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Autore: eddiefrancesco    18/04/2021    0 recensioni
La Gran Bretagna vive un periodo di relativa pace.
Cosa c'è di peggio che stringere un patto col diavolo?
Forse accettare un compromesso con un impenitente libertino...La bella Rosalin, pur di salvare il patrimonio di famiglia perso al gioco dal fratello, acconsente di fingersi la fidanzata di lord Michael Stamford, famoso dongiovanni della capitale inglese.
Cosa ci ricava lui?
Trascrizione dell'opera di Harmony History.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Londra, inizio '800. Come mai ci mette così tanto?, si chiese allarmata Rosalin scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli. Già, doveva ammetterlo: aveva i nervi a fior di pelle. Le era occorsa un'intera mattinata per raccogliere il coraggio necessario a compiere quell'ingrata visita. Quando si era presentata a testa alta davanti alla residenza del marchese di Stamford, si era segretamente augurata che non fosse in casa. In effetti lord Stamford era assente, ma il compito maggiordomo aveva insistito per farla accomodare sostenendo che sarebbe rincasato di lì a poco. Rosalin si agito' nervosamente su una scomodissima poltrona. La casa pareva insolitamente quieta. Non udiva alcun rumore di passi né le voci della servitù, solo l'incessante ticchettio del pendolo che troneggiava nell'elegante salotto. Trascorsero altri cinque insopportabili minuti. Era chiaro che lord Stamford non si sognava nemmeno di darle udienza, concluse irritata. Evidentemente tra gli innumerevoli difetti di quell'uomo si poteva annoverare anche la maleducazione. Ebbene, lei non avrebbe tollerato un simile trattamento! A che pro starsene seduta lì docilmente a digerire quell'insolenza? Sarebbe stata lei a stanarlo costringendolo a un colloquio. Balzo' in piedi di scatto e la borsetta a rete le scivolo' di mano rovesciando tutto il contenuto su un soffice tappeto. - Oh, accidenti! - Inginocchiandosi frettolosamente per recuperarla, Rosalin urto' con la testa il bracciolo della poltrona, che le spostò la cuffietta. Gli occhi le si colmarono di lacrime di frustrazione. Cos'altro doveva andare storto? - Lady Jeffreys? - Sebbene impietrita dalla sorpresa, fu come spinta da un'arcana forza a levare timidamente lo sguardo dai lucidissimi stivali neri che le si erano materializzati sotto gli occhi. Vide un paio di gambe snelle e muscolose fasciate da calzoni di pelle scamosciata e un elegante soprabito posato su un torace ampio e virile. I suoi occhi approdarono infine sul volto più virile e attraente che avesse mai visto. I tratti scuri e affilati, incorniciati dalla chioma nera come le tenebre, sarebbero potuti appartenere all'eroe di un romanzo gotico. - Non vorrei sembrarvi indiscreto, milady, ma ho l'impressione che abbiate bisogno di aiuto.- - No, no... stavo solo...- Rosalin cercò di riaversi dallo spavento e fece per rialzarsi. Prima che potesse protestare, lo sconosciuto aveva già steso il braccio per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei si ritrasse, in preda a un incontenibile imbarazzo. - Che errore imperdonabile! Non mi sono presentato: sono lord Stamford.- Non poteva essere! L'aspetto di quell'uomo non corrispondeva affatto a quello del dissoluto libertino, del giocatore d'azzardo che si era figurata d'incontrare. Ben più alto della media, la sua figura atletica stava a testimoniare tante ore dedicate più agli sport che al tavolo da gioco. - Perdonate la mia reazione infantile, milord. Non vi avevo udito entrare.- - In effetti sembravate assorta in chissà quali pensieri. Scusatemi se vi ho costretto a fare anticamera così a lungo. Al mattino sono solito andare a cavallo ed ero appena rientrato quando mi hanno avvisato della vostra presenza. Non aspettavo visite. Ci siamo già incontrati?- - No, milord. Non avevo nemmeno sentito parlare di voi, fino a pochi giorni or sono.- - Che cosa bizzarra. L'ultima sconosciuta che era venuta a farmi visita desiderava rinnovare una conoscenza che purtroppo non mi sovveniva. - Rosalin lo fissò esterrefatta non capendo a cosa mai potesse riferirsi. Poi una fitta rabbiosa la colpì in pieno stomaco. Davvero quell'uomo aveva l'ardire d'immaginare che si fosse introdotta in casa sua per conoscerlo? - Non sono qui in visita di cortesia, milord, ma per affari. Anzi, per l'esattezza, vorrei sottoporvi una questione personale che mi sta enormemente a cuore.- - Non posso negare che state stuzzicando la mia curiosità, lady Jeffreys.- - Non riguarda me. Si tratta di mio fratello, James Whitcomb. Lo conoscete bene, se non erro. - - In effetti, anche se soltanto da qualche giorno.- - So che ha perso la sua proprietà in una partita a carte con voi.- Lord Stamford incrociò le braccia sul petto. Anche se la sua espressione restava quella affabile e cortese del perfetto padrone di casa, il suo sguardo si induri'. - Dunque siete venuta qui dietro richiesta di vostro fratello?- - Certo che no! Non me lo perdonerebbe mai se sapesse di questa mia iniziativa. Anzi, vi prego di non fargliene parola.- - Non ci penso nemmeno. Tuttavia non vedo come la questione vi riguardi.- - Mi riguarda eccome, milord! C'è di mezzo mio fratello e la proprietà di famiglia! So benissimo che come unico figlio maschio ha tutto il diritto di disporre come vuole, ma non posso stare a guardare mentre qualcuno gliela sottrae approfittando della sua giovane età e della sua irruenza. È spregevole impadronirsi delle proprietà altrui con mezzi così squallidi.- - Volete forse insinuare che avrei barato, milady? Il fatto che vi preoccupiate tanto per vostro fratello vi fa onore, ma dovete riconoscere che non è più un lattante. Nessuno lo ha costretto a mettere in gioco la proprietà. Non gli ho certo puntato una pistola alla tempia. Sapeva bene ciò che faceva.- - Proprio non riesco a comprendere cosa ve ne facciate della nostra proprietà con tutte quelle che certo possedete. - Non datevi pensiero per questo. In un modo o nell'altro saprò trarne profitto. Ma ancora non capisco cosa speravate di ottenere con la vostra visita.- Rosalin non aveva mai provato tanta avversione per qualcuno in vita sua. Inghiotti' la rabbia costringendosi a mantenere la calma. - Mi auguravo di poter raggiungere una sorta di accordo. Non posso pagarvi l'intera somma, ma sono disposta a...- Le parole le morirono in gola quando colse la strana luce accesasi nello sguardo di lord Stamford. Nessuno, nemmeno suo marito, l'aveva mai fissata in quel modo lascivo. - E di grazia, che genere di accordo avete in mente, milady? Di solito non condono i debiti di gioco, ma ho come l'impressione che potremmo studiare una soluzione soddisfacente per entrambi. Non siete esattamente il mio tipo, ma possedete una bellezza che vi contraddistingue.- Quelle parole insinuanti la riscossero dal momentaneo disorientamento in cui era caduta. Rosalin si sentì umiliata. - Credete che sia venuta a offrire... me stessa? Non mi abbasserei mai a un gesto così degradante. Preferirei trascorrere la vita in prigione per debiti, piuttosto che venire a un accordo tanto abietto con voi! - Sconvolta si precipitò verso la porta, ma Stamford la raggiunse per primo. Le sue dita forti le si richiusero saldamente intorno al polso. Rosalin tentò di divincolarsi da quella morsa d'acciaio. L'inquietante vicinanza di lui e il calore della sua mano accelerarono i battiti già forsennati del suo cuore. - Vi prego, lady Jeffreys, non congedatevi con tanta furia. Vogliate accettare le mie scuse più sincere. Temo di aver frainteso le vostre intenzioni. Datemi la possibilità di valutare con maggiore attenzione la vostra richiesta.- - Io... devo andare. Vi prego, lasciatemi, milord.- Lui obbedi' all'istante, ma poi le prese il mento con delicatezza sollevandolo in modo da poterla guardare negli occhi. - Non abbiate paura. Vi prometto che non vi sedurro', qui in salotto.- Lei gli allontanò la mano con uno schiaffo e lo guardò in cagnesco. Come osava prenderla ancora in giro?- - Non ho nient'altro da dirvi! - Stamford le si paro' davanti ostruendo la porta. - So bene che il mio comportamento non è ineccepibile. Me lo ha già fatto notare più di una signora di mia conoscenza. Ma vi prego, spiegatemi che cosa volete.- - Volevo trovare una soluzione per pagare il debito di mio fratello. Di certo non dispongo del denaro che servirebbe a risarcire tutta Meryton, però posso racimolare una somma consistente. Ho la rendita di mio marito e una casa a Londra. Potrei pagarvi a rate. Con gli interessi, s'intende.- - Dolente, ma non posso soddisfare la vostra richiesta, milady - tagliò corto lui.
   
 
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