Readbles

di Writing_with_Venom
(/viewuser.php?uid=1173320)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Castello errante ***
Capitolo 2: *** Il mercato delle Pulci ***
Capitolo 3: *** Quello che non riuscivo a sentire ***
Capitolo 4: *** Il Ponte dei Ricordi ***
Capitolo 5: *** Le Rovine del Drago ***



Capitolo 1
*** Il Castello errante ***


Il vento scorre tra i capelli scuri raccolti in piccole treccine adornati in meravigliosi ornamenti d'avorio lavorati con maestria dalla mano salda di suo padre. Occhi grandi e nocciola scrutano pieni di curiosità la grande vallata che circonda le grandi catene montuose di Ishtar. L'erba alta accarezza il vestito di seta azzurro del piccolo e le sue giovani gambe che corrono, scattano e fremono. Acchiapparella: questo è il gioco preferito di Isop; che adora giocare con la sua sorellina Agnes.
Un masso leggermente sporgente incontra il piccolo piedino del bambino e gli fa perdere l'equilibrio costringendolo a una caduta imprevista ma non dolorosa, essendoci l'erba ad attutire l'impatto. Subito Agnes coglie l'occasione e salta addosso al suo fratellone mettendo fine alla sfida: 2:1 per il maggiore.
Ridendo i due bambini decidono di tornare al villaggio poco distante. I due infatti fanno parte della tribù dei Kenja, un popolo mite ed ospitale, dedito all'allevamento e alla agricoltura.
Sfortunatamente il piccolo bambino non è mai stato un grande appassionato di queste cose: a lui piace esplorare ed andare all'avventura. Avendo solo 7 anni però è ancora impossibile per lui allontanarsi troppo, essendoci infatti creature molto pericolose che abitano nei boschi. Sarebbe probabilmente impazzito se non fosse stato per il Vecchio Piok. Il Saggio del villaggio, non che uno dei membri più anziani della città. Isop amava trascorrere le giornate ad ascoltare Piok parlare, narrare le gesta dei valorosi antenati della sua tribù. Storie di eroi leggendari che hanno dato lustro al nome Kenja che ormai è iniziato a decadere.

Come ogni giorno quindi Isop si reca ad ascoltare le storie degli avi.
All'entrata della piccola tenda del vecchio saggio il bambino tutto felice inizia a dire:" Piok! Ci sei?? Sono io!". La risposta è immediata: "Oh Isop! Ti aspettavo! Oggi Agnes non c'è?"
"No sfortunatamente no. La mamma aveva bisogno di lei. Comunque; che storia mi racconti oggi?" chiede entusiasta il piccolo.
Il vecchio Piok, accarezzandosi la folta barba inizia velocemente a pensare; per essere un vecchietto di 78 anni è ancora molto in forma e sa ancora come rendersi utile per la tribù.
"Ah ecco! Ti racconterò la storia del castello errante di Saul!"
Detto questo il racconto inizia:

Correva l'anno 758 ovvero ben 200 anni fa e le 5 tribù: Kayah; Kenja; Lyas; Nyxis e Luces erano ancora in guerra tra di loro. Una lotta senza vincitori, avendo avversari da ogni dove e non potendosi fidare di nessuno. Nella tribù Kenja, viveva il giovane Kirop, un giovane ficcanaso che non amava combattere ed adorava esplorare. Ogni mattina sgattaiolava ad orari diversi fuori dal villaggio e inoltrandosi nei selvaggi boschi di Istar andava alla ricerca di non si sa bene cosa, non lo sapeva nessuno e c'è chi sospettava che non lo sapesse nemmeno lui cosa cercare; ma questo non lo avrebbe certamente fermato! Durante le sue ricerche ed esplorazioni decise di inoltrarsi oltre i territori coperti dalla sua tribù, o qualsiasi tribù e decise di esplorare una nuova zona. Qui scopre il Castello errante. Un castello fluttuante nel cielo, pieno di magia, nel bel mezzo di una radura, nel cuore della foresta. Un maestoso castello, sospeso a 150 metri di altezza, color grigio chiaro, pieno di merli, ponti, torri e quant'altro era una tentazione troppo forte per l'anima avventurosa del giovane Kirop che senza pensarsi decise di avvicinarsi.
Si posizionò esattamente al di sotto del castello, nella speranza di trovare una corda o montacarichi lasciato da qualche altro esploratore prima di lui, ma così non era stato.
Era troppo presto per arrendersi e il ragazzo alzò lo sguardo verso il castello, per vedere se ci fosse un'apertura dal basso ma anche questa idea fu un fiasco. Eppure il ragazzo notò una cosa: una grossa pietra posta al centro Azzurra come il cielo: Che fosse questa la chiave del mistero?
Kirop decise di provare: Prese la sua fidata fionda e dopo aver raccolto qualche sasso in terra iniziò a lanciarli contro la gemma.
5. 10. 15. 20 sassi, raggiungere la meta sembrava un'impresa troppo ardua, ma Kirop non volle arrendersi e continuò fino a quando forse per fortuna, forse per fato riuscì a colpire la gemma dopo 73 tentativi. L'azzurro si fece sempre più brillante fino a quando non emise un vero e proprio fascio di luce che investì a pieno il povero ragazzo.

Che fosse finita lì? Era questa la storia del giovane Kirop? Un giovane avventuriero che aveva azzardato troppo? Ebbene no. Infatti la luce che colpì il ragazzo non lo ferì assolutamente. Anzi gli permise di salire nel castello errante. Qui il ragazzo scoprì moltissimi tesori e potenti artefatti che lo avrebbero reso non solo ricco, ma anche potente. Con un tale arsenale avrebbe potuto vincere la guerra da solo in un solo giorno.
Ma il cuore del giovane non era avido o assetato di potere, solo di avventura; così decise i fare quello che viene ricordato ancora oggi, tramandato a tutti i giovani abitanti delle cinque tribù:
Condivise la sua scoperta, e le ricchezze del castello errante non solo con i membri della sua tribù; ma di tutte e cinque riuscendo a fermare di fatti la guerra.

"E questa mio caro Isop è la storia dell'eroe Kirop, o meglio: la prima delle tante...". esordisce soddisfatto e leggermente commosso il vecchio Piok.
"Oramai si è fatto tardi, dovresti tornare a casa" continua con una nota di premura. Infatti Isop è uno dei pochi membri del villaggio con cui il Vecchio passa del tempo. E' normale che dopo tanto si sia affezionato e consideri il bimbo al pari di un nipote.
Il bambino ascoltando le parole del vecchio si appresta ad uscire per tornare a casa quando all'improvviso una domanda lo blocca:
"Vecchio Piok, ma quindi...perchè il castello errante è conosciuto come il castello di Saul? Chi sarebbe?"
"Ohoh" Inizia a dire il saggio "questa è un'altra storia...".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il mercato delle Pulci ***


Ogni anno nella regione di Jibam si tiene un evento atteso da tutta la popolazione: il Filaj, ovvero buttare il vecchio per far spazio al nuovo. Il Filaj ha luogo all'equinozio di primavera e dura tutta la giornata. I più famosi mercanti del mondo si radunano per vendere ogni cosa accumulata nel corso dell'anno: è un evento che fa parecchia gola e chiunque vuole partecipare; dal più ricco al più povero. A differenza di ciò che si può pensare però non si butta semplicemente qualcosa di vecchio, ma si porta ai mercanti, che possono fare sconti o barattare l'oggetto per qualcosa in loro possesso. E' proprio questa peculiarità di questo evento a fare così gola agli abitanti di Jibam; ma soprattutto ai mercanti, affamati di denaro.
In una città di Jibam, Alihi, ai confini remoti della regione cresce il giovane Jimbo, che ha da poco compiuto 10 anni. Suo padre ha intenzione di portarlo per la prima volta al Filaj.
Dopo due ore di viaggio sul dromedario i due arrivano giusto in tempo per l'inizio dell'evento.
Una massa informe di persone si addossano verso i mercanti pronti a fare a pugni, spingere ed insultare chiunque fosse di mezzo. Una scena davvero bizzarra agli occhi del bambino, che decide coraggiosamente si avvicinarsi ed osservare da vicino questo strano mistero; mentre suo padre si confonde tra la massa.
Essendo ancora piccolo riesce agevolmente a passare tra le gambe degli adulti senza farsi notare ed in un battibaleno è difronte al bancone.
Tappeti, spezie, gioielli, piatti e tant'altro; questi erano alcuni dei vari possedimenti dei commercianti che erano pronti a vendere o barattare con il popolo. 
Nulla di tutto questo però sembra attirare l'attenzione di Jimbo che piano piano inizia a correre gli occhi sui vari tavoli con la merce esposta. 
All'improvviso nota proprio di fronte a lui una piccola perla blu, delle dimensioni di una biglia. Eppure non era incastonata in un bracciale, o in una collana, ma era lasciata lì nuda e cruda. 
Il bambino è così attirato dalla perla che non riflette nemmeno un secondo su quanto possa costare e se effettivamente potesse permettersi di comprarla.
Così senza pensarci due volte chiede al mercante cosa volesse in cambio della perla. 
Il mercante osserva il bimbo stupito e vedendo la perla in questione gli dice: " Oh quella perla? E' una perla di valore, piccolo; ma per te farò un prezzo speciale: la baratteresti per la tua collana?". infatti Jimbo ha al collo una collana con una pietra trovata per strada, bella da vedere ma effettivamente priva di valore, quindi il bambino accetta felicemente l'offerta e raggiunge il padre dopo aver scambiato la sua collana, ignaro però del fatto che si trattasse di una perla maledetta: la Perla dei Mari; chiunque l'abbia indosso è destinato a morire tra i mari. Il mercante ovviamente già a conoscenza della maledizione, è più che ansioso di liberarsene e ha colto la palla al balzo senza farsi troppi scrupoli.
Dopo aver raggiunto il padre ed aver fatto altri affari i due si rimettono in marcia verso casa. 
Jimbo entusiasta appena arriva a casa fa una collana per la sua perla e la mostra fiero a sua madre per poi indossarla.
La notte stessa il bimbo sogna una fantastica avventura tra i mari, con mostri mitologici e leggendari tesori; così il giorno seguente, essendo Alihi una città portuale, con la scusa di andare a pescare inizia il suo viaggio in barca.
Tutto sembra perfetto, il mare è calmo, il cielo è limpido e il sole splende sereno eppure nel giro di una mezz'ora il tempo cambia radicalmente e la barca viene colpita da una forte tempesta.
Essendo una imbarcazione leggera si ribalta praticamente subito e Jimbo si ritrova in acqua. 
Prova a restare a galla con tutte le sue forze ma la tempesta ha creato onde troppo forti che lo trascinano giù, fino a farlo svenire.
Con qualche spasmo e dolori in tutto il corpo Jimbo si risveglia in una spiaggia, da solo e in un posto a lui completamente sconosciuto. Prova ad alzarsi e cercare aiuto, ma ben presto si renderà conto di trovarsi su un'isola sperduta e disabitata. Il bambino sempre più spaventato inizia a vagare senza meta fino a quando non trova una caverna. Prova ad entrare, per vedere se utilizzabile come rifiugio per la notte, dato che l'oscurità sta calando e fortunatamente sembra vuota. 
Durante l'esplorazione della grotta il piccolo ragazzo trova una strana incisione sulla roccia riportante le seguenti parole: solo un puro di cuore può accedere al luogo nascosto, prenda il necessario ma non diventi corrotto.
Turbato dal messaggio criptico il bimbo continua ad addentrarsi fino a trovare un grande tesoro.
Rubini, perle, smeraldi e oro erano lì pronti per essere presi e Jimbo felice si riempie le tasche. 
Vedendo che effettivamente la quantità di preziosi che entra nelle sue tasche è infima inizia a pensare ad un modo per trasportare tutto il resto quando le parole criptiche di prima gli tuonano in mente; spaventato allora decide di lasciar perdere. 
Grazie agli insegnamenti del padre si accende un fuoco e riposa il suo piccolo corpo stanco, in attesa delle ore di luce per trovare un modo per tornare a casa.
Arriva in fretta il mattino e Jimbo, utilizzando vari tronchi, rami caduti e liane di una foresta lì affianco, rimedia una piccola zattera con remi. Senza aspettare ulteriormente si prepara a partire, pregando che non ci sia in attesa per lui un'altra tempesta.
Il viaggio verso casa per lui prosegue senza intoppi dato che ormai  il mare, lo aveva giudicato un puro di cuore

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Quello che non riuscivo a sentire ***


Caro Diario 20/12/2020
Sono io Emily. So che è da tanto che non ti scrivo ma per favore non essere arrabbiato con me. Come sai non è facile la vita per una ragazza sordo-muta come me. 
La mia famiglia prova sempre a fare di tutto per aiutarmi o sentirmi amata. Eppure nei loro occhi ho sempre percepito una distanza per me incolmabile. Mi sono chiesta più volte perché. Il perché non riuscissi ad essere come le altre ragazze della mia classe, il perché non riuscissi a percepire l'amore della mia famiglia come se fosse vero o sincero, ma solo come una forma mascherata di pietà verso la mia "ignobile" condizione. Ho passato la maggior parte della mia vita a cercare una risposta; ma arrivata a 13 anni ho smesso di provarci. E' così importante per essere considerati normali questo Udito?
Vedi: anche a scuola è difficile. Non fraintendermi, non sono vittima di bullismo o altro, anzi sono sempre gentili con me; ma non si accorgono che riesco a vedere il loro falso sorriso? Dietro quella maschera sorridente si cela solo fastidio per la mia persona: mi vedono solo come un peso. E per questo vengo sempre isolata. Non importa quello che faccia, non importa che abbia speso anni della mia vita a cercare di imparare il labiale, o che porti con me una lavagnetta per rendere un dialogo possibile anche per chi non conosce il linguaggio dei segni. Tutto questo non è mai importato a nessuno. Vengo solo vista come una disgrazia, qualcosa che sarebbe meglio ignorare e che sarebbe stato meglio non fosse mai nato. Beh sono stanca di tutto questo! Non ho chiesto io di nascere in questo modo! Non ho chiesto io di essere lasciata sola nell'indifferenza! Tu Diario sei tutto ciò che mi rimane. Non ho altro. Ora vado, ci sentiamo prossimamente un abbraccio 
Emily.
Caro Diario 25/12/2020 Oggi è Natale! Non so se tu sei credente o meno; ma Tanti auguri! 
Come Puoi vedere, o leggere, oggi sono molto felice. Lo vuoi sapere il perché?! 
Beh te lo dico lo stesso. Mamma e papà mi hanno regalato un gatto! 
So che non te lo ho mai detto ma io amo i gatti, sono bellissimi e super simpatici. 
E' un maschietto tutto arancio: adorabile! Ho deciso di chiamarlo Garfield; si esatto, proprio come quel cartone famoso! Nome azzeccato non trovi? Non preoccuparti, starò attenta affinché non diventi un goloso di lasagne anche lui. 
Sai anche se oggi è solo il primo giorno sono molto emozionata! Infatti quando ho preparato una ciotolina con il latte per farlo bere dopo essersi dissetato mi ha leccato il dito della mano! Non so se lo abbia fatto per sbaglio, per ringraziarmi o altro; però sentire quella linguetta raschiare il mio dito come fosse carta vetrata è stata una sensazione bellissima. Ora infatti Garfield mi segue ovunque. 
Caro Diario, dimmi, che tu sappia, è questo che vuol dire sentirsi amati?
Ti aggiornerò al più presto.
Un abbraccio 
Emily.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il Ponte dei Ricordi ***


Ci troviamo nella cittadina di Zasse, un posto rurale con infinito spazio verde, ruscelli e montagne a riempire questo affascinante paesaggio bucolico. Nostrich, un giovane ragazzo di 25 anni, siede tranquillamente sotto l'ombra di un albero, mentre mangia un panino. E' un semplice boscaiolo e si prende una meritata pausa dopo un'intera mattinata di lavoro. E' l'inizio di una tiepida estate e il vento accarezza la sua bruna barba modellando la sua chioma per rispecchiare le sue onde. 
Sfortunatamente la pausa dura poco, e Nostrich torna a lavoro. A lui piace molto il suo lavoro; tagliare gli alberi è l'unica fonte di sfogo che ha a disposizione e quindi è molto dedito. 
Così le ore passano in fretta e il tramonto arriva senza neanche accorgersene. Il giovane uomo raccoglie la sua ascia, il cestino del pranzo e si incammina verso casa. In questo mondo la tecnologia non è mai arrivata, quindi gli unici mezzi di trasporto sono cavalli, carovane e carrozze. Tutte cose che ahimè un semplice boscaiolo di campagna non può permettersi. Ma a lui di questi sfarzi neanche importa, si gode volentieri il paesaggio che la natura gli offre. Torna a casa non vedendo l'ora di poter riabbracciare sua moglie e sua figlia, che non vede da quasi 12 ore. Ama stare con loro, e sono velocemente diventate il motivo della sua esistenza. Apre la porta, urlando come sempre:« Sono a casa!» eppure stranamente nessuno risponde. Di norma la piccola Anna sarebbe corsa tra le sue braccia nel giro di pochi secondi eppure oggi, non si vede arrivare. Neanche la sua adorata moglie Liza risponde alla sua chiamata, quando solitamente è in cucina a preparare la cena. "Staranno sicuramente organizzando uno scherzo dei loro!". Pensa tra se e se Nostrich, così inizia a girare per la casa in cerca delle due donne.
Aperta la porta della camera da letto, la sua faccia emanante una sensazione di pace e tranquillità, cambia radicalmente, lasciando posto al terrore, disgusto e disperazione. Sul letto infatti si vedono i corpi maciullati delle due, con il ventre aperto e le budella fuori. Il sangue rosso tinge le pareti bianche della stanza come vernice, di un quadro grottesco. Le espressioni dei due cadaveri lasciano trasparire il dolore sofferto fino alla fine con le loro bocche spalancate, gli occhi spenti ma spalancati e le guance ancora solcate dalle lacrime. 
L'uomo non resiste alla macabra scena e vomita piangendo disperato.
Passano i mesi, e ormai Nostrich, solo e confuso, si è chiuso in se stesso, abbandonandosi al lavoro e iniziando a trascurarsi sempre di più, ignorando infatti qualsiasi contatto con il mondo e rifiutandosi di curare se stesso. Non gli importa più di nulla, nulla ha senso, nulla ha valore senza la sua famiglia. Vuole che tutto torni come un tempo, vuole tornare a sentirsi bene, eppure non ha idee su come fare. Nulla può sconfiggere la morte. Perciò l'unica cosa che il boscaiolo può fare è inghiottire il boccone più amaro di tutti e cercare in qualche modo di andare avanti con la sua vita.
Un giorno tornando a casa sente due mercanti, parlare del problema di superare il Ponte, alla parola "Ponte" nell'uomo si sblocca un ricordo ormai sepolto da tempo. I due mercanti infatti stavano parlando del Ponte dei Ricordi; un ponte in pietra che si trova a sud della città ma che nessuno osa più attraversare a causa delle leggende. Si dice infatti che il ponte sia infestato da creature mangiauomini, secondo alcuni però queste creature sono in grado di esaudire desideri, ad un prezzo molto alto.
«Come ho fatto a non pensarci prima! E' questa la soluzione!» grida di gioia il ragazzo, trovando dopo mesi un barlume di speranza.
La mattina seguente Nostrich si incammina velocemente verso il ponte, pronto a pagare qualsiasi prezzo pur di avere indietro la sua famiglia. 
Una volta giunto però, non nota nulla di particolare: Un semplice ponte, costruito in pietra grigia adornato da imponenti querce permetteva di attraversare il fiume sottostante senza problemi. A parte questo non c'è nulla di mostruoso.
Questa normalità scoraggia il giovane ed è sempre meno convinto che il suo piano possa realizzarsi. 
Andare via senza neanche provare sarebbe da stupidi quindi il boscaiolo prova a fare un tentativo e inizia ad attraversare il ponte. 
A metà strada, un melodico canto, soave, quasi ultraterreno inizia a farsi sempre più presente, fino a diventare quasi ipnotico. L'uomo non può fare a meno di sporgersi a guardare il fiume in direzione del suono misterioso.
In acqua vede delle donne cantare, con lo sguardo rivolto verso di lui, donne bellissime, mai viste prima: una visione celestiale. Rimane incantato a godere della melodia delle affascinanti muse, senza quasi rendersi conto che queste si stanno lentamente avvicinando a lui. In breve salgono sul ponte e circondano l'uomo. Appena finito di cantare Nostrich riacquista il senno e capendo di cosa potesse trattarsi chiede senza troppo timore: «Siete voi le creature che infestano questo ponte? Se sì, vi scongiuro, esaudite il mio desiderio, sono pronto a pagare qualsiasi prezzo!»
Una delle tante creature, si avvicina all'uomo con fare seducente, toccandogli i fianchi e baciando il suo collo, per poi dire quasi sottovoce:« Se vuoi esprimere un desiderio, devi pagare un prezzo a tua scelta e rinunciare ai tuoi ricordi legati a questo incontro. Le regole sono semplici». 
Poi mordendogli l'orecchio sussurra al ragazzo: «Ora dimmi: cosa hai da offrire in cambio del tuo desiderio, dato che ci hai già dato la tua famiglia. Nostrich?»

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Le Rovine del Drago ***


Dove c'è un inizio, c'è una fine, tutto inizia e tutto finisce. La fine a volte regala un nostalgico vuoto, è vero, ma se vi dicessi che la fine è solo un altro inizio?
Vi racconto di Thumrah, l'ultimo dei draghi. Nato nel 590° anno prima dopo la rivoluzione terrestre. Nacque ad Aquentis, sull'altare per il dio Drago. Come forse sapete, ogni uovo ha una runa che rappresenta l'elemento caratterizzante del drago. La runa di Thumrah fu quella del tuono, infatti era un drago elettrico. 20 mesi più tardi dalla scoperta dell'uovo questo si schiuse e finalmente venne a luce L'ultimo dei draghi.
Fin da subito si dimostrò un tipetto vivace, testardo e goloso. Gli umani di quel tempo veneravano il drago come fosse un dio, lo accudivano e lui in cambio, li proteggeva dall'attacco di qualche animale feroce. Nessuno era talmente folle da combattere un drago. La sua presenza era sufficiente a garantire alla razza umana un periodo di pace e prosperità. Gli umani si riprodussero nei centinaia di anni a seguirsi e fondarono le prime città, cercando di prepararsi il più possibile all'inevitabile: La dipartita di Thumrah.
Accadde 210 anni dopo la sua nascita, oltre ad essere l'ultimo drago, fu anche il più longevo, dato che la vita media di un drago era di 150 anni. Tutti gli umani della città che chiamarono in suo onore Raijin accolsero con rammarico e dolore la notizia: i draghi ormai erano una razza estinta.
Per evitare che la puzza di decomposizione appestasse la città fu costruita una pira e il corpo venne dato alle fiamme. Il fuoco arse per un giorno intero. Ancora oggi, si celebra l'ultimo saluto all'ultimo ei draghi, con quelli che vengono chiamati "Fuochi d'artificio". Ancora oggi possiamo vedere scorgendoci dalla finestra gli ultimi resti dei draghi. Ci sono, nascosti, trasformati, in quelli che noi oggi conosciamo come colli, montagne; non sono altro che tombe, l'ultimo ricordo che il mondo ha da offrire all'uomo alla memoria della magnifica razza draconica. A noi ci è stato permesso di prosperare, di diventare ciò che siamo prendendo ed apprendendo da coloro che ormai ci hanno lascito; Eppure l'uomo non ascolta la natura, non vede il messaggio che essa ci manda, dimentica il passato e le lezioni che la storia ci ha insegnato. Per questo sono qui a lanciare questo monito. Ricordate e non commettete gli stessi errori

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4016503