Il lupo e la bambina (titolo provvisorio)

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: per ogni goccia di sangue ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: l'ospedale ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: una piscina a New York ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: il cuore di John ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: operazioni e chirurghi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: un passato che ritorna ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: una ragazzina in rosa e un disegno ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Rafa ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 e 10 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 11: un primo appuntamento ***
Capitolo 11: *** Capitolo 12: un dolcissimo primo bacio ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 e 14 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 15 e 16 ***
Capitolo 14: *** Capitolo: un fastidioso ritorno ***
Capitolo 15: *** Capitolo 18: Mina e Greg ***
Capitolo 16: *** Capitolo 19: Rafa e gli Jimenez ***
Capitolo 17: *** Capitolo 20 e 21 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 22: ***
Capitolo 19: *** Capitolo 23, 24, 25, 26 ***
Capitolo 20: *** Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: per ogni goccia di sangue ***


Capitolo 1: per ogni goccia di sangue
Miguel Ferrario, il noto boss del narcotraffico californiano, era totalmente sconvolto. In poche ore cinque magazzini del suo clan erano saltati in aria e lui non aveva la minima idea di cosa fosse successo, ma stava per scoprirlo.
Aveva convocato una riunione d’urgenza di tutte le famiglie affiliate, per cercare di capire quale fosse il problema, ma lo capì immediatamente sentendo il notiziario.
“Da un rapido aggiornamento pare che la nota attrice Mina Shatner, sia ancora in sala operatoria. Le sue condizioni appaiono molto critiche. Ricordiamo che la Shatner è stata colpita da numerosi colpi di arma da fuoco durante il funerale di suo cognato Carlos Jimenez a Chino…”
Ferrario capì in quel momento cosa esattamente stava succedendo: qualcuno, forse per vendetta, per prendere il suo posto o semplicemente per incasinargli la vita, gli aveva messo contro l’uomo che chiamavano tutti Alma negra, ossia Juan Jimenez. Aveva temuto da subito che lui lo accusasse dell’omicidio di suo fratello Carlos, detto Calavera, perciò aveva costretto tutti a presenziare a quel funerale, in segno di rispetto per il morto, ma anche di alleanza con il sadico fratello del deceduto, che gli metteva i brividi. Lo temeva, lui come molti altri, perché aveva avuto modo di metterlo alla prova pochi anni prima, e ne era uscito con una mascella fratturata, svariati denti finti, il naso rotto e anche una costola, solo per aver osato insinuare che forse potevano minacciare la sua famiglia. Miguel aveva presenziato a parte del funerale di Calavera, aveva porto le condoglianze alla vedova e alla madre, ma poi era stato costretto ad allontanarsi per degli affari e non sapeva nulla di ciò che era successo a quella donna.
Fece il suo ingresso nella sala dove erano riuniti tutti i boss con un atteggiamento molto spaventato, e a sorpresa si trovò un uomo totalmente imbrattato di sangue all’altro lato del tavolo. Juan era furioso, spaventato a morte e addolorato come mai nella sua vita. L’aveva tenuta tra le braccia fino all’arrivo dell’ambulanza, aveva disperatamente cercato di frenare l’emorragia, ma lei aveva troppe ferite e lui solo due mani, perciò non era riuscito a bloccare il sangue, che ora tingeva di rosso i suoi vestiti e anche i capelli.
“…Siamo molto dispiaciuti don Juan…” provò a dire Ferrario esitante, ma quando lui alzò i suoi occhi su di lui, non ebbe la forza di dire nulla. Aveva un’espressione impassibile, indecifrabile e quasi diabolica, ma disse piano “…non avete idea di quanto lo sia io, ma lo capirete presto, se non viene immediatamente fuori chi ha sparato a mia moglie…”
I boss si fissarono estremamente confusi, ed iniziarono a vociare, ma Juan non aveva voglia di sentire le loro becere giustificazioni, così alzò una mano per interromperli e ruggì “Il sangue che ho addosso è della cosa più preziosa della mia vita. Se non mi dite subito chi è l’autore di questo scempio vi garantisco che, per ogni goccia di sangue versato dalla mia Mina, ucciderò uno dei vostri cari. Madri, bambini, mogli, amanti…non mi fermerò davanti a niente, finchè non saprò chi ha toccato Mina”.
Aveva pronunciato quelle parole con un tono inespressivo, totalmente vuoto, che fece davvero venire i brividi ai capi del clan, che allertarono immediatamente le loro guardie. Juan si trovò immediatamente sei pistole puntate contro, ma scuotendo la testa portò gli occhi al cielo scocciato.
Ci mise pochissimi secondi, ma stese con un colpo secco alla testa quattro dei sei addetti alla security che lo avevano minacciato, e portandosi una sigaretta alle labbra disse solo “…volete parlare di cose serie, o continuare con questo giochino? Perché non vi farò il favore di uccidervi ora. Non avete il diritto di morire prima di aver perso tutto quello che avete di caro nelle vostre vite, ma potrei comunque divertirmi…”
Fu in quel momento che Angelo Herrera, uno dei più giovani capi ebbe l’idea più stupida che si potesse avere: lo minacciò. Miguel Ferrario fu letteralmente scosso da un brivido, perché ricordò di quando anche lui aveva fatto lo stesso errore, e provò a bloccarlo, ma senza riuscirci.
“…magari dobbiamo prendere una delle tue tre signorine, eh Jimenez? Come si chiamano? Jane, John e…Johanna, no? Forse se ti tocchiamo quelle ti addolcisci…” ebbe il coraggio di dire, e Juan sorrise soltanto e in una frazione di secondo sparò alla sua gola, lasciandolo a dissanguarsi sul tavolo.
“Don Juan…”disse improvvisamente Miguel, terrorizzato, perché aveva imparato a sue spese che non era la minaccia la strategia giusta.
“…noi siamo estremamente dispiaciuti per aver perso Carlos e per l’incidente della signora Mina. Temo che non ci sia niente di più doloroso che rischiare di perdere due persone che ami a così breve distanza. Posso assicurarti che faremo qualsiasi cosa per tenere la tua famiglia al sicuro per tutto il tempo che trascorreranno in California, e ti offro personalmente i miei uomini per scoprire chi è stato a ferire la tua signora e aiutarti nella tua giusta vendetta…”
Juan lo scrutò serissimo, e si rese conto che davvero non aveva idea di cosa fosse successo a Mina. Osservò per un attimo gli altri, impauriti, tremanti e agitati e capì che probabilmente nessuno di loro aveva idea di cosa fosse davvero successo.
“Nessuno lo sa?” chiese di nuovo, più scocciato che altro, e tutti si proclamarono innocenti.
“Allora scopritelo. Avete ventiquattro ore, e pregate che lei resti in vita, perché altrimenti sono disposto a bruciare tutta questa fottuta città…” e detto questo si alzò per uscire, e decise di ignorare le loro suppliche.
Era letteralmente sconvolto, e morto di dolore. Mina era in sala operatoria da dieci ore, ormai, e lui si era allontanato dicendo ai suoi figli che doveva cambiarsi, ma non ce la faceva a stare in quel posto. Non riusciva a starsene lì senza fare nulla, così aveva richiamato gli uomini di suo fratello che lo temevano e rispettavano abbastanza da seguirlo, e aveva iniziato una guerra solo per lei, per la donna che gli aveva insegnato ad amare e che in quegli anni era diventata tutta la sua vita.
Si diresse verso casa allora, per cambiarsi e provare a togliersi quel sangue dalle mani, dal viso e dal corpo, ma ogni volta che chiudeva gli occhi la vedeva, ferita e sofferente che gli sussurra piano “… i bambini Junito…”.
Gli veniva sempre da piangere ricordando quei momenti, e ce l’aveva a morte con il destino, che lo aveva costretto di nuovo a sopportare di vedere una persona amata morire. Eppure Mina non era morta, almeno non ancora, e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerla ancora in vita.
Nota:
Eccomi qua, come vi avevo promesso vi posto la terza e ultima parte della storia della famiglia Jimenez. Allora...questo inizio come vi sembra? Siete arrabbiati, dispiaciuti, sconvolti o magari pensate che sia banale? Se siete curiosi di sapere il seguito, sappiate che ho scritto già metà storia, quindi basta chiedere. Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: l'ospedale ***


Capitolo 2: l’ospedale
Gli vennero i brividi tornando in quella casa, perché il giardino era ancora pieno del suo sangue. Non parlò con nessuno, neanche con sua madre che aveva provato a dirgli qualcosa, che però non aveva voglia di ascoltare. Si ripulì in fretta e corse in ospedale, dove lo aspettavano i suoi tre ragazzi in crisi.
John, Jane e Johanna erano mano nella mano, seduti per terra di fronte all’ingresso della sala operatoria. Nessuno di loro aveva detto una parola per ore, John non aveva fatto altro che piangere, e le sue sorelle lo tenevano stretto.
“Bambini miei…” sussurrò una voce che loro riconobbero immediatamente, e in pochi istanti si trovarono avvolti dalle braccia affettuose della sua favolosa nonna, che era totalmente sconvolta. Johanna chiese solo “vostro padre?” ma rimase estremamente perplessa sentendosi una mano sulla spalla. Juan si sedette per terra insieme ai figli, ma rimase totalmente in silenzio e strinse John con tutte le sue forze.
Quel cavolo di ragazzo, oltre ad assomigliarle sempre di più, aveva preso a usare anche la sua crema per il corpo, così Juan chiuse gli occhi e per un attimo gli parve di averla ancora tra le braccia.
Tornò con la mente alle coccole che gli aveva fatto la notte precedente, e si sentì letteralmente morire. Ventiquattro ore prima era a casa tranquillo a giocare con Jeoy e Jemie, quando la notizia della morte di suo fratello lo aveva raggiunto. Mina si stava facendo sistemare i capelli insieme a Johanna, e lui le aveva raggiunte nella stanza accanto con un’espressione talmente addolorata da sconvolgere la sua compagna. Aveva detto solo “Carlos…” e Mina aveva capito, e versando due lacrime si era allontanata prendendolo per mano, per permettergli di piangere, di sfogarsi, ma lui non aveva fatto nulla. Da anni si preparava a quella notizia, ma non era riuscito ad avere una vera reazione, si era soltanto accoccolato sul petto di sua moglie, che lo aveva stretto forte accarezzandogli i capelli. Era stato così per tutta la notte, e Mina non aveva praticamente chiuso occhio, ma era un modo per dimostrargli il suo amore e la sua vicinanza, e Juan aveva apprezzato. Sapeva che non le avrebbe mai parlato e che probabilmente non aveva voglia di farlo, così gli aveva mostrato il suo amore e il suo supporto senza parole, e lui lo aveva adorato. Era stata l’ennesima prova del grande amore della sua compagna, e pensarci in quel momento gli spezzò letteralmente il cuore. Provò a scacciare quel ricordo incredibilmente doloroso, ma senza successo, e un altro ancora più triste gli tornò alla mente.
Poche ore prima del funerale, dopo aver parlato con miliardi di persone per ore, esausto e afflitto, aveva deciso che gli serviva una pausa. Aveva bisogno di lei, di quella sensazione di calore e pienezza che gli dava di solito, perciò aveva provato a cercarla, ma senza successo. Non riusciva a capire dove si fosse cacciata, ma poi Johnny gli aveva detto che era andata a far riposare Jemie, così l’aveva trovata stesa a letto nella penombra della camera da letto a coccolare quel loro bambino così tenero.
“Papito…”gli aveva urlato Jemie, gettandosi tra le sue braccia con foga, ma lei aveva solo sorriso, con una dolcezza infinita, e aveva detto piano “lascialo stare piccolino, papà è stanco…” accarezzandogli piano i capelli. Si era steso accanto a lei, allora, con Jemie sul petto e si era sentito di nuovo tranquillo, per un momento, ma quando gli aveva parlato, non aveva ascoltato.
“Jemie, tesoro, andiamo a cercare Johnny, sì?” gli aveva detto la mamma piano, ma quel piccolino si era stretto forte contro il petto del padre e aveva preso a raccontargli del gioco che stava facendo con sua madre.
“…papà non vuole sentire di Olaf, adesso…” aveva aggiunto lei piano, cercando di convincerlo, ma Juan accarezzando quella piccola testa riccioluta aveva solo sussurrato “no, va bene. E’ proprio quello che mi serve in questo momento…” facendola sorridere.
 Solo dopo molto tempo, e molte carezze a Mina e abbracci a Jemie, il piccolo si era addormentato, e lei si era convinta che lo fosse anche il padre, così aveva fatto per allontanarsi, ma Juan le aveva preso la mano.
“Come stai, mi amor?” gli aveva chiesto piano, con quei suoi enormi occhi azzurri tristi e lui aveva sussurrato solo “ora bene”. Le aveva accarezzato piano il viso e lei aveva sorriso, ma era palesemente dispiaciuta e si vedeva chiaramente.
“Cosa posso fare per te?” aveva sussurrato con i suoi enormi occhioni languidi e Juan le aveva solo risposto “andiamo a casa subito dopo il funerale, l’unica cosa che voglio è stare con te e con i ragazzi. Tornare alla nostra vita serena e godermela anche per Carlito, che non avrebbe mai voluto nient’altro…”
“Anche se dovrai vedere Frozen mille volte?” aveva risposto lei ridendo e lui l’aveva solo baciata. Ripensarci in quel momento era terribilmente crudele, ma Juan si era appena reso conto che quella era stata l’ultima volta che le cose erano andate normalmente. L’ultima volta in cui l’aveva baciata e abbracciata. Adesso, con Johnny tra le braccia che aveva il suo odore e lei su un freddo tavolo operatorio, era incredibilmente doloroso pensare a quel momento.
La madre di Mina provò a fargli delle domande, ma lui non ascoltò e qualcun altro rispose “Jo, non sa nemmeno dove si trova in questo momento, dagli tregua…” ricevendo in cambio un rarissimo sorriso di gratitudine di Juan.
Nell’ultimo anno Joey Stanley era diventato un caro amico della famiglia Jimenez, ma anche di Johanna, la madre di Mina, perciò l’aveva accompagnata in ospedale quando aveva saputo. Non sapeva cosa fare, non gli era mai capitata una cosa così dolorosa, ma voleva in ogni modo aiutare quella famiglia che ammirava tanto, così provò a portare cibo e bevande calde, ma nessuno sembrava intenzionato a toccare nulla.
L’intervento di Mina durò diciotto ore quasi, e purtroppo non fu risolutivo. Il dottore spiegò a Juan che era stato un primo passo, perché Mina era stata colpita molto gravemente in diverse parti del corpo, e molti organi erano interessati.
“Abbiamo dovuto fermarci, perché il suo corpo non avrebbe retto oltre, ma purtroppo la situazione è di una gravità estrema e temiamo che possa peggiorare da un minuto all’altro…” concluse mortificato il chirurgo e Juan annuì soltanto, chiedendosi cosa diavolo avrebbe dovuto dire ai ragazzi.
“Dobbiamo tenerla sedata, per il dolore e perché non è in grado di respirare da sola, ma potete andare a salutarla, se volete…”spiegò l’infermiera, ma nessuno di loro sembrava avere il cuore abbastanza forte da reggere la vista della povera Mimi in terapia intensiva.
Juan moriva dalla voglia di vederla, ma non si sentiva in diritto di chiedere di entrare. Pensava che il suo dolore, in quanto semplice marito, valesse meno di quello dei ragazzi e di Johanna. Mina per loro era una madre e una figlia, due figure insostituibili, pilastri dell’esistenza, mentre un marito, tutto sommato, può sempre essere rimpiazzato. Eppure per Juan lei non era sostituibile, ed aveva un valore immenso, ma non se la sentiva di far prevalere le sue necessità su quelle dei suoi ragazzi. L’idea che lei non fosse mai uscita da quella sala operatoria l’aveva ossessionato per diciotto ore, perciò aveva bisogno di vederla, ma credeva che tutti condividessero il suo stato d’animo, ma non era così. I ragazzi si guardarono soltanto, con occhi spauriti e quasi colpevoli. Nessuno di loro aveva la forza di andare a vederla, John soprattutto era terrorizzato all’idea di vederla sofferente o in fin di vita. Johanna capì, e decise di rispettare il dolore di quei tre ragazzini, così porse la mano a Juan e lui annuì soltanto.
Vederla lì, pallida, addormentata e piena di tubi fu dolorosissimo, e dovettero più volte asciugarsi le lacrime. Johanna era letteralmente disperata, e per un attimo non riuscì a trattenere il dolore, sussurrandole solo “bambina mia…”. Non potevano toccarla, e neanche avvicinarsi troppo, ed era ancora più difficile da accettare, ma Juan le prese la mano e disse piano “è ancora qui, sta ancora lottando e Mìmi è forte come nessuno. Ha preso da te, no? Vedrai che non mollerà senza aver combattuto con le unghie e con i denti, perché non ci lascerebbe mai volontariamente. Quindi non fare quella faccia triste Jo…” facendola commuovere.
Nota:
Ciao a tutti, e grazie per aver letto. Allora siete furiosi con me per aver torturato così la povera Mina? Siete dispiaciuti? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: una piscina a New York ***


Capitolo 3: una piscina a New York
Rimasero solo per poco con Mina, perchè la terapia intensiva non ammetteva visite lunghe, ma se Johanna uscì volentieri, incapace di sopportare il dolore di vedere la sua piccola in quelle condizioni, Juan si sentiva morire all’idea di abbandonarla. Sei parole lo tormentavano “nella buona e nella cattiva sorte” e per lui era quasi un tradimento lasciarla lì da sola e andare a casa. Provò in tutti i modi a convincere l’infermiera a farlo restare, e alla fine andò via soltanto dopo essersi assicurato di ricevere una chiamata in caso di problemi.
Uscendo trovò gli uomini del clan ad attenderlo per scortare lui e la sua famiglia, ed esausto si accasciò accanto al finestrino senza ascoltare nulla. Voleva solo tornare a casa da sua moglie, e negli ultimi tempi aveva provato spesso quella sensazione di vuoto e solitudine, ma generalmente gli bastava alzare il telefono e sentire la sua voce per stare meglio. Questa volta, invece proprio non poteva. Sbuffò sbloccando il cellulare, e fissando la foto di Mina e Jemie che aveva come sfondo,  ma poi improvvisamente gli tremò il cuore perché qualcuno lo stava chiamando. Morì per un istante, temette che fosse l’ospedale, che lei stesse male, e bloccò l’autista.
Rispose con il cuore a mille e sentì “Juan Jimenez? Sono Steve Griffith, ci eravamo sentiti qualche settimana fa per la piscina e volevo mandarle il preventivo, ma ho perso la sua mail…”
Per un attimo il caro Jimenez fu tentato di mandarlo al diavolo, ma poi si ricordò le parole di Mina di qualche mese prima, e decise di assecondarlo, prima di affondare nella malinconia e nei suoi ricordi.
Era da circa sei mesi a Berlino quando Mina aveva iniziato con questa storia della piscina, e all’inizio non aveva fatto altro che prenderla in giro, ma poi aveva deciso di assecondarla, perché era già complesso avere una relazione a distanza con i loro caratteri, se Mina iniziava a tenergli anche il muso diventava una guerra. Ogni loro lite costava migliaia di dollari di terapia di coppia e Juan non ne poteva davvero più, perché voleva tornare da lei e dai suoi figli, ma lei lo tormentava perché voleva che lui restasse in Europa per diventare sempre più famoso. Mina, invece, era bloccata a New York, perché Jane aveva ripreso l’accademia, e lei faceva da mamma e nonna al piccolo Joey e al suo Jemie, insieme al caro Joey Stanley, tornato single da poco. Juan era gelosissimo, perché sembravano quasi una coppia, sempre insieme quei due, ma si sforzava di non farlo trasparire, perché non voleva comprare una nuova barca a vela alla sua terapista. Era costantemente depresso, e vedeva pochissimo anche Johnny, che era sempre pieno d’impegni per l’accademia, ma viveva praticamente al telefono con lei.
“Mi amor stiamo andando a fare un bagno al Carson’s, te lo avevo detto. Sai com’è fa un caldo terribile a Manhattan e noi ancora non abbiamo una piscina…” gli disse vaga e Juan le disse serio “fammi vedere che costume hai messo…” per farla ridere.
“Te lo giuro mi amor, avrai la piscina che vuoi tanto, probabilmente dovremo cambiare casa, ma se la vuoi, va bene…” aggiunse con un sorriso malinconico e Mina rispose solo che non avrebbe mai voluto cambiare casa, che dovevano trovare un’altra soluzione e lui si strinse nelle spalle e disse che avrebbe chiesto a qualche architetto di studiare una soluzione per darle una piscina al quarto piano di un grattacielo, rendendola felice.
“Dimmi che ti manco, però…” le disse piano, sussurrando quasi al microfono, ma senza guardarla, perché non voleva leggere cose strane sul suo volto.
“Non lo sai, mi amor?” rispose lei languida, e Juan scosse solo la testa. La paura che lei ormai si fosse abituata ad una vita senza di lui lo tormentava letteralmente, ma Mina non voleva tenerlo a distanza, così aggiunse con dolcezza “ Sei il mio uomo, e mi manca tutto di te, persino le tue rispostacce e il tuo terribile russare notturno. Vorrei averti vicino ogni singolo giorno della mia vita…”
 “torna da me, allora. Oppure fammi tornare da te…” confessò triste, ma con lo sguardo colpevole di chi sa di aver detto qualcosa che l’altra persona non vuole sentire. Mina gli lanciò uno sguardo di una dolcezza infinita, e fece per rispondergli, quando qualcuno le disse “Lucy se non ti sbrighi io e la tata non riusciamo più a tenerli questi ragazzini sudati e appiccicosi. Potete amoreggiare dopo Gomez e Morticia?”
Gli dava un fastidio terribile che quel cavolo di Stanley fosse sempre con Mina, ma allo stesso tempo gli era anche grato, perché Jane e Christian erano genitori molto assenti, presi entrambi dai loro impegni di studio e lavoro e il piccolo Joey era ormai il quinto figlio di Mìmi.
“Andiamo, andiamo, Juanito viene con noi mentre guidi…” gli rispose allegra e poi fissando lo schermo con i suoi splendidi occhi azzurri disse piano “perché non prenoti una vacanza per noi, mi amor? Portaci al mare, lo sai che lo adoriamo. Così ricarichiamo le batterie e magari ci portiamo anche i piccoli e il mio amore, perché è una vita che non lo vedo…”
“E’ da psicopatica chiamare ‘il tuo amore’ un ragazzo di diciannove anni, lo sai vero? Sembri una di quelle mammine asfissianti…” le disse Joey ridendo, e Juan alzò il sopracciglio perché effettivamente Mina aveva sempre un atteggiamento estremamente languido con suo figlio, ma lei rispose rigida “…non mi sembra sia un tuo problema, nonno Stanley, anche perché nessuno ti ama…” facendolo ridere.
“Lo sai che non torna volentieri a New York, perché gli vengono pensieri tristi…” rispose Juan, ignorando quei loro giochini e Mina sospirò sconsolata.
 “…non riesce proprio a uscirne, povero piccolo…” commentò distratta, ma Juan annuì soltanto. Era a Berlino da sei mesi ormai, ma l’umore di John non era migliorato, e anzi continuava a fare discorsi molto tristi.
“Vieni a Berlino, mi amor. Sarà felice di vedere te e i piccoli, lo fate sempre sorridere…” le disse, cercando disperatamente di convincerla ad andare da lui e Mina con un sorriso bellissimo rispose “tanto lo so che tu vuoi me, che non ti importa nulla di nient’altro…allora prenota, no? Liberati da qualche impegno e corri a New York dalla tua vecchia moglie…”
“E non mi dai il tormento se devo pagare qualche penale?” le chiese, con il cuore estremamente felice, ma Mina non lo vedeva da quasi due mesi e non aveva nessuna voglia di aspettare oltre e sorridendo rispose “…sbrigati, prendi il primo aereo, che mi manchi da impazzire…” facendo sorridere sia Juan che Joey, che ormai era abituato alle loro smancerie.
“…sì, Mìmi ma c’è un problema enorme- rispose serio, facendole aggrottare le sopracciglia- cioè che a New York non c’è la piscina ed io non voglio morire di caldo…”
“Allora vaffan…”
Mina e Joey avevano un accordo sulle parolacce davanti ai ragazzini: se ad uno dei due scappava, l’altro gli dava uno schiaffetto per fermarlo, ma Joey stava guidando, così senza pensarci troppo spostò la mano dal cambio e le diede uno schiaffetto sulla coscia, che fece letteralmente infuriare Juan che ringhiò “dove hai messo le mani, scusa?” un attimo prima di urlare in spagnolo che lo avrebbe ucciso se non avesse tenuto le mani al loro posto, e di tenerlo il più lontano possibile in piscina.
“Così arrivi più velocemente…” rispose lei facendogli la linguaccia e Juan le disse solo “te quiero mi amor…” facendola sorridere.
“Joey…cambio di programma…” gli disse serissima una volta chiusa la chiamata con Juan e lui la fissò divertito. Mina senza Juan si curava meno, e forse era meno bella, ma più divertente e alla mano. Era una mamma normale, di quelle che portano i figli al parco a giocare e Joey era persino riuscito a portarla in una pizzeria in jeans e maglietta. Juan era letteralmente morto di gelosia quando glielo avevano raccontato, ma lei aveva solo spiegato che non le importava nulla di quello che pensava Stanley, quindi non ci teneva ad essere bella per lui.
“Per te, invece, mi amor voglio essere sempre perfetta, per questo non esco con te sciatta…” aveva spiegato con dolcezza, ma Juan non era riuscito a scacciare la sensazione di disagio che gli provocava l’idea di lei vera e totalmente se stessa con un altro uomo.
“…devo andare dall’estetista e a sistemare i capelli…” gli spiegò sciogliendo la sua massa di morbidi riccioli, che erano diventati incredibilmente crespi e gonfi con il caldo.
“…quindi resti da solo con la tata in piscina…” concluse, fissandosi attraverso lo specchietto retrovisore e Joey ridacchiando le disse “…sei bella comunque, eh. Anzi, conoscendolo, preferirebbe vederti così e non tutta in tiro…”
“Sì, come no…” rispose Mina, controllando i capelli in cerca di qualche filo argenteo, ma Joey scosse solo la testa, perché malgrado tutti gli sforzi fatti, non aveva ancora capito che quell’uomo la amava come niente al mondo.
Era rientrata a casa dopo ore, perché ne aveva approfittato per fare shopping e comprare qualcosa di seducente, e si aspettava di trovarlo a casa, perché aveva il cellulare acceso, ma entrando trovò Joey che guardava la tv con i ragazzini e sbuffò soltanto, mentre lui si complimentava per il restauro.
“Sul serio Lucy, ti hanno tolto almeno dieci anni…”le aveva detto all’improvviso, e Mina che era già seccatissima perché Juan non le stava rispondendo, aveva involontariamente alzato il terzo dito, quando una voce le aveva detto “dejalo mamy, ci sono i bimbi…” e lei si era sciolta. Davanti a lei c’era il bellissimo e tormentato amore della sua vita. John era dimagrito parecchio in quel periodo, ed era particolarmente malinconico, ma sfoggiava un fascino triste da tramortire chiunque. Lei, invece, era impazzita nel rivederlo, e lo aveva stretto con tutte le sue forze, come se fosse un bambino e ora continuava ad accarezzarlo, dicendogli frasi dolci.
“Vogliamo bene anche a te, eh Juan…” aveva detto Jeoy, notando i suoi sguardi seccati, ma Mina non lo aveva visto, e una volta notato aveva liberato il suo caro Johnny per andare a fiondarsi tra le braccia dell’uomo che l’aspettava con trepidazione.
“Sembri stanchissimo, mi amor…” gli aveva sussurrato dolce, dopo un abbraccio e un bacio frettoloso, accarezzandogli il viso e Juan aveva solo risposto “…andiamo a letto…” facendola ridere.
Cercavano di vedersi ogni due o tre settimane, ma a volte non era possibile e restavano anche mesi interi senza vedersi e questo stava distruggendo il povero Juan che non aveva più voglia di una relazione a distanza. Era sempre stato un uomo solitario, il nostro amico ispanico, ma la terapia lo aveva aiutato, le loro liti erano diminuite e forse era davvero invecchiato troppo, ma stava davvero soffrendo parecchio la solitudine in quel suo appartamento di Berlino. Era lontano da quasi un anno, e non riusciva a vederne una via d’uscita. Gli mancava Mina, ma anche le sue figlie e quei due piccoli.
“Zio Joey ci porta a mangiare la pizza…” aveva concluso John, facendo l’occhiolino alla madre e Joey si era solo stretto nelle spalle, perché non gli dispiaceva una serata di babysitting agli Jimenez.
“Sento io Joy e Jany, mamy, così non vi disturbano…” aveva aggiunto John, con quel suo sorriso da furbetto e poi le aveva detto all’orecchio “…cerca di tirargli su il morale, perché è parecchio a terra ultimamente…” facendola solo sorridere.
Mina lo aveva fatto, si era occupata di lui, e aveva notato che Juan era particolarmente triste in quel periodo, che la fissava con molta dolcezza e la stringeva molto forte.
“Quanto resti amore?” aveva sussurrato baciandogli il petto, e Juan aveva risposto “due settimane. Johnny va via alla fine del weekend però…” e lei si era intristita tanto per suo figlio, ma era stata felice di tenerlo accanto per un po’, eppure quando dopo l’amore le aveva detto piano “lascia che stia con te, per favore…” si era seccata non poco.
“Sono sempre io la cattiva, eh?” aveva letteralmente ruggito alzandosi dal letto nuda e Juan si era solo portato le mani al viso, sbuffando esasperato. Non voleva davvero riaprire quel discorso che avevano fatto mille volte, ma Mina aggiunse “…quattro figli, e quella che ha una prospettiva lavorativa migliore è Jane…che sta per sposare una rockstar da quattro soldi.  Johnny vuole fare cinema e Dio sa come farà a riuscirci senza un sacco di soldi, e Joy ha la sua carriera nel teatro, che è terribilmente rischiosa. Qualcuno dovrà pure occuparsi di questi ragazzi, no?”
“Lascia stare, è inutile…” le aveva ruggito in risposta, perché Mina non voleva davvero considerare i suoi sentimenti. Sembrava la loro solita lite, eppure quella sera Juan era troppo addolorato per nascondersi dietro al suo orgoglio, così disse poche parole, che cambiarono la situazione.
“Evidentemente aver bisogno di te è un problema mio…” aveva concluso nervoso, e aveva provato ad alzarsi per fumare, quando sua moglie aveva detto piano “…anche io ho bisogno di te…”.
“Lo vedo…”aveva ribattuto amareggiato dandole le spalle, ma Mina lo aveva stretto forte e aveva sussurrato “no, mi amor, io sto malissimo senza di te. Mi manchi un sacco e muoio di gelosia per tutte quelle tipe che ti ronzano intorno …”
“Io non ci sto un altro anno a Berlino da solo, te lo dico…” aveva risposto, girandosi e fissandola serio, ma Mina con un sorriso aveva risposto “vuol dire che vuoi trovarti un’altra, mi amor?” e lui aveva riso di cuore, mentre Mina gli parlava delle belle biondine tedesche.
“Voglio che prendi Joey e Jemie e ti trasferisci da me, voglio vivere con mia moglie per una volta nella mia vita, non mi sembra di chiedere troppo. Johanna ormai vive nel dormitorio dell’accademia, Jane non c’è mai e tu passi tutta la tua vita con quel povero sfigato di Stanley che adesso allunga anche le mani…” le aveva detto serio, per farla smettere di prenderlo in giro e Mina aveva detto piano “Lo sai Juanito: non voglio che Joey cresca con un’estranea e Jane ha diritto di vedere il bambino quando finisce a scuola…”
“…ma non c’è mai Mina, cazzo…” aveva risposto rigidissimo, ma lei con un sorriso aveva aggiunto “…solo sei mesi, amore. Poi Jane dovrà decidere se occuparsi di Joey o permettermi di portarlo insieme a Jemie da te. Non accetterò scuse, né alibi e in nessun caso rimanderò la partenza, te lo giuro…” e lui aveva solo sorriso.
“Sicura di voler vivere con me? Pare che io russi e che abbia problemi con le piscine…” aveva risposto divertito e un po’ più sereno, e lei ridacchiando aveva aggiunto “…oh hai anche un altro miliardo di difetti. Sei disordinato, tocchi sempre tutte le mie cose e le lasci in giro, sei intrattabile quando hai la luna storta, generalmente brontoli per qualsiasi cosa e alzi gli occhi al cielo sempre…”
“Pare che sia un uomo pieno di difetti…” aveva aggiunto ridacchiando, ma lei sedendosi sul suo corpo aveva iniziato ad accarezzargli il viso, e occhi negli occhi, un secondo prima di baciarlo, aveva sussurrato “ma fai l’amore come nessuno e mi fai sentire i brividi solo con due dita…”
Si baciarono per un attimo, ma poi Juan mordendole le labbra sussurrò “…bel presupposto per una storia d’amore!” e lei iniziò a ridere forte, ma poi toccando i suoi favolosi addominali e sentenziò “…ah! Inizi ad avere anche la pancettina, signor Jimenez…” facendolo letteralmente morire d’imbarazzo.
  “Non ho la pancia, ho bevuto delle birre con John in aereo…” ruggì imbarazzato come una ragazzina, ma Mina rispose sorniona “come no. Niente dolci per te a colazione…” lasciandolo a sbuffare forte.
Nota:
Eccomi! Spero che qualcuno mi stesse aspettando con ansia...allora che ne pensate di questa famigliola? E' troppo triste quello che gli sta capitando? Siete dispiaciuti? Contenti di aver rivisto John? Fatemi sapere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: il cuore di John ***


Capitolo: il cuore di John
Erano a letto quando avevano sentito chiudersi la porta e avevano capito che quei loro ragazzi tremendi erano rientrati. Mina lo guardò soltanto, e Juan annuì dicendole “dai, andiamo…” facendola sorridere in modo splendido.
In realtà c’era solo John, che stava mettendo a letto il suo bellissimo fratellino, tanto simile a lui.
“Le ragazze erano impegnate, così siamo andati a cena da soli con Joey…è stato come fare babysitting a tre ragazzini…” aveva detto ridacchiando, ma la madre aveva iniziato ad accarezzargli i capelli e lui si era accoccolato sulla sua spalla. John adorava quelle coccole, che lo facevano tornare bambino e si sentiva sempre tanto felice sulla sua spalla. Anche lui sentiva terribilmente la sua mancanza, perché Mina era contemporaneamente la sua migliore amica, la consigliera e l’unica persona al mondo che lo amava così intensamente.
“Dille quello che hai fatto, avanti. Dille perché hai quel faccino dispiaciuto…” aggiunse il padre, che si era seduto di fronte a loro con il suo amato blocco da disegno e l’immancabile sigaretta tra le labbra.
“No Johnny, ancora?” aveva sussurrato Mina dispiaciuta, ma lui aveva solo sospirato forte, prima di annuire.
“E non ti ha risposto, scommetto…” aggiunse il padre scocciato, e lui annuì e basta e prendendo il cellulare lesse “Che bello. Divertiti e salutami i tuoi…”
“Che stronzo…” bisbigliò Juan arrabbiatissimo, ma Mina accarezzandogli i capelli sussurrò piano “beh non c’è da starci male. Ormai è andata così…”
“…hai letto l’ultimo capitolo della sua storia?” rispose serio alla madre, e Mina annuì costernata, lasciando Juan a chiedersi di cosa diavolo stessero parlando.
“Insomma come diavolo può essere che Paul corre da Pablo dopo avergli detto che non possono stare insieme? Come può non essere un segnale per farmi capire che mi ama ancora?” chiese sconvolto e il padre disse serio “è una fantasia Johnny, ma sono i fatti a contare. E i fatti dicono che lui non vuole più stare con te, e dopo tanto tempo dovresti anche fartene una ragione…”
“Pensi davvero che non lo sappia?” rispose con due enormi occhioni azzurri, tanto simili a quelli della madre triste, e Juan sbuffò per un attimo.
“E’ che noi vorremmo che tu andassi avanti Johnny, che uscissi con qualcuno, che provassi anche solo ad andare a prendere un caffè con un amico nuovo…” gli disse Mina piano, ma lui scuotendo la testa rispose “Come se non lo avessi mai fatto, dai. Lo sai che ci sono stati un sacco di tizi e anche di tizie in quest’anno, ma sai anche com’è finita, no? Mi sentivo soltanto più vuoto e avevo più voglia di parlare con lui dopo…”
“E indovina che ha fatto?” aggiunse Juan, con un tono buffissimo che fece ridere sia la madre che il figlio.
“…sì, l’ho chiamato. In altri casi mi ha chiamato lui, però, se proprio dobbiamo essere sinceri…”
John non riusciva davvero a farsene una ragione, non riusciva ad accettare che lui ed Ethan non potessero stare insieme. Si cercavano ancora continuamente, in alcuni momenti era lui quello più lucido e gli diceva che doveva lasciarlo andare, in altri era Ethan a non rispondere al telefono, ma non riuscivano mai a trovare il coraggio per chiudere definitivamente. Ethan, però, era più rigido e riusciva a stare anche mesi senza chiamarlo o scrivergli, mentre John letteralmente moriva ogni volta che non gli rispondeva. Per questo odiava New York, perché gli ricordava il loro primo bacio e di tutti i loro momenti insieme, e non riusciva neanche ad arrivare in aeroporto.
“Ti ha chiamato quando hai postato sui social le foto con quel tizio biondino dell’accademia, era solo insicurezza, diglielo per favore Mì…” aggiunse scocciato il padre e Mina annuì piano e fece per dire qualcosa, quando Juan aggiunse “…dimmi cosa possiamo fare, qualsiasi cosa. Vuoi andare a vivere in Perù o in Cile dai miei parenti? Vuoi stare in California da zio Carlos? Qualsiasi cosa Johnny, ma devi uscire da questa ossessione perché un anno è davvero troppo tempo per stare ancora così…”
E fu allora che il piccolo Jimenez tirò fuori una cosa che sua nonna gli aveva recentemente raccontato su suo padre. Era andata a trovarli a Berlino, e gli aveva detto seria “Dio, sei identico a tuo padre, ti devasti totalmente per aver perso l’amore. Che tristezza…”
“E tu come sei stato quando la mamma ti ha lasciato, anni fa? So che per un anno non hai fatto che bere, no?” gli disse serio, ma non nervoso, più che altro divertito, perché il padre predicava bene, ma razzolava male, e Juan si gelò per un attimo.
“Io non lo lascio mai Johnny, al massimo litighiamo un po’ come i gatti innamorati…”aggiunse Mina dolcemente, perché non aveva capito a cosa John si riferisse, ma suo padre sì. Evidentemente qualcuno gli aveva raccontato del periodo più oscuro della sua vita, quando era convinto che Mina fosse morta e la cercava come un segugio ovunque.
“E tu come lo sai?” aggiunse, con uno strano sorriso compiaciuto sul viso, perché gli piaceva Johnny che risponde a tono, e detestava totalmente il patetico ragazzino che si auto commisera.
“Me lo ha detto la nonna. Neanche lavavi i capelli…direi che io sto molto meglio…” aggiunse divertito e Juan rise soltanto, scuotendo la testa.
“Era molto diverso Johnny e…lei era l’amore della mia vita.” Provò a dire serio, perché non gli sembrava il caso di entrare nei dettagli.
“Ipocrita…” gli disse il figlio divertito da morire e lui scosse solo la testa, mentre Mina rideva.
“E se fosse Ethan l’amore della mia vita? Se non fossi in grado fisicamente di amare qualcun altro dopo di lui?” ribattè, diventando improvvisamente serissimo, rubandogli la sigaretta dalle labbra, ma Juan rispose solo “non è così. Sarai felice, vedrai…”
“Tu non contemplavi questa possibilità. Non guardavi neanche le altre, perché io dovrei farlo?” aggiunse serio e Juan gli disse solo “…perché lui non ti ama Johnny. Perché non è amore lasciare qualcuno e tenerlo intrappolato nella propria vita come una specie di falena nella ragnatela. E’ questo che sta facendo Johnny, non ti permette di vivere, di amare o andare avanti e questo, in nessun universo è amore.”
“Ok, il suo non lo è, ma il mio sì…” rispose serio, ma la mamma sussurrò piano “…e il fico della palestra? Mi sembra che quello lo hai guardato parecchio, no?” mettendolo in scacco.
“Perché io non ne so niente?”chiese il padre divertito e John scuotendo la testa rispose “non c’è niente da sapere. E’ un super fico che vedo in palestra di tanto in tanto, ma non è assolutamente al mio livello. C’è un po’ di gioco di sguardi e mi ha anche sorriso una volta, ma non penso proprio di piacergli. Insomma l’ultima volta che l’ho visto stava uscendo dalla doccia con l’accappatoio aperto perché pensava di essere solo, e vedendomi si è immediatamente richiuso l’accappatoio ed è fuggito in bagno imbarazzato per vestirsi....”
“Era una bella vista, almeno?” chiese la madre divertita e Juan pensò solo “non penso di volerlo sapere” ma John sospirando sussurrò “eccome. Non ho dormito tre giorni pensandoci…” imbarazzando il padre a morte.
“Non è detto comunque che tu non gli piaccia, eh. Magari è fuggito proprio perché gli piaci e si è sentito in imbarazzo a mostrarti il suo corpo. Non per forza uno deve essere sfacciato e spudorato!” concluse il padre violaceo, cercando di cambiare argomento, ma John ridendo rispose “non ha veramente nulla per cui sentirsi in imbarazzo eh…”
“Immagino che sia il tuo classico biondino, piccolo, esile e fragile, eh Johnny?” rispose il padre cercando disperatamente di cambiare argomento, ma lui scosse la testa e rispose “No, affatto. Ha occhi e capelli scuri e una bella pelle scura, ma con le lentiggini sul naso e sulle spalle. E’ altissimo, muscoloso il giusto da non essere volgare e con una tartaruga letteralmente perfetta…”
“E’ tuo padre, praticamente!” concluse Mina ridendo, e sia John che Juan ebbero un mezzo infarto e la incenerirono esattamente con lo stesso sguardo.
“Pensi davvero che potrebbe mai piacermi un uomo tamarro come mio padre? Insomma sembra uno di quei personaggi rozzi dei film sulle auto, gli manca solo la croce d’oro al collo!”
 Concluse ridendo, e Mina ribattè che non aveva assolutamente gusto, e che sarebbe stato fortunato ad essere anche solo guardato da un uomo bello e sexy come suo padre, beccandosi un bacio.
“Comunque dovresti provare quelle app per gli appuntamenti. Secondo me potrebbero aiutare…” aggiunse Mina seria e mentre John le spiegava che aveva provato, e aveva iniziato a chattare con qualche tipo simpatico, ma di avere grossi ostacoli linguistici perché non sapeva il tedesco, Juan formulava delle riflessioni che lo portarono a grugnire un “e tu che ne sai di queste app, eh? Sembri così esperta…”
John la fissò serio e Mina iniziò a ridere, spiegando che ne aveva parlato con Joey più volte, dato che lui era in cerca della sua ventesima moglie e che le faceva sempre vedere le tizie con cui chattava e le chiedeva persino consigli.
“E’ per questo che non mi vuoi a casa, allora? Per flirtare con quelli più giovani anche tu come Joey?” le disse Juan semiserio e lei ridacchiando rispose che quello poteva farlo sempre e comunque.
“Comunque dì al tuo amico che tutta questa confidenza mi sembra eccessiva. Lo ammazzo se ti tocca, è meglio che abbia chiaro questo concetto, perché in nessun universo può allungare le mani su…”aveva avuto un piccolo attacco d’ira, ma Mina scocciata aveva ruggito “Bell’uomo primitivo che sei! Vedi perché tuo figlio dice che sei rozzo? Te l’ho detto mille volte, ci sono due casi per cui un altro uomo può allungare le mani: nel primo caso gli ho dato il permesso, e lì non puoi proprio farci nulla, nel secondo lo fa senza permesso, ma so badare abbastanza a me stessa da fargli ingoiare i denti, quindi…”
In quel momento, però, furono interrotti da qualcuno che entrò defilata dalla porta e disse piano “…sì, sapevo di trovarvi qui. Ciao hermanito!” e si fiondò ad abbracciare il fratello prima e suo padre poi.
Johanna era diventata grande ormai, e aveva ottenuto una parte da protagonista in una piccola compagnia che metteva in scena un musical in un piccolo teatro, ma era felicissima. Strinse forte gli uomini Jimenez e poi gli chiese di cosa stessero parlando, ma Johnny disse piano “…come sta il nostro amico?” e lei arrossì e gli diede una gomitata, attirando l’attenzione dei genitori.
“Dai per favore Johnny smettila di parlare così tanto. Non sono ancora abbastanza preparata per sopportare il test della macchina della verità di papà e penso di essere troppo vecchia per poter essere chiusa in casa a vita…” disse ridendo, ma Juan e Mina erano molto curiosi, così le chiesero altre informazioni e riuscirono a farle ammettere che stava vedendo un ragazzo.
“…io lo conosco, ed è simpatico, carino e gentile, quindi non c’è motivo di andare in paranoia Juanito…” aveva detto Johnny spregiudicato, ma il padre era entrato in modalità segugio e voleva assolutamente avere più informazioni su questo tizio. E poi furono costretti a interrompersi, perchè giunse Jemie a reclamare la mamma e il papà, che lo portarono a letto. Un secondo prima di andarsene, però, Mina aggiunse piano “…non siete troppo vecchi per una dose di coccole a letto, eh…” ma John e Johanna scossero solo la testa e lui le mandò un bacio, lasciandola a dedicarsi a quel suo dolcissimo fratellino.
Erano una famiglia così unita e così dolce, ed era solo merito della sua Mina. Per un attimo Juan si chiese cosa diavolo sarebbe successo se lei non ce l’avesse fatta, se fosse morta, ma la sola idea lo mandò in crisi totale.  All’alba, però, ricevette la chiamata che non avrebbe mai voluto prendere.
Nota:
Ciao amici, allora...c'è qualcuno? Vi è piaciuto questo capitolo? Io ho riso un sacco scrivendolo, lo ammetto. Che ne pensate della situazione tra Ethan e John? Fatemi sapere, vi aspetto. Potete anche insultarmi per aver fatto male a Mina, se volete, lo accetto :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: operazioni e chirurghi ***


Capitolo: operazioni e chirurghi
Fu una notte lunghissima per tutta la famiglia Jimenez. Jane tenne stretto Joey e Chris per tutta la notte, senza chiudere occhio. Non voleva farsi domande su sua madre, ma neanche riusciva a smettere di pensare a lei. Avevano discusso molto in quell’anno, perché la madre voleva assolutamente che lei fosse più presente con suo figlio, ma anche che le permettesse di tornare in Germania dal marito, e Jane aveva dovuto litigare parecchio anche con i suoi due fratelli, che continuavano ad accusarla di essere la causa della depressione del padre e della stanchezza della madre. Jane non capiva, dava per scontato che Mina si sarebbe occupata di Joey perché “è quello che le nonne fanno” ma a essere onesti, non è così che lei era cresciuta e questo la mandava in crisi. Prima di dormire, poi, Joey aveva come sempre chiesto di sua nonna, perché era abituato ormai alle sue coccole e alle sue fiabe prima di dormire, e questo le aveva davvero fatto male. Aveva preteso che la madre si occupasse di suo figlio, perché non voleva che crescesse con gente estranea, ma spesso aveva pianto notando l’attaccamento di quel piccolo a sua madre e a nonno Joey.
 Gli altri due eredi Jimenez non se la stavano passando tanto meglio. Johanna e John si rannicchiarono insieme sul divano, incapaci di restare soli, di dormire e anche solo di parlare. Si erano stretti in un forte abbraccio e avevano acceso la tv per avere una compagnia, ma erano entrambi sottosopra. Si tennero la mano, ma solo dopo molte ore Joy ebbe il coraggio di dire piano “che succede se non riescono a toglierle tutti i proiettili? E se non riesce a svegliarsi? Quante operazioni dovranno ancora farle? Quante ne può sopportare una persona?”
John non lo sapeva e neanche voleva sentirne parlare ad essere onesti, ma Johanna sembrava molto spaventata e lui conosceva una persona che poteva spiegargli tutto quello che stava succedendo a sua madre. Bisbigliò piano “posso chiedere a Rafa, se pensi che ti sia di conforto…” e sua sorella annuì soltanto.
John aveva ignorato due messaggi e un tentativo di chiamata da parte di quel suo ex amico bellissimo che faceva il chirurgo, perché era ancora molto ferito per come erano finite le cose tra loro, eppure fece quel numero e lui rispose quasi subito.
“Come stai piccolo John?” gli aveva detto in spagnolo una voce incredibilmente roca e sensuale e John avrebbe avuto i brividi se non fosse stato male da morire.
“Non lo so come sto…in attesa, direi. Aspetto di svegliarmi nella mia stanza da letto e sentire la sua voce mentre litiga con mio padre…”
Rafa sorrise e disse piano “sono qui se ti serve una spalla o un medico. Immagino tu non sappia com’è la situazione…”
“Per questo ho chiamato…”sputò fuori serio e Rafa pensò solo “Dio, che peccato!” ma gli disse che era ovviamente disponibile.
“Mia sorella ha un miliardo di domande e magari si sentirebbe meglio facendole a qualcuno che conosce le risposte…”aggiunse fissando Johanna che gli sorrise piano.
Rafa fece presente che senza avere la cartella clinica non era facile provare a rispondere, ma chiese alcune informazioni preliminari per provare comunque a dare loro un’idea di cosa stesse accadendo.
John era accanto a lei quando Mina era stata colpita, e purtroppo ricordava esattamente tutti i dettagli. Lo stupore per i colpi, il panico e la paura vedendola a terra, le urla di suo padre e il sangue, tutto quel sangue di sua madre sull’erba.
“E’ stata colpita al petto e alla pancia. Un colpo anche alla spalla, credo. Cinque colpi credo... almeno io ho sentito cinque spari” provò a dire, cercando di trattenere le lacrime e Rafa sussurrò piano “tu eri li? Hai visto tutta la scena?” ma lui era troppo sconvolto per rispondere.
Erano tutti lì, stavano salutando delle persone dopo la cerimonia funebre e suo padre teneva in braccio Jemie. Lei era accanto a lui, e non si sa come, per la prima volta nella vita, sentendo il rumore della moto, Mina era stata più lucida di suo marito e si era messa davanti a lui per proteggerlo. John era lì vicino, ed era stato tra i primi a prestarle soccorso, insieme a suo padre. L’aveva vista accasciarsi tra le sue braccia, ma il padre gli aveva immediatamente urlato di andarsene, di portare tutti dentro e tenere nascoste le sue sorelle e Jemie. Non aveva ascoltato all’inizio, ed era rimasto lì paralizzato a fissare il padre che cercava di parlare con i medici dell’ambulanza al telefono, calmarla e bloccare il sangue nello stesso momento. Solo quando la madre gli aveva sussurrato “vattene Johnny…” sforzandosi tantissimo per accarezzarlo si era mosso, perché lei sembrava stare troppo male per doversi preoccupare anche di lui.
“Era lucida quando l’hanno portata via…”aggiunse, con una lacrima sulla guancia ricordando le due parole che gli aveva detto e Rafa capì e aggiunse piano “che ti ha detto?” ma lui scosse solo la testa perché non voleva infierire su Johanna, che non era all’esterno al momento della sparatoria.
 Il chirurgo riuscì comunque a spiegare alcune semplici nozioni a Joy e poi disse a entrambi che se volevano poteva fare richiesta della cartella clinica attraverso il suo ospedale di Miami. In questo modo avrebbe potuto fornire loro qualsiasi informazione e magari li avrebbe messi in contatto con alcuni colleghi di cui aveva stima.
Johanna gli fu incredibilmente grata, perché suo padre, nel disperato tentativo di proteggerli dal dolore, parlava da solo con i medici e lei sospettava che non gli dicesse tutta la verità. John, invece, avrebbe preferito restare all’oscuro di tutto, essere protetto da quel dolore troppo grande che incombeva sulla sua vita, ma non lo disse. Essere adulti significa anche dover accettare il dolore, si disse, ma forse quella mamma che da piccolo gli mandava avanti i cartoni animati per non fargli conoscere la sofferenza e la morte, lo aveva protetto tanto da lasciarlo totalmente impreparato per quel momento.
“Se dovesse avere problemi al cuore Johnny…posso venire anche io, se volete. O comunque indirizzarvi verso i nomi migliori che ci sono…”concluse serio, perché si sentiva terribilmente inutile dall’altro lato del mondo, e John lo ringraziò soltanto. Stava per aggiungere qualcosa, quando giunse suo padre sconvolto a svegliarli perché Mina aveva avuto un problema ai polmoni, ed era di nuovo in sala operatoria.
Rafa sentì e disse piano a John una sola parola, che lui ripetè al padre facendogli spalancare gli occhi per la sorpresa, perché era esattamente quello che gli aveva detto il dottore a telefono. John non chiese nulla, ma Rafa si sentì a un bivio: doveva dirgli la fredda verità o proteggerlo? Magari il collasso era temporaneo, magari la situazione non era così grave come lui immaginava, anche se era evidente che con un polmone collassato non avrebbero più potuto tenerla tanto sul tavolo operatorio. Alla fine prevalse il suo affetto per John, e gli disse piano “Farò richiesta della cartella, così stasera ti dico cosa sta succedendo. Tu, nel frattempo, baciala appena ne avrai la possibilità…” facendogli capire che la situazione era disperata.
Si ritrovarono così nuovamente ammassati fuori alla porta di una sala operatoria, sempre più esausti e taciturni, ma con il cuore in mille pezzi. Nessuno parlò con loro per un po’, ma quando il dottore lo fece, Juan desiderò di essere ancora nel limbo dell’incertezza.
Era esattamente come aveva pensato Rafa: un polmone di Mina, quello colpito da due proiettili, era collassato. Loro erano intervenuti, e sembrava che lei avesse reagito bene, ma il problema enorme era che bisognava aspettare. Se il polmone avesse ripreso a funzionare in modo corretto, avrebbero potuto provare a fare altro per lei, altrimenti “sarebbe stato impossibile” gli aveva detto il dottore, che aveva aggiunto che in quel caso avrebbero provato a svegliarla, per dare loro la possibilità “di salutarla”.
“Ha detto che sta morendo Juan? No, non ho capito bene…” urlò Johanna disperata, ma lui la strinse al petto e le disse piano “ha detto che dobbiamo aspettare, solo questo” asciugandosi una lacrima dalle guance prima di andare dai ragazzi. Gli disse solo una parte della verità e Joey e Johanna rimasero in disparte.
Passarono altre ore, che scorsero come se fossero mille, ma poi tornò l’infermiera che gli diede il permesso di andarla a salutare. John si fece forza in quel momento, e pensando alle parole che gli aveva detto Rafa strinse la mano delle sorelle e disse piano “andiamo…” vincendo le loro resistenze. Eppure fu lui quello dei tre che ebbe più difficoltà a stare in quella stanza. Jane urlò disperata “mamy” vedendola in quel modo, ma lui disse solo “No, quella non è mia madre” e si allontanò in preda ad una terribile crisi d’ansia. Sembrava un cadavere, non era lei, non aveva niente della donna che continuava a chiamarlo “corazoncito” e a stringerselo al petto come se avesse cinque anni.
E poi, proprio mentre angosciato e oppresso dal dolore faceva il numero di Rafa, sentì una voce inconfondibile che disse piano “Johnny…” facendogli venire i brividi.
Nota:
Ciao a tutti. Allora che ne pensate di questa tristissima situazione? Siete curiosi di sapere chi sia Rafa e chi sia la persona che chiama il nome di John? Siete dispiaciuti per Mina? Fatemi sapere

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: un passato che ritorna ***


Capitolo: un passato che ritorna
Non ci aveva pensato più di tanto il nostro amico scrittore, quando aveva sentito che Mina era stata colpita ed era in ospedale era letteralmente fuggito a Los Angeles per andare dal suo immenso amore con gli occhi azzurri. Non si parlavano più da tanto, da quando John gli aveva confessato che stava vedendo un’altra persona e che si stava innamorando. Ethan lo aveva odiato, disprezzato e detestato in ogni modo perché non riusciva ad accettare che lui potesse davvero innamorarsi di qualcun altro. La verità, però, era che il loro legame non si era ancora spezzato.
“Non posso adesso, davvero…”gli aveva detto cercando di sembrare calmo, ma letteralmente disperato, ed Ethan lo aveva solo stretto forte, permettendogli di piangere sulla sua spalla. John provò a dire qualcosa, ma le parole venivano fuori totalmente sconnesse tra le lacrime e i singhiozzi e Ethan capì solo “non è mia madre…morta…” e versò qualche lacrima anche lui. Era molto legato alla signora Jimenez, anche se lei gli aveva fatto molto male l’ultima volta che ci aveva parlato. Le aveva telefonato quando John aveva confessato di amare un altro, e lei aveva solo detto piano “Lascialo andare…”.
Quando poi John lo aveva chiamato in lacrime, perché aveva il cuore spezzato, Ethan aveva capito che comunque le cose tra loro non sarebbero mai tornate come prima.
“Johnny sono qui perché malgrado tutto, io e te siamo la storia l’uno dell’altro. Siamo indissolubilmente legati ed io mi sento ancora un Jimenez onorario dopo tanto tempo. Non sono qui per parlarti di relazioni o di altre cose che nessuno dei due vuole, ma solo perché ci tengo a te e a tutti voi e volevo mostrarvi vicinanza. Posso andare via subito, però, se non è quello che vuoi…”
John non aveva detto una parola, lo aveva solo stretto con tutte le sue forze, ed Ethan aveva sorriso e aveva preso ad accarezzargli piano la testa.
Nel frattempo, in ospedale, Juan era rimasto da solo con la sua Mina. Non poteva toccarla né avvicinarsi più di tanto, ma non ci pensava neanche a lasciarla. Era rimasto fermo a distanza a fissarla per più di un’ora, ma poi una cosa strana l’aveva colpito: l’infermiera era entrata chiedendo permesso, e aveva continuato a parlare alla “bella Mina” come se lei fosse stata nella stanza.
Juan le aveva chiesto il perché di quel gesto, se lei pensava che Mina sentisse, e la donnina bionda gli aveva solo sorriso e detto piano “e chi lo sa? Magari sì, magari no. E’ come dormire in fondo. Certo è che se sente, deve avere molta paura, o almeno io ne avrei…”
Aveva molto senso quel discorso, e Juan pensò che probabilmente anche lui avrebbe avuto paura. Così una volta uscita l’infermiera, improvvisamente disse piano “Sono qui mia piccola, non avere paura. Non posso tenerti la mano, né toccarti ma non ti lascio mai, perché sono il tuo lupo, lo sai. Non ti ho mai lasciata, non lo farò adesso. Però, da brava, sforzati ragazzina testarda, fai funzionare quel polmone sinistro, per favore, perché noi non possiamo stare senza di te. Fallo per Jo e per i ragazzi, non vuoi mica lasciarli da soli con me? Che cosa vuoi che se ne facciano di me? Io…non so fare niente senza di te. Non so essere una persona normale, non so fare il padre e…Cristo santo non so neanche stare al mondo. Non voglio metterti pressione, davvero, ma non puoi lasciarmi. O meglio sì lasciami, ma per uno più giovane, più fico e meno rozzo. Non così Mimi, così non posso accettarlo. Non costringermi a venirti a prendere, ovunque tu sia…”
“Che dici la smetti di minacciarla? Lasciala libera di stare male almeno…” gli disse scherzando Joey, mettendogli una mano sulla spalla, ma non aveva un incarico facile. Era atterrato un elicottero sul tetto dell’ospedale, circa dieci minuti prima dell’ingresso di Stanley nella stanza di Mina, e l’ospedale si era riempito di polizia, perché il pezzo grosso in persona aveva deciso di andare a controllare come stesse la sua storica ex.
“Senti puoi dire no, puoi mandarlo via, ma potrebbe aiutare, potrebbe darle cure migliori, potrebbe darti il permesso di restare sempre con lei e onestamente Dio sa che altro può fare il nostro presidente…” gli disse Joey serissimo perché pensava che in nessun universo Juan Jimenez avrebbe concesso a Myles Ronson di restare solo con la sua Mina, eppure si sbagliava.
Juan gli disse piano “fallo entrare” senza neanche alzare lo sguardo. Myles ebbe una reazione fortissima vedendola così, ma Juan alzò la mano e disse piano “non spaventarla. Non so se sente, ma non dirle cose che potrebbero farle paura, per favore”.
Ronson annuì soltanto e rimase per un attimo in silenzio accanto a Juan, poi chiese “quanto è grave?” ma lui si strinse soltanto nelle spalle.
“Hai trovato già il colpevole?”aggiunse, con fare serissimo, ma Juan impassibile rispose che ci stava già pensando.
“Hai il mio permesso. Fa’ qualsiasi cosa al bastardo che l’ha ridotta così. Io non saprò nulla e chiuderò un occhio…”aggiunse in lacrime e Juan non disse nulla, fece soltanto per alzarsi. Voleva lasciarli soli, perché pensava che fosse giusto così. In fondo Myles era un deviato bastardo, ma aveva amato Mina con tutte le sue forze, e Juan rispettava il dolore che stava provando in quel momento, perché inevitabilmente era simile al suo. Disse solo “non puoi avvicinarti o toccarla, altrimenti tutti i monitor a cui è collegata inizieranno a suonare…”
“Ti ho odiato con tutte le mie forze, lo sai?” gli disse improvvisamente, mentre Juan usciva e lui pensò solo “è reciproco” ma non disse nulla.
“Non tanto perché me l’hai portata via, quello lo avevano fatto quasi tutti, non era una novità. Non è mai stato facile tenerla accanto, si faceva sempre sedurre dal fascino di questo o quest’altro bel ragazzo, ed io ero certo che lei fosse così. Ero sicuro che non sarebbe mai diventata la compagna fedele che sognavo e questo mi permetteva di tenerla lontana, di rassegnarmi al fatto che potesse essere solo sesso tra noi. E poi sei arrivato tu, cazzo e… sono vent’anni che state insieme, no?”
“Quasi ventidue ”concluse Juan orgoglioso e Myles scosse solo la testa.
 “E chi lo avrebbe mai potuto prevedere. Hai preso una ragazzina ribelle, instabile, arrivista, libertina e avida e Dio sa come l’hai trasformata in una creatura dolce e affettuosa, che rinuncia a tutto solo per amore. E’ diventata la mamma dolce e la moglie che io ho sempre sognato di avere accanto, ed io sono rimasto a guardarla a distanza, sconvolto perché diciamocelo: neanche nelle favole succedono certe trasformazioni…”
“Io non ho trasformato niente. Lei è sempre stata esattamente così, non sa amare in altro modo che dando tutto quello che ha, ma probabilmente non si è sentita ricambiata e ha fatto la parte della donna distaccata che le piace tanto. Mina non è mai stata avida o arrivista, ma era instabile, perché non si sentiva amata e accettata. Con me non è stato necessario fare giochini, perché ho scoperto subito che la sua era una recita, e dopo averla smascherata l’ho spinta ad esporsi. Se tu pensi queste cose di lei, però, probabilmente non lo hai mai notato…” aveva spiagato Juan, e Myles aveva avuto un tremito pensando ad alcuni sguardi ed espressioni di Mina che forse confermavano la teoria del marito.
 “Ho incontrato una bambina insicura, ferita, piegata e umiliata da anni e anni di abusi fisici e mentali, convinta di non essere abbastanza per piacere così com’era. Ci ho parlato, le ho dato un po’ d’amore e qualche attenzione, senza volere nulla da lei. Solo così, sentendosi al sicuro, è riuscita a rifiorire e a mostrare a qualcuno la bellezza che teneva nascosta. Avresti potuto fare lo stesso tu, e persino Swanson se aveste voluto, ma quando ve ne ha dato la possibilità che avete fatto? Non siete stati in grado di amarla davvero e l’avete danneggiata e spinta a chiudersi ancora di più. Io le ho regalato tutto quello che sono, e lei ha fatto lo stesso. Questa è la favola di cui parli…”
Myles scosse solo la testa e sussurrò piano “è comunque un miracolo” facendo annuire Juan, che ancora una volta provò a uscire.
“L’ho incontrata un po’ di anni fa, quando tu volevi lasciarla per la storia della pubblicità…”tirò fuori Myles serio, e lui letteralmente tremò al pensiero di quello che stesse provando a dire.
“Eravamo allo stesso ristorante e lei si era allontanata un attimo per lasciarti un messaggio di scuse. Abbiamo chiacchierato per qualche minuto del più e del meno, ma quando le ho chiesto di te ha solo sospirato. Le ho offerto la mia spalla su cui piangere, ma lei orgogliosa e rigida mi ha solo risposto che era abbastanza vecchia da riuscire a piangere da sola senza spalle. Mi ha maltrattato un bel po’ quando ho provato a offrirmi come tuo rimpiazzo, anche solo per una notte, ma ha concluso che non avrebbe più voluto un altro uomo accanto che non fosse suo figlio…”
 Juan sorrise soltanto, ma tremò quando Myles aggiunse “e mi ha detto anche un’altra cosa…”. Lo fissò come per dire “e allora?” ma Myles ridendo aggiunse “non voterò mai per uno che potrebbe rimpatriare me, mio marito e tre quarti della mia famiglia, mi dispiace. Tu non vuoi la gente come me nella tua grande nazione, ed io non voglio te come presidente…”
Facendo ridere Juan per un attimo, perché s’immaginò Mina che tiene testa al candidato alla presidenza con la sua solita sfacciataggine.
“La riforma sull’immigrazione, quella per permettere alle famiglie di nazionalità diverse di stare insieme, quella che mi è costata mezzo senato, era un omaggio a voi Jimenez, comunque…” concluse divertito e Juan annuì, ma gli voltò le spalle e li lasciò per un attimo da soli a parlare raggiungendo Johanna e Joey nel corridoio.
Myles non riusciva neanche a guardarla, ma era da tempo che stava aspettando un’occasione di redenzione. Per anni aveva avuto paura che Mina decidesse di distruggerlo, raccontando al mondo quello che c’era stato tra loro, eppure lei non l’aveva fatto. Quando l’aveva incontrata, anni prima, le aveva anche chiesto perché, ma lei con un mezzo sorriso aveva risposto che la sua vita non sarebbe stata la stessa se lui non l’avesse salvata e che dunque per gratitudine aveva sempre tenuto il segreto.
“Perché sono stata molto felice, e se non avessimo fatto gli sbagli che sai, non avrei mai conosciuto l’amore. Non avrei mai avuto i miei figli, e probabilmente sarei morta o gettata ad un angolo di strada a quest’ora…” aveva aggiunto con un sorriso bellissimo, prima di dargli un bacio sulla guancia per salutarlo.
Myles Ronson, però, continuava a convivere con un feroce senso di colpa e per questo aveva segretamente aiutato la famiglia Jimenez, nascondendo tutte le colpe di Juan e i suoi legami con Calavera e il clan. Mina voleva lui al suo fianco, e Myles pensava che fosse giusto renderla felice, dopo le tante sfortune che aveva subito.
Rimase pochissimo con lei, il tempo di accarezzarle il viso e di sussurrarle un lungo messaggio di scuse, e poi uscì, informando Juan che aveva deciso di farla trasferire in una stanza privata, dove lui e i suoi figli avrebbero potuto restare con lei.
“Esiste una cosa del genere?”chiese Juan perplesso, ma Myles annuendo rispose che avrebbero trovato un modo, e lo ringraziò soltanto.
Nota:
Ciao a tutti, sono tornata! E con me due personaggi...discutibili? Che ne pensate del ritorno di Ethan? E di Myles? Dai ditemi qualcosa per favore! 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: una ragazzina in rosa e un disegno ***


Capitolo: una ragazzina in rosa e un disegno
Una volta uscito Myles, Juan rientrò e le disse serio “Oh beh…penso che non ci avresti creduto se avessi visto la scena di me e Ronson che parliamo di te come due vecchi compagni di classe. Quando voglio non mi comporto da uomo delle caverne, hai visto?” sorridendo piano. Non gli era piaciuta la carezza che Myles aveva fatto al suo viso, ma si era reso conto che non era successo nulla, così aveva provato ad avvicinarsi e dopo aver lavato le mani le aveva accarezzato la guancia con dolcezza. Mina era attaccata a un respiratore, quindi non poteva toccarle le labbra, ma le sfiorò piano la guancia, i capelli, il collo, la spalla e poi con l’indice le accarezzò piano due dita della mano sinistra, soffermandosi sull’anulare, dove non c’era più la fede, ma compariva la scritta “Juanito” con un cuoricino.
Aveva fatto prima lui il tatuaggio, il giorno dopo il loro anniversario di qualche tempo prima. Mina aveva sofferto molto vedendolo con l’anello del clan al posto della fede, e lui aveva deciso di provare a farsi perdonare per quell’oltraggio così forte imprimendosi il suo nome sul corpo. Voleva qualcosa che il tempo non avrebbe potuto cambiare, qualcosa che dimostrava amore eterno, perché glielo doveva.
 Mina si era già tatuata per lui, aveva un lupo grigio sulla schiena, e malgrado le sue mille richieste, non aveva mai fatto nulla di simile per lei. In realtà semplicemente non voleva più tatuaggi, perché li trovava già troppi ed eccessivi, considerato che aveva entrambe le braccia, la schiena e la gamba sinistra totalmente a colori, ma aveva voluto dimostrarle il suo amore e la sua devozione totale, così lo aveva fatto.
“Oh sei veramente fregato! Ora anche se ti stancherai di me e mi lascerai, dovrai spiegare sempre a tutti quanto mi hai amato…”gli aveva detto la moglie allegra e lui aveva solo riso, ma quando lei aveva fatto lo stesso gesto ne era stato davvero felice.  
“Mi è mancato toccarti Mimi. Lo sai, non sto troppo bene senza la tua pelle…” aggiunse piano, cercando di non piangere, continuando ad accarezzare piano il suo anulare.
“Te lo ricordi com’era all’inizio? Avevo una voglia assurda di toccarti e di prenderti, ma allo stesso tempo ne avevo una paura fottuta. Così ti accarezzavo piano, solo in zone innocue e tu ti arrabbiavi tanto perché mi volevi sempre addosso e sembrava non potessi essere felice senza toccarmi!”
Aggiunse, con le lacrime agli occhi, pensando a quella ragazzina che voleva disperatamente fare l’amore con lui.
“E quanto mi hai tormentato con la storia dei disegni, oddio!”
Concluse ridacchiando, un attimo prima di ricordare una sera che aveva inciso molto sul loro rapporto, perché era la prima volta in cui Juan aveva totalmente capitolato a lei.
  La prima volta che Mina aveva realmente provato a sedurlo Juan l’aveva quasi violentata in un parcheggio. La seconda aveva ceduto alle sue insidie, erano diventati incredibilmente intimi, ed era letteralmente diventato dipendente dalla sua pelle e dalla sua bocca, ma poi le aveva chiesto tempo e lei non lo aveva apprezzato. Era innamorata di lui e voleva averlo, così lo provocava in ogni modo possibile. Passava ore a baciarlo con passione, amava spogliarlo e ogni volta che poteva accarezzava il suo petto, l’addome e la schiena in un modo che faceva letteralmente impazzire Juan. Lo mordicchiava, a volte gli lasciava anche i segni delle unghie sul corpo, ma lui non aveva il coraggio di dirle di non farlo, perché era il primo a riempirla di segni di morsi sul collo. Se ne vergognava, e Neide lo tormentava perché era molto complicato nascondere le tracce del loro amore, ma lei gli aveva detto felice che adorava quei segni perché la facevano sentire totalmente sua, e Juan si era sciolto. L’unica cosa che voleva al mondo era proprio quello, proprio che fosse totalmente sua e moriva al pensiero che lei volesse la stessa cosa.
Una sera in particolare, a tre giorni dalla data fatidica in cui Juan aveva deciso di concedersi a lei, dopo aver chiuso con la sua precedente compagna, Mina era bellissima. Indossava un abito rosa di cotone, con le spalline sottili, di quelli che generalmente si usano per andare al mare. Aveva appena fatto la doccia, quindi profumava di cocco e vaniglia, era senza trucco e aveva tirato su i capelli, facendogli battere il cuore come mai prima. Gli aveva chiesto con un sorriso favoloso se sembrasse una barbie, e lui aveva davvero dovuto trattenersi tanto, perché avrebbe solo voluto dirle che sembrava la cosa più bella del mondo, ma l’aveva tirata contro il suo corpo sul dondolo e l’aveva tenuta stretta per un po’.
Non aveva provato a sedurlo quella sera, semplicemente avevano scherzato come sempre, ma lui aveva avuto grossi problemi a non toccarla, perché Mina aveva steso le sue meravigliose gambe ambrate e nude sulle sue e Juan aveva per un po’ perso il controllo del suo cervello, mentre le accarezzava la gamba. Chiacchierava allegra e lo guardava disegnare, ma Juan era mostruosamente distratto da lei e non riusciva a pensare ad altro che alla sua pelle nuda contro la sua, così aveva preso ad accarezzarle i piedi e le gambe prima, ma poi si era sentito in imbarazzo e le aveva chiesto di girarsi, appoggiando la testa sul suo petto. Mina lo aveva fatto, e per un attimo Juan si era perso fissando i suoi occhi, che erano ancora più sensuali della sua scollatura. E poi era successo: la ragazzina in rosa aveva gettato uno sguardo sul suo blocco e aveva commentato con “ah…questo stavi disegnando?” e lui era letteralmente morto d’imbarazzo.
 Aveva riempito un blocco intero di lei, dei suoi occhi e delle sue labbra che desiderava ardentemente, ma da quando si erano avvicinati ed erano diventati intimi, non era riuscito a disegnare altro che loro due che facevano l’amore.
“Molto intenso…mi piace!” aveva aggiunto, togliendogli il blocco dalle mani e lui era rimasto totalmente immobile.
“Quindi pensi a me?” aveva aggiunto, con uno sguardo a metà tra il compiaciuto e il sensuale, sfogliando tutti quei disegni estremamente spinti e lui non aveva detto una sola parola, perché era morto d’imbarazzo, ma aveva pensato solo “ma secondo te riesco a pensare a qualcos’altro?”.
 Non voleva che lei sapesse quanto spesso fosse nella sua testa, ma ora quel maledetto blocco stava svelando tutti i dettagli delle sue fantasie e Juan avrebbe voluto morire, perciò glielo tolse di mano in modo molto rude.
“Me ne regali uno?” chiese lei dolce e solo allora lui riuscì a dire “assolutamente no. Sono miei, privati. Neanche avresti dovuto vederli, ragazzina ficcanaso…” facendola sbuffare forte.
“Ma sono anche miei, io sono in tutti quanti!” aveva risposto seccata e Juan aveva pensato solo “già, secondo questo principio anche io sono totalmente tuo, perché non esci un attimo dalla mia testa” ma aveva sbuffato e le aveva detto di scegliere quello che preferiva, facendola felice.
“Mi rispondi se ti chiedo una cosa?” aveva aggiunto dispettosa, e lui aveva solo portato gli occhi al cielo, mentre lei continuava a sfogliare le sue fantasie.
“Dai, dai mi amor non essere così odioso…”aveva aggiunto lamentosa, portandogli le braccia al collo e lui l’aveva solo baciata, ma le sue mani erano finite sotto al vestitino rosa, esplorando il suo corpo in modo un po’ troppo spregiudicato. Le sue mani grandi e forti avevano preso ad accarezzarla tutta, e una volta raggiunte le sue mutandine sembrava non volessero minimamente fermarsi, quando lei ansimante aveva bisbigliato“dimmi che hai voglia di me…”
“Davvero non ci sei ancora arrivata? Sei una scheggia proprio…” le aveva risposto con un po’ troppo sarcasmo, e Mina offesa si era liberata dalla sua presa e aveva fatto per andarsene, ma lui aveva provato a trattenerla e a baciarla contro la sua volontà e si era beccato un morso.
“Sto davvero sanguinando, lo sai?” le aveva tuonato, in realtà molto divertito e ancora eccitato, ma Mina offesa aveva risposto “così impari a trattenermi contro il mio volere” e lo aveva lasciato lì sul dondolo tutto solo a urlare “ma se un minuto fa stavi scegliendo in quale posizione volevi…” ma poi aveva incontrato gli occhi severi di sua madre e si era bloccato imbarazzato come un bambino.
Era tornato sul portico e per dieci minuti era rimasto a pensare a cosa fare, ma poi aveva ceduto. Aveva diviso il foglio in quattro e aveva realizzato quattro disegni: nel primo chiacchieravano insieme sorridendo, nel secondo si baciavano, nel terzo facevano l’amore e nel quarto lui dormiva sdraiato sul suo petto. Aveva inserito dei numeri in alto a sinistra e alla fine aveva solo scritto “ e una volta svegli, ricominciare dal punto 1 o dal 3”. Era il suo criptico modo per farle capire che voleva stare insieme a lei e viverla ogni giorno perché l' amava, e Mina aveva conservato gelosamente quel disegno una volta capito il senso, ma quando se lo era trovato fuori dalla porta con quel foglio in mano aveva detto solo “che dovrebbe significare questa cosa?” facendogli alzare gli occhi al cielo.
“Ci sono anche i numeri, dannazione, non è così difficile…” le aveva detto divertito, ma Mina si aspettava una dichiarazione e rimase molto perplessa per quel disegno.
“Ok, forse manca la parte in cui mangiamo, ma tanto tu vivi d’aria e caffè, quindi forse non è necessario…” aveva aggiunto, mettendole una mano sulla testa, ma Mina lo liquidò dicendo che avrebbe preferito uno di quei suoi dettagliatissimi disegni porno e Juan decise di non insistere. Solo anni dopo, incinta di John e con la fede al dito, Mina aveva capito il senso di quel disegno ed era corsa a baciarlo e a stringerlo.
“Quanto desideravo questa pelle…”concluse Juan con un sorriso, ma poi giunsero i dottori a portare una buona notizia, e per un attimo il suo cuore divenne più leggero.
Ciao a tutti! C'è ancora qualcuno? Vi è piaciuto questo capitolo nostalgia sulla gioventù di Mina e Juan? Il prossimo è quello in cui viene presentato come si deve Rafa...siete curiosi? Vi va di leggerlo? Fatemi un segno se ci siete e ve lo caricherò immediatamente

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Rafa ***


 
 Capitolo: Rafa
Si era preso tutto il giorno il nostro amico chirurgo, perché voleva assolutamente riuscire ad aiutare Johnny. Aspettava la copia della cartella clinica con ansia, senza sapere neanche lui bene perché. Una parte di lui voleva poterlo chiamare per dargli belle notizie, per farlo finalmente sorridere in quel modo bellissimo che adorava. Sorrise a sua volta, allora, ricordando lo sguardo languido e i sorrisi di quel ragazzo che senza sapere bene come gli aveva rubato il cuore, per poi scaricarlo da un momento all’altro senza nessun riguardo.
Rafael Mario Hernandez Herrera, da tutti detto “Rafa” era a Berlino da nove mesi quando aveva visto per la prima volta il piccolo Jimenez, ed era rimasto totalmente senza fiato. Andava sempre in palestra nei ritagli di tempo che il lavoro lasciava, e non erano poi molti, ma una sera come tante il suo sguardo era rimasto fisso su un piccolo adone muscoloso con la pelle scura, gli occhi azzurri e splendidi capelli neri fluenti come la seta, ed era rimasto mostruosamente turbato. Era giovane, forse anche troppo per lui, che ormai andava per la trentina, ma bello come nessuno.
John non lo aveva notato subito, ma Rafa aveva iniziato ad andare ad allenarsi sempre più spesso, per provare ad avvicinarsi a lui. Non che sapesse cosa fare, eh! Non aveva mai provato ad avvicinarsi a un uomo, e non aveva la minima idea di come si potesse fare. Continuava a chiedersi “come si capisce se uno è interessato?” ma non ne aveva la minima idea. Il che è comprensibile, dal momento che ci aveva messo ‘appena’ vent’anni della sua esistenza a capire che quella sua mancanza d’interesse per il sesso, era in realtà mancanza d’interesse per il sesso femminile. Aveva fatto finta di nulla, però, perché aveva appena sposato la sua migliore amica, nonché la sua collega di lavoro preferita, e non avrebbe mai voluto ferirla. Le aveva nascosto la sua sessualità per altri cinque anni, rifiutandosi di fare qualsiasi cosa potesse incasinargli la vita, malgrado lo volesse terribilmente. Rifiutando varie avance poco velate che aveva ricevuto da tizi molto attraenti.
Non amava Elena in modo convenzionale, non provava passione per lei, ma era la persona più cara al mondo per lui. Il loro rapporto si basava su presupposti poco romantici, perché erano principalmente migliori amici da sempre e compagni di lavoro oltre che marito e moglie, ma lui le voleva bene e andava bene così. Solo che un giorno Elena aveva deciso di cambiare le loro priorità, e a Capodanno gli aveva sussurrato “voglio avere un bambino Rafa” mandandolo totalmente in crisi. Non poteva avere un figlio con lei, non lo reputava giusto per entrambi, così le aveva detto chiaro dei suoi dubbi sulla sua sessualità, ma Elena aveva risposto che non c’era da farne una questione di stato. Lui, però, aveva capito che entrambi avevano il diritto di amare e di essere amati davvero, così a fatica aveva lasciato il progetto che seguiva con lei a Miami e ne aveva trovato un altro a Berlino.
Era passato un anno ormai dalla sua rottura con Elena, ma Rafa non era mai riuscito neanche a baciare un uomo e questo lo preoccupava moltissimo. Non era in cerca di una storia occasionale, né di sesso, voleva un qualche coinvolgimento anche solo sotto forma di amicizia. Non voleva fare l’amore con uno qualsiasi per la prima volta, per questo si era rifiutato di installare le app per gli appuntamenti che le sue sorelle continuavano a suggerirgli e trovava improponibili tutti i tizi con cui i suoi colleghi tedeschi avevano provato a farlo uscire.
Il ragazzo dagli occhi blu, però, gli piaceva tanto da spingerlo ad appuntarsi in quali giorni e orari lo aveva incontrato in palestra per provare a rivederlo. Aveva una strana dolcezza negli occhi e nel sorriso, che lo faceva restare in contemplazione per ore. Non sapeva nulla di lui, aveva solo notato che spesso era al telefono durante gli allenamenti con qualcuno che lo faceva sorridere molto, perciò aveva dato per scontato che fosse innamorato o comunque occupato. E poi un giorno i loro sguardi si erano incontrati, e malgrado il cuore in gola, il nostro amico dottore aveva avuto la forza di non distogliere lo sguardo. Aveva continuato a cercarlo con lo sguardo quando si allenava, ma non voleva sembrare eccessivo, perciò non aveva provato a parlargli. John, però, gli sorrideva ed era abbastanza sfacciato, perché lo squadrava da capo a piedi, eppure non era mai accaduto nulla. Rafa ne aveva parlato con varie amiche, che continuavano a dirgli che doveva assolutamente provarci, ma poi gli era mancato il coraggio. Quando poi aveva fatto quella che lui considerava la gaffe del secolo, mostrandosi totalmente nudo, si era deciso a lasciar totalmente perdere quel flirt. Aveva iniziato ad andare in palestra quando sapeva di non trovarlo, e se per caso si scontrava con lui teneva sempre lo sguardo fisso per terra, ma si sentiva andare a fuoco.
E poi una sera, quasi un mese dopo l’incidente della doccia, era successa una cosa strana, e Rafa aveva provato tristezza per lui. Era uno di quei giorni in cui generalmente sapeva di vederlo, ma aveva avuto una giornata pesante, così aveva deciso di andare a gettare un’occhiata a quel ragazzo bellissimo, eppure John non si era visto. Rafa aveva finito e una volta uscito, lo aveva raggiunto una voce che in inglese urlava “non voglio più sapere niente di te, sei contento con la tua storia nuova, no? E allora lasciami in pace. Tanto io non potrò mai renderti felice, non sarò mai la persona giusta per te perché non sono una ragazzina ricca e con la famiglia piena di politici…”
Era lui, il nostro povero John che aveva appena scoperto di un flirt sui social tra Ethan e la figlia di un governatore. Lui continuava a dire che era tutta facciata, ma John stava soffrendo troppo per le foto in cui si baciavano e si coccolavano.
“Basta, davvero. Scusa, ma non ce la faccio più. E ok, mi fa male da impazzire ammetterlo, ma mi vergogno di essere la persona che sono da quando ci sei tu nella mia vita, hai capito? Perché non riuscendo a odiarti, ho iniziato ad odiare me stesso, solo perché non sono abbastanza forte da salvarmi e allontanarti. E ogni volta che ti cerco, ogni volta che ti chiamo e tu non rispondi o sembra quasi che mi stia facendo un favore per il tono scocciato che hai, io mi sento sempre più inutile, vuoto e solo. Mi sento sempre più stupido, perché io volevo te Ethan, ma tu lo hai reso doloroso, complicato e frustrante, al punto che adesso l’idea di amare qualcuno mi confonde. E ora mi dici che non vuoi lasciarmi andare? Perché?”
Rafa era paralizzato, ma decise comunque di allontanarsi senza dire una parola, perché era già morto d’imbarazzo così. Il povero John era letteralmente a pezzi, e non riusciva a smettere di singhiozzare, tanto che il nostro amico dottore pensò che volesse soltanto portarlo a casa, metterlo a letto e offrirgli una bevanda calda per farlo smettere di piangere. Aveva sempre provato molta attrazione per lui, tanta da fantasticare spesso su come sarebbe stato tenerlo a letto e farci l’amore, ma quella sera quel ragazzino aveva tirato fuori un lato di lui molto tenero, perché Rafa voleva solo proteggerlo. Non poteva però, quindi doveva andarsene e lasciarlo in pace, possibilmente evitando di sembrare un pazzo stalker.
Rafa abitava molto vicino alla palestra, così ci mise poco a rientrare, ma quella sera non riusciva a stare calmo, così dopo due ore in cui aveva fatto finta di giocare con il cane, di cucinare (bruciando tutto) e di giocare con il cibo, si era deciso ad andare a bere qualcosa. Non aveva alcolici in casa, perché generalmente non beveva, ma aveva bisogno di togliersi di dosso la sensazione di disagio che gli aveva provocato la vista di John in quelle condizioni, invece trovò una situazione assurda.
Johnny non era mai andato ad allenarsi, ma era rimasto due ore a bere in un bar accanto alla palestra. Al suo arrivo Rafa lo trovò collassato sul bancone, mentre cinque o sei tizi bevevano usando la sua carta di credito per pagare e continuavano a schernirlo. Si spaventò ovviamente, e provò a vedere se ci fossero gli estremi del coma etilico, ma John era semplicemente molto sbronzo e stanco.
“Ciao fico della palestra…” gli aveva detto aprendo gli occhi, e Rafa aveva avuto un mezzo infarto a guardarlo così da vicino, ma gli aveva chiesto se si sentisse bene e John sospirando aveva risposto “in un migliaio di pezzi, amico fico della palestra…” facendolo sorridere piano. Il cuore del povero Rafa era letteralmente impazzito, perché c’era qualcosa di estremamente romantico il quel ragazzino triste e bellissimo che lo fissava con occhi languidi.
Rafa recuperò la sua carta, e si disse che doveva dirgli di bloccarla, ma John era davvero troppo poco lucido. Provò a farlo camminare, a stare in piedi, e lui letteralmente si avvinghiò al suo collo, e vicinissimo alle sue labbra sussurrò appena “…finalmente mi parli. E’ un miracolo che tu ti sia accorto di me, finalmente…” facendolo andare a fuoco.
 Non poteva approfittarsene, non doveva ascoltare i suoi stupidi istinti da ragazzina con una cotta e chiedergli se davvero gli piacesse e doveva necessariamente fare l’adulto responsabile. Eppure ci mise qualche minuto a tornare lucido, perché John sembrava volesse baciarlo e non smetteva di mordersi le labbra. Quando poi iniziò ad accarezzargli il viso, Rafa pensò che dovesse davvero tagliare corto, così chiese dove abitasse. John pensava di essere in un sogno, perché quando nella vita ti succede che il fico che ti piace viene a salvarti con il cavallo bianco? Così stava cercando di fare quello seducente, e ci stava anche riuscendo.
Rispose serio con il suo indirizzo di New York, ma poi iniziò a ridere e spiegò di non ricordare quello tedesco.
“Non penso di aver mai capito come si dice…una cosa che finisce per strass tipo…” aveva risposto ridendo e Rafa provò a chiedergli i documenti, allora, pensando che almeno lì ci fosse qualcosa, ma ovviamente John aveva solo il passaporto con l’indirizzo di New York. In questo modo, però, il nostro amico dottore scoprì che aveva diciannove anni, e questo per qualche strano motivo lo rese felice all’inizio, perché poteva legalmente fare l’amore con lui, anche se quello era nettamente il momento peggiore in cui pensarci, e se ne vergognò un sacco.
“Chiamiamo qualcuno, dai…”aveva aggiunto dolce, accarezzandogli una guancia a sua volta ma John si era appollaiato sulla sua spalla e con sguardo languido aveva sussurrato “portami a casa tua e fammi quello che vuoi super fico…”facendogli perdere per un attimo la testa. Se solo fosse stato lucido, non ci avrebbe pensato due volte, ma puzzava di alcol in modo vergognoso e poi non era facile dimenticare la scena che aveva visto quel pomeriggio.
“Possiamo chiamare degli amici? La tua famiglia?” provò a dire, cercando di farlo restare serio, ma John si strinse nelle spalle e rispose “non ho nessuno, sono solo a Berlino e l’unica persona che vorrei… vorrei non volerla…” così Rafa capì che doveva portarlo in qualche posto a smaltire la sbronza, e decise di offrirgli la sua camera da letto.
John, però, fraintese le intenzioni del suo amico, e una volta arrivato a casa sua, approfittò di un momento di distrazione del padrone di casa per spogliarsi totalmente. Rafa era andato a prendere asciugamani e accappatoio e gli venne un infarto trovandolo nudo a letto con il viso contro il muro. Il nostro povero cardiochirurgo quasi impazzì quando fissandolo con occhi lucidi e un’espressione molto sensuale John sussurrò “…non ho mai provato… ma ho iniziato a desiderarlo da quando ti conosco. Sono tutte così le mie fantasie: tu sei sempre l’uomo grande e grosso che mi prende e…”.
“Basta, basta Johnny. Non dire oltre, o morirai d’imbarazzo la prossima volta che dovrai guardarmi in faccia…”gli disse serio, cercando di calmarlo, ma lui lo fissò un po’ dispiaciuto.
Era ferito, ma soprattutto ubriaco perso e Rafa provava immensamente pena per quel ragazzino, che sembrava un uccellino con l’ala rotta, così l’aveva portato subito a fare una doccia fredda e poi lo aveva messo a letto, coperto fino al collo, e si era seduto accanto a lui per chiacchierare, dopo averlo letteralmente costretto a bere dell’acqua per idratarsi. Rafa voleva a tutti i costi provare a ridurre i sintomi della sua sbronza e lo teneva costantemente monitorato, sperando passasse in fretta. John, però aveva frainteso quelle attenzioni e le aveva attribuite a uno strano modo di corteggiarlo, per cui continuava a scoprirsi per mostrargli il suo corpo
“Lo so che non stai bene, si vede. Non è facendo l’uomo seducente che riparerai il tuo cuore…” gli aveva detto con un sorriso, e un tono divertito, ma gentile.
“E cosa serve per riparare il mio cuore? Perché mi sembra impossibile in questo momento…” aveva chiesto, con le lacrime agli occhi e in quel momento Rafa si era seduto accanto a lui e aveva detto piano “del tempo Juanito…”
“Oddio è veramente un sogno rivoltante, e tu stai facendo la parte di mia madre e io quella di mio padre. Che roba da psicanalisi!” aggiunse John disgustato e quando Rafa chiese spiegazioni, John gli disse del soprannome del padre, facendolo ridere imbarazzato. Aveva dato per scontato che uno che di cognome fa Jimenez avesse origini sudamericane come le sue, perciò aveva provato a essere dolce ma non pensava di dire una cosa così imbarazzante.
“Tranquillo piccolo, che domani non ricorderai nulla di tutto questo…” aveva aggiunto con tenerezza, accarezzandogli la guancia e John si era sentito davvero bene e chiudendo gli occhi aveva detto piano che adorava l’odore di lavanda delle lenzuola, che gli ricordava il bagnoschiuma con cui gli facevano il bagno da bambino e Rafa aveva sorriso, perché aveva un ricordo molto simile.
Rimase accanto a lui per tutto il tempo, e John gli raccontò la storia della sua vita, i suoi progetti, l’accademia e persino i suoi sogni, e lui ascoltò tutto con attenzione. Quando poi venne fuori l’idea sua e di Ethan per il suo primo film, John sospirò profondamente e gliene parlò con molta amarezza.
“Tra l’altro adesso odio questa sceneggiatura, quindi dovrò trovare altre idee…” aveva concluso sbuffando e Rafa aveva risposto piano “…arriveranno. E’ questo il bello della vita, che le cose capitano sempre senza che tu possa prevederle”.
  Il piccoletto si sentiva straordinariamente fragile, così a un certo punto chiese piano “posso avere un abbraccio, mio amico fico?” e lui sorridendo pensò che più che un uccellino, sembrasse davvero un gattino randagio, di quelli spauriti che ti trovi nel giardino di casa e ringhiano e soffiano per non farsi prendere, ma poi ti entrano nel cuore e non puoi far altro che tenerli. Gli sorrise soltanto per un momento, ma poi lo sguardo dolce e triste di Johnny lo convinse, così se lo portò al petto. Accarezzandogli i capelli disse piano “ti passerà ragazzino, starai meglio, vedrai. Ora ti senti morire, sembra la fine del mondo, ma il tempo cura sempre tutto…”
“Sì, non sai quante volte me lo sono detto in quest’anno. Ci sono stati periodi in cui prima di andare a letto immaginavo me di sei mesi dopo, totalmente guarito da questo amore malato e felice davvero…” aggiunse sorridendo, e Rafa gli chiese piano “beh non può far male sempre come un anno fa, o sbaglio?”
John aveva annuito, spiegando che effettivamente stava comunque molto meglio rispetto all’inizio, che gli venivano queste crisi soltanto quando Ethan riappariva nella sua vita in un modo o nell’altro e Rafa gli disse piano “Allora sta già passando. Lo vedi? Sei già vicino al tuo desiderio di essere una persona che non soffre più per amore.  Devi imparare due lezioni da questa storia, però: la prima è che non è colpa tua se hai amato. Se gli hai dato tutto di te e lui non lo ha voluto, bene. Problemi suoi. Questo non fa di te uno sfigato, ma una persona capace di amare in modo bellissimo e molto profondo, ed io credo che il mondo sarebbe un posto migliore se ci fossero molte persone come te…”
John provò a baciarlo, allora, ma lui lo allontanò e gli disse solo “…e la seconda è che non devi darti via così al primo che capita. Sono sicuramente un idiota romantico, ma penso che bisognerebbe regalarsi a qualcuno solo se e quando ci piace davvero. Se non ti avessi trovato io, stanotte, qualcuno avrebbe potuto approfittare del tuo corpo, e come saresti stato domani?”
“Guarda che non lo avrei fatto con chiunque, ma solo con te, perché mi piaci da parecchio ormai. Sei il primo uomo di cui mi accorgo dopo quello stronzo con cui ero al telefono. Il primo per cui ho cominciato di nuovo a vestirmi carino, ad essere onesti anzi, sei quello per cui ho rifatto tutto il guardaroba della palestra e lasciatelo dire: è davvero complicato avere i capelli perfetti mentre corri, ma ci ho messo sempre parecchio impegno, perché volevo mi notassi. E quando mi trovavo i tuoi occhi addosso, quando ricambiavi i miei sorrisi, stavo finalmente bene. La mia giornata diventava sempre migliore quando i nostri sguardi si mescolavano per un po’. Credevo fosse chiaro quando ti ho parlato delle mie molteplici fantasie che mi interessi tu e non una scopata qualsiasi…” gli disse, scoprendosi le spalle e il petto, e Rafa ebbe i brividi, perché sembrava abbastanza lucido e sincero. Per un attimo si chiese se quelle parole fossero oneste, ma non poteva prenderlo sul serio in quel momento, così gli diede la buona notte e si allontanò più velocemente possibile.
Fu una notte lunga, ma il giorno dopo Rafa gli preparò tutto quello che poteva servirgli incluso dei croissant, la frutta, caffè e analgesici prima di uscire. Gli aveva scritto un biglietto, ed era stato fin troppo dolce perché aveva concluso con “per favore, fammi sapere quando sei a casa sano e salvo” e il suo numero di telefono. Al povero John, però, era venuto un infarto al risveglio. Aveva le idee molto confuse sulla sera prima, e sì, ricordava di avergli detto che gli piaceva, ma era certo che non si trattasse davvero del fico della palestra, pensava fosse una specie di allucinazione. Si sentiva in imbarazzo, ma anche mortalmente eccitato, per cui era certo che non fosse successo nulla.
Decise che doveva farlo, doveva parlare con quell’uomo che gli piaceva così tanto, e giurò a se stesso che sarebbe stato abbastanza forte appena lo avrebbe rivisto. Rafa, nel frattempo, era particolarmente nervoso, ma non riusciva a smettere di pensare alle parole di John. Ok, era fragile, era ubriaco, ma c’erano stati dei magici momenti tra loro, terribilmente intensi e il nostro dottore non poteva fare a meno di sorridere, pensando a quanto eccitante fosse quel ragazzino.
E poi, dopo molto tempo, il ragazzino gli scrisse e fu davvero carino. Ci aveva messo molto per pensare alle parole giuste da dire, e sebbene non ricordava assolutamente chi fosse quel tizio, era innegabile che fosse stato molto cortese con lui, così aveva scritto “ciao, sono il ragazzo di ieri sera, John. Sono ancora confuso, e mio padre mi ha urlato contro per due ore, quindi ho mal di testa, però  sto bene e volevo dirti grazie. Ho trovato il biglietto e il cibo e tutto il resto, e davvero ne avevo bisogno. Sei stato infinitamente gentile, e spero di poter ricambiare prima o poi, ma nel frattempo potresti dirmi il tuo nome?”
Era stato tenero e dolce, come suo solito, e Rafa non riusciva a smettere di pensare a quel suo sguardo languido, così si presentò via messaggio e gli disse che non aveva fatto niente di speciale,  ma John gli rispose che avrebbe voluto offrirgli almeno un aperitivo per ringraziarlo.
Era stata la madre a insistere, perché continuava a suggerirgli giustamente che se John ricordava il viso del tizio fico, probabilmente era lui. John però non voleva farsi aspettative e ci rimase male quando lui rispose che non era necessario.
“Non è un appuntamento galante, giuro. So di essere stato imbarazzante, ma vorrei solo essere gentile. Ti offrirei da bere, ma onestamente penso non toccherò più alcol per almeno due mesi…” aveva aggiunto, convincendolo.
Rafa ci aveva messo una vita a scegliere i vestiti da indossare per quell’appuntamento, mentre John non ci aveva pensato più di tanto. Non pensava potesse davvero essere quell’uomo, ma quando se lo trovò davanti in un bellissimo completo scuro, sbiancò.
“Rafa?” sussurrò, con il cuore in gola e un filo di voce, e lui annuendo rispose “pensavo preferissi chiamarmi fico della palestra” facendolo morire d’imbarazzo. John divenne letteralmente violaceo per quella frase, e disse solo “no, aveva ragione lei, non ci credo…” lasciando interdetto il dottore.
Rafa fu molto simpatico, e riuscirono in fretta a sdrammatizzare la situazione, anche grazie agli aneddoti di John sulle sue conversazioni con sua madre.
“Ha ragione lei, certo. Non esiste un effetto dell’alcol che ti permette di vedere una persona diversa, eh!” gli spiegò ridacchiando, ma lui continuò a ribattere che pensava fosse un sogno e Rafa rise di cuore, perché John sembrava quasi un fumetto, così goffo e imbarazzato.
“Adesso però mi devi raccontare tutta la storia della tua vita, perché a quanto pare io l’ho fatto!” aggiunse divertito, perché era incredibilmente felice. Ok, era stato imbarazzante e gli aveva fatto svariate proposte di natura sessuale, ma era stato onesto con lui e finalmente aveva rotto il ghiaccio. Anche se nel modo più imbarazzante e disdicevole possibile.
“Oh sì. Pare che ricordi ancora lo spettacolo che hai fatto con la scuola tre anni fa, tra l’altro. E non vorrei essere scortese, ma non penso tu sia un bravo attore…” gli disse Rafa per cercare di farlo ridere e ci riuscì, anche se John aveva totalmente dimenticato il monologo che aveva fatto dal bar alla strada.
Gli raccontò della sua vita, dei suoi studi e del divorzio, ma chiacchierarono anche di cinema e di altre cose. John non sapeva se lui fosse attratto da lui o meno, e non ebbe il coraggio di chiederlo. Rafa, invece, pensava di dimostrare abbastanza chiaramente la sua attrazione per lui, ma vedendo John molto sulle sue aveva pensato che tutte quelle sciocchezze che gli aveva detto da ubriaco fossero tutte senza senso. Eppure gli era parso così serio e convinto.
Si salutarono così, un po’ tristi, convinti entrambi di non aver fatto colpo sull’altro, ma John una volta a casa aveva trovato il coraggio di scrivere “mi piacerebbe rivederti, ma forse a te non interessa” e solo allora, con il cuore in gola, Rafa gli aveva spiegato come stavano le cose, facendolo sorridere.
“So che tu ti sei esposto, anche se involontariamente, e io no, per questo parlerò chiaro con te. Voglio uscire con te, bere insieme, andare a cena o a cinema o al museo di cui parlavamo e voglio conoscerti, ma con calma. Quindi niente sveltine o cose strane, solo degli appuntamenti. Questo non perché non sia attratto da te, che mi piaci un sacco per inciso, ma semplicemente perché tu sei in mille pezzi e io ti voglio tutto intero. E quando succederà, quando starai bene e sarai di nuovo felice, se lo vorrai, giuro che ti terrò una vita a letto per realizzare ogni tua fantasia…” aveva scritto sincero e John aveva dovuto calmarsi un attimo, prima di poter rispondere che per lui andava benissimo. Così finalmente avevano organizzato il loro primo appuntamento, ed era stato favoloso, e incredibilmente romantico. E poi dopo questo spettacolare primo appuntamento, ce n’era stato un altro inaspettato, che era terminato in un primo bacio e un’intimità inattesa.
Rafa sorrise pensando a quei momenti, alle loro chiacchiere, allo sguardo di lui al cinema durante il primo appuntamento, e anche alla sua espressione la prima volta che avevano fatto l’amore, che gli faceva venire i brividi. Sospirando realizzò che per amore di John l’unica cosa che poteva fare in quel momento era provare di capire in che situazione era Mina, ed eventualmente fare qualsiasi cosa per aiutarla, così prese il telefono e chiese un favore ad una persona a cui già doveva letteralmente metà della sua carriera.
Ciao a tutti! Allora adesso avete conosciuto Rafa, che ve ne pare? Siete team Ethan o team Rafa? Siete curiosi di sapere come si è evoluta tra loro?

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 e 10 ***


 Capitolo: una guerriera
Juan emise un lunghissimo sospiro di sollievo quando i medici gli dissero che il polmone di Mina aveva ripreso a funzionare.
“Questo ci permetterà di riprovare a operarla tra qualche giorno e…”
Non riusciva a sentire quello che diceva il dottore, era troppo felice in quel momento. Non voleva sentirsi ancora dire che doveva subire operazioni e che era ancora in pericolo, voleva una pausa da quel dolore.  Quando finalmente potè rientrare da lei, le sorrise in modo splendido, e le disse piano “Non avevo dubbi, ragazzina. Sei la donna più dura che io abbia mai conosciuto ed io sono così fottutamente orgoglioso di averti nella mia vita, che non trovo neanche le parole da dirti. Grazie nena, grazie per non aver gettato la spugna, ma devi continuare, capito mi amor? Mostra al tuo corpo chi è che comanda…”
Le accarezzò di nuovo l’anulare e sussurrando aggiunse “Hai lottato sempre in questi anni. Per me, per noi, per il tuo lavoro, per John e per i ragazzi in generale. Sembri piccola e fragile, ma nessuno ha la tua forza, e negli anni l’ho imparato a mie spese…”
Si fermò un attimo in quel momento, e gli tornarono alla mente mille immagini. La giovanissima Mina che lo insultava perché si rifiutava di indossare gli abiti del centro commerciale, lei che litiga con Carlos, che difende Jane a costo della vita, che minaccia il clan per amore di John, ma anche lei prepotente che gli impone di fare mille cose.
 Si lamentava sempre dei suoi modi autoritari, perché Mina sapeva essere una vera dittatrice quando ne aveva voglia, eppure era una cosa di lei che gli era sempre piaciuta. Non lo aveva mai ammesso, e non lo avrebbe fatto mai neanche sotto tortura, ma per quanto adorasse la sua dolcezza e tenerezza, Juan impazziva quando gli teneva testa. A volte esagerava, però, e lo trattava da tata, facendolo infuriare. L’ultima volta era successo proprio poche settimane prima della morte di Carlos. Mina si era alzata da tavola per parlare al telefono con il suo amico e gli aveva intimato di mettere il pigiama ai bambini, con un tono tanto arrogante da fargli rispondere solo “sì padrona”. Era rimasto a tavola, però a finire il suo bicchiere chiacchierando con Joey e sua suocera Johanna, e quando Mina era rientrata lo aveva letteralmente fulminato, notando che i bambini erano ancora nel pieno dei giochi.  
“ Vedi Jo? Questo è il discorso sulla giustizia divina che facevamo poco fa…” aveva osservato Joey, notando che Juan si era alzato per recuperare i ragazzini, ma lui si era girato per chiedere di cosa stesse parlando.
“Ah andiamo…sei un omone minaccioso di quanto, un metro e novanta? Hai due spalle che somigliano al mio armadio della camera da letto, e giuro su Dio che non vorrei mai incontrarti di sera in una strada buia…”
“Non sei l’unico…” aveva risposto Juan lievemente compiaciuto, ma Joey ridendo aveva aggiunto “…però appena arriva una donnina di neanche sessanta chili  a darti ordini obbedisci scodinzolando.”
Juan aveva riso di quella frase, e gli aveva molto gentilmente porto il terzo dito, ma non aveva avuto modo di rispondere perché era giunta Mina furiosa a urlargli che neanche in gravidanza aveva mai pesato sessanta chili.
“Neanche il mio braccio pesa quanto lei, eppure è convinta di potermi fare da padrona e averla sempre vinta, solo perché la amo…” aveva detto ridacchiando, mettendole una mano in testa e lei aveva solo sorriso, ma Joey aveva risposto sarcastico “…perché vince sempre lei, ammettilo!”
Era vero, Mina poteva sempre tutto, e lui non riusciva ad arrabbiarsi più di tanto. A volte feriva il suo orgoglio, a volte gli faceva davvero del male, ma poi lo fissava con quei suoi enormi occhi azzurri, stringeva il suo piccolo corpo contro di lui e Juan non aveva la forza di essere ancora arrabbiato con lei. Certo le liti c’erano state in tanti anni, e alcune erano state anche molto forti. Erano i ricordi peggiori quelli, perché il senso di colpa lo soffocava. Sembrava tutto così sbagliato adesso che rischiava di perderla, e si sentiva un mostro.
Mina era sempre stata quella che faceva di più per il loro matrimonio, questo ormai lo sapevano tutti. Lo aveva amato con una forza e un’intensità spaventosa, non aveva avuto paura di piangere e persino supplicarlo per tenerlo accanto a sé e in qualche occasione le aveva fatto davvero male. Sicuramente la cosa più grave l’aveva fatta quando le aveva chiesto il divorzio anni prima. Erano stati separati per settimane, e lei aveva cercato di mostrarsi molto forte con i ragazzi, ma poi la sera dormiva in camera con Jane e John perché non riusciva a stare senza di lui. Gli vennero i brividi al ricordo di lei in ginocchio che letteralmente lo supplica di non lasciarla, che gli giura di amarlo. Non era stato facile neanche per lui quel momento, ma Mina era in mille pezzi, perché non riusciva ad accettare che lui davvero non l’amasse più.
“Che poi non è mai stato vero…” concluse, sorridendole e accarezzandole la guancia, prima di dire “lo sai, sei sempre stata il mio unico amore, donnina prepotente…” e poi gli tornò alla mente uno strano ricordo recente e gli venne da ridere.
Durante il suo soggiorno a Berlino, Juan aveva assunto nuovi collaboratori e lavorava spesso con un gruppo di artisti, in cui c’era una giovanissima bionda di nome Inga. La signorina aveva ventisei anni, circa, e una cotta spaventosa per il tenebroso signor Jimenez, che però generalmente neanche le parlava e a stento sarebbe stato in grado di dire che la conosceva. Finivano spesso agli stessi eventi, e lei postava spesso foto dei lavori di lui, e di cose che avevano fatto insieme, mettendoci sempre molti cuoricini. Come sapete il periodo era già parecchio complicato per i coniugi Jimenez, che soffrivano terribilmente di malinconia per quella loro relazione a distanza, e dunque il gossip trovò facilmente terreno fertile. Si chiedevano tutti se avessero divorziato, perché Mina era scomparsa dalle scene e dai social, e tutte le sue foto in rete erano sempre e solo con i suoi figli. In realtà, come probabilmente immaginerete, Juan non era uno da social. Aveva un account per il lavoro, ma non era lui a gestirlo e controllarlo. Si diffuse in fretta la notizia di una loro crisi coniugale, e una sera la giovane Inga fece una cosa che mandò totalmente in crisi la povera Mimi.
Erano a un galà, e Juan come sempre se ne stava per fatti suoi, a dire sì e no qualche parola a colleghi artisti e suoi collaboratori. Inga lo raggiunse di spalle, e gli offrì un bicchiere, che lui accettò gentilmente. Non sorrise, non fece niente di strano, se non un cenno con la testa che stava a significare “grazie” e un piccolo, impercettibile gesto con il bicchiere a cui lei rispose a distanza. Non le rivolse particolari attenzioni, ma il gesto di lei che gli porge da bere e il successivo secondo di brindisi furono fotografati da un’amica della biondina e successivamente postati sui social, con una serie di cuoricini e una frase terribilmente imbarazzante sul “riuscire sempre in ogni cosa lei volesse”. In realtà la ragazzina alludeva soltanto al fatto di essere riuscita a bere qualcosa con l’uomo meno socievole del mondo, ma la stampa ci ricamò su parecchio, e una mattina, circa un mese dopo l’ultima volta che Juan era stato a New York, il mondo si svegliò con la notizia del tradimento di Juan Jimenez.
L’articolo era parecchio lungo, e conteneva, oltre a svariate illazioni, alcune innegabili verità: lui era da più di un anno fuori di casa, Mina non era a Berlino e veniva fotografata sempre insieme al suo ex Stanley a giocare alla famiglia felice con il nipote, e i due avevano spesso fatto terapia di coppia. Su queste quattro informazioni, e sulla foto pubblicata da Inga, i paparazzi avevano costruito un’enorme rete di bugie, che fece letteralmente infuriare Juan, ma ferì a morte Mina.
Era stata Jane la prima a leggere quella notizia, e aveva immediatamente fatto due cose: urlato al telefono contro un ignaro padre che stava rientrando a casa, ed era corsa a casa per cercare di impedire a sua madre di venirlo a sapere.
Mina era già parecchio risentita con Juan in quel periodo, perché stava avvicinandosi uno dei loro anniversari e Juan non lo avrebbe trascorso con lei a New York. Era probabilmente l’unica donna al mondo a pretendere di festeggiare l’anniversario di fidanzamento e quello di matrimonio, ma diventava sempre molto romantica e sensuale in quei giorni, quindi Juan non le faceva storie, anche se gli costava sempre tantissimo farle regali. Generalmente la portava fuori per il weekend, ma quell’anno non sarebbe stato possibile, e lei era furiosa. Ne avevano discusso tanto e Juan le aveva spiegato che non poteva lasciare Berlino perché aveva una premiazione, ma che l’avrebbe reso molto felice raggiungendolo, perché odiava quegli eventi mondani, soprattutto quando doveva andarci da solo. Mina, però, doveva portare il piccolo Joey a fare un vaccino e non se la sentiva di lasciarlo andare solo con il nonno, perché di tanto in tanto gli era salita la febbre alta dopo e davvero non voleva lasciare a Joey un bambino malato, dato che la sua soluzione per farlo dormire anni prima era stata intingere il suo ciuccio nel vino rosso.
Avevano discusso tanto, Juan perché voleva che Mina mollasse il piccolo Joey alla madre e Mina perché voleva che mandasse un biglietto di ringraziamento senza presenziare all’evento, e c’era un po’ di ruggine tra loro. Juan si sentiva davvero abbandonato da lei, e aveva fatto la sciocchezza di dirle che iniziava a credere che la promessa di raggiungerlo a Berlino che gli aveva fatto un mese prima fosse soltanto una bugia, facendola arrabbiare parecchio. Erano seccati l’uno con l’altra, ma non era una lite seria, eppure rischiava di diventare una vera bomba se Mina avesse scoperto del gossip. Jane chiese aiuto a suo suocero, che fece di tutto per distrarre la diretta interessata, ma senza successo.
Mina si sentì letteralmente morire leggendo quell’articolo, e pianse a dirotto per circa mezz’ora senza dire una parola, ma annegando nei suoi singhiozzi. Joey preoccupato aveva chiamato il diretto interessato, che a sua volta stava cercando in ogni modo di contattare la moglie ma anche la loro terapeuta, perché era certo che Mina avrebbe reagito troppo male.
“Insomma come posso competere con questo?” chiese dopo un po’, asciugandosi le lacrime e Joey le disse piano “Mina, tu sei la luce dei suoi occhi, lo sai. Quell’uomo ti ama, dai. Ok, non è bravo a dirlo o dimostrarlo, ma è così”
“Lo so, non lo metto in dubbio…”aveva detto piano, con le ciglia ancora piene di lacrime che rendevano i suoi occhi ancora più belli e grandi.
“Ma Joey per il mondo io sono scomparsa. Per i media la verità è che mio marito se ne va in giro per Berlino da solo, senza me e con svariate ragazzine e io ormai sono solo una vecchia moglie che fa da casalinga…”aveva aggiunto seria, ma poi aveva sorriso quando Joey le aveva mostrato un messaggio di Juan che diceva “costringila a rispondere, ti prego…”
“Deve essere spaventato davvero per pregare me. Quanto gliela farò pagare…” aveva ribattuto ridacchiando, prima di dirle “…il mondo fa schifo, Mìmi. L’opinione pubblica detesta l’amore, e non vedeva l’ora di dire che una coppia vera e stabile, che sta lontana dal gossip e dalle cazzate, è scoppiata. Lo sai quanto me che ti hanno sempre odiata dai…”
 “Lo so…” sussurrò lei piano, e scrisse a Juan che stava per chiamarlo, ma poi aggiunse piano “…devi ammettere, però, che poche cose possono competere con le sensazioni che ti regala una nuova storia. Il flirt, quella morsa allo stomaco che nasce dal non sapere se l’altra persona ricambi i tuoi desideri o meno, e poi il primo bacio, la voglia di fare l’amore…”
A Joey era venuto un infarto, perché Mina glielo aveva confessato in modo così flebile e dolce da sembrare quasi una proposta. Aveva avuto fantasie su di lei piuttosto spesso in quel periodo, e si diceva che non era lei a piacergli, ma il suo modo di essere mamma e moglie, eppure il cuore gli era letteralmente scoppiato per quella frase.
“Stai dicendo…”provò a balbettare sconvolto e Mina annuì e aggiunse con un sospiro “…sto dicendo che comunque lui è solo, lontano da me e soffre di nostalgia. E’ vero, non fa che dirmi che vuole tornare, ma se in uno di quei momenti di solitudine cedesse? Sarebbe così strano?”
Joey pensò solo “ah, questo stavi dicendo!” ma scosse la testa e la invitò a rispondere per l’ennesima volta al telefono e questa volta lei lo fece.
 Juan era totalmente sottosopra, e stava facendo la valigia per tornare a New York. Aveva già allertato la terapeuta, e stava cercando di capire cosa fare per farsi perdonare, quando lei rispose molto calma.
“Ah amor, che spavento mi sono preso quando non rispondevi. Temevo volessi fare uno di quei tuoi stupidi giochini del silenzio…” le aveva detto tenero, con il cuore in gola e lei aveva solo sorriso.
“Piccola devo dirtelo che non è vero niente?” aveva aggiunto agitato, perché sembrava serena, ma adorava fare la parte dell’indifferente quando le faceva del male e Juan non sapeva bene cosa aspettarsi.
“No, mi amor. Lo so. Ti conosco troppo bene per dubitare di quel cuore che ormai è mio da troppo tempo. E’ tutto ok…” aveva bisbigliato piano.
Juan si era sentito letteralmente morire, aveva temuto che lei non volesse parlargli, o che volesse ferirlo con l’indifferenza, ma Mina sembrava troppo tranquilla e il suo sorriso era troppo bello per lasciare dubbi. Provò a essere più dolce che poteva e sussurrò appena “Voglio solo te Mimi, esisti solo tu…” facendola sorridere.
 “…sto tornando a casa, comunque. Ho il biglietto tra due ore, quindi sarò a casa prima che tu ti svegli. Mi troverai a letto con te domandi mattina…” aveva aggiunto languido, eppure lei con un sorriso rispose “no, resta dove sei, davvero. Devi vedere Penelope e Thomas per la nuova esposizione, no? Non voglio che rinunci ai tuoi impegni per una sciocchezza…”
“Una sciocchezza un corno, Mìmi. Smettila con questo atteggiamento passivo- aggressivo, lo sai che non ci porta a nulla. Non è una sciocchezza, è una pugnalata al petto quell’articolo, ha fatto male a me che ero la parte colpevole, non dirmi che non ti ha fatto nulla…” aggiunse esasperato e lei versò una lacrima e disse piano “E’ stato molto cattivo, sì. Ho pianto, lo ammetto…”
E lui sussurrò piano “…mi amor…” annegando nel senso di colpa, ma la sua donnina prepotente aggiunse subito “…ma so che sono bugie e più di tanto non possono toccarmi. Io e te siamo fottutamente forti, Juan Jimenez, lo hai dimenticato?” lasciandolo per un attimo senza parole, perché lui le aveva detto quella frase in un momento molto bello e impegnativo della loro storia, ma poi si erano lasciati quindi pensava l’avesse dimenticata.
“Io e te, abbiamo superato mille cose, e onestamente posso anche superare il fatto che dei giornalisti da quattro soldi abbiano voglia di inventare storie su di noi. Le smentiremo tra cinque mesi, quando verrò a vivere con te a Berlino, e gli sbatteremo in faccia il nostro affetto. Perché oggi e sempre, io sono sicura del tuo amore per me, e tu sei sicuro del mio per te?”
Era incredibilmente dolce e determinata, e Juan si sentì morire, ma annuì bisbigliando piano “lo sono sempre stato…” facendola sorridere.
“Allora stai tranquillo, finisci i tuoi impegni lavorativi e poi fai un bel servizio di famiglia, che dimostri quanto siamo felici a queste linguacce. E Juan…” aveva esitato un attimo prima di concludere “me lo diresti se provassi attrazione per quella ragazzina, vero?” e lui aveva solo annuito, prima di dirle “e come potrei Mimi? Quando ho mai provato attrazione verso qualcuno diverso dalla mia compagna?”facendola sorridere.
Si erano salutati in quel momento, Mina gli aveva dato la buonanotte e sembrava tutto tranquillo, ma lei in realtà non aveva ancora detto l’ultima parola. Rientrò da Joey molto decisa e disse piano “gliela faccio vedere io adesso a quei giornalai da strapazzo”. Lui non capì, non subito, ma Mina telefonò all’unica donna al mondo con cui voleva parlare in quel momento, ed esattamente dieci ore dopo, lei e Joey erano all’aeroporto ad accogliere la signora Stevens, che era corsa in aiuto della sua bambina.
Il povero Juan, nel frattempo, aveva deciso che per il loro anniversario avrebbe aggiunto un regalo a sorpresa, uno che sapeva che sua moglie avrebbe adorato, ossia una lettera d’amore. In realtà, però, era stato in grado di scrivere solo “ti amo, Mìmi” e se ne stava a fissare quel foglio bianco, quando qualcuno comparve.
John era letteralmente furioso, ma non perché credesse realmente al tradimento, quanto perché aveva capito subito che la madre se la sarebbe presa perché loro non erano insieme in pubblico da tanto tempo.
“Sì ma adesso non puoi postare nessuna foto, perché si capirebbe che è un modo per chiedere scusa alla signora furiosa…” spiegò John serio, che però in realtà era abbastanza sottosopra, perché era reduce da una lunga chiamata della buonanotte con Rafa in cui si erano detti un sacco di cose carine. C’era stata moltissima intimità tra loro qualche giorno prima, e lui gli aveva confessato che si era sentito stranissimo, perché era stato letteralmente trascinato da una forza fortissima durante quelle coccole, e John aveva sperato che fosse la stessa che lo spingeva a pensare a lui prima di dormire.
“Voglio andare a casa per l’anniversario, portarle i fiori, qualche diamante e una lettera…” aveva detto serio, ma John conosceva il piano della madre, così aveva inventato mille scuse, una meno credibile dell’altra, e Juan aveva capito che Mina lo voleva in Germania.
Erano rimasti a chiacchierare un po’ sulle cose da scrivere, John aveva provato a suggerire delle cose, Juan gli aveva chiesto di “tradurre in parole” delle altre, e insomma alla fine qualcosa avevano scritto. Era alquanto insufficiente, però, quindi John gli aveva proibito di usarla e gli aveva detto che potevano lavorarci per l’anniversario successivo. Juan era stato tutto il giorno a pensare a cosa scrivere, a prendere appunti e a scambiarsi messaggi con lei. Aveva capito che c’era qualcosa di strano, ma non sapeva cosa aspettarsi. E poi la vide: seduta su uno sgabello, con un vestito rosso scollato da morire e un sorriso vergognosamente bello, e gli prese un colpo.
“Sorpresa…” aveva sussurrato, prima di lanciarsi tra le sue braccia e baciarlo davanti a tutti, Inga inclusa che si sentì terribilmente in imbarazzo. Mina le passò accanto con quel suo fare classico di superiorità e le porse la mano per presentarsi, come a tutti, ma poi prese la mano del marito e si dedicò soltanto a lui. John, nel frattempo, aveva un piano, così aveva scattato loro varie foto in cerca di quella perfetta. Ne aveva parlato con le sue sorelle e con nonna Jo, che ormai era membro onorario della task force per salvare gli Jimenez che si riuniva in situazioni d’emergenza, e tutti sembravano molto d’accordo. Così senza pensarci troppo lo aveva fatto: aveva messo insieme una foto del matrimonio di Juan e Mina in cui ridono felici e una di quella sera, e aveva rubato un pezzo alla lettera che aveva scritto con il padre. Accompagnavano la foto queste parole:

Questo è il motivo per cui credo nell’amore vero, per cui non accetterò mai nulla che non sia esattamente così profondo. Chiamatemi romantico, illuso o sognatore, ma non voglio una persona che a malapena mi sopporti o che inventi scuse per non stare con me. Voglio qualcuno che dopo vent’anni attraversi i continenti per potersi occupare di me e dei miei figli, senza farmelo pesare. Qualcuno che dopo tanto tempo mi guardi ancora come se potesse accarezzarmi con lo sguardo, e che mi sorrida come se fossi la cosa più divertente e speciale che abbia mai visto. Qualcuno di cui lamentarmi e che si lamenti del mio essere prepotente e arrogante, pur dandomele sempre tutte vinte.  Voglio un amore che resista al tempo, esattamente come il vostro. Buon anniversario. Vi amo, John.


Era chiaramente una risposta a quell’articolo crudele, ma il fatto che fosse firmato da John e non da Juan rendeva la cosa molto più bella. Quel messaggio di John, però, colpì sia Rafa che il suo ex, che aveva immediatamente commentato pensando fosse un riferimento a loro due. Quella sera, però, per la prima volta in tanto tempo, John non aveva nessuna voglia di parlare con Ethan, e si era ritrovato senza sapere bene come, fuori all’ospedale dove Rafa stava facendo il turno di notte. Aveva voglia di vederlo, anche solo per un istante, e il cuore gli scoppiò quando lui uscì col camice e gli diede un lunghissimo bacio sotto la pioggia, sussurrando piano “sei meraviglioso Johnny…”.
Mina e Juan non sapevano nulla del post di John, e si stavano divertendo alla premiazione. Erano tranquilli, ma lei non gli lasciò le mani per un secondo e dopo un po’ disse piano “…magari vieni a casa per un po’, che dici?” rendendolo immensamente felice, anche se Juan sapeva il senso di quella frase. Non voleva ammetterlo, ma aveva paura, ed era andata lì a mostrare al mondo e a quella ragazzina che lei era la sua compagna, però non si sentiva così sicura.
“Non desidero altro Mìmi, grazie…” aveva sussurrato, baciandole la fronte e Mina aveva annuito felice.  Un’ora dopo, scoprendo il messaggio di John, Mina pianse a dirotto, e Juan fece finta di niente e non le raccontò mai che parte di quelle parole le aveva scritte lui, ma fu grato a suo figlio che aveva deciso di difendere quel rapporto. Tre lunghissimi mesi e un’incessante consulenza letteraria dopo quella sera, Juan aveva postato per la festa della mamma un messaggio bellissimo sui social. C’era una foto di Mina con Jemie, Joey e John. Non era niente di speciale, era la classica foto da mamma e Juan l’aveva scelta di proposito, e aveva scritto solo “grazie per avermi insegnato tutto quello che so sull’amore. Grazie per aver dato un significato nuovo alla parola ‘mamma’ e grazie per i nostri quattro ragazzi. Per sempre tuo, Juanito” facendo impazzire sua moglie, che aveva pianto a dirotto per ore.
“Lo sapevo che avevi paura di perdermi, l’hai sempre avuta, ma quando mai io potrei trovare una donna come te, eh ragazzina?” le aveva detto piano, accarezzando la sua guancia, ma poi un pensiero lo spinse a sospirare. Certo avevano avuto una storia travagliata, e Mina aveva molte volte sbattuto la porta, pianto e sofferto, eppure probabilmente descrivere la loro storia non dava abbastanza l’idea di quanto Mina fosse stata forte nella sua vita.
“Ognuno ha la sua guerra” gli aveva detto un giorno da ragazzina, nascondendo le cicatrici imbarazzata, ma Juan ci aveva messo davvero tanto tempo a scoprire a cosa lei si riferisse, ma quando glielo aveva svelato, il disgusto gli aveva gelato il sangue.
Capitolo: la guerra di Mina
Juan sapeva che lei aveva subito violenze da bambina, lo aveva scoperto nei primi mesi della loro relazione, eppure era sempre stato molto difficile chiederle qualcosa su suo padre. Era stata lei a raccontarglielo, una notte all’improvviso.
Il giorno dopo la loro prima notte insieme, si era svegliato trovandola intenta a fissarlo con un sorriso, e le aveva chiesto solo “cosa?” ma lei non aveva risposto. Passò qualche altra settimana, e Juan si impegnò molto a cercare di capire “cosa diavolo fare con Jane”, per citare le sue parole, eppure si trovava sempre quello sguardo addosso. Imparava in fretta e sua figlia iniziava a cercarlo e a stare buona tra le sue braccia. Una notte come tante, Mina la sentì piangere e provò ad alzarsi ma Juan le disse solo “dormi…” e gliene fu immensamente grata. Era esausta e non badò più di tanto all’assenza di Juan, ma si risvegliò di colpo e non lo trovò accanto a lei.
Ancora addormentata decise di andare a cercare quei due, ma quando li trovò non riuscì a trattenere le lacrime: lui era molto stanco, e Jane era abbandonata tra le sue braccia, totalmente addormentata, ma Juan non riusciva a smettere di accarezzarla. Aveva un sorriso bellissimo, ma se lo aveste chiesto a lui, avrebbe negato, perché neanche se ne era reso conto. Era stato totalmente ipnotizzato da quella bambina, che significava tutto per lui. Per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, perché la amava in modo vergognoso ed era letteralmente evidente a chilometri di distanza. Per Jane lavorava come un matto, per Jane sopportava di girare sempre con i vestiti sporchi di qualcosa, per Jane stava anche pensando di tagliare i capelli, perché lei sembrava trovarli troppo divertenti. Per Jane sopportava le notti insonni, e soprattutto, accettava di non avere tutta per sé il suo unico amore. Vedere Jane e Mina insieme era la cosa che più di tutte al mondo lo rendeva felice, e ancora non poteva crederci che fosse successo davvero. Sognava spesso che fosse solo un sogno, e quasi sempre si ritrovava a cercarle con la mano prima di aprire gli occhi.
  Vedendo Jane con Juan, Mina pensò esattamente la stessa cosa, ed ebbe una reazione molto forte. Non aveva assolutamente idea che Juan fosse capace di quel tipo di amore, e temeva di ritrovarsi accanto un uomo rigido, incapace di dimostrare amore ai suoi figli. Eppure tutto quello che lui faceva per lei e lo sguardo adorante con cui stava accarezzando Jane, le diede la certezza che così non sarebbe stato.
“Hey…” sussurrò piano, per non spaventarlo e Juan sorridendo la invitò a sedersi accanto a lui per godersi quel momento e lei lo raggiunse. Si accarezzarono la guancia a vicenda e Mina emozionata disse piano “Juan…” ma non riuscì a continuare. Voleva dirgli che lo amava, perché non se lo erano ancora mai detto da quando si erano rivisti, ma all’ultimo le era mancato il coraggio, così aveva solo sussurrato piano “sei felice?” e lui aveva annuito, sorridendo in modo splendido.
“Direi che si vede abbastanza che vi amo da morire, no?” aveva aggiunto tenerissimo, togliendosi finalmente quel peso dal petto. Lui non aveva mai smesso di amarla, ma quando glielo aveva detto, una volta rivista dopo l’incursione all’ Herimal, lei era stata molto fredda e Juan non lo aveva più ripetuto.
“E tu ragazzina? Sei felice così oppure sei pentita di aver lasciato il tuo super palazzo per questa casetta a Brooklyn? Hai già deciso quando andrai via?” gli aveva chiesto ridacchiando, ma Mina si era ritratta e lui l’aveva soltanto baciata.
“Non andate mai via amore, ti prego…”gli aveva sussurrato stringendola al petto, perché aveva capito che le aveva dato fastidio quella battuta, e lei aveva detto piano “sicuro? Anche se non puoi mai dormire?”
“Dormire è sopravvalutato. Io vi voglio più di tutto…” aveva sussurrato in risposta baciandola di nuovo, e lei lo aveva lasciato fare. Emozionata e con un filo di voce gli disse dopo un po’ “credo di aver appena capito cosa significhi la parola ‘papà’…”
Juan le sorrise soltanto, ma lei era letteralmente in lacrime e aggiunse piano “…per quindici anni della mia vita ho avuto paura di quella parola. Ogni volta che la pronunciavo, ricevevo solo dolore in cambio. La usavo quasi sempre per chiedere scusa, per implorare clemenza, ma non l’ho mai usata con lo stesso senso in cui la usano le persone normali. Ho ancora i brividi quando sento la parola in arabo…”
Si fermò per un attimo e Juan non riuscì a trattenersi, così appoggiò Jane addormentata sulla poltrona accanto a lui, e le prese il viso con due mani e la strinse forte al petto.
“Un padre era una brutta cosa per me, qualcuno da temere e compiacere, ma che non era mai contento. Una parola generalmente seguita da insulti, urla, e sputi…quando andava bene ” sussurrò piano e Juan scosse solo la testa.
Non ebbe il coraggio di confessarle che lo sapeva, perché aveva affrontato lui personalmente quel mostro pochi mesi prima, quando accecato dalla disperazione per la sua scomparsa era finito persino nel Bronx a minacciare quell’uomo disgustoso, che gli aveva detto chiaro che non voleva avere a che fare con “quel sacco pieno d’immondizia”. Juan era impazzito a quelle parole, e aveva steso non solo lui, ma anche i suoi due figli maschi che erano intervenuti, e in pochissimo tempo si era sparsa la voce di un ispanico che osa pestare la gente nel quartiere arabo, quindi si era trovato in una vera e propria rissa.
“…e invece adesso è così bello dirla. La ripeto a Jane da prima che nascesse, le insegnerò a dirla e so che per lei significherà sempre e solo protezione, amore e calore… ” sussurrò piano e Juan sorrise e annuì.
“Grazie Juanito. Per il tuo cuore, per l’amore che mi dai, e per quello che dai a Jany. Si vede che è tutto per te, e io non potevo davvero immaginare che l’avresti amata così…” aggiunse con occhioni enormi e Juan toccandole il naso rispose piano “Grazie a te. Insomma…io non lo avrei mai fatto un figlio con uno come me, e probabilmente nessun’altra sarebbe stata così matta…”
Mina rise soltanto, ma non le piacque molto la sua frase, così lui aggiunse “…non sapevo neanche cosa significasse amare Mìmi, sei stata tu a far partire tutto. Ero convinto di non essere quel tipo di persona, di essere uno di quelli che non provano sentimenti, sai no? Quelli strani e psicopatici che non riescono a provare nulla per nessuno, indifferenti a qualsiasi cosa, e me ne stavo lì tranquillo con questa consapevolezza. E poi…non lo so cosa sia successo. O meglio lo so, te lo avevo già detto qual è l’effetto che mi hai fatto, una bomba a mano. Hai acceso qualcosa dentro di me e così da un momento all’altro sono passato da essere letteralmente apatico a provare desiderio, rabbia, amore, frustrazione, tenerezza e una incredibile voglia di averti sempre accanto…”
Mina rise soltanto, un po’ commossa e lui stringendole entrambe le mani aggiunse piano “… e onestamente, se sono in grado di amare Jane probabilmente è solo merito tuo perché la persona che ero prima non ce l’avrebbe mai fatta. Quindi a dirla tutta, sei tu che mi hai reso un padre…” facendola impazzire e commuovere e facendole scivolare da bocca un meraviglioso “ti amo”, bisbigliato sulle sue labbra.
Per anni non avevano mai più affrontato quell’argomento, e quando i bambini le chiedevano di suo padre, Mina aveva sempre risposto semplicemente di non averlo. Dopo dieci anni da quel momento, però, la vita le chiese di affrontare di nuovo il mostro della sua storia. I suoi fratelli, attraverso mille stratagemmi erano riusciti a contattarla per informarla della malattia di suo padre e chiederle  denaro. Mina era sul set, e non disse neanche a Juan di quella telefonata, corse al capezzale di quell’uomo. Provava paura e disprezzo, ma si era detta che doveva perdonarlo in punto di morte, altrimenti si sarebbe portata quel rimorso per tutta la vita. Non era assolutamente semplice, e le cedevano le gambe al solo pensiero di tornare in quel quartiere, ma doveva dire quelle parole. Si rimise il velo e chiuse bene la giacca, e fece le scale con lo stomaco completamente stretto da una morsa. Neanche si era accorta di tremare, ma nessuno ci fece caso. La squadrarono tutti da capo a piedi, ma nessuno le disse nulla e lei sopportò quegli sguardi pensando solo che dopo poco sarebbe stata a casa da Juan e i bambini. Quando poi giunse da suo padre, uno strano timore prese possesso di lei. Si sentì di nuovo la bambina oppressa e maltrattata, e per un attimo dovette tirare fuori il telefono per guardare la foto della sua famiglia che aveva come sfondo. Si era persa per un istante, e quando i suoi fratelli (in un disperato sforzo di gentilezza interessata) svegliarono il padre dicendo che c’era ‘la sua Ahmina’ si sentì terribilmente in pericolo. Quel piccolo uomo smunto la fissò per un secondo con quegli occhi severi e lei fece per sorridere, ma poi iniziò a inveirle contro.
Non la salutò neanche, disse solo che era disgustosa, che se l’avesse venduta avrebbe avuto più soldi e una serie di altre cose crudeli, e Mina per un attimo si sentì di nuovo la bambina piccola che sopporta tutto in silenzio. Le sputò contro, le lanciò qualsiasi cosa ci fosse sul suo comodino, e lei non reagì, ma poi suonò il suo cellulare e lei si riscosse. Non era più una bambina indifesa, e c’era un uomo nella sua vita che l’amava e che l’avrebbe difesa sempre e comunque, e leggere quel nome sul suo cellulare le diede una nuova forza. Senza dire una parola, uscì da quella stanza e si diresse verso la porta, dove concluse soltanto “parlate con la mia segretaria dei soldi che vi servono, e non disturbatevi a farmi sapere del funerale…” e poi uscì da quella casa e corse a casa sua.
Nessuno l’aspettava, e Juan era parecchio arrabbiato perché non gli rispondeva al telefono. Sapeva che non stava lavorando, perché generalmente si sentivano sempre a quell’ora, e comunque lo avvertivano se tardava. Provò a scrivere, a chiamare la sua segretaria, ma fortunatamente non rispose e Juan divenne ancora più furioso. Stava aiutando Jane e John con i compiti e faceva giocare Johanna con gli acquerelli per tenerla buona, ma era davvero inquieto.
“Papà a me fa schifo questa cosa!” ruggì Johnny all’improvviso, molto contrariato. Era in seconda elementare, e non andava molto d’accordo con i compiti, mentre Jane era molto diligente e autonoma.
“La matematica? Ancora?” rispose, cercando di restare serio, ma Johnny aveva un’espressione contrariata troppo carina, così si sedette accanto a lui e si mise a guardare il suo lavoro per qualche secondo, prima di concludere che “evidentemente neanche tu le piaci…” perché non era riuscito neanche a svolgere un esercizio. Rispiegò ogni passaggio per l’ennesima volta, guardando il cellulare di tanto in tanto. Sì avevano discusso, ma non era stata una cosa seria, o almeno non gli era sembrato importante. Forse doveva mandarle dei fiori, si disse, e poi improvvisamente Joy urlò “Mamyy” e loro corsero subito ad abbracciarla. Juan le sorrise, ma lei stava molto male, e per un attimo pensò che volesse lasciarlo, e si spaventò un sacco. Mina tremava ancora, e non riuscì a trattenere qualche lacrima in quell’abbraccio, e lui si sentì totalmente morire. Si disse che non aveva la minima idea di come sarebbero andate le cose, ma voleva provare a chiederle scusa, a sistemare, così quando lo prese per mano per portarlo nella stanza accanto lui era più sconvolto di lei. Eppure successe una cosa stranissima: Mina scoppiò in un mare di lacrime e si strinse forte contro il suo petto, tremando come un uccellino.
“Mìmi non volevo litigare. Lo sai, divento un coglione a volte, ma non volevo ferirti. Scusami, ti prego…” le disse piano, soffocato dai sensi di colpa, ma lei ci mise qualche minuto a rispondere piano “ma non abbiamo litigato Juanito…” e lui si sentì finalmente meglio per qualche istante, fino a quando Mina non gli spiegò il motivo delle sue lacrime.
“Guardami…”le disse piano, prendendole il mento tra l’indice e il pollice e lei lo guardò con i suoi enormi occhioni.
“ Perché non mi hai chiamato?”chiese rigido e lei rispose piano “…ti saresti arrabbiato” facendolo annuire.
“Sì, ma non dovevi andare da sola, Mìmi. Non sei più una ragazzina indifesa, perché nessuno al mondo tocca la mia ragazzina, hai capito? E ti giuro che se avesse provato a trattarti in quel modo davanti a me, sarebbe morto molto prima…” ruggì furioso, stringendo il pugno, ma lei sussurrò solo “E’ che…non sono riuscita a perdonarlo Juan…vivrò per tutta la vita così…”
“Non sei tu a dover perdonare, ma sei pazza? Il perdono deve essere richiesto e anche meritato. Se quello schifoso riesce a morire così, senza nessun rimorso, problemi suoi…”aggiunse severissimo, e Mina lo strinse soltanto. Non avevano mai più parlato di quell’uomo, fino a quando due anni prima Mina aveva detto a John che era morto.
“Eppure non ce l’ho fatta a proteggerti…” sussurrò piano,emergendo dai suoi dolorissimi ricordi, e un paio di lacrime gli caddero sulle guance, ma qualcuno disse piano “ha scelto lei di proteggere te e Jemie, papà. E’ stato un suo gesto d’amore…” e Juan si paralizzò.

Nota:
Ciao a tutti e buona Pasqua! Allora vi ho caricato ben due capitoli sdolcinati per peggiorare le vostre carie. Allora vi sono piaciuti questi momenti? Vi piace Juan come papà? Fatemi sapere. Vi faccio un piccolo spoiler: i prossimi sono i capitoli su John e Rafa in cui si parla del loro primo bacio etc. Curiosi? Vi aspetto e grazie per aver letto!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 11: un primo appuntamento ***


 
Capitolo: un primo appuntamento
“Insomma…quindi è finita, finita?” gli disse improvvisamente Ethan, mentre osservava John che scriveva un messaggio a Rafa, con uno stranissimo sorriso,  e lui scosse solo la testa.
“Sai che l’ultima cosa che vorrei è fare l’avvocato del diavolo, ma io non credo che si darebbe tutta la pena che si da’ per aiutarti, se fosse stata solo una scopata con un ragazzino” aggiunse, cercando di tirargli su il morale. Era ormai con lui da giorni, ma non era ancora riuscito a capire cosa stesse passando nella testa e nel cuore di John, che continuava a vivere come se nulla fosse dedicandosi anima e cuore al suo fratellino.
John era traumatizzato, era evidente, perché si rifiutava anche solo di parlare di sua madre. A quelli che gli avevano chiesto come fosse possibile che non avesse mai visto la madre, aveva risposto che ci pensava già il padre, e che qualcuno doveva occuparsi di quel povero fratellino senza madre né padre. Il piccolo Jimenez era furioso con il padre, colpevole di essersi letteralmente trasferito in ospedale da Mina, e rifiutava anche i tentativi di mediazione delle sue sorelle, che provavano a spiegargli cosa stesse provando il padre.
“ Siamo amici, lo siamo sempre stati. Niente di più. Se si dà tanta pena per me, probabilmente è solo senso di colpa. Credo abbia capito che mi sono innamorato…”
“Bah, ma come fai a non vedere che qualcosa non va in questa storia? Insomma non dai le chiavi di casa tua a uno che ti porti a letto e basta…”
Si stava letteralmente torturando per dire quelle parole, ma era giusto che qualcuno facesse notare certe cose a John, e se doveva essere lui, lo avrebbe sopportato.
John scosse la testa e rispose piano “scherzi? Forse se fai un lavoro normale in cui hai tempo libero non serve, è vero, ma per lui è stato un affare. Non aveva tutto questo tempo per gli appuntamenti tradizionali, quindi mi ha detto di stare a casa con lui, così poteva avermi quando più gli faceva comodo. La cosa peggiore è che io pensavo davvero che significasse qualcosa… ”
“Tesoro, no. Non suona questa storia, non ha senso. Non dedichi tutto il tuo tempo libero a una persona di cui non ti importa. Non molli il lavoro per attraversare il mondo e raggiungerlo quando ha bisogno. Avrà avuto paura di impegnarsi, o magari avrà difficoltà ad ammetterlo…” aggiunse Ethan, riportando per un attimo alla mente la telefonata che John gli aveva fatto per raccontargli la fine di quella relazione. Piangeva talmente tanto che lui non aveva capito nulla, ma era rimasto con lui in silenzio a sentirlo disperarsi e singhiozzare.
Ethan si strinse nelle spalle e gli fece una carezza, ma toccò finalmente un nodo cruciale della faccenda, sussurrando piano “…ma tu glielo hai chiesto?Quando vi siete visti per chiarire, hai chiesto cosa provasse per te?”
“Ma per quale ragione avrei dovuto, eh? L’ho sentito con le mie orecchie giurare alla sua ex che non era nulla di importante con me, cosa diavolo avevo ancora da chiarire? Sono andato a quell’appuntamento solo per ridargli le chiavi di casa…” ruggì furioso, con uno sguardo ferito che ricordò a Ethan quello di Mina.
 Decise di lasciarlo un attimo da solo, perché John era in mille pezzi, ma non volva darlo a vedere. Giocava con il cellulare, e senza sapere neanche bene perché recuperò le vecchie foto di loro due insieme. Erano stati felici, c’erano un sacco di sorrisi, coccole e baci in quelle foto e John si sentì ancora peggio perché ancora adesso, guardandole, avrebbe detto che Rafa provava qualcosa per lui, ma evidentemente doveva essere proprio cieco. Pensò a lui, a loro due insieme, e al loro bellissimo primo appuntamento e gli scappò qualche lacrima.
Aveva dovuto aspettare per poterlo rivedere, perché Rafa aveva stranissimi orari in ospedale e spesso aveva i turni di notte, ma John era stato paziente e si erano sentiti tantissimo. Quando poi era arrivata la famigerata sera del primo appuntamento, aveva letteralmente le farfalle nello stomaco. Rafa non gli aveva detto dove sarebbero stati, aveva solo giurato che lo avrebbe adorato e lui ne era certo. Era passato a prenderlo con una decappottabile sportiva stupenda, e Juan aveva solo commentato che sarebbe uscito anche lui con uno con quella macchina, facendo urlare Mina, ovviamente.
Anche Rafa ovviamente era nervoso. Aveva pianificato per giorni quell’appuntamento nel dettaglio, ma aveva il terrore che qualcosa andasse storto e gli sudavano persino le mani. Si sforzò di sembrare fico e sicuro, però, e lanciandogli uno sguardo molto sensuale commentò serio “sei veramente di una bellezza assurda…” e John si sentì totalmente intimorito da lui, che sembrava così sereno. Quando poi scoprì che lo stava portando in un drive in si sciolse un po’, ma quando le luci si spensero ebbe quasi un attacco di cuore.
“Colazione da Tiffany…non ci credo…”sussurrò pianissimo e Rafa sorridendo rispose piano “… avevi detto che è il tuo film ‘coperta di Linus’, no? Ti tira su il morale, ti fa stare bene e ti rende felice, no?”
“Come se potessi stare male con te…” sussurrò pianissimo, fissandolo con due occhi languidi che letteralmente lo tramortirono e Rafa pensò solo “no, non baciarlo” ma era davvero difficile trattenersi. Gli fece solo una dolcissima carezza e lui sorrise piano, ma afferrò la sua mano e ci strusciò contro la guancia come una specie di gattino sussurrandogli piano “gracias Rafy”.
“De nada, nin֮o. Non l’ho mai visto, e quindi pensavo fosse perfetto per la nostra prima sera…” aggiunse, avvicinandosi un sacco al suo viso, mentre John continuava a giocare con la sua mano. Avevano entrambi il cuore in gola, ma John si avvicinò ancora di più e ad un millimetro dalle sue labbra sussurrò piano “è tutto perfetto, infatti…”.
 Stavano molto bene insieme, a entrambi piaceva chiacchierare con l’altro, e purtroppo entrambi morivano dalla voglia di spogliare l’altro. Fu Rafa a tornare alla razionalità, così offrendogli la sua spalla si concentrò sul film, cercando di ignorare il profumo meraviglioso e il calore che emanava la pelle di John, che senza farselo dire due volte si era steso sul suo petto e lo fissava con occhi bellissimi. Gli aveva dovuto dire due o tre volte di guardare il film e lui qualche volta lo aveva fatto, ma la verità era che avevano enormi difficoltà a non perdersi l’uno negli occhi dell’altro. All’ennesimo “non ti distrarre, guarda il film…” di Rafa, John aveva risposto “lo conosco a memoria e quello che sto guardando è più interessante…”.
John cercava di flirtare, ma Rafa pensò male, così alla fine della proiezione sussurrò imbarazzato “Quindi il film è stato un fallimento, speriamo ti piaccia almeno la cena…”
“Che fallimento?”chiese John sconvolto, perché raramente in vita sua era stato tanto bene.
“Andiamo, ti sei annoiato tutto il tempo, non negarlo…”
“Non mi sono annoiato affatto! E’ stato stupendo…” sussurrò piano John e poi fissando fuori dal finestrino confessò imbarazzato “E’ che tra guardare te e qualunque film, preferisco te ovviamente. Perché voglio conoscerti, studiarti, cercare di capirti. E poi ero curioso di vedere le tue reazioni per il film…”e Rafa gli strinse forte la mano. Chiacchierarono ancora un po’, fino a raggiungere un ristorante cubano, dove Rafa aveva prenotato.
“Ho pensato che il film mettesse a tuo agio te, e la cucina di casa rilassasse me…spero ti piaccia…” gli disse con un atteggiamento un po’ insicuro che fece letteralmente impazzire John, che fu costretto a confessare di non aver mai provato quel tipo di cucina.
 Rafa iniziò spiegandogli i piatti, e da lì partì a parlargli dei suoi ricordi della madre e della nonna in cucina. Chiacchierarono per ore di Cuba, delle loro famiglie, e John gli disse all’orecchio“…trovo incredibilmente sensuale che tu parli spagnolo. Insomma è come se avessero confezionato la mia fantasia perfetta…” facendolo quasi impazzire.
Tutta la cena fu divertente, e furono entrambi a loro agio, in un modo stranissimo. Si scambiarono un sacco di carezze e Rafa accarezzò le sue labbra, ormai senza cercare più scuse. Si desideravano era evidente, e c’era una fortissima intimità tra loro che sembravano una coppia molto affiatata che divide i piatti. A un certo punto il nostro amico dottore, cotto marcio, gli disse piano “…ma non hai mai pensato a fare il modello? Insomma tutto di te dice che non appartieni a questo modo, che sei una specie aliena…”
John rise fortissimo per quella domanda, ma lui imbarazzatissimo aggiunse “andiamo, ma guardati! Sei bello, ma non è solo quello. Sei fine, affascinante e hai classe da vendere per avere diciannove anni. Tutto di te trasmette eleganza…”
“Non dire queste cose, perché non so quanto riesco a stare tranquillo se mi guardi in quel modo e mi fai tanti complimenti…”gli rispose, con un tono insolente spaventoso. John voleva andare a letto con lui, non ne aveva nessun dubbio e non sapeva più come farglielo capire.
“Ah sì?” rispose Rafa un po’ intimorito, ma terribilmente preso da quel ragazzino che annuì soltanto. Fu un secondo: non riuscì a resistere all’istinto di mettergli il pollice sulle labbra e John lo morse piano, facendolo impazzire.
“Eh no ragazzino, non si morde…” gli rispose affascinante, ma quello sfacciato rispose solo “e perché no? A me piacciono i morsi…”
“…perché se indossi il camice per dieci ore al giorno, quando tutto va bene, hai il collo scoperto…” rispose divertito, ma John ridendo rispose solo “basta cercare altri punti meno visibili da mordere…” e Rafa si senti una specie di verginella indifesa.
Furono interrotti dal cameriere che offrì loro da bere, ma John disse piano “no, no solo acqua” la fine della frase era “…che già stiamo andando a fuoco” ed era evidente.
“Comunque sì, mi hanno chiesto spesso di fare servizi fotografici, ma mi sono sempre rifiutato perché non ho nessuna intenzione di diventare famoso usando il nome dei miei genitori…” aggiunse John cercando di calmarsi un attimo, ma poi pensò di essere sembrato estremamente spocchioso e si sentì a disagio. Nervoso commentò che avrebbe dovuto mangiare solo un’insalata per i successivi dieci giorni per rimediare ai “danni alla linea” che aveva fatto quella sera. Rafa la prese come una battuta e gli disse che aveva un corpo perfetto, quindi non c’era da farsi tante paranoie.
John si sciolse un po’ per quella sua frase e decise di fare una cosa molto azzardata: si avvicinò per sussurrargli un sensualissimo “gracias” all’orecchio e gli allungò un morsetto al lobo, che mandò il povero dottore in crisi totale per i successivi cinque minuti.
“…ma ho questo corpo proprio perché il regime alimentare a cui mi sottopongo è terribilmente rigido. Zero carboidrati, zero alcol, nessun dolce o zucchero. E’ davvero duro e..beh ogni tanto ho i momenti di crisi e quindi divoro cose a caso…”confessò divertito e Rafa si scosse dalla sua eccitazione, alzò gli occhi al cielo e lo rimproverò un sacco. Gli disse divertito “non basta che fumi tantissimo, hai anche pessime abitudini alimentari ragazzino? Che ne dicono i tuoi genitori?”
“ Da chi diavolo pensi che abbia preso? Mio padre fuma da sempre e mia madre…mettiamola così: se la portassi a cena in un posto come questo al massimo ordinerebbe un bicchiere d’acqua. E’ ossessionata dal peso suo e di mio padre, che poverino si allena ogni giorno per ore, solo per accontentarla. La sua paura peggiore è smettere di essere bella. Credo che tema di perdere lui se dovesse ingrassare, o comunque diventare brutta in generale. Sono anni che insiste nel voler andare dal chirurgo plastico, e litigano ferocemente per questo…” confessò John divertito e Rafa gli sorrise in modo molto dolce e disse pianissimo “E anche tu sei così insicuro? Sei uno di quelli che pensano di dover meritare l’amore?” facendolo sorridere.
John si strinse nelle spalle e distogliendo lo sguardo rispose con un sorriso “…io so che lui non la lascerebbe per il suo aspetto, perché ha tanti difetti, ma sta facendo davvero molto per lei, e la ama. Eppure mi piacerebbe poter dire che lei sbaglia, ma onestamente…non lo so. L’amore è fatto di equilibri così complicati…”
“No, non è vero John. I sentimenti veri se ne fregano dell’aspetto, l’amore accetta tutto di te…” gli disse rigido, e poi decise di esporsi. Non era certo di poterlo fare, ma con un sorriso disse piano “… mia madre è morta di Alzheimer, non troppo tempo fa. E’ stato doloroso e straziante per tutti, ma sicuramente per mio padre in primis…”
John spalancò involontariamente gli occhi e gli prese piano la mano, ma Rafa sorridendo aggiunse “…lei non ricordava neanche più il suo nome, non era più in grado di fare nulla, eppure lui la accudiva con una dolcezza e una pazienza che non ho mai più visto nella mia vita. E ancora oggi va a trovarla al cimitero ogni giorno con quel suo povero cane zoppo. Quindi se ti capiterà nella vita uno che ti dice che stai ingrassando e vuole lasciarti, non tentennare, né esitare: mandalo al diavolo. Trova un amore così Johnny, un amore che se ne frega se non sei sempre al tuo meglio…”
“Wow…” sussurrò John fissandolo con due enormi occhioni languidi, e Rafa per un attimo si sentì in imbarazzo e aggiunse nervoso “…quindi dividiamo un dolce, dai…”
John era diventato molto tenero con lui, ma Rafa si sentiva in imbarazzo perché non voleva giocarsi la carta dell’orfano, così provò a cambiare argomento.
“Ok, quindi forse sarebbe giunto il momento che tu mi parli di questi tuoi genitori…perché io so solo che sei a Berlino con tuo padre e tua madre è a New York e che sono una coppia un po’ particolare…”
“La famiglia Addams, altro che una coppia particolare…” commentò John ridendo, e poi aggiunse piano “quindi non mi hai cercato online? Davvero?”
John sapeva persino che voto di laurea avesse preso il dottore, e aveva provato persino a leggere una sua ricerca, ma ne era uscito confuso e disgustato per le foto di parti umane.
“Avrei dovuto? Sei un serial killer?” gli chiese divertito e John rise tantissimo per un po’, poi prese il cellulare e mostrò la foto profilo di sua madre sui social, quella della mostra al Metropolitan di suo padre.
“Ok, non so chi è lui, ma tua madre è una meraviglia. E’ bellissima, ed è una pazza a voler andare dal chirurgo. E’ un’attrice, no? Ha fatto quel film fantastico sulla donna sudamericana che fa da capo del cartello della droga, no?” chiese Rafa confuso e John gli disse il nome del film ridendo. Era stato l’ultimo della carriera di Mina, quello che le aveva regalato un sacco di premi, ma ad onor del vero anche quello che li aveva fatti divertire di più. Mina doveva impersonare una criminale senza scrupoli…così aveva iniziato a comportarsi esattamente come Juan e questo lo faceva arrabbiare, ma anche ridere.
“E questa è l’esposizione di mio padre a Berlino…” aggiunse, mostrando il manifesto della mostra e Rafa lo trovò molto interessante, anche se di arte lui non ci capiva proprio nulla.
“Ok, quindi i tuoi genitori sono: una specie di divinità bellissima e un alieno artista? Per questo tu sei un mix perfetto di talento e bellezza?” aggiunse divertito, ma John gli prese la mano e sospirando disse piano “talento…chissà.”
Rafa provò a dirgli che sapeva che l’accademia in cui lui era a Berlino era super esclusiva, che ammettevano solo grandi nomi, ma John scosse solo la testa.
“Se mamma lo pone come condizione per partecipare al festival di Berlino, forse non serve avere tutto questo talento. La parte che odio in tutto questo è che non mi avevano neanche rifiutato, avevo superato le preselezioni da solo, e avevo il punteggio per riuscire ad entrare senza il suo aiuto…”
“E quindi che importa se lei ci ha messo lo zampino? Ti avrebbero preso comunque, no? Quindi sei talentuoso…”aggiunse serio, accarezzandogli la guancia e John gli fece un gran bel sorriso, concludendo con “facciamo finta che sia così…”.
Chiacchierarono per ulteriori tre ore e Rafa confessò che aveva dovuto prendere un giorno di ferie per essere sicuro di poter portare John a vedere proprio quel film, perché la programmazione del drive in cambiava ogni sera, e avrebbero potuto beccarsi un film d’azione. John rise un sacco con lui, e si tennero la mano per molto tempo, eppure il tanto atteso bacio non venne, neanche quando John disse piano “…è troppo bello stare con te”. Rafa voleva dargli altro tempo, ma era mortalmente combattuto, perché voleva assaggiare le sue labbra più di tutto, eppure lo lasciò andare con un dolcissimo bacio sulla fronte. Si diede dell’imbecille un milione di volte e voleva scrivergli, ma non sapeva cosa dire. Tornò a casa con un milione di pensieri per la testa, ma John aveva capito il motivo di quella sua ritrosia, così gli aveva scritto un lungo messaggio in cui lo ringraziava per la serata, per il suo impegno e concludeva con “Comunque mi sembrava giusto dirti che anche se ti conosco da poco, quando ci sentiamo e ci vediamo io non penso a nient’altro. Sto davvero bene con te…” e Rafa si era sciolto. Erano passati altri dieci giorni prima del loro appuntamento successivo, ed era stata una serata strana e caotica, ma era la serata del loro primo bacio, quella in cui si erano anche avvicinati davvero per la prima volta. John versò un paio di lacrime pensandoci, ma non immaginava che qualcuno, dall’altra parte del mondo pensava proprio a quel loro primo bacio, e ci stava da cani. 
Nota:
Ciao a tutti, scusate per questa "iper produzione" ma ho approfittato di questi giorni di pausa per rimettere mano a questa storia. Allora che ve ne pare di John e Rafa? Avete apprezzato il primo appuntamento? Siete curiosi di sapere cosa sia successo tra loro? Vi aspetto e grazie!

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Capitolo 11
*** Capitolo 12: un dolcissimo primo bacio ***


Capitolo: un dolcissimo primo bacio
Dall’altra parte del mondo qualcuno stava coccolando il suo carlino, con mille pensieri per la testa. Aveva fatto quello che John gli aveva chiesto, erano stati abbastanza rapidi a procurargli la cartella e lui aveva chiamato il suo ex amore con il cuore in gola, ma John non aveva voluto parlargli e lo aveva passato rapidamente a sua sorella. Il nostro amico dottore non aveva idea del perché John fosse stato così gelido, ma non voleva farglielo pesare. Sapeva cosa lui stesse provando, aveva vissuto per anni in attesa di un lieve miglioramento di sua madre, quindi non voleva giudicarlo, però era decisamente triste. Era a casa quella sera e non riusciva in nessun modo ad addormentarsi. Ogni parte di quella dannata casa gli ricordava quel ragazzino che aveva amato in modo così estremo e che aveva vissuto con lui per qualche mese, riempiendogli totalmente la vita. Non poteva stare in soggiorno, perché sul divano si erano accoccolati mille volte insieme a Nacho, il suo cane, a guardare film o lo sport. In cucina, in bagno e in camera da letto avevano fatto l’amore e il terrazzo gli ricordava una bellissima sera di San Valentino in cui si erano amati da impazzire. Eppure di quei sei mesi non gli era rimasto nulla, neanche una foto. John aveva portato via le sue cose in fretta, e si era letteralmente volatilizzato.  Tutte le loro foto erano state scattate da lui, che non gliene aveva inviata neanche una, perché dimenticava sempre tutto e lui non aveva avuto il tempo di ricordarglielo. Eppure se avesse immaginato che sarebbe finita in quel modo, nel silenzio più totale, da un momento all’altro, quanto meno avrebbe insistito per avere una foto, un ricordo di quei momenti così felici.
Uscì a prendere un po’ d’aria e si accorse che aveva addirittura ancora le sue cicche di sigaretta nel posacenere. Era convinto che per quanto fumasse quel ragazzino le sue labbra avrebbero sempre e solo saputo di sigaretta, invece era un alieno anche in quello: sapeva sempre di menta, anche appena sveglio, ed erano incredibilmente dolci e morbide le sue labbra. Sbuffò soltanto pensando al loro primo bacio, e chiuse gli occhi per cercare di ricordarlo.
Dopo il loro primo appuntamento era nata una stranissima intesa tra loro. Scherzavano molto, e c’erano anche molte allusioni piuttosto esplicite. Rafa non aveva la minima idea di quello che stava facendo, ma John continuava a provocarlo un sacco, e gli piaceva da impazzire. Parlarono di un sacco di cose in quella settimana, di cinema, auto, moda ma anche di come e dove John amasse i baci e di altri argomenti piuttosto piccanti. Si sentivano a orari assurdi, o quando John era a lezione, e si erano intravisti al volo in palestra soltanto una volta,  e il cuore di Rafa era esploso quando lui gli aveva proposto di fare la doccia insieme.
John era sfacciato e decisamente sapeva quello che voleva, e anche lui aveva le idee abbastanza chiare, e per quanto non volesse solo un rapporto fisico, era stato incredibilmente provocato da quel ragazzino che aveva deciso di fare la doccia esattamente di fronte a lui. Lo spogliatoio della palestra era pieno, però, quindi non era successo assolutamente nulla, e Rafa aveva cercato di distogliere lo sguardo il prima possibile per non mostrare a tutti quanto avesse apprezzato, ma l’immagine di John che si insapona sotto l’acqua bollente, fissandolo come per mangiarlo, gli era entrata dentro.
La verità è che entrambi avevano una cotta tremenda, e cercavano in ogni modo di stare vicini “…come ferro e calamita” gli aveva scritto John. Più si avvicinava a lui, più Rafa scopriva che quel ragazzino sembrava perfetto, anche nelle sue imperfezioni. Non aveva nascosto nessuno dei suoi difetti, anzi da buon insicuro glieli aveva elencati tutti subito e Rafa ne aveva notati altri: era sicuramente impulsivo, irrazionale a volte, e molto, forse troppo, sanguigno, ma il suo difetto peggiore era ovviamente l’insicurezza. Rafa aveva capito che, malgrado le apparenze, l’autostima di John non era altissima, perciò cercava sempre di elogiarlo, non solo per la sua bellezza ma per le altre mille qualità che lo facevano impazzire. Aveva molti pregi il piccolo Jimenez, era intelligente, divertente, sveglio e persino colto, anche se aveva un po’ di difficoltà a fare i calcoli. Rafa adorava il suo modo di vedere le cose, ma quello che lo stava spingendo a innamorarsi perdutamente era la sua dolcezza. John parlava con lui con una voce dolcissima, lo fissava con enormi occhi languidi quando erano in videochiamata ed era davvero molto delicato e affettuoso. Era premuroso e gentile, non solo con lui, ma anche con gli amici. Si preoccupava per tutti e riusciva sempre a farlo sorridere, a renderlo felice. Era molto attento alle sue necessità, e gli aveva detto più volte che anche solo sentendo la sua voce riusciva a stare meglio, facendolo sorridere. Il dottore, però, tra i suoi difetti aveva un lavoro che gli rendeva la vita molto difficile, e temeva che questo potesse alimentare le insicurezze di John, e infatti così fu.
Passarono dieci giorni e sembrava fosse quasi impossibile riuscire a organizzare una seconda serata, perché gli impegni di entrambi non gli permettevano di vedersi. John, in piena paranoia, ne aveva parlato con i suoi genitori, e le sue ansie erano peggiorate.
Papà e mamma Jimenez erano rimasti positivamente colpiti dal giovane medico, soprattutto quando John gli aveva riportato con un sorriso il discorso che lui aveva fatto sull’aspetto fisico e l’amore. Ne era nata una diatriba interessante, perché Juan aveva parecchi sassolini nella scarpa da togliere. Così aveva ribadito alla moglie che lui la pensava assolutamente allo stesso modo e Mina aveva solo scosso le spalle.
“Te lo ricordi com’era quando aspettavi questo ragazzo, no? Avevamo pochi soldi e tu giravi con le mie tute, perché non ti entravano i tuoi vestitini sexy e dormivi con la mia maglietta dei Lakers perché ti stava comoda con il pancione. E non sei mai stata così bella…”  le aveva detto con un sorriso splendido, e Mina aveva solo sorriso in risposta.
“E’ che dovremmo presentarti questo tizio, così magari ti deciderai a dare meno peso all’apparenza e mi concederai una birra di tanto in tanto, senza fare storie sulla mia pancia…”
Mina seccata aveva ruggito che lei lo avrebbe amato sempre e comunque e aveva chiuso quel discorso, ma una settimana dopo aveva capito che quel tizio non andava bene per suo figlio. Non voleva che qualcuno lo ignorasse e gli spezzasse il cuore, così aveva iniziato a dirgli che doveva farsi un po’ desiderare, perché se Rafa pensava di poterlo trattare in quel modo, si sbagliava di grosso.  Aveva continuato per un po’, aggiungendo che nessuno poteva tenerlo come seconda scelta, ma Juan le aveva soltanto detto di lasciare in pace il dottore.
“Io ti ho aspettato per mesi, e non mi sembra che tu facessi un lavoro neanche lontanamente importante quanto il suo. Perciò sta’ buona signora. Stanno bene, vanno d’accordo, è gentile e gli dedica tutto il tempo che ha, a me piace!” concluse Juan soddisfatto, e John lo abbracciò fortissimo, ma Mina continuava a temere che il suo povero piccolo potesse essere ferito da questo tizio.
Passarono ancora un paio di giorni, e a sorpresa Rafa gli disse che avrebbe potuto liberarsi quella sera, facendo impazzire John, che gli disse immediatamente di sì, dimenticando un precedente impegno. Se lo ricordò soltanto dopo un po’ e Rafa gli disse tranquillo che lo avrebbe raggiunto, facendolo sorridere come mai prima.
Divenne letteralmente ancora più bello del solito, se ne andò persino a fare shopping con il padre, e spiegò a Rafa dove fosse la serata e a che ora fosse, ma lui sembrava non riuscire ad arrivare. John sapeva che quando aveva un’emergenza non era facile per lui usare il telefono e dunque aveva immaginato perché fosse così in ritardo.
 Cercò di godersi la serata con i suoi nuovi amici, ma era ossessionato dal suo cellulare e anche deluso. Non voleva fare il ragazzino scemo, sapeva perché Rafa non ci fosse e non voleva renderlo un problema, ma era deluso. Aveva tantissima voglia di stare un po’ con lui e di toccarlo. Gli bastava anche solo prendergli la mano o abbracciarlo, perché sentiva che avevano raggiunto una forte intimità emotiva e aveva bisogno di rendersi conto che fosse tutto reale, non solo una sua fantasia. Era a una festa in un locale, così chiamò fuori qualche amica per sfogarsi e parlare.
“…il punto è che, se davvero ti senti così insicuro solo perché lui non può frequentarti quanto entrambi vorreste, forse non è giusto che ti imbarchi in una relazione con una persona che non ha il tuo stesso tempo libero” concluse Romi, una sua nuova amica dell’accademia e John sentì un brivido. Sospirò soltanto scombinandosi i capelli, ma non ebbe il tempo di rispondere, perché una sua amica aggiunse “Ops…”e lui girandosi morì.
Con un ritardo di ben tre ore era arrivato, e ora lo stava fissando con uno sguardo languidissimo e John non potè fare a meno di correre a stringerlo, ma Rafa era molto dispiaciuto. Si sentì letteralmente soffocare per quell’abbraccio, ma aveva sentito quello che la sua amica aveva detto, così gli disse triste “Hey ciao piccolo…” facendogli venire i brividi.
Erano vicinissimi, e occhi negli occhi John si rese conto di averlo ferito, così sussurrò piano “avevo una voglia tremenda di rivederti Rafy, mi sei mancato…” facendogli saltare il cuore in gola.
“Anche tu mi sei mancato Johnny, mi dispiace da morire per tutto questo…” sbuffò dispiaciuto e John gli prese la mano.
“So che è difficile uscire con un dottore, per questo di solito ci sposiamo tra di noi. Immagino che tu pensi che non m’importi abbastanza da trovare tempo per te, ma non è così” confessò serio, e John lo strinse ancora una volta e sussurrò piano “no, no Rafy non è così…”
“Bene. Perché ci tengo davvero tanto a te, ragazzino. Sto benissimo quando parliamo, mi fai ridere e ci capiamo benissimo, e poi…non si può descrivere quello che sento quando mi abbracci e mi guardi in questo modo. Mi sciolgo totalmente, come non mi era mai successo e penso di avere le pulsazioni a 800…” risero per un attimo entrambi, ma John era molto emozionato e lo accarezzò con tantissima dolcezza.
 “Adoro quando mi provochi, e mi piace un sacco tutto quello che abbiamo, specialmente quest’intimità così intensa da farmi mancare l’aria. Ultimamente ho realizzato che per stare bene ovunque io sia, mi basta pensare al tuo sorriso, perché mi scalda dentro…” gli confessò totalmente sconvolto e John sorrise in modo bellissimo e accarezzandogli le labbra disse piano “dimmi ancora come ti senti quando ti abbraccio…” facendolo solo ridere, ma con il cuore in gola.
“Sono preso da te Johnny. Tantissimo, e non so più come nasconderlo. E’ stupido e folle perché non ti conosco molto, ma mi sembra di conoscerti da tantissimo. Scusa per il clichè, ma è così. Però ragazzino, ci tengo alla tua felicità e non voglio importi qualcosa che per te non va bene. Quindi se per te è troppo difficile vedersi così, quando capita, può finire così, senza nessun rancore da parte mia perché tu sei stupendo e straordinario e io posso solo mangiarmi il fegato, per non essere stato in grado di darti più tempo…”
John si sentì molto male per le parole finali di Rafa e fissandolo negli occhi capì che per lui non era stato assolutamente semplice da dire, così smise di pensare e finalmente si lasciò andare al suo cuore e senza dire una parola gli diede un bacio bellissimo, che fece tremare il povero dottore.
Quando John si allontanò, gli sussurrò piano “So quello che ho appena detto, ma dimmi che non era un bacio d’addio, ti prego…” e John lo baciò ancora una volta, stringendolo ancora più forte.
“Ho avuto paura che fosse tutto un sogno Rafy. Avevo bisogno di stringerti, di toccarti e baciarti, per essere sicuro che non fosse successo solo nella mia testa o solo a me…” gli disse piano. John lo fissava con meravigliosi occhi luccicanti, e si era letteralmente abbandonato tra le sue braccia e Rafa capì di stare davvero per perdere la testa.
 “Capisco. Anche tu pensi sia molto intenso tutto questo, no?”
John annuì soltanto, e baciandolo ancora rispose piano “…intenso come un vulcano, direi”.
 “allora possiamo solo scioglierci e lasciar fare al tempo. Voglio vivermela, fino in fondo, perché tu sei un piccolo girasole nel grigio della mia esistenza, che mi illumina e mi scalda il cuore” aggiunse, fissandolo a sua volta con molta tenerezza.  
“…ma tu riuscirai a sopportare di vedermi sempre quando capita? Perché so che è estenuante e può creare grossi fastidi a chi ha una vita regolare… ”
“Te esperarè Rafy, di notte, di giorno, todo el tiempo mi amor…”sussurrò ancora sulle sue labbra e lui incredulo rispose piano “farò di tutto per stare con te il più possibile…”.
Quella sera Rafa conobbe gli amici di John e fu molto carino e simpatico con tutti, ma era felice come mai prima e continuò a fissarlo con occhi languidi e stringere forte la sua mano. Quel primo bacio era stato di una forza e un’intensità incredibile e lui aveva capito per la prima volta in ventotto anni il senso della parola attrazione. Lo riaccompagnò a casa dopo la serata, e quello che doveva essere un bacio della buonanotte si protrasse per un’ora. John non era mai stato baciato in quel modo, perché Rafa aveva il suo stesso temperamento passionale e lo desiderava, era molto chiaro. Aveva cercato di andarci piano, perché dopo l’esperienza con Ethan non voleva che lui pensasse che fosse troppo aggressivo, ma Rafa baciava in modo divino e molto sensuale, così si era lasciato andare e stava impazzendo. Poteva finalmente essere se stesso senza trattenersi, e a Rafa sembrava piacesse da morire il suo modo di desiderarlo. I baci divennero molto intensi e spregiudicati e John iniziò anche ad accarezzarlo, facendogli venire i brividi.
“…perché non mi porti da te, amore?” gli disse piano, senza fiato e Rafa sorridendo sussurrò “magari…ma tu devi vedere il professore per il progetto di drammaturgia alle nove, non pensare che lo abbia dimenticato. E’ un progetto importante, e da questo dipende il 35% del tuo voto finale, no? Quindi niente sciocchezze piccolo.”
John sorrise per le sue premure, perché era dolcissimo a ricordare tutte quelle cose e gli disse che ci teneva troppo a stare un po’ con lui da soli, perché si erano divertiti con i suoi amici, ma non avevano avuto molta privacy.
“Te lo giuro piccolo: la prossima volta ti porterò a cena in un bel posto, e poi avremo tutta la privacy che vuoi” aggiunse sorridendo e John gli saltò di nuovo in braccio per baciarlo.
“…e come dovrei dormire così?” gli disse a un certo punto, lanciandogli un sensualissimo sguardo e Rafa rispose “come dormirò io: con un sonnifero?” ed entrambi risero.  
Erano rimasti a baciarsi ancora per un’altra ora, e alla fine John aveva dormito pochissimo, ma erano entrambi felici come mai prima, perché era stato troppo bello baciarsi e toccarsi e quella sera, senza rendersene conto, erano diventati una coppia.
 “Sono un coglione, davvero, davvero un coglione Nacho…” disse Rafa al suo cane, che lo fissò scodinzolando, ma quel ricordo faceva davvero troppo male, così prese il cellulare in cerca dei suoi occhi, e si ricordò delle foto che gli aveva inviato per provocarlo quando erano lontani e un colpo al cuore lo spinse a sorridere e a pensare a quella loro bellissima prima volta.
Nota:
Hola a tutti! Allora vi è piaciuto questo primo bacio? Siete curiosi? Ho dedicato a loro i prossimi due capitoli, se ci siete ve li caricherò prestissimo. Grazie per aver letto!

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Capitolo 12
*** Capitolo 13 e 14 ***


 
Capitolo: la prima volta
Rafa rise per un attimo, ricordando quante paranoie avesse avuto sull’intimità. Aveva ancora qualche dubbio su John, ma lui gli aveva detto chiaro che non pensava più a Ethan “dato che un uomo stupendo occupa ogni mio minuto libero…”
Aveva deciso di fidarsi, di viversi quella storia,sperando che quel dannato biondino non decidesse di sottrargli quel ragazzo prezioso. Era preoccupato per il sesso, e lo aveva detto chiaramente a John. Lo desiderava molto, ma dato che per entrambi era la prima volta aveva paura di non essere all’altezza o di fargli male, così si era documentato e aveva fatto mille acquisti. Avevano deciso che avrebbero sperimentato insieme qualcosa di nuovo, ed entrambi erano abbastanza nervosi.
“Ti desidero talmente tanto amore, che sono certo mi piacerà qualsiasi cosa…” gli aveva detto John, cercando di tranquillizzarlo e lui aveva solo detto che avrebbe trovato il modo per renderlo felice.
“Sono felice Rafy, mi basta anche solo un sorriso per quello…” aveva risposto dolcissimo e Rafa aveva solo sussurrato che era l’uomo più fortunato del mondo.
 Erano riusciti a fissare un appuntamento galante la sera prima della partenza di Rafa per Miami, ma ovviamente un’emergenza lo aveva costretto a ritardare e John lo aveva aspettato fino alle tre di notte, per poi scrivergli “buon viaggio amore” e andare a dormire.
Una volta libero, Rafa aveva provato a chiamarlo parecchie volte, ma aveva realizzato che probabilmente era crollato e ci era rimasto malissimo. Aveva organizzato una cena a lume di candela sul suo terrazzo, e cucinato per ore il giorno prima, chiedendo la consulenza delle sue sorelle, perché in realtà non era poi così bravo. Voleva fare qualcosa di molto speciale, ma era molto perplesso dalla riuscita dei suoi piatti. Si era svegliato prestissimo, per recuperare al mercato dei girasoli, e aveva speso un occhio della testa in candele e oli profumati. Voleva che fosse una notte speciale, e invece lo aveva lasciato solo ad aspettarlo ancora una volta.
Si sentì mostruosamente in colpa, perciò decise di fare una cosa un po’ avventata. Voleva scusarsi, e fargli capire che lui contava davvero per lui, così raccolse tutti i girasoli che aveva per casa, li annodò con una cravatta e formò un enorme mazzo, molto rudimentale ma carino. Pensò di darglielo, ma aveva il volo alle dieci e non poteva aspettare che si svegliasse, così decise di rischiare la sorte e a bussare al citofono di casa Jimenez. Erano le sette del mattino e lui sperava di trovare almeno la domestica, ma rimase immensamente perplesso quando gli aprirono il portone, senza neanche chiedere chi fosse, e capì subito dove doveva andare perché era l’unico appartamento con la porta spalancata.
Juan si era appena alzato per allenarsi e aspettava la domestica che dimenticava sempre le chiavi. Quando sentì chiudere la porta, di spalle ruggì in spagnolo “…dovrò riempire un vaso di copie di queste cazzo di chiavi, dato che continui a perderle…” e Rafa morì. Non disse una parola, ma quando quell’enorme omone si girò, si sentì mostruosamente in imbarazzo. Due durissimi occhi neri bellissimi, lo trapassarono letteralmente. Rafa si sentì mortalmente intimorito da quell’uomo, bello come John, ma più alto e almeno due volte più grosso. Aveva i suoi capelli neri e i suoi lineamenti, eppure per quanto si somigliassero, c’era qualcosa di molto diverso nella loro espressione, perché John era l’immagine stessa della dolcezza, mentre l’omaccione tatuato sembrava quasi un killer.
“Quindi?” chiese Juan confuso, ma aveva capito che quel tizio fosse il famoso dottore.
Rafa molto intimorito si presentò, chiese scusa per l’orario e spiegò dei fiori per John, facendolo ridacchiare.
 “…Sì, ci è rimasto parecchio male. Direi che i fiori ci vogliono…”
Stava cercando di essere simpatico in realtà e pensava di essere anche socievole, ma il dottore pensò che stesse provando a fargliela pesare, che fosse risentito, così gli spiegò che un paziente del suo protocollo terapeutico purtroppo era morto quella notte, ed era stata una serata parecchio complicata.
“Provo a svegliarlo, ma non è un’impresa semplice…”gli disse serio, ma Rafa non voleva proprio che lo facesse, perché sapeva che John aveva una giornata lunga.
“C’è almeno un biglietto con i fiori?”chiese Juan, convinto sempre di essere quello amichevole che dà consigli sentimentali, ma mettendo in soggezione Rafa da morire. Il dottore cadde dalle nuvole e gli disse che non ci aveva pensato, ma che ovviamente gli doveva delle scuse, così il signor Jimenez gli disse di seguirlo e strappando un foglio dal suo blocco da disegno glielo porse con una matita, prima di allontanarsi per prendere un vaso per i girasoli.
Rafa scrisse solo “…erano per te e volevo davvero che li avessi. Scusa per la nostra serata romantica andata in fumo, ma è solo rimandata. Sarà ancora più speciale, te lo giuro. Ti penso tantissimo, Rafy” e diede il biglietto ripiegato a Juan, che provò a offrirgli un caffè, ma lui rifiutò perché era piuttosto di fretta così lo salutò e si avviò verso l’ascensore, ma improvvisamente si sentì chiamare.
“Amore mio…”gli sussurrò John stringendolo fortissimo e Rafa sussurrò piano “sei davvero così bello appena sveglio, amore?” facendolo soltanto ridere.
“Ti aspetterò, Rafy, ma tu chiamami…” gli disse John baciandolo e lui giurò che gli avrebbe dedicato ogni minuto libero che aveva.
“…e non ti fare distrarre dai ragazzi seminudi a Miami. Mio zio  Gonzalo dice che è un posto favoloso per conoscere ragazzi sexy e spregiudicati…” aggiunse John incerto, ma Rafa rispose serio “…peccato che io sia già impegnato con uno bellissimo e sexy da morire, che mi ha letteralmente attratto come mai niente nella mia vita…”
Non avevano mai dato una definizione al loro rapporto, e John sorrise in modo bellissimo, ripetendo “ah sei impegnato?” spingendo Rafa a rispondere serissimo “…sono molto impegnato e lo sei anche tu, perché sono parecchio geloso…”
 John annuì soltanto, ma un attimo prima di salutarlo, Rafa gli sussurrò piano “Sarai tutto mio quando tornerò da Miami?”
“Lo sono da quando mi hai raccolto per strada come un gattino randagio…” rispose John con occhi sognanti e poi lo lasciò andare.
Si scrissero per tutta la settimana e il tono delle conversazioni divenne via via più intimo. Aveva iniziato John, ovviamente, perché aveva deciso di provocarlo un po’ e gli aveva inviato una foto con la sua camicia preferita, ma totalmente aperta. Voleva punzecchiarlo, attirare la sua attenzione e ci riuscì benissimo. Così avevano scoperto di avere un’intesa fortissima, anche al telefono. Non parlarono solo di sesso, però, ma di tutto e Rafa gli presentò via telefono le sue tre sorelle, che erano entusiaste di saperlo innamorato pazzo. Perché sì, Rafa ormai sospettava di esserlo, anche se aveva ancora qualche remora ad ammetterlo. Pensò a lui sempre, gli prese persino dei regali, ma si trovò ad affrontare un enorme demone.
Un giorno era da solo con suo padre sul portico, e lui gli disse piano “Ay mi hijo, sei innamorato perso. E’ una cosa a senso unico o posso sperare di avere dei nipoti questa volta?”
Rafa rabbrividì, ma decise di farlo, di sputare l’osso e disse piano “papà…sono innamorato di un ragazzo…”lasciandolo per un attimo senza parole. Aveva parlato con Elena, e da tempo sapeva di suo figlio, ma era certo che non gliene avrebbe mai parlato. Invece lo aveva fatto, e lui era orgogliosissimo. In realtà ci era voluto quasi un anno perché lui accettasse la cosa, e le sue figlie gli avevano fatto un pressing spaventoso, ma adesso era contento di quel momento che avevano avuto e lo strinse con molta forza senza dire una parola.
La settimana scorse abbastanza in fretta, ma quando finalmente poterono rivedersi, Rafa perse letteralmente la testa. John indossava una splendida giacca di pelle nera, e aveva uno sguardo realmente felice. Era riuscito a ottenere il permesso di usare la macchina preferita di suo padre, una Ferrari totalmente nera che gli aveva regalato Mina qualche anno prima, e aveva deciso che avrebbe cercato di sedurlo ad ogni costo.
“Non è legale che tu sia così bello…” gli sussurrò Rafa impressionato un secondo prima di baciarlo, ma lui rispose solo “sono tuo…”facendolo morire.
Iniziarono le coccole nel parcheggio, ma non poterono andare oltre perché Juan gli aveva fatto giurare venti volte che non sarebbe successo nulla “nella sua adorata bambina”.
“La ama più di quanto ami me, quindi morirebbe per qualsiasi traccia di sporco…” spiegò John un po’ dispiaciuto, ma Rafa non disse nulla. Era giusto aspettare e lui aveva volato davvero tanto, quindi gli serviva almeno una doccia. In realtà, però, non riuscì a farla perché arrivati a casa sua John lo sbatté al muro per baciarlo, e dopo pochi minuti erano entrambi nudi. All’inizio fu John a guidare le cose, perché era quello con più esperienza, e Rafa morì per le sue labbra. Si baciarono, toccarono e morsero per molto tempo, provando entrambi moltissimo piacere. Solo dopo un po’ Rafa capì di dover prendere in mano la situazione e fece letteralmente impazzire John, preparandolo per l’amore. Entrò dentro di lui molto piano, fissandolo negli occhi e baciandogli le labbra, e fece l’amore nel modo più sensuale e dolce che riuscisse a immaginare. Aveva paura di fargli male, così fu incredibilmente premuroso, e non lasciò mai prevalere la lussuria sul benessere del suo partner. John era totalmente in estasi, sconvolto dal piacere, ma anche dalla dolcezza di quell’uomo, così gentile.
Rafa fu favoloso, e solo dopo molto tempo riuscirono a tornare calmi e John sul suo petto gli disse che non si era mai sentito tanto bene con nessuno. Entrambi dopo quella prima notte, che si trasformò in un lungo weekend d’amore e coccole, riuscirono ad ammettere quello che provavano. Rafa lo ammise con se stesso, mentre lo guardava dormire, mentre John scrisse solo a sua madre “…io lo amo” facendola morire di gioia.
Rafa versò un paio di lacrime ricordando quei momenti, perché davvero non riusciva a smettere di pensare a lui e adesso l’unica cosa che voleva era sentire almeno la sua voce.
Capitolo: un addio
Sapeva cosa voleva dire, ma non era molto semplice farlo. Vedete al telefono con il signor Jimenez si era offerto di portare il proprio aiuto alla famiglia, e lui aveva accettato. Rafa voleva  mettere insieme una vera e propria equipe di amici e colleghi, e sarebbe andato lui stesso a controllare il cuore della signora Jimenez, che fortunatamente sembrava molto forte, ma prima di farlo voleva sapere cosa ne pensasse John. L’ultima volta che si erano visti, qualche settimana prima dell’incidente di Mina, era stato crudele e molto rigido, ma poi si erano sentiti sempre e lui era mortalmente confuso.
 Non sapeva che John avesse sentito la sua telefonata con Elena, non ne aveva assolutamente idea. Doveva rientrare tardi quella sera, quando lei a pezzi gli aveva scritto perché aveva visto la loro foto sui social. Si era sentito mortalmente in colpa nei suoi confronti, perché Elena stava cercando di avere comunque un figlio, ma tutti i tentativi di inseminazione stavano andando male, e lui sapeva che l’età poteva influire. Sentiva di averle rubato anni preziosi con le sue bugie, e per il bene che le voleva non riuscì a sentirla così straziata dal dolore, così dopo aver provato in mille modi a consolarla, a distrarla, a rassicurarla, incapace di calmarla, le disse una sciocchezza. Le sussurrò piano “Ele, è solo un ragazzino. Una cosa di sesso. Nessuno sarà mai più importante di te…”
Non era vero, e se lui avesse immaginato che il ragazzino era nella stanza accanto e aveva sentito ogni parola, si sarebbe spiegato il suo criptico comportamento. John era letteralmente esploso sentendo quelle parole, ed era fuggito da quella casa con il cuore in diecimila pezzi.
 Ci aveva messo giorni a convincerlo a vedersi, perché John lo aveva scaricato per telefono, senza troppe parole. All’ennesimo “posso almeno guardarti mentre mi dici che non vuoi più vedermi?” di Rafa, John si convinse ad andare ad affrontarlo di persona. Piangeva da una settimana, perciò aveva occhi gonfissimi e occhiaie marcate, perché non dormiva più. Era arrivato in ritardo, con enormi occhiali da sole e con la mascella serrata gli aveva restituito le chiavi senza tante chiacchiere. Si era totalmente chiuso, e alle mille domande di lui aveva risposto solo “non proviamo le stesse cose”, senza neanche guardarlo negli occhi. Rafa provava da una settimana a capire cosa fosse successo, come mai fosse scomparso all’improvviso, scrivendogli solo che era finita. Era ferito da morire, e quell’atteggiamento di John proprio non riusciva a spiegarselo. Provò a prendergli la mano, ad avvicinarsi ma lui non ebbe neanche un momento di tenerezza, neppure quando gli sussurrò con il cuore a pezzi “mi manca tutto di te”. Alzò solo il sopracciglio e ruggì serissimo che al massimo poteva mancargli il suo corpo, confondendolo. Solo quando si erano detti addio, le cose erano cambiate. Distrutto gli aveva chiesto almeno di restare amici, almeno un ultimo abbraccio, perché pensava che John lo stesse lasciando perché aveva capito che si era innamorato e non provava lo stesso, ma non capiva perché lo trattasse così male. Si erano stretti per un attimo e lui accarezzandogli i capelli, aveva sussurrato con il cuore a pezzi “Sarai sempre l’uomo più importante della mia storia, perché neanche immagini il valore che hai avuto nella mia vita. Sei stato il mio vero primo bacio, la mia vera prima volta, e dentro di te sono riuscito a ritrovare me stesso, ragazzo dagli occhi color cielo… ” facendolo letteralmente esplodere. John iniziò a singhiozzare sul suo petto e quando Rafa gli tolse gli occhiali, lo fissò con uno sguardo talmente ferito da spezzargli totalmente il cuore.
“John tesoro perché piangi?” gli sussurrò sconvolto, ma anche speranzoso e lui rispose solo “perché lo sai, proviamo cose diverse…” vergognandosi delle sue lacrime. Provò ad allontanarsi allora, ma Rafa decise di non lasciar perdere, così lo afferrò per il braccio e disse pianissimo “…i sentimenti cambiano John. Non lasciamoci andare. Restiamo amici, almeno. Sentiamoci, andiamo a bere insieme e chissà magari un giorno le cose cambieranno…”
Lui sorrise soltanto, incerto sul da farsi. Ci sperava, voleva con tutte le sue forze che Rafa si innamorasse di lui quanto lo amava, così annuì soltanto, incapace di parlare e scomparve nella folla. Pianse per tutto il tragitto in tram, e fece tenerezza a chiunque, ma ignorava che l’uomo che aveva abbandonato al caffè Ritz stesse morendo esattamente quanto lui.
Avevano ripreso a sentirsi tantissimo, però e Rafa sperava sempre che potesse succedere qualcosa. Ci sperò anche quella sera, aspettando che lui rispondesse con gli occhi chiusi e il cuore a mille. Ignorando che John, come lui, stava rivangando momenti tristi in lacrime.
“Ti disturbo?” gli aveva chiesto con il cuore in gola, perché John sembrava stesse dormendo o piangendo.
Lui disse soltanto di no, e gli chiese se fosse successo qualcosa, ma Rafa sussurrò piano “tesoro…sei triste? Preoccupato?”facendogli venire i brividi.
“Se devo essere sincero stavo guardando le foto del weekend al mare…” rispose un po’ imbarazzato, ma terribilmente onesto, e Rafa capì che stava piangendo evidentemente.
Quella piccola fuga romantica aveva rappresentato tanto per Rafa, era l’ultimo momento che avevano trascorso insieme prima della crisi, ed erano stati felici in modo imbarazzante. Si erano baciati letteralmente per tutto il tempo, e avevano fatto un sacco di sesso.  John aveva scelto una loro foto e l’aveva postata sui social perché voleva ufficializzare quel loro amore che gli sembrava così splendido, ma poi erano nati vari problemi e così l’aveva eliminata.
“Mi piacerebbe un sacco averle, tutte non solo quelle del mare. Sono così pentito di non averti costretto a mandarmi le mille foto che hai fatto in questi sei mesi, perché vorrei tanto rivedere quel tuo sorriso…”aggiunse Rafa tenerissimo e John pensò soltanto “non ti ama, smettila di stare così male” ma non riuscì ad arginare quel calore che gli stava invadendo il petto.
“Senti piccolo, volevo prima di tutto scusarmi per aver preso accordi con tuo padre senza parlarne prima con te. Lui mi ha chiesto cosa ne pensassi dell’ospedale, dei suoi medici, e mi è venuto spontaneo offrire aiuto…”confessò Rafa sbuffando, ma John gli disse piano che non aveva nulla di cui scusarsi.
“E poi…volevo sapere se te la senti di vedermi, se mi sto impicciando troppo. Magari per te è una cosa finita e vorresti che me ne stessi al mio posto a Berlino, invece non ti sto lasciando in pace a vivere un momento così difficile” aggiunse con un sospiro e gli occhi chiusi.
 “Ci mancherebbe…”rispose John con un sorriso e Rafa pensò che fosse ancora più criptico del solito. Stava diventando letteralmente impossibile da capire e lui stava impazzendo dietro ai suoi silenzi e alle mezze frasi.
“Stai facendo una bella cosa Rafa, e te ne siamo tutti grati…” aggiunse, capendo di aver dato una risposta simile a quelle di suo padre, incomprensibile e incompleta.
Rafa era terribilmente confuso, ma gli spiegò che per una persona importante come lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, facendolo sorridere e sospirare.
“La verità Johnny è che combatto contro la voglia di prendere il primo aereo e raggiungerti dal primo momento. Ho voglia di vederti, di stringerti e mi spezza il cuore l’idea che tu stia vivendo tutto questo da solo…”
John per un attimo si sentì morire, felice e speranzoso come non mai. Come poteva non essere una dichiarazione d’amore? Però poi ricordò quello che aveva sentito dire a Rafa al telefono con Elena e si disse che doveva davvero smettere di immaginarsi l’amore dove non c’era.
“C’è la mia famiglia e anche Ethan…” confessò John serio, perché gli sembrava scorretto non dire nulla, ma il cuore di Rafa si spezzò e per qualche minuto non fu in grado di rispondere nulla e dovette trattenere le lacrime con tutte le sue forze, ma un paio gli sfuggirono.
“Non è una cosa sentimentale, né fisica. Non siamo tornati insieme e non pensiamo di farlo. Ethan è qui come amico e membro della famiglia…”aggiunse, capendo il significato del silenzio di Rafa, e lui rispose piano che era comprensibile, ma era mortalmente ferito.
“Anche io ho voglia di vederti, comunque…”aggiunse sospirando, perché non poteva mentire: lo amava disperatamente. Rafa sorrise in modo bellissimo e disse piano “sicuro?”
“Beh se non fosse così, non avrei passato le ultime due ore a guardare le nostre foto ascoltando Moon River, non pensi?” confessò onesto e anche piuttosto risentito, perché non capiva con che coraggio si permettesse di mettere in discussione le sue parole.
“Mi vergogno di fare questo discorso adesso, davvero…” rispose Rafa sforzandosi di tenere a bada i suoi sentimenti “…è solo che l’ultima volta a Berlino, ho avuto l’impressione che non fosse una cosa finita del tutto e mi chiedevo se avessimo ancora una speranza, magari…”
“Lo sai, proviamo cose diverse…”aggiunse John, sforzandosi di stare tranquillo, ma tremando come una foglia.
“Lo so, ma per me davvero non è un problema. Io sono disposto a fare finta di niente Johnny, ad aspettare. Se tu non provi quello che provo io, a me va bene, ma dammi una possibilità per far cambiare le cose…” concluse, molto sofferente e John pensò solo “certo, tanto il cuore che si spezza è il mio” ma non disse nulla.
“Comunque non è il momento adatto per parlarne, me ne rendo conto…”sussurrò pianissimo e John lo spiazzò dicendo piano “…te lo ricordi quanto era strana la spiaggia in quel posto? La sabbia era assurda, si attaccava in modo fastidiosissimo e ce la siamo trovata addosso per giorni…”
Rafa sorrise e rispose piano “…è una delle cose a cui penso ancora prima di dormire, se vuoi saperlo. Il mio posto felice è quella spiaggia, totalmente deserta, con solo noi due e Nacho. L’odore di cocco della protezione solare, la tua risata, il rumore delle onde e l’abbaiare del mio stupido cane che ha paura di tutto…  ”
“Ci torneremo allora?” sussurrò John, che non riusciva a capire perché diavolo Rafa non ammettesse di amarlo, e lui disse solo “presto. Appena tua madre starà bene ti porterò via per tutto il tempo che vorrai, mio piccolo girasole…”
“Nacho lo odierà, poverino aveva il terrore delle onde…” aggiunse ridendo e Rafa disse piano “…ma io adoravo il sapore del mare sulla tua bocca…”
“E se io soffrissi Rafa? Se io soffrissi perché i tuoi sentimenti non sono uguali ai miei?”gli chiese John molto triste e lui si ammutolì per un minuto.
“Dovremmo provare a capire qual è la ragione vera della tua sofferenza, ma credo che se non ci fossero altre soluzioni dovrei dirti addio…”aggiunse triste, facendo morire John.
“Possiamo deciderlo in un altro momento, però? Posso chiudere gli occhi cercando di ricordare il tuo sorriso e il tuo sguardo adesso?” gli sussurrò piano e John sorrise e gli diede la buonanotte, ma una volta chiusa la chiamata gli fece una sorpresa. Rafa aveva appena spento la luce quando il rumore di una notifica attirò la sua attenzione. Poi un’altra, un’altra ancora e a un certo punto il suo cellulare sembrava impazzito perché non smetteva di squillare. Così lo prese e sorrise leggendo il nome del mittente di quei messaggi.
“Così stanotte potrai immaginarci meglio…e magari i tuoi sentimenti cambieranno un pochino. A domani…” gli aveva scritto, e c’erano tutte le loro foto in spiaggia, ma anche a Berlino, al cinema, al museo, quelle della cena di San Valentino sul terrazzo e altre foto sul divano con Nacho.
Rafa gli mandò un sacco di cuoricini e gli disse che lo avrebbe sognato certamente, e John sorrise sospirando.   
Nota:
Ciao a tutti! Come promesso eccomi! Adesso sapete cosa è successo tra John e Rafa...che dite, può perdonarlo? O pensate che Ethan debba avere una seconda chance? Vi è piaciuta la loro prima volta? Vi aspetto e grazie per aver letto!

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Capitolo 13
*** Capitolo 15 e 16 ***


Capitolo: i figli
“Mis hijas…” sussurrò Juan dolcemente, perché aveva riconosciuto immediatamente la voce. Johanna gli sorrise con molta tenerezza, accarezzandogli i capelli e gli chiese piano “come stai?” senza avere risposta, se non un sorriso, come sempre. Suo padre si stava totalmente annullando per stare accanto alla madre, e lei e Jane erano costrette a provare ogni cosa per dargli un po’ di tregua, ma lui era incredibilmente distante. Ogni sera si offrivano di dargli il cambio, di dormire loro con la madre, ma Juan sorrideva e scuoteva la testa, ma approfittava della loro presenza per andare a fumare. Non ce la faceva a lasciarla sola, voleva proteggerla e trasmetterle forza, e addirittura fumava solo quando c’era qualcuno in stanza con lei: un medico, Johanna o le sue figlie. Era passato dalle venti sigarette al giorno a circa quattro o cinque, ma non gli importava. Juan ignorava totalmente qualsiasi necessità del suo corpo, perché aveva come unico e solo obiettivo quello di controllare che Mina restasse in vita. Mangiava e beveva solo quello che trovava ai distributori dell’ospedale, dormiva pochissimo e teneva le riunioni del clan nel parcheggio dell’ospedale, perché non riusciva fisicamente a staccarsi dalla sua donna. Non si occupava molto dei suoi figli, e a stento riusciva a guardare quelle due ragazze, perché assomigliavano troppo alla madre. Passava a casa solo per cambiarsi e fare la doccia di tanto in tanto, ma i suoi figli non lo incontravano mai. Jemie era incredibilmente confuso, perché non sapeva cosa stesse succedendo alla sua famiglia, John era furioso con quel pazzo del padre che li aveva abbandonati, ma le ragazze erano semplicemente addolorate.
Jane aveva provato a prendere il posto di sua madre, occupandosi di Joey e di Jamie a tempo pieno e dei suoi fratelli, ma aveva scoperto che non era affatto semplice. Preparava la cena, accarezzava John quando lo trovava troppo avvilito, provava a consolare suo padre e a giocare con i bambini, ma non sempre riusciva a calmarli e più di una volta era scoppiata in lacrime sentendogli dire che volevano soltanto Mina. Aveva iniziato a capire quanto male avesse fatto a Joey la sua assenza, e mai come in quel momento si era sentita un mostro.
 La nostra piccola Jane, in realtà aveva un segreto che sapeva soltanto mamma Mina, e che la stava letteralmente uccidendo. Stava per sposare Chris, finalmente, ed era quasi tutto pronto, ma alla prova dell’abito, Mina le aveva chiesto come mai fosse ingrassata e Jane aveva tirato fuori i suoi sospetti. La madre si era mostruosamente infuriata, perché Jane non era una madre presente con Joey e non sarebbe stata in grado di gestire anche un altro. Avevano litigato furiosamente, e Mina le aveva gridato che doveva pensarci su parecchie volte se aveva intenzione di mettere al mondo un altro bambino che avrebbe dovuto crescere lei. Jane le aveva messo il muso e non si erano più parlate, ma poi era morto lo zio Carlos. Non avevano avuto modo di chiarirsi durante il funerale, si erano scambiate un sorriso a distanza e poi l’aveva vista cadere. Non riusciva a perdonarsi per quella lite, moriva di dolore per quel litigio, ma ancora di più perché aveva capito che sua madre aveva ragione. Aveva provato a chiederle scusa, ma non era la stessa cosa senza poter avere una risposta.
 Johanna, invece, era quella che aveva reagito in modo più normale tra tutti. Malgrado il suo carattere introverso, cercava di essere di supporto a tutti e di mostrarsi sempre tranquilla. Provava ad andare avanti con la sua vita, occupandosi anche del fratello e degli altri e faceva la spola tra New York e Los Angeles. Aveva una grossa parte in un musical a Broadway con una piccolissima compagnia, ma tutti erano entusiasti perché pensavano fosse il suo grande inizio.
Quando la madre era stata colpita, aveva detto al padre di voler abbandonare per potersi dedicare alla famiglia, ma Juan con un sorriso le aveva detto soltanto “fai come ti senti, noi siamo sempre al tuo fianco. Però devo confessarti che a tua madre sarebbe piaciuto un sacco vederti cantare…” e poi aveva condiviso con lei un ricordo dolcissimo.
Mina era andata spessissimo ad applaudirla alle prove, portandosi dietro anche Joey, nella speranza che lui potesse aiutarla a lanciare la sua carriera. La piccola Jimenez, sebbene fosse quella che esteticamente assomigliava più al padre, era quella che più di tutti aveva ereditato i talenti della madre. Cantava come un angelo ed era un’attrice formidabile. Mina era orgogliosissima di lei, e aveva speso un sacco di soldi per il regalo della sua prima. Juan non lo aveva neanche visto, ma lei lo aveva preso il giorno in cui l’aveva vista sul palco la prima volta, e aveva raccontato al marito di essersi commossa come mai prima.
“Avevo i brividi, giuro. Ho pianto tantissimo. Sarà meravigliosa Juanito! E noi le porteremo i fiori, mille regali e poi la porteremo a cena da Alfredo…” aveva concluso, con occhi lucidi, mettendo in cassaforte un pacchettino prezioso e lui aveva solo sorriso perché non l’aveva mai vista così orgogliosa.
Era stato davvero molto duro sentire quelle parole del padre, e Johanna si era sciolta in un migliaio di lacrime una volta da sola. Così aveva deciso di continuare per lei, malgrado non fosse affatto semplice, e aveva imparato anche a gestire le sue emozioni in modo tale da non mostrare a nessuno le sue lacrime, e si sfogava soltanto con il regista dell’opera, perché era l’unico esterno alla famiglia che le aveva porto una spalla. Lavorava duramente, perché voleva più di tutto renderli orgogliosi di lei, ma era ovviamente a pezzi.
Sembrava la più serena degli Jimenez, ma in realtà proprio come sua madre, era quella che recitava meglio. Era molto preoccupata per John, che faceva finta di niente costantemente, e più di una volta aveva scritto a Rafa per chiedergli aiuto per quei due pazzi uomini Jimenez.
John e Juan avevano reagito in modo esattamente opposto: il padre controllava ogni battito del cuore di lei, mentre il figlio fingeva che lei non ci fosse, che fosse tutto ok. Johanna aveva più volte provato a coinvolgerlo, a chiedergli cosa dovessero portare in ospedale alla madre, ma John scuotendo la testa rispondeva sempre e solo che era tutto inutile. L’ultima volta, la sera prima dell’arrivo di Johanna in ospedale, ne era nata una scena parecchio penosa.
“Porta a casa tuo padre, cerca di fargli capire che anche se lei non c’è, lui ha comunque dei figli. E va bene fottersene di noi, non mi importa, ma deve comunque occuparsi di un bambino che non ha neanche quattro anni e che non capisce nulla di quello che sta succedendo e si sente perso senza i suoi genitori…”le aveva ringhiato severo quella sera. Parlare della madre gli fece venire le lacrime agli occhi, ma Johanna rispose soltanto “Lei c’è John, e faresti bene a venire a parlare con lei, invece che con le sue foto, perché…non sappiamo per quanto potrebbe ancora sentirci…”
Era vero, purtroppo. John era rimasto più di un’ora a piangere accarezzando una sua foto nel corridoio la notte prima, ma pensava che nessuno l’avesse visto. Era andato a cercare da bere dopo la chiamata con Rafa, e come sempre cercava di pensare a qualsiasi cosa che non fosse lei. E poi, rientrando in camera, aveva notato la foto nel corridoio. Felipa aveva voluto le foto di tutti i suoi nipoti, ma teneva le loro lontane dalla sua stanza perché non voleva dover vedere Mina ogni volta. John aveva ignorato mille volte quelle foto, ma quella sera gli era caduto l’occhio sulla sua foto mentre bacia sua madre e aveva solo sorriso all’inizio, ma poi la sua mancanza lo aveva travolto.
“Lei non c’è Joy…inutile illudersi. Che senso ha passare ore in processione davanti a un corpo, quando non ha la minima idea di cosa lo circondi? Ha molto più senso investire quel tempo con Jemie, che è sconvolto…”
John aveva esagerato, e adesso si vergognava di quello che aveva detto, ma qualcun altro era morto di dolore sentendogli dire quelle due parole.
Juan era rientrato per fare una doccia e vedere al volo i capi del clan. Aveva lasciato Mina con Johanna e Joey per due ore e voleva salutare anche i figli, ma era rimasto gelato da quelle parole. “quel corpo, come dici tu, è la donna che ti ama più di qualunque cosa al mondo…” ruggì addolorato, e John si infuriò. Johanna cercò di mettere pace, ma quei due erano entrambi a pezzi.
“No, no…” rispose agitatissimo, e mostrando il cellulare aggiunse “questa è mia madre, non quello…”
“Allora se io mi addormentassi sul divano diventerei ‘un corpo’ per te? E mi volteresti le spalle così allegramente?” rispose serio, ma era troppo addolorato per alzare la voce e questo fece terribilmente pena a entrambi i suoi figli. La delusione che gli stava dando John in quel momento era troppo forte.
Lo stesso John in quel momento era in uno stato emotivo pietoso. Furioso contro di lui, voleva vomitargli contro qualsiasi cosa, ma allo stesso tempo era terribilmente ferito e non riuscì a dire nulla, così fece per andarsene quando lui chiese piano “lo sai perché il tuo nome è John?”
“Perché dovevo essere come te, immagino…” ruggì sarcastico e sua sorella scosse solo la testa, ma suo padre disse pianissimo “…no affatto. Se vuoi fare lo stronzo con lei, te lo dico io a chi stai voltando le spalle, se hai il cuore di sentire questa storia. Era da sola durante la gravidanza di Jane, ed era convinta di aspettare un maschietto. Io le avevo fatto troppo male, lei si vergognava di farsi vedere in giro incinta perché pensava che la stampa l’avrebbe distrutta e le avrebbe sbattuto sotto al naso le mie foto con la donna che avevo detto di amare per allontanarla…”
Johanna e John lo fissarono immensamente stupiti. Sapevano che avevano litigato in quel periodo, ma non avevano mai saputo i dettagli.
“…perciò si nascondeva dal mondo, e una notte ha avuto dei crampi. Era molto spaventata e non sapeva cosa fare, non aveva neanche molti soldi con sé o l’assicurazione sanitaria, così ha iniziato a parlare con la sua piccola pancia e quel nome le era scivolato fuori senza pensarci troppo, e i dolori le erano passati. Da quel momento aveva deciso che il suo uomo, l’unico che non le avrebbe mai fatto del male, l’unico che l’avrebbe sempre protetta, avrebbe avuto il mio nome. Sarebbe stato simile a me, ma migliore, e a differenza mia l’avrebbe sempre amata…”  
  Johanna e John scoppiarono in lacrime in quel momento e Juan mise una mano sulla spalla a entrambi, ma disse piano “io non lo so che ti sta succedendo, capisco che sia terribile quello che state vivendo, ma vorrei chiederti solo una cosa: se, come dicono i medici, fosse consapevole di quello che ha intorno, come pensi si sentirebbe sapendo che  il suo amato Johnny non è mai passato neanche a farle una carezza, eh? Perché io me la immagino lì ad aspettarti tutte le volte, spaventata e confusa dalla tua assenza…”
“E’ un colpo basso, terribile…” gli aveva ruggito in preda ad un pianto fortissimo, e poi era andato via, lasciando Juan a stringere forte Johanna che solo dopo un po’ gli chiese piano “…ma perché vi eravate lasciati?” facendolo sorridere.
 
Capitolo: un ritorno di fiamma
“Ok, adesso calmati, però perché non è una situazione semplicissima…” aveva detto serio Joey Stanley al telefono.
Per anni non aveva sentito il suo migliore amico, ma dopo l’incidente di Mina erano costantemente in comunicazione. Il suo cuore fin troppo buono lo aveva spinto a chiamarlo per raccontargli l’accaduto prima che lo venisse a sapere dai media e il caro Greg aveva iniziato a starci malissimo. Si era risposato con una ragazzina di diciannove anni, e aveva iniziato la carriera da solista e scritto un libro, che aveva fatto infuriare Mina, perché era una specie di versione fiabesca della loro storia in cui i quattro figli di Juan erano in realtà figli suoi. Lei, John e Joey lo avevano letto con molta attenzione e usavano alcuni passaggi per provocare Juan.
John in particolare lo tormentava in tutti i modi, e una sera aveva chiesto al padre “ma io sono il figlio di un amore troppo forte per essere contenuto in due corpi soltanto?”
Il padre era sovrappensiero e non aveva capito immediatamente, anche perché tra John e Mina era un continuo di citazioni di Ethan, di Greg e delle serie tv che guardavano insieme e che lei provava costantemente a propinargli nel tentativo di fargli imparare qualcosa sul romanticismo. Mina, però, aveva trovato molto fastidioso quel pezzo del libro, e quindi aveva dato uno schiaffetto alla nuca del figlio per farlo smettere e Juan aveva capito, e ridacchiando aveva risposto “…sei semplicemente il figlio di una delle tante notti in cui ho dimenticato il preservativo…” facendo infuriare la moglie.
Mina voleva fargli causa per quel libro, perché conteneva un sacco di suoi dettagli personali che la rendevano abbastanza identificabile, ma Juan aveva semplicemente detto di lasciar perdere, perché era solo una masturbazione mentale di un pazzo, e così era finita.
Il pazzo, però, ora tormentava Joey perché voleva rivederla per l’ultima volta. Lui aveva preso tempo, perché non sapeva cosa fare, ma quel pazzo era volato a Los Angeles e tutte le sere lo aspettava nel parcheggio dell’ospedale per sapere come stesse.
“Non me la vuole far vedere neanche per un attimo?” chiese sconvolto e Joey mentì. Non voleva chiedere a Juan di fargli vedere Mina e, a onor del vero, neanche lui voleva che la vedesse. Era nato qualcosa tra loro in quei mesi, erano diventati molto legati e quando Mina gli aveva raccontato di quello che le aveva fatto sulle scale anni prima, Joey si era sentito mortalmente in colpa.
“no, non vuole…” concluse serio, e poi si affrettò a chiudere la chiamata, perché Juan stava uscendo dalla stanza insieme alle sue figlie.
“Le accompagno al parcheggio, fumo una cosa e prendo il caffè…resti dieci minuti con lei?” chiese serio, a quello che ormai era diventato un membro della sua famiglia e Joey annuì soltanto.
Occupò quella poltrona, quella del marito, e per un attimo i pensieri lo sommersero. Non era mai stato solo con lei in ospedale, c’era sempre Johanna. Eppure forse in quel momento, totalmente soli, con lei addormentata, poteva ammettere quello che aveva pensato mille volte di confessarle in quei mesi, ma che non avrebbe mai osato dire a voce alta.
Quando sua moglie Sarah era andata via, Joey aveva totalmente perso la testa, ma solo per poche settimane. Una mattina si era svegliato, e cercando di smaltire i postumi della sbornia mangiando cereali, aveva avuto un’epifania: si era reso conto di essere stato da solo in quel rapporto negli ultimi dieci anni, almeno, e quindi di aver già affrontato la morte di quell’amore. Si era rimesso in piedi. Mina gli era stata vicina, l’aveva accompagnato a iscriversi in palestra e aveva persino rimodernato il suo guardaroba, gettando tutti i vecchi abiti da rockstar che neanche gli entravano. Lo aveva spinto a riprendere a suonare con una scalcagnata band di ex rockstar, a sentire altre donne, ma piano piano Joey si era accorto di essere molto preso da lei. Mina era bellissima, ancora più di quando l’aveva incontrata la prima volta, e purtroppo era terribilmente dolce. Era l’esatto opposto della donna che aveva avuto accanto negli ultimi anni: premurosa, affettuosa ed estremamente materna. I giorni passarono, e il povero Joey iniziò a rendersi conto di essersi legato troppo a lei, ben sapendo che sarebbe stata una cosa assolutamente a senso unico. Mina parlava sempre di Juan, anche quando lui non c’era, e si occupava di lui anche a distanza, inviandogli sempre regali e coccole.
“Mi chiedo cosa si provi a stare nei panni di tuo marito…” gli era sfuggito una sera, mentre Mina sceglieva un orologio che sapeva che Juan avrebbe adorato, solo perché aveva avuto una settimana difficile, e lei lo fissò un attimo perplessa e poi rispose ridendo “…a te starebbero stretti e lunghi, ma tra un paio di mesi di palestra potrebbero entrarti…” e lui le mostrò soltanto il terzo dito, ma lei accarezzandogli il braccio disse piano “…troverai una donna che sappia amarti e prendersi cura di te, Mary…” e il cuore gli saltò letteralmente in gola.
“Dai Lucy…non è giusto tutto questo. Va bene mandarmi in bianco, ma almeno potresti avere la decenza di non fingerti semimorta …” le disse con infinita dolcezza, prendendole le dita piano. Evitò volutamente quella con il nome del marito, e disse solo “…sei stupenda, brutta stronza. Tenera, dolce, divertente, sexy da impazzire, intelligente e sai amare come nessuna. Devo proprio averti sbavato dietro parecchio, ultimamente, che povero stronzo…”
Si portò le mani al viso e aggiunse piano “Sì, Mina, lo ammetto: mi sono innamorato e ora puoi svegliarti per prendermi in giro, dai. E faccio anche schifo, perché il tuo uomo si fida di me. Non lo so perché, non gli piace nessuno e non si fida mai, ma di me sì. E io? Io sognavo di portarmi a letto la moglie, di sposarla e farle fare un altro figlio. Anche se, diciamocelo Lucy, ormai nessuno di noi due è di primo pelo, quindi probabilmente era solo un’utopia, ma anche separarti dal tuo Juanito lo è, perché tu non ameresti mai qualcuno come hai amato lui. Non so neanche se avrei voluto separarvi, in realtà, perché mi piacete davvero un sacco insieme. Io vorrei soltanto essere lui, essere guardato in quel modo e... sentirmi amato.”
Fece una pausa e ricordò per un attimo la sera in cui si era ritrovato Juan a casa in piena notte e aveva davvero temuto per la sua vita. La sera in cui era tornato da Berlino definitivamente,un mese e mezzo dopo la dichiarazione d’amore che John aveva fatto sui social ai suoi genitori. Era uscito un altro scandalo, questa volta su Mina e Joey, che erano stati beccati ad abbracciarsi sul balcone. La foto, in realtà, era stata scattata la sera in cui Mina aveva letto l’articolo sulla presunta infedeltà di Juan, e Joey la stava consolando.  Juan Jimenez era a un pranzo di lavoro, e si stava annoiando a morte, quando gli girarono il super scoop. Aprì la foto quel tanto che basta da vedere che la moglie era in lacrime, e mollò tutto. Decise che quel lavoro gli stava costando troppo, che voleva solo stare con la sua famiglia, e che sarebbe tornato a casa. Non le fece neanche un colpo di telefono, scrisse due righe a John, infilò le sue cose in una valigia e tornò a New York. Non andò da lei, però, appena arrivato, bensì da Joey.  Era notte fonda e lui stava bevendo con Johanna e altri amici, ma gli prese un colpo nel vedersi davanti Juan. Si sentiva oggettivamente in colpa, ma l’ispanico si sedette di fronte a lui e chiese serio “perché piangeva?” lasciandolo totalmente senza parole. Pensava che volesse ucciderlo per averla toccata, accusarlo di aver fatto qualcosa con lei, ma Juan era solo preoccupato per sua moglie. Non ce la faceva a saperla infelice e così lontana, e voleva che Joey gli confermasse i suoi dubbi.
“…secondo te? Perché era preoccupata che tu potessi innamorarti di un’altra, che potessi tradirla sentendoti solo…” rispose con un sorriso e Juan sorrise solo in risposta, ma con infinita dolcezza.
“E’ una maledetta orgogliosa, quindi ha dovuto fingere di essere sicura e tranquilla al telefono con te, ma lo sai quanto è gelosa…” aggiunse Joey, e Juan annuì soltanto e si alzò per andarsene.
 “Grazie, comunque…” gli disse a bruciapelo uscendo, lasciandolo totalmente senza parole.
“…sei stato un buon amico ed è stato sicuramente importante il tuo supporto per Mina in questi mesi, e anche per me. Grazie Joey…” concluse serio, lasciandolo interdetto.
Lo aveva salutato con un sorriso, e senza neanche spogliarsi, si era andato a sdraiare a letto con lei, che aveva avuto un infarto trovandoselo accanto la mattina dopo. Non si erano detti nulla, non servivano spiegazioni, ed era bastato un abbraccio per farle capire che lui non era arrabbiato e non aveva sospetti, ma quando Juan aveva detto a Jemie “…papà rimane per sempre” lei aveva solo sorriso.
“E chissà, forse come dice Greg, abbiamo tutti avuto una chance di avere quello che tu hai con lui, ma non ce ne siamo accorti. Ad ogni modo…” concluse Joey serio, perché in quel momento tornò Juan, che accorgendosi di averlo interrotto gli disse piano “…se disturbo aspetto fuori” ma Joey scosse solo la testa e ridendo rispose “mi conosci, le dicevo stronzate per farla arrabbiare…”
Juan sorrise soltanto, e le prese di nuovo la mano, ma Joey uscendo chiese “…quanto ti incazzeresti se ti chiedessi di farla vedere a Greg?” e lui sbuffò soltanto.
Nota:
Ciao a tutte, e come ogni weekend eccomi di ritorno. Allora siete arrabbiati per il capitolo su John e Juan? So che è volutamente molto tosto, (è stato molto impegnativo per me scriverlo) ma sto cercando di rendere lo stato emotivo di John, che non è proprio dei più semplici. Se non avete apprezzato, ditemelo chiaramente. E...che ne pensate della dichiarazione di Jeoy? E' stata una sorpresa o lo avevate capito? Nei prossimi due capitoli (spoiler!) vi regalerò qualche info in più sulla giovane Mina con Greg e Joey, curiosi? Grazie, come sempre, per aver letto questa storia che ormai è abbastanza prossima alla fine e buona domenica

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Capitolo 14
*** Capitolo: un fastidioso ritorno ***


Capitolo: un fastidioso ritorno
“…tu non gli permetteresti di toccarla, vero?” aggiunse Juan dopo qualche secondo e Joey lo fissò perplesso.  Giurò di no, ovviamente, e Juan rispose “dieci minuti. Entra, resta accanto alla porta e dopo dieci minuti se ne va. Io non posso esserci, ovviamente, perché non uscirebbe vivo. E non deve toccarla o giuro che lo ammazzo…”
“Davvero?” chiese Joey stupito, e lui annuì soltanto.
“Rispetto il dolore Joey. So che comunque, in modo sadico da pazzo, lui l’ha amata e so quanto fa male sapere che chi ami rischia la morte…” aggiunse, accarezzandole i capelli.
“…ma la sto affidando a te Joey…” aggiunse serissimo, con la mascella contratta e lui annuì, fingendo un sorriso, che non gli venne benissimo.
Autorizzò Greg a salire, e Juan si allontanò dalla stanza. Il cantante rimase totalmente muto vedendola in quello stato, e Joey pensando che stesse soffrendo le pene dell’inferno, provò molta tenerezza per lui. Fino a quando non aprì bocca.
“Come può essere? L’ho amata per tutta la vita, eppure adesso vedendola in questo stato non so cosa provare…” sussurrò confuso, e Joey pensò soltanto che era sempre il solito maledetto egoista.
“…guarda è una storiaccia. La sua famiglia è in diecimila pezzi, l’uomo più cattivo del mondo è crollato totalmente e sembra un gattino , quindi no, non capisco di che diavolo parli, dato che per anni hai rotto il cazzo dicendo di amarla…” ruggì rigidissimo, ma Greg si strinse nelle spalle e con una faccia di bronzo invidiabile rispose solo “…è che lei non è più lei. Non sento quello che dovrei sentire, ed è assurdo. Mi dispiace, però…”convincendo Joey a portarlo via. Si aspettava un amico distrutto e devastato, invece a Greg sembrava quasi non importare molto, e disse piano che era davvero tanto malinconico.
 “Beviamo per tirarci su il morale…” aggiunse, con un sorriso e Joey avrebbe voluto strozzarlo, ma aveva terribilmente bisogno di bere con qualcuno che non lo avrebbe giudicato, così accettò.
“Ricordi la prima volta che ti ho parlato di lei?” chiese Joey improvvisamente dopo aver mandato giù un numero spaventoso di shot di tequila, e Greg lo fissò interdetto.
“Era il periodo del mio compleanno, stavo divorziando da qualcuna…non ricordo esattamente da chi…”aggiunse divertito e Greg ridacchiando aggiunse “…e continuavi a dire da mesi che l'unica cosa che volevi per il compleanno era la ragazza in lingerie che appariva sui manifesti…”
Si persero per un attimo a ricordare un momento estremamente felice della loro carriera. Avevano trent’anni, i loro cd erano in vetta alle classifiche ed erano mostruosamente amati dai fan. Facevano centinaia di live in un anno e la loro carriera era al top.
“Possibilmente ci terrei ad averla esattamente nella stessa posa della foto: a pancia sotto, con il sedere il alto, le gambe in aria e il reggiseno per metà sbottonato...ma va bene anche nuda, non faccio tutte queste storie!”
 Aveva detto in limousine ai suoi amici la sera del suo compleanno, un attimo prima di arrivare in quel luogo che avrebbe cambiato il loro destino per sempre. Prima di andare a festeggiare, infatti, dovevano lavorare quella sera. Una lunga e noiosa premiazione li attendeva, e loro si erano preparati: avevano bevuto e fumato talmente tanto da non avere neanche la benché minima idea di dove fossero. I loro assistenti personali li scortarono al camerino che era il numero 5 al terzo piano, e lì i festeggiamenti continuarono per un po'. Poi successe il disastro: il nostro amico Joey, in uno stato di coscienza che definire alterato è un eufemismo, si allontanò dal frastuono per rispondere alla telefonata d'auguri che più voleva, quella della sua bambina. Rimase al telefono con lei per un po', e immerso nella dolce voce della sua piccola, neanche si accorse di aver fatto molta strada. Cercava un posto tranquillo per parlarle, ma tra i camerini c'era un sacco di gente che beveva, ballava e pomiciava, così si trovò a cambiare piano in continuazione, fino a ritrovarsi, inconsapevolmente, al primo piano.
Quando chiuse la conversazione era realmente triste. Avrebbe dato ogni cosa per stare con le sue due piccoline, per trascorrere con loro quella sera, ma poi si disse che doveva piantarla di fare lo sciocco, e così senza pensarci più di tanto, entrò nella porta numero cinque con molta decisione, restando di stucco.
“Posso aiutarti?”
Aveva chiesto Mina, piuttosto sorpresa dall'ingresso di quell'uomo che non aveva neanche bussato, ma lui era paralizzato; lei era esattamente come la voleva, in lingerie nera, coperta solo da una minuscola vestaglia in seta rossa che le era scivolata e che ora lasciava completamente scoperta la spalla destra, con i morbidi riccioli al vento e...da togliere il fiato.
“Come diavolo ci sono riusciti?” Chiese stravolto, osservando la donna che aveva di fronte con un sorriso assurdo e Mina lo fissò senza capire. Era un bell'uomo, qualcuno famoso, anche se non le veniva in mente chi fosse, e la fissava con uno sguardo realmente sensuale. Per un attimo pensò che magari poteva anche uscirci, anche se era stato piuttosto rozzo e maleducato. Sì, era entrato nel suo camerino senza un minimo di educazione, però era sexy. Ma poi lui disse una cosa che la indispose.
“Come hanno fatto a...farti così?” Joey, palesemente confuso, si riferiva chiaramente ai suoi amici. Stava cercando di capire come avessero fatto a riuscire a esaudire la sua fantasia in modo così esatto, eppure la signorina se la prese a male. Incrociando le braccia ringhiò “nessuno mi ha 'fatto' sono completamente naturale...certo a parte due denti finti, ma tutto quello che vedi è tutto mio...”
“Ed è incredibile!Letteralmente perfetto...”aggiunse con un tono piuttosto lussurioso. Mina gli sorrise soltanto, e stava per ringraziarlo, quando Joey...decise di scartare il suo regalo di compleanno. Mina si ritrovò tra le sue braccia in meno di un secondo e questo letteralmente la fece impazzire. Non aveva idea di chi fosse, né di cosa volesse, eppure si lasciò baciare e toccare, perchè era incredibilmente sexy e sapeva veramente come sedurla. Le sfilò la vestaglia in un secondo e immediatamente abbassò le mutandine, ma non riuscì a toglierle il reggiseno. Quel momento così intimo, infatti, durò soltanto pochi secondi perché l'arrivo della sarta che brandiva tra le mani l'abito scenico di Mina li interruppe e allo stesso tempo sconvolse Joey che capì, finalmente, di essere entrato nel camerino sbagliato. Ne uscì immediatamente, sentendosi quasi un molestatore. Era convinto che lei sapesse tutto e che avesse accettato, era certo che fosse consenziente insomma altrimenti perchè farsi trovare in lingerie?Ma era entrato nel camerino sbagliato e aveva letteralmente molestato una donna che non conosceva.
“Hey… non mi dici neanche il tuo nome?” chiese Mina inseguendolo nel corridioio, a metà tra lo sconvolto e il divertito, e lui disse solo “sono un molestatore seriale di bellissime donne…”cercando di farla ridere, e ci riuscì.
“…e ci vediamo alla festa dopo la premiazione, molestatore?” aveva chiesto con il sorriso e Joey rimase senza fiato.
“Giuro che quello che sto per dire sembra una cosa da porco maniaco, ma non è pensato per esserlo: c’è una festa nella mia stanza stasera, se vuoi venire…” aggiunse un po’ impacciato, ma lei iniziò a ridere forte e disse solo “ciao ciao molestatore…”.
“Volevo dire che non sarò alla festa dopo la premiazione, perché è il mio compleanno e radunerò un po’ di gente nella mia stanza…” aggiunse, cercando di fermarla, e ci riuscì. Mina si girò e con un sorriso disse piano “…chissà, magari potrei venire…”.
Non lo fece, però, e Joey rimase ad aspettarla per tutta la sera. Si rividero mesi dopo a un evento di beneficienza e lei iniziò a ridere quando scoprì di essere al suo stesso tavolo. A Joey piaceva davvero tanto, così aveva fatto di tutto per essere seduto accanto a lei, e Mina si divertì molto, così decise di salutarlo con un bacio bellissimo.
“…dammi il tuo numero, ti prego…” le aveva detto, tra un bacio e l’altro, ma Mina glielo aveva negato e aveva risposto solo “…scoprilo se davvero lo vuoi”.
“Non è così semplice, signorina Mimi. Non sai da quanto ci provo ad avere il tuo numero. Dai, per favore. Voglio portarti soltanto a cena fuori…” aggiunse, mordendole il labbro inferiore, ma le sue mani erano scese nuovamente sul suo sedere e Mina aveva risposto solo che “non poteva fidarsi di uno che sembrava fare qualsiasi cosa per poterle togliere le mutandine”.
“Guarda che puoi anche tenerle, eh…” rispose divertito, con il suo solito stupido humor, e Mina lo salutò ed entrò nella sua auto senza parlare, ma quel matto si mise davanti all’auto in partenza e le disse piano “…mi piaci da impazzire brunetta, davvero, ma se ti lascio andare non avrò un’altra possibilità di rivederti e morirò con il rimpianto…” Mina a quel punto abbassò il finestrino e porgendogli un foglietto con il suo numero gli disse piano “vedremo…” lasciandolo senza parole.
Joey la corteggiò in mille modi diversi, le scrisse, le mandò fiori e persino regali e lei adorò quel suo modo di desiderarla, così al secondo appuntamento si lasciò andare e fecero letteralmente scintille. Per ore Joey continuò a entrare dentro di lei, e Mina impazzì per lui. Rimasero insieme per qualche giorno, ma lui si rifiutò di lasciarla andare senza aver chiarito le cose e così Mina chiese “vuoi stare con me?” e lui rispose con il cuore in gola “…sì, voglio averti…” facendola sciogliere.
“Non mi illudere e non spezzarmi il cuore…” sussurrò sulle sue labbra, un secondo prima di allontanarsi, e Joey le disse piano “mai” ma in realtà non si comportò bene con lei.
“Non te l’ho mai detto, ma mi piaceva da impazzire. Magari ne ero anche innamorato, chi lo sa. Solo che mi intimidiva, mi faceva paura, così facevo finta che non me ne fregasse un cazzo perché così non avrei avuto nulla da perdere quando se ne sarebbe andata…” confessò un sacco di shot dopo e Greg lo fissò come per incenerirlo.
Mina e Joey erano stati insieme per qualche settimana, e lui l’aveva amata. Aveva sempre detto il contrario, perché Mina non aveva mai provato sentimenti per lui. A onor del vero, però, lei ci aveva provato una sera a fargli capire che gli voleva bene. Con enormi occhioni gli aveva chiesto piano “…ma io conto qualcosa per te?” riferendosi chiaramente ai suoi sentimenti, ma Joey aveva risposto da stupido, facendo una battuta sul suo culo che era assicurato per migliaia di dollari, sminuendo il suo affetto e così lei ci era rimasta malissimo e aveva deciso di non lasciarsi andare e fare la donna distaccata.
Era persino geloso di lei, tanto da “non volerla presentare a nessuno” perché Mina era una grande fan della sua band, e in particolare di Greg.
“allora, me lo presenterai prima o poi?”aveva chiesto, con una faccia tosta invidiabile, mentre fumava un po' della droga di Joey, e lui le aveva candidamente risposto che glielo avrebbe presentato “solo quando avesse perso la voglia di scoparsela. Finchè non gli passava la fantasia, lei era solo per lui.”
Ben presto, però, questo atteggiamento di Joey la spinse ad allontanarsi. I loro caratteri letteralmente incompatibili emersero e cominciarono le liti. Mina era troppo arrogante e prepotente e per di più lei e Joey giocavano a chi fosse più libertino e, cosa che faceva infuriare Mr Stanley, lei lo batteva di molto.
La regina si divertiva a farlo arrabbiare, gli faceva i dispetti come una bambina, se non aveva tutta la sua attenzione seduceva letteralmente chiunque e questo li portava a litigare sempre tantissimo. Fu proprio durante una di quelle liti che Greg la vide per la prima volta.
“E non hai idea di quanto mi abbia fatto male saperla con il mio migliore amico…” concluse Joey ubriaco, ma Greg rispose serio “ma di che parli? Voi non eravate niente. Il nostro era un vero amore, e non hai idea di quanto abbia fatto male a me essere tradito con te…” facendo ridere Joey.
Nota:
Ta dan! Sorpresa. Siete contenti di questo aggiornamento prima del tempo? Ragazzi ormai ho scritto anche il finale e sono pronta per chiudere questa storia. Allora reazioni al ritorno di Greg? E ve lo aspettavate Joey così tenero con Mina?

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Capitolo 15
*** Capitolo 18: Mina e Greg ***


Capitolo: Mina e Greg
Greg la conosceva di vista, come il novanta per cento della popolazione mondiale. Era una delle modelle più famose al mondo, e ovviamente la trovava una bella donna, ma lui non era Joey, non gli bastava un bel corpo per innamorarsi. Tutte le sue donne, le sue compagne vere, avevano sempre avuto un che di speciale. La sua compagna dell’epoca non era particolarmente bella, non aveva neanche un fisico da modella, ma lo aveva colpito perchè era fortissima e all'occorrenza molto dolce, due doti che Mina aveva e sapeva simulare perfettamente.
Il loro primo incontro ebbe luogo fuori ai camerini degli Headbangers. La giovane Mina, stanca di essere rinchiusa nella stanza d'albergo di Mr Stanley aveva deciso di raggiungerlo nel backstage e questo ovviamente l'aveva fatto infuriare. Quella matta faceva sempre di testa sua e Joey cominciava a non sopportarla più. Non voleva che Greg gliela soffiasse, anche se il loro rapporto sembrava destinato a finire da un momento all’altro.
 Mina, stanca di litigare, era andata via sbattendo la porta del camerino di Joey e si era ritrovata di fronte agli occhi verdi più belli che avesse mai visto. Aveva avuto molti uomini per i suoi diciassette anni, ma mai uno così bello. Greg era steso su un divanetto di velluto rosso e stava suonando sommerso da un branco di fan seminude e adoranti. Non riuscì a dire, fare o pensare nulla quando la vide. Mina gli parve quasi un'apparizione, una specie di dea talmente bella da togliergli il fiato. Eppure, la dea, sembrava piuttosto contrariata.
Greg Swanson non si sarebbe mai spiegato nulla di tutto ciò che successe dopo. Quella donna bellissima era rimasta per qualche istante a fissarlo mentre suonava, poi per timore di essere sorpresa da Joey, aveva provato ad andare via. Aveva fatto solo due passi, però, perchè qualcosa nell'animo di Greg si agitò e lo spinse a dirle “Posso offrirle una sigaretta Miss Shatner?”
Mina non fumava, o meglio aveva iniziato a fumare con Joey ma non amava il tabacco, eppure per qualche strano motivo gli disse di sì. Le piaceva Greg, era molto diverso da Joey, aveva modi meno rudi e più galanti e questo era molto interessante.
Senza dire una parola, Greg l’aveva presa per mano e l’aveva condotta su uno strano terrazzino che dava sullo stadio in cui avrebbero dovuto esibirsi. Mina non aveva mai visto una cosa simile e rimase quasi rapita dal panorama e dal magnifico cielo stellato sulla loro testa, ma Greg era letteralmente rapito dalla stella che aveva accanto.
“Non è facile parlare con lui...lo so.”
Le sussurrò all'improvviso, porgendole una sigaretta che aveva appena acceso. Mina non voleva fumare, ma decise di farlo per non rovinare quell'atmosfera, così fece un tiro e con occhi languidi rispose “ci sono persone destinate a stare insieme e a parlarsi, e altre che non lo sono. Non mi sembra una cosa così grave.”
“Diventa grave quando una delle persone in questione si prende una cotta tremenda per l'altra...” Aggiunse Greg con tono molto dolce. Stava cercando di evitare inutili dolcezze, non voleva provarci con Mina, ma solo convincerla che Joey era pazzo di lei, eppure fu la persona più gentile che lei avesse mai incontrato e questo, purtroppo, le fece effetto.
“Nessuna cotta, solo sesso. Semplice attrazione fisica, e francamente non mi pare neanche tanto difficile da superare...”rispose cercando di fare colpo su Greg e, purtroppo, ci riuscì. La logica di Mina era sicuramente più difficile da respingere rispetto a quella di Joey. Era evidente che lei sapesse perfettamente chi fosse l'uomo di cui stavano parlando.
“Sì, ma dagli un'altra chance. Permettigli di capire che le cose stanno come dici...”aggiunse Greg, implorando il cielo di farla smettere di guardarlo in quel modo così languido. Mina sembrava così dolce e determinata. Tutto di lei gli faceva venir voglia di abbracciarla e baciarla con tutta la dolcezza che il suo cuore potesse concepire, ma lui non poteva e lei lo aveva capito bene. Mina gli aveva letto tutto negli occhi, ed era affascinata da quell'uomo così galante e gentile.
“Quindi fammi capire: vuoi che gli dia il tempo di capire che si è stancato di me?”
Rispose con un sorriso molto sensuale e Greg le sorrise soltanto, ma purtroppo quell'incontro fu destinato ad interrompersi perché un assistente li raggiunse e lo portò via. Greg fu veramente felice di quell’interruzione, perché aveva bisogno di allontanarsi da lei, però un secondo prima di uscire, le fece un'assurda confessione. Mina era di spalle, fissava la gente con aria curiosa, quando lui sussurrò “una parte di me spera che tra voi finisca stanotte, così non sarò mai più costretto a vederti. Questa parte di me sa benissimo che, nel rivederti, corro il rischio di innamorarmi perdutamente di te. Quindi...”
Mina fu letteralmente travolta da una specie di uragano, quelle parole così meravigliose la lasciarono senza fiato, ma non ebbe il tempo di girarsi: lui scomparve dietro alla porta immediatamente dopo averle sussurrate. Nessuno dei due aveva dormito quella notte, e Mina aveva realizzato di essere mortalmente attratta da quell’uomo. Mai nessuno le aveva sussurrato parole d'amore così belle, e poi Greg era bellissimo! Così, presa dalla sua infatuazione, decise di tornare da Joey, così da poter vedere Greg altre volte.
Si incontrarono spesso tra i corridoi dell'albergo e nel backstage, ma Greg finse sempre di non vederla. Mina era troppo pericolosa, una minaccia a qualsiasi cosa nella sua vita: né Joey, né sua moglie gli avrebbero mai perdonato un tradimento simile, e lui lo sapeva, ma quando si sentiva quegli strani occhi azzurri sulla pelle gli veniva voglia di abbandonare tutto per un solo bacio.
Mina, nel frattempo, stava soffrendo le pene dell'inferno. Si era rimangiata il suo orgoglio, tornando con Joey, solo per poter rivedere quell'uomo che l'aveva letteralmente fatta impazzire e lui neanche la guardava. Non sapeva di sua moglie, pensava che Shane fosse solo una dei tanti assistenti che circondavano Greg, perché non si scambiavano molte attenzioni.  Era certa che lui non volesse frequentarla per non ferire Joey, ma sapeva che a lui non sarebbe importato più di tanto. Decise, allora di giocarsi il tutto per tutto e gli scrisse un biglietto. C'era scritto solo “voglio rivederti stanotte, alle due sul tetto dell'albergo”, non era neanche firmato, ma Greg morì nel trovarlo nella custodia della chitarra. Passò ore intere a valutare se fosse il caso di raggiungerla o meno. Aveva deciso di non andare alla fine, ma poi il cuore prese il sopravvento e alle due e quindici cambiò idea e scappò a cercare l'ascensore, che aprendosi gli mostrò esattamente ciò che voleva.
Non ci fu nulla di fisico tra loro quella notte, e neanche nelle notti a seguire. Mina si stava innamorando di lui proprio per questo, perchè era l'unico uomo che avesse mai incontrato che amava parlare con lei, l'unico che non le aveva chiesto neanche un bacio o una qualche strana prestazione sessuale. Greg sapeva della sua paura del buio, così l'accompagnava alla sua porta tutte le sere, e puntualmente le baciava solo la guancia.
Per circa due settimane si dissero ogni cosa, amandosi in silenzio sui tetti dei vari hotel. Lui moriva dalla voglia di farla sua, ma davvero non aveva il cuore di tradire sua moglie e il suo migliore amico insieme. Dopo due settimane, però, Mina decise di andarsene; lei e Joey non si sopportavano più, litigavano di continuo, tanto da sembrare due adolescenti. La notte in cui lei gli comunicò di aver trovato Joey con un'altra, Greg morì. Capì che l'infatuazione del suo migliore amico per quella donna era finita e letteralmente la supplicò di non andarsene.
“E che resto a fare?”Gli chiese, con un astio tremendo. Non riusciva a capire perchè non la volesse, proprio non ci arrivava.
“Perché ti amo con un’intensità spaventosa, piccola regina…” le rispose, con due enormi occhi languidi come il mare, e Mina si lanciò tra le sue braccia e gli sussurrò “ti amo anche io…”.
“…ma non possiamo Mimi, non dobbiamo…” sussurrò piano, stringendola forte contro il suo petto e reprimendo a stento due lacrime e lei con il cuore spezzato sussurrò “…allora addio…” e Greg morì.
 Entrambi piansero per tutta la notte, e Greg provò in ogni modo a dirsi che era la cosa giusta da fare, che doveva lasciarla andare, ma non ci riuscì. Il giorno dopo, a cinque minuti da una conferenza stampa importantissima, Greg scomparve. Nessuno seppe niente di lui per giorni, ma la verità era che il nostro amico cantante era fuggito a cercare la sua modella.
Mina era impazzita nel trovarselo davanti, stravolto, innamorato e con il cuore a pezzi.
“Andiamo via, io e te da soli, vuoi?” le aveva detto appena aveva aperto la porta, e il suo cuore le era schizzato fuori dal petto.
 Greg la portò a Roma, in una meravigliosa settimana primaverile, e lì avevano fatto l’amore per la prima volta. Lì le aveva giurato amore eterno, perso totalmente nei suoi occhi, lì le aveva parlato dei bambini che voleva da lei, le aveva scritto canzoni e poesie, e Mina era stata felice per la prima volta nella sua vita. Greg le stava facendo scegliere persino una casa per loro, e le aveva regalato un bellissimo anello di diamanti. Con lui Mina aveva vissuto il più bel sogno della sua vita, ma presto aveva compreso che i sogni sono solo grandi bugie.
Al ritorno da Roma, infatti, Shane l’aveva affrontata a brutto muso e le aveva detto una tremenda bugia. La raggiunse durante un servizio fotografico e le gridò di essere la moglie di Greg, e di aver appena abortito per colpa sua, che le aveva portato via il marito.
Non era vero, Shane non poteva avere bambini, ma non voleva dirlo a Greg per paura di perderlo, così nel disperato tentativo di salvare un briciolo del suo matrimonio, aveva deciso di prendersela con l'amante di turno e aveva funzionato. Una sconvolta e disgustata Mina, scomparve per settimane dalla vita di Greg e anche dell'ignaro Joey, che non immaginava neanche lontanamente chi fosse la donna con cui era scomparso il suo migliore amico.
Mina, nel frattempo, si era accorta di essersi realmente innamorata di Greg e questo non riusciva a perdonarselo. Le venivano i brividi anche solo se lo vedeva in televisione. Era disperata e non sapeva letteralmente come uscirne, e poi una sera aveva incontrato per caso Joey. Gli aveva parlato del suo cuore spezzato, e lui pazzo di gelosia aveva deciso di ricominciare a corteggiarla. Mina non era interessata a lui, ma aveva notato quanto desse fastidio a Greg saperla con Joey, e così aveva accettato quelle attenzioni per vendicarsi. Tornarono insieme per un paio di settimane, e Greg soffrì le pene dell’inferno per quei due insieme. Cercò in ogni modo di chiarirsi con lei, di capire cosa fosse successo, e solo dopo un po’, quando sua moglie gli fece una battutaccia capì che c’entrava lei.
Così la allontanò, e pubblicamente chiese a Mina di stare con lui, attirandosi le ire di Joey. Ci fu una lite pazzesca tra i due amici che finirono all’ospedale. Smisero anche solo di parlarsi e iniziarono a corteggiare Mina disperatamente. Ormai non era più una questione di sesso o attrazione, ma solo ed esclusivamente di orgoglio: si sentivano usati entrambi e questo li feriva. Mina non prese subito una decisione: amava troppo Greg per lasciarlo andare, così gli disse che se avesse divorziato, sarebbe stata sua.
A questo punto della storia, se Greg fosse stato un altro uomo, uno che ha un minimo d'integrità e onestà, avrebbe dovuto accontentare Mina. Lei era la donna che giurava e spergiurava di amare, quella che considerava il suo grande amore tormentato, quindi avrebbe dovuto cogliere immediatamente l'occasione di averla, no? Beh no. Vedete Greg Swanson era un debole, un uomo incapace di restare solo. Aveva sposato Shane perchè le voleva bene e trovava molto piacevole la sua compagnia. Come avrebbe detto quasi vent'anni dopo “l'aveva sposata perchè era la sua migliore amica”. Così provò a prendere tempo, disse a Mina che non poteva lasciarla immediatamente, scatenando letteralmente la sua ira.
La regina, furiosa e risentita, decise di vendicarsi e mise in moto il piano più crudele che il suo cuore potesse concepire. Mina espresse il desiderio di avere una storia con entrambi, contemporaneamente.
Così, in un modo molto perverso e distorto, riuscì a vendicarsi di quei due uomini che non facevano altro che sfruttarla e che iniziarono a litigare di continuo. Il gioco, però, smise di divertirla dopo qualche giorno, e circa due settimane dopo l'inizio di quel bizzarro triangolo, lei scomparve senza lasciare traccia. Joey la lasciò andare e non sentì più il bisogno di rivederla, ma Greg innamorato pazzo, la inseguì in lungo e in largo e, come ormai sapete, si macchiò di un sacco di gesti morali e immorali per lei. Per anni aveva continuato a inseguirla, passando con lei tutto il tempo che lei voleva, ma poi lei si era innamorata ed era tutto cambiato.
Sapeva di Juan, ma non credeva fosse una cosa seria. Non ci aveva creduto, neanche quando aveva visto il bacio sulle maggiori testate scandalistiche. Lui e Mina erano destinati ad amarsi per sempre, e quel tizio secondo lui era solo l’ennesimo intralcio temporaneo tra loro due. Quando poi Mina era scomparsa, si era detta “ecco qua, è finita l’ennesima storia romantica, sarà fuggita con chissà chi…” ed era andato avanti con un sorriso, convinto che prima o poi se la sarebbe trovata alla porta seminuda, ma così non fu.
“Te lo ricordi quando ho scoperto che aveva una figlia?” chiese Greg ubriaco marcio e Joey che rise come un pazzo.
“Volevi per forza suicidarti…” rispose ridendo e l’amico gli diede soltanto del coglione.
 Gli si era fermato il cuore la sera in cui aveva finalmente letto una notifica dei social di Mina. C’era una sua foto di profilo in cui diceva solo “vi sono mancata? Se fate i bravi vi annuncio grandi novità…” e lui aveva sorriso. Mille volte aveva provato a richiamarla, a scriverle, ma lei non aveva mai risposto. Stava per salire sul palco quando aveva visto le foto e gli era venuto un infarto.
Mina aveva deciso di annunciare al mondo di aver avuto una figlia dal suo amore, così avevano fatto un dolcissimo servizio fotografico in bianco e nero tutti e tre. Erano innamorati da paura, e incredibilmente dolci. Mina teneva in braccio Jane, la allattava, e stringeva Juan con una dolcezza immensa, e lui non faceva che baciarle e sorridere. Era stato un servizio fotografico bellissimo, fatto da Zack e Gonzalo, e Mina aveva scritto solo “questa è la famiglia Jimenez. Papà Juan, Jane e io, insieme per sempre…”
Sconvolgendo totalmente Greg, che per la prima volta aveva espresso il desiderio di uccidersi (soltanto a parole, però, perché ovviamente si amava troppo per farlo davvero).
“Era bellissima con quella bambina al seno…” concluse Joey ubriaco perso e poi aggiunse “…ma noi non ce la meritavamo. Nessuno di noi era realmente in grado di renderla felice, non come Juan…”
“Come no, un orco muto che le ringhia sì e no cinque parole in un mese…” ribattè Greg amareggiato.
“Anche io lo pensavo, lo ammetto. Quando li ho conosciuti continuavo a chiedermi perché diavolo lei stesse con uno così, ma poi un’idea me la sono fatta…” ribattè molto serio, ignorando il commento acido di Greg che rispose solo “mi viene da vomitare”.
“A me piacciono un sacco, G. E lo sai: li ho sempre di fronte…” ribattè Joey, pensando a una serie di momenti condivisi con loro.
Tutti gli aperitivi fatti con Mina e con Juan a telefono, i consigli sentimentali dell’uomo muto, e persino quelli di stile e di fitness. Mina aveva insistito affinchè Juan facesse da personal trainer a Joey, ma Mr Jimenez non aveva pazienza e così era naufragata sul nascere. Juan aveva aiutato Joey a scegliere la sua nuova moto, ed era rientrato anche lui con una nuova “amata”, facendo infuriare Mina che non sapeva più dove mettere le sue auto e moto, ma che poi in realtà amava girare con lui. Gli tornò alla mente il Natale insieme, e con amarezza pensò alla scenata di sua moglie e alla risposta molto divertita di Juan. Vedete, il caro signor Jimenez era in ritardo per le feste e Joey da buon amico era rimasto a consolare Mina per ore, facendo infuriare la sua ex moglie, che come sapete era sempre stata gelosa di loro due. Neanche l’arrivo a sorpresa dell’ispanico sul cavallo bianco aveva acquietato SJ, perché Joey ne era stato davvero felice e guardandola gli era sfuggito un sorriso per la luce negli occhi di Mina. Si era letteralmente illuminata trovandoselo davanti, e lo aveva stretto con tutte le sue forze, per poi prenderlo in giro per ore facendolo lamentare, ma era stato un bel momento e avevano riso tantissimo per i doni.
 Vedete Jemie aveva l’ossessione per il film Frozen, lo guardava a ripetizione, amava le canzoni e tutti i personaggi, e Juan ce l’aveva a morte con quel film. Ormai tutti sapevano che quando lui rientrava a casa doveva sparire il dvd incriminato, o lo avreste trovato a borbottare contro quegli “inutili personaggi che cantano per ogni cosa” per giorni, e Mina e John lo tormentavano, tanto da regalargli per Natale le pantofole del pupazzo di neve e pretendere che lui le indossasse. La cosa divertente era che Juan dopo un iniziale momento di imbarazzo, le aveva trovate comode e adesso per provocare la moglie e il figlio le indossava qualche volta, con molta disinvoltura.
 Le aveva ai piedi anche quando Sarah aveva fatto la sua scenata, facendolo morire dal ridere. Alla fine delle celebrazioni natalizie, SJ aveva avuto un momento di furia totale, e aveva accusato Joey e Mina di essere amanti. Lei aveva fatto per alzarsi e andarsene, perché davvero non voleva litigare con quella matta, ma Juan l’aveva tenuta per mano e serissimo aveva risposto a Sarah che forse le conveniva iniziare una terapia per cercare di calmare le sue insicurezze, facendo sorridere sia Mina che Joey.
“Tu dai consigli psicologici a me?” aveva risposto furibonda, e Juan tenendo la mano di Mina aveva solo risposto che andavano in terapia tanto di quel tempo e per tante di quelle ore da poter ottenere un diploma, e che il risultato era evidente, dato che lui non avrebbe mai potuto immaginare che la sua amata potesse tradirlo.
Joey aveva solo sorriso, ed era intervenuto per placare Sarah, e la cosa era finita lì, anche se era rimasto ad invidiarli da lontano per tutte le feste per quel loro modo di punzecchiarsi e coccolarsi.
“E quindi davvero tu pensi che sia felice così?” ruggì Greg furioso e Joey sussurrò “come tu non saresti mai stato in grado di farla sentire…”
A quel punto Greg rispose disgustato che non sarebbero mai più stati amici, che lo avrebbe odiato con tutte le sue forze, ma la verità era che al mattino dopo non ricordava più nulla.
Nota:
Ciao a tutti! Allora adesso che avete saputo la vera storia di Mina e Greg, che ne pensate? Vi sarebbe piaciuto che l'avessi approfondita di più dall'inizio o va bene così? E che ne pensate del ritorno di Sarah? Fatemi sapere, vi aspetto. Ah dimenticavo: ormai siamo a meno 10 al finale. Pronti a dire addio agli Jimenez?

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Capitolo 16
*** Capitolo 19: Rafa e gli Jimenez ***


Capitolo: Rafa e gli Jimenez
Mentre Joey e Greg si confidavano come due ragazzine, dall’altra parte del mondo qualcuno A pochissimi giorni dalla telefonata strana con John, il dottore era stato avvisato dai colleghi di Los Angeles del fatto che Mina necessitasse di un altro intervento, così non ci aveva pensato due volte: aveva preso ferie, affidato Nacho alla vicina ed era fuggito al capezzale di quella donna che era sempre stata così affettuosa con lui.
Non era certo che servisse davvero quell’intervento così rischioso, e aveva bloccato tutto fino al suo arrivo, perciò era parecchio teso. Eppure non era solo la salute di Mina a preoccuparlo, ma anche l’idea di rivedere quei due occhi azzurri che amava così tanto. Non era semplice l’idea di rivederlo con Ethan, e aveva una paura pazzesca di ritrovarselo innamorato di quel dannato biondino, ma poi gli vennero in mente le parole di quella donna dolcissima che stava andando ad aiutare e sorrise soltanto.
A tre settimane dalla loro prima volta erano ufficialmente una coppia, e innamorati persi, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di parlare all’altro dei suoi sentimenti. Rafa aveva un paio di giorni di pausa, e John lo aveva invitato a casa sua per cena, perché Juan era partito per lavoro. Rafa aveva accettato, ed era rimasto senza parole perché il piccoletto aveva organizzato una serata estremamente romantica sul terrazzo di casa Jimenez, con vista sulla più bella piazza di Berlino.
Avevano chiacchierato e si erano coccolati un sacco, ma Rafa aveva perso anche molto tempo a guardare le foto che Juan aveva appeso in giro per casa e a commentarle con John.
“Ci sono due modi di vederla, secondo mia madre. Uno è che lui sia un maledetto egocentrico e non possa evitare di mettere sempre in mostra il suo lavoro…” gli aveva detto, mostrando a Rafa la foto preferita di Juan che da sempre teneva di fronte al letto. C’era Mina incinta di John al nono mese stesa nel prato e con i fiori nei capelli e un sorriso splendido.
“…l’altro è che non riesca a stare senza tenerla accanto. Onestamente credo che non sapremo mai quale dei due sia, magari entrambi…” aveva concluso ridacchiando e Rafa sorridendo aveva risposto che doveva essere molto bello avere due genitori così innamorati.
“Mah, onestamente no…”aveva risposto serio, lasciando Rafa interdetto totalmente.
“Per carità, so che ci sono migliaia di persone con una storia familiare peggiore della mia, e non mi lamento, ma non è questo che voglio per i miei figli. Vorrei una famiglia serena, in cui si sta insieme il più possibile, e senza tragedie. Magari meno amore e passione, ma anche meno drammi, secondo me sarebbe l’ideale…” concluse serio e Rafa lo strinse fortissimo baciandogli la fronte.
“Li amo, davvero, e apprezzo tanto i sacrifici che hanno fatto per crescermi, perché ho creato parecchi problemi, ma…ogni due o tre settimane c’è un dramma in questa famiglia. Sono cresciuto con la perenne sensazione che stessero per divorziare e non voglio questo per i miei figli. Quindi mi sposerò e avrò dei figli solo quando sarò sereno con la persona al mio fianco…”
“Molto saggio” gli rispose Rafa baciandolo con dolcezza, ma John ridendo concluse che forse, essendo figlio di quei due disagiati, non sarebbe mai stato in grado di avere un rapporto sereno e il discorso finì lì.
Fecero l’amore e dormirono insieme, e il giorno dopo scesero a fare colazione poco vestiti. Erano felicissimi e Rafa stava preparando le uova al suo amore, che non smetteva di mordicchiargli il collo e le orecchie, sussurrandogli dolci moine, quando sentirono delle voci nella stanza accanto e John disse solo “oh no!” scocciatissimo.
Fu un secondo: Mina entrò nella stanza insieme al suo migliore amico e il suo sguardo incontrò quello furioso di John. Tirò Gonzalo per il braccio e uscì ripetendo solo mille volte “scusa, scusa mi amor” ma John scosse solo la testa e spiegò a Rafa che sarebbe andato lui a distrarli, mentre si rivestiva. Il povero dottore era molto imbarazzato, e l’ultima cosa che voleva era conoscere i genitori del suo ragazzo in mutande. Così in fretta e furia corse al piano di sopra a sistemarsi, ma quando scese totalmente vestito, Mina lo strinse come se fosse suo figlio.
“Lei è veramente la donna più bella che abbia mai visto…” le disse un po’ intimidito, e lei sorrise con la stessa espressione dolce del suo John, accarezzandogli i capelli.
 Ora che li aveva visti entrambi, Rafa aveva grosse difficoltà a capire a chi somigliasse di più il suo ragazzo, ma non ebbe molto tempo per pensarci, perché la signora fu richiamata da qualcuno e si girò molto sorpresa.
“…ma sei stronzo allora!” ruggì a suo marito, che era apparso a sorpresa e lui ridacchiando rispose solo “…mi sei mancata anche tu…” ma fissandola con molta tenerezza.
“Avevi giurato di non farlo più Juan Jesùs Vargas Jimenez…” ruggì indispettita, ma lui era parecchio divertito e continuava a provare ad afferrarla, con pochissimo successo.
“E’ grave quando usi tutti i nomi…” le disse allegro, afferrandola finalmente tra le braccia e poi aggiunse “Cosa vuoi che succeda se per una volta ti trovo in jeans e maglietta, eh?”
“Ma non ho neanche fatto la doccia e tu avevi giurato di avvisare…”rispose scocciata, ma lui le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece sorridere con molta dolcezza e sussurrare “ti piacerebbe…”.
Rafa sorrise inavvertitamente guardandoli, perché erano davvero molto teneri e Juan si accorse di essere stato molto maleducato.
“forse ti scoccia che ti abbia beccata ad abbracciare un altro?” concluse divertito, e mentre Mina pensava a come rispondere, porse la mano a Rafa e con fare molto cerimonioso rispose solo “…piacere di rivederla, dottore. Niente fiori stavolta?”
Cercò di stare tranquillo e fu molto gentile con gli Jimenez, ma mentalmente continuava a chiedersi dove cavolo fosse finito quel suo ragazzino, specialmente dopo che Mina aveva ordinato al marito di preparare del caffè e aveva costretto tutti a sedersi con lei sul divano per chiacchierare.
“Le sue foto sono incredibili signor Jimenez, complimenti. Non ci capisco molto di arte a essere onesti, ma si vede che i suoi lavori sono opera di qualcuno molto legato ai suoi soggetti…” provò a dire imbarazzato a morte e Juan gli fece solo un cenno della testa e un sorriso, mentre Gonzalo sproloquiava sul fatto che lui fosse molto più bravo.
E poi riapparve il suo John, bello, profumato e con i capelli perfetti e corse ad abbracciare sua madre dicendole qualcosa all’orecchio che la fece sorridere in modo bellissimo.
“Ah ma è così affettuoso perché ancora non ha visto il completo che gli hai preso per la festa di domani…” commentò Juan, che come sempre trovava estremamente divertente provocare quei due, e Rafa stette al gioco sorridendo. La verità era che John con Mina, gli fecero pensare a sua madre, e una punta di tristezza lo attraversò.
John abbandonò la madre, e sedendosi accanto al suo amato, rispose divertito che non ne aveva idea, mentre Mina e Gonzalo criticavano lo stile di Juan, che era rimasto all’età della pietra della moda.
“…stai davvero dicendo che mi hai preso un completo con gli strass? Sei pazza?” le rispose John divertito, continuando sempre a tenere la mano di Rafa e ad accarezzarlo, ma lei si strinse solo nelle spalle e spiegò che lo aveva anche pagato moltissimo.
“Adesso mi chiedo che vestito hai preso per te, dato che quando c’è Gonzalo di mezzo vengono sempre fuori cose così strane…” le disse Juan, accarezzandole la guancia, ma lei e il suo amico scoppiarono a ridere.
“Quando fa così è sempre qualcosa che lo farà arrabbiare…” spiegò John a Rafa, mentre Juan la fissava con il sopracciglio sollevato e molto divertito.
“Ma no, mi amor è solo un po’ sexy. D’altronde non ho mangiato per settimane per essere bellissima quindi devi concedermelo…” rispose lamentevole, ma fissando Juan con una dolcezza che lo tramortì quasi.
“E’ che il tuo concetto di sexy è sempre molto relativo. Di quanti centimetri sarebbe questo vestito?” chiese, fingendosi burbero, ma estremamente divertito, mentre Mina e Gonzalo continuavano a ridacchiare come due dodicenni.
“Ah no, è parecchio lungo, mi amor…” rispose divertita e Juan scosse solo la testa perché non aveva idea di cosa aspettarsi, così le disse di andare a prenderlo “…senza indossarlo”.
Mina però faceva sempre di testa sua, così dopo dieci minuti riapparve con un vestito di pizzo totalmente trasparente, scollato e pieno di spacchi, che fece dire a John e a Juan contemporaneamente “no” molto agitati.
“Nel caso non ve ne foste accorti, sono una donna adulta e posso indossare quello che voglio…” rispose risentita, ma Juan ridendo rispose “…e io sono un vecchio a cui scoppia il fegato se deve stare tutta la sera a preoccuparsi di come gli altri uomini ti fissano. Quindi fammi il favore di vestirti, grazie…”
“Sei sempre un cavolo di uomo delle caverne…” ribattè offesa e poi aggiunse “…volevo dimostrare a quegli stronzi che io sono ancora bella come prima, e molto meglio di quella tizia, ma tu con me sei sempre così possessivo e io non riesco mai a mostrarmi per come sono…”
“Scusa davvero se sono retrogrado e preferirei che il mondo non vedesse i capezzoli e le parti intime di mia moglie. Capisco che per te sia un problema, ma non è meglio lasciare loro un po’ di sorpresa?” rispose molto divertito e John gli venne in aiuto spiegando alla madre che era davvero eccessivo quel vestito, facendola solo sbuffare.
“Va bene, quindi mi serve un nuovo vestito che mostri solo il sedere, no?” rispose divertita e Juan annuendo spiegò che ormai a quello ci era abituato, facendo ridere da morire Rafa, che li trovava esilaranti.
Lo coinvolsero nel loro pomeriggio di shopping, e proprio mentre John provava un completo, Mina si avvicinò a lui e prendendolo per un braccio gli disse piano “…siete stupendi insieme, e non so come ringraziarti per esserti preso cura del mio amore.”
Rafa le sorrise con molta dolcezza e le assicurò che era stato bellissimo per lui e che stava vivendo un momento davvero speciale.
“Lo so, vi amate molto, si vede tanto. E io e Juanito siamo troppo felici per voi…” aveva aggiunto entusiasta e Rafa aveva provato molta tenerezza per lei, che lo stava trattando con modi così gentili. Mina sembrava conoscerlo da sempre, lo trattava con molta disinvoltura e tenerezza, e lui pensò che fosse davvero una persona semplice, se riusciva a mettere la gente a proprio agio in quel modo.
“…perché tu lo ami, no?” aveva chiesto curiosa, non ricevendo risposta e Rafa sospirando aveva solo annuito, confessandole che però non aveva idea di cosa provasse John, che non parlava mai del loro rapporto o di sentimenti.
“…oh quello è perché è un Jimenez. Insomma lo vedi com’è suo padre, no? Un muto e burbero orso supersexy che emette qualche verso solo per criticare…” aveva aggiunto Mina, facendolo ridere.
“Mi ha detto che mi amava solo quando non poteva proprio fare diversamente, perché lo stavo lasciando. Quindi non aspettarti che Johnny sia troppo diverso, perché non lo è. Però è innamorato, io ne sono certa…” concluse seria, intercettando uno sguardo di John verso Rafa.
“Ha il sorriso di suo padre, ma quegli occhi sono i miei e credimi: so bene come sono quando sono innamorati. Sarete molto felici, perché tu mi sembri molto saggio ed equilibrato. Noi siamo tutti molto contenti del vostro amore…” aggiunse tenera e Rafa le sorrise con molta dolcezza e la ringraziò, ma poi Mina fu richiamata dal suo entourage e John lo raggiunse, dicendogli soltanto “Oh adesso vedrai dove voleva arrivare con la storia del vestito. Non avrai mica pensato che fosse una storia semplice?”
La signora Jimenez provò un abito semplicissimo, di velluto cremisi molto bello e seducente il giusto. Rafa sussurrò a John che sembrava quasi una vampira, eppure si accorse di una cosa: davvero John aveva lo stesso sorriso del padre, perché Juan la fissò e le sorrise esattamente come faceva il suo amore.
“Io indosserei anche questo…” disse la diva, riferendosi all’abito che aveva addosso e Juan capì dove voleva andare a parare: da un anno lo tormentava, perché si era innamorata di un collier molto vistoso, fatto di perle e diamanti, ma con uno splendido rubino al centro. Era un collier terribilmente vistoso, ma anche molto sensuale perché le occupava tutto il petto, ed era prezioso perché era appartenuto ad una regina del passato, ma Juan le aveva detto che sarebbe stato un regalo per qualche ricorrenza importante, perché costava un occhio della testa. La signora Jimenez, però, aveva periodicamente provato a riproporre al marito quella richiesta, ogni volta con occhi sempre più dolci.
“…è solo che mi sembra così semplice…” aveva concluso lamentosa e Juan annuendo aveva solo risposto “dov’è il tizio della gioielleria con il collier? Dai ce lo portiamo a casa…” facendola saltellare felice, abbracciando Gonzalo che ovviamente aveva lavorato a quel piano con lei.
“Quindi lo paga lui?” aveva concluso Juan con una punta di sarcasmo di troppo, e Mina gli si era letteralmente fiondata tra le braccia per stringerlo e coccolarlo, mentre John spiegava a Rafa che era sempre così con lei.
Rafa si era divertito un sacco con loro, ed era rimasto insieme alla famiglia Jimenez per tutta la sera, seguendoli a cena e anche a ballare. Juan aveva provato in mille modi a dire alla moglie che aveva già comprato il gioiello che voleva, non voleva dover anche ballare, ma non aveva avuto molti risultati. Era stato molto amichevole con Rafa, e aveva addirittura provato a scambiare qualche parola con lui. Entrambi amavano John più di tutto, era evidente dai loro gesti, e per lui avevano fatto in modo di far stare bene Rafa, che si era sentito molto ben accetto e aveva preso una decisione importante grazie all’appoggio dei suoi due ex suoceri, che avevano approvato subito quell’idea.
Rafa portò alla mente i sorrisi di quella donna che stava andando a curare, lo sguardo che aveva ballando con suo marito, il suo modo di accarezzare John, fissandolo come se fosse la cosa più bella del mondo e le lacrime gli offuscarono la vista. Non sapeva quello che avrebbe trovato, ma una cosa era certa: avrebbe dovuto provare a restituire Mina ai suoi uomini Jimenez.
Nota:
Ciao a tutti, sorpresa! Che ne pensate di questo capitolo?Avete riso un po' per l'improbabile coppia Mina/Gonzalo che ritorna? Vi è piaciuto il discorso di John sull'amore? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 17
*** Capitolo 20 e 21 ***



Capitolo:
Salì in aereo con il cuore in gola, e guardando il cielo nero sopra l’oceano si ricordò di un dettaglio non da poco. Le parole di Mina lo avevano rassicurato molto sui sentimenti di John, così Rafa quella sera stessa aveva fatto una follia. Si erano allontanati per ballare, e qualche coccola era venuta spontanea. Mentre si baciavano, Rafa gli disse piano “…sai amore, io avrei una cosa da chiederti…”
“Oddio, non vuoi che io ti giuri di non rivederli mai più vero? Ok, sono imbarazzanti, ma non così tanto…” scherzò John, ma lui era molto serio e gli disse piano “voglio viverti John Jimenez. Tenerti accanto il più possibile e dato il mio lavoro e le tue esigenze di studio, credo che la soluzione migliore sarebbe vivere insieme…”
John non capì subito il discorso di Rafa e neanche fu in grado di leggergli in viso l’emozione. Per Rafa era un passo enorme e aveva il terrore che lui lo rifiutasse, ma lo aveva detto cercando di farla sembrare la cosa più razionale del mondo e lui chiese solo se fosse serio.
“Molto serio Johnny. Insomma: potremmo passare qualche ora al giorno insieme sempre, e questo per me sarebbe molto importante. Non so, magari a te sembra prematuro, ma non ho voglia di aspettare altre due settimane per poterti baciare…”
“…quindi mi vorresti a casa con te?” sussurrò John senza fiato, e lui annuì soltanto, facendolo morire di felicità.
John si era trasferito il giorno dopo a casa sua, e ne era nata una relazione molto tenera. Passavano il loro tempo libero insieme e spesso studiavano mano nella mano. Rafa gli preparava la colazione, ma gli faceva anche un sacco di coccole e piccoli regali, e John si faceva sempre trovare sveglio alla fine dei suoi turni, anche quando Rafa rientrava all’alba. Metteva la sveglia agli orari più disparati, e poi faceva sempre finta di non essere stanco per non fargliela pesare. Pensava di essere stato molto furbo, ma una notte la sveglia non era riuscita a svegliarlo, e Rafa aveva scoperto tutto, e accarezzandolo piano mentre dormiva gli aveva sussurrato pianissimo “ti amo da morire Johnny”. Erano una coppia molto carina: entrambi estremamente attenti alle necessità dell’altro, entrambi generosi e molto passionali. Si erano amati moltissimo, e coccolati un sacco e John era stato un ottimo compagno. Non avevano mai discusso in quei mesi, se non per qualche stupida crisi di gelosia dell’uno o dell’altro. Rafa era molto sereno e bilanciato, e generalmente non cercava mai lo scontro, e riusciva anche a calmare John che invece spesso aveva dei momenti di rabbia, per poi accoccolarsi sul suo petto come un gattino e scusarsi.
Avevano esplorato tutto in quei mesi, anche sessualmente, e si erano totalmente immersi l’uno nell’universo dell’altro.  Rafa gli aveva chiesto di entrare dentro di lui, e John all’inizio si era nettamente rifiutato, perché temeva di rovinare tutto, ma non aveva dato tante spiegazioni. Rafa aveva pensato che fosse semplicemente una cosa che non gli piaceva, così non aveva insistito, ma poi a San Valentino l’atmosfera tra loro si era parecchio scaldata e finalmente John aveva confessato la verità: temeva che il suo temperamento passionale non gli avrebbe permesso di essere “dolce come Rafa era stato con lui la prima volta”. Il dottore aveva solo risposto “magari è meglio” e così si erano lasciati andare, e si erano sciolti ancora una volta, perdendo la testa ancora di più.
Rafa voleva ogni cosa di quel ragazzino, e aveva anche voluto vedere una mostra di Juan, per conoscerli meglio. John aveva chiesto a suo zio Toby, curatore ufficiale delle mostre del padre, di fargli da cicerone, così ne era nata una giornata molto interessante, in cui avevano parlato ancora della storia della famiglia Jimenez e dell’amore. La mostra di Juan, infatti, era divisa in due sezioni diverse: una con le sue opere generiche e una con quelle legate alla sua vita privata.
“Il contrasto dei colori è impressionante…” aveva osservato Rafa, che dopo una galleria intera di colori forti e scuri, era giunto davanti ad un quadro di Mina con tinte tenui e colori pastello. Era una trasposizione della foto di lei incinta che Rafa aveva visto a casa Jimenez tempo prima, ma il viso di lei era nascosto da un raggio di sole, ed era ancora più bello della foto.
“E’ quello che ha voluto l’artista: ha chiesto che le sue opere personali fossero inserite alla fine, in una specie di percorso simile all’inferno dantesco. Oscurità, tenebre, violenza e cenere e poi redenzione attraverso il suo angelo…” spiegò Toby, affascinando mortalmente Rafa che era rimasto colpito da quella scelta e da tutte le vicende biografiche che Toby e John gli avevano raccontato e che gli erano piaciute tantissimo.
“E’ una storia molto bella, comunque. L’idea che lui veda lei come sua unica luce e possibilità di salvezza è davvero poetica…” aveva commentato Rafa, mentre aspettavano il cameriere al ristorante e John prendendogli la mano aveva annuito e risposto “…te l’ho detto: enorme amore, immensi alti e bassi. A volte è la sua unica luce, altre il suo inferno e noi ci siamo sempre in mezzo…”
“…e a te sembra abbastanza equilibrato quello che abbiamo?” gli aveva chiesto Rafa riferendosi chiaramente al fatto che John gli aveva detto che avrebbe voluto una famiglia solo se e quando avesse avuto un rapporto sereno, e lui aveva solo annuito.
“Perché io sono molto felice…” aveva aggiunto con un sorriso bellissimo, che lo aveva letteralmente stregato e spinto a sussurrare “anche io mi amor, da morire…”
“…allora forse si può stare molto bene insieme anche senza tutti questi strabilianti alti e bassi, che ne dici? Senza drammi…”provò a suggerire, prendendogli la mano e John sulle sue labbra sussurrò solo “…se il tuo collega Andrè la smettesse di chiamarti a tutte le ore, però sarebbe meglio, perché inizio ad arrabbiarmi. Insomma va bene quando parlate di lavoro, ma quando ti chiama perché sta mangiando il tuo dolce preferito lo prenderei a calci in culo…” facendolo ridere.
“Ho occhi per una persona sola…” concluse il dottore prima di baciarlo e John iniziò a mordicchiargli le labbra e sussurrò piano “lo spero…”.
“ E come immagini il tuo futuro, piccolo Jimenez? Insomma ti vedi in giro per il mondo a cambiare partner ogni sera, o…immagini ci possa essere qualcosa di serio nella tua vita?”
John sorrise soltanto, ma il dottore aveva appena fatto una domanda parecchio impegnativa, e lo fissava con lo sguardo di chi aspetta una risposta molto importante.
“Onestamente non ho mai pensato di essere uno che cambia partner ogni sera, e penso che dopo una certa età sia profondamente deprimente non riuscire a impegnarsi con nessuno. Vorrei fare nuove esperienze, viaggiare tanto e poi…beh magari avere una famiglia quando è il momento giusto…” concluse serio, facendo sorridere il dottore, che però voleva capire che tipo di esperienze volesse fare Johnny.
“…mah mi piacerebbe trascorrere qualche mese in Sud America, trovare le mie radici. Fare un sacco di rafting, lanciarmi col paracadute, cose così…” aggiunse divertito, e poi vedendo lo sguardo del suo amore aggiunse “…cose che si possono fare con un partner”
“…possiamo organizzarne qualcuna per quest’estate, no? Viaggiare in auto per mezza America e magari finire a Cuba dai miei nonni, si può fare se ne hai voglia…” aggiunse Rafa, cercando di fargli capire davvero che lui voleva una storia seria con lui, e John gli sorrise soltanto e iniziò a cercare voli e informazioni per il loro viaggio. Per qualche minuto Rafa non disse nulla, si fece travolgere dalla felicità del suo partner, ma poi mentre John parlava di costi e paesi, il dottore sussurrò piano “…quello che volevo chiederti realmente è un attimo più impegnativo. Chiaramente non è una cosa che riguarda il nostro presente, ma lo dico giusto perché molte coppie non ne parlano all’inizio e scoprono di avere posizioni  incompatibili solo troppo tardi…”
John alzò gli occhi dal telefonò e lo fissò perplesso, ma il dottore aggiunse “Vedi io credo profondamente nel matrimonio, non so tu cosa ne pensi…” facendogli emettere un sospiro di sollievo.
 “…anche io ci credo, profondamente. Malgrado tutto, vorrei sposarmi un giorno…”
“Ah sì?” aveva sussurrato Rafa fissandolo profondamente negli occhi, e lui aveva solo annuito perso nel suo sguardo.
“Allora avvisami quando arriverà quel giorno…”aveva concluso e John aveva sorriso accarezzandolo e aveva tirato fuori un’altra domanda impegnativa.
“…tu vorresti dei bambini?” aveva sussurrato piano e il dottore aveva solo annuito, facendo il numero tre con le dita.
“ma si può? Insomma non è una cosa molto macchinosa?” aveva aggiunto, un po’ confuso perchè non ci aveva mai pensato prima, ed era anche abbastanza ignorante e Rafa gli aveva spiegato tutto: la donazione degli ovuli, la madre surrogato eccetera.
“Quindi esiste una possibilità di avere un bambino bello come te e con la tua testa?” aveva sussurrato, con enormi occhi azzurri accarezzandogli le labbra, e Rafa aveva solo annuito, e spiegato che entrambi avevano molte sorelle, quindi qualche chance c’era.
Quella era stata una delle loro ultime conversazioni insieme. Dopo due settimane Rafa aveva organizzato il weekend al mare, e poi era tutto finito. Ora stava per rivederlo, mancavano poche ore, e Rafa si chiese solo cosa avrebbe dovuto aspettarsi di trovare, ma la realtà superò di moltissimo le sue aspettative.
Capitolo: il matrimonio di Juan e Mina
Quella sera, come sempre, Juan Jimenez tornò a casa per fare una doccia e per un attimo un fantasma gli fece venire un infarto. Jane aveva ricevuto il vestito da sposa allargato dalla sarta, e aveva deciso di indossarlo per mostrarlo a sua sorella, suo fratello e a sua nonna, ma per suo padre fu un vero colpo al cuore. Aveva messo anche il velo, e per un istante gli era parso di trovarsi davanti la sua sposa e il cuore gli aveva ceduto.
“Sei…uguale a tua madre…” aveva sussurrato, stringendola d’impeto contro il petto e lei aveva solo versato qualche lacrima.
“Lei era molto più bella in realtà…” rispose Jane con modestia ma lui scosse la testa e mostrandole una foto di Mina disse solo “identica…” facendola sorridere.
John era molto risentito con suo padre, ma vederlo in quello stato gli faceva davvero terribilmente male. Juan era invecchiato tantissimo in quel mese, aveva più rughe e più capelli bianchi, e per un attimo suo figlio smise di pensare ai suoi errori, e lo vide soltanto per quello che era: un uomo triste e terrorizzato, che sta cercando di tenere insieme i pezzi e non crollare. Così gli prese la mano e disse piano “E’ sempre stata così bella…”facendolo solo sorridere. Juan aveva bisogno dell’affetto di quei suoi ragazzi più di qualunque cosa al mondo, e quando Johnny gli si appoggiò sulla spalla non potè evitare di accarezzargli la testa, come faceva quando era bambino.
“Che cosa hai pensato la prima volta che l’hai vista?” aggiunse Jane dolcemente, e lui ridacchiando rispose serio “…che dovevo starle il più lontano possibile…” facendoli ridere tutti.
“Papà e perché vi eravate lasciati quando aspettava Jane?” chiese Johanna con molta tenerezza, ancora confusa dalle parole che suo padre aveva detto qualche giorno prima e Juan decise di farlo. Si sedette con tutti e tre sul divano, strinse le loro mani e confessò loro ogni cosa: le minacce di Myles, l’addio di Mina e il dolore provocatogli da quell’anno senza di lei e poi anche l’impresa all’Erimal.
“Ero andato a salvare il mio amore, eppure ho scoperto di avere una famiglia e tutta la mia vita è tornata in sesto da quella sera. Quindi…se potete non giudicate…” concluse serio, ma i suoi figli erano sotto shock. Sapevano che il padre aveva un losco passato, era stato John a scoprirlo qualche anno prima facendo delle ricerche su internet, ma non avrebbero mai potuto prevedere che anche lei fosse coinvolta.
Juan decise di dire loro ogni cosa, del carcere, della morte di suo padre e della sua vendetta, e i ragazzi rimasero a fissarlo sconvolti.
“…E so che probabilmente non potrete capire, che magari proverete disgusto per vostro padre e per quello che ha fatto, ma spero che potrete perdonarmi una volta metabolizzata la delusione…” concluse piano, ma John scosse solo la testa e rispose che lo sapevano da tre anni, e avevano avuto tutto il tempo di farsi tutte le domande del caso.
“…ma abbiamo concluso che le persone non si valutano dai loro sbagli, no? Non è quello che tu e la mamma ci avete ripetuto ogni volta che abbiamo fatto qualche casino?” aveva concluso John con lo stesso sguardo dolce di sua madre, e lui gli aveva solo sorriso e mentalmente gli aveva chiesto scusa per tutte le volte in cui era stato troppo rigido con lui.
“E sei stato felice di sapere che io ero tua figlia?” gli chiese Jane dolcemente e Juan le giurò che nulla lo aveva mai reso così felice, facendola sorridere.
“Io ti volevo da morire piccola, esattamente come ho voluto i tuoi fratelli…”aggiunse accarezzandola pianissimo, e John ribattè che soltanto lui era stato un errore, allora, facendo ridere proprio tutti.
“Sono diventato un uomo diverso, sicuramente migliore da quando siete entrati nella mia vita…” aveva aggiunto stringendo le mani delle sue ragazze e loro avevano solo sorriso, prima di immergersi con lui in un ricordo dolcissimo. Jane vestita da sposa aveva fatto tornare alla mente di Juan i ricordi del suo matrimonio e gli era venuta voglia di svelare quel pezzetto del suo passato ai suoi figli.
La sera prima del loro matrimonio, infatti, Juan aveva tutta intenzione di starsene per gli affari suoi a disegnare e coccolare sua figlia. Neanche fumava quando Jane era con lui, e si divertiva un mondo a farle usare la sua matita e la sua carta. Avrebbe voluto passare quella notte anche con la sua Mina, ma Felipa gli aveva dato il tormento per “fingere almeno che avessero rispettato le tradizioni” e così da cinque giorni non dormivano insieme, e donna Felipa aveva fatto in modo che non restassero mai soli per più di cinque secondi. Mina gli sussurrava sempre che le mancava da morire, ma lui rispondeva solo che avrebbe cambiato idea dopo un anno o due di matrimonio.
 Anche Carlos aveva iniziato a dargli il tormento da qualche giorno, perché voleva portarlo a ubriacarsi a un nightclub che aveva fatto chiudere in onore del suo fratellino sposo prematuro, ma lui si era rifiutato di seguirlo e così era stato costretto a far fare una telefonata alla sposa.
“Mi amor…” aveva sussurrato lei piano, e lui che stava facendo il solletico al piedino di Jane le aveva chiesto “sei già partita per il Messico o stai ancora facendo le valigie?” scocciandola, ovviamente.
“Sono già in aereo, scemo…” aveva risposto risentita e lui aveva solo riso.
“Juanito perché Carlos mi tormenta? Che cos’è questa storia di non voler andare neanche a bere?” chiese dolcissima, perché era incredibilmente fiera di lui, ma Juan si strinse nelle spalle e rispose rigido “…non ho tempo per queste cose, e onestamente neanche mi va di sprecare soldi, Mì. Abbiamo una figlia, ne aspettiamo un altro e che padre sarei se me ne andassi a spendere soldi in queste cazzate?”
“Amore, stai per sposarti, ci sta fare qualche follia prima di legarti per sempre. Nessuno ti biasimerebbe…” aggiunse dolcissima, accarezzandosi la pancia, ma lui rispose ancora più deciso “che cosa dovrebbe cambiare un anello, Mì? Sono il tuo uomo e il padre dei tuoi figli, e ringrazio il cielo ogni giorno per questo. Il punto è che lo sono stasera esattamente quanto lo sarò domani sera, e un anello o due parole dette davanti ad un prete non mi renderanno legato a te. Semplicemente perché io sono legato a te, per sempre. E questi due bambini con i tuoi occhi e il mio grosso naso lo dimostrano…”
Mina si sciolse per quelle parole, e gli sussurrò solo “te quiero mi amor…” facendolo sorridere piano, ma poi aggiunse “…e se queste sono le tue promesse di nozze, penso che sarà bellissimo sentirtele dire…” facendolo ridere.
Da giorni Mina insisteva con lui, perché voleva che le scrivesse delle promesse, che le dicesse qualcosa nel momento del giuramento, ma Juan rigidissimo continuava a rispondere che a nessuno doveva importare di quello che lui provava per lei. Avevano litigato un sacco, perché lei continuava a chiedergli anche solo un “ti amo” e lui continuava a dire che lo avrebbe detto, ma non pubblicamente, e poi Mina aveva apparentemente mollato la presa.
“Lo sai, non dirò assolutamente niente. E adesso lasciami con mia figlia, e goditi il tuo addio al nubilato…” rispose divertito, perché in realtà le stava preparando qualcosa per il loro matrimonio, ma lei sconsolata aveva solo detto “una birra mi amor. Solo una. Rendi felice Carlos e lasci Jane andare a nanna con sua nonna perché è tardi…”
  “Està bien, ma solo perché ha sbadigliato. E tu fai la brava, capito? Niente spogliarellisti e cose simili. Lo so che effetto ti fanno gli uomini muscolosi…” concluse divertito e Mina rispose che era troppo tardi, perché era da sola con cinque omaccioni in camera e avrebbe dovuto raccomandarsi prima.
“Mettili in fuga, perché sto venendo a controllare e potrebbe finire male…” rispose divertito, e si punzecchiarono ancora un po’ fino a quando lei sussurrò piano “…però chiamami quando torni nella tua stanza, perché lo sai, non mi fido troppo di Carlito…” e lui rise ancora una volta.
Andò a bere con suo fratello, mal sopportando tutte le stronzate sulla libertà che stava per morire, su quanto fosse ingiusto e sbagliato il matrimonio e mille altri argomenti del genere, e poi tornò in hotel lasciandoli tutti di stucco. In realtà non si diresse verso la sua stanza, ma verso il balcone della sua amata che era al primo piano dell’hotel, e le chiese di uscire.
“Porta sfortuna amore…” sussurrò Mina ridacchiando, e lui disse solo “…volevo dirti buonanotte. E che ti amo” fissandola con sguardo talmente dolce da farla sciogliere.
“Anche io amore mio…” aveva sussurrato piano, e Juan aveva fatto per avvicinarsi al suo balcone per provare ad accarezzarle la pancia.
“Dì a John che mi manca, mi raccomando…” aggiunse con molta dolcezza e Mina gli sorrise con occhi lucidi da innamorata, ma fu richiamata da Johanna e dalle sue sorelle, così fece per entrare, ma Juan la bloccò e le diede un foglietto.
“Le mie promesse…” concluse serio, fissandola con un sorriso e Mina disse piano “Vuoi che le legga io domani?”
“Assolutamente no. Sono solo per noi…” sussurrò con occhioni bellissimi e lei iniziò a ridere forte, ma poi le lesse insieme a Johanna e alle sue sorelle e pianse tantissimo. Juan le aveva scritto soltanto “…sei nel mio sangue, nella mia anima e ormai possiedi totalmente il mio cuore. Appartengo a te Mina Jimenez, per sempre” lasciandola senza parole.
Juan aveva deciso di dirglielo davanti a tutti, ma non ci era riuscito. Il giorno dopo, trovandosela davanti così bella ed emozionata, non era stato in grado di dire nulla, se non di sussurrarle pianissimo all’orecchio “ti amerò per sempre, Mina” facendola sorridere e commuovere contemporaneamente.
“Per questo hai fatto la stessa scena al secondo matrimonio?” chiese Johanna molto intenerita da quella storia del padre, e Juan rispose solo che ormai era una tradizione e li fece sorridere. Avevano ancora mille domande i ragazzi Jimenez, ma decisero di rimandare. Juan era esausto e particolarmente di fretta, così lo lasciarono andare e rimasero da soli.
Prima di uscire, però, Juan dovette affrontare una donna che da tanto non gli parlava. Felipa lo raggiunse alle spalle, e gli accarezzò soltanto i capelli, sussurrando in spagnolo che sapeva cosa stava facendo, e che gli faceva paura. Juan si girò molto addolorato, ma per la prima volta la vide per quello che era: era una vecchina piccola e fragile, e non riuscì a dirle la verità, così le prese solo la mano e sussurrò piano “non succederà nulla, mamita” con lo stesso sguardo di John.
Felipa rimase sconvolta per la dolcezza di quel suo ragazzo, gli chiese cosa stesse esattamente facendo e versò qualche lacrima sulla sua spalla, parlando di Carlito, ma lui con moltissima tenerezza continuò ad accarezzarla e a cercare di calmarla. Non era mai stato così con lei, da anni ormai erano in guerra, ma Juan aveva il cuore troppo a pezzi per continuare con il rancore.
“E lei, come sta?” chiese Felipa, incoraggiata da quell’atteggiamento così tenero di suo figlio, ma Juan scosse solo la testa. Pensava stesse meglio, che fosse fuori pericolo, ed invece i medici gli avevano parlato di un altro intervento, ancora più pesante e rischioso dei precedenti, e Juan aveva capito che quell’orrore non aveva fine. Così scosse solo la testa e sua madre per la prima volta nella vita, disse una cosa gentile nei confronti di sua nuora. Tenendo la mano a Juan sussurrò piano “pregherò per lei…” e lui annuendo sussurrò “per favore, fallo con molto impegno…” e Felipa lo accarezzò soltanto con molta tenerezza, lasciandolo andare verso la sua vendetta.
Nota:Ciao a tutti, allora che ne pensate di questi due capitoli un po' strappalacrime? Vi è piaciuta la storia del matrimonio di Mina e Juan? Pensate che lo abbia snaturato troppo con la storia di Felipa? Ragazzi manca poco a questo finale...siete pronti a scoprire come andrà per la famiglia Jimenez?

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Capitolo 18
*** Capitolo 22: ***


Capitolo:
“Tio…” sussurrò piano Manuel Jimenez, incrociando Juan che stava per uscire. Chiese ovviamente di sua zia, e Juan rispose in modo molto sbrigativo e poi si misero a parlare delle sue indagini.
Le loro ricerche si stavano rivelando un buco nell’acqua, perché pareva che nessuno sapesse chi avesse organizzato l’attentato. Avevano scoperto chi aveva ferito Mina, ma lo avevano già trovato morto nel suo appartamento. Quella storia era un rebus: questo tizio, incensurato e senza nessuna affiliazione con nessuno dei padrini, aveva preso la sua moto personale e aveva iniziato a sparare. Era una cosa assolutamente priva di senso, e Juan ci stava perdendo la testa, ma allo stesso tempo era contento: un assassino vero avrebbe saputo dove colpire Mina o anche lui, mentre questo ragazzetto improvvisato aveva sparato a casaccio, colpendo zone non troppo pericolose, tranne i polmoni.
 Manuel era diventato il braccio destro di suo zio, ma era giovane e parecchio sadico, per questo suo zio cercava sempre di trattenerlo. All’inizio Juan pensava bastasse l’intimidazione, per cui aveva distrutto vari depositi e laboratori di droga, e questo aveva fatto terribilmente paura ai capi dei clan, eppure non era stato abbastanza. Manuel proponeva una serie di omicidi da tempo, ma Juan non voleva e ne avevano discusso spesso.
Minacciarono un po’ di gente quella sera, e poi Juan tornò al suo solito posto, accanto alla sua Mina. L’infermiera gli provò a dire qualcosa, ma lui non ascoltò. Sapeva che stavano aspettando da lui il permesso per operarla ancora, ma lui stava aspettando Rafa che gli aveva detto di non intervenire, così non disse nulla, trascorse l’ennesima notte sulla poltrona dell’ospedale a parlare con lei accarezzandole la mano.
Nessuno dormì quella notte: Manuel perché doveva lavorare al suo piano, le ragazze perchè erano ancora molto stupite e sconvolte per le rivelazioni del padre, John perché era mortalmente agitato per l’arrivo di Rafa ed Ethan non se la passava benissimo per lo stesso motivo.
Amava ancora John, e sapeva che l’arrivo del dottore gli avrebbe fatto male, ma sapeva anche che doveva assolutamente provare a chiarire con lui i suoi sentimenti per John, perché se davvero il ragazzino non contava nulla per lui, se lo sarebbe ripreso a  tutti i costi. Ne parlò con Joey, anche lui sveglio. Il caro batterista, come Juan, aveva molta paura dell’intervento che doveva fare Mina, ma non osava neanche parlarne con nessuno perché non si sentiva in diritto di mostrarsi nervoso. Voleva rivederla, anche solo per un attimo, anche tra le braccia di suo marito, ma aveva bisogno di fissare ancora una volta quel sorriso e quegli occhi azzurri. Quando poi Ethan lo scelse per confidarsi e aprirgli il suo cuore, Joey fu molto gentile.
Gli disse piano “hey ragazzino, non è amore questo, dai. Te lo dice uno con cinque fottute ex mogli e una serie di fidanzate talmente lunga da non ricordarsela neanche: la tua è dipendenza affettiva. Credimi, la conosco bene. So che ti sembra la fine del mondo perderlo, ma se lo avessi amato davvero avresti cercato in ogni modo di stare con lui. Se lasci perdere, o anche solo se lasci che faccia il destino, non è amore. L’amore è quando faresti qualsiasi cosa per lui, perché non puoi vivere senza…”
Ethan si strinse soltanto nelle spalle, e provò a spiegare che esistevano mille tipi di amore diversi, ma Joey ridacchiando gli disse piano “ascolta un vecchio che ha vissuto il doppio della tua età: non è una questione di tipi d’amore. E’ amore o non lo è. E se lo molli perché papà non vuole che tu sia gay, semplicemente, non lo è…”
Ethan offeso fece spallucce, e provò a tornare dentro, quando Joey gli disse “iscriviti a Tinder, però, così magari trovi un nuovo amore…” facendolo ridere.
Il giorno dopo fu proprio il batterista ad aprire a Rafa, e pensò che quel tizio sconvolto fosse proprio il tassello che mancava tra Ethan e John, ma non lo disse. Fu molto gentile con lui, gli offrì una stanza di casa di Felipa e poi andò a chiamare John, che aveva il cuore a mille. Fu molto bello e dolce rivedersi, e John affondò letteralmente nel suo petto, mentre Rafa gli accarezzava i capelli e sussurrava piano “ciao mio piccolo…” con la voce più tenera del mondo.
Entrambi finsero di fare colazione, ma quando Rafa chiese a John di accompagnarlo in ospedale, il piccolo Jimenez si irrigidì. Non ce la faceva a vederla in quel modo, ma neanche poteva dire a Rafa, che aveva viaggiato tanto, di andarci da solo. Johanna e Jane si offrirono di accompagnare il dottore, ma Rafa aveva un piano molto preciso e insistette molto affinchè John lo accompagnasse. Il piccolo Jimenez divenne rigidissimo in auto, e Rafa realizzò che aveva fatto benissimo a portare con sé gli ansiolitici, perché John sembrava sull’orlo di una crisi di panico. Provò a parlargli, a tranquillizzarlo, ma non ci riuscì e quando giunsero all’ospedale, John gli indicò da lontano la stanza di sua madre, senza avvicinarsi più di tanto. Per lui ogni passo verso quella stanza era una coltellata, gli faceva troppo male doverla vedere ancora in quel letto, così non si avvicinò, e Rafa realizzò che gli serviva più tempo, probabilmente. Lo salutò con molta dolcezza e gli diede appuntamento per quella sera, pensando soltanto che doveva trovare un modo per far vincere a John quel terrore della madre. Incontrò Juan in ospedale, e pensò soltanto che quell’uomo sembrasse lo spettro di quello che aveva conosciuto a Berlino, ma fu molto gentile con lui. Si dedicò a Mina tutto il giorno, accarezzandola di tanto in tanto con moltissima tenerezza. La situazione era sicuramente grave, ma c’erano dei segni di miglioramento e lui si oppose caldamente alla proposta dell’ospedale di un nuovo intervento, perché non lo ritenne necessario. Lo avevano proposto per farla rimettere prima, ma era un grosso rischio data la situazione polmonare di Mina, così Rafa aveva discusso con l’equipe medica dell’ospedale per ore, e solo in tarda serata era tornato da Juan.
“Non faremo l’intervento…” aveva concluso serissimo, e Juan lo aveva fissato con enormi occhioni spaventati, senza dire una parola. Gli spiegò la situazione, e il signor Jimenez trasalì quando lui aggiunse “…proveremo tra qualche giorno a vedere se riducendo la sedazione lei riesce a respirare da sola. Se così non dovesse essere, faremo l’intervento…”
“Potrebbe non svegliarsi più?” chiese Juan dolcissimo, terribilmente spaventato, ma rafa spiegò che non era esattamente quello che aveva detto e poi fece una cosa strana: prese l’apparecchio per la pressione e intimò a Juan di togliersi la giacca e la camicia.
“…sua moglie in questo momento è controllata da otto dottori diversi e un nutrito numero di infermieri. E’ in buone mani, glielo garantisco. Mi preoccupa di più lei a dire la verità…” aggiunse molto serio e Juan per un attimo non capì.
“…sono anni che dico che bisogna tenere d’occhio anche i familiari dei pazienti, perché il dolore fa brutti scherzi” aggiunse molto serio, misurandogli la pressione e Juan continuò a tenere lo sguardo basso.
“Ecco, ha una pressione praticamente da infarto…” concluse Rafa molto serio e solo allora Juan lo fissò con una strana espressione contrita.
“Inutile che le chieda se ha mangiato o dormito regolarmente, immagino. Stanotte però lei prende queste due pillole e va a dormire a casa…” concluse molto rigido e Juan provò a ribellarsi, ma lui scosse solo la testa e disse piano “…come la prenderebbe Mina se sapesse che lei sta così male e si rifiuta anche solo di dormire, eh?”
Juan scosse solo la testa e Rafa disse piano “una notte sola. Un sonnifero e un ansiolitico. Lei va a casa, si calma per qualche ora e domani mattina torna da lei, preservando anche la sua salute psicofisica però…”
“Ho paura di lasciarla da sola. Temo potrebbe stare male…” disse piano, senza sapere neanche perché. Non lo aveva mai detto a nessuno, neanche all’infermiera, ma con Rafa gli era venuto spontaneo e il dottore con molta dolcezza gli spiegò che la sua situazione era stabile non sarebbe successo assolutamente nulla quella notte.
“…ma se non volesse restare da sola? Lei odia il buio e se dimenticassero di accendere la luce?” aggiunse, facendo venire a Rafa una voglia tremenda di stringerlo, e il dottore con una mano sulla spalla gli disse piano “…chiederemo a un altro familiare di stare con lei, va bene? Così saprà che non è da sola e non avrà motivo di avere paura…”
Juan spiegò di nuovo che non voleva che le sue figlie si ritrovassero a vivere quello che aveva vissuto lui i primi tempi, quando Mina aveva crisi respiratorie continue e c’era sempre una nuova emergenza, ma Rafa con molta tenerezza gli spiegò ancora una volta che non era quello il caso, perché la situazione di Mina era molto migliorata rispetto ai primi tempi.
“Sono disposto a restare io, se lei si fida…” aveva concluso il dottore fissandolo, prima di dire “…ma lei ha bisogno di una notte di riposo. Davvero rischiamo che il suo cuore e il resto del corpo ceda se non allenta un attimo tutto questo stress. E poi che succederebbe, eh? Che abbiamo fatto mille sforzi per salvare una donna che non starebbe neanche un giorno senza il suo compagno”e Juan gli aveva sorriso con molta dolcezza e si era alzato dalla poltrona.  Eppure il miracolo di Rafa non si era ancora verificato.
Nota:
Ciao a tutti, abbiamo quasi finito ormai! Siete contenti? Dispiaciuti? Manca davvero poco! Che cosa pensate succederà tra Rafa, Ethan e John? Fatemi sapere

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Capitolo 19
*** Capitolo 23, 24, 25, 26 ***


Capitolo: le paure di John
 Aveva chiesto a John di raggiungerlo in ospedale, perché voleva risolvere il suo problema con la madre.  John ex era arrivato insieme alle sue sorelle, ma solo perché pensava fosse sgarbato lasciarlo da solo. Rafa sapeva esattamente perchè non era entrato, così lo cercò all’esterno dell’ospedale. Chiacchierarono per un attimo in giardino e Rafa gli spiegò quello che era successo con suo padre, facendolo sorridere.
“Come diavolo avrai fatto a convincerlo a tornare a casa non lo so…” gli disse molto divertito, e il dottore facendogli un occhiolino rispose solo che era particolarmente persuasivo quando voleva.
“…insomma sono riuscito a convincerti a stare con me…” concluse sorridendo, e John scosse solo la testa con un sorrisino.
“E adesso viene la parte difficile…” aggiunse, cercando di essere più dolce che poteva, ma John non alzò neanche lo sguardo, perché sapeva dove volesse andare a parare con quelle parole.
“…ho deciso di fare medicina quando hanno diagnosticato la malattia a mia madre. Sai perché?” chiese, con enormi occhioni  e John scosse soltanto la testa fissando per terra.
“…perché volevo essere preparato. Volevo capire quello che le stava succedendo. Così iniziai a leggere migliaia di articoli, a studiare anatomia e…in un certo senso questa cosa mi aveva dato speranza. E pace.” Concluse, prendendo improvvisamente la mano del suo povero Johnny spaventato a morte.
 “…te lo ha detto mio padre?”
“No, tua sorella.”
“Non riesco a vederla in quello stato, è più forte di me…” concluse John con enormi occhi di pianto, tortutandosi le dita della mano e fu allora che Rafa fece una cosa molto dolce. Prese la sua mano sinistra tra le sue e disse piano “andiamo insieme, io penso di poterti aiutare a vedere le cose in maniera diversa…”
John si sentì morire, ma si rifiutò e Rafa accarezzandogli la guancia sussurrò “sono un tipo paziente, aspetterò. Però Johnny, mi ferisce che tu stia così male adesso perché ti stai costringendo ad affrontare un lutto che probabilmente non ci sarà…”
“Non c’è molto da star bene…” rispose offeso e piangendo e Rafa asciugandogli una lacrima gli disse piano “Sicuramente. Però neanche è necessario fingere che lei sia già morta. ”
John ebbe una reazione molto forte a quella frase. Gli urlò di smetterla, e alzandosi prese a calci la panchina con molta forza. Tanta da far sentire il dottore terribilmente in colpa.
“Voi pensate che a me faccia piacere, eh? Pensate che me ne freghi di lei? Che non mi manchi l’aria ogni cazzo di notte quando la sogno o quando faccio addormentare mio fratello sentendo la sua voce? Che non muoia di dolore ogni cazzo di volta che mi guardo allo specchio con occhi uguali ai suoi?” rispose furioso, con due lacrime che gli rigavano le guance e Rafa gli chiese soltanto scusa, facendolo calmare per un attimo. Poi, proprio mentre John stava per dire altro, lui sussurrò piano “capisco che probabilmente ho sbagliato a forzarti ora. Volevo solo…che le prendessi un attimo la mano, che le facessi una carezza. Volevo mostrarti i suoi parametri vitali e dimostrarti che tua madre è ancora viva…”
Rafa stava per concludere con “ma aspetterò” quando John sconvolto disse “avanti, vediamo…” facendolo sorridere. Entrarono in ospedale mano nella mano, e Rafa chiese a Jane e Johanna di restare, prima di girarsi verso John che era rimasto letteralmente schiacciato contro la porta.
“Allora vedi quei tubicini? Le portano cibo, acqua e medicine. Conoscendo gli standard di tua madre, probabilmente non si è mai alimentata tanto prima…” disse, per farlo sorridere e ci riuscì per un secondo. John si avvicinò, allora, e le sfiorò la mano.
“…ma è gelida…” sussurrò piano, mordendosi il labbro per non piangere più, e Rafa rispose baciandogli la guancia “…anche tu a letto sei un pezzo di ghiaccio quando dormi, ma non significa nulla, non trovi?” e lui gli sorrise piano.
“Questo monitor, amore mio, ci fa vedere come funziona il suo cuore. Come puoi vedere se la sta cavando alla grande, altrimenti ci sarebbero spie molto rumorose a indicarci che c’è qualche problema. Se ad esempio collegassimo il tuo in questo momento, avrebbe picchi molto più alti in almeno un paio di punti, te lo assicuro” spiegò dolcemente, accarezzandogli i capelli e John annuì con dolcissimi occhi di pianto.
“Il respiratore purtroppo serve in questo momento, ma io e la dottoressa Matthersen e anche Elena pensiamo che presto potrebbe non servire più…” aggiunse, con infinita tenerezza e John chiese solo cosa significasse.
“…significa che stiamo pensando di svegliarla per vedere, tra le altre cose, se è in grado di respirare da sola. L’hanno sedata quando ha subito il primo intervento, per una serie di motivi, tra cui che non volevano farle provare dolore, ma il suo cervello funziona ancora bene…” aggiunse con molta tenerezza, spiegandolo come se fosse un bambino piccolo.
“L’hanno sedata? Quindi non è lei in coma?” aveva chiesto John sconvolto e Rafa aveva solo scosso la testa e spiegato come funzionava quella procedura, facendolo piangere come un disperato.
“…quindi posso rivederla?” chiese con due enormi occhi azzurri e Rafa annuì soltanto, mentre John accarezzava finalmente la sua mamma.
“Mami…” sussurrò dolcissimo sfiorandole molto piano i suoi bellissimi riccioli, e poi la strinse con tutte le sue forze e a Rafa scese solo una lacrima, perché John disperato continuava a chiederle scusa per averla abbandonata, per non esserci stato.
Johanna e Jane, rimasero per un attimo senza parole, ma poi lo abbracciarono per consolarlo e tennero la mano della madre insieme a lui, mentre Rafa si allontanava commosso.
>Capitolo: le spiegazioni di Ethan
Rafa fece per allontanarsi dall’ospedale, quando la sua voce preferita lo chiamò e senza neanche sapere come si trovò avvolto da un fortissimo abbraccio.
“Quello che hai fatto per me oggi Rafy, vale più di mille relazioni andate male. Vale più di mille cose cattive e di tutto il male che possiamo aver fatto l’uno all’altro…”gli sussurrò John pianissimo e Rafa lo  tenne stretto, chiedendosi cosa mai avesse detto o fatto di cattivo a quel ragazzino, che ora lo stava ringraziando con tanta tenerezza.
“Hey, non ho fatto nulla, ragazzino…” sussurrò con tanta dolcezza, ma la verità era che Rafa aveva restituito a John sua madre, e una speranza che ormai pensava di non avere più, e l’amore di John era cresciuto a dismisura quel pomeriggio.
Si strinsero con moltissima dolcezza, e Rafa gli sussurrò piano “vai a coccolarla anche per tuo padre, io invece andrò a prendermi cura del tuo Jemie, va bene?” e John sussurrò piano “fammi restare qualche altro minuto in questo abbraccio, ti prego…” facendogli venire i brividi.
“Tutto il tempo che vuoi, piccolino…” sussurrò con un filo di voce, ma era stravolto dalla dolcezza di quel ragazzino che aveva continuato per settimane a dirgli che “non provavano le stesse cose”.
“Mi sei mancato da morire Rafy. Il tuo odore, le tue mani, i tuoi occhi e soprattutto questa sensazione. Sei il mio posto sicuro Rafy. Sono al sicuro con te, anche nel mezzo della peggiore tempesta. Mi sono sempre sentito così con te, e mi era mancato…” aggiunse, accoccolato sulla sua spalla e Rafa sussurrò piano “…ti proteggerò sempre da tutto. E quando non potrò farlo, perché magari è qualcosa da cui non si può scappare, ti prometto che terrò forte la tua mano e affronterò insieme a te tutto il dolore e le cose spaventose che arriveranno…”
“Resta con me…” sussurrò pianissimo John, accarezzandogli i capelli e Rafa con il cuore in mille pezzi si chiese se fosse il caso di dare valore a quelle sue parole, ma disse pianissimo “io resterò sempre, finchè tu mi vorrai…” facendolo sorridere in modo splendido.
Si strinsero ancora per un po’, con le mani intrecciate, poi però furono costretti a separarsi perché era iniziata la pioggia, così si salutarono e si diedero appuntamento per il giorno dopo, e una lunghissima notte di svolte cominciò.
 Mentre John tornava a prendere posto accanto alle sue sorelle, che stringevano la mano della madre, infatti Juan Jimenez buttava giù il suo ansiolitico e finalmente faceva una cosa che avrebbe dovuto fare da troppo tempo: bussava alla porta della cameretta di suo figlio Jemie, che stava giocando con la sua tata e si illuminò nel rivedere il padre. Juan sentì quasi subito scemare l’angoscia che lo attanagliava, e rimase a giocare per un po’ con suo figlio, cercando di regalargli tutti i sorrisi che poteva.
Si misero a letto insieme quella sera, e Jemie lo strinse forte al petto, esattamente come faceva la sua mamma e disse una cosa molto dolce.
“…possiamo vedere un video della mamma per dormire?” chiese con gli stessi occhioni della sua donna e Juan gli accarezzò la guancia e disse che non aveva idea di cosa stesse dicendo.
“Quando tu eri a Berlino e io e la mamma eravamo tristi mettevamo sempre un video sul telefono della mamma in cui eravamo in vacanza. E con John per dormire mettevamo sempre un video della mamma che canta…” spiegò serio, e Juan ci pensò un attimo e poi capì: aveva fatto lui quei video, a Mina che allattava Jemie cantando per farlo addormentare quando erano in Italia. Li guardava qualche volta a Berlino quando sentiva troppo la sua mancanza e John lo aveva preso in giro quando lui li aveva condivisi sul gruppo di famiglia, ma evidentemente li aveva tenuti. Così ci mise qualche minuto, ma poi riuscì a trovare quello che Jemie voleva, e rimase qualche minuto a fissare il video, rimpiangendo quei momenti.
Aveva messo un video dolcissimo, in cui Mina cantava piano a Jemie una canzone d’amore bellissima, cullandolo sul suo seno. Teneva gli occhi chiusi, perché era molto stanca, ma lo stringeva forte e non riusciva a non sorridere.
“E’ bella da morire…” sussurrò piano e Jemie disse piano che era la sua mamma, facendolo solo sorridere. Aveva molti video di quel tipo Juan, alcuni in cui lo rimproverava anche per averla ripresa contro la sua volontà, altri in cui rideva. Così quella notte, anche grazie ai farmaci del dottor Herrera, Juan riuscì finalmente ad addormentarsi, accanto al suo bambino ascoltando la sua compagna cantare.
Mentre Juan riusciva finalmente a riposare, qualcun altro era molto confuso. Rafa aveva cenato con Joey, Ethan e Chris e si erano scambiati qualche parola. Fortunatamente però il suo cellulare aveva interrotto quel simpatico idillio e si era messo a parlare della situazione di Mina con il suo primario a Miami. Rimase per po’ a parlare al telefono e poi decise di restare sul portico qualche minuto a fissare le stelle. Aveva smesso di piovere da poco, ma il cielo era limpido e Rafa si soffermò per un po’ a scrutarlo. Sperava di avere ragione sulla situazione di Mina, voleva davvero con tutto il cuore che lei non avesse bisogno dell’ennesimo intervento, ma chissà come sarebbe andata.
“Ho portato le birre, così possiamo parlare fingendo di essere un tantino meno imbarazzati…” gli aveva detto Ethan a sorpresa, cogliendolo di spalle e Rafa aveva solo sospirato e annuito.
“Mi vuoi dire perché sei qui, magari?” chiese Rafa molto risentito ed Ethan mandando giù la birra rispose serio “per lo stesso motivo per cui tu sei qui: perché amo John, e lui è la cosa più importante del mio mondo…”
Rafa alzò soltanto il sopracciglio, ma non disse nulla e Ethan continuò nervoso.
“Malgrado tutto, però, pare che il mio ruolo non sia quello del protagonista, ma quello dell’amico e consigliere…” aggiunse, senza neanche fissarlo.
“…anche del buffone, del giullare magari, perché solo un buffone farebbe quello che sto per fare consapevolmente.”
Era molto doloroso per Ethan dire tutte quelle cose, ma ormai si era rassegnato all’idea che il suo amore per John sarebbe restato alla storia come un amore impossibile, e neanche gli dispiaceva poi troppo.
“Tu gli hai fatto infinitamente male, ma probabilmente non te ne sei reso conto…” tirò fuori, fissandolo improvvisamente e Rafa chiese solo cosa fosse successo. Ethan gli raccontò tutto quello che sapeva, tutto quello che gli aveva detto John, e all’improvviso tutti i pezzi del puzzle tornarono insieme e Rafa capì, finalmente, che cosa volevano dire le parole di John.
“No, no, no, no!” ruggì il dottore sconvolto, perché era stato davvero un enorme colpo di sfortuna. Si era vergognato subito delle parole che aveva detto a Elena, e l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto era che John avesse sentito quelle cattiverie.
“Quindi…”provò a dire Ethan perché non aveva detto nulla, ma Rafa era sconvolto.
“Devo parlargli…” concluse molto deciso, e fece per andarsene, quando Ethan gli chiese “…non è vero che per te è solo sesso, no?”
“Tu che ne dici?” rispose serio Rafa ed Ethan sorrise soltanto e disse piano “dico che lo ami, e sono settimane che provo a far capire a John che le cose non stanno come pensa”
“E perché lo avresti fatto?” chiese Rafa serio, ma Ethan si strinse nelle spalle e disse piano “perché lo amo, ma non posso stare con lui. E non voglio che lui stia ancora male per noi. E’ molto egoistico da parte mia, probabilmente, ma se John sta con qualcuno, è felice e innamorato, per me è più semplice dimenticarlo. Quindi…siate felici.”
Rafa non credeva troppo a quelle parole, ma decise di non preoccuparsi di Ethan, che tornò dentro a chiacchierare con Joey di amore e di cuori spezzati. Corse in ospedale e una volta nel parcheggio chiamò John al telefono e lo convinse a raggiungerlo un attimo.
“Mio padre sta bene?” disse sconvolto, affannato e stropicciato perché si era addormentato accanto a Johanna, ma il dottore lo strinse soltanto e sussurrò piano “stiamo bene, tutti, ma io ho il cuore spezzato…” lasciandolo un attimo senza parole.
“Johnny io non sapevo che tu avessi sentito le parole che ho detto a Elena, ma non ci ho mai creduto nemmeno per un secondo. Lei era in crisi, io mi sentivo mortalmente in colpa per averla ingannata e così le ho detto quelle cose, ma nessuno per me è mai stato tanto importante come te, ti prego credimi…”
John rimase un attimo senza parole, con mille domande in mente, ma chiese solo di che cosa stesse parlando e Rafa si spiegò di nuovo.
“Quindi tu…mi vuoi bene?” chiese John con le lacrime agli occhi, dopo aver ascoltato tutte quelle spiegazioni e Rafa sussurrò sconvolto “più di quanto tu possa immaginare Johnny. Non è il momento di parlarne adesso, avrei dovuto dirlo durante il viaggio al mare, volevo dirtelo mentre abbracciavi Nacho e cercavi di calmarlo, ma ho perso l’occasione e non ne ho mai più avuta un’altra. E in tutti questi giorni ho sofferto tantissimo pensando di non valere abbastanza per te…”
“Invece io ti amo Rafy…” sussurrò John serio e il dottore fu scosso da un brivido. Con gli occhi chiusi sussurrò piano “so che sei molto emotivo oggi e quindi non prenderò sul serio questa frase, che però a essere onesti vorrei sentirti dire più di tutto al mondo…”
“Beh te l’ho detta un sacco di volte nella mia testa in questi mesi, sappilo. E’ solo che tutti mi dicevano che era presto, che non si può amare qualcuno dopo sei mesi e che dovevo conoscerti prima a fondo, e io non volevo che tu pensassi che fosse una cosa superficiale…” aggiunse accarezzandogli le guance e Rafa sussurrò piano “non lo avrei pensato. Sarei morto di gioia sentendoti dire quelle parole, perché per me è assolutamente lo stesso…”
“Dimmelo allora, per favore…” sussurrò John tremando per l’emozione, ma Rafa scosse la testa e rispose che non era il momento adatto.
“Non in ospedale, amore mio. Quando tua madre sarà tornata a casa e voi avrete ripreso con la vostra solita routine, solo allora ti chiederò di uscire insieme e probabilmente te lo dirò. E se tu vorrai, potrai ripetermi queste due parole che desidero più di ogni altra al mondo, ma quando starai bene Johnny…”
 “Ok…” sussurrò lui un po’ confuso, perché onestamente era davvero crudele da parte sua negargli quelle parole, ma non disse molto altro e sussurrò piano “buonanotte, allora…” voltandogli le spalle, ma il cuore di Rafa non gli permise di restare in silenzio, così gli venne fuori “…John però tu torna a essere il mio uomo, ti prego. Giuro che sarò sempre fiero di te, ti tratterò con amore e rispetto e dirò al mondo che io…”si trattenne giusto in tempo, perché stava davvero per sfuggirgli di bocca, e John chiese serio “tu?” e solo allora Rafa capì di non potersi trattenere e disse piano “…che io ti amo Johnny e sto male da morire senza di te…” facendolo correre tra le sue braccia a baciarlo. Ci furono delle coccole tra loro quella notte, niente di eccessivo, ma entrambi avevano capito che ormai la loro storia stava per ricominciare.
Capitolo:
“Andiamo Juanito vestiti che siamo in ritardo, come sempre…” gli disse, improvvisamente, la sua prepotente moglie e Juan l’afferrò per il braccio e se la portò al petto, sussurrandole disperato che aveva fatto un sogno orrendo, in cui lei stava per morire.
“Amore, da quando ti sconvolgono tanto questi sogni, si può sapere?” gli aveva detto piano, accarezzandogli i capelli e Juan stravolto le aveva solo sussurrato di non poter vivere senza di lei.
“Oh quanto ti piacerebbe stare senza di me…” aveva risposto con il suo solito sarcasmo, ma Juan serissimo le aveva solo giurato che non era così, giocando con le sue labbra.
“Piuttosto bisogna parlare con Manuelito, perché temo che dopo la morte di suo padre stia diventando pericoloso…” aveva detto Mina serissima, e Juan per un attimo era rimasto senza fiato, chiedendosi cosa lei sapesse di Manuel.
“Insomma lo sai meglio di me cosa sta realmente succedendo, no? Manuelito voleva diventare il capo, così ha colpito suo padre…” gli disse Mina estremamente rigida e Juan le ruggì di smetterla. Sì, ci aveva pensato, anche più di una volta, ma non poteva davvero credere che suo nipote avesse fatto una cosa simile al padre.
“…e Manuelito aveva paura che lo zio Juan volesse prendere il posto del padre, per questo ha detto a un amico di sparare al funerale di suo padre. Un incensurato, senza nessuna affiliazione con le mafie, che però guarda caso era sposato con una che andava a scuola proprio con Manuelito…” concluse Mina limandosi le unghie e Juan scosse solo la testa.
“Dai Juanito, non è un quadro così complesso. Era lui l’unico ad avere interesse in questa storia, ma non ha abbastanza palle da affrontarti di persona, è evidente…” aggiunse seria, prendendo la pelliccia per andarsene e Juan le disse piano “e se anche fosse? Che dovrei fare io?”
“Ah è una tua scelta. Puoi ucciderlo o lasciarlo a strisciare nell’ombra. Io non posso dirti cosa fare…” concluse, un attimo prima di voltargli le spalle e Juan disse piano “potrei parlargli? Avrebbe senso?”
“Io gli tirerei un colpo alla testa per quello che ha fatto a Carlito e anche per me, ma decidi tu. Sei tu lo zio. Ora adios mi amor…” concluse, e in un secondo si lanciò dalla finestra di spalle, facendo svegliare Juan di soprassalto.
Jemie dormiva ancora molto sereno vicino a lui, e per un attimo Juan si sentì al sicuro, ma poi ricordò il sogno e capì cosa doveva fare. Era evidente che fosse Manuel la causa di tutto, solo così quadravano i conti. Juan accarezzò Jemie addormentato e pensò soltanto “non crescere mai…”.
Non aveva idea di cosa fare, di certo non poteva uccidere suo nipote, ma sarebbero stati al sicuro con lui ancora in giro? Voleva sbagliarsi, più di ogni altra cosa al mondo, ma la verità era letteralmente lampante.
Scese a fare colazione e trovò Ethan e Joey ancora in piedi dalla notte precedente, ma non disse nulla. Era preso dai suoi pensieri e incredibilmente preoccupato per suo nipote. Quando poi scese il dottore, a Juan venne un colpo. Gli mise una mano sulla spalla e sussurrò piano “…oggi vorrei fare una prima prova, vedere come risponde Mina, i suoi polmoni. Non so se potrò estubarla, non so neanche se risponderà subito, ma facciamo un tentativo…” gli disse incoraggiante, ma Juan morì di paura. Erano alla resa dei conti, e se i polmoni di sua moglie non avessero ripreso a funzionare, lei non sarebbe mai più stata capace di sorridergli e prenderlo in giro. La sola idea lo gelò totalmente, ma non disse nulla. Seguì Rafa in ospedale sconvolto e taciturno, e il dottore decise di non fargli domande. Era teso, e anche lui si sentiva nello stesso modo, era comprensibile.
Ci vollero delle ore perché Mina fosse pronta per quel primo tentativo, e per tutto il tempo Juan era rimasto in bilico tra speranza e terrore, ma poi gli avevano detto di entrare in stanza e lui aveva pensato solo “ok, ci siamo”.
“Abbiamo ridotto di molto la sedazione, Mina è appena addormentata adesso e proveremo a spegnere il respiratore. Potrebbe volerci più tempo di quanto credete, non sempre questa cosa riesce subito…” spiegò una dottoressa gentile, e Juan e Johanna si tennero soltanto per mano, per qualche istante. E poi iniziò a suonare ogni singolo macchinario e Juan si sentì morire. Rafa e la dottoressa provarono a spiegare che non significava molto, che avrebbero rifatto un altro tentativo dopo qualche ora, ma Juan crollò in mille pezzi. Per la prima volta quel giorno decise di allontanarsi da Mina, perché non ce la faceva. Quella delusione era stata davvero troppo forte e aveva bisogno di tempo da solo per riflettere. Non aveva mai voluto credere che lei potesse davvero morire, si era sempre rifiutato, ma forse, si disse, era giunto il momento di cominciare ad accettare l’idea che lei potesse andarsene. Pianse disperatamente per qualche ora, e non ebbe il coraggio di guardare il suo telefono, però decise di andare in un luogo dove doveva recarsi da un po’.
Capitolo: Mina e Manuel
Juan corse come un matto a casa di sua cognata Clarita, che gli aprì molto allarmata. Aveva un espressione sconvolta che le fece paura, così chiese soltanto cosa avesse, ma lui disse piano “Manuel” facendole gelare il sangue nelle vene.
Gli parlò, mentre gli faceva strada verso la stanza di suo figlio, ma lui non rispose. Non sapeva neanche lui cosa avrebbe dovuto fare, aveva chiara una cosa sola: non era andato per fare del male a Manuel.
Lo trovò che giocava ai videogiochi con i suoi amici, e per un attimo pensò che malgrado i suoi ventotto anni gli sembrava un ragazzino. Il nipote allarmatissimo da quella visita a sorpresa, mandò via i suoi amici, ma avvertì i suoi scagnozzi e fece finta di nulla. Chiese cosa volesse, mentre recuperava la pistola.
“L’ho sempre saputo, sai? Era la scelta più ovvia, ma non ho voluto crederci. So che tuo padre per anni ti ha ignorato e fatto del male, ma comunque non ho voluto credere che tu, Manuelito, il nipotino a cui portavo i regali di tanto in tanto, avresti potuto mai fare una cosa così crudele a tuo padre…”
Manuel sorrise allora, con lo stesso sguardo di sua madre, e ruggì severissimo “uomini come Carlos Jimenez non meritano di sentirsi chiamare padre. Non ha mai fatto nulla per me, se non mandarmi in questo o quell’altro luogo per farmi togliere dai piedi. Ha preteso che studiassi economia, ma solo per aiutarlo con i suoi loschi traffici, e quando poi ho provato a chiedere quello che mi spettava, sai cosa mi ha risposto? Che ero troppo avido…”
Juan annuì soltanto e chiese piano “hai iniziato tu anni fa, no? Hai ucciso tu Luis?” facendolo ridere e annuire. Era ovvio, voleva fare carriera, diventare il braccio destro di suo padre e così aveva liquidato il suo storico aiuto.
“…ma non avevo fatto i conti con l’effetto Alma negra, che a quanto pare non ha le idee molto chiare su quello che vuole dal futuro. Dici di disprezzare questa vita, di disprezzare tutti noi, ma quando c’è un posto vacante sei sempre il primo a presentarsi, come mai?”
Manuel era totalmente fuori di sé, e Juan lo aveva già visto altre volte in quel modo. Purtroppo il suo nipotino era dipendente dalle stesse sostanze che il padre smerciava, e per questo Carlos non aveva mai totalmente riposto la sua fiducia in lui.
“E per questo volevi uccidermi?” rispose serio, ma troppo addolorato per fargli paura e lui annuì soltanto.
“Non volevo fare male alla tia Mina, lei non mi ha mai fatto nulla. Tu dovevi morire, soltanto tu e nessuno ti avrebbe rimpianto. Però è andato tutto a puttane. Quella stupida si è messa davanti e… è stato solo un enorme errore, perché se non avessi colpito lei, probabilmente te ne saresti tornato a New York e non avresti preso il posto che tutti si aspettavano che avresti occupato…” ruggì, con le lacrime agli occhi e Juan annuì soltanto.
“…ma quel posto è Mio. Mio, capito? E’ mio per nascita, è mio perché è da tutta la vita che mi alleno per questo lavoro, e non permetterò a nessuno di portarmelo via ancora una volta…” ruggì, sfoderando la sua pistola e Juan alzò soltanto le mani. Era in un angolo, ma dietro c’era la finestra, quindi sperava di poterla usare come strategia di fuga. Era al primo piano, e c’era la piscina sotto, quindi probabilmente se si fosse lanciato non sarebbe morto. Se fosse rimasto lì con suo nipote in quel modo, però, probabilmente avrebbe rischiato grosso.
“Non volevo prendere il tuo posto, a me non importa nulla…” provò a dirgli, molto addolorato, cercando di farlo calmare, ma Manuel era totalmente drogato e continuò a inveirgli contro per un po’, fino a quando Juan riuscì ad aprire la porta della finestra.
“…Avrei preferito anche io mille volte che avessi colpito me, comunque…” ruggì rigidissimo, cercando allo stesso tempo di capire come fare a scappare, ma in quell’istante Manuel si accorse della finestra: fu una questione di attimi, lui sparò, colpì la spalla di suo zio, che però volò giù dal primo piano, sbattendo violentemente la gamba e parte del corpo contro il bordo della piscina. E mentre Clarita urlava, perché la piscina si riempiva del suo sangue, Manuel in preda al panico fuggiva di casa, lasciando la madre sola con i soccorritori e la polizia.
Nel frattempo Johanna continuava senza sosta a chiamare suo genero, perché aveva una grossa notizia da dargli. Il secondo tentativo era riuscito, Mina riusciva a respirare da sola, anche se un po’ a fatica. Rafa era entusiasta, e aveva chiesto di procedere immediatamente con l’estubazione della signora Jimenez, che dopo ulteriori trenta minuti, finalmente, spalancò i suoi bellissimi occhi azzurri su una famiglia sconvolta e in lacrime.
Non potè parlare subito, ma la prima cosa che notò era che mancava lui, così iniziò a spaventarsi e i monitor lo notarono subito. Rafa le prese la mano, allora e le chiese se stesse male, e Mina, con uno sforzo titanico sussurrò appena “Juan…” facendolo sorridere.
“Oh si è allontanato per delle commissioni, vedrai che tornerà subito…” le aveva risposto il dottore molto dolcemente, e lei aveva finto un sorriso, continuando a guardare la porta. I suoi figli sconvolti all’idea di rivederla la strinsero forte, e John le disse mille volte che l’amava, facendole scendere qualche lacrima.
Persino Joey corse in ospedale, e si commosse tantissimo vedendola sveglia, ma allo stesso tempo gli dispiacque, perché Mina evidentemente stava aspettando qualcun altro ed era rimasta delusa dal suo ingresso. Per ore provarono tutti a contattare Juan, e lei continuò ad attenderlo sempre con più impazienza. Quando poi le dissero che doveva salutarli, perché aveva dei controlli medici da fare, Mina scosse solo la testa, e con le lacrime agli occhi chiese ancora una volta di lui.
“Mamita rilassati e vai dal dottore, vedrai che dopo arriverà…” le disse Jane allegra, e Joey aggiunse piano “…non siamo riusciti a schiodarlo da questa stanza per settimane, pensi davvero che si allontanerebbe ora? Dai Lucy, fatti controllare la testa e il resto, e sistemati anche le unghie e i capelli, mi raccomando, altrimenti tuo marito potrebbe non trovarti troppo bella…”
La stava provocando, voleva farla ridere e ci riuscì, ma nessuno di loro sapeva cosa stava realmente succedendo a quel cavolo di Juan, ed erano tutti molto arrabbiati e spaventati. Attesero per qualche tempo di avere notizie di Mina, ma anche di avere una risposta dal padre, e poi giunse la telefonata della zia Clarita, che sconvolse tutti.
Nota:
Eccomi qui dopo tanto tempo. Spero che i mille capitoli mi abbiano fatto perdonare per l'attesa. Allora...ve l'aspettavate che fosse tutta colpa di Manuel? Contenti che Mina abbia aperto gli occhi? E che ne dite di John e Rafa? Se vi fate sentire vi posto il finale, giuro.

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Capitolo 20
*** Finale ***


Capitolo: il purgatorio di Juan
“Che significa che è in ambulanza?” chiese sconvolto John, e sua zia gli spiegò quello che era successo, mandandolo totalmente in paranoia.
Fortunatamente l’ambulanza lo condusse allo stesso ospedale di Mina, così poterono correre da lui appena arrivato, ma i dottori glielo tolsero immediatamente dalle mani, perché la situazione richiedeva un rapido intervento da parte loro. Juan era lucido, e chiese soltanto scusa ai suoi figli, che presi dal panico continuavano a fargli le domande sbagliate. Solo Johanna, prima di andarsene, gli disse piano “…sii forte ragazzone, perché qualcuno dovrà spiegare alla tua dolce moglie che si è appena svegliata che tu sei in sala operatoria e non so come faremo…” facendolo letteralmente impazzire.
Chiese ai dottori e agli infermieri di lei, ma nessuno sapeva cosa fosse successo, e Juan capì presto di essere ad un reparto diverso da quello di Mina, perché non conosceva nessuno. E mentre provava a chiedere informazioni, a chiedere di parlare con Rafa o con un altro medico, loro gli misero qualcosa davanti al viso, e lui divenne sempre più debole e incapace di muoversi.
Aprì gli occhi in un luogo familiare, ma ci mise qualche minuto a capire dove fosse, perché quel posto non era più così da molto tempo. E poi la vide: la gigantografia della sua Mina che troneggiava fuori alla sua finestra, sfidandolo con un’aria di superiorità stupenda. Mina, la sua Mina…ma chi era realmente quella donna? L’aveva mai realmente conosciuta? O magari si era soltanto addormentato fissandola e aveva sognato quella storia così struggente, quei ragazzi e tutto il resto. Poteva essere? O era quello il sogno? Certo che sembrava così reale.
“Oh eccoti amore!” gli disse una voce, stranamente familiare, che però non sentiva da tantissimo tempo.
“Beth?” chiese stupito fissandola, ma quando lei provò a baciarlo si ritrasse. Era sposato e non poteva fare certe cose, con quella cavolo di regina di Narnia, poi, non ci avrebbe mai e poi mai pensato.
“Amore, aspettavi qualcun’altra?” chiese lei con tantissima dolcezza, e Juan pensò soltanto che fosse un incubo, anche parecchio spaventoso.
“Mina…” provò a chiedere confuso e lei annuì seria e disse “…appunto. Siamo in ritardo. Abbiamo appuntamento con gli Swanson per il servizio fotografico del loro decimo anniversario. Adesso, mi raccomando, cerca di essere gentile con loro ed evita di dirgli quello che pensi davvero. Lo sanno tutti che sono una coppia incasinata, ma sai, sono anche parecchio ricchi e permalosi, e questi due ci servono. E’ davvero tanto che non vendiamo qualcosa e sta diventando dura, amore mio. Anche per Mario…”
Mario. Mario era un personaggio che non conosceva. Ma poi chi diavolo erano gli Swanson? Era Greg? E che diavolo in cielo o in terra c’entrava la sua Mina con Greg. Iniziò a capire dove stessero andando a parare le cose, così cercò in quello studio una conferma, e la trovò. Lei non c’era, mai, in nessun luogo. C’era invece una foto di lui con Elisabeth e un bambino dagli occhi neri e lui pensò solo “ok, Mario. D’altronde non avrei dato il nome di mio padre a un cane, quindi…”.
Doveva vedere “gli Swanson” ma sapeva già quello che stava per succedere. E infatti puntualmente si ripropose tutto quello che aveva pensato: era al Chaos, con Beth, e la scena era incredibilmente familiare, come una specie di déjà vu, ma improvvisamente dalla porta apparve Jen con Mina e Greg.
“Col cazzo…”ruggì rigidissimo, perché l’ultima cosa al mondo che voleva era vedere quei due insieme, anche se era soltanto un incubo.
Elisabeth, Jen e Greg iniziarono a parlare in modo fittissimo, ma Mina era totalmente assente. La fissò per qualche minuto e notò che era annoiata e probabilmente anche di cattivo umore.
“…sei triste?” le chiese, con tutta la dolcezza del mondo e lei rimase per un attimo sorpresa da quella confidenza strana, ma rispose soltanto di no, distogliendo subito lo sguardo.
“Oh ragazzina, non provarci. Ti conosco bene e so che significa quello sguardo…”aggiunse, accarezzandole la mano, ma lei lo fissò molto perplessa e disse solo “prego?” con fare molto confuso.
“Sei triste e probabilmente anche arrabbiata. Che ti ha fatto questo idiota?” aggiunse, prendendole la mano, ma lei si ritrasse confusa e disse piano “…è solo una farsa. Il matrimonio felice, la storia del grande amore che ispira tutte le sue canzoni…tutte stronzate. I giornali ci danno tanti soldi e dobbiamo fingerci una coppia felice…”
“…non sei felice con lui?” aggiunse, sforzandosi molto di non accarezzarle la guancia, e lei ridacchiando rispose malinconica “…tu lo saresti con una persona egocentrica che ti tradisce ogni cinque minuti e che non ti ama?”
“Io lo sarei con te…” rispose lui piano, e un brivido lo scosse. Che diavolo stava facendo? Perché aveva detto quella cosa a quella donna che conosceva appena? Ma poi si disse che non era vero che non la conosceva, che era la sua compagna da sempre, e che doveva solo cercare di uscire da quell’incubo e rivederla.
“Sei matto totale…” rispose lei divertita, ma lui scosse solo la testa e le chiese scusa.
“Non so cos’ho stamattina, forse ho bevuto troppo o forse questo è un sogno e tu sei lì fuori sveglia che mi aspetti. O magari questa è la realtà, tu stai con lui e io con la regina di Narnia e… non voglio che questo sia reale…” ruggì sconvolto, e Mina sorridendo gli chiese piano “e com’è la realtà che tu vorresti?” facendolo sorridere.
“Beh siamo sposati…” le disse con sguardo languido e lei sorrise sorpresa, ma non sconvolta come avrebbe dovuto se davvero fossero stati due estranei.
“Addirittura? Neanche amanti, proprio sposati…” osservò divertita, e Juan le sussurrò piano che anche come amanti non erano niente male, facendola sorridere imbarazzata.
“…e siamo sposati da talmente tanto tempo, che ormai so perfettamente cosa ti sta passando per la testa quando fai quello sguardo…” sussurrò sensuale, e Mina ridacchiando rispose che voleva una dimostrazione, facendolo ridere.
“So che ti piace quando ti tocco il collo così…”le disse all’orecchio, sfiorandola molto piano e poi aggiunse “…quando ti parlo in spagnolo mordendoti il collo e l’orecchio, quando ti accarezzo la schiena mille altre cose che non possiamo fare perché non so perché in questa dannata realtà non stiamo insieme…”
“Inizia a diventare interessante…” rispose lei, con gli occhi accesi di desiderio e lui rise soltanto.
“…peccato che a questo punto spesso uno dei nostri figli viene a romperti le scatole, generalmente quello che tu chiami ‘il tuo grande amore’ o il piccoletto fissato con Frozen…” aggiunse ridacchiando, e si rese conto di aver toccato un nervo scoperto, perché lei sussurrò triste “…avrei dei bambini nella tua realtà?” facendolo sorridere.
“Quattro rompiscatole. Altro che bambini…” aggiunse facendole un sorriso, e gli occhi di lei si riempirono di una luce speciale. La luce che aveva quando guardava i suoi figli.
“Greg non ne vuole, eh? Ricordo che me lo avevi detto, che non avrebbe mai voluto una tale responsabilità, egocentrico com’è…” aggiunse con un sorriso e lei annuì soltanto.
“Beh in cambio nella vita reale ne hai in abbondanza. Due ragazze e due ragazzi…inutile che ti dica per chi tu abbia un debole, eh?” le disse sorridendo e lei scosse solo la testa e rise.
“Ed eri molto decisa a partorirli da sola, sai? Temevi che non sarei stato più in grado di trovarti attraente se avessi partecipato. Poi però sono riuscito a convincerti e mi hai permesso di stringerli insieme a te appena nati ed è stato il momento migliore della mia vita…” le disse con tanta dolcezza, e lei sospirò soltanto con enormi occhi tristi.
“…e siamo felici o è un matrimonio come quello mio e di Greg pieno di tradimenti e bugie?” chiese dolce e Juan le prese la mano e disse piano “…siamo felici. Come le persone normali, almeno. Non è tutto rose e fiori e tu sei una grandissima rompipalle, ma ci amiamo e spendiamo un sacco in terapia di coppia perché io ho un caratteraccio e tu sei sensibilissima e anche permalosa e vendicativa…”
“Beh lo sono…” rispose ridacchiando, e Juan annuendo le disse serio “…eh dillo a me. Non hai idea di quanto spenda in rose e gioielli ogni volta che mi metti il muso, ragazzina…”
Quella dolcezza gli era venuta spontanea, e Mina aveva soltanto sorriso con occhioni languidissimi e aveva preso la sua mano, facendogli battere forte il cuore.
“Se facciamo tutta questa terapia forse non è proprio un bel matrimonio, però…” provò a dirgli con enormi occhi bellissimi e Juan scosse la testa e le disse piano “Hey succede di non sopportarsi delle volte, eh. Non c’è da farne un dramma. Però noi ci proviamo sempre…” facendola ridere.
“Quindi nella tua realtà noi siamo innamorati…” sussurrò lei piano, con sguardo estremamente seducente e lui annuì.
“Non c’è nulla che non faremmo l’uno per l’altra. Terapia inclusa. Io amo da morire la mia Mina, e lei si sforza tantissimo per farla funzionare e non mandarmi al diavolo ogni cinque secondi…”
Mina sorrise in quel momento, e per un attimo gli parve di nuovo di essere con lei, con la sua dolcissima moglie, ma ben presto la donna accanto a lui gli mise una mano sulla spalla e lui si girò per un attimo, molto seccato, perché Beth insisteva a parlare con lui. Quando poi tornò con lo sguardo a lei, la trovò di nuovo triste a fissare Greg.
“Mina…” le disse piano e lei e Greg lo fissarono.
“Vieni via con me, per favore. Anche se è un sogno, io non voglio che tu stia con quello schifoso. Per favore…” sussurrò appena, e in quel momento tutto il mondo si accorse di quel suo tentativo assurdo di seduzione, e tutti, tranne Mina, finirono con urlargli addosso. Lei provava a parlare in tutto quel caos, ma le urla di Elisabeth e di Greg coprivano tutto e non riuscivano a parlarsi. E poi Mina fece un gesto: gli indicò l’anulare con scritto il suo nome e lui sorrise. Provò a guardarsi le mani, ma qualcuno lo chiamò e tutto finì.
“Juan…Juan Jimenez…” stava dicendo una donna in camice bianco e mascherina, ma lui  non poteva parlare.
“Mi stringa la mano se mi sente signor Jimenez…” gli disse dolcemente la donna, e lui provò a farlo, ma si sentiva paralizzato.
“Sì…” bisbigliò appena, ma per lui fu uno sforzo titanico. Alla signora in bianco piacque molto quella risposta, però, e gli disse piano “…adesso la portiamo in terapia intensiva, la lasciamo lì qualche ora mentre non riprende del tutto conoscenza, va bene?” ma lui ripetè soltanto “sì” troppo esausto per dire qualsiasi cosa. Chiuse gli occhi ancora per un po’, ma non dormì. Pensò a tutto quello che era successo, si chiese cosa diavolo gli stesse succedendo, ma solo dopo un po’ capì realmente dove fosse, e pensò alle parole di Johanna che gli aveva detto che lei era sveglia.
Capitolo: le angosce di Mina
Fu molto paziente con i dottori e gentile con gli infermieri, ma Mina aveva paura per suo marito. Provò a chiedere a tutti sue informazioni, perché piano piano la voce iniziava a tornarle, e tutti le raccontarono cose molto tenere di lui. Le dissero che le era rimasto sempre accanto, che le accarezzava i capelli, che ci teneva a lavarla personalmente e le passava la crema contro gli ematomi per evitare che le si facessero lividi sul corpo.
“Non sa come ci guardava male quando le trovava qualche segno o ferita, e ha fatto piangere la tirocinante un giorno, perché non voleva assolutamente che la toccasse…” le disse l’infermiera che settimane prima aveva spiegato a Juan che lei poteva sentire, e Mina sorrise soltanto con molta dolcezza.
“E’ un uomo speciale!”aggiunse la vecchina con dolcezza e lei annuì soltanto, perché avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo abbracciare in quel momento. Ne aveva davvero bisogno. Povero amore, era sconvolto quando l’avevano colpita, e la guardava con un terrore negli occhi spaventoso.
Era pomeriggio tardo quando Mina tornò nella sua stanza, e trovò soltanto Joey ad aspettarla. I medici avevano informato gli Jimenez del suo ritorno in camera, ma loro erano tutti comprensibilmente in pensiero per Juan e non se la sentivano di allontanarsi dalla sala operatoria, così solo Joey era andato da lei.
“Hey Lucy…” le aveva detto con un sorriso estremamente falso, perché voleva provare a rassicurarla in ogni modo, ma Mina gli aveva lanciato uno sguardo preoccupato. Adesso iniziava a temere davvero che gli fosse successo qualcosa ed era sconvolta. Rimase per un po’ ad ascoltare le chiacchiere vuote di Joey facendo spallucce, e solo dopo un po’ disse piano “…io lo so che tu ti sei innamorato di me…” senza fissarlo.
Joey ebbe una specie di arresto cardiaco per quella frase, ma quando lei posò il suo sguardo su di lui, capì che non aveva nessun senso negare, così sbuffò e si strinse soltanto nelle spalle.
“Lo sa anche Juan, ne abbiamo parlato varie volte, ma lui non è arrabbiato. Mi ha detto ‘non è mica colpa sua?’” spiegò Mina, con voce bassissima, e Joey le disse di non sforzarsi di parlare.
“Il punto è che…” aggiunse piano, prendendogli le mani all’improvviso “se io conto qualcosa per te, se mi hai mai voluto bene, devi assolutamente dirmi che cosa è successo a Juanito perché io sto morendo di paura…”
“Che cattiveria…” le rispose Joey molto risentito, ma lei non aveva nessuna intenzione di rimangiarsi la sua richiesta.
“Che cosa dovrei fare eh? Farti allarmare? Farti stare male? E pensi che questo dimostrerebbe il mio affetto per te? Davvero?” le disse molto scocciato, ma anche mortalmente ferito e lei annuì soltanto.
“Io devo sapere dov’è mio marito, se è vivo, se gli è successo qualcosa, altrimenti non riesco a fare nulla…” aggiunse, con due enormi lacrime sulle guance e Joey si risentì ancora di più.
“Non puoi piangere, dannazione. Lo capisci che non ti abbiamo detto nulla perché abbiamo paura che tu stia male, sì? I tuoi polmoni sono delicati, rischi una crisi respiratoria continua e io non posso correre questo rischio” le disse con tono supplichevole, ma lei si allarmò ancora di più, così Joey fu costretto a dirle la verità.
“Voglio andare da lui…” rispose, cercando di stare calma, ma Joey scosse ancora la testa esasperato.
“Non piangerò, non farò cose che possano allarmarvi o mettere a repentaglio la mia salute, ma io devo vedere mio marito perché non posso stare senza di lui…” rispose dolcissima e Joey l’accontentò.
Quando Mina raggiunse gli altri Jimenez tutti se la presero con Joey, ma lei alzò soltanto la mano e disse pianissimo che lei doveva stare accanto a suo marito, a qualsiasi costo. Rimase ad aspettare con i ragazzi per un po’, cercando di tranquillizzarli sul suo stato di salute, ma allo stesso tempo preoccupandosi per il suo Juan, e poi volle parlare lei personalmente con i medici e solo quando gli sentì dire che non era in pericolo si calmò.
“Adesso torna a letto, però, testona…” ruggì sua madre furiosa, ma lei scosse solo la testa e con un sorriso disse piano “Mamy…devo andare da lui…” facendola infuriare. Eppure Mina sapeva esattamente quello che stava facendo.
Capitolo: Mina e Juan…per l’ultima volta.
Iniziava a riprendersi Juan, poteva muovere piano le dita e anche il braccio. La prima cosa che aveva fatto era stata cercare il tatuaggio con il suo nome sull’anulare, e per qualche secondo si era sentito molto meglio trovandolo esattamente dove voleva.
L’infermiera gli disse piano “facciamo entrare un solo familiare, gli altri li vedrai domani…” e lui si perse pensando a chi potesse essere. Concluse che doveva essere Johanna, probabilmente, perché né Jane, né John sarebbero stati in grado di affrontarlo senza urla e schiaffi, e non era in condizione di sopportarlo. Eppure la persona che entrò gli tolse il fiato.
“Mi amor…” sussurrò con voce bassissima, accarezzandogli il viso. Era pallidissima, in sedia a rotelle e aveva ancora il tubicino d’ossigeno attaccato alle narici, ma era lei. Era il suo bellissimo amore e a Juan involontariamente scese una lacrima.
“Ay mi amor ma che hai fatto?” sussurrò piano, accarezzandolo, e Juan si sforzò tantissimo per dirle piano “ti amo” ma non si capirono le sue parole e lei disse solo “shh mi amor. Ascoltami soltanto. Dormi adesso Juanito, riposati e poi vieni da me, mio eroe. Lo so che non vuoi altro e io muoio dalla voglia di stare con te, amore mio. Vieni a prendermi, rapiscimi e scappiamo insieme. Portami via e chiudiamoci in una villa sulla spiaggia a fare l’amore per sempre, sì?”
Lui sorrise soltanto, ancora intontito, ma si sforzò tantissimo per dirle solo “sì…” facendola sorridere.
“Te quiero mi amor, e ti aspetto, hai capito? E non mi fare scherzi…” aggiunse, con un sorriso e una lacrima sulla guancia e Juan le sorrise soltanto, ma poi gliela portarono via e rimase per ore a chiedersi se fosse successo davvero o se fosse soltanto l’ennesimo sogno.
Mina, nel frattempo, prima di rientrare nella sua stanza prese per un braccio Joey e gli disse piano “scusami…” ma lui era ferito come non mai e scosse solo la testa. Quella sera stessa, infatti, nonno Stanley decise di lasciare Los Angeles e lui e Mina non si parlarono più.
Mina, nel frattempo, rimase a fissare il vuoto per ore, aspettando lui da un momento all’altro. A notte fonda si addormentò così, in attesa del suo uomo, con sua figlia accanto che le teneva la mano, ma non dormì per molto.
Juan aprì gli occhi all’improvviso all’alba. La luce che filtrava dalle finestre della stanza lo aveva investito in pieno ed era tornato lucido. Si rese conto di poter muovere il corpo, anche se aveva una gamba totalmente immobilizzata e una fasciatura molto stretta in petto. Non avrebbe mai potuto camminare, si disse, ma poteva provare a chiedere una sedia a rotelle. Ovviamente l’unica cosa che voleva fare era andare a controllare che quegli occhi blu non fossero stati solo un sogno, così chiamò l’infermiera, ma rifiutò qualsiasi visita o medicazione e le disse che aveva urgentemente bisogno di una sedia a rotelle. Rifiutò persino l’aiuto dell’infermiera, che convinta che lui volesse andare in bagno, provò in ogni modo a guidare la sua sedia a rotelle, ma Juan aveva un solo obiettivo. Fortunatamente conosceva abbastanza bene quell’ospedale da sapere che ortopedia era soltanto due piani più sotto del reparto dove avevano la stanza privata di Mina, così raggiunse un ascensore e poi corse disperatamente per raggiungerla. Gli venne un momento di sconforto terribile una volta arrivato all’esterno, perché dalle tende  riusciva a vederla sdraiata a letto, con Jane sulla poltrona accanto. Per un attimo pensò “è solo un sogno” ma decise comunque di entrare e vedere con i suoi occhi.
“Mimi…” sussurrò molto piano, una volta raggiunto il letto di lei, e piano piano due enormi occhi azzurri si spalancarono su di lui.
“Juanito, amore mio…” sussurrò lei piano trattenendo a stento le lacrime e in un istante Juan abbandonò la sua sedia a rotelle e finirono finalmente l’uno tra le braccia dell’altra.
“Ho avuto tanta paura amore…” sussurrò lei piangendo, mentre lui si scioglieva in caldissime lacrime sul petto.
“Ah tu hai avuto paura. Io ho solo dovuto affrontare il momento più doloroso e straziante della mia vita…” le disse commosso, e lei sorrise soltanto, ma Juan non aveva nessuna voglia di smettere di stringerla.
“Scusa, mi amor, non volevo farti male…” sussurrò pianissimo, accarezzandogli i capelli, ma lui nascondendo il viso le rispose molto emozionato “Ho desiderato troppo, e persino pregato per poterti riavere Mimi...” e lei gli diede un bellissimo bacio e sussurrò solo “sono tua mi amor, per sempre…” facendolo sorridere.
“…però che non ti venga mai più in mente di metterti davanti a me se qualcuno mi spara. Io posso morire, tu no” le disse serissimo, vergognandosi un sacco delle sue lacrime, ma lei scuotendo la testa rispose solo “…ma io non avrei potuto vivere senza il mio amore.”
Ripresero a baciarsi allora, e per qualche minuto fu tutto com’era sempre stato. Fino a quando qualcuno li interruppe.
“Insomma ma può essere che non riesca a stare buono neanche in ospedale? Hai idea dell’infarto che ho avuto non trovandoti in quel maledetto letto?” ruggì John, molto divertito, ma Jane tirò suo fratello per il braccio e gli ruggì che avevano bisogno di privacy.
 “L’hai abbracciata vero, ragazzino? Le hai detto che la ami e che sei felice di riaverla, sì?” gli ruggì Juan rigidissimo e John annuì soltanto, e mandandole un bacio da lontano aggiunse dolcissimo “…lo sa che la amo da morire…” facendo illuminare la sua mamma.
Si tennero stretti per ore, coccolandosi e raccontandosi quello che era successo nelle settimane precedenti. Juan le disse anche del sogno che aveva avuto quando era sotto anestesia e lei rispose sarcastica che certo non era un caso se aveva sognato di non essere sposato con lei appena aveva potuto e lui l’aveva solo presa in giro.
Qualche ora dopo, però, tornarono i ragazzi e John iniziò a prenderli in giro perché la frattura di suo padre della gamba e dell’anca gli avrebbe impedito di avere un po’ d’intimità per parecchio tempo, ma la mamma rispose serissima che non le sembrava una cosa che riguardava lui e Juan esultò dicendo “il signore me l’ha restituita più saggia” perché finalmente aveva detto a quei ficcanaso di farsi gli affari loro.
 Furono molto felici quel giorno e si divertirono un sacco, soprattutto quando il dottore provò a separarli e Juan la prese come una sfida personale e ruggì “ci provi a portarmela via di nuovo…” spaventandolo a morte. Fu un giorno lungo e parecchio divertente, ma anche molto emotivo perché Mina potè finalmente fare una videochiamata al suo bambino, che impazzì rivedendola e poi si addormentò affianco al suo uomo, che aveva continuato a fissarla e ad accarezzarla per ore, prima di cedere finalmente al sonno.
Quella notte un altro piccolo miracolo avvenne: John era molto triste, perché aveva preso una decisione impegnativa e non sapeva come dirla a Rafa. Così mentre tutti festeggiavano allegri il ricongiungimento degli Jimenez, si era allontanato a fumare.
“Insomma…dovresti essere al settimo cielo…” gli disse Rafa, sorprendendolo di spalle e abbracciandolo, ma John sospirò soltanto, spaventando non poco il dottore che gli chiese piano cosa avesse.
“Non tornerò a Berlino con loro due in questo stato…” rispose pianissimo e Rafa si strinse nelle spalle, perché lo aveva dato per scontanto.
“E quindi?” chiese piano, cercando di capire cosa lo intristisse tanto, ma John seccato ribattè “Beh indovina?” perplimendolo ulteriormente.
“Non torno a Berlino, non staremo mai più insieme. Che cosa possiamo sperare per noi due, eh? Pensi davvero che un rapporto a distanza potrebbe funzionare?” ruggì spazientito e Rafa gli sorrise soltanto e scosse la testa.
“Ragazzino io ti amo. Voglio stare con te, e…” provò a dirgli con molta tenerezza, ma John risentito rispose “non è questione di amore, Rafy. Anche io ti amo, ma pensi davvero che potremmo farcela?”
“Oh io ne sono sicuro…” rispose il dottore con un sorriso bellissimo, e John lo fissò confuso.
“Perché sei l’unica cosa che conta nel mio mondo, perciò se tu sarai a New York, finirò il contratto a Berlino e ti raggiungerò lì. Si tratta di un paio di mesi, credo. Massimo due e mezzo, ce la puoi fare?” aggiunse serissimo, facendolo sorridere in modo splendido. E così John e Rafa rimisero insieme il loro rapporto e fecero per la prima volta l’amore dopo tanto tempo.
Quella notte, mentre Juan dormiva finalmente accanto alla sua amata, John accarezzava la schiena del suo dottore,  e Johanna dormiva accoccolata insieme alla sua nonna preferita sua omonima, Jane stringeva al petto il suo piccolo Joey e gli sussurrò piano che stava per avere una sorellina, rendendolo molto felice.
Capitolo: un nuovo fidanzato
“Insomma aiutami a fare il punto della situazione, ti prego perché giuro che mi sta venendo un infarto, credo…” disse un ragazzo dai capelli rossi e lunghi, un tantino cicciottello al giovane Christian Stanley e lui ridendo annuì e disse piano “…allora: gentile, educato, fai un complimento alla signora Jimenez ma uno soltanto, dì a lui che hai visto una o due sue mostre, tanto per renderlo felice e basta. Mostra di amare davvero tanto la loro ragazza e andrà tutto bene…”.
“Ma io non lo so se la amo…” disse agitatissimo il giovane Nigel e qualcuno ribattè serio “…non è un buon inizio, eh” facendo ridere Chris.
“Oh beh ti conviene ascoltarlo, perché lui è il preferito. L’unico a cui il signor Jimenez rivolge la parola di solito…” rispose il giovane Stanley e Rafa sorrise soltanto. Avevano preso un piccolo aereo privato per raggiungere l’isoletta in cui si erano trasferiti gli Jimenez da qualche anno, ma se Nigel era l’ospite d’onore, solo due persone sapevano dell’arrivo del dottor Herrera, e una era la padrona di casa in persona.
“Sono il preferito perché ho sempre mostrato amore e rispetto al mio John…” rispose con un sorriso dolce, pensando a quell’uomo dolcissimo che non vedeva da mesi e a quello che stava andando a dirgli, così non ascoltò la risposta.
Chris invece ribattè che era il preferito solo perché era un medico, e che al papà di Jane non piaceva perché era un musicista, facendo tremare Nigel.
“…ma ovviamente, dato che tu e sua figlia suonate insieme nella stessa band, non può dire molto nel tuo caso…” concluse Chris serio, ma in quel momento iniziò l’atterraggio e Nigel rimase senza parole, mentre Rafa sorrideva.
Jane e Johanna andarono ad accogliere quei loro incasinati fidanzati, insieme al loro adorato cognatino e  Rafa disse solo “stai tranquillo, ci metterò una buona parola io…” strappandogli finalmente un sorriso.
Quando raggiunsero il resto della famiglia sulla spiaggia, Nigel pensò che sembrassero una specie di famiglia da pubblicità, tutti vestiti di nero, tutti estremamente belli e abbronzati e per qualche minuto non potè dire nulla, tanto che la sua amata Joy gli disse piano di cercare di stare calmo.
E poi Mina li vide e corse ad abbracciarli. Aveva un bellissimo costume intero nero, e un copricostume a uncinetto sempre nero che la faceva sembrare ancora più elegante. Purtroppo erano rimaste molte cicatrici sul suo corpo, per questo lei si copriva sempre molto più del necessario, ma aveva imparato anche a mostrarsi imperfetta a Juan e questo li aveva avvicinati.
Mina abbracciò Nigel con molta dolcezza e cercò di essere super accogliente, ma aveva qualcosa da dire a Rafa e così se lo portò via, lasciando Chris e Nigel ad affrontare da soli il terribile signor Jimenez, che in realtà stava giocando sulla sabbia con tre bambini scalmanati e che sorrise stranamente in modo molto gentile al nuovo arrivato.
E poi apparve lui, bello come il sole, bagnato e pieno di salsedine e il cuore di Rafa si fermò per un attimo quando sentì dire il suo nome con quella voce così bella.
“Mi sei mancato mi amor, da morire…” gli sussurrò stringendolo e baciandolo forte e il dottore si sciolse totalmente, pensando a  quello che aveva da dirgli. Dopo aver salutato tutti John lo trascinò in camera con la scusa di posare i suoi bagagli e lo spinse contro il letto baciandolo. Non si erano visti per tre mesi, perché John aveva girato un corto e poi era corso dai suoi genitori e moriva dalla voglia di stare con lui.
“Dio, sei favoloso così…” sussurrò Rafa molto preso, ma John gli disse solo “ti amo amore, mi sei mancato troppo…” provando in ogni modo a spogliarlo.
“No, no devo parlare un attimo con tuo padre, a dopo il sesso…” disse agitato e John alzò soltanto un sopracciglio seccatissimo e lo lasciò andare. Rafa era strano da parecchio ormai, e gli aveva nascosto una serie di grosse transazioni bancarie, senza ricordarsi che John aveva il suo vecchio telefono e quindi riceveva le sue notifiche della banca. John sbuffò e si disse che davvero aveva qualcosa di strano quell’uomo, che tornò di fretta in spiaggia e recuperò suo padre per parlarci da solo.
“Mi tradisce ormai, ne sono sicuro…” disse John a sua madre e le sue sorelle e Nigel lo fissò perplesso, ma Chris gli disse solo che stava diventando paranoico.
“Insomma avrei una cosa da chiederle signor Jimenez…” sputò fuori Rafa, dopo aver chiesto della sua salute e di quella di Mina e lui annuì soltanto.
“So che John è molto giovane e magari voi pensate che sia giusto aspettare. Insomma deve compiere ventidue anni e forse per voi è presto, ma io vorrei sposarlo e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate…”
Juan sorrise, si strinse nelle spalle e rispose “Mina aveva la stessa età quando ci siamo sposati, eh…” facendolo sorridere.
“E’ che Chris mi aveva suggerito di…” provò a spiegare Rafa, ma Juan scosse la testa scocciato e rispose “Quell’idiota non ha nessun titolo per darti consigli sentimentali, è meglio che tu lo sappia!” facendolo ridere.
“Io sono favorevole. Siete una bella coppia, e quando due si amano, si sposano. Niente da dire. Il problema è che quando si tratta di John le mie opinioni e quello che io desidero non valgono nulla, perché lui è di giurisdizione della signora…” rispose, facendo un cenno a sua moglie e Rafa rise soltanto, chiamandola dolcemente.
Mina si sedette con loro e disse seria “…non è un altro rimprovero perché mangio troppo poco questo, vero?” facendo solo ridere il dottore.
“No è che abbiamo una cosa importante da dirti…” aggiunse serio e poi lasciò che Rafa iniziasse il suo discorso. Provò a dire le stesse parole che aveva detto a Juan, ma Mina sconvolta lo interruppe e portandosi le mani alla bocca, disse seria “oddio siamo arrivati a ‘quel’ discorso? Già?”
Gli uomini annuirono soltanto e lei si asciugò due lacrime e con due enormi occhioni di pianto disse solo “ok…” ma non potè parlare per un attimo e Juan le disse piano “Hey ragazzina, te lo ricordi com’era? Quando avevamo vent’anni e il nostro unico desiderio era passare tutta la nostra vita insieme?”
Lei annuì e asciugandosi una lacrima rispose “…anche se adesso appena puoi sogni di essere sposato con le altre…” punzecchiandolo come sempre.
“Mina io…lo amo davvero. Voglio prendermi cura di lui, stargli accanto e crescere insieme a lui. Soprattutto, però, desidero un bambino o una bambina con i suoi occhi e il suo sorriso e vorrei sapere se sei contenta di questo…” concluse, con infinita dolcezza e lei sorridendo ribattè “…certo che sono contenta! Devi dirglielo subito, però, perché si è messo in testa delle idee stupide che lo stanno facendo soffrire…” facendo sorridere Rafa e suo marito contemporaneamente.
Una volta soli, Juan le prese la mano e stringendola forte sussurrò “stai morendo, eh?” mentre due lacrime le rigavano la guancia.
“Il mio amore…” sussurrò Mina ma Juan stringendola le disse piano “Hey…lo sai che si amano e sono felici…”
“Lo so, lo so, ma il mio bambino mi mancherà per tutta la vita. Te lo ricordi come mi stringeva quando tornavo dai viaggi? Quanti calci ci dava quando dormiva nel nostro letto e come mi tirava i capelli nel sonno?” aggiunse piangendo e Juan le sussurrò solo “Mìmi, sarà sempre il tuo piccolo, eh. Ci siamo passati anche con Jane…avremo un altro figlio, ma in fondo Rafa è già un pezzo della nostra famiglia…” e lei sorrise soltanto, puntualizzando che in nessun universo avrebbe potuto avere un figlio di trent’anni.
“E poi magari avranno un bambino simile a Johnny…” sussurrò speranzosa, abbracciando suo marito che le sorrise e annuì soltanto.
“E’ che non sono pronta a lasciare andare anche lui. Prima Jane, poi lui. Mi abbandoneranno tutti…” sussurrò piano triste e Juan le disse piano “Ma va. Magari ci abbandonassero questi. Jane è sempre a casa e lo sarà anche lui, perché siete inseparabili. E poi, se vale, io non ti lascerò mai Mìmi…”
“Certo che vale…” sussurrò dolcissima, prendendogli la mano e rimasero così per qualche minuto a godersi un bellissimo tramonto arancione, mano nella mano. Mina teneva la testa sulla sua spalla e lui sorrideva in modo bellissimo.
“…Mìmi…” le sussurrò dopo qualche minuto, interrompendo quel momento così poetico e lei fissandolo sussurrò solo “cosa mi amor?”
“Come diavolo possono fare figli quei due?” aggiunse con il suo solito cinismo e Mina iniziò a ridere e gli spiegò tutto.
Nel frattempo, Rafa aveva chiesto a John di fare il bagno con lui, e lui l’aveva seguito poco convinto.
“Non sei più felice di vedermi?” aveva chiesto dolcemente il dottore, e lui si era stretto nelle spalle e aveva risposto “…se tu non lo sei, mi sento sempre l’unico coglione che ci mette il cuore e l’anima in questa storia…”
“Addirittura?” chiese Rafa fissandolo dolcemente, e lui aveva solo annuito, fissando l’acqua.
“…ma se sei tutto per me, Johnny? Lo hai dimenticato o fai finta di non saperlo?” aggiunse, baciandogli la spalla, ma lui rimase molto rigido e non rispose.
“E’ perché ci siamo visti poco? Perché non sono riuscito a venirti a trovare prima? Mi dispiace amore mio, ma non essere arrabbiato dai…” aggiunse dolce, baciandogli la spalla e il collo, ma John scosse solo la testa e disse serio “ho visto quanto hai speso da Tiffany. So del mutuo e mi chiedo che cosa stia succedendo nella tua vita e soprattutto perché io non ne sappia nulla, dato che giuri di provare tutti questi sentimenti per me…”
Rafa rimase molto sorpreso per quella frase, ma poi ricordò del telefono e della app della banca e imprecò perché la sua sorpresa era rovinata, facendo solo scuotere la testa al suo fidanzato.
“E che cosa hai pensato, eh? Che ti tradisco?” rispose, baciandolo forte sul collo, ma John si ritrasse e rispose che non aveva proprio nessun motivo per toccarlo in quel modo.
“Oh e invece sì. Perché sei bello da morire così abbronzato, profumato e sai di sale…penso che sto per impazzire per te arrabbiato…” aggiunse divertito e John disse piano che voleva sapere se aveva intenzione di lasciarlo.
“Io?” chiese Rafa confuso, ma quando John alzò gli occhi, capì che stava per piangere, così si intenerì e disse piano “è tutto per te, mi amor. L’anello, il prestito…tutto lo giuro…”
John gli chiese di spiegare e Rafa con il cuore in gola disse piano “…ho preso una grossa decisione, ma tu lo sai. Ne abbiamo parlato mille volte. Io…volevo chiederti di sposarmi, perciò ho preso la casa che avevamo visto a New York e…sono andato nella tua gioielleria preferita perché non si fanno queste richieste senza qualche diamante…”
John rimase un attimo senza parole e Rafa sorrise soltanto, sconvolto e spaventato, ma poi il ragazzino gli chiese “e allora?”  confondendolo.
“Allora?” chiese Rafa interdetto.
“Questa proposta arriva o non arriva?” aggiunse John divertito, ma anche emozionato e il suo compagno rise fortissimo, spiegandogli che non avrebbe mai potuto inginocchiarsi in acqua perché sarebbe annegato.
“Non avrei mai voluto che t’inginocchiassi, è un gesto così meschino. Non devi pregarmi o supplicarmi, se mi vuoi come compagno per tutta la vita, basta chiedere…” aggiunse serio e in quel momento Rafa lo fece: spostò una ciocca bagnata che gli cadeva sul viso, gli accarezzò la guancia e occhi negli occhi sussurrò solo “Mi vuoi sposare John Jimenez?”
La luce arancione e rosa del tramonto si riflesse per un attimo nei suoi occhi, e John sussurrò solo “sì, per tutta la vita…” sconvolgendo il suo dottore. E così, in mezzo all’oceano finirono per baciarsi e giurarsi che si sarebbero amati per sempre.
Epilogo
Quattro anni dopo quel fatidico giorno, il dottor Herrera rientrò a casa molto in anticipo e con il cuore in gola. Accarezzò Nacho che era andato a salutarlo e si mise alla ricerca del suo grande amore, ma trovò il copione dal titolo “Mìmi” a cui stava lavorando e capì che era probabilmente in giro a parlare a telefono. Lo trovò in terrazza, a discutere di cifre, budget e attori, con qualcuno tra le braccia. John sorrise soltanto vedendolo a casa, e chiese come mai fosse così in anticipo, ma la piccola Ahmina corse immediatamente da suo padre per stringerlo e Rafa la portò via, perché aveva una cosa importante da fare e gli serviva la sua complicità.
La strinse forte e baciandola con dolcezza le disse piano “devo dirti una cosa molto importante mi hija…” facendola sorridere curiosa. Le disse quello che doveva all’orecchio e lei fece un sacco di domande, ma poi gli parve molto felice e accettò di partecipare al suo piano.
Rafa se la fece sedere sulle ginocchia e le chiese cosa avesse fatto con il padre per tutto il giorno, ma mentre lei parlava, gli venne in mente il discorso di John sui bambini e sorrise. Avevano provato per un anno ad avere un bambino con l’inseminazione artificiale e la madre surrogato, ma non era arrivato e John aveva solo concluso che non era destino. C’erano stati un po’ di attriti tra di loro, e inizialmente Rafa non era convintissimo di voler adottare la piccola Mina, mentre John l’aveva preso come un segno del destino: siriana, orfana e con lo stesso nome di sua madre. Aveva fatto di tutto per portarla via dall’orfanotrofio in cui era, e si era occupato di lei con un amore immenso. E poi anche Rafa si era innamorato di quella peste dagli occhi neri, che presto aveva riempito totalmente le loro vite, monopolizzando totalmente i loro cuori.
Erano felici, davvero troppo e così avevano deciso di volerne un altro. John avrebbe voluto adottarlo direttamente, ma Rafa voleva con tutte le sue forze un bambino che assomigliasse a lui, così lo aveva convinto a riprovare ma suo marito non aveva voluto saperne nulla. Temeva di illudersi e stare male di nuovo, quando invece lui era felicissimo solo con Mina.
Rafa aveva provato a parlargli di dirgli che risultati c’erano, ma John aveva sempre fatto finta di nulla, ma quel giorno non avrebbe potuto.
“Amore ma come mai sei a casa?” chiese bellissimo, con tanta dolcezza, ma Rafa era talmente raggiante che chiunque lo avrebbe capito a chilometri di distanza. Gli tolse una forcina dai capelli e notò che era sporco di cioccolato sulla giacca, e John ridacchiando commentò “Grazie Mina. Vedi perché non puoi mangiare quando sei addosso a papà?” facendo ridere quella piccola dispettosa in modo bellissimo.
“Insomma? Che ci fa a casa il dottore?” chiese di nuovo, fissandolo con occhi incredibilmente languidi.
“Volevo stare con mio marito e mia figlia, è sbagliato?”gli disse piano, accarezzandogli i capelli, mentre teneva Mina sul petto e John lo baciò con moltissima dolcezza, sussurrando piano all’orecchio che magari avrebbero potuto chiamare la tata per quella notte, per concedersi un po’ di romanticismo.
“Vedremo. Come va con il film?” gli chiese facendo il vago e John iniziò a raccontargli della sua surreale giornata, trascorsa tra problemi di casting e di budget.
“E’ che mia madre insiste ancora nel voler scegliere l’attore che farà mio padre e lui ovviamente è geloso e quindi litigano come due bambini e sembra che io non abbia nulla di meglio da fare …” concluse divertito, facendo ridacchiare Rafa, che però aveva una cosa da dargli. Così disse piano a Mina “dai amore, è il momento…” e lei porse una piccola scatola al padre.
John li fissò perplesso, ma quando l’aprì non capì subito che ci fosse qualcosa di strano. C’era una maglietta con scritto “papà numero 1” e John pensò a un regalo carino, anche se un po’ fuori moda, ma sorrise in modo dolce e ringraziò Mina e Rafa.
“Non abbiamo finito…” rispose il marito, mostrando la sua maglietta con scritto “papà numero due” e John rise, ma ancora non capì. Neanche la temporanea assenza di Mina e il fatto che lei e Rafa stessero palesemente architettando qualcosa lo insospettì, perciò quando lei apparve con la maglietta sul vestito, John rise soltanto prima di leggere la scritta che lo lasciò per un attimo senza fiato.
 “Sorella maggiore?” chiese confuso, pensando per un secondo che ci fosse un errore, ma poi lesse qualcosa negli occhi di suo marito e rimase senza fiato.
“Noi…?” chiese confuso, e Rafa annuì e disse piano “tra cinque mesi avremo una bambina, sì…” facendolo commuovere e dire a Mina che doveva scegliere il nome di sua sorella, mentre Rafa gli sussurrava piano che lo amava da impazzire.
La sorellina di Mina, arrivò in ritardo, come tutte le dive. La chiamarono Isabella, come la madre di Rafa, ma ovviamente aveva un particolare speciale: due occhi azzurri meravigliosi e un grosso naso.
Nota:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui. Allora che ne pensate del finale? Siete felici o avreste voluto che finisse prima? Io ero molto incerta sull'epilogo, ma mi piaceva l'idea di farvi conoscere anche baby Mina. Per me la fine di questa storia è un po' intensa, sono molto legata alla famiglia Jimenez e quindi sono dispiaciuta che sia finita, ma posso solo dirvi grazie per avermi seguito, per aver letto le loro avventure e spero per aver un po' pianto e sorriso con Mina e Juan. E grazie anche per non aver discriminato John solo per il suo orientamento.
Vi abbraccio tutti.

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