Taylor e le bambole

di crazy lion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1 ***
Capitolo 2: *** Giorno 2 ***
Capitolo 3: *** Giorno 3 ***
Capitolo 4: *** Giorno 4 ***



Capitolo 1
*** Giorno 1 ***


 

 
 

TAYLOR E LE BAMBOLE

 

CAPITOLO 1.

 

GIORNO 1

 
Taylor e Joe si erano sposati ed erano tornati da poco dalla luna di miele alle Maldive. Erano state due settimane meravigliose, nelle quali avevano potuto godersi il sole e il mare in libertà.
"Mamma, ci aiuti a disfare l'albero?" chiese la ragazza.
Andrea la guardò stranita.
"Mi sembra assurdo che dobbiate ancora smontarlo. È la fine di gennaio!"
"Lo sappiamo," intervenne Joe, "ma abbiamo pensato di tenerlo fino a dopo la luna di miele per dare ancora un'idea di festa."
"Comunque certo, vi aiuto."
Lavorarono di buona lena e rimisero tutto negli scatoloni, poi li portarono in soffitta. Taylor stava rimettendo a posto tutto, quando notò qualcosa su una mensola impolverata.
"Che cos'è?"
"Non lo so, Joe, ora guardo."
Spostò alcuni vecchi libri. Lì dietro c'erano due bambole di porcellana.
"Non ci posso credere!"
La ragazza spalancò la bocca.
"Sono le bambole che avevi da bambina" disse sua madre.
"Sì. Joe, te le presento. La più piccola è Valentina e l'altra è Hannah."
Erano entrambe vestite di bianco, con una gonna che arrivava loro fino ai piedi. Avevano gli abiti impolverati ma ancora in buono stato e i capelli biondi sciolti che ricadevano loro lungo le spalle. Per il resto erano perfette, la porcellana non si era né rotta, né tantomeno danneggiata.
"Sono molto belle, con una ripulita saranno ancora meglio" commentò Joe. "Ci giocavi molto?"
"Non tanto. Erano fragili e dovevo stare attenta, ma sono appartenute a mia madre prima di me e le ho sempre tenute nel cuore."
"È una cosa molto dolce quella che hai detto, amore" disse Andrea.
"Grazie, mamma."
"Come mai hai dato a una bambola un nome italiano?"
"Mi piaceva, Joe. Suonava bene" disse Taylor. "Mia mamma le chiamava in un altro modo, Ester e Janine, se non sbaglio, ma non mi sembravano molto carini, così li ho cambiati."
In quel momento, tutti ebbero l'impressione che la gamba di una delle due bambole si fosse mossa.
Sarà solo un'idea assurda pensò Taylor.
Eppure, ora anche l'altra si stava muovendo, aveva alzato un braccio.
"Ma che succede?" chiese Joe, guardando le bambole come se fossero state indemoniate.
Poi tutto si fece nero e i tre svennero.
Si risvegliarono quando sentirono dei pianti.
"Che è stato?"
Taylor fu la prima a parlare, si tirò su a fatica e controllò di non aver sbattuto troppo forte la testa. Non c'era nessun bernoccolo, per fortuna. Anche Andrea e Joe si alzarono.
"Siamo svenuti, ma non ho capito perché" disse la donna. "E poi cosa sono questi…"
Tutti alzarono gli occhi verso la fonte del rumore. Al posto delle bambole, su quella mensola in alto c'erano due bambine. Due bambine vere.
I tre le guardarono scioccati. Taylor fu la prima ad avvicinarsi, alzò le braccia e le prese in braccio una alla volta.
"Shhh, tranquille, non piangete" le consolò con voce dolce.
Doveva ancora superare lo shock, ma non aveva potuto lasciarle in quelle condizioni. Se fossero cadute si sarebbero fatte molto male.
La più grande smise di piangere subito e sorrise alla ragazza, mentre la più piccola, ancora fra le sue braccia, non faceva che strepitare.
"Mi spiegate com'è possibile questa cosa?"
Joe appariva sconvolto. Era impallidito all'improvviso e si era fatto serissimo.
"Non lo so," disse Taylor cullando Valentina, "ma è inutile chiederselo. Si sono trasformate in due bambine vere per qualche motivo che, probabilmente, non scopriremo mai. Però è assurdo. Ora che facciamo?"
Tutti guardavano le bambine con gli occhi sgranati.
Le portarono in salotto.
"Sono una bambina vera!" esclamò Hannah e si pizzicò un braccio. "Ahi! Sono vera sul serio. Posso parlare, muovermi" continuò, parlando a macchinetta e iniziando a saltare.
Contagiata dalla sua allegria, anche Valentina si agitò fra le braccia di Taylor.
"Come hanno fatto a trasformarsi?" chiese la ragazza.
"Eh?" fece la più piccola delle bambine, imitando il suo tono.
Taylor scoppiò a ridere.
"Stai bene, piccola?" chiese Andrea alla più grande.
"Sì, ho solo voglia di giocare! Giochiamo?"
Saltellò sul posto, battendo le manine, e la sorellina la imitò in questo secondo gesto.
"Certo, ora facciamo un bel disegno. I grandi devono parlare."
Taylor notò che la mamma cercava di comportarsi in modo normale con la bambina, trattandola come qualsiasi altro bimbo e non come una bambola appena trasformata. La portò in cucina e la fece sedere, poi prese dei pennarelli e un foglio.
"Cosa vuoi disegnare?"
"Un castello e una principessa."
La cantante sorrise nel sentire la voce dolce della più piccola, ma quella di Joe la riportò alla realtà.
"Che facciamo?"
"Le teniamo finché non si ritrasformano."
"Taylor, tu la fai facile. Non sembri nemmeno scossa da quello che è successo."
Aveva alzato la voce, ma non urlato.
"Uah uah uaaah" fece la piccola, guardandolo.
La ragazza sospirò.
"Lo sono, in realtà. E molto. Non ho mai visto una cosa del genere, fino a poco tempo fa pensavo che fatti come questi potessero esistere solo nei film o nei libri. Ma ora la situazione è questa, non possiamo farci niente."
"Dobbiamo chiamare la polizia o i servizi sociali, affidarle a loro."
"Hai ragione." Fece una pausa. "Ma se si ritrasformassero? Come lo spiegheremmo ai poliziotti o agli assistenti sociali? Non ci crederebbero."
"È vero. Posso prenderla in braccio?"
Taylor gliela passò con calma.
"Uah!" esclamò la bambina, poi scoppiò a ridere mentre giocava con un angolo della camicia di Joe.
"Tutto questo è surreale" mormorò Taylor. "Non abbiamo niente qui, per prenderci cura di loro, soprattutto della più piccola. E poi non ho moltissima esperienza nella cura di un bambino così piccolo; l’ho fatto una sola volta in vita mia."
Intanto Valentina accarezzava i capelli di Joe e gorgogliava.
"C'è una mia amica che fa la pediatra. Portiamole a lei per un controllo" propose il ragazzo. "Le spiegherò la situazione. Siamo amici fin dall'infanzia, mi crederà se capirà che sono serio."
"Sei sicuro?"
"Sì. Vado a chiamarla."
Ridiede la bambina a Taylor, che si accomodò sul divano con lei in braccio.
"Guarda che bel disegno ho fatto, mamma!" esclamò Hannah correndole incontro.
Le due bambine avevano cambiato vestiti. Non indossavano più le gonne di prima ma due tutine rosa molto carine. Il disegno raffigurava un castello con dentro una principessa vestita di azzurro e la corona in testa.
"È bellissimo, tesoro" disse la cantante sfiorandole la testa. "Come si chiama questa bella signorina?"
"Ashley. E io da grande voglio essere come lei. Posso, vero?"
"Ma che bel nome! E certo, puoi essere tutto quello che vuoi."
"Posso chiamarti mamma?"
Taylor sorrise.
"Ma certo. E Joe papà."
"Che bello! Che bello! Che bello!"
La vivacità di quella bimba era incredibile.
"Taylor, che avete deciso di fare?"
La ragazza lo spiegò alla madre.
"Fate bene a farle visitare. Io vado, ti chiamo dopo."
Guardò le bambine ancora sotto shock, poi salutò la figlia con un abbraccio e se ne andò.
"Ho detto alla mia amica che sono figlie di amici che ci hanno autorizzati a portarle a una visita, ma non ce l'ho fatta a raccontarle la verità."
"Ti ha creduto?"
Lui annuì.
"È questa la cosa importante."
"Perché dovete dire una bugia? Le bugie non si dicono" intervenne Hannah.
"Perché prima eravate bambole e vi siete trasformate. Da noi queste cose non esistono" le spiegò Joe con dolcezza.
"Io ho quattro anni, mia sorella uno, ma non sa ancora camminare bene" riprese la bambina.
In quel momento Meredith, Olivia, Benjamin Button e Merlin si svegliarono dal loro riposino sulla poltrona e il divano.
"Gatti!" esclamò Hannah correndo loro incontro.
Anche Valentina camminò verso i mici.
"Bambine, li accarezzeremo dopo. Ora lasciamoli mangiare, d'accordo?"
"Va bene, papà."
Poco dopo partirono. Taylor salì dietro tenendo Valentina in braccio, mentre Hannah le si mise vicino. Il viaggio in macchina fu tranquillo, anche se per la ragazza era strano farlo con due bambine. Non era abituata a stare con i piccoli, anche se le piacevano e se avrebbe adorato averne di propri.
"Dove andiamo?" chiese Hannah.
"Da una dottoressa, per capire se state bene" le spiegò Taylor.
"No!" La piccola si sporse in avanti, fortunatamente aveva la cintura. "No, poi mi mette l'ago e mi fa male."
Tremava da capo a piedi e la ragazza si intenerì.
"Non succederà, ne sono sicura."
"Sì invece, non ci voglio andare!" insistette la piccola.
"Ascolta." Le prese la manina nella sua. "Facciamo così. Se ti punge, ti do un cioccolatino, d'accordo?"
"D'accordo."
Hannah sorrise all'idea della cioccolata.
A quale bambino non piace? pensò Taylor.
Lo studio della dottoressa Harris era ampio e arioso, con due grandi vetrate che davano su un giardino ben curato. Joe, Taylor e le bambine dovettero aspettare il loro turno, ma dopo una decina di minuti la donna li chiamò dentro. Era sulla trentina, aveva i capelli neri e gli occhi dello stesso colore.
"Ciao, ragazzi" li salutò e li fece accomodare su tre poltroncine.
Le bambine si guardavano intorno con curiosità.
"Chi ha fatto quei disegni?" chiese la più grande.
"I bambini che vengono qui, poi io li appendo. Puoi farne uno anche tu, se vuoi."
"Sì! Mi piace disegnare. Io mi chiamo Hannah e lei è Valentina."
La dottoressa sorrise.
"Lo so."
"Come fai a saperlo?"
"Me l'ha detto un uccellino. Ora, mentre tu disegni, visito la tua sorellina." Si rivolse agli adulti. "Come mai le accompagnate voi e non i loro genitori? È strano."
"Come ti ho detto sono in luna di miele e volevano che le bambine facessero un controllo generale."
"Capisco. Vediamo allora."
Controllò la respirazione di Valentina, le auscultò il cuore, le guardò gli occhi, la bocca, il naso e i genitali, poi la misurò e la pesò.
"È tutto a posto, questa bambina è sanissima e sta benissimo. I bronchi sono liberi, il peso è quello giusto e sta crescendo bene. Ha già un dentino, pian piano spunteranno anche gli altri."
Anche Hannah stava bene e, siccome era stata brava, le diede un leccalecca colorato, che la bambina prese a succhiare con gusto.
"Sa di arcobaleno!" commentò, divertita da quell'esplosione di colori.
"Certo, piccola. Buono, vero? Comunque sia, potete dire ai genitori che possono stare tranquilli."
"Grazie" rispose Taylor, che si alzò con la bambina più piccola in braccio.
"Vieni, amore." Joe prese la più grande per mano. "Andiamo a casa."
"Che ne dici di fare un po' di shopping, invece?" domandò Taylor. "Non abbiamo niente per loro.”
"Hai ragione. Andiamo."
Lei era preoccupata. Se ci fossero stati giornalisti o paparazzi davanti al centro commerciale? Non appena i due scesero dall'auto, le sue paure risultarono fondate. Subito vennero scattate loro centinaia di foto.
"Chi sono quelle bambine?" chiese una donna. "Le avete adottate senza dire niente ai fan?"
Joe rispose rifilando la motivazione che avevano deciso.
"E per quanto staranno con voi?" domandò un uomo.
"Qualche giorno" rispose Taylor.
"Ho paura" disse Hannah avvicinandosi alla ragazza e stringendole la mano così forte da stritolargliela. "Chi sono queste persone? Cosa vogliono?"
Fra le braccia di Joe, Valentina cominciò a piangere.
"Ce la farete a gestire il lavoro e due bambine?" domandò qualcun'altro.
I due si guardarono. Dovevano andare via da lì, le bambine si stavano spaventando.
"Prenderemo una pausa dalle nostre occupazioni" rispose la cantante.
"Cosa sono le occupazioni?"
"Il lavoro, Hannah."
La bambina annuì.
I quattro riuscirono ad allontanarsi da quella folla con un po' di difficoltà. Dentro il centro commerciale, per fortuna, nessuno li riconobbe né li disturbò. Comprarono abiti per qualche giorno, pannolini, un biberon, un lettino per Valentina, latte vaccino – che si poteva dare ai bambini dopo l’anno –, cereali da scioglierci dentro e molto altro. Una volta a casa erano tutti stanchi.
"Vado a cambiare la bambina."
"Ti aiuto, Tay, aspetta. Hannah, vuoi guardare la televisione?"
"Sì, i cartoni."
Joe sorrise e la accese.
"Va bene Tom e Jerry?" chiese, dopo aver messo su un canale a caso.
"Non l'ho mai visto."
"Allora goditelo, io vado ad aiutare la mamma un momento."
Non avevano comprato un fasciatoio, quindi distesero la bambina su un tavolino con sotto un asciugamano, poi le tolsero i pantaloncini e le alzarono la maglia.
"Vediamo se ricordo come si fa" mormorò Taylor mentre apriva la confezione delle salviettine umidificate. "Badare alla piccola Daisy mi avrà pur insegnato qualcosa."
La ragazza osservò la confezione di pannolini comprata quella mattina, rammentando la volta in cui si era presa cura della figlia di Katy Perry. Doveva solo pensare a come aveva fatto in quell’occasione.
"Io non ho mai fatto nulla di simile. Ma penso che si debbano staccare le linguette, all'inizio."
Taylor sorrise al marito.
"Allora è l’occasione di imparare. Prova."
Fu quindi Joe a occuparsene, poi fece aderire la parte davanti con quella dietro e tolse il pannolino chiudendolo bene. La bambina non fece che muoversi e ridere.
"Sta' ferma!" esclamò il ragazzo, mentre lei scalciava.
"Joe, è una bambina di un anno, che ti aspetti?"
Taylor la ripulì e le mise il borotalco e il pannolino pulito. La piccola non fece che agitarsi, ma alla fine i due erano riusciti in quella sorta di impresa.
Quando tornarono in salotto, non trovarono più la bambina.
"Dove sei?" chiese la cantante.
Joe le si avvicinò e le parlò all'orecchio.
"Si è nascosta. Sta giocando con noi."
Taylor sorrise.
"Non so proprio dove si è nascosta la piccola Hannah" considerò, alzando di più la voce.
Mise Valentina a terra e la piccola prese a camminare piano per la stanza, poi provò ad arrampicarsi sul divano. Si inginocchiò e si aggrappò alla stoffa, poi si diede lo slancio e vi salì.
"Bravissima!" esclamò Joe battendo le mani.
"Dove sarà Hannah?" continuava Taylor.
La bambina rideva, ma lei fingeva di non sentirla.
"Non è dietro il divano" disse Joe.
"E nemmeno dietro la poltrona."
Taylor guardò in cucina, ma non si trovava nemmeno lì, poi andò in salotto e la trovò sotto il tavolo.
"Presa!" esclamò, ma la bambina fu più veloce e sfuggì alla sua stretta, correndo per il salotto come impazzita e ridendo a crepapelle.
"Adesso ti prendo!" esclamò Joe, lanciandosi all'inseguimento, mentre Taylor stava attenta che Valentina non si cacciasse nei guai.
Aveva comprato anche dei giocattoli, così le diede una bambola e una spazzola.
"Ora la pettiniamo, guarda."
Le insegnò come si faceva e la bambina tirò i capelli della barbie.
"No, così le fai la bua."
Intanto Joe aveva preso Hannah e iniziato a farle il solletico alla pancia.
"Basta, per favore, basta!" esclamava la bambina ridendo a più non posso.
"Okay, okay, ora smetto."
La piccola sbadigliò.
"Ho sonno."
"Andiamo a riposare un po'. Joe, terresti tu Valentina finché metto Hannah a letto?"
"Certo."
Taylor accompagnò la bimba nella camera degli ospiti, che teneva sempre pulita e in ordine. Lì c'era un letto matrimoniale.
"Ma è grandissimo!" esclamò la bambina, tutta contenta.
"Hai visto? Ora mettiamo il pigiamino che abbiamo comprato."
La aiutò a infilarlo, poi chiuse le imposte e le rimboccò le coperte.
"Mi racconti una storia?"
Taylor le diede un bacio.
"Ma certo. Conosci la favola di Cappuccetto Rosso?"
Non aveva mai raccontato favole a un bambino, perciò sperò di non fare brutte figure.
"No."
"C'era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto Rosso, perché la mamma le aveva fatto un cappellino di quel colore."
E così la favola continuò. Hannah la ascoltava attenta, Taylor se ne rese conto perché rimaneva immobile e in silenzio. Taylor cercò di modificare la sua voce per fare Cappuccetto Rosso, il lupo e la nonna e Hannah rise più di una volta.
"Hai una voce buffa quando la cambi!" esclamò a un certo punto.
"Ti è piaciuta?" le chiese alla fine.
"Moltissimo." Sbadigliò. "Ora ho sonno, però."
"Allora dormi, è stata una mattinata stancante. Oggi pomeriggio giocheremo, d'accordo?"
"Va bene. Quando mangiamo?"
"Fra un'oretta, vengo io a chiamarti. E se hai bisogno sono di là."
"Okay."
"Come stai, Hannah?" chiese Joe entrando in camera con l'altra bambina per mano.
Aveva una camminata traballante, ma si muoveva.
"Ho voglia di dormire."
"Anche la tua sorellina dovrebbe dormire, ma non vuole, vero piccola?"
Le fece il solletico al pancino e la bambina rise.
"So io come fare, dammela. Bambine, io sono una cantante. Volete sentire una bella canzone?"
"Sì!" esclamò Hannah.
"I remember tears streaming down your face
When I said I'll never let you go
When all those shadows almost killed your light
I remember you said, "Don't leave me here alone"
But all that's dead and gone and passed tonight
 
Just close your eyes
The sun is going down
You'll be alright
No one can hurt you now
Come morning light
You and I'll be safe and sound
 
Don't you dare look out your window
Darling, everything's on fire
The war outside our door keeps raging on
Hold on to this lullaby
Even when (the) music's gone
Gone
[…]"
Hannah si era già addormentata.
"Tatata, uah, uaaah, mmm" disse Valentina, con una voce così dolce che il cuore di Taylor e Joe si sciolse.
"L'hai sentita? È così carina!" esclamò lui.
"Già."
La piccola sbadigliò e, dopo qualche altro gorgoglio, si addormentò. I due rimasero a guardare le bambine riposare tranquille.
"Sembrano due angioletti" disse ancora Joe.
"Sì, sono in pace. Si sentono sicure, con noi."
"Mi sembra ancora così strano."
Joe montò il lettino di Valentina che mise accanto al loro letto. La cantante infilò la piccola sotto le coperte e la lasciò riposare.
Joe e Taylor passarono la mezz'ora successiva a sistemare i vestitini nuovi delle bambine nell'armadio di camera loro e a montare il seggiolone, il passeggino e il seggiolino per l'auto.
"Che faremo con tutti questi oggetti quando si ritrasformeranno?" chiese lui.
Taylor deglutì a vuoto; non voleva pensarci, ma sapeva che prima o poi sarebbe successo. Doveva essere pronta, ma sapeva che non lo sarebbe stata mai. Come Joe, anche lei si stava affezionando alle bambine.
"Li terremo per un nostro futuro bimbo" rispose. "Che spero arriverà presto."
"Anch'io, tesoro, anch'io."
Le sue parole la accarezzarono come il petalo di un fiore. Joe la prese fra le braccia e avvicinò le labbra a quelle di lei. Un bacio delicato li unì, seguito da altri più intensi. Approfondirono il contatto al massimo, mentre le loro lingue danzavano all'unisono e i cuori battevano all'impazzata.
"Ti amo" mormorò Taylor staccandosi un momento da lui.
"Anch'io, ti amo più della mia vita!"
"Mi piace quando me lo dici" disse lei sorridendo con dolcezza.
Si sedettero sul divano e si presero per mano.
"Siamo sicuri di stare facendo la cosa giusta?"
"Abbiamo alternative? Non credo" gli fece notare lei.
"Ma quando si ritrasformeranno sarà dura per noi."
"Più di quanto immaginiamo, però per ora non pensiamoci." O almeno dovevano provare a non farlo, se non volevano impazzire. "La domanda è: riusciremo a essere bravi genitori?"
"Penso che sia il quesito che si pongono tutti quelli del mondo, anche se la nostra situazione è singolare. Faremo del nostro meglio, Taylor, e se avremo bisogno chiederemo una mano ai miei o ai tuoi."
In quel momento il cellulare di Taylor prese a squillare. La ragazza corse subito a rispondere, non avrebbe mai voluto che le bambine si svegliassero.
"Pronto?"
"Ciao Taylor, come va?"
"Mamma! Bene, le bambine dormono."
Le raccontò tutto quello che avevano fatto quella mattina.
"È una situazione molto strana. Qualcuno vi ha chiesto qualcosa?"
"Un po’ di gente ci ha fermati, ma non era niente di impossibile da gestire. Siamo stati in negozi piccoli, non costosi."
"Vi serve qualcosa?"
"No, abbiamo già tutto, grazie. Mamma?"
"Sì?"
"Secondo te sarò una brava madre? Ora, dico, ma anche in futuro."
E se avesse commesso degli errori? e se non fosse stata all'altezza di quel ruolo?
"Hai sempre avuto un grande istinto materno e ti piacciono molto i bambini. Hai pazienza, sei dolce, gentile e sensibile. Ce la farai, Taylor. Sarai una brava mamma."
La ragazza sorrise.
"Grazie. Ora devo andare" disse in fretta.
Aveva ancora paura, ma le parole della mamma erano servite a rassicurarla. Forse era migliore di ciò che pensava.
"Valentina sta piangendo?"
"Sì, Joe è appena andato da lei."
Salutò la mamma e poi si diresse nella camera da letto. Valentina era ancora nel lettino e Joe la stava facendo giocare con le sue mani, La piccola gli piegava le dita e rideva.
"Buongiorno, principessa" le disse il ragazzo e la bambina gli sorrise, poi guardò Taylor.
"Ma… ma… mamma" mormorò.
Il cuore della ragazza perse un battito e sbarrò gli occhi.
"Ripeti cos'hai detto, amore" la pregò.
Voleva risentire ancora quelle cinque lettere che componevano la parola più bella del mondo. Ed erano riferite a lei, solo a lei, in quel momento. Si sentiva la ragazza più felice del mondo.
"Mamma!"
Valentina lo disse con più convinzione, stavolta.
"Tesoro."
Taylor la prese in braccio e se la strinse al cuore.
"Che bello!" esclamò Joe. "Spero che presto imparerà a dire papà."
"Lo farà, vedrai. Dalle solo un po' di tempo."
"Mamma?"
Hannah la stava chiamando dall'altra stanza.
La ragazza la raggiunse e la piccola si alzò.
"Tranquilla, rifaccio io il letto."
"Voglio imparare" disse la bambina.
"Sei molto brava, sai? A voler capire come si fa, intendo."
"Grazie, papà."
"È bello sentirsi chiamare così" sussurrò a Taylor.
"Già." Mise la bambina più piccola per terra, in piedi, e lei iniziò a esplorare la stanza. "Devi prendere le lenzuola e distenderle bene, così, come faccio io" disse alla più grande.
Rifecero il letto insieme e l'espressione soddisfatta di Hannah quando ebbero finito era impagabile.
"Ho fame!" esclamò quest'ultima.
"Sì, adesso prepariamo il pranzo."
"Cosa mangiamo?" chiese Hannah.
"Minestra."
Taylor utilizzò la pastina più piccola che aveva, in modo che anche Valentina potesse mangiarla.
"No, non toccare così il gatto, Vale" disse Joe alla piccola.
La bambina batteva la mano sulla schiena di Merlin e lo toccava dalla coda alla testa, arruffandogli il pelo.
"Devi sfiorarlo dalla testa alla coda, altrimenti si arrabbia" continuò il ragazzo.
Era così dolce con lei.
"Mamma, mamma!" esclamò Valentina trotterellando verso la cucina, ma poi cambiò idea e si mise a gattonare con i gatti che la seguivano e che, a volte, le sbattevano la coda sul viso. "Eh, eh, eh, eh, eh, eh, eh, eh, eh!" esclamava, esplorando il salotto.
"Fa tanti vocalizzi" osservò Joe.
"Un po' prima di quest'età i bambini iniziano a capire che possono usare la bocca per produrre suoni e provano a farlo in mille modi diversi" spiegò Taylor.
Valentina e Hannah vennero in cucina e la più piccola si aggrappò ai pantaloni di Taylor. La ragazza la prese in braccio e chiese ad Hannah di mettersi sull'altra gamba. Sorrise. Aveva fra le braccia due creature da proteggere, che avevano bisogno di lei. Poteva sentire i loro corpicini premuti sul suo ventre, il calore di quelle due bambine e il profumo che emanavano, dolce e delicato. Il suo volto si aprì in un luminoso sorriso mentre le guardava in adorazione. Valentina si spostò più indietro, per stare più comoda.
"Brrr, mmmbrrr, mmmbrrr, brrr" disse, bagnandosi le labbra e il mento di saliva.
Taylor e Joe risero.
"Che fai?" le chiese la ragazza, asciugandola.
Una volta pronto il pranzo, mangiarono tutti un piatto di minestra calda. Taylor nutrì prima Valentina.
"C'è un aereo che arriva!" esclamava, facendo il suono dell'aeroplano.
"Papà, lo voglio anch'io" disse Hannah.
Joe la accontentò.
"Va bene, anche se saresti grande per queste cose."
"Non è vero" la difese Taylor.
Intanto, Valentina aveva finito di mangiare e si stava divertendo con un pacco di pasta che le aveva dato il padre.
"Mia mamma lo usava sempre per intrattenermi, quand'ero piccolo" spiegò.
E sembrava piacere molto anche alla bambina, che lo scuoteva e lo spostava in continuazione, godendosi il rumore della plastica e della pasta.
Per un attimo i due adulti rimasero a guardare incantati l’espressione concentrata di Valentina, la quale sembrava totalmente rapita da quel suono. Era sorprendente come i bambini fossero affascinati anche dalle cose che, agli occhi dei grandi, sembravano oramai banali.
Possiamo imparare così tanto da loro pensò Taylor, il cuore colmo di tenerezza.
Poi, mentre la ragazza controllava che la piccola non spaccasse accidentalmente il pacco e ne sparpagliasse il contenuto ovunque, Joe tornò a occuparsi del pranzo di Hannah.
Dopo qualche altra cucchiaiata datale dal ragazzo, la maggiore volle continuare a mangiare da sola. Era qualcosa che aveva già notato quando Hannah aveva chiesto che le venisse insegnato a fare il letto: la bambina aveva bisogno di amore e attenzione, ma aveva allo stesso tempo uno spirito indipendente e desiderava imparare a fare le cose da se.
Un nuovo sorriso fece la propria comparsa sul suo volto.
Quando videro che Hannah se la stava cavando piuttosto bene, Taylor e Joe procedettero a mangiare a loro volta. Fu un pranzo diverso dal solito: i due ragazzi non erano abituati a gestire dei bambini nel corso dei pasti, ma si resero conto di come venisse loro istintivo controllare continuamente le due piccole per verificare che tutto andasse bene.
Per fortuna Hannah e Valentina erano tranquille e serene: la prima mangiava con gusto e la seconda, con la pancia già piena, continuava a cercare di produrre suoni sempre nuovi con il suo pacco di pasta, gorgogliando soddisfatta.
Di tanto in tanto uno dei due procedeva a pulire delicatamente il mento di Valentina, che nell’esprimere la propria felicità produceva piccole bolle di saliva, o aiutava Hannah a togliere le tracce di minestra che le restavano agli angoli della bocca. Più di una volta si ritrovarono a sorridersi a vicenda, sempre più estasiati dalla bellezza di quelle due creature.
Quando tutti ebbero terminato, Taylor raccolse piatti e posate e li portò al lavandino.
"Hai bisogno di una mano, tesoro?" le domandò Joe.
"No, ti ringrazio. Tieni compagnia alle piccole" rispose lei, voltandosi per rivolgergli un sorriso.
La premura del marito le scaldava sempre il cuore: erano le piccole frasi come quella a dimostrarle ogni giorno quanto lui l’amasse e a farla sentire coccolata.
Mentre Joe intratteneva le bambine, Taylor iniziò a sciacquare i piatti e a sistemarli nella lavastoviglie.
Per un po', alle proprie spalle, la ragazza avvertì solo la voce sommessa di lui, i vocalizzi di Valentina e le domande vivaci di Hannah. La più grande interrogava Joe su ogni cosa che catturava la sua attenzione e al momento era concentrata sulle foto della coppia tenute ferme da varie calamite sullo sportello del frigorifero.
"E lì dov’eravate?"
"In Inghilterra, a trovare la mia famiglia."
"E dov’è l’Ingliterra?"
Joe rise.
"Inghilterra, piccola. Si dice Inghilterra" la corresse con gentilezza, parlando piano per darle il tempo di assimilare la nuova parola. "È un’isola molto grande, lontana da dove ci troviamo adesso."
"Ingl… Inghilterra" ripeté la bimba.
Sarà un bravissimo papà pensò Taylor, perdendosi nell’immagine della famiglia che un giorno sarebbero diventati.
Il suo cuore accelerò piacevolmente i battiti per l’emozione.
Poi, a un certo punto, le domande vennero sostituite dalle risate.
La ragazza, la quale aveva iniziato a occuparsi delle pentole e del piano cottura, si voltò per vedere cosa le stesse provocando. E quanto vide contribuì a farla sorridere ancora una volta: non faceva altro, quel giorno.
Joe e Hannah stavano giocando a formare una pila con le loro stesse mani, scambiandole in continuazione per vedere chi avrebbe vinto riuscendo a tenere una delle proprie in cima a quelle dell’altro. La bambina si stava divertendo un mondo, poiché Joe voltava le proprie mani verso l'alto ogni qualvolta si trovassero sotto quelle di Hannah, facendole il solletico ai palmi.
Quando la piccola si accorse che Taylor li stava guardando domandò, entusiasta:
"Vuoi fare la torre più alta del mondo con noi, mamma?"
Taylor sorrise e rispose:
"Certo, arrivo."
Ripose il panno con cui stava pulendo i ripiani di lavoro, si sciacquò le mani e tornò a sedersi al tavolo.
Hannah, con il cipiglio di un piccolo generale, disse:
"E niente solletico!", rivolgendo uno sguardo corrucciato a Joe.
"Signorsì!"
Fu Hannah a coordinare l’intera operazione, concentrata come se si trattasse di qualcosa d’importanza capitale.
Fece posizionare la mano destra sul tavolo a Joe, in un punto ben preciso; poi, posò la propria sulla sua; infine, disse a Taylor di fare altrettanto. Fecero la stessa cosa con le mani sinistre, fino a che, davanti a loro, non ci fu una torre formata dalle loro mani sovrapposte.
"Ecco!" esclamò la bambina, raggiante.
Le sue mani piccole e soffici erano in mezzo alle loro e, nonostante fossero tanto sottili e delicate, trasmettevano un calore avvolgente e piacevole.
D'improvviso, un’ondata di emozione travolse Taylor, tanto intensa che gli occhi le vennero riempiti da lacrime di commozione. Era davvero così che ci si sentiva ad avere dei bambini nella propria vita? Esisteva davvero la possibilità di provare quella gioia immensa ogni giorno?
Rimase per un attimo a fissare le loro mani unite, prima di alzare lo sguardo su Joe, il quale fece altrettanto. E negli occhi del marito lesse la sua stessa identica emozione, che sembrò improvvisamente circondarli e costruire attorno a loro una bolla di felicità che nulla avrebbe potuto scoppiare.
Valentina sembrava molto divertita da quello che stavano facendo e li osservava, oramai dimentica del pacco di pasta.
"Uaaah! Uaaaaah!" esclamò, agitando le gambette.
Taylor e Joe scoppiarono a ridere.
"Vuoi provare anche tu, piccola?" domandò la ragazza.
Quando la bambina gorgogliò di nuovo, protendendo le braccia verso di loro, i tre si portarono più vicini a lei.
Provarono a ricreare la torre anche con lei, prendendo delicatamente le sue manine fra le loro. Riuscirono a tenerla insieme per appena qualche secondo, dato che, com’era normale che fosse, la piccola si agitava e voleva presto muoverle. Nonostante questo, il sentimento di felicità e realizzazione provato prima si fece sentire con altrettanta forza.
Alla fine, Taylor e Joe si scambiarono i ruoli: la prima rimase con le piccole, portandole entrambe in salotto con se, mentre il secondo terminava di rassettare la cucina. Era giusto che anche lui facesse la sua parte, le aveva detto.
La ragazza, recuperato un libro per bambini che avevano comperato quella mattina, si sistemò sul divano con Hannah e Valentina. La maggiore le si accoccolò accanto, avvolgendo le proprie braccia attorno al suo; la più piccola, invece, seduta sulle sue gambe, le appoggiò la schiena al petto e la testolina all’altezza della clavicola.
Sfogliarono il libricino aspettando che Joe finisse con le faccende.
Si trattava di una storia molto semplice e carina, che parlava di un piccolo scoiattolo in cerca di un regalo di compleanno per la mamma. La parte interessante di quelle pagine era, sicuramente, il fatto che permettessero ai bambini di interagire: c’erano finestrelle da aprire per scoprire una qualche parte del racconto, inserti in stoffa o carta particolare per stimolare il tatto e pagine doppie che, quando venivano dispiegate, rivelavano disegni tridimensionali.
Taylor lesse nello stesso modo in cui, prima di pranzo, aveva raccontato la storia di Cappuccetto Rosso: diede più intonazione possibile a ogni frase e cambiò le voci in base a chi stava parlando. Acuta e sottile per il piccolo scoiattolo, buffa e gioiosa per il suo amico talpa, calda e dolce per la mamma. In alcuni punti i protagonisti canticchiavano e allora la ragazza, immaginando quale potesse essere la melodia più adatta, proseguiva cantando. 
Rispose alle domande di Hannah, la quale non vedeva l’ora di scoprire come andava avanti la storia e toccare ogni possibile nuovo materiale nella pagina successiva, e guidò Valentina nell’esplorare il libro con le mani, facendo attenzione che non si facesse male con i bordi taglienti della carta.
Le due bambine ressero fino al termine del racconto, ma per il momento in cui Joe le raggiunse avevano già gli occhi che si facevano piccoli. Il marito trovò Taylor ancora seduta sul divano che accarezzava delicatamente i capelli biondi di entrambe. Valentina si era già assopita, mentre Hannah cercava di lottare per restare sveglia, il capo posato sul braccio di Taylor.
Joe s’inginocchiò di fronte alla più grande.
"Abbiamo un po' di sonno, eh?" chiese, col sorriso sulle labbra.
"No… Non ho sonno…" mormorò la bambina, stropicciandosi allo stesso tempo gli occhi che proprio non riusciva a tenere aperti.
Nessuna delle due protestò, quando venne sollevata, e prima che arrivassero in camera anche Hannah si era addormentata. Una volta che le ebbero sistemate nei loro rispettivi letti, i due ragazzi tornarono in salotto e si accomodarono sul divano, uno accanto all’altra.
Joe si voltò verso Taylor e le mise una ciocca dei lunghi capelli biondi dietro l’orecchio, per poi procedere a lasciarle una carezza sulla guancia.
Lei sorrise e si girò a propria volta, appoggiando il braccio destro sullo schienale e la mano sinistra su quella di lui.
"Le ami già, non è vero?" le domandò con dolcezza.
"Oh, sì! Come si potrebbe non amarle?" rispose la ragazza. "E so che c’è l’altissima probabilità che prima o poi torneranno alla loro forma originale, ma non posso farne a meno."
"Lo so, amore" rispose Joe. "Lo so."
Il marito non aggiunse altro, limitandosi a continuare ad accarezzarle la guancia, ma Taylor comprese che anche lui si sentiva alla stessa maniera. Anche Joe si stava innamorando di quelle due bambine e si rattristava all’idea del giorno in cui si sarebbero trasformate di nuovo.
La ragazza si sporse verso di lui e gli lasciò un lieve bacio sulle labbra. Poi sorrise, guardandolo negli occhi.
"Godiamoci questi giorni, d’accordo? Non pensiamo al dopo."
Lui annuì, ricambiò il sorriso e le passò un braccio attorno alle spalle, invitandola ad accoccolarsi al suo fianco.
Taylor lo fece e una volta posato il capo sul petto di lui chiuse gli occhi. Si accorse improvvisamente di essere molto più stanca di quanto non avesse immaginato, ma resistette all’impulso di lasciarsi andare al sonno: voleva restare vigile in caso Hannah o Valentina avessero bisogno di lei. Essere genitori significava anche quello.
Ci fu un lungo attimo di silenzio, prima che Joe parlasse.
"Il solo dopo a cui voglio pensare è quello che include me, te e i nostri futuri figli."
La ragazza riaprì gli occhi e sollevò leggermente il volto per poterlo vedere meglio.
"Immagini come sarà avere qualche bimbo mio e tuo che scorrazza per casa con le sue gambette? E le loro risate? I capricci, il loro primo giorno di scuola…"
Sì, Taylor riusciva a immaginarlo benissimo, perciò annuì.
Poi, per stuzzicare un po' il marito, disse:
"Però qualche è un pochino vago, come quantitativo."
"Beh, ma è perché adesso è impossibile prevedere quanti saranno" rispose lui, stando al gioco. "Due, tre, una decina? E chi lo sa."
"Ah, se qualcuno lo partorisci tu possiamo anche averne dieci, per quel che mi riguarda" rispose lei, scatenando l’ilarità di Joe.
Stettero sul divano per tutti i tre quarti d’ora in cui le bambine dormirono, stretti l’uno all’altra nel silenzio rilassante della loro casa e in una sorta di dormiveglia vigile.
Merlin e Benjamin Button furono i primi a raggiungerli, seguiti a poco tempo di distanza da Olivia e Meredith. Tutti e quattro cercarono il posto a loro più congeniale e si sistemarono accanto alla coppia per ricevere qualche coccola. Non appena iniziarono a lasciar loro delicate carezze sulle testoline e sui fianchi cominciò un bel concerto di fusa, che li accompagnò per i venti minuti successivi. Le più rumorose, quelle di Benjamin Button, li fecero scoppiare a ridere più di una volta.
Valentina fu la prima a svegliarsi quando decise che era venuto il momento di avvertirli che era il caso di cambiarle il pannolino.
Questa volta fu Taylor a occuparsene, mentre Joe andava da Hannah, la quale era stata svegliata dal pianto della sorella. Mentre cambiava Valentina la ragazza sentì la maggiore ridere, nell’altra stanza, divertita da qualcosa che Joe aveva detto o fatto.
Poi si ritrovarono tutti nuovamente in salotto. Non appena Hannah vide Taylor il suo visetto s’illuminò e scese dalle braccia di Joe per correrle incontro. Tenendo stretta Valentina, che le stava in braccio, la ragazza allungò il sinistro ad accarezzare la testolina di Hannah, che la stringeva all’altezza delle gambe.
"Ben svegliata, piccola!"
"Possiamo giocare tutti insieme?" domandò Hannah, alzando gli occhioni ancora assonnati verso di lei.
"Certo. E più tardi possiamo anche fare un po' di merenda e una bella passeggiata, che ne dici?"
La bambina annuì, per poi arrampicarsi sul divano, dove Taylor posò anche Valentina.
"Puoi tenere tu compagnia alla tua sorellina per un momento?" chiese la ragazza.
"Sì, mamma."
L'aria solenne con cui Hannah rispose fece a Taylor una tenerezza incredibile. Le lasciò un bacio sulla fronte, poi si rivolse al marito.
"Conosco quell’espressione. Cos'hai in mente?" le domandò lui, sorridendo divertito.
"Vedrai."
Mentre le piccole restavano tranquille sul divano in compagnia di un morbidissimo orsacchiotto di pezza, Taylor e Joe crearono una zona sicura in cui potessero giocare sotto la loro supervisione. Spostarono il tavolino posto di fronte al divano, liberando così da ogni ostacolo il tappeto che stava al di sotto di esso; aspirarono il tappeto nonostante fosse già pulito, per essere sicuri; infine, circondarono quest’ultimo con diversi cuscini, creando una sorta di perimetro.
Il tutto si svolse mentre i due, a turno, controllavano che le bambine stessero bene.
Recuperarono poi i giocattoli comprati quella mattina: le barbie, tra cui quella con cui Taylor aveva fatto giocare Valentina, un puzzle raffigurante un cucciolo di leone nella savana e una bella trottola di legno, di quelle vecchio stampo dipinte in colori sgargianti. C'era anche qualche peluche e un unicorno a dondolo, in legno anch’esso e pitturato con i colori dell’arcobaleno: quando l’aveva visto Taylor non aveva saputo resistere.
Terminati i preparativi si sistemarono nel rettangolo di cuscini con Hannah e Valentina.
Il tappeto era morbido e caldo: le bambine ci si accomodarono volentieri e iniziarono a esplorare l’enorme quantità di giocattoli che avevano a disposizione.
Valentina, la quale sembrava essere rimasta molto affascinata dall’orsacchiotto, si diresse decisa verso gli altri animali di peluche. Prese un grosso gufo di pezza con la mano destra e un cagnolino dalle orecchie enormi con la sinistra; poi, vide un coniglietto bianco dal pelo arruffato e decise che doveva avere anche quello. Con tutti e tre i peluche fra le braccia, la piccina quasi scomparve in quell’ammasso di morbidezza.
Ridendo sommessamente, Joe tenne delicatamente Valentina appena sotto le ascelle per assicurarsi che non perdesse l’equilibrio. E infatti, pochi istanti dopo, la videro barcollare sotto il volume dei peluche. Il ragazzo l’aiutò a sedersi sul tappeto e la piccola, accanto a lui e circondata dagli animali di pezza e dai cuscini, continuò a giocare beata.
Di tanto in tanto mostrava un qualche peluche a Joe, porgendoglielo con un sonoro:
"Eh! Eh!"
Lui lo prendeva e lo teneva fino a che la piccola non lo rivoleva indietro.
Nel frattempo, Hannah aveva rivolto il suo interesse alle barbie. Ne aveva scelta una bionda come lei e la stava pettinando con estrema attenzione. La sua delicatezza fece intuire a Taylor che quella mattina l’aveva sentita istruire la sorella su come farlo.
Quando ebbe terminato, la bambina si rivolse a lei:
"Mamma, mi aiuti a scegliere i vestiti?"
La ragazza annuì e si fece più vicina alla bambina.
Insieme, iniziarono a passare in rassegna tutti i vestiti per le bambole presi con queste ultime. Ce n’erano di tutti i tipi: gonne, pantaloni, vestiti con fantasie a fiori o brillantini e abiti eleganti, da cerimonia. C'erano anche accessori adeguati a diversi ruoli: un camice da dottoressa con tanto di valigetta, una corona e uno scettro da principessa, un microfono con la staffa.
Inizialmente Hannah decise che la barbie sarebbe stata una principessa: insieme a Taylor scelse un bel vestito azzurro con le maniche di tulle e una rosellina sullo scollo, le scarpe abbinate e le sistemò la corona sul capo e lo scettro fra le mani.
"E come si chiama questa bella principessa?"
"Ashley! Non ti ricordi di lei, mamma?"
"Oh, hai ragione, è proprio lei! È un piacere incontrarvi di nuovo, principessa Ashley!"
Per un po' giocarono quindi alla principessa nel castello. Hannah aveva una grande immaginazione e descrisse il palazzo nei minimi particolari, conducendo Taylor in una sorta di visita guidata.
Quando la bambina decise che era il momento di cambiare soggetto si fece pensierosa per un attimo, prima di rivolgersi alla ragazza.
"Adesso voglio che Ashley sia una cantante, come te. Può cambiare lavoro?"
Taylor sorrise.
"Certo, tesoro. Anche lei, come te, può essere tutto ciò che vuole."
S’impegnarono perciò a cambiare la barbie con degli abiti più adatti. Quando ebbero terminato Ashley portava una coda di cavallo alta, un bel vestito argentato, monospalla e con i volant sull’orlo, e delle scarpe nere con il tacco. La sistemarono di fronte al microfono.
Passarono così i venti minuti successivi. Hannah fece cantare ad Ashley qualche melodia inventata, per poi chiedere aiuto a Taylor quando rimase a corto di idee.
La ragazza fu ben felice di accontentarla e intonò tutto ciò che le veniva in mente.
Solo quando Hannah decise di voler cambiare gioco Taylor si accorse che Joe e Valentina avevano smesso di occuparsi dei peluche e le stavano osservando. Lo sguardo orgoglioso del marito e quello ammaliato della piccina le sciolsero il cuore e la fecero sorridere.
Lasciati da parte barbie e animali di pezza, entrambe le bambine si rivolsero ad altro.
Hannah, insieme a Joe, si cimentò nel puzzle del leone: si trattava di una composizione piuttosto semplice, che comprendeva venti pezzi, e la bambina ci si impegnò con entusiasmo.
Joe la osservava, passandole i pezzi che le servivano, ma lasciandola ragionare da sola su dove potessero andare.
"Va qui, papà?"
"Prova."
Il pezzo di puzzle si incastrò da un lato ma non dall’altro.
Hannah corrugo la fronte, impensierita, riprendendo il pezzo e spostandolo da un’altra parte. Andava proprio lì.
Joe sorrise.
"Brava!"
Valentina, invece, si dimostrò catturata dai colori della trottola. Si occupò Taylor di mostrarle come funzionava, seduta a gambe incrociate sul tappeto.
Dopo aver fatto accomodare la bimba sulle proprie gambe, mormorò:
"Ecco, Vale. Si fa così", con voce dolce e tranquilla.
Poi fece roteare la trottola, dandole un giro bello deciso con le dita. Sulla sua superficie le strisce di colore iniziarono a mescolarsi a causa della velocità, creando un effetto ottico spiraleggiante che parve catturare Valentina.
"Uah! Ah! Uaaaah!" esclamò la piccola, iniziando a sgambettare e ad agitare le braccia.
La guardò ancora per un istante e quando la vide rallentare l’afferrò, fermandone completamente la corsa. Quando se la ritrovò stretta fra le manine paffute la studiò, girandola, un po' delusa di notare che lo strano fenomeno era scomparso.
"Eh sì, piccola. Se la tieni, si ferma. E si fermano anche i colori" le spiegò.
Dopodiché, guidò le mani di Valentina a farla girare nuovamente. Questa volta il movimento della trottola fu meno fluido e quest’ultima fece qualche piroetta in meno, prima di tornare immobile. Non fece alcuna differenza: la bambina parve divertirsi esattamente come la prima volta.
Continuarono in quel modo per diverso tempo, Taylor con Valentina e Joe con Hannah.
Poi, d’un tratto, Hannah esclamò: "Guarda che bello, mamma!", attirando l’attenzione della ragazza.
Taylor, tenendo Valentina in braccio, si accostò alla maggiore: il puzzle era stato completato ed era sgargiante e vivace proprio come nell’immagine sul coperchio della scatola.
"Hai ragione, è venuto davvero bene."
Rendendosi conto di non aver controllato per un bel po', la ragazza alzò lo sguardo sull’orologio da parete appeso in salotto: erano già le tre e mezza.
"Che ne dite, è ora di merenda?" chiese.
Valentina iniziò ad agitarsi e perciò la posò a terra. Per trovare l’equilibrio la piccola si tenne alla sua gamba. Istintivamente, mentre si raddrizzava, Taylor le posò una mano sul capo, lasciandole una carezza fra i capelli.
"Sì! Ho fame" esclamò Hannah.
"Prima però ritiriamo tutto" soggiunse Joe, con gentile autorevolezza.
La più grande rivolse uno sguardo dubbioso al puzzle.
"Anche questo?"
"Possiamo rifarlo domani, se ti va" disse Joe. "E se vuoi averlo sempre così possiamo anche incorniciarlo."
"Cos’è incorniciarlo?" domandò la piccola, inciampando sull’ultima parola.
Joe prese una foto dal mobile della sala e la mostrò ad Hannah, per farle capire.
"Ecco, vedi? Mettiamo il puzzle dentro una cornice come questa e lo teniamo, come un quadro."
Hannah parve sollevata.
"Va bene. Mi piacciono tanto i puzzle."
Taylor accarezzò i capelli anche a lei.
"Allora prenderemo sia una cornice che un altro puzzle."
Mentre Taylor teneva Valentina, Hannah e Joe riportarono la sala allo stato originale: la prima si occupò dei giocattoli, il secondo dei cuscini e del tavolino.
Fatto questo si diressero tutti in cucina, con Joe che, caricatosi Hannah in braccio, le faceva fare l’aeroplano. La bambina rideva a crepapelle.
Messa la minore nel seggiolone e la maggiore al tavolo, gli adulti si occuparono della merenda: un omogenizzato alla frutta per Vale, qualche cubetto di cioccolata con una fettina di pane per Hannah e una tisana mela e cannella per loro due.
Mentre la tisana si raffreddava, Joe diede la pappetta gusto mela e pesca a Valentina.
Taylor non poté fare a meno di osservare il marito e di ammirare la sua dolcezza nei confronti della bambina. Le sue mani grandi erano così delicate quando le pulivano il visetto, il suo sorriso caldo e genuino quando Valentina faceva i suoi versetti vivaci. 
Una volta che lei l’ebbe terminata e che il ragazzo le ebbe pulito per bene la bocca e il mento un'ultima volta, anche lui poté sorseggiare la sua bevanda calda.
"Questa tisana natalizia è sempre buona" commentò Taylor, rigirandosi la tazza fra le mani.
"Per questo ne teniamo sempre una scorta, golosona" ribatté Joe, passandole accanto per posare la propria tazza vuota nel lavello e lasciandole un bacio sul capo.
Quando ebbero mangiato e sistemato tutto, decisero di uscire e cercare un parco tranquillo in cui poter passeggiare e portare le bambine a giocare senza che i paparazzi li perseguitassero. Non volevano ripetere l’esperienza di quella mattina e che le bambine si spaventassero di nuovo.
Vestirono Hannah e Valentina con le giacche a vento e le cuffie di cotone che avevano acquistato, poi presero la macchina e partirono alla volta di una zona quieta di Los Angeles, nella speranza di trovare un luogo non troppo affollato.
Alla fine si fermarono in un’area verde a qualche chilometro da casa loro. Era il tipo di posto dove, generalmente, si andavano a fare i pic-nic e a passeggiare la domenica e c’era anche un’area giochi per bambini. Essendo un giorno infrasettimanale non c’era molta gente in giro, ma per buona misura Taylor e Joe indossarono quantomeno gli occhiali da sole. Se potevano fare qualcosa in più per evitare che le piccole finissero in mezzo al caos era meglio farlo.
Raggiunsero le giostrine con calma, camminando lungo i vialetti che si snodavano fra l’erba e gli alberi. I due adulti procedevano più lentamente, aiutando Valentina ad avanzare a piccoli passi, mentre Hannah correva davanti a loro, senza abbandonare mai la loro supervisione.
"Mamma! Papà! C'è l’acqua!" esclamò la piccola quando arrivarono in prossimità di un laghetto artificiale che stava al centro del parco.
"Hai visto? Non ti avvicinare senza di noi, però. Aspettaci" si raccomandò Taylor.
Deviarono quindi leggermente il percorso tenuto fino a quel momento e costeggiarono la sponda della pozza d’acqua. Proseguirono fino al punto dove si raccoglieva un gruppetto di anatre e lì si fermarono per permettere alle bambine di osservarle. Restarono lì per qualche attimo.
Quando arrivarono al parco giochi Taylor e Joe si divisero: la prima si occupò di portare Vale ai giochi adatti ai più piccini, mentre il secondo si preparò a stare dietro ad Hannah ovunque lei volesse correre.
Tenendola per mano saldamente ma con delicatezza, Taylor seguì la direzione che la minore le indicava. Stava andando verso un elefantino a dondolo, di quelli con la seduta larga e comoda fra i due pannelli di legno sagomati. Non appena lo raggiunse la bambina cercò di salirci da sola, ma l’oscillare della giostra le impediva di trovare il giusto equilibrio per farlo. Taylor l’aiutò, lasciando però che si desse comunque la spinta da se.
Poi le fece posizionare le mani sulla barra che fungeva da maniglia e si sistemò dietro di lei per sostenerla. Quando l’elefantino iniziò a dondolare la piccola sembrò estremamente divertita e un sorriso fece la propria comparsa sul suo visetto.
"Eh! Eh! Eh!" esclamò, ridacchiando.
"Abbiamo fatto bene a prendere quell’unicorno a dondolo, allora" constatò Taylor rivolgendosi alla piccola.
Si soffermò a guardarla in adorazione e le accarezzò la guancia paffuta.
Nel frattempo, Joe stava supervisionando Hannah sullo scivolo. Quest'ultimo non era molto alto, ma la bambina necessitava comunque di una mano che la sostenesse mentre lei saliva la scaletta e, inizialmente, anche per scivolare giù.
Quando ebbe acquisito abbastanza sicurezza per farlo chiese di poter scendere da sola. Joe la lasciò fare, restando comunque ad appena qualche passo dallo scivolo per qualunque evenienza. La bambina scese tranquillamente, atterrando sulle gambe quando arrivò sul fondo.
"Visto, papà?!" chiese, tutta contenta della sua prodezza.
"Certo, sei stata bravissima!"
Dopo che Hannah ebbe provato anche la corda da arrampicata annessa allo scivolo, si spostarono tutti insieme alle altalene. Ce n’erano di adatte sia a lei che alla sorellina e Taylor e Joe furono ben felici di spingerle.
Mentre faceva dondolare quella di Valentina con delicatezza, Joe fece altrettanto con Hannah.
La bambina era estasiata dalla velocità e dal vento che le scompigliava i capelli biondi.
"Più veloce! Più veloce!"
Il ragazzo l’accontentò per quanto poteva senza rischiare che lei si facesse male.
Taylor osservò Hannah, rapita. Ricordava quando, da piccola, chiedeva lo stesso a suo padre: ogni volta che lui la spingeva un poco di più le sembrava di raggiungere altezze sovrumane e di poter quasi volare. Era incredibile quale concezione fantastica del mondo si avesse da bambini, come ogni piccola cosa potesse assumere una proporzione enorme.
Era una delle cose che rimanevano più impresse, da adulti, quando oramai non si era più capaci di vedere le cose in quel modo ingenuo e puro.
Valentina, comunque, si stancò presto di restare ferma nella seduta dell’altalena, che le limitava i movimenti, e iniziò ad agitarsi. Protese le braccia verso Taylor, chiedendo di essere presa in braccio, e la ragazza l’accontentò.
Mentre Hannah si divertiva ancora un poco sull’altalena, Taylor passeggiò con Vale nell’area giochi, mostrandole la natura circostante e parlandole di tutto ciò che vedeva.
"È bello qui, non è vero?" le disse, mentre la bambina allungava la mano per toccare la corteccia ruvida di un albero. "Non sembra nemmeno di essere in città."
Quando iniziò a fare un po' più freddo la ragazza raggiunse nuovamente il marito e, di comune accordo, decisero che era arrivato il momento di rientrare. Impiegarono un momento a convincere Hannah ad andarsene: dovettero rassicurarla che il parco sarebbe stato lì anche nei giorni seguenti e che ci sarebbero potuti tornare.
Sulla strada per il ritorno si fermarono anche a comprare una cornice e un altro puzzle per Hannah. Riuscirono anche a trovarne uno adatto a Valentina, con le figure degli animali della fattoria da inserire in un tabellone di cartone.
"Allora, vi siete divertite?" chiese Joe alle bambine una volta che tornarono a casa.
"Sì!" esclamò Hannah. "E anche lei, ne sono sicura."
"Vado a farmi una doccia" disse Taylor.
"Tranquilla, sto io con loro."
Una volta in bagno, la ragazza si rese conto di quanto stanca fosse. Era senza energie, sia fisiche che mentali, eppure non se la sentiva di dare la colpa alle bambine. Erano soltanto due piccole che volevano giocare. Era lei a non essere abituata a quei ritmi, se fosse stata una giornata normale si sarebbe ritrovata nello studio di registrazione a cantare. Una volta sotto l'acqua tentò di rilassarsi. Si lavò con calma i capelli e si insaponò il corpo, poi rimase lì immobile mentre la doccia le toglieva un po' di stanchezza.
Quando tornò in salotto, le piccole stavano guardando i cartoni animati in televisione. Un cane inseguiva un gatto e le due ridevano di cuore.
"Ho preparato la tavola, ma le ho sempre tenute sotto controllo" disse Joe.
"Grazie, tra poco ceniamo."
Lei gli sorrise, poi andò in cucina. Quella sera mangiarono pollo e purè, ma al posto di quella carne Taylor diede a Valentina del prosciutto.
"Ho sonno" disse la più grande dopo cena.
Taylor finì di lavare i piatti e la accompagnò a letto. Valentina si addormentò poco dopo. Erano solo le nove di sera, ma le due piccole avevano avuto una giornata intensa, era normale che fossero stanche.
"E noi che facciamo?" chiese Joe alla fidanzata.
"Guardiamo un po' di tv" propose lei.
Videro Affari a quattro ruote, un programma che piaceva tanto a lui e che parlava di due uomini che acquistavano macchine d'epoca in cattive condizioni e le rimettevano a posto per poi rivenderle. Taylor si addormentò sul divano, ma si svegliò quando Joe la chiamò.
"Dai, andiamo a dormire" disse il ragazzo, prendendola per mano.
Prima di dirigersi nella loro stanza passarono a controllare Hannah. La bambina dormiva tranquilla.
"Domani che attività faremo fare loro?" chiese Taylor quando furono in camera.
"Ci penseremo, non mi viene in mente nulla adesso."
Lei annuì, poi si infilò il pigiama e si mise sotto le coperte accanto al marito.
"Ti amo" gli disse parlandogli all'orecchio.
"Ti amo anch'io!"
Joe la prese fra le braccia e la baciò sulle labbra.
"Non davanti a Valentina" disse Taylor e si scostò appena.
"Che importa? Tanto dorme."
"Non mi sento a mio agio a fare effusioni quando ci sono altre persone."
"Va bene."
Le diede un altro bacio sulla guancia e lei ricambiò, poi restarono per diversi minuti a farsi le coccole. Tuttavia, si addormentarono presto.
Si svegliarono di soprassalto quando Valentina scoppiò a piangere nel bel mezzo della notte.
"Che succede, piccola?"
Taylor si stiracchiò, si alzò e la prese in braccio. Controllò se doveva essere cambiata, ma era asciutta e pulita. Provò a darle il latte con il biberon, mentre la bambina si dimenava e continuava a strepitare, tuttavia non voleva nemmeno quello.
"E se fosse per i dentini?" chiese Joe.
Quella sera a cena si erano accorti che, vicino a quello che aveva già, la gengiva vicino era tagliata e un altro stava spuntando.
"Hai male al dentino, tesoro?"
Taylor le mise nel biberon dell’acqua fresca, in modo che le andasse sulla gengiva e gliela rinfrescasse, ma non le diede molto sollievo.
"Vado a vedere se c'è una farmacia aperta."
"A quest'ora? È tutto chiuso."
Dovevano parlare forte per sovrastare i pianti della piccola e riuscire a sentirsi.
"Magari sono fortunato. Le serve un anello da dentizione, credo si chiami così."
Mentre Joe era via, Taylor cercò di calmare Valentina in ogni modo. Le cantò le canzoni più tranquille e dolci del suo repertorio, la portò in giro per il salotto camminando piano, la cullò, ma non c'era niente da fare. La bambina non faceva che piangere e lamentarsi. Quando Joe tornò, la ragazza non ne poteva più. Ma come facevano le mamme quando i loro bambini piangevano così tanto? Le aveva tentate tutte e niente aveva funzionato.
"Eccomi, ne ho trovata una aperta dall'altra parte della città."
"Che fortuna!" esclamò la ragazza.
"Già. C'è un anello freddo, l'altro è da mettere in frigo."
La cantante tirò fuori il primo dall'involucro e lo infilò in bocca alla piccola.
"Ha le gengive gonfie e rosse" constatò.
"È normale, ma vedrai che con questo si sentirà meglio."
"Mmm, mmm" disse la bambina, spingendo con la manina l'anello più a fondo, poi se la tirò fuori dalla bocca e la mise sul palmo di Taylor.
La donna cercò di non fare caso alla saliva che l'aveva sporcata, ma di concentrarsi solo su quel gesto. La bimba aveva cercato proprio la sua mano, il contatto con lei. Sorrise. La sua manina era così piccola in confronto a quella di lei.
"È bellissima, vero?" chiese Joe.
"È stupenda."
La bambina sembrò trarre sollievo dall'anello da dentizione, perché si addormentò poco dopo. Ma non appena ebbero rimesso lei a letto, Joe e Taylor corsero da Hannah che urlava.
"Piccola, che succede?"
La ragazza si avvicinò al letto e la strinse a sé, mentre la bambina si agitava. Si era avvolta le coperte intorno e non riusciva al liberarsi. La cantante la aiutò.
"Ho sognato… ho sognato…" disse, ansimando.
Joe uscì e tornò con una tazza di latte caldo.
"Bevi, Hannah, ti farà bene."
La bambina obbedì, poi rispose:
"Ho sognato che un uomo incappucciato voleva portarci via da voi. Aveva un cappuccio nero e una voce tanto cattiva."
Scoppiò a piangere, tremando come una foglia, mentre i due sperarono che Valentina non si svegliasse.
"Hannah, tranquilla." Taylor le parlò con tutta la dolcezza possibile, poi si sedette sul letto e la prese in braccio. "Non c'è nessun uomo cattivo, sei al sicuro qui."
"Ci sono mamma e papà" disse Joe. "Nessuno ti farà del male, ti proteggeremo noi."
"D-davvero?" balbettò la piccola, tremando da capo a piedi.
Il suo visetto era pallido, era davvero spaventata.
"Te lo promettiamo" dissero insieme i due adulti.
"Vuoi venire a dormire con noi?" propose Taylor.
"Oh sì, per favore!"
Poco dopo erano tutti e tre sotto le coperte.
“Mamma, mi canti una canzone?”
Taylor prese un profondo respiro e poi iniziò a cantare.
"Drew looks at me
I fake a smile so he won't see
That I want and I'm needing
Everything that we should be
I'll bet she's beautiful, that girl he talks about
And she's got everything that I have to live without
 
Drew talks to me
I laugh 'cause it's so damn funny
That I can't even see
Anyone when he's with me
He says he's so in love, he's finally got it right
I wonder if he knows he's all I think about at night
 
He's the reason for the teardrops on my guitar
The only thing that keeps me wishing on a wishing star
He's the song in the car
I keep singing, don't know why I do…
 
Drew walks by me
Can he tell that I can't breathe?
And there he goes, so perfectly
The kind of flawless I wish I could be
[…]"
Hannah si addormentò quasi subito.
 
 
 
CREDITS:
Taylor Swift, Safe And Sound
Taylor Swift, Teardrops On My Guitar

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Capitolo 2
*** Giorno 2 ***


 

CAPITOLO 2.

 

GIORNO 2

 
Il mattino seguente, quando Valentina si svegliò, Taylor la cambiò e la mise a letto con loro.
"Ciao, piccola" disse Joe, parlando piano per non svegliare Hannah.
"Ah!" rispose la bambina con un gran sorriso.
"È educata, saluta anche lei" commentò Taylor.
"Ciao" disse Hannah.
Sbadigliò e si stiracchiò; poi, quando si accorse che c'era anche la sorella, sorrise.
Poco dopo i quattro iniziarono a farsi il solletico a vicenda e fu tutto un insieme di mani e piedi che si muovevano, mentre le risate riempivano l'aria.
Non appena ebbero fatto colazione, i due adulti con caffè e biscotti e le bambine con latte e cereali, i quattro uscirono per una passeggiata. Taylor e Joe si misero di nuovo gli occhiali da sole, visto che il giorno prima li avevano aiutati. Ritornarono nel parco del giorno precedente e passeggiarono un po', poi lasciarono che le bambine giocassero ancora.
"Vi va se andiamo in piscina, oggi?" chiese Taylor.
"Sì, sì, piscina!" esclamò Hannah, raggiante. "Ma è inverno, come facciamo?"
"Ci sono quelle coperte, non preoccuparti."
Tornarono a casa e i grandi aiutarono le bambine a infilarsi un costume - per fortuna il giorno prima ne avevano comprato uno a testa. Taylor guidò fino a una piscina coperta. Quando la donna che stava dietro il bancone vide Valentina, disse:
"Siete fortunati, abbiamo una piscina per bambini piccoli qui. Ci sono anche i braccioli per loro due, se li volete." Indicò loro una stanza dove trovarli. “Le bambine hanno una riduzione, vista l’età.
Dopo aver pagato i quattro si prepararono.
"Aspetta" disse Hannah, quando si ritrovò davanti alla piscina.
"Che c’è, piccola?" le chiese suo padre.
La bambina rimaneva immobile e guardava l’acqua con gli occhi sbarrati.
"E se annego? È profonda."
"Non così tanto" la rassicurò Taylor. "Questa è la piscina dei piccoli. E i braccioli sono pieni d’aria, ti sosterranno e galleggerai."
"S-sicura, mamma?" domandò la bambina, tremando.
"Sicura."
Tutti entrarono in acqua, anche la bambina più grande nonostante qualche esitazione.
"Voglio nuotare!" esclamò quest'ultima, trovandosi subito a suo agio in acqua.
"Ora ti insegno come si fa." Nonostante l'acqua bassa, Joe si mise carponi. "Devi metterti così e spingerti con le braccia, mentre le tieni sott'acqua."
La bambina ci provò, ma faticò molto a rimanere in quella posizione. Per fortuna i braccioli la tenevano su.
"Brava. Braccia sott'acqua e girale per spingerti in avanti. Così, perfetto."
Molto lentamente, Hannah riuscì a muoversi in acqua.
Taylor, intanto, teneva Valentina che sguazzava felice.
"Ah, ah, ah!" esclamava la bambina.
Sembrava trovarsi a suo agio in acqua, come se essa fosse stata il suo elemento.
"Ti piace l'acqua, vero amore?"
La bambina la guardò e le sorrise.
Joe e Hannah giocarono a prendersi, mentre Taylor lasciò che Valentina venisse trasportata dall'acqua per poi acchiapparla ed esclamare:
"Presa!"
La bambina rideva come una pazza.
Era incredibile quanto spesso lo facessero i bambini, pensò la ragazza.
"Ti insegno a fare il gioco dell'elefantino" disse a Vale, poi prese dell'acqua in bocca e la sputò fuori.
La bambina batté le manine e provò a sua volta. Anche Hannah volle fare quel gioco e in breve si divertirono così tutti e quattro.
"Andiamo a pranzo?" chiese quando venne mezzogiorno.
Erano tutti vestiti, sdraiati su tre sedie sdraio vicino all'acqua. C'erano solo loro, quel giorno.
"Va bene" disse Hannah.
Mangiarono dei tramezzini al bar della piscina. Per Valentina Taylor ne prese uno alla mortadella e lo divise in pezzettini piccolissimi, in modo che potesse mangiarlo senza problemi. Tornarono a casa dopo aver aspettato un po' e fatto un altro bagno in piscina.
"Ora dobbiamo farci tutti la doccia" disse Taylor.
"Perché?" chiese Hannah.
"Perché in piscina c'è il cloro ed è meglio non averlo addosso."
"Cos'è il coro?"
"Cloro, piccola" la corresse la cantante. "È una sostanza che serve per disinfettare l'acqua."
Una volta dentro vennero accolti dai gatti che iniziarono a miagolare e a fare le fusa, andando alla ricerca di coccole. Taylor, Joe e Hannah li accontentarono e anche Valentina volle toccarli, ridendo al contatto con il loro pelo morbido.
Taylor aiutò Hannah a fare la doccia, soprattutto a lavarsi i capelli.
"Ti faccio male?" le chiese, mentre si lavavano insieme e lei le passava lo shampoo sulla cute.
"No, se me lo fai te lo dico."
Una volta asciutte, le due tornarono in salotto, andarono ad asciugarsi i capelli e poi Taylor e Joe si occuparono del bagnetto di Valentina, mentre Hannah guardava i cartoni animati.
Lasciarono che la bambina muovesse un po' braccia e gambe e le diedero qualche giochino per divertirsi, un pupazzo di un coniglio di plastica che poteva riempirsi d'acqua senza rovinarsi e una tartaruga dello stesso materiale.
"Il coniglio e la tartaruga si incontrano" canticchiò Joe e Taylor rise.
La bambina rise e si dimenò nell'acqua fino a farne cadere un po' per terra. Pianse quando Taylor le lavò i capelli e il liquido le finì nelle orecchie, ma si calmò subito nel momento in cui Joe la distrasse con una faccia buffa.
Finito il bagno, Valentina si addormentò e poco dopo anche Hannah crollò nel suo letto. Stanchi quanto loro, anche gli adulti presero sonno.
Taylor si svegliò con un sonoro sbadiglio. Joe non era con lei. Uscì dalla stanza e trovò entrambe le bambine in cucina con lui che stava preparando la cioccolata calda.
"Ecco cos'era questo profumino!" esclamò la ragazza.
"Mamma!"
Hannah le corse incontro e la abbracciò per quanto poté.
"Ciao. Dormito bene?"
"Benissimo."
Valentina, nel seggiolone, giocava con un pupazzetto di un gattino.
"Ma… mamma. Pa… pa… papà!" esclamò, dopo averli guardati alternativamente.
"Che cos'ha detto?" chiese Joe, smettendo per un attimo di mescolare.
"Ripeti, Vale" le ordinò Taylor, la voce priva di autorità.
"Mamma, papà" disse ancora la bambina.
Gli adulti si commossero. Non credevano che la bambina ci avrebbe messo così poco tempo a chiamarli in quel modo.
"Bravissima, tesoro!"
Taylor la prese in braccio e se la strinse al cuore, poi la portò da Joe che la riempì di baci.
"Che bello, vi ha chiamati anche lei così" disse Hannah, che stava controllando che i capelli della sua barbie fossero in ordine.
"Già, è meraviglioso" rispose Joe, assorto a guardare la bambina più piccola. "Più che una cioccolata è diventato un budino, ci ho messo troppa fecola di patate."
"Troppa cosa?" chiese Hannah.
"Fecola di patate, è una farina che serve per rendere le cose più dense" le spiegò Taylor, sempre paziente. "Non ti preoccupare, Joe, lo mangeremo lo stesso."
Poco dopo, tutti avevano davanti una tazza di quella scura bevanda, da mangiare però con il cucchiaino. Taylor ne diede prima a Valentina, che volle provare da sola. Lasciandola fare, la ragazza stette attenta che non si sbrodolasse il vestitino.
"Brava, in bocca, così" le disse, mentre la bambina metteva il cucchiaino in modo perfetto.
Il secondo non andò a segno e un po' di cioccolata le finì sulla maglietta, ma Taylor si affrettò a pulirla e a darle il resto.
"È buonissima, papà" disse Hannah. "Ci sono anche i biscotti e la panna montata?"
"Certo, principessa."
Joe tirò fuori ogni cosa e le versò la panna sopra la cioccolata. Hannah intinse il cucchiaio, felice, e si riempì la bocca, poi inzuppò un biscotto.
Quando tutti ebbero finito la merenda, Taylor disse:
"Vado a prendere una cosa."
Salì in soffitta, dove aveva trovato le bambole, e dopo aver frugato in alcuni vecchi scatoloni tornò giù con alcuni giocattoli.
"Questi erano miei quand'ero piccola" disse, appoggiando un sonaglio e una scatola sul tappeto. Prese il primo e iniziò a scuoterlo. "Vieni, Valentina, vieni!" la chiamava.
La bambina, attirata dal rumore, si alzò in piedi e iniziò a trotterellare verso di lei. La sua camminata era ancora traballante, ma si muoveva bene. Taylor le diede in mano il sonaglio e la bambina iniziò a muoverlo energicamente.
"E questa cos'è?" chiese Hannah guardando la scatola. "Posso aprirla?"
"Certo!" esclamò la cantante.
Dentro c'erano dei cubi di legno. La bambina più grande sorrise.
"Facciamo una torre alta tutti insieme?"
"Ho un'idea migliore: facciamo a gara a chi la costruisce più grande" propose Joe.
E così, la coppia e le sorelle si divisero in due squadre. Lavorarono per un po' e costruirono due torri alte fino al cielo, o così a Taylor piacque pensare. Fu quella dei genitori a crollare per prima, perché la ragazza sbagliò a mettere un cubetto.
"Avete perso, avete perso!" esclamò Hannah, prendendoli in giro.
Valentina applaudì. Doveva aver capito di aver vinto.
"Hai altri giochi, mamma?"
"Vado a vedere, ma prima mettiamo via questi."
Dopo aver messo tutto a posto, Taylor tornò al piano di sopra e scese dopo un po'.
"Ho trovato questi."
Depose sul tappeto un cestino pieno di animali di plastica.
"Una mucca" disse Hannah tirandola fuori.
"E un elefantino, una tigre, un leopardo, hai visto quanti?"
Joe sorrise nel vedere Talor così presa da quelle bambine e dal gioco. Le tre si misero a tirar fuori tutti gli animali e a farne i versi.
"Vale, come fa questo gattino?" chiese Taylor.
"Miao, miao" disse la piccola.
"E il cane?" domandò Hannah.
"Bau, bau."
Le due applaudirono e Joe si unì a loro. Caricarono gli animali su un piccolo camioncino appartenuto sempre a Taylor e li portarono in giro per il salotto, poi come disse Hannah a fare una gita.
La sera scese presto su Los Angeles e, dopo una cena leggera, tutti andarono a letto. Era stata una giornata bella ma anche stancante e avevano bisogno di riposare. Prima di mettere a letto Valentina, Taylor le mise in bocca un anello da dentizione, così sarebbe stata tranquilla. Quella notte Hannah non ebbe incubi e Valentina si svegliò solo una volta per essere cambiata, ma per il resto tutti riuscirono a dormire sonni tranquilli.

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Capitolo 3
*** Giorno 3 ***


 

CAPITOLO 3.

 

GIORNO 3

 
Taylor si svegliò quando la luce del sole filtrò da una fessura fra le tende e le inondò il volto.
Joe dormiva ancora, a pancia in giù e con la faccia sepolta nel cuscino, così come Valentina nel suo lettino.
La ragazza si tirò su a sedere, poi cercò la sveglia con la mano e la girò verso di se: erano le otto e mezza. Non aveva più sonno, perciò decise di alzarsi e iniziare a mettere su una colazione speciale. Attraversando il pianerottolo si fermò a dare un’occhiata ad Hannah: anche la maggiore dormiva di gusto: lo si poteva vedere dall’espressione beata sul suo viso, la sola cosa che spuntasse dal morbido piumone colorato.
Giunta in cucina recuperò un libro di ricette. Più che un vero e proprio volume si trattava di un raccoglitore che sua madre aveva creato per lei e le aveva regalato quando si era sposata: c’erano tutte le ricette che Andrea aveva sempre preparato per lei e suo fratello quando erano piccoli. Cercò qualcosa che potesse piacere sia a Joe che alle piccole e alla fine trovò la ricetta dei pancake allo yogurt: era perfetta.
Si mise all’opera. Aveva tutti gli ingredienti necessari in frigorifero e quando si accorse di avere anche una vaschetta di frutti di bosco decise di aggiungere anche quelli al menu. Preparò la pastella canticchiando una delle canzoni del suo repertorio, Love Story.
Stava giusto iniziando a far scaldare la padella per cuocere i pancake quando avvertì dei piccoli passi alle proprie spalle. Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che Hannah la stava già abbracciando.
"Buongiorno, piccolina!" la salutò la giovane, lasciandole una carezza con la mano destra e continuando a tenere la padella con la sinistra.
"Ciao, mamma" rispose Hannah, la voce sottile ancora impastata di sonno.
"Guarda, la mamma sta cucinando qualcosa di buono per colazione" le spiegò affettuosamente. "Ti va di sederti un attimo al tavolo, nel frattempo? E quando avrò finito andremo a chiamare papà e Vale."
La bambina annuì, poi obbedì e si recò al tavolo. Rimase lì a osservare Taylor mentre si dava da fare ai fornelli, domandandole occasionalmente cosa facesse.
"Cosa sono, mamma?"
"Pancake. Si tratta di un dolce soffice e gustoso che spero vi piacerà molto."
"E quella cos’è?"
"Una spatola."
"A cosa serve?"
"A girare i pancake per non farli bruciare mentre cuociono. Vedi?"
Hannah si mise in ginocchio sulla sedia per poter guardare meglio mentre Taylor girava il dischetto di pasta dolce con la spatola. Il suo interesse era stupendo da osservare.
Nel giro di un quarto d’ora una bella pila di pancake aveva fatto la propria comparsa sul piatto di cui Taylor si era munita. Accanto a quelli delle consuete dimensioni ce n’era uno un poco più piccolo, preparato appositamente per Valentina.
"Ecco, siamo pronte! Andiamo a chiamare papà e Vale, che ne dici?" chiese ad Hannah dopo aver apparecchiato la tavola con tutto l’occorrente per il pasto.
"Sì!" esclamò la bambina, entusiasta, balzando giù dalla sedia.
Hannah la precedette alla porta, scomparendo dietro lo stipite. Era appena uscita dal campo visivo di Taylor quando quest’ultima la sentì lanciare un gridolino di sorpresa e divertimento. La raggiunse in salotto, immaginando già cosa fosse accaduto.
Joe le aveva infatti precedute e le stava raggiungendo con in braccio la più piccola. Quando si era ritrovato di fronte Hannah, l’aveva acchiappata sotto al braccio libero e ora la stava trasportando allegramente verso la cucina.
"Attenzione, carico delicato!" diceva, muovendosi a grandi passi.
Hannah rideva come una matta e la sua ilarità arrivò anche a Valentina, la quale iniziò a saltellare e ad agitarsi.
Passando di fianco a Taylor il ragazzo si fermò e la salutò con un bacio e un:
"Buongiorno, amore."
La giovane ricambiò il gesto per poi prendere Vale, le cui manine si stavano allungando verso di lei e si stavano immergendo nei suoi capelli biondi. L'accolse fra le braccia e le lasciò un bacio sulla tempia, dandole il ben svegliata.
Quando vide tutto quello che aveva preparato, il volto di Joe si aprì in un gran sorriso.
"Sei stata meravigliosa, grazie, tesoro!" la ringraziò calorosamente.
Poi, prima di accomodarsi, sistemò Hannah in quello che era divenuto il suo posto.
Fecero colazione in allegria, chiacchierando e mangiando i pancake. Hannah apprezzò moltissimo sia quelli che i mirtilli e i lamponi e bevve insieme un bicchiere di latte. Anche a Valentina sembrò piacere il suo piccolo pancake, che Taylor tagliò in piccoli pezzetti e inzuppò nella sua tazza di latte caldo.
Joe, d’altro canto, sembrava entusiasta tanto quanto le bambine: mangiò come minimo tre pancake, conditi con lo sciroppo d’acero, e una bella quantità di frutti di bosco. Nel vederlo bere il suo bicchiere di latte tutto soddisfatto alla ragazza scappò una risata genuina.
"Cos’ho di tanto buffo?" domandò lui con il sorriso consapevole di chi lo sa benissimo.
In effetti, dovette riconoscersi Taylor mentre terminava la propria porzione, le erano venuti davvero bene. Erano i migliori che le fossero mai riusciti.
Una volta che ebbero terminato, i due adulti iniziarono a sparecchiare.
Stavano portando via le tazze quando Hannah domandò:
"Mamma, cosa facciamo oggi?"
Taylor ci rifletté per un momento. Nei due giorni precedenti avevano trovato parecchie cose che potessero intrattenere le bambine, ma quel giorno non le era venuto in mente ancora nulla.
Fu Joe a suggerire una soluzione.
"Che ne dici di portarle allo studio? Potrebbe essere interessante per loro vederti nel tuo ambiente."
Sì, si può fare pensò Taylor. Le sarebbe bastata una telefonata per sapere se lo studio era libero.
"Ottima idea! Datemi solo un attimo per organizzare."
Chiamò rapidamente lo studio di registrazione per sapere se poteva avere uno spazio riservato solo per loro quattro quella mattina. Voleva che le bambine fossero libere di chiamarli mamma e papà senza destare occhiate stranite. Le venne detto che potevano averlo per un paio d’ore.
Hannah fu entusiasta dell’idea di poter vedere il luogo dove Taylor lavorava. Era talmente esaltata al pensiero che si agitò tutto il tempo, mentre la ragazza l’aiutava a prepararsi, rendendole difficile perfino farle infilare le braccia nel maglioncino.
Poi salirono tutti in macchina e partirono. Arrivati a destinazione lasciarono l’auto nel parcheggio dell’edificio e si avviarono. Dovettero fermarsi solo un istante all’ascensore, poiché Hannah, non avendone mai visto uno, esitò a entrare. Lo fece solamente quando Joe la rassicurò prendendola per mano e accompagnandola.
Quando entrarono nello studio, la bambina sembrò dimenticarsi della preoccupazione di poco prima non appena posò lo sguardo sulle attrezzature. Era molto affascinata da tutta quella serie di leve e pulsanti, che facevano sembrare di essere entrati in una navicella spaziale, e si avvicinò subito al mixer, incuriosita.
"Non toccate nulla, mi raccomando. Ci penserà papà a darmi una mano" si raccomandò Taylor, autoritaria ma dolce.
"Va bene, mamma" rispose Hannah.
Dopo aver fatto sistemare le due piccole su un comodo divanetto, Taylor spiegò loro che passava moltissimo tempo in quel posto.
"Qui è dove io registro. È da qui che nascono i miei album."
"Cos’è un album?" domandò Hannah.
"Si tratta di una raccolta di canzoni."
"E tu ne hai fatti tanti?"
"Ne ho fatto qualcuno, sì" rispose Taylor, sorridendo.
Poi, dopo aver incaricato Joe di far partire la base, prese posizione. Pensò un istante a quale canzone intonare, poi le tornò in mente quella cui stava pensando quella mattina. Le sarebbe piaciuto cantarla in quel momento.
Diede perciò istruzioni a Joe e si preparò. La musica di Love Story si fece sentire ben presto.
We were both young when I first saw you
I close my eyes and the flashback starts
I’m standing there
On a balcony in summer air
See the lights, see the party, the ball gowns
See you make your way through the crowd
And say, “Hello”
Little did I know
 
That you were Romeo, you were throwin’ pebbles
And my daddy said, “Stay away from Juliet”
And I was cryin’ on the staircase
Beggin’ you, “Please don’t go”, and I said
 
Romeo, take me somewhere we can be alone
I’ll be waiting, all there’s left to do is run
You’ll be the prince and I’ll be the princess
It’s a love story, baby, just say, “Yes”
 
So I sneak out to the garden to see you
We keep quiet, ‘cause we’re dead if they knew
So close your eyes
Escape this town for a little while, oh oh...
[…]
La musica la trasportò come sempre nel suo mondo e dovette terminare la canzone per accorgersi della reazione avuta dalle bambine.
Quando il testo finì e la base si spense, Taylor guardò nella loro direzione. Valentina sembrava incantata, ferma sul divano e con gli occhioni spalancati, in braccio a Joe; Hannah, invece, aveva un sorriso enorme stampato in viso. Quest'ultima si alzò e corse davanti alla porta a vetri della stanza in cui Taylor si trovava, restando ad aspettarla.
Non appena la ragazza mise piede fuori la bambina le saltò quasi in braccio, entusiasta. Taylor la sollevò e Hannah le circondò il collo con le braccia.
"È bellissimo, mamma, qui si sente ancora meglio che sei brava!"
La ragazza scoppiò a ridere e le diede un buffetto sulla guancia.
"Grazie, tesoro."
"Di cosa parla questa canzone?"
Una volta che si fu seduta anche lei, sistemando Hannah sulle proprie ginocchia, Taylor raccontò che era ispirata alla famosissima storia d’amore di Romeo e Giulietta.
"Tu fai questo sempre?" chiese poi la bambina, gli occhi che brillavano.
"Sì, ma devi sapere che non è sempre così" spiegò Taylor. "Oggi ci siamo solo noi, ma di solito qui, con me, lavorano molte altre persone. Senza di loro il mio lavoro non sarebbe possibile. E lo stesso vale per gli spettacoli. Ci sono tantissime persone che mi aiutano."
"Mi piace qui" mormorò Hannah, guardandosi intorno. "Deve piacere molto anche a loro."
A quell’affermazione, Taylor e Joe si guardarono e sorrisero, inteneriti.
Nell’ora successiva, Taylor fece esplorare alle piccole tutta la sala, facendo ben attenzione a non far toccare loro le attrezzature più delicate. Mostrò a entrambe gli strumenti musicali e improvvisò qualcosa alla chitarra: il suono dello strumento catturò Valentina, la quale restò ferma a guardarla, seduta davanti a lei, emettendo di tanto in tanto un: "Uaaah...", estasiato.
Hannah, invece, rimase incantata dal pianoforte. Taylor si sedette allo sgabello con quest’ultima accanto e Vale in braccio e fece provare alla più grande a schiacciare qualche tasto per udirne la nota corrispondente.
Poi la bambina le chiese di suonare qualcosa con lo strumento e la cantante si mise all’opera.
Questa volta, scelse qualcosa del suo repertorio più recente.
I’m like the water when your ship rolled in that night
Rough on the surface, but you cut through like a knife
And if it was an open-shut case
I never would have known from that look on your face
Lost in your current like a priceless wine
 
The more that you say, the less I know
Wherever you stray, I follow
I'm begging for you to take my hand
Wreck my plans, that’s my man
 
Life was a willow and it bend right to your wind
Head on the pillow, i can feel you sneakin’ in
As if you are a mythical thing
Like you were a trophy or a champion ring
And there was one prize I’d cheat to win...
[…]
Mentre la dolce melodia proseguiva, Taylor si accorse che Valentina si stava addormentando: aveva posato la testa nell’incavo della sua spalla, abbandonandosi contro di lei. Hannah, invece, aveva posato la testa sul suo braccio e sembrava perfettamente rilassata.
Quando le note si spensero, la ragazza le guardò per un lungo istante. Avrebbe voluto poter restare così per sempre. Poi spostò l’attenzione sul marito, che le stava osservando appoggiato alla parete.
Nel suo sguardo c’era un tale amore che Taylor sentì lacrime di commozione salirle agli occhi mentre, allo stesso tempo, sorrideva.
"Qualcosa non va, tesoro?" domandò lui, accorgendosene.
Si avvicinò a lei e le posò le mani sulle spalle.
"No, no, è solo… Ti amo, Joe. Non sai quanto."
Anche lui sorrise, con dolcezza infinita, e le diede un bacio sulla fronte.
"Anche io ti amo, Taylor."
Il tempo a disposizione stava per scadere, perciò la coppia iniziò a prepararsi per tornare a casa. Hannah era sorprendentemente tranquilla, come se la musica avesse sortito su di lei un effetto calmante. Valentina, invece, si era infine addormentata: Joe la prese in braccio con delicatezza, per non svegliarla. Dormì per tutto il viaggio di ritorno e si svegliò solo una volta arrivati.
Consumarono un pasto molto leggero, a base di frittata e piselli: la colazione di quella mattina li aveva riempiti a dovere.
Avevano appena finito di lavare i piatti e rassettare quando il cellulare di Taylor prese a squillare.
"Ciao, mamma!"
"Ciao, tesoro" rispose Andrea. "Come state?"
"Bene. Tutti e quattro. Anzi, tutti e otto" rispose la ragazza, coccolando Olivia, la quale si stava strusciando sulle sue gambe mentre le dava da mangiare.
Sua madre rise brevemente, prima di proseguire.
"Ascolta, vi andrebbe di venire qui a casa per l’ora di merenda e passare un po' di tempo con noi? Voi e le bambine, naturalmente."
Taylor esitò.
"Sì, è un’ottima idea, ma... Papà sa delle bambine?"
"Non ti preoccupare, ci ho pensato io a spiegargli la situazione. È rimasto un po' sconvolto, ma riuscirà sicuramente a comportarsi in maniera normale con le piccole."
Sollevata, Taylor acconsentì.
Dopo che sia le bambine che gli adulti si furono riposati un po', questi ultimi misero in una borsa - la stessa che si erano portati in piscina il giorno precedente - tutto ciò che poteva servire per Valentina e qualche gioco per intrattenere lei e Hannah.
"Rivediamo la tua mamma?" chiese Hannah mentre erano in viaggio.
Evidentemente, si ricordava di lei dal primo giorno.
"Sì e conoscerete anche il mio papà."
La casa in cui i genitori di Taylor stavano a Los Angeles non era molto distante dalla loro. La raggiunsero in breve tempo. Fecero appena in tempo a varcare il cancello che Kitty, il cane dei suoi, corse loro incontro per salutarli. La mole del gran danese bianco e nero spaventò Hannah, la quale si nascose prontamente dietro la gamba di Joe.
"Buona, Kitty, fai piano!" la redarguì Taylor, calmandola.
Fu la voce di Andrea a riportarla all’ordine.
"Kitty! Fai la brava e sii delicata!"
Quando la danese si fu tranquillizzata, sia grazie all’autorità della mamma di Taylor che alle carezze di quest’ultima, Joe guidò Hannah verso di lei. La bambina proseguì con cautela, avvicinandosi al cane a piccoli passi.
"È buona, visto? È solamente un po' vivace, ma vedrai che non ti fa nulla" disse il ragazzo, prendendo la mano della piccola e portandola ad accarezzare il fianco del cane.
Quando vide che Kitty si limitava a guardarla e a scodinzolare, Hannah finalmente sorrise e si fece più vicina.
"Hai ragione, papà" rispose, continuando ad accarezzarla secondo le istruzioni. "Può toccarla anche Vale?"
"Certo."
Dopo che anche la più piccola si fu goduta la morbidezza del pelo della danese, Andrea li salutò tutti.
"È bello vedervi di nuovo, signorine" disse, rivolta prima a Valentina, poi ad Hannah e stringendo le manine di entrambe.
"Anche io sono contenta" rispose la più grande.
Le parole della piccola fecero sorridere la madre di Taylor, la quale li accompagnò in casa tenendola ancora per mano.
All’entrata furono accolti da Scott. Quando vide Hannah e Valentina i suoi occhi si spalancarono e fissò la figlia, pieno di sorpresa, ma la bellezza delle due piccole sembrò portarsela via presto. In fondo, erano semplicemente due bambine.
"Ciao, sono Hannah, ho quattro anni" si presentò educatamente la maggiore. "E lei è Valentina, mia sorella, ne ha uno."
Di fronte alla sua parlantina, Scott si sciolse completamente.
"È un vero piacere, Hannah, Valentina. Io sono Scott, il papà di Taylor" si presentò l’uomo.
Andrea aveva preparato tutto l’occorrente per la merenda: tazze con i piattini coordinati e una vasta scelta di tè e tisane per gli adulti, due bicchieri colorati per il succo di frutta o il latte delle bambine e biscotti fatti in casa per tutti. Ce n’erano di differenti tipi, da quelli con le gocce di cioccolato a quelli di pasta frolla friabile con lo zucchero a velo, e perfino alcuni con le codette colorate.
"Andrea, hai preparato tutto questo per noi? Non dovevi" disse Joe, gustando un biscottino.
"Sciocchezze!" minimizzò la donna. "L’ho fatto più che volentieri."
Mentre i due uomini restavano con le bambine, Taylor si recò in cucina ad aiutare la madre. Misero su il bollitore e prepararono sul tavolo una caraffa di succo d’arancia e una di latte. Intanto che l’acqua si scaldava le due donne chiacchierarono.
"Come sta andando con le bambine?" domandò Andrea.
Taylor sorrise, raggiante.
"È stupendo averle intorno, mamma. C'è così tanta gioia in casa da quando ci sono loro!"
"Lo vedo, tesoro. Joe sembra così a suo agio, con loro, e la felicità ti si legge in faccia." Andrea esitò. "Ma... Taylor, avete già pensato al momento in cui torneranno a essere delle bambole?"
Sul volto della ragazza passò un’ombra di tristezza.
"Scusa, non volevo rattristarti. Voglio solo che tu sia consapevole che prima o poi potrebbe accadere."
"Lo so, mamma, tranquilla. E hai ragione" ribatté Taylor. Sapeva che la madre parlava solo per il suo bene. "Ma io e Joe abbiamo deciso solo di goderci la loro presenza e far tesoro di questa esperienza. Per ora conta solo questo."
Andrea spense il fuoco girando la manopola del fornello.
"Hai ragione anche tu. E state facendo un ottimo lavoro" concluse poi, con un sorriso. "Si vede che Hannah e Valentina stanno benissimo con voi."
Tornarono di là. Joe e Scott stavano chiacchierando del più e del meno, mentre le bambine coccolavano Kitty, la quale aveva occupato tutto il divano su cui le due stavano sedute.
Taylor e Andrea posarono tutte le bevande sul tavolino e ognuno scelse ciò che preferiva. Hannah volle il succo e per Valentina Taylor versò un po' di latte in cui far ammorbidire qualche pezzetto di biscotto. Poi la prese in braccio e l’aiutò a consumare la merenda senza sbrodolarsi, per quanto le fu possibile.
Mentre Andrea e Scott chiedevano alla coppia di raccontare qualcosa sul viaggio alle Maldive, Hannah era sempre più entusiasta dei biscotti con le codette colorate: la madre di Taylor aveva scelto degli stampini a forma di animale e la piccola, prima di mangiarne uno, lo osservava per poterlo riconoscere. Poi, come ultima cosa, lo mostrava alla sorellina.
"È un leone, Vale. Come quello del puzzle."
"Eeeo... Ne", fu quello che riuscì ad articolare la più piccola, cercando di imitare la sorella maggiore.
"Quasi" disse Joe, sfiorando con l’indice la punta del naso di Valentina.
La bimba ridacchiò e agitò le braccia, protendendole verso di lui; il ragazzo la prese prontamente.
"Come si fa a dire di no?" commentò Scott.
Aveva lo stesso sguardo che Taylor lo aveva sempre visto rivolgere a lei e Austin nei video della loro infanzia e questo le fece balzare il cuore nel petto per la gioia.
Quando le piccole ebbero terminato, Andrea e Scott permisero loro di sedersi sul tappeto di fronte al divano e giocare. Valentina era seduta davanti a Joe, con la schiena appoggiata alla sua gamba, mentre Hannah le stava di fronte. Aveva voluto portarsi dietro alcuni degli animali che Taylor aveva trovato nella sua scatola dei giochi e ora li utilizzava per far ridere la più piccola.
"Ma guarda, sono proprio i tuoi!" esclamò Andrea. "Ti divertivi moltissimo con quelli."
"Già, soprattutto a lasciarli in giro in modo che il tuo babbo ci finisse sopra a piedi nudi la notte, quando andava in bagno" osservò il padre.
Joe e Andrea scoppiarono a ridere, mentre Scott procedeva con il raccontare aneddoti di analoga natura.
Taylor finse di offendersi e cercò di dare la colpa anche al fratello, ma la verità era che, da piccola, era talmente gelosa di quegli animali di plastica che era difficile che glieli lasciasse toccare. Alla fine dovette ammettere le proprie responsabilità.
"Va bene, mi arrendo!" capitolò, teatrale. "Sarò coraggiosa e mi prenderò le mie colpe!"
Il pomeriggio proseguì così, fra risate e racconti.
Kitty, incuriosita dalle bambine, si piazzò ben presto vicino a loro, le quali, distratte dall’animale in carne e ossa, lasciarono da parte quelli finti. La danese era grande quanto loro due messe insieme, ma era di una dolcezza incredibile. Permise infatti alle piccole di accarezzarla e osservarla attentamente senza fare una piega. Di tanto in tanto, quando facevano qualcosa che avrebbe potuto darle fastidio, come stropicciarle un orecchio, uno degli adulti lo faceva notare loro e le istruiva su come comportarsi.
In generale, però, sia Hannah che Valentina furono molto rispettose nei confronti di Kitty.
Quando la danese, stanca per l’attività di baby-sitting, si addormentò, la più grande iniziò ad annoiarsi.
Andrea le propose quindi di fare un disegno per lei e Scott.
"Sarebbe un vero onore poterlo appendere al frigorifero, per noi" le disse.
"Come le fotografie che mamma e papà hanno a casa?"
"Sì, proprio come quelle. E potrai scegliere tu la calamita" rispose la donna.
Hannah, quindi, appoggiata al tavolino e con un cuscino sotto le ginocchia, si mise all’opera.
Nel frattempo, Valentina osservava incuriosita il padre di Taylor. Era già da un po' che lo fissava. Si alzò incerta sulle gambe, tenendosi a quella di Joe che aveva comodamente usato come schienale, e si protese verso Scott. Quando tentò di arrampicarsi sulle sue gambe l’uomo la prese in braccio.
Una volta che fu sulle sue ginocchia iniziò a farle fare il cavalluccio, tenendola bene sotto le ascelle, proprio come faceva con Taylor quando era piccola. La bambina iniziò a ridere, divertita.
"Com’è stato possibile?" domandò a un certo punto, continuando intanto a far giocare Vale.
Sapevano a cosa si riferisse.
"Non ne abbiamo la minima idea" rispose Joe.
"È una sorta di miracolo..." osservò Scott, assorto.
"Sì, lo è" disse Taylor. "Stiamo imparando moltissime cose grazie a loro."
Lei e Joe si scambiarono uno sguardo pieno di consapevolezza.
Quando iniziò a farsi buio venne l’ora di andare.
Taylor e Joe aspettarono che Hannah terminasse il proprio disegno e poi, insieme ad Andrea, l’aiutarono ad appenderlo. Tutta concentrata, la bambina scelse una calamita a forma di ranocchia: alla fine, sul frigorifero campeggiava un bel disegno di Kitty, Benjamin Button, Olivia, Meredith e Merlin. Hannah si era anche fatta aiutare a scrivere i nomi di tutti gli animali sotto ognuno di loro.
Quando si salutarono, Andrea e Scott strinsero a turno la manina di Valentina; Hannah, invece, li abbracciò entrambi. I genitori di Taylor furono molto commossi da quel gesto: sembrava che intristisse anche loro il pensiero che non le avrebbero potute avere per sempre lì con loro.
Arrivati a casa erano tutti piuttosto stanchi. Anche se non avevano fatto tanta attività fisica quanto nei due giorni precedenti occuparsi di due bambine richiedeva sempre un bel po' di energie.
Cenarono e poi si misero tutti e quattro sul divano, sotto una coperta morbida e calda, con i gatti tutti attorno a loro. Valentina, la quale aveva oramai imparato come accarezzarli, iniziò a coccolare Benjamin. Nel giro di poco si venne a creare una sorta di nido, che li circondava, riscaldava e teneva tutti quanti al sicuro.
Alla televisione trovarono uno spettacolo di pattinaggio artistico su ghiaccio e lasciarono su quel canale, anche perché le canzoni su cui gli artisti si esibivano piacquero molto ad Hannah; sembravano appartenere ad alcuni cartoni animati.
Con la musica in sottofondo, Taylor iniziò a riflettere sulla domanda che il padre aveva posto quel pomeriggio.
Com’è stato possibile?
Già, com’era successo che due bambole divenissero due bambine vere? Sì, forse era stato davvero un miracolo. Ma poteva esserci anche un perché specifico, a questo miracolo.
Sapeva che era assurdo, ma cominciò a pensare che, magari, se lo avessero chiesto ad Hannah lei avrebbe saputo dir loro qualcosa. In fondo, non gliel’avevano mai domandato direttamente.
Prima di provare a esporre il proprio quesito si consultò sottovoce con Joe.
"Non so se saprà dirci qualcosa, è così piccola" bisbigliò lui di rimando. "Però è molto intelligente. Potrebbe conoscere anche solo qualche dettaglio che potrebbe aiutarci a capire."
Con dolcezza, Taylor richiamò l’attenzione della bambina.
"Hannah, tesoro?"
La piccola si voltò nella sua direzione e fissò i suoi occhioni azzurri in quelli della ragazza.
"Sì, mamma?"
"Ho una cosa da chiederti, ma se non sai la risposta non fa niente. Posso?"
Hannah annuì.
"Tu sai perché voi due vi siete trasformate in due bambine vere?"
La maggiore la guardò ancora per un attimo, con quel suo sguardo grande e luminoso.
"Non lo sai?" domandò poi a Taylor, con il candore di chi da la risposta per scontata.
La cantante fece un cenno di diniego, poi attese che proseguisse.
"Da piccoli può succedere tutto e quindi i giochi possono parlare con i bambini, e giocare con loro, e stargli vicino sempre" esordì Hannah.
"Vuoi dire che sono vivi?" chiese Joe.
La bambina annuì di nuovo, con convinzione.
"Certo che lo sono, papà! Solo che dopo, quando si è grandi, non lo fanno più. Ai grandi fanno paura queste cose."
Taylor e Joe si guardarono. La domanda che entrambi avevano adesso era più che palese.
Fu lei a darle voce:
"Ma noi siamo grandi, oramai. Perché vi siete mostrate a noi, Hannah?"
A quelle parole, la piccola sorrise. Era un sorriso radioso, pieno di gioia e generosità.
"Perché così potevate essere ancora più felici. E capire."
Era una risposta semplicissima. Detta questa, Hannah non sembrò intenzionata ad aggiungere altro e tornò a guardare lo spettacolo, che catturò nuovamente tutta la sua attenzione.
Non sapendo bene cosa dire, Taylor e Joe si scambiarono un’altra occhiata. Per quella sera non avrebbero saputo nient’altro.
Quando le bambine crollarono, esauste, decisero che era ora di andare a dormire per tutti quanti.
Prima di addormentarsi, Taylor rifletté a lungo su quanto le aveva detto Hannah. Quella notte tutti dormirono sonni tranquilli. Solo Valentina si svegliò una volta per essere cambiata e un'altra per il dolore ai denti, ma l'anello da dentizione risolse tutto.

CREDITS: Taylor Swift, Love Story Taylor Swift, Willow

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Capitolo 4
*** Giorno 4 ***


CAPITOLO 4.

 

GIORNO 4

 
Il mattino seguente Taylor si alzò, anche quel giorno, prima di tutti gli altri. Scese in cucina, preparò piatti, tazze e cucchiai e mise sul tavolo un piatto che riempì con biscotti secchi intorno e al cioccolato al centro. Delle risate provenienti dal piano di sopra la distrassero e andò a controllare. Joe, Hannah e Valentina erano insieme nel lettone e si stavano facendo il solletico.
"Così non va bene" disse Taylor, seria.
Tutti si fermarono.
"Tesoro, stavamo solo giocando, che succede?"
Lei sorrise.
"Non va bene perché è meglio se glielo facciamo in due!"
Detto questo si buttò sul letto e fece finta di mangiare la pancia alle bambine, che scalciarono e si mossero senza sosta, mentre ridevano come matte. Alla fine restarono tutti senza fiato.
"È bello giocare così" disse Joe.
"Tanto! Ancora!" esclamò Hannah.
Taylor la accontentò solleticandole i fianchi e la bambina rise un sacco.
Dopo poco si alzarono e andarono a fare colazione, che consistette in una tazza di latte, o caffè per Taylor e Joe, e biscotti. La ragazza ne inzuppò dei pezzetti per Valentina e glieli diede, poi le mise il latte nel biberon e la bimba iniziò a succhiare felice.
"Guardala, Joe. Come divora!" esclamò Taylor, in adorazione.
Lui sorrise.
"Ha tanta fame" disse Hannah. "Oggi che facciamo?"
La coppia rifletté per un momento. Avevano fatto tutto quello che veniva loro in mente e non sapevano proprio con quali attività occupare la giornata.
"Che ne dite di un picnic?" chiese Joe.
"Cos'è un picnic?"
"È una giornata in cui si preparano tante cose buone da mangiare e si va a gustarle all'aperto, in un parco per esempio."
"Bello!" si eccitò Hannah, iniziando a saltellare sul posto. "Lo facciamo, mamma? Lo facciamo? Ti prego."
Taylor rise.
"Ma certo, piccola, però dobbiamo fare un po' di spesa."
Uscirono e andarono a piedi al supermercato, dove comprarono pane, affettati e patatine, poi tornarono a casa.
"Giochiamo?" chiese Hannah appena entrarono.
Valentina si mise carponi e cominciò a inseguire Olivia e Benjamin, che camminavano in giro per il salotto. La sorella più grande rise nel vedere l'altra comportarsi in quel modo.
"Certo tesoro, ora giochiamo e poi prepariamo il pranzo" disse Joe.
Mentre Valentina si divertiva a inseguire e accarezzare i gatti, seguita a vista da Taylor, Joe e Hannah si divertirono facendo una torre di cubi.
Taylor andò in cucina a sistemare la spesa, poi chiamò Hannah.
"Mi dai una mano?"
La bambina arrivò subito.
"Cosa devo fare?"
"Vorrei preparare un dolce da mangiare stasera e i panini per dopo. La torta si chiama tiramisù."
"Bel nome" commentò la piccola. "È buona?"
"Molto. Mi aiuti a prepararla?"
La piccola annuì.
Aiutò Taylor a spezzare i pavesini e a inzupparli nel caffè che la ragazza aveva già preparato, poi la donna pensò al resto e le fece assaggiare la crema quando l'ebbe preparata.
"Com'è?"
"Buonissima!" esclamò la piccola, sporcandosi le labbra di mascarpone e uovo.
Taylor ridacchiò nel vederla così conciata e le diede una salvietta per pulirsi.
Joe, intanto, aveva acceso il computer e messo alcune canzoni di cartoni animati. Ascoltandole, Hannah si agitò sul posto e fece finta di ballare mentre Taylor, con più anni ed esperienza di lei, danzò per davvero.
"Sei bravissima, mamma" disse la bambina sorridendole. "Come sempre."
"Grazie, tesoro."
La cantante le diede un bacio e Hannah ricambiò. Anche Valentina, che aveva lasciato in pace i gatti, si muoveva in modo scoordinato sul tappeto. Taylor non resistette e registrò un video con il cellulare.
"Queste sono Hannah e Valentina, due bambine molto speciali che vivono con noi" disse rivolta alla piccola cassa del cellulare. "Non sappiamo ancora per quanto, ma ci godremo i momenti con loro fino alla fine. Ora stanno ballando e ascoltano musica."
Assieme a Joe, le due prepararono anche i panini e dei biscotti. Hannah si divertì molto a impastare gli ingredienti e a dare loro forma tramite gli stampini.
"Che buon profumo!" esclamò mentre si cuocevano in forno.
"Visto? E fra un po' potremo mangiarli" le disse la mamma.
Quando furono pronti Taylor li mise su un vassoio.
"Posso aiutarti?"
"No, Hannah, scottano, ma grazie lo stesso."
"Quando posso assaggiarli?"
"Non appena si raffredderanno."
"E può mangiarli anche Vale?"
"Certamente" disse Joe, che chiese a Taylor dove avrebbero fatto il picnic.
"Non ne ho idea, ci sono parchi qui vicino, ma non so quale scegliere."
"Io ho un'idea migliore, anche se è gennaio."
"Cioè?"
"Lo vedrai."
Il ragazzo bendò le bambine e la moglie, dicendo loro che si trattava di una sorpresa, e le fece salire in macchina. Valentina cercò di togliersi la benda, ma Joe riuscì a convincerla a non farlo. Dopo aver messo in auto anche un cestino da picnic e altre cose che le tre non videro, tutti partirono.
"Dove ci sta portando?" chiese Hannah alla mamma.
"Non lo so, ma sono curiosa come te di scoprirlo."
Dopo un'oretta di viaggio si fermarono e Joe tolse loro la benda. Camminarono su una stradina bianca prima di sentire la sabbia sotto le scarpe.
"Siamo al mare!" esclamò Taylor, che lo sentiva, ma ancora non lo vedeva.
"Cos'è il mare?" chiese Hannah.
"Un posto dove c'è tantissima acqua e ci sono le onde" disse Taylor.
Quel giorno un pallido sole illuminava il cielo. Joe distese a terra una grande asciugamano sulla quale si sedettero tutti e tirò fuori il cestino con il pranzo. Mangiarono e Valentina sembrò apprezzare il panino, fatto con pane più morbido e affettati, che la mamma le aveva preparato, anche se sembrava più curiosa di scoprire cosa fosse quella cosa su cui era stata posta.
"Ah!" esclamò, prendendo un po' di sabbia in mano una volta finito il suo pasto.
La stava per mettere in bocca, quando Taylor la fermò.
"No, non si mette in bocca, fa la bua."
"Non possiamo fare il bagno perché l'acqua è troppo fredda, ma giocarci sì" disse Joe.
Prese un secchiello e lo riempì d'acqua, posandolo poi davanti alle bambine che ci misero subito le manine dentro e cominciarono a bagnarsi a vicenda.
"Mamma, ci sono le lumache!" esclamò Hannah a un certo punto, tirando fuori qualcosa dalla sabbia.
Taylor e Joe dovettero trattenersi dallo scoppiare a ridere.
"Si chiamano conchiglie, tesoro. Una volta erano le case di alcuni pesci" le spiegò il papà.
"Oh" disse lei soltanto, stupita della risposta. Poi il sorriso scomparve dal suo volto.
"Hannah, tutto bene?" le chiese Taylor.
"Qualcosa non va?" indagò suo marito, vedendo che la piccola non rispondeva.
Preoccupati, i due si avvicinarono alla bambina e le presero la mano. Valentina smise di giocare e guardò stranita la sorella.
"Sì, è tutto a posto, solo che sta per finire" disse la piccola a bassa voce, come se volesse confessare loro un segreto o parlare più a se stessa che agli altri.
"Cosa?" chiese Taylor. "Cosa sta per finire?"
La bambina sospirò.
"Niente, sto bene. Posso raccogliere le conchiglie per portarle a casa?"
I due adulti non insistettero, ma erano sicuri che qualcosa non andasse. Tuttavia, concessero alla piccola di metterle in un altro secchiello e, aiutata dalla sorella, Hannah lo fece in fretta fino a riempirlo. Le due bambine si divertirono come matte a cercare le conchiglie sotto la sabbia.
"Cosa sono quegli uccelli?" chiese Hannah alla mamma.
Volavano sopra il mare e facevano un verso strano ma bello.
"Si chiamano gabbiani. Vengono qui per mangiare e hanno i nidi poco lontano."
"Ga... gabbiani" ripeté la bambina, che aveva appena imparato una parola nuova. "Giochiamo?"
Versarono un po' d'acqua sulla sabbia e Taylor fece finta di fare una torta con le bambine da dar da mangiare a Joe.
"Oh, ma è buonissima!" esclamò lui, fingendo che gli piacesse, poi andarono a fare una passeggiata sul lungomare. Si tirarono su i pantaloni in modo che non si bagnassero e si tolsero scarpe e calze.
"Che bello!" esclamava Hannah guardandosi attorno, mentre muoveva i piedi nell'acqua bassa.
Era fresca e le onde accarezzavano tutti lambendo le loro caviglie con gentilezza.
Una volta fuori dall'acqua si asciugarono come poterono e Joe tirò fuori un pallone, che avevano comprato poco tempo prima. Lo lanciò ad Hannah che lo prese al volo e lo tirò a Taylor. La ragazza lo diede a Valentina, che lo strinse con le sue manine, ma lo lasciò andare subito. Era troppo grande per lei. Joe, allora, tirò fuori delle biglie di plastica, piccole ma non troppo affinché la bambina potesse giocarci senza pericolo di farsi male mettendole in bocca. Taylor le insegnò a costruire una pista per farle rotolare, mentre Hannah e Joe giocarono con la palla. Se la tirarono a sempre maggior distanza, finché a un certo punto la bambina sbagliò il tiro e il pallone sarebbe finito in acqua, se Joe non avesse avuto la prontezza di prenderlo in tempo.
"Hai visto? Così rotolano sulla pista e vanno fino in fondo" stava intanto dicendo Taylor a Valentina, che guardava le biglie muoversi con sempre maggior interesse.
"Aaaaaah!" esclamò la piccola, con gli occhi spalancati e pieni di meraviglia.
Ne mosse altre per farle andare sulla pista e queste rotolarono come le precedenti.
"Ti piace, vero?"
Vale sorrise e Taylor le diede un bacio.
Dopo un altro giro sul bagnasciuga, nel quale Valentina e Hannah si schizzarono e si bagnarono i pantaloni con l'acqua, venne il momento di rientrare. Si stava alzando un vento fresco e le piccole erano bagnate, non era il caso che si ammalassero.
"Voglio restare ancora qui!" si lamentò Hannah quando Joe disse che era ora di andare.
"Magari ci torneremo un'altra volta, tesoro, ora andiamo a casa a sistemarci" le disse il papà.
Una volta a casa fecero tutti la doccia, poi si riposarono. Le bambine crollarono subito nei loro lettini.
"Che cos'avrà voluto dire Hannah con quella frase?"
"Non lo so, Tay," disse Joe mentre si infilava a letto, "forse niente. Magari era una cosa detta così, perché l'ha sentita in televisione. I bambini ripetono spesso quello che sentono, lo sai."
La ragazza si accontentò di quella risposta, ma non era convinta. Sperava che non significasse che mancava poco alla loro trasformazione, perché non l'avrebbe sopportato. Nonostante quei pensieri si addormentò.
I tre riposarono quasi fino a sera e, una volta svegli, si ritrovarono in salotto.
"Voglio giocare con Ashley" disse Hannah.
Prese la barbie e ne tirò fuori anche un'altra, fingendo di farle parlare insieme.
"Posso giocare io con te, se vuoi, finché mamma prepara la cena" disse Joe.
"Va bene" rispose la piccola.
L'uomo prese la barbie mentre Taylor si dirigeva in cucina. Preparò la tavola e si mise ai fornelli, ma continuò a guardarli. Joe aveva preso in mano l'altra barbie.
"Ciao Ashley, io sono Anne. Come stai?" chiese, facendo una voce in falsetto che fece ridere Taylor e le bambine.
"Bene, e tu?"
"Bene."
"Ti preparo un tè."
E così Hannah prese un paio di tazzine e ne offrì una all'amica dopo aver finto di cucinare.
"Portane una anche alla mamma."
La bambina obbedì.
"Oh, ma questo tè è delizioso!" esclamò Taylor bevendo piano.
"Attenta, scotta."
La ragazza soffiò e Valentina le raggiunse con la sua camminata traballante.
"Mamma" disse e allungò le braccia per essere presa. Taylor la accontentò, ma poco dopo dovette rimettersi a cucinare. Quella sera i grandi mangiarono pasta e la più piccola minestra con l'omogeneizzato.
Poi, dopo che ebbero terminato la portata principale, Taylor portò in tavola il tiramisù preparato quella mattina. Vi fu un attimo di silenzio mentre tutti gustavano il dolce, compresa Valentina, per cui Joe aveva tagliato un quadratino di torta a pezzi.
"Questo silenzio può significare che il dolce vi piace o tutto il contrario" asserì Taylor, non sentendo arrivare nessun parere.
"Scherzi? È burinissimo, amore" ribatté Joe, pulendo il piatto con il cucchiaino.
Hannah, invece, si limitò ad annuire con vigore alle parole del padre, perché aveva ancora la bocca piena di biscotto e mascarpone.
Dopo cena si sedettero tutti sul divano e guardarono i cartoni animati.
"Fanno Winx Club!" esclamò Taylor. "Mi piaceva tanto, da bambina."
"Cos'è?" chiese Hannah.
"E' un cartone che parla di alcune Winx, che sono delle fatine, che vivono varie avventure e sono aiutate da altre fate piccole chiamate pixie."
Si godettero quello e altri cartoni, e solo dopo qualche puntata di Winx Club Hannah aveva già imparato a memoria la canzone della sigla e si mise a cantarla allegramente, in piedi al centro del tappeto.
"Se tu lo vuoi tu lo sarai, una di noi
 
Winx! La tua mano nella mia più forza ci darà
Con lo sguardo vinceremo insieme
Winx! Un sorriso è una magia che luce ci darà
Solo un gesto e voleremo ancora
 
Se tu lo vuoi tu lo sarai, una di noi
 
Notte magica, si illumina il cielo
Fra le stelle la sfida per me inizierà
Su una nuvola io volo nel tempo
Con gioco e fantasia coloro la mia vita
 
Le mie ali nel cielo
 
Winx! La tua mano nella mia più forza ci darà
Con lo sguardo vinceremo insieme
Winx! Nuove fate siamo noi e un'amica tu sarai
Solo un gesto e voleremo ancora
[...]"
La sua voce, dolce e melodiosa, si spanse per il salotto. Taylor non ascoltò più la televisione, ma solo la bambina. Valentina, fino ad allora concentrata sul cartone, iniziò a fissare Hannah e anche Joe ascoltava interessato. Quando la canzone terminò, ci fu qualche momento di pausa.
"Sei bravissima, Hannah!" esclamarono i due adulti battendo le mani.
"Uaaaah!" esclamò Valentina, che guardava la sorella con gli occhietti spalancati.
"Grazie. Ma tu sei più brava, mamma."
Taylor sorrise.
"Io ho studiato tanto per diventare la cantante che sono oggi, ma da piccola ero meno brava di adesso. Tu sei molto intonata, il che è già importante."
"Davvero sono brava?" chiese la piccola saltellando sul posto.
"Certo!"
Hannah batté le mani.
Quella sera si sdraiarono tutti e quattro nel lettone. Passarono un po' di tempo a giocare con i gatti, arrivati per fare loro compagnia, li accarezzarono e coccolarono fino a quando scesero, poi si addormentarono tutti insieme.
"Vi voglio bene" disse Hannah prima di chiudere gli occhietti.
"Anche noi, piccola" risposero gli adulti e la abbracciarono forte, poi fecero lo stesso con Valentina che emetteva qualcuno dei suoi versetti.
Le tennero strette a loro e le riempirono di baci e carezze fino a quando le piccole presero sonno.
"È ora di dormire anche per noi" disse Joe a Taylor.
"Già. È stata una bella giornata, vero?"
"Molto, e non vedo l'ora di scoprire cosa succederà domani."
Joe si addormentò quasi subito con un braccio avvolto attorno ad Hannah, la quale si era assopita allungata contro il suo fianco.
Taylor, invece, la quale aveva più vicino Valentina, restò sveglia ancora per qualche attimo, guardandola. Il suo visetto paffuto era l’immagine della pace, i suoi respiri erano profondi, regolari e pieni di quiete. Si sentiva al sicuro, lì con loro.
Mamma aveva ragione pensò la ragazza.
Alla fine se l’era cavata, imparando passo per passo come comportarsi con loro. E grazie alle piccole adesso sapeva che voleva davvero diventare madre, che era pronta per esserlo, perché era riuscita sia a godere della gioia che i bambini portavano che a districarsi nei momenti di difficoltà che sicuramente ogni genitore attraversava. Era fiera di se stessa e anche di Joe.
Si voltò a osservare lui e Hannah: era l’immagine più bella che avesse mai visto. Avrebbe voluto scattar loro una fotografia, ma se si fosse mossa avrebbe svegliato Valentina e rischiato di destare anche gli altri due, perciò desistette. Si sarebbe limitata a guardarli per un poco, per fissare il momento nella propria memoria.
Alla fine anche lei si addormentò con il sorriso sulle labbra, guardando al giorno dopo con fiducia e positività.
 
Il mattino dopo, Taylor si svegliò e allungò una mano verso destra, per fare una carezza a Valentina, ma toccò qualcosa di duro e freddo. Si voltò e accese la luce, non preoccupandosi se Joe si sarebbe svegliato o meno, e guardò. Le piccole si erano trasformate. Erano di nuovo due bambole di porcellana. Alla ragazza si mozzò il respiro, mentre un senso di nausea le invadeva lo stomaco e la bocca.
"Joe!" chiamò, piano, con voce arrochita. "Joe!"
"Che succede?" chiese lui, ancora assonnato.
"Si sono... le bambine si sono..."
Lui si girò e capì.
"Oh mio Dio!"
Si alzò di scatto e raggiunse la moglie dall'altra parte del letto. Taylor si guardò allo specchio appeso lì davanti. Era pallidissima. Sudori freddi le colavano lungo il corpo.
"Come ti senti?"
Joe era triste, lo si poteva notare dal suo tono e anche dalla postura. Rimaneva piegato in avanti e il suo viso era una maschera di dolore. Aveva gli occhi pieni di lacrime, ma non piangeva.
"Non..." Taylor deglutì a vuoto. "Non tanto bene."
Lui la fece sdraiare a letto e la lasciò per un momento. Taylor accarezzò le due bambole.
"Non doveva finire così" mormorò. "Avrei voluto tenervi con me per sempre."
Scoppiò in pianto, non riuscendo più a trattenersi. Il dolore era troppo forte. Joe tornò e la trovò che singhiozzava.
"Amore! Taylor, sapevi che prima o poi sarebbe successo" le disse con dolcezza, asciugandole le lacrime, poi le passò un fazzoletto bagnato sulla fronte e sui polsi, per aiutarla a riprendersi.
"Sì, ma non ero... non ero pronta, io non credevo sarebbe successo così presto."
E adesso che avrebbero fatto con tutti quei giochi, i vestiti e il resto? Appartenevano a due bambine che non c'erano più. Valentina non aveva nemmeno fatto in tempo a giocare con il suo unicorno a dondolo.
Vi fu un attimo di silenzio mentre calde lacrime continuavano a scorrerle lungo le guance. Poi un pensiero la colse.
"Lei lo sapeva" mormorò, accarezzando i capelli di Hannah. "Non l’aveva detto per caso."
Joe la guardò un istante, prima di realizzare a cosa la ragazza si riferisse.
"Hai ragione, Tay" disse. "Hannah era molto più avanti di noi."
Sì, era vero. Hannah era molto più preparata di loro a ciò che sarebbe successo e improvvisamente quell’ultimo "Ti voglio bene" assunse un significato ancora più profondo, così come quell’ultimo attimo trascorso tutti insieme.
Quel bel ricordo aiutò Taylor ad arrestare il pianto.
Si alzarono dal letto e presero in braccio ognuno una bambola. Le coccolarono e le riempirono di baci come se si trattasse delle due bimbe, poi decisero di metterle sopra una mensola in salotto. Le appoggiarono le con le lacrime agli occhi.
"Beh, almeno ci hanno insegnato tanto, in questi giorni" disse Taylor. "Abbiamo imparato cosa significa essere genitori."
"Già, ed è stato difficile."
"Ma bellissimo" completò lei per lui.
"Esatto."
Fu allora che capirono che, nonostante il dolore e la tristezza che li invadevano, erano cresciuti grazie a quell'esperienza. Avevano imparato tanto, sbagliato, ma anche fatto del bene a quelle due creature. Avrebbero potuto tenere i vestiti e i giocattoli per un futuro bambino, ora che sapevano ancora di più di voler ingrandire la famiglia.
"Hannah e Valentina rimarranno sempre nel nostro cuore" disse Taylor asciugandosi gli occhi.
"E le terremo sempre qui, come ricordo di quello che è stato" concluse Joe.
Non avrebbero mai dimenticato i giorni meravigliosi vissuti con loro. Se li sarebbero portati nel cuore per l'eternità.

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