Miscellanee della mia storia con te

di Gaia Bessie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le sette di mattina ***
Capitolo 2: *** Le undici e tre quarti ***
Capitolo 3: *** Le due e mezza ***
Capitolo 4: *** Le quattro di pomeriggio ***
Capitolo 5: *** Le cinque e tre quarti ***
Capitolo 6: *** Le sei e dieci ***
Capitolo 7: *** Le otto di sera ***
Capitolo 8: *** Mezzanotte ***



Capitolo 1
*** Le sette di mattina ***


Miscellanee della mia storia con te
 
I. Le sette di mattina

 
Morning Routine
 
Gli chiede il caffè, mentre gli passa il docciaschiuma, e allora Shoujou si prende la spugna e gli restituisce il telecomando della tv.
Un meccanismo rodato, perfetto – che termina inevitabilmente con Hinata con i capelli fradici e un piatto di pancake in grembo, a guardare il notiziario delle sette.
Atsumu è quello immobile, con una testolina tutta bagnata che gli scava lacrime nel petto, con una tazzina di caffè (finito, sempre finito) in mano e gli occhi fissi su quei capelli che gli tramontano sulla maglia del pigiama.
Non glielo dice mai – che per lui la felicità sa di caffè, pancake, docciaschiuma al pino selvatico e lui che gli sorride senza saperne cogliere i pensieri.
 
[115 parole]

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Capitolo 2
*** Le undici e tre quarti ***


II. Le undici e tre quarti
 
[Marriage]
 
 
Gli chiede di sposarlo che sono le undici e tre quarti e Atsumu già non connette più – fa overdose di iperattività di Hinata tra le sette e le dieci e, quando alle undici lui esce per andare a correre, non ce la fa già più.
Finché, un giorno, Shoujou a correre non ci va mai ed esce dalla porta, poi cambia idea e rientra in casa (dalla finestra).
«Si può sapere cosa stai facendo?» domanda laconicamente Atsumu, alzando gli occhi al cielo. «Hai dimenticato qualcosa?».
Gli getta l’anello sul tavolo, tra le cipolle che sta tagliando per preparare il curry, con le patate che rotolano e finiscono sul pavimento. Così. Gli getta la scatola aperta sul tavolo e tanti saluti.
«Non dici niente?» borbotta, nel vederlo così perplesso. «Tipo che lo vuoi e non aspettavi altro?».
Atsumu sorride – non gliela dà vinta, ma non aspettava altro per davvero.
 
[148 parole]

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Capitolo 3
*** Le due e mezza ***


III. Le due e mezza
 
[Cooking]
 
Gli chiede se non possano mangiare un po’ prima, ma Shoujou ride e scrolla le spalle (e il giorno dopo, per dispetto, rincasa un quarto d’ora più tardi).
Ogni giorno, l’ora di pranzo è una mezzora volatile, che balza da un quarto d’ora al successivo senza troppi problemi – e, ogni santissima volta, finiscono per pranzare sempre più tardi, fino a sfiorare il picco delle due e mezza dopo la seconda settimana di matrimonio.
E Atsumu, lui semplicemente ci esce pazzo, con annessi e connessi – quando Hinata scrolla le spalle e dice che proverà a far prima e poi mastica minuti di ritardo insieme alla barretta energetica post corsa delle undici.
«Si è freddato tutto» sbuffa, rimestando la pasta nella pentola con aria scontenta. «Cos’hai fatto finora?».
Hinata scrolla le spalle.
«Tanto non sai cucinare» commenta, serafico, mentre gli porge il piatto. «Quindi, che importa?».
(Atsumu ci esce pazzo per davvero, quando gli sorride con il piatto in mano e chissenefrega, se lui non sa cucinare).
 
[165 parole]

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Capitolo 4
*** Le quattro di pomeriggio ***


IV. Le quattro di pomeriggio
 
[Chores Day]
 
Gli chiede di aiutarlo.
Straccio e scopa, Atsumu odia fare le pulizie – Hinata corre per tutta casa, in ciabatte e maglietta, urlando che sarà sempre lui, quello più bravo a sbrigare le faccende.
C’è odore di caffè nell’aria e una strana mancanza (a volte Atsumu si domanda perché Shoujou sorrida a tratti, intermittente, ma non dà mai voce ai suoi pensieri), ma è tutto cancellato via con un colpo di spugna.
«Io ci sarò comunque vada» gli dice, un giorno, con aria casuale. «A prescindere dalla fede, dalle promesse, da tutto: se hai bisogno, io ci sono».
Hinata sorride, lascia tracce di polvere e disordine attorno a sé – ha recepito, di dire non dice nulla.
Alle quattro, gli porta il caffè e due biscotti non previsti dalla dieta.
Comunque vada, sembra ripetere.
Comunque vada.
 
[134 parole]

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Capitolo 5
*** Le cinque e tre quarti ***


V. Le cinque e tre quarti
 
[Picnic]
 
Gli chiede se non abbia voglia di fare un picnic, uno di questi giorni – lasciar correre la tensione che gli scava i muscoli come una seconda colonna vertebrale e riscoprirsi più posato, nonostante tutto.
Shoujou ride, guarda l’orologio: ma sono le cinque e tra quarti, constata, non è un po’ tardi per fare un picnic?
Atsumu sospira e gli risponde che sono altre, le cose per cui è troppo tardi e lui, in un attimo di pausa, ha preparato la torta di mele.
Trovi che sia ancora troppo tardi?
Shoujou ride, prende il cesto in vimini e si avvia (un po’ camminando e un po’ saltellando) verso la porta.
Non glielo dice mai – che lo sa, per cosa è troppo tardi.
(Tobio Kageyama è morto un oggi di due anni fa).
 
[131 parole]

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Capitolo 6
*** Le sei e dieci ***


VI. Le sei e dieci
 
[Sickfic]
 
Gli chiede se non possa smetterla di millantare malanni immaginari ogni giorno alle sei e dieci: quando inizia a calare il sole, Atsumu comincia a dire di sentire freddo, avere la febbre, mal di stomaco, mal di testa e così via.
Hinata ride e non gli dà peso – gli prende una borsa dell’acqua calda, un termometro, medicinali, si corica con lui e una tazza di tè solamente per sentirlo sorridergli dietro la pelle e carezzargli i capelli.
Atsumu si lamenta, rabbrividisce, dice che ha bisogno del brodo di pollo di sua madre, sì, quello sicuramente lo farebbe stare meglio.
Hinata continua a ridere, gli scompiglia i capelli e dice che sono solamente le sei e dieci: alle sette si sentirà meglio e via così.
«Sei tu che mi fai sentire meglio» borbotta Atsumu, accoccolandosi contro di lui. «Rimani».
Lui rimane – chiama la signora Miya per la ricetta del brodo di pollo e gli sorride per farlo sorridere.
 
[157 parole]

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Capitolo 7
*** Le otto di sera ***


VII. Le otto di sera
 
[Date night]
 
Gli chiede di uscire insieme a cena almeno una volta a settimana – Hinata non vede l’ora di provare il nuovo ristorante indonesiano, o la cucina greca, e allora lo accontenta ogni singola volta: non ci vede niente di strano, in quel bisogno ossessivo di Atsumu di sottolineare il fatto che il rapporto tra di loro sia sempre e soltanto vivo.
E allora, il venerdì sera, Atsumu lucida la fede nuziale, inforca una camicia abbottonata male e si mette i mocassini, mentre Shoujou gli domanda che senso abbia, se è solamente per lui.
È soprattutto per te, gli risponde il biondo, ma anche per me – alle otto ti passo a prendere, fatti trovare pronto.
Shoujou annuisce, pregustando la cucina greca o indonesiana, e si veste anche lui (lucido come uno spillo, altrettanto pungente).
Alle otto, Atsumu non arriva mai, ritarda sempre di dieci minuti – passa sulla strada dell’incidente e, combattendo contro ogni residuo di empatia, deve ringraziare Tobio Kageyama per avergli lasciato Hinata.
Anche se non avrebbe voluto mai.
 
[168 parole]

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Capitolo 8
*** Mezzanotte ***


VIII. Mezzanotte
 
[Fondi di caffè]
 
A Mezzanotte, nessuno chiede più – è la parte più lunga della giornata, quella che non si sbiadisce nemmeno dopo una tazza di caffè. E il fondino che rimane nel bicchiere, tutto polveroso, e guarda Atsumu come se potesse dargli le risposte che cerca.
Hinata va a letto presto e, a mezzanotte, russa a bocca aperta e spalanca braccia e gambe per abbracciare tutto il letto.
Non rimane mai sveglio fino a tardi, nemmeno durante le feste – Tobio Kageyama è morto allo scoccare della Mezzanotte e, quando Atsumu brinda a lui con l’ennesimo caffè, Shoujou sospira nel sonno e per un momento si sveglia.
«Vuoi una tazza di caffè?» gli domanda il biondo, seduto sulla sponda del letto.
Hinata scuote il capo, si rigira su un fianco e si riaddormenta.
Mezzanotte e un minuto.
 
[133 parole]

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