Trilogia dell'Europeo

di Rugod
(/viewuser.php?uid=1195622)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey, Giuvà ***
Capitolo 2: *** Agrippino ***
Capitolo 3: *** L'Allenatore ***



Capitolo 1
*** Hey, Giuvà ***


"Mi ha lasciato...m'ha lasciato perché è na zoccola"
Giovanni 'o fetaciato percorreva lento via Toledo in direzione Piazza del Plebiscito indifferente alla frenesia che la partita Italia-Inghilterra, finale degli Europei 2021, suscitava nella gente tutta raccolta attorno agli schermi;
e poi credetemi, non l'aveva lasciato perché era una zoccola.
"No, no, m'ha lasciato perché so brutto"
Già questo era più probabile: Giovanni era non proprio Brad Pitt, forse gli avrebbe somigliato solo se l'attore avesse avuto un incidente di macchina mortale e fosse poi caduto in una vasca d'acido. Aveva i capelli biondiccio paglia sporca, radi e finissimi, occhi piccoli e naso adunco ed era chiamato '"o fetaciato" a causa dell'alito pestilenziale dovuto ad una cattiva igiene orale e ad una naturale predisposizione alla carie.
Giunse lento, strisciando i piedi sul basalto della strada, quando l'Inghilterra si portò in vantaggio, ad una famosa gelateria dove prese un cono piccolo fragola e limone (era comunque luglio, faceva caldo, non giudicatelo per i suoi gusti!) e si mise a mangiarlo continuando a rimuginare e a camminare
"Si, m'ha lasciato perché non so vestire!!"
Beh, effettivamente uscire in ciabatte, con una canotta bianca della salute e un pantaloncino lercio non era proprio da modello D&G e condire il tutto con un impermeabile grigio da ispettore Clousoe non aiutava di certo, ma non era questo il motivo vero della loro rottura;
in realtà Giovanni con questa ragazza non c'era mai stato! Manuela era una ragazza neo assunta in una banca di via Verdi, nella quale il nostro Giovanni era guardia giurata. Dopo qualche giorno, Manuela era uscita a fumare una sigaretta e i due avevano preso a parlare di tempo, europei, vacanze, vaccini, covidsperiamofiniscapresto, poi la ragazza l'aveva invitato a prendere un panino lì vicino. "Te volevo bene, Manuè"
diceva con gli occhi piccoli gonfi di lacrime Giovanni, mentre ormai aveva raggiunto la grande piazza con i re di Napoli che restavano impotenti a prendersi pallonate dai ragazzini.
"..E tu ne volevi a me"
Macché, quella Maniela era pure fidanzata! Giovanni, come molte persone sole, aveva scambiato gentilezza con interesse, tutto qui, un errore comune; inoltre, rimanga fra noi, come poteva una ragazza come Manuela, bella, con occhi grandi e capelli ricci biondi e un sorriso che avrebbe fatto intenerire pure Satana, mettersi con Giovanni 'o fetaciato?
Quando Giovanni giunse al mare, il boato della gente annunciò il pareggio dell'Italia, ma a lui non importò. Gli squillò il cellulare, era sua madre.
"Dove stai?"
"Sto camminando, mammà "
"Mica stai chiamando un'altra volta a quella, a mamma?? Non capisci che nun te vò?"
"No, mammà non sto chiamando, sto vedendo la partita"
"Io ti voglio bene, Giuvà, nisciuno te vò bene comme mamma tua"
"Lo so"
E chiuse la chiamata. Sul display apparve l elenco delle chiamate senza risposta
Manuela (19).
Non si era ancora tolto il vizio, il nostro eroe. Si, perché poi, dopo quel famoso panino in pausa pranzo, lei , incautamente, gli aveva dato il suo numero. Giovanni, da quel giorno, aveva chiamato tutti i giorni per due settimane chiedendo invano di rivedersi. Aveva passato due settimane a fantasticare
"la porto allo zoo, all'acquario, le darò un bacio a Margellina sotto la luna come nelle canzoni!, la porto a mangiare fuori, poi al mare a Mappatella"
Si, come no, al massimo le seghe si poteva fare Giovanni e tutto ciò durò finché Manuela, preoccupata, non mandò avanti Arturo, il suo ragazzo, alto e ben messo, moro e con alito profumato, che lo aspettò fuori casa. Appena Giovanni, in divisa da guardia giurata, uscì per andare a lavoro, fu intercettato e riempito di botte. Arturo gli ruppe il naso adunco e due costole
"Cosi la finisci di scassare il cazzo! La finisci o devo romperti pure la testa, omm e merda!"
"Si, giuro, la finisco!"
Che promesse da marinaio che fece il povero Giovanni 'o fetaciato che due giorni dopo riprese a chiamare. Pure sul lavoro si metteva fuori dalla banca, ma sempre in linea visiva con la postazione di Manuela per non perderla di vista
"Ti amo"
le diceva sempre, scandendo il labiale affinché lei lo vedesse e capisse, finché, per sta questione non fu pure licenziato. Non biasimate i suoi capi, la situazione s'era fatta insostenibile sul serio. Tornando a noi, Giovanni continuava a camminare, lento e strisciando i piedi, ma inesorabile come la sfiga di essere nato così, fino agli hotel del lungomare, fino al castello. Si fermò qui per parecchio tempo, finché non cominciarono i rigori.
"Ma perché io non posso avere l'amore? Perché non posso baciare una ragazza? "
Era una domanda troppo difficile a cui rispondere, manco il saggio dei più saggi potrebbe rispondere a sta domanda. Lui così riprese a camminare lento finché arrivò ai ristoranti belli, quelli rivolti al mare, quelli dove lui l'avrebbe portata. Qui un gruppo di ragazzi stava guardando gli ultimi rigori ed esplose di gioia alla parata di Donnarumma. L'Italia era campione d'Europa dopo più di sessant'anni! Tutti esultavano, un ragazzo con gli occhiali, una ragazza grassoccia, un ragazzo ben messo dall'alto profumato e una ragazza con occhi stupendi e i capelli ricci con una bandiera dipinta sulla guancia e un sorriso che inteneriva Satana che però si spense quando lo vide. Occhi negli occhi, Giovanni 'o fetaciato sorrise dolce, disse:
'ti amo"
stavolta ad alta voce perché lei sentisse e mise una mano nell' impermeabile tirando fuori una 9:21 con matricola abrasa.
"Ma sei una zoccola"
poi puntò al seno e fece fuoco. "BANG" Manuela cadde come un sacco in terra, fece un rantolo, ebbe un sussulto, ma non perse la sua bellezza mentre la morte la veniva a prendere; attorno fu il panico, molti fuggirono mischiandosi alla folla festante e indifferente, altri si gettarono verso di lui con rabbia.
Giovanni chiuse gli occhi e fece entrare l aria salmastra nelle narici. Allargò le braccia come Gesù Cristo e fece cadere la pistola e attese a occhi chiusi e sognanti le botte della folla e le sirene della polizia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Agrippino ***


Agrippino Pecci era devoto a Padre Pio.
Un figlio adolescente, Pio, moglie e suocero a carico; un palazzetto abusivo (ora condonato) ad Arzano e un onesto lavoro di cassaintegrato pluridecennale.
“Patrì, Patrì…mi so sognato a Padreppìo”
“E che ti ha detto?”
“Patrì…m'ha detto che l'Inghilterra vince l'europeo”
“…e a noi che ce ne fotte?” rispose Patrizia chiudendo la conversazione.
Quanti interrogativi s'affollarono nella mente del povero Agrippino quella notte; il santo voleva che si trasferisse a Londra? Oppure semplicemente Il santo di Pietrelcina era tifoso della nazionale dei tre leoni?
Il mattino seguente, come suo solito, Agrippino si diresse per la colazione al bar sotto casa, ritrovo della casta dei cassintegrati, potenti e temuti ad Arzano, quasi come quella dei dipendenti comunali.
Era più silenzioso del solito mentre azzannava il cornetto crema e amarena in attesa del cappuccino, ma proprio in quell’istante, quando la bevanda pomeridiana preferita dai tedeschi fece capolino sul bancone, ecco la rivelazione – Eurobet – disse quasi in estasi mistica, con lo sguardo perso nel vuoto. Si voltò verso una statuetta del santo che si ergeva trionfante sulle immagini degli altri santi e madonne, su una mensola impolverata
“Ho capito, grazie, santo!”
Pio era un ragazzone sui 12 anni, tutto suo padre. Obeso all inverosimile, e costretto su una sedia a rotelle, sognava di farsi operare in Texas dal dottor Nozaradan. Fu lui a convogliare, tramite diversi siti di scommesse, i 20 mila euro di risparmi che Agrippino decise di giocarsi sulla vittoria inglese. 400 mila euro la vincita prevista
“Pio, a babbo, se vinco ti faccio una sedia a rotelle d'oro!”
“Grazie babbo, ma voglio prima andare dal dottor Nozaradan per dimagrire!”
“Si, a babbo"
La sera di Scozia-Inghilterra, Agrippino non stava nella pelle. Davanti alla tv tutta la famiglia, anche Patrizia, convintissima, che l'aveva tormentato ogni giorno per strappargli la promessa di 100 mila euro per aprire un salone di bellezza da Arzano
“Lo voglio come quello di Federico Feshion Stail”
“Si, Patrì"
0-0, e la delusione fece capolino a casa Pecci. “ma sto santo si fosse sbagliato?” si fece scappare Pio, ottenendo un feroce schiaffone sul testone che quasi lo fece piangere
“Voi non ci credete! Lui ci mette alla prova!!” rispose rabbioso Agrippino guardando adirato l'intera famiglia
“Padreppìo non può sbagliare…se ha guarito dal tumore la mamma della Cipriani, può far vincere pure l'Inghilterra, no?”
Il giorno di Inghilterra Danimarca fu caratterizzato da una notte agitata
“Patrì, è apparso di nuovo"
“Ha lasciato detto qualcosa, com'era? Ti ha detto se devi lasciare a lui una parte della vincita?”
“Era contento, Patrì, teneva la veste e le mani bucate, ma era contento e poi…”
“…poi?”
“Poi mi ha fatto vedere Pio nostro secco secco, con un mazzo di banconote in mano, come nei video dei cantanti rap"
Patrizia sorrise piena di speranza. Gia si vedeva col suo salone di bellezza a far schiattare d invidia tutta Arzano La partita però fu più difficile del previsto, tesa e snervante, 1-1 al 90esimo e vittoria inglese poco prima dei rigori. Agrippino ebbe l'illuminazione quando il nonno proferì:
“con quello dell'Inter avrebbe vinto la Danimarca"
ecco, ora era tutto chiaro e il capofamiglia si baciò le dita della mano per poi portarle al petto, dove il viso benevolo del padre di Pietrelcina era l oggetto di un tatuaggio enorme, simbolo di devozione assoluta.
“È Padreppìo, è stato lui a fargli venire un infarto, per toglierlo di mezzo, per far vincere gli inglesi”
“Papà, papà, ma alla fine Padreppio è più forte di spaidermen?”
“Si, a babbo, è più forte"
La finale fu Inghilterra-Italia, scontro difficile, che trasformò casa Pecci in un bunker. L'intera Arzano tifava Italia e lo testimoniava con mortaretti e trombette , ma casa Pecci, no, casa Pecci era perfida Albione.
Gol Inghilterra, Agrippino esplode di felicità e ringrazia il santo nel silenzio generale, poi esplode Arzano per l' 1-1
“Agrippì, ma su Chi ci sta scritto che Mancini è devoto a Medjugorje, mo' chi vince fra la madonna e Padreppìo nostro?” Domandò preoccupata Patrizia
“Padreppio non si batte, si, la madonna di Medjugorje ha Paolo Brosio dalla sua, ma Padreppio ha tutti i tronisti e i naufraghi dell'Isola dei Famosi!”
I rigori furono una girandola d emozioni che Agrippino seguì con incrollabile fede nella vittoria finale fino alla parata finale di Donnarumma quando poi si aprì il lutto, elaborato, come da manuale freudiano in tre fasi:
1- Rifiuto
“Ma no, mo' arriva il var e lo fa ritirare, hai visto? Ha mosso i piedi, mo' annulla" questa fase terminò solo quando vide il pianto di Vialli e Mancini abbracciati, solo lì si entrò nella seconda fase
2- Il Mercanteggio
“Pronto Eurobet?” nemmeno s accorse che parlava ad un nastro che avvertiva che gli uffici avrebbero riaperto domani alle 9
“Sono il titolare di una serie di scommesse sulla vittoria dell'Inghilterra…in realtà volevo annullarle, era uno scherzo, una cosa scaramantica”
prese poi a ridere nervosamente simulando calma, una calma che ormai aveva lasciato spazio e terreno ad un altro sentimento che si faceva largo come un tuman mongolo nella steppa – la rabbia.
3- La rabbia
Questo sentimento esplose quando s'accorse che stava parlando da 15 minuti con un nastro. I caroselli in strada fecero il resto. A farne le spese per primi furono in combo telefono e tv plasma 48 pollici. Il telefono prese lo schermo piatto giusto nel mezzo e le immagini di Pessina che taglia la rete di Wembley scomparve in una nuvola di fumo e puzza di bruciato. Le urla di Patrizia non sortirono effetto, anzi, contribuirono ad alimentare la furia omicida; il pianto di Pio che, convinto che il padre fosse impazzito all'idea di non poterlo portare più in Texas, cercò di consolarlo fra le lacrime “papà, dimagrisco da solo, non mi serve Nozaradan”
Ma il padre era inarrestabile. Si ruppe sulla testa una statuetta di terracotta raffigurante il santo come facevano i wrestler anni 80, poi, col sangue che sgorgava dal sopracciglio, usò i cocci come raschietto per cancellare il tatuaggio sul petto. Sangue e urla, sangue che ormai Agrippino sembrava un vattiente di soprammonte.
Le urla di terrore della famiglia Pecci si mischiavano con quelle di gioia di tutta Arzano, finché non arrivò il faccia a faccia col santo. In corridoio, davanti alla statua grandezza naturale con aureola al neon, Agrippino lo sfidava:
“E tu saresti un santo?? Tu sei una latrina!”
E Gli sputò in faccia
“20 mila euro m hai fatto perdere!!! Alla Cipriani però hai guarito sua mamma, munnezza!! Mo' va a fare i bucchini a mezza Mediaset, bravo!!” e cominciò ad applaudire ironico spargendo sangue e dolore Un calcio ribaltò la statua che finì in frantumi, poi aprì la porta e scese in strada
“Devono sapere tutti quanto schifo fai!!!”
Le urla attirarono curiosi e impiccioni e si formò un codazzo di gente
Agrippino sanguinante, la moglie Patrizia piangente, i vicini con le bandiere, il suocero che quasi non cadeva dalle scale spinto dal ragioniere Milazzo con la faccia dipinta a tricolore, infine Pio in sedia a rotelle in attesa vana che qualcuno chiamasse l'ascensore per lui In strada il putiferio. Dopo aver distrutto le statue di mezzo vicolo a cazzotti e calci, prese a sputare sulle macchine che passavano festanti. Al culmine della sua furia iconoclasta, una macchina con tre giovanotti non si tenne gli sputi e reagì con volontà di potenza.
Tre mesi dopo a Pietrelcina, Davanti al letto che ospitò il santo, c erano Patrizia, Pio, il suocero e Agrippino ancora con una vistosa fasciatura al capo. Raccolti in preghiera, Patrizia esortò il marito
“Dai, Agrippì, Padreppìo ti ascolta, diglielo “
Agrippino aveva un nodo in gola, pensò ai soldi che erano andati via, ai suoi sogni di gloria; alla volontà di comprarsi una Mercedes. Li ricacciò indietro e a mezza bocca si fece uscire un poco convinto…”scusa"
Finalmente tutto fu come prima, certo, la famiglia Pecci non poteva più contare sui ventimila in banca, Pio non sarebbe potuto andare in Texas né Patrizia avrebbe aperto il salone, ma aveva ritrovato la Fede
. "L'hai detto tu, Agrippì, l'hai detto tu che il Santo voleva metterci alla prova! Non è bello che mo' stiamo tutti insieme qui da Padreppio?" chiese Patrizia sorridente.
Agrippino la guardò per un attimo, un velo di tristezza apparve sul suo volto prima di rispondere ad occhi bassi
"Si, Patrì"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'Allenatore ***


Il mister fece ciò che di solito faceva ogni domenica; la sveglia alle 7:00, la colazione frugale con fette biscottate e un velo di marmellata Conad presa di mercoledi quando i punti sono doppi, i denti lavati con cura e il vestito indossato scuotendo il capo:
"bugiarda come tutti"
disse a denti stretti guardandosi allo specchio con le maniche della giacca che arrivavano quasi ai gomiti, "le sta benissimo, mister" gli disse la commessa quando lo comprò, sei mesi fa, all outlet col 70% di sconto.
La messa, poi l'aperitivo al bar in piazza e la rabbia nascosta a malapena quando fece finta di non sentire le risatine che gli facevano dietro; il pranzo frugale con la moglie, i soliti tortellini in brodo anche con 40a gradi che gli procuravano sempre una scottatura allo stesso punto della lingua, poi un caffè amaro e un film triste su rai cinema canale 25 del digitale terrestre.
Giampiero si risvegliò dalla pennichella verso le sei, il cuore all impazzata sentendo le prime trombette; "a me manco un mortaretto prima di Italia Svezia" disse asciugandosi il sudore.
Alle 21:00 si sedette sulla poltrona preferita, accese la tv con tubo catodico e cominciò a guardare la partita. "potevo esserci io là " disse alla moglie che si limitò a sorridergli, tornando subito a fare l ennesimo centrino a maglia, poi un mezzo sorriso gli illuminò il volto verdastro al minuto 2.
"Col 3-5-2 non l avremmo mai preso" disse con negli occhi una scintilla maligna. All intervallo una veloce minzione, poi un gelato fragola/limone comprato dalla moglie due giorni prima in offerta 1,99, per poi perdersi d animo alla metà del 2º tempo.
"Su calcio piazzato io avevo 100 schemi!" disse polemico alla moglie che intanto guadagnava il letto mentre cominciavano i tempi supplementari. Poi i rigori, che seguì in religioso silenzio, senza esprimere emozioni, finché finalmente, alla parata di Donnarumma , si abbandonò al pianto silenzioso, da solo, nel suo soggiorno anni 70, mentre in strada iniziavano i caroselli.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3990259