazione intima era stato messo a tacere dal suo comportamento. In pubblico Stamford le riservava mille premure, ma le poche volte che restavano soli la evitava. - Rosalin. - Fu come se i suoi pensieri lo avessero evocato. Michael era sulla soglia del salotto con un voluminoso pacco fra le braccia. - Non vi aspettavo, oggi.- - Vi ho portato un abito nuovo per sostituire quello rovinato da lady Marchant.- - Vi siete disturbato invano. Non posso accettarlo: è un regalo troppo personale e importante.- - Volete aprire questo pacco o no? - la incalzo' lui come se stesse perdendo la pazienza. Rosalin sciolse il nastro e alzò il coperchio. La vista del corpetto ricamato in seta rosa pallido la lasciò senza fiato. Lo sollevò con cautela dalla scatola rivelando una gonna in raso bianco. Accarezzo' il prezioso tessuto. Era l'abito più bello che avesse mai visto. - È magnifico, Michael, ma vi ripeto, non posso accettarlo - disse riponendolo commossa nella scatola. - Se non lo indossate voi, nessuno potrà farlo. Mia sorella Caroline sostiene che quella tonalità di rosa può donare soltanto alla vostra carnagione.- - Capisco. - Rosalin tornò a contemplare il meraviglioso dono. Il suo primo marito non aveva mai fatto confezionare un abito appositamente per lei. Michael invece, si era scrupolosamente attenuto ai consigli di Caroline. Di solito gli uomini che volevano regalare un vestito all'amante non sollecitavano i consigli delle sorelle. - Allora? Lo accettate? - - Si, grazie.- - Se è così, mi aspetto che lo indossiate stasera al ballo in onore di miss Randall.- - Va bene, ma solo se non mi guarderete in cagnesco per tutta la sera. A volte avete un'espressione davvero torva.- - Non immaginavo d'incutere tanta soggezione. Non posso negare che vedervi discutere amabilmente con mio fratello Philip mi abbia dato un po' sui nervi. Tuttavia non mi sembra che questo mio modo di fare vi condizione più di tanto.- - Da parte mia cerco di farmi valere, milord. Ma alla fine riuscite sempre ad avere la meglio.- - Bene, bene. Vedo che occorre fare qualcosa per ristabilire l'equilibrio. Da ora in poi mi metto al vostro servizio. - - Non dite schiocchezze! Cosa volete che me ne faccio di un altro maggiordomo? Inoltre non avrei cuore di rovinare la vostra reputazione di gran seduttore - rispose lei ridendo. - Ormai credo di averla perduta per sempre. In ogni caso vale la pena di rinunciare alla poca che mi è rimasta per veder nascere quell'incantevole sorriso sul vostro viso.- Rosalin tornò immediatamente seria, conscia della natura passionale del loro scambio di battute. Le emozioni che lui riusciva a suscitare la confondevano ogni giorno di più. - Se volete scusarmi, Rosalin, ora vado - tagliò corto lui intuendone l'imbarazzo. Raccolse i suoi guanti e con un rispettoso cenno del capo si congedo' senza aggiungere altro. Rosalin fece il suo ingresso nei saloni che ospitavano il ballo indossando l'abito regalatole da Michael. Le stava a pennello, il tessuto rosa pallido riscaldava l'avorio del suo incarnato. Frugo' con lo sguardo la sala in cerca del suo fidanzato e finalmente lo individuò insieme a miss Randall. Stavano ballando la quadriglia. Helena danzava leggiadra muovendosi in perfetto accordo con Michael. Sembravano fatti l'uno per l'altro, riconobbe lei con una strana fitta al cuore. Si distolse da quella vista, sopraffatta da un senso di stanchezza. Decise di raggiungere sua nonna, che era impegnata a giocare a carte in una saletta attigua. Avanzando a fatica tra frotte d'invitati, andò a scontrarsi con lady Marchant. - Lady Jeffreys! Ancora non mi sono congratulata per il vostro fidanzamento. Come siete riuscita a persuadere Stamford a sposarvi? - Rosalin era stanca di rispondere educatamente che solo un miracolo aveva indotto Michael a compiere il grande passo.

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Capitolo 13
*** 13 Capitolo ***


- Mi dispiace deludervi, lady Marchant, però non è esattamente così che sono andate le cose. Non sono stata io a persuadere Michael, ma lui a convincere me. L'idea di risposarmi mi era alquanto remota, ma Michael non si perde d'animo quando desidera ardentemente qualcosa - puntualizzo' glaciale Rosalin. - Su questo non posso che darvi ragione. Vi avviso tuttavia che, una volta catturata la preda, il suo interesse svanisce all'istante. Non credo toccherà vertici eccelsi in veste di marito, ma di certo voi sapete ciò che fate.- - Lui e io ci capiamo alla perfezione.- - Mi conforta. Vuol dire che non siete sprovveduta come sembrate e che siete disposta a tollerare le sue tante distrazioni come lui tollerera' le vostre.- - Non ho alcuna intenzione di essergli infedele.- - In tal caso passerete molte notti in solitudine.- ribatte' ridacchiando lady Marchant. - Comunque, mia cara, non intendevo inquietarvi, ma semplicemente avvertirvi. Sappiate solo che Stanford è capace di darvi a intendere che siete l'unica al mondo, quando vi tiene fra le braccia.- - Può essere, ma certo io sarò l'unica che lo sposerà - replicò Rosalin notando con piacere che la sua frecciata aveva colpito nel segno. - Vogliate scusarmi, milady, devo raggiungere alcuni amici - si limitò a rispondere lady Marchant con un lampo di rabbia negli occhi verdi. Rosalin la osservò allontanarsi in gran fretta e decise di uscire in terrazzo. Una boccata d'aria l'avrebbe certo purificata dal veleno di quell'amante ferita. Varco' le persiane aperte muovendo incontro alla fresca brezza della sera. Le lanterne disposte sul basso parapetto dello spazioso terrazzo gettavano una luce fioca tutt'intorno. Si attardo' per qualche piacevole istante lasciando che i suoi occhi si abituassero all'oscurità. Cammino' su e giù nella speranza di trovare finalmente Michael. A un tratto, giunta in prossimità di un grande vaso ricolmo di peonie, ne udì la voce. - Maledizione! Quando la smetterete di darmi il tormento! - - Mio caro Stanford, mi facevate pena a vedervi qui tutto solo. È da un po' di tempo che non siete più lo stesso. Evidentemente quell'acqua cheta della vostra fidanzata vi mette sotto torchio.- Anche se il buio le nascondeva i lineamenti di chi parlava, Rosalin riconobbe immediatamente la voce insinuante di lady Marchant. Il pensiero che Michael potesse intrattenersi a discutere di lei con la sua ex amante le risultò intollerabile. Non volendo udire altro decise di andarsene di soppiatto, ma nella quiete del giardino il fruscio del suo abito di raso attirò l'attenzione della perfida rivale. - Amore mio! Sapevo che saresti venuto. Dimmi che ti manco da morire. - esclamò d'improvviso lady Marchant circondando Michael con le braccia. - Che diavolo fate! Vi ha dato di volta il cervello? - protesto' lui cercando di sciogliersi da quell'indesiderato abbraccio. Con un gemito strozzato, Rosalin indietreggio' verso il vaso di peonie. Michael, accortosi della sua presenza, impreco'. Elinor lo lasciò andare immediatamente. Rosalin rientrò dentro di corsa, invasa dall'insensato impulso di ridere. Cosa significava quello strano convegno nell'ombra fra Michael e la sua vecchia fiamma? Perché poi lui aveva reagito con tanta furia? - È tutta la sera che vi cerco, mia cara. Speravo di poter ballare almeno una volta con voi.- Un'altra voce dal tono sgradevole: Rosalin, si voltò interdetta. Edmund Fairchilde era a un passo da lei, che la guardava come un rapace che avesse finalmente snidato la preda. - Come potete solo pensare che io accetti dopo quanto è successo? - Fece per andarsene, ma la mano di lui le serro' saldamente il polso. Per una volta spero' che Michael comparisse al più presto. - Vi consiglio di concedermi questo ballo, se volete notizie di vostro fratello.- In preda al disgusto, Rosalin lasciò che la conducesse al centro della sala. Si rese conto troppo tardi che il ballo successo era un valzer. Lui le circondo' la vita con le braccia. Quando avvertì il suo tentativo di allontanarsi, aumentò la stretta. - È nobile da parte vostra sacrificarvi per Meryton. Lasciatevi però dire che non ne vale la pena.- - A me interessa mio fratello. Quanto vi deve? - - Duemila sterline, ma non datevi pensiero. Sono sicuro che onorera' il suo debito. Potervi contemplare in questo momento mi ripaga immensamente, riesco a dimenticare qualsiasi cifra egli mi debba.- - Mi state stringendo troppo - protesto' Rosalin sentendosi in trappola. Fu allora che vide Michael cercarla con lo sguardo in ogni angolo della sala. Lo vide poi farsi rapidamente largo fra un gruppo di signore verso di loro. Fairchilde sentendosi improvvisamente agguantare per la spalla, inarco' un sopracciglio. - Vi invito a tenere giù le mani dalla mia fidanzata - ringhio' Michael strattonandolo via. - Stavamo solo ballando - obietto' Fairchilde in tono flemmatico. - Se vi vedo ancora ronzarle attorno, vi sfido a duello.- - Vi prego, Michael, non esagerate. - intervenne lei. - Lady Jeffreys ha ragione. Del resto ha accettato di concedermi questo ballo senza che nessuno l'abbia costretta.- Michael afferrò Rosalin per un braccio senza tanti riguardi. - Venite con me. Desidero parlare con voi in privato.- Il suo tono autoritario, la mandò su tutte le furie. Come osava darle ordini in pubblico? - Si dà il caso che non voglia parlare con voi, milord. Vi prego di lasciarmi, mi duole il braccio.- Michael strinse i denti per la rabbia, ma la lasciò andare senza ribattere. Lei si allontanò a grandi passi attraversando le due ali d'invitati che si erano accalcati a osservare la scena. Richiamata dal trambusto, lady Carlyn la raggiunse verso l'uscita. - Cosa ti è saltato in testa di ballare con Fairchilde? Oh, cielo! È terribile, non avrei mai creduto di vederti coinvolta in un simile incidente! - Eh, no! Questa non la mando giù! Sorbirsi una ramanzina era proprio la goccia che faceva traboccare il vaso. Rosalin guardò dritto in faccia sua nonna, inviperita. - Voglio andare a casa. Adesso! - Lady Carlyn per la prima volta in vita sua non ebbe il coraggio di avanzare la benché minima obiezione. Rosalin non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte. Perché Michael l'aveva trattata con tanta prepotenza, la sera prima? Come aveva osato impartirle ordini? Certo non le lasciava altra scelta: doveva subito restituirgli l'anello di fidanzamento accompagnato da un laconico biglietto che annunciava la rottura del loro accordo. In questo modo però, riflette', lui avrebbe pensato di non esserle indifferente. Inoltre la oberavano preoccupazione più pressanti dell'arroganza di lord Stamford: suo fratello, per esempio, e quel viscido demonio di Fairchilde. Subito si rese conto che solo il fidanzamento con Michael poteva proteggerla da quell'essere spietato. Cosa ne sarebbe stato di lei se lo avesse rotto? E come sarebbe finito James? - Milady! Guardate che meraviglia vi hanno recapitato - la chiamò la signora Harrods. Rosalin alzò di scatto gli occhi e la vide con un meraviglioso bouquet di rose rosa fra le mani. - C'è anche una scatolina con un biglietto! - Rosalin prese il biglietto e lo aprì, augurandosi segretamente che l'autore dell'omaggio non fosse l'odioso Fairchilde. "Vi prego di accettare le mie più sincere scuse. Michael" Rincuorata, sollevò il coperchio della scatolina. Dentro vi brillava una spilla d'oro a forma di rosa, i cui delicati petali scintillavano alla calda luce del sole che filtrava dalla finestra. - È meravigliosa! - commentò la signora Harrods. Come darle torto, convenne fra sé Rosalin: la spilla era semplice e raffinata, del tipo che lei prediligeva. Non sapendo come interpretare quel gesto, alla fine ipotizzò che fosse solo dettato dall'interesse. Stanford voleva tenerla buona e per riuscirvi non era ricorso a un eccessivo sforzo di fantasia. Posò il gioiello nella scatola. Glielo avrebbe restituito senza indugio.

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Capitolo 14
*** 14 Capitolo ***


Al ritorno dalla sua passeggiata mattutina le venne comunicata la visita di lady Spence. La notizia la gettò nello smarrimento. Come avrebbe potuto affrontarla dopo l'increscioso incidente della sera prima? Quando la vide entrare in salotto, lady Spence si alzò a salutarla con la solita cordialità. - Mia cara, dovevo controllare il vostro stato. Spero che non siate troppo sconvolta.- - Sono davvero desolata per quanto è accaduto al ballo. Danzare con Fairchilde era l'ultimo dei miei desideri, ma non ho...- Evito' di finire la frase, non poteva certo spiegarle perché si fosse sentita obbligata a ballare con quell'individuo. - Vi capisco, tesoro. Vi sembrerà un po' bizzarro da parte mia, ma vi confesso che mi ha fatto alquanto piacere vedere Michael perdere le staffe. Di solito è così indifferente a tutto! E che dire di voi? Lo avete trattato come meritava. Avete fatto bene a non obbedirgli.- - Io... veramente...- balbetto' lei incredula. - Però fatemi un favore: non siate troppo dura nei suoi confronti. Oggi l'ho visto e gli ho suggerito di farvi visita.- Le prese la mano confortandola con un caldo sorriso. - Tiene molto a voi, mia cara. Purtroppo ha preso da suo padre: tende a essere prepotente con le persone che gli stanno più a cuore.- Rosalin si mordicchio' nervosamente le labbra cercando una giusta risposta. - State tranquilla, milady. Gli parlero' - disse alla fine. - Non avevo dubbi. Avete un cuore d'oro, cara Rosalin. - Si sporse a baciarle una guancia e si alzò. - A proposito, verrete al ballo degli Almack, stasera? - - Suppongo di sì.- - Molto bene. Ci sarà anche Michael. Un'ultima cosa e poi vi lascio in pace: Caroline vuole dare un piccolo rinfresco in campagna il prossimo fine settimana. Interverranno solo le persone di famiglia, naturalmente. Se non altro servirà a tenere voi e Michael un po' lontani da Londra.- Rimasta finalmente sola, Rosalin fu presa dal panico. Ormai era completamente in balia degli eventi: il rinfresco di lady Caroline, per non parlare del ballo di quella sera. Era così stremata che avrebbe voluto soltanto rannicchiarsi nel suo letto a leggere un romanzo. Era stanca di fingere in pubblico, di tenere sotto stretto controllo ogni reazione, di preoccuparsi di continuo per suo fratello. Arrivata a quel punto, le occorreva davvero un attimo di tregua. Ormai il dado era tratto: niente e nessuno l'avrebbe trascinata fuori di casa quella sera. Si sedette allo scrittoio e senza il minimo ripensamento scrisse un biglietto a sua nonna avvisandola che un forte mal di testa le impediva di intervenire al ballo. Rosalin ricominciò a leggere per la terza volta la pagina del romanzo che aveva scelto in biblioteca. Richiuse il volume con un sospiro scoraggiato. Lanciò un occhiata all'orologio sul caminetto. Mancava poco alle undici. Avrebbe dovuto coricarsi. Il rumore di qualcuno che bussava alla porta le strappò un gemito di sorpresa. Si alzò stringendosi lo scialle intorno alle spalle. Udì una voce maschile che le era alquanto familiare. Come mai Michael le piombava in casa così tardi? La porta si aprì. Michael fece il suo ingresso. - Cosa ci fate qui, milord? - - Dovrei chiedervi la stessa cosa, visto che vi ho atteso invano al ballo. Per fortuna vostra nonna si è disturbata ad avvisarmi che sareste rimasta a casa.- - Vorrei farvi notare che non sono obbligata a informarvi di ogni mia mossa. E se siete venuto per farmi una ramanzina, vi prego di andarvene - Non ho alcuna intenzione di rimproverarvi.- Fece per andare verso di lei, ma si fermò. - Volete accettare invece le mie scuse per il mio assurdo comportamento di ieri sera? - - Siete perdonato. Quel ballo con Fairchilde non significava niente per me.- - Non voglio che vi si avvicini: è pericoloso. È un essere totalmente privo di scrupoli. Soprattutto se c'è di mezzo una donna, non si ferma davanti a niente. Pensavo di proteggervi informandolo del nostro fidanzamento. Se non basta, lo sfidero' a duello.- - Vi prego, milord. Non dovete battervi per causa mia. Non sono una vostra proprietà.- - Sì, invece, finché sarete fidanzata con me - sussurro' lui afferrandola per le spalle. Il suo volto tenebroso, a un soffio dal suo, la precipitò in . Cos'avrebbe fatto se l'avesse baciata di nuovo? Dal suo respiro affannoso capì che anche lui era turbato. - Vi avverto: se lo sfiderete a duello, sciogliero' il nostro patto. Non voglio che rischiate la vita per causa mia.- - Voi mi colpite il cuore, mia cara. Sapete? Nutrivo l'impressione che mi avreste visto volentieri all'inferno.- - A proposito: vi ringrazio molto per le rose e la spilla. Non dovevate darvi tanto disturbo - disse lei cambiando discorso. - Quando li ho visti, mi siete venuta in mente e mi è parso naturale farvene dono.- La mente di Rosalin era completamente svuotata. A sconcertarla ulteriormente era l'attrazione quasi tempestosa che le spalle larghe, i folti capelli e i tratti virili di Michael esercitavano su di lei. Si portò una mano alla fronte, come volendo tenere a bada gli stati d'animo che l'agitavano in quel momento. - Qualcosa non va'? - - No. Sono solo stanca. Immagino che i vostri amici vi attendano al circolo. Fareste meglio a raggiungerli.- - Da quando vi ho conosciuto, mia cara, le mie serate sono trascorse in un incessante susseguirsi di balli e ricevimenti. - Rosalin provò una punta di sofferenza nel sentirsi considerata niente di più che una seccatura. - In effetti comincio a essere stanca di questo gioco. Inoltre miss Randall è davvero la fanciulla che fa al caso vostro. Non capisco proprio perché vi ostiniate a non sposarla.- L'espressione di Michael da ironica si mutò in una maschera di sdegno, avanzando verso Rosalin. - Sicché ritenete che dovrei prenderla in moglie. Sperate forse che vi libererei prima da questo accordo nonché dalla mia presenza? - Ringhio', lo sguardo più torvo e feroce che lei gli avesse mai visto. - Miss Randall non m'interessa. Non ho alcuna intenzione di affrancarvi dal nostro impegno. Perciò passerete in mia compagnia tutto il tempo che io riterro' necessario allo scopo.- Lui le era fin troppo vicino. Rosalin facendo appello a tutte le sue forze, lo spinse via. - Non vi azzardate più a trattarmi con tanta arroganza, milord. Vi prego di andarvene, altrimenti... altrimenti chiamo la governante. Sappiate che è molto pericolosa quando è armata della sua scopa.- - Una minaccia che mi ispira infinito terrore - la canzono' Michael senza un accenno di sorriso. - Domani ho intenzione di tornare a farvi visita. Mi auguro vivamente di trovarvi in casa.- La lasciò sola, con il cuore che le doleva tanto per l'emozione e la collera. Perché dava tanto peso all'opinione di quell'uomo? In fondo per lui non rappresentava altro che un banale mezzo in vista di uno scopo ben più rilevante. Il muro che lei aveva badato a erigersi intorno stava crollando miseramente. Michael lo stava distruggendo a poco a poco. Michael decise di accorciare la sua passeggiata mattutina nel parco. Il cielo plumbeo minacciava pioggia e l'ultima cosa che voleva era prendersi un acquazzone. Ci sarebbe mancato solo il raffreddore a rincarare la dose dei suoi malanni. Impreco' fra sé sentendo cadere le prime gocce. Era di umore pessimo, non solo per i capricci del tempo: si era reso conto che Rosalin era misteriosamente riuscita a penetrare il velo d'indifferenza che lui opponeva al mondo. Nemmeno ricordava l'ultima volta in cui aveva perso le staffe con una donna né, tantomeno, di essersi comportato da despota. Non ce n'era mai stato bisogno. Con Rosalin era diverso. Gli aveva fatto capire senza mezzi termini di non voler avere niente a che spartire con lui e che sopportava la sua vicinanza solo a causa del loro accordo. Il guaio era che dal canto suo desiderava piacerle. - C'è un messaggio per voi, milord. Credo che sia alquanto urgente - gli riferì Wathins quando rientrò. Proveniva da una prestigiosa gioielleria di Bond Street, da lui frequentata.

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


- Maledizione! - esclamò Michael dopo averne letto frettolosamente il contenuto. Salì di corsa in camera sua a cambiarsi. Che a Rosalin piacesse o no, si sarebbe dovuta rassegnare a un nuovo incontro a quattrocchi. Dopo averla cercata invano a casa, la rintraccio' nella biblioteca da lei abitualmente frequentata. La signora Harrods, vedendolo fremere d'ansia, gli aveva rivelato il possibile itinerario della padrona. Trovò Rosalin di fronte a uno scaffale intenta a sfogliare un libro. Lei non si accorse della sua presenza finché non le parlò. - Ecco dove vi eravate nascosta.- Rosalin sobbalzo' e il libro le cadde di mano. L'espressione fredda che gli rivolse non bastò a nasconderne lo stupore. - Cosa ci fate qui, milord? - - Desidero parlarvi. - E io desidero prendere in prestito alcuni libri. Vi toccherà attendere.- - Non c'è problema - acconsentì lui chinandosi a raccogliere il volume. - È questo il libro che andavate cercando per passare tranquille serate casalinghe? "Il libertino?" Dunque vi piacciono i romanzi gotici. Chi l'avrebbe mai detto.- Chissà perché la scoperta che la compita Rosalin aveva la segreta passione per quei libri gli restitui' tutto il suo buonumore. Per non parlare del rossore che tutt'a un tratto le era spuntato sulle guance. - Michael, vi prego! - - Ah, finalmente vi siete ricordato il mio nome.- - Insomma, perché vi divertite a tormentarmi? - - Soltanto per il piacere di vedervi arrossire. - La prese gentilmente sotto braccio. - Venite con me. Ho urgente bisogno di parlarvi al riparo da orecchi indiscreti. Qui dentro non è possibile e nemmeno per strada. Vi porto a casa mia. - Michael l'aiuto a montare in carrozza e le si sedette di fronte. - Perché non andate a stare da vostra nonna, Rosalin? - - Non avrei più una vita mia. Voglio vivere da sola, andare e venire senza doverne rendere conto ad alcuno.- Le sue parole lo lasciarono di stucco. Non solo era una donna a pronunciarle, ma riflettevano la sua stessa filosofia. Guardò Rosalin. Ormai le loro esistenze si erano mescolate a tal punto che lui non sapeva più porvi rimedio. Anzi, non era nemmeno certo di averne la forza e la voglia. Rosalin non si capacitava del perché fosse seduta nella carrozza di Michael e gli permettesse di condurla a casa sua senza protettore. Se lui non fosse stato così... così gentile e premuroso forse avrebbe trovato la forza di opporsi. Quando la carrozza si arrestò davanti all'abitazione di Michael, fu colta da un brivido di apprensione. Il ricordo della sua ultima visita le era ancora impressa nella mente. - Seguitemi - la esorto' cortesemente lui quando furono entrati in casa. Invece di condurla in salotto, la fece accomodare in biblioteca. Rosalin osservò incantata le pareti rivestite di scaffali in legno pregiato traboccanti di volumi. - Non vi ho portato qui per questionare con voi - la rassicuro' aiutandola a togliersi la cuffia e il mantello. - Sarei onorato se mi faceste compagnia a colazione.- Si sedette esitante su una poltrona che lui le indicava ricordando a se stessa che era sola in casa con un uomo. Il calore diffuso dal camino combinato al ritmico picchiettare della pioggia le comunicava un piacevole senso di quiete. - Di cosa volevate parlarmi? - - Di questo. - Michael le porse un minuscolo cofanetto che aveva estratto dal taschino e glielo porse. Lei ebbe un tuffo al cuore. - Come mai è in mano vostra? - domandò con un filo di voce osservando il meraviglioso ciondolo un tempo appartenuto a sua madre. - È stato il gioielliere al quale l'avete rivenduto a informarmi. Sono un suo vecchio cliente. Era proprio necessario vendere un gioiello che vi è così caro? - - Io devo... ho un debito da saldare. Un vecchio debito. Il creditore insiste per essere pagato. Mi sta minacciando.- - Si tratta di Fairchilde, vero? - lui capì dal suo silenzio che la risposta era sì. - Rosalin, perché avete accettato di ballare con lui l'altra sera? - le chiese in tono pacato. - Mi aveva detto che James era inseguito dai creditori e che se volevo sapere dove fosse dovevo obbedirgli. Ho paura che faccia del male a James! - - Non ci riuscirà, perché sarò io a impedirglielo. Come mai non vi siete rivolta a me, invece di vendere i vostri gioielli?- - Non pensavo che fosse...- - Non pensavate che fosse affar mio, vero? A quanto ammonta il debito? - - Duemila sterline. Michael, davvero, non occorre preoccuparsi. Non appena otterrà i suoi soldi, Fairchilde si ritirerà senza fare tante storie. - - Lo pagherò io. Voi dovete stargli alla larga. Anzi, vi prego di avvisarmi qualora tentasse nuovamente di avvicinarvi.- Due maggiordomi entrarono a disporre un tavolo davanti al camino. Dopo che lo ebbero imbandito con deliziose pietanze, Michael li congedo' aiutando Rosalin a prendere posto. Quando sedette di fronte a lei, parve assorto in chissà quali pensieri. - C'è qualcosa che volevo dirvi, a proposito di lady Marchant. A dispetto dell'incresciosa scena alla quale avete assistito l'altra sera, non è la mia amante. Già, quella sera è stata un vero disastro.- Le cercò gli occhi con un sorriso esitante. - Vedo che la vostra cuoca si è data un gran daffare - osservò lei per smorzare l'emozione che provava. - Perché non vi siete risposata? - la interrogo' Michael a bruciapelo. - Io non... Io non saprei... Immagino di non tenervi più di tanto. Sento ancora la mancanza di mio marito John.- - Capisco.Sicché non pensate che sareste capace d'innamorarvi di nuovo.- - No. Non voglio innamorarmi ancora. È troppo doloroso amare qualcuno per poi doversene separare. È una prova che non potrei sopportare per la seconda volta.- Lui non perdeva una sillaba di quel discorso causandole una situazione di imbarazzo misto a vulnerabilità. - Ora tocca a me porvi una domanda. Perché non volete saperne del matrimonio? Proseguì lei. - Non ho ancora trovato la donna che fa per me.- - Non vi credo. Sono certa che molte si getterebbero volentieri ai vostri piedi.- - Può darsi, però non è detto che io voglia una donna pronta a farlo. Non ho pretese particolari, sotto sotto aspiro a un'unione felice come quella fra voi e vostro marito.- - Eppure non sempre l'amore va a braccetto con la felicità. A volte due persone possono amarsi e vivere al contempo come estranee.- - È quello che è accaduto alla vostra unione?- Le lanciò un'occhiata penetrante che la spavento'. Rosalin non aveva mai confidato a nessuno la realtà del suo matrimonio. Avrebbe voluto negare, ma si rese conto con sgomento di non riuscirvi. - La vera passione di John era il lavoro e non posso fargliene una colpa. Lo ammiravo per questo, ma purtroppo non ero la moglie più adatta per lui.- Si era detta che John era l'uomo giusto per lei dal primo momento in cui l'aveva visto restando colpita dalla sua aria seria e raffinata. Si era innamorata di lui come del principe azzurro e non aveva voluto ascoltare sua madre che la metteva in guardia dalle nozze con un uomo assai più vecchio di lei. Al ricordo del suo sbaglio, gli occhi le si colmarono di lacrime. Lei si alzò, incapace di reggere al sordo dispiacere che l'aveva travolta sulla scia di quelle reminiscenze, e si trovò Michael di fronte. Lui le cinse la vita con le braccia attirandola a sé e accarezzandole i capelli dolcemente per consolarla. Lei cercò di controllarsi, ma era difficile staccarsi dal porto sicuro del suo abbraccio. Da quanto tempo qualcuno non la teneva stretta a sé con tanto tenerezza! Ma al bisogno di consolazione presto subentrò la forte sensazione della sua vicinanza. Il contatto di quel corpo muscoloso la dava l'impressione di sciogliersi al suo languido calore. Si staccò da lui bruscamente. - Penserete che sono una donnetta isterica. Odio piangere. Se non fosse... per James... e Fairchilde...- - State tranquilla, penserò io a trovare vostro fratello. Presto sarete tutti e due al sicuro da quel farabutto, ve lo prometto. - A quel punto lei arretro' di qualche passo, asciugandosi le guance rigate di lacrime.

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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


Cercando di riordinare le idee, Rosalin lanciò una breve occhiata all'orologio sul caminetto. - Santo cielo, è tardissimo! Sono sola qui con voi da più di due ore.- - Benché il nostro fidanzamento ci consentano limiti più elastici di tempo, chiamo subito una carrozza.- L'aiuto a infilarsi il mantello e la cuffietta. - A proposito, vi farò recapitare anche il resto dei gioielli che avevate venduto.- - Non so come ringraziarvi. In ogni caso, vi farò riavere al più presto la somma che avete corrisposto per comprarli.- - Non voglio i vostri soldi.- - Ma... - - Trovo che l'argomento stia cominciando a diventare oltremodo noioso, mia cara. - Le prese una mano portandosela alle labbra. - A presto, Rosalin. Non dimenticate che il prossimo fine settimana lo trascorreremo in campagna da mia sorella.- Rosalin sbircio' dal finestrino mentre la carrozza affrontava l'ultima curva del sinuoso viale che conduceva a Longburne Hall. Davanti ai suoi occhi ammirati si paro' la stupenda vista della maestosa residenza di campagna di Caroline e Giles Hartman. Le verdi colline ondulate che si scorgevano in lontananza le riportarono per un istante alla mente la meravigliosa pace che regnava nella sua Meryton. Si sistemo' meglio sul sedile cercando di reprimere il nervosismo. Per una volta desidero' che l'invadente lady Carlyn le fosse accanto. Invece sua nonna aveva declinato il gentile invito di lady Hartman dichiarandosi certa che passare un po' di tempo da sola con la famiglia di Michael le avrebbe giovato. Forse, trovandosi attorniata dai cordiali parenti del suo fidanzato, sarebbe riuscita a evitare di trovarvi a tu per tu con lui. Da quando si era sciolta in lacrime fra le sue braccia costringendolo a comportarsi come il suo cavaliere, si era sforzata di adottare un contegno dignitoso. Purtroppo però la vicinanza di lui le faceva tremare i polsi come se fosse la più fragile e cagionevole delle donnette. Stavolta però Michael avrebbe certo trascorso più ore a caccia o in biblioteca a sorseggiare porto con i signori uomini, ragiono' nel tentativo di tranquillizzarsi. - Siete stata gentile a invitarmi.- disse ringraziando nuovamente lady Caroline, che divideva la carrozza con lei. La carrozza si arrestò, prontamente accolta dai maggiordomi in livrea che aiutarono lei e la padrona di casa a scendere. Gli altri ospiti le avrebbero raggiunte più tardi. - Seguitemi, Rosalin. Voglio mostrarvi la vostra camera - la invitò lady Caroline. Rosalin le tenne dietro per la scalinata ricca d'intarsi che conduceva al primo piano. Dopo aver percorso un lungo corridoio, lady Caroline si fermò davanti una porta chiusa facendole cenno di entrare. - Che meraviglia! - esclamò Rosalin aprendola. Le pareti della spaziosa stanza, interamente rivestite in legno, erano di una morbida sfumatura color albicocca. Una lieve brezza gonfiava le tende di mussola lasciando intravedere un azzurro spicchio di cielo. - Ho riservato questa stanza apposta per voi, perché trovo che vi assomigli. Sarà a vostra disposizione finché non vi sposerete. Immagino che poi Michael vi vorrà accanto a sé.- Rosalin non riuscì a controllare il rossore che le pervase il volto. Che rabbia! Doveva smetterla di arrossire, tanto più che il matrimonio con Michael non rientrava nei piani. Dopo che Caroline si fu ritirata nella propria stanza, Rosalin si distese sul letto. Possibile che i parenti di Michael fossero così deliziati dalla sua presenza? E perché mai lui non si comportava da cinico rubacuori che tradiva la fidanzata intrecciando relazioni a destra e a manca? Le stava togliendo l'unica buona ragione per piantarlo. Caroline e tutta la famiglia l'avrebbero creduta una strega il giorno in cui avesse rotto il fidanzamento, soprattutto se Michael avesse continuato a fingere di tenere a lei. Non aveva mai considerato che lui potesse fare sul serio. Dopo cena, mentre le signore erano riunite in salotto, Michael le raggiunse. - Volete qualcosa? - gli chiese Rosalin con un filo di voce. - Sì. Voi, mia cara.- Avanzò verso di lei. - Volete parlarmi di qualcosa? - - Soltanto proporvi una passeggiata. Ma se volete restare...- - Mi piacerebbe, invece - e scusandomi con le signore presenti si allontanarono. Lasciò che lui le aprisse una delle persiane che davano sul portico. La soffice brezza fragrante del profumo dei fiori le accarezzo' le tempie. Invece di offrirle il braccio come imponevano le buone maniere, lui intreccio' strettamente la mano alla sua. - C'è una bella luna piena, stasera. Non trovate che sia romantico? - Le fece notare sottovoce mentre si avviavano. - Per favore, Michael, lasciatemi la mano - lo pregò lei scorgendo Caroline e Giles che sopraggiungevano stretti in un tenero abbraccio. - No.- - Stai portando Rosalin nel labirinto fiorito, Michael? Non trattenerla troppo, altrimenti manderò Giles a salvarla.- Scherzo' Caroline quando le due coppie s'incrociarono strada facendo. - Non abbiate paura, Rosalin. Non intendo condurvi in un angolo appartato. Sappiate che ho degli scrupoli, specialmente se ci siete di mezzo voi.- La tranquillizzo' lui vedendola in ansia. Attraversarono in silenzio un magnifico giardino di rose. Il chiaro di luna, il profumo penetrante dei fiori e il calore della sua mano l'avviluppavano in una morbida atmosfera di seduzione. Ben presto il roseto si trasformò in un dedalo senza fine che accrebbe la sensazione di vagare in un territorio irreale e misterioso. Giunsero infine davanti a un portale in legno che introduceva in un altro giardino. Rischiarati dal magico raggio della luna, i candidi fiori parevano spruzzati di polvere d'argento. - Mia sorella chiama questo posto il giardino fatato. Venite ad ammirare da vicino questi magnifici fiori. Ecco un'artemisia e qui accanto, vedete, sta spuntando una rosa bianca. E questa è...- - Una violacciocca, milord. Di solito vi rifugiate qui con le vostre conquiste per illustrare loro la flora di questo giardino? - Lo prese in giro lei ridendo. - È la prima volta che ci vengo con una signora, per cui non avevo prefissato l'argomento da trattare, soprattutto in presenza di una donna incantevole come voi.- - Stento a crederlo - lo punzecchio' lei, felice di detenere quel primato. Lui le riprese la mano e la condusse davanti a un tempietto. Si fermò dinanzi a una statua posta in un angolo. - In effetti volevo parlarvi: di come somigliate a una magnifica dea. Dei vostri occhi, così incredibilmente espressivi. Le sue mani le percorsero le braccia nude. Rosalin tremo', ipnotizzata dal suo tocco. Se lei era una dea, lui era senz'altro un incantatore, capace di ammaliarla con le sue mani, la voce, le parole. Lei si scosto' per accrescere il più possibile la distanza fra loro. Ma non fu abbastanza veloce. Con un gesto rapido, Michael le intrappolo' i polsi in una deliziosa morsa e la trasse a se con impeto. - Cosa fate? - - Voglio darvi un bacio, Rosalin. Un bacio vero.- La contemplo' per un lungo istante. Poi si chino' sulle sue labbra cominciando a esplorarle delicatamente come a volerne saggiare la dolcezza. Le lasciò andare le mani premendola contro di sé e massaggiando le sue morbide curve con sapienti gesti che le scatenarono dentro sconvolgenti brividi di desiderio. Quel bacio non aveva nulla a che vedere con i suoi precedenti. Rosalin fu invasa da un sensale languore che la privo' di qualunque residuo di volontà. Si sciolse lentamente sotto il suo tocco circondandogli il collo con le braccia, passando freneticamente le dita fra i suoi folti capelli. Era come sotto l'effetto di una magia, si sentiva leggera, trasportata in un altra sfera dei sensi dall'incanto di quel momento. Ecco dunque che sapore avevano i baci di un libertino! Davano le vertigini come un vino troppo inebriante. Fu Michael il primo a tornare in sé. Baciare Rosalin in quel modo era un'esperienza che sfuggiva persino al suo controllo.

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Capitolo 17
*** 17 Capitolo ***


Il delizioso gusto delle labbra di Rosalin e il suo profumo seducente avevano abbattuto ogni barriera di razionalità. Doveva fermarsi, altrimenti non avrebbe retto alla tentazione di andare oltre i semplici baci. Si staccò a malincuore da quel dolce e intimo contatto e la guardò intensamente. Ne vide le gote soffuse di rossore, gli occhi nocciola che rispecchiavano lo stesso ineffabile stupore da lui vissuto. Le liscio' piano dalla fronte una ciocca castana che si era liberata nella foga dell'abbraccio. Lei trasali' come uscita da una trance, portandosi le mani al viso. - Rientriamo in casa, è meglio - mormorò accennando ad avvisarsi da sola. Lui la seguì senza parlare e per una volta non riuscì a indovinare quali pensieri le passassero per la testa. - Rosalin, dobbiamo parlare - dichiarò quando raggiunsero il portico. - E di cosa? Del fatto che non sono mai stata baciata da... da un libertino? Posso dirvi che la reputo un'esperienza interessante.- Ribatte' lei cercando di darsi un contegno. - Soltanto interessante? Evidentemente sto perdendo colpi. La prossima volta farò in modo di renderla più incisiva.- - Non ci sarà una prossima volta. Il nostro accordo non prevede nulla del genere.- - Di cos'avete paura, Rosalin? Di me? Giuro che non vi farò alcun male.- - Vi prego! Voglio essere lasciata in pace. - Proruppe lei in tono soffocato quando Michael si protese per toccarla. Lui non poté fare altro che lasciarla correre in casa. Avrebbe voluto inseguirla, prenderla fra le braccia e mostrarle che non c'era nulla da temere, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Inoltre doveva stare un po' da solo per mettere un minimo d'ordine nel caos che regnava nella sua mente. Con quel bacio appassionato aveva sperato di sopire la propria curiosità. Invece non era servito ad altro che a far divampare il desiderio che gli covava dentro. Gli era capitato molte volte di volere una donna, ma mai qualcuna aveva destato in lui quella brama mista a tenerezza che Rosalin sapeva suscitare. Come aveva fatto a non capire che era già pazzo di lei quando si costringeva a partecipare ai balli e ai ricevimenti solo per vederla? Poi aveva scoperto che il suo ruolo di fidanzato non gli era affatto sgradito... E avrebbe tanto voluto uccidere Fairchilde per aver ballato il valzer con lei... Ormai si era spinto troppo in là per tornare sui propri passi. Non c'era altro da fare che persuaderla a sposarlo. Che ironia! Pensare che, quando l'aveva obbligata a quel maledetto accordo, tale possibilità gli sarebbe sembrata ridicola e improponibile! Eppure il fato ci aveva messo lo zampino suscitando in lui quell'imprevedibile sogno. Rimaneva però un problema: piuttosto che unirsi a lui in matrimonio Rosalin avrebbe preferito precipitare all'inferno. Da come aveva reagito al suo bacio aveva capito di non esserle indifferente. Il difficile era convincerla che lui era l'uomo della sua vita. Aveva tempo fino a settembre per riuscire nell'intento. Ma il mattino seguente uscendo dalla sua stanza per recarsi in sala da pranzo per la colazione, Michael incontrò per le scale sua sorella. Caroline gli comunicò dell'arrivo del loro padre entusiasta di poter conoscere Rosalin. - Oh, no! - esclamò lei, quando venne a sua volta informata da Caroline dell'arrivo del duca. - Via, cara, non morde! Sono certa che appena posera' gli occhi su di voi vi adorera' all'istante.- Quando entrò in salotto, Michael trovò suo padre in piedi accanto alla finestra. Il duca di Eversleigh si voltò a guardarlo. Alto e impettito, il volto dai lineamenti marcati, dimostrava appena i suoi cinquantacinque anni. - Cosa vi porta qui, signore? - esordì Michael. - Il desiderio di incontrare la tua fidanzata. Dal momento che non mi parevi propenso a condurla da me, ho ritenuto che fosse il caso venirla a conoscere qui. Anzi, se potessi dirmi dov'è finita... Mi hanno assicurato che esiste, ma non ho ancora avuto il piacere di constatarlo con i miei occhi.- - Credo che stia arrivando.- Dove diavolo si era cacciata? Per un istante lo assali' lo sciocco dubbio che fosse fuggita all'insaputa di tutti. Finalmente le porte del salone si aprirono e con suo infinito sollievo Michael vide Rosalin varcarle insieme a Caroline. Indossava un semplice abito rosa e appariva calma e composta. Soltanto il gesto di portarsi continuamente la mano al ciondolo ne tradiva l'intimo nervosismo. - Finalmente, lady Jeffreys. Sappiate che non vedevo l'ora di incontrarvi. Spero di ospitarvi quanto prima a Everleigh.- La salutò affabilmente il duca dopo che Michael ebbe provveduto alle presentazioni. Rosalin lo ringrazio' compita senza aggiungere altro. - Forse posso convincerla a venire per una breve visita - - Non è affatto quello che avevo in mente, figliolo. Spero che lady Jeffreys si stabilisca al più presto da noi. Come tua moglie, intendo. Ecco perché sono venuto. Francamente non vedo perché dovremmo rimandare oltre le nozze. Quando torneremo a Londra, passeremo subito ai preparativi.- Michael colse distintamente il gemito soffocato di Rosalin. Si voltò e si accorse che era impallidita. Pareva che avesse appena appreso la sua condanna a morte. Ovviamente non desiderava sposarlo. Ora l'annuncio di suo padre gli dava poco tempo per corteggiarla come si era ripromesso. Eppure, a dispetto del desiderio che lo infiammava, non avrebbe permesso che suo padre la costringesse all'altare. Rosalin sedeva in salotto attendendo con ansia che gli uomini finissero di gustare il loro brandy in sala da pranzo. Doveva assolutamente parlare con Michael. Michael non aveva aperto bocca per quasi tutto il pranzo né le aveva lanciato occhiate complici. Era come se avesse voluto mantenere le distanze da lei. Temeva forse che approfittasse delle parole del duca per indirlo a sposarla? Trascorse un'altra ora prima che gli uomini entrassero in salotto. Vedendo che Michael non era con loro, si scuso' per andarlo a cercare. Lo trovò nello studiolo di lord Hartman, seduto dietro lo scrittoio a contemplare un bicchiere di brandy. - Mia cara Rosalin, mi stupisce vedervi qui. Pensavo che dopo l'annuncio di mio padre mi avreste evitato.- Lo vide appoggiarsi malamente sullo scrittoio rischiando di versare il contenuto del bicchiere. - Michael, voi non state bene. Sarebbe meglio che tornaste in salotto.- - Non mi sono mai sentito meglio, invece. Lasciatemi indovinare: mi avete raggiunto per discutere delle nozze imminenti? - - Vi assicuro, milord, che non ho alcuna intenzione di sposarvi. Non occorre che vi ubriachiate per dimenticare un impegno al quale non siete affatto tenuto.- - Debbo arguire che l'idea di sposarmi non vi sorride per nulla.- - Non desidero un'unione senza amore. Non più di voi, del resto.- - Che ne sapete? - la aggredi' lui. - Io non... Credo che abbiate bevuto troppo, milord. Ora smettete, vi farà male.- - Dal momento che non siete mia moglie, non vedo cosa ve ne importi.- Rosalin non aveva idea del perché lui versasse in quello stato pietoso. - Temo che domani accuserete un tremendo mal di testa. Tenete presente che dobbiamo partire.- - Ah! Dimenticavo che non vi manca il senso pratico.- Michael si alzò bruscamente dalla sedia e l'afferro' con violenza. - Sicché non volete proprio saperne di sposarmi? - - No! - gridò lei, per la prima volta davvero spaventata dalla sua veemenza. Michael si chino' su di lei, l'espressione cupa e appassionata, poi premette le labbra sulle sue come a esigere la sua resa. Lei cercò di liberarsi, ma ogni fibra del suo essere cedette a quel bacio che le rapiva i sensi piombandola in un vuoto dove non esisteva altro che lui. Michael sollevò il capo con aria trionfante. - E adesso, ve la sentite ancora di rispondermi di no? - - Siete ubriaco! Lasciatemi andare! - - Obbedisco, mia cara - replicò lui beffardo. Lei lo guardò un istante, combattuta fra la rabbia e l'attrazione, poi uscì in silenzio richiudendo la porta alle spalle.

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Capitolo 18
*** 18 Capitolo ***


- D'accordo, non mi perderò in chiacchiere: Rosalin non vuole sposarmi.- Michael si abbandonò sullo schienale della poltrona e osservò accigliato la reazione di suo padre. La testa gli scoppiava per l'ubriacatura della sera prima e per la notte insonne appena trascorsa. - Davvero? Allora spiegami come mai si è fidanzata con te - - L'ho costretta. Era venuta da me a offrirsi di risarcirmi un debito di gioco di suo fratello. Siccome volevo evitare il matrimonio con miss Randall, ho deciso di seguire il consiglio di mio cugino Charles: lasciare suo fratello in possesso della proprietà che aveva perso in cambio di un finto fidanzamento. Ero a riparo da ogni rischio, soprattutto da quello che il nostro impegno sfociasse nelle nozze. Rosalin mi aveva fatto chiaramente capire che non c'era quel pericolo, data l'avversione che nutriva nei miei confronti.- - Capisco.- - Non mi sembrate sorpreso.- - Per nulla. Del resto qualche sospetto lo aveva nutrito anche tua zia dopo aver incontrato lady Jeffreys. La sua mancanza di entusiasmo per il tuo fascino, la sua riluttanza a celebrare al più presto le nozze le erano parse alquanto... sui generis.- - A questo punto intendo sciogliere il fidanzamento quanto prima.- - Invece ti suggerisco vivamente di portare la dolce lady Jeffreys all'altare.- - Ma se vi ho appena detto che mi vede come il fumo negli occhi.- - Non ci giurerei. Fino a quando sarebbe dovuto andare avanti il vostro fidanzamento? - - Fino a settembre. Poi lei avrebbe avuto il piacere di piantarmi in asso.- - A quel punto miss Randall sarebbe convolata a nozze con qualcun altro: il tuo piano non fa una grinza. Secondo te cosa mi avrebbe impedito di combinare un altro matrimonio? - - Niente. Immagino che abbiate già qualche altra bella e ricca fanciulla da propormi.- - Ti sbagli. Secondo me tu e lady Jeffreys siete fatti l'uno per l'altro. Non vedo cosa ti impedisce di convincerla a pronunciare il fatidico sì. Ecco perché ti concedero' tempo fino alla fine di questo mese. Dopodiché prenderò in mano la situazione.- Michael rimane senza parole. Meno di tre settimane! - Non la costringero' a diventare mia moglie con la forza.- - Lascio a te il compito di individuare la giusta strategia al riguardo. Rimasto solo, Michael si prese la testa fra le mani. Certo suo padre si serviva di sistemi alquanto bizzarri per raggiungere i propri scopi. Se aveva deciso che Rosalin doveva diventare la prossima marchesa, nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo. Il pensiero di vedersela accanto all'altare che gli rivolgeva uno sguardo atterrito lo fece fremere di sgomento. Doveva escogitare una soluzione, ma non aveva idea di quale potesse essere. Non sapeva nemmeno se fosse meglio persuaderla a sposarlo o incitarla a fuggire il più lontano possibile, dove il duca non avrebbe potuto rintracciarla. - Non m'importa se è ancora a letto. Devo vederla adesso! - Oh, no! Pensò Rosalin raddrizzandosi sul cuscino. Perché sua nonna era piombata da lei così di buon'ora? Lady Carlyn spalanco' la porta brandendo il Morning Post. - Come hai potuto nascondermi una sciagura del genere? Questo articolo afferma a chiare lettere che sposerai lord Stamford per riavere Meryton. E quello scapestrato di tuo fratello, come ha potuto perderla in modo tanto disonorevole? Perché non vi siete rivolti a me? - - Ormai non dovete più preoccuparvi. James ha già riavuto la proprietà. Inoltre lord Stamford non si è approfittato di me. Lui e io non ci sposeremo.- la informò Rosalin. - Non vi sposerete? Devi sposarlo, cara, non hai altra scelta. Se lo pianti in asso proprio ora confermerai queste maldicenze.- - Cosa dite, nonna? Secondo me è esattamente il contrario. In ogni caso, questo fidanzamento è una farsa. Gli serviva una fidanzata provvisoria e io ho accettato quel ruolo per farmi restituire la proprietà! - - Ti prego, nipote mia, risparmiami certe sciocchezze. Si vede lontano un miglio che vi amate alla follia. Perciò non c'è bisogno di preoccuparsi. Penserò io a tutto, tu riposati. Non vorrai per caso svenirmi il giorno delle nozze. A proposito, secondo me il bianco non è adatto, visto che sei vedova...- - Nonna! - Lady Carlyn si era già precipitata gongolando fuori dalla stanza, probabilmente a organizzarle il resto dell'esistenza. Rosalin scivolo' esausta sul cuscino. La situazione stava precipitando. Era tornata da Longburne solo il giorno prima e non aveva più avuto occasione di scambiare due parole con Michael. L'immagine di lui ubriaco le suscitò un brivido d'apprensione. Non riusciva a spiegarsi quel comportamento, se non ipotizzando che lui si sentisse in trappola. Eppure le era parso furibondo quando gli aveva ripetuto che non lo avrebbe sposato. Certo non era innamorato di lei, come supponeva lady Carlyn! E adesso quell'articolo sul giornale! Chi si era preso la briga di farlo pubblicare? Aveva come l'impressione che una trappola si stesse chiudendo intorno a lei e Michael. Doveva correre ai ripari: non le restava altro da fare che rompere il fidanzamento. Il maggiordomo di Michael la fece accomodare nella stanza dov'era entrata il giorno del loro primo incontro. Rosalin si mise a sedere nel tentativo di tenere a bada l'agitazione che le torceva lo stomaco. - Avevo intenzione di venirvi a trovare. Immagino che abbiate visto il pezzo sul Morning Post di oggi.- Sospirò stancamente Michael avanzando verso di lei. Lei annuì, poi trasse un gran respiro. - Voglio rompere il nostro fidanzamento - annunciò tutto d'un fiato. - Perché? Eravamo d'accordo di protrarlo fino a settembre. E io non ho alcuna intenzione di scioglierlo prima di allora. Già che ci siamo, sappiate che voi mi sposerete.- Lei rimane fulminata, incapace di credere che lui parlasse sul serio. In preda allo smarrimento e alla confusione, fu assalita dalla rabbia e dal risentimento. Come osava impartirle degli ordini, come se lei fosse un'insignificante pedina di quel folle gioco? - Toglietevelo dalla testa, milord. L'idea di risposarmi nemmeno mi sfiora; a maggior ragione quella di diventare vostra moglie.- - Invece dovrete sposarmi, mia cara. Perché dopo quel maledetto articolo non abbiamo altra scelta, perché mio padre insiste e perché vi voglio. Vi prometto che il nostro matrimonio non sarà l'inferno che credete. Disporrerete del mio titolo e della mia fortuna. Potrete andare e venire a vostro piacimento.- - Il fatto è che per me tutte queste cose non significano niente - tenne a precisare lei. - Ah, no? - Michael le era di fronte e la fissava con occhi iniettati di sangue. Quale furia lo possedeva? - Michael, vi supplico! - - Maledizione, non guardatemi come se fossi un mostro.- Indietreggio' con stizza passandosi una mano fra i capelli. - Vi prometto che non vi sfiorero' neanche con un dito finché non saremo sposati. Se non nelle rare occasioni in cui appariremo in pubblico, s'intende.- - No, mai! È... e impossibile.- Non avrebbe accettato un'altra unione fatta di delusione, di attese, di solitudine. Con un singhiozzo soffocato, Rosalin lo spinse via e uscì precipitosamente dalla stanza. - Edmund! Devo parlarti adesso, subito! - Con sussiego, Fairchilde si tolse di dosso la mano della cugina Elinor. - Vedi di non sgualcirmi la giacca, cara cugina. Vuoi spiegarmi cosa ti prende? - - Michael è qui con lei, stanno ballando. Com'è possibile? Pensavo che ormai non si rivolgessero la parola! - - Mia cara sciocchina, davvero pensavi che bastasse mandare quell'articolo al giornale per mettere fine alla loro relazione? - - Immaginavo che anche tu ti saresti dato da fare. Non mi pare che quella santarella di lady Jeffreys ti sia caduta tra le braccia! - Ribatte' Elinor a denti stretti. - Non ancora, in effetti. Stasera però la nostra impareggiabile padrona di casa sorprenderà la ritrosa lady Jeffreys in una situazione alquanto compromettente.- - Che meraviglia! - - Puoi ben dirlo. Ora lasciami in pace e lascia lady Jeffreys nelle mie mani.-

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Capitolo 19
*** 19 Capitolo ***


- Credo che andrò a sedermi, sono molto stanca - disse Rosalin a sua nonna. - Devo ammettere che hai un'aria non proprio eccellente. Vai pure, però non sparire, altrimenti tutti penseranno che non riesci a reagire a un volgare pettegolezzo.- Rosalin individuò una sedia vuota in fondo alla sala. Mentre cercava di raggiungerla sentì una pressione all'orlo della gonna seguita dal nefasto rumore di uno strappo. Che altro poteva andare storto, quel giorno?, si chiese chinandosi a ispezionare il merletto lacerato della gonna. Sarebbe tornata a casa più che volentieri. Aveva deciso di partecipare a quel ballo solo dietro le pressanti insistenze di sua nonna. - Devi farlo non solo per te, ma anche per il duca. È qui in città e se la prenderebbe molto a male se non ti vedesse! - Le aveva detto lady Carlyn. Forse sarebbe potuta sfuggire a quell'incubo rifugiandosi in qualche sperduto villaggio di campagna, pensò Rosalin chiudendo gli occhi per la stanchezza. Li riapri' un attimo dopo: qualcuno aveva pronunciato il suo nome. Alzò gli occhi verso il maggiordomo che l'aveva raggiunta accennando un inchino. - Se volete seguirmi, milady. Vostra nonna richiede la vostra assistenza.- Impensierita, si fece guidare fino al primo piano, dove il maggiordomo la lasciò dentro una stanza fiocamente illuminata. - Vi stavo aspettando.- Edmund Fairchilde si alzò da una sedia nell'ombra andando a chiudere la porta. - Dov'è mia nonna? -chiese lei terrorizzata. - L'ho vista poco fa. Era molto presa da un'avvincente partita a carte. Vi ho fatto venire qui con uno stratagemma perché volevo parlarvi a quattrocchi - rispose lui scrollando le spalle. - Non abbiamo nulla da dirci. Il debito di mio fratello è stato pagato. - - In un certo senso, sì, ma non ho ancora riscosso gli interessi.- - Cosa volete? - - Un bacio, Rosalin, nient'altro.- Lei si guardò intorno cercando un oggetto con cui difendersi. Si gettò su un calamaio, ma inciampo' nell'orlo strappato della gonna. Lui cercò di afferrarla per il corpetto; lei riuscì a sottrarsi alla presa con un balzo all'indietro. - È inutile, milady, non riuscirete a fermarmi.- - Ma io sì. - La voce di Michael risuono' cupa e tagliente nella stanza. - Oh, lord Stamford: non occorre che veniate in soccorso di lady Jeffreys. Tuttavia, vi consiglierei di tenerla maggiormente sotto controllo. È un tantino spregiudicata nel concedere i suoi favori.- Lo accolse Fairchilde in tono chiaramente annoiato. Lo sguardo di Michael si posò sul corpetto a brandelli. Lei cercò disperatamente di coprire la sottoveste che traspariva dai lembi strappati. - Vi avviso, Fairchilde: state lontano da lei. Se osate ancora accostarla sarà un vero piacere piantarvi una pallottola.- - Dovete solo fissare il luogo e l'ora, milord. - - No, Michael! Non aggiungete altro. È tutto un equivoco, non è successo niente. Non potrei sopportare un altro scandalo. - Singhiozzo' lei. - D'accordo, mia cara. Ma attento, Fairchilde. Provateci ancora e vi uccidero' senza rimpianto.- L'altro si avviò flemmaticamente verso la porta, poi si voltò verso Rosalin. - Spero che vi rendiate conto di cosa facciate sposando un simile squilibrato.- Lei chiuse gli occhi, grata di avere scongiurato quell'assurdo duello. Sull'orlo dello svenimento, si aggrappo' a Michael. - Vi ha fatto del male? - - No. Ha solo cercato di afferrarmi.- - Maledizione, Rosalin! Cosa ci facevate qui da sola con quell'essere immondo? - - Non è colpa mia. Mi ha attirato qui con uno stratagemma.- - A ogni modo, voglio impedirgli una volta per sempre di posare perfino uno sguardo su di voi. Non osera' insultare mia moglie.- - Io non... non sarò mai vostra moglie.- - Sì, invece.- La strinse a sé coprendole la bocca con la sua. Lei tentò di ribellarsi, ma anziché spingerlo via, gli intreccio' strettamente le braccia intorno al collo. Fu un gridolino di sorpresa a separarli bruscamente. I loro sguardi attoniti incontrarono quelli di lady Carruthers, la padrona di casa, e la signora Bellwood, una delle più eminenti pettegole di Londra. - Vi prego di scusarmi - boccheggio' lady Carruthers. Fece per richiedere prontamente la porta alle proprie spalle, ma non prima che gli occhi indagatori della signora Bellwood si posassero sull'abito strappato di Rosalin. - Questo sistema tutto. Entro domani tutto il bel mondo penserà che stavo attentando alla vostra virtù fra le pareti di questo studio.- Dichiarò Michael in tono piatto. - A questo punto, mia cara, non vi resta altra alternativa che sposarmi.- Le sue labbra s'incresparono in un sorriso compiaciuto. Rosalin si levo' svogliatamente dal letto per vestirsi. Quella sera era invitata da Caroline. Niente di formale, per fortuna, solo una cena in famiglia. Dopo lo scandaloso episodio del ballo di cinque giorni prima, i parenti di Michael si erano prodigati in ogni modo possibile e immaginabile per proteggerla dai pettegolezzi. Ormai tutta Londra sapeva che era stata sorpresa in un appassionato abbraccio con il suo fidanzato. Ecco perché non poteva abbandonare la città, come avrebbe voluto. Non poteva fare questo a Michael e alla sua famiglia. Nondimeno, si era rifiutata di affrontare per l'ennesima volta l'argomento matrimonio. Lady Spence con suo stupore le aveva dato manforte dicendo che le occorrevano alcuni giorni per riflettere. - Preferisce indossare l'abito verde acqua, milady? - Le aveva chiesto la signora Harrods, salita nel frattempo per aiutarla a prepararsi. Rosalin lasciò che le acconciasse i capelli in una elaborata crocchia alla sommità della testa. Poi prese la spilla che la governante le porgeva, quella a forma di rosa regalatele da Michael. Se l'appunto sul corpetto con aria trasognata. Non aveva più trascorso un minuto da sola con lui, quasi come se qualcuno avesse cospirato per tenerli separati. La trattava con estrema cortesia, troppa. Le pareva un estraneo. Rosalin afferrò guanti, ventaglio e scialle e scese in salotto. Presto sua nonna sarebbe passata a prenderla con la sua carrozza. Quando bussarono alla porta d'ingresso, uscì nella sera salutando la governante con un sorriso distratto. Si arrestò di colpo: chissà perché aveva l'impressione che la carrozza fosse diversa da quella di lady Carlyn. Sbircio' all'interno per assicurarsi di non essersi sbagliata, ma non vide nessuno. Si guardò ansiosamente intorno assalita da un terribile presentimento. Fu allora che qualcuno le premette forte la mano sulla bocca per bloccare il grido che le era salito alle labbra. Qualcuno la isso' con forza all'interno della vettura e i cavalli partirono al galoppo. Michael stava appoggiato al caminetto nel salotto di sua sorella quando annunciarono lady Carlyn. Aveva atteso l'arrivo di Rosalin in un silenzio fremente. Non aveva idea di come fare breccia nel cuore di lei, temeva di sfiorarla e di essere incapace di fermarsi. E da codardo aveva evitato ogni occasione in cui potessero restare soli. Non voleva darle la possibilità di ribadirgli che non lo avrebbe mai sposato. Lady Carlyn entrò senza Rosalin. Dov'era? Non stava bene, oppure non poteva sopportare il pensiero di affrontare la sua famiglia per l'ennesima volta? Aveva tanto sperato che venisse. Voleva avvisarla che aveva rintracciato James. Finalmente era tornato a Meryton. - Dov'è vostra nipote? - chiese con apprensione a lady Carlyn. - Rosalin? Pensavo di trovarla qui con voi. Non mi avevate inviato un biglietto dicendo che l'avreste mandata a prendere con una carrozza? - - Non ho mandato alcun biglietto.- - Se non siete stato voi, chi altri può avermelo inviato? - Il sangue gli si gelo' nelle vene. Fairchilde! Possibile che avesse l'ardire di arrivare a tanto? La sua mente fu attraversata dall'immagine di Rosalin in balia di quell'uomo perverso. - Devo andare - annunciò scrollandosi di dosso il braccio di lady Spence che cercava di trattenerlo. - Devo trovarla a tutti i costi.-

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Capitolo 20
*** 20 Capitolo ***


Michael si precipitò giù per le scale fermandosi soltanto a prendere il mantello. Nella tasca c'era una pistola carica. Uscito in strada si scontrò con James, giunto proprio in quell'istante ad avvisarlo. - Michael! Grazie a Dio vi ho trovato! Dobbiamo fare presto, ha preso Rosalin! Ero venuto apposta da Meryton per scusarmi con lei, ma quando sono arrivato la governante mi ha raccontato fra i singhiozzi di aver visto Fairchilde caricarla a forza sulla carrozza. È tutta colpa mia! - si rammarico' con l'aria di un bambino impaurito. - Se non lo avessi invitato a Meryton e non avessi perso quei soldi...- - Non preoccupatevi, la troveremo.- - Vengo con voi! - - Prima entrate a chiamare mio cugino Charles. Ci sarà senz'altro di aiuto. Io intanto vado da Fairchilde. Ci vediamo là.- Andava da Fairchilde con tutta l'intenzione di ucciderlo. Fairchilde però non era in casa. Il suo maggiordomo, un grassone dall'espressione laida, si decise a vuotare il sacco soltanto quando Michael gli spiano' la pistola davanti. - Il padrone è andato a Darley Hall.- Come aveva fatto a non pensarci prima!, si rimprovero' Michael. Certo! Era la proprietà che si trovava a poco più di due ore da Londra. Pregò con tutto il cuore di arrivare in tempo, perché il solo pensiero di quello che Rosalin stava rischiando gli faceva gelare il sangue. La carrozza sobbalzava ripetutamente sulla strada dissestata. Spinta dagli urti in un angolo della vettura, Rosalin tentava con tutte le forze di stare lontana da Fairchilde. Finora lui non aveva accennato a toccarla. Si limitava a sorvegliarla con i suoi occhi freddi e crudeli. Sicuramente erano lontani dalla città, d'altra parte non riusciva ad appurare di preciso dove fossero, perché la notte era senza luna e il paesaggio solo un alternarsi di ombre a dir poco inquietanti. - Dove mi state portando? - - Lo vedrete a tempo debito, mia cara.- - Perché? Per quale motivo mi avete rapito? - - Semplice vendetta. Avreste fatto meglio ad accettare la mia prima proposta. Non amo vedermi mettere i bastoni fra le ruote. In questo caso, poi, la vendetta sarà ancora più dolce perché mi dà un gran gusto sottrarvi al povero Stamford. È sempre stato la mia spina nel fianco. Ne ho abbastanza dei suoi ripetuti tentativi di rovinarmi. Ora sarà lui a essere rovinato.- Ghigno' lui soddisfatto. - Non capisco cosa c'entri il mio rapimento con l'idea di rovinarlo.- - Siete ingenua, mia cara, non c'è che dire. Stanford vi ama e l'idea che voi siate alla mia mercé gli causerà una pena indicibile.- - Cosa volete farmi? - I suoi occhi la frugarono lascivi. - Portarvi a letto, s'intende. Chissà che non mi venga voglia di prendervi in moglie, dopo.- - Non potete costringermi.- - Oh, sì che posso. Basterà una dose di laudano, un bicchierino di whisky. Oppure sarà sufficiente godere le gioie del talamo accanto a me per farvi mutare d'avviso. - Fece per muovermi verso di lei, che si rattrappi' ancora di più nel suo angolo. Vedendola sul punto di perdere i sensi, Fairchilde si astenne dal suo disgustoso approccio e decise di mettersi comodo in vista del viaggio alquanto lungo e stancante. La carrozza si arrestò di colpo facendogli battere la testa contro la parte alta della vettura. - Che diamine succede! - ruggi' lui afferrando la pistola chiusa nel fodero accanto a sé. - Altolà! - Per rutta risposta, Fairchilde sporse il braccio dal finestrino e fece fuoco più volte. Qualcuno spalanco' lo sportello dalla parte opposta e trascino' giù Rosalin. Seguì subito uno scambio di colpi. Un uomo rotolo' si piedi di Rosalin e si rialzo' prontamente. - James! Santo cielo, cosa ci fai qui? - gridò lei sollevata. - Sono venuto con Stanford. Oh, cara, mi dispiace così tanto... È tutta colpa mia...- piagnucolo' lui come un bimbetto. - James, vostra sorella è al sicuro? - Rosalin riconobbe la voce di Charles. - Sì, è con me.- - Allora venite qui e legate quel farabutto di Fairchilde. Io penso a Michael. È ferito.- - No! - gridò lei accorrendo verso il retro della carrozza. Quando si trovò davanti la sua figura riversa a terra, cadde in ginocchio senza curarsi del fango che le imbrattava il vestito. Una morsa di terrore le strinse il cuore nel vedere la macchia scura che a poco a poco si allargava sul braccio sinistro. - Dobbiamo togliergli il soprabito, Rosalin. Vi prego, datemi una mano - disse Charles scuotendola dallo shock. Il cuore in gola, lei obbedi' portando a termine la penosa operazione. Charles strappò di netto la stoffa della camicia mettendo a nudo il braccio ferito. - Dobbiamo arrestare l'emorragia. Fatevi dare la cravatta da James e legategliela intorno al braccio. Ecco prendete anche la mia.- Il sangue usciva copioso dalla ferita mentre Michael, in stato di semincoscienza, non fiatava lasciando che fossero le smorfie che gli contraevano il volto a rivelarne la sofferenza. Finalmente, aiutandosi anche con il suo scialle di seta, Rosalin riuscì quantomeno a rallentare l'emorragia. - Per ora può andare bene, ma dobbiamo portarlo subito da un medico. A proposito, Fairchilde come sta? - domandò Charles. - Fin troppo bene. Un proiettile lo ha colpito di striscio al polpaccio. L'ho legato vicino alla carrozza. Che cosa ne facciamo? - chiese James a quel punto. - Lo strozzerei volentieri con le mie mani, ma ci mancherebbe solo un omicidio per complicare la situazione. Suggerisco di dargli un cavallo, Darley Holly non è molto lontana. Se la caverà benissimo da solo. Noi prenderemo la carrozza.- suggerì Charles. Il viaggio di ritorno a Londra parve durare un'eternità. Michael, non poteva stare disteso, stava seduto con alcune coperte dietro il capo con Rosalin al suo fianco, che faceva del suo meglio nel cercare di attutire i continui sobbalzi della vettura. Pallido e allo stremo, perse i sensi non appena entrarono in città. - Non preoccupatevi, Rosalin. Ho visto ben di peggio. Sono sicuro che ce la farà. - La tranquillizzo' Charles. Lei annuì cercando di darsi coraggio, perché altrimenti neanche lei ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. Averlo trovato lì, a un passo dalla morte, le aveva fatto capire senza ombra di dubbio che lo amava. L'intenso dolore al braccio lo strappò al sonno. Michael aprì lentamente gli occhi e si rese conto di trovarsi nel suo letto. Non aveva idea di che ora fosse. Né di che giorno... - Figlio, sei sveglio? Mi riconosci? - Lady Spence lo scrutava da sopra i cuscini, il volto segnato dalla preoccupazione. Gli passò una mano sulla fronte. - Bene, la febbre è passata. Sapessi come siamo stati in pena.- - Quanti... quanti giorni è durata? - - Tre. Ti è venuta subito dopo che il chirurgo ti ha estratto il proiettile dal braccio.- - Dov'è Rosalin? - - È qui. Non si è mossa dal tuo capezzale dalla notte in cui ti hanno ferito. È salita un istante a riposare.- - Devo vederla.- - Va bene, va bene, non agitarti. Vado a chiamarla subito.- Rosalin richiuse silenziosamente la porta alle proprie spalle. Michael giaceva immobile sul letto con le palpebre socchiuse. Aveva un colorito smorto e i capelli gli ricadevano arruffati sulla fronte madida di sudore. - Rosalin. Venite a sedervi qui. Ho bisogno di parlarvi.- - Perché adesso, Michael? Dovete riposare, la febbre vi ha tolto le forze.- - Vi scongiuro: non abbandonatemi, restate al mio fianco.- - State tranquillo, resterò qui con voi - lo calmo' lei accarezzandogli i capelli. Sedette lì come aveva fatto negli ultimi interminabili giorni. Le candele si consumavano lentamente gettando un bagliore soffuso sulle pareti. Per fortuna lui respirava regolarmente e non appariva più in preda al delirio febbrile che lo aveva scosso subito dopo l'operazione. Gli accarezzo' teneramente la mano, poi se la portò alla guancia per un istante bagnandola di calde lacrime di gratitudine. Per la prima volta da quella terribile notte, aveva la concreta speranza che sarebbe sopravvissuto.

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Capitolo 21
*** 21 Capitolo ***


Quando Caroline venne a darle il cambio, Rosalin decise di andare a rifugiarsi in biblioteca. Si fermò sorpresa sulla soglia: malgrado l'ora tarda il duca era ancora in piedi a scorrere distrattamente le pagine di un libro. - Oh, eccovi qua, lady Jeffreys! Come avete trovato mio figlio? - - Molto meglio, adesso che non ha più la febbre. Purtroppo è ancora molto debole.- - Il medico ci ha assicurato che il peggio è passato. Del resto Michael è dotato di un'ottima scorza. Voi, invece, dovreste andare a riposare. Sembrate esausta.- - Non riuscirei a dormire. Mi tormenta il pensiero che tutto questo sia successo per colpa mia. Se penso che Michael stava per morire...- - Non dovete ritenervi responsabile delle attenzioni che quel demonio di Fairchilde vi ha rivolto. Certo siete stata fortunata che mio figlio vi abbia trovato in tempo.- Lei tacque, poi prendendo il coraggio a due mani gli disse: - In effetti non è soltanto questo, vostra grazia. Il fatto è che io e Michael... non eravamo davvero fidanzati. Il nostro era un accordo sottobanco. Lui non voleva sposare miss Randall e io rivolevo l'eredità di mio fratello, ecco perché...- - Apprezzo la vostra sincerità, mia cara, ma Michael mi ha già messo al corrente dei fatti. Vi ripeto che non avete nulla da rimproverarvi. Anzi, lasciatevi dire che sono grato di avervi conosciuto. Ora ritiratevi, è inutile che vi riduciate allo stremo per la preoccupazione. Mio figlio vi sta molto a cuore vero? - Rosalin alzò timidamente lo sguardo verso di lui: - Sì, moltissimo.- - Ed è questo che conta. Buonanotte, milady.- Quattro giorni dopo, Rosalin comparve sulla soglia della stanza da letto di Michael. Lo trovò che si cullava su una sedia a dondolo contemplando la vista del giardino che si godeva dalla grande vetrata della stanza. Indubbiamente era migliorato, e di molto, anche se il pallore ancora non rendeva pienamente giustizia ai meravigliosi tratti del suo volto. Il fruscio delle sue gonne lo desto' dalla contemplazione. Le rivolse la stessa espressione indecifrabile che aveva assunto poco prima di essere ferito. Era educato, ma distante, come se non l'avesse mai supplicata di non staccarsi dal suo capezzale solo qualche giorno prima. - Non mi tratterro' molto. Volevo ringraziarvi per come vi siete prodigato per James e aggiungere che non occorre che ci restituiate Meryton.- Annunciò lei inghiottendo la disperazione. - L'ultimo dei miei desideri è di mandare avanti un'altra proprietà. Credo che imparare a gestirla come si deve sarà una giusta punizione per vostro fratello. Scommetto che fra qualche mese non mi sarà così grato di avergliela restituita - replicò lui con un sorriso malinconico. - Credo che non abbia intenzione di cacciarsi nuovamente nei guai. Si sente responsabile per l'ossessione di Fairchilde nei miei confronti.- - Se si azzarda a mettere ancora a rischio la vostra incolumità, lo farò frustare.- - Se permettete, c'è qualcos'altro che volevo dirvi: credo che... tornerò a Meryton per un certo periodo. È inutile che resti qui a Eversleigh. Vostro padre è a conoscenza del nostro accordo. Ricordate soltanto quanto vi sono grata...- Soggiunse lei con un gran sospiro. - Non voglio la vostra gratitudine! - Quando Michael si alzò barcollando dalla sedia a dondolo, lei si protese a sorreggerlo. Lui la cacciò e un istante dopo la attirò a sé strattonandola con il braccio sano. - Ecco cosa voglio - le sussurro' catturandole le labbra in un bacio avido e bruciante. Lei non si ribellò e cedette a quell'abbraccio straordinariamente focoso per un uomo ancora convalescente da una grave ferita. Michael non la lasciò andare finché un rumore impercettibile attirò la loro attenzione. Sorpresi, si voltarono tutti e due verso la porta. - Non vorrei interrompervi - disse tossicchiando il duca. - Debbo constatare che non avrete obiezioni se le nozze verranno celebrate domani.- - Invece sì, signore. Se volete scusarmi, Rosalin, vorrei parlare con mio padre da solo.- Rosalin si avviò a passi malfermi verso la porta sentendosi mancare la terra sotto i piedi. - Dopo lo scambio di effusioni al quale ho assistito, ho tutta l'impressione che la faccenda sia sistemata.- Riprese il duca quando lei fu uscita. - È inutile, non ci sposeremo.- - Mi rincresce contraddirti, ma le nozze verranno celebrate, eccome! - - Non vi permettero' di convincerla contro il suo volere. So quanto siano persuasivi i vostri metodi! - - Francamente lei non mi sembra così maldisposta verso questa unione. Forse sbaglio a supporre che tu l'ami? - - L'amo più di qualsiasi cosa al mondo, troppo per obbligarla a diventare mia moglie.- - Sarà un matrimonio per pochi intimi. Solo la famiglia e qualche amico. - Seguito' il duca senza scomporsi. - Devo parlare con Rosalin. Devo accertarmi che sia d'accordo. - Disse Michael agitato. - Non adesso. Avrai abbastanza tempo per sedare le tue preoccupazioni dopo il matrimonio - sentenzio' il duca richiudendo la porta alle spalle. Michael si lasciò cadere sulla sedia e affondò il volto fra le mani. Perché non l'aveva lasciata andare via prima? Ormai suo padre aveva deciso e sicuramente non c'era verso di fermarlo. Non gli restava che augurarsi che lei non lo odiasse troppo. Lady Spence entrò in salotto andandosi a sedere accanto a Rosalin. - State bene, mia cara? Temo che mio fratello il duca vi abbia come sopraffatto con la sua repentina decisione.- - Vuole che ci sposiamo domani.- - Lo so. Ammetto che ci ha colto tutti quanti alla sprovvista, eppure sono convinta che la sua scelta sia da sottoscrivere. Michael vi ama con tutta l'anima, sapete.- - Non... non ha mai detto una cosa del genere.- - Forse perché non è certo dei vostri sentimenti. Teme di forzarvi a un matrimonio che aborrite.- Lady Spence la guardò dritto negli occhi. - Se siete certa che non volete sposarlo, se potete dire in tutta sicurezza che non lo amate, farò in modo che le nozze non vengano celebrate.- - No, non posso dirlo, ma il duca vi avrà detto che il nostro fidanzamento era fasullo...- - Lo avevo intuito già da tempo, mia cara. So benissimo che i fatti hanno preso una piega imprevista, ma a volte il destino decide di mescolare le carte. Non possiamo controllare tutto, nemmeno gli eventi che si producono per opera nostra. Voi e mio nipote siete fatti l'uno per l'altro, l'ho pensato dal primo istante in cui vi ho visto insieme. Datemi retta: sposatelo e iniziate una nuova via con lui.- Discutere ancora era un'impresa vana. Benché pacata, la forza di lady Spence era incontrastabile come quella di suo fratello. Non c'era da stupirsi che Michael fosse ricorso a un falso fidanzamento per scongiurare un matrimonio che non gli andava a genio. Quando Rosalin vide anche sua nonna fare letteralmente irruzione in salotto con aria compiaciuta, capì che il proprio destino era segnato. Combattere quei tre giganti sarebbe stato impossibile. E in cuor suo non ne aveva alcun dubbio. La cameriera legò i nastri dell'abito nuziale in seta grigio perla e si chino' a sistemarne l'orlo impreziosito di ricami. Rosalin seguiva docilmente gli ordini di lady Spence e Caroline. Entrambe le giravano intorno acconciandole i boccoli scuri che le ricadevano sulle spalle, allacciandole un filo di perle intorno al collo, spruzzando una nuvola di profumo dietro le orecchie. Lady Carlyn entrò e le prese le mani estasiata. - Oh, cara, sei veramente un sogno! Somigli così tanto a tua madre che mi viene voglia di piangere.- Rosalin l'abbraccio' commossa, poi lasciò che Caroline la baciasse sulla guancia dicendole quanto era bella e come fosse fiera di averla come sorella. - Su, cara, dovete affrettarvi - la esorto' lady Spence donandole un fragrante bouquet di rose rosa. - Ora lo sposo vi attende. E a giudicare da come tiene gli occhi fissi verso la porta da cui comparirete, direi che è impaziente di pronunciare il fatidico sì.-

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Capitolo 22
*** 22 Capitolo ***


Michael, circondato dagli invitati, attendeva Rosalin in uno stato di concentrazione spasmodica. Il tempo scorreva inesorabile e lei non si era ancora affacciata a quella porta. Forse era riuscita davvero a far perdere le proprie tracce, pensò assalito dalla disperazione. Finalmente le porte del salotto si aprirono: gli parve di assistere a un'apparizione soprannaturale tanto era lo splendore che emanava Rosalin. Lei avanzò verso l'altare come in uno stato di trance e gli tese la mano, fredda come il marmo. Michael avrebbe voluto prenderla tra le braccia e consolarla, assicurarle che quella scelta era giusta per entrambi, ma si rese conto suo malgrado che avrebbe dovuto rimandare a dopo la cerimonia. Per lei, il matrimonio ebbe luogo come in un sogno. L'unica realtà era Michael, in piedi accanto a lei, pallido e con il braccio ferito appeso alla spalla. Quando li dichiararono marito e moglie, lui si chino' a darle un bacio delicato e rassicurante. Durante il piccolo rinfresco, Rosalin notò che Michael diventava sempre più pallido. Non le aveva quasi rivolto la parola e appariva stralunato quasi quanto lei. Il pensiero che il duca lo avesse costretto a quel passo approfittando dello stato confusionale in cui versava dopo il ferimento tornò ad assalirla. - Vedo che non state toccando cibo - le sussurro' Michael. - Neanche voi, se è per questo.- - A dire il vero, non ho molto appetito. È difficile mangiare quando si è al centro dell'attenzione. Saremmo dovuti fuggire insieme per evitare tutti questi sguardi.- - Molto romantico. Dubito però che avreste eluso la sorveglianza di vostro padre e vostra zia, per non parlare di quella della mia battagliera nonna.- - Voglio proporre un brindisi alla felice coppia! - Tuonò allegramente il cugino Charles. Seguirono altri discorsi, auguri, applausi e congratulazioni, poi lady Spence prese per mano la novella sposa. - Vi accompagno di sopra.- Rivolgendosi a Michael aggiunse: - Faresti meglio a salire a coricarti in camera tua. Non vedi che sei lì lì per svenire? Non sforzarti più del necessario.- - Non ho alcuna intenzione di perdere i sensi. Vorrei parlare con mia moglie in privato, se non vi dispiace.- Protesto' lui. - Più tardi, dopo che ti sarai riposato. Stai tranquillo, non abbiamo intenzione di farla sparire come per magia. Anche lei ha bisogno di un attimo di tregua.- - Naturalmente - si arrese lui. Non le staccava gli occhi di dosso, notò lei sorpresa, come se davvero temesse che potesse svanire nel nulla. Non poté fare a meno di tranquillizzarlo con un radioso sorriso. Poi si voltò e seguì obbediente lady Spence al piano di sopra. - Spero che la stanza sia di vostro gradimento, signora.- Durante il pomeriggio i bagagli di Rosalin erano stati trasferiti da quella occupata in precedenza all'altra comunicante con la camera da letto di Michael. - È una delizia, grazie - rispose lei alla governante che stava congedandosi. Lasciò che la cameriera l'aiutasse a indossare la camicia da notte color avorio che sua nonna le aveva regalato espressamente per la prima notte di nozze. Stremata dal concitato susseguirsi degli eventi, si sdraio' sul letto a baldacchino con decorazione rosa e crema intonate alla tappezzeria della stanza. Avvertì una strana sorta di solitudine tra quelle pareti che non conosceva ancora. Il suo sguardo corse al tramonto che s'intravedeva dalla finestra. Cosa doveva fare? Non si era mai sentita tanto sola in vita sua. E Michael, così pallido ed emaciato... Perché non era ancora salito a trovarla? Forse stava male oppure non desiderava vederla. Doveva appurare una volta per tutte i sentimenti che lui provava nei suoi confronti, non poteva più reggere a quell'incertezza. Prese uno scialle dall'armadio e se lo drappeggio' sulla camicia da notte. Poi aprì la porta comunicante. - Volevate per caso vedermi? - chiese Michael trovandosela davanti sulla soglia. Portava una morbida vestaglia in velluto rosso rubino. I capelli corvini riflettevano la luce delle candele donandogli un aspetto misterioso. - Devo parlarvi, ma forse siete troppo stanco. Posso senz'altro rimandare a domani.- - Venite qua - la invitò lui facendola sedere accanto a sé sulla sponda del letto. - Anch'io penso che dobbiamo parlare e non me la sento più di rimandare oltre.- - Michael, stento ancora a capire tutto quello che è successo. Il matrimonio non era certo nei nostri piani.- - La spiegazione c'è: mio padre ha deciso che dovevamo convolare a nozze e così è stato.- - Non solo vostro padre. Vostra zia non è stata affatto da meno, non mi ha dato certo modo di discutere.- Ribatte' lei abbozzando un sorriso. Lui prese ad accarezzarle il polso. - Io direi piuttosto che sono rimasto preso nella mia stessa trappola. Una trappola fin troppo piacevole, se devo dividerla con voi.- Le sfilò dolcemente lo scialle di dosso. - C'è proprio bisogno di portarlo? Se avete freddo conosco ben altri modi per scaldarvi.- A dire il vero, lei non sentiva alcun freddo. Il calore che l'avvolgeva era quasi soffocante, la faceva sentire indifesa e temeraria al tempo stesso. - È davvero un destino terribile e ingiusto avermi come marito? Sappiate che ho pronunciato i voti nuziali e intendo mantenerli. Voglio amarvi, onorarvi e restarvi fedele per il resto dei miei giorni.- - Dunque volevate sposarmi.- - Si Rosalin. Non ho mai desiderato altro, forse dal primo momento in cui vi ho visto. Conosco i vostri dubbi sul matrimonio. Giuro sul mio onore che non vi lascerò mai sola, se è questo che vi fa paura. Mi riprometto di vivere molto, ma molto a lungo. Né vi abbandonero' in nessun modo. Siete mia moglie, parte di me, come io sono parte di voi.- - Oh, Michael - sussurro' lei con gli occhi pieni di lacrime. - Ti amo. Pensi che potrai imparare a ricambiarmi almeno un poco, Rosalin? - Lei lasciò che l'adagiasse sui cuscini stendendosi accanto. Vide che gli era caduta la vestaglia rivelando la scura peluria che gli ombreggiava il torace possente. Arrossi' quando si accorse che sotto non portava alcun indumento. Con un sorriso sensuale, lui la attirò a sé e le divoro' le labbra con un bacio fremente di passione. Rosalin chiuse gli occhi e gli passò le mani sul petto e poi sul braccio. Improvvisamente ricordò che era ferito e ancora troppo debole. - Michael, cosa stai facendo? Nel tuo stato...- - Ti seduco, amore mio. Insomma, siamo sposati. Devo assolvere i miei doveri coniugali per renderti felice e pensavo proprio di cominciare da stasera.- - Capisco.- Gli sorrise con aria complice. - Però non ti sei ancora rimesso. Potresti farti male... Tua zia ha detto che... non devi sforzarti.- Il tocco di quelle mani forti le faceva l'effetto di una droga, eppure non poteva lasciarlo continuare. - Non esattamente. Ha precisato che dovevi tenermi confinato a letto il più possibile. Per te sarà più facile se resterai qui con me. Altrimenti mi costringerai a inseguirti per tutta la casa.- obietto' lui. - È per la tua ferita. Non voglio che si aggravi. - - Non mi farai male. Voglio stare con te stanotte... voglio che tu sia mia per sempre. Dimmi che lo vuoi anche tu, dimmi che mi ami quanto io amo te.- - Ti amo, Michael - gli rispose singhiozzando. A quel punto non ci furono più barriere a dividerli.

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Capitolo 23
*** 23 Capitolo ***


Il chiarore del mattino racchiuse il letto in un cono di luce scintillante. Michael si girò per avvolgere il braccio intorno al soffice calore della preziosa donna rannicchiata contro di lui: sua moglie. Assaporo' segretamente il suono di quella parola. Gli piaceva più di quanto avesse immaginato. L'idea che l'unione con una donna potesse essere appagante per lo spirito e per il corpo non lo aveva mai sfiorato. Rosalin si mosse leggermente fra le sue braccia e lui si voltò per affondare il viso fra la seta castana dei suoi capelli. Lei sbatte' le palpebre e lo guardò con gli occhi ancora illanguiditi dalla notte appena trascorsa. - Buongiorno, amore. Spero che tu abbia dormito bene - la salutò lui con un bacio. - Benissimo, grazie, come non dormivo da diverse settimane. E il braccio, ti fa ancora male? - - Un pochino, ma sopravvivero'. La mia prima preoccupazione dovrà essere che tu dorma bene ogni notte.- A quel punto un velo di rossore le colori' le guance. La timida modestia che celava la sua natura appassionata lo affascinava sopra ogni altra cosa. - Allora, dopo la notte trascorsa in mia compagnia pensi di poter tollerare questo matrimonio a cui sei dovuta sottostare? - - Vedremo. - - Dunque non ne sei ancora sicura? Evidentemente non ho ancora profuso tutte le mie energie per convincerti.- Michael si spostò e la coprì con il suo corpo. Lei tese le braccia per prendergli la testa fra le mani. - Allora, cosa ne pensi adesso? - le chiese Michael accarezzandola teneramente. - Penso che troverò questo matrimonio più che tollerabile. Anzi, credo proprio che vivrò per sempre al settimo cielo.- _________________________FINE____________________________

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