Welcome to Italy

di la_pazza_di_fantasy
(/viewuser.php?uid=1016336)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 59: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cassian si tolse la giacca che indossava e se la mise su un braccio sbuffando. Dopo quello che aveva scoperto non ci aveva pensato due volte prima di prendere il portafogli, il telefono e la giacca per prendere il primo volo disponibile. Era in quel modo che era arrivato li, in Italia. Non aveva badato molto alla destinazione dell’aereo, aveva preso semplicemente quello che partiva prima ed eccolo li mentre soffriva il caldo. La temperatura era aumentata drasticamente e non lo sopportava. Non si era nemmeno degnato di ricordarsi la città nella quale era atterrato. Non appena le porte dell’aereo si erano aperte si era fiondato fuori dall’aeroporto e aveva preso il primo pullman disponibile per chissà dove. Non aveva nemmeno riacceso il telefono visto che era sicuro avrebbe ricevuto milioni di chiamata dai suoi fratelli e da Marvin visto che quella sera i due si dovevano vedere e invece Cassian era scappato.
Un po’ gli dispiaceva per Marvin che non sapeva niente e anche per Kian, era stato lui a fargli notare quello che stava succedendo e non se lo meritava. In quel momento però aveva solamente bisogno di staccare la testa e stare il più lontano possibile dalla sua famiglia e dai suoi amici, non sarebbe riuscito ad affrontarli senza scoppiare a piangere.
Alzò lo sguardo dal suo telefono spento, che aveva iniziato a fissare come se da un momento all’altro qualcuno potesse chiamarlo nonostante l’apparecchio fosse spento, e guardò verso la strada aspettando che un qualche taxi gli passasse davanti. Sapeva perfettamente che li era notte fonda ma pensava potesse passare comunque qualche taxi per evenienza.
Quando stava per arrendersi e camminare in cerca di un hotel dove soggiornare vide dei fari di una macchina gialla e sorrise felice ipotizzando potesse essere un taxi, ma quella macchina non era un taxi e ancora peggio stava sfrecciando dritta verso di lui. Poteva spostarsi, poteva evitare lo schianto che sarebbe stato di sicuro mortale ma per un piccolo secondo pensò che sarebbe stato meglio così e chiuse gli occhi mentre la macchina lo travolgeva.
 



 
-tu devi andare a casa coglione- disse il moro mentre osservava il suo migliore amico bere il suo terzo caffè, della serata precisiamo.
-sto bene Michele- rispose il castano buttando il bicchierino di plastica ormai vuoti nell’apposito cestino e non nascondendo minimamente la sua smorfia disgustata per aver bevuto quello che tutti si ostinavano a chiamare caffè nonostante sapessero perfettamente che non fosse il vero caffè.
-io non direi! Sei qui da questa mattina e sono le tre di notte. Non puoi ucciderti con turni estenuanti- continuò Michele seguendo il castano che aveva preso a camminare per i corridoi per controllare la situazione nel piano.
-non gridare, e poi Loredana è in ferie-
-e tu potevi anche non proporti Flavio. Lo so che ti sei proposto- continuò il moro guardando preoccupato il suo migliore amico -so che dopo quello che è successo ti serve qualcosa per non pensare ma non puoi ammazzarti di lavoro. Lo sto dicendo per il tuo bene, trovati un hobby, fai qualche sport ma non ammazzarti di lavoro- Michele era davvero serio e Flavio lo aveva visto poche volte con quell’espressione sul volto.
-e cosa dovrei fare sentiamo? Lo sai che sono una delle persone più pigre del modo-
-eppure sei un neurologo, sai una persona pigra non avrebbe mai studiato per fare una cosa del genere-
-sono pigro fuori dal lavoro Michele- specificò Flavio facendo un piccolo sorriso, adorava come Michele riuscisse sempre a risollevargli il morale.
-Bertolli serve il suo intervento- disse con il fiatone un’infermiera correndo verso i due ragazzi che si scambiarono uno sguardo prima di seguire l’infermiera.
-cos’è successo Noemi?- chiese Flavio che era stato in precedenza chiamato dalla donna.
-un incidente, non sappiamo di preciso quanto tempo sia passato visto che è successo in una zona poco trafficata a quest’ora- iniziò la donna mentre Michele mostrava il suo telefono all’amico per fargli vedere che erano le quattro e cinque. -la persona che ha chiamato l’ambulanza ha detto che quando è arrivata era già successo tutto. Comunque il conducente dell’auto è morto sul colpo mentre il pedone che ha investito è ancora vivo per il momento. Da una prima occhiata sembra essere caduto in uno stato comatoso dovuto all’impatto con l’auto-
-avete già avvertito i familiari?- chiese Flavio in tranquillità mentre si preparava per entrare nella sala.
-del conducente si, del ragazzo no. Addosso non aveva documenti e nemmeno telefono- rispose Noemi facendo entrare i due ragazzi nella sala dove avevano momentaneamente posato il ragazzo.
Quando Flavio posò i suoi occhi celesti sul suo paziente li sgranò. Il ragazzo, nonostante tutte le ferite e la polvere, era bellissimo e il castano rimase incantato nel vederlo cosa che non passò inosservata al suo migliore amico.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


PREMESSA: i dialoghi in corsivo sono fatti in inglese






-come sta il tuo bello addormentato?- chiese Michele raggiugendo il suo migliore amico nella saletta relax dell’ospedale dove Flavio si stava prendendo il suo terzo caffè della serata, e la serata era ancora lunga visto che avevano entrambi il turno di notte e mancava un quarto d’ora alla mezzanotte.
-non è il mio bell’addormentato- disse Flavio alzando gli occhi al cielo. Michele si era subito accorto, quella sera di otto mesi prima, il suo sguardo che si era soffermato sul bellissimo ragazzo biondo che era arrivato in ospedale. Ragazzo che in quegli otto mesi non aveva dato ne segni di miglioramento e ne di peggioramento. Era rimasto stabile. Il problema era stato che in nessun modo erano riusciti a rintracciare la famiglia del ragazzo, o comunque un qualche conoscente. I documenti si erano distrutti nel fuoco generato dall’esplosione dell’auto all’impatto e il telefono era come scomparso. E nessuno aveva denunciato la scomparsa del biondo. Sembrava come se fosse un fantasma.
-invece si, te lo stai mangiando con gli occhi da quando è arrivato. Non vedo l’ora che si svegli!- continuò Michele abbassando all’ultimo il tono della voce solo perché un’infermiera lo aveva guardato male visto che stava facendo troppo rumore.
-sempre se si sveglierà. Lo sai che potrebbe non svegliarsi mai più- disse il castano andando proprio verso la stanza del biondo. Ormai per lui era diventata un’abitudine passare di li e controllare la condizione del biondo. Nessuno si era mai preoccupato di quel ragazzo e si sentiva responsabile per lui.
-Flavio non ti vedevo con questo sguardo da Andrea prima che…-
-non nominarlo, lo sai che non lo sopporto- lo bloccò il castano sedendosi affianco al biondo e osservando attentamente il suo viso delicato. Sembrava un angelo.
-sto solo dicendo che è bello vederti nuovamente interessato a qualcuno e spero che il biondino si svegli solo perché possiate conoscervi. Torno a lavoro- disse semplicemente Michele lasciando da solo il suo migliore amico.
Flavio allungò una mano e prese una del biondo che aveva difronte, quella che non aveva la flebo attaccate e la strinse forte.
-chi sei?- chiese in un sussurro. -cosa ci facevi a quell’ora della notte in quella strada poco trafficata?- continuò il castano sapendo perfettamente che non avrebbe mai ricevuto una risposta. -ti prego apri gli occhi. Ho bisogno di capire, capire cosa ti è successo, chi sei e perché mi fai questo effetto!- il castano ridacchiò -Michele si sbaglia, non ho mai realmente guardato Andrea come guardo te e la cosa mi terrorizza-
Flavio lasciò lentamente la presa sulla mano del biondo per controllare l’orario sul telefono, erano le 23.59. Decise quindi di tornare nel suo studio per controllare alcune carte quando avvertì come se qualcosa lo stesse tirando, ma non era possibile. Si girò senza aspettative ma sgranò gli occhi quando incontrò quelli dorati del biondo che lo stava guardando completamente spaventato, anche da fatto che aveva un respiratore.
-non agitarti- disse prontamente Flavio che non riusciva a crederci mentre con il cercapersone presente nella stanza chiamava Noemi, o comunque una delle infermiere di turno.
-chi sei? Dove sono?- furono dei sussurri flebili e le parole erano impiastricciate sia per il fatto che il ragazzo non parlava da mesi che per la presenza del respiratore. Flavio ci mise pochissimo a capire che il ragazzo non era italiano.
-non ti preoccupare, sono un medico adesso sistemiamo tutto- parlò in inglese il castano. A quanto pareva fare tre anni a Londra gli stava tornando utile. Il biondo non sembrava per niente tranquillo ma non fece più domande permettendo quindi a Noemi di arrivare nella camera.
Con l’aiuto dell’infermiera Flavio controllò tutti i parametri del biondo con il cuore che gli batteva a mille. Si era svegliato, si era finalmente svegliato e lui poteva finalmente conoscere meglio quel bellissimo ragazzo che aveva difronte.
Una volta appurato che il ragazzo non avesse troppi problemi gli tolsero il respiratore e Noemi lasciò la camera.
-okay, posso chiederti come ti chiami?-
-perché sono in ospedale?- chiese invece il biondo che stava guardando confuso le pareti. Gli sembrava tutto troppo strano e poi l’infermiera aveva parlato in una lingua a lui sconosciuta con quel medico bellissimo.
-c’è stato un incidente e una macchina ti ha preso in pieno, sei rimasto in coma per otto mesi. Non siamo riusciti a contattare i tuoi familiari- spiegò Flavio cercando di trovare nella sua mente le giuste parole. Era difficile tronare a parlare in inglese dopo un bel po’ di tempo.
-non ricordo- sussurrò il biondo guardando fuori dalla finestra -so solo che dovrei essere a casa in questo momento-
-ricordi come ti chiami almeno?- Flavio si stava mordendo il labbro, la perdita della memoria poteva essere una conseguenza del trauma e del coma, e non gli piaceva per niente quella situazione.
-Cassian, credo-
-bene Cassian e ti ricordi altro? Qualunque cosa-
-sono nato a Los Angeles e vivo li. Poi vuoto- il ragazzo si stava palesemente sforzando di ricordarsi altro senza riuscirci.
-non ti sforzare per il momento. Ti sei svegliato dopo otto mesi, i tuoi ricordi torneranno devo solo dirti che non siamo a Los Angeles- iniziò Flavio attirando su di se lo sguardo curioso del biondo. -siamo in Italia-
-Italia? Ma è lontanissima da Los Angeles. Che ci faccio qui?-
-non so risponderti, ma ti aiuterò a recuperare i ricordi. Te lo prometto- e Flavio era più che convinto di quello che aveva detto. Non poteva non aiutare quel ragazzo in difficoltà.
-grazie, posso sapere il tuo nome?-
-Flavio Bertolli, sono un neurochirurgo- eccome se stava ringraziando di aver fatto tre anni a Londra per specializzarsi. Mai avrebbe immaginato di trovarsi in quella situazione ma in quel momento forse la cosa lo stava anche aiutando. Aveva avuto bisogno di un pretesto per non pensare ad Andrea e quindi di conseguenza non pensare a quanto facesse schifo la sua vita sentimentale e Cassian era entrato nella sua vita come un uragano e Flavio sperava che il ragazzo restasse.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-in che senso non possiamo tenerlo più qui?- chiese confuso Flavio a Loredana poco prima del cambio turno con l’altra dottoressa. Era arrivato in anticipo per scambiare due parole con la donna e ne era stato felice visto come si stavano sviluppando i fatti.
-non possiamo. Ci servono posti nei reparti e lui è guarito. Dovremmo fare uno o due controlli ogni tanto per vedere se gli ritorna la memoria e sperare che non ci sia qualcosa della quale non ci siamo minimamente accorti, ma per il resto possiamo tranquillamente lasciarlo andare-
-ma non ha nessuno qui!- protestò Flavio. La questione di Cassian gli era più a cuore di quanto voleva far credere a tutti. Quel bellissimo ragazzo lo aveva compito fin dal primo momento e da quando aveva aperto gli occhi, due settimane prima, si era sentito incatenato a quei pozzi dorati.
Avevano fatto tutti gli accertamenti possibili ma il ragazzo stava bene, per fortuna, l’unico inconveniente era la perdita di memoria ma proprio come aveva detto Loredana poteva tornare con il tempo.
-senti so benissimo la sua situazione ma non sono io che ho deciso che se ne deva andare- e la donna indicò in alto segno che non potevano trasgredire.
-come glielo dico?- chiese allora Flavio -come gli spiego che si deve trovare un luogo dove vivere quando lui si ricorda a stento il suo nome e non sa una parola di italiano!-
-non lo so okay?- rispose la donna sospirando -non ho deciso io la cosa- borbottò poi chiudendo definitivamente la sua borsa pronta per andare finalmente a riposarsi.
-mi scarichi sempre le patate bollenti- disse Flavio chiudendo gli occhi mentre una mezza idea iniziava a farsi strada nella sua mente. Davvero non poteva lasciare quel ragazzo da solo senza memoria e per di più in un paese straniero.
-perché sai risolvere tutto e diciamocelo tu qui sai l’inglese meglio di tutti noi- concluse Loredana sorridendo al collega -buon lavoro- gli augurò la donna lasciandolo finalmente l’ospedale.
Flavio rimase fermo per un po’ cercando di riordinare le idee, con quello che gli aveva detto Loredana Cassian doveva lasciare l’ospedale quella sera stessa. Non aveva tanto tempo per organizzare il tutto visto che il suo turno finiva alle 22 ma era sempre meglio di niente.
Ora doveva solamente avvisare Cassian della nuova sistemazione e Flavio ringraziava la madre che lo aveva costretto a comprare una casa con una camera in più per gli ospiti. Esseno una casa provvisoria Flavio si era più volte ritrovato a litigare con la madre, facendole notare che non gli sarebbe servita a niente una camera in più, ma la donna aveva avuto lo stesso la meglio e adesso ne era felice.
Flavio si incamminò velocemente verso la camera che era stata assegnata al biondo e prima di entrare palesò la sua presenza bussando leggermente allo stipite della porta.
Cassian sentendo quel suono, che aveva imparato con il tempo a riconoscere come l’arrivo di Flavia si girò verso il castano e gli sorrise vedendolo sulla porta.
-tutto bene?- gli chiese Flavio entrando nella stanza e appoggiandosi  all’armadio presente nella camera.
-si, ho qualche visita da fare?- chiese il biondo.
-no- Flavio sospirò guardandosi intorno per cerare le parole giuste -purtroppo non possiamo più tenerti qui perché ci servono stanze libere e dalle analisi sei risultato essere in ottime condizioni. Ovviamente i controlli dovremmo continuare a farli-
-e dove dovrei andare?- Cassian era leggermente preoccupato dalla cosa. Dove sarebbe andato senza conoscere la lingua? E soprattutto senza avere un soldo? La cosa che più lo preoccupava era anche il fatto che nessuno ancora lo era venuto a cercare.
-ti faccio una proposta: a casa ho una camera libera e se vuoi puoi stare da me. Non ho cattive intenzioni sono solo preoccupato per te e in questo modo potrei anche controllare se hai qualche problema con il passare del tempo per via del coma- propose Flavio mentre Cassian sgranava i suoi occhi dorati non aspettandosi minimamente quella proposta -ovviamente puoi anche rifiutare- aggiunse per sicurezza Flavio, non voleva far spaventare il ragazzo per quella proposta.
-se per te non ci sono problemi io potrei anche accettare. Non ho dove andare e nemmeno soldi per pagarmi un hotel. Sarò un peso-
-no, non sei un peso. Sei un mio paziente e non ho problemi a tenerti a casa con me credimi-
Cassian annuì a quelle parole felice di quella possibilità. Era un po’ preoccupato per la sua salute mentale, visto che dopo lo shock iniziale aveva subito notato quanto fosse bello Flavio e già stando in quella camera di ospedale a volte si ritrovava a fissare intensamente il castano, vederlo ogni giorno sarebbe stato davvero troppo per lui ma era l’unica soluzione che aveva al momento e non l’avrebbe sprecata.
-allora ti ringrazio- sussurrò Cassian con un leggero sorriso -e un’altra cosa: cosa dovrei mettermi? Non credo di poter uscire con questo- il biondo indicò la camicia da notte dell’ospedale che indossava. Da quanto aveva capito i suoi vestiti erano andati per metà distrutti dall’impatta con l’auto e quindi non aveva più niente.
-ci penso io. Comunque mi hanno detto che entro oggi dovresti lasciare la camera, visto che vieni con me appena finisco il turno ce ne andiamo- Cassian annuì a quelle parole non sapendo minimamente come sentirsi per quel cambiamento inziale.
Flavio lasciò da solo il biondo e mentre tornava nel suo studio compose il numero di Michele.
-Michi mi serve un favore enorme- iniziò il castano mentre un sorriso andava ad ampliarsi sul suo volto.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


-grazie, ti ripagherò il prima possibile- disse Cassian in direzione dell’altro medico che gli aveva portato dei vestiti nuovi di zecca che consistevano in un paio di jeans e un maglioncino blu. Il maglioncino era leggermente largo ma era meglio di niente.
-che ha detto?- chiese Michele all’amico guardandolo confuso.
-che ti ringrazia per i vestiti e che ti ripagherà- gli tradusse Flavio scuotendo la testa per quanto fosse impedito l’amico con l’inglese. Era assurdo come non riusciva a capire nemmeno le frasi più semplici.
-digli che non serve- borbottò Michele e Flavio fece come gli era stato detto mentre Cassian sospirava intenzionato a ripagare il moro nonostante quest’ultimo non volesse. E avrebbe ripagato anche la disponibilità di Flavio. Gli stavano dando tanto aiuto e non sarebbe mai stato abbastanza per tutto quello che stavano facendo.
-grazie ancora- disse nuovamente il biondo prima di legarsi i capelli in una coda bassa e guardarsi in torno per verificare di aver preso tutto, e per tutto intendeva le carte per la dimissione dall’ospedale visto che al momento era l’unica cosa che aveva.
-possiamo andare- disse Flavio sorridendo incoraggiante al biondo che gli annuì salutando poi con la mano Michele visto che l’altro medico a quanto pareva non conosceva l’inglese perfettamente.
-buon viaggio e buonanotte- disse Michele salutando entrambi anche se Cassian non capì le sue parole. Falvio fece strada al biondo fuori dalla struttura fino alla sua macchina.
-entra, non ci vorrà molto per arrivare- e Flavio si andò a sedere al posto del guidatore dopo aver messo il suo zaino nel sedile posteriore. Cassian non se lo fece ripetere due volte ed entrò nella bmv nera sentendosi anche leggermente a disagio.
La consapevolezza che in poco tempo avrebbe iniziato a vivere nella stessa casa di Flavio. Con il camice addosso era da urlo e vederlo con addosso una maglietta a maniche corte, che Cassian non riusciva a capire come facesse ad indossarla visto che faceva molto freddo, e un jeans scuro.
-grazie ancora, davvero. Farò di tutto per sdebitarmi- disse nuovamente Cassian, si sentiva troppo in debito con il castano.
-ma non pensarci minimamente!- rispose a tono Flavio mentre stava guidando verso casa -lo faccio perché voglio e non perché devo- concluse il castano. -e poi posso anche controllarti ogni giorno. Il mio scopo adesso è farti tornare la memoria e cercare di capire anche come mai nessuno ti abbia mai cercato per tutti questi mesi-
-è quello che vorrei capire anch’io- sussurrò il biondo guardando fuori dal finestrino il paesaggio che cambiava velocemente. Rimasero in silenzio per tutto il resto del viaggio che come aveva preannunciato Flavio non durò molto.
I due scesero dalla macchina che il castano aveva parcheggiato all’interno di quello che era a tutti gli effetti un parcheggio privato e Cassian si ricordò di prendere la sua cartella clinica prima di seguire Flavio verso uno dei tre palazzi presenti in quello spiazzo, precisamente in quello centrale.
-scale o ascensore?- chiese il castano una volta che furono entrati nel portone.
-quanti piani sono?- chiese invece il biondo, se erano pochi poteva farli tranquillamente a piedi.
-cinque-
-meglio ascensore- sussurrò allora Cassian sentendosi leggermente a disagio per la cosa.
-ehi tranquillo, sei stato dimesso oggi dall’ospedale non mi aspetto mica che tu riesca a farti cinque piani a piedi. Ho chiesto solo per cortesia ma ti avrei fatto andare in ascensore comunque- gli disse Flavio chiamando l’aggeggio che non ci mise molto ad arrivare.
-comunque il tuo inglese è fantastico. Sei l’unico che riesce a dirmi frasi complete senza rimanere fermo per minuti interi cercando le parole giuste- sussurrò Cassian una volta dentro l’ascensore. Era rimasto sorpreso delle capacità di Flavio in inglese, soprattutto quando aveva sentito tutti gli altri medici cercare di parlargli e facendolo confondere più del dovuto.
-ho studiato a Londra per un po’, il mio inglese è ancora arrugginito comunque- spiegò il castano mentre con un ding metallico l’ascensore avvisò i due ragazzi di essere arrivato al piano scelto dai due, due che uscirono dall’ascensore per dirigersi alla porta alla loro destra che Flavio aprì solo dopo aver tolto l’allarme.
-è comunque meglio di quello degli altri, credimi- borbottò Cassian mentre Flavio ridacchiava sotti i baffi. Sapeva che Michele era una frana in inglese, tanto che non aveva mai voluto continuare a studiarlo, ma non pensava che anche gran parte del suo reparto fosse in difficoltà. Ringraziava davvero tanto di essere stato lui il primo a trovare Cassian sveglio, qualcun altro al posto suo sarebbe andato in panico facendo peggiorare la situazione del biondo.
-eccoci qui- disse Flavio chiudendo la porta alle sue spalle mentre Cassian si guardava intorno curioso. Era una casa abbastanza anonima, sui toni del bianco e grigio, segno che il ragazzo non ci viveva molto segno del suo lavoro che lo portava a stare mezza giornata fuori casa. La prima stanza che si trovava davanti all’ingresso era un salotto con due divani, rigorosamente grigi, intorno a un tavolino ovale di cristallo mentre la televisione era posta al centro di un altissimo mobile bianco con tanto di libri, Cassian non sapeva l’italiano ma immaginava fossero libri di medicina.
Alla sinistra dell’ingresso era presente una porta scorrevole e fu proprio in quella direzione che andò Flavio e Cassian lo seguì. La porta scorrevole portava nella cucina, cucina composta da un semplice piano cottura, un forno, un frigorifero, e un tavolo per quattro al centro della camera. Sulla destra poi era presente una porta finestra che portava a quello che sembrava un terrazzo.
-questa è la cucina, non è molto grande perché passo pochissimo tempo qui ma comunque si può cucinare tranquillamente- spiegò il castano mentre Cassian annuiva. -ti mostro anche il bagno e la tua camera-
Cassian seguì il castano fuori dalla cucina e verso l’altra porta presente nel soggiorno che portava direttamente in un corridoio con tre porte: una a destra una a sinistra e l’altra difronte.
-quello è il bagno- Flavio indicò la porta che si trovava difronte a loro -quella è la mia camera, per qualunque cosa vieni a bussare e non farti problemi- il castano indicò la porta alla sinistra -e quella è la tua camera- concluse aprendo la porta alla destra e mostrando al ragazzo la camera completamente bianca, tanto che sembrava un pugno agli occhi per quanto era luminosa.
-grazie ancora-
-non lo dire nemmeno. Per qualunque cosa non esitare a chiedere-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il tempo che Flavio gli aveva finito di mostrare tutto che Cassian stanco morto per la giornata trascorsa si era steso sul letto addormentandosi senza nemmeno mettersi il pantalone di tuta e la maglietta che gli aveva prestato Flavio come pigiama.
Aveva dormito bene, anche perché il letto dell’ospedale era mille volte meno comodo di quello che aveva in casa Flavio e si era svegliato solo a mattinata tarda per via della luce del sole che aveva iniziato a dargi fastidio visto che si era scordato di abbassare la tapparella.
Il biondo si era stiracchiato prima di uscire cautamente dalla sua camera. Non sentendo nessun rumore provenire dalla camera difronte alla sua, che era quella di Flavio, si diresse verso il bagno facendo attenzione a non fare il minimo rumore. Entrato in bagno trovò delle asciugamani piegate accuratamente sul lavandino con un bigliettino di Flavio che gli spiegava che erano per lui. Cassian sorrise mentre iniziava a sentirsi ancora più in colpa per tutto quello che stava chiedendo al castano.
Si lavò velocemente la faccia per svegliarsi definitivamente e si diresse con calma in cucina, cucina dove trovò un altro bigliettino di Flavio:
“Sono andato a lavoro, tornerò per l’ora di pranzo nel mentre fai come se fossi a casa tua. Sul piano cottura c’è la macchinetta se vuoi farti un caffè altrimenti c’è o il latte o il succo nel frigorifero.
Buona giornata”
Cassian osservò quel biglietto dandosi dello stupido. Ovvio che non sentiva nessun rumore, il ragazzo era andato a lavorare come sempre e lo aveva lasciato dormire di più.
Riguardando il biglietto Cassian decise che un caffè non lo avrebbe disdegnato quindi cercò con lo sguardo la macchinetta ma rimase fermo perplesso. Non aveva mai visto una macchinetta del genere ed era confuso: come avrebbe dovuto usarla. Cercò per minimo dieci minuti di capire come usare quella cosa e alla fine decise di lasciar perdere andando verso il frigorifero e prendere uno dei succhi presenti. Avrebbe chiesto a Flavio come usare quella cosa a pranzo.
Insieme al succo si prese anche due biscotti che aveva trovato in un baratto sul ripiano della cucina. Mangiò con calma anche se era poco visto che non sapeva cosa fare per tutto il giorno. Di certo nei giorni a seguire avrebbe cercato in ogni modo di mettere chiarezza nella sua testa e soprattutto cercarsi un lavoro. Non poteva assolutamente continuare ad approfittarsi della disponibilità e gentilezza di Flavio. Prima di trovarsi un lavoro però avrebbe dovuto iniziare a studiare l’italiano. Se quello che aveva visto in ospedale era vero aveva bisogno di imparare quella lingua a lui completamente estranea prima di trovarsi un lavoro.
E li arrivava la domanda: cosa cazzo ci era andato a fare in Italia? E perché nessuno della sua famiglia o dei suoi amici lo aveva cercato in quegli otto, quasi nove, mesi? Era da solo? Non aveva amici?
No, non doveva fare pensieri tristi altrimenti si sarebbe depresso troppo e non ne aveva intenzione.
Decise allora di guardare un po’ la televisione ma una volta accesa si accorse, anzi si ricordò, che si trovava in Italia e che quindi tutti i programmi sarebbero stati in italiano. Sospirando scocciato guardò tutti i canali fino a quando non trovò quello sullo sport. Almeno poteva guardarlo anche senza capire quello che i commentatori stavano dicendo.
La mattina passò lentissima e Cassian ringraziò chiunque quando sentì la porta della casa aprirsi e rivelare un Falvio molto stanco che gli sorrise trovandolo seduto sul divano.
-tutto bene? Vuoi una mano?- chiese Cassian alzandosi e vedendo che il castano stava portando con se tre buste.
-no, tranquillo- gli disse Flavio andando in cucina e iniziando a sistemare la spesa che aveva fatto sotto lo sguardo attendo di Cassian. -questo è per te. E’ il mio vecchio telefono che avevo lasciato a lavoro per evenienza, il mio numero è già salvato così puoi chiamarmi in qualunque momento- Flavio mostrò al biondo un cellulare che sembrava tutto tranne che vecchio e sospirò sentendosi sempre più in colpa.
-grazie- sussurrò poi prendendo l’apparecchio in mano.
-ma di niente, ho necessità di un mezzo per poterti contattare in caso di bisogno- spiegò il castano mentre Cassian annuiva.
-voglio imparare l’italiano. Non so quando mi tornerà la memoria e di certo non posso continuare a fare da parassita qui- disse poi Cassian mentre Flavio lo guardava sorpreso.
-va bene, vuoi un insegnant…-
-mi basta che tu mi parli in italiano. Non so perché ma sento che posso imparare velocemente- lo bloccò Cassian. Non voleva che Flavio gli pagasse anche un insegnante e poi quello che aveva detto era vero: sentiva davvero di poter imparare velocemente.
-va bene- disse ridacchiando Flavio prima di uscire due contenitori di alluminio e li mise difronte a loro sul tavolo. -scusa per questo pranzo già pronto ma devo tornare velocemente a lavoro-
-potevi restare li…-
-ma non c’era niente da mangiare in casa- protestò Flavio -non ti preoccupare se faccio tardi Michele mi copre- lo rassicurò poi Flavio porgendogli una forchetta e facendogli cenno di sedersi.
Cassian fece come gli era stato detto e iniziò a mangiare con guasto quella pasta. Dopo il primo boccone sgranò gli occhi. Era sicuro di non aver mai e poi mai mangiato una cosa del genere e soprattutto così buona. E Flavio si era pure scusato perché era già pronto!
-è buonissimo- diede voce ai suoi pensieri Cassian mentre Flavio lo guardava confuso.
-stasera ti cucino qualcosa poi vediamo se lo ritieni ancora buonissimo questo coso- borbottò il castano anche se Cassian non lo stava minimamente ascoltando essendo completamente preso dalla pasta che stava mangiando.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Flavio se ne andò subito dopo pranzo proprio come aveva detto in precedenze. Il castano aveva anche cercato di lavare le posate che avevano usato per pranzo ma Cassian si era imposto e alla fine aveva lavato lui a mano, visto che il ragazzo non aveva una lavastoviglie a casa. Non gli era minimamente pesata come cosa visto che l’aveva presa come una piccola cosa per iniziare a sdebitarsi.
Il pomeriggio passò anche più velocemente grazie al fatto che il ragazzo aveva un telefono da controllare e sistemare per quanto possibile. Decise comunque di far restare la lingua sull’italiano, se voleva imparare qualcosa di quella lingua sconosciuta da qualche parte doveva pure iniziare.
E fu così che passò l’intero pomeriggio a trafficare con il telefono tanto da essere anche arrivato a scaricarlo e a dover cerare per tutta la casa un caricatore decente.
-ehi, non ti ho visto e mi sono preoccupato- disse Flavio vedendo Cassian in soggiorno.
-mi si è scaricato il telefono e stavo cercando un caricatore- spiegò Cassian grattandosi la testa leggermente a disagio.
-era in camera mia-
-li non sono entrato-
-avevo immaginato- Flavio sospirò ed entrò nella sua camera per poi lasciare il caricatore nelle mani di Cassian -non ti fare problemi ad entrare in camera mia okay?-
-non mi sembrava corretto entrare nella tua camera-
-non ho niente da nascondere quindi non ti preoccupare davvero. Oppure potevi anche chiamarmi-
-si rischiando di chiamarti a lavoro o peggio mentre guidavi. Meglio di no- concluse serio Cassian -sai non vorrei che poi investissi qualcuno solo perché distratto-
-quel tizio era ubriaco marcio Cassian- rispose Flavio capendo a cosa avesse fatto riferimento il biondo -e poi se sono alla guida non rispondo. Non sono così sconsiderato- finì di dire Flavio -comunque dovremmo rimandare la cena cucinata da me perché ho fatto troppo tardi a lavoro perché Michele mi ha trattenuto, ma in compenso ho queste- e il castano mostrò due cartoni di pizza -non sapendo i tuoi gusti ho preso una margherita e una capricciosa che ci dividiamo-
-uh, mi sa che la pizza l’ho già mangiata e non sento di avere ricordi negativi- disse Cassian per rassicurare il ragazzo della sua scelta, anzi sentiva di essere felice di quella scelta.
-non so che pizza tu possa aver mangiato a Los Angeles ma credimi questa sarà mille volte più buona- Flavio sorrise conscio che quello che aveva detto era la verità mentre Cassian si sedeva difronte a un cartone di pizza. Nel mentre che lo apriva e guardava il contenuto gli venne una forte fitta alla testa e chiuse gli occhi mentre nella sua mente rivedeva l’immagine di un ragazzo, un ragazzo dalla carnagione scura i capelli nerissimi e gli occhi profondi come pozze di vuoto che lo stava guardando ridendo per una battuta che aveva appena fatto. Entrambi si trovavano in quello che a tutti gli effetti era un ristorante e stavano mangiando una pizza, si ne era sicuro quella che aveva difronte in quel ricordo era una pizza anche se non era per niente identica a quella che aveva visto a casa di Flavio.
Cassian cercò di spremere le meningi per ricordarsi altro, di quel ragazzo che aveva visto e di quella serata. Ma il ricordo sembrava essersi fermato li.
-ehi, tutto okay?- chiese Flavio preoccupato al suo fianco. Cassian sospirò.
-un ricordo. Mangiavo una pizza con un amico credo. Solo questo- si demoralizzò il biondo. Era pochissimo quello che si era ricordato.
-sempre meglio di niente. È già tanto che ti sia tornato in mente quel ricordo. Abbi pazienza e con calma ti ritroverai a ricordarti tutto o quasi-
-sta parlando il medico o una persona che vuole solo incoraggiarmi?-chiese Cassian scettico per le parole del castano.
-entrambi. Abbi fiducia e non sforzarti di ricordarti qualcosa-
-okay- borbottò Cassian per poi incitato da Flacvio prese un pezzo di pizza. Chiuse gli occhi e si trovò ad ammettere che era davvero buona.



 
-questa è la miglior pizza che io abbia mai mangiato!- disse il moro mangiando voracemente la sua pizza con sopra qualunque salume possibile ed immaginabile.
-te lo avevo detto che questo era il miglior ristorante in circolazione Marvin- gli disse Cassian con un sorriso sulle labbra.
-se ci porto Remco secondo te mi concede un’uscita?- chiese il moro finendo l’ennesimo trancio.
-se lo porti qui significa che sei già riuscito a convincerlo ad uscire con te- gli fece notare Cassian -comunque proponiglielo e vedi cosa ti risponde-
-ti odio quando fai così Cassian- borbottò Marvin finendo la sua pizza e chiamando il cameriere per ordinarne un’altra mentre Cassian scuoteva la testa non riuscendo a capire come l’amico potesse essere un pozzo senza fondo e allo stesso tempo mantenere un fisico da urlo.
-non ho fatto niente-
 



-ehi!- Cassian aprì gli occhi di scatto trovando quelli azzurri di Flavio che lo stavano guardando preoccupati. -tutto bene? La pizza non è di tuo gradimento?-
-no no!- si affrettò a dire Cassian mentre sentiva il cuore scaldarsi un po’. Si era ricordato del nome del suo migliore amico mangiando quella pizza. -mi sono ricordato altro- spiegò il biondo -il ricordo di prima ero in un ristorante italiano a Los Angeles immagino ed ero con il mio migliore amico Marvin. Stavamo parlando di un ragazzo che Marvin voleva conquistare e io gli avevo proposto quel posto perché era il miglior ristorante- Cassian non sapeva perché ne aveva parlato con Flavio ma si sentiva decisamente meglio dopo averlo fatto. Flavio intanto annuiva.
-ottimo direi. È stata la pizza vero?-
-si, e devo ammettere che avevi ragione questa è mille volte meglio- disse Cassian che notò subito il bellissimo sorriso che si andava a formare sulle labbra di Flavio, labbra che aveva una voglia matta di baciare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Marvin. Quel nome non lo aveva lasciato in pace per tutto il resto della serata. E le domande che erano sorte dopo quel primo ricordo erano davvero molte: erano migliori amici veramente o lo erano stati per poco? Marvin si era accorto della sua scomparsa? E se si perché non lo aveva cercato?  Tanti dubbi nella sua testa che non lo stavano minimamente aiutando a dormire. Il biondo allora prese il telefono che aveva lasciato a caricare sul comodino e iniziò a cercare qualche corso gratuito di italiano. Quella sera dopo la pizza Flavio gli aveva insegnato qualche parola, ma erano parole semplici e comuni, per di più saluti, e lui aveva voglia di imparare di più.
Fu così che il ragazzo passò buona parte della notte a fare un giochino stupido per bambini per imparare l’italiano e si sorprese di quanto fosse utile nonostante la sua stupidità. Solo verso le cinque si riaddormentò ma essendosi nuovamente dimenticato la finestra aperta si svegliò verso le sette e mezza e sospirando si alzò dal letto e con passo strascinato si diresse verso la cucina. Cucina nella quale trovò già Flavio che con calma stava facendo colazione.
-buongiorno- gli disse in italiano Cassian e vide gli occhi di Flavio illuminarsi per quel saluto.
-buongiorno anche a te-
-come usare quella?- si ricordò di chiedere Cassian indicando la macchinetta del caffè e se possibile gli occhi di Flavio si sgranarono ancora di più. Non si era aspettato una domanda del genere.
-quando hai imparato?-
-non riuscivo a prendere sonno e mi sono visto qualcosa su internet- spiegò il biondo e Flavio annuì alle sue parole alzandosi e andando verso la macchinetta. In pochissimo tempo spiegò al biondo come usarla e Cassian si diede dello stupido per non aver compreso prima il funzionamento elementare di quell’aggeggio.
-questo è il modo per fare il caffè più velocemente ma se vuoi puoi usare anche la moka- spiegò il castano.
-moka?- chiese Cassian curioso e a quella richiesta Flavio fece vedere al biondo anche come preparare il caffè dalla moka.
-cavolo in quanti modi fate il caffè?- borbottò Cassian mentre si erano seduti entrambi al tavolo e stavano consumando tranquillamente la loro colazione che per Flavio consisteva in caffè e biscotti mentre per Cassian caffè e una fetta di pane con sopra formaggio spalmabile.
-ce ne sono tanti ma io so usare solo la macchinetta o la moka- gli rispose Flavio finendo abbastanza velocemente la sua colazione -domani ho giornata libera quindi andiamo in giro per fare un po’ di spese. Non puoi continuare a stare con le stesse robe-
-con quali soldi? Non voglio disturbarti troppo e lo sai-
-non mi pesa aiutarti, posso permettermelo- gli disse sinceramente il castano e Cassian stava per protestare nuovamente ma lo sguardo di Flavio lo fece desistere. Avrebbe ripagato tutto, con il tempo ma lo avrebbe fatto.
Dopo cinque minuti Flavio era già uscito e Cassian ne approfittò per usare nuovamente l’applicazione della sera per imparare qualche altra parola. Voleva parlare in italiano con Flavio, il ragazzo sapeva parlare in inglese tranquillamente ma Cassian aveva notato che il tono della sua voce variava leggermente dall’italiano all’inglese e quando il castano parlava in italiano andava fuori di testa.
 


-allora come va con il prof?- chiese il moro divorando di gusto il suo panino mentre Cassian lo guardava tra lo schifato e il triste.
-come vuoi che vada?- borbottò il biondo mangiando con calma una delle sue patatine, solo per non farle finire velocemente.
-non lo so se non me lo dici tu Sian- gli rispose Marvin finendo il suo panino e iniziando a leccarsi le dita sporche di salsa.
-lo sai perfettamente o comunque lo puoi intuire. Lui mi vede solo come il suo migliore studente e per giunta è etero!- sbottò il biondo per poi guardarsi intorno spaventato che il suo professore potesse essere entrato nel McDonald, ma dell’uomo non c’era traccia per sua fortuna. Cassian non amava mangiare al Mc vicino al suo college ma Marvin insisteva con il fatto che li i panini fossero i migliori quindi non poteva litigare con il moro ogni santa volta.
-dovresti semplicemente dimenticarti del tuo professore visto che vi passate minimo trent’anni. Perché non ti guardi intorno? Ci sono tantissimi ragazzi sexy in giro- era l’ennesima volta che Marvin gli faceva quel discorso e Cassian era consapevole che l’amico avesse ragione ma non poteva farci niente: era attirato dal suo professore.
-lo sai che ogni volta che esco con qualcuno della mia età mi viene in mente Maurice- sussurrò il biondo mentre il mulatto alzava gli occhi al cielo.
-ancora con il coglione? Eri al liceo maledizione e tra due mesi ti laurei!- protestò Marvin che nel mentre aveva ordinato un altro panino.
-la prima cotta non si scorda mai e lo sai. O per caso ti devo ricordare Gwen?- chiese il biondo mentre riceveva un’occhiataccia da Marvin che valeva più di mille parole. -ora vado, devo far correggere la tesi-
-vedi di non farti scopare sulla scrivania del tuo bel prof-
-vaffanculo Marvin-
-ti voglio bene anch’io Sian-
 


Cassian aprì gli occhi di scatto con il cuore che batteva a mille. Si era addormentato sul divano mentre stava memorizzando qualche nuova frase e aveva fatto quel sogno. Sogno che molto probabilmente era un ricordo, ma cosa aveva fatto scaturire quel ricordo in lui? La sera precedente era stata la pizza ma in quel momento non sapeva proprio cosa fosse stato. Guardò verso il telefono e lesse la frase che era rimasta immobile per tutto quel tempo:
“ Shakespeare era uno scrittore”
Shakespeare. Era stato quello? Possibile visto che era l’unica parola straniera presente nella frase. Anche se Flavio gli aveva detto di non forzarsi troppo per ricordare Cassian si concentrò un Shakespeare fino a quando l’immagine di lui seduto difronte a un professore che parlava non gli si fece largo nella mente e insieme ad essa l’ansia. Era un esame! E fu allora che si ricordò una cosa importantissima: era laureato in lettere! E l’esame si Shakespeare lo aveva dato con il professore del quale era stato innamorato per tutti gli anni del college, il che spiegava anche l’ansia immane di quel ricordo.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


-ehilà bel biondo- gridò Michele una volta che ebbe intravisto Cassian e Flavio. Quando il giorno prima aveva scoperto che Flavio e il biondo sarebbero andati a fare compere si era autoinvitato.
-Michele smettila- borbottò Flavio alzando gli occhi al cielo già stufo. Quella voleva essere una mattinata tranquilla con Cassian ma quel bastardo del suo migliore amico aveva deciso che intromettersi era l’idea migliore.
-ciao- sussurrò invece Cassian per essere cortese visto che non aveva minimamente capito quello che gli aveva detto Michele.
-parli italiano?-
-so poco- si affrettò a specificare Cassian vedendo che il moro era partito in quarta -sto ancora imparando. ho iniziato ieri-
-Flavio?-
-ha detto che ha iniziato ieri e quindi non ti capisce altrimenti ti avrebbe già strozzato al tuo “ehi bel biondo”- gli spiegò l’amico scuotendo la testa non ancora pronto  psicologicamente a fare da traduttore per tutto il giorno.
E fu proprio quello che fece. Ovviamente non tradusse alla lettera tutto quello che Michele diceva, quando il ragazzo era fuori dall’ambiente lavorativo era un vero e proprio scaricatore di porto e di certo non avrebbe tradotto determinate cosa a Cassian.
Cassian aveva comprato pochissima roba, e non perché Flavio non volesse spendere troppo, ma perché lo stesso ragazzo aveva impedito al castano di spendere troppo per lui. Ad un certo punto anche Michele si era offerto di pagare qualcosa e il rifiuto di Cassian era stato ancora più insistente. I due amici si erano ritrovati ad accettare la volontà del biondo.
-mangiamo fuori?- propose Flavio a Cassian che lo guardò sospirando.
-la vuoi smettere- borbottò poi il ragazzo sistemandosi una ciocca di capelli che era uscita dalla treccia morbida che si era fatto.
-hai proposto di magiare fuori perché io sono dei vostri- si aggiunse Michele sorridendo mentre Flavio alzava gli occhi al cielo: perché quel coglione doveva sempre intromettersi? Passava pochissimo tempo in compagnia di Cassian e di certo se aveva la possibilità di stare da solo con il biondo non voleva Michele tra i piedi, per quanto gli volesse bene.
-okay, ho capito tolgo il disturbo. Ma almeno ficcagli la lingua in bocca-
-MICHELE!- urlò Flavio sgranando gli occhi e ringraziando il fatto che Cassian capisse poco e niente di italiano.
-cos’ha detto?- chiese quasi ridendo per la sua reazione Cassian.
-fidati non lo vuoi sapere. Michele ci vediamo a lavoro- e così dicendo Flavio trascinò via Cassian mentre Michele rideva e faceva con le braccia palesemente segno di trombare.
-si può sapere perché sei scattato in quel modo? E cos’erano quei gesti che stava facendo Michele?- chiese Cassian mentre si lasciava trascinare per tutto il centro commerciale da Flavio fino alla BMW di quest’ultimo dove lasciarono le buste nel cofano prima di sedersi dentro.
-lascia perdere davvero. Ogni tanto se ne esce con cose assurde- tentò di farlo desistere il castano ma vedendo lo sguardo indagatore di Cassian capì che non ci era minimamente riuscito.
-quando saprò l’italiano mi farò dire tutto quello che ha detto quindi puoi anche dirmelo- cercò di convincerlo il biondo.
-credimi non ti conviene- borbottò Flavio -cosa vuoi mangiare comunque?-
-andiamo a casa davvero. Non voglio farti spendere soldi per qualcosa di costoso hai già fatto troppo per me oggi- Flavio sospirò a quelle parole capendo che non l’avrebbe avuta vinta in quella conversazione.
-e se ci prendessimo qualcosa da un fast food? Potrebbe aiutarti anche con la memoria come ha fatto la pizza l’altro giorno. Mangiamo a casa- tentò il castano. L’americano ci pensò un po’ su prima di annuire. Poteva funzionare.
-va bene-
-ti avviso che qui abbiamo solo il McDonald-
-va bene quello non ti preoccupare davvero- e a quelle parole Flavio cambiò direzione per raggiungere il Mc più vicino.
-mi sono ricordato altro comunque- sussurrò Cassian mentre erano in fila con la macchina per ordinare.
-ottimo. Ti ho detto che avresti ricordato con il tempo- disse Flavio davvero felice della cosa. Voleva sapere molto di più di quel bel biondo e non voleva che stesse male per i ricordi persi. Ovviamente non gli avrebbe mai fatto pressione per dirgli cosa si era ricordato.
-non vuoi sapere cosa mi sono ricordato?- chiese curioso dal silenzio del castano Cassian.
-no, se non sei tu a volermelo dire. Se hai bisogno di parlarne con qualcuno puoi sempre contare su di me-
-ho studiato lettere. Me lo sono ricordato grazie a Shakespeare che era presente in una frase che ho letto sull’applicazione che sto usando per imparare l’italiano. So di per certo che mi sono laureato, non mi ricordo se lavoravo oppure no- disse semplicemente il biondo. Però si bloccò quando arrivò il loro turno di ordinare. In dieci minuti il loro ordine fu pronto e ripartirono con Cassian che teneva in equilibrio le buste sulle sue gambe per non far rovesciare il tutto.
-scusa, ho bisogno di parlarne con qualcuno altrimenti non mi sembra reale-
-non ti scusare, non mi da fastidio-
-credo che anche Marvin abbia studiato al mio stesso college visto che mangiavamo al Mc vicino al college, e so anche che avevo una cotta colossale per il mio professore, quello che ci spiegò Shakespeare- a quella frase Flavio si irrigidì leggermente ma Cassian non se ne accorse minimamente -però era etero quindi non ho mai avuto una possibilità e poi rivederlo nei miei ricordi non mi ha suscitato niente quindi mi è passata per fortuna- “anche perché credo di essermi preso una cotta colossale per te” aggiunse mentalmente il biondo.
-e tutto ciò solo da Shakespeare?- chiese Flavio giusto per non rimanere in silenzio mentre salivano con l’ascensore verso il quinto piano: Flavio con le buste di Cassian in mano mentre il biondo portava la loro cena.
-si, per questo spero di riuscire a recuperare tutti i miei ricordi. Non ne posso più di non sapere perché la mia presunta famiglia e Marvin non mi abbiano ancora cercato-
-troveremo una soluzione a tutto Cassian, credimi- disse Flavio mentre aveva una voglia matta di baciare il biondo ma si trattenne. Era ancora troppo presto per provare una cosa del genere.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Il Mc non funzionò e durante le due settimane successive nessun ricordo si palesò tanto da far intristire tantissimo il ragazzo. Cassian era andato anche a fare un controllo all’ospedale ma era in ottima salute e per la sua memoria non potevano fare niente se non aspettare che tornasse con il tempo.
-per te- disse Flavio porgendo al biondo una tazza di cioccolato caldo con tanto di Marshmallow dentro. A Flavio non piacevano quei cosi troppo zuccherati ma aveva iniziato a comprarli per Cassian quando lo vedeva giù.
-ti adoro- sussurrò in italiano Cassian. Proprio come aveva detto inizialmente era riuscito ad imparare velocemente l’italiano. Ancora non sapeva parlarlo perfettamente ma riusciva a capire gli altri quando gli parlavano in italiano e Flavio non doveva più fargli da traduttore umano.
-orami ti conosco- sussurrò il castano sedendosi al suo fianco sul divano con la sua cioccolata calda senza Marshmallow. -e vorrei davvero porti aiutare con la tua memoria ma ho le mani legate-
-hai fatto tanto per me Flavio e questa è una cosa che non dipende da te-
-mi fa male vederti così. Sei riuscito a trovare Marvin?- chiese ancora il castano. Cassian gli aveva rivelato di voler provare a cercare Marvin su instagram.
-no, mi sono fatto anche un profilo apposta ma non ho trovato niente- borbottò il biondo -mi da solo gente italiana. Se solo sapessi il suo cognome o anche il mio-
Il silenzio cadde tra i due. Flavio non sapeva cosa dire per poter consolare il biondo, non poteva consolarlo perché non era nella sua posizione ma immaginava che fosse davvero brutto vivere con un vuoto di memoria enorme. Alla fine si era ricordato solo del suo migliore amico e di un suo professore.
-non darti colpe che non hai ti prego- sussurrò Cassian girandosi verso di lui -anzi tu hai fatto fin troppo per me e non saprò mai come ripagarti-
-non devi ripagarmi di niente Cassian-
-no, non accetto che tu abbia aiutato senza niente in cambio. Mi sento male al solo pensiero- continuò Cassian scuotendo la testa.
-accettalo e basta. Mi piaci e lo faccio soprattutto per quello- rivelò alla fine Flavio. Non poteva più trattenersi anche se se ne pentì subito dopo.
-cosa?.- chiese Cassian credendo di aver capito male e parole italiane del castano anche se il suo cuore aveva preso a battere a mille.ù
-mi piaci- disse in inglese Flavio. Orami il danno era fatto e non poteva tirarsi indietro -mi sei piaciuto dal primo momento che ti ho visto in quel cazzo di letto in ospedale. Sono stato al tuo fianco per tutto il tempo e credimi non mi è mai pesato. Ovviamente non devi sentirti obbligato nei…- ma Flavio non finì mai di parlare perché Cassian, dopo aver poggiato la tazza di cioccolato caldo ancora piena sul tavolino di cristallo, si era fiondato sul castano baciandolo.
Flavio rimase confuso all’inizio ma poi approfondì quel bacio che voleva da tantissimo tempo tirandosi addosso il biondo che gli cadde sopra insieme a tutta la sua massa di capelli biondissimi che gli erano usciti dalla coda. L’italiano non ci pensò due volete prima di far passare una mano tra quei capelli per tirarsi ancora più addosso il biondo che gemette tra le sue labbra.
-ti prego dimmi che non lo hai fatto per ripagarmi- sussurrò Flavio riottenendo un po’ di lucidità. Dal canto suo Cassian gli prese la mano che era sulla sua vita e se la mise sul petto dove Flavio avvertì il cuore del biondo che batteva all’impazzata.
-ho pensato che fossi sexy dal primo momento che ti ho visto, ovviamente dopo che mi ero calmato- rivelò il biondo -e poi non farei mai niente del genere per ripagarti-
Flavio annuì giocando con i capelli di Cassian prima di baciarlo nuovamente, questa volta però con più calma per gustarsi il momento.
-cosa vuoi per cena?- gli chiese Flavio dopo che Cassian si fu accoccolato su di lui ed ebbe ripreso la sua cioccolata calda.
-tu- sussurrò in italiano Cassian bevendo un sorso della sua bevanda calda mentre sentiva Flavio chiaramente ridere per quello che aveva detto.
-oltre a me?-
-pizza- si arrese alla fine Cassian. Quel giorno era passato dall’essere orribile a bellissimo in una manciata di minuti e non c’era niente di meglio di una pizza per quella serata.
-ordino subito allora- e Flavio fece per alzarsi ma Cassian lo bloccò spalmandosi sopra al ragazzo, ormai aveva definitivamente finito la cioccolata e non correva il rischio di spargerla ovunque. -Cas devo ordinare altrimenti non arriveranno mai- cercò di convincerlo Flavio ma se possibile il biondo si spalmò ancora di più sopra di lui.
-ordini dopo- disse convinto Cassian baciando Flavio e muovendosi lentamente sopra di lui facendolo gemere.
-così non resisto-
-io sono già cotto da tanto visto che se parli in italiano mi fai eccitare quindi prima risolviamo questa faccenda e prima ci prendiamo le pizze- e senza dare tempo a Flavio di fare altro Cassian gli tolse il maglione per poi togliersi il suo e baciare il ragazzo che aveva difronte.
Flavio ci provò a fare un po’ di resistenza ma poi il suo cervello smise di funzionare e ribaltò le posizioni sovrastando il biondo con il suo corpo finendo di spogliare entrambi.
-da stasera tu dormi con me- sussurrò Flavio prima di impossessarsi della bocca del biondo per l’ennesima volta quella sera.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


-quindi quante volta scopate al giorno?- chiese Michele a Flavio durante una delle loro innumerevoli pause da lavoro, non che non volessero lavorare, ma non c’era niente da fare in quel momento quindi erano liberi.
-non sono cazzi tuoi- rispose Flavio di rimando bevendo il suo caffè.
-eddai! State insieme da un mese e io voglio capire come fate a scopare con i tuoi turni massacranti- protestò il moro.
-ripeto non sono cazzi tuoi- tra lui e Cassian stava andando tutto bene tanto che alla fine Flavio si era ritrovato a dire tutto a Michele, anche se era stata tutta colpa di Cassian che gli aveva lasciato un succhiotto visibile sul collo e Michele non aveva smesso di sfinirlo con domande fino a quando non aveva vuotato il sacco.
-almeno ai tuoi lo hai detto che ti sei fidanzato?- chiese Michele mentre Flavio sospirava.
-perché dovrei dirlo? Stiamo insieme da un mese, anche se ci mangiamo tutte le volte potrebbe sempre finire e dopo quello che è successo con Andrea non credo che i miei genitori siano tanto proposti a vedere chi è il mio nuovo ragazzo che ipoteticamente potrebbe nuovamente distruggermi- borbottò Flavio.
-Cassian sa di Andrea?-
-no, ma ho intenzione di parlargliene- rispose sinceramente Flavio. La questione Andrea era delicata e stava aspettando solo il momento giusto per parlarne con Cassian, non voleva avere segreti con il biondo. -comunque sono cose che non ti interessano-
-scusa, quanto sei permaloso!- Michele alzò gli occhi al cielo -come va con il lavoro? Almeno questo me lo puoi dire?-
-tutto bene, è bravo ad insegnare e credo che quello fosse il suo lavoro- rispose Flavio sinceramente. Cassian aveva preso a dare ripetizioni di inglese perché non riusciva a stare a casa senza far niente e Flavio lo aveva assecondato soprattutto perché oramai il ragazzo riusciva a parlare in italiano come se fosse la sua lingua. A volte faceva ancora difficoltà con termini troppo difficili, o quando Michele iniziava a parlare in dialetto stretto, ma per il resto andava tutto bene.
-meglio così no? Comunque si è ricordato altro? Mi hai detto che si è ricordato di un suo amico e dell’università che ha fatto-
-college-
-si, è la stessa cosa- minimizzò Michele mentre Flavio scuoteva la testa. Aveva raccontato solo in linea generale a Michele quello che si era ricordato Cassian ovviamente con il consenso da parte del biondo visto che Michele non faceva altro che insistere, anche se la sua insistenza era dettata dalla preoccupazione per il biondo.
-no, nient’altro. È preoccupato e io non so davvero come rassicurarlo. La sua memoria potrebbe tornare oggi, domani o tra tre mesi, ma allo stesso tempo potrebbe non tornare mai del tutto- sospirò Flavio passandosi una mano sul volto esausto per tutto il lavoro.
-almeno sei stato sincero con lui- gli fece notare Michele -gli hai detto subito che la memoria potrebbe non tornare, qualcun altro avrebbe mentito trovandosi nella tua stessa situazione. E ora vai a casa a riposarti. Faccio io il tuo turno-
-ma non se ne parla nemmeno- protestò Flavio. Era stanchissimo ma non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
-per una volta nessuno farà storie. Sei stanco morto e hai bisogno di riposarti visto che questa settimana hai fatto i doppi turni- continuò Michele che voleva provarle tutte per convincere Flavio a tornare a casa.
-scusate se mi intrometto ma Lapacchi ha ragione. Devi riposarti- disse Loredana che aveva raggiunto i due nella sala relax.
-ma…-
-ci sono io nel caso. Mi hai coperto per molti turni adesso ti ricambio il favore- continuò la donna incrociando le braccia al petto.
-grazie mille Loredana- si arrese Flavio. Se anche la donna gli diceva che poteva andarsene non ci avrebbe pensato due volte prima di farlo. Non vedeva l’ora di tornare a casa e baciare Cassian prima di buttarsi a dormire sul letto. Era davvero stanco.
Con l’unico pensiero in testa di andare a dormire Flavio tornò velocemente a casa e mentre era in ascensore sorrise pensando alla felicità di Cassian quando l’avrebbe visto tornare prima. Ma quando arrivò sul pianerottolo il sorriso gli si spense sul volto. La porta di casa sua era aperta e Cassian stava guardando confuso un ragazzo poco più basso di lui che dava le spalle a Flavio, Flavio che purtroppo aveva riconosciuto il ragazzo.
-cosa cazzo ci fai qui?- disse infatti il castano palesando la sua presenza e facendo girare verso di se sia il ragazzo che Cassian.
-FLAVIO- gridò quest’ultimo facendo per abbracciarlo ma Flavio si scansò con la rabbia che iniziava a montare dentro di se.
-cosa cazzo ci fai qui?- chiese ancora ringhiando Flavio andando a mettersi al fianco di Cassian che era rimasto immobile davanti alla porta con uno sguardo triste, cosa che non stava per niente piacendo a Flavio. Cosa cazzo gli aveva detto Andrea?
-è così che mi tratti? Non mi aspettavo un trattamento del genere dal mio ragazzo-
-tuo ragazzo? Ma stai scherzando? Ti sei sposato con Riccardo un anno fa!- gridò Flavio -hai smesso di essere il mio ragazzo da quando mi hai mollato il giorno che doveva essere il nostro giorno per quel coglione di Riccardo. Non hai diritto di presentarti qui e dire in giro di essere il mio ragazzo- sputò fuori il castano mentre Cassian al suo fianco sgranava gli occhi.
-si ma con Riccardo le cose non vanno bene quindi vorrei tornare con te. Stiamo tanto bene insieme e possiamo sposarci-
-scordatelo- rispose secco Flavio -non mi piaci più e dopo quello che hai fatto nessuno sano di mente tornerebbe con te. Hai scelto Riccardo e allora rimani con lui. E se non l’avessi capito sono fidanzato con una persona milioni di volte migliore di te- e così dicendo Flavio sbatté la porta in faccia ad Andrea.
-che ti ha detto quel bastardo?- chiese stancamente a Cassian che era rimasto al suo fianco, in completo silenzio.
-che era il tuo ragazzo e voleva sapere dove fossi. Stai bene?- chiese Cassian osservandolo attentamente -sembri distrutto- sussurrò poi accarezzandogli una guancia.
-sono stanco per i doppi turni e Andrea mi ha fatto arrabbiare, scusami- sussurrò Flavio mentre Cassian scuoteva la testa.
-non ti devi scusare-
-dovevo parlartene prima-
-no, non ne avevi ragione di farlo. Ora devi riposarti- continuò Cassian trascinando il ragazzo nella loro camera da letto e facendolo stendere sul letto matrimoniale.
-Andrea e io dovevamo sposarci ma lui ha deciso di preferire Riccardo a me e il giorno delle nozze ha sposato lui. Io sono caduto in depressione e ne sono uscito solo grazie a Michele e a te-
-a me?- chiese confuso Cassian, non si ricordava di aver visto Flavio tanto depresso nell’ultimo tempo.
-si, eri da poco arrivato all’ospedale e mi hai completamente catturato. Il voler conoscerti mi ha portato a non pensare a quel coglione. E ne sono felice perché adesso ho te- spiegò Flavio prendendo il viso del biondo e baciandolo. Andrea poteva fare quello che voleva ma di certo non lo avrebbe mai e poi mai fatto rientrare nella sua vita, non ora che aveva trovato Cassian.
-ti amo- sussurrò Flavio sulle labbra di Cassian che annuì solo prima di baciare il suo ragazzo nuovamente. Non aveva le parole per dire altro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


-giuro che un giorno di questi morirai per mano mia, sempre se non mi uccidi prima tu con lo spavento- disse Cassian aprendo di scatto la porta e guardando male il rosso che era seduto sul lettino a petto nudo mentre un’infermiera gli stava bendando il torace.
-Sian per favore non iniziare pure tu- borbottò il rosso prima di gemere per il dolore provocato dalla fasciatura stretta.
-non iniziare? Non iniziare? Vuoi scherzare? Quel pazzo ti ha quasi ucciso- urlò il biondo, era preoccupato a morte per il ragazzo e il cuore gli batteva all’impazzata.
-è il mio lavoro Sian e smettila di urlare- disse nuovamente il rosso guardandosi la fasciatura preoccupato.
-è il tuo lavoro ma se ci resti secco non ne sarò felice- protestò ancora Cassian scuotendo la testa.
-vostro fratello sa a cosa va incontro visto che ha scelto lui questo lavoro. Non dico che a volte non sia davvero sconsiderato e faccia azioni poco consone- Cassian si girò verso l’altro ragazzo che era entrato nella sala del pronto soccorso e stava guardando con rimprovero il rosso sul lettino.
-Thibault..-
-Thibault un corno Kian. La prossima volta che disubbidisci a un mio ordine ti tolgo il distintivo- minacciò l’uomo castano puntando il dito verso Kian che sospirò.
-toglieteglielo subito quel distintivo, non posso stare in ansia per tutto il tempo mentre sono a lezione- protestò Cassian guardando in direzione del collega del fratello che sembrava essere tutto intero, a parte per l’enorme cerotto bianco che gli era stato messo sulla fronte.
-per quanto vorrei farlo non posso visto che mi serve il mio collega. Rimettiti- e così dicendo e soprattutto dopo aver lanciato una lunga occhiata in direzione del rosso uscì dalla stanza lasciando da soli i due fratelli.
-smettila di preoccuparti per me Sian. Sto bene e so badare a me stesso. E poi Thibault mi controlla se non te ne fossi accorto-
-Thibault ti controlla solo perché vuole il tuo culo e credevo che ormai lo avessi capito- borbottò Cassian passandosi una mano tra i capelli prima di raggiungere il fratello e sedersi al suo fianco sul lettino -ti prego non scopare con lui, anche se è un poliziotto proprio come te non mi fido di quelli come lui-
-inizi a fare il fratello maggiore iperprotettivo troppo tardi- disse Kian alzando gli occhi al cielo.
-cos…-
-abbiamo già scopato e più di una volta- spiegò al fratello Kian che vide chiaramente lo sguardo del biondo farsi più duro.
-sei un coglione. Ci lavori ogni giorno con quello li!-
-parla quello che aveva una cotta con il suo professore, per non parare del fatto che Hallam ti ha beccato a scopare con il segretario quando è venuto a portarti il libro che avevi dimenticato a casa- gli fece notare Kian.
-era per una buona causa!-
-e a me piace scopare con Thibault indipendentemente dal fatto che tra noi possa funzionare oppure no. Facciamo del sano sessa quando vogliamo e nessuno ha intenzioni serie nei confronti dell’altro- spiegò il rosso torturandosi le mani.
-sei sicuro? Quello che hai non sembra uno sguardo da uno che non se ne frega niente- gli fece notare Cassian. Voleva bene al fratellino e di certo non lo voleva vedere soffrire.
-anche se fosse vero non potresti farci niente quindi smettila di preoccuparti di me. Preoccupati per Hallam che fa in discoteca tutte le sere e si ritira a casa alle otto di mattina-
-non posso fare il fratello maggiore anche a lui, quello è il suo compito-borbottò Cassian alzando gli occhi al cielo. Hallam si comportava come se fosse il minore dei tre quando invece era lui il maggiore.



 
Cassian aprì di scatto gli occhi mentre sentiva il cuore andare a mille. Con calma si mise seduto sul letto cercando di calmare il suo respiro e soprattutto il suo cuore. Si era ricordato altro e ne era felice nonostante lo spavento di quella scena. Poi però la felicità si trasformò in confusione e poi in dolore fino a fargli uscire le lacrime. Stava cercando di non emettere il minimo suono per non far svegliare Flavio ma a quanto pareva non era minimamente riuscito nel suo intento visto che sentì delle braccia forti che lo stringevano. Cassian si andò a nascondere nel petto di Flavio e si lasciò andare finalmente al pianto che aveva cercato invano di trattenere.
Flavio non gli disse niente ma lo strinse più vicino iniziando a fare disegni astratti sulla sua schiena per farlo calmare. Quando il pianto si fu esaurito il castano chiese:
-tutto bene amore?-
-non volevo disturbarti, domani lavori presto-
-non mi disturbi. Cosa succede?- chiese ancora Flavio cercando di osservane nel buio il suo ragazzo. Era preoccupato per lui.
-mi sono ricordato di avere due fratelli, io sono quello di mezzo. All’inizio ero felice poi però mi sono accorto che non gliene frega niente di me. Il minore è un poliziotto e in tutto questo tempo avrebbe potuto cercarmi ma non lo ha fatto- Cassian si strinse ancora di più a Flavio mentre quest’ultimo sospirava.
-potrebbe tranquillamente non aver avuto il permesso di indagare personalmente- cercò di dire il castano anche se non ci credeva nemmeno lui. Sembrava troppo strana come cosa.
-no, è impossibile. Kian era un pazzo che si buttava in qualunque cosa anche se non aveva il permesso quindi se non mi ha cercato significa che lui e Hallam non volevano farlo- sussurrò Cassian chiudendo gli occhi cercando di calmare nuovamente il suo respiro. -comunque non me ne frega più niente di loro. Ti amo Flavio e non ho nessuna intenzione di tornare alla mia vecchia vita- concluse il biondo mentre il cuore di Flavio perdeva un battito, quella era la più bella dichiarazione che avesse mai ricevuto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Era passato un mese da quando Cassian aveva finalmente messo una pietra sopra alla sua vita passata. I ricordi comunque si erano presentati, soprattutto quelli di quando era piccolo insieme ai suoi due fratelli.
Si era anche ricordato della sua prima e grande cotta: Maurice alto, capelli biondi e occhi azzurri. Era stato il suo migliore amico per tutti gli anni del liceo e poi si erano divisi per college diversi e avevano anche litigato per colpa del fidanzato di Maurice motivo per il quale non si erano più visti.
Altri ricordi riguardavano maggiormente Marvin che chiedeva consigli per conquistare Remco e soprattutto un’uscita a quattro con Marvin e Remco. Lui era stato costretto ad uscire con un tizio a caso per non fare il terzo incomodo. Con quel tizio ci aveva scopato quella sera e poi non si erano più visti mentre le cose tra Remco e Marvin si erano fatte interessanti visto che Remco aveva accettato di provare a stare con Marvin.
Ma gli ultimi ricordi di loro che Cassian aveva li vedeva ancora che si stavano frequentando con Remco che non sembrava tanto convinto della cosa.
Prima della sua perdita di memoria era riuscito anche a lavorare al college come professore di lettere e sinceramente ci si rivedeva parecchio. Forse quella era l’unica cosa che gli dispiaceva non poter avere li anche se era felice di dare ripetizioni di inglese ai bambini. Era addirittura riuscito a far imparare qualche altra parola a Michele nonostante lui ancora faticasse a capire alcuni termini che il moro usava. Alcune volte scherzando Cassian diceva che si voleva un intero vocabolario solo per Michele. Quella frase faceva sempre scoppiare a ridere Flavio mentre Michele sembrava offeso dalla cosa.
Niente lo avrebbe convinto ad andare via dall’Italia e soprattutto lontano da Flavio. Se nessuno dei suoi amici e dei suoi fratelli lo stava cercando significava semplicemente che era poco importante per loro e quindi anche se i ricordi gli fossero tornati completamente non avrebbe avuto nessuna intenzione di tornare a Los Angeles.
Cassian uscì dal supermercato nel quale era andato per fare la spesa e sorrise intenerito vedendo due ragazzi che si baciavano li davanti a tutti. Gli venne in mente subito Flavio e soprattutto una voglia matta di baciarlo e fare l’amore con lui. Non lo vedeva da poche ore e già stava impazzendo. Un capogiro lo colse di improvviso e il ragazzo fu costretto a correre verso la macchina di Flavio, che il ragazzo gli aveva prestato per quel giorno visto che non gli serviva e nonostante lui non avesse la patente italiana, e una volta sedutosi al volante chiuse gli occhi cercando di calmarsi. Era un altro ricordo, se lo sentiva.
 


-sei serio?- chiese quasi incredulo Cassian al biondo che aveva difronte e che gli stava sorridendo a sua volta.
-serissimo amore- rispose quest’ultimo con un sorriso che fece sciogliere sul posto Cassian, amava i sorrisi che il suo ragazzo gli rivolgeva ogni volta che lo guardava segno dell’amore profondo che li legava.
-sei un pazzo- continuò Cassian scuotendo la testa incredulo mentre il suo migliore amico dai tempi del liceo e attualmente anche suo ragazzo continuava a ridere per la sua reazione.
-no, posso permettermelo e lo faccio. Dai faremo l’amore in un cinema! Non sei elettrizzato dall’idea?-
-Maurice sono più preoccupato dal fatto che gli addetti del cinema sappiano quello che stiamo facendo- sussurrò Cassian sorseggiando il suo caffè freddo e distogliendo gli occhi da quelli del suo ragazzo per non fargli notare tutto l’imbarazzo che provava.
-non ti preoccupare amore. Ti farò godere così tanto che ti dimenticherai di essere in un cinema e poi potrai raccontare a tutti che hai scopato in un cinema con il tuo ragazzo, soprattutto a Marvin-
-lo sai che Marvin non ti sopporta- borbottò Cassian che anche se voleva nasconderlo era già stato convinto dalle parole di Maurice.
-non mi sopporta solo perché non gli va a genio il fatto che io ti abbia rifiutato al liceo per stare con quello che credevo fosse l’amore della mia vita. Fino alla fine capirà che mi sono sempre pentito di quello che ho fatto motivo per il quale ti ho cercato per mari e monti fino a trovarti e mettermi con te. E questo è il regalo più bello per il nostro anniversario non credi amore mio?-
-certo che si- sussurrò Cassian sporgendosi sul tavolino in modo tale da poter baciare per bene il suo ragazzo.
 


Cassian aveva riaperto gli occhi e preso a piangere. Quel ricordo, quel stramaledetto ricordo, aveva riaperto la strada a tutti i momenti passati con Maurice, tra cui anche la scopata al cinema. Erano un’infinità e se era riuscito a calcolare bene erano stati insieme per ben due anni prima del suo incidente in Italia. Molto probabilmente era ancora fidanzato con Maurice e lui nemmeno si ricordava del biondo!
Quelle lacrime lo stavano uccidendo non solo per il fatto che voleva bene a Murice e gli mancava da morire dopo essersi ricordato di lui ma anche per il fatto che amava Flavio. Amava da morire Flavio ma non poteva di certo continuare a stare con lui se sapeva perfettamente di essere fidanzato. Non poteva fare questo all’italiano e d’altro canto Flavio si sarebbe subito accorto che qualcosa non andava in lui quindi non poteva nemmeno mentirgli.
Le lacrime continuavano a scendere e Cassian si permise anche di urlare. Perché un ricordo del genere non gli era tornato prima di mettersi ufficialmente con Flavio? Avrebbe fatto meno male ad entrambi. E fu allora che Cassian si ricordò di Andrea, del ragazzo che aveva portato Flavio quasi al suicidio se solo non fosse stato per Michele. Come doveva affrontare adesso quella situazione? Come poteva dire all’uomo che amava di essere fidanzato senza spezzargli definitivamente il cuore?
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Flavio sorrise quando vide da lontano Sonia seduta ad un tavolino del bar nel quale si dovevano incontrare. Come sempre la ragazza dai lunghi e riccissimi capelli castani arrivava in anticipo. Il ragazzo quindi accelerò il passo fino a sedersi perfettamente difronte alla ragazza che appena lo vide gli sorrise e ripose il telefono che stava usando fino ad un attimo prima.
-aspettiamo qualcun altro?- chiese Flavio vedendo che al tavolo c’era una terza sedia.
-si, Laura- rispose Sonia con un sorriso che la diceva lunga.
-dimmi che le hai detto un orario diverso in modo che arrivi puntuale almeno questa volta- supplicò Flavio. Laura era una ritardatrice seriale e da quando si era sposata era diventato ancora peggio.
-arriverà in tempo non ti preoccupare-
-ne sono poco convinto- borbottò Flavio che fermò un cameriere per ordinare un caffè. Conoscendo i tempi di Laura il caffè lo avrebbe finito prima del suo arrivo.
-e invece sono qui uomo di poca fede- disse proprio Laura facendo una linguaccia a Flavio prima di sedersi al suo posto. -ciao tesoro come va?-
-tutto bene- rispose Sonia con un sorriso -grazie per essere venuta-
-ma figurati, dobbiamo coalizzarci contro questo burbero- continuò Laura indicando Flavio come se non fosse presente.
-ragazze io sono qui- fece notare il castano mentre le due ridacchiavano. -è successo qualcosa di brutto? Luigi ha fatto qualcosa di male?- chiese allora il ragazzo. Era raro che Sonia chiedesse un incontro del genere. Era successo di sicuro qualcosa.
-sto bene, e si Luigi ha fatto qualcosa ma non cattiva- iniziò Sonia dopo aver guardato negli occhi Laura che le aveva sorriso incoraggiante.
-cosa allora? Sonia mi stai facendo preoccupare-
-Luigi mi ha chiesto di sposarlo e io ho detto si- rivelò la castana quasi tremando per la reazione di Flavio. Flavio che sgranò gli occhi sorpreso per poi aprirsi in un sorriso.
-ma è fantastico! Perché avevi paura di…per Andrea vero?- arrivò da solo alla conclusione -Sonia non devi preoccuparti della mia reazione tanto da portarti appresso Laura. Sono felice per te e lo sarei stato a prescindere dal mio matrimonio che non è mai avvenuto-
-lo so ma io non sapevo come avresti reagito-
-Sonia sei mia sorella non potrei non essere felice per te e per Luigi- le fece notare Flavio.
-visto che avevo ragione- disse invece Laura sorridendo in direzione di Flavio -sapevo che non avresti fatto storia-
-io non capisco perché secondo voi avrei dovuto fare storie, davvero!-
-calmati fratellino! Era normale avere dei dubbi. Anch’io li avrei avuti se mi fossi sposata dopo quello che è successo tra te e Andrea- gli spiegò Laura.
-mamma e papà lo sanno?- chiese Flavio cercando di cambiare argomento.
-si- si ritrovò ad ammettere Sonia mentre il cameriere portava a Flavio il caffè che aveva ordinato.
-e da quando?-
-da un mese-
-e tu hai aspettato un mese per dirmi della proposta di Luigi?- chiese sconvolto Flavio.
-non sapevo come parlarti e quando ne ho parlato con Laura mi ha detto di provare a fare un aperitivo tutti e tre insieme- spiegò Sonia sentendosi leggermente in colpa per aver mentito al fratello per tutto quel tempo.
-okay, lasciamo perdere tutta questa storia per il momento. Quando vi sposate?-
-volevamo farlo a febbraio-
-febbrai dell’anno prossimo vero? Perché per questo mancano solo tre mesi- chiese per sicurezza Flavio.
-no no tesoro, si sposano tra tre mesi. Hanno già organizzato tutto devono solo decidere la data- parlò Laura al posto della sorella.
-grazie per avermi avvisato in anticipo allora. Devo prendermi le ferie e non posso se me lo dite all’ultimo minuto. Soprattutto con Loredana che si prende ferie a caso ogni mese- disse Flavio sospirando e alzando gli occhi al cielo.
-ti prometto che ti farò sapere subito la data, di certo il mio fratellino non può mancare al mio matrimonio- disse convinta Sonia con un sorriso sulle labbra.
-grazie. Laura come va con l’adozione?- chiese poi Flavio all’altra sorella che sospirò.
-non ci danno i permessi- disse tristemente quest’ultima bevendo il caffè che aveva ordinato Flavio visto che non le andava di ordinarsene un altro.
-fino alla fine ci riuscirete- sussurrò Flavio sorridendo alla sorella che lo guardò male.
-lo spero, ma questa gente non capirà mai che una famiglia è normale anche composta da due persone dello stesso sesso- disse Laura scuotendo la testa. Stava avendo problemi con l’adozione solo e soltanto perché lei e sua moglie, Giulia, erano due donne.
-non perdere le speranze Laura perché dopo dovrò combattere anch’io per l’adozione- Flavio disse quella frase senza pensarci molto prima e si accorse di quello che aveva detto solo dopo aver visto gli sguardi interrogativi delle sue sorelle.
-hai intenzione di sposarti? Dopo Andrea? Scusa se si faccio questa domanda ma prima non mi sembravi tanto convinto della cosa- disse Laura abbassando la voce di un tono.
-se arriverà qualcuno allora si. Non voglio assolutamente precludermi la possibilità di mettere su famiglia per uno stronzo- e Flavio mentre diceva quelle parole aveva in mente il volto sorridente di Cassian. Non aveva ancora detto niente alle sorelle che si era fidanzato nuovamente e non aveva nessuna intenzione di farlo fino a quando non sarebbe stato sicuro che la sua relazione con Cassian sarebbe andata avanti a lungo. Non voleva che le sue sorelle e di conseguenza i suoi genitori si facessero aspettative, non dopo quello che era successo con Andrea.
-ben detto- rise Sonia -e noi due aspetteremo con ansia quel momento per far capire al povero ragazzo che ti troverà quanto sei stupido e che deva scappare subito-
-certo come no-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Flavio chiuse la porta di casa alle sue spalle e sorridendo si diresse verso la cucina dalla quale aveva sentito dei rumori segno che Cassian era ancora li, probabilmente a sistemare la spesa. Infatti il biondo stava accovacciato difronte al frigorifero a sistemare la roba ma Flavio si accorse subito che qualcosa non andava. Il suo sguardo sembrava perso nel vuoto e soprattutto triste.
-amore tutto okay?- chiese Flavio palesando la sua presenza. Cassian si girò verso di lui e annuì finendo di riporre le cose in frigo e alzandosi. -sicuro? Hai uno sguardo strano- continuò Flavio avvicinandosi e abbracciandolo di slancio. Cassian sospirò lasciandosi leggermente andare in quell’abbraccio cercando di trovare il coraggio per spiegare tutto al suo bel castano.
-no, non va niente bene- si decise a sussurrare Cassian distaccandosi dall’abbraccio di Flavio e cercando di asciugarsi delle lacrime che erano uscite con prepotenza.
-cos’è successo? Ti hanno fermato per la patente?-
-magari fosse quello- sussurrò Cassian cercando di calmarsi -mi sono ricordato altro che preferivo non ricordare sinceramente-
-cosa? Cosa ti fa stare così male?- continuò a chiedere Flavio avvicinandosi e cercando di baciare il suo ragazzo senza però riuscirci visto che Cassian spostò il volto.
-sono fidanzato Flavio. Da due cazzo di anni, che forse nel mentre sono diventati anche tre- gridò tra le lacrime Cassian.
-eh?- Flavio si era bloccato incapace di ragionare lucidamente.
-sono fidanzato. Scusami ma non possiamo continuare questa cosa insieme, non voglio tradire oltre Maurice- sussurrò ancora Cassian guardando timoroso Flavio che sembrava congelato sul posto.
-ma se non ti hanno minimamente cercato, scusa se te lo dico ma è quasi passato un anno da quando ti abbiamo trovato- riuscì a dire Flavio dopo un bel po’.
-lo so ma potrebbe essere successo di tutto nel mentre! Potrebbe essere che non riescono a trovarmi visto che non mi ricordo il mio cognome e nessuno sa come rintracciarmi- tentò di farlo ragione Cassian -non voglio tradire oltre il mio ragazzo. Prima non ricordavo, adesso è diverso. Mi dispiace Flavio-
-fa come vuoi tanto hai già deciso. Basta che sparisci da davanti ai miei occhi visto che sono incazzato- disse di getto Flavio prima di prendere la tracolla con il camice e andarsene sbattendo furiosamente la porta.
Cassian chiuse gli occhi sentendosi male. Non gli piaceva quello che aveva fatto a Flavio ma non gli sembrava minimamente giusto mentire al castano. Castano che gli piaceva da morire ma davvero non poteva continuare in quel modo. Avrebbe ferito sia Flavio che Maurice.
Ora cosa doveva fare? Flavio aveva detto che non lo voleva più vedere, per quanto era riuscito a capire visto che il castano era davvero incazzato e non era riuscito a comprendere del tutto il suo italiano. Aveva solo un problema in quel momento.
Cassian si fece lentamente scivolare a terra restando comunque appoggiato alla parete fredda della porta del frigorifero e scoppiò nuovamente a piangere. Aveva definitivamente perso tutto quello che aveva creato con Flavio quei pochi mesi che erano stati insieme.
No, non perdonava i suoi ricordi per essere tornati così tardi. Potevano non tornargli a quel punto, lo avrebbe preferito mille volte.
E… e se poi si fosse trovato davanti Maurice mentre stava con Flavio? Be’ non sarebbe di certo stato tradimento visto che non si ricordava di avere un ragazzo ma allo stesso tempo si sarebbe creata una situazione come quella o peggiore.
Maledetto il giorno in cui quell’uomo l’aveva investito. Era colpa sua se si era completamente dimenticato la sua vita. Si aveva conosciuto Flavio che all’inizio era stata una benedizione, ma in quel momento era solo in una bruttissima situazione.
 



Michele vide arrivare un furioso Flavio da lontano. Inizialmente pensò che il ragazzo avesse litigato con le sorelle, probabilmente con Laura, visto il suo stato e soprattutto visto che il castano si doveva vedere con le sorelle quella stessa mattina prima del lavoro. Ma osservandolo meglio Michele si accorse che quella non era per niente la faccia di uno che aveva litigato con Laura, era successo qualcosa di pesante.
-ehi ehi ehi- disse Michele bloccando per la strada il suo migliore amico e ricevendo in cambio un’occhiataccia che la diceva lunga su quanto fosse incazzato. -cos’è successo?-
-Cassian è uno stronzo- rispose semplicemente Flavio entrando nel suo studio per cambiarsi visto che a casa non era riuscito a farlo.
-che è successo? Fino a ieri eravate al limite della sopportazione visto quanto eravate sdolcinati- chiese ancora Michele ricordandosi di come la sera prima si era sentito il terzo incomodo in pizzeria con quei due che si scambiavano sguardo dolci.
-è successo che lo stronzo si è ricordato di essere fidanzato da tre anni e ha bene deciso di mollarmi perché non voleva tradire “Maurice”- spiegò Flavio storpiando il nome che aveva sentito da Cassian solo poco prima.
-calmati. So che non è bella una cosa del genere ma pensa al fatto che Cassian ti ha detto immediatamente la verità. Poteva anche tenerti tutto nascosto- cercò di farlo ragionare Michele anche se iniziava ad incazzarsi anche lui. Non di nuovo! Flavio aveva completamente perso la testa per Cassian e una cosa del genere era una delle peggiori che potesse capitare.
-lo so e fa male ancora di più solo perché adesso è fermamente convinto che lo stanno cercando- sussurrò Flavio mettendosi una mano nei capelli e ravvivandoseli un po’.
-e potrebbe anche avere ragione Flavio. So che Merdaman non ti piace, non piace nemmeno a me, ma devi tenere in mente che tutto potrebbe succedere. Ora cerca di non pensarci troppo e per qualunque cosa io sono qui. Non lascerò mai il mio migliore amico da solo-
-Merdaman?- chiese quasi ridendo Flavio.
-si Merdaman. Si chiama Maurice no? Quale nome migliore se non Merdaman?- rise a sua volta Michele felice di vedere quel sorriso sulle labbra di Flavio.
-devo chiederti un favore mio caro migliore amico- disse dopo un po’ Flavio sospirando.
-tutto quello che vuoi, a parte uccidere la gente ovviamente-
-mi devi ospitare a casa tua per un po’. Non ho nessuna intenzione per il momento di tornare a casa sapendo che c’è Cassian-
-non ti preoccupare, il mio divano sarà tutto tuo-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Cassian era terribilmente preoccupato per Flavio. Dopo la loro discussione non era tornato a casa per i tre giorni consecutivi e Cassian aveva davvero paura potesse essere successo qualcosa di brutto.
Fu solo e soltanto per quel motivo che il biondo chiamò Michele. Era stato il secondo contatto che il ragazzo aveva salvato sul telefono di Flavio per le emergenze e quella era un’emergenza bella e buona.
-pronto?- chiese la voce leggermente assonata del moro dall’altro capo del telefono.
-Michele sono Cassian, scusa se ti disturbo. Tre giorni fa io e Flavio abbiamo avuto una discussione ed è da allora che non torna a casa, mi sto preoccupando- disse velocemente in italiano in modo da far capire bene al moro quello che stava dicendo.
-si, so che avete avuto una discussione. Sono il migliore amico di Flavio- disse con calma Michele sbadigliano -è da me comunque, non ti preoccupare- concluse poi capendo perfettamente l’ansia del biondo.
-okay, digli che se vuole può tornare qui a dormire io mi sono spostato nuovamente nella camera degli ospiti e farò di tutto per far finta di non esistere. Fino a quando non troverò un modo per andarmene di qui. Non voglio pesare oltre, avete fatto tanto per me e forse anche troppo- disse di getto Cassian. No, non poteva assolutamente restare li se poi Flavio era costretto ad andare a dormire a casa di Michele.
Michele guardò in direzione di Flavio che aveva ascoltato tutta la loro conversazione visto che aveva messo il vivavoce mentre entrava in cucina per fare colazione dove sapeva perfettamente era presente Flavio. Flavio lo guardò a sua volta senza dire niente e bevendo con calma il suo caffè. Era ancora arrabbiato e Michele lo capiva.
-va bene glielo dirò- sussurrò Michele vedendo che Flavio continuava a non avere la minima intenzione di parlare con il biondo.
-grazie e scusa ancora per il disturbo- concluse Cassian chiudendo immediatamente la chiamata.
Michele sospirò e guardò in direzione di Falvio.
-lo sai vero che non puoi continuare così. Capisco l’essere incazzato e non volerlo vedere ma fino alla fine dovrete chiarirvi o vuoi veramente che lui se ne vada senza che vi siate parlati un’ultima volta?- chiese il moro sedendosi anche lui, visto che fino a quel momento era rimasto in piedi, e prendendosi un biscotto dal pacco di gocciole aperto sul tavolo.
-non avverrà subito-
-e metti che abbia recuperato anche un’altra parte della memoria e che quindi possa accedere a quelli che erano i suoi soldi? Hai detto che era un professore universitario avrà parecchi soldi visto che parliamo di America. Con quei soldi potrà tranquillamente comprarsi un biglietto velocemente e andarsene. Non mi piace che le cose tra voi siano finite in questo modo-
-non è colpa mia Michele-
-ma nemmeno sua. Ti ricordo che quel poverino è stato investito da un pazzo ubriaco e ha perso la memoria. Nemmeno sapeva chi fosse Merdaman fino a tre giorni fa!- protestò Michele. Gli sembrava strano stare dalla parte di Cassian, solitamente dava sempre ragione a Flavio.
-ormai è finita Michele! Sono solo felice di non aver detto niente di lui alle mie sorelle, non voglio coinvolgerle nuovamente nel casino che è diventata la mia vita sentimentale. Soprattutto non adesso che Sonia sta per sposarsi- borbottò Flavio prendendo anche lui una gocciola.
-fidati riuscirò a farti ragionare per il momento pensa and andarti a prendere qualche vesto da casa-
-non posso-
-perché no? Le chiavi le hai-
-siamo vicino natale e Cassian non ha più tante ripetizioni da fare quindi sarà sempre a casa, non voglio incontrarlo.- spiegò il castano controllando il suo telefono dove erano apparse ben tre chiamate di Cassian negli ultimi giorni alle quali lui non aveva minimamente risposto.
-sei un bambino quando fai così. Dammi le chiavi vado io- sbuffò Michele alzando gli occhi al cielo. Flavio lo osservò per un po’ prima di passargli le chiavi anche se controvoglia. Ma Michele aveva ragione, doveva assolutamente cambiarsi.
-grazie- sussurrò Michele scollegando momentaneamente la mente per poter mangiare le sue gocciole in tranquillità prima di andare a casa di Flavio a prendere un po’ di roba.
-per favore non fare cazzate- gli chiese Flavio una volta che Michele ebbe finito la sua colazione e si apprestava ad uscire.
-e che cazzate dovrei fare? Prendo un po’ dei tuoi vestiti, vedo se Cassian è vivo e me ne vado- borbottò Michele alzando gli occhi al cielo alla frase di Flavio. In realtà voleva parlare anche un po’ con il biondo per capire bene la situazione. Flavio era incazzato quindi non aveva spiegato per bene com’era andata tutta la loro discussione e quindi voleva il punto di vista di Cassian.
-ti conosco troppo bene per non sapere che ti fermerai a parlare con Cassian. Per favore non peggiorare le cose-
-e va bene parlerò con Cassian ma solo per sapere il suo punto di vista ed essere di supporto per lui. Tu hai me ma lui qui non ha nessuno, o te lo devo ricordare io?- e così dicendo Michele uscì di casa cercando di capire perché Flavio fosse diventato improvvisamente così antipatico nei confronti di Cassian e soprattutto così ottuso da non ricordarsi le cose più importanti. Okay, lo aveva ferito ed era una cosa che non ci voleva con quello che era successo in precedenza con Andrea, ma la cosa non era colpa ne di Cassian e ne di Flavio.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Quando Cassian sentì aprirsi la porta di casa sorrise istintivamente credendo fosse Flavio, ma quando dal divano guardò in direzione della porta si sorprese nel trovare Michele.
-ehi- lo salutò il moro -scusa per l’intrusione ma a Flavio servono dei vestiti- gli spiegò il moro chiudendo la porta alle sue spalle e Cassian riconobbe immediatamente le chiavi di Flavio. Flavio quindi non aveva nessuna intenzione di vederlo o di parlargli.
-tranquillo, io sto qui immobile- sussurrò Cassian ritornando a guardare il computer, che gli aveva prestato Flavio, dove stava controllando dei testi che si era fatto scrivere dai ragazzi che seguiva.
Michele osservò per un po’ il ragazzo cercando di capire se stesse bene ma quello che vide fu solo un uomo distrutto tanto quanto lo era Flavio. A nessuno dei due piaceva quella situazione, era più che evidente.
Michele si diresse velocemente nella camera principale per prendere più roba possibile e poi ritornò in salotto dove Cassian aveva ancora lo sguardo puntato sul computer.
-come stai?- chiese Michele sedendosi sulla poltrona mentre Cassian alzava lo sguardo sorpreso da quella domanda.
-a pezzi- rispose sinceramente il biondo sciogliendo i capelli dalla coda bassa che aveva in precedenza fatto per iniziare a giocare con le lunghe ciocche.
-cosa ti ha fatto ricordare di Merd… Maurice o come si chiama lui?- chiese ancora Michele mordendosi la lingua quando si accorse che stava usando il nomignolo. Cassian lo guardò un attimo confuso prima di rispondere:
-due ragazzi fuori dal supermercato che si stavano baciando. È stato orribile perché ho chiaramente sentito il mio cuore spezzarsi in due-
-ami Flavio- concluse Michele capendo subito quello che voleva dire il biondo -ma allo stesso tempo ti senti legato a quello che era il tuo ragazzo prima di perdere la memoria-
-esatto. E fa male da morire. Non volevo ferire Flavio credimi, ma allo stesso tempo sapevo che tenergli nascosta la cosa avrebbe solo peggiorato le cose in futuro se Maurice si fosse presentato-
-per quanto Flavio possa essere incazzato, e credimi lo è parecchio, sono d’accordo con quello che hai fatto e appoggio la tua decisione. Ti ha parlato di Andrea no?- chiese Michele e Cassian annuì per confermare che sapeva tutto -io ci sono stato quando è successo e credimi se questo Maurice si fosse presentato qui e se tu non avessi detto niente nel mentre a Flavio sarebbe stato mille volte peggio-
-mi perdonerà mai?- chiese allora Cassian con le lacrime agli occhi. Flavio era stato tutto per lui in quel periodo e davvero non riusciva ad immaginare di continuare a stare lontano da lui, lontano dalle sue labbra.
-non nell’immediato. Ho il presentimento che ci vorrà davvero tanto tempo- rispose sinceramente Michele.
-allora me ne sarò già andato di qui-
-quindi vuoi davvero andartene? Tornare a Los Angeles?-
-si, Flavio mi teneva qui, oltre al fatto di non ricordare quasi niente. Adesso che lui mi odia non posso restare qui approfittando ancora una volta della vostra gentilezza- Michele sapeva da un po’ che quella sarebbe stata la risposta del ragazzo ma sentirlo dire dal diretto interessato era ancora peggio, lo rendeva definitivamente reale.
-e sai già più o meno quando?-
-i miei ricordi stanno ritornando molto velocemente da quando mi sono ricordato di Maurice quindi credo che nel giro di qualche settimana mi sarò anche ricordato i dati del mio conto e quindi potrò partire-
-ti sei ricordato altro quini?- chiese Michele facendosi più attento, c’erano state delle settimane nelle quali il biondo non si era ricordato niente e quindi era curioso.
-si, piccoli avvenimenti con poco significato come pranzi di famiglia, uscite con gli amici, lezioni al college. Piccoli avvenimenti della mia vita- spiegò il ragazzo con un’alzata di spalle.
-ti sei ricordato anche come vi siete messi insieme tu e Maurice?-
-era il mio grande amore dai tempi del liceo. Faceva parte del mio stesso gruppo di amici e io gli sono sempre morto dietro. All’ultimo anno mi ero messo l’anima in pace perché si era messo ufficialmente con un altro dei nostri amici. Ho passato tutto il college cercando di dimenticarlo ma poi durante il mio secondo anno di insegnamento me lo sono trovato davanti e abbiamo parlato un po’. Lui si era da poco lasciato con quel ragazzo ed era tornato a Los Angeles per rivedere i vecchi amici e me. Si era sempre accorto dei miei sentimenti e in quegli anni che siamo stati lontani ha capito che anche per lui ero più importante di un amico. Allora ho deciso di dargli una possibilità e dopo un mese ci siamo fidanzati- spiegò Cassian. Aveva rivissuto tutta quella vicenda in continuazione in quei giorni, cercando un qualche segno che gli facesse intuire perché fosse ritornato così tardi Maurice nei suoi ricordi ma non ci era riuscito. Era tutto perfetto.
-cazzo- disse solamente Michele. -a questo punto spero che tu riesca a ricongiungerti il prima possibile alla tua famiglia- aggiunse poi il ragazzo non sapendo davvero cos’altro dire. -però fammi il piacere di avvisarmi quando parti, sei mio amico nonostante tutto e voglio salutarti-
Cassian annuì a quelle parole e di slancio abbracciò il moro che ricambiò immediatamente quell’abbraccio inaspettato. Cassian non era mai stato un tipo tanto espansivo se non con Flavio. Quell’abbraccio significava tantissimo e Michele fu davvero felice di riceverlo.
-Cassian per qualunque cosa io sono qui, sono anche tuo amico, forse l’unico che hai in Italia e non farti problemi a chiamarmi- lo rassicurò Michele e Cassina annuì felice di quella proposta. -ora vado da Flavio, tu mangiati un gelato, si anche se siamo in inverno- e così dicendo il moro uscì di casa lasciando nuovamente solo il biondo che osservò prima il computer dove stava lavorando per poi seguire il consiglio del moro e prendersi una vaschetta di gelato dal freezer.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Un anno. Quel giorno, da quando aveva compreso da quello che gli aveva detto Flavio, era il giorno in cui era stato investito dalla macchina. Un anno dall’inizio di tutto quello e quando si era risvegliato aveva sperato di poter arrivare al Natale felice e invece si trovava da settimane in una casa completamente vuota e spoglia.
Mancava poco al natale e quella casa sembrava inabitata. Fu per quello, e anche per togliersi brutti pensieri dalla mente, che decise di prendere lo scatolone in camera di Flavio con su scritto “Natale” e iniziare ad addobbare la casa. Non aveva niente da fare e quello era il miglior modo per poter distrarsi un po’.
Ebbe però il tempo di uscire solo tutti gli addobbi dallo scatolone che un capogiro lo colse costringendolo a sdraiarsi leggermente sul divano sperando inconsciamente che fosse un altro ricordo importante. Non sopportava più stare in quel posto che gli ricordava Flavio e quanto aveva fatto male al castano.
 


-si può sapere cosa cazzo ci faceva quello qui?- ringhiò Cassian in direzione di Kian che con tutta calma si stava finendo il suo bicchiere di birra. Aveva deciso di bere la birra durante il pranzo ed essendo teoricamente ancora in servizio non poteva permettersi di berne troppa quindi aveva bevuto piccoli sorsi per volta ritrovandosi poi a doverla finire in velocità dopo la fine del pranzo.
-te l’ho detto: eravamo in servizio e visto che abita dall’altra parte della città l’ho invitato da noi- spiegò il rosso alzando gli occhi al cielo. -Hallam non ha fatto tante storie-
-perché Hallam non sa che quello ti scopa-
-oddio Cas!- borbottò Kian alzando gli occhi al cielo -io e Thibault scopiamo perché entrambi lo vogliamo. Nessuno dei due è costretto dall’altro, smettila di preoccuparti troppo per me- concluse il rosso bevendo un altro po’ della sua birra.
-si ma fino alla fine uno dei due si innamorerà e allora saranno cazzi amari! E scommetto tutto quello che vuoi che sarai proprio tu ad innamorarti, ho visto come lo guardavi oggi- spiegò Cassian che per il nervoso aveva iniziato a lavare i piatti che avevano usato durante il pranzo.
-quindi hai guardato noi per tutto il tempo- sussurrò Kian chiudendo gli occhi esasperato -e di conseguenza non ti sei accorto di niente-
-accorto di cosa? Sto tenendo sotto controllo quel coglione che fino alla fine ti spezzerà il cuore, non ho nessuna intenzione di raccogliere i tuoi pezzi Kian- spiegò ancora alterato Cassain.
-sei cecato. Stai attento e basta okay?- sussurrò invece Kian senza dare una vera risposta alla domanda che gli aveva posto il fratello. -e se proprio vuoi saperlo sono innamorato perso di Thibault da prima che iniziassimo a scopare, mi sono messo l’anima in pace da tempo e fare sesso con lui per me è stata una scelta soppesata. Ci ho pensato molto prima di farlo. Non rimarrò ferito Cassian- spiegò alla fine il rosso finendo finalmente la sua birra. -ora vado visto che Thibault mi sta aspettando in macchina, tu stai attento- e così dicendo, e senza dare tempo a Cassian di ribadire quanto fosse pericoloso l’altro poliziotto se ne uscì di casa.
Cassian sbuffò e continuò a fare i piatti visto che Maurice, che aveva mangiato con loro visto che oramai viveva più in quella casa che nella sua, era uscito per un impegno di lavoro e Hallam si era andato a riposare.
 


Cassian aprì gli occhi sbuffando. Non era successo niente di importante, solo l’ennesima litigata con Kian per colpa di Thibault come era sempre successo da quando Cassian aveva saputo della loro relazione basata sul sesso. Il biondo si chiese come stesse andando quella malsana relazione che i due avevano, e soprattutto se il suo fratellino stesse bene. Si, si era arrabbiato con il rosso ma solo e soltanto perché gli voleva davvero bene.
E poi c’era quella frase che aveva detto Kian che gli stava rimbombando in testa. Cosa significava che doveva stare attento? Ci pensò su per un bel po’ ma non riuscì a ricordare nessun particolare importante in quel giorno tanto da fargli salire un campanello d’allarme. Il ragazzo decise di non pensarci troppo, fino alla fine gli sarebbe venuto in mente proprio come gli stavano tornando i ricordi, forse aveva addirittura parlato con Kian di quella faccenda la sera stessa, e si alzò dal divano per iniziare a decorare la casa. Partì dal piccolo alberello che si trovava in precedenza infondo alla scatola e lo pose con delicatezza sul mobile bianco che sorreggeva la televisione in modo che l’alberello si trovasse alla destra della tv.
Inseguito il biondo iniziò a decorare l’alberello con le palline colorate tanto da riempirlo completamente. Soddisfatto del risultato iniziò a posizionare tutte le altre palline e ghirlande in giro per la casa cercando di ricreare un clima il più natalizio possibile.
Ci passò il resto del pomeriggio a sistemare la casa fino a crollare sul divano esausto per tutto quel lavoro. Si lo aveva aiutato a non pensare ma allo stesso tempo lo aveva sfiancato. Giusto il tempo di stendersi per bene sul divano che la lampadina del soggiorno decise di spegnersi.
-seriamente?- chiese ironicamente il biondo sbuffando. Inizialmente decise di ignorare la lampadina che si era fulminata ma poi decise che non era il caso di lasciarla così. Fu per quello che il ragazzo, dopo aver rivoltato l’intera casa in cerca di una lampadina, uscì per compare il ricambio e rientrò in casa completamente infreddolito avendo avuto la brillante idea di uscire senza cappotto nonostante il freddo pungente.
Il ragazzo accese la luce in cucina per poter avere un po’ di luce mentre cambiava la lampadina e sempre dalla cucina prese una sedia per poter raggiungere il lampadario. Era alto si, anche se Flavio lo superava di una decina di centimetri, ma non arrivava fino a lampadario.
Per fortuna Cassian si era ricordato di spegnere l’interruttore cosa che gli permise di cambiare velocemente la lampadina senza prendere la scossa.
Però mentre stava scendendo dalla sedia perse l’equilibrio e cadde all’indietro sbattendo la testa. Il ragazzo chiuse gli occhi e strinse i denti per il doloro mentre anche la sedia gli cadeva addosso essendo anch’essa sbilanciata.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Cassian si era leggermente calmato, lavare i piatti aveva aiutato il ragazzo a non pensare all’ennesimo litigio con Kian per colpa di Thibault. Davvero il biondo non riusciva a capire come mai al fratello piacesse un tizio del genere e poi cosa significava che doveva stare attento? Non lo capiva minimamente. Il ragazzo salì al piano superiore cercando di fare meno rumore possibile per non disturbare Hallam che stava dormendo ma si fermò di colpo davanti alla porta socchiusa della camera del fratello maggiore quando sentì un rumore soffuso provenire dal suo interno. Cassian guardò stranito la porta chiedendosi cosa stesse succedendo e anche se sapeva che non doveva intromettersi negli affari del fratello la curiosità ebbe la meglio e sbirciò dalla porta.
Non l’avesse mai fatto.
Capì in quel momento quello che aveva cercato di dirgli Kian e si maledisse per non essersene accorto prima. Quelli che aveva difronte erano Hallam, suo fratello maggiore, e quello che a tutti gli effetti era Maurice, il suo di ragazzo, che stavano scopando. Il suo ragazzo lo stava tradendo con suo fratello sotto i suoi occhi.
Cassian cercò di mantenere la calma e non entrare nella stanza urlando e fu allora che sentì Hallam dire:
-quando mollerai mio fratello?- sussurrò il ragazzo che era abbastanza bassa e intervallata dai gemiti.
-con calma-
-con calma? Stiamo insieme da tre mesi ormai. Mollalo e basta-
-non è così semplice Hal-
Cassian decise di non voler ascoltare oltre e silenziosamente si diresse nella sua camera prendendo il primo zaino che aveva trovato a portata di mano. Il suo ragazzo lo stava tradendo da tre mesi buoni e non con una persona qualunque ma con suo fratello! Perché Hallam non gli aveva detto niente? E perché Kian se aveva intuito tutto non lo aveva avvisato esplicitamente?
Cassian aveva iniziato a piangere silenziosamente mentre preparava lo zaino per andarsene di li fregandosene che quelle sera doveva vedersi con Mavin e che forse il suo migliore amico poteva anche aiutarlo. La cosa che più gli faceva male era il fatto che Maurice aveva anche fatto finta di andarsene di li mentre Hallam aveva usato la scusa della stanchezza per scopare in santa pace, con lui in casa per giunta! E sarebbero riusciti anche a non farsi beccare se solo avessero chiuso per bene quella dannata porta!
Una volta finito di preparare lo zaino prese la giacca e facendo attenzione a non farsi sentire da quei due stronzi se ne andò di casa. Non usò nemmeno la sua macchina ma dopo un po’ di strada a piedi trovò un taxi per accompagnarlo all’aeroporto. Aeroporto che l’aveva portato in Italia, in Italia dove aveva chiaramente visto la macchina arrivargli addosso e non si era spostato perché voleva morire.
 


Cassian aprì gli occhi rimanendo comunque bloccato a terra. Le lacrime oramai scendevano a fiumi dai suoi occhi mentre grazie a quella botta che aveva dato tutti i suoi ricordi gli stavano tornando. Vedendo quella macchina aveva deciso di morire ma il destino gli aveva riso in faccia facendolo finire in coma per poi farlo risvegliare senza memoria. E sempre il destino gli aveva messo davanti Flavio, per renderlo finalmente felice, e poi glielo aveva portato via facendogli ricordare quello stronzo di Maurice. Se solo si fosse ricordato tutto di Maurice in quel momento sarebbe stato tra le braccia di Flavio e non disteso a terra incapace di alzarsi per il dolore.
Aveva perso Flavio per una cazzata. Nessuno lo stava cercando, di certo non Hallam e Maurice che finalmente potevano stare insieme senza lui tra le scatole. Forse Kian poteva averlo cercato ma se non lo aveva trovato significava che aveva smesso subito di cercarlo. E poi c’era Marvin. Chissà cosa stava pensando di lui il suo migliore amico in quel momento. Di certo non cose buone.
Il ragazzo sospirò portandosi il braccio libero sugli occhi cercando di non pensare a niente, si svotare la mente. E ci riuscì, non seppe per quanto ma rimase in quella posizione fino a quando gli arti non gli si intorpidirono definitivamente. E sarebbe rimasto ancora in quella posizione se solo qualcuno non avesse aperto la porta.
-cosa cazzo…porca puttana Cassian!- urlò la voce di Michele e Cassian tolse a fatica il braccio dagli occhi per osservare il moro che lo stava guardando preoccupato. -stai bene? Sei intero?- chiese ancora il moro togliendogli la sedia da sopra e aiutarlo a mettersi almeno seduto.
-tranquillo, solo una cosa nel mio corpo è spezzata- sussurrò Cassian osservando il suo braccio destro che gli faceva male solo a muoverlo.
-da qua- borbottò Michele osservando quel braccio -ti porto in ospedale-
-no!- protestò il biondo. Si ricordava a memoria i turni di Flavio e sapeva che il ragazzo fosse in ospedale in quel momento. No, non aveva nessuna intenzione di vedere Flavio quel giorno, non dopo quello che aveva ricordato.
-Cassian potresti esserti rotto il braccio, dobbiamo controllare- cercò di farlo ragionare Michele -hai colpito la testa? Perché se si potrebbe essere in corso un’emorragia interna e non è buona- continuò il moro mentre Cassian si stava sforzando per capire alcune delle parole che stava dicendo Michele.
-si, ma sto bene-
-sto bene un corno. Io ti porto in ospedale di corsa- aggiunse Michele tirando su il biondo e trascinandolo quasi di forza fuori dall’appartamento. -si può sapere cosa stavi facendo su una sedia?-
-la lampadina si era fulminata- borbottò Cassian assecondando alla fine il moro capendo che avendo a che fare con un medico non avrebbe avuto vita semplice.
-e tu hai deciso di aggiustarla da solo con una sedia. Hai qualche vuoto di memoria?- continuò a chiedere Michele mentre i due raggiungevano la macchina del ragazzo. Il suo intento era quello di tener vigile il biondo in modo da non aggravare possibili problemi.
-magari- sussurrò Cassian con le lacrime che premevano nuovamente per uscire, ma Cassian si impose di non farlo. Non fu bravo però a nasconderlo a Michele che lo osservò attentamente.
-Cassian cos’è successo?-
-il colpo alla testa mi ha fatto ricordare tutto Michele. So tutto della mia fottuta e stupida vita- scoppiò definitivamente il biondo. -io l’avevo vista quella cazzo di macchina, eccome se l’avevo vista- continuò il biondo mentre Michele cercava di stare calmo alla guida nonostante stesse correndo per arrivare velocemente all’ospedale. -e io ho deciso di farmi mettere sotto. Volevo morire Michele, ma il destino mi ha riso in faccia- Cassian rise -non aveva ancora finito di farmi sentire uno schifo-
-ora calmati. Parliamo con calma in ospedale, possibilmente insieme a Flavio- Cassian si spense a quelle parole.
-no, Flavio no-
-perché no? Guarda che…-
-perché gli ho rovinato la vita ecco perché!- urlò Cassian mentre Michele parcheggiava al posto a lui riservato -ho rovinato tutto quello che avevamo di bello solo perché mi ero ricordato di quello stronzo di Maurice ma non tutto di Maurice. Io sono qui perché sono scappato dallo stronzo che era il mio ex- finì di sfogarsi il biondo chiudendo gli occhi.
-cosa cazzo hai detto? Che ti ha fatto quello stronzo?- al suono di quella voce Cassian sgranò gli occhi girandosi verso il finestrino e vide Flavio a braccia incrociate che lo guardava infuriato.
-niente- sussurrò Cassian mordendosi il labbro.
-niente un cazzo. Che ci fai qui? Che è successo?-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Cassian non aveva risposto subito e Michele aveva velocemente spiegato al suo migliore amico che andando a prendere il vestito elegante da casa sua aveva trovato Cassian steso a terra e che erano li per controllare le sue condizioni quindi avevano velocemente portato dentro il biondo. Biondo che in quel momento stava aspettando nello studio di Flavio le radiografie che gli avevano fatto alla testa mentre il suo braccio destro era stato ingessato visto che come aveva detto Michele era rotto.
-a parte il braccio non ci sono problemi- annunciò Flavio entrando nel suo studio con le lastre seguito a ruota da Michele che chiuse la porta alle sue spalle.
-ora puoi spiegarmi quello che hai urlato? Hai ripreso tutti i ricordi vero?- chiese il castano sedendosi difronte a Cassian che stava facendo di tutto per non guardarlo.
-anche se fosse non importa, me ne andrò presto e tu mi odi- sussurrò il biondo mentre la sua voce tremava.
-io voglio sapere tutto di te, te l’ho detto dal primo giorno amore mio- a quelle ultime due parole Cassian alzò la testa di scatto inchiodando i suoi occhi dorati in quelli verdi di Flavio.
-eh?-
-nonostante tutto ti amo Cassian, nonostante abbia provato ad odiarti dopo quello che è successo. Quindi amore mio per favore dimmi cosa sta succedendo- concluse Flavio mentre Michele sorrideva in direzione del suo migliore amico.
-la botta mi ha fatto recuperare la memoria, ho ricordato tutto- disse con calma Cassian prendendo un respiro profondo e iniziando a spiegare con calma tutto quello che era successo un anno prima portandolo ad arrivare in Italia.
Flavio e Michele lo ascoltarono attentamente e la rabbia di entrambi crebbe a dismisura nei confronti di Maurice e Hallam.
-avevo ragione io a chiamarlo Merdaman- sputò fuori Michele a fine racconto mentre Flavio si era alzato ed era andato ad accovacciarsi difronte a Cassian.
-mi perdoni?- chiese il castano.
-sei tu che devi perdonare me non il contrario-
-oddio non iniziate tutti e due. Baciatevi e basta che vi morite dietro da quando vi siete visti- disse Michele ricevendo un’occhiataccia da parte di entrambi. Il moro rise e poi se ne andò lasciando finalmente soli i due ragazzi.
-fra un’oretta finisce il mio turno, ti va di aspettare così torniamo a casa insieme?- chiese Flavio prendendo la mano libera dal gesso di Cassian, Cassian che annuì tra le lacrime. -ti amo- sussurrò Flavio baciando finalmente dopo settimane quelle labbra che gli erano mancate da morire. Stare senza era stato come vivere senza respiro.
-i love you- sussurrò invece Cassian lasciandosi abbracciare dal castano.
-ti prometto che sarò più paziente le prossime volte. Tu volevi solo proteggermi e io mi sono incazzato. Ma adesso entrambi sappiamo come stanno realmente le cose e voglio ricominciare tutto se tu vuoi ovviamente-
-Flavio io non mi muovo dall’Italia. Non ci torno manco morto in America- disse convintissimo il biondo -sono tutto tuo- aggiunse alla fine Cassian sorridendo in direzione di quello che poteva nuovamente e definitivamente chiamare il suo ragazzo.
Flavio annuì a quelle parole felice che tutta quella brutta situazione che si era venuta a creare si era risolta. Certo se non fosse sceso a controllare se Michele stesse arrivando visto che ci stava mettendo troppo tempo non avrebbe mai sentito la conversazione dei due e quindi capito che fosse successo qualcosa di importate a Cassian.
Il medico tornò al suo posto e con lo sguardo attento di Cassian su di se iniziò a visionare le lastre di altri pazienti ricoverati. E così passò l’ultima ora del turno del castano che appena vide Loredana arrivare da lontano fece cenno a Cassian che dovevano andarsene, Flavio nemmeno diede il tempo a Loredana di salutarlo che lui e il suo ragazzo si trovavano già sulla BMW diretti verso casa.
-hai le chiavi? Perché Michele mi ha trascinato fuori di corsa senza darmi il tempo di prendere le chiavi- si ricordò Cassian temendo di rimanere chiuso fuori casa. Flavio però gli sorrise e gli fece vedere le sue chiavi.
-me le sono fatte ridare- spiegò al biondo che annuì -sono felice di aver mandato Michele a prendermi il vestito. Se non lo avessi costretto tu adesso staresti ancora a terra- aggiunse poi con una nota di preoccupazione nella voce.
-vestito?- chiese invece Cassian.
-si, il primario darà una festa domani a pranzo e ha invitato tutti i medici e dobbiamo vestirci eleganti. Ho provato con i vestiti di Michele ma è molto più basso di me e non mi stanno- spiegò il castano.
-dimmi che non devo venire con te- disse preoccupato Cassian.
-no, tranquillo- sussurrò Flavio -però ho intenzione di portarti con me al matrimonio di mia sorella, se tu vuoi ovviamente- Flavio fece quella proposta su due piedi senza pensarci oltre. Voleva Cassian al matrimonio di Sonia per presentarlo alla famiglia, superato lo scoglio di Maurice non c’era più niente che li avrebbe divisi, almeno era quello che pensava Flavio.
-tua sorella? E quando?- chiese sorpreso Cassian. Si ricordava che Flavio gli aveva accennato di avere due sorelle ma non si ricordava di un matrimonio imminente.
-a febbraio, la data non la so ancora-
-va bene, se per te non ci sono problemi- disse allora Cassian che era spaventato da quella proposta ma allo stesso tempo felice. Flavio gli voleva far conoscere la sua famiglia e ciò significava che era una cosa seria quello che avevano.
-non te lo avrei mai chiesto altrimenti-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


-ma…lo hai fatto tu?- chiese Flavio sorpreso non appena mise piede in casa, una casa piena di decorazioni natalizie che non c’erano quando lui se ne era andato.
-si, stavo cercando qualcosa per non pensare- rispose Cassian entrando anche lui in casa e toccandosi il braccio ingessato ancora a disagio con quel coso addosso.
-mi piace, la lampadina che si è fulminata dov’è?- chiese poi Flavio togliendosi il cappotto e buttandolo sulla poltrona. Cassian alzò le spalle, quando era caduto gli era caduta anche la lampadina e quindi non sapeva dove fosse finita. Non ci misero comunque molto a trovarla visto che si era andata a mettere sotto la poltrona e Flavio la tolse velocemente da terra per impedire a qualcuno di farsi male camminandoci sopra.
-cosa vuoi per cena?- chiese il castana osservando il frigorifero ma non trovando niente che lo ispirasse.
-tu?- chiese invece Cassian -per me basta che non sia complicato da mangiare- continuò il biondo indicando il suo gesso che gli impediva di usare proprio il braccio destro.
-pizza? Sono troppo stanco per cucinare e non mi va niente di quello che c’è in frigo- propose allora Flavio richiudendo l’elettrodomestico e andando in soggiorno per prendere il telefono che aveva lasciato nella sua giacca.
-certo- sussurrò Cassian che si buttò di peso sul divano senza guardare e si ritrovò a gemere di dolore perché non aveva calcolato bene gli spazi ed era finito a sbattere la testa al muro.
-stai bene?- chiese preoccupato Flavio e Cassian annuì. -maledizione stai attento a quella povera testa, non ti voglio più avere come paziente altrimenti mi fai spaventare- il castano lasciò un bacio sulla testa di Cassian dopo essersi seduto al suo fianco per poi guardare il telefono per finire di ordinare le pizze.
Cassian guardò verso il tavolino e notando il computer di Flavio e decise di prenderlo e controllare il suo conto in America. Si era ricordato tutto le password e voleva controllare il tutto, sperando che ne Hallam e ne Kian avessero preso qualcosa anche se lo riteneva impossibile visto che era l’unico a poter accedere al suo account.
Fu veloce a controllare e sospirò di sollievo quando vide che erano presenti tutti i soldi che si ricordava, e anche parte dello stipendio che gli doveva arrivare. Il ragazzo controllò anche se i movimenti del suo conto poteva essere tracciati e sorrise quando vide che solo chi era in possesso delle credenziali poteva farlo e quindi solo lui. Non ci pensò un minuto in più prima di ordinarsi un computer.
-cosa fai?- chiese curioso Flavio che aveva notato solo in quel momento che il ragazzo aveva comprato qualcosa.
-mi sono preso un computer, non possiamo continuare a condividere questo visto che entrambi ci lavoriamo. Te l’ho detto che ho ricordato tutto e di conseguenza anche il mio conto. Anzi devo ridarti un bel po’ di soldi-
-col cazzo. Non ti azzardare-
-ma…-
-niente ma. Lascia stare okay? L’ho fatto per aiutarti e prendere i tuoi soldi significherebbe solo perdere soldi per pagare le transazioni visto che viviamo insieme. Lascia perdere okay-?- Cassian non sembrava tanto convinto delle parole di Flavio ma lasciò stare come gli aveva detto il suo ragazzo.
-però un regalo per natale te lo faccio lo stesso- borbottò Cassian che aveva avuto quell’idea solo osservando l’alberello che aveva addobbato quel pomeriggio e chiedendosi cosa potesse regalargli.
-no…-
-si- disse convinto Cassian. Anche se Flavio avesse continuato a dirgli di no lui lo avrebbe fatto comunque. -anche perché sono sicuro che anche tu vuoi farmi un regalo- Flavio non protestò oltre perché il biondo ci aveva preso in pieno.
-domanda: se usi il tuo conto non potrebbero rintracciarti velocemente?-
-solo i posso vedere gli spostamenti sul mio conto quindi no, nemmeno Kian che è un poliziotto può- spiegò Cassian con un sorriso sulle labbra per poi sospirare -le uniche persone che mi mancheranno saranno Marvin e Kian ma non ho nessuna intenzione di tornare in America e trovarmi difronte quello stronzo di Hallam o peggio difronte a Merdaman-
-oddio anche tu con quel soprannome adesso?- rise Flavio al nomignolo che aveva affibbiato Michele a Maurice.
-se lo merita tutto- disse semplicemente Cassian facendo per spegnere il computer ma Flavio lo bloccò.
-guardiamo un film- spiegò Flavio prendendo il computer dalle mani di Cassian per cercare un film decente da guardare mentre si mangiavano le pizze. La ricerca di Flavio venne interrotta dal suono del campanello, segno che erano arrivate le pizze, e il castano scese a prendere la cena mentre Cassian usciva due birre dal frigorifero come ormai erano soliti fare quando si prendevano le pizze: per lui una rossa e per Flavio una bionda.
-ci hanno regalato le patatine- disse Flavio una volta rientrato in casa facendo vedere al fidanzato il pacchetto quadrangolare che conteneva una maxi porzione di patatine frette e Cassian di certo non era triste di quella sorpresa.
I due ragazzi sistemarono tutto sul tavolino di cristallo per poi decidere insieme il film e collegare il computer alla televisione e passare una serata tranquilla che Cassian sperava fosse solo la prima di tante altre come quella.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Flavio sospirò nervosamente prima di suonare il campanello di quella che era stata casa sua per anni prima che decidesse di comprarsi un appartamento tutto per lui. Era stato invitato a pranzo dai genitori quella domenica di fine gennaio solo e soltanto perché Sonia aveva deciso di spiegare i dettagli del suo matrimonio quel giorno.
Cassian quel giorno non era con lui e non perché le cose fra loro fossero andate male, anzi le cose erano anche meglio di quanti i due si fossero anche immaginati. Il ragazzo non era li con lui visto che i genitori di Flavio non sapevano che il ragazzo avesse una relazione e quindi avevano invitato solo il figlio e Cassian aveva ribadito al suo ragazzo che non aveva nessuna intenzione di presentarsi a sorpresa a casa dei genitori di Flavio.
Quindi il castano era li da solo e con la consapevolezza che doveva rivelare alla sua famiglia che era fidanzato visto che voleva andare al matrimonio della sorella insieme a Cassia.
-ma guarda chi c’è- ad aprirgli la porta fu Laura che sorrise al fratello facendolo entrare in casa.
-sono l’ultimo?- chiese confuso Flavio. Solitamente Laura e Giulia arrivavano sempre dopo di lui e non prima.
-si ma non sei in ritardo. Mamma ha pensato che non servisse il tuo aiuto in cucina quindi ti ha detto un altro orario- spiegò la ragazza mentre lei e il fratello si dirigevano verso la sala da pranzo dove erano presenti Luigi e Silvio.
-ciao Luigi, ciao papà- disse Flavio ai due uomini palesando la sua presenza nella sala.
-Flavio finalmente ti fai vivo- disse Silvio correndo ad abbracciare il figlio. Non si vedevano da tanto tempo e complice era il fatto che Flavio aveva mentito ai genitori dicendo che avrebbe lavorato anche a Natale e Capodanno e quindi non poteva passarlo con loro quando invece non era vero e aveva passato le festività insieme a Cassian.
-il lavoro mi ha tenuto impegnato. Dove sono mamma e le ragazze?- chiese il castano dopo aver salutato anche il futuro cognato.
-in cucina a parlottare- rispose Silvio e Flavio annuì dirigendosi verso la sala indicata dall’uomo per andare a salutare il resto della sua famiglia.
-Flavio- disse Giulia notandolo per prima e correndo ad abbracciare il cognato. Flavio non fece storie e abbracciò la castana che non vedeva da tantissimo. Era assurdo come da quando era arrivato Cassian aveva passato pochissimo tempo in compagnia del resto della sua famiglia, non perché non volesse sia chiaro. Il lavoro gli aveva lasciato davvero poco tempo libero in quel periodo e il ragazzo lo aveva passato con Cassian.
-ma guarda un po’ chi si vede- disse Ester osservando il figlio con il volto che trasudava preoccupazione -se non ti avesse sentito quasi ogni giorno per telefono avrei pensato fossi morto- continuò la donna per poi stritolare Flavio che sospirò.
-sono molto impegnato, tutto qui- rispose il castano.
-almeno mangi? Ti vedo un po’ sciupato- continuò la donna girando intorno al figlio che alzò gli occhi al cielo.
-ho preso due chili altro che sciupato- borbottò Flavio alzando gli occhi al cielo. Sua madre lo vedeva magro nonostante stesse riprendendo peso dopo quello che era successo con Andrea.
-oggi ti faccio mangiare per bene e mi sono anche assicurata che al matrimonio di tua sorella ci sia un buonissimo catering- disse convinta la donna sventolando il mestolo con il quale fino a poco prima dell’ingresso di Flavio nella cucina stava girando la bolognese.
-a proposito del matrimonio- disse Flavio approfittandosene dell’uscita della madre -quando sarà? Mi avete detto che era nelle prime settimane ma non quando e io dovrei avvisare a lavoro- Sonia si mise una mano sulla fronte.
-cazzo mi sono dimenticata di avvisarti. Credevo di averlo fatto- borbottò la riccia sentendosi in colpa. Flavio era proprio quello che doveva avvisare per primo e se ne era completamente dimenticata. -è il cinque- concluse poi mentre Flavio sgranava gli occhi.
-scusate faccio una chiamata a lavoro- e così dicendo si allontanò per avvisare che si sarebbe preso le ferie il 5 e il 6 avvisando comunque che in caso di necessità potevano chiamarlo e lui sarebbe arrivato.
-mi dispiace- disse Sonia appena vide tornare Flavio in cucina. -credevo davvero di averi avvisato- continuò la ragazza e Flavio le sorrise.
-non fa niente, almeno avevo avvisato che non ci sarei stato quindi erano preparati. Però se proprio vuoi sdebitarti ti chiederei di aggiungere un posto al ricevimento-
-Michele è già invitato- gli fece notare la ragazza non pensando minimamente che il fratello potesse essere nuovamente fidanzato, come del resto tutti i presenti.
-no, non è Michele l’altra persona che ti sto chiedendo di aggiungere- sussurrò Flavio con un leggero sorrisetto che fece sgranare gli occhi a Giulia e Sonia. Ester era troppo occupata con il cibo che non aveva seguito attentamente tutta la conversazione.
-cosa stai insinuando Flavio?- chiese cauta Sonia.
-che vorrei venire al tuo matrimonio con il mio ragazzo e che quindi mi servirebbe un posto in più- spiegò direttamente il castano. Ormai la bomba era stata sganciata e non poteva tirarsi indietro.
-cosa?- Ester aveva drizzato le orecchie alla parola ragazzo -ti sei fidanzato? E quando?- continuò la donna alzando la voce tanto da far affacciare in cucina anche una curiosissima Laura.
-da qualche mese- spiegò Flavio-
-e perché non l’hai portato qui oggi? Se me lo avessi detto avrei cucinato per più persone- continuò Ester puntando il mestolo come arma verso Flavio.
-mamma hai cucinato per venti persone, anche se si fosse presentato senza preavviso avrebbe trovato da mangiare- disse Laura incrociando le braccia al petto e lanciando un’occhiataccia al fratello -quando ci siamo visti al bar eri già fidanzato?-
-diciamo di si- rispose Flavio. Si, quel giorno si erano lasciati ma stavano comunque insieme lui e Cassian e poi si erano lasciati non perché non si amassero.
-e perché non ci hai detto niente?- fu la domanda questa volta di Sonia.
-perché non era ancora una cosa seria. Lo è diventata dopo. E comunque è stato lui a rifiutare di venire qui con me oggi. Ha detto che non gli sembrava giusto presentarsi a sorpresa a casa degli altri-
-vuoi dirci che dovremmo aspettare il mio matrimonio per conoscerlo?- chiese Sonia guardando il fratello scocciata dalla cosa.
-si, non ve lo presento prima fatevene una ragione-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


-io vado, sei sicuro di voler andare da solo?- chiese Flavio mentre guardava sbuffando il telefono che era bombardato di messaggi da quella mattina presto.
-si, non ti preoccupare tanto mi raggiungi subito- rispose Cassian baciando il suo ragazzo sulle labbra. -tu vai così vedi cosa cazzo vogliono velocemente così arrivi in tempo per la cerimonia. Tua sorella ti ammazza altrimenti- concluse il biondo aggiustando la giacca elegante del fidanzato.
-hai capito dove si trova la chiesa?- chiese ancora Flavio preoccupato per Cassian.
-si, non ti preoccupare okay? Ci vediamo in chiesa- e così dicendo Cassian buttò fuori di casa Flavio sospirando. Era da quella mattina che Flavio riceveva messaggi dai suoi colleghi per un problema che era sorto e il castano aveva temporeggiato un po’ troppo per i gusti del biondo.
Cassian si sistemò per la millesima volta la coda alta che si era fatto per legare i lunghi capelli biondi e successivamente si mise la giacca prendendo il cellulare e le chiavi di casa uscendo anche lui da casa. Flavio gli aveva consigliato di prendere il taxi per arrivare alla chiesa ma Cassian ignorò il consiglio del suo fidanzato ed essendo abbastanza in anticipo decise di farsi una passeggiata. Il tempo non era tanto brutto nonostante fossero a febbraio e una passeggiata ci stava tutta.
Riconobbe quasi subito la chiesa per via della tanta gente presente fuori e anche per tutte le decorazioni floreali che la addobbavano. Il biondo decise di non aspettare Flavio all’esterno e quindi entrò nell’edificio accorgendosi di aver fatto la scelta giusta visto che le panche era già quasi del tutto piene. Cassian osservò attentamente tutti i posti fino a quando non trovò una panca che aveva abbastanza spazio per altre due persone, anche se tre ci stavano tutte, e ci si sedette aspettando Flavio e nel mentre guardandosi intorno per cercare di individuare i vari parenti del suo ragazzo.
Lo sposo era già arrivato e si stava guardando intorno nervosamente mentre le persone al suo fianco gli stavano dicendo qualcosa.
Cassian iniziava a sentirsi leggermente a disagio li, non conosceva nessuno e Michele che era invitato al matrimonio non sarebbe arrivato se non alla cerimonia visto che aveva fatto il turno di notte e si era preso la mattina per riposare un po’. Cassian stava pregando che arrivasse Flavio perché davvero non sopportava tutta quella tenzione e girava la testa quasi ogni secondo. Fu solo dopo venti minuti buoni che il biondo intravide il suo ragazzo entrare nella chiesa mentre parlottava con due ragazze castane. Cassian fece cenno a Flavio che lo vide subito e accelerò il passo e stava per sedersi sulla panca quando una delle due ragazze che erano entrate con lui lo precedette e si sedette affianco a Cassian trascinando al suo fianco l’altra ragazza.
-Laura mi stavo sedendo io- protestò Flavio che lanciò un’occhiataccia preoccupata in direzione di Cassian. Non gli piaceva essere separato dal suo ragazzo.
-andiamo Fla. Qui c’è posto per due, tu siediti da un’altra parte- disse la ragazza al fianco di Cassian che doveva essere Laura, la sorella maggiore di Flavio e Cassian osservandola bene notò le somiglianze con il suo ragazzo.
-ma…-cercò di protestare Flavio ma non ci riuscì visto che l’organo che aveva preso a suonare annunciava l’imminente ingresso della sposa. Flavio sbuffò arrendendosi al volere della sorella e si sedette da solo due panche più avanti.
Cassian osservò bene l’altra sorella del fidanzato mentre attraversava la navata nel suo bellissimo abito avorio a stile impero, accompagnata da quello che doveva essere il padre, e Cassian dovette ammettere che i tre fratelli erano davvero simili e non solo nei colori ma anche nella fisionomia del viso. Vero, Sonia e Laura si assomigliavano di più tra di loro, ma la parentela con Flavio si notava.
Cassian seguì la cerimonia non evitando di guardare troppo in direzione di Flavio e mai gli era sembrato tanto lungo un matrimonio come in quel momento, una volta riunito con Flavio ovviamente sarebbe passato tutto più velocemente anche se si trattava solo di un pranzo e quindi sarebbe finito prestissimo.
Finita la cerimonia Cassian vide tutti alzarsi e iniziare ad uscire dalla chiesa senza aspettare gli sposi e li seguì abbastanza confuso fino ad uscire all’esterno e vedere tutti in agitazione mentre si passavano di contenitori conici il cui contenuto non riusciva a vedere da li.
-tieni questo, io torno subito- gli disse Flavio affiancandolo velocemente e dandogli uno di quei coni per poi andarsene senza dargli altre spiegazioni. Cassian allora ne approfittò per vedere il contenuto e si sorprese nel trovare del riso. Cosa cavolo ci doveva fare con quello?
La risposta alla sua domanda arrivò quando gli sposi uscirono dalla chiesa vennero completamente sommersi dal riso che la gente stava lanciando. Cassian si sentì un po’ in colpa visto che immaginava fosse davvero fastidioso avere del riso buttato addosso ma di certo non poteva essere l’unico a non farlo.
Si chiese dove fosse finto Flavio e lo vide proprio poco dopo insieme a Lura buttare un intero scatolo di riso addosso ai due poveri sposi che li guardarono male mentre i due ridevano per quello che avevano fatto.
Cassian scosse la testa per niente d’accordo con quello che il suo ragazzo aveva fatto ma di certo non poteva tornare indietro per avvisare i due poveri neosposi.
Il biondo non ebbe il tempo di andare verso gli sposi per congratularsi con loro e quindi presentarsi che Flavio lo trascinò quasi correndo verso la sua macchina.
-ma che stai facendo?- chiese confuso Cassian -non mi devi presentare alla tua famiglia? E poi non è maleducato andarsene così?-
-te li presento in sala, adesso Sonia mi vuole morto quindi meglio scappare- gli rispose Flavio sorridendogli.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


-sei uno stronzo- disse Cassian scuotendo la testa mentre guardava il paesaggio cambiare. Erano da poco partiti per andare alla sala dove si sarebbe svolto il ricevimento.
-perché scusa? È stata mia sorella a prendermi il posto accanto a te- rispose Flavio non staccando gli occhi dalla strada.
-non stavo parlando di quello. Mi riferivo al fatto che hai buttato una scatola intera di riso su tua sorella. Il riso è fastidioso e si intrufola ovunque- spiegò il biondo controllando il telefono per vedere che ore fossero a visto che aveva leggermente fame.
-ma è tradizione! E poi abbiamo fatto lo stesso quando Laura si è sposata e volevano farlo anche al mio di matrimonio- continuò Flavio per discolparsi con il suo fidanzato.
-ricordami di non accettare una tua proposta di matrimonio allora, non ho nessuna intenzione di finire ricoperto di riso- annunciò scherzando Cassian e con le sue parole fece ridere anche Flavio.
-saprò il perché di un rifiuto allora- continuò il castano. Nessuno dei due ragazzi però aveva preso seriamente quelle parole consci che molto probabilmente non sarebbero mai arrivati a sposarsi.
-comunque tutto bene a lavoro? È successo qualcosa di grave?- chiese appena si furono placate le risate Cassian guardando con meraviglia la campagna che si stagliava intorno a loro. Non aveva mai visto paesaggi del genere ed era davvero felice di essere in Italia.
-solo Loredana che non trovava delle lastre quando le avevo detto venti volte minimo dove le avevo messe il giorno prima- borbottò Flavio -davvero la gente dovrebbe ascoltare di più quando uno parla. Siamo arrivati- e con l’ultima frase Cassian guardò l’enorme edificio davanti a se sgranando gli occhi. Erano indubbiamente in piena campagna e forse era proprio quello a rendere quell’edificio semicircolare ancora più bello.
-wow- si lasciò sfuggire il biondo mentre Flavio sorrideva per la reazione del suo fidanzato.
-non avete niente del genere in America?- chiese il castano uscendo dalla macchina seguito a ruota da Cassian che si accorse subito della presenza di poche macchine.
-non così grandi e soprattutto non in mezzo al verde- rispose Cassian seguendo con calma Flavio che si stava incamminando verso l’entrata -come mai poche macchine?-
-staranno arrivando. Noi ce ne siamo andati subito quindi è normale che siamo arrivati prima- gli rispose il castano per poi rivolgersi a uno dei camerieri che si trovavano all’ingresso. -i tavoli hanno i nomi?- chiese e il cameriere annuì.
-venite come me così vi indico il vostro- disse l’uomo andando verso la sala mentre Cassian studiava attentamente ogni più piccolo particolare della sala. E i suoi occhi si sgranarono ancora di più quando vide l’enorme sala circolare piena di tavoli, o meglio i tavoli a loro volta circolari erano disposti tutto intorno le mura che erano composte da ampie vetrate che permettevano sia di guardare il panorama che di uscire all’esterno dove Cassian intravide due piscine.
-cognome?- chiese l’uomo una volta arrivati all’ingresso della sala circolare e prendendo i fogli con la lista degli invitati.
-Bertolli, Flavio- specificò il castano.
-è il primo tavolo a destra degli sposi- rispose il cameriere indicando il tavolo ai due che ringraziarono e si incamminarono verso il tavolo indicato dall’uomo.
Una volta arrivati Flavio notò che era stato messo un cartoncino con tutti i nomi e sbuffò.
-fantastico stiamo tutti vicini- borbottò.
-con chi?- chiese invece Cassian che non aveva notato il suo nome ma solo un +1 affianco al nome di Flavio segno che il suo ragazzo non aveva nemmeno detto il suo nome alla famiglia.
-i miei genitori, mia sorella con sua moglie e Michele. Finirà male- spiegò Flavio poggiando le chiavi della macchina e il cellulare momentaneamente su una delle sedie presenti iniziando a guardarsi intorno. Cassian invece iniziava ad avvertire caldo e quindi si tolse la giacca blu poggiandola sullo schienale di una delle sedie.
-questa mattina non avevi il gilet- notò Flavio osservando il suo bellissimo ragazzo attentamente.
-me lo sono messo mentre parlavi al telefono. Non mi vedevo bene con solo la camicia. Ho preso uno dei tuoi spero non ti dispiaccia- e fu allora che Flavio si accorse che il gilet era uno dei suoi, non ci aveva fatto minimamente caso.
-tranquillo, ti sta bene-
-grazie-
-Flavio ingrato di un fratello- la voce di Laura si sentì per tutta la sala e sia Flavio che Cassian si girarono in direzione della ragazza che era appena entrata in sala in compagnia della moglie e stava andando dritta verso il castano -come ti permetti di lasciarmi da sola a sorbire la sfuriata di Sonia?- chiese ancora arrabbiata la donna mettendosi perfettamente davanti a Flavio che nonostante Laura avesse i tacchi, e anche alti, era dieci centimetri più alto.
-scusa, pensavo fossi scappata anche tu- si scusò Flavio.
-e scappata dove con questi cosi?- chiese la castana indicando i suoi tacchi e solo dopo guardò al fianco del fratello notando Cassian e sgranando gli occhi. -è lui il tuo ragazzo? Ora capisco perché volevi sederti li, potevi dirlo sai?- poi scosse la testa e si rivolse verso Cassian con un sorriso radioso. -piacere io sono Laura. Come fai a stare con questo coglione?- chiese ridendo la donna porgendo la mano a Cassian che la strinse subito.
-piacere mio, sono Cassian. Per quanto riguarda Flavio ci sopportiamo a vicenda-
-Cassian? Nome particolare- disse Laura mentre Giulia si presentava a Cassian.
-non sono italiano- rispose ai suoi dubbi il biondo facendo sgranare gli occhi a Laura.
-ah. Non si direbbe sai? Parli davvero bene l’italiano- spiegò la donna sempre più curiosa di capire come quei due si fossero incontrati.
-ho avuto un buon insegnante- disse Cassian guardando in direzione di Flavio che alzò gli occhi al cielo.
-sei tu che impari velocemente, non è merito mio- borbottò quest’ultimo. Altre discussioni però vennero interrotte per l’arrivo degli sposi in sala e con loro il resto degli invitati.
Cassian in quel momento si preparò psicologicamente a conoscere i genitori di Flavio e l’altra sorella, l’ansia però non era poca.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


-devi presentarmi a tua sorella- sussurrò Cassian nell’orecchio di Flavio mentre Sonia entrava con Luigi nella sala accolti dall’applauso degli ospiti.
-no, quella mi ammazza-
-di certo non ci vado da solo e visto che sono il tuo ragazzo mi devi accompagnare- continuò sempre sussurrando Cassian e osservando con convinzione Flavio che si trovò a sospirare e dover ammettere che il suo fidanzato non aveva tutti i torti. Era stato lui ad invitarlo al matrimonio e lui doveva fare le presentazioni.
-credo che non andremo nell’immediato- sussurrò dopo un po’ Flavio notando i suoi genitori che si stavano avvicinando al loro tavolo e anche Cassian li vide.
-ma quindi controlleremo i bambini- disse scherzando Silvio una volta che fu abbastanza a portata d’orecchio.
-non siamo bambini papà-gli rispose Laura mettendo le mani sui fianchi e sbuffando.
-come vuoi tesoro- disse ancora l’uomo sorridendo alla figlia mentre Flavio si avvicinava di più ai genitori seguito a ruota da Cassian.
-mamma papà- iniziò il castano attirando l’attenzione dei suoi genitori. -vi presento Cassian, il mio mio ragazzo-
-piacere- disse Cassian quasi a bassa voce per l’ansia. Non si era mai sentito così anche perché nessuno dei suoi precedenti ragazzi lo avevano presentato ai genitori. Nemmeno Maurice nonostante i tre anni che erano stati insieme e quello all’epoca doveva già essere un campanello d’allarme ma non ci aveva badato molto.
-finalmente ti conosciamo caro, anche se sinceramente abbiamo scoperto di te da poco- disse la donna stringendo la mano del biondo con forza e sorridendogli -sei un po’ sciupato, mangi abbastanza?- chiese poi la donna mentre Cassian stringeva la mano anche a Silvio.
-certo mamma- rispose per lui Flavio -sei tu che vedi tutti sciupati- continuò il figlio mettendo un braccio sulle spalle di Cassian.
-la mia era una domanda legittima tesoro. Comunque Cassian domenica prossima sei invitato da noi a pranzo così ci conosciamo meglio- continuò la donna.
-così puoi farci mangiare come dei maiali?- chiese ridendo Flavio scuotendo la testa ma comunque felice visto che i suoi non avevano ancora detto niente di strano al suo ragazzo.
-mi farebbe piacere- disse invece Cassian ignorando completamente il suo fidanzato. Flavio gli aveva detto più volte quanto fosse brava la madre in cucina e voleva assaggiare altra cucina italiana.
-ottimo allora- disse la donna tutta felice -anche voi siete invitate ovviamente- continuò Ester rivolgendosi alla figlia e Giulia che annuirono, ormai per loro era prassi andare a pranzo da Ester e Silvio ogni domenica.
-chi sta al tavolo con noi? Sono sette le sedie- chiese Giulia guardando attentamente il loro tavolo.
-Michele se non sbaglio- disse Flavio per poi controllare e notare che si, Michele era con loro al tavolo.
Come richiamato da quel discorso Michele si avvicinò a loro nel suo completo beige che stonava del tutto con la sua carnagione troppo olivastra e i suoi capelli scurissimi.
-buongiorno a tutti- disse salutando i sei che aveva difronte.
-Michele da quanto tempo- disse Ester abbracciando il ragazzo che con tutti gli anni che era stato il migliore amico di Flavio era entrato ufficialmente a far parte della famiglia.
-davvero troppo Ester- continuò il ragazzo per poi salutare tutti gli altri tranne Cassian e Flavio. -a voi non saluto tanto ci siamo visti due giorni fa- disse il ragazzo facendo sorridere Cassian che era felice di averlo li. Un altro volto conosciuto ci voleva a quel matrimonio altrimenti non sarebbe sopravvissuto.
-quindi tu lo sapevi?- chiese Laura quasi sconvolta.
-di Cassian?- chiese Michele -certo! Vedo Flavio a lavoro quasi tutti i giorni e usciamo ogni tanto insieme quindi si lo sapevo- rispose sinceramente il moro.
-a lui l’hai detto e a me no?- chiese ancora Laura incrociando le braccia al petto -ingrato di un fratello-
-oddio Laura. La cosa è diventata seria da poco e ti conosco troppo bene per sapere che se ti avessi detto qualcosa avresti messo manifesti ovunque- si difese Flavio. Se solo avesse parlato alle sorelle di Cassian si sarebbe ritrovato con una chiamata della madre il giorno dopo se non il giorno stesso che chiedeva informazioni su quello che aveva sentito.
Per fortuna Laura non ebbe più modo di continuare il discorso perché furono tutti chiamati all’esterno per le foto. Cassian pregava che si sbrigassero visto che la sua fame iniziava ad aumentare ma non andò come sperava e solo dopo un’ora e mezza si sedettero tutti quanti al proprio tavolo con Cassian in mezzo a Flavio e Michele.
-hai fame?- gli chiese Michele dopo aver riposto il telefono sul tavolo iniziando a guardarsi in giro per la sala sperando di avvistare qualche cameriere.
-un po’, ma solo perché abbiamo fatto colazione presto questa mattina- rispose Cassian sorridendo in direzione di Sonia che era passata di li vicino per andare verso uno dei tavoli più lontani. Il biondo aveva avuto l’opportunità di conoscere l’altra sorella del fidanzato e il suo marito poco prima di fare le foto insieme e subito aveva adorato quella ragazza. Michele sogghignò per la risposta che aveva ricevuto dal biondo.
-credimi, dopo oggi non vorrai vedere cibo per un bel po’ di giorni- gli sussurrò il moro ricevendo un’occhiata interrogativa da parte di Cassian mentre i camerieri iniziarono a posare i piatti davanti ai vari commensali. Cassian spostò il suo sguardo verso il piatto pieno di prelibatezze e si chiese ancora il perché delle parole di Michele, quello che aveva nel piatto non sembrava troppo cibo.
Non l’avesse mai pensato. Bastò finire quel piatto che si ritrovò un cameriere al suo fianco che rienpì nuovamente il piatto. Cassian non fece complimenti e mangiò ancora quello che aveva nel piatto chiedendosi come mai Flavio avesse rifiutato il bis.
-mangia mangia- gli sussurrò Flavio quando si accorse dello sguardo del biondo su di se -poi ti trascino in pista-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Come Flavio gli aveva promesso appena iniziarono i balli di gruppo lo trascinò al centro della sala dove si trovavano la maggior parte degli invitati che si stavano dilettando a ballare. Cassian dopo un primo momento di imbarazzo si divertì tantissimo a ballare insieme a Flavio e Laura che si era unita a loro poco dopo.
Restarono in pista fino a quando non avvisarono che sarebbe arrivato il primo dei tre primi e Cassian si fermò di colpo a quelle parole credendo di aver capito male.
-ha detto primo dei tre primi?- chiese conferma al suo ragazzo mentre tornavano al tavolo. Flavio gli sorrise.
-Michele ti aveva avvertito. Ci sono ancora tre primi, tre secondi, i dolci e poi stasera la torta- spiegò il castano mentre Cassian sgranava gli occhi.
-stasera? Ma è ora di pranzo!-
-credimi amore mio arriveremo a questa sera con il dolce. E a mezzanotte dovrebbe esserci anche la spaghettata anche se dubito che faremo in tempo con la torta-
Cassian era sempre più sconvolto mentre si sedevano al tavolo.
-perché non mi hai spiegato come funzionano i matrimoni italiani?- chiese allora Cassian sconvolto. Aveva ragione Michele nel dire che non avrebbe avuto voglia di mangiare per i prossimi giorni.
-perché in America come sono?- chiese Laura curiosa avendo sentito quella frase come il resto delle persone a quel tavolo e Ester a sentir nominare l’America sgranò gli occhi. Aveva pensato che il nome del ragazzo fosse particolare ma non che fosse straniero visto il suo ottimo italiano.
-be’ essendo di Los Angeles i matrimoni si festeggiano principalmente in spiaggia e per quanto riguarda il catering be’ a volte ci sono due torte ma non così tanto cibo e di certo non durano così tanto- rispose Cassian alla domanda ricordando quei pochi matrimoni ai quali era stato.
-cazzo bella Los Angeles- disse Michele che non aveva mai realizzato fino a quel momento dove vivesse Cassian.
-bella da visitare ma non da viverci. Troppo caotica- lo corresse Cassian.
-posso chiederti come mai ti sei trasferito? Dall’America è un bel viaggio- chiese Laura che non voleva risultare indiscreta ma era davvero curiosa.
-mi sono trovato qui per caso. Volevo andarmene da li e ho preso il primo volo disponibile- disse semplicemente il biondo. Quello non era ne il momento e ne il luogo adatto per parlare di quello che era realmente successo.
-quindi diciamo che è stato il caso a scegliere per te- disse Giulia e Cassian annuì.
-e cosa fai di bello? Come lavoro intendo- chiese ancora Laura sempre più curiosa. Per come parlava bene il biondo doveva essere in Italia da un bel po’ e quindi aver trovato un lavoro.
-per il momento do lezioni di recupero di inglese private visto che sono qui da soli sei mesi e non ho avuto tempo di cercarmi un lavoro a tempo pieno- rispose sinceramente il biondo.
-sei mesi? E parli così bene italiano?- chiese sorpresa Ester. Quel ragazzo era una vera sorpresa.
-è un pazzo credetemi. Un giorno si è messo in testa di imparare l’italiano e il giorno dopo sapeva già porti le domande basilari- borbottò Michele.
-non è vero- protestò Cassian -guarda che a te ancora non ti capisco a volte-
-ma quello perché parla in dialetto quindi è anche normale. Comunque ha aiutata il fatto che viviamo insieme quindi ogni giorno parliamo in italiano- spiegò Flavio e rivelando in quel modo anche che convivevano, cosa che non aveva ancora detto ai suoi familiari.
-nonostante ciò non tutti imparano così velocemente e bene l’italiano- disse Laura facendo un sorriso in direzione del fratello. Non si era aspettata minimamente che i due convivessero ma ne era felice. Non gli piaceva minimamente sapere suo fratello da solo quando non era a lavoro.
-da quanto tempo?- chiese invece Ester curiosa.
-da prima che ci fidanzassimo. Avevo bisogno di un posto dove stare per un po’ e Flavio mi ha ospitato, alla fine ci siamo innamorati- rivelò il biondo leggermente a disagio.
-te l’avevo detto che ti serviva una camera per gli ospiti- disse Ester rivolta al figlio e puntandogli la forchetta contro mentre Flavio alzava gli occhi al cielo.
-si, grazie mamma-
-e spero che la casa non sia rimasta apatica come sempre- continuò la donna -sembra un ospedale quel luogo- brontolò poi.
-a me piace così- protestò ancora Flavio sbuffando.
-be’ un po’ di colore in più non sarebbe male- disse invece Cassian mentre Ester annuiva alle sue parole.
-ben detto tesoro, non vi costa davvero niente ridipingere le pareti e mettere qualche cosa che dia vita all’ambiente-
-si va bene mamma, ci penseremo- borbottò Flavio per poi concentrarsi completamente sul suo piatto di pasta mentre sua madre tartassava di domande Cassian sulla casa e soprattutto voleva sapere se Flavio fosse rimasto ancora disordinato come al solito. Cassian rispose all’inizio con un po’ di imbarazzo ma poi la conversazione con Ester divenne piacevole e quasi naturale.
Il resto del matrimonio lo passarono alternando le varie portate con balli di gruppo e solo dopo il dolce il dj mise una musica lenta sulla quale ballarono la maggior parte delle coppie, compresi Flavio e Cassian anche se quest’ultimo era stato costretto dal suo ragazzo visto che si riteneva incapace. I due dondolarono sulla pista per tutto il tempo della canzone e una volta finita uscirono all’aperto mentre l’attenzione di tutti era rivolta agli sposi.
-come ti è sembrata la mia famiglia?- chiese Flavio al biondo mentre passeggiavano tra le due piscine nonostante il freddo invernale.
-fantastica. Sono molto espansivi e all’inizio mi sono spaventato ma si vede quanto tengono a te- rispose Cassian guardando il cielo -vorrei che anche la mia fosse un minimo così- aggiunse poi pensando soprattutto a Kian che aveva lasciato un anno prima.
-sono stato fortunato. Non tante famiglie accettano che i propri figli siano diciamo diversi dagli altri- sussurrò Flavio ricordandosi tutta la paura che aveva avuto prima di fare coming out con i genitori.
-prima tu o Laura?- chiese invece Cassian curioso.
-io, e non sapevo nemmeno che a Laura piacessero le donne. L’ho scoperto solo perché una sera mamma mi ha chiesto se stessi uscendo con qualche bel ragazzo e lei capendo che avevo fatto coming out ha sganciato la bomba-
-quanti anni avevate?-
-io quindici e lei diciotto-
-ragazzi non per disturbarvi ma sta arrivando la torta- Michele li aveva raggiunti con una sigaretta in bocca, segno che era uscito per fumare e anche per avvisarli.
-grazie, arriviamo-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


-tra i due dovrei essere io quello più agitato lo sai vero?- disse Cassian al suo ragazzo mentre entrami erano in macchina diretti verso la casa dei genitori di Flavio. Era domenica e i due avendo accettato l’invito al pranzo il giorno del matrimonio di Sonia quindi gli toccava andare.
-scusa, è che ho paura si siano fatti aspettative troppo alte- sussurrò Flavio continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
-e che aspettative si sarebbero fatti scusa?- chiese invece Cassian non capendo le preoccupazioni del suo ragazzo -abbiamo spiegato come stanno più o meno le cose al matrimonio quindi non capisco davvero cosa ti preoccupi- continuò poi il biondo sistemandosi meglio la lunga treccia visto che l’aveva involontariamente incastrata tra lui e lo schienale e si era leggermente disfatta.
-il fatto che conviviamo. Io e Andrea siamo stati insieme nella stessa casa solo due mesi, noi bel sei-
-questo non c’entra niente Flavio. Sono due situazioni completamente diverse e i tuoi lo sanno. Non sanno il vero motivo del perché abbiamo iniziato a convivere ma lo scopriranno oggi-
-ne vuoi parlare? Davvero?- chiese Flavio parcheggiando la macchina e voltandosi verso il suo ragazzo preoccupato.
-certo che si. Non voglio mentire ai tuoi genitori, il matrimonio non era il momento adatto per parlare del mio coma ma adesso possiamo farlo- lo rassicurò Cassian prima di baciarlo sulle labbra per farlo tranquillizzare. In parte il biondo capiva la paura che stava provando Flavio, dopo lo schifo che era successo con Andrea non voleva che la sua famiglia rimanesse nuovamente delusa ma Cassian era intenzionato a non farsi scappare il suo bell’italiano. Le litigate c’erano ma riuscivano sempre a risolvere la situazione parlandosi una volta calmati e soprattutto non in due lingue diverse.
Flavio sorrise a quel bacio e decise di approfondirlo tirandosi contro Cassian anche se con molta difficoltà visto che il biondo aveva ancora la cintura allacciata.
-amore dobbiamo andare- sussurrò Cassian sulle labbra di Flavio anche se era poco convinto della cosa.
-non voglio, torniamocene a casa-
-siamo già qui- disse Cassian riuscendo a trovare la forza di volontà per staccarsi da Flavio -andiamo- e così dicendo il biondo uscì dalla macchina seguito poco dopa da Flavio che gli fece strada fino all’appartamento dei suoi.
Ad aprire la porta fu Laura che appena notò i due si fiondò ad abbracciare Cassian che ricambiò abbastanza sorpreso da tutto quell’affetto.
-e a me?- chiese Flavio quando la sorella si staccò dal suo ragazzo e li fece entrare in casa.
-non te lo meriti- rispose la sorella per poi entrare in soggiorno e urlare -sono arrivati- tutto ciò solo per far sbucare fuori dalla cucina Ester e Sonia.
-ragazzi finalmente- disse Sonia andando a salutare i due con due baci sulla guancia.
-allora sorellona com’è essere sposata?- chiese Flavio sorridendo alla castana che guardò in direzione di Luigi che la guardò a sua volta.
-non è cambiato niente rispetto a prima- rispose sinceramente la ragazza -diciamo che siamo apposto a livello legale ora- continuò con un’alzata di spalle ma comunque felicissima di essere legata a suo marito.
-ora vogliamo i marmocchi da viziare- rise Flavio mentre Sonia alzava gli occhi al cielo.
-non iniziare pure tu e dai tempo al tempo. Facci vivere la nostra vita matrimoniale prima di far arrivare dei demonietti-
-invece di parlare sedetevi a tavola che è pronto- disse Ester zittendo tutti che seguirono il consiglio della donna sedendosi a tavola mentre lei distribuiva i piatti impedendo a chiunque di aiutarla.
-allora Cassian di cosa ti occupi? Immagino che te l’abbiano già fatta questa domanda- chiese Luigi dando inizio alla conversazione con il biondo.
-per il momento do lezioni di recupero di inglese ma spero di poter insegnare. Sto già vedendo cosa mi serve per poterlo fare- rivelò il biondo che era arrivato a quella conclusione nei giorni precedenti. Dare lezioni ogni tanto non gli bastava più e gli mancava davvero tanto insegnare quindi si era messo a cercare come poteva farlo in Italia.
-mi sa che dipende anche da dove vuoi insegnare- disse Giulia.
-immagino, ma essendo stato professore universitario in America spero mi convalidino qualcosa così da poter fare pochi concorsi- spiegò Cassian anche se non ci sperava molto, il sistema scolastico era diverso li in Italia.
-eri professore universitario? E di cosa?- chiese Silvio sorpreso.
-insegnavo letteratura, precisamente il periodo Shakespeariano. Ho preso il posto del mio professore dopo che è andato in pensione-
-wow, ma se posso chiedere come mai te ne sei andato? Non che non ti voglia qui sia chiaro. Flavio sorride come un ebete quando ci sei tu nei paraggi- rise Sonia mentre Flavio le faceva la linguaccia per quell’affermazione e il resto della famiglia al tavolo rideva.
-mio fratello se la faceva con il mio ex a mia insaputa e quando l’ho scoperto ho deciso di andarmene da li. Venire in Italia è stato solo un caso- rispose sinceramente Cassian, non voleva mentire alla Famiglia di Flavio. -adesso sono molto meno stressato e anche più felice- continuò per alleggerire la tensione che si era venuta a creare in quel tavolo dopo le sue parole, parole che erano vere: stava davvero meglio li insieme a Flavio.
-e come vi siete conosciuti tu e Flavio? Scusate se ci impicciamo ma siamo curiosi- disse Laura dando voce alla domanda che tutti in quel tavolo si stavano ponendo.
-in ospedale- risposero in coro i due ma fu Cassian ad aggiungere i dettagli.
-appena arrivato in Italia era notte fonda e una macchina mi ha preso in pieno facendomi finire in coma. Mi sono svegliato dopo otto mesi senza ricordarmi niente e la prima persona che ho visto è stato Flavio- Cassian guardò il suo ragazzo negli occhi -mi ha aiutato tantissimo anche a recuperare la memoria e mi sono innamorato di lui-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Flavio guardava la parete del soggiorno poco convinto. Alla fine dopo le pressioni di sua madre lui e Cassian avevano iniziato a ridipingere casa utilizzando colori più accesi del semplice bianco o grigio. La loro camera da letto era diventata blu notte, il bagno sui toni dell’azzurro e la cucina gialla. Solo la camera degli ospiti era rimasta del suo colore naturale e Flavio aveva espressamente detto che non voleva ridipingerla visto che non la utilizzavano mai. Il salotto era stata l’ultima stanza che avevano deciso di dipingere e Flavio non era per niente convinto del colore, non perché non gli piacesse il verde mela che Cassian aveva scelto ma perché era troppo accesso per i suoi gusti.
-wow, mi piace molto- disse Cassian rientrando in soggiorno e osservando il muro per metà ripitturato.
-è troppo acceso- disse invece Flavio dando voce ai suoi dubbi.
-adesso dici così perché non sei abituato ma fidati che ti piacerà- Cassian baciò il suo ragazzo sulle labbra e prese il rullo che stava usando fino o poco prima.
-chi era al telefono?- chiese Flavio una volta che Cassian si fu rimesso a lavora per finire il soggiorno. Il loro intento era quello di finirlo entro la sera e quindi farlo asciugare per tutta la notte.
-tua madre, andiamo a cena da loro sabato- disse Cassian con tranquillità mentre Flavio assottigliava gli occhi.
-e perché ha chiamato te e non me?-
-perché sa perfettamente che tu avresti trovato una scusa per non andare e non dirmi che non è vero visto che è quello che hai fatto per tutto lo scorso mese- lo minacciò Cassian puntandogli contro il rullo ancora sporco di colore.
-e va bene. Ma lo sai che il sabato lo voglio per noi quando non lavoro- borbottò il castano scuotendo la testa arresosi al fatto che la madre adorasse il suo ragazzo più di lui.
-adesso non fare il melodrammatico. Abbiamo tutti i giorni che vuoi per stare insieme visto che viviamo nella stessa casa da dieci mesi- gli fece notare Cassian baciandolo sulle labbra.
Flavio grugnì in risposta ma non continuò a protestare ritornando a concentrarsi sulla parete che dovevano finire.
Ci misero tutto il pomeriggio ma almeno riuscirono a completare la parete in giornata. Mancava solo dare una seconda passata il giorno dopo, cosa che avrebbe fatto Cassian da solo visto che Flavio sarebbe andato a lavoro, e la casa era finita.
-ordino le pizze- disse Cassian una volta riposto il rullo al suo posto e preso il suo telefono.
-non hai proprio voglia di cucinare vero?- gli chiese Flavio ridendo che era comunque d’accordo con il biondo per la pizza. Nemmeno lui se la sentiva di cucinare dopo tutto il lavoro.
-senti chi parla. E poi lo sai che amo il cibo italiano- continuò il biondo finendo di ordinare le solite pizze con le solite patatine. Oramai era diventata un’abitudine prendere la pizza dalla stessa pizzeria dalla quale l’avevano presa la prima volta che avevano cenato insieme. Si, avevano provato altre pizzerie soprattutto insieme a Michele ma quando dovevano ordinare da casa quella era la loro prima e unica scelta.
-ti stavo prendendo in giro- Flavio arrivò alle spalle di Cassian e lo strinse a se sussurrandogli quelle parole nell’orecchio.
-smettila di fare il carino e soprattutto togli le tue manacce verdi da me, mi sporchi la maglia- disse Cassian cercando di uscire controvoglia dall’abbraccio de suo ragazzo ma notando che oramai la sua maglia era già stata sporcata di verde, così come i suoi pantaloni.
-eri già sporco- disse invece Flavio per poi prendere e sporcare volontariamente la faccia del biondo ricevendo un ringhio da parte sua.
-smettila di farmi diventare verde. Mi hai anche sporcato i capelli e questa roba non se ne viene facilmente- protestò Cassian trovandosi completamente sporco di vernice per poi osservare il suo ragazzo e notare come lui avesse solo le mani sporche di verde. -maledetto- aveva tanta voglia di sporcarlo ma la vernice era troppo lontana da lui e l’avrebbe raggiunta solo superando Flavio, Flavio che lo avrebbe ricoperto ancora di più di verde.
-dai è divertente- disse tra le risate Flavio.
-divertente per te! Vado a farmi una doccia e tu vedi di prendere le pizze se arrivano- il biondo fece per andare verso il bagno ma si bloccò girandosi verso il castano -portami anche i vestiti puliti altrimenti è inutile- e allora si chiuse in bagno.
Flavio scosse la testa continuando a ridere ma comunque andò in cucina per lavarsi le mani e fare quello che gli aveva chiesto Cassian. Prese uno dei cassetti un pantalone di tuta, una maglia larga che in realtà era una delle sue vecchie e un paio di boxer per poi posare il tutto sul lavello del bagno.
Cassian non si accorse del suo arrivo solo per via dello scrosciare dell’acqua e a Flavio venne la malsana idea di intrufolarsi in doccia con il suo ragazzo, ma non lo fece uno perché doveva aspettare il fattorino delle pizze e due perché aveva finalmente il tempo per organizzare il tutto senza incuriosire troppo Cassian.
Stava finalmente per prendere la scatolina di velluto che aveva nascosto sotto il cassetto nel quale teneva i camici di ricambio per lavoro ma non riuscì nel suo intento visto che suonarono il campanello.
Il castano sbuffò e portandosi le chiavi appresso scese fino al portone per ritirare le pizze e risalire velocemente. Posizionò le cose sul tavolo a caso e corse nuovamente in camera prendendo finalmente quella stramaledette scatolina e infilandosela in tasca per poi andare a sistemare la roba.
Nemmeno il tempo di entrare in cucina che Cassian uscì dal bagno.
-ehi, hai i capelli bagnati- gli disse Flavio appena lo vide arrivare -fino alla fine ti farà male la cervicale-
-le pizze sono calde- gli fece notare invece Cassian sedendosi e prendendo la sua porzione di patatine iniziandole a sgranocchiare -e poi sei tu quello che mi ha sporcato quindi sarò colpa tua se mi farà male il collo domani-
Flavio rise e scosse la testa continuando comunque ad osservare il suo ragazzo indeciso se chiederglielo in quel momento o dopo. Voleva farlo una volta finite le pizze ma non riuscì a trattenersi oltre e sospirò pesantemente attirando l’attenzione di Cassian.
-tutto bene?- chiese allora il biondo preoccupato.
-si, voglio farti una domanda ma rispondimi sinceramente okay?- prese coraggio Flavio mentre Cassian lo guardava ancora più preoccupato.
Flavio cacciò fuori dalla tasca il cofanetto aprendolo e rivelando l’anello di oro bianco semplice mentre Cassian sgranava gli occhi capendo quello che stava per chiedergli il suo ragazzo.
-vuoi spo…-
-cazzo si- non lo fece nemmeno finire il biondo alzandosi dal tavolo e buttandosi addosso al suo ragazzo con le lacrime agli occhi per quella proposta. Flavio sorrise stringendo a se quello che sarebbe diventato il suo futuro marito e divertito dal fatto che non gli avesse fatto finire nemmeno la frase.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Mai Cassian si sarebbe aspettato l’arrivo di quel giorno, almeno non così presto. Nonostante le cose tra lui e Flavio erano sempre andate benissimo il biondo non aveva mai e poi mai sperato che l’italiano gli chiedesse di sposarlo. Dopo quello che era successo con Andrea Cassian immaginava che Flavio non si sentisse pronto per fare nuovamente quel passo, e invece lo aveva fatto.
E adesso era li, il giorno del suo matrimonio a cercare di trovare il coraggio per uscire di casa e dirigersi verso il comune. Flavio non era con lui solo perché Ester aveva insistito con il fatto che i futuri sposi non dovevano vedersi il giorno prima delle nozze e quindi Flavio aveva dormito dai genitori. Cassian aveva una voglia matta di chiamare il castano ma si stava trattenendo dal farlo continuando a guardarsi allo specchio.
Cassian fece un respiro profondo per trovare coraggio e dopo essersi sistemato per l’ennesima volta la giacca e controllato che i suoi lunghi capelli stessero ben intrecciati sulla sua testa uscì di casa componendo velocemente il numero del servizio taxi. Flavio gli aveva intimato di prenderlo e non andare a piedi visto che era tornato e non aveva voglia di sentirsi dire parole e anche per il fatto che mancava solo un quarto d’ora all’appuntamento e a piedi il comune distava una mezz’oretta.
Il taxi arrivò per fortuna dopo due minuti e Cassian poté calmarsi finalmente. Almeno per i primi cinque minuti di viaggio. Purtroppo per lui il taxi si fermò e dopo tre minuti rimasti fermi il biondo si spazientì.
-cos’è successo?- chiese Cassian al tassista preoccupato. Non aveva nessuna intenzione di arrivare in ritardo al suo matrimonio. Da quando Flavio gli aveva fatto la proposta aveva sognato quel giorno nei tre mesi successivi. Si, ci avevano messo solo tre mesi ad organizzare il tutto e questo sia perché volevano sposarsi il prima possibile ma anche grazie al fatto che la sala si era liberata per una disdetta due mesi prima.
-un incidente. Ha preso tutta la carreggiata e c’è molta file. Ci vorrà molto quindi se avete fretta questo è il momento peggiore- Cassian annuì e guardò davanti a se cercando di capire cosa fare. No, non poteva aspettare visto che la situazione non si stava risolvendo velocemente.
-tenete, io devo andare- disse il biondo pagando il tassista con trenta euro, più per il disturbo che per la tratta in se, e correndo fuori dalla macchina e continuò a correre anche dopo essere uscito visto che era in tremendo ritardo. Decise di chiamare Michele per avvisarlo di quello che stava succedendo. Era sicuro Cassian che se non fosse arrivato in tempo Flavio avrebbe iniziato a farsi mille film mentali uno più brutto dell’altro e di certo non voleva far vivere un brutto momento al suo ragazzo, non dopo quello che era successo già una volta con Andrea.
-ehi tutto bene?- gli rispose Michele quasi preoccupato da quella chiamata.
-si, c’è stato un incidente per strada e il taxi era bloccato. Sto arrivando a piedi non far preoccupare Flavio okay?- disse con il fiatone il biondo maledicendo il semaforo che in quel preciso momento aveva deciso di diventare rosso.
-dimmi dove sei e ti vango a prendere- gli disse invece Michele che si stava già incamminando verso l’uscita del comune attento a non farsi sentire e vedere da tutti gli altri che erano arrivati per assistere allo scambio di promesse.
-ma sei scemo? Ti ho detto che c’è stato un incidente, se vieni con la macchina finisci bloccato anche tu. Arrivo non ti preoccupare. Cerca di non far andare in crisi Flavio- e così dicendo Cassian chiuse la chiamata mentre Michele sospirava.
-ehi tutto bene?- gli chiese Flavio avvicinandosi al suo migliore amico ma comunque lanciando un’occhiata all’orologio. Dov’era finito Cassian? Michele notò quello sguardo e sospirò ringraziando mentalmente la provvidenza di Cassian nell’avvisarlo di quello che era successo.
-il tuo futuro marito sta arrivando a piedi. C’è stato un incidente e il suo taxi era bloccato nella coda e mi ha chiamato per avvisarti-disse sinceramente il moro vendendo il suo migliore amico rilassarsi leggermente.
-e perché non ha chiamato me?-
-per non farti preoccupare? Non lo so sinceramente. Dovremmo solamente aspettare solo un po’ di più quindi stai calmo e non pensare a niente- Michele mise le mani sulle spalle di Flavio sorridendogli. Era felice che il suo migliore amico stava per sposarsi e con una persona fantastica come Cassian. Se lo meritava tutto.
-Cassian ha pensato ad Andrea e ti ha avvisato vero?- chiese Flavio conoscendo già la risposta. Amava da morire Cassian e ancora di più quando si preoccupava così tanto per lui sapendo quello che era successo in passato.
-la sai la risposta Fla. Tuo marito è fantastico e io spero di trovare qualcuno come lui un giorno-
-ce la farai Michele- e dopo aver detto quelle parole tornò verso i genitori per avvisarli di quello che era successo e quindi del ritardo di Cassian.
Cassian arrivò un quarto d’ora dopo completamente sudato e con ciocche di capelli che gli finivano davanti agli occhi. Quando i due ragazzi incrociarono i loro sguardi e subito Cassian non ci pensò due volte prima di correre verso Flavio e finirgli addosso. Solo per poco Flavio riuscì a tenere in equilibrio sia lui che il biondo.
-stai bene?- gli sussurrò dopo un lunghissimo bacio Flavio.
-adesso si- sussurrò a sua volta Cassian finalmente felice di essere nelle sue braccia.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


-siamo sposati- stava sussurrando da cinque minuti Cassian guardando quasi con faccia ebete l’anello che aveva all’anulare sinistro accanto a quello che gli aveva regalato tre mesi prima quando gli aveva fatto la proposta.
-si amore, siamo sposati- gli disse ridendo Flavio nonostante non potesse guardare il marito visto che stava guidando verso la sala per la loro cerimonia. Era la stessa che avevano usato Sonia e Luigi, i due se ne erano innamorati di quella sala e non avevano avuto dubbi quando dovevano scegliere.
-adesso sono Cassian Bertolli- disse ancora tutto felice Cassian.
-qui non si usa molto prendere il nome del marito ma se a te fa piacere io non ti dico di no- disse Flavio. Qualcosa si era mosso dentro di lui quando Cassian aveva detto il suo cognome.
-diciamo che mi posso considerare il matito di Bertolli- disse allora Cassian -scusa ancora per il ritardo-
-ma stai scherzando? Non è stata colpa tua e poi hai anche avvisato Michele quindi non hai niente di cui scusarti credimi- Cassian annuì a quelle parole e continuò a guardare la fede.
-mi dispiace solo che Kian non sia qui- sussurrò dopo un po’ il biondo chiudendo gli occhi e pensando al fratello.
-ti avevo già detto che potevi invitarlo- sussurrò Flavio.
-lo so ma non potevo. Non quando sto evitando Hallam come la peste. Non posso dire a Kian dove sono sperando che non gli scappi qualcosa con Hallam. Sono fratelli dopotutto- disse Cassian iniziando a giocare con la fede rigirandosela sul dito. Aveva preso quel vizio quando ancora aveva l’anello di fidanzamento e il farlo con la fede era sembrato quasi naturale.
-sono convinto che fino alla fine almeno con Kian dovrai parlare, o con Marvin! È il tuo migliore amico credo che voglia sapere se stai bene oppure no-
-lo so ma Marvin non sa tenere i segreti, Hallam e Kian lo saprebbero dopo due secondi. Per quanto io voglia parlare con Marvin non posso- sussurrò alla fine Cassian posando il suo sguardo sul marito. -ora basta pensare cose tristi, pensiamo al fatto che ci ingozzeremo come dei maiali pronti al macello-
-non dire così- rise Flavio -balleremo e smaltiremo tutto. E poi siamo gli sposi quindici muoveremo tantissimo- gli fece notare poi il castano. Quello era il giorno più bello della sua vita e se solo un anno prima qualcuno gli avesse detto che quel biondo misterioso che era arrivato in ospedale in condizioni pessime e in coma sarebbe diventato suo marito non ci avrebbe creduto. E invece eccoli li, sposati da qualche minuto ma come se stessero insieme da più di un anno.
-siamo arrivati. Pronto a mille foto?- chiese Flavio togliendosi la cintura e uscendo dalla macchina seguito dal marito che si sentiva strano solo per il fatto di essere tornato in quel posto dopo sette mesi.
-se ti dico di no ce ne andiamo a casa?- chiese Cassian quasi speranzoso.
-torniamo a casa domani, adesso godiamoci la nostra festa- e così dicendo Flavio prese per mano Cassian e lo condusse all’interno della sala dive erano già presenti tutti gli invitati. Il tempo prese a passare velocemente tra le congratulazioni di tutti i parenti di Flavio, visto che Cassian non aveva nessuno in Italia, e foto.
Cassian non ebbe nemmeno il tempo di arrivare in sala dopo le foto che vennero serviti antipasti. Antipasti che Cassian mangiò a metà per andare a fare il giro dei tavoli e salutare tutti i presenti. Una volta riseduti potettero finire di mangiare gli antipasti ma poco dopo il dj li chiamò in pista. Il resto della giornata fu una corsa tra il mangiare e il stare in pista con i mille brindisi da parte di Laura e Michele che si erano praticamente messi s’accordo per far ubriacare tutti. solo Flavio non bevve troppo, solo per il fatto che doveva essere lui a guidare fino a casa.
Quando arrivò il taglio della torta con il brindisi finale Cassian quasi non ci credeva. Era stanco morto, la cosa era dovuta anche al fatto che aveva corso come un matto per arrivare al comune, e non vedeva davvero l’ora di poter tornare a casa e rimanere a dormire tra le braccia di Flavio. Flavio che si era preso una meritata settimana di riposo da lavoro per poter stare al suo fianco dopo il matrimonio. E lui, be’ era stato preso in una scuola media ma avrebbe iniziato solo a fine settembre quindi poteva continuare a rilassarsi con suo marito per quanto voleva.
-tutto bene?- gli chiese Flavio avvicinandosi con due piatti nei quali c’erano due fette di torta.
-sono solo stanco- gli spiegò Cassian prendendo volentieri la torta che era davvero buona.
-è quasi finita amore- gli disse Flavio anche lui che non vedeva l’ora di poter tornare a casa a riposarsi ma dovevano ancora consegnare le bomboniere e aspettare che tutti gli invitati se ne fossero andati per poter avere un po’ di tempo per loro.
Per la fortuna di entrambi dovettero resistere solo un’altra ora e mezza per i saluti finali e dopo di essa i due erano in macchina diretti verso il loro appartamento. Quando per via del semaforo rosso Flavio fermava la macchina non mancava mai di lanciare uno sguardo a suo marito tanto silenzioso visto che si era addormentato troppo stanco sul sedile. Gli piangeva il cuore a doverlo svegliare e quindi una volta arrivati a casa Flavio lo prese in braccio e lo portò in quel modo fino al loro piano quando il biondo si svegliò e pretese di essere messo a terra. Una volta in camera si spogliarono velocemente e si buttarono nel letto addormentandosi, troppo stanchi per fare altro.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


-allora, qual è la grande notizia?- chiese Flavio a Michele mentre apriva le tre birre che avevano preso insieme alle pizze. Era ottobre e le piogge avevano iniziato ad infastidire le giornate e soprattutto le loro serate quindi la maggior parte delle sere i ragazzi si ritrovavano costretti a restare a casa. Ovviamente non da soli ma sempre o a casa di Michele o a casa di Flavio e Cassian. Quella volta erano a casa dei neosposi, anche se erano ormai sposati da un mese buono.
-mi hanno scelto per la specializzazione all’estero. Parto a inizio novembre- rivelò allora il moro facendo sgranare gli occhi ai suoi due migliori amici.
-aspetta in che senso?- chiese all’ora Cassian che non capiva il perché di una specializzazione mentre Flavio sospirava.
-ogni tanto capita che un medico possa andare all’estero per provare un nuovo ambiente o comunque per migliorarsi. Alla fine dell’anno gli propongono se restare o tornare- spiegò Flavio al marito per poi rivolgersi a Michele -da quando lo sai?-
-dal giorno prima del vostro matrimonio- rivelò il moro -ma non sapevo come dirvelo-
-e dove andrai?- chiese invece Cassian. Michele alzò le spalle.
-non lo so, non me lo hanno ancora comunicato- spiegò poi -lo saprò una settimana prima-
-abbiamo due settimane per fare un corso intensivo di inglese allora- disse convinto Cassian prendendo la sua birra e bevendone un sorso.
-cosa? No!-
-non protestare Miky, tu fai schifo in inglese. Accetta l’aiuto di Cassian e basta, non ti farà male- gli disse Flavio tirandogli una pacca sulla spalla e sedendosi finalmente per iniziare a mangiare la sua pizza.
-e va bene faremo questo corso intensivo di inglese ma potrei essere mandato anche in Germania e li l’inglese mi servirebbe poco e niente- spiegò Michele anche se sembrava poco convinto nell’andare in Germania. Si vedeva che l’idea non gli piaceva per niente.
-guarda che l’inglese ti serve a prescindere. Di certo non sai una parola di tedesco-
-vi odio- borbottò Michele accettando finalmente il fatto che i suoi due migliori amici avessero ragione. -come va con l’altra questione?- chiese poi mentre Flavio si strozzava e gli mandava un’occhiataccia mentre Cassian li guardava confuso.
-quale altra questione?- chiese allora il biondo curioso. Cosa gli stava nascondendo il marito?
-non glielo hai detto?- Michele sembrava confuso -davvero non gli hai detto niente?-
-volevo essere sicuro della cosa prima di parlarne. Ma ovviamente tu rovini tutto!- brontolo Flavio mordendo quasi istericamente la povera pizza che aveva in mano mentre fuori il temporale infuriava. Non sembrava per niente un giorno di metà ottobre.
-posso sapere anch’io di cosa cazzo state parlando oppure no?- Cassian si stava arrabbiando. Non gli piaceva per niente quando le persone gli nascondevano le cose ed era diventato anche peggio dopo il tradimento di Hallam.
-te lo avrei detto in caso di risposta affermativa- iniziò Flavio -ho fatto domanda per poter adottare un bambino. Ovviamente non mi sarei mai mosso senza il tuo consenso, volevo solo sapere se potevamo essendo due uomini- rivelò alla fine il castano pronto a una sfuriata da parte di Cassian.
Cassian che rimase in silenzio un bel po’ cercando di capire bene cosa il marito gli avesse detto. Il biondo si morse il labbro iniziando a giocare con la fede.
-cazzo adesso voglio che ti dicano di si- sputò alla fine facendo sgranare gli occhi a Flavio.
-quindi saresti d’accordo ad avere un figlio?- chiese per conferma il castano mentre Michele guardava i due sempre più convinto che Cassian e Flavio fossero nati per stare insieme, bastava notare come si guardavano anche in quei momenti ed era chiaro a tutti.
-certo che si. Un anno fa non ci avrei minimamente pensato ma adesso che siamo sposati e siamo una famiglia allargarla non mi dispiacerebbe per niente-
-spero che vi rispondano velocemente allora perché voglio viziare il mio nipotino per bene- disse Michele sorridendo e distogliendo i due coniugi dal guardarsi.
-vuoi fare lo zio? Scordatelo! Sei uno scaricatore di porto e starai lontano da mio figlio almeno fino a quando non raggiunge i diciott’anni- disse Flavio minacciando il suo migliore amico con un pezzo di pizza.
-sarò lo zio migliore, nulla da togliere alle tue sorella Flavio ma sono sicuro di essere il migliore-
-migliore dei miei fratelli di certo- gli disse invece Cassian -ma concordo con Flavio, o almeno se vuoi fare lo zio dovrai accettare di non fare lo scaricatore di porto- contrattò il biondo -ovviamente per il momento è meglio non farci troppe speranze, Laura ha detto che a loro lo hanno impedito più volte-
-si, lo so- aggiunse Flavio -ma sarebbe davvero bello-
-io spero solo che riusciate ad avere conferma prima che io me ne parta- disse ancora una volta Michele mentre Flavio lo guardava leggermente dubbioso.
-hai intenzione di rimanere- capì poi.
-se mi trovo bene si. Flavio lo sai meglio di me che l’Italia mi è sempre stata stretta- confermò Michele -e poi oltre a voi due non ho nessuno qui e lo sai-
-ci vedremo vero? Non perderemo completamente i contatti, ti prego- disse Flavio -sei stato il mio migliore amico per anni e non voglio perderti-
-non mi perderai, non mi perderete. Mi farò sentire e se poi non mi trovo bene posso sempre tornare qui anche se vorrei andarmene con tutto il cuore- disse il moro guardando entrambi.
-basta che mantieni questa promessa, altrimenti non potrai viziare i tuoi nipoti- concluse Cassian mettendo definitivamente fine a quella discussione.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***



Cassian sospirò cercando di trovare una posizione più comoda per poter dormire. La sera precedente non era minimamente riuscito a chiudere occhio anche per il fatto che Flavio era stato chiamato nel cuore della notta d’urgenza. L’ansia nel non avere il marito al suo fianco gli aveva impedito di dormire per un bel po’ prima di crollare completamente stanco. Non sapeva a che ora si fosse ritirato Flavio ma sapeva per via dei rumori che sentiva provenire dalla cucina che suo marito era già sveglio. Ciò significava solo una cosa: che era tardi e che quindi doveva alzarsi ma non ne aveva minimamente voglia.
Avrebbe continuato a dormire se solo qualcosa non gli avesse tirato i capelli costringendolo ad aprire gli occhi. All’inizio fu abbastanza difficile abituarsi alla luce della camera ma una volta fatto si girò in direzione di Flavio. Solo lui poteva tirargli i capelli in quel momento ma sgranò gli occhi quando ne trovò un paio ambra come i suoi davanti.
Un bambino di pochi mesi gli era andato vicino e aveva iniziato a tirargli i lunghi capelli biondi. Cassian si alzò su un gomito e osservò attentamente la camera. La parte del loro letto matrimoniale nella quale solitamente dormiva Flavio era stata completamente coperto di cuscini in modo da formare una protezione introno a bambino. Cassian continuò a guardare quella piccola creatura incredulo prima di decidere di alzarsi definitivamente e chiedere spiegazioni a Flavio. Appena si alzò dal letto notò che il bambino iniziava ad andare verso di lui per riprendere i suoi capelli in mano. Cassian sorrise intenerito e con cautela prese il bambino in braccio. Lui ne fu felicissimo e con un leggero gorgoglio riprese una ciocca di capelli.
Cassian quindi si diresse velocemente in cucina dove trovò Flavio che stava cercando di montare quello che a tutti gli effetti era un seggiolone.
-buongiorno- palesò la sua presenza il biondo e Flavio alzò la testa per poi sorridere nel vedere i due insieme.
-buongiorno amore- gli rispose lasciando perdere il seggiolone e baciandolo sulle labbra.
-puoi spiegarmi cosa sta succedendo?- chiese allora il biondo osservando attentamente suo marito cercando di capire quando avesse portato il bambino a casa e anche come.
-ti ricordi il documento che ti ho fatto firmare due giorni fa?- chiese Flavio e a un cenno affermativo di Cassian continuò -ecco non era del condominio come ti avevo detto. Era per l’adozione. Mi hanno chiamato e mi hanno detto che era possibile adottare un bambino ma volevo farti una sorpresa quindi ti ho tenuto nascosta la cosa. Questa mattina mi hanno chiamato e sono andato a prenderlo- finì Flavio facendo una carezza al bambino che era troppo concentrato sui capelli di Cassian per accorgersi di qualcosa.
-mi sono preso un colpo comunque. Non farlo mai più- concluse il biondo lasciando un bacio sulla guanciotta paffuta di quello che ormai poteva considerare suo figlio.
-come si chiama? E quanto ha?- chiese poi sedendosi al tavolo mentre Flavio andava a preparare un caffè per entrambi.
-ha sei mesi, è nato il 30 aprile, e il suo nome è Leonardo- gli rispose Flavio porgendo il caffè al marito per poi tornare a combattere contro il seggiolone che non ne voleva sapere di montarsi.
-e sto coso quando lo hai preso? Non mi ricordo di averlo visto- Cassian spostò velocemente la sua tazzina di caffè per impedire che Leonardo potesse scottarsi visto che si era incuriosito lasciando perdere i capelli per il momento.
-sono sveglio da questa mattina alle sette. Ho portato Leo qui e l’ho messo vicino a te prima di uscire nuovamente per comprare questo- indicò il seggiolone -la culla che devo ancora montare e il seggiolino che è già in macchina-
-Flavio è domenica! Come hai fatto a comprare sta roba e soprattutto dovevi riposarti visto che oggi portiamo Michele in aeroporto- protestò il biondo scuotendo la testa.
-mi sono imbottito di caffè e poi oggi ho il giorno libero visto che sono corso stanotte a lavoro- gli spiegò Flavio mentre finiva finalmente di montare il seggiolone. -ecco fatto. Vieni amore mio lasciamo papà fare colazione- aggiunse poi prendendo Leo dalle braccia di Cassian per poi poggiarlo delicatamente nel seggiolone. Il bambino parve un attimo confuso ma non fece proteste visto che Flavio gli mise davanti un pupazzetto e Leo ne fu subito attratto iniziando a giocarci.
-se noi siamo riusciti ad avere un figlio significa che anche Laura e Giulia ci sono riuscite? Loro ci hanno provato da molto più tempo-
-non lo so ma ho paura di no- gli rispose sinceramente Flavio accarezzando la testa del bambino che aveva qualche filo di capelli castani.
-allora dovremo aiutarle altrimenti ci ammazzano- rise Cassian che non riusciva davvero a togliere gli occhi da Leonardo. Era con loro da pochissimo ma il biondo ma già si era innamorato di quel cucciolo.
-certo. Appena i miei lo vedranno impazziranno- sospirò Flavio già immaginandosi la reazione di Ester e Silvio alla vista del loro primo nipotino. -e anche Michele sarà felice di vedere nostro figlio prima di partire-
-a proposito di Michele, ti ha detto dove va oggi?- chiese allora Cassia, il loro migliore amico stava per partire per un’altra nazione e loro ancora non sapevano dove.
-no, mi ha detto che ce lo dirà poco prima di partire e io ancora non riesco a capire il perché- brontolò il castano.
-spero non ci sia niente di brutto dietro questa sua decisione. Adesso dobbiamo solo aspettare- disse preoccupato Cassian.
I due dovettero aspettare solo fino alla sera prima di andare a prendere Michele da casa sua per accompagnarlo all’aeroporto. Appena il moro vide il bambino nel seggiolino impazzì completamente iniziando a giocare con il suo “nipotino” e ignorando bellamente le domande dei suoi migliori amici per tutto il tragitto. Una volta in aeroporto però dovette rispondere.
-allora? Dove vai?- chiese Flavio prendendo la valigia di Michele dal bagagliaio mentre quest’ultimo cercava il biglietto nello zaino.
-America- rivelò alla fine guardando quasi a scusarsi Cassian che aveva in braccio Leo.
-l’America è grande Michele e poi non ti devi preoccupare per me, ho rotto i legami con la mia famiglia quando quasi due anni fa sono scappato. Dove ti hanno mandato?- lo tranquillizzò allora il biondo mentre Leo iniziava a giocare con la sua lunga treccia.
-New York-
-ma sei dall’altra parte! Di cosa ti preoccupi?- chiese ridendo Cassian prima di abbracciare il suo amico -buon viaggio e stai attento a quello che mangi-
-ah ah, grazie- disse Michele con la sua risata nervosa mentre abbracciava anche Flavio. -se tutto va male ci vediamo tra un anno-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Quasi due anni prima, Los Angeles




Kian sbatté con violenza la porta della macchina di Thibault incazzato nero con Cassian, come sempre oramai.
-avete nuovamente litigato?- chiese il castano facendo nel mentre partire la macchina per andare a lavoro.
-secondo te? Cassian si è fissato che tu sia nocivo- brontolò il rosso passandosi una mano sui capelli esasperato. Odiava litigare con il fratello ma lui era un cocciuto del cazzo che non riusciva a capire che per lui andava benissimo quello che aveva con Thibault. Certo, era innamorato del suo collega ma sapeva perfettamente di non poter avere di più del semplice sesso occasionale quindi si arrangiava come poteva.
-come se io fossi il problema principale. Ma l’ha visto il suo ragazzo che fa gli occhi dolci ad Hallam?- chiese Thibault scuotendo la testa.
-a quanto pare no e secondo me quei due scopano anche. Ho tentato di avvisarlo ma era più concentrato a criticare me che starmi ad ascoltare. Credo che nei prossimi giorni parlerò un po’ con Hallam per questa situazione. Non possono andare avanti così-
-sempre se Hallam ti ascolta. In quella casa sembri tu il più maturo dei tuoi fratelli, e sei l’ultimo- rise Thibault lanciando una veloce occhiata al rosso continuando a guidare tranquillamente.
-dove stai andando?- chiese dopo un po’ Kian accorgendosi che il castano non stava andando verso la centrale.
-a lavoro, allungo solo un po’ la strada visto che abbiamo ancora dieci minuti- rispose il ragazzo prima di fermare l’auto in un vicolo poco trafficato ricordandosi di togliere e chiavi dall’automobile.
-cos…- ma Kian non ebbe il modo di continuare la frase che Thibault abbassò di colpo il suo sedile per poi posizionarsi sopra al ragazzo iniziando a baciarlo.
Kian sapeva che Thibault ogni tanto aveva certe uscite del genere ma alcuni posti dove scopare erano abbastanza discutibili, tipo il loro ufficio con la porta aperta oppure li in pieno giorno con qualcuno che avrebbe potuto vederli.
-girati, abbiamo poco tempo- gli sussurrò sulle labbra il castano e Kian ubbidì visto che le attenzioni del suo collega lo avevano eccitato troppo per poter rifiutare. L’amplesso fu abbastanza veloce e lasciò i due ragazzi completamente spossati tanto che ci vollero cinque minuti buoni ad entrambi per riprendersi, ma dopo quelli Kian si accorse dopo due secondi di quello che era successo.
-Thibault hai usato il preservativo vero?- chiese il rosso avvertendo qualcosa che non gli piaceva per niente.
-cazzo- fu la risposta ai suoi dubbi.
-ma sei scemo!- urlò Kian esasperato mentre si rimetteva i pantaloni velocemente.
-sei tu che non mi fai ragionare lucidamente, coglione- gli rispose di rimando Thibault rimettendosi al volante e iniziando a dirigersi verso la centrale visto che avevano perso anche un bel po’ di tempo. -e comunque io sono pulito. Tu invece?-
-non lo so-
-in che senso non lo so?- alzò il tono della voce Thibault completamente infuriato con lui, come se la colpa di quello che era successo fosse di Kian.
-nell’unico senso possibile! Non ho mai fatto controlli quindi non lo so-
-e sei tu lo stronzo qui- urlò ancora il castano.
-guarda che sei tu quello che si è dimenticato il preservativo non io!- ribatté Kian che iniziava ad infuriarsi. Perché lo stava incolpando in quel modo?
-è colpa tua che non mi fai pensare- disse di rimando Thibault -se mi prendo qualcosa per colpa…-
-ferma la macchina- sussurrò interrompendolo Kian.
-e?-
-ferma questa cazzo di macchina. Non ho voglia di continuare a parlare con te!- gli urlò il rosso mentre Thibault fermava la macchina e Kian scendeva. -vaffanculo- disse poi chiudendo con prepotenza lo sportello e andando nella direzione opposta della macchina del suo collega. Già la litigata con Cassian lo aveva messo di cattivo umore e adesso le parole di Thibault non avevano fatto altro che farlo stare più male.
Cacciò indietro le lacrime e continuò a camminare fino a quando, dopo ben venti minuti, non arrivò alla fermata del pullman che lo avrebbe portato a casa. Aveva un assoluto bisogno di farsi una doccia e soprattutto pochissima di andare a lavoro dopo quello che era successo. Avrebbe trovato una scusa ragionevole con il suo capo il giorno dopo.
Finalmente dopo un’ora buna riuscì a tornare a casa e appena aprì la porta notò Hallam con una tazza di cioccolata calda in mano.
-non dovresti essere a lavoro tu?- gli chiese Hallam con un cucchiaino in bocca e osservandolo attentamente.
-sono tornato prima, avevo bisogno di riposare. Cassian?- chiese poi Kian guardandosi intorno in cerca dell’altro fratello.
-sarà con Marvin. Dovevano uscire oggi no?- gli rispose Hallam con un’alzata di spalle. Kian decise di approfittare di quella situazione per parlare a quattrocchi con il fratello maggiore.
-quando gli dirai quello che sta succedendo tra te e il suo ragazzo? Guarda che se ne è accorto anche Thibault oggi- sganciò la bomba il rosso anche se a dire il nome del suo collega storse la bocca.
-credi che io non voglia dirglielo?- sospirò Hallam passandosi una mano sulla faccia -è Maurice che vuole aspettare e io di certo non voglio farli litigare-
-lo sai che litigherete tutti e tre? Sia perfettamente da quanto tempo Cassian era innamorato di Maurice da una vita e adesso è stato tradito dal suo stesso fratello-
-e io che ci posso fare? Non si comandano i sentimenti e lo dovresti sapere meglio di me visto che per stare con il ragazzo di cui sei innamorato accetti tutto- alla faccia sorpresa di Kian continuò -credevi non me ne fossi accorto? Cassian ti ha fatto il cazziatone ma non si è accorto dei tuoi sentimenti, mentre io si ed è per questo che non ti ho mai detto niente e lo stesso non devi fare tu con me. Ora vado a vedermi un film che domani lavoro- e così dicendo Hallam sparì nella sua camera al piano superiore.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Kain aprì la porta di casa stanco morto e con tanta fame. Il rosso quindi si diresse in cucina curioso di scoprire cosa Cassian avesse cucinato quel giorno. Il lunedì infatti era il giorno in cui Cassian cucinava per tutti arrivando presto da lezione, durante gli altri si alternavano lui e Hallam. Ma quando entrò in cucina si sorprese di vederla completamente vuota e soprattutto con la tazza del caffè di quella mattina di Hallam segno che Cassian non era proprio entrato in cucina.
La porta di casa si aprì nuovamente e non ci volle molto prima che Hallam facesse il suo ingresso in cucina.
-che si mangia?- chiese Hallam stiracchiandosi e segno che non aveva nemmeno visto la cucina.
-niente visto che Cassian non è qui- gli fece notare Kian.
-e dov’è?- chiese Hallam accorgendosi finalmente che la cucina era rimasta come l’aveva lasciata quella mattina. -ha fatto tardi a lavoro?-
-non lo so, provo a chiamarlo- sospirò Kian, era anche quello che stava per fare prima dell’arrivo di Hallam. Il telefono squillò a vuoto per cinque volte prima della segreteria. Kian chiuse la chiamata confuso per poi riprovare ma questa volta ottenne solo il “telefono spento o irraggiungibile” detto dalla voce elettronica dell’apparecchio.
-non risponde- si arrese Kian sbuffando. Perché non rispondeva quel bastardo?
-ci provo io- disse Hallam scuotendo la testa e provando a chiamare il fratello. Purtroppo però ebbe lo stesso identico risultato di Kian.
-chiamo Marvin- si ricordò allora Kian mentre usciva tutto il necessario per cucinare qualcosa -potrebbe essere che abbiano fatto tardi e sia rimasto da lui- dopo di ciò fece il numero di Marvin ringraziando il fatto che il ragazzo glielo aveva lasciato anni fa per sicurezza dopo che i due si erano ubriacati male dormendo per un giorno intero a casa di Marvin. Ovviamente Hallam e Kian si erano preoccupati da morire e avevano chiesto il numero a Marvin per ogni evenienza.
-Kian?- chiese quasi confuso Marvin dall’altro capo del telefono.
-ehi scusa se ti disturbo ma Cassian è da te?- chiese velocemente Kian osservando attentamente Hallam che aveva iniziato a cucinare.
-no e sinceramente non l’ho nemmeno visto ieri- rispose Marvin sbuffando -è successo qualcosa?-
-non lo vediamo da un po’ e quindi avevamo pensato fosse da te- gli rispose Kian preoccupato attirando su di se anche lo sguardo allarmato di Hallam.
-avete provato a chiamarlo?-
-si, più volte ma risponde la segreteria- si ritrovò ad ammettere Kian preoccupato. Cos’era successo?
-più tardi provo a chiamarlo anch’io allora, nel caso fatemi sapere se lo trovate visto che sono incazzato con lui visto che mi ha dato buca-
-certo Marvin, e scusa ancora- sussurrò Kian chiudendo la chiamata. Il rosso si avvicinò al fratello per aiutarlo con il cibo quando lo vide trafficare con il telefono. -che fai?-
-chiamo Maurice. Potrebbe essere da lui no?- gli fece notare il biondo chiamando il ragazzo.
-amore dimmi- rispose Maurice e Hallam già solo da quelle parole seppe di aver chiamato il ragazzo a vuoto. Non avrebbe mai detto una frase del genere se Cassian fosse stato li con lui.
-hai visto Cassian? Ieri dopo che te ne sei andato o oggi?- chiese per sicurezza Hallam. Potevano anche essersi visti.
-sei geloso per caso?-
-no Maurice sono serio! Non troviamo Cassian quindi per favore dimmi se lo hai visto- sbottò Hallam mordendosi il labbro inferiore preoccupato.
-no, non lo vedo da ieri a pranzo- rispose sinceramente Maurice -stasera vieni da me?-
-poi vediamo adesso devo trovare mio fratello, ciao- e Hallam chiuse la chiamata scuotendo la testa. -non è nemmeno li-
-allora che cazzo di fini ha fatto?- mentre Kian diceva quelle parole il telefono di casa iniziò a squillare. I due fratelli si guardarono attentamente prima che Hallam rispondesse.
-pronto?-
-salve, stiamo parlando con Cassian Moore?- chiese la voce dall’altra parte. Hallam confuso guardò Kian, cosa volevano da Cassian.
-no, sono Hallam Moore, il fratello. Potete dire a me- rispose allora sperando di scoprire qualcosa in più su che fine avesse fatto Cassian.
-il signor Moore oggi non si è presentato a lezione e non ha avvisato della sua assenza, sa il perché?- chiese allora la donna dall’altro lato facendo capire ad Hallam che stessero chiamando dal college.
-no, non lo vedo da ieri a pranzo quindi non saprei-
-la ringrazio, appena avrete notizie fateci chiamare immediatamente-
-certo- e a donna chiuse la chiamata mentre Hallam si girava verso Kian con un bruttissimo pensiero in mente. -era il college. Non si è presentato a lezione- sussurrò chiudendo gli occhi e iniziando a sentirsi male.
-che hai?- chiese Kian accorgendosi che Hallam sembrava strano.
-la porta non era chiusa bene- sussurrò Hallam.
-di cosa stai parlando?-
-ieri Maurice ha fatto finta di andarsene ma è salito in camera da me…-
-avete scopato ieri con me e Cassian in cucina?- chiese quasi arrabbiato Kian. Aveva intuito che i due scopassero ma non con loro in casa.
-Maurice ha insistito okay? Non ho potuto fare niente- protestò Hallam. Non era solo colpa sua.
-sorvoliamo su sta cosa, che dicevi sulla porta?-
-nella foga del momento non l’abbiamo chiusa bene, secondo te ci ha visti?- rivelò allora Hallam guardando preoccupato il fratello.
-sei un coglione! Siete tutti dei fottuti coglioni!- urlò Kian iniziando a fare avanti e indietro -ecco cosa succede a nascondere le cose. Se veramente vi ha visti ci credo che sia impazzito- continuò ad urlare Kian -devo trovarlo- sussurrò poi uscendo di corsa da casa lasciano Hallam completamente solo. E Hallam poco dopo aver sentito la porta di casa sbattere scoppiò a piangere. Qualunque cosa fosse successa a Cassian era solo e soltanto colpa sua.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


Kian bevve un sorso del suo caffè continuando a controllare dati al computer. Da quando aveva lasciato casa dopo quello che gli aveva detto Hallam era corso a lavoro. Si era scusato con il suo capo spiegando la sua assenza del giorno prima con la scomparsa del fratello approfittandone anche per chiedere di poter indagare sulla cosa. Il suo capo gli aveva dato via libera anche se fino a quando non fossero passate 48 ora non poteva coinvolgere nessun altro nelle sue ricerche. La cosa che più lo aveva sorpreso nella sua chiacchiera con il capo era stato scoprire che il giorno prima Thibault lo aveva coperto, nonostante quello che era successo, dicendo che non si era sentito bene.
E ora era li, da dodici ore, che lavorava ininterrottamente per poter trovare il fratello. Non voleva in nessun modo perderlo per una cazzata, e soprattutto voleva essere sicuro che non gli fosse successo nulla di male. Poco gli importava che non aveva chiuso occhio quella notte. Avrebbe continuato con quel ritmo e con tanti caffè fino a quando non avrebbe ritrovato Cassian.
-mattiniero oggi- Kian alzò la testa dal suo computer a quella frase notando Thibault entrare nel loro studio e sedersi alla sua scrivania dopo essersi tolto il cappotto. -non mi rispondi nemmeno?- chiese ancora il castano quando vide che Kian aveva rimesso il suo sguardo sul computer. -dobbiamo parlare di quello che è successo domenica- continuò il ragazzo non ricevendo risposta. -Kian- quasi urlò esasperato -dobbiamo parlare-
Kian gli lanciò un’occhiata di fuoco prima di alzarsi dalla sua sedia per sbattere sulla scrivania del collega una busta e ritornare al suo posto sempre senza rivolgergli la parola.
-cosa…cos’è?- chiese Thibault confuso mentre prendeva la busta sigillata e scrutandola attentamente. Vedendo che il rosso non aveva la minima intenzione di rispondergli prese un tagliacarte e l’aprì. Una volta che lesse il contenuto sgranò gli occhi. Il ragazzo aveva fatto le analisi dopo quello che era successo tra loro ma non solo, non le aveva guardate facendolo fare a lui visto che nella loro discussione aveva fatto capire quanto fosse preoccupato della cosa.
-non dovevi lo sai?- sussurrò Thibault riponendo le analisi nella busta sentendosi quasi a disagio. Quella mattina era entrato li sperando di incontrare Kian e quindi di chiarire con il ragazzo. Preso dalla rabbia aveva completamente ignorato quello che gli stava cercando di dire il rosso e l’aveva capito solo quando l’aveva visto uscire infuriato dalla macchina. Era per quello che voleva scusarsi con il rosso, io suo rosso.
-vaffanculo- gli disse semplicemente Kian continuando a guardare il computer.
-grazie, lo hai letto?- chiese ancora Thibault.
-no coglione, era sigillato- gli rispose di rimando il rosso.
-sei pulito comunque- gli fece sapere il castano con un mezzo sorriso. -possiamo parlare? Per favore-
-no- fu la risposta secca di Kian. Non aveva per niente voglia di parlare con Thibault, non in quel momento e non vedendo tutta l’insistenza del ragazzo.
-ti prego! Non voglio che il nostro rapporto come colleghi sia impossibile, okay? Dobbiamo lavorare fianco a fianco e rimanere così non ci farà per niente bene-
-io non ho niente da dirti quindi non ne voglio parlare-
-ma io si- rimbeccò Thibault -devo parlarti e non voglio aspettare- continuò il castano passandosi una mano tra i capelli -anche perché come ti ho detto non voglio che il nostro lavoro ne risenta-
-per quello dovevi pensarci prima di propormi di scopare e io dovevo pensarci prima di accettare. Ora chiudiamo definitivamente la questione perché io non ne voglio parlare e se pensavi di scopare con me oggi te lo puoi scordare. Trovati qualcun altro- sputò alla fine prendendo la sua tazza per prendere altro caffè ma la trovò vuota e quindi si alzò per andare nella sala comune a riempirsela di nuovo.
Thibault rimase spiazzato da quelle parole e non riuscì a reagire quando il rosso lo lasciò da solo nello studio. La consapevolezza di aver rovinato irrimediabilmente il loro rapporto lo stava distruggendo. Dopo un po’ quasi gli venne da ridere per il nervoso. Kian gli aveva detto di trovarsi qualcun altro per scopare e se fosse stato solo quello il problema e soprattutto se fosse successo qualche mese fa non avrebbe fatto una piega, ma in quel momento era tutto diverso. In quel momento lui era follemente innamorato di Kian e nessun altro avrebbe potuto fargli dimenticare che se aveva litigato con il ragazzo poco prima di trovare il coraggio di dichiararsi era solo e soltanto colpa sua. Sapeva di non essere indifferente a Kian, quando gli aveva proposto la loro relazione di scopamici sapeva della leggera cotta che il rosso aveva per lui e la voleva usare a suo vantaggio ma non aveva fatto i conti con i suoi di sentimenti che gli avevano tirano lo sgambetto peggiore della sua vita.
Thibault alzò lo sguardo quando vide rientrare Kian nella stanza con la sua tazza fumante di caffè e rimettersi al computer con la palese intenzione di non parlargli.
-a cosa stai lavorando? È un nuovo caso?- chiese allora Thibault. Il rosso sembrava molto concentrato su quello che stava facendo.
-non sono cazzi tuoi e comunque no- brontolò Kian senza staccare gli occhi dal computer anche se l’unica cosa che voleva fare era spaccare l’apparecchio elettronico visto che non gli stava dando nessun risultato. Come se non bastasse poco dopo il suo telefono prese a squillare e lo prese velocemente sperando in una chiamata da parte di Cassian ma era solo Hallam. Il rosso sbuffò e ignorò completamente il suo telefono che continuava a squillare insistentemente.
-è successo qualcosa?- chiese Thibault osservando attentamente il ragazzo che aveva difronte, perché gli sembrava così strano?
-stai zitto- gli ringhiò contro il rosso e Thibault alzò gli occhi al cielo decidendo quindi di uscire da li per prendere un po’ d’aria. Quel giorno Kian era incazzato e Thibault non aveva nessuna intenzione di continuare a parlargli, lo avrebbe fatto una volta che si fosse calmato un po’.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Thibault entrò nel suo studio sbadigliando. La sera prima aveva deciso che finirsi una srie tv da 40 episodi fosse un’ottima cosa da fare ed era rimasto sveglio fino a poco prima che suonasse la sua sveglia per andare a lavoro.
Pensava di essere arrivato prima di Kian ma si dovette ricredere accorgendosi della presenza del rosso dietro la sua scrivania sempre concentrato sul suo computer tanto da non essersi minimamente accorto dell’ingresso di Thibault nella stanza. Andò a sedersi alla sua scrivania dopo un ciao al ragazzo che non gli rispose ma poco dopo tornò con il suo sguardo smeraldo verso il rosso. C’era qualcosa che non lo convinceva e non riusciva a capire il perché. Solo dopo un’attenta osservazione di due minuti buoni capì cosa gli aveva attivato la campanella nel cervello: non solo Kian aveva delle occhiaie enormi ma era vestito con gli stessi abiti del giorno prima. Si era almeno mosso da li? E soprattutto cos’era che lo teneva così incollato al computer.
-Kian- disse con convinzione alzandosi e avvicinandosi al collega. -da quanto tempo sei qui?- chiese preoccupato.
-non sono cazzi tuoi-
-certo che si se mi muori davanti agli occhi. Sembri malnutrito e soprattutto sembra che tu non dorma da giorni quindi rispondi sinceramente- continuò Thibault.
Kian fece per rispondergli nuovamente in modo brusco quando qualcuno entrò nello studio facendo girare verso di se i due ragazzi che guardarono confusi in direzione del loro capo.
-Moore sei qui allora, non ti ho visto arrivare- disse l’uomo sospirando -qualche novità?- chiese l’uomo e Kian scosse la testa.
-nessuna- confermò poi a bassissima voce.
-allora attiveremo una squadra per le ricerche visto che sono passate le 48 ore. Mettiti a lavoro anche tu Adams- finì l’uomo uscendo dallo studio e lasciando Thibault ancora più confuso.
-di cosa stava parlando? Le 48 ore si aspettano solo se scompare qualcuno- chiese il castano preoccupato. Almeno Kian avrebbe dovuto rispondergli visto che anche lui faceva parte del team adesso.
-Cassian è scomparso. Da domenica pomeriggio- sussurrò allora Kian trovandosi con le spalle al muro. Thibault sgranò gli occhi capendo finalmente il perché di tutti quei brutti comportamenti di Kian in quei giorni.
-cazzo- sussurrò Thibault -hai un’idea del perché? Dove potrebbe essere andato?-
-sono qui da lunedì a pranzo credi che non abbia già visto tutto?- urlò Kian scoppiando a piangere e lasciando completamente spiazzato Thibault. Il castano sospirò prendendo la sua sedia e sedendosi vicino al rosso.
-lo troveremo, più persone insieme potrebbero fare la differenza e se me ne avessi parlato prima nonostante io capisca il tuo odio nei miei confronti ti avrei aiutato. L’unica cosa che devi fare in questo momento è riposarti perché non dormi da giorni e il troppo caffè non fa bene- concluse Thibault.
-non posso riposarmi-
-invece devi, giuro che ti porto di peso a casa- lo minacciò il castano serio. Quel ragazzo si stava ammazzandoti di lavoro ma l’unica cosa che doveva fare era riposarsi e poi riprendere le ricerche. -adesso ti aiuto io-
-no, devo farlo perché è mio fratello e..-
-dio mio- sussurrò Thibault prima di prendere con forza il viso di Kian baciandolo ferocemente e tappandogli anche il naso. Kian cercò di staccarsi da quel bacio visto non riusciva a respirare ma poco dopo le forze abbandonarono il suo corpo facendolo crollare su Thibault. Thibault che controllò il battito del ragazzo sospirando di sollievo nel trovarlo. Aveva capito che l’unico modo per far dormire il rosso era quello di farlo svenire e non gli era venuto nient’altro in mente. Con molta cautela prese il ragazzo in braccio e lo portò verso il divanetto che si trovava nel loro studio per stenderlo sopra. Come coperta gli mise la sua giacca e tornò al computer di Kian per controllare tutto quello che aveva cercato in quei giorni e anche gli appunti che aveva preso.
Studiò quegli appunti per tutta la mattinata nonostante anche su di lui la mancanza di ore di sonno stava iniziando a farsi sentire. Decise solo durante l’ora della pausa pranzo di uscire per prendere un cestino sia a lui che a Kian per poi mangiare in studio iniziando finalmente le sue di ricerche lanciando comunque qualche occhiata verso Kian.
Kian che aprì gli occhi solo nel pomeriggio inoltrato e lo fece prendendo un’enorme boccata d’aria e iniziando a tossire successivamente.
-come stai?- gli chiese prontamente Thibault avvicinandosi al rosso che lo guardò come se volesse ucciderlo da un momento all’altro.
-volevi uccidermi?-
-no, farti riposare. E mi sembra tu che ti sia abbastanza riposato. Ti stavi uccidendo di lavoro- gli spiegò tranquillamente Thibault. -e credimi dovresti tornare a casa questa sera. Adesso ci sto lavorando anch’io quindi dovremmo avere più risultati-
-vaffanculo- sussurrò tra le lacrime Kian perché sapeva perfettamente che Thibault aveva tremendamente ragione.
-ehi- lo scosse Thibault sedendosi al suo fianco sul divano -lo troveremo- gli sussurrò lasciandogli un bacio sui capelli. Kian non disse niente e si lasciò abbracciare da Thibault nonostante fosse ancora arrabbiato con il castano. Castano che cercando di non spostarsi troppo da quella posizione prese il pranzo che aveva in precedenza preso per Kian e glielo porse avvertendo la fame del rosso. Rosso che dopo un po’ di esitazione iniziò a mangiare con calma mentre Thibault gli faceva disegni astratti sulla schiena per farlo calmare.
-ti devo chiedere scusa per domenica. Ho reagito male e non dovevo visto che non era colpa tua- decise di parlare Thibault, era l’unico momento nel quale poteva farlo -me ne sono accorto quando ho sbollito un po’ la rabbia e mi dispiace davvero. Anche perché ti ho perso dopo quello che ho fatto e vorrei assolutamente rimediare-
-ti odio- borbottò Kian tra un boccone e l’altro -ma diciamo che tra una settimana potrei averti perdonato- continuò il rosso sospirando. Thibault parve felice di quella cosa e fece per baciarlo ma Kian lo bloccò.
-quello scordatelo. Abbiamo chiuso con sesso- non voleva più sentirsi come quei giorni e dire quella frase gli era anche costato tanto ma sapeva che non poteva tornare indietro, non se significava farsi del male da solo. Kian vide chiaramente lo sguardo di Thibault diventare vitreo ma il castano non insistette oltre annuendo alle parole del rosso. Avrebbero riparlato più avanti e con più calma.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


-allora? Che novità ci sono?- chiese Marvin una volta che si fu seduto al tavolo della cucina della casa dei fratelli Moore.
Era passata una settimana dalla ormai palese scomparsa di Cassian e Kian aveva deciso di radunare tutti a casa sua per far sapere la situazione dopo le prima ricerche.
Con Kian era presente anche Thibault che aveva lavorato al fianco del rosso per tutta quella settimana. Dall’altro lato del tavolo si trovavano Marvin e Hallam che erano davvero preoccupati e Maurice che sembrava davvero scocciato di stare li a non fare niente.
-nessuna- iniziò Thibault vedendo che il collega non aveva voglia di parlare per primo -abbiamo visto tutte le piste possibili ma sembra essere scomparso nel nulla e i suoi documenti non sono stati registrati in nessun’altra nazione- continuò il castano sospirando -abbiamo anche provato a vedere i movimenti della sua carta ma sono bloccati quindi anche se siamo della polizia non possiamo accedervi-
-quindi non sappiamo niente? Niente di niente?- chiese ancora Marvin iniziando a far tremare la gamba destra per il nervoso. Non poteva credere che il suo migliore amico fosse scomparso chissà dove. Se davvero lo aveva fatto per quello che ipotizzava Hallam perché non ne aveva parlato con lui? Dovevano uscire insieme quella sera e di certo gli sarebbe stato accanto.
-no, niente! Possiamo provare a controllare i movimenti dei suoi documenti, provare a chiamarlo ma se lui non si fa vivo non sapremo mai dove si trovi- rispose Kian sospirando per poi lanciare uno sguardo di fuoco ad Hallam che abbassò lo sguardo.
-cazzo- sputò fuori Marvin -spero davvero che non gli sia successo niente di male e che si sia allontanato solo per un po’- sussurrò poi.
-no, secondo me se ne è andato per sempre tagliando tutti i legami- disse schiettamente Thibault -scusate se ve lo dico ma sembra proprio che abbia fatto in modo di non farsi trovare. In una settimana non abbiamo avuto il minimo risultato e Kian ha lavorato i primi tre giorni ininterrottamente-
-allora dobbiamo solo far finta che non sia mai esistito- disse Maurice mentre guardava il telefono scocciato. Marvin e Kian stavano per gridargli contro ma vennero anticipati da Hallam.
-ma vaffanculo! Non ti rendi conto che tutta questa storia è colpa tua? Ti ho detto mille volte che dovevamo parlarne con Cassian e tu mi hai sempre detto di aspettare-
-eravamo in due a scopare- gli fece notare Maurice.
-non sto dicendo che non è colpa mia, visto che ho anche la mia parte di colpa, ma tu non ti puoi permettere di dire cose del genere. Cassian esiste e io continuerò a sperare di poterlo rivedere per chiedergli scusa. Ora se non ti interessa minimamente vattene via, non sei tenuto e restare- Hallam aveva il respiro affannato per aver detto tutto senza fermarsi un secondo.
Maurice si alzò e lasciò un bacio a tradimento sulle labbra del biondo che lo guardò male. -chiamami quando ti sarai calmato- e così dicendo se ne andò lasciando gli altri da soli.
-non mi è mai piaciuto- borbottò Marvin incrociando le braccia al petto.
-e facevi bene. Appena l’ho visto mi sembrava uno stronzo e figurati che Cassian pensava fossi io lo stronzo- borbottò Thibault.
-io sono d’accordo con Sian su quello- gli rispose invece Hallam mentre Thibault alzava le sopracciglia sorpreso da quel commento che non si aspettava minimamente.
-okay io devo andare, avvisatemi se scoprite qualcosa di nuovo e soprattutto se posso aiutarvi in qualcosa- disse Marvin vedendo che la cosa iniziava a farsi seria tra Hallam e Thibault.
-certo, ti facciamo sapere tutto. Sei il suo migliore amico infondo- sussurrò Kian.
Marvin annuì e uscì da quella casa ancora più preoccupato di quando era entrato. Aveva sperato che quell’incontro potesse dire avere nuove piste sulle quali lavorare ma non era stato così e si sentiva inutile. Che migliore amico era? Non era minimamente stato preso in considerazione per sfogarsi dal suo Sian e si sentiva inutile.
Quei butti pensieri lo perseguitarono per tutto il tragitto verso casa e anche quando aprì la porta del suo appartamento tenne lo sguardo spento e il brutto pensiero in testa che il suo Sian non fosse più li. Capiva sparire per un po’ ma pensava che lo avrebbe avvisto in quel caso ma non aveva fatto nulla di ciò e la consapevolezza che Cassian non fosse più in quel mondo gli faceva sempre più male.
-ehi- il moro alzò lo sguardo nero pece per incastrarlo in quello azzurro ghiaccio del biondo che aveva difronte.
-ehi- sussurrò andando da lui e lasciandogli un bacio sulle labbra, leggero, giusto per calmarsi un po’. Da quando aveva scoperto che Cassian era sparito dopo la rabbia era arrivata la tristezza e solo Remco era riuscito qualche volta a tranquillizzarlo.
Remco che era diventato il suo ragazzo dopo che aveva insistito quasi due mesi per avere un appuntamento con lui e solo dopo tre uscite Remco lo aveva baciato lasciandolo completamente confuso. Una settimana prima avrebbe presentato Remco a Cassian che lo conosceva solo dalle mille chiacchiere di Marvin e ancora non era a conoscenza del fatto che i due erano usciti insieme e si erano addirittura fidanzati.
-novità su Cassian?- chiese Remco preoccupato. Anche lui non aveva mai visto l’altro biondo e non vedeva l’ora di conoscerlo.
-niente- sussurrò Marvin scuotendo la testa -ho paura che sia morto-
-non dirlo, Marv, non dirlo. Sono sicuro che sia ancora vivo, da qualche parte ma vivo. Non perdere la speranza amore mio anche perché io e Cassian ci dobbiamo ancora conoscere. Voglio conoscere il ragazzo che mi ha permesso di mettermi con te- concluse il biondo baciando Marvin sulle labbra per poi abbracciarlo e tenerlo stretto a se nonostante fosse molto più minuto. Aveva bisogno di conforto e lui non glielo avrebbe mai negato.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


-possiamo parlare?- chiese Thibault mentre portava una tazza fumante di caffè al suo collega. Era passato un mese dalla scomparsa di Cassian e non avevano avuto nessun risultato. In quel tempo il castano aveva deciso di stare accanto a Kian senza parlargli dei suoi sentimenti perché non aveva avuto nessuna intenzione di infastidire il rosso con argomenti che non riguardavano il fratello. Ma dopo un mese a stare sempre al suo fianco senza poterlo toccare se non come un amico aveva iniziato ad impazzire ed era arrivato alla conclusione che doveva rivelare tutto a Kian. Sarebbe scoppiato se si fosse tenuto tutto dentro.
-si- disse Kian leggermente preoccupato per il tono che aveva utilizzato il castano. Cosa stava per dirgli? Sembrava davvero una cosa molto seria.
-ti sei mai innamorato?- chiese allora Thibault sedendosi sul divanetto presente nel loro studio. Kian lo guardò confuso per un po’ prima di alzarsi con la sua tazza in mano e mettersi affianco all’altro ragazzo.
-si, ma non era ricambiato. Perché questa domanda?-
-credo, anzi sono convinto di essere innamorato di una persona e ormai da mesi- rispose sinceramente il castano senza però rivelare al suo interlocutore che era proprio lui l’oggetto del loro discorso.
-se ne sei sicuro allora dovresti provare a dichiarati- Kian disse quelle parole apparentemente tranquilli anche se dentro di se stava male. Aveva sempre saputo di non poter rimanere al fianco di Thibault per tutta la vita visto che il loro era solo sesso ma non si sarebbe mai immaginato il collega innamorato di qualcuno. Un po’ gli dispiaceva aver perso del tempo con il castano per via della loro litigata.
-ho paura di quello, lui…lui è fantastico e io sono uno stronzo insensibile- brontolò Thibault seriamente.
-provare non costa nulla-
-tu ti sei dichiarato?- chiese allora Thibault -perché se mi dici così e non l’hai fatto io non credo che sarei in grado di dichiararmi-
-no, non l’ho fatto. Ma solo perché ero, e sono, sicuro al cento per cento che tra di noi non nascerebbe niente quindi non ci ho nemmeno provato. Ma tu devi farlo e non partire dal presupposto di essere stronzo, anche se lo sei. Mostrati a quel ragazzo per quello che sei, se ti vorrà al suo fianco ti accetterà completamente- Thibault osservò curioso Kian, Kian che lo stava incoraggiando senza sapere di essere proprio lui il ragazzo fantastico di cui stava parlando.
-tu che faresti?- chiese allora curioso -al posto suo?- continuò alla faccia confusa di Kian.
-ti riderei in faccia credendo che tu stia scherzando- Kian era stato colto all’improvviso da quella domanda e aveva risposto sinceramente il rosso. Era impossibile una situazione del genere.
-io sono serio, non sto scherzando- disse invece Thibault guardando insistentemente il ragazzo che aveva difronte.
-allora vai da questo ragazzo a dirglielo no?- concluse Kian che voleva far finire quella conversazione il prima possibile.
-okay- sussurrò Thibault -se io ti dico chi è tu mi dici di chi sei innamorato?- chiese poi a rosso consapevole, almeno era quello che sperava, di essere lui la grande cotta di Kian.
-col cazzo- gli rispose Kian -ti conosco troppo bene da sapere che andresti da quel ragazzo a dirglielo immediatamente facendomi ritrovare in una situazione di merda- rispose il rosso sudando freddo. Non avrebbe mai ammesso i suoi sentimenti a Thibault. Thibault non resistette oltre e scoppiò a ridere in faccia al rosso che lo guardò confuso. Il castano fece per spiegargli perché stava ridendo ma non ci riuscì visto che le risate gli impedivano di parlare. Quindi fece l’unica cosa che poteva fare per mettere fine al loro scambio ridicolo: baciò Kian sulle labbra. All’inizio fu un bacio a stampo condito sempre da un leggero sorriso di Thibault per poi trasformarsi in un bacio passionale tanto che il castano finì sopra al rosso che rimase spiazzato da quello.
-che cazzo fai- riuscì a dire una volta che si fu liberato allontanando la faccia di Thibault -vai dalla tua cotta e smettila di baciarmi-
-Kian- sussurrò Thibault con la faccia più seria che aveva a disposizione -sono fottutamente innamorato di te lo vuoi capire si o no? Prima era veramente serio- Kian non rispose ma continuò a guardare serio il castano che aveva difronte. -ho iniziato tutto solo perché mi attiravi fisicamente ma sono caduto vittima del mio stesso piano e mi sono innamorato di te-
-non scherzare- sussurrò Kian guardando male il ragazzo. Non voleva illudersi, non quando amava da morire Thibault.
-ti ho già detto che non sto scherzando. Me ne sono accorto da tanto tempo, prima che succedesse tutto il casino con Cassian. Non ti ho mai detto niente prima perché avevamo litigato per colpa mia e poi perché non credevo fosse il caso- sussurrò ancora il castano accarezzando una guancia del rosso che aveva ancora sotto di se.
-okay- sussurrò allora Kian non sapendo cos’altro dire mentre Thibault si apriva in un bellissimo sorriso prima di baciare il ragazzo che si trovava sotto di se. Avrebbero continuato a baciarsi e a fare altro se solo qualcuno non avesse bussato alla loro porta. I due si guardarono prima di alzarsi dal divano mentre Thibault dava il permesso di entrare a chiunque si trovasse dall’altro lato della porta.
-scusate se vi disturbo- disse uno degli altri loro colleghi della stazione di polizia dove lavoravano -il capo voleva sapere come stavano andando le ricerche-
-niente da aggiungere. Siamo allo stesso punto di prima- rispose per Kian Thibault mentre il loro collega annuiva e li lasciava nuovamente da soli.
-quando troveremo finalmente Cassian sarà davvero sorpreso nel vedermi come tuo ragazzo- disse Thibault al rosso al suo fianco che scoppiò a ridere.
-prima devi vedere la reazione di Hallam, anche a lui non stai tanto a genio- sussurrò Kian che si sentiva davvero strano nel potersi considerare il ragazzo di Thibault, quel castano bello e impossibile.
-Hallam deve pensare allo stronzo con il quale sta e non a noi due- gli sussurrò Thibault prima di impossessarsi nuovamente delle labbra di Kian.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


Oggi, Los Angeles



Michele stava guardando con odio l’infermiera che aveva difronte maledicendo il giorno in cui aveva scelto di fare quella stramaledetta specializzazione all’estero. Era felice all’inizio, anche quando aveva scoperto che sarebbe andato a New York. Aveva voglia di imparare all’estero, ma mai avrebbe immaginato di ritrovarsi in quella situazione del cazzo.
Non solo a New York gli avevano detto che erano in troppi e non lo potevano prende, cosa che aveva anche accettato visto che gli bastava fare esperienza in un posto, ma lo avevano mandato a Los Angeles dove era stato messo a far numero in pronto soccorso. Si, in pronto soccorso a non fare un cazzo.
Per non parlare del fatto che li lo trattavano come un bambino che non sapeva fare niente e l’infermiera che aveva difronte non era da meno. Aveva una voglia matta di spaccare tutto.
L’unica cosa che lo faceva sfogare molto di più era il fatto di poter imprecare senza essere capito dai presenti.
Il moro stava per mandare a fanculo la donna che aveva difronte, aveva detto che “vaffanculo” significava “ho capito” in italiano, quando altri infermieri entrarono di corsa con qualcuno su una barella e urlando cose che Michele non riusciva a capire. Vedendo però la donna che stava parlando con lui correre dietro la barella la seguì entrando poi nella camera dove era stato posato il ferito. Michele lo osservò attentamente: ragazzo dai capelli biondissimi, poteva avere grosso modo la sua età. La cosa che lo colpì più di tutte fu vedere tanto sangue uscire dal fianco destro del ragazzo e la cosa era accentuata dal maglioncino bianco che il biondo indossava. Michele non perse altro tempo e raggiunse l’altra infermiera iniziando a tagliare il maglione al ragazzo che aveva gli occhi chiusi per liberare la ferita e quindi capire meglio la situazione.
Ferita da taglio fu la sua prima diagnosi e iniziò subito a medicarla, soprattutto a togliere il sangue per non infettarla, mentre l’infermiera faceva domande in inglese al ragazzo che rispondeva con voce bassa segno che era ancora cosciente per loro fortuna.
Una volta finita di medicare la ferita Michele prese ago e filo che gli stava porgendo un altro infermiere e dopo una veloce anestesia iniziò a ricucire la ferita mentre avvertiva su di se gli occhi spalancati del ragazzo che stava medicando.
La fortuna di essere un chirurgo era anche quella di non far tremare la propria mano mentre eseguiva lavori complicati e sotto tenzione e per questo riuscì tranquillamente a ricucire la ferita velocemente sotto lo sguardo attento degli altri infermieri li presenti che prima di quel giorno non gli avevano mai visto fare una cosa del genere. Una volta finito con ago e filo mise un bel cerotto sui punti per poi fasciare il torace del ragazzo.
Fu solo dopo quelle operazioni che alzò il suo sguardo per incrociarlo con quello ambra del bellissimo ragazzo che aveva difronte e che lo sguardava curioso.
-ottimo lavoro- gli disse l’infermiera e Michele annuì senza dire altro e prendendo la cartella che la donna gli stava porgendo per controllare cosa c’era scritto anche se non riusciva a leggere tutto quello che era scritto. Quindi il ragazzo guardò quel foglio giusto per far credere alla donna di aver capito tutto per poi ridarlo alla stessa che uscì dalla stanza lasciandolo da solo con il biondo.
I due però non rimasero molto tempo da soli visto che poco dopo la porta venne nuovamente aperta e due ragazzi entrarono al suo ingresso sotto lo sguardo confuso.
-scusate non si può stare qui- tentò di dire Michele ma per via del suo tono basso visto l’insicurezza delle sue parole in inglese il ragazzo non venne sentito.
-stai bene?- chiese il rosso preoccupato e con lo sguardo che sarebbe stato in grado di uccidere chiunque. Michele a quello sguardo si spaventò e decise di mettersi tra il rosso e il suo paziente sotto lo sguardo confuso di entrambi.
-non potete stare qui, porca puttana- ripeté Michele.
-sono suo fratello- gli fece notare il rosso con calma e curioso di capire cosa fosse l’ultima frase che aveva detto l’infermiere. Michele si tranquillizzò ma poi lanciò un’occhiata all’altra persona che era entrata nella stanza e che non aveva ancora detto niente.
-sono uno- disse allora Michele indicando il castano e il rosso per farsi capire.
-ma…- cercò di protestare il rosso ma venne interrotto dal castano.
-esco io, non servo. Poi mi racconti tutto- e uscì dalla camera mentre il rosso sbuffava e guardava il medico -come sta?- chiese poi mentre Michele sbiancava: come spiegava tutto adesso in inglese? Cassian gli aveva fatto un bel corso accelerato di inglese ma era servito a poco visto che non avevano avuto tanto tempo.
-ehm, non grave. Deve stare a riposo. I punti li toglieremo tra una settimana- riuscì a dire poi Michele. Aveva curato quella ferita personalmente quindi sapeva di averla presa in tempo, un altro po’ e sarebbe uscito troppo sangue.
-okay- disse il rosso che non sembrava tanto convinto della cosa ma gli premeva parlare con il biondo quindi non continuò a tartassare l’infermiere, infermiere che rimase comunque in camera ma solo e soltanto per sistemare, e sterilizzare, gli strumenti che aveva utilizzato per la ferita.
-come stai?-
-bene e felice che non sia toccato a nostro fratello- sussurrò il biondo lanciando una veloce occhiata verso il moro che lo aveva curato che però non sembrava star ascoltando la loro conversazione.
-ma te lo sei preso tu? Dov’è adesso? Dovrei arrestarlo- borbottò il rosso incrociando le braccia al petto.
-non lo so, se ne è scappato dopo avermi accoltellato e io ho chiamato te- sussurrò il biondo sospirando e portando una mano sulla perita ormai ricucita e ringraziando chiunque che quella pugnalata di Maurice fosse stata per lui e non per Cassian.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


-tuo fratello stasera esce quindi è inutile che cucini anche per lui- furono le parole che disse Tibault mentre entrava nella cucina della casa di Hallam insieme a quest’ultimo mentre Kian si girò verso di loro.
-eh?- chiese il rosso lasciando perdere la cena che stava preparando e guardando confuso il fratello. -tu non ti sei tolto i punti oggi?-
-lascia perdere quello che dice tuo marito. Non ho nessun appuntamento oggi- disse convinto Hallam -e poi mi hanno tolto i punti mica mi hanno operato quindi che ci fai qui?-
-sono qui per aiutarti- gli rispose a tono Kian guardando poi interrogativo Thibault che era andato ad accompagnare Hallam al pronto soccorso cercando di capire il perché della sua uscita.
-hai detto al medico che vi sareste visti da Luigi’s- disse invece Thibault guardando confuso il cognato. Era presente quando il biondo aveva detto di si ad uscire con quel medico.
-non ci esco veramente- sospirò Hallam -mi ha tartassato per tutto il tempo che mi toglieva i punti e io esasperato ho detto di si ma non mi presenterò- spiegò poi sedendosi al tavolo e osservando gli altri due che lo stavano guardando male. -che c’è?-
-potevi continuare a rifiutare invece di accettare e non presentarti. Non è corretto nei suoi confronti- disse Kian girandosi verso il fratello e incrociando le braccia al petto.
-era davvero insistente- borbottò Hallam -anche tu avresti fatto lo stesso al mio posto-
-no, non è vero. Avrei rifiutato cortesemente anche cento volte. Ora devi uscire con quel povero infermiere. È quello dell’altra volta vero?- chiese poi rivolto al marito che annuì.
-si, il moretto- confermò poi a voce Thibault facendo uno sbadiglio. Era in piedi dalle cinque di mattina e la stanchezza iniziava a farsi sentire.
-io non ci esco con quello li! Non è nemmeno il mio tipo- brontolò Hallam incrociando anche lui le braccia al petto ma pentendosene subito visto che il fianco destro iniziò a fargli leggermente male. Nonostante si fosse tolto i punti quello stesso pomeriggio e fosse passata una settimana da quando era stata fatta quella ferita gli faceva ancora male.
-e io ripeto che non dovevi accettare se non avevi nessuna intenzione di uscire con lui. Quel ragazzo ti aspetterà da Luigi’s e tu non ci sarai- continuò Kian leggermente arrabbiato con il fratello. Mai una volta che facesse una scelta giusta, mai. Almeno da quando aveva deciso di mettersi con Maurice.
-sei odioso. Come cazzo fai a sopportarlo ogni giorno?- chiese Hallam a Thibault che rise.
-lo amo anche per questo. E comunque Kian ha ragione, non dovevi accettare se non volevi uscire. Avrei preferito a questo punto che tu gli rispondessi male invece di accettare per poi non presentarti-
-tanto non lo vedrò mai più quindi non fatevi questi problemi. E poi se voi due siete qui dove sono i gemelli?- si ricordò Hallam guardando confuso i due. Dopo due mesi dal loro matrimonio, avvenuto un anno prima nonostante Hallam all’inizio non fosse tanto convinto della cosa, avevano deciso di adottare un bambino. Per loro sfortuna, o fortuna dipendeva dai casi, gli avevano proposto di prendere due gemelli. Kian e Thibault non ci avevano pensato molto prima di accettare e far quindi entrare nella loro vita quelle due piccole creature.
-dai nonni- rispose tranquillamente Thibault riferendosi ai suoi genitori. Da quando erano arrivati i due gemelli poi i due ragazzi erano stati costretti a cambiare i loro turni a lavoro e trovarsi rispettivamente un altro collega per fare in modo che almeno uno stesse insieme ai bambini.
-allora potete tornarvene tranquillamente a casa a coccolare i vostri figli. Grazie per avermi accompagnato ma sto bene e non ho bisogno della vostra presenza qui- continuò Hallam che voleva sbarazzarsi dei due il prima possibile. Non che non voleva la loro compagnia, da quando Cassian era scomparso e dopo che Kian si era sposato si sentiva davvero solo nonostante all’inizio fosse ancora fidanzato con Maurice. In quel momento però Hallam aveva veramente bisogno di stare da solo. Dopo che Maurice lo aveva accoltellato Kian, Thibault e Marvin non lo avevano lasciato solo un secondo. Si, anche Marvin, Marvin che in quei due anni si era avvicinato molto ai fratelli del suo migliore amico per cercare Cassian ed era arrivato a diventare anche loro amico.
-ma…-
-niente ma Kian! Per favore, posso cavarmela da solo- disse convinto Hallam e Kian sospirò ritornando verso il cibo che stava preparando finendolo. Non ci volle molto e dopo aver concluso di cucinare mise il piatto davanti al fratello per poi guardare il marito.
-andiamo a casa- sussurrò il rosso e Thibault annuì seguendo Kian fuori da quella casa dopo aver salutato Hallam con la mano.
-sei sicuro?- chiese Thibault una volta in macchina diretti verso casa dei suoi per prendere i gemelli.
-si, è incazzato e non ho voglia di litigaci. Farà da solo e poi quando avrà bisogno di aiuto si troverà da solo e saprà che avevamo ragione. Mi dispiace solo per quell’infermiere che sta aspettando Hallam inutilmente- rispose sospirando Kian guardando il marito mentre guidava.
-capirà che ha scelto la persona sbagliata a cui chiedere di uscire. A saperlo l’avrei avvertito quando Hallam ha accettato di uscire- concluse Thibault guidando tranquillamente -risultati su Maurice?- chiese poi cambiando argomento. Da quando il biondo aveva quasi ucciso Hallam lui e Kian aveva fatto di tutto per trovarlo e dargli la punizione che meritava ma senza successo.
-no, magari. Oggi Erika aveva trovato una pista ma era solo il coltello che aveva usato e basta- borbottò Kian per non urlare, voleva davvero morto quel biondino del cazzo che aveva fatto soffrire entrambi i suoi fratelli.
-vedrai che lo troveremo e avrà ciò che merita. Dovevo capirlo due anni fa che era uno stronzo di prima categoria- borbottò Thibault per poi aprirsi in un sorriso quando intravide la casa dei suoi genitori solo e soltanto perché non vedeva l’ora di abbracciare i suoi due cuccioli.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***


Hallam sospirò per prendere coraggio prima di entrare nel pronto soccorso. Erano passati due giorni da quando era andato a farsi togliere i punti. In quei due giorni aveva pensato in continuazione a quello che aveva fatto all’infermiere. Suo fratello e Thibault avevano avuto ragione: non doveva giocare con le persone. Se forse l’infermiere l’avesse trovato in un periodo migliore avrebbe anche accettato di uscire senza tante storie ma quello non era davvero un buon periodo. Non solo aveva scoperto che Maurice aveva una tresca con una decina di ragazzi da più di tre anni, quindi anche da quando usciva con Cassian, e nessuno dei ragazzi sapeva degli altri. Lui lo aveva scoperto per puro caso e quando, dopo due anni di relazione con Maurice, aveva deciso di parlarne lui aveva cercato di ucciderlo. No, non era per niente un bel periodo.
Ma aveva capito di aver fatto una cazzata. Quel ragazzo non c’entrava niente con i suoi problemi e non li conosceva nemmeno quindi non si meritava tutto quell’odio da parte sua. Si trovava li perché voleva chiedere scusa all’infermiere e proporgli di uscire, realmente quella volta. Voleva farsi perdonare dal ragazzo.
-si?- chiese l’infermiera appena lo vide entrare in piena salute nel pronto soccorso.
-ecco, mi devono controllare la ferita. Due giorni fa mi hanno tolto i punti ma fa ancora male- inventò sul momento il biondo sperando di riuscire a trovare il moro.
-entra e trova il primo infermiere disponibile- lo cacciò la donna e Hallam nascose un sorriso. Poteva parlare con il moro. Entrò quasi di corsa nell’area riservata e si guardò in giro cercando la testa mora dell’infermiere, del quale non sapeva nemmeno il nome, osservando anche nelle varie stanze ma del moro nessuna traccia. Stava per desistere e andarsene cercando di trovare una scusa per il giorno dopo quando lo vide passare quasi scappando verso la sala relax all’interno del pronto soccorso. Hallam non ci mise molto prima di raggiungerlo, ovviamente con calma visto che non voleva farsi vedere correre in quel luogo. Quando aggiunse la sala relax la vide completamente vuota a parte per il moro che stava davanti ai distributori automatici intendo a prendersi qualcosa.
-ehm, ciao- disse Hallam facendo girare verso di se il moro che lo guardò prima sorpreso e poi incazzato e girarsi verso il distributore per prendere il bicchierino presumibilmente di caffè e berne un sorso. Sorso che venne accompagnato da una faccia schifata.
-possiamo parlare?- chiese allora Hallam avvicinandosi, sapeva di meritarsi quello sguardo visto che aveva dato buca al moro.
-no- fu la risposta secca di quest’ultimo che finì d’un sorso il caffè per poi buttare il bicchierino nell’immondizia -sono a lavoro-
-mi dispiace per l’altro giorno. Non è un periodo facile per me!- lo bloccò Hallam mettendosi davanti al moro che era più alto di lui di pochi centimetri -il mio ex ha cercato di uccidermi- continuò indicando il suo fianco -e in quel momento non avevo tanta voglia di uscire-
-potevi dirmelo invece di farmi aspettare cinque ore- borbottò il moro che sembrava anche meno arrabbiato di prima.
-lo so, ed è per questo che sono qui. Voglio scusarmi e uscire con te, in amicizia ovviamente. Voglio scusarmi seriamente- concluse Hallam sperando in un si del moro. Moro che lo guardò un bel po’ prima di sospirare.
-okay- concesse -ma aspetterò solo mezz’ora, se non ti presenti me ne vado- gli puntò un dito contro e Hallam annuì convinto che non avrebbe fatto aspettare il moro.
-a stasera all’ora, alle otto- specificò Hallam quasi felice di quell’uscita anche se il moro non era il suo tipo. -posso sapere il tuo nome? Non ci siamo ancora presentati- chiese Hallam.
-lo saprai stasera se ti presenti- disse invece Michele -ora devo lavorare- aggiunse poi lasciando il biondo da solo nella sala relax. L’italiano non era tanto convinto di quell’appuntamento. Dopo quello che era successo due giorni prima aveva i suoi dubbi sulla sincerità del biondo ma avrebbe concesso quella seconda possibilità visto che il ragazzo gli piaceva e anche tanto. Aveva capito a grandi linee di non essere il tipo del biondo, e che quell’uscita era solo per compassione, ma non si sarebbe tirato indietro. Tanto era sicuro non si sarebbe presentato.
Michele però dovette ricredersi quella sera quando alle venti e un quarto arrivò davanti a quel locale e vide il biondo appoggiato al muro mentre stava scrivendo qualcosa freneticamente al telefono. Era davvero li. Quasi non ci credeva.
-ehi- attirò la sua attenzione, non sapeva come facevano li in America e si sentiva ancora un po’ spaesato. Si, era migliorato molto in quelle settimane con l’inglese ma non sapeva ancora molte parole.
-pensavo non arrivassi. Me lo sarei meritato- lo salutò invece il biondo che sembrava essersi rilassato appena lo aveva visto. -sono Hallam- si presentò poi porgendogli la mano. Michele lo guardò per un po’ prima di stringergliela.
-Miky- rispose. Non voleva dire subito di essere italiano e usare il suo soprannome era un ottimo modo per non mentire al ragazzo ma allo stesso tempo nascondergli di essere italiano.
-entriamo?- chiese Hallam per togliersi un po’ dall’imbarazzo che si stava creando -è uno dei miei ristoranti preferiti e il migliore italiano di tutta Los Angeles- aggiunse poi sotto lo sguardo confuso di Michele quando sentì italiano. Stava davvero per mangiare italiano in America? Sperava solo che il cibo fosse decente e non come il caffè che il bar del posto spacciavano per autentico italiano.
Entrando Michele si tranquillizzò un po’, tutto in quel ristorante lo faceva sentire in Italia e forse era davvero il migliore come gli aveva detto il biondo che in quel momento gli stava indicando un tavolo all’angolo e ben riparato. Michele lo raggiunse subito e sorrise quando sentì il cameriere salutarli in italiano prima di porgergli il menù, ma fu vedendo quest’ultimo che Michele raggelò.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***


-posso chiederti come mai l’infermiere?- chiese Hallam al moro che aveva difronte mentre stavano guardando il menù per ordinare anche se Hallam aveva già deciso cosa prendere conoscendo a memoria il menù di quel posto.
-sono un chirurgo- rispose Michele distogliendo un attimo lo sguardo da quell’obbrobrio. Si c’erano piatti italiani ma altri non avevano niente a che fare e sembravano disgustosi.
-ma sei nel pronto soccorso- disse confuso Hallam ma sempre più curioso di conoscere il moro che aveva difronte.
-mi hanno trasferito e qui mi hanno messo al pronto soccorso con gente che si sente superiore di me quando sanno meno di me- borbottò Michele ma poi accorgendosi che si stava sfogando con un ragazzo che non gli aveva fatto niente, a parte bidonarlo due giorni prima, decise di rispondere alla vera domanda che gli aveva fatto il biondo. -fin da piccolo mi divertivo a fare finti interventi chirurgici ai peluches di mia sorella e alla fine mi sono iscritto a medicina-
-e tua sorella non ti gridava contro? Immagino sventrassi quei poveri peluches- chiese ancora Hallam curioso.
-certo, ma poi glieli ricucivo quindi smetteva di piangere anche se i suoi poveri peliches erano tutti rovinati. Quando mia madre l’ha scoperto mi ha impedito di avvicinarmi e ha dato una stanza a ognuno- continuò il moro ridacchiando nel ricordarsi quei bei momenti, e anche unici.
-povera, sono dalla sua parte in questo caso- rise Hallam ma si bloccò non appena arrivò il cameriere per le ordinazioni -per me maccheroni e cheese- disse prontamente all’uomo che annuì e segnò l’ordine. Michele riguardò il menù e sospirò sapendo di fare una cazzata.
-carbonara- disse quasi timoroso e ilcamerieri annuì.
-da bere?-
-un cappuccino- disse Hallam senza accorgersi dello sguardo quasi sconvolto di Michele che non si capacitava di come il biondo potesse fare una cosa del genere, ma come cazzo gli era venuto in mente di uscire con un ragazzo del genere?
-per me una birra- disse solo sperando che almeno quella fosse buona.
-devi guidare?- gli chiese curioso il biondo.
-non ho la macchina, sono a piedi- gli rispose tranquillamente Michele. Di certo non gli poteva dire di non avere la patente americana ma solo quella italiana.
-che ne dici di una pizza a metà? Qui sono molto bune- gli propose poi Hallam. Michele aveva un po’ paura di accettare visto che aveva provato qualche pizza li e non erano un gran che, ma essendo un ristorante italiano…
-certo- accettò quindi il moro -scegli tu, per me è uguale- aggiunse poi sorridendo in direzione del biondo che annuì.
-una con patatine- disse allora Hallam e Michele poté sospirare di sollievo, aveva paura che il ragazzo ne chiedesse una con l’ananas.
Il cameriere annuì dopo l’ordine e li lasciò nuovamente soli e Michele decise di conoscere altro del bel biondo che aveva difronte ma era sicuro che non avrebbe chiesto niente del suo ex stronzo che lo aveva pugnalato. Certo un po’ lo ringraziava perché altrimenti non avrebbe mai conosciuto il biondo.
-allora, cosa fai di bello nella vita?-
-schifo- disse Hallam sospirando -sono un rappresentante-
-eh?- chiese Michele, non aveva capito quello che aveva detto il ragazzo.
-rappresentante, vado in giro per bar o ristoranti presentando i prodotti dell’azienda per cui lavoro convincendoli a comprarli- spiegò Hallam mentre Michele annuiva capendo finalmente cosa aveva detto il ragazzo che aveva difronte.
-come mai ti sei trasferito a Los Angeles? Non ti trovavi bene?- chiese allora Hallam curios mentre il cameriere portava loro i due piatti di pasta e le bevande. Non appena Michele vide il suo piatto sgranò gli occhi chiedendosi perché aveva scelto proprio la carbonara. Eppure Flavio gli aveva chiaramente detto di fare attenzione alla carbonara.
-mi hanno proposto di cambiare aria e ho accettato. Di certo non mi aspettavo di trovarmi a fare da infermiere. In realtà ero stato mandato a New York ma non c’era più posto- spiegò velocemente Michele con un’alzata di spalle.
-e la tua famiglia? Quanto sei lontano?- chiese quasi preoccupato Hallam. Non riusciva ad immaginare lo stare lontano da Kian. Non dopo quello che era successo con Cassian. Nonostante fosse il maggiore aveva davvero bisogno dei suoi fratelli al suo fianco.
-mi hanno disconosciuto a diciotto anni, quando ho detto loro di essere gay. Non li sento dall’ora. Ho solo un amico ma lo sento ogni giorno quindi non mi manca nemmeno tanto- spiegò Michele iniziando a mangiare la pasta che aveva difronte e allo stesso tempo cercando di non fare facce troppo strane. Non voleva far capire al ragazzo che non gli piaceva.
-uh, mi dispiace- sussurrò sinceramente Hallam -con tua sorella come va?-
-non mi parla nemmeno lei. Ma smettiamo di parlare di argomenti tristi- rispose velocemente Michele, non gli piaceva spiattellare la sua vita privata in giro. Stava cercando un altro argomento quando arrivò il cameriere con la pizza e Michele si mise a studiarla attentamente curioso di capire se facesse schifo come la pasta che stava mangiando. Ma l’aspetto della pizza sembrava normale, forse solo la mozzarella sembrava un po’ troppo gialla ma non ci diede molto peso ipotizzando potessero essere le patatine il problema.
-finalmente- disse Hallam e Michele si sorprese nel vederlo con gli occhi che brillavano.
-ti piace molto la pizza?- gli chiese allora mangiando con calma la sua pasta con panna, si perché non poteva chiamarla carbonara quella cosa.
-mi piace il cibo italiano in generale. Sono fissato, motivo per il quale qui mi conoscono tutti. quando ho l’opportunità vengo qui- gli spiegò il biondo addentando un pezzo di pizza nonostante avesse ancora la pasta nel piatto.
-com’è la pasta?- chiese Michele curioso. Quella cosa sembrava una pappetta galleggiante per quanto formaggio avevano messo.
-puoi assaggiare se vuoi- gli disse invece Hallam porgendogli il piatto e Michele prese un maccherone solo per non sembrare scortese ma se ne pentì non appena mise il boccone in bocca. Troppo formaggio, e poi la pasta era scotta. Se Hallam andava matto per quel coso non immaginava la faccia che avrebbe fatto nel mangiare il vero cibo italiano, oppure un’idea l’aveva visto che aveva visto l’espressione di Cassian più volte mentre assaggiava qualcosa di nuovo spinto da Flavio.
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Capitolo 41 ***


-non ci credo che ti sei messo a litigare con il cameriere- Hallam stava ancora ridendo mentre Michele alzava gli occhi al cielo. I due si stavano facendo una passeggiata dopo cena, che avevano pagato a metà visto che nessuno dei due voleva far pagare l’altro.
-perché stava sbagliando pronuncia! Non si dice triamisu ma tiramisù- continuò convinto Michele. -se dici tiramisu un italiano non ti capisce-
-sei davvero sicuro della pronuncia? Richard è stato in Italia- gli disse con più calma Hallam che si sentiva un po’ in colpa per quella cena. Aveva visto la faccia poco convinta del moro al suo fianco mentre mangiavano e ipotizzava che non gli fosse per niente piaciuta quella cena. Il moro ovviamente non gli aveva detto niente ma Hallam aveva capito e si sentiva in colpa.
-si, sono sicurissimo. Riccoso potrà essere stato anche in Italia ma il nome tiramisù me lo ha detto un italiano e io mi fido- continuò Michele e Hallam decise di desistere mentre sorrideva. Miky era simpatico anche se non lo avrebbe mai detto vedendolo per la prima volta. Alcune diceva parole un po’ strane ma era anche quello il bello di quel ragazzo.
Non era il suo genere ma il suo carattere gli piaceva e anche molto. Era ottimo come amico anche se immaginava che il moro non volesse solo amicizia da lui altrimenti non gli avrebbe mai chiesto di uscire con tanta insistenza.
-Hallam- il biondo si girò verso il moro per capire cosa volesse ma Miky non voleva parlare con lui, voleva baciarlo e appena Hallam se ne accorse posò una mano sulle labbra di Miky. Vide la delusione negli occhi del moro e si sentì un po’ male ma non voleva più di un’amicizia con quel ragazzo.
-mi dispiace ma non sei il mio tipo- sussurrò il biondo -troverai qualcuno che ti merita- continuò poi cercando di sorridere ma lo sguardo del ragazzo che aveva difronte si era fatto scuro.
-dite tutti così: troverai qualcuno che ti merita. Quando provo ad uscire con qualcuno mi rifiuta sempre e quando sono gli altri a voler uscire con me lo fanno solo perché mirano ai miei soldi- si sfogò il ragazzo. -non ce l’ho con te in particolare- aggiunse poi credendo di aver un po’ esagerato -sono solo arrivato al limite. Grazie per la serata, potevi anche rifiutarti-
-è stata una serata diversa e anche se non mi piaci in quel senso non disdegno un’amicizia- disse Hallam sentendosi davvero male. Non credeva che il ragazzo avesse avuto così tanti rifiuti.
-non sforzarti. Non ne ho bisogno- gli sussurrò Michele osservando poi il suo orologio -io devo andare visto che domani ho il turno di mattina. Grazie della serata- e nemmeno a dare il tempo ad Hallam di salutarlo che se ne andò facendo sentire ancora più in colpa il biondo. Eppure aveva detto chiaro e tondo al moro che non aveva nessuna intenzione di iniziare una nuova storia dopo quello che era successo con il suo ex. Sospirando anche Hallam raggiunse la sua macchina e se ne tornò a casa.
Casa che trovò aperta e per un solo attimo immaginò che Cassian fosse tornato. Solo lui era l’altra persona ad avere le chiavi ma si dovette ricredere quando trovò Thibault nel suo soggiorno sdraiato sul divano con addosso i due gemelli. Si era completamente dimenticato che anche Kian aveva le chiavi di casa.
-che ci fate voi qui?- chiese allora vedendo il fratello che entrava in soggiorno poco dopo.
-siamo venuti a controllare che tu non faccia cazzate- gli disse Kian a bassa voce per non svegliare i gemelli che non davano segno di volersi muovere nel loro placido sogno.
-tuo fratello si è preoccupato perché non rispondevi al telefono e quindi siamo venuti a controllare- gli spiegò Thibault accarezzando la testa ricciolina della bambina che nel mentre si era mossa.
-sto bene! Ero uscito a fare una passeggiata e non ho guardato il telefono- rispose Hallam sospirando. Era stato così bene in compagnia di Miky che si era scordato di avere un telefono.
-almeno avvisa la prossima volta mi fai preoccupare- disse semplicemente Kian.
-Kian cazzo mi fai respirare? Da quando Sian è scomparso ti comporti come se anche io potessi fare lo stesso! Mi metti solo ansia in questo modo lo vuoi capire si o no? Io non ti chiedo ogni due secondi dove sei solo perché mi rispondi tardi a un messaggio o se non mi rispondi al telefono- gli fece notare Hallam.
-ma io sono sposato, tu sei solo e dopo quello che è successo con Maurice….-
-di certo non mi vado ad ammazzare perché un pezzo mi merda voleva uccidermi! Lasciami respirare, per favore- l’ultima frase la disse a bassissima voce. Non sopportava più quel comportamento iperprotettivo di Kian. Sapeva da cosa era nato, e anche lui ogni tanto aveva paura di perdere il suo fratellino, ma davvero non sopportava tutta quella situazione.
-le prossime volte cercherò di farlo ragionare prima-
-THIBAULT!- il marito lanciò un’occhiata eloquente a Kian mentre Charlotte iniziava a stropicciarsi gli occhi visto che era stata svegliata dall’urlo del padre. Kian prontamente per scusarsi prese in braccio la bambina di un anno e mezzo iniziando a cullarla con calma per farla riaddormentare.
-comunque Hallam ti ricordi l’infermiere che ti ha chiesto di uscire e a cui tu hai dato buca?- chiese Thibault al cognato che lo guardò interrogativo, non aveva detto a nessuno che sarebbe uscito con Miky perché si sentiva in colpa quindi da dove usciva quella domanda.
-si, perché?-
-oggi quando ho accompagnato Erik in ospedale, si è fatto sparare di nuovo il coglione è peggio di te- il castano si rivolse al rosso con un sorriso prima di continuare -c’era lui e ho scoperto per puro caso che non è americano-
-eh?- chiese confuso Hallam. In che senso Miky non era americano? Si, ogni tanto sparava frasi strane ma non aveva minimamente immaginato che fosse straniero.
-si, ha litigato con l’infermiera perché aveva detto che una parola che adesso non ricordo significava “si va bene” nella sua lingua e invece era una parolaccia, comunque è italiano quindi alla fine ti è andata a culo che non l’hai portato da Luigi’s-
Mentre Thibault diceva quelle parole nella testa di Hallam iniziavano a comporsi i pezzi del puzzle. Miky, se quello era il suo nome, era italiano. Era un vero italiano! Aveva fatto l’ennesima cazzata.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Capitolo 42 ***


Nel giro di ventiquattr’ore Hallam si trovava nuovamente al pronto soccorso. Dopo quello che aveva scoperto la sera prima da Thibault aveva deciso che doveva, nuovamente, le sue scuse al moro. Lo aveva trascinato in un ristorante italiano che molto probabilmente non era tanto italiano come credeva.
Quella volta però il biondo aveva deciso che avrebbe aspettato il moro fuori e non sarebbe entrato. La cosa risultò più complicata visto che sapeva che doveva fare la mattina ma non quante ore e quindi si ritrovò ad aspettare fino alle tre di pomeriggio prima di vederlo uscire dall’edificio.
Appena individuò il moro si avvicinò con la macchina affiancandolo sul marciapiede. Il moro sembrava non averlo minimamente notato e allora Hallam abbassò il finestrino.
-Miky- a sentirsi chiamare il moro si girò e incrociano i suoi occhi lo guardò confuso. -Sali- gli disse soltanto e il moro si guardò intorno curioso prima di salire in macchina del ragazzo.
-che ci fai qui?- chiese una volta entrato mentre Hallam rimetteva in moto e usciva dalla struttura.
-mi devo nuovamente scusare-
-no hai fatto niente di male- gli fece notare il moro ancora più confuso.
-ti ho trascinato in un ristorante italiano. A mia discolpa posso dire che non sapevo fossi italiano- Michele sgranò gli occhi a quelle parole.
-io non te l’ho detto-
-già, avrei gradito saperlo- Hallam sospirò -me lo ha detto mio cognato. Ieri è venuto in pronto soccorso perché il suo collega si è ferito e lo ha scoperto e ieri sera scherzando mi ha detto che ho fatto bene a darti buca la prima volta visto che eri italiano e non avresti gradito il cibo di Luigi’s e non mentire perché lo so che non ti è piaciuto- disse a file dritto il biondo mentre Michele sospirava.
-il castano? Quello che era entrato insieme al rosso la prima volta?- chiese poi facendo mente locale di chi potesse essere il cognato del biondo che aveva affianco e che lo stava portando chissà dove.
-si, è il marito del rosso che sarebbe mio fratello- spiegò Hallam.
-comunque non era male, solo che non era proprio cibo italiano ecco. Per esempio la pasta che hai preso tu non esiste in Italia e quella che ho preso io non si fa con l’uovo e la pancetta. E sulla pizza non si mette il cheddar- spiegò Michele mentre Hallam annuiva.
-Miky non è il tuo nome vero?-
-Michele, è quello intero. Gli amici mi chiamano Miky-disse Michele con un leggero sorriso che si allargò ancora di più quando sentì la pancia del ragazzo al suo fianco brontolare -da quanto mi aspettavi?-
-quattro ore credo- rispose sinceramente il biondo.
-e solo per chiedermi scusa? Anche se il cibo non era un gran che mi sono divertito ieri, lasciando stare la parte del rifiuto ma dovevo aspettarmelo visto che me lo avevi già detto. Che ne dici di mangiare vero cibo italiano?- propose poi il moro.
-e dove? Luigi’s è il migliore a Los Angeles- chiese Hallam confuso. Michele gli sorrise e gli fece vedere un indirizzo. Hallam all’inizio non era tanto convinto della cosa ma decise di fidarsi di Michele e guidò fino a una serie di palazzine oltre alle quali non c’era l’altro.
-non c’è niente qui- disse Hallam confuso.
-parcheggia qui- gli disse invece Michele e il biondo lo fece per poi guardare confuso il moro che prendeva le chiavi dalla sua tracolla.
-mi hai portato a casa tua? Guarda che io…-
-ehi! Il vero cibo italiano lo mangi solo in Italia o se te lo cucina un italiano quindi non fare storie e sali. Non voglio farti niente, non sono un prepotente che si prende le cose con forza. Il tuo è stato un no chiaro e di certo non ti faccio qualcosa contro la tua volontà- gli disse il moro e Hallam sospirando lo seguì.
E Hallam sgranò gli occhi quando mise piede nella casa di Michele che si poteva definire in un solo modo: buco. Era un monolocale dove appena entravi ti trovavi un letto bassissimo matrimoniale perfettamente difronte a un cucinino con un frigorifero. Difronte alla porta principale c’erano una finestra e l’armadio mentre a destra si apriva un’altra porta che portava presumibilmente a un bagno.
-abiti qui?- chiese quasi in un sussurro.
-si, te l’ho detto dovevo andare a New York quindi avevo preparato tutto li. Il giorno che sono atterrato mi hanno detto che mi avrebbero mandato qui quindi questa è l’unica casa che ho trovato. E sono fortunato! Ho una finestra!- disse con un sorriso il moro buttando la sua tracolla sul letto per poi prendere roba dalla credenza e iniziare a cucinare. Solo allora Hallam si accorse che difronte alla finestra come prolungamento della cucina c’era una penisola dove due persone potevano mangiare tranquillamente.
-posso aiutarti?- chiese allora Hallam tranquillizzandosi del tutto al fatto che Michele non avesse cattive intenzioni. Voleva solo fargli mangiare qualcosa di buono.
-oh no tu non ci mette mano qui dentro- disse serio il ragazzo puntandogli il mestolo con il quale si era messo a girare qualcosa contro. -siediti e guarda-
Hallam si arrese a fare come gli era stato detto e osservò il moro mentre cucinava. Si vedeva che lo faceva da tantissimo tempo visto che i suoi movimenti sembravano tanto naturali e armonici. Non ci volle molto perché un buon profumo si espandesse per tutto l’ambiente facendo venire acquolina in bocca al biondo e soprattutto facendogli aumentare ancora di più la fame. Non vedeva davvero l’ora di poter mangiare quello che il moro gli stava preparando.
Dopo bene venti minuti Hallam si ritrovò davanti un piatto fumante di riso e lo guardò con gli occhi sgranati.
-cos’è?- chiese allora al ragazzo che aveva affianco anche lui con la sua porzione di riso.
-risotto alla milanese- gli rispose con un sorriso il moro iniziando a mangiare e anche Hallam decise di non aspettare oltre prendendo un boccone. Bastò uno sguardo verso il moro al suo fianco per fargli capire che si era innamorato di quello che stava mangiando.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Capitolo 43 ***


Marvin osservò attentamente Hallam chiedendosi cosa fare. Era da mezz’ora che il biondo stava giocando con una collanina che aveva al collo, e che Marvin non aveva mai visto prima, e sembrava davvero troppo sovrappensiero. Dopo due minuti decise di raggiungere il biondo sul divano mentre Remco, che a gennaio sarebbe diventato ufficialmente suo marito, giocava con Charlotte e Phillip visto che Thibault e Kian erano scomparsi ad amoreggiare da qualche parte.
-che hai?- gli chiese direttamente guardandolo negli occhi. Hallam si girò verso di lui sospirando.
-come hai fatto a capire che Remco era quello giusto?- chiese invece Hallam osservando il futuro marito di Marvin che faceva le facce buffe ai suoi nipoti comodamente sdraiato sul tappeto di casa sua. Era bello aveva tanta gente attorno anche se nell’ultimo mese aveva passato tantissimo tempo con Michele. Era riuscito a convincere il moro a far nascere un’amicizia tra loro e si sentiva davvero bene in compagnia del ragazzo. Per non parlare del fatto che Michele era praticamente diventato il suo cuoco personale tanto che Hallam non riusciva più a mangiare da Luigi’s.
-mi sento bene con lui, mi sento completo. So che queste parole possono sembrare da film o da romanzo d’amore ma è la verità. Ci capiamo a vicenda, ci completiamo a vicenda. Cosa succede? Dimmi che non stai pensando a Maurice- Hallam scosse la testa.
-per me Maurice è morto- sussurrò il biondo continuando a giocare con il ciondolo che aveva addosso. Era il regalo di natale da parte di Michele, era un ciondolo ovale semplice con sopra inciso un cappuccino con il disegno di un cuore sulla schiuma, Michele aveva spiegato poi che il soggetto era perché Hallam adorava da morire il cappuccino. Hallam non ci aveva creduto ma aveva lasciato perdere e allo stesso tempo aveva detto al moro che non ne voleva ma quello aveva insistito e da quando Michele glielo aveva messo al collo due giorni prima aveva preso a giocarci e non lo aveva più tolto. -e le differenze? Remco è del Belgio no? Si è trasferito qui solo cinque anni fa, come fate a…-
-convivere? Te l’ho detto ci completiamo. Per molto potrebbe essere strano vederci insieme, sembriamo il cioccolato fondente con il latte ma noi ce ne freghiamo perché ci amiamo e amo in Remco anche il fatto che è belga- Marvin guardò attentamente Hallam -si può sapere cos’hai? Mi stai facendo preoccupare-
-non so cosa far e Marv- disse sinceramente Hallam. -c’è un ragazzo con il quale sono amico e a cui piaccio. Lui mi ha chiesto di uscire e io l’ho fatto ma ho subito messo in chiaro che tra noi non ci sarebbe stato piò della semplice amicizia e lui ha accettato. Ci vediamo da un mese come amici e io…-
-ti sei innamorato di lui?- chiese curioso Marvin. Quello si che era interessante.
-non lo so. Devo ammettere che mi piace il suo carattere e il suo modo di fare- sussurrò ancora il biondo -anche se a volte esagera troppo. Non è il mio tipo fisicamente ma con lui sto davvero bene e mi sento tranquillo-
-si, sei follemente innamorato ma non lo vuoi ammettere- concluse Marvin con un sorriso. Era felice che dopo quello che era successo con Maurice il biondo avesse trovato qualcun altro e soprattutto così velocemente.
-ma se poi non funzionasse? Se perdessi la sua amicizia?-
-non farti paranoie del genere. Tu piaci a lui e lui ti piace, altrimenti non mi avresti mai chiesto una cosa del genere, quindi buttati. Devi cancellare Maurice dalla tua vita e credimi e il pensiero di quel coglione che non ti fa andare aventi. Sono sicuro che la tua testolina stia pensando a cose come: “e se poi succede come con Maurice?” ma te lo devi levare dalla testa. Non tutti sono dei coglioni e se ti senti tranquillo con questo ragazzo devi provarci. Se poi si rivelerà un coglione ci pensando Thibault e tuo fratello a sistemarlo no?- Hallam rise a quell’ultima frase e annuì con gli occhi lucidi grato a Marvin di essere al suo fianco nonostante tutto.
-e ora mi puoi spiegare cosa c’entrava la domanda sul fatto che Remco è belga?-
-è italiano, il ragazzo di cui ti parlavo- spiegò Hallam rigirandosi tra le mani il ciondolo che gli aveva dato Michele.
-aspetta è l’infermiere a cui avevi dato buca?- chiese Marvin alzando leggermente la voce e facendo girare verso di loro un Remco confuso mentre Hallam sgranava gli occhi.
-come…come sai quella cosa?- chiese quasi terrorizzato Hallam.
-tuo fratello ieri lo ha detto a cena…avevi già la testa tra le nuvole e non te ne sei accorto- arrivò alla conclusione da solo Marvin -quindi? È lui?-
-si, è lui- sussurrò Hallam.
-ma pensavo fosse finita li- disse ancora Marvin sconvolto.
-finita li cosa?- chiese invece Kian ritornando nel salotto insieme a Thibault.
-niente- -tuo fratello ha una cotta per l’infermiere italiano- dissero in contemporanea Marvin e Hallam mentre il primo si beccava un’occhiataccia da parte del biondo.
-eh?- chiese Kian rimanendo in piedi e guardando confuso il fratello -ma non vi siete più visti dopo che ti ha tolto i punti e tu gli hai dato buca!- disse il rosso cercando l’appoggio del marito mentre anche Remco si era avvicinato con i due gemelli per ascoltare meglio quella curiosa conversazione.
-diciamo che mi sono sentito in colpa e due giorni dopo gli ho chiesto scusa proponendogli di uscire realmente…-
-dimmi che non siete andati da Luigi’s- lo interruppe Thibault.
-si, la sera stessa che tu mi hai detto che era italiano. Quando l’ho scoperto ero appena rientrato e mi sono sentito ancora più in colpa quindi il giorno dopo sono andato a scusarmi con lui, lui ha cucinato un piatto italiano per me e da all’ora siamo amici e ci vediamo ogni giorno più o meno- raccontò tutto Hallam, orma Marvin aveva parlato e doveva svuotare il sacco.
-wow- disse solo Kian scuotendo la testa ma con un sorriso sulle labbra.
-e lui lo sa?- chiese Remco curioso.
-che mi piace? No. Crede che lo veda solo come un amico ma non è così da un bel po’-
-allora che ne dici di parlargli e presentarcelo a capodanno?- disse Thibault con un sorriso.
-scordatevelo! E poi mi dirà di no-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Capitolo 44 ***


Hallam sorrise non appena Michele aprì la porta di casa sua. Il moro sembrò sorpreso di vederlo ma lo lasciò comunque entrare chiudendo la porta alle sue spalle.
-tutto bene?- chiese Michele preoccupato. Okay che gli faceva piacere vedere il biondo ma solitamente si mettevano d’accordo nonostante Hallam conoscesse i suoi orari a memoria ormai.
-si, tieni- Hallam gli pose un pacco regalo e Michele alzò gli occhi al cielo.
-ti ho detto che non c’era bisogno di farmi un regalo tesoro- disse il moro aprendo comunque il regalo per poi sgranare gli occhi -un libro da colorare? Io faccio schifo con i colori- rise Michele -sicuro di non averlo scambiato con un regalo per i tuoi nipoti- continuò il moro che nonostante quello che stava dicendo era davvero felice di aver ricevuto un regalo dal biondo.
-no, è giusto anche perché se mio fratello vede quel libro in mano a Charlotte o Philip mi ammazza. Sono tutte parolacce in inglese-
-mi conosci troppo bene, cazzo ci conosciamo da un mese!- rise Michele ancora più felice di quel regalo.
-sia chiaro non che non mi piaccia sentirti parlare in italiano ogni tanto ma vorrei anche capire cosa dici, tipo quel tesaro che hai detto prima- continuò Hallam iniziando a sudar freddo. Portare il regalo a Michele era stato solo una scusa per poter andare a trovare il ragazzo e parlargli della vera cosa importante.
-potresti imparare l’italiano no? Hai detto che sei fissato con l’Italia- gli disse di rimando Michele baciando una guancia a biondo per ringraziarlo.
-è difficile. Ci ho provato ma non ci riesco- Hallam si sedette comodamente sul letto matrimoniale di Michele dopo essersi tolto la giacca pesante e gli stivali.
-resti qui?- chiese Michele curioso.
-immagino tu abbia passato la vigilia e natale da solo quindi almeno oggi vorrei farti compagnia. Se a te non dispiace- aggiunse prontamente Hallam.
-certo che non mi dispiace- sorrise Michele -se mi avessi avvisato mi sarei organizzato però- continuò il moro controllando cosa aveva nel frigorifero e ringraziando il fatto di fare sempre la spesa per un esercito nonostante fosse da solo in quella casa.
-ma se hai cibo per mesi! E poi quanto volevi cucinare? Siamo in due- gli disse Hallam sorridendo e osservando Michele mentre dentro di se si formava la consapevolezza che Marvin aveva ragione: era follemente innamorato di Michele, e nemmeno se ne era accorto per quanto velocemente era successo.
-la madre del mio migliore amico quando sa che ha degli ospiti cucina per trenta persone anche se sono in otto, nove se vado anche io- gli spiegò Michele -quindi non dire che sono esagerato-
-alla faccia. Ma in Italia mangiate come bisonti e siete così magri? Come cazzo fate?-
-guarda che non sono tutti come me e poi è diverso. Qui c’è molto più cibo fritto e robe non proprio buone mentre noi in Italia preferiamo prodotti locali che sono anche più salutari- continuò Michele decidendo cosa cucinare al ragazzo.
-mi porterai in Italia uno giorno?- chiese all’improvviso Hallam.
-se ci torno. Te l’ho detto se si decidono a mettermi finalmente in chirurgia e non stanziato al pronto soccorso rimango qui-
-ma una volta dovrai andare anche a trovare il tuo migliore amico. Voglio vedere l’Italia ma da solo non saprei da dove iniziare- insistette Hallam. No, da solo non l’avrebbe mai fatto. Con l’orientamento che aveva si sarebbe tranquillamente perso.
-se continuiamo ad essere amici perché no- si arrese Michele.
-in che senso scusa?- chiese preoccupato Hallam alzandosi dal letto e raggiungendo il moro che si era messo vicino alla finestra. Era ancora presto per iniziare a cucinare. -perché non dovremmo più essere amici?-
-non so, potresti trovare qualcun altro con cui ti senti più legato. Non c’è niente di male davvero- cercò di tranquillizzarlo Michele ma Hallam scosse la testa.
-perché dovrei allontanarmi da te? Okay all’inizio nemmeno volevo uscire con te ma era un periodo no. Adesso ti conosco ed è tutto diverso- sussurrò il biondo guardando negli occhi il ragazzo che aveva difronte -è tutto fottutamente diverso- e Hallam baciò Michele lasciando il povero ragazzo completamente pietrificato. Quante volte aveva sognato di poter baciare quel ragazzo che gli stava tirando via il cuore giorno dopo giorno. Ed in quel momento aveva le sue morbide labbra sulle sue e non era stato lui a baciare il biondo a tradimento ma il contrario.
Hallam notò immediatamente che Michele era rimasto spiazzato e decise di prendere la situazione in mano aprendo la bocca del moro e approfondendo quel bacio mentre metteva le sue mani nei capelli morbidi dell’italiano. Michele si riprese leggermente e rispose al bacio con altrettanta passione stringendo i fianchi del biondo con forza per spingerselo ancora più addosso. Hallam così si ritrovò schiacciato tra il corpo di Michele e la finestra ma non ci diede troppo peso continuando a baciare il moro.
I due si staccarono solo dopo un tempo che parve infinito.
-scusa- sussurrò Hallam sulle labbra di Michele -non sapevo come dirti quello che provavo e quindi ho pensato che baciandoti…-
-ma io non ero il tuo tipo- disse Michele curioso di capire cosa passasse per la testolina di Hallam. Non che non gli fosse piaciuto quel bacio ma non voleva farsi troppi film mentali.
-già, ma solo fisicamente visto che ero fissato con i biondi. Ma il tuo carattere. Maledizione mi sono fottutamente innamorato di te e ci sono arrivato solo ieri- concluse Hallam. -so che posso sembrarti uno stronzo ma io…mi hai catturato Michele, completamente-
-quindi la persona che merito sei tu?- chiese Michele con il riso già sulle labbra.
-se mi dai una quarta possibilità si- rise a sua volta Hallam.
-dovrò iniziarmi a scrivere tutte le volte che ti devo dare altre possibilità- e senza dare il tempo ad Hallam di rispondere lo buttò sul letto baciandolo. -ora sei mio e nessuno ti farà del male-
Hallam non capì una parola dell’ultima frase di Michele ma visto che gli sembrava bella sorrise.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Capitolo 45 ***


-dovevi proprio finire in America per fidanzarti tu?- rise Flavio coinvolgendo anche Michele in una risata. I due ragazzi, nonostante le nove ore di fuso orario, erano entrambi in pausa dal lavoro e Michele ne aveva approfittato per aggiornare l’amico del fatto che si era fidanzato e che quindi se le cose fossero andate bene non lo avrebbero visto per un bel po’.
-esatto. E pensa che non gli piacevo! È quello che mi ha bidonato la prima sera- raccontò Michele. Aveva detto a Flavio e a Cassian del bastardo che gli aveva dato buca ma poi non aveva più spiegato com’era andata avanti la faccenda con Hallam visto che avevano parlato poche volte e di altro.
-cosa? Davvero?- chiese Flavio sgranando gli occhi dall’altro capo del telefono nonostante Michele non potesse vederlo.
-certo. Due giorni dopo mi è venuto a cercare per chiedermi scusa e siamo usciti insieme. È stato durante quell’uscita che mi ha detto che non ero il suo tipo. Dopo un mese mi ha baciato a tradimento e adesso siamo fidanzati e stasera conoscerò suo fratello e il marito del fratello. Sono leggermente in ansia- disse ancora Michele scuotendo la testa non riuscendo a crederci. Aveva proposto ad Hallam di andare solo a capodanno ma il ragazzo aveva insistito perché fosse ufficialmente presentato alla sua famiglia prima di capodanno.
-fratello maggiore o minore?- chiese Flavio dall’altro lato sorseggiando il suo caffè.
-sinceramente non lo so, me lo aveva detto ma in questo momento non mi ricordo- spiegò Michele per poi sgranare gli occhi riconoscendo la persona che era appena entrata nella saletta relax. -scusa Fla devo andare, ci sentiamo dopo- e così dicendo il ragazzo chiuse la conversazione.
-posso fare qualcosa- chiese poi avvicinandosi al castano che aveva riconosciuto immediatamente come il marito del fratello di Hallam, Hallam che gli aveva anche detto tutti i nomi ma se li era ovviamente dimenticati.
-il ragazzo di Hallam, ma che sorpresa- disse il castano sorridendogli mentre Michele guardava preoccupato la divisa dell’uomo. -il mio collega si è di nuovo fatto colpire da una pallottola- spiegò poi. Michele annuì sospirando e insieme al castano si diresse verso la stanza dove era stato lasciato il suo collega.
-quindi stasera ci conosceremo finalmente- disse il castano per rompere il silenzio.
-a quanto pare-
-sappi che io e Kian ti spezziamo di mezzo se fai soffrire Hallam- continuò serio il poliziotto e Michele sospirò.
-molto rassicurante come cosa, davvero-
-ha sofferto molto…-
-si, il bastardo che lo ha quasi ucciso- lo bloccò Michele -credimi se lo avessi sottomano lo ucciderei nonostante ho giurato di salvare vite-
-è in prigione, come si merita- gli disse il castano e Michele fu felice di sentirlo -l’ho arrestato io visto che Kian l’avrebbe ucciso sul colpo. Non che io non lo voglia morto sia chiaro ma preferisco non uccidere la gente se posso-
-non sapevo fosse in prigione, sono contento però. E devo anche ammettere che dovrei ringraziarlo- vedendo lo sguardo confuso del castano spiegò -se non avesse accoltellato Hallam io non lo avrei mai conosciuto- e Thibault si ritrovò per la prima volta a pensare a quello che aveva detto l’italiano al suo fianco. Aveva ragione. Se Maurice non avesse tentato di uccidere Hallam loro non si sarebbero mai allontanati da quello stronzo e Hallam non avrebbe mai conosciuto il moro al suo fianco. Thibault si era accorto subito di come il cognato era cambiato solo stando affianco al suo ragazzo. Era più vivo, più tranquillo.
-devo ammettere che Hallam è diverso da quando sta con te ma devo ancora decidere se è un bene o un male. E poi devo capire ancora se è buono socializzare con un italiano- Michele lo guardò confuso.
-cosa c’è che non va?-
-sono per metà francese, mia madre lo è- rispose il castano e fu in quel momento che a Michele venne in mente il nome del castano: Thibault. Dal primo momento che lo aveva sentito aveva capito che c’era qualcosa di strano in quel nome ma non lo aveva mai e poi mai associato alla Francia.
-mondiale 2006- non riuscì a trattenersi Michele mentre sorrideva ricevendo un’occhiataccia dal castano.
-dillo un’altra volta e giuro che stasera Hallam si trova con il suo ragazzo sottoterra- Michele guardò spaventato Thibault e decise che era meglio non continuare a stuzzicare troppo il ragazzo e mettersi a lavoro per curare il collega. Mancavano poche ore alla fine del suo turno e poi gli sarebbe toccato tornare velocemente a casa a farsi una doccia e aspettare l’arrivo di Hallam. Senza una patente per guidare in America era diventato il biondo il suo autista personale e di certo la cosa non gli dispiaceva visto che la maggior parte delle volte Hallam saliva su per avvisarlo di essere arrivato e finivano per pare sesso, avere un monolocale come appartamento a volte era utile, ritrovandosi poi ad essere sempre in ritardo. Quella volta però Michele immaginava che non ci sarebbe stato il tempo per farlo visto che si sarebbero riuniti proprio a casa di Hallam e se il biondo fosse stato troppo tempo via si sarebbero sicuramente insospettiti. Avrebbero aspettato per il rientro ma al solo pensiero Michele si sentì male. Non aveva Hallam vicino da quella mattina e già sentiva terribilmente la sua mancanza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Capitolo 46 ***


-che ansia- disse Michele uscendo dalla macchina di Hallam mentre quest’ultimo si era già diretto verso la porta della sua abitazione per aprirla.
-non dire così, andrai alla grande- gli sussurrò il biondo sulle labbra prima di aprire definitivamente la porta per poi far entrare Michele. Non era la prima volta che il moro entrava in quella casa visto che altre volte avevano passato intere serate li con la comodità della tv che nel suo monolocale non c’era.
-lo spero, tuo cognato mi ha già minacciato- borbottò Michele posando la giacca nell’ingresso e notando che gli altri ospiti erano già arrivati proprio come si era aspettato. La sua ansia aumentò esponenzialmente. Era vero che aveva già visto il fratello di Hallam ma un conto era parlarci come medico e un conto come fidanzato. Da quello che poi aveva capito parlando con il mezzo francese il fratello di Hallam era anche molto protettivo dopo quello che era successo con lo stronzo.
Hallam non gli aveva mai detto il nome del suo ex, trovandola una cosa superflua, e gli aveva spiegato solo a grandi linee com’era andata la loro relazione soffermandosi però molto su come era finita. Allora Michele aveva preso a chiamare mentalmente stronzo il coglione che aveva fatto del male al suo Hallam.
-finalmente- Michele spostò lo sguardo dall’attaccapanni per incrociarlo in quello dorato del rosso che aveva parlato. la sua espressione incuteva davvero tanto timore, ma avrebbe fatto spaventare molto di più Michele se solo in ragazzo non avesse tenuto in braccio una bambina ricciolina che appena vide Hallam iniziò a ridere felice.
-c’era traffico- spiegò Hallam sorridendo a sua volta alla bambina e avvicinandosi per lasciarle un buffetto affettuoso sulla guancia.
-piacere, sono Michele- decise di presentarsi il moro porgendo la mano al rosso. Rosso che parve inizialmente sorpreso ma poi gli strinse la mano lasciando sparire la sua espressione corrucciata e sorridendogli.
-Kian- poi sistemandosi meglio la bambina in braccio aggiunse -e lei è Charlotte-
-ciao Charlotte- disse allora Michele salutando con la mano la bambina che iniziò a scrutarlo curiosa. Chiedendosi chi fosse il nuovo arrivato che le stava sorridendo.
-gli altri sono di la- aggiunse poi Kian facendo corrucciare la fronte a Hallam.
-altri? Parli di Thibault e Philipe vero?- chiese quasi timoroso il biondo ed ebbe ragione ad essere preoccupato visto il ghigno che si impossessò del volto del fratello minore.
-Marvin ha scoperto che oggi veniva il tuo ragazzo e quindi si è autoinvitato- spiegò il rosso mentre Michele lanciava uno sguardo interrogativo ad Hallam. Chi era ora Marvin?
-è un nostro amico, e immagino ci sia anche Remco con lui- aggiunse poi Hallam rivolto al fratello che annuì mentre entravano in soggiorno dove c’erano gli altri quattro.
-oh l’italiano è arrivato- disse Thibault ghignando mentre dentro Michele saliva l’istinto di gridargli in faccia qualcosa ma si trattenne. Non voleva di certo far assistere ad Hallam a un omicidio.
-buonasera- si limitò a dire scrutando gli altri due uomini presenti nella stanza. Uno mulatto e con capelli nerissimi e occhi ancora più neri se possibile mentre l’altro pallidissimo, come se non vedesse la luce del sole da mesi, e con gli occhi azzurri.
-Miky loro sono Marvin e il suo ragazzo Remco- presentò i due Hallam sospirando -ragazzi lui è Michele, il mio ragazzo- aggiunse poi guardando male soprattutto Marvin.
-è un piacere conoscerti anche perché io al posto tuo non gli avrai mai concesso una seconda uscita dopo il bidone che ti ha tirato- disse il moro ridacchiando.
-MARVIN!- urlò indignato Hallam mentre Michele scoppiava a ridere.
-per mia sfortuna mi sono innamorato e quindi non sarei riuscito a dirgli di no- rispose il moro sorridendo in direzione di Hallam che aveva messo su la sua faccia imbronciata che tanto gli piaceva.
-sfortuna?- chiese poi Hallam accorgendosi di quello che aveva detto Michele.
-be’ mi hai fatto pensare per un mese intero di essere solo un amico quindi si, all’inizio sfortuna- gli disse tranquillamente Michele dimenticandosi di essere in presenza del fratello del biondo che lo stava scrutando curioso al fianco del marito.
-coglione- Michele sgranò gli occhi.
-e questa da dove esce?- chiese infatti curioso. Non aveva insegnato una parola di italiano al suo ragazzo. Hallam rise soddisfatto mentre gli altri li guardavano confusi.
-ho cercato molti insulti nella tua lingua e sappi che mi divertirò ad usarli- spiegò il biondo per poi sparire in cucina lasciando Michele alla mercè della sua famiglia.
-o no adesso potrà insultarmi in italiano e io non lo capirò- disse Marvin mettendosi le mani nei capelli quasi disperato. Poi alzò lo sguardo verso Michele che era rimasto in piedi non sapendo cosa fare. -che ti ha detto?-
-che sono un coglione- rispose Michele con un mezzo sorriso. Il libro che gli aveva regalato Hallam stava dando i suoi buoni frutti.
-concordo con lui- disse Thibault ricevendo poi un’occhiataccia da Michele.
-ehi voi due non iniziate!- si intromise Remco preoccupato. -so che tra italiani e francesi non scorre buon sangue ma non litigate va bene?- continuò il biondo sotto lo sguardo confuso del suo ragazzo e di Kian che non avevano capito il perché di quella faida tra i due.
-è lui che ha iniziato- disse Thibault mentre Philipe annuiva come a confermare le parole del padre anche se non le aveva capite.
-ma non ho detto niente- si difese Michele incrociando le braccia al petto.
-vieni a darmi una mano tu- spuntò fuori dalla cucina Hallam tirando per la manica il suo ragazzo per toglierlo da quella discussione. -dammi una mano a cucinare- gli sussurrò poi.
-non volevi farmi conoscere la tua famiglia?- chiese Michele anche se era grato al suo ragazzo di averlo tirato fuori da quella discussione.
-non voglio che ti uccidano- sussurrò Hallam baciando poi sulle labbra il suo ragazzo -cuciniamo qualcosa di italiano-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Capitolo 47 ***


Michele si rigirò nel letto e sorrise quando sentì il corpo caldo di Hallam affianco al suo e si strinse più al ragazzo nascondendo il volto nell’incavo del collo per continuare a dormire. Erano passati tre mesi da quando si erano fidanzati e Hallam, pochi giorni dopo il matrimonio di Marvin e Remco al quale aveva partecipato anche Michele come fidanzato del biondo, aveva proposto al moro di andare a vivere da lui. Michele aveva subito accettato, i due passavano davvero tantissimo tempo insieme ed era quasi inutile avere due case di cui una enorme e l’altra un monolocale. Quindi il moro si era definitivamente accampato a casa di Hallam e la cosa non era nemmeno stata presa male da Kian visto che il rosso aveva iniziato a fidarsi molto del nuovo fidanzato de fratello.
-Miky- sussurrò Hallam posizionandosi meglio tra le braccia del moro -dovremmo alzarci- continuò poi anche se era proprio lui il primo a volersi accoccolare ancora di più al ragazzo.
-dopo, oggi ho il turno dopo pranzo- ricordò Michele sorridendo tra i capelli del ragazzo.
-si ma io devo lavorare- sussurrò Hallam girandosi in modo da poter guardare in faccia e lasciare un bacio sulle labbra di Michele. Michele che grugnì, odiava quando avevano orari diversi e quello era stato un altro dei motivi per il quale aveva accettato di stare da Hallam, alcuni giorni si vedevano davvero pochissimo.
Hallam notando che Michele non stava facendo più storie per tenerlo li con lui, e il biondo immaginò anche per il fatto che di mattina presto riusciva a ragionare poco in inglese, decise di alzarsi altrimenti si sarebbe ritrovato in super ritardo per il lavoro e di certo non voleva far arrabbiare i suoi clienti che avevano sempre l’orario contato.
Molto lentamente il biondo fece colazione e si vestì per poi ritornare nella camera da letto dove trovò ancora Michele mezzo addormentato e un sorriso nacque sulle sue labbra. Il ragazzo si avvicinò a Michele e gli lasciò un bacio sui capelli prima di uscire definitivamente di casa per iniziare a lavorare. Mentre camminava, aveva deciso di lasciare la macchina a Michele per andare a lavoro visto che si era finalmente preso anche la patente americana, gli venne però in mente che l’anno di Michele in America stava per finire, o almeno era vicino alla conclusione. Il ragazzo gli aveva spiegato che il suo percorso in America sarebbe finito dopo un anno e a grandi linee era quasi finito. Hallam non sapeva di preciso quando fosse arrivato Michele li, ma era certo che ci stesse da più di sei mesi quindi il suo tempo era quasi finito. Il biondo si chiese cosa ne sarebbe stato di loro dopo. Michele sarebbe dovuto tornare in Italia e lui sarebbe rimasto nuovamente da solo. Cosa doveva fare? Amava da morire Michele, più di quanto all’inizio avesse pensato o anche solo sperato e solo il fatto di doversi allontanare dal moro lo faceva sentire malissimo.
Era inutile per il momento rattristarsi con quei pensieri, ne avrebbe parlato quella sera con Michele con calma e dopo avrebbe deciso se mettersi ad urlare o a piangere.
Cercò di non pensare, ma ovviamente la cosa non gli fu facile e per tutto il giorno rimase con l’aria triste tanto che addirittura i suoi clienti gli chiesero se stesse bene, lui ovviamente sviò il discorso ma più passava il tempo e più la sua tristezza peggiorava.
-amore tutto okay?- gli chiese proprio Michele quella sera appena rientrato dal suo turno di lavoro al pronto soccorso.
-si, dobbiamo parlare- disse Hallam chiudendo un attimo gli occhi mentre Michele lo guardava confuso chiedendosi cosa avesse fatto di male quel giorno, oltre a voler restare un po’ di più a letto ma quello succedeva ogni santo giorno.
-dimmi- sussurrò allora Michele sorridendo incoraggiante al suo ragazzo.
-quando torni in Italia?- chiese allora Hallam se proprio doveva lasciar andare il moro almeno si sarebbe preparato in anticipo.
-non lo so- rispose sinceramente Michele fraintendendo la domanda del biondo. Infatti il ragazzo pensava che gli stesse chiedendo quando sarebbe andato a trovare i suoi amici in Italia visto che Michele dopo che si era messo definitivamente con Hallam non aveva nessuna intenzione di tornare a lavorare in Italia, anche al costo di rimanere al pronto soccorso per il resto della sua vita.
-in che senso non lo sai?- chiese invece Hallam spaventato. Significava che da un momento all’altro Michele poteva uscire dalla sua vita?.
-che non lo so Hallam, potrei farlo la prossima settimana, il prossimo mese. Non lo so- gli spiegò Michele con un sorriso mentre Hallam diventava sempre più cupo.
-ah, okay- sussurrò allora il biondo dando le spalle a Michele che lo guardò confuso.
-perché sembri strano?- chiese allora il moro avvicinandosi al biondo e abbracciandolo da dietro.
-te ne andrai e io resterò solo- sussurrò allora Hallam senza riuscire a trattenere le lacrime, si era legato troppo a Michele per poterlo lasciare andare così presto.
-ma no! Starò via una settimana al massimo e poi puoi venire anche tu! Non hai detto che volevi vedere l’Italia?- chiese Michele confuso lasciando un bacio sulla guancia di Hallam che lo guardava stranito.
-una settimana? Ma avevi detto che il trasferimento qui era per un anno solo…-
-co…- Michele sgranò gli occhi capendo finalmente perché il suo ragazzo sembrasse così strano e scoppiò a ridere -Hallam io resto qui. Si era per un anno ma se uno voleva poteva anche restare e io l’ho fatto da quando le cose tra noi sono diventate serie. Non ti lascerei mai per tornare in Italia- e Hallam sgranò gli occhi alle parole del moro sentendosi un completo idiota per essere stato male tutto il giorno.
-ma e il tuo lavoro? Qui sei un infermiere al pronto soccorso e li eri un chirurgo…-
-non mi importa per il momento. E poi con calma potrei sempre salire di livello- lo rassicurò Michele baciandolo sulle labbra.
-ti amo- gli disse in un sussurro Hallam. Se solo qualche mese prima qualcuno gli avesse detto che il ragazzo a cui aveva dato buca sarebbe diventato la persona più importante della sua vita.
-anch’io tesoro-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Capitolo 48 ***


-stai scherzando vero?- chiese Marvin ad Hallam mentre cercava di far addormentare la sua bambina di cinque mesi. Lui e Remco l’avevano adottata poco dopo il loro matrimonio e la bambina era subito diventata la principessa di famiglia.
-no, non sto scherzando- disse convinto Hallam mentre anche Kian si girava verso di lui con gli occhi sgranati ma che faceva trasparire tutta la felicità che stava provando in quel momento. I tre si erano riuniti a casa di Kian per far interagire i bambini tra di loro e soprattutto perché Hallam doveva dire qualcosa di importante ai due approfittando anche del fatto che i loro mariti erano a lavoro e anche Michele era di turno al pronto soccorso.
-okay non stai scherzando- continuò Marvin cullando Annika mentre Charlotte e Philip erano al suo fianco guardando tra il curioso e il meravigliato la bambina.
-non scherzerei mai su una cosa del genere e nemmeno Michele lo farebbe- continuò Hallam. Anche lui era rimasto sorpreso quando Michele gli aveva fatto quella proposta. Era rimasto tanto sorpreso che gli aveva dato una risposta il giorno dopo, giusto per mettere in chiaro le idee e fare la scelta giusto.
-e ricordiamoci che tu a Michele gli hai dato anche buca- rise Kian portando una tazza di limonata al fratello e poggiando quello di Marvin sul tavolino e sedendosi affianco al moro in modo che i gemelli potessero salirgli in braccio.
-già, ma sono felice di essermi ricreduto- sussurrò Hallam sorseggiando la bevanda mentre continuava a guardare la sua mano sinistra.
-quindi non torna in Italia o sei tu che seguirai tuo marito- disse Marvin con un sorrisetto sulle labbra.
-rimane qui con me. E non è ancora mio marito- protestò Hallam. Gli faceva davvero strano sentir parlare di Michele come suo marito. E la proposta il moro gliela aveva fatta solo due giorni prima.
-ma lo sarà, non so quando ma lo sarà e sinceramente sono felice. Michele è un santo per stare con te- rise Kian mentre Charlotte si arrampicava sul padre per mettersi più comoda e chiudere gli occhi.
-questo non è vero- protestò ancora Hallam per poi lasciare che la tristezza si impossessasse di lui. -vorrei tanto che Sian fosse qui. So che è colpa mia quello che è successo ma lo vorrei davvero qui. In questi quasi tre anni voi due vi siete sposati e anch’io sto per farlo mentre Sian è chissà dove. Lontano da noi- sussurrò quell’ultima frase con un magone in gola. Voleva riavere il suo fratellino li con lui, ma non poteva.
-Hallam- disse Marvin guardando il biondo tanto simile al suo migliore amico. -la colpa non è solo tua e lo sappiamo tutti. So come ti senti ma è meglio ipotizzare che sia chissà dove e non morto- disse schiettamente il moro mentre Hallam si mordeva il labbro inferiore per impedire alle lacrime di scorrere. Anche lui ogni giorno sperava che Cassian non fosse morto per colpa sua ma a volte la tristezza lo prendeva completamente rendendo anche difficile a Michele capire cosa lo tormentasse. Michele infatti non era a conoscenza dell’esistenza di Cassian visto che era arrivato più tardi e il biondo non aveva nessuna intenzione di parlarne con il moro. Lo avrebbe fatto solo e soltanto, nel caso più remoto, Cassian fosse tornato a casa.
-vi devo rivelare che ho provato a chiamare Sian ogni giorno- rivelò Kian abbassando lo sguardo -numero inesistente è quello che mi risponde la segreteria ogni volta. Se è ancora vivo significa che ha cambiato numero segno che non ha nessuna intenzione di parlare con noi- concluse il rosso lasciando un bacio sulla testolina riccia di Charlotte che si era addormentata su di lui mentre Philipe era più interessato ad osservare Annika.
Hallam sospirò e si guardò la mano con l’anello chiedendosi se quello che stava per fare era giusto, si lui era felice ma si chiedeva se fosse giusto nei confronti di Sian, del suo fratellino che aveva fatto scappare solo perché innamorato di quello stronzo di Murice. Se solo non si fosse invaghito di Maurice avrebbe risolto la situazione.
-ehi, smettila di pensare a quello che stai pensando. Ci sono passato anch’io quando Thibault mi ha chiesto di sposarmi. Mi sono fatto mille paranoie perché mi stavo per sposare quando Cassian poteva essere chissà dove. Ma ho capito che mi sarei solo precluso la possibilità di essere felice. Mi manca Cassian, da morire ma non per questo devo impedirmi di essere felice. So che è anche colpa tua, non solo visto che tu volevi parlare con Cassian, ma non per questo devi importi di non essere felice- concluse Kian sorridendo al fratello che annuì anche se poco convinto della cosa. Ogni tanto aveva quel blocco che gli impediva di essere felice.
E quando questo succedeva si chiedeva come sarebbe andata a finire di se avesse parlato con Cassian di quello che stava succedendo senza il consenso di Maurice. Forse si sarebbe incazzato, si si sarebbe molto incazzato, ma di certo non sarebbe scappato in quel modo. Era quello che si diceva ogni volta ma alcune volte pensava che non sarebbe andato a finire diversamente.
-smettila davvero- disse Marvin notando il suo sguardo. -lascia stare Cassian per il momento va bene? Viviti il matrimonio che non ti accadrà una seconda volta- Hallam osservò prima Marvin e poi il fratello e annuì riportando lo sguardo sull’anello che gli aveva messo Michele.
Come se fosse stato chiamato in causa il telefono di Hallam iniziò a squillare e il biondo sorrise leggermente nel vedere il nome del suo ragazzo.
-Miky dimmi- rispose mentre Kian Marvin si scambiavano uno sguardo d’intesa, quel sorriso su Hallam non l’avevano mai visto prima, soprattutto non con Maurice.
-oggi facciamo la pizza, o meglio ci provo a farla. Non ho voglia di mangiare nuovamente quella cosa schifosa marcia che chiamano pizza- disse il moro dall’altro capo del telefono facendo sorridere Hallam.
-va bene, ci vediamo a casa amore-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Capitolo 49 ***


-allora? Come ti sembra?- chiese Michele al marito mentre i due erano in pullman. Era passato un anno da quando si erano sposati, precisamente a fine novembre, e Michele aveva deciso di portare finalmente Hallam, suo marito ormai, in Italia. Lo aveva fatto non solo per far vedere il suo paese a Hallam, che lo aveva tartassato per un anno intero per andarci, ma anche per far conoscere a Flavio e Cassian suo marito. da quando era partito, ormai due anni prima, non era più tornato in Italia e aveva accennato solo qualche giorno prima ai suoi due migliori amici di essersi sposato anche lui.
Non ne aveva mai parlato con loro non perché non volesse ma se ne dimenticava ogni volta e Flavio e Cassian erano rimasti che i due si stavano ancora presentando. Quando lo avevano scoperto gli avevano gridato contro e anche giustamente. E ora i due non vedevano l’ora di conoscere il “santo uomo” che aveva deciso di sposarsi con lui.
-ma se siamo in pullman! Fammi arrivare almeno nella tua città e poi ti dirò se mi piace o no- gli rispose Hallam che stava guardando fuori dal finestrino in cerca di qualcosa che nemmeno lui sapeva. -i tuoi amici conoscono l’inglese? Non te l’ho mai chiesto- sussurrò Hallam. Conosceva Flavio, il migliore amico di Michele, solo e soltanto per sentito dire e di certo non si era soffermato molto nel chiedere altro
-lo sanno meglio di me. Flavio è sposato con un americano- gli spiegò Michele stiracchiandosi. -mi hanno aiutato loro con l’inglese prima di venire in America. So già che mi prenderete in giro tutti e tre- borbottò poi il moro passandosi una mano tra i capelli riccissimi cercando di far calare l’ansia. Ci teneva tanto che suo marito piacesse a Flavio e Cassian, erano i suoi migliori amici e voleva che andassero d’accordo. Non subito, ma almeno non voleva un’antipatia.
-siamo arrivati- sussurrò poi riconoscendo la stazione e iniziando ad alzarsi mentre il pullman iniziava a fermarsi, Hallam invece aspettò che il pullman si fermasse completamente prima di alzarsi anche lui dal suo posto e seguire il marito fuori che stava già prendendo i loro bagagli, non si erano portati molto, giusto lo stretto necessario per stare li una settimana.
Michele portò entrambe le valige verso Hallam che era rimasto sul marciapiede per non intralciare quando il moro notò una faccia conosciuta che si stava avvicinando e sospirò.
-ti avevo detto che non dovevi venire- disse in italiano in direzione di Flavio quando fu a portata d’orecchio e Hallam si girò per osservare il ragazzo che era appena arrivato. Ragazzo che non era da solo visto che aveva una bambina in braccio e stava sorridendo in direzione di Michele.
-non ti lascio andare in taxi- gli rispose Flavio sistemandosi meglio la bambina in braccio e fu allora che Michele si accorse che il bambino che teneva in braccio Flavio non era Leo.
-e lei?- chiese osservando la bambina biondissima nel suo vestitino rosa confetto.
-lei è Alice- spiegò Flavio sorridendo alla bambina che guardava curiosa le due facce nuove che aveva davanti -a fine dicembre fa un anno la cucciolotta- continuò.
-e da quando è arrivata? Non me lo avevi detto- disse quasi in un sussurro Michele.
-a marzo, e tu testone non mi avevi detto di esserti sposato- poi Flavio si girò verso il biondo sorridendogli e passando all’inglese, porgendogli la mano, aggiunse -piacere sono Flavio-
-Hallam, piacere mio- rispose il biondo stringendo la mano di Flavio chiedendosi quanto fosse alto quel castano che aveva difronte. Sembrava addirittura più alto di Cassian cosa che era anche assurda visto che Cassian era altissimo di suo.
Nel mentre Flavio stava cercando di scacciare dalla sua mente il dubbio che si era istaurato dentro di lui da quando aveva sentito il nome del marito di Michele. Fin da subito avevano notato una certa somiglianza con Cassian ma aveva pensato di essere impazzito lui o comunque essersi sbagliato. Quel nome però era di uno dei fratelli di Cassian e il dubbio nella sua mente si era istaurato ancora di più. L’unica cosa che lo stava bloccando da chiedere il cognome del ragazzo era il fatto che veniva da New York e non da Los Angeles quindi non dovevano esserci problemi.
-andiamo che vi accompagno in hotel e poi andiamo a casa a mangiare- disse Flavio facendo strada ai due ragazzi verso la sua macchina dove sistemò prima Alice nel seggiolino e poi andare alla guida.
-così rivedrò finalmente Leo!- disse tutto felice Michele -non lo vedo da quando sono partito- continuò utilizzando anche lui l’inglese, entrambi lo stavano facendo per far in modo di far capire le loro parole anche ad Hallam.
Durante il viaggio Michele e Flavio parlarono soprattutto di lavoro confrontandosi anche su come venivano gestite le cose nei due paesi e poi Michele rivelò anche che due mesi prima era finalmente diventato chirurgo, altra cosa che si era dimenticato di dire al ragazzo per telefono.
Proprio come anticipato prima da Flavio il ragazzo aspettò che i due sistemassero la loro roba nella loro stanza dell’hotel prima di andare verso casa.
-ma…-iniziò Michele notando la strada diversa dal solito mentre Flavio sorrideva.
-si, abbiamo cambiato casa. Stava diventando troppo piccola per tutti e quattro quindi abbiamo deciso di prenderne una più grande. Così i bambini avranno la loro camera singola quando cresceranno- spiegò il castano parcheggiando poi nel garage privato della loro nuova casa. Avevano scelto anche una posizione migliore rispetto a quella di prima, infatti era sia vicina all’ospedale che alla scuola media dove insegnava Cassian.
-la vostra era bella, tutta colorata- disse quasi tristemente Michele -e poi li era successo di tutto-
-anche questa è colorata e poi non potevamo rimanere li, l’ascensore aveva dato problemi e con due bambini piccoli diventava difficile- spiegò Flavio mentre apriva la porta di casa.
Appena entrati li accolse un buon profumo di pasta al forno e un Leo che gattonando raggiunse il padre tutto felice e contento.
-ehi mostro- lo salutò Flavio sorridendogli e sistemandosi meglio anche Alice in braccio. Michele si fiondò immediatamente su Leo prendendolo in braccio tutto felice e contento di vederlo. Il bambino lasciò che il moro lo prendesse in braccio senza farsi tanti problemi e osservando curioso il nuovo arrivato.
-che fai saluti tutti tranne me?- Michele si girò verso Cassian e gli sorrise felice di rivederlo dopo tanto tempo mentre Hallam poco più dietro del marito sgranò gli occhi incredulo, cosa che non passò inosservata a Flavio.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


-Cas- disse Michele andando dal biondo e abbracciandolo. Dopo l’abbraccio Leo stese le braccia verso il padre e Cassian lo prese in braccio.
-allora non ci dovevi presentare qualcuno?- chiese Cassian che ancora non aveva visto Hallam.
-certo- sorrise Michele girandosi verso il marito e tirandoselo più vicino. -Cassian lui è Hallam, mio marito. Hallam lui è Cassian- presentò il moro senza accorgersi che Hallam si era irrigidito e dell’iniziale sorpresa comparta sul volto di Cassian. Cassian che fu bravo a nasconderla subito e mise su un sorriso porgendo la mano al fratello chiedendosi cosa cazzo fosse successo per far si che Hallam e Michele si incontrassero. E poi Hallam non stava con Maurice.
-piacere- gli disse e Hallam dopo un po’ fece un sorriso tirato e strinse la mano al ragazzo. La cosa che stava pensando da quando l’aveva visto era che suo fratello era vivo. Vivo e vegeto davanti a lui. E non solo, sembrava anche felice, prima di vederlo ovviamente.
-Michele si è anche dimenticato di dirci che è stato promosso a chirurgo- disse Flavio per informare il marito e togliere i due biondi dall’imbarazzo visto che Michele sembrava non essersi accorto di niente. Okay che il moro non conosceva i nomi dei fratelli di Cassian ma credeva che almeno il marito gli avesse parlato di Cassian.
-cosa? E quando?- chiese Cassian osservando curioso il moro -si può sapere perché non ci dici mai niente?-
-mi passano di mente le cose Cas! E poi anche voi non mi avete detto niente di Alice- protestò Michele mettendo un braccio intorno alle spalle di Hallam che aveva smesso di seguire i discorsi dei ragazzi nonostante stessero parlando in inglese. Nella sua mente iniziava a farsi strada l’idea di aver sbagliato a sposare Michele. E non perché fosse una brutta persona, amava da morire Michele ma avendolo sposato aveva fatto si di ricongiungersi a Cassian. E quella era una cosa che Cassian non voleva visto che era scomparso per anni. Si stava davvero sentendo in colpa.
-comunque chi ha cucinato la pasta al forno?- chiese Michele avendo riconosciuto perfettamente quell’odore.
-io- gli rispose Cassian con un sorriso -visto che Alice ha deciso che non si vuole scollare da Flavio- continuò osservando la bambina che nel mentre si era anche addormentata tra le braccia di Flavio.
-allora noi andiamo a mangiare a un ristorante- disse ridendo Michele ricevendo un’occhiataccia da parte di Cassian.
-guarda che sono passati anni dalla mia prima prova, sono diventato bravo- protestò il biondo andando con Leo verso la cucina.
-venite a mangiare- disse Flavio facendo strada ai loro due ospiti nella loro nuova casa per arrivare in cucina. Leo era già stato posizionato nel suo seggiolone con la sua porzione di pappa mentre Flavio si sedette al suo posto tenendo sempre in braccio Alice.
-non ti da fastidio mangiare con la bambina in braccio?- gli chiese Michele sedendosi al suo fianco facendo in modo che Hallam si trovasse difronte a lui e al fianco di Cassian che stava porgendo i piatti con la pasta al forno.
-siamo abituati ormai, preferiamo tenerla vicino a noi quando dorme altrimenti potrebbe svegliarsi e spaventarsi- gli rispose Flavio con un sorriso sistemandosi meglio Alice addosso.
-io lo trovo molto scomodo comunque- borbottò Michele iniziando a mangiare come tutti gli altri con tanto di Leo che borbottava parole mezze italiane e mezze inglesi.
Michele poi chiese a Cassian come andava con il lavoro e Hallam si estraniò nuovamente dalla conversazione non sapendo minimamente come comportarsi. Cassian stava facendo finta di non conoscerlo e per Hallam poteva anche andare bene come cosa, di certo non avrebbe costretto il fratello a rivelare quello che erano se non voleva ma allo stesso tempo Hallam non sarebbe riuscito per molto tempo a mentire a Michele. Fino alla fine a casa sarebbe uscito il nome di Cassian anche se in quell’anno Kian e gli altri erano stati attenti a non pronunciarlo in presenza del moro, ma forse sarebbe stato meglio farlo.
-Hal- Hallam alzò lo sguardo confuso al richiamo di Michele che lo stava guardando confuso -tutto bene?- gli chiese poi preoccupato.
-si scusa, sono solo stanco per il viaggio- mentì Hallam. Non che non fosse stanco ma non voleva far capire che le sue preoccupazioni erano bene altre.
-ma potevi dirmelo- protestò Michele che si era leggermente tranquillizzato. Lo aveva visto strano da quando erano entrati in quella casa ma non era riuscito a capire il perché.
-non ti preoccupare okay? Comunque mi sono perso qualcosa?- chiese poi capendo che molto probabilmente gli avevano fatto una domanda mentre era perso nel suo mondo.
-i miei amici volevano sapere come mai sono finito per sposarmi lo snob antipatico che mi aveva dato buca al primo appuntamento- rise Michele mentre Hallam gli lanciava un’occhiataccia capendo che la definizione “snob antipatico” era stata aggiunta da suo marito e non dagli altri due ragazzi.
-perché lo snob antipatico si è accorto che aveva affianco una persona fantastica- rispose sinceramente Hallam facendo nascere un sorriso sincero sia sulle labbra di Michele che su quelle di Cassian anche se di quest’ultimo non se ne accorse.
Michele stava per dire qualcosa quando il telefono di Hallam prese a suonare il ragazzo si scusò alzandosi per rispondere.
-sono gli sbirri?- chiese Michele e Hallam alzando gli occhi al cielo annuì prima di uscire dalla stanza.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Capitolo 51 ***


Hallam aveva tranquillizzato Kian, che era stato in ansia per tutto il tempo, di essere arrivato sano e salvo in Italia e senza problemi. Il biondo non disse niente di aver visto Cassian, gli era sembrata l’idea migliore per il momento e aveva seguito la ragione e non il cuore che gli diceva di tranquillizzare Kian sul fatto che Cassian fosse vivo.
Quando tornò a tavola non disse niente riguardo la chiamata e continuarono a mangiare tranquillamente fino al dolce che Hallam si gustò tutto e si, Michele aveva ragione anche sul fatto che il tiramisù italiano era davvero mille volte meglio di quello che facevano in America.
-vuoi una mano con i piatti?- si propose Michele vedendo che Cassian stava sparecchiando la tavola.
-no Miky, tranquillo- gli rispose Cassian con il sorriso.
-vieni con me che cerchiamo di far addormentare anche Leo?- gli chiese invece Flavio indicando il bambino che aveva chiaramente la faccia di sonno ma essendoci ospiti a casa stava cercando di rimanere sveglio il più possibile. Flavio aveva fatto quella proposta a Michele perché ipotizzava che il marito volesse parlare da solo con Hallam. Far addormentare Leo sarebbe stata comunque una delle sue priorità ma era una scusa in più per far allontanare Michele da quella stanza.
-certo, ma come vorresti farlo?- chiese curioso Michele.
-giretto in macchina, funziona sempre. Lascio qui Alice okay?- chiese poi rivolto al marito che annuì.
-uh, okay. Tu resti qui?- chiese Michele ad Hallam che annuì. Quella era una possibilità per parlare a cuore aperto con Cassian.
-allora a dopo ragazzi- disse Flavio dopo aver sistemato con cura Alice sul divano circondata da cuscini. Fu così che i due fratelli si trovarono da soli in casa.
-Sian- sussurrò Hallam guardando in direzione del biondo che nel mentre si era messo a lavare i piatti. Hallam si alzò e raggiunse il minore portandogli anche gli altri piatti che erano rimasti in tavola per aiutarlo -possiamo parlare, o meglio posso parlarti?- chiese allora il biondo all’altro che annuì solamente. Era curioso di scoprire cosa voleva dirgli il fratello.
-io, mi dispiace. Ci siamo accorti solo il giorno dopo che eri scomparso e io ci ho messo un altro po’ per comprenderne il motivo. Io volevo dirtelo visto che sapevo che non era giusto tenerti nascosta la mia relazione con Maurice ma lui continuava a dirmi che ti avrebbe parlato con calma. Dovevo parlarti e basta anche se avrei scatenato il peggio- sussurrò Hallam stringendosi le braccia al petto.
-hai tutte le ragioni per essere arrabbiato con me e io non mi merito di certo di essere perdonato ma sono davvero felice di aver scoperto che stai bene. Non me lo sarei mai perdonato se tu fossi morto per colpa mia- finì di parlare Hallam. I due rimasero in silenzio per qualche altro minuto prima che Hallam aggiungesse -se avessi saputo che Michele ti conosceva non lo avrei mai sposato- Cassian si girò verso di lui sgranando gli occhi e Hallam si affrettò ad aggiungere -non perché non lo ami ma perché non voglio che tu smetta di parlare con Michele per colpa mia e…-
-credimi non per colpa tua smetterei di parlare con Michele quindi non dire mai più una cosa del genere. Ho visto quanto è felice Michele con te quindi non mi sognerei mai di pensare una cosa del genere nonostante tutto quello che è successo e che a questo punto credo Michele non sappia-
-si, non ho mai fatto il tuo nome con Michele quindi non sa che ho un altro fratello- sussurrò Hallam.
-capisco. Prima era Kian al telefono?-
-si, ma non gli ho detto niente di averti visto se è questo quello che ti preoccupa- sussurrò Hallam passandosi una mano sui capelli per l’agitazione. Gli sembrava davvero strano parlare con Cassian dopo tanto tempo.
-come sta?- chiese Cassian curioso, non era riuscito a trovare niente del fratello in quel periodo, di entrambi i fratelli, ed era davvero tanto curioso.
-bene, si è esaurito per mesi per trovarti ma sta bene- sussurrò Hallam ricordandosi quel periodo terribile nel quale Kian non gli aveva nemmeno parlato.
-immagino, per otto mesi sono come sparito dalla circolazione. Che è successo con Maurice? Come vi siete lasciati? Sono davvero curioso a questo punto-
-Michele ve l’ha detto come mi ha conosciuto?- chiese invece Hallam per capire quanto conosceva il fratello e da dove iniziare.
-ha detto che sei stato un suo paziente. Cosa centra questo?- chiese confuso Cassian smettendo di lavare i piatti e osservando Hallam.
-ero in ospedale perché Maurice ha cercato di uccidermi. Ho scoperto, dopo due anni, che quello che è successo a noi era normale, Maurice aveva relazioni con più persone contemporaneamente. Quando l’ho scoperto ovviamente volevo parlargli per fargli capire che non era giusto nei confronti di tutti gli altri, io con lui ci aveva già chiuso non appena scoperto il tradimento, ma a lui non è andata a genio la cosa e mi ha pugnalato- Cassian aveva gli occhi sgranati e stava cercando di non urlare per la rabbia altrimenti avrebbe rischiato di svegliare Alice. -e quello che era successo è stato uno degli altri motivi per il quale non avevo voglia di uscire con Michele all’inizio-
-quel bastardo ha davvero cercato di ucciderti?- chiese senza parole Cassian al quale era salita la voglia di ammazzare Maurice e si chiese anche perché si era invaghito di quel pazzo.
-si, ma Kian l’ha arrestato e adesso sono tranquillo. Se non fosse stato per lui non avrei mai conosciuto Miky ma allo stesso tempo se non mi fossi mai preso una cotta per Maurice non ti avrei mai perso-
-non mi hai perso Hal- sussurrò Cassian -non vi ho mai contattati perché non me la sentivo e non perché non volessi. E poi adesso tu e Michele siete sposati quindi devo parlarti per forza- dopo quella frase Cassian rise e non resistendo più abbracciò d’impatto il suo fratello maggiore felice di riaverlo al fianco.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Capitolo 52 ***


-mi devi raccontare tante cose- disse Cassian sedendosi sul divano con in braccio Alice che stava ancora dormendo tranquillamente.
-anche tu, tipo come hai conosciuto Flavio e Michele- gli disse a sua volta Hallam ancora incredulo di star parlando tranquillamente con il suo Sian.
-dopo- dichiarò Cassian -ora sai qualcosa di Marvin?- Hallam guardò Cassian socchiudendo gli occhi. Voleva sapere tutto quello che era successo al fratello in quegli anni subito. Ma a quanto pareva l’altro non era desso stesso avviso.
-è diventato nostro amico dopo che ti abbiamo cercato insieme. Si è sposato l’anno scorso- rivelò Hallam -con chi lo devi scoprire tu- aggiunse poi capendo la domanda che gli stava per fare Sian.
-e che ne so io di quello che è successo in tu…aspetta non dirmi che le cose con Remco sono andate bene-
-oh si che sono andate bene. Hanno anche adottato una bambina- gli spiegò Hallam scoppiano definitivamente a ridere per la faccia sorpresa di Cassian.
-e io non lo conosco ancora Remco maledizione-
-è un bravo ragazzo fidati- lo rassicurò Hallam -il problema è più Marvin e non lui credimi. Anche se è stato Marvin ad aiutarmi con i miei sentimenti per Michele. Non riuscivo a capire se fosse solo una cose del momento o se ero innamorato-
-ora voglio conoscere Ramco ancora di più maledizione- borbottò Cassian sbuffando -e Kian? È ancora da solo?- Hallam guardò Cassian cercando di trovare le parole giuste per spiegargli quello che era successo -perché quella faccia?-
-diciamo che si è sposato tre anni fa- rispose con calma Hallam.
-eh? E con chi?-
-Thibault. Aspetta lo so quello che stai per dire- lo bloccò Hallam vedendo la sua faccia -ma Thibault è l’opposto di quello che ti ricordi dopo averlo conosciuto. Anch’io all’inizio ero scettico della loro relazione ma credimi stanno bene insieme-
-stiamo parlando dello stesso Thibault? No perché io me lo ricordo stronzo e antipatico- disse Cassian non credendoci. Davvero Kian si era sposato con Thibault.
-si, è lo stesso Sian. E tu e Flavio? Come mai l’Italia?- chiese Hallam che non riusciva più ad aspettare. Voleva sapere cosa era successo in tutti quegli anni.
Cassian stava per spiegargli tutto dall’inizio quando la porta di casa si aprì facendo entrare nella casa i due ragazzi con Leo addormentato tra le braccia di Michele.
-state facendo comunella?- chiese proprio Michele vedendo i due ragazzi seduti l’uno affianco all’altro sul divano.
-stiamo parlando male di te- gli rispose a tono Cassian ridacchiando.
-ehi! L’unico di cui dovete parlare male è Thibault! Lui se lo merita- protestò Michele per poi fare per spiegarsi con Cassian ma rimase sconvolto nel vederlo ridere a crepapelle.
-ti do fottutamente ragione- disse poi tra le risate Cassian mentre Hallam si apriva in un sorriso, gli dispiaceva un po’ per il ragazzo ma per come erano iniziate le cose con Kian lo capiva anche.
-gli hai parlato degli sbirri?- chiese invece Michele confuso. Come faceva Cassian a conoscere Thibault altrimenti?
-no, non mi ha parlato degli sbirri come li chiami tu- gli disse Cassian ancora con il sorriso sulle labbra, aveva deciso che non avrebbe mentito al suo migliore amico visto che sembrava non essere a conoscenza di nulla diversamente dal suo di marito che sembrava aver capito tutto subito -sai ti sei sposato mio fratello- Michele annuì prima ma poi realizzando quello che aveva detto il biondo sgranò gli occhi.
-credo di non aver capito bene- sussurrò. Aveva di sicuro capito male.
-ti sei sposato mio fratello- gli ridisse, in italiano questa volta, Cassian. Hallam nel mentre guardava il fratello sorpreso, non pensava, nonostante avessero parlato tranquillamente sul divano, che Sian avrebbe rivelato tutto a Michele. -e di conseguenza anche Kian è mio fratello e conosco Thibault-
-no aspetta vuoi dirmi che mi sono sposato tuo fratello senza saperlo?- continuò Michele per poi girarsi verso Flavio che era ritornato da poco nella camera visto che era andato a mettere a letto Leonardo -tu lo sapevi?-
-che erano fratelli? Avevo un dubbio perché Hallam era molto simile a Cassian e ho avuto a conferma quando si sono visti prima- rivelò il castano con un’alzata di spalle felice per il marito visto che sembrava tranquillo al fianco del fratello maggiore -dovresti esserne felice anche tu visto che sei legalmente lo zio di Alice e Leo adesso- rise Flavio mentre Michele sgranava ancora una volta gli occhi. A quello non ci aveva ancora pensato.
-sono ancora sconvolto- sussurrò Michele e allora Hallam si decise ad alzarsi dal divano per andare ad abbracciare il marito, marito che lo strinse a se ancora abbastanza confuso. -aspettate un attimo- disse poi aggrottando le sopracciglia -Merdaman è quello che ha cercato di ucciderti?- chiese ad Hallam che lo guardò mezzo stranito.
-si, è lui- gli rispose Cassian capendo che il fratello non avrebbe compreso il soprannome che aveva inventato Michele per Maurice.
-appena torniamo a casa lo cerco e lo ammazzo con le mie mani- ringhiò Michele mentre Hallam si trovava ancora più spiaccicato nell’abbraccio di Michele.
-non sto capendo- sussurrò in direzione di Cassian che gli sorrise.
-Michele ha denominato Maurice Merdaman, merda in italiano sarebbe merda- spiegò il biondo al fratello mentre Flavio gli si avvicinava sedendosi al suo fianco.
-comunque tu devi ancora dirmi come ci sei finito qui- disse Hallam staccandosi dal marito per un po’, non che non volesse stare vicino a Michele ma in quel momento era diventato stranamente iperprotettivo.
-è una storia molto lunga- sussurrò Cassian guardando Flavio negli occhi -quindi siediti che ti racconto tutto-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** Capitolo 53 ***


-sono preoccupato- sussurrò Cassian iniziando a fare avanti e indietro per il soggiorno di casa e torturandosi allo stesso tempo la treccia nella quale si era legato i lunghi capelli biondo. Flavio e Alice, che era in braccio al padre, lo guardavano fare avanti e indietro attentamente.
-andrà bene Cas. Sei bravo e di certo lo noteranno, se poi non ti prendono ci perdono loro- gli disse Flavio per rassicurarlo ma si trovò lo sguardo confuso di Cassian addosso.
-ma chi se ne frega del lavoro- disse Cassian -sono preoccupato per Leo- spiegò il biondo incrociando le braccia al petto.
-sta bene non ti preoccupare. E se succede qualcosa mi chiamano e io corro a prenderlo non devi temere niente- lo tranquillizzò Flavio anche se capiva la preoccupazione del marito.
Dopo l’incontro con Hallam Cassian aveva deciso che era arrivato il momento di far sapere alla sua famiglia di essere ancora vivo. Flavio di sua iniziativa gli aveva proposto di trasferirsi in America e dopo l’inizialle dubbio da parte di Cassian il biondo aveva accettato la proposta del castano.
Aveva imposto al fratello, e soprattutto a Michele che non teneva mai la bocca chiusa, di non fare parola della sua presenza li a Kian e Marvin. Nonostante all’inizio nessuno dei due sembrasse propenso alla cosa accettarono.
Ci avevano messo un anno buono per riuscire a trovare il modo di andare in America e stare tranquilli almeno con il lavoro di Flavio, Flavio che era finito nuovamente a lavorare nello stesso ospedale di Michele.
Ester quando aveva scoperto che i due si sarebbero trasferiti non aveva protestato capendo perfettamente il perché di quella scelta ma riuscendo allo stesso tempo a strappare la promessa di andarla a trovare almeno due volte all’anno, di certo non voleva perdersi la crescita dei suoi nipotini.
Erano arrivati in America da pochi giorni e Flavio era andato a lavorare solo la sera prima visto che gli altri giorni si era riposato per il viaggio. Leo invece da quella mattina aveva iniziato l’asilo e la preoccupazione di Cassian era alle stelle soprattutto perché doveva are quello stramaledetto colloquio e non avrebbe saputo subito di un qualche problema.
-avvisami se succede qualcosa-
-certo, ma tu non stare troppo in ansia- gli sussurrò Flavio baciandolo sulle labbra -poi devi dirmi quando posso avvisare Michele e Hallam. Ieri non ci siamo incontrati in ospedale ma solo per caso-
-lo so, ma preferisco aspettare un altro po’ prima di affrontare Kian e Marvin- gli rispose Cassian mettendo su il suo più bel sorriso e baciando prima la testolina bionda di Alice e poi nuovamente le labbra di Flavio -ci vediamo a pranzo- e così dicendo uscì di casa lasciando da soli padre e figlia.
Flavio guardò Alice e le sorrise.
-allora principessina cosa vuoi fare mentre i mostri non ci sono?- chiese l’uomo alla bambina che lo guardò ridendo per poi indicare con la mano il peluche che si trovava sul divano. Flavio andò verso il divano e prese l’orsetto bianco e dandolo alla figlia che lo strinse a se tutta felice.
L’uomo passò gran parte della mattina a controllare il telefono e soprattutto la figlia che giocava completamente sdraiata sul tappeto della sua cameretta a giocare con tutti i peluches che si era portata dall’Italia. Fu allora che sentì il telefono e lo guardò immediatamente pensando potesse essere il marito ma aggrottò la fronte quando vide un numero sconosciuto.
-pronto- rispose in inglese abbastanza preoccupato.
-salve sto parlando con il signor Bertolli?- chiese la voce femminile dall’altro lato e Flavio si preparò al peggio, non gli piaceva quel tono di voce dall’altro lato.
-si, sono io. È successo qualcosa?-
-la chiamo perché vorrei parlare con lei il prima possibile per quanto riguarda suo figlio-
-cos’è successo?- chiese ancora Flavio cercando di capire cosa potesse essere successo con Leo. Era un bambino tanto tranquillo e non gli aveva mai dato problemi negli anni precedenti.
-vorrei solo parlare con lei. Può venire?- insistette la signora senza dare una spiegazione.
-arrivo- si arrese a dire il castano chiudendo la chiamata e mettendosi velocemente le scarpe e prendendo in braccio Alice per uscire di casa. Sapeva che Cassian gli aveva chiesto di chiamarlo in caso di problemi ma in quel momento non sapendo il problema non voleva far preoccupare troppo il marito. lo avrebbe informato in seguito quando sarebbe stato a conoscenza di tutti i fatti.
Non ci mise molto ad arrivare all’asilo visto che ne avevano scelto uno vicino a casa per stare più tranquilli. Una volta arrivato entrò nella struttura chiedendo della responsabile e la signora che si trovava all’ingresso gli indicò una donna bassina sulla sessantina che stava parlando con un altro uomo in quel momento. Donna che si accorse di lui subito dopo.
-Bertolli?- chiese storpiando come sempre il suo cognome non sapendo pronunciare perfettamente.
-si- rispose Flavio sistemandosi meglio Alice in braccio.
-venga che anche lei deve sentire- aggiunse la donna e Flavio non se lo fece ripetere due volte. -la situazione sta diventando insopportabile in una sola mattina. Suo figlio parla in modo strano- attaccò la donna e Flavio alzò le sopracciglia.
-non parla in modo strano- lo difese capendo quello che stava succedendo in realtà e fece per spiegarlo alla donna ma lo interruppe.
-si inventa parole che non esistono-
-no, parla in italiano. Abbiamo vissuto in Italia fino a qualche giorno fa quindi è normale che parli in italiano. Si deve solo abituare- spiegò finalmente Flavio mentre la donna sgranava gli occhi per poi riprendersi.
-comunque quella era solo la minima cosa. Come stavo dicendo prima al signor Herrison suo figlio ha assunto comportamenti poco consoni. Ha fatto comunella con la figlia del signor Herrison e non solo non si separano nemmeno con le cattive ma la bambina ha anche comportamenti poco consoni nei confronti degli altri bambini. Urla contro di loro e tira i capelli. Suo figlio la difende- concluse la signora guardando i due sperando di trovarsi con i due dalla sua parte.
-e come mai mia figlia fa ciò?- chiese l’uomo al fianco di Flavio incrociando le braccia al petto -ve lo siete chiesto? No perché io una mezza idea l’avrei- continuò ancora e con un tono arrabbiato che Flavio avvertì subito.
-per nessuna ragione!- disse invece la donna.
-ah no? Sapete questo è il quinto asilo che prendo in considerazione ma la cacciano sempre per il suo comportamento. Ma il suo comportamento è solo una conseguenza. Non la voglio giustificare ma la capisco, è un’albina con la pelle scura. È sempre stata vittima di critiche. Se voi non lo volete accettare non ci metto niente a portarla via di qui- finì l’uomo per poi guardare verso la saletta dove c’erano tutti i bambini e Flavio notò suo figlio che stava giocando con l’albina completamente indifferente al resto del mondo.
-Annika, andiamo a casa- la bambina alzò lo sguardo e poi salutò con la manina Leo andando verso il padre. -mia figlia non è più iscritta qui- concluse il signor Herrison voltandosi e andandosene mentre Annika con le lacrime agli occhi avendo capito quello che stava succedendo salutava Leo con la mano.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** Capitolo 54 ***


-amore che hai?- chiese Marvin alla figlia per la terza volta. Da quando era uscito dall’asilo la bambina non aveva fatto altro che piangere scuotendo la testa alle domande del padre. -tesoro ti prego- continuò il moro cercando di trovare un modo per farle tornare il sorriso.
-mi scusi- Marvin si girò notando l’altro uomo che era stato chiamato insieme a lui all’asilo con la bambina ancora in braccio e l’altro bambino per mano.
-mi dica- rispose Marvin mentre Annika alzava lo sguardo e iniziava a sorridere in direzione di Leo che le sorrise a sua volta.
-ho notato che i nostri figli hanno legato molto e visto che non ho sopportato il comportamento della signora penso sia giusto far andare allo stesso asilo i nostri figli- disse Flavio. Aveva visto lo sguardo triste di Flavio e conoscendo la natura timida del figlio non voleva fargli perdere un’amica.
-potrebbe succedere la stessa cosa anche nel prossimo asilo- gli fece notare Marvin che non voleva che anche quel bambino si trovasse male.
-non mi importa. Mio figlio è timido e sono felice abbia legato con qualcuno- spiegò Flavio sperando di convincerlo.
-va bene allora, ma non mi dica che non l’avevo avvisata- rispose Marvin mentre Annika era tornata al settimo cielo come se fino a poco prima non stesse piangendo. -sono Marvin comunque- disse porgendogli la mano.
-Flavio- rispose il castano stringendogli la mano. -conosci qualche asilo dove andare?- chiese Flavio mentre Marvin faceva scendere Annika che si era avvicinata nuovamente a Leo tutta felice.
-non ne ho idea, ma posso chiedere a un mio amico dove vanno i suoi figli. Non l’ho mai portata li perché non volevo che si legasse troppo a loro ma a questo punto credo di non avere più possibilità- poi aggrottò la fronte sentendo i due bambini parlottare -ma tuo figlio parla in inglese-
-certo che si- Flavio rise -sa benissimo sia l’inglese che l’italiano, immagino che si sia messo a parlare in italiano prima solo perché voleva fare un dispetto alla maestra- spiegò Flavio sorridendo nel vedere il figlio così legato all’albina.
-mi puoi lasciare il tuo numero? I miei amici lavorano adesso e non voglio disturbarli sul posto di lavoro. In questo modo posso avvisarti appena ho novità- gli propose Marvin e Flavio annuì dettandogli il suo numero velocemente.
-allora ci vedremo nei prossimi giorni. Leo andiamo a casa altrimenti papà arriva e si preoccupa- sussurrò in italiano al figlio che lo guardò preoccupato.
-Annika?- chiese il bambino guardando la bambina al suo fianco.
-la vedrai nei prossimi giorni non ti preoccupare. Continuerete ad andare a scuola insieme- Leo parve felice di quella risposta e salutò Annika con un abbraccio per poi salutare con la mano Marvin prima di salire in macchina con il padre.
-aspetto tue notizie allora, a presto Marvin-
-a presto Flavio- rispose il moro con un sorriso sulle labbra prima di guardare la figlia che stava guardando preoccupata verso Leo e Flavio. -cucciolotta andiamo a casa?- chiese Marvin alla figlia che annuì -non fare quella faccia. Domani rivedrai Leo e poi vedrai tutti i giorni anche Charlotte e Philip- cercò di dire il moro per far tornare il sorriso alla bambina cosa che non tardò a succedere. -visto? Sei più bella quando sorridi-
I due si incamminarono verso casa con calma, o meglio Marvin portò in braccio Annika fino a casa dove trovò Remco a cucinare.
-tutto bene?- gli chiese il marito vedendo entrare entrambi in casa.
-indovina chi deve cambiare di nuovo asilo?- chiese invece Marvin andando a baciare sulle labbra il marito.
-sempre per lo stesso motivo?- chiese Remco preoccupato accarezzando la testa della bambina.
-ovvio- sospirò Marvin -però Annika ha trovato un bambino con il quale ha legato molto e anche lui cambierà asilo per stare con lei. Più tardi devo chiamare Kian e chiedere dove vanno Charlotte e Philip e poi avvisare il padre di Leo- spiegò Marvin sorridendo al marito. Era la prima volta che un altro bambino si avvicinava ad Annika, non contando ovviamente Charlotte e Philip che conoscevano da sempre Annika, nessuno lo aveva mai fatto.
-davvero?- chiese sorpreso Remco -questa si che è una buona notizia. Allora principessa com’è questo Leo?- chiese Ramco alla figlia che arrossì leggermente cosa che non passò inosservata a nessuno dei due genitori.
-bene allora sono curioso di conoscere questo Leo- continuò Remco lanciando una lunga occhiata a Marvin, occhiata che diceva tutto. Quando avevano visto Annika per la prima volta e avevano deciso di prenderla con loro sapevano entrambi perfettamente che non sarebbe stato facile per la bambina per via del suo aspetto. Entrambi però erano rimasti incantati da come Annika sembrasse la loro copia spiccicata e se ne erano innamorati completamente.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Capitolo 55 ***


-in che senso domani cambia asilo?- chiese Cassian guardando il marito tra l’arrabbiato e il confuso. Aveva espressamente detto a Flavio di avvisarlo se fosse successo qualcosa e invece lo veniva a scoprire una volta arrivato a casa.
-mi hanno chiamato e visto che per telefono non volevano dirmi il motivo ho preferito aspettare prima di chiamarti. Comunque la maestra si è spazientita perché Leo ha detto qualche parola in italiano dicendo anche che erano inventate. Da una parte dopo averla avvisata l’avrei fatto rimanere li ma non mi è piaciuto il comportamento che ha avuto nei confronti di un’altra bambina- iniziò a spiegare Flavio mentre aiutava il marito a preparare il pranzo.
-in che senso?- chiese curioso Cassian-
-ha cacciato una bambina solo perché si era avvicinata molto a Leo e non interagiva con gli altri come voleva la maestra. La bambina è albina con la pelle scura e il padre mi ha anche detto che viene spesso presa di mira motivo per il quale hanno cambiato diversi asili e visto che lei e Leo avevano legato molto non mi sembrava giusto separarli- finì di spiegare Flavio sorridendo in direzione di Leo che era appena entrato in cucina incerto.
-che ne dici di invitarli domani a cena?- disse Cassian guardando anche lui con il sorriso sulle labbra Leo.
-a chi?-
-alla bambina e ai suoi genitori ovviamente- gli spiegò Cassian -se Leo ha legato così tanto con la bambina come dici non ci farebbe male invitarli a casa, potremmo conoscere persone nuove. Sai perfettamente che ho ancora bisogno di tempo per tornare a parlare con la mia famiglia-
-va bene allora, se per te non ci sono problemi. Domani parlerò con i genitori di Annika e vedremo cosa ci risponderanno- Cassian annuì alle parole di Flavio e lo baciò sulle labbra.
Flavio il giorno dopo, appena vide Marvin che lasciava Annika nel loro nuovo asilo lo raggiunse salutandolo con un sorriso.
-Flavio- disse quest’ultimo mentre notava che la figlia quasi andava spedita verso Leo che era già dentro ignorano completamente Philip e Charlotte che erano poco più la. -sono felice di trovarti qui-
-te lo avevo detto che non avevo intenzione di dividere Leo e Annika- gli disse Flavio sempre con il sorriso sulle labbra pronto a fare la sua proposta al moro al suo fianco. -volevo anche chiederti se volevate venire questa sera a cena da noi. Visto che i nostri figli hanno legato e visto che noi siamo appena arrivati sarebbe bello avere qualcuno con cui parlare- Marvin guardò sorpreso, non si era minimamente aspettato una proposta del genere dal ragazzo che aveva difronte. Poi però si incupì leggermente. Anche altri genitori negli altri asili gli avevano proposto di uscire qualche volta insieme, prima che succedesse qualcosa con Annika ma tutti si tiravano indietro quando scoprivano che era sposato con un uomo. Nonostante quasi tutti li si proclamassero di vedute aperte lo erano in realtà davvero in pochi.
-mi farebbe piacere ma c’è un piccolo particolare che ti devo dire prima di accettare l’invito- disse Marvin che davvero non voleva che quel rapporto che si era creato tra loro finisse malamente soprattutto per Annika.
-dimmi, oggi non va bene?- chiese Flavio preoccupato dal tono che aveva usato Marvin.
-no, oggi va bene. È solo che sono sposato con un uomo e be’ non so se può darvi fastidio- spiegò Marvin al castano con un’alzata di spalle.
-ma vuoi scherzare? Anch’io sono sposato con un uomo quindi non ci da per niente fastidio- gli spiegò Flavio vedendo rilassarsi Marvin.
-questa si che è una bella sorpresa. Allora io e mio marito ci saremo, grazie per l’invito credo che farà felice anche Annika dell’invito ieri non ha fatto altro che chiedermi di Leo- rivelò Marvin felice che finalmente qualcuno lo accettasse nonostante fosse sposato con un uomo.
-allora ti mando l’indirizzo per messaggio. Vi va bene cibo italiano?- chiese ancora Flavio sperando in un si da parte del moro. Non voleva far cucinare qualcosa di strano a Cassian.
-certo che si, noi mangiamo di tutto quindi non farti problemi. E poi mi piace il cibo italiano anche se il ristorante che lo fa qui non è proprio italiano- continuò Marvin sorridendo.
-allora a stasera-
Dopo quello scambio di battute Flavio mandò prima il messaggio con l’indirizzo a Marvin e successivamente avvisò Cassian che avrebbero avuto ospiti quella sera. Cassian non ci mise molto a rispondergli e spedirlo a fare la spesa. Per sua fortuna Flavio non doveva andare a lavoro e quindi corse a fare la spesa per poi, all’orario giusto, tornò a prendere Leo. Il bambino non sembrava tanto felice di andare prima di Annika ma quando Flavio gli spiegò che l’avrebbe rivista quella sera ne fu felicissimo e parlò di Annika per tutto il giorno di Annika mentre aiutava Cassian con il cibo, meglio pasticciava con l’impasto della pizza, o mentre giocava con Alice.
E fu proprio Leo che corse verso la porta, per quanto gli permettevano le sue gambe corte, verso la porta. Porta che venne aperta da Flavio che sorrise nel vedere Marvin con Annika davanti e sorrise anche al biondo che era poco dietro di loro.
-benvenuti- disse Flavio lasciandoli entrare mentre Marvin posava a terra Annika che corse subito verso Leo che la portò nel soggiorno dove la piccola Alice stava giocando con il suo orsetto di peluche -accomodatevi e ignorate gli scatoloni, dobbiamo ancora finire di sistemare- spiegò Flavio chiudendo la porta e indicando ai due dove poggiare le giacche.
-grazie per l’invito. Noi non ci siamo ancora presentati, sono Remco piacere- disse il biondo mentre Flavio gli stringeva la mano.
-piacere mio. Venite in cucina così vi presento mio marito- ma mentre Flavio stava dicendo ciò dalla cucina uscì Cassian con un sorriso sulle labbra ma poi sgranò gli occhi incrociando il suo sguardo dorato con quello nero pece di Marvin che a sua volta lo osservò con gli occhi sgranati.
-pezzo di merda- fu l’unica cosa che disse Marvin continuando a guardare quello che era nonostante tutto ancora il suo migliore amico.
-tra te e quell’altro non si può stare un giorno in pace- disse invece Cassian al marito che solo in quel momento si era ricordato il nome del migliore amico di Cassian.
-scusa amore- gli disse Flavio quasi ridendo, ma dopo un po’ non ce la fece più e rise in faccia al marito che continuava a guardarlo male.
-Sian, mi devi delle spiegazioni. Tante se non vuoi che inizi ad urlare- disse Marvin lanciando poi un’occhiataccia in direzione di Flavio chiedendosi come avesse trovato il suo Sian.
-no, ti prego non urlare. Ci manca solo questo. Ti spiego tutto con calma te lo giuro, abbiamo tutta la sera per parlare. Prima però devo uccidere mio marito visto che sta facendo di tutto per attirare le persone che sto cercando di evitare per il momento-
-tesoro questa è Los Angeles e poi che ne sapevo che mi sarei trovato il tuo migliore amico davanti? dovresti prendertela con Leo a sto punto- gli fece notare Flavio felice, si perché non gli piaceva per niente che il marito cercasse in ogni modo di evitare di parlare con i suoi parenti o conoscenti da quando erano arrivati.
-lasciamo stare e sediamoci a tavola- borbottò Cassian anche se l’unica cosa che voleva fare era abbracciare Marvin e conoscere finalmente Remco.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 57
*** Capitolo 56 ***


-sappi che sono incazzato- disse Marvin tra un pezzo di pizza e l’altro. Era la prima cosa che diceva da quando si erano seduti a tavola e Cassian aveva iniziato a preoccuparsi della reazione del suo migliore amico. Remco guardò male il marito per poi controllare che  i bambini non avessero sentito quello che aveva detto Marvin ma i due sembravano persi nel loro mondo mentre mangiavano la loro pizza e Alice giocava tranquillamente con il suo peluche nel seggiolone.
-e ti capisco- gli rispose Cassian nervosamente e Flavio gli mise una mano sulla coscia, senza che gli altri due se ne accorgessero, per tranquillizzare un po’ il marito.
-ti rendi conto che ti abbiamo cercato per tutti questi anni? Che Kian si è quasi ammazzato di lavoro pur di trovarti? E tu stavi a fare la bella vita. Nemmeno per un attimo ti è passati per la mente di avvisarci che stavi bene?- si sfogò Marvin, era felice per aver finalmente visto Cassian e aver appurato fosse vivo ma si sentiva comunque tradito -e poi cazzo sono il tuo migliore amico e ci sono sempre per te-
-ero incazzato nero Marvin e anche in preda al panico. Ho agito d’istinto e se proprio vuoi saperlo il primo periodo non ho fatto la bella vita- rispose acido Cassian sbuffando.
-invece di gridarci contro e peggiorare le cose- iniziò Remco guardando soprattutto il marito che alzò gli occhi al cielo -perché non ti fai spiegare tutto con calma da Cassian?- Marvin osservò Remco per un po’ prima di sospirare.
-parla- aggiunse poi in direzione di Cassian addentando un’altra fetta di pizza che era buonissima. Si chiedeva nel mentre che cosa sarebbe successo se non avesse mai incontrato Flavio all’asilo di Annika, probabilmente non avrebbe mai e poi mai saputo qualcosa di Cassian.
-so perfettamente di non essere stato corretto nei vostri confronti in tutti questi anni ma lo sai perfettamente che a volte sono molto insicuro. E le cose si sono complicate perché quando sono arrivato in Italia sono stato investito e ho perso la memoria- sussurrò Cassian incrociando le braccia al petto.
-aspetta in che senso un incidente?- chiese Marvin confuso e mezzo terrorizzato.
-nel senso che mi hanno preso in pieno con una macchina Marvin. E sono finito in coma per otto mesi e quando mi sono svegliato ero senza ricordi. Ci ho messo un bel po’ a riprenderli, per l’esattezza è passato un anno da quando sono scappato. Tutte le emozioni sono venute a galla come se fossero nuove e ho deciso di calmarmi prima di muovermi. Poi ho messo su famiglia e visto che nessuno era riuscito a trovarmi avevo deciso di lasciar perdere- sussurrò l’ultima frase Cassian guardando di sfuggita i suoi due figli.
-e non avevi un cazzo di telefono con te?-
-è andato distrutto nell’incidente così come tutti i miei documenti. All’inizio ero spaventatissimo perché sentivo tutti parlare in italiano senza capirci niente-
-e adesso lo capisci?-
-ci ho vissuto anni in Italia certo che lo capisco Marvin! E poi sono sposato con un italiano- gli fece notare il biondo portando una mano sopra quella di Flavio che non aveva mai lasciato la sua coscia.
-e perché hai deciso di venire in America allora? Non stavi bene in Italia?- continuò il moro che voleva sembrare ancora incazzato con il ragazzo che aveva difronte anche se non lo era.
-ho parlato con Hallam-
-e?-
-ho parlato con Hallam- ripeté Cassian -Michele è il migliore amico di Flavio quindi quando sono venuti in Italia l’ho incontrato e abbiamo chiarito. È stato allora, soprattutto spinto da Flavio, che ho deciso di tornare in America. Ci abbiamo messo un bel po’ per organizzarci con il trasloco e tutto-
-e Hallam non ha detto niente? Questa cosa non mi convince anche perché Hallam stesso è stato il primo a vedere come si stava distruggendo Kian e non gli avrebbe mai mentito-
-sono stato io a chiedergli di non dire niente, anche se lui voleva farlo. Ho bisogno di tempo per capire come comportarmi va bene? Anche con te! se Flavio non ti avesse incontrato per caso noi non ci saremmo visti ancora per un bel po’- concluse Cassian sospirando -non mi piace discutere con te e lo sai- aggiunse poi con gli occhi lucidi. Adorava da morire Marvin e il moro era sempre stato al suo fianco, nel bene e nel male. Gli era mancato in tutti quegli anni ma non si era minimamente accorto di quanto gli fosse mancato.
-nemmeno a me piace Sian- e a quel soprannome Cassian alzò lo sguardo sul suo migliore amico felice che non avesse detto il suo nome per intero -ma devi capire che ci hai fatto spaventare a morte e adesso che Kian è rimasto l’unico a non sapere niente devi parlargli subito- concluse Marvin sospirando.
-mi perdoni?-
-certo che ti perdono coglione- Marvin sorrise, finalmente dopo tanto e Cassian corse ad abbracciare il suo migliore amico dopo tanti anni.
-ora Thibault impazzisce- scoppiò a ridere Remco ricordandosi di come Thibault guardava ancora male a volte Michele.
-cazzo, è il secondo cognato Italiano che ha!- realizzò Marvin ridendo anche lui. -comunque ti sei ricordato tutto in una volta o a gradi?- chiese poi a Cassian che nel mentre era ritornato al suo posto al fianco di Flavio.
-un po’ alla volta- rispose il biondo.
-sei stato il primo- disse invece Flavio mentre Marvin lo guardava confuso non capendo. -sei stato il primo di cui si è ricordato- specificò Flavio sorridendo in direzione del moro che rimase piacevolmente sorpreso per quello che aveva scoperto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 58
*** Capitolo 57 ***


-devo farlo per forza oggi?- chiese quasi in un lamento Cassian mentre cullava tra le braccia una dormiente Alice.
-si- dissero in coro Hallam e Marvin. Dopo il primo incontro dopo anni con Marvin il ragazzo aveva costretto il suo migliore amico a parlare immediatamente con Kian. Quindi Cassian era stato costretto ad avvisare Michele e Hallam di essere arrivato in America. I due ovviamente si erano arrabbiati visto che non li avevano avvisati immediatamente della loro presenza li e ovviamente avevano insistito anche loro con Cassian per farlo incontrare il prima possibile con Kian. Era per quello che si trovavano tutti a casa di Hallam e Michele quella domenica. Stavano aspettando solo l’arrivo di Kian e Thibault con i gemelli visto che Kian quel giorno era di servizio la mattina e sarebbe arrivato più tardi.
-non mi sento pronto per questo! È troppo presto! Protestò nuovamente il biondo guardando verso il marito per avere un po’ di sostegno.
-non è presto tesoro- gli disse invece Flavio avvicinandosi al ragazzo e posandogli un bacio sulla fronte. -prima parli con tuo fratello prima starai meglio- concluse il castano per poi tornare ai fornelli per aiutare Michele. I due amici avevano cacciato tutti dal piano cottura visto che erano intenzionati a cucinare italiano per quel pranzo.
-siete tutti contro di me- sbuffò Cassian per poi irrigidirsi quando avvertì il campanello suonare segno che Kian e lo stronzo, si per lui sarebbe sempre stato stronzo, erano arrivati.
Hallam lanciò una lunga occhiata al fratello prima di andare ad aprire la porta.
-era ora- disse facendo finta di essere arrabbiato ai due visto che Charlotte e Philip erano già corsi in soggiorno in cerca di Annika.
-lo sai che finisco tardi Hallam- gli disse pacatamente Kian. Era stanco morto per il turno a lavoro visto che il suo collega gli aveva lasciato tutte le scartoffie da compilare e ad un certo punto aveva anche pensato di dire ad Hallam che non sarebbe andato, che si sarebbero visti un’altra volta. Poi però Charlotte e Philip non vedevano l’ora di incontrare Annika e quindi aveva deciso di fare quel piccolo sforzo.
-sembri stanco- gli disse Hallam preoccupato.
-sto bene, ma sappi che dopo pranzo torno subito a casa- gli disse Kian con un leggero sorriso.
-certo- rise Hallam facendo aggrottare la fronte a Thibault e Kian.
-che ci stai nascondendo?- chiese proprio Thibault seguendo insieme al marito Hallam in cucina e rimase confuso quando vide un ragazzo castano che non aveva mai visto che parlava con Michele e senza accorgersi della presenza di un biondo di sua conoscenza.
-io niente, qualcun altro si- rispose Hallam guardando male in direzione di Cassian che sospirò pesantemente prima di lasciare Alice nelle mani di Marvin che era seduto al suo fianco e girarsi per far vedere il suo volto ai due nuovi arrivati.
Entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi nel vederlo, increduli che fosse proprio davanti ai loro occhi.
-sei tu?- chiese quasi senza voce Kian mentre Thibault rimaneva immobile a fissare il cognato che per anni aveva creduto morto e che per anni aveva cercato insieme al marito.
-si, Kian- disse Cassian che dentro stava tremando. Sapeva sarebbe stato difficile parlare con il fratello dopo tutti quegli anni ma non credeva così tanto.
-dove cazzo eri? Ti ho cercato per anni!- disse Kian con la voce leggermente alterata. Era felice di averlo difronte ma tutti il dolore che aveva provato in quegli anni si stava impossessando di lui nuovamente.
-è complicato da spiegare, sappi solo che all’inizio era come se fossi completamente scomparso- disse prontamente Cassian mentre la sensazione che avrebbe dovuto combattere anche con Kian per quello che era successo in tutti quegli anni si stava facendo sempre più viva.
-sei veramente scomparso coglione!- disse con calma Kian anche se aveva tanta voglia di urlare, però non lo avrebbe mai fatto, non con i bambini nell’altra stanza.
-lo so e mi dispiace per quello che è successo. Non ragionavo in quel momento e avevo bisogno di mettere apposto i pensieri che affollavano la mia mente, poi però sono rimasto bloccato senza memoria per un bel po’ di tempo e quando mi è tornata ero incazzato e ho deciso di aspettare prima di tornare da voi e sono passati anni- spiegò con Clama Cassian e nel mentre Flavio aveva smesso di cucinare per avvicinarsi lentamente al marito e per fargli da supporto morale.
-come hai fatto a perdere la memoria?_ chiese Thibault bloccando la domanda del marito sul nascere -e poi dove sei stato? Non in America immagino-
-una macchina mi ha investito e si non ero in America ma in Italia- rispose alle domande Cassian vedendo chiaramente i due ragazzi che aveva difronte sgranare gli occhi.
-eri in Italia? Per tutto questo tempo?- chiese per conferma Thibault che aveva preso la parola da quando Kian non riusciva più a farlo.
-si, ah e lui è Flavio- disse poi tirandosi il marito vicino avendolo notato al suo fianco. Aveva un bisogno di un sostegno e lui era la persona adatta. -mio marito- spiegò poi guardando le facce confuse dei due che aveva difronte.
-ti sei sposato? E non hai mai pensato a noi?- chiese Kian esasperato.
-certo che ho pensato a voi ma non sapevo se per voi ero ancora vivo o morto e poi non sono l’unico che si è sposato in questi anni- rispose a tono Cassian stringendo forte il braccio di Flavio.
-voi lo sapevate?- chiese allora Thibault agli altri presenti.
-da due giorni- rispose Marvin come per scusarsi.
-da un annetto- rivelò invece Hallam -ma solo perché Michele e Flavio si conoscono- specificò poi vedendo la faccia quasi disperata di Kian, Kian che stava per scoppiare e Cassian si fiondò verso il fratello abbracciandolo stretto.
-non me ne vado più Kian, te lo giuro- gli sussurrò nell’orecchio mentre lo stringeva forte a se.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 59
*** Epilogo ***


-devo rifarmi il seno- disse convinta e con tono mogio la bionda guardandosi allo specchio mentre la mora che era al suo fianco la guardava stranita.
-perché mai? Stai così bene- chiese infatti la ragazza non capendo cosa passasse per la testa dell’amica.
-perché così non piaccio a nessuno e sono brutta- disse la ragazza continuando a guardarsi allo specchio mentre l’altra alzava gli occhi al cielo chiedendosi da dove fossero usciti quei discorsi del cazzo.
-Annika sei una bellissima ragazza e avere un po’ più di seno di certo non ti renderà più bella quindi smettila con questi discorsi senza senso-
-ma Margaret io non posso competere con le altre- sussurrò ancora Annika andandosi a sedere sul letto accanto alla mora che ora la guardava con un sopracciglio alzato.
-ma non devi competere con nessuno! Da dove ti sono uscite queste idee senza senso?- chiese Margaret sospirando. Annika non le rispose a parole ma aprì instagram e fece vedere alla mora una storia mora che alzò gli occhi al cielo.
-amore mio Leo ha occhi solo per te e lo sai bene, e poi se mette una foto con la cugina non puoi essere gelosa!- cercò di farla ragionare Margaret.
-ma Angelica ha le forme al punto giusto mentre io no! Sono piatta come una tavola- protestò Annika.
-ma Leo ha sempre guardato solo te! non farti questi complessi senza senso. E poi Angelica è sua cugina proprio come lo sono io, non essere gelosa di lei. Pensa come se ci fossi io al posto suo va bene?- le chiese Margaret che aveva tanta voglia di scoppiare a ridere in faccia alla ragazza per le cazzate che stava dicendo.
-si ma a te ti conosco da una vita! Angelica non l’ho mai vista visto che è in Italia- borbottò Annika tirandosi le gambe al petto.
-quando torna Leo gli dirò tutto di quello che mi hai detto oggi così vedi come te lo trovi arrabbiato per i tuoi complessi di inferiorità. Tu piaci a mio cugino perché sei tu quindi mettiti in quella testolina che non hai bisogno di assomigliare agli altri per essere bella- concluse Margaret con il sorriso sulle labbra.
-non ti azzardare a parlare con Leo di quello che ti ho detto- la minacciò Annika mentre la mora iniziava a ridere.
-ragazze zio Miky ha detto che è pronto- Philip aprì la porta della camera di Margaret per avvisare le due ragazze che lo guardarono male.
-bussare no? Potevamo essere nude- gli fece notare Margaret incrociando le braccia al petto.
-ma per favore! Stavate parlando di Leo, vi ho sentite- disse Philip -comunque Charlotte è uscita poco fa proprio per andarli a prendere all’aeroporto visto che sono arrivati- avvisò il ragazzo vedendo chiaramente Annika illuminarsi a quelle parole.
-allora non è pronto- disse Margaret socchiudendo gli occhi e dalla faccia che fece Philip capì che suo padre aveva mandato il nipote a chiamarle solo per farsi aiutare anche da loro ad apparecchiare.
-visto che hai sentito i nostri discorsi rimani qui e aiutami a far capire a questa testa di cazzo che Leo ha occhi solo per lei-
-Margaret!-
-perché ha dubbi? Ma se diventa un cretino quando la vede- chiese Philip chiudendosi però la porta alle spalle. Di certo non aveva voglia di tornare giù dai genitori e dagli zii senza le due ragazze al suo fianco, sarebbe stato costretto ad apparecchiare la tavola e non ne aveva per niente voglia.
In realtà si era proposto lui per andare a prendere gli zii e i cugini ma sua sorella aveva preso le chiavi della macchina più velocemente, grazie al fatto che era una centometrista, facendolo restare fregato.
-si fa venire i dubbi esistenziali inutilmente- gli diede manforte Margaret mentre Annika iniziava a guardare i due malissimo.
-smettetela- protestò la ragazza.
-dai è divertente prenderti in giro, soprattutto quando te ne esci con cose che non centrano niente. I nostri genitori avevano già capito che vi sareste messi insieme dall’asilo- rise Philip buttandosi a peso morto sul letto della cugina, cugina che gli si spalmò addosso per stare più comoda.
-ho detto di smetterla, ad entrambi. Lo sapete che ho poca autostima- sussurrò Annika rattristandosi ancora di più, ma la sua tristezza venne spazzata via quando la porta della camera si aprì nuovamente facendo entrare nella stanza Alice, Charlotte e Leo. Leo che raggiunse immediatamente la sua ragazza baciandola sulle labbra.
-tutto bene?- le chiese avendola vista leggermente triste.
-prendetevi una cameraaaaaa- cantilenò invece Alice facendo ridere Margaret, unica altra persona della stanza oltre a Leo ad aver capito le parole della bionda.
-RAGAZZI È PRONTO!- urlò dal piano inferiore Michele e i sei ragazzi scoppiarono a ridere prima di decidersi a scendere per mangiare con tutta la loro famiglia.
 
 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3987405