La magia di Wonder

di Onda nel silenzio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La città del piacere ***
Capitolo 2: *** La scommessa ***
Capitolo 3: *** Incontri esplosivi ***
Capitolo 4: *** Conflitti ***
Capitolo 5: *** Combinazione vincente ***
Capitolo 6: *** Il ricatto ***
Capitolo 7: *** Giselle e il lupo alla riscossa ***
Capitolo 8: *** Cadere ***
Capitolo 9: *** La Foresta Incantata ***
Capitolo 10: *** Ossessioni ***
Capitolo 11: *** Arrendersi ***
Capitolo 12: *** In trappola ***
Capitolo 13: *** Vendetta ***
Capitolo 14: *** Caos ***
Capitolo 15: *** Non era vero ***
Capitolo 16: *** Bugie infrante ***
Capitolo 17: *** Per il tuo sorriso ***
Capitolo 18: *** L'amore che non muore ***



Capitolo 1
*** La città del piacere ***






Il centro di Wonder è un tripudio di colori, suoni e profumi che si dirama in viuzze strette e fitte. Voltando l'angolo è inevitabile imbattersi in gruppetti di persone festanti, rimanere inebriati dal profumo di carne arrostita e zucchero filato, udire il tintinnio di bicchieri posati su tavoli colmi, finire abbagliati dalle luci intense che accendono le insegne dei locali notturni. Striscioni e stendardi sgargianti addobbano i tetti e le colonne dei pub, dei negozi, dei chioschi all'aperto - persino le stelle nel cielo sembrano divertirsi, affiancate dai fuochi d'artificio che esplodono di frequente nella sua volta.
Zoro però comincia a stancarsi di tutto quel chiasso. Ha trovato una palestra vecchio stile in cui allenarsi, partecipato a brevi gare di trazioni alla sbarra che gli hanno fruttato una piccola somma in denaro come ricompensa e, giustamente, speso tutto in piacevoli bevute dedite alla scoperta delle specialità locali, ma ora sente il bisogno di pace e silenzio. Peccato che si sia perso, come suo solito. Peccato che stia girando in tondo da tre quarti d'ora, sempre come suo solito.
Forse avrebbe fatto meglio a tenere d'occhio Rufy.
"Ehi, bel fusto, dove te ne vai solo soletto?"
Continua a camminare senza commentare, sordo all'ennesime avances ricevute, ma la ragazza a cui è passato davanti non demorde, gli blocca la strada e gli posa le mani sul petto, inarcando la schiena verso di lui. Zoro si immobilizza, infastidito. Lei lo guarda languida, sorridendo sorniona e premendo i seni prosperosi contro il suo petto. Ha i capelli scuri trattenuti in un fermacapelli decorato con motivi floreali, occhi chiari con ciglia lunghissime e labbra carnose - è il tipo di ragazza per cui Sanji, o meglio chiunque, farebbe carte false. Zoro volta il capo di lato per evitare il suo sguardo, le afferra i polsi con delicatezza, ma con una stretta decisa che non lascia spazio a dubbi, e la scosta da sé. Non si spreca nemmeno ad ascoltare il suo commento deluso, proseguendo per la propria strada.
Wonder è la città delle meraviglie, una sorta di paese dei balocchi per adulti in cui tutti, nessuno escluso, si fanno continuamente avanti col prossimo. Non a caso oltre ai parchi divertimenti sono i locali a luci rosse ad abbondare per le vie colorate. Sarà un'impresa convincere Sanji e Brook a lasciare quel posto.
Dunque, vediamo... il chiosco dello zucchero filato, quello dei giocolieri... le bancarelle con i fiori, il negozio di completini intimi... lì c'è l'idiota che finge di essere una statua... l'altro chiosco con le ciambelle...
Zoro si porta una mano sulla fronte, sospirando.
Ma che diavolo...
Ha il 'vago' sospetto di essere già passato per di lì. Non sa che è la settima volta che supera quella zona della città. Davanti a lui ora troneggiano un piccolo palco di legno improvvisato e dei tavolini colmi di persone che brindano. Ci sono dei tizi truccati in maniera inquietante, su quel palco. E c'è anche una ragazza con due lunghi codini rosa fra loro. Zoro deglutisce, un brivido gli corre lungo la spina dorsale. Sa che quella non può essere Perona, lo sa e basta, semplicemente, perché non può avere così tanta sfortuna, no. I suoi piedi si muovono da soli nella direzione opposta, conducendolo verso il ristorante di sushi con l'insegna verdeacqua. Il nugolo di persone raggruppate fuori dal locale smette improvvisamente di parlare quando una donna avvenente esce dalla porta d'ingresso. Il brusio lascia il posto al silenzio, le risate spensierate tramutano in sospiri adoranti. Zoro inarca un sopracciglio in un misto di noia e indifferenza, fermo davanti all'ingresso, tuttavia un pessimo presentimento gli suggerisce di darsela a gambe. Perché lui conosce quella donna che è appena uscita dal ristorante. E quella donna, purtroppo per la sua impareggiabile fortuna, l'ha riconosciuto a sua volta.
Zoro ha tre alternative: continuare a girare in tondo sino a collassare in un vicolo meno affollato, dirigersi verso la sosia di Perona, oppure lasciare che Boa Hancock lo prenda in ostaggio. Ovviamente è pronto a scegliere la prima opzione, ma l'imperatrice di Amazon Lily, lasciandosi alle spalle uomini striscianti nella propria bava e diverse statue di pietra, gli si para davanti con sguardo folle, afferrandolo per il colletto della giacca.
"Tu!" è l'educato saluto che gli rivolge. "Sei un membro della ciurma di Rufy, non è vero? Mi ricordo di un tizio coi capelli verdi a cui somigli molto, sei tu sì o no?" è la tempesta di parole con cui lo investe, emettendo le ultime tre parole con impaziente stizza.
Zoro sbatte la palpebra dell'occhio sano, inebetito. Boa Hancock molla la presa sulla sua giacca e si porta le mani al volto con disperazione. "Ecco, lo sapevo, non è un membro della sua ciurma!" piagnucola. "Oh, Rufy, mio adorato, dove ti sei cacciato? Questo è il cinquantaduesimo ristorante che setaccio!"
Meno male, crede di essersi sbagliata...
Zoro fa un passo indietro molto lentamente. Si volta piano, il cuore che gli martella nel petto per la voglia matta di correre all'impazzata, e cammina quatto quatto.
"Un momento."
Merda.
"Ehi, zucchina ambulante, fermo dove sei!"
Zoro si volta di scatto con espressione torva. "Come mi hai chiamato?"
Boa Hancock gli punta un dito contro al petto, affondandogli l'unghia nella pelle senza farsi alcuno scrupolo. "Hai tre spade legate al fianco, allora sei veramente quel Zorro! Volevi ingannarmi, eh!?"
"Zoro, mi chiamo Zoro!"
"Vabè, da Zorro a Zoro cambia poco... pretendi che mi ricordi i nomi dei tirapiedi di Rufy?"
"Stai parlando col vice-capitano della ciurma, donna."
"E chi se ne frega!" sbotta lei, portando il proprio volto vicino al suo. "Io voglio sapere dov'è Rufy, subito!" Lo arpiona per le spalle e lo scuote come un salame. "Ti ricompenserò, se me lo dici. Sarò così clemente che non ti pietrificherò, giuro! Allora, allora?"
Zoro assottiglia la palpebra e digrigna i denti, i nervi a fior di pelle. Non gli servono altre donne autoritarie nella sua vita, specie se sono estremamente pazze e pericolose in egual misura.
"Non ne ho idea."
Rufy gliela pagherà. Eccome se gliela pagherà.
"Che cosa...?" Boa Hancock sgrana gli occhi, l'espressione persa. "Ma tu eri insieme a lui! Vi ho visti mentre vi spia- ehm... mentre passavo casualmente per via Silver Moon con mia sorella."
Zoro sospira, esasperato. "Io e Rufy ci siamo persi di vista al pub. Mi sono voltato un attimo per prendere da bere e lui era sparito."
"Quale pub?" abbaia lei.
"Che ne so, non ricordo il nome! Comunque basta che lo cerchi dove c'è del cibo, prima o poi lo troverai."
"L'ho fatto, ma non l'ho visto da nessuna parte! Non era nemmeno in questo ristorante, e qui fanno il miglior sushi non solo della città ma dell'intero continente!"
Zoro avverte la vena sulla sua tempia pulsare pericolosamente. "Mi spiace, non so che dirti."
"Un corno!" Boa Hancock urla così forte da far sobbalzare i tre ragazzi che le stavano sbavando dietro. "Sei un membro della sua ciurma, eri insieme a lui... ergo, Rufy si rifarà vivo se ci sei tu." La sua espressione da rabbiosa diventa di colpo festante. "Zorro, d'ora in poi tu vieni con me!"
Cos'ho fatto di male nella vita?





~~~




Mazzi di orchidee, bonsai, candele... ah, quel posto è un incanto. Nami inspira a pieni polmoni l'inebriante profumo di oli essenziali, i gomiti appoggiati ai bordi della vasca e gli occhi chiusi.
"Che pace..." sospira Chopper, deliziato.
L'acqua calda gorgoglia piacevolmente massaggiando i loro corpi, mentre la schiuma si spande in fitte nuvole colorate intorno a loro. Robin reclina la testa all'indietro con un sorriso beato. "Sono convinta al novantanove virgola nove per cento che l'imperatrice Hancock ci abbia spedite qui per tenerci alla larga da Rufy."
"Cosa, perché?" domanda Chopper con una voce piccola piccola.
Nami sorride della sua beata ingenuità. "Vedi, quella donna ha un debole per Rufy e ci vede come sue rivali" gli spiega, "in ogni caso le sono veramente grata del regalo. Un intero ciclo di sedute in questo favoloso centro benessere, completamente gratis!" trilla entusiasta. "Ne avevamo davvero bisogno, a furia di stare in nave con quei buzzurri e a imbarcarci in folli avventure in terre ostili stressiamo sempre di più la nostra pelle. Vorrei poter rimanere qui per sempre..."
"Anch'io..." mormora Chopper, intonito da un dolce torpore.
La stanza è illuminata da una riposante luce tenue. Il vapore s'innalza in fitte volute nell'aria, contribuendo a creare un'atmosfera rilassante, e le pareti dorate comunicano un senso di calore piacevole come un abbraccio.
"Tra dieci minuti è l'ora del massaggio" ricorda loro Robin.
Chopper fa un versetto adorante. "Oh, mamma, che paradiso!"
Lo è per davvero. Non appena hanno messo piede a Wonder, un fattorino li ha informati che Boa Hancock in persona aveva deciso di fare loro un dono. La proprietaria del locale, Lady Sayuri, li ha ricevuti dicendo di essere una sua fidata amica, li ha fatti accomodare su soffici divanetti imbottiti e ha elencato loro tutti i trattamenti a cui avevano diritto. È una donna particolare, di una bellezza singolare come l'imperatrice Hancock, ma è tanto attraente quanto lunatica. Nami, Robin e Chopper l'hanno notato subito e hanno stentato a crederlo, visto il posto che gestisce, ma gli scatti d'ira improvvisi che ha riservato alle sue dipendenti prima di tornare a rivolgersi loro con tono morbido e pacato sono stati una prova evidente. A Nami non importa più di tanto, finché le è permesso spendere lì un'intera giornata a farsi coccolare. Le dispiacerà lasciare quella città. Wonder è sinonimo di piacere ma soprattutto di libertà, perché lì a nessuno importa di chi sei, se sei ricercato o meno, buono o cattivo - conta solo divertirsi.
Nami sospira di piacere, lieta di essere ben lontana dall'incubo che hanno dovuto vivere per raggiungere Wonder. La città è situata in un'isola dimenticata dal resto del mondo, in pochi sanno della sua esistenza, e nessuno sa la fatica che ha fatto la ciurma per trovarla. Altro che raggiungere Skypiea, altro che voli suicidi in cielo - è stato necessario attraversare un tunnel sottomarino in una sera di luna piena allo scoccare delle ventitré e ventitré precise, trovare la corrente giusta in mezzo a mille mulinelli abitati da mostri marini e farsi risucchiare da un vortice, giusto per elencare la parte più semplice. Ma Boa Hancock ci teneva tanto che Rufy la raggiungesse lì che il loro folle capitano, attirato dai racconti sulla leggendaria cucina locale, aveva deciso di salpare immediatamente per l'isola.
Nami solleva una gamba, beandosi delle carezze lasciate dalle goccioline d'acqua tiepida sulla sua pelle. Ora che si trova in quel luogo meraviglioso pensa che in fondo ne sia valsa la pena. Il Lumacofono posato a bordo piscina li informa a voce bassa che è arrivata l'ora del primo massaggio. Robin si stiracchia lentamente, poi esce dalla piscina. "È il mio turno."
Nami e Chopper le rispondono con un versetto, ancora del tutto vinti dal torpore.
"A più tardi."
"A dopo!"
Nami sorride beata.
Wonder è davvero la città del piacere.





~~~




"Non è nemmeno qui!"
Hancock esce dalla rosticceria sbattendo la porta come un uragano. Le lanterne cinesi appese all'insegna dondolano bruscamente. "Non mi resta che ricominciare il giro da capo, argh!" urla, spezzando in due il suo ventaglio, mentre un gruppo di persone l'attornia.
Zoro pagherebbe oro per togliersela dai piedi, ma è consapevole del fatto che non andrebbe molto lontano. Non ha la minima idea di come raggiungere la locanda in cui alloggia assieme alla sua ciurma e non ha un soldo in tasca per pagarsene un'altra. Di dormire per strada non se ne parla, non per il rumore - lui sarebbe capace di sprofondare nel mondo dei sogni durante un bombardamento di massa - ma per colpa delle continue molestie che riceverebbe. In tal caso non si stupirebbe se al risveglio si ritrovasse in una stanza buia, mezzo nudo e legato a un tavolo.
"Insomma, mi stai ascoltando!?"
Hancock gli urla in faccia, lasciandosi nel frattempo la solita fila di uomini pietrificati alle spalle.
Zoro sospira. Dannazione, ragazzi, qualcuno si decida a farsi vivo!
"Non è che oltre a essere ebete sei pure sordo?"
Mi sta mancando persino il cuocastro.
"Mi vuoi rispon... ehi voi, chi siete? Vi volete levare dai piedi?"
Un ragazzo fra il gruppo di persone che li aveva circondati si fa avanti porgendo un mazzo di fiori a Hancock, mentre un altro tenta di attirare la sua attenzione urlandole poesie improvvisate. Zoro scatta sull'attenti - è la sua occasione. Indietreggia rapidamente, furtivo e silenzioso come un'ombra, esce dal cerchio di ammiratori e si guarda attorno con impazienza. La via è insolitamente meno affollata, più tranquilla. Dall'altra parte della strada si staglia un edificio dall'aria familiare, affiancato su entrambi i lati da fontane quadrangolari colme di fiori.
"Mia dea, la tua pelle brilla al chiaro di luna come le più fulgide gemme di Ermetic. I tuoi occhi -
"Che blateri!? Togliti di mezzo!"
Zoro sguscia dietro a una panchina, fa una capriola per raggiungere un cespuglio fiorito e poi si tuffa a volo d'angelo dall'altra parte della strada. Si rimette in piedi di scatto incespicando sui propri passi, raggiunge l'edificio affiancato dalle sontuose fontane e si nasconde dietro quella di sinistra. Hancock ha iniziato a pietrificare i suoi malcapitati ammiratori, non sembra essersi accorta di niente, non ancora.
Zoro si precipita all'ingresso dell'edificio, apre la porta e se la richiude alle spalle alla velocità della luce. Le pareti della stanza brillano leggermente per effetto di una pittura particolare, ritraente le onde del mare accarezzate dai raggi dorati del sole. Mazzi di orchidee, bonsai e vasi ornamentali donano all'ambiente un aspetto lussuoso e al tempo stesso confortevole, spiccando sui tavolini, sui divanetti e sul bancone di quella che ha tutta l'aria di essere una sala d'aspetto.
Zoro ricorda quel posto, ci è stato per chiedere informazioni alcune ore prima. Allora l'aveva accolto una donna attraente coi capelli violetti e un sontuoso kimono argentato che si era presentata come Lady Sayuri. La suddetta donna gli aveva chiesto se fosse venuto lì per farsi fare un massaggio e si era proposta di occuparsi di lui in prima persona, fissandogli la patta dei pantaloni con espressione eloquente, poi aveva abbaiato qualcosa sull'uscio di una porta in risposta alla domanda di un collega, cambiando completamente espressione. Zoro si era stupito del suo repentino mutamento d'umore, ma aveva finto di non badarci, e le aveva chiesto - già dubbioso in partenza - se per caso non si fosse imbattuta in un ragazzo col cappello di paglia. Lei gli aveva detto di non averlo visto e gli aveva promesso di regalargli un trattamento gratuito, qualora avesse deciso di tornare a trovarla. L'ultima cosa che lui desidera adesso è imbattersi in quella donna.
Le perline appese alla tenda a fili davanti a lui iniziano a frusciare, come a volersi fare beffa dei suoi pensieri. Zoro indietreggia, colto da un brutto presentimento.
"Allora grazie e arrivederci, mia cara."
La proprietaria del centro benessere spunta nella stanza da oltre la tenda assieme a una donna bionda, facendo tintinnare le perline un'ultima volta. Zoro si volta rapidamente, ma con suo sommo orrore intravede la figura di Hancock oltre il vetro trasparente della porta d'ingresso. L'imperatrice è sulle sue tracce come un segugio e si guarda attorno con aria irritata, mentre percorre la scaletta che conduce all'entrata dell'edificio.
Zoro si volta nuovamente verso la proprietaria del locale, in trappola. Lei sta dicendo qualcosa alla cliente da cui si sta congedando, ma l'ha visto, e gli sorride compiaciuta.
Non ha tempo da perdere. "Buonasera, sono qui perché ho deciso di accettare il suo regalo." Zoro si mangia le parole mentre lei lo fissa incuriosita. "Sa una cosa? Sono così impaziente che corro subito dentro!" conclude passandole davanti e oltrepassando la tenda di perline.
"Fermati, caro, prima devo far preparare una stanza!" la sente dirgli, il suono della porta d'ingresso che si apre che affianca le sue parole.
Zoro non ritorna sui propri passi. Avanza a rapide falcate in un lungo corridoio illuminato da una luce calda e tenue, supera porte e pareti ornate da quadri raffinati, rivolge un cenno di saluto a una dipendente in divisa che gli dà il benvenuto e svolta a sinistra, gettando un'occhiata fugace alle proprie spalle. Può giurare di aver intravisto uno svolazzo di capelli violetti vicino alla tenda di perline - avverte già i passi della donna dietro di sé.
Zoro corre per il corridoio superando porte da cui proviene il suono di musica in sottofondo, di gente che parla a bassa voce e di risate. Da una porta al centro del corridoio che ha imboccato esce un ragazzo, anche lui in divisa, che si dirge nella stanza dalla parte opposta. Zoro nota che ha lasciato la porta socchiusa e con un sussulto gli va incontro. Sempre meglio di tornare indietro da quelle due pazze, pensa, per convincersi e scacciare la sensazione che farà presto una figuraccia in stile Sanji e Brook. Raggiunta la porta esita un istante sull'uscio, poi si fionda all'interno della stanza e se la richiude alle spalle.
Ma che...?
La luce è ancora più bassa e soffusa rispetto a quella del corridoio. C'è un profumo stordente, un profumo di fiori e oli essenziali mischiati, o almeno è ciò che Zoro pensa, dall'alto della sua conoscenza in materia. Ma non è quello il problema, decisamente no.
"Il suo massaggio inizierà a breve. Buona permanenza."
Zoro non ha idea da dove provenga quella voce metallica. Probabilmente noterebbe il Lumacofono ai piedi del lettino posizionato al centro della stanza, se non si fosse bloccato a fissare la ragazza che vi giace sdraiata sopra a pancia in giù, coperta soltanto da uno striminzito asciugamano legato in vita e da un altro posato sulla testa.
Eccolo là, il suo problema.
Zoro non riesce a sbrogliarsi da quella situazione. Deve agire, e in fretta. Se quella ragazza lo scopre è fritto. Senza contare che il ragazzo che è uscito dalla stanza potrebbe tornare da un momento all'altro, e che Lady Sayuri e probabilmente anche Hancock lo stanno cercando.
Non posso certo mettermi qui a massaggiare questa tizia!
"Ma come, sei già tornato?"
D'accordo, le tappo la bocca e la prego di fare silenzio... così però allerterebbe il personale non appena lascerei la stanza, diamine!
"Non farmi aspettare, dolcezza. Sono una tipa impaziente, sai?"
Disperato, Zoro si avvicina al lettino su cui è sdraiata la ragazza a occhi chiusi, afferra il tubetto di crema posato sul tavolino lì a fianco e lo spreme sul palmo della propria mano. Immagina già le facce esilarate dei suoi compagni insieme a quelle invidiose di Sanji e Brook. Chiude l'occhio e scuote la testa come per scacciare un insetto invisibile assieme ai propri pensieri, si passa la crema su entrambi i palmi e sfiora la schiena della ragazza.
Maledetto Rufy, tu guarda in che guaio mi hai fatto cacciare!
Sente la ragazza irrigidirsi appena, in attesa di poter rilasciare la tensione del proprio corpo nel massaggio vero e proprio. Zoro muove le mani lentamente, incerto, spalmandole la crema nella zona delle spalle e delle scapole, senza avere il coraggio di scendere più in basso. Lei sospira appena, dondolando distrattamente i piedi sul lettino.
A ogni secondo che passa Zoro rischia di fare la figura del maniaco sessuale, ne è perfettamente consapevole.
"Mmh..."
Deve aver fatto forza con le dita senza essersene accorto, ma la ragazza sembra aver gradito. Zoro scende più in basso lungo la sua spina dorsale, e la sente sospirare ancora. Ha una pelle morbida come seta, non c'è che dire, e reagisce con estrema sensibilità al suo tocco.
Merda, che situazione...
"Hai dei calli sulle mani? Sai che rendono il tutto più piacevole?"
Zoro si paralizza.
Quella voce.
Quella.voce.

Subito non ci aveva fatto caso, intento ad arrovellarsi il cervello per trovare una scappatoia. Ma adesso ne è certo, perché quel timbro è inconfondibile.
Ditemi che è uno scherzo.
"Le mie chiacchiere ti infastidiscono o sei semplicemente timido?"
Ascoltarla di nuovo gli dà il colpo di grazia. Senza pensare, Zoro le sfila l'asciugamano che tiene legato sulla testa. Una cascata di capelli umidi del colore delle fiamme le ricade sulla schiena.
No.
No. E ancora no.

"Ehi, ma che fai?"
Zoro sa che lei sta per voltarsi a guardarlo, e che quando lo farà ci sarà un pandemonio.
Succede tutto molto velocemente - il rumore di passi in avvicinamento nel corridoio, la maniglia che cigola, lei che apre gli occhi... Zoro l'afferra per la vita tirandola giù dal lettino, le tappa la bocca e la spinge contro al muro, dietro al separé posto lì accanto.
"Nami, cara, ma dove sei? Ho trovato quella crema favolosa di cui ti parlavo" cinguetta contento il dipendente del locale.
Si dà il caso che Nami sia nascosta dietro al separé. Bloccata spalle al muro, il corpo di Zoro premuto contro al suo, una mano a tapparle la bocca, i seni nudi strizzati contro al petto di lui - e il fatto che lo spadaccino indossi una giacca a mezze maniche aperta sul davanti non aiuta a ridurre il contatto diretto dei loro corpi, affatto.
E si dà il caso che Nami sia coperta soltanto da uno striminzito asciugamano che tiene legato in vita, e che in quel momento non stia capendo assolutamente un accidenti, mentre tiene gli occhi sbarrati fissi su Zoro, che con l'altra mano le fa segno di non fiatare, lo sguardo implorante.
E si dà anche il caso che qualcosa in mezzo alle gambe del suddetto spadaccino abbia deciso di svegliarsi in quel momento, informandoli della sua vigile presenza.












Note: ed eccomi con la mini-long, forse la storia più pazza che mi sia venuta in mente! Questo è un primo assaggio che serve più che altro per introdurre l'ambientazione. La storia si colloca dopo la saga di Zou, in genere nella mia testa le storie che scrivo hanno tutte una collocazione precisa, ma qui ci tengo a specificarlo dato che si tratta di qualcosa di più lungo che includerà un'altra coppia.
Spero che piaccia e se c'è qualcuno incuriosito che me lo faccia sapere. Ho il temperamento "pacato" di Nami, ma non mordo (solo a volte).
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** La scommessa ***






Zoro trasale, il cuore gli martella nel petto in una corsa forsennata. Se non stesse desiderando di finire in un fosso e di sotterrarsi al suo interno, noterebbe il rossore che imporpora le guance di Nami.
"Chi va là!?" strilla il dipendente del centro benessere.
Un lampo attraversa gli occhi di lei, preambolo delle scariche di fulmini con cui Zoro sa che verrà presto carbonizzato, ma lui capisce che in quel momento è dovuto ad altro e lo interpreta nel modo giusto. Le toglie la mano dalla bocca e Nami si affretta rapidamente a dire "È tutto sotto controllo. Non gridare, Denzel."
Zoro volta il capo con un'espressione agitata che ne tradisce il disagio. Il ragazzo in divisa fa capolino da oltre il separé, li vede e si blocca a fissarli sconvolto, trattenendo il fiato. "Cosa... ci fa lei qui?"
Nami spintona via Zoro all'improvviso, cogliendolo talmente di sorpresa da sciogliere con facilità la sua stretta, e si copre di scatto il seno con le mani. "Ti prego, Denzel, non chiamare nessuno. È chiusa la porta, vero? Sì, è chiusa, sì." Nami si risponde da sola, liberando un sospiro tremante.
Zoro, a quel punto, deglutisce e prova ad articolare qualche suono. "Stavo... stavo cercando Nami."
Denzel sbatte le palpebre un paio di volte, senza smettere di fissarlo. "L'avevo intuito."
Gli verrà il torcicollo a furia di mantenere quella posizione, ma Zoro non può voltarsi, perché ha ancora un solido problema in mezzo alle gambe, un problema che per sua sfortuna ha notato anche Nami.
"Sei ubriaco?"
"No."
"Ti hanno drogato?"
"No."
"Sei veramente Zoro...
"Sì, maledizione!"
"... oppure Sanji è entrato nel tuo corpo?"
"Diavolo, che schifo, no! È... una lunga storia."
"Bene, allora perché non cominci dall'inizio?"
Denzel assiste allibito al loro scambio di battute. "Nami, lui è il tuo ragazzo?"
La testa di entrambi raddoppia di volume, scoprendo due file di denti da squalo. "Certo che no!" sbottano Nami e Zoro all'unisono, tappandosi subito dopo la bocca. Lei realizza che così facendo ha scoperto un seno e si nasconde velocemente dietro al separé. Zoro la intravede afferrare una camicetta appesa in un angolo. "Ecco, sarà meglio che ti rivesti."
"Ah, io dovrei rivestirmi? Io? Stavo per ricevere un massaggio strabiliante, ma tu hai ben pensato di intrufolarti qui, di mettermi le mani addosso come un maniaco e di rovinare tutto!"
"Abbassa la voce!" Zoro enfatizza quella sua disperata richiesta mimandole il gesto di fare più piano con le mani, ma sorprende Nami a sbirciare il cavallo dei suoi pantaloni, e gli va di traverso la saliva. Se non fosse così a disagio, noterebbe che anche lei sembra considerevolmente spaesata e in imbarazzo.
"D'accordo, ragazzi, un passo alla volta. Ho capito che tu non sei né un pazzo assassino né un maniaco, ora però devi spiegarmi perché ti stai nascondendo, e perché continui a darmi le spalle. Cosa nascondi, lì dietro?" Denzel incrocia le braccia al petto, in attesa.
Zoro guarda di sfuggita verso il basso, si accerta di essere finalmente fuori pericolo e si volta del tutto. In quel momento qualcuno bussa alla porta.
"Denzel, scusa per il disturbo, potresti venire qui un momento?"
È Lady Sayuri. Merda.
Nami, ormai completamente vestita, esce allo scoperto. Zoro la fissa nel panico, lei assottiglia gli occhi in due fessure con aria saputa, poi li fa saettare sulla porta e su Denzel. "Copri questo cretino, per favore. Si assumerà piena responsabilità del suo comportamento, se Lady Sayuri dovesse scoprirti."
Il ragazzo esita per un attimo, poi annuisce, avvicinandosi alla porta per rispondere alla propria titolare.
"Con te faccio i conti fra poco."
Zoro rabbrividisce. Nami ha parlato con un tono glaciale che non lascia spazio a dubbi.
Stavolta è nei guai.
In guai fottutamente seri.





~~~




"Basta, la faccenda è chiusa!"
Robin si volta verso l'entrata della locanda. Capisce che Nami ha varcato la soglia d'ingresso prima ancora di vederla spuntare dietro a Zoro, e sa che sono sue le mani che stanno spintonando il ragazzo dentro al locale, perché la sua voce è inconfondibile. "Giuro che ancora stento a crederci! Ti vanti di essere un temibile spadaccino e poi corri a nasconderti come un cane per timore di una donna?"
Zoro si gira verso Nami, torreggiando su di lei con espressione irritata. "Non l'ho fatto per timore, ma per esasperazione!"
"Oh, certo, precisalo!"
Chopper, seduto in grembo a Robin, muove le zampe con inquietudine. "Se non la smettono di fare tutto questo chiasso allerteranno il personale della locanda."
"Già." Robin si alza e va loro incontro. "Ehi, voi due" li richiama in tono di avvertimento.
Nami e Zoro si voltano nella sua direzione, inviperiti, ma quando riconoscono lei e Chopper sembrano calmarsi un poco.
"Nami, si può sapere che fine avevi fatto?" le chiede Chopper. "Ti abbiamo aspettato fuori per un sacco di tempo. E tu da dove spunti, Zoro?"
In tutta risposta la diretta interessata incrocia le braccia sotto al seno, battendo ripetutamente un piede a terra. "Vi chiedo scusa, ho avuto un contrattempo. Zoro, perché non spieghi tu cos'è successo?"
Lui chiude l'occhio e incrocia a sua volta le braccia al petto, corrucciando la fronte. Per un assurdo, folle attimo Robin immagina che entrambi siano due bimbi ribelli in lite per delle caramelle.
"Boa Hancock mi stava perseguitando" esordisce Zoro, "pretendeva che l'aiutassi a trovare Rufy, io volevo seminarla, così mi sono nascosto nel centro benessere. Poi..."
"Poi?" lo incalza Robin.
"Beh-"
Nami gli tira un orecchio, bloccando sul nascere la sua scarsa voglia di proseguire a parlare. "L'ho trovato a girare da solo per i corridoi come un cretino e ho dovuto fargli da baby-sitter."
Robin abbassa lo sguardo e incrocia quello di Chopper, che sembra confuso.
"Il problema è che ormai Hancock era già entrata nel locale" continua Nami, "così abbiamo dovuto perdere altro tempo nelle sue grinfie."
Zoro guarda da un'altra parte con espressione imbronciata. Robin ride sotto i baffi, col vago sospetto che Nami abbia omesso alcuni dettagli. "E come avete fatto a liberarvi di lei?"
Nami sospira, portandosi le mani sui fianchi. "Le ho detto che Zoro era corso al centro benessere perché non riusciva a stare senza di me. Le ho dato da intendere che ci fosse qualcosa tra noi, e lei a quel punto si è ammorbidita."
"Ingegnoso."
"Rivoltante" replica Zoro al commento di Robin.
"L'idea di avere una rivale in meno l'avrà messa di buon umore" prosegue lei, mentre Nami sferra un pugno alla nuca dello spadaccino, ringhiando "Il parere è reciproco, razza di idiota!"
D'istinto Chopper si rannicchia fra le braccia di Robin.
"Comunque in questo modo Hancock ha rinunciato a pretendere il nostro aiuto e si è rassegnata ad andare a dormire" termina Nami, prima di infiammarsi di colpo un'altra volta e aggiungere in tono seccato "Ci voleva tanto per togliersela dai piedi, scimmione?"
"Smettila di urlarmi contro! Ci ha già pensato Hancock a farmi una testa così, e non ho bisogno..."
Robin e Chopper smettono di ascoltarli, catturati dalla presenza di due figure barcollanti che ciondolano già da un po' dietro alla porta d'ingresso della locanda. Il vetro trasparente permette loro di mettere a fuoco diversi dettagli del loro abbigliamento oltre ai loro movimenti incerti. Uno dei due indossa un boa piumato che gli penzola tutto da una parte lungo la schiena, l'altro porta un completo nero e gli passa un braccio attorno alla schiena per reggersi in piedi. Dopo una lunga, faticosa serie di parole biascicate contro al vetro, l'uomo straordinariamente alto riesce a trovare la maniglia della porta e a tirarla verso di sé. Brook e Sanji fanno il loro ingresso trionfale nella locanda barcollando e ridacchiando.
"Ci mancavano solo quei due..." borbotta Chopper. "Meno male che non c'è nessuno in giro, perché io mi sto vergognando."
Robin inarca un sopracciglio, osservando i nuovi arrivati. Entrambi hanno un'aria decisamente alticcia, il volto di Sanji è costellato di inconfondibili segni di rossetto, ricordo dei numerosi baci a stampo ricevuti, e la sua espressione sognante la dice lunga. Brook alterna una risatina a qualche parola cantata, un unico ma enorme segno di rossetto sulla fronte. Solamente le voci di Zoro e Nami che borbottano stizziti in un angolo riescono a riportarli alla realtà. Sanji e Brook sbattono le palpebre in sincrono, fissando i compagni in lite, poi si voltano contemporaneamente verso Robin e Chopper.
"Oh, ciao, ragazzi" li saluta Brook, impassibile.
"Amoreee" trilla Sanji con gli occhi a cuore, andando incontro a Robin a fatica.
Lei si limita a fare elegantemente un passo indietro e lui cade faccia a terra, con suo sommo compiacimento. Attirati dal tonfo di Sanji, Nami e Zoro smettono di battibeccare e si accorgono dei nuovi arrivati. "Brook, finiscila di cantare!" sentono strillare da un esasperato Chopper con gli occhi fuori dalle orbite.
Sanji alza il volto da terra. Zoro sgrana l'occhio, fissandolo come se fosse un rinoceronte con un tutù di pizzo rosa.
"Ma come ti sei conciato?"
Prova l'improvviso impulso di scoppiare a ridere, sfottere il cuoco è un'attività estremamente fruttosa che riesce sempre a rallegrarlo.
"ETCIÙ!"
Tutti i presenti si girano verso l'ingresso. Rufy è appena entrato nella locanda. Ha una pessima cera, gli occhi stanchi, l'espressione sofferente, e si tiene le mani sulla pancia.
"Rufy!" ringhia Zoro nella sua direzione, mentre Sanji arranca faticosamente verso un divanetto della reception.
Il diretto interessato sposta lo sguardo verso lo spadaccino, massaggiandosi lo stomaco. Il tono di Zoro è pericoloso e non promette nulla di buono.
"Dimmi."
Brook si accascia su una poltrona a bocca spalancata e inizia a russare due secondi dopo. Robin si scambia un'altra occhiata con Chopper, che si limita a sospirare con rassegnazione.
"Si può sapere dove ti eri cacciato, brutto babbeo!?" urla Zoro con grazia, raggiungendo Rufy a suon di passi pesanti. "Mi hai lasciato solo in questo labirinto di città e, come se non bastasse, mi sono dovuto sorbrire quella pazza di Hancock per colpa tua!" termina, tirandogli una manata sulla fronte.
"Ahio... ahio... ahio..." protesta Rufy, come se lui stesse continuando a colpirlo con botte immaginarie.
Nami cammina verso di lui, squadrandolo da capo a piedi. "Perché sei verdastro?"
Rufy è colto da uno spasmo e si stringe più forte le mani sullo stomaco, mentre le ginocchia gli tremano. Nami e Zoro sussultano, e indietreggiano istintivamente. Rufy li aggira di corsa dirigendosi verso Robin e Chopper. "Ehi, dottore... mi servirebbe il tuo aiuto. Ho fatto indigestione."
Tutti sospirano, tranne Brook che dorme di sasso e Zoro che commenta soddisfatto con "Ti sta bene".

Mezz'ora dopo sono tutti ammassati nella stanza di Rufy. Il capitano ha insistito affinché venissero con lui per dire loro una cosa urgente.
Zoro sbadiglia sonoramente. "Allora, ti è passato il mal di stomaco sì o no?"
"Tappati la bocca, zucca verde, sei irritante."
"Taci e pensa a com'è conciata la tua faccia."
"Cos'hai detto!?"
"Basta, voi due!" sbottano Nami e Chopper in coro.
"Uffa, io ho un sonno tremendo, vorrei andare a dormire!" protesta Brook.
Rufy, che inizia a sentirsi meglio grazie alle medicine di Chopper, dondola i piedi contro il suo letto, poi si alza e inizia a camminare per la stanza. "Ecco, il fatto è che..."
Nami, Zoro e Sanji si mettono sul chi va là, colti da un brutto presentimento.
"Potrei aver commesso un errore..."
"Che genere di errore?" chiede Sanji in tono così tagliente da dare l'impressione di aver morso ogni parola.
"Vi ricordate delle scommesse sull'onore dei pirati?"
Le dita di Nami iniziano a formicolare. Rufy si avvicina a Robin, che lo segue incuriosita con lo sguardo.
"Ti decidi a parlare?" lo incalza Zoro, scocciato.
"Beh, non lo immaginerete mai, ma ho incontrato Foxy qui e-
"COSA!?" è la reazione scioccata di tutti i presenti, Robin esclusa.
Rufy si nasconde dietro di lei, sudando freddo. Zoro lo chiama per nome, non dice altro, ma il suo tono lo fa rabbrividire.
"Non dirmi che..." prosegue Sanji al posto suo, mentre la testa di Nami inizia pericolosamente a ingrossarsi e la temperatura della stanza a surriscaldarsi intorno a lei.
"... hai scommesso un'altra volta con quel citrullo?" conclude Chopper a voce bassissima.
Rufy deglutisce, posando le mani sulla schiena di Robin e sporgendo la testa di lato con timore. "N-non proprio, eh eh... In pratica l'ho incrociato in una pizzeria mentre ero senza soldi, lui si è offerto di pagarmi la cena e poi ci siamo messi a giocare a freccette. Ricordo che a un certo punto mi ha versato qualcosa nel bicchiere, io ho bevuto e ho sentito la testa leggera come un palloncino, ci siamo messi a ballare e a saltare, eravamo felici... " Rufy deglutisce sonoramente. "E prima di iniziare l'ultima sfida a freccette potrei essermi distratto e aver accettato una sua proposta."
"Quale proposta?" abbaiano Sanji e Zoro in coro.
Robin chiude gli occhi e sorride rassegnata, non appena sente Rufy aggrapparsi a lei come farebbe un bimbo alle sottane della mamma.
"B-beh..." è l'ultimo suono che gli sente articolare, perché Nami si avvicina pericolosamente a loro, la testa grossa come la polena della Sunny e l'espressione assassina di un demone sputafuoco. Robin tenta di sorriderle con aria conciliante, ma l'amica è completamente fuori di sé.
"Rufy" articola lei in un lento ringhio bestiale, artigliandolo per una spalla e trascinandolo via dal suo nascondiglio umano.
"N-Nami, mia carissima amica, lasciami spiega-
"Che cosa hai fatto!?"
Venti minuti dopo di Rufy rimane soltanto un mucchietto di polvere fumante spazzato via in un angolo. Sanji lo sta usando come posacenere personale e nessuno glielo impedisce. Chopper fissa il vuoto con gli occhi sbarrati, il muso rigato di lacrime, ripetendo incessantemente "Come hai potuto? Come hai potuto?"
Perché Rufy ha scommesso che un membro della sua ciurma sarebbe entrato a far parte di quella di Foxy, se lui avesse perso l'ultima partita a freccette - cosa che è puntualmente successa - e Chopper non riesce a smettere di piangere dato che, prima che Nami crepasse Rufy di botte, ha appreso di essere stato scelto da Foxy.
"Falla finita, tu" lo riprende Zoro.
"Lascialo in pace!" protesta Nami.
"Riesci a immaginare come si sente ora? Gli sembrerà di vivere un tremendo déjà-vu..."
Zoro scuote il capo. "Non è questo il punto. Dobbiamo ragionare sul da farsi, frignare come dei mocciosi non servirà a un bel niente."
"Insensibile!"
"Da che pulpito."
"Zoro ha ragione."
Tutti si voltano verso Chopper e notano che si è asciugato rapidamente le lacrime. Il piccolo dottore tira su col naso un'ultima volta, poi assume un'espressione decisa. "Rufy ha detto che domani due di voi verranno sorteggiati per combattere nell'Arena Infernale." Alza il mento con aria fiera, incrociando le braccia al petto. "Bene, so già di essere in buone mani con ognuno di voi."
Nami sospira, portandosi una mano alla fronte. Lo spero tanto , pensa, temendo già per la propria pelle.
Sanji si accende un'altra sigaretta, premendo per sport il piede destro sulla guancia di Rufy, ancora tramortito a terra. "Già mi immagino la faccia di Usop quando dovremo dargli la lieta notizia..."
"Beh, almeno Franky la prenderà bene" osserva Zoro.
"A proposito." Robin sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio. "Dove sono finiti quei due?"





~~~




L'Arena Infernale è una delle principali attrazioni di Wonder. Per raggiungerla bisogna scendere parecchi metri in profondità con una funivia che viaggia alla velocità di una giostra impazzita.
Nami ha ancora la nausea. Sono passati venti minuti da quando lei e il resto della ciurma sono scesi da quella sorta di montagne russe, eppure le sembra di aver lasciato il cuore lassù, nel punto di partenza della funivia. "Adesso capisco perché è chiamata l'Arena Infernale" mormora, "doverla raggiungere è già un supplizio." Usop trema accanto a lei, il colorito ancora violaceo - la sbronza presa con Franky la sera prima non ha affatto contribuito a rendere quel viaggio più piacevole.
Sono tutti in attesa di conoscere l'esito del sorteggio che stabilirà chi deve combattere per salvare Chopper. Il piccolo dottore cammina nervosamente avanti e indietro nella hall, un'enorme stanza dipinta di rosso e oro. Rufy è sparito già da un po', di Foxy e della sua ciurma neanche l'ombra, ma pare che siano già arrivati e li stiano aspettando, o almeno così ha detto loro l'assistente che li ha ricevuti.
Orde di gente chiassosa continuano ad attraversare la hall, dirigendosi nel corridoio di destra che conduce agli spalti. Nami li sente scommettere in denaro puntando cifre spropositate. Da una parte è sollevata all'idea di non dover combattere contro avversari sconosciuti, dall'altro prova inquietudine, perché ricorda che ogni membro della ciurma di Foxy ama giocare sporco. Non ha idea di cosa aspettarsi e per quel che ne sa i suoi compagni potrebbero imbattersi in sorprese spiacevoli - sì, i suoi compagni, perché non toccherà combattere a lei, giusto?
"Ecco Rufy!" sbotta Franky, alzandosi dalla panchina con impazienza. "Allora, capitano, chi sono i fortunati?"
Rufy scende di corsa la scalinata oltre cui la ciurma l'aveva visto sparire, li raggiunge con un sorrisone incoraggiante e solleva il pollice e l'indice in segno di vittoria. "Niente paura. Il primo sorteggiato è Zoro!"
Il diretto interessato piega le labbra in un compiaciuto sorriso sghembo, alzandosi dalla propria postazione.
"Evvivaaa!" trilla Chopper tutto contento, saltellando a terra.
"E-e l'altro?" chiede Usop, esitante.
"Hi hi hi" Rufy si porta le mani sui fianchi, senza smettere di sorridere a trentadue denti. "È Nami!"
Eh?
Zoro ha un tic all'occhio e fissa Rufy sgomento, come a volerlo pregare di riformulare, di dirgli che è uno scherzo.
"Nami è la seconda sorteggiata!" esclama Rufy.
Eh?
Tutti la fissano, in attesa. Dopo quelli che le sembrano attimi interminabili, Nami esplode. "LO SAPEVO!" urla accasciandosi a terra in ginocchio.
"Di che ti preoccupi, tanto sei con Zoro!" replica Rufy in tono vivace e spensierato.
Non ci crede. Non vuole crederci.
Non di nuovo. Non così. Non ha nemmeno potuto scegliere se accettare o meno quella stupida scommessa, dannazione!
"Io ti ammazzo!"
"Mi hanno detto che si vince un cospicuo premio in denaro!" si affretta a dire Rufy, indietreggiando.
Nami si immobilizza con le mani protese verso il suo collo.
"Tre, due, uno..." mormora Usop.
"IO! IO! PARTECIPO!
Zoro la fissa saltellare gioiosamente sul posto come un grillo. "Un rapido ripensamento" commenta con un'espressione di commiserazione.





~~~




"Finiranno mai queste scale?"
"Se stai zitta magari rendi la salita meno irritante."
Nami si gira a guardarlo stringendo i pugni e ringhiando. "Cerca di rimanere concentrato sull'obiettivo, piuttosto!"
Zoro inarca un sopracciglio. "È per Chopper che devo farlo, giusto?"
"Cosa? Ah, sì sì, certo!"
Come no. Stai già contando i soldi, strozzina.
Zoro percorre le scale con inquietudine. Nami è poco più avanti di lui, cammina tenendo le spalle dritte, il passo deciso, e stringe saldamente il Clima Takt nella mano destra, lanciandolo di tanto in tanto in aria per poi riacchiapparlo al volo. Zoro non teme la ciurma di Foxy, affatto, sono le regole senza senso di quel torneo a preoccuparlo, assieme al pensiero di dover parare le spalle a Nami. Sarebbe tutto più semplice, se dovesse combattere da solo.
"Oh, finalmente!" la sente sospirare quando raggiungono la cima delle scale. "Il loro piano era sfinirci prima ancora di iniziare a combattere, poco ma sicuro."
Zoro la raggiunge superando gli ultimi gradini. La stanza che li accoglie comunica un senso di claustrofobia, ha un soffitto a cupola esageratamente alto, ma l'assenza di finestre unita alla scadente qualità della luce la fa sembrare più piccola. Le pareti sono costellate da file e file di porte chiuse su ambo i lati, mentre in fondo al corridoio svetta un ampio bancone dorato posizionato in un angolo. Ci sono due ragazzi, dietro a quel bancone, ed entrambi li stanno fissando. "Ehi, voi!" li richiama quello col ciuffo arricciato, sistemandosi il papillon sulla giacca bianca. "Siete Zoro e Nami, vero?"
Zoro annuisce e li raggiunge assieme a Nami. Ora che è più vicino nota le maniglie a forma di drago poste al centro della parete davanti a loro, identificandola come l'ingresso nell'arena. Stranamente non sente le voci della folla, come se la stanza fosse insonorizzata.
"Il vostro incontro inizierà fra dieci minuti" li informa il ragazzo, "nel frattempo vi invito a ripassare il regolamento..."
Zoro fa saettare lo sguardo alla sua destra, lungo il corridoio che hanno appena superato, e smette di sentire cosa sta dicendo il ragazzo. Da una delle porte chiuse sono usciti tre tizi dall'aria losca che li stanno fissando. Uno di loro ghigna alla vista di Nami e subito dopo muove il bacino avanti e indietro in un gesto decisamente esplicito, provocando i fischi e le risate dei suoi compari.
"Sì, ho capito. Certo, grazie mille."
I due ragazzi dietro al bancone sobbalzano di colpo. Nami sbatte le palpebre perplessa, non le sembra di aver detto niente di strano, eppure...
Si volta di lato e la scena a cui assiste la lascia sempre più stranita. Zoro sta rinfoderando le proprie spade, dietro di lui ci sono tre uomini con vestiti bizzarri spiaccicati al muro, mezzi tremanti. A Nami sembra di sentire l'aria smossa dall'attacco di Zoro turbinare ancora in un vortice invisibile. "Si può sapere che è successo?" gli domanda.
Lui finge di pulirsi le maniche della giacca con noncuranza. Gli uomini che ha fatto volare contro al muro restano lì attaccati come gechi, Nami sente uno di loro emettere un verso di dolore e si porta le mani sui fianchi. "Vuoi farmi credere che quei tre disgraziati sono finiti così da soli?" e li indica per enfatizzare il concetto, mentre quello al centro mormora qualcosa simile a un "Mi dispiace."
Zoro le risponde in tono sorprendentemente calmo. "Fidati, ho fatto un favore a tutti e tre. Se avessi visto tu la scena, a quest'ora sarebbero finiti carbonizzati."
A Nami, però, quella calma sembra solo apparente. Continua a fissare Zoro che stringe i denti e guarda dritto verso l'ingresso dell'arena. Sarà impaziente di sfogarsi in combattimento, ipotizza dubbiosa.
Il ragazzo col papillon piega le labbra in un mezzo sorriso, guardando Zoro. "Lasciatelo dire, amico, sei un vero gentiluomo."
In tutta risposta lui volta la testa da un'altra parte, accigliato.
Nami sposta lo sguardo su entrambi, poi sull'altro ragazzo al bancone che sembra ancora troppo interdetto. "Non capisco."
"Ehi" la richiama bruscamente Zoro, "fra poco inizia il primo incontro. Non perdere la concentrazione."
Non hanno bisogno di attendere nella stanza che è stata loro assegnata, perché una voce metallica risuona intorno a loro alcuni minuti dopo, chiamandoli per nome e invitandoli a raggiungere il palco dell'arena. L'enorme portone nero inizia ad aprirsi scricchiolando sui cardini.
Zoro è impassibile, Nami non smette di deglutire, mentre una luce accecante inonda la stanza mano a mano che il portone si spalanca.
"Pronta?"
Nami si volta a guardare Zoro e coglie lo scintillio che gli attraversa l'occhio.
Solleva rapidamente il Clima Takt, impugnandolo con entrambe le mani.
"Pronta."












Note: capitolo tranquillo tanto quanto il prossimo sarà movimentato, ma posso dire di aver inserito un minuscolo - piccolissimo piccino picciò - dettaglio sull'altra coppia di questa long.
Voglio creare qualcosa di buffo e irriverente in stile One Piece, qualcosa che vi faccia pensare di star leggendo il manga o di guardare una puntata dell'anime. Anche se siete in pochi a seguirmi, spero davvero di riuscirci, sarebbe una grande soddisfazione per me! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, intanto un bacio e alla prossima!

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Capitolo 3
*** Incontri esplosivi ***






Gli spalti dell'arena sono gremiti di tifosi impazienti che sventolano striscioni e stendardi. Franky ha bisogno di urlare per farsi sentire da Usop, perché gli schiamazzi della gente impediscono di mantenere un tono civile nelle conversazioni. Sanji ripercorre l'intero palco destinato ai combattimenti con lo sguardo. Ha una forma circolare ed è ampiamente recintato, i due portoni situati ai lati opposti dell'arena costituiscono le uniche aree prive di protezioni; entrambi sono ancora pesantemente sigillati, ma Sanji sa che da lì usciranno i combattenti in gara e non riesce a smettere di fissarli. Lui e il resto della ciurma hanno preso posto al centro degli spalti; l'unico privilegio concesso loro per aver preso parte a quella gara è l'ottima visuale sul palco. Foxy, Polluce e altri idioti di cui Sanji non ricorda il nome sono seduti un paio di file più a destra degli spalti. Chopper è dovuto andare con loro a malincuore, ma è in braccio a Robin che ha voluto tenergli compagnia, e sembra tranquillo.
"Per farla breve, Zoro e Nami devono vincere otto scontri entro un tempo limite" Sanji aspira il fumo della sigaretta, ascoltando Franky che rispiega a Usop il regolamento del torneo, "quindi sconfiggere i nemici non basta. Se anche un solo avversario rimane in campo allo scadere del tempo, potremo considerare la sfida persa."
"Però non è giusto! La ciurma di Foxy non riceverà alcuno svantaggio subendo una sconfitta, mentre a Zoro e Nami basterà perdere una volta sola per far dire addio a Chopper a tutti noi!" protesta Usop.
"Già, e sono sicuro che questo sarà il minimo dell'iniquità!" ribatte Franky.
Sanji pesca un'altra sigaretta dalla tasca della giacca e se l'accende con i nervi a fior di pelle, sferrando una pedata in faccia a Rufy. "Tutta colpa di questo coglio-
La sua voce viene sepolta dalle improvvise urla di giubilo della folla. Il pubblico si è alzato in piedi. Oltre alle luci accecanti dei riflettori spunta una piattaforma quadrata sospesa in alto, al centro del palco; Sanji la vede scendere lentamente dal soffitto e fermarsi in un punto sopraelevato. C'è qualcuno lì sopra, un uomo bizzarro vestito in un completo scintillante color magenta, con degli stranissimi baffi arricciati lunghi come spaghetti e una vaporosa capigliatura fucsia.
"Amici dell'Arena Infernaleeee!"
Sanji e i suoi compagni si tappano le orecchie.
"Ma che diavolo!" sbotta Franky, mentre Usop e Brook ruzzolano storditi a terra.
"Siete pronti!? Siete carichi!?"
La voce di quell'uomo risuona per tutta l'arena con la potenza di un tuono, incitando il pubblico. La folla grida festante in risposta, e Sanji vede che i portoni ai lati del palco si stanno lentamente aprendo sui cardini.
"E allora diamo inizio alle danze!" urla il presentatore.
Sull'ampio tabellone dietro di lui compaiono i volti dei combattenti e un timer bloccato. Il presentatore continua a parlare, ma Sanji smette di sentirlo, perché alla vista del numero di avversari che Zoro e Nami dovranno affrontare è rimasto di sasso.
Alla faccia della sfida equa.
Due contro venti. Due.contro.venti!

L'impulso di prendere Rufy per il collo è irresistibile, ma quando Sanji scorge i suoi compagni fare il loro ingresso nel palco se ne dimentica momentaneamente.
Nami e Zoro sono inizialmente accecati dalle luci troppo forti che inondano il palco. Le urla della folla e la voce tonante del presentatore li stordiscono, assieme a tutto quel caos vorticante di colori e forme in movimento intorno a loro. Individuare i compagni della ciurma tra il pubblico è pressoché impossibile per entrambi.
"Ehi, ma...!" Nami è talmente colta di sorpresa che non riesce a ultimare la frase. Ci sono venti uomini davanti a loro, decisamente troppi per i suoi gusti.
"E per la ciurma di Cappello di Paglia" sta dicendo il presentatore, "Zoro, il temibile spadaccino!, e Nami, la bella gatta ladra!"
La gente accalcata sugli spalti più bassi fischia nella loro direzione, gridando parole tutt'altro che incoraggianti.
"Tornatevene a casa, se non volete assaggiare la polvere!"
"Finirete faccia a terra in meno di tre secondi!"
Nami stringe i pugni sui fianchi, infastidita. "Ma sentili!"
Zoro non si lascia minimamente scalfire dagli insulti e commenta in tono tranquillo. "Da quanto ho capito la ciurma di Foxy è ben nota da queste parti, e stranamente ha parecchi tifosi."
"Incredibile... già non riesco a credere che quel branco di babbei sia riuscito a raggiungere l'isola."
Nami ringhia d'impazienza, fra un insulto e l'altro della folla. Il presentatore sta tergiversando per intrattenerla, ritardando l'inizio dello scontro.
Basta, devo ignorarli e rimanere concentrata.
Nami getta rapide occhiate agli avversari che ghignano nella loro direzione, indossando gli immancabili, orridi occhialoni neri made by Foxy. Non le sembrano particolarmente svegli, ma è sempre bene non badare alle apparenze. Uno sfrigolio improvviso le fa alzare lo sguardo. Il presentatore ha soffiato all'interno di uno strano corno, producendo un grande fuoco d'artificio sopra di loro. "Ci siamo, gente! Tre, due, uno..."
"VIA!"
Eh, cosa!?
Zoro sta già scattando in avanti, le spade sfoderate, mentre gli uomini di Foxy si lanciano contro di lui, brandendo fucili, mazze, fruste, pugnali.
Oh, no! Mi sono distratta!
L'aria turbina intorno a lei, costringendola a coprirsi il volto con le mani.
Qualcosa non va. Nami non avverte alcun dolore, non sente assolutamente niente. Nemmeno un rumore, a dirla tutta.
È calato un silenzio improvviso intorno a lei, sul palco, sugli spalti, ovunque. Riapre gli occhi e sorprende Zoro in una posa plateale - si regge su un ginocchio tenendo l'altro piede ben saldo a terra, le braccia spalancate, le mani che impugnano le due spade con fermezza, il capo chino, i denti scoperti in un ghigno sfrontato stretti attorno alla terza spada.
"Incredibile, gente! Il primo scontro termina con un singolo attacco di Zoro dopo due secondi e quarantasette centesimi!"
Però, che conteggio fiscale...
Nami è interdetta e il pubblico sembra essere del suo stesso avviso. Gli uomini di Foxy sono riversi a terra, a qualcuno di loro trema leggermente un piede o una mano, gli altri sono del tutto tramortiti e non muovono nemmeno un muscolo.
Nami vede Zoro rialzarsi da terra e fare dondolare distrattamente la spada sinistra, la punta lucida della lama che sfiora il suolo. "Che noia..." lo sente dire in tono deluso.
Un breve stacchetto musicale, simile a una fanfara di trionfo, si mescola alla reazione a scoppio ritardato della folla. Nami sbatte le palpebre, inebetita.
Oh, beh, io non mi lamento!
"Bravo, Zoro, vai così!" Solleva il braccio che regge il Clima Takt in aria, incitandolo come una cheerleader.
Sugli spalti, Sanji spegne l'ennesima sigaretta sotto la suola delle scarpe.
"Umph, esibizionista."





~~~




Il secondo e il terzo scontro procedono senza intoppi, decretando la loro vittoria. Zoro e Nami non riportano alcun tipo di ferite, sono soltanto un po' impolverati, e lui ha un unico, minuscolo graffio sul dorso del braccio sinistro.
Sono entrambi seduti nella stanza che gli è stata assegnata per trascorrere il tempo tra la fine di uno scontro e l'inizio di un altro, in attesa di prendere parte a quello successivo.
Zoro sembra pensieroso. "È troppo facile."
Nami, che fino a un secondo prima era sorridente, si fa seria di colpo. "È vero. Però come sarebbe bello credere che stavolta abbiamo semplicemente avuto fortuna!"
Zoro la guarda dritto negli occhi. "Non abbassare la guardia neanche per un secondo, capito?"
"Okay, okay!" sbuffa lei, incrociando le braccia sotto al seno. "Ho perso il conto delle volte in cui me l'hai detto."
Dieci minuti dopo sono di nuovo sul palco, ormai abituati al chiasso, al caos di luci, colori e voci.
"Rieccoci qui, mio amato pubblico!" tuona il presentatore, sospeso sulla piattaforma sopra di loro, al sicuro. "Ehi, sbaglio o mi pare di sentir volare qualche complimento verso Zoro lo spadaccino?"
Non si sbaglia affatto, Nami non ha bisogno di tendere le orecchie per averne una dimostrazione personale. "Tipico" mormora, appoggiandosi al Clima Takt teso come un bastone. Wonder è un mondo a parte i cui abitanti vivono in una bolla, il non essere a conoscenza della grossa taglia che pende sulla testa di Zoro deve aver reso le sue prestazioni in combattimento ancora più sorprendenti.
"Le cose iniziano a farsi interessanti, oh oh! Alcuni ormai puntano grosse somme di denaro sulla vincita dello spadaccino, chissà se verranno ripagati!"
Ehi, ci sarei anch'io qui!
Nami assume un'espressione vagamente offesa, ma pensa ai soldi, e si dice che non le importa un fico secco se Zoro si prende tutto il merito - l'importante è ottenere il bottino!... e salvare Chopper, ovvio.
Il fascio di luce puntato sul portone di fronte a lei le impedisce di mettere immediatamente a fuoco i nuovi arrivati.
"Ladies and gentlemen, arrivano i fratelli Vegaaas!"
Le urla di sorpresa della folla la fanno deglutire di rimando. Nami aspetta che la luce si diradi, la tensione crescente, ma quando ha finalmente modo di vedere i suoi avversari le appare un gocciolone sulla testa e la musica si ferma nella sua mente.
I fratelli Vegas sono tre gemelli alti e smilzi, con una pettinatura bionda che le fa pensare di star osservando tre grandi ananas rinsecchite. Nami continua a squadrarli perplessa, ma nota che Zoro rimane sul chi va là e decide di fare altrettanto, senza dimenticare la reazione ammirata del pubblico al loro ingresso.
"E insieme a loro, naturalmente, non possono mancare..."
Il resto della frase del presentatore si perde dietro a due gigantesche fiammate sparate nella loro direzione, Nami e Zoro indietreggiano con un balzo, mentre lei caccia un grido sconvolto. Due grosse creature volanti di forma sferica si sono introdotte nell'arena sputando fuoco dalle enormi bocche spalancate.
"Ehi, tu, lo scontro non è ancora iniziato!" urla Zoro in direzione del presentatore, ma questi sembra troppo impegnato a ridere per contestare l'accaduto. "Che cosa sono quelle cose!?"
"Salamandre!" gli risponde a gran voce Nami, gli occhi sbarrati fissi sulle creature fluttuanti. "Ne riconosco le fattezze, malgrado la forma alterata. Osserva le loro code!"
Zoro è scettico, ma ci pensa il presentatore a dissipare i suoi dubbi.
"Ebbene sì, spettatori! Come di consueto, Pum-pum e Scintilla sono insieme ai fratelli Vegas anche questa sera! Queste salamandre hanno mangiato il frutto Boom-Boom, cari Zoro e Nami, perciò vi consiglio di stare attenti alle... esplosioni!"
"Lo sapevo, accidenti!" sbotta Nami, pestando un piede per terra. "Le salamandre sputano fuoco per natura, ma queste due possono anche esplodere perché il frutto del mare che hanno mangiato le ha trasformate in palle di cannone! Stai attento, Zoro, mi raccomando."
"Non hai bisogno di dirmelo" replica lui, sfoderando un sorriso sardonico e portando un braccio dietro alla testa, la spada ben stretta nella sua mano che sporge di lato e riluce sotto ai riflettori. "Vedrai che gli daremo lo stesso una bella lezio - diamine, odio questa stupida musichetta!"
"Ehi, dolcezza!" grida uno dei fratelli Vegas verso Nami, facendo roteare una cerbottana in aria. "Come ti butta?"
In tutta risposta lei sorride perfida, senza dire una parola.
"Cercheremo di non farti troppo male, promesso!" insiste quello al centro, rigirandosi un pugnale tra le mani, mentre il fratello di sinistra lecca la lama di una daga e le salamandre fluttuano intorno a loro con scatti impazienti.
"Non ne avrete modo, miei cari" replica in tutta risposta Nami, e Zoro le lancia un'occhiata fugace, sorpreso dalla sua audacia, "tanto questo tipo qui vi farà tutti a fettine!" conclude lei con un gran sorriso, indicandolo.
Zoro si porta una mano sulla fronte. Ah, ecco.
"Diamo inizio allo scontro, allora!" Le parole del presentatore incitano tutti i combattenti a mettersi in posizione. "Tre, due, uno... VIA!"
I fratelli Vegas corrono verso Zoro e Nami. Con uno scatto sorprendentemente rapido le salamandre volanti azzerano la distanza che li separa e spalancano le fauci, producendo un verso roboante che sparge vapore rovente tutt'intorno. Zoro devia la prima fiammata con un rapido gesto secco del braccio, servendosi dell'onda d'urto generata dalla propria spada, ma non ha modo di respingere la seconda nello stesso modo, perché i fratelli Vegas hanno sparato una sostanza collosa contro Nami per immobilizzarla, costringendolo a sacrificare l'occasione di contrattaccare. Zoro abbandona momentaneamente la spada che regge nella mano destra e quella che stringe fra i denti, spingendo la ragazza a terra e buttandosi all'indietro, la seconda fiammata che per poco non gli sfiora la testa e lo manca per un soffio. Dagli spalti si levano alte grida di sorpresa. Nami avverte l'impatto col suolo e alza gli occhi da terra in una febbrile ricerca del nemico. Ha solo il tempo di voltarsi a pancia in su e di sollevare d'istinto una gamba per fermare uno dei fratelli Vegas che sta balzando su Zoro, poi con un urlo strozzato ne vede un altro picchiare il mento contro al suo Clima Takt, teso come un bastone. La folla trattiene il fiato.
"Non posso guardare, non posso guardare!" urla Usop dalla sua postazione sicura, mantenendo però il suo binocolo completamente puntato sul campo di battaglia.
È successo tutto molto velocemente. Quando Zoro e Nami sono caduti a terra, il calore prodotto dalle salamandre-cannone ha sciolto la sostanza collosa che aveva bloccato i piedi di lei, permettendole di sferrare un calcio nello stomaco a uno dei fratelli Vegas un attimo primo che questi ferisse Zoro alla schiena. A Sanji sembra di sentire comunque la sua pelle tagliarsi, perché Nami è riuscita a impedire l'attacco dell'avversario per il rotto della cuffia. "Porca miseria!" sbotta l'attimo successivo, quando vede un altro gemello picchiare il mento contro al Clima Takt di Nami.
"Che colpo di fortuna!" commenta Franky, interdetto. "Se non ci sbatteva contro a quest'ora avrebbe affettato i nostri compa-oddio, sì, l'ha fermato!"
Zoro, voltandosi prontamente su se stesso da terra, ha respinto il terzo fratello roteando la sua spada.
"Uh, sembra che i Vegas abbiano avuto sfortuna!" commenta il presentatore, mentre la folla li incita a riprendersi.
"Attenta!" Zoro spinge Nami di lato per impedire che un'altra fiammata la investa in pieno petto e rotola su un fianco, coprendosi il volto con le braccia. Sente l'urlo sconvolto di Nami mischiarsi agli insulti di uno dei fratelli Vegas, mentre si rialza e respinge l'attacco dell'altra salamandra facendosi scudo con la spada. Zoro stringe i denti, il calore delle fiamme che cozzano contro la lama della sua katana gli annebbia la vista. Deve assolutamente recuperare le altre due armi. Con un movimento deciso del polso riesce a deviare del tutto le fiamme, preparandosi al contrattacco. Un dolore improvviso lo coglie però di sorpresa, privandolo della sua occasione.
"Jin ferisce Zoro alle spalle con i suoi aculei speciali!"
"È una mossa sleale!" protesta Rufy, sbracciandosi verso il palco.
"Nami nel frattempo continua a scappare da Scintilla! Non la vedo bene per lei, gente!"
Zoro vola a terra colpito da un calcio nello stomaco e cade di schiena. Gli aculei gli affondano nella carne, togliendogli il fiato, ma lui si impone di ignorare il dolore, di reagire immediatamente. L'occhio gli saetta in tutte le direzioni, in cerca della sua alleata. "Devi evitare le fiamme, Nami!"
"Ma dai!? Se non me l'avessi detto tu non ci sarei mai arriva- ZORO, SPOSTATI!"
Non va bene, non va per niente bene. I tre fratelli Vegas gli sono addosso, ma Nami ha le salamandre-cannone alle calcagna e non può fare nulla, troppo impegnata a non farsi incenerire per poter anche solo guardare. Non può fare altro che affidarsi alle parole del presentatore per capire cosa sta succedendo a Zoro.
Il timer sul tabellone segna due minuti e cinque secondi restanti.
Cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio, dannazione!
"Zoro ha recuperato le altre spade! Sta per sferrare un temibile attacco... ma Juno lo rallenta sparandogli contro una sostanza appiccicosa!"
Nami continua a correre per tutto il palco, mentre sente il clangore prodotto dalle spade di Zoro mischiarsi ai versi prodotti dalle salamandre, alle grida della folla, agli incitamenti del presentatore.
"Non possiamo fare a cambio!?" urla disperata in direzione dello spadaccino.
Vede Zoro colpire uno dei fratelli Vegas con un calcio e incrociare le spade a 'x' davanti a sé per proteggersi dagli attacchi degli altri due. "Hai il Clima Takt!" gli urla lui in tutta risposta.
"E allora!?" Nami è sempre più isterica.
"E allora congelali, razza di cretina!"
La testa le raddoppia di colpo. "Come mi hai chiamata!?"
Sugli spalti, Rufy e Usop devono tenere stretto Sanji per impedirgli di lanciarsi dritto dentro al palco. Il cuoco non ha sentito le parole esatte di Zoro, ma può immaginarle molto bene a giudicare dal comportamento di entrambi, e vorrebbe fracassarlo di botte. Nel frattempo Brook balla come se nulla fosse, carico a mille.
Nami si butta a terra, rotola su un fianco e soffia dentro al Clima Takt, poi riprende a correre all'impazzata. Zoro se la sta vedendo da solo con tre avversari infidi e lei prega che non riescano a immobilizzarlo definitivamente, altrimenti sarebbe spacciata.
Chopper...
"Guardate!" Sanji trattiene il fiato, la sigaretta che gli cade dalle labbra. "Ormai è pieno di bolle sul campo di battaglia!
Con un ringhio di rabbia, Nami si volta su se stessa all'improvviso, puntando il Clima Takt contro alle salamandre per guidare la propria creazione contro di loro. Una stalattite di ghiaccio scatta fulminea davanti a lei, facendole da scudo. La salamandra più vicina, colta di sorpresa, ci finisce infilzata contro nel tentativo di raggiungerla.
"Colpo di scena, la gatta ladra ha tirato fuori gli artigli!"
"Vai così, Nami!" ulula Sanji ballando sul posto come un forsennato, mentre la salamandra-cannone trema, si contorce e diventa bianca come neve.
"Incredibile, Scintilla è stata messa al tappeto!"
Nami osserva trionfante la salamandra caduta a terra, ormai spenta e immobile come una candela consumata. Le parole del presentatore sono una toccasana per lei.
"Bene, Zoro, ora pensaci tu!"
Il sorriso le muore sulle labbra. Nami gli corre incontro nel panico, l'altra salamandra che le alita sul collo. Zoro è circondato dai fratelli Vegas, tiene una spada stretta fra i denti e impugna le altre due, ma non si muove, come se fosse trattenuto da una forza invisibile. I pirati di Foxy infieriscono su di lui con la daga, il pugnale e a suon di calci.
"Ed ecco quello che tutti aspettavate! Il temibile attacco combinato, la Triade Galvanica!"
Nami vede tanti piccoli lampi azzurri attraversare il corpo di Zoro, e capisce perché lui non riesce a reagire. Quei lampi indicano che sta venendo investito da ripetute scosse che lo stordiscono e bloccano i suoi movimenti.
"Fermatevi!" grida spaventata ai fratelli Vegas, mentre loro continuano a ferirlo. Corre loro intorno senza smettere di implorarli, pregando Zoro di resistere, mentre il pubblico applaude i pirati di Foxy.
"È la fineee!" piange Usop accasciandosi al proprio posto.
Sanji gli strappa di mano il binocolo e lo punta dritto sul palco, inquadrando il volto di Nami in primo piano - la sua espressione suggerisce che è nel panico più totale, ma intorno a lei è ormai pieno di fitte nuvole scure. "Ti sbagli, amico" replica in tono fiero.
Nami balza di colpo davanti a Zoro. "Fossi in voi..." fa roteare il Clima Takt tra le mani, poi smette di fingersi angosciata, stirando le labbra in un sorrisetto perfido, "inizierei a pregare!"
Zoro avverte un suono roboante propagarsi tutt'intorno, l'area circostante si illumina, poi le scariche elettriche generate dalle nuvole di Nami si riversano senza pietà sui tre fratelli Vegas, producendo un violento, sinistro sfrigolio. L'effetto del loro attacco si riduce rapidamente, ma quando Zoro riacquista la sensibilità non ha il tempo di esultare, perché intravede un bagliore rosso fuoco sopra di lui. Il fiato gli muore in gola.
Nami viene sbalzata via da una forte esplosione. Si copre il volto con le braccia, temendo il brusco, inevitabile impatto contro al suolo, ma la sua caduta si rivela meno dolorosa del previsto. Qualcuno la sta tenendo stretta. Completamente spaesata, apre gli occhi contro al fumo che mulina nell'aria, e per poco non le viene un infarto quando scorge lo scintillio di una lama che sta cadendo dritta contro di lei.
Sono spacciata!
Chiude gli occhi, tremante, poi dopo una frazione di secondo che le pare un'eternità sente il sibilo della lama cessare. Nami non respira, il cuore che le batte violentemente nella cassa toracica. Non capisce se sia effettivamente calato il silenzio nell'arena o se sia lei ad avere le percezioni uditive alterate, ma quando la fanfara di vittoria che decreta la fine dell'incontro si diffonde tutt'intorno e le voci del pubblico inondano il palco, Nami ottiene una risposta.
"Che scontro, gente, che scontro!" sente dire dal presentatore, fra gli applausi e i fischi di delusione degli spettatori.
Nami riapre gli occhi, disorientata, percependo il tocco di una mano sulla schiena e vede Zoro al suo fianco, in ginocchio, il braccio destro teso, la spada ben stretta nella sua presa.
Registra rapidamente l'accaduto, mentre lui la guarda sospirando di sollievo. La salamandra-cannone si è avvicinata con l'intenzione di attaccare mentre i suoi fulimini investivano i pirati di Foxy, provocando un'esplosione che li ha sbalzati via. Zoro l'ha presa al volo, evitandole di franare a terra, e ha recuperato la sua spada prima che -
"Zoro e Nami hanno vinto l'incontro, eppure lei lo ha colpito con un pugno in testa! Che comportamento insolito!"
Sarà insolito per il presentatore, ma non per colei presa in causa.
"Potevo finire tranciata in due dalla tua spada, te ne rendi conto!? Mi stava volando dritta dritta addosso!"
"L'ho fermata in tempo, in caso non l'avessi notato! Bel ringraziamento!"
"Ringraziamento? Ringraziamento? Ho praticamente fatto tutto da sola, sei tu che devi ringraziare me!"
Sanji non smette di inquadrare Nami e Zoro col binocolo. Non può sentire bene cosa dicono, ma è certo che stiano bisticciando come di consueto, le loro facce stizzite sono un indizio più che sufficiente.
Eppure lei non lo scosta da sé - eppure lui non molla la presa sulla sua schiena. Rufy saltella tutto contento cantilenando "Evviva, evviva, evviva!", urtandogli la spalla, ma Sanji non se ne accorge nemmeno, mentre il timer sul tabellone è fermo sugli ultimi sette secondi restanti. Continua a chiedersi per quale razza di assurdo motivo quei due stiano rimanendo in quella posizione, sordi ai commenti del presentatore e alle urla del pubblico, lontani dal resto del mondo, l'una unicamente assorbita dalla presenza dell'altro.




~~~




"Fermati, per carità!"
Zoro sospira infastidito. "Che c'è? Che ho fatto stavolta?"
Nami gli strappa di mano la benda sporca. "Non va bene che la passi sulle altre ferite quando è già zuppa di sangue, è... antigienico."
Zoro le restituisce uno sguardo di sufficienza. "Se sei esagerata... e comunque non sono affari tuoi." Fa per riprendersi la benda che Nami gli ha sottratto, ma lei la butta nel cestino.
"Si che lo sono" replica, alzandosi dalla sedia, "se le tue ferite si infettano sono guai per tutti. Cerca di usare la testa. Se non vuoi dare retta a me fallo per Chopper, almeno."
Zoro inarca un sopracciglio. "Chiamarle ferite è un parolone."
Nami sospira esasperata. "Che testa dura che sei!"
Il fatto che a nessuno sia concesso di raggiungere i combattenti nella pausa fra uno scontro e l'altro impedisce a Chopper di occuparsi di Zoro - 'niente cure mediche prima della fine del torneo, fa parte della sfida, chi non se la sente può ritirarsi' era una delle specifiche del regolamento.
Nami afferra una benda pulita con frustrazione e inizia a picchiettarla sulla spalla di Zoro. Almeno ci è permesso di darci una ripulita dal sangue...
"Ma la vuoi smettere?"
Nami lo ignora bellamente. Ogni volta è sempre la stessa storia. Sa che Zoro è particolarmente resistente, sa che ha una capacità di ripresa a tratti disumana, ma quell'idiota tende sempre a sottovalutare le proprie ferite, e se qualcuno non si prende cura di lui finisce per risentirne.
C'è in gioco il futuro di Chopper - e anche un bel bottino, che cavolo! - perciò la negligenza di Zoro non va assolutamente incoraggiata.
"Guarda quanti ne hai..." Nami scuote la testa, raccogliendo altro sangue in eccesso dal suo braccio sinistro, lo sguardo che indugia sui numerosi, fitti tagli che gli sfregiano la pelle abbronzata. "È vero, hai subito di peggio, ma questo non significa che tu debba trascurarti così."
Gli afferra la mano, ruotandogliela, e sente Zoro sussultare leggermente non appena gli sfiora il palmo aperto con le dita, ma non si sofferma su quel particolare. Continua a tenergli ferma la mano passandogli sopra la benda per ripulirla dal sangue, la testa china verso di lei, ma a un certo punto si blocca, la sensazione che stia succedendo qualcosa di tanto impensato quanto improbabile.
Nami sposta lo sguardo sul volto di Zoro e subito ha un tuffo al cuore. Lo ha sorpreso con l'occhio chiuso, intento a inspirare l'odore dei suoi capelli.
Dopo un attimo di stasi provocata dallo sbigottimento, Nami si ritrae. Zoro riapre l'occhio, disorientato, incrocia il suo sguardo e lo distoglie immediatamente, strappandole la benda di mano e assumendo un cipiglio contrariato. "Sono capace di ripulirmi da solo, non starmi col fiato sul collo."
Nami si porta le mani sui fianchi, replicando prontamente a modo suo, ma sotto sotto è sollevata di vedere Zoro comportarsi con lei come sue solito.
"Zoro, Nami, l'incontro successivo inizierà tra meno di cinque minuti. Per favore, recatevi all'entrata dell'arena" si sente rimbombare dal corridoio oltre la loro stanza - è la solita voce metallica di sempre.
Zoro si alza subito dalla sedia afferrando le proprie spade. Nami impugna il Clima Takt, reprimendo uno sbadiglio. Inizia a sentire una certa stanchezza, dopo l'ultimo scontro, ma non può permettersi di abbassare la guardia, non ancora.
"Fa' attenzione, Zoro, per piacere."
"Muoviamoci."












Note: Zoro e Nami alla riscossa, soprattutto lei, a sto giro! Ci vediamo col prossimo capitolo (il correttore mi suggeriva capriolo, ma quello non saprei come acchiapparlo, quindi fatevi bastare la lettura :P).
Baci <3

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Capitolo 4
*** Conflitti ***






Non hanno avuto molto tempo per riposare prima dell'inizio del sesto scontro. Il quinto si è rivelato piuttosto semplice da vincere, decretando un altro calo di qualità degli avversari - il quartetto conciato come un gruppo di giocolieri era bravo a parole, ma meno coi fatti.
Che quella di Foxy sia una tattica volta a confonderli e a creare l'effetto sorpresa? Nami scaccia quel pensiero con veemenza, mentre i riflettori dell'arena illuminano il campo di battaglia. Qualcuno le urla "Fammi sognare, dolcezza!" con una voce stranamente diversa da quella di Sanji. Nami però non si lascia distrarre dagli schiamazzi del pubblico, perché il presentatore sta annunciando l'ingresso in campo del nuovo avversario.
Zoro estrae tutte le sue spade, afferrandone una tra i denti. File e file di gente radunata sugli spalti producono versi di stupore quando il pirata di Foxy entra nell'arena.
"Diamo il benvenuto a Yoyume!"
Nami trattiene il respiro, inquietata. Se non avesse l'assoluta certezza che gli uomini pesce non si lasciano comandare da un capitano umano, crederebbe di averne uno di fronte. Il pirata di Foxy che avanza al centro del palco indossa un completo blu notte, è alto quasi quanto Brook, ha un colorito pallido e un viso aguzzo dalle palpebre pesanti, ma non è il suo aspetto tetro a far trasalire Nami, affatto - è il suo corpo straordinariamente anormale.
"Ha otto braccia?" le parole di Zoro traducono a voce il suo pensiero.
"Deve aver mangiato un frutto del mare, il Tentacle-Tentacle, probabilmente." Nami sente un brivido scivolarle giù per la schiena, non è una fan degli uomini pesce; anche se quello di fronte a lei non è uno di loro gli somiglia troppo per non ricordarglieli - persino il suo volto ha un che di marino.
Il presentatore continua a recitare i soliti convenevoli di presentazione dei combattenti, ma non accenna a menzionare il fatto che l'uomo dalle tante braccia abbia mangiato un frutto del mare.
Che sia davvero un uomo pesce? Nella ciurma di Foxy, poi! No, sarebbe assurdo.
Il pubblico è in visibilio, Nami non può fare a meno di notare che il tifo per lui è molto caloroso.
"Pare che Yoyume voglia dire qualcosa ai suoi avversari, prima dell'inizio dello scontro!"
Eh?
Nami riporta rapidamente l'attenzione sull'avversario, ma quando sposta gli occhi su di lui rimane di sasso.
"Si è messo a dormire!?" sbottano lei e Zoro all'unisono, con la mascella che tocca loro terra.
Yoyume è in piedi come uno stoccafisso, ma tiene gli occhi chiusi. Il petto gli si alza e gli si abbassa ripetutamente a suon di respiri profondi - la goccia che ha al naso e la sua bocca spalancata spazzano via ogni dubbio.
"Ops, pare che Yoyume stia schiacciando un pisolino! Ehi, ehi, tu, laggiù! Apri gli occhi, non è il momento di dormire!"
"Non ho parole" Sanji, dagli spalti, osserva la scena interdetto "... certo che li trova tutti Foxy!"
"Ahah, a me sta simpatico!"
"Che diavolo dici!?" sbotta, tirando una pedata in testa a Rufy. "Da che parte stai?"
"Ehi, ho solo detto che mi sta simpatico!"
Nami e Zoro non sanno come comportarsi, la scena a cui stanno assistendo è semplicemente ridicola. Yoyume non accenna a svegliarsi, ma il presentatore sorprende tutti suonando il corno di inizio scontro, mentre un'altra musica action inonda l'arena.
"Che sta facendo!?"
"Quello dorme ancora!"
Nami e Zoro si gettano un'occhiata perplessa.
"Sai che ti dico, peggio per lui!" risolve la questione Zoro, correndogli incontro con le spade tese.
"A questo punto...!" Nami si dirige a sua volta verso l'avversario, agitando il Clima Takt e producendo una scarica elettrica.
L'incontro sembra già vinto in partenza, ma con uno scatto rapidissimo e completamente inatteso Yoyume, senza aprire gli occhi, alza le braccia davanti a sé e gli rispedisce contro i loro attacchi. Zoro salta all'indietro per evitare la scarica elettrica di Nami, lei invece non riesce a sfuggire del tutto alla violenta corrente d'aria prodotta dalle spade, e rovina bruscamente a terra, rotolando via per alcuni metri.
"Yoyume sorprende gli avversari servendosi di Riflesso! Zoro evita di finire abbrustolito, ma Nami non è altrettanto brava a schivare l'onda d'urto generata dal suo alleato!"
Nami cerca di rimettersi in piedi, massaggiandosi il fondoschiena indolenzito.
"Va tutto bene?"
Si rialza aggrappandosi al Clima Takt con un'espressione di sfida. "Ci vuole ben altro per mettermi al tappeto!" risponde a Zoro.
Maledizione... questo tizio sarà un problema.
Nami sposta nuovamente lo sguardo su Zoro e lo trova a studiare l'avversario in posizione di guardia. Spera che si faccia venire un'idea al più presto, perché lei in quel momento si trova in alto mare.
Forse, se lo attaccassimo da entrambi i lati...
Nami deglutisce, stringendo con forza il Clima Takt. L'idea di subire una tecnica di Zoro sulla propria pelle non la entusiasma affatto, è un rischio che non è disposta a correre - deve agire soltanto quando è sicura di poterne uscire incolume, deve collaborare con lui.
"I pirati di Cappello di Paglia esitano sul da farsi, mentre Yoyume continua a sonnecchiare!"
"Cos'è, uno scherzo!?" protesta Franky indignato.
Sanji cerca Robin e Chopper seduti due file di spalti più a destra rispetto alla loro postazione, e sorprende Foxy a fare una pernacchia verso Rufy.
"Non cantar vittoria, testa bacata!"
Il commento del suo capitano induce quel babbeo a mettersi in ginocchio e a picchiare i pugni per terra con aria depressa. Polluce gli batte una mano sulla spalla per consolarlo, mentre Rufy gli fa una linguaccia.
"Ehi, guardate! Si è svegliato!" Usop indica Yoyume, balzando in piedi di colpo.
Sanji gli punta gli occhi addosso e lo vede scagliarsi su Zoro, le otto braccia che gli ruotano attorno come una girandola per parare i colpi di spada. Nami si porta alle sue spalle, mantenendo le distanze, e solleva il Clima Takt contro di lui. Tra una parata e l'altra, l'avversario volta velocemente la testa verso di lei, soffiandole contro delle grosse bolle violacee.
"Oh santo cielo, che sta facendo?" Brook si porta le mani davanti alla bocca, trattenendo il fiato.
Sanji vede Nami saltare all'indietro per evitarle, ma una bolla riesce comunque a raggiungerla. Il fiato gli muore in gola.
"Merda!"
Cosa succede? Chi sta cantando?
Una voce sconosciuta risuona dentro di lei - una voce ovattata, dolce e morbida, che le sussurra qualcosa di rilassante cullandola in un abbraccio di nuvole. Nami sbatte le palpebre, la testa che le inizia a ciondolare. Si sente incredibilmente debole, ma la sensazione non è spiacevole - tutt'altro. Le sembra di vedere Zoro dirle qualcosa con espressione allarmata, ma non registra le sue parole, che importanza hanno, se può sprofondare in quell'irresistibile torpore?
Le voci del presentatore e del pubblico si sono dissolte nel nulla assieme a tutti gli altri suoni, permettendole di ascoltare quel misterioso canto riposante. Prima di appoggiarsi al Clima Takt e di chiudere gli occhi, Nami intravede Yoyume balzare verso di lei con Zoro alle calcagna.
"Fa qualcosa!" si sgola Sanji disperato in direzione dello spadaccino. "Fa qualcosa, brutta testa di ca-" Qualcuno lo urta, impedendogli di finire la frase.
Usop strilla coprendosi il volto con le mani, Rufy e Brook urlano a Nami di spostarsi, Franky trattiene il respiro.
Zoro si lancia contro Yoyume per bloccarlo e gli ferisce le braccia con le spade, ma non fa in tempo a impedirgli di sferrare un calcio in pieno stomaco a Nami, che vola a terra, inerme.
Sanji perde un battito. Gli sembra che il tempo si sia fermato. Nella sua testa ha visto Nami cadere a rallentatore, come se Foxy l'avesse colpita con il raggio Noro Noro. Il Clima Takt è rotolato via, lontano dalla sua presa.
"Yoyume ha messo la gatta ladra al tappeto! Manca un minuto alla fine dello scontro, miei calorosi spettatori! Chi la spunterà?"
Nami è riversa a terra, la polvere le macchia la pelle, il top e la minigonna. Un rivolo di sangue le cola dal labbro.
"Sbarazzarsi prima dei più deboli, poi pensare al pezzo grosso" commenta il pirata di Foxy con un ghigno, osservando la ragazza priva di sensi.
"Non dovevi farlo."
Un brivido gli scorre lungo la spina dorsale. È sordo al dolore alle braccia, al gocciolio del sangue che gli cola lungo i gomiti e i polsi, ma quella voce lo colpisce come una lama infilata nel petto. Lo spadaccino ha parlato in tono basso e controllato, un tono percepibile soltanto da chi ha un udito straordinario come il suo, in mezzo a un tale chiasso - ma la furia impressa in quelle parole, unita alla devastante aura di potere che sente emanare alle sue spalle, lo destabilizza.
Yoyume si volta verso lo spadaccino con riluttanza, soffiando immediatamente fuori le sue bolle soporifere, ma un dolore lancinante lo colpisce con la violenza di un uragano al centro del petto. Intravede il volto del suo avversario e per un istante pensa di essere di fronte a un mostro, perché lo spadaccino ha il volto sfigurato da un'espressione agghiacciante. Mentre il sangue gli invade la bocca e il suo cuore perde un battito, Yoyume viene investito da una pioggia di lame che spazza via le sue bolle e apre squarci sul suo corpo. Frana a terra con un verso di dolore, nella testa l'immagine dello spadaccino provvisto di sei braccia e tre teste, come se avesse improvvisamente assunto le fattezze di un demone.
Sa dell'esistenza di una tecnica a nove spade, ma non si capacita di come quel ragazzo sia potuto servirsene.
Yoyume boccegghia. Una nuova ondata di dolore pervade il suo corpo, che si solleva nuovamente da terra, sconvolto da una forza invisibile.
"Incredibile! Zoro usa il Tornado del Drago e investe Yoyume con un vortice di lame!"
Sanji fissa il pirata di Foxy venire travolto dall'attacco di Zoro. Lo spadaccino è perfettamente immobile, non fa più nulla per alimentare il suo attacco, tuttavia la potenza che ha generato è tale da continuare a infierire di propria volontà sul nemico. Il presentatore urla qualcosa, il vociare del pubblico è assordante, ma Sanji è ormai concentrato su Nami. Servendosi del binocolo di Usop, la vede aprire e richiudere leggermente le dita di una mano. "Nami, piccola miaaa" ulula col volto inondato di lacrime, mordicchiandosi ossessivamente il colletto della camicia, "dimmi che stai bene, dimmi che stai beneee!"
Il presentatore decreta la vittoria della squadra di Cappello di Paglia. Una ragazza del pubblico si sgola senza ritegno, urlando "Fai di me ciò che vuoi, spadaccino! Sono tua!"
Zoro raggiunge Nami e le tende la mano per aiutarla a rialzarsi. Sanji la vede guardarsi attorno con aria confusa, finché non punta gli occhi sul compagno che ha vicino. Forse il binocolo di Usop è difettato, forse è colpa delle lacrime che ha versato, ma a Sanji sembra di vederli brillare, mentre Nami afferra la mano di Zoro e si rialza in piedi con un sorriso sollevato.





~~~




"Ehi" la riprende Zoro in tono brusco, "dove pensi di andare?"
Nami non ha nemmeno fatto in tempo ad alzarsi dalla sedia. Rimane ferma con la schiena protesa in avanti, inarcando un sopracciglio. "A bere un po' d'acqua, magari?" gli risponde.
Zoro spinge via la propria sedia con un piede, producendo un fastidioso rumore, e si alza al suo posto. "Ti costava tanto chiedere a me?"
"Guarda che riesco a camminare, eh."
Zoro la fulmina con lo sguardo, reggendo un bicchiere vuoto tra le mani. "Fammi capire bene: tu puoi fare la predica agli altri quando incassano colpi, ma a te non si può dire niente?"
Nami gli rivolge un sorrisetto dispettoso. "Esatto." Osserva Zoro che le riempie il bicchiere d'acqua sospirando e, non vista, se ne approfitta per accarezzarsi l'addome. Le verrà un livido orrendo, ne è certa. Il calcio che le ha sferrato l'uomo di Foxy è stato tremendamente forte, non poter usufruire delle cure di Chopper la irrita oltremodo.
"Sei veramente una sciocca. Tieni."
"Insomma!" Nami afferra il bicchiere che le porge Zoro. "Prima o poi dovrò pur alzarmi, mancano ancora due scontri."
Zoro incrocia le braccia al petto, fissandola con aria di ammonimento. "Proprio per questo devi sfruttare ogni secondo per riposarti. Non sei me, devi stare più attenta."
"Guarda che non posso farci granché, più passa il tempo e più la botta si farà sentire. Perciò preferirei iniziare subito il prossimo combattimento."
Zoro abbassa lo sguardo sul suo addome. Nami scosta la mano con cui ha involontariamente continuato ad accarezzarsi la zona lesa, sentendosi colta sul fatto. Lui non dice niente, lei distoglie lo sguardo stringendo nervosamente i denti.
Non hanno modo di aggiungere altro, perché qualcuno bussa alla loro porta subito dopo.
"Chi diavolo è?" reagisce Zoro col suo solito entusiasmo.
I colpi alla porta sono insistenti, un paio di secondi dopo si sente un rumore di passi affrettati, seguito da un ululato affranto. "Nami, piccola miaaa, ti sei fatta tanto maleee? Nami, Nami, Nami dimmi che è tutto okay, ti pregooo!"
Fantastico.
Zoro si dirige verso la porta con aria scocciata. "Datti una calmata, cuoco da strapazzo!"
"Ehi, ma che ci fa qui Sanji? Non può restare." Nami sporge la testa di lato in direzione della porta.
Non appena Zoro la apre un tornado si riversa nella stanza, facendola sussultare. "Nami, mio piccolo tesorino bello, come staiii?" Sanji la individua immediatamente e le si inginocchia davanti con una faccia disperata.
"Insomma, vuoi darti una calmata!?" lo rimprovera Usop in tono seccato, entrando nella stanza assieme a Franky e Brook con molta più calma.
Nami alza gli occhi al cielo, sorridendo rassegnata. "È tutto okay, Sanji."
"Il solito cascamorto..." commenta Zoro a braccia conserte, l'espressione contrariata. "Ma che ci fate voi qui?"
"Già, credevo che l'accesso in quest'area non fosse consentito a nessuno." Nami dà una pacca sulla testa a Sanji per tranquillizzarlo, mentre lui continua a biascicare parole senza senso, stringendo il colletto della sua camicia fra i denti.
"Beh, hanno fatto un'eccezione" risponde Usop, "perché Foxy ha deciso di rimandare gli ultimi due incontri a domani. Siamo venuti qui per dirvi questo."
"Cosa?"
"Sei serio?"
Usop sposta lo sguardo da Zoro a Nami. "Serissimo. Rufy e Foxy ne stanno parlando proprio in questo momento con gli organizzatori del torneo."
"Ma non si possono cambiare le regole di colpo!" Nami è semplicemente interdetta.
"Stiamo parlando di Foxy, di che ti stupisci?" Franky si stravacca sulla panchina appoggiata contro al muro. "E qui a nessuno sembra importare delle regole, fintanto che si regala al pubblico l'intrattenimento che desidera."
"Sono sicura che quella faccia da schiaffi stia tramando qualcosa" sospira Nami, cambiando poi tono all'improvviso nel rivolgersi a Brook. "Smettila di ballare!"
Quest'ultimo è infatti ancora su di giri dopo lo spettacolo a cui ha assistito e non riesce a restare fermo, la musica che gli ronza ancora nella testa.
"Scusami, cara, ci proverò!"
"Probabilmente hai ragione, Nami." Zoro si versa da bere e svuota rapidamente il contenuto del bicchiere, schioccando le labbra. "In ogni caso la ciurma di Foxy non ha scampo, gli daremo una bella lezione."
"Ben detto!" esclama Franky.
"E poi il lato positivo di tutto questo è che voi due potrete riposarvi!" rincara Usop con un sorriso compiaciuto. "A proposito, Rufy ha detto che cercherà di convincere Foxy a far restare Chopper con noi per questa sera. Visto che quella testa bacata si è preso la libertà di cambiare le regole della gara all'improvviso, sono sicuro che gli organizzatori del torneo glielo permetteranno, così lui potrà curarvi!"
Nami si rilassa completamente sulla sedia, appoggiandovi la testa. "Questa sì che è una buona notizia!"
Ora che sa di non dover più combattere sente la stanchezza accumulata riversarsi in lei alla velocità della luce. Sta già sognando il centro benessere di lady Sayuri, la piscina termale e il massaggio di Denzel che si è persa il giorno prima. Non vede l'ora di trascinare Robin lì con lei e dimenticarsi di tutto il resto. "Ehi, un momento!" sbotta all'improvviso, scattando in avanti sulla sedia. Sanji si becca una gomitata in fronte e lei sente una fitta all'addome per aver compiuto quel movimento improvviso, ma non se ne cura. "Avete lasciato Rufy da solo a contrattare?"
Zoro trasale. Usop e Franky si guardano per un attimo e poi scoppiano a ridere.
Ci pensa Sanji a tranquillizzarla, alzandosi in piedi e accendendosi una sigaretta. "Non preoccuparti, c'è la dolce Robin insieme a lui."
"Oh, sei tornato in te, finalmente?" gli chiede Brook tutto spensierato, giocherellando con un mazzo di carte tirato fuori da chissà dove.
"Ah, già! Meno male..." Nami è scossa da uno sbadiglio improvviso e si porta una mano davanti alla bocca, sbattendo lentamente le palpebre, colta dalla stanchezza.
"Nami, perché tu non inizi ad andare alla locanda, intanto? Devi riposare."
"Ehi, tu che parli tanto!" Sanji ha dismesso i toni angelici e ora inveisce contro Zoro. "Sappi che non ti perdonerò mai per aver lasciato che quell'uomo pesce facesse del male alla mia Nami!"
Eh? Allora Yoyume è davvero un uomo pesce!
"Finiscila di starnazzare come un gallinaccio. Ho fatto il possibile per evitare che si facesse del male."
"Come mi hai chiamato!?
"Gallinaccio. Perché è quello che sei."
"Se non dovessi proteggere Nami nei prossimi incontri ti avrei già preso a calci!"
"Prego, fa' pure."
"Sei la solita testa di lattuga irritante!"
Nami, Usop e Franky sospirano profondamente. Brook balla sul posto, rigirandosi il mazzo di carte fra le mani, perso nel suo mondo.
Mentre Zoro e Sanji continuano a bisticciare, Nami pensa al viaggio in funivia che dovrà affrontare per risalire in superficie. Getta un'occhiata d'intesa a Usop, reprimendo una lacrimuccia affranta. Non vede l'ora di correre al centro benessere per farsi coccolare.





~~~




Dopo cena hanno deciso tutti di andare a fare baldoria. Hancock ha trascinato Rufy nella sua residenza per offrirgli un 'banchetto afrodisiaco', e il suo capitano ha prontamente accettatto. Sanji e Brook sono tornati in giro per locali notturni, Usop e Franky a caccia di gudget da implementare in combattimento e sulla Sunny; Nami, Robin e Chopper a rilassarsi al centro benessere - alla fine Foxy ha permesso al piccolo dottore di restare con loro. Soltanto Zoro è rimasto alla locanda, 'come un vecchio', a detta di Sanji.
Il box doccia è umido per il vapore. L'acqua tiepida gli scorre lungo tutto il corpo, seguendo le linee definite dei suoi muscoli tonici e allenati. Zoro non è rimasto nella sua stanza per stanchezza, sarebbe uscito volentieri a farsi una bella bevuta - stavolta senza quella testa vuota di Rufy - ma non ha un soldo in tasca, e pensa che in fin dei conti trascorrere una serata tranquilla gli farà bene. Il giorno seguente porrà fine alla farsa attuata da Foxy, intascherà una bella sommetta e filerà a godersi i migliori alcolici della città.
Zoro sospira, beandosi dell'effetto risanante di quel bagno caldo mentre si deterge il collo, le spalle, le braccia. Osserva con attenzione la sua pelle sfregiata da numerosi segni rossi; i fratelli Vegas l'hanno riempito di tagli ovunque, ma le cure di Chopper hanno fatto sì che si cicatrizzassero molto velocemente. Zoro stringe i denti, infastidito - non può permettere che succeda di nuovo, quei tre idioti hanno giocato sporco, ma lui avrebbe dovuto prevederlo, essere sempre pronto a tutto.
La schiuma gli scivola lungo la spina dorsale, rallentando brevemente la sua corsa prima di ricadergli sul fondoschiena scolpito. Zoro non è un tipo a cui piace autogiustificarsi. Ha commesso un errore, quel pomeriggio. Non è riuscito a impedire che Nami venisse ferita, non è stato abbastanza veloce per fermare quell'infido uomo pesce. E lei, come se non bastasse, quella sera ha deciso di rimanere fuori fine a notte fonda.
Meno male che era stanca... accidenti a lei.
Zoro si sfrega lo shampoo nei capelli, le ondate di vapore che fluttuano pigre davanti a lui. Ha la sensazione che quella ragazzina lo manderà fuori dai gangheri.
Dovevano proprio sorteggiare il suo nome durante la scelta dei combattenti?
Posa una mano contro al box doccia, lasciando che l'acqua gli scorra sulla testa.
Due scontri. Soltanto altri due scontri, poi tutto questo sarà finito.
Non poteva però negare che Nami se l'era cavata alla grande contro i fratelli Vegas - certo, la sua mossa aveva fatto esplodere la salamandra rimasta in gara mettendo entrambi in pericolo, ma almeno aveva posto fine allo scontro.
Zoro vorrebbe impedirlo con tutto se stesso, tuttavia la sua mente viaggia lungo binari propri, restituendogli rapida e inesorabile l'immagine della schiena nuda di Nami nell'istante in cui lui le aveva sfilato l'asciugamano dalla testa, liberandole quella cascata di capelli rosso fiammante. Il suo profumo gli aveva invaso la bocca quando l'aveva spinta contro al muro, e i suoi seni premuti contro al proprio petto si erano rivelati squisitamente morbidi e caldi - difficile credere che lei possedesse tali doti, perché il suo temperamento acido suggeriva tutt'altro.
Zoro sussulta spaesato. Le sue mani sono finite intorno al suo sesso senza che se ne rendesse conto, l'acqua ne ripercorre l'asta sfiorandolo beffarda, mentre lui si chiede cosa diavolo gli sia preso. Ma ormai non c'è più bisogno di pensare, perché il calore, la tensione e la durezza che sente in mezzo alle gambe parlano da sé.
Zoro richiude lentamente l'occhio.
Merda.
Gli basterebbe far scorrere acqua ghiacciata sul suo corpo, sarebbe così semplice, è già sotto la doccia...
Ma evidentemente il bisogno di placare il proprio desiderio è più irresistible, perché le sue mani sono già un'altra volta attorno al suo sesso.
Zoro riapre l'occhio alla velocità della luce, come se avesse preso la scossa.
Non può farlo. Non mentre pensa a -
Sbagliato. È semplicemente sbagliato.

Cosa gli aveva detto quella ragazza dai capelli castani la sera prima al pub? Cos'è che avrebbe voluto fargli, se avesse accettato di seguirla sul retro del locale?
Ah, già.
Zoro si dà piacere con foga, trattenendo il fiato. Non riesce più a fermarsi, e vuole fare in fretta, perché ha paura che la sua mente possa tornare a viaggiare lungo binari scoscesi da un momento all'altro.
Zoro muove le mani con impazienza, imponendo a se stesso di pensare a quella sconosciuta che gli si era avvicinata al pub. Non riesce a ricordare bene le frasi piccanti che gli ha sussurrato languidamente all'orecchio, ma non ha alcuna importanza, può viaggiare di fantasia, perché deve impedire alla propria mente di tradirlo. Zoro immagina che al posto delle sue mani ci sia la lingua di quella ragazza, la vede leccargli e succhiargli il sesso per tutta la sua lunghezza, bagnarglielo completamente, mentre i capelli le scivolano sulle spalle e le sfiorano il seno pieno.
Ma quando viene boccheggiando, aggrappandosi al box doccia perché travolto da un piacere violento, il colore dei suoi capelli è cambiato.
È rosso come le fiamme.












Note: qualcuno qui ha un problema a luci rosse, in tutti i sensi!
Precisazioni di cui probabilmente non importerà a nessuno, ma che ci tengo a fare: Yoyume è un fastidiosissimo nome inventato, ho giocato sul fatto che 'Yo Yume o' in giapponese significa 'Sogni d'oro' - sono un po' fissata con i nomi che rimandano alle caratteristiche dei personaggi! Anche i nomi degli attacchi sono inventati, tranne quelli eseguiti da Zoro, ovviamente.
Col prossimo capitolo si concluderà la prima parte della long. Ancora non sono sicura del numero preciso di parti che ci saranno, ma come minimo ne scriverò 4.
Alla prossima e grazie a chiunque abbia letto!

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Capitolo 5
*** Combinazione vincente ***






La stanza è immersa in un silenzio teso. Nami e Zoro sono seduti a braccia incrociate e mantengono lo sguardo fisso in direzioni opposte, l'espressione truce. Sono persi in una tacita gara di resistenza contro se stessi, ma entrambi sembrano incapaci di tenere a freno la lingua, perché dopo un paio di minuti riprendono a rimbeccarsi in contemporanea - forse si erano fermati soltanto per riprendere fiato.
"Si può sapere cosa avrei dovuto fare? Restare ferma come un'idiota a fissare il pubblico?" Nami si batte una mano sulla fronte con un gesto teatrale, simulando un'intuizione improvvisa. "Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima!"
"Non ho mai detto questo, certo che sei dura di comprendonio!"
"E allora qual è il tuo problema?"
Zoro artiglia il tessuto dei propri pantaloni all'altezza del ginocchio, chiude l'occhio con un fremito di irritazione e conta mentalmente fino a tre. "Senti" esordisce in tono fermo, ma lei si tappa le orecchie come una ragazzina. Zoro ignora quel gesto infantile e prosegue a parlare, consapevole che Nami possa comunque sentirlo. "Non te se nei accorta perché eri di spalle rispetto a quella sottospecie di segugio, ma c'è mancato meno di niente che ti azzannasse il braccio e te lo paralizzasse. Come pensi che saresti riuscita a gestire l'ultimo scontro in quelle condizioni?"
Nami si toglie le mani dalle orecchie con uno scatto rabbioso. "Stava per scadere il tempo! È valsa la pena di rischiare, visto che così ti ho creato un diversivo che ti ha permesso di eliminare quei due idioti e di vincere l'incontro!"
"No, invece! Dovevi lasciar fare a me, avevo la situazione in pugno!"
"Non sarà che la tua è soltanto mania di protagonismo?"
Zoro si alza dalla sedia, Nami fa altrettanto.
"Credi davvero che io sia arrabbiato per questo? Sei veramente così stupida?"
"Ripetilo, se ne hai il coraggio!"
"Non sono il tuo pappagallo!"
"E io non sono un cane che obbedisce ai tuoi ordini!"
"Però dovrei esserlo io!, giusto, ragazzina?"
I toni si fanno sempre più accesi.
Nami stringe i pugni lungo i fianchi. "Di che diavolo stai parlando?"
"Dei tuoi modi dispotici, ecco di che cosa parlo. Mi danno sui nervi!"
"E questo cosa diavolo c'entra adesso!?"
"C'entra eccome, c'entra sempre con te!" ribatte Zoro a denti stretti.
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia. Quella battaglia la perdono entrambi.
"Zoro, Nami, l'ultimo incontro sta per avere inizio. Per favore, recatevi all'ingresso dell'arena."
Nemmeno la fredda voce metallica degli altoparlanti riesce a diradare il calore che agita entrambi internamente.





~~~




"E quello cosa diavolo è!?" Nami fissa a occhi sbarrati il nuovo arrivato.
"Però, il passerotto si mantiene bene" ghigna Zoro in direzione del gigantesco animale che è rotolato all'interno dell'arena all'annuncio del presentatore.
"Ti sembra il momento di fare del sarcasmo?"
Nami è completamente scioccata. La creatura che ha di fronte somiglia a una gallina panciuta, col piccolo particolare che è grossa quanto tre ippopotami messi assieme.
"Ladies and gentlemaaan, ecco a voi... Toriii! La scoppiettante mascotte della ciurma di Foxy, l'impareggiabile, l'inimitabile schiaccia-ossa che ha fatto tremare i nostri cuori durante innumerevoli scontri è tornata! Salutiamola dandole un caloroso benvenuto!"
"Mi chiedo dove trovino il posto per imbarcare una simile creatura."
Nami fissa Zoro senza riuscire a replicare.
Di tutte le cose a cui potrebbe pensare sceglie questa? ... Però in effetti ha ragione.
"Ecco che ne arriva un altro."
A quelle sue parole si volta in direzione del portone d'ingresso per il palco. Non sa dire se è colta prima dal disgusto o dall'inquietudine, ma Nami è certa di provare entrambi con la stessa intensità, quando vede un uomo infilato in un aderente completo rosso e giallo entrare nell'arena muovendo le gambe e le braccia in modo strano, come se fossero fili di stoffa ricurvi mossi dal vento.
"Diamo il benvenuto a Odoriko, il letale ballerino ninja! È entrato di recente a far parte della ciurma di Foxy, ma pare che sappia come farsi ricordare in poco tempo!"
Zoro assottiglia l'occhio in una fessura, scrutandolo attentamente. Nami deglutisce, senza riuscire a smettere di fissare quel tizio, e quando lui la guarda lascivo e le invia un bacio con le dita, continuando a muoversi in quel modo inquietante, lei indietreggia istintivamente, rabbrividendo.
"Sistemerò prima la testa di lattuga, poi prometto che sarò tutto tuo, passerotta!"
Zoro piega le labbra in un ghigno strafottente in direzione di Odoriko, la katana ben stretta fra i denti. "Io non ci conterei."
"Signori e signori, sapete tutti cosa sta per succedere! Tre, due, uno... VIA!"
In un attimo è il caos. Sanji assiste allo scontro con le mani sul volto, incitando Zoro a mettere al tappeto gli avversari come un forsennato e con epiteti molto 'affettuosi' nei suoi confronti. Tori è lento ma letale, Odoriko veloce e fastidioso, pensa con una punta di apprensione. Sospetta che Foxy abbia rimandato gli ultimi due incontri al giorno successivo per avere il tempo di ideare una strategia, e quando quell'uomo contorsionista inizia a combattere con delle lame rotanti che gli spuntano dalle mani e dai piedi, Sanji suppone che forse, per una volta, Foxy ha avuto un'intuizione intelligente - perché quelle lame, oltre a essere particolarmente infide se associate alla fluidità e all'agilità dei suoi movimenti, sono anche in grado di corrodere i materiali più resistenti, l'ideale per contrastare le spade di Zoro.
"Ma cosa fai!? Spostati da lì, marimo! Oh, piccola mia, resisti!, ci sono io qui che faccio il tifo per te!"
Nami corre furiosamente per tutto il campo di battaglia alla disperata ricerca di un diversivo. Le sue gambe si muovono a una velocità che non sapeva di possedere, le succede sempre quando si sente braccata come un topo in gabbia. "Perché i peggiori avversari si accaniscono sempre su di me!?" strilla isterica, facendosi guidare dal clangore metallico delle lame in lotta per individuare Zoro e Odoriko. "No no no no no!" urla come un'ossessa non appena vede la gigantesca ombra di Tori ridurre la distanza che li separa.
D'istinto si butta a terra, coprendosi la testa con le mani. Il tonfo prodotto dal gallinaccio che si schianta al suolo solleva un immane fiotto di polvere nell'aria. Nami è scossa da uno spasmo quando sente l'ala di Tori sfiorarla, e scatta in piedi riprendendo a correre e a urlare come una pazza.
"Tori ha spiccato un salto, cercando di schiacciare Nami sotto il suo peso, ma lei è riuscita a spostarsi in tempo per evitarlo! La gatta ladra può senz'altro contare su un'agilità maggiore, anche se non può scappare per sempre!"
Odoriko, flessuoso e snodato come un'anguilla, si contorce rapidamente su se stesso per evitare i fendenti di Zoro, piegandosi all'indietro e sollevando le gambe per portarle dove un attimo prima c'era la sua testa. "Certo che non può scappare per sempre!" esclama, scoprendo le lame sotto ai suoi piedi nell'esatto istante in cui l'avversario carica il colpo con la spada destra.
"Fossi in te smetterei di fare pressione con la lama" ghigna, ormai a testa in giù, mentre si regge sulle mani.
Zoro sente la Shusui vibrare e sussultare. Sa che deve rinunciare all'offensiva, altrimenti rischia di far corrodere definitivamente la sua lama. Con un ringhio di frustrazione si ritrae, balzando all'indietro, e Odoriko se ne approfitta per sgusciare via.
"Fermati, farabutto! Non abbiamo ancora finito!"
Il contorsionista ride sguaiato, sfrecciando al suolo come se avesse i pattini, le lame rotanti sotto ai suoi piedi che lo conducono senza difficoltà dritto dritto verso Nami. "Sto arrivando, bambolina!"
Lei non distingue nient'altro che uno sprazzo di giallo e rosso, ma d'istinto alza il Clima Takt davanti a sé, reggendolo in diagonale con entrambe le mani. Il metallo del bastone si incrina, una lama penetra al suo interno. Le trema la presa, il fiato le muore in gola, un brivido gelato le scivola giù per la schiena, mentre realizza con orrore ciò che è appena successo.
"Odoriko danneggia l'arma di Nami affondandole contro una delle sue lame corrosive! Zoro gli è subito addosso e lo spedisce faccia a terra! Tori coglie la palla al balzo e gli si scaglia contro, sbalzandolo via di parecchi metri, ma ecco che Zoro si assesta mentre è a mezz'aria e si prepara a contrattaccare! Che scontro, gente, che scontro! Oh, santo cielo! - questo farà molto male, stanotte!"
Nami è come congelata.
Il suo Clima Takt. Il suo Clima Takt.
Sente il bastone tremare sempre più violentemente e lottare per sfuggire alla sua presa.
"Gettalo via! Gettalo subito via, Nami!" le urla Usop con tutto il fiato che ha in corpo, ma lei non può sentirlo da quella distanza.
Zoro è schiacciato sotto al corpo di Tori, che gli salta sopra senza pietà. Nami lo vede sputare sangue, il volto contratto in un'espressione di dolore.
"No!"
Abbandona il Clima Takt a terra, correndogli incontro senza pensare, senza rendersi conto che non può fare assolutamente niente, ma Odoriko le sbarra la strada. "Ti avevo detto che mi sarei occupato di te personalmente" le dice, scoprendo i denti in un ghigno.
Il display sul tabellone segnala che mancano trentadue secondi alla fine dello scontro.
Fa' qualcosa, dannazione!
Nami indietreggia gridando, poi, all'improvviso, si volta di scatto non appena raggiunge nuovamente il Clima Takt, smettendo di recitare la parte della disperata.
Zoro, bloccato sotto il corpo di Tori ormai immobile, la vede sollevarsi di colpo la maglietta. Un misto di fischi e grida di sorpresa si leva dal pubblico, il presentatore non fiata, mentre lui continua a guardarla a testa in giù completamente destabilizzato.
Non crede ai suoi occhi.
Nami sta mostrando il seno al nemico.
Sugli spalti, Sanji è colto da un attacco di epistassi talmente violento che Brook, intento a ballare, scivola a terra calpestando il suo sangue.
Con una lampo di trionfo negli occhi, Nami osserva Odoriko bloccarsi davanti a lei con la mandibola che gli tocca terra, inerme. Senza pensarci un solo secondo in più, afferra il Clima Takt che sussulta su se stesso, imponendosi rabbiosamente di riuscire a controllarlo - e lo lancia contro Tori.
Il buco prodotto dalla lama di Odoriko al centro del bastone è ormai attraversato da tanti piccoli lampi azzurri. Zoro sbianca mentre lo vede dirigersi verso di lui. "Oh merda."
Il bastone si illumina e si elettrifica spontaneamente, come impazzito. Tori emette un verso di panico e agita le ali, permettendogli di guadagnare un po' di spazio. Zoro sguscia via più in fretta che può.
Nami, la maglietta di nuovo abbassata, lo vede liberarsi appena in tempo, mentre il Clima Takt colpisce Tori in pieno, investendolo con la più violenta serie di scariche elettriche mai prodotte.
"EVVAI!"
"Dieci, nove, otto...!" urla il pubblico.
Odoriko, furente, le si scaglia contro, scoprendo due lame dai palmi delle mani. Nami raggela, incapace di muoversi. Quando sente un rumore di lame cozzare su se stesse chiude gli occhi, terrorizzata.
"Sette, sei...!"
"Eccellente intervento di Zoro, che si interpone fra Odoriko e Nami!"
"Cinque, quattro...!"
Riapre gli occhi, incapace di respirare, e vede Zoro in piedi davanti a lei che mulina le proprie spade veloce come il vento.
"Tre, due, uno...!"
Mentre il pubblico conta alla rovescia, Odoriko viene sbalzato verso Tori da un'onda d'urto tanto forte da far volare entrambi fuori dal campo di battaglia.
Nami e Zoro li vedono schiantarsi contro al muro lungo gli spalti. Mucchi di persone mezze stordite tentano di rimettersi in piedi dopo essersi lanciate al riparo.
Il silenzio inonda l'arena.
"Ops..." mormora Nami, fissando il danno provocato da Zoro. Lui trattiene il fiato, spostando l'occhio sul tabellone che segna lo zero in lampeggianti lettere rosse.
"ZORO SCONFIGGE ODORIKO ALL'ULTIMO SECONDO! NAMI E ZORO VINCONO IL TORNEO!"
Le parole del presentatore hanno sul pubblico lo stesso effetto di una chiave girata in una serratura. Le loro grida di stupore, felicità, indignazione e divertimento riempono l'arena, sovrapponendosi alla fanfara di trionfo.
"Era già scattato lo zero, non hanno vinto un cacchio di niente!" strilla Foxy come un forsennato, prima di venire travolto da una bottiglia lanciata da chissà chi che lo tramortisce a terra.
"ABBIAMO VINTO NOI!" Nami esplode di felicità e, in preda all'euforia, getta le braccia al collo a Zoro, poi si mette a saltellare tutta contenta, sorda al fastidio all'addome.
Lui si lascia scivolare all'indietro, sdraiandosi a terra con le braccia completamente spalancate, le labbra distese in un sorriso sereno.
Chopper si aggrappa a Robin piangendo di gioia, mentre Polluce picchia i pugni a terra per la frustrazione, fissando la sua rivale con astiosa invidia. Lei sorride raggiante, abbracciando la piccola renna.
"Visto? È andato tutto bene!"





~~~




"Siamo sicuri che quell'affare sia completamente inattivo?"
Zoro tiene d'occhio il Clima Takt con sospetto. Il bastone è appoggiato a terra in un angolo, il foro della lama provocato da Odoriko spicca al centro dell'impugnatura, lasciando esposta una sua vuota parte interna.
"È completamente privo di carica, te lo assicuro."
"Mmh..."
Nami si sporge in avanti sulla sedia, reggendosi allo schienale con le mani, l'espressione malandrina. "Cosa c'è, hai paura di finire carbonizzato anche tu dai miei attacchi micidiali?"
Zoro la scruta con un sorriso sghembo. "Sembra che tu ci abbia preso gusto a combattere."
"Neanche per sogno, non vedevo l'ora che quest'incubo finisse!"
Il tono di Nami è scandalizzato, ma lui nota chiaramente che le sorridono gli occhi mentre parla. Non lo ammetterà mai apertamente, nemmeno a se stesso, ma si è divertito a combattere con lei. Nami è furba e può contare su quell'effetto sorpresa contro gli avversari che rende ogni scontro imprevedibile, in più sa essere perfida in un modo che nemmeno lui riesce a concepire. Zoro non è capace di giocare sporco, non lo sarebbe mai e poi mai, lei invece sa benissimo come rendere pan per focaccia ad avversari sleali. Se esistesse un mondo parallelo in cui lui avesse bisogno di essere affiancato in battaglia, allora Nami sarebbe la sua partner perfetta.
"Non sei contento?"
Zoro emerge dai propri pensieri non appena sente la sua voce. Per la prima volta dopo tanto tempo la vede sorridergli sinceramente, l'espressione serena - gli basta quell'attimo per dimenticare la loro lite. Ha la bocca secca e la voce gli esce più roca del solito, quando le risponde. "È presto per cantar vittoria."
Nami reclina la testa di lato. "Non crederai che gli organizzatori del torneo accettino la contestazione di Foxy, spero. Perché in quel caso" solleva l'indice davanti al volto con un sorrisetto furbo, "darò personalmente una bella lezione a tutti quanti."
Lui scopre i denti in un ghigno di intesa, poi entrambi sobbalzano sulla sedia. La porta della sala di attesa si è aperta di colpo. Nami e Zoro realizzano allibiti che è stata scardinata da Rufy - il loro capitano ci si è scaraventato contro e ora ci è spalmato sopra, come dell'impasto per biscotti su uno stampino. Il resto della ciurma si introduce festante nella stanza, mentre Sanji prende Rufy a pedate sul sedere, latrando un insulto dietro l'altro nella sua direzione per aver effettuato quell'elegante ingresso.
Per un po' è il caos. Tutti si congratulano con Zoro e Nami, Chopper salta in avanti cingendo loro il collo con le zampe e costringendoli a tenere le teste vicine fra una parola di gratitudine e l'altra. Entrambi reagiscono in maniera impacciata, lei dicendogli che ha bisogno d'aria, lui di sorbirsi meno smancerie.
"È ufficiale, la giuria ha stabilito che avete vinto in tempo il torneo."
Alle parole di Robin, Nami si illumina e Zoro sospira di sollievo.
Franky sta rimettendo la porta sui cardini fischiettando allegro, un paio di chiodi fra i denti; Brook continua a ballare senza sosta con l'energia di un adolescente euforico, Rufy fa i capricci in un angolo mentre Usop lo sgrida per la sua solita irruenza.
"Quindi, mia cara navigatrice, fra poco sarete convocati un'ultima volta sul palco dell'arena per salutare il pubblico e riscuotere il premio." Robin le fa l'occhiolino. "Non vuoi sapere che somma vi spetta?"
Nelle pupille di Nami si riflette la forma dei barry. "Come? Cosa? Sai a quanto ammonta il premio!?"
"Sì, l'hanno comunicato quando gli sfidanti hanno lasciato l'arena. E ovviamente, visto il pasticcio che ho combinato, il premio ve lo dividirete voi due, hi hi hi!"
Le parole di Rufy non piacciono a Nami. "Chi ha parlato di dividere?"
Zoro trasale, un orribile presentimento che si fra strada in lui alla velocità della luce. È costretto a tendere le orecchie per sentire cosa dice lei subito dopo, perché Sanji ha iniziato a cinguettare adorante quanto Nami sia splendida, combattiva e bla bla bla.
La suddetta ragazza gli getta un'occhiata perfida. "Il mio Clima Takt è stato danneggiato, i costi di riparazione che dovrò affrontare per permettere a Usop di ripararlo"
"... ma veramente ho già vari pezzi di ricambio a disposizio-
"... sono davvero alti. E poi quella che ha rischiato grosso sono io, per te è stato un giochetto, Zoro." Nami incrocia le braccia al petto, il tono irremovibile. "Perciò quei soldi sono tutti miei."
"Vorrai scherzare!" tuona lui nella sua direzione.
"Nami, tesoro, quando fai l'autoritaria sei ancora più bellaaa!"
"No che non scherzo! Posso concederti un due per cento per essermi stato utile di tanto in tanto nelle batta-
"Di tanto in tanto!? Il due per cento!?"
"Non avrai anche il coraggio di lamentarti! Santo cielo, quanta ingratitudine di fronte al mio slancio di generosità!"
"Non è giusto, quei soldi me li sono guadagnati! E poi mi servono!"
"Non dirlo a me, ho così tanti vestiti da comprare che non so da che parte iniziare!" sospira Nami adorante, ignorando bellamente le proteste furibonde di Zoro.
La testa di lui raddoppia di dimensioni, la lingua gli esce di fuori come quella di un serpente quando apre la bocca per parlare. "Smettila di prenderti gioco di me!"
"Allora, cara Robin, a quanto ammonta il mio premio? Avanti, non tenermi sulle spine!"
"Il nostro premio! Il nostro, maledizione!"





~~~




"Ehi, guarda questo affare, sembra un culo con i piedi!"
"Difatti è un culo con i piedi."
"Cosa? Che senso ha metterli insieme? Io sapevo che esistono i feticisti dei piedi o quelli fissati coi culi, non con entrambi."
Feti-che?
"Cosa vuoi saperne te, scusa!?"
Rufy si guarda attorno con aria scocciata, un dito infilato nel naso, mentre quei due tizi di fianco a lui continuano a tastare strani oggetti fallici di cui lui non conosce l'esistenza e l'utilità. "Uffaaa, io voglio andare a mangiare!" brontola arricciando le labbra e gonfiando le guance come un pesce palla.
Hancock l'ha trascinato dentro a quello strambo negozio pieno di robaccia esposta sugli scaffali e l'ha lasciato lì davanti al bancone come un salame, dicendogli che doveva correre un attimo nella stanza sul retro per farsi consegnare un 'regalo' che avrebbe voluto usare con lui durante il dopocena.
"Oh, mi perdoni ma sono appena tornata dal magazzino."
Rufy si toglie il dito dal naso e si volta in direzione di una donna bionda fasciata in un corsetto nero e in una minigonna aderente.
"Se sta cercando dei dilatatori anali la informo che purtroppo li abbiamo terminati. Ho venduto gli ultimi a quel signore laggiù" lo informa, indicando un uomo abbronzato che si gratta la barba curata davanti a uno specchio.
Rufy sbatte le palpebre, inebetito.
"È possibile allargare lo spazio dell'ano?"
In tutta risposta la ragazza scoppia a ridere. "Indovinato, ah ah ah! Lei è davvero simpatico, lo sa?"
"Davverooo? E di quanto?" insiste a chiedere lui, sordo al complimento.
"Beh, esistono dilatatori di varie misure" inizia a spiegargli la ragazza, poi assume un tono professionale, "i più piccoli in genere partono da diciotto millimetri, l'ideale per chi-
Le voci di una cliente e di un altro commesso coprono la sua.
"... sino ad arrivare a un massimo di trenta millimetri. La peculiarità del nostro shop consiste nel permettere ai clienti di ordinarne fatti su misura, pertanto se ha esigenze particolari può richiederne uno di dimensioni maggio-
La ragazza si blocca alla vista dell'uomo con la barba che si avvicina a Rufy, assumendo un atteggiamento di riverenza.
Ma che vuole questo? Perché mi fissa?
Rufy gli punta addosso gli occhi di rimando, impassibile. L'uomo in completo gli sorride mellifluo, giocherellando con la grossa pietra blu incastonata nell'anello che porta all'indice. "Ti chiamano Cappello di Paglia, non è così?"
"Esatto, sono io."
"Mi hanno parlato dei membri della tua ciurma che hanno vinto il torneo conclusosi questo pomeriggio. I miei complimenti, sembra che abbiano riscosso parecchio successo."
Rufy fa spallucce. "Grazie."
Lui riprende ad accarezzarsi il mento, squadrandolo con palese, crescente interesse. "E dire che le regole erano del tutto inique. Sarebbe bello poter organizzare qualcosa di più onesto... magari uno scontro diretto fra me e te, con un atto di garanzia per entrambi, che ne dici?"
Rufy continua a fissarlo senza battere ciglio. "Signore, non so nemmeno chi sia."
"Oh, ma che sbadato! Hai completamente ragione, non mi sono neanche presentato!" L'uomo gli tende la mano, sfilandosi il cappello dalla testa. "Mi chiamo Scorpion, sono il padrone dell'Arena Infernale."
"Tanto piacere." Rufy gli stringe la mano con scarso interesse.
"Non voglio rubarti molto tempo, perciò andrò dritto al sodo."
Quell'uomo adesso lo guarda con una strana luce nelle iridi grigie che non promette nulla di buono.
"La ragazza che ha combattuto nell'arena" dice sorridendogli in modo sinistro, "mi interessa. Voglio trascorrere del tempo insieme a lei. E ti conviene fare in modo che collabori."





~~~




"Suupeeer!" Franky si sistema il ciuffo davanti allo specchio con aria soddisfatta. Ha seguito il consiglio di Nami e Robin facendoselo ricrescere, e deve dire che non si capacita di come in passato abbia potuto tagliarselo.
"E poi quella racchia ambulante di Foxy si è messo a mostrarvi il didietro in un balletto penoso" prosegue il proprio resoconto a voce alta, di modo che Zoro, chiuso in bagno a farsi la doccia, possa sentirlo comunque, "ma quando ha visto come hai messo al tappeto Odoriko è diventato grigiastro come un vecchio straccio usato, si è messo a urlare e a scalciare per terra e ha rovesciato il sakè in testa a Polluce."
Franky si pettina il ciuffo lucido di gel sorridendo spavaldo al proprio riflesso. "Che poi quella Polluce, a pensarci bene, ha un non so che di Mozu e Kiwi... mmh, chissà cosa sarà..."
Zoro gli risponderebbe senza troppi ripensamenti che si tratta del loro naso, ma è già da un po' che non lo sta più ascoltando. Franky, desideroso di uscire per il centro di Wonder e ormai stufo di aspettarlo, lo richiama da dietro la porta del bagno dopo lunghi, monotoni minuti di silenzio interrotti soltanto dallo scroscio dell'acqua nella doccia. "Insomma, spadaccino dei miei stivali, datti una mossa! Com'è che ci stai mettendo tutto questo tempo?"
"Arrivo!"
Eccome se è arrivato...
Zoro si aggrappa al box doccia con le mani, intrappolato in un seducente, tremendo déjà-vu. Spera di non aver risposto a Franky in un tono a stento accettabile e decisamente equivocabile.
Con un sospiro appagato appoggia la fronte sulla superficie umida di fronte a lui, cercando di stabilizzare il proprio respiro affannoso.
È successo di nuovo.
Dannazione.

Nella sua mente Nami gli fa la linguaccia, dispettosa come una bambina, poi ride di lui e si lecca le labbra in modo tutt'altro che innocente, mentre gioca con gli orli della sua maglietta, sollevandola lentamente verso l'alto, sempre più -
Cazzo!
Zoro allontana la mano destra dal suo sesso e la solleva per colpire debolmente la parete a cui è affisso il box doccia, liberando un ringhio di frustrazione.
Ancora. Stava per rifarlo un'altra volta.
Quella città libertina lo farà uscire di testa.





~~~




"Mi sento rinata..." Nami sospira di piacere, piegando il collo di lato e versandovi sopra un po' d'acqua tiepida con la mano. Passerebbe il resto della sua vita dentro quella piscina termale.
"Anch'io! I ragazzi non hanno idea di cosa si stanno perdendo."
"Già, molto meglio restare qui piuttosto che andare a ubriacarsi in un night club come Sanji e Brook! A proposito, lo sai che Brook mi ha detto di aver visto un paio di zombie in uno di quei locali?" Nami ride sommessamente al solo pensiero. "Questo spiegherebbe perché nessuna ragazza è rimasta sotto shock davanti a lui. A Wonder c'è davvero di tutto!"
Robin non dice nulla e per un istante lei crede che si stia semplicemente rilassando, ma quando apre gli occhi le sembra di scorgere un'ombra sul suo volto. Se le forme degli alberi potessero rappresentare gli stati d'animo delle persone, Nami paragonerebbe Robin a un salice piangente.
"Ehi" la richiama dolcemente, "va tutto bene?"
Robin cambia subito espressione non appena incrocia il suo sguardo. "Certo!"
Le sorride, ma Nami non se la beve. "Mmh..."
"Davvero, è tutto okay!" insiste lei in tono conciliante ed evasivo al tempo stesso.
Quando vede che l'amica continua a scrutarla con apprensione, Robin decide di cambiare tattica. "Cosa pensi che stia facendo Zoro in questo momento?"
"Eh?" Nami sbatte le palpebre, colta alla sprovvista di fronte a quella domanda, e d'istinto si stringe nelle spalle. "Non ne ho idea, comunque adesso che ha fatto il suo dovere nell'arena" si scosta una ciocca di capelli dal volto, piega le labbra in un sorriso scherzoso ed enfatizza le parole successive con un gesto di noncuranza della mano "può pure finire in un fosso, non me ne importerebbe un bel niente."
"Povero Zoro" Robin ride di gusto. Può credere alle parole di Nami, se per lei dire che non le importa 'niente' dello spadaccino significa nominarlo otto volte nel giro di quindici minuti - che lo abbia fatto per lamentarsi di lui o insultarlo per qualcosa che ha detto o fatto nell'arena è un dettaglio di poco conto.
Le ragazze restano lì a ridere e scherzare del più e del meno, finché non arriva l'ora del massaggio di Nami.
"Eccomi qui, tesoro!" la saluta Denzel, quando la raggiunge alcuni minuti dopo nella saletta, tutto raggiante.
"Ehi, siamo di ottimo umore!"
"Vorrei vedere, mia cara, so che hai vinto il torneo!"
Chiacchierano concitatamente, finché lui non termina di ultimare i preparativi nella stanza e inizia a massaggiarle la schiena. Nami scivola inesorabilmente in un dolce torpore, e poco a poco smette di parlare, lasciandosi cullare dal passaggio di quelle mani esperte sul suo corpo.
"Ah... mmh..."
Non riesce a trattenersi, ma non ha alcuna importanza, perché non se ne vergogna.
"Ah... ah..."
Le mani di Denzel si bloccano lungo la curva della sua spina dorsale.
"Ehm... Nami?"
"Sì?"
"Okay, non so come dirlo senza far sembrare stupida questa domanda, ma..."
"Ma?" lo esorta Nami, un sopracciglio inarcato.
"Lo sai che sono gay, vero?"
Lei scoppia a ridere, appoggiando la fronte sul lettino. "Certo che lo so, ma cosa c'entra questo adesso?"
"Beh..." Denzel sembra far fatica a trovare le parole, "è che gemevi in modo piuttosto eloquente. Sembrava che stessi godendo."
"Certo che stavo godendo!"
"Piantala, sai benissimo a cosa mi riferisco! Intendo dire che -
Ma Nami non lo sta più ascoltando.
Merda.
Credeva che le fosse sembrato evidente soltanto nella sua testa. Pensava che il semplice ricordo di quel contatto rubato sulla sua pelle non potesse tradirla in quel modo, né farle manifestare quel tipo di piacere.
Farà meglio a evitare che accada in futuro.
Perché le mani che ha immaginato accarezzarle la schiena nuda sono le stesse che l'hanno sfiorata per pochi attimi due giorni prima.
Sono le maledette, dannatissime, callose mani di Zoro.












Note: ops :O
Si conclude qui la prima parte di questa long, per lasciare posto a quella che forse sarà la più pazza!
Piccola precisazione: Odoriko significa ballerino, Tori significa uccello (avrei preferito un altrettanto banale ma meno subliminale 'pollo' o 'gallina', però non suonavano bene come nomi).
Rufy in un sexy shop scusatemelo, ma è una vita che sogno di ficcarlo in un simile contesto! Alla prossima <3

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Capitolo 6
*** Il ricatto ***






Rufy cammina per le affollate e colorate strade di Wonder senza condividere quell'aria di festa. Sente un ronzio indistinto nelle orecchie che copre ogni cosa - risate, suoni musicali, tintinnii di bicchieri. Persino la voce di Hancock giunge ovattata alle sue orecchie, come un'eco lontana che si infrange sull'acqua. Il suo impulso di correre è frenato soltanto dallo shock e dai ripetuti "So cosa fare" che la donna gli dice in tono rassicurante.
Rufy scavalca con gli occhi orde di persone accalcate lungo le strette vie della città, supera gruppetti di uomini e donne assorti in chiacchiere dando loro una spinta di tanto in tanto, allunga il collo per cercare i suoi compagni e tende le braccia come delle molle per superare con meno difficoltà tutti gli ostacoli.
Hancock arranca dietro di lui, pietrificando chi osa interromperla o intralciare entrambi con la sola, ingombrante colpa di ritrovarsi lungo il loro cammino, finché non vede il ragazzo bloccarsi di botto e cozza contro la sua schiena. Rufy le tende la mano per aiutarla a rialzarsi, continuando tuttavia a mantenere lo sguardo fisso sull'entrata del vistoso locale notturno che spicca all'altro lato della strada. Ha riconosciuto immediatamente i due tizi che sono appena usciti dall'ingresso.
Brook fa qualche passo a lato della porta, poi si accascia contro alla parete. Sanji lo segue mentre si accende una sigaretta con stizza. "La prossima volta che bevi troppo ti abbandono sulla pista da ballo. Questa è l'ultima volta che mi faccio rovinare la festa da te, babbeo!"
"Ti ho detto che non lo faccio più, giuro!" gli ripete Brook, inspirando ed espirando profondamente. "E poi ti ho già chiesto scusa ottocento volte, cattivone!"
"Ho capito, stupido mucchio di ossa col parrucchino che non sei altro, ora finiscila di frigna-
A Sanji va di traverso il fumo, la stizza che gli sale ulteriormente in una reazione automatica, quando riconosce il ragazzo che cammina lungo il marciapiede di fronte al locale - la sua aria spaesata e il modo in cui volta la testa qua e là, indugiando sui propri passi, sono sufficienti a fargli capire di chi si tratti senza che ci sia bisogno di soffermarsi sulla sua ridicola testa verde.
"Ci mancava solo la vista del marimo a illuminare la serata..."
Il borbottio seccato di Sanji sembra agire da catalizzatore della sua attenzione, perché il suddetto ragazzo si volta in direzione del locale.
"Fammi indovinare, ti sei perso, insalata appassita?"
Zoro individua Sanji e assume un'espressione infastidita, mettendosi al tempo stesso sulla difensiva. "Certo che no, sono in giro per i fatti miei!"
"Ma come, tu che bazzichi da questi parti?" Sanji ghigna nella sua direzione, aspirando un'ampia boccata di fumo. "Non sai nemmeno come sia fatto un night."
Brook, intanto, rantola appoggiato al muro, toccandosi la fronte con una mano. Zoro non ha modo di replicare, perché viene distratto dalla voce di Franky proveniente dalla sua sinistra.
"Ti ho raggiunto, finalmente!"
La sua figura spunta per intero non appena il cyborg aggira un chiosco di cocktail ambulante. Zoro lo guarda correre verso di lui con cipiglio scocciato e trasale, consapevole di quello che sta per dire.
"Possibile che tu debba sempre perderti?"
Ecco, appunto.
Con la coda dell'occhio, Zoro vede Sanji piegare le labbra in un sorrisetto bastardo. "Beh, sei tu che mi hai lasciato solo!" replica irritato.
Franky, ansante, l'ha ormai raggiunto, e si ferma per riprendere fiato. Lo fissa basito per un paio di secondi, poi esplode. "Ti avevo detto che andavo al bagno, razza di babbeo! Ed è da quindici minuti che ti inseguo per le strade urlandoti di girare quella tua testa vuota!"
Sanji ride sguaiatamente, picchiando un pugno al muro di fianco a uno sbronzo Brook in stato sempre più confusionale.
"Non gridare in quel modo! E tu chiudi quella boccaccia, stupido pervertito!"
"Fatela finita!"
Una quinta voce s'interpone fra le loro, cogliendoli di sorpresa. Tutti e quattro notano la presenza di Rufy fermo alle spalle di Zoro e Franky, e smettono di parlare. Non l'hanno sentito arrivare, ma la sua espressione tremendamente seria è sufficiente a metterli in allerta. Boa Hancock gli cinge un braccio col proprio, fissandoli truce.
Nessun sorriso, nessun tono giocoso e spensierato - "Dobbiamo parlare", dice soltanto il loro capitano.
Il gruppetto si riunisce sul retro del locale in una zona meno affollata, dove il rumore della musica risulta attutito da una parete insonorizzante.
"Usop e Chopper sono stati presi in ostaggio dal padrone dell'Arena Infernale."
Rufy non dà loro modo di interromperlo - di reagire, semplicemente - alzando una mano in un gesto eloquente che invita Sanji e Franky a lasciarlo parlare.
"Se facciamo irruzione per liberarli, lui darà ordine che vengano uccisi. Avrei voluto spaccargli la faccia... ma non potevo rischiare che accadesse loro qualcosa."
"Perché l'ha fatto? Cosa vuole da noi questo tizio!?"
Rufy guarda Franky dritto negli occhi. "Ha detto che vuole passare la serata con Nami, portarla a cena. Quando gli ho chiesto se fosse davvero necessario prendere Usop e Chopper in ostaggio soltanto per chiedere a una ragazza di cenare con lui, mi ha dato una risposta che non ho capito bene" a quelle parole Hancock stringe nervosamente le labbra, fissando il pavimento, "... ha detto che non gli piacciono quelle che si ribellano e gli oppongono resistenza, che preferisce avere rapporti consenzienti, in cui la ragazza collabora attivamente."
Rufy capisce che Sanji sta vedendo semplicemente nero davanti a sé, perché "Che cos'ha detto, quel maiale?" esala lui con la voce che gli esce a stento, carica di una collera e di un disgusto che raramente i suoi compagni gli hanno sentito palesare.
Franky e Brook sono senza parole. Zoro non reagisce.
"È una cosa così brutta, Sanji?" gli chiede, rabbuiandosi.
"Aspettate, aspettate tutti!" si inserisce Hancock nella conversazione. "Conosco il padrone dell'Arena Infernale. So cosa fare!"
"Con permesso, madame, ma lo sappiamo già. Dobbiamo spaccare la faccia a quel lurido ver-
"Non hai sentito cos'ha detto Rufy?" lo interrompe Zoro lapidario.
Sanji lo fulmina con lo sguardo. "E allora sentiamo, marimo, tu che diavolo proponi di fare?" gli si avvicina con espressione livida. "Vuoi mandare Nami in pasto a quel porco? Eh?" e lo spintona.
Zoro digrigna i denti, il volto a pochi centimetri dal suo.
"A te magari non fregherà un cazzo di quello che le succede, ma..."
"Chiudi quella bocca."
"... a me invece importa, perciò..."
"Ti ho detto di chiudere quella bocca."
"... non me ne starò qui ad aspettare che..."
"Taci, maledizione!"
"BASTA!"
La voce di Hancock li colpisce con la potenza di un tuono. "Non tutte le battaglie si vincono facendo fuoco e fiamme. Ora statemi a sentire - tutti quanti!" ordina puntando il dito contro Zoro e Sanji. "Finché la vita dei vostri amici è in pericolo, bisogna giocare d'astuzia, cogliere di sorpresa il nemico." Cerca Rufy con lo sguardo, sperando di trovare il suo assenso. "Conosco Scorpion. So cosa fare."





~~~




Nami è stanca morta e desidera soltanto poter raggiungere il proprio letto. Per questo continua a chiedersi insistentemente come mai Rufy, affiancato da più di mezza ciurma e da Hancock, abbia raggiunto lei e Robin al centro benessere per dire loro di correre alla locanda e di starlo a sentire. Ha preteso che lo seguissero nella sua stanza, ma ora che sono lì cammina avanti e indietro vicino alla finestra senza parlare.
Nami è seduta su una comoda poltroncina di fianco a lui, un gomito appoggiato sul bracciolo, e si regge stancamente la testa con una mano. Sa di avere lo sguardo di Zoro puntato ostinatamente su di sé, lo sente bruciarle la pelle ogni volta che non lancia occhiate verso di lui, e la cosa la innervosisce oltremodo.
"Allora, posso sapere cosa sta succedendo? Se hai fatto un'altra delle tue scommesse, giuro che ti taglio-
Ma Nami non finisce la frase, perché si blocca non appena Rufy alza il viso per guardarla. Lo conosce troppo bene, ormai, e l'espressione sul suo volto le urla che non è tempo di scherzare. Quando lui la informa che Usop e Chopper sono stati presi in ostaggio, il sangue le va al cervello. Nami getta una rapida occhiata a Robin, che le restituisce uno sguardo sorpreso e preoccupato.
"Se è per i cinquanta milioni..."
Hancock la blocca con un gesto della mano. "I soldi che avete vinto al torneo non c'entrano."
Niente può prepararla a ciò che la donna le dice subito dopo. Nami è certa che tutti la stiano fissando in attesa di una sua reazione - reazione che arriva a scoppio ritardato, traducendosi in una forma a quanto pare sorprendente per ognuno di loro.
Perché Nami scoppia a ridere - di colpo, la testa gettata all'indietro, le mani premute sulla pancia, le spalle che le tremano scosse dalle sue stesse risa. Quando però vede l'espressione sul volto di Rufy e Sanji il riso inizia a sbiadire, lasciando rapidamente il posto a un incredulo disgusto.
Assurdo. È semplicemente assurdo.
Il padrone dell'Arena Infernale ha rapito due compagni della sua ciurma soltanto per farle passare una serata con lui e portarsela a letto.
Assurdo. Assurdo.
"Non devi preoccuparti, ho un piano."
Nami fa saettare lo sguardo su Hancock, che incrocia le braccia al petto con uno scintillio convinto negli occhi.
"Ma tu dovrai essere disposta a rischiare. Dovrai far credere a Scorpion che accetti la sua proposta."
"Nami, tesoro, io mi sono detto contrario sin da su-
Hancock emette un verso rabbioso, voltandosi di scatto verso Sanji. "Devi lasciarmi parlare, razza di idiota!"
Sarà per via del suo fascino, sarà per la sua aura minacciosa o per entrambi, ma Sanji ammutolisce e si mette subito sull'attenti.
Nami incrocia le braccia al petto e accavalla le gambe, lanciando un'occhiata d'intesa a Robin prima di tornare a guardare Hancock. "Ti ascolto."
Non c'è traccia di paura nella sua voce, semmai un attento interesse. Far credere agli uomini viscidi di stare al loro gioco è qualcosa che è stata costretta a fare più volte in passato.
Hancock rilassa il viso in un'espressione più tranquilla. "Conosco la residenza di Scorpion, ci sono stata diverse volte. Possiamo fissare dei punti strategici da cui potranno intrufolarsi i tuoi compagni, ma prima ho bisogno di spiegarvi per bene la situazione - e che nessuno si azzardi a interrompermi" conclude a denti stretti.
Rufy cammina in tondo a braccia incrociate, picchiettandosi i gomiti con impazienza. Gli si legge in faccia che vorrebbe sfrecciare a salvare Usop e Chopper a suon di pugni e calci, tuttavia si sforza di controllarsi.
Hancock gli va vicino e gli sfiora delicatamente una guancia, prima di proseguire a parlare. "Scorpion non è solo il padrone dell'Arena Infernale. È piuttosto famoso a Wonder per gli innumerevoli favori che compie a vantaggio del genere femminile. Fidatevi se vi dico che ogni sera un gruppo di ragazze selezionate si fa in quattro per poter trascorrere la serata insieme a lui e regalargli una notte indimenticabile."
Nami inizia vagamente a intuire qualcosa, e annuisce per esortare Hancock a continuare.
"Scorpion è un viscido, ma è ricco e ha il potere di fornire alle ragazze ciò che desiderano - che sia una parte per uno spettacolo, un ruolo di prima ballerina o semplicemente del denaro - per questo nessuno si sogna di mettersi contro di lui."
"Bah!" borbotta Franky in un angolo.
"Quell'uomo è ossessionato dalle donne - ne sceglie una diversa ogni sera dal gruppo che è riuscito a ottenere un provino per presentarsi nella sua residenza, lasciando tutte le altre nelle mani del fratello o dei propri tirapiedi. Ed è qui che entri in gioco tu." Hancock sposta lo sguardo su Robin. "Scorpion ha già scelto Nami per domani sera, ma diverse ragazze faranno comunque il provino per intrattenere suo fratello Kratos."
"Aspetta, cosa-
Hancock fulmina Sanji con lo sguardo. Nami vede che è sbiancato e che sposta lo sguardo dall'imperatrice a Robin con aria sconvolta - sembra che si stia trattenendo dall'impulso di urlare. Robin, d'altro canto, è tranquilla.
"Te la sentiresti di infiltrarti nella residenza di Scorpion come aspirante donna di compagnia?"
Alle parole di Hancock lei piega le labbra in un accenno di sorriso. "Certamente."
"Ma...."
Hancock alza entrambe le mani, una in direzione di Nami e l'altra in quella di Sanji, interrompendoli sul nascere. "Aspetta, sopracciglio strano, fra poco arriva una parte che piace anche a te!" Apre il ventaglio e inizia a farsi aria, sbuffando. "Tutto ciò che vi frena dalla possibilità di fare irruzione e prendere ognuno di quegli uomini a calci è la vita dei vostri compagni, giusto? Bene, il compito di Robin sarà cercare di estorcere informazioni per capire dove sono tenuti prigionieri, mentre Nami terrà impegnato Scorpion. Dovremo fare in modo che Robin venga scelta dal fratello Kratos, è lui quello che ne sa sicuramente di più."
Hancock squadra l'archeologa dalla testa ai piedi. "Non penso che sarà difficile, sei estremamente attraente - certo non quanto me... ma fai la tua bella figura, donna! In ogni caso per rendere la farsa più credibile dovrai agghindarti per bene, intesi?"
Robin si regge la testa con le mani aperte a coppa sotto al mento, i gomiti appoggiati al tavolo. "Ci sto" dice soltanto, l'ombra di un sorriso che a Nami sembra persino divertito.
Sanji emette versi non meglio identificati a labbra strette, lottando contro le proprie emozioni.
"Senti..." Rufy esita un attimo come se stesse cercando le parole giuste, ma Hancock lo incita a parlare con un sorriso incoraggiante, pendendo dalle sue labbra, "hai detto che conosci Scorpion. Quindi mi chiedevo se non potessi usare il tuo potere per distrarlo."
Hancock sembra sgonfiarsi come un palloncino per la delusione, forse si aspettava che lui le dicesse qualcos'altro, o magari è l'idea di non poter esaudire il suo desiderio a buttarla giù. "Vorrei farlo, tesoro mio, ma ecco, vedi... io e Scorpion abbiamo certi trascorsi che me lo rendono praticamente impossibile."
"Cioè?"
Nami chiude gli occhi e scuote la testa con aria saputa. "Lascia perdere, Rufy."
Non è affar suo il perché Hancock si sia divertita sotto le lenzuola con Scorpion, e la cosa non può essere d'aiuto a nessuno.
"Non capisco, io..."
Hancock sembra desiderosa di cambiare argomento e si rivolge alle ragazze, fissandole con espressione consapevole. "Posso comunque usare il mio potere contro i tirapiedi di Scorpion per sgomberare il campo ai vostri compagni. Rufy verrà con me, mentre voi" indica Zoro, Franky e Brook, "rimarrete appostati nei punti strategici che vi indicherò all'esterno della residenza. Vi farete strada agendo nell'ombra, vi infiltrerete in maniera pulita, nascondendo i corpi dei nemici che metterete al tappeto dove nessuno potrà vederli. Se Scorpion e Kratos non sapranno, i vostri amici saranno salvi, e quando scopriremo dove si trovano.... BOOM!"
Tutti trasaliscono, tranne Sanji, che alza debolmente l'indice indicando se stesso. "E... e io?"
"E qui arrivi tu. Cielo, finalmente te ne starai zitto!" sospira Hancock con esasperazione, puntandogli contro il ventaglio. "Tu avrai un compito molto speciale, biondino."





~~~




Avere dalla propria parte un'imperatrice piena di conoscenze utili regala i suoi vantaggi, specie se la suddetta imperatrice è innamorata del capitano della tua ciurma - se poi è anche dannatamente sexy, tanto meglio. È a queste cose che pensa Robin, mentre la guarda pietrificare orde di uomini adoranti per farsi strada tra la calca di persone. Hancock agita il ventaglio e fa dardeggiare i suoi occhi come frecce letali in tutte le direzioni, canticchiando beata di tanto in tanto, mentre Sanji e Brook le fanno da guardia del corpo con entusiasmo.
Zoro le cammina di fianco con tutt'altro sentimento, trascinandosi avanti di malavoglia. Robin sa che preferirebbe essere altrove e che ha altro per la testa, ma Hancock ha preteso che lui venisse con loro 'perché hai fatto colpo su Rio all'arena e la tua presenza lo solleciterà a riceverci più in fretta' - parole dell'imperatrice.
Zoro sente il suo sguardo su di sé e le restituisce un'occhiata pensierosa. "Come ti senti?" le chiede, mentre davanti a loro Sanji e Brook tengono lontani gli uomini adoranti che sfuggono agli sguardi letali di Hancock.
Robin fa spallucce. "Benissimo, direi."
"Mmh... sicura che non correrai rischi con quel tipo?"
Lei ride sommessamente. "So rompere qualche osso, quando serve."
Zoro ghigna nella sua direzione. "È vero, non dovrei dimenticarlo."
Un ragazzo che corre dalla direzione opposta gli passa davanti urtandogli la spalla, accrescendo la sua irritazione.
"E tu come stai?"
Zoro sembra sorpreso da quella domanda, ma si ricompone rapidamente. "Sono seccato dalla presenza di tutta questa gente, ecco tutto."
Robin sa che è stato sincero solo in parte. Potrà ingannare gli altri, ma non lei - c'è una tensione insolita nel suo corpo, una tensione che minaccia di esplodere da un momento all'altro, come quella di una bestia tenuta in gabbia, stanca di essere ripetutamente punzecchiata da un bastone. Robin sa che quella tensione ha a che fare solo in parte col rapimento di Usop e Chopper, perché lo spadaccino è certo come tutti loro che riusciranno a liberarli - Rufy ha avuto modo di accertarsi che i loro amici stessero bene, quando ha usato la radio-snail lasciatagli da Scorpion per contattarli. Nami, invece, non ha nemmeno il Clima Takt con sé, perché la sua arma si è rotta durante l'ultimo scontro nel torneo. Robin è certa che quella consapevolezza, sommata al pensiero di lei in compagnia di Scorpion, stia tormentando Zoro.
"Sta' tranquillo. Andrà tutto bene."
Lui la fissa interrogativo, il sopracciglio inarcato.
"Vedrai, Hancock sarà un tantino sopra le righe, ma ha organizzato un buon piano."
Zoro distoglie lo sguardo. "Sono tranquillo" mente, convinto che bastino la sua espressione impostata e il suo tono fermo a cancellare ogni dubbio.
Robin decide di dargli tregua, fingendo di credere alle sue parole. Lo lascerà in pace per ora.
"Eccoci qua, gente!" attira la loro attenzione Hancock, fermandosi davanti a un vistoso edificio dalla sgargiante insegna rosa. "Rio si trova qui. Forza, entriamo!"





~~~




Zoro è seduto accanto a Robin e Brook su un lungo divanetto di pelle rossa. Sanji e Hancock si sono accomodati poco più lontano; lui si guarda attorno sprizzando cuori dagli occhi, lei lo fissa con aria truce, il ventaglio che le trema pericolosamente fra le mani. Intorno a loro trionfa un caos di musica assordante e luci accecanti. Fumi colorati si diffondono dal palco in tutta la stanza, creando illusioni ottiche lungo il suo campo visivo.
Zoro non è abituato a tutto questo, si sente stordito. Una ragazza al bancone di ingresso li ha condotti in quella chiassosa sala da ballo circondata da divanetti in pelle, tavoli e poltroncine, li ha fatti accomodare e ordinato che venisse loro servito da bere - ma lui, stranamente, non dimostra alcun interesse per il suo bicchiere ancora pieno che riluce sul tavolo.
Ragazze in completini succinti e muscolosi ragazzi a torso nudo sfilano per la sala servendo da bere ai compiaciuti clienti, mentre altri di loro ballano su dei cubi sparsi fra i tavoli e sul grande palco rialzato al centro della stanza. Ovunque Zoro guardi vede corpi mezzi nudi e luci lampeggianti. Comincia a sentirsi ridicolo a starsene lì seduto, mentre Usop e Chopper sono tenuti in ostaggio, e si chiede come il proprietario di un night possa aiutarli a salvare i loro amici.
"Sembra che Rio sia molto amico di Hancock" lo informa Robin, parlandogli a voce alta per farsi sentire. "Da quanto ho capito ha annullato un importante appuntamento per riceverci, quando ha saputo che c'eri anche tu con lei."
Zoro chiude l'occhio e si porta una mano sul volto, il pollice piantato sulla mandibola, l'indice e il medio premuti sulla tempia. Sembra che stia cercando di controllarsi dall'impulso di esplodere servendosi di un misterioso potere sprigionato dalle sue dita. "Sono stufo di avere a che fare con tizi strambi."
Brook gioca ad acchiappare al volo il suo ombrellino di carta fra i denti, rigirandosi il bicchiere vuoto fra le mani. Lui lo fissa con disapprovazione. "Meno male che ieri sera eri praticamente in coma. Vacci piano con l'alcol, d'accordo?"
"Okay, okay" replica lui senza guardarlo, tutto assorto nel suo giochetto, "non fare il bacchettone!"
La musica ritmata cessa di colpo, lasciando il posto a note più sensuali, meno chiassose. Le luci si abbassano, il brusio della gente si attenua. Zoro e il resto dei suoi compagni dirottano lo sguardo al centro della sala. Due grossi fasci di luce proiettati dai riflettori si incrociano e convergono in un punto preciso sopra al palco, dal quale sta calando una piattaforma trasparente. Zoro vede che c'è un uomo dal fisico asciutto e i muscoli definiti, in piedi su quella piattaforma. Un uomo dall'aspetto molto curato, vestito in un raffinato completo blu finemente ricamato, la camicia aperta sui pettorali, gli occhi di un intenso verde chiaro che scrutano orgogliosamente la folla in cerca di qualcuno. Zoro trasale non appena li vede posarsi su di lui, mentre le labbra sottili dell'uomo si aprono in un sorriso.
"Sembra che a questo Rio piacciano gli ingressi trionfali" commenta Robin in tono divertito, sporgendo la testa verso di lui.
Zoro indietreggia premendo la schiena contro al divanetto, come se temesse che Rio possa volare dritto davanti a lui. "Non mi piace. Tutto questo non mi piace."
La piattaforma si abbassa, qualcuno inizia a cantare coprendo la risata di Robin.
"Vai, tesoro mio!" urla Hancock, agitando festante le braccia verso Rio, che ha iniziato a muoversi con scioltezza come un ballerino consumato.
Zoro si scambia un'occhiata perplessa con Sanji. È una di quelle rare volte in cui entrambi sanno di condividere la stessa incredulità. Brook inizia a muoversi fastidiosamente sul divanetto, dimenando le braccia.
"Si può sapere perché anche tu stai ballando!?" Zoro distoglie la propria attenzione da Brook, seccato, scacciando infastidito una nuvola di fumo colorato che lo ha investito in pieno volto. La visuale che ne ricava è quella di Rio al centro della pista da ballo, circondato da ragazzi e ragazze che si muovono a ritmo della musica, mettendo in mostra le loro doti fisiche. Il pubblico sembra deliziato.
Zoro prende un'ampia sorsata del suo drink senza accorgersene, sbattendo la palpebra per snebbiarsi la vista. Poi succede qualcosa di inaspettato.
Gli ulultati felici di Sanji si smorzano nella sua testa, la figura di Rio sbiadisce, un'altra piattaforma si materializza al centro del palco, coprendo la visuale sul resto dei ballerini. Lì sopra, una ragazza semisdraiata di lato rispetto a lui si raccoglie i capelli sulla testa in una posa sensuale, mettendo in mostra le lunghe gambe nude. Un braccio le copre il volto, mentre inarca la schiena all'indietro, il seno pieno che si tende dentro al corsetto che fascia le sue forme alla perfezione.
Zoro la vede spostare il braccio e voltare il capo nella sua direzione. Il suo cervello va in tilt non appena la riconosce. Lei gli sorride languida, si mette a gattoni e avanza leggera come una gatta sul palco, senza smettere di fissarlo, i lunghi capelli rossi che le incorniciano il volto e le incendiano lo sguardo come fiamme mosse dal vento.
Poi dice qualcosa in un tono sorprendentemente alto, data la distanza che li separa, qualcosa che gli fa sbarrare l'occhio e che gli mozza il respiro.
"Prendimi, Zoro."
Ora quella ragazza non è più sul palco, ma sopra al tavolo. Zoro agita un braccio e colpisce il suo bicchiere, che rotola al suolo rompendosi in mille pezzi. La figura di lei si dissolve come un miraggio. Davanti a lui ci sono di nuovo Rio e il suo gruppo di ballerini.
Un'allucinazione. Si è trattato soltanto di una fottutissima allucinazione.
Cosa...?
"Che accidenti ti è preso?" sente chiedere da Brook.
Zoro sposta lo sguardo da lui a Robin - entrambi lo fissano interrogativi. Non risponde, fa cenno a lei di spostarsi per farlo passare e si alza immediatamente dal divanetto in cerca di un altro posto, di silenzio, della realtà .
Sguscia fra la gente come ubriaco, barcollando, finché non raggiunge il bagno per puro miracolo. Vi si fionda dentro, si avvicina a un lavello e vi si aggrappa con entrambe le mani, fissando il proprio riflesso nel grande specchio a parete. Ha il fiato corto e l'aria di uno che è appena stato investito da un treno.
Poi succede di nuovo. La ragazza dai capelli rossi si materializza alle sue spalle, e lui non riesce a fare altro che rimanere a fissarla attraverso lo specchio, il cuore che gli batte all'impazzata. Lei gli appoggia il seno contro alla schiena e gli cinge il petto con le braccia, posa il mento sulla sua spalla, fissandolo da oltre lo specchio, e gli morde i pendenti dell'orecchino, liberando una risata piena - una risata maliziosa, cristallina.
Una risata che si infrange non appena Zoro richiude l'occhio, aggrappandosi con una tale forza al lavabo da fargli temere di staccarlo dal muro.
Non ha nemmeno il coraggio di pensare a lei chiamandola per nome. È semplicemente sconvolto.
Quella storia deve finire, cazzo!
Resta appoggiato al lavello per un paio di minuti, incapace di muoversi o di osare soltanto aprire l'occhio, poi fa scorrere l'acqua dal rubinetto e se la passa sul volto. Quando gli sembra di aver recuperato una parvenza di tranquillità e sente che il suo cuore è tornato a battere a un ritmo normale, Zoro esce dal bagno, indugiando nel corridoio.
"Eccoti qui!"
Con un sospiro di sollievo riconosce Brook che si fa strada fra la gente per raggiungerlo.
"Ma dove eri finito? Ti sei perso l'esibizione di Rio!"
Wow, che culo.
"Ehi, sembra che tu abbia visto un morto che cammina! Beh, in effetti io-
"Piantala, idiota."
Brook stringe i pugni, fissandolo con aria di rimprovero. "Ti sembra una cosa sensata andartene in giro da solo?"
Zoro sospira scocciato. "Avrò o non avrò il diritto di andare almeno in bagno senza scorta!?"
"Non se hai il senso dell'orientamento di un bradipo ubriaco e strabico! Ehi... senti come suona strano accostare queste due parole, yo ho ho ho ho!"
Non ce la faccio più.
"Ma dove vai? Guarda che stai andando nella direzione opposta! Zoro? Zoro, torna indietro!"
Ed è con esasperazione che lui torna sui propri passi insieme all'amico e raggiunge gli altri, lasciandosi scivolare sul divanetto senza guardare nessuno in faccia. È talmente perso nei propri pensieri da non notare una nuova presenza seduta accanto a Hancock, di spalle rispetto a lui.
"Va tutto bene?" gli chiede Robin.
"Hai fatto cadere il bicchiere per terra, razza di marimo senza cervello! Qualcuno poteva farsi del male!"
"Taci, ciuffo a banana." Zoro zittisce Sanji con la sua solita classe, facendo un cenno in direzione di Robin. "Sì, avevo soltanto bisogno del bagno."
"Non sarà che invece ti sei fatto cogliere troppo dall'emozione?"
Il suono di quella voce gli è nuovo. Solo in quel momento Zoro nota la persona seduta di fianco a Hancock, che adesso è voltata verso di lui. Rio si alza lentamente dal divanetto e gli si avvicina con passo felino, senza smettere di guardarlo. Zoro ha l'istinto di alzarsi e di correre ad aggrapparsi al lampadario.
L'uomo si fa scorrere l'indice sul labbro inferiore, studiandolo da cima a fondo. "Sguardo deciso e penetrante" commenta, mentre uno scintillio compiaciuto gli attraversa gli occhi, "fronte alta, profilo virile e... santo cielo, che muscoli!"
Rio si ferma davanti a lui, inclinando il volto verso il suo. Zoro trattiene il respiro, raggelato.
"Mmh, che bell'incarnato... sei incredibilmente attraente, oltre che forte, Roronoa Zoro. Ho visto come ti sei battuto nell'arena di Scorpion, sei stato - ah, fenomenale!"
Lui non batte ciglio, ma sente Robin ridere sotto i baffi e sa che Sanji non si sta perdendo un solo istante di quella scenetta.
"Il mio nome è Rio, sono il proprietario dello Stardust, da come avrai intuito."
Zoro afferra la mano che lui gli porge e gliela stringe in un gesto meccanico, un angolo della bocca che gli si solleva in un tic nervoso.
Pensa al perché lo stai facendo. Per aiutare Chopper, Usop e Na- Non nominarla. Non azzardarti a nominarla, cazzo.
"Desiderio?"
Zoro trasale, mentre Rio scruta il suo volto come se volesse carpirne i segreti più preziosi. "Sbaglio o quello che scorgo dietro a quel tuo meraviglioso occhio scuro è un desiderio bruciante?"
"Non penso che si stia sbagliando, Rio. E magari quel desiderio è indirizzato proprio a lei" si mette in mezzo Sanji.
Lo ammazzerà. Lo ammazzerà, sì.
"Non credo proprio, mio caro" gli risponde lui senza smettere di fissare Zoro. "Sta pensando a qualcuno che non è qui" asserisce con aria saputa.
"Poverino, deve essere preoccupato per la sua ragazza, ammetto che un po' mi fa pena..."
"Chi?" chiedono Sanji e Brook all'unisono, voltandosi verso Hancock. "Questo idiota con una ragazza?" insiste Sanji, per poi scoppiare a ridere.
Hancock sbuffa. "Ma come 'chi'!? Sto parlando di Nami, idioti!"
Zoro apre la bocca per replicare mentre la mandibola di Sanji si schianta a terra e Brook urla un "EH!?", ma Robin gli pesta prontamente un piede, costringendolo a trattenere il fiato. Il suo gesto ha un significato eloquente: 'non rovinare la messinscena, più Hancock è impietosita dalla situazione, meglio è'.
"Oh, non importa di chi si tratti" mormora Rio in tono caloroso, sfiorandogli a sorpresa il volto con due dita. Zoro si irrigidisce, nauseato. "Ciò che conta è la determinazione. Giusto, bel biondino?"
Rio si volta senza preavviso verso un Sanji ancora scioccato dalle parole di Hancock e incapace di reagire. Lei, spazientita, gli sferra un colpo in testa col suo ventaglio per riportarlo coi piedi per terra, e il ragazzo balza in piedi.
"Mmh, vediamo un po'" Rio si accarezza il mento e lo fissa incuriosito, "... vediamo se possiedi la giusta classe. Dimostrami che le tue gambe hanno la leggiadra eleganza di un cigno."
"Eh? Cosa?"
Lieto di quel cambio di attenzioni, Zoro incrocia le braccia al petto, indirizzando a uno spaesato Sanji un diabolico sorrisetto di trionfo.
Rio fa un gesto in direzione di due ballerini fermi sul palco e tende una mano verso Sanji. "Andiamo, non fare il timido!"
La lenta melodia che era in riproduzione viene sostituita da una musica più energica e ritmata. Zoro si sistema sul divanetto senza avere nemmeno il coraggio di respirare, non appena vede due ballerini avvicinarsi a loro, spingere Sanji verso Rio e bloccare i suoi disperati tentativi di fuga.
"Ditemi che è quello che penso."
In tutta risposta sente Brook iniziare a fare il tifo per il sopracciglio a ricciolo. Robin deve essere sconvolta quanto lui, perché non fiata, ma Zoro non spreca un solo attimo per verificarlo, continuando a fissare Sanji che è ormai inesorabilmente vicino al palco.
Il cuoco si ritrae con ostinazione dalle mani che lo spingono verso Rio - l'espressione di puro panico sul suo volto non ha prezzo. Per un attimo sembra che i suoi aguzzini si stiano arrendendo e lui riesce a tornare sui propri passi, poi però succede qualcosa di inaspettato. Robin fa un verso di incitamento nella sua direzione e a quel punto Sanji, come colpito da un incantesimo, si volta deciso verso il palco, sale in pista e inizia a ballare.
Zoro è semplicemente scioccato.
Scioccato ed esilarato.
Non crede a ciò che sta vedendo. Quel cuoco da strapazzo si muove in pista tutto convinto, eseguendo una serie di scordinati passi senza senso. Più che un ballerino sexy sembra una piovra impazzita, un idiota che vuole stupire esagerando, ma che finisce soltanto per dimostrare quanto è ridicolo.
Quei movimenti del bacino, poi... Diamine, è osceno.
Robin, però, sembra pensarla diversamente. Zoro è convinto di starlo soltanto immaginando, quando si volta a guardarla, perché ciò che vede non è concepibile. Lei sta ridendo contenta e incita Sanji con espressione rapita.
La mandibola gli si schianta a terra.
Non è possibile. Le sta piacendo... le sta piacendo!
Zoro si riprende dal proprio stupore soltanto per tornare a immergersi in qualcosa di altrettanto straordinario. "Vai, principessa, facci sognare!" urla a Sanji in un perfido tono di scherno, una mano intorno alla bocca e l'altra che batte a tempo sulla sua gamba.
Per un po', grazie a quell'assurda esibizione, Zoro dimentica l'inquietudine per Usop e Chopper, la stanchezza dovute a una notte insonne, e la paura per Nami.












Note: stavolta il povero Rufy non ha fatto niente di male, eppure i guai sono arrivati lo stesso! Per fortuna che c'è Hancock - ancora convinta che Nami e Zoro stiano assieme :D
Ringrazio tutti coloro che leggono, recensiscono e che hanno messo la storia fra le preferite e le seguite - noto che siete in aumento e la cosa mi fa molto piacere, me lo lasciate un commento piccolo piccolo, sì?
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Giselle e il lupo alla riscossa ***






7. Giselle e il lupo alla riscossa





"Eddai, voltati, voltati!" è la cantilena insistente di Brook.
"Azzardatevi a dire una sola parola e giuro che ve lo spappolo" è invece il gentile avvertimento di Sanji - o di ciò che ne resta.
Zoro non respira. Fissa la schiena seminuda di quel pirata di serie B a bocca aperta, provando un misto di perfida, impaziente curiosità e di profondo disgusto - perché muore dalla voglia di ridergli in faccia, ma al tempo stesso sa che rimarrà traumatizzato a vita.
Non ci sono dubbi: visto da dietro, adesso Sanji sembra proprio una donna. Zoro non riesce a crederci perché sa benissimo chi è, perché lo sente parlare con la sua solita voce maschile mentre minaccia di morte lui e Brook, perché ha sviluppato una sorta di radar repellente che fa scattare l'allarme ogni volta che quel babbeo gli si avvicina - ma sa che chiunque altro cascherebbe nel tranello.
"Prometto di non ridere, lo giuro sulla mia vita, yo ho ho ho ho!" insiste Brook.
"Ho detto di no, finiscila!" abbaia Sanji indispettito.
Al posto della sua solita pettinatura a banana, il cuoco adesso ha una folta chioma bionda e ondulata che gli ricade morbidamente lungo la schiena. Le maniche a sbuffo del vestito ne mascherano la reale stazza delle braccia, il corsetto che stringe la parte superiore del suo corpo fa un lavoro eccellente, rendendo il suo punto vita sottile come quello di una donna. Zoro indugia sulla gonna lunga e vaporosa che gli copre le gambe, inquietato. Non ha idea di come abbia fatto lo staff di Rio a conferire all'abito quell'effetto, ma le spalle di Sanji sembrano davvero più piccole, i suoi fianchi più larghi.
"Tanto prima o poi dovremo vederti, è inutile rimandare, eddai! Eddai, ti decidi a-
La mandibola di Brook frana a terra con un tonfo secco.
Si è voltato. Sanji si è voltato.
Zoro lo fissa per alcuni lunghi e interminabili secondi senza fiatare, poi scoppia a ridere piegato in due, una mano sull'addome, l'altra che picchia un pugno a terra. Ha l'occhio annebbiato dalle lacrime, ma nella sua mente l'immagine di Sanji col rossetto rosso, le ciglia lunghe e la parrucca boccolosa è una visione fin troppo nitida.
Zoro non sa chi fra lui e Brook stia ridendo più forte.
"Vi avevo avvertiti!" sente urlare il cuoco furente, prima che Hancock, di ritorno con un tempismo perfetto, lo blocchi sull'atto di prendere entrambi a calci. "Sei impazzito!? Devi controllarti o rovinerai il trucco!"
A quelle parole Zoro si piega nuovamente a terra, senza fiato. L'aria fresca della sera gli invade i polmoni e lui inspira ad ampie boccate nel tentativo di non soffocare.
Sono tutti all'aperto in un piccolo giardino dello Stardust solitamente non accessibile alla clientela. Devono aspettare che Rio finisca di agghindare Robin, ma Zoro teme di non riuscire a sopravvivere sino a quel momento - non con Sanji conciato in quel modo.
"Ma-ma-ma... non è giusto, questi due non la smettono di prendermi in giro, è così umiliante!" protesta Sanji isterico.
"Hai dimenticato perché stai facendo tutto questo!?" ribatte Hancock esasperata. "Il tuo è un compito importantissimo! Ricordati che ti ho fatto vestire da donna per un motivo ben preciso! Invece di stare qui a frignare lavora sulla tua voce, cerca di renderla più femminile, dannazione!"
È pressoché impossibile sentir parlare quella donna in tono tranquillo. Zoro insiste a concentrarsi sulle persone che ha di fronte per non lasciarsi sopraffare dall'inquietudine che lo attanaglia dalla sera prima, e si distrae ancora una volta alla vista di Sanji in versione femminile. L'idiota infiocchettato in quel sontuoso abito rosa pallido è una visione raccapricciante, specie perché - gli viene la nausea solo a pensarlo - lo staff di Rio ha fatto un lavoro magistrale per sistemargli quelle sopracciglia orribili, addolcire i lineamenti del suo volto e farlo sembrare una vera e propria ragazza. Zoro è certo che non dimenticherà mai quel giorno.
"Per tutte le tombe di Thriller Bark... è bellissima!"
L'esclamazione di Brook copre le urla di Hancock e i piagnistei di Sanji. Zoro si volta verso la porta che conduce all'interno del locale e vede Rio avvicinarsi con Robin a braccetto.
"Ve l'ho riportata, gente! Elegante e seducente come non mai! Mi raccomando, fate in modo che non le si rovini il vestito!"
Zoro deve ammettere che Brook ha ragione. Robin emana un fascino singolare in quel raffinato e fiabesco abito azzurro cielo; i capelli raccolti di lato le ricadono sciolti su una spalla, ornati qua e là da piccoli, luminosi fiori d'argento, e la scollatura priva di spalline le mette in risalto il seno pieno.
Lei sorride nella loro direzione e Zoro sa che a Sanji inizierà a sanguinare il naso da un momento all'altro. Quando si volta a guardarlo, però, rimane di stucco. Quel babbeo non sta reagendo come suo solito. Non balla sul posto, non fa versi irritanti, non scalpita come un maniaco sprizzando cuori nell'aria.
Sanji si è irrigidito, tiene gli occhi puntati su Robin senza fiatare, la bocca semiaperta che forma una piccola 'o' per lo stupore - e malgrado il trucco, malgrado la parrucca o l'abito da donna, ha qualcosa di diverso negli occhi, qualcosa di più profondo e sentito che non ha nulla a che fare con il suo travestimento, qualcosa che non lo fa sembrare affatto ridicolo o depravato.
Zoro è senza parole. Sposta lo sguardo da Sanji a Robin con sospetto, e il caso vuole che riesca a cogliere il tentativo di lei di celare un sorriso particolarmente compiaciuto alla vista della reazione di Sanji.
Forse non è l'unico che sta sperimentando sensazioni nuove in quella città.
"Ottimo, direi che le aspiranti donne di compagnia di Kratos sono pronte a spezzare cuori!" trilla Hancock. "Allora, Robin e Giselle, siete pronte a entrare in azione?"
Giselle.
Giselle.

Zoro scoppia nuovamente a ridere.





~~~




"Allora, che te ne pare?" Lady Sayuri emette un risolino compiaciuto, si passa un po' di rossetto sulle labbra e indietreggia per offrirle una visuale migliore di se stessa.
Nami si guarda allo specchio senza replicare. Non ricorda l'ultima volta in cui ha indossato qualcosa del genere, se si esclude l'abito da sposa a Thriller Bark - ironico che anche in quel caso non si fosse trattato di una scelta voluta.
L'abito in stile orientale le arriva sino alle caviglie, fasciando alla perfezione ogni curva del suo corpo. Il tessuto bianco satinato le dona una luminosità nuova che le mette in risalto il colore acceso dei capelli e quello caldo degli occhi.
Nami si volta di lato per studiare il proprio outfit da un'angolazione diversa, ripercorrendolo dai raffinati sandali col tacco ai vertiginosi spacchi laterali che le arrivano sino alla cosce; indugia sulla singola, fine giarrettiera bianca che porta nella gamba destra, sistemandola in modo che risulti visibile solo parzialmente a ogni suo passo, risale con gli occhi sui vistosi ricami rossi e verdi dell'abito e si sofferma sul proprio seno - il vestito le si richiude sul collo, ma presenta un generoso scollo che fa cadere inevitabilmente gli occhi in quel punto.
Lady Sayuri è stata bravissima a farle preparare qualcosa su misura. Ha giocato con l'innocenza del bianco in contrasto con i suoi colori naturali per renderla sensuale e raffinata, innocente come una ragazzina e provocante come una gatta al tempo stesso - Scorpion, a detta sua, impazzisce per quel tipo di look.
Viscido pervertito.
"Sei rimasta senza parole, vedo. Ammetto che mi dispiace vederti sfoggiare questo abito per una tale occasione!"
Nami sembra essere del suo stesso avviso, a giudicare dal modo in cui si ammira allo specchio. Lady Sayuri studia l'elaborata acconciatura che le tiene i capelli raccolti sulla testa, poi le sfiora una ciocca ondulata che le ricade morbidamente a lato del volto; ha deciso di lasciarne strategicamente qualcuna libera per creare quell'effetto scomposto naturale e attirare ulteriormente lo sguardo sul seno della ragazza. "Un attimo solo..." mormora, sistemandole il pettine ornamentale che porta fra i capelli. Sospirando, si sofferma un'ultima volta sui fiori decorativi rossi e bianchi, e sui pendagli dorati abbinati ai suoi orecchini. "Con tutto il tempo che ci è voluto a fare questa acconciatura... ah, spero che Scorpion non abbia il tempo di disfartela!"
Nami volta la testa per guardarla e deglutisce. "I miei compagni risolveranno in tempo la questione" replica per convincere più se stessa che lei.
Lady Sayuri le sorride fiduciosa. "Sì, quel ragazzo che era con te l'altro giorno ha l'aria di uno che è meglio non avere come nemico. Oh! - anch'io al posto tuo sarei tranquilla, se ce l'avessi dalla mia parte."
'Tranquilla' magari non è la parola giusta per descrivere il suo stato d'animo, ma Nami non obietta. "Grazie di tutto, lady Sayuri."
Cinque minuti dopo è fuori dal centro benessere e cammina per le strade della città al fianco di Rufy e Franky. Mano a mano che proseguono, Nami avverte dentro di sé una strana adrenalina mischiarsi alla tensione. Si fida ciecamente dei suoi compagni, ma ciò che sta per fare, il rischio che sta per compiere... è un tuffo nel passato lungo una strada che preferirebbe dimenticare.
La residenza di Scorpion e di suo fratello Kratos è ben nota in città. Sarebbero riusciti a trovarla anche se il suddetto padrone dell'arena non avesse indicato a Rufy come raggiungerla. Nami sussulta non appena realizza che manca poco per arrivare a destinazione. Il profilo di una grande pagoda giapponese si staglia all'orizzonte, superando in altezza tutti gli edifici del quartiere più lussuoso con una magnificenza tale da farle sembrare che tocchi il cielo.
"Va tutto bene?" le chiede Franky, mentre Rufy le cammina nervosamente a fianco.
Nami annuisce, mantenendo il passo e lo sguardo dritto davanti a sé.
"Brava ragazza, vedrai che risolveremo la questione in men che non si dica!"
Lei gli sorride, poi si ferma all'improvviso, ignorando i commenti a bassa voce dei ragazzi ammassati fuori dai locali notturni che la osservano con interesse.
"Rufy" esordisce, "... sarei più tranquilla se tu non mi accompagnassi fino a Villa Serenity."
"Eh?"
Nami si porta una mano sul braccio, guardando con senso di colpa da un'altra parte. "Ecco, non ti offendere, ma... temo tu possa far saltare la nostra copertura agendo d'impulso. Forse è meglio che venga solo Franky con me e che tu raggiunga subito Hancock."
È pronta a sentirlo protestare, invece quando sbircia nella sua direzione con la coda dell'occhio lo sorprende a reggersi il cappello di paglia sulla testa a capo chino, un sorriso misterioso sulle labbra.
"Come vuoi."
Nami si scambia un'occhiata perplessa con Franky. Chi lo capisce è bravo , sembra dirle lui, riflettendo il suo stesso pensiero.
Rufy estrae dalla tasca dei pantaloni la radio-snail lasciatagli da Scorpion. "Dagli questa quando lo vedi, si era raccomandato che gliela restituissi."
Lei gli fa un cenno d'assenso e afferra il piccolo animaletto.
"D'accordo, allora, a più tardi!" Rufy le rivolge un sorrisone dei suoi soliti, uno di quelli capaci di spazzarle via l'inquietudine all'istante, come nessun altro sa fare, saluta Franky con la mano e poi inizia a correre nella direzione opposta.
Nami resta ferma a osservare la sua figura con un sorriso intenerito, finché non lo vede sparire inghiottito dalla folla. Ha capito che Rufy non ha fatto storie alla sua richiesta soltanto per lasciarla il più tranquilla possibile.
"Forza, Franky, proseguiamo."
Quando raggiungono la residenza di Scorpion il chiasso cittadino è ormai inudibile. La pagoda è edificata in una zona periferica che dà le spalle al mare, Nami riesce a sentire il respiro delle onde in lontananza, mentre ripercorre con lo sguardo il rigoglioso giardino che la circonda.
Fra gli alberi da frutto e i cespugli in fiore spiccano eleganti statue bianche e dorate, piccole fontane colme di petali veri, vasi ornamentali e colonne decorative. Nami percorre a passi lenti il lungo ponte in legno che precede una stradina acciottolata, contemplando ammirata gli alberi di ciliegio che predominano nel giardino. Se non fosse per le statue raffiguranti scorpioni, draghi e leoni, quel posto suggerirebbe una pace singolare con il suo profumo intenso di fiori. Le sembra uno spreco di natura e di stile immane, appena ricorda a chi appartiene quella meraviglia.
Quando superano la stradina acciottolata e raggiungono un ampio portone intarsiato, Franky si ferma con le braccia sollevate nell'atto di spingere le maniglie. "Pronta?"
Nami gli restituisce uno sguardo determinato e un sorrisetto furbo. "Certo che sono pronta."
Non lo è come vuole fargli credere, ma deve mettercela tutta per mantenere i nervi saldi, e il primo passo per riuscirci è non dare a vedere la propria tensione.
Franky solleva il pollice nella sua direzione e tira le maniglie del portone. Lei lo segue all'interno di un'ampia stanza piuttosto spoglia, senza riuscire a smettere di deglutire.
Non devono aspettare molto prima che un gruppo di uomini esca dal portone di fronte per dare loro il benvenuto. Tutti e tre indossano una divisa rossa e nera con uno scorpione disegnato sul petto. Le basta quel dettaglio per capire quanto Scorpion sia megalomane. Nami sa che deve studiare ogni singolo dettaglio per farsi un'idea su quel tipo, perché la descrizione di Rufy non è sufficiente, e dubita che possa rivelarsi attendibile.
"Lui è il tuo body-guard?" le chiede uno dei tirapiedi di Scorpion indicando Franky, mentre altri due sghignazzano e l'altro la squadra dalla testa ai piedi.
Il cyborg gli restituisce un'occhiataccia, avanzando di qualche passo.
"Un amico" si affretta a rispondere Nami in tono modulatamente calmo.
"Sai che non può entrare insieme a te, vero?"
"Un momento" s'inserisce lui, "... come faccio a essere certo che non le farete del male?"
Il portone si riapre davanti a loro. "Perché verrò a prendere la ragazza di persona."
Un uomo nerboruto con la barba compare sulla soglia e si dirige verso di loro a passo deciso. I quattro tizi in divisa indietreggiano all'istante per farlo passare, assumendo una postura più dritta.
Nami lo fissa trattenendo il fiato. Quando lo vede posare gli occhi grigi su di lei avverte un brivido scivolarle giù per la schiena, e in quel momento sa con assoluta certezza di avere di fronte Scorpion.
"Diavolo... le foto scattate all'arena non ti rendono giustizia. Sei più bella di quanto pensassi."
Lui cerca di non indugiare troppo sulle forme del suo corpo, ostinandosi a guardarla prevalentemente negli occhi, ma Nami sa che lo sta facendo soltanto per apparenza, per gioco, per far credere a Franky che in fin dei conti è un gentiluomo.
Pessimo tentativo.
"Tanto piacere."
Le tende la mano e quando lei fa per stringerla lui le sfiora inavvertitamente il palmo, chinandosi per depositarle sul dorso un bacio delicato. Scorpion fa indugiare le labbra un po' più del dovuto sulla sua pelle con una mossa studiata, mentre alza gli occhi per guardarla. Nami gli sorride nel modo più naturale possibile, fingendosi sorpresa e compiaciuta per quella galanteria.
Scorpion si ricompone e rivolge un sorriso affettato a Franky. "Bene, direi che puoi andare."
Nami si volta un attimo per guardarlo e annuisce appena col capo, per rassicurarlo. Lui stringe le labbra e non dice nulla.
"Prego, madame." Scorpion tende una mano verso di lei.
Nami non può fare altro che prenderlo a braccetto, ma tiene il mento sollevato con la fierezza di una regina mentre si lascia guidare all'interno della villa.
"B-beh... buona serata, allora" sente dire da Franky, il rumore dei suoi passi che si allontana insieme a quelli degli altri uomini.
Respira, Nami. Respira.
Nell'istante in cui Scorpion chiude il portone dietro di loro ha il timore improvviso di andare nel panico - perché realizza che il suo ultimo spiraglio di fuga si è chiuso, che Franky non è più con lei - però non dura che un attimo, un attimo dettato dall'istinto di autoconservazione.
Nami non ha bisogno di fingersi meravigliata mentre si guarda attorno con espressione stupita. L'ampio atrio di Villa Serenity è arredato con gusto, invita soltanto a essere guardato, a cominciare dal sofisticato lampadario decorato con ornamenti a forma di gocce dorate che si specchiano sul lucido pavimento in marmo, per passare ai raffinati quadri appesi alle pareti ritraenti paesaggi suggestivi e belle donne. Nami percorre con gli occhi il lungo tappeto che si dirama dall'ingresso fino ai gradini delle due ampie scalinate che conducono al piano superiore. Una vetrata a parete si staglia sulla sommità delle scale, conferendo luminosità all'ambiente grazie ai giochi di luce creati dai colori caldi delle tende. Nell'aria aleggia un profumo delicato e riposante.
"Ti piace?"
Annuisce con sincerità alla domanda di Scorpion. Lui piega le labbra in un sorriso compiaciuto e la conduce a sinistra, lungo un corridoio colmo di vasi in fiore. "Ho fatto preparare una cena indimenticabile per questa occasione speciale, mia cara. Spero sia di tuo gradimento, soprattutto il dessert."
Ride maliziosa. "Sono davvero curiosa."
La sensazione del suo braccio premuto contro al proprio, benché ci sia il tessuto della giacca di lui a dividerli, le sta già facendo venire la nausea. Nami si impone di mantenere la calma, finché non vede un uomo in pantaloni casual e camicia sbottonata sul davanti uscire da una porta a lato del corridoio e ammiccare nella loro direzione.
"Buonasera" lo sente dire in tono d'apprezzamento verso di lei, mentre si passa una mano nei capelli scuri e scompigliati - sembra più giovane di Scorpion e ha modo più spontanei.
Nami non ha il tempo di replicare, perché Scorpion parla al suo posto. "Kratos, le tue spasimanti arriveranno fra poco. Non farle aspettare."
I due si scambiano un'occhiata d'intesa poi l'uomo più giovane le fa l'occhiolino e li supera senza aggiungere altro.
È lui. È suo fratello.
Nami sa che fra le ragazze che sta per raggiungere ci sono Robin e Sanji, e il solo pensiero basta a farla sentire meno sola. Non deve nemmeno dimenticare che presto il resto dei suoi compagni sarà là fuori insieme a Franky, in attesa di poter fare irruzione nella villa.
Andrà bene.
Andrà tutto bene.





~~~




"Dunque, dunque... cos'ha deciso di offrirmi dea Fortuna per questa sera?"
Sanji stringe i denti, tenendo le mani in grembo nel tentativo di sembrare più femminile possibile. Con lui ci sono altre otto ragazze e Robin, che adesso si trova fra lui e altre due pretendenti.
"Chi di voi sarà la mia prediletta?"
L'uomo coi capelli ribelli cammina avanti e indietro nella stanza in cui i tirapiedi di Scorpion li hanno condotti. Sanji ha una matta, dannata voglia di accendersi una sigaretta, e gli formicolano le dita.
Quando Kratos si volta con un gesto teatrale nella loro direzione gli rivolge un sorriso timido, sbattendo le ciglia con fare languido. Sanji sa che è praticamente impossibile, ma spera comunque di essere scelto al posto di Robin, perché non può tollerare l'idea di loro due chiusi in una stanza.
Kratos fa vagare lo sguardo su ognuna delle ragazze alla sua sinistra, ha un volto talmente espressivo che parla per lui e ogni volta comunica qualcosa di diverso mentre scruta il suo harem - curiosità, delusione, apprezzamento, lascivia, poi di nuovo delusione, indifferenza, interesse...
Un momento - cosa?
Sanji deglutisce, stringendosi nelle spalle per fare la timida e mordendosi le labbra in un gesto studiato, mentre Kratos lo studia con un brillio malizioso negli occhi.
"Forse ho già deci-
No, non farlo. Ti prego, finisci la frase e non girarti verso Robin!
Ma Kratos è rimasto come pietrificato non appena ha spostato lo sguardo sulla donna. Sanji lo vede rimanere con un braccio piegato a mezz'aria e la bocca semiaperta mentre la fissa spudoratamente, il desiderio che gli anima gli occhi.
"Oh, porca..." riesce soltanto a dire, poi avanza verso di lei.
Sanji, d'istinto, fa un passo avanti, pentendosene subito dopo. Con la coda dell'occhio scorge Robin voltare appena il capo nella sua direzione, mentre Kratos torna a fissarlo.
Merda.
"Mi spiace, dolcezza, ma questa bella mora ti batte alla grande. Sarà per un'altra volta" conclude sussurrando quelle ultime parole e inviandogli un bacio con le labbra. "Ho deciso!" esclama con un sorriso carico di lussuria, gesticolando con le mani con il suo fare teatrale. "Tu" si avvicina a Robin, fissandole il seno pieno messo in mostra dalla sua generosa scollatura, "sarai la mia sirena! Le altre sono tutte vostre!" conclude, rivolgendosi ai suoi tirapiedi.
Con un tuffo al cuore, Sanji lo vede fare cenno a Robin di seguirlo. Lei gli sorride senza tradire la minima traccia di esitazione e si lascia guidare fuori dalla stanza ancheggiando in modo sensuale. Sanji sente il respiro di un uomo in divisa sul suo collo, ma non se ne cura, è come se qualcosa si fosse rotto dentro di lui.
"Vieni con noi, piccola. Ti portiamo in un posto più tranquillo."
Sanji si lascia trascinare fuori dalla stanza da mani sconosciute, cammina meccanicamente nel corridoio del secondo piano nella direzione in cui quegli uomini lo stanno conducendo, e il fiato gli muore in gola quando intravede uno sprazzo di azzurro sparire oltre una porta non molto distante.
Robin...
Qualcuno lo spintona all'interno di una camera, sghignazzando eccitato. Il rumore della porta che si richiude con un colpo secco agisce su di lui come un incantesimo in grado di fargli recuperare lucidità. Sanji vede tre uomini in divisa davanti a lui che avanzano nella sua direzione con espressione inequivocabile, e indietreggia schifato, urtando un tavolino con la schiena.
Uno di loro, quello coi capelli rossicci, si lecca le labbra e mima il gesto di palpargli il seno inesistente. "Adoro quelle che giocano a fare le timide, mi fanno impazzire!"
"Eddai, tesoro, mostraci quelle gambe lunghe, scopriti un po'..."
"Sei troppo vestita, bambola, hai troppa roba addosso!"
Sanji getta una fugace occhiata alla porta davanti a lui, mentre solleva leggermente lo strascico del suo vestito.
Sì. Dovrei farcela.
Un paio di minuti dopo i tirapiedi di Kratos sono tramortiti a terra. Sanji sente ancora il sangue scorrergli bollente nei polpacci per la collera e l'adrenalina, mentre lotta con gli orli del vestito nel tentativo di non inciampare.
Era proprio necessario un abito così ingombrante!?
Finisce di arrotolare dentro a un tappeto uno di quei tizi e lo ficca dentro all'armadio posto accanto alla finestra insieme al suo compare, assicurandosi che entrambi siano bendati per bene. Non si spreca a cercare altre federe di cuscini per il terzo uomo inerme ai suoi piedi, mentre si strappa di dosso con veemenza pezzi di tessuto dell'abito per tappargli la bocca - spera di riuscire a camminare con maggiore scioltezza, così facendo.
Sbuffando accaldato, Sanji si passa una mano sulla fronte per scostare una ciocca ribelle della parrucca che gli ricade davanti agli occhi, le dita che gli formicolano per l'ansia e per l'impazienza al pensiero di cosa stia passando Robin.
Devo fare più in fretta, devo darmi una mossa, maledizione!
Sanji si mette in ginocchio e afferra per i capelli l'uomo che ha pestato poco prima, tirandoli con forza e schiaffeggiandogli il volto. "Ehi, faccia da culo" lo richiama, lieto di poter utilizzare la sua vera voce.
Lui apre gli occhi lentamente, mezzo stordito.
"Azzardati a urlare e giuro che te lo stacco, intesi?"
L'uomo annuisce con un debole gesto del capo, il sangue che gli cola dal naso.
"Mi serve una radio-snail. E una sigaretta, per cortesia."





~~~




Nami sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma quando aveva sentito Scorpion posare la forchetta nel proprio piatto producendo un secco tintinnio, il suo cuore aveva perso un battito, per poi balzarle in gola al rumore della sua sedia che scricchiolava.
Non era più tempo per i convenevoli, Scorpion non aveva intenzione di starsene lì a sorseggiare vino e a fare ancora conversazione - aveva avuto pazienza a sufficienza aspettando che lei finisse di mangiare. Nami ce l'aveva messa tutta per masticare ogni boccone lentamente, senza esagerare per non insospettirlo, ma non aveva potuto rimandare l'inevitabile.
Ora sale le scale contando i battiti del proprio cuore uno a uno, nel tentativo di calmarlo, mentre avverte i passi di lui dietro di sé, la sua mano che le sfiora la schiena con fare lascivo e che di tanto in tanto si scontra con simulata casualità sui suoi fianchi.
Nami deve resistere, sa che non appena Robin e Sanji riusciranno a scoprire dove sono tenuti prigionieri Usop e Chopper, Rufy e Hancock andranno a liberarli, e che gli altri interverranno per tenerle Scorpion lontano.
Respira, dannazione. Respira.
"Sei nervosa?"
Nami sussulta senza voltarsi a guardare Scorpion. Ha raggiunto la cima delle scale e la vetrata con le tende tirate le restituisce il riflesso del suo volto, il suo sorriso avido.
"Oh, no" gli risponde con un risolino provocante, "è che non sto con un uomo così maturo ed elegante da tempo."
Lui ride compiaciuto. "Non ne dubito, se penso a quello sfregiato che ha combattuto con te nell'arena. Ho visto una sua foto, devo dire che è un tipo totalmente privo di fascino."
Pensare a Zoro in quel momento le toglie il fiato. Nami libera una risata affettata. "Hai ragione, è proprio quello che intendevo dire" gli dice, mentre immagina che a toccarle la schiena siano delle mani diverse da quelle di Scorpion - mani ruvide e callose - per reprimere il disgusto.
Non sa che Sanji sta sbirciando da oltre la fessura di una porta situata parecchi metri più avanti, non sa che l'operazione Giselle ha avuto successo, per questo inizia ad avere paura.





~~~




"Dimmi, cos'è che desideri? Mi sembri quel tipo di donna che può avere tutto senza il bisogno di chiedere."
Robin si finge compiaciuta, si siede sul letto accavallando le gambe e fissa Kratos dritto negli occhi con un sorriso misterioso. Non appena lo vede abbassare lo sguardo sui polsini della sua camicia per slacciarli, lei se ne approfitta per studiare la stanza, cercando di memorizzarne più dettagli possibili.
"Ora come ora, quello che voglio è soltanto compiacerti."
Kratos smette di armeggiare con i polsini della propria camicia e torna a guardarla. Fa un passo verso di lei, poi si sfila l'indumento ormai slacciato da sopra la testa.
"Sai, sei proprio un bel tipo..." mormora Robin, ripercorrendo le linee dei suoi addominali allenati.
"Oh, ma davvero?" Kratos si ferma in piedi davanti a lei, mordendosi le labbra. "Alzati" le dice.
Lei fa come le viene chiesto.
"Voltati."
Robin trattiene il fiato, il suo volto non tradisce alcuna emozione all'infuori di un velato desiderio. Indugia sul da farsi un istante, fingendosi eccitata al pensiero, poi si gira dandogli le spalle. Kratos le posa le mani sui fianchi e inspira sui suoi capelli, iniziando a risalirle la schiena seminuda con dita voraci.
Robin impone a se stessa di non irrigidirsi e simula un sospiro appagato, finché non lo sente attirarla contro di sé con più decisione e avvicinare le labbra al suo orecchio. "Credevi davvero che non ti avrei riconosciuta, donna pirata?" le soffia appena. "Che io e mio fratello saremmo stati così stupidi da non informarci su di voi?"
Robin sente il sangue gelarle nelle vene. Fa per ricorrere al suo potere, ma Kratos stringe la presa su di lei, artigliandole il ventre e una spalla, e quel contatto agisce su di lei come uno scudo.
Hancock le aveva detto che quell'uomo ha mangiato un frutto del mare che gli permette di soggiogare le persone. Robin aveva creduto che non sarebbe stato un problema gestirlo, certa che sarebbe riuscita a distrarlo, a coglierlo di sorpresa nell'atto di sedurlo, ma non aveva previsto quella banale eventualità, che lui avesse indagato su tutti i membri della ciurma - perché, semplicemente, non pensava che quegli sprovveduti sarebbero arrivati a tanto per fare sesso.
"Che c'è, non parli più, puttana?"
Kratos la spinge contro al letto con una tale forza da farla cadere a terra. Robin si approfitta della loro mancanza di contatto fisico per richiamare i propri poteri, tuttavia riesce soltanto a far fiorire delle mani sulle sue caviglie e a fargli perdere l'equilibrio.
Kratos l'afferra per i capelli e poi per un braccio, costringendola a rialzarsi, poi la sbatte sul letto. Il potere del frutto Fior-Fior è ormai svanito, Robin sente le proprie mani muoversi contro la propria volontà, mentre fissa l'uomo sopra di lei a occhi sbarrati.
"Visto che ormai sei qui, però, potremmo divertirci!"
Lei lotta con tutte le sue forze per impedire a se stessa di sfilargli la cintura dei pantaloni, per ritirarsi, per provare a sferrargli un calcio, ma non ci riesce - lui la sta soggiogando. Con un tuffo al cuore nota che la porta della stanza si sta aprendo lentamente, prima che Kratos la colpisca con uno schiaffo in pieno volto.
Poi lui non è più sopra di lei.
Robin si rialza sconvolta, udendo un tonfo secco, lo scricchiolio di una sedia e il rumore di qualcosa che si rompe. Si precipita verso la porta e la richiude senza avere il tempo di fare altro.
Kratos si dibatte a terra in una lotta furiosa con una persona che indossa un vestito strappato. Robin riconosce immediatamente Sanji e si prepara a richiamare i propri poteri, ma i due uomini sono talmente vicini che non si capisce dove siano le gambe e le mani di chi, e lei non sa cosa fare - rischierebbe soltanto di ostacolare Sanji.
Kratos riesce a rialzarsi e lo spinge contro una libreria, strappandogli di dosso la parrucca. "Cosa sei!?" gli urla furente.
Robin scatta verso di loro afferrando una lampada, pronta a spaccargliela in testa, ma in quell'istante la libreria si muove, ruotando su se stessa.
Senza pensarci un solo secondo, lei si lancia oltre la parete oscura dietro cui Sanji sparisce insieme a Kratos, lasciandosi inghiottire dal buio.





~~~




L'uomo in divisa cade pesantemente a terra, un urlo silenzioso che gli muore in gola. Zoro lo spinge dietro la tenda con un colpo del piede, guardandosi attorno furtivo e rigirandosi fra le mani la maschera che gli ha sottratto.
Mmh, questa me la tengo io.
Getta un'ultima occhiata alla propria vittima come se bastasse il pensiero per intimargli di non svegliarsi, poi gli viene un'idea - un'idea rischiosa, ma migliore dell'alternativa di aspettare.
Zoro scivola nell'ombra lungo il corridoio del secondo piano portandosi dietro l'uomo che ha messo al tappeto - non è stato particolarmente difficile intrufolarsi nell'edificio senza farsi vedere. Sguscia da un nascondiglio all'altro col cuore che gli martella a mille, l'adrenalina alle stelle. Ha sentito Sanji dire a tutti loro tramite una radio-snail che Scorpion ha portato Nami lassù e, tra un uomo di guardia e l'altro di cui si è sbarazzato silenziosamente, avvicina l'orecchio a ogni porta.
Non è nemmeno qui.
Zoro si cala la maschera da lupo sul volto, reprimendo l'impulso di sferrare un pugno contro al muro. Forse quel maniaco è salito ai piani superiori; Franky è al terzo, Brook al quarto, uno di loro dovrebbe dire qualcosa agli altri, se trovasse Nami.
Continua a percorrere il sontuoso corridoio avvolto nella penombra con una tensione sempre più crescente, finché non sente il suono di una risata familiare da oltre una porta raffigurante uno scorpione intarsiato sulla sua superficie.
Patetico bastardo.
Zoro non perde tempo a pensare a quanto sia poco furbo quel tipo, a come quel simbolo lo smascheri senza difficoltà durante un'incursione nemica, e si precipita verso quella porta premendovi contro l'orecchio, senza fiatare.
"Voglio morderti" sente dire da quell'animale, e il suo cuore inizia a battergli agitato contro la cassa toracica.
Poi il sangue gli va al cervello. Zoro vede tutto annebbiato davanti a sé, perché le parole di Scorpion vengono seguite da un sorpreso gemito di dolore che Nami si affretta a tramutare in un verso appagato.
Non può sopportare oltre. Bussa alla porta battendo due colpi decisi con le nocche dell'uomo che si è caricato in spalla, lo sguardo che gli saetta a destra e a sinistra del corridoio per controllare che non arrivi nessuno.
Le voci nella stanza ammutoliscono. Zoro bussa di nuovo battendo sempre due colpi sul legno, il timore di spaccare la porta, tanta è la collera che sente dentro di lui.
Un rumore di passi in avvicinamento gli fa tendere le orecchie. Dopo alcuni secondi di silenzio, l'uomo apre bocca.
"Chi è tanto stupido da osare disturbarmi?"
Zoro preme la mano del tizio che sta usando come esca sulla maniglia per smuoverla, e parla con una voce modificata. "Capo, apra subito, è urgente!"
Sente Scorpion dire qualcosa a Nami che suona come un "Se è una trappola giuro che te ne farò pentire", e quando la chiave gira nella toppa, Zoro butta l'uomo svenuto a terra davanti alla soglia, estraendo una delle sue spade.
Non appena la porta si apre, balza contro la mano che vede spuntare davanti a sé con una furia, una velocità e un'impazienza tale da sorprendere persino se stesso. Non gli è nemmeno necessaria la presenza dell'esca per cogliere di sorpresa il nemico - in un attimo è dentro la stanza, la spada puntata alla gola di Scorpion, la sua mano libera che richiude prontamente la porta alle loro spalle.
Zoro intravede la figura di Nami appiattita contro al muro di fianco a un letto a baldacchino e per un istante incrocia i suoi occhi spaventati.
"Chi diavolo sei tu!?" urla Scorpion, colto di sorpresa.
Zoro, il volto coperto dalla maschera, scopre i denti in un sorriso sardonico. "Il lupo cattivo."
Sente la sua preda trattenere il fiato e, senza redersene conto, gli preme la lama contro la pelle, animato da una cieca collera. Poi accade qualcosa che gli mozza il respiro.
Nami corre sulla terrazza, aggrappandosi rapidamente alla balaustra, e Zoro capisce che Scorpion sta ricorrendo al suo potere contro di lei. Gli sferra un pugno allo stomaco, poi un calcio alla gamba per fermarlo, eppure Nami si sporge lo stesso oltre la balaustra. Con un tuffo al cuore molla la presa su Scorpion, abbandonando la Shusui a terra senza pensarci un solo istante. Quando attraversa di corsa la porta del terrazzo, però, è già troppo tardi.
Nami si lancia nel vuoto mentre lui tende un braccio verso di lei. Il tempo sembra rallentare, ogni cosa intorno a lui sbiadisce, e un vortice di ombre lo inghiotte nel buio.
Zoro si butta immediatamente nel vuoto - senza pensare alle conseguenze, senza curarsi della propria incolumità, lottando contro l'aria per raggiungere Nami.












Note: e dopo Rufy in un sexy shop, ecco Sanji vestito da donna - erano secoli che sognavo di scrivere anche una cosa del genere! Ad ogni modo, non ho finito di tormentare Nami e Zoro, questa è la parte ancora 'facile', diciamo. Mi perdonerete?
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 8
*** Cadere ***






Quando precipita in mare gli sembra di franare contro a un muro. Zoro non sarebbe in grado di quantificare l'altezza da cui si è lanciato nel vuoto, si sente stordito come se qualcuno l'avesse colpito ripetutamente alla testa, mentre trattiene il fiato per impedire all'acqua di invadergli le vie respiratorie. Intorno a lui ci sono solo ombre, ombre liquide e vorticanti, ombre scure che lottano per inghiottirlo in un freddo, soffocante abbraccio, ma lui non si dà per vinto.
Per un breve, fugace attimo era riuscito a raggiungere Nami mentre cadeva, a sfiorarla, quasi, poi l'aveva vista sparire oltre il velo dell'acqua.
Zoro scalcia rapidamente con braccia e gambe, lottando contro una natura oscura e ostile, respingendo dalla mente un pensiero che lo scaraventa contro un vortice di angoscia. Il mare di notte è nemico dell'uomo, lui però è più ostinato - o forse soltanto più fortunato - ma non importa.
Ciò che conta davvero è che, nemmeno lui sa come, riesce a trovare Nami, a raggiungerla, ad afferrarla per la vita, a nuotare verso la superficie. Zoro non allenta la presa su di lei neanche per un istante, alimentato soltanto dall'intenzione di riemergere, di portarla al sicuro. Ha bisogno di sapere che respira, che è illesa, che va tutto bene.
Gli sembra di infrangere una barriera infernale quando la sua testa emerge dall'acqua e l'aria gli invade i polmoni, ma non c'è tempo per pensare. Zoro si guarda attorno con febbrile agitazione, aspettandosi di vedere un fucile puntato sulle loro teste, il brillio di una lama, un fascio di luce traditore - non indossa nemmeno più la maschera, che è andata perduta - invece ci sono soltanto acqua e scogli.
La pagoda è edificata su un alto promontorio. Da lì non si riesce a individuare il terrazzo da cui sono caduti, né a capire se Scorpion li abbia localizzati. Zoro nuota verso riva lottando contro le onde irruente, senza mollare la presa su Nami, senza avere il coraggio di guardarla.
Va tutto bene, si ripete insistentemente - deve andar bene.
Il bagnasciuga non è che una striscia di sabbia sottilissima davanti a loro, ma c'è un'insenatura fra le rocce che sembra promettere un po' di tranquillità, un piccolo rifugio in cui poter riprendere fiato. Zoro vi si dirige rapido, sfidando la corrente ostile, e quando sente la sabbia umida fra le dita inspira profondamente per riprendere fiato. Ha raggiunto la riva. Molla la presa su Nami soltanto per adagiarla su quella superficie soffice, mentre le scosta una ciocca di capelli dagli occhi e le afferra il volto con una mano.
"Nami" la chiama, picchiettandole ripetutamente una guancia, una sensazione di gelo sulla pelle che non ha nulla a che fare con il contatto dell'acqua. "Nami!"
Sa che è inutile chiamarla, ma non riesce a evitare di ripetere il suo nome. Le avvicina l'orecchio alla bocca, in ascolto.
Non sente il suo respiro.
Zoro impone a se stesso di mantenere l'autocontrollo e le posa le mani sul torace, iniziando a esercitarvi rapide pressioni per liberarle i polmoni.
Avanti!
L'osserva irrequieto, aspettando di vederla reagire, di sputare acqua e di riaprire gli occhi, ma Nami rimane inerme.
Forza!
Le chiude le narici fra il pollice e l'indice, poi preme la bocca contro la sua per infonderle ossigeno. Continua così per un tempo indefinito, il respiro del mare che svanisce poco a poco intorno a lui assieme alla percezione dello spazio, al ricordo di dove sono e di tutto il resto. Zoro aspetta di vedere quel corpo riprendersi e gli occhi di Nami riaprirsi. E si sente uno stupido - colpevole , per come ha agito, un incosciente.
La bolla di angoscia si spezza dentro di lui non appena Nami viene scossa da una spasmo. Zoro si solleva su di lei e la vede tossire e sputare acqua. Le passa subito una mano dietro la testa per permetterle di liberarsi in fretta dell'acqua in eccesso, mentre stringe la sabbia umida sotto le dita come a volersi sincerare che sia tutto vero, che non si tratti di un'allucinazione. Il suo battito cardiaco si stabilizza soltanto quando sente Nami rilassarsi e prendere un respiro profondo.
Accidenti.
Zoro chiude l'occhio, mentalmente esausto e desideroso di un riposante, buio attimo, mentre sospira di sollievo. Quando lo riapre vede che Nami sta guardando in alto, verso la porzione di cielo visibile oltre la sua spalla. "Maledetto bastardo" la sente esalare, "... me la pagherà."
Ha il respiro affaticato, ma accompagna a quelle parole un debole sorriso che sembra voler rendere spavaldo. Zoro vorrebbe concederle il tempo di riprendersi con calma, ma sa che non possono permettersi quel lusso, non in quel momento, non lì, non con qualcuno che le sta dando la caccia.
"Dobbiamo andarcene" le dice in tono affrettato, nell'atto di aiutarla a rialzarsi.
"Aspetta, così non riesco a camminare."
Nami lo blocca e armeggia coi propri sandali, sfilandoli con impazienza, poi afferra la sua mano e si tira su in piedi. Zoro non può fare a meno di indugiare sul suo corpo - l'acqua le fa spietatamente aderire il vestito alla curva morbida del seno, alla linea piatta del ventre, ai fianchi sinuosi, alle gambe snelle. È costretto a dirottare lo sguardo in un punto oltre di lei per impedirle di notare qualcosa che possa tradirlo, per non perdere la lucidità. Perché nonostante Nami abbia il trucco colato e la sua acconciatura sia mezza disfatta, Zoro non può fare a meno di pensare che così scompigliata sia maledettamente sexy - che vorrebbe strapparle i vestiti di dosso, prenderla lì, prenderla furiosamente sulla sabbia e - no no no no, smettila, smettila, basta .
"Zoro... Zoro, mi senti?"
Nami gli tocca il petto, scrollandolo con entrambe le mani. "Cosa è successo, che ne è stato di Usop e Chopper?"
A quelle parole lui sussulta e mentre la guarda sente tante piccole lame colpirlo alla schiena. "Non lo so" ammette - colpevole, colpevole, cos'hai fatto, Zoro?
Nami sgrana lentamente gli occhi. "Cosa?"
E lui si sente esposto come non mai - perché tutti sapevano che prima di intervenire in soccorso di Nami bisognava liberare Usop e Chopper.
Zoro non ha però bisogno di cercare una scusa, perché con un lampo di allarme vede un fascio di luce illuminare l'insenatura all'improvviso, e sa che hanno un problema più urgente, che è soltanto questione di attimi prima che quella luce si depositi sulla sua schiena, su Nami, sulle rocce alle loro spalle.
Un momento.
Zoro afferra la ragazza per un braccio e la trascina in un angolo, lontano dal fascio di luce in avvicinamento. C'è un'apertura fra le rocce, una rientranza stretta ma profonda, in cui è possibile infilarsi - i raggi della luna non la colpivano, tenendola nascosta, ma ora la luce l'ha resa visibile.
Nami non ha il tempo di fiatare, di chiedergli che intenzioni abbia, perché Zoro la spinge all'interno della rientranza tenendola stretta per il polso. Lei sente il terreno scivoloso sotto ai piedi nudi, incespica e cade a terra, la schiena, le braccia e le gambe che sfregano contro la ruvida roccia.
Poi, senza alcun preavviso, arriva il vuoto.
Zoro cade subito dopo di lei, l'aria satura di umidità che gli vortica contro la pelle.
Stanno precipitando.
Di nuovo.





~~~




Zoro si oppone alla forza dell'aria per non perdere la presa su quel braccio. E lotta e si agita e scalcia per attirare Nami a sé, per tenerla stretta, perché se devono cadere a terra facendo un volo di parecchi metri, che sia lui a spezzarsi la schiena o a restarci secco - non lei.
Eppure l'impatto che si stava aspettando non avviene contro una superficie dura. Zoro avverte nuovamente l'acqua invadergli le vie respiratorie, ma stavolta il salto è avvenuto da un'altezza inferiore e non si sente stordito come prima. Le dita della sua mano destra sono ancora strette attorno al braccio di Nami. La trascina con sé verso l'alto ed entrambi riemergono in superficie, ansando.
Il soffitto sopra di loro non è che un verdastro ammasso roccioso traslucido in grado di illuminare parzialmente l'ambiente - rocce, rocce e ancora rocce. Sono caduti in una grande piscina che ha tutta l'aria di essere stata progettata dall'uomo, visti i bordi di cemento che la delimitano.
"Una piscina quaggiù? Com'è possibile?" Nami traduce a parole i suoi pensieri.
"Ringrazia che siamo caduti in acqua anche stavol-"
Zoro si interrompe, sbiancando. Estrae fulmineo una delle sue spade e sferra un colpo verso il basso, contro la superficie liquida dell'acqua, poi sfodera anche l'altra e sferra un secondo colpo.
"Cosa - cosa c'è!?"
"ESCI DA QUI!"
Nami emette un verso di panico, ma Zoro la sente nuotare, lo scroscio dell'acqua prodotto da lei che si sovrappone alle vibrazioni minacciose provenienti dal basso. Resta in ascolto trattenendo il fiato, pronto ad attaccare di nuovo, mentre l'acqua si tinge di rosso sotto di lui, comunicandogli che i suoi colpi sono andati a segno.
Nami esce dalla piscina proprio un attimo prima che la presenza sott'acqua affiori con la testa in superficie. Quando si volta verso Zoro si tappa la bocca con un urlo strozzato. Un mostro marino con le fattezze di un enorme squalo torreggia su di lui, le fauci spalancate pronte a infierire, dilaniare, squarciare.
Il suo cuore perde un battito, poi tutto si riduce a un sibilo nell'aria, al brillio di due lame, a degli sprazzi di rosso. Nami tiene gli occhi fissi sulla creatura che ricade tranciata in due nell'acqua, finché non la vede sparire del tutto inghiottita oltre la sua superficie. Sente Zoro risalire sul bordo della piscina, ma non riesce a distogliere lo sguardo da quella superficie scura in cui danzano beffarde delle piccole onde - lo fa soltanto quando lui l'afferra per un braccio, trascinandola lontana da lì.
"Dove - dove siamo finiti? Cos'era quella cosa!?"
Zoro però non l'ascolta, le afferra il volto con una mano e la costringe a voltarlo nella sua direzione.
"Ma che fai!" protesta lei, confusa.
"Stai sanguinando."
Di riflesso, Nami si tocca dietro la nuca, poi a lato della testa, dove le pende uno dei pochi fiori dell'acconciatura rimastole, ormai sgualcito. Quando avverte il sangue sotto le proprie dita, capisce che il rivolo che le sta scorrendo sul collo non è acqua.
Zoro le ruota delicatamente il capo, studiando la sua ferita. Lei trattiene il respiro, in attesa di un suo responso - non dovrebbe essere grave, però, perché non le fa male. È nelle gambe e nelle braccia che sente bruciare, il contatto con l'aria che si è sostituito a quello dell'acqua le sta facendo percepire i graffi sulla pelle che si è procurata durante la caduta, sfregando contro le rocce.
"Sembra un taglio superficiale."
Nami rilassa le spalle, sollevata, mentre lui molla la presa sul suo viso e sposta lo sguardo sul resto delle sue ferite con aria colpevole.
"Dimmelo, se stai cercando di uccidermi" tenta di sdrammatizzare lei.
Zoro scuote la testa e sospira. Per un attimo le sembra un po' più alleggerito dalla sua battuta, e lei è certa che abbia colto l'allusione, perché attraverso il suo occhio rivede entrambi precipitare prima in mare aperto, giù da una terrazza, poi nelle profondità di una grotta sotterranea.
"Ehi" fa vagare attentamente lo sguardo sul suo corpo, indugiando sulla sua fronte e sulle sue braccia scoperte "... anche tu sei ferito."
"Sono soltanto graffi."
Tipico.
Nami alza gli occhi al cielo, conscia che lui stia continuando a osservarla. "Devo portarti al sicuro" gli sente dire, e a quelle parole scuote la testa.
Zoro aggrotta le sopracciglia alla sua reazione. Lei mantiene gli occhi chiusi, un lieve sorriso le incurva le labbra per un fuggevole istante. "Lo sono già" dice soltanto, e lui avverte una fitta di calore improvvisa nello stomaco.
Sarà il rilascio della tensione dovuto a due salti nel vuoto con inseguimento annesso e un rischio di annegamento evitato grazie a lui, sarà il pericolo appena scampato contro due squali giganti, sarà che la botta che lei ha preso in testa non è leggera come pensa Zoro, ma Nami ha davvero detto qualcosa di carino nei suoi confronti senza fare del sarcasmo, qualcosa che non si sarebbe mai immaginato di sentir uscire dalle sue labbra.
"Suona un po' contraddittorio con quello che hai detto prima" replica, bisognoso di riempire il silenzio.
Lei libera una bassa risata e scuote nuovamente la testa, guardando altrove. Sa che dovrebbero correre a cercare una via di uscita, ma per quanto sia folle, ingiusto ed egoistico è più forte di lei - non riesce a smettere di pensare che Zoro non ha rispettato i patti per correre in suo aiuto. Vorrebbe provare soltanto rabbia nei suoi confronti per il rischio a cui ha sottoposto Usop e Chopper, eppure sente anche uno strano nodo alla gola, un'euforia misteriosa che la scuote emotivamente.
Non le è mai capitato di provare una sensazione simile - le fa paura.
"Aspetta, dimmi che è ancora qui!"
L'esclamazione di Zoro le fa riportare gli occhi su di lui, intento a frugarsi nelle tasche.
"Di che stai parlando?"
Lui non le risponde, perso in una febbrile ricerca, finché non estrae una radio-snail dalla tasca destra e la scuote per rimuoverle l'acqua di dosso. Nami la fissa con un tuffo al cuore, trattenendo il fiato. "Piano, poverina, così la traumatizzi!" Quando però l'animale apre gli occhi le sembra che stia bene.
Zoro digita una serie precisa di numeri, intenzionato a stabilire un contatto telefonico con i loro compagni, ma uno scossone improvviso lo fa fermare.
Nami, davanti a lui, si irrigidisce e indietreggia istintivamente. "Cos'è stato?" sussurra.
Zoro tende le orecchie, sollevando un braccio nella sua direzione per farle segno di non muoversi. Il rumore sembrava provenire da molto lontano, tuttavia i suoi sensi vigili gli comunicano che qualunque cosa abbia prodotto quel suono si sta avvicinando.
Nami ha solo il tempo di trasalire prima che Zoro si fiondi su di lei e la butti a terra. L'impatto col suolo non è gentile, ma è il fragore dannatamente vicino a loro a preoccuparla di più. Schegge rocciose mischiate a un fitto nugolo di polvere le ricadono addosso. Lei fa per sollevare la testa, e Zoro gliela spinge nuovamente verso il basso, riparandola col proprio corpo.
Un frusciare di coda sovrasta ogni rumore, seguito da un tremendo ruggito che fa vibrare il suolo. Nami sente un grido rabbioso, ma non riconosce la voce che l'ha prodotto. Quando lo spadaccino si rialza estraendo le proprie spade, lei riapre gli occhi che aveva chiuso per lo spavento e intravede Sanji infilato in un lungo vestito da donna mezzo strappato.
C'è anche Robin con lui, i capelli scompigliati, il labbro spaccato e il vestito ricoperto di macchie.
Peccato che insieme a loro ci sia anche colui che ha effettuato quell'ingresso discreto, sfondando la parete a pochi metri da lei e Zoro. Peccato che quell'essere sia un drago alto almeno cinque metri che pesta il terreno con una zampa, agitando la coda infuriato.
E peccato che il bestione sembri avercela con i suoi compagni.
Nami indieteggia alla velocità della luce, strisciando per terra con gli occhi rivolti verso di lui. Sanji, in posizione di attacco, gli si dirge contro schivando la sua zampata, una gamba tesa. "Chiudiamo la questione, fottuto bastardo!"
Robin incrocia le braccia davanti al seno, facendo comparire diverse mani intrecciate che immobilizzano le ali del drago. Zoro mulina le proprie spade nell'aria, generando un'onda d'urto che gli incide un taglio a croce sul corpo.
Nami assiste sconvolta alla battaglia. È tutto così veloce che non ha nemmeno il tempo di urlare avvertimenti ai suoi compagni, di seguire i loro movimenti, di capire cosa sia effettivamente successo, quando il drago fa ricadere la testa al suolo con un tonfo secco, la coda e le ali ritratte.
Ci mette un po' a capire che l'hanno messo al tappeto, che anche quel pericolo è scampato, che può riprendere a respirare.
"Marimo!?"
"Sanji!?"
"Nami!"
"Robin!?"
La sua voce si mischia alle loro.
"Si può sapere cosa ci fate voi due qui?"
"È quello che mi piacerebbe sapere da te, zucca verde!"
Nami si rialza con uno slancio gioioso, dirigendosi verso l'amica che le sta venendo incontro. Robin la prende per le spalle e le scosta una ciocca di capelli umidi dal viso. "Tutto bene?"
"Sì - tu, piuttosto!, mi sembri un po' malconcia..."
"Non è nulla di grave."
Gli strepiti di Sanji impediscono loro di comunicare. Entrambe si voltano in direzione dei ragazzi e vedono Sanji puntare un dito verso Nami mentre fissa Zoro con aria omicida.
"Cosa sono quei graffi, perché è ridotta in quelle condizioni?"
"Piantala di urlare come una donnetta isterica!"
"Ora vedi cosa ti combina la 'donnetta isterica'!"
Nami sospira. "Sembrano proprio una coppia di sposini..."
"Già" ridacchia Robin, "Sanji ha anche il vestito da donna."
"Peccato sia tutto strappato... " le dispiace enormemente essersi persa l'occasione di ammirarlo in tutto il suo splendore, il cuoco non ha nemmeno più la parrucca... "la loro è decisamente una luna di miele da dimenticare."
Non dovrebbero starsene lì a ridere dei loro compagni, ma il bisogno di quei brevi momenti di leggerezza è più forte di qualsiasi altra cosa.
"Ehi, un momento." Nami tiene gli occhi fissi a terra nel punto in cui poco prima aveva visto comparire Robin e Sanji. "Chi è questo!?"
Si è accorta solo adesso che c'è un uomo riverso a terra, il volto coperto da scure ciocche di capelli ricci. I suoi vestiti le ricordano qualcuno.
Robin cammina verso di lui, ruotandolo su un fianco col piede. "Kratos, il fratello di Scorpion" la informa, imprimendo il tacco sul suo costato con soddisfazione, "mentre lui e Sanji stavano lottando si è attivato accidentalmente un passaggio segreto che ci ha condotti in questo posto. Sanji gli ha dato una bella lezione."
Nami corruga la fronte, studiando il comportamento dell'amica. "Non è stato il drago a farti del male, ma questo bastardo."
La sua non è una domanda, bensì un'affermazione. Cammina verso l'uomo steso a terra coi pugni stretti lungo i fianchi. Zoro e Sanji smettono di litigare quando intravedono il suo movimento, ricordandosi improvvisamente che hanno altre priorità. Quando Nami sferra un calcio al petto dell'uomo, il primo lo guarda senza capire, poi sembra collegare tutto quanto. "Vedo che l'avete sistemato per bene."
"Se l'è meritato, quello schifoso! Ha osato fare del male a Robin!" sbraita Sanji, le dita che al solo pensiero gli formicolano ancora dalla rabbia. "Si può sapere invece perché non rispondevi alle mie chiamate, eh!? Tu e Nami siete gli unici di cui non ho più avuto notizie!"
"Aspetta, cosa? Hai parlato anche con Usop e Chopper? Hai sentito tutti quanti? E stanno bene?"
"Frena, frena!"
"Probabilmente l'hai contattato quando siamo caduti in acqua" si inserisce Nami nella conversazione, rivolgendosi a Sanji.
"Caduti in a-
"No, aspetta. Vi prego, ragazzi" lei cerca anche Robin con lo sguardo, "... prima diteci che Usop e Chopper stanno bene."
"Sì" le risponde immediatamente lei, e quella semplice sillaba basta a farle tirare un sospiro di sollievo e far rilassare le spalle a Zoro, "... prima di stordire Kratos, Sanji si è fatto dire da lui dove erano tenuti prigionieri i nostri compagni. Io ho avvisato Rufy e Hancock che sono corsi a liberarli, poi ho detto a Franky e Brook che potevano correre a cercarti senza preoccuparsi di rimanere in incognito."
"Ma loro due si sono imbattuti soltanto in altri tirapiedi di Scorpion e nelle ragazze selezionate per il provino con suo fratello. Quell'insalata appassita è stato l'unico che non ha risposto alla chiamata, sembrava sparito insieme a te" continua Sanji, "così abbiamo supposto che ti avesse trovato lui."
"Difatti è così."
"Il problema, cara Nami, è che anche Scorpion era sparito. Abbiamo temuto che qualcosa fosse andato storto."
"Ehm..." Nami inarca un sopracciglio, "diciamo che poteva andare meglio, ma stiamo bene."
"Dove sono Usop e Chopper adesso?"
"Con Rufy e Hancock" risponde Robin a Zoro. "A parte qualche livido negli occhi, sono illesi."
"Perfetto."
La radio snail di Sanji inizia a squillare in quel momento. Lui risponde immediatamente e dal microfono si sente la voce di Franky. "Ehi, amico, nessuna traccia né di Nami né di Zoro. Voi avete trovato l'uscita di quello stramaledetto labirinto?"
"Non ancora, ma ho una buona notizia. Nami è qui con noi!"
"Supeeer!"
"Oh, già, c'è anche il marimo" aggiunge Sanji con noncuranza, mentre il diretto interessato digrigna i denti nella sua direzione. "Ehi, cos'è quel rumore strano?"
In effetti Nami sente un inquietante suono di colpi ripetuti provenire dal microfono della radio-snail, come se qualcuno stesse infierendo con un batticarne su una superficie sensibile.
"Ah, quello! Tranquillo, è solo Brook che sta prendendo quel maiale di Scorpion a ombrellate in testa!"
Quella notizia, sommata alla vista di Sanji che parla tutto serio con un vestito rosa pallido addosso, le pieghe della gonna strappate, il rossetto sbavato e una ciglia finta mezza staccata, spingono Nami a portarsi le mani davanti alla bocca per non scoppiare a ridere. Quando intercetta lo sguardo di Zoro posarsi su di lei per un fugace istante, le sembra di vedere un lampo di divertimento sul suo viso. Anche Robin sembra incapace di restare seria.
"L'abbiamo beccato che allertava i suoi uomini, stava cercando di mandarli a stanare Usop e Chopper. Non ha voluto parlare, il bastardo" prosegue Franky, "... ma da quello che mi hai detto te, Sanji, sembra che si sia imbattuto nel nostro spadaccino, ecco perché era così incazzato."
Zoro piega le labbra in un perfido ghigno compiaciuto.
Nami si lascia cadere in ginocchio, fisicamente ed emotivamente sfinita.
Usop e Chopper sono sani e salvi.
Scorpion e Kratos sono stati neutralizzati.
È finita.





~~~




"Quindi quel pazzo maniaco che si è servito dei suoi scagnozzi per attirarci in un vicolo"
"... e che ci ha fatti rapire e rinchiudere in uno scantinato per ricattarvi"
"... ha mangiato un frutto del mare che induce le sue vittime a procurarsi autolesionismo, ti ha fatta buttare giù dalla terrazza della sua stanza coi suoi poteri per vendicarsi dell'assalto di Zoro"
"... fatto quasi rompere l'osso del collo e spedito entrambi dritti dritti nel labirinto sotterraneo costruito come tana per i suoi 'simpatici animaletti' da compagnia"
"... soltanto perché"
"... il suddetto pazzo maniaco voleva trascorrere la serata con te" - il nasone arrossisce al solo pensiero - "e voleva impedirti di dirgli di no!?"
La ragazza dai capelli rossi si regge la testa con entrambe le mani, i gomiti appoggiati al tavolo. "Parlate come se nessuno vi avesse già raccontato cos'è successo."
Il barista getta di tanto in tanto occhiate nella loro direzione, mentre passa uno strofinaccio sul bancone. La sala della colazione è mezza vuota, ormai è mattina inoltrata e tutti i turisti sono usciti a fare compere o a divertirsi.
"Hai anche il coraggio di biasimarci?" sente dire dal nasone. Questa storia è talmente assurda da sembrare una barzelletta!"
L'orsetto lavatore - o quello che è - salta in braccio alla ragazza, abbracciandola in un modo che gli costerebbe l'accusa di molestie sessuali, se non sembrasse un tenero peluche facente capolino dal suo seno.
Il barista sorride nella loro direzione senza accorgersene. Gli piace quella creatura, lui e il resto dei suoi compagni sono arrivati in città soltanto da alcuni giorni, eppure si sono fatti ricordare in poco tempo - ne ha visti di clienti strani alloggiare alla locanda, ma nessuno ha mai scatenato un tale putiferio con lord Scorpion, prima di loro.
"Rufy l'ha spaventato per bene" sta dicendo adesso il nasone. "Gli ha detto che se lui, suo fratello o i loro tirapiedi dovessero provare ancora a minacciare uno di noi o farci del male, raderà al suolo la sua villa e gli darà tante di quelle botte da fargli dimenticare persino come si chiama - ah, quanto avrei voluto dargli personalmente una bella lezione!"
La ragazza scuote la testa con aria contrariata. "Sul serio, Usop, come avete potuto farvi fregare da simili idioti?"
Il ragazzo si mette le mani sui fianchi con aria offesa. "Chiedilo a lui!" e il piccolo cervo nasconde la testa contro al seno di lei. "Questo ingenuo si è messo a correre dietro a una stecca di zucchero filato volante... non aveva capito che era una trappola! Quando l'ho inseguito in un vicolo deserto ho fatto solo in tempo a vedere che gli stavano iniettando qualcosa, prima che qualcuno mi colpisse in testa!"
La ragazza sospira. Per un attimo i tre rimangono in silenzio, poi fanno vagare lo sguardo sui loro lividi, sui graffi, sulle sbucciature, sulle bende che avvolgono o un braccio della ragazza o la testa del nasone o la fronte del procione - e scoppiano a ridere all'unisono.
Che tipi.
"Senti, Usop, oggi pensa soltanto a te stesso e lascia perdere il mio Clima Takt, intesi?"
"Ovvio, dopo quello che ho passato per colpa tua mi sembra il minimo!"
"Ehi, come sarebbe a dire?" protesta la ragazza con una risata.
Il barista ripone momentaneamente lo strofinaccio sotto un ripiano del bancone quando la vede alzarsi da tavola e dirigersi verso di lui. Fa fatica a non distrarsi, mentre lei gli chiede una spremuta - quella tipa ha una bellezza davvero magnetica, tutta fuoco e curve mozzafiato.
"Ehi, Zoro!" erompe l'orsetto con voce squillante. "Ben svegliato, sono già le dieci di mattina passate!"
La ragazza si volta in direzione del nuovo arrivato, mentre lui le serve da bere. A fare il suo ingresso nella sala è stato un altro membro di quella stramba ciurma di pirati, un tizio coi capelli verdi e una vistosa cicatrice su un occhio, il volto ancora impastato di sonno.
"Allora, ti unisci a noi?" lo invita il nasone.
"Mmh" è la sua risposta loquace.
Il barista lo vede avanzare verso il tavolo a cui è seduto l'orsetto lavatore con il suo amico, per poi fermarsi di colpo e girarsi da un'altra parte alla vista della ragazza al bancone. Lui appoggia due tazzine sporche nel lavello, mentre l'osserva cacciare uno sbadiglio senza tapparsi la bocca e guardare le tende della finestra con aria annoiata.
"Sapete una cosa, a pensarci bene preferisco sgranchirmi un po'."
A quelle sue parole, la ragazza si volta verso il bancone stringendo il proprio bicchiere, la fronte aggrottata e lo sguardo assorto. I suoi amici fissano perplessi il tizio coi capelli verdi che se ne va senza dire altro.
Il barista ne ha viste di cose strane senza spiegazione, ma strane della serie che un tipo come quello vuole stare alla larga da una simile bellezza... beh, è una cosa che non si spiegherà mai.
"Tieni" le dice con un sorriso dispiaciuto, "offre la casa."
Non sarà il miglior osservatore del mondo, ma la tristezza calata improvvisamente sul viso di quella ragazza sta contagiando anche lui, tanto è evidente. Se il responsabile di quel suo repentino cambio d'umore è il tipo coi capelli verdi, spera che inciampi da qualche parte e sbatta la testa contro un palo.
È sicuro che se lo meriti.





~~~




Nami stringe il coprimaterasso in cerca di un appiglio, inarcando la schiena in avanti, e si morde le labbra per trattenere un gemito. L'aria fresca della sera che filtra dalla finestra aperta le solletica il seno nudo, mentre lei libera un sospiro a occhi chiusi. Non smette di aprire e richiudere le dita contro al materasso in un gesto ipnotico, come fa una gatta quando scopre gli artigli deliziata, in preda alle fusa. È completamente assuefatta a quelle ondate di piacere che dal bassoventre le si irradiano fino alla punta dei piedi.
Sente le contratture del collo sciogliersi, il bruciore dei graffi attenuarsi, il livido al ventre svanire, mentre quella lingua calda e umida continua a stuzzicarle la femminilità. Nami reclina la testa all'indietro, conquistata dai movimenti di quella piccola torturatrice che le lecca il clitoride e le labbra bagnate senza permetterle di prendere fiato, senza fermarsi mai. Ogni muscolo del suo corpo si tende come a volerla raggiungere, bramandone l'irresistibile tocco.
Non ti fermare, non ti fermare...
Lo afferra per la nuca stringendogli le corte ciocche di capelli fra le dita, spingendo il suo volto sempre più vicino a lei, di modo che la sua lingua si concentri proprio in quel maledetto, dannato punto che la fa impazzire. E si bagna ancora, oltremodo, sempre di più, quando la sente leccare proprio lì, su e giù, velocemente, le gambe che le tremano, il respiro corto, un gemito strozzato che le muore sulle labbra.
L'orgasmo che la travolge è lungo, violento, impetuoso. La fa abbandonare contro al materasso boccheggiante, con gli occhi spalancati sul soffitto.
"Sei buona, Nami."
A quelle parole lei abbassa lo sguardo verso di lui, la sua testa che riaffiora dalle proprie gambe. Zoro la guarda con una luce provocante nell'occhio, i capelli scompigliati dal sonno che lo rendono maledettamente sexy. "Ne voglio ancora" lo sente sussurrale roco, poi lo vede leccarsi le labbra umide dei suoi umori e avvicinare di nuovo la testa alla sua femminilità, senza smettere di guardarla.
Nami si tende verso di lui, bramosa di riavere la sua lingua su di sé, di perdersi ancora in quel piacere assoluto, estremo, ma quando chiude gli occhi lo fa soltanto per riaprirli un attimo dopo nella stessa stanza - dove ha ancora la biancheria addosso, dove non c'è nessun altro all'infuori di lei, dove le labbra di Zoro in mezzo alle sue gambe non sono che fantasmi fatti di ombre, fantasmi derisori che le sussurrano non succederà mai, lo sai.
Non deve succedere.
Nami fa un respiro profondo, passandosi una mano sulla fronte, gli occhi puntati sul soffitto. Lotta con tutte le proprie forze per ignorare il calore violento che l'ha invasa, per resistere all'impulso di precipitare in quel sogno anche da sveglia.
Non deve alimentare quelle fantasie. Deve sopprimerle. Le passeranno col tempo, quando le mani di Zoro sulla sua schiena diventeranno meno che un ricordo. Deve stare tranquilla, non è niente. Andrà tutto bene.
Andrà -
Nami sente il proprio respiro mozzarsi. Le è bastato chiudere gli occhi un solo istante per vedere nitida nella sua mente l'immagine di Zoro che le lecca il collo da dietro, mentre le fa scivolare le dita sulla schiena, depositandole mille brividi sulla pelle e mordendole famelico una spalla. Quelle dita callose che risalgono possessive fino al suo seno sono foglie di una pianta incantata, di un'edera diabolica capace di mettere su radici senza farsi sentire, bramose di intossicarla col proprio tocco.
Nami si sente in trappola, prigioniera delle sue stesse fantasie - fantasie che non vuole avere. Ma la realtà potrebbe esserle d'aiuto per smorzarle, perché non c'è niente di più lontano da ciò che ha sognato poco prima, nella vita vissuta alla luce del giorno, una vita in cui Zoro la guarda a stento e non perde occasione per andarsene quando la vede arrivare.
Da quando l'ha sottratta alle grinfie di Scorpion non ha fatto altro che evitarla, fingendo che lei non ci fosse. Gli unici momenti trascorsi insieme negli ultimi tre giorni sono stati quelli in cui hanno cenato assieme al resto della ciurma, ma in quei casi Zoro non le ha mai rivolto la parola, nemmeno per chiederle di passargli il sale - ha persino ignorato un paio di sue battute acide indirizzate a lui, quando si sono messi tutti a parlare dei loro difetti; eppure Brook, che era seduto dalla parte opposta del tavolo, l'ha sentita benissimo.
Nami si rigira su un fianco, artigliando il cuscino fra le dita. Non le importa un bel niente del perché Zoro la stia improvvisamente evitando - non le deve importare.
Detesta svegliarsi a notte fonda, detesta non riuscire più a prendere sonno, ma soprattutto odia avere certi pensieri. Forse è colpa del buio, del silenzio e della solitudine della notte. Forse in quei momenti è più difficile tenere a freno certe fantasie. Ma le è davvero bastato così poco, semplicemente sentire Zoro toccarle la schiena per via di un ridicolo malinteso, per ritrovarsi a sognarlo in quel modo?
O è il fatto che le abbia salvato la vita a renderlo eccitante?
Come se questo non lo avesse già fatto innumerevoli volte, da quando viaggiamo assieme...
Nami si copre il volto con le mani, desiderando di poter soffocare con quel gesto i propri pensieri, dimenticarli, cancellarli. No, questo non c'entra niente.
Due giorni.
È durato tutto soltanto due giorni. Eppure gareggiare insieme a Zoro nell'Arena è stata un'esperienza unica, diversa da tutte le altre vissute assieme. Nami si è divertita a combattere con lui, a vedere il pubblico fare il tifo per loro, a sentire la gente urlare che andavano forte in coppia. Nami non vuole accettarlo, ma in quel breve arco di tempo si è abituata a trascorrere gran parte della sua giornata soltanto con lui, e il ritorno alla normalità la fa sentire come se le mancasse qualcosa di importante.
Ma a che diavolo penso? Sto impazzendo... sto impazzendo, ecco tutto.
Nami si gira a pancia in su nel letto, cercando di ignorare la sensazione di calore in mezzo alle gambe, quel desiderio bruciante che le chiede spietatamente di essere soddisfatto.
Forse è soltanto colpa di quella città libertina, di quell'aria di sesso che si respira ovunque, con tutti quei locali a luci rosse per le vie - forse è soltanto la magia di Wonder, la vera colpevole.
Le serve una distrazione.
Deve togliersi Zoro dalla testa. Al più presto.
Di ragazzi può incontrarne a bizzeffe, da quelle parti.












Note: il titolo del capitolo fa riferimento sia a una condizione fisica che a una emotiva, prevalentemente di Nami. Ora magari non sarà chiaro, ma più avanti spero che lo diventi! Dunque, col prossimo capitolo si concluderà la parte 2 di questa storia e inizierà quella prettamente sentimentale - nonché la peggiore per Nami e Zoro.
Sì, sono perfida. Ma mi sono fatta perdonare con un'altra OS intanto.
Alla prossima! <3

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Capitolo 9
*** La Foresta Incantata ***






Le giornate successive alla spiacevole avventura a Villa Serenity sono trascorse in maniera tranquilla. Senza l'aiuto del resto dei suoi compagni, Zoro e gli altri non sarebbero stati in grado di uscire dal labirinto sotterraneo di Scorpion, né lui avrebbe rivisto la propria Shusui intatta, prontamente recuperata da Brook nella stanza in cui l'aveva abbandonata.
Per salvare Nami per poco Zoro non si è giocato la propria spada, una consapevolezza che lo preoccupa e lo spinge a cercare distrazioni continue. Ha trascorso parecchio tempo a meditare, in quei tre giorni successivi all'avventura a Villa Serenity - giorni in cui ha cercato di isolarsi dalla mondanità, prediligendo il silenzio della natura.
Per prima cosa ha chiesto scusa a Rufy. Nessuno, a parte lui e Nami, sa come sono andate le cose, tuttavia il suo profondo senso dell'onore l'ha spinto a dire la verità al proprio capitano. "Ho disubbidito agli ordini, sono entrato in azione prima del tempo stabilito" gli aveva detto la sera successiva al salvataggio, "ho sbagliato, mi dispiace."
Benché Rufy lo mandasse spesso fuori dai gangheri, Zoro riponeva estrema fiducia nei suoi confronti e lo rispettava enormemente - non poteva perdonarsi per essere andato contro il suo volere, era una consapevolezza che lo faceva sentire preda di una bruciante amarezza. Ma lui l'aveva sorpreso in quel modo tutto suo, fissandolo serio e in silenzio a lungo, prima di replicare "È vero, hai sbagliato, ma hai anche fatto la cosa giusta."
Zoro si era interrogato a lungo sul significato di quella risposta. E forse ora potrebbe comprenderla, se la smettesse di lottare contro se stesso, se la finisse di erigere barriere sconfinate di fronte ai propri pensieri. Ciò di cui è certo è che Nami sta avendo un brutto effetto su di lui. Non può permettersi che accada di nuovo qualcosa del genere.
Quel pomeriggio accetta di fare un giro con Usop - che ha fermamente deciso di stargli attaccato dopo il suo rapimento - e Franky. Peccato che quando sono ormai usciti dalla locanda, dopo nemmeno cinque minuti, realizza di aver dimenticato il portafoglio.
"Suvvia, se vuoi prenderti da bere offriamo noi!" risolve Franky rapidamente. "Sei anche al verde, ora che ci penso. Sbaglio o Nami non ti ha dato un centesimo del premio vinto al torneo?"
"Non voglio prendere da bere" gli risponde lui, intenzionato a tornare sui propri passi, "... e sì, Nami non mi ha dato un centesimo, ma ho una scorta segreta che ho tenuto da parte per le emergenze. Non c'è bisogno che veniate con me, potete aspettarmi qui."
Usop e Franky si lanciano un'occhiata d'intesa, mentre lui si dirige verso la locanda. Sanno benissimo che se lo lasciano andare da solo si perderà non appena avrà svoltato l'angolo.
"Accidenti a te, Zoro!" sbuffa Usop, inseguendolo assieme al cyborg. "Si può sapere che devi farci con questi soldi?"
"Mi servono dei vestiti di ricambio" risponde lui scocciato.
"Ah!" esclama Franky, "in effetti ho notato anch'io che te ne sono rimasti pochi. E pensare che Nami ne ha fin troppi, certo che quella furbacchiona poteva cederti parte del premio, dopo quello che hai fatto per lei!"
Zoro stringe i denti, continuando a guardare dritto davanti a sé.
Possibile che tutti debbano sempre parlare di quella smorfiosa? È una persecuzione o cosa?
Quando raggiungono la locanda salgono ai piani con le stanze da letto anche Usop e Franky, che se ne approfittano per recuperare alcuni effetti personali. Il corridoio è deserto e l'assenza di altri suoni permette loro di udire senza fatica le voci provenienti dalla stanza trecentosette. Zoro continua a camminare senza fare una piega, consapevole che quella sia la camera di Nami. Qualunque cosa stia dicendo la ragazza o con chi non è affar suo, e poi detesta origliare le conversazioni altrui.
"Psst!" lo richiama Franky.
Lui non gli presta attenzione, finché non lo sente afferrargli una spalla e trascinarlo all'indietro.
"Che stai facendo!?" gli sussurra irritato, voltandosi nella sua direzione.
"Stanno parlando di te" gli dice Franky, facendogli cenno di fare silenzio.
Zoro si blocca spazientito, osservando Usop tendere le orecchie verso la porta della camera trecentosette, in bilico tra il desiderio di soddisfare la propria curiosità e il timore di essere scoperto.
"Sì, insomma... cosa ci trovi in quel tipo rozzo?"
Zoro riconosce la voce di Hancock e si trattiene a stento dallo sbuffare - quella donna crede ancora alla farsa architettata da Nami, è convinta che loro due abbiano una relazione.
Ridicolo.
"Vedi, Zoro è un tipo... mmh, come dire?"
Non sa nemmeno lui il perché, ma ha come la sensazione che qualcosa gli si schianti nel petto. Si era aspettato che Nami chiarisse la faccenda una buona volta per tutte, che dicesse a Hancock che no, loro non avevano una relazione, invece sembra intenzionata a risponderle seriamente - per quanto ancora intende portare avanti quello stupido gioco?
Zoro rimane in ascolto senza rendersene conto, finché la voce di Nami non lo investe come una corrente inaspettata.
"Beh, a primo impatto può sembrare insensibile e antipatico, ma in realtà si accorge subito se c'è qualcosa che non va. Si prende sempre cura di tutti noi - a volte è fin troppo severo, però so che lo fa per il nostro bene... è una persona estremamente preziosa."
La sensazione che avverte nel petto minaccia ora di sopraffarlo col proprio peso, eppure gli trasmette anche un senso di leggerezza. Zoro non nota nemmeno che Franky e Usop lo stanno fissando incuriositi. La sua mente è altrove.
"Forza, andiamo" dice soltanto, riprendendo a camminare.
Non deve e non vuole sentire altro - perché è sbagliato origliare, perché non gli interessano le questioni amorose, perché sa che Nami sta soltanto mandando avanti una stupida farsa atta a non far ingelosire Hancock, perché ha paura di come si è sentito udendo quelle parole.
Zoro ce la mette tutta per non pensarci durante il resto della giornata, eppure quando crolla sul proprio letto, stanco morto, la voce di Nami torna a invadergli la testa.
'È una persona estremamente preziosa'.
Fissa il muro trafitto dai raggi della luna, in ascolto della lieve brezza che filtra dalla finestra aperta, smuovendo pigra le tende. Ha sempre pensato che Nami lo vedesse come qualcuno da sopportare a forza perché parte della sua stessa ciurma, un tipo coraggioso in battaglia e utile per sfuggire ai nemici pericolosi - uno con cui litigarsi le scorte degli alcolici, con cui accapigliarsi di continuo a causa della personalità forte e testarda di entrambi - uno da comandare a bacchetta come gli altri ragazzi della ciurma e da punire se non le obbediva.
Zoro incrocia le braccia dietro alla testa, sistemandosi meglio sul cuscino.
Punire...
Quande chiude l'occhio nella sua mente si staglia uno scenario in cui il concetto di punizione assume connotati decisamente diversi da quelli classici. Vorebbe colpire l'immagine che ha di fronte, farla sbiadire come un acquerello non ancora asciutto, ma non ne è in grado. Nami, il respiro ansante e i capelli che le ricadono selvaggi lungo i fianchi, geme a cavalcioni sopra di lui, nuda e invitante come una sirena, la pelle candida lucida di sudore, i seni che le ondeggiano su e giù a ritmo con le sue spinte. Zoro ha i polsi legati alla testiera del letto e la guarda godere con espressione rapita, l'eccitazione alle stelle, mentre lotta contro l'impulso di liberarsi di quelle manette per sbatterla sotto di lui e prenderla sino a perdere le forze.
Non va bene. Non va affatto bene.
Zoro si gira di scatto a pancia in giù, liberando un ringhio esasperato contro al cuscino. Docce fredde e meditazione sembrano improvvisamente incapaci di assolvere il loro compito.
Cosa diavolo gli sta succedendo?





~~~




Le stelle brillano fitte in cielo, fissando silenziosamente il gruppo di dieci persone addormentate in cerchio sull'erba. Rufy ha le gambe e le braccia spalancate come una stella marina, la pancia grossa come un cucciolo di ippopotamo che gli si alza e gli si abbassa a ogni respiro. Usop ha degli strani baffi disegnati ai lati della bocca, e Chopper gli dorme accanto con un pennarello rosso vicino al musetto, segno della sua colpevolezza.
È stata una giornata all'insegna dell'avventura. Hancock ha parlato loro di una foresta incantata a sud di Wonder, convincendo Rufy ad andare in esplorazione, e al loro capitano è bastato il suo contagioso entusiasmo per trascinare l'intera ciurma con sé in un'escursione all'aperto. Sentivano tutti il bisogno di allontanarsi dal chiasso cittadino, Zoro più di chiunque altro.
Lo spadaccino ha potuto rilassare i nervi meditando sulle rive di un lago apparentemente dimenticato dal resto degli isolani, mentre i suoi compagni pranzavano non molto più distanti all'ombra di grandi alberi da frutto. È andato tutto bene, se si esclude il quasi omicidio di Usop con un'accetta di Sanji 'accidentalmente' volata verso di lui mentre Rufy giocava a nascondino con Chopper e Brook.
Per il tempo speso col resto della ciurma, Zoro non ha fatto altro che prendersi gioco di Sanji-Giselle, divertendosi a chiamarlo col suo nuovo 'nome d'arte' per mandarlo fuori dai gangheri assieme a un partecipe Franky.
Robin gli è stata inconsapevolmente di grande aiuto durante il primo pomeriggio, quando dopo pranzo ha invitato Nami a prendere il sole lontano dal resto della ciurma. Persino Hancock, con i suoi improvvisi nonché tristemente male interpretati assalti a Rufy, è stata in grado di distrarlo.
La faccenda è ormai risolta, Scorpion e la sua villa con annesso labirinto sotterraneo sono soltanto un ricordo, eppure Zoro ha la sensazione che Nami gli voglia ancora chiedere cosa l'ha spinto a intervenire in suo soccorso prima di sapere che Usop e Chopper erano al sicuro - è una domanda a cui non vuole rispondere nemmeno a se stesso, oltre che uno dei motivi che lo spingono a evitarla.
"Gnec... gggh..."
I versi di Rufy che dorme sono davvero irritanti, nonché il primo suono che Zoro avverte quando si sveglia. L'odore dell'erba fresca gli invade i polmoni appena apre l'occhio sano. Nella radura in cui si sono accampati soffia una brezza mite, gentile, che invita soltanto a dormire sino all'alba - eppure lui non sente più sonno, lui che si appisolerebbe ovunque e in qualsiasi momento della giornata. Stavolta almeno sa che è soltanto colpa del normale, fisiologico bisogno di svuotare la vescica.
Barcollante e sbadigliante, Zoro si tira su in piedi e s'inoltra nella vegetazione in cerca di un posto in cui fare i propri bisogni, ma quando aguzza la vista nota una luce provenire da oltre un sentiero più spoglio che si snoda verso il basso rispetto alla sua posizione - una luce calda e rosata come non ne ha mai viste di notte in una foresta. Si sente uno strano canto provenire da laggiù, un canto dolce, confortante, che riecheggia delicato fra le foglie.
Zoro imbocca il sentiero in discesa, dimentico del motivo per cui si è svegliato, stranamente incuriosito da quella luce e da quel canto. Forse sta per scoprire la ragione per cui la foresta è ritenuta incantata, come Hancock ha raccontato loro. Continua a camminare per un paio di minuti, calpestando rametti spezzati e foglie secche sotto le suole degli stivali, la luce rosata e il dolce canto che si fanno sempre più vicini, finché non raggiunge un ampio spiazzo erboso situato più in basso, visibile da una posizione maggiormente elevata.
Ci sono degli alberi disposti a cerchio, attorno a quello spiazzo erboso, e c'è anche un piccolo laghetto al centro, su cui galleggiano piante a foglia larga con fiori bianchi dalla corolla luminosa. Lì, illuminata da quella strana luce, se ne sta in piedi una ragazza di spalle rispetto a lui.
Zoro avanza senza rendersene conto, osservando l'orda di strani animaletti volanti che fluttuano sopra al laghetto e intorno a lei. Sono stranissimi, grandi a stento quanto un cucciolo di cane di piccola taglia. La loro forma gli fa pensare a quei topolini stilizzati disegnati dai bambini - con le orecchie grandi, il muso tondo e sorridente, il nasino schiacciato, le zampe piccolissime.
Zoro capisce che sono loro a emettere quel canto, e si immobilizza a studiarli. Ricorda di aver sentito un solo suono altrettanto bello e riposante - quello della campana d'oro di Skypiea. Non osa fiatare per paura di spezzare l'incanto, muovendosi lentamente per non disturbarli o spaventarli, finché la ragazza in piedi davanti al laghetto si volta nella sua direzione.
Per alcuni attimi Zoro era stato talmente rapito dalla vista di quelle strane creature bianche da dimenticarsi della sua presenza. Ma ora che Nami lo sta fissando, sa che gli risulterebbe impossibile distrarsi ancora. Ha i lunghi capelli rossi scompigliati - quel disordine naturale gli piace, gli piace da matti - e la luce calda che circonda il posto magico in cui si trovano glieli accende di sfumature più intense, animando i suoi occhi ardenti.
Mentre Zoro la guarda - lì, sotto quel cielo stellato, in uno spiazzo erboso cullato da un canto misterioso - capisce che qualcosa dentro di lui è cambiato.
Non saprebbe dire come e da quanto, sa solo che è successo.
E non può più negarlo.





~~~




Nami non ha avvertito alcun rumore di passi dietro di lei, eppure sa che è arrivato qualcuno - sente come un richiamo dentro di sé, un segnale naturale che non ha bisogno di appellarsi alla sua percezione uditiva per attivarsi.
Quando si volta non si sorprende di avere ragione, bensì di scoprire chi ha di fronte. Cosa ci faccia lì Zoro e il perché non se ne stia andando dopo averla vista è un mistero, dato che negli ultimi giorni lo spadaccino ha fatto di tutto per evitarla.
Nami sostiene il suo sguardo in attesa che lui reagisca, interdetta, cercando di strapparsi di dosso quell'insensato velo di contentezza che l'ha avvolta non appena l'ha riconosciuto - detestandosi per la curiosità che prova.
Zoro sembra caduto in trance, non accenna a guardare da un'altra parte, né ad aprire bocca.
Mi sta fissando senza battere ciglio come un idiota. Che diavolo gli prende adesso?
Nami serra nervosamente le labbra, affondando i piedi scalzi sul terreno umido nel tentativo di non perdere la calma che quel posto magico le sta infondendo. Stringe fra le dita la bottiglia di birra che le sfiora la gamba sinistra, poi, spinta da un impulso improvviso, la lancia a Zoro.
Lui fa uno scatto tipico di chi è colto di sorpresa, ma riesce ad afferrare la bottiglia prima che caschi a terra. "Ti è dato di volta il cervello?" commenta con espressione contrariata.
Oh, finalmente una reazione.
Nami fa spallucce. "Non mi andava più, finiscila te."
Zoro sembra sospettoso. In un'altra circostanza lei lo troverebbe divertente, ma ora come ora la cosa non fa che indispettirla. "Non l'ho mica avvelenata, eh." Fa per aggiungere qualcos'altro, ma quando lo vede stappare la bottiglia e prendere un sorso di birra - portando le labbra dove poco prima sono state le sue - Nami dimentica cosa stava per dirgli. Quella visione è sufficiente a farle girare la testa.
Male, molto male.
Uno dei piccoli animaletti le vola accanto, solleticandole una ciocca di capelli che le ricade a lato del viso. Lei alza gli occhi per guardarlo, segretamente grata per quella distrazione.
"Cosa sono queste cose?"
Nami accarezza delicatamente la creatura sulla testa. "Aryan" risponde, osservandola socchiudere gli occhi in segno di apprezzamento "... Hancock dice che vengono qui per celebrare la fioritura di queste piante acquatiche" indica verso il laghetto, "e che per ringraziare la natura del dono da lei offerto intonano il loro canto in segno di festa."
"Non hanno paura degli umani?"
Zoro sta dimostrando una curiosità sincera nei confronti degli Aryan, al punto tale da avere apparentemente dimenticato di volerla evitare. Nami esita, attratta dall'infantile idea di non rispondergli per ripicca, ma il canto di quelle creature ha un tale effetto rasserenante su di lei da farla desistere.
"Temono l'uomo soltanto se si sentono minacciati, ma non si lasciano comunque avvicinare facilmente... in effetti è strano che non siano scappati quando sei arrivato."
"Per me è più strano che non l'abbiano fatto vedendo te."
Ha anche recuperato il suo sarcasmo?
Nami fa saettare lo sguardo su di lui e lo sorpende a bere un altro sorso di birra senza smettere di guardarla. Si limita a fargli il dito, reprimendo l'impulso di lanciargli qualcosa in testa soltanto per non turbare la quiete degli Aryan, poi si gira verso il laghetto, osservando le piccole creature che fluttuano sopra la superficie iridescente dell'acqua. Oltre a produrre un canto magnifico, quelle creature emettono una luce bella da togliere il fiato - pensa che siano semplicemente delle meraviglie della natura viventi.
"Come vorrei che Chopper fosse sveglio... sono così curiosa di capire cosa dicono."
Nami non saprebbe quantificare il lasso di tempo trascorso da quando ha pronunciato quelle parole. Sa solo che nemmeno la vista dei fiori in acqua resi brillanti grazie alla luce degli Aryan riesce a distrarla dalla persistente, fastidiosa sensazione che Zoro stia continuando a fissarla.
Quando torna a voltarsi, infatti, ha la conferma che il suo occhio è fermo su di lei. Di colpo si sente nuda, come se il vestito che indossa non fosse semplicemente leggero, ma del tutto trasparente - e ha voglia di andarsene, anche se non è giusto, anche se dovrebbe essere lui a levare le tende, lui che l'ha evitata per giorni e ora se ne sta lì a fissarla con insistenza, come se pensasse di averne il diritto, come se non le importasse di darle fastidio .
"Cosa c'è?" gli chiede, cercando di mantenere un tono normale.
Ma Zoro non le risponde. Si limita ad attaccarsi al collo della bottiglia, a bere e a fissarla nel mentre, poi ripete le stesse azioni, facendola sentire un oggetto esposto in vetrina.
Nami stringe i pugni lungo i fianchi, gli dà le spalle e afferra i propri sandali senza curarsi di indossarli, intenzionata unicamente ad andarsene. Quando inizia a camminare dritta verso Zoro le sembra di sentire il canto degli Aryan smorzarsi alle sue spalle, ma non ne è sicura, perché non ci sta già più badando. Quel maledetto spadaccino ha la capacità di spazzare via tutto ciò che la circonda con la sua sola presenza, che si tratti di comunissimi esseri umani o di creature straordinarie in grado di produrre un canto meraviglioso - da quanto ci riesce?, perché ci riesce? Nami si odia per l'effetto che le fa - e odia lui.
Per un attimo le sembra di vederlo sgranare l'occhio sorpreso, come se si stesse aspettando quella reazione - cosa, Zoro? Cosa vuoi che faccia? - e avverte un lampo di trionfo balenarle nel petto quando, arrivata quasi a sfiorargli un braccio col proprio, cambia direzione e lo supera senza guardarlo, senza smettere di camminare. Perché le è sembrato che Zoro stesse trattenendo il fiato, quando la loro distanza si è ridotta, perché - Nami non sa se è colpa di quella strana luce rosata che si mescola alle ombre della notte - ha scorto un velo di delusione scivolare sul suo viso nell'istante in cui l'ha superato.
Nami accelera il passo, furiosa e vittoriosa per un motivo che nemmeno lei conosce, finché non avverte l'orribile sensazione che terra e cielo si stiano rovesciando. Caccia un urletto, la botta al naso che arriva puntuale e che non è affatto simpatica.
È caduta. È caduta faccia a terra come una pera.
"... Nami?"
Finge di non sentirlo, finge semplicemente che lui non ci sia.
Perché, anche se non può vederlo, mentre si solleva in ginocchio massaggiandosi il naso a occhi chiusi, sa che Zoro, dietro di lei, se la sta ridendo silenziosamente. Gli sta facendo un favore a ignorarlo, altrimenti lo pesterebbe a sangue.
"... Va tutto bene?"
"Certo che sì." La voce le esce in un ringhio.
Dannata radice.
Nami riversa mentalmente tutto il proprio odio sulla malcapitata colpevole della sua caduta, facendo leva sul terreno con le mani per alzarsi, ma non appena sposta il peso del corpo sulle gambe avverte una fitta lancinante alla caviglia destra che la fa ricadere in ginocchio.
Un rumore di passi affrettati le comunica che Zoro le si sta avvicinando. Nami lo blocca prontamente con un gesto della mano per impedirgli di dire o fare qualcosa. "Sto bene" asserisce in tono sostenuto, aggrappandosi ai rami di un arbusto che ha avuto la sfortuna di trovarsi di fronte a lei per rimettersi in piedi. I rami della povera pianta si tendono pericolosamente, mentre lei ce la mette tutta per fare leva soltanto sulla gamba sinistra - in modo alquanto ridicolo - per sollevarsi. Non sa come, ma alla fine riesce nel suo intento, e inizia a saltellare sulla gamba sana per spostarsi.
"Sul serio?"
La voce di Zoro alle sue spalle sembra vagamente divertita.
"Taci, ce la faccio da so-AAAH!"
Di nuovo quell'orribile sensazione di terra e cielo che si rovesciano, stavolta però non accompagnata da una botta.
"Ma non mi dire" le soffia Zoro sdraiato sotto di lei, il volto a pochi centimetri dal suo.
Le è caduta sopra. L'idiota ha deciso di fare l'eroe.
Nami trattiene il respiro, per un istante le sembra di vederlo indugiare sulle sue labbra - esitare, prima di muoversi - poi si ritrae da lui, come scottata, scivolando sul terriccio. È certa di essere arrossita e, come se non bastasse, si ritrova persino a incrociare le braccia al petto con espressione arrabbiata e imbronciata, gli occhi puntati in un angolo lontano.
Riderebbe da sola di se stessa, se potesse vedersi, ma è più forte di lei - non riesce a comportarsi diversamente.
Di sicuro sembrerò una mocciosa. Che figura!
"Fa' vedere."
Nami sussulta non appena Zoro la sfiora poco più su della caviglia lesa, la pelle che le va rapidamente a fuoco. Lo sente esitare, le dita che scendono delicatamente verso il basso, e trema appena. Poi arriva il dolore, rapido, intenso, mozzafiato.
"Slogata" è il responso di lui a seguito del suo scatto improvviso.
Zoro però le risparmia la ciliegina sulla torta. Non fa alcuna battuta, non ride, non aggiunge niente di niente - si limita soltanto a sollevarla da terra. Nami sente il proprio cuore perdere un battito, quando una sua mano le tocca la schiena e l'altra la pelle nuda della gamba.
"No, aspetta!"
Ha desiderato tanto quel contatto, e adesso è di nuovo realtà.
Non riesce a sollevare lo sguardo verso di lui.
"Allora, mi fai strada?"
Zoro parla col suo solito tono di voce sostenuto, ma Nami è certa che si stia controllando, come se la sua tensione l'avesse contagiato. Tiene la testa china, le braccia strette attorno a sé, senza osare respirare, mentre lui attende. Oltre la sua spalla, Nami getta a malincuore un'ultima occhiata agli Aryan che attorniano il laghetto iridescente, poi volta la testa in direzione della salita che conduce verso la via di ritorno. "Là" gli risponde.
Zoro si incammina nella direzione indicatagli. Lei sente la temperatura corporea salire a ogni passo, le dita di lui che si muovono impercettibilmente sulle sua gamba bastano a darle l'impressione di percepire tante piccole scintille ovunque - ha bisogno di staccarsi dal suo corpo, di toccare terra.
Invece, contro ogni logica, alza il viso per guardarlo.
E vede che lui le restituisce lo sguardo.
Poi lo sente fermarsi, proprio come fa il suo cuore in quell'istante.
Nami - Che sto facendo? Cosa diavolo sto facendo? - gli cinge il collo con le braccia, come ubriaca, e lui si irrigidisce.
Smettila, smettila subito.
Dovrebbe interrompere quel contatto visivo, dovrebbe dire qualcosa - qualsiasi cosa - ma non riesce a fare niente di tutto questo, tranne dischiudere le labbra e poi mordersi quello inferiore senza rendersene conto.
Zoro non si perde nulla di quel movimento, l'occhio animato da una luce intensa che la scruta attento e ripercorre interamente il suo volto. Poi si china verso di lei.
Nami chiude gli occhi - trasognata, impaurita, confusa, esitante. Avverte il respiro di Zoro infrangersi sulle sue labbra, talmente vicino che ormai le sembra di sentire quelle di lui premute contro le proprie, così-
La percezione del suo respiro sparisce subito dopo, di colpo, come se qualcuno avesse risucchiato via tutta l'aria intorno a lei in un baleno. Nami riapre gli occhi frastornata, mentre sente una voce non molto distante ripetere una supplica a rotazione.
"Non mi mangiare, non mi mangiare! No, in ostaggio no, vi prego!"
Una bolla invisibile si spezza sopra entrambi, riportandoli bruscamente alla realtà. Zoro allontana il volto dal suo, le dita posate sulla sua schiena che gli tremano leggermente.
È la voce di Usop. Usop che vaga per la foresta sognando a occhi aperti.
Nami non sa se ringraziarlo o accopparlo.
"Quel cretino..."
Zoro parla a bassa voce, in un tono talmente infastidito da darle l'impressione di aver morsicato ogni lettera, e Nami si chiede se si stia sentendo come lei.
Se stia mentalmente tirando un sospiro di sollievo, se desideri al tempo stesso sprofondare nel terreno sotto ai loro piedi, se stia già pensando di aver soltanto immaginato tutto quanto.
Nami si chiede se Zoro abbia davvero voluto baciarla.
Baciarla come lei avrebbe voluto fare con lui.












Note: il caro Usop forse non è più tanto caro in 'sto capitolo, però si farà perdonare (forse?). Si conclude qui la seconda parte della storia, la terza sarà la peggiore per Nami e Zoro, diversamente da quanto questo capitolo lascia presagire, dopodiché ci sarà la quarta ed ultima parte - se non mi squaglio per il caldo prima di ultimarla.
Come sempre ringrazio chi segue la storia, lettori silenziosi compresi, e vi dico alla prossima! <3

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Capitolo 10
*** Ossessioni ***






Zoro esce dalla doccia senza alcuna fretta, chiunque stia bussando alla porta della sua stanza può benissimo aspettare - o sparire, per lui non fa alcuna differenza. Si avvolge un asciugamano intorno alla vita e se ne getta un altro sulla testa, frizionandosi i capelli alla bell'e meglio, i piedi piantati sulla pedana e una mano che si muove a tentoni cercando di afferrare la bottiglia appoggiata al lavandino - ultimamente non fa che bere, nel tentativo di scongiurare certe visioni che prendono forma ogni volta che finisce di allenarsi o si spoglia sotto la doccia.
Il bussare alla porta non smette. Zoro stringe i denti ed esce dal bagno, gettando di malagrazia sul letto l'asciugamano che teneva appoggiato alla testa.
Chi diavolo è così insistente!?
Marcia spazientito verso la porta e la apre con irruenza, pronto a inveire contro chiunque gli si pari davanti, ma la vista che ne ricava subito dopo lo fa bloccare.
"Nami?"
La ragazza tiene le braccia incrociate sotto al seno e lo fissa accigliata, battendo il tacchetto dei sandali a terra con impazienza. Indugia per un istante sul suo petto nudo senza scomporsi, poi rialza gli occhi per guardarlo in faccia. "Ce ne hai messo di tempo!"
Zoro solleva un braccio, appoggiando la mano sul vano in cui è incardinata la porta, e Nami ne insegue subito il movimento.
"In caso non l'avessi notato, sono appena uscito dalla doccia."
L'ultima volta che sono rimasti soli per poco non se l'è letteralmente fatta nei pantaloni, dimentico del motivo per cui si era svegliato non appena l'ha incrociata nella foresta. Come se non bastasse, si è pure messo a bere in cerca di una distrazione che gli impedisse di saltarle addosso, torturando ulteriormente la sua vescica. Ha anche rischiato di fallire nell'impresa - deve soltanto ringraziare Usop per il suo intervento provvidenziale.
Adesso Nami è di nuovo davanti a lui, e che sia dannata, con quel top troppo leggero e quella mingonna troppo corta, con quei capelli selvaggi che le ricadono adosso gridando soltanto 'toccami, toccami, toccami', e a lui basterebbe un attimo per trascinarla dentro la camera, per farsi scivolare di dosso l'asciugamano, per-
Ma il problema è che lei è Nami - Nami, maledizione! - e lui non può non si può non deve volerlo non deve e basta.
Uno schiocco di mani che battono su se stesse lo fa sussultare. Zoro ha la sensazione di tornare alla realtà dopo un brusco risveglio, e mette a fuoco una busta comparsa improvvisamente davanti a lui.
"Terra chiama Zoro!" sente dire da Nami, mentre indietreggia per recuperare una visuale più ampia.
"Cos'è questo pezzo di carta?"
"Prendilo e basta."
Nami non gli dà il tempo di replicare, perché glielo preme sul petto e molla la presa subito dopo. Zoro lo afferra prima che cada a terra, osservandola dargli le spalle e incamminarsi per il corridoio senza aggiungere altro. Il suo sguardo si perde lungo la linea di quelle gambe snelle, finiscila, dannazione, finiscila immediatamente, risalendole sino ai fianchi con segreta foga.
Soltanto quando vede Nami sparire dietro l'angolo, Zoro chiude la porta della propria stanza e strappa la busta. Afferra le banconote contenute al suo interno senza riuscire a credere a ciò che vede, dispiegandone una mazzetta col pollice, si avvicina al letto, si siede, appoggia i soldi sul materasso e inizia a contare.
Cinque, dieci, quindici per cento...
Non è vero.

Ma non sono ancora finite.
Che qualcuno lo colpisca in testa e lo svegli da quel ridicolo sogno. Perché Zoro sa che non può essere reale.
Zoro non crede sia semplicemente possibile che Nami gli abbia ceduto una tale somma della vincita al torneo. Così si rimette a contare, convinto di essersi sbagliato, ma il calcolo che ne ricava è sempre lo stesso.
Nami gli ha ceduto il trenta per cento della cifra totale.
Il trenta per cento.
Nami.

Saranno soldi falsi. Non c'è altra spiegazione.





~~~




Va tutto bene. Benissimo. Splendidamente.
La maggior parte della ciurma sembra non stancarsi mai di Wonder e delle sue attrazioni. Ci sono le montagne russe che hanno fatto quasi morire di infarto il povero Usop, costretto a salirci sopra perché letteralmente trascinato da Rufy; c'è la casa degli orrori dove Chopper si è preso un altro quasi infarto per colpa di Brook, cacciato più volte dal personale per essersi improvvisato membro dello staff dedito agli assalti horror; c'è il poligono di tiro dove Usop e Franky hanno speso e vinto somme impensabili; ci sono i ristoranti etnici con cuochi tanto bravi da mettere persino Sanji a dura prova, parchi divertimento sconfinati in cui perdersi per giornate intere, locali notturni zeppi di sorprese, centri benessere da sogno, negozi colmi di abiti a buon mercato, spettacoli teatrali allestiti all'aperto.
Nami si è divertita come tutti gli altri. Vorrebbe continuare a farlo, se non fosse per un tarlo persistente, un pensiero che le si è insinuato a fondo nella testa e che non smette di tormentarla da giorni.
Dove trascorre la maggior parte del suo tempo Zoro? Dov'è che se ne va tutte le sere, da solo, per rientare a notte fonda?
Non le dovrebbe importare. Non le dovrebbe assolutamente interessare, ma Nami si fida troppo del suo instinto, e sente che qualcosa si è come incrinato fra loro, che qualcosa è inevitabilmente, definitivamente prossimo alla rottura. Non ha idea del perché, tuttavia una cosa la sa per certo. Quando lasceranno l'isola e riprenderanno il mare, non sarà più lo stesso fra loro due. Per questo Nami ha bisogno di risposte. Per questo Nami ha bisogno di capire cosa diavolo stia passando per la testa a quell'idiota.
Non possono esserci contrasti fra i membri della ciurma, è questa la ragione per cui sta andando a cercarlo alle due di notte passate, giusto?
Una coppia di ragazzi mezzi ubriachi la supera nel corridoio del terzo piano barcollando, uno dei due scivola a terra ridacchiando e l'altro lo tira su per un braccio, appoggiandosi al muro. Nami non presta loro la minima attenzione. Sa che si sta comportando come una pazza. Sa che se ne pentirà e torna indietro, dannazione, torna indietro, ma non ce la fa più.
Raggiunge la porta della sua stanza. Bussa un paio di volte, convinta che non ci sia nessuno in ascolto dall'altra parte, poi si appoggia contro la parete a fianco, incrociando le braccia al petto e picchiettandosi i gomiti con impazienza.
È sicura che dovrà aspettare il suo arrivo, che prima o poi lo vedrà spuntare nel corridoio col suo solito passo felpato, per questo si stupisce quando sente la porta scattare sui cardini. Nami alza lo sguardo da terra e volta il capo nella sua direzione.
Zoro è fermo sulla soglia. Indossa soltanto i pantaloni. La guarda e non dice niente - ha un'espressione fredda, infastidita, e lei sa che non è dovuta esclusivamente all'essere stato disturbato a quell'ora, che è la sua presenza a indisporlo, ne è certa. Così va dritta al punto, il tono fermo, gli occhi puntati su di lui. "Mi stai evitando?"
Zoro non batte ciglio, lei aspetta in silenzio, senza demordere.
"Hai idea di che ore sono?"
Usa un tono basso, tranquillo, come se non fosse successo nulla. Quelle sono le prime parole che le rivolge da quando gli ha consegnato il suo denaro.
Nami si affonda le unghie nella pelle dei gomiti, le braccia ancora incrociate al petto nell'inconscio tentativo di farsi scudo - o di non diventare manesca - perché Zoro sarà anche tranquillo, ma le sembra desideroso di togliersela dai piedi al più presto.
"Ti ho fatto una domanda."
"Anch'io."
Nami trattiene il respiro, contando mentalmente fino a tre, lo sguardo di Zoro puntato nel suo che la manda a fuoco - per la rabbia, per la confusione, per il deside - no no no.
"Se mi stai evitando non ho nulla in contrario. Vorrei solo saperne il motivo."
Lui distoglie lo sguardo, le labbra serrate in una linea sottile - le sembra persino annoiato, adesso. Nami non può sopportarlo. "È chiedere troppo, sua altezza reale?" insiste, bisognosa di colmare il silenzio, di ottenere risposte, di vedere una sua qualunque reazione, che sto facendo, che sto facendo?
"Hai bevuto?"
Il cervello le va in tilt.
"Niente affatto" replica a denti stretti.
"E allora qual è il tuo problema?"
Nami sgrana gli occhi, esterrefatta. "Tu" risponde prontamente, puntandogli un dito contro al petto nudo, "sei tu che hai un problema, non io!"
Zoro abbassa lo sguardo sul suo dito, un'espressione irritata che la ferisce - sì, che la ferisce, non può negarlo a se stessa - e lei si ritrae, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"Il fatto che ti stia evitando significherebbe che ho un problema?" le domanda Zoro, il tono incolore.
"Esatto" la durezza del suo sguardo la trafigge, le mozza semplicemente il respiro, "dimmi perché."
"Non è affar tuo."
Lo vede indietreggiare con l'intenzione di chiuderle la porta in faccia, e a quel punto tutto si tinge di rosso nella sua mente. Nami avanza verso di lui e, senza il minimo senso di colpa, gli tira uno schiaffo in pieno viso tanto forte da farlo voltare.
Zoro non si muove, continua a fissare con ostinazione un punto immaginario davanti a sé, le sopracciglia leggermente aggrottate - è come se fosse altrove, lontano con la mente, ma Nami invece si sente cadere, cadere troppo vicina a lui, che eppure è così distante e le sta facendo immeritatamente del male.
"Va' all'inferno!"
La voce le esce rotta quando gira sui tacchi e se ne va a passi rapidi. Nami non desidera fare altro che raggiungere la sua stanza e cancellare quei momenti. E si chiede - con furia, con terrore, con orrore - dove diavolo sia finito il suo orgoglio.
M'importa solo dei soldi e dei mandarini, diceva sempre.
Chiunque. Avrebbe potuto capitarle con chiunque.
Per favore. Vanno bene tutti.
Tutti, ma non Zoro.






~~~




La luce della lampada si stende pigra sopra alle scarpe abbandonate di malagrazia sul pavimento, sul top rosso buttato poco più distante e sulla camicia sgualcita che li ha raggiunti in poco tempo. Le tende coprono la finestra, il rumore del chiasso esterno giunge ovattato nella stanza, l'atmosfera è perfetta.
"Mi fai impazzire."
Il ragazzo l'attira a sé e inspira sui suoi capelli, sfiorandole la tempia con le labbra. Nami lo sente sfregarle l'eccitazione contro al bacino e chiude gli occhi, lasciandosi baciare. Permette alla sua lingua di giocare con la propria, alle sue dita di abbassarle una coppa del reggiseno, di toccarla, di stimolarla. Gli spinge la nuca verso il proprio seno e forte, più forte, fammi male, lasciami i graffi, vorrebbe dirgli, vorrebbe fargli capire senza parlare, cancellamelo dalla mente, dalla pelle, dal cuore .
"Sei così sexy" le mormora lui con voce roca, una mano che le scivola sul ventre e si insinua oltre la gonna, accarezzandole la femminilità.
Nami spinge il seno contro alla sua bocca con impazienza, in cerca di un piacere travolgente. Vorrebbe tendersi verso le dita che giocano a contatto con le sue mutadine, ma invece si ritrae, e si odia per questo.
Lui la spinge sul letto - un letto morbido, soffice, profumato - e le si inginocchia davanti.
È bello.
Le sorride languido, lo sguardo carico di desiderio, poi scende con la bocca sul suo ventre, cingendole i fianchi con le mani.
Nami vorrebbe lasciarsi andare, lo vorrebbe davvero.
Alec si lecca le labbra, gli occhi verdi attraversati da un guizzo provocante, i capelli biondi scompigliati. È un tipo maledettamente sexy, con quel fisico abbronzato e asciutto, l'espressione sveglia, l'aria furba e sfacciata proprio come la sua, e Nami sa che le farebbe passare una notte di fuoco, se gli permettesse di andare avanti - se non lo afferrasse per la nuca e non lo bloccasse, dicendogli di fermarsi subito.
Lo vede ammiccare nella sua direzione con espressione malandrina, per nulla a disagio di fronte al suo gesto, quasi si stesse preoccupando soltanto di tranquillizzarla. "D'accordo, nessun problema."
Nami gli sorride mesta. Lui si tira su a sedere e l'affianca immediatamente sul letto, appoggia i gomiti sulle ginocchia e fissa per terra senza dire niente, lasciandole il suo spazio.
"Mi dispiace."
Alec aspetta un paio di secondi, prima di voltarsi a guardarla. "Per cosa?"
Sembra così tranquillo, così sereno...
Nami si sistema l'intimo, gli occhi di lui che indugiano un'ultima volta sul suo seno ormai coperto, e sospira. "Sei davvero carino, lo sai?"
Alec si stringe nelle spalle. "Ehi, rilassati, davvero. Sono cose che capitano, non devi spiegarmi niente." Si alza dal letto, afferrando la propria camicia che aveva gettato a terra e se la infila su per le braccia, gli addominali intatti, perfetti, senza alcuna cicatrice che si contraggono a ogni suo movimento. "Del resto guarda dove siamo" spalanca le braccia in un gesto teatrale, "in questo benedetto, sfavillante paradiso!"
È così vitale, così energico, e non le sta facendo pesare il fatto di averlo appena rifiutato, di aver passato la serata con lui, di aver accettato l'invito a casa sua soltanto per mandarlo in bianco. Nami non sa se è perché è abituato ad avere tante donne o perché vuole semplicemente essere gentile con lei, sta di fatto che la sta facendo sentire bene, che la sta facendo divertire anche adesso.
Alec le sembra spontaneo, una sensazione che a lei manca da tempo - ed è tutto così semplice, visto con i suoi occhi, tutto così facile, che per un attimo ci ripensa e fa per alzarsi, baciarlo e buttarlo sul letto.
Ma non lo fa, invece - rimane ferma.
"Con questo non voglio dire che le ragazze come te capitino a tiro ogni sera" prosegue Alec, "sei davvero un caso a parte, e non mi riferisco soltanto all'aspetto fisico", le si avvicina, sollevandole il mento con due dita, "scommetto che chi ti sta vicino ogni giorno si sente davvero fortunato."
Le sorride. Un sorriso sincero, di chi non si aspetta nulla in cambio, di chi non vuole blandirla per secondi fini.
"Grazie." Nami si alza dal letto, sistemandosi la gonna sui fianchi. "Anche tu non sei male" ammmette, e gli fa l'occhiolino.
Lui spalanca gli occhi e fa una smorfia buffa. "'Non sono male'? Tutto qui!?" commenta, fingendosi indignatamente sorpreso.
Nami ride. Ride davvero, ride senza pensare.
Più tardi, quando lui si offre di accompagnarla alla locanda dove alloggia, lrifiuta l'invito dicendogli che sa badare a se stessa, e lo ringrazia ancora.
"Per cosa? Per aver cenato assieme?" Alec le restituisce uno sguardo serio e intenso. "Sono io che devo ringraziare te per aver voluto passare del tempo con me."
Nami si finge pensierosa. "Beh, in effetti..."
Lui si passa una mano fra i capelli, liberando una risata leggera, poi torna a guardarla con espressione seria. "In caso cambiassi idea e non intendessi buttare via il mio numero" le fissa la labbra, poi di nuovo gli occhi con una luce maliziosa, "ormai sai dove abito. Non ti direi mai di no."
"Chissà..." Nami gli fa una linguaccia in un gesto scherzoso. "Buonanotte."
Lui resta a guardarla, fermo sulla soglia della porta, finché non gira l'angolo. "Buonanotte, rossa."
Nami stringe il Clima Takt ormai riparato che tiene nascosto sotto la giacca, inspirando a pieni polmoni l'aria della sera odorosa di spezie. Non impiega molto a raggiungere di nuovo una delle vie principali della città, una vita caotica, calda, colorata - e vorrebbe farsi inglobare da tutte quelle luci, da tutti quei rumori, dal fragore delle risate. Lo vorrebbe davvero.
Nami si odia. Si odia con tutta se stessa.
Perché non riesce a smettere di pensare a Zoro.





~~~




"Avreste dovuto vederlo! L'altra sera ero con Sanji e ce lo siamo ritrovato davanti assieme a quel contorsionista tutto strano - dai!, come diavolo si chiama?" Franky batte il palmo della mano sul tavolo, pensieroso.
"Odoriko?" interviene Usop in suo soccorso.
"BINGO!"
L'uomo seduto alla loro destra si gira verso Franky in cagnesco, infastidito dal suo vociare, mentre un tizio col codino lo raggiunge con due bottiglie di rum tra le mani.
"Beh, che cosa hanno fatto?" incalza Usop con impazienza.
Zoro posa il proprio boccale completamente svuotato sul tavolo, mentre Franky getta la testa all'indietro, liberando una grassa risata. "Foxy un bel niente, si è girato subito da un'altra parte. Odoriko invece ci ha sfidati, ha detto che noi non abbiamo le tette come Nami e che per questo ci potrebbe battere a occhi chiusi!"
"Come se fosse questo il problema!" Usop ride di gusto, un po' rosso in viso.
"Che idiota." Zoro fa spallucce, la sua mente che viaggia a ritroso nel tempo, tornando all'ultimo scontro combattuto nell'arena. Gli sembra di rivedere se stesso schiacciato sotto il corpo di un pennuto gigante, mentre Nami si solleva la maglietta facendo bella mostra del suo seno per distrarre il ballerino ninja.
Nami, Nami, Nami e ancora Nami, dannazione!
Zoro si massaggia distrattamente la fronte, il gomito appoggiato sul tavolo.
"Che ti prende? Mal di testa?" gli chiede subito Franky.
"No, sto bene."
Un cameriere passa loro davanti alla velocità della luce, destreggiandosi fra i fitti raggruppamenti di tavoli con un vassoio carico di boccali. L'atmosfera nel pub è calda e chiassosa, alimentata dagli schiamazzi sguaiati dei clienti, perlopiù pirati di ventura e carpentieri. È un posto informale, del tipo che piace a Zoro, e anche Franky e Usop ci vengono volentieri, visto che si sono fatti pure nuovi amici.
"A proposito di mal di testa" esordisce Usop, "stasera non voglio bere troppo, detesto svegliarmi tutto frastornato!"
"Beh, che vuoi da noi?" Franky lo squadra perplesso.
"E me lo chiedi anche!? Sei tu che continui a riempirmi il boccale appena si svuota!"
"Allora tu non berlo!"
Zoro si alza dalla sedia, estraendo delle banconote spiegazzate dalla tasca dei pantaloni. "Ragazzi, scusate, ma devo lasciarvi. Tenete, offro io."
Usop e Franky smettono di battibeccare, lo guardano passarsi una mano fra i capelli e poi si scambiano un'occhiata stranita, alla Se ne va così, sue due piedi? e poi alla È Zoro, ormai dovresti sapere anche tu com'è fatto!
"D'accordo, amico, e grazie per aver offerto." Franky alza una mano nella sua direzione in un cenno di saluto.
"Sicuro che non ti perderai?"
Zoro si sistema il colletto della giacca aperta, la cicatrice che svetta sinistra sul suo petto nudo. "Chiederò in giro."
Solitamente non lo lascerebbe andare via da solo, ma Usop ha capito che lo spadaccino vuole stare per conto proprio, così non insiste.
Zoro saluta i suoi compagni e lascia il pub. Anche se non impiega molto per smarrirsi nelle vie intricate della città, l'affollamento di persone che le riempie gioca a suo favore. Dopo aver chiesto indicazioni a ogni angolo, riconosce finalmente il lussuoso edificio delimitato da fontane quadrangolari. Passa in mezzo a un gruppetto di ragazze ridanciane che ammiccano verso due tizi in costume d'epoca, raggiunge la scaletta che conduce all'ingresso del locale e spinge la maniglia della porta senza pensare a niente.
L'odore di oli essenziali gli invade immediatamente le vie respiratorie, accompagnato da una rilassante melodia strumentale in sottofondo. Gli sembra di essere entrato in un mondo a parte, dove non ci sono fantasmi da scacciare via.
Una ragazza in divisa seduta dietro al bancone gli dà il benvenuto. Lui le si avvicina e gli dice che sta cercando una persona.
"Le dica il mio nome, Roronoa Zoro."
Lei annuisce e fa il giro del bancone. "D'accordo. Si accomodi, intanto, potrebbe volerci un po'."
Zoro fa come gli viene suggerito, imponendo a se stesso di tenere spento il cervello. Ha bisogno di lasciarsi andare, di abbandonarsi completamente all'istinto - può concederlo a se stesso, almeno una volta.
Non ha idea di quanto tempo sia trascorso quando la donna che sta cercando fa la sua comparsa da oltre la tenda di perline. È rimasto seduto su un soffice divanetto della sala d'aspetto sino al suo arrivo, battendo meccanicamente un piede a terra con lo sguardo puntato sul pavimento.
"Ma che sorpresa..."
Zoro si alza non appena la sente parlare e le va incontro. Sa che non ha bisogno di chiedere.
Lei studia la sua espressione come se volesse capire perché è venuto a cercarla, poi gli fa un cenno con gli occhi e si volta in direzione della tenda di perline. Lui la segue senza fiatare, finché non raggiungono una stanza isolata dalle altre, in un corridoio particolarmente silenzioso.
Si lascia attirare al suo interno senza protestare, la guarda chiudere la porta alle loro spalle e appoggiarsi nel mentre al suo petto, ne insegue il respiro che si mescola al proprio, le permette di accarezzargli il petto nudo.
"Dimmi cosa desideri."
Lady Sayuri mormora quelle parole sulle sue labbra. È così vicina che potrebbe contarle le ciglia.
Zoro l'afferra saldamente per i fianchi, lo sguardo fisso in un punto davanti a sé, poi incrocia i suoi occhi per un istante.
"Dimenticare."





~~~




"Non ti ho più chiesto come va con la caviglia."
Nami alza gli occhi al cielo, sorridendo. "Intendi dire da un'ora, giusto?"
Chopper scuote la testa, aggirando un gruppo di ragazzi che spintonano la gente in fila davanti a un chiosco di dolci. "Lo prenderò per un 'va tutto bene'."
"Le tue medicine sono miracolose" Nami gli posa una mano sulla schiena, lasciandovi una carezza, "già dal secondo giorno di cure riuscivo a camminare benissimo, se ricordi bene. Piuttosto, lo vuoi un po' di zucchero filato?"
"No, non ce n'è bisogno" declina Chopper in modo poco convincente.
"Avanti, prendilo, dalla via che ci siamo tanto vale approfittarsene!"
"Ma..." "Offro io, e ti conviene approfittarne, perché non capiterà ancora una simile occasione!"
Chopper inizia a ridacchiare tutto contento. Insieme a lui Nami si diverte come una bambina e per un po' riesce persino a snebbiare la mente. Quando raggiungono il centro benessere è ormai completamente rilassata, come non le capitava da tempo. Immagina soltanto di uscirne ancora più appagata e di buon umore, felice e soddisfatta. Non pensa ad altro, mentre spinge la maniglia d'entrata e fa il suo ingresso nel locale. Ma niente può prepararla a ciò che vede.
Il rumore prodotto dagli zoccoli di Chopper che cammina alle sue spalle svanisce improvvisamente nella sua testa. L'odore di oli essenziali che le invade le vie respiratorie diventa nauseante, un'onda gelata le si riversa nello stomaco.
Davanti a lei, lady Sayuri accarezza una guancia a Zoro, la mano sinistra appoggiata al suo petto, poi scende verso il basso con entrambe per stringergli il nodo dello cintura legata sopra lo yukata.
Nami non riesce a respirare. Ha inseguito i movimenti di lady Sayuri sentendosi pugnalare a ogni suo minimo spostamento.
"Torna quando vuoi, tesoro" le sente dire.
Zoro la guarda serio, quasi impassibile, ma quelle parole aprono un'ulteriore ferita dentro Nami, che non sa nemmeno più dove sia Chopper, se l'amico stia vedendo la stessa scena. Forse l'ha chiamata per nome, forse lo sta facendo anche adesso, ma lei non lo sente.
Vorrebbe muoversi, andarsene, correre via, lontano da lì, lontano da quella visione, ma i suoi piedi sono come bloccati. Finché Zoro non si volta verso la soglia di ingresso.
Il loro contatto visivo la incendia di rabbia - di dolore - ma è ciò che le serve per smuoverla. Nami indietreggia mentre vede il suo occhio sgranarsi, picchia un braccio contro la porta chiusa alle proprie spalle, cerca la maniglia a tentoni, la spinge ed esce dal locale.
In un attimo sente l'aria fresca della sera picchiarle contro il viso, mentre corre via veloce all'impazzata contro il vento come il vento.
Non vede dove va.
Non sa più cosa stia facendo.













Note: non odiatemi.
Una piccola precisazione - la scena finale di questo capitolo si svolge in un giorno successivo a quello in cui Zoro era a bere insieme a Usop e Franky, l'unico dettaglio che lo potrebbe far intuire è che è vestito in modo diverso rispetto a quella sera, perciò ho pensato di specificarlo qui. Dare questa informazione di certo non aiuta a migliorare la situazione, visto cosa implica per la coppia, ma ci tengo a essere precisa.
Grazie come sempre a tutti i lettori. Non odiatemi parte due!

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Capitolo 11
*** Arrendersi ***






Nami corre senza sosta. Non guarda nemmeno dove mette i piedi, urta le persone ammassate per le vie senza fermarsi, superando file di tavoli di ristoranti all'aperto, evitando camerieri frettolosi, venditori ambulanti, cani inquieti al guinzaglio, luci, colori, voci.
Devono togliersi tutti di mezzo.
Deve sparire ogni cosa.
Ha bisogno di spegnere il dolore e la rabbia, ha bisogno di stancarsi a tal punto da sentire solo il fastidio alle gambe, sino a non avere la forza per pensare. Nami corre, corre, corre e ha l'impressione di soffocare - ma perché perché perché quel dolore non si placa, quell'immagine non esce dalla sua testa, quel ricordo non smette di sanguinarle addosso?
Avverte un ciocco alle sue spalle, il rumore di qualcosa che viene rovesciato, un'imprecazione, e sobbalza. Continua a correre senza voltarsi, senza chiedere scusa, sentendosi colpevole come una ladra. Le sembra di essere tornata indietro nel tempo, a quando da bambina rubava gioielli di poco valore al mercato, convinta di aver fatto l'affare del secolo per liberare Coconut Village. Le sembra di provare quella stessa angoscia, quello stesso senso di vuoto opprimente.
Cosa mi succede? Cosa diavolo mi sta succedendo?
Qualcuno l'afferra per un polso, costringendola a fermarsi - e Nami si odia per quanto riconosce in fretta quella stretta calda e ruvida sotto la propria pelle. Nami si odia con tutta se stessa, mentre strattona per liberarsene, mentre si chiede perché stia così male, perché abbia soltanto voglia di piangere.
"Mollami subito!"
Forse è il suo tono di voce - alto, graffiante e graffiato di dolore - ad agire come un incantesimo su di lui. Perché Zoro la lascia andare.
Soltanto dopo essere stata costretta a fermarsi, Nami avverte di essere sfinita. Ha bisogno di riprendere fiato. C'è un pub con un'insegna di un blu accecante davanti a lei, e alcuni clienti che fumano o bevono ammassati all'esterno la stanno fissando incerti - ma lei non se ne accorge davvero, non li vede realmente.
"Nami, io-
"Sta' zitto" lo fredda con voce tagliente, stavolta straordinariamente bassa.
Le tremano le braccia. Si volta verso di lui senza guardarlo negli occhi, la vista annebbiata, e le basta scorgere il suo inconfondibile yukata verde scuro per sentirsi vacillare.
"Non mi devi alcuna spiegazione" scandisce a denti stretti. "Non so nemmeno perché tu mi abbia seguita."
A quelle parole alza lo sguardo su di lui, inconsciamente alla ricerca di una risposta sul suo volto, di un segno. E forse riuscirebbe a leggerla, quella sua espressione lacerata, se fosse almeno un poco lucida - un'espressione smarrita, impaurita - da cosa, da chi? - se non fosse già lei a sentirsi così.
"Non è come pensi."
"Cosa, Zoro? Che cosa?"
Non l'ha mai visto guardarla in quel modo - e pensa sia colpa dei suoi occhi lucidi che le restituiscono una visione alterata, riflesso del proprio stato d'animo.
"In fondo non sono affari miei."
Ammettendo quella verità Nami avverte qualcosa spezzarsi dentro di lei, qualcosa di talmente tagliente da renderle doloroso l'ingresso dell'aria nei polmoni. Distoglie lo sguardo da Zoro, puntandolo oltre la sua spalla, lontano, su un ammasso di ombre indefinite.
"Non sono affari miei" ripete lentamente, come in trance, senza sbattere nemmeno le palpebre.
Perché è vero. Lei non ha alcun diritto su Zoro. Lei non è la sua ragazza. Non le deve importare di cosa fa con un'altra. Non-
"Non devi preoccuparti" gli dice con voce tremante, il capo chino, la tensione che rilascia lentamente il suo corpo.
Si volta per andarsene, perché non ha nient'altro da aggiungere, perché non può sopportare oltre di averlo di fronte, ma Zoro le si para davanti.
"Ehi, capelli verdi, la ragazza ti ha fatto chiaramente capire che vuole essere lasciata in pace."
Nami sussulta al suono di quella voce rauca e fastidiosa.
"Togliti di mezzo" sente Zoro intimare all'uomo che si è avvicinato loro.
Non sposta nemmeno lo sguardo nella direzione dell'estraneo, ha capito dalla sua voce strascicata che è ubriaco, e tutto quello che sta succedendo le dà la nausea, le sembra surreale e oltremodo patetico.
"Vieni con me se hai voglia di divertirti, e lascia perdere questo idiota."
Sente le dita dell'uomo attirarla verso di sé per un braccio, il proprio corpo spostarsi in avanti.
Zoro scatta verso di lui, spingendolo immediatamente via. "Non la toccare."
Nami è trafitta dal tono aspro della sua voce, e rabbrividisce.
"Ehi, sfregiato, non ti conviene trattarmi così!"





~~~




"Grazie, grazie di tutto. Buona serata!"
Sanji saluta un'ultima volta il proprietario del pub e corre verso la porta d'uscita per aprirla galantemente al passaggio di Robin, la mano libera che fruga nella tasca dei pantaloni in cerca dell'accendino. Non appena spinge la maniglia sente un chiasso assurdo provenire dall'esterno.
"Ci risiamo... un'altra rissa" sente commentare da Robin, ma non riesce a replicare, perché quello che vede quando spalanca del tutto la porta lo lascia di stucco.
Davanti a lui, in mezzo alla strada affollata, ci sono due uomini che si guardano in cagnesco, incitati da un gruppo di ubriachi con urla e schiamazzi - niente di particolarmente insolito, se non fosse che uno dei due è Zoro.
"Cosa avrà combinato stavol-
Sanji non riesce a finire la frase, perché un tizio sul marciapiede davanti a lui lo distrae con le sue grida strascicate.
"Ehi, geni del male, avete perso tempo a litigare e non vi siete accorti che la pollastrel - hic! - vi è scappata!"
Sanji si volta verso Robin e insegue la traiettoria del suo sguardo, rivolto lontano, oltre Zoro e il gruppo di uomini chiassosi. Subito riesce soltanto a scorgere uno svolazzo di capelli rossi, poi un uomo si sposta di lato lungo il suo campo visivo, facendogli mettere a fuoco una ragazza che conosce molto bene. Sanji la osserva correre via finché la sua figura non sparisce inghiottita dalla folla.
Nami?
"Ora che ci penso aveva un'aria familiare!" urla un altro tizio di fianco all'ubriaco, mentre l'uomo che era fermo davanti a Zoro si allontana con espressione torva.
"Non è quella che ha partecipato al torneo nell'Arena Infernale?"
"Giusto! È la rossa che ha fatto vedere la mercanzia a tutto il pubblico!" sghignazza l'ubriaco, gettando la testa all'indietro e dondolando la bottiglia che regge a fatica in una mano. "Quelle come lei amano tanto fare scena, ma se le prendi con la forza - hic! - vedi come ritraggono gli artigli!"
L'uomo al suo fianco non è l'unico che scoppia a ridere e l'ubriaco, animato dalla partecipe reazione dei più, si spinge oltre. "La prossima volta che la becco in zona, la sbatto contro un muro e me la scopo!"
Sanji sente l'inconfondibile suono prodotto dai poteri di Robin in azione fischiargli nelle orecchie. Due braccia spuntate dal nulla lo tengono fermo bloccandogli le sue, ma ciò non è sufficiente a far sì che lo stupido ubriaco resti impunito. Sanji lo fissa franare a terra con gli occhi sbarrati, mentre la sua bottiglia si rompe in mille pezzi sul marciapiede e la folla reagisce ridendo, gridando, fischiando. Zoro l'ha colpito talmente in fretta da avergli reso impossibile capire cosa sia successo, e ora gli è di nuovo addosso - lo colpisce una, due, tre volte in pieno volto, e poi ancora e ancora e ancora.
La folla smette di ridere, Sanji non avverte più la presa delle braccia evocate da Robin intorno a lui. Il sangue sgorga dal naso dell'ubriaco steso a terra, ma Zoro continua a prenderlo a pugni senza sosta. Il suono delle sue nocche che picchiano contro le ossa di quel volto agiscono come un interruttore su Sanji.
"Fermo!"
Si precipita verso di lui, prova a immobilizzargli le braccia, ma Zoro non sembra nemmeno accorgersene, e continua a infierire sul volto ormai tumefatto dell'ubriaco.
"Fermo! FERMO, HO DETTO!"
Lo spadaccino arresta improvvisamente il proprio assalto, forse perché ha riconosciuto la sua voce. Sanji riesce a bloccargli le braccia, a trascinarlo via, a interporsi fra lui e l'uomo inerme a terra. Lo scuote e lo spintona via con entrambe le mani, come a voler scacciare la bestia che si è impossessata del suo corpo, fissandolo sconvolto. Sa che l'ubriaco ha sbagliato, vorrebbe avergliela fatta pagare di persona, ma la furia con cui Zoro gli si è avventato contro, il numero di pugni con cui l'ha colpito... non ha nemmeno il coraggio di voltarsi a guardarlo del tutto, il suo volto è irriconoscibile, completamente immerso in una pozza di sangue.
Sanji sente Robin correre verso di loro e fermarsi al suo fianco. Zoro sposta lo sguardo su entrambi, scuro in faccia, il respiro corto, la mano completamente rossa. "Niente domande" ringhia, "lasciatemi stare." Poi dà loro le spalle e si allontana a passo svelto.
La gente si sposta impaurita al suo passaggio, come se temesse di scatenarne la collera con la sua sola presenza. È calato un silenzio inquietante tutt'attorno. Il suono della musica in sottofondo proveniente dai locali vicini stride enormemente con l'atmosfera gelida che aleggia su quel tratto di strada. Takumi, il proprietario del pub da cui sono usciti Sanji e Robin, viene fuori dalla porta insieme ad alcuni camerieri. "Santo cielo, cosa diavolo è successo!?"
Due uomini si sono inginocchiati davanti all'ubriaco, uno gli tasta il polso - "È vivo!" esclama - mentre l'altro sembra perlopiù intenzionato a cercarne il portafoglio.
Nessuno interviene, nessuno sembra avere voglia di immischiarsi.
"Niente di straordinario, amico." Sanji risponde finalmente a Takumi, mentre si scambia un'occhiata d'intesa con Robin.
Poco dopo lasciano la zona entrambi, camminando in silenzio. Le luci e il clima di festa che colorano il centro di Wonder non sono in grado di distrarli, né di far ritrovare loro il buon umore.
"E così avevo ragione. Sta davvero succedendo qualcosa fra quei due."
È Sanji il primo a rompere il silenzio.
Robin tace a lungo, prima di parlare. Non ha bisogno che lui specifichi a chi si sta riferendo. "Sei geloso?"
"Preoccupato" risponde lui, in una precisazione che sorprende entrambi.
Lei si ferma di colpo, puntando gli occhi su una bancarella colma di fiori. Ha un'espressione sempre così imperturbabile, sempre così tranquilla - è difficile leggerle dentro, ma stavolta Sanji nota bene come nei suoi occhi azzurri si stiano agitando dispiacere e apprensione.
Hanno visto Nami correre via alla velocità della luce e Zoro scagliarsi come un animale contro l'ubriaco che l'ha insultata - non ricordano l'ultima volta in cui lo spadaccino ha perso il controllo in quel modo. L'espressione sul suo volto quando aveva chiesto loro di lasciarlo stare era indescrivibile - sembrava come se un misto di rabbia e ferocia si fosse mescolato a un dolore lacerante, un dolore divorante e implacabile che gli aveva alterato i tratti.
"Tu lo sapevi?" Sanji glielo domanda a voce bassa, in tono morbido, quasi tema di vedere anche Robin spezzarsi in quel modo, come Zoro.
"Cosa?" La donna si scosta una ciocca di capelli dal volto, corrugando leggermente le sopracciglia, e a Sanji sembra che stia cercando le parole giuste. "Mi chiedi se so che lei finge di non accorgersi dei sentimenti che prova, mentre lui li respinge?"
Sanji infila una mano nella tasca dei pantaloni, estrae l'accendino e il pacchetto di sigarette, ne sfila una dalla confezione e se la porta alle labbra.
Cosa stavo facendo? Ah, già...
Inspira profondamente, avvicinando l'accendino al cilindro di carta, poi lo sottopone meccanicamente al fuoco. La nicotina gli invade i polmoni, infondendogli un'illusoria sensazione rilassante.
"Hai detto 'sentimenti'?"
Sbatte lentamente le palpebre per un paio di volte, senza fiatare, cercando di riordinare le idee. "Sentimenti?" ripete incredulo, preoccupato - per Nami, che non vuole vedere soffrire; per Zoro, che non riesce a immaginare provare qualcosa del genere per una donna, tantomeno essere in grado di starle accanto nel modo giusto.
"Sì, hai capito bene." Robin non smette di fissare un mazzo di fiori di ibisco. "Perché sei sorpreso?"
Sanji si avvicina al venditore, gli dà del denaro e gli fa un cenno con gli occhi. "Perché è di Zoro che stiamo parlando... e di Nami. Come può piacerle un tizio simile?"
Robin segue ogni suo movimento con espressione incuriosita. "Un tizio simile?"
Sanji afferra il mazzo di fiori di ibisco offertogli dal venditore e lo porge alla donna. Lei lo afferra con delicatezza, rivolgendogli un sorriso enigmatico, e avvicina i fiori bianchi al proprio volto, inspirandone il profumo.
"Beh, lo sai. Zoro non ci sa proprio fare, è stupido, rozzo, maleducato, non ha un briciolo di galanteria. Ho paura che possa far soffrire Nami."
Robin non ride sotto i baffi come farebbe di consueto. "Sono convinta che anche lui stia soffrendo. Penso di capirlo" ammette, lo sguardo fisso sui fiori, "in fondo è per lo stesso motivo che io..."
"Che tu...?"
Sanji la osserva attentamente, in silenzio.
Quando lei gli si avvicina guardandolo dritto negli occhi trattiene il respiro.
"Andiamo" Robin alza una mano verso il suo viso, "sei un tipo perspicace, ormai dovresti averlo intuito" e gli sfila la sigaretta dalle labbra, buttandola a terra.
Mai, mai fare una cosa del genere con un fumatore incallito. Robin non è stupida e lo sa bene, ma è una tipa temeraria, e sa altrettanto bene qual è l'effetto che fa su di lui.
"Perché... perché me l'hai tolta?" le domanda Sanji, confuso.
Lei getta un'occhiata al mozzicone che giace ormai a terra, poi ai fiori che lui le ha regalato. "Volevo ricambiare il tuo gesto."
Sanji perde un battito. Improvvisamente non gli importa un bel niente se non ha potuto finire la sigaretta, né sente la voglia di accenderne subito un'altra.
"Torniamo alla locanda, vediamo se Nami è lì."
Ha la sensazione che Robin abbia prontamente cambiato argomento per trattenersi dall'aggiungere altro.
E passa tutto il tempo a chiederselo, mentre si dirigono ai loro alloggi.





~~~




"Non riesci a dormire?"
La sua voce spezza il silenzio nel buio. È bassa e calma, eppure la fa sussultare di sorpresa. Nami si sente colta in flagrante e mantiene lo sguardo fisso sul muro della stanza da letto, su quella foto ritraente il paesaggio naturale che le piace tanto. È girata di spalle rispetto ad Alec, perciò si chiede come lui abbia fatto a capire che è ancora sveglia.
Il materasso si piega appena, un movimento leggero accompagnato da un fruscio di lenzuola le comunica che lui si è sollevato a mezzo busto. Nami lo sente accendere la piccola luce sul comodino. Riflessi aranciati si stendono sulla parete che ha di fronte, incendiando le onde del mare catturate nella foto - onde languide e stanche come lei.
"Dimmi. Che tipo è?"
Silenzio.
Un sospiro.
"Di chi parli?"
"Andiamo, Nami..."
Non ha bisogno di voltarsi a guardarlo negli occhi per cogliere la nota ironica che lo anima.
È davvero così palese ciò che le sta succedendo?
"Credi che parlarne mi servirebbe a qualcosa?"
"Sì."
"Perché?"
"Intuito."
Può vedere Alec fare spallucce, sente il suo sguardo vivido puntato su di sé. Nami si volta a pancia in su, in un inconsapevole gesto che ne simboleggia la volontà di aprire uno spiraglio.
"È un idiota."
"Mmh."
"Uno stronzo."
"Oh."
"Cioè, no - non è uno stronzo, sono io che... ma che dico? Certo che è uno stronzo!" Nami si porta una mano alla fronte, coprendosi gli occhi e massaggiandosi le tempie.
Le fa strano parlare di Zoro col tipo con cui è appena andata a letto, eppure ha la sensazione di riprendere a respirare dopo ore di apnea.
"Ti ha proprio scottata, eh?"
Riapre gli occhi, scosta la mano dal proprio volto e si gira a guardarlo. Alec tiene le braccia incrociate dietro la testa, le labbra stirate in un sorriso silenzioso.
"È colpa di questo posto. Mi sta facendo uno strano effetto" gli dice, ma non ci crede più nemmeno lei.
Alec sembra perso in un'indagine mentale, e quando capisce che Nami non ha intenzione di parlare da sé inizia a farle domande.
"È timido?"
"Non direi proprio."
"Introverso?"
"Se per introverso intendi schivo, solitario e diffidente, allora decisamente sì."
"Mmh... ed è orgoglioso?"
"Da morire."
Nami lo vede ridacchiare.
"È troppo facile!"
"Cosa?"
Alec incrocia i suoi occhi, uno scintillio furbo nelle iridi chiare. "Capire cosa sta succedendo."
"Non ti seguo."
"Ah, è proprio vero che quando si è direttamente coinvolti in questioni sentimentali si diventa ciechi..."
Nami corruga la fronte. "Questioni sentimentali?"
Alec si puntella su un gomito e si gira su un fianco, fissandola col volto a pochi centimetri dal suo. "Vuoi davvero farmi credere che provi solo un'attrazione sessuale per lui?"
Sono troppo vicini. Nami non può scappare dai suoi occhi indagatori, così gioca la carta del cambio di argomento. "Come ci riesci?"
"A fare cosa?"
"A essere così distaccato, a non avere mai paura di rimanere coinvolto."
"È la mia natura."
Nami lo vede accarezzarle le labbra con lo sguardo.
"O magari non ho ancora trovato la persona giusta."
Mantiene il contatto visivo a lungo, in cerca di un'ombra di incertezza sul suo volto, eppure non ne trova alcuna. "Ti invidio."
Alec aggrotta le sopracciglia, senza abboccare. "Cambiare argomento non ti servirà."
Accidenti... l'aveva capito subito che quell'attore sexy era della sua stessa pasta!
Nami trasale quando lo sente sfiorarle una guancia con la punta delle dita. Socchiude gli occhi beandosi di quella piacevole sensazione, sperando che quel tocco riesca in parte a lenire il divorante senso di vuoto che sente già tornare nel petto (che non se n'è mai andato).
"So che hai bisogno di parlarne. E magari io sono la persona giusta: a volte è più confortante aprirsi con chi è soltanto di passaggio nelle nostre vite."
Nami pensa che Alec abbia ragione, e si chiede se qualcuno non abbia deciso di portarlo sulla sua strada al momento opportuno. Tuttavia non riesce a lasciarsi andare - teme di imboccare la strada del non ritorno, una strada lastricata di spine e vetri infranti.
"Alec, non so come ringraziarti, ma... non c'è molto di cui parlare, l'ho visto insieme a un'altra, quindi-
"E tu adesso dove sei?"
"L'ho fatto solo perché...!" Nami non finisce la frase, la sensazione di sferrargli un immeritato colpo basso.
Alec le muove il volto con l'indice e il medio, costringendola a guardarlo.
"Tranquilla, non urterai la mia sensibilità se ammetti di essere venuta a letto con me per togliertelo dalla testa."
È serio, calmo. Sembra volerla soltanto rassicurare.
Ma come fa? E soprattutto chi gli dà la voglia di preoccuparsi per un'estranea con cui ha fatto sesso una notte?
Nami stringe le labbra, un nodo alla gola che minaccia di sopraffarla. "Alec..."
Non si è mai mostrata così fragile, così vulnerabile e arrendevole con qualcuno - tranne con Rufy ad Arlong Park. Ed è quella consapevolezza improvvisa a farle aprire gli occhi, a farle capire perché ha scelto di abbandonarsi così proprio a quel ragazzo. In un certo senso, Alec le ricorda il suo capitano per il modo in cui vive l'attimo senza secondi fini, non aspettandosi nulla in cambio, tuffandosi a capofitto in una nuova avventura.
Alec è coraggioso, Alec rende tutto più semplice e leggero, e la fa sentire in modo totalmente diverso rispetto a Zoro. Zoro che la destabilizza, che la spaventa, che la incendia - perché, malagrado sia lui ad avere un inesistente senso dell'orientamento, è lei quella che si sente persa quando ce l'ha vicino.
"Va tutto bene?"
"Vorrei avere il tuo coraggio, Alec. Vorrei davvero averlo." La voce di Nami è rauca, come se il solo ammettere quella verità le costasse parecchio.
"Nessuno è mai veramente coraggioso quando si ha a che fare con i sentimenti."
Lei si perde a fissare il lampadario sopra di loro, riflettendo su quella semplice verità, poi prova a scherzare. "Ehi, tu non eri quello immune al coinvolgimento emotivo? Cosa ne sai?"
Per la prima volta scorge un velo di tristezza calargli sul viso, eppure non dura che un attimo, come un'illusione ottica.
"Ho amato qualcuno in passato. Con tutto me stesso."
Si parlano a bassa voce, stesi vicini su quel letto sfatto, mezzi nudi, a guardarsi dentro come si fa con chi non può giudicare. Non ci sono barriere da sorreggere, sentimenti da combattere, respingere, negare - soltanto loro, due estranei che non sono poi così estranei.
"L'ho amata finché ho potuto, perché la morte me l'ha portata via."
Nami sente che le manca il respiro. Non sa cosa dire.
"Lui invece è ancora vivo. E tu hai ancora una possibilità di stargli accanto."
Le parole di Alec rimbombano in lei come echi di campane lontane, nonostante le stia parlando con quel tono sommesso.
"Lui ti ha seguita quando sei corsa via. Lui non voleva lasciarti andare."
Nami chiude gli occhi, precipitando indietro nel tempo, a una manciata di ore prima che sembrano già un ricordo e che al tempo stesso le respirano sulla pelle, come pioggia.
"Perciò domani permettigli di parlarti. A prescindere da ciò che vorrà dirti, da ciò che c'è davvero fra voi, dalle risposte che ti darà."
Alec si copre col lenzuolo, sollevandolo all'altezza del petto, e inspira lentamente.
"Il dolore è meglio del vuoto, credimi, Nami. Tu che puoi ancora sentirlo, vivilo."





~~~




C'è odore di pioggia nell'aria.
Nami getta un'occhiata alle nubi che si stanno agglomerando sopra i tetti della città, accelerando il passo. Ha calcolato che le restano circa cinque minuti di tempo per raggiungere l'Heaven's Gate prima di finire inzuppata. Ha lasciato la casa di Alec da poco, quando il cielo non era che un manto di fitte stelle che brillavano incontrastate su Wonder, ma aveva capito subito che stava per arrivare il temporale. Ora che cammina per strada, si chiede se abbia fatto bene a non restare a dormire da lui, in un letto confortevole, al riparo.
La musica si riduce progressivamente mano a mano che si allontana dalle vie principali del centro, la folla si fa sempre più rada, qualcuno corre a rifugiarsi in un pub presentendo l'arrivo dell'acquazzone.
Nami imbocca una stradina in salita. Il passaggio è stretto e deserto, a eccezione della presenza di un cane randagio che annusa speranzoso una carta straccia buttata sul marciapiede. Gli passa accanto con un moto di dispiacere, finché non ricorda di avere con sé una mela ancora intatta nella borsa, che tira fuori dal suo contenitore e gli lancia immediatamente. Il randagio ci si avventa sopra, gli occhi vigili e diffidenti puntati su di lei mentre morde il frutto. Nami gli dà le spalle, intenzionata a lasciarlo mangiare in pace, e prosegue per la propria strada, superando altre viuzze strette che diventano sempre più silenziose e tranquille.
Quando raggiunge l'inconfondibile scalinata fiorita che costeggia l'Heaven's Gate, le prime gocce di pioggia iniziano a scivolarle sul volto e sulle spalle scoperte. Nami la discende a passi affrettati, tenuta sveglia soltanto dal ticchettio dei propri sandali sugli scalini lastricati. Svolta rapidamente l'angolo, reprimendo uno sbadiglio, e riconosce con sollievo l'inconfondibile tappeto rosso che precede l'ingresso alla locanda. Gli va meccanicamente incontro sognando il proprio letto, ma non appena alzo lo sguardo dalla strada nota che qualcuno è appoggiato al muro, vicino all'entrata.
La pioggia ormai cade più fitta, picchiettandole sui capelli, sul volto, sulle braccia, ma lei non ci presta attenzione. Zoro, il collo di una bottiglia vicino alle labbra, volta la testa nella sua direzione e si immobilizza. La guarda in silenzio, senza fare niente, poi il suo viso assume un'espressione rigida. Nami distoglie lo sguardo e avanza verso l'entrata del locale, trattenendo il fiato. Non si era aspettata di trovarselo lì di fronte, non alle quattro del mattino, non sotto la pioggia.
"Ti sembra questa l'ora di rientrare?"
Il suo tono di voce è fermo, ma lei percepisce una linea di rabbia repressa al di sotto.
"Sei sparita senza dire niente a nessuno, senza usare una dannata radio-snail per avvisare che non tornavi!"
Continua a camminare senza guardarlo, senza replicare.
"Sto parlando con te, ragazzina incosciente!"
Nami si blocca davanti a lui e ne incrocia lo sguardo. Il suo tono di voce tagliente la incendia di colpo. "Sei rimasto qui aspettando di potermi fare la predica?"
Lui la fissa dall'alto in basso, il volto livido.
"Eh, Zoro?" lo incalza. "Credi che io te lo permetta? Credi che adesso abbia voglia di starti a sentire?"
Non alle quattro del mattino, sotto la pioggia. Non davanti all'entrata della locanda, dove ci sono parecchie bottiglie vuote abbandonate ai tuoi piedi.
Non se sei ubriaco.
Non così.

"Non importa cosa vuoi, devi farlo comunque!"
"Non sei mio padre, dannazione!" Nami lo scrolla afferrandolo per gli orli dello yukata. "Non hai il diritto di sapere dove vado e cosa faccio, né di darmi ordini!"
Lo spintona una, due, tre volte, riversandogli contro la propria rabbia come si era imposta di evitare, ormai irrimediabilmente fuori controllo.
Quel contatto agisce su di lui come una miccia. Zoro digrigna i denti e le immobilizza le braccia. "Non sono tuo padre, è vero. Ma sono il vice capitano della ciurma di cui hai deciso di fare parte." Non urla, eppure il suo tono di voce è così aggressivo e graffiante da darle l'impressione che lo stia facendo. "Perciò..."
Nami lo sente inspirare contro di lei, il volto a pochi centimetri dal suo, e subito dopo lo vede sgranare l'occhio, la presa sulle sue braccia che si allenta per un istante e che poi aumenta di nuovo.
Si chiede se Zoro abbia percepito il profumo di Alec su di sé dietro all'odore della pioggia, se sia quello il motivo per cui non riesce più a parlarle, per cui la sta stringendo con tale irruenza, il collo della bottiglia premuto contro al suo avambraccio - e il solo pensiero la fa esplodere.
Lei l'ha visto con un'altra, lei sa per certo che è andato a letto con quella donna. Zoro che l'ha evitata per giorni senza motivo, Zoro che è rientrato alla locanda diverse volte a notte fonda rifiutandosi di darle spiegazioni, Zoro che una sera l'ha quasi baciata e poi si è fatto vedere insieme a lady Sayuri senza alcuno scrupolo - Zoro che, ora lei lo realizza appieno, è stato a letto con quella donna più volte, prima e dopo averla quasi baciata.
Altro che principi del Bushido.
Nami chiude le mani a pugno e le batte contro al suo petto, divincolandosi con furia per sfuggire alla sua presa. "Vice capitano, eh? No, tu sei un bastardo."
Zoro allenta la presa sulle sue braccia, rendendola praticamente inesistente.
Le sembra di aver percepito l'esatto istante in cui il suo respiro si è spezzato, le sembra di avvertire le sue dita tremare tutt'ora contro la propria pelle. La pioggia le annebbia la vista, la poggia le scivola addosso bagnandole i capelli e i vestiti, ma Nami non riesce a spegnere il fuoco che le arde nel petto, né a bloccare i singhiozzi che sente risalirle inesorabili la gola.
"Che cosa vuoi, Zoro?" gli ringhia contro con voce rotta, arrabbiata ferita battendo un pugno dietro l'altro sul suo petto.
Ogni colpo ha soltanto l'effetto di infiammarla di più, e ora che lui le tiene le mani posate mollemente sulle braccia, senza esercitare alcuna pressione, Nami riesce a colpirlo meglio. "Si può sapere cosa diavolo vuoi che faccia!?"
Un altro pugno. E un altro. E un altro ancora.
"Rispondimi, dannazione! Cosa vuoi, Zoro!? Cosa diavolo vuoi!?"
"Te."
Zoro non grida, non alza un dito, non si muove - continua a guardarla dritto negli occhi, l'espressione lacerata.
"Voglio te, Nami."












Note: il peggio deve ancora arrivare? Sì.
Vi sto prendendo in giro? No.
Fatemi gli auguri, che intanto vado a piangere in un angolo.
Alla prossima!

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Capitolo 12
*** In trappola ***






Le sembra di precipitare, di finire dannatamente vicino a un tornado. Il suo sguardo tormentato la ingabbia, il suo respiro spezzato la stordisce, le sue mani ruvide le scottano la pelle.
Voglio te, Nami.
Ha l'eco di quelle parole che le rimbomba nella testa con violenza, quando Zoro si impossessa delle sue labbra trascinandola giù - giù con sé in quel tornado, verso un epilogo angosciante.
Il rumore della bottiglia che cade a terra in frantumi la fa sussultare, e lui si approfitta di quel movimento improvviso, della sua bocca tremante ormai dischiusa per introdurle dentro la lingua. Lei gli preme le mani contro al petto per spingerlo via, divisa fra il dolore interiore e l'estasi, ma Zoro l'attira a sé con irruenza, affondandole le dita fra i capelli, stringendole possessivamente la schiena.
Nami ha di nuovo le sue mani su di sé, quelle mani ruvide e callose che ha sognato per tante notti, in segreto, ma Zoro fermati, ti prego fermati è tutto sbagliato, non così - Zoro lasciami, ti prego lasciami andare.
Le sta togliendo il fiato, eppure lei ha già smesso di spingerlo via, di opporre resistenza, di ritrarsi. Ha le mani sul suo viso e gli morde la lingua senza alcuna delicatezza, in un gesto arrabbiato, vendicativo, però lui non si tira indietro nemmeno quando fuoriesce il sangue.
L'odore d'alcol che le invade la bocca la fa sentire ancora peggio, ma Zoro fermami, ti prego fermami i loro corpi premuti l'uno contro l'altro non vogliono saperne di staccarsi.
Nami lo bacia con furia, la pelle costellata di brividi e di pioggia. La loro è una lotta in cui nessuno riesce a prevaricare, e no no no, non così quando lui le morde il labbro inferiore un tuono roboante squarcia il cielo, facendoli sobbalzare.
È il grido che si interpone fra loro per separarli, per salvarli.
È la luce che affiora nell'oscurità e si scaglia contro entrambi per farli emergere dalle ombre.
Ora riescono a vedersi davvero.
Si guardano con occhi smarriti, impauriti, feriti.
La pioggia cade fitta su entrambi, inclemente. Zoro abbandona le braccia lungo i fianchi. Nami indietreggia, abbassando per un istante lo sguardo verso i cocci in frantumi ai loro piedi, poi si fionda verso l'ingresso della locanda. Spinge le maniglie della porta con urgenza, supera l'atrio quasi di corsa, raggiunge il portiere mostrandogli la propria scheda senza guardarlo, pregando di non sentire nessuno entrare nel corridoio, sperando di riuscire a scappare in tempo, corri corri corri subito via.
Ha la mente sottosopra, la pelle che brucia nonostante stia tremando per il freddo (per lo shock, per il dolore) e vorrebbe spegnere tutto - pensieri, emozioni, sensazioni se stessa .
Perché fa così male, perché le sembra di soffocare?
Per un po' Nami aveva creduto che sarebbe stato più semplice. I suoi problemi le erano sembrati così piccoli, così sciocchi a confronto, quando Alec le aveva confessato di aver perso la persona amata.
Ma si è sbagliata.
Niente è mai semplice, quando Zoro le è di fronte.





~~~




L'odore d'alcol è nauseante - si mescola al sapore di pioggia, ai brividi, all'incanto, sporcando tutto. Nami ha la sensazione di soffocare, vorrebbe sparire, ma fermati, fermami, ti prego fermiamoci non riesce a fuggire da quella prigione fatta della sua bocca e delle sue mani, e Zoro lasciami andare, Zoro non farmi questo, ti prego, fermati.
Le sembra di annegare in ogni istante in cui lo sente cercare la sua bocca con la propria, le sembra di essere ancora là fuori, sotto la pioggia, contro di lui e piano, fa' piano, perché qua gira tutto. .
Eppure i colpi che sente rimbombarle nelle orecchie non provengono da dentro di lei. Nami solleva di scatto la testa dal cuscino, aprendo gli occhi frastornata. Scende dal letto senza curarsi di cercare le ciabatte, si sistema rapidamente la canottiera sui fianchi e si ferma vicino alla porta della propria stanza.
Qualcuno torna a bussare.
"Chi è?"
"Sono io."
Nami sospira, si stropiccia gli occhi e apre la porta lasciandola leggermente socchiusa, poi si dirige di nuovo verso il letto, lasciandosi cadere mollemente sul materasso a pancia in giù. Il rumore della porta che si richiude alle sue spalle è seguito da un lieve frusciare di carta.
"C'è poca luce qua dentro."
Tiene la testa affossata nel cuscino senza accennare a parlare. Non ha chiuso occhio per ore, incapace di togliersi dalla mente quelle sensazioni spietate che continuano a respirarle sulla pelle, senza darle tregua - labbra umide di baci, di pioggia, di rimorsi - mani colpevoli, sconfitte, infuriate, diverse dalle tante che ora le stanno solleticando le gambe e il busto.
Nami libera delle risa incontrollate, colta alla sprovvista, dimenandosi sul letto. "Non vale!" protesta voltandosi a pancia in su.
Robin la fissa con un sorrisetto vittorioso. Fa sparire le mani evocate coi propri poteri e si dirige verso la finestra, tirando le tende. La luce del mattino inoltrato inonda la stanza. Nami scorge un'ampia porzione di cielo oltre il vetro e nota che è terso, del colore della carta da zucchero. Nessuna traccia del temporale, come se la pioggia di quella notte inoltrata non ci fosse mai stata.
Che ironia.
Nami non si chiede se anche le labbra di Zoro sulle proprie fossero immaginarie, se anche le mani madide di pioggia con cui l'ha stretta fossero soltanto un'illusione, perché ha la sensazione che non se ne siano ancora andate. E sente che le si legge in faccia, che chiunque - non solo Robin - potrebbe capirlo.
"Hai creato parecchio scompiglio ieri sera, signorina. Ho dovuto coprirti con Rufy, altrimenti chi lo sentiva..."
Nami si alza a sedere, sporgendo le gambe giù dal materasso, incrocia gli occhi di Robin e corruga leggermente la fronte. "Sono soltanto rientrata più tardi del solito per una sera. Non c'è da scandalizzarsi."
La donna posa le braccia sul davanzale della finestra, scrutando fuori, verso il basso. "Di che ti stupisci? Siamo una famiglia, è normale che ci preoccupiamo più del dovuto."
Ahia, colpo basso...
"Tu non avresti fatto lo stesso con me?"
Okay, okay, ho capito.
Nami libera un lungo sospiro, lo sguardo fisso a terra. Perlomeno Robin non le sta facendo la predica, cosa di cui le è grata. "Hai ragione, mi dispiace. La prossima volta farò una telefonata" promette, poi si tira su in piedi, indicandole il bagno con un cenno.
"Vai, anche perché hai un aspetto orribile."
La naturalezza con cui Robin dà voce a certe verità è senza pari. Nami avrebbe la forza di farle la linguaccia, se non si sentisse così sbattuta.
Poco più tardi, quando la raggiunge di nuovo in camera in condizioni più presentabili, nota un grande cesto di legno intarsiato appoggiato sulla scrivania.
"E quello cosa sarebbe?"
Robin segue la direzione del suo sguardo. "Quasi dimenticavo. Quando ho chiesto in reception se il portinaio ti avesse vista rientrare questa notte, Mira mi ha detto che era arrivato un pacco regalo per te, così mi sono offerta di portartelo al posto suo."
"Grazie, ma..." Nami inarca un sopracciglio mentre si fa l'ultimo nodo alla coda, "un pacco regalo? Da parte di chi?"
Si avvicina alla scrivania, esaminandone sospettosa il contenuto. All'improvviso capisce a cos'era dovuto quel frusciare di carta che ha sentito quando Robin è entrata in camera. Il cesto è pieno di oggetti finemente impacchetti, disposti in ordine rigoroso a formare una composizione elegante. La boccetta di oli essenziali ai fiori di arancio che spicca fra un tubetto di crema idratante e una bottiglia di vino rosso le fa scattare una lampadina in testa.
"Lady Sayuri" le risponde Robin, dando voce ai suoi pensieri.
Nami stringe le labbra in una linea sottile, fissando il cesto con occhi di fuoco.
È tutto così imbarazzante...
"Non è da lei fare simili pacchi regalo, quando ho visto il biglietto firmato a nome suo sono rimasta sorpresa."
"A quanto pare i pacchi le piace sia prenderli che regalarli" si lascia sfuggire Nami senza riuscire a controllarsi.
Robin la fissa con sguardo indagatore, mentre lei registra il significato delle sue parole a scoppio ritardato. "Biglietto firmato a nome suo? Non l'avrai-
"Letto?" l'anticipa. "No, e mi lascia vagamente offesa che tu possa averlo anche solo supposto." Alla vista della sua espressione colpevole libera una risata sommessa. "Sto scherzando."
Nami rilassa le spalle e getta un'altra fugace occhiata al cesto colmo di pacchettini, poi subito dopo si dice che non le importa di aspettare di essere sola. Desidera unicamente togliersi il pensiero il prima possibile, così si avvicina al cesto per cercare il biglietto, notando che era semplicemente la bottiglia di vino a coprirlo dall'angolazione in cui si trovava, perché non ha bisogno di smuovere niente per trovarlo. Solleva un lembo del cartoncino dagli elaborati bordi violetti, trattenendo il fiato, e non appena legge il messaggio contenuto al suo interno sente un turbine di emozioni contrastanti ballarle nel petto.
C'è scritta una sola, semplice parola in una calligrafia sottile ed elegante.
Scusa.
Nami richiude velocemente il biglietto, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Deglutisce, gli occhi puntati sulla porzione di cielo visibile dalla finestra aperta, e stringe il pugno libero senza accorgersene. Le immagini della sera precedente si stagliano nitide davanti a lei, come diapositive non richieste, sporcando l'azzurro limpido del cielo.
Scusa.
Per cosa? Possibile che perfino lady Sayuri abbia capito che...
Sul serio?
"Allora" Nami sente picchiettare sulla propria spalla e volta la testa in direzione della mano evocata da Robin, "vuoi dirmi cos'è successo ieri sera?"
Come può dirle di no, se quella mano regge un sacchetto che emana profumo di croissant caldi? Ha pensato proprio a tutto, intuendo persino la sua scarsa voglia di scendere a fare colazione.
"Grazie, Robin, non so come farei senza di te."
Il borbottio di protesta del suo stomaco la spinge ad afferrare immediatamente il sacchetto e ad aprirlo. Così, tra un boccone e l'altro, Nami le dice di aver passato la notte con Alec, un attore conosciuto alcuni giorni prima con cui era stata a cena una sera. Mentre cerca di apparire calma e rilassata, guarda Robin ascoltarla in silenzio e annuire, certa che lei supponga più di quanto vuole dare da intendere e che non ritenga una coincidenza il regalo di lady Sayuri.
Nami capisce che Robin non fa altre domande soltanto per lasciarle i propri spazi, per non forzarla, e le è talmente grata per questo che per poco non decide di dirle di più - cose che non ha confessato nemmeno a se stessa.
"Ascolta..."
Un rumore di colpi alla porta la fa interrompere subito.
Tempismo perfetto.
"Sì?"
Nessuna risposta.
Robin le lancia un'occhiata d'intesa che Nami interpreta come un 'lascia fare a me'. La vede incrociare le braccia al petto per ricorrere ai suoi poteri, e immagina che abbia fatto apparire un occhio fuori dalla porta, perché la vede alzarsi dal letto su cui sono sedute e avvicinarsi a quest'ultima senza aprirla.
"Signora Mei, ha sbagliato stanza, questa è la trecentosette non la trecentodiciasette, si ricorda?"
Signora Mei?
Robin si volta nella sua direzione, facendo spallucce con un vago sorriso divertito. "Se n'è andata."
Nami inarca un sopracciglio, perplessa. "Ma chi era? Non ti ha nemmeno risposto..."
"Soltanto una donna un po' svampita che confonde la tua stanza con la sua. Fa sempre colazione di mattina presto, quando mi alzo io." Robin si stiracchia, guardandosi attorno con nonchalance. "Non è la prima volta che la sorprendo a bussare qui."
"Davvero?"
"Già." Robin getta un'occhiata all'orologio che tiene legato al polso. "Ti spiace se continuiamo la conversazione in un altro momento? Tra venti minuti dovrei andare a ritirare un libro che ho prenotato, per poco non me ne dimenticavo."
Nami si lascia ricadere sul materasso, spalancando le braccia. "No, tranquilla, vai pure." Cerca di mascherare la delusione al pensiero di non poterle parlare ora che si sentiva pronta per farlo, e la ringrazia ancora. Se non avesse la mente in subbuglio e più ore di sonno alle spalle, probabilmente intuirebbe qualcosa, ma non è questo il caso.
"Di nulla. A più tardi, allora."
"A dopo!"
Resta sdraiata sul letto a fissare pigramente il soffitto, la porta che si apre e si richiude con lentezza, e pensa che potrebbe addormentarsi così - coccolata da quel materasso soffice, dalla leggera arietta che le solletica il viso e dal brusio di voci che la finestra aperta fa entrare, ma è colta da una strana sensazione.
Nami sa che Robin ha lasciato la stanza, eppure non riesce a rilassarsi come si fa quando si è in completa solitudine, perché le sembra che ci sia ancora qualcuno.
Starò impazzendo.
È a questo che pensa, quando si solleva a sedere sul letto. Ma non appena si gira verso la porta le si mozza il respiro.
Nami scatta in piedi, fissando interdetta la persona che ha davanti.
"Che diavolo ci fai qui?"
L'immediato spavento dovuto alla sorpresa di vedere una presenza che non ci si aspetta lascia il posto alla confusione e all'imbarazzo.
Zoro è fermo davanti alla porta. La fissa serio, con una calma in viso che lo rende più simile al ragazzo che conosce, e per un attimo questo basta a tranquillizzarla.
"Devo parlarti."
Le sembra di nuovo in sé, senza tutto quell'alcol in circolo. Nami lo capisce dal suo tono, mentre sposta lo sguardo da lui all'armadio.
Altro che signora Mei... Robin, questa me la paghi.
"D'accordo" le esce meccanicamente dalle labbra. Fatica a stare ferma, le formicolano le dita e sente di avere una sorta di tenaglia che le stringe lo stomaco. "Ti ascolto."
Deve dargli le spalle, perché i ricordi stanno riaffiorando con la prepotenza di uno tsunami - le sembra di sentire di nuovo la pioggia scivolarle sul viso, sulle braccia, sulla schiena, dove sono state le sue mani.
Nami rabbrividisce. Si dirige verso la finestra, bisognosa di porre la maggior distanza possibile fra loro, di un appiglio, e poggia i gomiti sul davanzale.
"Ti chiedo scusa. Mi dispiace di aver allungato le mani."
Silenzio.
"Si è trattato di un errore. Ero ubriaco."
"L'avevo capito."
"Non succederà mai più, te lo prometto."
"Va bene."
Nami ha la sensazione di non essere più all'interno del suo corpo, ma stavolta sa di non essere finita in quello di un cyborg casinista - le sembra di essersi semplicemente persa nel nulla, nel vuoto.
"Ti ho fatto del male?"
Non sai quanto.
Le tremano le mani.
"Certo che no, altrimenti te ne avrei fatto pentire."
Non sulla pelle, Zoro. Non all'esterno.
"Bene."
Sa di avere il suo sguardo puntato addosso e la sola consapevolezza le fa bruciare la schiena.
"Nami, devi sentirti libera di fare quello che vuoi. Di..."
Chiude gli occhi, concentrandosi unicamente sul suono della sua voce bassa e roca. Rimane in silenziosa attesa, il cuore sopraffatto, esausto, ma Zoro lascia la frase in sospeso.
Non è mai stato bravo con le parole, e lei lo sa bene.
"Basta così. Non serve che tu dica altro."
"Invece sì."
Nami si volta verso di lui in un gesto automatico, incapace di impedirlo a se stessa. Zoro non si è mosso di un millimetro, come a voler rimarcare la promessa che le ha appena fatto, e la guarda con espressione colpevole. "Ti devo delle spiegazioni, è giusto che tu sappia."
Lei annuisce appena, trattenendo il fiato.
"Quello che è successo stanotte" Zoro distoglie lo sguardo, "è qualcosa che temevo potesse accadere da tempo. Per questo ti evitavo."
Nami è completamente destabilizzata.
Non riesce a credere a ciò che le sta dicendo, né a smettere di fissarlo.
"Non volevo ti facessi strane idee."
"Che intendi dire?"
Le parole le sono uscite di bocca prima che potesse metterle in fila nella sua mente. Ha di nuovo l'orribile sensazione di ascoltarsi dall'esterno, all'infuori del proprio corpo. Nami sa che Zoro non sta alludendo a lei che se lo immagina in fase Sanji o Brook, sa che non è quello il motivo che lo preoccupa - e si sente smascherata, in trappola.
L'occhio di Zoro che si sposta sul cesto appoggiato sulla scrivania le rende il tutto ancora più insopportabile - probabilmente lui non ha nemmeno idea di cosa sia, ma è ironico ciò che quel gesto simboleggia per lei. Nami ripensa alla reazione che ha avuto quando l'ha visto insieme a lady Sayuri e immagina che lui stia facendo altrettanto. Non può reggere ancora per molto.
"Pensi che io provi qualcosa per te, Zoro?"
L'occhio gli scatta nei suoi e per un assurdo, folle attimo Nami crede di essere lei quella che l'ha intrappolato, ma si tratta soltanto di un miraggio.
"Mi stai dicendo che hai paura di ferirmi perché da parte tua c'è solo un'attrazione fisica?"
Non si è nemmeno accorta di essersi staccata dal davanzale. Continua soltanto a fissare Zoro, sentendosi annegare a ogni secondo che passa, a ogni respiro che emette, a ogni battito, finché la sua espressione mesta e il suo silenzio d'assenso non le danno il colpo di grazia.
Nami ha la sensazione che qualcuno le abbia appena fatto un buco nello stomaco. Tenta di ridere, ma senza successo.
Capisce che non ha le forze per difendersi, che le resta soltanto l'attacco come alternativa.
"Certo che ne hai di fantasia! Credi che io abbia dei sentimenti" mima il gesto delle virgolette con disprezzo, "per te?"
La voce di Nami non è che un graffio sporco di bugie. "Beh, lascia che ti liberi di questa preoccupazione: sei fuori strada. Io con uno come te? Nemmeno se mi pagassero."
Zoro è scuro in volto, non smette di guardarla senza battere ciglio, ma c'è una sorta di stoica fierezza nel suo sguardo, qualcosa di nobile che la infiamma ancora di più.
"Nami, l'ultima cosa che voglio è vederti soffrire."
Lo sa. Ormai l'ha capito, è tutto inutile.
Lei si sente spalle al muro e reagisce di scatto, afferrando un oggetto metallico appoggiato sulla scrivania. "Sei sordo, per caso? Soffrire per cosa!?"
Non sto soffrendo, no. Non sto soffrendo!
Il Clima Takt le sussulta fra le mani. Il cesto mandatole da lady Sayuri brilla beffardo poco più distante, come fosse illuminato d'argento sotto i suoi occhi.
Zoro non dice nulla e le parole le risalgono la gola in tono basso, furente. "Vattene, maledizione. Esci immediatamente da questa stanza."
Aspetta di sentire la porta aprirsi per quella che le sembra un'eternità, senza sapere che non è passato nemmeno un secondo, poi non ce la fa più.
"HO DETTO VATTENE!"
Nami si volta all'improvviso verso di lui col Clima Takt teso. Una scarica elettrica incontrollata fuoriesce dall'arma e ferisce Zoro di striscio a una guancia, bruciacchiando il muro alle sue spalle.
Lei distoglie lo sguardo, stringendo il bastone al petto a denti stretti, le braccia tremanti.
Soltanto quando sente la porta aprirsi e richiudersi subito dopo, Nami si lascia scivolare a terra in ginocchio, liberando un pianto silenzioso.





~~~




Sanji osserva Usop irrigidirsi sulla sedia e fissare nervosamente qualcuno alle sue spalle. Non ha bisogno di voltarsi e di seguire la traiettoria del suo sguardo per capire cosa sta succedendo, perché Robin gli lancia un'occhiata d'intesa.
Chopper è talmente concentrato sulla sua spremuta che non si accorge di niente, e dondola le zampine che sporgono giù dalla sedia tutto tranquillo, producendo il rumore di un leggero risucchio mentre beve dalla propria cannuccia.
Usop deglutisce non appena la figura alle sue spalle li raggiunge.
Sanji continua a rimanere voltato in direzione dei propri compagni.
Tre, due, uno...
Lo schianto di una borsa sull'unica sedia vuota del tavolo è talmente violento e improvviso che Chopper sobbalza di scatto, sputando la spremuta per aria. Nessuno si preoccupa di rimproverarlo. Nami apre la borsa e inizia a frugarvi al suo interno di malagrazia, senza sedersi con loro.
"E-ehi, raggio di sole!" prova a salutarla Sanji.
Usop è appiattito sullo schienale della sedia, proteso verso Robin e il più lontano possibile da lei. Chopper la fissa con gli occhi fuori dalle orbite, tossicchiando.
Nami estrae alcune forcine dalla borsa e inizia a infierire con una di esse sulla propria testa, catturando ciocche di capelli impazziti che le sfuggono dalla coda. È semplicemente elettrica.
Sanji si scambia una rapida occhiata con Robin. Sa che la donna ha aiutato Zoro a entrare nella stanza di Nami per permettergli di parlarle, ma a giudicare da quello che sta vedendo non è andata nel migliore dei modi. Affatto.
È una fresca mattina soleggiata, il lounge bar dell'Heaven's Gate invita soltanto a rilassarsi. Il vento che soffia leggero sulle fronde delle palme e sui gazebo che adombrano i tavolini all'aperto comunica un senso di libertà. La musica in sottofondo si sovrappone al lieve brusio dei clienti, creando un'atmosfera calda e soffusa.
"Chopper!"
Per questo il tono di Nami sembra più rabbioso e imperioso di quello che è in realtà. La tensione che trasuda il suo corpo appare enormemente fuori posto in quell'ambiente, come una nota di violino stridula in una melodia classica.
La renna scuote rapidamente la testa a destra e sinistra, ancora scosso da quell'improvvisa aria di tempesta. "Eh? Cosa? Dimmi!"
Nami infilza un'altra forcina nei propri capelli. "Sto andando nella Foresta Incantata, ho intenzione di passare lì la notte. Ti va di venire con me a vedere se incontriamo gli Aryan?"
"Ehm... o-okay!"
"Usop!"
"... sì?"
"Vuoi venire anche tu?"
Più che una domanda, quello di Nami sembra un ordine, ma Sanji sa perfettamente che è frutto del suo tono ingannevole, e che la ragazza non ce l'ha con loro.
"Allora, il fatto è che io - cioè... sai una cosa? Andate voi due, intanto, io magari vi raggiungo più tar-
"Benissimo."
Nami si issa la borsa in spalla, spazzandosi via dal top qualcosa che vede solo lei con rapidi, ripetuti gesti della mano, come se volesse pulirsi. Sanji ha la sensazione che lo stia facendo soltanto perché non riesce a stare ferma, visto che non ha niente che non va.
"Usop, chiamami con la radio-snail quando hai intenzione di raggiungerci. Chopper, sapresti dirmi quanto ti ci vuole più o meno per preparare quello che ti serve?"
Il dottore inizia ad agitare rapidamente le zampe sulla sedia, colto dall'improvvisa consapevolezza di dover raccogliere le sue cose. "Cinque minuti, faccio prestissimo!" promette, poi si lancia a terra e corre a perdifiato nella locanda, dirigendosi nella propria stanza.
Per il tempo che impiega ad aspettarlo, Nami non accenna a sedersi al tavolo con loro e cammina avanti e indietro all'ombra del gazebo, in disparte.
"Ma che le prende?" mormora Usop, lo sguardo che vaga da Robin a Sanji.
Loro due si guardano senza sapere cosa rispondergli - ed è strano, perché di solito la donna riesce a gestire brillantemente situazioni del genere.
"E, soprattutto, con che coraggio Chopper ha accettato il suo invito?" prosegue Usop.
"Deve aver capito che Nami non ce l'ha con lui. E nemmeno con te" lo tranquillizza Sanji.
Il cecchino inarca un sopracciglio, pensieroso. "Ultimamente mi sembrate tutti un po'... strani."
"A chi ti riferisci?"
"Beh, innanzitutto questa mattina ti ho visto fumare una sola sigaretta, il che basta di per sé a farmi temere l'arrivo di un imminente uragano."
Sanji trasale. Robin incurva le labbra in un sorriso appena accennato.
"E prima, quando mi sono alzato per andare al bagno, ho incrociato Zoro che scendeva le scale nella hall con una faccia tutta scura. L'ho salutato, ma lui non mi ha calcolato di striscio e se n'è andato fuori alla velocità della luce." Usop fa spallucce. "E adesso Nami è incavolata nera. Insomma, che lei sia arrabbiata non è una novità, però le succede sempre più spesso da quando siamo qui - e dire che dopo i combattimenti nell'arena e la faccenda con Scorpion le acque si sono calmate!"
"Vedrai che è una situazione passeggera" tenta di svicolare Sanji. "Per quanto riguarda quella testa di muschio, invece, può anche buttarsi giù da una scogliera e sprofondare negli abissi."
"Eccomi, eccomiii!"
La voce entusiasta di Chopper li fa voltare tutti e tre. Il piccolo dottore ha fatto ritorno nel lounge bar di corsa, lo zaino blu in spalla. Nami gli va incontro a passi rapidi, sollevando un braccio e agitando una mano in un cenno di saluto nella loro direzione. "Ciao, Usop! Ciao, Sanji!"
I ragazzi si scambiano un'occhiata sorpresa, poi spostano contemporaneamente lo sguardo su Robin, che fissa il proprio tovagliolo con espressione assorta.
"Ce l'ha con te?" le domanda Sanji, interdetto.
Lei si limita a fare un cenno con la testa.
"Ciao ragazzi, a domani!"
La voce del piccolo dottore spinge Usop e Sanji a ricambiare il saluto, mentre Robin continua a fissare il tovagliolo senza fiatare.
Quando Nami e Chopper spariscono oltre la porta, il cuoco si rivolge alla donna in tono rassicurante, un sorriso fiducioso sulle labbra. "In cuor suo Nami sa che volevi soltanto aiutare. Le passerà, vedrai."
"Ma cosa?" si intromette Usop. "Nami ce l'ha sul serio con Robin? È uno scherzo, vero? Lo dicevo io che sta succedendo qualcosa di strano!"
Lei sorride enigmatica nella sua direzione, poi si rivolge a Sanji. "Spero che tu abbia ragione. Altrimenti stavolta non saranno gli attributi di Franky quelli su cui mi accanirò."
Usop assume un'espressione perplessa, ma Sanji sembra capire l'antifona, perché afferra il proprio bicchiere e lo solleva in alto con un sorrisetto d'approvazione.
"Se sarà necessario, sarò lieto di aiutarti con i miei calci."





~~~




"Posso chiederti una cosa?"
Chopper disegna cerchi immaginari sul prato, la testa china.
"Mmh?" Nami si volta nella sua direzione, le ginocchia raccolte al petto.
Si sono accampati nella stessa radura della volta scorsa, non molto distante dal laghetto in cui si riuniscono gli Aryan di notte, e hanno deciso di riposarsi dopo una lunga camminata.
Chopper inclina la testa di lato, fissandola pensieroso. "Vorrei sapere come mai ieri sera sei corsa via all'improvviso. Ti sei sentita male?"
Da morire.
Nami gli accarezza delicatamente la testa. "Non ti ho nemmeno chiesto scusa per averti lasciato lì da solo, che razza di persona sono..."
"Non dire così, dai."
"Mi sto comportando male con tutti. Non è giusto."
Chopper abbassa lo sguardo con aria dispiaciuta, senza sapere cosa dire.
"Comunque" la voce di lei cambia improvvisamente tono, tingendosi di sfumature più vivaci, "non mi sono sentita male. È che io e... quell'altro idiota" Nami rilassa le spalle, "abbiamo fatto una scommessa: il primo che vede l'altro in un certo posto deve correre immediatamente a toccare la grande statua che si trova in piazza Okama, chi perde deve corrispondere una somma di denaro all'altro."
Chopper apre la bocca formando una piccola 'o' per la sorpresa. "Allora non eri arrabbiata con Zoro!"
Lei scuote la testa in un cenno di diniego, stringendo le ginocchia al petto.
"Ed è per questo che lui ti ha seguita fuori di corsa!"
Nami libera una risata nervosa, lo sguardo rivolto altrove. "Eh, già!"
Chopper è la miglior compagnia su cui poter contare in casi del genere, realizza all'improvviso. È così ingenuo su certe cose che lei non ha nemmeno bisogno di inventare chissà quali scuse per evitare domande scomode. Finisce sempre per intenerirla come nessuno.
"Che gioco strano, non lo conoscevo... però mi sa che anche lady Sayuri non ha capito bene cos'è successo."
A quelle parole Nami cambia espressione di colpo, ma si sforza di sembrare rilassata. "Ah, sì?"
Chopper annuisce in maniera enfatica. "Non appena tu e Zoro ve ne siete andati si è messa le mani davanti alla bocca con una faccia tutta sconvolta e mi è venuta incontro dicendo 'Io non lo sapevo'."
Nami avverte una fitta allo stomaco.
"Solo che non capivo a cosa si riferiva... ho visto che mi ha guardato per un attimo con una strana espressione, poi mi ha detto di lasciare stare. Io ho fatto per venirvi a cercare, ma lei mi ha detto che era meglio se restavo lì."
Persino lady Sayuri aveva capito.
Che umiliazione.

"Poi quando stavo per andarmene dal centro benessere mi ha chiesto il tuo indirizzo perché ha detto che voleva spedirti una cosa. Certo che è veramente carina!"
"Hai proprio ragione!" Nami si sforza di rivolgergli un sorriso smagliante, ma sente l'improvvisa esigenza di rifugiarsi un momento nella tenda per fare un paio di respiri profondi. Non riesce a smettere di pensare a Zoro e lady Sayuri insieme - a lui che la bacia, che la tocca, che la stringe a sé, che entra dentro di lei sospirando di piacere - e le viene da vomitare.
Zoro aveva ancora il sapore di quella donna addosso, quando l'aveva baciata sotto la pioggia senza alcuna gentilezza, quando l'aveva stretta contro al proprio petto in un abbraccio che era una prigione. Zoro, come lei, aveva i segni di qualcun altro sulla pelle. E forse è per questo che si era messo a piovere quando si erano ritrovati - l'acqua era arrivata per lavare via tutte quelle impronte, tutti quegli sbagli, compreso il loro.
Eppure non è stata capace di cancellarle dalla pelle il passaggio delle sue labbra e delle sue mani. Perché Nami, anche se sa che si è trattato di un contatto malsano, di qualcosa che dovrebbe dimenticare, non riesce a sentirsi disintossicata da Zoro.

"Franky! Sei già arrivato?"
La voce sorpresa di Chopper la riporta alla realtà. Nami si gira verso l'amico e lo vede sbracciarsi in direzione del cyborg, che cammina nella loro direzione con uno zaino più grosso di lui in spalla.
"Santo cielo, lì dentro c'è una casa!" sbotta Chopper sconvolto.
"Ehm..." Nami lo fissa incerta, ma è lieta di poter avere qualcos'altro con cui distrarsi.
Franky li ha chiamati nel primo pomeriggio per dire che si sarebbe fermato a dormire con loro, perché 'per Hancock sarà pure un posto sicuro, ma sarei più tranquillo se qualcuno facesse loro compagnia', parole di Sanji, e lui non aveva avuto nulla in contrario di fronte alla prospettiva di passare una notte a contatto con la natura.
"Ehi, ragazzi! Avete visto quanta roba da mangiare ha preparato Sanji?"
La mandibola di Chopper si schianta sul prato. "Cosa!? Quello è tutto cibo!?"
"Giuro!"
Franky li ha ormai raggiunti, ma non accenna ad abbassare la voce, una cosa che - stranamente - fa venire a Nami la voglia matta di ridere, invece di irritarsi. La scena le ricorda il ritrovo di un nonno un po' sordo e alquanto strambo con il piccolo nipotino, forse perché ha troppo bisogno di vedere in qualunque cosa che ha di fronte una fonte di divertimento.
"Quel matto di un cuoco ha preparato di tutto, ve lo garantisco." Franky si toglie lo zaino dalle spalle - Nami nota sconvolta che è più grande della loro tenda - e si siede vicino a entrambi sul prato. "Ha detto che così ci sarà cibo a volontà anche per il tuo nuovo 'amico', in caso domani volessi invitarlo a stare con voi a pranzo, Nami."
"Eh?" Chopper la guarda incuriosito. "Un nuovo amico?"
Nami è interdetta. Possibile che Robin abbia parlato di Alec con qualcuno di loro?
"Già, Nami, a chi si riferiva?"
A quanto pare l'ha nominato solo con Sanji, vista quella domanda. Ma le fa strano immaginare il cuoco parlare normalmente di qualsiasi essere di sesso maschile che ronza attorno a una ragazza, così Nami si dice semplicemente che devono essersi capiti male. "Non ne ho idea, Franky."
"Umph, e io che ero così curioso..." il cyborg incassa le spalle con delusione.
Ma qualcosa le scatta nella mente subito dopo. Nami realizza che non dovrebbe esserci più nulla a frenarla, ora che sa che Zoro non prova niente per lei, che può fare quello che vuole con chi le pare senza avere alcun rimorso, tantomeno che non ha bisogno di nascondere niente a nessuno.
"Anzi, sai una cosa, Franky? Sanji ha ragione, ringrazialo da parte mia, è stato davvero gentile."
"Eh?"
Nami sorride in direzione di entrambi.
"Chopper, se non hai nulla in contrario, domani vorrei invitare un amico a trascorrere del tempo con noi. Ti dispiace?"





~~~




Non credeva che Alec avrebbe accettato il suo invito, in fin dei conti si trattava di un appuntamento al di fuori delle lenzuola, qualcosa che strideva con l'idea di un rapporto senza legami. Eppure così era stato, il ragazzo li aveva raggiunti in tarda mattinata, aveva pranzato con loro e deciso di fare compagnia a entrambi sino al pomeriggio.
Nami ora l'osserva camminare davanti a lei con Chopper in spalla, e non si capacita di quanto loro due abbiano legato in fretta. Alec gli parla degli spettacoli a cui ha preso parte con entusiasmo e il piccolo dottore lo ascolta meravigliato, trattenendo di tanto in tanto il fiato o facendo versetti di sorpresa. È un quadretto tenero e divertente da vedere, un'immagine che le trasmette serenità.
La brezza mite che soffia fra le fronde degli alberi, il cinguettio degli uccellini e il profumo di fiori che aleggia lungo i sentieri della foresta contribuiscono a rendere quei momenti ancora più piacevoli.
"E poi cos'hai fatto?" Chopper agita le zampe in aria con impaziente curiosità.
Nami affianca Alec e lo vede sorridere nella sua direzione.
"Non ho reagito alla provocazione. Sono salito sul palco e ho recitato la mia parte."
"E nessuno ti ha chiesto niente per quella macchia di vino sulla camicia? L'ubriaco che ti aggredito e rovesciato il vino addosso non l'ha pagata?"
"Nessuno ha prestato attenzione alla macchia, dopo che ho iniziato a recitare. Modestamente, sono molto coinvolgente. E non ho idea di cosa ne sia stato di quell'uomo."
"Cavolo, io mi sarei dimenticato tutte le battute per la rabbia!"
Alec ha portato una ventata d'aria fresca col suo arrivo, e sta esaudendo la richiesta che Nami gli ha fatto quando Chopper, appisolatosi dopo pranzo, non li stava ascoltando - lasciare da parte le questioni sentimentali, vivere il presente, godersi la bellezza della natura, divertirsi.
Continuano a parlare così per un po', immersi nel verde. Lei scherza sul fatto che quasi quasi si sente di troppo, ma è immensamente grata a entrambi della compagnia, e si sente un po' meglio rispetto al giorno prima.
"Chi vuole giocare a nascondino?"
La proposta improvvisa di Alec la spiazza, ma il suo sorriso divertito, unito alla reazione euforica di Chopper, è in grado di trascinarla in quel gioco.
"D'accordo, è deciso. Correte a nascondervi, perché se vi trovo" Alec altera brillantemente il timbro della propria voce, simulandone uno da creatura dell'orrore "vi strapperò il cuore dal petto!"
Chopper balza giù dalle sue spalle, scosso internamente da un brivido. Nami gli fa la linguaccia, getta un'occhiata d'intesa al piccolo amico e poi gli punta il dito contro con aria di sfida. "Ti avverto, non sarà semplice trovarmi!"
Alec le lancia un'occhiata maliziosa prima di dare le spalle a entrambi, raggiunge il tronco di un albero, si copre gli occhi con il braccio che appoggia sulla corteccia, e iniziare a contare.
Un rumore di passi di corsa gli comunica che Nami e Chopper stanno andando a nascondersi. Lui se la prende volutamente comoda col conteggio per permettere a entrambi di trovare il nascondiglio migliore fra la vegetazione, poi si stacca dall'albero, pronto a immergersi in quella giocosa sfida.
Mano a mano che cammina per i sentieri rigogliosi della foresta, Alec deve ammettere che quei due ci sanno fare. Ha sentito dire da Nami che Chopper non è affatto capace di nascondersi, perché ogni volta la renna si sporge interamente fuori dal proprio riparo senza accorgersene, ma sono passati ormai cinque minuti e non c'è ancora traccia di lui.
Alec sposta di tanto in tanto i rami di qualche arbusto, aguzzando la vista tra il fogliame e cercando di non pestare rametti traditori ai suoi piedi, finché non sente delle voci levarsi da alcuni metri di distanza, oltre una fila di cespugli alti e fitti. Si avvicina quatto quatto, spostando alcuni rami quel tanto che gli basta a intravedere la radura dietro di essi, incuriosito, e trattiene il respiro.
"Bene, bene, due piccioni con una fava" sente dire da un uomo che gli è di spalle.
A occhio e croce gli sembra che con lui ci sia più di una dozzina di persone, ma non perde tempo a contare quante sono, perché quello che vede quando l'uomo che ha parlato si sposta di lato lo spiazza.
Una creatura molto simile a Chopper è riversa a terra, intrappolata in una rete. Nami, dietro di lui, ha le gambe bloccate al suolo e muove la parte superiore del corpo nel vano tentativo di spostarsi.
Alec avverte un brivido gelato scivolargli giù per la schiena. Mille pensieri gli passano per la mente nel giro di un secondo.
Chi sono quegli uomini?
Lui non sa combattere e loro sono in troppi - cosa deve fare? Pensare a un trucco? Correre a cercare aiuto?
E se non trovasse nessuno?
Trattenendo il respiro per non farsi individuare, il cuore in gola e le dita che gli formicolano per la tensione, Alec indietreggia il più silenziosamente possibile.
Non ha scelta. E non deve sprecare un solo secondo.
Quando è sicuro di non poter essere udito, inizia a sfrecciare nella direzione opposta, correndo a perdifiato.











Note: ho il vago sospetto che vogliate uccidere Zoro, ma giusto un po', eh...
Al prossimo strazio - ehm, capitolo, volevo dire capitolo.
Grazie ancora per il supporto!

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Capitolo 13
*** Vendetta ***






Nami non crede a ciò che sta succedendo. Ha la sensazione di essersi addormentata all'improvviso soltanto per finire risucchiata in un incubo.
Si era lasciata andare alla voglia di divertirsi come una bambina, si era immersa in quel gioco inaspettato con entusiasmo. Stava andando tutto bene. Com'è passata da quello scenario innocente ad avere le gambe intrappolate sotto strati di cemento?
Ricorda soltanto di essere stata buttata a terra da qualcuno mentre se ne stava nascosta, di aver provato a divincolarsi, di non essere riuscita a liberarsi, prima che tutto diventasse nero intorno a lei. Aveva ripreso conoscenza con l'orrenda consapevolezza che la stavano toccando ovunque per perquisirla, poi aveva capito che il Clima Takt le era stato sottratto. Qualcuno l'aveva costretta a mettersi in piedi, e lei aveva avuto solo il tempo di individuare un gruppo di uomini armati che la fissava a braccia tese, prima di sentire le gambe paralizzarsi.
"Bene bene, due piccioni con una fava."
Davanti a lei, ora, un uomo dall'aria maledettamente familiare si leva il capello dalla testa, facendole un inchino.
Nami assiste alla scena con la sensazione che il tempo stia scorrendo a rallentatore, finché lui non alza il viso per guardarla.
"Ti sono mancato?"
Scorpion piega le labbra in una linea che si confonde in mezzo alla folta barba, ma non ha alcuna traccia di sorriso negli occhi grigi.
I raggi del sole tiepido del tardo pomeriggio trafiggono la corteccia di due alberi dal tronco alto e sottile che si stagliano alle sue spalle. Scorpion è affiancato da parecchi uomini, ma lei non riesce a distogliere lo sguardo dal suo per contarli, per fare il punto della situazione, per provare a escogitare qualcosa, perché l'espressione di lui la paralizza. Prega che nessuno sia riuscito a trovare Chopper, che Alec sia al sicuro, che tutto possa finire il prima possibile.
"Allora? Non è cortese ignorare la domanda di qualcuno."
Nami deglutisce, incapace di scollare gli occhi dai suoi. "Perché stai facendo tutto questo?"
Scorpion solleva l'indice in alto e lo scuote in segno di diniego, schioccando rapidamente la lingua sul palato. "No, no, non è educato nemmeno rispondere a una domanda con un'altra domanda. Vedi, tu e io abbiamo un conto in sospeso" indica col dito verso il basso, esattamente al centro dello spazio che li separa, "perciò ho pensato che fosse carino catturare anche questa sorta di pupazzo, giusto per rendere il tutto più emozionante."
Nami abbassa lo sguardo con le labbra che le tremano. Alla vista che le si para davanti non riesce a trattenere un verso strozzato.
Chopper, mutato nella sua versione a quattro zampe, è riverso a terra, bloccato sotto una spessa rete.
"Che cosa gli hai fatto!?" La voce le esce in un ringhio arrabbiato, mentre stringe i pugni col desiderio di avventarsi contro di lui, di ferirlo, di farlo urlare di dolore.
"Niente, per ora. La rete sotto cui è bloccato è satura di gas narcotizzante, il cervo sta solo facendo la nanna."
"È una renna, razza di bastardo!"
Sarà il ricordo ancora fresco di quello che lui le ha fatto passare, sarà il disgusto misto alla rabbia e alla sorpresa, sarà il senso di protezione verso Chopper - ma Nami sente la voglia di provocarlo, anche se è disarmata, circondata e immobilizzata.
Scorpion assottiglia le palpebre, uno sporco scintillio negli occhi. "Ti ricordavo più gentile e accondiscendente, lo sai?"
"Tu sei pazzo" sibila Nami. "Fare tutto questo solo perché non sono venuta a letto con te - la tua vita deve essere proprio vuota, mi fai pena."
Una mano le scatta contro il viso e lo colpisce con uno schiaffo involontario, spinta da una forza misteriosa.
L'uomo dai capelli blu accanto al suo capo scoppia a ridere. "Guardate, la ragazza si picchia da sola!"
"Evidentemente si è resa conto di essere stata maleducata" lo incalza Scorpion.
Nami trema di rabbia, il volto girato di lato da uno schiaffo auto-inflitto.
Sa bene che il suo aguzzino ha mangiato un frutto del mare che gli permette di indurre all'autolesionismo tramite il contatto visivo, così decide di non guardarlo più in faccia. "Come hai fatto a trovarci? Immagino non stessi passeggiando qui con i tuoi leccapiedi per caso."
Qualcuno fischia nella sua direzione con fare canzonatorio, fingendosi offeso da quell'epiteto.
"Non ho mai smesso di tenerti d'occhio" le rivela Scorpion. "Due sere fa i miei uomini ti hanno sentita parlare della Foresta Incantata con il tuo animaletto, mentre gli compravi dello zucchero filato. Gli hai detto che volevi tornarci insieme a lui per fargli vedere quegli stupidi Aryan." Nami lo sente battere le mani, liberare una risata senza gioia ed esclamare "'Offro io!'" in tono acuto e civettuolo. "Gli ha detto così, la sgualdrina, giusto, ragazzi?"
Un coro di risa sguaiate si leva nell'aria.
"Peccato che non sia del tutto esatto. Vedi, i soldi che stai spendendo sono quelli che hai vinto al torneo. Guardami, dannazione, guardami!"
Nami gira la testa di scatto, scossa dal suo improvviso cambio di tono, ma evita il contatto visivo.
"Mi hai rifiutato e ingannato, però i miei soldi te li sei presi. Lo vedi che sei una puttana? Proprio non capisco perché hai voluto fare la difficile..."
Nami stringe le labbra, battendo i denti in un automatismo nervoso, mentre cerca di pensare a uno stratagemma da mettere in atto.
"Però come dissi al tuo capitano, non vado matto per le ragazze che urlano e si dibattono. Quindi, se non posso averti..." Nami sente una rabbia cieca prendere possesso del suo corpo e mescolarsi alla paura.
"... mi divertirò in un altro modo."





~~~




"Ehi, vuoi rallentare sì o no!?" sbotta Usop spazientito, arrancando alle sue spalle.
Zoro lo ignora bellamente, continuando a percorrere la salita a passo svelto.
"Sei sordo, per caso!? Oltretutto se passi per di qua allunghi la strada!"
"Ti ripeto che non sto andando dove credi tu."
"Beh, ti converrebbe farlo, se non vuoi perderti!"
"Sì, certo, vuoi che resti con te perché hai paura che mi perda" replica Zoro in un tono talmente eloquente che Usop non ha bisogno di guardarlo in faccia per capire che lo sta prendendo in giro "... non di venire qui da solo, vero, razza di fifone? Ti faccio notare che persino quei due cuor di leone di Chopper e Nami non si sono fatti problemi a entrare nella foresta per conto loro."
"Cosa vorresti dire!? Ti ripeto che non li ho raggiunti ieri perché avevo un impegno!" ribatte Usop stizzito. "E oggi ti ho chiesto di accompagnarmi da loro perché le tue preziose cascate sono proprio vicino a dove si sono accampati quei due!"
"Chi ti ha detto che è quello il posto in cui voglio mettermi a meditare?"
"Insomma, che differenza fa stare sotto una cascata o l'altra?"
"Si vede che non ne capisci un bel niente..."
"Uffa!" Usop libera un verso stizzito, accelerando il passo con un tale slancio che improvvisamente riesce a raggiungerlo in cima alla salita. "Che ti costa accompagnarmi un attimo? Non sarà che vuoi evitare Nami? Perché ieri ho notato che eravate tutti e due piuttosto nervosi, per usare un eufemismo."
Zoro rallenta il passo per un istante, poi riprende subito il proprio ritmo. "No" è la sua risposta loquace.
Usop si ritrova costretto ad accelerare di nuovo per stargli dietro. "Mmh, ammettilo che hai paura di ritrovarti faccia a faccia con lei... e poi sarei io il fifone!"
Io con uno come te? Nemmeno se mi pagassero.
"A proposito, quel taglio sulla guancia come te lo sei fatto?"
Sei sordo, per caso? Soffrire per cosa!?
"È da ieri che volevo chiedertelo."
Esci da questa stanza, maledizione.
"Zoro?"
Ho detto vattene!
"Zoro! Che hai, non ti senti bene?"
Ha smesso di camminare - di respirare, addirittura - senza rendersene conto.
Se potesse vedere la propria espressione allo specchio, capirebbe perché Usop gli ha fatto quella domanda, il tono improvvisamente preoccupato.
Zoro riprende a camminare guardando dritto davanti a sé, il canto dei grilli che si sovrappone alla voce nella sua testa, aiutandolo nel suo intento di rimanere ancorato alla realtà. "Quanto sei noioso!" commenta nel suo solito tono distaccato. "Il caldo mi ha dato un attimo alla testa, ecco tutto."
Usop sospira con rassegnazione. "Ci manca solo il caldo a darti il colpo di grazia, visto il tale genio che sei già!"
"Ma la vuoi smettere?" Zoro si volta verso di lui con aria scocciata, mentre avverte una presenza agitata in avvicinamento. "Oggi sei davvero insopportabile!"
"Senti chi par- ehi... perché quello corre come un pazzo?" Usop fissa un punto lontano davanti a loro con espressione confusa.
Lo spadaccino torna a voltarsi con scarso interesse in direzione del sentiero che stanno percorrendo, convinto che si tratti semplicemente di qualche turista che si diverte a correre nella foresta per gioco, ma l'espressione sul viso della persona che vede venire loro incontro non suggerisce nulla di buono.
Zoro porta una mano sull'elsa della propria spada in un gesto automatico. Usop indietreggia con diffidenza.
"Ehi, mi serve aiuto!" urla il ragazzo nella loro direzione, senza smettere di correre. "Mi serve aiuto!" ripete concitato, fermandosi a pochi metri di distanza da entrambi, le mani sulle ginocchia per il fiatone, il petto che gli si alza e gli si abbassa rapidamente.
Zoro lo vede levare le mani in alto subito dopo per assicurare che non ha intenzioni offensive, gli occhi verdi fissi sulle sue spade. "Tu - tu sai combattere! Devi venire con me - devi seguirmi! - degli uomini hanno - presto!, prima che-
"Ehi" lo blocca Zoro, "fa' un bel respiro e ripeti con calma."
"Ah, dannazione!" scatta il ragazzo, poi si sforza di assumere un maggiore autocontrollo. "Degli uomini armati hanno imprigionato i miei amici, da solo non potevo fare nulla per-
Come spiegazione gli basta. "Da che parte?"
Il ragazzo biondo sembra non sapere cosa fare per un istante, troppo scosso.
"Posso farvi strada, ma uno di voi dovrebbe correre a cercare rinforzi, loro sono in troppi!"
"Non ce ne sarà bisogno." Zoro estrae la Wado Ichimonji e la afferra tra i denti, impugnando rapidamente le altre due spade.
"Esatto, non importa la quantità, il mio fedele sottoposto può sistemarli tutti da solo!" lo incita Usop, improvvisamente finito parecchi metri più lontano dietro a un cespuglio.
Ci risiamo.
"Ehi, babbeo" lo riprende Zoro, "dove pensi di andare?"
"Babbeo a chi!? E poi non hai bisogno di me!"
"Chi penserà agli ostaggi, allora?"
"Il bellimbusto che hai di fianco, naturalmente!"
"Sei il solito fifone!"
"Non è affatto vero!"
"Forse non avete capito il problema!"
Zoro e Usop voltano all'unisono la testa in direzione del ragazzo biondo.
"Non c'è tempo da perdere in stupide chiacchiere, quegli uomini avevano intenzioni ostili, la mia amica potrebbe essere già -" lo vedono portarsi le mani ai capelli e liberare un sospiro angosciato mentre cammina avanti e indietro, "e anche Chopper - è intrappolato sotto una rete, non sono riuscito a capire se respirava anco-
Per poco Zoro non perde la presa sulla spada che stringe fra i denti.
"Hai detto Chopper?" sbotta Usop, non più intenzionato a starsene in disparte. "Hai detto Chopper!?" ripete, avvicinandosi immediatamente al ragazzo, che annuisce con impazienza.
Zoro non lo vede compiere quel gesto affermativo, perché sta già correndo, colto da un orribile presentimento. "Facci strada!" intima, senza pensare più a niente.
Gli altri due si precipitano dietro di lui.
"Dimmi almeno che l'amica di cui parli non è Nami!" sente urlare da Usop.
"Mentirei!"
La risposta di quel ragazzo spegne tutto. Ogni cosa si tinge di nero intorno a lui.
Zoro continua a correre nel folto della vegetazione senza riuscire a sentire nient'altro che il frusciare delle foglie.
Deve fare più in fretta che può.





~~~




Sul volto di Scorpion non c'è alcuna traccia di sarcasmo. Ha un'espressione implacabile e al tempo stesso rigida come quella di una statua.
Nami lo guarda dritto negli occhi, dimentica di dover evitare il contatto visivo, inquietata da quelle sue ultime parole. "Ti divertirai in un altro modo?" chiede, cercando di guadagnare tempo. "Che intendi dire?"
"Oh, fossi in te non vorrei saperlo."
L'uomo assottiglia le palpebre, scrutandola con attenzione, come se fosse una cavia da laboratorio. "Però te lo dirò lo stesso, perché amo pregustare il terrore delle mie prede" Nami non sbatte nemmeno le palpebre, un brivido le scivola beffardo giù per la tempia, solleticandole la pelle "... da morire" conclude lui con enfasi, facendole trattenere il fiato.
Lei abbassa lo sguardo inseguendone i movimenti con una tensione crescente. Vede Scorpion tendere la mano verso l'uomo dai capelli blu che gli è accanto con un gesto volutamente lento, e ha paura di chiedere a se stessa cosa sta per succedere.
"Ti piace il teatro?"
Non sa cosa rispondere. Vorrebbe soltanto sentire il cemento che le avvolge le gambe svanire come sabbia asciutta, riacquistare la capacità di muoversi.
"Personalmente ho una passione per le tragedie."
Dalla dozzina di tirapiedi intorno a loro si levano fischi e risa compiaciute. L'uomo dai capelli blu sposta un lembo del suo lungo cappotto, scoprendo quella che ha tutta l'aria di essere un'arma da fuoco legata al fianco.
Nami perde un battito quando lui la porge a Scorpion.
"Sì, sono patito di tragedie."
Sebbene sia di dimensioni più ridotte, l'oggetto somiglia in tutto e per tutto a una mini gun, le canne rotanti dipinte d'oro che brillano alla luce del sole. Nami sgrana gli occhi, la sensazione che ora sia tutto il suo corpo a essere bloccato nel cemento.
"Specialmente quelle in cui la protagonista viene avvelenata" prosegue Scorpion, afferrando l'arma.
All'improvviso le sembra di precipitare in una tormenta e di venire al tempo stesso sopraffatta da una tempesta di calore.
"Non puoi farlo!" grida, fissandolo a occhi sbarrati.
Preferirebbe che le sparasse e basta.
"Non puoi farlo!" ripete.
Lui le punta contro l'arma. "Invece sì, dopotutto ce l'ho scritto nel nome: il veleno è il mio bacio d'addio." Le sorride con falso dispiacere. "Non verrai trafitta da comuni proiettili."
Nami impallidisce, il cuore che le batte fuoriosamente nel petto, come un topo impazzito.
"Saranno numerosi aghi sparati in successione a fare il loro lento, meticoloso lavoro."
Le canne rotanti della mitragliatrice iniziano a girare. Ogni altro suono si estingue intorno a lei.
Le sembra che il suo cuore si fermi, incapace di reggere a tutto ciò. Ha già gli occhi chiusi e le braccia protese davanti al volto, mentre immagina di percepire gli aghi acuminati trafiggerle la carne. Sente già il bruciore infertole dal veleno, mentre aspetta senza fiato l'arrivo del dolore.
Nami aspetta, eppure in quella frazione di secondo infinita avverte soltanto un verso strozzato, un fruscio dell'aria intorno a sé, poi un contatto sulla pelle - ed è strano, perché lo percepisce contro la schiena, anziché nella parte anteriore del corpo, come se gli aghi avessero effettuato un'anomala virata prima di colpirla.
Eppure non sono aghi quelli che la stanno toccando. Sono mani grandi, forti, salde, che l'attirano contro un corpo solido.
Soffoca un grido, mentre un rumore sinistro di carne perforata la fa tremare convulsamente. Qualcuno l'avvolge tra le braccia, tenendole la testa premuta contro al petto per farle da scudo.
Un'esplosione.
Grida.
Fumo.
Voci, troppe voci.
Un'altra esplosione.
Altre grida.
Nami spalanca gli occhi, sconvolta, e la prima cosa che vede è il viso di Zoro.
Capisce che è lui che la sta stringendo, che è lui che l'ha protetta, ma il suo occhio chiuso e la sua espressione sofferente la travolgono come un'onda gelata.
"Zoro!" lo chiama allarmata, poggiandogli le mani sul petto.
"Ti tengo" lo sente mormorare in mezzo al caos che imperversa attorno a loro. "Ti tengo, Nami."
Il suono della sua voce spicca sopra tutti gli altri, sopra le grida, sopra alle esplosioni, mentre lui non accenna a mollare la presa su di lei, ma la sua voce è stanca - il suo corpo sembra prossimo al cedimento, e Nami lo vede abbandonarsi a lei subito dopo.
Zoro le appoggia il mento sulla fronte, le braccia che gli scivolano mollemente lungo la sua schiena. Lei sa che cadrebbe a terra sotto il peso di quel corpo robusto, se non fosse per il cemento che le avvolge le gambe.
"Zoro...!" ripete in preda a un terrore divorante, sorda e cieca a tutto ciò che li circonda. "Zoro, cos'hai!?"
Fa per circondargli la schiena con le braccia, intenzionata a sorreggerlo, e non appena sente pungere sulle dita le sembra che il tempo si fermi. Improvvisamente capisce perché gli aghi avvelenati di Scorpion non l'hanno colpita.
La schiena di Zoro ne è interamente ricoperta.
Non può essere.
"Perché l'hai fatto!?" grida Nami, totalmente avvinta al terrore.
Ne afferra alcuni con foga e glieli sfila dalla pelle liberando un verso di dolore - non per il bruciore che sente sotto le dita, non per i tagli che si sta procurando, no.
Perché? Ne afferra altri, e altri ancora con disperata urgenza, ferendosi alle mani senza accorgersene, strappandoglieli furiosamente di dosso, senza fiato, il cuore che minaccia di scoppiarle nel petto.
Zoro sembra avere perso del tutto conoscenza.
Non dovevi farlo - non dovevi!
Nami ha la vista annebbiata, mentre strappa via altri aghi con disperazione. Alcuni le restano conficcati nella pelle, altri le graffiano i polsi, il sangue che le sgorga dalle dita e dai palmi rende la sua presa più scivolosa, ma lei non vi presta attenzione - non si ferma. Non le importa se così facendo il veleno le entrerà in circolo - desidera soltanto fermare quello che sta scorrendo dentro Zoro, a costo di assorbirlo al suo posto. Nami vorrebbe tornare indietro nel tempo, impedirgli di farle da scudo, e piange piange piange piange mentre continua a ferirsi in una lotta disperata contro quegli aghi, mentre continua a strapparglieli via pregando che non sia troppo tardi, che sia tutto soltanto un incubo.
"Nami!"
"Nami, siamo qui!"
Riconosce delle voci familiari che la stanno chiamando, ma non riesce a fermarsi, né a smettere di piangere.
"Nami, è finita, ora ti liberiamo!"
"NO!" la voce le esce con impeto, graffiandole le corde vocali. "Occupatevi di Zoro, occupatevi subito di lui!"
Qualcuno scosta il peso del suo corpo dal proprio, Nami individua subito dopo Usop e Alec vicini a lei, ma è tutto confuso, le gira la testa, è interamente scossa da tremori incontrollati - sente bruciare ovunque e parlare le costa fatica.
"Chopper... Chopper, ti prego, aiutalo!"
Non sa nemmeno se la renna le è accanto, se può sentirla, e Nami capisce che sta per perdere conoscenza, ma non può permettersi di farlo proprio ora, non prima di essere certa che il dottore sappia.
"Chopper, Zoro è-





~~~




Nami apre gli occhi, li richiude e poi li apre nuovamente, aspettando che gli oggetti che ha davanti smettano di ballare lungo il suo campo visivo. Il cinguettio di un uccellino placa il suo senso di nausea, agendo su di lei come un calmante non appena si sovrappone al fruscio delle foglie smosse dal vento.
Qualcuno ha spostato il suo letto vicino alla finestra lasciata aperta. Nami riconosce la stanza trecentosette dell'Heaven's Gate, e si chiede come abbia fatto ad arrivarci. All'improvviso scatta a sedere sul materasso, preda di un'angoscia vorace, ma un capogiro la costringe a ricadere con la testa sul cuscino.
"Nami..."
Il suo corpo abbandonato contro al proprio, il sangue e il veleno che le si mescolano sotto le dita, la pelle che brucia e si buca mentre gli strappa via aghi infetti a non finire.
"Nami, come ti senti?"
La persona seduta accanto a lei le appare sfocata e traballante, ma la sua voce è riconoscibile.
"Zoro... dov'è Zoro?" le chiede immediatamente, e nell'attimo successivo recupera la vista.
Robin la osserva con espressione tesa, il viso stanco. Per un attimo si guardano entrambe in silenzio, la donna senza sapere cosa dire, la ragazza temendo la risposta a quella domanda.
"Dov'è Zoro?"
Ti tengo.
Nami non smette di guardarla, mentre l'angoscia le si arrampica su per la gola.
Ti tengo, Nami.
Robin allunga una mano sul materasso, sfiorandole la sua completamente bendata.
"Nella sua stanza. Chopper è con lui."
"Come sta?"
"Dorme."
"Ma sta bene?"
Robin annuisce muovendo appena la testa, l'espressione indecifrabile.
"Quindi Chopper ha capito che era stato avvelenato - gli ha somministrato l'antidoto - l'ha guarito - l'ha guarito, vero?"
Mettere in fila ogni frase le costa uno sforzo immane, ma Nami ha bisogno di dire le cose a voce alta per concretizzarle. Sospetta che Robin stia evitando di esprimersi per non doverle dire bugie.
"Non voglio mentirti. Chopper l'ha salvato appena in tempo. Non aveva con sé l'occorrente, mentre eravate nella Foresta, e il veleno aveva già fatto buona parte del suo lavoro."
Nami artiglia il lenzuolo fra le dita della mano libera senza riuscire a distogliere lo sguardo, incapace di compiere qualsiasi altro movimento.
"L'antidoto è efficace - su di te ha avuto un effetto immediato - ma Zoro aveva assorbito molto più veleno, perciò..."
"... perciò?"
"Sono passate più di ventiquattro ore, e non ha ancora ripreso conoscenza."
"Avevi detto che stava bene..." Le parole le escono di bocca prima che possa metterle in fila nella mente.
"Ha iniziato a migliorare oggi, dopo l'ora di pranzo. Chopper è ottimista."
Nami libera un sospiro tremulo.
Ringrazia di non essersi svegliata prima, quando le condizioni di Zoro erano ancora un punto di domanda, perché non avrebbe potuto sopportarlo.
"Giurami che è la verità."
"Potrei mai mentirti?"
La voce di Robin è calma e agisce su di lei come una carezza. Nami chiude gli occhi, lasciandosi baciare dalla luce del giorno che filtra dalla finestra. "Gli altri?"
"Stanno tutti bene."
Alla sensazione di sollievo dovuta a quella piacevole notizia si sommano le carezze gentili della brezza che entra dalla finestra.
"E tu come ti senti?"
Nami si porta una mano sulla fronte, coprendosi gli occhi. "Uno schifo" risponde con voce arrochita, "per essermela presa con te."
Robin sembra sorpresa di sentire quelle parole, probabilmente immaginava che si riferisse alla sua condizione fisica.
"Ti chiedo scusa, sono stata una stupida egoista."
"Non fa niente. Sta' tranquilla."
"Volevi soltanto aiutarmi, non dovevo toglierti il saluto come una bambina capricciosa."
"Non devi dire niente, davvero."
Nami solleva la mano su cui Robin tiene posata la propria e gliela stringe. "Grazie" mormora, leggermente imbarazzata. Un accenno di sorriso le incurva le labbra, il primo da quando ha ripreso conoscenza. Vorrebbe dirle quanto Robin è preziosa per lei, farle capire che la sua vicinanza le è di estremo conforto, ma lei l'anticipa. "Pensi di riuscire a camminare?"
Nami si toglie la mano dalla fronte e la guarda con aria interrogativa.
"Se te la senti, lascia che ti accompagni da Zoro. So che vuoi vederlo."





~~~




Un minuto soltanto.
È a questo che pensa Nami, mentre lo osserva in silenzio, appoggiata alla parete accanto all'uscio.
Zoro ha il petto interamente fasciato da bende, il suo volto appare disteso, come se stesse semplicemente riposando, ma il colorito più pallido e la rigidità muscolare che lo caratterizzano rivelano che il suo corpo sta ancora combattendo una faticosa lotta interna.
"Puoi sederti vicino a lui, se preferisci."
La voce di Chopper è piccola piccola. Il dottore è seduto alla scrivania e sembra quasi temere di disturbare con la sua sola presenza, a giudicare dal modo impacciato con cui le parla.
Nami scuote la testa, senza smettere di guardare la persona stesa sul letto. "Non è necessario."
Aveva solo bisogno di accertarsi che fosse vero. Che Zoro era lì, a pochi passi da lei, che respirava, che era ancora vivo. Aveva bisogno di vederlo con i suoi occhi.
È ciò che sta facendo adesso - e pensa che dovrebbe bastarle.
Nami vorrebbe avvicinarsi a lui, restare a guardarlo per ore, in silenzio, aspettando soltanto il suo risveglio.
Nami vorrebbe tenergli la mano, accarezzargli il volto e baciargli le labbra, per sentirlo vivo sulla propria pelle. Non le importerebbe nemmeno della presenza di Chopper.
Ma sa che sarebbe sbagliato.
Nami sa che non può fare niente del genere.
Avevi detto un minuto soltanto, ricorda a se stessa.
C'è una cosa importante che deve fare, qualcosa che le sta dando il tormento da quando ha rivisto Zoro.
Non importa se non si è ancora ripresa del tutto.
Deve partire subito.












Note: odio questo capitolo. Da morire. Non mi decidevo a pubblicarlo perché non mi piace come mi è uscito, però lasciare la storia in sospeso sarebbe stato anche peggio.
Spero che su voi lettori faccia un'impressione diversa. Vi ringrazio come sempre per seguirmi!

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Capitolo 14
*** Caos ***






Il rumore dell'acqua che scorre nelle fontane è l'unico suono che si somma ai rantoli dell'uomo riverso a terra. Rufy lo tiene sollevato da terra per il colletto della camicia, mentre i raggi della luna trafiggono i cumuli di macerie della villa ormai diroccata alle loro spalle.
Nami non avverte nemmeno più il canto dei grilli levarsi fra il fogliame degli alberi.
Il verso strozzato che aveva sentito dopo aver chiuso gli occhi l'aveva prodotto Scorpion. Zoro gli aveva inferto un profondo taglio sull'addome, generando un'onda d'urto con le spade mentre correva verso di lei.
Una statua di drago giace sul prato con l'ala spezzata, accanto a due uomini in divisa privi di conoscenza.
Le si era parato immediatamente davanti perché la mitragliatrice aveva già fatto fuoco, lasciandosi colpire al posto suo.
Rufy volta il viso verso di lei. Le ombre della notte rendono la sua espressione seria più temibile di quanto già non sia.
Usop aveva lanciato una stella di fumo per distrarre i nemici.
"Fallo" le dice semplicemente, senza smettere di guardarla.
Nami avanza nella loro direzione col cuore che le batte all'impazzata. Per la prima volta da quando è scesa dal letto non sta vacillando sulle proprie gambe.
Alec aveva colto di sorpresa uno dei tirapiedi di Scorpion sferrandogli un pugno, si era impossessato del suo coltello ed era corso a liberare Chopper.
"P-per favore..."
Rufy getta un'occhiata impassibile a Scorpion, stringendo la presa sul colletto della sua camicia. "Fallo, Nami" ripete, il tono basso e fermo.
Lei si posiziona di fronte a entrambi.
Usop aveva stordito e accecato i nemici.
Rufy lascia cadere l'uomo tremante al suolo e gli dà le spalle, sistemandosi il cappello di paglia sulla testa.
Chopper aveva ripreso conoscenza ed era partito all'attacco. Scorpion era già inerme a terra, ma lui l'aveva colpito con un'incornata nel punto in cui lo meritava.
Nami non sente niente, mentre fissa il suo aguzzino steso a terra col volto ricoperto di lividi. Scorpion la guarda col timore inciso negli occhi, il respiro affaticato - come un verme, devi strisciare come un verme.
Le cariche elettrostatiche si accumulano all'interno della nuvola scura comparsa sopra la sua testa.
"P-pietà..."
Nami stringe il Clima Takt con presa salda, mentre pensa che no - non si pentirà di ciò che sta per fare.
Ti tengo.
Anche se lo facesse, non avrebbe alcuna importanza.
"P-pietà... vi... pagherò..."
L'aveva quasi ucciso. Quel bastardo avrebbe potuto porre fine al suo sogno soltanto per consumare la propria vendetta contro di lei.
"Thunder..."
"N-no... no!"
Ti tengo, Nami.
"... TEMPO!"
Lo sfrigolio delle sue carni attraversate dai fulmini copre ogni altro suono.
Scorpion si contorce riverso al suolo, un urlo di dolore che gli muore in gola. Il suo corpo impiega parecchio tempo a rilassarsi. Piccoli lampi blu guizzano ancora sopra di lui, mentre Nami fissa i suoi occhi vuoti senza alcun rimpianto. Quando distoglie lo sguardo, cercando quello del suo capitano, Rufy la sta già guardando. Non le dice nulla, si limita unicamente ad annuire, poi fa alcuni passi verso Scorpion.
Si inginocchia davanti a lui.
Avvicina le labbra al suo orecchio.
Fissa il suo petto che si muove appena.
"Spero di essere stato chiaro, stavolta."





~~~




Robin dondola le gambe immerse nell'acqua, osservando la superficie azzurra della piscina accarezzata dai raggi lunari. È notte fonda, una notte in cui perfino Wonder, la città che non dorme mai, sembra completamente sprofondata nel silenzio - o forse è soltanto la solita quiete dell'Heaven's Gate a darle quell'impressione.
Un rumore di passi cadenzati in avvicinamento attira la sua attenzione. Robin ha ormai imparato a riconoscerli fra mille, e non ha bisogno di voltarsi per sapere chi si è appena fermato a pochi metri di distanza da lei.
"Neanche tu riesci a dormire?"
Lo immagina chiedersi se abbia realmente capito di chi si tratti, perché alla sua domanda lui rimane in silenzio per un po'.
"Posso sedermi?" lo sente poi chiederle.
Robin si volta nella sua direzione e gli fa un cenno d'assenso. Sanji è sempre così galante, sempre così attento nei suoi confronti... le parla ogni volta con voce morbida, calma, una voce capace di spazzare via il gelo del passato che ogni tanto sente ancora bussare alla propria porta, e la fa sentire innocente.
Quando le si avvicina e le si siede accanto, Robin pensa che improvvisamente tutto ciò che la circonda si trovi al posto giusto - le capita sempre più spesso, ormai. Il suo profumo avvolgente sommerge l'odore del cloro, risvegliando in lei sensazioni piacevoli.
"Mi dispiace dover lasciare questo posto." Sanji ripercorre il lounge bar deserto con lo sguardo.
Robin riprende a dondolare lentamente le gambe nell'acqua. "Cosa ti fa credere che dovremo andarcene a breve?"
Sanji osserva le stelle che brillano sopra di loro, l'accenno di un sorriso di chi la sa lunga. "Ho il vago sospetto che l'aver raso al suolo Villa Serenity renderà Rufy una persona indesiderata in città, e di conseguenza anche noi non saremo più graditi."
Robin alza il viso per guardarlo - ha sempre saputo che loro due e Nami sono i più intuitivi della ciurma. "Quindi anche tu credi che il capitano e la navigatrice siano andati a dare una lezione a Scorpion nel cuore della notte?"
Sanji le lancia un'occhiata d'intesa in risposta. "Spero che gliele abbiano suonate per bene anche da parte mia, ma mi auguro che abbiano almeno risparmiato i fiori del suo giardino."
Robin libera una bassa risata.
"Cosa?" Sanji ora la fissa senza capire.
"Niente, niente." Sente il suo sguardo incuriosito puntato su di sé, così decide di spiegarsi. "In pochi penserebbero ai fiori in una situazione del genere."
"Già" mormora Sanji, "ma non io."
Se non avesse quel tono abbattuto, Robin penserebbe che sia una delle sue solite tattiche di rimorchio. "Come mai quel tono triste?" gli domanda invece. "Sei giù di morale al pensiero di tutti i locali notturni che dovrai salutare?"
"Non proprio." La risposta di Sanji arriva prontamente, e stavolta la sua voce si fa sentire bene. "Come posso sentirne la mancanza, se ho la fortuna di viaggiare con voi?"
Robin ha la netta sensazione che sotto a quel 'voi' si nasconda un 'te', e le sembra di non avere soltanto le gambe immerse nell'acqua. "Ma come? Con tutte quelle belle ragazze pronte a darti le loro attenzioni..."
"Non è di loro che sentirò la mancanza, l'ho capito già da un po'." La sua voce ora è più roca, le suggerisce una tensione nuova, intrisa di aspettativa - di esitazioni sconfitte.
Robin sente l'accenno del proprio sorriso divertito morirle sulle labbra. "Ah, sì? E allora cos'è che ti mancherà?"
Il volto di Sanji è sempre più vicino al suo.
"Questi momenti."
O forse è lei ad essersi sporta verso di lui, non saprebbe dirlo con certezza.
"Momenti dove ci siamo soltanto noi."
Smette di prendere fiato senza accorgersene, il suo respiro che le si infrange sulle labbra.
Sanji continua a guardarla serio, l'espressione intensa, priva di ombre d'incertezza.
"Robin, devo chiederti scusa."
Per cosa?, gli domanderebbe lei, se ricordasse come si prende fiato, ma non ha bisogno di farlo - perché Sanji, gli occhi persi nei suoi, le prende il volto fra la mani e la bacia. La bacia con delicatezza, a fior di labbra, il suo respiro tremante di desiderio che le solletica la pelle.
Dura tutto un attimo, un attimo infinito in cui a Robin sembra di galleggiare su un letto di soffici petali. Ha ancora gli occhi aperti, quando Sanji le toglie le mani dal volto, annientandole i brividi. Ha ancora le labbra serrate, quando lui cerca risposte in quegli occhi.
L'acqua in cui tiene immerse le gambe si è fatta improvvisamente più calda. Robin le tira fuori in un gesto meccanico, dandosi la spinta con le mani per indietreggiare sul bordo piscina. Fissa le piastrelle umide per un tempo incalcolabile, in silenzio, poi si alza in piedi. Non afferra le infradito che ha lasciato lì vicino, non guarda Sanji, non dice niente, non reagisce.
La tensione cala intorno a entrambi con la pesantezza di un blocco di marmo. Robin sente lo sguardo di lui puntato addosso e annaspa mentalmente, le gambe che le si muovono in automatico. Si allontana senza voltarsi, il cuore che le batte furioso - stravolto - nel petto.
Scappa via.
Non da lui. Da se stessa.
Sanji non la segue. Rimane seduto a bordo piscina senza riuscire a muoversi.
Ha ancora il suo sapore sulle labbra.





~~~




Fuori sta iniziando ad albeggiare. Nami e Rufy entrano nell'hall dell'Heaven's Gate in silenzio, accompagnati dal rumore dei loro passi. Sono stanchi, eppure il peso che si sono tolti di dosso li fa sentire più leggeri. Non hanno bisogno di parlarsi, di guardarsi, di cercare conferme l'una nell'altro - sanno di aver fatto la cosa giusta.
"Cerca di riposare, adesso" è il saluto che le rivolge Rufy quando raggiungono il corridoio del terzo piano.
Nami annuisce, ma non è verso la stanza trecentosette che si dirige. "Dormi bene" gli dice.
Il suo capitano non fa domande, lei non aspetta di sentirlo entrare nella propria stanza, estrae il passepartout dalla tasca degli shorts e si dirige verso la numero trecentodiciannove.
Ha bisogno di vedere Zoro, di controllare che respiri ancora. Sa che non può essere altrimenti, Chopper non ha smesso di monitorarlo per tutto il giorno ed è rimasto insieme a lui quella notte, ma Nami non riuscirebbe a dormire nemmeno per un minuto se non se ne accertasse ancora.
Appena infila la chiave nella toppa si premura di fare il minor rumore possibile per non spaventare il piccolo dottore, aprendo la porta con esasperante lentezza. Subito dopo individua la renna addormentata su una sedia vicino alla scrivania, accompagnata dal suo lieve russare. La luce bassa di una lampada posata al suo fianco si stende nel corridoio dietro di lei, eppure quando Nami si richiude la porta alle spalle non ha bisogno di aguzzare la vista. Oltre le tende tirate filtra infatti la luce più intensa dell'alba imminente.
Zoro è steso sul letto nella stessa identica posizione in cui l'ha visto quel pomeriggio. Nami avanza verso di lui a passi lenti, il timore di incrinare la quiete che ora sembra stagliarsi sul suo viso, e gli si siede accanto avvicinando la sedia al letto, le mani che le tremano, il caos dentro di sé.
Non sa se è un effetto della propria speranza mischiata al forte sonno, ma ha l'impressione che Zoro stia recuperando un colorito più sano.
Il taglio che ha sulla guancia non è che un riflesso sbiadito sulla sua pelle. Nami sa che quel segno è l'ultimo dei suoi problemi - solo un graffio, le direbbe lui in tono indifferente, e avrebbe ragione, stavolta - ma vederlo le fa male quanto la consapevolezza che un veleno letale gli ha violato il sangue. Perché è stata lei a procurargli quel taglio.
Nami ha pensato fortemente che Zoro se lo fosse meritato, però, però...
"Sei uno stupido."
Le parole le escono di bocca in un sussurro tanto basso da darle l'impressione di non averle pronunciate davvero. Nami si rende conto di avergli posato una mano sulla sua soltanto quando inizia ad accarezzarne il dorso con le dita, un nodo in gola che minaccia di rompere gli argini dentro di lei.
Due giorni prima si era sentita morire dentro, quando Zoro le aveva fatto capire di non ricambiarla. Nemmeno lei sapeva come avesse fatto a smettere di piangere, ad alzarsi dal pavimento della propria camera, a trasformare il dolore in rabbia, a decidere di andarsene fuori da lì - però ce l'aveva fatta.
Avercela con lui - provare a odiarlo - le era stato di aiuto.
Sarebbe tutto più semplice, ora, se potesse riuscirci ancora.
Ti tengo.
Invece...
Ti tengo, Nami.
Zoro aveva deciso di complicare tutto, facendola annegare nella paura di perderlo per sempre.
"Sei un vero stupido" ripete, stringendo la presa sulla sua mano e allentandola subito dopo, come una ladra colta in flagrante.
Cosa faresti per me, se mi amassi? Fin dove ti spingeresti, Zoro?
Nami ritrae la mano dalla sua, scottata da quel pensiero incontrollato. Fissa il suo volto impassibile, rapito nel sonno, sentendosi in trappola.
L'ha pensato.
Per la prima volta ha dato una definizione al sentimento che la sta devastando. Ma le serve a qualcosa?
Ha davvero senso?
Nami si alza dalla sedia con la sensazione che qualcuno la stia mordendo internamente. Si chiede se anche Zoro si sia sentito così quando tutto quel veleno gli è entrato in circolo - e si risponde che lui è stato infinitamente peggio.
Che stupida.
Lei - lei è la vera stupida.
Sono proprio una bambina.
Nami si china verso di lui, una lacrima solitaria che le scivola sulla guancia, e gli bacia la fronte.
Le importa soltanto che Zoro si riprenda del tutto, che si svegli il prima possibile, che torni dalla sua ciurma.
Proverà a farsi passare ciò che sente per lui - con tutte le sue forze.
Deve riuscirci.
Per se stessa. Per la sua famiglia.
Altrimenti non le resterà altro da fare che separarsi da tutti loro.
Nami si allontana dal letto silenziosamente, dirigendosi verso la porta senza più voltarsi.





~~~




Ha la sensazione di essere appena uscita da un'altra dimensione spazio temporale, quando richiude la porta alle proprie spalle. Inspira profondamente, la mano ancora appoggiata alla maniglia, poi molla la presa mentre espira. Spera di mettere un punto al caos dentro di sé, con quel gesto. Spera di dirigersi verso un nuovo inizio.
Le tremano le gambe - per il bisogno di dormire, per i residui di debolezza che le ha lasciato il veleno, per la sofferenza interiore che l'agita - ma quando muove i primi passi percorre il corridoio con andatura decisa. Le sembra di essere ubriaca, eppure al tempo stesso non ricorda di essere mai stata così lucida.
È caos, è caos ovunque - dentro di lei, intorno a lei. Nami stessa è caos.
La porta della stanza adiacente alla sua si apre mentre le passa davanti. La ragazza si ferma sorpresa non appena vede comparire Robin.
Per un po' nessuna delle due dice qualcosa. Si guardano e basta - stanche, smarrite, stravolte. Poi Nami dà voce al pensiero di entrambe.
"Parliamo?"
Robin annuisce, facendole segno di entrare in camera. "Stavo giusto venendo a cercarti."
Poco dopo sono entrambe affacciate al balcone, a fissare il cielo tinto di sprazzi rosati con un vago sorriso sulle labbra, il sole levante che dora le palme e bacia loro il volto con dolcezza.
"Dimmi tutto."
È Nami a spezzare il silenzio, ma Robin scuote la testa. "Inizia tu."
"È che non so..."
"... da dove partire?"
"Esatto."
"Beh, ti do un suggerimento: parti dall'inizio."
Si guardano complici, ridendo sommessamente.
"Che battuta triste" commenta Robin, "la peggiore che mi sia mai uscita."
"Così triste che non sembrava neanche una battuta" rincara Nami, senza risparmiarsi.
Poi prende coraggio, e le racconta tutto. Le dice di aver visto Zoro insieme a lady Sayuri, accenna ai gesti inequivocabili di lei, rivela di essere fuggita di fronte a quella realtà bruciante, di aver cercato conforto tra le braccia di un altro soltanto per poter spegnere il dolore, per dimenticare.
Nami le dice che Zoro, ubriaco e fradicio di pioggia, di rabbia, di un desiderio fine a se stesso, l'ha baciata come se avesse voluto annientarla e ricomporla al tempo stesso, per poi confessarle il giorno seguente che si era trattato di un errore, di qualcosa che - aveva promesso - non sarebbe accaduto mai più. E le parla delle sue paure, del caos germogliato dentro di lei, di tutte quelle sensazioni che aveva iniziato a sentire durante e dopo il torneo, del loro ridicolo incidente verificatosi al centro benessere, del quasi bacio nella Foresta Incantata - o quello che aveva creduto che fosse - e dei modi scostanti di Zoro, dei suoi silenzi, delle sue contraddizioni.
Sa di aver fatto un discorso sconnesso, sa di non essere partita a raccontare dal principio, ma Robin l'ascolta attentamente senza mai interromperla, l'espressione stranamente serena. Nami pensa che siano soltanto i raggi del sole mite che si stendono sul suo volto a darle quell'impressione, perché altrimenti non riuscirebbe a spiegarsi una simile reazione.
"Dunque, cosa hai deciso di fare?"
Nami si aggrappa al corrimano, lo sguardo fisso sul palazzo rosso e bianco che si trova di fronte all'Heaven's Gate. "Mettere da parte quello che sento."
Dirlo a voce alta è doloroso, ma l'aiuta. Le sembra di cucire il primo punto fermo su una ferita ancora aperta.
"È l'unica scelta che mi resta, se non voglio essere costretta a lasciare la ciurma."
Robin trasale. "'Lasciare la ciurma'... addirittura? Oh, Nami..."
Ha paura di voltarsi a guardarla. "Cosa?" le chiede, e la sua risposta equivale a un pugno nello stomaco.
"Lo ami davvero. "
È come cadere, è come precipitare contro una scogliera.
Quando Robin le posa una mano sulla spalla, Nami sobbalza, scossa da un fremito. Annaspa mentalmente, travolta dal proprio caos interiore, la vista ormai annebbiata.
"Sanji mi ha baciata prima."
Un momento. Cosa?
"E io sono scappata."
Robin muove il pollice in una carezza delicata sulla sua spalla nuda, un gesto che le ricorda Bellemere con una forza improvvisa.
Si volta a osservarla, e la sorprende con un'espressione impassibile che cela quello che sente. "Perché non ti piace" le dice. "Quel perverti-
"Per l'esatto contrario."
Nami si blocca, fissandola senza capire.
Robin non aggiunge nient'altro, come se avesse bisogno della sua esortazione per riuscire a parlare.
"Ma... da quanto?" è la prima cosa che le viene in mente di chiederle.
"Non lo so... forse da Enies Lobby."
"Cosa?"
Robin sorride mestamente. "Sono brava a celare le mie emozioni."
Da più di due anni. Nami ha la sensazione di essere stata colpita da un fulmine a ciel sereno, finché un ricordo non molto lontano le si staglia con prepotenza nella mente.
È immersa nell'acqua di una piscina termale. Ride, mentre racconta a Robin che Brook ha visto uno zombie in un night. Poi rivede l'espressione sul viso di lei, quell'espressione che le aveva fatto pensare a un salice piangente.
Cosa le aveva detto, poco prima? Che era meglio starsene lì a rilassarsi, anziché andare a ubriacarsi in un night come avevano fatto lui e Sanji.
"Oh, Robin... sono stata così cieca, così-
Ma la donna evoca una mano in più con i propri poteri e gliela posa sulle labbra, serrandogliele con delicatezza. "Non ti ho appena detto che sono brava a celare le mie emozioni?"
Nami deglutisce, in attesa, finché la mano davanti alla sua bocca svanisce accompagnata da un leggero soffio di vento.
"Ho una cotta per Sanji, ed è proprio per questo che sono scappata" ammette Robin, "ho paura che il suo interessamento sia soltanto un abbaglio. Temo che una volta lasciata l'isola torni tutto come prima... lo sai com'è fatto."
Nami è in imbarazzo. Cerca di non pensare a tutte le volte in cui il cuoco ha adulato entrambe o qualsiasi altra persona di sesso femminile, quando all'improvviso realizza che da giorni lui ha smesso di darle certe attenzioni - o meglio, di chiamarla in determinati modi, di esagerare con le moine. Fa per aprire bocca e dirglielo, ma si ferma subito dopo. Robin non sembra avere più bisogno della sua esortazione per lasciarsi andare.
"Però questa è solo la punta dell'iceberg." Chiude gli occhi per un attimo. "In verità è di me stessa che ho paura - mi spaventa quello che provo per lui."
Perché Sanji fa parte della ciurma. Perché Sanji viaggia e vive con te, realizza Nami insieme a lei.
"Non pensi che potrebbe essere lo stesso per Zoro?"
Quel repentino cambio di soggetto la spiazza. "Lo stesso per Zoro?" ripete meccanicamente.
Robin poggia le braccia sul corrimano, guardando verso il basso, dove si trova la piscina del lounge bar. "Non ci hai mai pensato?"
Nami si sofferma a propria volta sulla piscina sottostante. L'acqua riluce di un azzurro innaturale ed è così limpida che le permette di intravederne il fondo - se si potessero osservare le emozioni umane allo stesso modo, sarebbe tutto più semplice. "No, perché lui non sente un bel niente per me" le risponde. "E me l'ha fatto capire chiaramente."
La replica di Robin non tarda ad arrivare.
"Fatico a crederlo, dopo quello che ho visto."
Per l'ennesima volta Nami la fissa confusa, sentendosi priva di qualunque indizio.
"Mi riferisco alla sera in cui sei rientrata qui a notte fonda. Io e Sanji stavamo uscendo dall'Hide Blue, e ti abbiamo vista correre via" le rivela. "L'altro giorno non mi è sembrato il caso di dirtelo, dato che evitavi di parlare di Zoro, ma è giusto che tu sappia."
Così Robin le racconta come lui ha reagito quando un ubriaco l'ha insultata.
Nami trae una sola conclusione logica dall'accaduto. "Era senso di colpa. Zoro aveva capito di avermi ferita e si è sfogato su quell'uomo."
Robin scuote la testa. "Credimi, non dava l'impressione di essere mosso soltanto dal senso di colpa. Era completamente fuori di sé, anche Sanji ha ammesso di non averlo mai visto in quelle condizioni."
Nami stringe la presa sul corrimano, distogliendo lo sguardo dall'orizzonte - la luce del sole inizia a farsi più intensa e le ferisce gli occhi, come i ricordi.
"Credo che Zoro non abbia ancora capito cosa gli sta succedendo. Credo che stia semplicemente scappando, Nami."
Nessuno è davvero coraggioso, quando si ha a che fare con i sentimenti.
"Robin..." le parole le si incagliano in gola. "Non voglio farmi illusioni. Non voglio credere a qualcosa che non esiste."
La donna le scosta una ciocca ribelle dalla guancia e le accarezza il viso. "Lo so, per questo spero di non sbagliarmi."
Nami le sorride mesta. "E tu?"
"Io cosa?"
"Hai detto che vuoi vivere."
Robin sussulta. Ha capito cosa sta cercando di dirle - l'ha capito benissimo.
Nami posa una mano sulla sua, stringendo appena la presa. "Perciò fallo. Non scappare da Sanji per paura delle conseguenze." Può vedere chiaramente quella dannata paura che le anima gli occhi mentre le parla. "Una persona saggia mi ha detto che il dolore è meglio del vuoto. Non so se abbia realmente ragione, ma io la vedo più o meno come lui."
I raggi del sole si stendono sul volto di entrambe, scaldandole con gentilezza.
"Se potessi scegliere soltanto fra una vita di rimorsi e una di rimpianti, opterei per la prima opzione - è orribile vivere sospesi in un eterno 'E se', Robin. Poi..." Nami assume un'espressione più malandrina, "non credo che Sanji sia stato così stupido da baciarti senza darci peso - sa che in tal caso dovrebbe vedersela con i miei pugni, altro che quelli di Rufy."
Per un po' si guardano e basta con un lampo di divertimento negli occhi, poi scoppiano a ridere.
Non hanno praticamente dormito. Sono stanche, confuse, smarrite - ma quel suono, assieme al tepore dell'alba che le abbraccia con delicatezza, ricorda a entrambe che, dopotutto, possono ritenersi fortunate indipendentemente da cosa riserverà loro il futuro.
Perché l'una sa di poter contare sull'altra.





~~~




Nami ricorda di aver avuto risvegli decisamente peggiori. Ciò non toglie, però, che sia alquanto traumatico sentire qualcuno bussare alla porta all'improvviso con la grazia di chi sembra unicamente intenzionato ad abbatterla.
"Namii! Ehi, Namii! Insomma, vuoi darti una mossaaa?"
Specie se ai colpi contro la porta si aggiunge il suono di una voce urlante che la chiama a ripetizione.
Nami libera un ringhio di frustrazione contro al cuscino.
Spera che Rufy abbia un motivo valido per fare tutto quel chiasso, perché altrimenti il suo capitano farà meglio a scappare molto, molto lontano.
"Uffa, ma dormi ancora!?"
Sulla porta si abbatte un'altra scarica di pugni, seguita da un verso non meglio identificato.
Nami solleva la testa dal cuscino, furente. "Rufy, dannazione!, ti sembra-
Le parole che sente nel frattempo la fanno però interrompere.
"Dai, che si è svegliato Zoro! Non vuoi venire a salutarlo?"












Note: mi spiace di averci messo più del solito ad aggiornare, ma non sono riuscita a scrivere più di tanto in questi giorni. Ho tagliato il capitolo a metà per non far passare troppo tempo, anche perché sarebbe uscito troppo lungo rispetto agli altri - e già non sono un asso nel renderli più o meno uguali ._.
Il prossimo capitolo conterrà dunque sia la chiusura della parte tre che l'inizio dell'ultima. Spero vi piaccia e come sempre vi ringrazio <3
Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Non era vero ***






Quando Nami varca la soglia della sala da pranzo ha l'impressione che la stanza sia illuminata da una luce diversa - una luce intensa, radiosa, che la conforta come una promessa. Ci sono parecchi clienti seduti ai tavoli, il loro brusio inonda l'intero locale, ma lei non sente e non vede nessuno all'infuori di lui. È come se i suoi occhi avessero saputo sin da subito dove posarsi, senza alcun bisogno di cercare.
Scoprire che anche lui la stava già guardando è bello, meraviglioso, confortante.
Zoro è seduto fra i festanti Franky e Brook, con Chopper che ride contento sulle sue spalle. Le sembra sereno, eppure Nami legge al tempo stesso una moltitudine di emozioni diverse sul suo viso. Incertezza, sorpresa, preoccupazione, sollievo - troppe tutte assieme.
È la prima volta che Zoro la guarda in quel modo, senza curarsi di apparire forte, sicuro, controllato, come se avesse dimenticato di celare ciò che sente, come se non gli importasse più.
Nami pensa che la lotta contro il veleno l'abbia semplicemente stancato oltremodo, che Zoro abbia soltanto bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di festeggiare. Perciò, anche se sente il dolore mescolarsi ripetutamente alla gioia, mentre lo guarda, gli sorride.
Il suo cuore s'incrina e si scalda e si agita non appena incurva le labbra. Zoro piega appena gli angoli della bocca all'insù, restituendole un accenno di sorriso. Dura tutto un istante, un attimo tanto breve da darle l'impressione di averlo soltanto immaginato, ma Nami sa che ha visto bene. Il suo è stato un sorriso vero, un sorriso che Zoro ha voluto mostrare solo a lei. Quando lo vede sollevare un bicchiere mezzo pieno nella sua direzione, Nami capisce che quello è il suo modo di salutarla, e sente i propri piedi muoversi spontaneamente in avanti.
Le sembra che una bolla si spezzi in quell'esatto istante, permettendole di vedere e sentire il resto dei suoi compagni seduti al tavolo. Chopper è armato di bacchette e sta sgridando Rufy intento a fregare cibo dal piatto di Zoro. Sanji, i nervi a fior di pelle, gli intima di comportarsi per una volta da persona normale, di avere almeno un po' di rispetto per chi è ancora in convalescenza. Ma Zoro non sembra fare caso al cibo che sparisce dal suo piatto, dà l'impressione di essere immerso con gratitudine in quella chiassosa atmosfera che sa di casa e basta.
"Ehi, fei arrifata, finalmente!" biascica Rufy a bocca piena, mentre Usop gli versa qualcosa di non meglio identificato nel bicchiere con un ghigno vendicativo.
Nami getta una rapida occhiata al capitano, prima di incrociare lo sguardo attento di Robin, la sua ancora, e si sente in pace.
Perché sono tutti insieme, perché stanno tutti bene. Ed è questo l'importante.
Nami punta un dito verso Zoro, una mano sul fianco, un sorriso malandrino sulle labbra. "Ti sei guadagnato un pagamento extra."
Quello è il suo modo di ringraziarlo, di dirgli basta liti, e sa che Zoro lo capisce.
"Come come? Non credo alle mie orecchie" esala Franky "... domani Foxy diventerà il Re dei Pirati!"
Scoppiano tutti a ridere, tranne lei. Zoro incrocia le braccia al petto, rivolgendole un sorriso compiaciuto - uno dei suoi soliti, stavolta, uno di quelli che ispirano la voglia di prenderlo a pugni. "Voglio anche gli interessi."
Il suono delle risa dei suoi compagni si fa più alto, mentre Nami trasale, mezza divertita e mezza indignata.





~~~




Un irresistibile profumo di risotto al curry oltrepassa la cucina, diffondendosi rapidamente nel locale. L'uomo al bancone batte un piede sulla sedia, l'acquolina in bocca, lo stomaco che brontola con impazienza.
"Allora, Takumi, vuoi farmi morire di fame?"
Il proprietario del pub gli versa altro scotch nel bicchiere roteando gli occhi al cielo. "Non agitarti come tuo solito, Barry. Il tuo pranzo arriverà fra un paio di minuti."
"Umph... non è colpa mia se tua moglie è così brava a cucinare da farmi scalpitare ogni volta come un animale affamato."
"Farò finta di non aver sentito la tua risposta ambigua! A proposito di cuochi, tornando al discorso di prima..."
Barry beve un sorso di scotch, schioccando le labbra. "Oh, già, il biondino di cui stavamo parlando diceva di essere un cuoco! Sbaglio o aveva promesso che una sera avrebbe cucinato per il pub, prima di lasciare la città?"
Takumi annuisce con un sospiro. "E l'avrebbe fatto, se non fosse stato costretto ad andarsene all'improvviso."
Barry picchietta le dita sul tavolo con aria affranta. "Ho appena realizzato che assieme al biondino dovrò dire addio a quella bellezza che l'accompagnava tutte le volte."
"Chi, Robin?"
"Di chi vuoi che stia parlando, scusa? Robin... ah, che nome esotico, così da lei, così..."
"Stai delirando" conclude Takumi quando lo vede guardare verso l'alto con espressione sognante, in cerca dell'aggettivo giusto.
"Probabile."
"E comunque, è meglio così per entrambi. Il loro capitano ha raso al suolo Villa Serenity, rendiamocene conto." Takumi trangugia in un solo sorso il caffè che si è appena preparato. "Ci credo che Sanji e il resto della ciurma abbiano voluto levare le tende, con tutto il malcontento che si è creato."
Era riasputo che Scorpion gestiva la maggior parte dei traffici loschi della città e assicurava una carriera facilitata alle donne che gli si rivolgevano. La sua fuga improvvisa aveva comportato un brusco calo dei guadagni per parecchie persone, oltre a una sospensione dei tornei nell'Arena Infernale, rimasta sprovvista dei finanziamenti del suo padrone - Takumi ormai non sentiva parlare d'altro.
"Quanti giorni sono passati da quando se ne sono andati?" domanda Barry.
"Quattro, se non erro."
"E sai dove sono?"
Takumi scuote la testa in segno di diniego, ma mente. Ha promesso a Sanji di non parlare troppo con i clienti, anche a quelli di cui si fida, come Barry. Ha sentito il cuoco tramite radio-snail e sa che lui e il resto dei suoi compagni si sono allontanati parecchio da Wonder. Da quanto ha capito il famoso Rio, proprietario dello Stardust, si è offerto di ospitare la ciurma di Capello di Paglia nella sua residenza ad Alma Nera - ma questo non può certo dirlo.
"Peccato, avrei assaggiato volentieri qualcosa preparato da Sanji." Barry sbuffa con aria affranta. "Oh, ma 'sto riso? Ho una fame che mi mangerei pure te!"
"Eccolo, eccolo!" ribatte Takumi.
La porta della cucina si apre infatti in quel momento. Sua moglie fa la propria comparsa con un piatto fumante tra le mani, lo appoggia al bancone sotto il naso di Barry e gli sorride soddisfatta.
"Ora mangia e sta' zitto" gli intima.
"Oh, beh... volevo provare la cucina di Sanji, però vedendo quanto sei bella ogni volta che mi servi da mangiare penso di poterne fare a meno!"
Takumi ringhia minacciosamente nella sua direzione. "Attento a quel dici!"





~~~




Il mare è calmo, ma il tramonto che ne incendia la superficie lo fa apparire a tratti agitato. Alec è seduto sul bagnasciuga e tiene lo sguardo fisso su un punto lontano, l'espressione assorta.
Nami gli va incontro camminando a piedi nudi sulla sabbia. Dopo l'incidente nella Foresta Incantata lo aveva sentito unicamente tramite radio-snail, per assicurargli che stava bene, che tutto si era risolto per il meglio, e gli aveva detto di non preoccuparsi.
Si era scusata più volte per averlo coinvolto in una situazione rischiosa, finché lui non aveva liberato una risata spontanea dall'altro capo della cornetta e aveva alleggerito la tensione con una battuta. 'Guarda che mi hai fornito un sacco di materiale per il prossimo spettacolo!', le aveva detto, e per un attimo Nami si era sentita di nuovo leggera, malgrado la stanchezza, malgrado la paura che le condizioni di Zoro - ancora privo di conoscenza - potessero peggiorare.
"Hai la faccia da bello e dannato, mentre guardi il mare con quell'espressione, lo sai?"
Alec volta la testa nella sua direzione, colto di sorpresa. "Nami!" La guarda come se lei fosse improvvisamente piovuta dal cielo, dandole conferma che non l'aveva vista avvicinarsi. "Cavolo, avevo proprio la testa fra le nuvole!"
Lei gli si siede accanto, posando i gomiti sulle ginocchia. "Non sarà che da quando hai finito le ferie ti fanno lavorare troppo?"
Alec la osserva attentamente, il sorriso sulle labbra. Sembra davvero contento di essere lì.
Nami agita una mano davanti al suo viso. "Pronto, ci sei?"
Lui gliela scosta subito, restituendole un'occhiata intensa, animata da un lampo di divertimento. "Dovevo soltanto riabituarmi a vederti in carne e ossa."
Nami solleva il mento con fare fintamente altezzoso. "Oh, beh, modestamente..."
Per un po' parlano di tutto e di niente, dimentichi del reale motivo per cui sono lì, come se entrambi sentissero il bisogno di concedersi più tempo, di dare importanza a ogni secondo speso.
Alle loro spalle, la villa di Rio domina incontrastata su quella spiaggia tranquilla, le pareti bianche come farina che brillano di una luce abbacinante anche al tramonto.
"Non so per quanto tempo ancora resteremo sull'isola."
A quelle parole di Nami, Alec assume un'espressione seria.
"Rufy non sembra intenzionato ad andarsene. Sospetto che Hancock gli abbia lanciato un incantesimo sconosciuto" la sente scherzare.
"Oppure il vostro capitano crede semplicemente che abbiate ancora bisogno di tempo per voi, per stare assieme senza pensare a nient'altro che divertirvi, prima di riprendere il vostro viaggio per mare."
Nami lo scruta a lungo, in silenzio. "La penso anch'io in questo modo" ammette poi. Si chiede come faccia Alec a essere così perspicace con persone che non conosce - forse è fare l'attore, lavorare costantemente con le emozioni, a renderlo così empatico. O magari è quella sua strana somiglianza con Rufy che gli permette di indovinarne le intenzioni con facilità.
"In fondo ci ha fatto bene stare in questo posto. Avevamo tutti bisogno di giorni così..." Nami sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio, accarezzata da un piacevole venticello odoroso di salsedine. "Certo, ci sono state parecchie 'interferenze' per alcuni di noi..."
"Specialmente per Chopper. Credo che lui avrebbe qualcosa da ridire a riguardo."
Si fissano con l'ombra di un sorriso gemello sul volto, poi scoppiano a ridere.
Per questo Nami resta spiazzata non appena sente le sue parole successive.
"Non è facile dirti addio."
Nel vento c'è ancora il retrogusto delle loro risate, della loro complicità, mentre Alec osserva la superficie del mare con un velo di tristezza negli occhi.
"Anche per me non lo è" ammette Nami senza smettere di guardarlo, ma è la cosa giusta da fare, pensa con amarezza - e sa che lui la vede nello stesso modo.
"Mi hai insegnato molto."
Cosa?
Alec non la guarda, ma immagina - o forse semplicemente intravede - la sua espressione interdetta. "Oh, è proprio così. Più di quanto tu creda."
Quando si alza in piedi a Nami viene automatico fare altrettanto. "Fra i due quello che ha insegnato qualcosa all'altra sei tu."
"Ma non sono stato il solo" insiste lui, un sorriso enigmatico. I raggi del sole al tramonto si stendono sul suo viso - sembra sereno, nonostante il velo di tristezza calato su entrambi.
"Cosa farai ora?" la voce di Nami è bassa, intrisa già di nostalgia.
Alec si passa una mano fra i capelli, il suo sguardo vaga in un punto immaginario dietro di lei, mentre assume un'aria pensierosa. "Cercherò altre belle donne da coccolare."
Nami libera un verso che è un misto fra un sospiro e una risata troncata sul nascere, scuotendo la testa. Ci era quasi cascata, si era aspettata una risposta seria, dimentica di avere a che fare con un attore scalmanato, ma al tempo stesso capisce che quello è il modo di Alec per rendere il loro saluto più semplice.
"Detta così suona veramente male."
"Non per me."
"Difatti non è per te che suona male, ma per..." Nami lascia la frase in sospeso, indicando se stessa con un gesto eloquente, un sopracciglio inarcato.
Alec fa un passo verso di lei, riducendo la distanza che li separa. "Sto rischiando di finire fulminato?"
"Decisamente."
Si guardano in silenzio, la voglia di ridere che eppure non basta a tramutare in realtà quel bisogno, una strana sensazione di malinconia condivisa.
Poi Alec l'abbraccia, cogliendola alla sprovvista. Il vento soffia fra loro, trasportando via i pensieri che animano entrambi, mentre Nami ricambia quella stretta con dita tremanti.
"Ti auguro di innamorati di nuovo" gli mormora a occhi chiusi, la testa posata sulla sua spalla.
"E io che tu non debba più farlo."
La voce di Alec è carica di una calorosa speranza. Nami sa bene cosa intende dire, e le tremano le labbra. Non gli ha parlato della decisione che ha preso, e non intende farlo adesso, non mentre si stanno salutando per l'ultima volta.
Quando si separano, Nami ha la sensazione che il mare stia sospirando, come se volesse esprimere al posto suo quanto le costa quel saluto.
Sul serio... sono diventata così melodrammatica? Devo riprendermi, chr cavolo!
Il cielo ormai si è fatto più scuro, gli ultimi lembi di sole scivolano pigramente verso il basso, inghiottiti dalla linea dell'orizzonte. Alec le rivolge un luminoso sorriso, prima di darle le spalle e incamminarsi nella direzione opposta. Nami rimane ferma sul posto, senza riuscire a smettere di guardarlo, un nodo in gola.
"Dannazione, mi è entrato un moscerino nell'occhio!" Alec si volta di scatto coprendosi il volto con le mani, poi le sposta poco dopo, facendole l'occhiolino, un sorriso furbo sulle labbra.
In un'altra circostanza Nami si porterebbe una mano alla fronte, sospirando con aria di compatimento, ma non è questo il caso - gli è di nuovo grata del suo tentativo di alleggerire quell'addio. Così si copre la bocca per celare una smorfia triste, gli occhi lucidi, e agita un braccio in alto in segno di saluto.
Alec ammicca verso di lei subito dopo aver spostato lo sguardo in un punto dietro di lei, in direzione della villa, ma forse si tratta unicamente di un'illusione creata dalla scarsa luce. Quando le dà definitivamente le spalle, Nami fa dietro front, bisognosa di muoversi, di allontanarsi a sua volta. Non deve percorrere molti metri per tornare alla villa, e se non fosse immersa nei propri pensieri, noterebbe subito la persona seduta sui gradini della scaletta che conduce in veranda.
"Stai piangendo?"
Nami sussulta sorpresa. Non appena alza lo sguardo dalla sabbia e volta la testa di lato si accorge di avere Zoro di fronte. Gli fa un cenno di diniego, poi si avvicina alla scaletta cercando di nascondere gli occhi lucidi.
"Posso?" chiede, indicandogli di spostarsi per farla passare.
"Cosa c'è fra voi?"
Nami si blocca sul posto.
Non può aver sentito bene.
"Fra te - e quell'Alec" specifica Zoro, togliendole ogni dubbio.
Il suo tono è calmo, ma lei non sa come reagire.
"Dimmelo, Nami" - e la sua voce si fa improvvisamente più bassa - "ho bisogno di saperlo."
Ormai non c'è quasi più luce sulla spiaggia, i pilastri della veranda hanno smesso di brillare di un bianco intenso. È buffo che Nami si stia soffermando su quel pensiero in un momento del genere - eppure è proprio ciò di cui ha bisogno, perché ha una sensazione orrenda.
"Come mai vuoi saperlo?" La voce le esce in un impulso involontario. "Perché dovrei dirtelo?"
Zoro si alza in piedi, ma resta davanti alla scaletta senza liberarle il passaggio. Le luci alle finestre sono spente - non c'è nessuno nelle vicinanze, nessuno su cui poter contare per una comparsata improvvisa.
Nami alza lo sguardo su di lui e in quell'esatto istante il suo cuore perde un battito, totalmente spiazzato. Perché Zoro ha un'espressione tormentata, come se, come se...
"No" mormora semplicemente.
"Nami..."
Lei fa un passo indietro, scuotendo la testa, e quella reazione è sufficiente a farlo bloccare.
L'aveva evitata per giorni, rifiutandosi di darle spiegazioni. Era andato a letto con un'altra, le aveva detto che non provava niente per lei, che sarebbe stato solo sesso - e adesso vuole farle credere che-
Non ci provare, non osare, non-
"Nami" lo sente ripetere smarrito.
Aveva detto niente liti, ma-
"Non ti avvicinare!"
Trema.
Di rabbia, di confusione, di paura.
"Non ti avvicinare, dannazione!" ordina di nuovo, perché Zoro ha fatto un passo nella sua direzione e lei è incapace di muoversi.
"Mi hai detto che non provi niente." Nami deglutisce, la bocca secca. Vorrebbe distogliere lo sguardo dal suo, ma non ne è in grado.
"Non l'ho mai detto." Zoro mantiene il contatto visivo con fermezza.
Quando si è mosso ancora? Perché è più vicino?
"Però me l'hai dimostrato. Non hai negato, quando ti ho chiesto-
Le parole le muoiono in gola. Il suo cuore, traditore, libera battiti più veloci. Il fiato le scivola fuori dai polmoni. Perché Zoro ha annullato la distanza che li separa - e la sta abbracciando.
"Non era vero."
Nami si irrigidisce completamente, incapace di muovere un solo muscolo. Le sue mani le cingono la schiena in una stretta morbida, senza imprigionarla.
"Non era vero, Nami."
Il suo respiro le solletica la nuca. Zoro le parla in tono basso, come se gli costasse uno sforzo immane dar voce a quel pensiero, come se avesse paura di farlo - e lei sussulta, avvolta da un calore interno che le pulsa nel petto, contro al suo, mentre quelle parole le rimbombano nella testa. Zoro muove le dita della mano sinistra sulla sua spina dorsale, premendo quelle della destra sulla sua scapola.
"Lasciami andare, Zoro." La voce le esce in un mormorio freddo. Nami ha di nuovo l'impressione di aver parlato all'infuori del suo corpo, di stare osservando la scena da un'altra prospettiva - come quel giorno, quando si era sentita morire dentro.
Appena Zoro molla la presa su di lei le sembra di riaffiorare in superficie - di annegare - di riprendere fiato - di soffocare.
Lui la guarda con espressione lacerata, come quella notte, quella notte in cui l'ha baciata senza alcuna gentilezza, senza alcuna pietà. Ma stavolta non è fradicio di pioggia, di alcol, di rabbia, è solo-
"Smarrito" Nami gli parla in tono incolore, senza smettere di guardarlo, "sei solo smarrito, Zoro. E io non sono il tuo giocattolo."
Ora che lui non la sta più toccando sente il fuoco agitarsi nuovamente dentro di lei, dandole il tormento.
"Potrei venire a letto con te" gli dice.
Lo vede sgranare l'occhio, sorpreso, mentre una rabbia incontrollata prende possesso di lei.
"Potrei venire a letto con te, Zoro" ripete, "e il giorno dopo cambieresti di nuovo idea, lo so."
"No, non lo sai." La voce di lui, adesso, è tagliente.
"Sai cos'altro so?" continua Nami, ignorandolo. "Che ti ho cercato, che ti ho chiesto spiegazioni, e tu me le hai negate." Le tremano le braccia. "Ho provato a far finta di nulla, a lasciarmi tutto questo alla spalle - e stava andando bene in questi giorni, vero?, sembrava che le cose fossero tornate come prima, fra noi. E tu adesso" alza un mano col palmo aperto nella sua direzione, bloccando sul nascere il suo tentativo di parlare, "te ne esci con 'non era vero'?"
"Non l'avevo capito nemmeno io, Nami - non avevo capito che-
"Basta!"
Zoro serra le labbra, scuro in volto. Lei distoglie lo sguardo, stringendo i pugni. "Non voglio sentire altro. Non devi più azzardarti a dirmi una cosa del genere!"
In lontananza iniziano a sentirsi le voci di Rufy e Hancock, portate dal vento.
Nami passa in fretta davanti a Zoro, salendo la scaletta che conduce in veranda.
"Stai scappando via" lo sente dirle in tono duro.
Lei esita un attimo sulla soglia della porta d'ingresso, un sorriso amaro. "Dovresti saperlo" posa una mano sulla maniglia, tirandola, "che sono una gatta ladra."
Nami entra immediatamente in soggiorno richiudendosi la porta alle spalle. Se avesse il dono dell'ubiquità, vedrebbe Rufy correre incontro allo spadaccino in veranda, salutarlo e non ricevere alcuna reazione da parte sua.
Se potesse leggergli nella mente, Nami saprebbe con esattezza cosa sta pensando Zoro in quel momento.
E avrebbe paura.
Paura di rimanere ancora sola con lui.












Note: okay, immagino che ora qualcuno stia meditando di compiere un omicidio, però, però... poi niente seguito!
Ormai manca poco alla fine, i capitoli saranno 18 in tutto, dai che al mio sadismo c'è fine!
Spero che il cambio di font non crei disturbo, conto di modificare anche il resto dei capitoli con Georgia, appena riesco.
Grazie ancora per il supporto <3
Alla prossima!

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Capitolo 16
*** Bugie infrante ***






A Nami è sempre piaciuto passeggiare in mezzo al verde, sentire l'odore delle foglie, della terra, delle piante in fiore. Ma il bosco di Alma Nera ha una particolarità unica che lo rende uno fra i più belli in cui sia mai stata - i suoi sentieri costellati di luci consentono ai visitatori di esplorarlo a passo sicuro anche di sera, tramite lanterne multicolore in grado di liberare l'energia solare assorbita durante il giorno.
Nami si ferma davanti a una pianta dai rami spioventi, inspirando il profumo pungente dei suoi frutti. Stacca alcune piccole bacche gialle e ne porta una alle labbra, assaporandola lentamente. Il suo gusto aspro le ricorda quello dei limoni, ma con toni meno decisi.
"Non dovresti mangiare frutti di piante che non conosci."
Udendo quella voce si blocca nell'atto di portare un'altra bacca alle labbra, la schiena rigida. Zoro ha l'innata capacità di arrivarle alle spalle senza produrre il minimo suono, qualcosa che la manda perennemente fuori dai gangheri. In circostanze normali gli direbbe che deve smetterla di fare così, di apparire all'improvviso fra le ombre, e gli ordinerebbe di consegnargli tutti i soldi che possiede come risarcimento danni per l'ennesimo infarto scampato. Ma quella non è una circostanza normale.
"So che sono frutti commestibili, altrimenti non li avrei toccati."
"Allora posso assaggiarli?"
Nami sospira, consapevole che la quiete della solitudine sia ormai stata infranta. "Prego" lo invita, continuando a dargli le spalle, "la pianta non è di mia proprietà." Subito dopo si incammina nella direzione opposta da cui è arrivato, unicamente desiderosa di allontanarsi da lui.
"Dove stai andando?"
Non gli risponde.
"Guarda che per di là ti addentri nel folto del bosco."
Zoro ha azzeccato verso dove conduce un sentiero - miracolo: è semplicemente un miracolo.
"Nami, aspetta!"
Lo sente avvicinarsi per seguirla, stavolta allo scoperto, ma continua a camminare a passo svelto, ignorandolo.
"Aspetta, ho detto!"
Il suo tono scocciato e autoritario non la scalfisce minimamente. Nami è abituata ai bei modi di fare che ha e non si ferma. "Mi spiace, non sono dell'umore per fare una passeggiata romantica sotto le stelle."
Ma anche lui è abituato a quelli di lei. Zoro continua a tallonarla senza affiancarla, consapevole che ridurre troppo le distanze provocherebbe uno dei suoi scatti di rabbia. "Devo parlarti."
"E io non voglio ascoltarti."
Nami accelera ulteriormente il passo, la coda di cavallo che le frusta la schiena ogni volta che muove un piede davanti all'altro, tanto è veloce la sua andatura.
"Perché devi complicare tutto?"
Si china per passare sotto ai rami spioventi di due alberi che si incrociano a cupola davanti a lei, imboccando una stradina in discesa.
"Non capisci che sto cercando di rimediare?"
Il cuore le batte sempre più rapidamente nel petto a ritmo della sua rabbia. Nami solleva meccanicamente una gamba verso l'alto, scavalcando l'ampio tronco di un albero caduto che le sbarra la strada, poi muove anche l'altra. Zoro supera a sua volta l'ostacolo e l'affianca, dimentico del suo proposito iniziale. Lei apre bocca per ribattere qualcosa, incapace di stare ancora zitta, ma si blocca subito dopo sul posto, raggelata.
Hanno quasi raggiunto lo sbocco sulla spiaggia situato nel lato opposto della costa. Gli alberi sono più radi, la terra inizia a sostituirsi con la sabbia, la coltre del mare nero è chiaramente visibile all'orizzonte. C'è una palma col tronco ricurvo, davanti a loro, l'ampia chioma verde ritratta verso il suolo. E ci sono due persone ben note a entrambi, sedute sotto quella palma. Basterebbe che lei voltasse la testa di lato, che lui alzasse semplicemente lo sguardo dal suo viso, ed entrambi li vedrebbero subito.
Dura tutto un istante. Nami e Zoro si lanciano una rapida occhiata smettendo di respirare, balzano di scatto dietro al tronco che hanno appena scavalcato e si abbassano a terra, le teste chine. Lei si tappa la bocca con le mani, gli occhi sbarrati fissi in un punto immaginario davanti a sé. Lui non muove un solo muscolo, le orecchie tese, il fiato sospeso.
"Che ti prende?" li raggiunge la voce di Sanji.
"Niente, credevo di aver sentito qualcuno che parlava... ma devo essermi sbagliata."
Zoro incrocia gli occhi di Nami, portandosi un dito davanti alle labbra per intimarle di fare ancora silenzio. In tutta risposta lei aggrotta le sopracciglia con fare eloquente.
"Anche a me prima è sembrato di sentire una voce, Dea delle dee" è il commento sospirante di Sanji, "ma proveniva dall'Eden."
Zoro rotea l'occhio al cielo, nauseato.
Nami sente l'aria minacciare di eromperle improvvisamente fuori dalle labbra, e vi preme contro le mani con forza maggiore per impedirlo.
"Che ne dici se ci spostiamo da qui?"
Robin appare loro tranquilla, come se si fosse convinta di aver soltanto immaginato la voce di Zoro, ma lui e Nami restano nascosti dietro a quel tronco senza compiere il minimo movimento anche quando capiscono di aver scampato il pericolo. Nessuno dei due si azzarda a spiare oltre la corteccia contro cui sono appoggiati. Lei si arrischia soltanto a grattarsi il polpaccio solleticato da un minuscolo insetto che le si era posato sopra prima di volare via. Lui, dopo un po', sporge la testa oltre il tronco in direzione della palma ricurva.
"Si sono incamminati verso la spiaggia."
Non appena Zoro sussurra quelle parole, il volto disteso e le spalle rilassate, Nami tira un sospiro di sollievo. Non ci teneva a farsi beccare da Robin e Sanji dopo averli visti in quella posizione intima, affatto. A lei non sarebbe piaciuto essere sorpresa a cavalcioni di qualcuno col vestito sollevato sui fianchi e le mani di un uomo ben piantate sulle proprie natiche - specie se a beccarla fosse stato un componente della ciurma.
"Anch'io ho sentito una voce" ripete Zoro in tono scimmiottante, "quella dell'Eden!"
La ridicola enfasi che pone sulle ultime parole - sommata all'immagine di Sanji che nella sua mente ammicca muovendo un sopracciglio a ricciolo - fa emettere a Nami una risata soffocata. Subito dopo una mano compare dal nulla sopra la testa di Zoro e gli tira uno scappellotto alla nuca. Nami trasale, realizzando di aver subito in contemporanea lo stesso identico trattamento.
A quanto pare Robin li ha visti. O sentiti.
Entrambi sporgono la testa oltre il tronco, sentendosi colti in flagrante, ma non vedono nessuno in zona. Per un po' continuano a guardarsi attorno con sospetto, finché non realizzano che i loro compagni si sono effettivamente allontanati.
Nami è interdetta, sapeva che fino al giorno prima non c'erano stati sviluppi fra quei due, ma a quanto pare ha decisamente perso un pezzo.
"Dici che Robin si è offesa?"
"Nah" replica, incrociando lo sguardo confuso di Zoro, "il suo era solo un avvertimento. Tu però potevi evitare di imitare Sanji!"
Al solo pensiero le viene di nuovo da ridere, perché la sua interpretazione è stata magistrale. A quanto pare col tempo lo spadaccino ha imparato a conoscere alla perfezione il timbro e l'inflessione della voce del cuoco.
"Anche se, lo ammetto, sei stato-
Resta senza fiato.
Nami ha l'impressione di subire un brusco risveglio. Realizza quanto Zoro le sia dannatamente vicino, quanto poco basterebbe a entrambi per azzerare la distanza che li separa, e le sembra di trovarsi sull'orlo di un precipizio. Il lampo di divertimento che l'ha colta prima è già un ricordo lontano, mentre lui la fissa con intensità, una luce ardente che gli anima l'iride scura.
Zoro è serio, deciso. E Nami è certa che non stia affatto pensando a cosa gli ha appena detto - che sulle labbra gli respiri un desiderio simile a quello che infiamma le sue. Ha paura di cedere a quella muta tentazione, di finire in trappola.
"Non ce la faccio" mormora, senza rendersi conto di stare parlando, "non ce la faccio" ripete, ritraendosi.
Nami si alza in piedi e s'incammina nella direzione opposta, verso il sentiero percorso in precedenza. La consapevolezza che Zoro la stia nuovamente seguendo è una tortura.
"Ho capito che gli hai detto addio."
Il cuore le perde un battito, i suoi piedi smettono di muoversi per un attimo - ha intuito benissimo a chi si sta riferendo Zoro.
"E so anche perché l'hai fatto."
Nami stringe le labbra in una linea sottile, continuando a fissare con ostinazione un punto immaginario davanti a sé. Si sente fragile come non mai.
Non ha il tempo di premeditarlo, né la forza per impedirlo. Zoro le cinge la vita con le braccia e fa aderire il petto alla sua schiena, posandole il mento sulla spalla. Lei trasale, investita da un calore incontrollato che dal cuore le arriva alla pelle con tormentosa dolcezza. Non sbatte nemmeno le palpebre, incapace di respirare.
"Nami, io voglio stare con te."
La voce di lui non è che un sussurro all'orecchio, ma le si irradia dentro con la potenza di un'eco ripetuta - un'eco che dovrebbe renderla felice, portarla a sfiorare le stelle, lontano, oltre il baratro di angoscia in cui è precipitata, via dal rumore delle urla che le devastano la testa.
Eppure il dolore rimane. Il dolore si intreccia con furia alla gioia, impedendole di riaffiorare in superficie.
Nami ha gli occhi chiusi, quando Zoro le posa le labbra sul collo e vi imprime un bacio lento, delicato. Nami trema senza via di fuga, quando quel piccolo punto del suo corpo si riempie di meravigliosi, incontrollati, spietati brividi.
Ma poi nella sua testa Zoro è avvinghiato a un'altra donna, Zoro bacia e prende lady Sayuri con foga, sono entrambi nudi e ansanti di piacere, e i loro corpi sono una cosa sola pugnalata pugnalata ogni spinta una pugnalata e - basta, Nami, non guardare - Nami stai sanguinando, non guardare non guardare basta basta basta basta!
Le labbra di lui stavolta si posano sulla sua guancia, fermando la caduta di una lacrima che le scivola dall'occhio - ed è di nuovo uno sbocciare di meraviglia e tormento, di amore e di rancore, di graffi che le sbrindellano il cuore e glielo fanno a pezzi lentamente.
"Continuo a vederti insieme a lei."
Sente Zoro bloccarsi, trattenere il respiro.
"Ho avuto l'occasione di stare con Alec, ma non l'ho fatto. Mi sono fermata."
Le tremano le labbra. Non riesce a smettere di fissare quel paletto di fronte a lei su cui è affissa la lanterna luminosa.
"Tu invece sei andato a letto con altre donne."
"Sono stato solo con lei."
Pervasa da un violento gelo interiore, Nami porta le mani sulle sue per spingerle via, per cancellare quel contatto. "Questo dovrebbe farmi sentire meglio?"
Zoro la lascia fare, e lei si ritrae, voltandosi. "Sei stato solo con Sayuri, wow, ora sì che sono felice!"
"Credi che sia stato facile per me pensarti insieme a quel..." inspira, serrando la mascella.
"È successo dopo! Dopo che tu..." Nami distoglie lo sguardo, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"Non affrontiamo tutti le cose allo stesso modo" la voce di Zoro è controllata, ma intrisa di rimorso, "e per l'effetto che hai su di me, io" chiude l'occhio, espirando "sono arrivato a fare cose mai fatte prima."
"Allora forse è meglio che ci stiamo lontani" le parole le escono di bocca d'impeto, "perché finiamo per tirare fuori l'una la parte peggiore dell'altro!"
Quando torna a guardarlo, Nami legge una profonda mestizia sul suo volto - e la interpreta come una resa. Ha bisogno di muoversi, di scappare.
Zoro la sta facendo sentire responsabile delle scelte che ha fatto, di tutti quei gesti ora scostanti ora rabbiosi che le ha riservato.
"Ti sbagli, Nami" è la replica che arriva quando distoglie lo sguardo, ma non gli presta ascolto, troppo accecata dal dolore. Gli ha già dato le spalle, sta già camminando per allontanarsi, e nemmeno se ne rende conto.
"T'importa solamente di lavarti la coscienza..."
"Non è così!"
"... e hai scaricato su di me la colpa di tutto!"
'Sono stato solo con lei' - mi fai stare peggio, così, stupido cretino!
"Tu sei il nobile spadaccino devoto ai principi di onestà, lealtà e integrità morale!" Lo scricchiolio prodotto dalle foglie secche che calpesta a passi furenti si sovrappone alle sue parole, rendendole ancora più aspre. "Io invece sono una tentatrice infida, vero?, una che spinge quelli come te a cedere alle pulsioni carnali" rincara in tono intriso di sarcasmo, "a cercare il piacere come mera valvola di sfogo..."
"Nami!"
"...a macchiarsi della mia stessa sporcizia, a mentire, a perdere il controllo - per questo sei corso da lei!"
"Nami, basta!"
"... perché provavi vergogna, ribrezzo, al pensiero di sentire qualcosa per me! Ammettilo, cazzo!"
Nami si è di nuovo fermata e ora lo sta spintonando. Zoro non oppone fisicamente resistenza, né dice più una parola.
"E ora vuoi farmi credere di aver cambiato idea, quando fino a una settimana fa non sapevi nemmeno tu se volevi soltanto scoparmi oppure-
Nami si blocca di colpo, l'orribile sensazione che qualcuno nel bosco li stia osservando, qualcuno che lei non ha sentito arrivare - a differenza di Zoro, che ora guarda dritto davanti a sé con espressione cupa.
Non appena si volta il suo cuore perde un battito per la vergogna.
Rufy e Hancock sono di fronte a loro, lungo il sentiero che conduce verso la villa di Rio, e li fissano immobili, senza fiatare. La donna è profondamente a disagio, il loro capitano, invece, ha un'espressione indecifrabile.
Quando sono arrivati? Quanto hanno sentito?
Il rumore dei passi di Rufy rimbomba dentro di lei come il ticchettio inesorabile di un pendolo stregato. Nami segue ogni suo movimento, incapace di reagire, senza sapere cosa pensare. Quando lui si ferma di fronte a entrambi ha l'impressione che Zoro stia soltanto aspettando un suo pugno, e trasale, preda di un'infida tensione.
"Nami" le dice, "torna alla villa con Hancock."
Non sa come interpretare quelle parole, perché Rufy, a volte, è un enigma.
"Cosa-
"Fa' come ti dico. Ho bisogno di rimanere solo con Zoro."
Sposta lo sguardo dall'uno all'altro, irrequieta, ma sono entrambi illeggibili, come statue di pietra.





~~~




Nami apre la finestra del bagno e si avvicina allo specchio appannato dal vapore della doccia. Una cascata di capelli umidi le ricade sulla schiena non appena si libera dell'asciugamano con cui li teneva legati. Con un pezzetto di carta rimuove un po' di condensa dalla superficie dello specchio per vederli meglio, e il vetro le restituisce l'immagine offuscata del suo viso inquieto.
Non sa cosa pensare.
Quando Rufy le aveva chiesto di lasciarlo solo con Zoro nel bosco, lei si era opposta. Superata l'onda d'imbarazzo iniziale, gli aveva detto che la questione non lo riguardava, che non doveva intromettersi, e lui a quel punto le aveva rivolto un mezzo sorriso enigmatico. Lo so, le aveva detto, non devi preoccuparti. Dammi ascolto, fidati.
Nami distoglie lo sguardo dallo specchio, incurante dello stato dei suoi capelli. Non le importa di tenerli bagnati, non ha voglia di asciugarli.
Non ci metterò molto. Torneremo indietro presto.
Le parole di Rufy le riecheggiano nella testa con persistenza. Nami stringe il nodo con cui tiene legata la vestaglia in vita, sospirando nervosamente, ed esce dal bagno.
Hancock non le aveva rivolto la parola durante il tragitto di ritorno, non capiva se l'aveva fatto per buonsenso o semplicemente perché si sentiva a disagio, ma gliene era grata. Quando erano rientrate alla villa, l'aveva salutata e si era diretta ai piani superiori. Non aveva incrociato né Robin né Sanji. Prima di salire le scale aveva sentito le voci allegre di Usop, Chopper, Franky e Brook provenire dal soggiorno - le era sembrato che stessero ancora parlando della grotta che avevano esplorato prima di cena, ma non era dell'umore per unirsi a loro.
L'aria è leggermente più fresca in camera, perché non ha accumulato il calore prodotto dall'acqua della doccia. Dalle portafinestre accostate entra una brezza lieve che smuove appena le tende. I raggi della luna si stendono sul pavimento e sfiorano parzialmente il letto matrimoniale, illuminandolo d'argento.
Nami raggiunge il comodino, accende l'abat-jour e imposta un livello della luce basso, sufficiente a permetterle di leggere. Sulle pareti della stanza si proiettano immediatamente riflessi più caldi e accoglienti, di quelli che invitano soltanto a rilassarsi, a sdraiarsi e a spegnere i pensieri, ma lei non riesce in quell'intento. Sta già gettando ripetute e nervose occhiate al balcone, meditando di affacciarsi ancora per vedere se c'è qualcuno che cammina sulla spiaggia, di ritorno alla villa.
Non ci metterò molto.
Quanto tempo è passato?
Torneremo presto.
Sa che non dovrebbe preoccuparsi, eppure non può farne a meno.
Liberando l'ennesimo sospiro inquieto, Nami spalanca le portafinestre ed esce sul balcone, lo sguardo fisso sugli alberi davanti a lei, dove inizia il bosco che si estende sino all'entroterra. Non vede nessuno in lontananza, così si sporge oltre il corrimano, guardando in basso, verso l'entrata sul retro della villa.
"Aspettavi me?"
Si volta di scatto alla sua sinistra, sobbalzando, il cuore che le salta improvvisamente nel petto. Quando vede Zoro fermo nell'angolo più lontano del balcone, appoggiato di schiena al corrimano, non libera un urlo soltanto per la troppa sorpresa.
"Tu sei pazzo!" riesce a dirgli col poco fiato rimastole in corpo.
"Non era mia intenzione spaventarti."
Zoro la fissa a braccia conserte, l'aria tranquilla di chi evidentemente non ci trova nulla di strano nell'intrufolarsi di nascosto sul balcone delle stanze altrui.
"Ma davvero?" replica Nami sarcastica. "Come sei arrivato qui? Come ti sei permesso di..." lascia la frase a metà, inspirando profondamente, poi espira con rassegnazione, rilassando le spalle.
"Mi sono arrampicato."
Cosa?
Ha una voglia matta di prenderlo a pugni, e probabilmente lo farebbe, se la consapevolezza di stare indossando soltanto una vestaglia leggera non le intimasse di limitare i movimenti al minimo. A quel pensiero Nami stringe le braccia al seno, cercando di coprire la propria scollatura.
Zoro la fissa con ostinazione, l'espressione imperturbabile.
Lei non vuole neanche sapere come abbia fatto ad arrivare lassù, l'ha visto compiere balzi impossibili, e non è questo che la turba. È semplicemente basita per la sua insistenza a cercarla - e anche un po' spaventata, perché quello è un lato di lui che non conosce affatto.
"Sembri star bene" gli dice, incapace di muoversi, di dire altro, di cacciarlo via.
Zoro piega le labbra in un sorriso sghembo, scoprendo leggermente i denti. "Eri preoccupata del contrario?"
Lei si stringe nelle spalle e distoglie prontamente lo sguardo, aggrottando le sopracciglia. "Dispiaciuta" specifica bugiarda, "che tu sia ancora tutto intero."
"E io che pensavo volessi suonarmele di persona..."
Nami si aggrappa d'istinto al corrimano, irrigidendosi, quando sente Zoro avvicinarsi. Sposta gli occhi sul suo volto e lo sorprende a guardarla con un lampo di divertimento, sfacciatamente incurante che lei lo noti.
La manda in bestia. Non lo capisce.
"Sei uno stupido."
Zoro le si ferma di fronte, un'impronta improvvisamente più malinconica sul volto. "Questo me l'hai già detto."
E Nami lo capisce, stavolta. Capisce subito a cosa si sta riferendo - è un presentimento troppo forte, il suo.
L'imbarazzo la porta a dischiudere le labbra in cerca di qualcosa da dire, mentre le guance, traditrici, le si accaldano.
Nami distoglie lo sguardo, rifugiandolo sulla sabbia baciata dalla luna sotto di loro, arrovellandosi il cervello per trovare una scappatoia, per replicare qualcosa, qualsiasi cosa.
Zoro - quello stronzo - l'aveva sentita parlargli mentre era in convalescenza, apparentemente privo di conoscenza sul suo letto all'Heaven's Gate. L'idea che fosse sveglio per tutto il tempo non è una supposizione, ma una certezza che le scava sottopelle e le trancia il respiro, gettandola spalle al muro.
"Non ho alcuna intenzione di arrendermi, Nami."
Quelle parole la spingono a cercare nuovamente il suo volto, e il modo in cui Zoro la guarda la lascia stregata.
Non l'ha mai visto così determinato e al tempo stesso così vulnerabile.
È bello da toglierle il fiato.
Anche se ha smesso di parlarle, Nami sente ancora il tono morbido della sua voce accarezzarle l'udito - un tono che gli ha sentito usare soltanto un'altra volta, sempre quella sera, nel bosco.
Voglio stare con te.
Non riesce a muoversi, non vuole spostarsi. Per questo quando Zoro solleva un braccio e le avvicina una mano al volto riesce a toccarla. Con le dita le accarezza delicatamente una guancia, portandole una ciocca di capelli ondulata e ancora umida dietro all'orecchio.
Nami dovrebbe corrucciarsi, dirgli di tenere giù le mani, ricordargli che ha già infranto troppe volte la promessa che le aveva fatto. Nami vorrebbe dire ai suoi occhi di smettere di brillare - perché lo sente, mentre rimane incatenata al suo sguardo liquido di desiderio, che il proprio corpo non riesce più a darle ascolto, che ormai Zoro può leggere nitidamente le emozioni che la stanno sconvolgendo.
Ma no, no, no - non può cedere.
Lo vede chinare il volto verso il suo, e il respiro le si spezza. La mano che tiene posata sul corrimano le scivola mollemente lungo il fianco. Gli occhi le si chiudono in automatico. Nami si sforza di reprimere il fremito che l'assale, non appena Zoro annulla la distanza che li separa e le bacia la tempia. Le sue labbra producono il rumore di un lievissimo schiocco, prima di tornare a sfiorarla sullo zigomo, un suono che agisce su di lei come un richiamo, rendendo quel contatto ancora più reale. Nami cerca di non tremare, di non battere ciglio, di non tendersi verso di loro, mentre quelle labbra si spostano lente e delicate verso il basso, a lato della sua bocca.
"Baciami pure, tanto non sento niente."
La voce le esce in un mormorio languido, e Nami si chiede se abbia soltanto immaginato di aver parlato.
"Ah, no?" La voce che le soffia all'orecchio le toglie però ogni dubbio.
"Nemmeno se faccio così?"
Zoro la bacia a pochi centimetri di distanza dalle labbra, posandole una mano sulla schiena e attirandola verso di sé, le dita dell'altra mano che la tengono per la nuca, il pollice che le accarezza il collo.
Nami sussulta al contatto dei loro corpi, aprendo leggermente la bocca. Sente il seno aderirgli al petto ampio, i loro bacini sfiorarsi, il profumo di lui mescolarsi al suo, il respiro di entrambi scontrarsi. Un'onda incorporea la travolge inesorabile all'altezza del petto, risvegliando in lei brividi mai dimenticati.
"Ancora niente" mormora, mentre Zoro inizia ad accarezzarle pure la schiena che, traditrice, rilascia la tensione sotto le sue dita.
"Mmh..." il suo respiro stavolta la solletica proprio all'altezza delle labbra, "e se faccio questo?" Zoro le cinge la schiena con entrambe le braccia con una presa più irruenta, come se fosse arrivato al limite del proprio autocontrollo, e la bacia sulla bocca.
Nami ha l'impressione di perdere il contatto col pavimento, le gambe che la minacciano di sciogliersi come burro fuso, eppure tiene ostinatamente le labbra serrate. Ha la pelle d'oca e le vertigini, mentre Zoro le lascia una serie di baci che le provocano scosse sempre più intense - ma rimane immobile, finché lui non si scosta lentamente da lei.
Nami riapre gli occhi ed è già incatenata al suo sguardo.
"Di' che non mi vuoi."
Zoro non smette di cercarla, di sconvolgerla, di incendiarla.
"Di' che non senti niente per me" le sussurra roco, "e ti lascerò in pace."
Nami sa che non può mentire - non più - perché quello sguardo deciso la sta privando di tutte le sue barriere, di tutti quei 'no' bugiardi ormai accartocciati e buttati via, nel vento. Forse è per questo che non le importa più se il giorno dopo se ne pentirà. Nami sa soltanto che lo vuole, vuole lui, vuole Zoro. Così gli afferra il volto fra le mani e lo bacia.
Lo bacia con foga, come credeva che non avrebbe più potuto fare. Lo bacia con ardore, con quel suo amore scomposto e incontrollato, mordendogli il labbro inferiore, e quando Zoro cerca un accesso più profondo in lei Nami ha già le labbra dischiuse. Lo lascia entrare, lo accoglie, lo rincorre, lo cattura, lo pretende.
I loro baci sono fuori sincrono, eppure entrambi non riescono a farne a meno, desiderosi di darne e riceverne ancora e ancora e ancora. Zoro scende e risale sui suoi fianchi con quelle mani grandi, forti, salde - mani che l'hanno stretta altre volte prima d'ora, in modi diversi, e che adesso sembrano animate soltanto dal desiderio di cancellare la tensione su di lei, mentre i loro corpi entrano nuovamente in contatto.
Nami libera un sospiro sulla sua bocca e quel semplice suono lo infiamma, le mani callose che scendono verso il basso toccandole il fondoschiena e che si fermano con presa decisa sulle sue cosce. D'istinto si mette sulle punte e non appena lui la solleva da terra gli allaccia le gambe alla vita senza smettere di baciarlo, la vestaglia che le scivola più in alto.
I loro bacini si scontrano, Nami sente quanto Zoro la desidera e quel contatto fa morire il respiro in gola a entrambi, diffondendo brividi di piacere sui loro corpi.
I baci non smettono, mentre lui avanza verso la camera tenendosela stretta. I baci non fanno altro che intensificarsi, nel breve tragitto dal balcone al letto.
Nami ha il cuore che le batte sempre più forte, quando Zoro si piega in avanti e la fa adagiare sul materasso. Le sembra di compiere un salto nel vuoto, nel momento in cui gli afferra il colletto della camicia e lo attira verso di sé, ma il sapore di quel rischio è così invitante da farle pensare che non esista scelta migliore. Affonda le dita della mano libera fra i suoi capelli corti, gemendo sommessamente al passaggio delle labbra di lui sulla pelle più sensibile del collo, tremante di un piacere convulso.
Non avrebbe mai creduto che Zoro potesse essere così delicato, specie dopo quella maledetta notte di pioggia, quando l'aveva lasciata in balia della sua ruvida rabbia. Si dice che forse sta immaginando tutto - ma le sensazioni che prova sono vive dentro di lei, le respirano nelle ossa con fervore, annientando quel pensiero improvviso.
Zoro le scosta la vestaglia, scoprendole la spalla sinistra e raggiungendola in una discesa fatta di baci. Al contatto della sua lingua calda su di sé Nami libera un sospiro tremante, infilandogli le mani sotto la camicia aperta. Per ogni lembo di pelle che gli sfiora sulla schiena percepisce delle irregolarità contro l'epidermide - sa che sono innocue rispetto al resto delle sue cicatrici, eppure si ferma, un nodo in gola, le dita tremanti.
Zoro solleva la testa per guardarla e lei interpreta l'occhiata che le rivolge come un muto invito a continuare. Nami gli accarezza delicatamente tutta la schiena, soffermandosi su quei punti non ancora rimarginati che portano in sé l'eco di un veleno letale, punti che vorrebbe poter cancellare col proprio tocco.
"Non ti fermare" le dice Zoro in tono sommesso, non appena lei, udendolo sospirare più frequentemente, si blocca col timore di avergli fatto male.
"Non smettere."
Quella richiesta carica di desiderio la spinge a riprendere le sue carezze. Zoro cerca il nodo della sua vestaglia baciandola con trasporto, trattenendo il respiro quando tira un lato del fiocco verso il basso. Nami ha la sensazione di sciogliersi assieme a quel nodo, e interrompe il bacio.
Non ha mai provato niente di simile.
Ha paura, paura di rimanere travolta da una corrente spietata, ma è tutto così intenso, così assoluto...
Lui cerca l'ultimo assenso nei suoi occhi, fremente di desiderio, poi le sposta la vestaglia di lato. Nami perde un battito quando gliela scosta completamente - perché vede come la guarda, vede come percorre rapito ogni centimetro del suo corpo, vede come la vuole con tutto se stesso. Sa di essere attraente, ma sotto quello sguardo ardente si sente ancora più bella, la più bella.
I vestiti di entrambi scivolano via uno dopo l'altro in poco tempo, finendo sul pavimento assieme a tutte le loro barriere, a tutte le bugie, a tutti gli sbagli, lasciandoli pelle contro pelle, come entrambi hanno pensato di poter fare unicamente nelle proprie fantasie. Non c'è più spazio per nient'altro, se non per loro.
Per Nami c'è solo Zoro. Zoro che la bacia, l'accarezza e la fa sua in una notte piena di stelle, mentre il mare dorme e la luna sfiora silenziosamente i loro corpi uniti. Per Nami non esistono nient'altro che le sue labbra e le sue mani e i brividi che Zoro le fa fiorire addosso senza pietà, mentre si muove in lei continuando a baciarla, a stringerla, a sussurrare il suo nome.
L'intreccio dei loro corpi termina lasciando entrambi meravigliati, tremanti, appagati.
Nessuno dei due osa spezzare la quiete circostante, l'una abbandonata all'altro.
Zoro resta sdraiato vicino a lei, e Nami si chiede a cosa stia pensando, mentre non smette di guardarla con quell'espressione seria e distesa, finché non lo sente porle la domanda in cui stava sperando.
"Posso restare?"
"Non puoi" gli risponde subito, il cuore che le scoppia nel petto.
L'ombra di delusione comparsa sul suo volto ha però vita breve, perché Nami aggiunge una parola che cambia tutto.
"Devi."
Zoro la fissa per un lungo attimo senza battere ciglio, come se volesse accertarsi di non avere soltanto immaginato la sua voce, come se volesse convincersi che lei è reale - poi le passa un braccio attorno alla vita, sfiorandole il collo con le labbra.
Prima di chiudere l'occhio, nasconde un sorriso segreto sulla sua pelle.
Un sorriso gemello a quello di Nami.












Note: l'avevo detto che al mio sadismo c'è fine. Intanto che aggiorno sta cadendo una pioggia liberatoria che finalmente regala un po' di fresco, sarà un segno del destino?
Grazie di tutto a voi cari lettori, e alla prossima <3

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Capitolo 17
*** Per il tuo sorriso ***






Quando Nami si sveglia si accorge di essere sola sul proprio letto. Non ricorda di essersi più avvicinata al balcone prima di addormentarsi, così immagina che la porta-finestra accostata sia opera del vento. Le tende lasciate semiaperte, da cui filtra gentile un po' di luce solare, le suggeriscono però che qualcuno deve averle tirate.
Nami si solleva a sedere sul materasso, i capelli scompigliati e ormai completamente asciutti che le solleticano la schiena nuda. Il lenzuolo che la copriva le scivola lungo i fianchi, ma lei non se ne cura, indugiando confusa su ogni angolo della stanza. Zoro se n'è andato silenziosamente senza che lei se ne accorgesse. Non dovrebbe stupirsene, sa bene che ha il passo felpato di un lupo, eppure avrebbe voluto trovarlo ancora al suo fianco. Dormire con lui è stata una delle cose più belle che le siano mai capitate, e il peso della sua assenza la colpisce ora come un'onda gelata.
Mentre fissa distrattamente il copriletto disfatto, persa in quei pensieri, la porta del bagno si apre. Zoro spunta subito dopo in camera, vestito soltanto di un asciugamano bianco legato in vita. Nami ripercorre rapida le linee definite dei suoi pettorali, inseguendo le goccioline d'acqua che gli scivolano giù per gli addominali scolpiti e gli si infrangono contro l'asciugamano. È felice di sapere che non è sgattaiolato via e che era soltanto andato a farsi la doccia, tuttavia non vuole darglielo a vedere.
"È il mio, vero?" gli chiede, indicando con l'indice l'asciugamano.
"Sì" si limita a risponderle Zoro, lo sguardo che vaga assorto sul suo corpo nudo.
Nami apre bocca per ribattere, però lui l'anticipa, impassibile. "Preferisci che lo tolga?" E nel mentre avanza verso di lei.
"Cretino." Si sforza di apparire seria, ma non appena Zoro sale sul letto e la spinge a posare la schiena sul materasso si ritrova a trattenere il respiro con un sorriso celato. Il suo sguardo malizioso l'accende, creando fra loro un'immediata, crepitante tensione erotica. Quando lui si china verso il suo viso per baciarla Nami dischiude immediatamente le labbra per accoglierlo dentro di sé. Sente Zoro stendersi su di lei, l'eccitazione crescente contro al proprio bacino, e all'ennesimo movimento che avverte al di sotto dell'asciugamano libera un gemito nella sua bocca, i brividi che le si risvegliano in tutto il corpo.
Zoro interrompe il bacio, le accarezza una guancia e le cattura una ciocca di capelli ondulata che le ricade sul cuscino, rigirandosela fra le dita. Il modo in cui la guarda le provoca una fitta al cuore.
"Non ha significato niente con Sayuri."
Un attimo.
Nami avverte un'improvvisa sensazione di freddo.
Sul serio? Vuole parlarne ora?
Al viso di Zoro si sovrappongono davanti a lei immagini distorte, frastagliate, nate nell'occhio della sua mente - immagini dove non è lei a essere sotto di lui. Ma il calore del suo corpo e le mani callose che ora sente su di sé le impediscono di finire catapultata nell'incubo, tenendola incatenata a quello sguardo sincero.
Nami vorrebbe colpirlo, arrabbiarsi per aver tirato in ballo Sayuri in un momento del genere, tuttavia una parte di lei gli è grata che lo stia facendo - perché ha bisogno di esorcizzare quel fantasma, di credere alle parole che le sta dicendo.
Zoro scandaglia i suoi occhi come a voler scacciare il moto di dubbio che vi legge dentro, mentre le posa la mano sul viso e riprende ad accarezzarla, muovendo appena l'indice e il medio sulla sua tempia. "Stavo solo cercando di toglierti dalla mia testa" le confessa. La sua voce non è che un sussurro.
Nami, suo malgrado, non riesce a ribattere niente, a dirgli che no, quelle parole non la incantano affatto. Perché non è in grado di difendersi dal modo in cui Zoro la sta guardando, dall'effetto che le stanno facendo le sue carezze - o forse non ne ha semplicemente voglia.
"Credevo fosse la scelta migliore per entrambi."
Nami gli posa una mano sulla schiena e con l'altra gli sfiora il viso, il suo respiro tremante che le solletica le dita. "Idiota" gli sussurra, accarezzandogli la guancia col pollice, "sei un vero idiota."
Il dubbio si dibatte di nuovo dentro di lei, la paura le graffia ancora il cuore, ma i passi e le voci di entrambi le sembrano ora più deboli, più stanchi, mentre lui la bacia.
Zoro le passa un braccio sotto la schiena e stringe appena la presa sul suo volto, come se avesse paura di perderlo e al tempo stesso di romperlo. Nami risponde al bacio con trasporto, sentendolo liberare sospiri spezzati nella sua bocca quando lo tocca al di sotto dell'addome, dove lo copre l'asciugamano.
La mano di lui scivola rapida dal suo viso verso il basso e le si richiude sul seno sinistro, rubandole il respiro, le percorre il fianco imprimendovi una lenta carezza e le si insinua in mezzo alle gambe, dove la sfiora all'altezza dell'intimità.
Nami si morde il labbro inferiore, il fiato corto, e Zoro vi passa subito dopo la lingua sopra, senza smettere di guardarla in un modo che lascia poco spazio all'immaginazione.
Da fuori si sente il rumore di una porta sbattuta, seguito da un borbottio e da un'imprecazione.
"Vuoi metterti dei pantaloni, per Dio? Te li vuoi mettere!?"
"Gnec... ssh... caldooo..."
"Muoviti! O ti lascio lì dentro per tutto il giorno!"
"Uffiii! Devo proprio?"
"Guarda che ti chiudo a chiave! No, dico, ti sembra normale girare in mutande per il corridoio come un bimbo di cinque anni!? Qui ci abita della gente, cervello di babbuino mancato!"
Nami non ha alcun bisogno di tendere le orecchie per sentire i ripetuti capricci di Rufy, mentre immagina un Sanji decisamente seccato ciondolare sulla porta della sua stanza tenendo chiusa la maniglia, in attesa che il capitano si vesta.
"E se ti dico che non trovo i pantaloni?"
"Senti, vedi di vestirti, o giuro che ti infilo io qualcos'altro in un certo posto!"
Commento decisamente fraintendibile.
Nami sospira, alzando gli occhi al cielo. "Faremmo meglio a scendere a fare colazio-
Non riesce però a finire la frase, perché le si tronca il respiro.
"Mmh?"
Da fuori si sentono ancora le voci di Rufy e Sanji, ma Zoro non sembra intenzionato ad ascoltarle. "Dicevi?" le soffia all'orecchio con voce roca, le sue dita che continuano a stuzzicarla in mezzo alle gambe.
Come diavolo gli viene in mente di-
Nami ringrazia che Sanji stia ancora urlando contro Rufy, quando Zoro le insinua un dito fra le labbra bagnate strappandole un gemito tutt'altro che contenuto. Almeno sa che nessuno l'ha sentita, e - oddio.
"Preferisco scendere fra un po', tu cosa dici?" le sussurra, muovendo sfacciato il dito dentro di lei e guardandola godere.
"Mmh...!"
"Lo prendo per un sì."





~~~




Quando Zoro raggiunge il giardino sente un chiasso assurdo provenire dal tavolo sotto al gazebo. Brook, seduto scomposto sulla sedia, fa tintinnare fastidiosamente le posate fra loro, e Chopper, che gli è accanto, tenta invano di zittirlo esponendo una fila di denti da squalo tra un rimprovero e l'altro.
Robin sta apparecchiando tutta sorridente, immune a quei rumori e al vociare concitato di Usop e Franky. È l'unica che nota il suo arrivo e alza lo sguardo verso di lui. Zoro si ferma d'istinto sul posto, ma non appena lei gli dà il buongiorno con aria serena, apparentemente dimentica del piccolo incidente della sera prima, tira un sospiro di sollievo. Le fa un cenno di saluto e si siede di fianco a Chopper, fissando Brook in cagnesco. "Si può sapere perché stai facendo tutto questo baccano?" chiede rivolto allo scheletro, incrociando le braccia al petto.
Chopper e il diretto interessato si voltano rapidamente verso di lui, ammutoliti, poi cacciano un urlo a scoppio ritardato.
"Che diavolo vi è preso ora!?" sbotta Zoro in direzione di entrambi, indietreggiando irritato sulla sedia.
I due gli puntano l'indice contro, l'aria sconvolta.
"Devi smetterla di sbucare dal nulla come un'ombra!"
"Mi hai fatto prendere talmente paura che ho gli occhi fuori dalle orbite, anche se in realtà io gli occhi-
La testa di Brook finisce appiattita contro al tavolo. Zoro fissa compiaciuto Nami spingercela contro con una manata. "Risparmiaci le tue freddure, almeno di primo mattino" la sente commentare.
L'ha vista avvicinarsi al tavolo arrivando alle spalle dello scheletro, ma ha ben pensato di non fare nulla per fermarla - ne ha piene le tasche delle battute scontate del compagno. E, deve ammetterlo, sarebbe stato alquanto faticoso non lasciarsi distrarre dai suoi occhi luminosi, dal suo sorriso radioso - da lei e basta.
Zoro l'osserva sedersi accanto a Brook e canticchiare a mezze labbra. Non riesce a distogliere lo sguardo, a indugiare in qualcosa che non siano le sue forme morbide fasciate in quel maledetto vestitino attillato, e sente il desiderio di farla nuovamente sua prendere il sopravvento.
Dannazione, strega...
"Grazie, Robin, ma ora non mi va il caffè" Nami declina l'offerta della donna seduta di fronte a lei, mentre entrambe si guardano sorridenti, comunicando silenziosamente chissà cosa in un codice a lui sconosciuto.
Zoro ha la sensazione che il tempo si fermi e, di colpo, ritorna indietro al giorno in cui credeva di aver fatto la scelta migliore, rovinando invece tutto. Gli sembra addirittura di sentire il suono della radio-snail, la voce di Sayuri che rimbomba di nuovo nella sua testa.


'Dimenticare un cazzo!', era stato il suo pacato saluto.
'Sarai anche dotato di un fascino singolare, cervello di seppia in decomposizione che non sei altro, ma non puoi mandare lo struzzo a scorrazzare in giro se ci sono di mezzo i sentimenti di qualcuno!"
Non aveva avuto nemmeno modo di replicare, mentre camminava per le strade della città senza vederle realmente.
'Porta subito il tuo culo da lei e vedi di sistemare le cose, altrimenti ti eviro!'
Si era sentito soffocare mentre nella sua testa rivedeva Nami gridargli di uscire dalla sua stanza, il Clima Takt che le tremava fra le mani, in un loop infinito. Non capiva dove stava andando, quel taglio sulla guancia che bruciava più di qualsiasi altra cosa.
'Hai la fortuna di avere una come Nami al tuo fianco e vuoi buttare tutto nel cesso!? Ma sei deficiente o cosa!?'
'Oh, lei se n'è andata fuori città, certo - bella scusa di merda! Vattela a riprendere, no!?'
'Non le hai risposto... non le hai risposto!? Oh, aspetta!, sei corso da me come un disperato perché volevi solo portartela a letto - vero? Ma vai a farti frustare da un orco sadomaso, va', che magari ti riattiva quei due neuroni che ti sono rimasti! No, sul serio, devo farti un disegnino!?'
Non ricordava di essersi mai fatto insultare così da qualcuno in vita sua, ma non aveva fatto nulla per impedirlo - sentiva di meritarselo.
'Sai una cosa? Credo che una parte di te abbia sperato che Nami ti vedesse con un'altra donna per vedere come reagiva, per capire se sentiva qualcosa per te, perché non avevi le palle di farti direttamente avanti - per questo sei corso da me!, sapevi che lei frequenta il mio centro benessere, dannazione!'
Si era bloccato in mezzo alla strada come uno stoccafisso - disgustato da se stesso.
'Però te ne sei pentito - oh, eccome che te ne sei pentito! Hai fatto un gran casino, Zoro!'
Sayuri l'aveva sgridato senza mezzi termini, scaraventandolo contro quell'amara verità - una verità che in cuor suo aveva sempre saputo, ma che lui era stato schifosamente bravo a celare a se stesso.
'Puoi scoparti tutta Wonder, se credi che ti aiuterà a non pensare a Nami, ma - ti rivelo uno scoop! - finché non affronterai te stesso, prima di affrontare chiunque altro, non risolverai un bel niente!'
E aveva ragione. Ma, diamine, com'era difficile avere a che fare con i sentimenti, per lui...
Per lui che era un guerriero così forte, così impavido, in battaglia - per lui che detestava la vigliaccheria con tutto se stesso...
Zoro si era odiato. Si era odiato sin nel midollo osseo, per essere scappato.



"Zoro? Ehi, Zoro!"
Qualcuno gli posa una mano sulla fronte - o meglio, uno zoccolo, riportandolo al presente.
"Cos'hai, stai male? Hai la febbre? Ti gira la testa?"
Chopper, che sino a poco prima era seduto accanto a lui, inizia a tempestarlo di domande mentre gli gira attorno, scrutandolo attento.
"No, mi ero solo distratto un attimo" gli risponde, afferrandolo per la collottola e spingendolo con delicatezza sulla sua sedia.
Poco più distante da loro Nami - non si sa come e perché - sta strangolando Brook. "Basta fare l'imbecille, comportati da persona civile una buona volta!"
"Ben detto, anche perché" s'inserisce un'altra voce, proveniente dalla porta aperta della cucina, "c'è già un altro idiota da tenere a bada."
Sanji li raggiunge in giardino, le mani in tasca e l'aria scocciata. Non appena individua Robin e Nami la sua espressione cambia, lasciando il posto a un sorriso. Il cuoco saluta soltanto loro due, soffermandosi con gli occhi a cuore sulla mora - che gli sorride serena di rimando - poi torna a voltarsi verso la cucina, attirato da una voce lagnosa alle sue spalle.
"C'era bisogno di picchiarmi per un paio di pantaloni?"
Ancora quella storia?
Zoro vede Rufy fare il suo ingresso in giardino a passi pesanti, le labbra arricciate e le guance gonfie come quelle di un pesce palla. Ha un enorme bernoccolo sulla testa e il cappello di paglia gli penzola di lato, ma il dettaglio più assurdo sono gli orribili pantaloncini verdi a stelline arancioni che indossa sotto al gilet bianco - corti fino a metà coscia, attillati, inguardabili a voler essere gentili.
Era meglio se restavi in mutande.
Usop smette di soffocare le proprie risate e si volta verso di lui, come tutti. Zoro inarca un sopracciglio con aria interrogativa. A quanto pare deve aver parlato a voce alta, senza rendersene conto.
"Visto!?" sbotta Rufy, puntandogli il dito contro, "Zoro mi sta dando ragione!"
Sanji lo tira per un orecchio, mentre una radio-snail posata sul tavolo inizia a squillare. "La testa di muschio non ti sta dando ragione, sta soltanto sottolineando quanto tu sia un insulto alla decenza - e ti assicuro che, anche se il solo pensiero mi dà il rigurgito, sei riuscito a farmi trovare d'accordo con lui!"
"Sai che me ne frega... comunque non è colpa mia se questi cosi mi vanno stretti, te l'avevo detto che non erano miei!"
Franky afferra il ricevitore della radio-snail. "Sì, chi parla?"
"Non è nemmeno colpa mia se ogni volta che ti siedi a tavola ti sbrodoli come un cammello sdentato e sei rimasto senza vestiti puliti!"
"Per forza, tu non me li lavi!"
"Cos'è che dovrei fare io!?"
"E poi avresti potuto prestarmi un paio dei tuoi pantaloni, se non ti andava bene che girassi in mutande!"
"Come dice? È appena arrivato!?" Franky fa un cenno a Usop mentre parla alla radio-snail, alzandosi da tavola.
Nami, seduta accanto a Brook, li insegue con lo sguardo mentre entrambi corrono dentro casa. Zoro fa un cenno di diniego in direzione di Chopper, che lo fissa con la testa reclinata di lato, come a volergli chiedere cosa sia preso loro.
Un paio di minuti dopo, mentre Rufy e Sanji continuano a bisticciare, Usop e Franky rispuntano in giardino affiancati da qualcuno.
"Dov'è il mio tesoro? Dov'è il mio tesoro?"
A Zoro va il caffè di traverso. Perché non è stata solo Hancock a fare la sua comparsa in giardino. Un uomo dai corti capelli castani e vividi occhi verdi è spuntato dietro l'ingombrante figura di Franky, spalancando le braccia verso il loro tavolo come un presentatore che accoglie calorosamente la propria platea.
"Buongiorno a tutti, carissimi pirati!"
Zoro deglutisce, avvertendo lo sguardo incuriosito di Nami su di sé.
"Rio, che sorpresa vederti! Sei venuto a trovarci?"
"Oh, la mia Robin!"
Il ballerino avanza sorridente verso la donna ancheggiando, le gambe fasciate in un paio di luccicanti pantaloni a paiettes azzurre e una camicia lilla a balze - un look decisamente 'adatto' per starsene in spiaggia.
Zoro sente lo stomaco borbottargli per la fame, ma non se ne cura. Nemmeno la vista di Hancock che gira intorno a Rufy con l'aria di chi sembra stranamente gradire il suo outfit rivoltante riesce a distrarlo. Nami non smette di studiarlo silenziosamente, mentre Robin abbraccia Rio e Brook sbrana una brioches, sputacchiando pezzetti di impasto ovunque.
Cinque minuti di presentazioni e saluti festanti dopo, il proprietario dello Stardust si siede con loro a tavola, fregandosi le mani con aria entusiasta.
"Sono venuto qui di persona perché ho un importante annucio da farvi!"
"Vuole chiedere al broccolo di sposarlo?" mormora Sanji nell'orecchio a Robin, facendola ridacchiare.
Il diretto interessato, seduto di fronte a lui, gli tira un calcio negli stinchi con aria omicida, gettando subito dopo un'occhiata di fuoco a Nami, che lo fissa con un sorrisetto diabolico.
Anche tu, strega?
"Sono ufficialmente diventato il nuovo padrone dell'Arena Infernale!"
Le parole di Rio vengono seguite dalle reazioni più disparate. C'è chi si congratula con lui, chi emette versi di sorpresa, chi batte le mani, chi lo fissa semplicemente con aria interrogativa - e poi c'è lui, Zoro, che rimane impassibile.
"Quando Scorpion è fuggito senza lasciare alcuna traccia di sé sono voluto andare a fondo sulla questione. Ho fatto interrogare alcuni dei suoi ormai ex sottoposti e ho scoperto parecchi altarini interessanti sui suoi traffici loschi. Del resto, anch'io godo di una certa influenza in città." Rio solleva un bicchiere verso l'alto, abbracciando tutti loro con lo sguardo. "Per farla breve, la sparizione di quella viscida serpe e di suo fratello non sono più viste come una disgrazia, anzi! Perciò se volete tornare a Wonder, e magari partecipare ai prossimi tornei, siete i benvenuti!"
Rio viene sommerso di domande sull'accaduto. Zoro e Robin sono gli unici che rimangono in silenzio, mentre Rufy urla a squarciagola che intende assolutamente prendere parte alla gara e Hancock gli spiega concitata il regolamento.
"Nah, grazie mille Franky, ma credo che resterò a guardarvi sugli spalti! Quello del tifoso è un ruolo importante, qualcuno dovrà pur farlo!"
"Fifone!"
"Robin, splendido angelo del mio cuore, io voglio stare in squadra con teee!"
"Rio, cosa si vince stavolta?"
Eccola. Puntuale come sempre.
Zoro si sofferma su Nami, senza stupirsi di trovarla con le mani giunte a lato del volto, un sorrisino estatico sulle labbra e la forma dei berry che le luccica negli occhi.
Siamo alle solite.
Rio le risponde qualcosa di gradito, visto che la sua espressione da psicopatica si accentua, ma Zoro non vi presta ascolto, pervaso da un'improvvisa sensazione di calore al centro del petto.
Quando Nami lo cerca con gli occhi e gli riserva un sorriso furtivo, capisce che non c'è più niente da fare, che ormai è inesorabilmente, irrimediabilmente caduto nella trappola di quella maledetta ladra - eppure non ha alcuna intenzione di distruggerla. Sa solo che non vede l'ora di scendere di nuovo in campo con lei.
"Oh, santo cielo, Rufy! Noto giusto adesso che porti un mio vecchio paio di pantaloni... li ho cercati come un pazzo per mesi, dove li hai trovati?"





~~~




La stanza da letto è illuminata dalla luce calda e mite dell'abat-jour posata sul comodino. Fuori piove e numerosi chicchi di grandine si abbattono sul corrimano con insistenza, rimbalzando violenti contro al pavimento. Le portafinestre chiuse ne attutiscono però il ticchettio, rendendolo un sottofondo sorprendentemente piacevole.
Nami tiene gli occhi chiusi in tranquillo ascolto di quel rumore ripetuto - nemmeno il lenzuolo che le scivola di dosso solleticandole il fianco riesce a distrarla da quell'occupazione, ma la mano calda che le si posa sulla schiena poco dopo ha il potere di spegnere momentaneamente ogni suono circostante. Nami stira le labbra in un sorriso pigro, mugugnando sommessamente non appena la sente muoversi su di lei. Zoro l'accarezza piano, le dita che disegnano distratte cerchi immaginari sulla sua pelle, scendendo e salendo, e poi scendendo ancora, sino ad afferrare il lenzuolo caduto più in basso per coprirla di nuovo.
Nami è sul punto di addormentarsi così, la testa posata sul petto di lui, un dolce languore che la pervade interamente.
"Quel bastardo..."
La voce di Zoro è bassa, ma intrisa di una tale amarezza che la porta però a schiudere gli occhi in vigile ascolto.
"Di chi parli?" Nami sente il palmo della mano che gli tiene posata sul torace formicolare. Presentisce ciò che sta per dirle.
"Scorpion."
Lo sapevo.
"Non avresti dovuto dargli il colpo di grazia. È un disonore per me."
Lo sapevo parte due.
Nami alza il viso per guardarlo, sbuffando appena a labbra dischiuse. Sul suo volto fiero legge un vago, tormentoso risentimento che le sembra in lotta contro un'emozione opposta.
"Mi chiedevo quando me l'avresti detto..." sospira, puntellandosi su un gomito e spostando la mano sulla sua guancia per costringerlo a guardarla.
Zoro tiene le labbra serrate e la fronte leggermente aggrottata, l'occhio puntato nei suoi. Guidata dall'istinto, Nami lo bacia a fior di labbra con una delicatezza che non pensava le appartenesse. Sente Zoro rilassarsi un poco sotto quel tocco, ma sa che nessun gesto fisico sarà sufficiente a spazzare via i pensieri che lo agitano.
"Avevo il diritto di finirlo personalmente."
Gli posa un dito sulle labbra, bloccando sul nascere la sua protesta. Ripensare a quell'uomo le dà la nausea, la sua espressione cambia senza che se ne renda conto, la voce le si inasprisce, mentre i ricordi dilagano inarrestabili nella sua mente. "Non potevo starmene con le mani in mano, non dopo quello che ti aveva fatto" gli risponde.
"Perché?"
Nami trattiene il respiro. Entrambi sono già nudi, eppure si sente spogliare ancora, in un modo che va ben oltre il restare senza vestiti - perché Zoro la sta guardando come se volesse leggerle dentro, leggerla dove lei fatica tutt'ora a soffermarsi.
Nami sente le guance accaldarsi e distoglie lo sguardo, innervosita. "Serve davvero che te lo dica? E comunque sei pur sempre un cacciatore, se ci tieni tanto puoi-
Zoro non le permette di finire la frase, perché si impossessa delle sue labbra all'improvviso. Nami le dischiude in automatico, lasciandosi baciare e ricambiando con trasporto.
Il loro è tutto un cercarsi di mani e fiato e corpi in smaniosa collisione.
Le parole non servono più.


Fuori ha smesso di grandinare, ma la pioggia cade ancora a fiotti. Zoro tiene la testa posata sul cuscino, l'espressione serena, il respiro lento e regolare di chi è pienamente rilassato. Il profumo avvolgente di Nami, stesa accanto a lui su quel letto sfatto, gli respira sulla pelle, sulle labbra, fra le dita - è un richiamo che lo sazia e gli mette nuova sete senza sosta, avvolgendolo nel suo sconfinato abbraccio.
"Rufy ha detto che finito il torneo di Rio intende riprendere il nostro viaggio per mare."
Zoro schiude l'occhio e lo punta sul baldacchino verde scuro che funge loro da riparo, vagamente insospettito. Quella è un'informazione che entrambi sanno essere già in suo possesso, perciò non dice nulla, attendendo in silenzio che Nami aggiunga altro.
"Ti converrà salutare la tua 'amica', finché sei in tempo."
Lo sapevo.
"Si starà chiedendo che fine hai fatto."
"Smettila" la rimbecca. "Non ne ho bisogno, non per quello che credi tu, almeno."
"Cosa significa 'non per quello che credi tu'?"
Attenzione, scegli bene le parole.
"Non vedo la necessità di salutare qualcuno con cui non ho alcun legame. Però..."
Nami non si è mossa di un solo muscolo, eppure Zoro avverte bene la tensione che la pervade, e ha la sensazione che il petto gli stia formicolando nel punto in cui lei ci tiene la testa posata sopra.
"... Sayuri mi ha aiutato a capire alcune cose di cui le sono grato. Quindi sì, andrò a dirle addio."
D'istinto porta lo sguardo su di lei. Nami alza il viso per incrociare il suo in quell'esatto momento, spostando sul materasso la gamba con cui gli circondava la vita. "Ti ha fatto capire alcune cose, eh?"
Ha una voce stranamente calma, ma Zoro crede che stia soltanto bluffando e non abbassa la guardia. Nami si scosta da lui, stiracchiandosi come una gatta con le braccia sollevate sopra la testa. L'occhio gli guizza rapido sul suo corpo nudo, inseguendo il movimento della schiena bianca che s'inarca lentamente e le fa sporgere in avanti il seno.
"Dimmi" la sente mormorare, mentre cerca di non farsi distrarre dalla sua sensualità felina. Nami si volta a pancia in giù e gli mette le mani sul torace, posandovi sopra il mento - ha gli artigli ritratti e un'aria innocente, ma i suoi occhi ardenti la tradiscono.
Zoro trattiene il fiato.
"Ti ha fatto capire alcune cose..." ripete, sfoggiando un sorrisetto di quelli che lo mettono sempre sul chi va là. "Tipo che sei un idiota? Perché per quello bastava che venissi direttamente da me."
Lui ne sostiene lo sguardo con fierezza senza rispondere alla provocazione, ma quando vede la sua espressione ammorbidirsi e i suoi occhi venire attraversati da sprazzi più gentili rimane spiazzato.
Nami è davvero tranquilla.
Sta soltanto scherzando.
Forse è davvero riuscito a dimostrarle quanto tiene a lei.
Zoro le passa le dita fra i capelli, beandosi della loro morbidezza, di quel contatto fisico che non può fare a meno di cercare, senza smettere di guardarla.
Maledetta strega.
"A dire il vero vorrei salutarla anch'io. Non è la vera colpevole... e non lo sei nemmeno tu."
"Sì che lo sono" le parole gli escono di bocca in automatico, mentre la fissa sorpreso per ciò che le ha appena sentito dire. Aveva desiderato con tutto se stesso che Nami gli desse una possibilità, ma non si era e non si reputa tutt'ora degno di essere definito non colpevole.
Lei lo scruta incuriosita, muovendo appena la testa di lato, il mento ancora posato sul dorso delle sue stesse mani.
"In fondo l'avevo capito sin da subito, ma non volevo accettarlo" le confessa.
"Cosa?"
Non se ne capacita. Zoro non si capacita delle sensazioni che Nami è in grado di provocargli, e si chiede se riuscirà mai ad abituarsi al loro impeto, a quel fuoco che lo travolge ogni volta che la guarda. Le risponde baciandola, nel modo che reputa più sincero, perché crede che le parole non siano abbastanza. La fa sdraiare con la testa sul cuscino, fissandola intensamente, mentre si separa dalle sue labbra.
Spera che abbia capito.
"Per quale motivo?" Nami ha gli occhi che le brillano e la voce le esce in un sussurro meravigliato, quando gli pone quella domanda.
Ha capito.
Eccome se ha capito.
Zoro trattiene il fiato, le parole che gli si incastrano nella gola. Odiavo sentirmi vulnerabile, odiavo l'effetto che mi facevi, ammetterebbe, se riuscisse a parlare. Quando ho realizzato che non era a senso unico mi sono sentito ancora peggio. Avevo paura di rovinare tutto, di non essere in grado di renderti felice, è il pensiero che lo attraversa e che lo trascina nuovamente nel buio.
Zoro si aggrappa agli occhi di Nami per non affondare - occhi ardenti di una luce dolce che non credeva lei avrebbe mai potuto riservargli, occhi limpidi che ora lo tengono a galla con ostinazione.
Zoro vorrebbe dirle tutte quelle cose che gli passano per la testa, che lei lo travolge e lo sconvolge con la sua sola presenza, ma non ci riesce - non ancora.
Se solo Nami sapesse quante volte lo fa sentire più preda che cacciatore...
"Non sapevo cosa fare."
Si sorpende di se stesso quando sente la propria voce, ma non si tira indietro, non più. Puntellandosi col gomito sul materasso si regge la testa con la mano sinistra, guardandola dritto negli occhi, la destra che scende ad accarezzarle il fianco nudo.
"Avevo paura di rovinare tutto" ammette finalmente, "di non riuscire a comportarmi nel modo giusto."
Nami distoglie un attimo lo sguardo, le labbra incurvate nell'accenno di un sorriso che lui non riesce a interpretare, e quando torna a guardarlo lo trafigge con una sincerità disarmante, senza pietà.
"Non c'è un modo giusto o sbagliato di comportarsi, basta che tu sia Zoro."
Non chiede altro. Non ha bisogno d'altro. Perché quella è la risposta che cercava.
"Allora lo pensi davvero" gli sfugge, mentre ritorna indietro nel tempo al giorno in cui l'ha involontariamente sentita parlare con Hancock, "che io sono una persona 'estremamente preziosa'" specifica, incurvando le labbra in un sorriso sghembo.
Nami lo fissa interrogativa, poi sgrana gli occhi, le guance che le si imporporano per l'imbarazzo. "Hai origliato?"
"No" si affretta a risponderle, la mano destra che smette di accarezzarle il fianco, ora pronta a impedire un imminente strangolamento, "ho sentito per caso, giuro."
Lotta con la mano che lei ha prontamente sollevato verso il suo collo, compiaciuto della sua esplicativa reazione. "E le parole che hai detto" aggiunge, bloccando quella mano battagliera con la propria, "mi hanno spaventato."
Nami trattiene il respiro, fissandolo con un misto di irritazione e curiosità.
"Ma" Zoro intreccia le dita alle sue, in un incastro che spazza via il resto del mondo e cancella l'irritazione sul suo viso, "mi hanno anche reso felice."


È notte fonda ormai e la pioggia non è che un leggero, distante suono in sottofondo. Nami abbandona la testa contro al cuscino, il respiro corto, gli occhi chiusi e le labbra incurvate in un sorriso appagato. Zoro le si sdraia accanto, le braccia incrociate dietro la testa, lo sguardo perso sul baldacchino sopra di loro attraversato dai caldi guizzi di luce dell'abat-jour. Hanno entrambi la pelle imperlata di sudore, il corpo ancora trafitto dal piacere che si sono donati e presi.
Nessuno dei due sembra intenzionato a porre fine a quel continuo cercarsi, come se entrambi sentissero il bisogno di recuperare il tempo perduto.
"Mi spiace per Hancock" se ne esce Nami all'improvviso, alludendo ai suoi infruttuosi tentativi di conquista verso il loro capitano, "in fondo ci ha aiutati parecchio."
"Solo perché facciamo parte della ciurma di Rufy, non ti credere."
"Nah" replica in risposta a quell'insensibile osservazione, "sotto sotto nasconde un animo buono."
"Molto sotto sotto."
All'ennesimo commento contrariato di Zoro, Nami sospira, alzando gli occhi al cielo. Sa bene che se non fosse stato per Hancock loro due non avrebbero mai raggiunto Wonder, e non sarebbe successo niente di tutto ciò che li aveva portati ad avvicinarsi, ad affrontare se stessi, a trovarsi - ma quell'idiota che le è accanto probabilmente non se n'è ancora reso conto.
"Ehi!"
Nami ritrae la mano con cui gli ha pizzicato dispettosamente il braccio, fissandolo con un sorrisetto soddisfatto.
"Si può sapere perché l'hai fatto?" protesta lui con espressione corrucciata.
In tutta risposta lei gli fa una linguaccia, ma poi si fa seria di colpo. "Un momento... ieri sera però erano assieme nel bosco!"
L'espressione corrucciata di Zoro si accentua. "Ancora con questa storia? Ma chi se ne frega!"
Nami continua a ignorarlo. "Quindi..." Di colpo si gira su un fianco, fissandolo con aria irremovibile. "D'accordo, cambiamo discorso, ma non il soggetto."
Zoro deglutisce.
"Posso sapere cosa ti ha detto Rufy quando io e Hancock vi abbiamo lasciati soli?"
Nami scandaglia il suo volto, afferrandoglielo con fermezza per impedirgli di distogliere lo sguardo. "O meglio, cos'è successo?"
Zoro la fissa con espressione imperscrutabile. "Abbiamo parlato."
"Ma dai!?" Nami espone due inquietanti file di denti da squalo, tuttavia realizza in poco tempo che quella minaccia visiva non lo sta scalfendo minimamente, così lo scrolla per una spalla. "Zoro!" insiste perentoria.
Lui sospira, alzando l'occhio al soffitto. "Rufy voleva sapere come liberarsi di Hancock."
Nami carica un pugno sulla sua testa, ma lui l'anticipa con prontezza, facendola rimanere immobile più per come la guarda che per averle bloccato il polso contro la testiera del letto.
In un attimo si solleva sul materasso, sorretto dal braccio libero, e porta il volto a pochi centimetri dal suo. È serio, ha di nuovo quell'espressione intensa che le fa girare la testa.
Dannato.
Un attimo prima le fa desiderare di picchiarlo, quello successivo le toglie il fiato - sarà sempre così, fra loro?
"Voleva sapere che intenzioni ho con te."
Nami deglutisce, il cuore agitato, il respiro infranto. "E tu cosa gli hai risposto?" mormora dopo alcuni secondi che le sembrano infiniti.
Zoro allenta la presa sul suo polso, il pollice che le sfiora appena la vena in rilievo, solleticandole la pelle. Lo sguardo gli vaga dalle labbra dischiuse agli occhi caldi e luminosi di lei, dove si sofferma incantato e incantatore.
"Che avrei lottato ogni giorno per il tuo sorriso."











Note: ormai manca poco, questo è il penultimo capitolo. Lo dico sottovoce perché, per quanto questa fanfiction sia imperfetta e sgangherata e piena di difetti, ci sono affezionata. Ancora non ci credo di averla quasi finita...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie e alla prossima!

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Capitolo 18
*** L'amore che non muore ***






"Dunque avevo ragione." Nami, le ginocchia raccolte al petto e il mento posato sulla spalla, la scruta attentamente con un malcelato sorriso malizioso.
Robin insegue il volo di un gabbiano che plana sicuro verso la superficie del mare, sfiorando armoniosamente il pelo dell'acqua con la punta dell'ala, e si sente esattamente come lui, sospesa in quell'orizzonte limpido. "È successo all'improvviso" le rivela.
Nami ammicca in silenzio, il suono delle risa dei loro compagni nelle orecchie. I loro compagni sono a riva, distanti dal punto in cui entrambe si sono sedute a prendere il sole, ma abbastanza vicini da ricordare loro quanto a volte possano sembrare soltanto dei ragazzini troppo cresciuti.
"Dieci cosciotti di pollo che Usop perde di nuovo!"
"Vorrei ricordarti che siamo in squadra assieme, quindi se perdo io perdi anche tu, genio!"
"Ah, sì?"
"Mi prendi in giro? Non avevi capito neanche questo!?"
"Ehi, Rufy, guarda - un sacco pieno di carne che fluttua in aria!"
"Dove, dove!?"
"Ti ci metti pure tu!? Uffa, state barando, non valeee!"
Robin osserva Sanji ridere a crepapelle alla vista di Rufy che annusa l'aria speranzoso, mentre un disperato Usop gli urla contro di smetterla di distrarre il capitano, minacciando di dargli fuoco alle sopracciglia. La prima volta che aveva visto le suddette sopracciglia si era detta che erano insolitamente buffe e fuori posto, ora sa con certezza che non potrebbe più fare a meno di quel particolare che lo rende unico.
Sanji ride con le lacrime agli occhi, sordo ai commenti poco lusinghieri di Zoro, e Robin crede che dimostri più che mai i suoi primi vent'anni, in quelle bermuda da spiaggia rosse, spogliato del suo completo raffinato e dei suoi modi galanti - ma ha gli occhi che le brillano, mentre lo guarda. Lei ascolta il suono della sua contagiosa risata e si sente tornare un po' ragazzina a sua volta, mentre pensa a quanto sia maledettamente bravo a farla sentire più giovane e al tempo stesso la donna che è.
Robin lo insegue con la gioia nel cuore e la sabbia fra le dita, il sorriso che le fiorisce spontaneo sulle labbra. E Nami la osserva in curioso silenzio.
"Gli avevo chiesto di parlare, siamo usciti per fare due passi sulla spiaggia" si lascia sfuggire la prima, certa che la gatta ladra voglia saperne di più, "poi..."
"Poi?"




Sanji le cammina a fianco senza dire niente, le mani in tasca. È un gesto che compie spesso - quando soppesa una situazione, quando si prepara ad entrare in azione, quando è sicuro di sé e rilassato, quando abbraccia il mare con occhi sereni sul ponte della Sunny, ma anche quando è dubbioso e irrequieto. Robin sa che in quelle tasche ci sono le sue sigarette e un accendino ora consumato, perso o dimenticato, e capisce che Sanji cerca il loro contatto in automatico, schiavo del vizio - eppure non lo vede fumare.
Robin ripensa alla sera in cui l'ha lasciato solo in quella piscina, senza reagire al suo bacio a fior di labbra. E rammenta anche i sorrisi gentili e discreti che lui le ha rivolto nei giorni successivi - senza chiederle niente, un 'mi dispiace' fra i denti, quel velo di tristezza negli occhi che sembrava volerle nascondere più per premura nei suoi confronti che per orgoglio. Robin ricorda tutto questo e il senso di colpa si dibatte dentro di lei, mentre l'odore della salsedine le invade le vie respiratorie.
Sanji è visibilmente nervoso, ma continua a camminare e basta, senza cedere al richiamo del fumo. E lei, che non sa da dove partire per rimediare, che sta ancora lottando senza volere con le proprie paure, si ferma all'improvviso, animata dal desiderio di fermare il tremore delle sue dita rifugiate nelle tasche dei pantaloni. Non può vederle, ma sa che sta succedendo.
"Sanji" lo chiama.
Lui smette subito di camminare e sposta lentamente lo sguardo nella sua direzione - curioso, attento, teso.
Trattengono entrambi il fiato quando Robin gli tocca i polsi, richiudendovi le dita attorno con delicata fermezza. I battiti del loro cuore accelerano per la sorpresa, mentre il tremore delle mani di lui si spegne. Lei non molla la presa, senza stringere, e guida quelle mani fuori dalle tasche, accarezzandole,
liberandole. "Mi dispiace" gli sussurra sulle labbra, intrecciando le dita alle sue.
Sanji spezza il contatto della loro mano destra soltanto per portargliela sulla schiena e stringerla a sé, quando le ruba un bacio che è come una vertigine. Stavolta non c'è nessun sfioramento appena accennato, ma un cercarsi più profondo e diretto che le fa rintoccare il cuore nel petto con dolce violenza.
Sanji la bacia come se fosse la sua unica fonte di ossigeno, come se lei fosse il solo appiglio rimastogli per non cadere in un letto di tizzoni ardenti, e Robin si lascia trascinare estatica in quella danza. L'intreccio delle loro dita non si spezza, mentre gli afferra il volto con la mano libera per impedirgli di ritrarsi. L'intreccio delle loro dita sprigiona il calore di una promessa che germoglia silenziosa sulla pelle di entrambi.
Robin continua a baciare Sanji in balia delle vertigini.
Il suo sapore è proprio come lo ricordava.




"... non c'è stato più alcun bisogno di parlare."
"Ti sei lasciata andare." Nami si gira completamente verso di lei, dando le spalle ai ragazzi che battibeccano a riva, la mano destra che gioca pigra sulla sabbia tiepida, e coglie il suo sorriso pacifico.
"Diciamo di sì..."
"Scusa se io e Zoro vi abbiamo interrotti, non sapevamo che tu e Sanji foste lì, insomma..."
Robin le getta un'occhiata divertita, ben consapevole del momento a cui si sta riferendo, e scuote la testa con aria conciliante. "A proposito dello spadaccino... posso dirti che anch'io avevo ragione?"
Nami sa perfettamente che la sua è una domanda retorica, glielo si legge in faccia. "Suppongo di sì."
"Ne sono lieta."
"Robin?"
"Sì?"
Nami non sta più guardando nella sua direzione, gli occhi dirottati sul bagnasciuga di fronte a loro. "Sei sicura che il nostro cervello funzioni correttamente?" le domanda con un filo di voce, come se la sola vista di ciò che ha davanti la stesse facendo vergognare. Perché Sanji e Zoro, constata Robin, stanno litigando sul bagnasciuga per un pallone. Come due marmocchi.
"Non ne sono affatto sicura" replica, scoppiando a ridere "ma devo ammettere che non m'importa, e a te?"
Nami, una mano sulla fronte, fissa di sottecchi Zoro che grida insulti coloriti in direzione di Sanji, sospirando con rassegnazione. "M'importa. E tanto."
Robin afferra il tubetto di crema solare spremendolo sul palmo della mano libera, senza dare troppo credito a quella risposta, lo sguardo fisso sui due ragazzi in lite. "Chissà cosa si staranno dicendo..."
Il rumore del vento, alzatosi all'improvviso, le soffia infatti contro le orecchie, impedendole di sentire.
"Probabilmente staranno litigando su chi ha pescato il granchio più grosso" commenta Nami sarcastica.
"Mentre Chopper rischia di annegare."
"Oh, sicuro! Quando quei due idioti si mettono a bisticciare gli altri potrebbero morire divorati da un mostro marino e loro non se ne accorgerebbero nemmeno!"
"No" scuote la testa Robin, fissando placidamente alcune onde che si increspano sulla superficie del mare, "Chopper sta davvero annegando in questo momento."
"Eh?" sbotta Nami, alzandosi rapidamente in piedi e spiegazzando il suo asciugamano. "E tu te ne stai lì tutta tranquilla anche se sei l'unica che se n'è accorta!?"
"Beh" Robin non si scompone, massaggiandosi la crema sulle braccia, "a dire il vero non sono più l'unica che l'ha notato. Guarda."



Zoro trascina Chopper a riva, gocciolante dalla testa ai piedi. "Si può sapere perché ti sei tuffato?" gli chiede contrariato, sollevandolo per la collottola e premendogli di malagrazia una mano sul petto per fargli sputare l'acqua in eccesso. "Allora?" lo incalza con impazienza.
La renna, che versa ancora in uno stato comatoso mentre sputacchia fiotti di acqua salata, viene sconquassata da una scossa improvvisa, messa in soggezione dal suo severo tono di rimprovero.
"Voleva salvare questo ammasso di gomma senza cervello!" gli risponde Sanji stizzito che, non molto più distante da loro, sta trascinando Rufy fuori dall'acqua per una caviglia.
"Il capitano credeva... credeva..." cerca di dire Franky tra una risata e l'altra, picchiando i pugni sulla sabbia con le lacrime agli occhi, "che Brook stesse annegando!"
"Ma in realtà" si inserisce il diretto interessato, cercando di smettere di rotolarsi ai suoi piedi per il divertimento, "Usop aveva soltanto azionato un Dial con la mia voce che urlava 'aiuto', yo oh oh oh oh!"
"E dire che quel genio si era anche girato verso di noi e aveva visto che Brook era qui!" ulula Usop, battendosi le mani sulla pancia.
Due secondi dopo la testa di tutti e tre fuma riversa sulla sabbia, sfoggiando un tris di bernoccoli rossi grandi come cocomeri.
"Ehi, cavolo cappuccio, non pensare che la questione finisca qui" abbaia Sanji in direzione di Zoro, allontanandosi dai tre disgraziati che ha appena finito di pestare.
"Sei sempre più penoso nel dare soprannomi" replica l'altro, calciando la palla in aria e bloccandola contro il proprio fianco. "Cos'è, la tua già scarsa fantasia inizia a scemare?"
"Vogliamo parlare della tua, di fantasia?"
"Cosa vorresti dire, posacenere ambulante?"
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, però, Zoro sente i propri muscoli facciali rilassarsi, mentre fissa inebetito il cuoco a pochi metri di distanza da lui.
"Beh? Che ti prende adesso?" gli abbaia quello contro, digrignando i denti.
"Sbaglio o hai notevolmente ridotto le sigarette?" gli chiede sorpreso.
"E allora?"
"Caspita..." Zoro incurva le labbra in un ghigno strafottente, "quando farò le condoglianze a Robin mi ricorderò anche di congratularmi con lei per averci parzialmente liberato della tua puzza di ratto morto."
"Ficcati un riccio di mare in cu- un momento..." Sanji, la testa fumante per la rabbia grossa come un lampadario, si sgonfia di colpo, fissandolo con gli occhi ridotti a due fessure, "tu che ne sai di - di - di...
Zoro è semplicemente esilarato. "Attento a non strozzarti, gallinaccio."
"... non dirmi che ci hai visti l'altra sera, mentre eravamo nel bos - aspetta un attimo, non intendo dirti i cazzi miei!" Sanji si infiamma nuovamente, puntandogli contro un dito rovente.
"Guarda che stai facendo tutto tu, Giselle" replica Zoro in tono posato, gongolando internamente.
"Aspetta, aspetta..." ripete lui, sordo al nomignolo, "allora eri tu che hai parlato, è te che Robin ha sentito nel bosco! Ci stavi spiando, brutto maniaco?"
"Ma chi ti caga! Oltretutto hai un bel coraggio a dare a me del maniaco!"
"Cosa vorresti dire? Io sono un signore, le donne le tratto con i guanti, mica come te, che sei rozzo fin nel midollo!
"Pensa ai tuoi pietosi attacchi di epistassi, piuttosto!"
Adesso è il tono di entrambi a essere decisamente poco pacato.
"E comunque non mi hai risposto. Che ci facevi appostato nel bosco come un allupato?" insiste Sanji con espressione torva.
"Ero insieme a qualcuno. E non chiamarmi in quel modo, quello è il ruolo che spetta a te dalla nascita."
"Mmh, 'insieme a qualcuno'" si fa improvvisamente ammiccante il cuoco, allontanandosi da lui con ritrovata calma, "... tipo Nami?"
Zoro serra la mascella. Sanji lo fissa con un sorrisetto bastardo che si allarga sempre più sul suo volto. Quando lui libera involontariamente un baritonale, traditore verso infastidito, il cuoco scoppia a ridere senza ritegno.
"Chiamami, se hai bisogno di un consiglio!" E, sia chiaro, lo faccio per lei, non per te!"
Zoro gli scaraventa la palla contro la faccia. "Fatti gli affari tuoi!"
Sanji, che è riuscito a schivare l'attacco, è ormai letteralmente piegato in due sulla sabbia.
L'unica cosa a cui Zoro riesce a pensare mentre si allontana è che Robin - sebbene un po' gli dispiaccia per lei - terrà finalmente lontano quella piovra da Nami.
Risparmiandogli così il compito di mettere pacatamente 'le cose in chiaro' di persona.





~~~




Gli fa strano trovarsi di nuovo lì, in quell'ampio, cluastrofobico corridoio sotterraneo. I ricordi degli scontri combattuti in quell'arena risalgono soltanto a due settimane prima, eppure a Zoro sembra che sia passato un secolo.
Ne sono successe di cose in quei giorni...
"Fammi indovinare, sei ancora arrabbiato per quella storia?"
Il tono di Nami è allusivo e vagamente divertito.
"Quale storia?" replica sostenuto, la fronte leggermente corrugata.
Con la coda dell'occhio la vede arricciare le labbra per celare la voglia di ridere, consapevole che lui stia solo fingendo di non sapere a cosa si riferisce.
"Ammettil, dai, 'il temibile spadaccino' non era male come presentazione!"
Zoro non replica, fissando l'ampio portone ermeticamente chiuso davanti a loro.
"Ad ogni modo, figurati se Rio, che stravede per te, non si è premurato di far sì che ora ti annuncino nel modo giusto!"
Lo sente bene, che quella maledetta strega sta cercando di restare seria con scarso successo.
"Cosa farai se il presentatore non ti introdurrà al pubblico come 'il cacciatore di pirati' nemmeno stavolta? Una strage di massa?"
"Non ho detto questo" ribatte tagliente, incrociando le braccia al petto.
"Mmh..."
Con la coda dell'occhio la vede portarsi una mano sul viso, fintamente pensierosa, e a quel suo gesto libera un mugugno contrariato.
"Non ti facevo così perfettino, Roronoa. Cioè, so che sei permaloso, ma offendersi per una cosa del genere..."
"Sei fuori strada" ribatte freddamente, quasi annoiato. "Piuttosto, avrei voluto vedere te, se al posto di 'Nami la gatta ladra' ti avessero chiamata 'Nami l'arpia ricattatri-
Mentirebbe, se dicesse che non se le cerca.
Zoro si massaggia il cranio traumatizzato dal suo gentile pugno, l'occhio lacrimante per il bruciore, uno sbadiglio tra i denti. Non dice altro, mentre pensa che forse quella notte avrebbero fatto meglio a dormire un po' di più, invece che rotolarsi tutto il tempo fra le lenzuola. Con un sorrisetto compiaciuto, volta completamente la testa nella sua direzione, sorprendendola a guardarlo con un'espressione stranamente serena, anziché incollerita.
Quando fa così lo spaventa ancora di più.
"Che ti prende?" le chiede.
Nami gli afferra il mento tra le dita - inaspettata, dispettosa, scaltra - e lo bacia sulle bocca mordicchiandogli le labbra dischiuse.
I battenti dell'ampio portone dell'arena iniziano a ruotare sui cardini proprio in quel momento, lasciando trapelare il vociare concitato della folla in tumulto per l'inizio del prossimo scontro, ma per Zoro quel suono non è che un lieve ronzio in sottofondo.
"Pronta?" soffia sulle labbra di lei, portando la mano destra sull'elsa della prima spada.
La luce si fa sempre più intensa, il chiasso che inonda l'arena li investe assieme alle urla dei tifosi.
Nami sorride sulla sua bocca, lo sguardo caldo e deciso intrecciato al suo, il Clima Takt in pugno.
"Pronta."




















Dieci anni dopo



"Come, prego?"
Nami picchietta pericolosamente le dita della mano destra sul lucido bancone in legno, stringendo il ricevitore della radio-snail con una presa tutt'altro che delicata, l'espressione torva. Le folte sopracciglia della lumaca s'incurvano verso l'alto, suggerendole che l'interlocutore all'altro capo della linea abbia ben inteso il suo livello di dissenso.
"Sì, è così, abbiamo aumentato i prezzi del dieci per cento per far fronte a-
"Non m'interessa il motivo, volevo solo essere sicura di aver sentito bene la percentuale."
Nami incrocia gli occhi di Sosuke con un cipiglio irritato. Il gestore del pub è in piedi dietro al bancone, intento ad asciugare alcuni piatti puliti con uno strofinaccio, e sta seguendo quella conversazione telefonica con una smorfia mezza esilarata e mezza inquietata.
"Mi sta dicendo che il rincaro dei prezzi interessa anche l'ordine che ho emesso la settimana scorsa?"
Sosuke spalanca la bocca per la sorpresa, presentendo il peggio. Accarezzandosi la generosa pancia con finta nonchalance, abbandona lo strofinaccio sul bancone e si china più in basso, colto dall'improvvisa voglia di riordinare le bottiglie di alcolici già perfettamente impilate negli scomparti ai suoi piedi. Benedice se stesso e la sua prontezza, quando Nami inizia a urlare con voce stridula contro al ricevitore, perché l'aver proteso la testa verso una cassa di rum sistemata sotto a uno scaffale gli sta permettendo di attutirne i toni soavi. Non è il massimo che può fare per impedire alle proprie orecchie di piangere, ma è sempre meglio di niente.
Nami è una delle sue clienti preferite, storica frequentatrice dell'Orange Sunset da anni, ormai - peccato che quando ha a che fare con alcuni rifornitori si trasformi in una specie di demonio spaccatimpani.
Fortuna che il pub è vuoto.
Fortuna che sono tutti in giro a fare compere per la festa imminente di quella sera, perché altrimenti quella donna gli avrebbe fatto scappare via tutti i clienti.
Di solito lei contratta con una calma innaturale, uscendone sempre vincitrice senza troppo sforzo, ma evidentemente oggi non deve essere la sua giornata migliore.
Cinque minuti di minacce inveite al telefono dopo, la conversazione termina con lei che sbotta "E anche oggi ci provano domani!"
Sosuke si rimette in piedi, fissandola interrogativo. Nami beve un sorso di rum dal boccale che le ha servito, schioccando le labbra, poi gli sorride furba. "Quel rifornitore non solo si dovrà scordare che io paghi il dieci per cento in più, ma mi deve pure uno sconto sui prossimi tre ordini!"
Sosuke la fissa sorridere angelica con un tic alle labbra, interdetto. Nami sa essere inquietante, a volte. Il suo negozio di strumenti di carteggio e navigazione è il migliore dell'intero arcipelago Konomi, se non di tutto il Mare Orientale, ma lui non farebbe affari con lei per nulla al mondo.
"Vecchia volpe che non sei altro!" l'apostrofa, versandosi da bere.
"Solo volpe, di grazia" arriccia le labbra lei, reggendosi la testa con una mano, il gomito posato sul bancone, "sai che non ho ancora superato la crisi dei trent'anni."
Sosuke è consapevole che stia scherzando, e alza le mani in alto in un teatrale gesto di scuse, stando al gioco. "A proposito di 'trenta'!" Nami per poco non salta sulla sedia. "Domani è il trenta del mese e arriverà la nuova merce del mio secondo negozio!" trilla con gli occhi a cuore. "Sai cosa significa questo, vero?"
Sosuke ridacchia divertito. Ha sviluppato una sorta di istinto paterno nei suoi confronti, conquistato dalla personalità frizzante che la contraddistingue, e ormai la conosce troppo bene per non capire cosa le passi per la testa. "Che invece di permettere ai tuoi dipendenti di rifornire il negozio ti porterai tutti i vestiti a casa?"
Nami scuote l'indice, incurvando le labbra in un ampio sorriso ammiccante. "Non proprio tutti, se no che guadagno ne ricavo? Ma è ovvio che i più belli li terrò per me!" sospira, unendo le mani in preghiera con aria estatica.
"Certo che è buffa la vita... è già tanto se il tuo compagno ha quattro camicie e due maglie" Sosuke appoggia le braccia al bancone, "mentre tu hai praticamente un negozio di abbigliamento dentro all'armadio."
"Non parlarmi di quello zoticone, ho perso il conto delle volte in cui ho dovuto trascinarlo a prendersi vestiti nuovi prima che rimanesse praticamente senza" sospira Nami, portandosi una mano alla fronte.
"Diciamo che è un asceta, dai" sghignazza Sosuke, "una mente più improntata alle questioni spirituali."
"Non quando gli metti dell'alcol davanti" contesta Nami, "andiamo, l'hai visto anche te, quando viene qui!"
"Ma tu sei peggio di lui!"
"Uhm... vero!"
La porta d'ingresso del pub si apre in quel momento, facendo voltare loro la testa nella sua direzione. Un ragazzo di pressapoco sedici anni vestito con un sobrio yukata nero sposta lo sguardo dall'uno all'altro, avvicinandosi al bancone con un'aria fra lo sconsolato e il distaccato.
"Ehi, Hiro! Com'è andato l'allenamento di oggi?" lo saluta Nami.
Il biondino, famoso per la sua scarsa loquacità, le si siede accanto sospirando, e fa un cenno a Sosuke.
"Scordatelo" replica l'uomo, "niente alcol per te a quest'ora."
"Perché!?"
"Per la festa di stasera!" gli risponde in tono perentorio. "Se vuoi intanto ti faccio una spremuta."
"Ma quale spremuta! Tanto non intendo prendere parte alla festa..."
Nami scambia un'occhiata d'intesa con Sosuke, poi si concentra su Hiro. "Niente festa?" ripete. "Fammi indovinare, quel genio di Zoro ti ha inculcato strane idee in testa?"
"Il sensei non c'entra niente" replica prontamente Hiro, la voce intrisa di rispetto.
"Mmh..." Nami lo scruta pensierosa, tamburellando le dita sul bancone, "so bene quant'è severo e quanto vi fa penare al dojo, sicuro che non sia minimamente responsabile di quel faccino abbattuto?"
Hiro le lancia un'occhiataccia, le guance un po' rosse. "Smettila!"
Nami sorride di quella timidezza, certa che, malgrado il suo carattere scostante, prima o poi Hiro capitolerà. Sosuke gli piazza un bicchiere di spremuta sotto al naso, poi si allontana fischiettando, facendole l'occhiolino. Nami lo vede aggirare il bancone e dirigersi verso i tavoli per fingere di spolverare, mentre sposta il bicchiere verso il ragazzo.
"Giuro che non voglio intromettermi nel sacro rapporto fra allievo e sensei" Nami si porta una mano sul cuore, sollevando l'altra davanti al viso col palmo aperto, "parola di pirata!"
"Ah-ah" commenta sarcastico Hiro, rigirandosi distrattamente il bicchiere di spremuta fra le dita.
"Voglio solo capire cosa ti passa per la testa."
"Perché?" Hiro inarca un sopracciglio, scettico.
Perché per certi aspetti mi ricordi quello scemo di Zoro, ecco perché.
Nami fa spallucce. "Non sono la strega che il vostro sensei vi fa credere."
"Ah, no?" Hiro indietreggia prontamente sulla sedia quando la vede serrare le dita a pugno. "Okay, okay, scherzavo!"
Nami ritrae gli artigli.
"Non è successo niente di che. Mi sono distratto durante l'allenamento e lui mi ha dato una bella strigliata" sputa improvvisamente il rospo Hiro. "Me la sono meritata. Fine della questione."
"Capisco..."
La donna lo osserva di sottecchi bere un po' di spremuta, lisciandosi pieghe inesistenti sul top. Non aggiunge altro, certa che ormai il ragazzo stia per vuotare il sacco.
"Come ti ha conquistata il sensei?"
D'accordo, era convinta che se lo avesse lasciato fare prima o poi Hiro avrebbe parlato, ma questa domanda proprio non se l'aspettava.
"So che mi pentirò di avertelo chiesto e che se non mi fulminerai prima tu ci penserà direttamente lui ad affettarmi, ma..." Hiro inspira, sbattendo nervosamente le palpebre, lo sguardo puntato sul bancone, "pensavo che - insomma, se pure un tipo tutto d'un pezzo come lui è riuscito a fare breccia nel cuore di una donna esuberante come te - beh..."
"Sì?"
Hiro chiude gli occhi per un attimo, stringendo il bicchiere con più forza.
"Allora forse anche uno come me ha una possibilità con - cioè, voglio dire..."
Nami incrocia le braccia sotto al seno con aria saputa quando lui si interrompe, chiudendosi in un silenzio imbarazzato. "Dunque è una ragazza che occupa continuamente i tuoi pensieri." Beve un altro sorso di rum dal proprio boccale, poi torna all'attacco. "E dimmi, ti sei distratto durante l'allenamento pensando a lei?"
Hiro deglutisce.
Lei libera una risata argentina, a tratti da bambina. "Non dovresti sentirti in colpa per questo."
Il ragazzo si rabbuia.
"Fidati, è qualcosa di perfettamente umano. Se ti può consolare, nemmeno il tuo caro sensei" Nami assume un tono malandrino, " riusciva a 'restare concentrato' in certi momenti, e non gli erano d'aiuto né la meditazione né le docce fredde, te lo assicuro!"
"Ma cos'hai capito...!" Hiro è diventato bordeaux e la fissa con gli occhi strabuzzati.
"Mi ha raccontato di certe fantasie che aveva su di me, dopo che ci siamo messi assieme" rincara Nami, "che-
"Vuoi forse che mi uccida!?" sbraita Hiro, tappandosi le orecchie.
"Oh, se solo sapesse che cosa ti sto dicendo adesso" Nami getta la testa all'indietro, scoppiando a ridere, "affetterebbe in due prima me!"
"E allora non dire altro, anche perché non è questo che ti avevo chiesto!"
Persino Sosuke, ormai, sta ridendo di gusto, incapace di fingersi sordo alla conversazione.
La radio-snail di Nami riprende a squillare. "Giuro che se è di nuovo quell'imbecille di prima... pronto?"
Hiro e Sosuke la vedono assumere un'espressione sospettosa.
"Ti sei perso un'altra volta?"
La voce all'altro capo del ricevitore protesta in tono alto e talmente infastidito che riescono a sentirla anche loro due.
Quando si dice 'parli del diavolo'... spunta il demone, in questo caso, pensa Hiro, irrigidendosi sulla sedia.
Due minuti dopo Nami termina la conversazione, sospirando stancamente. "Mi dispiace, ma devo correre a casa. A quanto pare è successo qualcosa di strano."
"Strano tipo quanto?" domanda Sosuke, avvicinandosi al bancone.
"Del tipo che Zoro aveva l'entusiasmo di un samurai in procinto di fare harakiri, ecco. Ad ogni modo, Hiro, tornando al discorso 'come conquistare una ragazza'" Nami si alza dalla sedia, afferrando la sua borsetta, "basta che tu sia te stesso. So che è un discorso vecchio come il mondo che suona tremendamente banale, ma è la pura verità."
Lui, un po' rosso in viso, la segue con lo sguardo incamminarsi verso l'uscita del pub.
"Se non funziona" Nami gli punta l'indice contro, facendogli l'occhiolino, "significa che quella persona non è adatta a te."
Quando lascia il locale, Sosuke e Hiro rimangono a fissarsi in silenzio a lungo, finché il ragazzo non mormora scettico "Tutto qui?"
"Se questa ragazza somiglia a Nami e non fa per te" gli dà una pacca sulla spalla l'altro "ritieniti fortunato. Te lo dico col cuore."
"... Sei perfido, a volte. Lo sai, vero?"





~~~




Quando Nami varca il cancello di casa sua e mette piede in giardino non si stupisce di trovare ben più di una persona davanti a lei. Robin l'accoglie con un sorriso serafico, mentre Zoro e Sanji battibeccano pericolosamente vicini ai suoi alberi di mandarino, sordi e ciechi al suo arrivo.
Nami è felice di rivedere i due compagni dopo mesi, ma alla prospettiva che quanto gli ha riferito Zoro tramite radio-snail sia vero avverte l'immediato desiderio di teletrasportarsi altrove, su un'isola molto, molto lontana.
"Allora, stanno davvero venendo qui tutte queste persone?"
Robin fatica a trattenere le risate, limitandosi a farle un cenno d'assenso.
Notizia ufficiale - Barbanera non è riuscito a uccidere Rufy, ma il suo capitano morirà quella sera stessa per mano sua.
Nemmeno la sua fidanzata Hancock riuscirà a fermarla.





~~~




È notte fonda e il villaggio di Calm Land dorme ormai sereno. Sulla spiaggia trafitta dalla luna aleggia un silenzio riposante, interrotto soltanto dal rombo del vento. Nami e Zoro camminano sul bagnasciuga con gli occhi rivolti verso il mare, beandosi di quella tranquillità sino a poche ore prima insperata.
Rufy, reo di aver invitato una combriccola di gente assurda sull'isola senza avvisare nessuno, aveva mandato a monte la rimpatriata della loro ciurma, trasformandola in un ritrovo di più di cinquanta persone. Persone che, complice la festa organizzata nel villaggio per celebrare l'inizio dell'estate, avevano portato scompiglio su mezza isola con scommesse, scazzottate e teatrini che avrebbero fatto sembrare adulti anche dei dodicenni, a confronto.
"Gli anni passano, eppure non smetto di chiedermi cosa mi abbia detto il cervello il giorno in cui ho deciso di unirmi a Rufy."
Nami, un po' barcollante per la stanchezza, ma rigenerata da quella quiete che rende ora così lontano l'eco del chiasso in cui è stata immersa sino a poco tempo prima, non può che annuire alle parole del compagno. "Però" aggiunge, fissando serena la superficie dormiente del mare "gli dobbiamo molto."
"Parla per te."
"Non sei credibile, mi spiace."
Hanno quasi raggiunto la cala più nascosta e riparata della costa ovest, la loro preferita.
Nami si porta una mano davanti alla bocca, coprendo uno sbadiglio. "Suppongo di stare iniziando a invecchiare, non mi sento energica come un tempo dopo una serata del genere."
"È normale che tu sia stanca. Sono le tre del mattino" le fa notare Zoro, "e oggi hai lavorato."
"Però anni fa avrei avuto ancora le forze per picchiare quel somaro di Rufy."
"Pessima scusa per evitare di dire che non volevi infastidire Hancock."
Nami gli lancia un'occhiataccia contrariata che lo induce soltanto ad accentuare il suo ghigno. "Guardati come sei bello riposato, faccia da schiaffi."
"Per forza, io ho dormito un po' prima."
Il perché Zoro riesca a crollare addormentato in una piazza piena di gente che urla, canta e balla senza mai scomparsi è un mistero che Nami si porterà dietro sin nella tomba.
"E adesso che ti prende?" le chiede lui confuso.
"Niente, ho pensato a una parola a cui non avrei dovuto" risponde sconsolata e imbronciata.
"Hai di nuovo quella stupida crisi dei trent'anni?"
"Niente affatto" mente.
Zoro le accarezza un braccio, scendendo a toccarle il fianco. "Se ti può consolare" le dita di lui si dirigono sempre più in basso, fermandosi sul suo fondoschiena, "non devi preoccuparti del tempo che passa, tanto non dimostrerai mai più di vent'anni con questo comportamento da marmocchia frignante."
Nami gli pizzica il braccio, sferrandogli un pugno in testa con la mano libera. "Mi sembrava strano che stessi per dire qualcosa di carino."
Zoro, per nulla turbato dal bernoccolo comparso sulla sua testa, le riporta le dita sul fondoschiena con disinvolta tranquillità. "A dire il vero lo sto facendo."
Gli piace stuzzicarla, si diverte a farle perdere le staffe, e Nami evita di tornare a pizzicarlo o picchiarlo soltanto per non dargli soddisfazione.
"Ah, sì? E come?"
"Così" le sussurra all'orecchio, la mano che dal fondoschiena risale a circondarle il fianco, spingendola a fermarsi. "Qualcuno qui ti sta dicendo quanto gradisce la tua compagnia, a prescindere dal tempo che passa."
Nami sa bene chi sia 'qualcuno', perché lo sente svegliarsi partecipe contro al suo fianco mentre Zoro le soffia quelle parole all'orecchio.
"Wow, tu sì che sei romantico!" replica in tono sarcastico.
"È 'sincero' il termine giusto. Dovresti esserne contenta."
Internamente le viene da ridere, mentre ripensa all'imbarazzante e surreale modo in cui entrambi hanno sperimentato quella situazione per la prima volta.
"Voglio vedere se mister qualcuno la penserà allo stesso modo fra altri trent'anni, però."
"Mmh..."
Nami lo lascia fare, permettendogli di circondarle la vita con le braccia, di baciarle il collo, di mordicchiarle il lobo dell'orecchio. Zoro non è un asso con le parole, specie quando si tratta di consolare, ma sopperisce a quella mancanza con i gesti, rendendo il resto superfluo. E con gli anni ha imparato a capire sempre meglio i richiami del suo corpo, ad ascoltarne i brividi, a compiacerli. Qualcosa che mette Nami sempre più in crisi.
"Un attimo, non vorrai..."
Sordo alle sue parole, le solleva i lembi della camicetta verso l'alto con studiata lentezza, accarezzandole il collo con la lingua, espirandole contro la pelle ormai umida, spingendola ad abbandonarsi a lui. Il contrasto fra il suo respiro caldo e il vento fresco della notte la fa tremare di piacere. Nami sente il cuore batterle forte come allora, quando aveva capito di amarlo, mentre entrambi camminavano nei loro vent'anni scarsi, inseguendo quel sogno non ancora realizzato che li aveva condotti per mare. Nami sente il cuore batterle forte come sa che le accadrà ancora, mentre si lascia amare.
Il tempo non può niente contro quelle sensazioni, il tempo non cancella. È soltanto testimone di un sentimento che invece di sbiadire si fortifica. L'amore cambia forma, ma non muore.
Non il loro.
"Sul serio..." sospira a occhi chiusi, cercando il suo volto con dita tremanti di piacere, "vuoi farlo qui?"
"Perché no?" le sussurra all'orecchio lui con quella voce bassa, roca, calda, indecente.
Nami spezza il loro abbraccio soltanto per voltarsi e Zoro le cattura immediatamente le labbra con un bacio scomposto, un bacio che la travolge e la trascina giù con sé nella sua trappola. Non sa dire se sia davvero caduta o se lo stia soltanto immaginando, perché quando lo sente farsi strada nella sua bocca si preoccupa unicamente di rincorrerlo, di accarezzarlo, di dargli a sua volta la caccia.
"Non ci vede nessuno" le mormora Zoro fra un bacio e l'altro, "non verrà nessuno..."
Nami gli mordicchia il labbro inferiore, senza smettere di guardarlo. A parte noi, gli dice senza parlare.
Lui sorride compiaciuto sulla sua bocca, slacciandole il reggiseno al di sotto della camicetta. Quando lo sente farsi strada lungo la sua schiena scontrandosi unicamente con l'aria, Nami capisce che entrambi sono ancora in piedi - ma dura tutto un attimo, perché Zoro la fa sdraiare subito dopo sotto di sé, continuando a baciarla.
Il mite fruscio delle onde è l'unico suono che si intreccia ai loro sospiri, mentre l'ostacolo creato dai vestiti viene eliminato. Zoro le scivola dentro con fervido sollievo, facendole dimenticare il resto del mondo. Nessuno dei due si preoccupa di fare piano, di controllarsi, di contenere la voce di quel piacere libero e selvaggio che si libera inascoltato e inosservato nella cala deserta.
Nami gli imprime scie di graffi sulla schiena, scie che inseguono tracce familiari, mai cancellate, portanti su di sé l'eco dei fremiti che gli ha rubato tante altre volte. Zoro la bacia con foga, le sue dita che le accendono scintille sui fianchi tremanti mentre la possiede.
Sono l'una la corrente dell'altro.
Instancabili, assetati, meravigliosamente animati dal bisogno di fondersi in un unico corso.
La loro storia è iniziata in una città raggiunta quasi per caso, in un mondo a parte che si è inserito nell'avventura verso il One Piece di prepotenza, strappandoli via per alcune settimane dall'odore del conflitto, dalla minaccia incombente di un nemico allora troppo grande.
La loro storia, forse, sarebbe nata comunque nel tempo, ma nessuno dei due può negare la magia di quel posto che li ha aiutati nell'impresa. La magia di Wonder, la città delle luci, della vita, della libertà, dell'assenza di limiti e confini.
Le onde del mare accarezzano morbidamente il bagnasciuga, uniche testimoni di quel momento che appartiene soltanto a loro, mentre l'eco del piacere che si sono donati continua a cullarli nel suo abbraccio.
"A cosa pensi?"
Nami, stesa accanto a Zoro sulla sabbia, gli sfiora le labbra umide di baci inargentate dalla luna, scrutandolo con occhi lucidi di promesse. Sorride per quella sua domanda appena sussurrata, posandogli il mento sulla spalla. "A come tutto ha avuto inizio."
Zoro ne incrocia lo sguardo immergendosi nei ricordi, nostalgico e felice al tempo stesso. Viaggiare con Rufy gli ha fatto vivere un'avventura unica, trovare una famiglia, realizzare il suo sogno.
E gli ha donato anche quanto di più prezioso esista al mondo.
"Nami?"
"Mmh?"
Zoro le sorride. Le sorride di quel sorriso vero, limpido, che conosce solo lei.
"Ti amo."















Note
Eccoci!
Quando ho iniziato a scrivere questa storia non sapevo cosa ne sarebbe stato di lei, non ero sicura di riuscire a ultimarla. Sono arrivata per la prima volta sul fandom tre mesi fa, e allora non avrei mai pensato di pubblicarne una a più capitoli (rido se penso che all'inizio la chiamavo mini-long!), perciò sono davvero contenta di questo traguardo. Okay, fine dell'angolino auto-motivazionale (mi servirà in futuro, perché mi conosco purtroppo!).
Per quanto sgangherata e piena di difetti, è una storia che mi sono divertita a condividere con voi. Vi ringrazio da morire per avermi tenuto compagnia durante l'intera stesura, uno a uno: chi ha commentato, chi ha letto silenziosamente, chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite - in questi ultimi casi non so se siete rimasti fino alla fine, ma grazie lo stesso per aver dato una possibilità alla mia storia. Grazie di cuore.
Nel primo capitolo avevo scritto che tutto avviene dopo la saga di Zou. Volevo creare qualcosa che non si collocasse troppo indietro rispetto al punto in cui si trova Oda adesso, ma al tempo stesso non sono voluta andare troppo oltre perché volevo cambiare le carte in tavola. Se preferite però pensare a qualcosa che stravolge meno l'ordine canonico degli eventi, immaginate che la storia si collochi in un altro momento del post time-skip, magari direttamente prima di Zou. Mi rendo conto solo ora che avrei fatto meglio a indicare "what if?" negli avvertimenti, sono proprio un genio -.-'
Ad ogni modo, l'avrete sicuramente notato, questa storia è impregnata della mia nostalgia per il pre time-skip. È stato più forte di me, inevitabile non ricorerre a quelle atmosfere a cui sono tanto affezionata, e sono davvero felice che l'abbiate apprezzata. Stesso discorso per la coppia Sanji/Robin, che qui mi sono solo attentata a inserire sullo sfondo, ma a cui mi piacerebbe dare più luce se ne fossi capace.
Per quanto riguarda quel 'dieci anni dopo' spero di essere riuscita nel mio intento di comunicare quel senso di rapporto di coppia ormai consolidato fra Nami e Zoro, un rapporto di assoluta complicità, in cui entrambi si esprimono senza preoccuparsi di essere giudicati, fraintesi o respinti per i loro gesti e le loro parole. Ho immaginato che, finito il loro viaggio fossero tornati a vivere assieme nel Mare Orientale da cui provengono, in un'isola dell'arcipelago Konomi (quello in cui si trova anche Coconut Village): Calm Land è l'isola in questione - nome inventato con l'intento di suggerire che si tratti di un posto tranquillo in cui vivere, mi sembra l''ideale dopo tutte le avventure che hanno vissuto per mare. Ho pensato che fosse il compromesso migliore per permettere a entrambi di trovarsi a metà strada fra l'isola in cui si trova il villaggio di Coco, dov'è cresciuta Nami, e quello di Shimotsuki, dov'è invece cresciuto Zoro.
Il titolo è cacofonico, ma tengo più al messaggio che comunica, e poi l'ho scelto anche per porlo in contrasto con quello iniziale, 'La città del piacere', per suggerire ulteriormente l'evoluzione della coppia protagonista.
Probabilmente queste note vi sembreranno senza senso, ma vi giuro che al momento mi sento davvero strana, finire una long mi ha trasmesso una sensazione nuova, stranissima, scombussolante. Per prima cosa mi sta spronando a migliorare, perché so che in tal senso devo fare ancora tanta, tanta strada, e ce la metterò tutta per riuscirci.
Da qualche parte ho accennato di avere un sacco di OS in cantiere, storie che pian piano scriverò e posterò. Per ora sono in fissa con un'altra long malinconica e introspettiva; con una OS angst e con un'altra OS all'apposto totalmente demenziale (in questa qui la coppia però rimane solo sullo sfondo). Voi cosa preferireste leggere?
Vi ringrazio ancora, mi avete tenuto compagnia, fatta sorridere e divertire con la vostra partecipazione. Un abbraccio.
E se avete letto questo papiro avete tutta la mia stima!

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