The next part of the routine

di everythingsshiny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


Il leggero brivido gli morse il naso e gli stuzzicò la punta delle dita. Sembrava nitido e chiaro, come tutto il resto all’interno dello stadio del ghiaccio: il bianco brillante del ghiaccio, i bordi definiti della pista e le due linee gemelle che i suoi pattini delineavano dietro di lui.
Nitido e chiaro. Era così che Levi si sforzava per rendere il proprio movimento. Nessun muscolo fuori linea, nessun pattino che tremava minimante. Nitido, chiaro e controllato. Levi prese fiato e chiuse gli occhi, immaginando la sua routine. Nel momento in cui li aprì, si lanciò nel movimento.
Le sue routine erano sempre difficili. Era una questione di intensa concentrazione, di consapevolezza di ogni centimetro del proprio corpo. Veniva definito come ‘naturalmente aggraziato’, ma in realtà c’era voluto un grande sforzo per diventarlo. Più lavorava sodo e più sembrava facile. Più sembrava facile e più Levi sembrava galleggiare sul ghiaccio e volare nell’aria. Più faceva tutto nel modo più corretto e più si sentiva così — come se stesse volando, come se la gravità non avesse nessun controllo su di lui.
Questa era la sensazione per la quale Levi viveva.
Si mosse attraverso ogni parte intricata della sua routine, terminando con un salto particolarmente difficile e rimanendo fermo nella sua posa finale. Sembrava un po’ sciocco mettersi in posa in quel momento, in una pista vuota dove nessuno avrebbe applaudito per lui, ma preferiva comportarsi come se si stesse esibendo anche durante gli allenamenti. Tenne le braccia in alto e chiuse gli occhi, pensando già all’esercizio che aveva appena svolto e ai miglioramenti che dovevano essere fatti. La sua concentrazione non venne interrotta fino a quando un suono non invase quello che credeva fosse uno stadio vuoto. Si trattò di un insieme anomalo e inaspettato di mani che venivano battute insieme, creando un suono aspro che echeggiò attraverso la pista.  
Levi guardò torvo l’uomo appoggiato alla balaustra, il quale non avrebbe dovuto sicuramente trovarsi lì.
“Mi dispiace terribilmente averti disturbato,” gli disse quest’ultimo quando notò il suo cipiglio. “Pensavo che la pista fosse vuota e sono passato per allenarmi.”
“L’ho prenotata io,” rispose Levi. “È a mia disposizione per un’altra mezz’ora. Torna più tardi.”
“Le mie scuse. Devo aver letto male la scheda per le prenotazioni,” spiegò l’uomo. “Ma, dal momento che sono già qui, ti dispiacerebbe molto se rimanessi a guardare il resto dei tuoi allenamenti? Sei davvero molto abile.”
“Sì, mi dispiacerebbe,” rispose Levi.
Non era di certo la risposta più educata che poteva dare, ma la cosa non gli interessava molto. I momenti in cui poteva allenarsi da solo erano veramente molto importati per lui.
“Molto bene, allora,” disse l’uomo, rimanendo apparentemente imperturbabile dalla maleducazione di Levi. “Tornerò tra mezz’ora.”
Quindi se ne andò. Levi lo osservò con curiosità mentre si allontanava. Quell’uomo era alto, robusto e biondo e, per una qualche ragione, sembrava avere un aspetto familiare.


 
*****


Levi sapeva che quell’uomo avrebbe utilizzato il ghiaccio non appena lui se ne sarebbe andato. Lo vide entrare in pista da un ingresso diverso di quello da cui era uscito. La cosa non gli importava davvero visto che stava già pensando ad altro.
Ma, mentre stava per entrare nello spogliatoio, sentì le lame raschiare contro il giacchio e si guardò alle spalle solo per pura curiosità.
Quello che vide non era per nulla ciò che si aspettava.
Quell’uomo sapeva pattinare. Non si limitava ad eseguire dei passi di base come si era aspettato. Eseguiva delle figure belle, complesse e impegnative, quelle che solamente i migliori riuscivano a realizzare. Si muoveva attraverso salti e volteggi con straordinaria precisione ed esperienza. Il livello di abilità era incredibile, ma soprattutto era accattivante. Dava l’impressione di avere il controllo completo di tutta la pista e Levi non riuscì a distogliere lo sguardo da lui.
L’uomo scivolò accanto al punto da dove lo stava guardando e Levi si infilò rapidamente dentro la porta dello spogliatoio per evitare di essere visto. Mentre lasciava lo stadio del ghiaccio, non riuscì a smettere di pensare a ciò a cui aveva appena assistito.
Ormai sapeva esattamente perché quell’uomo gli sembrava familiare, anche se faceva fatica a crederci.


 
*****


Erwin Smith e la sua partner, Marie Dawk, avevano eseguito l’anno precedente un programma che sarebbe stato ricordato negli annali delle Olimpiadi invernali.  
Levi riguardò la loro routine olimpica quella notte su YouTube. L’uomo che aveva incontrato quel pomeriggio sembrava diverso da quello in costume nel video, come se si fosse trattato di qualcuno di irreale che non avrebbe mai potuto incontrare. Ma aveva quelle curve strette, gli atterraggi precisi e la forte presenza che Levi aveva visto quel giorno. Il suo talento sembrava quasi sovrumano.
Erwin Smith e la sua partner avevano realizzato alcuni sollevamenti impossibili e degli splendidi salti durante quella  routine. Avevano vinto la medaglia d’argento, ma il fatto che fosse stato negato loro l’oro creava ancora una forte contestazione da parte degli appassionati di pattinaggio artistico su ghiaccio.
Levi riguardò la loro routine due volte. Marie aveva un aspetto molto elegante con quel vestito viola, arricchito con delle perline bianche sul corpetto. Erwin indossava un completo coordinato (e leggermente ridicolo) composto da pantaloni bianchi e una camicia viola. Quel colore stava decisamente meglio a lei che a lui, ma poi si rese conto che attirava molto l’attenzione dello spettatore. Erwin era lì solamente per fare da spalla a Marie, per sostenerla quando fosse stato necessario e per farle da specchio quando non lo era. Metteva le basi per la performance, ma era Marie che forniva la bellezza e l’eleganza per la quale le persone guardavano il pattinaggio olimpico. Tuttavia, erano entrambi dei pattinatori ugualmente impressionanti.
Levi esaminò ogni loro movimento con occhio critico e, nonostante la difficoltà della routine, non riuscì a trovare nemmeno un momento dove un loro movimento fu fuori linea.


 
*****


Quando Levi tornò sulla pista il giorno seguente, trovò Erwin Smith che si slacciava i pattini nello spogliatoio.
“Tu sei Erwin Smith,” disse con un tono di voce quasi accusatorio.
Come poteva quell’uomo osare essere Erwin Smith, medaglia d’argento olimpica, e trovarsi proprio davanti a lui così, senza pretese, ma comunque in un modo dannatamente fastidioso?
Erwin alzò lo sguardo, sorpreso.
“È vero,” rispose. “Sono lusingato che tu mi riconosca.”
“Certo che ti riconosco, cazzo. Che cosa ci fai qui?”
“Ho appena finito di esercitarmi…”
“No, intendo dire in questa città.”
Levi lo avrebbe saputo se Erwin Smith viveva nella sua zona. Avrebbe ricordato quel genere di dettaglio riguardante uno dei migliori pattinatori al mondo.
“Mi sono trasferito di recente.”
Questo significava che da quel momento in poi avrebbe utilizzato quella pista. Levi non era certo di come si sentisse al riguardo.
“Anche Marie Dawk si è trasferita qui?”
Levi non era sicuro del motivo per il quale sembrava così aggressivo, ma, o si comportava così, o doveva ammettere quanto fosse incredibilmente travolgente trovarsi in presenza di Erwin fottuto Smith.
“No, lei no,” rispose Erwin.
Il suo tono era piatto, come se stesse facendo una considerazione di poco conto, ma la sua voce sembrava un po’ più calma di prima.
“Allora come farete ad allenarvi insieme?”
“Oh, non siamo più partner.”  
“Che cosa?”
Levi era sconvolto per l’irritazione che provò nell’udire quella notizia. Non era possibile che loro due non fossero più partner. Erwin Smith e Marie Dawk erano sempre stati insieme, formando un’unica entità, dei nomi da pronunciare in sequenza rapidamente come se si trattasse di una sola parola.
“Voleva concentrarsi sul suo matrimonio e mettere su famiglia. Ha smesso di pattinare.”
“Qualcuno bravo come Marie Dawk non può semplicemente smettere di pattinare.”
Erwin sorrise tristemente.
“È quello che ho detto anch’io.” Quindi si alzò in piedi, si mise la borsa a tracolla e aggiunse, “Buon allenamento,” con la stessa disinvoltura che avrebbe utilizzato se stessero parlando del tempo e non della fine di una delle coppie più influenti nel mondo del pattinaggio artistico su ghiaccio.
Levi si trovava ancora in piedi nel bel mezzo dello spogliatoio, rimuginando sulla conversazione più strana che avesse avuto da un po’, quando sentì Erwin dire:
“Non ho capito il tuo nome.”
Abbandonando velocemente i propri pensieri, Levi si guardò alle spalle e vide l’uomo che se ne stava in piedi sulla soglia. Da quell’angolazione sembrava incredibilmente alto.  
“Uh, Levi.”
“Levi.” ripeté Erwin lentamente, come sorpreso dal sapore che quella parola aveva nella propria bocca. Quel suono fece sentire Levi in un modo così strano da non riuscire trovare un nome per spiegarlo. “È stato un piacere conoscerti. Ci vediamo in giro.”
Quindi Erwin gli regalò un sorriso, uno di quelli che riusciva ad essere, allo stesso tempo, gentile, caloroso e per nulla sgradevole. Levi era troppo sorpreso da quel gesto per rispondere, quindi l’uomo se ne andò, lasciandolo da solo a chiedersi che cosa fosse appena successo.


 
*****


La sua allenatrice era già sul ghiaccio quando arrivò, eseguendo alcuni movimenti mentre lo aspettava. Levi entrò in pista e l’osservò mentre usciva con eleganza da una trottola.
“Ciao,” lo salutò Petra. Come al solito gli sorrise. Era così allegra che spesso Levi si chiedeva come facevano a lavorare così bene insieme. “Non indovinerai mai chi ho visto proprio adesso.”
“Erwin Smith,” rispose lui.
“Ok, sembra proprio che tu abbia indovinato.”
“L’ho incontrato anch’io.”
“Ho scambiato qualche parola con lui. Sembra davvero simpatico.”
“Immagino.”
Levi iniziò a pattinare sul ghiaccio, eseguendo qualche rapido giro di riscaldamento. Petra si portò al suo fianco.
“Peccato che quest’anno parteciperà nella tua stessa categoria alle nazionali. Sarà difficile da battere.”
“Gareggerà nel singolo maschile?” 
“Ovviamente. Si è separato dalla sua partner, quindi il singolo maschile è l’unica categoria in cui può ancora competere.”
“Oh.”
Levi non ci aveva ancora pensato, visto che era stato troppo grande lo shock di trovare un pattinatore artistico di fama mondiale che condivideva la pista insieme a lui, ma era ovvio che quel discorso aveva senso e che lo avrebbe rivisto ancora più spesso durante le gare. Avrebbe dovuto impegnarsi ancora di più per le nazionali se Erwin fottuto Smith avrebbe gareggiato contro di lui.
“Ad ogni modo,” disse Petra, facendolo allontanare dai suoi pensieri. “Iniziamo a lavorare su alcune routine.”


 
*****


I campionati nazionali sarebbero iniziati tre mesi dopo, le gare internazionali sei dopo e le Olimpiadi si sarebbero svolte tre anni dopo.
Levi intendeva partecipare a tutti loro.
Non lo faceva per il desiderio di fama o di medaglie o per avere un qualche riconoscimento. Per quello che gli interessava, avrebbe potuto continuare a pattinare senza che nessuno badasse a lui. Semplicemente voleva arrivare il più lontano possibile. Ad ogni livello più alto di competizione a cui partecipava, Levi si avvicinava a quella sensazione di chiarezza, di libertà, per la quale pattinava. Quindi credeva che, partecipando alle Olimpiadi, si sarebbe sentito più libero di quanto si fosse mai sentito prima.
Finì la sua prova sotto l’occhi vigile di Petra, per poi abbandonare la sua posa finale e aspettare un riscontro da parte della sua allenatrice.
“È stato davvero molto bello,” disse la donna dal bordo della pista. “Prenditi tutto il tuo tempo per eseguire quella trottola, ma, a parte questo, i vari elementi sono quasi perfetti. Ma…”
A Levi non piaceva quella parola.
“Ma cosa?”
“Manca qualcosa.”
Levi incrociò le braccia al petto e aspettò che Petra si spiegasse meglio.
“Penso che questa routine abbia bisogno di più coreografia.”
Levi dovette sopprimere un gemito. Odiava gli elementi coreografici, quei piccoli balli che occupavano solo spazio e non erano troppo difficili da eseguire. Per lui era tutta una questione di abilità tecnica nei vari elementi, mentre la parte coreografica era semplicemente una sciocchezza.
“Vi è una parte coreografica in ogni secondo in cui non sto eseguendo un elemento tecnico,” rispose. “Non so proprio dove potresti ulteriormente infilarla.”  
Petra inclinò la testa di lato e batté un dito contro il proprio mento, pensando.
“Riesci ad eseguire perfettamente tutta quella parte tecnica. Sei dotato anche di tutta quella grazia e l’equilibrio di cui abbiamo bisogno. Per qualche ragione, però, ti manca solo la presenza scenica. È come se… sei così piccolo e volubile che hai bisogno di qualcosa che ti trattenga a terra.”
Levi si accigliò. Odiava le coreografie inutili e non era nemmeno troppo entusiasta di essere definito ‘piccolo e volubile’, ma si fidava dell’istinto di Petra e sapeva che ciò che gli suggeriva era la chiave per arrivare dove desiderava.  
“Beh,” disse, senza preoccuparsi di nascondere il fastidio che provava nel suo tono di voce. “Che cosa suggerisci?”  
     

 
*****


Durante i giorni seguenti, Petra riempì buona parte delle sessioni di allenamento di Levi con nuove idee e modi per modificare la sua routine, cercando di farlo sembrare più ‘trattenuto a terra’. Ma niente era all’altezza della visione dell’allenatrice e Levi iniziò a chiedersi se non si trattasse di una causa persa. Era piccolo e veloce e non era mai stato il tipo da occupare troppo spazio o richiamare l’attenzione.
Questo sembrava invece rispecchiare perfettamente Erwin Smith. Si videro solo di sfuggita durante le seguenti due settimane, ma, ovunque si incontrassero, Erwin sembrava occupare tutto lo spazio in cui si trovava. Riempiva le porte, bloccava i corridoi e attirava tutta l’attenzione di Levi nello spogliatoio fino a quando l’aria non diventava calda e soffocante. Sembrava essere ovunque e rimaneva nella mente di Levi anche dopo che se ne era andato; questo lo faceva davvero incazzare.
Quando Erwin si presentò, ancora una volta, a uno dei suoi allenamenti solitari, Levi sentì di averne avuto davvero abbastanza.
“C’è una lezione dopo di me,” gli disse con tono sprezzante. L’uomo se ne stava seduto sugli spalti, apparentemente limitandosi a guardare, ma Levi non aveva la minima idea da quanto tempo si trovasse lì. “Non sarai in grado di esercitarti.”
Erwin si alzò e si avvicinò alla pista. Da come camminava, Levi era certo che indossasse già i suoi pattini.
“Sono venuto solo a vederti,” rispose.
“Mi sto allenando da solo,” disse Levi, cercando di enfatizzare la parola solo.   
“Sei fantastico, sai.”
Beh, questo era qualcosa che Levi non si aspettava. Cancellò dal suo viso quella che era stata la sua reazione iniziale – sorpresa, orgoglio e una strana sensazione di nervosismo che derivava da quelle parole – così che tutto quello che rimase fu irritazione.
“Che cosa? Ti stai ingraziando la concorrenza?” gli chiese.
“Che cosa? No. No, per niente.”
“Disse il vincitore di una medaglia d’argento olimpica complimentandosi con il giovane pattinatore.”
“Non ho secondi fini. Solo perché sono bravo non significa che non posso apprezzare altre persone che lo sono,” spiegò Erwin tranquillamente. Si chinò per appoggiarsi alla balaustra. “Posso pattinare con te?”
Pattinare con lui? Che cosa voleva fare, pattinare tranquillamente in tondo mentre condividevano storie sulle loro vite?
“No.”
“Sei molto schietto, vero?”
“Sì.”
Erwin sorrise. Si trattava di uno strano sorriso. Gli angoli della sua bocca si erano inclinati verso l’alto, ma i suoi occhi erano concentrati, come se Levi fosse un enigma da risolvere. Non era meno attraente del sorriso che gli aveva mostrato in precedenza, ma diede nuovamente a Levi una sensazione di nervosismo.
“Mi dispiace se la mia richiesta ti sia sembrata strana. Vedi, mi manca pattinare con qualcun altro. Qualcuno che mi faccia delle critiche da cui partire per costruire delle nuove idee.”
“E che cosa ti fa pensare che io lo farei?”
“Sei l’unico pattinatore della zona abbastanza abile.”
“Altri elogi provenienti da qualcuno con la tua reputazione.”
“È vero.”
Levi si voltò per tornare a pattinare, ma fece un cenno sopra la spalla mentre si allontanava. Fu una decisione prese all’ultimo minuto, presa quasi di suo malgrado. L’unica cosa che voleva fare più di vedere Erwin incazzato era capire quale fosse il suo piano.
“Beh, immagino che tu mi abbia lusingato abbastanza,” disse. “Ma non aspettarti troppo. Non mi piace parlare mentre pattino.”
Levi tornò a ripetere la mossa che aveva eseguito, un breve salto molto più complicato di quanto suggerisse la sua altezza ridotta, ma che mirava a provarlo fino a quando non lo avrebbe più sbagliato.
“È impressionante,” disse Erwin. “Sei molto aggraziato.”
“Mm-hm.”
“Posso suggerirti una cosa?”
Levi avrebbe voluto rispondere di no, ma si trattava di un vincitore di una medaglia d’argento olimpica che si stava offrendo di dargli dei consigli, quindi annuì.
“Alza le braccia un po’ più in alto durante l’atterraggio. Non hanno solo il compito di bilanciarti, ma chiedono anche al pubblico di guardarti.”
“Mantengo le braccia parallele al ghiaccio quando atterro,” spiegò Levi.         
“In realtà le stai tenendo leggermente più in basso. È facile da fare, specialmente quando ti concentri sul tuo gioco di gambe e sulla tua postura. Anche se è appena percettibile, questa modifica aiuterà le tue prestazioni.”
Levi fece spallucce, ma quando eseguì nuovamente il salto, provò a mettere in pratica il consiglio di Erwin. Come previsto, il suo equilibrio e il suo slancio sembrarono leggermente più forti.
“Sembra già meglio,” notò Erwin. “Sei bravo ad apportare dei rapidi miglioramenti.”
“Non trattarmi con condiscendenza,” rispose Levi, scivolando oltre il ragazzo.
Eseguì quel movimento un altro paio di volte, attento a mantenere quella modifica.
“Non ti tratto con condiscendenza,” disse Erwin quando ebbe finito. “Saresti sorpreso di quante persone sono riluttanti ad accettare dei suggerimenti.”
“Forse perché li offri come se pensassi di essere il migliore di tutti.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Questo mi dispiace. Di certo non penso di essere il migliore di tutti.”
“Allora non andare in giro con il naso alzato in aria.”
“Ma una buona postura è importante.”
Levi gli lanciò un’occhiata di traverso. Il sorrisetto appena accennato di Erwin lasciò intendere che quella affermazione fosse solamente una battuta. Era quasi peggio che se non l’avesse fatto, visto quanto, incredibilmente, non fosse divertente. Non riusciva a credere che quello fosse un pattinatore famoso in tutto il mondo.
Decise di non degnare quella battuta di risposta e continuò a esercitarsi con il suo salto.
“Allora, parteciperai alle nazionali quest’anno?” gli chiese Erwin dopo un minuto di silenzio. “Ho sentito che c’è molta concorrenza tra i giovani che gareggeranno.”
“Tu parli troppo,” rispose Levi.
“Beh, so di non essere taciturno e schietto, ma non possiamo essere tutti perfetti.”
Levi si fermò e lo fissò. La frase era stata pronunciata in modo impassibile e l’espressione sul volto del giovane non lasciò trapelare nulla. Nessuno aveva mai giudicato le sue scarse abilità sociali in un modo così diretto prima e questo lo lasciò un po’ impressionato.
Ovviamente non rispose. Invece, oltrepassò Erwin pattinando e, mentre lo faceva, si fermò improvvisamente e fece volare su di lui una cascata di scagliette di ghiaccio. Sfortunatamente l’altro era così dannatamente alto che tutto finì innocuamente da qualche parte intorno al suo basso ventre.
“Beh, questo è stato infantile,” disse Erwin, anche se il suo sorriso e la risata trattenuta fecero capire che non lo pensava veramente.
“Te la sei cercata, vecchio.”
“Scusa, ma sono appena più grande di te.”
Levi si esercitò nuovamente nel suo salto come palese dimostrazione che lo stesse ignorando.
“Beh, allora, se dobbiamo proprio combattere, vorrei proporre una sfida a tema pattinaggio.”
Levi incrociò le braccia e piegò la testa, aspettando di vedere a che cosa diavolo stesse pensando il ragazzo.
“Io e la mia vecchia partner facevamo spesso quelli che vengono chiamati skate-off,” spiegò Erwin. “Me ne concederesti una in questo momento?”
“Che cosa sarebbe?”
“Ci sfidiamo semplicemente a vicenda sulle nostre diverse abilità nel pattinaggio.”
“Penso che sarebbe una sfida piuttosto sleale.”
“Penso che sottovaluti le tue capacità. Potremmo iniziare in modo semplice, ad esempio vedendo chi riesce ad eseguire il maggior numero di salti tripli in meno di un minuto.”
“Sai, credo di non aver mai sentito parlare di qualcosa di così stupido.”
“Sono onorato di aver stabilito un record.”
Levi scosse la testa.
“Ci sto, Mr. Olimpiadi,” disse. “Cronometrami.”

                 
 
*****


Un’ora dopo Levi era esausto, senza fiato e si stava divertendo moltissimo. Si cimentarono in tante gare stupide quante riuscirono a pensarne: chi riusciva a fare il maggior numero di giri in meno di trenta secondi, chi pattinava più velocemente, chi pattinava più lentamente (per esercitarsi nel controllo) e così via. Di tanto in tano, Erwin gli aveva dato delle indicazioni sui movimenti, piccoli cambiamenti che avrebbero apportato dei miglioramenti. A un certo punto Levi aveva persino osato dare un suggerimento all’altro uomo, il quale lo accettò volentieri.
Era ancora un po’ strano realizzare che stesse pattinando con Erwin fottuto Smith e che questo gli faceva provare una spiacevole sensazione di nervosismo che non riusciva a descrivere. Erwin, però, aveva un entusiasmo per il pattinaggio e una dedizione all’arte che Levi non poté fare a meno di rispettare. Inoltre, si stava divertendo con lui e, se doveva essere veramente onesto con se stesso, era qualcosa che accadeva raramente.
“Ho una richiesta un po’ strana da farti,” disse Erwin alla conclusione di un’altra stupida competizione.
“Più strana di una sequenza di giri per cinque minuti?” chiese Levi, ancora leggermente stordito per questo.
“Sì, ancora più strana,” rispose Erwin con una risatina.
“Beh, di che cosa si tratta?”
“Potrei esercitarmi in una presa con te? Niente di difficile, ovviamente. Solo una semplice.”
Levi impiegò un minuto per rendersi conto di che cosa Erwin gli avesse appena chiesto e un altro per convincersi di aver capito bene.
“Che cosa?”
“Sto pensando di tornare al pattinaggio di coppia, ma temo di aver perso alcune delle mie abilità senza qualcuno con cui esercitarmi.”
“Porca vacca. No. Chiedilo a Petra che prima pattinava in coppia.”
“Non lo sapevo. Glielo chiederò. Ma per il momento…”        
“No.”
Erwin sospirò.
“Va bene. Era una richiesta azzardata.”
“Sei un tipo strano, lo sai?” Erwin si limitò a scrollare le spalle. “Che cosa dovrei fare?”
“Hm?”
“Per la tua presa. Che cosa dovrei fare?”
Levi aveva già affrontato abbastanza strane sfide per quel giorno che, onestamente, una in più non avrebbe potuto fargli male. Senza contare che era curioso di vedere che cosa il ragazzo intendesse fare.
“Lo farai?”
“Solo una volta. Velocemente. Consideralo un ringraziamento per avermi dato dei consigli. Ora, che cosa dovrei fare?”
“Semplicemente pattina verso di me,” spiegò Erwin. “E tieni stretti gli addominali. Faremo solo un semplice sollevamento dalla vita.”
Beh, questo era qualcosa che Levi poteva fare, quindi iniziò a pattinare verso Erwin.
La presa avvenne più rapidamente e in modo più fluido di quanto si aspettasse. Un secondo pattinava normalmente e in quello dopo i suoi piedi non si trovavano più sul ghiaccio. Le mani di Erwin si chiusero intorno alla sua vita e lo sollevarono con grazia, apparentemente senza sforzo. L’aria fresca soffiò tra i suoi capelli mentre l’altro volteggiava intorno alla pista. Levi si tenne fermo stringendo con le mani le spalle dell’altro e guardò verso il basso. Erwin non riusciva a vedere in che direzione stesse pattinando, ma sembrava che stesse andando comunque benissimo e il suo volto era molto concentrato.
“Ora ti metto giù,” disse Erwin, rallentando fino a fermarsi.
Rimasero immobili per un momento e, da quell’angolazione, Levi notò l’esatta sfumatura d’oro nei capelli dell’uomo e inclinazione del suo naso. Poi venne posato nuovamente sul ghiaccio e quel insolito momento finì.
“Grazie per averlo fatto,” disse Erwin.
Levi alzò le spalle.
“Non è stato difficile. Poi comunque, non era assolutamente come una delle prese che svolgi durante le competizioni.”  
“È vero,” rispose Erwin con un sorriso.
“Facciamolo di nuovo,” disse Levi. “Questa volta però, dopo che mi hai messo giù, continua a pattinare, proprio come faresti in gara.”
“Non voglio che tu cada,” spiegò Erwin.
“Non cado sul ghiaccio da anni. Credimi, starò bene.”
“Ottimo. Stringi gli addominali e allunga la colonna vertebrale.”   
Levi pattinò a pochi metri di distanza prima di voltarsi per affrontare di nuovo Erwin.
“Ho capito,” rispose.  
Questa volta fu più facile. Sapeva che cosa aspettarsi e fu pronto quando le mani di Erwin gli afferrarono i fianchi. Ebbe persino la prontezza di spirito di inarcare la schiena e tenere le mani lontano dalle spalle dell’altro, rendendo il sollevamento più simile a quello che avrebbe fatto con una pattinatrice. Levi chiuse per un breve momento gli occhi, sentendo l’aria che gli soffiava accanto e pensando che quella fosse la sensazione più vicina al volo che qualsiasi pattinatore avrebbe mai potuto provare.
“Pronto a scendere?”
Levi aprì gli occhi.
“Pronto.”
La discesa fu tutt’altro che aggraziata. Levi non seppe che cosa fare con lo slancio che Erwin gli aveva dato e finì per scivolare all’indietro e inciampare, incerto su quale bordo del pattino appoggiarsi. Comunque rimase in piedi e questo fu più di quanto molte persone potevano dire di essere riusciti a fare la prima volta che erano scesi da una presa.
“Non male,” disse Erwin.
“Ancora una volta.”
“Ne sei sicuro? Avevi detto di volerlo fare solo una volta.”
Levi alzò le spalle.
“Non ha senso provare qualcosa solamente una volta. Avanti. Andiamo.”
Finirono per esercitarsi con quel sollevamento per altre tre volte. Ogni volta Levi andò un po’ meglio, fu un po’ più aggraziato e più trattenuto durante la discesa. E ogni volta Levi ebbe l’impressione di voltare per davvero.
Dopo averlo provato per la quinta volta, Erwin gli sorrise e disse:
“Ogni volta migliori.”
“Sì, beh…” Levi si bloccò.
Notò che le mani di Erwin erano ancora ferme sulla sua vita, ma non volle dire nulla perché avrebbe potuto sembrare un grosso problema. E questo non era un grosso problema. E il calore che si stava accumulando nel suo basso ventre derivava dallo sforzo fatto nell’allenamento e non da altro.  
Lanciò un’occhiata di lato e rimase immobile quando vide Petra appoggiata alla balaustra che gli osservava attentamente.
Quindi si divincolò dalla presa dell’uomo, mortificato. Erwin seguì il suo sguardo fino al punto dove si trovava Petra e anche lui non sembrò più sentirsi a proprio agio.
“Ok, abbiamo finito,” disse Levi.
Solo in quel momento ricordò che Petra insegnava al gruppo che si sarebbe allenato quel pomeriggio, quindi avrebbe dovuto aspettarsi che prima o poi sarebbe arrivata. Ma il suo turno per provare non poteva essere già finito, vero? Si sentiva come se avesse appena iniziato.
“Sì. Umm, grazie per l’allenamento,” rispose Erwin.
Levi non rispose. Invece, accelerò la sua pattinata verso il bordo pista —il bordo opposto rispetto a quello dove si trovava Petra — e si diresse verso lo spogliatoio senza salutare.


 
*****


Due giorni dopo, Petra si trovava nell’atrio quando Levi entrò nel palazzetto del ghiaccio. Con lei c’era l’allenatore di Erwin. E anche Erwin.
Gli occhi di Levi si spostarono a turno su ciascuno di loro, soffermandosi su quest’ultimo. Erano tutti e tre in fila e, non appena lui entrò, si voltarono per affrontarlo. Era una situazione quasi inquietante.
“Levi,” disse Petra. “Abbiamo una proposta per te.”
“Va bene.”
Notò che tutti e tre, in varia misura, sembravano un po’ nervosi.
“L’altro giorno ho visto te e Erwin che vi allenavate insieme nei sollevamenti,” gli spiegò la sua allenatrice. “Ci sei riuscito davvero bene. Poche persone sono così brave la prima volta che vengono sollevate.”
Levi non aveva alcuna idea di dove volesse arrivare con quel discorso. Diede un’occhiata agli altri due. L’allenatore di Erwin stava semplicemente guardando la scena, ma sembrava osservare più Petra che lui. Sul volto di Erwin, invece, vi era uno sguardo vuoto, rivelando l’imbarazzo che provava dal fatto che stesse guardando sopra la testa di Levi e non direttamente il suo viso.
“E ricordi che cosa dicevo a proposito di fare qualcosa in modo che tu possa acquisire più presenza scenica?”
“Sì…”
“Beh, Erwin ha molta presenza sul ghiaccio. Secondo il suo allenatore, invece, quello che manca a lui è la grazia e un senso di delicatezza, quello che invece hai tu. Quindi, sarà forse qualcosa di poco ortodosso, ma stavamo pensando tutti e tre che potremmo davvero avere una squadra vincente se tu pattinassi in coppia con Erwin.”
La mente di Levi si fermò. Li guardò uno ad uno, aspettando che qualcuno di loro gli spiegasse o gli dicesse che si era trattato solamente di uno scherzo, ma tutti lo stavano semplicemente guardando con uno sguardo carico d’attesa.
Che cosa?
“So che sembra strano, ma penso che voi due abbiate davvero una grande chimica…”
“Vuoi che faccia la parte della donna con Erwin?”
“Hai la costituzione corporea per farlo.”          
“Ma è legale?”
L’allenatore di Erwin—di cui Levi non ricordava nemmeno il nome— parlò per la prima volta.
“Si tratta di una nuova modifica al regolamento interno che è stata approvata solamente un paio di settimane fa dalla commissione di pattinaggio. Ora possono pattinare insieme anche coppie di componenti dello stesso sesso. Gruppi che si occupano di diritti civili hanno fatto pressione per ottenerla.”
Levi li guardò a bocca aperto.
Tu vuoi farlo?” chiese, voltandosi Erwin.
“Io ho bisogno di un nuovo partner,” spiegò il ragazzo. “E tu sei un pattinatore di grande talento che rispetto e con cui mi piace pattinare…”
“Non dirmi che questa è stata una tua idea?” sbraitò.
“È stata una mia idea,” rispose Petra. “Ma Erwin ne era entusiasta. Guarda, alle nazionali dovrete comunque pattinare singolarmente perché è troppo presto per elaborare dei nuovi programmi, ma per le gare internazionali mi piacerebbe davvero fare un tentativo.”
“No,” disse Levi. Praticamente sputò quella parola, mettendo al suo interno tutta l’irritazione che provava. “Io pattino da solo.”
Quindi li sorpassò per entrare nello spogliatoio.
Si stava allacciando irritato i pattini quando Erwin entrò nella stanza. Grande! Era esattamente chi voleva vedere.
L’uomo camminò lentamente, come se non lo volesse disturbare. Si sedette sulla panca di fronte a lui e aspettò che Levi alzasse lo sguardo, ma non lo fece.
“Levi,” lo chiamò con voce dolce. A Levi non piacque il modo in cui suonava il suo nome nella bocca dell’altro. “Capisco il tuo disagio. È certamente una richiesta insolita e non posso fare altro che rispettare la tua decisione in entrambi i casi, ma mi piacerebbe davvero fare un tentativo.”
Levi sospirò e alzò lo sguardo. Stava per dire a Erwin di andare a farsi fottere, ma qualcosa nella sua espressione lo fece fermare. Questo diede all’altro uomo il tempo sufficiente per ricominciare a parlare.
“Pensala in questo modo: dopo le nazionali, seguirà un periodo lungo un paio di mesi prima di iniziare a pensare di mettere insieme i nostri programmi per le gare internazionali. Durante questo intervallo di tempo, possiamo esercitarci insieme per una sorta di periodo di prova. Dopo di questo possiamo decidere se vogliamo andare fino in fondo o no,” disse con tono calmo, pacato, quasi rassicurante.
Quando Levi lo guardò, nei suoi occhi vi era uno sguardo implorante. Chiaramente, per qualsiasi motivo, voleva davvero andare fino in fondo, anche se lui non riusciva a immaginare il perché. Erwin sembrava così serio che Levi iniziò a pensare per qualche momento di dire di sì solo per pietà — ma lui non faceva mai nulla per pietà — e represse rapidamente quell’impulso.
Tuttavia, Erwin aveva portato una buona argomentazione. Un periodo di prova era molto meno scoraggiante che impegnarsi da quel momento di diventare il suo nuovo partner e sarebbe stato un buon modo per mettersi alla prova con qualcosa di nuovo prima di tuffarsi nella preparazione per le gare internazionali.
“Bene,” rispose con un sorriso. “Possiamo fare un periodo di prova di due mesi. Non aspettarti di più.”
Erwin sorrise.
“Penso che sia giusto. Grazie, Levi.”
“Prego. Ora, sono venuto qui per esercitarmi e non per discutere di stupide idee.”  



Salve a tutti!
Ho deciso di pubblicare la traduzione di questa storia proprio oggi in occasione dell’inizio delle Olimpiadi Invernali a Pechino.
Spero che vi piacerà tanto quanto è piaciuta a me.
Si tratta di una mini long composta di tre capitoli, quindi, se tutto va bene, i prossimi capitoli arriveranno venerdì 11 e venerdì 18.
Per chiunque volesse leggere la storia in lingua originale, può trovarla qui.
Vi ringrazio infinitamente per aver letto fino a qui e vorrei anticipatamente ringraziare tutti quelli che spenderanno qualche secondo del loto tempo per farmi sapere che cosa ne pensano.
Alla prossima,
Jodie

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Capitolo 2
*** 02 ***


I sollevamenti erano fottutamente duri.
Mancavano ancora un paio di mesi alle gare nazionali, quindi Petra si ritagliava un po’ di tempo per insegnare le basi a Levi, ovviamente con l’aiuto di Erwin. Levi si rese conto ben presto che quello che aveva inizialmente fatto con Erwin era ben lontano da tutto questo.
Innanzitutto, farlo correttamente significava dover iniziare con un salto. Quindi dovette imparare quali tipi di salti erano necessari per quali tipi di sollevamenti e come azzeccare il giusto tempo e l’angolazione. Tutto questo serviva solamente per iniziare il sollevamento. Una volta in aria, doveva tenersi in modo da mantenere l’equilibrio. Dopo tutto questo, aveva ancora bisogno di continuare ad avere una bella presenza mentre scendeva. Era orribile.
I sollevamenti erano anche imbarazzanti. Erwin lo teneva fermo per la vita o per i fianchi ed era un aspetto fottutamente positivo che Levi fosse troppo impegnato a concentrarsi per non cadere di faccia per rendersi conto di dove l’altro mettesse le sue mani. Perché, quando si prendeva un momento per pensarci, si ritrovava a fissarsi su quel pensiero e a quanto spesso le mani dell’altro lo toccavano.
Gli altri elementi del pattinaggio di coppia erano sicuramente più facili; assicurarsi di muoversi a tempo l’uno con l’altro non era più difficile di fare attenzione ad essere a tempo con la musica in generale. Erano solamente tutti quei fottuti sollevamenti che facevano venire voglia a Levi di arrendersi e mandare a monte tutta l’intera faccenda.
Ma, a poco a poco, iniziarono a prenderci la mano, in un modo così graduale che Levi se ne accorse a malapena tra un allenamento e l’altro dei loro rispettivi programmi per le gare nazionali.


 
*****


Le nazionali arrivarono e se ne andarono. Erwin si posizionò secondo e Levi terzo.
Levi, Erwin, Mike e Petra uscirono tutti insieme per festeggiare. Si concessero una cena in un ristorante elegante, per poi andare in un locale a bere qualcosa. Erano tutti di buon umore, nutrendosi della reciproca felicità. Anche Levi non poté fare a meno di trascorrere la serata sorridendo.
A tarda notte, Erwin si sporse verso Levi, abbastanza vicino da far in modo che Petra e Mike non potessero sentire quello che dicevano al di sopra del rumore del bar.
“Voglio nuovamente congratularmi con te. Sei andato molto vicino a battermi e so che hai lavorato molto duramente per questo.”
L’aveva ripetuto già diverse volte quella sera, ma questa era stata diversa; la sua voce era più bassa e lo sguardo nei suoi occhi più concentrato.
Levi si sentiva già stordito per aver bevuto più alcol del solito e, combinato con la sua grande vittoria, le parole dell’altro gli fecero provare una piacevole sensazione. Quella sera aveva la sensazione di poter volare anche senza i suoi pattini ai piedi. Gli piaceva il modo con cui Erwin si chinò sopra il loro tavolino, come se condividessero un segreto.
“Beh, non sei abituato a pattinare in singolo,” disse con un’alzata di spalle. “Altrimenti non ti sarei stato tanto vicino.”  
“E non riesco a immaginare quanto saremo bravi quando le nostre abilità saranno combinate insieme.”
“Ma quando pattiniamo insieme…” Levi ridacchiò mentre ripensava al loro ultimo allentamento congiunto, “Sembro un sacco di patate quando mi sollevi.”
“Che assurdità. Comunque sei un bel sacco di patate.”
Levi ridacchiò. Si trattò di una risata veloce e leggera, simile a una risatina. Sicuramente non avrebbe reagito così se non fosse stato ubriaco. Se ne rese vagamente conto, ma non riuscì proprio a preoccuparsene.
“Non credo che i giudici diano punti per pattinare con un sacco di patate.”
“Mmm, forse quando vedranno che sacco di patate attraente e di talento abbiamo, cambieranno idea.”
“Fanculo, non sono un sacco di patate.”
“Lo hai appena detto tu di esserlo.”
Scoppiarono entrambi a ridere, stupidi, ubriachi e felici. Levi alzò lo sguardo per vedere che cosa ne pensassero Mike e Petra di tutto questo, ma i loro posti erano vuoti.
“Petra è andata in bagno e Mike si è alzato per prendere un altro drink,” gli spiegò Erwin quando notò la sua espressione confusa.
“Oh. Lo vorrei anch’io un altro drink.”
“Ne hai ancora metà.”
Levi guardò il suo bicchiere quasi pieno.
“Oh.”
Lo aveva dimenticato. La sua mente era annebbiata. Tutto quello che non riguardava Erwin sembrava continuare a scivolargli fuori dalla testa.
L’altro ridacchiò nuovamente. La sua risata era profonda e ricca e arrivava con delle ondate in cui Levi avrebbe potuto annegare.
“Sei un simpatico ubriacone,” disse.
“Zitto, non sono ubriaco.”
“Non lo sei?”
“No, non lo sono.” Levi alzò un dito e lo puntò contro Erwin per sottolineare la sua affermazione. “Io non mi ubriaco.”
“Mai?”
“Mai e poi mai.”
Mentre parlava, Levi ascoltò le proprie parole e si rese conto che, senza alcun dubbio, era molto ubriaco, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a l’altro.
“Allora le porgo le mie scuse.”
Erwin sorrise. Non sembrava un sorriso confuso, ma uno caldo e genuino. Un sorriso che fece venire voglia a Levi di sorridere a sua volta.  
Abbassò la mano e guardò il tavolo, dove le sue dita riposavano a pochi centimetri da quelle di Erwin. Accanto a quella dell’altro, la sua mano sembrava eccezionalmente piccola.
“Hai delle mani grandi,” disse prima di riuscire a fermarsi.
Era decisamente ubriaco.
“Che cosa?”
“Le mani.” Levi fece un cenno verso di loro. “Le tue sono grandi.”
“Veramente?” chiese Erwin, sorridendo maggiormente.
Sembrava come se stesse per scoppiare a ridere.
“Sì. Guarda.” Levi prese l’altro per il polso. Premette l’altra mano contro il palmo di Erwin per fare un confronto. Le sue dita sottili raggiungevano a malapena le seconde nocche delle dita del ragazzo. “Le tue mani sono fottutamente enormi.”
“Suppongo che lo siano,” rispose Erwin. “Ma le tue mani sono davvero molto sottili.”
“Suppongo…”
Esaminò le dimensioni delle loro mani, osservando il punto dove i loro palmi si incontravano, come se contenesse un grande segreto. Il tocco di Erwin rese la sua mano piacevolmente calda.
Levi lo guardò e notò che, in qualche modo, si erano avvicinati senza rendersene conto. Non aveva mai guardato il volto di Erwin così intensamente prima. Non aveva mai notato quanto i suoi occhi fossero chiari o quanto le sue labbra fossero morbide. Impiegò un minuto per notare che l’altro lo stava guardando con la stessa attenzione.
Mike tornò a sedersi al suo posto ed Erwin allontanò immediatamente la mano, come se fosse stato sorpreso a fare qualcosa di sbagliato. Anche Levi abbassò la propria, un po’ a malincuore. Il punto del suo palmo dove Erwin lo aveva toccato pizzicava e l’improvviso ebbe l’impressione che il locale fosse diventato più caldo. Decise che doveva essere tutta colpa dell’alcol. Ormai stava iniziando a condizionarlo maggiormente, rendendo la sua mente ancora più confusa.
Ma l’alcol non poteva spiegare l’improvviso desidero che provava di toccare nuovamente la mano di Erwin.


 
*****


Il mese successivo fu estenuante.
Ora che le gare nazionali erano terminate, gli allenamenti di coppia iniziarono seriamente e i sollevamenti diventarono ancora impossibili. Levi ci lavorò insieme a Erwin ora dopo ora, giorno dopo giorno, ma aveva ancora la sensazione di non arrivare da nessuna parte. Era così frustrante che pensò più volte di smettere e contò i giorni che lo dividevano alla fine del mese di prova promesso, quando finalmente avrebbe potuto tornare a pattinare da solo.
Il pattinaggio singolo era ormai un’abitudine per lui e a Levi non piaceva quando questa veniva disturbata. Gli ci era voluto un po’ per abituarsi a vedere Erwin ad ogni allenamento o a dover sincronizzare i propri movimenti con i suoi e la frustrazione per dover imparare i sollevamenti rendeva le cose peggiori. La prima settimana del mese di prova trascorse all’insegna dell’irritazione e così anche la seconda.
Ma alla fine della terza settimana, Levi scoprì, con sua grande sorpresa, che stava iniziando a sviluppare una nuova abitudine. Fu graduale e quasi impercettibile, ma la notò da molti piccoli particolari: da come smise di preoccuparsi così tanto quando vedeva Erwin sulla pista, come iniziava automaticamente a guardarlo con la coda dell’occhio mentre pattinavano e, cosa forse più sorprendente di tutte, scoprì che dopo la terza settimana i sollevamenti non erano più impossibile, ma solo difficili.
Poi il mese di prova terminò e Levi si ritrovò ancora una volta a confrontarsi con Petra, Mike ed Erwin. I tre si misero in riga e lo affrontarono proprio come avevano fatto quando avevano inizialmente proposto quella collaborazione, in attesa di vedere che cosa avrebbe deciso di fare.
Levi guardò per prima Petra, che stava aspettando con impazienza la sua risposta. Sapeva che lei voleva che continuasse. Quindi spostò lo sguardo su Mike, che lo stava guardando con un’espressione impassibile e pensierosa. Aveva l’impressione che a lui la cosa non importava in alcun modo, ma probabilmente si sentiva più a suo agio ad avere a che fare solamente con Erwin.
E infine guardò Erwin. Ripensò alla prima volta in cui si erano incontrati, alle stupide gare e al loro imbarazzante primo sollevamento. Pensò alla sensazione di volare che provava quando si trovava in aria. Di come gli sarebbe dispiaciuto non poter più vedere Erwin tutti i giorni.
Pattinare da solo era stata un’abitudine per lui, ma ora ne aveva una nuova.
“Certo,” disse, sorprendendo anche se stesso. “Parteciperò ai mondiali con Erwin.”


 
*****


Arrivò così il momento di preparare la loro routine.
I quattro trascorsero un’intera giornata da Petra, ascoltando una canzone dopo l’altra. Discussero dei pregi di ciascuna e delle possibili coreografie, cerando di decidere quale pezzo fosse il migliore. Poi Erwin mise un vecchio album di musica classica che riprodusse un brano chiamato Elsa’s Procession. Si trattava di una melodia lenta e dolce che si sviluppava in un crescendo vertiginoso. Tutti concordarono che fosse quella giusta.
Dopo di che venne il momento di montare la coreografia. Petra e Mike lavorarono tutto il giorno per decidere in quale punto sistemare ogni elemento. L’altezza dei salti, le rotazioni delle trottole e ogni passo che avrebbero dovuto eseguire vennero scritti e riscritti. Levi ed Erwin vennero costretti a ripetere più e più volte delle variazioni secondarie fino a quando il tutto non fu finalmente perfetto. Dopo un mese così, Levi non era certo di poter ascoltare ancora una volta Elsa’s Procession senza impazzire.
Ma, gradualmente, la routine fu messa insieme. Lentamente entrambi migliorarono, fino a quando, diversi mesi dopo, Levi riuscì finalmente ad eseguirla senza intoppi.
Prima che se ne rendesse conto, mancavano meno di due mesi ai mondiali e stavano prendendo le misure per i loro costumi.
La persona che si occupava dei costumi si chiamava Hanji e viveva e respirava solo per questo lavoro. Collaboravano insieme da anni e, sebbene Levi a volte trovasse che la sua personalità fosse un po’ troppo esuberante, riusciva a svolgere bene il suo lavoro. In quel momento, Hanji aveva fatto scorrere tre diversi schizzi sul tavolo e aveva appoggiato la schiena contro lo schienale della sedia, guardando Levi ed Erwin mentre gli esaminavano.
“Allora, ho ascoltato il brano diverse volte. Ho fatto un po’ di ricerche e ho letto l’opera da cui è tratta. Questo è quello che mi è venuto in mente. Volevo provare con una combinazione di bianco e nero. Levi, tu sarei vestito tutto di bianco.”
Quindi Hanji indicò il primo schizzo. Si trattava di un disegno stilizzato di Levi che indossava dei pantaloni bianchi e una tunica dello stesso colore con un orlo leggermente inclinato.
“La silhouette è piuttosto semplice, ma penso che il taglio della tunica ti si addirà molto e ti farà sembrare elegante, senza risultare femminile,” spiegò. “Ora, so che non è presente nessun cigno in quest’opera, ma volevo comunque rappresentarlo, quindi volevo creare questo motivo con le paillettes nere sul retro della tua tunica.” Quindi Hanji indicò un secondo schizzo, molto più piccolo e con nient’altro che un disegno su di esso. I tratti curvilinei che andavano verso l’alto a sinistra e a destra creavano l’illusione che si trattassero di ali. “I cigni non sono neri, ma hanno le ali e questo sarà qualcosa che smorzerà tutto quel bianco. Ora, Erwin, sarai una sorta di suo specchio. Vestirai tutto di nero. La tua camicia sarà un po’ più ampia e per questo sto pensando a una blusa in stile medievale. Quindi sarà fluttuante e avrà questo cordoncino in alto, simile a quella di un pirata. Sulla schiena avrai lo stesso motivo di Levi, ma le paillettes saranno bianche.”
“Questi modelli sono proprio belli,” disse Erwin. “Molto semplici ed eleganti.”
“Sì, ho imparato con Levi a mantenere i costumi semplici ed eleganti,” spiegò Hanji, facendo l’occhiolino a quest’ultimo.
Levi odiava i costumi elaborati e, la prima volta che avevano collaborato insieme, avevano dovuto rielaborare il design ancora e ancora, togliendo colori e paillettes fino a quando non rimase quasi nulla. Ormai Hanji sapeva perfettamente quali fossero i suoi gusti.
“Allora, ragazzi, che cosa ne pensate?”
Erwin e Levi si voltarono per guardarsi. Vista l’espressione sul volto dell’altro, Levi poteva dire che ne fosse abbastanza contento, proprio come lui. Quindi annuì ed Erwin gli sorrise.
“Sì,” rispose. “Vanno bene.”
“Grande! Impazzisco davvero per queste ali scintillanti. Comunque, ho soltanto bisogno di prendere le misure di Erwin. Vieni qui, ragazzone.”
Hanji tirò fuori un metro da sartoria dalla specie di collana di metri a nastro che aveva intorno al collo e fece segno al ragazzo di avvicinarsi. Erwin sorrise mentre si posizionava nel punto che gli era stato indicato, permettendo così Hanji di avvolgere il metro attorno ad ogni centimetro del suo corpo.
In quel momento qualcuno bussò leggermente alla porta e Petra fece capolino all’interno del laboratorio.
“Come vanno le cose qui?”
“Petra, mia cara!” la salutò Hanji. “Sta andando tutto alla grande. Ai ragazzi i miei costumi sono piaciuti subito.”
“Beh, ottimo,” Petra entrò e si fece strada nel laboratorio disordinato, tra ritagli di tessuto e pile di rifiniture, fino a quando non raggiunse una sedia accanto a Levi. Mentre si sedeva, tirò fuori dalla borsa una rivista arrotolata. “Allora, ho una buona notizia e una… imbarazzante.”
Levi diede un’occhiata alla rivista.
“Di che cosa si tratta?”
“La buona notizia è che tu ed Erwin avete avuto il vostro primo articolo.”
Petra aprì la rivista in una pagina che si trovava verso la fine ed indicò un articolo posto in una colonna laterale. Nel titolo vi era scritto ‘Rotti i confini nel pattinaggio di figura’, e, al di sotto, ‘Le coppie composte da pattinatori dello stesso sesso stanno diventando una tendenza sul ghiaccio?’
“Questo articolo parla di noi?”
“Di voi e di un altro paio di persone che hanno approfittato di questo cambio nel regolamento, ma voi siete quelli più citati visto che Erwin è così popolare.”
“Popolare?” ripeté Erwin dal punto dove si trovava. “Questo è davvero lusinghiero.”
“Scendi da quel piedistallo,” disse Levi. “Allora, qual è la notizia imbarazzante?”
“Beh, l’articolo ipotizza che voi due siate davvero una coppia nella vita.”
Che cosa?” chiesero Erwin e Levi nello stesso momento e con lo stesso tono inorridito.
“L’articolo ipotizza che tu ed Erwin stiate insieme,” spiegò Petra alzando le spalle. “Non è davvero un grosso problema…”
“Certo che è un grosso problema,” disse Levi.
Strappò la rivista dalle mani di Petra e scorse l’articolo fino a quando non trovò i loro nomi.
Erwin Smith, medaglia d’argento olimpica, è in prima linea per quanto riguarda gli imminenti cambiamenti nel mondo del pattinaggio di figura,’ vi era scritto nell’articolo. ‘Dopo il ritiro della sua ex compagna, Marie Dawk, Smith ha invitato il suo ragazzo, il pattinatore in erba Levi Ackerman, a diventare il suo nuovo partner.’  
“Che cazzo,” disse Levi. “Ragazzo?”
“Aspetta,” Hanji si mise a sedere sul pavimento per scrivere le varie misure, alzando leggermente la testa al di sopra del tavolo. “Voi due non vi frequentate?”
“Che cosa?”
“Pensavo che voi due vi frequentavate,” spiegò Hanji scrollando le spalle. “Voglio dire, è quello che sembra.”
“Che cosa cazzo te lo fa pensare?” chiese Levi.
Erwin non disse nulla, ma le sue folte sopracciglia si unirono in un’espressione confusa.
“Beh, oggi siete entrambi entrati qui ridacchiando per qualcosa e tu, Levi, non ridi mai. Mai. In più, vi siete parlati con lo sguardo.”
“Cazzo vuol dire che ci siamo parlati con lo sguardo?”
“Quando vi ho chiesto se vi piacevano i costumi, vi siete scambiati quel piccolo cenno con lo sguardo e avete comunicato senza parlare. Dai, lo sapete.”
Levi stava per pronunciare una selezione di parole, ma, per fortuna, fu Erwin a parlare per primo. Come sempre, fu molto più educato di quanto lui stava per essere.
“Capisco il motivo per cui lo pensi, anche se è molto divertente per noi sentirlo,” spiegò con una leggera risatina. “Ma no, Levi e io non ci stiamo frequentando. Il nostro unico tipo di rapporto è professionale.”
“Oh,” rispose Hanji, non nascondendo la sua delusione.
“Ma ora tutti penseranno che ci sia qualcos’altro,” disse Levi, guardando torvo la rivista.
“Non è necessariamente una cattiva pubblicità,” spiegò Petra. “Potete spiegare com’è veramente la situazione durante la vostra prossima intervista e catturare l’interesse del pubblico fino a qual momento.”
“Sono solo dei fottuti pettegolezzi.”
“Sono certo che non sono dei pettegolezzi a livello intenzionali,” disse Erwin. Dava l’impressione di star affrontando questa faccenda in modo sorprendentemente bonario, anche se il suo sorriso era un po’ strano. “Si è trattato semplicemente di un errore.”
“Ma per favore.”
Levi guardò l’articolo e iniziò a sentirsi stranamente nervoso.
“Possiamo semplicemente contattare la rivista e richiedere un’intervista per mettere le cose in chiaro,” propose Erwin. “Ti farebbe sentire di più a tuo agio?”
“Sì.” Levi si alzò in piedi. La sensazione di nervosismo stava diventando sempre più forte. Vi erano dei pensieri ai margini della sua mente che non voleva prendere in considerazione. “Voi ragazzi non avete più bisogno di me qui, vero? Me ne vado a casa.”
Non aspettò che qualcuno gli rispondesse prima di lasciare il laboratorio. Le righe di quell’articolo ronzarono nella sua mente senza chiedergli il permesso mentre usciva di lì e scendeva in strada.
Il suo ragazzo, Levi Ackerman…
Non aveva mai avuto un ragazzo o una ragazza. Non era mai stato interessato a uscire con qualcuno. Il pattinaggio occupava tutto il suo tempo libero e, inoltre, l’idea di frequentare qualcuno gli sembrava orribile; avere qualcuno che gli girava sempre intorno, che pretendeva di trascorrere tempo insieme e che faceva degli inutili gesti romantici. No, Levi aveva sempre preferito starsene da solo.
Comunque, tra tutte le persone che c’erano, Erwin sarebbe stata la peggiore con cui uscire. Era un ottimo compagno per il pattinaggio, ma era anche goffo ed eccessivamente educato, il suo esatto opposto sotto tanti punti di vista.
La sola differenza d’altezza che c’era tra di loro bastava per rendere il tutto imbarazzante. Come avrebbero fatto a baciarsi? Avrebbe dovuto mettersi sulla punta dei piedi o Erwin avrebbe dovuto chinarsi, o probabilmente un misto di entrambi, purché le loro labbra potessero avvicinarsi. E poi avrebbe dovuto sorreggersi alla spalla di Erwin o…
Levi immaginò questo scenario e provò una strana fitta al petto. Era come se qualcuno gli avesse afferrato il cuore e lo stesse stringendo in una presa dolorosa e calda in modo sconvolgente. Scosse la testa e guardò le strade grigie che stava percorrendo. Vi era un turbinio di pedoni intorno a lui e cercò di concentrarsi su ognuno di loro mentre gli passavano accanto. Questo lo costrinse a pensare a qualcos’altro, alleggerendo così leggermente la stretta che provava al petto. Ma quando la sua attenzione si abbassava, anche solamente per un secondo, quella sensazione tornava.


 
*****


“Dobbiamo programmare una qualche sorta di intervista con la stampa,” fu la prima cosa che Levi disse a Petra quando arrivò all’allenamento il giorno successivo.
La donna lanciò un’occhiata in direzione di Mike, il quale si limitò ad alzare le spalle.
“Ci proveremo,” rispose. “La stampa riprenderà ad occuparsi di queste cose tra un paio di settimane, ma per ora la situazione è piuttosto piatta. Non vi è un pubblico abbastanza grande che sia interessato a notizie sul pattinaggio di figura quando non ci sono le Olimpiadi.”
“Beh, sforzati,” disse Levi. “Non voglio che quei pettegolezzi rimangano là fuori così a lungo che la gente cominci a crederci veramente.”
Erwin non fece nessun commento sulla questione. Si concentrò semplicemente sui suoi allenamenti, anche se sembrava un po’ più tranquillo del solito. Fecero velocemente il loro riscaldamento e poi iniziarono con il ripassare i loro sollevamenti, impiegando più tempo con uno che prevedeva anche una torsione. Forse era una mossa più difficile di quanto Levi si aspettasse, ma aveva insistito sul fatto che includessero almeno un sollevamento impegnativo nel loro programma, qualcosa che avrebbe permesso loro di concorrere contro coppie che pattinava ad alti livelli da anni.
In questo caso, Erwin lo sollevava per lo vita, lo lanciava in modo che ruotasse verticalmente in aria e poi lo riprendeva. Ci erano voluti mesi di pratica per eseguirlo bene.
Per poter fare questo sollevamento, entrambi dovevano pattinare all’indietro, Levi davanti a Erwin. Sentiva le mani dell’altro posarsi sulla sua vita quasi nello stesso momento in cui puntava il pattino sul ghiaccio e si librava in aria. 
L’avevano provato centinaia di volte, giorno dopo giorno dopo giorno, e Levi non sentiva quasi nessuna sensazione di imbarazzo. Erwin gli stringeva la vita solamente perché ne aveva bisogno e perché era parte integrante della coreografia. Era una parte del loro lavoro.
Ma quel giorno, a causa di quel dannatissimo articolo così stupito, le parole ‘il suo ragazzo’ gli tornarono alla mente nel momento in cui Erwin lo toccò.
Levi venne lanciato in aria e riuscì a mantenere la calma abbastanza a lungo da riuscire a ruotare correttamente. Poi l’uomo lo riprese e questo lo fece sussultare. Qualcosa formicolò proprio sotto le mani del ragazzo e improvvisamente la pista ghiacciata sembrò diventare molto calda. Venne messo giù, ma quel piccolo sussulto aveva indebolito la sua postura quanto bastava per rendere l’atterraggio instabile, tanto che cadde in ginocchio.
Provò un dolore lancinante, riuscendo a malapena a muovere la gamba sinistra. Fece una smorfia e chiuse gli occhi, trattenendosi dal pronunciare la serie di parolacce che avrebbe voluto gridare.
Erwin arrivò immediatamente accanto a lui, inginocchiato sul ghiaccio, e posò una mano sopra la sua schiena.
“Levi, stai bene?”
Quella mano era calda e confortante e solamente concentrandosi su di essa che Levi fu in grado di distogliere la sua mente dal dolore che provava. Solo dopo qualche momento si rese conto di che cosa stava succedendo e si allontanò da Erwin, borbottando:
“Sì, sto bene.”
Altre due paia di pattini si fermarono accanto a lui, spruzzando in aria dei frammenti di ghiaccio.
“Che cosa è successo?” gli chiese Petra.
“Niente, sto bene,” rispose Levi.
Cercò di rialzarsi in piedi, ma una nuova ondata di dolore lo paralizzò.
“Ti alzo io,” gli disse Mike. “Petra, puoi accompagnarlo tu fuori dalla pista?”
“Posso alzarmi da solo, dammi solo un minuto.”
Ma questa era una bugia e lo sapevano tutti. Mike diede a Levi una mano in modo che potesse stringerla e portò l’altra sotto la sua ascella, facendolo alzare lentamente sui pattini. Da lì, Petra avvolse un braccio intorno alle sue spalle e lo condusse fuori dalla pista, seguiti da Erwin e Mike.
“Levi, mi dispiace così tanto,” disse Erwin mentre Petra lo guidava verso una panchina. “Non so che cosa sia successo. Avrei dovuto fare più attenzione.”
“È stata solo colpa mia,” borbottò Levi, senza guardare il ragazzo.
Aveva fatto una mossa sbagliata e si era fatto male quasi gravemente, tutto questo perché aveva pensato troppo alle mani di Erwin e a quello stupido articolo del cazzo.
“Quanto è grave?” gli chiese Petra.
“Fa male come l’inferno, ma non credo ci siano distorsioni o rotture. Penso che avrò solamente un livido. Probabilmente potrò tornare a pattinare tra un po’.”
“Oh no, non credo proprio,” disse Petra. “Anche se si tratta solamente di un livido, non stiamo sforzando quel ginocchio perché è troppo importante. Vai a casa e mettici del ghiaccio sopra.”
Come se avesse ricevuto un segnale, Mike si avvicinò con un impacco del ghiaccio. Levi lo accettò con gratitudine e lo premette sopra il ginocchio. Il dolore diventò sordo e pulsante sotto quella pressione.
“Posso darti un passaggio io così non devi camminare,” aggiunse Petra. “Mike, puoi andare a prendere le sue cose nello spogliatoio?”
“Levi, te lo ripeto, mi dispiace davvero tanto,” disse Erwin, sembrando sinceramente sconvolto.
“Erwin, non è stata colpa tua,” rispose Levi, non potendo raccontargli esattamente il vero motivo per il quale era caduto.
L’altro ragazzo sembrava sul punto di scusarsi nuovamente, ma venne interrotto dal suono di qualcuno che si stava schiarendo la gola. Vi era stato un tale clamore intorno a Levi che nessuno aveva notato che ci fosse un’altra persona all’interno palazzetto per il ghiaccio.
“Scusatemi,” disse. “Mi dispiace interrompervi.”
Levi non l’aveva mai incontrata di persona prima di quel momento, ma avrebbe riconosciuto il volto di Marie Dawk ovunque.
“Marie,” disse Erwin.
E poi non ci fu più niente da dire. Per una volta, sembrava essere senza parole.
“Erwin. Mi dispiace di essermi presentata così all’improvviso, ma io… io volevo parlarti di una cosa.”


 
*****


Petra portò Levi a casa. Erwin e Marie rimasero lì.
Su insistenza della sua allenatrice, Levi rimase a riposo nei giorni successivi. Per quanto odiasse mancare agli allenamenti, specialmente con i mondiali così vicini, capiva che la sua gamba aveva bisogno di guarire.  
Erwin arrivò il giorno seguente nel tardo pomeriggio. Gli portò una piccola scatola di caramelle e delle altre scuse.
“Santo cielo, Erwin, quante volte devo dirti che non è stata colpa tua?” scattò in modo un po’ troppo brusco. “Sei venuto fin qui solo per assicurarti di qualcosa che non hai fatto?”
“In realtà, c’è qualcosa di cui volevo parlarti,” spiegò Erwin. “E volevo farlo… prima piuttosto che dopo.”
Sembrava sorprendentemente serio e questo mise Levi a disagio.
“Si tratta di quel genere di cose per cui dovrei invitarti ad entrare e a sederti?”
“Se non ti dispiace.”
Si fece da parte e lasciò che Erwin entrasse nel suo appartamento. Era un piccolo posto e le persiane chiuse lo facevano sembrare ancora più raccolto e ombroso, ma, almeno, era perfettamente pulito. Erwin si accomodò su una poltrona e Levi si sistemò sul divano.
Accese una lampada prima di sedersi, con l’intenzione di rendere l’ambiente un po’ più luminoso. Invece, creò un piccolo cono di luce che riuscì a malapena a illuminare se stesso ed Erwin. In contrasto, il resto dell’appartamento sembrava buio e i due dovettero sporgersi per vedersi in volto.
“Allora, che diavolo succede? Stai rompendo con me?” Levi intendeva fare una battuta, ma Erwin riuscì a malapena a sorridere.
“Ieri è venuta a trovarmi Marie Dawk,” spiegò.
“L’ho vista.”
“È qui per far visita alla sua famiglia, ma aveva anche una richiesta da farmi.” Erwin sembrava in difficoltà nel rivelargli qualsiasi cosa volesse dirgli. Levi rimase in silenzio mentre aspettava che lo tirasse fuori. “Inizialmente aveva smesso di pattinare per mettere su famiglia, ma ha scoperto di non poterlo fare. Lei e suo marito non possono avere figli. Per questo motivo, vorrebbe tornare a pattinare… con me.”
Fu in quel momento che a Levi tornò utile la sua abitudine a mantenere un’espressione inespressiva in volto, perché, prima che potesse prendere il controllo su se stesso, provò tutta una serie di emozioni —tristezza, rabbia e un dolore sorprendente e irrazionale – ma il suo viso non mostrò nulla.
“Ok,” rispose.
“Ok?” gli chiese Erwin sembrando sorpreso, come se si aspettasse qualcosa di diverso.
“Sì! Va bene. Si tratta della tua carriera di pattinatore. Puoi fare quello che vuoi,” Levi sentì se stesso dire.
“Ma si tratta anche della tua carriera di pattinatore,” spiegò tranquillamente Erwin.
“Beh, io di solito pattino individualmente,” puntualizzò Levi. “E, comunque, preferisco che continui ad essere così.”
Le sue parole suonarono nuovamente come vuote. Si rese conto di non riuscire a ricordare come fosse pattinare da solo o perché fosse migliore.
“Questo è vero. Ma io pensavo che… Voglio dire, hai lavorato così duramente per imparare a pattinare in coppia”
Levi alzò le spalle.
“Ogni buon pattinatore dovrebbe averne una conoscenza base, quindi non lo considero uno spreco di tempo.”
“Ah! Beh… Sono contento che tu sia a tuo agio con questo. Renderà la mia decisione molto più semplice.”
“Tornerai a pattinare con lei dopo i mondiali?”
“Sì, credo che sia questo il piano.”
“Tornerai nella tua vecchia città?”
“Sì, dovrei.”  
“Bene. Farò il tifo per voi due alle prossime Olimpiadi.”
“E forse ci vedremo lì.”
“Sì. Forse.”
Erwin si alzò e il suo viso si allontanò dal cono di luce.
“Beh, adesso mi sento un po’ sciocco per essere venuto fino a qui. Ho pensato che sarebbe stato…”
Levi voleva sapere come pensava che sarebbe stato. Più duro? Più triste? Si aspettava che lui protestasse e gli chiedesse di non andarsene? Perché era quello che voleva veramente fare, ma sarebbe sembrato stupido.
Si mise anche lui in piedi e alzò le spalle.
“Sono contento di averti reso le cose più facili.”
“A proposito, volevo anche dirti che Mike è riuscito a farci ottenere un’intervista con la stampa. Sarà martedì prossimo. Questo dovrebbe farti sentire più a tuo agio.”
“Molto bene,” rispose Levi.
E poi non vi fu altro da dire. Erwin guardò per qualche istante a terra prima di schiarirsi la gola.
“Spero che il tuo ginocchio stia meglio,” disse.  
“Grazie.”
“Ci vediamo agli allenamenti.”
“Si, ci vediamo.”
Quindi Erwin se ne andò. Levi tornò al suo posto sul divano e accese la TV, cercando una distrazione. Una qualsiasi distrazione. Non avrebbe dovuto sentirsi così male. Non c’era nessun motivo giustificabile per sentirsi così deluso e, sicuramente, non ne aveva uno per sentirsi tradito. Dopotutto sarebbe stato meglio per Erwin. Si meritava di pattinare con qualcuno che avesse la sua stessa esperienza, qualcuno che conosceva e con cui lo faceva da anni.
E Levi era destinato a pattinare da solo.




























 

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Capitolo 3
*** 03 ***


La notte prima della gara Levi si trovava in pista.
Il palazzetto era già stato chiuso e il ghiaccio era stato lisciato, ma aveva la chiave e un pass che gli permetteva di entrare quando voleva. Uno dei vantaggi di praticare il pattinaggio da professionista. Accese le poche luci necessarie per vedere, le quali diedero al palazzetto un bagliore fioco. Il silenzio e il vuoto di quel luogo sembravano stranamente liberatori. Qui non vi erano competizioni, interviste o compagni di pattinaggio rivali. Vi erano solamente lui e il ghiaccio.
Creò dei nuovi segni sulla pista liscia e il raschiare delle sue lame echeggiò in modo nitido e chiaro contro il silenzio dello stadio. Delle linee gemelle tagliarono il ghiaccio alle sue spalle. Poi girò la testa e vide Erwin. Si trovava nello stesso punto in cui Levi lo aveva visto per la prima volta, diversi mesi prima.  
“Ero certo che ti avrei trovato qui,” gli disse l’uomo.
Levi si rese conto che avrebbe potuto dire la stessa cosa per lui.
“Che cosa stai facendo qui?” gli chiese.
Vi era metà pista a dividerli, ma potevano comunque sentirsi chiaramente. Il suono viaggiava facilmente quando il palazzetto era vuoto.
“Non riuscivo nemmeno io a stare lontano dal ghiaccio la sera prima di una gara,” spiegò Erwin, entrando in pista e scivolando fino a dove si trovava lui.
Inizialmente Levi era andato lì per rimanere da solo, ma era contento che adesso ci fosse anche Erwin lì. Se il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo in cui avrebbero pattinato insieme, voleva goderselo fino a quando sarebbe durato.
Erwin si fermò davanti a lui.
“Sai, per tutto questo tempo in cui ho pattinato con te, non te l’ho mai chiesto,” disse. “Perché pattini?”
Levi aveva una miriate di risposte da dare a quella domanda, che di solito diceva per far tacere le persone che lo guardavano pattinare con la bocca spalancata: aveva la corporatura giusta, era un buon modo per fare esercizio, era l’unica cosa al mondo che non odiava fare… Per la prima volta nella sua vita, però, decide di raccontare la verità.
“Mi fa sentire libero,” spiegò. “Un po’ come se stessi volando, immagino.” Quindi aggiunse, “Tu invece perché pattini?”
“Per creare un’opera d’arte fisica, qualcosa di bello per il divertimento degli altri,” rispose sorridendo. “Mi piace di più la tua risposta. È più poetica.”
“Sono solo stronzate,” disse Levi.
Erwin ridacchiò e i due guardarono la pista del ghiaccio.
“Voglio solo dire che è stato un onore pattinare con te,” disse. “Ho apprezzato ogni momento. Continuerai a fare delle grandi cose.”
“Lo stesso vale per te” rispose Levi.
Avrebbe potuto aggiungere dell’altro, ma non era mai stato bravo con le parole e comunque Erwin aveva già detto perfettamente tutto. “Mi mancherà tutto questo,” affermò Erwin, quindi si voltò verso di Levi e sorrise. “Che ne dici se proviamo la nostra routine? Solo una volta. Solo per noi due.”
“Non abbiamo la musica.”
“L’abbiamo provata così tante volte che sono certo che l’abbiamo chiara in testa.”
Era la verità. Levi poteva sentire quella musica, il tempo perfetto e tutto il resto, anche mentre dormiva.
“Va bene.”
Pattinarono fino al centro della pista, il punto dove sarebbe iniziato il loro programma.
“Pronto?” chiese Erwin.
Levi annuì.
Quindi cominciarono.
La loro routine iniziò con un grazioso giro della pista dove Levi si alternò tra prendere la mano di Erwin e pattinare lontano da lui. Avanti e indietro, girandosi l’uno intorno all’altro fino a quando Erwin lo afferrò per la vita per un breve sollevamento. Dopo qualche altro giro, eseguirono una lenta rotazione a Y sincronizzate, con le caviglie portate fino all’orecchio.
Seguì un salto, un triplo toe-loop affiancato, e atterrarono in perfetta sincronia. Dopodiché Levi riprese la mano di Erwin, pattinando sotto braccio e facendo dei cerchi vertiginosi intorno a lui. I loro movimenti accelerarono mentre la musica cresceva e un altro salto accentuava la prossima grande ondata.
Quindi seguì il loro secondo sollevamento, in cui Levi assunse una posizione parallela al suolo. Allargò le braccia e alzò la testa e, per un attimo, stava davvero volando come un cigno.
Quando venne messe giù, eseguì immediatamente una trottola. Erwin rimase in piedi, tenendolo per mano mentre loro due giravano e giravano intorno. Quando Erwin lo tirò nuovamente su, eseguirono immediatamente un camel spin. Entrambi avevano una gamba stesa dietro di loro mentre si piegarono l’uno sull’altro. Durante quel movimento erano intrecciati insieme, ruotando abbastanza velocemente da permettere a Levi di sentire una folata di vento, fino a quando non lasciarono andare l’uno la gamba dell’altro e si separarono, mantenendo un certo spazio tra di loro.
In quel momento la musica stava per raggiungere il suo punto più drammatico. Si incrociarono, girando sempre più vicini in una danza frenetica. Tre forti accordi completavano la canzone e, per ognuno di essi, vi era stato associato una mossa da fare. Levi li contò all’interno della sua testa.
Uno—il twist lift. Levi si lanciò verso Erwin, venne scagliato in aria e atterrò perfettamente.
Due—un altro salto triplo, completato in sincronia.
E tre—Levi si lanciò verso Erwin. Le mani dell’altro lo afferrarono per la vita e lo issò per la loro posa finale, un sollevamento che rispecchiava il primo che avevano fatto insieme. Levi tenne le braccia distese e la schiena inarcata mentre Erwin lo condusse attraverso la pista, per poi fermarsi nel centro.
E questo era tutto. La routine era terminata e l’avevano eseguita alla perfezione. Levi guardò in basso in direzione dell’altro, ansimando. Anche Erwin aveva il fiato corto, gli occhi luccicanti e un ampio sorriso dipinto in volto. Non parlarono. Non ne avevano bisogno. Entrambi sapevano quello che avevano fatto e Levi si rese conto di non essersi mai sentito tanto soddisfatto per una routine.
E, prima di rendersi conto di che cosa stesse facendo, baciò Erwin.
Quando eseguiva una routine, spesso sentiva di essere entrato in una sorta di trance in cui ogni sua mossa era stata provata così tante volte da diventare ormai automatica. In quel momento stava provando la stessa sensazione e baciare Erwin sembrava un gesto automatico, qualcosa che doveva fare. La parte successiva, quella più naturale, della loro routine.
Intrecciò le sue dita tra i capelli dell’altro e spinse le loro labbra insieme. Erwin sembrava solido contro di lui, bello in un modo che non gli era mai sembrato prima. Delle braccia forti avvolsero la schiena di Levi per tenerlo più saldamente e lui rispose bloccando le ginocchia contro entrambi i lati del busto di Erwin. Si strinse ancora di più, spingendo il petto contro le ampie spalle di Erwin fino a quando non sentì la pressione del loro battito cardiaco. L’aria nella pista di pattinaggio era gelida, ma, contro l’altro, Levi si sentì caldo. A proprio agio. Stranamente, libero.
Ma, alla fine, Erwin dovette metterlo giù. Non appena lo fece, si separarono e l’aria gelida colpì le labbra di Levi, facendogli realizzare con uno shock quello che aveva appena fatto.
Iniziò a scivolare lontano da Erwin, spinto dallo slancio provocato quando era stato messo giù. Levi lasciò che accadesse, facendosi trasportare via con il viso arrossato, le labbra gonfie e le mani ancora tese verso l’altro, pronto a riafferrarlo.
“Non so come sia potuto succedere,” disse, più a se stesso che a Erwin.
Quindi se ne andò, ignorando l’altro mentre lo richiamando indietro.


 
*****


I mondiali quell’anno si sarebbero svolti nella loro nazione, a solo tre ore di macchina dalla città dove Levi viveva. Quindi non dovette fare alcun viaggio, non dovette prendere un aereo o dividere una stanza in hotel con Erwin. Ringraziò il cielo per questo, perché, qualsiasi istante in più che avrebbe dovuto trascorrere insieme all’altro, avrebbe potuto trasformarsi in un disastro. Invece, andò in auto con Petra e incontrarono Erwin direttamente lì.
Una volta arrivati furono in constante movimento, tra il riscaldamento, lo stretching e indossare i costumi, mentre Petra e Mike offrivano loro consigli dell’ultimo minuto e discorsi di incoraggiamento. In questo modo ebbero appena il tempo di ripensare alla notte precedente. Tuttavia, ogni volta che Levi guardava l’altro, il suo stomaco sembrò capovolgersi.
Ad un certo punto, però, Erwin si chinò su di lui e gli sussurrò:
“Possiamo parlare di ieri sera?”
Ma Levi rispose con un semplice:
“Parleremo dopo la competizione.”
Erwin non insistette sulla questione e Levi non aveva intenzione di parlarne davvero.
Quindi rimasero in attesa del loro turno accanto alla pista, ascoltando le musiche delle coppie che gli precedevano. Erwin tese una mano e Levi l’accettò senza pensarci. Stranezze a parte, entrambi avevano bisogno del sostegno reciproco in quel momento.
“Qualunque cosa accada, è stato un onore pattinare con te,” disse Erwin.
“L’hai detto anche ieri sera.”
“È stato un onore così grande che ho sentito il bisogno di dirlo due volte.”
Questo fece comparire un piccolo sorriso sulle labbra di Levi.
“Beh, è stato un onore anche pattinare con te.”
La coppia subito prima di loro terminò la propria routine e loro due rimasero in ascolto, tesi per l’ansia, fino a quando una voce echeggiante chiamò i loro nomi in pista.  
Gli applausi crebbero intorno a loro, formando un’onda sonora che minacciava di travolgerli in pieno. Ma tutto ciò che Levi dovette fare fu guardare attraverso il ghiaccio e sentire la propria mano in quella di Erwin per sentirsi bene. Sapeva cosa doveva fare lì. Era quello il luogo a cui apparteneva.
Si voltarono in direzione dei giudici, ancora mano nella mano. Vi fu un breve momento di silenzio mentre l’intera arena aspettava con il fiato sospeso. Levi si sentì nervoso, con lo stomaco stretto e il cuore in tumulto, ma, non appena udì la prima nota morbida e dolce di Elsa’s Procession, tutto scomparve. Tutto ciò che rimase fu la musica, il ghiaccio ed Erwin.
Eseguire la routine fu naturale come respirare. Scivolarono insieme sul ghiaccio in perfetta sincronia e, quando Erwin eseguì il primo breve sollevamento, Levi si rese conto che fosse tutto a posto.
In seguito, riuscì a ricordare solamente alcuni momenti della loro performance. Ricordò il sollevamento a cigno, la sensazione di volare in aria e di aver visto il volto di Petra tra gli spettatori. Ricordò la loro rotazione congiunta, quando Erwin era in posizione eretta e lui accucciato, e come la forza della mano dell’altro fu l’unica cosa che gli impedì di sbandare fuori controllo. E ricordò il finale: il twist lift, il triplo salto e, per l’ultima volta, le mani di Erwin lo sostennero mentre volava in aria.
Vi era una sensazione particolare che arrivò alla fine di una routine ben fatta: una sensazione fluttuante, come se la soddisfazione fosse stata sufficiente per farlo librare in aria. Il pubblico esplose in un applauso assordante. Fu di nuovo un’onda, ma questa volta li stava sollevando, portando il loro già ottimo umore a livelli ancora più alti.
Erwin lo mise giù sul ghiaccio, sorridendo, e Levi si rese conto che stare facendo la stessa identica cosa. Guardò l’altro, sentì la folla e non riuscì a trattenersi.
Erwin gli disse qualcosa, ma non riuscì a sentirlo a causa degli applausi.
“Che cosa?”
“Ce l’abbiamo fatta,” gridò Erwin. “Ce l’abbiamo fatta, Levi. Ce l’abbiamo fatta.”
Si tennero per mano mentre lasciavano la pista, ancora sorridenti. Erano entrambi un senza fiato e un po’ sudati, ma si sentivano come se si trovassero in cima al mondo.
Petra e Mike corsero a congratularsi con loro. Hanji si avvicinò e quasi li fece cadere a terra con il suo entusiasmo. Le macchine fotografiche spararono i loro flash e i giornalisti urlarono delle domande che non registrarono nemmeno.
Arrivò il momento di scoprire i loro punteggi, quindi si sedettero con i loro allenatori e si strinsero ansiosamente l’un l’altro mentre la voce tonante leggeva i numeri.
“Punteggio tecnico, 47.65. Componenti del programma, 60.37. Punteggio totale, 108.02.”
Levi emise un sospiro di sollievo nello stesso momento in cui Erwin disse:
“È buono.”
Si voltò per incontrare lo sguardo dell’altro.
“Questo è decisamente buono.”
“È davvero buono.”
“Sì, lo è.”
“Levi, è davvero molto buono!”
Levi odiava gli abbracci. Non abbracciava intenzionalmente nessuno da anni, ma in quel momento lui ed Erwin saltarono l’uno nelle braccia dell’altro e si tennero stretti. Si guardarono l’un l’altro mentre si separavano, sorridendo come degli idioti, e Levi sentì davvero il desiderio di baciarlo di nuovo.
In pochi istanti anche Petra, Mike e Hanji gli abbracciarono e vi furono fiori e giornalisti che si affollarono intorno a loro e così tante altre cose che la mente di Levi riuscì a malapena a registrare il tutto.
Questa ondata di trionfo continuò anche mentre attraversavano il lungo corridoio che portava verso lo spogliatoio. Quando vi entrarono, però, il tutto terminò nel silenzio, mentre il trambusto all’esterno non fu altro che un mormorio di sottofondo.
“Levi. Io… grazie per questo,” disse Erwin, leggermente senza fiato.
“Grazie a te,” rispose Levi. “Sei tu quello che ha voluto che pattinassimo insieme.”
“E sono grato che tu sia stato d’accordo.”
Levi si limitò a scrollare le spalle. Anche lui lo era.
“Mi mancherà molto pattinare con te,” aggiunse Erwin.  
E così tutta la felicità scomparve. Levi si allontanò dall’altro e si concentrò sul cambiarsi.
“Risparmiatelo per la premiazione,” disse. “Non è ancora finita.”


 
*****


Arrivarono sul podio.
Vennero premiati con il bronzo per il terzo miglior piazzamento, che, come disse Erwin a Levi tra le acclamazioni della folla, era davvero impressionante per qualcuno che, solo di recente, aveva imparato a fare i sollevamenti.
Levi probabilmente avrebbe vinto la medaglia d’oro se avesse concorso da singolo, facendo quello a cui era abituato e in cui era bravo, ma, standosene in piedi sul podio con Erwin, non riuscì proprio a rammaricarsene.
 

 
*****


E questo fu tutto. Mesi di preparazioni culminarono in un breve momento e in un lampo tutto finì.
“I drink sono offerti da me e Mike!” esclamò Petra mentre il palazzetto del ghiaccio si svuotava. “Stiamo andando in un posto lussuoso. I vincitori della medaglia di bronzo. Di sicuro voi due andrete alle Olimpiadi insieme.”
Levi ed Erwin si scambiarono un’occhiata. Non avevano ancora detto ai loro allenatori che stavano per porre fine alla loro collaborazione, ma quello non era di certo il momento giusto per farlo. In quel momento volevano solamente festeggiare e entrambi non avevano nessun desiderio di rovinare l’umore generale.
Erwin stava per accettare l’offerta di Petra quando qualcuno lo chiamò da dietro le sue spalle.
“Erwin! Erwin Smith!”
E, apparendo dal nulla, Marie Dawk iniziò a correre verso di loro.
Diede ad Erwin un grande abbraccio, saltando per riuscire a raggiungere le sue spalle, ma l’uomo non fu abbastanza veloce nel ricambiare il gesto. Rimase rigido mentre lei lo abbracciava.
“Eri così bello sul ghiaccio. Non hai perso l’allenamento nemmeno un po’,” gli disse. “Congratulazioni.” Quindi si voltò in direzione di Levi, gli fece un cenno del capo e aggiunse, “Anche a te.”
Poi tornò a concentrarsi nuovamente su Erwin e iniziò a parlare di quanto avesse eseguito bene la routine.
Petra fu la persona che finalmente la fermò. Si fece avanti in modo da ritrovarsi praticamente tra Erwin e Marie e disse:
“Ciao! Sono Petra Ral, ho allenato Erwin durante lo scorso anno. Stavamo andando a festeggiare con tutta la squadra.”
Il suggerimento dietro quell’affermazione era chiaro, ma Marie, a quanto sembrava, aveva altre idee.
“Oh, vi dispiace se vendo anch’io? Mi piacerebbe festeggiare il successo del mio partner.”
Il suo partner. Il modo così casuale con cui lo disse fece sentire male Levi.  
“Sì, mi dispiace se vieni,” sbraitò quest’ultimo. “Non hai fatto nulla per cui vale la pena festeggiare. Sei rimasta seduta a casa per tutto lo scorso anno, quindi continua a farlo ancora per un po’.” 
Marie rimase a bocca spalancata. In realtà fu uno spettacolo abbastanza soddisfacente da vedere, fino a quando Levi non si voltò verso il resto della squadra e si rese conto che anche loro avevano la bocca leggermente aperta. I due allenatori spostarono lo sguardo da lui a Marie con stupore e forse anche un pizzico di divertimento. Erwin, invece, sembrava completamente perso e Levi realizzò troppo tardi in quale posizione scomoda lo avesse messo.
Grande! Aveva fatto arrabbiare Erwin e non sembrava proprio che Marie se ne sarebbe andata a prescindere. Che bella conclusione per il loro ultimo giorno come partner. Levi si voltò e se ne andò prima di peggiorare le cose.
Si sentì male. Si sentì un po’ stordito. Si sentì uno scemo per aver reagito in modo così eccessivo solo perché non poteva sopportare l’idea di perdere un partner che, in primo luogo, non aveva voluto.
Smise di camminare solamente quando fu sicuro di essersi lasciato tutti alle spalle. Era finito in un corridoio di servizio con delle porte non contrassegnate su entrambi i lati e un ronzio di sottofondo. Non vi era altra anima viva all’orizzonte.
Sotto la giacca aveva ancora la medaglia appesa al collo. La tirò fuori e la guardò, rivivendo l’istante in cui l’aveva ricevuta insieme ad Erwin. Beh, aveva decisamente rovinato quel momento comportandosi come un’idiota. Probabilmente sarebbe stato meglio se non avesse visto Erwin per un po’.
“Levi.”
Anche in quello stato, non poté fare a meno di sentire un pizzico di felicità nel sentire il suono della voce dell’uomo.
“Levi, mi dispiace per Marie,” disse Erwin.
“Va tutto bene.” Levi lasciò ricadere la medaglia sotto la giacca e si voltò. “Può venire se vuole. Scusa se ho fatto una scenata.”
“Mi sono già liberato di lei.”
Levi sospirò. Sarebbe stato quasi più facile se avessero preso una pausa netta — Marie dentro, lui fuori — in modo che quella delusione finisse subito.
“Ho detto che va bene.”
“Sono io che non voglio che venga.”   
“Oh.” Erwin lo stava guardando un po’ troppo intensamente. Levi distolse lo sguardo. “Allora va bene. Grazie. Ora andiamo a festeggiare.”
Continuò a non guardarlo mentre cercava di superarlo.
“Aspetta.” Erwin allungò una mano e lo bloccò afferrandolo per la spalla. “Possiamo parlare?”
“Qui?”
“Perché no?”
Levi si limitò a scrollare le spalle. Non voleva parlarne, ma quella mano era ferma sulla sua spalla e rimase.
“Voglio parlare di ieri sera.”
Levi scosse la testa.
“Scusami. È stato un errore.”
“Un errore?”
“Sì. È stato solo…” Levi prese un lungo respiro per calmare la sua voce. “Solo un errore. Ok? Dimenticalo.”
“Non voglio dimenticarlo.”
“Perché no?”
Erwin non rispose.
“Perché no?” chiese nuovamente Levi, un po’ più in fermento. “Vuoi avere qualcosa con me o qualcosa del genere? O vuoi…” Si fermò. Cominciò a sentirsi frustrato. Perché, se Erwin stava insinuando quello che aveva capito, cielo, le cose potevano anche essere peggiori: sapere che c’era qualcosa o che avrebbe potuto esserci stata, ma che Erwin lo stava lasciando a prescindere. “Sai cosa, vaffanculo,” sbraitò. “Ero perfettamente felice prima di conoscerti, ma poi sei arrivato tu. Grazie a te, non so nemmeno più che tipo di pattinatore sono. Semplicemente… hai avuto il tuo esperimento di pattinaggio o qualsiasi altra cosa volevi. Abbiamo partecipato ai mondiali. Ora sono terminati, quindi lasciami stare.”
“Non ho ancora dato la mia risposta a Marie.”
“Di che cosa stai parlando?”
“Non ho mai detto a Marie che sarei tornato a pattinare con lei.”
“Beh, che cosa diavolo stai aspettando?”
Ed Erwin gli rispose con un bacio.
Sembrò la cosa giusta da fare, la parte successiva, quella più naturale della loro routine. Erwin prese il suo volto tra le mani e Levi si appoggiò contro le sue spalle, avendo l’impressione che tutto il suo mondo non fosse composto da altro oltre il calore del corpo dell’uomo. Levi aveva avuto ragione quando si era immaginato quel momento: Erwin dovette chinarsi e lui alzarsi sulla punta dei piedi, in modo che le loro labbra riuscissero ad avvicinarsi. Si era sbagliato però quando aveva pensato che sarebbe stato imbarazzante.
Erwin si allontanò. Le loro labbra erano ancora vicine, a pochi centimetri di distanza, e le mani di Erwin rimasero sopra le guance di Levi.
“Non voglio pattinare con nessun altro,” spiegò.
“Beh, allora perché non l’hai detto?” gli chiese Levi.
Ebbe l’impressione che la forza di gravità non funzionasse bene in quel momento, ma lo trovò comunque piacevole e si tenne più stretto contro le spalle di Erwin.
“Non credevo che ti sentissi allo stesso modo.”
“Oh.” Beh, Levi aveva sicuramente lavorato duramente per nasconderlo persino a se stesso. “Uh… mi dispiace.”
Erwin sorrise – un sorriso davvero molto bello – e poi scoppiò a ridere e anche Levi si ritrovò a ridere.
“Sei perdonato.” Erwin premette la sua fronte contro quella di Levi e chiuse gli occhi, sospirando soddisfatto. “Sei perdonato.”
“Quindi pattinerai con me l’anno prossimo?”
Erwin lo baciò di nuovo.
“Sì.” E lo baciò ancora. “Pattinerò con te l’anno prossimo.”
“Va bene,” mormorò Levi.  
E così Erwin pattinò con Levi l’anno dopo. E l’anno successivo. In effetti, Levi non pattinò mai più da solo.



Salve a tutti!
Avrei dovuto pubblicare questo capitolo ieri, ma purtroppo non ero molto in forma, quindi ho preferito aspettare oggi per farlo.
Grazie mille per avermi accompagnata in questa avventura. Spero proprio che vi sia piaciuta.
Un ringraziamento speciale va a tutti le persone che hanno messo questa storia tra le seguite e preferiti e tutti quelli che hanno speso qualche minuto per farmi sapere il proprio pensiero.
Everythingsshiny è un’autrice che amo davvero e nei prossimi mesi vi proporrò nuove sue storie, spero proprio che vi piaceranno.
Quindi a prestissimo,
Jodie

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