Zucchero a velo e farina di mandorle

di Gaia Bessie
(/viewuser.php?uid=141599)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Macarons amari ***
Capitolo 2: *** Macarons aspri ***



Capitolo 1
*** Macarons amari ***


Questa storia s'ispira, come meccanismo, a Gossip Girl e Bridgerton. Non fa spoiler sulla trama di nessuno dei due.

Zucchero a velo e farina di mandorle
 
 
Parte prima: Macarons amari
 
Ho fatto un giro e mi sono chiesto
Di cosa nutre il male del mondo
Ora che sono qua genuflesso
Prego prego fino in fondo
Si muove la Luna intorno
Ma tu ti muovi da sola
Credo credo che ci casco
Dentro il vuoto dell'abisso
 
«E adesso passo la Pluffa a Madama Millevoci e la sua attesissima rubrica. Noi ci vediamo… dove? Ma sempre qui, su RadioWizard201, e… come sarebbe a dire quando? Come ogni giorno, dal lunedì al sabato dalle otto e mezza alle dieci!».
«Grazie, Lee».
 
La radio ronza e gracchia le proprie parole, frastornandolo: Draco Malfoy tira la coperta sopra il proprio capo, domandandosi silenziosamente cosa direbbe Asteria, se lo sapesse rannicchiato nel proprio letto di ragazzino per ascoltare una trasmissione destinata a un pubblico di Streghe di mezza età annoiate dalla propria vita ordinaria.
Sa che Madama Millevoci usa un microfono incantato per dissimulare il suono della propria voce – ma, nonostante tutto, c’è qualcosa in lei che gli suona orrendamente familiare: per un momento, ha persino pensato che potesse essere Daphne o Pansy, perfino Asteria, ma il coraggio di domandarlo non l’ha trovato mai.
Eppure, non riesce a smettere di ascoltarla: una rubrica breve, brevissima, di quarantacinque minuti netti al mattino. Dopo il commento sul Quidditch di Lee Jordan e prima di uno stupido programma musicale di cui nemmeno ricorda il nome: quella voce che pensa di conoscere, ma che non riesce a ritrovare da nessuna parte.
Macarons, il titolo della rubrica incriminata: perché i pettegolezzi sono qualcosa di piccolo, morbido e gustoso – o, forse, perché sono colorati come gemme ma, quando li metti in bocca, non durano nemmeno il tempo di una masticata.
Non sa nemmeno lui, perché continui ad ascoltarlo: forse, per la sensazione di familiarità che gli causa quella voce. Forse, perché non gli è rimasto altro – una scatola di Macarons che si scioglie a contatto con la saliva e non lascia traccia di alcun sapore: e allora scolta quelle parole, cercando di recepirne il contenuto che si distacchi dal mezzo.
Madama Millevoci ne ha una per tutti e niente per nessuno: ogni giorno racconta tutti quei piccoli pettegolezzi che come bricioline zuccherose raccoglie da sotto i tavoli da pranzo delle persone, gettandole in pasto agli avvoltoi di tutto il Mondo Magico. E Draco, che forse ha smesso di aver fame dalla fine della Guerra, ascolta paziente quella voce un po’ metallica che sciorina un’informazione dopo l’altra, come la lezione imparata per la scuola, come la canzone che cantava da bambino, la poesia che recitava ai suoi dopo cena.
Qualche volta, nomina persone che conosce – la sente parlare della rottura tra Weasley e la Granger, sciorinare qualche informazione sul misterioso matrimonio di Daphne Greengrass e Blaise Zabini che, fino al giorno prima, s’odiavano a morte. Espone tutto con chiarezza, parola dopo parola: e ancora, Ginny Weasley e una tinta di capelli finita male, Cho Chang sposata a un Babbano, Lee Jordan rifiutato per l’ennesima volta da Angelina Johnson.
Alla sera, Draco si siede sulla sponda del letto e ci ripensa: che senso avranno poi il prima e il dopo, se entrambi possono finire sul tavolo di Madama Millevoci ed esser letti con voce calma, che sa di ferro sciolto e vetro soffiato.
Ria Greengrass, la sua promessa sposa, gli ha insegnato a pregare: non gli dice mai da chi le sia stata donata la conoscenza di Dio ma, in un sussurro, glielo domanda – meglio morire e basta o morire con una speranza che ti gonfia i polmoni in un sussurro a fior di labbra?
Gli ha spiegato che è una cosa Babbana, credere in un Creatore infinito e immensamente buono, ma è una credenza migliore di molte altre che entrambi hanno sperimentato: Draco, che ha sulla pelle tutte le cicatrici della propria permanenza ad Azkaban, in attesa del proprio processo, ha chinato il capo e detto di sì. Non perché la ami, ma crede nelle credenze di Asteria più di quanto non sappia credere nelle proprie.
Così, ogni sera e ogni mattina si genuflette di fronte a una parete spoglia, dove s’immagina quella croce che la sua fidanzata gli ha descritto così tante volte, con la corona di spine, INRI e tutto il resto: se l’immagina e glielo domanda – di cosa si nutre il male del mondo?
Draco sospira, posando il capo sul muro e domandandosi che senso possa poi avere, pregare un Dio in cui non si crede: ma Asteria pare tenerci più di lui e, allora, glielo concede. Non può darle molto altro.
Se la vede ancora, alta un metro e cinquantacinque e con entrambe le ginocchia sbucciate, il giorno in cui s’è presentata scortata dagli Auror per portargli qualche libro, pergamena e inchiostro, ad Azkaban. Nella prigione magica vi avrebbe passato solamente due giorni, resuscitando al terzo secondo le scritture, ma quei libri avrebbero ricostruito tutto ciò che il mondo poteva ancora offrirgli.
Il giorno del processo, l’avevano liberato che la luna tramontava per cedere al sole la propria resa, e Ria Greengrass era seduta fuori dall’aula del Wizengamot, in attesa.
Le ha chiesto di sposarlo poco dopo, e lei aveva a malapena quindici anni – ha detto di sì: cos’avesse in testa, Ria, Draco non l’ha compreso mai, ma ha accettato quel suo amore bizzarro pensando di poterselo meritare.
Finché la voce di Madama Millevoci non squarcia il silenzio, costringendolo a concentrarsi sulla chiusura del programma.
 
«E cosa ne pensate, miei cari, della tanto attesa festa di fidanzamento tra Draco Malfoy e Asteria Greengrass? Occhi puntati su Malfoy Manor, mi raccomando: io ci sarò e, ve lo prometto, terrò gli occhi ben aperti per tutti coloro che non hanno ricevuto l’invito.
Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
Draco sobbalza, mentre la sigla del programma musicale delle dieci meno un quarto inizia a gracchiare nella stanza.
 
***
 
È buona la notte più brutta
E dammi la mia buonanotte
In bilico e manca l'ossigeno
Ti vedo e sembro ridicolo
Voce bassa nell'orecchio
Aria gelida sul petto
Baciami solo sul collo
Baciami e lasciami il segno
 
«Una settimana al grande giorno, miei cari! Oggi, la piccola Ria Greengrass è stata avvistata da Madama McClan per scegliere un abito da sera… che dire, cara Ria: rivaluterei la tua scelta del verde menta, che fa a pugni con i tuoi occhi e…».
 
Draco spegne la radio. È la prima volta che lo fa prima della fine di Macarons.
Ma quel giorno non ce la fa – sua madre gli ha inviato l’invito per la propria festa di fidanzamento, nella villa in Cornovaglia dei Malfoy, come fosse uno degli invitati: forse lo è, si dice, dato che nemmeno Asteria s’è data pena di informarlo che avrebbero festeggiato un impegno preso ormai cinque anni prima. Ha vent’anni, la piccola Ria, ma è ancora alta un metro e cinquantacinque e ha le ginocchia che sono una mappa di cicatrici. Gli ha detto che lo sposerà, ma che ognuno si tenga i propri segreti: lei non gli chiederà cosa fa ogni mattina, dalle dieci alle dieci e quarantacinque, lui non le domanderà chi le ha spiegato cos’è Dio e perché debba avere bisogno di pregarlo.
Ha accettato – ma, quando lei apre la porta di camera sua e chiede se può entrare, per favore, Draco se ne pente: ci sono segreti in Ria che Madama Millevoci conosce e lui no e, per questo, quel programma è tutto quel che gli rimane per imparare a conoscere la propria futura moglie.
«Entra» mormora, passandosi una mano sulla fronte, cancellando le tracce di pelle troppo secca che s’arriccia tra le rughe d’espressione. «Tanto stavo andando a fare una passeggiata, fa troppo caldo per restare in casa».
Asteria alza un sopracciglio – non gli fa notare che è febbraio e la pioggia scroscia torrenziale sulle case e le persone, annegandole in pensieri.
«Va bene» concede, quietamente. «Non ti andrebbe prima di vedere il mio vestito? L’ho preso verde menta, anche…».
Se fa a pugni con i miei occhi, sembra voler dire. Ma è orgogliosa, Asteria, troppo per la propria sanità mentale e non ammetterà mai di seguire un programma per donne di mezz’età con più infelicità di quanta lei non sia disposta a tollerare.
«Certo» mormora Draco, che pur ha sentito il commento di Madame Millevoci su quell’abito. «Fammi vedere».
Quando ritorna, vestita di quel verde menta che fa a pugni con l’azzurro pervinca dei suoi occhi, Ria è di nuovo bambina: lui la guarda e sembra ridicolo, per quanto pensa d’esserne pazzamente innamorato, di lei che è un’idea che non ha saputo contemplare. Non mi conosci per davvero, ripete lei dolcemente ogni volta che lui dice d’amarla, tu non sai chi sono.
«Ti dispiace se accendo la radio?» domanda Asteria, volteggiando verso l’apparecchio. «Sono le dieci e mezza, ancora ho un quarto d’ora di programma: ti farebbe bene ascoltarlo, lo sai?».
Lui acconsente con un finto sbuffo, tornando a sedersi sulla sponda del letto, mentre la sua fidanzata armeggia con le manopole della radio.
 
«E onore a Draco Malfoy, che sposa la donna di un altro senza saperlo! Chi è a conoscenza del piccante segreto che si cela sotto il bel sorriso di Ria Greengrass? Non io, direte, ma…».
 
Asteria sobbalza, allunga la mano per mettere a tacere quell’apparecchio, ma non è abbastanza veloce per troncare l’ultima frase di Madama Millevoci.
 
«Noi di Macarons lo sappiamo bene: la piccola Ria nasconde un segreto con i capelli rossi, che di nome fa Fred Weasley».
 
Riesce finalmente a spegnere la radio, con le mani che tremano su quel nome che la misteriosa donna di Macarons ha pronunciato. Draco apre la bocca, per chiedere una spiegazione (che non arriva) – perché la sua promessa sposa, la sua futura moglie, lo guarda e scuote il capo costernata.
«Niente domande» sussurra Asteria, in un sospiro. «Ricordi?».
Lui vorrebbe dirle che non glielo può chiedere così: con quegli occhi color acquamarina che s’inzuppano di lacrime e le mani che le tremano addosso, posate sugli avambracci come un inutile ornamento. Ha un’unghia con lo smalto scheggiato, un rosso così odiosamente Grifondoro che Draco storce la bocca solamente a guardarlo – rosso Weasley, gli dice una parte di sé, rosso marcato Fred Weasley e grazie tante, Ria, grazie per avermelo detto.
«Vieni qui» sussurra lei, spalancando le braccia. «Non dire nulla, io… mi dispiace, va bene?».
Lui, che ha dell’aria congelata che gli ghiaccia il petto, s’avvicina a grandi passi e l’accoglie nella gabbia delle proprie braccia – tra le costole, risuona il suono di un pianto disperato – stringendola leggermente e nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
Potrebbe stamparle là un bacio, mordicchiandole quell’anima che le scorre come sangue sottopelle, lasciandole il segno: ma le lascerebbe davvero qualcosa di meno superficiale del dispiacere con cui lo stringe, scoprendolo gelido?
«Draco» sospira lei, facendosi violenza per lasciarlo andare. «Un giorno ti spiegherò, te lo prometto».
Ma lui non le crede mai – come potrebbe?
Si limita a sciogliere quell’abbraccio e a farle un cenno, muto e sordo come lo sguardo pieno di suppliche che lei gli rivolge, di lasciarlo da solo: si stende sul letto, con lei che ancora temporeggia sulla soglia della stanza e, nel silenzio che si stringe attorno a lui come un cappio al collo, chiude gli occhi.
I passi di Ria Greengrass sono una buonanotte amara, amarissima – almeno quanto quei Macarons rosa confetto che s’immagina decorare lo studio di Madama Millevoci, all’odore di lampone ma al sapore di fondo di caffè, mentre la donna ride e inclina la testa. Lo guarda sempre, nei suoi sogni, ma Draco non la sa vedere mai.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
***
 
Se ti penso mentre canto
Perdo il tempo a trovare le parole
E non mi importa, sono fuori rotta
Ma non c'è una mappa che mi riporta da te
 
«Tutti voi vi starete domandando che fine abbia fatto Pansy Parkinson: qualche settimana fa l’abbiamo lasciata disperata, e un filino inviperita, per via della prospettiva di un matrimonio Malfoy-Greengrass. La ritroviamo oggi nella villa scozzese dei Nott, con una lettera indirizzata a me e il lieto annuncio della propria unione con il giovane Theodore. Che, a quanto si dice in giro, sarà accompagnato dalla nascita del loro primogenito in primavera. Che notizia fantastica, non trovate?».
 
«Potresti spegnere quella roba?» domanda Draco, mentre sua madre fa segno alla sarta di sistemare l’orlo dei pantaloni. «Io non capisco come facciate a seguire un programma del genere, è…».
«Scandaloso» commenta Narcissa, giocherellando con la propria fede nuziale (un inutile ornamento, ormai). «Deliziosamente scandaloso, direi, quindi niente che un giovane di ventidue anni possa comprendere».
Draco alza gli occhi al cielo, rischiando nel mentre d’essere trafitto dagli spilli della giovane apprendista di Madama McClan.
«Fai attenzione con quelli» la redarguisce, con tono acido, mentre torna a rivolgersi alla propria madre. «Credo sia già tanto se ho accettato di presenziare alla tua ridicola festa, non trovi?».
Cissy Malfoy sospira, rivolgendo uno sguardo esasperato al proprio unico figlio: c’è qualcosa di bello e rovinato, nella vedova di Lucius. Qualcosa che fa intuire una felicità passata ma che, controluce, svanisce in una mappa di rughe lieve come una ragnatela.
«Serve più ad Asteria che a te» commenta, scrutandosi le dita delle mani con aria critica. «Lo sai, che è ancora… piccola: ha bisogno di certezze, nella vita, e tu non ne sai dare».
Lui sospira, si passa una mano tra i capelli facendo cadere lo spillo appuntato sulla manica, ora di nuovo troppo lunga, che va a spolverargli il polso.
«E quindi per darle certezze devo imparare a ballare il Walzer?» domanda, alzando un sopracciglio biondo. «E ascoltare i vostri stupidi programmi radio e…».
Lo interrompe il cigolio della porta che agonizza sui cardini, mentre Asteria Greengrass entra nella stanza, un po’ camminando e un po’ saltellando: la ragazza si ferma di fronte a lui, inclinando leggermente il capo, la bocca contorta in una smorfia divertita.
«Stai dritto, o ti prenderanno gli orli storti» cinguetta, andando a sedersi vicino a Narcissa. «Come sta andando?».
Narcissa fa per risponderle, ma Draco sbuffa, liberandosi della giacca piena di spilli e scivolando su una poltroncina azzurra.
 
«E che dire della Greengrass maggiore! Pare si sentano già echi di tempesta tra la nostra bella Daphne e suo marito, echi così forti che si sentono dalla Provenza a Londra: che il loro bell’idillio sia già terminato?».
 
«Io la odio» sibila Asteria, con rancore. «Come può sapere sempre tutto? Ma, soprattutto, dice che sarà presente alla nostra festa di fidanzamento: è qualcuno che conosciamo?».
Draco scrolla le spalle, massaggiandosi le tempie con le dita gelide – lui lo sa: che ha sentito già quella voce, seppur modificata dalla magia, che conosce la misteriosa Madama dalle mille e una soltanto voci. Ma, alla sua futura moglie, non sa come spiegarlo – probabilmente, Asteria non riuscirebbe a comprenderlo.
La campanella appesa sulla porta del negozio trilla, scuotendolo da quei pensieri: Draco Malfoy si volta, sul rumore di quei passi, per incontrare lo sguardo scuro di Hermione Granger. Non si salutano, se non con un cenno del capo, perché dovrebbero?
La Granger ha testimoniato per lui al processo e Draco, sfinito dopo tre giorni ad Azkaban che gli erano parsi come trecento, non aveva avuto nemmeno la forza di mandarle un biglietto di ringraziamento. Ci aveva pensato Narcissa, ma suo figlio mai le ha domandato se non avesse ricevuto risposta.
«Madama McClan, Signora Malfoy, buongiorno» commenta Hermione, accomodandosi su una poltroncina. «Malfoy, Greengrass».
«Buongiorno» cinguetta Narcissa, facendo cenno alla sarta di tornare a torturare il figlio a suon di spilli. «Non mi aspettavo di vederti qui, cara: sei forse in cerca anche tu di un abito per la festa?».
Hermione annuisce, mentre un’apprendista della sarta comincia a mostrarle alcuni abiti da festa in tinte di verde menta, il colore dell’anno, che le fanno storcere il naso in una smorfia scontenta.
«Oh, sì» risponde distrattamente. «D’altronde, siete stati gentili a invitare me, Harry e Ron».
«E tu sei stata l’unica a rispondere all’invito» la rimbecca Narcissa, con una vena di insoddisfazione che le squarcia la voce. «Se posso consigliarti, cara, trovo che il lilla ti starebbe divinamente».
Hermione annuisce, distrattamente, mentre Madama Millevoci continua a gracchiare le notizie del giorno.
 
«E pare che la piccola Ria Greengrass canterà alla propria festa di fidanzamento… speriamo non sia il canto del cigno della sua carriera come artista, allora: ha la vocina di un cardellino, anche se a volte…».
 
«Faccio fatica a ricordarmi le parole» ringhia Asteria, sentendosi addosso lo sguardo perplesso di Hermione Granger. «Ma non importa: io voglio cantare, nella vita, e non sarà una stupida rubrica a dirmi di non farlo».
La Granger non commenta – sta osservando Draco Malfoy, completamente rapito dal programma, mentre sembra prendere mentalmente nota dell’indirizzo cui mandare le lettere per Madama Millevoci.
Forse turbato dal suo sguardo, il ragazzo si volta e scuote il capo, un lieve rossore che gli riscalda il viso.
È fuori rotta, pensa lei distrattamente, non sa dove sta andando: Madama McClan lo graffia con uno spillo e nemmeno riesce a rendersene conto.
«Ti ascolterò volentieri» commenta Hermione, senza distogliere lo sguardo da Malfoy. «Per il vestito, vorrei vedere qualcosa di lilla, Sarah, se non ti dispiace».
La giovane apprendista annuisce, correndo a cercare abiti in quella nuance, mentre Cissy Malfoy sorride sorniona.
«Devo andare, mamma, ci vediamo più tardi» borbotta Draco, quando finalmente la sarta lo libera. «Asteria, Granger… buona giornata».
Hermione non si volta per vederlo uscire – ma il suono dei suoi passi copre perfino il gorgogliare e lo sputacchiare di quella radio sintonizzata male.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madame Millevoci».
 
***
 
Millevoci cantano di noi
Millevoci parlano di te
Ma non conta se poi non è facile
Ma tu sei fragile così
Tu mi piaci così come sei fatta
Tienimi stretto
Che torno da te
 
Asteria canta in un locale jazz il mercoledì sera – e pensare che nel Mondo Magico nemmeno si sapeva cosa fosse, il jazz, prima che George Weasley non cominciasse a rivendere dischi Babbani a prezzi stracciati, nel proprio negozio: e così i maghi avevano scoperto la magia del jazz, del blues, dell’assolo di sax sul finire di una canzone e sulla voce da cardellino di Ria Greengrass il mercoledì dalle dieci a mezzanotte meno un quarto.
Draco non va mai a vederla – le ha detto, scegli: o le lezioni di Walzer il giovedì, o la nottata a sentirti cantare il mercoledì. E ti sento cantare ogni giorno, anche se non te ne rendi conto, tu canti sempre. Sono così rare, le volte in cui parli e basta, che ormai mi sorprendo quando lo fai.
Così Asteria gli dice che va bene, non sentirla cantare, andranno insieme alla prima lezione di ballo il giorno dopo. Ma, dopo due bis e una serata a chiacchierare fuori dal locale con un giovanotto dai capelli rossi (e pensi che Madama Millevoci non l’abbia notato?), Ria gli ha mandato un biglietto dieci minuti prima della lezione, dicendogli di andare da solo.
Draco non s’è posto domande – ha sbuffato e onorato la propria parte di promessa, mettendosi delle scarpe comode e sbuffando ogni tre passi, finché non ha varcato la soglia della scuola di ballo Minerva: il direttore e maestro di ballo, un omino tarchiatello sulla cinquantina, deve essere stato un ex Grifondoro, pensa Draco con disgusto, altrimenti non si spiega.
«Buongiorno, buongiorno» trilla il maestro di danza, battendo le mani e sorridendo all’aria. «Signor Malfoy, raddrizzi quella schiena, signorina Patil per cortesia leghi i capelli e… per Godric, signorina Granger, riesce a farmi qualcosa che abbia almeno la parvenza di un sorriso?».
Draco si volta, per incrociare lo sguardo scocciato di Hermione Granger – la giovane donna nemmeno ci prova, a cavarsi un sorriso dalla bocca, ma fa più una smorfia scocciata che fa sbuffare l’insegnante di ballo.
«Io sono Renard» commenta quest’ultimo, indicandosi il petto. «E voi siete qui per imparare a danzare in una settimana, pare, per lo stesso evento di gala: un mezzo miracolo, ma ognuno farà quel che può e pure di più».
Padma Patil ridacchia, facendo voltare verso di sé Renard, il quale le tende le mani, invitandola a raggiungerlo.
«Su, non sia timida» cinguetta, portandola al centro della sala. «Se le fanno ridere i miei miracoli, dovrò farla ricredere: mi segua, avanti!».
Il maestro di danza trascina la giovane in un Walzer zoppicante, mentre gli altri allievi ben si guardano dal mettersi a ridere.
«Bene!» strilla Renard, continuando a danzare per la sala trascinando con sé la povera Padma. «Trovatevi un compagno, avanti!».
Draco si guarda attorno, sconsolato, soffermandosi con gli occhi sulle coppie già formate prima di costringersi in un sorriso che, di vero, ha pochissimo e porgere la propria mano a una sorpresissima Hermione Granger.
Lei pare pensarci, si guarda attorno e, dopo aver incontrato lo sguardo interessato di Cormac McLaggen, si risolve a prenderla con un sospiro.
«Dove hai lasciato la Greengrass?» domanda Hermione, sforzandosi di seguire il ritmo e non pestargli i piedi (non troppo). «Pensavo che fosse lei, la bella del ballo».
Draco sbuffa, senza guardarla negli occhi.
«Ieri ha fatto tardi» commenta, atono. «Canta al Bar sotto al mare1 di mercoledì sera e, oggi, non è riuscita a prepararsi in tempo».
«Lo so» si lascia sfuggire lei, con un sorriso di scuse. «Sai, la radio».
«Madama Millevoci» ringhia Draco, ma ha il sentore di una domanda. «Non pensavo l’ascoltassi anche tu, Granger, mi sorprendi infinitamente».
«Dev’essere dura» risponde Hermione, in un sussurro. «La Millevoci parla spesso, di voi».
Draco sbuffa, fermandosi in un angolo della sala e passandosi una mano tra i capelli, con aria stanca: è invecchiato male, pensa lei, ventidue anni e si comporta come se ne avesse sessanta – chissà perché sembra che il contatto con l’esistenza gli faccia così male, cosa gli è successo, ancora?
«Non m’importa, se non è facile» commenta, in un sussurro. «Non capisco perché continuiate a seguire quel programma, Asteria compresa: lei è fragile e…».
Non glielo dice – che l’ama così, per come è fatta – ma la Granger annuisce, sembra comprendere, mentre si lega i capelli in una crocchia troppo severa, che le rende il viso una maschera di serietà che stona con lo scintillio divertito del suo sguardo. È tutta una stonatura, lei, quando canticchia la canzone che trasmette la radio e Draco pensa che Asteria l’avrebbe cantata con tutt’altra grazia.
«Mi dispiace, per oggi» commenta Hermione, porgendogli la mano per riprendere a danzare. «Non c’è andata leggera, con voi».
Draco spalanca gli occhi, ha paura di domandare: non ha fatto in tempo ad ascoltare Macarons, oggi, e quell’assenza gli risuona nel petto come una presofferenza insanguinata e infetta.
Non domanda: dentro di sé sente l’eco di quelle parole che, sebbene siano pronunciate da Hermione Granger,  preservano la sfumatura metallica (un po’ zuccherosa, un po’ ferrosa) della voce della Madama senza nome.
 
«Che dire, miei piccoli Macarons?
Ieri la vostra Madama è andata al Bar sotto al mare per gustarsi un’Acquaviola e un po’ di musica… chi l’avrebbe detto, che avrebbe incontrato la fidanzata dell’alta società a bere Burrobirra con George Weasley?
Sì, avete capito bene: la piccola Ria Greengrass è stata avvistata al fianco del proprietario dei Tiri Vispi, in atteggiamenti tutt’altro che fraintendibili – pensate che Draco Malfoy ne sappia qualcosa?».
 
Draco Malfoy che spalanca gli occhi, chiedendosi se la Granger sia come Potter e, allora, le toccherà vederlo piangere sul sangue secco e la cenere bagnata di sé stesso.
Lei gli rivolge un sorriso triste, mentre Renard dichiara la lezione terminata, con tanti complimenti a chi ha partecipato.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madame Millevoci».
 
***
 
Ho tanto da darti ma poco da dirti
Cercavo qualcosa ma ho trovato qualcuno
Centomila o nessuno
Centomila le volte che faccio tardi solo per guardarti
Come i diamanti sono i tuoi occhi
 
Finisce che Asteria, a lezione di ballo, non ci mette mai piede – la chiamano a esibirsi a sere alterne e, quando non deve cantare, va comunque al Bar sotto al mare per bere qualcosa in compagnia (non dice di chi, Draco lo sa comunque) e passare una bella serata. Lui non le dice mai di no, non le dice mai ti accompagno: Draco Malfoy china il capo e non domanda spiegazione ma, quando Asteria rincasa sabato alle sei di mattina e con le scarpe in mano, sbuffa e si domanda se Madama Millevoci tornerà a metterlo in guardia riguardo i comportamenti della sua futura moglie.
«Non so che dirti, Granger» commenta, Draco, alla loro ultima lezione di ballo. «Non conosco Madama Millevoci, non posso chiederle di spiegarmi cosa passi in testa ad Asteria, non posso proprio».
Lei pensa che lui forse avrà poco da dire, ma tanto da dare – ha gli occhi offuscati di pensieri ma, quando nomina la propria futura moglie, s’illumina appena: una scintillina minuscola, ma che basta per creargli una stella cadente nello sguardo.
Hermione sorride, non gli dice che ha davvero troppo da dare per potersi fare seppellire dai rimpianti: chissà cos’ha da cercare, chi ha da cercare in Ria Greengrass, adesso che lo sanno tutti quanti. E lei sarà bella, con gli occhi che sembrano diamanti azzurrini e un sorriso che fa innamorare, ma può bastare?
«La scelta deve essere tua, Malfoy» commenta lei, sistemandosi la crocchia in cima alla testa. «Non posso dirti io, cosa devi fare».
Draco si domanda quand’è che ha chiesto consiglio a Hermione Granger – quand’è che le ha permesso di trovarlo seduto nel bagno fuori servizio della scuola di ballo, con una lacrima asciutta sul viso. Le ha sorriso.
Non lo sa: lei l’ha visto come la perfetta rappresentazione di uno specchio rotto e ha sorriso, cercando di cancellargli quell’espressione triste dal viso.
«Non te l’ho chiesto, Granger» sibila lui, con aria offesa. «Tu non mi conosci, tu non ci conosci».
Non lo sa: lei conosce Ria Greengrass meglio di quanto Draco Malfoy non possa immaginare ma, questo, non glielo dice – non potrebbe mai.
«Non voglio farmi gli affari tuoi, Malfoy» commenta, pacifica. «Ma sappi che, se volessi parlare, sarei disposta ad ascoltarti».
Lui alza un sopracciglio e glielo domanda in un sibilo. «Da quand’è che sei così clemente?» sussurra, passandosi una mano in volto. «Da quand’è che ti interessa qualcuno che non siano i tuoi amici del cuore?».
Hermione sospira, mangiandosi buona parte della verità che potrebbe dirgli: che lei si ricorda di Asteria Greengrass. Quando indossava un maglione di Grifondoro sopra la divisa di Serpeverde, quando si sono innamorate del medesimo ragazzo: ha vinto lei, Hermione non ha mai detto una singola parola in merito – nemmeno a sé stessa.
«Guardati» gli risponde, semplicemente. «Tu venderesti la luna, per lei, e lei… l’abbiamo sentito tutti, cos’ha detto oggi, Malfoy».
Lui non sa come risponderle.
 
«E dunque, miei piccoli Macarons, abbiamo aspettato per giorni un bacio che c’è stato… qualcuno dirà al giovane Malfoy di prestare più attenzione alla dignità della fidanzata, per non sacrificare la propria?
Dicono che, a passo di Walzer, la piccola Ria Greengrass si stia allontanando dalla propria relazione da copertina: cosa ne penserà il suo futuro marito, sarà d’accordo?
Chiedo, per favore, a Draco Malfoy di mandarmi un gufo – siamo tutti in trepidante attesa del suo punto di vista su questa spinosa questione!
Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
Mi scende una lacrima al viso
Una lacrima asciutta e sorrido
Vedo e non vedo
Come se potessi vedere ma sono cieco
Come se potessi cadere ma c'ho le ali
Scambierei la luna con il sole per vederti domani

 

1Dall'omonimo libro di Stefano Benni

Buongiorno e grazie per avermi letta.
Poco da dire, su questa storia, se non che è stato molto difficile tirarmela fuori (ma sono contenta di esserci riuscita) e quindi, eccomi qui ancora una volta.
Il titolo, come forse qualcuno di voi avrà indovinato, è il primo passaggio della ricetta dei Macarons, come la riporta il mio fedele amico giallozafferano.
La canzone, invece, che ha ispirato tutto il meccanismo di questa storia è "Millevoci" di Albe.
Spero di essere riuscita a creare una storia piacevole da leggere, sebbene il genere sia non troppo vicino da quel che scrivo di solito.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Macarons aspri ***


Zucchero a velo e farina di mandorle



Parte seconda:
Macarons aspri
 
Sarebbe da pazzi farsi a pezzi
Basta che alla fine li raccogli tu
Come due mosaici un po' dispersi
Più ti allontani più è nitido

 
«Luci, musica, danze!
Il gran giorno è arrivato, miei piccoli Macarons: stasera, nella straordinaria cornice di Malfoy Manor, la piccola Ria Greengrass dovrà farsi mettere un anello al dito, e un collare al collo, dal rampollo dei Malfoy. Che dite, ne sarà felice o non vedremo mai più il suo bel sorriso?
Dicono che Draco Malfoy abbia preso lezioni di Walzer, per prepararsi a questa meravigliosa serata, ma riuscirà a convincere la sua fidanzata a smettere di cantare per poter ballare?
Io sarò come sempre in prima linea a raccogliere per voi tutti i segreti di questa mirabile società Magica! E voi sarete pronti ad ascoltarmi?».
 
Asteria odia ballare.
Draco lo scopre la sera della loro festa di fidanzamento, che la propria promessa sposa non vuol muovere un dito o un piede per aprire le danze, ma si posiziona di fronte al pianoforte (nemmeno sapeva che lo sapesse suonare) e inizia a canticchiare una canzone che Draco non riconosce – roba Babbana, sembra dirgli con uno sguardo, lascia perdere te ne prego: balla con chi preferisci, mormora Ria in un sussurro, a me non importa.
Lui sbuffa, se ne va via con un sorriso stanco, forzato – non le dice che è stanco, di averla a metà: come se non contasse il fatto che lui l’ha amata e rispettata più di quel ricordo che le sbiadisce in mente, più di quanto lei non sappia fare con sé stessa.
«Vieni» una voce lo scuote, mentre una mano gli viene offerta. «Immagino che posso evitarti di fare la figura di quello abbandonato dalla fidanzata al primo ballo della festa».
Hermione Granger alza gli occhi al cielo, nel proprio abito color lillà: ha i capelli acconciati in una crocchia morbida, che non le affila troppo i lineamenti, un velo di trucco però le addolcisce lo sguardo e la fa sembrare meno inclemente di quanto non sia.
«Perché lo fai?» domanda Malfoy, alzando un sopracciglio con aria perplessa. «Tu non mi devi niente, Granger».
Lei sorride – ha qualcosa, in quello sguardo, che lui s’ostina a provare a comprendere (e non ci riesce mai).
«Sarebbe da pazzi, farsi a pezzi» commenta Hermione, calma. «Anche se alla fine li raccogli tu: tanto vale cercare di non diventare un mosaico, non credi?».
Lui è a tanto così da dirle che deve essere impazzita, ma lei ride e lo trascina in pista da ballo: Draco non si volta a vedere se Asteria li stia guardando – odia ammetterlo con sé stesso, ma probabilmente non gli importa più.
«Pensi che la Madama sia qui?» domanda Draco, dal nulla. «Ci penso da giorni: pensi che si sia presentata per davvero?».
Hermione alza un sopracciglio, con aria incerta.
«Pensavo odiassi quel programma» commenta, dubbiosa. «Che t’importa di cosa dice o pensa Madama Millevoci?».
Lui sospira, con aria stanca.
«M’importa quando ha ragione» risponde, calmo. «E lei lo aveva detto, che Asteria stava nascondendo qualcosa, lo sai anche tu».
«Ti farai a pezzi, così» sussurra Hermione, stringendogli delicatamente il braccio. «Lo sai, non è vero?».
Lo fa ridere – perché lui, insospettabilmente, le sorride e china il capo per guardarla meglio, come se la notasse in quel momento per la prima volta.
«Basta che alla fine li raccogli tu» commenta, con aria divertita. «Forse non sarò il mosaico migliore che avrai visto, ma se fai un passo indietro… diventa tutto più nitido».
«Stai delirando, Malfoy» risponde Hermione, ricambiandone il sorriso. «Siamo alla tua festa di fidanzamento, te lo ricordi?».
«Possiamo uscire, per qualche minuto?» le domanda Draco, calmo. «A questo punto, dubito che importerà a qualcuno se sparisco per qualche minuto».
Non aspetta nemmeno la sua risposta – la trascina verso il giardino, sorridendo come un bambino, con lei che barcolla sui tacchi troppo alti sulle orme che lascia su quella terra troppo secca, sabbiosa e inaridita sotto la suola delle sue scarpe.
«Malfoy!» esclama Hermione, quando lui finalmente si ferma, sotto un vecchio salice che piange foglie sul terreno. «Si può sapere a che pensi?».
«Penso che Madama Millevoci aveva ragione» commenta, passandosi una mano tra i capelli. «Questo fidanzamento è una farsa».
«Pensavo l’amassi» risponde lei, con aria perplessa. «Che potessi superare il fatto che lei abbia amato Fred Weasley».
Lui non le pone la domanda giusta – come fai a saperlo? – ma china il capo e, alla luce della luna, una lacrima gli si secca in viso.
«Voglio andare via di qui» sussurra, guardandola negli occhi. «E pensavo che sarebbe bello, se tu venissi con me».
«Mi hai sempre disprezzata, Malfoy» gli ricorda Hermione, quieta. «Non sarò il ripiego per Asteria Greengrass».
Lo fa ridere – un suono che gli gorgoglia in gola e la raschia, facendola sanguinare.
«Hai qualcosa che vorrei capire» mormora, infine. «Come se nascondessi un pezzo per renderti irrisolvibile».
«Sei cambiato» si lascia sfuggire lei, incerta. «Hai qualcosa che non penso capirò mai».
Lui sta ancora sorridendo, quando si china con la bocca sul suo viso, togliendole le ultime parole che le sono rimaste.
 
«D’altronde si sa, miei cari, le feste danzanti sono il covo dello scandalo: chi può dirlo, cosa succederà tra un giro di Walzer e il successivo?
Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
***
 
Se ti penso mentre canto
Perdo il tempo a trovare le parole
E non mi importa, sono fuori rotta
Ma non c'è una mappa che mi riporta da te
 
Asteria Greengrass lascia casa, il suo promesso sposo, tutti i suoi sogni infranti – un giorno prende e va via, in tasca tutte le sue promesse prive di valore e nient’altro: a Draco Malfoy lascia in camera da letto l’anello di fidanzamento, che era appartenuto a Narcissa, e un biglietto in cui gli dedica pochissime frasi e tutte di nessun senso per lui.
Me ne vado, gli dice, ti prego di non cercarmi: ognuno riceve ciò che merita e io mi merito di più di un amore che non so ricambiare – non perdonarmi, non devi farlo per forza: ma quando penso a lui, mentre canto, perdo il tempo a trovare le parole. E non sei tu, ormai lo sai, lo sa tutto il Mondo Magico, che sono fuori rotta e non c’è niente che lo riesca a riportare da me.
Draco legge quelle parole e nemmeno riesce a piangere – quel giorno prende e si Smaterializza in un piccolo appartamento sul confine con la Londra Babbana e bussa alla porta.
Hermione Granger lo accoglie con un sorriso assonnato e gli occhi ancora gonfi del pisolino delle tre. Casa sua, come lei, è un po’ un casino: appunti scombinati che germogliano sul tavolo, inchiostro rovesciato sulla moquette e la radio perennemente accesa su quel programma detestabile.
«Buongiorno» la saluta, senza nemmeno domandarle il permesso di entrare nell’appartamento. «Ti ho portato una cosa».
Le porge il bigliettino lasciatogli da Asteria insieme all’anello, che ha chiuso in un cassetto del proprio armadio, sotto le camice – Hermione lo prende e lo legge con una singola occhiata, ritrovandosi a guardarlo piena di sorpresa.
«Mi dispiace» mente, porgendogli nuovamente il pezzetto di pergamena. «Crudele, lasciarti dopo la festa di fidanzamento organizzata da tua madre».
«Dove ho ballato il Walzer con un’altra» ride Malfoy, passandosi una mano tra i capelli. «Sia come sia, Granger, Asteria s’è presa l’amore che pensava di meritare1».
«Chi è che non lo fa?» domanda Hermione, pacata. «Dipende cosa tu pensi di meritare».
Lui sorride, le cinge la vita con le braccia, nascondendole il volto nell’incavo del collo – è chiaro, le sussurra, cosa io penso di meritare: una vita con una persona che hai sempre detestato, risponde lei, pensi che non lo sappia?
«Pensavo che fossi convinta che le persone siano ancora in grado di cambiare, Granger» commenta lui, sfiorandole il viso con il dorso della mano. «Che valga anche per me».
«Ma tu sei cambiato» commenta lei, prendendogli la mano e allontanandola dal proprio viso. «Ma mi chiedo: sei cambiato abbastanza?».
Lui vorrebbe darle la certezza che le chiede – ma Hermione scuote il capo, facendogli cenno di non dire niente.
 
«Abbiamo una fuggitiva, miei piccoli Macarons: si dice che Ria Greengrass sia scappata in Romania con George Weasley, lasciando casa e un matrimonio di degno rispetto – che dipenda dalla misteriosa intimità creatasi ieri sera tra Draco Malfoy ed Hermione Granger?
Qualcuno ha parlato di una gravidanza da tenere nascosta, altri di una fuga dalla società Purosangue… chi lo sa, miei cari? Sono tante, le cose che le sorelle Greengrass sono state in grado di nasconderci e, si sa, della piccola Ria non c’era da fidarsi: che lo sapessero tutto meno Draco Malfoy?».
 
Draco rabbrividisce, dietro quelle parole – ma non le chiede di spegnere la radio, ipnotizzato dall’eloquio metallico di Madama Millevoci, come se Macarons sia in grado di dargli la soluzione all’enigma che è la sua ex promessa sposa. Ma, si dice controvoglia, nemmeno Madama Millevoci può sapere cosa girasse nel capo di Asteria Greengrass.
Hermione si rigira il bigliettino nelle dita, macchiandolo di inchiostro – se ne accorge in quel momento, che Ria Greengrass ha scritto un’ultima frase sul retro che, ne è certa, Draco non deve aver notato.
Sospira mentre, senza farsi notare da lui, la cancella con la punta della bacchetta: sei stata ingiusta, Ria, pensa distrattamente. Sei stata ingiusta perché ti ho aiutata con Fred, finché ho potuto, a discapito di quel che io stessa provavo.
«Brucialo» sussurra Draco, quando lei gli tende quell’ultimo frammento di Asteria Greengrass. «Non voglio più avere niente a che fare con lei».
Hermione sospira, obbedendo con un colpetto di bacchetta – sarebbe da pazzi, farsi a pezzi – e gli sorride con una dolcezza che non prova.
 
«Infine, miei cari Macarons, verrà presto il momento di salutarci.
Madama Millevoci esiste da un anno, ormai, e di far le veci dello scandalo della società Magica s’è stancata: presto ci sarà l’ultimo boccone di un Macarons aspro, asprissimo, e tutti voi sentirete la mancanza del dolce far nulla delle dieci del mattino. Tutte le cose belle finiscono, cari, ricordatelo: ma non temete, anche se non parlerò più come prima, io sarò sempre qui a guardarvi».
 
«Che liberazione» sbuffa Hermione, che sente tra le dita ancora quella frase che Asteria Greengrass aveva tracciato sul retro del biglietto indirizzato a Draco Malfoy. «Almeno non ci dovremo più preoccupare di quella pettegola».
Malfoy annuisce – ma, quando la guarda, ha gli occhi che rigurgitano pensieri inespressi in uno sguardo e non spiega perché.
«Mi ha aiutato» dice, infine. «Senza di lei, non avrei scoperto la verità su Asteria».
Hermione non lo contraddice, ma china il capo e torna a torcersi le mani – lui non se ne rende conto, mentre ascolta le ultime parole del programma radio.
Ma lei, quella frase, ormai l’ha incisa dentro di sé a caratteri indelebili, come quel Sanguesporco che Bellatrix Lestrange le ha disegnato sul braccio (con il suo medesimo sangue, sporco): Draco non lo saprà mai, ma Asteria Greengrass aveva in mano la chiave di volta per ferirlo due volte al posto di una.
Hermione Granger è Madama Millevoci, ha scritto, te lo giuro: è lei, ne sono sicura.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
***
 
Millevoci cantano di noi
Millevoci parlano di te
Ma non conta se poi non è facile
Ma tu sei fragile così
Tu mi piaci così come sei fatta
Tienimi stretto
Che torno da te
 
«Sono passati solamente pochi giorni da quando, trovandosi controvoglia al medesimo imperdibile evento di gala, la festa di fidanzamento tra Draco Malfoy e Asteria Greengrass, il suddetto Malfoy ed Hermione Granger hanno sviluppato una sorta di strana simpatia reciproca.
Eppure, i miei vecchi occhi li hanno visti, eccome! Passeggiare mano nella mano per Diagon Alley, ci pensate? Se Ria Greengrass potesse vederli probabilmente le uscirebbero quei suoi bei occhi azzurri dalle orbite!
Hermione Granger è un buon partito, caro Draco, non ti crucciare: hai perso un cardellino per guadagnarci un’aquila… un vero e proprio salto di qualità, oserei dire. E che mi dite di questa nuova coppia, miei piccoli Macarons?
Narcissa Malfoy s’aggira per la Londra magica con un’aria insopportabilmente soddisfatta, forse conscia che Hermione Granger è la sua occasione migliore per ripulire il cognome del figlio: fai attenzione, signora Malfoy! La signorina Granger è famosa per essere sfuggente come un Patronus e altrettanto difficile da evocare. Che sia Draco Malfoy, quello in grado di darle una corporeità?».
 
«Spegni».
La voce di Hermione è dura, insensibile, quando guarda Draco e senza inflessione gli chiede di spegnere quell’apparecchio infernale – ma lui, che la vede come sotto una lente d’ingrandimento, se ne rende conto: alla Granger tremano le mani e, quando deve mettere un punto a quella frase, perfino la voce.
È una settimana che Madama Millevoci parla incessantemente di lei, di loro, senza risparmiare dettagli che Draco non riesce a comprendere come abbia fatto a notare o a conoscere: ed Hermione, giorno dopo giorno, si fa sempre più cupa e inquieta, insoddisfatta.
Non se la prende mai con lui ma, quando glielo chiede, risponde in un sibilo: spero che glielo chiudano in fretta, quel programma.
Draco non risponde – nutre una sorta di infantile ammirazione per Madama Millevoci ma, da quando ha messo nel proprio mirino la Granger, essa s’è macchiata d’insofferenza e intolleranza: non spera che Macarons smetta d’esistere, ma spera che l’attenzione della Madama si focalizzi su qualcun altro, su chiunque altro.
Su Asteria che è fuggita, facendo armi e bagagli e attraversando il confine di notte, su Daphne che ha abortito il figlio di Zabini, su Theodore che ha convinto Pansy a sposarlo non si sa con che arma o ricatto. Qualunque altra cosa andrà bene, si dice, ma basta così.
«Ascolta» le dice, prendendola per mano e accompagnandola verso il divano. «Non me ne importa niente, di quello che dice, e non deve importare nemmeno a te».
Lei spalanca gli occhi – lo vede, Draco, che se lo domanda ancora: quand’è che è cambiato in quella maniera così profonda? – e non dice una parola ma, quando gli stringe la mano di rimando, si rende conto che ha compreso.
«Grazie» sussurra Hermione, passandosi la mano libera sul viso. «Ma se continua a prendermi di mira, alla fine ti accorgerai anche tu che non ne vale la pena».
«A me non importa, se a volte ti fai vedere così fragile» risponde lui, serio. «Tu mi piaci così, come sei fatta».
La fa sorridere, mentre s’avvicina per poterlo stringere a sé – tienimi stretto, le dice lui con un’occhiata, che torno da te.

«Passiamo invece alla nostra cantante preferita: qualcuno ha dichiarato di aver avvistato Asteria Greengrass e George Weasley sul confine con la Romania, ieri notte – scelta piuttosto scontata, Ria, pensavi che non sarei riuscita a trovarti anche lì?
È stato detto molto, su Asteria Greengrass ma, è mio timore ben fondato, purtroppo non tutto è stato esplorato con dovizia: e credo sia mio dovere di giornalista informare voi, e in particolare Draco Malfoy, che c’è un motivo se la piccola Ria è fuggita così a rotta di collo.
La nostra Greengrass preferita, che Daphne ce lo perdoni, è scappata dall’Inghilterra dopo aver saccheggiato l’armadio di sua sorella – la cara Daphne mi ha scritto in tutta confidenza, infatti, che le sono spariti tutti i vestiti più larghi della sua collezione: che la dolce Asteria si stia preparando per sfornare una pagnotta dai capelli indecorosamente rossi, con il cognome Weasley?».
 
«Mi dispiace così tanto, Draco» sussurra Hermione, chiamandolo con il suo nome. «Non te lo meriti, tutto questo».
Lui sorride – una ferita in una maschera di cartapesta: un origami che s’è ferito al cuore con un taglio fatto con la carta (a volte artiglio di un grifone, altre volte dente di un serpente).
«Non devi dispiacerti, non è di certo colpa tua» risponde lui, passandole una mano tra quei capelli un po’ arruffati, e perdendola lì. «Asteria ha sempre avuto tanti segreti, potevo aspettarmi qualcosa di simile».
Hermione sorride, non è convinta nemmeno quando lui si china per lasciarle un bacio sulle labbra, lieve come una piuma – gli stringe la spalla, attraverso la camicia, pugnalandolo con la punta delle dita e le unghie mangiucchiate, pugnalandolo al cuore con quel sospiro che gli lascia dentro l’anima quando lui approfondisce quel contatto.
«Finirà, tutto questo» commenta Draco, sorridendo senza convinzione. «L’ha detto anche lei: un Macarons, per quanto aspro, prima o poi si scioglierà: niente può durare per sempre».
Hermione annuisce, ma è solamente un movimento automatico, senza anima – lo guarda e, per la prima volta in vita sua, le manca il coraggio: ma la frase incisa da Asteria Greengrass, da Ria, sulla pergamena bruciata Hermione non sa come fare a dimenticarsela.
Ria sa – e lei non ha idea di come fare per dire a Draco Malfoy che Macarons viene registrato alla sera, quando lei sparisce inspiegabilmente per un’ora, e mandato in onda alla mattina.
E che, dietro un microfono che modifica la voce, Madama Millevoci è lei – lo è sempre stata.
Ma ha paura che, se lo tenesse meno stretto di come sta facendo, lui non sarebbe più in grado di ritrovare la strada che lo porta sempre e soltanto da lei.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
***
 
Noi che siamo eterni senza tempo
Noi che siamo eterni senza te
Baciami solo sul collo
Baciami e lasciami il segno
 
«L’inverno si affaccia sulle nostre vite e, ormai, anche Macarons si avvia alla propria conclusione: pochi giorni e Madama Millevoci sarà solamente un’ombra di una storia che sfortunatamente è dovuta finire – perché, vi domandate?
Perché persino un dolce amaro o aspro, se mangiato ogni giorno, assume note di stucchevolezza: e io vi ho abituati, in quest’anno che è trascorso alle notizie più succose del mondo magico. È tardi per porre rimedio, sapete quante reputazioni ho rovinato, quanti segreti ho svelato, quante cose rotte ho frantumato in ulteriori pezzi?
Siete stati tutti cambiati, come lo zucchero messo a sciogliere nell’acqua, e adesso cosa ho fatto rimanere del Mondo Magico? Un cumulo di bugie messe a nudo e voi che nemmeno sapete come metterci una toppa – miei cari, prestate attenzione, oggi Madama Millevoci vi rivelerà l’ultimo dei suoi segreti: quello della sua identità.
Non vi darò un nome, un cognome, un indizio giusto o ingiusto. Ma vi dirò: mi conoscete tutti voi. Sono la vostra vicina di casa che vi spia mentre stende i panni in cortile, la vostra figlia minore in divisa di Hogwarts che vi racconta gli ultimi pettegolezzi sui propri compagni di scuola, sono il Ministro della Magia che processa gli ex Mangiamorte e sono tutte le persone di cui ho parlato.
Io sono Hermione Granger, Draco Malfoy, Daphne e Asteria Greengrass, Pansy Parkinson, Lee Jordan, Angelina Johnson, Ginny Weasley. Io sono tutti loro e molti altri.
Perché, vi chiederete?
Il Mondo aveva bisogno di qualcuno che mettesse a nudo le ipocrisie e le pecche di tutti voi: la guerra non vi ha rovinati, ma non vi ha nemmeno resi migliori di quel che siete – ognuno deve la propria essenza a ciò che è, non agli eventi o a uno stupido provvidenzialismo. Siate ciò che siete, miei piccoli Macarons, e ricordatevi che vi guardo, tutti quanti».
 
Draco sospira, passandosi una mano in volto – sembra passato un secolo o un secondo, da quando ha invitato la Granger a ballare il Walzer per il suo fidanzamento con una donna che, di sfiorare con un dito, non c’è riuscito mai. E, adesso che è tutto rovinato e tutto ricostruito, adesso che s’è rassegnato a un amore che non pensava di meritare, cosa è rimasto?
«Promettimi che non te ne andrai» si scopre a sussurrare quella sera, quando la Granger rientra a casa prima del solito. «Promettimi che rimarrai con me, anche se…».
Ti ho disprezzata e detestata per metà della nostra vita – non glielo dice: la guarda e le permette di intuire quelle parole che si sta nascondendo il gola, nel resta con me più stentato che Hermione abbia mai sentito in vita sua.
Lei glielo dice dolcemente, passandogli una mano tra i capelli e scoprendoli lisci, privi di nodi – opposti ai suoi, raccolti in una crocchia per non farli annodare, ma che le rende il viso di una severità implacabile. Non bello, si dice allo specchio, composto.
«Certo che rimarrò» gli sussurra, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla. «Pensi che potrei andarmene, ora come ora?».
Lui non glielo dice mai – che pensa di sapere perché Madama Millevoci abbia distrutto e ricomposto mezzo Mondo Magico: non per ambizione, né per noia, ma per amore. L’amore di chi ha troppo amato, in vita, e che adesso ha lasciato un retrogusto amaro e aspro ma che, alla lunga, è tornato a esser dolce come zucchero semolato.
E non glielo dice perché teme che possa sembrargli impazzito o fuori di testa, se solamente le dicesse che Madama Millevoci ha tentato di distruggerle la vita per amore e nient’altro: ma, chi ama una signora inacidita dietro un microfono incantato, non è dato saperlo.
«Penso che saremo felici, senza Madama Millevoci a sbirciare nel nostro presente ogni giorno» commenta Hermione, dolcemente. «Adesso possiamo semplicemente far finta di niente? Di esserci conosciuti per caso a lezione di ballo e di esserci piaciuti senza retroscena, preconcetti e un passato troppo pesante?».
Lui sorride, copre le sue labbra con le proprie.
«Certo che possiamo» sussurra. «Possiamo fare finta che mia madre non ci organizzerà un fidanzamento in pompa magna, quando sarà il momento, e che non dovremo ballare un secondo Walzer davanti a tutti, sapendo che penseranno al primo».
Draco sembra pensarci per un secondo, prima di carezzarle il volto con il dorso della mano, facendole socchiudere gli occhi.
«E possiamo fare finta che non mi hai salvato da un matrimonio che, sul finire, probabilmente mi avrebbe esasperato e basta» mormora, divertito. «Questa volta toccherà a te, essere quella esasperata, lo sai?».
Lei sorride e glielo dice.
«Sono pronta» sussurra, stringendolo a sé. «Ma sappi che, se mi esaspererai troppo, me la cavo parecchio bene con le Fatture Stendenti: a tuo rischio e pericolo».
«Se Madama Millevoci l’avesse detto in radio, avrei pensato che fosse impazzita» commenta Draco, con un sorriso divertito. «Non avrei mai detto che io e te avremmo fatto questa fine, dopo tutto questo tempo».
«Shh» sussurra Hermione, dolcemente. «Non parliamone più, è finita: non dirà mai più una parola, quella vecchia cornacchia».
«Tu lavori in radio» mormora Draco, senza smettere di sorridere. «Per caso sai di chi si tratta? Sarebbe divertente, sapere se è vecchia per davvero: magari è un uomo, che ne possiamo sapere noi?».
Hermione ricambia il sorriso, tesa.
«Non ne ho mai voluto sapere niente» sussurra, reggendo il suo sguardo. «Per favore, non parliamone più».
Gli pianta un bacio sul collo, mordicchiandolo appena – baciami, adesso, sembra dirgli in un sussurro che gli frattura le ossa in pensieri sfuggenti: baciami e lasciami il segno.
 
«D’altronde, tutti amiamo, sbagliamo e torniamo indietro: voi no?
È che non sapremo mai cosa sia il perdono incondizionato, anche se diciamo di esserne campioni – sarò riuscita a insegnarvelo?
Un bacio e un’ultima tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
***

Se ti penso mentre canto
Perdo il tempo a trovare le parole
E non mi importa, sono fuori rotta
Ma non c'è una mappa che mi riporta da te
 
Hermione sorride, in un frammento di specchio, con indosso una camicia rubata dall’armadio di Draco e una piuma a reggerle la crocchia, mentre alla radio mandano una selezione di vecchie canzoni Babbane – le canticchia ma, seppure non sia brava come lo era Asteria, ogni volta che si ritrova a pensare a lui perde il tempo a trovare le parole.
E non le importa, d’esser considerata fuori rotta, se quella rotta la porta sempre e comunque da lui: Draco Malfoy ha imparato ad apprezzarla così com’è fatta e, quando lo tiene stretto a sé, di notte, lui sorride. E la mattina dopo glielo sussurra dolcemente: torno tra poco.
Aveva ragione, quand’ha detto che il dolce è il sapore maggiormente pervasivo – perfino l’aspro o l’amaro sfumano in esso e, allora, è tutto un Macarons sciolto in bocca che sa di caffè o limone, prima, ma termina sempre sullo zucchero a velo sul finire.
Draco rientra, sorprendendola a canticchiare Don’t Cry2 mentre con la bacchetta fa levitare teiera e tazze davanti a sé: per due, come se avesse avvertito la sua presenza nei margini della propria esistenza imperfetta.
Hermione sorride, gli va incontro per lasciargli un bacio a fior di labbra.
«Ti andrebbe una tazza di tè?».
 
Millevoci cantano di noi
Millevoci parlano di te
Ma non conta se poi non è facile
Ma tu sei fragile così
Tu mi piaci così come sei fatta
Tienimi stretto
Che torno da te
(Albe, Millevoci)
 
 
 


1Dal libro "Ragazzo da parete"
2Brano dei Guns N' Roses

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4000649