Il filo di Arianna

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il thread su reddit ***
Capitolo 3: *** Il primo scenario comincia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il filo di Arianna

Prologo

 

Sangue sul terreno.

Il rumore metallico di una spada che colpiva il suolo.

Confusione da parte di tutti, alleati e nemici.

Niente di nuovo, in realtà.

Arianna doveva essere abituata ormai alla morte, anche improvvisa, portata dalla tremenda violenza che si era dipanata negli ultimi mesi a causa del crudele gioco a cui era stata costretta a partecipare, insieme al resto del mondo.

Ma quella era la prima, vera sconfitta, che sentiva sulla sua pelle.

E per la prima volta, provò paura.

Non la paura agghiacciante dell’inizio, che l’aveva bloccata sul posto, e alla quale la sua mente si era ribellata cercando di distanziarsi, isolarsi, dimenticare la realtà.

No, quella era una paura reale, ugualmente agghiacciante, per certi versi, ma che la spronò ad agire. In modo diverso da prima, quando cercava solo di vivere un giorno in più per rimediare in parte ai propri errori, osservando i successi degli altri e temendo il doverli replicare.

Fino a quel momento, infatti, Arianna era stata un personaggio secondario.

No, neanche.

Piuttosto una comparsa.

Un personaggio di sfondo, disegnato per fare numero, che in un libro non sarebbe neanche stato nominato direttamente.

Si potevano contare sulle dita di una mano le persone che conoscevano il suo nome, in quel gruppo.

E una di queste, al momento, era a terra, in un lago di sangue, ed era morta.

Arianna era distante, dietro alla folla, quasi impossibilitata dal vedere la scena, ma era chiaro che la persona colpita fosse morta.

Le sue statistiche erano sparite.

E colui che aveva spento la sua vita, era immobile, ad occhi sgranati, intento a fissare l’operato che aveva compiuto come se non ci credesse, l’umanità che sembrava sparire dal suo volto mano a mano che il tempo passava ed egli sembrava convincersi di aver fatto la cosa giusta.

Di aver fatto ciò che il gioco richiedeva.

Fino a quel momento, Arianna aveva pensato allo stesso modo.

Il più forte sopravviveva, il più debole periva, non c’era spazio per i ripensamenti, per la moralità o per pensare al prossimo quando tu per primo rischiavi di morire ad ogni passo. Dovevi pensare solo a te e alle persone a cui volevi bene!

Ma in quel momento, con il cadavere della persona a terra, e il gruppo che rendendosi conto di aver perso cadeva sempre di più nella disperazione, per Arianna fu come svegliarsi per la prima volta.

No, non avrebbe più accettato passivamente dei massacri evitabili.

Non erano l’uno il nemico dell’altro.

Sapeva che non sarebbe mai riuscita a salvare tutti, ma non li avrebbe mai, mai uccisi!

E se restava in un angolo, sebbene al sicuro, sebbene protetta, non avrebbe mai potuto salvare quante più persone possibili.

Il cadavere davanti a loro era anche colpa sua.

Ma non avrebbe mai più permesso un bis.

Soprattutto, non per una mela del cazzo! 

Arianna sollevò la mano, e dei fili dorati invisibili uscirono dalle sue dita, come ragnatele di un ragno, passando attraverso il pubblico davanti a lei, e afferrando al volo la mela che l’avversario stava per afferrare.

-Cosa?!- lo sentì esclamare, sorpreso.

-Arianna!- sentì una voce al suo fianco chiamarla, preoccupata.

I fili le portarono la mela alle mani, e gli occhi della ragazza si illuminarono d’oro, mentre sentiva una potente scarica di energia attraversarle l’intero corpo.

Il labirinto l’aveva potenziata, ma quella era una potenza diversa, più ufficiale, più forte.

-Temo che lo scontro non sia ancora finito- affermò con una sicurezza che non credeva di essere in grado di esprimere, fendendo il gruppo ora immobile e silenzioso, fino a raggiungere l’arena dello scontro.

Con il filo, portò la spada della persona caduta alla sua mano, pronta a riesumare lo scontro.

Le sue statistiche erano raddoppiate grazie alla mela, ma sapeva di non poter sottovalutare il suo avversario.

Infatti, la sua sorpresa durò poco, e subito tornò a guardarla con un ghigno di superiorità.

-Ti conviene arrenderti e basta, se non vuoi fare la stessa fine- la minacciò, sguainando la spada.

-Arianna! Allontanati!- provò a convincerla qualcuno alle sue spalle, ma era troppo tardi per arrendersi.

Quella era stata la sua rinascita.

Certo, forse un po’ lenta rispetto a quella di tutti gli altri, in quel mondo ormai prossimo alla fine.

Ma meglio tardi che mai.

E poi spesso è il fiore tardivo ad essere il più forte e resistente del giardino.

-Non sottovalutarmi, piccolo Ares- Arianna accettò la sfida, sguainando la spada a sua volta.

“Avviso: hai imparato l’abilità personale: Spada (lv.1)”

Considerando che il tipo davanti a lei esibiva tra le abilità personali un “Spada (lv.7)”, i numeri non sembravano dalla sua.

Ma era arrivato il momento di abbandonare l’ombra, e diventare la protagonista della sua vita!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Allora… questo è il capitolo 0, per questo è così breve, e dal prossimo si tornerà nel passato e si capirà tutto quello che è successo.

Ho già scritto i primi 2 capitoli, e il prossimo lo pubblicherò domani.

La storia è un apocalittico con elementi da videogioco, conviene leggere il primo capitolo per capire più o meno come sarà, ma vi anticipo già che è molto ispirato a manhwa tipo Omniscient reader viewpoint e Solo leveling, quindi se li conoscete troverete parecchie similitudini. Non lo nego, e anzi vi consiglio di andarli a leggere se vi piace il genere.

È la prima volta che mi cimento in questo tipo di storie, ma volevo sperimentare, e mi piaceva troppo l’idea avuta per non metterla nero su bianco.

Detto questo, spero comunque che la storia vi piacerà, un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 2
*** Il thread su reddit ***


Il thread su reddit

 

Tutto era cominciato un paio di mesi prima, i primi di ottobre, all’inizio del semestre.

Arianna Di Muzio stava frequentando la sua prima lezione di Movimenti e scrittori della letteratura italiana del ‘900, in una classe di almeno un centinaio di persone, dove nessuno era attento, e quasi tutti stavano dormendo in piedi mentre una professoressa dalla voce roca e atona parlava di autori vari.

Arianna era tra i quasi addormentati, e in uno dei banchi più lontani dalla cattedra, scribacchiava distrattamente sul foglio, fingendo di prendere appunti, ma in realtà facendo tutt’altro.

Valentina, la sua migliore amica, e l’unico motivo per cui Arianna aveva scelto la facoltà di Scienze della comunicazione di RomaTre, era una dei pochi attenti alla lezione, e prendeva appunti con attenzione e addirittura interesse.

Come facesse, Arianna non se l’era mai spiegato.

Ma non se ne lamentava, dato che era arrivata al terzo anno solo ed esclusivamente grazie agli appunti dell’amica.

-Comunque Ungaretti è il migliore di tutti. Diciamolo!- borbottò Valentina, un po’ tra sé, e un po’ rivolta ad Arianna, che annuì, ma onestamente non sapeva neanche stessero parlando di Ungaretti.

-M’illumino d’immenso- rispose Arianna, cercando di recuperare l’attenzione e citando l’unica poesia che ricordasse.

Valentina le tirò una gomitata, vedendo oltre il suo bluff.

-Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie- rispose con più enfasi.

-Tipo noi in questo momento- pensò Arianna. Studenti incerti sui rami, che crollano inesorabili al primo problema di studio.

-Parla per te, io sono una radice!- Valentina la prese un po’ in giro, prima di tornare ai propri appunti.

Questo era vero, Valentina era davvero una radice: solida, la base di tutto, e perfettamente consapevole e sicura di ciò che sarebbe diventata in futuro, ovvero un rigoglioso albero.

Era davvero una ragazza straordinaria, era un dato di fatto. Aveva sempre avuto ottimi voti, era stata rappresentante di classe tutti gli anni del loro liceo tranne l’ultimo, dove era stata eletta rappresentante d’istituto, ed era anche molto atletica, soprattutto a basket e a tiro con l’arco.

Era anche una bella ragazza, il ché non guastava: alta, slanciata e forte. Aveva la pelle olivastra, gli occhi nocciola, e i capelli castani erano tinti di biondo platino con sfumature azzurre, rasati da un lato e le ricadevano dall’altro in un ciuffo alla moda. Il suo stile, come la sua personalità, era originale, tosto e incurante dell’opinione altrui, anche se tale opinione era spesso favorevole.

Arianna si era sempre chiesta come fosse riuscita ad avere la fortuna di essere sua amica, e di solito la risposta che riusciva a darsi era la stessa, ovvero, appunto, la fortuna.

La fortuna di essere andate alla stessa scuola elementare, media e superiore. Di essere vicine di casa, e di essere generalmente compatibili abbastanza da non essersi mai separate in favore di altri gruppetti.

Non che Valentina non avesse altre amicizie, ma era comunque rimasta sempre al fianco di Arianna come sua migliore amica in assoluto, anche quando eventi della vita avevano tentato in tutti i modi di separarle.

Ormai non più distratta dalla sua amica, e di certo non intenzionata a mettersi ad ascoltare l’insegnante, Arianna prese discretamente il telefono, per controllare eventuali messaggi.

Suo fratello l’aspettava fuori dall’aula per andare a pranzare insieme dopo le lezioni; sua madre le ricordava di vestirsi pesante (le rispose che si era vestita a strati con un cuoricino); la sua coinquilina si lamentava dei piatti lasciati sul lavello (Arianna non rispose proprio)… oh, c’era un aggiornamento sul thread di Reddit.

Dovete sapere che Arianna era una scrittrice.

…beh, non proprio.

Diciamo che aveva una passione per progettare storie, che però mai scriveva davvero.

Sul suo computer c’erano almeno una ventina di storie progettate completamente che però non avevano neanche il prologo completo, perché dopo aver organizzato tutto nei minimi dettagli, e aver creato meme, e incorrect quotes, e anche qualche fanart, quando arrivava il momento di scrivere, ad Arianna l’ispirazione scompariva del tutto.

Quindi, ormai conscia del proprio limite, aveva iniziato a frequentare i thread di reddit dove le persone chiedono suggerimenti per delle storie che, almeno loro, stanno scrivendo.

Da brava progettatrice di storie, Arianna si era ritrovata spesso a condividere idee completamente aggratis, spesso senza ricevere neanche un ringraziamento.

Ma non le importava più di tanto, alla fine. L’importante era riuscire a trasmettere quello che voleva, anche se con un altro medium, e senza ricevere meriti.

Di solito condivideva qualcosa, e tutto si fermava lì, ma ormai da più di un anno stava rispondendo e praticamente chattando costantemente con un tipo intento a scrivere una storia apocalittica piuttosto ambiziosa.

Il titolo del post l’aveva attirata da subito: 

“Cercasi consigli su come strutturare un'apocalisse originale. No zombie! No estinzione di massa immediata. Possibilmente un gioco che possa durare almeno cinque anni. Grazie! Vi ricompenserò per l'aiuto!”

Arianna aveva soprattutto apprezzato che non volesse utilizzare gli zombie, perché li aveva sempre trovati banali nelle apocalissi. 

Avevano delle potenzialità, certo, ma erano utilizzati troppo spesso, e ormai raramente erano fatti bene.

Comunque, senza tergiversare troppo, Arianna aveva risposto con qualche idea, che non era stata granché apprezzata, ma poi, quando lo sconosciuto su reddit aveva iniziato a spiegare esattamente cosa voleva fare, era stata parecchio d’aiuto.

E alla fine il progetto era uscito piuttosto dettagliato, e la ragazza era convinta che alcune delle idee migliori le avesse tirate fuori proprio lei.

Sarebbe stata un’apocalisse a tema Antica Grecia, con dieci scenari da superare in cinque anni, di durata variabile, e statistiche personali tipo quelle dei videogiochi. Le ricordava un po’ alcuni fumetti online che aveva letto, ma la dinamica survival non era una novità, in generale, e Arianna avrebbe letto il libro seduta stante, perché era davvero promettente. O forse era solo molto curiosa di vedere come le sue idee sarebbero uscite su carta. Soprattutto visto che per tutto quel tempo il suo amico aveva progettato il gioco, e non le aveva mai parlato dei personaggi e della trama generale, quindi Arianna era molto curiosa di leggere l’eventuale futuro libro.

Non era stata l’unica a rispondere al thread, ma era senz’altro l’unica ad essere rimasta lì fino a quel momento, dato che sebbene lo sconosciuto avesse promesso un compenso, nessuno aveva visto il becco di un quattrino per tutto il tempo.

Ad Arianna non importava. Le piaceva aiutare e basta, ormai quel tipo era diventato un amico, anche se non conosceva il suo vero nome, e non l’aveva mai visto. Quando tempo prima le aveva chiesto cosa volesse in cambio per il suo aiuto, Arianna gli aveva solo risposto che una volta finito il libro voleva leggerlo a tutti i costi. Lui non le aveva risposto direttamente, ma le aveva comunque promesso di renderla partecipe, quindi Arianna sperava ci fosse speranza.

Aprì il thread per vedere che altre idee gli fossero venute in mente, ma rimase piuttosto sorpresa nel notare che non era stato realmente aggiornato, semplicemente chiuso.

E addirittura eliminato.

Inarcò le sopracciglia, piuttosto offesa. Neanche un saluto, dopo un anno e mezzo di collaborazione?!

Aveva addirittura cancellato il profilo?! Che comportazione era questa?!

Arianna si preparò a bloccare il telefono e tornare alla lezione irritata, ma una mail appena ricevuta attirò la sua attenzione.

 

Da: Gamemaker

A: Arianna Di Muzio

Oggetto: Yooo! Ho finito il progetto!

Ciao Arianna! Scusa se ho cancellato il thread e il profilo senza avvertirti, ma sono stato costretto da forze più potenti di me. Però ho finito definitivamente il progetto, che comincerà tra pochi minuti. Prima di cominciare volevo farti un regalo per ringraziarti del tuo aiuto. Credo che il mio sarà il più bel gioco del mondo, e solo grazie a te. Ti condivido gli screenshot del thread, nel caso potessero esserti utili, e un regalo speciale che purtroppo potrai aprire solo alla fine del primo scenario. Devo attenermi alle regole. È stato un piacere conoscerti! Spero di risentirti in futuro :)

Allegati: Thread.png; Filo di Arianna-lv1.???

 

Arianna sorrise tra sé al messaggio, felice di non essere stata dimenticata, ma un po’ confusa dal contenuto.

“Comincerà tra pochi minuti”… in che senso?

“Potrai aprire solo alla fine del primo scenario” …primo scenario?

Arianna provò a scaricare i due allegati, e ci riuscì senza problemi.

Il thread era semplicemente composto dagli screenshot di ciò che avevano progettato insieme, come promesso.

Il filo di Arianna… non riuscì proprio ad aprirlo.

E non le uscì un messaggio tipo che il file era corrotto, o un virus, o vuoto, ma semplicemente una scritta “Potrai aprirlo solo al termine del primo scenario”.

…strano.

Davvero strano.

Arianna decise di non pensarci, e bloccò il telefono, che intascò.

-Yo, Vale…- si rivolse quindi all’amica, che le lanciò un’occhiata per farle capire che la stava ascoltando, pur continuando a prendere appunti.

-Ettore vuole pranzare con me, dopo le lezioni. È qui fuori- informò l’amica, a bassa voce e cercando di essere il più impassibile possibile, come se non stesse dicendo niente di che.

Per un secondo, Valentina smise di scrivere, poi alzò le spalle.

-Okay… me lo dici per invitare anche me o per chiedermi di smammare?- chiese, ostentando indifferenza, ma stringendo i denti in modo quasi impercettibile.

-Ovviamente sei invitata anche tu. Era giusto per avvisarti- Arianna non aveva preso parti nel casino successo tra Valentina ed Ettore, e la relazione era tornata stabile dopo mesi di caos.

Anche se non sapeva ancora bene come approcciarsi ai due quando se li ritrovava insieme.

-Okay…- Valentina annuì, e continuò a scrivere, chiudendo l’argomento e senza dare una risposta precisa.

Arianna lo prese come un’accettazione della proposta, ma non scrisse al fratello per confermare.

Ettore aveva due anni più di lei, stava giusto finendo la magistrale in lettere, e lui e Arianna erano molto uniti, sebbene litigassero ogni due per tre e avessero interessi e amici molto diversi.

Comunque, visto che da lì a poche settimane Ettore si sarebbe trasferito a Milano per uno stage lavorativo, Arianna era felice di poter passare più tempo possibile con lui lì a Roma.

Anche perché era l’unico parente che aveva a Roma, se si escludevano gli zii di terzo o quarto grado che Arianna praticamente non conosceva.

Tornò alla lezione, ed esattamente dodici secondi dopo aver provato ad ascoltare l’insegnante, riprese il telefono per controllare l’ora.

…erano passati solo quaranta minuti dall’inizio della lezione.

Ugh, neanche un’ora?!

Ed erano tre ore!

Beh, dai, considerando il quarto d’ora accademico… ugh, Arianna voleva andarsene da lì!

Era una noia mortale!

Ma era comunque una delle ultima materie che le mancavano alla laurea, e se non voleva finire fuoricorso doveva sbrigarsi.

Valentina aveva già quasi finito la tesi.

E lei non aveva neanche iniziato.

Avrebbe dato di tutto per non arrivare alla laurea, o quantomeno allungare il tempo che le rimaneva.

Tra lei e Valentina c’era dall’ultimo anno di liceo la battuta del “se muoio adesso non devo fare *inserire esame*”.

Per qualche strano motivo, le tornò in mente proprio in quel momento.

E qualche secondo dopo, il suo telefono vibrò in tasca.

…così come il telefono di tutti quanti nella stanza.

-Ragazzi, spegnete i cellulari!- si lamentò la professoressa, interrompendo la spiegazione in tono irritato.

Arianna afferrò il proprio per metterlo silenzioso, anche se era certa lo fosse già, ma rimase di sasso quando notò che le era arrivato un messaggio di emergenza.

 

“Attenzione: tra dieci minuti comincerà il primo scenario. Si prega cortesemente di raggiungere il primo edificio disponibile. Pena: morte immediata”

 

Immediatamente nella sala gli studenti iniziarono a vociferare tra loro.

-Silenzio!- la professoressa provò a mantenere l’ordine, battendo contro la cattedra.

Nessuno l’ascoltò.

-Arianna, è arrivato anche a te questo messaggio?- chiese Valentina, per una volta anche lei distratta, e con il telefono in mano.

Arianna controllò, era esattamente lo stesso messaggio. E a giudicare dal mormorio, probabilmente aveva raggiunto tutti quanti.

Era uno scherzo, chiaramente uno scherzo stupido.

Eppure Arianna sentiva un senso di paura cieca, nella bocca dello stomaco, e qualcosa di familiare in quella scena, come se l’avesse vista in un sogno… o letta in un libro.

…no, no, era solo uno scherzo.

-Ragazzi, prestate attenzione, prego! O quantomeno uscite dalla stanza se dovete parlare!- continuò a lamentarsi la professoressa.

L’assistente, rimasto in silenzio e in un angolo per tutto il tempo, si alzò per dirle qualcosa, telefono alla mano, che le fece vedere.

-Che sciocchezza!- borbottò, restituendo il telefono dopo aver letto il messaggio.

-Arianna, è uno scherzo, vero?- chiese Valentina, aprendo instagram per controllare le notizie in tempo reale.

-Sicuramente, no?- non c’era altra spiegazione. Probabilmente qualche studente di informatica aveva hackerato i telefoni di tutti per fare uno scherzo e disturbare le lezioni.

La faccia sempre più preoccupata di Valentina non era molto promettente, ma prima che Arianna potesse controllare instagram o twitter a sua volta, fu attirata da un messaggio di tuo fratello.

“Arianna, tutto bene? È arrivato anche a te uno strano messaggio?” 

Quindi non era limitato a quella stanza.

Ma poteva essere limitato alla facoltà, giusto.

-Se è uno scherzo, è in larga, larga scala- commentò Valentina, porgendole il proprio telefono per far vedere che in pochissimo tempo il messaggio era già finito in tendenza.

Tutti condividevano screenshot, risate, curiosità e un po’ di paura riguardo al messaggio che si era sparso non solo in facoltà, non solo in Italia, ma pareva quasi in tutto il mondo.

La lavagna multimediale, rimasta spenta fino a quel momento, si accese da sola, iniziando a mostrare un conto alla rovescia, già oltre i nove minuti.

-Ehi, chi è stato?! Spegnete subito!- si lamentò la professoressa.

L’assistente prese il telecomando per eseguire, ma la lavagna rimase accesa.

-Non… non so come… cerco di farlo manualmente- si offrì, accomodante.

La professoressa sospirò, seccata.

 -Va bene, avete vinto! Facciamo una pausa di dieci minuti, ma poi vi interrogo su quello che ho spiegato finora. Ugh, mi serve una sigaretta- borbottò, ormai arresa al vociare sempre più fitto e forte da parte degli studenti e alla lavagna che aveva preso vita. Si alzò subito dopo e armeggiò nella borsa, prendendo un pacchetto di sigarette e avviandosi fuori dalla stanza.

Immediatamente il caos si fece più forte. Vicini di banco si scambiavano i telefoni, commentando la cosa.

Arianna era sempre più inquieta.

Erano passati due minuti dal messaggio.

Ne mancavano meno di otto.

-Per sicurezza, meglio restare nell’edificio- suggerì a Valentina, prima di alzarsi e avviarsi fuori dalla stanza, per avvertire anche suo fratello.

-Mi sembra giusto- le rispose l’amica, restando lì e controllando maggiormente il cellulare, preoccupata ma cercando di non farlo vedere.

Arianna ci mise un po’ ad uscire, dato che non era l’unica ad aver avuto quell’idea.

I corridoi dell’università erano infatti estremamente affollati, pieni di ragazzi intenti a commentare lo strano messaggio ricevuto e il conto alla rovescia che era comparso non solo nella loro classe, ma in tutte le altre, nello stesso momento.

Mentre cercava suo fratello, Arianna teneva il telefono stretto tra le sue mani, e distrattamente notò che anche sull’avviso era comparso il conto alla rovescia: 

“Attenzione: tra 6 minuti e 45 secondi comincerà il primo scenario…”

Cercò di ignorarlo, e non trovando il fratello da nessuna parte, decise di chiamarlo.

Le rispose dopo uno squillo.

-Arianna, dove sei?- chiese, preoccupato.

-Ettore…- la voce della ragazza uscì rauca e tremante.

Non si era nemmeno accorta di avere così paura, ma il suo corpo lo dimostrava più della sua mente.

-Stai bene? Sei in classe?- la voce di Ettore si fece più confortante, pur restando piuttosto preoccupata.

-Sono fuori dalla classe, tu dove sei? Non uscire. Ti prego, non uscire!- Arianna parlò prima ancora di selezionare le parole, ma una cosa la sentiva, nello stomaco: non dovevano uscire da quell’edificio, per nessun motivo al mondo.

-Sono solo andato un attimo alla macchinetta a prendere un caffè, arrivo subito. Resta lì- la rassicurò suo fratello.

Arianna si sedette a terra, fuori dalla classe. Le ginocchia le stavano per cedere, ed era meglio respirare e fare il punto della situazione.

Si sentiva piuttosto stupida ad essere così spaventata a causa di un sciocco scherzo, ma il fatto che avesse coinvolto contemporaneamente tutto il mondo era motivo di estrema inquietudine per lei.

E soprattutto c’era qualcosa di… troppo, troppo familiare in quel messaggio.

“5 minuti e 18 secondi…”

Arianna iniziò ad armeggiare con il telefono, aspettando suo fratello, ma non andò su twitter o instagram, infatti aprì le e-mail.

E gli screenshot del thread di reddit che Gamemaker le aveva inviato pochi minuti prima del fattaccio.

“Comincerà tra pochi minuti”

…no, non doveva pensarci. Era una coincidenza.

Gli screenshot, centinaia, se non migliaia, che a malapena entravano nel suo sgangherato telefono dalla poca memoria, erano divisi in ordine di scenario, perfettamente organizzati per essere maggiormente fruibili. 

 

“Gamemaker: Temo che prima del primo scenario debba fare una scrematura iniziale. È vero che già nel primo scenario molte persone sicuramente moriranno, ma dura una settimana! Non possiamo tenere troppe persone in vita per una settimana :-/

Arianna99: Capisco i motivi di trama. In tutte le opere apocalittiche c’è sempre una scrematura iniziale per lasciare i più adattabili… come pensavi di fare?

Gamemaker: Appena parte il gioco, tutti quelli che sono all’esterno vengono uccisi da un gas velenoso che gli fa esplodere la testa!

Arianna99: Brutale

Arianna99: E anche piuttosto ingiusto, non dai loro nemmeno l’occasione di entrare in un edificio? Il primo scenario necessita che tutti siano all’interno di un edificio, no?

Gamemaker: Se dessi l’occasione alle persone di entrare non ci sarebbe una scrematura sufficiente!

Arianna99: Considerando quanto poco le persone crederebbero a qualcuno che dice loro di entrare in un edificio o moriranno, credo che la scrematura sarebbe sostanziosa. E darebbe occasione alle persone intelligenti e caute di salvarsi, senza che sia tutto basato sulla fortuna.

Gamemaker: …ha senso. 

Gamemaker: Anzi… direi proprio che è una buona idea! Gli dei vogliono mettere alla prova gli umani oltre che causare l’apocalisse. Dare dieci minuti di tempo prima del primo scenario mi sembra una buona idea. Magari con un messaggio mondiale. Devo proporlo a Odino!

Arianna99: Odino?

Gamemaker: Ehm… il mio editore. Lo chiamo Odino.

Arianna99: LOL!

Gamemaker: Sei davvero abile nella progettazione di storie, Arianna ;)”

 

…no, era solo una coincidenza.

Doveva essere solo una coincidenza! Per forza!

O forse Gamemaker era coinvolto nello scherzo mondiale. Magari non era uno scrittore, ma tipo un agente dell’FBI che scriveva nel tempo libero, e aveva usato l’idea di Arianna per lo scherzo. E Odino era il capo dell’FBI, per questo aveva un nome in codice.

Ma perché prendere la stupida idea di una stupida ragazzina italiana che all’epoca di quei messaggi non aveva ancora compiuto 21 anni?!

-Arianna, scusa se sono arrivato tardi!- Ettore le si avvicinò, e le porse un bicchiere di carta con dentro del caldo liquido fumante.

-Credo che prendere un caffè adesso potrebbe uccidermi- borbottò Arianna, prendendo comunque il bicchiere per riscaldarsi le mani e avere qualcosa da fare.

Doveva necessariamente fare qualcosa, aspettare che il timer finisse, e poi tirare un sospiro di sollievo rendendosi conto che era tutto uno scherzo.

“3 minuti e 37 secondi”

Mancava troppo… o troppo poco.

Arianna voleva che il tempo si fermasse e che allo stesso tempo passasse definitivamente alla fine del timer, perché voleva rassicurarsi ma anche non rischiare che le sue paure si rivelassero realtà.

-Non è caffè, è camomilla. La tua voce era tremante e ho pensato ne avessi bisogno- le spiegò Ettore, con tono un po’ da perfettino, ma ugualmente rassicurante.

Arianna si affrettò a bere, rischiando di ustionarsi la lingua ma desiderosa di calmare i nervi.

Fu estremamente terapeutico.

Ettore le si sedette accanto.

-Tranquilla, sicuramente è solo uno scherzo, o un esperimento sociale mondiale per vedere la reazione delle persone. Tipo un moderno “La guerra dei mondi” di Orson Welles- provò a rassicurarla, mettendole un braccio intorno alle spalle.

Ettore era un bel ragazzo: alto, ben messo con i muscoli, e con viso pulito e proporzionato. Aveva preso tutti i geni giusti della famiglia, lasciando alla sorella minore quelli da scartare. A volte non sembravano neanche fratelli, anche se avevano lo stesso naso, e gli stessi capelli castani.

Era l’unico, in famiglia, ad aver preso gli occhi azzurri del nonno.

E faceva stragi di cuori, spesso decisamente involontari.

Ma oltre alla sua bella presenza, Ettore era anche un genio, ed era estremamente affidabile come persona, e soprattutto come fratello. Se c’era qualcuno che Arianna avrebbe voluto avere accanto durante un attacco d’ansia quello era lui, con il sostegno di Valentina, magari.

Prima che Arianna potesse ribattere, annuire, o contraddirlo, venne anticipata dall’arrivo proprio di Valentina, anche lei uscita dalla classe, che si era avvicinata ai due sempre con l’attenzione sul telefono.

-Internet è appena morto. Mancano due minuti- li informò, preoccupata ma determinata.

-Ciao Vale- la salutò Ettore, cortese.

-Buongiorno. Arianna, questa faccenda non mi convince affatto! Pensi che dovremmo andare via?- Valentina ignorò per la maggior parte il ragazzo, dando la massima attenzione alla sua migliore amica, e si guardò intorno, come cercando un’uscita d’emergenza.

-Non c’è nessun bunker sotterraneo che potremmo raggiungere in due minuti- borbottò Arianna, molto tra sé.

-Cosa?- chiesero insieme Valentina ed Ettore, confusi.

-Nulla, nulla. Vale, meglio restare qui, e non rischiare! Sicuramente è uno scherzo, o un esperimento sociale, ma se così non fosse… Restiamo qui, e aspettiamo- la sua logica proposta sembrò più una supplica. Arianna non era una persona paurosa, ma era cauta. E aveva imparato a seguire il suo istinto.

-Concordo. Solo un idiota uscirebbe quando un messaggio mondiale gli dice di restare in casa. Per quel che ne sappiamo, potrebbero anche decidere di fare degli esperimenti nucleari in questo lasso di tempo- le diede man forte Ettore.

Valentina controllò il telefono.

“1 minuto e 26 secondi”

-La tua ansia è contagiosa, Ari. Pensi che faccio in tempo per una sigaretta?- disse un po’ tra sé, controllando quanto era rimasto, e senza riuscire a smettere di muoversi.

Arianna le afferrò la caviglia, come ad impedirle di fare uno sprint per raggiungere l’esterno.

-No, ti prego! Non rischiare!- esclamò con veemenza, fermandola sul posto.

Ci fu qualche secondo di silenzio.

-Okay…- commentò poi Valentina, sedendosi accanto ad Arianna, e prendendole una mano per rassicurarla.

Lei ed Ettore si scambiarono uno sguardo preoccupato.

Arianna finì il bicchiere di camomilla.

“59 secondi”

-Internet continua a non funzionare- commentò Valentina, tornando a guardare il telefono.

Ettore fece altrettanto.

-Anche il mio telefono non ha alcuna connessione. Non solo internet, ma in generale- osservò, storcendo il naso.

“45 secondi”

Ettore si alzò.

-Dove vai?- chiese Arianna, alzandosi a sua volta.

Valentina fu subito dietro di loro.

-Voglio solo… controllo cosa succede fuori. No! Non vado fuori, ma dalla finestra- spiegò lui, pratico, avvicinandosi alle grandi vetrate dell’università.

L’assistente della professoressa aveva avuto la stessa idea. Fumava una sigaretta, ma stava attento a restare il più possibile all’interno dell’edificio, con la finestra a malapena aperta per cacciare fuori il fumo.

“30 secondi”

-Sembra un videogioco- commentò, osservando le nuvole in cielo, che si erano fatte più fitte. Non sembravano annunciare pioggia, ma fino a poche ore prima il cielo era completamente terso, e sarebbe dovuto restare tale ancora a lungo.

-Non si dovrebbe fumare all’interno dell’edificio- gli fece notare Ettore.

Lui sorrise appena, e non rispose alla chiara provocazione.

-C’è tanta gente fuori- disse invece, in tono indecifrabile. 

Arianna osservò la calca di studenti in cortile. Molti di loro non avevano il telefono in mano, e sembravano semplicemente parlare tra loro, senza alcuna preoccupazione.

Davvero non erano preoccupati? Come si poteva non essere almeno un po’ spaventati dal messaggio ricevuto, sebbene probabilmente falso.

Soprattutto ora che mancavano meno di venti secondi.

Arianna si fece coraggio, e aprì meglio la finestra.

-Ragazzi! Mancano quindici secondi!- informò tutti, con voce più alta possibile.

Molti si girarono verso di lei, sorpresi.

Alcuni risero, pochi controllarono il telefono e si affrettarono a rientrare, circa sei o sette. Uno di loro, lanciò ad Arianna un’occhiata di ringraziamento prima di fare uno sprint all’interno, lasciando il suo gruppo di amici.

La professoressa era la più vicina, ma alzò gli occhi al cielo, e guardò Arianna quasi con disgusto.

“Tsk, giovani ingenui e sciocchi” sembravano dire i suoi occhi.

“10 secondi”

-Meglio chiudere la finestra- buttando la sigaretta fuori dall’edificio, l’assistente della professoressa chiuse la finestra, e si allontanò, ostentando una pacata tranquillità.

“7 secondi”

-Sì, meglio allontanarsi- Ettore le prese un braccio, e iniziò a trascinarla via.

“5 secondi”

Arianna si fece trascinare, ma continuò a lanciare brevi occhiate all’esterno.

-Speriamo che non finisca come Black Friday- borbottò Valentina, un po’ tra sé.

“3 secondi”

-Suvvia, non…- iniziò a obiettare Ettore, provando a portare ottimismo.

“2…”

-É ora!- lo interruppe Arianna, osservando il telefono.

“1…”

Il timer si esaurì.

E per un attimo, non sembrò accadere nulla.

-Visto, era solo uno…- provò a dire Ettore, ma venne interrotto da un suono ovattato provenire dall’esterno, come di un pop-corn che esplode nel microonde.

Seguito da parecchi altri.

E neanche il tempo di girarsi a vedere cosa fosse successo, che iniziarono le urla.

Urla di puro orrore, mentre il cortile veniva ricoperto di sangue, l’aria all’esterno si faceva del tutto violacea, e mano a mano corpi senza testa cadevano al suolo, uno alla volta, come mosche colpite da un potente insetticida.

 

Gamemaker: Appena parte il gioco, tutti quelli che sono all’esterno vengono uccisi da un gas velenoso che gli fa esplodere la testa!

 

No… no no no no no!

Non poteva essere!

Quello era un incubo!

-Cosa… cosa cazzo… oh merda!- Valentina era senza parole, strinse il braccio di Arianna con tanta forza da farle male, e distolse immediatamente lo sguardo dalla scena straziante.

Ettore fece altrettanto, trattenendo a stento il vomito.

Arianna rimase a fissare i corpi decapitati a terra, circondati dal sangue, immobile, e in silenzio, come distanziata.

La professoressa, che prima aveva alzato gli occhi al cielo, era tra loro, riconoscibile solo dai vestiti macchiati di rosso.

Alcuni alunni, coraggiosi o estremamente sciocchi, provarono ad uscire, per aiutare i pochi ancora in piedi, o per scappare, anche se era chiaro, logicamente, che lì dentro erano sicuramente più al sicuro rispetto a fuori. Ma la logica funziona poco nel panico.

E per fortuna, le porte, le finestre, e tutto ciò che avrebbe potuto offrire una strada verso l’esterno, erano bloccati.

Un messaggio arrivò al telefono di tutti, sebbene senza internet.

Arianna fu la prima a controllarlo. Quello che stava vedendo davanti a sé era così orrendo, terrificante, e inverosimile, che non riusciva razionalmente ad accettare che fosse vero, quindi la paura era stata quasi messa in un angolo.

“Congratulazioni! Sei sopravvissuto alla situazione preliminare! Switch in corso tra metodi di comunicazione, ti prego di attendere”

Messaggio confuso, più del primo, e dal tono familiare.

-Non può essere vero. Arianna, non è vero, vero?!- Valentina aveva controllato a sua volta.

Ettore stava ancora cercando di non vomitare, e sicuramente se avesse aperto bocca avrebbe fallito nel suo intento.

-Io… non… non…- Arianna era senza parole.

La sua mente era bloccata, confusa, troppo piena di informazioni per funzionare bene.

Il caos degli studenti e dei professori nel panico la distraeva ancora di più.

Improvvisamente, si sentì il tono di una notifica, ma questa volta non veniva dal telefono.

Ma una schermata viola, a mezz’aria, come un ologramma.

…come un videogioco.

 

Gamemaker: Dici che dovrei fare che il responsabile comunichi sempre tramite telefono?

Arianna99: Nah, i telefoni si scaricano, o si perdono. E poi in alcuni scenari è impossibile ricaricare o tenere un telefono per ricevere delle notifiche. Meglio fare un ologramma davanti al giocatore, come in un videogioco

Gamemaker: Oh! Giusto! È molto più comodo. E faccio in modo che lo possa vedere solo il giocatore a cui il messaggio è indirizzato.

 

Arianna non lesse il messaggio, ma per prima cosa osservò Valentina, Ettore, e i ragazzi vicini a loro.

Tutti fissavano un punto vuoto davanti a loro, sconvolti, sobbalzando.

Un messaggio che Arianna non poteva vedere.

Erano troppe, troppe coincidenze.

E quando lesse ciò che recitava quel messaggio, i suoi dubbi divennero realtà.

 

“Avviso! Sei entrato nel primo scenario: ‘Sopravvivenza!’ Per una settimana resterai bloccato in questo edificio, e dovrai affrontare i mostri che compariranno ogni giorno, e sopravvivere fino alla fine. Buona fortuna, giocatore. Benvenuto nell’apocalisse”

 

Gamemaker: Non possiamo tenere troppe persone in vita per una settimana :-/

Arianna99: Il primo scenario necessita che tutti siano all’interno di un edificio, no?

 

Le teste che esplodono.

Schermate di videogioco.

Primo scenario di sopravvivenza con durata di una settimana.

Tre indizi fanno una prova.

E Arianna aveva aiutato a progettare la vera fine del mondo.

…beh, cazzo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

È necessario per me specificare che sebbene io scriva da anni, non avevo mai scritto prima una storia con delle scene così violente, e so di non essere bravissima nell’azione. È anche la primissima volta in vita mia in cui scrivo parolacce, ma sebbene io non le dica nella vita reale, qui ci stavano troppo, purtroppo. C’è bisogno di imprecazioni in una situazione del genere, anche per rendere le scene un po’ più realistiche.

Questa storia è un po’ un allenamento per questo tipo di scene, quindi se vi sembra che manchi di qualcosa, in alcuni punti, o che siano trattate con leggerezza, o altre cose del genere, fatemelo sapere.

Io personalmente ho sentito la tensione crescere mentre scrivevo, ma credo che in parte sia dovuto al fatto che, storia vera, nel momento esatto in cui stavo scrivendo che il timer era scaduto, è scaduto anche un timer che avevo messo io per motivi personali, e me la sono fatta sotto. ^^’

Ma aneddoti a parte, questo capitolo è stato di introduzione ad Arianna, al gioco, e ad alcuni dei personaggi principali della storia.

Vi do un piccolo spoilerino: il personaggio che muore nel prologo è stato già introdotto in questo capitolo.

Ma ci saranno molti personaggi più o meno importanti in questa storia che verranno introdotti molto molto tardi.

Sarà una storia infinita.

Comunque, spero che il capitolo vi sa piaciuto e la storia vi interessi. Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 3
*** Il primo scenario comincia ***


Il primo scenario comincia

 

Gamemaker: Il primo scenario è molto basilare: sette giorni, sfide diverse, e tutte organizzate in modo da capire esattamente che statistiche assegnare alla fine. È un po’ come un tutorial, si può dire. Un misto tra tutorial e creazione del personaggio.

Arianna99: Una specie. Come pensavi di organizzare lo scenario, nel dettaglio?

Gamemaker: È il più noioso, non ci ho ancora pensato bene. Dopo il primo giorno di organizzazione credo che metterò mostri classici come… boh… ragni giganti, serpenti velenosissimi e draghi sputafuoco

Arianna99: Draghi nel primo scenario?!

Gamemaker: Draghi piccoli?

Arianna99: Scusa, ma se tutti gli scenari sono basati sull’antica Grecia, e gli dei stessi devono essere gli sponsor dei sopravvissuti, perché non usi mostri dell’antica Grecia?

Gamemaker: Pensavo che i mostri specifici potevano essere i boss dei dungeon per lo scenario V

Arianna99: …anche. Ma magari le specie di mostri, quelle basiche, tipo, non so, gli uccelli di Stinfalo, o le arpie, o… non lo so.

Gamemaker: Wow…. giusto! Ha senso! E alla fine dello scenario faccio affrontare un boss. Sei un genio! 

Arianna99: ;)

 

Arianna non sapeva se sentirsi orgogliosa per il fatto che le sue idee fossero state prese in considerazione per l’apocalisse, o sentirsi tremendamente in colpa perché al momento buona parte del mondo era morta anche a causa sua. 

Il senso di colpa prese presto il massimo posto nel suo cuore, ed era seduta a terra, raggomitolata su sé stessa nel tentativo di mettere ordine nella sua testa.

I sopravvissuti all’interno dell’edificio, tra studenti, docenti e personale, erano qualche centinaio, e il panico generale si sentiva nonostante gli adulti stessero cercando di mantenere una parvenza di ordine nei corridoi.

Arianna era grata che il primo giorno non ci fossero dei mostri in programma, perché era certa che ci avrebbero messo parecchie ore a calmarsi.

Al momento, lei, Valentina ed Ettore erano in una delle classi più piccole, l’unica vuota dell’edificio.

Valentina faceva avanti e indietro nella stanza, tremante e provando a parlare senza riuscire ad emettere alcun suono se non imprecazioni e parolacce.

Ettore era seduto accanto alla sorella, e la stringeva in modo protettivo, tremante anch’esso, ma provando ad essere forte.

Osservava un punto fisso davanti a lui, probabilmente il messaggio di avviso che poteva essere richiamato a piacere.

Così come il conto alla rovescia comparso dopo il primo annuncio.

Arianna aprì gli occhi a sua volta, e mentalmente pensò alla schermata comparsa poco prima.

 

“Giorno 1 di 7: Preparatevi. Organizzate le scorte, formate le squadre. Tra 22 ore e 48 minuti giungerà la prossima sfida”

 

Il timer era partito da 24 ore, e già più di un’ora era passata senza alcun miglioramento nella loro situazione.

-Non riesco a mettermi in contatto con nessuno, siamo stati completamente tagliati fuori dal mondo- borbottò Valentina, continuando a fare avanti e indietro e tenendo il cellulare tra le mani.

-Letteralmente, non possiamo aprire nessuna porta o finestra o condotto di areazione che porti all’esterno. Rischiamo di morire per mancanza di ossigeno- le diede man forte Ettore, cercando di fare il forte, ma continuando a stringere Arianna.

La ragazza era ancora congelata sul posto, il peso del suo ruolo in tutto questo troppo forte da sopportare o superare in poco tempo. Era grata che il primo giorno fosse un giorno libero da mostri, ma sapeva che non era così a caso.

La preparazione era fondamentale tanto quanto il combattimento, in quel gioco. Pazienza, adattabilità e spirito di iniziativa erano ingredienti principali per la sopravvivenza. 

E la prima settimana del gioco sarebbe stata di primaria importanza per i successivi cinque anni.

Arianna doveva necessariamente uscire da quello stato di dissociazione.

-Se qualcuno ci vuole qui per una settimana, e ha il potere di chiuderci all’interno, sicuramente ha il potere di permetterci di sopravvivere in questa settimana- provò a riflettere, senza sapere come condividere la propria conoscenza senza far vedere di sapere più degli altri.

Non che Gamemaker le avesse esplicitamente parlato di ossigeno, ma aveva anche espressamente detto che gli unici problemi da risolvere, in quella prima parte del gioco, riguardavano la spartizione delle risorse e la sopravvivenza ai mostri. Il resto era tenuto sotto controllo dal sistema.

-Non riesco ancora a credere a ciò che ho visto lì fuori- commentò Valentina, scuotendo la testa come ad eliminare l’immagine stampata a fuoco nella sua mente.

Arianna condivideva il suo orrore, ma non potevano permettersi di restare scioccati ancora a lungo.

Si liberò dalla presa del fratello, e armeggiò nella tasca per prendere il cellulare.

Notò con certo sgomento che la batteria era già scesa a meno del 50%

-Qualcuno di voi ha un caricatore per il telefono?- chiese, abbassando la luminosità e attivando il risparmio energetico. Gli screenshot del thread erano l’arma più potente che avevano al momento.

-Solo per iPhone- rispose Ettore, dispiaciuto.

-Il mio l’ho lasciato a casa- Valentina scosse la testa.

Arianna si alzò, intascando il telefono.

Ettore e Valentina sobbalzarono.

-Ari, che fai?- chiese Ettore, prendendole il braccio.

-Ho bisogno del telefono, per… motivi. Vado in giro a chiedere a qualcuno se ha un caricatore in più. Valentina, potresti controllare discretamente il cibo nei distributori nella stanza principale? E Ettore… forse dovremmo capire come si stanno organizzando le altre persone- Arianna prese le redini della situazione, e diede indicazioni i suoi due compagni su cosa fare nell’immediato futuro.

-Aspetta, forse non è il caso di separarsi- provò ad obiettare Valentina.

-Sistema, mostra il timer a tutti- sussurrò Arianna, e il pop up con il timer rimanente comparve davanti a tutti e tre. Valentina ed Ettore sobbalzarono.

-Aspetta, come facevi a…?- iniziò a chiedere Ettore.

-Abbiamo ancora ventidue ore prima dell’arrivo dei primi mostri, e dobbiamo organizzarci per sopravvivere. Finché il timer non si esaurisce, siamo al sicuro anche se ci dividiamo!- Arianna indicò il timer.

Valentina ed Ettore la guardarono come se non la conoscessero.

Poi Ettore annuì, e le mise una mano sulla spalla.

-Okay… hai ragione. Non dobbiamo farci prendere dal panico e dobbiamo organizzarci con gli altri- Ettore era sempre stato molto adattabile.

-Come fate ad essere così tranquilli?! Mi fate paura- Valentina un po’ meno, ma dopo l’esitazione iniziale, annuì anche lei.

-Va bene, vado a foraggiare del cibo. Ci vediamo qui quando il timer scocca le venti ore… massimo?- chiese, un po’ preoccupata.

-Okay… state attente- Ettore fu il primo ad uscire, cercando di fare il maschio alfa della situazione.

Era il più grande, tra i tre, ed era abituato a prendere il comando, in qualità di fratello maggiore. Valentina esitò un po’.

-Questo non è un sogno, vero?- chiese ad Arianna, preoccupata.

Arianna alzò le spalle.

-Vorrei che lo fosse, ma non avendone certezza… meglio trattarlo come fosse la vita reale- disse, cercando di essere incoraggiante e realista al tempo stesso.

Valentina fece un profondo sospiro.

-Speriamo che i giochi su Hunger Games che facevamo da piccole serviranno a qualcosa- borbottò, dandosi forza, e uscendo a sua volta dalla sala.

Arianna sorrise tra sé, e le fu presto dietro.

Il suo era il compito più stupido, ma era estremamente importante. 

Perché sì, aveva ancora il 50% di carica, ma quel telefono le doveva durare cinque anni, se tutto andava bene. O quantomeno una settimana.

Non poteva dire di conoscere il futuro, o almeno parti del futuro, perché non era pronta a dire al mondo che aveva contribuito a scriverlo. Ma ciò non significava che sarebbe rimasta in un angolo a guardare i mostri che uccidevano uno ad uno i sopravvissuti vicini a lei.

Certo, in un’apocalisse, ognuno dovrebbe pensare a sé stesso, ma Arianna aveva migliaia, se non milioni, di morti sulla coscienza. Preferiva provare a sistemare il karma almeno un po’ invece di sopravvivere e basta.

E poi… doveva dare a Valentina ed Ettore l’opportunità migliore per sopravvivere, ed uscire da quella settimana con abbastanza forza da superare le sfide seguenti.

Anche se forse, il modo migliore per aiutare loro, era di… mmmm.

Prima di pensare ad una strategia, Arianna aveva bisogno di un caricatore.

La sua ricerca si rivelò piuttosto infruttuosa, per i primi venti minuti.

-Stai scherzando?! Un sacco di gente è morta e mi stai chiedendo un caricatore del telefono?!-

-Sparisci! Non ho tempo per te!-

-Questi giovani non sanno stare senza telefono neanche per un secondo!-

-N_no *sniff* Mi_mi dispiace, non_*sigh*_non ce l’ho-

-AHHHH! VA VIA!!!-

Però Arianna riuscì a farsi un’idea di come stessero affrontando la questione gli altri studenti e i professori.

Alcuni vagavano senza meta, altri erano in un angolo a disperarsi. Molti evitavano chi non conoscevano, isolandosi per evitare di diventare un bersaglio. Il panico e la confusione erano le emozioni preponderanti nella mente della maggior parte delle persone.

Se non si calmavano presto e restavano in quel clima, nessuno sarebbe riuscito a sopravvivere una volta arrivati i primi mostri. 

Ma se non trovava un caricatore alla svelta, neanche lei sarebbe riuscita a sopravvivere i primi mostri, perché non ricordava minimamente cosa fossero.

Ricordava solo che il quarto giorno c’erano delle formiche, e l’ultimo giorno un boss che avrebbero dovuto necessariamente uccidere per passare al prossimo scenario.

Oh, e che il quinto era di “riposo”.

Ma il secondo e terzo giorno… le sfuggivano completamente.

Probabilmente perché Gamemaker non era mai stato eccessivamente interessato a parlare del primo scenario, che considerava il più noioso, dato che era una specie di tutorial.

-Ehi… tu!- venne richiamata da una voce femminile, e si girò di scatto, distraendosi dai propri pensieri, e sorpresa che qualcuno l’avesse chiamata direttamente.

Tutte le conoscenze (poche) che Arianna si era fatta in quei tre anni universitari erano laureate, in un altro edificio, o non avevano lezioni quel giorno, quindi non si aspettava che qualcuno badasse a lei.

Soprattutto non in quel clima di panico.

Si ritrovò davanti ad una ragazzina del primo anno, dai capelli ricci e castani che le andavano da tutte le parti, gli occhi ambrati, un accenno di acne coperta dal trucco curato e abiti decisamente eleganti… e scomodi per un survival game, dato che erano bianchi e rosa, e consistevano in una gonna, una camicetta e delle ballerine.

Però, a differenza di tutti gli altri, non sembrava particolarmente turbata dalla situazione.

-Sì, cosa c’è?- chiese Arianna, avvicinandosi confusa.

-Ho sentito che cerchi un caricatore per il telefono… Samsung o iPhone?- chiese, mostrando l’oggetto del desiderio di Arianna: un caricatore di ultimo modello con parecchi fili per adattarsi ad ogni situazione.

Evidentemente la sconosciuta era una figlia di papà davvero ricca, e abituata ad ostentare tale ricchezza.

-Samsung! Ti prego, me lo puoi prestare? Ne ho davvero tanto bisogno- Arianna la supplicò, facendo mentalmente in conto di cosa potesse offrirle in cambio.

-D’accordo- la ragazza però cedette subito, porgendole il caricatore.

-Grazie mille, io…- ma quando Arianna fece per prenderlo, grata, lei lo riportò a sé, togliendolo dalla sua portata.

-Ad una condizione…- disse poi, con un sorrisino che non prometteva nulla di buono.

-Certo, qualsiasi cosa!- Arianna non aveva tempo da perdere, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere la possibilità di avere il telefono sempre carico… almeno quella prima settimana.

-In futuro, mi devi un favore. Non dimenticarlo, e non provare a tirarti indietro!- dettò le condizioni la ragazza, in tono che non ammetteva repliche.

Arianna annuì. Era più alta di quella ragazza di almeno sette centimetri, era più grande di tre anni, eppure si sentiva piccola come un insetto davanti a lei. Era una persona abituata a comandare, a fare accordi, e molto più adattabile di quanto Arianna si sarebbe aspettata da una figlia di papà probabilmente abituata al lusso da tutta la vita.

Era da tenere d’occhio, perché una persona che già aveva capito l’importanza di stringere legami e avere persone che le dovevano favori, era qualcuno con molte possibilità di andare avanti nel gioco.

-Certo, ti do la mia parola- Arianna sollevò la mano per stringere l’accordo. La ragazza sorrise più sinceramente.

-Perfetto!- strinse la mano di Arianna, e le porse il caricatore, che venne subito preso in mano -Sono Chiara, a proposito. Chiara Palumbo- si presentò poi.

-Arianna di Muzio- Arianna ricambiò la presentazione, e la salutò in fretta cercando un luogo dove mettersi a leggere gli screenshot del thread su reddit.

La sua attenzione venne però attirata dalla voce inconfondibile, e chiaramente alterata, di Valentina, che risuonava in tutto il corridoio.

Litigare e farsi prendere dalla rabbia non aiutavano affatto con le statistiche.

Si avvicinò alla scena, e si rese subito conto che il problema non era affatto Valentina.

Infatti, davanti alle macchinette, i primi sciacalli avevano già iniziato a depredare la zona.

-Non potete prendere tutto il cibo! Dovrebbe bastare per tutti!- si stava lamentando Valentina, con i pugni serrati.

Si era sempre molto battuta per la giustizia.

-Chi primo arriva meglio alloggia. Siamo in tempi difficili!- si lamentò uno degli sciacalli, con le braccia cariche di merendine e panini che stava infilando in fretta nella borsa.

Non c’era molta altra gente lì vicino e quelli che c’erano erano troppo terrorizzati per badare alla scena.

-Vale, tutto bene?- si avvicinò, intascando il caricatore e il telefono.

-Questi stronzi stanno prendendo tutto il cibo dal distributore!- spiegò Valentina, ad alta voce per allertare tutti, e indicando il loro operato.

-E non potete fare nulla per impedirlo! Se vuoi mangiare, paga la quota!- uno degli sciacalli le guardò dall’alto in basso, e sollevò una mano nella loro direzione come a chiedere soldi.

Valentina sollevò il pugno pronta a colpire, ma Arianna la fermò.

La sua amica era forte, ma quelli erano in cinque, ed era meglio preservare le forze per i mostri.

-Non pensate che sia meglio collaborare per sopravvivere? Non sapete se per le sfide da affrontare necessiteremo di essere uniti- Arianna provò a farli ragionare, ma gli sciacalli si limitarono a riderle dietro.

-Siamo in un’apocalisse, ragazzina. E qui vale la legge del più forte, non del più sensibile- ribatté uno di loro, mettendosi lo zaino in spalla e facendole il verso alla parola “sensibile”.

Arianna non stava facendo la sensibile, ma la pratica.

Però doveva ammettere che anche la loro era una strategia che poteva risultare vincente.

Anche se forse non in quella precisa circostanza.

-Il cibo non è abbastanza per tutti, in effetti. Siamo in una situazione complicata- una voce alle spalle delle due ragazze le fece sobbalzare e girare. Arianna riconobbe l’assistente della professoressa. Non sembrava particolarmente turbato dalla sua morte. O in generale dalla situazione.

Gli sciacalli non si scomposero di una virgola.

-Appunto perché il cibo è poco servono persone che lo controllino- disse uno di loro.

Sono interscambiabili, davvero, immaginateveli come cinque copie della stessa persona, tutti uguali e ugualmente fastidiosi.

-Concordo sul controllo, non sul fatto che siate voi a doverlo controllare, e credo che tutti gli altri concorderebbero con me- l’assistente della prof scosse la testa, e si avvicinò agli sciacalli.

-Beh, dovevi pensarci prima! Questo cibo è nostro, e non lo daremo a nessuno!- uno degli sciacalli tirò fuori un coltellino svizzero dalla borsa, e lo aprì in tono minaccioso.

L’assistente del professore non si scompose.

Valentina si mise davanti ad Arianna per proteggerla.

-Questi sono matti…- borbottò tra sé, pronta però a difendersi.

Era pur sempre un’atleta preparata. Sicuramente aveva più possibilità di salvarsi rispetto ad Arianna, che andava in palestra un giorno sì e venti no e si stancava a fare le scale per il loro appartamento.

Arianna era spacciata in quell’apocalisse.

-Gli sciacalli sono le persone che mi danno più fastidio nelle apocalissi. Purtroppo per voi, è tutta la vita che mi preparo- l’assistente della professoressa non si lasciò intimidire, e tirò fuori dalla tasca un coltello due volte più grosso, che agitò in mano con grande maestria.

Arianna lo guardò sorpresa. Che avesse anche lui letto qualcosa su reddit? Ma aveva detto “tutta la vita”, e il thread c’era solo da un anno e mezzo.

Forse, come nelle più cliché delle storie di quel genere, era un regressore, uno di quelli che avevano già vissuto l’apocalisse una o due volte ed era tornato indietro alla sua morte.

Magari il suo sponsor era Crono? Anche se Crono non era contemplato tra gli sponsor.

…o forse era solo un fanatico di storie survival perché un grande nerd e si era preparato perché paranoico, o per gioco, o nel timore che un giorno ci sarebbe stata davvero l’apocalisse e voleva essere pronto.

Beh, quale fosse la risposta non era importante, al momento, perché alla vista del coltello e delle mosse di arti marziali, gli sciacalli si erano ritirati, un po’ preoccupati, ma ancora pronti a difendere il loro bottino.

-Arianna, stai indietro!- Valentina la fece indietreggiare, e si affiancò al survivalist, che la guardò un po’ stranito.

-Attenta a non farti male, ragazzina- la avvertì.

-Posso prendere senza problemi quelli senza coltello- si mise a disposizione -Meglio due contro cinque, almeno riesco a distrarteli un po’- aggiunse poi, decisa.

-Vale, non fare cazzate!- provò a dissuaderla Arianna, preoccupata, ma tenendosi alla larga dallo scontro per non essere di intralcio ai protagonisti della scena.

E poi se Valentina si faceva notare da subito, poteva ricevere un alto livello e buone statistiche.

-D’accordo, allora. Tu prendi quelli a sinistra, e io quelli a destra- l’assistente le diede indicazioni, e i due si prepararono ad attaccare.

Fu uno scontro decisamente… deludente.

Perché finì in tre secondi e con gli sciacalli in lacrime a chiedere pietà.

Alla fine non si erano dimostrati altro che cani che abbaiavano ma non mordevano.

-Siete le persone più calme che ho incontrato finora- a fine scontro, l’assistente prese tutte le borse di cibo, che mise in spalla, e si rivolse alle due ragazze con approvazione.

-Che vuoi fare con quelle?- chiese Valentina, che si era impossessata del coltellino svizzero e non aveva paura di usarlo.

-Tranquille, le porto in aula professori, e alla riunione decideremo come razionarli- spiegò, rassicurante, tornando affabile.

-Riunione?- chiesero le due ragazze insieme.

-Sì, poco fa un ragazzo, mi sa proprio quello che stava prima con voi, ha proposto ai professori rimasti di organizzare una riunione per fare il punto della situazione. Si terrà tra un’ora nell’aula magna. Il tempo per i professori di calmarsi- spiegò l’assistente, con nonchalance.

-Oh…- Valentina sembrò rassicurata.

-Classico Ettore- Arianna sorrise tra sé.

Sicuramente avrebbe dato qualche punto in mana la sua iniziativa.

Anche se era troppo presto per supporre come sarebbero stati classificati tutti.

-Comunque io sono Flavio… Bartolomei. Credo che vi vedrò piuttosto spesso d’ora in poi, soprattutto tu, signorina…?- l’assistente, dando finalmente il suo nome, sembrava parecchio interessato a Valentina, che rimase indifferente all’attenzione, e rispose normalmente.

-Valentina Giansante- 

-Ci vediamo presto, allora- con un occhiolino in direzione di Valentina, e senza dare la minima attenzione ad Arianna, Flavio prese le borse senza sforzo e scomparve in direzione dell’aula professori.

-Hai fatto colpo, Vale- commentò Arianna, divertita.

Valentina assunse un’espressione infastidita.

-Che maleducato! Non ti ha considerato per niente! Eppure è stata tua l’idea di controllare il cibo!- commentò Valentina, prendendo le difese dell’amica, che alzò le spalle.

-Ma sei stata tu a metterti in gioco per difendere la giustizia. Sei chiaramente più rimarchevole di me in un’apocalisse- le fece notare, indicando prima l’amica e poi sé stessa. Il confronto era evidente.

-Comunque non ci voglio avere molto a che fare, con quel tipo. Non mi piace!- Valentina scosse la testa, e iniziò ad avviarsi in aula magna, seguita da Arianna, che condivideva il suo punto di vista.

Anche se Flavio sarebbe sicuramente andato avanti nel gioco, ed era meglio tenersi accanto le persone forti.

O quantomeno stare a loro a genio.

Quindi dubitava fortemente che sarebbero riuscite a stargli troppo lontano.

Una volta raggiunta l’aula magna, Arianna individuò immediatamente Ettore, intento a discutere con un professore dall’aria stanca e con due grossi baffi ben curati.

Era una discussione piuttosto animata, ma a differenza che con Valentina, Ettore rimase perfettamente controllato e calmo mentre illustrava il suo punto di vista.

Le altre persone nella sala erano ancora nel panico.

Arianna cercò un posto tranquillo, e mise il telefono a caricare, sedendosi a terra accanto alla presa, e armeggiando con il documento scaricato dalle mail.

-Che leggi?- chiese Valentina, sedendosi accanto a lei.

Arianna non si sentiva ancora pronta ad ammettere il suo coinvolgimento, quindi evitò il suo sguardo.

-Una storia su un’apocalisse. L’ho scaricata sul telefono per poterla leggere offline, e spero possa darci qualche indicazione- mentì… beh, non era proprio una bugia totale, dato che era effettivamente una storia che poteva dare qualche indicazione. Solo che non era stata ancora scritta.

O meglio, l’avrebbero scritta loro vivendola.

Che stress!

-Ottima idea! Non so quanto utile sia una storia nel prepararci ad eventi specifici, ma almeno ci potrebbe dare un’idea generale- Valentina la incoraggiò, appoggiandosi poi al muro e riposando gli occhi.

-Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di una guida, in questo momento- borbottò poi tra sé, demoralizzata.

Arianna le poggiò la testa sulla spalla, e iniziò a leggere tutti gli screenshot conservati nella prima sezione.

Purtroppo, erano più carenti di quanto ricordasse.

Colpa sua che non aveva chiesto abbastanza, o proposto abbastanza.

E colpa di Gamemaker che non si era affatto curato di darle i dettagli dello scenario che gli piaceva meno.

Per fortuna, però, riuscì ad avere un quadro più completo almeno del secondo giorno, e del sesto, che si era completamente dimenticata.

Il terzo, però, le sfuggiva completamente.

Finita la lettura, Arianna bloccò lo schermo, e osservò i suoi dintorni.

L’aula magna era proprio al centro dell’edificio, quindi, dopo quello che aveva visto, era il posto più pericoloso per i primi mostri.

Doveva necessariamente cacciare via Valentina ed Ettore da lì, il giorno dopo.

E trovare qualche arma a lungo raggio d’azione.

Certo che essere bloccati in una scuola non dava molti vantaggi. 

Sarebbe stato meglio rimanere intrappolati in una casa, o in un centro commerciale.

Ma dovevano adattarsi alla situazione in cui si trovavano, purtroppo.

Arianna osservò Ettore, che aveva finito di parlare con il professore baffuto, e stava fissando un punto davanti a sé, probabilmente il timer.

Sobbalzò, e iniziò ad avviarsi verso l’uscita.

-Ettore!- Arianna lo chiamò a gran voce, attirando la sua attenzione e quella di molti ragazzi vicino a lei.

Il fratello si affrettò a raggiungere le ragazze, e si sedette accanto ad Arianna, mettendole affettuosamente una mano sulla spalla.

-Stavo giusto venendo a chiamarvi. Tra poco dovrebbe esserci una riunione per decidere il da farsi. Dovremmo razionare il cibo, fare un censimento, e dividerci in gruppi per affrontare le minacce che si pareranno verso di noi- Ettore illustrò il piano. L’idea di dividersi in gruppi non era male per i primi mostri.

Anche se dipendeva molto dall’atteggiamento degli stessi mostri, che Arianna non poteva prevedere.

Che senso aveva conoscere il futuro, se non riusciva ad avere delle buone idee?!

-Mi sembra un buon piano, ma magari è meglio fare dei gruppi numerosi nel caso i nemici siano troppi da affrontare da soli- Valentina era più pragmatica.

-Già… peccato che non faranno nulla di tutto questo!- Ettore sbottò, irritato, e facendo sobbalzare Valentina e Arianna, ancora con i nervi a fior di pelle.

-Scusate… ma sono stato almeno mezzora a discutere con i professori, e la loro risposta è stata solo: “Ci pensiamo noi, organizziamo tutto noi, è tutto sotto controllo…”. È chiaro che niente sia sotto controllo! Passi il trattarmi con condiscendenza, ma se provano ad approfittare del caos per pensare solo a loro stessi potrebbe essere un bel problema- Ettore rivelò il motivo della discussione avuta precedentemente, e Arianna gli diede qualche pacca sul braccio.

-Speriamo di no. Dovremmo lavorare insieme per avere più probabilità di sopravvivere. Non sappiamo cosa ci aspetti in questi giorni, l’unione fa senz’altro la forza- osservò Valentina, decisa.

-Sì, ma allo stesso tempo è normale pensare prima a sé stessi in una situazione di vita o di morte. Per il momento sappiamo solo che per una settimana siamo bloccati qui. Prima di affrontare eventuali sfide, dobbiamo pensare a procurarci il necessario per sopravvivere: viveri, acqua…- Ettore si interruppe un attimo, riflettendo su qualcosa -…dovremmo controllare che l’impianto idrico funzioni- provò ad alzarsi, ma venne bloccato da una voce che risuonò per tutto l’edificio.

-Niente panico, niente panico. Tutte le persone rimaste si dirigano in aula magna per una riunione di emergenza. Andrà tutto bene- la voce era calma e rassicurante. Arianna non poteva esserne certa, ma le sembrò la voce di Flavio.

-Meglio aspettare e vedere che succede prima di controllare i bagni- provò a suggerire Arianna, incoraggiando il fratello a sedersi nuovamente.

Ettore eseguì, anche se non sembrava molto ottimista riguardo alla riunione.

Lentamente, la sala iniziò a riempirsi, mostrando qualche centinaio di studenti, professori e assistenti agitati e nervosi.

Sebbene ci fossero abbastanza posti in aula magna per far sedere tutti, Arianna notò che si formarono parecchi gruppetti sospettosi gli uni degli altri, distanziati gli uni dagli altri.

Era un pessimo segnale, dato che la collaborazione sarebbe stata fondamentale per gli scenari successivi.

Ma allo stesso tempo, non poteva biasimare la paranoia degli altri. Se lei non avesse avuto le conoscenze che aveva, sarebbe stata messa molto peggio di loro. E anche con le sue conoscenze rischiava di farsi prendere dal panico in ogni momento, e resisteva solo perché c’erano cose più importanti a cui pensare.

-Conoscete qualcuno tra di loro?- chiese ad un certo punto Ettore, guardandosi intorno attento.

-Un paio di persone, ma a malapena ricordo i loro nomi- Valentina alzò le spalle.

Arianna scosse la testa.

-Non ho amici qui in mezzo- ammise, un po’ imbarazzata. Notò che la ragazza che le aveva prestato il caricatore era in mezzo ad un gruppo piuttosto numeroso, ma per qualche motivo fissava proprio lei.

I loro sguardi si incrociarono, e Arianna si affrettò a distogliere il proprio, che finì per posarsi su un ragazzo che a sua volta sembrava guardarla.

Arianna non lo conosceva, e non aveva idea del perché la stesse fissando, ma questa volta fu lui a distogliere lo sguardo, arrossendo appena.

Non era in nessun gruppo. Sembrava piuttosto isolato.

-Peccato. Un gruppo numeroso potrebbe darci dei vantaggi non indifferenti- Ettore sospirò, deluso.

-Sei inquietante- Valentina gli lanciò un’occhiataccia, incredula di fronte al suo sangue freddo.

-Preferiresti che mi facessi prendere dal panico? Vorrei farlo, e tanto, ma non andremmo da nessuna parte- Ettore aveva lo stesso punto di vista della sorella, e sembrava aver preso le redini della situazione, almeno tra loro tre.

Arianna non avrebbe potuto chiedere persone migliori con le quali passare l’apocalisse. Era davvero grata dall’essere in compagnia di Valentina ed Ettore.

Una volta che tutti o quasi furono nella sala, il professore più anziano, quello che aveva discusso con Ettore poco prima, prese la parola, in tono calmo e, ma forse era solo l’opinione di Arianna, un po’ condiscendente.

-Niente panico, ragazzi. La situazione è preoccupante, all’esterno, e siamo bloccati qui, ma noi professori faremo del nostro meglio perché siate tutti al sicuro, e per spartire le risorse in questa settimana. Ora, chiediamo a tutti voi di consegnare a noi professori oggetti utili alla comunità come cibo, acqua o eventuali armi da utilizzare per la difesa della comunità. Non temete, faremo buon uso delle risorse e le divideremo equamente- provò ad incoraggiare la condivisione.

Il trio era senza parole, così come buona parte degli studenti.

-Ma è una testa di cazzo senza pari!- Valentina fu la prima a rompere il silenzio, non abbastanza ad alta voce da farsi ascoltare, per fortuna.

Arianna non biasimava la scelta di parole, anzi, le condivideva non poco.

L’intento poteva anche essere nobile (cosa di cui la ragazza dubitava), ma chiedere a duecento studenti terrorizzati di consegnare senza remore il proprio cibo senza la certezza che venisse loro restituito era un azzardo, per non dire una cazzata.

Ora capiva perché Ettore si era così irritato prima.

Il silenzio generale venne interrotto da una risata proveniente da uno dei gruppetti più ampi, che attirò l’attenzione di tutti.

Arianna riconobbe la ragazza che le aveva prestato il caricatore.

-Qualche obiezione, signorina?- chiese il professore, indurendo lo sguardo, ma cercando di mantenere la calma.

-Obietto sul fatto che un tale imbecille sia diventato professore. Se credi che chiunque in questa sala cederà le proprie risorse in modo che voi soli possiate salvarvi, sbagli di grosso. Siamo in un’apocalisse! Qui sopravvive il più forte!- incrociò le braccia, alzando gli occhi al cielo.

-Chiedo la vostra collaborazione per sopravvivere insieme, e la fiducia…- il professore continuò, venne interrotto immediatamente.

-Mi dispiace, professor Calabresi, ma concordo con la signorina. È completamente inutile provare ad incoraggiare l’unione della comunità prendendo risorse dai membri di tale comunità. Ognuno ha il diritto di tenere ciò che ha, e devono essere loro a decidere se vogliono contribuire per gli altri con quello che hanno. Io propongo di dividere ciò che abbiamo già per i giorni che verranno, fare un censimento, e organizzare dei gruppi per i turni di sorveglianza verso le minacce che si pareranno verso di noi- Flavio si eresse dietro al professore, prendendo la parola, e copiando il piano di Ettore.

-Ecco! Esatto!- Ettore lo indicò con approvazione -Finalmente una persona intelligente!- commentò ad alta voce.

Flavio lo individuò tra la folla e gli fece un sorrisino.

Poi tornò a parlare.

-Abbiamo ancora… timer per favore…- Flavio guardò un punto davanti a lui -…poco meno di venti ore per prepararci alla nuova minaccia. Abbiamo il tempo di organizzarci al meglio, creare delle armi di fortuna, e dividere dei gruppi, che consiglio di una grandezza tra le dieci e le venti persone ciascuno. Una volta formati i gruppi, farei un censimento per essere certi di quanti siamo e chi sta con chi, in modo che sia più facile per tutti. E solo dopo che tutto sarà più chiaro, direi di organizzare per bene le risorse che abbiamo al momento- fece un piano su cui non c’era nulla da obiettare.

Francamente, tra lui e Arianna, sembrava lui quello che aveva letto il thread su reddit, non lei. A lei non era venuto in mente alcun piano d’azione per quel primo giorno.

Fosse dipeso da lei, avrebbe presto Valentina ed Ettore, e si sarebbe messa ai limiti della scuola, sperando che i primi mostri arrivassero il più tardi possibile e fossero uccisi da tutti gli altri.

Una strada un po’ codarda, ma non si era ancora assestata alla situazione.

Però un gruppo di dieci o venti persone poteva affrontare la prima minaccia.

…forse.

Arianna lo sperò.

-Beh… bene… d’accordo… ehm… qualche obiezione?- il professore provò nuovamente a prendere la parola, ma nessuno disse nulla, anzi, il piano di Flavio aveva attirato numerosi cenni di assenzo positivi.

-Perfetto… eh… allora iniziate a formare i gruppi e poi venite da noi e vi segneremo- il professore fece il muso, ma acconsentì alla richiesta popolare, pur lanciando a Flavio un’occhiata piuttosto seccata.

Flavio gli sorrise innocentemente, e si sedette dietro la cattedra, tranquillo.

-Bene… a parte il fatto che il damerino ti ha freebootato l’idea, come ci organizziamo con il gruppo? Noi siamo in tre, dovremmo aggregarci a qualcun altro- Valentina si alzò in piedi, energica, e iniziando a guardarsi intorno per cercare qualcuno che conoscesse e con cui potersi aggregare.

-Penso che dovremmo scegliere i nostri compagni di squadra con un certo criterio. Dobbiamo fidarci di loro, e allo stesso tempo devono essere utili alla sopravvivenza- Ettore si alzò a sua volta, e si guardò intorno con molta più attenzione, squadrando i membri della stanza.

-Mi inquieti sempre di più- borbottò Valentina, guardandolo storto.

-Ettore ha ragione, anche se temo non possiamo troppo permetterci di essere schizzinosi. Quasi tutti gli altri gruppi sono già formati, e siamo noi nella condizione di dover supplicare per entrare in un…- Arianna fece notare la loro posizione di svantaggio, pessimista, ma neanche il tempo di farle finire la frase, che venne interrotta e contraddetta dall’arrivo del ragazzo che prima sembrava fissarla, che si era avvicinato imbarazzato a loro tre.

-Ehm… scusate… disturbo?- chiese, torturandosi le mani. Era più grande di loro, probabilmente venticinque o ventisei anni, anche se non lo dimostrava nel suo atteggiamento impacciato.

-No, chiedi pure- Ettore lo squadrò dall’alto in basso, con un sorrisino soddisfatto appena accennato.

-Ecco… potrei aggregarmi al vostro gruppo? Sono… solo. Ecco, io, non conosco più nessuno qui- il ragazzo aveva lo sguardo basso mentre faceva la richiesta, ed era a denti stretti. Sembrava in procinto di scoppiare a piangere da un momento all’altro.

Arianna sentì un profondo moto di compassione nei suoi confronti, ma prima che potesse accettarlo, Ettore l’anticipò, incrociando le braccia.

-E perché dovremmo accettarti nel nostro gruppo?- chiese, con aria di superiorità.

Valentina anticipò Arianna nel tirargli una sberla.

-Sta scherzando! Certo che puoi unirti a noi… come ti chiami?- lo accolse con un sorriso.

-Grazie! Ecco… Salvatore… Salvo, Costa- si presentò lui, porgendo la mano verso Valentina, ma ritirandola subito dopo quando si accorse che era sudaticcia. Continuò a non guardare nessuno di loro, ma soprattutto non sembrava riuscire a girarsi in direzione di Arianna.

-Piano, piano! Non possiamo accettare chiunque nel gruppo. Perché non conosci nessuno?- Ettore rettificò l’accoglienza, lanciando sia a Valentina che a Salvo un’occhiata penetrante.

-Ecco… io…- Salvo era in difficoltà.

E improvvisamente Arianna si ricordò di dove l’avesse visto.

Era quel ragazzo che aveva avvertito a pochi secondi dalla tragedia, che le aveva fatto un cenno di ringraziamento prima di rientrare.

E tutti i suoi amici…

-Sei benvenuto tra di noi, senza problemi- gli diede una pacca sulla spalla, esentandolo dal rispondere.

-Ari…- provò ad obiettare Ettore.

-È benvenuto tra noi!- Arianna gli lanciò un’occhiata decisa, e lui sospirò, e cedette.

-Bene, bene… mancano sei persone, minimo… andiamo a cercare altre persone isolate o proviamo ad entrare in un gruppo più ampio. Io proporrei…- Ettore cambiò argomento, e indicò i gruppi più prestanti intorno a loro.

Ma stavolta fu lui ad essere interrotto e contraddetto dall’arrivo del gruppo all’apparenza più debole, capitanato dalla diciannovenne che aveva prestato ad Arianna il caricatore.

-Hey, tu! Entra nel mio gruppo- ordinò proprio alla ragazza, in tono categorico.

-Huh?- Arianna fu piuttosto sorpresa che le si rivolgesse così, e soprattutto che la volesse nel gruppo.

-Mi devi un favore, no? Preferisco tenermi vicine persone che mi devono un favore- rispose lei, con nonchalance.

-Ehhh…- Arianna non sapeva come rispondere, ma ci pensò Valentina a farlo per lei, mettendosi tra le due con aria combattiva.

-Chi ti credi di essere?! Arianna non deve fare nulla per nessuno!- la difese, lanciando un’occhiataccia alla ragazzina.

-Abbiamo un patto, quindi o entri nel gruppo, o mi restituisci immediatamente il caricatore del telefono!- Chiara sollevò la mano, rivolgendosi solo ad Arianna e ignorando Valentina.

-Beh, non ci serve uno stupido…- provò ad obiettare Ettore, posando una mano sulla spalla della sorella con fare protettivo.

-Sì! Ci serve! Possiamo aggregarci al tuo gruppo. Siete solo in sette, ve ne servono almeno tre, e con noi quattro saremmo in undici. Tutto a posto, giusto?- Arianna trovò un compromesso.

Ettore la guardò offeso.

In effetti il gruppo di Chiara era formato principalmente da ragazze giovani. Oltre a Chiara stessa, che era la più piccola, c’erano tre altre diciannovenni, probabilmente sue compagne dal liceo perché erano parecchio unite, un’altra ragazza un po’ più grande che non sembrava del tutto ancorata con la realtà, e sorrideva, e due ragazzi, di cui uno piuttosto tirato a lucido, e uno solo che sembrava decente per eventuali combattimenti, ma che non pareva molto affidabile.

Insomma, un gruppo che sembra aver scritto “primi a morire” in fronte.

Ma, francamente, loro quattro non potevano aspirare a molto altro. E poi Chiara sembrava una ragazza con un piano e parecchio sangue freddo. Ad Arianna non dispiaceva essere in gruppo con lei.

-Mmmm… sì, sembrate piuttosto forti, vi accetto nel gruppo- Chiara annuì, e sorrise soddisfatta per aver ottenuto quel che voleva.

-Prima eri in compagnia di almeno trenta persone, dove sono finite?- chiese Ettore, poco convinto, guardandosi intorno e notando il resto del gruppo di Chiara, che guardava seccato nella loro direzione.

-Li ho mollati, ovviamente. Non posso tenere nel mio gruppo persone inaffidabili. Ma per voi farò un’eccezione. Allora, andiamo a segnarci?- Chiara indicò la cattedra dei professori.

-È più probabile che siano stati loro a mollarti- borbottò Valentina, molto tra sé e facendosi sentire solo da Arianna, che le tirò una gomitata leggera.

-Non vogliamo cercare qualcun altro? 11 persone potrebbero essere un po’ poche- suggerì Salvo, un po’ incerto.

-Ormai sono rimasti solo gli scarti di altri gruppi, probabilmente ce li assegneranno dopo e saranno ben poco utili- obiettò Chiara, che aveva assunto le vesti di leader.

-Potrebbe essere rischioso in effetti affidarci a persone che non conosciamo. Vale, tu hai detto che ha qualche amico, però- Ettore provò a rivolgersi a Valentina, che scosse la testa.

-Sono già in altri gruppi… ehi! Che ne dite di lei?- poi però indicò una donna seduta da sola in un angolo, con espressione triste e preoccupata. Aveva sicuramente più di trent’anni, era in forma, ed era chiaro fosse una studentessa, e non una prof.

-Sei seria?- Chiara inarcò un sopracciglio, poco convinta.

Valentina la ignorò e si avvicinò.

-Ci scusi, signora, ha già un gruppo?- chiese affabile.

-Huh? Oh, no, no, sono sola- rispose, un po’ assente.

-Le piacerebbe unirsi a noi?- continuò Valentina, speranzosa.

-A… voi?- la donna si girò verso il gruppo. Arianna salutò, seguita da alcuni altri. Non da Ettore o Chiara -Non so cosa potreste volere da me, ma… d’accordo. Certo. Scusami se sono un po’… distratta in questo momento- la donna acconsentì, accennando un sorriso tirato verso Valentina, che la guardò con tenerezza.

-Non si preoccupi, stiamo formando gruppi proprio per sostenerci a vicenda. Come si chiama? La segniamo andando a registrarci- Valentina indicò la cattedra, dove un gruppo si stava già registrando.

-Cinzia Bruno… vi raggiungo tra un secondo- rispose lei, prima di tornare a scrivere qualcosa su un foglio.

Valentina tornò nel gruppo.

-Siamo in dodici- sorrise ad Ettore e Chiara, che la guardarono con la stessa espressione poco impressionata.

-Perché?- chiese semplicemente Ettore, confuso.

-Una persona un po’ più matura può essere utile in un gruppo formato da ragazzi, può offrire esperienza- Valentina spiegò il suo ragionamento.

-Esperienza in un’apocalisse con mostri e scenari da videogioco?!- Ettore non era della stessa idea.

-In effetti qui sono più utili persone con esperienza di webtoon e manga… mi ricorda tanto una storia che ho letto un po’ di tempo fa…- si intromise nella conversazione la ragazza disincantata che era arrivata dal gruppo di Chiara.

-Lasciamo stare! Andiamo a registrarci!- Chiara chiuse l’argomento, e si approcciò ad Arianna -Tu, vieni con me- le ordinò, con tono che non ammetteva repliche.

-Certo- Arianna la seguì, e si avviarono verso la cattedra.

-Perché ti serviva tanto il caricatore del telefono?- chiese a sorpresa Chiara durante il tragitto.

Arianna sobbalzò.

-Eh… beh… è… è un po’ complicato- provò ad evitare la domanda.

Chiara la squadrò con sospetto.

-Capisco, tieniti pure i tuoi segreti. Ma stammi attaccata! E sappi che per ogni giorno in cui tieni il caricatore, mi dovrai un favore- aumentò il prezzo dello scambio.

Arianna sospirò. Le serviva proprio quel caricatore.

-D’accordo- acconsentì, senza obiettare.

-Non capisco se sei solo priva di spina dorsale o se il tuo telefono è di vitale importanza, ma spero resterai viva abbastanza a lungo perché io possa scoprirlo- le fece un occhiolino, e arrivò finalmente davanti a Flavio, per dare i nomi del loro gruppo.

Anche Arianna sperò di vivere abbastanza a lungo da usare tale telefono.

Anche se per il momento si sentiva davvero una semplice spettatrice dei piani e delle strategie altrui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo capitolo è stato un po’ di passaggio, ma abbiamo conosciuto tre personaggi che saranno abbastanza importanti in futuro, e formato un gruppetto.

E lo scenario iniziale è davvero un tutorial/creazione dei personaggi, spero che vi piacerà nonostante sia il più basilare.

Francamente non vedo già l’ora di arrivare al terzo scenario per introdurre il mio personaggio preferito, ma ci vorranno parecchi capitoli, meglio non parlarne già da ora.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Nel prossimo si passerà al primo mostro da affrontare, chissà cosa sarà. Volevo introdurlo già in questo capitolo ma poi sarebbe uscito troppo lungo.

Lo scoprirete spero presto ;)

 

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