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di Made of Snow and Dreams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: giocare a fare Dio ***
Capitolo 2: *** Sopralluogo: sguardi languidi ***
Capitolo 3: *** Sessione uno: la scelta ***
Capitolo 4: *** Giorno uno: un proiettile di troppo ***
Capitolo 5: *** Giorno uno: la migliore intuizione ***
Capitolo 6: *** Intermezzo: oltre la luce, il buio ***
Capitolo 7: *** Intermezzo: un nemico inaspettato ***
Capitolo 8: *** Giorno due: l'incidente ***



Capitolo 1
*** Prologo: giocare a fare Dio ***


Prologo: giocare a fare Dio

 

 

"Se vi parlassi di questo, che cosa vi direi?
Vi metterei solo in guardia su una storia di amore e perdita.
E sul mostro che voleva distruggere ogni cosa."

 

 

Amy Robinson conta di trascorrere la nottata premiandosi con una bottiglia di champagne da cinque dollari al supermercato e un sonnellino indotto da una massiccia dose di Xanax. Si spoglia, ripone gli occhiali sul comodino e spegne la luce della lampada, ma a rovinare i suoi piani ci pensa Steve Brown, suo collega nonchè assiduo corteggiatore, con una telefonata che le rovina l'umore alle due del mattino.

Li hanno portati stamattina. Sacks ci sta riunendo tutti. Ti aspetto tra venti minuti davanti l'entrata del laboratorio. A proposito, magari dopo potremmo andare in centro, il mio amico ha un ristorantino molto elegante, e poi-

Amy riattacca senza dargli il tempo di dire qualcosa di troppo compromettente.

 

Amy Robinson arriva con dieci minuti di ritardo a quell'appuntamento improvvisato, gli occhiali dalla montatura storta e graffiata a coprire le tracce di un correttore troppo scuro per il suo incarnato e il camice da laboratorio indossato con noncuranza dentro la sua baldracca personale. Storce la bocca quando nota due grossi camion accostarsi a lei e un uomo armato di fucile a pompa, con la faccia puntellata da una forma piuttosto grave di rosacea, sbattere la portiera con più forza del necessario.

'Tessera. ' si limita a dire, fissandola negli occhi gelidamente.

Amy annuisce e dal cruscotto tira fuori il suo tesserino da combattimento, non prima di aver strofinato il pollice sul codice identificativo per togliere via la polvere.

Step uno, superato.

L'uomo la lascia andare solo dopo aver controllato i suoi dati personali, accanto a lui un secondo uomo in divisa militare a fargli luce con una torcia elettrica.

'Può andare, c'è la conferma. All'ingresso c'è lo scanner delle retine. Conosce già la procedura. '

'Sì, la conosco già. Non è la prima volta che lavoro qui. ' replica Amy altrettante freddamente. Non lo degna neanche di una seconda occhiata, parcheggia due metri più avanti dal primo posto di blocco e sopprime un brivido quando i suoi piedi affondano in uno spesso strato di neve.

Bentornato, inverno di New York City.

Il secondo posto di blocco si trova proprio dentro il patio. Le Sacks' Industries sono dotate di condizionatori di ultima generazione, oltre che dei più avanzati apparecchi per la creazione del mutageno.

'Si avvicini pure, dottoressa. ' mormora l'ennesimo agente del Clan del Piede. Il fatto che sia una donna e le parli con un tono piuttosto soffuso e gentile non cambia la situazione. Amy sa di non poter abbassare la guardia di fronte agli scagnozzi di Sacks. Mostrare debolezza non è consentito, pena il licenziamento in tronco... o peggio. 'Avvicini gli occhi... no, più sotto... ecco. Scanner completato. Amy Robinson, specializzata in biologia molecolare con master in chimica organica. Lavora con Steve Brown al terzo piano del padiglione ovest. Bene, lasciatela passare. '

Step due, superato.

 

Arrivare al terzo piano è faticoso, entrare nel laboratorio lo è anche di più. L'intero edificio pullula di soldati del Clan del Piede armati di fucile di vario calibro e munizioni nascoste nelle cinture. La maggior parte di questi indossa il casco, ma quelli che hanno il volto scoperto la scrutano con sguardo indagatore. Amy tiene la tesa bassa ed evita di incrociare lo sguardo con qualsiasi persona che non sia il suo collega di lavoro. Per una volta si ritrova a desiderare la maldestra ma rassicurante presenza di Steve ad accompagnarla in quella che si prospetta essere una giornata storica. Sa di essere vicina al laboratorio quando una potente zaffata di aria molto calda le carezza il viso. I due condizionatori non sono stati accesi per il benessere de 'gli addetti ai lavori', come li definisce Sacks in persona: la temperatura è fin troppo alta per il comfort umano.

E' proprio all'entrata del laboratorio che Amy nota Steve con le mani giunte dietro la schiena. Le dita della mano destra stanno massacrando le unghie della sinistra. Nervosismo. Ansia. Steve Brown nervoso? Brutto segno. Sacks sta già dando gli ordini. A proteggerlo e a celare la vista di ciò che li attende da sguardi fin troppo curiosi ci pensa un intero squadrone di soldati. Curiosamente, a comandarli c'è una donna in un'attillata tuta nera e da dei marcati tratti orientali.

'... e ricordate che non dovete avvicinarvi a loro per nessun motivo. Hanno una forza sovrumana. Non provocateli troppo, sono pericolosi anche da sedati. Il nostro capo mi ha riferito che conoscono le arti marziali. Sono creature addestrate a combattere. In una parola, dei mostri in piena regola. Ci sono domande? '

'Se non sappiamo con cosa abbiamo a che fare, è difficile avere domande in merito. O non averne. ' sbuffa qualcuno. E' una voce indubbiamente femminile.

'E' giusto, dottoressa Thompson. ' risponde Sacks. La sua postura non tradisce il fastidio che l'obiezione di un suo sottoposto possa avergli provocato. Sembra anzi di buon umore. 'Per questo motivo direi di passare alla cosa più importante qui. Il motivo per cui vi ho fatti riunire oggi è... questo. ' conclude, e ad un suo cenno i soldati e la donna si fanno da parte.

'Cosa diamine... ' sussurra Crowford, dando voce allo meraviglia generale. C'è stupore, fascinazione, orrore, e a tratti paura. Amy trattiene il respiro. Deve aver sgranato all'inverosimile gli occhi, perchè le stanno bruciando. La bocca non le si accenna a chiudersi, le labbra si seccano.

'Vi presento ciò che l'essere umano è stato capace di creare. Non abbiamo giocato a fare Dio. Siamo diventati Dio. ' dice Sacks con voce ferma, nonostante gli occhi brillanti di emozione.

'Sono... sono sedati, non è così? ' chiede Crowford.

'Abbiamo somministrato ad ognuno di loro forti dosi di ketamina. In condizioni normali parlerebbero la nostra lingua. No, non sto affatto scherzando. In queste, beh... sfido chiunque ad essere lucido con tutta quella roba nel sangue. '

In ognuna delle tre capsule di policarbonato trasparente c'è un essere dalle strane fattezze antropomorfe, frutto delle ricerche più avanzate sulla molecola in grado di modificare a livello genetico la struttura di qualsiasi essere vivente. Non sono dei mostri, come li definisce Sacks. Per Amy sono delle meraviglie viventi. Per Amy sono tre giostre variopinte con cui giocare fino allo sfinimento, e senza mai saziarsene. Le sfugge un sorriso.

'Mi servirà qualcuno che gestisca le operazioni in mia assenza. ' continua Sacks, interrompendo il fastidioso brusio di fondo che è diventato il mormorare continuo dei suoi sottoposti. 'Qualcuno che diventi garante del mio... nostro, successo. C'è qualche volontario? '

Entusiasmo. E' ciò che sente Amy qualche vede il braccio di uno dei mutanti tremolare. La pelle verde è macchiettata di minuscole squame più scure, lucide e brillanti sotto la luce fredda e indifferente dei neon dietro. Il polso è massiccio, imponente. Le vene pulsano disperate sotto la stretta delle funi. E' deciso in un istante: la mano scatta in alto e lei si erge sulle punte per sovrastare in altezza chi le sta davanti.

'Magari lei, dottoressa Thompson? '

Ella Thompson, classe 1982, languidi occhi azzurri e gambe lunghe da ballerina, vita stretta. Il sogno erotico di molti uomini – e donne – lì dentro. Una delle migliori aggiunte al progetto Post-Rinascimento, specializzata in vivissezione animale e clonazione. Gli occhi di tutti i presenti sono puntati su di lei, che tiene lo sguardo fisso e severo su Sacks. 'Io... sarei onorata, davvero. Ma credo di non avere le competenze necessarie per... '

'Oh, non sia modesta, la prego! Ero presente quando iniettò il 245-X alla cavia numero quattro. Si ricorda? Fu la versione più simile che riuscimmo a produrre del mutageno usato nel progetto Rinascimento. La considero uno dei miei scienziati migliori. E' più che degna di prendere il posto. '

'Ma io... '

'Dovrà accertarsi che i qui presenti eseguano le mie istruzioni in mia assenza, che le verranno passate in seduta privata. E mi aspetto la massima collaborazione con i nostri ospiti. ' Lo sguardo di Sacks saetta da lei ai soldati. La giapponese fa un passo avanti. 'Il nostro obbiettivo è estrarre il mutageno dai fluidi corporei da quei rettili troppo cresciuti. Dovrete aumentare il tasso di produzione del sangue con dosi massicce di eritropoietina e poi drenarlo fino al limite. Ripetete questo con intervalli di massimo 24 ore. '

'E una volta ottenuta la dose necessaria di mutageno? Cosa ne dovremmo fare di loro? '

Sacks lancia un'occhiata indifferente ai tre soggetti. 'Conoscete il protocollo. '

Soppressione immediata. Amy sopprime un brivido al pensiero che quelle creature possano essere terminate prima che io abbia avuto la possibilità di studiarli. Ovviamente. L'occasione della vita. Ma quando mi ricapita?

 

 

 

Note dell'autrice:

1) Forse vi ricorderete della mia storia precedente, 'L'abbraccio dell'ombra'. Per come volevo impostarlo io avrei impiegato troppo tempo a concluderla, visto che sono un soggetto alquanto altalenante. Sarà un'impresa per un altro giorno, ecco tutto. In compenso ho trasposto i personaggi della fanfiction precedente e li ho inserito in questa nuova. Amy Robinson non è più una detective privata, ma uno degli scienziati che lavora per Sacks (film Tmnt datato 2014). Steve Brown non è più un assassino seriale (sì, era lui) ma un suo collega. Sacks è Sacks... e i nostri eroi sono i nostri eroi.
2) La citazione iniziale è tratta dal film 'La forma dell'acqua'. Gente, ho adorato quel film. Mi ha fatto sognare.
3) Lasciate una recensione se vi fa piacere, adoro ricevere critiche, positive o negative che siano, mi aiutano a crescere come aspirante scrittrice!
4) A presto, Made of Snow and Dreams.

 

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Capitolo 2
*** Sopralluogo: sguardi languidi ***


Sopralluogo: sguardi languidi

 

 

 

'Attendiamo un'ora. Sarà più che sufficiente per smaltire qualsiasi cosa gli abbiano iniettato. '

Questi sono gli ordini di Sua Signoria, l'eletta ape regina che da cinque minuti ronza attorno a Crowford per rimarcare la sua autorità a chi ha osato metterla in discussione. E solo perchè lui è convinto che sia ora di studiare la natura di quegli esseri con un bel prelievo conoscitivo al posto di una più cortese presentazione in vecchio stile. Il pensiero della vecchia cariatide atteggiarsi da 'sbirro buono-sbirro cattivo' strappa un sorriso ad Amy, che si ritrova ad essere ostacolata nel cammino verso la sua realizzazione personale da uno dei soldati. 'Stia indietro, dottoressa. E' pericoloso avvicinarsi oltre. '

Amy stringe i denti per l'irritazione. 'Sono ancora sedati. Il momento è più che giusto per avvicinarsi a loro. Mi faccia passare. '

Anche Crowford si intromette. 'La dottoressa ha pienamente ragione. Prima di cominciare con i prelievi bisogna studiarli approfonditamente. '

'Ho detto che è meglio aspettare. Non ha senso farlo adesso. La ketamina falsificherebbe i risultati delle analisi. ' sibila l'ape regina da dietro le loro schiene. 'Il dottor Sacks mi ha lasciato pieni poteri decisionali. Ci sarà tempo per studiarli a fondo, Crowford. E dottoressa... credo di non avere il piacere di conoscerla. '

Amy si trattiene dal riderle in faccia, ma si volta ugualmente. 'Robinson. Amy Robinson. Una semplice osservazione ravvicinata non può essere tanto pericolosa. Credo che anche lei non veda l'ora di guardarli da vicino. ' Lancia un'occhiatina velenosa allo sgherro alle sue spalle. 'Inoltre le gabbie sono estremamente resistenti. Non c'è pericolo che possano essere infrante. '

E se riuscissero ad romperle chissà cosa...

Due contro uno. Amy spera di essere stata abbastanza convincente. Ella Thompson si lascia andare ad un profondo sospiro, incrocia le braccia al petto. L'intera équipe scientifica li sta osservando. Steve Brown con aperta ammirazione. Drew con curiosità. Connor ha un'espressione indecifrabile in volto.

'Sta bene. A patto che abbiate le spalle coperte dai qui presenti. E non stuzzicate l'attenzione di quelle... cose in nessun modo. Un metro di distanza. E dopo decideremo i turni generali. ' ammette Thompson con occhi duri. La giapponese fa un cenno ai soldati. La strada è finalmente libera. Amy è sicura di avere un'espressione trionfante in volto, ma non fa alcuno sforzo per celarla. A giudicare dal suono dei passi dietro, anche Crowford e il resto della combriccola la stanno seguendo.

Meravigliosi, meravigliosi...

Ad occhio, tutti e tre i mutanti superano il metro e ottanta; il più alto raggiunge senza sforzo i due metri pieni.

Variabilità genetica. Dipenderà dalla specie d'origine o dalla diversa quantità di mutageno in corpo?

La pelle verde da rettile ricopre una muscolatura possente. Le braccia, tirate forzatamente su da delle funi in lega d'acciaio, presentano dei bicipiti scolpiti, probabilmente in grado di spezzare in due, e senza alcuno sforzo, un uomo di pari mole.

Quanto lavoro possono produrre quei muscoli in relazione al peso corporeo? Le formiche possono sollevare oggetti cinquanta volte più pesanti. Oppure prevarrà la loro parte umanoide?

Ma la parte più sorprendente è il loro volto. Dev'essere estremamente espressivo quando vigile e attento. Le loro bocche hanno labbra appena dischiuse, da cui è possibile intravedere il luccichio dei denti.

Chimere. L'unione perfetta tra due specie animali. Il prossimo passo è studiarne la capacità intellettiva.

Conoscono l'uso dei vestiti per coprirsi. Le teste sono avvolte da fasce variopinte, e altrettanti drappi riccamente ricamati li coprono dalla cintola in giù.

'So che ti sta frullando qualcosa in mente. ' la interrompe Steve Brown, ora alla sua sinistra, 'Dimmi cosa ne pensi. ' e fa un cenno verso le tre gabbie.

'Deve trattarsi di creature molto intelligenti, con un quoziente intellettivo paragonabile a quello degli esseri umani. E se Sacks... il dottor Sacks ha detto il vero e parlano la nostra lingua, ne avremo la conferma. '

'Non siamo qui per farci amicizia e giocare con loro a carte il giorno di Natale, Amy. '

'Lo so bene. Ricordi cosa ci disse Jonesy all'università? Prima lezione sui dogmi scientifici: portare volontariamente all'estinzione una specie animale è... '

'...un crimine contro la scienza. ' Un sorriso affettuoso. Pericolo. 'Lo so bene. '

'Non abbiamo creato dei mostri, Steve. Guardali bene. Le loro mani, gli arti, il... viso. Abbiamo creato una nuova specie e distruggerla senza neanche sapere come ricrearla a nostro vantaggio è... immorale, non scientifico, stupido. Sì, stupido. '

'Abbassa la voce. Ti ricordo che siamo in una stanza piena di soldati che potrebbero farci fuori in un sol colpo. O riferire le tue idee a Sacks. Non so cosa sia peggio. ' Steve soffoca una risatina nervosa.

Un leggero ed insignifante tremolio.

Ho visto bene? La mano della creatura con la fascia blu si è mossa?

Amy fissa per un secondo di troppo l'arto incriminato.

'Cosa c'è? ' continua lui. L'occhiata apprensiva che le rivolge è simile a quella di un moccioso del liceo che chiede le risposte giuste al compagno secchione durante un compito in classe. Povero, tenero Steve. Troppo buono e nobile per un lavoro del genere.

Amy trattiene un brivido. 'Non ti sembra che la mano di quel mutante si sia mossa? '

'No, io non ho visto niente. '

Devo aver visto male? Eppure il pollice si è contratto!

Un ringhio cupo, basso e gutturale serpeggia tra le pareti del laboratorio.

 

 

'Modotte, modotte! ' grida la giapponese. 'State indietro! '

'Vi avevo detto di non aizzarli in nessun modo! ' infuria Ella Thompson. I suoi freddi e rabbiosi occhi azzurri sono puntati direttamente su di loro. 'Avete fatto qualcosa in particolare? Qualcosa che li abbia stimolati? '

Amy percepisce vagamente Steve balzare all'indietro come un gatto spaventato e abbozzare una serie di scuse. 'N-no, noi... stavamo solo parlando, non abbiamo... '

'Credo che abbiano già smaltito la sbornia. ' li interrompe Amy senza distogliere lo sguardo da quello del mutante. 'E più velocemente del previsto. ' aggiunge, con gli occhi diretti a destra. Se il primo sembra star riacquistando la lucidità ad un ritmo impressionante, gli altri due non sono da meno. Il più basso ha un'espressione quasi addolorata, con palpebre pesanti. Le ricordano molto i musetti dei cuccioli di razza Beagle che sanno di andare incontro a morte certa nel reparto Vivisezione, padiglione due: i lineamenti animaleschi sono addolciti da gote rotondeggianti e il petto si gonfia stancamente, come se si fosse già arreso al suo destino.

Concentrati, vecchia mia. Non farti impietosire. E' solo un mutante.

Un mutante dal volto terribilmente umano. All'estrema sinistra giace quello più alto e stoico di tutti.

Ha un'aria molto intellettuale. Porta gli occhiali. E veste in viola. Il viola è il mio colore preferito.

Ennesimo, pessimo segnale. Come definire questo strano fenomeno? Sta umanizzando ciò che non dovrebbe essere umanizzato. E' la scienziata più vicina alle tre gabbie e l'essere umano più vicino ai tre mutanti in generale. Un odiato moto di imbarazzo la costringe ad arretrare di un passo per confondersi tra la mischia. Senza smettere di osservarli.

'Quale sarebbe il prossimo passo ora, dottore? ' chiede Stephen Drew, con quella che Amy percepisce essere una nota mal celata di sarcasmo.

'Decidere i turni. ' risponde Thompson. 'Sempre che i qui presenti riescano a concentrarsi, piuttosto che fare i voyeurs. '

Come se fosse facile. Amy si forza a rivolgere uno sguardo neutrale all'ape regina. La persona che sta rovinando il mio primo incontro con loro. Il mio primo appuntamento.

'Ecco il mio piano. Dato che la nostra équipe è composta da cinque persone, ci divideremo in tre turni. Due turni da due e il terzo da uno. Possiamo appaiarci come volete per i primi due turni, ma ci serve un volontario per il terzo. '

'Quali saranno gli incarichi da svolgere in ciascun turno? ' chiede Amy. L'imbarazzo di prima è stato completamente sostituito dall'entusiasmo. La faccenda si fa sempre più interessante.

'Il primo passo è estrarre il mutageno dai loro corpi. Uno di noi dovrà introdurre l'ago nel loro circolo sanguigno. Con l'aiuto dei nostri collaboratori, s'intende. Ho pensato che possa farlo lei, dottor Connor. E' lei l'esperto in medicina veterinaria, giusto? '

L'uomo dai folti capelli rossi annuisce. L'ape regina annuisce, apparentemente soddisfatta. 'Il succesivo sarà drenare il sangue per ricavarne il mutageno. La dottoressa Robinson e il dottor Drew si occuperanno del caso. Io studierò la loro anatomia e ciclo riproduttivo con il dottor Brown, e mi occuperò dei preparativi finali. Ma ci serve qualcuno che li controlli durante gli intervalli e studi un piano alimentare che li possa sostenere più a lungo possibile. Connor, a lei sta bene? '

'Sì. Nessun problema. Quanto dovranno durare le pause? '

'Il dottor Sacks ha detto non più di 24 ore. Magari la metà sarà sufficiente? E' lei l'esperto. '

Connor porta una mano a pizzicarsi il mento. 'Dipenderà tutto dalla loro capacità di riprodurre il sangue perso. Sarebbe meglio avere un assistente. Se qualcosa dovesse andare storto. '

Silenzio comune. Un gemito di dolore li riporta alla realtà. La possibilità che quegli esseri possano parlare la loro lingua si fa sempre più reale. E' deciso in un istante. Amy arretra di un passo, si fa più vicina ai mutanti nonostante dia loro la schiena. La tentazione di ignorare quella pagliacciata è forte, fortissima. 'Mi offro io. Molto volentieri. '

'E' sicura? Non deve affaticarsi troppo, Robinson. Dev'essere lucida per sintetizzare il mutageno. E' il suo compito primario. '

'Me ne rendo conto. Sono disposta anche a stabilirmi qui... sempre che il dottor Sacks lo permetta. Fino alla fine dell'esperimento. Glielo riferisca. '

'Sì, glielo riferisca! ' S'intromette una voce rauca ma chiaramente mascolina. 'Gli dica pure che il suo piano fallirà. Sarà questione di attimi prima che Schredder lo trovi! '

Interessante arringa. Amy si volta con uno scatto, ben oltre l'essere meravigliata. Il mutante in blu, è lui che ha parlato. E' lui che li sta fissando con furia, intimidatorio nonostante sia legato.

'Non osare parlare in questo modo del maestro Schredder! ' ringhia uno dei soldati con altrettanta rabbia. Il mutante non gli rivolge neanche un'occhiata. Sta fissando loro, gli scienziati, come se sapesse che da loro dipende la sua sopravvivenza. Con aspettativa.

'Ah, lascialo fare, ' sussurra la giapponese, 'alla fine, tutto ciò che gli resta da fare è parlare. Provocarti è fin troppo semplice. '

Ella Thompson ricambia lo sguardo dell'essere con un sopracciglio inarcato e le labbra ridotte ad una sottile linea di carne. Lo fissa per qualche secondo di troppo. Che il mutante abbia scelto lei? Il volto di Amy inizia ad incendiarsi.

'Non so proprio di cosa tu stia parlando. ' sibila l'ape regina, soffocando una risata.

 

 

 

 


Note dell'autrice:

1) Ringrazio infinitamente elenatmnt  per il gentile commento, cercherò di rendere questa storia quanto più interessante possibile! Giuro, certe volte sembra quasi che si scriva da sola!
2) Premettendo che non ho mai scritto sulle tartarughe – mi sono sempre limitata a leggere su di loro – non so come verrà la rappresentazione di ciascun personaggio. Le ambientazioni sono abbastanza cupe e come tali le voglio dipingere, compresi i caratteri dei nostri eroi. Almeno all'inizio. Ci sarà tempo per scherzi e giochi in stile Michelangelo.
Vi aspetto al prossimo capitolo!

Made of Snow and Dreams.

 

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Capitolo 3
*** Sessione uno: la scelta ***


Sessione uno: la scelta

 


Fa caldo. Paurosamente caldo. Amy si ritrova impietrita proprio sotto al getto d'aria del condizionatore. Ma non è quella la causa delle vampate che le stanno infiammando il viso.
Ha parlato, la mia piccola creatura ha parlato, e poco importa che a risponderle sia stata la Thompson in tutto il suo gelido splendore. Appena fuori dal laboratorio aspetta che la sua eletta superiore riceva conferme da Sacks, partito per chissà dove con chissà chi.
'Il dottor Sacks ha approvato la sua proposta. Farà doppio turno con Drew e Connor. '
E' perfetto. Connor è un tipo taciturno. Il classico bel tenebroso che se ne sta sempre in disparte ad osservare la scena. Non dovrebbe darle molto fastidio durante l'ultimo turno.
'La ringrazio molto per la sua collaborazione, dottoressa. ' dice Amy, abbassando il capo di qualche centimetro in segno di rispetto.
Oh, sì. Ti ringrazio eccome. Ti ringrazio per avermi fatto il regalo più bello di tutti.
Ella Thompson sembra apprezzare quel semplice gesto di cortesia. Le piccole rughe di espressione ai lati della bocca si attenuano, lo sguardo si addolcisce. 'Prego. Mi permette una domanda un po' personale, dottoressa Robinson? '
'Certamente. '
'Ho notato da parte sua una certa... ostilità nei miei confronti quando il mutante mi ha parlato. Sono consapevole che il mio carattere possa destare fastidio, non sono un tipo facile. Me lo hanno detto in molti. Eppure questa non me la spiego. ' Oh. Era davvero così evidente? 'Ha davvero così tanto a cuore il destino di quelle creature? ' continua lei. 'Perché hanno i tratti umani? Una faccia, degli occhi, una bocca umana? '
Amy impiega qualche secondo per rispondere, fatica a trovare le parole giuste. Non è mai stata brava ad esprimersi, abituata alla solitudine e a sognare di favole destinate ad essere tali. Ella le fa cenno di seguirla giù per le scale di emergenza. Sono due figure snelle e femminili dirette verso la sala mensa, due piani più sotto. Si è fatta mattina e l'urgenza di consumare una massiccia dose di caffeina è impellente.
E' vero. Ho davvero a cuore il loro destino?
Amy spera con tutto il cuore che la risposta sia 'no'. La donna traboccante di fiducia e amore per il prossimo si è rifugiata in un angolino della sua mente e lì si è consumata. Di lei sono rimaste solo le ceneri. E che dire del sesso biologico di quegli esseri? Sono maschi. Tre giovani maschi in salute.
Proprio non riesci a passare oltre, eh?
No. Quella Amy è morta, defunta, crepata. Quello che prova è puro e solido interesse scientifico verso qualcosa di ignoto che aspetta solo di essere scoperto. Ella Thompson la guarda come se dalla quella risposta ne dipendesse la sua vita. Amy mastica nervosamente il labbro inferiore, alla ricerca delle parole più convincenti che evitino di farle fare una brutta figura. Sono solo cinque persone costrette a lavorare in uno spazio serrato e in gran segreto. I pettegolezzi girano in fretta. E' importante mantenere solida la propria maschera da battaglia.
'Non è questione di avere a cuore o no il loro destino. E' vero, hanno lineamenti umani e occhi espressivi. Hanno emozioni. Parlano la nostra lingua. Ma questo non cambia le cose. Quando ho firmato le carte per lavorare qui ho messo a disposizione la scienziata Robinson. Con tutte le conseguenze del caso. In un lavoro come questo non c'è spazio per i sentimentalismi. E lei, più di chiunque altro, dovrebbe saperlo bene. '
Spera di essere stata convincente. Alla Thompson sfugge un sorriso malinconico, gli occhi sono fissi sul pavimento. La sala mensa è piccola, le pareti hanno lo stesso colore delle stanze per malati terminali e l'odore di chiuso che aleggia è maledettamente pungente. La macchinetta del caffè è posta in un angolo solitario.
'Anche io, come lei, ho venduto la mia anima al diavolo quando ho accettato questo lavoro. ' ride Ella con sommo stupore di Amy, nonostante mantenga un'impassibile facciata. 'Ma ha ragione lei, in questo lavoro non c'è spazio per i sentimenti personali. I cuccioli, i cuccioli... le mie cavie da laboratorio sono sveglie quando apro loro la testa. Vedessi i loro occhi terrorizzati quando prendo in mano il bisturi. Come se sapessero già cosa li attende. Anzi, sono sicura che lo sappiano e basta. '
Amy si guarda attorno. I soldati che pattugliano la zona sono fermi davanti la porta e bisbigliano tra di loro. La voce si riduce a un tenue sussurro. 'Anche i nostri ospiti passeranno sotto ai ferri, vero? '
Ella non risponde. Si limita a gettarle un'ultima occhiata eloquente. Amy annuisce e tra loro cala il silenzio.

 

 

''Non sapere se prevalga la parte umanoide o quella animale è un serio problema. ' afferma Connor quasi casualmente. Sono le nove e trenta di una fredda giornata invernale e i raggi di un pallido sole filtrano dalle finestre rinforzate da sbarre in acciaio. 'Da questo dipende tutto. Il cuore di un rettile è diverso da quello umano. I siti di prelievo variano. Anche il modo in cui effettuare la necropsia cambia. '
'Ha già individuato la specie animale di appartenenza? ' lo interrompe Amy prima che lui possa lanciarsi in un'attenta descrizione degli strumenti da usare per esaminare i loro organi interni.
Connor le lancia un'occhiata indifferente prima di incrociare le braccia al petto. 'Si tratta di testuggini, mi sembra ovvio. A giudicare dalla conformazione delle braccia, si tratta di tartarughe d'acqua dolce. Sono indeciso tra Trachemys elengans e Trachemys scripta. Dovrò fare un esame più approfondito per esserne certo. '
'Se solo avessimo quei documenti… ' borbotta tra sé e sé Amy puntando lo sguardo sui tre mutanti variopinti. Il blu emette uno strano verso quando qualcuno si avvicina troppo agli altri due, a metà tra un soffio e un ringhio gutturale. E' quello che si dimena di più nonostante le funi siano state progettate appositamente per resistere a qualsiasi tipo di trazione. Quello arancione lancia occhiate terrorizzate alla collezione di aghi poggiata distrattamente sul tavolo da lavoro.
Pessima idea. E' sempre meglio lavorare con la collaborazione del paziente. Così li terrorizzano e basta.
Ma è il mutante in viola ad attirare la sua piena attenzione. E' quello più quieto, pacato e docile dei tre. Gli occhi sembrano brillare d'intelligenza da dietro gli occhiali. Non che si dimeni con meno vigore, ma si limita a studiare il territorio con discrezione, senza apparire eccessivamente aggressivo. Il suo corpo, nonostante l'imponente altezza, è quello più longilineo e gracile dei tre.
Ce n'è per tutti i gusti. Decisamente.
Quel pensiero le strappa quasi una risata. E' pazza, dev'essere senz'altro così. Studiare in quel modo il corpo di quella creatura è un azzardo. Da tutti i punti di vista. E non importa se in quel momento la stia guardando con quegli occhi enormi. Di che colore sono, poi? Amy è tentata di avvicinarsi alla sua gabbia per scoprirlo.
'Che sta facendo? ' le chiede Connor, divenuto una semplice voce d'accompagnamento colma di perplessità.
'Testo una semplice teoria. ' risponde Amy senza voltarsi. Il mutante in viola l'ha già inquadrata. La direzione è quella.
Sì, continua a guardarmi, guardami in quel modo. Puoi parlare, so che puoi farlo.
Sospetto. Curiosità. Indifferenza. Amy ama passare inosservata tra le masse che infestano New York City, soffocata dalla criminalità organizzata. E' una lezione che si impara in fretta lì: meglio girare con un coltellino a serramanico nascosto nella fodera del giubbotto se si è un onesto cittadino che ha a cuore quelle belle parole che si insegnano ancora a scuola. Libertà, giustizia, democrazia. Da più di dieci anni il loro significato non ispira più nessuno. L'ultimo ad averle pronunciate è stato Eric Sacks in persona, il benefattore di New York, l'onesto scienziato che lotta per la libera scelta, che promuove la lotta contro il cambiamento climatico, l'uomo garante del progresso tecnologico. Eric Sacks, creatore di un carcere da cui si può uscire solo da morti.
Si è fermata ora, proprio davanti alla gabbia più vicina alla parete destra. A separarla dal suo cucciolo ci sono solo pochi centimetri. Il mutante non ha smesso di fissarla per un attimo. Alla sua sinistra le funi tintillano. Probabilmente il blu vuole richiamare la sua attenzione.
Vuole distrarmi. Ma non ci riuscirà.
Un silenzio teso la circonda. Sono faccia a faccia, una donna umana e un rettile mutante.
Sono nocciola. I suoi occhi sono color nocciola.
Le pupille sono circolari, umane, dilatate al punto da inglobare quasi completamente l'iride. E stanno fissando proprio lei.
Ora tu parlerai con me. Ti farò parlare io.
Poggia il palmo della mano sulla superficie fredda che la separa dal suo tesoro preferito. Lentamente, senza rischiare di spaventarlo. Poi sussurra: 'Puoi farlo anche tu, non è così? '
Silenzio. Una strana tensione aleggia nell'aria. Amy percepisce di occhi di Connor, dei soldati presenti e degli altri due mutanti puntare su di loro. Il viola non risponde. Si limita a fissarla nel mutismo più assoluto.
'Non fargli del male! ' grida poi l'arancione. E' una voce argentina, quasi infantile. 'Non fare del male a mio fratello! 'ù
'Stai zitto, Mikey! ' sibila il blu.
Fratello? Svolta?
'E' questo che siete?' chiede Amy, voltandosi verso quello che sembra essere il più giovane dei tre. 'Siete fratelli? Perché non lo avete detto prima? '
'Cambierebbe forse qualcosa? ' risponde il blu con sguardo truce.
'E se lo dicessimo ora, ci lascereste andare? ' continua l'arancione con voce implorante, speranzosa.
Amy scuote la testa. 'Non è con me che dovete parlare. Non sono io la responsabile. ' dice, con la testa che saetta dai due interlocutori a quello che ancora non ha aperto bocca. Un altro tentativo. E' tempo di cambiare tattica. 'Proprio non vuoi parlarmi, vero? Non ti biasimo. Scommetto che sei abbastanza intelligente da sapere quello che sta per succedervi. O forse no? Mi chiedo... forse non lo sei affatto. Forse non puoi neanche parlare. Forse sei il più primitivo di tutti. Forse di umano hai solo gli occhi. '
Qualcosa di diverso fa capolino dietro a quell'odiosissima indifferenza. Amy non vuole essere passare inosservata, non questa volta. Ha scelto il suo preferito tra i tre e non ha intenzione di lasciarselo scappare. Anche se ciò lo porterà alla morte. No. Resettare. La morte non è ancora contemplabile. Ha già deciso che il destino di quel mutante dipenderà esclusivamente da lei.
Una voce nuova si presenta ed è allora che il suo cuore canta vittoria. 'Stai sbagliando tattica. Davvero. Speravo in una presentazione migliore. '
E' diversa. Decisamente diversa. Leggermente più bassa rispetto a quella squillante e infantile dell'arancione e meno rauca di quello in blu.
'Eppure sei qui e mi parli lo stesso. ' risponde Amy con un sorriso. 'Vorrà significare qualcosa. '
'Visto che siete tutti svegli, perché non iniziare i test per il primo prelievo generale? ' li interrompe Connor da dietro. Voce beffarda, sì. 'Voi, laggiù. Ci serve qualcuno che li tenga fermi. '
Cinque soldati armati si dirigono verso di loro. Uno di loro tiene in mano dei taser.
'Non sarà rischioso? ' chiede Amy. Deve farsi da parte. Dovrebbe farsi da parte. Tutto ciò che le riesce è spostarsi di qualche centimetro. Il pensiero che possano rovinare quelle creature la manda in crisi. Connor le rivolge un sorriso di scherno prima di voltarsi verso il bancone dove tengono le siringhe. 'Sono più che sicuro che una semplice scossa non possa far loro del male. Giusto il tempo di una punturina. '
Ah, Giusto. Cominciamo subito. Speravo di avere più tempo.
'La prima cosa da fare è misurare il peso di ciascuno. ' continua lui. 'C'è solo una bilancia. Scientifica. In condizioni normali… ' si ferma, fissando le tre creature una per una, '...la si userebbe nelle cliniche private. Per gli obesi. In questo caso ci accontenteremo. '
Le gabbia vengono aperte. Le pareti anteriori si sganciano senza emettere un solo suono. Per un solo, bizzarro secondo, aleggia uno strano silenzio. I tre mutanti si lanciano occhiate furtive. Comunicazione silenziosa. Poi Connor fa un cenno ai soldati. Tre di loro tolgono la sicura alle mitragliatrici. Gli altri due, armati di taser, si avvicinano minacciosamente a loro.
'Un solo scherzetto e vi facciamo saltare la testa. Sono pallottole perforanti. Costruite apposta per voi. ' dice uno dei due con una risata.
'Non fategli del male. Almeno non troppo. ' è tutto ciò che dice Amy, con una voce che le esce più squillante e ansiosa del normale.
'Ti preoccupi per noi, dottore? Quale onore! ' sbuffa il mutante in blu mentre il primo soldato lo libera dalle funi. Geme di dolore quando la punta di quel micidiale strumento di tortura gli azzanna la carne tenera alla base del collo. Gli sfugge un profondo gemito. L'arancione e il viola sussultano all'unisono, ma se il primo inizia ad agitarsi e a piagnucolare come un bambino, il secondo mantiene un'espressione accigliata. Come se stesse calcolando qualcosa.
Vuoi forse fuggire, tesoro mio? Scavare una via di fuga per te e i tuoi fratelli? Non pensarci neanche. Non te lo permetterò.
'Finiscila di urlare, mi dai alla testa. Sali su quella bilancia, bastardo. Scherzo della natura. Pezzo di… '
'Basta così, credo che abbia capito il concetto. ' interviene Connor. Il mutante in blu si trascina stancamente sul piatto della bilancia. Il numeretto elettronico stupisce ancora di più Amy. 'Bene. Sono quasi 130 chili. Niente male. Davvero niente male. '
Dalla bocca del blu sfugge un altro gemito.
'Leo? Leo! Stai bene? ' urla l'arancione, agitando le braccia.
'Da una semplice osservazione direi di no, Mikey. Non sta affatto bene. ' risponde il viola.
'Un'altra parola e il vostro caro fratello vedrà le stelle per un bel po'! '
Minacce e ancora minacce. Sta diventando tutto banale e noioso. Amy si avvicina a Connor, tenendosi comunque a debita distanza. 'A cosa serve sapere il peso? ' chiede.
'Il peso ci fornisce un'indicazione precisa sulla quantità di sangue da prelevare. In genere si aggira intorno al 5%. Riferito ad una tartaruga e non ad un essere umano, s'intende. Faremo dei tentativi.' Una pausa. 'Avanti il prossimo! '

 

122 chili di viola, 97 di arancione. Stessa procedura: calci, spintoni, insulti. E' stata un'agonia che Amy ha segretamente condiviso senza lasciar trapelare una briciola di quello strano sentimento che la terrorizza. E' stata una tortura assistere al pianto silenzioso dell'arancione, scorgere due grosse lacrime rotolare sulle sue guance paffute. Ma il momento peggiore è arrivato durante il turno del viola. Il più silenzioso e stoico. Un bersaglio perfetto da provocare e schernire. Gli agenti del Clan del Piede proprio non ci arrivano. Non hanno il metodo scientifico. Non hanno umanità. Ed Amy è terrorizzata anche da questo, perché l'umanità non è contemplata in un lavoro sporco come il suo. E perché rischia di affezionarsi a loro, quelle strane e adorabili creature con cui ha scambiato solo qualche parola, e per cui sente di star iniziando a nutrire un forte sentimento… materno, giusto? Scientifico. Sbocciato nel giro di poche ore. Pari a quello di una madre che osserva giocare i suoi piccoli e sorride, rivedendo se stessa nella sua creazione. E in quegli esseri c'è tanto di umano, non solo nelle forme antropomorfe. Amy ha molta paura.
'Basta così, ho preso appunti. E' tempo di sperimentare con i prelievi. Dovremo stabilire il sito giusto. Dottoressa, lei è abilitata a farli? '
Amy si ritrova a benedire quel maledetto corso che da ragazzina aveva sempre ritenuto inutile. Prelievi capillari e venosi, teoria e tanta pratica. Ha la mano ferma, signorina Robinson, e molto delicata. Ne era sempre andata fiera. 'Sì. Ho seguito i corsi formativi. '
'Allora potrà assistermi. Inizieremo supponendo questi esseri come del tutto animali. Eseguiremo una cardiocentesi. Prenda pure un ago di tipo 22G.'
Il blu è quello più calmo. Ha avuto più tempo a disposizione per riprendersi dalle scariche elettriche, ma i suoi occhi sono vacui, distanti. Connor gli si avvicina con una grossa siringa in mano. Amy lo raggiunge con l'ago stretto in mano, ma l'arto le tremola. Il mutante in viola sembra notarlo. 'Non… non fatelo… ' mormora. 'Vena encefalica. Mediana. E'… è quello il punto giusto. '
Amy guarda per un istante Connor e Connor guarda per un istante Amy.
E' davvero cosciente a tal punto da…?
'Come fai a saperlo? ' gli chiede Connor con sarcasmo. 'Hai forse svolto dei test? Hai delle lastre con te? Delle radiografie? Come puoi… '
'Facciamo come dice. ' lo interrompe Amy per la seconda volta. 'Un essere che conosce l'anatomia umana. Significherà pur qualcosa, dottore. Evitiamo di farli soffrire inutilmente. '
Ti prego, fa che la mia fiducia non sia mal riposta. Ti prego.
'Siamo umani da quel punto di vista. ' continua il mutante. Gli occhi brillano da dietro le lenti degli occhiali. Sta riacquistando lucidità. 'Ma non cambiate la misura dell'ago. Abbiamo la pelle spessa. '
'Donnie, cosa stai… ? '
'Ci risparmio sofferenze inutili. ' continua lui. I suoi occhi si fissano su Amy e lei si sente bruciare sotto il suo sguardo. 'Voglio essere io il primo. '
'Come desideri. ' risponde Connor.
'Con tutto il rispetto, vorrei essere io a fare il prelievo su di lui. ' dice Amy, tagliandogli la strada. Il mutante non ha smesso di fissarla neanche per un secondo.
Lui è mio.

 

 

 

 

Note dell'autrice:

1) Voi non avete idea di quanti articoli ho letto per studiare l'anatomia delle tartarughe acquatiche. Sono persino incappata in un bel manuale sull'autopsia delle testuggini, con tanto di foto di cadaveri – che ho chiuso subito, non volendo immaginare i miei piccini ridotti in quello stato!
Fatto sta che ho impiegato più di quattro giorni a fare ricerche per dare un minimo di realismo – per quanto quattro tartarughe trasformate da una misteriosa sostanza possa essere definito realistico, ma vabbè… - e per questo mi scuso per l'attesa. Intanto beccatevi un capitolo leggermente più lungo degli altri. A proposito, ringrazio INFINITAMENTE elenatmnt per l'incoraggiamento e tutto, non appena pubblicherà la sua storia ve la segnalerò e vi inviterò a leggerla.
2) Parlando un attimo delle tartarughe qui, le informazioni sul peso le ho prese dal sito ufficiale delle tmnt, per essere più in linea possibile con i personaggi di Bay. In sostanza, ciò che non c'è scritto lì lo integro con qualche nozione scientifica. Il che mi porta al terzo punto: non ho idea di quando uscirà il nuovo capitolo, dovrò fare ricerca sulla sintesi delle sostanza dal sangue animale, e quindi credo che mi aspetterà un bel po' di ricerca. Auguratemi buona fortuna! A presto,

Made of Snow and Dreams.

 

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Capitolo 4
*** Giorno uno: un proiettile di troppo ***


Giorno uno: un proiettile di troppo

 

 

 

Lavare le mani accuratamente. Indossare i guanti monouso. Applicare il laccio emostatico e attendere per un minuto circa che la pressione renda visibile il sito del prelievo. Disinfettare la zona. Penetrare la vena prescelta con l'ago, avendo cura di rivolgere la punta verso il basso. Prelevare il campione desiderato.
Amy Robinson si sforza di mantenere la concentrazione mentre avanza verso il mutante che porta il nome 'Donnie'. Non si è fatta sfuggire neanche una parola di quel discorsetto tra fratelli. E' da appurare che lo siano per davvero, ma quella è un'altra storia. L'essere meraviglioso continua a fissare ogni suo movimento senza risultare, curiosamente, indiscreto. Amy si ritrova a fissare le proprie mani coperte dai guanti sterili. La punta dell'ago brilla sotto il suo sguardo. E' un peccato che debba essere usato per far del male ad una creatura simile. Connor la sta accostando.
Fatti da parte. So fare il mio lavoro. Tutto ciò che voglio è un minuto con lui. Chiedo forse troppo?
'Distendi il braccio, per favore. ' dice lei. Meglio usare le buone maniere. E' sicura che lui possa apprezzare la sua cortesia.
'Non fargli del male! ' squilla la voce dell'arancione. Non dovrebbe parlare in questo momento. Anzi, non dovrebbe parlare proprio quand'è fuori dalla gabbia. Il soldato più vicino a lui incombe con il taser in mano.
'Non ho intenzione di fargliene. ' risponde Amy, e si stupisce che la sua voce risulti così convincente. D'altronde sta dicendo la verità: non ha alcuna intenzione di far loro del male. Non è quello il suo compito. Fosse stata lei al posto di Sacks, le cose andrebbero molto diversamente. Il laccio emostatico è leggermente più spesso di quelli usati normalmente in laboratorio per gli esseri umani. E' più resistente, più lungo. I suoi occhi incontrano quelli nocciola del mutante. Chiede silenziosamente il suo consenso. Lui abbassa il capo e guarda altrove, ed è lì che capisce di avere via libera.
'Stia attenta ad immettere l'ago. Mano ferma. La pelle è molto spessa. ' dice Connor alle sue spalle. Amy riesce a sentire il suo fiato asettico sul collo. E' vero, la pelle è decisamente spessa. Coriacea. Ed è calda, molto più calda di quanto si aspettasse. O forse è lei che brucia di emozione al solo toccarla? Una leggera passata di disinfettante e l'arto è pronto per la puntura.
Ci siamo. Concentrati.
La punta dell'ago impiega qualche millisecondo in più. Amy si ritrova a dover spingere leggermente per farla entrare nella vena. Percepisce il mutante irrigidirsi e Connor trattenere il fiato. Probabilmente anche i due fratelli la stanno fissando. Un fiotto di sangue scuro e denso riempie la siringa e lei sorride trionfante mentre adocchia il batuffolo di cotone sul banco da lavoro.
'Credo che questo basti. Mi dia la conferma, dottor Connor. '
'Sì, va bene. Ora estragga l'ago. Faccia molta attenzione e mantenere la direzione corretta. Non deve ledere le altre vene. ' risponde lui con il suo solito tono di voce monocorde.
Estrarre la punta della siringa le risulta molto più facile del previsto. E' lì, in quel banale strumento, ciò su cui dovrà lavorare con Drew. Ciò che Sacks brama davvero. Amy è tentata di gettare la siringa a terra e calpestarla fino a farla rompere. Sarebbe bello vedere la sua reazione. E ricevere una pallottola in testa subito dopo.
'Fatto. Sono stata brava? ' Le scappa un sorriso assolutamente spontaneo. Lo spera davvero. Il mutante le offre l'ennesima occhiata senza dire una parola, ma c'è qualcosa di diverso. Amy spera davvero che si tratti della prima scintilla di apprezzamento. Connor non è un degno sostituto della voce che vorrebbe risentire. 'Metta il cotone e chiuda l'ago. Io passo agli altri due. ' Una pausa. Amy si volta solo per ritrovarsi il collega a fissarla con un sorriso sardonico in faccia. 'Spero che rimangano calmi anche con me. In caso contrario sarò costretto a chiederle di fare gli altri due prelievi. '
Amy ricambia il sorriso. 'Sarebbe un onore, dottore. Buona fortuna. '

 

Amy Robinson non ama molto le giornate umide. La pelle diventa appiccicosa, i capelli bruni le si increspano e il trucco si rovina. In più si riscopre ad odiare con tutte le sue forze quella sensazione, quella strana sensazione che pensava di non poter provare più nella sua vita e che la costringe a far singhiozzare la macchina durante i semafori rossi. Il brivido dell'anticipazione, il gusto dell'attesa. Tutte cose che aveva dimenticato in favore di una vita morigerata e noiosa. La casa è esattamente come l'aveva lasciata ore fa: la bottiglia di champagne abbandonata sul comodino, una manciata di compresse di Xanax sparpagliate sul materasso, il letto sfatto, la vestaglia lanciata sul cassetto.
Il borsone da palestra accoglie prontamente i pezzi di ricambio più sobri della sua biancheria, uno stick di deodorante, oggetti per la toeletta personale e un mascara da due soldi comprato al mercato. E un profumo, il suo preferito.
Non c'è una ragione specifica per questo. Magari potrei accettare l'invito a pranzo di Steve. Non è tanto male. Non è tanto male. Non è tanto male. Non è tanto…
Amy esce di casa a passo svelto, sbattendo la porta con più forza del necessario.

 

Il groppo in gola s'intensifica quando Amy trova Steve ad aspettarla davanti l'entrata del laboratorio. Ha guidato per quindici minuti buoni a velocità folle per arrivare il prima possibile alle Sacks Industries. Niente radio a distrarla dall'immagine del mutante in viola, della sua pelle tubercolosa e così aliena, del suo sguardo intenso. Niente musica ad accompagnare quel flusso frenetico di pensieri che la spinge a chiedersi perché abbia scelto proprio lui tra i tre. Il più silenzioso, il più enigmatico. Avrebbe potuto rivolgere l'attenzione al blu, il più aggressivo di tutti, e provare a calmarlo. Avrebbe decisamente fatto un favore a Connor, ma no. E' sicura che gli abbia fatto resistenza. E neanche gli enormi occhi azzurri del piccolo arancione sono riusciti a distrarla, sempre lacrimanti, così lucidi e infantili, perfetti per risvegliare l'istinto materno di qualsiasi donna. No. Con il viola ha sentito un'affinità di fondo difficile da ignorare. L'innocente curiosità si è miscelata con qualcos'altro, e lei si rifiuta di donare a quel 'qualcosa' un nome.
'Ti stavo aspettando. E' successa una cosa… '
No, non dirmelo, ti prego non dirmelo...
'Proprio mentre ero via? Cos'è accaduto? ' si sforza di mantenere la calma, ma stringe le mani attorno alla cinta del borsone fino a sbiancarsi le nocche.
'Hanno tentato di scappare. Noi siamo rimasti indietro, temevamo di essere presi come ostaggi… e poi la Thompson ha dato delle fiale di tranquillante alle guardie. Non li hanno beccati subito. Quei tre hanno distrutto un bel po' di vetreria, ci sono cocci ovunque. Erano agilissimi, non ho mai visto una roba del genere… '
Entrano nel laboratorio e sì, il caro Steve non ha esagerato, ci sono cocci dappertutto. Gli strumenti da laboratorio sono stati demoliti da una forza micidiale, tanto che le pareti sono macchiate da vari fluidi organici.
'Li hanno feriti? Gli hanno sparato? ' chiede Amy evitando di incrociare lo sguardo di Steve Brown.
'Sì, era l'unico modo per fermarli. Prima di iniettare il tranquillante gli hanno sparato… '
No…
'… alle gambe… '
No…
'… e alle braccia… '
NO!
'...ma non li hanno uccisi. '
Il tempo riprende a scorrere, prima lento, attimo dopo attimo, e poi frenetico, secondo dopo secondo dopo secondo. O forse è solo il suo respiro? Hanno sparato. Hanno sparato alle sue creature. Hanno sparato al viola. Poco importa che li abbiano solo feriti, l'hanno fatto e tanto le basta.
'Ora dove sono? ' mormora, la voce divenuta più bassa e grave. Vorrebbe correre da quella stanza, trovarli e nasconderli nel proprio appartamento. E come sarebbe avere quel tipo di ospiti in casa? Amy sorride, nonostante tutto.
'Li hanno separati. Hanno spostato le unità di contenimento in tre stanze diverse. Connor sta curando le loro ferite. '
Connor, spero che tu faccia bene il tuo lavoro…
'Ella Thompson vuole che tu la raggiunga. Non so di cosa dobbiate parlare. Mi ha detto di aiutarti a sistemare le tue cose nello stanzino degli attrezzi. '
'Lo faremo dopo. Sai dove li hanno portati? '
Devo vederli. Devo vedere lui.
'So soltanto che Connor si è precipitato nei sotterranei. Presumo che ne abbiano portato uno lì. '
Un punto di partenza. I sotterranei… dove nessuno di loro ha mai osato avventurarsi. Ordini di Sacks in persona. Connor è un dannato privilegiato.
'Sta bene. Ci vado subito. Per le mie cose… non c'è bisogno che tu mi aiuti, davvero. '
Un sorriso affettuoso e gli occhi che brillano di affetto. Steve Brown le poggia una mano sulla spalla ed Amy si irrigidisce. Lui pare non notarlo. 'Ma figurati, Amy. Per me è solo un piacere. '
Amy gli rivolge un sorriso prima di voltarsi. L'ascensore si trova a pochi metri dal corridoio. 'Meglio di no. Una signora non mostra mai la sua biancheria ad un uomo senza neanche un primo appuntamento. '

 

 

Una signora non mostra mai la sua biancheria ad un uomo senza neanche un primo appuntamento. Un primo appuntamento.
Non che Steve Brown non sia un uomo attraente. L'altezza c'è, le spalle ampie pure. Non un pelo in eccesso sul volto squadrato che sembra sorridere solo per lei. E ha uno strano modo di corteggiare una donna. Amy non sa mai cosa aspettarsi da lui in tal senso.
Un. Primo. Appuntamento.
Per non parlare di tutte le volte in cui l'ha rifiutato in malo modo. L'ha giurato a se stessa, niente più relazioni serie. Si limita ad osservarne la bellezza da lontano, dando occhiate furtive alle coppiette innamorate, ma senza più la morsa fastidiosa dell'invidia. Quella è acqua passata, da quando Ronald l'ha rifiutata all'altare per una nuova fiamma più giovane, più magra, più bella. E soprattutto che passa molto più tempo a casa, a curare i pargoli e a cucinare per il proprio uomo. No. Amy Robinson non è quel tipo di donna. Amy Robinson lavora per la scienza. Venera la scienza. E' una parte di essa. Come dicevano gli antichi? La scienza è l'unica arte esatta. Non tradisce i risultati, segue i calcoli come da programma. Le variabili sono molto poche, e possono essere controllate. La vita invece è un azzardo, è solo un gioco, un maledetto gioco che osserva ciascuno perdere miseramente. Ma lei si è stufata di perdere, qualcosa è cambiato. Una variabile è sfuggita al suo controllo e l'intera situazione si è fatta bizzarra. Decisamente bizzarra.
Le Sacks Industries hanno cinque piani per ciascuna ala. La punta dell'iceberg sono i risultati portati al mondo, quelli che rendono felici migliaia di persone. Generalmente quelli con le tasche che traboccano di soldi. C'è un intero mondo a parte, lì dentro. Amy è convinta che i sotterranei siano il cuore dell'intera ricerca, ed è per questo che le mani iniziano a sudarle ancor prima di essere arrivata. L'ascensore si ferma un piano sopra. Una lunga rampa di scale la separa dalla sua meta. Soldati dappertutto come regola generale. La puzza di chiuso s'intensifica, la temperatura si alza. Scatole e rimpiazzi per gli strumenti da laboratorio sono ovunque per terra. Le scatole di cianfrusaglie si estendono anche nel corridoio buio.
'Dottoressa, ha il permesso di stare qui? '
'Sono stata appena informata della situazione. Sono qui per assistere il mio collega per qualunque cosa abbia bisogno. ' risponde Amy, cercando di mantenere la sua solita maschera impenetrabile.
Il sorvegliante fa un cenno all'altro e la lasciano passare. Amy rimane a bocca aperta. Quando i suoi occhi si posano su una nuvola di capelli rossi scatta in avanti, ignorando tutto il resto.
'Toh, dottoressa Robinson. E' un piacere rivederla. ' borbotta Connor, senza voltarsi.
E' piegato sul mutante in arancione. Ci sono schizzi di sangue sul pavimento e la stanza risuona di flebili lamenti. Ago e filo, alla vecchia maniera.
'E' vero quello che mi è stato riferito? Che gli hanno sparato a gambe e braccia? ' Domanda stupida. E' palese che sia stato così per l'arancione. Forse anche per il blu, anzi, sicuramente per il blu. Ma c'è un ultimo elemento da controllare…
'Sì, come può vedere. Non abbiamo avuto scelta, erano troppo aggressivi. E' cominciato tutto quando se n'è andata. Veloci e agili. Non ho mai visto niente di simile. '
'Ha già curato gli altri due? '
'Ho già tamponato l'emorragia su ciascuno, ma mi aspettano da fare delle medicazioni più serie. Ho iniziato da questo, era il caso più serio di tutti. '
L'arancione alza gli occhi su di loro. Gli imploranti occhi azzurri si sono fatti enormi. Visto da così vicino la muscolatura è ancora più possente, nonostante sia il più basso dei tre. 'Perché… ' mormora. Il suo sguardo viaggia da Connor ad Amy, ma se il primo non ricambia lei gli offre invece un sorriso. E una mano sulla spalla. Stringe piano, senza fargli male. Conforto. E' quello che gli serve in questo momento.
'Stai tranquillo. Andrà tutto bene. '
'Sei buona? ' una lacrima. 'Com'è possibile? ' un altro lamento. E' rigido mentre Connor chiude la ferita sul quadricipite con un ultimo punto di sutura.
'In un posto come questo, piccolo mio, il concetto di 'buono' e 'cattivo' è molto relativo. ' ride lei amaramente prima di pentirsene subito dopo. Una risposta del genere non è molto rassicurante. La sua mano viaggia sotto lo sguardo interrogativo e sorpreso di Connor dalla spalla alla guancia. 'Ma puoi star certo che qualsiasi cosa di brutto accada, io sarò lì a renderlo più sopportabile. '
Il mutante annuisce lentamente, fissandola negli occhi. Non aggiunge altro. Amy gli resta vicino fino alla fine della procedura, in silenzio. Senza smettere di carezzarlo. Dev'essere strano per la creatura tanto quanto lo è per lei. Un carceriere che si sbilancia così tanto sulla propria vittima? Impensabile. Connor si rialza e osserva il lavoro. I guanti in lattice bianco sono striati di rosso, ma il peggio è passato. Le ferite sulle gambe e le braccia sono state richiuse.
'E adesso? ' chiede lei. Connor si stringe nelle spalle.
'Dovrò fare la stessa cosa con gli altri due. Posso fare da solo. Credo che il suo posto sia con il dottor Drew, adesso. '
Amy sente una rabbia selvaggia infiammarle le guance. Non sei tu quello che mi dice cosa devo fare. Eppure Connor ha ragione. Il suo posto dovrebbe essere con Drew, a sintetizzare quella maledetta sostanza dal loro sangue. E dovrebbe presentarsi da Ella Thompson. Ma… c'è un grande ma. Le è rimasta una sola carta e se vuole ottenere ciò che vuole deve giocarsela bene.
'E' vero, il mio posto è quello. Ma posso permettermi, le ricordo che durante il prelievo da me svolto il mutante non ha mostrato segni di aggressività. Cosa che, mi pare di capire, non è successo con lei. '
Connor le rivolge un'occhiata di puro fastidio. Dev'essere un uomo passionale sotto quella scorza di indifferenza. Amy regge il suo sguardo, la posta in gioco è troppo alta.
'Non è con me che deve parlare. Io sono solo un sottoposto e faccio il mio lavoro. Di questo dovrà parlare con la dottoressa Thompson. '
'Sa dove si trovino gli altri due mutanti? '
Connor le fa cenno di seguirlo. Informazione riservata. Meno l'arancione sa della posizione esatta dei suoi fratelli, meno sono probabili i tentativi di fuga. Una tartaruga mutante in quello stato non passerebbe certo inosservata, ma tre…
'Prenditi cura dei miei fratelli! ' dice la voce infantile con un pizzico di speranza in più. Ad Amy sfugge un sorriso di tenerezza e annuisce, prima di sparire dietro la porta blindata.
'Uno si trova nell'ala ovest. L'ho fatto mettere nel padiglione uno. Era il più collaborativo dei tre. '
Più collaborativo? Dev'essere…
'E l'altro, invece? '
'Ala nord, stanza blindata per i soggetti difficili. ' Soggetti difficili. In effetti ci sta. Il blu, deve trattarsi senz'altro del blu. Quell'ambiente mette i brividi, molto più dei sotterranei. Le unità di contenimento sono molto più strette, claustrofobiche. I livelli di ossigeno e calore sono controllati fermamente. Più la cavia è intelligente e aggressiva, meno ossigeno e calore viene emesso nella gabbia. Punizioni su punizioni. Sbirro buono, sbirro cattivo. E gira voce che uno dei tecnici che lavorava lì abbia richiesto più volte un trasferimento. Di lui si sono perse le notizie poco dopo.
'Se vuole l'aspetterò lì. Il mutante più aggressivo ha la precedenza. Si sono accaniti parecchio su di lui. '
Idioti. Idioti tutti. Non capite che è controproducente?
'Va bene. Appuntamento tra quindici minuti all'ala nord. '
Connor non le risponde. Ad Amy sta bene così.

 

Amy incontra Ella Thompson proprio davanti allo stanzino degli attrezzi. Sta discutendo in tutta tranquillità con Steve. Niente di nuovo all'orizzonte. 'Ah, dottoressa Robinson. La stavo giusto cercando. '
'Mi dispiace per il ritardo. Sono stata informata sui fatti e volevo accertarmi che… '
'… che i mutanti fossero ancora in vita. Lo capisco perfettamente. Dobbiamo parlare del suo alloggio. Il dottor Sacks mi ha appena riferito che gli stanzini degli attrezzi sono disponibili per accogliere almeno un ospite. Le suggerisco quello vicino a… '
'Ho già scelto il posto perfetto. Vorrei occupare quello dell'ala ovest. Se non è un problema, naturalmente. ' Ella Thompson le offre un'occhiata interrogativa e genuinamente curiosa. Steve Brown è interdetto. Bisogna rincarare la dose. 'Vorrei stare vicino al mutante più collaborativo. Ho notato che è quello più incline ad accettare la nostra presenza. Sarebbe un onore poterlo studiare da vicino. Senza intralciare gli esperimenti, ovviamente. '
L'ape regina annuisce lentamente. C'è qualcosa di strano nell'aria. E' sicura che la notizia della sua influenza sui mutanti sia già stata messa in circolo. Poco male. Può sfruttarla a suo vantaggio. 'Sì, capisco perfettamente. Si sistemi pure comodamente. Il dottor Drew sta preparando gli strumenti per la sintesi del mutageno. Ha un po' di tempo libero a sua disposizione. '
Amy annuisce e si volta lentamente. Cerca di mantenere il passo stabile e controllato, ma fallisce miseramente.

 

L'ala ovest è quella adibita alla robotica. I vari prototipi esposti in vetrina ne sono la prova lampante. E' un luogo affascinante, nonostante Amy non ne capisca molto. Vedere quegli strani esseri fatti di bulloni e metallo muoversi ha sempre un certo impatto, tuttavia l'attrazione migliore sono i nanorobot della sezione meccatronica, quei piccoli corpicini in grado di compiere azioni così importanti. Il padiglione uno si trova prevedibilmente al primo piano, quello più esposto agli spifferi dell'aria invernale. Connor è già lì ad aspettarla. Senza dire una parola le fa cenno di seguirlo dentro. L'essere che si fa chiamare 'Donnie' è seduto sul pavimento. Il sangue si è già rattrappito su quelle che sono delle medicazioni sommarie, tuttavia la pelle appare comunque gonfia e indolenzita.
'Dovrò estrarre le pallottole con delle pinze. Mi farebbe un piacere se riuscisse a mantenerlo tranquillo. '
Amy s'inginocchia accanto al mutante senza dire una parola. Sarebbe un azzardo chiamare quella meraviglia col suo nome? Il rischio di aizzarlo contro di loro c'è, ed è alto. Tuttavia non riesce ad ignorare quel pensiero che le frulla in testa, che quello possa essere l'inizio di una… collaborazione. Perché di collaborazione si tratterebbe, ovvio. Nonostante le palpitazioni del cuore vadano a mille solo a guardarlo. Nonostante le guance si tingano di rosso solo sfiorandolo. Nonostante la frustrazione per quella piccola perdita di controllo.
'Ciao, Donnie. Come ti senti? '
Il mutante le offre uno sguardo perplesso da dietro gli occhiali. Le braccia – più sottili di quelle dei fratelli, ma non meno piacevoli da guardare – sono collassate per terra, accanto ai fianchi. Il bicipite destro è stato colpito in pieno. 'Avverto un intenso senso di nausea. ' rantola. 'Domanda stupida. '
'E' vero, scusami. Mi dispiace per quello che è successo. '
Quando Connor estrae il primo proiettile con solo una dose di tranquillante, lui si irrigidisce. E' il momento perfetto per studiarlo da vicino. C'è un punto particolarmente allettante. E' quel lembo di pelle che collega il collo forte al trapezio. E' più rugosa, più sottile e, ad occhio, appare estremamente morbida. Il solo pensiero la manda in preda ad una piacevole vertigine.
'Non dovresti essere tu a scusarti. '
Primi punti di sutura. Un piccolo fiotto di sangue fuoriesce con violenza dalla ferita. Il mutante volta di scatto la testa.
Paura del sangue, mister? Non preoccuparti. Posso fartela passare io.
'Il dottor Connor ha curato prima tuo fratello, sai? Si sta riprendendo bene. Mi ha detto di prendermi cura anche di te. '
'Quante possibilità c'erano che dicesse questo? '
'Abbastanza da considerarsi reali. L'ha detto davvero. Non sto mentendo. ' azzarda a lanciargli un'occhiata maldestra. Dannazione. Sto facendo la figura della stupida. Dev'essere necessariamente così. Si sente come una scolaretta alle prese di una gigantesca cotta per il ragazzo di turno. Solo che in questo caso il ragazzo non è un vero e proprio ragazzo. Ragazzo? Appurare la sua età sarebbe un passo avanti. 'Posso chiederti quanti anni hai? '
'Sono quindici anni e tre mesi esatti dalla mia nascita. '
La voce gli trema, com'è giusto che sia. Sta resistendo meglio del fratello in arancione. Alle vertigini si aggiunge anche un segreto brivido d'orgoglio.
'Mi congratulo con te per tener conto del tempo con tanta attenzione. Un essere umano non potrebbe fare di meglio. '
Silenzio. A fare da sottofondo c'è solo il tintinnio delle pinze di Connor. Perché non parla più? Amy guarda interrogativamente Donnie e si rende conto di quanto pronunciare quella frase sia stato un errore. Essere umano. Essere umano. Non c'era modo migliore di sottolineare la loro diversità. Un mutante non potrebbe essere considerato un essere umano tanto quanto un cane non potrebbe essere considerato un gatto. Si può considerare una specie a parte. Eppure quel concetto è troppo interessante per poter passare inesplorato.
'Rimpiangi forse ciò che sei? ' chiede dolcemente, accarezzandogli il collo. Ecco fatto. La tentazione era troppa.
Gli sfugge una risatina amara. 'Ti piacerebbe essere ciò che sono? ' Dovrebbe essere indifferente, ma Amy percepisce chiaramente il contrario. E non per l'argomento in sé: sembra piuttosto essere sensibile al suo tocco. La domanda le sfugge dalle labbra spontaneamente, e non senza soddisfazione.
'Non sei mai stato toccato da una donna, vero? '
'Mi spiace di interrompere questa scenetta adorabile. Guardi qua, dottoressa. ' dice Connor. C'è stupore nella sua voce. Qualsiasi cosa le voglia mostrare è dannatamente seria.
'La pelle… ' sussurra Amy, ancor più esterrefatta. La pelle si sta rimarginando da sola. Autoriparazione. Ora capisce perché Sacks voglia a tutti i costi il loro sangue. Il proiettile sta tornando lentamente in superficie grazie ad uno strato di pelle rigenerata da poco che lo spinge fuori. Sia Amy che Connor guardano esterrefatti il mutante mentre il proiettile conficcato nella mano sinistra salta via, finendo sul camice di lei. Donnie ne approfitta per raddrizzarsi gli occhiali.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:
1) Sono una persona molto cattiva. C'è un motivo se ho piazzato Donnie nel padiglione della sezione meccatronica. Nei fumetti Donnie MUORE. Sì, esatto, muore, qualcuno dei cattivo gli rompe il guscio con un martello. Su Internet potete vedere l'immagine esatta cercando tmnt donnie death. Ma non preoccupatevi, perché nel seguito il suo corpo viene congelato per essere riparato e il suo spirito viene fatto trasmigrare in un robot. Gente, che trauma. Piango.
2) L'idea di sparare ai tre mi è venuta a caso dopo una bella dormita. Era uno dei pretesti per dividerli e renderli più inoffensivi.
3) Amy sta perdendo la testa molto più velocemente del previsto XD
4) Ringrazio tantissimo elenatmnt e la mia amica carissima Chiara per avermi sostenuta fino a qui. Vi invito a leggere la sua storia 'Burning Bright' se non l'avete già fatto, merita davvero tanto e io sono la prima sostenitrice. A presto,

Made of Snow and Dreams.

 

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Capitolo 5
*** Giorno uno: la migliore intuizione ***


Giorno uno: la migliore intuizione

 

 

 

Ala nord, soggetti difficili. Una sala adibita al contenimento delle cavie più indisciplinate che in pochi riescono a tollerare. Il soggetto che adotta comportamenti aggressivi viene educato alla disciplina tramite dolore fisico e frequenti pause di inedia. Gli elementi che si possono trovare più frequentemente sono i macachi Rhesus e più raramente esemplari di scimpanzè nati in cattività. I cani di razza Beagle sono di indole docile e non protestano troppo. Per i gatti bastano un paio di guanti spessi da lavoro e una dose minima di tranquillante.

'Ho appena attaccato la centrifuga alla presa. Dodicimila giri dovrebbero bastare. '
'E' sicuro di aver inserito bene il capillare da microematocrito? '
L'uomo scelto dalla Thompson per accompagnarla in quello che si prospetta essere il lavoro più impegnativo di tutti ha un'espressione offesa. Decisamente offesa. 'Mi ha preso per una matricola? Ho un dottorato in biologia che vale tanto quanto il suo. '
Ahi ahi. Meglio correre ai ripari. Il rischio che Drew possa riportarla a Sacks per qualsiasi schiocchezza è alto. Un tipo permaloso e irascibile, nonchè terribilmente irritante. Lui, con i lineamenti perennemente contratti in un'espressione sbeffeggiante. Lui, provvisto di un sarcasmo che fa venir voglia ad Amy di rimetterlo in riga con un bel ceffone sul viso. Di quelli che lasciano l'impronta della mano sulla pelle.
L'occasione della mia vita. Non posso sprecarla così.
'Mi scusi se l'ho offesa. La mia era una semplice domanda. '
Drew si stringe nelle spalle, non prima di averle rivolto un'occhiata ostile. A separarli c'è un solo metro di distanza nonostante il banco da lavoro sia lungo il triplo. Microscopi ottici ad alta risoluzione. Bilance professionali con precisione al milligrammo. Centrifughe per ematocrito. Presse francesi.
Un piccolo mondo in cui sguazzare. Peccato per le sbarre alle finestre.
Amy concentra la sua attenzione sul portaprovette in acciaio. La luce fioca di quella giornata invernale e triste rende il sangue molto più scuro di quanto non sia già. La litio-eparina si conferma essere l'anticoagulante per eccellenza. Sono pronti per la prima fase.

'Dovete liberarci al più presto, non sapete cosa state facendo e a cosa andrete incontro! '
Il mutante si agita nervosamente nonostante le ferite da proiettile su gambe e braccia. Stanno ancora sanguinando. Qualcuno dovrà pur pulire le tracce di quel prezioso fluido sul pavimento, ma non è la preoccupazione principale dell'uomo fulvo e la donna bruna che entrano scortati dalle guardie. Alla loro vista la creatura si dimena ancora di più. La dottoressa bisbiglia qualcosa d'indefinito all'uomo. Interferenze. Si distinguono le sagome di tre soldati armati di fucili. Uno di questi è armato di dardo. Possibilmente sedativo.

'La centrifuga può aspettare. Iniziamo con lo striscio ematico? Sono molto curiosa. '
Non è un'esagerazione, forse il contrario. Amy è più che curiosa, e lo dimostrano il sudore che ha fatto aderire i guanti alle mani e quel brillare maniacale negli occhi. Drew non sembra avere lo stesso entusiasmo. Si limita a guardarla impassibile fino a quando la bocca non gli si contorce nell'ennesimo sorriso derisorio. 'Credo dovrebbe controllarsi di più, dottoressa. Si sta lasciando troppo coinvolgere emotivamente da quelle creature. '
Come fa a...? Ma alla fine è tutto ovvio, a tratti prevedibile. Non ha importanza che sia stato Connor a dirglielo. No, non penso sia stato lui. Non l'ho mai visto parlare con Drew. Ella Thompson? Possibile? Dopo la nostra discussione? Dopo la sua confessione? Steve? Il pensiero le strappa quasi una risata. 'Temo che l'uccellino che le abbia riferito queste sciocchezze si sia sbagliato. Perchè alla fine non sono altro che sciocchezze atte a inquinare la mia passione per questo mestiere. E ora, se non le spiace, possiamo tornare al nostro lavoro? '
Amy può definirsi soddisfatta solo quando Drew torna ad maneggiare il microscopio con una delicatezza che non gli si addice, senza dire una parola. E' ancora possibile scorgere l'angolo della bocca arcuato verso l'alto.
Lo striscio ematico. La pratica migliore per esaminare un monostrato cellulare fresco di prelievo. E' una tecnica semplice per chi ha la mano ferma e il tocco delicato. Si prende un primo vetrino e gli si depone sopra una singola goccia di sangue. Secondo vetrino. Lo si fa aderire bene all'estremità del primo con angolazione di circa trenta gradi e lo si fa scivolare per tutta la lunghezza del primo vetrino. Ecco fatto. Con la colorazione di Romanowsky si differenziano le cellule che assumono sfumature differenti in base alla loro tipologia. Lasciare asciugare il sistema all'aria e usare finalmente il microscopio ottico.

'Sì, credo che abbia ragione. Sparate pure il tranquillante. ' dice l'uomo al soldato.
'No! Credete che questo possa fermarci? Sacks vi farà uccidere tutti e... '
Toc. Dardo sparato. E' la dose utilizzata per anestetizzare gli stalloni da competizione. In pochi secondi entra in circolo e stende qualsiasi animale. Figurarsi un essere umano. O chi per lui.
Di nuovo interferenze.

'Affascinante... la percentuale di trombociti è elevatissima. In una sola strisciata ci sono più piastrine che eritrociti e globuli bianchi. Questo spiegherebbe molte cose. '
'Mi illumini pure. '
'Il dottor Connor mi ha riferito della velocità con cui l'emorragia dei mutanti si è fermata. Anche prima delle cure appropriate. Il numero di piastrine rispetto agli altri elementi è davvero ingente. '
'Quanti paroloni per dire che quelle cose abbiano un tempo di coagulazione più veloce del normale. Proporrei di... ripetere nuovamente l'evento per misurarne le tempistiche. '
'Il dottor Connor afferma che gli eritrociti nei rettili siano nucleati. Può confermarlo, dottor Drew? '
'Sì. Si vede chiaramente il nucleo con la cromatina. Quella matassa viola. Sono presenti anche degli eritroplastidi, ma sono molto pochi. E non vedo segni di anemia falciforme, il che è decisamente un bene. '
'Fin qua hanno le caratteristiche tipiche dei rettili. Passiamo ai leucociti. Ho appena completato la conta differenziale e quella totale. La formula leucocitaria è nella norma per i globuli bianchi, compresi i linfociti. '
'Eccellente. Combacia con il mio risultato. '
Amy sospira. Le informazioni sono tante e troppo interessanti da tralasciare. La smania di esplorare a fondo il processo biologico che rende i mutanti così affascinanti si sta facendo sentire: la fronte è imperlata di sudore sotto la frangetta; il trucco è sfatto; il mascara le sta colando sulle guance. Lo sguardo si perde in una distesa di minuscole particelle viola. Lo stesso effetto che le facevano le lezioni nel laboratorio dell'università.
Certe cose non cambiano mai.
'Noto la presenza di pochi eritrociti non ancora maturi. Non ne vedo di vecchi. E non vedo neanche eritroplastidi. '
'Confermato. ' La voce di Drew è solo un eco indistinto in sottofondo.
Hanno i primi dati del problema. Conclusioni? Amy rivolge lo sguardo verso il portaprovette di fronte a lei e poggia i palmi delle mani sul bordo del banco. Stringe forte, ma la pelle registra solo la superficie liscia e regolare del tavolo coperto dal plexiglass. Valori alti di piastrine. Tempi di coagulazione ridotti alla metà del tempo. Globuli rossi e bianchi nella norma. Manca una tessera al puzzle. Anzi, più di una.
Qualcosa ci sfugge. Lo striscio dovrebbe evidenziare già qualcosa di parecchio anomalo. Che stia sbagliando io?
'Non le sembra che tutto questo sia un po' troppo facile? Sembra del normale sangue di rettile. Non sono una veterinaria, ma... '
'Vorrebbe forse chiedere un parere al dottor Connor? ' la interrompe Drew. I suoi occhi sono acquosi e distanti. 'In fondo questo è pure il suo campo. '
C'è qualcosa di velenoso in quell'atteggiamento di calma apparente. Amy impiega qualche secondo ad elaborare quelle parole e, quando lo fa, le guance le si arrossano.
Carogna. Vigliacco. Chissà cosa rimarrebbe di te se ti mettessi a provocare Sacks in questo modo.
'Non ho intenzione di chiedere aiuto a nessuno. Forse stiamo sbagliando qualcosa noi. Forse siamo stati troppo superficiali. '
Drew le rivolge un'occhiata interrogativa. 'E cos'altro intende fare? Un ematocrito? Seguito da un secondo striscio ematico? ' Ennesimo sorriso viperino. 'Magari vorrebbe anche che ci dividessimo i ruoli. Ho qui una moneta. Testa per i globuli rossi. Croce per i bianchi. Scelga pure con comodo. '
Non può essere serio.
Le provette. Sarebbe bello afferrare quella già aperta e rovesciargli il contenuto addosso. Una mossa imprevedibile che darebbe inizio all'ennesimo esperimento scientifico. Il dottor Drew, degradato a cavia di laboratorio. O ad inserviente per i bagni. Sarebbe molto divertente.
'Mi sono stancata dei suoi giochetti. Vada a fare il buffone da un'altra parte. '
'Ma io sono perfettamente serio. A volte è meglio lasciare la scelta al caso. Rinnovo la mia proposta. Testa o croce? '
'Testa. ' commenta Amy. Stancamente, ma con la collera infusa negli occhi nocciola.
Drew osserva per qualche secondo il dollaro sul palmo della mano. E lancia la moneta.


Leonardo si risveglia dal pesante sonno indotto con un grande mal di testa. Il capo gli pulsa da impazzire. Gli arti si lamentano al minimo movimento con scariche di dolore che gli annebbiano la mente per diversi secondi. E quel maledetto caldo non accenna a diminuire. Quanti gradi ci saranno in quella stanza delle torture? Donnie sicuramente lo saprebbe.
Donnie... chissà dove ti hanno nascosto in questo momento.
Un tentativo di fuga fallito. Troppi erano gli scagnozzi di Sacks, troppo deboli erano loro. E' una strana sensazione, quella indotta dalle scariche elettriche dei taser. Un dolore improvviso e lancinante. Un terribile e continuo formicolio agli arti. La testa che smette di elaborare qualsiasi pensiero logico. Ma non è il dolore la cosa peggiore. Si può domare, come gli ha spesso ripetuto il Sensei. La sofferenza fisica è transitoria. Quella mentale no. Il primo a soccombere è stato proprio lui. Gli è sembrato quasi che tutti gli anni di pratica, la fatica, il sudore e il sangue sputato non siano serviti a niente. Povero Michelangelo. E' quello che ha combattuto più di tutti, con una ferocia che non gli apparteneva per niente. Anche con una pallottola nel bicipite lui combatteva lo stesso. Sorrideva mentre cadeva a terra. 'Ci ho provato', ha detto, prima di svenire. Neanche quella piccola simulazione di morte ha abbattuto il suo spirito giocoso. Leonardo non è mai stato così fiero di lui.
E Donnie? Calmo e centrato mentre faceva roteare il bastone per deviare la traiettoria dei proiettili. Tattica elementare la sua: Leonardo e Michelangelo a sgominare i nemici; il genio a cercare una via di fuga. Efficace in teoria. Irrealizzabile nella pratica.
Troverò un modo per farci uscire da qui, fratelli. Questa è una promessa.

 

'Interessante. Che mi dice invece di questo fantomatico mutageno? Novità dal fronte 'leucociti' ? '
'Si tenga forte. Tutte le cellule presentano alti livelli enzimatici. Tra questi le dna polimerasi. '
Tutto dell'atteggiamento di Drew sembra cantar vittoria. Globuli bianchi. L'argomento più complesso e meno interessante da analizzare. Gli occhi gli brillano di una luce indefinibile, tanto che Amy è costretta a distogliere lo sguardo, a disagio. Croce. La fortuna non è dalla sua parte.
'Non si rammarichi, collega. Sono sicuro che le sue... abilità le permetteranno di destreggiarsi anche in questo campo. Sarò curioso di sentire il risultato. '
Ha dalla sua la bellezza di una donna in fiore. E l'ambizione. E un pizzico di intraprendenza. Che la stia invidiando per questo? Che la consideri niente di meno che una predatrice pronta a divorare chiunque le si pari davanti? Sì. Dev'essere per forza così. Amy fatica a trovare altre spiegazioni.
'Credo sia meglio azionare la centrifuga. ' si limita a commentare stancamente. Tre minuti. Tre minuti prima che le componenti del sangue vengano divise e si inizi con lo studio dell'ematocrito. Tre minuti in cui le toccherà sorbirsi le provocazioni di un uomo troppo pieno di sè.
E' sicura di aver sentito distintamente una risatina cupa e gutturale proveniente dal collega. 'Come desidera. ' conclude, voltandosi.
'Questo è impossibile. Deve aver commesso un errore. I leucociti non possono riprodursi come le cellule somatiche normali. '
'Non è quello che vedo ora al microscopio. Vuole dare un'occhiata anche lei? ' dice Amy con voce zuccherina. Lo stesso gioco può essere giocato anche in due. Drew scatta in avanti come un felino. Nel giro di pochi secondi il sorriso malevolo sparisce, rimpiazzato da una tensione che la rallegra. 'Ne è più convinto adesso? ' chiede, le mani nascoste nelle tasche del camice.
Drew impiega qualche secondo a rispondere, non prima di essere tornato al suo posto. 'Devo ammettere che le evidenze ci sono. ' soffia a fatica.
Un classico. Le prove c'erano tutte da molto prima. Se c'è una cosa che si insegna alle matricole in facoltà è che le cellule del sangue sono incapaci di replicare il proprio dna per generare dei simili. Ma questo, questo... va contro tutte le regole scientifiche scritte sui libri dell'università.
Dev'essere questa la seconda ragione per cui i tempi di guarigione sono così limitati. La dna polimerasi è un enzima usato nei processi di trascrizione e replicazione del dna. Dna polimerasi uguale a riproduzione. Gli enzimi sono ammassi di proteine. Dove sono prodotte le proteine?
Amy rivolge nuovamente lo sguardo al microscopio. La schiena inizia a dolerle a forza di stare piegata per così tanto tempo. Quante ore saranno passate? La stanchezza inizia a farsi sentire. E' sveglia dalle due del mattino e ora è mezzogiorno inoltrato. Il cervello non elabora.
Coraggio, vecchia mia. Hai fatto turni anche più lunghi. Un ultimo sforzo.
'La pressa francese... ' sussurra con voce strascicata.
Drew le lancia un'occhiata annoiata. 'Come, prego? '
'E' tutto così semplice. Ribosomi! La sede di sintesi delle proteine sono i ribosomi. Credo che siano la fonte della loro forza. '
'Sta dicendo che le loro cellule del sangue sono in grado di duplicarsi grazie ai ribosomi? '
'Esattamente. '
Un attimo di silenzio. Amy spera che quella bizzarra teoria abbia senso. E che sia la strada corretta per la rivelazione del secolo. L'entusiasmo da scienziata alla sua prima scoperta si è decisamente riacceso.
'La pressa francese... ' ripete. Un sorriso sincero le increspa le labbra screpolate. 'Dovrebbe permetterci di isolare la componente ribosomatica dal resto della cellula. Ventiquattro ore. ' Un sorriso di speranza. 'Credo proprio che avremo un giorno libero, dottor Drew. '

 

Il cielo è nuvoloso. Le previsioni del meteo danno pioggia. Amy prega di non essere vista da Drew o dalla Thompson. E' sicura che l'entusiasmo nei suoi occhi e i movimenti frenetici del suo corpo possano essere misinterpretati. Pazza. Una scienziata pazza. Eppure non riesce a smettere di volteggiare qua e là per i corridoi. E' nuovamente preda di piacevoli vertigini che le fanno sentire la mente leggera. Nessuna preoccupazione. Ha un giorno intero per godersi il trionfo. Come passare il resto della giornata? La schiena le fa ancora male, le palpebre minacciano di chiudersi da un momento all'altro, ma l'adrenalina è troppa anche per lei.
Già, come passare il resto della giornata? Steve. Devo assolutamente dirlo a Steve. Mi inviterà a pranzo. Potrebbe accadere qualcosa. Oppure...
I mutanti. I mutanti restano la più grande incognita della sua vita nonostante parte del mistero sia stato risolto.
Sono quindi anni e tre mesi esatti dalla mia nascita.
Quindici anni. Se fossero totalmente umani sarebbero degli adolescenti, assumendo che abbiano la stessa età. Sudore, acne, ribellione, trasgressione. Se fossero totalmente rettili sarebbero degli esseri dai giorni contati. Le testuggini d'acqua non vivono così a lungo, le ha spiegato Connor. Vent'anni. Stop. Ma loro non sono nessuna delle due cose.
Che cosa siete? Che cosa siete? Esseri meravigliosi, meravigliosi...
Le scappa una risata. Sta per incrociare uno squadrone di guardie. Uno di loro le rivolge un'occhiata perplessa. Eppure c'è qualcosa che stona con la sua euforia.
Quindici anni. Supponiamo che il viola sia umano. O che il suo cervello funzioni esattamente come quello di un umano. Tutto quello che ho provato fino a questo momento, il suo corpo...
Amy si immobilizza. Accanto a lei c'è una grande finestra che dà sul cortile punteggiato dai camion militari. Attrazione. E' il nome della variabile inclusa nell'equazione.
Sono forse attratta da un mutante adolescente?
Attrazione. Uno strano modo per indicare qualcosa che vada oltre il puro e semplice istinto materno. Con l'arancione si tratta solo di quello. Il blu resta ancora da definire. Il viola, Donnie, è il suo punto debole. Non può dimenticare le occhiate lanciate al suo corpo snello mentre era imprigionato nell'unità di contenimento.
Non posso permettere che questo vada oltre.
E sono tante le ragioni. Innnanzitutto il fatto di appartenere a specie differenti. La seconda è la differenza di età. Ventiquattro anni contro quindici. Nove anni.
Gli ho anche toccato il collo... e mi è pure piaciuto farlo...
Quella rivelazione spegne il suo entusiasmo come una doccia fredda. Le guance si stanno riscaldando. Amy cammina a testa bassa verso la sua nuova camera improvvisata, il suo rifugio segreto. Ala ovest. Si maledice per aver scelto proprio quella sezione. Pochi passi a separarla da Donnie.
Non è Donnie. Non più. Da ora in poi sarà solo un mutante. Solo un mutante.

 

Quando le porte dell'ascensore si aprono, a separare Amy dalla sua stanza intercorrono solo pochi metri. Lo stanzino degli attrezzi, appositamente sgomberato dagli attrezzi per ospitare la donna, confina con il locale dove è confinato il mutante in viola. Amy fissa per alcuni secondi la porta chiusa ermeticamente senza dire una parola. Poi scuote la testa e si dirige verso la sua stanza. Ad accoglierla non c'è alcun mutante dalle straordinarie capacità intellettive, ma solo la puzza di chiuso.

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Ho faticato tantissimo per scrivere questo capitolo, per questo è una pagina più corto del solito. Questo per due ragioni: ho avuto due giornate davvero stancanti e in più la mole di ricerca dietro ciascuna battuta pseudo-scientifica è stata davvero tanta. Ho fatto del mio meglio per rendere l'intero processo dietro la forza delle tartarughe plausibile, ho cercato articoli scientifici sia in italiano che in inglese e ho imparato due-tre cosette sulla fisionomia dei rettili. L'unico aspetto un po' fantascientico è stato il fatto che nei nostri mutanti i globuli rossi e bianchi conservino la capacità di duplicarsi per divisione mitotica (mi perdonate, vero? ), ma considerando il fatto che stiamo parlando di chimere scappate da un laboratorio, cresciute nelle fogne e addestrate a combattere da un topo gigante, mi sembra doveroso concedermi almeno questa presa di posizione... XD Per il resto ho voluto dare un minimo di introspezione a Leonardo, che non si è – ovviamente! - arreso al suo destino. Questo per correggere l'errore che ho tralasciato nel capitolo precedente, in cui dicevo che Amy e Connor sarebbero dovuti andare dal blu mentre la scena successiva è con Donnie. Dannata me. Ma almeno con questo capitolo ho chiuso il cerchio.
Amy, come avrete già intuito, è preda di un conflitto interiore. Si rende conto di quanto sia sbagliata l'attrazione -ancora fisica! - che prova per Donatello, eppure... si vedrà tutto nel prossimo capitolo.
Vi ringrazio per essere stati con me fino ad ora, ci vediamo presto col nuovo aggiornamento!

Made of Snow and Dreams.

 

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Capitolo 6
*** Intermezzo: oltre la luce, il buio ***


Intermezzo: oltre la luce, il buio

 

 

Michelangelo aveva sempre voluto essere un essere umano. Nel suo profondo nutriva un'idea tenera e romantica della cosa. A quindici anni si è giovani e innocenti. Si hanno aspettative alte della vita. Si nutre la speranza di un futuro radioso. E dolcemente si sogna ad occhi aperti. Michelangelo immaginava spesso come la sua vita sarebbe potuta cambiare se solo fosse nato come un essere umano, partorito da una donna e cresciuto in mezzo a quelle creature tanto simili e tanto diverse da loro. Il mondo in superficie lo aveva sempre affascinato. Così turbolento, brulicante, caotico, perfetto per accogliere il suo carattere infantile e giocoso. Un mondo dove tutti i desideri possono diventare reali: andare a scuola e studiare, nonostante lui odiasse farlo; giocare in superficie, colpiti in pieno dalla luce del sole che sfiorava la sua pelle da rettile così poche volte...
Anche se il maestro Splinter non faceva altro che ripetergli di quanto l'ombra gli fosse amica, e lui nel suo intimo si sforzava disperatamente di credergli.
Prendere il diploma e laurearsi. E chissà quanto cibo avrebbe potuto preparare per l'occasione, lui che amava tanto cucinare per sé e i suoi fratelli. Trovare una ragazza. Ecco, quello era il punto dolente. Fidanzarsi. Magari sposarsi. E magari creare una famiglia. Le umane erano una debolezza per lui. Creature gentili e delicate, spesso dalle forme morbide e voluttuose che catturavano la sua attenzione.
E quella di Leonardo.
'Non le sto ammirando, Mikey. Le sto semplicemente osservando. Un buon ninja deve saper sempre osservare il mondo circostante. '
E Raffaello.
'Prova a dirlo un'altra volta e ti faccio tornare bello quel brutto muso che ti ritrovi! '
E Donatello.
'N-non sto guardando loro, Mikey. Cioè, non specificatamente loro. Le sto studiando per un progetto di idrodinamica. Sì, idrodinamica. '
Le ragazze umane, la sua tortura, il suo tormento. E a poco serviva distrarsi a forza di pizza, film e videogiochi. Loro spuntavano sempre. Anche nei suoi sogni. Ragazze che salvava da chissà quale pericolo, che lo ringraziavano con occhi scintillanti e grati. Qualche volta con un bacio appassionato che lo faceva svegliare con uno strano umidore tra le cosce. Coperte macchiate che poi gli toccava pulire in segreto. E spesso incrociava Raph in lavanderia, che lo cacciava via malamente con qualche battutina sarcastica delle sue. O con una manata ben assestata sul guscio. Come se Michelangelo non avesse mai notato il volumetto di Playboy nascosto sotto al suo cuscino.
'Sensei. Potrebbe mai capitarmi? A me o ad uno di noi. Di trovare qualcuno che ci ami per ciò che siamo. Che mi voglia bene. Che guardi… che guardi oltre. '
Il maestro lo aveva studiato in silenzio. I suoi fratelli lo fissavano a bocca aperta. Solo Donnie aveva chinato la testa, ma lui aveva scelto di ignorarlo. Sapeva già cosa ne pensasse. Nonostante la creatura che loro chiamavano 'padre' fosse notevolmente più bassa di loro, in quel momento era Michelangelo a sentirsi piccolo. Indifeso. Il suo spirito avrebbe dipeso per sempre da quella risposta. Che ci fosse una speranza, anche solo minima. Splinter aveva poggiato la mano destra sulla sua spalla e l'aveva stretta in una presa gentile e affettuosa.
'Tutto può accadere, figlio mio. Gli esseri umani non sono tutti crudeli, e io ne so qualcosa. Vi ho mai raccontato della vostra hogosha? '
Lui aveva abbassato il capo. Quella sera il Sensei non smise mai di osservarlo. Ma al giovane quella risposta era bastata. Il suo cuore aveva ripreso a cantare e la sua mente ripreso ad immaginare il fatidico incontro con una bellezza rara dalle curve generose, con la pelle più morbida e profumata dell'impasto della sua pizza preferita. Una piccola speranza. Era tutto quello che voleva.
La donna bruna era bella, simile al tipo di ragazza che popolava più frequentemente i suoi sogni. Era stata gentile nel suo bizzarro approccio. La sua mano era fresca e morbida, e lui ne era stato irresistibilmente attratto. Aveva spinto la guancia verso di lei, alla ricerca di un contatto in più, di una carezza più profonda e attenta. Lei lo aveva accontentato senza insultarlo, come invece erano soliti fare gli umani che puntualmente salvava. Ironia. Lei, la carceriera, aveva capito e ascoltato e parlato.
'Sei buona? Com'è possibile? ' aveva pianto lui. I suoi fratelli lo prendevano spesso in giro per quello. Che piagnucolone che sei, che frignone, gli dicevano. Lui ormai era abituato e si sforzava di non farlo di fronte agli altri. Ma c'erano state volte, tante volte, in cui il letto era stato testimone di pianti disperati e silenziosi, di singhiozzi soffocati da finti colpi di tosse, di pugni dati al cuscino per frustrazione. Perché non sono umano? Perché non sono umano? Era quella la domanda ricorrente. April O'Neil avrebbe mai accettato le sue avances se lui avesse avuto un altro aspetto?
'In un posto come questo, piccolo mio, il concetto di 'buono' e 'cattivo' è molto relativo. '
Piccolo mio. Lo aveva chiamato così. Nessuno lo aveva mai fatto, neanche il maestro. In quel momento Michelangelo era stato colpito da un'improvvisa rivelazione: quella donna era indubbiamente buona e lui poteva usare quello spiraglio di debolezza per liberarsi e salvare i suoi fratelli. Nonostante lui odiasse manipolare le persone e neanche sapesse come farlo. Che bastasse raccontarle di se stesso, dei suoi timori e di come fosse la vita nelle fogne? Che bastasse raccontarle della sua vita di reietto per stabilire una connessione?
Lo avevano curato. La ferita alla gamba doleva un po' meno. Sapeva che lo avrebbero lasciato solo, in compagnia delle guardie crudeli. Sapeva che lei se ne sarebbe andata e lui non voleva. Ma c'era un dovere superiore da rispettare.
'Prenditi cura dei miei fratelli! ' le aveva gridato. Una vocina nella sua testa continuava a ripetergli che lei lo avrebbe fatto.
Quella vocina non si era ancora spenta. Michelangelo continuava a nutrirla nella speranza di non impazzire. Gli mancava Leo, la sua guida, la sua ispirazione. Gli mancava Donnie, il genio indiscusso che si divertiva a chiamare con tanti nomignoli diversi e stupidi. Gli mancava Raph, il suo compagno di giochi, il suo partner nel combattimento. Sentiva freddo. I ninja del Clan del Piede gli avevano tolto tutto. Le armi, la famiglia. Il Sensei era sicuramente morto. Suo padre era morto. La loro normalità era stata calpestata solo per il fatto di essere diversi. Schredder li aveva ingannati. A Michelangelo non resta altro che confidare nella genialità di Donatello e nella bontà di quella scienziata. E covare vendetta. Continua a ripeterselo mentre un'altra lacrima gli sfugge dagli occhi azzurri e gonfi.

 

 

'Non sei mai stato toccato da una donna, vero? '
Visioni. Non c'era altro modo in cui definire le ombre che popolavano i suoi sogni. Donatello non amava sognare, nonostante il maestro Splinter lo incoraggiasse spesso a farlo.
'Il sonno aiuta molto a preparare un ninja al domani, quindi dormi di più, figlio mio. Concediti un meritato riposo. Le tue ricerche possono aspettare. '
Il Sensei, come del resto anche i suoi fratelli, non capiva. Non capiva cosa si celasse davvero dietro le cortine di numeri, probabilità e calcoli con cui la sua mente si teneva occupata. Tre ore scarse di sonno. Un caffè molto concentrato per risvegliare il cervello dalla sonnolenza. Di nuovo l' immersione nei suoi piani. Non che la sua vita fosse sterile e asettica, no: l'affetto c'era. Dall'amore fraterno che nutriva per Michelangelo,
'Donatellooo… gran cervello… costruiscilo, e ci farai sognare come solo tu sai fare! '
'Ohhh, mi fai esasperare, Mikey! '
all'aperta ammirazione che provava per Raffaello,
'Sono un po' scheggiato. Rattoppami al meglio. '
'Fammi fare quello figo per una volta! '
al rapporto di mutuo rispetto con Leonardo,
'Meditazione e allenamento. Dovresti provare anche tu qualche volta, Donnie. '
'Magari un'altra volta. Sono impegnato con questo progetto. Ma non dimenticherò la tua offerta. '
a quello genitoriale con Splinter. Splinter, il padre di cui tutti loro avevano bisogno e che probabilmente non sarebbe mai più stato. Le probabilità che fosse vivo erano troppo poche.
'Non sei mai stato toccato da una donna, vero? '
No, avrebbe voluto dirle di getto. Donatello era sempre stato affascinato dagli esseri umani. I loro creatori. Che Michelangelo si struggesse alla loro presenza era un dato di fatto. Gli sguardi malinconici lanciati al mondo esterno da sotto la caditoie ne erano la prova definitiva. Leonardo manteneva un atteggiamento stoico a riguardo: si limitava ad unirsi a loro quando lui, Raph e Mikey spiavano donne e uomini ballare a ritmo della musica che veniva trasmessa ogni giorno dagli stereo disseminati in città. Le festività erano il periodo perfetto per dare una sbirciatina. Poi, così come avevano iniziato, si erano fermati. Donatello non aveva più costruito dispositivi per studiare in segreto il mondo esterno e i suoi fratelli, d'altro canto, non ne avevano più richiesti. E neanche si erano avvicinati più ai canali di scolo.
Ma poi ci aveva ripensato. Aveva effettivamente avuto contatti con un'umana, così come i suoi fratelli. Soprattutto Raph. In quella giornata da segnare sul calendario era riuscito ad avvicinarsi ad una ragazza senza che lei scappasse terrorizzata. Undici novembre. Ricordava ancora i dettagli della sua fisionomia: quelle strane macchiette che le contornavano il naso, così simili alle minuscole squame sulle guance di Michelangelo. I capelli castani che le ricadevano in ciocche morbide sulle spalle, così strani e allo stesso tempo così attraenti al primo sguardo.
'Alexis… mi chiamo Alexis. '
Un timbro basso e soffuso, un vero balsamo per il suo udito. La sua voce non era acuta come quella di Michelangelo, non era mascolina come quella di Leonardo o Raffaello. Non era stridula come la sua. Però… c'era un però. Era stato lui a medicarle la ferita alla caviglia. Aveva fatto il suo dovere. E in cambio non aveva ricevuto niente. Era previsto, ovvio: le possibilità che un essere umano, men che meno una ragazza, toccasse di sua spontanea volontà un mutante di quella stazza erano irrisorie. Lui stesso non si era mai azzardato a calcolarle. Paura. Non gli andava di sapere i risultati e basta.
Ma poi era arrivata lei. Quella scienziata.
'Rimpiangi forse ciò che sei? '
Lo aveva toccato. Lo aveva toccato in uno dei punti più sensibili del suo corpo. Uno dei più erogeni. Le condizioni della sua pelle suggerivano che fosse giovane, che non avesse ancora raggiunto i trent'anni. I suoi occhi miopi erano pure riusciti a registrare il colore dei suoi occhi enormi - Nocciola come i miei, ma molto più verdi, e quello dei suoi capelli – Bruna, è bruna, ma i capelli presentano un'alta percentuale di componente rossa. Solo le occhiaie rovinavano quel grazioso quadretto che lo aveva aiutato a reggere la vista del proprio sangue sgorgare dalle ferite.
'Donatello, figliolo. Vorresti seguirmi un attimo nella mia stanza? Sì, quella che uso per meditare. '
La voce del maestro era delicata e premurosa. Lui non aveva raggiunto i tredici anni. Aveva lasciato i suoi fratelli a vedere la partita, schioccando loro uno sguardo perplesso. Raffaello si era limitato a fare spallucce, Leonardo gli aveva rivolto un sorriso di incoraggiamento e Michelangelo lo aveva salutato con la mano sinistra, l'unica libera dalle briciole delle patatine.
'Allora. Ho notato in questo periodo che sei più distratto durante gli allenamenti. C'è qualcosa che ti turba? ' gli aveva chiesto suo padre mentre chiudeva la porta.
'Non capisco, Sensei. '
'Vedimi come tuo padre, figlio mio. Lo sono sempre per te e per i tuoi fratelli, ma ora più che mai. ' Il tè fumante sgorgava profumato dalla teiera. 'Ne vuoi un po'? ' E gli aveva rivolto un sorriso colmo di infinito affetto.
'No… padre. Sono più per il caffè. ' La confusione di Donatello era cresciuta di altre due tacche. Le emozioni più preponderanti nella sua vita stavano tornando a galla. Nervosismo. Impazienza. Imbarazzo. Anticipazione. La logica non riusciva a calmarle. Si era sistemato gli occhiali con l'indice… o qualsiasi dito fosse. Suo padre aveva capito all'istante il suo stato d'animo. Gli aveva poggiato una mano calda sulla testa nuda con delicatezza. 'Non devi essere nervoso con me, piccolo mio. Voglio solo fare una chiacchierata con te, da… uomo a uomo. Diciamo così. ' E aveva soffocato una risatina divertita.
'Una chiacchierata su cosa, papà? '
Splinter lo aveva guardato dritto negli occhi. Donatello non era riuscito a reggere il suo sguardo, preda di un'improvvisa timidezza. Con lui non aveva il livello di confidenza che Leonardo aveva, né la silenziosa comunicazione che Raffaello sembrava alimentare. Non era estroverso e bisognoso di attenzioni come lo era Michelangelo. Lui era Donatello, il terzo figlio più grande, il più introverso, il più impacciato, il genio. Era colui che risolveva i problemi di fisica quantistica, che pianificava nuove tattiche di combattimento e costruiva congegni sempre più sofisticati. Donatello, il mutante quattr'occhi che preferisce lo studio al combattimento. Donatello, il più debole dei quattro. Donatello, il figlio meno capace del gruppo.
'E' difficile anche per me parlarne, ma sento che è giunto il momento. State diventando grandi ed è giusto che sappiate. Lo dico a te per prima, che sei il più maturo del gruppo. '
'Il più maturo… '
'Sì, il più maturo. E' un tale peccato che tu non riconosca il tuo enorme potenziale… ma so che non mi deluderai neppure stavolta. Non l'hai mai fatto e mai lo farai. '
Aveva rialzato la testa con uno schiocco. Lo aveva fissato negli occhi quasi del tutto celati dalla pelliccia folta. 'Cosa stai cercando di dirmi, papà? '
In risposta ci fu un lungo sospiro. 'Quando si è bambini è difficile capire e soprattutto spiegare certe cose. Donatello, tu… sai come nascono i bambini? '
Oh. Era questo, dunque, l'arcano. La riproduzione umana e animale. Aveva studiato a fondo i meccanismi ancor prima di compiere i dieci anni e non aveva alcun problema a spiegarlo al Sensei. Nonostante non capisse a cosa gli servisse saperlo. 'Certo che lo so, padre! Il maschio inserisce il liquido spermatico nella femmina tramite un procedimento chiamato eiaculaz… '
'Bene, vedo che già lo sai. Ma sai come si raggiunge quello… quello stato? Sai come si… insomma, si eiacula? ' Gli occhi del Sensei sembravano risplendere al buio. Le sue mani si muovevano freneticamente nonostante con una reggesse in mano la tazza.
Eiaculazione. Uno strano fenomeno corrispondente al culmine del piacere. Per anni Donatello aveva cercato di capire il concetto strofinandosi l'inguine con ambo le mani. Ricerche scientifiche, esperimenti su esperimenti che non avevano dato dei risultati. Una volta Michelangelo si era unito a lui. 'Voglio giocare a strofinare il guscio. Chi lo strofina più forte vince! ', ma ciò non aveva prodotto alcun cambiamento. Poi era arrivata l'adolescenza. I programmi in televisione parlavano di una cosa chiamata 'sesso', in cui maschi e femmine stimolavano i propri o i genitali degli altri senza scopo riproduttivo. Donatello non riusciva a comprenderne la ragione. Fu quando decise di approfondire l'argomento sul suo laptop personale che qualcosa in lui cambiò.
'Sì, papà. So come si… eiacula. ' aveva ammesso alla fine, gli occhi fissi sul tatami, incapace di guardare altrove.
'Quindi immagino che tu lo abbia già provato. '
Sì, lo aveva già provato. Era capitato in uno di quei siti il cui indirizzo iniziava per la tripa x. Tante categorie. Tanti, troppi video. Una spirale continua in cui a perdersi era solo lui. Il peccato era stato consumato nell'ombra del suo laboratorio. Solo, e senza una compagna. Movimenti lenti e bagnati, così gli piacevano le carezze alla sua virilità. Aveva soffocato i gemiti mordendosi la punta della lingua, ma non aveva potuto evitare i piccoli spasmi che gli avevano scosso i muscoli delle gambe. E infine un calore mai provato prima, che gli incendiò il ventre con furia micidiale, era esploso dal suo membro macchiandogli il camice. 'Fortuna che la stoffa è bianca ', aveva riso tra sé e sé. Eppure la paura che uno dei suoi fratelli lo avesse visto o sentito riaffiorava nei momenti più inopportuni. Così come il presentimento che qualcuno avesse informato di quell'episodio il Sensei.
'Sì. L'ho… già… provato. ' aveva sillabato Donatello.
Splinter aveva sorseggiato il tè senza dire una parola. Poi la sua bocca si era incurvata in un sorriso comprensivo. 'Sono fiero di te. Stai diventando grande. Ti stai facendo uomo. '
'Papà… io n-non capisco cosa tu voglia… '
'Ascoltami. Non ti ho chiamato per invadere i tuoi spazi. Ti darò consigli solo se e quando li vorrai. Ora voglio solo avvertirti. Donatello… voi siete unici nel vostro genere. Non esistono altri come voi. Forse non ne esisteranno mai. '
Aveva messo in conto anche questo. Il messaggio era chiaro. Loro sarebbero cresciuti. E senza sapere cosa significasse amare o essere amati da una donna. Donatello lo sapeva, ma non era altrettanto sicuro che anche i suoi fratelli lo sapessero.
'Maestro… lo so già. So a cosa andremo o non andremo incontro. Come avete intenzione di spiegarlo agli altri? ' aveva chiesto, e la voce gli era fuoriuscita piatta, senza alcuna traccia di tristezza o risentimento per la sua natura. Combatterla, ormai, non aveva più senso.
Splinter aveva riposto con cura la tazza sul tavolino che li divideva. I suoi occhi era limpidi. 'Troverò un modo. Ti chiedo solo una cosa. Resta vicino ai tuoi fratelli quando li preparerò a ciò che verrà. Soprattutto a Michelangelo. '
Gli aveva accarezzato la carne tenera del collo, e a lui quel contatto era piaciuto più del dovuto. Quindici anni a combattere la speranza di non restare solo gli avevano indurito la scorza. Una scorza che rischiava di collassare miseramente su se stessa al solo tocco della loro carceriera. Aveva avuto un assaggio di Paradiso. E ora, nonostante odiasse ammetterlo, ne desiderava sempre di più. Desiderava che quella donna tornasse da lui.
Sono un fallito, sono un fallito, sono un fallito…
Sensi di colpa. Leonardo. Michelangelo. Tutti loro avevano contato su di lui per fuggire da quel luogo di torture. Lui aveva fallito e continuava a fallire bramando quei tocchi delicati.
Quel ritornello si ripeté nella sua testa per ore come una trottola impazzita. Poi Donatello si addormentò. E stranamente non sognò.

 

Raffaello. Il maestro. Raffaello. Il maestro. Morti entrambi. Forse anche Donnie e Mikey. Una famiglia distrutta. Per colpa di chi… per colpa di nessuno?
Leonardo non era mai stato impulsivo come Raffaello e Michelangelo. Non era mai stato intelligente come Donatello. Tuttavia dalla sua aveva il carisma e l'equilibrio, costruito anno dopo anno a forza di intense sedute di meditazione a cui gli altri, al contrario suo, non amavano sottoporsi. Sin da piccolo aveva cercato di imitare il Sensei: dalla meditazione per raggiungere la pace mentale che tanto agognava di raggiungere alle impressionanti abilità nel combattimento con o senza armi; aveva coltivato persino un certo palato in fatto di tisane calmanti da ingurgitare prima di andare a dormire. Piangeva il fatto di non essere diventato bravo come il maestro, ma con il passare del tempo quel sentimento – Ammirazione? O segretamente invidia? - si era affievolito fino a sparire del tutto. Aveva realizzato che, nel suo intimo, non voleva davvero eguagliare suo padre: lui voleva superarlo. Faceva tesoro di ogni giornata che rientrava nel suo quotidiano, di ogni momento passato in famiglia, senza alcuna distrazione, senza alcun pericolo. Nel suo intimo sperava, agognava, che quella pace durasse per sempre.
'Ancora. Non distrarti, Leonardo. Ricorda di mantenere l'equilibrio. Contrai gli addominali. '
C'erano volte in cui Leonardo fingeva. E mentiva. Mentire al proprio padre era sbagliato, se lo ripeteva come un mantra ogni giorno. Ma non riusciva a smettere.
'Più flessibilità. Stira le gambe. Devi sentir bruciare le ginocchia. '
Poteva percepire la preoccupazione del maestro Splinter. Ogni volta che fingeva di mostrarsi dispiaciuto per non aver passato l'allenamento la sentiva crescere. Dove sbaglio? Cosa lo blocca? Sapeva che erano i suoi pensieri ricorrenti. E puntualmente ne soffriva, lui che odiava raccontare menzogne alla sua famiglia. Poi, un giorno…
'Figli miei, avvicinatevi. Ciò che devo dirvi è importante. Il mio lascito. Forse il mio più grande insegnamento. '
Si erano rannicchiati ai suoi piedi, come facevano sin da bambini. Donatello all'estrema destra. Raffaello all'estrema sinistra. Michelangelo vicino a Raph. Leonardo accanto a Donnie, al centro di quella fila improvvisata. Splinter li aveva guardati negli occhi attentamente, uno ad uno, prendendosi il suo tempo.
'Verrà un giorno in cui rimarrete soli. La vita è un dono che va preservato ad ogni costo. Ma se un giorno io non dovessi esserci più… '
'Maestro, ti prego, non dire queste cose brutte! ' lo aveva implorato Michelangelo. I suoi lineamenti erano contratti in una smorfia di dolore. Raffaello manteneva gli occhi sgranati e la postura rigida. Leonardo capiva bene cosa significasse: era terribilmente a disagio. Lui e Donatello si erano scambiati un'occhiata eloquente. Si prospettava una serata triste che Michelangelo avrebbe superato solo stando ancorato al loro padre con tutte le sue forze.
'E invece ascoltami, Michelangelo. Quel giorno verrà. Prima o poi verrà. Vi ritroverete ad essere soli, ad affrontare il mondo esterno. Un mondo pronto a schiacciarvi. Per questo vi chiedo… vi prego, di impegnarvi al massimo durante le mie lezioni. Ve lo chiedo da Sensei. Ve lo chiedo da maestro. Ve lo chiedo da padre. Quando cadrete io sarò lì. Vi farò rialzare. Vi insegnerò a farlo. Ma quando il mio giorno arriverà dovrete farlo da soli. '
'Sensei… ' aveva sussurrato Raffaello. Una lacrima gli rigava la guancia. Il suo sguardo era affranto.
'Non voglio sentire oltre! ' aveva gridato Michelangelo. Le mani erano corse a tappare i fori auricolari. Aveva scosso la testa freneticamente, disperato, con gli occhi annegati dalle lacrime. Spiritati. Quando Michelangelo assumeva quell'espressione faceva paura. Gli faceva paura.
Un singhiozzo soffocato. Proveniva da Donatello. Leonardo si era voltato verso di lui, solo per trovarlo rannicchiato su se stesso, il capo appoggiato sulle ginocchia e le mani a cingere il corpo tremolante. La morte. Il mistero della morte. Che il Sensei prima o poi morisse era inevitabile. Sarebbe successo la stessa cosa anche a loro, prima o poi. Forse di vecchiaia. Forse uccisi in combattimento. Leonardo aveva chinato il capo, fissando il pavimento sotto di sé. Non sapeva cosa dire né come comportarsi. La sua testa era vuota e gli girava. Non sentiva niente. Non ebbe il tempo di pensare ad una risposta valida che Splinter si alzò. Repentinamente. Il suo viso imperturbabile tradiva una scintilla di turbamento. Fece due passi e poi si fermò, dando loro la schiena. La voce gli giunse lontana e fievole. 'E' per questo motivo che ogni giorno vi alleno fino a sfinirvi. Che ogni giorno vi rimprovero. Che ogni giorno vi punisco. Per rendervi più forti. Avete il potenziale di fare cose grandi e meravigliose, piccoli miei. Quando quel giorno arriverà, ognuno di voi dovrà contare sugli altri. Sarà questa la vostra più grande forza. Perciò… ' Una pausa. Splinter si voltò. I suoi occhi si soffermarono su Leonardo, e in essi c'era una forza e una determinazione che mai aveva visto brillare in quel modo. '… date il massimo, sempre. Non arrendetevi. Fate tesoro di questi momenti, perché il mondo esterno è sempre pronto a toglierveli. '
'Che sia maledetto il mondo esterno! ' sputò di getto Raffaello. Tremava di rabbia, gli occhi erano furenti. 'Che senso ha proteggere qualcosa che vuole distruggerci? '
'Quel mondo vi ha anche creati. Ha creato i miei figli. I miei bambini. Ha fatto del bene. Là fuori è così. Troverete sia il bene che il male. Ed è per quella scintilla di bontà che vale la pena lottare. '
'Lo Yin e lo yang… ' aveva mormorato Leonardo senza rendersene conto.
Splinter aveva annuito. 'Il principio del Taoismo. C'è della luce nell'oscurità. Così come c'è dell'oscurità nella luce. Leonardo, ' e lui aveva rialzato lo sguardo sebbene la testa gli girasse, '...ti prenderai cura dei tuoi fratelli? '
'Sì, papà. ' Aveva giurato. 'Lo prometto. '
E ora? Che cosa avrebbe detto Splinter vedendolo in quello stato? Lo avrebbe sgridato? Sarebbe rimasto deluso? Leonardo, l'allievo preferito, l'allievo perfetto. Aveva fallito. Non era riuscito a proteggere i suoi fratelli. Raffaello doveva essere morto. Suo padre anche. Un singulto scuote il petto a Leonardo. Stringe i denti fino a sentire dolore alla mascella. Tutto ciò che prova è odio, un odio che rischia di lacerarlo dentro e portarlo alla pazzia. Un odio che non riesce a dominare, che la meditazione non può acquietare. Si guarda attorno nella stanza dove i bastardi lo hanno rinchiuso. E' solo e indifeso contro il ronzio continuo dei neon sul soffitto.
Peggio di così…
E grida, grida più forte che può.

 

 



Note dell'autrice:

Beccatevi un capitolo che mi ha drenata di tutti i fluidi corporei disponibili! Un paio di punti che spero riconosciate: ci sono dei dialoghi che ho preso dal film del 2014, ma la maggior parte li ho inventati di sana pianta io. Ho cercato di dipingere Splinter come molto saggio e pragmatico, cosa che è in realtà, un padre comprensivo che accompagna i nostri ragazzi nelle fasi più delicate della crescita. La solitudine, la mancanza di amore, la morte… sono tutti temi che ho cercato di approfondire senza risultare eccessiva o ridondante, cercando di vedere lo stesso tema da più punti di vista. Ho usato la musica di Interstellar come sottofondo, secondo me molto ma molto azzeccata per un capitolo commovente come questo – che ho cercato di rendere tale, quanto meno! Spero di avervi emozionato, di avervi fatto suscitare qualcosa, di avervi commosso almeno un pochino. A presto con il prossimo capitolo e il ritorno di Amy, d'altro canto siamo solo al primo giorno! XD

Made of Snow and Dreams.

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Capitolo 7
*** Intermezzo: un nemico inaspettato ***


Intermezzo: un nemico inaspettato

 

 

'Sì, scusa se ti ho interrotto. Domanda da un milione di dollari: come ti senti in questo momento? '
China Town. Un vivace quartiere distante dieci minuti da Central Park, andando filati con l'auto. E' il primo appuntamento con uomo dalle intenzioni serie dopo una latitanza durata anni. Amy è spaventata. Le tremano le mani mentre sfoglia le pagine del menù, cercando di concentrarsi sui nomi delle zuppe. Steve Brown è seduto al tavolo di fronte a lei e la guarda con occhi genuinamente preoccupati. Il suo viso è paonazzo per il freddo e a lei scapperebbe un sorriso divertito se non fosse che anche lei versa nelle stesse, identiche condizioni. Le mani sono intorpidite, la pelle screpolata.
'Infreddolita. Credo si noti parecchio da vicino. ' si limita a dire. Sorridere è difficoltoso. Le labbra rischiano di spaccarsi al minimo stiramento.
'Da vicino, dici? ' ride. La sedia scricchiola. Si è accorta troppo tardi che il suo spasimante è vicino, troppo vicino, al suo viso. Riesce persino a notare il suo riflesso negli occhi azzurri e senza dubbio innamorati dell'uomo.
E' così palese che abbia paura?
'Ottimo suggerimento. Così sei ancora più bella. '
E' allarme generale. No, ti prego, non ora, non sono preparata... E' sicura che la sua fronte sia imperlata di sudore nonostante il suo corpo sia ancora scosso dai brividi. Troppo presto. Una donna non si concede mai al primo appuntamento, o almeno così afferma il codice ufficiale. E non invita mai un uomo a bere un bicchiere a casa sua, a serata conclusa. Non che lei abbia mai prestato attenzione a quelle patetiche regole costruite a tavolino solo per essere infrante. Ipocrisia totale. Stanchezza. E' sicura che il trucco le stia colando sul viso tirato. Steve è solo un amico e quella è solo una gitarella improvvisata per dividere il conto e risparmiare. E' tempo di sconti, non è vero? Sì. Dev'essere necessariamente così.
'Grazie... ' riesce a balbettare Amy. Tenero, dolce, imbranato Steve. Però qualcosa stona. In condizioni normali avrebbe apprezzato quei maldestri tentativi di abbordaggio... ma quelle attuali non lo sono affatto. Riesce a trovare la serenità solo quando un imbarazzante gorgoglio le ricorda che è tempo di ordinare qualcosa.
Steve accenna l'ennesimo sorriso. 'Qualcosa mi dice che hai fame, eh? '
'Era fin troppo prevedibile. ' risponde lei scrollando le spalle. La testa continua a girarle impazzita: troppe domande a cui dare risposta quando ciascuna di esse aprirebbe nuovi, interessanti e terribili scenari da analizzare. Uno di questi la presenta sdraiata su un divanetto in stoffa bordeaux, a vomitare parole senza senso addosso ad un uomo in camice bianco. A raccontare cosa, poi? "Una piccola famiglia felice. Un padre scienziato dalle alte aspettative. Un marito che rifiuta la sua promessa all'altare per un'altra. Oh, ha proprio ragione. Li odio proprio gli uomini. Da piccola volevo fare la scrittrice... e guardi cosa sono diventata. I mutanti? Sì, credo di nutrire una certa attrazione verso una tartaruga parlante con gli occhiali. Tutto quadra. Ora posso andare?" Ma no, non le è concesso neanche quello. Il contratto che ha firmato le impedisce di avere una vita normale in cambio di meraviglie e soldi, tanti soldi. Niente psicologo. Niente primo appuntamento.
Tra poco installeranno le telecamere anche nel bagno delle donne. E se l'avessero già fatto? Che cafoni...
'Hai visto qualcosa d'interessante? ' le chiede Steve, ma la voce le giunge lontana e ovattata.
Ti prego, almeno tu, aiutami a non pensare... non pensare...
'Ho... ' riesce ad articolare lei, '...ho intravisto qualcosa con del potenziale. Spaghetti di soia. Ho voglia di qualcosa di caldo. ' Ha scelto il primo piatto su cui le è caduto l'occhio, alla ricerca di una risposta che la facesse tornare alla normalità. E poi è vero. Il suo corpo è ancora scosso dai tremiti.
'Se hai voglia di qualcosa di caldo, perchè non butti un occhio alle zuppe? Niente di più buono in inverno, come diceva mia nonna. '
Gira la pagina del menù stancamente. Non ha voglia di ingrovigliarsi tra tutte le possibili scelte. Magari dopo. Un altro giorno. Tutto ciò che vuole in quel momento è un boccone in compagnia e nove ore filate di sonno. Non ha voglia di stare da sola. Non può permettersi di stare da sola. Sa già che la sua mente inizierebbe a galoppare senza alcuna briglia a frenarla. 'Non ho molta voglia... ' inizia a dire con tono irritato, '... di brodini melmosi. Non... aspetta un attimo. '
Per un secondo Amy teme di aver perso la ragione. Che i suoi occhi la stiano ingannando. O che il destino debba avere un pessimo senso dell'umorismo. E' scritto lì, tra i piatti consigliati dallo chef.
'Zuppa di tartaruga a quindici dollari... ' mormora con gli occhi che le bruciano. E' sicura che il suo viso sia mutato in una grottesca maschera di carnevale. E' sicura che i suoi occhi siano spiritati e gonfi e inquietanti. Non fare così, vecchia mia... un po' di contegno, su! C'è un uomo con te!
Steve tiene gli occhi incollati al menù. Non si è accorto del suo cambiamento repentino. Uomini. Ma alla fine è meglio così. Che non sappia di quanto il progetto Post-Rinascimento la stia logorando dopo neanche un giorno di lavoro. Ma a pensarci bene, prima o poi sarebbe dovuto succedere. Non che lei non regga i turni di lavoro massacranti a cui li sottopone puntualmente Sack da remoto. No. Non è il tempo ciò che la logora interiormente. E' solo la compagnia.
"Gli ho anche toccato il collo... e mi è pure piaciuto farlo... "
'Zuppa di tartaruga? Non sarebbe un'idea cattiva, effettivamente. Io non l'ho mai provata. '
Già, chi di noi l'ha mai fatto?, vorrebbe rispondergli con un sorriso esausto. 'Non è una specialità americana... ' si limita invece a commentare. Una goccia scivola lentamente lungo tutto il suo naso e, arrivata alla punta, cade sulla pagina. Che diamine...? Si accorge troppo tardi che il suo viso è interamente segnato da rivoli di sudore. E non solo. La stoffa della camicia sta aderendo fin troppo bene alla sua schiena. In una frazione di secondo Amy scatta in piedi e dà la schiena a Steve.
'Amy? '
'Scusa, devo darmi una sciacquata. Forse mi sta venendo la febbre. Sai, questi sbalzi climatici... '
Il bagno delle donne è arredato da piastrelle cobalto e composizioni floreali sulle pareti. L'aria profuma di sapone e pulito, ma nonostante l'odore non sia così acuto e sottile da ricordarle l'atmosfera della mensa nelle Sacks Industries, Amy è costretta a tapparsi il naso per non rischiare di rimettere sul pavimento. Tuttavia la vera tragedia è guardarsi allo specchio.
Oddio, sembro un cadavere!
E' malata. Dev'essere sicuramente così. La lampadina ancorata alla parete è piccola, ma sufficientemente potente da inondare l'intero abitacolo di una luce gialla e putrescente. Riflessa sul suo volto consumato le sottolinea l'incarnato malaticcio e la salute cagionevole.
Siamo a dicembre, in pieno inverno. E' normale. Non mi sono coperta abbastanza bene, tutto qui.
Sciacquarsi la faccia è liberatorio. Sebbene l'avesse già previsto, la visione delle goccioline d'acqua inquinate dal nero del trucco la rende particolarmente suscettibile. Si sente debole e patetica. Più patetica di quanto in realtà non sia.
Perchè dev'essere sempre così, Robinson? Perchè?
Rabbia. Non ha bisogno di specchiarsi per vedersi infiammata da una collera muta e sorda che però le dà la forza per girare i tacchi e tornare al tavolo da Steve. L'ultima occhiata - Decisa, stavolta devo essere decisa, - allo specchio le rimanda l'immagine di un viso rovinato, con gli occhi infuocati dall'orgoglio.
"Solo interesse scientifico? Ti stai facendo condizionare troppo, figlia mia. "
La voce di suo padre è autoritaria e severa. E non ha paura di dire la verità.
"Ha davvero così tanto a cuore il destino di quelle creature? "
Quando Amy chiude la porta del bagno ha ritrovato la serenità e il sorriso sincero. C'è solo una preoccupazione che continua a torturarla nel profondo: che quell'impeto di sicurezza in se stessa duri.

 

La scenetta che le si presenta davanti riesce ad acquietare le ultime briciole di ansia. Steve le fa cenno con la mano e così facendo attira l'attenzione divertita della coppietta più vicina al loro tavolo e di un uomo vestito di nero all'angolo. Per un attimo si concede di sognare ad occhi aperti. Normalità. Un laboratorio condiviso per le sue bizzarre ricerche in una casa con il giardino strabordante di gelsomini e violette e lo steccato fresco di pittura bianca. Una casa in cui crescere dei marmocchi urlanti e felici. E' così che le appare, perfettamente nitido e definito nei minimi dettagli, il futuro con quell'uomo cedendo alla sua corte serrata. Normalità. Anche il caro vecchio Ronald era così, prima di abbandonarla all'altare davanti a tutti gli invitati sotto lo sguardo affranto e sconvolto di sua madre.
'Eccomi qua. Ci ho messo tanto? ' domanda lei. La musica rilassante sputata fuori dalle casse all'ingresso del ristorante copre il fastidioso strascinìo della sedia sul pavimento.
'Cinque minuti buoni. ' risponde lui. Nei suoi occhi aleggia una sincera preoccupazione. 'Ti senti meglio? '
'Molto. Il tempo di incipriarmi il naso e sono tornata. '
Steve ride. Da quanto tempo si conoscono? Sacks li aveva riuniti tutti prima che l'inverno calasse su Manhattan come una pesante cappa.
'Vi faccio i miei più sinceri complimenti. Sono in tanti a desiderare di trovarsi qui e in pochi ci riescono. Vi ho scelti personalmente in quanto confido nelle vostre abilità, per le quali vi siete distinti e per le quali vi reputo adatti a lavorare in uno dei progetti più ambiziosi di questo secolo. '
Sacks teneva le mani dietro la schiena e faceva scivolare lo sguardo su ognuno di loro. Sulla scrivania erano stati riposti dei fogli il cui contenuto era ignoto a tutti. In quella stanza la tensione era quasi palpabile, ma a consolare Amy c'era un forte odore speziato che aleggiava nell'aria e la cui provenienza era sicuramente il collo della biondina accanto a sè. Nelle Sacks Industries era raro trovare delle donne che non avessero il viso marcato da rughe profonde e il cui servizio nel campo scientifico non ammontasse almeno a dieci anni buoni. Nessuno sapeva quali fossero i requisiti esatti che permettevano alle matricole di accedere ai test selettivi, e ciò aveva permesso a ciascun dipendente di teorizzare in modo più o meno fantasioso. L'ipotesi più accreditata era anche la più banale: che bastasse avere un amico sufficientemente influente; una sua parolina e puff!, si era dentro. E poco importava da quale università venissero pescati i fortunati. Nelle interviste Sacks assicurava con tono serioso che solo l'impegno e la dedizione erano premiati. Washington, Manhattan, Connecticut, Chicago. Quest'ultimo era stato preda di un grosso scandalo qualche anno fa. Uno degli studenti aveva aggredito una ragazza, provocandole delle ustioni di secondo grado. La poverina era finita su tutti i giornali, mentre del colpevole si erano perse le tracce, e solo qualcuno di influente avrebbe potuto insabbiarne il nome così velocemente.
'Sulla mia scrivania c'è un foglio per ciascuno di voi. Leggetelo con molta attenzione. Una volta firmato il contratto non potrete più tornare indietro. '
Dodici ore continue di lavoro sul fantomatico progetto 'Post-Rinascimento'. Dodici ore libere, ma sotto stretta sorveglianza. Stretta sorveglianza. Chi li avrebbe controllati? Amy non era sicura di volerlo sapere. L'aumento del tasso di criminalità a New York portava un solo nome, quello del Clan del Piede. Divieto assoluto di comunicare con i propri familiari e amici, ad eccezione dei propri colleghi di lavoro. Salario ben ricompensato. Somma generale: più di duecentomila dollari a testa.
'Duecentomila dollari a testa... è impossibile... ' aveva sussurrato Amy senza neanche accorgersene.
'Certo che è possibile, dottoressa Robinson. Le Sacks Industries sono finanziate dai governi di tutto il mondo. Duecentomila dollari è una cifra irrisoria per il lavoro che vi aspetta... sempre che decidiate di firmare. '
Bastardo. Aveva gettato l'amo. E a giudicare dal frenetico scribacchiare, qualcuno aveva già abboccato.
'Oh, dottor Drew. Vedo di averla già convinta. Mi fa piacere che entrerà a far parte della nostra famiglia. Una famiglia speciale. ' aveva detto Sacks con un sorriso.
Drew. Un uomo dai folti capelli scuri e la vista acuta da falco. Amy l'aveva incrociato raramente nei corridoi del suo stesso reparto. Un tipo schivo all'apparenza ma dotato di un certo senso dell'umorismo. 'Duecentomila dollari sono duecentomila dollari. Chiunque accetterebbe. ' aveva detto scrollando le spalle.
Ci aveva beccato in pieno. Tutti i presenti in sala ad eccezione di Sacks avevano la medesima espressione. La bionda si masticava i denti nervosamente senza staccare gli occhi dal foglio. L'uomo dai capelli fulvi sembrava essere imperturbabile anche di fronte a quell'offerta. E infine c'era lui, il dottor Brown, medico specializzato in anatomopatologia. Una professione bizzarra che aveva sempre affascinato Amy. Se non fosse che bisognava guardare negli occhi il corpo durante l'autopsia. Suo padre l'aveva sempre canzonata a riguardo."E' solo un corpo morto, Amy. Fai finta che sia un pupazzo con cui giocare. Non ti farà del male. I vivi, devi avere paura di quelli. " E fino a prova contraria aveva avuto ragione. Per un attimo gli occhi azzurri dell'uomo si erano incontrati con quelli di Amy. Le aveva rivolto un timido sorriso e lei aveva voltato la testa di scatto, imbarazzata. Aveva firmato a sua volta. Amy Robinson. Calligrafia pulita e ordinata. Era fatta.
Aveva rinunciato a tutto per i soldi. Famiglia e amici, non che lei ne avesse molti. Si era maledetta silenziosamente nei giorni susseguenti. Eppure quel 14 dicembre aveva cambiato tutto.
'Ordiniamo qualcosa? Tra non molto dovrebbe ricominciare il mio turno e non posso arrivare in ritardo. '
'Eravamo rimasti alle zuppe, non è così? ' commenta lei. 'Zuppa di tartaruga. E' la tua risposta definitiva? '
"Da ora in poi sarà solo un mutante. "
'Sì. Mi sono deciso mentre eri via. Potremmo dividercela. Le porzioni qui sono enormi. '
"Sono quindici anni e tre mesi esatti dalla mia nascita. "
Pensi di avere potere su di me? Ora ti faccio vedere io.
E' un turbine di odori. Zenzero, cassia, anice, garofano. Le ricordano il profumo indossato dalla Thompson in quell'uggiosa giornata autunnale. Il gioco di sguardi tra lei e Steve è lo stesso del loro primo incontro. Molte cose sono rimaste uguali e altrettante sono cambiate.
"Esseri meravigliosi, meravigliosi... "
Dentro di sè rivede le sfumature screziate di verde negli occhi curiosi e teneri del mutante. Che stupida che dev'essere sembrata agli occhi suoi e di Connor. Che ingenua. Che incapace. Passi pesanti. La voce del cameriere è tenue e sommessa.
'Zuppa di tartaruga per me e la signora. Un piatto solo. Per contorno ci porti pure degli spaghetti di soia e verdure. ' ordina Steve.
"Solo un mutante. "
Ti farò pentire di avermi plagiata in questo modo.
'Ci sarà da divertirsi. ' commenta Amy con un sorriso serafico. Tuttavia ha l'impressione che qualcuno, da lontano, li stia osservando.

 

'Sicura che non vuoi andare all'ospedale? Se proprio non ti fidi di me e delle mie diagnosi. Non dista molto da qui. '
'No, grazie. Inoltre hai dimenticato le clausole del contratto che abbiamo firmato? Preferisco andare a riposare in quella magnifica stanza di albergo che è lo stanzino degli attrezzi. '
La macchina di Steve è una Peugeot 208 dai sedili morbidi e confortevoli. L'aria condizionata circola per tutto l'abitacolo ed è un piacevole ronzio di sottofondo che la distrae dal sapore acido che le ha invaso la gola. Ha vomitato. Ha vomitato non appena ha visto il povero animale immerso nel suo stesso brodo. Il musetto era rimasto contratto dal dolore e gli occhi erano stati asportati. Il carapace galleggiava come un'isoletta solitaria nell'oceano. Ennesima brutta figura, ma dalla sua ha, ormai, l'abitudine alla sua goffaggine. Non s'era nemmeno curata troppo degli sguardi sconvolti degli altri clienti e quelli disgustati dei camerieri a cui sarebbe toccato pulire l'intruglio policromatico che colava pietosamente dai bordi del tavolo. Ma non era stato quello il lato peggiore della scenetta. Si era ripromessa di consumare il piatto che avrebbe sancito il suo futuro rapporto con i mutanti, e lo avrebbe fatto davvero se il suo corpo non l'avesse tradita un attimo prima che i suoi propositi si realizzassero. Si era sentita umiliata e offesa e delusa da se stessa. A ripensarci gli occhi le pizzicano pericolosamente.
'Non sentirti in imbarazzo per quello che è successo. ' s'intromette Steve. La sua guida è impeccabile, ferma e controllata. Eppure qualcosa non va, a giudicare dalle occhiate sospettose che continua a lanciare allo specchietto retrovisore. 'Capita a tutti di... beh, di rimettere sul tavolo di un ristorante. E' accaduto una volta a mia sorella. Una cimice è entrata e lei è andata di matto. '
'Grazie dottore, ora sì che mi sento rassicurata. Perchè continui a guardare indietro? ' chiede. E' preda di uno strano presentimento. L'immagine dell'uomo in nero continua a fare capolino nella sua testa.
Lui si prende un momento prima di rispondere. 'Hai presente quello che c'era scritto nel contratto? Che saremmo stati sorvegliati tutto il tempo? Ecco. Credo proprio che non fosse un'esagerazione. '
La macchina che continua a star loro dietro è una Mercedes nera, col muso contorto in un ghigno minaccioso.
Decisamente una giornata da dimenticare.
La strada che porta alle Sacks Industries è una sola, stretta, impervia e piena di curve pericolose. Il ghiaccio ha ricoperto l'asfalto e le radici dei pini appaiono fin troppo fragili per trattenere lo spesso strato di neve e roccia sulla carreggiata. Le auto sono costrette a stare una dietro l'altra. Istintivamente Amy si aggrappa al manico sopra al finestrino con tutta la forza che ha. Steve sta accelerando metro dopo metro e l'indice della mano destra sta tormentando l'unghia frastagliata del pollice. L'ansia sta iniziando a divorare lentamente anche lui.
Tempismo pessimo in una strada come questa.
'Steve... rallenta, per favore. ' lo supplica, e le viene naturale farlo. E' costretta a ricacciare giù un altro conato. Non impiegherà molto tempo a rimettere sul cruscotto di quella macchina nuova di zecca. 'Paura di fare un incidente. Potresti perdere le mani. ' aggiunge poi.
'Cerca di resistere, Amy. Quei bastardi ci stanno addosso. '
Mancano altri due chilometri all'arrivo. La situazione si fa sempre più tragica: qualcosa fiotta in mezzo alle sue gambe. Gli occhi di Amy si sgranano all'inverosimile mentre accavalla le gambe in un disperato tentativo di fermare la fuoriuscita del fluido.
Ti prego, non dirmi che è quello che penso...
'Ho cambiato idea. ' dice, e la voce le esce più acuta del solito. 'Accelera più che puoi. E' un'emergenza. '
'Che succede? Perchè hai cambiato idea? Ti stai sentendo di nuovo male? ' chiede lui prendendo stretta l'ennesima curva. La Mercedes alle loro spalle si fa sempre più vicina.
'Zitto. Non chiedere. Accelera e basta. '
Rettifico: decisamente una giornata da lasciarsi alle spalle.
Il ventre inizia a gonfiarsi e a dolere. Sono tutti segnali che ogni donna impara a conoscere dall'età prepuberale. Ad Amy erano arrivate a scuola, durante l'interrogazione di storia. Non vedeva l'ora che quel momento imbarazzante, pregno dell'odore metallico e ferroso proveniente dalla sua intimità, finisse. E solo per catapultarsi nel primo bagno disponibile e dare sfogo all'emotività ammassata negli ultimi giorni.
E Steve? Cosa avrebbe pensato di lei dopo quel disastroso primo appuntamento? Tutto era andato a rotoli. Amy si sforza di non pensarci troppo, ma ad ogni tentativo gli occhi si riempiono sempre più di lacrime, come se fossero delle cisterne pronte a straripare tutta l'acqua accumulata con la frustrazione di quella giornata. Colpa dei mutanti. Tutta. Colpa. Loro. Le cose non erano state più le stesse dalla loro venuta.
Sacks ha ragione a volervi prosciugare. Diventerete rugosi e rachitici. Vi sgonfieremo fino all'ultima goccia e poi vi sezioneremo pezzo per pezzo. Di voi non resterà più niente.
'Ci siamo quasi. Vedi il tetto dell'ala ovest? '
L'ala ovest...
No. E' meglio non pensarci. L'ala ovest è importante solo per lo stanzino, dove ad aspettarla c'è uno scomodo e bitorzoluto materasso. O forse sì? Il mutante dagli occhi nocciola. Meglio iniziare da lui. Al diavolo quel suo adorabile sguardo da intellettuale.
Il piccolo salvatore della patria. Fa tanto l'eroe. Mi irrita.
"Prenditi cura dei miei fratelli! "
Dopo il viola si passa all'arancione, sì. Che dica addio a tutte le sue ridicole speranze da ragazzino ingenuo e innocente. Lui e i suoi occhi color del cielo. Potrebbe chiedere a Steve stesso di estirparli. O magari alla Thompson. Chissà. Rimarrebbe sopresa dalla sua richiesta, lei che aveva osato mettere in dubbio la sua integrità da scienziata?
Il blu. Il meglio resta per dopo. Così come in cucina si lasciano per ultime le parti migliori, loro potrebbero godere dei suoi ruggiti animaleschi alla notizia della morte dei suoi cari fratellini. Sarebbe morto prima di dissanguamento o di dolore? E' una tesi da verificare.
'Amy, stai piangendo. '
Davvero?
Steve ha ragione. La sua faccia è rigata da lacrime silenziose e brucianti. Con una mano si strofina il viso, ma ciò non fa altro che rendere quelle stille ancora più visibili. E' solo davanti all'imponente cancello delle Sacks Industries che quelle lacrime si tramutano in un pianto inconsolabile. Steve non dice nulla. Si limita ad accarezzarle la spalla mentre la misteriosa Mercedes li accosta. Le portiere si aprono. Due scagnozzi di Sacks li fissano truci. Uno di loro è l'uomo in nero.
'La vostra uscita non era autorizzata. ' afferma quest'ultimo, facendo loro segno di scendere. Amy impiega qualche minuto a raccogliere i pezzi del suo animo infranto. La tessera di riconoscimento si nasconde nella tasca della borsetta a tracolla. Una ragazza sorridente nel fiore dei suoi anni, con le guance paffute e decorate da uno spesso strato di blush.
'Non sapevo che dovessimo segnalare ogni nostro spostamento. ' sibila Steve, non preoccupandosi di nascondere la sua ostilità verso di loro. 'Inoltre farlo non avrebbe cambiato la situazione. Ci stavate spiando sin dall'inizio, non è così? '
Che la stia proteggendo da un eventuale assalto? Probabile, le suggerisce la voce fastidiosamente sincera della sua testa. E lei? Avrebbe fatto la stessa cosa per lui, l'uomo che pareva amarla oltre le figuracce, oltre le apparenze, oltre i suoi dubbi? Sarebbe andata oltre?
Sono domande per un altro giorno.
Ad attenderli c'è la solita procedura. Riconoscimento della tessera. Scanner delle retine. Perquisizione – una stupida parola per definire la serie di palpeggiamenti rivolti alle donne che lavorano per Sacks. Non ha voglia di discutere. Amy lascia che una guardia le sfiori il fianco morbido per qualche secondo di troppo davanti agli occhi risentiti del collega. Non saluta neppure Steve, dietro di lei. E' sicura che lui capisca. Il tempo di gettare la borsa come uno straccio sporco – O come la mia dignità personale, pensa con un sospiro – che il materasso le si profila nel buio della stanza come un miraggio. Quando ci si distende sopra chiude gli occhi e subito si addormenta.

 

 

Note dell'autrice:

1) La scena della zuppa di tartaruga doveva essere una scena metaforica... spero di avervi fatto almeno intuire il concetto XD
2) La citazione 'Paura di fare un incidente. Potresti perdere le mani.' è ispirata tantissimo alla scena di Doctor Strange, quando guida mezzo ubriaco e perde le mani.
3) Povera Amy con il ciclo, sappiate che da questo momento in poi sarà un'escalation di disagio, ahah!
Al prossimo capitolo (che sto già scrivendo con un'intensa dose di disagio),

 

Made of Snow and Dreams.

 

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Capitolo 8
*** Giorno due: l'incidente ***


Giorno due: l'incidente

 

 

 

 

Quando Amy si sveglia dopo dieci ore continue di sonno, è già di pessimo umore. Le mutandine sono irrimediabilmente rovinate e l'umidore tra le cosce la mette a disagio. Occupare il bagno delle donne per quindici minuti buoni le risulta imbarazzante e gli sguardi interrogativi delle inservienti non fanno altro che peggiorare la situazione. Connor la sta aspettando. Le ha lasciato un biglietto appeso alla sua porta con dei brandelli di scotch. Appuntamento all'ingresso delle Sacks Industries. Lui, a differenza sua, torna a casa nonostante il poco tempo a disposizione. Forse da una moglie dal corpo voluttuoso e profumato, forse dai genitori anziani e bisognosi di cure. Forse con loro la sua maschera d'indifferenza crolla al suolo e in frantumi... o forse no. Non importa. Non c'è tempo per pensare quando realizza che le restano poche ore prima che la centrifuga nel laboratorio dia loro i risultati. L'entusiasmo che l'aveva dominata durante le sperimentazioni con Drew l'ha completamente abbandonata, e ciò che resta è solo amarezza. Avrebbe consegnato i risultati dei test alla Thompson per avere il via libera sulla sintesi del mutageno. Avrebbe lavorato con Drew senza dare corda ai suoi assurdi tentativi di approccio col solo scopo di canzonarla. Avrebbe accettato gli inviti di Steve, semmai ne fossero arrivati degli altri. Iniezioni di ketamina. Controllo delle condizioni di salute generali. Nutrizione per via endovenosa. Solo quelli i compiti per quella giornata iniziata col piede sbagliato.
'Buongiorno, dottoressa. Mi auguro che abbia dormito bene. ' enuncia con tono neutro e perfettamente controllato Connor dopo la perquisizione.
'La ringrazio molto. Ho dormito bene, sì. ' Ed è la verità. Una volta distesa sul materasso – più comodo di quanto si aspettasse – si è arresa al sonno con sollievo. E' sicura di non aver neppure sognato. Meglio così. Niente incubi a risvegliarla con la testa che gira e il corpo più stanco di prima. Ne deduce che lavorare con quei ritmi sia il primo passo per liberarsi dalla dipendenza da sonniferi: per la prima volta in vita sua, Amy Robinson si ritrova a congratularsi con se stessa per aver accettato quell'incarico dai turni massacranti.
'Ho pensato di cominciare dai sotterranei. Devo accertarmi che le ferite di ciascun mutante si siano rimarginate alla perfezione e che le loro condizioni siano stabili. Non possiamo permetterci altre perdite ematiche. Inoltre dobbiamo cominciare con le iniezioni di stimolante. ' continua l'uomo. Amy si limita ad annuire e a seguirlo per le scalinate che conducono all'ascensore. Il tragitto viene consumato in un silenzio così profondo che, in altre condizioni, l'avrebbe imbarazzata e che avrebbe tentato di disperdere con qualche battuta di circostanza. Ma quella è una giornata speciale che Amy ha intenzione di trascorrere senza stressarsi troppo. Sbalzi umorali. Il pericolo è quello.
Riesce a mantenere la calma persino quando incrocia Ella Thompson per le scale. La gonna aderente ai fianchi, nonostante sia parzialmente celata dal camice, sottolinea i fianchi ben modellati. La sua postura non irradia alcuna severità.
'Ah, voi due! Lieta di vedervi già all'opera. ' Il modo in cui pronuncia ogni parola è gentile, come se avesse paura di ferire qualcuno. Amy sospetta che la notizia della sua disastrosa uscita con Steve abbia già fatto il giro delle Sacks Industries. Che chiunque in quell'edificio sappia e che chiunque stia cercando di trattarla con una cortesia che lei trova solamente irritante. Lo sguardo di Ella Thompson si sofferma su di lei, più delicato del previsto. 'Dottoressa. Spero che si senta meglio. Non appena avrà finito di assistere il dottor Connor, vorrei che mi raggiungesse nel mio ufficio. Ho una comunicazione per lei. '
'Mi faccia indovinare. Un rimprovero da parte di Sa... del dottor Sacks, non è così? ' E' facile da indovinare. Le aspetterà un bel richiamo seguito probabilmente da almeno una minaccia, più o meno velata.
La Thompson si stringe nelle spalle. 'Non so cosa voglia riferirle. Non è affar mio. Mi limito solo a riferire i messaggi. '
No, tu sai benissimo cosa voglia dirmi il signor benefattore di New York. Solo che non vuoi dirmelo in faccia.
Amy annuisce di nuovo. Stancamente. 'Mi presenterò non appena avrò finito il lavoro. Spero di non metterci molto. ' dice, e la voce le esce piatta e moderata, in modo da non lasciar trasparire alcuna emozione.
'Impiegheremo meno tempo prendendo l'ascensore. Ho dei pazienti ad attendermi. ' s'intromette Connor. Pazienti. Che buffo modo per definire delle vittime destinate a morire lentamente e in solitudine.
'Allora vi lascio andare subito. Il dottor Sacks vuole un rapporto dettagliato sulle loro condizioni di salute. Nel caso in cui il mutageno non basti si dovrà ricorrere ad un piano di riserva. ' conclude la donna risalendo lentamente le scale. Il suono del tacchettio sul pavimento è l'unica traccia che resta di lei una volta sparita dalla loro visuale.
"Piano di riserva? " è la domanda che frulla nella testa di Amy mentre l'ascensore scende da piano a piano. Sono tante le ipotesi che riesce a formulare nonostante l'apatia la faccia ragionare lentamente, e la più ricorrente è anche la più feroce da immaginare. Se il mutageno non dovesse bastare ne servirebbe dell'altro. Sì. E dove trovarlo? L'unica soluzione sarebbe crearlo in laboratorio facendo nascere delle nuove chimere. Con il risultato di uccidere quelle correnti per crearne delle nuove. Sfruttamento. Terminazione.
"Non abbiamo giocato a fare Dio. Siamo diventati Dio. " aveva detto Sacks quel giorno. E in certo senso aveva avuto ragione. L'uomo che crea una nuova specie? Non più fantascienza. L'uomo in grado di decidere della vita e della morte delle proprie creature? Fattibile. E inumano. Dio non uccide per puro divertimento. Non sfrutta le sue creature per chissà quale obbiettivo finale. E loro non sanno neanche quale sia il piano. Forse neanche importa.
L'entrata dei sotterranei è sorvegliata dalle guardie. Una di loro, un uomo più alto e massiccio degli altri, digita un codice su un pannello di sicurezza. Il mutante in arancione è prevedibilmente legato ad uno dei quattro pilastri portanti. I polsi sono tenuti insieme dalle manette, il collo è cinto da un collare collegato ad una catena e la muscolatura è strizzata dalle funi.
'Faccia la stessa cosa. Lo tenga buono almeno fino all'iniezione. ' le bisbiglia Connor. I suoi occhi si muovono freneticamente, le dita picchiettano la superficie metallica della valigetta per gli attrezzi.
Sei nervoso, dottore? Dovresti iniziare a collezionare figuracce, una dietro l'altra. Giuro, funziona. Dopo non sentiresti più niente.
Una voce squillante e argentina richiama la sua attenzione. 'Come stanno i miei fratelli? Li hai visti? '
Amy non lo degna di un solo sguardo. Prevenire è meglio che curare. Non ha bisogno di entrare in quei due oceani cristallini per sapere che nei suoi grandi occhi azzurri brilla ancora la speranza.
La speranza di sedurre la sottoscritta, manipolarla fino a tradire il suo lavoro per poi rovinarle la vita?
Le mani le prudono. Amy è costretta a nasconderle nelle tasche del camice. La domanda è rivolta a lei, soltanto a lei. Connor si sta già avvicinando e con una serie di cenni la invita ad unirsi a lui. Rispondere o non rispondere? Che differenza farebbe? Tanto vale divertirsi un pochino. Eppure non riesce a scacciare quella vocina fastidiosa che non fa altro che ripeterle quanto la situazione la ponga in stretto svantaggio. A tuo rischio e pericolo, vecchia mia, le dice senza un attimo di tregua. Cosa c'è di cui avere paura? Il mutante è immobilizzato. Le guardie sono ovunque. E per una volta è lei ad avere il coltello dalla parte del manico.
'Sì. Li ho visti. ' si limita a rispondere con un sorriso sereno. Leggera, si sente leggera nella sua posizione privilegiata.
'E quindi? Come stavano? Dimmelo, ti prego! '
'Non sei nella posizione di darmi ordini. O di dirmi cosa fare. '
'Almeno dimmi se erano vivi! '
Fastidio. Si era dimenticata di quanto quel moccioso – Non può che essere coetaneo di quello viola. Se non addirittura più piccolo. - fosse insistente. Connor è assorbito dal suo lavoro. Le sue mani lavorano con destrezza mentre esamina le ferite ormai rimarginate. Zac zac. Il continuo e attento stridìo delle forbici le fa venire il mal di testa. Due opzioni. Prima: dire al mutante la verità. I suoi fratelli sono vivi e vegeti, almeno per il momento. Seconda: essere vaga. E di nuovo, a suo rischio e pericolo. Non conosce a fondo l'arancione per prevedere le sue reazioni. E Connor sta ancora lavorando.
'Sì, sono ancora vivi. ' si limita ad annuire, evitando di guardarlo in faccia.
Sipario. E' sicura che il mutante la stia fissando. E' una fortuna che le sue mani siano interrate nelle tasche del camice: è sicura che le stiano tremando.
'Mi sbagliavo su di te. Sei esattamente come gli altri. Non sei diversa da loro, proprio per niente. '
Fitta. Per qualche motivo quell'ammasso di parole l'ha colpita dove fa più male.
Sono esattamente come loro...
'Credevo che con te ci fosse una speranza. Sono stato qui ad aspettarti per tutto il tempo. Eri la mia preferita, crostatina. Davvero. '
Crostatina? La sua preferita?
'Non parlarmi così, mutante. ' gli risponde Amy. L'irritazione comincia a farsi sentire. I crampi al ventre si sono fatti più violenti e maledettamente recidivi da quando è entrata nei sotterranei.
'Ho finito. Dottoressa, se può... ' li interrompe Connor. Dalla valigietta sporge l'ago sottile e affilato della siringa.
'Quale sarebbe il sito? '
'Considerando il fatto che è un'iniezione intramuscolare e che i quadricipiti sono stati entrambi compromessi... direi il polpaccio sinistro. Sarebbe l'ideale. '
"Siamo umani da quel punto di vista. "
La siringa è dello stesso tipo. 22G. Perfetta per "chi ha la pelle spessa ". Connor le porge una minuscola boccetta. Il liquido è incolore e trasparente.
"Ci risparmio sofferenze inutili. "
'Cos'è quello? ' Il mutante ha strabuzzato gli occhi ed è allora che Amy vede la paura riflessa nei suoi occhi. Sebbene sia immobilizzato la muscolatura è visibilmente tesa e una minuscola vena fa capolino sulla fronte.
'Uno stimolante. Ti aiuterà a sentirti meglio. '
Ennesima menzogna. Poveretto. Non ha idea di quello che lo aspetta. Alla fine dei conti sarà una morte lenta. Non arriverà più sangue al cervello. Shock emorragico. Annebbiamento della vista, collasso multiorgano. E c'è qualcosa di tremendamente romantico nel sapere che tutti e tre i fratelli condivideranno la stessa sorte. Tempo dell'iniezione. Le narici della creatura si dilatano impercettibilmente, la bocca è socchiusa e pare inalare quanta più aria possibile. Lo sguardo terrorizzato muta fin troppo velocemente: le pupille si dilatano fino a inglobare l'intera iride, l'occhio si socchiude. E senza alcun dubbio sta fissando solo lei.
'Che gli succede? ' esclama Amy allarmata. Le pupille saettano e si inchiodano a quelle di Connor. 'Sta male? Reazione allergica? '
Connor giocherella con la peluria ramata del suo viso. 'Non credo proprio. Una reazione allergica alla ketamina è estremamente rara. ' Si inginocchia vicino a lei, il viso a pochi millimetri da quello del mutante. La voce è profonda, quasi lugubre. 'Stai solo fingendo di star male, non è così? '
L'arancione lo guarda in faccia per qualche secondo. Poi il suo sguardo saetta da lui ad Amy. Tiene ancora la siringa sospesa in aria. Le labbra carnose e piene del mutante si inarcano in un sorriso. 'Non sentite anche voi quest'odore? E' delizioso! '
Connor ha un'aria sospettosa e allarmata. 'Che odore senti? ' indaga lui.
'E' un odore buonissimo. Fatemelo sentire ancora e prometto che starò buono. Ci state? Sarò come un bambolotto. Un pupazzo nelle vostre mani. Potrete farmi qualsiasi cosa. '
'Di che diamine sta parlando? ' chiede Amy, e aggrotta le sopracciglia nel notare quanto la sua voce le sia uscita stridula e preoccupata. Fin troppo. Allucinazioni olfattive? Febbre? Tremori? Eppure il mutante sembra lucido.
'Non lo senti anche tu, dottoressa? Credo che venga proprio da te. Di che marca è il tuo profumo? Devo assolutamente saperlo! '
Che tono insolente. Non si chiedono mai certe cose ad una signora. Per tutta risposta affonda ancora di più le mani nelle tasche del camice, fino a sentire la stoffa premere contro i polpastrelli. La voglia di schiaffeggiarlo aumenta vertiginosamente.
'Se pensi di poterci distrarre con questi giochini da principiante, ti sbagli di grosso. ' si limita a ribattere. La siringa preme finalmente contro il polpaccio sinistro, alla sua destra. Basterebbe poca pressione in più per...
Il sorriso del mutante si trasforma in un ghigno. Le ricorda quello dello Stregatto. La punta dell'ago penetra la pelle dura e squamosa della gamba. Manca solo lo stantuffo.
'Oh... sento il carapace che strizza! Credo che l'odore provenga dalla cosa in mezzo alle tue gambe... '
'Stai zitto, mutante! ' grida lei. Si accorge troppo tardi del danno fatto. Il tempo sembra essersi cristallizzato. Le guardie ai lati dell'enorme stanza puntano immediatamente il mirino sull'arancione. Più per intimidirlo, in realtà. Il rischio di beccare lei e il collega è troppo alto. Così come sarebbe troppo alto il rischio per Sacks di rimpiazzarli con qualche altra recluta di poco conto. Connor la sta fissando con un'espressione decisamente stupita, la bocca semichiusa e la fronte solcata da una ruga solitaria.
Cosa sto facendo? Mi sono fatta umiliare così, in pubblico, di fronte a Connor?
Gli occhi le pizzicano. E' in arrivo una crisi di pianto. La ketamina entra in circolo con lentezza, nonostante il tremolio che le ha invaso la mano. Poche gocce cadono sul pavimento. L'arancione sospira e chiude gli occhi. Che sciocca. Come ha potuto lasciarsi intenerire da quella stessa creatura il giorno prima? Che scherzo è quello? E perchè tutti sembrano avercela con lei?
Con sua sorpresa è l'uomo dai capelli rossi ad estrarre l'ago, senza che il mutante proferisca parola. Solo un sussulto. Amy Robinson lascia che i capelli le coprano il viso da ambo i lati. Gli occhiali le si appannano, la mano non vuole saperne di smettere di tremare.
'In quanto tempo agisce quella roba? ' chiede l'arancione, riaprendo gli occhi.
'Credo che tu abbia detto abbastanza. ' dice Connor. Amy percepisce distintamente il volto colorarsi di rosso – più del dovuto. Per una volta è stato gentile. Non riesce a capire cosa bruci di più in quel momento, se l'assurdità della situazione o lo stupore di vederlo prendere le sue difese. Le scappa una risatina isterica. La situazione si è fatta buffa per l'ennesima volta.
'Dottoressa, va tutto bene? ' le chiede Connor con un sopracciglio alzato. Il mutante la sta osservando accigliato. Il giorno prima lo avrebbe trovato curioso e intrigante. Ora la irrita e basta.
'Sì, sì, va tutto bene . Mai stata meglio. ' dice, e la sua voce risuona stranamente allegra e sicura di sè. Lo è anche la sua postura quando si erge dritta in piedi, la sua ombra a coprire totalmente il mutante inginocchiato di fronte a lei sul pavimento. Non gli hanno ancora tolto la maschera. Arancione, il colore solare per eccellenza, della gioia, della felicità. Aveva inaugurato quella mattina con quei buoni propositi che ora giacevano infranti ai suoi piedi, in attesa di essere calpestati. Era stata quella grottesca creatura a strapparglieli: tanto valeva prendersi qualcosa di suo. 'Guardie... è ben legato? E' sicuro che non possa muoversi? '
'Sì, dottoressa. Lei e il suo collega siete al sicuro. Vi proteggiamo noi. ' fa eco uno dei soldati.
Amy Robinson non ha bisogno di sentire altro. E' un movimento veloce e repentino. Il tempo che il mutante dagli occhi color del cielo si renda conto di quanto in realtà sia impotente di fronte a lei è comunque troppo. Snap. Il prezioso straccio giace ormai nelle sue mani.
'Dimmi un po'... ' gli dice Amy a pochi centimetri dal suo volto, '... quanto tieni alla tua maschera? E' molto importante per te, non è vero? '
Da quella distanza è possibile registrare ogni sfumatura di quegli occhi, ora sorpresi, ora impauriti... ora furiosi. Bingo. Ora è lei ad averlo in pugno. Ora è lei ad umiliarlo pubblicamente. Peccato che a quello spettacolino non siano presenti i suoi fratelli.
'Non penserai davvero di... ' esclama l'arancione con le pupille che si allargano fino ad inglobare l'intera iride cristallina.
Hai paura, piccoletto? Prima era punto tuo. Vediamo di pareggiare i conti.
E' questione di un istante. I lembi della maschera sono intrappolati nella morsa del pollice e indice. Basta solo uno strattone. Frammenti di stoffa colorata cadono silenziosamente sul pavimento solo per essere calpestati dal suo piede destro.
'La mia maschera... la mia... tu non puoi... non può essere... ' balbetta il mutante allucinato. In altri scenari avrebbe trovato quell'atteggiamento triste e colpevole. I lineamenti contriti dalla disperazione e i lacrimoni da infante a rigargli le guance paffute non la rendono orgogliosa del suo lavoro. E non la rendono neanche triste. Apatia. Amy osserva la creatura mentre questa si accartoccia per quanto possibile in se stessa, una serie di singhiozzi a riecheggiare nelle sue orecchie, sempre più forti, sempre più acuti, sempre più violenti.
Per un attimo è tentata di cingere quel collo poderoso con le braccia e stringerlo a sè per consolarlo, per dirgli "Mi dispiace, mi dispiace... " in una litania continua e sincera, ma si ricorda poi che il rischio sarebbe troppo. Magari mettergli una museruola addosso renderebbe il lavoro più facile, ma è Connor a interrompere quel flusso continuo di pensieri.
'Dottoressa Robinson, è meglio passare al prossimo. ' sussurra, ed è il calore della sua mano che le picchietta la schiena a risvegliarla dal suo torpore. Amy annuisce e l'ultima immagine che le si imprime prima che le porte si chiudano è il mutante che piange straziato davanti ai resti della sua maschera.

 

'Dovete liberarci. Dovete liberare me e i miei fratelli, subito. Voi non sapete di cosa Sacks sia capace. Farà del male anche a voi. '
Pazienza. Solito discorso. Solite preghiere. Il blu è maledettamente noioso e ogni volta che apre bocca non fa che ripetere le stesse cose. Amy mantiene un atteggiamento neutrale e perfettamente controllato, gli occhi fissi su un punto indefinito della parete opposta, la schiena rigida come una corda di violino, e solo saltuariamente osserva Connor preparare la seconda siringa di stimolante.
'Mi sentite? ' aggiunge il mutante in blu, seccato. 'Sacks vi ucciderà. Di questo non vi importa niente? '
Il suo nervosismo aumenta a dismisura non appena i soldati gli puntano il mirino addosso. Solita procedura, ma con un tocco extra. Ed è lei stessa a destreggiarsi tra le mille possibilità di assicurare il successo di quella dannata iniezione. 'Preparate i taser, per favore. '
'E' un po' eccessivo... ' bisbiglia l'uomo al suo fianco. Le sue pupille saettano da lei al micidiale strumento nelle sue mani. 'Non rischiamo di innervosirlo troppo? '
'La mia presenza qui è superflua. Lo faccio per precauzione. Lei era presente quando ci fu il tentativo di fuga? Il primo e l'ultimo. Allora sa di cosa è capace quest'essere. ' Perentoria. E' così che dovrebbe essere. Imitare l'ape regina le sta riuscendo bene.
Lui annuisce. Che abbia fatto un buon lavoro? 'Molto bene. Voi, laggiù. Serve qualcuno che chiuda ermeticamente le porte blindate. Voialtri statemi vicino. Dovrete essere molto veloci. Quanto a te... ' dice, rivolto al blu, e i suoi occhi si incastrano in quelli della creatura in una silente comunicazione, '... siamo qui per rimetterti in sesto. Devo controllarti le ferite. Prova a muoverti di un centimetro e non ci sarà alcuna pietà. '
Il blu non aggiunge altro. I suoi occhi sono più freddi, più rabbiosi, affilati come le lame di un rasoio. Il viso è corrucciato, le rughe si sono fatte più pronunciate, la postura si è incurvata. Anzichè arretrare come un cane da laboratorio con la coda tra le gambe, sembra aver preso possesso del territorio circostante. E ciò non fa altro che renderlo più pericoloso.
'Ora io entrerà nell'unità. Siediti e non fare scherzi. Capito il concetto? '
La creatura obbedisce. Con le mani bene alzate piega le ginocchia come se dovesse pregare qualcuno, i talloni a toccare il carapace. Una manciata di numeri senza significato su un pannello e il gioco è fatto. Clack. Il meccanismo che tiene chiusa la gabbia fa dondolare la porta lentamente, come se ci fossero degli spiragli intangibili a muoverla.
'Resta così, immobile... ' sussurra Connor, facendo un passo avanti. Ad una prima occhiata superficiale, le ferite si sono rimarginate così bene da aver fatto saltare diversi punti di sutura. I restanti giacciono penzolanti come minuscoli tentacoli dalle cicatrici. Amy trattiene il respiro. Connor si avvicina di altro passo sotto lo sguardo illegibile del blu. Poi, l'impensabile.

 

'E' sicura di quello che mi sta dicendo? '
La voce calma e autoritaria di Sacks rimbomba come un urlo stridulo e minaccioso. L'immagine che vomita parole senza senso da dietro lo schermo è insensibile agli schizzi di sangue, ai pezzi di cartilagine sputati da un morso atroce e crudele, alle urla raccapriccianti di un uomo il cui viso apparirà deturpato per il resto della vita.
'Sì. Sono sicura. L'ho visto accadere, dottor Sacks. L'ho visto accadere con i miei occhi. ' risponde Amy con gli occhi vitrei e il volto pregno di sangue non suo.
Sacks si abbandona sulla sedia girevole dietro la sua schiena, socchiude gli occhi per un istante che le pare infinito. Intreccia le dita tra di loro, si fa pensieroso. 'Molto bene. La situazione mi è perfettamente chiara. Avete già portato il dottor Connor in magazzino? Credo che lì ci siano gli strumenti necessari per il dottor Brown. E' la persona più adatta a offrire le cure necessarie alla sfortunata vittima di questi eventi. '
Sfortunata vittima... ? Magazzino?
'Con tutto il rispetto, dottor Sacks... non credo che il magazzino sia adatto ad ospitare una persona con una ferita così grave. Dev'essere portato immediatamente in ospedale. '
'Proposta ammirevole, dottoressa Robinson. Ma la mia risposta è no. Non possiamo permettere uno scandalo pubblico. Specialmente data la situazione corrente. '
Connor morirà. Sai che succederà, vecchio bastardo. Non te ne importa proprio niente, non è così?
"Sacks vi ucciderà. Di questo non vi importa niente? "
Dovrà ringraziare il mutante in blu, prima o poi. Magari portargli del cibo preparato con le sue mani, facendo attenzione a non donargliele come spuntino. Dovrà congratularsi con lui per averci visto giusto. Connor è spacciato e Steve non potrà fare molto per tamponare l'emorragia. A Sacks non importa niente di loro. A Sacks non importa niente dei suoi simili. A Sacks non importa niente di ciò che gli è diverso. Gli importa solo di se stesso e basta.
E io? Io non so cosa pensare. Dati insufficienti.
Oh, sarebbe delizioso. Le Sacks Industries nell'occhio del ciclone. Scandalo pubblico, ha detto il mostro più amato da New York. Cosa accadrebbe? Cosa potrebbe succedere se solo una piccola, miserevole parola in più uscisse dalla sua bocca nel posto sbagliato al momento sbagliato? Crollerebbe tutto come un castello di carte? No. Risposta ovvia. L'unica a cadere sarebbe solo e soltanto lei.
'Va bene, dottore. Come dovremo comportarci con il resto del... progetto? Ora che il dottor Connor non è più operativo, intendo. '
'Mi è stato riferito che la sua presenza ha addolcito i nostri ospiti più di una volta. Credo che un dolce tocco femminile possa farli stare tranquilli. Potrebbe rimetterci altro, ma sicuramente non il naso. '
Già, cosa potrei rimetterci?
Amy è costretta ad ingoiare l'insulto che le si è formato prontamente in gola. Ella Thompson le offre uno sguardo impietosito, accucciata dietro il monitor. Il suo viso tradisce il turbamento che deve averle provocato la vista di Connor con i lembi del naso maciullato. Una forza micidiale, quella del blu. Ci sono cose che non si scordano mai nella vita, ed Amy è certa che non dimenticherà mai l'urlo del collega, lo schiocco liquido della cartilagine masticata da una morsa resistente e solida, lo scrosciare impetuoso del sangue, così acceso e brillante, e il suo stupore innocente, e poi la realizzazione del fatto. Deve avere urlato anche lei, ad un certo punto. O forse no. Non riesce a ricordare. Il blu non sorrideva mentre Connor urlava e urlava con le mani ad artigliarsi il volto. La sua espressione affranta, da cane bastonato, l'aveva quasi intenerita. Nonostante il suo viso fosse gocciolante di rosso. Nonostante pezzi di osso giacessero abbandonati sul pavimento. Il blu si è limitato ad osservare e a mormorare delle scuse mentre una lacrima solitaria gli rigava la guancia e lui si accasciava a terra, solo le mani a sorreggere l'ingente peso del carapace e dei muscoli sottostanti.
'E per quanto riguarda il mio compito primario? Devo continuare con il dottor Drew? '
Sacks le rivolge un'occhiata eloquente.
Capito. Risposta chiara e inequivocabile.
Dovrà lavorare anche negli orari extra. La maggior parte dei compiti giornalieri sarà addossata a lei. All'appello manca solo il mutante quattr'occhi in viola, senza considerare le analisi dei risultati freschi di centrifuga.
'Un'ultima cosa, dottoressa. Niente più uscite ricreative e non autorizzate. Ogni movimento dovrà essere registrato e riferito a me. ' enuncia Sacks scandendo ogni sillaba con voce quasi ferina.
Niente più tempo libero, nessun appuntamento con Steve. Il pensiero di quella disastrosa giornata fa scappare ad Amy una risata amara.
'Mi sfugge il motivo di tanto divertimento, dottoressa. ' continua lui, facendosi più severo. 'Forse dovrebbe adottare un comportamento più appropriato, vista la sua posizione. '
Amy ride ancora più forte. Comportamento più appropriato? Posizione? La sua non è affatto una posizione privilegiata. Quelle di Drew e della Thompson lo sono. La sua invece è quella più pericolosa. Un primo appunto: meglio non avvicinarsi più al mutante in blu. Troppo aggressivo e imprevedibile. E neanche all'arancione. Le è rimasta una sola possibilità, un'ultima carta da giocare. Per farlo, le servirà il suo cellulare. O una piccola telecamera. E il soggetto perfetto.
'Continuerò il mio lavoro, dottor Sacks. Ho solo una richiesta. Voglio avere carta bianca su come comportarmi con le creature. Ritengo che un approccio differente possa renderli più miti e maneggevoli. Preferirei che il mio corpo restasse integro. '
E' un azzardo e rischia di perdere tutto. Ma al tempo stesso è la soluzione più logica. Nel giro di poche ore è diventata la collaboratrice per eccellenza. Sacks impiega qualche secondo a rispondere. Si limita a studiarla, ed Amy è certa che il suo sguardo stia viaggiando su ciascuna goccia di sangue raggrumatosi sulla sua faccia. Una mano va a massaggiare la tempia. Bisogno di riposare, lui? Altro punto per il mutante in blu: dietro c'è qualcosa di molto più grosso, qualcosa di proporzioni mega che lei non può neanche cogliere con la sua immaginazione.
'Accetterò le sue condizioni, a patto di vedere dei risultati. Voglio quel mutageno. La pago per questo. E pretendo di riceverlo entro le prossime dodici ore. ' dice finalmente Sacks.
E' poco tempo... ma me lo farò bastare. Eccome.
'E se non dovessi vedere i primi frutti del suo lavoro, lei verrà sostituita. Lo prenda come un semplice ammonimento. ' sorride il bastardo dietro il monitor.
Amy si affretta ad accettare le condizioni. Era prevedibile, dopo tutto. Una minaccia di morte, e neanche troppo velata. Sostituita. Meglio dire "fatta sparire". Dovrà lavorare ancora più duramente. Dodici ore sono poche per capire come estrarre il mutageno dal sangue e analizzarne le specifiche. Drew, dovrà confidare in lui per riuscire a portare a termine il suo compito. E per qualche ragione, il pensiero di dover contare su qualcuno di così viscido non la tranquillizza per niente.
'Sarà fatto, dottor Sacks. ' risponde Amy, ricambiando il sorriso. Ella Thompson continua a guardarla, inquieta. E' lei stessa a girare il monitor dalla sua parte. Amy capisce che il suo colloquio è finito e si affretta ad uscire dall'ufficio della collega con lunghe falcate. C'è del lavoro da fare, e poco tempo a disposizione.

 

 

Note dell'autrice:

Ringrazio infinitamente Ciarax e Elenatmnt per gli incoraggiamenti e l'entusiasmo regalatomi. Vi faccio questo piccolo regalo prima della Vigilia di Natale. A voi e a tutti i lettori che mi seguono, buone feste!

Made of Snow and Dreams.

 

 

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