Midsummer Nights ~ Let me swallow the sunset

di My Pride
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let me swallow the sunset ***
Capitolo 2: *** Burning sun ***
Capitolo 3: *** Damn Summer ***
Capitolo 4: *** Brother's little secret ***
Capitolo 5: *** Lost in fever ***
Capitolo 6: *** You look better when I'm drunk ***
Capitolo 7: *** Just the first time ***
Capitolo 8: *** Brother can help you ***



Capitolo 1
*** Let me swallow the sunset ***


Let me shallow the sunset Titolo: Let me swallow the sunset
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash Fiction [ 724 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life

Avvertimenti: What if?, Accenni slash
Sapori d'estate: 06. Vedere il tramonto insieme


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    Non ricordava quand'era stata l'ultima volta in cui aveva guardato il mare. Forse, a ben pensarci, non l'aveva mai fatto con la stessa pace con cui lo stava facendo in quel momento.
    Più scavava nei propri ricordi, più gli tornavano in mente gli attimi in cui quell'enorme distesa d'acqua era stata solo qualcosa che, da bambino, l'aveva separato dal resto della civiltà e aveva rappresentato per lui un qualcosa che avrebbe potuto solcare soltanto dopo aver sconfitto sua madre. A ben vedere, non aveva mai visto la spiaggia come un luogo in cui potersi rilassare o, semplicemente, giocare come avrebbe fatto un qualunque bambino normale. Ogni suo passo nel mondo era stato guidato dalla brutalità della Lega degli Assassini, ogni istante che aveva passato su una spiaggia, su una montagna, in un bosco o sulla neve era stato segnato dal duro addestramento che gli era stato inculcato in quanto erede degli Al Ghul, e la sua infanzia era stata soltanto un susseguirsi di attimi in cui contava solo uccidere o essere uccisi. Perdersi quindi ad osservare le onde che si accavallavano l'un l'altra, udire il loro infrangersi contro gli scogli e il richiamo lontano dei gabbiani che sorvolavano quel manto spumoso, aveva cominciato a donargli una bizzarra sensazione mai provata prima, un misto di nostalgia e tristezza che sembrava opprimergli il cuore, ma al tempo stesso la strana consapevolezza che il suo futuro non sarebbe più stato costellato da infauste azioni. E quella sensazione era resa ancor più profonda da quel giorno che voleva al termine, tingendo tutto dei caldi colori del tramonto.
    «D? Che ci fai qui tutto solo?»
    Damian ci mise un secondo di troppo a rendersi conto di quella voce, sbattendo più volte le palpebre prima di voltarsi verso quello che si rese conto essere Jon, fissandolo vagamente stranito. Non l'aveva minimamente sentito arrivare, eppure si era sempre vantato di avere i sensi più sviluppati di lui nonostante fosse un mezzo kryptoniano. Per essere stato colto così alla sprovvista, doveva essersi perso un po' troppo nei propri pensieri... maledizione. Per quanto fossero passati anni e si fosse lasciato alle spalle tutto il sangue e il dolore in cui era cresciuto, il suo passato tornava di tanto in tanto a tormentarlo, anche quando avrebbe preferito non pensarci. Scosse quindi il capo quasi d'istinto, tornando a fissare l'oceano dinanzi a sé a braccia conserte.
    «Stavo... semplicemente pensando», si ritrovò a dire dopo lunghi attimi, senza prendersi la briga di guardare il proprio interlocutore, come se il farlo avrebbe potuto in qualche modo fargli scappare una parola di troppo.
    Jon si accostò semplicemente a lui e lo osservò in un religioso silenzio rotto solo dal suono della risacca e dallo stridio dei gabbiani, incerto su cosa dire o fare mentre si massaggiava un po' dietro al collo, in un gesto evidentemente impacciato. «Ti dispiace se... ti faccio compagnia?» chiese infine, una domanda che in realtà non aveva bisogno di una vera e propria risposta, ma sapeva che porgerla avrebbe significato molto per il ragazzo che aveva al suo fianco. Ormai lo conosceva da troppi anni per sapere che, quando aveva quell'espressione dipinta in viso, la maggior parte delle volte preferiva starsene da solo con i propri pensieri nonostante lui avesse più volte cercato di stargli vicino quando si perdeva in lontani ricordi riguardanti probabilmente il suo passato. Rimase dunque in trepidante attesa, forse trattenendo persino un po' il fiato, aspettandosi un secco «» che stranamente non arrivò. Guardò quindi Damian, che aveva sollevato il viso per ricambiare il suo sguardo e limitarsi a fare un breve cenno col capo. E fu solo a quel punto che Jon si rilassò, lasciando che dalla sua bocca scappasse un piccolo soffio.
    Roteando un po' gli occhi, Damian si concesse il lusso di un sorriso - uno di quei pochi sorrisi sinceri a cui dava vita solo davanti alle persone con cui si sentiva a proprio agio -, azzardandosi persino a poggiare la testa contro la spalla di Jon dopo avergli intimato, con un dito sulle proprie labbra, di non proferire parola alla vista del sorrisino che aveva incurvato anche le sue labbra. Per una volta, una singola volta, voleva solo godersi quell'attimo di pace mentre il tramonto che stavano osservando avvolgeva entrambi nel suo rosato abbraccio.





_Note inconcludenti dell'autrice
...cos'è successo, con esattezza, per essere tornata tra questi lidi? Boh, non lo so, probabilmente la cosa è dovuta all'effetto nostalgia e al fatto che volevo provare ancora una volta a scrivere qualcosa dopo... beh, dopo secoli, direi. E la storia non so se mi entusiasmi come vorrei oppure no, però volevo fare una cosettina che credo sembra... carina. Come si dice, dopotutto? Il mare porta consiglio, quindi ecco com'è nata la storia in sé
Comunque sia, questa raccolta la dedico a Shun di Andromeda che mi ha fatta tornare la voglia di scrivere. Inoltre partecipa alla challenge Sapori d'estate indetta da _LadyDragon1995_ e stavolta mi sono voluta cimentare con una coppia a cui ho voluto dedicare queste storie... ovvero i Super Sons.
L'amicizia di Jon e Damian mi è piaciuta molto, e come quasi la totalità degli appassionati ci sono rimasta piuttosto male dopo quello che è successo sotto la supervisione di Bendis... ma stendiamo un velo pietoso. Salvo mie personali indicazioni, i due sono maggiorenni o comunque non sono bambini, quindi la loro età oscilla intorno ai sedici e ai trent'anni a seconda di come si svolga la storia. 
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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Capitolo 2
*** Burning sun ***


Burning sun Titolo: Burning sun
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 900 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 13. Scottarsi perché non si ha messo la protezione
Just stop for a minute and smile: 11. "Dovremmo approfittare di questa bella giornata di sole!"


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    Se c'era una cosa che Jon invidiava a Damian, era il suo riuscire a trovare sempre posti quasi isolati in cui trascorrere le vacanze, quel genere di posti in cui non si vedeva anima viva nel raggio di chilometri o, al massimo, solo un centinaio di persone e solo in determinati orari della giornata. Aver quindi lasciato le valige in albergo ed essere andati su quella spiaggia semi-deserta era stata una piacevole sorpresa, e Jon non aveva aspettato poi molto per togliersi la maglietta una volta arrivati al loro ombrellone, già provvisto di sdraio e persino di un rinfresco appena servito. Un posto di lusso che solo un Wayne avrebbe potuto trovare.
    A dire il vero, e non glielo aveva assolutamente nascosto, Damian avrebbe preferito optare per l'isola che anni addietro gli aveva regalato sua madre, ma Jon non si era rivelato poi molto entusiasta di passare del tempo in un posto in cui Talia Al Ghul avrebbe potuto trovarli e, nella peggiore delle ipotesi, beccarli persino a pomiciare o chissà cos'altro. Per quanto lui fosse super, aveva affrontato la madre del compagno e sapeva bene che era una donna con cui era meglio non avere a che fare. In nessun modo. A maggior ragione se ti portavi a letto suo figlio. 
    Scosse la testa a quel pensiero, lanciando uno sguardo a Damian che aveva afferrato una sdraio per spostarla dall'ombra. «Mi piace qui», si ritrovò ad ammettere nel regalargli un sorriso, e l'altro ricambiò quello sguardo con uno di quei suoi soliti ghignetti irritanti che, in qualche modo, lui aveva imparato a sopportare e... beh, a trovare anche piuttosto sexy. A volte.
    «Non ne avevo dubbi. Dopotutto l'ho scelto io», rimbeccò Damian con fare saccente nel cominciare a spogliarsi a propria volta, e a quelle parole Jon lo guardò con un sopracciglio inarcato prima di recuperare il proprio zaino e aprirlo.
    «Sempre modesto tu, eh? Per una volta perché non la smetti di fare il saccente e te la godi? Dovremmo approfittare di questa bella giornata di sole!» replicò entusiasta senza badare allo sbuffo dell'altro, tirando fuori un tubetto prima di sedersi sulla sdraio. E, mentre si passava quella crema, per quanto probabilmente non ne avesse bisogno a causa della sua costituzione kryptoniana - ma la sua parte umana non era dello stesso avviso -, Jon si ritrovò a lanciare uno sguardo a Damian, che si era limitato a stendere l'asciugamano sulla sdraio ed inforcare gli occhiali da sole per indossarli. «Non faresti meglio a mettere la crema?» gli domandò nel mostrargliela, ottenendo soltanto uno sbuffo vagamente scocciato.
    «Non ne ho bisogno, non posso scottarmi».
    «Guarda che secondo me dovresti, posso aiut...» 
    «Non mi serve», si impuntò nello storcere un po' il naso, come se il solo pensiero lo disgustasse. «Mi rifiuto di ungermi con una crema appiccicosa che, oltre ad impiastricciarti, la maggior parte delle volte non assolve doverosamente al proprio compito».
    «Come vuoi... ma poi non dire che non ti avevo avvertito», replicò Jon con un sopracciglio inarcato, ricevendo in risposta uno di quei grugniti che Damian era solito fare quando qualcosa lo infastidiva. Il giovane Kent aveva quindi roteato gli occhi e, per quanto avesse provato a replicare ancora, aveva desistito e aveva richiuso la bocca, ben sapendo che sarebbe stato solo fiato sprecato: quando mister-so-tutto-io si impuntava su qualcosa, difficilmente riusciva a smuoverlo dal fargli cambiare idea... almeno finché non sbatteva letteralmente con la faccia contro l'ovvietà delle cose.
    Aveva quindi lasciato correre e si era goduto il resto della giornata al mare, beandosi del sole e approfittandone anche per ricaricare le batterie, pur lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Damian - che aveva passato per lo più la maggior parte del tempo a cambiare posizione sull'asciugamano, ignorando il consiglio di farsi almeno un bagno. Jon non aveva quindi potuto fare a meno di sbuffare ilare quando, una volta tornati nella loro camera d'albergo, si era ritrovato a fare i conti con la schiena completamente ustionata di Damian.
    In un primo momento, il giovane Wayne aveva finto che non gli facesse male e che non avesse bisogno di niente, ma Jon l'aveva sentito molto bene mentre si lamentava sotto la doccia al minimo contatto con il getto d'acqua sulla pelle e imprecava a denti stretti, tanto che aveva trattenuto una risata quando alla fine, arrendendosi all'evidenza, Damian stesso l'aveva chiamato per farsi spalmare qualcosa sulla schiena. E tuttora non poteva fare a meno di ridacchiare, gettando uno sguardo al compagno che, sdraiato a pancia in giù sul materasso, aveva dato vita ad un'espressione corrucciata e gonfiato le guance peggio di un bambino. Jon non sapeva dire se gli sembrasse più infantile adesso o quand'era ragazzino.
    «Com'era quella storia che al sole non ti scottavi?» domandò con nonchalance inaudita, venendo fulminato all'istante da uno sguardo di fuoco che avrebbe fatto invidia alla sua vista calorifica.
    «...fammi il favore di star zitto, Jon», borbottò Damian, incassando la testa nelle spalle mentre l'altro gli passava quella crema lenitiva dietro la schiena, senza smettere di ridacchiare tra sé e sé nonostante cercasse di essere delicato. Aveva affrontato demoni immortali, pipistrelli giganti ed era persino tornato dalla morte... ma si sarebbe mangiato la lingua piuttosto che ammettere che il compagno aveva avuto ragione. Parola di Damian Wayne.





_Note inconcludenti dell'autrice
Esperienza di vita vissuta, mai impuntarsi e non mettere la crema credendo che stare a mollo possa aiutare. Anzi, sicuramente è peggio visto che si sta in acqua
A parte questo, da oggi la raccolta partecipa anche alla Real Life Challenge indetta da Leila91 (ilminipony sul forum di EFP), giusto perché ho bisogno di un po' di stimoli per ritrovare l'ispirazione ormai perduta. Chissà se questi due zucconi non riusciranno in qualche modo a farmi tornare a scrivere... se non come prima, almeno un po' di più

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Capitolo 3
*** Damn Summer ***


Damn summer Titolo: Damn summer
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash Fiction [ 509 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 17. Mangiare il gelato
Solo i fiori sanno: 15. Gelsomino rosso: desiderio



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    Se lo stava stuzzicando apposta, allora ci stava riuscendo maledettamente bene. Era a questo che stava pensando Jonathan mentre, seduti entrambi su uno dei divanetti di quel bar sulla spiaggia, osservava Damian mangiare il gelato.
    Sentendosi un po' bambino, Jon gli aveva proposto di prendere un paio di coni al cioccolato e di gustarseli lì anziché tornarsene al loro ombrellone e, per quanto il giovane Wayne l'avesse inizialmente osservato con sufficienza, alla fine aveva accettato e aveva lasciato che una volta tanto offrisse lui - aveva insistito a tal punto che, probabilmente, Damian aveva acconsentito solo per sfinimento -, ponendo però come condizione di prendere per sé un cono al limone. A dire il vero a Jon non interessava il gusto, aveva avuto semplicemente voglia di mangiare un gelato in compagnia e, non appena comprati entrambi i coni, si erano accomodati su quel divanetto su cui si trovavano tuttora... anche se, alla luce dei recenti fatti, Jon stava cominciando a pentirsi di quell'idea.
    Deglutendo inconsciamente, Jon non aveva difatti staccato per un attimo gli occhi di dosso a Damian, che aveva dapprima iniziato a leccare quella pallina di gelato al limone con la punta della lingua, scivolando poco a poco verso il cono per inseguire una gocciolina fuggiasca che aveva ben pensato di scappare dalle sue grinfie; aveva poi cominciato a lappare tutto intorno quella squisitezza di latte, panna e zucchero, attento a non perderne nemmeno la più piccola parte prima di riprendere a leccare quel gelato dal basso verso l'alto, velocizzando un po' i movimenti e la leggera pressione della lingua per evitare che si sciogliesse. E, in tutto questo, Jon non aveva fatto altro che guardarlo con bizzarro desiderio, dimenticandosi persino del gelato al cioccolato che aveva cominciato a gocciolargli impudentemente sulla mano.
    Si umettò le labbra, sentendole stranamente secche. Possibile che Damian avesse una tale presa su di lui? Che il semplice atto di mangiare un gelato - carezzarlo con la lingua, gustarlo, sfiorarlo con quelle labbra carnose - gli facesse avere pensieri che non avrebbe dovuto minimamente avere? Era solo un gelato, dannazione! Eppure, per un lungo attimo, si ritrovò a desiderare di essere al posto di quella stupidissima pallina al gusto di limone.

    «Che hai da guardare?» gli fu chiesto di punto in bianco, e solo dopo aver sobbalzato si rese conto che Damian lo stava fissando con un sopracciglio inarcato.
    Jonathan sbatté le palpebre, quasi non avesse capito bene la domanda, prima di realizzare che il costume era diventato un po' troppo stretto e ben presto anche l'altro si sarebbe accorto di un non così piccolo particolare; così scattò in piedi senza nemmeno pensarci due volte -
rischiando quasi di far ribaltare l'intero divanetto con tanto di tavolino -, tanto che gli cadde persino sul pavimento quel che era rimasto del suo gelato ormai sciolto, ridacchiando nervoso.
    «Che? No, niente, credo che andrò a farmi un bagno!» esclamò tutto d'un fiato, lasciandosi alle spalle un Damian piuttosto perplesso mentre correva come una scheggia verso il mare per calmare i bollenti spiriti.
    Maledetta estate.





_Note inconcludenti dell'autrice
Mhn, beh, sì. Tutto è nato mentre mi si scioglieva il gelato a causa di questo assurdo caldo che sembra non volerci lasciare un attimo di respiro - no, sul serio, è una cosa davvero inconcepibile e insopportabile -, quindi perché non sfruttare la situazione in sé per creare qualcosa di abbastanza fraintendibile con cui far impazzire il povero Jon? Non si fa, Damian, non si fa...
Questa vacanza di coppia si sta trasformando in una vera e propria prova di forza per il nostro giovane kryptoniano, che prima o poi perderà del tutto la testa per le cose che fa il suo caro compagno :p
Comunque sia, visto che l'ispirazione stranamente sta tornando, mi sono iscritta all'ennesima challenge, quindi la raccolta adesso partecipa anche alla challenge Solo i fiori sanno indetta da Pampa313. Vediamo cosa riuscirò a fare.
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Capitolo 4
*** Brother's little secret ***


Brother's little secret Titolo: Brother's little secret
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1221 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent, Timothy Drake

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 01. Prima giornata al mare insieme
Just stop for a minute and smile: 48. "Posso provarci, ma non sono molto bravo."


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    Damian si ravvivò per l'ennesima volta i capelli all'indietro, sbuffando pesantemente mentre faceva scorrere lo sguardo sulla distesa di sabbia che aveva davanti.
    Come gli era venuto in mente di accontentare Jonathan? Non era mai stato il tipo da prendersi una vacanza dai suoi doveri come vigilante a Gotham City, eppure aveva finito col lasciare un semplice biglietto con su scritto 
Parto per una missione - non sarebbe stata la prima volta che spariva senza dire dove se ne andava né tanto meno per quanto tempo -, prendere un bel po' di contanti e fare in fretta una valigia per sgattaiolare fuori dalla finestra e prendere il volo con J verso quella loro meta. Niente biglietti aerei, niente carte di credito, niente di niente. Non avevano lasciato letteralmente tracce. Però, adesso che si trovavano al mare a San Francisco, si pentiva un po' di aver ceduto a quegli occhioni azzurri che lo avevano fissato allo stesso modo in cui avrebbe potuto fissarlo un cucciolo abbandonato. Accidenti a lui.
    «Non fare quella faccia, D. Sarà divertente», disse di punto in bianco Jon, avvolgendo un braccio intorno alle spalle dell'altro per rivolgergli uno di quei soliti sorrisi bonari che, a volte, trovava davvero irritanti.
    «Mhnr».
    «Andiamo, è la nostra prima giornata al mare insieme. Puoi almeno provarci».
    Damian roteò gli occhi. «Proverò a concederti il beneficio del dubbio, ma in queste cose non sono molto bravo», rimbeccò, gettandogli un'occhiata solo per vedere quel sorriso sornione allargarsi da un orecchio all'altro. Era davvero facile farlo felice con poco, ma alla vista non poté comunque fare a meno di rilassare un po' i lineamenti duri del suo viso e lasciarsi scappare un piccolo sbuffo ilare. Il suo stupido sempliciotto.
    «Vedrai che ti divertirai. Ce lo siamo meritato», disse ancora Jon, afferrandogli una mano nonostante le sue proteste per trascinarlo lui stesso verso la riva del mare.
    Anche se al giovane Wayne costava ammetterlo, Jon non aveva tutti i torti: se l'erano meritato davvero. Dopo aver lottato contro pazzi e criminali per tutto il mese, essersi procurato ferite su ferite due volte su tre e aver rischiato di saltare in aria a causa degli stupidi pinguini robot di Cobblepot una volta sì e l'altra pure, forse un paio di giorni su una spiaggia, lontani da tutti e tutto, non sarebbero stati poi così male. Senza contare che quella sarebbe stata la prima vera vacanza che avrebbero fatto insieme come coppia, quindi poteva sforzarsi di ammorbidirsi un po' e di non essere rigido come suo solito. Rilassarsi non l'avrebbe ucciso, dopotutto.
    Aveva quindi finito con lo stringere a sua volta la mano di Jon, salvo lasciarla solo una volta raggiunta la riva, per cominciare a spogliarsi insieme a lui e gettarsi in mare, dove, tra schiamazzi e risate, avevano finito davvero per godersi quei momenti insieme e lui stesso si era sciolto un po', lasciandosi andare e concedendosi persino qualche abbraccio e qualche effusione. Raramente dava a Jon dimostrazioni d'affetto in pubblico, ma lo starsene lì, da soli, senza nessuno dei loro conoscenti nel raggio di chilometri e chilometri, gli consentiva di abbandonare almeno un po' la maschera che gli era stata costruita dagli insegnamenti di sua madre e di far traboccare di tanto in tanto i sentimenti che aveva cominciato a provare anni addietro per quel giovane kryptoniano.
    Non seppe esattamente quanto tempo restarono a mollo né quanto ne fosse altrettanto passato una volta risaliti a riva, ma ad un certo punto Damian si drizzò a sedere sulla sdraio e si stiracchiò con un lungo sbadiglio che nascose con una mano, sistemandosi gli occhiali sul naso prima di alzarsi in piedi e richiamare l'attenzione di Jon, che sollevò lo sguardo verso di lui.

    «Dove stai andando?» chiese curioso.
    «A prendere qualcosa da bere».
    «Posso andarci io in un attimo e...»
    «Tranquillo, J... vado io», rassicurò nel rivolgergli un piccolo sorriso, e Jon per poco non perse un battito. Era raro che Damian fosse rilassato al punto da sorridergli in quel modo - quella piccola fossetta che si creava ad un angolo della bocca, la curva delle labbra che diventava più carnosa, quegli occhi verdi che si facevano più profondi e vivaci -, quindi si sentì come un pesce fuor d'acqua e si limitò ad annuire in automatico, fissandolo.
    Damian lo guardò un po' stranito da quella reazione, ma lasciò correre e sollevò semplicemente una mano a mo' di saluto per avviarsi.
Sarebbe dovuto passare prima in camera per prendere il portafogli, ma non era un problema. Le sue gentilezze si potevano contare letteralmente sulla punta delle dita, quindi una volta tanto poteva ricambiare quella che Jonathan gli aveva dimostrato nel portarlo in vacanza per costringerlo a rilassarsi. In fin dei conti stavano passando proprio una bella giornata.
    Seppur un po' infastidito dalla sabbia che si era infilava fra le dita dei piedi, aveva attraversato la passerella di legno che separava la spiaggia dall'albergo e, sfilandosi proprio in quel momento gli occhiali da sole, il suo sguardo incrociò quello dell'ultima persona che in quel momento avrebbe mai voluto vedere lì.
Tim Drake. Quel Tim Drake.
    Per la prima volta in vita sua, Damian non sapeva che cosa dire davanti a quello che sarebbe dovuto essere, anche se non in linea di sangue diretta, suo fratello. In famiglia nessuno sapeva che lui e Jon avevano cominciato a frequentarsi come qualcosa di più di compagni di squadra o semplici amici - forse l'unico che aveva mangiato la foglia era Grayson, ma lui non faceva testo -, quindi essere stato colto quasi con le mani nel sacco l'aveva davvero lasciato stranito. Perché diavolo Drake avrebbe dovuto trovarsi a... fu a quel punto che il suo cervello fece finalmente muovere gli ingranaggi e rimise insieme i pezzi che non sembravano essersi messi a posto a causa degli stupidi occhioni di Jon. Jon. Jon che piombava a villa Wayne entrando dalla finestra della sua stanza. Jon che lo convinceva a partire con quello sguardo da cane bastonato. San Francisco. Drake. San Francisco... Titans Tower. Porca di quella... Jon era un completo idiota ad aver proposto proprio quella meta e lui lo era ancora di più per aver accettato. E solo quando si riprese assottigliò un po' le palpebre, ricomponendo la sua solita aria saccente per fingere, quasi quanto l'altro, che la sua presenza non lo toccasse minimamente.

    «Drake».
    «Damian».
    «Tu non mi hai mai visto qui», replicò senza nemmeno dargli un attimo per replicare ancora ed entrambi si squadrarono negli occhi con fare risoluto, prendendo ognuno la direzione opposta per sparire letteralmente in un lampo dalla vista altrui. E, non appena arrivò in camera, Damian usò la carta magnetica per aprire la porta e richiudersela svelto alle spalle, poggiandosi con la schiena contro di essa dopo aver tratto un lungo respiro dal naso.
    Tra tutti i fratelli che avrebbe potuto incontrare laggiù a San Francisco... doveva capitargli proprio Drake? Adesso che aveva fatto due più due poteva immaginare benissimo il motivo per cui era lì, ma avrebbe preferito volentieri non incrociarlo affatto né tanto meno vedere quell'espressione furbetta che, nonostante tutto, gli si era dipinta su quella sua faccia da schiaffi.
    A quel pensiero chinò il capo, nascondendo il viso fra le mani con un lamento frustrato. Il rientro a villa Wayne sarebbe stato oltremodo imbarazzante. Ne era certo
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Sì, okay, effettivamente Damian in questa shot si è fatto bellamente fregare dagli occhioni dolci e ammalianti di Jon, quindi possiamo dire con tranquillità che è stato un vero e proprio cretino. Quando il sangue affluisce in basso, nemmeno chiamarsi Damian Wayne serve a qualcosa
Comunque sia, il fatto che Damian si comporti in modo più rilassato con Jon non è farina del mio sacco, è una particolarità che hanno sempre avuto nei fumetti (soprattutto quelli in cui crescono insieme), quindi non posso parlare di OOC vero e proprio, bensì di un'estensione di tale particolarità. Spero di essermi spiegata, è l'una di notte e i ragionamenti non filano :p
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Capitolo 5
*** Lost in fever ***


Lost in fever Titolo: Lost in fever
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1228 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Accenni Slash
Sapori d'estate: 55. "Rimanere sorpresi da un improvviso acquazzone estivo."
Just stop for a minute and smile: 42. "È il meglio che sono riuscito a trovare."


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    Per l'ennesima volta in quella giornata, Jon passò quella pezza bagnata sulla fronte di Damian, tendendo l'orecchio per ascoltare il suo respiro pesante e il ritmico battere del suo cuore.
    Quella stessa mattina, il compagno gli era apparso più scostante del solito e ben poco collaborativo e, quando gli aveva chiesto se fosse successo qualcosa con qualcuno della sua famiglia - l'aveva visto parlare animatamente al cellulare, ed era stato un signore a non usare per sbaglio il super udito e ascoltare -, Damian si era limitato a grugnire qualcosa e ad agitare una mano in risposta, ignorando volutamente di dare qualunque spiegazione. Jon non aveva insistito troppo, visto che lo conosceva fin troppo bene da sapere che prima o poi avrebbe parlato da solo, e anche l'acquazzone che li aveva colti impreparati aveva fatto sì di mettere momentaneamente in secondo piano la discussione; avevano quindi raccattato le loro cose dalla spiaggia ed erano corsi nel loro bungalow ma, nel notare un paio d'ore dopo che la temperatura corporea del compagno era salita di qualche decimo, il giovane Kent aveva provato a tastargli la fronte, rimediandoci un'occhiataccia che avrebbe potuto fulminarlo seduta stante. Damian aveva cominciato a blaterare che doveva smetterla di usare i suoi poteri su di lui, che c'era una cosa chiamata spazio personale e che doveva rispettarla anche se stavano insieme, e soprattutto ci aveva tenuto a ricordargli che era il figlio di Batman e Talia Al Ghul e quindi, no, il suo corpo geneticamente perfetto non poteva accusare alcun sintomo di qualsivoglia alterazione termica. Tanti bei paroloni che Jon aveva ascoltato con un sopracciglio inarcato, visto che
era stato proprio a quel punto che Damian era svenuto.
    Con un sospiro rassegnato - e soprattutto dopo averlo afferrato letteralmente al volo per evitare che cadesse sul pavimento -, Jon l'aveva messo a letto e aveva controllato tutti i parametri del suo corpo, scuotendo la testa.
Quello scemo si era ammalato e aveva preferito stare zitto anziché parlargli francamente. A voler essere sincero con se stesso, Jon non aveva nemmeno mai preso in considerazione l'idea che Damian potesse ammalarsi, avendolo sempre visto talmente arzillo da sembrare più indistruttibile di lui. Nel corso degli anni, non lo aveva mai sentito lamentarsi di niente, nemmeno di un mal di testa, persino quando si feriva cercava sempre di non abbandonare l'espressione stoica che lo caratterizzava e quell'aria saccente che innervosiva molti. Ma, dopotutto, Damian doveva fare i conti con una realtà che spesso si rifiutava di accettare: era solo un essere umano, e doveva quindi fare più attenzione ai segnali che gli mandava il suo corpo... soprattutto quando passava tre notti intere fuori di pattuglia e dormiva solo due ore.
    Jon scosse il capo per scacciare quei pensieri, immergendo nuovamente quella pezza nella bacinella d'acqua per rinfrescarla prima di strizzarla e tamponare ancora una volta la fronte del compagno. Sapeva quanto odiasse mostrarsi fragile, sia emotivamente che fisicamente, ma ogni tanto avrebbe anche potuto affidarsi a qualcun altro senza doversela per forza cavare da solo. Il cigolio del materasso, seguito da un piccolo lamento, richiamò la sua attenzione e, spostando la pezza, vide gli occhi verdi e febbricitanti di Damian posarsi su di lui, sforzandosi di mettere a fuoco la sua figura.

    «
Ehi...»
    «Ehi, D», ripeté Jon con un piccolo sorriso, poggiando immediatamente una mano sulla spalla dell'altro per tenerlo giù, visto che aveva provato ad alzarsi. «Non sforzarti troppo, lascia che le medicine facciano effetto».
    «...sto bene, Jon. Non avevo bisogno di medicine, ho solo un po' di mal di testa».
    «E anche un febbrone da cavallo, ma ovviamente fingerai che non sia così, vero?» 
    Di tutta risposta, Damian roteò un po' gli occhi. Jon la faceva davvero troppo lunga, ma in fin dei conti in parte lo capiva: era la prima volta che si mostrava davanti a lui in quelle condizioni, così fragile e decisamente poco combattivo. In realtà non avrebbe nemmeno voluto mostrarsi così, ma in quel momento non avrebbe potuto purtroppo fare diversamente.
«Gh... odio questo schifo», rantolò, tossendo qualche attimo dopo. Gli occhi gli bruciavano e gli sembrava che il solo tenerli aperti fosse una fatica immane, ma doveva ammettere che quelle medicine che Jon gli aveva dato stavano cominciando a fare effetto, visto che i giramenti di testa erano passati.
    «Oh, aspetta! So cosa potrebbe tirarti un po' su di morale!» gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi radiosi, prima di schiaffargli in fronte quella pezza senza dar peso al lamento dell'altro. «Dammi un momento, torno subito», accennò e, facendogli poi un occhiolino, si alzò dal letto così in fretta che il materasso cigolò sotto il suo peso.
    Damian sbatté le palpebre con fare stranito, osservandolo mentre si allontanava. E adesso che diavolo gli era preso? Sapeva che Jon certe volte si comportava in modo strano, ma in quel momento aveva troppo mal di testa per cercare di capire le sue ragioni. Si lasciò cadere con il capo sul cuscino, accoccolandosi sotto quel lenzuolo mentre sentiva la pioggia picchiettare contro le finestre. L'idea di andarsene in vacanza non lo aveva entusiasmato, ma una volta tanto aveva voluto dare retta al compagno e persino Grayson gli aveva consigliato di prendersi una pausa, rassicurandolo che ci avrebbe pensato lui a dare una mano a Bruce. Peccato che non avesse messo in conto che sarebbero stati colti da un temporale estivo e che lui si sarebbe ammalato.
    Si rese conto di aver chiuso gli occhi solo quando fu un rumore a ridestarlo, dovendo fare mente locale per un secondo prima di mettere a fuoco la figura di Jon. Il profumo di burro riempì la stanza, tanto che Damian si tirò un po' su per cercare di capire le sue intenzioni, vedendolo con una grossa ciotola di pop corn sotto braccio e quello che aveva tutta l'aria di essere un... 
    «...sul serio, J?» domandò scettico, accennando all'oggetto che reggeva in mano.
    Jon sbatté le palpebre, poi abbassò lo sguardo sul Re Leone. «Ecco... beh... è il meglio che sono riuscito a trovare», ammise imbarazzato, massaggiandosi il collo con la custodia del dvd.
    «Mhn... è praticamente Amleto con i leoni, quindi per questa volta te lo faccio passare», rimbeccò sarcastico, prima di scuotere debolmente il capo con fare divertito. «Apprezzo il pensiero», soggiunse, giacché non aveva mai nascosto la sua predilezione per le tragedie shakesperiane - il suo cane si chiamava Tito in onore di una di esse - e ammetteva che quello scemo aveva fatto una buona scelta... cartone animato o meno. «Grazie... habibi», sussurrò, e Jon sorrise. Era raro che lo ringraziasse così spontaneamente e ancor più che lo chiamasse con nomignoli affettuosi, soprattutto quando non era sicuro di trovarsi da soli, dunque il ragazzo apprezzò ancora di più, tenendo conto che, in fin dei conti, aveva solo provato a distrarlo con un semplice film.
    «E di cosa... scemo d'un pettirosso», rimbeccò, affrettandosi a mettere quel dvd per guardare il compagno con gli occhi divertiti come quelli di un bambino prima di afferrare il telecomando.
    Damian scosse il capo e, nascondendo un sorrisetto, si spostò quel tanto che bastava per permettere a Jon di coricarsi al suo fianco e di cingergli i fianchi con un braccio, sistemandosi contro di lui mentre faceva partire il film. Ammalarsi non era poi così male, una volta tanto
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Trovo sempre molto divertente l'idea di Damian che si ammala e che nonostante tutto cerca di fare il duro, quindi non potevo evitare di richiamare anche qui la situazione. Tra l'altro il tutto è nato per il prompt datomi sul gruppo facebook
Hurt/comfort Italia, per l'iniziativa #100whumpers e la challenge Fluffiness Explosion, con il prompt "Personaggio X non sta bene, personaggio Y pensa a qualcosa che possa farlo stare meglio in attesa che le medicine facciano effetto".
Sapendo quanto Damian abbia visto pochi film, dato che sua madre non era certo un'estimatrice di classici Disney, l'idea di vedere un cartone animato per farlo stare meglio mi sembrava carina... e molto in linea con la semplicità di Jon nonostante tutto.

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Capitolo 6
*** You look better when I'm drunk ***


You look better when I'm drunk Titolo: You look better when I'm drunk
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: Flash Fiction [ 664 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 04. Ubriacarsi al bar
Just stop for a minute and smile: 27. "Ero troppo ubriaco per potermelo ricordare."


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    Mentre sentiva il corpo di Damian premere contro di sé, Jonathan non poteva fare a meno di pensare che fosse una situazione piuttosto strana.
    Solitamente Damian era un tipo abbastanza stoico che manteneva un certo decoro e controllo, e Jon non l'aveva mai visto perdere volontariamente le proprie facoltà intellettive bevendo un bicchierino di troppo. Anzi, se proprio doveva essere sincero con sé stesso, il giovane Kent era abbastanza sicuro di non averlo mai visto bere... e basta. Quella situazione, quindi, aveva quasi del surreale.
    All'inizio l'idea di andare a divertirsi era piaciuta a tutti e persino Colin non si era tirato indietro quando gli era stato offerto da bere, così avevano finito col prendere qualcosa al bar e a ridere e scherzare, godendosi anche le note delle canzoni che si disperdevano per tutta la spiaggia. Damian invece aveva categoricamente rifiutato di ordinare, ma Jason aveva insisto a tal punto, e soprattutto giocato sul suo orgoglio, che alla fine aveva accettato un drink e aveva anche mandato il fratello a fanculo.
    Nessuno di loro avrebbe potuto immaginare ciò che era accaduto dopo. A quanto sembrava, il grande figlio del pipistrello, l'erede degli Al Ghul, l'ombra del demone e bla bla bla, non reggeva l'alcool tanto quanto non lo reggeva suo padre. Un solo drink aveva messo fuori uso tutte le sue sinapsi, e c'era qualcosa di divertente, e anche di profondamente sbagliato, nel modo in cui Damian adesso sorrideva e si spingeva contro Jon.
    Di tanto in tanto qualcuno li guardava e al giovane Kent non sfuggivano i sorrisetti che si dipingevano soprattutto sulle labbra di Jason e Maya, e a volte scorgeva persino Dick guardarli di sottecchi con l'aria di chi la sapeva lunga. C'era qualcosa che gli sfuggiva? O la vista di Damian che gli stava letteralmente appiccicato addosso era davvero così divertente?
    «Mhn... D?» provò a riscuoterlo un po', ma per tutta risposta sentì una mano di Damian scivolare sotto il bancone per sfiorargli una coscia e abbandonarsi lì, facendolo sussultare per costringerlo a guardarlo con tanto d'occhi. «D, amico... forse è meglio se torniamo in stanza».
    «Non ti facevo tipo da proposte così dirette, Jonny-boy», ghignò Damian nello strusciarsi contro di lui come un grosso felino, e Jon arrossì. Ma che diavolo...? Da quando l'altro era così... così... disinibito? L'alcool gli stava giocando davvero un brutto scherzo, visto che in altre circostanze non si sarebbe mai sbilanciato in quel modo né tanto meno l'avrebbe fissato con quello sguardo... seducente? Era mai possibile? Eppure, mentre si perdeva in quelle iridi verde smeraldo rese un po' languide dall'alcool, non poté fare a meno di pensare che Damian in quel momento fosse davvero bello.
    Successe tutto così in fretta che nemmeno se ne accorse, sgranando gli occhi nel sentire le labbra di Damian premere contro le sue. Erano calde, inebrianti, avevano il sapore della salsedine e del drink che aveva bevuto, e non aveva mai pensato che le labbra di un ragazzo potessero essere così morbide e carnose, invitanti fino all'inverosimile. Si scoprì a fissare come possibile il viso di Damian dalla posizione in cui si trovava e per la prima volta, grazie agli occhi chiusi che l'altro aveva, notò che le sue ciglia erano lunghe e nere e formavano una curva perfetta contro le sue guance, leggermente arrossate a causa dell'alcool che gli scorreva in circolo.
    Fu un bacio breve, solo un lieve sfiorarsi e un mescolarsi di sensi, eppure il cuore di Jon fece una capriola nel petto e pensò che non ne avrebbe avuto mai abbastanza, e quando si separarono ci mise un secondo di troppo per rendersi conto che l'amico era crollato fra le sue braccia, russando beatamente.
    Il mattino dopo Damian non avrebbe probabilmente ricordato niente, visto quanto era ubriaco, ma a lui sarebbe rimasto il ricordo di quelle morbide labbra e di quel bacio rubato sotto le stelle
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Okay, sì. Esattamente come suo padre (che ad ogni evento finge di bere), io ho questa convinzione che Damian non regga molto bene l'alcool, e che quindi eviti di buttare giù un drink o due proprio per questo motivo
Ma poteva ovviamente tirarsi indietro, dopo che Todd ha puntato sul suo orgoglio? Certo che no! Motivo per cui, lo scemo, manda all'aria i suoi buoni propositi e finisce per strusciarsi addosso a Jon, completamente disinibito. Se nessuno dei presenti ha scattato foto, allora forse è salvo... altrimenti può già cominciare a nascondere la testa nella sabbia. L'avrano fotografato davvero? Chissà :p
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Capitolo 7
*** Just the first time ***


Just the first time Titolo: Just the first time
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1313 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent

Rating: Arancione
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Slash
Solo i fiori sanno:
3. Amaryllis: eleganza, timidezza
Sapori d'estate: 22. Farlo per la prima volta sulla spiaggia


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    «Fermati qui, J!» La voce di Damian sovrastò il suono del vento che gli fischiava nelle orecchie, invitandolo a perdere quota per raggiungere la spiaggia argentea che si stagliava dinanzi a loro.
    Aveva sorvolato l'oceano con Damian sulle spalle, dopo aver soffiato una missione alla Justice League ed essersi guadagnati espressioni non troppo contente da parte dei loro genitori per quell'intromissione non autorizzata. Ad entrambi i ragazzi, però, non era importato niente, anzi; allo sguardo di vaga disapprovazione che Batman e Superman avevano lanciato loro, Robin e Superboy si erano guardati a propria volta e avevano ghignato, prima che proprio Robin si facesse avanti: aveva spiegato, col solito fare saccente che lo caratterizzava, come fosse riuscito ad eludere la sorveglianza e a localizzare il loro bersaglio tramite la triangolazione del mainframe delle telecamere della città, arrivando alla conclusione che si sarebbe nascosto proprio in quell'edificio e proprio in quella determinata sera, rendendo palesi le sue doti investigative che non avevano nulla da invidiare a quelle del padre. Poi, con inaudita nonchalance, aveva fatto un breve inchino ed era letteralmente saltato in spalla a Superboy, intimandogli di volare alla svelta per svignarsela il più velocemente possibile. Che fossero poi arrivati a quella spiaggia era stato un caso più che fortuito.
    Non appena furono ad un pelo da terra, Damian saltò giù dalle spalle dell'altro per affondare gli stivali nella sabbia, guardandosi intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno prima di togliersi la maschera. 
«Hai visto che faccia hanno fatto quando hanno capito che avevamo già risolto il loro caso?» La sua voce traboccava di soddisfazione, accentuata anche dall'espressione compiaciuta che gli si era dipinta in viso.
    Jon ridacchiò, stiracchiandosi per sgranchire un po' le spalle. «Dovrebbero seriamente cominciare a pensare alla pensione».
    «Attento che tuo padre non ti senta e non lo dica al mio, J. Sono piuttosto suscettibili sulla cosa», sghignazzò divertito nel sentire l'altro fare lo stesso, volgendo lo sguardo verso l'oceano che avevano dinanzi e col silenzio rotto solo dal fruscio dei loro mantelli che svolazzavano nella brezza serale.
    Fu Jon stesso il primo a gettarsi letteralmente seduto sulla sabbia e ad invitare Damian a fare lo stesso e, anche se inizialmente riluttante, alla fine il ragazzo accettò con una breve scrollata di spalle, accomodandosi al suo fianco per gettargli un'occhiata. Non pensava sarebbe mai stato possibile, soprattutto dopo aver più volte ripetuto a Pennyworth che avrebbe fatto la fine di suo padre e che come lui avrebbe finito col fingere di amare qualcuno... eppure, mentre
osservava il profilo di Superboy sotto la luce della luna, non poteva fare a meno di ringraziare che non fosse stato davvero così.
    Quand'era poco più di un ragazzino di dieci anni, aveva sì manifestato un certo interesse per delle ragazze, complice anche il fatto che le uniche donne che avesse mai visto nella sua vita fossero state le sue balie, le serve della madre e Talia stessa. Nei panni di un giovane Robin alle cosiddette prime armi, aveva persino tentato di impressionarle - una l'aveva anche portata nella batmobile prima che Barbara la espellesse da remoto, eiettando il sedile del passeggero -, ma con Jon... con Jon era tutto completamente diverso. Nonostante all'inizio non si sopportassero minimamente, con il passare del tempo e delle avventure che avevano vissuto, avevano imparato a conoscere sempre più qualcosa l'uno dell'altro e a coprirsi le spalle a vicenda, facendo germogliare quell'amicizia che i primi mesi avrebbero considerato improbabile. E l'amicizia aveva poco a poco cominciato a lasciar spazio ad un qualcosa che inizialmente avevano faticato a definire, qualcosa che li aveva lasciati confusi e che li aveva quasi spinti a dimezzare le volte in cui si riunivano nel loro quartier generale durante i week-end per evitare di fare i conti con quella sensazione che si affacciava ogni qual volta dalla bocca del loro stomaco, con parole non dette e sentimenti trattenuti.
    Non sapevano bene come fosse cominciato quel loro scambio di sguardi e sorrisi nascosti, quel toccarsi distratti quando rimettevano in ordine dopo un allenamento o quelle occhiate un po' timide mentre si infilavano le uniformi, ma alla fine era successo. Senza preavviso, senza essere programmato... ma era successo. Una missione come tante, l'euforia del momento... un abbraccio, uno sfiorarsi di mani e dita intrecciate prima che le labbra si poggiassero le une contro l'altre e le lingue si cercassero. Un semplice bacio e nient'altro. Ma nessuno dei due si era pentito di averlo fatto.

    A quel suo stesso pensiero, Damian sorrise tra sé e sé. Prima ancora di rendersene conto, Jon era diventato una costante e aveva portato un po' di luce nell'oscurità che era sempre stata la sua vita, aiutandolo ad aprirsi maggiormente con le persone e ad esprimere al meglio le sue emozioni. Per questo aveva finito col capire che cos'era il sentimento che aveva cominciato a provare per Superboy, quella voglia di averlo vicino nonostante lo irritasse e quel desiderio di qualcosa di più ogni qual volta combattevano fianco a fianco. E, come se avesse udito i suoi pensieri, Jon volse lo sguardo verso di lui, ricambiando quel sorriso prima di chinare il capo e sfiorargli le labbra con le proprie.
    Il giovane Wayne aveva cominciato ad apprezzare quei baci e le sensazioni che essi provocavano nel suo animo, quel caldo piacere che si riversava nelle sue membra e che trovava stimolante in modi che mai avrebbe pensato, anche se si irrigidì un po' quando sentì una delle mani di Jon carezzargli timidamente l'interno coscia, scivolando al contempo con la bocca lungo il suo collo fino a succhiargli il pomo d'Adamo. Non si erano mai spinti oltre a qualche bacio e a qualche toccatina, quindi quella novità aveva cominciato a diventare piuttosto piacevole per entrambi... anche se Damian si sentiva al tempo stesso un po' stupido. Perché all'improvviso il suo cuore aveva cominciato a battere così forte? Non aveva motivo di essere nervoso, lui era un Wayne, un Al Ghul, un... vero cretino innamorato e, n
onostante il cuore che fece una capriola nel petto, si ritrovò a ricambiare quelle attenzioni e a spingersi maggiormente contro Jon, la cui sorpresa iniziale si trasformò in ulteriore passione.
    Forse fu la spontaneità del momento, forse quella pace che il suono della risacca conferiva loro o semplicemente la voglia di perdersi del tutto l'uno nell'altro, ma ben presto le uniformi di entrambi finirono sulla sabbia e mani e gambe si intrecciarono fra loro, le lingue si cercarono e i loro ansiti e gemiti si mescolarono all'unisono, dando voce a quella voglia sopita da tempo dentro di loro. Damian non aveva comunque nascosto un pizzico di preoccupazione, conscio della forza dei kryptoniani e del fatto che fossero geneticamente dotati, ma Jon l'aveva guardato negli occhi e quello sguardo l'aveva rassicurato più di mille parole. Si era sforzato di sorridergli e aveva provato a fidarsi di lui, esattamente come si fidava di lui durante le loro notti di pattuglia, lasciando che fosse semplicemente la passione a guidarli nella scoperta di loro stessi. Gemiti e piccole imprecazioni avevano accompagnato i loro gesti un po' goffi e frettolosi, tra baci rubati e carezze vigorose, finché non raggiunsero entrambi l'apice di quel piacere tanto desiderato.

    Stremati, si accasciarono di schiena e trassero lunghi respiri per riportare il fiato nei polmoni, madidi di sudore e appiccicosi di sabbia e salsedine, ma per niente dispiaciuti di quanto era appena successo. E nel voltarsi l'uno verso l'altro si sorrisero un po', complici e impacciati, prima che fosse proprio Jon ad afferrare uno dei loro mantelli e a coprire in parte i corpi di entrambi, con la luna e l'oceano come unici testimoni di quell'atto d'amore che quella notte li aveva visti uniti.





_Note inconcludenti dell'autrice
Cominciamo subito col mettere i puntini sulle i.
Come credo che si sia capito, in questa storia i due ragazzi sono ancora abbastanza giovani, dato che lottano contro il crimine come Robin e Superboy. Hanno intorno ai sedici, quasi diciassette anni, e non hanno differenze di età per un motivo: ho voluto prendere spunto dall'universo
DCeased di Tom Taylor, dove sono più o meno coetanei e hanno entrambi dodici anni, perché il rapporto che si crea tra di loro nel crescere e affrontare insieme le difficioltà mi ha colpito molto e mi è piaciuto.
Ed è anche uno dei motivi per cui ho lasciato la scena molto soft - chi ha letto mie precedenti storie sa che solitamente mi lascio andare all'erotismo -, oltre al fatto che non volevo aumentare il rating della raccolta perché voglio che sia per lo più fluff e divertente. Detto questo, spero che vi sia piaciuta.
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Capitolo 8
*** Brother can help you ***


Brother can help you Titolo: Brother can help you
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1581 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Conner Kent, Jonathan Samuel Kent, Damian Bruce Wayne, Richard John Grayson, Jason Peter Todd, Timothy Jackson Drake

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Commedia

Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
Sapori d'estate: 24. Giocare a pallone e beccarlo in faccia
Just stop for a minute and smile: 17. "Adesso ti metterai comodo e mi racconterai tutto!"
Una volta nella vita: 17. Fare surf



SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.


    Mentre osservava i quattro Robin giocare a pallone, Jon non poteva nascondere a sé stesso di essersi soffermato soprattutto su Damian.
    Jason lì aveva convinti ad andare in spiaggia e, anche se inizialmente Damian non ne era apparso entusiasta, aveva infine roteato gli occhi quando aveva insisto persino Dick, finendo col ritrovarsi su quell'insenatura privata che Tim aveva trovato proprio per loro. Si erano fatti un bagno e Jon non aveva potuto fare a meno di notare quanto fossero stati bravi a surfare, per quanto non avrebbe mai pensato che potessero avere anche una qualità del genere.
    Sapeva che i figli di Bruce Wayne erano bravi in molte cose, ma il surf era proprio l'ultima delle cose che si pensava di loro, nonostante i corpi tonici e la loro predisposizione agli sport estremi. Per quanto invece riguardava lui, non era mai salito su una tavola in tutta la sua vita. Durante i suoi primi dieci anni aveva vissuto in campagna e poi si era trasferito a Metropolis, e tra le pattuglie con Damian e le missioni con suo padre nel corso della sua adolescenza, fare surf era stata proprio l'ultima delle cose a cui aveva pensato.
    Era stato proprio per quel motivo che, quand'era salito su una tavola e ci aveva provato, aveva provocato lo scoppio di ilarità di tutti, imbarazzato oltre ogni dire; quando aveva incontrato lo sguardo di Damian, però, ogni parola gli era morta sulle labbra priam ancora che potesse pensare di pronunciarla. Divertito da fatto che fosse stato letteralmente inghiottito dalle onde nonostante avrebbe potuto volare via prima ancora che il tubo lo catturasse, il volto di Damian si era disteso in un sorriso così rilassato che Jon era rimasto con la tavola in mano e la bocca spalancata, tanto che era stato suo fratello Conner a richiamarlo alla realtà con una gomitata al fianco. Solo tempo dopo, scoppata la bolla di divertimento che lui aveva inavvertitamente creato, si erano concessi il lusso di bere qualcosa, e adesso, seduto sulla sabbia, Jon si era perso a guardarli mentre giocavano a pallavolo.
    Era divertente vedere come fossero competitivi anche per un semplice gioco e, dal modo in cui contrattaccava, Damian sembrava piuttosto intenzionato a vincere. Lo vedeva scattare a sinistra per evitare che la palla toccasse la sabbia e unire le mani per colpirla, rilanciandola ad uno dei fratelli; a volte si gettava per terra o compiva enormi balzi, con i capelli scompigliati che si incollavano alla fronte a causa del caldo e le goccioline di sudore che gli imperlavano ogni centimetro del corpo, dall'ampia schiena alle gambe toniche. Fletteva i muscoli e dava sfoggio delle sue abilità -
esattamente come quando, sulla tavola, aveva mantenuto un perfetto equilibrio che aveva stregato Jon - e il modo in cui il costume aderiva al suo sedere, accentuando la curva delle natiche sode e allenate, sembrava decisamente catturare l'attenzione.
    «Questi passerotti sono proprio un bel vedere, eh, piccoletto?»
    La voce di Conner lo fece sussultare e si portò una mano al petto, sentendolo battere all'impazzata. Non l'aveva nemmeno sentito arrivare, possibile che si fosse distratto a tal punto?
    «Mi hai fatto prendere un colpo!» si risentì, e Kon rise, lasciandosi cadere seduto sulla sabbia accanto a lui.
    «Mi avresti sentito, se fossi stato attento invece di perderti fra le grandi dune del pipistrellino».
    «Io... eh?» imbarazzato, Jon distolse lo sguardo. «Stavo semplicemente vedendo che sono bravi a giocare».
    «A me sembrava che ti stessi letteralmente divorando il demonietto con gli occhi», ridacchiò Kon, dandogli una poderosa pacca su una spalla. Non si curò di trattenere la propria forza, conscio che l'altro non avrebbe avuto problemi. «Tranquillo, Jonno, ti capisco. Io stesso non riesco a distogliere lo sguardo dal culo di Tim».
    «Kon!» esclamò Jon, con gli occhi spalancati per quella schiettezza.
    «Oh, non fare il bambino, non hai dieci anni. E non ti biasimerei di certo, hanno tutti e quattro un culo da paura».
    «Limitati a guardarne solo tre», affermò lapidario. Sì, d'accordo, era geloso. E con questo? Ma la cosa fece ridere maggiormente Conner, che gli regalò un sorrisetto prima di gettargli un braccio dietro le spalle.
    «Ti piace proprio, eh?» domandò nel punzecchiargli una guancia con un dito, ignorando le sue lamentele. «L'hai già invitato ad uscire?»
    Jon fece per replicare, ma qualunque parola gli morì in gola nel fissare il fratello con uno sguardo indecifrabile, mentre un lieve rossore gli colorava le guance. Oh, l'aveva invitato eccome... e non solo una o due volte. E non si erano nemmeno fermati lì. Ma dirlo a Conner? Nossignore. Lo avrebbe punzecchiato per settimane. «...siamo... siamo solo compagni di squadra».
    «Ce~erto... come me e Tim». L'ironia con cui lo disse gli fece guadagnare un'occhiataccia, peccato che Jon sembrasse semplicemente comico e per niente minaccioso, quando si trattava di cose del genere. «Conosco fin troppo bene quello sguardo, Jonno... e non devo ricordarti che ci sono già passato col mio bel passerotto», ridacchiò, rifilandogli l'ennesima pacca sulla spalla. «Quindi adesso ti metterai comodo e mi racconterai tutto! E se hai bisogno di qualche consiglio dal tuo fratellone, sono disponibile», gli fece l'occhiolino.
    «Damian non è Tim, Kon», bofonchiò il giovane Superboy, umettandosi un po' le labbra. Stava cominciando a sentirle un po' secche, ma non sapeva se fosse colpa del caldo o del fatto che quel discorso lo stava facendo diventare nervoso... e, involontariamente, aveva anche confermato i sospetti di Conner, tanto che imprecò e si diede mentalmente dell'idiota nel sentire la sua risata.
    «Va bene, te ne do atto, è vero. Ma almeno hai ammesso che ti piace», parve gongolare, sentendo Jon borbottare ancora. «Senti... dico sul serio. Non devi vergognarti di parlarne, non con me. Conosco da abbastanza tempo i pipistrelli laggiù», e nel dirlo fece giusto un breve cenno col capo verso i quattro che giocavano, «da sapere che sono un po' tutti complicati. Nessuno escluso. Certo, tu forse hai scelto proprio il più complicato di tutti... ma capisco bene la sensazione che si prova nel perdersi a guardare chi ami», sussurrò con un sorriso così dolce sulle labbra che lasciò stranito Jon. Sapeva che, dietro alla facciata da prima donna che mostrava al mondo, Conner in fondo in fondo era un romanticone sentimentale... ma non l'aveva comunque mai visto così preso come in quel momento. Timothy lo faceva stare davvero bene, e al pensiero venne da sorridere anche a lui.
    «Grazie, Kon... anche se, uh, scusa, ma... non mi servono i tuoi consigli». Allo sguardo stranito che gli  lanciò il fratello, si affrettò a sollevare le mani e a spiegarsi. «N-No, ecco, vedi...! Io e Damian... mhn... noi... usciamo già insieme», pigolò, decidendo di essere sincero. Dopo tutto si era aperto con lui in quel modo... glielo doveva.
    Conner si zittì per un attimo, poi sbatté le palpebre come se stesse assimilando la notizia. «Oh! Hai capito il mio fratellino!» replicò divertito, scompigliandogli vistosamente i capelli prima che un grande ghigno gli si disegnasse sulle sue labbra «...se hai bisogno di consigli sul sesso, il tuo fratellone è qui per aiutarti», lo prese in giro, e Jon sgranò gli occhi a tal punto che poco ci mancò che gli fuoriuscissero dalle orbite. 
    «Kon!» esclamò letteralmente rosso in viso e, prima ancora che potesse aggiungere altro, una pallonata senza ritegno lo colpì in viso, lasciandolo interdetto. «Ehi!» si fece sentire in tono sconcertato, incrociando lo sguardo di Damian. Aveva le braccia distese lungo i fianchi e i pugni chiusi, e il modo in cui aveva assottigliato le palpebre non prometteva niente di buono. «Ma sei scemo, D?!» sbraitò, rimediandoci solo un suono stizzito.
    «Sei fatto d'acciaio, smettila di lamentarti come se ti avessi fatto male e tira quella palla!» sbottò il ragazzo di rimando, continuando a fissarlo. E, se Jon avesse potuto leggere i suoi pensieri, non gli sarebbero piaciuti affatto. Così, seppur avesse uno sguardo ancora stranito, vide il giovane kryptoniano borbottare qualcosa fra sé e sé mentre Kon-El se la rideva, finendo con l'afferrare la palla che gli venne rilanciata prima di tornare accanto ai fratelli.
    Nessuno di loro aveva proferito parola, ma il suo nervosismo era così palese che
fu Tim ad adocchiarlo, mentre Jay e Dick se la sghignazzavano fra loro, lanciandosi sguardi piuttosto complici. «Non sta nemmeno giocando, perché gliel'hai tirata?»
    «Chiamala intuizione, Drake... chiamala intuizione», borbottò Damian, fulminando un'ultima volta Jon con lo sguardo. Non aveva il super-udito, ma aveva studiato abbastanza bene il linguaggio del corpo da rendersi conto che quell'idiota di un kryptoniano stava parlando di lui con quel clone altrettanto idiota. 
    Dick ridacchiò. «Credevo tu fossi il detective migliore tra noi, Timbo».
   
«Andiamo, non è ovvio?» rimbeccò Jay con un ghignetto. «Conner ha appena scoperto che Jon e il demonietto hanno una tresca... e dispensava consigli da bravo fratello maggiore».
    Stavolta fu il turno di Damian di arrossire, soprattutto nel rendersi conto che persino Grayson si era lasciato andare ad una mezza risata alle parole di Red Hood. Di solito era dalla sua parte, per così dire, ma da quando sapeva di lui e Jon non perdeva occasione di punzecchiarlo un po' anche lui.
«Sta' un po' zitto, Todd», sbottò nel tirare una pallonata anche a lui, ma Jason si limitò a scansarsi e a ridere a crepapelle alla sua espressione e a quella stranita di Tim.
    Fratelli maggiori... non li avrebbe mai capiti
.





_Note inconcludenti dell'autrice
Eccoci qua, ho deciso di chiudere la raccolta con questo capitolo perché l'ispirazione per la roba estiva è finita esattamente nello stesso momento in cui è finita l'estate, lo ammetto aha
Comunque sia, Jon è fin troppo ovvio agli occhi di suo fratello ed era palese che sarebbe stato beccato, non è poi così sottile come crede di essere... soprattutto se si perde ad osservare Damian in quel modo. Stessa cosa dicasi per Damian. I fratelli non gli daranno più scampo, visto che sanno che sotto sotto lui e Jon si vogliono un mondo di bene ;)
Anche se questa raccolta è finita, comunque, le avventure della bat-family (e di Jon e Damian) continuano sulle pagine della raccolta
Allegretto ~ Deux ou trois choses que je sais de nous e anche su From this day Foward ~ Knowing the sound of your heartbeat
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