Moral Suasion

di fiorediloto40
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una serata complicata ***
Capitolo 2: *** Una presenza ***
Capitolo 3: *** Nelle altre case... ***
Capitolo 4: *** Chi sei davvero? ***
Capitolo 5: *** Deathmask...deus ex machina! ***
Capitolo 6: *** Passato, presente e...tanta confusione! ***
Capitolo 7: *** Tocchi di sensualità ***
Capitolo 8: *** Dalle stelle...all'abisso ***
Capitolo 9: *** Cosa vuoi...Mu? ***
Capitolo 10: *** Vi siamo mancati? ***
Capitolo 11: *** La fine di un incubo ***
Capitolo 12: *** Panico immotivato ***
Capitolo 13: *** Capitolazione ***



Capitolo 1
*** Una serata complicata ***


L’aria pungente accompagnava il periodo natalizio ormai alle porte. Dicembre era solo all’inizio, eppure la gente affollava le strade con la consueta euforia che precede le feste; le luci della città, già addobbata per l’occasione, rendevano ancora più scintillante il già bellissimo scenario che la capitale greca offriva agli occhi dei suoi spettatori.
 
In un elegante appartamento, situato in un edificio nel centro di Atene, tre uomini stavano parlando animatamente tra loro, quando il suono del campanello li distrasse dai loro discorsi.
 
L’arrivo di un altro ospite costrinse il padrone di casa, visibilmente teso, a scusarsi con i suoi amici per andare ad accoglierlo.
 
- Dunque sei venuto... – disse Aiolos sorpreso e sollevato, rivolgendosi all’amico di fronte a lui ed invitandolo ad entrare.
 
- Avrei potuto declinare? E per cosa? Per farmi prendere in giro da quei due gemelli? – rispose seccato un uomo alto, snello, con lunghi capelli lisci e biondi, e due impressionanti occhi azzurri, mentre attraversava la soglia del sontuoso attico.
 
- Avanti, Shaka, lo sai come sono fatti…non sono neanche il peggio che possa esistere, è solo che, a volte, si fanno prendere un po' la mano... – rispose Aiolos mentre lo accompagnava lungo il corridoio. 
 
Aiolos, il proprietario dell’appartamento, era un uomo alto, ben formato, con folti capelli castani e profondi occhi verdi; i suoi tratti definiti rivelavano, con fierezza, la sua origine greca.
 
Entrambi si diressero nel lussuoso soggiorno, dove altre due persone erano già arrivate per prendere parte alla serata organizzata dai gemelli in casa del greco. La sala era ampia, imponenti vetrate affacciavano sul panorama serale di Atene... le luci della città sembravano fondersi con il resto dell’arredo, che consisteva in grandi e comodi divani bianchi, tappeti chiari a pelo lungo, ed un enorme televisore fissato al muro; sulla destra vi erano un grande tavolo da pranzo in cristallo, ed un angolo bar piuttosto fornito.
 
-Farsi prendere la mano è un eufemismo, vero Deathmask? - chiese ironicamente un uomo, alzandosi dal divano e dirigendosi verso l’angolo per servirsi un bicchiere di whisky. Greco anche lui, aveva una presenza a dir poco esuberante... fisico atletico, pelle naturalmente dorata, lunghi capelli ondulati di un raro colore blu ed occhi color mare.
 
-Ah Milo, lascia stare! Non so ancora spiegarmi perché mi sono lasciato convincere ad incontrare quei due buffoni! - grugnì in risposta l’uomo chiamato in causa, seduto sul divano in una posa piuttosto rilassata.
 
Aiolos tentò di mettere ordine tra i suoi amici richiamando l’attenzione di tutti – Gente, siate civili, per favore! Conosciamo bene Saga e Kanon, ma hanno organizzato questa serata, e …beh…vediamo almeno di cosa si tratta! -. 
 
L’uomo, visibilmente nervoso, temeva che i suoi amici si sarebbero arrabbiati quando avessero scoperto il vero motivo di quella riunione.
 
Shaka osservò attentamente il suo amico, e, dopo aver notato il suo imbarazzo, alzò la guardia a causa della strana sensazione che percepì -Tu lo sai vero? Sai che cosa vogliono proporci? Ovvio, altrimenti l’incontro non sarebbe stato organizzato in casa tua...- la sua voce suonava calma, come sempre, ma lo sguardo tagliente che gli rivolse mise Aiolos ancora più a disagio.
 
-Giusto! - intervenne Milo gesticolando - Dicci di che si tratta! Non vorrei essere venuto qui per qualche sciocchezza…tra l’altro, ho dovuto annullare un impegno molto promettente…- aggiunse sorridendo maliziosamente.
 
-No, non so niente! - rispose Aiolos agitando le mani avanti a sé, ma una goccia di sudore che spuntava dalla sua fronte lo tradì miseramente.
 
- Parla, Aiolos! - disse Deathmask con poca pazienza - Altrimenti ti giuro che mi alzo e me ne vado da qui, ma non senza averti prima incasinato la tua bella casetta! - accompagnando alle parole un movimento circolare della mano. 
 
Deathmask era noto per essere una persona che faceva esattamente ciò che diceva, ed Aiolos non era così sciocco da ignorare l’esplosività del suo amico. Al di là delle apparenze, era un amico sul quale potevi contare ciecamente e di grande fiducia, ma sapeva essere un nemico pericoloso se pensava di essere ingannato o preso in giro.
 
Aiolos passò nervosamente lo sguardo sui suoi tre amici. Erano tutti uomini di successo, e tutti lo avevano guadagnato con le proprie capacità, qualcuno addirittura partendo da zero... Shaka era il proprietario di una compagnia di import/export tra l’Europa e l’Oriente, Milo aveva una società di produzione pubblicitaria, e Deathmask era un imprenditore edile. Quest’ultimo, in particolare, al contrario dei suoi amici che avevano proseguito le attività di famiglia, era partito da zero; arrivato dall’Italia senza nulla, aveva cominciato a lavorare come faccendiere di un costruttore, divenendo a poco a poco il suo uomo di fiducia. Dotato di una scaltrezza senza pari, non gli ci era voluto molto per impossessarsi di quell’attività, una volta venuto a mancare l’uomo.
 
Decisamente non aveva senso prenderli in giro. Aiolos conosceva perfettamente il motivo di quell’incontro, e non era di certo onorevole, ma suo malgrado aveva dovuto cedere alla richiesta dei gemelli e ormai non poteva più tornare indietro.
 
-Va bene, sì, conosco il motivo dell’incontro... - ammise Aiolos sconfitto, mentre i suoi amici lo guardavano, in silenzio, in attesa che proseguisse - si tratta di…beh di…- si passò nervosamente una mano tra i morbidi capelli castani, lo sguardo incollato al pavimento non osava spostarsi sui compagni.
 
-È lunga la faccenda? - chiese ironicamente Deathmask, facendo roteare il whisky nel suo bicchiere. Deathmask e Milo erano seduti su uno dei divani del soggiorno, Shaka, ancora in piedi, non si era nemmeno tolto il cappotto, pronto ad andare via alla prima sciocchezza. Era andato lì malvolentieri; stanco per l’intensa giornata di lavoro avrebbe solo voluto andare dritto a casa e farsi un bagno caldo... per di più, tutto questo mistero stava cominciando a dargli sui nervi. 
 
Per Shaka le cose erano bianche o nere, non concepiva le sfumature cromatiche in nessun aspetto della sua vita.
 
-Ragazze! - disse Aiolos velocemente, come se volesse liberarsi di un peso sullo stomaco.
 
-Eh? Sei impazzito? - quasi urlò Milo -Ti sembriamo delle ragazze?!- stava per alzarsi dal divano ed aggredire Aiolos, quando Deathmask lo bloccò tenendolo per un braccio - Non parla di noi idiota! Le ragazze devono essere la proposta di stasera! Mi sbaglio Aiolos? - chiese sottolineando le ultime parole. 
 
Aiolos rispose annuendo tristemente con il capo, e mantenendo gli occhi fissi sul pavimento.
 
-Stai scherzando, vero? - disse Deathmask guardandolo freddamente e con un tono minacciosamente basso - Mi stai dicendo che sono venuto qui stasera per comprare una prostituta? - si alzò dal divano per avvicinarsi lentamente ad Aiolos, che istintivamente fece un passo indietro.
 
-No, mi hanno assicurato che non si tratta di prostitute, bensì di…di…come dire…- Aiolos, profondamente imbarazzato, oltreché nervoso, parlava gesticolando con le mani, come se con questo gesto potesse rassicurare i presenti.
 
-Stai a vedere che sono delle fanciulle caste e pure! - Milo scoppiò a ridere pensando di alleggerire la tensione... tuttavia, il modo in cui Aiolos lo guardò sorpreso, oltre al silenzio che ne era seguito, fece capire a tutti i presenti che Milo aveva indovinato.
 
-Me ne sto andando! - per la prima volta dall’inizio di quell’assurda discussione Shaka manifestò il proprio pensiero, e, senza aggiungere altro, ma visibilmente infastidito, infilò il corridoio che conduceva al soggiorno, dirigendosi verso la porta d’ingresso. 
 
Shaka era un uomo di poche parole già in condizioni normali, dire qualcosa in una situazione come quella non gli era passata neanche per l’anticamera del cervello. L’unico pensiero era quello di uscire da lì il prima possibile.
 
Aiolos, vedendo l’amico allontanarsi, si affrettò a corrergli dietro prendendolo per un braccio - Non puoi andartene Shaka! Gli ho promesso che saremmo stati presenti tutti e quattro, non farmi questo…- lo guardò implorante negli occhi.
 
-Io ti faccio cosa??? - Shaka si voltò di scatto, trovandosi faccia a faccia con il suo amico. Il volto teso non riusciva a nascondere il suo fastidio - Innanzitutto…ti sembro uno che ha bisogno di pagare una donna? E poi, mi dici perché diavolo stai assecondando questa follia? Perché hai detto di sì?!-. 
 
Aiolos abbassò lo sguardo. Sapeva che Shaka aveva ragione su tutto, ma i gemelli ultimamente gli avevano dato una mano con i suoi affari e non aveva potuto tirarsi indietro alla loro richiesta. 
 
Si avvicinò all’amico parlando a bassa voce affinché Milo e Deathmask non potessero ascoltare - Shaka, tu sai che, come dire... nell’ultimo periodo ho avuto qualche difficoltà con la mia azienda...- Shaka guardò Aiolos in silenzio, annuendo a malapena - Il mese scorso c’è stata un’importante gara di appalto per la costruzione di ponti nella regione. Non scenderò in particolari, ma non potevo permettermi di perdere, e, dato che Saga ha contatti con molte persone, mi ha aiutato ad aggiudicarmi la commessa... Shaka, non ti chiedo niente, non sei obbligato a fare niente, ti chiedo solo di essere presente quando arriveranno, poi, potrai andartene liberamente come e quando vuoi e dimenticarti di questa storia... -. 
 
Shaka non disse nulla, sapeva che ultimamente la compagnia di Aiolos aveva avuto dei problemi, ma non avrebbe mai immaginato che il suo amico fosse sceso a compromessi...per di più con i gemelli! Per nulla convinto, si diresse nuovamente in soggiorno seguito da Aiolos. Sarebbe rimasto lo stretto necessario, per non metterlo in difficoltà, ma era determinato ad andarsene via il prima possibile.
 
In soggiorno trovarono Milo e Deathmask che ridevano di tutta quella faccenda. In breve tempo erano riusciti a stemperare la pesante atmosfera che si era creata...
 
Almeno loro l’hanno presa bene! pensò Shaka anche se non mi stupisce…per Milo è solo l’ennesimo giro di giostra, e quanto a Deathmask, beh, di certo non è uno che si perde nella forma delle cose…
 
Assorto nei suoi pensieri, si sedette sul divano vicino ai suoi amici, in attesa che arrivassero i gemelli, per concludere quella serata il prima possibile e poter finalmente tornare a casa.
 
Come se qualcuno avesse ascoltato le sue richieste, il campanello suonò nuovamente. Aiolos si precipitò ad aprire la porta; per quella sera aveva licenziato la servitù con l’intento di avere la maggior discrezione possibile. 
 
Dopo brevi saluti, fece passare Saga e Kanon, i gemelli, e, dietro di loro, entrarono quattro ragazze che seguirono i due uomini nel soggiorno. 
 
I gemelli erano praticamente identici in tutto e per tutto, lunghi capelli blu, la cui diversa tonalità rappresentava l’unico tratto distintivo, occhi verdi con sfumature bluastre, molto eleganti ed indubbiamente affascinanti... oltreché, inquietanti! 
 
Dopo rapidi saluti agli uomini presenti, passarono a presentare le ragazze.
 
Queste erano in piedi al centro della stanza, una di fianco all’altra, una più bella dell’altra, e chiaramente a disagio.
 
-Miei cari amici! - esordì Kanon, di certo il più loquace fra i due fratelli, rivolgendosi ai quattro uomini presenti nella stanza - Mi fa molto piacere vedere che abbiate accettato di partecipare a questa serata... ovviamente non avrei mai offerto queste delicate bellezze a nessun altro... - aggiunse con un sorriso ammiccante - permettetemi di presentarvi questi quattro gigli…immagino che Aiolos vi abbia già detto che queste ragazze sono, come dire, speciali... non avremmo mai permesso che finissero nelle mani di qualcuno che non fosse un gentiluomo, e naturalmente, io e Saga abbiamo pensato subito a voi... - Kanon accompagnava le parole con fluidi movimenti delle mani, come un prestigiatore che tenta di incantare il suo pubblico.
 
Aiolos si limitava a stare in silenzio, guardando le ragazze con malcelato imbarazzo. Milo si agitava impaziente sul divano...in fondo quel gioco lo divertiva. Deathmask non aveva detto nulla ma, continuando a roteare il liquido nel suo bicchiere, stava già guardando insistentemente una delle ragazze. 
 
Dal canto suo, Shaka era piuttosto disgustato dalla situazione e soprattutto dai gemelli... in generale non gli importava niente di nessuno, ma quello che stava accadendo quella sera, un triste affare sulla pelle di quelle ragazze, lo stava nauseando...
 
Tuttavia, una delle ragazze attirò la sua attenzione...
 
Si trattava dell’ultima ragazza della fila, la più lontana da lui. Notò immediatamente i due tika che aveva al posto delle sopracciglia, ricordando di avere incontrato altre persone con quella caratteristica, in uno dei suoi frequenti viaggi di lavoro. Ne dedusse che fosse orientale, proprio come lui. 
 
Non fu però solo quel particolare ad attrarlo, poiché la ragazza in questione era davvero molto bella… ammirò un viso elegante ed aggraziato sul quale spiccavano due grandi occhi a mandorla verde smeraldo, incorniciato da una cascata di fluenti capelli color lavanda lunghi fino alla vita sottile, evidenziata da una piccola cinta che le scendeva morbidamente sui fianchi; un vestito bianco dal taglio sobrio, lungo fino al ginocchio, faceva risaltare la sua figura snella. Agli occhi di Shaka sembrò un angelo...
 
Un angelo molto spaventato! Quando non erano puntati sul pavimento, i meravigliosi occhi verdi vagavano smarriti per la stanza; inoltre, teneva nervosamente la mano della ragazza di fianco, stringendosi a lei il più possibile.
 
- Molto bene... - continuò Kanon - ah, dimenticavo! Sono contento che ci sia anche tu piccolo Buddha! - disse ironicamente guardando Shaka, che, a sua volta, strinse gli occhi rimandandogli uno sguardo tagliente ed un volto di pochi amici. Non gli piaceva essere chiamato in quel modo, lo trovava profondamente irrispettoso nei confronti della sua religione. 
 
Non gli sfuggì, però, che la pessima battuta aveva attirato l’attenzione della ragazza dai capelli lavanda, che ora lo stava fissando. 
 
I loro occhi si incrociarono per un breve momento, prima che la ragazza, imbarazzata, tornasse a fissare il pavimento.
 
-Senza offesa ovviamente... - aggiunse ironico Kanon, che poi continuò - passo a presentarvi queste quattro meraviglie! Dunque... la prima è Shura! - una bella ragazza alta, mora, spiccati tratti mediterranei ed occhi verde scuro, insisteva a guardare fuori da una delle grandi finestre del soggiorno, non volendo fissare quegli uomini di fronte a sé. 
 
Aiolos si avvicinò timidamente alla ragazza... in realtà l’aveva notata subito - Ciao! - le disse dolcemente, ma la ragazza si limitò a fissarlo di traverso senza tradire alcun tipo di emozione.
 
- Bene - per la prima volta da quando erano entrati, Saga manifestò la propria presenza - vedo, Aiolos, che hai trovato Shura di tuo gradimento! Beh, se nessuno dei tuoi amici ha qualcosa da obiettare, potremmo dire che hai diritto ad una fantastica notte insieme alla mora più bella che tu abbia mai incontrato! - un sorriso cinico era stampato sul viso del gemello maggiore. 
 
Aiolos guardò i suoi amici, vedendoli chiaramente disinteressati. Milo era divertito, ma la sua attenzione era rivolta all’altra metà della fila, Shaka voleva apparire indifferente ma di tanto in tanto lanciava occhiate nella stessa direzione in cui guardava Milo, mentre Deathmask, prendendo l’iniziativa, si avvicinò ad una delle ragazze, dalla bellezza a dir poco abbagliante.
 
-Deathmask, non perdi tempo amico, fai tutto da solo! - disse Kanon allungando un machiavellico sorriso sul suo volto. 
 
-Dimmi qualcosa che non so... - rispose secco quest’ultimo, piazzandosi davanti alla ragazza che aveva puntato dal momento in cui era entrata.
 
-Ti presento Aphrodite! - continuò Kanon - E non poteva che chiamarsi così. Questa ragazza rende davvero onore alla dea... -. 
 
Ed era vero. Lunghi capelli di un raro color celeste, occhi azzurri così chiari da potercisi specchiare, viso perfetto quanto l’esile corpo fasciato da un abito di seta nera. Seta come la sua candida pelle. La ragazza, per nulla intimidita, piantò i suoi begli occhi su quelli di Deathmask con aria di sfida. 
 
Ad essere sinceri, era stato proprio il suo atteggiamento, oltre alla bellezza, ad attirare l’attenzione dell’italiano. Gli piacevano le sfide, e, per il suo intuito, questa Aphrodite doveva essere un bel grattacapo...
 
- Nulla in contrario, giusto? - Deathmask guardò con noncuranza oltre la sua spalla in direzione degli amici, che risposero scuotendo negativamente la testa - Molto bene, fiorellino, verrai a casa con me, questa notte ci terremo compagnia…- un sorrisetto provocatorio stampato sul suo viso. 
 
Aphrodite, che non era di certo il tipo da subire passivamente, non ci pensò due volte prima di rispondere -Tesoro... se vuoi compagnia, comprati un cane e lasciami in pace! - la voce sprezzante, fissava gli occhi dell’italiano in modo ostile. 
 
Deathmask allargò il suo sorriso soddisfatto…ci aveva visto giusto!
 
Shaka si sentiva stranamente sollevato dalle scelte dei suoi compagni, tuttavia, non aveva ancora pensato a come districarsi da quella situazione. In realtà stava giocando a braccio di ferro con sé stesso... da un lato voleva andarsene ed evitare di comportarsi come i suoi amici, ma dall’altro, se doveva essere onesto, non riusciva a smettere di guardare la ragazza dai capelli lavanda, e non gradiva l’idea che finisse a casa con uno dei suoi amici, o con chissà chi!
 
Come se non bastasse, Milo doveva ancora fare la sua scelta, ed il modo in cui si agitava impaziente sul divano non lo tranquillizzava per niente...
 
- Shaka...- Milo sussurrò distraendolo dai suoi pensieri - che ne pensi? La rossa mi piace parecchio, sembra così…così…irraggiungibile, fredda, ma allo stesso tempo i suoi occhi sono incredibilmente caldi, e poi emana un’innata eleganza…mi piace, mi piace molto! D’altra parte però, anche l’ultima ragazza è molto bella, sembra così dolce... un angelo - poi, come se un’idea geniale gli avesse attraversato la mente, fece un ampio sorriso - beh, hai detto che non sei interessato giusto? Quindi posso prenderle entrambe! Sono sicuro che Saga e Kanon non me lo negheranno, sanno che non ho problemi a pagare! - sorrideva maliziosamente, come suo solito, immaginando chissà quali risvolti per la serata.

Dannazione! Shaka cercò di riflettere velocemente, e, mantenendo la consueta postura calma e disinteressata, disse la prima cosa che riuscì ad improvvisare - Non credo che sia una buona idea... - la voce pacata come sempre, mentre Milo lo guardava con aria interrogativa aggrottando le sopracciglia - vedi Milo, se rifletti bene, la situazione è già di per sé molto spiacevole per queste ragazze, si vede chiaramente che sono a disagio... mi sembra di capire che la ragazza con i capelli rossi ti piaccia molto, beh, cerca di non strafare e comportati da gentiluomo! -. 
 
Milo non era una persona cattiva, al contrario, era simpatico, energico, ed anche un caro amico, tuttavia, al contrario del suo lavoro in cui appariva serio e scaltro, viveva la sua vita come se fosse una perenne festa, e spesso non rifletteva sulle conseguenze delle sue azioni. 
 
-Perché la rossa e non l’altra allora? - chiese incrociando le braccia e mettendo un broncio infantile. Le domande di Milo si portavano dietro sempre altre domande, come i bambini. 
 
Ahhh… Milo! Shaka cominciava a stancarsi, tuttavia non voleva mostrare il suo interesse - Semplicemente perché hai detto che ti piace molto, anzi, lo hai detto diverse volte, quindi è chiaro ed evidente che la preferisci! -. 
 
Milo sembrò soppesare le parole dell’amico annuendo con il capo, e si prese qualche istante per riflettere. In effetti la rossa gli era piaciuta fin da subito; quell’aria distaccata ed altezzosa lo aveva intrigato, ma ancor di più gli erano piaciuti i suoi occhi, il cui colore caldo contrastava con lo sguardo glaciale. 
 
Sorridendo a Kanon chiese con voce divertita - Chi è quest’affascinante rossa di fronte a me? - Milo era proprio così, senza alcun filtro.
 
La ragazza chiamata in causa lo guardò come se stesse guardando un insetto... palesemente infastidita da quello che considerò essere un perfetto idiota.
 
- Milo, Milo…un po' di tatto per cortesia... - Kanon lo prese in giro lanciandogli uno sguardo di finto rimprovero - l’affascinante rossa, come la chiami tu, è Camille, Cam per gli amici... - la ragazza rivolse a Kanon uno sguardo tagliente, lasciando chiaramente intendere che lui non fosse tra quelli - beh, per Cam avevo pensato a qualcuno un po' meno esuberante di te, sai, è una ragazza di classe e di poche parole…tuttavia, se Shaka non ha nulla in contrario, non sarò io a negartela! - concluse Kanon con il suo solito sorriso provocatore.
 
Chiamato in causa, Shaka alzò le mani facendo intendere di non essere interessato, così Milo, lasciato l’amico sul divano, si avvicinò velocemente a Cam - Signorina, mi farebbe l’onore di accompagnarmi? - le chiese con un breve inchino ed un sorriso giocoso. 
 
Camille non rispose nulla, ma pur continuando a pensare che Milo fosse un imbecille, non potè fare altro che seguirlo; suo malgrado, dovette lasciare andare la mano della ragazza con i capelli lavanda. 
 
Quest’ultima le rivolse uno sguardo di apprensione e smarrimento. Adesso era sola...
 
- Bene Shaka... - esordì Kanon divertito rivolgendogli uno sguardo felino - finora non hai detto nulla, sembri anche contrariato, se non sbaglio... - il biondo si limitò a fissarlo senza pronunciare una sola parola - Mu! - disse voltandosi a guardare la ragazza con un’espressione fintamente dispiaciuta - Mi dispiace tesoro... non sei fortunata come le tue amiche! -.
 
Mu non sapeva che pensare... da un lato era sollevata all’idea di non dover passare la notte con uno sconosciuto, ma dall’altro, temeva ciò che, da lì a qualche istante, si materializzò come un incubo ben peggiore…Saga! 
 
Sin da quando era stata portata con l’inganno ad Atene dai gemelli, Mu aveva ricevuto le sgradite attenzioni di Saga, che, tuttavia, non aveva osato fare nulla in previsione di quella serata; ora cosa lo avrebbe fermato? Mu cominciò ad avere ancor più paura di prima... avrebbe voluto essere in grado di creare un muro tra sé e quegli uomini, e poter salvare sé stessa e le sue compagne di sventura... ma non poteva fare niente, niente, e questo la rendeva profondamente frustrata, oltreché spaventata!
 
Come un lupo che vede un agnello in un angolo, Saga non tardò ad avvicinarsi a Mu e, cingendole la vita senza alcuna gentilezza per voltarla verso di sé, le sussurrò ad un orecchio -Tu non sei fortunata, ma io sì, e tanto... ora non puoi più scappare! - un sorriso lascivo si stese sul suo volto. 
 
Mu cercò di divincolarsi, ma senza successo dato che Saga era fisicamente molto più robusto; Cam cercò di andare in soccorso della sua amica, ma Milo la trattenne, temendo che Saga spostasse l’attenzione su di lei.
 
Mu si dimenava disperatamente... odiava essere stretta dalle braccia di quell’uomo che le faceva ribrezzo, ma stava cominciando a perdere le speranze, perché ogni colpo che dava sulle braccia di Saga sembrava non avere alcun effetto su di lui. Sentendosi sconfitta, chiuse gli occhi... almeno non sarebbe stata costretta a guardarlo in faccia!
 
Quando ormai Mu si aspettava solo il peggio, e lacrime di disperazione e frustrazione stavano salendo ai suoi occhi chiusi, improvvisamente, sentì lasciare andare la presa su di sé.
 
Sollevata e confusa allo stesso tempo, aprì gli occhi in tempo per vedere l’uomo dai lunghi capelli biondi che teneva uno dei polsi di Saga guardandolo minacciosamente.
 
-Non ho detto di no…- il tono era calmo come sempre, ma la voce suonava dura; avrebbe colpito volentieri la faccia del gemello maggiore, che ora lo guardava con malcelato fastidio. 
 
Come se stesse toccando qualcosa di disgustoso, Shaka lasciò andare il polso di Saga senza alcuna gentilezza.
 
Rivolgendosi alla ragazza, che tentava di sistemare il suo vestito con discrezione, Shaka le parlò per la prima volta quella sera - Mu, questo è il tuo nome giusto? - la ragazza annuì timidamente fissandolo negli occhi - Se me lo permetti, Mu, tra qualche minuto ti porto fuori di qui...- la voce assunse una sfumatura meno dura mentre le parlava, cercando, per quanto possibile, di tranquillizzarla.
 
Mu era totalmente confusa, non conosceva quest’uomo che, al momento, l’aveva tirata fuori dai guai; d’altro canto, non sapeva se potesse rappresentare per lei un pericolo maggiore… tuttavia, l’idea di tornare a casa con Saga l’inorridiva a tal punto che decise di tentare la sorte. 
 
In fondo, se questo Shaka si era preso la briga di aiutarla in questa situazione, forse non era una cattiva persona. Forse. 

Pregò Buddha di non essere finita in un guaio peggiore di quello in cui già si trovava, nonostante le dubbie circostanze di quell’incontro. Abbassando lo sguardo, Mu annuì.
 
Shaka si avvicinò a Kanon per sbrigare le formalità insieme ai suoi amici, che consistevano nello staccare i rispettivi assegni.
 
-Shaka, non avrei mai immagin…- Milo tentò di scherzare ma uno sguardo minaccioso dell’interessato gli fece ingoiare le parole. Aiolos e Deathmask non dissero nulla, e, anche se erano stupiti dall’atteggiamento del loro amico, scelsero di non stuzzicarlo. Soprattutto Deathmask, che in condizioni normali avrebbe dispensato il suo sarcasmo, pensò che l’amico dovesse avere le sue buone ragioni per aver agito in quel modo.
 
Dopo aver raggiunto l’accordo di ritrovarsi nello stesso luogo la sera successiva (i quattro uomini avevano pagato una cifra considerevole, inoltre, non volevano attirare l’eventuale attenzione dei condomini di Aiolos), le coppie, ad esclusione di Aiolos e Shura, lasciarono l’appartamento.
 
I primi a partire furono Shaka e Mu. Le aveva promesso di portarla via rapidamente, e così fece.
 
- Non hai niente per coprirti? Fuori fa piuttosto freddo... - chiese Shaka dopo aver visto Mu partire senza nient’altro che il suo abito.
 
La ragazza scosse dolcemente il capo in segno di diniego.
 
Dannati gemelli! Shaka si tolse il cappotto per posarlo con estrema cura sulle spalle di Mu, che lo ringraziò con un timido sorriso. Quel piccolo gesto provocò una leggera puntura nello stomaco del biondo, tuttavia, decise di ignorare quella sensazione. Istintivamente, cinse la vita della ragazza e la condusse via da quel luogo.
 
Una volta fuori da quella imbarazzante situazione, Shaka, quasi risvegliandosi da un incubo, si chiese che cosa stesse facendo, e soprattutto perché…era un uomo riservato, mai sopra le righe, la sua vita era dedicata quasi completamente alla direzione della sua compagnia, e non si era mai preoccupato troppo della sua vita sentimentale. Storie brevi, fugaci, non aveva mai voluto impegnarsi con una donna... in linea di massima pensava che una relazione assorbisse troppe energie e tempo che lui, a quel punto della sua vita, voleva continuare a dedicare al suo lavoro. 
 
In poche parole non era di certo un uomo da colpi di testa…e ne aveva appena fatto uno!
 
Arrivarono all’auto che Shaka aveva parcheggiato sotto casa di Aiolos, e fu solo quando aprì la portiera per fare salire Mu che si rese conto di averla tenuta per la vita da quando erano usciti di casa. Lo aveva fatto senza rendersene conto, il suo corpo aveva agito da solo... tuttavia, per tutto il tempo della discesa, una sensazione di calore e di familiarità gli aveva impedito di notare quel gesto. Tirò via la mano con noncuranza, sperando che la ragazza non notasse il suo imbarazzo.
 
Mu, dal canto suo, continuava a pregare Buddha di non aver peggiorato la sua già precaria situazione. Non era una sciocca, poteva vedere benissimo che l’uomo che sedeva accanto a lei era incredibilmente bello, l’aveva tirata fuori da una situazione difficile, e fino a quel momento era stato gentile con lei. 
 
Certo, con le sue azioni, perché di parole ne diceva poche. Come lei stessa d’altronde. Tuttavia, non sapere che cosa sarebbe accaduto da lì in appresso, la rendeva comprensibilmente nervosa, e vigile.
 
Il viaggio si svolse in totale silenzio; Mu e Shaka erano persi nei loro pensieri, ma nessuno di loro avvertiva il peso di quel silenzio... come se l’assenza di parole fosse confortante per entrambi.
 
E rimasero così finché arrivarono a casa di Shaka.

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Capitolo 2
*** Una presenza ***


Entrando nell’appartamento, una statua di Buddha, posta in un angolo dell’ampio ingresso, attirò subito l’attenzione di Mu; istintivamente, si avvicinò e si inchinò, e per l’ennesima volta in quella sera, ripeté le sue preghiere in silenzio.
 
Shaka seguiva con attenzione i movimenti della ragazza - Sei Buddhista? - le domandò avvicinandosi. Aveva già notato l’attenzione che Mu gli aveva rivolto a casa di Aiolos, quando Kanon lo aveva schernito chiamandolo piccolo Buddha
 
Mu annuì leggermente.
 
Shaka stava per aggiungere qualcosa, quando un rumore frettoloso di passi all’interno della casa catturò l'attenzione di entrambi.
 
- Buonasera signor Shaka! - una signora di mezz’età, bassina e rotondetta, si affrettava goffamente verso l’ingresso - La cena sarà pronta tra poco, se prima vuole fare un bagno vado a…- si interruppe, sorpresa, quando si accorse che il padrone di casa non era solo. 
 
Lo stupore, evidente sul volto della donna, era dovuto al fatto che Shaka non portava mai nessuno a casa, men che meno di sera, e men che meno una donna...
 
- Scusate! - si affrettò a correggersi la signora dispiaciuta dalla propria scortesia - Buonasera signorina... - aggiunse con un piccolo inchino rivolgendosi alla ragazza che era rimasta accanto alla statua di Buddha. 
 
Che meraviglia! pensò guardando la fanciulla... 
 
- Mu, questa è Lita, la mia governante - la presentò Shaka - puoi rivolgerti a lei per qualunque cosa... - dopodiché indirizzò all’anziana signora uno sguardo d’intesa, ad indicare che più tardi le avrebbe spiegato.
 
Mu annuì facendo intendere che lo avesse già immaginato, e si avvicinò alla piccola signora - Buonasera signora Lita, mi perdoni per il disturbo... - disse ricambiando l’inchino e mettendosi una mano sul cuore - la ringrazio per la disponibilità e le prometto che cercherò di darle il minor fastidio possibile -.
 
Gli altri due presenti rimasero interdetti. 
 
Shaka, per la prima volta dall’inizio di quell’assurda storia, sentì la voce di Mu. Solitamente le voci femminili erano troppo squillanti per i suoi gusti, e spesso gli capitava di avere mal di testa quando le conversazioni andavano per le lunghe…ma in quel momento, una melodia dolce e serena conquistò le sue orecchie. Chiuse gli occhi, come faceva sempre quando voleva rilassarsi...
 
Lita, invece, rimase senza parole davanti alla gentilezza della donna che le stava di fronte. Nessuno dei rari ospiti di quella casa, da che ne aveva memoria, si era mai preso la briga di rivolgersi a lei in modo così amabile. 
 
Senza riflettere su quello che stava facendo, alzò la mano per mettere una carezza sul viso di Mu, che istintivamente inclinò il capo ricambiando il contatto - Così bella... così dolce... - le disse guardandola con tenerezza. 
 
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che Mu aveva sentito quel contatto…senza poterle controllare, sentì le lacrime salirle agli occhi.
 
- Lita, per cortesia, accompagna Mu nella stanza degli ospiti - intuendo la difficoltà di Mu, Shaka interruppe il momento - quando hai finito, raggiungimi nel mio studio per cortesia... - aggiunse avviandosi verso una delle stanze che davano sul ballatoio dell’ingresso.
 
Mu sospirò sconfitta. Se quell’uomo aveva chiesto che fosse portata in camera, evidentemente aveva intenzione di reclamare ciò per cui aveva pagato...umiliata e scoraggiata seguì in silenzio la donna che le faceva strada all’interno della casa. 
 
Dopo aver sistemato Mu nella stanza degli ospiti, la governante raggiunse il padrone di casa come aveva chiesto. 
 
Lita era la governante di quella casa da quando i genitori di Shaka vi si erano trasferiti. Ovviamente era stata anche la sua tata, o meglio, il bambino era cresciuto con lei. Dopo la tragica morte dei suoi genitori, avvenuta quando Shaka era ancora un ragazzo che si stava avvicinando agli affari del padre, Lita divenne la sua unica famiglia; pur mantenendo un atteggiamento formale, per via del carattere sobrio e riservato dell’uomo, la governante era l’unica persona della quale Shaka si fidasse.
 
Quando entrò nello studio, Lita lo vide tamburellare nervosamente le dita di una mano sul piano della grande scrivania in mogano; nonostante l’arredo della stanza fosse sobrio e moderno, l’uomo aveva voluto conservare quel tavolo, in stile decisamente più classico, quale ricordo del padre scomparso quando era solo un ragazzo.
 
- Signor Shaka... - la donna esordì vedendolo perso tra i suoi pensieri - chi è quella signorina? - chiese sedendosi di fronte a lui.
 
Lo vide fare quel gesto, passarsi una mano fra i suoi lunghi capelli... lo faceva sempre quando era in difficoltà e cercava le parole giuste per esprimersi. Cosa che ormai faceva di rado. Sorrise dentro di sé...anche se ormai era un uomo, oltreché un imprenditore affermato, per lei rimaneva sempre quel bambino timido e solitario che aveva cresciuto.
 
- Lita, non ho idea di come spiegartelo, perché la verità è che non so spiegarlo neanche a me stesso... - Shaka inspirò profondamente prima di continuare - ti chiedo solo di non giudicarmi, perché, anche se la storia ha dell’inverosimile, non ho intenzione di fare a Mu nulla di male... -.
 
Le sopracciglia alzate e gli occhi sgranati, la governante lo invitò silenziosamente a parlare con un cenno del capo.
 
Shaka raccontò tutto ciò che era accaduto quella sera, dal momento in cui aveva messo piede in casa di Aiolos a quando ne era uscito, non omettendo nulla in merito alla squallida compravendita messa in atto dai gemelli, né a quello che sarebbe accaduto a Mu se lui non l’avesse portata via.
 
Mentre ascoltava quella storia, l’espressione di Lita passò dalla totale sorpresa, al cipiglio, allo sdegno, alla rabbia, e solo quando Shaka ebbe terminato si permise di parlare, rivolgendogli una semplice domanda - Che ha intenzione di fare adesso? -.
 
- Ovviamente nulla! - si affrettò a risponderle - Non farei mai del male ad una donna, lo sai bene... e men che meno a Mu, perché…perché… non lo so perché, ma è così! - aggiunse visibilmente nervoso, cosa che accadeva molto raramente.
 
La governante gli rivolse uno sguardo pieno di comprensione, non lo aveva mai visto così... Shaka riusciva sempre a controllare i suoi sentimenti in maniera impeccabile, fin troppo per i suoi gusti, e vederlo in difficoltà rappresentava una novità. Se doveva essere sincera, in fondo al suo cuore era contenta di vederlo provare delle emozioni; per la prima volta, dopo molto tempo, qualcosa stava rompendo quella barriera impenetrabile che aveva eretto tra sé e il resto del mondo. Anche se lui stesso non se ne era ancora accorto...
 
- Signor Shaka…quello che ha appena detto a me…lo ha detto anche a quella ragazza? - la voce sommessa di Lita lo raggiunse con un’altra domanda, tuttavia, quella sera le domande semplici riuscivano a spiazzarlo in maniera imbarazzante - Glielo chiedo perché, quando ho lasciato la stanza, stava scartando un pacchetto con una faccia molto triste…e…beh…immagino di sapere di cosa si tratti… - aggiunse guardandolo con leggero rimprovero.
 
Shaka aprì le labbra per dire qualcosa, ma la voce non uscì. Con lo sguardo vitreo fissò su un punto invisibile davanti a sé, ripercorrendo nella sua mente tutto ciò che era accaduto da quando lui e Mu avevano lasciato l’appartamento di Aiolos. Gli venne in mente un particolare al quale, lì per lì, non aveva prestato attenzione... sulla soglia della porta Kanon aveva consegnato un pacchetto ad ognuna delle ragazze. Non si era neanche chiesto che cosa ci fosse dentro, in quel momento non gli interessava, ma adesso gli era tutto assolutamente chiaro…lingerie… Dopo lunghi secondi si rese conto che no, non lo aveva detto a Mu, o meglio, non le aveva detto proprio nulla! 
 
Realizzò che Mu, con tutta probabilità, pensava che lui avrebbe reclamato ciò per cui aveva pagato...
 
Comprendendo lo stato confusionale in cui si trovava l’uomo, la governante si avvicinò e strinse dolcemente una delle mani di Shaka - Vada subito a parlarle, le dica quello che ha detto a me... - lo sguardo carico di apprensione che il biondo le rivolse la spinse a continuare - non faccia sciocchezze signor Shaka! Concedersi ad un uomo deve essere un atto dettato dalla propria volontà, e nessuna donna dovrebbe mai essere comprata né costretta. Per di più, posso dirle che, da quel poco che ho avuto modo di vedere, la ragazza che in questo momento è nella stanza degli ospiti non è una donna qualunque…e non parlo solo della sua bellezza, che, ovviamente, ha di certo notato... -. 
 
Vedendo lo sguardo perplesso che l’uomo le stava rivolgendo mentre si alzava aggiunse - Come lo so? Non ho vissuto più di sessant’anni su questa terra senza aver imparato nulla! - e con un sorriso affettuoso lasciò la stanza per tornare alle sue faccende.
 
Shaka si prese qualche minuto per riflettere sulle ultime parole di Lita... sebbene fosse confuso, aveva avuto gli stessi pensieri della donna più anziana... 
 
Deciso ad affrontare la situazione, si alzò dalla poltrona della scrivania dirigendosi spedito verso la stanza degli ospiti. Avrebbe messo le cose in chiaro con quella ragazza...
 
Tuttavia, quando si ritrovò davanti alla porta, si accorse, con suo disappunto, di essere nervoso. Questo lo infastidì... era sempre in grado di gestire qualunque situazione, anche la più difficile, con impassibilità invidiabile, e non vedeva quale fosse la differenza in questo caso. 
 
Non era di certo la prima volta che affrontava una donna, e questo non gli aveva mai provocato alcun disagio. Perché questa tensione allora? Decise di ignorare la risposta... quella che Lita aveva già intuito con lungimiranza...
 
Scacciando le domande dalla propria mente, raddrizzò le spalle, rimise sul volto la sua espressione imperturbabile e bussò alla porta con discrezione. 
 
Nessuna risposta.
 
- Mu, posso entrare? - chiese in tono sommesso, ma non avendo ricevuto alcun cenno, mise una mano sulla maniglia ed aprì lentamente la porta...tuttavia quello che vide lo lasciò senza parole...
 
In piedi, davanti ad una finestra che si apriva sul panorama notturno della città, Mu guardava la vita svolgersi davanti ai suoi occhi. Il suo corpo era coperto solo da una leggera sottoveste in seta color glicine, che si abbinava divinamente al tono dei suoi capelli, tenuta alle spalle da due sottili bretelline...il capo le scivolava gentilmente sul corpo snello arrivando fin sotto ai glutei, lasciando scoperte le lunghe gambe affusolate. I capelli erano raccolti sulla sommità della testa, solo alcune ciocche cadevano vicino al collo pallido, evidenziando la finezza della sua pelle d’alabastro. I piedi, nudi, si toccavano tra loro nervosamente, tradendo l’ansia che la stava opprimendo, mentre un sospiro malinconico sollevava il suo petto per uscire dalle labbra, perfettamente modellate, creando un piccolo alone sul vetro della finestra. 
 
Non si accorse dell’arrivo del padrone di casa... probabilmente i rumori della città avevano coperto il leggero bussare alla porta.
 
Shaka la fissò ammaliato, mentre le parole che si era preparato gli morirono in gola.
 
Mu era molto più bella di quanto avesse mai potuto immaginare...
 
Non avrebbe potuto dire quanto tempo passò, immobile sulla soglia della porta, a contemplare l’immagine che i suoi occhi gli stavano rimandando. Secondi, minuti… non sarebbe stato in grado dirlo. 
 
No, non era la prima volta che si trovava davanti ad una donna in biancheria intima... non si sarebbe mai vantato, ma di esperienze ne aveva avute diverse... tuttavia, per la prima volta nella sua vita si era trovato a contemplarne una totalmente rapito... e senza alcuna intenzione di smettere!
 
Tuttavia, un barlume di coscienza lo riportò alla realtà... doveva parlare con Mu; il problema è che non era sicuro di riuscire a concentrarsi in quella situazione, dato che il suo corpo aveva già cominciato a reagire a quella vista...
 
Discreto come era entrato, anche se molto più turbato, uscì socchiudendo la porta per non fare rumore, dirigendosi spedito in cucina.
 
Lita stava preparando la cena; aveva dovuto rivedere i suoi piani, dato che c’era una persona in più. Con la coda dell’occhio si accorse che qualcuno era entrato di soppiatto, proprio come faceva da bambino quando aveva combinato qualche guaio.
 
- Già fatto? -  si girò con un piccolo sorriso sul volto e le sopracciglia alzate.
 
- No! - rispose secco Shaka, cercando di mostrare una disinvoltura che non aveva - Ho bisogno di una cortesia Lita... - la donna lo guardò con attenzione, riconoscendo perfettamente l’imbarazzo dell’uomo che muoveva nervosamente gli occhi da una parte all’altra della stanza - vai da Mu e…per favore…aiutala a...a…- mosse le mani come per scacciare l’immagine che gli era rimasta impressa nella mente - insomma, vado in camera mia a farmi un bagno, dì a Mu di fare con calma, ma che ho bisogno di parlarle e che l’aspetterò più tardi in terrazzo! - senza aspettare la risposta della donna, uscì da lì con una certa rapidità.
 
Un bagno freddo! pensò tra sé la donna, scuotendo leggermente la testa sorridendo, dopodiché lasciò le sue faccende per fare quanto richiesto dal padrone di casa.
 
Quando entrò nella stanza, anche la donna più anziana fu colpita dalla bellezza della giovane donna, che, ancora in piedi davanti alla finestra, osservava tristemente il panorama della città. 
 
Lita tossì leggermente per attirare l’attenzione, e nel momento in cui Mu si rese conto della presenza della donna, arrossì violentemente, vergognandosi di trovarsi davanti a lei in quel modo... la governante era stata così gentile da quando era arrivata, ora chissà che cosa avrebbe pensato...
 
Come se potesse leggere nei suoi pensieri, Lita si avvicinò alla ragazza e, prendendole le mani, la invitò a sedersi sul letto. 
 
Mu non osava alzare gli occhi per la vergogna, tenendo nervosamente le mani della donna....
 
- Signorina Mu - la donna la chiamò dolcemente - non deve vergognarsi. Il signor Shaka mi ha detto che cosa è successo... -.
 
Mu la guardò meravigliata e la donna, sorridendo comprensiva, continuò - Lei non ha alcuna colpa, e mi permetta di dirle che chi ha osato fare una cosa del genere prima o poi pagherà! E con gli interessi! Non deve meravigliarsi che me l’abbia confidato... - la sua mano accarezzò nuovamente la guancia di Mu, che era ancora profondamente imbarazzata - vede... conosco il signor Shaka da prima che nascesse, e sono io che l’ho cresciuto. Ormai sono passati diversi anni da quando i suoi genitori sono venuti a mancare, e si può dire che io sia l’unica famiglia che ha vicino. Beh, credo che in India abbia ancora dei parenti, ma non li ha mai frequentati... - aggiunse alzando le spalle.
 
- India? - nonostante la sua timidezza, la curiosità di Mu prese il sopravvento e spalancò gli occhi meravigliata...non l’avrei mai detto pensò tra sé.
 
- Sì... - la donna sorrise intuendo i pensieri di Mu - in effetti il suo aspetto è atipico, ma è presto spiegato. Il padre era indiano, ma sua madre era inglese. E Shaka somiglia incredibilmente a sua madre. Era una donna bellissima...beh...quasi quanto lei Mu! - aggiunse Lita sorridendo e prendendole il viso tra le mani dolcemente. 
 
Mu sorrise abbassando il capo per non mostrare il rossore che le adornava il volto.
 
- Mi ascolti bene - la donna riprese un tono serio e le sollevò il mento per costringerla a guardarla negli occhi - Shaka avrà molti difetti, e ne ha...eccome se ne ha...- enfatizzò quanto detto con un gesto della mano - ma non farebbe mai nulla per mancarle di rispetto... ascolti il mio consiglio... si rilassi con un bel bagno caldo, si prenda il tempo che vuole, più tardi Shaka l’aspetterà fuori in terrazzo per parlarle -.
 
Dopodiché le strinse le mani un’ultima volta e si alzò dal letto per uscire la stanza, lasciando dietro di sé una Mu molto più tranquilla.
 
Nel frattempo, in un’altra stanza della casa, dopo aver riempito la sua grande vasca ed essersi finalmente sbarazzato dei vestiti, Shaka si immerse fino al collo nell’acqua calda.
 
Finalmente! La giornata lo aveva davvero messo alla prova. Prima, aveva dovuto affrontare varie grane al lavoro a causa di alcuni ordinativi che non erano arrivati nei tempi pattuiti, poi, quando pensava di aver terminato e di potersene tornare a casa, era arrivata la telefonata di Aiolos. Gli aveva chiesto di presenziare ad un incontro in casa sua con i gemelli; lungi dal dirgli quale fosse il vero motivo della riunione, gli aveva dato ad intendere che si trattasse di affari, e che aveva bisogno di alcuni consigli. Certo, i gemelli avevano le mani in pasta ovunque, ma non avrebbe mai immaginato quale affare avrebbero proposto quella sera!
 
Se lo avesse saputo, ovviamente non sarebbe mai andato...ma...in quel caso, che cosa sarebbe accaduto a Mu?
 
Scuotendo leggermente la testa, si costrinse a smettere di rimuginare, ormai stava diventando monotono nei suoi pensieri...
 
Prese uno dei cofanetti che aveva a disposizione in bagno, e lo rigirò pensieroso tra le mani. Quel prodotto gli aveva fatto guadagnare una fortuna, e non ne era meravigliato, perché era davvero fantastico! Qualche mese prima, era riuscito ad acquisire l’utilizzo esclusivo di quella linea di prodotti per la commercializzazione in occidente, alla fine di una trattativa a dir poco estenuante.
 
Ricordava ancora l’agguerrita concorrenza, in particolar modo quella di un cinese molto esuberante, il quale, oltre che per il prodotto, aveva mostrato un interesse sfacciato nei confronti dell’uomo che rappresentava la parte venditrice. Quell’uomo aveva attirato anche la sua attenzione, ma per una ragione completamente diversa... i tika al posto delle sopracciglia! Pur non avendo mai visto prima di allora qualcuno con quella caratteristica, aveva pensato che non fossero strani, quanto piuttosto piacevoli... per un momento aveva immaginato che quell’uomo provenisse da una civiltà misteriosa e perduta. 
 
Per questa ragione aveva notato subito Mu. 
 
No, a voler essere onesti fino in fondo, la ragazza lo aveva attratto magneticamente dal momento in cui era entrata nel suo campo visivo, tuttavia, orgoglioso com’era, non lo avrebbe mai ammesso con nessuno... comunque, quel dettaglio gli aveva permesso di identificarne rapidamente la provenienza. 
 
Si costrinse ad uscire dai suoi pensieri per rilassarsi e, come faceva sempre quando voleva scrollarsi di dosso i postumi di una giornata faticosa, chiuse gli occhi.
 
Quel calore agì da balsamo per i suoi muscoli, ed i vapori dell’acqua si diffusero nella stanza rendendo l’atmosfera quasi mistica.
 
Quasi.
 
Non appena il corpo si rilassò completamente, la sua mente iniziò a vagare, e, senza poterla controllare, cominciò a creare delle illusioni... fantasie che rievocavano immagini rimaste impresse nelle sue retine pochi minuti prima. 
 
Una mano vellutata scivolò tra i suoi capelli costringendolo ad aprire gli occhi e a guardare le sue iridi smeraldo... le labbra, rosa e carnose, percorsero lentamente il suo viso fino ad arrivare alla bocca, sfiorandola appena. Estasiato, vide lo spettacolo svolgersi davanti ai suoi occhi... coperta solo dalla sua sottoveste, che le scivolava addosso accarezzandola, la vide entrare lentamente nella vasca, lasciando in mostra le gambe snelle e affusolate che le permettevano movenze feline. Dopo essersi immersa fino alle spalle, ne uscì lasciando che la seta aderisse al suo corpo, svelandone ogni curva...la vita sottile che si allargava armoniosamente sui fianchi perfetti, i seni, discreti e sodi, che rivelavano l’eccitazione crescente...le labbra che si avvicinavano alle sue, piene e invitanti...senza dire nulla, con lo sguardo pieno di desiderio fisso nelle sue iridi azzurre, si avvicinò inginocchiandosi davanti a lui, le gambe ai lati delle sue cosce, avvolgendogli il collo con le braccia mentre lentamente abbassava i fianchi...
 
Shaka aprì gli occhi di scatto, ridestandosi dalla visione onirica.
 
No, no, no! Ma che accidenti stava pensando! 
 
Si strofinò il viso con le mani in un gesto impaziente, quando si rese conto che il suo corpo aveva reagito ai suoi pensieri... 
 
Sto perdendo la testa! 
 
Doveva risolvere quella situazione il prima possibile...dal momento in cui aveva incontrato quella ragazza non era stato più padrone delle sue azioni; tutto quello che aveva fatto, i suoi pensieri, le sue parole, tutto da quel momento in poi era girato intorno a Mu.
 
Dannazione! Si innervosì rendendosi conto che ogni ragionamento lo portava sempre allo stesso punto...
 
Tuttavia, non riusciva neanche ad immaginare di poterla riportare dai gemelli. Il solo rievocare nella mente le mani di Saga che afferravano Mu lo irritò al punto di sbuffare dalle sue narici.
 
Sospirando, decise di terminare il bagno, ormai non aveva più senso...il rilassamento era sparito più velocemente di quanto fosse arrivato...
 
Dopo essersi asciugato, indossò un pantalone nero informale ed una camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, lasciando slacciati i primi due bottoni. Dopo una rapida occhiata allo specchio per verificare che tutto fosse in ordine, uscì dalla stanza deciso ad affrontare Mu una volta per tutte.

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Capitolo 3
*** Nelle altre case... ***


Nel frattempo, in un altro appartamento...
 
- Vieni qui! -
 
- No! - 
 
- Guarda... non ho intenzione di fare niente che tu non voglia, quindi, per favore, smetti di girare intorno al divano e siediti! -
 
- No! -
 
Milo era impegnato nell’inseguimento di Camille...da quando, arrivati a casa, aveva provato ad avvicinarsi a lei, la ragazza aveva iniziato a correre intorno al divano del soggiorno con l’intenzione di sfuggire a quell’uomo, che considerava molto fastidioso.
 
Da quando avevano lasciato l’appartamento di Aiolos, Milo non aveva smesso di parlare neanche per un minuto.
 
Nel tentativo di far rilassare la bellissima rossa, che, al contrario di lui, non aveva quasi aperto bocca, l’aveva portata a fare un giro in macchina, cercando di mostrarle i posti più belli della città, prima di portarla a casa sua.
 
Milo abitava poco lontano dal centro di Atene; il suo appartamento, ampio e con una bellissima vista sul Pireo, era arredato con pezzi ultra moderni ed all’insegna dell’hi-tech. Al centro del soggiorno, era posto strategicamente un comodo divano rosso, pronto per accogliere i frequenti ospiti del padrone di casa, o meglio, le sue frequenti ospiti...
 
Quando, con un sorriso seducente sul volto, aveva invitato Cam ad accomodarsi, il rifiuto della ragazza era stato secco e deciso. In piedi, continuando a pensare che quello di fronte a lei fosse tutto fuorché un gentiluomo, non solo aveva risposto negativamente al suo invito, ma fuggiva quando Milo provava ad avvicinarsi.
 
- Cam... -
 
- Come ti permetti di chiamarmi così? -
 
- Ma Kanon ha detto che gli amici possono! -
 
- Ti sembro una tua amica?! - Camille guardò Milo in maniera ostile.
 
- Va bene, non siamo amici... - le mani avanti nel tentativo di placare gli animi - ma siediti, e, per favore, parliamo un po'... - vedendo che la ragazza non si muoveva, anzi, aveva incrociato le braccia in segno di totale chiusura, cercò di rassicurarla - guarda, facciamo così...ti siedi lì - disse indicando una delle estremità del divano - e io mi siedo qui, sul lato opposto... ok? -.
 
Soppesando le parole del greco, Cam gli rivolse uno sguardo sospettoso, ma fece come chiesto, rimanendo tuttavia estremamente vigile. Alla prima sciocchezza, si sarebbe sentita in diritto di andare via da quel luogo, nonostante non sapesse neanche dove fosse...inoltre, non era così sciocca da non sapere che Milo, essendo un uomo, potesse sovrastarla fisicamente, tuttavia, si costrinse a non pensare all’evenienza che quell’uomo potesse forzarla a fare una qualsiasi cosa...
 
Dal canto suo, Milo non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione come quella che stava vivendo; per lui non era mai stato un problema interagire con le donne, anzi... di solito non le doveva pregare... ma la ragazza di fronte a lui era decisamente un osso duro.
 
Tuttavia, qualcosa lo costringeva ad essere perseverante... non avrebbe saputo dire se fosse la sua bellezza algida, o quegli occhi che, nonostante lo sguardo sprezzante, emanavano un inaspettato calore, oppure il fatto che stesse opponendo una resistenza alla quale non era abituato... indipendentemente dalla causa, voleva che quella ragazza si aprisse con lui, voleva ascoltarla, parlare con lei...
 
- Vuoi qualcosa da bere? - chiese per smorzare il pesante silenzio che si era creato nella stanza.
 
- Che cosa hai? - chiese inaspettatamente Camille. Evidentemente, gli eventi della serata dovevano avere scosso anche la sua imperturbabilità, nonostante l'impassibile apparenza.
 
Sorpreso, ma contento del fatto che finalmente volesse accettare qualcosa da lui, Milo fece un bel sorriso - Whisky, cognac, ouzo, brandy... - poi, pensando che forse Camille non bevesse alcolici si affrettò ad aggiungere - ...ho anche del succo di frutta se preferisci! -.
 
Cam alzò gli occhi al cielo - Non avresti del vino rosso? -.
 
Che idiota che sono... il vino ... Camille è francese! Sicuramente le piace il vino!
 
- Certo! Vado a prenderlo subito! - rispose Milo dirigendosi di corsa verso la sua cantina, posta in un angolo dell’ampio soggiorno.
 
Dopo averla servita, cercò di sistemarsi un po' più vicino a Camille, rispettando comunque la distanza di sicurezza che la ragazza aveva imposto tra loro.
 
- Ascolta Cam... Camille! - Milo fece un respiro profondo, cercando di attingere alla pazienza che solitamente non aveva - Lo so che questa è una situazione particolare, e mi sembra di capire che non ti trovi particolarmente a tuo agio... -.
 
- Dici? - chiese ironicamente la donna inarcando un sopracciglio.
 
Per Milo la situazione stava diventando snervante, e Camille non collaborava minimamente... non sarebbe stato scortese, ma aveva bisogno di chiarire alcune cose.
 
- Immagino che tu sappia che ho pagato una bella somma per poter essere qui con te stasera... - vedendo la donna irrigidirsi ancor più di quanto già fosse, si affrettò a chiarire - tuttavia, Cam, non sono di certo un animale, e non ho intenzione di costringerti a fare nulla...che tu ci creda o meno, non ho mai costretto una donna a fare qualcosa che non volesse, e non ho intenzione di cominciare questa sera con te... -.
 
Sebbene non lasciasse trasparire alcuna emozione, Camille tirò un sospiro di sollievo. Certo, sarebbe comunque rimasta vigile, non si sarebbe fidata solo delle sue parole, tuttavia, c’era qualcosa in quest’uomo che, paradossalmente, la faceva sentire tranquilla. Probabilmente il fatto di essere schietto nelle sue parole, o forse qualcos’altro...
 
- C’è qualcosa che non mi torna in tutta questa storia, Cam, e vorrei che mi aiutassi a capire - Milo, vedendo la francese leggermente, molto leggermente, più a suo agio, cercò di indagare nella speranza di saperne di più - Si vede chiaramente che non sei una donna...come dire...una di quelle donne... - cercò di essere il più attento possibile con le parole - quindi non capisco perché tu abbia scelto questo tipo di vita... - alzò le spalle a sottolineare quanto stesse dicendo.
 
- Ti sembro una che ha scelto... Milo?! - per la prima volta quella sera, Camille chiamò l’uomo per nome.
 
Sorpreso da quella piccolissima confidenza, Milo non poté nascondere un sorriso. Gli piaceva come suonava il suo nome detto da Cam...con quel caratteristico accento francese...tuttavia, quello che aveva appena detto lo preoccupò, e non poco.
 
- Per prima cosa Cam... ti chiedo di non rispondere ad una domanda con un’altra domanda... dato che finora hai fatto solo questo... - la ragazza fece una smorfia infastidita ma non controbatté...era vero... - e ti chiedo di dirmi la verità... - Milo incrociò le braccia al petto ed accavallò le gambe, sistemandosi comodamente in posizione di ascolto - come diavolo sei finita in questa storia Camille? -.
 
Cam sospirò stanca... dopo aver fatto roteare il liquido rubino nel bicchiere, ne prese un sorso per darsi un po' di conforto, dopodiché spostò i suoi caldi occhi nocciola sull’uomo che le stava di fronte. 
 
Non era certa di potersi davvero fidare di lui, ma, a questo punto, non aveva più nulla da perdere.
 
 
Nel frattempo, in un villino situato in una zona residenziale della capitale...
 
- No! Quello no! Mettilo giù! - urlò Deathmask allarmato.
 
- No? E perché no? Vediamo che cosa abbiamo qui... - con un sorriso perfido sul viso, Aphrodite rigirò tra le mani la statuetta che aveva preso qualche istante prima da uno dei mobili del salotto.
 
- Aphrodite... lascialo... ora! -.
 
- Che paura... e che fai se non obbedisco?! - la ragazza si prendeva gioco del padrone di casa, facendo dondolare pericolosamente il pezzo davanti ai suoi occhi.
 
Deathmask aveva intuito sin da subito che Aphrodite sarebbe stata un bel grattacapo, ma non avrebbe mai immaginato le dimensioni del problema.
 
Da quando erano arrivati a casa dell’uomo, un bel villino situato in una zona residenziale e tranquilla della città, la ragazza non aveva fatto altro che tirargli addosso tutti gli oggetti che aveva incontrato... per fortuna Deathmask non era un grande amante di ninnoli e soprammobili, ma Aphrodite aveva già distrutto tutto ciò che le era capitato a tiro!
 
Nonostante il suo comportamento spavaldo, l’uomo non aveva messo un dito addosso alla ragazza, né si sarebbe sognato di farlo...quella furia dagli occhi ammalianti gli piaceva, e molto, ma aveva compreso sin da subito che tutta la faccenda nascondeva dei lati oscuri. Per uno come lui abituato ai chiaroscuri della vita, non era stato difficile comprendere che quelle quattro ragazze non avessero nulla a che fare con il vizioso mondo dei gemelli...
 
Dal canto suo Aphrodite, presa dalla singolare lotta con quell’uomo che, volente o nolente, non le era indifferente, stava cercando di tenerlo distante da sé il più possibile...soprattutto perché non avrebbe potuto garantire sul suo autocontrollo; la rabbia che provava era principalmente nei propri confronti... 
 
Perché le piaceva come quegli occhi insolenti si posavano sulla sua figura? Perché le piaceva quel sorriso malizioso? Avrebbe dovuto odiare quest’uomo che l’aveva comprata come se fosse un oggetto... ma, semplicemente, non riusciva a farlo, anzi quella lotta la intrigava...
 
Tuttavia, mentre si prendeva gioco di lui rigirando tra le mani quell’oggetto che sembrava essere così importante per Deathmask, considerato lo sguardo terrorizzato che le stava rivolgendo, all’improvviso si fermò lasciando che le parole le morissero in gola...
 
Dopo lunghi istanti persi nella contemplazione di quella statuetta, Aphrodite alzò lo sguardo meravigliato verso l’uomo; Deathmask, notando l’improvviso cambio di espressione ed il silenzio che ne era seguito, la guardò preoccupato. 
 
- Dove... dove l’hai presa? - chiese la ragazza con un filo di voce, mentre le lacrime stavano cominciando a riempire i suoi bellissimi occhi.
 
- Perché lo vuoi sapere? - chiese Deathmask aggrottando le sopracciglia, non staccando gli occhi di dosso dalla ragazza. 
 
Nel giro di qualche secondo, la situazione aveva preso una piega inaspettata...
 
Ignorando la domanda, Aphrodite tornò a guardare l’oggetto... le lacrime scendevano sul suo bellissimo viso, arrivando a lambire le labbra rosse tremanti, mentre i ricordi le affioravano alla mente come sequenze di un film dolce e doloroso.
 
- Eri a Berlino l’anno scorso? - chiese con un tono di voce stranamente dolce.
 
Sgranando gli occhi, Deathmask fece un passo indietro... come diavolo faceva a saperlo? Chi era davvero Aphrodite?
 
Cercando di far leva sul suo lato razionale, Deathmask ritrovò la sua solita postura, anche se la sua naturale spavalderia aveva lasciato il posto ad una nuova sensazione... incertezza. Si ritrovò completamente disorientato, e la sorpresa fu rendersi conto di essere spiazzato a causa delle sensazioni che la presenza di questa donna aveva scatenato dentro di lui.
 
Deciso a conoscere la verità, e approfittando del momento di calma, Deathmask si avvicinò ad Aphrodite, prendendole con delicatezza la statuetta dalle mani e sollevandole gentilmente il mento con un dito per costringerla a guardarlo negli occhi... la voce, abitualmente autoritaria, divenne insolitamente dolce fissando lo sguardo nei due cieli che lo guardavano colmi di lacrime...
 
- Voglio sapere chi sei davvero... Aphrodite -.
 
 
Nel frattempo, nell’appartamento dove tutto aveva avuto inizio, Shura era alle prese con un Aiolos visibilmente confuso e preoccupato.
 
- No.…non è vero...non posso credere a quello che mi hai raccontato! - Aiolos si agitava nervosamente, camminando avanti e indietro per il suo ampio soggiorno. Sembrava un animale in gabbia.
 
- Fa’ come credi...non mi importa cosa pensi! - la risposta secca, l’espressione sul viso come sempre indecifrabile, Shura sedeva su uno dei divani; braccia incrociate e gambe accavallate, teneva lo sguardo fisso su un punto immaginario della stanza.
 
- Li conosco da una vita Shura...non posso credere che i gemelli siano arrivati a tanto...questo non è toccare il fondo...qui non c’è neanche il fondo! -.
 
Dopo aver ascoltato la storia di Shura, Aiolos, incredulo e arrabbiato, aveva cominciato ad agitarsi nervosamente. 
 
In realtà era partito con tutte le buone intenzioni... dopo che gli amici avevano lasciato la sua casa, aveva tentato di mettere la ragazza a proprio agio il più possibile.
 
Shura gli piaceva, eccome se gli piaceva...ma era fredda, distante, parlava come un risponditore automatico, e sembrava insensibile a qualunque gentilezza.
 
Aiolos non era uno sciocco, aveva compreso fin da subito che Shura fosse una ragazza seria, magari un po' troppo sostenuta, ma comunque una brava ragazza, e non si era bevuto la storia dei gemelli; quando le aveva chiesto qualcosa di più sulla sua vita, Shura, nonostante la naturale riluttanza nel parlare con gli estranei, gli aveva raccontato come fosse finita in quella situazione, non omettendo lo sporco trucco che Saga e Kanon avevano utilizzato per “catturare” sia lei che le sue amiche.
 
- Dammi una buona ragione per la quale dovrei crederti Shura! - sebbene fosse sconvolto da quello che la bella spagnola gli aveva raccontato, una piccola parte di sé dava comunque credito alle sue parole...forse si trattava di quella parte della sua coscienza che, in fondo, sapeva che i gemelli erano capaci di tutto.
 
- Te l’ho detto...non mi interessa che tu mi creda o meno... - il tono di voce monotono - tuttavia, ti ho detto chi sono e cosa faccio nella vita, quindi, se vuoi una prova che quei gemelli ti stanno prendendo per il naso...non ho alcun problema a fornirtela! -.
 
- Che intendi dire? - chiese con un filo di voce... 
 
Aiolos andò completamente in confusione...perché Shura parlava in quel modo? Per un attimo, ma solo un attimo, il dubbio che la ragazza fosse a conoscenza dell’affare che Saga gli aveva aiutato ad ottenere gli attraversò la mente, tuttavia...no, non era possibile...o sì?!
 
Alzando gli occhi al cielo, Shura si sistemò meglio sul comodo divano. Un po' le dispiaceva vedere le reazioni di quell’uomo davanti a sé...non lo avrebbe mai confessato, ma le faceva una grande tenerezza. Nonostante le apparenze ed il modo dubbio in cui si erano conosciuti, era certa che quell’uomo fosse una brava persona...magari un po' ingenuo...ma comunque buono. 
 
Per di più, aveva gli occhi più dolci che avesse mai visto...
 
Apparentemente imperturbabile, la ragazza si limitò a guardarlo di traverso - Sì...è la risposta alla domanda che sta frullando nella tua mente... - Aiolos sgranò gli occhi in preda al panico, la gola secca non permetteva alla sua voce di uscire - non fare quella faccia per favore! Lo so solo perché quegli idioti non si sono neanche presi la briga di essere discreti sulla questione...ed evidentemente, non si sono preoccupati delle mie competenze tecniche! - aggiunse leggermente piccata.
 
- Hai intenzione di ricattarmi? - quelle furono le uniche parole che il greco riuscì ad articolare, comprendendo infine che la ragazza fosse a conoscenza di tutto.
 
Una smorfia ironica sul viso, un sopracciglio alzato, Shura si limitò a sottolineare l’ovvio - Ti sembro nella posizione di poter ricattare qualcuno? -.
 
Effettivamente no; anzi, in quel frangente era lei a trovarsi in posizione di svantaggio. 
 
Aiolos scosse la testa in segno di diniego - Perché mi dici queste cose Shura? Che cosa ne ottieni? -.
 
La ragazza alzò gli occhi al cielo...com’era possibile che quello di fronte a lei, un uomo d’affari, fosse così ingenuo?
 
- C’è qualcosa che ti sfugge... - lo guardò con la solita freddezza, ma in fondo le dispiaceva vederlo in difficoltà...e poi c’erano sempre i suoi occhi... - Io non ne ottengo niente, ma tu hai tutto da perdere... - davanti allo sguardo confuso dell’uomo aggiunse in tono deciso - Aiolos...la prossima volta che sentirai parlare di questa storia sarà dal tuo avvocato...in prigione! -.
 
Gli occhi sgranati, un passo indietro - C.…che stai dicendo? - una goccia di sudore scese dalla fronte imperlata...Aiolos stava andando in iperventilazione...
 
Shura si alzò per soccorrere l’uomo che stava avendo un attacco di panico. Si schiaffeggiò mentalmente per la propria mancanza di tatto, ma, purtroppo, il suo carattere schietto e poco diplomatico non le permetteva di essere empatica con le altre persone. 
 
Nonostante, come in questo caso, le persone fossero anche di suo gradimento.
 
Dopo averlo aiutato a sedersi sul divano, corse all’angolo bar e versò un bicchiere d’acqua per permettergli di recuperare un minimo di lucidità. Lo aiutò a bere e quando fu certa che Aiolos avesse ripreso un po’ del suo colorito naturale, si sedette accanto a lui, cercando di spiegargli la situazione nel modo più calmo possibile. Ovviamente considerando i propri limiti.
 
- Hai mai visto i documenti di progettazione? - domandò Shura con cautela.
 
- No - Aiolos muoveva nervosamente gli occhi senza guardare un punto preciso - Saga mi ha aiutato a condizione che la progettazione fosse in mano sua...credo che abbia affidato il lavoro ad un tale...Radamanthys...se non mi sbaglio -.
 
Shura sospirò seccata - Lo so...ho riconosciuto la firma di quell’idiota... - vedendo lo sguardo smarrito di Aiolos capì che doveva spiegarsi meglio - come ti ho detto, i gemelli non si sono mai preoccupati di essere discreti...ho avuto la possibilità di visionare bene i progetti di Radamanthys che, per inciso, nell’ambiente è noto per essere un autentico incompetente, oltre che un delinquente...Aiolos, mi dispiace dirtelo ma i calcoli sono completamente sbagliati, quei ponti non reggerebbero neanche una settimana... - notando che il respiro del greco cominciava a farsi più pesante si affrettò ad aggiungere - però nulla è perduto...ci vorrà un bel po’ di lavoro, ma puoi ancora sistemare i progetti -.
 
Aiolos non poteva credere a quello che aveva appena sentito...come accidenti era possibile che quei due farabutti fossero disposti a mandarlo in prigione? Non avrebbe mai immaginato che potessero arrivare a tanto...anche se, dopo quello che avevano fatto a queste ragazze, era chiaro che non avevano più alcun limite.
 
Intuendo il malessere interiore di Aiolos, la bella spagnola si sforzò di fare un piccolo, ma proprio piccolo, sorriso - Ascolta, capisco ed è naturale che tu non possa fidarti di ciò che ti sto dicendo, d’altronde non ci conosciamo...ma...normalmente chi si occupa della progettazione? -.
 
- Mio fratello Aiolia - rispose Aiolos ancora stordito - anche se stavolta ha dovuto starne fuori per via della richiesta di Saga -.
 
- Bene! - esclamò Shura - Allora mandagli i progetti e faglieli visionare...se ciò che ti ho detto è falso ti prometto che farò tutto quello che mi chiedi! -.
 
Sorpresa da ciò che lei stessa aveva appena detto, nonché dal proprio improvviso slancio emotivo, Shura tentò suo malgrado di mantenere la sua solita postura; ovviamente non avrebbe mai fatto una cosa del genere, essendo certa di ciò che diceva.
 
Il greco rimase spiazzato, soprattutto dalla proposta della ragazza, ma cercò di non darlo a vedere - Ora? Ma è tardi... -.
 
Shura inarcò un sopracciglio - Fidati se dico che è anche nel suo interesse...e non credo che si preoccuperà dell’ora quando vedrà di che si tratta... -.
 
Aiolos fece quanto chiesto da Shura; dopo aver chiamato Aiolia, con la scusa che fosse necessaria la sua supervisione, gli inviò i progetti rimanendo d’accordo di incontrarsi la mattina dopo in azienda per discuterne.
 
Era passata poco più di un’ora quando il cellulare di Aiolos squillò, facendolo trasalire dalla poca calma che era riuscito a recuperare.
 
Quando rispose, Aiolia non gli dette neanche il tempo di salutare, ma urlò talmente forte da rendere persino superfluo il vivavoce che aveva azionato - Aiolos...no dico...sei impazzito? Che diavolo ti è saltato in mente? Vuoi farci finire in prigione??? Dannazione...questi ponti non reggeranno neanche una settimana!!! -.
 
Shura si limitò ad alzare le spalle...ma quando vide Aiolos in procinto di svenire, sistemò con cura i cuscini di velluto dietro la sua schiena e corse a prendere un altro bicchiere d’acqua, che dovette reggere per aiutarlo a bere. Rimase spiazzata quando l’uomo si distese appoggiando la testa sulle sue ginocchia per calmarsi, tuttavia, pur rimanendo apparentemente imperturbabile, una insolita sensazione di benessere invase completamente il suo corpo. Sapendo di non essere vista, allargò un piccolo sorriso guardando Aiolos con dolcezza, e quando, dopo diversi minuti, fu certa che si fosse appisolato, scostò delicatamente dalla sua fronte una ciocca di morbidi capelli.
 
Sarebbe stata una lunga nottata...

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Capitolo 4
*** Chi sei davvero? ***


Quando Shaka raggiunse il suo ampio terrazzo, intenzionato a chiarire i dubbi che aleggiavano nella sua mente, trovò Mu, placidamente seduta, ad attenderlo.
 
Quella parte dell’abitazione, arredata con divani e poltroncine bianchi e bellissime piante esotiche, era chiusa all’esterno da ampie pareti di vetro, che consentivano al padrone di casa di godere della meravigliosa vista sulla città in qualunque periodo dell’anno. Il Partenone, maestoso e splendidamente illuminato, sembrava fondersi integralmente con l’arredo sobrio ed elegante della casa. 
 
Mu, seduta comodamente su una poltrona posta di fronte a quella meraviglia, osservava rapita il solenne panorama che si stagliava davanti ai suoi occhi; una parte di sé era grata per la fortuna di godere di tanta bellezza. Tuttavia, un sommesso buonasera la fece tornare alla realtà, manifestando la presenza di qualcun altro nella stanza...
 
- Buonasera signor Shaka - non sapendo ancora come relazionarsi con l’uomo, Mu ricambiò il saluto in modo piuttosto formale; gli occhi, puntati sul pavimento, tradivano il suo nervosismo.
 
- Solo Shaka per favore...-.
 
- Allora...buonasera...Shaka... - il suo tono, più morbido, fece capire all’indiano di aver apprezzato il tentativo di smorzare l’atmosfera.
 
Quanto gli piaceva sentire il suo nome pronunciato da Mu... Quel tono di voce dolce e pacato scioglieva qualcosa all’interno di quel biondo apparentemente freddo e distaccato.
 
- Non c’era fretta, potevi rilassarti e fare con calma - Shaka tentò, nei limiti del possibile, di essere gentile. Non che normalmente fosse scortese; piuttosto, le altre persone non lo interessavano, e non si era mai preoccupato di mettere qualcuno a proprio agio.
 
- Non si preocc...non preoccuparti - si corresse Mu - di solito non impiego troppo tempo per prepararmi...-.
 
Perché non ne hai bisogno pensò tra sé Shaka, schiaffeggiandosi mentalmente quando si rese conto che ancora una volta i suoi pensieri andavano in una direzione.
 
D’altro canto, però, questo era inevitabile...avrebbe dovuto essere cieco, sordo, o folle per non notare la donna che aveva di fronte...la sua bellezza così evidente nella sua semplicità, il portamento elegante, la voce dolce, il sorriso timido...
 
Per l’ennesima volta quella sera si costrinse ad uscire fuori dai suoi pensieri, rompendo il silenzio con il motivo principale che lo aveva spinto ad incontrare la ragazza con una certa urgenza.
 
- Innanzitutto Mu...come stai? - era raro che il biondo lo chiedesse perché fosse davvero interessato, ma in questo caso la sua preoccupazione era sincera.
 
- Bene, grazie Shaka, a proposito... - la ragazza fissò gli zaffiri dell’uomo - ti sono davvero grata per esserti comportato in modo così...sì insomma...gentile! - concluse la frase arrossendo leggermente in viso e distogliendo lo sguardo imbarazzata.
 
A Shaka sembrò adorabile quel rossore sulle sue guance...
 
- Non ti farò niente Mu, non ti costringerei mai a fare nulla... - c’erano tante cose che Shaka voleva capire e pensò che la cosa migliore fosse far rilassare la giovane donna. 
 
- Vorrei farti una domanda...posso? - gli smeraldi lo guardarono in attesa, e con un leggero cenno del capo Mu lo invitò a continuare -Vieni dal Tibet, vero? - l’espressione meravigliata della donna, che sgranò gli occhi ed aprì leggermente le labbra, lo confermò - Non devi essere sorpresa, è solo che l’anno scorso ho conosciuto una persona che aveva i tika come i tuoi...- spiegò Shaka toccandosi la fronte con due dita.
 
- Hai incontrato qualcuno di Jamir??? - domandò Mu ancora stupita - Perdonami ma è molto strano, perché tutte le persone con quelle caratteristiche vengono da Jamir, proprio come me... -.
 
Shaka fece un piccolo sorriso...quando l’argomento destava il suo interesse, Mu diventava più loquace.
 
- In realtà, lo scorso anno sono stato a Lhasa per alcuni giorni...volevo acquisire l’esclusiva per la vendita di un prodotto brevettato dall’università e li ho incontrato... - ma non riuscì a terminare la frase.
 
- Shion...hai incontrato Shion... - disse Mu con un filo di voce, mentre il suo sguardo vagava tristemente nel vuoto.
 
Fu il turno di Shaka di rimanere a bocca aperta...come accidenti faceva Mu a conoscere Shion?! Ok, magari Jamir era un posto molto piccolo e si conoscevano tutti...ma perché pronunciava il suo nome con quel tono così...così nostalgico?!
 
Ricordava bene Shion...indubbiamente era un uomo molto bello, in grado di attirare l’attenzione sia di donne che di uomini, ma Mu sembrava conoscerlo bene, sembrava quasi che ne sentisse la mancanza...uno strano fastidio gli pizzicò lo stomaco.
 
- Sembri conoscere bene Shion... - disse con finta noncuranza.
 
- Ovviamente... - Mu allargò per la prima volta un bellissimo sorriso - Shion è mio zio! -.
 
In quel momento Shaka si sentì un perfetto idiota...tuttavia, una insolita leggerezza prese il posto del fastidio...inoltre, notò con piacere che l’imbarazzo di Mu aveva lasciato il posto alle sue parole, oltre ad un sorriso che aveva illuminato completamente il suo volto. 
 
Per la prima volta in vita sua, si scoprì sinceramente interessato a conoscere qualcuno.
 
- Beh...è stato un osso duro, devo confessarlo, però alla fine sono riuscito a spuntare l’esclusiva...e devo ammettere che quel prodotto è stato uno dei miei migliori affari... - Shaka fece spaziare lo sguardo compiaciuto.
 
- La Rivoluzione Stellare? - chiese Mu, stranamente interessata alla conversazione.
 
Il biondo aggrottò leggermente le sopracciglia, ma poi capì...Mu doveva aver visto il prodotto nel bagno nella sua stanza. 
 
Annuì leggermente continuando a guardarla negli occhi - Sì, anche se non sono ancora riuscito a decifrare la composizione...mi manca qualcosa... -.
 
- Sicuramente il giglio bianco... - disse Mu senza riflettere, poi rendendosi conto di aver parlato troppo - e.…non so...forse qualcos’altro... - il suo balbettio mostrò il nervosismo di essersi tradita davanti alla persona meno indicata...
 
Stavolta Shaka non si preoccupò di mostrare il suo sgomento...nel giro di qualche secondo la sua mente brillante mise insieme le informazioni, ma la conclusione lo lasciò ancora più basito di quanto già fosse. Non poteva essere vero...oppure sì?! Ricordò le informazioni che gli aveva dato Shion...quella formula era stata creata da un chimico dell’università che faceva le sue ricerche in un piccolo villaggio arroccato sulle montagne himalayane...
 
Poteva, il mondo, essere davvero così piccolo?! Oppure qualche divinità si stava divertendo alle sue spalle?
 
- Chi sei Mu? - costringendosi nella sua postura impassibile, capì che era arrivato il momento di mostrare le carte in tavola...anche se ormai era quasi certo di trovarsi di fronte alla persona che gli era valsa una fortuna... Accomodandosi su una poltroncina di fronte alla donna, le fece intendere di essere in ascolto.
 
Mu sospirò incerta sul da farsi. Non era sicura di potersi fidare di quell’uomo...ma d’altronde gli aveva già rivelato più di quanto avesse mai fatto con chiunque altro, Shion compreso. 
 
Per un attimo si interrogò sul perché...perché le era stato così facile abbandonare la sua naturale reticenza? Per quale ragione le piaceva parlare con quest’uomo di cui non sapeva nulla? Perché di una cosa era certa...la presenza di Shaka le piaceva... 
 
Si costrinse ad abbandonare le sue riflessioni e a tornare alla realtà. Quale sarebbe stata l’alternativa? In fondo Shaka era stato buono con lei finora, inoltre sapeva che l’indomani sarebbe di nuovo tornata da quegli odiosi gemelli...cosa aveva da perdere?
 
Annuì leggermente, prima di iniziare il suo racconto. Sapeva bene che, sebbene si conoscessero solo da poche ore, l’uomo che le sedeva di fronte necessitava di spiegazioni.
 
- Come hai detto Shaka sono tibetana...per la precisione di Jamir, un villaggio arroccato tra le cime dell’Himalaya - Mu fissò lo sguardo sul biondo, che la ricambiò concentrato sulle sue parole - i miei genitori sono morti quando ero poco più che una ragazzina, una tempesta di neve li ha colti di sorpresa e non sono più tornati a casa... - la voce si incrinò leggermente ma continuò risoluta - per fortuna avevo ancora Shion, il fratello di mia madre, l’uomo che hai incontrato lo scorso anno...anche se viveva già da tempo a Lhasa, per via del suo lavoro all’università, si è preso cura di me come meglio ha potuto... -.
 
- Hai vissuto con lui a Lhasa? - chiese Shaka sinceramente curioso. 
 
- No - Mu scosse leggermente il capo in segno di diniego, facendo un piccolo sorriso - Shion mi affidò alle cure di una coppia di Jamir che era molto legata alla mia famiglia...ma appena poteva veniva a trovarmi, si è sempre interessato di tutto ciò che mi riguardasse... sono rimasta nel villaggio finché non è arrivato il momento di andare a Lhasa per dedicarmi agli studi universitari... - si fermò un istante spostando lo sguardo sulla splendida visuale del Partenone - mio padre mi aveva insegnato i rudimenti della chimica da quando ero poco più che una bambina, quindi per me è stato naturale indirizzarmi verso quel tipo di studi...però, anche quando studiavo a Lhasa, non vivevo insieme a lui - vedendo lo sguardo interrogativo di Shaka continuò - Shion aveva la sua vita, inoltre, si era già preso cura di me per molto tempo...non volevo invadere il suo mondo e la sua privacy...inoltre, grazie ai miei voti ho sempre ottenuto una borsa di studio, che mi ha permesso di poter vivere da sola ed essere autonoma -.
 
Shaka rifletté su quanto fossero state diverse le loro vite...lui, nonostante la perdita dei suoi genitori, aveva sempre vissuto una vita agiata, e non si era mai dovuto scontrare con le difficoltà che Mu aveva dovuto fronteggiare fin da piccola; sapere che quella ragazza, apparentemente fragile e delicata, avesse affrontato situazioni ben più grandi di lei, lo affascinava incredibilmente. Mu era fragile solo all’esterno...
 
- Sei rimasta a lavorare all’università dopo la laurea? - Shaka scrutava la donna in modo attento. Gli piaceva ascoltarla, lo attirava il modo in cui quegli smeraldi vagavano nello spazio prima di fissare i suoi occhi, e quel delicato modo di muoversi che spesso lasciava scoperto il collo pallido...
 
- Sì, sono diventata una ricercatrice - Mu annuì leggermente - ma sono tornata a Jamir -.
 
- Perché? - Shaka aggrottò le sopracciglia - Non dovresti aver bisogno di laboratori e.…quant’altro? - domandò perplesso.
 
Mu sorrise leggermente - Proprio per questa ragione sono tornata nel mio villaggio...la mia casa, quella che ho ereditato dai miei genitori, che in realtà è più una torre, ha un laboratorio in cui mio padre svolgeva i suoi studi, anche lui era un chimico; inoltre, mi sono specializzata nell’uso delle piante, e a Jamir ce ne sono molte con un interessante uso officinale... -.
 
- La Rivoluzione Stellare... - Shaka guardò attentamente Mu negli occhi, conoscendo già la risposta alla domanda che stava per fare - è tua, vero? -.
 
Mu chiuse gli occhi e annuì con un bel sorriso - Sì, è mia, ma il brevetto appartiene all’università di Lhasa -.
 
- Vuoi dire che non ne hai guadagnato nulla? - Shaka era pur sempre un uomo d’affari...sapendo quanto gli stava rendendo la vendita di quella linea di prodotti, gli sembrava assurdo che il suo ideatore non ne avesse ricavato nulla.
 
Il sorriso di Mu si allargò ancora di più...sapeva bene che agli occhi di chiunque questo potesse sembrare folle, ma a lei non importava...si riteneva fortunata per quello che aveva ottenuto con le proprie forze, ed era più che soddisfatta della sua vita semplice.
 
- Ho lo stipendio che mi paga l’università, per me è più che sufficiente...e poi la vita a Jamir è piuttosto modesta, davvero non saprei che farmene di molto denaro - concluse alzando le spalle.
 
Shaka rimase perplesso...lo stava prendendo in giro? Non aveva mai incontrato una donna alla quale non interessasse il denaro...alle sue frequentazioni piacevano i ristoranti di lusso, i viaggi confortevoli, i regali costosi...tuttavia non aveva l’impressione che Mu stesse mentendo, o anche solo scherzando; per di più, sapeva bene a chi girava una parte dei suoi cospicui guadagni ogni mese, e non era di certo la persona che gli sedeva di fronte.
 
Tuttavia, decise di dedicarsi a quei pensieri in un altro momento, dato che c’era ancora qualcosa da chiarire, qualcosa di molto importante...
 
- Mu, devo chiederti una cosa, e voglio che tu sia sincera con me come lo sei stata finora... - disse alzandosi e dirigendosi verso l’angolo bar per servirsi un generoso bicchiere di cognac. Immaginava che avrebbe avuto bisogno di qualcosa di forte... Lo offrì anche a Mu, che però rifiutò, preferendo il succo di frutta che la governante le aveva lasciato a disposizione.
 
Dopo aver preso qualche piccolo sorso, Shaka tornò a sedersi, puntando i gomiti sulle ginocchia e fissando lo sguardo nei profondi smeraldi che lo guardavano in attesa. Per Zeus! Era sicuro che, dopo quella sera, quegli occhi lo avrebbero perseguitato per molto tempo...
 
- Premetto che sono davvero mortificato per il modo in cui ci siamo conosciuti... - vide la ragazza abbassare lo sguardo imbarazzata - ma come sei finita in questa storia con i gemelli? Perché è abbastanza evidente che non appartieni a quel mondo ...- cercò di essere il più attento possibile con le parole.
 
Mu sospirò incerta sul da farsi...ricordava bene le minacce che i gemelli avevano fatto a lei e alle sue amiche se avessero raccontato a qualcuno la verità, ma non aveva senso mentire a Shaka...il giorno successivo sarebbe tornata al suo incubo, e questo non lo avrebbe potuto cambiare nessuno, tantomeno lo sconosciuto che le sedeva di fronte.
 
Errore. Ma questo non avrebbe ancora potuto immaginarlo.
 
Istintivamente strinse le braccia intorno al corpo alla ricerca di un po' di calore, prima di rivivere nuovamente l’incubo...
 
Flashback
 
Qualche settimana prima, Mu aveva ricevuto via e-mail un invito per un convegno che si sarebbe tenuto ad Atene alla fine di novembre. Su due piedi non aveva prestato molta attenzione all’evento, e d’altronde era molto raro che si allontanasse da Jamir. Le poche volte in cui partiva, lo faceva solo per recarsi all’università di Lhasa, e di solito stava via solo pochi giorni. Tuttavia, l’invito venne ripetuto più volte, ed approfondendo la questione, aveva scoperto che gli argomenti di cui si sarebbe trattato erano proprio quelli di suo interesse. 
 
L’invito era accompagnato dalla presentazione di un sito web in cui erano dettagliati gli incontri, il luogo, gli alloggi, e tutto ciò di cui gli ospiti avrebbero avuto bisogno. Ciò che l’aveva attirata di più era stato il fatto che gli incontri sarebbero stati tenuti da professori molto stimati nell’ambiente, e che avrebbe sempre voluto incontrare, avendo trascorso gli anni dell’università a studiare sui loro libri. 
 
Pensando che, per una volta nella vita, avrebbe potuto concedersi il lusso di allontanarsi dai luoghi che le erano familiari, aveva finito con l’accettare l’invito. Per di più, la segreteria che si occupava dell’organizzazione, era stata molto professionale nel contattarla e concordare con lei orari e sistemazione.
 
Quando arrivò all’aeroporto di Atene, trovò un autista ad attenderla all’uscita, come concordato con l’organizzazione, tuttavia, dopo essere salita in macchina ed aver percorso già un discreto numeri di chilometri, qualcosa cominciò a renderla vigile...era evidente dal paesaggio che non stessero andando verso la città, ma piuttosto fuori, e dalle informazioni che aveva preso prima di partire, l’università si trovava nei pressi del centro di Atene. Provò a chiedere informazioni all’autista, ma questi le fece intendere di non conoscere l’inglese, la qual cosa le sembrò ancora più strana...possibile che un’organizzazione apparentemente così efficiente le avesse mandato un autista che parlava solo greco?
 
Arrivati a destinazione, una grande villa situata in piena campagna, capì subito che quel luogo non aveva niente a che vedere con l’università, ma, prima che potesse anche solo pensare di scappare, due uomini, praticamente identici, la prelevarono a forza dall’auto mettendole un fazzoletto davanti al naso...
 
Quando, diverse ore dopo, si svegliò in un letto a lei sconosciuto, si rese conto di non avere altro addosso che i suoi vestiti. Non vi era traccia né dei suoi bagagli, né dei suoi documenti. Dopo aver fatto vagare lo sguardo smarrito per la stanza, vide altre tre ragazze che la fissavano in attesa che riprendesse conoscenza. Per evitare che si agitasse, come invece era successo ad ognuna di loro quando si erano trovate nella stessa situazione, una ragazza dai capelli rossi le si avvicinò lentamente parlandole in inglese. 
 
Camille le raccontò quello che era accaduto, essendo state attirate in quel luogo nello stesso modo, ovviamente in base agli interessi di ognuna di loro...
 
Camille veniva dalla Francia, in cui già da diverso tempo si dedicava agli studi sulla letteratura classica francese; Aphrodite, invece, una bellissima ragazza svedese che la guardò strizzandole un occhio e rivolgendole un bel sorriso, era un’arredatrice ed un’organizzatrice di mostre d’arte, mentre Shura, una bella asturiana che le rivolse uno sguardo malinconico, era un ingegnere...
 
Fine Flashback
 
Sforzandosi di mantenere un atteggiamento fermo, Shaka in realtà stava ribollendo di rabbia...come avevano osato quei due miserabili fare una cosa del genere?!
 
Attirare ad Atene quattro donne, chiaramente intelligenti e brillanti, per venderle come...ah!!!
 
Neanche per un attimo pensò che Mu stesse inventando quella storia; il suo modo di parlare, il suo sguardo, tutto gli diceva che quella squallida storia fosse assolutamente vera. Inoltre, conosceva bene i gemelli, e tra loro e la ragazza di fronte a sé non aveva dubbi su chi stesse dicendo la verità.
 
Nonostante la rabbia stesse prendendo il sopravvento sulla sua lucidità, Shaka si costrinse a non essere troppo brusco - Perché proprio voi quattro? Dovete avere qualcosa che vi accomuna oltre al fatto di essere...sì beh...insomma...vergini! E poi...come facevano a saperlo?! - quando vide Mu abbassare gli occhi per la vergogna, si rese conto di essere stato un po' troppo diretto...
 
Le candide guance di Mu arrossirono violentemente, tuttavia tenne il viso basso per non darlo a vedere - Beh...sicuramente il fatto di essere tutte orfane e di non avere familiari o amici che si sarebbero allarmati... - strinse le mani nervosamente - e.…per quanto riguarda...sì...beh...quello... - si vergognava di parlarne, ma si sforzò di affrontare il discorso con maturità - non deve essere stato difficile scoprirlo...non ho mai accettato inviti né avuto...come dire...un ragazzo...all’università e a Jamir ne erano tutti a conoscenza...e per le altre ragazze deve essere accaduta la stessa cosa -.
 
Dopo essersi calmato davanti all’evidente imbarazzo della donna, Shaka fece un piccolo sorriso...era così tenera... - Quanti anni hai Mu? - domandò nel tentativo di cambiare discorso. Ormai gli era tutto chiaro. Più tardi, quando fosse rimasto solo, avrebbe pensato al da farsi.
 
- Ventiquattro, tu? -.
 
- Trenta -.
 
Mu annuì con un leggero sorriso. Lo aveva immaginato.
 
Qualche istante dopo, un leggero brontolio nello stomaco della ragazza li riportò alla realtà...
 
 - Che ne dici se adesso andiamo a mangiare qualcosa? Sicuramente devi avere fame...e, a dirti il vero, anche io! - Shaka cercò di minimizzare l’imbarazzo di Mu - Anche perché chi la sente Lita se ne nessuno si degna di mangiare quello che ha preparato?! - aggiunse alzandosi ed offrendo una mano a Mu per aiutarla a fare lo stesso.
 
Mu sorrise apertamente alle parole di Shaka, ed accettò la sua mano; tuttavia, nel gesto di alzarsi, forse un po' troppo rapido, il suo corpo le fece chiaramente intendere di essere a digiuno da troppe ore...un forte capogiro le annebbiò la vista facendo venire meno le sue gambe...sarebbe caduta rovinosamente a terra se l’uomo non l’avesse presa prontamente. Tuttavia, quando, pochi istanti dopo, riaprì gli occhi, si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Shaka, che la teneva delicatamente per la vita incollata al proprio corpo...
 
Mu sentì le guance prendere fuoco, mentre il suo cuore iniziò a battere ad un ritmo incalzante...era certa che Shaka potesse sentire perfettamente i battiti picchiare furiosamente contro il suo petto, così come lei stessa li sentiva rimbombare nella testa. Un calore, mai provato prima, cominciò a correre sotto la sua pelle, ed il rapido saliscendi tradì il suo respiro sempre più svelto. Non aveva mai conosciuto prima di quel momento le sensazioni che stava provando, ma, lungi dall’esserne spaventata, quel groviglio di emozioni le piaceva terribilmente. Tenendo i suoi occhi incollati ai bellissimi zaffiri che la guardavano con un’intensità spiazzante, non sapeva come uscire da quella situazione...né se lo volesse...
 
Dal canto suo Shaka era completamente perso...alternava lo sguardo tra gli smeraldi che lo chiamavano magneticamente, e quella bocca così perfettamente disegnata dalla natura...una scarica violenta aveva percorso interamente la sua colonna vertebrale quando aveva stretto a sé Mu, cingendole la vita sottile...rispondendo al proprio istinto, avrebbe voluto assaggiare quelle labbra così sfacciatamente perfette e vicine alle sue, mentre la sua mente fantasticava sulla loro morbidezza, dolcezza, sapore...
 
Tuttavia, non si sarebbe mai permesso di farlo, non senza l’esplicito consenso di Mu.
 
Temendo che la donna si accorgesse a breve di quello che stava accadendo al suo corpo come naturale conseguenza di quel contatto ravvicinato, Shaka si costrinse, contro la propria volontà, a lasciarla andare. Lo fece con cura, assicurandosi che fosse in grado di stare in piedi, inalando con discrezione quel dolce profumo che proveniva dai suoi capelli...o era la sua pelle? O erano entrambi?
 
Dopo aver congedato Lita, che si ritirò velocemente nella sua stanza, i due giovani cenarono in terrazzo. Potendo godere di quella visuale privilegiata, Shaka preferiva consumare i suoi pasti ai piedi del Partenone piuttosto che da solo all’enorme tavolo della sala da pranzo. Naturalmente, Mu non poteva che esserne contenta. Per qualche strana ragione quell’angolo della casa le sembrava familiare. Forse il fatto di poter spaziare in lungo ed in largo con lo sguardo le ricordava le sue montagne aspre, o forse, il fatto che favorisse una certa intimità, o forse entrambe le cose...
 
Quella sera, Shaka e Mu parlarono degli argomenti più vari, rendendosi conto di avere spesso posizioni convergenti nonostante i differenti punti di vista. L’indiano era certamente pragmatico nel modo di vedere le cose, mentre Mu, pur avendo i piedi ben saldi a terra, non aveva abbandonato la sua parte idealista e sognatrice.
 
Quando un piccolo sbadiglio sfuggì dalla bocca della donna, si resero entrambi conto di come il tempo fosse volato e l’ora fosse tarda. Dopo essersi alzata, la bella tibetana si congedò augurando la buonanotte al padrone di casa.
 
- Buonanotte Shaka... - lo salutò con un piccolo sorriso - e grazie ancora...per tutto... - senza riflettere su ciò che stava facendo, dato che il sonno si stava già impadronendo di tutto il suo corpo, Mu si chinò per dargli un leggero bacio sulla guancia, come faceva con le sue amiche ogni sera prima di andare a dormire.
 
Quando, in un barlume di lucidità, si rese conto di ciò che aveva appena fatto, la vergogna la fece arrossire fino alle orecchie. Temendo di poter dire o fare qualche altra sciocchezza, si allontanò rapidamente in direzione della stanza degli ospiti.
 
Shaka rimase per qualche istante con gli occhi sgranati...sapeva che Mu aveva agito senza riflettere, ma quel contatto, seppur breve e piccolo, gli era piaciuto, eccome...la seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dalla sua vista, dopodiché, con un sospiro, tornò a fissare il panorama davanti ai suoi occhi.
 
Nonostante la giornata fosse stata impegnativa e ricca di emozioni, l’indiano non aveva un briciolo di sonno. Tuttavia, si costrinse a non pensare a quello che la nuova presenza nella sua casa stesse provocando dentro di sé. Per ovvie ragioni, questo era estremamente difficile dato che la persona che, nel giro di qualche ora, aveva creato una rivoluzione nella sua mente, stava dormendo sotto il suo stesso tetto.
 
Fortunatamente, lo squillo del suo cellulare lo distrasse dai pensieri che tentava di ricacciare in un angolo della mente.
 
Quando lesse il nome che lampeggiava sul display, intuì che chi lo stava chiamando dovesse essere nelle sue stesse condizioni.
 
- Buonanotte Deathmask! -.
 
- Buonanotte Shaka...scusami per l’ora...ma ho immaginato che anche tu non stessi dormendo né facendo altro... - disse con una punta di sarcasmo.
 
- Hai immaginato bene - si limitò a rispondere, conciso come al solito.
 
- Che ne pensi di tutta questa storia? - Deathmask sapeva che, come lui, anche l’amico avrebbe cercato di indagare sulla ragazza con cui era andato via.
 
- Mi lascia indignato sapere di cosa possano essere capaci quei due delinquenti, ma credimi quando ti dico che non ho dubbi sul fatto che Mu abbia detto la verità... -.
 
L’italiano fece un sorriso storto tra sé...Shaka non aveva mai neanche ricordato i nomi delle donne che frequentava...inoltre, il suo tono di voce suonava stranamente appassionato. Qualcosa gli disse che, contrariamente alle proprie aspettative, l’indiano sarebbe stato il più facile da coinvolgere nei suoi piani...
 
- L’unica cosa che non riesco a capire... - continuò Shaka - è perché i gemelli si siano presi la briga di organizzare tutta questa messa in scena solo per spillarci un po' di soldi! È vero che abbiamo pagato una bella somma a testa, ma questo non ha senso... -.
 
- È vero, non ha senso - lo interruppe Deathmask - e proprio perché non ha senso, mi sono preso la briga di attivare i miei canali di informazione...che ovviamente hanno dato i loro frutti...ma quello che ho scoperto, credimi, ha lasciato sconcertato persino me... -.
 
Alle parole dell’amico, Shaka si allarmò...che cosa avevano architettato i gemelli da poter sorprendere addirittura Deathmask?!
 
- Ti ascolto -.
 
L’italiano sospirò...in tutta onestà, aver scoperto i piani in cui avrebbero coinvolto il suo fiorellino lo aveva fatto arrabbiare, ma soprattutto, gli aveva fatto male...
 
- Questo è solo l’inizio Shaka...l’obiettivo è ben più ambizioso e squallido! - la voce tradiva la sua collera - Le hanno vendute a noi per ricavarne un bel po' di soldi, ma lo scopo è farne delle escort di lusso per uomini facoltosi...queste ragazze sono intelligenti, brillanti, ovviamente bellissime, in pratica le galline dalle uova d’oro...politici, uomini d’affari, chiunque pagherebbe qualunque cifra per la loro compagnia... -.
 
Shaka rimase a bocca. Per lunghi secondi non riuscì ad articolare una risposta. La sua mente lavorava a mille all’ora immaginando Mu, la sua Mu, in compagnia di uomini lascivi che mettevano le loro sudicie mani su quell’angelo. Nel giro di brevi secondi qualcosa mandò in cortocircuito il suo cervello...
 
- No -.
 
- Come? - domandò stupito Deathmask. Il tono dell’indiano gli aveva gelato il sangue, ma non aveva capito se lo stesse appoggiando o se si stesse defilando...
 
- Ho detto no... - ribadì freddo Shaka - per cui, qualunque cosa tu abbia in mente... - Deathmask sbuffò aspettandosi che l’amico lo rimproverasse per il suo tentativo di coinvolgerlo - ti appoggerò in ogni modo! Dimmi solo cosa vuoi che faccia! -.
 
Fortunatamente il telefono non permetteva la visuale dell’interlocutore...altrimenti Shaka avrebbe visto la mascella di Deathmask cadere miseramente...
 
Tuttavia, riprendendosi velocemente dallo stupore si affrettò a rispondere - Se per te va bene potremmo incontrarci domani, in tarda mattinata, nel mio ufficio -.
 
- Naturalmente ci sarò. Hai già parlato con Milo e Aiolos? -.
 
Deathmask tentennò per qualche istante ricordando le conversazioni che aveva avuto con gli altri due uomini - Sì, ho parlato con entrambi, ma Aiolos non mi sembrava molto lucido...mentre Milo era un po' indeciso sull’entrare o meno in questa storia...probabilmente non è in grande sintonia con la ragazza...comunque verranno anche loro all’incontro -.
 
- Non mi interessa se sia entrato in sintonia o meno, nessuno di noi può abbandonare queste ragazze al proprio destino! - il tono del biondo era sprezzante.
 
- Shaka...perché sei così interessato? - chiese Deathmask sinceramente perplesso. Era la prima volta che il suo amico si mostrava così coinvolto in qualcosa che non riguardasse il suo lavoro.
 
- Per prima cosa, tutto questo è profondamente ingiusto, e tu lo sai, inoltre...beh...Mu non lascerebbe mai le sue amiche da sole e non voglio che le accada qualcosa di male! -.
 
Deathmask cominciò a pensare che la sua mascella sarebbe rimasta aperta per sempre...
 
- Bene, allora ci vediamo domani da me. Ti auguro una buonanotte Shaka, devi essere stanco anche tu... - Deathmask concluse la telefonata più imprevedibile che avesse mai fatto in vita sua.
 
Ancora perplesso, spostò gli occhi sulla figura celestiale che lo guardava impaziente, in attesa di sapere come fosse andata la chiamata.
 
- Si può sapere che diavolo ha di speciale questa Mu??? - le domandò sinceramente curioso.
 
Aphrodite allargò un sorriso malizioso, sinceramente contenta che la sua amica avesse incontrato qualcuno che sembrava tenere a lei...Sebbene la conoscesse da poco tempo, non aveva potuto evitare di affezionarsi a quella ragazza dolce e discreta, che tuttavia sembrava avere dentro di sé una forza granitica...fissando intensamente l’uomo che le stava di fronte pronunciò poche, precise, parole:
 
- Da Mu non si torna indietro -.

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Capitolo 5
*** Deathmask...deus ex machina! ***


La mattina successiva, di buonora, Shaka era già alle prese con la lettura di vari quotidiani nella sua parte preferita della casa, in attesa che Lita gli portasse la colazione.
 
La notte era stata piuttosto irrequieta; il suo cervello non gli aveva dato un attimo di tregua impedendogli di riposare, e solo quando il suo corpo ormai esausto non ne poteva davvero più, era scivolato in sonni lunghi non più di dieci minuti...tuttavia, non sentiva minimamente il peso della stanchezza, anzi, non vedeva l’ora di incontrare i suoi amici per trovare una soluzione che gli permettesse di tenere al sicuro Mu. 
 
Vale a dire, la ragione principale della sua notte agitata.
 
Per Shaka, infatti, sapere che la bella tibetana stesse dormendo il sonno degli angeli sotto il suo stesso tetto lo aveva turbato, e non poco, dato che i pensieri che lo avevano tenuto sveglio quasi tutta la notte erano stati dominati da un’indiscussa protagonista...non era riuscito a togliersi dalla mente i suoi grandi occhi verdi, la sua voce, il sorriso dolce, la sensazione di quel corpo delicato stretto contro il suo, il suo profumo...
 
La ragione della sua irrequietezza non tardò a manifestarsi, portando con sé un vassoio con la colazione.
 
- Buongiorno Shaka - lo salutò Mu con un bel sorriso.
 
- Buongiorno Mu - ricambiò l’indiano sorpreso che qualcuno fosse di buonumore a quell’ora del mattino - perché stai portando la colazione? - domandò perplesso quando vide ciò che stava portando.
 
- Mi sono offerta io di prepararla, Lita non era d’accordo - si affrettò a spiegare Mu. Notando l’espressione contrariata dell’uomo, temeva che la governante venisse richiamata a causa sua - Perdonami, non so perché ho immaginato che potesse farti piacere - aggiunse dispiaciuta, pensando che, con tutta probabilità, non fosse stata una buona idea - vedo che sei impegnato, quindi non ti disturbo oltre e vado via - dispose rapidamente sul tavolo ciò che aveva tra le mani, ma quando si voltò per andare via, una mano la trattenne gentilmente per il polso.
 
- Ma certo che mi fa piacere - quasi sussurrò Shaka rendendosi conto di essere stato un po' brusco - e mi farebbe più piacere se mi facessi compagnia...se ne hai voglia naturalmente! - si affrettò ad aggiungere.
 
Mu annuì con un piccolo sorriso. In realtà la sua intenzione iniziale era stata proprio quella, tuttavia, non sapeva ancora come interpretare gli atteggiamenti dell’uomo...a volte sembrava serio, molto serio, altre volte contrariato, altre volte ancora sembrava reprimere a fatica una certa dose di dolcezza...
 
Si accomodò di fronte a lui, iniziando a riempire due tazze di tè, mentre due occhi azzurri seguivano attentamente ogni suo movimento.
 
- Hai dormito bene stanotte? - domandò Shaka.
 
- Sì - rispose Mu - il letto era molto comodo - si limitò a dire con la sua voce calma. 
 
In realtà, nonostante la stanchezza, non aveva praticamente chiuso occhio...sola nella sua stanza, il suo cervello non le aveva dato tregua, continuando a rivivere le sensazioni che aveva provato tra le braccia dell’indiano e negli sguardi che si erano scambiati durante tutta la serata - Tu? Hai riposato? - si affrettò a chiedere per ricacciare indietro i suoi pensieri.
 
- Sì, certo... - rispose Shaka conciso. Avrebbe mai potuto dirle che non aveva quasi chiuso occhio a causa del turbamento che la sua presenza aveva provocato nella sua mente e nel suo corpo? No, decisamente non era il caso...
 
- Devi andare in ufficio? - chiese Mu.
 
- No, stamattina lavoro da casa, più tardi devo uscire per un appuntamento - Shaka si mantenne vago...non sapendo cosa sarebbe accaduto all’incontro con i suoi amici, non voleva dare a Mu inutili preoccupazioni.
 
- Ascolta Shaka...io...avrei bisogno di chiederti un favore... - la voce di Mu si intristì dovendo toccare quell’argomento, tuttavia, sentendo su di sé lo sguardo del biondo, prese coraggio - per questa sera... vorrei che non fossi tu a riaccompagnarmi dai gemelli...ti ho già dato troppo disturbo e.…beh...mi piacerebbe fermare i miei ricordi a ieri sera - imbarazzata, abbassò lo sguardo al pavimento - per cui, se fossi così gentile da dirmi dove siamo, preferirei andare da sola... -.
 
Per Mu, l’idea che Shaka, che fino a quel momento si era comportato come un perfetto gentiluomo, potesse riportarla nel peggiore dei suoi incubi, era decisamente troppo da sopportare; avrebbe preferito mantenere il ricordo di quella bellissima serata trascorsa insieme e l’illusione che, in un’altra situazione, tutto sarebbe potuto andare diversamente con quell’uomo che ormai occupava molti dei suoi pensieri...come mai nessuno prima di lui aveva fatto.
 
Se Shaka avesse potuto gridare, lo avrebbe fatto in quel momento. Aveva compreso perfettamente il motivo per il quale la donna gli stesse chiedendo di non accompagnarla...ovviamente ignorava l’ultima parte, ma questo non gli era dato saperlo, dato che, come lui, anche Mu era piuttosto indecifrabile.
 
Mai, in nessuno degli inferni possibili, avrebbe riportato Mu dai gemelli!
 
Tuttavia, cercò di mostrarsi calmo, e, non potendo ancora sbilanciarsi su quelle che erano le sue reali intenzioni, si limitò a rispondere in modo elusivo - Facciamo così...quando arriverà il momento, decideremo il da farsi. Per ora non pensiamoci, ok? -.
 
Mu annuì titubante, ma decise di seguire il suggerimento di Shaka, sebbene, in tutta onestà, non avesse compreso la sua risposta. 
 
Consumarono il resto della colazione in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Quando ebbero terminato, Mu si ritirò in cucina con l’intenzione di aiutare Lita nelle sue faccende.
 
Shaka sospirò seguendola con lo sguardo finché la vide scomparire all’interno della casa. Se le cose fossero andate come sperava, entro la fine della giornata avrebbe potuto rivedere il bel sorriso di Mu. 
 
Trascorse la mattina alle prese con varie scartoffie, sebbene la sua attenzione fosse rivolta all’orologio scarsamente collaborativo...quando si avvicinò l’ora concordata per l’appuntamento con i suoi amici, si avviò verso l’ingresso dell’appartamento, dove trovò Mu intenta a spolverare la statua di Buddha.
 
- Che stai facendo? - le domandò accigliato, aggrottando le sopracciglia. Non gli piaceva il fatto che Mu si sentisse in obbligo di dedicarsi alle faccende domestiche.
 
- Niente di particolare...è solo che mi annoio a stare con le mani in mano - rispose alzando le spalle, poi, vedendolo in procinto di uscire si incupì leggermente - stai uscendo? - chiese guardandolo in attesa. 
 
Era solo una sua impressione, o quei grandi occhi verdi tradivano un barlume di tristezza? Shaka scacciò il pensiero dalla sua mente...di certo era solo la sua immaginazione. Perché mai Mu avrebbe dovuto rattristarsi vedendolo uscire? Tuttavia, quell’idea gli provocò una strana e piacevole sensazione...
 
- Sì, ma tornerò più tardi per pranzo. Ci vediamo dopo Mu - infilò la porta di casa prima di perdersi completamente nella contemplazione di quelle iridi magnetiche.
 
- A più tardi - rispose con un sorriso triste.
 
Quando Mu tornò in cucina, trovò Lita indaffarata nelle sue faccende.
 
- È andato in ufficio? - domandò la donna, già perplessa per il fatto che Shaka avesse passato la mattina in casa.
 
- Immagino di sì, ma ha detto che tornerà per pranzo - rispose Mu, limitandosi a riportare quanto le aveva detto l’indiano.
 
La donna sgranò gli occhi, così tanto che Mu pensava stesse avendo un malore - Tutto bene Lita? - si affrettò verso di lei allarmata.
 
- Sì...no...cioè...sì - balbettò la governante davanti all’espressione confusa di Mu - mai, mai in questi anni è tornato una sola volta a casa per pranzo...di solito mangia qualcosa in ufficio, e spesso neanche quello... - la donna muoveva gli occhi incredula cercando di dare un senso a ciò che aveva appena sentito.
 
Tuttavia, guardando la ragazza di fronte a sé si calmò e fece un piccolo sorriso. Questo bellissimo uragano aveva portato, in meno di ventiquattrore, uno scompiglio tale da cambiare abitudini radicate in quella casa da anni. Dentro di sé pregò fiduciosa. Se, come era solita pensare, nulla accade mai per caso, la presenza di Mu in quella casa avrebbe riservato ancora molte sorprese...
 
Ufficio di Deathmask
 
- Sei dannatamente puntuale! - fu il saluto di Deathmask quando aprì la porta. Un’espressione sarcastica sul suo volto sottolineò l’evidente urgenza dell’amico.
 
- Vuoi dire che gli altri non sono ancora arrivati? - domandò con disappunto Shaka. 
 
- Stanno salendo anche loro - rispose Deathmask accompagnandolo all’interno dell’ufficio - dormito bene? - chiese con un sopracciglio alzato ed un sorrisetto di scherno.
 
- Quanto te - rispose laconico il biondo, provocando nell’amico una risata sommessa.
 
Il suono del campanello annunciò l’arrivo degli altri due ospiti.
 
Quando entrarono nella stanza, le loro facce parlarono da sole...dall’espressione sui loro volti era evidente che anche Milo ed Aiolos avessero passato una nottata simile a quella dei loro amici.
 
- Beh, allora, com’è andata la vostra serata? - domandò Deathmask sedendosi sulla poltrona della sua scrivania, mentre gli altri si accomodavano su un bel divano di pelle rossa di fronte a lui.
 
- Non ne parliamo nemmeno! - Milo fu il primo a rispondere - Ho scelto la ragazza più fredda che mi sia mai capitato di incontrare in vita mia...un iceberg in pratica! - allargò le braccia con un’espressione frustrata sul viso.
 
I tre uomini in ascolto sorrisero alle parole di Milo, che imperterrito continuò - Per quasi tutta la serata non mi ha permesso di avvicinarla nemmeno per errore...neanche fossi un maniaco! -.
 
- E non lo sei? - lo provocò Deathmask, alzando un sopracciglio e sfoggiando un sorriso sarcastico.
 
Milo non rispose, limitandosi a guardarlo con una smorfia.
 
- Quindi non hai intenzione di aiutarla? - domandò, pragmatico, Shaka. Per quanto trovasse divertenti le scenette di Milo, era andato lì con uno scopo ben preciso. Ed era ben conscio di aver bisogno del supporto dei suoi amici. Bisognava trovare il modo di mettere al sicuro tutte le ragazze, poiché nessuna di loro avrebbe abbandonato le altre al proprio destino.
 
Milo spostò lo sguardo su Shaka, fissandolo intensamente. Parlò con una serietà insolita per lui, numerando con le dita di una mano ogni appellativo che pronunciò - È fredda, scostante, di poche parole, la maggior parte delle quali irritanti...altezzosa, per nulla collaborativa, altèra, sdegnosa, orgogliosa e sprezzante, ma...non riesco ad immaginarla con qualcuno che non sia io! - terminò scrollando le spalle.
 
Gli altri tre rimasero spiazzati. Milo non era mai stato uomo da pregare una donna, anzi...se la preda si rivelava difficile, cosa che accadeva raramente considerato il fascino esuberante del greco, non si prendeva la briga di un secondo invito...
 
- Bene - Deathmask si ridestò dai suoi pensieri - per quanto riguarda te Aiolos? Che intenzioni hai? -.
 
Aiolos non impiegò molto tempo per raccontare ai suoi amici gli eventi della sera precedente. La notte era stata particolarmente difficile per lui, tuttavia, la presenza di Shura gli aveva reso tutto più sopportabile. Per qualche strana ragione, il conforto della bella asturiana gli rendeva possibile pensare che ci fosse una soluzione per tutto. Naturalmente, dovette informare Milo e Deathmask dell’affare che lo legava a Saga, tuttavia, realizzò che non aveva senso mantenere la riservatezza su quell’argomento, quando tutti loro erano coinvolti in qualcosa di molto più grande.
 
Per nulla sorpreso, quando Aiolos ebbe terminato, Deathmask si limitò a tirare le conclusioni pratiche - Potresti non crederci, ma questo può tornarci utile... - davanti allo sguardo perplesso di Aiolos aggiunse - se ci pensi bene, Saga è dentro quanto te in questa storia...lui pensa di essere furbo, ma credimi se ti dico che se c’è anche un solo dettaglio che è sfuggito a quel bastardo, e di solito c’è...non avrà più modo di ricattarti... -.
 
Gli altri tre si guardarono senza parlare...quando Deathmask voleva qualcosa, era impossibile per lui non ottenerla.
 
- Per quanto riguarda te Shaka... - l’italiano si rivolse al biondo che lo fissava con serietà - mi sembra di aver capito che non hai intenzione di riportare Mu dai gemelli, giusto? -.
 
- Neanche morto -.
 
Aiolos e Milo si scambiarono uno sguardo interrogativo. Si erano persi qualcosa?
 
- Mi fa piacere sentirtelo dire, anche perché... - Deathmask si accigliò leggermente - la tua Mu ne ha già passate tante...troppe, a dire il vero, per essere una persona così giovane - davanti allo sguardo cupo di Shaka continuò - naturalmente mi sono preoccupato di raccogliere informazioni su tutte e quattro, ma, a parte un passato triste che le accomuna, non ho trovato nulla di strano, sono tutte brave ragazze, troppo forse...considerato quello che è capitato loro. Ti garantisco però... - fissò Shaka dritto negli occhi - che Mu è quella che più di tutte ha pagato lo scotto di essere intelligente, oltreché bella -.
 
- Perché questo sarebbe un problema? - Milo si intromise curioso.
 
- Dipende da dove vivi... - rispose sibillino Deathmask.
 
Shaka annuì pensieroso. Aveva immaginato che la vita di Mu non fosse stata una passeggiata, ma probabilmente c’erano cose che ancora ignorava; si ripromise di indagare ulteriormente su quella questione, tuttavia, lo avrebbe fatto con la diretta interessata...
 
- A maggior ragione, confermo quanto detto prima - l’indiano parlò con un tono di voce che non ammetteva repliche - neanche morto! -.
 
- Ehi Shaka... - Milo tentò di stuzzicarlo - da quanto ricordo, ieri sera eri parecchio infastidito e non vedevi l’ora di andartene...che ti ha fatto Mu per farti cambiare idea? - lo provocò strizzando un occhio e facendo un sorriso malizioso.
 
- Niente che ti riguardi! - rispose secco Shaka, poi, rivolgendosi nuovamente a Deathmask - Hai qualche idea in mente? -.
 
- In realtà mi sono già mosso - vedendo gli altri tre guardarlo in attesa continuò - questa mattina ho chiamato Kanon...ho dovuto inventare un po' di sciocchezze, ma sono riuscito a concordare di tenere le ragazze con noi fino alla fine della settimana...ovviamente la cifra che ci chiedono è stellare, ma, in tutta onestà, nessuna cifra vale il mio fiore -.
 
Aiolos e Milo si rivolsero nuovamente uno sguardo sorpreso. Quante cose si erano persi nel giro di poche ore?
 
- Questo ci permetterà di guadagnare tempo, giusto? - domandò Shaka pragmatico. Non era una soluzione definitiva, ma almeno avrebbe dato loro un po' di tempo di trovarla.
 
- Esatto! - rispose Deathmask, sinceramente contento di aver trovato in Shaka un alleato determinato - Come ho detto ad ognuno di voi al telefono, ho già attivato i miei uomini per scavare a fondo in questa faccenda. Qualcosa mi dice che c’è ancora molto da scoprire, e questa settimana ci darà un po' di vantaggio per smantellare i progetti di Saga e Kanon...anche perché dovranno passare sul mio cadavere prima di fare del mio fiore una escort di lusso! - concluse visibilmente irritato.
 
- Per me va bene - Shaka annuì d’accordo con Deathmask.
 
- Ma, Shaka, non sai neanche quello che ci chiedono quei due bastardi... - fece notare Milo sorpreso.
 
- Non mi interessa! - il tono sprezzante di Shaka non lasciò a Milo alcuna possibilità di replica.
 
- Ragazzi...scusate...ma... - Aiolos si sentì imbarazzato nel dover affrontare quell’argomento, tuttavia non poté evitarlo - per me potrebbe essere un problema prelevare grosse somme dalla società per le mie spese personali, in particolar modo in questo momento così delicato. Aiolia mi chiederà di certo spiegazioni...-.
 
- Ti copro io - disse Shaka comprendendo la difficoltà dell’amico.
 
- Lo faremo tutti - lo corresse Deathmask - se siete d’accordo ovviamente - disse rivolgendosi agli altri, principalmente a Milo, che non si era ancora espresso.
 
- Che devo dire? - Milo alzò le spalle rassegnato - sarà anche un iceberg...ma non tollero l’idea che qualcun altro metta le sue mani lascive e schifose sul mio iceberg! -.
 
L’istante successivo, Shaka si alzò per consegnare a Deathmask il suo assegno - Immagino che ti occuperai tu della trattativa...anche perché non ho intenzione di vedere le loro facce -.
 
Deathmask annuì, guardando perplesso l’assegno che aveva tra le mani - Ma...Shaka...non hai inserito la cifra... -.
 
- Non mi importa! - disse l’indiano, poi, rendendosi conto di essere stato brusco aggiunse - Mi fido di te... e tienimi aggiornato per qualunque cosa, per favore - terminò in tono meno duro avviandosi verso l’uscita.
 
- Shaka...aspetta! - lo chiamò Deathmask, e quando l’amico tornò sui suoi passi, lo vide prendere qualcosa dal cassetto - Questo è per Mu - disse Deathmask porgendogli un telefono cellulare - ne ho preso uno per ognuna delle ragazze...almeno così potranno comunicare tra di loro - vedendo lo sguardo perplesso degli altri tre aggiunse - non credo che sia prudente per loro incontrarsi in questo momento...quei due bastardi sono in giro e non mi sento per niente tranquillo! -.
 
Gli altri tre annuirono d’accordo con lui, tuttavia Shaka non poté evitare di manifestare il suo disappunto - Perché non mi hai detto nulla? Avrei potuto pensarci io - sebbene razionalmente riconoscesse la buona fede di Deathmask, l’idea che qualcuno si fosse preso la briga di fare un regalo a Mu lo infastidiva.
 
Deathmask allargò un sorriso furbo intuendo la sua gelosia - Ti fidi di me Shaka? - l’indiano annuì - Allora fidati quando dico che questo telefono è il migliore... -.
 
Shaka rivolse a Deathmask una lunga occhiata, facendogli intendere di aver compreso. Dopo averlo ringraziato ed aver salutato velocemente i suoi amici, si diresse verso l’ingresso.
 
Quando fu certo che Shaka fosse uscito, Milo si avvicinò all’italiano - Si può sapere chi diavolo era quello? Se non conoscessi Shaka direi addirittura che è innamorato! -.
 
- Io non ho dubbi... - gli fece eco Aiolos - non l’ho mai visto così preso da qualcosa che non riguardasse il suo lavoro -.
 
Deathmask si limitò a fare un sorriso storto - Credo che l’unico a non averlo ancora capito sia lui... -.
 
- Capito o accettato? - domandò Aiolos incrociando le braccia sul petto.
 
Deathmask annuì sorridendo. 
 
- Che uomo scaltro! Quindi è per questa ragione che ieri sera non mi ha permesso di avere anche Mu??? - Milo rifletté ad alta voce, attirando inevitabilmente l’attenzione degli altri due - Sia ben inteso - si affrettò a chiarire quando vide l’espressione confusa di Aiolos e Deathmask - Camille mi è piaciuta fin da subito...ma anche Mu aveva attirato la mia attenzione...ebbene, quel biondo furbo mi ha dissuaso dall’averle entrambe spostando la mia attenzione su Camille... -.
 
Sia Deathmask che Aiolos fissarono Milo senza dire una parola. Aveva detto davvero ciò che avevano sentito?
 
Quando si ridestarono dallo stupore, Aiolos fu il primo a parlare - Milo...che accidenti avevi intenzione di fare?! -.
 
Il tono di rimprovero ridestò Milo dalle sue stravaganze - No, niente... - disse rendendosi conto di aver parlato troppo - è che...beh...ho immaginato che la serata sarebbe stata più interessante ...- spiegò grattandosi nervosamente la testa.
 
Milo era davvero privo di alcun filtro. Nonostante potesse apparire superficiale e disattento con le parole, in realtà provava una fortissima attrazione nei confronti di Camille. E non solo per la sua bellezza; Camille poteva anche essere una ragazza eccessivamente riservata, ma era molto intelligente e sagace, e Milo aveva sinceramente apprezzato la conversazione che li aveva tenuti svegli tutta la notte. Tuttavia, la sua natura eccessivamente gioviale, oltre alla sua dirompente loquacità, spesso non gli impediva di dire tutto ciò che gli passava per la mente...anche quando, come in questo caso, i suoi pensieri fossero del tutto inopportuni.
 
Aiolos e Deathmask si scambiarono uno sguardo sconcertato, poi, l’italiano espresse ciò che pensavano entrambi scuotendo la testa da una parte all’altra - Milo...sei un caso perso! -.
 
 
Quando Shaka aprì la porta del suo appartamento, fu spiacevolmente sorpreso di non trovare Mu ad attenderlo. Per un attimo rimase sconcertato dal suo stesso desiderio...tuttavia, le voci all’interno della casa lo distrassero dai suoi pensieri.
 
Seguendo le voci raggiunse la cucina, dove vide Mu intenta a cucinare, mentre Lita insisteva nel distoglierla dall’incombenza.
 
- Signorina Mu, sono io che mi devo occupare di queste cose, lei è l’ospite! - insistette la donna.
 
- Ma per me non è un disturbo...oh... - quando vide l’uomo, appoggiato con noncuranza allo stipite della porta, fissarla con i suoi profondi zaffiri, Mu si fermò affascinata, rivelando istintivamente un bellissimo sorriso - bentornato Shaka! - disse cercando di ignorare l’accelerazione del proprio battito cardiaco.
 
Lita, in silenzio, si limitò a spostare lo sguardo tra i due giovani, sorridendo tra sé.
 
- Scusate... -.
 
- Scusate... - Lita alzò leggermente la voce ma non ottenne alcun risultato.
 
- Scusate! - questa volta ebbe l’attenzione del biondo.
 
- Se volete accomodarvi entrambi, tra qualche minuto servirò il pranzo che la signorina Mu si è gentilmente offerta di cucinare - dopodiché scosse la testa divertita, rendendosi conto che l’uomo aveva già riportato il suo sguardo altrove.
 
Pochi minuti dopo, Mu e Shaka erano l’uno di fronte all’altra, con la bella tibetana intenta a disporre il cibo nei piatti, mentre due intensi occhi azzurri seguivano con discrezione ogni suo movimento.
 
- Non dovevi disturbarti Mu -.
 
La donna scosse dolcemente la testa - Mi fa piacere, davvero Shaka - un piccolo sorriso le adornò il viso - e poi, è il minimo che possa fare per ricambiare la tua gentilezza...spero solo che ti piaccia quello che ho cucinato - aggiunse arrossendo leggermente.
 
- Ne sono certo - si limitò a rispondere Shaka con voce calma. 
 
Dentro di sé si chiese come Mu riuscisse ad arrossire in maniera così adorabile...era qualcosa che poteva controllare? No, che idiozia...nessuno ci riuscirebbe! 
 
- Curry di verdure e samosa - Mu lo distrasse dai suoi pensieri - è tutto piuttosto semplice, forse...beh...sei abituato a mangiare un altro tipo di piatti, più...come dire...ricercati, però posso garantirti che sono piuttosto brava in questo tipo di cucina - aggiunse un po' nervosa.
 
- È passato molto tempo dall’ultima volta che ho mangiato cibo indiano - Shaka immaginò che Lita avesse informato Mu delle sue origini - da quando mio padre è morto non ho più toccato le pietanze della mia terra - aggiunse in tono malinconico.
 
Mu, pietrificata davanti alle parole dell’uomo, riuscì solo a schiudere le labbra. Aveva sbagliato tutto! 
 
- Mi dispiace Shaka...io...non immaginavo - balbettando in preda all’imbarazzo, cominciò a mettere via quello che aveva preparato, temendo che Shaka si fosse offeso per il suo gesto.
 
Tuttavia, si fermò all’istante quando una mano si posò dolcemente sulla sua - Proprio per questa ragione, credo che sia arrivato il momento di terminare questa privazione che mi sono scioccamente imposto - i grandi occhi verdi lo guardarono stupiti - ti dirò di più...dal profumo che sento, ti posso garantire che mio padre avrebbe già divorato almeno la metà del piatto che stai tenendo tra le mani...-. 
 
Mu sgranò gli occhi davanti al sorriso di Shaka, tuttavia quel gesto, insieme alla mano che teneva ancora la sua, la calmò all’istante. E non solo...il sorriso del biondo, così raro da vedere, la ipnotizzò da capo a piedi...
 
Dal canto suo, Shaka si stava trattenendo a fatica dall’impulso disperato di alzarsi e stringere a sé Mu...quante probabilità c’erano che una persona appena entrata in quella casa avesse preparato proprio i piatti preferiti da suo padre?! 
 
Era certo che non ci fosse lo zampino di Lita. Sua madre non aveva mai gradito la cucina orientale, e di conseguenza la governante non aveva la benché minima idea di cosa fosse un curry o un samosa...le volte in cui aveva mangiato cibo indiano era stato perché lui e suo padre erano riusciti a sgattaiolare fuori per cena. Lo avevano sempre considerato il loro piccolo segreto. 
 
Quando i suoi genitori morirono, Shaka rimosse tutto ciò che gli riportava alla memoria i bei momenti vissuti con suo padre, perché il dolore era vivo e difficile da sopportare, e la cucina indiana era parte di quei momenti...tuttavia, rivivere quei ricordi grazie alle delicate mani di Mu, aveva sciolto qualcosa dentro di lui. La tibetana era stata la prima persona in quella casa a preoccuparsi di onorare quelle che Shaka considerava le sue vere origini, e lo aveva fatto con una naturalezza ed una sincerità disarmante.
 
Come un fulmine a ciel sereno, Shaka realizzò di provare qualcosa che non aveva mai provato in vita sua...paura...per quelle sensazioni che non riusciva a controllare, mista alla pienezza indescrivibile che provava dentro di sé. Ed entrambe le erano state portate dalla stessa persona. In altri tempi sarebbe fuggito da una situazione come quella, ma in quel momento, quegli smeraldi che lo guardavano in modo disarmante, lo inchiodarono all’audacia di percorrere strade mai battute e delle quali ignorava la destinazione. Per sua natura non era un uomo propenso al rischio, tuttavia, era la sua stessa natura ad implorargli di andare avanti... 
 
Con grande sforzo, poté uscire dai suoi pensieri e ritrovare la sua consueta calma; dopo aver consumato il pasto in silenzio, com’era abitudine di entrambi, si alzarono da tavola diretti verso la balaustra del terrazzo, alla quale si appoggiarono facendo vagare lo sguardo nello spazio sconfinato che ormai faceva da cornice ad ogni momento vissuto insieme. 
 
Era arrivata l’ora di mettere la dolce tibetana al corrente delle novità.
 
- Mu, devo dirti una cosa importante - il tono serio usato da Shaka mise la donna in allerta - ti ricordi che cosa mi hai chiesto questa mattina? -.
 
Mu annuì tristemente abbassando lo sguardo...certo che lo ricordava, e la verità era che aveva cercato di tenersi occupata tutto il giorno proprio per evitare di pensare. 
 
- Bene...non ti riporterò dai gemelli, né andrai sola... - vedendo lo sguardo confuso della ragazza continuò - non tornerai da loro Mu! -.
 
La donna sgranò gli occhi sorpresa; una sensazione di euforia mista a leggerezza invase completamente il suo cuore, tuttavia, prima che la sua mente potesse realizzare ciò che aveva sentito, una domanda salì spontaneamente alle sue labbra - E Cam, Aphrodite, Shura??? -.
 
Shaka fece un piccolo sorriso. Proprio come aveva immaginato, la prima preoccupazione di Mu era stata per le sue amiche.
 
- Anche loro sono al sicuro...non temere - non potendo più resistere, accarezzò una delle guance di Mu, che, senza darlo a vedere rabbrividì a quel contatto, dopodiché le raccontò dell’incontro che si era svolto quella mattina nell’ufficio di Deathmask, omettendo, per delicatezza, il lato economico della questione. Al contrario, la rese partecipe dei progetti che avevano in mente i gemelli per lei e le sue amiche, provocando in lui la stessa nausea che aveva avuto quando Deathmask lo aveva messo al corrente della faccenda.
 
Quando ebbe terminato, la donna gli rivolse un sorriso triste - Mi dispiace Shaka, per tutto il fastidio che ti sto dando - poi, spostando lo sguardo sul maestoso panorama di cui aveva la fortuna di godere, parlò con un tono che rivelava tutta l’amarezza che provava - Hai dovuto comprarmi un’altra volta... - sebbene l’indiano avesse sorvolato sulla faccenda, per Mu non era stato difficile comprendere che si fosse trattato di uno scambio - se mai riuscirò ad uscire questo incubo, ti garantisco che ti ridarò tutto - concluse con una determinazione insolita da vedere sul suo viso dolce.
 
Sentendo quelle parole, Shaka si girò verso Mu per prenderla dolcemente per le spalle - Non mi devi niente Mu...niente -. 
 
Il cuore dell’indiano perse un battito quando realizzò quello che si nascondeva dietro a ciò che aveva detto Mu...sarebbe andata via, tornando alla sua vita in Jamir, e lasciandolo libero di continuare la sua...qualcosa, nella sua mente, non riuscì a metabolizzare quel pensiero.
 
- Shaka... - quei grandi occhi verdi scavavano così profondamente nei suoi che l’indiano per un attimo pensò che Mu potesse leggergli nella mente - perché stai facendo tutto questo per me? -.
 
La domanda lo lasciò di sasso. E adesso? Cosa avrebbe dovuto rispondere? 
 
Avrebbe mai potuto dirle che dal momento in cui i suoi occhi si erano posati su di lei non era più uscita dai suoi pensieri? O che adorava il modo in cui parlava, in cui si muoveva, in cui sorrideva? O che lo incantava ascoltarla e che la considerava tremendamente intelligente? O che le sue labbra sfacciatamente invitanti lo attiravano magneticamente? Avrebbe mai potuto dirle che quella stessa notte si era sorpreso più volte eccitato all’idea di poter accarezzare il suo corpo e scoprirlo centimetro dopo centimetro con il solo tocco delle sue labbra?
 
No. Lo avrebbe preso per pazzo, nella migliore delle ipotesi...
 
- Perché quello che hanno fatto a te e alle tue amiche non è giusto - fu l’unica risposta sensata che riuscì ad improvvisare. Che, quantunque fosse vera, non chiariva molto i dubbi di Mu.
 
- Credo che questo lo penserebbe chiunque - gli fece notare Mu guardandolo intensamente - ma non tutti si prenderebbero la briga di fare qualcosa a riguardo -.
 
Fortunatamente per Shaka, un suono metallico li fece sobbalzare entrambi, deviando miracolosamente l’attenzione di Mu su qualcos’altro.
 
- Deve essere il tuo telefono - gli fece notare Mu infastidita dall'interruzione.
 
- No...piuttosto credo che sia il tuo! - le rispose con un sorrisetto Shaka, al quale non era sfuggito il suo fastidio.
 
- Il mio? - domandò Mu confusa - Ma...io non ho un telefono! -.

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Capitolo 6
*** Passato, presente e...tanta confusione! ***


Shaka estrasse da una tasca della giacca il telefono che gli aveva consegnato Deathmask, porgendolo a Mu - Tieni, questo è tuo - disse vedendola sorpresa - Deathmask ne ha presi quattro, cosicché possiate comunicare tra di voi in questi giorni -.
 
- Deathmask è l’uomo che è andato via con Aphrodite? - domandò Mu curiosa prendendo il telefono. Nel fare ciò, le loro mani si sfiorarono leggermente. 
 
Shaka si limitò ad annuire.
 
- Credi...sì...beh... - forse non era saggio fare quella domanda, ma ricordava bene quell’uomo ed il fastidio che le aveva provocato la sua arroganza - credi che si stia comportando bene con lei? - le mani che si muovevano nervosamente tradivano il suo nervosismo.
 
Shaka sorrise leggermente comprendendo la preoccupazione di Mu - So che Deathmask può apparire prepotente, insolente e sfrontato...tuttavia, la tua amica non sarebbe potuta capitare in mani migliori - vedendo gli smeraldi spalancarsi sorpresi continuò - l’arroganza di Deathmask in alcuni casi, come questo, è solo apparente. Certo...a volte percorre delle strade, come dire, poco convenzionali...ma è stato lui a preoccuparsi di scoprire le intenzioni dei gemelli, e lo ha fatto solo per tenere la tua amica al sicuro, o meglio, il suo fiore, come la chiama lui...-.
 
Mu aprì un bellissimo sorriso - Sono contenta che sia così - poi, guardando il telefono che aveva tra le mani - questo vuol dire che non posso vederle, giusto? - non c’era rimprovero nel suo tono, solo una sincera confusione.
 
- Non è prudente - rispose Shaka - Saga e Kanon sono in circolazione - prese un respiro profondo prima di aggiungere quello che lui stesso temeva - e dubito che vi lasceranno andare così facilmente...quindi, è meglio essere prudenti -.
 
Mu annuì senza controbattere. Per quanto l’idea fosse agghiacciante, Shaka aveva ragione.
 
- E mi raccomando - Shaka ricordò ciò che Deathmask gli aveva velatamente fatto capire prima di andare via - portalo sempre con te, è importante -.
 
La donna si limitò ad annuire. Capì che doveva esserci una ragione se Shaka aveva parlato in quel modo, e pensò anche di avere capito quale.
 
- Credi che sia il caso di avvisare qualcuno Mu? Non so, a Jamir, o a Lhasa, o Shion...fargli almeno sapere che stai bene - malgrado quell’idea non gli piacesse per niente, Shaka decise di lasciare a Mu la libertà di scelta.
 
La donna scosse energicamente la testa, lasciando Shaka interdetto - Se i gemelli hanno scelto me, è proprio perché sapevano che nessuno mi avrebbe cercata - il tono tradiva la profonda amarezza - non ho nessuno da avvisare, neanche Shion...- lo sguardo interrogativo del biondo la costrinse a continuare - i nostri contatti sono limitati al minimo, ormai ci sentiamo solo quando è necessario -.
 
- Perché? - domandò Shaka confuso. Il giorno prima non aveva avuto l’impressione che ci fossero degli attriti tra di loro, anche se... qualcosa lo aveva lasciato perplesso. 
 
Dai racconti di Mu era emerso un elemento abbastanza evidente...lei e Shion avevano sempre vissuto vite parallele. Nonostante la stretta parentela che li legava, le loro vite non si erano mai effettivamente incrociate.
 
Mu prese un respiro profondo prima di parlare, perché quel ricordo la feriva ancora - È stato a causa della Rivoluzione Stellare - vide Shaka stringere gli occhi - mi disse che avrebbe dovuto essere lui a crearla, e non una “ragazzina” appena uscita dall’università...ovviamente, da quel momento, i nostri contatti sono limitati allo stretto necessario e solo per ciò che riguarda il lavoro - concluse tristemente.
 
Shaka rifletté sulle parole di Mu. Per un momento gli vennero in mente i giorni spesi in quella trattativa serrata...ricordava bene quanto Shion fosse determinato e appassionato nel suo ruolo di mediatore...tant’è che aveva logicamente dedotto che ne fosse lui stesso l'artefice. 
 
Ripensò a ciò che aveva detto Deathmask...
 
Approfittando dello spiraglio di confidenza che Mu sembrava aver aperto, si fece coraggio, chiedendo qualcosa che aveva in mente già da un po’.
 
- Mu, perdonami se ti faccio questa domanda, ma...ho bisogno di capire - vide la donna annuire, i bellissimi occhi fissi nei suoi - com’è possibile che tu sia sola? Ieri mi hai detto che, oltre a non avere parenti né amici, non hai mai avuto...sì...beh...insomma...un ragazzo, o anche solo un appuntamento... - vide il volto di Mu arrossire intensamente - voglio dire...com’è stato possibile...com’è possibile non notare una donna come te? -.
 
Era stato più forte di lui, e non si pentiva di averlo detto. D’altronde era quello che pensava. 
 
Quando vide gli smeraldi riempirsi di lacrime, si rimproverò mentalmente per essere stato così diretto, tuttavia, comprese che in quel momento avrebbe avuto la possibilità di saperne di più sul passato della giovane donna.
 
- Mi dispiace...perdonami per essere stato inopportuno, io... - ma non riuscì a finire.
 
- Non preoccuparti - le lacrime scorrevano sul suo volto, ma la voce suonò risoluta - è normale, anche io al posto tuo mi farei delle domande e, anche se non è piacevole per me parlare di certe cose, è giusto che tu le conosca - si asciugò il viso con le sue mani delicate prima di continuare - ricordi che ieri ti ho detto che i miei genitori sono morti quando ero poco più che una ragazzina? - Shaka annuì serio - Una bufera di neve li ha sorpresi mentre erano di ritorno da un viaggio a Lhasa e non sono più tornati...io ero rimasta a casa ad aspettarli, tuttavia, in seguito a quell’incidente, nel villaggio si sparse la voce che ero stata io a provocare la morte dei miei genitori... - gli zaffiri spalancati di Shaka la costrinsero a continuare - come ti ho detto, mio padre era un chimico e fin da bambina mi ha permesso di seguire le sue ricerche ed esperimenti...la gente del villaggio non ha mai capito che si trattasse di scienza, quanto piuttosto di stregoneria, ed in seguito all’incidente tutti, ad esclusione delle persone che mi hanno cresciuta e che ora non ci sono più, mi hanno sempre tenuta a distanza -.
 
- E questa voce è arrivata anche all’università vero? - Shaka portò le dita al ponte del naso stringendolo per l'irritazione che provava. Quante cose aveva dovuto sopportare Mu?
 
Mu annuì con un sorriso triste - Lì è stato peggio...perché almeno a Jamir nessuno aveva il coraggio di dirmelo in faccia, mentre all’università nessuno si prendeva il disturbo di essere delicato...e naturalmente la stregoneria non c’entrava nulla, per loro era solo folklore e scherno - per un attimo tacque riportando alla memoria quei momenti infelici - mi sarebbe piaciuto avere un’amica con cui parlare, condividere gli anni di studio...ma non è mai stato possibile -.
 
Senza essere visto, Shaka fece un sorriso cinico. Era ovvio che le ragazze fossero le più accanite...
 
- E i ragazzi? - domandò con finta noncuranza.
 
Mu alzò le spalle - Non saprei...nessuno di loro mi ha mai presa in giro, almeno non in mia presenza - vide Shaka alzare un sopracciglio - qualcuno mi ha anche invitata ad uscire qualche volta - gli occhi dell’indiano si strinsero leggermente - ma non ho mai accettato -.
 
- Perché? - domandò incuriosito.
 
- Perché la mia attenzione era concentrata sullo studio e poi...perché non mi interessava nessuno di loro... - disse le ultime parole con evidente imbarazzo.
 
Shaka cercò di mascherare il suo compiacimento, tuttavia non poté fare a meno di provare una certa amarezza per quello che Mu gli aveva raccontato.
 
Finalmente, comprese con chiarezza le parole di Deathmask.
 
- E poi... - la voce di Mu attirò la sua attenzione, facendolo uscire dai suoi pensieri - c’è un’altra ragione per la quale non credo che sia opportuno avvertire qualcuno...-.
 
- Qual è? - chiese il biondo aggrottando le sopracciglia.
 
Mu tacque per alcuni secondi, prima di dire quello che, per quanto vero fosse, la feriva terribilmente - Shaka, per me è assurdo anche solo pensare che qualcuno possa essere capace di tanto, però...se i gemelli mi hanno trovata in un remoto villaggio del Tibet e messa in questa situazione, è perché qualcuno li ha aiutati, probabilmente qualcuno che mi conosce -.
 
Per nulla sorpreso, ma molto turbato, Shaka annuì - Sì, l’ho pensato anch’io...qualcuno deve averti segnalata, altrimenti non si spiega come mai i gemelli siano arrivati così lontano - poi, prendendo con cura il viso di Mu tra le mani, la costrinse a guardarlo negli occhi - però ti prometto che nessuno ti farà più del male...-. 
 
Lo pensava davvero. Finché Mu gli avesse concesso di stare al suo fianco, non avrebbe permesso a nessuno di nuocerle. Si sorprese di scoprirsi tanto coinvolto con una persona che conosceva da così poco tempo, tuttavia, stare insieme a Mu gli dava una sensazione di calore, di conforto...quasi la conoscesse da sempre...quasi la cercasse da sempre.
 
Un’emozione più forte di lui lo trascinò fuori dalle sue abitudini e dalle sue certezze...non potendo resistere oltre, abbracciò Mu stringendola dolcemente a sé.
 
Per qualche secondo, Mu rimase sorpresa da quella vicinanza, tuttavia, quando quelle braccia forti e delicate allo stesso tempo la strinsero, le fecero provare una sensazione che, dopo molti anni, credeva di avere dimenticato...sentendosi al sicuro dopo tanto, troppo tempo, ricambiò il contatto avvolgendo le sue braccia delicate intorno al corpo forte di Shaka, nascondendo il viso contro il suo petto.
 
Temendo che sarebbe fuggita davanti a quel contatto così imprevisto e intimo, l’indiano si meravigliò quando, invece, sentì Mu ricambiare il suo abbraccio. In risposta, la strinse ancora di più a sé, accarezzandole dolcemente la testa e ponendovi sopra un leggero bacio.
 
Se qualcuno, non più di un giorno prima, gli avesse detto che da lì a breve si sarebbe perso tra le braccia di una donna, lo avrebbe certamente preso per pazzo. Tuttavia, in quel momento, rapito da quel contatto che aveva desiderato fin dalla prima volta che l’aveva vista, dovette ammettere con se stesso di sentirsi davvero perso...e non solo tra le braccia di Mu, ma anche nei suoi occhi, nella sua voce, in quel sorriso che illuminava tutto ciò che le stava intorno.
 
Shaka non era uno stupido, sapeva perfettamente che cosa stesse accadendo. Sebbene avesse più volte tentato di ricacciare quei pensieri nella sua mente, sapeva di non poter più ingannare se stesso. Si stava innamorando di Mu...e non stava avvenendo in modo lento e graduale...quanto piuttosto come un tornado che stava azzerando tutte le sue sicurezze.
 
Temendo di poter fare qualcosa di avventato, si forzò a rompere l’abbraccio, sollevando con un dito il mento della donna per guardarla negli occhi - Adesso devo andare Mu -.
 
Ancora rossa per la vergogna, e non solo, dato che il suo corpo le aveva inviato chiari segnali di aver gradito quel contatto, la tibetana riuscì a dire solo poche parole - Vai già via... - il tono tradì la sua delusione.
 
Shaka fece un piccolo sorriso - Sì, nei prossimi giorni lavorerò da casa, devo andare in ufficio per organizzare il tutto -.
 
- Davvero? - Mu sgranò gli occhi sorpresa, aprendo sul suo volto un sorriso discreto.
 
Shaka annuì, dopodiché la lasciò andare con cura, ponendo sulla sua fronte un leggero bacio - Ci vediamo più tardi...Mu - la salutò lanciandole un’ultima occhiata mentre infilava la porta.
 
Prima di uscire, passò in cucina dove informò brevemente Lita delle novità.
 
- Ho bisogno di una cortesia - la donna lo guardò attenta, reprimendo a fatica l’emozione di sapere che Mu sarebbe rimasta in quella casa - Mu ha solo gli abiti con cui è arrivata, sicuramente le occorre altro...accompagnala a prendere tutto ciò di cui ha bisogno - mentre lasciava sul tavolo una generosa quantità di banconote, rivolse alla donna uno sguardo carico di apprensione - e, per favore, non perderla mai di vista... - aggiunse senza dare ulteriori spiegazioni.
 
Quando lo vide andare via, la governante prese un profondo respiro. Nulla sarebbe stato più come prima in quella casa...
 
Per fortuna.
 
 
 
Mu seguì Shaka con lo sguardo, finché non lo vide scomparire all’interno della casa. Perché non riesco a smettere di guardarlo? Perché?
 
Chiuse gli occhi sperando di trattenere il più possibile le sensazioni che aveva appena provato. Per tutti gli dei dell’Olimpo, che cos’era quella scarica elettrica che l’aveva percorsa da cima a fondo quando si era trovata stretta tra le sue braccia? Poteva ancora sentire la sua pelle scaldarsi in risposta a quel contatto...
 
Un suono metallico la risvegliò nuovamente dai suoi pensieri.
 
Quando lesse sul display del telefono il nome di Aphrodite, un sorriso felice si allargò sul suo viso. La giovane svedese aveva chiesto alle altre tre ragazze di collegarsi contemporaneamente, così da potersi vedere mentre parlavano. Mu si ritirò nella sua stanza e, dopo aver seguito le istruzioni di Aphrodite, apparvero sullo schermo i volti delle quattro ragazze.
 
- Ah, Mu...finalmente! - Aphrodite alzò gli occhi al cielo - Per un attimo ho pensato che quel biondo ti avesse rapita... - disse divertita e strizzando un occhio.
 
- No - Mu scosse la testa mostando un timido sorriso - anzi...è molto gentile con me... - subito dopo si accorse di aver parlato troppo, a giudicare dalle smorfie ironiche che vide sui volti delle amiche.
 
Per prima cosa le ragazze affrontarono la questione che stava loro a cuore: uscire dai progetti di Saga e Kanon.
 
Dite, non riuscendo a mascherare l’orgoglio che provava, raccontò alle altre ragazze di come Deathmask si fosse mosso nel giro di pochissimo tempo; tramite i suoi uomini, era riuscito ad avere le informazioni che gli servivano quasi in tempo reale e, senza scendere in particolari dei quali neanche lei stessa era al corrente, ora era già sulle tracce di Saga e Kanon alla ricerca di qualcosa che potesse finalmente fermare quelle due carogne. Si rimproverava, però, di non avere conservato le e-mail del finto convegno al quale l’avevano invitata...Deathmask gliele aveva chieste, ma purtroppo aveva cancellato tutto prima di lasciare la Svezia.
 
Shura non disse nulla dell’affare nel quale Aiolos era coinvolto; era certa che Deathmask e tutti gli altri ne fossero al corrente, anzi, probabilmente la pista che stavano seguendo partiva proprio da quell’appalto. Tuttavia, non era necessario che le sue amiche lo sapessero...
 
Mu e Camus, grazie loro meticolosità, avevano conservato la corrispondenza avuta con la pseudo organizzazione del finto convegno, e, utilizzando il telefono stesso, inviarono il tutto direttamente all’indirizzo che Deathmask aveva indicato a Dite.
 
Dopo aver discusso a lungo di ciò che più di tutto le interessava, Aphrodite decise di smorzare l’atmosfera con argomenti più leggeri.
 
- Allora, come sta andando il vostro...il vostro...qualunque cosa sia? - un sorriso malizioso adornava il suo bel viso.
 
- Hmpf... - Cam si limitò a fare una smorfia incrociando le braccia - poteva andarmi meglio... -.
 
- Perché parli così Cam...Milo si è comportato male con te? - domandò Mu aggrottando la fronte.
 
- Non posso dire questo - Camille spaziava con lo sguardo senza fissare un punto preciso - è solo che...non so, lo trovo molto istintivo, diretto, a volte anche infantile! -.
 
- È un male? - domandò Mu curiosa. Nel frattempo si era sdraiata sul letto a pancia in giù. Le mani circondavano il suo viso, mentre i gomiti puntellavano il materasso.
 
Camille si limitò a scrollare le spalle, non chiarendo la sua posizione al riguardo.
 
- Beh...anche il mio Masky all’inizio non mi aveva fatto una bella impressione... - Aphrodite intervenne nella discussione. 
 
- Il tuo Masky? - Shura alzò un sopracciglio facendo un sorrisetto ironico.
 
Dite sventolò una mano per minimizzare - Dicevo...pensavo che fosse arrogante, cinico, villano, insolente, prepotente e maleducato... -.
 
- Tutti qui i complimenti? - la interruppe nuovamente Shura.
 
Dite le lanciò uno sguardo annoiato - Dicevo...e tu, Shura, smettila di interrompermi...che all’inizio avevo molte riserve, tuttavia...devo ammettere che si è rivelato essere un uomo davvero molto dolce - a dispetto della sua esuberanza, Dite abbassò il suo sguardo trasognato.
 
- Davvero??? - le tre ragazze parlarono all’unisono. Aphrodite annuì dolcemente.
 
- Non lo avrei mai immaginato, però...sono contenta per te! - disse Camille alzando le spalle e spostando poi l’attenzione sulla taciturna spagnola - E tu, Shura? -.
 
- Io...cosa? - l’interpellata fece finta di non aver capito.
 
Aphrodite sbuffò esasperata - Non fare la finta tonta Shura...tu ed il tuo bel cavaliere! -.
 
Sentendola etichettare Aiolos in quel modo, la spagnola rivolse all’amica uno sguardo tagliente, tuttavia decise di non darle soddisfazione, ignorandola e parlando con la sua solita voce piatta - Credo che Aiolos sia un brav’uomo...si è comportato da gentiluomo e non ho lamentele al momento -. 
 
- Tutto qui? - chiese Aphrodite delusa, ma Shura si limitò a scrollare le spalle con finta noncuranza.
 
- E tu Mu? - domandò Camille rivolgendosi alla tibetana che, sorridendo agli scambi di battute tra Shura e Aphrodite, spalancò gli occhi quando si sentì tirata dentro alla conversazione - non fare quella faccia...come va con il biondo? -.
 
Nel frattempo sia Shura che Dite si erano azzittite tendendo le orecchie, la seconda in maniera molto meno discreta della prima e sfoggiando un bel sorriso malizioso.
 
- Che intendi dire? - chiese Mu perplessa - Quando Shaka è a casa passiamo del tempo insieme, parliamo molto...lui è.…molto gentile con me - giocherellò con le dita per avere la scusa di guardare in basso, poi, come ricordando qualcosa all’improvviso - ah, e quando non è in casa passo il mio tempo con Lita, la governante! -.
 
Il sorriso di Aphrodite morì a poco a poco sulle sue labbra...quella storia sembrava piuttosto noiosa...tuttavia non si arrese e senza mezzi termini domandò quello che aveva sulla punta della lingua già da un po' - Sì...va bene...ma dicci...com’è stato? - chiese battendo le mani eccitata in attesa della risposta.
 
- Com’è stato...cosa? - Mu spalancò gli occhi sorpresa.
 
- Come cosa? Il bacio! Dicci com’è stato il bacio... - le rispose Dite con sguardo sognante.
 
- Quale bacio??? - Mu si alzò di scatto allarmata. Di che accidenti stava parlando?
 
- Il bacio che ti ha dato il principe azzurro Mu - spiegò Shura con il suo solito tono piatto - te lo chiedo come favore personale...diglielo, altrimenti Dite perseguiterà te e non solo te... -. 
 
Aphrodite guardò Shura rivolgendole una smorfia, mentre Mu batteva ripetutamente le palpebre nel tentativo di capire come uscire da quella situazione - Io...non so...non c’è stato nessun bacio... - ammise timidamente; sapeva che non era la risposta che le sue amiche si aspettavano, ma non aveva senso millantare con loro qualcosa che non era accaduto.
 
- Davvero? - domandò Aphrodite sorpresa - Ma...non è possibile...il mio Masky mi ha dato un bacio fantastico! - esclamò ripensando alla scena, degna di un’opera prima, che aveva vissuto la sera precedente.
 
- Sicura Mu? - domandò Shura con molta meno enfasi - Niente di niente? -.
 
- Vuoi dire che anche tu...Shura?! - Mu stentava a credere che Shura, l’irreprensibile spagnola, le stesse rivolgendo quella domanda con tanta naturalezza.
 
- Quindi solo io e Cam non abbiamo fatto niente? - domandò Mu alzando le spalle, ancora sorpresa da quella rivelazione.
 
- Beh...a dire il vero... - sentendosi chiamata in causa, Camille intervenne, ma non riuscì a continuare.
 
- No! Non ci credo! - Mu guardò Camille come se gli occhi potessero uscirle fuori dalle orbite da un momento all’altro - Ma se poco fa hai detto testuali parole poteva andarmi meglio! - disse scandendo ogni parola.
 
- Sì è vero, l’ho detto...tuttavia...poteva anche andarmi peggio! - Camille non dette altre spiegazioni, risultando abbastanza chiaro che tra lei e Milo fosse accaduto qualcosa.
 
A quel punto Mu si trovò completamente spiazzata. Tre su quattro non potevano di certo essere un caso. Evidentemente quella sbagliata era lei. Come al solito...
 
Lacrime di frustrazione salirono ai suoi bellissimi smeraldi...cosa le aveva dato l’illusione di pensare che Shaka fosse interessato a lei? Era gentile, attento, ma magari era solo dispiaciuto per la sua situazione. 
 
Vedendo le lacrime di Mu, Dite si sentì terribilmente in colpa, rendendosi conto di aver esagerato con la sua curiosità - Mu, tesoro, mi dispiace se ti abbiamo messo pressione...-.
 
- Non preoccuparti Dite, non avete nessuna colpa. Io...beh...non ho nulla da raccontare, mi dispiace...- Mu scosse dolcemente la testa da una parte all’altra - Shaka non ha provato a baciarmi...forse non gli piaccio... -.
 
- Non dire sciocchezze Mu! - la interruppe Shura - Io ero di fronte a lui...e se ti dico che, da quando ti ha vista non ti ha tolto gli occhi di dosso neanche per un istante, puoi solo credermi! - disse con un tono che non ammetteva repliche.
 
- Se a questo aggiungi che ti ha allontanata da Saga e ti ha portata fuori dall’appartamento alla velocità della luce... - confermò Dite.
 
- E che ha dissuaso l’idiota di Milo dal prenderci entrambe... - aggiunse Camille apparentemente annoiata; sotto sotto però, il suo tono tradiva una punta di fastidio...che solo una persona, tra quelle presenti, riuscì a notare.
 
- Coooosa??? - Dite e Shura parlarono all’unisono. Quello che aveva detto Camille era riuscito a sconvolgere persino l’impassibile spagnola!
 
Camille sospirò pesantemente prima di parlare - Sì, l’insetto non sa che ho un udito molto sensibile...e la sua “formidabile” - fece il segno delle virgolette con le dita - idea era di avere entrambe, me e Mu - poi, rivolgendosi direttamente a Mu - ma il tuo biondo gli ha fatto cambiare idea, tra l’altro facendogli credere di averlo fatto da solo...geniale! - concluse allargando le braccia.
 
In realtà questa era la ragione per la quale Camille, fin dall’inizio, aveva trattato Milo con palese sufficienza; pur non volendolo dare a vedere, le sue parole, dette con tanta leggerezza, l’avevano ferita. Tuttavia, aveva anche sentito ciò che aveva detto su di lei, e questo, in seguito, l’aveva portata ad essere meno rigida con lui...almeno un pochino...
 
Mu non disse nulla. Ad essere onesta, lei stessa, la sera precedente, aveva sentito i due uomini parlare. Ma se era tutto vero, ed era certa che lo fosse, perché non era successo niente? E soprattutto...perché accidenti le dava così fastidio che Shaka non avesse provato un contatto più ravvicinato?! Era vero che, pochi minuti prima si erano abbracciati ed era stato meraviglioso, però...
 
- Mu, posso farti una domanda? - sebbene non potesse vedere le mani di Mu tamburellare impazienti sul copriletto, Dite comprese la sua confusione - Quell’uomo...Shaka...ti piace? -.
 
A quella domanda Mu fermò ogni movimento, solo gli occhi si spostavano nervosamente da una parte all’altra alla ricerca di una possibile replica. Tuttavia, quando la risposta le affiorò alle labbra, provenendo direttamente dalla parte più intima della sua coscienza, un timido  fu l’unica cosa che riuscì a dire.
 
Dite, Cam e persino Shura le rivolsero un sorriso comprensivo, evitando di commentare quel dolce sfogo della sua coscienza.
 
Qualche istante dopo, quando si salutarono e cominciarono a scollegarsi sparendo dalla sua vista, Mu notò che Camille era rimasta collegata - Vuoi dirmi qualcosa Cam? - le chiese con un bel sorriso.
 
Camille annuì energicamente.
 
- Riguarda Milo vero? - chiese Mu con cautela. Nonostante il suo modo di fare disinteressato, aveva compreso che l’episodio raccontato pochi minuti prima avesse ferito la bella francese.
 
Camille annuì con più calma - Davvero ti piace Shaka? - domandò con un tono meno disinvolto di quello che usava normalmente.
 
Camille era così...poteva apparire fredda, distante, sprezzante, orgogliosa, ma il suo cuore era esattamente l’opposto. Solo Mu, tra le ragazze, era riuscita a capire quanto potesse essere facile ferire l’animo delicato di quel piccolo iceberg...infatti era questa la ragione per la quale la francese si sentiva a proprio agio più con lei che con le altre.
 
- Se per piacermi intendi che non riesco a pensare ad altro...e beh...sì...mi piace - ammise Mu con sorriso - davvero, Cam, è la prima volta che mi succede una cosa del genere...non capisco, lo conosco da così poco tempo eppure non riesco a pensare ad altro...stanotte non ho chiuso occhio pensando a lui - concluse scuotendo dolcemente la testa.
 
- Ma... - Camille si sentiva in imbarazzo nel dover affrontare quell’argomento, ma sapeva che nessuno meglio di Mu poteva capirla - quando pensi a lui...come...come lo pensi? - un lieve rossore si formò sulle sue guance - Sì...voglio dire...cosa...immagini? -.
 
Mu comprese perfettamente ciò che l’amica le stesse chiedendo - La risposta alla tua vera domanda Cam...è che è tutto normale...credo... - la rossa alzò le sopracciglia sorpresa - non fare quella faccia...i tuoi pensieri sono gli stessi che ho io, e che hanno anche Dite e Shura. Immaginiamo quelle cose perché abbiamo gli stessi desideri...con persone diverse naturalmente! - si affrettò ad aggiungere - Immagino che averne paura sarebbe come temere di vivere... - concluse con la sua voce dolce.
 
Cam le rivolse un piccolo sorriso, ancora imbarazzata per ciò che aveva chiesto, e prima di chiudere la telefonata, volle dirle un’ultima cosa - Mu... - la tibetana inclinò il capo in segno di ascolto - quello che ha detto Shura è vero, l’ho visto anch’io...e se Shaka non ha provato nulla è perché probabilmente non vuole spaventarti...però pensa bene a ciò che sto per dirti - Cam tornò di nuovo seria - ognuno di noi ha i suoi tempi e non forzare mai te stessa a fare nulla che tu non voglia davvero -.
 
- Come fai a capire quando...si beh...è il momento giusto? - domando Mu turbata.
 
Camille addolcì lo sguardo comprendendo la confusione nella quale Mu si stava perdendo. Lei stessa non era di certo un’esperta, tuttavia, ripensando a quel dolcissimo bacio che Milo le aveva quella mattina, si sentì di consigliarla per come lo aveva vissuto.
 
- Non lo capisci Mu...lo senti -.
 
Mu annuì riflettendo sulle ultime parole di Camille. 
 
Poteva saperne ben poco di relazioni e baci ma non era una stupida...ricordava bene l’abbraccio che lei e Shaka si erano scambiati poco prima, ed anche ciò che era accaduto la sera precedente, quando, per evitare la caduta, si era ritrovata tra le braccia dell’indiano...ricordava il suo respiro veloce, le mani che le stringevano la vita con delicatezza ed urgenza, lo sguardo felino che si alternava tra i suoi occhi e le sue labbra, insistendo su queste in modo particolare...e quella rigidità che le aveva appena sfiorato il fianco prima che lui la allontanasse da sé...
 
Poteva non essere un’esperta, ma sapeva bene che cosa significava!
 

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Capitolo 7
*** Tocchi di sensualità ***


Quando Shaka rincasò dal lavoro, si meravigliò del silenzio che regnava nel suo appartamento.

Per prima cosa si diresse in cucina per informarsi con Lita di come fosse andato il pomeriggio insieme a Mu. Trovò la governante alle prese, come al solito, con la preparazione della cena. 
 
- Buonasera Lita, dov’è Mu? - non avendola ancora vista, quella domanda uscì spontanea dalle sue labbra.
 
- Buonasera signor Shaka. La signorina è nella sua stanza, sta sistemando le quattro cose che mi ha permesso di comprarle - rispose la donna con una smorfia divertita.
 
Shaka aggrottò le sopracciglia - Che intendi dire? -.
 
Con disappunto, guardò il denaro che aveva lasciato prima di uscire e che ora la governante gli stava restituendo, notando che fosse praticamente intatto.
 
- Che significa questo Lita? - domandò Shaka contrariato - Non dovevate uscire per fare spese? -.
 
Lita fece una piccola risata - Ci provi a lei a convincere la signorina...guardi, se ci riesce, mi offro io di pagare...tanto è impossibile! -.
 
- Che intendi dire? - l’indiano non stava capendo nulla. Era rincasato immaginando di trovare borse e sacchetti ovunque, ma la scena che si era trovato davanti era di assoluta normalità.
 
Lita lo guardò con tenerezza. Shaka era abituato ad un altro tipo di frequentazioni...del genere che non si fa problemi a polverizzare generose quantità di denaro...che non fosse il loro ovviamente! Per fortuna duravano giusto il tempo necessario a fare fuori una pila di banconote come quella che aveva appena restituito.
 
- Mi ha permesso di comprare solo l’essenziale, vale a dire un po' di biancheria ed un abitino molto semplice...che, però, devo dire, le sta molto bene...e d’altronde...anche un sacco di patate vuoto farebbe la sua figura indosso a quella ragazza! - aggiunse con un sospiro divertito - Per il resto, ha detto che può tranquillamente arrangiarsi con quello che c’è in casa, anzi... - parlò rivolgendosi direttamente a Shaka - mi ha chiesto se ha qualche vecchia maglietta o camicia da prestarle, così può utilizzarla per dormire -.
 
Dopo qualche secondo perso tra i suoi pensieri, Shaka sospirò esasperato, tuttavia la ragione non era quella che Lita stava immaginando...alle parole della donna infatti, la sua mente reagì creando inconsciamente l’immagine della tibetana vestita solo di una delle sue camicie, provocandogli di riflesso un brivido lungo la schiena.
 
Inclinò la testa da un lato all’altro per rilassare il collo, tentando di respingere le sue fantasie - Perché? - domandò alla governante, sospirando pesantemente mentre stringeva con due dita il ponte de naso.
 
- Perché ha detto che non è giusto e che non vuole approfittare della sua gentilezza più di quanto stia già facendo - Lita si limitò a riportare testualmente ciò che Mu aveva detto. 
 
Era evidente che, al di là di ciò che riferiva, la donna fosse divertita da quella situazione - Glielo avevo detto signor Shaka...la signorina è fuori dal comune -.
 
Shaka si strofinò il viso con le mani in un gesto impaziente - Sì...anche nella sua testardaggine sembra essere fuori dal comune! -.
 
 Lita non poté trattenere la risata che le sfuggì dalle labbra. 
 
- Vado a parlarle - concluse prima di uscire dalla cucina.
 
Dirigendosi verso la stanza degli ospiti, l’indiano non poté evitare di ripensare a ciò che aveva visto l’ultima volta che aveva percorso quel tratto che separava i due spazi della casa...
 
La figura di Mu, vestita della sua bellezza delicata e poco più, era stata una delle immagini che lo avevano maggiormente perseguitato durante tutta la sua notte agitata.
 
Questa volta, grazie agli dei, la scena che gli si parò innanzi era molto più sobria, tuttavia, un piccolo sorriso si delineò sulle sue labbra, quando trovò la bella tibetana concentrata sulle sue faccende. Sulla soglia della porta aperta, Shaka vide Mu piegare con cura le poche cose che aveva acquistato per riporle ordinatamente nei cassetti. 
 
Con la coda dell’occhio, la donna intravide la presenza di qualcuno, e quando si girò, un bellissimo sorriso illuminò completamente il suo volto.
 
- Shaka! - il nome dell’uomo uscì dalle sue labbra come una sorta di sospiro. 
 
Irresistibile per le orecchie che ascoltavano.
 
- Ciao Mu - l’indiano cercò di mantenere la sua apparente calma - posso entrare? -.
 
- Ci mancherebbe altro...accomodati - gli rispose con la sua voce dolce indicando un punto sulla sponda del letto.
 
Shaka pensava che quella non fosse una buona idea, tuttavia, non aveva il coraggio di negare qualcosa a Mu.
 
Quando si fu accomodato poté avere una visuale migliore della donna che gli stava davanti, di spalle, riponendo le sue cose. 
 
Quello che aveva detto Lita era vero. L’abito che indossava, risultato del pomeriggio di acquisti, era molto semplice, di un bell’azzurro delicato, dal taglio dritto leggermente sagomato in vita, senza alcuna pretesa. Tuttavia, era la donna che lo indossava a renderlo divino. La governante aveva ragione...anche un sacco di patate vuoto avrebbe fatto la differenza indosso a Mu.
 
Quando ebbe terminato di ordinare, Mu si sedette accanto a Shaka.
 
- Shaka...grazie davvero...ma non era necessario - vide l’uomo inclinare la testa con un’espressione interrogativa - dico sul serio, sono abituata ad arrangiarmi con quello che ho a disposizione, come ti ho detto la mia vita è molto semplice...però ti ringrazio di cuore per il pensiero, sei stato davvero molto gentile - gli disse guardandolo con un insolito bagliore negli occhi.
 
O almeno così sembrò a Shaka. Stava iniziando ad immaginare le cose? 
 
Magari sì, tuttavia...percepì qualcosa di diverso quella sera. Mu sembrava essere più a suo agio con lui, meno imbarazzata, sebbene alcune delle sue espressioni nascondessero ancora una certa, probabilmente innata, riservatezza. Al di là di tutto, non poteva negare che quella piccola intimità gli piacesse...con Mu si sentiva davvero a casa, a prescindere dal luogo nel quale fossero. E d’altronde anche la prima volta in cui l’aveva stretta a sé, uscendo dalla casa di Aiolos, la sensazione di familiarità gli aveva persino evitato di notarlo.
 
- Ne deduco che il pomeriggio non sia stato divertente - tornando all’argomento di conversazione, Shaka osservò l’ovvio. Tuttavia, non c’era rimprovero nel suo tono di voce, solo una semplice constatazione.
 
Mu scosse dolcemente la testa in segno di diniego. Un lieve rossore sul viso, che teneva basso, mostrò il dispiacere che provava, temendo di aver offeso l’uomo che le sedeva accanto e che era stato tanto premuroso con lei.
 
- Perché Mu? - domandò Shaka posando una mano su quella della ragazza - Perché non hai accettato i miei regali? -. 
 
Mu alzò la testa di scatto - No.…non è questo...è solo che... - adesso sì che l’imbarazzo stava prendendo il sopravvento, rendendola visibilmente nevosa - è solo che...quel denaro non è mio, non l’ho guadagnato io...e non mi sembra giusto spenderlo...solo questo... -.
 
Shaka la guardò con una tenerezza impensabile per un uomo come lui. 
 
Comprese perfettamente ciò che Mu gli stava dicendo...quella ragazza aveva una sua dignità e stava facendo di tutto per tenersela stretta, nonostante le circostanze le remassero contro. Dentro di sé si pentì di essere stato così superficiale. Gli tornarono in mente le parole che Lita gli aveva detto poco prima ed anche la sera precedente... Mu non era una donna comune...
 
Non avrebbe commesso lo stesso errore un’altra volta.
 
- Ti chiedo scusa Mu - le disse accarezzandole una guancia. 
 
La donna spalancò gli occhi per la sorpresa delle sue parole e per il piacere di quel contatto.
 
- Hai ragione...sono io che mi sono comportato in modo disattento - la vide sbattere le palpebre perplessa - quando vuoi fare un regalo a qualcuno sei tu che devi occupartene, non delegarlo a qualcun altro...in caso contrario, la persona a cui è destinato, ha il pieno diritto di mandarti al diavolo! - concluse nel tentativo di rilassare l’atmosfera.
 
Il sorriso divertito della tibetana fu la risposta migliore a quel tentativo.
 
- Vado a cambiarmi per la cena - annunciò poi Shaka alzandosi dal letto, temendo che quella vicinanza e quella intimità non fossero consigliabili considerato il suo stato d’animo - che hai cucinato stasera? - domandò con un sorriso divertito.
 
- Niente! - Mu incrociò le braccia imbronciandosi leggermente - Lita mi ha proibito di avvicinarmi! -.
 
Una risata sfuggì dalle labbra dell’indiano mentre si dirigeva verso la porta - Sì, in effetti Lita è un po' gelosa della sua cucina -.
 
Prima di andare via, lanciò a Mu un’ultima occhiata. Quel broncio gli sembrò irresistibile...intuì che, oltre alla dolcezza e all’amabilità che le appartenevano e che si mostravano naturalmente, Mu avesse anche un genio da non dover stuzzicare troppo! 
 
Quella sera cenarono in un’atmosfera molto più rilassata rispetto alla sera precedente. 
 
Stavolta fu Shaka che le raccontò di più sulla sua vita, riuscendo persino a parlare un po' dei suoi genitori, cosa che non aveva mai fatto con nessuno prima, compreso Lita. 
 
Mu si rivelò essere, come previsto, un’attenta ascoltatrice, partecipando alla discussione senza essere mai indiscreta. La sua innata curiosità le aveva già acceso mille domande nella mente, tuttavia non le avrebbe mai permesso di rovinare quel momento confidenziale.
 
Oltre a godere di quella piacevole intimità, Shaka non poté fare a meno di notare che Mu sembrava essersi spogliata di ogni remora, di ogni imbarazzo. 
 
Quella sera poté vedere che, oltre ad essere una ragazza talvolta impacciata e tremendamente tenera, la tibetana era anche una donna...una donna in grado di ascoltare, non solo di sentire, una donna che aveva le sue opinioni che non temeva di esprimere né di mettere in discussione...una donna che aveva una luce diversa negli occhi.
 
Dal canto suo, Mu non poteva evitare di pensare a quello che le aveva detto Camille prima di concludere la chiamata...non lo capisci Mu...lo senti, ed il suo turbamento era evidente negli sguardi che, senza saperlo né poterlo controllare, indirizzava all’uomo di fronte a sé. 
 
Quando l’orologio a pendolo dello studio, un altro ricordo del padre che Shaka aveva voluto conservare, suonò due rintocchi, entrambi i giovani si resero conto di come l’ora si fosse fatta davvero tarda.
 
- Credo che sia ora di andare a letto - fece notare Mu. Il tono tradiva un leggero dispiacere.
 
- Credo anch’io - le fece eco Shaka alzandosi e porgendole una mano per aiutarla a fare lo stesso.
 
Mentre si dirigevano verso le rispettive stanze, al momento di salutarsi, Mu si ricordò di qualcosa.
 
- Shaka, perdonami, ma avrei bisogno di un favore... -.
 
L’indiano inclinò la testa facendole capire di essere in ascolto, prima di ricordare da solo quello che aveva detto Lita - Ma certo, vieni con me! - le disse aprendo la porta della sua stanza e prendendola per mano.
 
Quel contatto non passò inosservato a nessuno dei due...
 
Era la prima volta che Mu poteva vedere la camera da letto di Shaka.
 
La stanza era ampia, con muri bianchi e grandi finestre che costituivano la parete esterna, riparate da tende bordate di fili dorati. Al centro era posizionato un letto bianco lucido a due piazze, coperto da un candido copriletto con delicati fiori di ciliegio ricamati sopra; ai piedi di esso, un tappeto indiano conferiva una bella nota di colore all’ambiente. Gli armadi guardaroba, dello stesso colore del letto, coprivano un’intera parete, oltre la quale si intravedeva una porta. Il bagno probabilmente, rifletté Mu.
 
Nonostante l’arredo fosse sobrio e minimalista, erano i dettagli a reclamare le origini dell’indiano.
 
Mu non poté fare a meno di sorridere, confrontando quell’ambiente con la camera da letto della sua casa. In Jamir era tutto decisamente più rustico e buio; le spesse pareti scure della torre servivano a preservare il calore interno dagli sferzanti venti himalayani, e l’arredo, piuttosto semplice, era costituito solo dall’essenziale. Tuttavia era la sua casa...l’unico posto nel quale si fosse sempre sentita al sicuro.
 
Mu vide Shaka armeggiare dentro uno degli armadi, prima di offrirle una camicia azzurra che portava tra le mani - Ecco qua! -.
 
Quando vide Mu scuotere la testa divertita, aggrottò le sopracciglia confuso - Che c’è? Non ti piace? -.
 
Mu allargò un bel sorriso prima di dover rivelare l’ovvio - Ti ho chiesto qualcosa di vecchio, non voglio rovinare un capo nuovo - ridendo dolcemente davanti allo sguardo sorpreso dell’uomo, si limitò ad aggiungere - l’odore... -.
 
Shaka chiuse gli occhi sconfitto...come avrebbe anche solo pensato di poter ingannare un chimico...dopo aver alzato le mani in segno di resa, prese una qualsiasi tra le sue camicie bianche appese alle grucce dell’armadio e la porse a Mu.
 
- Grazie Shaka, la tratterò con cura -.
 
- Non importa - la rassicurò.
 
- Allora...buonanotte - contro la propria volontà, Mu si costrinse a terminare la serata, avviandosi verso la porta. Prima di uscire, si voltò un’ultima volta a guardare l’uomo che era rimasto fermo a fissarla. Di nuovo, non poté evitare di mostrare quella insolita luce che le brillava negli occhi.
 
Dopo aver richiuso la porta alle sue spalle, Mu si fermò un istante. Portando una mano al petto, chiuse gli occhi nel tentativo di rallentare il suo battito. Poi, prendendo un respiro profondo, si riavviò in direzione della sua stanza.
 
Tuttavia, nel compiere quei gesti, non si accorse di un dettaglio...il pavimento della stanza di Shaka, proprio nel punto di chiusura della porta, si rialzava leggermente, comportando la necessità di dover imprimere una forza maggiore affinché la porta si chiudesse. Cosa che però lei non notò e, di conseguenza, non fece. L’indiano si era ripromesso più volte di far sistemare quel piccolo inconveniente, tuttavia, non si era mai ricordato di avvisare Lita perché chiamasse qualcuno, ritenendolo un dettaglio tutto sommato insignificante.
 
Finora.
 
Un’ora dopo, la bella tibetana fissava il soffitto, ormai stufa dei diversi tentativi falliti di prendere un sonno che, evidentemente, quella notte non voleva proprio saperne di arrivare. Ed il motivo era piuttosto ovvio.
 
Il suo tormento era iniziato quando si era ritrovata sola nella sua stanza, con indosso la camicia di Shaka, pronta per andare a letto.
 
Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma in realtà aveva voluto un indumento dell’uomo per poter sentire di nuovo il suo odore...
 
Dopo averlo abbracciato, quello stesso pomeriggio, non aveva potuto evitare di percepire il tenue profumo che la pelle dell’indiano emanava naturalmente...un misto tra legno di sandalo e cannella. E quell’odore così leggero e delicato l’aveva ipnotizzata al punto da provocarle un lieve capogiro. Era confortante, rassicurante, ed allo stesso tempo allertava tutti i suoi sensi. In pratica le era piaciuto...molto!
 
Mu era molto sensibile a qualunque tipo di aroma. Per di più, il lavoro che faceva l’aveva portata a sviluppare quel senso in modo particolare.
 
Tuttavia, non avrebbe mai immaginato che quell’odore, che aveva desiderato così tanto sentire di nuovo, potesse diventare il suo tormento notturno. Senza poterla controllare, la sua mente nutriva i suoi pensieri di immagini voluttuose nelle quali il suo corpo era sensualmente avvinto a quello di Shaka.  
 
Per Zeus...da dove l’aveva preso?
 
Stanca di guardare il soffitto, come se fosse un oracolo incapace di darle una qualunque risposta sensata, si alzò dal letto con l’intenzione di andare in cucina e preparare una tisana, sperando che potesse aiutarla ad addormentarsi. Due notti insonni di fila cominciavano ad essere troppe anche per lei.
 
In un’altra stanza della casa, le cose andavano persino peggio...
 
Anche Shaka, dopo diversi tentativi falliti di addormentarsi, giaceva sul letto a pancia in giù sfinito dai suoi stessi pensieri.
 
Convinto che Mu stesse dormendo il sonno degli angeli a poca distanza da lui, la sua mente aveva ricominciato a perseguitarlo come e più della notte precedente.
 
Continuava ad immaginarla distesa sul letto, vestita solo della sua camicia in parte slacciata, i lunghi e setosi capelli sparsi sul cuscino, e gli occhi meravigliosi che lo guardavano voluttuosamente...un angelo...no, un incubo tentatore e seducente che lo stava sfinendo!
 
Non potendo più contenere le reazioni del suo corpo, che non gli avevano dato tregua da quando la tibetana era entrata nella sua vita, e che si erano intensificate dopo i brevi contatti fisici che avevano avuto, fece l’unica cosa che in quel momento potesse restituirgli un po' di sollievo, oltreché la sanità mentale.
 
Dopo essersi girato di schiena sul letto, si spogliò dei pantaloni del pigiama e della biancheria intima, gli unici indumenti che indossava quando andava a dormire, e, sospirando in cerca di liberazione, avvolse con una mano la sua intimità cominciando ad accarezzarsi con movimenti lenti...
 
Mu camminava lungo il corridoio in punta di piedi, non volendo disturbare gli altri abitanti della casa, o meglio, Shaka, considerato che la stanza di Lita si trovava oltre la sua, nella parte più privata dell’abitazione. Avendo un passo estremamente leggero, sarebbe stato impossibile per chiunque percepirne la presenza.
 
Tuttavia, passando davanti alla camera di Shaka, si fermò all’improvviso. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, più precisamente dei rumori che sembravano provenire proprio da quella stanza.
 
Avvicinandosi alla porta, quei suoni divennero via via più distinti, risultando molto simili a.…lamenti!
 
Il suo primo pensiero fu che Shaka stesse male. Preoccupata, portò una mano sulla maniglia, e rendendosi conto che la porta era aperta, la aprì solo un po', sussurrando il nome del padrone di casa, nel tentativo di non essere troppo invadente.
 
Shaka, perso nelle sensazioni che lo stavano travolgendo, non avrebbe mai potuto sentire quel flebile sussurro, né vedere da chi provenisse dato che teneva gli occhi chiusi per dedicarsi completamente alle sue fantasie. Ed infatti non lo fece...continuando a dedicare la sua attenzione al piacere che la sua stessa mano gli stava procurando.
 
Quando Mu lo vide, fermò persino il suo respiro. 
 
Non era una sciocca, sapeva che cosa stesse facendo Shaka, ma soprattutto sapeva quanto fosse scorretto il fatto di essere lì a spiarlo, violando un momento intimo e privato che aveva il diritto di appartenere solo a lui.
 
Tuttavia, per quanto sbagliato potesse essere, e nonostante la sua coscienza la implorasse di girare i tacchi ed andare via immediatamente, qualcosa la inchiodò al punto nel quale si trovava. Qualcosa che sfuggiva completamente al suo controllo.
 
Malgrado le tende delle finestre filtrassero in parte il pallido chiarore della luna, i suoi occhi, già abituati al buio, potevano godere di una visuale privilegiata dell’uomo che le stava di fronte, riuscendo a percepirne ogni sfaccettatura.
 
La flebile luce creava sul corpo dell’indiano magnifici chiaroscuri che delineavano il suo corpo forte e snello. Appoggiato su uno dei gomiti, mentre con l’altra mano conduceva la sua dolce agonia, Shaka gemeva tenendo la testa piegata all’indietro, lasciando i suoi lunghi capelli biondi liberi di ondeggiare al ritmo dei suoi movimenti. 
 
Abbandonato inconsapevolmente ogni imbarazzo, Mu percorse con lo sguardo ogni centimetro di quel corpo che, ai suoi occhi, apparve essere una perfetta opera scultorea. Quando la vista catturò la sua virilità, indugiò su quel punto per diversi istanti, affascinata, prima di riuscire a sbattere nuovamente le palpebre. I suoi gemiti, rochi e dispettosi, mossero qualcosa dentro il suo petto, provocandole una reazione della quale non era ancora del tutto consapevole.
 
Eppure, fu solo qualche istante dopo che Mu rimase completamente immobile e spiazzata...
 
Diminuendo con le carezze il tempo necessario per raggiungere l’apice della sua eccitazione, Shaka, delirando per il piacere che la sua fantasia stava creando, gemette sensualmente il nome della tibetana ripetendolo via via più forte. Aaah...Muuuu...
 
In un’altra situazione, con chiunque altro, Mu sarebbe scappata a gambe levate, tuttavia...sentire il suo nome uscire dalle labbra di Shaka, sapere di essere la ragione della bianca dedizione che ora macchiava la mano dell’indiano in preda agli ultimi spasmi di piacere, riuscirono solo ad alimentare dentro di sé qualcosa che non aveva mai sentito prima. 
 
In un rapido barlume di giudizio, temendo che l’uomo, che stava lentamente tornando alla sua coscienza, potesse notare la sua inopportuna presenza, Mu richiuse con discrezione lo spiraglio che aveva aperto. Silenziosa com’era arrivata, tornò sui suoi passi, muovendosi in punta di piedi con maggiore attenzione, nella speranza di raggiungere la sua stanza il prima possibile. Ovviamente, dimenticandosi completamente della tisana...
 
Quando fu dentro la sua stanza, Mu appoggiò la schiena alla porta, scivolando in basso fino a sedersi sul pavimento. Poteva sentire i suoi stessi battiti rimbombare furiosamente dentro la sua testa. 
 
Per un attimo si chiese perché fosse rimasta a guardare, perché non fosse scappata come avrebbe dovuto fare. 
 
Tuttavia, ricacciò quelle domande nella testa, quando si rese conto che una nuova urgenza la stava sopraffacendo...
 
Poteva sentire distintamente la biancheria umida aderire alla sua intimità, mentre un bisogno, inconscio ed incontrollabile, implorava sollievo.
 
Non sapendo come comportarsi, turbata dalle sue stesse sensazioni, si alzò e raggiunse rapidamente il letto, tirando le coperte fin oltre la sua testa. Mosse gli occhi confusa fino a quando, nel tentativo di calmarsi, li chiuse cominciando a prendere dei respiri profondi.
 
Fu solo quando riuscì a ritrovare il suo respiro regolare, oltre ad un filo di ragione, che si permise, per la prima volta nella sua vita, di fare ciò che non aveva mai sentito la necessità di fare. 
 
Rispondendo ad un richiamo istintivo quanto naturale, portò una mano alla sua intimità cominciando ad accarezzarsi con tocchi leggeri. Quando sentì tutto il suo corpo reagire piacevolmente a quelle carezze, chiuse gli occhi e, senza neanche averne la piena consapevolezza, rivisse nella sua mente ciò che aveva visto qualche istante prima...
 
Non potendo frenare il disperato bisogno di inseguire le sensazioni che gradualmente crescevano d’intensità, aumentò via via le sue carezze...nella sua fantasia si inseguivano freneticamente le immagini di Shaka che si dava piacere gemendo il suo nome senza vergogna, fino a quando piccole scariche elettriche annunciarono quello che stava per accadere...mordendo le lenzuola nel tentativo di soffocare un gemito che non avrebbe potuto controllare, ma che portava con sé un nome ben noto, un piacere estremo condusse la sua coscienza fino ad un punto indefinito dell’universo, facendola esplodere in migliaia di piccoli parti di stelle, che, dopo lunghi secondi, ricaddero lentamente sulla terra come fuochi d’artificio consumati.
 
Quando, qualche istante dopo, tornò alla realtà, si scoprì fino alle spalle ricadendo esausta con la testa sopra il cuscino, tentando di calmare gradualmente il suo respiro. 
 
Cullandosi nelle nuove sensazioni che aveva appena scoperto, dopo pochi minuti si addormentò. Un leggero sorriso adornava il suo bellissimo volto.
 

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Capitolo 8
*** Dalle stelle...all'abisso ***


La mattina seguente, Mu stava disponendo sulla tavola tutto l’occorrente per la colazione, quando sentì dei passi leggeri sopraggiungere alle sue spalle.
 
Istintivamente chiuse gli occhi, sentendo le sue pulsazioni aumentare gradualmente d’intensità.
 
- Buongiorno Mu - percepì sul collo il soffio impalpabile di una voce roca, realizzando quanto fosse vicino chi le stava parlando.
 
Nel tentativo di calmarsi, si voltò per ricambiare il saluto dell’uomo, tuttavia, quando si trovò di fronte a lui, catturata dai profondi zaffiri che la guardavano con intensità spiazzante, la voce le morì in gola.
 
Prese un profondo respiro, prima di riuscire finalmente a rispondere con un filo di voce ciò che uscì più come un sussurro - Buongiorno... Shaka -.
 
Rendendosi conto di essere la ragione di quell’insolito turbamento, l’indiano fece un piccolo sorriso prima di sedersi, invitando silenziosamente Mu a fare altrettanto, e continuando a seguire con lo sguardo ogni suo movimento.
 
Malgrado fosse riuscito a riposare meglio rispetto alla notte precedente, anche quella appena trascorsa era stata per lui piuttosto impegnativa. Ed il motivo era proprio davanti ai suoi occhi. 
 
Poiché la piacevole distrazione notturna, al di là del sollievo momentaneo, aveva acceso dentro di lui nuovi desideri, nuovi bisogni, che tuttavia non sapeva ancora come affrontare. 
 
Un’unica cosa, in tutto il caos che agitava la sua mente, gli era ben chiara.
 
Desiderava fortemente la donna che, proprio in quell’istante, sedeva di fronte a lui.

Lo aveva già sospettato, tuttavia, quella notte la verità gli si era rivelata in tutto il suo disperato bisogno. Non era il suo corpo che voleva, o meglio, non solo.
 
Non sarebbe mai stato così ipocrita da negare a sé stesso che la sola idea di possedere quell’angelo, essere tutt’uno con lei, allertasse la sua coscienza in un crescendo di desideri erotici e sensuali travolgenti; d’altronde, per qualche strana ragione che non avrebbe saputo spiegare, il suo piacere notturno era stato amplificato dalla curiosa sensazione di sentire Mu vicina a sé, molto vicina...  
 
Tuttavia, ciò che lo aveva sorpreso di più, era stato rendersi conto di volerla accanto, desiderare di poter guardare il suo viso mentre dormiva, sentire il suo respiro calmo vicino al suo, scaldarsi al calore della sua pelle. Svegliarsi e, come prima cosa, vederla.
 
In poche parole Mu...tutta, nella sua meravigliosa interezza.
 
Dal canto suo, Mu non osava alzare lo sguardo. Potendo percepire distintamente su di sé i bellissimi zaffiri di Shaka, temeva che, anche solo incrociandoli, il suo viso mostrasse tutte le emozioni che a fatica riusciva a contenere dentro di sé.
 
Non avendoli mai provati prima, non era in grado di dare un nome ai sentimenti che si agitavano nel suo cuore, tuttavia aveva fondati motivi di sapere di cosa si trattasse...il battito del suo cuore che accelerava alla sola vista, o alla semplice percezione, o addirittura menzione, dell’indiano...il bisogno, forte e costante, di stargli accanto e la conseguente delusione quando non c’era...il desiderio di poter sentire le sue labbra, le sue mani...quello che aveva fatto poche ore prima gemendo il suo nome...
 
Si costrinse ad uscire dai suoi pensieri, quando si rese conto che Shaka aveva terminato la colazione, e si stava avvicinando pericolosamente.
 
Sbatté le palpebre inquieta quando sentì le dita di Shaka prenderle gentilmente il mento per costringerla a guardarlo.
 
- Per qualunque cosa sono nel mio studio - sussurrò fissando intensamente i suoi smeraldi. 
 
- Cercherò...si beh...di non darti fastidio - rispose Mu nervosa, arrossendo per quel contatto.
 
- Tu non potresti mai darmi fastidio - si limitò a rispondere prima di sparire dalla sua vista. 
 
Malgrado fossero solo poche parole, il tono con il quale erano state pronunciate avevano provocato piacevoli brividi in entrambi...
 
Dopo essersi calmata, anche Mu si alzò, pronta per dedicarsi alle attività domestiche. Il giorno prima aveva chiarito la sua posizione sia con Shaka che con Lita. Finché fosse rimasta in quella casa, avrebbe aiutato la governante con le sue faccende. Per quanto entrambi non fossero minimamente d’accordo, si resero presto conto di quanto fosse difficile dissuadere la donna quando si intestardiva su qualcosa...
 
La giornata trascorse tranquilla. 
 
Shaka fu impegnato quasi tutto il giorno con il suo lavoro. Ad essere onesti, avrebbe gradito qualche incursione da parte della bella tibetana che, tuttavia, non avvenne. Si limitò a guardarla mentre passava o innaffiava le piante del terrazzo, dato che lo spazio esterno circondava quasi tutte le stanze della casa, compreso lo studio. Ogni qualvolta la donna gravitasse all’interno del suo spazio visivo, lo sguardo veniva inevitabilmente calamitato verso quella splendida visione.
 
Fu solo nel tardo pomeriggio che Shaka, concentrato sull’analisi di un resoconto amministrativo, fu distratto da un leggero bussare alla porta.
 
- Avanti - il tono morbido, un piccolo sorriso, immaginava chi potesse essere. E ne era contento. Gli era mancata...
 
- Disturbo? - Mu fece capolino dalla porta. Al contrario della mattina, in cui era sembrata piuttosto imbarazzata, ora mostrava il suo bel sorriso dolce. La verità era che durante tutto il giorno aveva sentito il peso dell’assenza dell’uomo. Non volendolo distrarre dal lavoro non aveva osato disturbarlo, tuttavia, non ne poteva davvero più...
 
- Mai...te l’ho detto - rispose Shaka divertito - entra - aggiunse annuendo con il capo.
 
Mu entrò con il suo passo leggero, andando a sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania.
 
- Che stai facendo? - gli chiese vedendolo alle prese con vari fascicoli.
 
- Niente di bello - rispose Shaka facendo una smorfia - sto controllando i resoconti amministrativi delle vendite del mese scorso e le previsioni di quello corrente - si appoggiò allo schienale della poltrona passandosi una mano sul viso stanco.
 
- Hai bisogno d’aiuto? - domandò Mu seria.
 
Shaka inclinò la testa aggrottando le sopracciglia curioso - Sai fare questo? -.
 
- Me la cavo... - rispose Mu minimizzando. 
 
In realtà, aveva imparato qualcosa studiando a lungo i rapporti delle vendite della Rivoluzione Stellare. Poiché, in prima battuta, la commissione scientifica dell’università aveva sottovalutato il potenziale della sua creazione ritenendolo poco adatto ai gusti del mercato occidentale, aveva imparato a leggere i resoconti amministrativi per poter dimostrare, quanto meno a sé stessa, che non era il prodotto a dover essere sottostimato, bensì la commissione.
 
Shaka stese a Mu alcuni fascicoli, approfittando della pausa per alzarsi e sgranchire le gambe.
 
Dopo alcuni minuti, le riflessioni che la tibetana stava facendo tra sé e sé, attirarono la sua attenzione.
 
- C’è qualcosa che non va? - le domandò curioso, avvicinandosi alle sue spalle.
 
- Credo di sì - rispose Mu ancora concentrata - Guarda qui - indicò con un dito un punto su uno dei fogli che stava osservando - Questi grafici non sono corretti, vedi... - tuttavia, quando alzò il viso per guardarlo, trovò l’indiano così vicino da riuscire a percepire il delicato profumo della sua pelle che tanto le piaceva - qui sono espressi valori assoluti... - sentì il suo battito accelerare all’improvviso - e invece dovrebbero essere...percentuali... - l’ultima parola fu più un sospiro mentre portava con discrezione una mano sul petto nel tentativo di calmarsi.
 
Naturalmente, le sue reazioni non passarono inosservate. Shaka fece un piccolo sorriso rendendosi conto di essere la causa del suo nervosismo.
 
- Hai ragione... - furono le uniche parole che pronunciò, con lentezza, guardando il suo viso e studiando ogni centimetro del suo contorno perfetto.
 
Un silenzio pesante e carico di elettricità invase la stanza per alcuni, lunghissimi, secondi, prima che uno dei due si decidesse a prendere l’iniziativa.
 
Senza aggiungere altro, Shaka si allontanò solo lo spazio necessario per tendere una mano verso la donna, continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi magnifici smeraldi.
 
Guardando la sua mano tesa, Mu esitò alcuni istanti...non sapendo cosa sarebbe accaduto, forse la cosa più sensata sarebbe stata alzarsi e andarsene, tuttavia...non riusciva proprio a farlo. Inoltre, ad essere onesti, non lo voleva.
 
Guardò di nuovo la mano tesa dell’indiano, e, abbassando solo un po' la guardia, vi appoggiò con cautela la sua. 
 
Shaka la tirò dolcemente, facendola alzare, e avvicinandola a sé. Lui stesso poteva sentire le sue pulsazioni aumentare via via che portava Mu più vicina al proprio corpo...il tenue profumo di gelsomino che emanava naturalmente dalla donna invase le sue narici, stordendolo leggermente.
 
Mu teneva lo sguardo basso, temendo di mostrare il proprio imbarazzo, tuttavia evidente nel rossore che tingeva vistosamente le sue guance. Malgrado non avesse la benché minima idea di cosa sarebbe avvenuto da lì in appresso, e questo le suscitasse inevitabilmente un po' di apprensione, quello che stava accadendo le piaceva terribilmente...
 
Quando si trovarono l’uno di fronte all’altra, distanti non più di qualche centimetro, Shaka strinse la vita di Mu con una mano, mentre con l’altra scostava una ciocca di capelli dalla fronte, fermandola dietro all’orecchio.
 
- Mu...te lo chiedo per favore... - la voce roca, sussurrata, allertò tutti i sensi della tibetana provocandole una scarica elettrica che attraversò ogni singolo muscolo del suo corpo - se non puoi ricambiarmi...esci subito da questa stanza... - dopodiché percorse con un dito la linea del suo viso fino al mento, alzandolo per guardarla negli occhi - prima che faccia qualcosa di stupido -.
 
Quando Mu incrociò gli occhi dell’indiano le fu chiaro che, se avesse tentato di negare il desiderio che le stava bruciando le viscere, avrebbe perso malamente la battaglia contro sé stessa...in quel momento, o meglio, dall’attimo in cui aveva iniziato ad affollare i suoi pensieri, quell’uomo sembrava aver preso anche il dominio sui suoi istinti, ed ora il suo unico desiderio era quello di essere lì, tra le sue braccia.
 
Senza accennare a muoversi da dove si trovava, Mu portò le mani al petto di Shaka appoggiandole dolcemente e, continuando a fissare i profondi zaffiri che sembravano leggere chiaramente il suo turbamento, schiuse istintivamente le sue labbra piccole e carnose; non potendo controllarlo, il rapido saliscendi del suo petto tradì il suo respiro sempre più veloce.
 
Rendendosi conto di ciò che stava accadendo, qualcosa mandò in cortocircuito il cervello di Shaka.
 
Con il pollice accarezzò lentamente il contorno della bocca di Mu, fissandola ammaliato, godendo delle sensazioni che gli dava ogni sfioramento di quelle labbra così sfacciatamente perfette.
 
- Posso? - domandò in preda ad un ultimo barlume di lucidità, avvicinandosi sempre di più. A dispetto delle emozioni che lo stavano travolgendo, non avrebbe mai permesso a se stesso di mancarle di rispetto.
 
- Per favore... - fu la risposta spiazzante di Mu, mentre chiudeva dolcemente le sue palpebre.
 
Ed era quello che sentiva, perché dal momento in cui aveva realizzato ciò che sarebbe accaduto, si sorprese a desiderarlo intensamente. Era proprio come le aveva detto Camille...lo senti...e sentiva di volerlo più di qualunque altra cosa al mondo.
 
Non potendo resistere oltre, Shaka cinse con entrambe le mani la vita sottile, e, con un movimento delicato ed impaziente al tempo stesso, si chinò per catturare le labbra di Mu.
 
Ad occhi chiusi, perso in una silenziosa adorazione, Shaka si prese il suo tempo per assaggiarle, realizzando quanto la realtà fosse persino migliore delle sue fantasie.

La bocca di Mu era piena, vellutata, dolce...molte volte, in quei giorni, si era sorpreso a fantasticare di baciarla, immaginando quanto dovesse essere bello assaporare quella bocca sublime...riempirla di baci morbidi e sfioramenti delicati, godendosi con lentezza ogni singolo tocco, cercando al contempo di rassicurarla. 
 
Non gli era stato difficile intuire che quello fosse il primo bacio per Mu, e voleva che fosse indimenticabile, all’altezza della persona speciale che era. Al tempo stesso, non avrebbe potuto negare che tutta quella calma e pazienza soddisfacevano anche il suo disperato bisogno di gustare l’essenza della tibetana. 
 
Da quando era entrata nella sua vita, Mu l’aveva stravolta completamente, facendogli desiderare cose che non avrebbe mai neanche immaginato di volere.
 
Avrebbe potuto facilmente diventare dipendente da quelle labbra, e non gli sarebbe dispiaciuto minimamente.
 
Dal canto suo, Mu aveva smesso di pensare, dedicandosi completamente alle emozioni che la stavano travolgendo. Dopo un primo momento di indecisione, dovuto alla sua scarsa, o meglio inesistente, esperienza, si scrollò di dosso ogni timore, lasciandosi guidare da Shaka...
 
Seppur in modo timido, cominciò a rispondere ai suoi tocchi.
 
Rendendosi conto dell’inaspettata iniziativa di Mu, Shaka fu piacevolmente sorpreso. Stringendola ancora di più contro il suo corpo, intrecciò una mano tra i suoi capelli accarezzandole la nuca, nel desiderio irrefrenabile di approfondire il bacio...
 
Quando sentì la punta della lingua accarezzarle dolcemente le labbra, Mu spalancò di riflesso le sue palpebre, nel tentativo di capire cosa dovesse fare...era tutto nuovo per lei, e non sapeva ancora come comportarsi. 
 
Shaka sorrise con gli occhi, amando vederla così adorabilmente impacciata, e quando Mu incrociò le iridi azzurre che la guardavano in modo intenso e rassicurante al tempo stesso, sentì il proprio battito accelerare così rapidamente da riuscire a coprire i suoi stessi pensieri, le sue stesse paure...
 
Richiudendo le palpebre, schiudendo le labbra, si affidò completamente all’uomo tra le braccia del quale scelse di arrendersi completamente.
 
La lingua di Shaka si insinuò dolcemente nella bocca di Mu, sentendola abbandonare gradualmente ogni resistenza ed esplorandola con movimenti gentili. Partendo dalla vita, e prendendosi tutto il tempo necessario, con la punta delle dita sfiorò la schiena della ragazza fino ad arrivare al suo collo, per inclinarle leggermente la testa e permettergli di approfondire la sua carezza.
 
Baciare Mu era fantastico...
 
Lo aveva immaginato molte volte, ma la fantasia non era lontanamente paragonabile al sapore dolce della sua bocca e alla morbidezza della sua lingua vellutata.
 
Aveva dato molti baci nella sua vita, ma non aveva mai sentito il bisogno viscerale di assaporare l’essenza di un’altra persona.
 
Finora.
 
E l’essenza di Mu era qualcosa di unico, irreplicabile. 
 
Mu era miele distillato da ogni goccia che riusciva a raccogliere con il suo gusto, candore che faceva scivolare via ogni giudizio, velluto che si insinuava subdolamente tra i suoi sensi, e non solo...
 
Mu era anche fuoco.
 
Lasciandosi trasportare dalle carezze e da quei tocchi gentili e carichi di sensualità che stavano riscaldando ogni fibra del suo corpo piacevolmente intrappolato tra le braccia di Shaka, Mu cominciò a rispondere.
 
Lasciandosi guidare solo dal proprio istinto, si insinuò nella bocca dell’indiano nello stesso modo in cui lo stava facendo...i suoi movimenti, inizialmente impacciati ed insicuri, divennero via via più decisi abbandonando ogni remora e timore, nel desiderio profondo e inconscio di toccare l’anima di Shaka.
 
In breve tempo, quel bacio iniziato con calma e dolcezza, divenne una danza carica di passione ed erotismo. Istigati al limite del desiderio, i tocchi, in precedenza sfiorati e delicati, divennero carezze un po' più esigenti...
 
Fu solo quando si resero conto di avere bisogno di aria che si costrinsero, loro malgrado, a separarsi. Un piccolo gemito sfuggì dalle labbra di Shaka quando finalmente poté vedere il volto Mu...le guance rosse, le labbra leggermente gonfie ancora schiuse, e quegli occhi meravigliosi in cui erano cristallizzate piccole lacrime di piacere.
 
Si domandò come fosse possibile per Mu sembrare così candida e sensuale allo stesso tempo...
 
Con dispiacere di entrambi, quel momento fu interrotto da un suono metallico proveniente dalla scrivania di Shaka.
 
- Lascialo suonare - mormorò con voce roca Shaka, quando vide Mu girarsi di scatto.
 
- Dovresti rispondere - replicò poco convinta. Quanto le piaceva essere lì, tra le sue braccia...
 
Shaka scrutò ogni centimetro del viso perfetto di Mu, percorrendo lentamente con un dito i suoi dolci lineamenti.
 
Quando il telefono cominciò nuovamente a suonare, un sospiro di fastidio uscì spontaneo dalle labbra dell’uomo.
 
Mu si limitò a mostrare un piccolo sorriso - Potrebbe essere importante - e, seppur a malincuore, si allontanò da lui per permettergli di rispondere - ti aspetterò fuori - aggiunse dirigendosi verso la grande finestra che si apriva sul terrazzo, lanciandogli un ultimo sguardo.
 
Shaka la seguì per prenderla delicatamente per il polso e girarla nuovamente verso di sé - Arrivo subito - sussurrò rubando un bacio veloce dalle sue stupende labbra, facendola sorridere dolcemente.
 
Tornò alla realtà quando vide un nome conosciuto lampeggiare sul display.
 
- Buonasera Deathmask -.
 
- A te Shaka - la voce di Deathmask suonò stranamente grave. 
 
Di solito riservava sempre qualche battuta ai suoi amici, ed il fatto che fosse insolitamente serio, mise in allerta l’indiano.
 
- È successo qualcosa? - domandò Shaka preoccupato. Il silenzio all’altro capo dell’apparecchio non lasciava presagire nulla di buono.
 
Dopo lunghissimi secondi, Deathmask finalmente parlò - Ho due notizie da darti Shaka. Una buona e l’altra cattiva -.
 
- Ti ascolto - in silenzio sospirò pesantemente.
 
Deathmask si prese del tempo prima di parlare - La buona notizia è che sono riuscito a risalire alla rete di contatti di Saga e Kanon. Il loro progetto coinvolge molte persone, alcune anche importanti, che si occupano di trovare le ragazze e segnalarle come possibili “prede” - dal tono di voce era chiaro che anche l’italiano fosse disgustato - una di queste è Minosse, vale a dire il capo della commissione appalti che ha assegnato la progettazione dei ponti alla società di Aiolos. I miei uomini si stanno occupando di raccogliere le prove...sarò sincero...non so se riusciremo a smantellare la rete, ma ne abbiamo abbastanza per mandare i gemelli a capo Sounion a tempo indeterminato -.
 
Alle parole dell’amico, Shaka cominciò a mettere insieme i pezzi. A poco a poco il puzzle stava cominciando a prendere forma...anche se c’erano ancora molti punti oscuri in quella vicenda.
 
- Questo spiega come le ragazze siano arrivate a noi - ragionò Shaka - tuttavia, non spiega come siano arrivate ai gemelli... -.
 
- Ovviamente sono state indicate da qualcuno che le conosce bene - Deathmask si concesse una pausa prima di continuare - per Aphrodite, Camille e Shura è stato facile risalire ai loro segnalatori...per lo più si tratta di rivalità lavorative, come nel caso di Shura, o di corteggiatori respinti, come per Dite e Camille - si prese un’altra pausa, sospirando - tuttavia è per la tua Mu che ho incontrato serie difficoltà... -.
 
- Che intendi dire? - domandò Shaka preoccupato - Che non sappiamo chi sia il responsabile? - dedusse in tono frustrato. 
 
Deathmask indugiò per lunghi secondi prima di rispondere. Alcune cose erano incomprensibili persino per lui.
 
- Purtroppo lo sappiamo Shaka - prese un respiro profondo prima di continuare - è questa la cattiva notizia... -.
 
 
Mu sospirava fissando il cielo stellato sopra la sua testa, persa nelle sensazioni che impedivano al suo cuore di rallentare i battiti. Il mio primo bacio...
 
Sebbene non si fosse mai innamorata, aveva sognato quel momento molte volte, interrogandosi su cosa dover fare, come sarebbe stato, cosa avrebbe provato.
 
Durante gli anni dell’università aveva visto diverse volte i suoi compagni di studio scambiarsi quel tipo di intimità, sognandolo anche per sé, tuttavia non aveva mai incontrato qualcuno con cui desiderasse farlo.
 
Finora.
 
Chiudendo le palpebre, rivisse quanto accaduto pochi momenti prima...le labbra di Shaka, morbide, dolci e insaziabili...la sua lingua calda e gentile...le carezze che diventavano via via più esigenti...
 
Un brivido la percorse nuovamente da cima a fondo allertando tutti i suoi sensi. 
 
Di spalle, non poté vedere Shaka, che, sulla soglia della grande finestra, la guardava ipnotizzato. 
 
Mai, in vita mia, ho visto qualcosa che fosse più bella di Mu.
 
Nella sua mente aleggiavano ancora le parole di Deathmask. Sentì una morsa allo stomaco sapendo ciò che avrebbe dovuto fare da lì a breve, tuttavia, era conscio di essere il solo a poter mettere la tibetana al corrente di quello che aveva appena scoperto.
 
Persa nelle sue sensazioni, Mu non si accorse dell’indiano alle sue spalle, e quando sentì due braccia cingerle la vita, trasalì per un momento...quando realizzò chi fosse, rispose all’abbraccio appoggiandosi delicatamente contro il suo petto.
 
- Qualche problema? - domandò più per cortesia. Lo sguardo, sognante, ancora perso nei suoi pensieri.
 
Alla domanda, tuttavia, non seguì alcuna risposta.
 
Voltandosi verso l’uomo ripeté la stessa domanda, ma il silenzio che di nuovo seguì la allarmò, facendola uscire dai suoi sogni ad occhi aperti. 
 
- Dobbiamo parlare Mu - Shaka sospirò pesantemente. 
 
Il suo sguardo triste non lasciava presagire nulla di buono...
 
- Chi era al telefono? - malgrado il suo tono dolce, la voce di Mu rivelava la sua preoccupazione.
 
Continuando a stringerla tra le sue braccia, Shaka le accarezzò i capelli, scostando qualche ciocca che le ricadeva davanti al viso.
 
- Deathmask - l’indiano prese un respiro profondo prima di parlare - è riuscito a risalire alla rete di persone che sta reclutando le ragazze e, anche se probabilmente non riuscirà a smantellarla completamente, ha abbastanza prove per mandare in galera i gemelli - riassunse per sommi capi la telefonata.
 
- È una buona cosa...no? - chiese Mu confusa. Se ciò che le aveva appena detto era vero, ed era certa che lo fosse, non riusciva a comprendere l’atteggiamento dell’uomo.
 
- Sì...certo - Shaka si costrinse a fare un piccolo sorriso che, tuttavia, risultò visibilmente forzato anche agli occhi di Mu.
 
Scrutò negli occhi dell’indiano alla ricerca di qualcosa che spiegasse il suo strano atteggiamento, tuttavia, quando un sospetto le attraversò la mente illuminandola come un lampo di luce, la domanda che le affiorò alle labbra risuonò in tutta la sua amarezza.
 
- Ha scoperto chi mi ha venduta...vero? -. 
 
Dopo aver esitato per lunghi secondi, Shaka annuì gravemente, stringendola ancora di più a sé.
 
Mu chiuse gli occhi, soffocando il respiro contro il suo petto. Qualcosa le diceva che quella notizia le avrebbe fatto male...molto male.
 
Shaka strinse le palpebre nel tentativo di calmare la sua rabbia. Non era il momento di pensare a se stesso...la donna che stava abbracciando necessitava di spiegazioni e aveva il diritto di sapere la verità, e sarebbe spettato a lui gestirne le conseguenze. Tuttavia, gli si spezzò il cuore quando pronunciò le poche parole che, sapeva bene, avrebbero causato a Mu un grande dispiacere.
 
La voce di Shaka suonò cupa e profonda - È stato Shion -.

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Capitolo 9
*** Cosa vuoi...Mu? ***


Quando sentì Mu venirgli meno tra le braccia, Shaka ringraziò la propria rapidità di riflessi. 
 
Sollevandola senza difficoltà, la portò sul divano più vicino, dove la distese adagiandola con cura tra i morbidi cuscini. Si sedette accanto a lei, accarezzandole il viso, in attesa che riprendesse i sensi.
 
Cosa che avvenne qualche minuto dopo, quando piccoli movimenti del viso annunciarono che Mu stesse riprendendo conoscenza. 
 
Quando aprì gli occhi, vedendo a pochi centimetri il volto preoccupato di Shaka, sbatté le palpebre nel tentativo di capire cosa fosse accaduto, ma dopo brevi istanti di confortante oscurità, la realtà la colpì con un colpo in pieno petto, facendo salire ai suoi bellissimi occhi, colmi di tristezza, pesanti lacrime che rotolarono silenziosamente lungo il suo viso. Shaka non disse nulla, limitandosi a raccoglierle con il dorso della mano, in attesa che Mu finisse di sfogare il suo dispiacere.
 
Solo quando fu certo che la donna avesse riacquistato un minimo di tranquillità, l’aiutò a sedersi e, senza lasciarla andare neanche per un momento, la strinse contro il suo petto, continuando ad abbracciarla dolcemente. 
 
- Te la senti di parlarne? - le domandò accarezzando con una mano i suoi lunghi capelli.
 
Mu non rispose, ma dal movimento che sentì contro il suo petto, Shaka capì che stava acconsentendo.
 
- Hai qualche idea del perché Shion lo abbia fatto? - si allontanò lo spazio necessario per guardarla negli occhi.
 
Mu fece vagare lo sguardo senza fermarsi in un punto preciso, scavando nei suoi ricordi alla ricerca di qualcosa che spiegasse quanto accaduto.
 
- Non lo so - le parole uscirono più come un sussurro - ci sono stati degli attriti tra di noi...come ti ho raccontato...e i nostri contatti sono ridotti al minimo, però, non avrei mai immaginato che mi odiasse... - disse ancora confusa.
 
- Mu? - Shaka attirò la sua attenzione facendola voltare verso di lui - Capisco che tu sia ancora frastornata, ed è assolutamente normale, ma ti chiedo di fare uno sforzo...deve esserci qualcosa che ci sfugge...nessuno si prenderebbe la briga di fare una cosa del genere per uno screzio lavorativo - ragionò Shaka, continuando ad accarezzarle i capelli.
 
Mu annuì d’accordo, prendendosi il suo tempo per riflettere.
 
Shaka cercò di aiutarla, ragionando sulle poche informazioni che aveva - Dopo la morte dei tuoi genitori sei andata a vivere con una coppia che era molto legata alla tua famiglia, giusto? - vide Mu annuire - La cosa più logica sarebbe stata che tuo zio ti adottasse, essendo il parente più prossimo...però non lo ha fatto... -.
 
- No - rispose Mu, che, seppur provata, stava gradualmente recuperando il suo usuale raziocinio - Shion aveva la sua vita ed il suo lavoro a Lhasa e poi... - prese una pausa mentre rifletteva - a dire il vero non eravamo molto legati...erano rare le volte in cui era venuto a farci visita a Jamir quando i miei genitori erano ancora vivi -.
 
- Non ricordi perché? - per qualche strana ragione, Shaka capì di dover insistere su quel punto.
 
Mu strinse gli occhi nel tentativo di ricordare - Credo...sì...credo che non andasse molto d’accordo con mio padre...in effetti quando veniva a trovarci si limitava a parlare quasi esclusivamente con mia madre - prese una pausa di riflessione prima di continuare - ora che ci penso, una volta mia madre mi disse che suo fratello non voleva che sposasse mio padre però...non mi disse perché...ed io ero troppo piccola per capire, quindi non chiesi spiegazioni... -.
 
Shaka annuì meditando sulle sue parole - Shion e tuo padre facevano lo stesso lavoro, giusto? - .
 
- Più o meno - rispose Mu - Shion è un accademico, mentre mio padre ha preferito dedicarsi alla ricerca, andando via da Lhasa e lasciando la sua carica di preside della facoltà...posto che, dopo la sua partenza, fu assegnato proprio a Shion -.
 
Shaka stava cominciando a mettere insieme i pezzi...
 
- Non ti viene nient’altro in mente Mu? - domandò Shaka - Quando accadde la tragedia dei tuoi genitori, non hai parlato con tuo zio? -.
 
Mu abbassò lo sguardo concentrandosi sui propri ricordi. Erano passati molti anni, inoltre, era poco più che una ragazzina quando accadde...
 
Dopo lunghi minuti passati a rievocare nella sua mente gli eventi di quei giorni dolorosi e confusi, all’improvviso, come se un lampo di luce avesse illuminato i suoi pensieri, si girò di scatto verso Shaka, sgranando i suoi bellissimi occhi.
 
Flashback
 
- Mu, tesoro...dov’è la chiave dello studio di papà? - domandò Shion, sorridendo teneramente, avvicinandosi a sua nipote.
 
- Io...io...non lo so... - il balbettio tradiva la sua bugia, mentre, intimorita, indietreggiava con piccoli passi.
 
- Ma certo che lo sai - Shion tentò di mantenere la calma, per quanto quella ragazzina lo stesse innervosendo - dillo anche allo zio Shion... -.
 
Mu scosse il capo energicamente in segno di diniego.
 
All’ennesimo rifiuto, il sorriso di Shion morì sulle sue labbra. Non potendo più reggere la pazienza che non aveva, si avvicinò a Mu prendendola per un braccio senza alcuna gentilezza.
 
- Dimmelo! Adesso! - tuonò il più anziano.
 
- Che diavolo sta succedendo qui?! -.
 
Fine Flashback
 
- Poi è arrivato Hakurei...l’uomo che, insieme a sua moglie, mi ha cresciuta - spiegò Mu - e da allora non ho più visto Shion per molto tempo - concluse quel breve ricordo.
 
- Però mi hai detto che Shion si è sempre interessato a te, anche a distanza - Shaka ricordò quello che Mu gli aveva raccontato qualche sera prima.
 
- Così mi ha sempre detto nonno Hakurei e io...beh...non ho mai messo in dubbio le sue parole... - Mu alzò le spalle continuando a mantenere lo sguardo fisso negli occhi dell’indiano.
 
Shaka la guardò con una tenerezza infinita, facendo un piccolo sorriso mentre con una mano le accarezzava una guancia.
 
- Hai idea di cosa cercasse Shion nello studio di tuo padre? - quasi sussurrò.
 
- Non ne ho la più pallida idea - rispose Mu scuotendo il capo - eppure a tutt’oggi è anche il mio laboratorio... - si prese un momento per riflettere - ho trovato molti appunti lasciati da mio padre...per lo più si trattava di formule farmaceutiche -.
 
- Che fine hanno fatto? - domandò Shaka curioso - Hai continuato le sue ricerche? -.
 
Mu scosse il capo in segno di diniego - Io mi occupo dell’utilizzo di piante officinali, mentre gli studi di mio padre erano prevalentemente farmaceutici. Ho donato i suoi appunti ad un centro di ricerca, a Lhasa -.
 
Shaka non le chiese neanche il perché, limitandosi a sorridere. Gli era stato chiaro fin da subito che Mu non avesse il benché minimo senso degli affari...
 
- Perché ridi? - domandò Mu inclinando il capo e fissandolo perplessa con i suoi grandi occhi. 
 
Shaka allargò ancora di più il suo sorriso - Perché non ho mai incontrato prima d’ora una persona come te...Mu di Jamir... -. 
 
Lo sguardo che le stava rivolgendo rivelava tutto ciò che l’indiano non aveva ancora il coraggio di dire a parole. Se avesse potuto farlo l’avrebbe fatto...entrare nella mente di Mu e scrivere con il fuoco tutte le parole che il suo folle cuore gli dettava...affinché non potesse dimenticarle mai...
 
La tirò più vicino a sé per stringerla in un abbraccio gentile e forte allo stesso tempo. Le sollevò il mento con un dito e, stavolta senza chiedere il permesso, catturò le sue labbra in un bacio tenero e appassionato.
 
Ormai ne era consapevole. Era diventato dipendente dalle sue labbra. Era diventato dipendente da Mu.
 
Passarono l’intera serata a parlare. Man mano che riemergevano dai suoi ricordi, Mu mise al corrente Shaka di altri dettagli accaduti nel corso degli anni, finché l’indiano, mettendo insieme tutti i pezzi, risalì a ciò che verosimilmente doveva essere accaduto. 
 
Shion, da sempre, aveva sofferto di una forte rivalità lavorativa nei confronti del padre di Mu, messa apparentemente da parte quando l’uomo, con suo sommo dispiacere, aveva sposato sua sorella. Non contento del ruolo burocratico che ormai ricopriva all’interno dell’università, quando i genitori di Mu morirono, cercò di impossessarsi delle ricerche di suo cognato, essendo a conoscenza dei suoi studi, e, probabilmente, dell’interesse di qualche casa farmaceutica. 
 
Tuttavia, non aveva considerato che Mu fosse stata istruita da suo padre a non far entrare nessuno nel suo laboratorio. E Mu eseguì quelle istruzioni alla lettera. Arrabbiato e frustrato, Shion abbandonò sua nipote, per la quale non aveva il benché minimo interesse, alle cure di una coppia di anziani del villaggio, che sembravano essere gli unici ad avere a cuore il destino della ragazzina. Con tutta probabilità, l’avevano anche illusa che suo zio si interessasse al suo benessere, per non darle un dispiacere. 
 
Quando Mu crebbe ed andò a Lhasa per frequentare l’università, si ritrovò di nuovo ad avere a che fare con Shion che, anche allora, si defilò dal suo ruolo familiare. Nonostante il suo totale disinteresse, il baratro sotto ai piedi dell’uomo si aprì quando sua nipote creò le formule della Rivoluzione Stellare...a capo della commissione scientifica che aveva inizialmente bocciato il progetto di Mu, dovette dapprima ingoiare la decisione dei suoi colleghi di brevettare la formula, e poi il colpo di grazia...il suo successo commerciale. 
 
In seguito a ciò, doveva aver perso la testa nel disperato tentativo di liberarsi dell’ombra di suo cognato, che sembrava continuare a perseguitarlo anche dalla tomba...
 
Presi dai loro ragionamenti, Shaka e Mu dimenticarono il resto del mondo.
 
Un tenero sorriso si allargò sulle labbra di Lita quando, diverse ore dopo, li trovò addormentati su uno dei divani...Mu riposava serenamente tra le gambe di Shaka, con il capo ed entrambe le mani appoggiate sul suo petto, mentre l’indiano dormiva tenendo il corpo della donna stretto tra le sue braccia.
 
Lita avrebbe potuto svegliarli ma decise di non farlo. Senza fare rumore, si allontanò solo per prendere una coperta pesante e porla con cura su entrambi i giovani, affinché non si svegliassero infreddoliti. In silenzio, pose un bacio sulle dita prima di sfiorare delicatamente la fronte di Mu. 
 
Qualcuno, da una parte di questo o di quell’altro mondo, doveva aver ascoltato le sue preghiere...
 
I primi raggi dell’alba illuminarono la stanza vetrata di luce pallida, creando leggeri chiaroscuri nell’ambiente ancora soffuso della rigida aria notturna. Nonostante fosse ancora molto presto, Shaka era già sveglio, perso in una silenziosa contemplazione.
 
Inclinò leggermente la testa per poter osservare meglio Mu, meravigliandosi di quanto fosse bella anche mentre dormiva.
 
Leggero come una piuma, con la punta di un dito percorse il profilo del viso fino a raggiungere i capelli, che accarezzò per tutta la loro lunghezza. Ripetendo quel gesto, avvolse tra le dita una ciocca per portarla al naso ed inalare quel dolce profumo di gelsomino che il corpo della ragazza sembrava emanare naturalmente. Il suo respiro calmo gli restituiva una pace che non aveva mai provato.
 
Malgrado sapesse che la notte passata sul divano lo avrebbe lasciato con gli arti indolenziti, si sentì felice come mai gli era accaduto prima.
 
Shaka aveva tutto, era sempre stato così. Eppure, in quel momento, si rese conto che la sensazione di pienezza che gli dava stare semplicemente disteso con Mu tra le sue braccia, era qualcosa che non aveva mai provato prima. 
 
Perché la verità è che un’emozione così grande non la puoi guadagnare, né acquistare, né vendere, né scambiare. Puoi solo provarla e, per la prima volta in vita sua, sentì il suo cuore aprirsi e ricevere il calore irradiato dalla presenza di un’altra persona.
 
Non aveva mai creduto nell’amore a prima vista, anzi...aveva sempre sottilmente deriso l’esistenza del cosiddetto colpo di fulmine, convinto che riguardasse solo sciocchi sentimentali che tentavano di giustificare un innamoramento tanto facile quanto fugace.
 
In realtà dubitava persino dell’esistenza dell’amore, perché non si era mai neanche innamorato di qualcuna delle sue precedenti, brevi, frequentazioni.
 
Tuttavia...sebbene non avesse mai provato né l’uno né l’altro, sapeva perfettamente che un conto era innamorarsi ed un altro invece amare.
 
Per innamorarsi di qualcuno può bastare una parola, un sorriso, o anche semplicemente uno sguardo. Quando questo sentimento si evolve diventa amore, che scaturisce dalla conoscenza, dalla condivisione, dal riconoscersi e dall’appartenersi reciprocamente.
 
Shaka rifletté sulla propria situazione.
 
Mu, suo malgrado, era entrata nella sua vita a gamba tesa. Senza annunciarsi, senza chiedere il permesso, aveva stravolto la sua vita metodica e tranquilla, capovolgendo molte delle sue convinzioni, o, per meglio dire, illusioni.
 
Sapeva perfettamente di essersi innamorato di Mu, ormai non lo negava più a se stesso, né avrebbe avuto senso farlo. Il bisogno forte e costante di starle vicino era qualcosa che non riusciva a controllare. Né lo voleva.
 
La cosa più sconcertante però, era rendersi conto che non si trattava di un semplice innamoramento.
 
Lo aveva sospettato sin dalla prima volta che l’aveva vista...Mu era bella, anzi bellissima, tuttavia non era solo la sua bellezza a stregarlo ogni qualvolta si scopriva a contemplarla. Era la luce che irradiava ad ipnotizzarlo, quel calore che avvolgeva tutto ciò che le stava intorno rendendolo calmo e sereno. 
 
Per un uomo come lui, freddo, riservato e di poche parole, tutto questo sembrava a dir poco sconcertante.
 
E poi c’era la cosa più inspiegabile...quella strana sensazione di conoscerla da sempre, di aspettarla da sempre. Quando parlava con Mu le parole venivano spontaneamente, senza affettazione né pretese. 
 
Immerso in quelle emozioni nuove e straordinarie, non poté controllare il suo cuore che, in subbuglio, cominciò a colpire furiosamente contro il suo petto. Era certo che quei battiti feroci avrebbero finito con il ridestare la donna che riposava serena sopra il suo corpo...
 
Ed infatti, qualche istante dopo, piccoli movimenti del viso annunciarono il risveglio di Mu.
 
Quando sentì una mano accarezzarle la testa aprì gli occhi sorpresa, poi, ricordando quello che era accaduto la sera precedente, si voltò lentamente, sperando che non si fosse trattato solo di un sogno.
 
Incontrò due occhi azzurri che osservavano ogni suo movimento. 
 
- Buongiorno - sussurrò Shaka.
 
- Buongiorno...Shaka - il nome dell’uomo usciva dalle labbra di Mu sempre come una sorta di sospiro. Cosa che a Shaka piaceva terribilmente...
 
Riprendendo gradualmente coscienza, Mu si rese finalmente conto di essere sdraiata sul corpo di Shaka.
 
- Perdonami...io - il viso della ragazza arrossì violentemente - ...mi sono addormentata...e tu...tu...devi aver passato una notte terribile...devi avere dolore dappertutto... - balbettò nervosamente, cercando di alzarsi.
 
- Shhhh - disse Shaka portando un dito su quelle labbra che gli rubavano il senno - ho passato una notte bellissima - vedendo Mu aprire gli occhi sorpresa aggiunse - e tu stai dimenticando la cosa più importante... -.
 
Mu aggrottò la fronte confusa. Cosa stava dimenticando?
 
Shaka si sollevò solo per mettersi seduto e circondare il viso di Mu con le mani continuando a fissare i suoi grandi occhi verdi - Stai dimenticando questo... - disse prima di chiudere con un bacio dolce, ma allo stesso tempo esigente, la breve distanza che lo separava dalle labbra della tibetana.
 
Quando, finalmente, si alzarono, si resero conto di essere intorpiditi. 
 
Con uno scambio silenzioso di sguardi, compresero chi si fosse preso cura di loro, evitando quanto meno che si svegliassero infreddoliti. Tuttavia, la sensazione di pienezza e benessere che li pervadeva, rendeva insignificanti quei piccoli disagi che ognuno di loro sentiva nel proprio corpo. 
 
E comunque, nulla che un bagno caldo non potesse risolvere. 
 
Cosa che fecero. Ognuno nella propria stanza.
 
Sola, tra i vapori che si diffondevano piacevolmente nell’ambiente, Mu rilassava il suo corpo godendosi la sensazione dell’acqua calda che scioglieva la rigidità dei suoi muscoli.
 
Al contrario, il suo cervello lavorava incessantemente.
 
Per quanto poco ancora sapesse sulle relazioni e, più in generale, sull’amore, non poteva ignorare i segnali che la sua coscienza ed il suo corpo le stavano inviando incessantemente da giorni.
 
Aveva compreso sin da subito quanto Shaka fosse di suo gradimento; le piaceva passare il suo tempo insieme a lui, ammirava l’intelligenza che dimostrava ed il modo rapido in cui ragionava, le piaceva quella sensazione di sicurezza che le infondeva, tuttavia...c’era ben più di questo.
 
Ogni qualvolta Shaka fosse nei paraggi, il suo cuore perdeva un battito solo per poi riprendersi ed agitarsi violentemente nel suo petto. Inoltre, non poteva evitare di perdersi nei suoi meravigliosi occhi azzurri...quando incrociava lo sguardo dell’indiano, sentiva un’insolita debolezza farla venire meno e vacillare. Il suo odore poi...
 
Pur non essendo un’esperta, aveva compreso perfettamente come il suo cuore si stesse innamorando di quell’uomo solo apparentemente freddo e riservato. Che, in realtà, freddo non era. E lo aveva visto con i suoi stessi occhi!
 
E poi c’erano i suoi baci...
 
Dopo averle dato il suo primo bacio, Mu temeva che, nonostante tutta la cura dimostrata, per Shaka si fosse trattato di un momento, di un desiderio fugace, di un capriccio. E questo, a dire il vero, le aveva causato un bel po' di dispiacere.
 
Quanto si era sbagliata... al contrario di ciò che aveva pensato, Shaka si era rivelato essere adorabilmente e pericolosamente esigente, superando la sua parvenza riservata e distaccata, e cercando la sua bocca ogni qualvolta ne avesse l’opportunità.
 
Malgrado fosse sola, Mu arrossì violentemente. Le piaceva quel lato di Shaka...molto.
 
Tuttavia, a quel punto si interrogò seriamente su cosa significasse tutto ciò.
 
Che cosa erano lei e Shaka?
 
Al pensiero di essere solo una piacevole distrazione per quell’uomo che, ne era certa, avesse la possibilità di frequentare donne bellissime e molto più avvezze di lei alla società, si sentì stringere la gola.
 
E d’altronde...perché mai avrebbe dovuto essere interessato a lei? 
 
Giunta da un posto che sembrava esistere solo nella fantasia di qualche scrittore malinconico, impacciata, goffa, timida, semplice, con una limitata attitudine sociale data la frequenza con la quale riusciva ad arrossire anche per la minima sciocchezza...
 
In poche parole, Mu aveva trovato il modo migliore per torturarsi.
 
Se solo avesse saputo che tutte le ragioni che aveva trovato a suo sfavore fossero proprio ciò che Shaka considerava irresistibili...
 
Più tardi, i due giovani si ritrovarono per pranzare insieme. Ormai era loro abitudine condividere i pasti nell’angolo della casa preferito da entrambi.
 
Shaka si accorse che, nonostante avessero finito, Mu sembrava stranamente taciturna. Per un attimo pensò che fosse ancora turbata dalle rivelazioni della sera precedente, e d’altronde non avrebbe potuto biasimarla, tuttavia, il fatto che stesse chiaramente evitando di guardarlo negli occhi, lo mise in allerta.
 
- C’è qualcosa che non va Mu? - le domandò cercando i suoi occhi.
 
Mu scosse il capo dolcemente continuando a rivolgere il suo sguardo altrove - No -.
 
Dal tono che aveva usato, Shaka sapeva perfettamente che il suo diniego fosse un’evidente affermazione.
 
- Vieni qui - le disse allungando una mano, facendole segno di avvicinarsi.
 
Mu si alzò dalla sedia per raggiungerlo, tuttavia, quando l’uomo le fece cenno di sedersi sulle sue gambe, alzò i tika perplessa, sgranando i suoi meravigliosi occhi.
 
- Non ti mancherò di rispetto - intuendo le sue remore, cercò di rassicurarla - voglio solo guardarti negli occhi mentre parliamo, ed assicurarmi che tu comprenda quello che ti dirò -.
 
Non era stato difficile per Shaka capire cosa non andasse in Mu, e d’altronde, lui stesso si era ripromesso di parlarle, nel tentativo di fare chiarezza sui cambiamenti che stavano avvenendo nel loro rapporto.
 
Ancora un po' riluttante, Mu fece quanto richiesto. In realtà lo voleva, tuttavia, non sapeva quanto fosse opportuno. 
 
Era vero che aveva passato l’intera notte distesa su di lui, però...lo aveva fatto senza rendersene conto...
 
- Cosa ti turba Mu? - le domandò, alzandole il mento con un dito per costringerla a guardarlo negli occhi - Sai che puoi dirmi tutto -.
 
Mu dapprima vagò con lo sguardo in ogni angolo della stanza, tuttavia, quando incrociò gli occhi di Shaka, capì che non aveva alcun senso tenere per sé i dubbi che le stavano avvelenando la mente ed il cuore.
 
- Io...va tutto bene...è solo che... - si morse il labbro inferiore nel tentativo di trovare le parole giuste.
 
Quel gesto, inevitabilmente, catturò l’attenzione dell’indiano, attirando il suo sguardo sul quel preciso punto del viso.
 
- Quello che è successo...io...non so... - avrebbe voluto sostenere quel discorso con un po' più di consapevolezza, tuttavia, l’imbarazzo ed i nervi, uniti alla sua totale inesperienza, le rendevano tutto difficile.
 
Shaka sorrise apertamente, cosa che accadeva raramente.
 
- Vuoi sapere cosa siamo? - chiese andando dritto al punto.
 
Mu distolse lo sguardo, mentre il suo viso si stava già tingendo di un bel rossore...in silenzio, annuì lentamente.
 
Prendendole una mano, l’indiano se la portò al petto in corrispondenza del cuore.
 
- Non ti mentirò Mu...innanzitutto perché non lo farei mai con te, e poi perché non avrebbe senso - si interruppe solo un momento per prendere un respiro più profondo - credo che...già immagini che io e te non condividiamo la stessa...come dire...situazione... -.
 
Mu annuì comprendendo perfettamente a cosa si riferisse. Tuttavia, non poté evitare la fitta di fastidio che le attraversò lo stomaco, riflettendosi in una smorfia involontaria sul suo volto. Impercettibile per chiunque tranne che per l’uomo che le stava di fronte.
 
Shaka fece un sorriso malizioso. Era gelosia quella di Mu?
 
- Ti da fastidio? - le domandò senza mezzi termini.
 
- No - rispose Mu. Troppo in fretta per essere credibile...ed il sopracciglio alzato di Shaka ne era la conferma - Forse... - si corresse espirando rumorosamente. 
 
Non potendo continuare a nascondere il suo interesse, domandò a bruciapelo - Hai avuto molte fidanzate? -.
 
- Neanche una - rispose Shaka con espressione seria. Vedendo l’espressione meravigliata di Mu, comprese che aveva bisogno di qualche spiegazione in più - Ho avuto diverse storie, questo sì...si è trattato di frequentazioni brevi, non più lunghe di un paio di settimane, si trattava più che altro di...di... - non voleva essere troppo diretto, ma Mu lo fece al posto suo.
 
- Sesso -.
 
Sentire quella parola uscire dalle delicate labbra di Mu gli fece spalancare i suoi bellissimi occhi azzurri. 
 
Tuttavia, lo intrigò anche...
 
- Non fare quella faccia - Mu fece una smorfia divertita vedendolo sorpreso - avrò anche i miei limiti, ma non sono una stupida... -.
 
Piacevolmente stupito, Shaka parlò scandendo ogni lettera con voce roca - È l’ultima cosa che penserei di te... -.
 
Il tono usato da Shaka allertò tutti i sensi della ragazza, tuttavia, volendo evitare che la sua mente ricominciasse a divagare, come era accaduto fin troppo spesso negli ultimi giorni, si costrinse a tornare all’argomento di discussione - Perché solo storie brevi e.…senza importanza? -.
 
- Perché non mi sono mai innamorato - rispose semplicemente Shaka, scrollando le spalle.
 
Mu, non accontentandosi di quella breve spiegazione, volle saperne di più - Ma...voglio dire...com’è possibile? Sono certa che fossero donne bellissime, brillanti, eleganti... - tuttavia non riuscì a continuare.
 
Le parole le morirono in gola quando Shaka le incorniciò il volto con le mani, guardandola con un’espressione inaspettatamente seria.
 
- Sì, erano tutto questo, ma... - portò il bel viso della donna più vicino al suo, sussurrandole all’orecchio - ... nessuna di loro era Mu di Jamir... -.
 
La tibetana sgranò gli occhi incredula, e Shaka, mandata ormai all’inferno ogni remora, e continuando a guardarla ammaliato, parlò con voce roca - mi togli la pace Mu...mi rubi il sonno, i miei stessi pensieri non mi appartengono più...ti ho aperto le porte della mia vita e sei entrata come un uragano, devastandola e stravolgendo le mie certezze...e anche così, sono felice che tu lo abbia fatto - le circondò la vita con entrambe le mani per avvicinarla al proprio corpo - non lo negherò né a te né a me... sono innamorato... - le punte dei loro nasi si sfioravano mentre il respiro diventava sempre più pesante - e se mi chiedi che cosa siamo ti rispondo che devi essere tu a dirmelo, perché io non ho il coraggio di negarti niente, né voglio farlo... - si allontanò quel tanto che bastava per guardarla con i suoi occhi appassionati - e che gli dei siano testimoni di ciò che sto per dire...voglio anche l’aria che respiri Mu di Jamir... -.
 
I suoi profondi zaffiri mostrarono un luccichio pericoloso quando, qualche istante dopo, si avvicinò ancora di più per domandarle sussurrando - Allora...cosa vuoi? -.
 
Mu poteva sentire il sangue scorrere nelle sue vene e bruciare tutto ciò che attraversava. Il viso di Shaka, il suo respiro caldo che le attraversava la pelle, era a pochi millimetri dal suo, catturandola nel sortilegio di quelle iridi dilatate che si alternavano bramose tra i suoi occhi e la bocca.
 
Chiuse le palpebre nel tentativo di controllare il respiro, ma, quando le riaprì, rimandò inconsapevolmente all’indiano lo stesso sguardo carico di desiderio che le stava rivolgendo.
 
Abbandonando ogni remora, lasciando dietro di sé ogni imbarazzo, stavolta fu Mu a chiudere la breve distanza tra di loro...

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Capitolo 10
*** Vi siamo mancati? ***


Deathmask, dietro insistenza di Aphrodite, aveva organizzato un incontro tra le quattro ragazze in un locale nel centro di Atene. 
 
Sebbene comprendesse il desiderio della donna di rivedere le sue amiche, la svedese aveva dovuto insistere non poco per convincerlo...
 
Il problema era che Deathmask non si sentiva affatto tranquillo all’idea che le ragazze si incontrassero da sole, soprattutto perché Saga e Kanon erano ancora a piede libero e, pur non conoscendo le loro intenzioni, era sicuro che non fossero buone. 
 
Non volendo deludere quell’uragano nordico, che, oltre a farlo impazzire con il suo carattere esuberante, gli aveva inequivocabilmente rubato il cuore, si era lasciato convincere a patto di poterla accompagnare, ovviamente chiedendo ai suoi amici di fare altrettanto. Cosa che nessuno di loro rifiutò.
 
Deathmask non avrebbe mai rischiato l’incolumità del suo fiore. A dire il vero, aveva iniziato a prendere a cuore anche le vicende delle altre ragazze... dopo tutto quello che avevano passato a causa dei gemelli, oltre alle tristi storie di solitudine che avevano alle spalle, pensava sinceramente che meritassero un po' di tranquillità e la possibilità di vivere una vita normale.
 
E così, si era convinto ad organizzare quell’incontro che, ne era certo, avrebbe reso felice le ragazze, e soprattutto la sua.
 
L’italiano era indubbiamente una persona molto scaltra e furba. A prima vista si mostrava come un uomo arrogante e prepotente, e difficilmente si poneva problemi quando si trattava di affari, tuttavia...nella sua vita privata poteva diventare esattamente l’opposto. Quando prendeva a cuore qualcosa, o qualcuno, questi diventavano intoccabili, e sarebbe stato capace di dare la propria vita per difenderli. I suoi amici lo conoscevano molto bene, ed è per questa ragione che, malgrado fossero apparentemente diversi, i quattro uomini coltivavano una lunga e solida amicizia ormai da molti anni.
 
Pur essendo un giorno feriale, la gente affollava strade e marciapiedi della città, alla ricerca di regali o semplicemente incontrandosi per bere una cioccolata calda in qualche bar che offrisse un po' di tepore. Il Natale, ormai alle porte, permeava ogni angolo della capitale, con le luci calde e le vetrine addobbate, insinuando nelle persone la tipica euforia che precede le feste.
 
Nel tardo pomeriggio, Shaka e Mu passeggiavano per le vie del centro di Atene.
 
Dirigendosi con tutta calma verso il locale scelto per l’incontro, Shaka mostrò a Mu i luoghi più suggestivi che la capitale greca nascondeva sia ai turisti che agli stessi abitanti. Era necessario avere un buono spirito di osservazione per conoscere quegli angoli della città davanti ai quali migliaia di persone passavano ogni giorno senza curarsene.
 
Fortunatamente, Shaka era un buon osservatore.
 
Prima di immergersi tra le vie del centro, Mu rimase piacevolmente colpita dalle luci e dagli addobbi che decoravano la città durante il periodo natalizio.
 
Conosceva le usanze che gli occidentali praticavano per la celebrazione del Natale da ciò che aveva letto sui libri e su internet, tuttavia non aveva mai avuto la possibilità di vederle di persona, dato che il suo paese e la sua stessa religione non celebravano quella data. Ed infatti, anche la casa di Shaka non presentava quei decori.
 
Ciò che le piacque di più, fu il clima di leggerezza che traspariva dai volti e dagli atteggiamenti della gente, e, soprattutto, quella singolare sensazione di attesa che precedeva ogni festività importante.
 
Mu era deliziosa, avvolta in un candido cappotto bianco di cachemire, che Lita aveva trovato, ancora confezionato, tra gli abiti ben riposti della precedente padrona di casa.
 
Shaka aveva riconosciuto quel capo come un regalo che suo padre aveva riportato da uno dei suoi viaggi in India, ricordando perfettamente di non averlo mai visto indosso a sua madre...come la maggior parte di ciò che il marito le portava in dono dalla sua terra natale.
 
Tuttavia, quel ricordo malinconico fu presto abbandonato quando vide Mu comparire all’ingresso di casa, pronta per uscire.
 
Vedendola emergere dall’interno della casa, con la sua usuale presenza serafica, il sorriso dolce, i capelli raccolti, la sua camminata elegante e distinta, il suo cervello andò in tilt...per un attimo, o forse qualcosa di più, desiderò che fosse la signora di quella casa, della sua vita...
 
Chiuse gli occhi nel tentativo di ritrovare la sua naturale razionalità. 
 
Che accidenti stava pensando? Conosceva Mu solo dal qualche giorno!
 
È vero che se ne era innamorato praticamente subito, ma non capiva perché la sua mente stesse viaggiando senza controllo! 
 
Quei desideri appartenevano ad un altro tipo di sentimento, ben più profondo...
 
D’altronde, questa era stata anche la conclusione alla quale, insieme a Mu, era giunto poche ora prima.
 
Alla domanda cosa siamo? la risposta era stata una seria riflessione da parte di entrambi... non potendo né volendo negare quel sentimento che li stava avvicinando ogni giorno di più, decisero di volerlo vivere, imboccando una strada che, per quanto sconosciuta ad ambedue, si presentava come l’unica ormai percorribile. Affidandosi a ciò che sentivano, solo il tempo, ed una conoscenza più approfondita, avrebbero decretato l’evoluzione o la fine di quel percorso.
 
Certo...a parole! 
 
Nei fatti, tutta la logica ed il buon senso si scontravano con l’irrazionale imprevedibilità di quei battiti frenetici che nessuno dei due era in grado di controllare quando si trovavano l’uno di fronte all’altra...
 
Non appena varcarono la soglia di casa per uscire, Shaka cinse la vita di Mu attirandola a sé, per non lasciarla andare più. 
 
- Allora Mu... che ne pensi di Atene? - domandò Shaka quando, uscendo dai vicoli del centro, si incamminarono verso il locale in cui avrebbe avuto luogo l’appuntamento.
 
- È molto bella, su questo non c’è dubbio, ma... - Mu si fermò un momento a riflettere.
 
- Ma? - le fece eco Shaka alzando un sopracciglio.
 
- ... ciò che mi piace di più è quello che sento... - Mu chiuse gli occhi inspirando profondamente e visualizzando nella sua mente ciò che stava per descrivere - la storia Shaka... la culla della civiltà occidentale... la filosofia, la nascita del pensiero libero, il mito e i cantori di poemi, le divinità dell’Olimpo, l’infrangersi delle onde quando le navi solcavano le acque recando fortune alterne, la polvere sotto i calzari dei sacri guerrieri... -.
 
Stringendola ancora di più a sé, Shaka si limitò a guardarla affascinato.
 
Diversamente da lui, Mu aveva ancora la capacità di sognare, e questo gli piaceva...molto. 
 
La tibetana gli era affine per il modo di vivere, la discrezione, la riflessività, i valori fondamentali, ma gli era complementare in altri aspetti. Mu era dolce, generosa, comprensiva, sapeva ascoltare senza emettere giudizi, ed aveva la straordinaria capacità di riuscire a vedere il buono anche nelle situazioni più impensabili. 
 
Allo stesso tempo, poteva anche essere molto testarda e chiudersi in silenzi ostinati quando pensava di aver ragione, ma malgrado ciò, a Shaka piaceva tutto di lei, persino quei cipigli dispettosi... Onestamente, non avrebbe più neanche provato a negarlo.
 
- Ci siamo - disse Shaka aprendo la porta di un elegante caffè per poi cedere il passo a Mu - gli altri sono arrivati - aggiunse facendo un leggero cenno del capo in direzione del tavolo dove le altre coppie si erano già accomodate.
 
- Hai visto anche tu quello che ho visto io? - sussurrò Aiolos a Shura, vedendo Shaka e Mu, fuori dal locale, arrivare abbracciati.
 
Shura, come sempre indecifrabile, si limitò a guardare il greco ed annuire, tuttavia, lo sguardo che gli rivolse mostrava una dolcezza insolita per la spagnola. Quando Aiolos le accarezzò una mano per poi stringerla delicatamente, lo ricambiò con la stessa tenerezza.
 
- Mu, tesoro, sei bellissima...come sempre! - fu il saluto euforico di Dite quando vide i due giovani avvicinarsi - Intendiamoci...mai quanto me...però comunque bellissima! - aggiunse accarezzando i suoi fluenti riccioli celesti.
 
Camille e Shura alzarono gli occhi al cielo, mentre Mu si limitò a mostrare un sorriso divertito.
 
Deathmask non poté evitare di guardare Dite incantato...divertito dai suoi modi schietti e completamente affascinato dalla sua persona.
 
Camille fu la prima ad alzarsi per salutare Mu, ricevendo dalla ragazza un abbraccio caloroso e carico d’affetto.
 
La francese non era di certo una donna da moine e smancerie, questo era chiaro, tuttavia, sentire il conforto dell’amica le fece abbandonare tutte le sue remore, portandola a ricambiare con la stessa intensità.
 
- Ti trovo bene Mu - le sussurrò Camille all’orecchio.
 
- Anch’io ti trovo bene Cam - rispose Mu con la stessa discrezione - Milo si sta comportando bene? - aggiunse in tono divertito.
 
- Poteva andarmi meglio...ma poteva anche andarmi peggio! - rispose Camille ripetendo la stessa frase sibillina che aveva già usato nella conversazione telefonica con le sue amiche. Tuttavia, il suo tono mostrava un certo divertimento...segno che, in fondo, Milo non era poi così male...
 
Dal canto loro, gli uomini si stavano rivolgendo i soliti saluti di rito, ognuno, ovviamente, a modo proprio.
 
- Ehi Shaka...stai una favola! - esordì Milo facendo un bel sorriso - Posso essere il tuo testimone di nozze? - aggiunse a bruciapelo ridacchiando, godendosi l’imbarazzo dell’amico ed il rossore sul viso di Mu.
 
- Il drink sta cominciando a salire... - fu il laconico commento di Camille.
 
- La pianti di fare l’idiota? - il rimprovero di Deahmask arrivò accompagnato da uno scappellotto sulla nuca del greco.
 
- Stavo solo chiedendo... - Milo agitò le mani mostrando una smorfia di finta innocenza.
 
Milò - Camille lo richiamò - comportati bene! -.
 
- Agli ordini...capo! - Milo finse di mettersi sull’attenti, mentre rivolgeva alla francese uno dei suoi sorrisi affascinanti. Uno di quei sorrisi ai quali sapeva bene che Camille non poteva resistere...
 
L’atmosfera era assolutamente rilassata. Si poteva facilmente intuire come tutti loro avessero trovato un equilibrio in quella che era partita come una delle situazioni più spiacevoli e moralmente deprecabili che avessero mai vissuto.
 
Aiolos e Shura, pur essendo molto discreti, non riuscivano a nascondere la complicità che, in pochi giorni, sembravano aver creato tra di loro. 
 
Shura stava dando un grande aiuto al greco anche con i suoi affari. Con la collaborazione di Aioria, stava rivedendo tutti i progetti, in maniera tale da tirare la loro compagnia fuori dai guai nei quali l’aveva messa Saga. 
 
Certo, avere a che fare con Aioria non era sempre facile...il suo carattere esplosivo li portava spesso a discutere, e Shura, dal canto suo, non era di certo un agnellino, ma Aiolos riusciva sempre a mediare e a ristabilire l’equilibrio. Onestamente, stavano facendo un buon lavoro.
 
Deathmash e Aphrodite erano indubbiamente molti passi avanti a tutti gli altri...in tutti i sensi!
 
Il loro scontro iniziale si era dimostrato essere solo il preludio di quella che, in pochi giorni, era diventata già una vera e propria relazione. 
 
Una relazione scoppiettante e con molti fuochi d’artificio...ma di certo molto coinvolgente!
 
La bellezza estatica di Dite, ammaliante per l’italiano, rappresentava solo la copertina di quel libro fantastico che portava scritto nel suo animo...Aphrodite era una donna colta, intelligente, affascinante...era anche assolutamente ingestibile per via del suo carattere esuberante ed incline al comando. Tuttavia, lungi dall’esserne infastidito, Deathmask amava la costante lotta con quella donna bella e folle, che, a dispetto di ciò che poteva sembrare, portava dentro di sé anche un’insospettabile tenerezza...
 
Dal canto suo, Aphrodite non avrebbe mai permesso al proprio orgoglio di ammetterlo, ma...adorava sentire su di sé quegli occhi blu scuro che l’ammiravano insolenti, amava il modo in cui quell’uomo dispettoso e volitivo le desse filo da torcere per qualunque sciocchezza, ed impazziva letteralmente quando la sua insolenza si trasformava in una dolcezza tale da rendere estatici i suoi baci ed i suoi tocchi maliziosi...ciò che amava di più, però, era la determinazione con la quale lo vedeva affrontare ogni difficoltà e l’abnegazione che dedicava a ciò in cui credeva. Irresistibile per la bella Dite...
 
Milo e Camille rappresentavano, ad occhi estranei, la coppia più improbabile di quel convivio. 
 
Il greco, impetuoso e vivace, era una gioia per gli occhi di chi guardava...Milo sfoggiava naturalmente un sorriso affascinante, era divertente, a volte sfacciato al limite dell’irriverente, mentre Camille era una ragazza molto riservata, distinta, elegante, e discretamente scostante. 
 
Anche adesso, vedendoli bisbigliare, con Milo che tentava di convincere Camille a rilassarsi, e la francese intenta a redarguirlo per le sue pessime battute, nessuno avrebbe mai scommesso sulla durata di quella coppia. Eppure...sarebbe bastato guardare con un po' di attenzione negli occhi color nocciola di Camille, per leggervi dentro tutto quello che la donna non esprimeva a parole...
 
E come tutto ciò che appare bello e rilassato può essere un piacere per chi lo vive, allo stesso tempo può suscitare sentimenti meno nobili in chi guarda. Soprattutto, se a guardare è qualcuno che da tempo immemore non si preoccupa di mostrare sfacciatamente il proprio interesse nei confronti di uno dei presenti.
 
- Shaka, tesoro, come stai? -.
 
Approfittando dell’atmosfera gioviale, una donna con lunghi capelli color argento ed occhi di un intenso color rosso scuro, si avvicinò di soppiatto al convivio.
 
- Buonasera Balder - si limitò a rispondere l’indiano, con un tono di voce talmente distaccato da far invidia a Camille.
 
Mu aggrottò leggermente la fronte. Non le piaceva affatto il modo in cui quella donna si rivolgeva a Shaka.
 
Notando il fastidio di Mu, Balder, alla quale non era sfuggito il modo in cui Shaka guardava la ragazza, volle stuzzicarla ancora di più.
 
- Allora, Shaka...non mi presenti la tua nuova conquista? - e vedendo che nessuno accennava a fare qualcosa aggiunse altro veleno - com’è carina...un po' semplice forse, niente a che fare con le altre... - con finta noncuranza guardò Mu dalla testa ai piedi.
 
In realtà, dentro di sé, ribolliva di rabbia...quella ragazza era una meraviglia, e dal modo in cui l’indiano non le toglieva gli occhi di dosso, avrebbe potuto giurare che l’idiota si fosse innamorato!
 
Volendo continuare a stuzzicare Mu, che, almeno in apparenza, non sembrava minimamente considerare quella donna inopportuna e sgradevole, Balder allungò una mano per toccarla. 
 
Nell’illogica convinzione che la ragazza fosse un’innocua bambolina, la sua intenzione era quella di sollevare il mento di Mu per poterla guardare meglio e rilasciare altro veleno, tuttavia, la sua mano non arrivò a destinazione...
 
Con una presa rapida quanto predatoria, tanto da lasciare perplesso persino Deathmask, Mu fermò la mano di Balder a pochi centimetri dal suo viso. Per Shaka, che osservava attento ciò che stava accadendo, la cosa più sorprendente fu vedere la calma impressa sul volto della tibetana.
 
- Non le ho concesso questa libertà, signorina... - pur risuonando pacato come sempre, il tono usato da Mu, mentre lasciava andare la mano di Balder senza alcuna cura, non ammetteva repliche. 
 
- Wow! - esclamò piccata Balder - Non sei l’agnellino che sembri, tesoro... - poi, rivolgendosi a Shaka, che la ricambiò con assoluta sufficienza, aggiunse in tono ancora più acido - Immagino che ti sentirai solo quando avrai finito di divertirti...come con tutte le altre... -.
 
- Tutte...tranne te Balder, vero? - stanco della fastidiosa interruzione, Milo intervenne con l’intenzione di allontanare la donna - Sappiamo tutti quello che ti infastidisce...è da quando andavamo all’università che tormenti Shaka con le tue ridicole avances - un sorriso di scherno adornava il bel viso del greco - ma sappiamo altrettanto bene come ti abbia sempre respinto... - concluse alzando le spalle con noncuranza.
 
Balder, pur rendendosi conto di non essere una presenza gradita, non volle ingoiare gli insulti di Milo senza rilasciare il livore che le stava rodendo lo stomaco.
 
- Al contrario tuo...vero Milo? - con voce sgradevolmente melliflua, la donna si avvicinò a Milo, che, a sua volta, socchiuse gli occhi sospettoso - Ci siamo divertiti parecchio...io e te... -.
 
Milo impallidì all’improvviso...l’aveva completamente dimenticato!
 
Per lui, quella con Balder era stata un’esperienza talmente insignificante da averla rimossa dalla sua mente, e d’altronde...quando era successo, molti anni prima, era talmente ubriaco da ricordare a malapena che fosse accaduto.
 
In circostanze normali non si sarebbe minimamente curato delle parole di quell’arpia che aveva avuto la sfortuna di incrociare insieme ad Aiolos e Shaka ai tempi dell’università, tuttavia, lo sguardo omicida che gli stava rivolgendo di soppiatto Camille lo preoccupava, e non poco.
 
Approfittando del fatto di non essere più al centro dell’attenzione, Shaka si premurò di chiarire quel malinteso.
 
- Mu, ascoltami - sussurrò alla donna che osservava attenta ciò che stava accadendo - ti giuro che non è mai successo niente con Balder...davvero, non avrei potuto... - il suo tono di voce tradiva una leggera apprensione.
 
Mu gli rivolse un piccolo sorriso - Lo so, e credimi...è l’ultima cosa che penserei di te! - disse in tono divertito, non riuscendo, tuttavia, a nascondere una certa inquietudine.
 
- C’è qualcosa che non va? - domandò Shaka, notando il suo cipiglio.
 
- Camille - rispose Mu accigliata - mi preoccupa... -.
 
In effetti, la francese stava facendo un grande sforzo per non mandare al diavolo quella donna fastidiosa e sfacciata, che non mostrava ritegno nello sbandierare le sue fugaci avventure.
 
In realtà, era semplicemente gelosa...aveva facilmente intuito che Milo non fosse uno che si poneva troppi problemi, ma...diamine, a tutto c’era un limite!
 
Pur mantenendo il solito contegno freddo e distaccato, il suo fastidio fu facilmente intuito da Balder, che non esitò a stuzzicarla, proprio come avrebbe voluto fare con Mu qualche minuto prima.
 
- Oh...la tua ragazza non se l’aspettava...mi sa che ho parlato troppo - disse Balder con aria fintamente dispiaciuta - ma non preoccuparti cara...mi ha dimenticata in fretta, come fa con tutte... -.
 
Camille si limitò a rivolgerle una glaciale occhiata di sufficienza, tuttavia, dentro di sé si stava aprendo un vuoto enorme, come intuito da Mu che continuava a guardarla preoccupata.
 
Come aveva potuto anche solo pensare che Milo potesse interessarsi a lei? Che cosa avevano in comune? Milo aveva sempre avuto una vita sociale molto, molto, intensa...in confronto, lei era un noioso arredo da biblioteca...avrebbe mai potuto tollerare che le sue precedenti conquiste si sentissero in diritto di prendersi gioco di lei?
 
Aphrodite, stanca di quell’inutile teatrino che, ne era certa, stesse logorando i nervi di Camille, decise di intervenire per sbarazzarsi definitivamente di quella donna insolente.
 
Tesoro, anzi no, cara... - Dite mise subito in chiaro le sue intenzioni - credo che i tuoi amici ti stiano aspettando...ansiosi di rivederti naturalmente! - aggiunse strizzando un occhio.
 
Balder fece per controbattere, ma Dite fu più veloce.
 
- A proposito...non preoccuparti per me...il mio uomo - disse indicando Deathmask - mi ha già messa al corrente della sua movimentata vita sociale e sentimentale, quindi risparmia il fiato, perché non sono affatto scandalizzata, né triste, né depressa, né arrabbiata, anzi... - rivolse all’italiano un eloquente sguardo malizioso - mi piace che sia una persona di esperienza...come tutti i qui presenti...ad eccezione di te, tesoro, che hai bisogno di infastidire gli altri per esistere! -.
 
Balder strizzò gli occhi furiosa, tuttavia, capì che era arrivato il momento di ritirarsi. Girando sui suoi tacchi si allontanò rabbiosa dal gruppo, senza salutare così come quando era arrivata.
 
- E tu...non c’entri niente in questa storia? - sussurrò Shura all’orecchio di Aiolos.
 
Dopo ciò a cui aveva appena assistito, avere qualche dubbio era il minimo.
 
Aiolos mise le mani avanti in segno di diniego - Ti giuro di no...ho altri gusti! - affermò deciso il greco.
 
- Quali? - domandò Shura alzando un sopracciglio.
 
Aiolos si avvicinò di soppiatto al suo orecchio parlando con voce roca - Alta, mora, slanciata, misteriosi occhi verdi, intelligente, sagace, seria...molto, molto, molto seria... -.
 
Quando Shura incrociò lo sguardo di Aiolos, si rese conto di quanto fossero pericolosamente vicini...ed il brivido che la percorse da capo a piedi le fece capire quanto le piacesse quella vicinanza...
 
Dopo che Balder, con estremo sollievo di tutti, fu allontanata da un’incontenibile Dite, Mu e Shaka poterono finalmente sedersi al tavolo.
 
Tuttavia, la calma durò solo qualche secondo, poiché Camille, che non aveva ancora digerito lo sgradevole incontro né i propri pensieri nefasti, si alzò dal suo posto, prendendo il suo cappotto.
 
- Dove stai andando Cam? - le domandò Milo aggrottando le sopracciglia. A dirla tutta, era un po' preoccupato per ciò che era appena accaduto. Non era stato facile, in quei giorni, mettere Camille a proprio agio, e proprio quando sembrava che avessero raggiunto una sorta di equilibrio, la dannata Balder aveva fatto saltare in banco... dentro di sé imprecò per la sua sfortuna.
 
- Fuori, vado a prendere una boccata d’aria! - fu la secca risposta della ragazza.
 
- Aspetta, Cam... - intuendo il turbamento dell’amica, anche Mu si alzò con l’intenzione di seguirla, ma Shaka fu più veloce quando la fermò tenendola delicatamente per un braccio.
 
- Dove stai andando Mu? - le domandò parlando a bassa voce.
 
La tibetana lo guardò confusa, non capendo cosa ci fosse di male nel voler raggiungere l’amica - Vado da Camille...non sono tranquilla sapendola sola... - rispose sussurrando.
 
- Per favore Mu - Shaka la guardò preoccupato - non è prudente per nessuna delle due...e...non voglio che ti accada nulla di male... -.
 
Mu lo guardò con dolcezza, mostrando un bellissimo sorriso - Esco solo per convincerla a tornare dentro - poi, dopo essersi infilata il cappotto aggiunse - torno subito - lanciando all’indiano uno sguardo carico di sentimento.
 
Shaka la seguì con gli occhi finché non la vide uscire e, anche una volta uscita, continuò ad osservarla dall’interno del locale.
 
Una sensazione di angoscia gli mordeva il petto, rendendolo visibilmente teso.
 
Quando, qualche minuto dopo, vide le due ragazze allontanarsi, il suo istinto lo fece alzare per seguirle, tuttavia, Milo lo fermò prendendolo in giro.
 
- Avanti Shaka...stanno solo parlando...non vorrai mica invischiarti nei pettegolezzi tra donne? Non fa per te, amico! - disse il greco sorridendo.
 
Per nulla convinto, Shaka si rimise a sedere, rimanendo teso ed in allerta.
 
Con discrezione, Deathmask cercò lo sguardo dell’indiano, e, quando lo incrociò, gli fece un impercettibile cenno con il capo, segno che aveva tutto sotto controllo. Questo rassicurò Shaka solo un po’...la sensazione di oppressione al petto stava diventando sempre più pesante...
 
In una strada che costeggiava il locale, Mu seguiva Camille che procedeva a passo spedito senza alcuna meta.
 
- Cam, torniamo dentro per favore - Mu cercò di farla ragionare.
 
- No, Mu, non posso, non ce la faccio! - a dispetto della sua espressione ferma, Camille in realtà era molto nervosa - Come posso guardare Milo in faccia? Tutta questa situazione mi ha dato la nausea...che faccio se succede ancora? -.
 
- Ascolta, Cam...ascolta bene ciò che sto per dirti - Mu fissò Camille dritto negli occhi - Capisco ciò che provi e so che sei spaventata, ma devi guardare la faccenda cercando di essere obiettiva... - davanti allo sguardo confuso della francese continuò - fino a qualche giorno fa questi uomini avevano la loro vita, che conducevano come meglio credevano, e non sta a noi giudicarla... -.
 
Camille strizzò gli occhi irritata ma lasciò Mu libera di continuare.
 
- Malgrado non sia dipeso dalla nostra volontà, non possiamo negare che, da un giorno all’altro, siamo piombate nelle loro vite stravolgendole completamente... -.
 
- Non l’ho voluto io Mu, e tu lo sai bene - controbatté Camille, tuttavia, il suo tono era meno aspro.
 
- Né io, né Dite, né Shura...ma è quello che è successo, e non possiamo considerare solo il nostro punto di vista! E d’altronde... - Mu si fermò un momento, notando quanto già si fossero allontanate dal locale, e quanto deserta sembrasse quella strada...
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All’interno del caffé, l’atmosfera era tutto fuorché rilassata. A parte Milo, che tentava di risollevare gli animi, una strana inquietudine serpeggiava tra tutti i presenti, non vedendo le due ragazze tornare.
 
- Vado a chiamarle! - Shura, stanca di aspettare senza fare nulla, si alzò da dove era seduta, prendendo il cappotto ed appoggiandolo distrattamente sulle spalle. Malgrado la solita espressione distaccata, la spagnola era preoccupata per le sue amiche.
 
- Vuoi che venga con te? - le domandò Aiolos.
 
- Ci metto un attimo - rispose avviandosi rapidamente verso l’uscita.
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- D’altronde? - le domandò Camille tirandola di nuovo dentro la conversazione.
 
- D’altronde non puoi negare che nessuno di loro, Milo compreso, abbia reclamato ciò per cui aveva pagato, anzi...ci hanno aperto la loro casa e le loro vite, nonostante tutti i problemi che gli stiamo causando... - terminò Mu, ma prima che Camille potesse rispondere, esortò l’amica a tornare indietro - Andiamo Cam...continuiamo dopo...non mi sento per niente tranquilla qui fuori... -.
 
Camille annuì, rendendosi conto lei stessa di essere stata un po' troppo avventata nell’allontanarsi dagli altri e nell’aver trascinato Mu con sé, tuttavia, quando si voltarono per tornare indietro, il sangue si gelò nelle vene di entrambe quando due imponenti figure bloccarono loro la strada.
 
- Vi siamo mancati? -.
 
Raramente, in vita sua, Shura aveva sentito la necessità di piangere; neanche nei momenti più bui della sua solitudine si era concessa quella debolezza...eppure, dal punto in cui si trovava, vedere Mu e Camille trascinate dentro un’auto da quei due soggetti disgustosi, le riempì gli occhi di disperazione.
 
Quando, qualche istante dopo, entrò trafelata nel locale, Aiolos si precipitò ad aiutarla, ma prima che il greco potesse anche solo domandare cosa fosse accaduto, Shura non riuscì a trattenere le lacrime che scesero senza controllo sul suo bel viso.
 
- Saga e Kanon...le hanno prese! -.

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Capitolo 11
*** La fine di un incubo ***


- Saga e Kanon...le hanno prese! -.
 
Quando Shaka realizzò le parole disperate di Shura, sentì un nuovo sentimento salire dalla punta dei piedi ed attraversargli il corpo, fino a fermarsi all’altezza del petto e soffocargli il respiro. Paura. Mai, in vita sua, aveva provato paura, e, soprattutto, paura di perdere qualcuno.
 
Si precipitò dietro ad Aiolos, che, alle parole della sua ragazza, corse in strada nella speranza di trovare qualcuno che avesse visto qualcosa, ma dopo pochi minuti, il greco sospirò scoraggiato, seguito da Shaka nello stesso modo...nel punto indicato da Shura, una strada secondaria nei pressi del caffé, non sembrava esserci anima viva.
 
All’interno del locale, Aphrodite si stava occupando della spagnola, ancora sconvolta da ciò che era accaduto; e d’altronde, lei stessa era in pena per il destino di Mu e Camille...i gemelli dovevano essere arrabbiati per le manovre alle loro spalle, e temeva che le due ragazze ne pagassero le conseguenze per tutti.
 
- Masky... - Dite si rivolse all’uomo che, fino a quel momento, era stato stranamente silenzioso - che possiamo fare? - sentì i suoi begli occhi azzurri riempirsi di lacrime - Non voglio che quei due animali facciano del male a Mu e Cam...per favore Masky, se puoi fare qualcosa...falla... - la sua voce tradiva il pianto che le rigava il bellissimo viso.
 
Nonostante sentisse il suo cuore spezzarsi davanti al dispiacere di Dite, Deathmask le fece cenno di attendere...avrebbe voluto abbracciarla e rassicurarla, tuttavia, non c’era tempo per quello al momento. Se voleva avere una speranza di trovare tempestivamente Mu e Camille, ed evitare che quei due bastardi si vendicassero su di loro, doveva essere veloce...molto veloce... -.
 
Dal canto suo, Milo fissava un punto indefinito sul muro...apparentemente, sembrava che il suo cervello rifiutasse l’informazione appena passata attraverso le sue orecchie.
 
Non doveva, non poteva, non voleva accettare che Camille potesse essere nei guai, e che, con tutta probabilità, la responsabilità fosse sua...
 
Shaka rientrò trafelato nel locale e, ignorando Milo che non dava segni di vita, si diresse spedito verso Deathmask.
 
- Maschera...che sappiamo? Là fuori nessuno ha visto niente, quindi possiamo fare affidamento solo sui dannati cellulari! -. 
 
Shaka sembrava avere perso ogni barlume della calma e freddezza che lo avevano sempre contraddistinto. Tuttavia, Deathmask non avrebbe potuto biasimarlo...se al posto di Mu ci fosse stata Aphrodite, avrebbe reagito peggio...molto peggio.
 
- Guarda - indicò all’indiano un punto sul suo telefono - per fortuna Mu ha portato il telefono con sé -.
 
- Lo fa sempre - rispose Shaka - credo che abbia capito a cosa serve...lei...lei capisce sempre tutto... - disse in un misto tra nostalgia e disperazione, mentre, frustrato, passava una mano tra i lunghi capelli.
 
- Cam invece ha lasciato la borsetta qui...per fortuna c’è Mu con lei altrimenti chissà cosa accadrebbe -.
 
La voce di Milo metteva i brividi. Catatonico, continuava a fissare il vuoto.
 
Deathmask e Shaka si scambiarono uno sguardo preoccupato, tuttavia, quello non era il momento di pensare a Milo.
 
Per fortuna Aiolos, rendendosi conto che qualcosa non andava nel cervello dell’amico, gli si avvicinò provvidenzialmente per aiutarlo a tornare in sé, permettendo a Shaka e Deathmask di concentrarsi sul da farsi.
 
- Maschera, perché siamo ancora qui?! Dannazione, stiamo perdendo tempo! - Shaka era sempre più nervoso.
 
- Kyriakos, Zenas, Giovanni e Ciril sono già partiti dietro a Saga e Kanon - disse serio Deathmask - gli ho detto di seguire il segnale del telefono di Mu e lo stanno facendo, però... - si fermò un momento quando vide sul telefono qualcosa che lo allarmò.
 
- Però? - Shaka strinse gli occhi.
 
- C’è qualcosa di strano...il segnale diventa via via più debole...e tra un po' perderanno le loro tracce - l’italiano si stava innervosendo all’idea che la situazione gli sfuggisse di mano.
 
Shaka, dal canto suo, portò una mano al suo volto, tentando di reprimere le lacrime che stavano cominciando a salirgli agli occhi.
 
- Questo non è normale... - Deathmask cercava di ragionare - i localizzatori di questi telefoni dovrebbero funzionare sempre, in ogni luogo - spalancò gli occhi quando un’idea gli attraversò la mente - a meno che... -.
 
- A meno che? - gli fece eco Shaka.
 
Deathmask si alzò di scatto. Ricordava solo un posto, talmente sperduto, da essere impermeabile a qualunque tecnologia. Lui stesso c’era stato di rado, molti anni prima, con i gemelli, prima che questi prendessero altre strade...
 
- Dite... - disse rivolgendosi alla bella svedese - resta qui con Shura, e per nessuna, e sottolineo nessuna, ragione, uscite di qui! E tu Aiolos - indicò l’amico - fà in modo che non accada loro nulla di male -. Aiolos annuì solennemente.
 
- Muoviamoci! - disse perentorio a Shaka avviandosi in fretta verso l’uscita - Non abbiamo più alcun vantaggio su di loro! -.
 
Deathmask stava per partire con la sua auto, l’indiano al suo fianco, quando sentì la portiera della macchina aprirsi e qualcuno sgattaiolare velocemente...
 
Girandosi, i due uomini videro Milo che, tornato in sé, ora li fissava con impazienza - Che accidenti stiamo aspettando?! -.
 
Né Shaka né Deathmask dissero nulla...era giusto che Milo fosse lì con loro.
 
Dopo che furono partiti, Shaka, sempre più teso, volle sapere dall’amico cosa stesse accadendo.
 
- Dove stiamo andando? Perché non abbiamo più alcun vantaggio?! Dove sono i tuoi uomini? - l’indiano non faceva alcun mistero del nervosismo che lo stava divorando, e la raffica di domande ne era la prova.
 
Il volto di Deathmask mostrava tutta la tensione che l’uomo stava sentendo...era conscio di dover dare spiegazioni all’amico, tuttavia, in cuor suo pregava di aver avuto la giusta intuizione.
 
- Il segnale del telefono di Mu è andato perso - prese un respiro profondo prima di continuare - e questo non è normale...non per quei telefoni...i geo localizzatori sono estremamente potenti! -.
 
- E questo che significa? - domandò Shaka allarmato - Che non sappiamo più dove siano? E allora dove diavolo stiamo andando?! -.
 
Malgrado stesse guidando, l’italiano si prese un istante per voltarsi verso il suo amico prima di riportare gli occhi sulla strada - Nell’unico posto dove una cosa del genere sarebbe possibile -.
 
Piccoli singhiozzi arrivarono dal sedile posteriore. Voltandosi, Shaka vide le mani di Milo coprire il suo volto nel vano tentativo di soffocare il pianto. Non avrebbe potuto biasimarlo...lui stesso faceva ormai fatica a reprimere i tentativi del suo cuore di poter sfogare nelle lacrime tutta la disperazione che provava.
 
Shaka non aggiunse altro. Doveva fidarsi di Deathmask...e d’altronde, ora come ora, rappresentava l’unica possibilità di ritrovare la sua Mu.
 
Dopo tanto, troppo tempo dall’ultima volta che era accaduto, non riuscì a trattenere oltre il pianto che silenziosamente cominciò a scorrere dai suoi bellissimi occhi. Non posso perderla...
 
Procedettero per diversi chilometri a velocità sostenuta quando, improvvisamente, il cellulare di Deathmask cominciò a suonare.
 
- Non ora - ringhiò l’italiano.
 
Non guardò neanche chi lo stesse chiamando, deciso ad ignorare l’inopportuno seccatore, tuttavia, quando vide lampeggiare con insistenza l’ultimo nome che avrebbe mai immaginato di vedere in quel momento, impallidì, costringendo l’auto ad una brusca frenata.
 
Si voltò di scatto guardando Shaka che, a sua volta, lo fissava con occhi sgranati...
 
***************************************
 
Nel frattempo, un’altra auto correva spedita, con un buon distacco da chi la inseguiva. 
 
La strada che stava percorrendo attraversava per chilometri una fitta boscaglia, che, oltre ad essere impenetrabile di per sé, era a sua volta riparata da ripide pareti di roccia.
 
All’interno, Mu e Camille erano sedute sui sedili posteriori. 
 
Kanon, alla guida, si limitava a lanciare di tanto in tanto qualche occhiata dallo specchietto retrovisore, mentre Saga, seduto accanto a lui, tentava di infastidire le ragazze.
 
- Allora...non avete risposto alla mia domanda...vi siamo mancati? - il sorriso cinico che si allargava sul suo volto avrebbe messo i brividi a chiunque.
 
- Che domanda idiota! - sbottò Camille, poco tollerante alle prese in giro di Saga.
 
Voltandosi verso il finestrino per evitare lo sguardo folle del gemello, non si accorse del colpo che stava per ricevere su una gamba.
 
Tuttavia, con la stessa rapidità con la quale nel pomeriggio aveva impedito a Balder di toccarla, Mu fermò la mano di Saga impedendogli di colpirla - Non pensarci nemmeno! - sibilò stringendo gli occhi.
 
Più che la sua forza, furono la rapidità e l'audacia con la quale Mu agì a lasciarlo sorpreso...
 
Lo stupore, però, durò poco, giusto il tempo di far arrabbiare ancora di più Saga - Vorrà dire che sfogherò tutto su di te allora - allungò una mano per toccarla, ma Mu la schiaffeggiò con la stessa rapidità.
 
Anche se non aveva speranze, si sarebbe difesa come poteva fino alla fine...
 
- Piantatela! - per la prima volta quella sera, Kanon fece sentire la sua voce - Sistemerete i vostri problemi a destinazione...mi avete stancato! -.
 
Con grande incredulità di Saga, Kanon fermò l’auto sul ciglio della strada deserta.
 
- Che diavolo stai facendo?! -.
 
Senza scomporsi, Kanon si limitò ad alzare un sopracciglio e a mostrare una smorfia maliziosa - La natura chiama fratello! -.
 
- Adesso?! - Saga lo guardava sbalordito.
 
- Perché...c’è un orario forse? - si limitò a rispondere Kanon.
 
Una vola uscito dall’auto, prima di allontanarsi, aprì la portiera dal lato di Mu. Guardando la ragazza con un sorriso di traverso, si chinò sul suo bel viso, facendola indietreggiare allarmata.
 
Per fortuna, non accade nulla di ciò che la ragazza aveva temuto, e Kanon non poté evitare una risata divertita - Calma tesoro...volevo solo dire...evitate di ammazzarvi se potete...io torno subito -.
 
Mu non capì il suo gesto, tuttavia, quando sentì una mano scivolare con discrezione dentro la tasca del suo cappotto e prenderle il telefono, sentì il vuoto aprirsi sotto ai suoi stessi piedi...
 
Approfittando della distrazione di Saga, che stava nuovamente battibeccando con Camille, Kanon si avvicinò all’orecchio di Mu - A te non serve più, ma a me sì... - dopodiché si allontanò, lasciando Mu pietrificata.
 
Malgrado la paura le stesse attanagliando lo stomaco, una domanda le attraversò la mente, impedendole di perdere la calma.
 
Perché Kanon non aveva detto nulla a Saga?
 
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- Mu? - domandò titubante Deathmask rispondendo alla chiamata.
 
Sapeva perfettamente che c’erano poche probabilità che fosse davvero Mu. E questo preoccupava sia lui, che, in modo molto più disperato, il biondo accanto a lui.
 
- Gli amici preferiscono chiamarmi Kanon! - rispose il gemello divertito.
 
- Che vuoi? - fu la brusca domanda di Deathmask.
 
Se Kanon lo stava chiamando significava che la faccenda si stava complicando più del previsto. 
 
Allo stesso tempo però, non era detto che fosse più complicata per loro...
 
Kanon era un delinquente, un farabutto, un degno figlio di sua madre, ma...al contrario di Saga, non era pazzo, e soprattutto, agiva sempre e solo per i propri interessi, non lasciandosi sopraffare dalle emozioni. Positive o negative che fossero.
 
- Ti propongo uno scambio... Maschera... - un sorriso cinico riempiva, soddisfatto, il volto del gemello minore.
 
 
Dopo un tempo che gli parve infinito, Saga sentì i nervi salirgli a fior di pelle. Dove diavolo era finito Kanon?
 
Come se qualcuno avesse risposto alla sua invocazione, vide il gemello sbucare dalla boscaglia che si stendeva in lungo ed in largo fino al ciglio della strada.
 
- Era ora! Che fine hai fatto?! - gli domandò agitato. Era evidente che Saga non vedesse l’ora di arrivare a destinazione...
 
- Te l’ho detto...la natura - ripeté Kanon con noncuranza, poi, risalendo in macchina ed avviando nuovamente il motore aggiunse con malizia - Se vuoi che episodi del genere non si ripetano, la prossima volta che dobbiamo rapire qualcuno portami a mangiare in un ristorante decente... -.
 
Saga non rispose alla presa in giro limitandosi a rivolgergli uno sguardo seccato.
 
Dal canto suo, Mu non sapeva che pensare...si limitava a tenere d’occhio Kanon che, di tanto in tanto, le mostrava un sorriso storto dallo specchietto retrovisore.
 
Pensò che, con tutta probabilità, dovesse aver gettato il telefono nella boscaglia, tuttavia...le sembrò strano che non avesse condiviso quell’informazione con il gemello.
 
Intuì che Kanon stesse tramando qualcosa alle spalle di suo fratello. Non che le importasse della sorte di quei due delinquenti, anzi...sperava solo che questo potesse rappresentare qualcosa di buono per sé e per Camille.
 
Quando, dopo parecchi chilometri, arrivarono a destinazione, Saga scese dall’auto, urlando contro suo fratello - Abbiamo impiegato una vita per arrivare! Dannazione...non sai che ci stanno inseguendo?! -.
 
Senza scomporsi, Kanon si limitò ad alzare gli occhi al cielo - Te lo ripeto per l’ennesima volta...la strada principale è bloccata da mesi per lavori. L’altro giorno sono venuto e ho visto che non era cambiato nulla...alla fine ho impiegato il doppio del tempo di oggi per arrivare qui - lanciò uno sguardo cinico al gemello - Avresti potuto attendere tanto... Saga? -.
 
Mu e Camille, ancora nell’auto, si guardavano intorno cercando, inutilmente, di capire dove fossero. Che non stessero andando alla villa dei gemelli lo avevano già capito durante il viaggio; i chilometri ed il paesaggio erano completamente differenti. Inoltre, la sensazione di aver percorso parecchi chilometri in salita si rivelò essere corretta, quando si resero conto di trovarsi nel cortile di una casa posta in cima ad una scogliera. A strapiombo sul mare.
 
La casa era in realtà un villino dalla struttura moderna, non eccessivamente grande, ma indubbiamente grazioso, circondato da un bel giardino chiuso da una recinzione in ferro. 
 
In altre circostanze, quel panorama avrebbe potuto rappresentare uno scenario suggestivo, tuttavia, non era quello il caso...anzi...la collocazione di quella proprietà risultava assolutamente inquietante.
 
Senza perdere altro tempo, i gemelli tirarono fuori dall’auto le due ragazze.
 
- Kanon, pensa tu agli allarmi e.…a Camille! - disse Saga con espressione trionfante - Io ho da fare! - aggiunse con un sorriso lascivo, spingendo Mu senza alcuna gentilezza all’interno della casa.
 
Per quel che le era possibile, Mu cercò di resistere alla forza di Saga, che dovette letteralmente trascinarla...sfortunatamente, questo non era un problema per l’imponente gemello.
 
Kanon si limitò a portare Camille all’interno dell’abitazione, in modo decisamente meno rude di Saga.
 
Una volta dentro, senza alcuna intenzione di parlare con la ragazza, si preoccupò di legarla mani e piedi ed imbavagliarla per farla tacere.
 
Camille era convinta che Kanon l’avrebbe uccisa. Non aveva alcun dubbio. Pensava che, così legata ed imbavagliata, l’avrebbe portata al limite dello strapiombo per poi buttarla giù dalla scogliera.
 
In cuor suo, cominciò a rivivere i momenti più importanti della sua vita, sorprendendo se stessa quando si accorse che quei momenti contemplavano anche gli ultimi giorni vissuti accanto a Milo.
 
Milò...
 
Solo in quel momento, davanti alla sua imminente e prematura morte, Camille realizzò di essersi innamorata di quel greco esuberante, chiacchierone, fastidioso e malizioso, ma altrettanto affascinante e di buon cuore.
 
Le lacrime inondarono i suoi occhi senza poterle controllare...non avrebbe mai più rivisto Milo.
 
Alzò gli occhi al cielo attendendo l’inevitabile fine, tuttavia, ciò che seguì fu strano quanto inaspettato...
 
Portando l’indice alle labbra in una muta e chiara richiesta di silenzio, Kanon si allontanò da lei, non prima di aver nascosto una borsa tra i cuscini del divano sul quale era sdraiata.
 
La francese osservò ogni movimento del gemello. Che stava facendo Kanon? Allora...forse, non aveva intenzione di ucciderla...Che c’era dentro quella borsa? Perché l’aveva nascosta?
 
Sgranò i suoi bellissimi occhi nocciola quando, tornando in sé, capì ciò che Kanon le aveva fatto intendere. Lì dentro c’era qualcosa per lei, e Saga non avrebbe dovuto trovarlo...
 
In un’altra stanza della casa, Mu tentava di scappare da Saga. 
 
Era riuscita a sgusciare via dalla sua presa, evitando, fino a quel momento, che le mettesse le mani addosso, tuttavia, lo spazio nel quale l’aveva rinchiusa era troppo piccolo perché quella fuga potesse durare a lungo. Se nessuno fosse intervenuto in suo aiuto, la sua resistenza sarebbe presto crollata.
 
Ma chi avrebbe potuto aiutarla? In un barlume di razionalità si rese conto che nessuno sarebbe intervenuto per difenderla...
 
Ed infatti.
 
In un gesto carico dell’impazienza e dell’attesa che lo stavano distruggendo, Saga riuscì ad afferrare Mu gettandola, senza un minimo di riguardo, sul letto al centro della stanza.
 
Con lo sguardo velato dalla follia che annebbiava la sua mente, fissava Mu come se fosse un agnello sacrificale, tremante in un angolo, pronto per essere divorato. 
 
Quanto aveva atteso quel momento...aveva dovuto rinunciare ai suoi propositi a causa delle velleità del fratello, che aveva voluto sfruttare le “qualità” delle ragazze per ricavarne un bel po' di soldi. Ma si era ripromesso di prendere da Mu quello che voleva nel momento in cui fosse stata nuovamente alla sua mercé...momento che dovette essere ancora una volta rimandato a causa di quel ficcanaso di Deathmask e dei suoi amici ricchi. 
 
Quando seppe che Mu sarebbe rimasta a casa di Shaka, la sua follia raggiunse livelli in precedenza solo sfiorati...nella sua mente squilibrata giurò a se stesso che avrebbe trovato il modo di farla sua comunque...a qualunque costo.
 
Mentre vedeva Saga avvicinarsi con misurata lentezza, nel chiaro tentativo di innervosirla ancora di più, il viso di Mu si rigò di lacrime cariche di disperazione e frustrazione.
 
Un solo pensiero aleggiava nella sua mente, un solo nome, un solo viso...Shaka...
 
In quei giorni che avevano passato insieme, Mu si era illusa che quell’uomo bello e gentile sarebbe stata la persona con la quale avrebbe vissuto tutto ciò che aveva trascurato fino a quel momento. L’indiano aveva svegliato cose che neanche immaginava fossero sopite dentro di sé...ed ora...tutte le sue speranze stavano per crollare miseramente a causa della follia di Saga.
 
L’idea che quest’uomo immondo si sostituisse con la forza all’unica persona che desiderasse davvero, mandò in cortocircuito il cervello di Mu. Quando Saga fu talmente vicino da essere quasi sopra di lei, il pensiero dell’indiano la portò a compiere un gesto disperato quanto efficace nella sua imprevedibilità.
 
Con un movimento rapido, sferrò un calcio sul volto del gemello, colpendo, con il tallone, il suo naso, che cominciò a sanguinare copiosamente.
 
Non aspettandosi la reazione di Mu, e irato da quel gesto di ribellione, il volto di Saga si contrasse in una smorfia di cattiveria pura.
 
Se, in un primo tempo, la sua intenzione era stata quella di divertirsi e fare sua la tibetana, ora le avrebbe fatto pagare quell’affronto prima di sottometterla ai suoi desideri. Le avrebbe fatto capire chi era al comando in quella situazione. E non era di certo lei.
 
Quando vide Saga alzare la mano destra caricandola di forza e rabbia, Mu nascose istintivamente il viso tra le braccia nell’illusione di attutire il colpo che, ne era certa, l’avrebbe spezzata in due.
 
L’immagine di Shaka nella sua mente era l’unica cosa che impediva all’anima di uscire dal suo corpo.
 
Trattenendo il respiro, trascorse in quella posizione qualche frazione di secondo nell’attesa di ricevere il colpo...tuttavia, dopo aver atteso, vigile, qualche altro istante, sbirciò sopra le sue braccia. 
 
Quello che vide la meravigliò.
 
Kanon tratteneva con forza la mano di Saga che, sorpreso dal gesto del fratello, stava impiegando tempo per reagire.
 
- Adesso basta Saga! - lo ammonì il gemello minore.
 
- Che diavolo... - ma non riuscì a terminare la domanda, perché Kanon lo anticipò.
 
- Ho assecondato la tua follia, ma a tutto c’è un limite... - il minore era serio come raramente appariva, mentre lasciava andare la mano del gemello - siamo ancora in tempo Saga, ho raccolto tutti i nostri soldi, e c’è uno yacht che ci aspetta a qualche miglio di distanza da qui...possiamo sparire e goderci la nostra fortuna dove ci pare! -.
 
Kanon parlò camminando verso l’uscita - Lo sai anche tu che la polizia sta stringendo il cappio intorno al nostro collo...se non sarà oggi per la storia delle ragazze, sarà domani per gli appalti, o dopodomani per le opere d’arte... -.
 
In realtà, il suo intento, oltre che andare via da lì il prima possibile, era anche quello di allontanare il fratello da Mu...se voleva che il suo piano andasse in porto, avrebbe dovuto rispettare gli accordi presi con Dethmask, il che implicava Mu e Camille sane e salve.
 
Fortunatamente per lui, Saga, che non aveva compreso nulla di ciò che gli aveva detto il fratello, dimenticandosi momentaneamente di Mu, lo rincorse fino al cortile esterno della casa, con l’intenzione di capire di che accidenti stesse parlando.
 
Tuttavia, quando lo raggiunse, la sua mascella per poco non cadde a terra vedendo fuori da casa sua tre uomini che gli puntavano un’arma dritta in faccia, mentre suo fratello caricava diverse valigie nel bagagliaio di un’auto nera.
 
Per la seconda ed ultima volta, Kanon ripeté impaziente la sua proposta - Allora, vieni? Devi decidere...ora! -. 
 
Il tempo stava stringendo, e non avrebbe potuto tergiversare ancora.
 
Saga lo fissò incredulo senza parlare.
 
I nostri soldi...il bastardo li ha tenuti nascosti qui!
 
Quello fu l’unico pensiero sul quale rifletté, prima che Kanon, non ricevendo alcuna risposta, si infilasse in macchina, esortando l’autista a partire in fretta.
 
Saga vide l’auto nera sparire nella polvere sollevata dagli pneumatici. Se ne era andato... Kanon se ne era andato lasciandolo solo...
 
Ancora sotto tiro (era certo che quelli fossero gli uomini di Deathmask!), prima che potesse anche solo realizzare il tradimento e la fuga del suo gemello, Saga vide un’altra auto sopraggiungere in senso inverso rispetto a quello preso da Kanon. Riconobbe immediatamente l’auto di Deathmask.
 
Tuttavia, fu solo quando vide una macchina della polizia giungere dietro alla coupé nera dell’italiano, che capì di non avere più speranze.
 
Kanon lo aveva consegnato alla giustizia, barattandolo con la propria libertà.
 
Se non fosse stato disperato, Saga avrebbe persino potuto ridere dell’astuzia di Kanon. Lo aveva abbandonato, e ora si sarebbe goduto la loro fortuna in qualche luogo paradisiaco, lasciando lui a pagare per entrambi.
 
Un sorriso storto ed inquietante si aprì sul viso del gemello...ormai non aveva altra scelta...non avrebbe pagato per tutti...
 
In un ultimo gesto di quella follia, che, ne era ormai certo, fosse stata l’unica fedele compagna della sua vita, Saga, ormai incurante di essere sotto tiro e sprezzante di tutto e tutti, si lanciò in una disperata corsa verso lo strapiombo, lasciando i suoi ultimi pensieri al vuoto che improvvisamente avvolse il suo corpo...
 
Nel frattempo, all’interno della casa, Mu aveva approfittato della distrazione di Saga per cercare Camille.
 
Per fortuna la casa non era grande, e non impiegò troppo tempo per trovarla, rannicchiata su un divano, mentre tentava inutilmente di slegare le corde che le stringevano mani e piedi.
 
Si precipitò ad aiutarla e, in due, riuscirono a liberarla in pochi minuti. 
 
Erano in procinto di correre via, quando Camille si ricordò di qualcosa - Aspetta, Mu! -.
 
- Che c’è Cam? - Mu la guardò nervosa - Non abbiamo molto tempo! -.
 
Ovviamente né Mu né Camille erano al corrente di quanto stesse accadendo fuori.
 
Scostando i cuscini del divano, Camille prese al volo la borsa che Kanon aveva nascosto. Non sapendo cosa aspettarsi, le sue mani tremavano, nel timore di scoprire che fosse una brutta sorpresa da parte del gemello.
 
- Di chi è quella borsa? - Mu la guardò stupita. Decisamente non era quello il momento di curiosare...
 
- L’ha lasciata Kanon...credo, sì beh...che sia qualcosa che ci riguardi - rispose Camille nervosa.
 
Mu si avvicinò con cautela. Con una mano allontanò Camille e poi, con la massima prudenza, aprì la cerniera della borsa.
 
Quando videro ciò che nascondeva, Mu e Camille si scambiarono uno sguardo meravigliato. I documenti di Mu, Camille, Aphrodite e Shura, ordinatamente riposti, erano davanti ai loro occhi.
 
Tuttavia, prima che potessero anche solo porsi delle domande, due voci ben note ruppero il silenzio che regnava nella stanza.
 
- Mu! -.
 
- Camille! -.

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Capitolo 12
*** Panico immotivato ***


- Come sta? - domandò preoccupato quando vide la governante entrare nel suo studio.
 
- Considerato tutto quello che è successo, direi che sta bene - rispose Lita allargando un sorriso - si è difesa...lo sapeva? -.
 
Shaka aprì gli occhi sorpreso - No, beh...non abbiamo parlato molto... -.
 
In effetti, dopo averla ritrovata, Shaka era corso ad abbracciare Mu per non lasciarla andare fino al loro ritorno a casa. Lasciando le spiegazioni ad un momento più intimo, per tutto il viaggio in auto l’aveva tenuta stretta a sé. Durante il tragitto, ripensando con terrore a ciò che aveva rischiato di perdere, due parole erano uscite dalle sue labbra, pronunciate a voce talmente bassa da essere udibili solo dalla donna che abbracciava. Amore mio...
 
Era ben conscio del peso di ciò che aveva detto, tuttavia, non era riuscito a frenarsi. Non aveva potuto farlo. Né, forse, voluto.
 
- È riuscita a colpire quell’uomo...Saga, però mi ha detto che è stato il suo gemello ad impedirgli di farle del male. Quello che, purtroppo, è riuscito a fuggire... - il disappunto era evidente nelle parole di Lita.
 
- Sfortunatamente non abbiamo potuto fare altrimenti - Shaka teneva lo sguardo fisso sulla fiamma che ardeva nel caminetto della stanza - Kanon ha barattato la salvezza di Mu e Camille con la sua libertà - si voltò per guardare la donna più anziana - ha rallentato notevolmente il tempo necessario per raggiungere la villa, dando la possibilità agli uomini di Deathmask di arrivare in tempo...la sua libertà a condizione che Mu e Camille fossero sane e salve - riportando gli occhi davanti a sé, fissò lo sguardo sulla fiamma che danzava crepitando  - non potevo rischiare di perderla... -.
 
Lita annuì comprendendo il timore di Shaka. In effetti, lei stessa non avrebbe mai voluto trovarsi nella condizione di dover scegliere tra fare la cosa giusta e salvare chi ami.
 
- Non ha paura che Kanon possa tornare e minacciare le ragazze? - domandò preoccupata all’idea che Mu potesse trovarsi nuovamente in pericolo.
 
Shaka scosse la testa in segno di diniego - No Lita, Kanon è un poco di buono ma non è stupido...non si tratta solo delle ragazze, i gemelli erano invischiati anche in questioni di corruzione, appalti truccati e traffico di opere d’arte...abbiamo scoperto che la polizia indagava su di loro già da un po'...se Kanon rimettesse piede in Grecia sarebbe arrestato prima di toccare terra... -.
 
- Quindi adesso la signorina Mu è libera, giusto? - la domanda di Lita, pronunciata con assoluta ingenuità, lo colpì come uno schiaffo in pieno viso.
 
Annuì riluttante. Sapeva, ed in cuor suo era felice che fosse così, che Mu ora fosse una donna libera tuttavia...ciò significava che fosse anche libera di tornare a Jamir, di uscire dalla sua vita, e questo era qualcosa che irrazionalmente non riusciva ad accettare.
 
Vedendolo accigliato, la governante sembrò intuire i suoi pensieri - Che ha intenzione di fare adesso signor Shaka? -.
 
A dire il vero, lei stessa non si aspettava una risposta, perché quella appena posta non era una domanda facile, ma quando vide l’indiano voltarsi con un’espressione indecifrabile sul viso, capì che stava per accadere qualcosa... Shaka non era più la stessa persona di pochi giorni prima.
 
- Lita... - la donna lo fissava evitando persino di respirare - secondo te è possibile amare qualcuno dopo così poco tempo? -.
 
La governante rimase spiazzata da quella domanda, ma si prese il suo tempo per riflettere bene su ciò che avrebbe detto. 
 
Fin da subito aveva compreso l’effetto che quella meravigliosa ragazza sortisse su Shaka, tuttavia, nemmeno nelle sue speranze più rosee avrebbe immaginato che le cose andassero così velocemente. Anche se...non avrebbe dovuto essere poi così stupita.
 
Shaka e Mu si erano incontrati in circostanze non convenzionali, e, nella situazione di rischio e pericolo nella quale si trovava la ragazza, il tempo scorreva in maniera differente rispetto alla normalità. Indubbiamente, tutto era stato vissuto in maniera molto intensa da quando la bella tibetana era entrata in quella casa, ma malgrado ciò, non poteva ignorare i cambiamenti evidenti che la sola presenza di Mu aveva apportato nelle abitudini e nei comportamenti del padrone di casa...
 
Ponderò bene le parole da usare.
 
- Se considera il contrario... - Lita fissò Shaka con espressione seria - ...vale a dire che possiamo passare l’intera esistenza nel tentativo di amare qualcuno che non ameremo mai - il tono della donna era grave e scandiva lentamente ogni parola - allora è vero anche che può bastare poco tempo per provare un amore sincero, se è rivolto alla persona che ci è destinata... -.
 
- Come fai ad essere certo che quella persona sia destinata a te? - domandò Shaka turbato.
 
Lita sorrise - Sono poche, molto poche, le cose certe in questa vita...quando c’è di mezzo l’amore non ci è permesso avere un’uscita di sicurezza...dobbiamo seguire il cuore ed avere un po' di buonsenso, il resto poi...lo si può solo vivere -.
 
Vedendolo evidentemente turbato, la donna sentì il suo cuore intenerirsi - Di cosa ha paura signor Shaka? -.
 
Shaka fissò gli occhi sul pavimento per lunghi secondi prima di rispondere.
 
- Di rivivere lo stesso destino di mio padre... -.
 
La governante aggrottò le sopracciglia corrucciata - Perché...secondo lei qual è stato il destino di suo padre? -.
 
- Amare per tutta la vita una donna che non lo ha ricambiato nella stessa maniera - l’amarezza di Shaka era evidente nelle sue parole.
 
Lita prese un respiro profondo prima di parlare. Aveva sempre sospettato che Shaka valutasse il rapporto tra i suoi genitori da un solo punto di vista, tuttavia, era arrivato finalmente il momento di mettere le cose al proprio posto.
 
- Questo non è assolutamente vero - la voce della donna, pur mantenendo la consueta sfumatura dolce, uscì particolarmente seria mentre scandiva ogni parola, tanto che Shaka si voltò a guardarla con espressione confusa.
 
- Mi perdoni se glielo dico...ma lei ha sempre visto ciò che ha voluto vedere - guardò Shaka aggrottare le sopracciglia - Il fatto che la signora non condividesse alcune passioni di suo marito non vuol dire che non lo amasse... - Lita si avvicinò all’uomo per guardarlo dritto negli occhi - si è mai chiesto perché una donna bella, elegante e mondana come sua madre abbia lasciato la sua vivace vita londinese per venire a vivere ad Atene? Una città della quale non sapeva nulla ed in cui, a parte suo marito, non conosceva nessuno? -.
 
Shaka rifletté sulle parole di Lita, lasciando che il suo sguardo vagasse nel vuoto. No, non si era mai posto quella domanda.
 
- Inoltre - continuò la donna - pensa davvero che suo padre fosse così sciocco da amare per anni una donna che non lo ricambiava? -.
 
Anche a questa domanda seguì il silenzio riflessivo di Shaka.
 
- Si amavano in modo diverso, questo sì...ed avevano modi differenti di dimostrarlo - prese un respiro prima di continuare - ma si amavano...e se, quell’infausto giorno, se ne sono andati via insieme, è stato proprio perché la signora aveva insistito per andare a prendere il marito in aeroporto...per rivederlo... - cercò gli smarriti occhi azzurri fissandoli con tenerezza - avevano molte cose in comune...e molte altre no...ma è stato un amore sincero... -. 
 
Shaka fissò le lingue di fuoco che riflettevano saettanti ombre scure sulla pietra del camino. Quel movimento, ripetuto, ebbe il potere ipnotico di cristallizzare nella sua mente le ultime parole della governante. Un amore sincero...
 
- Tuttavia - Lita tentò di dipanare la confusione nella quale Shaka si stava perdendo - lei è avvantaggiato, poiché sa in partenza di non avere questo tipo di problema con la signorina Mu...condividete molte cose importanti... avete lo stesso modo di guardare le cose, è solo la sfumatura ad essere talvolta differente...lei è più pragmatico, la signorina conserva i suoi ideali, ma fissate l’attenzione sugli stessi obiettivi...-.
 
Shaka annuì lentamente riflettendo sulle parole di Lita. Lui stesso aveva meditato più volte su quell’aspetto, tuttavia, il suo cuore inesperto nutriva la sua mente di paure e timori.
 
- E se... se Mu non provasse quello che provo io? - il caos che regnava nella sua mente era evidente nelle sue parole. In circostanze normali, Shaka non avrebbe mai posto quella domanda, ma d’altronde...quelle non erano circostanze normali.
 
L’amore non è un sentimento che si annuncia, non chiede il permesso, arriva quando e dove non l’aspetti. Puoi solo decidere se accoglierlo o respingerlo. Ora stava a Shaka decidere cosa fare...
 
- Perché non provi a chiedermelo? -.
 
A quelle parole, Shaka si voltò di scatto, trovando la figura della bella tibetana che avanzava lentamente verso di loro. Per diversi secondi, che a lui sembrarono un tempo infinito, rimase immobile a fissarla, deglutendo con difficoltà...
 
- Come va signorina? - Lita cercò di alleggerire l’atmosfera. 
 
Malgrado comprendesse le nebbie nelle quali fluttuava la mente dell’uomo che lei stessa aveva cresciuto e che amava come un figlio, non avrebbe potuto negare che quella situazione la rincuorasse. Non aveva mai visto Shaka così turbato come lo era da quando Mu era entrata nella sua vita. Quella ragazza aveva sciolto il muro che aveva costruito tra sé ed i suoi sentimenti, e lo aveva fatto con una naturalezza spiazzante. Non chiedendogli nulla, non pretendendo nulla, si era insinuata nel suo cuore, mettendolo in subbuglio con la sua semplice presenza. 
 
- Bene, Lita, quel bagno mi ha fatto tornare come nuova! - Mu guardò la donna con un misto di dolcezza e gratitudine - Grazie... di tutto... -.
 
Lita capì che era arrivato il momento di ritirarsi - Vado a preparare qualcosa di buono... nonostante tutto, è finita bene, e questa giornata merita di essere festeggiata! - dopodiché si affrettò ad uscire dalla stanza, lasciando i due giovani soli.
 
Shaka non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Mu, percorrendola con lo sguardo da cima a fondo, mentre la guardava avvicinarsi a lui.
 
La tibetana indossava un paio di pantaloni, che Shaka riconobbe come propri, arrotolati alla caviglia e stretti in vita da una cintura, ed una delle sue camicie con le maniche alzate fino ai gomiti.  I piedi erano nudi. Chiunque sarebbe risultato goffo vestito così, ma Mu sembrava semplicemente meravigliosa.
 
- Perdonami se ho preso i tuoi vestiti, ma non avevo niente di pulito e... - Mu non riuscì a proseguire quando un dito si posò sulle sue labbra, accarezzandole delicatamente.
 
- Sei bellissima Mu...con qualunque cosa... - e senza avrebbe voluto aggiungere, tuttavia ritenne che non fosse il caso. Non quella sera.
 
La attirò a sé cingendole la vita con una mano, mentre con l’altra accarezzò il viso scostando alcuni fili color lavanda che le cadevano davanti agli occhi coprendo parzialmente la vista che tanto amava.
 
Le iridi azzurre scrutavano il bel viso alla ricerca di risposte a domande che non aveva ancora posto, alternandosi freneticamente tra gli smeraldi che lo inchiodavano ai suoi desideri e le belle labbra che lo chiamavano pericolosamente.
 
- Mu...io... - sapeva che Mu aveva sentito ciò che aveva detto a Lita, ed avrebbe voluto spiegarle quei sentimenti, tuttavia, si rese conto di essere inesperto almeno quanto lei in quel campo.
 
Mu, dal canto suo, comprese perfettamente le sue difficoltà, e d’altronde... lei stessa avrebbe voluto esprimere all’indiano tutto ciò che le provocava, le emozioni che aveva scatenato e che riusciva a malapena a controllare, ma non riusciva a trovare le parole. Non in quel momento almeno.
 
Ripetendo il gesto di Shaka, mise un dito sulle labbra dell’uomo, cercando di ignorare il brivido che quel semplice tocco le aveva procurato.
 
- Quando ti sentirai pronto...solo allora...d’accordo? - gli disse guardandolo con quello sguardo dolce che tanto lo affascinava.
 
Shaka annuì, interiormente grato per la sua comprensione. Accarezzando il viso di Mu, portò una mano alla sua nuca, attirandola ancora più a sé per prendere con urgenza quelle belle labbra di cui sentiva tremendamente la mancanza.
 
Mu rispose a quel bacio con la stessa urgenza, abbracciando l’uomo con passione e lasciando le mani libere di accarezzare la sua schiena asciutta e definita. I sospiri di Shaka resero evidente quanto avesse gradito l’iniziativa...
 
Quando, per il bisogno di aria, si dovettero separare, Shaka si fermò per diversi secondi ad ammirare Mu... il volto arrossato, le labbra schiuse e leggermente gonfie dalle quali il respiro usciva leggermente affannato, gli occhi smarriti che sfuggivano il suo sguardo ma che non riuscivano a nascondere il desiderio che li velava... 
 
A fatica, si costrinse a non andare oltre. Fin dall’inizio si era ripromesso di non mancarle mai di rispetto, ed intendeva mantenere fede a quanto si era prefissato. Inoltre, la giornata era stata già di per sé ricca di emozioni, e non era il caso di aggiungerne altre.
 
Rendendosi conto dello sforzo che lei stessa stava facendo per non lasciarsi andare, Mu cercò, suo malgrado, di ricomporsi. Chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo, nel tentativo di ritrovare la solita compostezza. 
 
Un grande aiuto le venne ricordando il motivo per il quale era andata nello studio di Shaka.
 
- Io...si beh...in realtà ero venuta a dirti che... - stava ancora lottando contro i suoi stessi battiti che insistevano nel rimbombarle nella testa - mi sono permessa di entrare nella tua stanza e prepararti un bagno perché... - cercò di controllare almeno il suo respiro - perché pensavo che ne avessi bisogno...e...ci tenevo...sì...insomma...ad essere io a  prepararlo... - portò una mano al petto per calmarsi.
 
Nonostante fosse nelle sue stesse condizioni, Shaka sorrise vedendo Mu adorabilmente imbarazzata. Cingendole la vita, si incamminò verso la sua stanza, fermandosi di tanto in tanto solo per rubare baci veloci dalle sue labbra perfette. Cominciò davvero a pensare di aver sviluppato una sorta di dipendenza dalla bocca morbida e vellutata di Mu...
 
Quando entrò nel suo bagno, rimase piacevolmente stupito da ciò che vide.
 
I vapori si diffondevano nell’aria sprigionando un profumo delicato ed ipnotico al tempo stesso, mentre la luce soffusa dalle candele che galleggiavano dolcemente nell’acqua, avvolgeva l’ambiente di un’aura mistica e rilassante.
 
Guardò la donna al suo fianco, che, tenendo gli occhi bassi, sorrideva dolcemente.
 
- Spero che sia di tuo gradimento…io…non sapevo cosa ti piacesse… -.
 
Prima che potesse continuare, sentì Shaka alzarle il mento gentilmente per poterla guardare negli occhi.
 
- È semplicemente perfetto…come tutto quello che fai Mu… - le disse accarezzando le sue labbra, prima di catturarle nuovamente in un bacio calmo, lento, ma carico della passione che sentiva invadergli i sensi e scaldargli la pelle.
 
Malgrado desiderasse perdersi nell’essenza della tibetana, Shaka si costrinse ad un contatto breve. 
 
Se fosse dipeso solo da lui, avrebbe agito in tutt’altro modo, spogliando lentamente Mu, ed accarezzando con le sue labbra ogni centimetro di quella pelle che ormai sognava anche da sveglio, prima di condurla nella vasca da bagno insieme a lui. Tuttavia, proprio perché aveva messo il benessere della ragazza al di sopra del suo, e prendendo coscienza di come stesse reagendo il suo corpo, cullato tra la magica atmosfera ed il desiderio latente, con grande dispiacere lasciò andare Mu.
 
- Credo che... - lui stesso faceva fatica a parlare in modo coerente - sia meglio che tu vada Mu... - la implorò con lo sguardo - per favore... -.
 
Sfiorando con il fianco la rigidità che aveva provocato in Shaka, Mu rimase statica per alcuni istanti, sorpresa di come lei stessa rispondesse prontamente a quella reazione, prima di annuire lentamente e lasciare la stanza. 
 
Quando socchiuse la porta del bagno, incapace di fare un altro passo, si rese conto che il suo stesso corpo si rifiutava di eseguire gli ordini impartiti dal cervello. Sapeva di dover uscire dalla stanza, ma i suoi piedi, ancora nudi, non accennavano a muoversi.
 
Poteva sentire il cuore battere furioso contro il suo petto, mentre il calore che saliva dalla punta dei piedi attraversando tutto il corpo lasciava scie di fuoco sulla sua pelle già infiammata dal contatto con l’indiano.
 
La mente aveva già smesso di ragionare quando si voltò nuovamente per aprire un piccolo spiraglio nella porta appena socchiusa. Se qualcuno glielo avesse chiesto, non sarebbe stata in grado di dare una spiegazione logica per ciò che stava facendo...sentiva solo di non poter fare altrimenti.
 
Era ben conscia che questa volta fosse diversa dalla precedente, vale a dire la notte in cui aveva visto Shaka darsi piacere...allora aveva invaso la sua intimità agendo nel dubbio che l’uomo stesse male, rimanendo poi abbagliata da ciò che aveva visto. Ora, invece, stava agendo deliberatamente, e nonostante il suo cervello le urlasse quanto fosse sbagliato spiare quel momento intimo, il suo corpo si rifiutava di dargli ascolto.
 
Shaka stava slacciando la camicia, quando vide, riflesso nello specchio, uno strano movimento. Dalla posizione nella quale si trovava, poteva facilmente vedere i bellissimi occhi di Mu guardarlo attraverso lo spiraglio aperto.
 
Intuendo cosa stesse accadendo, per nulla turbato, sorrise leggermente. Se Mu aveva intenzione di guardarlo, le avrebbe offerto ciò che voleva...
 
Diminuendo la rapidità dei movimenti, slacciò i bottoni con misurata lentezza, prima di togliersi la camicia, lasciando in vista il busto snello e solo leggermente segnato.
 
Mu, ignara del fatto che l’indiano la vedesse riflessa nello specchio, percorse con lo sguardo la figura dell’uomo. Terribilmente affascinata, si scoprì a fantasticare su ciò che vedeva, immaginando di accarezzare l’incavo della colonna vertebrale con la punta delle dita fino ad arrivare al piccolo avvallamento che risaliva di nuovo nella curva delle natiche. Inoltre, il modo in cui anche un singolo movimento del braccio innescava gli altri muscoli della schiena creava una danza sensuale che la rapiva completamente. 
 
Con la stessa calma, Shaka si tolse i pantaloni rimanendo solo con la sua biancheria. Fingendo di cercare qualcosa, si mosse avanti ed indietro per il bagno, scomparendo a tratti dalla vista di Mu. Tuttavia, fu solo quando infilò le dita nell’elastico della biancheria, rendendo chiare le sue intenzioni, che si voltò intenzionalmente verso la porta incrociando i bellissimi smeraldi.
 
Resasi conto di essere stata scoperta, Mu sgranò gli occhi sentendo il sangue salire ed avvampare il suo viso, ma Shaka non le dette neanche il tempo di riflettere...con un movimento rapido e seducente rimase completamente nudo davanti a lei. Per di più, sentire su di sé gli occhi di Mu aveva avuto lo stesso effetto che gli avevano provocato le sue mani e le sue labbra...ed il suo bellissimo corpo lo rivelava senza alcuna timidezza...
 
Nonostante l’imbarazzo, gli occhi di Mu rimasero fissi su Shaka per diversi secondi, prima di realizzare, a malincuore, di dover andare via da quella stanza il prima possibile. Ciò che temeva di più in quel momento era se stessa, e, soprattutto, la consapevolezza di non essere in grado di controllare la propria volontà. Quando un briciolo di coscienza la riportò alla ragione, voltò le spalle alla porta, e dopo aver preso un respiro profondo, uscì rapidamente.
 
Dal canto suo, l’indiano allargò un sorriso soddisfatto sul volto.
 
Non sarebbe stata quella sera, né quelle immediatamente successive, ma non importava. Qualcosa dentro di lui gli diceva che Mu sarebbe stata l’ultima donna a vederlo senza vestiti; ma soprattutto, l’unica nella sua vita a vederlo spogliato di tutte le sue paure...
 
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Nervoso, preoccupato, accigliato, Shaka camminava avanti e dietro da un tempo indefinito, avendo ormai percorso diversi chilometri all’interno del suo studio.
 
- Nessuna novità? - Lita, per l’ennesima volta quel giorno, fece capolino dalla porta per sapere se ci fossero notizie differenti rispetto al nulla di qualche decina di minuti prima.
 
- Niente - rispose nuovamente laconico.
 
Ciò che preoccupava Shaka e Lita era il fatto che, contrariamente a quanto programmato alla partenza, Mu non fosse rientrata da Lhasa quel pomeriggio.
 
Un paio di settimane prima, la tibetana aveva deciso di tornare a Jamir per sistemare il suo lavoro ed organizzare il suo trasferimento ad Atene.
 
Proprio così. Dopo averci riflettuto per diversi giorni, Mu si era resa conto di non avere più nulla che la legasse al luogo nel quale era nata e cresciuta. Non fu difficile constatare che, al di là del luogo fisico, al quale sarebbe sempre stata affezionata, non vi erano più da tempo relazioni o affetti che facessero di Jamir la sua casa. 
 
Al contrario, ed al di là di ogni previsione, quello che ad Atene era iniziato come un autentico incubo si era invece rivelato un viaggio straordinario che l’aveva condotta alla scoperta di se stessa...un percorso tortuoso in cui aveva sofferto, provato paura, ma anche imparato, scoperto, sentito, gioito...e Mu non era disposta a tornare indietro e dimenticare quanto accaduto. Non avrebbe potuto né voluto farlo.
 
Dopo molti anni di solitudine aveva creato legami forti con Camille, Dite e Shura, e, per quanto recente fosse quell’amicizia, tutte loro erano consce del fatto che quella relazione, nata per sopravvivere alla paura ed all’incertezza, le avrebbe legate per sempre. Il modo in cui si erano protette a vicenda, prendendosi cura l’una dell’altra nei giorni bui passati a casa dei gemelli, ed anche successivamente, aveva portato alla luce il profondo bisogno di ognuna di loro di essere amata e di poter ricambiare quell’amore che per anni avevano tenuto dentro. Come un tesoro da donare solo a qualcuno di molto speciale.
 
Sapere che le sue amiche, Camille compresa, avessero deciso di non fare ritorno nelle rispettive patrie, fu solo una spinta in più per Mu verso quella che era già maturata dentro di sé come una decisione inevitabile.
 
Inevitabile perché il suo cuore aveva già scelto il luogo nel quale radicarsi. E quel luogo aveva un viso ben noto.
 
Shaka aveva programmato di accompagnarla, tuttavia, il giorno prima della partenza, c’erano stati problemi con alcuni ordinativi bloccati alla dogana, che avevano richiesto la sua presenza affinché la situazione si sbloccasse. A malincuore, si fece convincere da Mu a non partire per risolvere quelle grane lavorative, a patti e condizioni di sentirla regolarmente. Cosa che, in quelle due settimane, e fino al giorno prima della partenza, avvenne.
 
Tuttavia, nel giorno previsto per il rientro ad Atene, di Mu non c’era nemmeno l’ombra.
 
Shaka era andato a prenderla in aeroporto, ma quando anche l’ultimo passeggero di quello che avrebbe dovuto essere il suo volo era ormai sceso, si rese conto con terrore che Mu non era tra loro.
 
Dopo aver smosso mari e monti per sapere cosa fosse accaduto, l’unica informazione che era riuscito ad ottenere non era stata confortante...c’era un posto prenotato a nome di Mu su quel volo, tuttavia, non era mai salita a bordo, né si era presentata in aeroporto.
 
Durante il viaggio di ritorno a casa aveva allertato anche Deathmask, il quale si era subito attivato per ottenere qualche informazione in più, tuttavia, al momento, nessuno sembrava avere notizie di Mu.
 
- Vado giù a ritirare la posta...oggi non l’ho ancora fatto - annunciò Lita sulla soglia della porta, e quando vide Shaka in procinto di protestare lo bloccò alzando una mano - Ne ho bisogno...ho bisogno di prendere un po' d’aria... -.
 
La governante era preoccupata quanto Shaka. In realtà aveva bocciato fin da subito l’idea di Mu di rientrare in Tibet, non ritenendolo un posto sicuro per lei. Non dopo quello che era successo. Tuttavia, non aveva avuto molta voce in capitolo, ed i suoi avvertimenti erano caduti nel vuoto davanti alla decisione della ragazza. Mu poteva essere davvero testarda quando si metteva in testa qualcosa! 
 
Mentre l’ascensore percorreva in discesa lo spazio necessario per arrivare al piano terra, Lita poté finalmente liberare le lacrime che, per il bene di Shaka, aveva trattenuto a fatica da quando lo aveva visto rientrare a casa da solo.
 
- Dove sei amore mio? - Shaka, seduto sul divano di fronte al camino, sfogava nelle parole solitarie tutta l’angoscia ed il sentimento che gli stavano divorando l’anima.
 
In quelle ore di attesa gli era passato di tutto per la mente...che Mu fosse stata di nuovo rapita, che Shion le avesse fatto del male, o anche che avesse deciso di non tornare ad Atene e di restare a Jamir...tutte le opzioni lo riempivano di un dispiacere tale da fargli dolere il petto. La verità era che, malgrado la conoscesse solo da qualche settimana, non riusciva più ad immaginare la sua vita senza quella donna che lo aveva stregato con la sua sola presenza.
 
Con lo sguardo perso nel vuoto, Shaka fece quanto aveva fatto Lita qualche minuto prima, sciogliendo la sua inquietudine in lacrime silenziose che scendevano rigandogli il viso.
 
Quando, qualche istante dopo, sentì un tocco leggero accarezzargli dolcemente la testa, di primo acchito non gli diede importanza, pensando di averlo solo immaginato...tuttavia quando sentì una mano sfiorargli delicatamente una guancia si voltò di scatto meravigliandosi di ciò che vide.
 
Mu, in piedi dietro di lui, lo guardava con il suo bellissimo sorriso.
 
- Ovunque sia tu...amore mio... -.

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Capitolo 13
*** Capitolazione ***


Shaka non si concesse il tempo di pensare. Quasi avesse paura che l’immagine davanti ai suoi occhi potesse dissolversi, si alzò di scatto e raggiunse Mu stringendola in un abbraccio carico di tutte le emozioni che a fatica tratteneva nel suo petto. Paura, angoscia, dolore, ma anche sorpresa, sollievo, gioia.
 
- Che fine avevi fatto Mu? - domandò mentre la stringeva a sé riempiendole il viso di baci delicati e ancora bagnati dalle lacrime che aveva versato - Hai idea di quanto fossi preoccupato? - non c’era rimprovero nella sua voce, solo un misto tra l’angoscia passata ed il sollievo presente.
 
Malgrado fosse consapevole della preoccupazione che aveva dato sia a Shaka che a Lita, Mu non poté fare a meno di sorridere. Erano passati molti anni dall’ultima volta in cui qualcuno si era preoccupato di sapere dove fosse o come stesse. Una bellissima sensazione di calore le scaldò il petto...per la prima volta dopo molto tempo si sentì davvero a casa, il luogo al quale il suo cuore aveva scelto di appartenere.
 
- Ho avuto un contrattempo - Mu riuscì a parlare a fatica...Shaka la stringeva a sé come se potesse svanire da un momento all’altro, ma questo, lungi dall’infastidirla, le piaceva molto.
 
- Cos’è successo? - l’indiano si separò solo lo spazio necessario per poterla guadare negli occhi. Quanto gli erano mancati... Ma prima che potesse rispondere, prese le sue labbra in un bacio urgente. Prima di tutto aveva bisogno di sentirla...
  
Dopo che si furono separati, Mu aprì un piccolo sorriso, portando una mano al volto di Shaka e accarezzandolo - Avevo dimenticato alcuni documenti in Università, e mi sono fermata a prenderli durante il viaggio per andare in aeroporto...tuttavia... - si fermò un momento per prendere un respiro profondo prima di continuare.
 
Shaka approfittò di quegli istanti di silenzio per condurla sul divano, dove la fece accomodare, continuando ad abbracciarla.
 
- Ho avuto la sfortuna di incontrare mio zio e.…sì...beh...abbiamo discusso, com’era inevitabile d’altronde...e alla fine ho perso il volo - Mu riassunse brevemente quanto accaduto - ma per fortuna ne ho trovato uno disponibile subito dopo e non ho avuto il tempo di avvisarti... -.
 
- Ti ha fatto del male? Ti ha minacciata? - Shaka si allontanò lo spazio necessario per guardarla da cima a fondo, allarmato all’idea che avesse incontrato Shion. Quell’uomo era capace di tutto.
 
Mu scosse la testa in segno di diniego - Direi piuttosto il contrario - vide Shaka aggrottare le sopracciglia e un leggero sorriso affiorò alle sue labbra - L’ho informato delle mie dimissioni...inutile dire che non riuscisse a mascherare il suo sollievo all’idea che me ne andassi -riportando alla mente quelle immagini fece vagare lo sguardo nella stanza - Ovviamente era sorpreso di vedermi lì, ma è comunque riuscito a nascondere il suo stupore, o almeno, è riuscito a farlo finché non gli ho comunicato le mie intenzioni... -.
 
- Quali intenzioni? - domando Shaka sorpreso. Di che stava parlando Mu?
 
Il sorriso di Mu si allargò mentre parlava come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo - La mia intenzione di riprendermi la proprietà della Rivoluzione Stellare naturalmente! -.
 
- Che cosa?! - l’indiano sgranò gli occhi - Ma...non credo sia possibile! -.
 
Prima della sua partenza aveva intuito che Mu stesse rimuginando su qualcosa che riguardava la sua invenzione, tuttavia, non avrebbe mai immaginato quali fossero le sue intenzioni né che avesse il coraggio di fare tutto da sola.
 
Una punta di vanto stuzzicò il suo orgoglio quando si rese conto di come Mu fosse fragile solo in apparenza. Quando voleva, l’agnello poteva diventare un ariete molto pericoloso...
 
- Tecnicamente no, ed infatti la prima reazione di Shion è stata quella di ridermi in faccia - rispose Mu ricordando la discussione che aveva avuto con lo zio - tuttavia... -.
 
- Tuttavia? - le fece eco Shaka.
 
- Mi è bastato metterlo al corrente del fatto che Kanon, al contrario di quanto credesse, è libero... - un sospiro sollevò il suo petto prima di continuare - l’ho visto sbiancare completamente in volto nel momento in cui ha preso consapevolezza di tre cose importanti - mimò il numero con le mani - La prima...che fossi al corrente del fatto che era stato lui a vendermi ai gemelli...la seconda...che una mia eventuale denuncia avrebbe mandato all’aria la sua carriera...e la terza... - si prese un momento ripensando alla faccia atterrita di Shion - ...che Kanon è libero di fargli visita quando vuole dato che in Grecia è ricercato...ma in Tibet no! -.
 
Shaka le rivolse uno sguardo stupito e ammirato allo stesso tempo - Lo hai minacciato?! -.
 
- Non la metterei su questo piano... - Mu fece un piccolo sorriso - direi piuttosto che mi sono ripresa ciò che è mio! -.
 
Shaka non poté trattenere una risata quando si rese conto delle implicazioni di quella novità...
 
- Quindi da ora in avanti sarai tu il mio partner in affari? - domandò divertito alzando un sopracciglio.
 
Mu lo accompagnò con un bellissimo sorriso, scuotendo la testa in segno di diniego - In realtà non hai più alcun partner in questo affare - lo guardò intensamente prima di parlare - la Rivoluzione Stellare adesso è tua... -.
 
Sentendo quelle parole, Shaka la fissò interdetto - Che intendi dire? -. Di che stava parlando Mu? Shaka si incupì quando comprese le intenzioni della ragazza.
 
- È un regalo da parte mia...per te... - Mu fissò il pavimento imbarazzata. Si sarebbe aspettata un’altra reazione da parte dell’indiano, che ora la guardava accigliato.
 
- Sì...insomma...sei stato così buono con me...è.…il minimo che posso fare... - il nervosismo stava prendendo il sopravvento sulle sue parole...pensava che Shaka avrebbe gradito quel regalo, ma la sua espressione mostrava l’esatto contrario. Sembrava addirittura offeso.
 
Ancora spiazzata dalla sua reazione, non si rese conto di quando, all’improvviso, in un gesto gentile ma fermo, si ritrovò distesa sul divano, imprigionata tra il tessuto ed il corpo dell’uomo. 
 
- Mai...mai, dal momento in cui ti ho conosciuta, ho fatto qualcosa per trarne un qualunque beneficio... - gli occhi di Shaka erano velati dal dispiacere che provava.  
 
Allo stesso tempo, intendeva scoprire tutte le carte affinché Mu capisse una volta per tutte quale fosse il sentimento che lo legava a lei.
 
- Nonostante, da quando ti ho incontrata, non abbia fatto altro che desiderare la tua presenza...la tua voce...i tuoi occhi...il tuo corpo - sentì Mu rabbrividire al suono roco delle sue parole - Non mi aspetto e non mi sono mai aspettato nulla da te, se non la tua sincerità...ed il motivo è semplice - catturò con i suoi zaffiri i bellissimi occhi della donna che aveva persino smesso di respirare per la tensione - Ti amo Mu...come mai mi era successo prima d’ora...come mai avrei pensato possibile... -.
 
Mu chiuse gli occhi nel tentativo di calmare i battiti del suo cuore. Che sciocca era stata... pur avendo agito in buonafede con l’unica intenzione di ricambiare almeno un po' tutto quello che Shaka le aveva dato, si rese conto di come, invertendo le parti, lei stessa si sentirebbe profondamente offesa. 

Quando riaprì gli occhi, gli smeraldi brillavano per l’emozione di essere tra le braccia dell’uomo che amava, perché sì...amava Shaka...lo aveva capito già prima della partenza, ma quelle settimane passate lontane da lui erano state un inferno. Nonostante si fossero sentiti regolarmente al telefono, le era mancato tutto di lui, e spesso, in quei giorni di lontananza in cui il suo unico pensiero era stato tornare il prima possibile dall’indiano, si era rimproverata di aver insistito affinché Shaka rimanesse ad Atene.
 
- Perdonami... - portò una mano alla guancia di Shaka accarezzandola - È stato stupido da parte mia, ma, credimi, non avevo alcuna intenzione di offenderti... - vide Shaka annuire mentre addolciva il suo sguardo - il fatto è che...in così poco tempo...mi hai dato così tanto, mi hai insegnato così tante cose... - i suoi occhi si velarono per l’emozione di ciò che non poteva né voleva più nascondere - Ti amo Shaka -.
 
Quando due grandi lacrime di gioia sfuggirono dai suoi preziosi smeraldi, Shaka si chinò per raccoglierle con le labbra, lambendole una alla volta, prima di catturare la bocca di Mu.
 
Ormai non aveva più senso fingere, dissimulare un sentimento che non sarebbe mai più rientrato nei ranghi della razionalità. Entrambi lasciarono cadere il velo dell’imbarazzo e della paura di non essere ricambiati...si amavano...e questo valeva il prezzo pagato con tutto quanto era accaduto per arrivare fino a lì.
 
Ricambiando il bacio con la stessa passione, Mu allacciò le braccia al collo di Shaka quando sentì un tocco gentile accarezzarle una gamba e risalire fino alla vita per stringerla dolcemente. Sgranò gli occhi quando si accorse che il suo corpo agiva indipendentemente dal suo cervello. Voleva di più...molto di più.
 
- Scusami Mu...mi sono lasciato trasportare... - Shaka interpretò quel gesto come un’incertezza, ma non riuscì a continuare, perché Mu, in modo del tutto inaspettato, con un rapido movimento lo fece sedere mettendosi a cavalcioni su di lui.
 
Neanche Mu era consapevole di cosa stesse facendo, l’unica coscienza che la dominava era sapere di non potersi fermare. Voleva di più, non sapeva bene cosa, ma voleva di più...
 
A quel punto fu Shaka a spalancare gli occhi, sia per quello che Mu stava facendo, sia per la reazione immediata del suo corpo.
 
Il gesto di Mu aveva fatto sì che il suo vestito si alzasse sulle cosce affusolate lasciandole parzialmente scoperte...dotate di una volontà propria, le mani di Shaka iniziarono ad accarezzarle, mentre la sua intimità, pericolosamente vicina a quella della tibetana, cominciava ad essere costretta nei vestiti.
 
- Per favore Mu...non provocarmi... - Shaka parlava a fatica mentre i battiti del suo cuore tuonavano furiosamente nella sua testa.
 
Per tutta risposta, Mu portò le braccia al collo di Shaka, abbassandosi completamente sul suo bacino.
 
Sentire con la parte più intima di sé la virilità di Shaka mandò in cortocircuito il suo cervello...lasciandosi trasportare solo dal suo istinto, cominciò a muoversi lentamente avanti e indietro provocando la disperazione dell’indiano.
 
Sgranando gli occhi sorpreso, Shaka trovò gli smeraldi che lo fissavano così intensamente da rendere le iridi più scure per il desiderio che mostravano.
 
Rimandandole lo stesso sguardo, iniziò lentamente ad assecondare i movimenti di Mu, prima di portare le mani alla sua vita per approfondire il contatto. Questo lo stava stimolando insopportabilmente, tuttavia, si costrinse ad un ultimo bagliore di lucidità quando si avvicinò all’orecchio della donna.
 
- Sei sicura Mu? - le domandò con voce morbida, malgrado il respiro veloce tradisse il suo stato.
 
Se Mu glielo avesse chiesto, Shaka avrebbe trovato la forza di fermarsi. Non sapeva dove ma l’avrebbe trovata...a costo di prendere a testate il muro...
 
Portando un dito alle sue labbra, e sfiorandole con delicatezza in una muta richiesta di silenzio, Mu annuì lentamente prima di pronunciare le poche parole che avrebbero cambiato per sempre la loro relazione.
 
- Io sì...e tu Shaka...cosa vuoi? - anche la voce di Mu tradiva l’ansia e l‘emozione che la stavano soffocando, mentre i suoi occhi scavavano negli zaffiri dell’indiano alla ricerca di risposte urgenti.
 
Shaka avvicinò le sue labbra a quelle Mu, tenendo gli occhi velati di piacere fissi nei suoi.
 
- Voglio fare l’amore con te Mu...mia Mu - disse prima di catturare le sue labbra in un bacio febbrile, carico di tutto il sentimento che, fino ad allora, aveva custodito dentro di sé. E che venne ricambiato da Mu con la stessa intensità.
 
Quando la mancanza d’aria li costrinse a separarsi, Shaka lasciò andare Mu solo il tempo e lo spazio necessario per alzarsi e sollevarla.
 
Senza aggiungere altro e continuando a guardarla stregato, si diresse in camera sua tenendo la bella tibetana tra le braccia.
 
*******************************

Una volta chiusa la porta della camera da letto, Shaka e Mu si ritrovarono l’uno di fronte all’altra, rendendosi conto entrambi di quanto fossero tesi.
 
Mu perché non aveva mai affrontato prima d’ora quel tipo di situazione, e Shaka...beh...anche! Malgrado le sue storie fugaci, Shaka non sapeva cosa significasse darsi ad un’altra persona con sentimento, con amore, e ricevere altrettanto.
 
Anche lui, come Mu, avrebbe fatto l’amore per la prima volta.
 
Guardandola negli occhi, in quelle luminose iridi che lo avevano attratto magneticamente fin dalla prima volta in cui l’aveva vista, Shaka poteva leggere chiaramente i sentimenti che si agitavano nel cuore di Mu. Apprensione, tensione, ansia, nervosismo, tuttavia...non c’era traccia di ripensamento nel suo sguardo, anzi... Mu lo fissava in attesa, mentre il petto, con il suo rapido saliscendi, tradiva il respiro veloce.
 
Con tutta la cura di cui era capace, Shaka prese una delle mani di Mu portandola alle labbra, mentre con l’altra la condusse più vicina a sé attirandola gentilmente per la vita. Promise a se stesso di rendere quel momento indimenticabile per la tibetana, all’altezza della persona speciale che era, all’altezza della donna che amava.
 
Dopo aver lasciato andare la sua mano, le scostò i capelli portandoli su un lato della spalla; con le labbra umide pose sul suo collo una scia di baci delicati, deliziandosi della consistenza liscia e vellutata della sua pelle candida... quando, con la punta della lingua, percorse lo spazio tra la clavicola e la mandibola, sentì Mu rabbrividire tra le sue braccia.
 
- Tutto bene? - le domandò guardando, affascinato, le piccole espressioni di piacere sul suo volto.
 
Mu si limitò ad annuire, mentre a fatica reprimeva i sospiri che le salivano spontaneamente alle labbra. Malgrado non avesse la benché minima esperienza, tutto ciò che Shaka faceva le piaceva terribilmente.
 
Shaka sorrise nel vederla così impacciata...ricominciando a depositare baci bagnati su quella pelle naturalmente profumata, le sue mani cominciarono a far scorrere lentamente la cerniera del vestito di Mu che, una volta aperto, scivolò senza difficoltà sul suo corpo, lasciandola solo con la biancheria intima. Con la stessa lentezza, e continuando ad accarezzare la sua pelle delicata, rimosse anche le calze di seta. 
 
Si allontanò lo spazio necessario per poterla ammirare, e quello che vide lo lasciò senza fiato. Mu era ancora più bella di quanto ricordasse.
 
Con occhi bramosi, percorse le lunghe gambe eleganti e slanciate fino al punto in cui si congiungevano con i fianchi perfetti... da quel punto risalivano stringendosi nella vita affusolata per poi riallargarsi fino al punto in cui i seni sodi e discreti tradivano il respiro rapido ed agitato di Mu.
 
Malgrado le guance fossero in fiamme per il grande imbarazzo di ritrovarsi quasi nuda, Mu si costrinse ad affrontare quella situazione con maturità. D’altronde, non poteva negare che, al di là della sua naturale timidezza, le piaceva sentire lo sguardo di Shaka su di sé.
 
Continuando ad ammirare l’immagine che Mu gli rimandava, Shaka prese le sue mani portandole su di sé e rendendo chiare le sue intenzioni. Voleva essere spogliato, e, nonostante Mu tremasse per l’emozione, cominciò a slacciare i bottoni finché non lo lasciò nudo dalla vita in su. Istintivamente, portò le mani alle sue spalle forti, accarezzandole con la punta delle dita e deliziandosi della morbidezza della sua pelle, per poi scivolare con la stessa delicatezza sul petto fino a raggiungere la vita leggermente lavorata. Gli occhi erano fissi nei suoi, quando, con un po' più di sicurezza, rimosse i pantaloni, lasciando anche lui solo con la sua biancheria.
 
- Ti piace quello che vedi...Mu? - la voce roca di Shaka allertò ulteriormente i suoi sensi.
 
- S-sì...molto - Mu deglutì a fatica tenendo gli occhi bassi - E.…a te? -.
 
Shaka la attirò nuovamente a sé - Non ho mai visto niente di più bello... -.
 
L’incontro tra i loro corpi li fece trasalire. Avvinti l’uno all’altra, il calore sprigionato da quella vicinanza infiammò la pelle in ogni punto di contatto, portandoli a desiderare di più.
 
Con tutta la dedizione necessaria, Shaka distese Mu sul letto, coprendola completamente con il proprio corpo.
 
Con tocchi leggeri cominciò ad accarezzarle le cosce, mentre depositava baci morbidi lungo il suo collo. Con la stessa devozione, risalì con le carezze lungo i fianchi, percorrendo ed esplorando le curve delicate, fino ad arrivare alla spalla dove iniziò ad abbassare la bretellina del reggiseno.
 
Mu tratteneva il respiro mentre il suo cuore batteva così forte che temeva sarebbe uscito dal suo petto. L’ansia dell'inesperienza mista all’eccitazione che le infiammava i sensi la trattenevano in uno stato di attesa e tensione per non sapere cosa sarebbe seguito. Tuttavia, il suo nervosismo svanì completamente quando sentì Shaka rimuovere l’indumento e le sue labbra attaccare dolcemente i suoi seni...istintivamente inarcò la schiena aprendo leggermente le gambe e lasciandosi travolgere dolcemente dal piacere che stava ricevendo.
 
Dal canto suo, Shaka si stava godendo ogni gesto. Mai, mai era stato così emozionato ed eccitato in vita sua. La pelle di Mu creava dipendenza... Mu creava dipendenza.
 
Sentì le pulsazioni aumentare quando vide Mu flettersi alla ricerca di un maggior contatto, che non tardò ad esaudire con le sue labbra appassionate. Mentre assaporava il suo gusto, fece scivolare la biancheria tra le sue gambe, lasciandola completamente nuda tra le sue braccia...
 
Si allontanò per poterla guardare e ciò che vide lo lasciò sgomento.
 
Distesa tra le candide lenzuola, i capelli allargati sul cuscino, il corpo perfetto in attesa, il respiro veloce, gli occhi velati di desiderio... Mu sembrava un angelo. Sensuale e seducente, ma pur sempre un angelo. Affascinato dall’immagine che le sue retine gli rimandavano, Shaka deglutì a fatica mentre rimuoveva anche la propria biancheria, l’ultimo pezzo che lo separava dalla donna. 
 
- Ti amo Mu... - le disse guardandola ammaliato.
 
Nonostante l’ansia e l’attesa le attanagliassero lo stomaco, la donna lo ricambiò guardandolo dolcemente - Ti amo anch’io Shaka... -.
 
Distendendosi nuovamente su di lei, Shaka catturò le sue labbra in un bacio esigente e appassionato, mentre le sue mani, desiderose, scoprivano con lentezza il corpo di Mu.
 
- Apri le gambe... - le sussurrò in un orecchio, ma fu il tono con cui parlò, basso e roco, oltre al contatto con la sua virilità, a farla rabbrividire, portandola a liberarsi di ogni timore.
 
Quando Shaka si fu sistemato, si prese qualche istante per accarezzarle il viso prima di sussurrare dolcemente - Mu...amore mio...se vuoi fermarti siamo ancora in tempo... - e l’avrebbe fatto. Nonostante il suo stato, se Mu glielo avesse chiesto, avrebbe trovato la forza di fermarsi.
 
Tuttavia Mu, che fino a quel momento non aveva mostrato alcun segno di ripensamento, spostando lo sguardo di lato gli rimandò il sorriso più tenero che avesse mai visto - Anch’io ti voglio... Shaka... -.
 
Quelle parole, pronunciate senza un minimo di esitazione, abbatterono le ultime, residuali, remore di Shaka, che ricominciò a depositare su tutto il suo corpo baci che da lievi e delicati divennero via via più appassionati. La sua intimità sfregava contro quella di Mu che, persa nell’eccitazione che stava sopraffacendo i suoi sensi, intrecciò le dita tra i biondi capelli stringendo l’uomo a sé per dare più spazio alle sue labbra.
 
Mu si irrigidì istintivamente quando sentì Shaka entrare, solo un po', dentro il suo corpo, ma l’indiano, accortosi della tensione, cercò di calmarla.
 
- Tranquilla amore mio... - sussurrò al suo orecchio - sentirai un po' di dolore, ma più sarai calma prima passerà... - la guardò negli occhi, portando un dito sulle sue labbra e accarezzandole dolcemente - Ti fidi di me...Mu? -.
 
Mu annuì, dopodiché, resasi conto che avrebbe dovuto rompere la barriera del dolore per scoprire cosa ci fosse oltre, prese un respiro profondo e, in un gesto del tutto inaspettato, allacciò le gambe alla vita di Shaka e lo spinse dentro di sé con un colpo secco.
 
Per diversi secondi rimase a bocca aperta nel tentativo di controllare le fitte che le attraversarono il ventre, tuttavia, ricordando le parole di Shaka, cercò di rilassarsi respirando lentamente e calmando i suoi battiti. In breve tempo il dolore diminuì fino a scomparire del tutto.
 
Dal canto suo Shaka, che non si aspettava l’iniziativa di Mu, emise un lungo e roco gemito quando si ritrovò completamente dentro il suo corpo. Il calore e l’eccitazione della tibetana lo avvolsero immediatamente in una spirale di piacere indescrivibile, tuttavia, non consentì a se stesso di muoversi, non prima che Mu glielo permettesse.
 
- Stai bene Mu? - il respiro accelerato, guardò la donna cercando di interpretare le sue espressioni. Ma non fu necessario.
 
Mu gli rimandò uno sguardo dolce e provocante.
 
- Il peggio è passato... - la sua voce calma suonò in modo inaspettatamente erotico - ora vorrei scoprire il buono... -.
 
Shaka si domandò come fosse possibile, per Mu, sembrare così tenera e sensuale allo stesso tempo, e continuando a guardarla con l’intenzione di catturare ogni singola reazione, cominciò a muoversi lentamente, rendendo, con il passare dei minuti, quel movimento via via più profondo. Gemiti di piacere risuonarono nella sua gola, rivolgendo al cielo gli occhi socchiusi.
 
Ahhh...Muuuu...
 
Accarezzare la sua pelle di seta, godere con le labbra il suo sapore, sentirla fremere contro il proprio corpo, essere dentro la donna che amava, fondersi con la sua essenza... Shaka stava scoprendo per la prima volta come ci si sentisse a fare l’amore. E non aveva paragoni.
 
Guardò di nuovo Mu, accendendosi ancora di più per le espressioni di piacere che il suo viso dolce mostrava, e quando, in un riflesso incondizionato, la vide portare una mano alla bocca nel tentativo di controllare i suoi gemiti, la scostò delicatamente, sussurrandole all’orecchio - La tua voce è fondamentale per me Mu... -.
 
Mu non avrebbe saputo spiegare perché, ma lì, mentre facevano l’amore, anche la voce di Shaka riusciva a scuotere i suoi nervi ed i suoi sensi. Comprese che, malgrado la sua inesperienza, poteva essere parte attiva di quella danza appassionata, e così assecondando, seppur timidamente, i movimenti dell’indiano, si liberò di ogni imbarazzo, permettendo a se stessa di sprigionare la sensualità che non sapeva di avere.
 
Ondate di piacere percorrevano i suoi muscoli affiorando in scariche elettriche nei punti in cui la sua pelle calda sfregava contro quella di Shaka, ma soprattutto...la magia di essere tra le braccia dell’uomo che le aveva rubato il cuore, oltreché i sensi, le restituì una sensazione di pienezza che la invase di pura gioia. 
 
In quella stanza, avvinta all’uomo che il suo cuore aveva scelto, Mu si vide amata con ogni senso, in ogni sottile fibra del suo essere, sentendosi, per la prima volta in vita sua, felice.
 
Abbandonando completamente anche le ultime residuali resistenze, Mu si sentì libera...di vivere, di amare, di essere se stessa senza inibizioni. Incurante della propria naturale timidezza, si abbandonò completamente a Shaka, esplorando il corpo dell’indiano con le sue mani spogliate di ogni imbarazzo.
 
Quando la sentì assecondare ed incoraggiare i suoi movimenti, Shaka non capì più nulla...per diversi minuti sentì come la sua anima si avvinghiasse a quella di Mu e, malgrado avesse smesso di ragionare, sentì che quel legame che stavano creando nasceva per essere duraturo...eterno... 
 
Era già agli Elisi per il fatto di essere dentro la donna che amava, e di sentire l’eccitazione di Mu avvolgere completamente la sua intimità, ma quando la vide stringere gli occhi e mordersi il labbro inferiore, capì che Mu stava arrivando...
 
Aumentando il ritmo delle sue spinte fissò stregato le espressioni che si disegnavano sul volto della tibetana, mentre raggiungeva l’apice del piacere tremando tra le sue braccia. Gli occhi dai quali sfuggirono piccole lacrime cristallizzate, le labbra schiuse dalle quali la voce si liberò senza inibizioni, la schiena flessa in un sensualissimo arco... Mu gli stava offrendo uno spettacolo bellissimo.
 
Quando il suo nome, pronunciato con passione e dolcezza, uscì dalle labbra di Mu, che si sciolse negli ultimi spasmi stringendosi tra le sue braccia, Shaka non poté più trattenersi...con qualche altra spinta profonda, arrivò dentro Mu, gemendo il suo nome mentre le loro essenze suggellavano il riconoscimento di quel legame che avrebbe unito per sempre le loro anime.
 
Sfinito dal piacere, l’indiano crollò sul corpo di Mu, che lo strinse a sé accarezzandolo dolcemente.
 
Quand’ebbe ritrovato il suo respiro regolare, Shaka guardò la donna distesa sotto di lui...Mu era grazia, bellezza, dolcezza, fuoco. Mai, in vita sua, aveva provato una gioia così grande. Mu aveva riempito tutto. Mu era tutto.
 
- Ti amo Mu - in quel momento Shaka capì che sarebbe stata per sempre.
 
- Anch’io ti amo... Shaka - rispose Mu pronunciando il suo nome con quel sospiro che tanto piaceva all’indiano.
 
**********************************

Tre mesi dopo...
 
- Amore...faremo tardi e Dite mi ucciderà! - Mu si affacciò in camera da letto dalla porta del bagno, vedendo come Shaka si stesse ancora vestendo.
 
- Qual è il problema se arriviamo un po' più tardi? D’altronde è la sua festa di fidanzamento, non la tua... - le disse avvicinandosi da dietro e stringendole la vita, mentre Mu stava sistemando i suoi capelli davanti allo specchio.
 
Mu allargò un sorriso malizioso - Io non ho avuto una festa di fidanzamento...ne sai qualcosa? -.
 
- Certo! - rispose Shaka con finta innocenza - Non potevo rischiare che avessi il tempo di cambiare idea! - aggiunse scrollando le spalle.
 
Shaka e Mu si erano sposati due settimane prima, in una cerimonia intima alla quale avevano preso parte solo Aiolos e Shura, Deathmask e Aphrodite, Milo e Camille, e, ovviamente, una raggiante Lita. Avevano optato per un matrimonio civile, riservando quello religioso ad un prossimo viaggio in India.
 
- Non l’avrei mai fatto... - Mu si girò allacciando le braccia al collo di Shaka e baciandogli le labbra dolcemente.
 
Shaka rispose all’iniziativa di sua moglie in modo tenero, prima di diventare via via più appassionato.
 
- Puoi sempre scusarti domani con Aphrodite... - le disse con voce roca tra i baci che stava depositando sul suo collo liscio.
 
Una risata sfuggì dalle labbra di Mu - Non ti arrendi facilmente... - gli fece notare alzando un sopracciglio - e comunque domani non posso...devo accompagnare Camille alla visita di controllo... la prima gravidanza è sempre un po' delicata... - aggiunse dandogli un rapido bacio e sgattaiolando dalle sue braccia. A malincuore, va detto.
 
Shaka la guardò pensieroso, riflettendo sulle sue ultime parole.
 
- Mu... - vide la donna girarsi e guardarlo con i luminosi smeraldi che non smettevano mai di stupirlo - E tu? Voglio dire...hai mai pensato...sì insomma... - si scoprì un po' teso nell’affrontare quel discorso, non avendone mai discusso prima - ti piacerebbe avere dei bambini? -. 
 
Mu alzò i suoi tika sorpresa, ma, dopo qualche istante, li abbassò lasciando lo spazio ad un bellissimo sorriso - Credo...credo...di sì...mi piacerebbe che il destino...sì...beh... ci facesse questo regalo... - istintivamente posò lo sguardo sul suo ventre piatto, immaginando come sarebbe se dentro ci fosse un bambino, frutto dell’amore con il suo Shaka.
 
Spostando gli occhi nello stesso punto in cui li teneva Mu, Shaka ebbe lo stesso pensiero. Un bambino o una bambina, o entrambi...dalla donna che amava...
 
Senza aggiungere altro, si diresse verso Mu e, liberando i capelli sistemati per la cerimonia, sciolse la bellissima chioma lavanda, intrecciandovi le dita di una mano mentre con l’altra stringeva a sé la sua splendida moglie.
 
- Shaka...che intendi fare? - domandò Mu, tuttavia, non c’era traccia di rimprovero, né di convinzione, nella sua voce. Solo una leggera sfumatura sensuale.
 
Shaka fissò i suoi occhi...quello sguardo lo aveva imprigionato fin dal primo istante in cui aveva avuto la fortuna di incrociarlo, fino al punto da rubargli ogni briciolo di lucidità, ogni scampolo di coscienza. Si limitò a fissarla in modo provocante, rivolgendole un sorriso malizioso prima di catturare le sue labbra, prima di iniziare la loro splendida ed appassionata danza.
 
- Dare una mano al destino... -.

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