QUELLO CHE TU SEI PER ME

di Vallentyne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensieri sparsi ***
Capitolo 2: *** Chiacchiere tra amiche ***
Capitolo 3: *** Di notte ***
Capitolo 4: *** Le ragazze ***
Capitolo 5: *** La cena ***
Capitolo 6: *** Pensieri sparsi pt. 2 ***
Capitolo 7: *** Confidenza ***
Capitolo 8: *** Ognuno per la sua strada ***
Capitolo 9: *** Scambio di battute ***
Capitolo 10: *** Pensieri sparsi pt. 3 ***
Capitolo 11: *** Risentimento ***
Capitolo 12: *** La finale ***



Capitolo 1
*** Pensieri sparsi ***


Lei e Ryo coppia. Seeeee, come no. Figuriamoci. Quel cretino. Se c’era una sola persona in tutta la prefettura di Shizuoka in grado di darle l’orticaria era lui. Non riusciva a capire come avessero potuto anche solo immaginare una simile assurdità. Lui che parlava sempre a sproposito, lui che era disordinato, rumoroso, ingombrante. A lei piaceva Jun, lui sì che era figo. Ma non solo bello di una bellezza disarmante, Jun era pieno di talento, garbato, sicuro di sé, lui sapeva stare al mondo… Peccato che avesse anche una schiera agguerrita di ammiratrici sgallettate e una cozza di nome Yayoi. Va beh, non c’era bisogno di essere tanto acida, alla fine Yayoi non era male, era anche abbastanza simpatica dopotutto. Sospirò scocciata. Lei e Ryo coppia, che gran scemenza.

Lui e Yukari come coppia. Ah. Ah. Ah. Bella battuta, non c’è che dire. Quella strega. Se c’era una ragazza in tutta la scuola che gli stava sulle palle era proprio lei. Petulante, e anche aggressiva. Una rumorosa rompipalle, per non parlare delle cattiverie che si era sorbito da lei in tutti gli ultimi anni. Che poi, a essere sincero, non si ricordava nemmeno più come fosse nata quella antipatia, o chi avesse cominciato a infastidire l’altro. Però di sicuro si davano fastidio, eccome. Beh, lui doveva pur difendersi no? Era lei che si metteva in mezzo a commentare sempre, sempre, ogni battuta che lui faceva. Lui l’avrebbe volentieri ignorata… se solo lei si limitasse a stargli alla larga e farsi gli affari suoi!

Sanae e Kumi ne stavano giusto parlando. “Sai come si dice, no? Chi disprezza compra” sentenziò Kumi con l’aria di chi la sa lunga. “Ma sai che credo tu abbia proprio ragione? Alla fine, quei due si cercano sempre, anche solo per punzecchiarsi” “Vedrai, è solo questione di tempo. A un certo punto apriranno gli occhi e se ne renderanno conto pure loro. Certo, potrebbe essere comico, o tragico, dipende dai punti di vista, se se ne accorgesse solo uno dei due…” L’amica scoppiò a ridere.

“Vuoi vedere che alla fine Ishizaki ci stupisce tutti e si fidanza?” chiese così dal nulla Taki “Scusa, e con chi?” gli rispose con una domanda Kisugi “Yukari” intervenne Morisaki, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Taki e Izawa annuirono.

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Capitolo 2
*** Chiacchiere tra amiche ***


Yukari, Sanae e Kumi erano sedute al tavolino di un caffè in centro e stavano discutendo dei loro progetti per il futuro mentre sorseggiavano delle bibite fresche dopo essere andate insieme a fare un po’ di shopping.
“Io non ho ancora le idee chiare su quello che voglio davvero fare” stava dicendo Kumi “mi sento in quel momento della vita in cui potrei decidere di fare qualsiasi cosa e questo un po’ mi destabilizza. Ci sono tante possibilità, tutte valide e tutte anche rischiose. Non ho mai avuto un obiettivo ben definito, ho cambiato spesso idea... Beh, tutto sommato per me è ancora presto, prima i tutto devo pensare a concludere le superiori”.
Sanae le sorrise “E’ vero. Però hai ancora tempo per pensarci su.” Poi continuò “Io invece so che cosa non voglio. Non voglio più stare lontana da Tsubasa, questi anni sono stati logoranti”. Yukari le prese la mano e gliela strinse “Sai come la penso, ne abbiamo già parlato. Io penso che le cose cambieranno presto, ormai non siamo più bambini”.

Mentre si incamminavano verso la fermata dell’autobus per fare ritorno ciascuna alla propria casa si ritrovarono a parlare di ragazzi.
“Dai Kumi, dicci un po’, c’è qualcuno che ti piace?”
Lei fece un sorrisetto furbo “Uuuh!!! Chi è? Chi è? Lo conosciamo?”
Kumi si strinse nelle spalle “Onestamente non credo, viene a scuola con me, ma non penso vi siate mai incontrati”
“E dai, ma ce lo potevi raccontare prima!”
“Oh, non fate le pettegole! Non vi avevo detto ancora niente perché usciamo da poco…”
Yukari finse un broncio.
“Su, su, Yukari, non fare l’offesa! Lo sai che voi due siete le prime con le quali mi confido. Su tutto.” Le sorrise e poi buttò lì con aria innocente “Ma senti, invece che ci racconti tu?”
Yukari arrossì leggermente “Io? Mah, niente di che. Al momento non avrei probabilmente nemmeno il tempo di…”
“Ehm” la interruppe Sanae “Questo non è vero, Yukari. E a proposito, volevo dirti che io e Kumi pensiamo che per una buona volta dovresti mettere da parte le, ehm, animosità nei confronti di Ishizaki e dovreste darvi un’opportunità”.
Yukari spalancò gli occhi e fece per ribattere ma quella la fermò prima che potesse cominciare a parlare “Lo so a cosa stai pensando, ne abbiamo già parlato qualche tempo fa. Però non sono d’accordo. Neanche Kumi lo è, vero?” L’altra annuì “Lo so, battibeccate di continuo, la sappiamo molto bene, non è che sia sempre divertente assistere ai vostri scambi – beh, a essere sincera a volte però lo è! -  però secondo noi tra voi due c’è una chimica che non passa inosservata”
“Se solo foste meno impegnati a darvi fastidio ve ne accorgereste”
“Pensaci”.
 

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Capitolo 3
*** Di notte ***


Yukari era allibita, non si aspettava quel discorsetto alla fermata dell’autobus. Era anche decisamente infastidita, credeva di aver ormai fatto capire molto chiaramente che non le piaceva Ishizaki e non le piaceva nemmeno parlare di Ishizaki.
Nervosa, continuava a rigirarsi nelle lenzuola senza riuscire a prendere sonno. Però avrebbe dovuto dormire, accidenti, altrimenti domani mattina sarebbe stata uno zombie.
Sospirò.
Cambiò posizione.
Allungò le braccia, poi le gambe.
Si girò di nuovo.
Forse si sarebbe dovuta alzare a prendersi un bicchiere di acqua.
 
Si fece forza e si mise a sedere. Infilò le ciabatte, si coprì con un maglioncino che aveva lasciato appeso allo schienale della sedia che aveva in camera e uscì dalla stanza cercando di non fare rumore. Scese le scale senza accendere la luce per non disturbare i suoi genitori, contando i gradini, finché non giunse al piano terra. Lì finalmente premette l’interruttore della luce e si recò velocemente in cucina, dove si allungò per prendere un bicchiere di vetro e si versò da bere. Era stanca. Posò la fronte sull’anta del mobile della cucina e si godette la sensazione di freschezza che le trasmetteva. Poi avvertì qualcuno vicino a lei. Curiosamente non era spaventata.
“Ryo! Che cosa ci fai qui?”
“Sssh. Non parlare. Non serve parlare adesso”
“Ma io non…” Ma non riuscì a dire altro. Lui le posò le mani sulle spalle, un tocco delicato che poi si spostò più in basso, fino alla sua vita e ai suoi fianchi. Lei si voltò, il cuore batteva all’impazzata. Non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo. Stava lì, ora immobile, trattenendo il fiato. Lui la trasse vicino a sé e l’abbracciò. Lei chinò un po’ la testa e si accoccolò su di lui che ora la stringeva tra le sue braccia accarezzandole i capelli. Gli occhi chiusi, assaporava quel momento di dolcezza totalmente inaspettato. Avvertiva il suo respiro sfiorarle la guancia e si godeva il tocco delicato della sua mano sulla testa. Poteva contare i battiti del cuore di lui, li sentiva attraverso la felpa. Sarebbe stata lì per sempre. Una sensazione di tepore avvolgente le cresceva nella pancia, la sua mente pareva svuotata.
Non si svegliò più fino al suono della sveglia.
Quel giorno Yukari non riuscì a levarsi dalla testa il sogno che aveva fatto. Era assolutamente folle. Però non poteva negare le sensazioni piacevoli che le aveva risvegliato, totalmente inaspettate. Si era alzata di buonumore anche se un po’ turbata. Cercò di razionalizzarlo, ma non ci riuscì. L’unico appiglio che riuscì a trovare nella disperata ricerca di una giustificazione che spiegasse perché il suo inconscio le avesse tirato un brutto tiro del genere era che Sanae e Kumi il giorno prima avessero superato il limite riempendole la testa di sciocchezze su Ishizaki. Sospirò. Non era molto convincente, nemmeno per sé stessa.

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Capitolo 4
*** Le ragazze ***


Qualche settimana dopo

Avevano appena terminato l’allenamento.

Ryo stava entrando negli spogliatoi con i compagni di squadra. Erano cresciuti parecchio in quegli ultimi tre anni, sia come squadra che come individualità. Quell’anno era stato scelto all’unanimità come capitano, a riconoscimento del suo personale percorso di maturazione - sportiva e non solo - e aveva tutte le intenzioni di onorare la fiducia che gli era stata riposta. A breve sarebbe cominciato il torneo nazionale delle scuole superiori e l’obiettivo era non solo quello di arrivare alla finale ma di battere finalmente la Toho, che aveva vinto il titolo per due anni successivi e puntava certamente al terzo.

Mentre si cambiava dopo aver fatto la doccia rifletté che in squadra il morale era alto e sembravano tutti determinati e fiduciosi nelle proprie possibilità, erano un gruppo eterogeneo e ricco di talenti sebbene la mancanza di Tsubasa Ozora si facesse sentire. Da quando era partito per il Brasile si era interrotta la lunga serie di vittorie consecutive della Nankatsu, il sogno di imbattibilità si era frantumato sotto i colpi possenti di Kojiro Hyuga.
Pffff.
Va beh, quell’anno avevano arricchito il loro arsenale offensivo con Shun Nitta, che, sebbene fosse più giovane, non mancava certamente né di talento né di grinta. Sì, ne era sicuro, stavolta si sarebbero tolti alcune soddisfazioni.

“Allora sabato cena tutti insieme? Prenoto per le otto?” chiese per avere la conferma dei presenti. Era da settimane che parlavano di organizzare un’uscita insieme prima dell’inizio del torneo.
“Senti Ryo, possiamo allargare l’invito a qualcuno che non fa parte della squadra?” domandò Izawa.
“Che intendi dire Mamoru? L’allenatore è già dei nostri”
“No, in realtà io intendevo dire se possiamo invitare le ragazze”

Ryo rimase interdetto.
“Le manager?” chiese poi, per essere sicuro di aver inteso correttamente le parole del compagno.
Izawa rispose “In realtà io pensavo di chiedere alla mia ragazza di accompagnarmi, se non scoccia a nessuno. E magari, per non far sentire lei a disagio, dire a tutti di portare le fidanzate, chi ce l’ha ovviamente. Possiamo anche invitare le manager comunque”
Taki si inserì “Sì a me sembra un’ottima idea. Dato che sono pronto vado subito ad avvisarle”
Ryo restò in silenzio per un attimo, poi si riprese “Beh, devo sapere per quante persone prenotare. Quante sono le ragazze in più?”

Si ritrovò a camminare accanto a Taro per tornare a casa.
L’amico capiva che c’era qualcosa che lo stava turbando ma non voleva essere invadente e preferì lasciare che fosse Ryo a parlarne, se avesse voluto.
“Non immaginavo che Izawa avesse la ragazza” esclamò ad un tratto. “E non è neanche l’unico! Hai sentito?”
Taro annuì “Sì, ho sentito”
Ryo ricominciò “Io pensavo che solo Tsubasa e Sanae stessero insieme, o boh, non so neanche se stanno insieme, lei non si confida di certo con me e lui vive dall’altra parte del mondo.”
Taro sorrise, poi disse “Beh, alla fine oltre al calcio e alla scuola alcuni riescono a trovare il tempo anche per altro…”
“Noooo, non mi dire che anche tu…”
“Io non ho intenzione di invitare proprio nessuno Ryo, stai tranquillo!” Taro gli fece l’occhiolino.
Ryo non sembrava rasserenato dalle parole dell’amico. Riflettè per alcuni minuti e poi sbottò “Devo trovarlo anch’io, il tempo”

Tornato a casa si ritrovò a pensare ai discorsi con Taro e con gli altri.
Voleva avere la ragazza?
Probabilmente no. Non ci si vedeva a fare smancerie, ad accompagnare un’ipotetica fidanzata a fare shopping – inorridì solo al pensiero - o peggio, a qualche doppio appuntamento con una delle sue amiche e un altro tizio sconosciuto, a fare telefonate chilometriche la sera...
Per dirsi cosa poi?
Però c’erano altre cose che lo interessavano parecchio.
Non che fosse completamente digiuno di esperienze eh, qualche sbaciucchiamento con palpate più o meno approfondite c’era stato negli ultimi tempi ma erano per lo più occasioni sporadiche che si presentavano ad alcune feste e non avevano strascichi. Mordi e fuggi, colpisci e scappa, una botta e via.
Sospirò. Pensare a certe cose stava cominciando a fargli effetto nelle parti basse. Indugiò sopra l’elastico delle mutande indeciso, accarezzandosi pigramente.
Poi, non avrebbe saputo dire come e soprattutto perché, si ritrovò a pensare a quella befana di Yukari.

Quella sera pensò a lei intensamente, a una Yukari birichina e spudorata come non avrebbe mai creduto possibile.

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Capitolo 5
*** La cena ***


“Non so cosa mettermi! Cosa mi metto?”
Yukari continuava a percorrere la sua camera con ampie falcate aprendo cassetti e ante dell’armadio. Aveva già provato tre vestiti e alcuni pantaloni ma l’immagine di sé che le rimandava lo specchio non la convinceva per niente.
Troppo elegante meglio di no, o sarebbe stata a disagio.
Non troppo casual, non voleva sembrare trasandata perché ci teneva a fare una bella figura.
Già, ci teneva… Era stato difficile ammetterlo ma era la verità, inutile girarci intorno.
Lasciò andare un lamento e si lasciò cadere sul letto, i pugni alle tempie, nervosa.
Perché? Perché così?
Non sopportava l’idea di sentirsi vulnerabile ma sentiva un assoluto bisogno di essere carina e di piacergli. Negli ultimi tempi aveva ripensato spesso al sogno che aveva fatto, a quando Ryo l’aveva abbracciata, a quella sensazione voluttuosa che le aveva trasmesso quel contatto. Contatto onirico.
Che stupida!
Lei era sempre stata molto sicura di sé ed era molto fiera di essere una ragazza con i piedi ben piantati a terra e le idee chiare. Ma adesso quasi non si riconosceva più.
Sospirò e si guardò nuovamente allo specchio: fece una smorfia al riflesso del suo viso scarmigliato.
Che sfigata, Yukari, riprenditi.
Si rianimò e riaprì l’armadio per l’ennesima volta, decisa a risolvere la questione una volta per tutte. Con piglio deciso afferrò un paio di grucce, non serviva perdere altro tempo, tanto non avrebbe trovato nulla che l’avrebbe soddisfatta del tutto. Alla fine, optò per un vestito verde al ginocchio e un cardigan.
Quantomeno sarebbe stata abbastanza comoda.
 
Si ritrovò con Sanae e Kumi una mezz’ora dopo, sarebbero andate insieme al ristorante.
“Hey, Yukari! Bel vestito, ti sta una meraviglia!” la accolse Sanae non appena la vide.
“Dici? Non ne ero convinta fino a poco fa, non mi piace più nulla dei miei vestiti! Urge un’uscita di shopping perché mi sono accorta di non avere niente da mettermi!”
Le altre due si guardarono di soppiatto ma non dissero nulla. Lungo la strada chiacchierarono del più e del meno finché Kumi non avvertì le altre della presenza delle fidanzate di alcuni giocatori.
“No!” intervenne Yukari “Ma davvero? Questa è un’assoluta novità! Le fidanzate di chi?”
“A quanto ho capito ci sono le ragazze di Izawa, Urabe e Taki” rispose Kumi.
“Nessun’altra?” indagò Yukari.
“Non che io sappia…”
“Di sicuro stasera saremo in tanti” continuò Yukari “Ci sarà un po’ di confusione…”
“Avevo proprio voglia di una serata in compagnia, sapete?” si inserì Sanae, mettendosi tra le due amiche e prendendole sottobraccio “Ho voglia di svagarmi e farmi due risate!”
“Com’è che dicevi, Yukari?” chiese Kumi “Il tuo motto quando usciamo la sera: io stasera sono figa e mi divertirò!” esclamò facendo una giravolta allegra.
Yukari scoppiò a ridere, bastava la presenza delle due amiche a farle ritornare il buonumore.
 
Giunsero al ristorante e trovarono già lì gran parte della comitiva.
Fatte le dovute presentazioni con le ragazze che accompagnavano i giocatori (e che si rivelarono in numero maggiore rispetto a quanto aveva preannunciato Kumi, c’erano anche le ragazze di Kisugi e di Nitta) presero poi posto al tavolo riservato.
Per uno strano caso del destino, o per meglio dire delle macchinazioni di Sanae e Kumi, Yukari si ritrovò seduta con loro di fronte a Ryo, nella parte centrale della tavolata. Si sentiva stranamente in imbarazzo e cercava disperatamente di non farlo trasparire, ma era accaldata ed era certa di avere le guance più colorite del solito.
Ryo la guardava di sottecchi, gli pareva diversa, ma non avrebbe saputo dire in che senso. La osservò chiacchierare con gli altri e ridere a qualche battuta, per una volta non cercava continuamente uno scontro con lui. Anzi, sembrava all’improvviso intimidita dalla sua presenza.
Possibile?
Cercò di scacciare dalla mente le recenti fantasie su di lei, non gli pareva proprio il caso indugiare in certi pensieri con lei seduta a poco più di un metro da lui. Però accidenti, era proprio carina. Si chiese perché non se ne fosse accorto prima. Forse era perché era troppo impegnato a litigare con lei… Ma adesso che la vedeva lì di fronte a sé godersi la cena in compagnia e scherzare con le amiche senza essere punzecchiato doveva ammetterlo: Yukari gli piaceva. Non solo gli piaceva, cominciava anche a essere infastidito dal fatto che lei quella sera aveva quasi deciso di ignorarlo.
 
Izawa, Morisaki e Taki si scambiarono degli sguardi eloquenti.
Avevano studiato con discrezione l’atteggiamento dei due per cercare conferme a quanto avevano cominciato a sospettare da un po’ di tempo. A quanto pareva avevano ragione, e qualcosa stava bollendo in pentola. Non era ancora ben chiaro come avrebbe potuto evolversi la situazione ma era palese che qualcosa stesse cambiando.
Anche Taro lo notò: non ne aveva parlato con nessuno, non ce n’era bisogno. Però era un ragazzo sveglio e sensibile, e si accorse subito dell’atteggiamento improvvisamente schivo e imbarazzato di Yukari nei confronti di Ryo, e degli sguardi che quest’ultimo le lanciava.

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Capitolo 6
*** Pensieri sparsi pt. 2 ***


*** Yukari ***
 
Mi sono innamorata di Ryo Ishizaki.
 
Io mi sono innamorata di Ryo Ishizaki.
 
Oddio, l’ho pensato veramente.
Non so se mi viene più da ridere o piangere.
È incredibile. Io l’ho praticamente detestato per anni, Ishizaki. Mi ha sempre fatto saltare i nervi, come se mi provocasse. Se però devo essere onesta - e stasera lo sarò, mi sono ripromessa di fare chiarezza nella mia mente e non posso barare – non è vero che lui mi abbia mai veramente provocato. Non so nemmeno dire come sia cominciata, di chi sia la colpa, so solo che per anni ci siamo dati fastidio.
Sempre.
Ogni occasione era buona per dirsi qualche cattiveria.
Non lo so il motivo.
Forse mi è sempre piaciuto ed era il mio modo da disadattata di reagire alla sua presenza? Non ci faccio una gran bella figura.
Forse invece mi irritava, tutto qui, ma ad un certo punto è cambiato qualcosa, io non me ne sono accorta subito ma Kumi e Sanae sì, e io non ci volevo credere.
Chissà.
Quello che so per certo è che le cose ora sono cambiate, che mi ritrovo a pensare a lui ogni giorno e sento un dolore dolce nello stomaco che mi fa battere il cuore più velocemente.
Che spero ardentemente di sognarlo ogni notte, sognare che mi abbracci e che mi accarezzi i capelli sussurrandomi che mi ama.
Che rischio costanti figuracce ogni volta che lo vedo, perché ho il terrore che lo scopra, non so come potrebbe reagire. Io alla fine per lui sono la manager tremenda, quella che l’ha sempre preso in giro e si è sempre comportata da acida.
Non so cosa fare.
Magari mi passerà.
Magari un giorno mi sveglierò e tornerò normale.
Ma intanto questa sensazione di struggimento mi sta consumando.
 

*** Ryo ***
 
Yukari non è più Yukari.
Mi mancano le sue battutacce, mi manca vederla aggressiva e pungente.
Si è allontanata e non so perché.
È cominciato tutto la sera della cena, è stato incredibile, era seduta davanti a me ma sembrava che io fossi trasparente.
Non mi ha mai rivolto la parola. Ci siamo trovati a parlare ma insieme ad altri, io e lei eravamo su due pianeti diversi. Avrei voluto farmi avanti ma mi è mancato il coraggio, era come se mi mandasse via con la forza del pensiero.
Ed era così bella!
L’ho guardata bene per la prima volta, Yukari è bella davvero. Ed è intelligente, spigliata, sicura di sé.
Però ora è anche lontana. Non credo di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato perché se non l’ho mai allontanata con il mio comportamento in questi anni non credo di averlo fatto adesso.
Però è così.
Vorrei parlarle, mi piacerebbe stare da solo con lei. In realtà a parte stare da solo per sbaciucchiarla e metterle le mani dappertutto mi piacerebbe proprio stare insieme a lei, starla a sentire. Fare cose insieme a lei.
 
È questo avere la ragazza? Allora mi piacerebbe che lei fosse la mia ragazza.
Ma come posso fare a chiederglielo, proprio ora che lei quasi mi evita? Mi direbbe di no, e che gran figura di merda.

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Capitolo 7
*** Confidenza ***


Qualche settimana dopo
Il campionato nazionale delle scuole superiori si era concluso con la terza vittoria consecutiva (quarta, se contiamo la vittoria a pari merito alle medie) della Toho. Essere arrivati in finale e aver perso per un goal aveva lasciato l’amaro in bocca ai giocatori della Nankatsu, ma la convocazione in nazionale aveva stemperato gli animi e ridato il buonumore.
Ryo Ishizaki, Taro Misaki, Mamorou Izawa, Teppei Kisugi, Hajime Taki, Shingo Takasugi, Shun Nitta e Yuzo Morisaki erano stati tutti convocati dalla nazionale giovanile per le partite amichevoli contro l’Holland Youth che si sarebbero disputate a breve in Giappone e dopo qualche giorno sarebbero partiti alla volta del ritiro.
 
Nei pensieri di Ryo, tuttavia, trovava ancora posto Yukari. La situazione non era cambiata, lei era sempre sfuggente e non era mai riuscito a trovarsi da solo con lei per provare a parlarle.
 
Si confidò con Taro “E così, dal nulla, lei è cambiata. Non è più come prima, a volte sembra quasi che mi eviti”.
L’amico non rispose, si limitò ad ascoltarlo con attenzione come se volesse incoraggiarlo a continuare.
Ryo deglutì “Il fatto è che questa cosa mi dispiace. Pensavo sarebbe stato un sollievo non essere più bersagliato dalle sue frecciatine ma mi mancano! Mi manca lei, Taro.”
Taro gli chiese a bruciapelo “Ryo, lo sai che sembrano quasi dei discorsi che farebbe un innamorato? Sei sicuro di non provare qualcosa per Yukari?”
“Non ci capisco niente, non sono bravo in queste cose. Però lei mi piace, lo ammetto. Mi piace da un po’. E dopo essermi reso conto che mi piaceva, lei tutto ad un tratto è cambiata, e ci sono rimasto male”.
Taro gli sorrise “Sai, ci siamo accorti un po’ tutti che Yukari è diversa. Cerca di comportarsi come prima ma non ci riesce. E non ci riesce quando ci sei tu.”
Ryo fu spiazzato dalle parole dell’amico “Che vuoi dire?”
“Dico che io, ma anche altri, pensiamo che forse Yukari potrebbe avere una cotta per te”
Ryo era senza parole ma un ampio sorriso gli illuminò il volto.
Possibile? Possibile che anche Yukari provasse qualcosa per lui?
Però non voleva cedere a facili illusioni. Sarebbe stato umiliante se si fossero sbagliati. Magari Yukari aveva veramente una cotta ma per qualcun altro. Non voleva rischiare di fare un passo falso con conseguente figuraccia.
 
Pensò che prima o poi si sarebbe creata la situazione opportuna e si sarebbe presentato il momento giusto. Fino ad allora, si sarebbe crogiolato nella speranza di un sentimento ricambiato. L’idea lo ringalluzziva parecchio.
 
E Yukari?
 
Yukari era più riservata di Ryo. Era molto affezionata alle sue amiche delle quali era una confidente fidata e con le quali condivideva segreti e questioni personali ma questa volta era diverso. Sentiva come la necessità di celare dentro di sé la nascita di questo sentimento inaspettato che la turbava e allo stesso tempo la faceva volare. Aveva come l’impressione che rivelandolo ad altri, qualcosa si sarebbe irrimediabilmente sciupato. E forse aveva anche paura, paura che pronunciare certe cose le avrebbe rese irrimediabilmente reali, e portatrici di conseguenze che erano al di fuori del suo controllo.

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Capitolo 8
*** Ognuno per la sua strada ***


Qualche mese dopo

A marzo l’anno scolastico terminò. Yukari non superò il test di ammissione all’università ma cominciò a lavorare in una scuola dell’infanzia.
“Sai” confidò un pomeriggio a Sanae mentre passeggiavano in un parco “Alla fine sono soddisfatta. Nessun rimpianto. Avevo provato il test senza impegnami troppo perché in realtà non ero nemmeno sicura di voler affrontare un percorso di studi lungo.” Esitò, rallentando il passo e scrutando l’amica. Sanae sembrava pensierosa. Proseguì “Mi piace molto l’idea di cominciare a lavorare presto e di diventare indipendente.”
Sanae le sorrise, incoraggiandola a continuare. Yukari si strinse nelle spalle “E poi in un asilo! Mi è sempre piaciuta l’idea di lavorare con i bambini!” E fece una giravolta, pareva sprizzare gioia da tutti i pori.
“Tu ci sai fare con loro” annuì l’amica “Sono proprio contenta per te!”
“Certo che ci so fare con loro! Tutti questi anni come manager sono stati un ottimo allenamento, no?” fece l’occhiolino e scoppiò a ridere.
Sanae scosse la testa “Sei la solita! Chissà se ti sentisse Ishizaki…”
Yukari si bloccò e un leggero rossore le imporporò le guance, ma si riprese subito “Uff, si arrabbierebbe e mi risponderebbe per le rime, come ha sempre fatto, no?”
L’amica incrociò le braccia al petto “Non ne sono così convinta, non più almeno.”
Yukari rimase immobile, all’erta. “Che cosa intendi dire?”
“Beh, Yukari” rispose Sanae “E’ da mesi ormai che non succede più. Io ti osservo e ti ascolto, lo sai. E sì, sono mesi che tu non fai battute in presenza di Ryo, al massimo quando lui non c’è”
“Lo pensi veramente?” chiese mordicchiandosi il labbro e guardandola negli occhi. Sanae si sorprese nel leggere preoccupazione sul viso dell’amica. Annuì prendendole le mani tra le sue.
Yukari deglutì e continuò “Se n’è accorto anche qualcun altro? Che tu sappia, intendo…”
“Non lo so. Io e Kumi ne abbiamo parlato qualche volta, come immaginerai. Ma non ho idea se qualcuno dei ragazzi se ne sia accorto e se ne parlino tra di loro… onestamente mi stupirei, a volte non sembrano poi troppo svegli!” La rassicurò facendole l’occhiolino. Yukari parve sollevata.
Sanae capì che forse non era il momento di insistere. Non voleva forzare l’amica a confessare dei sentimenti che probabilmente voleva tenere nascosti, almeno per ora. Non importava, le andava bene anche così. Si sedettero su una panchina, e finirono per parlare di Tsubasa.

 

La nazionale giovanile, nel frattempo, era impegnata in ritiro in previsione delle qualificazioni asiatiche al World Youth. Era un obiettivo ambizioso, ne erano tutti ben consapevoli fin dall’inizio. Non avevano però idea degli innumerevoli ostacoli che avrebbero incontrato sul loro cammino, né degli sforzi che sarebbero stati loro richiesti per superarli.
In quel momento Ryo era stremato dalle sessioni di allenamento di Minato Gamo, preoccupato di essere scartato e di venire sostituito da un altro candidato al posto di difensore della Japan Youth, e piuttosto risentito nei confronti di Ken Wakashimazu che pareva essere andato fuori di testa. Ma soprattutto era angosciato dalla prospettiva di affrontare la sfida che li aspettava senza quei giocatori e amici che erano già stati allontanati dal nuovo allenatore.

 
*********
 
Alla fine di maggio il Giappone ospitò le partite della prima fase di qualificazione che avrebbe visto la squadra della Japan Youth affrontare le nazionali di Taiwan, Guam e Thailandia.
Yukari, Kumi e Sanae erano in tribuna. Sembrava loro di essere tornate ai vecchi tempi. Il ritorno di Tsubasa dal Brasile aveva riempito di gioia Sanae che ora era in grande spolvero e guidava il tifo del loro gruppo a cui si erano aggiunti gli ultras della Nankatsu.
Yukari ebbe un tuffo al cuore all’inizio della prima partita quando vide i giocatori entrare nello stadio visibilmente ammaccati. Ryo aveva addirittura una fasciatura in testa. Scambiò sguardi preoccupati con le altre ma non ebbero modo né il tempo di parlarne. Cercò di osservarlo senza dare troppo nell’occhio. Lo trovò migliorato, e quando si distinse per un’azione che portò al goal di Matsuyama fu molto fiera di lui.
Le era mancato. Non si erano visti per parecchio tempo, impegnati su fronti diversi e lontani. Chissà se anche lui aveva mai pensato a lei. Le scappò un sorriso. Abbondonò questi pensieri travolta dall’urlo dello stadio quando il fischio finale sancì la fine della partita.
Furono sempre lì, durante tutte i tre incontri, a sostenere la squadra di casa. A soffrire e gioire insieme ai giocatori, a gridare il loro supporto. Furono patite memorabili. Per Yukari fu anche un’occasione preziosa di godersi la compagnia delle amiche e degli amici, ex compagni di classe e no, che ormai non poteva più frequentare come prima.
Già, prima. Quante cose erano cambiate in pochi mesi. Lei ormai si sentiva irrimediabilmente proiettata verso l’età adulta, il lavoro le dava grandi soddisfazioni ma la impegnava molto di più della scuola e aveva inaugurato il suo personale processo di emancipazione. Peccato che la mia vita sentimentale sia rimasta indietro pensò corrucciata.
 
*********

Ad agosto venne inaugurata la seconda fase di qualificazione in Indonesia. Si recò in aeroporto con Sanae e Kumi per salutare i giocatori in partenza. Trovarono lì anche alcune delle ragazze che avevano conosciuto durante la famosa cena con la squadra e alcuni genitori. Era emozionata, aveva anche un po’ di magone ma lo celò abilmente dietro qualche battuta e qualche risata, e pareva riuscire ad evitare Ryo che sembrava cercarla continuamente con lo sguardo. Ma proprio all’ultimo momento, quando ormai stavano per andarsene, se lo ritrovò davanti.
“Ciao Yukari”
Lei arrossì violentemente.
Accidenti.
Beccata.
Proprio adesso, davanti a tutti.
Voglio scomparire.
Posso scomparire?
Magari mi metto a correre velocissima verso l’uscita... Sì, certo, ottima idea.
No.
Calma.
Inspira e poi espira. Ce la puoi fare.
Ce la fai.

Deglutì, sollevò lentamente lo sguardo e lo guardò negli occhi. Sentiva il suo cuore batterle violentemente nel petto. Cercò di ignorare le sensazioni che la stavano travolgendo e di ricomporsi.
“Ciao Ryo”
Silenzio. Lui schiuse le labbra per dirle qualcosa ma lei lo precedette “Beh, in bocca al lupo! Fatevi valere, vi vogliamo in finale!” Si accorse che il tono di voce con cui le erano uscite quelle parole non sembrava il suo, era più acuto, e oltretutto le sembrava di aver quasi urlato.
Ho urlato? Ma davvero?
Per fortuna accorse Kumi a salvarla. La prese a braccetto e esclamò “Ciao Ryo! Fate buon viaggio, noi vi raggiungeremo la prossima settimana!” e la sospinse verso l’uscita.
 
Mezz’ora dopo
 
I ragazzi erano nell’area imbarco e stavano aspettando di salire sul loro volo. Taki e Izawa si sedettero ai lati di Ryo e non persero tempo “Certo che Yukari oggi era proprio carina!” Ryo si irrigidì “Che cosa vuoi dire Mamorou?” L’amico sospirò “Detto in parole povere, a scanso di equivoci, è evidente che lei abbia una cotta per te. Ed è carina. Per cui, se posso permettermi di darti un consiglio da amico, datti una mossa”. Ishizaki non ribatté. Rimase lì seduto a guardare un punto non ben precisato di fronte a sé finché non fu ora di salire a bordo.
 
Le tre ragazze erano sedute al tavolino di un bar. Yukari aveva capito che era inutile continuare a fingere che fosse tutto normale, dopo il siparietto di poco prima non avrebbe convinto nessuno. E poi, stringendosi nelle spalle, pensò che Sanae e Kumi erano le sue migliori amiche, che si fidava di loro, e sentiva un gran bisogno di confidare i suoi sentimenti.
“Cosa pensi di fare?” le chiese Kumi.
“Non lo so, non lo so davvero. Anche se trovassi il coraggio di dichiararmi – e non lo trovo -, ho il terrore di fare una figuraccia…” confessò.
“Perché figuraccia?” indagò Sanae.
“Temo di non piacergli. Temo che mi risponda che non gli interesso, che magari ha già una ragazza, che…” Ma Sanae la interruppe alzando una mano “Io non credo. Non credo proprio sia impegnato, non si è mai visto Ishizaki con una ragazza fissa. E no, non ci credo che tu non gli piaccia. Io ho visto come ti guarda”
“Come guarda tutte le ragazze che respirano” ribattè acida Yukari.
“Se è per quello non solo le ragazze, io direi anche il cibo!” stemperò Kumi.
Non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.

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Capitolo 9
*** Scambio di battute ***


Dedizione, forza di volontà e sacrificio personale furono solo alcuni dei pegni pagati, ma alla fine la Japan Youth vinse il campionato asiatico e conquistò l’accesso al torneo sbalordendo tutti gli scettici, e il gruppo si ritrovò più affiatato e compatto che mai.
La squadra fece un ritorno trionfale in Giappone, dove trovò ad attenderla in aeroporto moltissimi giornalisti sportivi accorsi ad acclamare i vincitori. Dopo la conferenza stampa indetta in un hotel della capitale furono liberi di tornare a casa e godersi un breve periodo di riposo prima dell’inizio dei mondiali giovanili.

Al numeroso gruppo di Shizuoka, diretto a Nankatsu, si erano aggiunti anche Tsubasa e Genzo, infortunato.
“Wakabayashi, tu non ritorni in Germania?”
“Con il braccio ridotto così sarebbe inutile, non posso nemmeno allenarmi. Ne approfitto e torno a casa anch’io”.
“E tu, Tsubasa, tornerai in Brasile?” chiese ansiosa Sanae, pensando a quanto era ingiusto dovergli dire addio così presto dopo averlo visto solo dagli spalti.
“No”, le rispose lui “Me ne starò in Giappone per un po’”.
Sanae sgranò gli occhi e un gran sorriso le illuminò il volto
“Davvero?” Yukari strinse felice il braccio dell’amica “Che bellezza, Sanae!” le sussurrò, sinceramente contenta per l’amica.

Giunti in città si incamminarono insieme ricordando episodi degli anni passati, non pareva vero ma erano trascorsi già parecchi anni. Sette, da quando Genzo si era trasferito ad Amburgo. E quattro anni da quando Tsubasa era partito per il Brasile lasciando Sanae ad aspettarlo, pensando a lui costantemente. Il suo amore per Tsubasa non era mai scemato, pensò Yukari, che ora guardava con dolcezza l’amica.

Dopo aver accompagnato a casa Genzo, Yukari notò che Sanae e Tsubasa avevano rallentato il passo, entrambi stavano guardando lungo il marciapiede il cartello della fermata di un autobus.
Improvvisamente capì.
Si ricordò di quando Sanae piangendo le aveva raccontato l’addio a Tsubasa quattro anni prima, era successo proprio lì, a quella fermata. Senza pensarci due volte afferrò le spalle di Ryo che camminava davanti lei e lo strattonò annunciando “Beh, noi andiamo tutti da quest’altra parte!” L’amica le lanciò uno sguardo riconoscente.
Ryo, che non aveva minimamente idea di cosa stesse succedendo e del motivo di quella uscita di Yukari, subito ribattè “Ma perché? Allungheremo la strada!!!”
Fortunatamente gli altri non fecero domande e cambiarono direzione.
Non appena svoltato l’angolo Yukari non si trattenne più e sbottò “Ma sei proprio tonto!”
Le uscì così, senza averci pensato.
Lui però non parve offendersi, mugugnò semplicemente “Ah, ho capito… Volevi lasciarli soli!” e davanti allo sguardo di compatimento che lei gli lanciò, continuò “Beh, sai, Yukari, dato che anch’io adesso ho un po’ di tempo libero che ne dici se ci appartassimo anche io e te da soli?” con un sorriso ammiccante.

Lei era allibita.

Ma come gli era venuto in mente di dire una cosa del genere davanti a tutti? Aveva sognato ad occhi aperti per mesi che le chiedesse di uscire e adesso lui con questa battuta così avvilente aveva rovinato irrimediabilmente tutto.
Delusa e stizzita strinse i pugni e gli urlò di rimando “Stupido! Che ti prende all’improvviso?”
Ryo capì immediatamente di avere sbagliato momento e approccio. Dannazione! Non ne faccio una giusta! Si stava innervosendo e ribatté, arrabbiato con sé stesso, sulla difensiva “E perché sei diventata tutta rossa? Guarda che stavo solo scherzando!”
Per Yukari fu come ricevere uno schiaffo. “Certo, lo sapevo! Mi hai solo presa alla sprovvista! Ma figuriamoci se io e te potremmo mai…”
Ryo ormai non riusciva più a controllarsi, era offeso dalle parole di Yukari, scocciato di dare spettacolo davanti agli amici, furioso per la sua incapacità di parlare con lei e dirle quello che pensava davvero e se ne uscì con la prima cattiveria che gli attraversò la mente “Piuttosto che uscire con te preferirei spiare la vasca delle donne del bagno pubblico dei miei!”
Yukari era accecata dalla rabbia. Ma come si permetteva?! Umiliarla così davanti a tutti… Gliel’avrebbe fatta pagare, voleva ferirlo ad ogni costo “Oltre che una scimmia sei anche un porco!!!”

Kumi e gli altri erano rimasti a fissarli durante tutto lo scambio di battute piccate. Rimasero indietro mentre Ryo e Yukari proseguivano per la strada urlando e non poterono fare a meno di commentare divertiti che sì, forse quei due sarebbero stati bene insieme.
 

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Capitolo 10
*** Pensieri sparsi pt. 3 ***


*** Yukari ***

Lo odio.
Ryo Ishizaki io ti odio e ti prenderei a schiaffi. Brutto cretino che non sei altro. Hai rovinato tutto.

Piangeva soffocando i singhiozzi nel cuscino.
Le fantasie romantiche che aveva ricamato per quasi un anno erano state spazzate via in cinque minuti di battute infelici. Per strada. Davanti a tutti.
Lei era arrossita veramente quando Ryo come uno scemo le aveva chiesto di appartarsi con lui... Che figuraccia.
Ma cosa gli era saltato in mente? Si divertiva a umiliarla forse? E quando le aveva detto che piuttosto che uscire con lei avrebbe spiato le donne nude nel bagno pubblico dei suoi?
Schifoso, un porco schifoso.
Era nauseata ma anche gelosa in modo ridicolo. Un miscuglio di emozioni spiacevoli non ben definite le stavano avvelenando la mente e il cuore. Prese a pugni il materasso continuando a piangere finché non si addormentò sfinita.

*** Ryo ***

Sono un cretino, un vero cretino.
Perché la mia lingua è più veloce del mio cervello e mi fa fare certe figuracce?
Ho distrutto ogni possibilità di uscire con Yukari. Che pirla. Quando è arrossita ero compiaciuto, avevo capito subito che Taro e Mamorou non si sbagliavano, era evidente.
Ma poi lei si è risentita ed ha reagito male, per un attimo ho rivisto la Yukari di una volta e ne ero quasi contento ma non avevo il controllo sulla situazione, è stato più forte di me, ho sentito questo impulso fortissimo di ribattere e l’ho sparata grossa.
Lei era furente. Accidenti se era furente. Stringeva i pugni e urlava, pareva avere le lacrime agli occhi.
A un certo punto non ce l’ho fatta più, ho capito che potevo solo peggiorare la situazione se avessi parlato ancora e così le ho voltato le spalle e me sono andato con le mani in tasca.
Ero arrabbiato anch’io. Con lei, con me stesso, con il mondo.
L’ho fatta grossa. Stavolta non so come potremmo recuperare lo strappo.
 

*** Yukari ***
 
La mattina seguente si svegliò con il mal di testa. Si specchiò e vide che il pianto le aveva lasciato gli occhi gonfi. Aveva un’espressione desolata. Cercò di darsi una sistemata lavandosi il viso con l’acqua fresca e pettinandosi i capelli. Avrebbe dovuto recarsi all’asilo di lì a poco, non poteva indugiare troppo.
Incamminandosi si ripromise di dimenticare la scenetta avvilente del giorno prima, non ne avrebbe più parlato con nessuno. E soprattutto avrebbe dimenticato Ryo. Avrebbe seppellito quelle sciocche fantasie da ragazzina e sarebbe andata avanti.
Aveva solo 19 anni, e una vita intera davanti a sé.

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Capitolo 11
*** Risentimento ***


Fedele alla sua promessa, Yukari evitò con cura ogni occasione di incontrare Ryo. Quando Sanae e Kumi provarono ad accennare all’argomento disse loro chiaramente che era offesa dal suo comportamento e che la delusione era stata così grande da cancellare ogni traccia di innamoramento da parte sua. Fu irremovibile, tanto che le amiche capirono subito che non valeva la pena insistere.
Fu presente solo alla festa per l’inaugurazione del torneo, organizzato in Giappone a causa della guerra civile scoppiata nel Paese che avrebbe dovuto ospitarlo. Le ragazze avevano insistito per giorni interi e aveva ceduto per sfinimento. Era un evento esclusivo, c’era chi avrebbe fatto carte false per essere presente e magari, chissà, un giorno in futuro avrebbe potuto rimpiangerlo. Alla fine, si convinse pensando che si sarebbe presa una rivincita presentandosi e ignorandolo. Ci sarebbe stata moltissima gente, di sicuro anche i calciatori delle nazionali ospiti oltre che la Japan Youth al completo. Bene, gliel’avrebbe fatta vedere lei. Quella sera si preparò con cura, determinata a farsi notare da Ryo, ma giurò che gli avrebbe mai e poi mai gli avrebbe dato retta, nemmeno se lui le avesse rivolto la parola. Piuttosto si sarebbe voltata dall’altra parte e si sarebbe allontanata.
Tuttavia, non ce ne fu bisogno. Anche Ryo la ignorò, era sempre impegnato in qualche conversazione e ad un certo punto ci pensò Shingo Aoi a catturare tutti gli sguardi dei presenti su di sé. Aveva alzato troppo il gomito e stava dando spettacolo quando all’improvviso si intromise un giocatore dell’Italia, Salvatore Gentile, e cominciarono a litigare. Non riuscivano a capire gli scambi di battute in italiano ma la situazione pareva fiammeggiante, almeno fino all’intervento di Tsubasa e del capitano della Germania, Karl Heinz Schneider.
Fu una festa memorabile, siparietto compreso, e non deluse le aspettative delle ragazze. Solo Yukari a fine serata era ancora corrucciata, perché sebbene si fosse divertita con le amiche non tutto era andato secondo i suoi piani. Aveva pregustato per giorni una sorta di rivincita nei confronti di Ryo ma lui non le aveva rivolto nessuna attenzione.
Irritata, mentre finalmente era sdraiata a letto in cerca del sonno che tardava ad arrivare, dovette dolorosamente ammettere che questa sensazione fastidiosa mal si addiceva alla totale indifferenza che tanto sbandierava. Era ancora innamorata di lui.
Accidenti.
 
Qualche giorno dopo si ritrovò a parlarne con Sanae e Kumi.
“Ebbene sì, lo ammetto. Lo ammetto a voi e solo perché siete voi. Non è vero che ci ho messo una pietra sopra, non ci sono riuscita.
Oh, avrei voluto, eccome se lo avrei voluto!
Sono ancora molto arrabbiata per quello che è successo, se ci ripenso divento una furia. Però non sono una macchina, non mi è bastato voler cancellare i miei sentimenti per farli sparire”.
Le amiche la osservavano con attenzione senza intervenire, Yukari aveva bisogno di sfogarsi. “Forse ci vuole solo del tempo. Passerà, tutto passa prima o poi. Non andiamo più a scuola insieme, non lo vedo per forza tutti i giorni. Io adesso ho il mio lavoro e la mia vita, lui la sua. Nankatsu potrebbe essere abbastanza grande per entrambi.
E se così non fosse il mondo di sicuro lo è”.
Sanae non si trattenne più, e incrociando le braccia al petto la apostrofò “Da quando sei diventata una fifona Yukari?”
Yukari rimase a bocca aperta “Eh? Come ti permetti?”
L’amica non si fece intimidire “Mi permetto perché non ti riconosco più. Ti stai comportando in modo infantile. Stai dicendo che saresti persino disposta a scappare lontano da Ryo ma non affronti la situazione. È tutto nella tua testa, non capisci? Sei innamorata di lui ma lui non lo sa e non glielo vuoi dire. Lui ferisce i tuoi sentimenti – sentimenti che nemmeno conosce – tu ti offendi e lo eviti. E pensi che saresti disposta a trasferirti lontano se non dovessi riuscire a reggere la tensione del rischio di incontrarlo. Però hai fatto tutto da sola, è tutto nella tua testa”.
Le labbra di Yukari erano diventate sottilissime e fissava un punto indefinito davanti a sé.
Sanae proseguì “Quello che ti sto dicendo, e te lo dico perché ti voglio bene, lo so che non è quello che vuoi sentirti dire e che magari ti arrabbierai con me, ma vado avanti perché sono una tua amica e ho a cuore la tua felicità…” Yukari deglutì, Sanae continuò “è che ci sono soluzioni molto semplici, più adulte e soprattutto più sensate di scappare. Tanto per cominciare affrontalo. Parlagli. Trova un modo per dirgli quello che provi”.
Kumi annuì con decisione “Ha ragione Sanae. Vale sempre la pena dirlo. Non puoi sapere cosa passa nella sua testa se non te lo dice lui. Se tu sei ancora innamorata di lui vale la pena correre il rischio. Te lo dice una che ci è passata, no?” E le sorrise con aria complice. “Nella peggiore delle ipotesi ci rimarrai male ma non sarà peggio di adesso. Non può essere peggio di così, di questa immobilità”
Sanae concluse “E se proprio andrà male potrai sempre pensare di trasferirti lontana. Ma almeno avrai un motivo sensato per farlo”.
Yukari non ribatté.
Le parole delle amiche stavano penetrando le sue difese. Forse non avevano torto. Forse si stava comportando come una ragazzina, e forse davvero bastava un po’ di coraggio e si sarebbe sentita meglio.
 

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Capitolo 12
*** La finale ***


Le partite del World Youth videro la nazionale giapponese battersi fieramente contro forti avversari e uscirne vittoriosi, mentre le ragazze parteciparono sostenendo la squadra di casa insieme a un enorme numero di tifosi accorsi da tutto il Paese.
 
La finale si sarebbe giocata tra il Giappone e il Brasile allenato da Roberto Hongo. Si respirava un’aria carica di attesa ed eccitazione tra tutti gli appassionati di calcio del Sol Levante. La vigilia della partita, Yukari si ritrovò con le amiche per preparare gli striscioni da portare allo stadio, erano tutte euforiche. In particolare Kumi, che riferì loro che sua nonna, l’indovina che aveva più volte consultato durante il torneo per conoscere le sue premonizioni, aveva garantito che le energie negative avevano ormai lasciato il Giappone e che il giorno dopo avrebbe visto la luce il giovane re del calcio. “Ottimo!” esclamò Sanae, ma Yukari aggrottò la fronte, scettica, e non fece commenti. Non credeva alle energie negative né tantomeno alla possibilità di prevedere il futuro.
La nazionale brasiliana si presentava come un avversario invincibile: durante tutta la competizione aveva segnato trenta goal in cinque partite e non aveva subito reti. Era una squadra fortissima, piena di talenti eccezionali e con eccellenti capacità tattiche che pareva non avere nessun punto debole. L’allenatore, Roberto Hongo, conosceva perfettamente Tsubasa Ozora in quanto era stato suo mentore durante l’ultimo anno delle elementari e successivamente allenatore del San Paolo FC dove Tsubasa aveva militato per tre stagioni. Roberto rilasciò alla stampa una dichiarazione in cui affermava che il capitano giapponese avrebbe conosciuto l’umiliazione della sconfitta per la prima volta nella sua vita. Per Tsubasa, quindi, non era solo la partita più importante di tutta la sua carriera, bensì anche una sfida personale con il suo vecchio maestro. Per tutti però era l’occasione di un palcoscenico mondiale che avrebbe potuto aprire moltissime porte, e realizzare il sogno di portare il Giappone sul tetto del mondo per la prima volta.
 
La partita si dimostrò una sfida imponente fin dal primo istante, il Brasile dominò per tutto il primo tempo con ripetuti attacchi non dando mai tregua alla difesa giapponese coordinata magistralmente da Wakabayashi. Il Giappone non riuscì quasi mai a costruire azioni di attacco perché la squadra sudamericana pareva leggere in anticipo ogni mossa avversaria riuscendo a isolare Tsubasa e impedendo di fatto il gioco dei giapponesi. L’unica azione offensiva fu tentata da Hyuga che si vide parare il suo potentissimo Raiju shot dal portiere Salinas. Si stavano fronteggiando due incredibili estremi difensori e la partita avrebbe incoronato il migliore al mondo.
Il primo tempo si concluse a zero reti. Il Giappone, tuttavia, stava soffrendo molto di più.
Durante l’intervallo si presentò Misaki, reduce da un’intensa e coraggiosa riabilitazione alla gamba sinistra dopo il brutto incidente subito qualche tempo prima che l’aveva escluso dalle partite precedenti. Aveva fatto tutto quanto umanamente possibile per poter recuperare e giocare almeno trenta minuti nella finale, ed era disposto a farlo anche contro il parere del medico che l’aveva avuto in cura. Sarebbe stato l’asso nella manica calato dalla Japan Youth, la sua presenza poteva di fatto cambiare le sorti della partita. Secondo i piani dell’allenatore Misaki sarebbe entrato al quindicesimo del secondo tempo per giocare fino al fischio finale.
Il Brasile cambiò tattica per la seconda metà dell’incontro schierando una formazione più aggressiva con un tridente d’attacco. La partita ricominciò subito con ripetuti attacchi da parte dei sudamericani, che trovarono una difesa agguerrita, ma al quattordicesimo Santana, attaccante di punta del Brasile, riuscì a segnare la rete del vantaggio. Lo stadio parve rimanere impietrito ma fu questione di pochi attimi perché subito i tifosi giapponesi si fecero sentire, incitando i propri giocatori a non mollare. L’atmosfera si scaldò. Al quindicesimo minuto del secondo tempo entrò in campo Taro Misaki a sostituire Sano, la Golden Combi era tornata. Fu accolto da un’ovazione. Il Giappone cercò di recuperare lo svantaggio ma il Brasile non si fece trovare impreparato. Santana riuscì a rubare palla a Misaki e, trovatosi Tsubasa a fronteggiarlo, lo apostrofò dicendogli “La vostra Golden Combi è inutile contro di noi… Roberto ci ha insegnato ogni contromisura. In questa partita ho capito… Tutti i tuoi tiri speciali…ti sono stati tutti insegnati da Roberto Hongo. Sai qual è la verità? È deprimente… la verità è che tu sei solo una marionetta nelle mani Roberto e che non lo supererai mai! Non batterai mai il Brasile così!” Tsubasa si raggelò, Santana lo superò agilmente correndo verso la porta. Le parole di Santana rimbombavano nella sua mente, lo avevano stordito. Non lo supererò mai così… Soltanto quando sentì Wakabayashi urlare il suo nome dopo aver parato un tiro devastante di Santana Tsubasa parve tornare in sé, più combattivo che mai. Le parole di Santana avevano toccato delle corde profonde, ma stavano alimentando un prepotente desiderio di rivalsa nel capitano nipponico.
Una grandiosa azione corale portò al goal del pareggio: il Giappone dimostrò di non dover contare solo sulla Golden Combi ma su un’intera squadra affamata di vittoria. L’imbattibilità del portiere brasiliano era stata cancellata dal lavoro del gruppo e non dall’azione del singolo. Il Giappone dopo il goal prese coraggio e riuscì finalmente a esprimere il suo gioco, la squadra era vistosamente migliorata e sferrò altri attacchi che portarono al goal del vantaggio, siglato da Misaki affiancato da Tsubasa su assist di Hyuga. Lo stadio esplose. L’azione costrinse Misaki a uscire dal campo per non compromettere ulteriormente la gamba, i compagni promisero di difendere il risultato. Mancavano pochi minuti alla fine del secondo tempio.
Ma a quel punto anche il Brasile schierò il proprio asso nella manica: il giocatore con la maglia numero dieci, lo sconosciuto Natureza. Tsubasa corse ad affrontarlo ma il brasiliano ebbe la meglio, e dopo aver superato il capitano giapponese si posizionò per tirare in porta da fuori area in salto. La palla subì un effetto imprevedibile, entrò in porta portando il Brasile al pareggio e lasciando sgomento Wakabayashi. 
Ci fu come un silenzio surreale, rotto poi dalle grida di giubilo dei tifosi brasiliani.
 
Kumi si ritrovò a pensare alle parole dell’indovina, aveva parlato del giovane re del calcio… Forse non si stava riferendo a Tsubasa, forse era Natureza?
 
Tsubasa strinse i denti: per battere Roberto doveva battere il suo campione. E si ripromise che ci sarebbe riuscito, a tutti i costi. Lesse la stessa determinazione negli occhi di Hyuga, e sapeva di trovarla in tutta la squadra. Non si sarebbero fatti abbattere, non avrebbero mollato.
La partita riprese, più concitata che mai. Il Brasile recuperò nuovamente palla, Santana corse verso la porta nonostante i tentativi disperati di Matsuyama e di Aoi di fermarlo. Effettuò un passaggio per Natureza ma Ishizaki si fece trovare sulla traiettoria del tiro e lo intercettò di faccia, come suo solito. Ma il pallone lo colpì in pieno volto con una potenza inaudita, stordendolo. Cadde a terra sanguinando copiosamente dal naso.
Yukari balzò in piedi e gridò il suo nome, atterrita.
Il gioco proseguì. Il pallone respinto tornò nella direzione di Santana, ma l’azione di Ryo rallentò l’azione e permise a Tsubasa di raggiungere l’area. Santana passò a Natureza che si stava preparando a tirare verso la porta ma Tsubasa lo raggiunse determinato a contrastarlo e Wakabayashi si lanciò sul pallone. Fu questione di un istante, si ritrovarono in tre sulla sfera: le mani del portiere e le gambe dei due numero dieci. Wakabayashi crollò, senza lasciare la palla e salvando il risultato, sacrificandosi e aggravando l’infortunio alle mani dal quale si era da poco ripreso. L’arbitro fischiò la fine del secondo tempo, il risultato era fermo sul due a due e le sorti della partita si sarebbero decise ai supplementari.

******

 
Yukari si rimise a sedere, impietrita. Fissava il campo senza vedere i giocatori. Le voci concitate intorno a lei parevano un brusio lontano. Sembrarono passare secoli. Poi deglutì e sbattè le palpebre. Sentì Kumi affermare affranta qualcosa a proposito delle disgrazie che aveva predetto l’indovina e una rabbia glaciale si impossessò di lei “Smettila Kumi”. Scattò in piedi e urlò “Ne ho abbastanza di questa storia dell’indovina!” Kumi ammutolì, Yukari continuò stringendo i pugni “Ishizaki e Wakabayashi hanno giocato secondo la propria volontà! Hanno difeso la porta giapponese con le loro forze!” Ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di sgorgare dagli occhi, deglutì e proseguì “Non dirmi che le loro ferite gloriose erano state decise fin dall’inizio dal destino… Non voglio più sentir parlare di queste cose!”.
Così dicendo si allontanò dalle amiche, si allontanò da tutto. Senza pensare scese per le scale, percorse un paio di corridoi e entrò in infermeria.
Non la fermò nessuno.
Oltrepassò Wakabayashi e il medico che lo stava medicando e vide Ryo sdraiato su una barella. Non sembrava cosciente.
Prese una sedia e l’avvicinò a lui. Le fece pena. Scacciò una lacrima e prese una mano tra le sue, sospirando. L’orologio sulla pareva scandiva i secondi che passavano ma non li sentiva. Sentiva solo il battito del suo cuore rimbombarle nella testa.
All’improvviso lo sentì gracchiare qualcosa di indistinto. Lo guardò.
“Hai ripreso conoscenza Ishizaki!” esclamò con un sospiro di sollievo.
“Yukari” disse lui con un filo di voce “che ci fai qui?”
Silenzio.
“Eheheh … Allora è vero che sei innamorata di me…”
“Eh?” Riuscì a dire lei.
Allontanò la mano di scatto, arrossendo come una scolaretta.
“N-non dire sciocchezze!” Farfugliò imbarazzatissima “Sono solo preoccupata al pensiero che dovrai vergognarti a camminare per la strada con un naso ancora più schiacciato del solito!”
Stavolta Ryo non ci cascò. Forse era la tremenda botta che aveva preso sul campo, forse aveva fatto tesoro del dispiacere scaturito dal loro ultimo battibecco.
Le sorrise. “Me lo concedi un vero appuntamento…? Anche se, a quel che dici, non ti piaccio…”
Lei era senza parole, ma lo guardava con dolcezza.
Lui continuò “Il mio obiettivo è ovviamente la JLeague, ma forse il mio gioco non è all’altezza di quello professionistico… Se non ce la farò, lavorerò ai bagni pubblici dei miei, radunerò i bambini del vicinato, formerò una squadra e gli insegnerò a giocare a calcio”. Deglutì, poi proseguì “E se sei d’accordo, vorrei che tu… diventassi la mia ragazza…”
“Ishizaki… Io…” disse lei in un sussurro, e alzò la mano per stringere una delle sue. Non ebbe il tempo di rispondere, nemmeno di pensare a quello che lui finalmente le aveva detto.
“Ehi, voi due” li interruppe bruscamente Wakabayashi, ora medicato e con le mani strette dalle fasciature “Non siete soli in quest’infermeria!” Ryo e Yukari alzarono lo sguardo verso Genzo, imbarazzatissimi. Che pirla che sono questi due… pensò divertito “E poi fuori giocano la partita più importante!”
Già, fuori erano cominciati i tempi supplementari. “Ma con voi due fuori il Giappone non può più fare sostituzioni. E Misaki è infortunato… e anche Hyuga sembrava avere la gamba dolorante dopo lo scontro con Natureza… Non abbiamo chance!” esclamò disparata Yukari. Ma si stupì nel notare che invece né Ishizaki né Wakabayashi parevano particolarmente preoccupati, anzi, sembravano ormai sicuri della vittoria del Giappone. “Sei stata manager della Nankatsu per anni, Yukari, conosci anche tu Tsubasa. Sai che è proprio nelle situazioni disperate quando si trova ad affrontare rivali fortissimi che dà il meglio di sé con una grinta senza eguali” le spiegò Ryo. Genzo aggiunse “Esatto. Ci ha visto sacrificarci in campo, e ha detto che vinceremo. L’ha detto col cuore. Vinceremo”. Yukari non ribattè, ma li guardò speranzosa.
“Dai, andiamo a vedere il goal di Tsubasa che ci porterà alla vittoria”. E così uscirono tutti e tre a bordo campo.

Si respirava un’aria tesa, il silenzio dello stadio era irreale. Migliaia e migliaia di occhi seguivano il pallone, che rotolava tra i piedi dei giocatori del Giappone mentre facevano passaggi cauti, senza fretta, cercando di evitare Natureza. All’improvviso un passaggio errato, il Giappone perse la palla che rischiò di essere intercettata dal Brasile, ma Wakashimazu, entrato a sostituire Genzo, corse fuori dai pali, raggiunse la sfera e con un calcio potente la rimandò verso la metà campo. Aoi la stoppò di petto e il Giappone si lanciò in attacco sotto le direttive di Tsubasa. Tutti gli undici giocatori avanzarono verso la porta avversaria decisi a segnare per primi il goal che avrebbe assegnato la vittoria, rischiando il tutto per tutto. Fu una bellissima azione che vide tutti protagonisti fino all’assist di Misaki per Tsubasa che, dopo aver vinto il contrasto con Natureza, mandò la palla a rete in rovesciata.
L’arbitro fischiò la fine della partita.

Il Giappone aveva vinto il World Youth ed era campione del mondo.

Lo stadio esplose.
Tutti esplosero di gioia, i giocatori in campo, le riserve in panchina, i tifosi in tribuna, l’allenatore, i tecnici.
Yukari si voltò verso Ryo che le sorrise, facendo un passo verso di lei. Non si trattenne più, non poteva proprio trattenersi più e si buttò tra le sue braccia baciandolo. “Sì, Ryo, voglio essere la tua ragazza!” Lui la strinse forte poi si staccò da lei. Fece un sospiro, le sfiorò la guancia con una carezza che era una promessa e corse verso i compagni di squadra a festeggiare. Yukari lo guardava, e dopo un po’ si accorse che stava piangendo. Che stupida che sono. Ma erano lacrime di gioia, finalmente.

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