Quel posto lontano chiamato Felicità - Parte II

di Its a beautiful day
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo Venti ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventuno ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventidue ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventitré ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Capitolo Venticinque ***
Capitolo 26: *** Capitolo Ventisei ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisette ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventotto ***
Capitolo 29: *** Capitolo Ventinove ***
Capitolo 30: *** Capitolo Trenta ***
Capitolo 31: *** Capitolo Trentuno ***
Capitolo 32: *** Capitolo Trentadue ***
Capitolo 33: *** Capitolo Trentatré ***
Capitolo 34: *** Capitolo Trentaquattro ***
Capitolo 35: *** Capitolo Trentacinque ***
Capitolo 36: *** Capitolo Trentasei ***
Capitolo 37: *** Capitolo Trentasette ***
Capitolo 38: *** Capitolo Trentotto ***
Capitolo 39: *** Capitolo Trentanove ***
Capitolo 40: *** Capitolo Quaranta ***
Capitolo 41: *** Capitolo Quarantuno ***
Capitolo 42: *** Capitolo Quarantadue ***
Capitolo 43: *** Capitolo Quarantatré ***
Capitolo 44: *** Capitolo Quarantaquattro ***
Capitolo 45: *** Capitolo Quarantacinque ***
Capitolo 46: *** Capitolo Quarantasei ***
Capitolo 47: *** Capitolo Quarantasette ***
Capitolo 48: *** Capitolo Quarantotto ***
Capitolo 49: *** Capitolo Quarantanove ***
Capitolo 50: *** Capitolo Cinquanta ***
Capitolo 51: *** Capitolo Cinquantuno ***
Capitolo 52: *** Capitolo Cinquantadue ***
Capitolo 53: *** Capitolo Cinquantatré ***
Capitolo 54: *** Capitolo Cinquantaquattro ***
Capitolo 55: *** Capitolo Cinquantacinque ***
Capitolo 56: *** Capitolo Cinquantasei ***
Capitolo 57: *** Capitolo Cinquantasette ***
Capitolo 58: *** Capitolo Cinquantotto ***
Capitolo 59: *** Capitolo Cinquantanove ***
Capitolo 60: *** Capitolo Sessanta ***
Capitolo 61: *** Capitolo Sessantuno ***
Capitolo 62: *** Capitolo Sessantadue ***
Capitolo 63: *** Capitolo Sessantatré ***
Capitolo 64: *** Capitolo Sessantaquattro ***
Capitolo 65: *** Capitolo Sessantacinque ***
Capitolo 66: *** Capitolo Sessantasei ***
Capitolo 67: *** Capitolo Sessantasette ***
Capitolo 68: *** Capitolo Sessantotto ***
Capitolo 69: *** Capitolo Sessantanove ***
Capitolo 70: *** Capitolo Settanta ***
Capitolo 71: *** Capitolo Settantuno ***
Capitolo 72: *** Capitolo Settantadue ***
Capitolo 73: *** Capitolo Settantatré ***
Capitolo 74: *** Capitolo Settantaquattro ***
Capitolo 75: *** Capitolo Settantacinque ***
Capitolo 76: *** Capitolo Settantasei ***
Capitolo 77: *** Capitolo Settantasette ***
Capitolo 78: *** Capitolo Settantotto ***
Capitolo 79: *** Capitolo Settantanove ***
Capitolo 80: *** Capitolo Ottanta ***
Capitolo 81: *** Capitolo Ottantuno ***
Capitolo 82: *** Capitolo Ottantadue ***
Capitolo 83: *** Capitolo Ottantatré ***
Capitolo 84: *** Capitolo Ottantaquattro ***
Capitolo 85: *** Capitolo Ottantacinque ***
Capitolo 86: *** Capitolo Ottantasei ***
Capitolo 87: *** Capitolo Ottantasette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Pov. Sarah

Questo weekend ho deciso di tornare a casa, dato che per il prossimo i ragazzi mi hanno praticamente costretta ad andare con loro ad una favolosa festa per Halloween.

Entusiasmante direi.

"Tesoro!" esclama mia mamma, venendomi incontro "Che bello vederti" mi abbraccia forte

"Ciao mamma. Sono felice anch'io di essere qui" le sorrido

Mi prende il borsone e mi accompagna dentro.

Negli ultimi mesi - o meglio, da quando Jess mi ha lasciata quasi nove mesi fa - mia madre ha fatto di tutto per recuperare il rapporto con me.

Ha cercato di tirarmi su dal baratro in cui ero caduta dopo la partenza di Jess.

Ho passato dei momenti terribili.

Ricordo appena le settimane dopo la sua partenza.

Vivero come se fossi in uno stato di trance. Non provavo altro che rabbia e solitudine, una tristezza costante appesantiva le mie giornate.

Mi sentivo così tremendamente sola, nonostante i miei amici fossero lì a raccogliere ciò che di me era rimasto.

Tutto ad un tratto, tutto intorno a me ha cominciato ad essere così estraneo.. Non mi sembrava nemmeno di vivere la stessa vita di prima.

Io non mi sentivo più come prima.

Mi sembrava di vivere una vita che non era la mia, mi sentivo intrappolata in qualcosa da cui volevo disperatamente scappare.

Sentivo la sua mancanza fin dentro le ossa, mi toglieva il sonno la notte, mi toglieva la parola durante il giorno.

Ero diventata un fottuto zombie.

Joe, Beth, Laureen mi sono stati vicino.

Sì, anche Laureen.

Dopo la partenza di Jess, Pongo raccontò a Laureen ogni cosa. Lei, nonostante tutte le parole orribili che le dissi nelle uniche due volte in cui ci incontrammo dopo la questione della droga, è corsa da me. Mi è stata accanto, prendendosi cura di me. Ero così disperata all'epoca, avevo bisogno di sapere che almeno lei fosse disposta a restare.

Perché dopo Jess, non potevo perdere anche Laureen. Non di nuovo.

Le raccontai ogni cosa, dalla festa di Joe fino al giorno in cui decise di lasciarmi.

Conservo ancora la lettera che mi scrisse.

La portai con me alle sedute con il Dott. McHellen per mesi.

Analizzammo ogni singola parola, ogni singola virgola di ciò che scrisse quando decise di andare via.

La imparai a memoria.

Ho affrontato una terapia diversa affiancata da una nuova dottoressa, la Dott.ssa Sirmione o semplicemente Chiara, come vuole essere chiamata.

Italiana, specializzata in violenze ed abusi.

È una persona estremamente gentile, dolce. Un'ottima ascoltatrice.

Le raccontai la mia storia.

Le raccontai di Dwight, delle sue violenze e delle ripercussioni che ebbero sulla mia vita.

Le raccontai anche di Jess.

Paradossalmente, fu più difficile aprirmi su Jessica piuttosto che su Dwight.

Jess con le sue carezze ha chiuso le ferite che Lui ha lasciato sul mio corpo e il tempo passato ha fatto il resto.

Aprirmi su di lei invece.. Wow, è stato devastante.

Raccontare della mia storia con lei, di tutte le sensazioni meravigliose che provavo ogni volta che le sue mani sfioravano il mio corpo. Dell'idea dell'amore che piano piano stavo ricostruendo insieme a lei.

Mi piaceva la nuova Sarah, amavo la persona che stavo diventando grazie a lei.

Così mi sono ritrovata di nuovo sballottata da uno psicologo all'altro.

Ironico.

Inspiro profondamente ed il familiare odore di casa mi invade le narici.

"Sarah" John mi viene incontro, abbracciandomi "La forestiera allora ogni tanto torna in patria" mi passa giocosamente una mano chiusa a pugno sulla testa

"Fottiti John" lo colpisco scherzosamente sul petto, per liberarmi dalla sua presa.

Ci sediamo sul divano e li aggiorno sulle ultime novità riguardanti il college. Nonostante le preoccupazioni iniziali, ho cominciato l'anno alla grande. I miei voti sono ottimi, e non potrei essere più fiera di me stessa.

Ovviamente non ho più cercato relazioni. Solo l'idea mi dava il voltastomaco.

Non riuscivo ad immaginarmi con nessuno che non fosse.. Lei.

Tanto meno riuscivo a concedermi a qualcuno. Solo l'idea mi faceva accapponare la pelle.

Dj ci ha provato, più di una volta. Ogni volta che avevo bisogno di qualcuno lui era lì, ogni volta che avevo bisogno di qualcosa lui era lì.

Ma non ho mai ceduto.

Dopo mesi di terapia però, le cose un po' sono cambiate.

Dopo la nuova terapia mi sento una persona completamente diversa.

11.07 | Ehi forestiera, so che sei tornata in città. Ci vediamo stasera? | sorrido

11.10 | Certamente, ci vediamo da te alla solita ora? |

11.14 | Esattamente, a più tardi |

Blocco il telefono. Ho decisamente ampliato le mie vedute.

È stato difficile all'inizio, la Dottoressa Sirmione me lo aveva detto, ma ora è tutto più semplice.

Il ricordo di Dwight è quasi completamente sparito dalla mia mente. O meglio, non controlla più ogni aspetto della mia vita.

Mi sento così orgogliosa di me stessa e dei passi avanti fatti.

Pensavo, erroneamente, di aver bisogno di Jess per arrivare fin qui.

Quando, invece, ho raggiunto questo traguardo da sola sono rimasta piacevolmente sorpresa.

Non posso che essere orgogliosa di ogni singolo passo fatto.

Alle volte ancora mi capita di chiedermi dove sia.

L'ho cercata tanto dopo la sua partenza. L'ho chiamata, le ho scritto.

Inutile dire che tutto è rimasto lì, senza una fottuta risposta.

Dopo quattro mesi dalla sua partenza riuscì a cancellare le nostre foto dal mio cellulare.

Dopo cinque mesi a cancellare il suo numero e toglierla dai social media.

Dopo sei mesi ricominciai a frequentare di nuovo le persone. Niente sesso ovviamente, solo appuntamenti occasionali, per imparare a rapportarmi di nuovo con un altro essere umano che non fosse.. Lei.

Il settimo mese tutto cambiò.

Tornai a casa per le vacanze estive. Mia madre giorno dopo giorno provò a ricucire il rapporto con me, facilitata probabilmente dal fatto che io non mi stessi frequentando con nessuna.. donna.

Un giorno io Dana andammo ad una festa.

Ci divertimmo tanto. Bevvi un drink, ma ero perfettamente sobria.

Lo vidi seduto al bancone. Era con i suoi amici. Stava bevendo distrattamente il suo drink, quando mi notò.

Spalancò gli occhi, aprì la bocca un paio di volte poi mi raggiunse

"Sarah? Sarah Davis? Sei proprio tu?" mi chiese, avvicinando la bocca al mio orecchio

"Jace? Jace McLandon? Sei proprio tu?" lo presi scherzosamente in giro abbracciandolo.

Era cresciuto ancora dall'ultima volta che l'avevo visto. Le braccia erano piene, i pettorali gonfi.

Ero semplicemente senza parole.

Anche lui sembrò particolarmente colpito di vedermi. Effettivamente avevo avuto dei cambiamenti notevoli negli ultimi mesi: i miei capelli erano incredibilmente lunghi, i miei occhi brillavano di una luce diversa, il mio viso aveva assunto tutta un'altra espressione.

Ero più serena, raggiante.

Inoltre avevo sfogato tutta la mia rabbia repressa in esercizi e corsa, dunque il mio fisico aveva assunto un aspetto diverso.

Raggiungemmo insieme il bar, dove accettai volentieri il suo invito a bere qualcosa. Bevemmo così un secondo drink

"Ti va se andiamo in un posto più tranquillo per.. parlare?" mi propose

Annuì, senza pensarci due volte. Desideravo davvero parlare con lui, aggiornarlo sulle ultime novità e sentire lui cosa avesse da dirmi.

Così lasciammo la festa e raggiungemmo un piccolo bar, in una via secondaria del centro.

Parlammo per ore. Lui mi raccontò di alcune storielle di poco che ebbe nei mesi passati ed io gli raccontai della fine della mia storia con Jess, della nuova terapia.

Mi aprì completamente con lui.

A fine serata, ci guardammo negli occhi. Fu uno scambio di sguardi intenso, lui fissò prima me e poi le mie labbra e poi di nuovo i miei occhi.

Un turbinio di emozioni mi travolse in quell'attimo fugace.

Per la prima volta dopo mesi. provai nuovamente la voglia di baciare qualcuno.

Così semplicemente lo baciai. Lo baciai con passione, e lui ricambiò.

Raggiungemmo casa sua e facemmo sesso.

Sì dannazione, dopo quattro anni riuscì di nuovo a fare sesso con un uomo.

Non c'era più Dwight, non c'era più nulla, o quasi.

Il ricordo di Lei si ripresentò nella mia mente, più di una volta.

Dovetti combattere contro l'impulso di allontanarmi da lui. Continuai, accantonando il dolore che mi stava lacerando il petto.

Sì, all'inizio fu difficile. Fu una partenza lenta, tra i ricordi di me e felice con Jess e l'imbarazzo di mostrare il mio corpo ad un estraneo, ma con lui fu facile. Conosceva la mia storia.

Osservò triste i segni sul mio corpo ma lo tirai a me e lo baciai. Non era di certo la compassione che volevo da lui.

Lui sembrò capire perfettamente il mio disagio, così mi tocco cauto in attesa della mia approvazione.

Da quella notte, tutte le volte che torno in città passiamo del tempo insieme, e non solo a fare sesso.

È diventato un mio caro amico.

È incredibile come tutto sia cambiato negli ultimi due anni. Prima di cominciare il college solo l'idea di essere sfiorata mi metteva la nausea. L'idea di avere una storia era totalmente fuori discussione.

Ora invece pratico del sesso occasionale con una persona che non è nemmeno il mio ragazzo.

Anche se so bene che non era questo l'obbiettivo da raggiungere, sono contenta di essere tornata una ragazza quasi normale.

Raggiungo la mia stanza e mi faccio una doccia. Sono elettrizzata all'idea di vedere Jace.

Passo velocemente la lametta sulla gambe, poi mi insapono.

La mia famiglia non sa nulla di questa assurda relazione tra me e Jace.

Non ho intenzione di andare oltre con lui. Lo vedo solo come un amico, anche se il nostro rapporto è tutto fuorché un rapporto tra due semplici amici.

Se mia madre lo venisse a sapere, impazzirebbe. Sono anni ormai che prova a piazzarmi con lui, questa notizia non farebbe altro che fomentare i suoi stupidi sogni. Così ho deciso di ovviare il problema nascondendo questo piccolo particolare

"Esco con Dana e le ragazze" annuncio mentre entro in cucina

"Dove andate di bello?" mi chiede mia madre, intenta a tagliare del sedano

"Hum? In giro. Andiamo a mangiare in centro e loro poi vorranno andare a bere qualcosa"

"Mi raccomando Sarah" mi guarda, lo sguardo preoccupato

"Tranquilla mamma" le sorrido posandole un bacio sulla guancia ed esco di casa.

Mi incammino verso casa di Jace.

Abita un paio di villette più avanti rispetto a casa mia, dunque non posso passare da davanti. Sento gli occhi di mia madre addosso mentre cammino verso il centro di città. Così svolto a sinistra alla prima possibilità e dal retro raggiungo casa di Jace

"Ti ha vista?" mi chiede aprendo la porta.

Anche lui non vuole si sappia in giro, per lo stesso motivo per cui io non voglio che mia madre lo venga a sapere.

"Mi ha guardata fino alla fine della strada, poi ho svoltato e raggiunto il retro. Non dovrebbe aver intuito nulla" gli sorrido

"Molto bene" mi sorride languido avvicinandosi a me

Sento il cuore battere a mille.

Posa le sue labbra sulle mie e con una disinvoltura che dopo mesi ancora mi lascia interdetta mi prende in braccio, sorreggendomi con un braccio solo.

Mi porta in camera sua e come tutte le volte ci perdiamo nella nostra bolla.

Lui assaggia il corpo, entra in me, mi accontenta.

Non è come il sesso con Dwight, no. Questo è un cercare il reciproco piacere, fermarsi solo quando entrambi siamo soddisfatti.

È delicato mentre entra in me, quasi avesse paura di farmi del male. Quando le sue spinte risultano troppo lente per me, lo faccio sdraiare, e mi metto su di lui.

Lo sento appieno, lo sento riempirmi.

Mi stringe il sedere mentre mi aiuta a muovermi su di lui.

Veniamo entrambi poco dopo.

Mi accascio su di lui, il contatto con la sua pelle calda mi brucia. Lo sento duro e sodo sotto di me, ed è ancora così strano non sentire un corpo morbido accarezzare il mio.

Al momento il sesso con una donna non mi manca. Sto bene così, con Jace mi diverto.

Con lui non è solo sesso, è qual qualcosa in più. C'è complicità, c'è gioco. È meno distaccato del sesso occasionale con un estraneo ma non così coinvolto da fare l'amore.

È il giusto equilibrio.

Sorrido. È servito tanto dolore, ma la nuova Sarah mi piace. Questa Sarah provocatoria, ambiziosa, vogliosa.

Era una Sarah che non vedevo da molto tempo e sono felice che sia tornata

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Pov. Sarah

"Per qualsiasi cosa chiamami" John mi porta il borsone fino alla porta della mia stanza

"Stai tranquillo" gli sorrido, abbracciandolo.

Nonostante sia passato tanto tempo - da Dwight, dalla partenza di Jess - si preoccupa sempre per me.

È un fratello così premuroso.

Lo guardo andare via, lo sguardo preoccupato sul viso.

Mi piange il cuore sapere di essere la causa di tutte le sue preoccupazioni. Negli ultimi quattro anni devo dire che gliene ho date parecchie, così come alla mamma, ma la nuova Sarah è pronta ad affrontare ogni difficoltà a testa alta.

O quasi.

Entro in camera mia, e trovo Beth indaffarata a scrivere qualcosa sul suo Mac.

"Ehilà" mi sorride

"Ciao Beth" le sorrido, posando la borsa sul letto

"Ciao Sarah" mi sorride Mary Jane.

Mary Jane. La ragazza dai capelli viola della festa di Joe.

Beh, ora non ha più i capelli viola, ma verdi. Indossa vestiti costosi, e gioielli dai diamanti veri ma è sempre la stessa ragazza conosciuta al pub nove mesi fa.

Dopo la festa di Joe, Beth e MaryJ hanno cominciato a sentirsi, a vedersi fino ad arrivare al 25 maggio, data ufficiale del loro fidanzamento. Da quel momento, non si sono più lasciate.

Sono così felice che Beth sia riuscita a trovare qualcuno che la ami davvero e non stia con lei solo per.. la sua ricchezza.

"MaryJ ciao!" l'abbraccio "Come state ragazze?"

"Bene e tu? Hai avuto la tua dose settimanale di cazzo?" mi deride teneramente Beth

"Fottiti stronza" rido, tirandole un cuscino

"Sai, ti preferivo quando stavi sulla sponda giusta" mi fa la linguaccia e torna a scrivere al pc.

Alzo gli occhi al cielo divertita. Mi siedo sul letto, ascoltando MaryJ raccontare del weekend appena passato.

Mi racconta della festa di sabato sera, di come si siano divertiti tutti insieme alla confraternita.

Anche il mio sabato sera non è stato male. Stare con Jace mi mette di buon umore.

"Che ne diresti di andare a cercare i costumi di Halloween insieme?" mi propone, rapendomi dai miei ricordi del weekend appena passato

"Hum? Sì, perché no" le sorrido "Quest'anno non ho proprio idee" scuoto la testa

"Bhe, sei single e libera. Devi essere sexy!" batte le mani tutta euforica

Beth si volta a guardarla e scuote la testa sorridendo.

Sento una strana fitta allo stomaco. Mi manca essere guardata in quel modo da qualcuno.

Quello sguardo dolce, premuroso, innamorato.

"E sentiamo un po', come vorresti vestirti tu?" Beth incrocia le braccia al petto, mordendosi il labbro mentre osserva la sua fidanzata.

Tutto ad un tratto mi sento quasi di troppo in questa conversazione, così decido di non rispondere a MaryJ e lascio che terminino la loro conversazione.

Già, sono single e libera. Dovrei voler rimorchiare.

È così sbagliato dire che non mi interessa? Non voglio rimorchiare nessuno, tanto meno essere rimorchiata.

Sto bene nella mia libertà e nella mia solitudine.

E poi.. a che pro? Per sentirmi una merda la mattina dopo? Ho già permesso in passato che il mio corpo fosse usato da un'altra persona, non permetterò che accada ancora.

"Potrei vestirmi da catwoman" sorride divertita "Sai che amo le tute in latex" ammicca

Beth arrossisce leggermente, mordendosi il labbro

"Sì potresti" annuisce, tornando a scrivere al computer ma in fondo so che la sua mente sta fantasticando su cose che solo loro due possono sapere.

Mi sdraio sul letto.

È davvero necessario ricorrere a degli stupidi travestimenti? Non ho intenzione di mettermi nulla che possa essere anche solo lontanamente sexy.

Non voglio attirare l'attenzione su di me. Questo forse la terapia non riuscirà mai a guarirlo.

Questo desiderio costante di rimanere anonima.. ma a me va bene così.

Ci accordiamo per martedì pomeriggio per andare in centro a cercare i costumi.

Poco dopo lascio la stanza per andare a fare la doccia.

Il campus è semideserto nonostante l'orario. Il freddo inizia ad essere pungente, le giornate corte e tristi.

Alle volte vengo ancora colta dalla tristezza e dalla malinconia.

Tornare al campus è stato difficile, devo ammetterlo. Ogni volta che entravo o uscivo da camera mia, osservavo la sua porta in attesa di vederla arrivare bella come sempre.

Eppure i giorni passavano, e Lei non c'era mai. All'inizio chiedevo spesso a Luna sue notizie, ma non è mai stata molto propensa a parlarne, così ho semplicemente lasciato perdere.

Fin quando sono stata a casa è stato quasi facile non pensarla, Jace ha occupato tanto tempo nelle mie giornate, ma tornare in questo posto in cui tutto mi ricorda Lei.. È stata davvero dura.

Dopo quasi due mesi dal ritorno in aula le cose vanno meglio, ma mi aggiro ancora tra questi corridoi come se una parte di me mancasse.

Chissà cosa starà facendo ora. Amava così tanto questo posto, il Signor Birder con le sue strampalate lezioni, la psicologia.. Ha semplicemente deciso di mollare tutto. Mi sento un po' in colpa alle volte.

So che è stato a causa mia se ha lasciato il college.

Chissà che ne penserebbe di questa nuova Sarah.

Cosa penserebbe di me e Jace? Si arrabbierebbe? Forse, ma non lo scoprirò mai.

Il lunedì inizia con la solita carica di maledizioni e rimpianti.

Vorrei essere ovunque tranne che qui.

Beth è uscita presto per accompagnare MaryJ a lavoro, così mi ritrovo sola in camera.

Tiro fuori dall'armadio i primi vestiti che trovo e come ogni volta che mi avvicino alla cabina butto un'occhio al grande scatolone che continiene tutte le sue cose: le sue felpe, il suo portachiavi quello stupido orsetto di peluche.

Tutto gelosamente racchiuso in quella scatola, incapace di gettarla via.

Mi sono ripromessa di farlo un giorno, quando sarò pronta.

Sicuramente non oggi.

Mi cambio velocemente e raggiungo i ragazzi per fare colazione.

Siamo solo a lunedì ma sono tutti in fibrillazione per la festa di sabato.

"Sarà grandiosa vedrete!" esclama Pongo emozionato

"Non vedo l'ora di indossare il costume che ho comprato" risponde Marie, sorridendo a Mark.

Lui non sembra altrettanto entusiasta

"Non capisco tutta questa emozione. È una festa come un'altra, esattamente come le feste della confraternita" rido

"No non è assolutamente vero. Halloween è la festa per eccellenza della perversione, del mistero" interviene Joe "Maschere, costumi succinti. La festa dell'ormone e dell'alzabandiera"

"Sei disgustoso" rido, tirandogli una schiaffo sul petto

"Ti divertirai, vedrai. Potresti invitare Jace" mi propone Joe

"Oh, non credo verrebbe. Festeggia con i suoi amici" liquido il discorso

"Andiamo Sarah! Non gliel'hai nemmeno chiesto!" stavolta è Marie a parlare

"Ragazzi.."

"Forza scrivi, se no sono costretta a contattare Laureen" mi minaccia Marie, così mi ritrovo costretta a scrivere a Jace

07.35 | Ehi i miei amici mi stanno costringendo ad invitarti alla festa di Halloween sabato. È in una casa abbandonata vicino a Statute. Ti va di venire? Sei libero di dire di no |

Blocco il telefono in attesa di una sua risposta.

Sarebbe bello se lui venisse. Vorrei integrarlo di più nella compagnia, so che si divertirebbe parecchio con noi.

Poi conosce Joe, vanno molto d'accordo.

Potrebbe fermarsi qui a dormire. Certo, un conto era dormire con Jess nel minuscolo lettino del campus, un conto è dormire con lui qui ma ci aggiusteremo in qualche modo.

È tutto così strano.. Pensare a qualcuno di diverso da Lei in quel letto.

Avere il profumo di un'altra persona ad invadere le mie lenzuola.

Sorrido.

Un passo alla volta, come ho eliminato Dwight dalla mia vita, cancellerò il ricordo di Lei.

Anzi, più che il ricordo, il senso di nostalgia che mi assale tutte le volte che ripenso ai nostri momenti insieme.

Un giorno ricorderò quei momenti solo con tanto affetto e nulla di più. Eppure.. perché lo sento ancora così lontano?

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Pov. Sarah

"Hai chiamato i rinforzi?" guardo divertita Laureen venire verso di noi

"Certo, da sola sapevo che non ce l'avrei fatta a convincerti a prendere un costume che sia degno di Halloween" MaryJ incrocia le braccia osservandomi

"Ciao ragazze!" ci sorride Laureen.

Sbuffo e ci incamminiamo verso la macchina di MaryJ.

Lascio sedere Laureen davanti, in modo che possa scegliere la stazione radio che più le piace. Io guardo distrattamente fuori dal finestrino il mondo scorrermi accanto.

Sono ancora convinta di non voler acquistare alcun costume succinto, e spero nella comprensione e nell'aiuto di Laureen.

MaryJ non sa la mia storia, a meno che Beth non si sia confidata con lei.

Non ho mai voluto raccontarle nulla, così come a Mark, Marie, Pongo, Dj.

Mi ero ripromessa di non raccontare a nessuno tutto ciò che ho passato e sto mantenendo la promessa.

Seppur in parte.

"Pensavo di andare nel negozio che c'è al fondo della strada principale, che ne dite?" MaryJ si volta verso di noi, al primo semaforo rosso

"Sì è perfetto" risponde Laureen "È uno dei negozi meglio forniti a Statute"

"Per me è okay" le sorrido

"Non essere troppo entusiasta" MaryJ mi osserva dallo specchietto retrovisore

"Lo sai che Sarah è una brontolona" interviene Laureen cercando di sviare il discorso "Pensavo di vestirmi da sexy diavoletta"

La ringrazio stringendole il braccio, facendo passare la mano tra il sedile e la portiera.

Lei mi stringe la mano e comincia una lunga discussione con MaryJ su quale costume potrebbe essere più adatto all'occasione

15.40 | Sai già cosa indosserai alla festa? Non vedo l'ora di vederti | è Jace a scrivermi il messaggio

Sorrido

15.45 | No a dire il vero no. Vorrei qualcosa di non troppo.. troppo. Vorrei rimanere sobria |

15.52 | Puoi metterti quello che vuoi, ci sarò io a proteggerti |

Blocco il telefono e sospiro. Certo, nessuno si avvicinerebbe a me se mi vedessero accanto a lui. Grande e grosso com'è, nessuno vorrebbe mettersi contro di lui.

Eppure non me la sento di mostrare il mio corpo più di quanto sia strettamente necessario.

16.00 | Da cosa vorresti vedermi vestita? |

16.02 | Mh.. Sexy zombie? Sono sicuro che il sangue finto e la pelle morta ti donerebbero |

16.03 | E zombie sia, ma senza il sexy |

16.06 | Non vedo l'ora che sia sabato |

Metto il telefono in tasca, e scendo dall'auto.

MaryJ e Laureen stanno ancora battibeccando su cosa dovrebbero indossare alla festa, ma ho perso il filo del discorso già molto tempo fa.

"Che ne dici Sarah?" Laureen si volta a guardarmi

"Hum?" la guardo confusa

"MaryJ insiste sul fatto che dovrei mettermi anche un paio di ali, ma io lo trovo assolutamente insensato! Il diavolo non ha le ali, giusto?"

"Sì, penso proprio che le abbia" rido divertita all'assurda domanda posta da Laureen

"No è impossibile. Adesso vi faccio vedere" prende il cellulare in mano e comincia a digitare qualcosa "Oh.. wow. Sì forse dovrei guardare per un paio di ali finte" si gratta il retro del collo

Scoppiamo a ridere tutte e tre e ci incamminiamo verso il negozio.

Essendo ormai pieno pomeriggio per le strade è pieno di ragazzi. Si muovono veloci, sullo skate o sulla bicicletta. Gruppi di ragazzi ci passano accanto e i più coraggiosi ci lanciano occhiate tutt'altro che caste.

Mi sento avvampare sotto quelle attenzioni.

Cerco di non darci troppo peso, ed ascolto divertita i discorsi delle mie amiche.

Quando entriamo nel negozio rimango semplicemente senza parole.

È enorme, più di quanto mi aspettassi.

Vi sono costumi ovunque, di ogni tipo. Lunghe file di costumi si sviluppano davanti a noi, ed altrettanti costumi sono appesi lungo le pareti.

Vi sono costumi da hot dog, da mazzi di carte, da strani draghi ma anche costumi più.. succinti.

Diavolette, sexy infermiere, streghe. In un attimo mi sembra di essere catapultata in un negozio per soli adulti.

In un angolo vi sono anche moltissime parrucche, trucchi dai colori sgargianti e glitter ovunque.

Sono scioccata mentre cammino tra le corsie, osservando costumi di ogni tipo.

Sento MaryJ blaterare qualcosa, completamente su di giri mentre si fionda sul reparto latex.

La guardo allontanarsi da noi e sorrido

"Tutto bene?" Laureen mi poggia una mano sulla spalla

"Sì" annuisco "Guarda com'è felice" mi volto a guardare MaryJ

"Tu sai già cosa prendere?"

"No a dire il vero no" scuoto la testa "Jace mi ha proposto un costume da sexy zombie"

"Zombie? Davvero?" ride divertita

Alzo le spalle, e rido anche io.

Osservo distrattamente i costumi, e mano a mano mi avvicino al reparto make up.

Prendo un paio di tubetti di sangue finto e quelle che sembrano delle protesi di pelle in silicone. Potrebbero servirmi.

Laureen e MaryJ stanno animatamente discutendo su diversi costumi, così decido di raggiungerle per poterle aiutare nella scelta.

Così, dopo circa un'oretta passata a discutere quale accessorio sarebbe stato più opportuno riusciamo ad uscire dal negozio.

Il cielo si è fatto scuro, il freddo è più pungente

"Che ne dite di fermarci in un bar?" propone Laureen

"Volentieri" annuisco e MaryJ mi segue a ruota.

Ci avviamo così verso il primo locale che incontriamo sulla strada.

Sento il cuore più leggero, mentre cammino per le strade della città insieme alle mie amiche, quasi come se fossi nuovamente.. felice.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Pov. Sarah

Ripasso distrattamente il sangue finto sulle mie cicatrici.

Per la prima volta le sto mostrando apertamente, ricoperte da uno strato di sangue finto.

Probabilmente nessuno penserà siano vere.

Indosso una maglietta fatta a brandelli da Laureen ed un paio di jeans neri con una gamba interamente tagliuzzata.

I brandelli della maglia cadono sul mio ventre, coprendo in parte le ferite.

Gli occhi sono contornati da ombretto nero e le labbra ripassate con un rossetto viola.

Ho davvero un aspetto orribile.

Sorrido.

"Davvero vuoi venire conciata così? È la tua occasione di conoscere qualcuno Sarah" sospira Laureen, guardandomi

"Sì" annuisco "Sto bene così"

"D'accordo" annuisce sconsolata, prima di dedicarsi al suo eyeliner.

È truccata interamente di rosso, l'eyeliner a marcare i suoi grandi occhi. Le ciglia sono coperte da uno spesso strato di mascara rosso.

Anche le labbra sono incredibilmente rosse.

Indossa un vestitino che più che tale potrebbe definirsi una sottoveste, ma è bellissima.

Sì passa una mano tra i capelli per dargli volume. Poi sorride allo specchio

"Sono pronta" annuisce

"Perfetto, andiamo. I ragazzi sono già qui fuori" prendo la giacca e la indosso, per evitare di prendere freddo.

Fuori ad aspettarci ci sono tutti i nostri amici, Jace compreso.

È travestito da Joker, sta davvero bene.

Sta parlando con Joe, ma non appena mi vede smette di parlare e mi raggiunge

"Ehi, sexy zombie" mi sorride, aprendo leggermente la giacca

"Sì effettivamente sono irresistibile" scoppio a ridere, ripensando al mio abbigliamento tutt'altro che sexy

"Stai benissimo" mi stringe

Ci dividiamo in diverse macchine per raggiungere la casa abbandonata scelta come location.

È a circa venti minuti dal campus, poco dopo l'inizio di un piccolo bosco.

Sono in macchina con Jace, Joe e Sophie che discutono animatamente della partita di football vista quello stesso pomeriggio.

Io sono persa tra i miei pensieri: dopo la festa di Joe e tutto ciò che è successo con Jess, le feste mi mettono a disagio, ma ho promesso ai miei amici che non avrei fatto la musona.

Così mi stampo un sorriso in volto, cercando di controllare il battito accelerato.

Quando arriviamo all'ingresso del bosco, si può sentire in lontananza la musica risuonare nel silenzio della notte.

Un flebile bagliore nascosto tra le fronde ci indica la posizione della casa.

Ci incamminiamo così verso la luce e più ci addentriamo, più la luce e la musica aumentano.

Si iniziano anche a sentire voci indistinte urlare qualcosa di incomprensibile.

Laureen mi stringe a sé mentre camminiamo in mezzo al buio.

Non appena superiamo una grossa siepe un fascio di luce ci travolge.

Un centinaio di ragazzi stanno ballando a ritmo di musica. Sono tutti travestiti: vampiri, diavoli, Joker.

La casa è davvero gigantesca, fatta in pietra. È in parte diroccata: manca infatti una parte del tetto e le finestre sono quasi del tutto divelte dal vento e dalle intemperie.

Nella casa, nonostante la mancanza di finestre, non fa per niente freddo: dozzine di corpi sono stipati l'uno di fianco all'altro, strusciandosi a tempo di musica.

Nell'angolo di quello che anticamente doveva essere un salotto c'è un piccolo cocktail bar improvvisato.

I ragazzi si fiondano subito a prendere da bere ed io li seguo a ruota. Ho bisogno almeno di un drink per rilassarmi un po'.

Opto per un cocktail semplice e lascio che l'alcool allenti un po' i miei nervi tesi.

Laureen mi trascina sulla pista da ballo. Comincia a ballare accanto a me e poi poco dopo ci raggiungono anche MaryJ e Sophie.

I ragazzi, affiancati da Beth, rimangono in un angolo ad osservarci. I rispettivi fidanzati osservano vigili le proprie fidanzate.

Sento una morsa alla bocca dello stomaco.

A guardare me c'è Jace.

È in silenzio, mentre sorride portandosi un grosso bicchiere alle labbra.

L'alcool inizia a fare effetto: mi sento più serena è più.. disinibita.

Mi avvicino a lui, portandolo in pista. Lo stringo mentre gli ballo vicino.

Lui inizialmente sembra spiazzato dal mio gesto, poi sembra rilassarsi. Appoggia le mani sui miei fianchi, stringendoli leggermente.

Si morde il labbro mentre mi osserva ballare davanti a lui.

In un attimo tutto intorno a noi sparisce. Mi sento così bene.

Così libera, così.. leggera. Senza freni, come non lo ero da tanto tempo.

Mi sembra quasi di essere tornata la Sarah di tanti anni fa, prima che la mia vita fosse distrutta da.. lui.

Ondeggio a tempo di musica, Jace sempre a proteggermi da tutti.

 

Il tempo passa più in fretta del previsto. Tra un ballo e l'altro e uno shot e l'altro, il cielo comincia a colorarsi.

A fine serata sono piuttosto alticcia.

Jace mi tiene fra le sue braccia, mentre mi accompagna verso la sua auto

"Sei piuttosto ubriaca" ride divertito, mentre prova ad allacciarmi la cintura

"Un po'" rido divertita, ma la mia risata viene interrotta.

Mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri, rimango senza fiato.

Osservo le sue labbra rosee, e perdo il contatto con la realtà. Sento le braccia incredibilmente pesanti.

Faticosamente le alzo per poi poggiarle sul suo viso. Lo bacio, con passione.

Desidero il suo corpo, e lo voglio ora

"Sarah.." cerco di allontanarsi da me

"Ti voglio ora" ansimo, cercando senza grandi risultati di sganciare la cintura.

Lui sorride

"Dov'è finita la Sarah che si imbarazzava anche solo con uno sguardo?" mi osserva

Il mio cuore perde un battito.

Quella Sarah è sparita nove mesi fa, quando una bellissima ragazza dai capelli grigi se l'è portata via, sparendo per sempre.

Scuoto la testa. Quella Sarah è l'unica cosa che non mi manca di quel periodo

"Zitto" gli tappo la bocca con un bacio.

La macchina è parcheggiata lungo la strada, ma non ci sono lampioni. Intorno è tutto incredibilmente buio, se non per la fioca luce del sole che sta sorgendo.

Non abbiamo molto tempo.

Mi alzo barcollante dal sedile e salto addosso a Jace. Lui mi sostiene da sotto il sedere e si accomoda nei sedili posteriori della macchina, le gambe ancora fuori.

Mi bacia con passione, lo sento desiderarmi sotto di me.

Così scendo da sopra di lui, in modo che possa entrare ed una volta dentro aspetto che si abbassi i jeans.

Mi sento completamente libera da ogni catena, voglio assaporare il sesso in ogni sua forma, in ogni suo contesto.

Recuperare i lunghi anni di letargo, tutte le esperienze che mi sono persa a causa sua.

Nel momento in cui lui entra in me non penso più a nulla. Mi godo solo l'immenso piacere che pervade il mio corpo.

Come se fossi un semplice ragazza di diciotto anni, che non ha dovuto affrontare nulla, se non una spensierata adolescenza.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Pov. Sarah

Quando mi sveglio è pomeriggio inoltrato.

Sono premuta contro il muro dall'enorme corpo di Jace.

Sbuffo sorridendo, cercando di allontanarlo da me.

Ovviamente non lo sposto nemmeno di mezzo centimetro.

Lui mugola qualcosa, passando dal fianco alla schiena. Ora sono ancora più schiacciata di prima.

Mi tolgo di dosso il grosso braccio di Jace, e mi alzo dal letto.

Il sole è alto nel cielo, particolarmente limpido per essere il primo giorno di novembre. La luce invade la stanza riflettendosi sulle noiose pareti bianche.

C'è troppa luce per i miei gusti.

Tiro così infastidita la tenda più scura, migliorando un po' la situazione.

Il letto di Beth è intatto. Non ricordo di essere tornata in camera, dunque non so se loro fossero qui quando siamo arrivati.

Gli ultimi, confusi ricordi che ho sono il mio corpo e quello di Jace che si uniscono a formarne uno, nel retro della sua macchina.

Sorrido.

Butto giù mezza bottiglietta di acqua, cercando di togliermi il sapore amaro che ho in bocca.

Fallito il primo tentativo, raggiungo il bagno e mi lavo i denti.

Quando torno Jace è semi cosciente

"Buongiorno" sorrido

"Ehi" mugugna alzando leggermente la testa dal cuscino, per poi riportarla subito giù

"Vuoi dell'acqua?" gli porgo una bottiglietta.

Lui non risponde, semplicemente l'afferra e se la porta alla bocca.

Rimane a letto ancora per qualche minuto, poi si siede

"Che ore sono?" borbotta, stiracchiandosi

"Le 16.30" gli sorrido

"Cazzo, sono proprio collassato"

"Tranquillo, io mi sono alzata solamente perchè il tuo enorme corpo mi stava schiacciando contro il muro. Altrimenti avrei continuato a dormire" rido

"Questo letto è troppo piccolo" sbuffa

"No, sei tu troppo grosso"

Con Lei ci dormivo benissimo.

Scuoto la testa.

Lui alza gli occhi al cielo, poi si avvicina alla finestra. Rimane in silenzio, mentre osserva fuori.

Non lo disturbo, anzi torno a sdraiarmi sul letto godendomi finalmente il materasso tutto per me.

Lo osservo da lontano. Ultimamente capitano spesso questi momenti in cui si chiude in sé stesso.

Non parla, resta semplicemente in silenzio, osservando un punto fisso.

Vorrei tanto sapere cosa pensa, perché so benissimo che in quei momenti la sua mente è tutt’altro che calma.

Quando poi si volta, rimane quasi stupito di trovare il mio sguardo su di lui.

Mi sorride, avvicinandosi al letto

"Dovrei tornare a casa. I miei mi daranno per disperso" sospira, cercando di sdraiarsi inutilmente accanto a me

"Sì forse hai ragione" annuisco divertita dal suo tentativo fallito

"Anche se preferirei restare qui" mi osserva.

Rimango spiazzata dalle sue parole.

Non so nemmeno cosa rispondere

"Per un'altra scopata ovviamente" riprende a parlare lui, forse imbarazzato dal mio silenzio

"Okay" sorrido, palesemente in imbarazzo.

Davvero l'unico motivo che l'ha spinto a dire quella frase è perchè vuole farsi un'altra scopata?

Porta la sua mano forte sul mio fianco, facendomi girare. Mi irrigidisco un po' sotto il suo tocco, ma mi rilasso subito.

I suoi occhi dolci mi stanno guardando. Osservano languidi il mio corpo

"Quando torna la tua amichetta?" indica con la testa il letto di Beth

"Non ne ho idea" mi mordo il labbro

"Che ne dici di dirle di tardare?" si avvicina al mio collo, baciandolo.

Il mio cuore inizia a battere più forte, quasi fatico a stare al passo.

Vorrei potergli resistere, le sue parole di poco prima mi hanno destabilizzata, ma desidero averlo sopra di me.

Così scrivo un veloce messaggio a Beth

16.45 | Spero che tu possa tardare a tornare. Allarme coito | sorrido, leggendo il messaggio.

Blocco il telefono, e lo lancio nell'angolo del letto.

Mi sdraio, per permettergli di mettersi sopra di me. Assaggia la pelle tesa del mio collo, piccoli ansimi lasciano la mia bocca.

Lascio che faccia di me ciò che più desidera fremendo dal desiderio di poterlo sentire.

 

 

Quando lascia la mia stanza è quasi ora di cena.

Beth è rientrata in camera da circa una mezz'oretta. Ci ha raccontato del pomeriggio passato con MaryJ e le sue amiche, mentre Jace era in silenzio, le sue braccia intorno a me.

Ripenso a quello che è successo oggi pomeriggio, al modo dolce in cui mi ha toccata.

Non è lo stesso modo in cui mi toccava all'inizio. È dolce, gentile quasi.. romantico.

Mi coccola, mi bacia.

Tutto questo mi mette a disagio.

Prima di iniziare tutta questa assurda storia ci eravamo fatti una promessa: ci saremmo fermati non appena uno dei due avesse cominciato a provare qualcosa per l'altro.

Come sospettavo, io sono rimasta la solita Sarah anaffettiva ed incapace di provare qualsiasi tipo di sentimento, con la sola differenza che mi sono liberata da ogni catena - o quasi - che mi ancorava al mio passato con Dwight.

Per lui invece? È cambiato qualcosa rispetto a prima? Prova qualcosa per me?

Me lo avrebbe detto.

Ce lo eravamo promessi.

Scuoto la testa. Tengo tanto a Jace, lo reputo uno dei miei più cari amici - soprattutto dopo aver cominciato tutta questa assurda storia - e mi dispiacerebbe perderlo.

Non voglio che soffra a causa mia, tanto meno che pensi di poter avere una chance con me.

Da quando Jess è andata via, non riesco a provare alcun tipo di emozione. Sono diventata solo un corpo vuoto, privo di anima.

Vivo una vita ben lontana da quella che mi sarei mai immaginata per me stessa e più cerco di allontanarmi da questa nuova apatica versione di me, più mi ci sento intrappolata dentro.

Sento solo il bisogno di soddisfarmi fisicamente.

Ironico.

Prima una persona ha annientato completamente la mia dignità, togliendomi una delle cose più belle ed intense della vita, poi un'altra si è portata via tutta la voglia che avevo di amare ancora qualcuno.

Troverò mai pace?

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Pov. Sarah

Mescolo distrattamente la mia insalata, mentre ascolto i ragazzi parlare.

Oggi le lezioni sono passate in fretta, e in un attimo è arrivata l'ora di pranzo.

Pongo e Dj stanno guardando piuttosto animatamente il cellulare di Dj.

"Guarda che bella questa!" urla lui, indicando lo schermo "Match!" batte il cinque all'amico

"Che stanno facendo?" chiedo a Laureen che li guarda divertita

"Dj si è scaricato Tinder" sospira "Non fanno altro che stare su quell'app"

"Tinder?" chiedo confusa

"Sì, un'app di incontri" Dj mi guarda "Ti compaiono tutte le persone intorno a te che usano l'app. Se ti piace scorri a destra, se invece non ti piace scorri a sinistra"

"E se l'altra persona ha fatto lo stesso con te, scatta il Match" interviene Pongo

"Match?" chiedo ancora più confusa

"Sarah, sei single da mesi ormai! Dovresti saperle queste cose!" si lamenta Laureen "Il Match avviene quando sia tu che l'altra persona vi mettete like. Se entrambi scorrete verso destra, potete scrivervi”

"Beh sembra carina" annuisco interessata

"Perché non te la scarichi anche tu? O il tuo nuovo fidanzatino potrebbe incazzarsi?" Dj mi guarda negli occhi, la sfida dipinta sul suo volto

"Jace non è il mio ragazzo" puntualizzo "E poi non mi va. Non sto cercando una fidanzata o un fidanzato"

"Fidati, chi si iscrive su Tinder cerca di tutto meno che un compagno di vita" Dj torna a guardare il cellulare, continuando la caccia

"Davvero Sarah, dovresti farlo. Potresti conoscere persone nuove, non necessariamente un partner. Potresti far esperienza.." Laureen mi tira una spallata giocosa

"La sto già facendo" sbuffo, tirandole uno schiaffetto sul braccio.

Torno in silenzio a mangiare la mia triste insalata. Dj è su di giri mentre scorre le lunghe dita sul display.

Forse dovrei provare anche io? In fondo cos'ho da perdere?

Non ho intenzione di cercare un partner, nè tanto meno qualcuno con cui fare sesso.

Jace mi basta e poi non voglio relazioni, però conoscere gente nuova potrebbe farmi star meglio.

E poi tutto può succedere, giusto?

Scuoto la testa.

Dj ha ragione. Le persone iscritte a quell'app di certo non cercano una persona con cui fare quattro chiacchiere.

Sarebbe un grosso errore ed una grossa perdita di tempo.

Però forse.. cominciare a frequentare qualcuno di diverso dai miei amici potrebbe davvero aiutarmi. Aiutare ad allontanarmi da questo limbo in cui sono bloccata ormai da mesi.

Potrebbe..

Scuoto la testa.

Che idea stupida.

Torno in camera dopo aver salutato i ragazzi. Beth ovviamente non c'è, ma giudicare dall'aria impregnata di profumo non dev'essere uscita da molto.

Tossisco leggermente, l'alcool mi brucia la gola.

"Dannazione Beth" sospiro, agitando le mani davanti a me.

Il sole di inizio settimana è ormai sparito. Le giornate sono tristemente buie e corte.

Nonostante sia pieno pomeriggio la luce è scarsa. Il sole è coperto da spessi nuvoloni scuri e tira un vento freddo.

Sospiro.

Mi butto sul letto, ascoltando il flebile frusciare del vento.

Gli alberi sono completamente spogli, si muovono nell'aria componendo tristi coreografie.

Mi rigiro tra le mani il telefono, la malsana idea di Laureen ancora mi frulla in testa.

Forse non sarebbe così sbagliato.

Devo imparare di nuovo a rapportarmi con le altre persone, persone che non siano.. Lei.

Questo non vuol dire necessariamente cercare un nuovo compagno o una nuova compagna, semplicemente riabituarmi a flirtare - possiamo definirlo così? - con qualcuno.

Sospiro. Potrebbe essermi davvero di aiuto tutto questo?

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Pov. Sarah

"È un'idea stupida" sbuffo

"È un'idea fantastica Sarah, smettila di brontolare" sbuffa in riposta Laureen "Finalmente ti stai riavvicinando al sesso, devi sperimentare" Laureen scorre le foto della mia galleria

"Non ho intenzione di fare sesso con alcuna persona conosciuta su quell'app, lili"

"Non devi per forza andarci a letto" mi rassicura Beth "ma almeno parlaci, giocaci" mi passa teneramente la mano sulla spalla

"Io.." sospiro

"Che dici di questa foto Beth?" Laureen gira il mio telefono verso Beth, mostrandole una mia foto risalente a quest'estate.

Indosso un paio di jeans aderenti a vita alta, sotto un paio di calze a rete che in parte coprono le cicatrici che sbucano fuori dagli strappi. Il top era di Laureen, palesemente troppo corto per essere mio.

Sorrido. Forse è stata la prima foto sorridente dopo la sua partenza.

La ricordo bene quella sera.

Laureen praticamente mi costrinse ad uscire con lei ed i ragazzi. Andammo a Losen Ville, una cittadina non molto lontana dal campus, in riva al mare.

Passai per la prima volta dopo mesi, un bella serata. Mi divertii, risi. Per una sera dimenticai il senso di solitudine e la tristezza che ormai accompagnavano le mie giornate.

Quella foto me la scattò Pongo, in un mio momento di distrazione.

È un ricordo che conservo gelosamente.

"È davvero bella" mi sorride Beth

"Andata allora!" urla Laureen "Bene dobbiamo trovarne altre due almeno"

"Laureen, ne basta una" sospiro

"Assolutamente no, non deve sembrare un profilo fake" scuote la testa, continuando a spulciare la mia galleria.

Decido di non ribattere, sapendo bene che sarebbe una battaglia persa.

Osservo Beth e Laureen confrontarsi su quale foto sarebbe migliore per il mio profilo.

Sorrido. So che tutto questo è fatto solo per il mio bene, per aiutarmi ad andare avanti e lasciare dietro di me quella parte del mio passato che non mi permette di andare avanti.

È giunto davvero il momento di lasciarmi Lei alle spalle, di superare questa barriera che mi sono creata a causa sua.

Jace mi sta aiutando a superare il muro, seppur in parte.

Dopo un paio d'ore passate a spulciare i miei vari profili social e la mia galleria optiamo per altre tre fotografie.

Una risalente al mio compleanno, una della festa di Halloween e una scattata da Jace.

"Dobbiamo scrivere una bella descrizione" applaude soddisfatta Laureen

"No Laureen, nessun descrizione" scuote la testa

"Dai, dobbiamo scrivere qualcosa di interessante. Qualcosa che attiri l'attenzione sul tuo profilo"

"Che interessi vuoi mettere?" Beth mi allunga il telefono

"Mh" osservo la lunghissima e disordinata lista di parole che mi si presenta davantl.

Decido di selezionare poche voci: Netflix, viaggiare, musica.

"Andiamo Sarah, qualcosa di più interessante no?" fulmino Laureen con lo sguardo e lei non continua

Si avvicina a Beth e le osservo parlottare allegramente tra di loro.

Ovviamente Laureen è molto più entusiasta di me, all’idea che quella dannata app sia finalmente installata sul mio cellulare.

Il mio cuore comincia a battere all'impazzata non appena Laureen mi lascia il cellulare

"Profilo finito. Come descrizione abbiamo messo questa"

leggo la piccola bio che Laureen e Beth hanno scritto per me: 18 anni di polemiche e pessimismo, ma ho anche dei difetti.

"Davvero?" scoppio a ridere guardando le mie amiche

"Non c'è miglior frase che ti rappresenti. Forza, cominciamo a matchare!" batte le mani entusiasta Laureen

"Matchare? Non esiste nemmeno questo termine" rido

Laureen mi sfila il telefono dalle mani, piuttosto scocciata, ed inizia a muovere le lunghe dita sul display.

Sembra una macchina mentre continua a muovere le dita a destra ed a sinistra.

Non mi lascia nemmeno il tempo di dire la mia.

In pochi minuti ricevo già cinque messaggi.

"Vedi? Hai fatto colpo" Laureen mi porge soddisfatta il telefono

"Oh" rispondo solamente, guardando le chat.

Sono tutti ragazzi. Due hanno cominciato la conversazione con un semplice ciao, mentre gli altri due con assurde battute in riferimento alla mia bio.

Le mie mani iniziano a tremare leggermente.

Okay Sarah, stai calma. Faccio un profondo respiro.

Perché mi sembra tutto così sbagliato?

Le chat aumentano, diventano sette.

Altri due ragazzi.

"Wow, stai facendo conquiste" mi sorride dolcemente Beth

"Già" sussurro

Blocco il telefono e lo appoggio di fianco a me.

Non ci riesco. Non riesco a rispondere a quei messaggi.

E questo mi fa incazzare. Mi fa dannatamente incazzare. Sono passati quasi nove mesi da quando Lei ha deciso di lasciarmi, eppure io sono sempre qui, esattamente nello stesso punto di prima.

Certo, il dolore non mi lacera più il petto, ma perché non me lo lacerà più?

Perché non provo più nulla.

Nessuna emozione, nessun sentimento.

Ogni tanto avverto un po' di felicità, quando sono con i miei amici, ma scompare non appena rimango sola.

Ed ora? Provo solo questo enorme blocco che mi frena.

Vorrei rispondere a quei ragazzi. Ridere e scherzare con loro, ma tutto ciò che vorrei dire mi si blocca lì a metà della gola.

Le mie braccia sono rigide, mentre fisso un punto davanti a me

"Che succede Sarah?" Beth si siede accanto a me, prendendomi una mano

"Io.. Non ci riesco" scuoto la testa "Vorrei, ma non ci riesco" mi volto verso il telefono

"Piccoli passi, d'accordo? Non devi incontrarli, né tantomeno andarci a letto. Puoi semplicemente parlarci, giusto per ricordarti che al mondo esistono altre persone oltre noi" sorrido

"Non voglio forzarti, fai quello che ritieni più giusto, ma almeno provaci" Laureen appoggia la mano su quella di Beth

Annuisco semplicemente.

Prendo il telefono tra le dita, e dopo averlo rigirato un po' lo sblocco.

Le chat di Tinder sono aumentate, ora sono otto. Sospiro.

Forza Sarah, meriti di andare avanti, meriti di ritrovare quella felicità che per un attimo sei riuscita ad assaporare grazie a Lei. Devi imparare a stare sola e devi imparare a vivere senza di Lei.

Sì, devo tornare ad essere felice, me lo devo, dopo tutto il dolore che ho affrontato.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Pov. Sarah

Sono passati ormai un paio di giorni da quando ho iniziato ad utilizzare Tinder e sembra andare leggermente meglio.

Sono un po' più serena mentre chatto con questi perfetti sconosciuti.

Con alcuni la conversazione non dura più di un paio di messaggi, perché senza troppi giri di parole mi fanno capire le loro intenzioni.

Con altri invece, tra un impegno e l'altro, la conversazione continua.

Devo dire che queste conversazioni mi tengono compagnia quando mi sento sola, mi aiutano a pensare meno.

So che non mi aiuteranno a colmare il vuoto che provo, ma finché tutto questo non mi stancherà va bene così.

"Hai ceduto alla tentazione" Dj si siede accanto a me, mentre aspettiamo che gli altri arrivino per fare colazione

"Di cosa stai parlando?" mi volto confusa a guardarlo.

Lui mi mostra il suo telefono: sulla sua schermata Tinder troneggia il mio profilo, la foto sorridente scattata a Losen Ville mi osserva.

"Oh" mi gratto il retro del collo "Sì diciamo di sì"

"Hai già trovato qualcuno da scoparti?" blocca il telefono per rimetterlo in tasca

"Non è mia intenzione" scuoto la testa, a disagio per la conversazione

"E quale sarebbe la tua intenzione? Sentiamo" alza un sopracciglio

"Dj, non credo di doverti dare delle spiegazioni a riguardo" sbuffo, allontanandomi da lui

"No infatti" ringhia lui "Vorrei capire semplicemente cosa c'è che non va in me"

"Dj ti prego, abbiamo già affrontato questo discorso, troppe volte" mi blocco per poi voltarmi verso di lui "Non sto cercando nulla al momento, se non qualche appiglio che mi salvi dal vuoto che mi sta divorando e se questa dannata app mi può aiutare, ben venga!" ringhio

Lui rimane in silenzio, abbassa semplicemente la testa e si allontana.

I ricordi della festa di Joe sono ancora vividi nella mia mente: lo sguardo languido di Dj che fissa le mie labbra, il suo pungo chiuso contro il volto di Jess.

Tutto si ripete nella mia mente ogni volta che incontro il suo sguardo.

Mentirei se dicessi di non aver incolpato Dj della partenza di Jess. Per il primo periodo non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia.

Avrei solo voluto spaccargli quella fottuta testa ogni volta che me lo ritrovavo davanti.

Poi, con il tempo ho capito che la nostra storia era comunque destinata a finire. Per quanto l'amassi, l'amore a volte non basta.

Sento il telefono vibrare

07.55 | Ehi forestiera, che ne dici di vederci stasera? |

È Jace a mandarmi il messaggio. Sorrido

07.57 | Perché no? |

08.00 | Cena da Burger King e scopata? |

08.01 | Come posso rifiutare? |

08.01 | Ti passo a prendere alle 18 |

Blocco il telefono sorridendo.

Jace è l'unica persona che è stata in grado di abbattere ogni muro che io stessa avevo creato intorno me.

È riuscito piano piano ad abbattere la barriere del sesso, dei sentimenti.

Non che io provi qualcosa per lui, però grazie a lui riesco a sentire.. qualcosa.

Quando sono con lui io sono.. felice. Non come quando stavo con Jess, ma se quella che provo con lui non è felicità ci assomiglia molto.

Quando sono con lui sono una Sarah diversa, più.. spensierata.

Come al solito le lezioni sono terribilmente noiose. Osservo distrattamente i professori che si susseguono camminare avanti ed indietro per l'aula.

In rari momenti di lucidità riesco anche a captare qualche informazione e a prendere un paio di appunti, ma la conversazione di questa mattina con Dj mi ha decisamente messa di malumore.

Dopo un pranzo veloce raggiungo la mia stanza, per cominciare a prepararmi.

Sto per entrare nel dormitorio quando mi scontro con una ragazza

"Guarda dove metti i piedi" risponde brusca

Rimango interdetta dal suo tono.

Lei si blocca un attimo, mi osserva e poi si allontana.

Quegli occhi.. Li ho già visti.

Il viso non mi è nuovo, ma non riesco a ricordare dove io l'abbia vista.

Cerco di scavare nei miei ricordi, ma i mesi appena passati sono un ammasso confuso di avvenimenti.

Per la maggior parte del tempo non ero lucida, dunque mi è impossibile ricollocare quel viso ad un luogo.

L'incontro sgarbato con lei mi ha messo ancor più di cattivo umore.

Entro in camera e trovo Beth e MaryJ abbracciate sul letto, addormentate. Mi si stringe il cuore.

Osservare la loro storia d'amore da spettatrice, mi riempie il cuore di gioia. Sono così belle.

Decido di scattare loro una foto, in modo da potergliela inviare più tardi.

Silenziosamente prendo un cambio pulito e soprattutto la lametta. Ho circa tre ore per prepararmi, il tempo mi basta appena.

Raccolgo tutte le mie creme, scrub e shampoo e lascio la stanza.

Entro in doccia, e tra scrub, depilazioni e lavaggio ne esco un'ora e mezza dopo.

La mia pelle è incredibilmente morbida nonostante la lametta appena passata, grazie al costoso scrub di Victoria Secret's.

Concludo con una passata di crema alla fragola. La stanza in un attimo si riempie di un profumo dolciastro.

Prendermi del tempo per me, mi fa tornare un po' di buon umore.

Asciugo velocemente i capelli, e mi trucco leggermente gli occhi. Non ho intenzione di esagerare con il trucco, tanto non servirebbe.

Torno in camera, quasi completamente pronta.

"Buongiorno dormiglione" sorrido alle due ragazze, che sono ancora sdraiate a letto, ma sono sveglie

"Ehi" mi sorride Beth

"Doccia pre scopata, eh?" ride MaryJ, osservando le mie braccia cariche di prodotti

"Già, passa a prendermi Jace tra poco" rido

"Divertitevi allora" ride Beth

"Grazie" rispondo a tono, buttando tutti i prodotti sul letto.

Li rimetto a posto e poi infilo le scarpe. Sono le diciotto in punto.

18.00 | Sono qui fuori |

Sorrido. Blocco il telefono e lo infilo in tasca.

Saluto le ragazze, il cuore a mille per la serata che mi attende.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Pov. Sarah

Da una settimana circa, Jace ha preso le distanze.

Risponde poco ai messaggi, è poco presente alla conversazioni quando siamo insieme. Non capisco che cosa gli prenda.

Leggo distrattamente il libro di storia, cercando di assimilare informazioni ma non ci riesco.

E se se ne andasse anche lui? Egoisticamente, non sarei pronta.

Ho ancora bisogno del suo supporto, del suo conforto.

Eppure, so di non poter essere così egoista da trattenerlo tra le mie braccia.

15.25 | Ti va se ci vediamo per un caffè? | È Jace a scrivermi.

15.27 | Sì certo |

15.30 | Dieci minuti e sono lì |

Blocco il telefono.

Sono un po' agitata. So che questo non sarà un normale caffè di compagnia, ma cela cose molto più grandi.

Sospiro.

Do una rapida occhiata a Tinder: l'app continua ad essere colma di chat, molte senza risposta.

Ne sto perdendo un po' l'interesse, le continue conoscenze mi hanno già annoiata.

In fondo non mi stanno portando da nessuna parte.

Sbuffo.

Perché è tutto dannatamente difficile?

"Toc, toc. È permesso?" Jace sbuca da dietro la porta

"Ehi Jace" gli sorrido abbracciandolo "Andiamo?" chiedo prendendo la giacca

Lui annuisce e mi apre la porta.

Si affianca a me, mentre camminiamo verso il bar.

Sembra sereno, seppur distante. Mi racconta della mattinata in cantiere, di come procedano i lavori di un grosso appalto che la sua ditta è riuscita ad ottenere.

Anche io gli racconto la mia mattinata, poi mi avvio verso il tavolo mentre lui va ad ordinare

"Ecco qui" mi posa davanti il mio cappuccino, mentre lui sorseggia una crema di caffè

"Allora, cosa ti porta qui?" gli chiedo, ansiosa di capire cosa stia succedendo

"Oh beh, vai subito al sodo" ride grattandosi il retro del collo "Sì Sarah, volevo parlati di una cosa" appoggia la grossa ciotola che teneva in mano davanti a sé

"Dimmi" gli sorrido, il cuore mi batte all'impazzata

"Ho conosciuto una ragazza" mi osserva, i suoi grandi occhi verdi mi analizzano

Il mio cuore perdere un battito. Cerco di non far notare la delusione che si sta diffondendo in me, mascherandola con un falso sorriso

"Sono contenta per te Jace" si sorrido, prendendogli la mano

"Lei mi piace, sul serio, e non posso continuare questa.. cosa" mima uno strano gesto con le mani tra me e lui

"Certo, è giusto così" annuisco, abbassando lo sguardo

"Perché tu non provi nulla per me.. giusto?" mi guarda, chiudendo gli occhi a fessura

Rimango spiazzata dalla sua domanda

"Io? No Jace.. Lo sai" sospiro

"D'accordo. Allora forse per un po' è il caso di prendere le distanze" si appoggia allo schienale della sedia, quasi deluso dalla mia risposta

"Sì, sono d'accordo" annuisco.

Finiamo in silenzio le nostre ordinazioni. Lui guarda da un'altra parte, il viso corrugato.

Forse si aspettava una risposta diversa da me? Difficile da dirsi.

Sì, forse il fatto di essere stata con lui sempre così.. serena ed aperta può averlo indotto a pensare che io fossi in qualche modo attratta da lui oltre alla sfera sessuale.

Ma ovviamente non è così. Vorrei urlare, spaccare tutto.

Vorrei riuscire a fuggire da questa mancanza continua di sentimenti che mi accompagna da mesi.

Eppure, nonostante siano passati i giorni, le settimane, i mesi, io sono sempre allo stesso punto di prima.

O quasi.

Almeno adesso sono riuscita a far sesso con qualcuno.

Solo con Jace, ma è già un grande traguardo.

Ci alziamo insieme dal tavolo e ci avviamo verso il parcheggio.

"Grazie di tutto Jace. Non hai idea di quanto tu mi abbia aiutata" lo abbraccio, una volta arrivati davanti al suo pick up rosso

"Grazie a te Sarah, per avermi permesso di abbattere i tuoi muri. È stato un onore per me essere stato il primo uomo dopo.."

"Grazie" lo blocco.

Dwight e Jess sono due nomi che non voglio più sentire.

"Per qualsiasi cosa, sai che puoi cercarmi" mi sorride ancora

"Anche tu" lo abbraccio un'ultima volta, poi lo osservo salire sul pick up.

Lo guardo allontanarsi, diventare sempre più piccolo fino a sparire completamente all’orizzonte.

Ironico, per la seconda volta osservo una macchina allontanarsi per sempre, portandosi via un pezzo di me.

Sospiro.

Sono davvero felice per lui. È un ragazzo tanto buono, merita di trovare qualcuno disposto ad amarlo.

La mia parte egoista però, avrebbe voluto che lui restasse. Avrebbe voluto che lui continuasse a curare le mie ferite, a colmare i miei vuoti.

Darmi il piacere che ho bisogno.

Dio, mi sento una persona orribile.

Scuoto la testa e torno in camera.

Controllo il cellulare, per assicurarmi che lui non abbia scritto.

Non tornerà Sarah, proprio come ha fatto Jess. Sparirà anche lui dalla tua vita, lasciandoti un altro da colmare

"Sta' zitta Sarah" ringhio.

Scuoto ancora la testa.

Mi butto sul letto, e mi immergo completamente nella mia bolla. Apro Tinder ed inizio a rispondere a tutte quelle conversazioni che avevo lasciato in sospeso.

Certo Sarah, sostituisci una dipendenza con un'altra dipendenza e poi cerca un'altra dipendenza per sostituire la precedente dipendenza trovata per sostituire la prima dipendenza.

Affondo la testa nel cuscino ed inizio ad urlare.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Pov. Sarah

Devo ammetterlo, sto accusando il colpo della separazione da Jace.

Non pensavo ne avrei sofferto, eppure mi sento nuovamente sola, proprio come mesi fa, prima di cominciare tutta questa storia con lui.

Ovviamente non gli ho più scritto.

Non voglio essere la stronza egoista che lo vuole affianco a sé solo per poter guarire. Mi sto leccando le ferite da sola, come ho già fatto in passato.

Ho passato di peggio, devo ammetterlo.

Abusi fisici e psicologici sicuramente hanno creato una base solida per affrontare i traumi futuri.

L'idea del suicidio è ben lontana.

Temevo che alla prima difficoltà quella soluzione all'apparenza così facile potesse ripresentarsi ed invece non ho mai avuto così tanta voglia di vivere.

Sto cercando di affrontare il dolore in modo sano. Ho diminuito un po' l'utilizzo di Tinder.

Non ho intenzione di trovare una persona che sostituisca Jace, per poi ritrovarmi punto e da capo.

Esco più spesso con i miei amici, mi lascio coinvolgere di più nelle cose.

Cerco di non chiudermi più in me stessa.

E per ora sta funzionando.

16.45 | Ehi bimba, questo weekend c'è una festa a Yaris, per sole lesbiche ovviamente, mi accompagni vero? |

È Danissa a scrivermi.

Anche per lei molte cose sono cambiate negli ultimi mesi. Poco dopo la partenza di Jess, anche lei e Sasha si sono lasciate.

Le cose non andavano già da tempo, qualcosa avevo già intuito, ma non pensavo di certo arrivassero a tanto.

Anche lei ha affrontato la cosa in modo assolutamente non sano, tra fiumi di alcool e di donne, ma distanza di mesi ormai sembra essersi ripresa.

Inoltre, ha lasciato il suo vecchio lavoro per aprire un piccolo bar nel centro di Statute.

Forse è stato proprio questo a salvarla.

16.50 | Dan, ti prego |

16.52 | D'accordo, ti passo a prendere sabato alle 21. Anzi facciamo che vengo già per le un'ora prima, devo aiutarti a mettere qualcosa di sexy. Sabato si scopa, vedrai |

Blocco il telefono e sbuffo.

Non sono affatto d'accordo con tutto questo.

Sarah, affronta le cose in modo diverso. Potrebbe essere un'opportunità per ricominciare.

"Fanculo" ringhio.

Queste fottute voci nella mia testa mi stanno mandando fuori.

Okay, abbiamo detto di affrontare le cose in modo diverso, di non isolarsi.

Ma l'idea di frequentare un'altra ragazza ancora mi fa venire il voltastomaco.

Scuoto la testa

Va' avanti Sarah

Tiro un pugno sul materasso

 

 

"Allora sei dei nostri questo weekend?" mi chiede Laureen, mentre mangio distrattamente un budino al cioccolato

"No mi spiace ragazzi, Danissa mi ha chiesto di andare con lei ad una festa per sole lesbiche"

"Ti vedo entusiasta" sorride Beth, la fulmino con lo sguardo "È quella che si tiene a Yaris vero?"

"Sì, hai presente?" mi volto a guardarla

"Mia sorella ci va tutti gli anni" annuisce "Ti posso assicurare che troverai sicuramente qualcuno" mi batte una leggera pacca sulla spalla

"Fantastico" mi porto alla bocca l'ultimo boccone di budino.

Laureen e Beth iniziano a parlare di questa stupida festa tre lesbiche ma cerco di non ascoltare.

L'idea di andare a questa fottuta festa mi mette fin troppa agitazione, le parole di Beth non fanno altro che peggiorare la situazione.

Tutta questa situazione che sto vivendo è surreale.

Perché parlare con tutti quei ragazzi su Tinder mi è quasi indifferente, mentre andare ad una festa del genere mi provoca questo senso di agitazione e disagio?

Sto uscendo di testa.

Forse perché, frequentare una ragazza diversa da Lei, vorrebbe dire chiudere definitivamente quel capitolo della mia vita.

Ma sono davvero pronta a chiuderlo?

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Pov. Sarah

"Andiamo, guarda qui che bel vestito!" Dan tira fuori dall'armadio un vestito nero aderente.

Sorrido. Prendo il vestito tra le mani.

Me lo regalò Laureen, con la promessa che lo avrei indossato per un'occasione speciale.

Arriva poco sopra il ginocchio, dunque non è nemmeno eccessivamente corto.

Mi segna nei punti giusti, e il collo alto copre il seno, non mettendolo in mostra.

È riuscita a trovare un giusto compromesso che mi renda sexy, preservando comunque il mio voler rimanere anonima

"Dan.." sospiro

"Ci sarò io" mi prende per mano "Non ti lascerò sola un attimo, okay? Potrai chiedermi aiuto in qualsiasi momento"

"Okay" abbasso lo sguardo e mi cambio.

Indossare quel vestito provoca in me emozioni contrastanti.

Mi osservo allo specchio: sono bella. Per la prima volta dopo mesi rivedere il mio riflesso nello specchio mi fa sentire bene.

Il vestito mi dona, non scoprendo eccessivamente il mio corpo

"Stai benissimo" un luccichio brilla negli occhi di Danissa

"Grazie" le sorrido "Sai che metterò le mie amate Vans, vero?"

"Mi sembra un giusto compromesso" scoppiamo a ridere.

Si siede sul letto ed attende che io finisca di prepararmi.

Prima di uscire mi do un'ultima occhiata allo specchio. Quella Sarah che vedo riflessa quasi fatico a riconoscerla.

Pensavo che non l'avrei mai rivista. Dopo Dwight, dopo Jess, pensavo che fosse sparita definitivamente.

Ed invece eccola lì.

"Fatti fare una foto" Danissa richiama la mia attenzione "Tua mamma sarà così contenta di vederti così"

Sorrido guardando verso di lei, che riesce a cogliere quel momento quasi magico

"Guardati" mi porge il telefono "Questa deve essere la prossima immagine profilo di Tinder" mi tira una spallata giocosa

"Andiamo" scoppio a ridere e mi infilo la giacca.

Camminiamo verso la macchina di Danissa, e non appena mi siedo in macchina la mia gamba comincia a tremare

"Andrà tutto bene, vedrai" Dan mi poggia delicatamente la mano sulla gamba nuda e quel contatto mi mette leggermente a disagio.

La gamba smette di tremare, ma il cuore rimbomba nella mia gabbia toracica.

Passiamo il viaggio in silenzio, le canzoni che passano in radio sono l'unico rumore che riempie l'abitacolo.

Tutto intorno a noi è paurosamente buio.

Andrà tutto bene, vedrai.

Tiro un lungo sospiro. Per una volta le fottute voci nella mia testa sono di aiuto.

Quando arriviamo in centro parcheggiamo non molto lontano dal pub.

C'è un sacco di gente in giro: gruppi di ragazzi, ragazze solitarie, famiglie che cammino compatte per evitare l’orda confusa di ragazzi che invadono le strade.

Molti di loro sorseggiano ambigue bevande da anonime bottiglie di plastica.

Un paio di ragazzi mi tirano uno sguardo, ma io velocemente mi allontano.

Danissa mi prende a braccetto, stringendomi a lei. Essendo parecchi centimetri più alta di me e decisamente più palestrata, mi fa sentire al sicuro averla accanto.

Arriviamo davanti all'entrata del pub. Vi sono circa una trentina di ragazze di ogni genere in attesa entrare, dalle tomboy alle femme dai vestiti pericolosamente corti.

Chissà se riuscirò mai ad indossare un abito del genere, senza sentirmi violata da ogni sguardo che si posa su di me.

Scuoto la testa.

Dopo circa un quarto d'ora di attesa riusciamo ad entrare. La musica è assordante, le luci basse.

Non saprei nemmeno quantificare quante ragazze ci siano ma c'è una tensione decisamente palpabile.

Tutte si guardano curiosamente attorno, alla ricerca di qualche preda

"Benvenuta in paradiso, mia cara Sarah" Danissa di guarda intorno, gli occhi che brillano

"Non sono per niente tranquilla" sussurro

"Vieni, beviamo qualcosa. Hai bisogno di un po' di coraggio liquido per affrontare questa serata" Dan mi trascina verso il bancone

Un po'? Ho intenzione di bermi mezzo bar.

Dopo un'attesa più breve del previsto, riusciamo ad avere i nostri due cocktail

"Sei pronta?" Danissa mi guarda, il bicchiere quasi all'altezza della bocca.

Annuisco

"Benissimo! Arriba, abajo, al centro, pa dentro!" urla e così buttiamo giù in pochi sorsi il drink.

Una volta terminato, la testa mi gira un po'.

Dovrei andarci piano, ma non credo di riuscirci questa sera.

Dopo pochi minuti l'alcool comincia a fare effetto. Mi sento decisamente più rilassata, anche se sono circondata da corpi ammassati e sudati.

Danissa mi trascina nuovamente al bar, e dopo aver buttato giù anche il secondo drink ci dirigiamo verso la pista da ballo.

"C'è davvero un sacco di gente" mi guardo curiosamente intorno

"Già, vedrai che troverai sicuramente qualcuna da farti" mi sorride Danissa "Se non fossi la mia sorellastra a quest'ora saresti già a gambe aperte sul mio letto" mi sussurra all'orecchio, provocandomi brividi lungo tutta la schiena.

Si allontana dal mio orecchio, ma rimanendo comunque a pochi centimetri dal mio viso.

L'alcool non mi aiuta a ragionare. Le osservo le labbra rosee e lucide, mentre la sua lingua le accarezza dolcemente.

Il viso di mia madre si palesa davanti a me, facendomi sussultare

"No Dan, non posso" mi allontano da lei

"Non ti avrei mai portata a letto, tranquilla" mi sorride, passandomi giocosamente la mano nei capelli.

Sospiro.

È stato già difficile per mia madre accettare il fatto che mi piacessero le donne, figuriamoci sapere che me la faccio con la mia sorellastra.

Sarebbe decisamente il suo biglietto di sola andata per il reparto psichiatria.

Devo trovare il modo di calmare i miei ormoni completamente sballati dall’alcool.

Peccato che intorno a me veda solo lingue incontrarsi, ragazze che si palpano, altre che con ben poca discrezione si accarezzano nei posti più.. intimi.

Ho bisogno d'aria.

"Vado a fumarmi una sigaretta" avviso Dan

"Vuoi che venga con te?" mi chiede, troppo vicina al mio orecchio

"No direi di no. Tieni il telefono a portata di mano, torno subito" annuisce, e sento i suoi occhi su di me mentre mi allontano.

Raggiungo il tetto del locale. Anche qui è piuttosto affollato, ma è più tranquillo rispetto al piano di sotto.

C'è meno casino, e più lingue che si danno da fare.

Cammino tra i corpi avvinghiati e non appena trovo un posto abbastanza tranquillo e isolato mi accendo una sigaretta.

Non fumo da mesi, la nicotina mi invade i polmoni e non riesco a trattenere un colpo di tosse.

"Cazzo!" sento esclamare da dietro un comignolo

Una ragazza semi svestita scappa via, lasciando probabilmente qualche altra ragazza a bocca asciutta

"Porca puttana" sento esclamare "Non potevi andare a fare i tuoi primi tiri di sigaretta da un'altra parte?"

Una ragazza dagli enormi occhi blu mi sta fissando con aria parecchio scocciata.

Sgrana un'attimo gli occhi, poi mi osserva bene.

Quegli occhi..

"Scusami?" rispondo stupita "Tu non potevi scoparti quella ragazza da un'altra parte? Tipo.. in un motel?"

"Ce l'hai almeno l'età per entrare qui dentro?" alza il sopracciglio "Potrai anche nasconderti sotto un bel vestitino ed il trucco, ma resti comunque una bambina"

"Vaffanculo" sputo solamente, complice l'alcool

"Ci vado volentieri" ringhia la ragazza e si allontana.

Come si è permessa di parlarmi in quel modo? Certo che ho l'età per entrare qui dentro. Quanti anni pensa che io abbia? Quindici?

Inspiro profondamente quello che rimane della sigaretta che ho in mano e tossisco ancora.

"Dovresti andarci piano con quella roba" una ragazza dai capelli rossicci si avvicina timidamente a me

"Io.." rido "Non fumo da parecchio tempo e mia sorella fuma sigarette piuttosto pesanti" rido imbarazzata

"Se vuoi ho qualcosa di più leggero" mi porge lei una sigaretta

"No grazie, passo" le sorrido

"Lo immaginavo" mi sorride "Mi chiamo Soraya" mi porge la mano

"Ciao, sono Sarah" gliela stringo.

È piuttosto mingherlina, la mano quasi più sottile della mia.

Mi osserva interessata, mentre aspiro il fumo dalla sigaretta.

"Come mai qui?" le chiedo, cercando di cancellare la strana tensione che si è creata tra di noi

"Divertimento più che altro. Amo la musica ad alto volume, le tenebre e le belle ragazze" si avvicina ancora un po'

Mi gira la testa. Il mix alcool e fumo non mi aiuta a mantenere la lucidità.

Soraya mi guarda, in attesa di una risposta.

Non ho voglia di parlare, quella stronza del cazzo mi ha messa decisamente di cattivo umore.

Mi avvicino così alla sconosciuta dai capelli rossi, e l'attiro a me. Le nostre labbra si incontrano, le sue mani mi stringono i fianchi.

Per un attimo perdo il controllo quasi mi lascio andare completamente, finché davanti a me non si palesa Lei.

Apro gli occhi e Lei è lì. Al posto di questa sconosciuta del cazzo c'è Jess. Mi sembra quasi di sentire il suo profumo.

"Scusa, non posso. Cazzo!" urlo.

Corro al piano di sotto, gli occhi colmi di lacrime.

Era tutto così reale, così fottutamente reale. Lei era davvero qui, le sue labbra morbide a contatto con le mie.

Vengo travolta da un’ondata di ricordi, ricordi di me e Lei felici.

Ho bisogno di togliermela dalla testa.

Raggiungo il bancone del bar ed ordino altri due drink.

Ho bisogno di perdere quel poco di lucidità che mi è rimasta. Ho bisogno di eliminare il suo ricordo dalla mia mente

"Ehi tutto bene?" Dan mi viene incontro, lo sguardo preoccupato

"Sì sto bene" biascico "Ho solo bisogno di bere" mi porto il drink alla bocca

"Non esagerare Sarah" cerca di bloccarmi

"Vai e trovati qualcuno da scoparti. A me ci penso io" urlo, allontanandomi in mezzo alla folla.

Perdo completamente il contatto con la realtà, tutto intorno a me si fa confuso.

Mi muovo in mezzo alla pista, ondeggiando il mio corpo a tempo di musica.

Non riesco più ad essere padrona del mio corpo.

Una ragazza si avvicina a me. Di nuovo la stringo a me, baciandola con passione, ma ancora una volta Lei è lì.

Il cuore sembra stia per esplodere.

Poi, il vuoto.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Pov. Sarah

Un raggio di sole si riflette sul cuscino vuoto accanto a me, provocando un fascio di luce quasi accecante.

Cerco di coprirmi il viso con le mani, ma sento le braccia pesanti.

La testa mi gira da sdraiata, non oso immaginare come potrebbe essere da seduta - o peggio ancora - da in piedi.

Il senso di nausea mi contorce lo stomaco.

Mi muovo leggermente, aprendo un occhio ma fatico a tenerlo aperto. Lo chiudo, ma subito dopo li riapro entrambi.

Questa non è mia camera, tantomeno casa di Danissa.

Faticosamente mi tiro su, cercando di fermare il mondo intorno a me che comincia a ruotare.

"Dove diavolo sono?" sussurro spaventata

L'odore è il tipico profumo da stanza d'hotel. Quell'odore di pulito e disinfettante che si infiltra fin dentro la pelle.

Mi alzo velocemente dal letto, alla ricerca del bagno. Il mio corpo non è più in grado di reggere tutto l’alcool ingerito ieri sera

“Vai a sinistra” sento una voce dietro di me suggerirmi la strada.

Vorrei davvero voltarmi verso la figura misteriosa, ma faccio appena in tempo a raggiungere il water che riverso tutto ciò che il mio corpo non è riuscito ad assimilare ieri sera.

Dio, ho decisamente bevuto troppo.

Mi gira terribilmente la testa, la gola mi brucia a contatto con l’acido che esce dal mio corpo.

Non so per quanto tempo sia rimasta abbracciata al water, ma quando mi alzo mi sento leggermente meglio, nonostante mi porti dietro ancora qualche strascico.

Raggiungo faticosamente il letto, sedendomici sopra.

"Buongiorno" una voce mi fa sussultare

Mi volto verso la voce e mi ci vuole qualche secondo per mettere a fuoco la figura che si presenta davanti a me.

Appoggio la testa sulle mani, per darle più stabilità, poi mi volto verso la voce misteriosa.

La stronza del tetto è in piedi davanti a me, mi sta osservando.

Ricordo di averci discusso, ma non bene su cosa.

"Chi diavolo sei tu?" biascico ancora.

"Oh già che maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Sono la stronza che hai interrotto sul tetto ieri sera, con il tuo infantile tentativo di fumare una sigaretta"

"Perché diavolo sono in questo posto.. con te?" sbotto.

In un attimo un terribile dubbio mi si palesa davanti. Guardo in basso ed indosso ancora il mio vestito e l'intimo di ieri.

Il mio cuore rallenta un po'.

Non ho dolori sul collo, sul seno o.. lì sotto. Dunque escluderei qualsiasi possibilità di stupro. "Tranquilla, non ti ho toccata" incrocia le braccia davanti a sé, appoggiandosi allo stipite della porta "Ti ho vista in difficoltà sulla pista da ballo. Hai cominciato a fare la matta, ad urlare e spintonare una ragazza che ti si era avvicinata. Il tempo di arrivare a toglierti da dosso a quella povera malcapitata e sei.. svenuta penso"

Mi sento terribilmente in imbarazzo.

Non ricordo assolutamente nulla, se non Jess che mi si palesa davanti dopo aver baciato quella ragazza dai capelli rossi.

Dopo quell'episodio ho un enorme vuoto di memoria. Devo aver bevuto parecchio, e quello che mi sta descrivendo la ragazza dagli occhi blu dev'essere stato un attacco di panico.

Cazzo, non ne avevo da mesi. Sapevo che bere sarebbe stata una pessima idea

"Oddio" mi prendo il viso tra le mani "Io.. sono così imbarazzata"

"Hai sempre quelle reazioni quando qualcuno ti bacia?" alza un sopracciglio

"È.. è una lunga storia" liquido il discorso, cercando di scendere nuovamente dal letto

"Io farei attenzione se fossi in te" mi avverte l'irritante ragazza dietro di me

"Vai a farti fottere" ringhio e mi alzo

Non resisto nemmeno un paio di secondi in piedi, mi accascio subito sul letto

"Te l'avevo detto" alza le spalle

"Posso cortesemente sapere come sono finita in questo posto?" mi tengo le tempie, cercando di calmare il pulsare incessante dentro la mia testa

"Dopo che sei svenuta avrei voluto portarti a casa, ma sarebbe stato impossibile chiedertelo. Anche avessi provato, non saresti nemmeno stata in grado di dirmi dove portarti" la guardo stringendo gli occhi "Così ho deciso di affittare questa camera, in modo che tu potessi riprenderti e io riportarti a casa, o in qualsiasi posto tu possa abitare, il giorno dopo"

Sono confusa. Perché questa sconosciuta avrebbe dovuto fare tutto questo?

"Non capisco.. Perché l'hai fatto?" mi volto lentamente a guardarla

"Perché non avrei dovuto farlo? Avrei forse dovuto lasciarti lì al locale?" mi osserva, i suoi grandi occhi blu scrutano le mie espressioni

"Non lo so" sospiro "Non ho né le forze, né la voglia di capire questo tuo comportamento. L'importante è che tu non mi abbia toccata"

"No, non sono una necrofila. Preferisco decisamente il sesso tra vivi" alzo gli occhi al cielo

"Non si sa mai, visto che ieri ti ho decisamente interrotta" scoppio a ridere ripensando alla scena.

Spezzoni di serata mi tornano in mente

"Non fa affatto ridere. Odio essere interrotta mentre sto lavorando" sbuffa la ragazza

"Dio, sei disgustosa" scuoto la testa "Ti darò comunque la mia metà della stanza. Non è giusto che abbia pagato solo tu"

Mi alzo dal letto e lentamente mi muovo all'interno dell'enorme camera da letto.

La parte destra del letto è integra, vuole dire che nessuno ha dormito con me stanotte. Ma se lei non ha dormito qui..

"Dove hai dormito questa notte?" mi volto confusa

"Nella camera accanto" sono ancora più confusa "Forza, vieni" sparisce dietro la porta

Raggiungo la misteriosa ragazza e quando esco dalla mia camera rimango semplicemente senza parole: non siamo dentro una semplice camera d'hotel, no. Questa è una fottuta suite.

All'interno vi sono due camere da letto, unite da una piccola anticamera che porta direttamente dentro ad un'enorme cabina armadio.

Entrambe le camere hanno il bagno privato.

Sono semplicemente senza parole.

Non sono mai stata in un posto del genere, nemmeno pensavo potessero esistere camere così belle.

La ragazza dagli occhi blu si muove fin troppo veloce per i miei gusti.

Esce dalla zona notte, così la raggiungo. In un attimo ci troviamo in un enorme salone.

Un grosso divano di pelle chiara campeggia al centro, ed un enorme televisore a schermo piatto occupa gran parte della parete.

Sono completamente senza parole. Osservo l'enorme tavola scura ricoprire una porzione di parete che non credevo possibile, l'unica cosa che riesco a fare è spalancare la bocca.

Sono completamente sconvolta da tutto questo.

"Quindi? Pensi ancora di darmi metà dei soldi?" la ragazza dagli occhi blu mi osserva divertita.

Dev'essere abituata a tutto questo lusso.

"Quanto è costato tutto questo?" balbetto guardandomi intorno

"Non più di quanto io paghi solitamente" alza le spalle "Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi. Abbiamo la stanza prenotata fino a questa sera"

"Stasera?" chiedo confusa

"Sì, non sapevo quanto tempo ti ci sarebbe voluto per riprenderti. Non volevo metterti fretta, e poi è domenica. Goditi tutto questo, non so quando ti capiterà ancora" la ragazza esce da una grande porta finestra, che probabilmente si affaccia su un enorme terrazzo.

Sono confusa. Perché ha fatto tutto questo?

Il suo viso.. Perché mi risulta così fottutamente familiare?

Scuoto la testa. Mi sento ancora incredibilmente confusa, la testa mi pulsa. Torno in quella che è stata la mia camera da letto stanotte.

È davvero bellissima. L'arredamento è moderno e minimal, incredibilmente elegante.

Mi fa sentire così.. Fuoriluogo.

Lunghe tende bianche coprono l'enorme finestra posizionata davanti al letto. Le sposto leggermente e la vista mi lascia completamente senza fiato: siamo probabilmente al quindicesimo o ventesimo piano dello stabile, sotto di noi si estende tutta la città di Yaris. In lontananza si vede anche il lago unirsi al cielo, creando una tavolozza azzurra.

Il sole è alto, si riflette debole sulle acque del lago, creando strani mossi disegni.

"Tieni, questi sono dei vestiti puliti" la ragazza dagli occhi blu appoggia una maglietta e dei pantaloni sul letto "Sono miei, però almeno hai un cambio pulito"

"Oh, ti ringrazio" annuisco, voltandomi verso di lei

"Bello, non è vero?" si avvicina leggermente a me, continuando però a tenere le distanze

"Bellissimo direi" annuisco "Giri spesso hotel.. del genere?" incrocio le braccia davanti a me

"Sì certo, perché non dovrei?" mi guarda confusa

"Certo, perché non dovresti" rido sconvolta

"Ti lascio fare una doccia. Sono in palestra se avessi bisogno di qualcosa. Puoi usufruire di tutti i servizi messi a disposizione dall'hotel. Lì sopra c'è un dépliant informativo" indica un foglio sulla scrivania accanto al letto

"D'accordo, grazie" la osservo andare via.

La palestra, ma certo. Chi si priverebbe della palestra la domenica mattina in un hotel a cinque stelle?

Sfoglio distrattamente il dépliant: spa, palestra, massaggi, cocktail bar, personal shopper, personal stylist, truccatori.

"Ma scherziamo?" sussurro sconvolta.

Non riesco a smettere di chiedermi perché questa pazza sconosciuta abbia fatto un gesto simile e soprattutto com'è possibile che tutto questo sia capitato proprio a me.

Mi sembra di vivere la scena di un film.

Osservo ancora la camera intorno a me, buttandomi sull'enorme letto king size, incapace di credere che tutto questo sia davvero reale. 

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


Pov. Sarah

Cammino completamente sconvolta all'interno del parcheggio dell'hotel: ovunque mi giri supercar di ogni tipo e dimensione sono parcheggiate intorno a noi.

Non ho mai visto così tanta ricchezza tutta insieme.

"Questa è la mia auto" la ragazza clicca uno strano telecomando che ha in mano, facendo così lampeggiare una Tesla parcheggiata accanto ad un enorme suv dalla marca a me sconosciuta.

"Oh certo, una Tesla" annuisco

Apro delicatamente la portiera ed altrettanto delicatamente me la chiudo dietro.

I sedili sono completamente in pelle. Sono freddi a causa dell’umidità del parcheggio.

Un brivido mi percorre la schiena.

La ragazza si siede accanto a me e silenziosamente lascia il parcheggio.

Ho passato l'intera giornata da sola.

La ragazza è tornata in camera dopo la palestra per farsi una doccia e poi è sparita di nuovo.

Ne ho approfittato per fare un bagno rilassante in un enorme vasca angolare, con tanto di bottiglia di champagne posizionata nell'angolo.

Ovviamente ho lasciato perdere lo champagne, ma i due cioccolatini di pregiatissimo cioccolato svizzero accanto alla bottiglia non hanno avuto scampo.

Ho passato così un paio d'ore immersa nell'acqua calda ed una volta uscita ho ordinato il piatto più economico sul menù: un toast gourmet con prosciutto e qualche strano formaggio francese che ha decisamente fatto lievitare il prezzo.

Era l'unica cosa che potessi permettermi su quel dannato menù.

Il resto del tempo l'ho passato vagabondando per l'enorme suite, curiosando in ogni porta ed in ogni mobile che incontravo lungo il mio pellegrinaggio.

Quando la ragazza dagli occhi blu si è presentata nuovamente in camera ho radunato le mie cose e atteso che anche lei fosse pronta per andar via.

Ora, mentre guida silenziosamente verso il campus, la osservo di sottecchi: ha una mascella ben definita quasi mascolina, in contrasto con il viso fine. Il naso è piccolo e ben formato, quasi fosse disegnato.

Le ciglia sono lunghe, nonostante la mancanza di mascara.

Quei tratti non mi sono nuovi, sono sicura di averla già vista.

"Vuoi chiedermi qualcosa?" borbotta la ragazza

"Hum? No" scuoto la testa imbarazzata "Scusa, non volevo fissarti è che mi ricordi qualcuno.. ma non ricordo chi" guardo fuori dal finestrino

"Ho un viso comune" alza le spalle.

Il dolce cullar di questa macchina incredibilmente silenziosa mi concilia il sonno, così lascio che i miei occhi si chiudano, addormentandomi velocemente

 

 

"Ehi bella addormentata nel bosco" una mano mi strattona la spalla

"Hum?" borbotto

"Siamo arrivati al campus" mi strattona ancora

"Ho capito" sbuffo "ma che modi sono?" mi lamento uscendo dall'auto.

Il bolide della ragazza non passa inosservato. Tutti i ragazzi intorno a noi si voltano a guardarci, li sento parlottare tra loro.

Mi sento terribilmente a disagio

"Ehm, come facciamo con questi?" dico indicando i suoi abiti che indosso

"Tieniteli, tanto sono abiti di emergenza"

Certo, chi non ha una maglia di Gucci ed un pantalone di Givenchy come abiti di emergenza?

"Io.." sospiro "Non posso tenerli, saranno più di duemila dollari di vestiti"

"Non è un problema" mi osserva, sorridendo di sottecchi "poi non ti stanno così male"

Arrossisco

"Se hai tempo mi cambio un attimo e te li restituisco"

"No, devo andare. Ciao.."

"Sarah. Mi chiamo Sarah"

"Bene, ciao Sarah" la ragazza dagli occhi blu chiude il finestrino lato passeggero

"Ciao.." mi rendo conto di non conoscere nemmeno il nome di questa ragazza.

La osservo semplicemente sgommare via sulla sua supercar, ancora incredula per le ore appena passate.

Rientro nella mia stanza, grande quanto il bagno della camera d'hotel dove ho passato le ultime sedici ore.

Mi sembra ancora di aver vissuto un sogno. Quante probabilità c'erano che accadesse tutto questo? Che una ricca ragazza del centro città mi aiutasse durante un attacco di panico portandomi con sé in uno degli hotel più lussuosi della città?

La vita, a volte, sa lasciarti senza parole

"Cazzo Sarah!" Danissa mi abbraccia

"Danissa? Che ci fai qui?" l'abbraccio confusa anche io

"Dio, mi stavo preoccupando! Dove cazzo eri finita?"

"Adesso ti preoccupi?" chiedo sconvolta "Avresti dovuto farlo ieri sera, quando una sconosciuta mi ha portata via dal locale!"

"Dove hai preso quei vestiti?" Beth mi scruta

"Ciao anche a te Beth" sbuffo "Potrei evitare di ricevere il terzo grado?" le fulmino entrambe

"Non ti ho lasciata andar via con una sconosciuta"

"Perché tu la conoscevi?" mi volto confusa a guardarla

"Potrei sapere cos'è successo?" Beth ci interrompe

"Ieri sera ho avuto un attacco di panico, mentre ero sulla pista da ballo. Una pazza riccona mi ha portata in un hotel super lussuoso di Yaris. Ho passato la giornata lì. Ed i vestiti sono suoi, dato che ti interessa tanto"

"Una pazza riccona?" Beth sembra confusa, ma poi sembra capire "questa pazza riccona aveva grandi occhi blu e lunghi capelli neri?"

Sono confusa mentre mi volto verso di lei

"Non è una pazza riccona Sarah! Cazzo, come fai a non conoscerla?"

"Dovrei?" mi prendo la testa tra le mani, piuttosto irritata

"Certo! È la lesbica del momento. Regina dell'energia verde e della vita sregolata"

"Oh Dio" sospira Beth

"Che cosa c'è?" mi volto verso di lei

"Era mia sorella"

 

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


Pov. Sarah

In un attimo tutto mi torna in mente.

Era da poco passata la festa di Joe, Jess era distante.

L’avevo provocata, o almeno ci avevo provato, nella vana speranza di riportarla da me.

Ovviamente non aveva funzionato. Ero andata a picchiare Dj e quando sono tornata lei era qui, insieme a Beth.

Regan mi ha guardata, lo ricordo bene il suo sguardo scorrere sui miei vestiti bagnati.

Come ho fatto a non arrivarci?

"Cazzo, scusa" mi porto le mani alla bocca "Non volevo darle della pazza riccona, io.."

"Tranquilla" mi sorride Beth "Lei è fatta così" alza le spalle

"Regan McFinin è tua sorella?!" Danissa esclama sconvolta

"Sì" annuisce

"Oh cazzo" esclama emozionata "Lei è semplicemente.. pazzesca!"

"Ma il tuo cognome non è McFinin" sono confusa

"Ha cambiato cognome, affinché il suo nome non venisse collegato a mio padre" abbassa lo sguardo

"Perché tu la conosci?" mi volto confusa verso Danissa

"Perché guardo la televisione, idiota" mi guarda sconvolta "I telegiornali non fanno che parlare di lei. È il simbolo di emancipazione femminile"

"Ha creato da zero una società che si occupa di energia verde, senza l'aiuto di mio padre. Quello che ha ottenuto in quasi dieci anni avrebbe potuto ottenerlo in un paio di anni, se solo si fosse fatta aiutare. Per questo ha cambiato nome. Voleva partire da zero e costruirsi il suo impero da sola e ce l'ha fatta" sorride

"Non solo si è creata da sola, è ricca e piena di donne! In una prossima vita voglio rinascere Regan McFinin!"

"Danissa chiudi la bocca" borbotto "Non posso credere che fosse tua sorella. Io ero sicura di averla già vista, ma non ricordavo dove. Si comporta così con tutte?" mi volto verso Beth

"No a dire il vero no" si gratta il retro del collo "Non l'ho mai sentita raccontarmi nulla del genere. Solitamente per portarsi a letto qualcuno basta che dica il suo nome e cognome. Non ha bisogno di molti fronzoli"

"Io e tua sorella non abbiamo scopato. Ti pare che possa fare una cosa del genere?"

"Non stavo dicendo quello, so che non lo faresti. Dicevo solamente che non è solita fare queste cose"

"Ottimo" annuisco e raggiungo il bagno.

Danissa continua a parlare animatamente con Beth, ma ho perso ormai il filo del discorso.

Regan è la sorella di Beth.. Dio, non posso crederci. Allora perché non mi ha riportata subito al campus?

Sicuramente non si ricorda di te, interviene il mio subconscio.

Certo, come può ricordarsi? È passato così tanto tempo.

Eppure il suo sguardo sul tetto.. Mi ha guardata come se mi conoscesse.

E poi, ci siamo incrociate un paio di giorni fa. Lo stesso giorno in cui Dj mi ha fatto quell’assurda scenata per Tinder.

Ma lei vedrà tante di quelle ragazze, è impossibile che si ricordi di un’anonima ragazza come te.

Mi guardo allo specchio, la grossa maglia da uomo ancora addosso.

Perché mi sento così a disagio con questi abiti addosso?

Sento come se fosse tutto terribilmente sbagliato e.. scorretto. Ma scorretto per chi? Per Jess?

Per la ragazza che mesi fa ha deciso semplicemente di lasciarmi affogare di nuovo senza lottare minimamente per il nostro amore?

Scuoto la testa. Devo smetterla di provare queste sensazioni, come se ogni mio gesto possa provocarle dolore.

Mi sfilo la maglia ed i pantaloni e prima di togliermi anche i boxer fin troppo grandi per me recupero un cambio pulito dall'armadio.

Voglio togliermi questi vestiti e affondare semplicemente nei miei enormi vestiti.. da povera.

Sento gli occhi addosso di Danissa e Beth mentre cammino mezza nuda verso il mio armadio.

Prendo un grosso maglione consumato ed una tuta nera e dopo essermi lavata velocemente me li infilo.

"Questi sono di tua sorella. Il tempo di lavarli e glieli puoi restituire" appoggio delicatamente i vestiti sul letto "Ma non posso lavare una maglietta di Gucci nella lavanderia del campus. Voi a casa usate delle lavatrici speciali per i vestiti che costano più di mille dollari?" mi volto verso Beth, che mi guarda divertita

"Puoi lavarli come un qualsiasi altro capo d'abbigliamento" ride

"È un vizio di famiglia vestirsi firmate" piego i pantaloni di Givenchy e li metto da parte

"Wow, ti sei quasi scopata Regan McFinin" sospira sognante Danissa

"Io non mi sono quasi scopata nessuno. Ero svenuta, lo vuoi capire?" fulmino Danissa

"Ora come stai?" Beth si avvicina preoccupata a me

"Bene, ora bene. Ieri ho avuto un momento di.. difficoltà. Non sono decisamente pronta a frequentarmi con qualcuno che abbia una.. vagina" scuoto la testa

"Tempo al tempo e vedrai che andrà meglio" mi sorride Beth posandomi una mano sulla spalla.

Le sorrido, e torno a sistemare la mia roba.

Metto a lavare il vestito di ieri e ripongo i vestiti di Regan, accuratamente piegati, nella cesta dei panni sporchi.

Danissa continua a parlare con Beth ed ogni tanto provo ad interagire anche io, ma non ne ho molta voglia.

Sento ancora la testa pesante, ed i postumi continuano a farsi sentire.

Non sono più abituata a bere così tanto.

Prendo il telefono in mano e senza rendermene conto cerco il suo nome su internet.

In effetti cercando Regan McFinin su internet escono centinaia di risultati su di lei e sulla sua società, la Green Energy Company.

È una delle prime società del settore. Ha collaborato in grandi progetti, ha investito in paesi del terzo mondo.

Leggendo questi articoli sembra una persona fantastica, ma c'è il rovescio della medaglia per ogni cosa.

Problemi di droga e alcolismo, problemi con la legge quando era più giovane.

Sembrerebbe che la tipica ragazza fuori controllo si sia trasformata in un ottimo esempio.

O quasi, ricordiamo che stiamo parlando della stessa ragazza che stava scopando con una sconosciuta sul tetto di un locale.

Scuoto la testa.

Ancora non riesco a capire il perché del suo gesto estremamente.. generoso. Mi avrà riconosciuta?

Avrà ricollegato che quella ragazza dai vestiti bagnati che ha visto mesi fa è la stessa che si è portata in hotel la notte scorsa?

No probabilmente no, altrimenti non avrebbe fatto tutto questo, giusto?

 

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici ***


Pov. Sarah

I momenti di relax passati in quel fantastico hotel a cinque stelle sembrano ormai solo un lontano ricordo, anche se sono passati appena tre giorni.

Non ho più sentito Regan, ovviamente. Ho avuto modo di lavare i suoi vestiti e di consegnarli a Beth incaricandola di restituirglieli non appena l'avesse incontrata.

Sto perdendo interesse anche nei confronti di Tinder. Dopo ciò che è successo sabato sera ho deciso definitivamente di chiudere qualsiasi possibile legame con chiunque avessi conosciuto sull'app.

Non sono pronta a cominciare un'altra storia, nonostante siano passati mesi.

Quando sarà il momento la persona giusta arriverà nella mia vita.

Non sarà di certo tramite quella fottuta app che troverò l’amore.

Mi sembra una forzatura. Fingere che mi interessi cos'abbiano da dire quelle persone, fingere che mi piaccia parlare con loro.

Non sono io, non sono fatta per queste cose.

Scorro distrattamente gli ultimi profili su Tinder, prima di disinstallare definitivamente l'applicazione

"È stato divertente" sussurro tra me e me, raggiungendo i ragazzi per il pranzo.

I miei amici sono già tutti seduti al tavolo, intenti ad organizzare le uscite per il prossimo weekend.

Mi siedo vicino a Laureen che mi abbraccia velocemente prima di tornare a mangiare una strana poltiglia verde.

"Che ne dite di andare al Luna Park?" sorrido.

Il Luna Park, che ricordi

"È un'ottima idea, perché no" annuisco

"Wow, è la prima volta che Sarah accetta senza fare discussioni. Andata per il Luna Park, prima che cambi idea" interviene Pongo provocando una risata generale.

Gli mostro il dito medio, facendogli la linguaccia.

Sono felice di andarci in fondo. È divertente, e poi devo imparare ad affrontare i posti dove siamo state.. insieme.

Sarà strano salire sulla ruota panoramica senza di Lei, sugli autoscontri senza di Lei ma è l'unico modo che ho per abituarmi alla sua assenza.

Finito il pranzo dedico il pomeriggio allo studio. Mi chiudo infatti in biblioteca fino a tardo pomeriggio.

Le ore passano veloci, tra un capitolo ed un altro.

Sottolineo e riassumo circa una decina di capitoli del libro di storia.

Quando chiudo definitivamente il libro è quasi ora di cena, la voce dell'antipatica bibliotecaria rimbomba negli altoparlanti avvisandoci che abbiamo venti minuti per lasciare la biblioteca.

Raduno così i miei libri e mi avvio verso il campus

"Ehi" Luna mi sorride, sorpresa di trovarmi davanti a lei

"Ciao Luna! Accidenti, è una vita che non ci vediamo, eppure abbiamo le camere così vicine" rido, affiancandomi a lei

"Già hai ragione" ride "Come stai?" mi guarda, scrutando la mia espressione

"Bene grazie" sorrido "e tu? Non ho più visto.. Jackie"

Lui per mesi è stata l'unica cosa che mi ricordava che Lei c'era stata davvero. L'unico collegamento diretto con Lei, ma ha sempre fatto in modo di non farsi trovare.

Dopo la rottura con Jess infatti non si è più presentato al campus, è sempre stata Luna a raggiungerlo.

Mi è capitato solo dopo l'estate di vederlo in lontananza insieme a Luna, ma non è mai venuto a parlarmi.

"Oh sì, non viene più spesso al campus. Si è laureato, ed ora è impegnato con il tirocinio e tutto il resto" si gratta il retro del collo, quasi imbarazzata

"Immagino" annuisco, anche se sono consapevole che non è quello il vero motivo che lo tiene lontano dal campus

"Comunque ti vedo davvero in forma" mi sorride Luna "Stai una favola!"

"Ti ringrazio, davvero" le sorrido.

Camminiamo insieme verso i dormitori. Mi racconta di come abbia passato l'estate, del viaggio che hanno fatto insieme lei e Jackie, senza però entrare nei particolari.

Ho come il presentimento che non fossero soli in quel viaggio.

Mi racconta anche del nuovo lavoro di Jackie come avvocato tirocinante presso un grosso studio associato.

Vedo nei suoi occhi quanto sia orgogliosa di lui. Sono davvero felice per loro.

Fortunatamente nonostante il dolore che Jess mi ha provocato, riesco ancora ad essere felice per gli altri.

"Mi ha fatto piacere parlare con te Sarah" mi abbraccia Luna "E più di tutto sono contenta che tu stia bene" mi appoggia teneramente una mano sulla guancia

"Anche a me ha fatto piacere, molto" ricambio l'abbraccio

"Ci vediamo in giro" mi saluta avviandosi verso la sua stanza.

Non ci sono mai più entrata dopo che Lei è andata via.

Probabilmente nemmeno adesso riuscirei ad entrarci. Troppi fottuti ricordi.

Mi chiudo la porta alle spalle, sospirando

"Che succede bambolina?" una voce mi fa sussultare

"Cazzo! Regan?!" chiedo confusa

"Sono venuta a portarti indietro questi" mi appoggia sul letto una borsa di tessuto.

Dentro ci sono i jeans e la maglietta che mi aveva prestato nel weekend

"Cosa? Perché?" chiedo guardandola "Ma soprattutto, come hai fatto a trovare la mia stanza?"

"Perché mi ricordavo di averti già vista qui" incrocia le braccia al petto

"Tu ti ricordavi di avermi già vista qui? È perché non mi ci hai portata subito sabato notte?"

"Me ne sono ricordata nel momento in cui mi hai detto dove portarti" si avvicina a me "Quando mi hai detto di portarti al campus, mi sono ricordata di averti vista in camera di mia sorella. Eri bagnata fradicia"

"Già, era stata una giornataccia" scuoto la testa al ricordo di cosa fosse successo poco prima

"Comunque prego, non c'è di che" indica la borsa con i vestiti

"Non li voglio, e poi non li userei nemmeno. Quei jeans mi stanno enormi" abbasso lo sguardo

"Non prendo mai indietro i regali che faccio. E poi ti servirebbero” mi tira uno sguardo, osservando i miei vestiti sciatti.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene

“Non ho bisogno dei tuoi fottuti vestiti, sto bene nelle mia semplicità” ringhio

“Tienili e facci quello che vuoi" alza le spalle e raggiunge la porta "Sei sempre così acida oppure devo portarti sulla luna la prossima volta per avere un po' di simpatia da te?"

"Vaffanculo" ringhio

"Ehi calmati bambolina" alza le mani come per difendersi "Ci si vede in giro" si chiude la porta alle spalle

"Sì certo, contaci!" urlo nella speranza che possa sentirmi.

Osservo i vestiti piegati nella borsa. Sono impregnati di profumo da uomo, lo stesso che ha impregnato i sedili della Tesla su cui sono salita domenica pomeriggio.

Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo davanti alla finestra, ad osservare la figura slanciata di Regan avviarsi verso la macchina.

Cammina a testa alta non più verso una Tesla, ma verso un suv nero dai vetri oscurati.

"Fottuta riccona" sbuffo mentre l'osservo sgommare via.

Sento ancora il sangue ribollire se ripenso alle sue parole Non prendo mai indietro i regali che faccio. E poi ti servirebbero.

Stronza del cazzo.

Butto i vestiti nell'armadio, con la certezza che non verranno più indossati.

Che cosa dovrebbe rappresentare questo gesto? Venire fino a qui sono per portarmi i suoi vestiti?

Scuoto la testa.

Eppure, se penso che si è ricordata di me, non riesco a trattenere un sorriso.

Indubbiamente siamo rimaste colpite entrambe, seppur in modo diverso.

Lei è una di quelle persone che non passano inosservate, dal fascino magnetico.

Io invece sono una semplice ragazzina che è tornata in stanza bagnata fradicia dopo aver corso sotto la pioggia.

Decisamente due cose diverse.

Il profumo ha invaso la stanza, lo sento fin dentro il naso

"Fottuta riccona" sbuffo ancora, aprendo le finestre.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici ***


Pov. Sarah

Mi trucco leggermente gli occhi, mentre Laureen blatera qualcosa che non sto nemmeno ascoltando.

Le ho detto di essermi tolta da Tinder e non l'ha presa molto bene.

Così ho smesso di ascoltarla dopo il Sarah! Ma che diavolo ti è passato per le testa!.

MaryJ osserva divertita la scena, mentre Beth guarda quasi implorante Laureen affinché smetta di parlare

"Beth aiutami anche tu!" risponde a tono Laureen

"Mi rifiuto di mettermi in mezzo a questa faida tra voi due. Ne uscirei più ferita che altro" scuote la testa alzando le mani

"Non c'è alcun faida Beth" mi volto a guardarla "Solo una semplice conversazione tra amiche che terminerà ora perché non ho assolutamente voglia di parlarne" sorrido a Laureen prima di tornare a truccarmi

"Sei davvero incredibile, la persona più cocciuta e recidiva che io conosca" sbuffa

"Permesso?" Pongo entra cautamente in stanza

"Entra pure Pongo! Prenditi la tua ragazza prima che io la cacci a calci da qui dentro" lo imploro

"Che succede?" chiede divertito

Così Laureen inizia a raccontargli quelli che sono stati gli ultimi venti minuti d'inferno dentro questa stanza.

Pongo la guarda divertito, un luccichio negli occhi. Sono sicura che nemmeno lui la stia ascoltando, ma ama quando si perde a raccontare qualcosa così tutte le volte la lascia fare.

Sorrido.

Questo è il motivo per cui mi sono tolta dalle app.

Io voglio questo. Voglio qualcuno che mi guardi nello stesso modo in cui Pongo guarda Laureen.

Nello stesso modo in cui Beth guarda MaryJ quando lei legge un libro accanto a lei.

Io voglio l'amore, quello inteso, quello vero.

Quello che per un attimo ho assaporato con Lei.

Non voglio il sesso. O almeno, non per ora.

I mesi passati con Jace hanno sfamato, seppur in parte, il mio appetito sessuale.

Forse sarò ingenua nel credere nell'amore eterno, nell'amore vero, eppure nonostante tutto ancora ci credo.

Sospiro.

Indosso il giubbotto ed insieme ai ragazzi ci dirigiamo verso il Luna Park.

La navetta è sempre la stessa, troppo piccola per l'effettivo carico di persone che deve portare, così ci ritroviamo nuovamente pigiati come sardine l'uno sull'altro.

Pongo sostiene me e Laureen, attutendo per quel che può le frenate. Quando scendiamo tiriamo tutti un sospiro di sollievo.

Ci incamminiamo così verso la piazza centrale. La musica delle giostre e le voci dei giostrai riempiono l'aria triste di novembre e le luci colorano la notte buia.

C'è un sacco di gente: bambini, ragazzi ma anche adulti che si cimentano nel tiro al bersaglio o negli autoscontri.

I ragazzi raggiungono subito uno stand con pistole e fucili mentre noi ragazze preferiamo raggiungere la postazione per poter ballare.

Laureen e MaryJ si sfidano a colpi di tocchi di frecce raggiungendo punteggi da record.

Alla fine MaryJ supera di poco Laureen, così decidono di sfidarsi ancora.

Io e Beth invece raggiungiamo l'hockey da tavolo e ci sfidiamo in un paio di partite

"Ragazze che ne dite di un giro sugli autoscontri?" Dj ci raggiunge

"Sì! Io sto con Sarah!" urla Laureen trascinandomi quasi di peso verso le macchinine.

Si fionda così su una macchinina rosa, lato guidatore

"Sei pronta a fare il culo a tutti?" urla tirandomi una spallata giocosa

"Mai stai più pronta di così!" urlo in risposta.

Cominciamo a scontrarci con gli altri, in un attimo è il caos. Riceviamo a colpi da tutte le parti, ma nonostante questo ne usciamo abbastanza integre.

Non saprei dire quanto tempo effettivamente abbiamo passato sugli autoscontri, ma quando mi alzo quasi fatico a stare in piedi. Sono piuttosto disorientata, la schiena è dolorante.

"Mi avete distrutta ragazzi" rido appoggiando una mano sulla schiena

"A chi lo dici, domani non riuscirò più ad alzarmi dal letto" brontola Mark

"Dai ci sono ancora i go kart da provare. Dici così Mark solo perché sai che ti distruggerò! Ti stai parando il culo!" urla Dj saltando addosso all'amico

"Ma fottiti" lo spintona Mark e corrono verso la pista

"Sono davvero degli animali" ride divertita Marie e mi aggiungo anch'io alla sua risata.

Seguiamo i ragazzi ai go kart e anche se non sono propriamente convinta affitto anche io una macchinina.

Inutile dire che i risultati sono stati penosi. Più di una volta sono andata a sbattere contro il guardrail, rimanendo bloccata.

Ho perso il conto di quante volte sono venuti a recuperarmi fuori pista.

Quando scendiamo e guardo la classifica io e Marie siamo le ultime, ben cinque giri contro i dieci fatti dagli altri.

Per consolarci i ragazzi ci offrono una cioccolata calda al chiosco del Luna Park.

Per raggiungerlo passiamo davanti allo stand del tiro al bersaglio, lo stesso in cui quel ragazzo mi diede il suo numero, l’anno scorso.

Un brivido mi percorre la schiena al ricordo di Jess che lo prende dalla maglietta.

Mi guardo intorno, come a confermare che Lei davvero non sia qui.

È così strano essere qui senza di Lei.

Eppure, nonostante questo senso di vuoto che accompagna costantemente le mie giornate mi sembra di stare.. bene.

Mi sono divertita e tutt'ora mi sto divertendo mentre osservo i ragazzi litigare per chi primo colpirà il bersaglio a quello stupido gioco del martello.

Sorrido. Sto forse tornando ad essere una persona.. normale?

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassette ***


Pov. Sarah

Mi pettino nervosamente i capelli mentre mi guardo allo specchio.

Oggi sono di cattivo umore. L'esame di storia è andato male, molto probabilmente dovrò rifarlo.

Inoltre, ho dimenticato di fare l'elaborato di chimica, guadagnandomi una bella insufficienza.

Che fantastica giornata di merda.

Fortunatamente - o sfortunatamente? - Danissa mi ha chiesto di darle una mano al bar, in sostituzione ad una sua dipendente partita per il viaggio di nozze.

Dopo essersi lasciata con Sasha, Dan decise di rivoluzionare la sua vita.

Così lasciò il suo vecchio e - a suo dire - noioso lavoro ed aprì questo piccolo bar nel pieno centro di Statute.

Penso che questo bar sia stata letteralmente la sua salvezza. L'ha tenuta impegnata nei suoi giorni peggiori, permettendole di uscire dal baratro in cui cadde dopo la separazione da Sasha.

Mi infilo la scarpe e raggiungo Pongo che mi sta aspettando fuori dai dormitori

"Grazie per il passaggio Pongo" gli sorrido, dandogli una pacca sulla spalla

"Figurati" ricambia il sorriso "Così adesso aiuti la tua sorellastra eh? Profuma tanto di incesto questa cosa" mi ammicca

"Pongo sei disgustoso" scoppio a ridere "Non mi scopo la mia sorellastra, le do solo una mano"

"Non ci sarebbe nulla di male"

"È moralmente sbagliato" lo guardo storta

"Non è bello proprio per questo?"

Alzo il dito medio e termino il discorso. L'idea di poter far sesso con Danissa non è mai passata per la testa. Okay, quasi mai.

C’è stato quel piccolo momento di debolezza alla festa a Yaris, ma nulla di più.

L’alcol è stato sicuramente il componente che mi ha fatto perdere completamente la lucidità.

Da sobria però posso assicurare che non mi attrae minimamente, seppur sia molto vicina al mio prototipo di ragazza ideale.

Scuoto la testa.

Pongo comincia così a parlare di una sorpresa che vorrebbe organizzare per Laureen, per festeggiare il loro primo anno insieme. L'ascolto interessata, cercando di aiutarlo il più possibile.

"Vorrei organizzare un viaggio solo io e lei. Sai, andare via.. Lontano per un po'. Ne abbiamo bisogno" guarda fisso davanti a sé

"Dopo tutto ciò che avete passato è giusto che vi prendiate del tempo per voi" annuisco

"Pensavo di portarla in uno chalet in montagna. Tutto in legno, con il camino, la vista sulle montagne.."

Mi si chiude lo stomaco.

Uno chalet come quello dove io e Jess facemmo l'amore la prima volta? Sì Pongo, quel posto sarebbe perfetto.

In quello chalet è nata ed è morta la vecchia Sarah. Lì nacque una Sarah pronta a farsi amare in tutte le sfaccettature possibili, o quasi. Sempre lì, quella stessa Sarah è morta, nell'esatto momento in cui capì che Lei non avrebbe fermato quella macchina.

Nell'esatto momento in cui capì che vederla accasciata al suolo, in mezzo alla polvere ed alle lacrime non sarebbe bastato per farla restare

"È un'idea splendida" sorrido debolmente, cercando di nascondere il senso di inquietudine che l'idea di Pongo ha smosso dentro di me.

Dopo circa una quindicina di minuti scendo dall'auto, ringraziandolo ancora.

Entro nel piccolo bar nel centro di Statute Village.

"Ehi bimba" mi abbraccia Danissa

"Ciao Dan" sorrido, ricambiando l'abbraccio

"Ti ringrazio, mi hai davvero salvato la vita" mi lancia un grembiule "stamattina abbiamo avuto un sacco di gente, e se ne prevede altrettanta nel pomeriggio" sospira

"Non ti preoccupare, lo faccio volentieri" sorrido.

Danissa si avvicina a me, indicandomi i compiti che dovrò svolgere per il resto delle giornata.

Saranno più che altro servire ai tavoli e pulirli, mentre la ragazza che dovrò affiancare si occuperà di preparare le comande.

"Io adesso devo scappare, ho un appuntamento con un fornitore e dovrò sbrigare altre commissioni. Cercherò di tornare il prima possibile. Grazie ancora Sarah" mi posa un rapido bacio sulla testa

"Ciao Dan" arrossisco leggermente.

Comincio a pulire distrattamente i tavoli, mentre l'altra ragazza mi racconta di lei.

Si chiama Jennifer, ha venticinque anni ed è nata e cresciuta qui a Statute.

Ha una figlia di quattro di anni, Evelyn, avuta da una precedente relazione che non è finita molto bene

L'ascolto curiosa, mentre mi racconta della sua gravidanza difficile, passata a nascondersi dal suo ex ragazzo.

Ogni tanto veniamo interrotte da un cliente che - più o meno gentilmente - ordina la comanda.

Verso tarda sera, come da previsioni di Dan, il bar si riempie di gente caricandoci di lavoro.

Gruppi di ragazzi riempiono il dehor fuori, attendendo impazienti le loro ordinazioni.

Anche l'interno è pieno di gente.

"Sarah può preparare un tavolo per dieci persone?" mi chiede Jennifer

Annuisco, senza aggiungere nulla.

Unisco due grandi tavoli rettangolari, in un angolo del locale. Sistemo le dieci sedie e appoggio sopra un biglietto prenotato.

Mi guardo attorno, assicurandomi che tutto sia in ordine.

Servo ancora un paio di clienti, poi un uomo in giacca e cravatta fa il suo ingresso

"Cameriera!” urla attirando la mia attenzione “Abbiamo una prenotazione per dieci" mi guarda dall'alto in basso ed io vorrei solo tirargli un pugno in faccia

"Sì certo" annuisco spalmandomi un falso sorriso sul viso "Prego, da questa parte" mi dirigo verso il tavolo.

L'uomo fa segno con la mano a qualcuno fuori dal locale e in pochi secondi una decina di uomini e donne tutti ben vestiti fanno il loro ingresso.

Si accomodano al tavolo, e parlano animatamente tra di loro.

Solo un posto è vuoto, quello a capo tavola.

"Aspettate ancora qualcuno?" chiedo gentilmente

"Sì ancora una persona" annuisce una signora dai capelli raccolti in uno chignon ordinato

"D'accordo, tornerò a prendere le ordinazioni non appena ci sarete tutti" sorrido e mi allontano dal tavolo.

Pulisco i tavoli attorno a me, mentre Jennifer raggiunge la cucina per cominciare a preparare ciò che poi verrà servito al tavolo-dei-ricconi.

Cerco energicamente di pulire un macchia di caffè ormai secca su un tavolo, con scarsi risultati.

"Cameriera!" sento urlare dall'altro lato del locale.

Alzo velocemente lo sguardo verso la provenienza della voce: a chiamarmi è un grosso uomo barbuto in giacca e cravatta

"Eccomi" tiro fuori il taccuino "Cosa posso portarvi?"

Inizio a prendere le comande di ogni membro seduto al tavolo fino ad arrivare all'ultimo componente, la persona seduta a capotavola. Quando i miei occhi incrociano i suoi sbianco.

Regan mi sta osservando, piuttosto sorpresa

"Oh, ciao" arrossisco, cercando di nascondermi dietro al taccuino

"Ciao" mi sorride, osservandomi con i suoi grandi occhi blu "Non sapevo lavorassi qui"

"No infatti non lavoro qui solitamente. È il locale della mia sorellastra, mi ha chiesto di darle una mano oggi"

"Beh, giornata fortunata" i suoi occhi magnetici catturano i miei, quasi fatico a staccarli.

Sento una strana sensazione muoversi dentro di me.

"Cosa posso portarti?" sussurro decisamente a disagio

"Per me va bene un calice di vino bianco, possibilmente invecchiato, grazie" annuisce

Mi allontano velocemente dal tavolo, quasi sudata per l'imbarazzo.

Sento i suoi occhi su di mentre mi allontano.

Dio, mi sento così.. Eccitata forse? Il suo sguardo così intenso mi provoca brividi in tutto il corpo.

Raggiungo la cucina, posizionandomi davanti alla finestra per prendere aria

"Tutto bene?" mi chiede confusa Jennifer

"Sì" annuisco "qui ci sono le comande del tavolo-dei-ricconi. Fai tu i cocktail? Finisco io qui"

Jennifer annuisce e si allontana, lasciandomi sola.

Cazzo, non mi aspettavo di certo di incontrare Regan qui e tanto meno mi sarei immaginata una reazione del genere da parte mia.

Non capisco cosa mi succeda. Non mi sentivo così dai tempi di.. Jace.

Quella sensazione che ti agita lo stomaco, fino a farti male.

Il respiro corto quando incontro i suoi occhi.

Scuoto la testa.

Sarah concentrati.

Inspiro profondamente.

Andrà tutto bene.

Finisco di preparare gli ultimi tramezzini ed una volta ultimato il vassoio raggiungo il tavolo. Non incontro mai i suoi occhi, perché so già che mi destabilizzerebbero.

Porto anche il secondo vassoio al tavolo, poi torno a pulire il locale.

Continuo a sentire i suoi occhi su di me, fare le cose più semplici diventa estremamente complicato.

Mi sento avvampare

"Sarah che ti succede?" sussurro tra me e me

"Quindi vieni spesso qui a fare la cameriera?" sussulto.

Regan è qui accanto a me, le braccia incrociate e il sopracciglio alzato

"Cazzo Regan, mi hai spaventata!” esclamo “Te l'ho già detto, quando ha bisogno di una mano vengo ad aiutarla" pulisco il tavolo, cercando di non guardarla negli occhi, consapevole che incontrarli vorrebbe dire accendere il mio corpo

"Wow, dev'essere.. gratificante essere al servizio delle persone" il suo tono è palesemente ironico

"Sì soprattutto quando le persone sono delle stronze" ringhio, osservandola storta

"Potresti portarmi un altro calice di vino? Cortesemente nel bicchiere corretto, visto che la tua amica mi ha servito uno Chardonnay in un bicchiere da rosato" mi guarda dall'alto al basso, lo sguardo di sfida dipinto sul volto

"Certo" sorrido a denti stretti.

Cortesemente nel bicchiere corretto, le faccio l'eco nella mia testa. Cosa c'entra questa testa di cazzo con Beth?

Eppure sono sorelle.

Sospiro.

Prendo la bottiglia di vino, e dopo un'accurata ricerca su internet, prendo un bicchiere.

"Il servizio è piuttosto lento qui" Regan mi guarda, attendendo il suo bicchiere

"Mi scuso per l'attesa" ringhio, sparecchiando il tavolo.

Grandissima stronza.

Sicuramente questi comportamenti sono utili a contenere i miei ormoni impazziti.

Passo il resto della serata tra pulire i tavoli e servire i nuovi clienti, mentre il fastidioso tavolo-dei-ricconi continua ad ordinare cocktail.

Sospiro

"Ciao ragazze, sono tornata" Dan arriva al locale, con due grossi bustoni

Sia io che Jennifer la salutiamo con la mano. Raggiunge velocemente la cucina, per uscirne cinque minuti dopo con il grembiule addosso.

"Hai finito per oggi Sarah, vatti pure a cambiare" mi sorride Dan

"Sicura? Posso rimanere se avete ancora bisogno"

"Nono tranquilla, adesso ci sono io. Hai modo di tornare al campus?" mi guarda preoccupata

"L'accompagno io" Regan compare accanto a noi

Che diavolo?!

"No grazie. Torno da sola" mi allontano, ma la sento parlare con Danissa che sembra piuttosto sconvolta di averla nel suo locale.

Per quale motivo dovrei farmi portare al campus da lei? Non esiste.

Prenderò un taxi.

"Andiamo, non fare la bambina capricciosa" ghigna Regan, raggiungendomi

"Non ho bisogno del tuo passaggio"

"Guarda che devo andare al campus. Ti ricordo che mia sorella alloggia lì. Non ti credere la principessa sul pisello, non ti avrei mai accompagnata se non fosse stata la mia destinazione" incrocia la braccia

"Fanculo" ringhio.

Usciamo insieme dal locale, e silenziosamente entriamo in macchina.

Brutta stronza, mi ripeto nella mente mentre mette in moto l'auto.

 

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciotto ***


Pov. Sarah

Il viaggio in auto è silenzioso, né io né lei parliamo molto.

A riempire il silenzio solo le note delle canzoni passate in radio.

La osservo di sottecchi.

La macchina ovviamente è diversa dalle ultime due che le ho vista guidare.

Stringe il volante, le mani sono ben curate. Le dita sono magre e lunghe, le vene leggermente sporgenti.

Nonostante siano così fini, risultano al contempo così possenti.

Vorrei sapere cosa si prova ad essere sfiorate da quelle dita..

Scuoto la testa e stringo le gambe, cercando di allontanare quegli assurdi pensieri

"Allora adesso sei una cameriera" inizia a parlare

"Già, se serve a dare una mano" annuisco

"E com'è pulire i tavoli e passare la scopa?" mi tira un'occhiata

"Tu sei esattamente quel tipo di cliente a cui tireresti un cocktail in faccia, lo sai?" incrocio le braccia

"Ti ho fatto semplicemente una domanda" alza le spalle

"Sei così.. maleducata ed arrogante. Scendi dal piedistallo" ringhio

"Non hai minimamente idea della fatica che ho fatto per costruirmelo, non ho assolutamente intenzione di scendere" mi sorride "Eccoci arrivati. Dovresti davvero comprarti un’auto, sai adesso che hai trovato lavoro" scoppia a ridere

"Vaffanculo Regan" ringhio, scendendo dall'auto.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene. Dio, ma come può essere così.. Stronza?

Il mio lavoro non mi definisce, non implica che io valga meno di lei.

Fottuta riccona del cazzo.

"Ci vediamo al bar allora" la sento urlare ancora.

Alzo semplicemente il dito medio, senza nemmeno girarmi.

Le sento poi sgommare via, a bordo della sua fottuta auto sportiva.

"Che succede Sarah? Quella era mia sorella?" chiede Beth confusa, osservandomi camminare verso di lei

"Tua sorella è una fottuta stronza" mi affianco a lei mentre raggiungiamo i dormitori "Come puoi essere sua sorella? Siete così diverse. Tu sei così.. umana"

"Ti ha fatto qualcosa?" stringe i pugni

"Mi ha mancato di rispetto. Continua a ritenermi inferiore solo perché non sono ricca quanto voi. Fottuta riccona del cazzo" ringhio ".. Senza offesa" aggiungo voltandomi imbarazzata verso di lei

"Ti chiedo scusa per i suoi comportamenti. Lei è sempre stata così.. arrogante. Ha dato del filo da torcere ai miei per anni. Poi quando la sua azienda è decollata.. beh, da quel momento l'abbiamo persa" scuote la testa

"Per fortuna tu non sei così" sospiro

"Ringrazio il cielo ogni giorno per quel che ho, perché so che oggi può andar così ma domani potrei non aver più nulla. Regan non è abituata a pensarla così" scuote la testa "Ma questo non mi spiega comunque come mai tu sia scesa dalla porsche gialla di mia sorella" mi guarda confusa, mentre apre la porta della stanza

"Era al bar di Danissa, così si è gentilmente offerta di accompagnarmi al campus"

"Mh" annuisce, poi si siede alla scrivania.

Prende in mano il telefono, rivolgendogli tutta la sua attenzione.

Mi sdraio sul letto, fissando il soffitto.

Il comportamento di Regan mi ha fatto decisamente incazzare: il suo conto in banca non l'autorizza a comportarsi in questo modo con me.

Non ho mai sopportato gli stronzi, ora meno che mai.

Quello che più mi urta è pensare che lei in qualche modo.. Mi attrae.

Pensare che lei in qualche modo possa attrarmi mi manda fuori di testa.

E poi.. Mi aveva detto che sarebbe comunque dovuta passare di qua. Allora perché non si è fermata? Perché non ha raggiunto Beth come aveva detto?

Dio, non riesco a capire i suoi comportamenti e questo non fa altro che farmi incazzare ancora di più.

Fottuta riccona del cazzo.

"Allora? C'è la festa al disco pub di Statute domani sera, che ne dite di andare?" propone MaryJ

"Se mi promettete che mi tratterrete dal bere vengo volentieri. Vorrei evitare altre spiacevoli situazioni" rido a disagio.

Beth è l'unica a cogliere il vero significato di quelle parole, visto che è l'unica a sapere cosa davvero sia successo alla festa di Yaris.

Ho preferito tener per me la storia di Regan, per il semplice fatto che Laureen avrebbe cominciato a far la matta al suo solito e non avevo decisamente voglia di sentirla fantasticare sul nostro matrimonio

"Andata!" urla Laureen.

Ci sediamo tutti al tavolo una volta finite le lezioni. Mi porto alla bocca una forchettata di pasta al sugo.

Laureen sta discutendo con Marie su cosa indosserà ed io le ascolto curiose.

Sinceramente avrei preferito dir di no a tutti, che avrei preferito passare il sabato sera chiusa tra quelle quattro mura che sono diventate la mia seconda casa, ma a che pro?

Per essere divorata dalla solitudine e dalla tristezza? Non toccherò nemmeno un goccio d'alcool, voglio rimanere lucida.

Se dovesse succedere qualcosa, voglio avere il pieno controllo della mia mente. Non voglio in alcun modo che il suo viso mi si presenti davanti, non voglio alcun attacco di panico.

Piano piano, un passo alla volta, anche il suo viso diventerà un ricordo lontano.

Scuoto la testa.

In fondo so che sarà divertente, alla fine mi diverto sempre.

Sorrido guardandomi intorno: loro, i miei amici. Sono stati i miei angeli custodi.

Mi hanno raccolto con le loro mani, accudito fino a quando sono stata abbastanza forte da poter continuare da sola.

Hanno attutito come potevo la sua assenza, ricordandomi quanto sia bello tutto ciò che c'è intorno a me.

Non dev'essere stato facile nemmeno per loro. Rapportarsi con me, costantemente triste ed incazzata, eppure non mi hanno mai voltato le spalle.

Nonostante i miei scazzi, nonostante il mio disinteresse.

Sorrido.

Un grazie non basterebbe a dimostrargli tutta la mia gratitudine.

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannove ***


Pov. Sarah

"Stai davvero bene" Beth mi sorride, osservandomi

Indosso dei pantaloni a vita alta bicolore, i miei preferiti. La magliettina nera a maniche lunghe, copre la restante parte del mio corpo, facendomi sentire al sicuro.

Ai piedi indosso le mie fila bianche.

Mi osservo allo specchio e sì, mi piace. Ciò che vedo mi piace.

"Grazie Beth" le sorrido "Sono pronta, e voi?"

Beth e MaryJ annuiscono, mentre Laureen sta ancora finendo di truccarsi

"Ho quasi finito, giuro" si volta imbarazzata verso di noi, velocizzando i movimenti.

I ragazzi ci stanno aspettando qui fuori, riscaldando le macchine.

Li osservo parlottare tra di loro dalla finestra della camera.

"Lili, i ragazzi sono già qui fuori" sbuffo

"Ho avvisato Pongo, lo sanno che siamo in ritardo"

"Che tu sei in ritardo. Io li raggiungo" prendo la giacca e lascio la stanza.

Sento Laureen lamentarsi, ma non capisco cosa stia dicendo.

Poco dopo mi raggiungono anche Beth e MaryJ, ma di Laureen nemmeno l'ombra.

"La tua ragazza ha un serio problema con il rispetto degli orari" scuoto la testa

"Già lo so" sospira

Saluto i ragazzi che stanno animatamente parlando di un programma visto ieri sera in tv. Partecipo così anche io alla conversazione, mentre attendiamo che Laureen sia pronta.

Ormai il freddo è diventato pungente, la fine di novembre ha spogliato completamente gli alberi seccandone i rami.

Il fiato si condensa davanti a noi, creando piccole nubi che svaniscono in fretta.

In pochi minuti le mani diventano una lastra di ghiaccio gelida, arrossate dall'umidità fredda dell'aria. Le riparo all'interno delle grosse tasche della mia giacca, ma ciò non basta e scaldarle.

Dopo dieci minuti Laureen esce trafelata dal dormitorio

"Eccomi" ansima sistemandosi la borsa

Ci voltiamo tutti verso di lei, lo sguardo furente.

"Sì okay, sono ampiamente in ritardo. Chiedo scusa" alza le mani, provocando un dissenso generale.

Ci dividiamo nelle macchine: io seguo MaryJ e Beth, mentre Laureen sale in auto con Pongo e Dj.

Beth ci lascia possibilità di scegliere la musica così io e MaryJ passiamo l'intero viaggio urlando a squarciagola le nostre canzoni preferite.

Dopo circa un quarto d'ora arriviamo al locale. Come al solito è pieno di gente.

Intorno a noi, decine di ragazzi si muovono a tempo di musica, tenendo in mano bicchieri di plastica colmi di liquidi colorati.

La musica è alta, all'interno del locale fa molto caldo nonostante le temperature basse di fine novembre.

I ragazzi si dirigono verso il bar mentre MaryJ si dirige verso la pista da ballo trascinandomi. Non ho nemmeno il tempo di entrare che mi ritrovo premuta tra un corpo e l'altro.

Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dai movimenti delle persone intorno a me.

Va tutto bene Sarah, pensa solo a divertirti, mi ricorda il mio subconscio.

E così faccio. Dopo qualche minuto passato a lasciarmi dondolare, comincio a ballare a ritmo di musica.

Ci raggiunge anche Laureen con un drink in mano. Cominciamo così a ballare, saltando e urlando a squarciagola le canzoni.

Ho la mente completamente libera da ogni pensiero. La musica è l'unica cosa a riempirmi la testa.

Il tempo passa rapido, tra una canzone e l'altra

"Ho sete, vado a prendere da bere" urlo all'orecchio di Laureen che mi annuisce seguendomi.

Raggiungo il bar, e mantengo la promessa che mi ero fatta. Prendo una bottiglietta d'acqua naturale.

L'acqua fredda scivola veloce lungo la mia gola, rinfrescandomi un po'.

Quando allontano a bottiglia dalla bocca, mi guardo attorno.

Sento una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse.. Osservando.

Intorno a me vedo solo corpi ammucchiati ondeggiare a tempi di musica.

Do una rapida occhiata al locale, poi in un attimo la vedo: Regan mi sta osservando, sorridendo.

"No, non mi farò rovinare la serata" ringhio, allontanandomi velocemente

"Ehi Sarah, che succede?" mi chiede confusa Laureen

"Nulla, torniamo dagli altri" la trascino via, nella speranza di perdermi tra la folla.

Quando raggiungiamo gli altri riprendiamo a ballare.

Cerco di dimenticarmi della sua presenza qui, ma

quell'irritante ragazza dagli occhi blu mi sta guardando, il suo sorriso mozzafiato dipinto sul volto. Per quale motivo?

Scuoto la testa. Non mi interessa saperlo.

Ondeggio a tempo di musica, passandomi le mani nei capelli e chiudendo gli occhi.

Questa sera non mi importa di nulla, se non di divertirmi

"Non fai la cameriera anche qui? Sono sicura che stiamo cercando personale" Regan mi sussurra all'orecchio, facendomi sobbalzare

"Vaffanculo Regan" la spintono, cercando di allontanarmi

"Sai dirmi altro oltre al vaffanculo? Dovresti davvero utilizzare una terminologia più adatta alla tua età" mi osserva ballare, i suoi occhi scivolano su di me

"Devi andartene Regan" la spintono ancora "Non ho intenzione di avere ancora a che fare con te. Sei la persona più irrispettosa ed arrogante che conosca"

"Sì ma ti assicuro che ho anche dei difetti" sorride, e per un attimo mi si chiude la bocca dello stomaco.

La osservo sotto le luci del locale ed è davvero.. bella. Indossa un completo nero, i primi due bottoni della camicia sono aperti.

Si intravede il seno.

I capelli lunghi sono raccolti in alto.

Ha un drink in mano, il suo solito sorriso-conquista-prede dipinto sul volto. È così fottutamente.. attraente.

Cerco di reprimere i miei pensieri, ma la visione di lei che mi si presenta davanti rende tutto tremendamente difficile.

Scuoto la testa

"Sparisci" mi volto dandole le spalle.

Le luci basse e stroboscopiche, oscurano il mondo intorno a noi.

I ragazzi sembrano non notare ciò che sta accadendo tra me e Regan.

Beth non sembra nemmeno essersi accorta della presenza di sua sorella qui

"Sparisco quando lo decido io" ringhia nel mio orecchio "E ti posso assicurare che questo è solo l'inizio" si posiziona dietro di me, il viso all'altezza dell'orecchio.

Sento il suo fiato caldo accarezzare dolcemente la mia pelle tesa.

In un attimo mi ritrovo a piegare a la testa di lato, quasi in attesa di un suo passo verso di me.

Mi posa un bacio sul collo, le sue labbra scivolano lente sulla mia pelle, prima di allontanarsi.

Mi gira la testa. Mi sento bruciare sotto il suo tocco tanto inaspettato quanto atteso.

Qualcosa dentro di me si è riacceso, il centro del mio corpo è in fiamme.

No, non può essere, non con lei.

Scuoto la testa, cercando di non concentrarmi sui brividi che hanno invaso il mio corpo.

Mi guardo attorno, ma lei non c'è più.

Vorrei distrarmi, ma sono in estasi. Gli ormoni mi offuscano la mente, oscurando completamente la mia lucidità.

Ho bisogno d'aria.

Raggiungo il retro del locale. L'aria gelida della notte mi brucia, entrando in contatto con la mia pelle bollente.

Inspiro profondamente l'aria fredda, sento i miei polmoni raffreddarsi.

Dopo Jace non avevo più provato queste sensazioni, ed è così strano provarle nuovamente.

Ancora più strano provarle con una ragazza.

Dopo ciò che è successo alla festa a Yaris pensavo di non essere pronta ad andare oltre con una persona che avesse una.. vagina, eppure stasera mi si è presentata davanti una realtà diversa.

"Sapevo che ti avrei trovata qui" Regan sorride, la sigaretta in bocca.

Questa visione è eccitante fuori ogni mia immaginazione: lei vestita completamente in nero, birra in mano e sigaretta in bocca.

Mi guarda con quegli occhi blu, il sorriso di chi sa di aver fatto colpo.

Stringe le labbra intorno alla sigaretta, i grandi occhi sono socchiusi mentre mi osserva.

Il diavolo tentatore in persona mi sta sorridendo, provocandomi pensieri tutt'altro che casti.

Mi mordo il labbro

"Okay, ho un accordo produttivo da proporti" spunto.

Lei rimare per un attimo interdetta dal mio tono

"Cosa vorresti dire Sarah?" si avvicina leggermente a me, ed io desidero solamente che azzeri questa enorme distanza tra di noi

"Tu vuoi solo scoparmi, non è vero?" lei mi guarda, inizialmente confusa, ma poi sorride

"E tu?" si avvicina ancora a me

"Te l'ho chiesto prima io" inarco il sopracciglio

"Mettiamo che ciò che hai detto sia vero" si abbassa alla mia altezza "qualche sarebbe l'accordo produttivo che hai da propormi?"

"Beh, ammesso e non concesso che anche io voglia scoparti, potremmo farlo" sorride

"Tu vorresti davvero scoparmi?" incrocia le braccia

"Sarebbe produttivo per entrambe"

"Vorrei evitare le manette" mi sorride

"Sai benissimo che sono maggiorenne" ringhio

"Certo, ma hai diciotto anni, io quasi trenta. Come la mettiamo?" si abbassa, il viso a pochi centimetri dal mio.

Il mio cuore batte all'impazzata, fatico a trattenermi.

Le appoggio una mano sul retro del collo, avvicinando la mia bocca la suo orecchio

"Non ti ho detto sposiamoci, le storie d'amore non mi interessano" ansimo al suo orecchio "Ti ho detto scopami, accetta o rifiuta l'offerta" inizialmente rimane stupita, poi cambia espressione

"Beh, come posso rifiutare un accordo tanto vantaggioso?" ghigna, osservando il mio corpo

"Bene, hai qualche limousine qui fuori pronta a caricarti con la tua preda? Non mi faccio di certo scopare in un bagno di uno squallido locale"

"Niente limousine, ti dovrai accontentare di una camera d'albergo. Può andar bene comunque?"

"Come vuoi" alzo le spalle e faccio per andar via "Andiamo?" mi volto verso di lei.

Mi stava osservando sorridendo, gli occhi luccicanti

"Certo" mi sorride, seguendomi. 

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Capitolo 20
*** Capitolo Venti ***


Pov. Sarah

"Mi porterai di nuovo in una mega suite?" mi volto verso Regan, impegnata a guidare un grosso BMW.

L’aria tra di noi è tesa, si avverte l’eccitazione crescere mano a mano che ci avviciniamo all’hotel.

"Tu vuoi una suite?" si volta verso di me

"Non me ne frega nulla della stanza, per me andrebbe anche il retro di questa macchina" alzo le spalle.

Sorride

"Mi spiace, ma la seconda cosa che amo di più dopo me stessa sono le mie auto. Se mi scopassi tutte le ragazze che incontro sui sedili delle mie auto sarebbero più dal carrozziere che nel mio garage"

"Sei disgustosa, ed io così disperata da concedermi a te" scuoto la testa

"Che accoppiata vincente" Regan mi sorride.

Decido di non rispondere alla sua provocazione.

La mia gamba si muove velocemente, in sincro con il mio cuore.

Sto per fare sesso con una ragazza, per la prima volta dopo mesi. La mia seconda ragazza, la prima dopo di.. Lei.

Mi vengono i brividi.

E se piangessi? Sembrerei come quelle patetiche disperate e non posso di certo farmi vedere così da Regan.

O peggio ancora.. Se non riuscissi a dirle di no? Permetterei di nuovo a qualcuno di abusare del mio corpo, con la sola differenza che questa volta glielo avrei esplicitamente chiesto io.

Mi sale il panico

"Tutto bene? Hai già cambiato idea?" Regan mi osserva, cercando di capire il mio stato d'animo

"Sì, tutto bene" annuisco, cercando di calmare il casino che ho dentro.

Immagino nella mia testa una piccola Sarah, che cerca invano di sbrogliare l'enorme matassa dei suoi sentimenti, ma non ci riesce.

"Resta in macchina" mi ordina Regan, mentre entriamo nel lussuoso cortile di un lussuosissimo hotel.

La vedo uscire poco dopo con una carta in mano.

Accende nuovamente l'auto e imbocca una discesa, diretta verso i garage. Anche qui, vi sono parcheggiate un centinaio di supercar di ogni colore e dimensione.

Mi sento così fuori luogo

"Andiamo?" tira fuori dal cassettino una serie di fogli.

Ci metto qualche secondo a rispondere.

Tiro un lungo sospiro, cercando di calmare il mio cuore.

Ascolto il mio corpo, che disperatamente chiede Regan e le sue mani su di lui.

Ti prego cervello non fare casini, mi ripeto nella mente.

“Allora?” Regan mi guarda confusa e scocciata.

Annuisco e la seguo in silenzio fino alla lussuosa suite che ha prenotato.

È leggermente più piccola dell'altra, ma le camere da letto sono comunque due. Vi è anche un piccolo angolo cottura, non molto lontano da un grande terrazzo.

"Bella vero?" Regan mi osserva camminare per la stanza

"Sì decisamente" accarezzo il grosso divano in pelle, posto al centro della stanza

"Devi firmare questi" mi porge dei fogli

"Cosa sono?" chiedo confusa

"È un patto di riservatezza" incrocia le braccia davanti a sé

"Un che scusa?" chiedo divertita

"Un patto di riservatezza. Devo tutelarmi, ho molto da perdere" mi osserva "Sai quante ragazze hanno provato a fregarmi? Venire a letto con me per poi cercare di incastrarmi"

"Forse dovresti scoparti meno ragazze"

"Se hai la coscienza pulita puoi benissimo firmare quei fogli" inarca un sopracciglio

"Pensi davvero che io voglia fregarti?!" chiedo, fuori di me

"Io non penso, prevengo solamente. Una denuncia per abuso potrebbe mandare in rovina tutto ciò che ho faticosamente costruito. Quindi, se vuoi scopare firma quei foglii altrimenti ti riporto al campus e tra noi finisce qua, come se non fosse mai successo nulla"

"Dio, non sapevo di essere nel cast di Cinquanta Sfumature di Grigio" alzo gli occhi al cielo

"Quindi?" sbuffa Regan

"Quindi che succederebbe se io raccontassi a qualcuno di noi?"

"Dovresti pagare un mucchio di soldi, che presumo proprio tu non abbia" mi guarda dall'alto al basso

"Dio, la vuoi finire di guardarmi in quel modo? I sei zeri del tuo conto corrente non ti autorizzano a trattarmi come una merda" ringhio

"Chiedo scusa sua Maestà Illustrissima, sono stata davvero irrispettosa" incrocia le braccia davanti a sé "E comunque, aggiungi un paio di i zeri” mi sorride

"Dio, sei insopportabile" sospiro firmando i fogli "Ecco il tuo fottuto accordo. Ti senti meglio ora?"

"Decisamente. I giornali impazzirebbero se sapessero che me la faccio con una diciottenne. Il problema è che la persona che sono fuori è decisamente diversa dalla persona che sono a lavoro, ma le gente non lo capisce" si avvicina a me

"Oh, okay.. Capisco" inizio ad iperventilare "Devo chiederti una cosa" dico tutto d'un fiato.

Lei fa un passo indietro, confusa

"Che c'è?" chiede piuttosto scocciata

"Non.. non amo il sesso violento" abbasso lo sguardo

"Okay, d'accordo" annuisce avvicinandosi nuovamente

"E poi.." si blocca ancora, più scocciata di prima "Non far domande. Qualsiasi sia la domanda che può venirti in mente, non la fare" lei sembra confusa, ma annuisce

"Hai finito le richieste?" annuisco "Posso baciarti oppure inizierai a far la pazza ed a urlare?" inarca il sopracciglio

"Vaffanculo Regan" mi avvicino a lei e la bacio.

Rimango stupita dal mio gesto. Le salto letteralmente al collo, baciandola con passione.

Lei ricambia, prendendomi in braccio. Mi sostiene dal sedere, stringendolo forte tra le mani.

Cammina decisa verso la prima camera, buttandomi poi sul letto.

Mi osserva languida, mentre indietreggio nel letto.

Tengo il suo sguardo, trepidante di sentire il suo tocco su di me.

Ho la mente completamente libera da ogni pensiero, sono concentrata unicamente su Regan che si muove lenta davanti a me.

è bella da togliere il fiato mentre si sbottona la camicia.

Quest'immagine mi manda fuori di testa.

Mi mordo il labbro.

Sfilo la maglietta ed i pantaloni rimanendo in intimo.

Lei osserva languida il mio corpo finché non arriva alle cicatrici.

Si blocca.

Lo sapevo.

"Ricordati cosa ti ho chiesto" mi avvicino a lei, tirandole su il viso "Nessuna domanda" la bacio nuovamente, cercando di distrarla dai segni sul mio corpo.

Lei non risponde, mi bacia solamente per poi buttarmi sul letto.

Mi raggiunge mettendosi sopra di me.

Mi bacia la bocca, il collo, il seno. Non da pace al mio corpo.

Voglio solo sentire la sua bocca su di me, non mi interessa più di nulla.

Voglio godermi appieno quest'attimo, quasi terrorizzata che possa essere interrotto.

Quasi terrorizzata che la mia mente mi riproponga ancora le immagini di me e Lei felici.

Spingo giù Regn, verso il centro del mio corpo. Lei sorride contro la mia pelle e lentamente si sposta verso il basso, leccando dal seno fino ad arrivare all'elastico dei miei slip.

Si allontana un po', osservando le cosce, ma poi torna giù.

Mi sfila gli slip, e si accanisce sul mio corpo.

In un attimo entro in vortice di piacere. Sento la sua lingua muoversi velocemente nei punti giusti.

Non riesco a trattenere gli ansimi, che risuonano rumorosi nella stanza fin troppo vuota.

È una sensazione incredibile, i brividi si distendono su tutto il mio corpo.

Mi stringe i fianchi, spingendomi verso il basso, verso la sua bocca.

Inarco la schiena, in preda a spasmi di piacere.

Quasi fatico a stare al passo.

Stringo tra le dita le lenzuola, mi mordo il labbro per contenere gli ansimi.

È tutto così fottutamente bello, avere il pieno controllo delle mie emozioni, essere in grado di affrontare tutto questo.

Assaporo fino in fondo il movimento intenso della sua lingua, finché non la spingo via, il piacere si riversa sulle lenzuola.

"Da quanto tempo non scopavi?" mi chiede divertita, pulendosi la bocca

"Vaffanculo Regan" sbuffo, coprendomi il viso

"La mamma non ti ha insegnato a dire altro?" ride, ma il suo sorriso sparisce non appena gli occhi si posano nuovamente sulle mie cicatrici.

Mi porto il lenzuolo sulla gambe.

"Dovrei fare anche io un accordo di riservatezza, così che la gente non possa farmi domande"

"Beh a giudicare dai quattro minuti che ci son voluti per farti venire direi che non ti servirebbe molto" inarca un sopracciglio.

Le lancio addosso un cuscino

"La mia vita sessuale non è decisamente affar tuo" incrocio le braccia

"Questo è poco ma sicuro, e nemmeno mi interessa saperlo" si alza dal letto

"Ehi, ma.." la guardo allontanarsi

"Io non mi faccio scopare" alza le spalle, lasciando la stanza.

Mi butto giù sul letto, ancora intontita dal piacere.

Com'è possibile che non si lasci scopare? Non può davvero pensare di togliermi il divertimento.

Vorrei alzarmi, ma il mio corpo si è completamente adagiato su questo enorme letto morbido.

L'effetto della sua lingua su di me è stato magico.

Sento gli occhi appesantirsi. Così mi lascio lentamente andare in un sonno profondo.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventuno ***


Pov. Sarah

Quando mi sveglio è tarda mattinata.

Come l'ultima volta, a svegliarmi è un fascio di luce che filtra dalle tende fin troppo sottili.

Mi stiracchio. Sono rilassata come non lo ero da tempo. Mi sento anche stranita da tutto questo.

Ho fatto sesso, si fa per dire, con un'altra ragazza per la prima volta.

Per la prima volta Lei non c'è stata, ed è stato strano.

Il lato del letto accanto al mio è intatto, questo vuol dire che Regn ha dormito nell'altra camera. Questo non mi stupisce.

Mi alzo dal letto, e comincio a girare per la stanza, in cerca di Regan.

MI sporgo nella sua camera, ma è vuota.

“Regan?” la chiamo, ma la mia voce rimbomba sorda nella stanza, senza ricevere alcuna risposta.

Raggiungo il salotto e non è nemmeno lì.

Anche questo non mi stupisce.

Rigiro tra le mani la mia copia dell'accordo di riservatezza, ancora incredula per la piega che ha preso la mia vita nelle ultime ore.

Mi sembra davvero surreale vivere tutto questo.

Se anni fa mi avessero detto che sarei finita in una lussuosa suite a scopare con una fottuta riccona del cazzo, avrei riso di gusto.

Ancora di più se mi avessero detto dell’accordo di riservatezza.

Mi sembra di vivere un film.

Effettivamente i soldi che dovrei sborsare nel caso si venisse a sapere questa storia sono molti, un numero quasi illeggibile per me. Quindi è meglio che io tenga la bocca ben chiusa.

Inserisco una cialda di caffè nella macchinetta, e riempio una tazzina. In pochi minuti la stanza si riempie del caldo aroma del caffè.

Mi siedo al tavolo bevendo la tazza, accompagnandola con una confezione monodose di fette biscottate trovate accanto alla macchinetta.

Noto solo ora un bigliettino sul tavolo

Anche oggi puoi godere di tutti i servizi dell'hotel. Approfittane ;)

"Fantastico" annuisco, accartocciando il biglietto e buttandolo nel cestino.

Mi guardo intorno: la stanza è fottutamente imponente, seppur più piccola dell'altra, ma è tutta interamente ricoperta di marmo.

La zona notte è divisa dalla zona giorno da un lungo muretto a metà altezza. Alte colonne si ergono da esso arrivando fino al soffitto. Ad unirle una volta decorata con inserti neri, creando una sorta di anticamera.

Ovunque mi giri vedo solo il bianco grigiastro del marmo. È tutto fottutamente chic.

Anche qui c'è un depliant che illustra tutti i servizi dell'hotel.

Decido di concedermi un massaggio rilassante, per allentare un po' la tensione che sta irrigidendo il mio corpo.

Sto iniziando ad accusare il colpo di essere in questo posto con.. Lei.

Se fino a ieri non ho avuto modo di pensare, ragionare su cosa davvero stessi facendo, adesso in questa enorme camera d'hotel con la mia solitudine, tutto sta prendendo una piega diversa.

Indosso il costume fornito dall'hotel e raggiungo la spa.

Una donna dalla corporatura robusta mi viene incontro sorridendomi

"Salve, sono della camera 4820"

"Sì la stavo aspettando" annuisce teneramente "Prego da questa parte" mi fa strada

Raggiungiamo una piccola stanzetta buia, la cui temperatura è decisamente tropicale.

Mi sdraio sul lettino e dopo la mia approvazione, l’anziana signora mi slaccia il reggiseno. Prova anche a slegare l'asciugamano che ho faticosamente legato in vita

"Oh no, la ringrazio. Vorrei che lavorasse solo sulla schiena"

"Oh, d'accordo" annuisce confusa, ma non fa domande.

Mi lascio così massaggiare dalle mani possenti di questa donna dai capelli ormai bianchi.

Nonostante l'età avanzata ha una forza incredibile. Sento i nervi tesi della mia schiena rilassarsi, le spalle ammorbidirsi.

Dopo un'ora passata su quel lettino, mi sembra quasi di volare non appena metto piede per terra.

Mi sento una persona nuova.

Saluto la graziosa signora e raggiungo nuovamente la camera

"Buongiorno" Regan è seduta sul divano, intenta a leggere un libro

"Oh ciao" la saluto "Sono andata alla spa a farmi fare un massaggio.."

"Okay, non mi interessa" mi guarda per un attimo, poi posa nuovamente gli occhi sul libro

"Fantastico" sbuffo.

Aprò il piccolo frigo posto vicino ai fornelli e prendo una lattina di quella che sembrerebbe una versione chic della coca cola

"La ripago" mi volto verso Regan, mostrandole la lattina

"È tutto addebitato sul mio conto, prendi pure quello che vuoi" non stacca nemmeno gli occhi dal libro

"Te li restituisco"

"Non me ne faccio nulla dei tuoi soldi" alza gli occhi al cielo

"Stronza" ringhio.

La sento alzarsi dal divano e venire verso di me.

Si posiziona dietro di me, avvicinando la bocca la mio orecchio

"Modera il linguaggio quando parli di me" ringhia contro di me

In un attimo sento il centro del mio corpo pulsare.

Mi volto verso di lei, i nostri visi sono così vicini. I respiri si fondono l'uno con l'altro

"Se no?" chiudo gli occhi a fessura

"Non vuoi davvero conoscere le conseguenze" ride

"Credi davvero di intimorirmi? Ho affrontato di peggio, te lo posso assicurare" scoppio a ridere

Lei torna subito seria.

Mi prende per un polso e fin troppo delicatamente mi trascina in camera da letto.

Mi spintona sul letto, rimanendo comunque distante.

Osserva le mie reazioni, prima di continuare.

Mi sento in estasi. Sono in fibrillazione, in attesa di sentirmi toccare come solo lei è in grado di fare.

Quei movimenti, quei punti che solo lei conosce.

Attende che io mi sposti indietro sul letto, poi sale.

Me la ritrovo così sopra. Inizia a baciarmi il collo, le labbra, senza fermarsi.

Ad ogni bacio il desiderio del suo tocco aumenta.

Con la mano accarezza delicatamente il mio inguine e mi sento bruciare sotto il suo tocco

"Allora? Cosa vorresti ora?" mi domanda all'orecchio, sorridendo

Non rispondo, semplicemente la spingo in basso.

Lei sorride, poi comincia a baciarmi il collo ed a scendere.

Si ferma sul seno, indugiando un po' di più. Quando arriva poi all'elastico degli slip, posa dei piccoli baci nell'interno coscia, poi si allontana

"Che cazzo fai?" urlo, osservandola sconvolta

"Te l'ho detto, modera il linguaggio quando parli con me" mi sorride e lascia la stanza.

Sento il centro del mio corpo in fiamme.

Non posso credere che abbia fatto una cosa del genere, è stata una fottuta stronza.

Stringo le gambe, cercando di calmare i miei ormoni. Chiudo gli occhi ed inspiro profondamente.

Mi ci vogliono parecchi minuti per far sì che il mio cuore rallenti i battiti.

Dopo quasi dieci minuti di respiri profondi anche il centro del mio corpo ha smesso di bruciare.

Mi alzo dal letto e torno in salotto.

Lei sta nuovamente leggendo il libro

"Tutto bene?" mi guarda soddisfatta

"Fottiti.."

"Ah, ah, ah. Attenta al linguaggio" mi sorride

Sospiro

"Comunque ti ringrazio per.. per non aver fatto domande. Su nulla" la guardo, quasi imbarazzata

"Non devi ringraziarmi. Non sono la tua fidanzata, né tantomeno ci stiamo frequentando. Non mi interessa sapere nulla di te"

"Sei sempre così gentile con tutti?" sbuffo prendendo un bicchiere d'acqua

"Mi piace semplicemente essere chiara. Non cerco un'amica, né una fidanzata. Cerco qualcuno che abbia semplicemente voglia di scopare, senza alcun coinvolgimento emotivo" alza le spalle, avvicinandosi a me

"Hai trovato la persona giusta, senza ombra di dubbio" scoppio a ridere

"Ottimo" mi sorride, prendendo anche lei un bicchiere d'acqua.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, forse in imbarazzo per la conversazione appena avvenuta, ma poi lei si avvicina e ricominciamo tutto da capo.

Torniamo in camera da letto ed ancora una volta mi abbandono al suo tocco.

Lasciamo la stanza solo verso l'ora di cena.

Non parliamo molto durante il viaggio di ritorno, ci lasciamo entrambe cullare dalle note delle canzoni che passano per radio.

Quando arriviamo al campus, mi fa scendere poco prima del parcheggio.

"Meglio evitare di farci vedere in giro insieme, soprattutto visto che frequenti lo stesso college di mia sorella"

"Nessun problema. Beh, non so nemmeno cosa dire.. L'unico scopa amico che ho avuto è stato anche un mio caro amico.."

"Sarah, quando hai voglia di scopare chiamami. Io farò lo stesso. Non dobbiamo di certo sentirci per raccontarci la giornata" scuote la testa

"Oh, okay" annuisco "Allora ciao"

"Ciao Sarah" alza gli occhi al cielo e sgomma via sul suo grosso suv nero.

Dannazione, sarà più impegnativo di quanto mi aspettassi.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo Ventidue ***


Pov. Sarah

"Ehilà forestiera, dov’eri sparita?" mi chiede confusa Beth, vedendomi tornare ormai a tarda sera

"Ciao Beth" le sorrido "Ero con Dan, l'ho aiutata con un po’ di.. questioni. E poi le ho dato una mano al locale"

Ho approfittato dell’unica scusa che ho trovato ieri sera per sparire dal locale.

La scusa del locale è perfetta. Nessuno dei ragazzi lo frequenta, né tantomeno nessuno conosce Danissa.

È stato difficile trovare una scusa che stesse in piedi, ma aiutare Dan al locale è l'unica cosa più credibile che mi sia venuta in mente.

Nessuno dubiterebbe di questo, giusto?

"C'era tanta gente?" mi chiede Beth

"Abbastanza" annuisco.

Sento sui vestiti il profumo intenso di Regan. Devo farli sparire.

Mi cambio velocemente e li infilo tra la roba da lavare, ben mischiati a quelli di Beth. Sarà difficile capire di chi sia realmente quel profumo.

Mi sdraio sul letto esausta.

Le ore passate con Regan sono state.. intense. Per tanti motivi.

Fisicamente mi sento esausta, mentalmente ed emotivamente forse ancor di più.

In queste ore passate insieme una nuova Sarah è venuta a galla, una Sarah che non pensavo di vedere più.

Il sesso era diventato per me il peggiore degli incubi, ma in poco più di un anno ho fatto dei passi da gigante.

Non so bene come si evolveranno le cose tra me e Regan, se sarò in grado di reggere il suo comportamento arrogante ma per ora lascio semplicemente che le cose seguano il loro corso.

 

 

Il lunedì inizia stranamente bene.

La giornata passa in fretta, tra una lezione e l'altra.

Il freddo è diventato pungente: siamo ormai a dicembre, Natale si sta avvicinando.

Anche quest'anno tornerò a casa per le vacanze natalizie. Chissà se incontrerò Jace.

È passato ormai parecchio dall'ultima volta che ci siamo visti, da quando ha voluto mettere fine alla nostra storia.

La rabbia ingiustificata che avevo nei suoi confronti per avermi abbandonata è piano piano svanita, ma ho preferito comunque non scrivergli più, in rispetto di quello che sta costruendo con la sua nuova.. ragazza.

Raggiungo i ragazzi in mensa, dove stanno animatamente discutendo su alcune partite di football

"Ciao ragazzi" li saluto sorridendo

"Ciao Sarah" mi salutano, distraendosi per un momento dalla loro conversazione, ma non passa molto tempo prima che riprendano a parlarsi

"Di che stanno parlando?" chiedo confusa, guardandoli discutere animatamente

"Di una partita di football che hanno visto ieri sera" sbuffa Marie

"Dj e Pongo ne stanno parlando da ieri, non li sopporto più" Laureen appoggia la testa sulle mani, esausta.

Scoppio a ridere, portandomi una forchettata di insalata alla bocca.

Qualche minuto dopo ci raggiungono anche Beth e MaryJ. Beth è scura in viso

"Che succede?" le chiedo, facendole spazio accanto a me

"Sono incazzata con i miei" sbatte violentemente il vassoio sul tavolo facendomi sussultare.

MaryJ l'osserva triste, sedendosi davanti a lei.

"Come ogni anno parteciperemo alla festa di capodanno organizzata dalla fondazione di mio padre"

"Una festa alla gossip girl?" a Laureen si illuminano gli occhi, ma Beth la fulmina

"Quello stronzo di mio padre non vuole che mi presenti con lei" indica MaryJ "Una figlia lesbica basta ed avanza" fa l'eco alle parole dette da suo padre

"Che stronzo" aggiungo, guardando dispiaciuta Beth

"È un fottuto stronzo!" spinge in là il vassoio "Come cazzo ti viene di dire una cosa del genere? E poi mi sorella non è mai venuta accompagnata da nessuno, le voci che girano su di lei sono solo.. voci" si porta le mani alle tempie

"Non che mia sorella sia etero, anzi. È la personificazione della lesbicità mascolina e tossica"

Abbasso lo sguardo. Già, sua sorella non è una gran bella persona. Almeno, per quanto ho avuto modo di conoscerla.

"Cazzo!" sbatte i pugni sul tavolo.

Non ho mai visto Beth così alterata. L'ho sempre vista nella sua versione dolce e gentile, come colei che non si arrabbia mai.

In questa veste, un po' mi ricorda Regan. Il viso tirato dalla rabbia, gli occhi cupi.

Scuoto la testa

"Beth" le prendo una mano "Mi dispiace. So come ci si sente quando i tuoi genitori ti rifiutano, ed è terribile. Non c'è nulla che io possa dire per farti sentire meglio o per far cambiare le cose, ma sappi che puoi contare sempre su di me"

"Non ho intenzione di fare la vita che ha fatto mia sorella" scuote la testa "Un'adolescenza passata a nascondersi che è sfociata in dipendenze ed abusi. No, non gli permetterò di ridurmi così. Noi andremo a quella festa, insieme" prende la mano di MaryJ.

"Beth.." MaryJ comincia a parlare, ma Beth la ferma

"Non ammetto obiezioni. Non lascerò che rovinino anche me. Sono la loro figlia, se mi amano davvero, accetteranno anche questa parte di me" si porta una forchettata di carne alla bocca che mastica a fatica.

Nessuno aggiunge nulla, nemmeno MaryJ.

Mangiamo in silenzio.

Ripenso alle parole di Beth: un'adolescenza passata a nascondersi che è sfociata in dipendenze ed abusi.

Anche quella di Regan non dev'essere stata una vita facile. Nata in una famiglia ricca, sotto la pressione delle aspettative dei suoi genitori.

Poi guardo Beth.

Sul suo viso non c'è più l'espressione dolce che la contraddistingue, no.

C'è solo rabbia e tristezza.

So bene come ci si sente a non essere accettati.

Quando litigai con mia madre dopo che scoprì di Jess, ne morì.

Le cose che mi disse le ho ancora impresse nella memoria, vivide.

Eppure, l'amore ha prevalso e con il tempo ha imparato - se non ad accettare - quanto meno a farsi andare bene che sua figlia fosse.. diversa.

Ma loro? L'hanno già affrontato con Regan ed ora con Beth, eppure continuano a rimanere di quell'assurda idea che tutto ciò che è.. diverso sia sbagliato.

Sospiro.

Vorrei poter far qualcosa, ma so che nulla sarebbe in grado di aiutarla.

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventitré ***


Pov. Sarah

Sottolineo distrattamente il libro di storia, quando la mia attenzione viene catturata da una notifica sul mio cellulare

15.45 | Venti minuti e passo a prenderti |

È Regan a scrivermi.

Ottimo, grazie del preavviso.

Sbuffo.

Chiudo il libro di storia e prendo i primi vestiti che mi capitano a tiro e corro velocemente verso le docce.

Faccio appena in tempo a lavarmi che ricevo un altro messaggio

16.05 | Ti aspetto vicino al cartellone d'entrata |

Puntualissima, dopo venti minuti Regan mi aspetta come al solito lontano dai dormitori, così che nessuno possa vedermi andare via con lei.

Fisso il messaggio che troneggia sul mio schermo.

Sto sbagliando? Probabilmente sì, è la sorella di una delle mie più care amiche e a causa sua sto spudoratamente mentendo a Beth, ma è l'unica cosa che al momento mi fa stare bene.

Sto passando i mesi da quando Lei è andata via cercando qualcosa che mi faccia stare bene, ma tutto ciò che trovo lungo il mio cammino non dura per molto tempo.

Sono tutti passatempi temporanei.

Non so se anche Regan sarà uno di quelli, ma voglio godermi fino in fondo ogni sensazione che è in grado di darmi.

Blocco il cellulare, chiudo il grosso giubbotto che indosso e mi incammino verso la macchina di Regan

Il freddo mi taglia la pelle.

Rintano le mani nelle grosse tasche della giubbotto.

Quando arrivo al cartellone, poco distante, vedo una Jaguar nera parcheggiata.

Sbuffo. Riccona del cazzo.

"Certo che se vuoi passare inosservata questo non è il modo giusto"

"Ciao anche a te" mi squadra "Sei pronta per andare a fare jogging?"

"Quanto mi dureranno addosso questi vestiti?" la guardo alzando il sopracciglio.

Sorride, ma non risponde.

Mette in moto la macchina ed accelera.

Il rombo dell'auto fa girare tutti verso la nostra direzione. Mi copro il viso, per evitare che la gente mi veda.

"Puoi star tranquilla, i vetri sono oscurati, nessuno può vedere cosa accade qui dentro"

Sento una morsa allo stomaco.

Quelle parole pronunciate dalla sua bocca suonano particolarmente eccitanti.

La osservo stringere il volante tra le mani.

Sono così belle e curate, adornate da spessi anelli di metallo.

Distolgo lo sguardo dai gioielli, per evitare di.. pensare a Jess.

Assomigliano tanto ai suoi anelli.

Mi torna in mente una delle ultime notte che passammo insieme.

 

Era gennaio, poco prima della festa di Joe.

Né io né Jess riuscivamo a dormire, eravamo sole nella stanza.

I nostri corpi erano nudi, avevamo da poco finito di fare l'amore.

Nella stanza era calato il silenzio già da un po', si riusciva quasi a percepire i battiti dei nostri cuori.

Le stavo accarezzando le mani, giocando con i suoi anelli.

Lei ad un certo punto se ne tolse uno, e mi prese la mano.

Senza dire una parola me lo mise.

Il mio cuore perse un battito mentre la osservavo fare quel gesto così intimo ed importante.

Per un attimo mi immaginai io e lei all'altare.

"Un giorno saremo davanti ad un altare, ti metterò un anello al dito. Passeremo il resto della vita insieme. Ti amo così tanto" mi disse.

Io con gli occhi lucidi non riuscì a rispondere. Le emozioni di quel momento mi bloccarono la voce in gola.

 

Scuoto la testa.

Guardo Regan guidare l'auto sportiva su cui siamo sedute, una mano tiene il volante, l'altra è appoggiata al bracciolo che divide i nostri sedili.

Ha lo sguardo fisso davanti a sé, la mascella è rigida, mettendola ancora più in risalto.

Penso a quanto siano cambiate le cose da quella notte.

Ripenso alla partenza di Jess, a quante belle parole buttate all'aria.

Ai nostri piani, ai nostri sogni, portati via per sempre da quel giorno alla baita.

Poi guardo Regan, che in confronto a Jess mi sembra così estranea.

Ancora non mi capacito di tutto questo.

Lo stomaco mi si chiude, sento una strana sensazione appesantirmi il petto.

"Accosta" sussurro guardando la strada libera davanti a noi.

Sull'autostrada non c'è nessuno, ma si riempirà a breve.

I pendolari si riverseranno per le strade, direzione casa.

Non abbiamo molto tempo.

"Cosa?" chiede confusa

"Accosta alla prima piazzola"

"Devi vomitare?" chiede preoccupata "I sedili sono in pelle, l'ho appena lavata"

"Accosta questa cazzo di macchina" ringhio ancora.

Alla prima piazzola si ferma. Non le do nemmeno il tempo di replicare, mi alzo dal mio posto e faticosamente mi metto a cavalcioni su di lei.

Fortunatamente la macchina è spaziosa, agevolandomi la manovra.

Lei rimane sbigottita, appoggia le mani sui miei fianchi.

"Sarah.." cerca di tenermi, ma io mi sono già fiondata sul suo collo.

La bacio, le tocco il seno.

Ho solo bisogno di dimenticare il suo anello nella mia mano.

Ho solo bisogno di dimenticare le sensazioni che provai nel vederla mettere quel fottuto anello al mio dito.

Ho solo bisogno di non pensare.

"Stai zitta" mugolo contro la sua bocca.

La bacio e lei dopo alcuni tentennamenti cede.

La sua lingua mi cerca, mi stringe il sedere mentre mi bacia con passione.

In un attimo voglio solo una cosa: voglio sentirla, voglio che tocchi il mio corpo.

Porto la sua mano in mezzo alle mie gambe, lascio che faccia di me quel che vuole.

Non mi importa di nulla.

Non mi importa se siamo su un'auto ferma in autostrada.

Non mi importa di essere per lei solo un corpo, perché anche lei per me è solo fonte di piacere.

Lascio che il suo tocco calmi i miei nervi tesi, finchè non mi abbandono sopra di lei, liberata da tutta la nostalgia che mi impediva di respirare.

"Che diavolo ti è preso?" mi guarda, ancora confusa

"Nulla, ho solo anticipato i tempi" alzo le spalle, tornando a sedermi al mio posto.

"E cosa dovrei fare ora? Riportarti al campus? Siamo partite da appena dieci minuti"

"Non ho detto di aver finito" lei sorride, mentre con una salvietta si pulisce le mani

"Posso rimettere in moto l'auto?" mi chiede divertita

"Sì, penso di poter resistere fino al lussuoso hotel dove hai deciso di portarmi oggi"

"Lo scopriremo" guarda languida il mio corpo, prima di ripartire.

Si rimette in marcia, mentre ripenso a ciò che è successo poco fa.

Se potessi parlare con la Sarah di un anno fa e potessi raccontarle tutto questo riderebbe di gusto.

Chi l'avrebbe mai detto che sarei arrivata a tanto.

Il senso di inquietudine è stato momentaneamente sostituito, sono appagata e rilassata.

Quanto è realmente sano tutto questo?

Forse per nulla, ma mi va bene così.

Attualmente qualsiasi cosa riesca a farmi dimenticare, anche solo temporaneamente, i miei demoni va bene.

Rimaniamo in silenzio per tutto il viaggio, mentre ci allontaniamo da Statute Village.

Non mi interessa nemmeno sapere dove stiamo andando.

 

 

Quando mi sveglio ovviamente sono sola nel letto.

Regan non c'è, ma sento il rumore dell'acqua che scorre nella doccia.

Non appena arrivate in hotel, Regan si è accanita ancora sul mio corpo, prima che io mi addormentassi distrutta.

Guardo l'ora, sono le 21.

Beth si starà chiedendo dove io sia finita.

Quando prendo il telefono, infatti, trovo un paio di messaggi preoccupati di Beth

19.50 | Non mi avevi detto che avresti tardato così tanto |

20.35 | Sarah, stai bene? |

Prima che possa chiamarmi la rispondo velocemente

21.02 | Scusami Beth, mi sono fermata con mio fratello a fare delle commissioni e poi mi ha incastrata con una cena a casa. Non ti preoccupare torno per dormire |

Blocco il telefono, lanciandolo accanto a me.

Osservo la bianca e pallida stanza in cui sono sdraiata: è enorme.

Il letto è posto proprio al centro della stanza,come se fosse il perno centrale di questo meraviglioso posto.

L'enorme materasso tondo è decisamente più grande di qualsiasi altro letto abbia mai visto.

Dietro la testiera in pelle del letto, una porta si affaccia su un enorme armadio.

È più grande della mia camera al campus.

Davanti, invece, nell'angolo della stanza, è posizionata una grossa vasca idromassaggio.

Ancora non posso crederci che esista tutto questo lusso.

Butto la testa sul cuscino. Sono talmente rilassata che quasi fatico a tirarmi alzarmi.

Nella mia mente si ripetono le immagini di ciò che è successo nelle ore precedenti: lei sotto di me che lecca il centro del mio corpo, lei avida che sfiora le parti sensibili del mio corpo.

Quando sto con lei è come mi rinchiudessi in una bolla.

"Buongiorno principessa" esce dal bagno con l'asciugamano indosso, i lunghi capelli bagnati le cadono sulle spalle

"È molto che stavo dormendo?" chiedo, stiracchiandomi

"No non molto. Dovresti davvero scopare di più" mi osserva

"Grazie, sono a posto così"

"Certo che ora sei apposto" sorride soddisfatta

Alzo gli occhi al cielo.

"Dovrei farmi una doccia anche io" mi alzo a sedere, il mio corpo è seminudo

"La doccia è ottima per scopare" mi osserva languida

"Regan ti prego, lasciami un po' di tregua" scuoto la testa.

Il mio corpo è stremato, a metà tra volerne ancora e ripudiare qualsiasi altro tipo di contatto.

Mi alzo da letto, ma prima di allontanarmi infilo i pantaloni.

Non voglio che veda i segni sul mio corpo più del dovuto.

Raggiungo così il bagno: anche questa stanza è enorme, completamente in marmo bianco dalle striature nere.

La doccia è davvero grande, starci in quattro non sarebbe affatto un problema

"Te l'ho detto, è ottima per.. " Regan compare dietro di me

"Esci" la caccio via, prima di chiudermi la porta alle spalle.

Tiro un sospiro profondo.

Mi sento così del bagno trasuda ricchezza.

Accarezzo le lisce pareti, la mia mano quasi brucia a contatto con il marmo umido.

Le mie dita lasciano lunghi disegni mentre accarezzo le pareti bagnate di condensa.

Pulisco lo specchio e la persona che vedo riflessa non la riconosco nemmeno.

Vedo una Sarah diversa, una Sarah che mai avrei pensato di rivedere.

Mi prendo del tempo per me stessa, facendomi una lunga doccia rilassante.

Quando esco dal bagno sono quasi le dieci.

"Dobbiamo tornare al campus, tua sorella si è già preoccupata per il fatto che non mi abbia vista rientrare per cena"

"Quindi tu sei la coinquilina di Beth" si passa la mano sotto al mento "Come ti sembra?"

"Che domanda è?" chiedo confusa

"Non siamo mai andate particolarmente d'accordo. Forse a causa della differenza d'età, o forse perché ha da sempre accontentato mamma e papà in tutto e per tutto" alza le spalle

"È una persona meravigliosa. È gentile, premurosa, un'ottima amica"

"Il mio esatto opposto"

"Sì decisamente" annuisco

"Ho altre qualità" si lecca le labbra

Alzo gli occhi al cielo.

Raduno le mie cose e seguo Regan verso la hall dell'hotel.

"Ti accompagnerà al campus un mio autista di fiducia" indica una vistosa auto nera posteggiata proprio davanti all'entrata dell'hotel

"D'accordo" annuisco

"Ci si vede" mi osserva ancora una volta languida, prima di tornare verso la stanza

"Stronza" sussurro, mentre mi avvicino alla lussuosa auto nera dalla marca a me sconosciuta.

Saluto l'autista che gentilmente mi apre la portiera.

Salgo sull'auto, che più che una macchina sembra un salotto in miniatura. A dividere il sedile di destra da quella di sinistra un bracciolo con due porta bicchieri.

Una bottiglia di vino è appoggiata dentro il bracciolo, due calici sono contenuti nel porta bicchieri.

Ci sono anche due cioccolatini.

So che ti piace il cioccolato svizzero.. ;)

Osservo il bigliettino scritto da Regan.

Sorrido al ricordo della prima notte che passammo insieme.

"Non posso crederci" sussurro meravigliata, guardandomi attorno.

L'autista si mette alla guida, senza dire una parola.

È un ragazzo giovane. I capelli sono neri, gli occhi verdi. La barba spessa gli copre il viso, in modo incredibilmente ordinato.

Alla vista sembra anche così morbida, mi verrebbe voglia di accarezzarla

"Può reclinare i sedili se lo desidera" mi informa il bel ragazzo dagli occhi verdi, osservandomi dallo specchietto

"Oh grazie, va bene così" mi siedo ed allaccio la cintura.

Mangio soddisfatta i due cioccolatini e lascio perdere la bottiglia di vino.

Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio, l'unico rumore che riempie l'abitacolo è il tintinnio dei bicchieri nel bracciolo.

Ancora fatico a credere di star vivendo tutto questo.

Chissà cosa penserebbe.. Lei.

Scuoto la testa, per evitare di ritrovarmi in quel loop infernale in cui sono finita questo pomeriggio.

Mi abbandono semplicemente sul sedile, cullata dai dolci movimenti dell'auto.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventiquattro ***


Pov. Sarah

Oggi al bar di Danissa c'è molta gente.

Sono qui da un paio d'ore e non ho avuto un attimo di respiro.

La gente va e viene, lasciando dietro di sé disordine e disastri.

Sbuffo pulendo l'ennesimo tavolo sporco di caffè.

Jennifer, come me, non si è fermata un attimo se non per fumare una sigaretta per distendere i nervi.

"Con il freddo è sempre un delirio" sospira "Le gente vuole comunque uscire, e cosa fa? Si chiude in un bar ovviamente" sciacqua i bicchieri nel lavandino prima di metterli in lavastoviglie

"Già, è incredibile quanta gente sia passata di qua oggi" mi guardo intorno, osservando i tavoli che per la maggior parte sono pieni.

Anche Danissa è occupata a servire i tavoli e prendere le ordinazioni.

In giornate come queste le mie forze e quelle di Jennifer non bastano.

Osservo di sottecchi Jennifer guardare ammaliata Danissa preparare un cocktail, per poi portarlo ad un cliente.

"È bella eh?" chiedo nell'unico momento di libertà che riesco a ritagliarmi in questo pomeriggio d'inferno

"Eh? Cosa?" arrossisce Jennifer

"Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me" le sorrido

"Io.. sono così imbarazzata" si porta le mani in viso "Si nota molto?" si volta preoccupata a guardarmi

"Diciamo che è facilmente intuibile" scoppio a ridere, ma lei non fa altrettanto "Posso darti una mano con lei, se vuoi"

"Oh no" scuote la testa "È il mio capo, non voglio che si creino situazioni.. Sconvenienti" incrocia le braccia al petto

"Questo è comprensibile" annuisco senza continuare il discorso.

So che Jennifer ha ragione.

Sarebbe eticamente scorretto, ma chi sono io per giudicare? Scopo con la persona meno umana sulla faccia della terra.

Controllo il telefono, per assicurarmi che non ci siano messaggi.

Penso sinceramente che Jennifer e Danissa potrebbero formare una bella coppia.

Jennifer è una brava ragazza.

Per certi versi mi ricorda un po' Sasha, la ex di Danissa.

In comune hanno lo stesso modo gentile di porsi con le persone, lo stesso modo gentile di ascoltarti.

Inoltre Jennifer ha una splendida bambina e Danissa ama i bambini. Potrebbe davvero essere per la piccola Evelyn un punto di riferimento.

Forse potrei metterci una buona parola, no?

 

 

"Grazie per il passaggio, dovrei decisamente comprarmi un'auto" rido, voltandomi verso Danissa

"Nessun problema, per tutto quello che fai per il bar questo è altro" sospira, appoggiandomi una mano sulla coscia.

"Che ne pensi di.. Jennifer?" mi volto a guardarla

"Hum?" chiede confusa

"Sì di Jennifer, la ragazza del bar"

"Cosa vuol dire che penso di lei? È un'ottima dipendente, la migliore forse con cui io abbia mai lavorato"

"E basta?"

"Dove vuoi andare a parare Sarah?"

"Da nessuna parte" alzo le spalle "Chiedo solamente. Pour parler"

Lei si volta a guardarmi, stringendo gli occhi a fessura

"Non starai davvero cercando di piazzarmi con la mia dipendente?" alza un sopracciglio

"Assolutamente no" scuoto la testa "Sei grande e vaccinata per fare le cose da sola" mi volto a guardare fuori e lei non continua nemmeno il discorso.

Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio ma va bene così, perché so che in fondo sta ragionando sulle mie parole.

Una volta arrivata al campus ed aver salutato Dan raggiungo la mia stanza.

L'unica cosa che voglio è farmi una fottuta doccia, per togliermi di dosso i resti di questo pomeriggio infinito.

Saluto Beth, intenta a leggere un libro sdraiata sul letto.

Le racconto a grandi linee com'è andata la giornata e lei fa lo stesso.

L'umore sembra migliorato, anche se in fondo so che continua ad essere incazzata per la storia dei suoi genitori.

Come darle torto.

Dopo aver radunato tutti gli shampoo, balsami e bagnoschiuma raggiungo il bagno concedendomi una lunga doccia calda.

In pochi minuti all'interno della piccola doccia si crea un ambiente quasi torrido, come se fossi dentro ad una sauna.

Il calore sale, creando piccole nubi sopra la mia testa.

L'acqua bollente scorre sul mio corpo, sciogliendo i nervi tesi.

Quando esco mi sento rinata.

Il mio corpo è decisamente più rilassato, mi sembra quasi di essere più leggera.

Mi passo l'asciugamano nei capelli, per togliere l'umidità in eccesso e poi torno in camera.

Beth non c'è.

Ne approfitto per sistemare tutte le mie cose. Rimetto a posto tutti i miei shampoo e metto e lavare i vestiti della giornata.

La stanza è incredibilmente silenziosa, così decido di accendere la radio.

Canticchio distrattamente le canzoni che vengono riprodotte, mentre riordino la stanza.

In un attimo di distrazione un boccetta di smalto mal chiusa mi cade addosso, macchiandomi la maglietta

"Merda" esclamo togliendomela subito.

Rimango così seminuda. Corro verso il bagno, per provare a pulire la macchia colorata, ma finisco solo per peggiorare la situazione.

Dopo vani tentativi di pulire il disastro combinato decide semplicemente di mettere a lavare la maglietta.

Quando esco dal bagno non riesco a trattenere un urlo

"Cazzo!"

"Ciao anche a te" Regan mi sorride, sorpresa di vedermi semi nuda davanti a lei "Mi stavi aspettando?" mi sorride languida avvicinandosi a me

"Che cazzo ci fai qui?" urlo, coprendomi il petto

"Davvero? Ti copri?" scoppia a ridere, spostandomi delicatamente le braccia.

Cerco di riportarle sul petto, ma lei mi blocca.

Sorride, desiderosa del mio corpo.

Si abbassa fino al mio collo, cominciando a baciarlo.

Cerco di rimanere concentrata ma la sua bocca su di me mi manda fuori di testa.

"Regan" ansimo

"Zitta" ringhia contro il mio collo.

Se fino a qualche mese fa quel tono così autoritario mi avrebbe spaventata, ora provoca in me sensazioni contrastanti.

Sento diffondersi in me il desiderio.

"Beth tornerà a breve" ansimo ancora

"Non ti preoccupare" sorride, spingendomi verso il bagno.

Mi abbandono a lei, lascio che faccia di me ciò che vuole.

Mi spinge dietro la porta del bagno, contro il muro.

Mi irrigidisco, lei lo nota

"Tutto okay?" mi chiede

"Io.." abbasso lo sguardo. Tiro un lungo sospiro "Sì tutto bene" annuisco

Lei si avvicina cautamente a me, ed infila una mano nei miei pantaloni.

Non riesco a trattenere lo stupore mentre lei muove la sua mano sul mio corpo.

Lo stomaco mi si chiude.

Sento Beth rientrare in camera, insieme a MaryJ.

Spingo Regan lontano da me, ma lei mi blocca.

Mi mette una mano sulla bocca, poi si avvicina al mio orecchio

"Vediamo se riesco a farti venire anche da muta" mi morde l'orecchio, lecca il mio collo.

Mi sento svenire, travolta da tutte quelle emozioni.

Mi preme la mano sulla bocca, e ciò mi manda in estasi.

"Ma dove sarà Regan?" sento Beth parlare "Eppure l'avevo lasciata qui quando sono venuta a prenderti"

La sento avvicinarsi al bagno, il mio cuore perde un battito.

Regan comunque continua a muovere la sua mano su di me, e sento di essere vicina al culmine.

La muove sempre più velocemente, sempre più intensamente. Fatico a starle dietro.

Sento Beth affacciarsi in bagno.

Regan diminuisce il movimento della mano, ma continua a premere il centro del mio corpo.

Appoggia la fronte sulla mia, mentre l'altra mano è ancora premuta sulla mia bocca.

Poco dopo Beth lascia la camera, chiudendo la porta a chiave.

Regan riprende il suo movimento velocemente e dopo pochi secondi le mie gambe cedono.

Mi sorregge con un braccio, mentre lentamente mi lascio andare.

È stata l'esperienza più intensa della mia vita.

Non l'avevo mai fatto, e nemmeno pensavo avrei mai fatto una cosa del genere.

Non lo pensavo prima, né tanto meno dopo Dwight.

Eppure è successo.

"Wow" sospiro, appoggiandomi al muro "È stato così.. intenso"

"Non l'avevi mai fatto?" mi guarda stupita

"La tua faccia sbalordita mi disgusta" le rispondo "tu l'avevi già fatto?"

"Parecchie volte anche" alza le spalle "Non hai idea di cosa siano disposte a fare certe ragazze quando la situazione può essere.. pericolosa" si perde un attimo a pensare a Dio solo sa a cosa

"Sei disgustosa" scuoto la testa e lascio il bagno "Fammi capire, tu sei venuta qua per questo?" mi rimetto una maglia, prima che possa entrare qualcuno

"No in realtà no, sono venuta qui per parlare con mia sorella. Anzi sarà meglio che la raggiunga, mi sta chiamando proprio ora" guarda lo schermo del suo cellulare iper costoso

"D'accordo" annuisco, sdraiandomi sul letto

"Vuoi provocarmi?" mi sorride languida, avvicinandosi a me

"Regan, non credo di essere in grado di reggere un altro round al momento" l'allontano "E poi tua sorella ti sta aspettando"

"Posso sempre passare dopo a prendermi il secondo" mi bacia ancora una volta il collo, confondendomi "Ciao Sarah"

Non faccio in tempo a rispondere che si è già chiusa la porta alle spalle.

Rimango paralizzata sul letto, il mio corpo ancora desideroso del suo tocco, anche se esausto.

Perché questo è l'effetto di Regan McFinin.

Lei crea dipendenza.

La testa mi gira, sono terribilmente confusa. Ciò che è successo supera di gran lunga qualsiasi aspettativa io potessi avere su me stessa.

Prima il sesso in macchina sull'autostrada, ora questo.

Chi diavolo è questa nuova Sarah?

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Capitolo 25
*** Capitolo Venticinque ***


Pov. Sarah

Quando mi sveglio, è mattino inoltrato.

La settimana passata è stata particolarmente pesante, così ho approfittato di questa mattinata libera per recuperare un po' di energie perse.

Il letto di Beth è vuoto, ma semidisfatto, dunque sono state qui stanotte.

Ieri sera non avevo molta voglia di uscire, così mentre i miei amici sono andati a divertirsi in centro, io mi sono guardata - se così si può definire - un film tranquilla prima di addormentarmi.

Non le ho nemmeno sentite rientrare stanotte.

Fuori è incredibilmente buio per essere quasi ora di pranzo. Spesse nubi coprono il cielo, creando una tipica atmosfera invernale.

Do un'occhiata al telefono, ma trovo solo i messaggi dal gruppo dei ragazzi.

Lo lancio accanto a me, e mi copro il viso con il braccio.

Stasera i ragazzi vogliono andare ad una festa in un club in centro.

Mi hanno letteralmente pregata di andare con loro, visto che questa sarà l'ultima serata tutti insieme prima delle vacanze natalizie.

A breve tornerò a casa, molti dei miei amici partiranno già questa settimana.

Così ho accettato.

Mi alzo svogliatamente dal letto e noto una sacchettino bianco sulla mia scrivania.

Una scritta campeggia sulla carta bianca:

Siamo andate a far colazione ed abbiamo pensato potesse farti piacere. B&MJ

Sorrido.

Scrivo un messaggio alle ragazze per ringraziarle e mi porto alla bocca la grossa brioches al cioccolato.

Lascio la brioches riempia il vuoto che ho nello stomaco, poi raggiungo il bagno per lavarmi il viso.

Ancora mi fa effetto entrare qui. I ricordi di ciò che è successo con Regan sono ancora vividi nella mia mente, così com'è viva la sensazione di disagio mista a piacere provocata dalla sua mano premuta contro la mia bocca.

Non l'ho più sentita da allora. Sono passati un paio di giorni, ma lei è fatta così.

Ma va bene lo stesso.

Alla fine il nostro accordo si riduce semplicemente a questo.

Lei che mi scopa, io che mi faccio scopare.

Fine.

Raggiungo la camera da letto e tiro fuori il libro di filosofia.

Sottolineo distrattamente i due capitoli per il compito di lunedì e comincio a riportare tutto in sintetici schemi, per aiutarmi a studiare.

Passo così un paio d'ore, cercando di assimilare più possibile i concetti, ben certa che domani non riuscirò a studiare.

Tra un paragrafo e l'altro mi concedo una pausa, osservando distrattamente la dashboard di instagram.

Come primo post, mi compare una foto di Luna e Jackie.

È una foto rubata di un attimo privato. Jackie è vicino all'orecchio di Luna, lei sta ridendo.

Sono così belli.

Chissà se è stata Lei a scattare quella foto.

Metto mi piace e do una rapida occhiata alle altre persone che l'hanno fatto prima di me.

Lei ovviamente non c'è.

Da quando è andata via mesi fa il suo profilo è inattivo.

Non ha più postato nulla, né un post né una storia.

L'ultima foto che troneggia sul suo profilo è una nostra foto insieme.

Eravamo nella sua stanza, sedute sul suo letto. Ci eravamo alzate da poco, avevo preso il telefono in mano e avevo scattato questa foto.

Lei era distratta, ma semplicemente bellissima.

La pubblicò il giorno stesso, come descrizione solo un cuore bianco.

Da allora più nulla.

Non ha nemmeno più messo mi piace ai miei post, o visto le mie storie.

Semplicemente sparita.

Sospiro.

15.58 | Che fai stasera? |

È Regan a scrivermi.

16.00 | Sono in un club in centro con i miei amici |

16.01 | Ci vediamo? |

16.01 | Ci sarà anche Beth, non posso farlo |

Blocco il telefono.

Anche volendo, non potrei vedermi con lei. Quale scusa potrei usare con i miei amici? La scusa di Danissa non potrà reggere ancora per molto.

E poi Beth sarà con noi. Cosa potrebbe mai dirmi se mi vedesse con lei? Si arrabbierebbe?

16.25 | Lascia fare a me | Mi risponde semplicemente Regan.

Decido di non rispondere.

Provo invano a studiare ancora, ma non ci riesco.

Tra la foto di Luna e Jackie e l'idea di vedere Regan, la mia testa non riesce a concentrarsi.

Chiudo il libro.

Decido di concedermi una lunga doccia bollente, così da potermi rilassare.

Tolgo qualche pelo superfluo e utilizzo uno scrub corpo.

Quando esco dalla doccia la mia pelle è incredibilmente vellutata.

Sospiro.

Chissà cos'ha in mente Regan.

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Capitolo 26
*** Capitolo Ventisei ***


Pov. Sarah

"Che dite? Questo o questo?" mi appoggio sul petto prima un maglione rosa, poi uno color bordeaux

"Direi quello bordeaux" annuisce Beth

"Concordo" annuisce MaryJ

"Grazie ragazze" sorrido, infilando il maglione

Come al solito sono sempre molto anonima.

Indosso un paio di jeans a vita alta, ed un maglione che rimane morbido, nascondendo le mie forme.

Infilo un grazioso paio di stivaletti non troppo alti e ripasso la matita sugli occhi.

Beth, come tutte le volte, prima di lasciare la stanza si spruzza mezza boccetta di profumo.

I ragazzi ci stanno aspettando fuori dalla nostra stanza, impazienti di raggiungere il club.

"Era ora ragazze! Solitamente sono io quella lenta!" urla Laureen correndoci incontro "Forza! Non vedo l'ora di arrivare il club!" batte le mani entusiasta

Ci salutiamo con tutti gli altri e ci smistiamo nella macchine, così da raggiungere più velocemente il locale.

Fuori piove leggermente, il freddo è terribilmente intenso.

Osservo il mondo scorrere fuori. Le gocce di pioggia sul finestrino rendono tutto meno nitido.

Una strana sensazione mi chiude lo stomaco.

Regan non si è più fatta sentire da questo pomeriggio, un velo di delusione mi appesantisce il petto.

Avrà già cambiato idea? Forse si è resa conto di quanto tutto questo possa essere rischioso.

Scuoto la testa.

Non mi interessa entrare nella sua testa, né tanto meno sforzarmi di capire i suoi comportamenti.

Dopo circa una decina di minuti siamo dentro il locale.

Corpi ammassati ballano al centro della pista da ballo.

Vi sono già coppie appartate negli angoli più nascosti.

Il bar ovviamente è pieno di gente in attesa di ricevere il suo drink.

I ragazzi, insieme a Beth, si offrono di andarci a prendere da bere mentre noi ragazze raggiungiamo un tavolo libero.

Una volta sedute ci guardiamo curiosamente intorno

"Se fossimo state single, ragazze qui avremmo rimorchiato di brutto!" esclama Laureen "Oh scusami Sarah" si copre la bocca mortificata

"Grazie della considerazione" la prendo scherzosamente in giro "Ma hai proprio ragione, qui è un ottimo posto per rimorchiare"

"Lo farai?" MaryJ si volta a guardarmi, quasi speranzosa

"Non ho detto questo" rido.

Fortunatamente Marie cambia discorso.

La guardo ringraziandola con lo sguardo, lei semplicemente mi sorride.

Comincia così a raccontarci della festa a sorpresa che vorrebbe organizzare per i diciotto anni di suo fratello.

In un attimo ci troviamo tutte coinvolte nella conversazione, cercando di aiutarla il più possibile.

Dopo pochi minuti i ragazzi ci raggiungono al tavolo, porgendoci i drink

"Tieni" Dj mi porge il mio, dedicandomi un rapido sguardo

"Grazie" gli sorrido debolmente.

Dopo la discussione avuta sulla mia iscrizione a Tinder, non abbiamo più parlato.

Lui ha preso le distanze da me, forse definitivamente rassegnato al fatto che tra di noi non potrà mai esserci nulla.

Io gli ho lasciato i suoi spazi.

Sorseggio il mio gin tonic, lasciando che l'alcool mi rilassi.

"Andiamo a ballare?" mi chiede Laureen

Annuisco sorridendo e lascio il drink sul tavolo.

I ragazzi rimangono seduti, mentre noi ragazze raggiungiamo la pista ballo.

Non ci allontaniamo molto, con gran sollievo di tutti i fidanzati.

Cominciamo ad ondeggiare a tempo di musica, ballando anche in modo decisamente imbarazzante, ma non ci importa di nulla.

In un attimo ci siamo solo noi su quella pista da ballo, come se tutti intorno a noi fossero spariti.

Non penso più a nulla, se non a lasciarmi andare.

Mi agito, salto, ballo.

Mi diverto.

Quasi avevo dimenticato come ci si sentisse.

"Ehi, mi sembra di conoscerti" un ragazzo si avvicina a me, sorridendomi

"Hum?" mi volto confusa.

In un primo momento non riesco a riconoscerlo, ma dopo qualche secondo riesco a mettere a fuoco il suo viso

"Ma sì certo, Diego!" esclamo "Oddio, ciao" sorrido imbarazzata.

Diego è uno dei ragazzi conosciuti su Tinder.

Abbiamo parlato per qualche tempo, prima che io decidessi semplicemente di sparire.

Tra le persone che avevo conosciuto, lui era sicuramente la persona con cui preferivo parlare.

Gentile, educato ed anche dolce.

"Pensavo fossi sparita" mi deride teneramente

"Beh, in un certo senso è così" rido "Come stai?"

"Bene grazie, e tu? È stranissimo vederti di persona. Hai davvero le sembianze delle due foto che hai messo"

"Certo che sì" scoppio a ridere

"Che ne diresti di bere qualcosa.. insieme? Non l'abbiamo fatto prima, spero di essere ancora in tempo" ride imbarazzato

"Lo sei" sorrido

Mi volto verso Laureen per avvisarla, promettendole di non allontanarmi dal club.

Lei, così come le ragazze, mi osservano andar via e per quanto io possa allontanarmi mi sembra sempre di sentire i loro occhi addosso.

Diego è un ragazzo di origini italiane, trasferito qui per motivi di lavoro di suo papà.

Frequenta giurisprudenza, non molto lontano da Statute Village.

È alto una ventina di centimetri in più di me, i capelli sono rossicci, gli occhi verdi come non li avevo mai visti.

Mi sono sempre trovata bene a parlare con lui, mi ha rubato anche più di un sorriso.

Forse.. il fatto di esserci incontrati proprio qui, significa qualcosa?

"Allora che ti è successo? Davvero mi hai fatto ghosting?" si volta verso di me, una volta raggiunto un angolo un po' appartato

"Ti chiedo scusa" rido "Mi aveva un po' stancato quel mondo" alzo le spalle

"Non mi hai nemmeno dato il tempo di lasciarti il mio numero, per poterti contattare al di fuori di Tinder"

"Lo so, sono proprio stata una stronza" scoppiamo a ridere.

Cominciamo a parlare, proprio come facevamo per messaggio.

Diego è una di quelle persone che riesce a metterti a proprio agio, semplicemente essendo sé stesso.

La sua espressione dolce mi mette sicurezza.

Ci mettiamo a parlare come se fossimo due amici di lunga data che non si vedono da tempo, e questa cosa un po' mi destabilizza.

Mi racconta di come sia stato questo mese, di cosa sia cambiato.

Lo ascolto volentieri, mentre finisco il mio gin tonic

"Vuoi andare a prendere altro?" mi chiede

"Oh no, grazie. Sto bene così" gli sorrido

"Che dici, posso lasciarti il mio numero? O rischio di beccarmi il secondo ghosting?"

"Penso che tu possa lasciarmelo, sì" rido "Sulla seconda però non ti assicuro nulla"

"Correrò il rischio allora" mi prende il cellulare e digita il suo numero di telefono, per poi chiamarsi

"Così anche io ho il tuo. Sai, nel caso ti dimenticassi di scrivermi" scoppio a ridere.

La nostra conversazione viene interrotta dal mio telefono che suona.

Sullo schermo compare il nome di Regan

"Regan?" chiedo confusa ma allo stesso tempo non riesco a trattenere un sorriso

"Ascoltami, dovrai dire questo ai tuoi amici: tuo fratello ti ha chiamata ed ha bisogno del tuo aiuto per risolvere una questione con un suo amico"

"Come fai a sapere che ho un fratello?"

"Non mi sembra importante questo ora. Se lo fai, io ti sto aspettando qui fuori"

"Spero che tu non sia qui con i tuoi soliti suv estremamente vistosi"

"Ti vuoi muovere? Oppure devo trovarmi qualcun altro stasera?"

"Stronza" ringhio, ma lei butta giù la chiamata.

Non riesco a capire come faccia a sapere che io abbia un fratello.

Sono più che sicura di non averglielo detto, perché non abbiamo mai parlato di noi.

Lei non hai mai chiesto nulla di me, così come io non ho mai chiesto nulla di lei.

Tutto quello che so lo so per vie traverse.

Forse anche lei lo avrà saputo da sua sorella.

Scuoto la testa

"Diego, devo andare mi dispiace. Stavolta però ho il tuo numero salvato"

"Non dimenticare di usarlo allora" mi sorride "Buona serata Sarah"

"Ciao Diego" lo saluto e raggiungo gli altri.

Spiego velocemente ai ragazzi il finto motivo per cui io debba lasciare il locale.

Non fanno troppe domande, dunque ho tempo fino a domani per inventare una storia che stia in piedi.

Saluto tutti e raggiungo l'uscita.

Davanti all'uscita del locale è parcheggiata solo una piccola utilitaria nera.

Troppo piccola ed anonima per essere sua.

Comincio allora a guardarmi intorno, sicura di trovare parcheggiato da qualche parte un suv dalle dimensioni decisamente esagerate.

Invece dalla piccola auto nera parte il clacson. Mi volto verso la macchina e dentro vedo Regan, piuttosto scocciata, guardarmi.

"Non mi aspettavo di vederti arrivare con una macchina del genere"

"Non sapevo chi ti avrebbe accompagnato fino a qui. Se fossi venuta con una delle mie macchine mia sorella mi avrebbe riconosciuta subito"

"Ottimo" annuisco

"Posso arrivare fino in hotel o anche questa volta mi salterai addosso a metà strada?" sorride, continuando a tenere gli occhi sulla strada

"Non sei simpatica" ribatto "Poi tranquillamente arrivare fino in hotel ed anche oltre se continui a tenere questo comportamento"

Scoppia a ridere poi cala il silenzio.

Come al solito non parliamo molto, l'essere colloquiale non è di certo una sua caratteristica.

Meglio così, unire sesso ed amicizia non è mai una buona cosa.

L'ho constatato con Jace.

Una volta arrivate a destinazione, mi guardo meravigliata attorno.

Anche questa volta non ha badato a spese.

Quando entriamo nella suite, situata all'ultimo piano dell'hotel, rimango senza fiato.

Il balcone della camera si affaccia su tutta Statue Village, regalando una vista meravigliosa della città.

L'hotel nonostante non sia molto alto, regala una vista meravigliosa su tutta la città.

Si riesce ad intravedere Baver street, illuminata da luci di ogni colore.

Si vede anche la piazza centrale, dove solitamente è allestito il Luna Park.

"È bellissimo" sussurro

"Già, per quanto sia piccola questa città, ha il suo fascino" Regan si appoggia alla ringhiera del balcone, guardando davanti a sé.

Rimaniamo in silenzio qualche minuto, ad osservare il panorama.

La città è davvero piccola, non si estende molto oltre il centro città, ma si sviluppa in un modo incredibilmente ordinato.

Gli isolati sono perfettamente divisi in quadrati ordinati da lunghe strade. File infinite di lampioni rendono la città un enorme lucciola colorata in mezzo alle montagne.

Rimango semplicemente senza parole osservando quanto sia bella.

Rientriamo dopo qualche minuto, a causa del freddo intenso.

Regan mi osserva, i suoi occhi esplorano il mio corpo

"Cosa c'è?" chiedo imbarazzata

"Nulla, guardo solo ciò che sto per aver su quel fottuto divano" si avvicina a me.

Mi manca il respiro per un attimo.

Sfiora le mie labbra con le sue, lentamente mi tira a sé, avvicinandosi al divano.

Sento lo stomaco chiudersi mentre osservo Regan sedersi sul divano, dandomi la possibilità di sedermi a cavalcioni su di lei.

Così assecondo le sue volontà.

Lei mi stringe il sedere, mentre mi bacia il collo.

In pochi secondi comincio ad ansimare, sento il desiderio diffondersi in ogni parte del mio corpo.

Lascio che mi tolga il maglione e rimane sorpresa nel notare che io non porti il reggiseno

"Mi piace quando ti fai trovare già pronta, anche se mi togli il divertimento di spogliarti" sussurra al mio orecchio.

Sento i brividi comparire sulla mia pelle.

Si porta il capezzolo alla bocca. Lo lecca, lo succhia avidamente.

La stringo la testa e la spingo contro di me, quasi volessi sentire più a fondo il suo contatto.

Poi capovolge la situazione. Mi fa sdraiare sotto di lei.

Mi bacia il corpo, partendo dal collo.

Scende giù, soffermandosi di più sul seno. Quando arriva ai jeans li apre e li fa scivolare lungo le gambe.

Indosso una semplice mutandina nera

"Sei la prima ragazza che conosco che non indossa un perizoma in queste situazioni"

"Non mi vedrai mai indosso un perizoma" rido

Ricordo ancora quando comprai il completino per Jess.

Fu un semplice completino in tinta unita, ma per me fu un passo enorme.

Dopo di quello non comprai più nulla.

Scuoto la testa e mi avvicino a Regan.

Le prendo il viso tra le mani. 

Ho bisogno di dimenticare.

La bacio intensamente, cercando disperatamente quella passione che solo lei sa sprigionare in me.

Ricambia il bacio, poi si abbassa.

Scende di nuovo giù, raggiungendo il centro del mio corpo.

Quello che è successo dopo è inimmaginabile. La sua lingua che si muove su di me è in grado di toccare i punti giusti, di sprigionare sensazioni che non credevo possibili.

Lascio che faccia di me ciò che vuole, che usi il mio corpo a suo piacimento.

È incredibile quali sensazioni riesca a provocarmi.

Mi lascio andare nella sua bocca, esausta.

"Come mi dai soddisfazioni tu, nessuna altra ragazza" mi deride Regan, leccandosi le labbra

"Vaffanculo" ringhio, stringendo le gambe.

Le si allontana, ma continua a guardare il mio corpo nudo steso sul divano.

Sorride, mordendosi il labbro.

Mi sento avvampare

"Mi passeresti i miei vestiti?" le chiedo, cercando di coprirmi il più possibile

"Nono" scuote la testa "Così sei già pronta per i prossimi round" 

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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisette ***


Pov. Sarah

Quando torno al campus trovo Beth ad aspettarmi.

“Buongiorno” mi sorride

“Ciao Beth” sorrido imbarazzata

“Pensi davvero di potermi fregare?” incrocia le braccia davanti al petto.

Sbianco.

“Di.. di che parli?” balbetto guardandomi intorno

“Guarda che l'ho capito”

Sento il cuore esplodermi nel petto.

Ha davvero capito tutto?

"Beth io.." comincio, ma lei mi blocca

“Ti stai vedendo con qualcuno, non è vero?”

Rimango per un momento senza fiato.

Dovrei dirle la verità? Sì Beth, mi sto vedendo con qualcuno. Più precisamente tua sorella.

No, non posso.

Poi sarebbe inutile sponsorizzare una cosa che non ha futuro, soprattutto contando la penale che sarei costretta a pagare se la notizia uscisse da queste quattro mura.

“Sì mi sto vedendo con una persona, ma niente di serio” abbasso lo sguardo.

Decido di optare per la strada della mezza verità. O meglio, dell’omissione.

Non è necessario che lei sappia chi sia questa persona.

“E ti piace questa persona?” mi chiede curiosa.

Sorrido. Dipende dai punti di vista.

Regan non è di certo il tipo di persona amichevole e colloquiale. Quando siamo insieme solitamente non parliamo molto.

È scortese e maleducata, oltre ad essere una persona assolutamente priva di interesse verso qualsiasi persona all’infuori di sé stessa.

Ma il modo in cui sfiora il mio corpo.. Quello sì che mi piace.

Mi manda fuori di testa il modo in cui la sua lingua sfiora i miei punti sensibili, come le sue mani stringono la pelle, senza esagerare mai.

Quasi come sapesse tutto.

Mi mordo il labbro

“Sì deduco ti piaccia” scoppia a ridere Beth

Il mio viso si colora di un rosa acceso.

“Quando ti sentirai di farmela conoscere, o anche solo di parlarmene sai dove trovarmi” mi abbraccia “Anche nel caso ti faccia del male” mi stringe il viso tra le mani, fissandomi con i suoi grandi occhi chiari.

Poi mi stringe di nuovo

“Grazie Beth” riesco solo a sussurrare, in preda ai sensi di colpa.

Mi sento una merda. Quello che sto facendo è terribilmente sbagliato e scorretto nei confronti di Beth.

Mi sento come una fottuta traditrice.

Dio che situazione di merda.

Forse dovrei prendere in considerazione di dire tutta la verità a Beth.

Parlandone prima con Regan, ovviamente. Deve essere d’accordo anche lei.

Scuoto la testa. So perfettamente che non sarà d’accordo.

Altrimenti non mi avrebbe fatto firmare quel fottuto accordo.

Ma Beth è.. Beth. Lei non tradirebbe mai il nostro segreto, lei è così leale.

A differenza mia.

Sospiro.

Mi sdraio sul letto, cercando di calmare quel senso di disagio che mi appesantisce il petto.

 

 

Le lezioni ormai sono terminate, molti dei miei amici partiranno oggi, altri nei prossimi giorni.

Io aspetterò fino a sabato per tornare a casa.

Visto che ormai le lezioni sono finite, passerò il resto della settimana al bar di Dan per darle una mano.

Mi stringo il grembiule in vita, in modo che non mi scivoli durante la giornata.

C’è più gente di quanto mi immaginassi in giro, molti sono carichi di buste colme di regali già impacchettati.

Sono tutti di fretta, infatti la maggior parte dei clienti si ferma giusto il tempo di un caffè ristoratore per poi ripartire verso il prossimo negozio.

Quest’anno sento meno l’atmosfera natalizia. Avverto di più l’atmosfera cupa dell’inverno che avanza.

Le giornate incredibilmente corte, scure, il freddo tagliente.

Mi muovo velocemente tra un cliente e l’altro, appuntando e preparando le commande richieste.

Il tempo passa più in fretta del previsto e senza nemmeno accorgermene più di metà giornata è passata.

Riusciamo a prendere una boccata d’ossigeno solo verso le metà pomeriggio, quando l’afflusso di gente sembra essersi interrotto.

“Tutto bene ragazze?” arriva Dan, porgendoci due bicchieri d'acqua

“Sì, un po’ stanche” annuisco.

Noto il viso di Jennifer arrossire un po’ non appena Dan le passa il bicchiere.

Dan le sorride, quasi imbarazzata.

Sorrido, portandomi il bicchiere d’acqua alla bocca, sicura che le mie parole abbiano in qualche modo aiutato quello che sta accadendo tra di loro.

Il nostro momento di pace viene interrotto dal tintinnio del campanello posto sopra l’entrata.

“Vado io” mi defilo subito, lasciandole sole le due ragazze.

Appena arrivo al bancone rimango spiazzata da chi mi trovo davanti

“Mi hai fatto firmare un accordo di riservatezza ed ora ti presenti al bar dove lavoro?” osservo Regan guardarsi intorno, in attesa che qualcuno la raggiunga

“Sono semplicemente passata a prendermi un caffè. Pensi davvero che io sia venuta qui per te?” ride

“Oh no, sono certa di no” mi volto verso la macchinetta piuttosto irritata.

Fottuta stronza.

Non che mi interessi che lei venga qui per me, non me ne frega un cazzo, ma è davvero una fottuta stronza.

“Ecco a te” le porgo il caffè

“Grazie” mi osserva da sopra la tazzina “Non ti sta male l’uniforme da cameriera”

Sto per ribattere, ma lei mi blocca prima

“Potrebbe tornarci utile in hotel” mi fa l’occhiolino.

Tutti gli insulti che avevo in mente si bloccano. Sento lo stomaco in subbuglio.

Dannazione, come fa ad essere sempre così fottutamente eccitante?

“D’accordo” annuisco solo allontanandomi da lei.

Raggiungo un paio di tavoli per sistemarli. Li raddrizzo, mettendoli in linea con i tavoli accanto.

Regan continua ad avere gli occhi puntati su di me.

“Oh cazzo” sento esclamare.

Quando mi volto, Dan è scioccata davanti a Regan.

Non riesco a trattenere una risata.

“Cosa?” Regan la guarda confusa

“Mia sorella ha praticamente un debole per te. Ti ammira tantissimo”

Anche se mi chiedo come sia possibile ammirare una persona come te.

“Non tutti sono come te” sembra quasi leggermi nel pensiero Regan.

Rimango senza parole

“Possiamo fare una foto insieme? Magari da appendere nel locale?” Dan quasi balbetta mentre espone la sua assurda richiesta

“Certo” lei sorride, contro ogni mia aspettativa “Scatti tu?” mi porge il telefono di Dan

“Certamente” annuisco.

Le nostri mani si sfiorano per un attimo. Un brivido mi percorre la schiena.

“Okay mettetevi in posa” balbetto, cercando di dimenticare il contatto con la sua pelle.

Regan mette un braccio sulla spalla di Dan e sorride.

Rimango senza fiato.

Ha un sorriso bellissimo, talmente perfetto da non sembrare reale.

Sono incantata mentre il mio dito scatta decine di foto.

Regan nota il mio sguardo su di lei e mi dedica uno dei suoi sorrisi più belli.

Sento le guance arrossarsi.

Scatto un numero indefinito di foto, distratta da Regan e dal suo essere così affascinante, poi restituisco il telefono a Dan.

“Se la fai sviluppare domani passo a firmarla, se ti va” aggiunge Regan.

Gli occhi di Dan si illuminano.

“Sì certamente, per domani sarà stampata e pronta per essere incorniciata. Ti ringrazio immensamente”

“Prego” sorride lei, lasciando sul bancone una banconota da dieci dollari “Tenete pure il resto. Ci vediamo domani allora”

Ci saluta prima di lasciare il locale.

“Oh cazzo!” urla Dan “Ho una fottuta foto con Regan McFinin!” salta per l'entusiasmo.

Io e Jennifer scoppiamo a ridere.

Dan si perde a guardare e riguardare le foto che ho scattato qualche minuto prima, isolandosi completamente

“Quella Regan non è niente male” mi sorride Jennifer

“Oh beh, nulla di che” arrossisco abbassando lo sguardo

“Le tue parole non sono coerenti con il linguaggio del tuo corpo” mi deride teneramente "È decisamente un personaggio affascinante"

“Sì probabile, non ci ho mai fatto caso" mento raggiungendo in cucina.

Mi avvicino alla finestra per prendere aria.

Non posso permettere che qualcuno scopra di noi, c’è troppo in ballo. O meglio, ci sono troppi soldi che non mi posso permettere di pagare, oltre alla carriera di Regan.

Inspiro profondamente.

Devo riuscire a controllare meglio le mie emozioni quando siamo in giro insieme. Ma come posso farlo quando si presenta al lavoro bella come lo era oggi? Con quel sorriso da togliere il fiato?

Dannazione.

A fine turno è Danissa a portarmi al campus.

Sono talmente esausta che fatico anche a lavarmi.

Decido di saltare la cena, farmi una rapida doccia e mettermi a letto.

Beth è in giro da questo pomeriggio con MaryJ per scegliere un vestito da mettere al galà di capodanno, così nel silenzio della nostra camera mi addormento esausta. 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo Ventotto ***


Pov. Sarah

Anche oggi la giornata al bar inizia presto.

Alle sette siamo già operativi.

Il locale è caldo, le brioches appena sfornate sprigionano calore in tutto il locale, avvolgendoci con un caldo tepore.

Il profumo mi invade le narici e la tentazione è troppo forte. Ne rubo una, gustandomi il sapore dolce del cioccolato.

Per la colazione arriva meno gente del previsto.

Tra le scuole chiuse per le vacanze natalizie e gli ultimi giorni di lavoro prima della chiusura di fine anno, le persone non hanno il tempo di passare per il bar.

Danissa arriva per metà mattinata, la sua bella foto con Regan contenuta in una cornice dalle dimensioni decisamente esagerate.

“Ciao ragazze” sorride fiera, il suo gioiello tra le mani

“Ciao Dan, non credi di aver esagerato un po’?” rido divertita

“No assolutamente no. Jen, trovi che sia esagerato?” si volta verso Jennifer mostrando la sua foto esageratamente grande

“Beh..”

“Non la mettere in difficoltà Dan. Sei il suo capo, non ti dirà mai che è esagerata” scoppiamo a ridere tutte insieme

“Però è bellissima, non è vero? Porterà un sacco di nuova gente”

“Se qualcuno oltre te la conosce probabilmente sì” rido

“Sarah, sei solo tu ad essere completamente fuori dal mondo. Tutti conoscono Regan McFinin, non è vero Jen?”

“Su questo posso darti ragione” annuisce lei, divertita.

Alzo gli occhi al cielo e raggiungo il ripostiglio. Data la tranquillità del momento decido di dare una pulita al pavimento, in attesa dei clienti che arriveranno per il pranzo.

Sento Dan e Jen parlare e ridere insieme, e non posso fare altro che sorridere.

Passo energicamente la scopa sul pavimento, raccogliendo quella poca polvere sfuggita all’aspirapolvere.

Verso l’ora di pranzo, il campanello d’ingresso comincia a suonare incessantemente.

Nel giro di una ventina di minuti arrivano circa una trentina di persone, tutte piuttosto trafelate. Comincio a prendere le comande, mentre in cucina avevano già cominciato a preparare qualcosa.

Passiamo così le due ore e mezza successive a correre tra un cliente e l’altro, preparando tramezzini e ripulendo i tavoli.

Arrivate verso primo pomeriggio, le persone iniziano lentamente e defluire, fino a ridursi a qualche sporadica rapida entrata.

Approfittiamo di un momento tranquillo per prendere un caffè tutte e tre insieme, in attesa dell’arrivo di Regan.

Dan è già in fibrillazione.

“Allora sabato torni a casa?” Mi chiede Dan

“Sì esatto, mamma non sta più nella pelle” scuoto la testa

“Lo so, è sempre felice quando torni a casa” mi sorride

“Anche io in fondo. Molto in fondo” scoppiamo a ridere

“E tu Jen? Come passerai le tue vacanze natalizie?”

“Starò qui con la mia famiglia” sorride

“È sempre bello passare le vacanze in famiglia” annuisce Danissa

“Quando non sei un’adolescente problematica sì” scoppio a ridere “Solo ora mi godo veramente le vacanze in famiglia” Dan si unisce alla mia risata.

Passiamo una decina di minuti così, poi Regan arriva al locale

“Buongiorno a tutte” ci sorride

“Ciao Regan” Dan scatta in piedi andandole incontro “Ti posso offrire qualcosa?”

“Un caffè corretto va benissimo” le sorride “Allora, hai stampato la foto?” le poggia una mano sulla spalla

“Oh sì certo, guarda. Jen glielo puoi far tu?” Dan si volta verso Jennifer prima di recuperare la busta con la stampa nel retro.

Jennifer annuisce, e si volta verso la macchinetta del caffe. Gli occhi di Regan si posano con ben poca discrezione sul culo di Jennifer.

Alzo gli occhi al cielo mimando un sei disgustosa con le labbra.

Lei mi fa semplicemente un occhiolino, prima di voltarsi a firmare la foto di Dan.

Fottuta stronza.

Dan sorride mentre Regan firma la cornice

“Hai bisogno di un passaggio al campus?” Regan si volta verso di me

“Sono ancora a lavoro, ma grazie comunque”

“Tranquilla Sarah, puoi andare" mi sorride Dan

“Sei sicura?” la guardo

“Certo, vai pure” mi abbraccia Dan “Grazie ancora per tutto ciò che stai facendo”

Ricambio l’abbraccio

“Tieniti il grembiule” sussurra Regan al mio orecchio, provocandomi brividi su tutta la pelle.

Lasciamo il locale, io indosso ancora la divisa da lavoro

“Mi porterai davvero al campus?” mi volto a guardarla una volta seduta in auto

“Assolutamente no” sorride “Ti porto in hotel”

Sorrido, mordendomi il labbro. 

 

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Capitolo 29
*** Capitolo Ventinove ***


Pov. Sarah

Sono stremata, dopo essere venuta per l'ennesima volta nel lussuoso letto di questo altrettanto lussuoso hotel.

Regan mi ha stremata.

Dopo essere arrivate in hotel, mi ha portata con sé nell'enorme doccia di marmo.

Ha accarezzato il mio corpo, l'acqua scivolava veloce sui nostri corpi.

Poi mi ha fatto indossare esclusivamente il grembiule.

È stato terribilmente imbarazzante.

I suoi occhi mi osservavano languidi, analizzando ogni centimetro di pelle nuda.

Abbiamo giocato un po’, prima che mi ributasse sul letto, e si avventasse nuovamente sul mio corpo.

Guardo l’ora: sono le 23.30.

Siamo sdraiate a letto, io completamente nuda, mentre Regan come al solito tiene le distanze da me.

Siamo in silenzio, in attesa che i nostri respiri tornino regolari.

Il mio cuore sta lentamente rallentando i battiti.

Quasi fatico a parlare, ma ho bisogno davvero di confrontarmi con Regan sulla questione Beth

“Possiamo.. parlare?” le chiedo, tirandomi su a sedere.

Allungo le coperte su di me, per coprire il mio corpo nudo

“Che c’è?” chiede scocciata, voltandosi verso di me

“Volevo parlarti di Beth”

“Che succede?” si fa seria

“Sa che mi vedo con qualcuno” abbasso la testa

“Buon per te se ti vedi con qualcuno. Non vedo cosa c’entri questo con Beth” mi guarda confusa

“Regan sei l’unica persona che sto frequentando al momento”

“E quindi?” inarca il sopracciglio

“Vorrei parlarle di noi” lei scoppia a ridere “Mi sento una stronza. Tu sei sua sorella.. Sono un’amica di merda”

“Hai firmato un accordo di riservatezza. Sai cosa vuol dire? O vuoi che te lo spieghi?” incrocia le braccia davanti al petto

“So che cos’è un accordo di riservatezza” ringhio “Ma tua sorella non è un pericolo”

“Se tu hai dei problemi con la tua coscienza, forse è il caso di chiudere qui questa cosa” si alza dal letto.

Rimango semplicemente senza parole

“Io..”

“Tieni, questi sono i tuoi vestiti” mi lancia la mia divisa da lavoro “Ti farò trovare dell’intimo pulito domani mattina, poi ti porterò al lavoro. Possiamo definire conclusa questa storia”

“Sei davvero una stronza” mi alzo dal letto, per raggiungere l’altra stanza.

“Se non ti fosse chiaro, l’accordo di riservatezza è ancora valido. Questo vuol dire che anche se il nostro rapporto si chiude oggi, dovrai comunque tenere segreto ciò che c’è stato tra di noi”

Le chiudo violentemente in faccia la porta della mia stanza, completamente fuori di me.

Non posso credere che sia arrivata a tanto.

Che abbia voluto chiudere tutto solo perché sento l'esigenza di essere sincera con sua sorella.

È un fottuta stronza, non ha idea di cosa significhi essere leale con qualcuno.

No come può saperlo, lei è Regan McFinin.

In fondo mi aspettavo questa reazione da parte sua, anche se in cuor mio speravo che riuscisse ad essere più ragionevole.

Ripenso a Beth, alle sue parole dolci, a tutti i suoi comportamenti iperprotettivi che ha avuto nei miei confronti dal giorno in cui mi ha conosciuta.

Poi ripenso a me, al mio egoismo che mi ha portata ad essere qui con la sorella della mia migliore amica.

Mi sento terribilmente in colpa.

Sono una persona orribile.

Affondo la testa nel cuscino e comincio ad urlare.

 

 

La mattina quando mi alzo sono decisamente di cattivo umore.

Regan è rimasta di parola facendomi trovare accanto al lavandino del bagno una paio di slip di Calvin Klein.

Tanto carini quanto fuoriluogo.

Scuoto la testa ma per ovvi motivi li indosso.

Fino a poco prima delle sette, sono completamente sola nell'enorme stanza, poi Regan fa il suo ingresso

“Buongiorno” borbotta

“Buongiorno” rispondo scocciata

“Sei pronta per andare? Gli slip andavano bene?”

“Sì, per entrambe le cose. Non c’era bisogno di prendermi delle mutande così costose, ma ti ringrazio”

“Costose? Quelle?” ride scuotendo la testa.

Decido di non rispondere alla sua provocazione. Sarebbe un inutile spreco di energie.

Scendiamo giù silenziosamente, ma non è il solito silenzio. No, è qualcosa di diverso.

Sappiamo entrambe che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo e ciò in fondo rende tristi entrambe.

Ma nessuna delle due lo ammetterà mai,

Il sesso con lei mi piaceva. Mi piaceva come la sua lingua si muoveva su di me, come le sue dita riuscivano sempre a toccare i punti giusti.

Mi piaceva ciò che io riuscivo a fare quando ero con lei. Il sesso nel bagno della mia stanza, i giochi di ruolo e tutto ciò che pensavo non avrei più fatto.

“Bene, ora puoi scendere” si ferma poco distante dal bar di Danissa

“Ti ringrazio Regan” apro la portiera "Per tutto" mi volto a guardarla.

Lei mi osserva confusa

“Grazie, per aver rispettato quanto ti ho chiesto la prima volta che abbiamo fatto sesso”

“Abbiamo entrambe rispettato gli accordi presi”

“Anche se sei stata, e sei ancora, una grandissima stronza non dirò a nessuno di noi. Non mi interessano i tuoi soldi ed ancor meno finire al centro di uno scandalo. Hai fatto per me molto più di quel che pensi. Ciao Regan”

“Ciao Sarah” mi sorride, prima che io mi richiuda alle spalle la portiera della macchina.

Sento i suoi occhi su di me mentre cammino verso il bar e non si allontana finché non mi vede entrare nel locale.

Mentirei se dicessi di non essere triste.

Esattamente come un mese fa, mi ritrovo a leccarmi le ferite da sola, a ricostruire me stessa pezzo dopo pezzo da sola.

E va bene così.

Forse per ora il mio destino è questo.

Ho affrontato tanto negli ultimi mesi: scoprire la mia bisessualità, affrontare nuovamente una relazione, riavvicinarmi al sesso.. e poi Jess che se n’è andata, Jace che se n’è andato ed ora Regan.

Dovrei davvero prendermi del tempo per me stessa. Niente più sesso, niente più sosituzioni di dipendenze con altre dipendenze.

Basta.

Per ripartire nel modo giusto devo prima ripartire da me stessa. Ritornare ad amarmi, come molti anni fa.

Una volta raggiunto questo obbiettivo, allora sì che potrò cercare qualcuno in grado di amare la nuova me, senza alcuna limitazione. 

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Capitolo 30
*** Capitolo Trenta ***


Pov. Sarah

Contro ogni aspettativa la settimana al bar è passata in fretta.

Sono passati ormai quattro giorni dall’ultima volta che ho visto Regan e va bene così.

Sto affrontando bene la separazione da lei, nonostante le paure iniziali.

Certo, sapere che non ci sarà nessuno a colmare i miei vuoti mi appesantisce il petto, ma cerco di non pensarci.

Preferisco pensare di essere forte abbastanza per superare l'ennesima crisi-da-abbandono che mi ritrovo ad affrontare.

So di esserlo, perché in fondo ho passato cose ben peggiori.

Per occupare il tempo - e la mente - mi sono dedicata, ogni sera dopo il lavoro, alla ricerca dei regali di Natale.

Ho spulciato ogni negozio del centro per trovare il regalo più adatto ad ogni membro della mia famiglia.

Adesso sto caricando la valigia nell'auto di mio fratello, pronta per tornare a casa.

Al campus ormai sono rimasti solo Beth e Joe che andranno via nei prossimi giorni.

“Finalmente saremo di nuovo tutti a casa” sorride John stringendo il volante

“Già” sorrido “Iulia e Marco sono già arrivati?” annuisce “Bene non vedo l’ora di rivederla, è passato così tanto dall’ultima volta che siamo stati tutti insieme”.

John alza il volume della radio e cominciamo a cantare a squarciagola i pezzi più belli che vengono trasmessi.

Mi sento subito più leggera. Essere vicino a lui mi porta ad essere più.. serena.

Quando torno a casa riesco a dimenticarmi di tutti i problemi che appesantiscono il petto.

Riesco ad allontanarmi da quella prigione autodistruttiva che può essere la mia mente.

Sorrido.

Il viaggio in auto dura troppo poco e senza nemmeno accorgermene arriviamo a casa.

Non appena John parcheggia l’auto nel lungo vialetto così familiare, mia madre ci raggiunge, quasi correndo

“Tesoro” mi abbraccia forte

“Ciao mamma” ricambio l’abbraccio

“Che bello avervi di nuovo tutti qui!” mi stringe le spalle tra le sue forti mani.

John scarica la mia valigia e la porta dentro

“Sarah” Iulia mi corre incontro, seguita da Marco

“Ciao sorellona!” la stringo forte tra le braccia, il suo profumo dolce mi invade le narici.

È così bello poterlo sentire di nuovo, averla di nuovo qui accanto a me.

“Marco” gli sorrido abbracciandolo.

Ci dirigiamo poi tutti in salotto, dove poco dopo ci raggiunge anche Mike. Danissa invece ci raggiungerà non appena chiuderà il bar tra qualche giorno.

Ci sediamo tutti in salotto, la mamma rigorosamente seduta sul bracciolo della poltrona accanto al suo compagno.

Beviamo un drink fatto per l’occasione da Mike, ovviamente analcolico.

Ci aggiorniamo sulle ultime novità. Iulia ci racconta di come si stia trovando bene in Europa, dopo essersi finalmente abituata alla vita laggiù.

John invece ci racconta degli affari della sua azienda, che per qualche mese sembravano essere calati ma fortunatamente si sono ripresi in fretta.

Io invece racconto dei miei successi scolastici, del lavoro al bar di Danissa.

Ometto ovviamente tutti i dettagli relativi alla mia vita privata e nessuno chiede nulla a riguardo.

Fortunatamente.

Passiamo così una piacevole serata in famiglia, che si conclude con una tazza di cioccolata e panna nella veranda di casa.

La stufa accesa riscalda l'ambiente altrimenti gelido.

Fuori inizia a nevicare leggermente.

Le strade di Anharra sono già quasi completamente innevate.

Non vedo l’ora di vedere Strade Street con i suoi pupazzi di neve.

Mi porto la tazza di cioccolata alla bocca. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sento di nuovo.. felice.

Tra le mura di questa casa sento come se nulla potesse ferirmi, non più almeno.

Sorrido. Spero di riuscire a cominciare il processo di disintossicazione da tutti i comportamenti tossici avuti negli ultimi mesi, durante i giorni che starò qui.

Lontano da chi mi ha spinto a provare ed a mettermi in gioco. So che nulla è stato fatto in cattiva fede, ma solo per aiutarmi ad andare avanti, ma forse non è il modo giusto per me di farlo.

Nella mia testa brindo a me stessa, a questi giorni ad Anharra: che mi siano d’aiuto per ritrovare la giusta via.

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Capitolo 31
*** Capitolo Trentuno ***


Pov. Sarah

Il giorno di Natale è stato semplicemente splendido.

C’eravamo tutti, anche Danissa.

Abbiamo mangiato così tanto cibo.. A ripensarci sorrido.

Ci siamo scambiati i regali, abbiamo riso ed abbiamo pianto non appena nostra sorella ci ha dato il regalo più grande: un test di gravidanza positivo.

L’abbiamo abbracciata forte tutti quanti, commossi.

Diventerò zia.

Non c’è notizia più bella di questa. Tra qualche mese stringerò tra le braccia una piccola Lia o un piccolo Marco.

Solo al pensiero mi esplode il cuore di gioia.

Forse questa è proprio la notizia di cui avevo bisogno in un periodo così difficile della mia vita.

14.45 | Ehi zietta, come stai? |

È Diego a scrivermi.

Ovviamente è stato lui a riscrivermi, dopo non aver ricevuto alcun messaggio da parte mia.

Tra la storia di Regan ed il mio cercare di rimanere in piedi da sola mi ero completamente dimenticata di lui.

Mi sento terribilmente in colpa.

MI ha scritto poco dopo essere tornata a casa, e da allora non abbiamo più smesso.

Ci siamo sentiti anche telefonicamente, il giorno di Natale. Mi ha fatto gli auguri e le congratulazioni per la splendida notizia di Iulia.

14.52 | Ciao Diego, tutto bene e tu? |

14.58 | Tutto bene grazie. Che ne diresti prenderci un caffè insieme oggi? Sono ad Anharra per alcune commissioni |

15.00 | Volentieri |

15.01 | Ci vediamo più tardi |

Blocco il telefono.

Sorrido.

Sono felice di vederlo, lo ritengo un caro amico. Da quando ci siamo conosciuti mi ha fatto ridere spesso.

Riusciva a farmi ridere anche nei momenti più bui.

Salgo in camera e mi faccio una lunga doccia rilassante.

Come mi sono ripromessa prima di tornare a casa, non sostituirò una dipendenza con un’altra.

Non ho intenzione di andare a letto con lui, né tantomeno di illuderlo che tra di noi possa nascere qualcosa.

Terrò le distanze, creando un rapporto di pura amicizia.

Passo il resto del pomeriggio a prepararmi e dopo aver salutato la mia famiglia esco, dirigendomi verso il centro.

Ci siamo dati appuntamento nel centro di Anharra.

Cammino velocemente, superando casa di Jace.

Da quando sono arrivata non ho ancora avuto modo di vederlo.

O meglio, non ho mai avuto il coraggio di vederlo. Anche lui non si è fatto vedere.

Voglio rispettare i suoi spazi. Non so quali siano i suoi sentimenti nei miei confronti, né tantomeno conosco la situazione con la sua attuale fidanzata.

Non voglio creare alcun problema.

Cammino a testa bassa, le cuffie nelle orecchie.

Tenendo un passo svelto ci impiego una decina di minuti ad arrivare in centro.

Trovo Diego appoggiato a quella che credo sia la sua auto. Appena mi vede mi sorride venendomi incontro.

“Ehi” mi sorride, baciandomi la guancia

“Ciao Diego” ricambio il bacio “Come stai? È tanto che aspetti?”

“Non non molto, non ti preoccupare” sorride “Facciamo una passeggiata?” mi indica il centro della città

“Certo, finché non ci congeliamo va bene” rido “Poi ti porto in un bar fantastico” gli do una spallata giocosa

“Dai, fai tu da cicerone. È la tua terra” scoppiamo a ridere entrambi.

Ci incamminiamo così per le vie del centro che nonostante il freddo pungente sono piuttosto affollate.

I negozi sono ancora addobbati con palline, nastri, ghirlande natalizie. Grandi Babbo Natale campeggiano per le strade, all’entrata dei negozi, riempiendo le strade con canzoni natalizie.

Ci perdiamo a parlare, come se ci conoscessimo da tanto tempo.

Mi racconta di come abbia passato questi giorni con la sua famiglia, del rapporto complicato con suo fratello, del viaggio organizzato con i suoi amici per capodanno.

Cerco di pensare alla sensazione di disagio che provo pensando a me e Diego insieme, come se questa uscita tra noi due sia sbagliata.

So che non c’è alcun doppio fine, sicuramente da parte mia non c’è, eppure mi sento così.. strana.

Diego è la prima persona che sto frequentando al di fuori di un.. letto. La prima persona con cui sto passeggiando per le strade della mia città, quasi fosse passeggiata romantica.

Un brivido mi percorre la schiena.

Perché tutto ciò che può ricordare vagamente una relazione mi agita a tal punto?

Respiro a fondo, riportando la mia attenzione su di lui.

Lo ascolto distrattamente, mentre lentamente ci muoviamo tra le viette della città.

La sensazione di disagio si affievolisce mano a mano che che passa il tempo.

Quando guardo l’ora, rimango stupita nel constatare che è passata più di un’ora da quando abbiamo cominciato a camminare.

L’unico segno tangibile di questo tempo passato all’aperto sono il naso rosso e le mani ormai congelate.

“Che ne diresti di prenderci un caffè? Per scaldarci un po’” mi volto a guardarlo

“Sì certo” annuisce

“Ti porto nel bar dove sono cresciuta” gli sorrido.

Raggiungiamo così il bar dove ho passato gli ultimi anni della mia vita qui ad Anharra.

O meglio, il bar dove vegetavo ogni pomeriggio durante gli ultimi anni di vita qui.

Tutti i giorni dopo la scuola, quando finalmente Joe e Dana riuscirono a farmi uscire almeno un po’ dalla bolla in cui mi ero chiusa, ci fermavamo qui. Spesso ci passavamo i weekend, per riempire quei pomeriggi che al tempo sembrano così noiosi.

“Cosa mi consigli di prendere?” mi chiede Diego, togliendo il berretto

I capelli sono spettinati, appiattiti dal pesante cappello nero.

“Mh vediamo.. è molto ormai che non vengo più” rido “Quando venivo qua con i miei amici prendevo sempre il caffè con cannella e panna. Lo adoravo!”

“Allora ne prendiamo due?” mi guarda

“D’accordo” annuisco “torniamo a bei vecchi tempi”

Anche se di bello il mio passato qui ad Anharra ha ben poco

“Posso farti una domanda?” mi guarda imbarazzato, giocherellando con un tovagliolino

“Sì certo, dimmi” gli sorrido

“È una domanda che mi sono tenuto apposta per quando ci saremmo visti, così da poterne parlare meglio e magari con meno imbarazzo. Nel tuo profilo Tinder hai precisato di essere bisessuale” mi guarda, quasi attendesse il mio permesso per andare avanti

“Sì esatto” annuisco

“Ti va di raccontarmi un po’ la tua storia? Senza troppi particolari se non ti va. Mi piacerebbe solo sapere come hai scoperto questo lato di te” mi sorride, quasi imbarazzato.

All’inizio rimango spiazzata dalla sua domanda.

Sinceramente non me l’aspettavo.

Come rispondere ad una domanda del genere? Dovrei ripercorrere tutta la mia storia con Jess.

Dal primo momento in cui i nostri occhi si sono incontrati in classe, al momento in cui il destino ci ha fatto incontrare davanti alla mia porta, fino ad oggi.

Dovrei parlare di Lei per la prima volta a qualcuno che non sia il mio terapista.

“Lo sapevo che sarebbe stato fuori luogo, ti chiedo scusa” riprende a parlare lui, mortificato

“No, non è assolutamente fuori luogo” gli sorrido “Stavo semplicemente pensando come raccontarti la mia storia. È piuttosto lunga” rido

Faccio un profondo respiro e comincio a raccontare di me, omettendo ovviamente tutti i macabri dettagli del mio passato.

Racconto di Dwight, storia finita dopo pochi mesi, dell’incontro con Jess e delle emozioni contrastanti che provai quando capì di essere una persona diversa da quella che pensavo.

Ometto ovviamente anche il dolore che mi lacerò il petto nel momento in cui Jess decise di lasciami, e dell’enorme buco nero che fu la mia vita nei mesi successivi alla sua partenza.

Quando finisco di raccontare ho la gola secca

“Temo di aver parlato troppo” rido imbarazzata

“No non è vero, anzi! Ti avrei ascoltata ancora. Sei davvero una persona interessante” mi sorride

“Grazie” abbasso lo sguardo

Lo diresti ancora se sapessi tutta la verità?

“E se adesso dovessi tirare le somme?” mi guarda curioso

“Cosa intendi?” chiedo confusa

“Se dovessi definirti etero, bisessuale o lesbica, cosa sceglieresti?”

“Che domanda orribile mi hai fatto” lo prendo scherzosamente in giro “Non mi definisco e basta. Non credo sia necessario definirsi. Mi piacciono le donne, così come mi piacciono gli uomini. Vado oltre quello che è il genere di un individuo. Guardo i modi, i gesti, il sorriso. Maschio o femmina, per me è secondario” mi porto il caffè alle labbra.

Ormai la panna è completamente sciolta all’interno del grosso bicchiere, creando un delicato contrasto caldo-freddo all’interno della mia bocca.

“Mi piace il tuo modo di pensare” sorride

“Grazie” ricambio il sorriso.

Continuiamo a parlare, a ridere ed a scherzare fino a quando una chiamata di madre non interrompe questo momento magico.

Mi sono trovata talmente a mio agio con lui che ho perso completamente la cognizione del tempo.

“Scusami, forse è il caso che io torni a casa” rido imbarazzata

“Ti posso dare un passaggio, se vuoi. Guarda quanto è buio lì fuori” ci voltiamo a guardare al di fuori della vetrina

“Ti ringrazio, ma posso tornare anche da sola”

“Non ammetto obiezioni” si alza e raggiunge la cassa.

Paga entrambe le nostre consumazioni e poi mi fa strada verso la sua auto.

Nonostante il pomeriggio passato a parlare, Diego riesce ad intrattenermi fino al momento in cui mi lascia davanti casa.

“Ti ringrazio per il piacevole pomeriggio passato insieme” gli sorrido

“Grazie a te” ricambia il mio sorriso “ C’è possibilità di rivederci?”

“Perché no?”

“Aspetto che sia tu a chiedermelo”

“D’accordo allora. Magari quando torno a Statute, è più comodo per entrambi”

“Aspetto un tuo messaggio allora. Ciao Sarah”

“Ciao Diego, grazie di tutto” gli poso un bacio sulla guancia e scendo dalla sua auto.

Quando mi chiudo la porta alle spalle sono stranamente felice.

Il pomeriggio con Diego è stato piacevole, più di quanto mi aspettassi, visto lo stato d’animo che mi appesantiva il petto non appena ci siamo incontrati.

Forse i giorni qui potranno davvero darmi una mano a tornare quella di un tempo.

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Capitolo 32
*** Capitolo Trentadue ***


Pov. Sarah

Da questa mattina una strana sensazione mi chiude lo stomaco.

Non so cosa sia, ma un brutto presentimento mi pesa sul cuore.

La giornata è incredibilmente buia, spesse nubi coprono il cielo, nascondendo il sole.

Mancano solo due giorni a capodanno.

Come l’anno scorso, andrò con Dana e Joe alla festa che si tiene all’Arena di Anharra.

Iulia quest’anno non verrà per ovvi motivi e molto probabilmente anche mio fratello rimarrà a casa.

La mia voglia di festeggiare l’anno nuovo è praticamente inesistente.

L’anno scorso avevo un motivo per festeggiare. C’era Lei, mi si prospettava un intero anno passato al suo fianco.

Adesso invece?

Più passa il tempo, più il terrore di dimenticarmi di Lei mi irrigidisce il corpo.

Lasciami quest’anno alle spalle vuol dire proprio questo, allontanarmi ancora di più dal suo ricordo.

Scuoto la testa.

Quest’anno nuovo voglio dedicarlo a me stessa, a ricostruire i pezzi di me distrutti dalle persone che mi hanno vista solo come un’isola di passaggio.

Non mi precluderò nulla, ma non forzerò nemmeno le cose.

Lascerò semplicemente le cose scorrere.

Iulia cammina distrattamente tra i vari scaffali del negozio, aiutandomi a scegliere il vestito più adatto alla serata.

Sembra triste mentre cammina sfiorando gli abiti appesi

“Tutto bene Lia?” le poggio una mano sulla spalla

“Hum? Sì sì" annuisce “Pensavo” si accarezza dolcemente la pancia.

Decido di rimanere in silenzio, aspettando che sia lei a continuare il discorso.

Prende in mano un vestitino incredibilmente attillato

“Ti è mai capitato di desiderare così tanto qualcosa ed una volta ottenuta esserne terrorizzata?” si volta a guardarmi

“Di che parli Lia?”

“Questa storia della gravidanza” sospira, rimettendo a posto il vestito “Non fraintendermi, sono felicissima. Io e Marco ne stavamo parlando da mesi, era il nostro sogno da anni ormai. La prima volta che ne parlammo avevamo diciassette anni, stavamo insieme ormai da tre. Fu lui a parlarne per primo. Disse che sarei diventata la madre dei suoi figli un giorno, che ci avrebbe portato in Europa, che ci avrebbe fatto fare la vita che meritavamo senza preoccupazioni”

Rimango in silenzio, quasi timorosa di dire qualsiasi cosa

“Ed ora che tutto si sta avverando, sono terribilmente spaventata. Sento l’amore per questo bambino crescermi dentro ogni giorno che passa. Sento già di amarlo alla follia, ma il mio corpo cambierà, le nostre vite cambieranno. Saremo in grado di crescere questo bambino? Laggiù siamo soli, solo io e lui” sospira

“Sono sicura che sarete dei bravissimi genitori” l’abbraccio forte “Ti ricordi i pomeriggi passati a leggermi le favole e giocare con le bambole? Quante merende mi hai preparato quando io non ero nemmeno in grado di aprire lo sportello del frigo?” scoppia a ridere

“Sono terrorizzata” ammette “Nei prossimi mesi il mio corpo cambierà.. E se non riuscissi più a tornare come prima?” si guarda allo specchio.

Lia ha un fisico incredibilmente asciutto, le gambe sono lunghe e slanciate. Il ventre - che una volta era perfettamente piatto - ora è stato sostituito da un ventre leggermente gonfio nella parte più bassa.

È comunque fantastica

“Lia, tu hai avuto la forza ed il coraggio di lasciare la tua famiglia per trasferirti dall’altra parte del mondo per seguire l’amore della tua vita. Completamente da sola. Pensi davvero di non avere la determinazione di tornare ad essere quella che eri prima?” sorride

“È tutto così meravigliosamente spaventoso” sospira

“Qui dentro” le appoggio una mano sul basso ventre “c’è la realizzazione del vostro sogno più grande. Ciò che più desiderate da anni. Il mio nipotino, il mio piccolo nipotino” quasi mi commuovo a dirlo ad alta voce

“Grazie Sarah” mi abbraccia, lacrime veloci le solcano il viso “Dai continuiamo cercare un vestito per te” mi allontana da lei, asciugandosi il viso.

Scoppiamo a ridere entrambe e riprendiamo a spulciare ogni angolo del negozio alla ricerca di un abito quantomeno adatto alle mie esigenze.

Ciò che sta affrontando Lia in questo momento è al contempo meraviglioso e terrificante, e posso solo immaginare quante emozioni diverse stiano agitando il suo cuore.

Un figlio è un passo davvero importante, ma sono più che sicura che saranno degli ottimi genitori.

14.59 | Ho bisogno di parlarti |

È Beth a scrivermi.

Questo messaggio mi agita. È successo qualcosa?
15.00 | Che succede? |

15.05 | Passo a prenderti tra un quarto d’ora |

Porto in cassa il vestito che ho scelto per la serata e velocemente torno a casa.

Il mio cuore batte all’impazzata.

Che il mio brutto presentimento di questa mattina fosse un presagio?

Non mi ha dato alcuna spiegazione, cosa può essere successo? Sono terrorizzata.

E se avesse scoperto di me e Regan? No, è impossibile, come avrebbe potuto farlo?

Puntuale come mi aveva detto, Beth si presenta un quarto d’ora dopo il suo messaggio davanti a casa mia.

Si ferma con la sua lussuosa auto davanti al nostro vialetto, provocando lo stupore di John e Marco.

“È la tua nuova fidanzata?” mi chiede curioso John, osservando da lontano la macchina quasi fosse un’oasi in mezzo al deserto.

Vedo mia madre irrigidirsi dietro di noi

“No John, non è la mia fidanzata” sospiro “Ci vediamo dopo” saluto tutti e raggiungo Beth

“Ehi” la saluto, ma non appena apro la portiera noto subito dei fogli sul mio sedile.

Sbianco quando capisco di che fogli si trattino

“Beth io..” cerco di trovare le parole giuste, ma non so cosa dire.

Stringo tra le mani l’accordo di riservatezza di Regan, la mia firma troneggia sulla prima pagina.

“Non ho intenzione di parlarne mentre sono alla guida” stringe il volante tra le mani, talmente forte che le nocche diventano bianche

“Okay” abbandono il discorso, terrorizzata dalla piega che potrebbero prendere le cose.

Temo che Beth possa sentirsi tradita e avrebbe ragione. Ho agito alle sue spalle.

La regola delle sorelle non vale solo tra maschi.

Mi sento terribilmente in colpa e mortificata.

Beth guida silenziosamente fino al campus.

Scende dall’auto, senza dire una parola. Si avvia verso i dormitori, i pugni chiusi lungo i fianchi.

Quando entriamo in stanza, MaryJ è seduta sul letto di Beth, lo sguardo preoccupato sul viso

“Beth io avrei voluto dirti tutto, lo giuro” inizio a parlare, ma lei non sembra nemmeno ascoltarmi.

Cammina silenziosa per la stanza

“Quell’accordo di riservatezza mi impediva di farlo. Ne ho parlato anche con Regan, ma mi ha proibito di farlo. Abbiamo chiuso già da tempo a causa di questo”

“Cosa diavolo ti è passato per la testa?” si volta a guardarmi

“Io.. Non lo so Beth, mi sono lasciata trascinare dalle emozioni”

“Mia sorella Sarah? Davvero?!” ringhia

“Lo so Beth, ma lei è così.."

“Beth dai” MaryJ si avvicina a Beth, stringendole un braccio

“Ti ha fatto del male? Ha abusato di te o ti ha costretto a fare qualcosa?” chiede preoccupata

“No, Dio Beth! Che idea hai di tua sorella? È una stronza sì, ma non una maniaca sessuale. Ciò che c'è stato tra di noi è stato assolutamente consensuale, per entrambe” abbasso lo sguardo.

Lei sembra tranquillizzarsi

“Ho cominciato io” mi avvicino a lei “Le ho proposto io questa assurda relazione” scuoto la testa

“Tu?” chiede stupita

“Sì, la sera della festa al disco pub”

“Cosa stai dicendo?” mi guarda Beth

“Quella sera lei si avvicinò a me per parlarmi, poi mi baciò il collo prima di allontanarsi.

Da quel momento ho perso un po’ la ragione.. diciamo. Così le ho chiesto di cominciare questa assurda cosa” scuoto la testa “Ti chiedo immensamente scusa Beth, è stato scorretto ed egoista da parte mia, ma tu hai letto quel fottuto accordo. Se questa storia si fosse venuta a sapere per me sarebbe stata la fine. Avevo le mani legate”

“Ho avuto una reazione esagerata, ti chiedo scusa. Sono più incazzata con quella testa di cazzo di mia sorella. Quando vuole una cosa sa come ottenerla. Sempre”

“Beth non mi ha in alcun modo manipolata. L’ho deciso io”

“Non ho detto questo” scuote la testa “Ma è molto abile ad ammaliare e sedurre le persone”

“Ti posso assicurare che non mi ha fatto del male, anzi. Si è sempre comportata con gran rispetto nei miei confronti, quasi come se sapesse” mi avvicino a Beth

“Okay d’accordo” Beth mi abbraccia “Ti ringrazio Sarah, avevo bisogno di sentirmi dire questo. Quando ho trovato questo accordo tra i tuoi libri.. Ho dato di matto. Mia sorella è.. semplicemente Regan. Avrai avuto modo di capire che tipo di persona sia”

“Sì decisamente sì” sorrido imbarazzata “Puoi star tranquilla, non mi ha fatto del male” l’abbraccio.

La sento rilassarsi contro il corpo.

Sono così contenta che non sia incazzata con me, non me lo sarei mai perdonata se l’avessi persa.

Ho già perso Jess, non posso perdere anche lei.

Tanto meno per colpa di Regan.

Non ho avuto più sue notizie dall’ultima volta che l’ho vista, più di una settimana fa.

Non l’ho sentita nemmeno per gli auguri di Natale, ma d’altronde non era una relazione quella che stavamo costruendo.

Quindi va bene così.

Decido di passare la notte al campus con Beth e MaryJ, ho bisogno di assicurarmi che Beth non ce l’abbia con me prima di tornare a casa.

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Capitolo 33
*** Capitolo Trentatré ***


Pov. Sarah

Quando mi sveglio Beth e MaryJ non sono in stanza, ma ispirando l’aria impregnata di profumo non credo siano uscite da molto.

Mi stiracchio nel mio letto, troppo piccolo rispetto a quello di casa mia.

La stanza è più fredda del solito, segno della nostra assenza nei giorni scorsi.

Mi alzo e raggiungo il bagno dove mi lavo la faccia ed i denti.

I miei occhi sono contornati leggermente di viola: ieri sera con le ragazze abbiamo fatto tardi.

Ci siamo messe a parlare. Le ho raccontato ogni cosa di me e Regan, o quasi. Non sono entrata particolarmente nei dettagli.

Volevo solo che Beth fosse a conoscenza di come la mia storia con Regan fosse nata, dei comportamenti che sua sorella aveva avuto nei miei confronti.

Ciò che abbiamo fatto io e lei rimarrà per sempre.. nostro.

Mi hanno promesso entrambe che non faranno riferimento a questa storia con nessuno, perché capiscono quanto potrebbe essere sconveniente per Regan.

Il fatto che Regan sia andata a letto con una diciottenne potrebbe avere davvero dei riscontri negativi.

“Beth?” sento una voce provenire dalla camera, ma non è una voce qualsiasi.

È Regan.

Cazzo

“Ciao Regan, Beth non è in stanza” esco dal bagno.

Non appena i miei occhi si posano su di lei, rimango senza parole. Ha un occhio nero ed un labbro spaccato

“Che ti è successo?” sussurro

“Oh fantastico, ciao Sarah” sbuffa “Non ti aspettavo qui” non mi guarda in faccia, quasi volesse nascondere i segni sul suo viso

“Che ti è successo?” ripeto, istintivamente mi avvicino a lei, ma si ritrae

“Problemi di poco conto” liquida il discorso

“Non credo fossero di poco conto se ti hanno ridotto la faccia così” la guardo storta

“Sarah, non sei la mia fidanzata. Lasciami in pace” sbuffa “Sai dov’è mia sorella?” si guarda intorno.

Mi ero dimenticata quanto fosse stronza.

“Hai ragione, fortunatamente non lo sono” sputo “Non ne ho idea, quando mi sono alzata lei già non c’era” mi allontano e raggiungo il fondo della stanza.

Regan guarda l’ora sul grosso orologio che porta la polso, poi si siede sul letto di Beth

“Hai intenzione di rimanere lì fino a quando non tornerà?” mi volto verso di lei

“È un problema?” inarca il sopracciglio

“Sì, è un problema. Devo cambiarmi e devo tornare a casa”

“Fallo, non è nulla che io non abbia già visto” incrocia le braccia al petto, un luccichio brilla in fondo dei suoi occhi

“Scordatelo” scuoto la testa “Non sei la mia fidanzata, non ho intenzione di cambiarmi davanti a te” mi appoggio alla sedia della mia scrivania

“Se vuoi ti faccio strada per il bagno, anche se dovresti conoscerla ormai” sorride.

Cerco di non ricordare ciò che è successo in quello stesso bagno, nemmeno troppo tempo fa

“Regan mi stai facendo incazzare. Questa è camera mia, devi andartene” mi avvicino a lei, il viso scuro

“Okay, okay. Aspettami, ti do un passaggio a casa”

Non mi da il tempo di controbattere che si chiude la porta alle spalle.

Dio, è insopportabile.

Mi cambio velocemente, buttando nella cesta i vestiti di ieri.

Quando apro la porta, Regan è fuori ad aspettarmi.

Mi dedica una rapida occhiata, sembra trattenere un sorriso.

“Andiamo?” mi chiede

“Non ho bisogno del tuo passaggio, ti ringrazio” sputo

“E come vorresti tornare a casa? Sentiamo. Non hai nemmeno un'auto” incrocia le braccia

“Non è un tuo problema”

“Potresti semplicemente accettare il mio fottuto passaggio senza lamentarti? Dio, sei così irritante” si porta le mani alle tempie “Sali su quella fottuta auto” indica la porta d’ingresso ai dormitori

“D’accordo, ma solo perché l’ho deciso io. Non tu” mi avvio verso il parcheggio, superandola.

“Come ti pare” alza le spalle e mi segue.

Non so dove sia la sua auto, ma non sarà difficile trovarla. Il parcheggio del campus non ospita di certo molte supercar.

Inoltre è semideserto, molti ragazzi sono tornati a casa e fino ai primi giorni di gennaio non torneranno.

In lontananza vedo una grossa Jaguar nera.

“Sì è quella” annuisce Regan

“Non avevo dubbi”

Fottuta riccona.

Non appena Regan apre l’auto salto su, allacciandomi la cintura.

Gli interni sono completamente impregnati del suo profumo. Mi si chiude lo stomaco.

Concentrati Sarah.

È la stessa auto dove abbiamo fatto sesso in autostrada.

“Probabilmente stiamo pensando alla stessa cosa” Regan sorride, stringendo il volante

“Non capisco a cosa tu ti riferisca” incrocio le braccia, fingendo di non capire

“Non credo sia così” si volta a guardarmi “Ma se vuoi posso farti vedere a cosa mi riferisco. Ho solo bisogno di un aiuto” mi osserva languida

“Devo firmare un altro patto di riservatezza?” scoppio a ridere

“Quello vecchio non ha scadenza” mi osserva, questa volta seria

“Non farò sesso con te Regan” sospiro “Anzi, a proposito di questo”

“Beth sa tutto, lo so” stringe il volante tra le mani

“Come fai a saperlo?”

“Le ho parlato. O meglio, lei ha parlato con me”

“È stata lei a farti quello?” indico il suo viso tumefatto

“Non ho detto questo”

“Era così incazzata per tutto questo”

“Dovresti conservare meglio tutte le tue cose, soprattutto se sono così.. personali”

“Non dirà nulla, lo sai”

“Nessun altro dovrà sapere di noi, ricordatelo Sarah”

“Lo so Regan” sospiro.

Nella macchina cala il silenzio.

Nessuna delle due parla, siamo entrambe perse nei nostri pensieri, probabilmente gli stessi.

Ricordo bene me stessa a cavalcioni su di lei, la sua mano che sfiora in centro del mio corpo.

Lo ricordo come se fosse ieri, ma non posso permettermi di cedere di nuovo.

Non voglio fare del male a Beth, tanto meno mancarle di rispetto.

Il viaggio dura più del previsto, percorriamo strade mai viste fino ad ora. Eppure non è la prima volta che torno a casa dal campus.

Al di fuori dell'abitacolo i paesi nei dintorni di Statute prima, ed Anharra dopo, di susseguono veloci.

Sono abbastanza sicura che non fosse necessario fare questo percorso. Se avessimo preso la super strada ci avremmo messo sicuramente meno.

Regan è in silenzio, stringe il volante tra le mani.

Dopo un viaggio decisamente più lungo del previsto, arriviamo a casa mia

“Sarah” mi blocca Rega prima di scendere dall’auto

“Sì?”

“Cosa farai domani sera?” rimango spiazzata dalla sua domanda

“Sarò all’Arena di Anharra con i miei amici. Tu invece sarai al gran galà di fine anno?”

“Già” annuisce “Beh allora buon anno”

“Non è ancora capodanno” la guardo

“Hai ragione” mi osserva “Ciao Sarah”

“Ciao Regan” la saluto, e delicatamente mi chiudo dietro la grossa portiera.

Raggiungo velocemente l’ingresso di casa di mia. Dietro la finestra trovo John a bocca aperta

“Sarah ma che diavolo di persone stai frequentando?” è sconvolto nel vedermi scendere dall’auto di Regan

“La mia coinquilina al college è figlia del Signor Filler” alzo le spalle

“Quel Signor Filler? Il proprietario della Filler Energy Corporation?”

“Esattamente, lui” annuisco.

Lui sembra semplicemente sconvolto mentre mi tartassa di domande.

"Come si viaggia su un'auto del genere? Dio, sicuramente nemmeno lo sentirai il viaggio! Dev'essere come viaggiare seduta su un enorme salotto!" si auto risponde euforico "A quante miglia può arrivare? Non oso nemmeno immaginarlo! Avrà un motore potentissimo.." smetto di ascoltarlo.

Ripenso a Regan, al suo comportamento strano di questa mattina.

Mi è sembrato che allungasse di proposito la strada per arrivare a casa mia, ma sicuramente sto sbagliando.

Eppure.. Non è di certo complicata la strada che collega il campus a casa mia, è davvero difficile sbagliarsi.

Scuoto la testa.

Salgo in camera mia, lasciando John da solo a fantasticare sulle supercar viste in questi due giorni. Ho decisamente bisogno di rilassarmi.

Il viaggio in auto con Regan mi ha decisamente.. agitata.

Anche se il termine più corretto sarebbe eccitata.

L’effetto che ha su di me è incredibile, non riesco a starle vicino senza sentire le farfalle nello stomaco e non solo.

Scuoto la testa.

Basta Sarah, pensa a Beth.

 

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Capitolo 34
*** Capitolo Trentaquattro ***


Pov. Sarah

Ispessiscono le ciglia con il mascara, dopo aver ripassato la rima interna dell’occhio con un’intensa matita nera.

Il vestito che ho acquistato con Lia è molto semplice: mi fascia il corpo, ricoprendolo di glitter.

Si unisce sotto al collo, coprendomi il seno e lasciando scoperta solo la parte superiore della schiena.

Ai piedi indosso comunque le mie amate Vans.

Mi sento bella, osservandomi allo specchio. Il viso è truccato, il vestito corto - anche se non troppo - i lunghi capelli mi ricadono sulle spalle.

“Sei bellissima” Joe entra in camera, seguito da Sophie

“Stai benissimo Sarah” Sophie mi poggia delicatamente una mano sulla spalla

“Grazie ragazzi” sorrido “Anche voi state benissimo”

“Siete cariche per la serata?” chiede emozionato Joe.

Non so cosa rispondere.

Lasciarmi questo anno alle spalle mi terrorizza.

Dovrei solo essere felice di lasciarmi alle spalle tutto ciò che è successo.

Jess, Jace, Regan e tutti gli altri casini che ci sono stati nel mezzo.

Eppure, mi sento così triste e spaventata.

“Carichissime, vero Sarah?” Sophie si volta verso di me

“Già” annuisco, ma temo che la mia paura sia trasparita un po’ dalle mie parole.

Questa sera ci sarà anche Diego.

Dopo essere tornata a casa ieri mattina gli ho scritto.

Ha avuto dei problemi con il viaggio che aveva organizzato con i suoi amici, così ha deciso di venire anche lui qui.

Forse l’unica nota positiva della serata.

“Andiamo?” ci chiede Joe.

Io e Sophie annuiamo e seguiamo Joe verso la sua auto.

Sophie si siede dietro con me, dandomi la mano. Sembra aver intuito il mio disagio.

Le sorrido per ringraziarla, lei mi stringe a sé.

Tiro un lungo sospiro.

L’anno appena passato è stato carico di emozioni, sia positive che negative.

È morta ed è nata una Sarah, e tutt’ora questa Sarah sta crescendo.

Mi vengono i brividi a pensare a quanta strada io abbia fatto in questo anno.

So che nulla di ciò che è successo sarà dimenticato, ma diventerà una solida base per costruire una nuova me.

Jess non sarà cancellata.

Sì, perché più di tutto mi spaventa proprio questo, perdere il suo ricordo.

Vorrebbe dire cancellarla definitivamente dalla mia vita, chiudere quel capitolo per me così importante.

Scuoto la testa.

Quel capitolo si è chiuso mesi fa, quando mi abbandonò da sola in quel fottuto chalet, senza nemmeno voltarsi indietro.

Sospiro.

Ho bisogno di bere.

Quando scendiamo dall’auto, raggiungiamo velocemente l’Arena.

È già stracolma di persone, la temperatura all’interno ricorda tanto una giornata estiva.

La pista da ballo è piena di gente ammassata, il cocktail bar è assalito da una decine di persone.

Dana ci viene incontro, salutandoci.

L’abbraccio forte e come l’anno scorso mi lascio guidare. Mi trascina verso il bar dove ordino subito il primo drink.

Ho bisogno di non pensare, di accantonare ogni pensiero, ogni paura.

Lo butto giù velocemente, e dopo pochi minuti la testa comincia a girarmi.

Mi porto le mani alle tempie per fermarla.

Il mio telefono vibra nella tasca: è Diego a scrivermi

22.30 | Sono qui, ti aspetto vicino al bar |

Lo rimetto in tasca, e mi metto in punta di piedi per cercare di individuarlo tra la moltitudine di persone che mi circonda.

Lo noto poi in un angolo accanto al bancone. Sta fissando il cellulare, in attesa del mio arrivo.

Gli corro incontro e lo abbraccio, complice anche l’alcol.

Lui inizialmente rimane stupito del mio gesto, poi ricambia l’abbraccio.

Lo trascino poi verso la pista da ballo, dove raggiungiamo Joe, Sophie, Dana ed i suoi amici.

Cominciamo ad ondeggiare a tempo di musica, trascinati anche dai corpi premuti intorno a noi.

Le luci rendono tutto più confuso, mi fanno girare la testa.

L’alcol inizia a fare effetto: ho perso ogni freno, sento la testa un po’ più leggera.

Voglio solo ballare fino all’alba, fino allo sfinimento.

Chiudo gli occhi e ballo.

Davanti a me c’è Diego che mi guarda, ma non gli do peso.

So che si sta facendo un’idea sbagliata, fomentato dal mio comportamento di questa sera, ma io sono stata chiara.

Scuoto la testa.

Sarà tra le prime cose che affronterò nell’anno nuovo, quando sarò abbastanza sobria da poter reggere questo discorso.

Lui si avvicina a me, mi stringe ed io continuo a ballare.

Ondeggio, salto, mi muovo a tempo di musica.

Quando riapro gli occhi però noto una figura familiare parlare con Dana. Le balla molto vicino, un drink nella mano.

Non capisco se io sia talmente ubriaca da avere le allucinazioni, o quella che sta ballando con Dana è davvero Regan.

Le luci scure rendono il locale buio, rendendo difficile riconoscere le persone intorno a noi.

Mi focalizzo sulla figura che sta ballando insieme a Dana, in attesa che uno dei fari in continuo movimento la colpisca. Dopo qualche minuto, che mi è sembrato eterno, finalmente una luce le illumina il viso per qualche secondo.

Regan sta sorridendo, mordicchiando la cannuccia del suo drink.

È così.. bella.

Il suo profumo si diffonde intorno a lei.

Scuoto la testa.

Che ci fa qui? È venuta qui per provarci con una mia amica?

Sento il sangue ribollirmi nelle vene.

Che grandissima mancanza di rispetto.

“Che ci fai qui?” urlo avvicinandomi a Regan

“Ciao anche a te” risponde sorridendomi “Il galà era incredibilmente noioso, così me ne sono andata” alza le spalle

“E coincidenza sei venuta qui”

“Ci sono problemi?” inarca un sopracciglio

“No assolutamente” scuoto la testa, ma il movimento mi fa perdere l’equilibrio “Buon divertimento allora”

Mi allontano da lei per tornare da Diego.

“Tutto bene?” mi chiede preoccupato

“Sì certo” annuisco e ricomincio a ballare accanto a lui.

Bevo un paio di sorsi del suo drink, lascio che l’alcol mi calmi.

Il tempo passa in fretta, sulle note delle canzoni più belle di questo anno appena passato.

In un attimo lo speaker inizia ad urlare al microfono

“Allora ragazzi siete pronti? Dieci, nove, otto..”

Comincia il count down, il mio cuore batte all’impazzata.

Sta per finire tutto, tutto quello che mi ha portato dolore sta per essere lasciato definitivamente alle spalle.

".. Sette, sei, cinque quattro.." urla ancora più forte.

Respiro a fondo, per cercare il calmare il mio stomaco in subbuglio.

“.. tre, due, uno! Buon anno a tutti!” lo speaker urla, la casse stridono a causa del volume eccessivo.

Diego mi abbraccia e comincia a saltare ed io lo seguo.

Anche Joe e Sophie ci raggiungono, abbracciandoci.

Di Dana invece, nemmeno l’ombra.

Nemmeno Regan si vede.

Osservo lo schermo del cellulare: 00.01.

Il mio anno nuovo non comincia decisamente nel modo giusto.

Scuoto la testa.

“Ho bisogno di una boccata d’aria” urlo a Diego che annuisce.

Mi segue così nella parte esterna dell’Arena. Qui ci saranno una cinquantina di persone, piuttosto alticce, che si muovono a tempo a musica.

I loro movimenti sono rallentati, così come i miei.

Riesco ad avvertire quanto i miei movimenti siano rallentati, così come sento i miei muri crollati.

“Sei piuttosto alticcia” mi guarda divertito Diego

“Già lo sono” annuisco ridendo

“Fai attenzione” mi prende per un braccio, prima che io possa cadere

“Ti ringrazio” biascico “Posso farti una domanda?” mi volto troppo velocemente verso di lui, perdo leggermente l’equilibrio.

“Certo dimmi” annuisce, posando le sue grosse mani sulle mie braccia

“Perché sei così gentile con me?” lui inizialmente rimane spiazzato dalla mia domanda

“Come dovrei comportarmi?” chiede confuso

Forse la vicinanza a Regan ed ai suoi comportamenti tossici sta distorcendo la mia visione del mondo

“Non lo so..” ammetto imbarazzata “Non vorrei solo che il tuo essere così gentile nasconda i tuoi sentimenti verso di me” lo guardo negli occhi, per capire la sua espressione.

L’alcol che mi scorre nelle vene mi permette di affrontare il discorso a testa alta, anche se avrei voluto affrontare tutto questo in modo diverso

“Beh è innegabile che tu mi piaccia Sarah” abbassa lo sguardo “Sei intelligente, divertente, ridi sempre e ridi con gusto a tutto. Mi piace la tua visione del mondo”

“Diego, scusami ma non è lo stesso per me” abbasso lo sguardo “Con te mi trovo bene, parlerei per ore, mi fai tanto ridere” lo guardo.

Lui mi sorride

“Ma non sto cercando una relazione adesso. Non per una mia assurda convinzione, ma esco da una rottura difficile. Devo ancora abituarmi all’idea di frequentarmi di nuovo con qualcuno. Non credo di essere pronta”

Abbassa lo sguardo

“Mi dispiace tanto, mi rendo conto che i miei comportamenti alle volte possano essere stati un po’.. ambigui” mi porto una mano sul retro del collo

“No, non è vero. Tu sei stata chiara fin dal primo giorno. Io ho voluto sperare che le cose potessero cambiare ma non importa, non è un problema” mi sorride

Gli sorrido, incapace di dire qualsiasi cosa.

“Sarebbe tanto sconveniente se facessi una cosa?” si avvicina lentamente a me.

Inizio ad iperventilare.

Sarebbe sconveniente? Probabilmente sì.

Lo voglio? Non lo so.

L’alcol non mi aiuta a ragionare. Sono stata chiara, ho messo le cose in chiaro.

Se io adesso lo baciassi, le carte in tavola.

non cambierebbero

“Sì, forse lo sarebbe” annuisco

“Sì, decisamente sì” annuisce lui “Scusami Sarah, io non..” lo blocco

“Zitto” mi avvicino a lui e lo bacio.

Un bacio breve, timido.

Non esagera, rimane in attesa che sia io a guidarlo, ma nemmeno io voglio esagerare.

Mi stacco subito dopo, posandogli un bacio sulla guancia

“Direi che può bastare” gli sorrido, poggiando una mano sul suo petto, per allontanarlo un po' da me

“Sì direi sì, prima che qui succeda un casino” si indica il cavallo dei pantaloni.

Scoppiamo a ridere entrambi, poi ci sediamo per terra lungo un piccolo muretto.

Lui si accende una sigaretta. Me la porge e ne approfitto per rubarne un tiro

“Ti ringrazio comunque” lui volta verso di me “Per aver condiviso con me la tua storia, per esserti fidata a tal punto da aprirti. Mi ha fatto piacere”

“Grazie a te, per avermi fatta ridere. L’hai fatto tante volte, anche nei momenti in cui non avevo voglia di farlo” appoggio la testa sulla sua spalla

“Ne sono felice” sorride.

Il freddo pungente di inizio gennaio non ci sfiora nemmeno, l’alcol nel nostro corpo basta per ripararci.

Lui rimane in silenzio, consapevole che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo.

Anche io ne sono consapevole.

Mi dispiace che le cose siano andate in questo modo, ma non posso dargli quello cerca.

Non posso pensare di essere così egoista da tenerlo a mio fianco, solo per il mio benessere mentale.

Come mi ero ripromessa ad Anharra, andrò avanti da sola, a testa alta.

Qualsiasi cosa succederà, mi impegnerò ad affrontarla con le mie sole forze.

Perché so di essere in grado di farlo. 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo Trentacinque ***


Pov. Sarah

Quando apro gli occhi è pomeriggio inoltrato.

Il sole è alto nel cielo, l’orologio segna quasi le cinque.

Lo stomaco è in subbuglio.

Lo sento, sto per vomitare.

Mi alzo da letto, ma non è il mio letto.

Mi guardo attorno confusa, la testa è pesante.

Il senso di nausea aumenta.

Ho bisogno di un bagno.

Mi alzo dal letto barcollante, alla ricerca del bagno ma è tutto fottutamente bianco.

“Il bagno è dietro l’armadio” sento una voce familiare pronunciare quelle parole

Regan mi sta osservando, con il suo solito sguardo saccente.

Osservo la stanza, per capire a quale dannato armadio faccia riferimento.

Ruotando leggermente la testa mi trovo davanti un grosso armadio - bianco - lungo circa un paio di metri.

Barcollo verso il grosso mobile, le mani pesantemente appoggiate sopra.

Cammino lentamente, fino a superarlo. Effettivamente, nascosta alla fine dell’armadio si sviluppa una piccola porta.

Non appena riesco ad individuare il water faccio appena in tempo a raggiungerlo che tutto ciò che ho bevuto la sera prima si riversa sulla superficie in ceramica.

Comincio a vomitare, un odore acre riempie la stanza.

Mi svuoto completamente, e dopo una decina di minuti passati con la testa appoggiata al water mi rialzo faticosamente.

“Grazie dell’aiuto” borbotto a Regan, comodamente sdraiata su quello che è stato il mio letto questa notte

“Figurati” mi sorride.

Non ho le forze di controbattere, così mi trascino fuori dalla camera.

La luce che filtra dalle finestre è accecante, fatico a tenere gli occhi aperti.

Ovviamente sono in una stanza d’hotel e mi sembra altrettanto ovvio che sia stata Regan e portarmici.

Mi risulta meno ovvio il come io sia finita in una camera d’hotel con lei, ma sarà la prima cosa di cui mi occuperò non appena sarò in grado di tenere gli occhi aperti.

Cammino lentamente verso il salotto, gli occhi semichiusi. Porto le mani davanti a me, in modo da non colpire nulla.

Dopo una passeggiata che mi è sembrata eterna raggiungo una bottiglia d’acqua e probabilmente ne bevo più di metà.

Sento lo stomaco ancora un po’ scosso, ma almeno il senso di nausea è sparito.

Regan compare dietro di me, superandomi velocemente per poi buttarsi sul divano davanti a me

“Allora bambina? Come stai?” mi guarda divertita

“Non fa affatto ridere” mi porto le mani alle tempie

“Oh sì invece, da morire. È così bello vederti far la grande e poi vederti piegata sul water” incrocia le braccia davanti a sé

“Fanculo Regan” sputo barcollando verso il lavandino.

Mi sciacquo la faccia, rinfrescandomi il viso.

Ora riesco ad aprire gli occhi, la luce mi da meno fastidio.

La testa mi pulsa terribilmente

“Dannazione” mi prendo la testa tra le mani

“Tieni” Regan poggia sul bancone due aspirine “prendile con un po’ d’acqua. Sono eccezionali per il mal di testa”

“Non starai mica cercando di uccidermi, vero?” analizzo le pastiglie bianche, cercando di capire cosa siano

“Se davvero volessi ucciderti sarei più originale di due pasticche bianche” ride “Forza prendile, mi ringrazierai”

“Sarà difficile ringraziarti dalla tomba, ma se serviranno a far smettere questo tremendo mal di testa va bene lo stesso” butto giù le pastiglie, sperando che mi aiutino ad alleggerire la mia testa pensante.

Barcollo lentamente verso l’isola del divano, dove mi sdraio in attesa che il dolore passi.

Mi copro con un braccio gli occhi, ed in un attimo tutto diventa buio.

Non so per quanto tempo io sia rimasta così, ma quando riapro gli occhi il dolore alla testa è passato.

Mi sento solo un po’ frastornata.

Mi tiro su a sedere, fuori ormai è buio. Alzo faticosamente il braccio per verificare l’ora: sono quasi le sette.

“Mia madre cazzo!” urlo tirandomi su di scatto dal divano.

“Che succede?” Regan esce dalla sua stanza, preoccupata dalle mie urla

“Mia madre, starà dando di matto”

“Ho detto a Beth che tu fossi con me, di inventarsi qualcosa. Penso abbia coinvolto quel tuo amico.. Joe si chiama giusto?”

“Oh, sì. Grazie” il mio cuore rallenta i battiti

“Tranquilla. Eri messa male ieri sera, non potevi di certo tornare a casa in quelle condizioni” si avvicina al frigo, prendendo una bibita

“Per questo motivo sono qui con te?” mi guardo intorno.

Lei annuisce semplicemente.

“Sono così imbarazzata per prima.. Scusa” mi copro il volto con le mani

“Non preoccuparti, capita a tutti di vomitare dopo una serata divertente. Poi c’è chi è in grado di bere e chi sarebbe meglio smettesse, ma quello è un altro discorso” si porta divertita la bibita alle labbra

“Divertente” sbuffo, tornando verso la camera.

Ho bisogno di fare una doccia.

Raggiungo il bagno. L’odore acre fortunatamente è sparito.

Sento ancora lo stomaco in subbuglio, quasi fosse una bomba ad orologeria.

Prima di entrare in doccia mi lavo i denti. Ho bisogno di togliermi il sapore di alcol e bile dalla bocca.

Una volta finito, apro l'acqua della doccia in modo che raggiunga la giusta temperatura.

Mi tolgo di dosso il vestito nero, diventato incredibilmente troppo stretto.

Quando rimango completamente nuda tiro un sospiro di sollievo.

Lascio che l'acqua calda stenda i muscoli tesi del mio corpo.

Sento la stanchezza scivolare via, così come i resti della serata di ieri.

Ai miei piedi infatti noto cadere giù nello scarico brillantini e coriandoli, probabilmente rimasti incastrati nei capelli.

Prendo un po' di shampoo dai campioncini messi a disposizione dall'hotel, anche se più che campioncini sembrano delle vere e proprie confezioni di Shampoo.

Fottuti ricconi.

Mi passo sul corpo un po' di bagnoschiuma.

Non so quanto tempo io abbia passato sotto l'acqua, ma quando esco dalla doccia, la condensa si è formata sullo specchio sopra al lavandino.

Passo un asciugamano sui capelli, per togliere l'umidità in eccesso.

"Cazzo!" esclamo, trovando Regan a fissarmi sulla porta del bagno "Regan questo è davvero inquietante. Da quanto sei lì?"

"All'incirca da quando hai cominciato la doccia" sorride

"Regan sei pazza" stringo forte l'asciugamano avvolto intorno al mio corpo

"Ti sei mai sentita in pericolo con me?" si avvicina, cauta.

Il mio cuore inizia a battere più velocemente.

L'osservo avanzare lenta verso di me, come predatore che avanza verso la sua preda.

"Allora?" sussurra, la sua mano che scivola lenta sulle mie spalle bagnate

"No" ansimo

"Benissimo" sorride.

Porta la mano sull'asciugamano, poi mi guarda, quasi fosse un attesa del mio consenso.

La guardo negli occhi, desiderosa del suo tocco.

Le mie mani si spostano dall'asciugamano, quasi non fossi io a comandarle.

Lei apre delicatamente l'asciugamano facendolo cadere sul pavimento.

Rimango completamente nuda davanti a lei, i suoi occhi che analizzano il mio corpo.

Si focalizzano per un attimo sulle cicatrici, poi passano oltre.

Mi prende per mano, tirandomi verso di sé.

Sono semplicemente incantata da lei, dai suoi occhi magnetici.

La bacio, tirandola verso di me dal retro del collo.

Lei ricambia il bacio, prendendomi in braccio.

In un attimo ci troviamo stese sul mio letto, lei sopra di me.

Ci perdiamo nuovamente nella nostra bolla, lascio ancora che lei sfiori ed assaggi il mio corpo godendomi il suo tocco magico.

 

 

"Tutto bene?" si volta divertita Regan, vedendomi ansimante accanto a lei

"Sì grazie" annuisco, cercando di calmare il mio respiro.

Il mio cuore sta lentamente decelerando.

"Chi sta meglio di te, sei appena venuta tre volte" scoppia a ridere

"Fottiti Regan" rido anche io, portandomi le mani al viso.

Si gira su un fianco, gli occhi scivolano veloci sul mio corpo.

Si fermano ancora sulle mie cicatrici.

Il mio cuore accelera nuovamente. So che vorrebbe chiedermi cosa sono quei segni che porto sulla mia pelle, ma il nostro accordo glielo impedisce.

"Per caso vuoi chiedermi qualcosa?" la guardo

"Hum?" tira su lo sguardo "No nulla" si ributta sulla schiena

“Sicura?” mi volto verso di lei, girandomi su un fianco.

Lei abbassa ancora una volta lo sguardo sulle cicatrici, poi fissa il soffitto.

“Abbiamo un accordo” mi guarda

“È vero” annuisco “ma posso fare uno strappo alla regola, così come tu l’hai fatto con Beth”

“Non sentirti obbligata”

“Con te che mi fissi le cicatrici ogni volta che scopiamo, diventa difficile non sentirmi obbligata” la prendo scherzosamente in giro “E poi avrei dovuto pensarci al tempo che sarebbero state più di intralcio che utili al mio assurdo scopo” sorrido.

Mi siedo sul letto, incrociando le gambe davanti a me.

Comincio così ad aprirmi su Dwight.

Non entro nei particolari ed ometto la parte del tentato suicidio, ma almeno le fornisco una spiegazione per i segni che mi porto sul corpo.

Lei rimane in silenzio tutto il tempo, non cambia nemmeno espressione.

È quasi inquietante la sua compostezza.

Ciò che più mi stupisce è come io riesca a parlare di lui rimanendo.. tranquilla.

Le parole non mi si bloccano più al fondo della gola, anche se un brivido mi agita il corpo ogni volta che pronuncio il suo nome.

Quello, probabilmente, non cambierà mai.

“Wow, è davvero.. incredibile” si tira su a sedere anche lei, lo sguardo scuro

“Okay, togliti quell’espressione compassionevole dalla faccia” la rimprovero “Ti ho raccontato la verità sulle mie cicatrici, ma non per questo voglio vedere quello sguardo triste”

“Sì hai ragione” scuote la testa

“Pensi ancora io sia una piccola e noiosa bambina?” incrocio le braccia al petto

“Mai detto che fossi noiosa. Bambina sì, ma noiosa no” alza le spalle, poi si allontana da letto “Sicuramente sai come lasciare senza parole Davis”

“Anche tu McFinin” la guardo “Tipo come fai a sapere determinate cose di me. Ad esempio di mio fratello, o il mio cognome visto che non hai mai voluto sapere nulla di me”

“Sono dettagli facilmente individuabili. Ricordati che sei la coinquilina di mia sorella” lascia la mia stanza “Riposati, la stanza la lasceremo domani mattina. Buonanotte”

Mi lascia sola nella mia stanza, ancora completamente nuda.

Questa chiacchierata così.. intima mi ha destabilizzata.

Perché ha voluto sapere delle mie cicatrici? Non le è mai importato nulla di me, se non avermi.

Scrivo un messaggio a mia mamma, per augurarle la buonanotte e farle sapere che sto bene.

Mi risponde poco dopo, sembra piuttosto tranquilla.

Mi lascio cadere nell’enorme letto, confusa da tutto ciò che è appena successo.

Forse aveva bevuto. Forse ieri sera aveva esagerato con l’alcol e nel post sbronza diventa incredibilmente.. umana.

Non riesco a dare altra spiegazione al suo essere così interessata a me.

Provo a dormire, ma la mia testa non ne vuole sapere di spegnersi.

Continua a cercare della giustificazioni razionali al suo comportamento e delle giustificazioni razionali al mio irrazionale bisogno di sapere perché si è comportata così.

Non può davvero piacermi.. Regan.

Me ne sarei accorta giusto? Ma soprattutto.. una persona come lei?

No assolutamente. Per quanto possa essere simile a Jess per alcuni versi, in altri invece è il suo polo opposto.

Anche Jess aveva l’abitudine di usare la persone a suo piacimento, ma Regan.. Lei sembra una macchina, programmata solo ed esclusivamente per sedurre.

È così distaccata dalla realtà, dai sentimenti.

È un fottuto robot, oltre ad essere così arrongante ed egoista.

E questa continua ostentazione della sua ricchezza: belle macchine, camere d’hotel, vestiti costosi.

Dio, chissà quante ragazze avrà portato in camere come queste.

Solo all’idea mi sale il voltastomaco.

Mi giro su un fianco, affondando la testa sul cuscino.

No, quella con Regan è e sarà solo una relazione basata sul sesso.

Quero era il nostro accordo.

Niente coinvolgimenti emotivi, ed io sono la persona più adatta in assoluto a rispettare questa condizione.

 

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Capitolo 36
*** Capitolo Trentasei ***


Pov. Sarah

Il rumore della macchinetta del caffè interrompe il mio sonno.

Sono circa le nove del mattino quando apro gli occhi.

Mi stiracchio nel letto, ancora completamente nuda.

L’odore del caffè arriva fino in camera mia, facendomi vibrare lo stomaco. Sono molto affamata.

Ieri tra il post sbornia ed il sesso con Regan non ho mangiato nulla.

Mi tiro su alla ricerca di qualcosa da mettere.

Noto dei vestiti accuratamente piegati sulla scrivania davanti al letto. Ovviamente sono i cosiddetti vestiti-di-emergenza di Regan, probabilmente recuperati dal baule della sua auto.

La maglietta è incredibilmente grande - forse troppo grande anche per Regan - mentre i pantaloni sono troppo lunghi per me.

Dovrò fare almeno cinque o sei risvolti affinché non mi finiscano sotto i piedi.

Comincio indossando la maglietta, mentre i boxer ed i pantaloni li indosserò una volta fatta la doccia.

La maglietta è talmente lunga da coprirmi quasi fino al ginocchio.

Le mie cicatrici sono quasi completamente coperte.

Raggiungo la cucina, dove Regn è intenta a preparare la colazione

“Buongiorno” la saluto raggiungendo il frigo per prendere un bicchiere d’acqua

“Giorno” mi saluta, dandomi una rapida occhiata “Vedo che hai trovato i miei vestiti”

“Sì e ti ringrazio, ma stavolta davvero riprenditeli. Quei jeans sono decisamente troppo lunghi per me”

“Vendili, non è un mio problema” alza le spalle “Io mi sono fatta delle uova strapazzate. In frigo ci sono degli yogurt se vuoi”

“Grazie per avermi chiesto se ne volessi anche io” rispondo sarcastica

“Non sono la tua ragazza, non devo prepararti la colazione. Sarah forse non hai capito, io ti scopo e basta” un brivido mi percorre la schiena

“Non si tratta di fidanzata o non fidanzata, si tratta di educazione” sbuffo

“Non cucino per nessuno, al massimo sono gli altri a cucinare per me” sorride

“Sei veramente una persona orribile” lascio velocemente la cucina per fare una doccia.

Mi è decisamente passata la fame.

È assurdo come mi sia potuto passare per la mente di essermi presa una semi cotta per quella sottospecie di persona di là.

Grazie a Dio questo teatrino di stamattina mi è servito per capire che in realtà non è così.

Mi lavo velocemente il corpo, tenendo d’occhio l’ingresso del bagno. Questa volta lei non arriva.

Mi vesto velocemente e quando raggiungo la cucina trovo un biglietto sul tavolo

Questo è il numero per ordinare la colazione in camera: 1440. Chiama la reception. Ci vediamo dopo


“Regan?” provo a chiamare, la nessuno mi risponde “Sul serio?”

Raggiungo la sua camera, ma lei non c’è. Do un’occhiata anche nel suo bagno ma di lei nemmeno l’ombra.

Stronza.

Decido di guardare il menù della colazione e poi tornare a casa in taxi.

Ordino una porzione di porridge, con un bicchiere di latte e miele ed un frutto.

Fottuta stronza, davvero mi ha lasciata qui da sola?

Senza nemmeno avvisarmi o dirmi quando sarebbe tornata?

Sono stanca di stare ai suoi comodi.

Mentre attendo la colazione mi vesto e raduno tutte le mie cose.

Una volta finita la colazione prenderò un fottuto taxi e tornerò a casa mia.

Guardo fuori dalla finestra: siamo vicino all’Arena centrale, dunque per arrivare a casa non saranno più di quindici minuti.

Dopo circa dieci minuti dalla mia chiamata sento bussare alla porta

“La ringrazio” apro la porta ad un ragazzo giovane che spinge un carrello fino al tavolo.

Mi fa accomodare, poi appoggia il piatto davanti a me sollevando una cloche.

Accanto, poggia un grosso bicchiere di latte ed il frutto adagiato in una grossa scodella bianca.

Lo ringrazio ancora e silenzioso com’è arrivato se ne va, chiudendosi la porta alle spalle.

La stanza è silenziosa, l’unico rumore sono i cereali che scricchiolano della mia bocca.

Osservo la piccola città muoversi sotto di me: ha cominciato anche a nevicare, grossi fiocchi scendono giù poggiandosi delicatamente sui tettucci delle auto o sui balconi delle abitazioni.

Creano tristi coreografie nel cielo colorando di bianco il mondo intorno a noi.

La colazione è davvero buonissima e finalmente mette a tacere il mio stomaco.

Do una rapida occhiata alla stanza, per controllare di aver preso tutto, poi prendo lo stupito bigliettino di Regan e lo giro

Grazie il numero è stato molto utile, lo chef ha preparato una colazione fantastica. Sono tornata a casa, ci vediamo

Lo riposiziono nello stesso identico modo in cui l’aveva posizionato lei, e mi chiudo la porta alle spalle.

Mentre raggiungo il piano terra chiamo un taxi.

Nel giro di pochi minuti un grosso macchinone bianco si ferma davanti all’Hotel.

Salgo su velocemente per evitare di bagnarmi troppo con la neve

“Season Street, 412. Grazie”

Il taxista annuisce, e fa partire il tassametro.

La neve è aumentata, ora è più fitta, i fiocchi ancora più grossi.

C’è poca gente in giro, così il taxi ci mette meno del previsto ad arrivare.

“Sono sette dollari” gli allungo una banconota da dieci

“Tenga pure il resto. Buon anno” scendo velocemente dall’auto ed entro in casa.

In salotto non c’è nessuno. Sento la mamma lavorare in cucina.

“Ciao mamma sono tornata” la saluto velocemente.

Corro in camera a cambiarmi, prima che mia madre possa vedere questi vestiti.

Una maglia ed un paio di jeans di Versace non potrebbero mai appartenere a Joe.

Indosso i primi vestiti che mi capitano a tiro, poi mi avvio verso il piano inferiore

“Tesoro” mentre sto uscendo dalla stanza incontro mia madre “Perché sei corsa di sopra? Stai bene?” mi prende il viso tra le mani

“Sì certo mamma sto bene, volevo solo posare tutto quello che avevo in mano e cambiarmi, vedi?” indico la spessa giacca sul letto

“Oh okay” non sembra convinta, ma non obietta “Hai fatto colazione?”

“Sì” annuisco “Tu che stavi facendo? C’è un profumino” inspiro profondamente

“Stavo preparando delle verdure per stasera” si incammina verso il piano di sotto

“Occasione speciale?” chiedo curiosa

“Ci saranno i McLandon a cena”

Rimango pietrificata. Jace verrà a cena qui stasera?

Cazzo.

Comincio ad iperventilare. Come dovrei comportarmi? Dovrei comportarmi come se nulla fosse successo tra di noi?

E se ci fosse lei? Dio che imbarazzo

“Tutto bene tesoro?” mia madre si volta preoccupata

“Sì sì tutto bene grazie, avrei semplicemente preferito sapere prima di questa cena”

“È stata una cosa improvvisata in realtà. Jace è tornato oggi dalle vacanze con i suoi amici e così sua mamma mi ha chiesto di organizzare una cena, visto che anche tu eri qui”

“Mi prometti che non cercherai di piazzarmi con lui anche quest’anno?” le chiedo quasi implorante

“Promesso” annuisce “Questo non vuole dire che io non continuerò a sperare che un giorno tu e lui possiate darvi una possibilità. È diventato davvero carino, ha davvero una corporatura imponente e poi..”

“Mamma!” la supplico

“D’accordo, d’accordo. Ho finito” alza le mani e raggiunge la cucina.

L’idea di vedere Jace un po’ mi agita, proprio perché non ho idea di come comportarmi.

È passato così tanto dall’ultima volta che ci siamo visti.

Non ci siamo nemmeno sentiti per gli auguri di Natale.

Penso sia rimasto davvero male per la fine del nostro.. rapporto, se così si può definire.

E se dovesse venire con lei?

Immagina una cena con mia madre, lui e lei mi agita.

La mia attenzione viene catturata dal mio telefono che squilla: è Regan a chiamarmi

“Dove diavolo sei?!” ringhia

“Ciao anche te” rispondo scocciata “Sono a casa mia, come mi pare di averti scritto”

“Cosa diavolo ti è passato per la testa? Perché non mi hai aspettata? O almeno chiamata?” sembra piuttosto alterata

“Perché avrei dovuto Regan? Semplicemente non avevo voglia di aspettarti, volevo tornare a casa mia. Ti ho avvisata”

“La prossima volta sarebbe gradita una telefonata”

“Non ti devo spiegazioni Regan, né devo chiederti il permesso per tornare a casa. Ora che sai dove sono sei più tranquilla?”

“Non ero di certo agitata prima” risponde secca

“D’accordo allora ci sentiamo Regan”

“Buona giornata Sarah”

Stronza.

Perché diavolo mi ha chiamata per sapere dove io fossi? Come se fosse un suo problema.

Scuoto la testa.

Non ho intenzione di trovare una spiegazione razionale al comportamento di Regan, perché tanto ho capito che non ci sarà mai una spiegazione razionale.

Regan è fatta così, agisce d'impulso, senza pensarci.

E poi sono semplicemente stanca di giustificare il comportamento di tutti.

Questa giornata è già abbastanza complicata così, non ho bisogno anche di Regan ed i suoi comportamenti del cazzo.

 

 

Sono circa le venti quando il campanello suona.

Lia va ad aprire, salutando la famiglia McLandon.

Li fa accomodare in salotto dove la mamma ha allestito un piccolo buffet con salatini e verdurine grigliate accompagnati da un calice di vino.

Sono tutti seduti quando io entro nel salotto.

Mi ci è voluto un po’, devo ammetterlo, per trovare il coraggio di raggiungerli.

Quando arrivo la madre di Jace, si alza in piedi

“Sarah ciao” mi stringe forte “Che bello vederti! Ogni volta che ti vedo diventi sempre più bella!”

“Ciao Isabelle, ti ringrazio” ricambio l’abbraccio

“Ciao cara” anche il papà di Jace mi saluta

“Ciao Damian” lo saluto.

Dietro di loro sbuca Jace.

Sono passati un paio di mesi dall'ultima volta che ci siamo visti, ma sembra passata una vita.

Lui è cambiato molto: i capelli neri adesso sono corti, quasi a zero. Sul viso ha un accenno di barba, non più lunga come la portava prima.

È ispida, ma gli sta molto bene. Fa risaltare i suoi occhi verdi.

Ha anche un piccolo tatuaggio vicino all’orecchio destro, un simbolo in cinese.

“Ehi” mi sorride

“Ciao Jace” mi coglie alla sprovvista abbracciandomi.

Mi stringe forte, riportandomi indietro ai nostri momenti felici

“Lei non sa nulla” sussurra al mio orecchio, prima di allontanarsi e far spazio ad un esile ragazza dai capelli biondi

“Ciao, sono Megan la ragazza di Jace” mi porge la mano e in un attimo capisco le sue parole

“Ciao Megan, sono Sarah” le sorrido.

Ci sediamo sul divano, Jace seduto accanto a me e accanto a lui Megan.

La osservo: è una graziosa ragazza dai capelli biondi, sembra quasi una bambolina.

Le labbra sono proporzionate al piccolo viso ovale, mentre gli occhi sono grandi e verdi come quelli di Jace.

Sul viso vi sono poche ma marcate lentiggini.

Deve avere all’incirca un paio di anni in meno di noi.

È davvero bellissima, i lineamenti sono delicati ed i tratti perfetti. Ogni cosa su di lei è perfettamente bilanciata, nulla è fuori posto.

Anche il sorriso è perfetto, messo in risalto dai denti incredibilmente bianchi.

Ride e scherza con Lia, non sembra affatto a disagio nonostante sia circondata da persone che non conosce.

A differenza mia, che da quando ho varcato la soglia del salotto sono tesa come una corda di violino.

In realtà lo so da questo pomeriggio, ma quello è un altro discorso.

Inizio a rilassarmi solo quando noto lo sguardo rassicurante di Jace su di me.

Mi sorride, sembra sereno. Il suo abbraccio caloroso di prima come prova che non è solo una mia impressione.

Non è arrabbiato con me, lo vedo dal modo in cui guarda Megan.

Il suo sguardo luccica mentre osserva la fidanzata parlare con sua mamma e Lia.

Sorrido. Sono così contenta per lui.

Dopo una marea di noccioline e due bottiglie di vino ci spostiamo nella sala da pranzo, dove la mamma ha apparecchiato la tavola meglio di un ristorante a cinque stelle.

Mia mamma è da sempre stata una perfezionista, una donna a cui piace che tutto sia in ordine e perfetto.

Quindi è facilmente intuibile quale impatto abbia avuto su di lei scoprire di aver cresciuto una figlia con gravi ansie sociali e problemi relazionali.

Sulla tavola è tutto perfettamente centrato, ogni singolo oggetto su quella tavola è posizionato nell’unico posto dove dovrebbe stare.

Ci accomodiamo tutti al tavolo, quasi timorosi di distruggere quella perfetta armonia.

Alla cena manca solo Danissa, che è tornata a Statute per riaprire il bar.

Mike siede accanto a Damian e ben presto si perdono a parlare insieme a Marco dell’ultima partita di football vista ieri sera in tv.

La mamma ed Isabelle raggiungono la cucina mentre noi ragazzi ci raccontiamo le ultime novità.

John racconta a Jace della sua azienda vinicola, mentre Lia parla con Megan del suo trasferimento in Europa.

Io ascolto interessata i discorsi di Jace e John essendo seduta in mezzo a loro due.

Poco dopo le due donne arrivano, portando l’enorme teglia di pasta al forno preparata da mia mamma.

Quando mi alzo dal tavolo, circa cinque portate dopo, ho bisogno di prendere una boccata d’aria.

Raggiungo la terrazza sul retro, ed apro leggermente la porta. Il freddo pungente di inizio gennaio mi congela i polmoni.

“Ehi” Jace attira la mia attenzione

“Ehi” gli sorrido “è fantastica” faccio segno con la testa indicando l’interno della casa

“Grazie, lo so” annuisce fiero “è una persona fantastica”

“Sono tanto felice per voi Jace” mi avvicino a lui

“Lei non sa nulla di.. noi. Sa che prima di lei ho avuto una relazione un po'.. Particolare con una ragazza, ma non sa chi sia. Glielo dirò, ma non volevo che passasse la sua prima cena con la famiglia Davis fulminandoti con lo sguardo” scoppiamo a ridere

“Come darle torto”

“Voglio che si renda conto che tu non sei una minaccia, prima di dirle tutto”

“Tranquillo, non sarò io a farlo” gli sorrido, mettendomi accanto a lui

“Con il senno di poi, sono felice che tu non abbia ricambiato i miei sentimenti. Non avrei mai incontrato Megan” incrocia le braccia al petto

“Sono dell’idea che non tutto il male viene per nuocere, che soffrire serve a raggiungere la meta finale”

“E tu l’hai raggiunta la meta finale?” scoppio a ridere

“No, sono ancora ben lontana dal raggiungerla, ma forse non ho ancora sofferto abbastanza” rido

“Tempo al tempo, tutto accade per una ragione” mi poggia una mano sulla spalla

“Lo penso anche io. Basta essere pazienti” annuisco.

“Ragazzi! Il dolce!” sento urlare mia madre

“Era ora, non aspetto altro da ieri!” Jace torna velocemente dentro casa.

Sorrido. Sono contenta che Jace non ce l’abbia con me, che sia sereno nei miei confronti.

So che molto probabilmente il rapporto non sarà più lo stesso, perché dopo aver condiviso tanto non può tornare ad essere lo stesso di prima, soprattutto se di mezzo c’è una fidanzata.

Ma almeno so che lui è andato avanti e che è felice.

Questo è l’importante.

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Capitolo 37
*** Capitolo Trentasette ***


Pov. Sarah

Tornare al campus provoca in me sensazioni contrastanti.

Fino all’anno scorso avevo un motivo per tornare qui. Ed ora?

Sì, ho i miei amici qui, il sogno di prendere quella dannata laurea, ma non è lo stesso.

Marco sta guidando velocemente sulla superstrada, Lia accanto a lui guarda silenziosamente fuori dal finestrino.

Siamo tutti piuttosto silenziosi. Anche loro torneranno a casa a breve.

John invece è partito questa mattina per Disdale.

Separarci, anche se l’abbiamo fatto già molte volte, ci appesantisce sempre il cuore.

Come al solito la mamma ci ha salutato con i suoi grandi occhi lucidi.

Scuoto la testa.

Quando arriviamo al campus, il parcheggio è decisamente pieno rispetto all'ultima volta che sono stata qui.

Molti ragazzi sono già tornati, altri torneranno nei prossimi giorni.

Marco prende la mia valigia dal bagagliaio, e me la poggia vicino

“Grazie ragazzi” li abbraccio “Fate buon viaggio”

“Grazie a te Sarah, per tutto” mi stringe forte Lia

“Fate attenzione a questo piccolino” indico la pancia di mia sorella “Ci vediamo presto”

Mi incammino verso la mia stanza, trascinandomi dietro la grossa valigia e non solo.

Passo dopo passo, mentre mi allontano sempre di più da loro sento il mio cuore appesantirsi.

Quando arrivo in stanza Beth sta distrattamente leggendo qualcosa al pc.

Ehi” la saluto timidamente, quasi paurosa di una sua possibile reazione

“Ciao Sarah” mi sorride

“Sei arrabbiata con me?” le chiedo, avvicinandomi a lei

“Per la storia di Regan? Direi più rassegnata” scoppia a ridere “Non sono arrabbiata con te Sarah. Non mi interessa se ti scopi mia sorella, sono più incazzata con lei. Sa essere una grandissima stronza e tu.. Ne hai già passate tante” scuote la testa

“Ho passato cose peggiori di Regan McFinin, te lo assicuro” rido, sedendomi sul letto

“Lo so” annuisce “Alle volte mi dimentico di quanto tu sia forte” abbassa lo sguardo

“Per questo motivo hai picchiato tua sorella?” la guardo seria

“Mi sono lasciata trasportare dalle emozioni.. diciamo”

“Non voglio essere un problema tra di voi. Se il fatto che io vada a letto con lei può essere un punto di rottura tra di voi mi tirerò indietro”

“Non ti devi preoccupare. Non lo sarà finché lei non ti farà del male” torna a leggere sul suo computer.

Rimango in silenzio, assecondando il suo bisogno di chiudere il discorso.

Regan mi farà davvero del male? Non posso saperlo.

Me ne farà sì, ma se io le darò modo di farlo. Non permetterò in alcun modo di affezionarmi a lei, né tantomeno le permetterò di ferirmi.

La nostra relazione - se così possiamo definirla - è questa. Sesso, le sue risposte del cazzo ed incontri puramente occasionali.

Nulla di più.

Mi giro il cellulare tra le mani, indecisa sul da farsi.

“Sai se Joe è tornato?” mi volto verso Beth

“Sì sì è tornato stamattina presto” annuisce, sottolineando un grosso libro.

Mi alzo dal letto per raggiungere i dormitori maschili.

Ho bisogno di stare un po’ con il mio migliore amico. Con gli impegni di entrambi, il lavoro al bar e le lezioni non abbiamo più avuto possibilità di stare insieme.

Mi stringo nel mio grosso giubbotto, il vento freddo mi taglia la pelle.

A differenza di Anharra, qui non nevica, c'è solo tanto freddo.

Gruppi spaesati di ragazzi mi camminano intorno, per niente entusiasti di essere qui.

Il malcontento generale si avverte a pelle.

Quando raggiungo i dormitori maschili, sento le guance bruciare.

Cammino velocemente verso la camera di Joe, trepidante di vederlo di nuovo.

“Chi si rivede” mi sorride Dj

“Oh, ciao Dj” lo saluto distaccata

“Passato bene le vacanze?”

“Sì, e tu?” ripenso ai pranzi in famiglia, alle giornate passate con Regan.

Sorrido

“Bene grazie” annuisce “Sto uscendo con una ragazza” la sua confessione mi spiazza

“Oh, sono felice per te Dj” rispondo confusa

“Te l’ho detto così che tu possa essere tranquilla. Non ti tormenterò più” ride imbarazzato

“Okay” rido anche io “Sono felice per te Dj”

“Grazie Sarah, dovresti ricominciare anche tu” abbasso lo sguardo “So che ti ho fatto tanto male, che mi hai incolpato dal primo giorno per la fuga di Jess, e forse in parte hai ragione, ma devi ricominciare. Hai rifiutato tante persone a causa sua. Lasciati amare Sarah” mi abbraccia.

Quel gesto così inaspettato mi lascia interdetta. Lo stringo forte anche io, e in un attimo vengo catapultata all’anno scorso quando ero solo una piccola ed insicura matricola.

Quando ero ancora una piccola ragazza impaurita dal genere maschile e dalle relazioni sociali in generale.

Ricordo le nostre prime uscite, le nostre prime colazioni al bar.

Il primo giro del campus con quei tre imbecilli del secondo anno che sono diventati parte integrante delle nostre vite.

Prima di Lei.

Inspiro profondamente quel profumo così familiare che non sentivo da tempo.

Dj ha ragione, dovrei lasciarmi amare.

Devo riuscire a superare quei dannati muri che ho costruito intorno a me.

A causa loro ho perso Dj, ho perso Jace, ho perso Diego.

A causa loro ho perso tante cose, tante opportunità di ricominciare da zero.

“Fammi una promessa” mi prende il viso tra le mani “Promettimi che ti lascerai amare. Qualsiasi sia la persona, rischia, ama ancora. Perché il mondo dopo di Lei non è finito, anzi, è appena cominciato”

Annuisco semplicemente, gli occhi lucidi

“Grazie Dj” sussurro, affondando ancora la testa nel suo petto.

Lui mi stringe forte e per la prima volta dopo tanto tempo sono di nuovo felice di vederlo.

 

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Capitolo 38
*** Capitolo Trentotto ***


Pov. Sarah

Gli ultimi giorni prima dell'inizio delle lezioni li ho passati insieme a Joe.

Una volta salutato Dj sono corsa da lui a raccontargli tutto.

Proprio come me, è rimasto spiazzato dal gesto di Dj, ma era molto felice che questa eterna lotta tra me e lui fosse finalmente finita e si è definito completamente d’accordo con quanto detto da Dj.

Le sue parole mi rimbombano nella testa da quando ci siamo separati: perché il mondo dopo di Lei non è finito, anzi, è appena iniziato.

Forse non ha tutti i torti. Grazie a Lei mi sono riavvicinata all’amore in tutte le sue forme: fisico, carnale, emotivo.

Lei ha aperto ogni strada dentro di me, ma andando via è come se le avesse richiuse, una per una.

Ora sta a me riaprirle ed in parte lo sto facendo, ma vorrei tornare ad amare di nuovo.

Vorrei riuscire a vivere tutte quelle emozioni bellissime che solo un’altra persona può darti.

Il sesso non mi basta più, voglio tornare a fare l’amore.

Intensamente, dolcemente.

Quell’amore dove ridi mentre lo fai, che fermi e ti guardi, che vorresti non finisse mai.

Sorrido.

Quello che avevo con Lei.

Quello che Regan mi sta dando sazia solo in parte i miei bisogni.

Ho fatto una promessa a Dj. Gli ho promesso che mi sarei lasciata amare, ed è quello che intenzione di fare.

Non voglio forzare nulla - niente Tinder o app simili - ma non mi chiuderò più a riccio.

No, mi impegnerò a lasciarmi andare, perché è giusto andare avanti.

Perché dopo quasi un anno è giusto che io ricominci da capo.

Joe mi ha aiutato tanto in questi giorni.

Mi ha ascoltata, mi ha lasciata sfogare sul suo petto, mi ha portata in giro per negozi.

Per un attimo mi è sembrato di tornare al liceo, durante uno dei nostri interminabili pomeriggi passati insieme.

Mi ha raccontato anche dei suoi problemi con Sophie ed ho provato ad aiutarlo il più possibile, cercando di dargli un giudizio obiettivo e razionale.

Sono stati giorni intensi, pieni di emozioni e consapevolezze.

Ed ora, mentre sono seduta al mio banco, sono più sicura che mai che tutto questo sia giusto.

La professoressa di filosofia cammina nervosamente su e giù per la classe, buttandoci addosso nozioni che però non riesco a memorizzare.

Il primo giorno dopo le vacanze è sempre il peggiore.

Mi guardo attorno e noto che lo stato d’animo è uguale per tutti. Sono davvero poche le persone davvero interessate alla lezione.

Cerco di prendere più appunti possibili, nel limite delle mie capacità.

Una volta terminate le lezioni raggiungo i ragazzi per il pranzo.

Al tavolo ci sono già Beth e MaryJ insieme a Laureen. Stanno animatamente parlando delle loro vacanze

“Ehi fanciulle” le saluto sorridendo

“Fermi, fermi, fermi” interrompe Laureen “Questa non è la nostra Sarah" si volta confusa verso di me, tirandomi le guance con le sue mani morbide

“Lili dai” scoppio a ridere

“Chi sei tu?” mi domanda confusa

“Come mai sei così di buon umore?” chiede divertita Beth, portandosi alla bocca una forchettata di insalata

“Non saprei dirvi ragazze.. è come se ogni tassello della mia vita a poco a poco stesse tornando a posto. Prima Jace, ora Dj. Sta tornando tutto al vecchio equilibrio.. Che sia di buon auspicio?”

“Sono sicura che sia così” mi sorride MaryJ “Tutto si risistema sempre, bisogna solo aver pazienza” mi accarezza una spalla

“Già, lo penso anche io” sorrido.

Chiedo alle ragazze come abbiano passato le loro vacanze, soprattutto come sia andato il gran galà di Beth.

Non si esprime molto, ma mi conferma che suo papà non è stato affatto contento di vederla con MaryJ.

Non si sofferma troppo a parlarne, mi racconta invece di come sia andato il primo pranzo con la famiglia di MaryJ.

L’ascolto interessata mentre terminiamo il pranzo.

 

 

Quando raggiungo la mia stanza è primo pomeriggio.

Decido di dedicare un paio di ore a terminare alcune relazioni che dovrò consegnare per fine settimana, visto il poco tempo che ho dedicato allo studio durante queste vacanze natalizie.

Accendo il mio pc e comincio a cercare articoli e pubblicazioni utili a terminare i miei elaborati.

La mia concentrazione però dura poco: la mia attenzione viene attirata da una notifica Instagram.

Il profilo del campus ha pubblicato un post, pubblicizzando il nuovo spettacolo che sarà presentato a fine anno.

Il corso di teatro.

Sorrido.

Jess l’anno scorso era così disperata dopo la storia di Laureen da iscriversi a quel corso.

Eppure non è stato tanto male.

Abbiamo incontrato tante persone interessanti come quell’amico di Jess.. Jason se non ricordo male.

Potrebbe essere un'occasione per distrarmi dalla mia solitudine e per conoscere gente nuova.

Blocco il cellulare, titubante sul dafarsi.

Sono pronta ad affrontare tutto questo da sola?

Tornare in quel teatro, fare una cosa che abbiamo fatto insieme.

Eppure l'ho già fatto.

Sono tornata al Luna Park senza di Lei. Certo, la sua assenza si percepiva, ma sono comunque riuscita a divertirmi.

Ricominciare vuol dire anche questo: ritornare dove siamo state insieme.

Devo iscrivermi a quel fottuto corso, me lo devo.

Sarà difficile, sì, ma non impossibile.

Tiro un lungo respiro.

Chiudo il mio portatile, indosso una felpa e raggiungo la segreteria. Devo fare questa cosa, prima che possa cambiare idea.

Comincio a correre per il campus, il freddo mi congela i polmoni ma non mi interessa.

Il mio fiato si condensa in spesse nuvole bianche, la mia schiena a contatto con la felpa pesante si imperla di sudore.

L’adrenalina mi scorre nelle vene, il cuore batte incredibilmente veloce.

Quando arrivo in segreteria ho il fiatone.

“Dannazione!” esclamo quando noto l’orario di apertura.

Manca più di mezz’ora. Mi siedo sulle sedie poste lungo il corridoio che precede la segreteria, in attesa che apra.

La mia gamba ondeggia velocemente, riflesso della mia agitazione interiore.

“Ti dev’essere successo qualcosa di davvero terribile per essere qui quaranta minuti prima dell’orario di apertura con quella gamba ballerina” una ragazza dai corti capelli neri mi sorride, venendomi incontro.

Ha due grandi occhi azzurri, che mi osservano curiosi.

Le braccia sono interamente tatuate. Sembrano due piccole tele, dove un pittore si è divertito a dar sfogo a tutte le sue fantasie.

Il suo viso non mi è nuovo

“No a dire il vero volevo solo iscrivermi al corso di teatro” rido imbarazzata

“Oh, wow, dev’essere davvero importante se ti ha fatto correre fino a qui” ride divertita, osservando il mio aspetto affannato

“Diciamo” mi gratto il retro del collo imbarazzata

“Comunque sei fortunata, sono la responsabile del corso. Se mi lasci il tuo nome ed il tuo numero posso segnarti io in lista e riferirlo poi a Glandie. Sai, lei è piuttosto lenta ad aprire la baracca” sussurra quest’ultima frase

Ma certo, ora mi ricordo.

In un attimo vengo catapultata indietro nel tempo, a quel pomeriggio in cui Jess mi portò con lei all’incontro.

Lei si presentò a me, un brivido mi percorse la schiena.

La ricordo come se fosse ieri, quella sensazione mai provata prima. Come se la vita avesse voluto avvisarci che un giorno le nostre strade si sarebbero incontrate ancora.

Non avrei mai immaginato che le cose potessero essere tanto diverse.

“Sì lo so” annuisco ridendo “Posso anche aspettare non è un problema” poggio una mano sulla gamba, per cercare di calmare l’incessante dondolio

“Allora ti faccio compagnia” sorride la ragazza, prima di sedersi accanto a me “Se ti va”

“Oh, certo” annuisco

“Sono Matisse, piacere” mi allunga la mano “Esatto, proprio come il famoso artista Henri Matisse”

“Piacere Matisse, sono Sarah” le stringo la mano.

Lo stesso brivido di allora mi percorre la schiena mentre stringo la sua mano ruvida e consumata dalla sua passione.

È spessa e robusta, adornata da pochi, ma eccessivamente grandi, anelli.

“Ciao Sarah” sorride “Cosa ti porta qui? Il tuo viso non mi è nuovo” chiede appoggiando il piede sul ginocchio dell’altra gamba.

Mi osserva interessata in attesa della mia risposta

“In realtà non ho una vera passione per teatro, ma l’anno scorso ho partecipato al laboratorio, e mi sono divertita tanto. Sono cambiate tante cose, e vorrei sfruttare questa occasione per conoscere persone nuove, per non essere più chiusa nella mia stanzetta tutto il giorno. So che così può suonare assurdo"

“Tranquilla ti capisco, ognuno di noi ha bisogno di una scappatoia ogni tanto. Sono sicura che il club di teatro ti aiuterà molto. E poi, adesso che lo so, ti aiuterò io a stare meglio! Tanto ci vedremo tutte le volte che verrai” mi sorride “quindi hai già partecipato l’anno scorso? Hum..” si porta una mano al mento

Mi sento avvampare.

La osservo bene e devo dire che è una ragazza molto graziosa: la sua carnagione è pallida, messa in risalto dai capelli incredibilmente neri e dai tatuaggi che le colorano la pelle.

Anche gli occhi incredibilmente verdi risaltano grazie alle lunghe ciglia nere.

Nonostante abbia l’aspetto di una bambolina, la sua corporatura è robusta.

La parte che più mi piace di lei sono le braccia. Sono incredibilmente colorate, riempite di disegni ed opere d’arte.

Vorrei poter analizzare ogni singolo tatuaggio

“Ti piacciono i tatuaggi?” mi chiede, osservandomi

“Hum? Sì diciamo di sì” annuisco

“Tu ne hai?”

“Nemmeno uno” scuoto la testa

“Davvero? Se vuoi te ne posso regalare uno dei miei” scoppiamo a ridere entrambe

“Non ci ho mai pensato in realtà. Farmi un tatuaggio non è stata la mia priorità in questi ultimi anni” ripenso a tutto ciò che ho affrontato negli ultimi cinque anni.

“Se me lo permetterai, vorrei fartene uno” mi volto confusa verso di lei

“Tu?” chiedo stupita

“Sì, a casa ho una macchinetta. Vedi questi?” alza l'avambraccio sinistro “Tutti questi li ho fatti da sola. Inoltre, ho anche tutta questa coscia tatuata. La parte davanti l’ho tatuata io” sorride

“Oh wow, è davvero.. incredibile” osservo i tatuaggi del suo braccio.

Sono perfetti

“Se vorrai potrai fartene uno da sola” mi tira una spallata giocosa

“Oddio, sarò costretta ad amputarmi un arto per nascondere l’orrore che ne uscirebbe” scoppiamo a ridere entrambe

“Non ti sottovalutare mai” mi sorride.

La nostra conversazione viene interrotta dall’arrivo di Gladie.

Guardo l’ora: sono le 15.10.

Matisse mi ha talmente rapita con i suoi discorsi che non mi sono nemmeno accorta che la segretaria fosse in ritardo, e nemmeno me ne importa.

Mi è piaciuto parlare con lei, quasi mi spiace interrompere il momento

“Matisse cosa ci fai qui?” chiede scocciata la segretaria

“Bisogna riaprire nuovamente le iscrizioni per il corso di teatro. Guarda, ho già una nuova allieva” mi indica.

Rivolgo un timido sorriso a Gladie, che mi guarda scocciata da sopra i suoi orribili occhialoni da bibliotecaria imbalsamata.

“Fantastico” sbuffa, prendendo una serie di fogli “Scriva il suo nome qui e firmi qui” mi passa una penna logora, indicandomi con il dito storto i due riquadri da compilare.

“Ecco a lei” le porgo il foglio e la penna

“Fantastico” borbotta, poggiando tutto sulla scrivania “Allora? Abbiamo finito, può andare” mi liquida scocciata prima di sedersi sulla vecchia sedia scricchiolante

“Gladie non si smentisce mai” scuote la testa Matisse “è così con tutti”

“Lo immaginavo” guardo torva verso il gabbiotto delle segreteria

“Bhe come hai potuto vedere il numero di telefono non serviva per l’iscrizione, era solo una scusa per averlo” mi sento avvampare “Quindi.. se ti va di lasciarmelo potremmo vederci anche al di fuori del corso di teatro che dici? Magari per una session di auto tattoo”

“Non credo che sia il caso di immergerci in una session di auto tattoo però si, potremmo vederci anche al di fuori” sorrido.

Comincio a dettarle il mio numero e lei fa squillare il mio cellulare.

Il suo numero mi compare sullo schermo, una strana sensazione mi pervade

“Ecco, così tutte e due abbiamo il numero dell’altra. Quando avrai bisogno di parlare sai che puoi chiamarmi. Mi piace molto ascoltare” mi fa l’occhiolino e poi si allontana

“Ah ricordati, giovedì alle quindici ti aspetto per la prima sessione del laboratorio di teatro. Non arrivare tardi, alla responsabile non piacciono i ritardatari” mi fa la linguaccia e poi sparisce dietro l’edificio delle classi.

Mi sento un po’ frastornata da questo incontro.

Matisse sicuramente è una personalità esuberante, una carica di vita che potrebbe essermi d'aiuto in questo momento.

È simpatica ed interessante, e poi è così.. carina.

Sorrido. Forse, Vita, mi stai mandando un segno?

Forse, Vita, stai davvero rimettendo tutto nel giusto equilibrio?

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Capitolo 39
*** Capitolo Trentanove ***


Pov. Sarah

Domani inizierà finalmente il corso di teatro.

Sono un po' emozionata a dir il vero.

Non ho più visto Matisse da quando mi sono iscritta al corso, sono passati solo un paio di giorni.

Non le ho scritto, così come lei non ha scritto a me

"Secondo me dovresti scriverle tu" mi incita Beth.

Non appena sono tornata in stanza lunedì pomeriggio, le ho raccontato ogni cosa del nostro incontro.

Era così felice per me. Inutile dire che nel giro di poco tempo tutto il gruppo ne è venuto a conoscenza.

Ci siamo trovati martedì sera al bar centrale del campus a parlare del matrimonio tra me e Matisse.

L'ho presa sul ridere. So che i miei amici stanno fantasticando su cose che nemmeno esistono, ma sono tutti così felici di sentirmi finalmente parlare di qualcuno e in fondo lo sono anche io.

In realtà vedo Matisse più come un segno che un vera e propria presenza fissa nella mia vita, ma va bene anche così.

"Cosa dovrei scriverle?" chiedo imbarazzata

"Non lo so.. chiedile qualcosa sul club di teatro"

"E cosa dovrei chiederle? Allora confermato domani alle 15 in teatro? ?" chiedo nervosamente

"Ma no" Beth si copre il viso con le mani "Dammi" mi sfila il telefono dalle mani.

Digita velocemente sulla tastiera, ma non invia.

"Ecco, tieni" mi porge il telefono "Tra l'altro quella pervertita di mia sorella ti ha scritto. Non mi abituerò mai a vedere il suo nome sul tuo telefono" scuote la testa.

La guardo divertita e riprendo in mano il telefono. Leggo e rileggo il messaggio.

Forse può andare bene, nonostante sia palese il suo scopo di attaccar bottone, ma va bene così.

Invio il messaggio

15.55 | Allora, tutto pronto per domani? |

"Inviato" informo Beth, che annuisce solamente mentre sottolinea il grosso libro di matematica

Leggo invece il messaggio di Regan

15.52 | Passo a prenderti tra venti minuti |

"Una cosa che non capirò mai di tua sorella è perché non può darmi un preavviso che possa ritenersi tale. Che senso ha avvisarmi venti minuti prima di passare? A malapena riesco a farmi una doccia"

"Te l'ho detto, mia sorella è una grandissima testa di cazzo" scuote la testa, mordicchiando leggermente il tappo della penna.

Prendo i primi vestiti che trovo nell'armadio e corro verso le docce.

Ho i minuti contati prima dell'arrivo di Regan. Riesco a malapena a lavarmi e vestirmi.

Dedico così di non truccarmi, tanto sarebbe completamente inutile

"Da questo momento non voglio sapere più nulla. Non voglio vedere né che cosa indossi, né sapere in quale squallido super hotel andrete a far sesso" si copre gli occhi con le mani "Dio, sto cercando di eliminare la scena di voi due insieme ma è più difficile del previsto"

"Smettila Beth" scoppio a ridere tirandole un cuscino

"Sparisci da questa stanza" ride anche lei, non togliendosi comunque le mani dal viso.

"Okay, okay sto uscendo. Ciao Beth" mi chiudo la porta alle spalle per raggiungere l'uscita dei dormitori ma dopo qualche passo mi rendo conto di aver dimenticato il cellulare

"Okay scherzavo ho dimenticato il cellulare.."

"Ah!" urla Beth coprendosi gli occhi "Via! Via!" urla ancora, e non riesco a trattenere le risate davanti a questa scena.

Esco correndo dalla stanza, gli occhi che lacrimano.

16.12 | Sono qui fuori | puntualissima come un orologio svizzero.

Nonostante Beth sia ormai a conoscenza della situazione, abbiamo comunque deciso di incontrarci al solito cartello d'ingresso, dove in teoria dovrebbe vederci meno gente.

È posto fuori dal campus, a qualche decina di metri dall'ingresso. Dunque un posto più appartato rispetto ai parcheggi dei dormitori.

"Dio, quanto sei lenta" si lamenta Regan, non appena salgo in auto

"Se qualcuno mi avvisasse almeno un'ora prima, invece di venti minuti, aspetterebbe sicuramente meno" sbuffo "Comunque ciao anche a te"

"Quante formalità tutte le volte. Vuoi anche i due bacini?" si volta scocciata

"No te li puoi tenere" sputo

16.16 | Tutto prontissimo. Manchi solo tu all'appello |

Sorrido. Blocco il telefono.

Sono entusiasta all'idea di cominciare il corso domani, e ancora di più di vedere come si evolveranno le cose con Matisse.

È incredibile come io sia seduta sul lussuoso sedile di una supercar con la regina imprenditoriale del momento e nel contempo stia pensando a quella strana ragazza dalla braccia tatuate.

Forse è proprio vero che il tempo cura le ferite.

Fino a qualche mese una cosa del genere per me serebbe stata semplicemente impossibile. Immaginarmi con un'altra ragazza che non fosse Lei.

Ed invece adesso? Frequento lussuosi hotel insieme a Regan e penso a Matisse.

Ora se penso a Lei non provo più dolore, ma solo nostalgia.

Nostalgia per tutti i sogni che insieme avevamo creato, nostalgia per quello che eravamo, ma nulla di più.

Che il tempo si sia portato via tutto?

 

 

"È incredibile come tu sia tollerabile solo quando mi scopi" mi lascio andare sul letto, chiudendo gli occhi.

Cerco di tranquillizzare il cuore, mentre il mio respiro torna ad un ritmo regolare

"È incredibile come tu sia tollerabile solo quando mi ansimi di continuare" sorride, pulendosi la bocca.

Le tiro addosso un cuscino.

Anche lei si sdraia accanto a me, ma non dice nulla.

Tutto intorno a noi c'è solo un profondo silenzio, chiuse in quella torre d'avorio al quindicesimo piano al centro di Statute Village.

Il mio cuore ha ripreso a battere lentamente, adattandosi al mio stato di quiete.

"Posso farti una domanda?" mi volto verso Regan

"Che vuoi?" sbuffa

"Perché non ti lasci toccare?" mi tiro su a sedere "Per quanto essere scopata sia bello, vorrei poter ricambiare"

"Semplicemente non metto il mio corpo a disposizione di chiunque" risponde secca

"Stai utilizzando un tono dispregiativo. Stai disprezzando le persone, come me, che invece lo fanno" mi sento avvampare

"Ehi, ferma. Non sto criticando nessuno, non me ne frega un cazzo se la dai via al primo appuntamento. Il corpo è tuo, sei libera di farne ciò che vuoi. Parlo del mio corpo" si mette a sedere anche lei

"Non la do via al primo appuntamento" incrocio le braccia al petto

"No infatti, se no non ci avresti trenta secondi a venire la prima volta. E le altre dieci che sono seguite"

"Vaffanculo Regan" le tiro nuovamente addosso il cuscino

"Oppure l'avresti data a quel tuo amico la sera di capodanno. Eri così ubriaca che se ti avesse portato in bagno nemmeno te ne saresti accorta"

"È così che hai fatto con Dana?" inarco un sopracciglio

"Non capisco a cosa tu ti riferisca" alza le spalle

"Sei disgustosa Regan. Con tutte le ragazze che c'erano all'interno di quel locale hai scelto proprio una mia amica"

"Da che pulpito viene la predica. Non ti sei fatta problemi a farti scopare ripetutamente dalla sorella della tua coinquilina, nonché carissima amica. O mi sbaglio?" mi osserva, lo sguardo di sfida dipinto sul viso

"Touché" mi abbandono nuovamente sul letto, esausta da questo scontro verbale

"Ti è piaciuto baciarlo?" Regan mi sta guarda

"Che cosa?" chiedo confusa

"Alla festa di capodanno, hai baciato quel ragazzo" mi osserva con i suoi grandi occhi blu.

Questa notizia, che dovrebbe stupirmi, in realtà non mi stupisce per niente. Ero talmente ubriaca che non ricordavo nemmeno di averlo fatto.

Ho baciato Diego? Dio, mi sento terribilmente in colpa. Forse è stato fatto in comune accordo, come se fosse un bacio d'addio.

D'altronde non l'ho più sentito da allora.

"A dire il vero non ricordavo nemmeno di averlo fatto" mi gratto il retro del collo

"Ah, ottimo. Questa è già una risposta" sorride, poi torna in silenzio.

Entrambe fissiamo il soffitto.

Effettivamente non sono nella posizione di poterle fare alcuna predica. Anche se a Beth non importa, il mio comportamento è stato scorretto.

Beth è una delle mie più care amiche. Invece io chi sono per Regan? Solo un corpo da usare, dunque perché avrebbe dovuto farsi problemi su chi scopare o meno?

E poi questa storia del bacio con Diego.. Non la ricordavo nemmeno. Mi sento terribilmente in colpa ed imbarazzata.

Controllo sul cellulare l'ora e mi rendo conto di non aver risposto a Matisse

19.52 | Ci sarò, puoi contarci |

"Tieni" Regan mi lancia un menù "Ordiniamo da mangiare"

"Che modi del cazzo" sbuffo

"Oh chiedo Vostra Altezza, mi permetta di rimediare" prende nuovamente il menù in mano "Ecco a voi, Vostra Maestà Illustrissima di sto grandissimo cazzo" mi porge il menù.

Scoppio a ridere

"Meglio ora?" annuisco, asciugandomi i bordi degli occhi "Ora zitta e scegli cosa vuoi mangiare" alzo il dito medio in risposta.

Dopo una lunga ed attenta discussione, optiamo per un piatto di astice e dell'insalata di pollo.

Regan ordina da mangiare, mentre io mi faccio velocemente una doccia, assicurandomi di chiudere a chiave la porta.

Quando esco, trovo Regan in salotto intenta a leggere un libro.

La cena non è ancora arrivata, ma faccio giusto in tempo a cambiarmi che sento suonare alla porta.

"Va' di là" mi ordina Regan ed io annuisco solamente.

Resto in camera fino a quando non sento richiudere la porta d'ingresso.

Raggiungo il salotto, assicurandomi che la zona si libera.

Regan è seduta a tavola, sta aprendo l'astice con strani arnesi.

Io invece condisco la mia insalata ed inizio a mangiarla.

Sento il telefono vibrare

20.21 | Ti aspetto puntuale. A domani Bibou |

"Con chi messaggi?" Regan mi prende il cellulare dalle mani

"Regan, dammelo!" urlo

"Matisse? Sul serio?" legge i messaggi scambiati oggi "Dio, ha un pessimo metodo di abbordaggio ed anche tu!" si porta una mano alla fronte

"Non sono affari che ti riguardano" sbuffo, riprendendomi il telefono

"Bimba, hai solo da imparare con me. Rimorchio ragazze da quando avevo quattordici anni. Vai, chiedimi qualsiasi cosa"

"Regan non chiederò consiglio a te su come rimorchiare, me la cavo benissimo da sola" riprendo il telefono in mano

"Se te lo stai chiedendo, e so benissimo che te lo stai chiedendo, bibou è un nomignolo francese. Solitamente si usa in modo tenero" si porta una forchettata di astice alla bocca

"Ti ringrazio" annuisco, cercando di non far trapelare quanto il suo intervento fosse necessario "Potresti cortesemente girare il piatto? Le antenne di quel coso che stai mangiando vengono verso di me ed è difficile mangiare con quell'animale orribile che mi fissa" rabbrividisco

"Questo animale orribile si chiama Astice e le chiedo scusa Vostra Altezza, giro immediatamente il piatto" lo ruota in modo che le lunghe antenne non protendano più verso di me, ma bensì verso il lato del tavolo

"Decisamente meglio, ti ringrazio" annuisco

"Allora? Raccontami di questo Matisse. Sono curiosa di sapere con quali oscene mosse ti ha rimorchiata" si pulisce la bocca con il tovagliolo, sorridendo

"Punto primo non mi ha rimorchiata, punto secondo perché dovrei parlare con te di questo?"

"Perché sono curiosa di sapere in che modo si è avvicinato a te"

"È una ragazza" la guardo

"Uhm, si fa ancora più interessante. Su forza, racconta" mi incita ancora.

Inizio così a raccontarle dell'incontro con Matisse, omettendo tutti i miei ragionamenti ed i miei sentimenti a riguardo.

Rimango neutra, mentre racconto questo buffo incontro.

Lei rimane in silenzio tutto il tempo, lascia che io finisca di parlare

Poi scoppia a ridere

"Perché stai ridendo?" chiedo confusa

"Mi fa quasi tenerezza il suo modo di approcciare. Divertente, simpatico, sicuro più vicino alla vostra età che non alla mia"

"Perché non la finisci di fare la grandiosa?" incrocio le braccia al petto

"Beh che io sia più brava di lei è innegabile. Punto primo, tu sei qui con me e non con lei. Punto secondo, cos'ho fatto davvero io per conquistarti? Assolutamente nulla" alza le spalle "Non ho dovuto ricorrere a stupide battutine o stupidi giochini"

"Ricordati che se io sono qui con te è per mia scelta, non di certo perché tu mi ha sedotta. E poi non ci trovo nulla di male nel suo modo di approcciare. Mi ha fatta ridere"

"Sì giusto. Si dice che se la fai ridere sei già a metà dell'opera, ma sinceramente sono dell'idea che chi la fa venire è dieci passi avanti"

"Sei disgustosa" le tiro un calcio sotto il tavolo.

Lei mi guarda sorridendo, portandosi il calice di vino alla bocca.

 

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Capitolo 40
*** Capitolo Quaranta ***


Pov. Sarah

Quando mi alzo, sono stranamente di buon umore.

Regan mi ha riaccompagnata al campus verso tarda sera, quando la maggior parte dei ragazzi era chiusa in stanza, oppure al bar centrale.

Infatti per le vie del campus non c'era nessuno. Il vento riempiva il silenzio intorno a me, creando sinfonie cupe e malinconiche.

Quando sono entrata in stanza, Beth stava dormendo.

Si era addormentata con il Macbook davanti. Un film stava ormai trasmettendo i titoli di coda

"Molto interessante questo film Beth, dammi il titolo così quando non riuscirò a dormire saprò cosa guardare" ho preso il piccolo pc e l'ho riposto sulla scrivania.

Lei non si è mossa di un centimetro.

Ascolto distrattamente le lezioni, ma ogni quattro secondi guardo l'orologio.

Non vedo l'ora che finiscano queste ore interminabili, questa strana voglia di provare finalmente qualcosa di diverso mi agita il cuore.

Verso metà mattina raggiungo il bar per prendere un caffè: stanotte non ho dormito granché.

Tra l'incontro di teatro e la serata con Regan non sono riuscita a prendere sonno fino alle quattro circa.

Butto giù il bicchierone caldo, che mi permette anche di scaldarmi.

Quando torno in classe sono decisamente più attiva. Il caffè mi ha dato la carica giusta per terminare le lezioni.

A pranzo mangio un panino, giusto per avere qualcosa nello stomaco, anche se a dire il vero non ho molta fame.

Raggiungo la mia stanza per posare lo zaino - il pranzo veloce mi ha permesso di recuperare un po' di tempo - e cambiarmi.

Infilo i leggins ed una maglietta nera.

Quando raggiungo il teatro mancano pochi minuti alle quindici.

14.56 | in bocca al lupo con la tua Bibou |

È Regan a scrivermi.

Sorrido.

Rispondo solamente con un emoji a forma di dito medio e metto via il telefono.

La temperatura in teatro è fin troppo calda.

Tutti quelli che saranno i miei compagni in questa avventura sono seduti nelle prime file sotto il palco.

Così mi accomodo al fondo della seconda fila.

Fisso il palco, curiosa di vedere cosa stia per accadere.

Alle quindici in punto Matisse sale sul palco

"Buongiorno a tutti! Oh, wow, ma quanti siete!" urla entusiasta "Quest'anno sarà davvero divertente. Allora mi presento: sono Matisse, la vostra responsabile. Qualsiasi problema, dubbio, angoscia voi abbiate venite e parlatene con me"

Tutti curiosamente si guardano attorno

"Ovviamente farò le veci della sig.ra Sparkle. Diciamo che io sono più il braccio che la mente. Per qualsiasi problema operativo riguardante scenografie, costumi, oggettistica potete fare riferimento a me. Per tutto ciò che riguarda il musical di per sé, parlo ovviamente con i futuri attori, dovrete far riferimento alla professoressa Sparkle. Domande?" Matisse guarda la platea davanti a sé.

Insiste più del dovuto, fino a quando mi vede seduta nell'angolo.

A quel punto sorride

"Benissimo, è già una buona cosa" annuisce "D'accordo ragazzi, come avrete potuto ben vedere dalle locandine e dai post pubblicitari sui social, quest'anno abbiamo voluto affrontare un argomento importante, anzi più argomenti importanti e delicati come il razzismo, l'amor proprio e la fiducia in sé stessi. Quale musical se non Hairspray può rappresentare al meglio dei temi così delicati? Le audizioni si terranno la prossima settimana: da lunedì fino a venerdì, e sabato saranno ufficialmente nominati tutti i protagonisti" si guarda intorno, in attesa di domande, ma nessuno prende parola

"Okay, adesso veniamo a noi maniaci del perfezionismo e maghi del pennello. Quest'anno siamo tantissimi, dunque cominceremo con due incontri settimanali - martedì e giovedì - della durata di due ore ciascuno. Ci divideremo in costumisti e sceneggiatori. Domande?"

Osservo questa figura imponente muoversi sul palco.

Lo calca come se ci fosse nata. Il teatro ovviamente non è stracolmo, ma gli spalti sono pieni al punto giusto da impedirmi di parlare davanti a tutti.

Eppure lei sembra incredibilmente a suo agio mentre passeggia avanti ed indietro, il tono alto di voce.

La signora Sparkle fa il suo ingresso sul palco, scatenando una serie di applausi

"Grazie grazie" si porta una mano sul cuore "Buongiorno ragazzi, sono la professoressa Sparkle, la vostra insegnante di interpretazione. E bene, ho usato il termine interpretare e non recitare, non a caso. Io non vi insegnerò a fingere, a recitare. No. Il mio scopo sarà insegnarvi ad interpretare un personaggio. Chiedo gentilmente a tutti coloro che sono interessati ad una parte nel musical di alzarsi in piedi e raggiungere in palco"

Nel giro di pochi secondi, gran parte della sala si svuota.

Una cinquantina di ragazzi raggiungono il palco, curiosi di sapere cosa succederà

"Perfetto, seguitemi da questa parte. Il teatro è un'arte nobile e antica.." la professoressa Sparkle sparisce dietro al sipario insieme a tutti i suoi allievi.

La sua voce acuta di affievolisce sempre di più, fino a sparire completamente.

"Ottimo, avete conosciuto anche Sua Maestà Interpretazione" una risata comune si diffonde "Benissimo ragazzi, forza! Venite su!" Matisse batte la mani, invitandoci a salire.

Ci muoviamo tutti timidamente verso il palco quasi timorosi di cosa potrebbe succedere.

Una volta riuniti tutti sul palco Matisse ricomincia a parlare.

Ci mostra i vari angoli del palco, le varie entrate ed uscite di scena. Ci mostra anche le angolazioni delle luci.

"Okay d'accordo. L'infarinatura di base l'abbiamo fatta. Ora seguitemi" ci porta nel cosiddetto backstage, dove ci mostra tutta l'attrezzatura a nostra disposizione per produrre le scenografie.

"Tutti i costumisti vi prego di mettervi a sinistra. Gli scenografi a destra. Prego invece gli indecisi di posizionarsi o a sinistra o a destra, in base alla preferenza maggiore. La scelta che fate oggi non sarà definitiva. Nulla rimarrà statico durante la preparazione del musical. Sarà tutto molto dinamico, perché seguirà le esigenze del momento. Dunque non preoccupatevi di fare la scelta sbagliata. Seguite il vostro cuore"

In pochi minuti ci ritroviamo nettamente divisi in due gruppi di egual dimensione.

"Perfetto. I costumisti seguano la mia collega, la Signorina Eloise, che vi spiegherà letteralmente per filo e per segno ogni segreto del nostro reparto confezionamento costumi" Matisse indica una minuta ragazza dagli occhialoni neri e l'apparecchio ai denti che guarda trepidante il gruppo raggiungerla.

Rimaniamo circa una trentina di persone, tra cui intravedo Jason, tutte in attesa che Matisse continui ad incantarci con le sue parole.

Matisse, rimasta finalmente solo con gli scenografi, comincia a parlare nel gergo teatrale, nominando strumenti ed attrezzi che non riesco ad individuare

"Anche tu sei nuova?" mi domanda timidamente una ragazza

"Sì" annuisco "Stai capendo qualcosa?" mi volto e noto lo sguardo impaurito e sperso della ragazza

"No, e tu?"

"Nemmeno" scoppiamo a ridere entrambe, cercando di non dare nell'occhio

"Piacere, mi chiamo Telma" mi porge la mano

"Ciao Telma, sono Sarah" gliela stringo

"Mi verrebbe da dire benvenuta all'inferno, ma è ancora presto per dirlo"

"Meglio essere preparati al peggio" le sorrido, e lei ricambia.

Si posiziona vicino a me. Dall'aria preoccupata che le dipinge il volto dev'essere una matricola.

I lunghi capelli fulvi sono raccolti in uno chignon voluminoso, gli occhi piccoli e verdi sono privi di qualsiasi forma di trucco.

Ha un viso pulito, senza nemmeno un velo di fondotinta o una passata di mascara,. Ad adornarlo solo un velo leggero di lentiggini.

Il bel sorriso è coperto da un apparecchio fisso, che ne oscura un po' la bellezza.

Siamo tutti concentrati ad ascoltare Matisse ed io provo a stare al passo ma non ci riesco.

Potrebbe essere una scusa per vederla al di fuori di questo contesto.

Le due ore passano in fretta tra una spiegazione e l'altra e visto che questo primo incontro non è stato affatto produttivo ci diamo appuntamente per il pomeriggio successivo, per cominciare a creare qualcosa.

"Ehi" raggiungo Matisse, una volta che ha terminato di parlare con una coppia di ragazzi

"Ehi Bibou" mi sorride "Come ti è sembrato?" si guarda intorno

"Interessante. Hai un dominio del palco incredibile"

"Grazie" sorride "Faccio teatro da quando avevo quattro anni, è normale" alza le spalle

"È molto tempo" la osservo

"Già, ma questo è un discorso che potremmo affrontare anche fuori da qui, che dici?"

"Sì certo" annuisco, le guance rosse

"C'è qualcosa che non ti è chiaro?" mi chiede, ritirando le sue cose

"A dire il vero un po' tutto" rido "Quando hai cominciato a chiamare ogni cosa con termini un po' troppo specifici mi sono persa" mi gratto il retro del collo

"Non ti preoccupare, capita. Non sei del mestiere ma vedrai che in quattro o cinque incontri avrai già imparato tutta la terminologia" mi fa l'occhiolino

"Lo spero" sorrido

"Bibou io devo scappare ora, devo terminare un compito per domani. Ti andrebbe di prendere un caffè domani dopo la fine dell'incontro?" si guarda l'orologio

"Sì certo, va bene" sento le mie guance arrossire

"D'accordo, allora ci vediamo domani" mi sfiora la guancia e mi fa l'occhiolino prima di sparire nelle tenebre della platea.

Rimango spiazzata dal suo comportamento.

La guancia ancora mi brucia, il suo tocco è stato quasi come il ferro rovente che incide la pelle.

Domani prenderemo un caffè insieme.

Wow, mi manca il respiro solo al pensiero

" Come ti è sembrato Bibou? Devo andare Bibou, muack muack mauck "

"Regan? Che ci fai qui?" è in piedi dietro di me, scimmiottando Matisse.

Mi volto stupita a guardarla

"Ero curiosa di vedere questa famigerata Matisse. Posso permettermi? Tutto fumo e niente arrosto" scuote la testa "Grande presenza scenica, ottimo dominio del palco ma poi?"

"Sei troppo severa, io l'ho trovata eccezionale" la rimprovero

"Hai degli standard decisamente troppo bassi. Ciao Bibou" Regan lascia il teatro, salutandomi con una mano.

Rimango stupefatta dal suo comportamento. Per quale motivo è venuta qui per vedere Matisse?

Lei è così.. indecifrabile, così enigmatica. Non riesco mai a capire cosa le passi per la testa, quando fa questa cose ancor di più.

Raduno le mie cose e torno verso la mia stanza.

Sicuramente Regan sa come lasciarti senza parole, e non sempre in modo positivo.

Vorrei davvero capire che senso abbia avuto venire fin qui ed assistere alla presentazione di Matisse. È una sorta di guerra tra ego? Una lotta per la prevaricazione e la dominanza del territorio?

Quando entro in stanza Beth sta parlando con sua sorella

"Oddio, non posso vedervi insieme nella stessa stanza" Beth si copre gli occhi "Non ora che so cosa fate voi due insieme"

"Nulla che tu o la tua fidanzata non facciate" Regan alza gli occhi al cielo "Cresci Beth" Regan si alza dal mio letto per sedersi su quello di sua sorella

"Un conto sono io che scopo con la mia ragazza, un altro tu che ti scopi una delle mie più care amiche"

"Ciao anche voi" sbuffo, decisamente a disagio per la conversazione "Possiamo evitare di parlare di.. questo e andare semplicemente avanti? Grazie" mi butto sul letto, esausta per la lunga giornata

"Regan non guardarla così!" Beth richiama la sorella.

Regan mi osserva languida, mentre si morde un labbro.

Un brivido mi percorre la schiena

"Fuori, forza" trascina la sorella fuori dalla stanza "Fottuta stronza" borbotta.

Non riesco a trattenere una risata.

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Capitolo 41
*** Capitolo Quarantuno ***


 
Pov. Sarah
 
Mangio velocemente un panino mentre mi cambio.
 
Come ieri indosso la mia divisa nera da club-di-teatro.
 
Sono in fibrillazione.
 
“Era tanto tempo che non ti vedevo così felice di fare qualcosa Sarah” Beth mi guarda sorridendo
 
“Già e questa cosa mi terrorizza” rido nervosamente
 
“Stai tranquilla, lascia semplicemente che le cose vadano come devono andare” mi poggia una mano sulla spalla “Vedrai che sarà tutto più semplice”
 
“Non ti capita mai di pensare che nella tua vita stia andando tutto troppo bene?” mi volto a guardarla
 
“Cosa vuoi dire?” mi guarda confusa
 
“Pensi mai che stia andando tutto troppo bene e che da un momento all’altro riceverai una batosta? Se ci pensi, io sto vivendo esattamente così: tutto nella mia vita si sta rimettendo a posto. Io che finalmente riesco a far sesso con qualcuno, Jace, Dj. E poi Matisse che arriva nella vita proprio ora che mi sono decisa a ricominciare da zero. È tutto troppo perfetto” scuoto la testa
 
“Pensi che possa succedere qualcosa?”
 
“Non lo penso, lo sento. Sento come se mi stessi avvicinando all’inesorabile. Come se tutto stesse per cambiare”
 
“Senti Sarah, questo è il tuo problema. Semplicemente pensi troppo. Goditi il momento, perché come dici tu, prima o poi finisce. Hai avuto un anno terribile, ed ora finalmente stai ricominciando com’è giusto che sia. Non tutto il male viene per nuocere. Ricordatelo” mi prende una mano, stringendola nella sua.
 
“Grazie Beth” annuisco “Ora scappo, o rischio di arrivare tardi” prendo al volto la giacca e lascio la stanza.
 
Beth in fondo ha ragione, dovrei semplicemente pensare meno e godermi di più tutto quello che sto vivendo.
 
Ho già sofferto tanto: da quando Jess è andata via, sono affondata in questa sorta di dolore perenne che non ha mai smesso di accompagnare le mie giornate.
 
Mi ha avvolto come un triste mantello, facendo dimenticare cosa voglia dire vivere.
 
E se questo dolore fosse finalmente diminuito?
 
E se questo mantello si fosse definitivamente deteriorato, distrutto dal passare del tempo?
 
Devo solo godermi il momento, lasciare che le cose vadano come devono andare.
 
Se continuo a vivere nella costante paura di star male, finirò per costruirmi dei muri che con il passare del tempo diventeranno sempre più invalicabili.
 
Sospiro.
 
Cammino distrattamente in mezzo ad una moltitudine di ragazzi che mi passano accanto, senza nemmeno vedermi. Sembro quasi invisibile per loro.
 
Le mani sono nascoste nelle grandi tasche del mio giubotto, al riparo dal freddo.
 
Mi abbasso anche il cappello, in modo da coprire meglio le orecchie.
 
Quando arrivo davanti al teatro mancano scarsi dieci minuti alle quindici.
 
Decido comunque di entrare per ripararmi dal vento freddo.
 
Molti dei ragazzi che lavoreranno con me sono già arrivati. Alcuni stanno distrattamente guardando il cellulari, altri sono goffamente impegnati in timidi approcci con altri del gruppo.
 
Noto Telma, la ragazza dai capelli fulvi, seduta in platea.
 
“Ehi” la saluto, sedendomi accanto a lei
 
“Oh, ciao” sembra quasi sorpresa di vedermi lì vicino a lei
 
“Sei pronta per questo lungo pomeriggio che ci aspetta?” le chiedo divertita
 
“Un po’ preoccupata, ma sì sono pronta” ride “è la prima volta per te?” mi chiede curiosa
 
“No" scuoto la testa "Ho partecipato già l’anno scorso, ma ho fatto pochi incontri. Ero più di.. accompagnamento diciamo” rido nervosamente.
 
“Oh okay” risponde solamente e vorrei ringraziarla per aver compreso la mia voglia di terminare il discorso “Io ho già partecipato ad incontri simili, ma i nuovi inizi mi mettono sempre un po’ a disagio” si guarda attorno
 
“Vedrai, ti divertirai un sacco. A parte quando la Signora Sparkle dà di matto, anche se può risultare comunque divertente" sussurro l'ultima parte "è un ottimo modo per staccare un po’ la testa” le sorrido
 
“Ne sono sicura” annuisce, poi torna a guardare lo schermo del suo cellulare
 
In lontananza vedo Jason parlare con un altro gruppo di ragazzi.
 
Non è cambiato granché dall’anno scorso. L’unica sostanziale differenza che noto in lui è la folta barba che gli copre il viso.
 
È ben curata, non esageratamente lunga.
 
Poco lontano da lui noto Marissa. Anche lei è impegnata in una conversazione con un gruppo di ragazzi.
 
Decido comunque di prendere le distanze e salutarli magari in un secondo momento.
 
Chissà se hanno avuto più notizie di Jess.
 
Marissa era parte integrante del suo gruppo, chissà se è sparita completamente anche dalla sua vita.
 
Così come è sparita dalla vita di Luna. O almeno apparentemente sparita.
 
Sono sicura che fuori dal campus si siano frequentate ancora, così come sono sicura che Luna abbia provato in ogni modo possibile a convincere Jess a tornare.
 
Ma ovviamente quando Jessica Thompson si mette in testa una cosa, non c’è nulla che possa farle cambiare idea.
 
Nemmeno vedere la ragazza che diceva di amare a terra con le lacrime agli occhi.
 
Scuoto la testa.
 
Lo sguardo di Jason si posa su di me, il mio è ancora fisso su di lui.
 
Sono inevitabilmente costretta a salutarlo.
 
Mi alzo così dal posto in cui mi ero seduta e lo raggiunto
 
“Ciao Jason” gli sorrido, quasi imbarazzata
 
“Ciao Sarah!” mi saluta lui, un sorriso dipinto sul volto “Come stai?”
 
“Bene grazie, e tu? Ti dona molto questa barba selvaggia”
 
“Grazie” sorride fiero “Devo dire che anche tu stai benissimo!” mi tira una pacca giocosa sulla spalla.
 
Traduzione della sua frase: Anche tu stai bene. Fino a qualche mese fa eri ridotta davvero uno schifo, ti sei ripresa bene
 
“Grazie” annuisco “Ci vediamo in giro, tanto saremo entrambi qui” decido di liquidare il discorso, prima che diventi troppo imbarazzante
 
“Certo volentieri. Per qualsiasi cosa sai dove trovarmi” mi sorride, prima di tornare a parlare con i suoi amici.
 
Marissa nemmeno si avvicina. Mi guarda da lontano, salutandomi con un gesto delicato della mano.
 
Ricambio il gesto e torno nuovamente vicino a Telma.
 
Forse è meglio così. Sarebbe stato difficile per me non chiederle di Jess o anche solamente girare intorno all’argomento, per capire se lei avesse informazioni a riguardo.
 
Puntuale come ieri, Matisse sale sul palco alle quindici esatte.
 
Porge una cartellina ad un ragazzo sotto al palco che dopo averla firmata la passa al compagno.
 
La cartellina fa il giro di tutti i ragazzi presenti fino ad arrivare a noi.
 
Scrivo il mio nome nella prima colonna e firmo, poi Telma fa lo stesso.
 
Ci guardiamo intorno curiose per verificare che non vi siano altre persone a cui passare la cartellina.
 
Così la prendo nuovamente in mano e raggiungo Matisse, che mi accoglie con un grande sorriso
 
“Grazie Bibou” mi fa l’occhiolino.
 
Sento lo stomaco chiudersi.
 
Dopo aver appoggiato la cartellina su un tavolo accanto a lei richiama la nostra attenzione e ci fa salire sul palco.
 
Inizia a dividerci in piccoli gruppi composti da non più di sei persone, così da poter lavorare più agilmente su più fronti.
 
Ad ogni gruppo da un oggetto o scenografia diversa su cui lavorare.
 
Al mio gruppo - fortunatamente Telma ne fa parte - è stata assegnata un'enorme sagoma a forma di razzo.
 
Ci dividiamo i compiti, in modo da ottimizzare il lavoro.
 
I due ragazzi - Trevor e Bryan - si occuperanno di colorare la sagoma, mentre io e Telma insieme ad altre due ragazze - Debbie e Veronica - ci occuperemo di tutta la parte decorativa della sagoma.
 
Decidiamo così, mentre i due ragazzi colorano la sagoma, di buttare giù uno schizzo di quello che sarà il nostro razzo.
 
Ci divertiamo a buttare giù idee, trovando più o meno un accordo comune sui colori, le scritte ed i decori che saranno riportati sul legno.
 
Dopo una lunga ed attenta discussione ci prendiamo cinque minuti di pausa, per conoscerci meglio.
 
Debbie e Veronica si conoscono da quando avevano cinque anni. Si sono conosciute alla scuola elementare per poi perdersi durante le medie e poi il liceo. Si sono ritrovate qui dopo anni che non si frequentavano più, quasi come se il destino ci avesse messo lo zampino.
 
Da quel momento sono quasi l’una l’ombra dell’altra.
 
Parlare con loro è davvero piacevole, talmente tanto che non mi rendo nemmeno conto del passare del tempo.
 
Cominciamo poi a lavorare sulla sagoma. Ognuno di noi ne prende un pezzo, e dopo aver descritto l’idea anche ai ragazzi cominciamo a dipingere.
 
In poco tempo nel nostro gruppo si crea una bella atmosfera. Parliamo tra di noi, raccontando pezzi più o meno felici delle nostre vite.
 
Ad esempio Bryan ci racconta di come si ruppe entrambe le gambe cadendo da cavallo quando aveva solo dodici anni.
 
Oppure Veronica che ci racconta di come si sia fatta scoprire mentre stava rubando una gallina dal giardino del suo vicino, nella sua casa fuori città, quando aveva otto anni.
 
Più di una volta abbiamo riso fino alle lacrime e tra una pennellata e l’altra le ore sono passate in fretta
 
“D’accordo ragazzi, mettete pure via tutto” ci incita Matisse “Ci vediamo martedì prossimo”
 
Raggiunge il tavolo dove aveva poggiato due ore prima la cartellina e raduna le sue cose.
 
Saluto i ragazzi, e mi avvicino a Matisse
 
“Ehi” mi saluta “Ti ho visto parecchio a tuo agio oggi” mi fa notare, infilando dei fogli nella sua borsa
 
“Sì” annuisco felice “Quei ragazzi sono davvero simpatici e gentili”
 
“Te l’avevo detto che ti avrei aiutata! Sono contenta che il laboratorio ti piaccia e che soprattutto tu ti senta a tuo agio” mi sorride.
 
Ci incamminiamo verso il caffè del campus. Fuori è incredibilmente buio, il freddo taglia la pelle.
 
Matisse mi racconta della sua giornata, mentre camminiamo lentamente tra la folla di ragazzi.
 
Quando arriviamo ci accomodiamo in un tavolo all’interno del bar, al riparo dal freddo pungente di metà gennaio.
 
Un cameriere piuttosto impacciato viene a prenderci le ordinazioni
 
“Allora piccola Bibou, raccontami un po’ di te” mi sorride “Sono sicura che ci saranno un milione di cose da dire su di te”
 
“Oh no, in realtà” abbasso lo sguardo.
 
Le racconto in breve quella che è stata la mia vita fino ad arrivare qui al campus.
 
Le racconto della mia infanzia ad Anharra con la mia famiglia, delle mie prime esperienze con i ragazzi, di Joy il mio primo fidanzatino, fino ad arrivare a Jess.
 
Il racconto su di lei è stato decisamente più breve di quanto meritasse, ma è stato già un gran passo per me riuscire a parlarne
 
“Ah sì certo, la Thompson” annuisce “Me la ricordo. Gran bel tipo”
 
“Già” annuisco
 
“Ti ha portata poco con sé ai miei incontri. Ho pochi ricordi di te qui”
 
“Sì è vero, ma comunque lei ha cominciato tardi a frequentarlo. L’anno scorso era cominciato presto”
 
“Sì vero, il progetto dell’anno scorso è stato decisamente gigantesco” sorride al ricordo “Ma ce la siamo cavata bene”
 
“E tu invece? Bibou? Qualcosa mi fa intuire che tu non sia di queste parti” rido divertita
 
“Sei perspicace” mi deride teneramente “Sono francese, trapiantata qui per via dei miei genitori. Ci siamo trasferiti qui quando avevo dodici anni. Hanno completamente sradicato la mia vita, portandomi dall’altra parte del mondo per poi ritrasferirsi in Francia cinque anni dopo. Io ormai mi ero creata la mia vita qui, avevo anche scelto il collage. Così ho semplicemente deciso di rimanere. Non ho mai avuto la fortuna di rimanere fissa in un luogo molto a lungo: a causa del lavoro di mio papà ci siamo dovuti trasferire spesso, anche quand’eravamo in Francia. Non siamo mai rimasti più di tre o quattro anni nello stesso posto”
 
“Dev’essere stata davvero dura” la guardo, mentre mi porto la tazza di tè caldo alle labbra
 
“Bhe non è stato facile. Per questo appena sono stata abbastanza grande per decidere, ho deciso di rimanere. Mi è sembrata la cosa più giusta da fare”
 
“Sì sono d’accordo” annuisco “E qui sei felice?”
 
“Molto” annuisce “Qui ho potuto sviluppare al massimo la mia passione per il teatro. Ho frequentato una scuola meravigliosa, che è stata uno dei motivi che mi ha impedito di tornare a casa”
 
“È stata sicuramente la scelta giusta” le sorrido
 
“Senza alcuna ombra di dubbio”
 
Mi racconta ancora di sé, di come abbia scoperto il suo amore per il teatro, della sofferenza che provava ogni volta che doveva lasciare un posto e delle sedute di psicoterapia che ha dovuto affrontare per essere in grado di affrontare la separazione dalla sua vecchia vita.
 
L’ascolto interessata, immaginando una piccola Matisse che viene portata via per l’ennesima volta dal suo posto sicuro.
 
Che ironia, fino a cinque anni fa avrei pagato chiunque mi avesse portata via da quella città che tutto ad un tratto era diventata incredibilmente opprimente.
 
Quanto ho desiderato andarmene il più lontano possibile, per dimenticarmi di ogni singola violenza subita.
 
Ogni angolo di quella fottuta, minuscola città mi ricordava Lui.
 
Mi dava un senso di oppressione camminare per quelle strade, quelle stesse strade in cui Lui mi prendeva per mano, fingendo di amarmi davanti a tutti.
 
Eppure, con il senno di poi, essere rimasta non è stato così terribile. Se fossi andata via non avrei conosciuto i miei amici, o probabilmente li avrei persi.
 
Avrei perso delle persone fantastiche, che da sempre mi hanno tenuta su, impedendomi di cadere nell’abisso più profondo.
 
Noto la gente intorno a noi cambiare, i ragazzi intorno a noi diventare sempre meno fino a dimezzarsi.
 
Non saprei dire quanto effettivamente siamo state sedute a quel tavolo, ma quando ci alziamo mancano pochi minuti alla chiusura.
 
Matisse continua a raccontarmi pezzi della sua vita ed io l’ascolto interessata finché non arriviamo davanti alla mia camera.
 
Mi sale il panico. Dovrei forse invitarla ad entrare?
 
Non me la sento. Rimanere sola con lei in camera le darebbe un tacito consenso a fare un passo avanti verso di me?
 
Forse dovremmo fare un passo alla volta.
 
Per ricominciare nel modo giusto, ho bisogno di fare le cose lentamente.
 
“Ehm okay io sono qui” indico la mia camera “Ti ringrazio per questo tempo passato insieme, sono stata benissimo”
 
“Anche io” mi sorride “Potremmo rifarlo.. tipo domenica?” mi chiede
 
“Oh sì, certo” annuisco, le guance rosse
 
“Va bene, allora ci vediamo domenica. Buonanotte Bibou” mi pizzica delicatamente la guancia, prima di proseguire verso l’uscita dei dormitori.
 
Noto davanti alla porta della sua stanza Luna, che deve aver visto tutta la scena.
 
Mi sorride, sinceramente felice per me, alzando una mano per salutarmi.
 
Ricambio il saluto, poi rientro in stanza.
 
Buonanotte Bibou.
 
Le sue parole rimbombano nella mia mente, provocandomi le farfalle allo stomaco.
 
 

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Capitolo 42
*** Capitolo Quarantadue ***


Pov. Sarah

Aiuto Jennifer a spostare alcuni tavoli, così da poterli sistemare meglio per un grosso aperitivo che avremo questa sera.

La piccola Evelyn è seduta ad un tavolo poco lontano da noi, intenta a colorare un libro

“È sempre così brava?” le chiedo guardando la piccola bambina dai capelli biondissimi

“No in realtà no. È un terremoto” ride “Non so cos’abbia oggi, quel libro l’ha completamente rapita” sorride guardando la bambina

“È davvero bella” le sorrido, poggiandole una mano sulla spalla

“Ti ringrazio. Ogni volta che la guardo, mi torna in mente il suo viso” si rabbuia “Ha i suoi stessi tratti. Spero che da me abbia preso il carattere e la forza di non arrendersi mai” stringe uno straccio tra le mani

“Sono sicura di sì” annuisco, spostando la mano dalla spalla per poi appoggiarla sulla sua

“Quel libro gliel’ha regalato Danissa” arrossisce leggermente

“Sul serio?” non riesco a trattenere un sorriso

“Sì” annuisce “Evelyn è solita aspettarmi affacciata al balcone, ogni sera. Una volta Danissa mi riaccompagnò a casa, così approfittai del momento per farle conoscere. Evelyn mi corse incontro, ma si bloccò non appena vide Dan. Ricordo ancora l'imbarazzo sul suo viso” ride, passando lo straccio sui tavoli

“Danissa ci sa fare con i bambini. Ha passato la sua adolescenza ad occuparsi di me” sorrido ripensando a tutti i momenti passati insieme, a tutte le cose che mi ha insegnato.

“Lo so” sorride, mordendosi un labbro.

Il nostro discorso viene interrotto dall’arrivo di Danissa.

Non appena vede la piccola bambina le corre incontro, abbracciandola.

Evelyn le salta addosso, stringendola tra le sue piccole braccia. Inizia poi a mostrarle come sta procedendo il suo lavoro

“Ma è bellissimo piccola” le sorride Dan, passandole una mano sui capelli “Sei bravissima. Ciao ragazze” ci saluta

“Ciao Dan” la salutiamo entrambe.

Continuiamo a spostare tavoli, cercando di trovare la soluzione più pratica e meno invasiva. Questa sera arriverà un gruppo di circa venti persone per fare un aperitivo qui, per questo motivo dobbiamo ottimizzare gli spazi.

Purtroppo il locale non è enorme, dunque bisogna arrangiarsi.

L’afflusso di gente questo pomeriggio è stato più basso del solito, forse complice anche la fine delle vacanze natalizie.

Molti turisti che erano venuti in città sono ripartiti, chi era tornato a casa per le vacanze è andato via.

Statute è tornata ad essere la solita piccola cittadina di nicchia.

Sospiro.

Decido di occuparmi di servire i pochi clienti che entrano nel locale, così che Jen possa dedicarsi insieme Dan alla preparazione del cibo per l’aperitivo di stasera.

Devo dire che da quando ho messo la pulce nell’orecchio a Dan, le cose tra di loro sono decisamente cambiate.

Le vedo molto più affiatate, decisamente più affini.

Sarebbero davvero una coppia meravigliosa. Jen è esattamente il tipo di ragazza adatta a Danissa.

Non voglio in alcun modo screditare Sasha, le ho sempre voluto molto bene ed è stata una presenza importante nelle nostre vite, ma era così distante da Dan e dalle sue ideologie.

Jennifer invece, così matura e responsabile, rappresenta perfettamente ciò che Danissa cerca in una persona.

E poi ha una figlia.

Il desiderio di avere una famiglia è stato il grande punto di rottura tra Dan e Sasha.

Jennifer è la perfetta rappresentazione di tutto ciò che Danissa cerca, sia in una persona sia come realizzazione personale.

Infatti Jen non ha mai nascosto di voler un altro figlio.

Sorrido, ascoltando le risate provenire dalla cucina.

La mia attenzione poi viene attirata dal tintinnio del campanello.

Un signore anziano si accomoda al bancone ordinando gentilmente un caffè.

Cominciamo così a parlare: lui mi racconta della sua giornata, poi mi mostra una foto dei suoi nipoti.

Mi racconta di loro con una grande tenerezza ed io non posso fare a meno di ascoltarlo.

Verso tardo pomeriggio il bar comincia a riempirsi di gente, compreso il grosso tavolo.

Una famiglia parecchio numerosa sta festeggiando il compleanno di un signore dalla grossa pancia e la folta barba.

Alzano in alto i bicchieri urlando e festeggiando, mentre i bambini più piccoli si ritrovano a colorare insieme ad Evelyn il suo libro.

Così io, Dan e Jennifer ci troviamo immerse nel lavoro, senza alcuna possibilità di respiro.

 

 

Dopo ore che sono sembrate infinite, il locale finalmente si svuota.

La serata è stata piuttosto impegnativa, tra un cliente e l’altro.

La tavolata del compleanno non si è alzata prima di due ore e mezza, portandoci a chiudere più tardi rispetto al solito.

In compenso gli incassi sono stati ottimi.

22.50 | Sono fuori dal bar, ti aspetto qui |

È Regan a scrivermi.

Sono confusa. Sono più di due giorni che non ci parliamo, come faceva a sapere dove fossi?

Certe volte il suo comportamento mi inquieta

“Hai bisogno di un passaggio Sarah?” mi chiede Danissa, rimettendo a posto le ultime cose

“No grazie, c’è una mia amica qui fuori che mi aspetta. Ma grazie” le sorrido “Buona serata ragazze. Ciao Evelyn” saluto con la mano la piccola bambolina bionda che corre a nascondersi dietro la mamma.

Quando lascio il locale fuori è buio. Piccole gocce di pioggia cadono leggere sull’asfalto, inumidendomi il giubbotto.

Tira anche un vento freddo che mi costringe a chiudermi a riccio.

Noto una grossa macchina nera parcheggiata non distante dal locale.

Regan è impegnata a guardare il suo grosso cellulare

“Prima o poi dovrai spiegarmi come fai a sapere sempre dove sono e quando. È inquietante”

“Non farti domande” alza le spalle “Davvero stai uscendo solo ora da lì dentro?” mi guarda quasi scioccata

“Già, è stata una giornata piuttosto impegnativa. Anzi, serata impegnativa direi” sospiro, lasciandomi andare sul grosso sedile, che più che un sedile di un'auto sembra la poltrona di un salotto

“Davvero non ti capisco, perché fai tutto questo?”

“Sì chiama procurarsi da vivere. O semplicemente aiutare”

“Se vuoi cominciare a lavorare posso trovarti qualsiasi cosa. Un lavoro più comodo, magari part time. La paga sarà sicuramente buona” mi volto verso di lei, quasi sconvolta per la sua offerta

“Vorresti davvero trovarmi tu un lavoro?”

“Si chiama semplicemente aiutare, no?” inarca un sopracciglio “Potrei aiutarti a trovare qualcosa con orari più comodi, compatibili con lo studio. E soprattutto con i weekend liberi”

“Apprezzo l’offerta, ma mi trovo costretta a rifiutare. A parte che non voglio il tuo aiuto, posso benissimo trovarmi un lavoro da sola, e poi tutto questo lo sto facendo soprattutto per aiutare Danissa. Finché avrà bisogno una mano, sarò ben felice di aiutarla”

“Sei una brava persona Sarah. Sfruttata e sottopagata, ma sei una brava persona”

“E tu sei proprio una stronza riccona”

“Grazie” sorride soddisfatta.

Lascio che mi porti dove più desidera, senza nemmeno farle domande. Ho capito che con lei funziona così.

Lascio che sia lei ad avere le redini ed il controllo per il quieto vivere.

Non parla granché in auto, come tutte le volte.

Guida semplicemente, la radio a coprire il rumore dei nostri pensieri.

Guardo fuori dal finestrino e noto che ormai abbiamo lasciato la città. Sta guidando sulla superstrada e la direzione sembra quella per Anharra.

Dopo circa una decina di minuti prende lo svincolo ed esce.

Da lì non ci impieghiamo molto ad arrivare.

Come al solito mi fa attendere in auto, e dopo qualche minuto torna con la chiave della stanza utile anche ad aprire il grosso portone del garage.

“Forse dovrei tenere un cambio nella tua macchina, se solo tu imparassi ad utilizzarne una sola”

“Ho più di quindici macchine, per quale motivo dovrei usarne solo una?” scoppia a ridere, ma la sua sincerità mi destabilizza.

Quindici auto sono una cifra a cui nemmeno riesco a pensare.

Ancora a fatico a credere che esista questa sorta di mondo parallelo, in cui tutto è accessibile: dove la gente possiede decine di auto, frequenta hotel da quattromila dollari a notte e ha borsoni colmi di vestiti d'emergenza da mille dollari a capo nel bagaglio dell'auto.

La grandezza di Regan mi destabilizza, e ancora più destabilizzante è pensare che tutto quello che ha oggi l'ha costruito da sola.

Pezzo dopo pezzo.

Raggiungiamo in silenzio la stanza, che rispetto alle altre in cui siamo state, è sicuramente la più sobria.

È una semplicissima stanza d’hotel, anche qui ci sono rigorosamente due camere da letto.

Sembra più che altro una grossa camera familiare.

Rimango stupita dalla semplicità di questo posto

“Dove sono finiti il marmo sulle pareti, i circa cinquanta metri quadri che mancano per eguagliare le altre stanze, lo sfarzo ed il lusso”? chiedo quasi divertita camminando tra le spoglia mura di questa stanza

“È vero, questa stanza non ha nulla a che vedere con tutti gli hotel in cui siamo state ma non ha nulla da invidiare agli altri” si allontana da quella che dovrebbe essere una zona giorno per raggiungere il balcone.

La seguo, un po’ titubante ma lo spettacolo che mi si presenta davanti mi lascia semplicemente senza parole.

Siamo sopra un’alta collina posizionata esattamente a metà tra Statute ed Anharra.

Infatti, da un lato si vede in lontananza Statute brillare di mille luci colorate nella sua spensieratezza e dall’altra si vede Anharra brillare nella sua omogeneità.

Non pensavo si potesse avere una vista simile di queste due città.

Sono bellissime viste dall’alto. Un fascio di vita e giovinezza una, un fascio di familiarità l’altra.

“È bellissimo” sussurro, osservando stupita il panorama davanti a noi

“Per questo amo venire qui” sorride, appoggiandosi alla ringhiera del balcone “E poi il ristorante è fantastico”

“Mi hai messo curiosità! Sto morendo di fame. Sarà ancora aperto a quest'ora?” massaggiandomi la pancia

“Sapevano sarei arrivata tardi, il cuoco ha fatto degli straordinari ben pagati stasera" sorride "Trovi sul tavolo vicino all’ingresso il menù del ristorante. Scegli cosa mangiare così ordiniamo”

Alzo gli occhi al cielo

“Tu sai già cosa prendere?” mi volto verso di lei.

Annuisce semplicemente, e rimane sul balcone a guardare il panorama.

Decido di lasciarle i suoi spazi e rientrare in camera.

Prendo tra le mani il sottile depliant del ristorante e do una rapida occhiata. I prezzi sono decisamente diversi dagli hotel che abbiamo frequentato fino ad ora.

La fame mi sta logorando lo stomaco ed al momento prenderei ogni piatto indicato su quel fottuto menù, ma fortunatamente faccio prevalere la dignità e opto per un semplice hamburger.

Quando torno fuori, lei è ancora appoggiata alla ringhiera

“Tutto bene?” le chiedo avvicinandomi cautamente a lei

“Hum?” mi chiede distratta

“Tutto bene?” le chiedo ancora

“Sì, stavo aspettando semplicemente che Vostra Maestà Illustrissima scegliesse cosa mangiare” si volta a guardarmi “Allora, hai deciso?”

“Vaffanculo Regan” alzo gli occhi al cielo “Sì, un hamburger”

“D’accordo, ordino allora”

Mi lascia da sola sul balcone per raggiungere il telefono posto sul tavolino vicino al divano.

Digita velocemente il numero della reception ed ordina da mangiare

“Tra una mezz’oretta circa dovrebbe arrivare tutto” si siede sul divano

“Oh, okay” annuisco “Allora ho tempo di farmi una doccia” raggiungo la mia stanza

“Ti ho lasciato dei vestiti sul letto, indossa solo la maglietta” urla dal salotto

Analizzo gli abiti che trovo sul mio letto.

La maglia ed i jeans sono di Armani, i boxer invece sono di Calvin Klein.

La maglia è bianca, incredibilmente lunga per essere di Regan.

Probabilmente mi arriverà poco sopra le ginocchia.

Recupero gli asciugamani, ordinatamente riposti sulla scrivania della mia stanza e raggiungo l'unico bagno della camera.

Mi faccio una rapida doccia, quasi a voler cancellare tutta la stanchezza di oggi.

Quando torno in camera, Regan è sdraiata sul mio letto

“Che ci fai qui?” chiedo confusa

“Volevo assicurarmi che seguissi le mie indicazioni” mi osserva languida

“Mi hai detto di mettere solo la maglietta, è così farò” annuisco, prendendo in mano i boxer

“Proprio a questo mi riferivo. Intendo solo ed esclusivamente la maglietta” mi tira via dalle mani i boxer

“Ma come? Io pensavo che intendessi niente pantaloni..” sento il mio cuore accelerare

“Intendo solo la maglietta” mi slega lo spesso asciugamano di spugna, facendolo cadere a terra.

Prende la maglietta accuratamente piegata sul letto e mi aiuta ad indossarla.

Poi si allontana un attimo, prendendosi del tempo per osservarmi.

La maglia effettivamente arriva quasi al ginocchio, coprendomi giusto il minimo indispensabile.

Le maniche - che dovrebbe essere corte - mi arrivano al gomito.

“È arrivata la cena” si allontana, richiamata dal campanello che suona.

Io rimango semplicemente paralizzata, ancora seminuda, il ricordo del suo sguardo su di me vivido nella mia mente.

Il mio cuore batte così velocemente nella gabbia toracica, che sembra quasi farmi male.

“Forza vieni” Regan si sporge in camera mia, richiamando la mia attenzione.

La fame mi è completamente passata. Il mio stomaco è chiuso, il mio corpo in attesa del suo tocco.

Ci sediamo a tavola.

Lei è silenziosa davanti a me, mentre mangia quello che sembra essere un grosso filetto di pesce.

Io mi porto faticosamente il panino alla bocca, ma l’unica cosa che vorrei ora è che lei toccasse il mio corpo.

La guardo mangiare, sembra concentrata a pulire quello che ha davanti. Sembra non essersi accorta del mio sguardo su di lei.

Cerco di trattenere il più possibile i miei ormoni, ma ad un certo punto diventa praticamente impossibile.

Prendo il mio piatto e lo appoggio sulla cucina

“Hai già finito?” mi chiede confusa Regan.

Mi avvicino al suo piatto e lo metto accanto al mio, liberando il tavolo.

“Cosa?” sembra confusa in un primo momento.

Quando poi mi metto a cavalcioni su di lei, sorride

“È questo che stai pensando da quando ci siamo sedute a tavola?” sorride, posandomi le mani sui fianchi

“Sta’ zitta” mi avvicino a lei, baciandola.

La posizione porta la maglietta ad alzarsi, la mia parte bassa è completamente scoperta.

Con il lungo dito traccia linee immaginarie che partono dall’esterno della coscia fino ad arrivare all’inguine.

Mi sento bruciare sotto qui tocchi.

Butto la testa all’indietro, godendomi appieno quella sensazione di dolore mista a piacere, nell’attesa che lei mi tocchi.

Regan continua a stuzzicare il mio corpo, io divento sempre più desiderosa.

“Basta” esclamo, togliendomi da sopra di lei.

Mi siedo sopra al tavolo, le gambe divaricate.

Lei inizialmente rimane spiazzata dal mio gesto, poi sorride.

“Scusami, e tu chi sei?” sorride, un luccichio negli occhi

“Vaffanculo Regan” scoppio a ridere.

Mi sdraio sul tavolo, portando la sua testa in mezzo alle mie gambe.

Lei inizia così ad assaggiare il mio corpo, ed io fatico a trattenere piccoli ansimi.

Mi lascio estasiare dai suoi movimenti, dai suoi giochi.

Lascio che abbia pieno potere sul mio corpo.

Porta anche un dito, e lentamente entra in me.

Ed è bellissimo.

La mia mano stringe forte I suoi capelli così morbidi, mentre la sua lingua non ha pietà.

Si muove veloce e decisa, ogni movimento mi porta sempre più in alto.

Raggiungo soglie di piacere mai raggiunte prima, che mi portano al culmine.

“Brava piccola” Regan assaggia ancora una volta il mio corpo prima di allontanarsi.

Accavallo le gambe, nella speranza di poter preservare più a lungo quell’incredibile sensazione di estasi.

Regan mi guarda, in piedi a qualche passo dal tavolo, sorridendo.

Sento il mio stomaco chiudersi.

 

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Capitolo 43
*** Capitolo Quarantatré ***


Pov. Sarah

Quando mi alzo mi sento stravolta.

La notte con Regan è stata piuttosto.. Impegnativa.

Raggiungo faticosamente il bagno per lavarmi la faccia ed ho un aspetto terribile: gli occhi sono contornati di viola, riflesso delle poche ore di sonno di questa notte.

Sospiro.

Dovrò riempirmi la faccia di correttore e fondotinta per non sembrare una tossica durante l'uscita con Matisse.

Regan ovviamente si è alzata prima di me ed in camera non c'è, ma non mi stupisce a dire il vero.

Il dépliant della sera prima è appoggiato sul mobile vicino all'entrata.

Lo prendo in mano e gli do una rapida occhiata, per decidere cosa mangiare per colazione.

Guardo l'ora: sono quasi le undici.

11.05 | Dove sei? Ho bisogno di tornare al campus il prima possibile |

Scrivo a Regan un messaggio. Tornare da qui fino a Statute vorrebbe dire pagare un salasso di taxi, ammesso e non concesso che arrivi fino qui.

Il mio unico modo di tornare al campus è lei.

Poco dopo aver inviato il messaggio Regan entra in camera, completamente ricoperta di sudore, i lunghi capelli raccolti in uno chignon disordinato.

È una visione quasi afrodisiaca.

"Che c'è?" mi chiede scocciata, notando il mio sguardo su di lei

"Nulla" abbasso lo sguardo "Ti devo chiedere un favore. Ho bisogno di tornare al campus il prima possibile"

"È successo qualcosa?" si volta verso di me, quasi preoccupata

"No, semplicemente dovrei uscire con Matisse oggi pomeriggio e vorrei avere il tempo di prepararmi. Tutti qui"

"Ah sì certo" ride divertita “Devi farti bella per la fidanzatina” raggiunge camera sua.

Decido di non controbattere e lasciar perdere il discorso.

Regan ordina la mia colazione e prima di entrare in doccia aspetta l’arrivo della comanda.

Si siede sul divano, il viso arrossato dal sudore.

Indossa dei pantaloncini sportivi e una lunga canotta nera, da cui si intravede il reggiseno sportivo.

Più la guardo e più mi chiedo come sia possibile essere così affascinanti anche appena usciti dalla palestra

“Perché mi fissi stamattina?” si volta scocciata verso di me

“Non ti sto fissando” abbasso lo sguardo, sento la guance colorarsi.

Lei semplicemente scuote la testa.

Si alza poco dopo dal divano, andando ad aprire la porta della stanza.

Non appena il cameriere tira su la cloche un profumo di uova strapazzate si diffonde in tutte la stanza.

“La colazione è servita” Regan richiama la mia attenzione.

Mi lascia poi sola a mangiare mentre lei va a farsi una doccia.

Le uova sono davvero deliziose. Placano il continuo brontolare del mio stomaco.

Alla fine ieri sera non ho nemmeno terminato la cena.

In realtà nessuna delle due l'ha terminata, avevamo ben altro da fare.

Le uova saziano finalmente la mia fame.

Quando Regan esce dal bagno, un forte profumo di colonia invade la stanza

“Sei pronta?” si volta verso di me

Annuisco semplicemente.

Raccolgo le mie cose e Regan fa lo stesso.

Dieci minuti dopo siamo già in auto lungo la superstrada.

Regan sembra tesa, mentre stringe il volante tra le mani.

In realtà già ieri sera mi è sembrata tesa.

Non provo nemmeno a chiederle se ci sia qualcosa che non va, perché tanto so che non mi risponderebbe.

Anzi probabilmente mi riderebbe in faccia.

Scuoto la testa.

“Sua Illustrissima siamo arrivati” si ferma davanti al solito cartellone d’ingresso

“Grazie Regan” le sorrido

“Allora buon divertimento con Matisse. Ma ci saranno anche Vincent e Salvador?” la guardo storta

“Non sei divertente” alzo gli occhi al cielo

“Ciao Sarah” mi guarda seria.

Mi chiudo la portiera alle spalle ed a testa bassa raggiungo il mio dormitorio.

Beth non è in stanza, vista l’ora potrebbe essere a pranzo con gli altri.

Decido di non scrivere a nessuno, così che io abbia il tempo di prepararmi.

Matisse passerà a prendermi tra un paio d’ore e vorrei evitare di farla aspettare.

Preparo le cose per la doccia, recuperando shampoo, bagnoschiuma e tutto il necessario.

Essendo ormai ora di pranzo non c’è quasi nessuno alle docce. Mi posso così dedicare ad una lunga e rilassante doccia, per sciogliere un po’ i muscoli tesi dalla stanchezza.

Infatti appena esco mi sento decisamente meglio, seppur ancora molto stanca.

Asciugo velocemente i capelli, cercando di donargli un po’ di volume, con scarsi risultati.

Quando torno in stanza Beth ancora non c’è.

Recupero la trousse, e provo a darmi una sistemata. Cerco invana di coprire i segni violacei che mi contornano gli occhi con del correttore.

Tutta la mia attenzione si focalizza su queste dannate occhiaie che, nonostante tutto il mio impegno, non sono completamente sparite.

Passo un leggero strato di mascara sulle ciglia, e contorno gli occhi con una matita nera, con la speranza che questo trucco leggero mi doni un'aria un po' meno.. malaticcia.

Mi do una rapida occhiata e in fondo sono soddisfatta da ciò che vedo.

Sono in anticipo di qualche minuto.

Mi prendo così un attimo per sfogliare la mia bacheca di instagram.

Si ripetono sempre gli stessi visi, sempre le stesse persone.

Tutte, ma mai Lei.

Do un’occhiata al suo profilo, ma è sempre tutto fottutamente uguale.

L’ultima foto è ancora la nostra, nella bio è ancora presente l’emoji a forma di orsetto, in ricordo dell’orsetto Bohdi.

Sospiro.

La mia attenzione viene attirata da qualcuno che bussa alla porta

“Ehi ciao” saluto Matisse, aprendo leggermente la porta della mia stanza

“Ciao Bibou” mi sorride

“Arrivo” lascio la porta aperta dietro di me e recupero la mia borsa.

Matisse si appoggia allo stipite della porta, guardando verso di me.

Fortunatamente non valica la soglia. Non so quale reazione potrei avere se una ragazza diversa da Lei entrasse qui.

Regan è l'unica eccezione accettabile.

Prendo al volo anche il giubbotto e raggiungo Matisse.

“Eccomi” mi chiudo la porta alle spalle.

Noto Luna davanti alla sua camera intenta ad aprire la porta.

La saluto con un gesto della mano e lei ricambia sorridendo.

Noto comunque il suo sguardo curioso su Matisse.

Il fatto che lei ci abbia viste insieme mi mette a disagio. Non che io sia costretta a nascondermi ma.. se glielo dicesse?

Ammesso e non concesso che loro parlino di me.

Ormai sono passati talmente tanti mesi. Probabilmente l’argomento Sarah sarà caduto nel dimenticatoio, tirato fuori ogni tanto giusto per riempire i momenti di silenzio.

Ciò non toglie il senso di disagio che questa situazione mi provoca.

Raggiungiamo velocemente l’uscita.

Matisse comincia a parlare, raccontandomi del suo weekend.

Inizialmente l’ascolto poco. L’idea di Luna mi frulla ancora nella testa, mettendomi di cattivo umore.

Poi il mio subconscio inizia a ragionare. Perché dovrei nascondermi? Perché dovrei vergognarmi nel farmi vedere con qualcun altro?

È passato ormai quasi un anno, Lei è letteralmente sparita dalla mia vita.

È sparita lasciandomi con una fottuta lettera, non rispondendomi nemmeno ad un fottuto messaggio.

Perché dovrei essere io a provar vergogna?

“Tutto bene?” mi chiede Matisse, probabilmente notando il mio distacco

“Sì ti chiedo scusa” annuisco “Mi dicevi?” mi volto sorridendo verso di lei, dedicandole ogni attenzione.

In fondo non sto facendo nulla di sbagliato. E poi chi mi dice che Lei non stia facendo le stesse cose?

Una folata di vento freddo ci investe, i miei capelli vengono spostati all’indietro.

“Oh, ehm.. quello è un succhiotto?” mi chiede Matisse, quasi imbarazzata

“Cosa?” chiedo sconvolta.

Prendo in mano il cellulare, aprendo la fotocamera.

Una grossa macchia rossiccia campeggia all’inizio del collo, poco sopra .

È sbiadita, probabilmente grazie alla lunga doccia di questa mattina.

Ma che diavolo le è saltato in mente?

“Io..” cerco di giustificarmi “Non so cosa..”

“Sarah, non devi giustificarti” sorride Matisse “Va bene, non ci stiamo frequentando in esclusiva” mi sento terribilmente in imbarazzo

“Ti chiedo scusa, io.. non voglio che tu ti faccia un’idea sbagliata di me” abbasso lo sguardo

“Sei libera di fare quello che vuoi, non sei la mia fidanzata né tanto meno ci stiamo frequentando ufficialmente. Le cose potrebbero cambiare quando ti chiederò ufficialmente di frequentarci” arrossisco

“Ti ringrazio” le sorrido.

Matisse riprende il discorso da dove l’aveva interrotto, ma io sento solo il sangue ribollirmi nella vene.

Come si è permessa di fare una cosa del genere? Marchiarmi come se fossi un oggetto.

Che incredibile mancanza di rispetto.

16.50 | Io e te dobbiamo parlare |

Scrivo a Regan, decisa più che mai a mettere un punto a questa situazione.

 

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Capitolo 44
*** Capitolo Quarantaquattro ***


Pov. Regan

Questa piccola ragazzina rompicazzo sta camminando nervosamente avanti ed indietro per la stanza.

E pensare che io volevo solo scopare.

Appena ho ricevuto il suo messaggio oggi pomeriggio ho sorriso.

Sapevo già a cosa si riferisse, non vedevo l’ora di affrontarla.

Adesso lei è qui davanti a me, in silenzio ma in continuo movimento, proprio come un pesciolino dentro ad un acquario

“Mi stai facendo venire la nausea con i tuoi movimenti. Potresti stare ferma?” mi lamento, seduta sul divano

“Stai zitta Regan” ho come il presentimento che quello sia solo l’inizio di un lungo discorso.

Rimane in silenzio per qualche secondo, immobile davanti al divano, quasi faticasse a trovare le giuste parole

“Cosa cazzo ti è passato per la mente?!” esclama alzando poi lo sguardo su di me

“Non so di cosa parli” alzo le spalle, facendo finta di non capire

“Non prendermi per il culo Regan” urla, piuttosto alterata “Perché diavolo mi hai fatto un succhiotto?” si sposta i capelli, mostrandomi il collo.

Sorrido. Ricordo bene quando gliel’ho fatto.

È stato ieri sera. Eravamo sedute sul letto, lei era a cavalcioni su di me.

Dopo esserci baciate per un po’ la mia bocca è scivolata giù. Ho assaggiato, morso, succhiato avidamente la pelle del suo collo così.. profumata.

Quel profumo dolce che sa quasi di posto sicuro. Quel profumo che ti ricorda qualcosa di buono.

Lei non se n’è nemmeno accorta - o meglio, presa dalla foga del momento - mi ha lasciata fare.

Non so perché io le abbia fatto quel succhiotto, non sono solita farne.

Tendo a non marcare nessuna donna con cui vado a letto, perché sostanzialmente non me ne frega un cazzo.

Di nessuna di loro.

Sarah compresa.

Eppure non sono riuscita a trattenermi.

A mio discolpa non sapevo si dovesse vedere con quella sottospecie di attricetta francese da quattro soldi.

Okay d’accordo, lo sapevo.

Come sapevo già la sua storia quando lei me l’ha raccontata.

So tutto di lei, compreso il suo tentato suicidio.

Lo so dalla prima notte che abbiamo passato insieme.

Sempre a mia discolpa, visto quello che stavo per fare, avevo bisogno di sapere chi fosse la misteriosa ragazza che stavo portando via con me.

Così ho ingaggiato il mio investigatore privato, che nel giro di qualche ora mi ha procurato tutte le informazioni necessarie.

Anharra è una piccola cittadina, è così facile reperire informazioni.

La sua carta d’identità è stato il nostro punto di partenza. Da lì siamo riusciti a risalire a tutta la sua storia.

Anche se non si direbbe, ammiro tanto Sarah.

A guardarla da fuori, nessuno sospetterebbe una cosa del genere. Nessuno sospetterebbe che questa piccola ragazzina dai modi gentili e dal sorriso contagioso abbia provato anni fa a togliersi la vita.

Lei non ha voluto raccontarmi questa parte della sua vita, è comprensibile.

Quando e se sarà pronta, sarò ben felice di ascoltarla.

Ogni volta che guardavo le sue cicatrici, immaginavo una piccola Sarah piegata su sé stessa, una smorfia di dolore sul viso e la carne che lentamente si apriva al passaggio della lametta fredda sulla pelle.

Lei ha scambiato tutto questo per una semplice e pura curiosità, e va bene così.

“Allora?” attira la mia attenzione

“Sarah ero semplicemente presa dalla foga del momento. Nemmeno tu ti sei resa conto di cosa stesse succedendo, o sbaglio?” inarco un sopracciglio

“Mi hai marchiata” ringhia

“Non l’ho fatto intenzionalmente”

O forse sì?

“La prossima volta fai più attenzione” sbuffa

“Se vuoi posso subito fare attenzione” le porgo una mano, in modo che si posizioni sopra di me

Lei non accetta, rimane fissa nello stesso punto, gli occhi colmi di rabbia

“La tua fidanzatina ti ha fatto storie che sei così alterata?” incrocio le braccia davanti a me

“No, ma non è quello il punto. Il problema sta nel fatto che tu mi hai volontariamente marcata” incrocia anche lei le braccia al petto

“Per quale valido motivo avrei dovuto farlo?” chiedo scoppiando a ridere.

Per quale motivo avrei dovuto marcare il territorio? Lei non è la mia ragazza, non mi interessa cosa fa e con chi.

Il nostro rapporto si basa esclusivamente sul sesso.

“Non lo so, dimmelo tu” mi guarda in cagnesco

“No, ti assicuro che non è stato intenzionale. Non ti marchierei mai. Abbiamo messo le cose in chiaro fin da subito, la nostra relazione si basa su una cosa sola” alzo le spalle, alzandomi dal divano “Hai finito il tuo terzo grado del cazzo?”

“Vaffanculo Regan!” urla

“Dovresti davvero darti una calmata” scuoto la testa

“Riportami al campus” ringhia, gli occhi chiusi a fessura

“Cosa? Sul serio?” rido, stupita dalla sua affermazione

“Certo” annuisce

“Non ti riporterò al campus” rido “Non sono il tuo taxi. Ti accompagnerà il mio autista”

“Oh okay, ottimo” annuisce, e raggiunge la sua stanza.

Rimango sinceramente infastidita dalla sua decisione.

Pensavo che lei fosse venuta qui per.. scopare ovviamente.

Parlarmi, incazzarsi con me e poi scopare.

Invece la sua fottuta determinazione ha avuto la meglio.

Fortunatamente non sarà difficile trovare con chi sostituirla.

21.50 | Che ne diresti di vederci? |

Digito velocemente sul cellulare, scrivendo a Raissa, una ragazza conosciuta qualche sera fa ad una cena di lavoro.

L’intesa è stata da subito palpabile.

Inutile dire che prima di arrivare al dolce l’avevo già portata in bagno.

Sorrido.

Non ho di certo bisogno di Sarah per soddisfarmi. Come posso farlo con lei posso farlo con chiunque altro.

Mi sembra più che ovvio

"Beh, allora a breve ti passerà a prendere il mio autista” mi sporgo nella sua camera “Io ora devo andare”

“Ciao Regan” mi saluta semplicemente, senza nemmeno guardarmi in faccia.

Sento un leggero fastidio irrigidirmi il corpo.

Fottuta ragazzina del cazzo.

Ma con chi crede di parlare? Non sono di certo sua madre, non può davvero mettermi il muso.

Non posso crederci.

Per cosa poi? Una sciocchezza.

Era solo un succhiotto, fatto in un momento di poca lucidità.

Più o meno.

La sua ragazzetta del cazzo non le ha detto nulla, quindi perché tirare su tutto questo polverone?

Davvero non capisco.

Scuoto la testa.

Sono distratta mentre guido per le strade della città.

Anche mentre Raissa mi parla sono distratta. Non mi interessa sapere cos’abbia da dirmi, non mi interessa ascoltare le sue parole.

Perché queste dannate ragazze non riescono a capire che non mi importa nulla di loro o dei loro fottuti discorsi?

Compresa Sarah. Non mi interessa affatto della sua sfuriata, non mi interessa se se la sia presa.

No, decisamente non mi frega nulla.

Fottuta ragazzina del cazzo.

 

 

Pov. Sarah

Non so per quale motivo, ma non mi fido della parole di Regan.

Non mi fido del fatto che abbia fatto questo dannato succhiotto in un momento di passione, così come non credo che sia il genere di persona che si lascia andare ad impeti di passione.

Oh no, lei è sempre così controllata e contenuta.

Non è decisamente un atteggiamento di Regan. Ma allora perché mentirmi?

E soprattutto perché farlo?
Forse per la maggior parte delle persone sono un vanto. Molte ragazze sfoggiano orgogliose questi segni sul loro corpo.

Ricordo Laureen durante i primi mesi della sua relazione con Pongo. Mostrava orgogliosa il suo collo marchiato, quasi come fosse un vanto per lei averlo.

Eppure l'unica cosa a cui riesco a pensare osservando quel succhiotto è Dwight che marchia il mio corpo così che nessuno possa avvicinarsi.

Ricordo il dolore che provavo ogni voi che lui succhiava la mia pelle, così forte da farmi quasi temere che potesse strapparla via.

Ricordo i dolori che bloccavano il mio collo, impedendo i movimenti.

La pelle che bruciava al contatto con l'acqua bollente della doccia.

Scuoto la testa.

So che Regan non è così, ma mi sono sentita di nuovo come se qualcuno stesse rivendicando il possesso su di me.

Io non voglio essere più posseduta, non voglio essere una bambolina da mostrare.

No, io sono un essere umano e come tale merito rispetto.

Devo essere io a concedere il permesso di fare una cosa del genere, non posso permettere che siano gli altri a decidere per me.

Eppure, un po', gliel’ho permesso.

Ero seduta a cavalcioni su di lei, completamente nuda.

Ci siamo baciate per un po’, c’era così tanta eccitazione che temevo che questa semplice azione bastasse a farmi raggiungere il culmine.

Poi la sua bocca è scesa velocemente sul mio collo, e da lì ho perso completamente la mia lucidità.

La sua bocca ha aggredito, in senso buono, il mio corpo ed io mi sono goduta fino in fondo ogni singolo istante, ogni singolo gesto.

Non mi ero resa conto dell’intensità del gesto fino a questo pomeriggio con Matisse.

Dio, mi vergogno così tanto. Cosa avrà pensato?

Guarda questa zoccola. Prima si fa scopare e poi esce con me.

Ma io so che non è così.

Non voglio tenere il piede in due staffe, ma con Regan c’è quel legame sottile, confuso.

Non saprei nemmeno come definirlo.

Quasi fatico a staccarmi da lei.

Sono rimasta piacevolmente sorpresa da me stessa quando ho avuto la forza di dirle che sarei tornata al campus ma sono rimasta altrettanto delusa quando mi ha detto che non sarebbe stata lei a portarmici.

È uscita poi qualche minuto dopo.

So bene dov’è andata, e va bene così.

D’altronde una camera del genere per una sola persona è troppo grande, sarebbe quasi un peccato non approfittarne.

Dato che non sapevo quanto Regan ci avrebbe messo a tornare con la sua nuova conquista, ho deciso di lasciare la stanza poco dopo di lei.

Il suo autista ci ha messo circa una decina di minuti ad arrivare.

È stato incredibilmente gentile.

Ora siamo entrambi in silenzio.

Il vetro di separazione che divide la parte davanti dell’auto da quella dietro, al momento è chiuso. Forse l’autista pensa che io sia l’ennesima conquista di Regan scaricata il giorno dopo e con l'estrema necessità di star da sola?

Non lo so, ma mentalmente lo ringrazio perché mi sento esattamente così.

Ho bisogno di prendermi un po’ di tempo per me, per fare chiarezza in questo mare confuso di sentimenti in cui sto affrontando, ma non è affatto facile.

Non è affatto facile capire cosa io stia provando al momento.

Perché se da un lato c'è Matisse con la sua dolcezza e gentilezza, all'esatto apposto c'è Regan con il suo essere così passionale ed arrogante.

Dannazione, ogni volta che penso di aver trovato un giusto equilibrio, tutte le mie certezze vengono spazzate via.

Non è giusto.

Sospiro.

Decido di non scrivere a Regan. Quando e se sarà saprà dove trovarmi.

Fottuta riccona del cazzo.

 

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Capitolo 45
*** Capitolo Quarantacinque ***


Pov. Sarah

Raggiungo velocemente il teatro, cercando di ripararmi il più possibile dalla pioggia.

Il vento è freddo, la giornata è incredibilmente buia.

Spessi nuvoloni neri coprono il cielo. Sembra quasi notte, eppure sono solo le tre del pomeriggio.

In giro non c'è nessuno, sono tutti rintanati nelle proprie stanze, al riparo dal freddo e dalla pioggia, ad eccezione di una sola persona.

In lontananza, infatti, noto una figura avvicinarsi. Cammina velocemente, cercando inutilmente di coprirsi dalla pioggia.

L'ombrello poco serve a coprirmi, sono quasi completamente fradicia

"Ma chi me l'ha fatto fare" borbotto.

La figura vestita di nero è sempre più vicina.

Non riesco a vederne il viso, coperto dal cappuccio della felpa ormai impregnato d'acqua, ma a giudicare dalla corporatura dev'essere una donna.

Minuta, non eccessivamente alta.

Cosa starà facendo tutta sola sotto questa pioggia?
Mi passa accanto, un brivido mi irrigidisce il corpo.

Mi blocco, voltandomi a guardarla, ma lei non fa altrettanto.

È davvero possibile che abbia avvertito solo io quel fremito?

Scuoto la testa.

Continuo a camminare, la figura nera dietro di me è ormai sparita tra la pioggia fitta.

Perché non riesco a togliermi di dosso quella strana sensazione di.. familiarità che mi ha travolta non appena la misteriosa figura mi è passata accanto?

"Bibou!" mi accoglie Matisse non appena varco la porta del teatro "Ti stavo aspettando. Sei fradicia! Vieni qui" mi tira delicatamente da una mano

"C'è un temporale pazzesco lì fuori" borbotto, strizzandomi la felpa bagnata.

Mi guardo intorno, non c'è quasi nessuno.

Probabilmente molti dei nostri compagni, visto il grosso temporale lì fuori, hanno deciso di rimanere in stanza.

Vedo Jason con Marissa in un angolo del palco.

Telma è impegnata a finire il suo panino in un angolo della platea, mentre Eloise sta sistemando una serie di stoffe su un tavolo.

Penso proprio che per oggi non arriverà più nessuno.

"Tieni, metti la mia felpa" Matisse mi allunga una vistosa felpa troppo grande

"Oh no, tranquilla. Adesso mi asciugo.." sorrido imbarazzata

"Insisto. Sei fradicia" scuote la testa "Vieni, ti mostro dove puoi cambiarti" mi prende per mano tirandomi leggermente.

Mi sembra di bruciare a contatto con la sua pelle. La sua mano nella mia mi mette a disagio, più di quanto mi aspettassi.

La ritraggo poco dopo, nella speranza che non abbia notato il mio disagio.

"Questi sono i camerini" mi sorride Matisse "Ti aspetto qui" si siede su una sedia posta accanto al muro.

Siamo nel retro del palco. Davanti a noi si sviluppa una lunga fila composta da piccole stanzine bianche, il cui unico dettaglio che spicca è la piccola lavagnetta consumata attaccata alla porta.

"Oh okay" annuisco, entrando in uno stanzino.

Mi chiudo la porta alla spalle, ed uno strano senso di oppressione mi travolge.

È davvero piccolo, tutto completamente bianco.

Una parete è ricoperta da un grosso specchio, che sembra rendere l'ambiente un po' più grande.

Le luci led montate nella parte più alta dello specchio, sono la fonte di luce più potente all'interno della stanza. A confronto, il piccolo lampadario appeso al soffitto emette solo una flebile luce gialla.

Davanti allo specchio è posizionato un tavolo che va da una parete all'altra. Vi sono appoggiati sopra quelli che dovrebbero essere dei porta pennelli da trucco, ma a causa del budget ridotto, sono semplici portapenne da scrivania.

Vi sono anche due scatole di fazzoletti.

Le due grosse sedie in pelle sono consumate ed occupano più spazio di quanto dovrebbero.

L'odore nella stanza è spiacevole, un misto tra sudore ed umidità.

Mi cambio velocemente, togliendomi la felpa incredibilmente pesante a causa dell'acqua che la impregna.

Indosso la felpa calda di Matisse e il suo profumo mi invade le narici.

Mi guardo allo specchio, vedermi nei suoi abiti mi mette a disagio.

Non è lo stesso disagio che ho provato la prima volta che ho indossato gli abiti di Regan, no. È diverso.

È come se mi sentissi.. sbagliata.

"Tutto bene?" sento bussare alla porta

"Sì, scusami" esco dallo stanzino, la felpa bagnata in mano

"Quella puoi appoggiarla su quella sedia se vuoi, così magari si asciuga" Matisse indica una sedia vicino al tavolo posto nell'angolo del palco

"Grazie" annuisco.

Ci mettiamo così all'opera. Siamo davvero pochissimi, così tutti fanno tutto.

Ci dilettiamo tra un po' di scenografie ed un po' di costumi, mentre Matisse ed Eloise ci dirigono.

Matisse mi osserva spesso, sorridendomi.

Mi sento a disagio con il suo sguardo su di me.

Qual è il mio problema? Eppure Matisse è così.. dolce.

Forse è ancora presto, ci conosciamo da troppo poco tempo per prendere decisioni affrettate.

Di qualsiasi tipo, positivo o negativo che sia.

Dovrei dare a noi ancora un po' di tempo.

In fondo con lei mi trovo bene.

Cerco di non concentrarmi sulla sensazione di disagio che provo ogni volta che Matisse mi guarda e sorride, e continuo a lavorare sulle sagome in legno che mi trovo davanti.

Nonostante tutto, il tempo passa rapido, ed in un attimo si fa sera.

Quando lascio il teatro insieme a Matisse, il temporale si è calmato.

Non piove più, ma il freddo continua ad essere pungente.

"La felpa puoi tenerla" mi sorride Matisse, una volta arrivate davanti alla mia stanza

"No davvero, te la restituisco" faccio per entrare in camera

"Davvero Sarah, non ce n'è bisogno" mi blocca Matisse.

Mi irrigidisco sotto il suo tocco, e lei sembra notarlo. Allontana subito la mano, facendo un piccolo passo indietro.

"Grazie" arrossisco

"Allora che ne diresti di venire da me questo weekend?" rimango spiazzata dalla sua domanda "Non fraintendermi, non sto cercando di portarti a letto. Vorrei poterti tatuare" mi osserva, gli occhi che brillano

"Oh, wow. Nessuno mi aveva mai fatto una richiesta simile" rido divertita "Sì, potremmo" annuisco

"Davvero?" un sorriso a trentadue denti compare sul suo volto

"Sì, perché no?" sorrido

"Scusate, permesso" Regan passa violentemente in mezzo a noi, costringendoci entrambe ad indietreggiare.

Ci supera con noncuranza, per poi entrare in camera.

Rimango spiazzata dal suo gesto, e mi irrigidisco.

Che cosa ci fa lei qui? E se dovesse fare una delle sue assurde battute?

No, non davanti a Matisse, non dopo che mi ha scoperto un enorme succhiotto sul collo.

Non ci impiegherebbe molto a capire che la bellissima ragazza seduta sul letto di Beth è la stessa ad avermi fatto quell'enorme succhiotto "Regan che ci fai qui?" chiedo piuttosto scocciata

"Cerco mia sorella" alza le spalle.

Io la fulmino con lo sguardo, ma lei non sembra nemmeno accorgersene.

"Okay, forse è meglio che io vada" Matisse si congeda, probabilmente avvertendo la tensione tra di noi

"D'accordo" annuisco "Ci vediamo giovedì, così parliamo anche di questo weekend" annuisco, salutandola con la mano.

Lei si volta ancora una volta a guardarmi e mi dedica un rapido sorriso, poi continua a camminare verso la sua stanza.

"Ciao Sarah, ti disturbo?" Regan mi guarda sorridendo

"Sei una grandissima maleducata" sbuffo, svuotando lo zaino

"Non ho fatto nulla" alza le spalle

"Che cosa ci fai qui Regan? Sul serio" sospiro

"Cerco mia sorella, te l'ho detto" risponde "E poi, sono venuta a prenderti"

 

 

Pov. Regan

Il Signor Tremble mi sta illustrando il suo ennesimo noioso progetto, ma fatico ad ascoltarlo.

Onestamente non ho molta voglia di ascoltare le parole di questo povero arricchito il cui unico obbiettivo e fare altri soldi.

Non gliene frega nulla di salvare l'ambiente, lui vuole solo salvare le sue finanze.

A differenza mia, i miei collaboratori sembrano entusiasti.

Ascoltano interessati la presentazione, mentre il Signor Tremble mostra il nuovo progetto tramite un plastico.

Do un'occhiata al telefono. Oggi è martedì, sono passati due giorni dall'ultima volta che l'ho vista.

Se n'è andata via offesa, solo per uno stupido succhiotto.

Non mi ha più scritto da quel giorno, ed io nemmeno.

Mi sono scopata Raissa quella sera, più di una volta, ma non mi ha soddisfatta granché.

Così come non mi hanno soddisfatto le altre due ragazze che mi sono scopata.

Tutte così noiose e prive di contenuto.

Sbuffo.

Guardo ancora il telefono: nessuna notifica che sia riconducibile a lei.

Non capisco cosa mi succeda.

Crescere con due genitori come i nostri, nella società altolocata di oggi, mi ha insegnato tanto. Tipo come crescere totalmente distaccata dalla realtà.

O semplicemente come nascondere bene i miei veri sentimenti.

Al momento sono confusa.

Cosa mi sta succedendo?

I miei occhi cadono sul calendario. Oggi è martedì.

Avrà l'incontro con quelli del teatro, non che con quella Matisse.

Dio, ma che nome di merda è Matisse?

Scuoto la testa

"Che ne pensa Direttore?" Joshua, il mio braccio destro, attira la mia attenzione

"Hum? Vorrei del tempo per pensarci. Può lasciarmi presentazione e plastico. Passi a prenderli venerdì, sapremo darle una risposta" mi alzo dalla mia grossa sedia e lascio la stanza.

Raggiungo il mio ufficio, la testa pesante.

Oggi non sono dell'umore per seguire tutta questa merda

"Cosa ti è preso Regan?" Joshua fa il suo fastidioso ingresso nel mio ufficio, sembra piuttosto alterato

"Cosa c'è Joshua?" sbuffo, buttandomi sulla mia grande sedia di pelle nera

"Hai ascoltato almeno una parola di quella fottuta presentazione?" sembra piuttosto alterato

"Certo che l'ho ascoltato ed mi ha annoiato. Non mi ha mostrato nulla di nuovo. Vuole costruire su un terreno che non credo nemmeno sia redditizio" scuoto la testa "Condurrò le mie ricerche e poi deciderò. Venerdì saprò dare una risposta"

"Sei distratta ultimamente Regan, che succede?" inarca un sopracciglio, guardandomi

"Non sono distratta, sono semplicemente annoiata dai soliti e banali progetti" chiudo il discorso, girandomi con la sedia per dargli le spalle.

Lo sento sbuffare e lasciare la stanza.

Ottimo, vedo che hai compreso.

Osservo Statute Village dall'alto del grattacielo che ospita la sede della mia società. Vedo le macchine muoversi, come fossero puntini che si spostano su una mappa disegnata.

Non riesco a guardare molto più in là di qualche metro, una pioggia fittissima sta sorvolando la città.

Dovrei andare al campus.

Non per Sarah, ma per Beth.

Io devo.. chiederle delle cose.

Potrei aspettare che smetta di piovere e poi andare. Così posso risolvere delle questioni in sospeso con che ho con.. Beth.

Annuisco.

Apro la mia posta elettronica e mi dedico alla lettura delle mail, prima di lasciare l'ufficio.

 

Quando mi metto alla guida, la pioggia è decisamente diminuita, se non completamente terminata.

Le strade sono sgombre, come ogni volta che finisce il temporale.

La gente prima di uscire vuole sincerarsi che la tempesta sia finita.

Dunque per arrivare al campus ci metto decisamente meno del previsto.

Parcheggio la mia auto nel parcheggio davanti ai dormitori, provocando sguardi curiosi tra i passanti.

Sono tranquilla nel farmi vedere qui. Finché non mi vedono salire in macchina con lei posso sempre giustificarmi con una visita alla mia adorata sorellina.

Raggiungo i dormitori e non appena entro nel palazzo noto due figure parlare davanti alla porta di camera di Beth: sono Sarah e Matisse.

"Scusate, permesso" interrompo bruscamente la conversazione tra le due, facendomi spazio per passare.

Sarah è decisamente infastidita dalla mia presenza qui.

Anzi, più che infastidita sembra quasi preoccupata. Crede forse che io passa raccontare qualcosa di sconveniente?

Ad esempio di come le piace quando la mia lingua l'assaggia lenta, più e più volte?

Sorrido.

Non dirò nulla, perché dovrei? E poi, ricordiamoci l'accordo di riservatezza.

Non posso permettermi che qualcuno venga a sapere di noi.

Lo sanno già in troppi

"Okay, forse è meglio che io vada" Matisse fa un passo indietro, salutandoci

"Brava" sussurro sorridendo.

Osservo la patetica scena che mi si svolge davanti.

"D'accordo" annuisce Sarah "Ci vediamo giovedì, così parliamo anche di questo weekend" aggiunge, salutandola con la mano.

Cosa vuol dire? Cosa dovrebbero fare questo weekend?

"Ciao Sarah, ti disturbo?" la guardo sorridendo

"Sei una grandissima maleducata" sbuffa, svuotando lo zaino come una bambina che torna a casa da scuola

"Non ho fatto nulla" alzo le spalle

"Che cosa ci fai qui Regan? Sul serio" sospira

"Cerco mia sorella, te l'ho detto" rispondo "E poi, sono venuta a prenderti"

Lei inizialmente si blocca alle mie parole, ma poi sembra tornare in sé

"Venuta a prendermi?" inarca un sopracciglio

"Sì, potremmo passare la notte in hotel. Ti farò arrivare puntuale per l'inizio delle lezioni domani mattina" incrocio le braccia

"Hum" sembra rifletterci, mentre infila dei nuovi libri nello zaino "Potremmo"

"Se ti togli quella felpa sì potremmo. È davvero orrenda"

La felpa arcobaleno mi disturba. Non ne capisco il motivo, ma vederla indossare quella felpa mi infastidisce parecchio.

So benissimo chi le ha dato quella felpa così eccentrica.

Scuoto la testa.

"Zitta Regan" mi tira un cuscino addosso poi si sfila la grossa felpa.

Sparisce in bagno per qualche minuto e dopo una quindicina di minuti è pronta

"Sì, potremmo andare" annuisce

"Potremmo o possiamo andare?" le sorrido

"Non ti aspettare che io lo dica" ringhia "Quindi?" si blocca davanti alla porta, in attesa di un mio consenso.

Sorrido avvicinandomi a lei, così apre la porta.

Usciamo separate dal dormitorio, poi io salgo in auto e raggiungo il cartellone principale dove la trovo già ad aspettarmi.

"Quando vuoi sai essere veloce" la sfotto

"Stai zitta Regan" scoppia a ridere

 

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Capitolo 46
*** Capitolo Quarantasei ***


Pov. Sarah

La nottata con Regan è stata.. interessante.

Sicuramente diversa da quanto mi aspettassi.

Abbiamo fatto sesso, ovviamente, ma non è stato solo quello.

Abbiamo riso, abbiamo scherzato.

È stato quasi.. divertente.

Ma soprattutto abbiamo.. parlato. Sì, parlato, come fanno due persone normali.

Ed è stato strano.

Non sono abituata ad una Regan così.. umana.

Siamo andati al Resident Hill Hotel, l’hotel situato a metà tra Statute e Anharra, lo stesso dove siamo state qualche sera fa.

Nonostante il freddo, siamo rimaste sul balcone ad ammirare il paesaggio.

È stato piacevole.

Anche se ora sto pagando le conseguenze di una notte passata sveglia, non mi pento.

So che passerà molto tempo prima che io possa vedere di nuovo quella Regan, se davvero dovessi rivederla.

Mi ritengo già fortunata per averla vista almeno una volta.

La lezione di matematica non è mai stata così pesante come oggi.

Guardo l’ora all’incirca ogni quattro minuti, il tempo sembra non passare mai

11.34 | Ti va di studiare insieme oggi? |

È Matisse a scrivermi.

Sorrido

11.36 | Certo. Ci vediamo in biblioteca alle 15? |

11.40 | D’accordo. A dopo |

Blocco il cellulare.

Le attenzioni di Matisse non mi dispiacciono. Per quanto possa sentirmi a disagio con lei, sono felice di averla conosciuta.

Penso sia solo questione di tempo. Il tempo mi aiuterà a sciogliermi ed a lasciarmi andare anche con lei, esattamente com’è successo con Regan.

So che è completamente diverso, che il rapporto con Regan è puramente fisico.

Eppure.. mi sento così in sintonia con lei, non solo quando i nostri corpi diventano uno solo.

A parte quando fa la stronza.

Scuoto la testa.

Matisse può essere per me un’occasione per ricominciare. Non deve per forza essere l’occasione, ma sicuramente può essere una delle occasioni che mi permetterà di ricominciare.

È passato tanto tempo da quando Jess è andata via, ormai sentire il suo nome non fa più male.

Se penso a Lei ormai provo solo affetto, quello nessuno riuscirà mai a cambiarlo.

Grazie a Lei ho capito tante cose di me, grazie a Lei ho fatto cose che non avrei mai pensato di poter rifare.

Non potrò mai ringraziarla abbastanza.

Ora il destino mi sta dando tante opportunità di ricominciare, non posso permettermi di bruciarne nessuna.

Come mi sono ripromessa a capodanno, questo nuovo anno deve essere un anno di rinascita. Mi sono lasciata alle spalle tutto il dolore passato, pronta a ricominciare a vivere.

Sorrido.

So che il percorso è ancora lungo, ma non mi interessa più.

Se mi volto indietro, non riesco a capacitarmi di quanti passi in avanti io sia riuscita a fare, nel giro di così poco tempo.

Non importa più quanto tempo ci vorrà per migliorare ancora, perché ora so che posso farlo.

So che posso andare oltre al dolore, so che è proprio da lì che possono rinascere, più forte di prima.

 

Ascolto divertita i ragazzi discutere sull’ultima partita giocata dalla squadra di football del campus.

Battibeccano animatamente, provocando ilarità tra noi ragazze

“Ma sono sempre così quando parlano di football?” chiedo divertita

“Sempre” sbuffa Marie “Tu immagina avere Dj, Mark e Pongo nella stessa stanza, mentre discutono di questo” si porta le mani alle tempie, chiudendo gli occhi.

Scoppiamo a ridere, ma effettivamente non dev’essere affatto facile.

Pongo inizia ad urlare, il viso diventa rosso e la vena del collo si gonfia.

Dj invece rimane impassibile, mentre ascolta quasi incredulo quanto sostenuto dai suoi amici.

Mark, come Pongo, sembra piuttosto alterato.

“Ma dimmi un po’” Laureen attira la mia attenzione “Come va con la piccola artista?” mi tira giocosamente una spallata.

Arrossisco un po’

“Sta arrossendo!” urla MaryJ, indicando il mio volto rosso

“Oddio!” urla Laureen “Lei ti piace?!” si porta le mani alla bocca

“Non correte ragazze” scoppio a ridere “Con Matisse mi trovo.. bene. È simpatica, gentile, ha dei modi davvero di altri tempi”

“Un nome una garanzia” sorride Beth

“Non ci stiamo frequentando, siamo solo amiche. Oggi studieremo insieme” sorrido

“Hai sorriso!” Laureen mi punta il dito “Ti prego, fammi conoscere questa Matisse, non ti riconosco più Sarah!” quasi si commuove

“Sono contenta che tu sia riuscita a sbloccarti, anche se ci è voluto un po' di tempo” Beth mi sorride

“Sono felice anche io” sorrido.

Noi ragazze ci perdiamo così a parlare di Matisse.

Racconto degli ultimi incontri che abbiamo avuto, fino ad oggi.

Manca ancora un’ora al nostro incontro, ma sento le farfalle muoversi nello stomaco.

Sorrido.

Pensavo che non sarei più riuscita a provare queste sensazioni, mi mancavano.

Quell’eccitazione mista a curiosità, la voglia di frequentare qualcuno, di conoscerlo a fondo.

13.59 | Ti passo a prendere tra venti minuti |

È Regan a scrivermi.

Ecco che un altro, strano e confuso sentimento si diffonde in me.

Non appena lei si presenta nella mia vita entro in confusione.

Penso sia dovuto dagli ormoni. Sento pulsare il centro del mio corpo, fino ad arrivare allo stomaco.

Uno strano senso di felicità mi pervade ogni volta che vedo il suo nome comparire sul mio schermo.

Rabbrividisco.

Non può davvero piacermi Regan, sicuramente sto confondendo la voglia di scopare con qualche altro ambiguo sentimento

14.02 | Oggi non posso, ho un impegno |

Perché sento questa velata tristezza mentre invio questo messaggio?

Preferirei forse passare il pomeriggio con lei piuttosto che con Matisse?

Scuoto la testa. No, non è possibile.

Qualsiasi cosa stia cominciando a provare verso Regan è il caso di finirla qui.

Meglio chiudere lo strano rapporto che ci lega, così che io possa concentrarmi totalmente su Matisse.

O quantomeno a ricominciare in un modo sano.

Prendere le distanze da lei fin quando non riuscirò a far chiarezza su quel che provo, mi sembra la soluzione migliore.

È stata molto chiara stanotte: lei non vuole relazioni.

Non ne ha mai avute e tutt’ora non le vuole. Odia legarsi sentimentalmente alle persone, dunque perché dovrebbe farlo con me?

Sospiro.

Per quanto sia difficile farlo, me lo devo.

Ho già sofferto tanto in passato, non posso permettere che accada di nuovo.

 

 

Pov. Regan

“Posso farti una domanda?” Sarah si volta a guardarmi.

È avvolta in una grossa coperta, tiene in mano una tazza di cioccolata calda.

Siamo sedute sul balcone dell’hotel e nonostante il freddo sembra che nessuna delle due voglia alzarsi.

“Me la stai già facendo” inarco il sopracciglia

“Una domanda seria Regan” ride

“Okay” annuisco semplicemente, stringendo tra le mani una grossa tazza di cioccolata, che mi riscalda un po’

“Perché mi hai chiesto delle cicatrici?” mi osserva curiosa

Già, perché le ho chiesto delle cicatrici? Potrei rispondere che la curiosità è umana, di certo quelle.. cose non passano inosservate - soprattutto se si passa la maggior parte del tempo insieme svestiti - ma sappiamo tutti che sarebbe solo una bugia.

Perché le ho chiesto delle cicatrici? Forse perché in fondo mi interessa conoscere questa piccola ragazzina.

Ha poco più della metà dei miei anni, eppure anche lei ha il suo bel bagaglio di esperienze.

Ovviamente già sapevo la verità, il dossier che i miei investigatori hanno stilato su di lei, con il passare dei giorni, è diventato sempre più ricco di informazioni.

Piano piano tutto è venuto a galla, anche il suo passato più remoto.

Quindi già sapevo da cosa fossero dovute quelle cicatrici ma desideravo che lei si aprisse con me.

Aprirsi con qualcuno su un argomento così delicato implica una grande fiducia, sentivo quasi l'esigenza di capire quanto la sua fiducia nei miei confronti fosse profonda

“Scusami, non volevo metterti in difficoltà” ride, notando il mio silenzio

“Oh no, nessuna difficoltà” scuoto la testa “semplicemente non passano inosservate. Per quanto volessi tenere le distanze, è inevitabile che nasca la curiosità davanti ad una.. cosa del genere” concludo

"Beh allora ora tocca a me farti una domanda su di te” si porta la tazza alla bocca, bevendo un sorso

“No, non esiste. Ti ricordi cosa mi avevi detto? Che mi avresti concesso la risposta solo perché Beth aveva scoperto tutto" incrocio le braccia

“Vero, ma dopo così tante volte che ci siamo viste, mi è salita un po’ di curiosità. Vorrei capirti meglio Regan” sorrido

“Non ho bisogno di essere capita, né tanto meno che tu mi capisca” la guardo.

In un primo momento sembra rimanerci male, ma poi si riprende

“Okay d’accordo” sospiro “Chiedimi ciò che vuoi” sorride

“Io ti ho raccontato di una storia che per me è stata importante. Non di certo dal punto di vista sentimentale, ha praticamente distrutto la mia vita, ma a suo modo ha avuto un peso non indifferente” mi guarda

“E quindi?” chiedo confusa

“E tu? Non hai una relazione che ti ha particolarmente segnata?” scoppio a ridere

“Io? Assolutamente no” sembra non capire “Non ho mai avuto una relazione” scuoto la testa

“Mai?” chiede incredula

“Mai” annuisco “Mi sono sempre e solo divertita. Quando ero una ragazzina come te lottavo contro i miei affinché accettassero la mia diversità, quindi avere una storia con qualcuno e catapultarlo dentro tutta la mia merda non era il mio primo pensiero. Quando sono cresciuta ho cominciato a costruire il mio impero, era l’unica cosa di cui mi importasse davvero. Avevo bisogno di dimostrare a mio padre che potevo farcela anche da sola, così ho concentrato ogni mia energia solo sulla società”

“Beh i risultati si vedono” si porta nuovamente la tazza alla bocca

“Quindi ho sempre e solo soddisfatto i miei appetiti sessuali. Erano l’unica cosa che mi permettesse di staccare la testa da tutto. Ad oggi, non sento l’esigenza di legarmi sentimentalmente a qualcuno. Vorrebbe dire rendere conto ad un’altra persona, avere altre priorità”

“Non ti sei mai innamorata?” mi guarda, l’espressione triste

“Avevi detto una sola domanda” alzo le spalle “L’amore è sopravvalutato”

“È una frase orribile Regan” incrocia le braccia al petto “L’amore non è sopravvalutato. L’amore ti da un motivo per alzarti dal letto ogni mattina, ti da la forza di fare cose che pensavi non avresti mai fatto. L'amore è in grado di salvarti”

Dici come concedersi di nuovo a qualcuno dopo mesi di violenze ed abusi?

Proprio com'è successo tra te e Jessica, Sarah?

“Io ho le mie priorità. Tu hai idea di cosa voglia dire portare avanti una società come la mia? Ho impiegato migliaia di dipendenti, ho in atto più di cinquanta progetti ed in costruzione altri cinque. Pensi davvero che io abbia bisogno di una ragazza al mio fianco che mi richieda attenzioni?” inarco il sopracciglio

“Come sei cinica” alza gli occhi al cielo

“Può darsi” alzo le spalle “Hai finito ora con le tue domande?"

“Certo” annuisce.

Rimaniamo in silenzio per un po’, probabilmente sta riflettendo sulle mie parole.

Forse sono stata un po’ dura e sì, cinica.

Ma ho semplicemente detto la verità.

L’amore è sopravvalutato. Sono cresciuta in una famiglia disfunzionale, incapace di esprimere i propri sentimenti, ma soprattutto incapace di rapportarsi con i propri sentimenti.

I nostri genitori si sono sposati solo perché faceva comodo così.

Mia madre era di buona famiglia, così come lo era mio padre.

Entrambi avevano alle spalle una famiglia rispettabile: avvocati, professori universitari, grandi imprenditori.

La loro unione è stata puramente economica, utile ad aumentare la notorietà dei loro nomi.

Hanno avuto me, probabilmente ancora si tolleravano all’epoca, poi abbero Beth.

O meglio, mia madre ebbe Beth. Tutt’oggi temo che non sia stato mio padre a fecondare mia madre, ma che ci sia lo zampino del postino.

Anzi, mi correggo. Del giardiniere.

Avevo quasi tredici anni quando è nata Beth, seppur fossi ancora piccola ero abbastanza grande da capire le dinamiche che si stavano sviluppando intorno a me.

Quando cresci con un padre totalmente anaffettivo che ti tratta come si fossi un adulta da quando compi sei anni, non puoi che crescere con una certa maturità.

Poi ci chiediamo come mai io sia così cinica.

L’amore è così volubile. Oggi ti ami, e domani?

E domani potresti incontrare il tuo giardiniere ed innamorarti di lui, così come successe a mia madre.

Peccato che quando mio padre scoprì tutto, magicamente il giardiniere sparì dalle nostre vite.

Sono passati ormai quasi diciotto anni da quel momento, e mia madre è ancora al fianco di mio padre.

Scuoto la testa.

So bene che quando hai diciotto anni pensi che tutto sia rose e fiori, le tue speranze nei confronti della vita sono tante, ma più il tempo avanza e più queste vanno scemando.

A causa del mio contesto familiare, io le ho perse molto tempo fa.

Sono la fotocopia di mio papà. Stronza, cinica, egoista.

L’unica cosa di cui mi importa davvero dopo me stessa èla mia società.

Ho dedicato anni della mia vita solo a quello, così come fece mio padre quando io ero più piccola.

Lui non c’era mai, occupato com’era a creare il suo fottuto impero.

Quando si è ricordato di avere una figlia ormai andavo già a scuola. Lui non capì mai come relazionarsi con un bambino, per questo sono cresciuta così.. emotivamente distaccata.

Mi ha sempre trattata come se fossi in grado di capire il mondo intorno a me. Mi ha plagiata a sua immagine e somiglianza, creando una sua miniatura.

Con la sola differenza che io ho deciso di non avere una moglie né tantomeno dei bambini.

Perché impelagarmi in una relazione o addirittura nella crescita di un bambino se poi non sono in grado di dargli le giuste attenzioni?

Per far crescere un bambino come me? No grazie.

I nostri respiri si condensano davanti a noi, Statute Village illumina da lontano la notte.

Mi volto verso di lei: sta guardando dritto davanti a sé, in silenzio.

Osserva il panorama, quasi ammaliata.

È davvero carina: il viso è grazioso, armonico.

È tutto perfettamente proporzionato.

Le labbra sono leggermente carnose, ma al punto giusto.

Sorrido.

Chi l’avrebbe mai detto che sarei finita a letto con una.. diciottenne.

Rabbrividisco un po’ al pensiero. La differenza di età tra di noi è molta, seppure non esagerata.

Rannicchiata sulla sedia, avvolta intorno a quella coperta troppo grande sembra davvero una bambina ed io sento quello strano bisogno di.. prendermene cura.

Conoscendo la sua storia, ancora di più.

È la prima volta che mi capita in tutta la mia vita e mi sento così disorientata ed anche spaventata.

Non so cosa voglia dire legarsi sentimentalmente a qualcuno, tanto meno prendermene cura.

Ed ora mi capita davanti questa ragazzina che sconvolge tutte le carte in tavola.

Scuoto la testa.

Sono Regan McFinin, non la prima stronza che passa per strada.

Io non mi faccio abbindolare dal primo paio di bei occhioni che mi presenta davanti, no.

Per sedurmi ci vuole molto di più e non permetterò a questa ragazzina di confondermi le idee.

 

La relazione ed il plastico del Sig.Tremble giacciono ancora sulla mia scrivania, accanto alla grossa tazza di caffè.

La notte con Sarah è stata.. interessante.

Dopo la chiacchierata abbiamo riso e scherzato come se fossimo due amiche di vecchia data ed è stato piacevole.

Avremo dormito sì e no tre ore stanotte e la mancanza di sonno inizia a pesare.

Osservo il panorama mentre il caffè risveglia ogni cellula del mio corpo.

Fuori c’è il tipico clima invernale di Statute: grossi nuvoloni grigi coprono il cielo, ingrigendo il mondo intorno a noi.

I vetri delle macchine viste da quassù sembrano piccole lastre di ghiaccio.

“Buongiorno raggio di sole” Joshua entra nel mio ufficio, con un tono di voce un po’ troppo alto

“Sta’ zitto Joshua” mi porto le mani alle tempie

“Vedo che il plastico e la relazione sono esattamente nella stessa posizione di ieri” incrocia le braccia

“Sono appena arrivata in ufficio, mi concedi almeno cinque minuti per il caffè? La scadenza è venerdì, ed oggi è solo a mercoledì” sbuffo

“Il mio compito è ricordarti le cose, visto che ultimamente ti vedo distratta. Mi paghi per questo, ricordi?

“Okay, okay d’accordo” mi alzo sbuffando dalla sedia “Forza, vediamo questo fottuto progetto”

Mi avvicino alla documentazione, Joshua davanti a me.

Ci mettiamo a discutere, analizzando piantine, relazioni e tutto il resto fornito dal cliente.

Joshua si avvicina alla scrivania con una grossa lavagna con le ruote, dividendola poi in due colonne: pro e contro.

Insieme facciamo una stima approssimativa di tutte le qualità ed i punti di forza di questo progetto, contrapponendoli agli svantaggi.

Quando guardo l’orologio è già l’ora di pranzo.

Queste ore passate con Joshua sono volate, nonostante siano state intense

“Pausa pranzo” giro il mio telefono verso di lui, per mostrargli l’ora.

Lui alza gli occhi al cielo, poi ci dirigiamo insieme verso la mensa.

Oggi non ho molta fame, sono ancora un po’ scombussolata dalla notte in bianco e dai tre caffè bevuti questa mattina così prendo solo un'insalata.

Joshua mi parla come se io lo stessi ascoltando.

Non so nemmeno che cosa mi stia raccontando. Vorrei solo godermi la mia insalata nel silenzio di più assoluto.

Rimango in silenzio, mentre lui continua a parlare.

A fine pranzo scrivo a Sarah.

D’altronde il progetto è stato analizzato a fondo, ora bisogna solo discuterne con il resto dei miei collaboratori, ma si può fare tranquillamente domani.

14.02 | Oggi non posso, ho un impegno |

Rimango decisamente stupita dalla sua risposta,

Non mi ha mai detto no, nemmeno una volta.

Nessuno mi ha mai detto no.

Quale sarebbe questo impegno che non le permette di vedermi?

Quasi mi viene da ridere.

Mai nessuna ragazza si è permessa di dirmi no, e adesso arriva lei, dall’alto dei suoi diciotto anni e mi dice di avere un impegno?

Non mi interessa, qualsiasi impegno abbia, può aspettare.

 

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Capitolo 47
*** Capitolo Quarantasette ***


Pov. Sarah

Controllo il telefono.

Regan non ha risposto al mio messaggio, spero abbia capito di non presentarsi qui.

Sono decisa a chiudere la storia con lei, per preservare la mia salute mentale.

Mi manda in confusione, mi fa provare sentimenti di cui non sono pronta a parlare.

Quindi è meglio lasciar perdere, soprattutto visto il soggetto.

Scuoto la testa.

Raggiungo la mia camera e svuoto lo zaino, recuperando solo i libri necessari per questo pomeriggio.

Non manca molto al mio incontro con Matisse, sono emozionata

"Regan?" chiedo stupita vedendola entrare in camera mia

"Sono venuta a prenderti" incrocia la braccia al petto

"Come scusa?" scoppio a ridere "Mi pare di essere stata abbastanza chiara: ho un impegno" scandisco bene l'ultima parte del discorso

"E sentiamo, quale sarebbe questo impegno così importante da impedirti di venire con me?" inarca un sopracciglio

"Regan non credo di doverti dare alcuna spiegazione in merito" scuoto la testa "Anzi, dobbiamo parlare" mi volto verso di lei, guardandola negli occhi.

Sento lo stomaco chiudersi

"Cose c'è?" mi guarda, il suo viso cambia espressione.

Sembra quasi.. preoccupata

"Forse è il caso di finirla qui" abbasso lo sguardo.

In un primo momento sembra rimanere spiazzata, poi si riprendere

"Davvero vuoi chiuderla qui?" sembra sorpresa

"Sì Regan, penso sia.. meglio così" mi allontano un po' da lei, per paura che possa capire quanto questa decisione mi renda triste.

Sì perché pronunciare quelle parole ad alta voce è stato difficile e soprattutto più doloroso di quanto immaginassi.

Sii decisa Sarah, fermati finché sei in tempo.

"Oh, d'accordo" annuisce, portandosi una mano al mento "C'è un motivo particolare che ti ha spinto a prendere questa decisione? Questo almeno puoi dirmelo"

"Regan io.. Io devo ricominciare. Da capo, e questo non è il modo giusto. Invece Matisse.. Lei è il modo giusto. Frequentare una persona, parlarsi, conoscersi, senza necessariamente scopare tutte le volte"

Lei rimane in silenzio.

Non riesco a capire se stia cercando di trattenere la rabbia oppure semplicemente stia riflettendo sulle mie parole.

Non aggiungo più nulla, lascio che sia lei a parlare, quando si sentirà pronta.

Chiudo la zip del mio zaino, appoggiandolo poi in un angolo della stanza.

"D'accordo, hai ragione. Tu ancora credi nell'amore e in tutte quelle stronzate, quindi è giusto così" annuisce

"Almeno provo a crederci. Sai, alcune persone hanno semplicemente bisogno di credere a qualcosa. Io faccio parte di queste" mi avvicino un po' a lei, mantenendo comunque le distanze "Non dirò a nessuno quello che c'è stato tra di noi, l'accordo continuerà ad essere valido, te lo prometto"

"Ti ringrazio Sarah" il suo tono è piatto "D'accordo, allora io vado. Quando i tuoi bisogni fisici prevarranno sulle tue stupide idee di famiglia felice, fammi un fischio. Per del caro, buon vecchio sesso sono sempre disponibile"

"Lo terrò a mente" un brivido mi percorre la schiena, ripensando a tutti i momenti in cui ha sfiorato il mio corpo, facendomi gemere

"Ciao Sarah" mi saluta, uscendo dalla stanza

"Ciao Regan" non faccio in tempo a rispondere che si è già richiusa la porta alle spalle.

So di aver fatto la cosa giusta, ma allora perché sento questa strana sensazione appesantirmi il cuore?

L'idea di non vederla più un po' mi rattrista.

L'unica cosa che mi consola è che so di aver visto, anche solo per una sera, una Regan diversa che probabilmente hanno visto in pochi.

Sì è aperta con me e anche se non concordo con le sue idee, va bene lo stesso.

Cerco di lasciarmi alle spalle tutto, di dimenticare la conversazione con Regan di pochi minuti fa, ma non ci riesco.

Sento il cuore pensante, mentre cammino verso la biblioteca.

Per quanto io sia triste so di poter tornare ancora indietro, di non essere arrivata al punto di non ritorno.

Matisse potrà aiutarmi a dimenticare ed a passare oltre.

"Bibou!" mi abbraccia.

Rimango spiazzata dal suo gesto completamente inaspettato.

Lascio che mi stringa tra le sue braccia, mentre io le accarezzo delicatamente la schiena

"Tutto bene? Mi sembri giù" mi guarda negli occhi

"Si tutto bene" le sorrido "Andiamo?" la tiro verso la biblioteca, per evitare che i suoi occhi mi esaminino ancora.

Ci sediamo a un tavolo, non molto lontano dall'entrata e ci dedichiamo allo studio.

Lei mi aiuta a studiare alcuni concetti di filosofia che non mi erano chiari, mentre io l'aiuto a ripassare per un'interrogazione di storia.

E mentre sono con lei il mio cuore si alleggerisce un po'.

Mi sento un po' meno triste e mentre la guardo scrivere, con la testa piegata sul foglio e l'espressione concentrata, capisco che ciò che ho fatto è giusto.

È stato corretto nei miei confronti. So bene com'è fatta Regan, so bene che tutte le attenzioni che ha dato a me le ha date in egual modo a tutte le altre ragazze con cui si è frequentata in queste settimane.

Invece Matisse mi trasmette fiducia e positività.

Non so quali siano le sue intenzioni con me, se vuole solo portarmi a letto oppure c'è di più.

Non lo so, probabilmente non lo scoprirò mai oppure è solo questione di giorni prima che si riveli per quella che è veramente, ma per ora mi va bene così.

Mi va bene ripararmi nelle sue braccia, scappare dallo strano e confuso sentimento che stavo sviluppando nei confronti di Regan per dirottarmi verso qualcosa di più.. sano.

Relazioni sbagliate e tossiche ne ho già affrontate in passato, non posso permettermi di cedere ancora.

Mi volto verso Matisse e sorrido.

Sì, sto facendo la cosa giusta.

 

Quando torno in stanza sono quasi le nove.

Dopo la biblioteca io e Matisse abbiamo deciso di andare a cena fuori.

Mi ha gentilmente offerto la cena al sushi del campus ed poi mi ha riaccompagnata in stanza

"Bentornata" mi deride teneramente Beth.

È già in pigiama, sdraiata sul letto a guardarsi una serie tv sul suo MacBook iper costoso

"Ciao Beth" le sorrido, arrossendo un po'

"Allora? Com'è andata con miss francesina?" chiude il pc, e si mette a sedere dedicandomi tutta la mia attenzione

"Non c'è nulla da dire" mi volto di spalle, cercando non di non fare notare il mio imbarazzo

"E dai, voglio sapere com'è andata!" mi prega

"Sono stata bene" mi mordo il labbro.

Le racconto di come sia stato un pomeriggio piacevole, di come lei non mi abbia mai fatto sentire sbagliata o fuori posto.

Di come mi abbia aiutata con filosofia e di tutti i discorsi che abbiamo affrontato, Non c'è stato un solo attimo di silenzio tra di noi: abbiamo parlato della nostra infanzia fino ad arrivare ad oggi, al nostro futuro.

Sorrido nel ripensare al suo sguardo interessato su di me.

"Sono contenta che tu ti sia trovata bene Sarah. Questa Matisse non può che farti bene" sorride Beth

Lo spero, visto che per lei ho chiuso i ponti con Regan.

Probabilmente se lei non ci fosse stata, avrei continuato a frequentare Regan, nella vana speranza che potesse nascere qualcosa tra di noi

"Non ti vedo entusiasta, o sbaglio?" mi guarda storta

"Beth.. devo dirti una cosa" abbasso lo sguardo

"Che succede?" si rabbuia, avvicinandosi a me

"Ho chiuso con Regan" alzo lo sguardo verso di lei.

Rimane spiazzata dalle mie parole, mi guarda confusa

"Sì ho chiuso con Regan. Quando mi ha chiesto il motivo io le ho semplicemente detto che vorrei ricominciare in un modo sano, ma la verità è un'altra. Stavo cominciando a provare qualche strano e confuso sentimento per lei" Beth sgrana gli occhi

"Ti sei innamorata di..?" mi chiede, quasi balbettando

"No, Dio!" esclamo "Innamorarsi è un conto, quello che stavo cominciando a provare era tutt'altro. Mi piaceva stare con lei, parlarle. Così ho deciso di tagliare i ponti prima che la cosa diventasse ingestibile" scuoto la testa

"Come ti senti a riguardo?" mi guarda, cercando di capire la mia reazione

"Non lo so, confusa credo. Matisse mi piace, mi trovo bene con lei ma le sue attenzioni mi mettono ancora molto a disagio. Mentre con Regan.. Era diverso"

"Certo, era diverso perché avevate già abbattuto uno dei muri più intimi che ci sia" sembra quasi schifata

"Sì forse hai ragione. So bene che sono due situazioni completamente diverse. Ho preferito fare ciò che ritenevo più giusto per me"

"Hai fatto la cosa giusta Sarah, mia sorella non.."

"Non sarebbe stata in grado di amarmi, lo so" annuisco "Per questo mi sono allontanata"

"Vieni qui" si avvicina a me, abbracciandomi.

Non so quanto tempo siamo rimaste in quella posizione e nemmeno mi interessa.

È stato così rassicurante sentire il suo abbraccio intorno a me.

Mi ha confortato molto, rassicurandomi di aver fatto la cosa giusta.

Sì sarà strano non vederla più, non sentirla più, ma se è ciò che serve per non farmi sprofondare di nuovo lo farò.

Dopo il mio tentato suicidio, dopo la riabilitazione e tutto il resto, mi sono fatta una promessa: avere sempre la forza di tirarmi fuori dalle situazioni prima che diventino troppo grandi per essere affrontate.

Per quanto riguarda Jess purtroppo c'ero dentro fino al collo ormai, non sarei mai riuscita ad andarmene prima che lo facesse Lei.

Oltre ail fatto che io non me ne sarei nemmeno andata, ma questo è un altro discorso.

Per Regan invece sono riuscita a capire che non fosse il caso di continuare, che mi avrebbe fatto più male che bene, così me ne sono andata.

Mantenere questa promessa è difficile, ma mi permetterà di non ricadere di nuovo in quel vortice autodistruttivo in cui caddi anni fa.

Scuoto la testa al ricordo di quelle giornate nere e vuote.

Non voglio che accada ancora. È un passo in più verso l'amore per sé stessi.

Dopo il 14 aprile di quattro anni fa, preservarmi è l'unica cosa che mi interessa.

Preservarmi senza ferire nessuno.

 

 

Pov. Regan

Mi sembra assurdo tutto questo.

Perché ha deciso di chiudere la relazione con me? Davvero Matisse ha assunto questa importanza nella sua vita?

Quell'attricetta da quattro soldi.

Non può essere.

Stringo forte il volante tra le mani, mentre sfreccio sulla superstrada.

Non capisco cosa mi infastidisca di più.

Forse il fatto che lei mi abbia scaricata? Nessuno ha mai avuto il coraggio di farlo, o anche solo la voglia di farlo.

Non ne ho mai nemmeno dato il modo a dire il vero. Solitamente non vado a letto con la stessa donna per più di un paio di volte.

Eppure in cuor mio sento che questa non è l'unica motivazione.

Le sue parole si ripetono nella mia mente, come un loop infernale: Io devo ricominciare. Da capo, e questo non è il modo giusto. Invece Matisse.. Lei è il modo giusto. Frequentare una persona, parlarsi, conoscersi, senza necessariamente scopare tutte le volte.

Davvero quella fottuta francesina di merda è meglio di me? No, impossibile.

Decisamente impossibile.

È possibile che io sia infastidita dal fatto che voglia frequentarsi con qualcuno che non sia io?

No, è assurdo. Anche questo è assurdo ed impossibile.

Non me ne frega un cazzo di chi frequenta o cosa lei voglia fare della sua vita.

Per me non è un problema se vuole cercarsi una fidanzata, io di certo non posso assecondarla in questo, eppure.. Perché se la immagino insieme a Matisse sento la pelle bruciare?

Solitamente sono brava a leggere le persone, la loro manipolazione è più facile se riesci a leggerle, ma perché ora non riesco a decifrare i miei stessi sentimenti?

Mi sento un'idiota.

Sono quasi arrivata sotto casa di Aisha, un'altra delle ragazze che ho conosciuto e scopato nelle ultime settimane.

Ovviamente mentre conoscevo Sarah ho conosciuto tante altre ragazze e scopate altrettante.

Soprattutto all'inizio.

Il giorno successivo alla festa di Yaris, l'ho passato due suite più in là della nostra insieme ad una ragazza conosciuta in palestra quella stessa mattina.

In quel momento Sarah non mi interessava. Sì, ne ero attratta, ma non a tal punto da aspettare seduta al suo capezzale che lei si svegliasse.

E poi ci sono state altre ragazze, altre avventure, ma mano a mano diminuivano.

Senza che io me ne accorgessi.

Quando mi sono fermata a ragionare sull'evoluzione che aveva preso la mia vita, mi sono accorta che avevo diminuito il numero di donne, fino praticamente ad azzerarlo e non riuscivo a darmi una spiegazione.

Scuoto la testa.

Forse è stato meglio così. È stato meglio tagliare ogni possibile ponte prima che la situazione fosse.. Irrecuperabile.

Non che io potessi innamorarmi di lei, l'amore non fa sicuramente parte delle mie corde, ma potevamo arrivare ad un punto non ben definito di non ritorno.

Sono felice di essermi tolta per tempo.

 

Venerdì è arrivato più in fretta di quanto mi aspettassi.

Con tutto ciò che è successo con Sarah sono stata un po' distratta, lo ammetto.

Ma sto tornando in carreggiata. Ho convocato l'assemblea con i miei collaboratori per discutere del parco eolico del Sig. Tremble.

Poi ne abbiamo discusso con il cliente, decidendo di optare per la firma del progetto.

Abbiamo accettato questo dannato progetto, e presto avvieremo le pratiche per iniziare il nuovo cantiere.

Joshua per festeggiare mi ha praticamente costretto ad andare a bere in uno streep club stasera.

L'idea non mi dispiace.

Alcool e belle donne. Perché no?

Poi è venerdì sera.

Dopo lo streep potremmo andare in qualche club.

Non ho intenzione di passare la notte da sola.

Quando lascio l'ufficio è tarda sera.

Sfreccio a bordo della mia Jaguar verso casa.

Casa mia è l'unico posto per me sicuro. Nessuna ragazza ci ha mai messo piede.

A malapena sono venuti i miei, figurarsi una ragazza appena conosciuta in un club.

Preferisco tenere la mia vita privata lontana da tutte quelle persone.

Quando arrivo davanti all'enorme cancello, appoggio il mio dito sul sensore per il riconoscimento dell'impronta ed il cancello si apre.

Percorro lentamente il lungo vialetto in pietra, il mio piccolo Otis mi corre incontro.

Sporgo una mano fuori dal finestrino, lui saltella per leccarla. Sorrido osservandolo, poi raggiungo il garage.

Questa parte della casa è sicuramente quella che ha richiesto più lavoro.

Possiedo circa una ventina di auto, di ogni dimensione e di ogni tipo e non uso mai la stessa.

Avendo la possibilità di cambiare, tendo ad utilizzarne una diversa ogni giorno.

Per questo motivo è stata creata un'enorme piattaforma circolare, con una trentina di scomparti.

Essa ruota su se stessa, permettendomi di raggiungere le auto con una certa facilità.

Il portellone del garage si apre, così prendo in mano il telecomando e comincio a farla ruotare, fino a ritrovarmi davanti lo scomparto vuoto della Jaguar.

Con una rapida manovra giro la macchina e la parcheggio.

Otis mi corre incontro, scodinzolando

"Ciao piccolo" mi inginocchio, accarezzandogli la testa.

Lui lecca le mie mani, entusiasta per le coccole ricevute.

Dopo pochi secondi la sua attenzione viene attirata da un rumore all'esterno del garage. Si fionda fuori, cominciando ad abbaiare, così io ne approfitto per salire.

Raggiungo l'ascensore, che mi porta direttamente nell'enorme salone dall'aspetto minimal. Il camino è spento, i cuscini del divano sono perfettamente ordinati, segno che quel disastro di Otis non è rientrato in casa, probabilmente troppo distratto dalla stessa cosa che l'ha fatto scappare dal garage.

Raggiungo la cucina dove Cindy, la mia domestica da cinque anni ormai, sta affiancando lo chef Stewe nella preparazione della cena

"Che profumino" inspiro profondamente

"Sto preparando il suo piatto preferito. Frittata di uova, caviale, aragosta ed erba cipollina" Stewe mi dedica un rapido sguardo, mentre continua a cucina

"Grandioso" annuisco.

Lascio la cucina e raggiungo il piano di sopra. Prima di mangiare vorrei poter farmi una doccia.

Sono di malumore, mentre vago per questa casa troppo grande. Non so cosa mi succeda.

Dovrei essere elettrizzata, stasera io e Joshua ci divertiremo un sacco.

Eppure.. perché sento che non basterà a farmi stare meglio?

Prendo nervosamente una tuta ed una maglietta grigia e poi raggiungo il bagno.

L'acqua calda non riesce ad allentare i miei muscoli tesi, così prima di innervosirmi ulteriormente raggiungo il piano di sotto.

Quando arrivo è già tutto apparecchiato, solo in attesa del mio arrivo.

Non appena mi siedo al tavolo, Cindy si avvicina a me, posandomi davanti le varie portate della cena.

"Grazie Cindy" la ringrazio a fine della cena "Come al solito è tutto perfetto" appoggio il tovagliolo di stoffa sul piatto

"Tutto bene Regan? Mi sembra un po' giù di morale"

"Tutto okay, grazie" annuisco "Ora vado a prepararmi, stasera sono a festeggiare l'inizio di un nuovo grande progetto" le sorrido e raggiungo le scale.

Mi preparo velocemente, perché ho solo voglia di lasciare questa casa ed andarmi a divertire.

Staccare la testa quanto basta per non pensare, anche solo per un paio d'ore.

Indosso un completo elegante grigio, ed il mio paio di McQueen preferite.

Stasera ho intenzione di trovare qualcuno da scopare, per togliermi di dosso questo malumore.

Non posso permettere a quella piccola ragazzina di rovinarmi.

 

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Capitolo 48
*** Capitolo Quarantotto ***


Pov. Sarah

Sono agitata mentre mi preparo per andare a casa di Matisse.

Non vorrei che abbia frainteso il vero motivo per cui vado a casa sua.

Lei mi ha chiesto di lasciarle a sua disposizione il mio corpo per potermi tatuare, ed è quello che ho intenzione di fare.

Ma nulla in più di questo.

Tiro lunghi sospiri, cercando di calmare il mio cuore.

Inoltre, sono agitata per il tatuaggio.

Farà male?

Rabbrividisco solo al pensiero.

“Tutto bene?” MaryJ mi osserva mentre mi preparo nervosamente

“Diciamo” rido nervosamente “Sto andando a casa di Matisse, io.. Non credo di essere pronta ad andare a letto con lei” scuoto la testa

“Non sei obbligata a farlo Sarah” MaryJ mi sorride dolcemente

“Ma sto praticamente andando a casa tua”

“Matisse non è una mangiatrice di donne” interviene Beth, guardandomi “È una brava ragazza, sono sicura che capirebbe il tuo rifiuto se dovesse capitare" mi sorride anche lei.

“Lo spero” sospiro.

Finisco di mettere le ultime cose nello zaino, compreso un cambio più comodo per quando mi dovrà tatuare.

Non so ancora cosa io voglia farmi, quindi meglio essere preparata a qualsiasi evenienza.

Circa una decina di minuti dopo sono in auto con lei, che viaggiamo verso casa sua.

Non riesco a trattenere il tremolio della gamba, mentre lei guida velocemente per le strade di Statute. Non dev’essere molto lontana dal campus.

“Stai bene?” Matisse osserva con la coda dell’occhio la mia gamba muoversi

“Sì tutto bene, grazie. Sono solo un po’ agitata per il tatuaggio” mi gratto il retro del collo

“È normale, si è sempre tesi ed emozionati allo stesso tempo per il primo tatuaggio. Vedrai che fatto il primo non potrai fare a meno di farne il secondo, poi il terzo.. e così via” mi sorride

“Mi fido” le sorrido, cercando di controllare il tremolio.

Dopo circa una decina di minuti siamo arrivati.

Parcheggiamo in una via non troppo lontana dal centro. Dovremmo essere a circa cinque minuti a piedi da Baver Street.

Il palazzo in cui entriamo è signorile, ben tenuto. L’androne è imponente, due grosse piante riempiono quello spazio così vuoto, rilasciando nell’aria un dolce profumo.

Mi accompagna fino al piccolo ascensore, aprendomi la porta per farmi entrare, e tenendola per farmi uscire.

La ringrazio debolmente, il cuore che batte a mille.

Lo stomaco è completamente chiuso dall’ansia.

Quando entriamo un forte odore acido ci invade le narici.

“Chiedo scusa per l’odore, ho due gattini a casa. Compro continuamente la lettiera profumata ma non serve granchè. Aspetta, spruzzo un po’ di profumo”

“Non ti preoccupare, nessun problema” la blocco sorridendo.

Non appena varchiamo la soglia ci troviamo subito sul grande salone. Le pareti sono coperte da riproduzioni di grandi opere d’arte.

Una parete è completamente ricoperta da libri, di ogni forma e dimensione.

Sotto la finestra c’è una grossa scrivania, sulla quale stanno dormendo i due gatti di Matisse.

Uno dei due alza il musetto verso di noi, ma torna giù subito dopo aver individuato la padrona.

L’altro invece, nemmeno ci guarda

“Ecco, loro sono Amélie e Dalì” indica i due gattini

“Sono davvero belli” mi avvicino lentamente a loro, per non disturbarli. Quello più grande però, nonostante i miei sforzi, muove l’orecchio ascoltando ogni mio movimento.

La casa non è particolarmente ordinata, anzi il caos regna sovrano

“Ti chiedo scusa per il disordine ma questa è la casa di un’artista” si gratta il retro del collo “Okay, mi rendo conto che non sia una giustificazione” ride imbarazzata

“Non ti preoccupare” le sorrido, avvicinandomi ad una grande cornice appesa al muro “L’arte è una passione di famiglia” sorrido, osservando le quattro fotografie diverse contenute in essa

"Quando io e mio fratello eravamo piccoli, i nostri genitori non ci hanno mai letto le favole, ma ci raccontavano storie i cui personaggi erano i loro artisti preferiti. Con ogni singola storia provavano ad insegnarci qualcosa. A furia di sentire storie sull’astrattismo, sul cubismo e sul futurismo, ci siamo avvicinati anche noi all’arte. Io sono l’unica che si è allontanata dall’arte vera propria per sviluppare le mie capacità recitative” mi sorride “Mia madre è una pittrice, mio madre uno scultore e mio fratello uno scrittore”

Osservo meravigliata le foto. Ognuna di esse rappresenta uno dei membri della sua famiglia: la mamma, con un pennello in mano davanti ad una tela semi dipinta, suo papà con strani arnesi in mano davanti ad un grosso blocco dai colori chiari, suo fratello - probabilmente all’età di quattro o cinque anni - seduto davanti ad una vecchia macchina da scrivere.

E poi c’è Matisse. La sua è sicuramente la più bella. Avrà probabilmente cinque anni, è in piedi al centro del palco, vestita da volpe.

Sorrido.

Superiamo il grosso salotto, per raggiungere una piccola anticamera.

Da qui si sviluppa l’intera casa.

La prima porta che incontriamo dà direttamente sulla luminosa cucina da colori chiari, mentre un paio di metri più in là c’è il bagno.

Al fondo del corridoio invece, c’è la porta della sua camera da letto.

“Ti va di seguirmi?” mi chiede gentilmente Matisse, dirigendosi verso la camera da letto.

Mi sento mancare l’aria.

Annuisco semplicemente e la seguo.

La camera è davvero enorme, riescono a coesistere il suo letto ed il lettino per tatuaggi.

Le pareti sono in parte coperte da scritte fatte a mano.

Vi sono diverse frasi riportate, probabilmente prese da qualche vecchia opera letteraria.

Vi sono anche delle foto attaccate sull’armadio, posizionate con una precisione quasi geometrica.

Sono foto risalenti a prima del college. Le osservo curiosa, notando una piccola Matisse insieme ai suoi amici.

Aveva meno tatuaggi, ma aveva sempre il solito viso gentile che la contraddistingue.

La sento armeggiare dietro di me.

Quando mi volto è seduta sullo sgabello, piegata sul tavolino posto accanto a lei.

Sta riempiendo un minuscolo barattolino di inchiostro nero.

“Lo vuoi colorato?” sì volta a guardarmi, il contenitore del rosso in mano

“Oh, nono. Lo vorrei nero” annuisco “Anche se a dire la verità ancora non so cosa tatuarmi”

“Beh, questo non è un problema. Guarda lì sulla scrivania” indica una grossa scrivania posta accanto a me “Lo vedi quel dossier nero? Aprilo e sfoglialo, ci sono una sacco di belle idee” mi sorride, mentre continua a sistemare.

Sfoglio il grosso quaderno dove sono riportate diverse idee, ma sono tutte troppo elaborate per me.

Vi sono intricati disegni, dalle spesse linee nere. Io invece vorrei qualcosa di più.. semplice.

“Trovato qualcosa?” Matisse si avvicina a me

“Mh, no” scuoto la testa “Sono tutti bellissimi, ma decisamente non adatti a me” sorrido

“Hai già più o meno un’idea di come lo vorresti?”

“Vorrei qualcosa di semplice, dalle linee sottili”

“Certo, semplice e delicato come te” arrossisco alle sue parole “Che ne dici una rosa? O di un fiore?”

“L’idea è carina, ma non mi convince totalmente” osservo fuori dalla sua finestra.

“Allora vediamo un po’” si siede alla scrivania “C’è qualcosa che reputi davvero importante per te? Un posto, un momento o semplicemente un oggetto?”

In un attimo la mia mente comincia a pensare. C’è qualcosa che per me è particolarmente importante in questo momento?

Penso ad un luogo ed ad un momento ma non mi viene in mente nulla. Non alcun posto felice al momento, nulla che mi sia rimasto particolarmente impresso.

Cos’è per me davvero importante ora?

C’è solo una cosa che può ritenersi tale: ricominciare.

“Che ne dici della parola ricominciare? Magari qui, sul costato?” indico il fianco, poco sotto il reggiseno

“Penso che sia davvero bello” mi sorride “Allora guarda, così?” Matisse si mette davanti al pc, aprendo un programma.

Comincia a scrivere in corsivo, mostrandomi poi il risultato

“Così è perfetto. Lo ridurrei solo un po’, per farlo più proporzionato al mio fianco”

“Concordo” annuisce.

Riduce la grandezza di una paio di punti e poi si avvicina ad una strana macchina.

Vi inserisce il foglio appena stampato, poi mi accompagna allo specchio.

“Puoi toglierti la maglietta?” mi chiede gentilmente.

In quel momento sono grata di aver messo dei pantaloni a vita alta. Le mie cicatrici sono interamente coperte.

La sfilo, rimanendo in reggiseno.

Mi sento un po’ osservata, anche se lei fa di tutto per non farlo notare.

Mi disinfetta la zona, con un pezzo di carta e del disinfettante. Anche se indossa i guanti, mi sento bruciare al suo tocco.

Sono terribilmente a disagio, vorrei solo un po’ d’aria

“Possiamo.. possiamo aprire un po’ la finestra?” chiedo, cercando di controllare il mio respiro

“Sì certo” Matisse mi guarda confusa, ma asseconda la mia richiesta.

In pochi secondi l’aria si fa più fresca, sento il peso sul petto alleggerirsi un po’.

Inspiro profondamente, poi lascio che Matisse posizioni lo stencil sul mio corpo.

“Ti piace?” mi volta verso lo specchio, le sue mani sono sui miei fianchi.

Mi irrigidisco

“Sì, moltissimo” annuisco osservando bene la piccola scritta sul costato.

“Ottimo, allora cominciamo” mi sorride, guidandomi verso il lettino.

Accende la macchina ed il forte ronzio da essa prodotto riempie il nostro silenzio.

Sento l’ago bucarmi la pelle, ma se all’inizio quel dolore è fastidioso, mano a mano che si sposta sul mio corpo diventa quasi impercettibile.

Sto scrivendo sulla mia pelle una delle cose che reputo fondamentali.

Ricominciare.

Ricominciare dopo Dwight,

Ricominciare dopo Jess.

Semplicemente ricominciare.

Sono così emozionata di vedere il risultato finale.

Rimaniamo in silenzio, mentre lei delicatamente sposta la macchinetta su di me.

Sento il cuore battere all’impazzata, in attesa di vedere il tatuaggio finito.

Dopo circa un quarto d’ora ha terminato il lavoro.

“Finito” si alza dallo sgabello, soddisfatta.

Mi alzo dal lettino e raggiungo lo specchio, per guardare il risultato finale

“È bellissimo” sussurro guardando quell’apparente semplicissima parola ormai impressa permanentemente sulla mia pelle

“È davvero bello” mi sorride

“Puoi farmi una foto?” le chiedo “Vorrei pubblicarla su instagram”

“Certo! Aspetta” prende il mio cellulare e scatta un paio di foto “Ecco” mi porge il telefono

“Ti ringrazio” le sorrido

“Ti va di provare a fare qualcosa?” indica con un cenno del capo la macchinetta

“Cosa scusa?” scoppio a ridere

“Puoi provare tu a fare qualcosa” mi sorride, avvicinandomi al lettino

“Sì, magari potrei fare.. un cuoricino. Sulla caviglia. Cosa ne pensi?”

“Beh, non è male come idea” cerca di trattenere una risata

“Non sei affatto brava mentire” rido con lei “Le opzioni sono due: o un cuore o una faccina che sorride”

“Il cuore va benissimo” scoppia ridere “vieni, siediti”

Mi aiuta a sedermi, posando le sue mani sui miei fianchi.

Mi irrigidisco sotto il suo tocco, ma cerco di non farglielo notare.

Tiro un lungo respiro.

“Ecco tieni” Matisse mi passa la macchinetta già intinta nell’inchiostro.

La mia mano trema leggermente, mentre mi avvicino alla mia caviglia, così Matisse appoggia la sua mano sulla mia, per evitare di fare danni.

Sì posiziona dietro di me, la sua testa accanto alla mia. La sua mano copre quasi interamente la mia.

La tiene stretta, mentre con la macchinetta colora la mia pelle.

In un paio di minuti creiamo il disegnino di un cuore. Piccolo, molto carino

“È bellissimo” esclamo soddisfatta, per il lavoro fatto

“Sono contenta che ti piaccia” sorride, allontanandosi.

Raggiunge un mobiletto e prende un tubetto di crema

“Ecco, ti ho messo la crema e la pellicola, dovrai tenerli per qualche ora. Per proteggere il tatuaggio nei primi giorni della guarigione metti un po’ di vasellina sopra quando vai a farti la doccia, e metti la crema due volte al giorno per dieci giorni. Può essere che si gonfi, o che si crei della crosta. Non ti preoccupare è il ciclo naturale della guarigione. Poi per qualsiasi cosa sai dove trovarmi” mi sorride

“Ti ringrazio molto Matisse” la guardo “Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere” rido

“C’è sempre una prima volta per tutto” mi guarda divertita “Ti va di bere qualcosa? Ho della birra di là se vuoi”

Dio, l’alcool è decisamente ciò che mi ci vuole per rilassarmi.

Sono tesa da quando sono arrivata, ho davvero bisogno di tornare a respirare.

“Sì certo” le sorrido, seguendola verso la cucina.

 

 

Pov. Regan

Quando mi alzo, sono nella suite 404 dell’Hotel Regard di Statute Village.

È lo stesso hotel dove sono stata anche con lei, ma la stanza è diversa.

La serata con Joshua è stata divertente. Abbiamo bevuto, abbiamo rimorchiato, abbiamo festeggiato.

Sì, è stato bello.

Per un attimo sono riuscita a cancellare il ricordo di Sarah.

Non ho pensato a lei e alla delusione provata per la fine della nostra.. strana relazione.

La ragazza di ieri, non ricordo nemmeno come ci chiami, sta dormendo nella stanza accanto.

Eppure continuo a sentire questo senso di insoddisfazione.

Come se mi mancasse qualcosa.

Non mi è mai capitato nulla del genere. Solitamente, una volta terminato di divertirmi con le ragazze che mi portavo in stanza, mi sentivo solo appagata.

Invece adesso? Adesso mi sento come se la notte di sesso appena passata non sia mai esistita.

Sbuffo.

Mi preparo un caffè e prendo il mio libro.

Mi accascio sul divano, il libro sulle gambe e la tazza di caffè in mano.

Leggere è l’unica cosa che mi aiuta a staccare la testa.

Leggere è da sempre stata l’unica cosa che mi permetteva di evadere dall’incubo che era crescere con la mia famiglia.

Ho perso il conto di quanti libri io abbia letto. Di ogni genere, su ogni argomento.

Mi hanno aiutata a formarmi come persona, grazie a loro sono diventata quello che sono oggi.

Ho letto, ho appreso ed ho rischiato.

Mi sono creata da sola, grazie alle mie sole forze, e non potrò mai essere più fiera di me.

So che in fondo anche i miei genitori lo sono, soprattutto mio papà.

Ha sempre desiderato avere un figlio maschio a cui trasmettere il suo sapere, a cui lasciare la sua società una volta diventato troppo anziano per seguirla.

Quando nacqui, sono sicura che fosse deluso.

Eppure, mano a mano che crescevo lui stesso si rese conto che non fossi una semplice bambina, ma che avessi un qualcosa in più.

Decise così di plagiarmi, di infondermi il suo sapere.

Rendermi una piccola versione di lui. E va bene così.

La giornata fuori è stranamente soleggiata per essere fine gennaio.

Solitamente arrivati a questo punto dell’anno le giornate a Statute sono sempre grigie e fredde.

Invece il sole oggi splende alto nel cielo, illuminando il cielo di un blu intenso.

È davvero bellissimo.

Decido così di lasciare un biglietto alla ragazza senza nome, saldare il conto della stanza e tornare a casa.

Voglio andare a fare un giro in moto.

Voglio approfittare di questa giornata soleggiata, per godermi il sole caldo che mi riscalda in contrasto con l'aria fredda di fine gennaio.

Godermi la sensazione di leggerezza che provo ogni volta che stringo tra le mani il manubrio.

Guido velocemente fino a casa mia.

Il mio cagnolone mi corre incontro, non appena scendo dall’auto, facendomi le feste

"Ciao piccolo" mi abbasso per poterlo accarezzare meglio.

Mi lecca il viso, abbaia giocando. Saltella intorno a me, non appena mi rialzo

“D’accordo, d’accordo. Ho capito” rido.

Decido di fare prima una passeggiata con lui.

Non che avessi molta altra alternativa.

Recupero dal garage un guinzaglio, poi gli metto la pettorina.

Otis scodinzola mentre lo preparo per la passeggiata. ben consapevole che potrà correre per i verdi prati infiniti che circondano la mia proprietà.

Ci dirigiamo verso il cancello, girando a destra una volta usciti.

Otis è un Amstaff di venticinque chili, che tira con parecchia insistenza il guinzaglio.

Per quanto io possa essere forte, quando hai davanti a te venticinque chili che tirano come dei forsennati non puoi non far fatica a contenerli.

Decido così di cominciare una piccola cosetta.

Lui mi segue, stando al mio fianco.

Non mi supera, non mi sta nemmeno dietro. Resta perfettamente in linea con me, tenendo il mio passo.

Corriamo per una decina di minuti, poi decellero.

Lui sembra affaticato, ma continua a tenere il mio passo.

La lingua è a penzoloni.

Non appena sente il delicato scrosciare dell’acqua, comincia a correre verso la fonte del rumore.

Poco distante da noi c'è un piccolo ruscello.

Otis ci si butta dentro, saltando e bevendo.

Gli faccio alcune foto, è davvero bellissimo.

Otis è il mio piccolo cucciolo.

Lo presi con me non appena mi trasferì nella casa nuova.

Era un piccolo cucciolo che pesava appena due chili quando varcò per la prima volta il cancello di casa mia.

Era spaventato, disorientato.

Dopo un paio di giorni sembrava girare per quelle mura come se ci fosse nato.

Si è subito abituato al nuovo ambiente, alle nuove persone intorno a lui.

Tutti l'hanno accolto come se fosse la piccola mascotte della casa.

Ora invece è grande, la stazza si è quintuplicata, ma per me resterà per sempre quel piccolo cucciolo che non riusciva nemmeno a tenere in bocca il suo giochino perché troppo grosso rispetto a lui.

Dopo una ventina di minuti tra corsa e camminata, cominciò ad accusare un po' di stanchezza.

Anche Otis comincia ad essere stanco.

Decido così di tornare indietro.

Ogni tanto qualche nuvola copre il sole, ma tutto sommato la temperatura è accettabile per essere una giornata invernale.

Mi godo il sole che mi riscalda la pelle, mentre continuo a camminare.

Quando arriviamo davanti al cancello Otis comincia ad agitarsi: sa bene che ad attenderlo a casa ci sono due ciotole piene d'acqua e di cibo.

Non appena il grosso cancello si apre, comincia a correre lungo il vialetto in pietra.

Lo sprint finale prima della meritata ricompensa.

Poso la pettorina in garage, e recupero le chiavi di una delle mie moto.

Non so ancora bene dove andrò, ma non è mai stato un problema.

10.02 | Siete liberi per pranzo, non tornerò |

Avviso Stewe ed i suoi aiutanti, e parto.

 

Quando rientro a casa è quasi sera.

Il buio è già calato, il freddo si è intensificato da quando il sole ha cominciato a calare.

Ho deciso di tornare indietro solo quando il freddo stava cominciando a diventare insopportabile.

Cindy mi ha scritto un paio di messaggi, il tono sinceramente preoccupato.

“Signorina Regan, dov’era finita?” Cindy mi raggiunge, non appena parcheggio la macchina in garage

“Ciao Cindy” le sorrido “Sai che quando esco in moto perdo la cognizione del tempo” rido, incamminandomi verso l’ascensore.

Cindy mi segue a ruota, rimanendo in silenzio. Vorrei ringrazia, perché in fondo è proprio quello che voglio.

Silenzio.

Lo stesso silenzio che mi ha accompagnata in questo piccolo viaggio di oggi.

Ho girato tanto, ho visto paesaggi meravigliosi. Ho ammirato le verdi colline intorno a casa mia, osservando da lontano i due parchi eolici che ho costruito.

Mi piace osservarli, perché mi piace ricordarmi cosa sono in grado di fare.

Mi sono goduta la libertà che solo la moto riesce a darmi.

Una volta parcheggiata in garage mi faccio una doccia bollente, per riscaldare il corpo infreddolito.

Nonostante il giro in moto, mi sento ancora strana, diversa.

Non riesco a capire che cosa mi prenda.

Guardo il cellulare. Nessuna notifica degna di nota.

Sospiro. 

 

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Capitolo 49
*** Capitolo Quarantanove ***


Pov. Sarah

I tatuaggi stanno guarendo bene.

Sono piaciuti a tutti.

Laureen si è perfino emozionata quando le ho fatto vedere quello sul costato.

Più lo guardo e più capisco che quello sia il mio tatuaggio.

Era l'unica cosa che potessi tatuarmi.

Il resto del pomeriggio con Matisse è stato.. piacevole.

Abbiamo bevuto una birra sul suo divano, mentre Amélie e Dalì passeggiavano intorno a noi, quasi fossero curiosi di sapere come si sarebbero evolute le cose tra di noi.

Abbiamo parlato tanto, di tante cose.

C'è stato un unico attimo di intimità.

La birra stava cominciando a darmi i primi effetti. Sentivo la testa leggermente pesante, l'imbarazzo che mi aveva accompagnata durante il pomeriggio era sparito.

Stavo così bene in quel momento.

Mi sono alzata per posare la bottiglia sul tavolino vicino al divano, e quando mi sono riseduta, ero incredibilmente vicina a lei.

Ci siamo guardate per qualche secondo, lei palesemente in imbarazzo.

Ho fissato le sue labbra per qualche istante, poi timidamente l'ho baciata.

Mi sono avvicinata a lei, il cuore che batteva a mille, le nostre labbra si sono incontrate.

È stato così.. diverso da quanto mi aspettassi. Pensavo di sentire le farfalle nello stomaco, come la prima volta che baciai Regan.

Invece nulla.

È stato piacevole, ma non mi ha trasmesso alcuna emozione.

Con lei mi trovo davvero bene ma sento che manca qualcosa.

Quella scintilla che mi aspetto ma che non scatta mai.

Ed un po' mi fa rabbia, perché Matisse è davvero una ragazza fantastica. È gentile, premurosa, divertente.

Completamente l'opposto di Jess o Regan.

Quando ci siamo staccate ho cercato di nascondere al meglio la mia delusione, stampandomi un falso sorriso sul viso.

Poi semplicemente mi ha riportata al campus.

Sorrido.

Pulisco uno dei tavolini del bar di Danissa.

Oggi stranamente c'è poca gente.

Non ho più sentito Regan da quel pomeriggio.

È così strano non vederla più, non sentirla.

Ma cerco semplicemente di non pensarci, di non darci peso.

Danissa sta ridendo con Jennifer dietro il bancone. Anche se non hanno ancora ufficializzato le cose, sono diventate praticamente una coppia.

Jennifer e la bambina passano ogni weekend a casa di Danissa, molte delle loro cose sono state trasferite lì.

Passano ogni loro momento libero insieme, completandosi.

Sono così contenta per Danissa.

Era a pezzi quando la storia con Sasha finì. Era irriconoscibile.

Il vero è unico motivo che ha portato alla loro rottura è uno solo: Sasha non voleva avere figli.

Sasha era uno spirito libero, godersi la sua indipendenza insieme a Dan era l'unica cosa che voleva.

Girare il mondo, godersi la vita.

Quando Dan le propose di provare ad avere un bambino, lei le scoppiò a ridere.

Fu il primo punto di rottura, a cui poi ne seguirono altri, ma quella è un'altra storia.

Ed ora che la vedo giocare con Evelyn, anche se non è sua figlia, so che in parte il suo sogno si è avverato.

Ciò che più desiderava le è letteralmente piombato tra le mani.

Sono così carine.

Sospiro.

Attendo con ansia il momento in cui tutto andrà per il verso giusto anche per me e in fondo al mio cuore sento di star percorrendo la strada giusta.

Questa è la direzione che devo seguire. Non so se sia Matisse la mia direzione giusta, solo il tempo lo potrà rendere chiaro. Per ora lascio semplicemente che le cose vadano come devono andare.

Senza lasciarmi distrarre, che è la cosa più difficile.

Scorro distrattamente la homepage di instagram. Mi scorrono foto di ogni tipo, ma di nessuno di loro mi importa davvero.

Osservando le storie felici degli altri non posso fare a meno di chiedermi quanto sia reale tutto quello che stanno vivendo. La felicità che mostrano in quelle storie corrisponde alla realtà?

Oppure, alcune di quelle storie nascondono una verità ben diversa?

Ogni tanto continuo a fare un giro sul suo profilo, per vedere se qualcosa sia cambiato ma è sempre tutto tristemente uguale.

La nostra foto troneggia sul suo profilo, unico segno tangibile che lei è esistita davvero, che lei per me c'è stata.

Blocco il telefono e lo metto in tasca,

Dopo mesi passati in questa bolla di apatia, mi manca provare davvero qualcosa. Mi manca quella sensazione meravigliosa che si prova ai primi appuntamenti, quel male allo stomaco che quasi toglie il respiro.

Mi manca guardare qualcuno negli occhi e dire: sì, è lei.

Mi mancano semplicemente i sentimenti, mi manca amare.

Dopo aver riscoperto il sesso mi sono concentrata unicamente su quello. L'unica cosa di cui avevo bisogno era qualcuno che potesse riempire i miei vuoti fisici.

Giorno dopo giorno li ho colmati, forse anche troppo.

Ed ora vorrei solamente amare di nuovo. Amare intensamente come ho amato Lei.

Pulisco nervosamente un tavolo, cercando di trattenere le lacrime.

 

 

Pov. Regan

Sono strafatta sul divano.

Joshua è seduto accanto a me, anche lui strafatto.

Avevo bisogno di un po' d'erba, per rilassarmi.

A dire il vero era parecchio che non fumavo più. Fino a qualche anno fa era praticamente routine, faceva parte della mia quotidianità.

Poi con il nascere della società e con la sua espansione sono dovuta crescere. Ho messo da parte ogni cazzata - alcool, erba, droghe di ogni genere - ed ho messo la testa a posto.

Più o meno.

L'uso di erba si è da subito dimezzato, fino a sparire completamente dopo poche settimane dall'apertura, ma ora ne ho sentito il bisogno più che mai.

Non vedo e non sento Sarah ormai da quasi una settimana e questa cosa mi sta innervosendo e non poco.

Ho un enorme confusione in testa, fatico a ragionare.

"Jo, devo chiederti una cosa" biascico, voltandomi verso di lui

"Dimmi" mi guarda, i suoi occhi sono ormai ridotti ad una minuscola fessura rossa

"Come fai a capire quando ti piace una ragazza?"

Dio, mi sento una fottuta ragazzina mentre chiedo a Jo degli stupidi consigli d'amore.

Ci mancano solo i bigodini in testa e una fottuta maschera viso sulla faccia

"Perché me lo stai chiedendo?" si volta confuso verso di me

"La domanda l'ho fatta io, idiota" sbuffo

"Ci sono tante cose che te lo fanno capire Regan. Quando pensi a lei ventiquattr'ore su ventiquattro. Quando vorresti che lei fosse lì con te per affrontare insieme qualsiasi cosa, quando i vostri momenti insieme si ripetono nella tua mente come un loop afrodisiaco"

Ripenso alle sue parole.

Penso a Sarah ogni ora del giorno? Occupa decisamente gran parte delle mie giornate.

Vorrei poter affrontare le difficoltà insieme a lei? Sì forse.

I nostri momenti insieme si ripetono di continuo nella mia mente? Sì decisamente.

Non faccio altro che ripensare a quelle ore passate insieme, chiuse nelle nostre stanze d'hotel. Non faccio altro che ripensare all'ultima conversazione avuta con lei, osservando Statute Village ed Anharra illuminare la notte scura.

Sono spaesata e confusa, fatico a ragionare.

"Che ti succede Regan? Non vorrai dirmi che tu, Regan McFinin, regina del sesso occasionale, ti sei innamorata davvero una ragazza?" scoppia a ridere

"Vaffanculo Joshua" sorrido mentre pronuncio queste parole.

Lei me lo diceva di continuo, era così adorabile

"Davvero Regan, era ora accadesse. Dovresti davvero smetterla con queste stronzate del sesso occasionale. Trovare una compagna ripulirebbe un po' la tua immagine"

"Punto primo, non mi sono innamorata proprio di nessuno. Punto secondo, non ho bisogno di ripulire la mia immagine" lo scimmiotto "Come puoi vedere gli affari vanno alla grande"

"Sì ma farti vedere come una persona.. stabile aiuterebbe la tua già precaria reputazione a salire. Poi sai quanto hype farebbe? Saliresti in cima alle riviste di gossip. Tutti sanno che sei una persona cui piace saltare da un letto ad un altro, questo potrebbe davvero ribaltare l'opinione pubblica"

"Sai pensare solo agli affari" scuoto la testa

"Per questo mi hai assunto come tuo braccio destro" sorride soddisfatto "Allora, chi è la fortunata che ha vinto alla lotteria?"

"La mia era semplicemente una domanda, nulla di più. Non ho intenzione di farmi psicanalizzare da te come una fottuta ragazzina"

"D'accordo, d'accordo" alza le mani in segno di resa "Lascia che ti dia un ultimo consiglio. Se la vuoi, vattela a prendere prima che sia troppo tardi"

Joshua si porta alla bocca l'ultimo tiro di canna, prima di spegnere il mozzicone restante nel posacenere posto davanti a noi.

Decido di non rispondere e lascio cadere il discorso, ma so che in fondo ha ragione.

Lei si sta frequentando con quell'attricetta francese da quattro soldi, se dovessi temporeggiare ancora potrebbe battermi sul tempo.

Anche se ovviamente non ci sarebbe paragone.

So bene che Sarah non è una cacciatrice di dote, non le interessa il contorno ma la sostanza.

Tutto il mio denaro non le interessa, ma io ho molto da offirle, molto di più di quanto possa offrirle quella Matisse del cazzo.

Non posso permettere che quella mezza attricetta prevalga su di me.

Inspiro profondamente il fumo, cercando di calmarmi.

Di certo ora non posso piombare al campus, sono strafatta e ho troppo da perdere.

Forse dovrei semplicemente dormici su e pensarci domani.

Domani a mente lucida valuterò il da farsi.

Soprattutto valuterò se sia il caso o meno di espormi così tanto con una persona.

Anche se le chiedessi di.. frequentarci, di certo non potremmo farlo alla luce del sole. Abbiamo dieci anni di differenza, lei è appena maggiorenne. Finirei in cima alle classifiche di gossip, indubbiamente, ma non per i motivi che pensa Joshua.

Finirei in cima alla classifiche di gossip come un'addescatrice di ragazzine, potrebbe essere un guaio enorme.

Sospiro.

Forse dovrei prima parlarne con Beth.

In fondo lei conosce Sarah meglio di quanto possa conoscerla io in termini di reazioni alle situazioni.

So ogni cosa del passato di Sarah, dal suo primo fidanzato fino ad arrivare alla sua assurda storiella con quel suo vicino di casa, ma solo Beth può raccontarmi davvero chi è Sarah.

Chi è la Sarah che c'è oltre quelle esperienze, qual è il risultato di tutte quelle esperienze. 

 

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Capitolo 50
*** Capitolo Cinquanta ***


Pov. Sarah

Sono da poco rientrata dalle docce.

La giornata di lezione è stata lunga, avevo decisamente bisogno di togliermi di dosso tutto lo stress.

Sono ancora seminuda, i capelli avvolti nell'asciugamano.

In teoria oggi sarei dovuta essere in teatro, ma l'incontro è stato spostato a domani causa assemblea dei responsabili del club.

Dovevano discutere di alcuni aspetti importanti per lo show, così oggi mi ritrovo ad avere il pomeriggio libero.

È stato abbastanza inaspettato. Così mi sono presa del tempo per me, per coccolarmi un po'.

La tuta è a vita bassa, il mio ventre è scoperto.

Raggiungo il bagno e tolgo l'asciugamano dalla testa, passandolo velocemente tra i capelli. Do una rapida occhiata alle cicatrici ed un senso di inquietudine mi trasmette un brivido lungo la schiena.

Scuoto la testa.

"Beth, ci sei?" una voce attira la mia attenzione.

È una voce familiare, che non sentivo da un po'.

"Regan?" chiedo stupita di vederla qui

"Oh cazzo, ciao Sarah" mi saluta.

Sembra in difficoltà, quasi stupita di vedermi qui.

"Che ci fai qui?" chiedo stupita anche io

"Io devo parlare con Beth" si guarda attorno "tu non dovresti essere a teatro?" inarca un sopracciglio

"Non che ti debba dare delle spiegazioni o altro, ma hanno spostato l'incontro di oggi"

"Oh, ottimo" sembra scocciata ma al contempo non riesce a trattenere un sorriso.

La osservo, bella come la ricordavo, ondeggiare nervosamente davanti a me.

È passata una settimana dal nostro ultimo incontro, averla di nuovo così vicina mi fa perdere un battito.

Vorrei potermi avvicinare a lei quel tanto che basta per sentire ancora quel suo profumo pungente che ha impregnato i miei vestiti per settimane, ma rimango ferma.

Le mie parole dure, mi tornano in mente, quasi volessero ricordarmi il vero motivo che mi ha portato a chiudere con lei

Devi ricominciare Sarah, ora l'hai pure tatuato sulla tua pelle.

Scuoto la testa.

Poi il suo sguardo si posa su di me.

Osserva languida il mio corpo semi nudo, e sento un brivido percorrermi la schiena.

Copro istintivamente le cicatrici sul ventre con l'asciugamano che ho in mano.

"Non coprirle" mi guarda severa, spostando l'asciugamano.

Mi guarda ancora, soffermandosi sul seno

"E quello cos'è?" chiede quasi stupita, spostando poi lo sguardo sul costato.

Capisco subito a cosa si riferisca

"Oh, è un tatuaggio" abbasso lo sguardo

"Non lo avevi prima" chiude gli occhi a fessura

"No infatti, è recente. Me l'ha fatto Matisse" sembra quasi cambiare espressione.

Chiude gli occhi per un attimo e quando li riapre sembra un'altra persona

"Matisse?" scoppia a ridere "Oltre che un'attricetta da quattro soldi ora è pure una tatuatrice?" ride ancora più fragorosamente

"Regan" ringhio

"Da quando sei così in sintonia con lei da lasciarti addirittura tatuare?" sembra quasi sconvolta

"Ho semplicemente fatto ciò che mi sentivo di fare. Mi sono anche tatuata da sola, guarda" alzo il piede, mostrando il piccolo cuoricino dalle linee tremolanti

Ride semplicemente, poi tutto d'un tratto si blocca

"Avete scopato?" si irrigidisce, guardandomi

"Regan non sono tenuta a rispondere a questa domanda" mi allontano da lei

"Sì è vero non sei tenuta, ma te lo sto chiedendo. Ho bisogno di saperlo" mi implora con gli occhi

"Che ti prende Regan?" la guardo confusa.

Sembra diversa dal solito, non è la stessa Regan che ho lasciato una settimana fa.

"Ho.. ho bisogno di sapere cosa c'è stato tra di voi Sarah" mi guarda intensamente

"Ne hai bisogno?" la guardo stupita, lei semplicemente annuisce "Non sono andata a letto con Matisse, ma l'ho baciata" la guardo.

Sembra rimanere delusa dalla mia risposta, ma al contempo sollevata.

Allenta un po' la stretta delle mani, allargando leggermente il pugno.

Tira un lungo sospiro.

Cosa sta succedendo? Soprattutto, perché si sta comportando così?

"Che succede Regan?" mi avvicino cautamente a lei, quasi timorosa della sua possibile reazione

"L'hai baciata tu? Ti è piaciuto?" mi guarda.

Ripenso alla delusione provata nell'esatto momento in cui le nostre labbra si sono sfiorate, in netta contrapposizione all'esplosione di emozioni che provai la prima volta che baciai Regan

"No" scuoto la testa

Lei sembra rilassarsi ancora

"Ti devo parlare Sarah" apre di scatto gli occhi, tirando un lungo sospiro

"Cosa c'è?" la guardo confusa

"Okay senti, sono una persona che molto schietta e.. diretta" mi guarda

"Sì Regan, lo so" alzo gli occhi al cielo

"Ecco, credo che sia il caso di cominciare a frequentarci" per poco non ho un mancamento.

Che cosa ha detto?

"Come scusa?" rido nervosamente

"Hai capito bene, non farmelo ripetere. Non ti darò questa soddisfazione" incrocia la braccia al petto

"Stai scherzando?" rido

"No, per niente" mi guarda seria

"Regan sei impazzita" rido nervosamente camminando per la stanza "Ti rendi conto di quello che mi hai appena chiesto?" la guardo, cercando di capire la sua reazione

"Sì certo" annuisce

"Cominciare a frequentarsi vuol dire niente più donne" la guardo "Niente più segreti"

"Lo so. Ho valutato a lungo prima di chiederti una cosa del genere"

"Sei forse impazzita?" rido ancora

"Forse, o forse no" si avvicina "C'è qualcosa in te che mi dice che devo portare a fondo la nostra conoscenza" mi prende tra le braccia.

Le sue labbra sono incredibilmente vicine, mi gira la testa.

Ricordo bene il modo in cui mi baciava. La sua passione è travolgente.

Non riesco a respirare, chiusa in quell'abbraccio così inaspettato ma in fondo così atteso.

Mi lecco le labbra

"Regan.." sospiro "Ho una storia difficile alle spalle, non sono mai stata particolarmente fortunata nelle storie d'amore. Ho già sofferto tanto in passato, non.. "

"I tuoi dubbi sono leciti, ho avuto un stile di vita.. particolare, ma non sono una merda. Se ti sto chiedendo una cosa del genere è perché voglio farlo davvero" anche lei si lecca le labbra

"Regan.." sospiro, ma non mi da modo di continuare.

Mi bacia, bloccando qualsiasi cosa io voglia dire.

Mi prende in braccio, poggiandomi delicatamente contro il muro.

Mi prende il viso tra le mani, la sua lingua mi cerca.

Lascio che i suoi baci abbattano tutti i muri che avevo creato intorno a me, perché so che in fondo era proprio quello che stavo aspettando.

Sì, stavo aspettando che lei me lo chiedesse, lo speravo, ma mai avrei pensato che accadesse davvero.

Non pensavo di certo che una come lei potesse interessarsi ad una come me. Ad esempio, perché ho dieci anni in meno di lei.

Questo è solo uno dei motivi

"Scrivi a mia sorella, dille di non azzardarsi a tornare" ansima contro il mio collo

"Regan" ansimo anche io, cercando di allontanarla da me

"Che succede?" mi guarda preoccupata, allontanandosi di scatto.

Per un attimo rivedo Jess. Regan, esattamente come Lei, si allontana subito da me, quasi avesse paura di violarmi come faceva.. Lui.

Ma in fondo sappiamo benissimo che non è così. Nessuno è minimamente paragonabile a Lui. "Noi.. Noi ci stiamo ufficialmente frequentando da questo momento. Voglio fare.. un passo alla volta" mi guarda scioccata

"Questo cosa vorrebbe dire?"

"Niente sesso Regan, facciamo le cose fatte per bene" la guardo

"Oh Cristo" sospira allontanandosi

"Questo vuol dire niente sesso con nessuna" sottolineo l'ultima parte delle frase, guardandola negli occhi

"Lo so, ho capito" annuisce "Cristo, sarà più complicato di quanto pensassi" sospira, sedendosi sul letto di Beth.

Le sorriso, avvicinandomi a lei

"E tu invece dovrai mettere un punto a quella tua assurda storiella con Matisse" mi osserva, curiosa della mia reazione.

Cambio espressione. Ha ragione, devo chiudere con Matisse.

O almeno dirle la verità.

Devo essere sincera con lei, dirle che ora mi sto frequentando - fa ancora strano pensarlo - con una persona.

E questa persona non è lei.

Spero che non ci rimanga male. Mi dispiacerebbe molto, lei è stata così buona con me.

Scuoto la testa

"Hai dei ripensamenti?" Regan si alza dal letto, raggiungendomi.

Mi tira su delicatamente il viso con un dito, è scura in volto

"No, nessun ripensamento" scuoto la testa e le sorrido "Quindi io e te ora abbiamo l'esclusiva" mi mordo il labbro

"A quanto pare" sorride anche lei.

L'abbraccio forte. Lei in un primo momento rimane spiazzata dal mio gesto, poi sorride e mi stringe più forte.

Non so bene se stia facendo la cosa giusta. Regan potrebbe potenzialmente essere un pericolo ma al momento non m'importa.

Dopo tanto tempo sento di nuovo le farfalle nello stomaco e quella voglia matta di conoscere qualcuno in ogni suo aspetto.

Temevo di non provare più queste sensazioni, quindi ora voglio solo godermele appieno, nella speranza che tutto vada nel verso giusto.

 

 

Pov. Regan

La mia intenzione non era questa.

Non sono venuta al campus per chiederle di frequentarci, avrei prima voluto parlarne con Beth, ma quando ho visto il tatuaggio sulla sua pelle..

Le parole di Joshua mi sono tornate in mente: Vattela a prendere prima che sia troppo tardi.

Il fatto che si sia lasciata tatuare da lei, vuol dire che ripone molta fiducia in Matisse e non potevo permettere che la cosa andasse oltre.

In alcun modo.

Non mi pento assolutamente di nulla, anzi, penso di non essere mai stata così felice o sollevata come ora.

Sì sta asciugando i capelli davanti a me, mentre si osserva nello specchio dell'armadio.

Il tatuaggio non è nemmeno tanto male: essenziale, delicato, proprio come lei.

È semplicemente perfetto.

La sua esatta rappresentazione.

La guardo, cercando di capire cosa di lei mi abbia colpito tanto da rendermi una persona desiderosa di.. conoscere a fondo qualcuno.

Forse il suo sorriso. Quel sorriso sincero, che nonostante tutto il dolore passato è sempre vero.

O forse la sua forza. Com'è riuscita a rialzarsi dopo che quel mostro l'ha distrutta.

O forse il suo modo di vedere il mondo, ancora un po' bambino, che non ho mai avuto.

Non ho mai avuto fiducia in questo mondo, eppure lei mi trasmette voglia di viverlo appieno.

"Perché mi guardi così?" chiede imbarazzata, voltandosi verso di me

"Mi sono incantata, scusa" le sorrido, mordendomi il labbro.

 

"Allora miss non mi innamoro mai di nessuna? L'abbiamo conquistata la nostra principessa?" Joshua entra nel mio ufficio con un irritante sorriso sul volto.

Si porta alle labbra un bicchiere di Starbucks e ne appoggia uno sulla scrivania

"Vaffanculo Joshua" sorrido, prendere il mio bicchierone di caffè "Non sono affari che ti riguardano"

"Dai sono curioso Regan!" mi supplica "Non pensavo che le parole innamorarsi e Regan potessero coesistere nella stessa frase" incrocia le braccia al petto

"Jo non mi sono innamorata proprio di nessuna. Non bastano due occhioni dolci per farmi innamorare" alzo gli occhi al cielo

"Beh, per parlarmene strafatta sul divano di casa tua deve averti colpito parecchio" sorride

Alzo gli occhi al cielo, ma non rispondo.

Sicuramente essermi aperta con Joshua su di lei, rappresenta quanto realmente Sarah mi abbia colpita.

Di certo però non sono innamorata di lei.

L'amore è una cosa ben diversa, e ci sono molto lontana ancora.

Gestire questa cosa sarà comunque difficile, per diversi motivi.

Il fatto che io e lei abbiamo deciso di comune accordo di concederci l'esclusiva non vuol dire che potremmo uscire alla luce del sole, come due semplici ragazzine.

Penso che nemmeno lei voglia che si sappia in giro, dunque dovremmo continuare a tenere un profilo basso.

E poi, niente sesso.

Togliermi il sesso è come privare un pittore della sua arte, o togliere ad uno scrittore la sua macchina da scrivere.

Sì, forse il paragone è un po' azzardato, ma sono Regan McFinin cazzo.

Il sesso è da anni ormai il mio pane quotidiano.

Come posso privarmi di una cosa tanto importante?

Forse.. invece di privarmene, potrei semplicemente lasciare che Sarah si fidi di me.

Farle capire che davvero voglio conoscerla e che mi impegnerò a portarle rispetto.

Ma come posso fare? Cosa potrei fare per farle capire tutto questo?

Mi sembra tutto così assurdo

"Tu!" Beth urla entrando nel mio ufficio "Brutta figlia di puttana!" urla ancora

"Beth che diavolo ti prende?" la guardo confusa

Jo ci guarda altrettanto confuso.

Noto sguardi curiosi sbucare dalla porta. Jo si precipita a chiuderla.

"Con tutte le ragazze che potevi prendere per il culo, proprio lei?" Beth mi si butta addosso, tirandomi un pugno.

Rimango completamente spiazzata dal suo gesto.

Per un attimo sento la testa girare, il dolore si espande su tutto il viso, la guancia colpita mi pulsa.

Quando però recupero un po' di lucidità contrattacco.

O meglio, cerco di bloccare questa pazza isterica di mia sorella.

Non ho di certo intenzione di tirarle un pungo, anche se questa fottuta stronza se lo meriterebbe

"Regan che sta succedendo?" Jo mi guarda preoccupato

"Me ne occupo io Joshua, va' fuori" ringhio non togliendo gli occhi da Beth, che continua a guardarmi furente.

"Che cazzo ti è preso Beth?" la guardo, pulendomi il labbro

"Devi lasciare in pace Sarah" ringhia, avvicinandosi a me

"Scusami?" rido divertita dalla sua assurda richiesta

"Hai capito bene, devi lasciar stare Sarah. Tu non la conosci, non sai la sua storia"

"So molto di più di quanto sappia tu. Con chi credi di parlare? So di Dwight, so di quella Jessica so di tutti. So cos'ha affrontato in questi anni"

"Te ne ha parlato lei?" sembra stupita

"Diciamo" mi allontano da lei, raggiungendo la scrivania

"Che cosa vorresti dire?" inarca un sopracciglio

"Diciamo che una parte mi è stata detta da lei" abbasso lo sguardo "Dovresti conoscermi Beth, io mi scopo la prima che incontro, ma mai senza sapere chi sia davvero" la guardo negli occhi

"Hai indagato su di lei?" sbarra gli occhi "Sei davvero una merda Regan, una merda!" esclama

"Questo è successo prima che lei cominciasse a.." mi blocco

"A cosa Regan? Davvero vorresti dirmi che tu, la regina delle puttaniere, ti sei presa una cotta?" ride

"A piacermi. Beth, lei mi piace davvero" sospiro "Mi sento una fottuta ragazzina mentre lo dico ad alta voce, ma è quello che sento. Lei mi attira, non solo a livello fisico"

"Non ti credo Regan, e sono così dispiaciuta che lo faccia lei" abbassa lo sguardo

"Lo so che fatichi a credermi, ne hai tutte le ragioni, ma non ho intenzione di farla soffrire. È la prima ragazza dopo anni che abbia davvero attirato la mia attenzione"

"Potrebbe essere letteralmente tua sorella!" esclama

"Lo so, questo infatti è un grosso problema. Potresti evitare di urlare?" ringhio

"Non esiterò a farti del male nel caso in cui la facessi soffrire. Ti tengo d'occhio Regan" chiude gli occhi a fessura, prima di lasciare la stanza.

Beth non ha tutti i torti, lei ha già sofferto tanto e non si merita di soffrire ancora, ma non è mia intenzione farlo.

Ho intenzione di farla stare bene e ne ho tutti i mezzi.

Posso farlo e voglio farlo.

"Cosa sta succedendo Regan?" Jo osserva ancora sconvolto la porta da cui è uscita Beth

"Nulla, lascia perdere" sospiro

"Ti prego, non dirmelo" sgrana gli occhi "Te la stai facendo con una minorenne"

"Che cosa?!" esclamo "Sei forse impazzito?" lo guardo

"Perché quella ragazzina è piombata qui urlando in quel modo?"

"Punto uno, quella ragazzina è mia sorella. Punto secondo.. Perché mi sto frequentando con la sua compagna di stanza" butto fuori tutto d'un fiato

"Oh, Cristo" sospira portandosi le mani al volto. 

 

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Capitolo 51
*** Capitolo Cinquantuno ***


Pov. Regan

"Ti rendi conto della gravità della cosa?" Jo è seduto davanti me, alla scrivania.

Mi osserva, quasi cercasse di capire se io lo stia prendendo per il culo.

So che sta disperatamente sperando che tutto questo sia solo uno stupido scherzo.

Continua a scuotere la testa.

"Lo so Joshua, grazie davvero" annuisco, alzandomi nervosamente dalla mia grossa sedia, una bottiglia ghiacciata di Amaro del Capo posata sul viso.

Sapevo che prima o poi mi sarebbe servito avere un frigo bar in ufficio, anche se non era di certo questo il modo in cui pensavo di utilizzarlo

"Ti rendi conto che sono cose che posso non comandare?" lo guardo, il suo sguardo sconvolto ancora fisso su di me

"Qui c'è un problema di base! Non dovevi andare a letto con una fottuta ragazzina!" urla

"Vuoi che ti sentano tutti?" lo fulmino con lo sguardo

"No Cristo, vorrei che tu ragionassi un attimo sull'enorme effetto domino che si metterebbe in moto se la cosa uscisse fuori" mi guarda, quasi in cagnesco "E ci pensi ai suoi genitori? E se ti denunciassero?" si allontana anche lui dalla scrivania, camminando nervosamente per il mio ufficio

"Dio Jo, che paranoie ti stai facendo" guardo fuori dalla finestra "Lei non racconterà a nessuno di noi. Nessuno sa del nostro passato"

"A parte tua sorella" mi guarda scocciato

"Sì a parte mia sorella" alzo gli occhi al cielo "Ma non sarà un pericolo per noi"

"Tu dici? Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere che piomba qui urlando davanti a tutti?" inarca un sopracciglio

"Jo mi stai stancando con le tue fottute chiacchiere" mi prendo la testa fra le mani

"Voglio solo farti ragionare. Sei a capo della più grande società di energia verde del mondo" sottolinea le ultime due parole "Sei riuscita a costruire tutto questo da sola. Una notizia del genere potrebbe letteralmente distruggere tutto" mi guarda, l'espressione rude sul viso si è ammorbidita

"Non ti devi preoccupare di nulla" lo guardo "Farò attenzione, non ho intenzione di farmi vedere con lei fino a quando la cosa non sarà diventata seria. Se devo mettere in discussione tutto ne deve almeno valere la pena"

Lo sento sospirare, poi si allontana.

Lascia velocemente il mio ufficio, chiudendosi dietro la porta.

Certo, non era così che immaginavo di dirgli la verità, ma forse è stato meglio così.

Beth mi ha tolto il lavoro sporco.

In fondo so che Jo ha ragione, che ho troppo da perdere per rischiare, ma per la prima volta dopo anni sento di nuovo quella sensazione che a malapena provai quando ero una ragazzina come Sarah.

La prima ed unica volta in cui mi sentì così entusiasta di conoscere un'altra persona fu più di dieci anni fa. Non ero nemmeno maggiorenne, e conobbi questa ragazza a scuola.

Era il mio esatto opposto. All'epoca stavo dando il peggio di me, sommersa in tutti i problemi con la mia famiglia. Ero una testa calda, incazzata con il mondo. Abusavo di ogni sostanza che mi permettesse di fuggire, almeno per un po', dalla follia che era la mia vita.

Lei invece era così tranquilla, un'anima buona. Una ragazza per bene nata da una famiglia umile.

Scappò non appena capì che persona orribile fossi, soprattutto all'epoca. Fu la cosa più simile ad una forma di amore che provai in vita mia, fino ad ora.

Se solo Jo fosse in grado di capirmi.

Anche io non riesco a capacitarmi di come sia successo, di come sia possibile che sia stata una ragazzina a farmi perdere la testa, ma voglio solo godermi questi momenti, vedere quale svolta possano prendere le cose.

Per una volta scelgo di essere felice.

 

Sono seduta sul suo letto, mentre lei è alla scrivania, intenta a leggere un grosso libro.

Non alza mai la testa, è incredibilmente concentrata su quello che sta leggendo.

Quando mi ha vista si è portata le mani al viso, sconvolta.

Ho cercato di rassicurarla. Era così dispiaciuta per la reazione di Beth.

"Mi spiace tanto" mi ha guardata triste

"Non ti preoccupare. Affrontare le situazioni in modo sano non fa decisamente per di noi" le ho sorriso.

Sono venuta qui per parlarle.

Vorrei parlare con lei della nostra storia. Vorrei che lei sapesse che tutto questo deve continuare ad essere un segreto, almeno finché le cose tra di noi non diventeranno.. serie.

Ma non voglio disturbarla ora, è un argomento che può aspettare.

So bene il legame che ha con mia sorella, come so bene che l'abbia detto solo a lei, ma preferisco mettere le cose in chiaro.

"Okay, mi prendo una pausa" si stiracchia sulla sedia, chiudendo l'evidenziatore che aveva in mano

"Interessante?" le chiedo, guardandola

"Interessante è un parolone, ma c'è di peggio" si avvicina me, sedendosi sul letto

"Che ne dici di.. parlare un attimo?" la sua espressione si rabbuia

"Che succede Regan?" mi fissa, il suo petto si alza e si abbassa velocemente.

"Vorrei solo mettere in chiaro un paio di cose che riguardano.. noi" la guardo.

Lei rimane in silenzio, in attesa che io continui.

Mi alzo dal letto, cominciando a camminare avanti ed indietro per la stanza.

Non so quali parole utilizzare, non so quale sia il modo più corretto per dire quello che vorrei dirle

"Allora?" mi guarda, piuttosto preoccupata

"Io ho bisogno di chiederti un favore. Ovviamente non ho alcun accordo di riservatezza relativo a qualsiasi tipo di relazione che vada oltre il.. sesso" mi guarda, senza dire una parola "Ho bisogno che questa cosa.." continuo, ma lei mi ferma

"Regan non ho intenzione di parlare a nessuno di noi, né tantomeno di farmi vedere in giro con te. Mia madre si è appena ripresa dal fatto che mi piacciano le donne, credo che scoprire che sua figlia esce con una donna di dieci anni più grande la manderebbe direttamente al manicomio" ride

"Quindi non è un problema?" la guardo, quasi timorosa della risposta

"No assolutamente. Ho voluto informare Beth, perché mi sembrava giusto e corretto farlo, ma nessun altro saprà di noi"

"D'accordo, grazie" annuisco, baciandola.

Questa conversazione mi ha decisamente rilassata. Temevo che lei potesse incazzarsi, ma ancora una volta è riuscita a stupirmi.

Sono contenta che anche lei la pensi con come me. Questo rende decisamente tutto più semplice.

"Tieniti libera questo weekend" la guardo

"Hum?" si volta a guardarmi

"Voglio portarti in un posto"

 

 

Pov. Sarah

Questi ultimi giorni sono stati semplicemente.. incredibili.

Dopo ciò che ci siamo dette io e Regan, tutto è cambiato, me compresa.

Mi sento più felice, più leggera.

Devo ancora parlare con Matisse, ma lo farò oggi.

Da quando io e Regan abbiamo ufficializzato le cose ho preso le distanze da lei e sembra averlo notato.

Sono così dispiaciuta, ma il mio subconscio già sapeva che le cose con Matisse non potessero funzionare.

Non avevo avvertito quella scintilla che sfavillava ogni volta che stavo con Regan.

Guardo nervosamente il telefono, per vedere l'ora.

Manca poco alle 15, sento il mio cuore battere velocemente.

Qual è il modo giusto di dire una cosa del genere?

Non c'è un modo forse. Dovrei solo essere sincera.

Quando entro in teatro, ci sono quasi tutti i miei compagni.

Telma mi saluta da lontano, sorridendomi. Ricambio il suo saluto e cerco Matisse.

È sopra il palco, intenta a parlare con una ragazza. Stanno animatamente discutendo tenendo in mano due cartoncini colorati.

Decido di non disturbarla, così raggiungo Telma

"Ehi" mi saluta sorridendo "Sei pronta per oggi?"

"Sempre carichissima" rido.

Mi racconta della sua giornata e delle nuove idee che ha per il musical.

L'ascolto volentieri mentre si apre con me, fino a quando la nostra attenzione viene attirata da Matisse che ci richiama dal palco

"Allora ragazzi, siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia. Continuando di questo passo saremo costretti ad aumentare gli incontri settimanali. Quindi direi di non perdere ulteriore tempo e cominciare subito"

Ci incamminiamo così verso il palco, raggiungendo le quinte.

I costumisti sono già all'opera, anche se molti costumi sono già pronti.

Il nostro gruppo invece è un po' indietro.

Ognuno prende del materiale e cominciamo così a lavorare.

Telma continua a raccontarmi delle sue esperienze pregresse con il teatro, occupando ogni silenzio tra di noi.

Il suo obiettivo è quello di diventare una grande scenografa cinematografica.

L'ammiro molto per le sue grandi ambizioni.

Mi racconta anche del rapporto complesso con i suoi genitori, causato dalle sue particolari ambizioni

"I miei genitori non hanno mai appoggiato questo tipo di percorso. Per questo ora sono qui e non all'accademia cinematografica" sospira "Ma non mi sono comunque data per vinta. Continuo a seguire corsi online, continuo a frequentare il teatro. Chissà, magari un giorno.."

"È giusto" le sorrido "Se ci credi davvero sono sicura che riuscirai a raggiungere grandi traguardi. Poi se bravissima"

"So quanto valgo, per questo ci credo tanto" mi sorride.

Torniamo a concentrarci sulla sagoma davanti a noi, Telma mi da alcuni consigli per evitare di fare errori ed io li seguo.

Mi piace il suo modo di fare e mi lascio guidare da lei

"Ehi" Matisse sbuca da dietro di me, facendomi sobbalzare

"Oh, ehi" la saluto, in imbarazzo

"Tutto bene?" mi guarda preoccupata

"Sì certo, e tu?" distolgo lo sguardo da lei

"Mi sembri strana" inclina la testa

"Ti va se ne parliamo.. dopo?" le sussurro

"Oh okay. Ci vediamo dopo teatro"

Annuisco semplicemente.

La vedo poi allontanarsi, lo sguardo scuro.

Sento il mio stomaco chiudersi. Sono terrorizzata dall'idea di farla soffrire, era l'ultima mia intenzione, eppure..

Sospiro.

Mi sento davvero una stronza egoista.

L'ho usata per riempire i miei vuoti, ed ora? Lei ha riempito i miei, sobbarcandoseli.

Ora sarà lei a soffrire e mi sento una fottuta stronza.

Ora basta, sono finiti i tempi dell'egoismo.

È passato quasi un anno ormai da quando Lei è andata via, non ho più scuse.

È giunta l'ora di chiudere un capitolo, un capitolo enorme e molto importante, ma con il mio egoismo ho fatto soffrire troppe persone e non è giusto.

Devo tornare ad essere la vecchia Sarah, quella empatica, quella gentile e premurosa nei confronti degli altri.

Quella che non usa le persone per colmare le proprie mancanze.

Sospiro.

 

Sistemo le mie cose nel zaino, in attesa che Matisse mi raggiunga.

Abbiamo terminato più tardi del solito, ma almeno abbiamo recuperato un po' di lavoro.

Telma è andata via già da un po', mentre Matisse è impegnata a terminare una conversazione con Eloise.

Mi siedo prendendo il telefono in mano, in attesa.

Scorro distrattamente instagram, mettendo un mi piace ad una foto di Luna.

È abbracciata a Jackie, in quella che sembrerebbe una grossa terrazza.

Sorrido.

"Eccomi" mi sorride Matisse "Andiamo?"

"Sì certo" annuisco e mi incammino dietro di lei

"Lo spettacolo sta venendo benissimo" sorride soddisfatta "Le scenografie sono pazzesche"

"Lo penso anche io" sorrido "Sono contenta che ti piaccia"

"Allora, vuoi dirmi cosa c'è che non va?" si volta a guardarmi, le mani nelle tasche del giubbotto

"Oh, arrivi subito al dunque" rido nervosamente "Beh ti devo parlare Matisse" la guardo negli occhi

"Sono qui, dimmi" mi sorride

"Io.. non so nemmeno come dirlo.." annaspo

"Sarah, mi stai scaricando?" mi guarda, inclinando la testa di lato

"Matisse io.." sento la gola chiudersi, fatico a parlare

"Avrei dovuto capirlo dal succhiotto" sorride "Non ti preoccupare, va bene" annuisce

"Sono così dispiaciuta" abbasso lo sguardo

"Non ti devi preoccupare" sorride, tirandomi su il viso con un dito

"Hai tutte le ragioni del mondo per essere incazzata con me"

"Non lo sono Sarah" scuote la testa "L'unica cosa mi spiace e non essere arrivata in tempo. C'è chi è stato più rapido di me" mi guarda, lo sguardo un po' triste

"Mi hai aiutato tanto Matisse"

"Ti ringrazio molto per avermi permesso di farlo" mi sorride "E ricordati sempre, quando vorrai farti un tatuaggio non esitare a farmelo sapere. Adoro tatuarti"

I ricordi del pomeriggio a casa sua mi tornano in mente. Sento già una strana nostalgia

"D'accordo" annuisco.

L'abbraccio forte, godendomi per l'ultima volta le sue braccia intorno a me ed il suo profumo invadermi le narici.

So bene che questo sarà per noi il nostro ultimo abbraccio, assaporo ogni istante cercando di imprimerlo nella mente.

"Ciao Sarah" mi accarezza dolcemente la guancia

"Ciao Matisse" la saluto.

Non appena mi volto, piccole gocce di pianto scivolano veloci sul mio viso.

Non so bene per quale motivo io stia piangendo.

Forse perché in fondo so che di averla fatta soffrire, perché in fondo so che nulla sarà più come prima tra me e lei.

Mi asciugo le lacrime e non appena la mia vista torna lucida vedo Regan davanti a me.

Non dice una sola parola, cammina in silenzio verso i dormitori.

Inizio ad agitarmi, perché so benissimo che ha visto tutta la scena

"Puoi continuare a frequentarla, se chiudere con lei ti fa tanto soffrire" ringhia, guardandomi negli occhi "Sarah forse non hai capito quanto io stia rischiando facendo questa cosa"

"Regan io.. non so perché io stia piangendo" abbasso lo sguardo

"Dio, questo è ancora peggio" ride nervosamente

"Sono sicura delle scelta che ho fatto, te lo posso assicurare" mi avvicinò a lei, prendendole il viso tra le mani "È solo che mi dispiace di averla fatta soffrire. Aspettare qualcuno che non tornerà, ci sono passata, so quanto fa male. Pensare di averle provocato un dolore anche solo lontanamente simile a quello che ho provato io.. Mi distrugge" abbasso lo sguardo

"Mi mandi in confusione Sarah" sospira, appoggiando la testa sulla mia

"Scusa" rido "Sono così felice della mia scelta" la guardo intensamente.

Allontana il viso dal mio, ma rimanendo comunque a pochi centimetri da me.

Le osservo le labbra umide e rosa.

Mi mordo il labbro.

Voglio che capisca che sono sincera, che il momento di debolezza avuto prima era dovuto esclusivamente dai sensi di colpi che mi appesantivano il petto.

Così la bacio intensamente, il desiderio di essere sfiorata ancora mi scorre nelle vene..

Lei ricambia, avvicinandosi al letto per permettermi di sedermi su di lei.

Con le mani mi stringe il sedere, mentre la sua lingua mi cerca.

Vorrei solo sentire ancora le sue mani su di me

"Cazzo!" esclama Beth "Cristo Regan, credevo di essere stata chiara" chiude gli occhi a fessura

"E ciao anche a te Beth" sbuffa Regan, togliendomi da sopra di lei

"Potresti almeno evitare di fartela nella nostra stanza?" sputa Beth, guardando la sorella.

Entrambe portano ancora i segni della discussione di ieri.

Apprezzo il gesto di Beth, ma sono grande e vaccinata per decidere da sola.

So a quali rischi vado incontro, non ho dimenticato di che soggetto stiamo parlando, ma per una volta sono decisa a rischiare.

Se rischiare vuol dire provare di nuovo qualcosa, sono disposta a farlo

"Potrò scoparla dove voglio?" Regan inarca un sopracciglio

"Ragazze vi rendere conto che io sono qui, sì?" rispondo acida "Regan, vaffanculo. E vaffanculo anche a te Beth. Non azzardatevi mai più a parlare di me in quel di me" sputo.

Regan alza le spalle, senza rispondere, mentre Beth abbassa lo sguardo.

Si siede poi alla sua scrivania, lo sguardo scuro.

Forse ho sbagliato a parlarne con lei, ma questa volta desideravo fosse diverso. Visto la piega che hanno preso le cose volevo che sapesse la verità.

Lei che già sapeva del nostro passato, aveva il diritto di sapere che quello tra di noi non era più solo sesso, ma si era trasformato in qualcosa di più.

Regan rimane in silenzio, seduta accanto a me, mentre Beth legge distrattamente un libro.

So che non sta realmente prestando attenzione al libro. È tesa mentre gioca nervosamente con il tappo di una penna.la gamba si muove veloce.

Sospiro. 

 

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Capitolo 52
*** Capitolo Cinquantadue ***


Pov. Sarah

“Vestiti comoda” Regan mi osserva mentre cerco cosa mettermi

“Cosa intendi per comoda?” la guardo confusa

“Indossa quei cosi neri che indossate voi donne per stare comode” agita le mani davanti a sé

“Intendi i leggings?” rido

“Sì esatto” annuisce

“Ma è un posto elegante?” chiedo curiosa

“Non ti avrei detto di indossare dei leggings se lo fosse stato” alza gli occhi al cielo.

Alzo semplicemente il dito medio e mi infilo dentro l’armadio, alla disperata ricerca dei leggings.

Purtroppo gran parte dei miei abiti sono neri, dunque ogni volta che devo trovare l’unico pezzo che mi serve risulta complicato.

Comincio a togliere, pezzo dopo pezzo, ogni abito dall’armadio fino a trovare il paio di leggings che cercavo.

Sono leggermente felpati, ottimi per questa stagione.

Indosso anche una grossa felpa beige, lo stemma del campus ricamato sulla stoffa spessa.

Decido di optare per un paio di nike, piuttosto che le mie adorate Vans.

“E sentiamo, dove vorresti portarla?” Beth incrocia le braccia al petto, scrutando Regan.

È ancora molto scettica nei confronti della nostra storia, ma come biasimarla.

Lei meglio di chiunque conosce sua sorella.

“Voglio portarla al Richwood” Regan si volta verso di lei, lo sguardo quasi di sfida dipinto sul viso

“Al Richwood? Sul serio?” Beth sembra essere sorpresa dalla risposta

“Cos’è?” chiedo curiosa

“Lo scoprirai non appena arriveremo” mi passa giocosamente una mano tra i capelli “Anzi, se ti dessi una mossa saremmo anche già lì” alza gli occhi al cielo

“D’accordo, sono pronta” alzo le mani in segno di resa “Prendo solo la giacca” raggiungo nuovamente l’armadio

“Al Richwood eh?” Beth sorride “Allora divertitevi” si volta a guardare un libro posto davanti a lei

“Grazie, molto gentile” sputa Regan, lasciando la stanza

“Ciao Beth” le poso un bacio sulla guancia, ed esco anche io.

Regan come al solito mi aspetta al cartellone d’ingresso, così mi chiudo bene la giacca ed aumento il passo.

Sto per uscire dai dormitori quando mi scontro con una figura.

È interamente vestita nero, il cappuccio della felpa le copre il viso.

Sembra la stessa misteriosa figura che incontrai sotto la pioggia, qualche giorno fa.

"Scusami" mi volto verso di lei, ma nemmeno si volta a guardarmi.

Tira dritta, impassibile.

Anche questa volta una strana sensazione ha pervaso il mio corpo.

Sono sicura sia la stessa figura che incontrai qualche giorno fa vicino al teatro, sono invece meno di sicura di chi essa sia. Anzi, non ho proprio idea di possa essere la misteria figura in nero che ogni tanto si aggira per il campus, nonostante quell’elettricità che mi agita il corpo ogni volta che le passo accanto.

Scuoto la testa, cercando di dimenticare quanto successo.

La giornata fortunatamente è bella.

Il sole è debole, ma emana flebili raggi caldi.

Regan mi sta aspettando a bordo di un enorme fuoristrada.

"Sempre discreta ed anonima"

"Sono Regan McFinin, ti stupisce?"

"No per nulla" rido "Allora? Cos'è questo Richwood?"

"Non vuoi tenerti la sorpresa finché non arriviamo?" sorride divertita

"No assolutamente" Scuoto la testa

"Okay d'accordo" ride "È il ranch di famiglia" non riesco a trattenere un colpo di tosse

"Scusami?" mi volto sconvolta verso di lei

"Tranquilla, non conoscerai i miei genitori" ride "Non ci sarà nessuno della mia famiglia, solo chi si occupa degli animali e della struttura"

"Oh okay" annuisco

"Sei mai andata a cavallo?" mi chiede

"Mai" Scuoto la testa

"Vedi? C'è sempre una prima volta per tutto" sorride, appogiandomi una mano sulla coscia.

Lo stomaco mi si chiude al contatto con la sua mano troppo vicina al.. centro del mio corpo.

Tiro un lungo sospiro cercando di calmare i miei pensieri.

Regan guida veloce, sembra distratta mentre sorpassa le auto intorno a lei.

Ci stiamo allontanando dal campus, superando anche Anharra.

Il viaggio sembra infinito cercando di combattere contro il desiderio di lei.

Imbocchiamo poi una stradina sterrata, circondata da due grossi recinti.

Entrambi sono costellati di ostacoli, di ogni altezza e dimensione. Sono davvero enormi, non saprei nemmeno quantificare quanto siano grandi.

Il vialetto termina in un grosso spiazzo ghiaioso proprio davanti al ranch.

È tutto interamente in legno, nel quale sono incastonate grandi finestre, che lasciano intravedere l’interno rustico.

È tutto meravigliosamente curato.

Alla nostra sinistra ci sono le stalle. È un enorme capannone in muratura, il cui grosso portone in legno scuro è aperto.

Intorno a noi vi è uno sgradevole odore di.. campagna.

“È bellissimo qui” sussurro guardandomi intorno

“Grazie” sorride Regan

“Signorina Regan! Buongiorno!” un signore anziano dai capelli grigi ci viene incontro, un grosso sorriso sul volto

“Buongiorno Eduardo” le sorride Regan “Oggi ho portato un’amica a fare un giro a cavallo” mi indica

“Piacere Signorina, sono Eduardo” si inchina leggermente per salutarmi

“Buongiorno, sono Sarah” rispondo timidamente.

Regan raggiunge il piccolo signore dai capelli grigi, cominciando a parlare.

Decido di restare dietro di loro, così da lasciargli i loro spazi.

Mi guardo attorno, osservando la vastità di questo posto. I due recinti che costeggiano il vialetto di entrata sono davvero giganteschi, ed incredibilmente ordinati.

La terra è perfettamente stirata. Dev’essere stata ripassata da poco.

Vicino alle stalle vi è un piccolo deposito, dove probabilmente è tenuto il fieno e tutto il mangime per gli animali.

Superiamo il ranch ed entriamo nelle stalle. Un cattivo odore mi invade le narici.

Vi sono cinque stalli, ognuno contenente un cavallo.

“Vieni, ti faccio vedere” Regan si avvicina nuovamente a me “Questo è Lampo, il cavallo di Beth, è il suo compagno di vita da quando aveva circa.. cinque anni. Poi c’è Aron, il mio. Antares è quello di mio papà e Bolero è quello di mamma. Infine c’è Elios, il nuovo arrivo in famiglia” indica il più piccolo dei cavalli.

È maculato bianco e marrone, la criniera è corta e bianca.

“Ha circa cinque mesi” lo guarda sorridendo

“Sono davvero belli ed.. enormi” li guardo un po’ intimorita

“Hai paura?” si volta verso di me ridendo

“Non ho proprio un buon rapporto con gli animali” mi nascondo dietro di lei, mentre apre lo scomparto del primo cavallo

“Ci sarò io accanto a te, tutto il tempo” mi sorride e prende in mano la briglia del primo cavallo.

È più alto di quanto immaginassi, il colore del pelo è incredibilmente scuro.

La criniera è lunga ed ispida.

Muove la coda da un lato all’altro, il suo corpo vibra non appena una mosca vi si posa sopra.

Regan traina il cavallo, che la segue senza protestare.

Superiamo le stalle, ci lasciamo i due recinti alle spalle.

Dietro il ranch c’è un altro enorme recinto al coperto. Qui però non ci sono ostacoli, solo una distesa di terra completamente recintata.

Regan apre il cancelletto ed entra, il cavallo la segue senza emettere nemmeno un suono.

Lascia la briglia non appena il cancello si richiude alle sue spalle

“Che fai? Non entri?” mi guarda divertita.

La osservo da fuori raggiungere un lato del recinto, dove sono appesi i caschi e le altre protezioni

“Io..” balbetto “D’accordo, arrivo” mi avvicino timidamente al recinto, quasi timorosa di entrare.

Regan si infila un giubbottino e poi me ne passa uno.

Senza dire una parola, e con qualche difficoltà, indosso l’indumento.

“Allora come ti dicevo lui è Lampo, il cavallo di Beth. È il più vecchio, nonché il più tranquillo. Inoltre ci sa fare con i bambini” mi prende in giro Regan

“Non è divertente” sbuffo, restando nascosta dietro di lei

“Adesso faremo un paio di giochi, d’accordo?” si volta a guardami “Sono giochi di prevaricazione”

La guardo confusa.

“Il cavallo è un animale che allo stato brado vive in branco, in quanto facile preda per predatori. All’interno di questi branchi, vi sono delle vere e proprie gerarchie al cui vertice c’è la così detta figura Alfa. Ovviamente è uno stallone maschio, che si occupa di dirigere il branco, oltre che alla riproduzione per portare avanti la specie. Per definire questa figura, i cavalli fanno delle vere e proprie sfide per decidere chi diventerà il capo branco"

Osservo Regan interessata

"Questo è proprio quello che dovremo fare noi, imporci sul nostro cavallo, dobbiamo fargli capire che saremo noi la sua figura alfa" prende in mano la briga, allungandomela

"Cosa devo fare?" sussurro facendo un passo indietro

"Prendi la briga, e agitala davanti a lui, in questo modo" Regan si posiziona davanti al muso del cavallo ed inizia a muovere la mano.

La briga inizia così un movimento ad S.

In un primo momento il cavallo sembra impassibile, ma dopo qualche secondo fa un passo indietro

"Vedi? Il cavallo ha capito la mia posizione di prevaricazione rispetto a lui. Vai prova tu” mi porge la corda sottile legata al muso del cavallo

“Okay” balbetto.

Prendo in mano la briga, mi posiziono davanti al cavallo che si guarda disinteressato attorno.

Inizio a muovere la mano, ma il movimento è praticamente impercettibile

“Se fai così, sarà sicuramente lui a prevaricare su di te” ride “Fai così” si posiziona dietro di me, appoggiando la sua mano sulla mia.

Muove velocemente la briga, il movimento fa subito indietreggiare il cavallo.

“Vedi? Più decisa” si allontana da me.

Non appena la sua mano lascia la mia, rallento i movimenti ed il cavallo avanza. Istintivamente faccio un paio di passi indietro.

“Ecco, questa è esattamente una delle cose che non devi mai fare” ride “Non indietreggiare mai. Se tu indietreggi, fai capire al cavallo che è lui che comanda”

Si posiziona ancora dietro di me, la sua mano accompagna nuovamente la mia.

Sento il cuore a mille, travolto da emozioni diverse.

Regan è così vicina, il suo corpo è premuto contro il mio.

È poi questa bestia imponente davanti a me, che si guarda annoiata intorno.

È tutto così strano ed inaspettato.

Una volta terminato, proviamo a fare altri giochi, sempre utili a far capire al cavallo chi è che comanda.

Inutile dire che nell’accoppiata Sarah-cavallo, è indubbiamente il cavallo a comandare.

Regan ride di fronte ai miei goffi tentativi di impormi su questa bestia imponente.

“Ti va di provare a salire?” mi chiede Regan, una volta allontanati dal cavallo

“Dove? Lì sopra?” chiedo sconvolta “Non credo sia una buona idea” scuoto la testa

“Secondo me ti piacerà una volta salita” sorride “Vieni. Sarò io a portare il cavallo, non succederà nulla” mi porge la mano e mi tira delicatamente.

Sento il cuore accelerare i battiti.

Un po’ per il contatto con la sua mano, un po’ per quello che sto per fare.

“Metti la mano qui” indica la punta delle sella “ed il piede sinistro nella staffa. Poi salta e appoggia il fianco destro alla sella. Da lì alza la gamba e siediti” poggia le mani sui miei fianchi.

Mi irrigidisco.

È già tutto abbastanza complicato, le sue mani sui miei fianchi non aiutano di certo la mia concentrazione.

Tiro un lungo sospiro e chiudo gli occhi.

Okay Sarah, va tutto bene. Va tutto fottutamente bene.

“Okay vado” sussurro.

Regan continua ad avere le mani sui miei fianchi.

Mi concentro sul piede sinistro e sul salto da fare. Appoggio il piede nella staffa e mi do lo slancio.

In un attimo mi ritrovo a due metri da terra, il fianco appoggiato alla sella.

Il cavallo è immobile sotto di me.

“Bravissima!” esclama Regan “Ora alza la gamba destra e siediti”

Tiro un lungo sospiro e provo a seguire le indicazioni di Regan.

Mi ritrovo così seduta sull’enorme bestia, completamente immobilizzata

“Ed ora?” balbetto, le gambe strette per la paura di cadere

“Ed ora lascia che sia io a guidare il cavallo” ride.

Prende in mano le redini e cammina decisa guardando davanti a sé.

Il cavallo la segue, senza emettere nemmeno un verso.

La testa è bassa, le orecchie sono giù.

“Vedi la sua posizione? La testa è bassa e le orecchie sono giù. Vuol dire che è tranquillo” sorride “Una cosa importante da ricordarsi sempre quando si va a cavallo: guardare sempre nella direzione in cui si vuole andare. In questo modo” mi mostra come fare.

Il cavallo segue Regan e per tutto il tempo che rimango sopra non emette un suono.

Mi fa fare un paio di giri del recinto, qualche slalom e devo dire che dopo qualche minuto inizia anche ad essere divertente.

Osservo il mondo dall’alto, mentre Regan mi osserva divertita.

Sento il cuore più leggero mentre sono quassù, quasi come se fosse tutto al posto giusto.

Vedo anche una Regan diversa, più.. spensierata.

Sembra davvero felice di essere qui, anche i suoi occhi brillano.

Mi godo ogni istante di questo pomeriggio, perché per la prima volta dopo tanto tempo sono davvero.. felice.

 

 

Pov. Regan

Il pomeriggio passato insieme al maneggio è stato.. divertente.

Osservare le sue facce terrorizzate mentre giocava o cavalcava Lampo è stato davvero esilarante.

Nonostante avesse paura si è fidata di me. Si è fidata a tal punto da sovrastare la paura ed affrontarla.

Ora si sta facendo una doccia, esausta per il pomeriggio appena passato.

Sorrido.

Sono stata incredibilmente bene, non pensavo si potesse stare così bene con qualcuno senza.. fare sesso.

Scorro le immagini sul mio telefono. Sono riuscita anche a farle un paio di foto.

In un sorride, mentre tiene in alto un braccio, soddisfatta per essere in groppa a Lampo.

Mi mordo il labbro mentre le osservo.

Forse la cosa mi sta sfuggendo un po’ di mano.

Avrei voluto che accettasse il mio invito a fermarsi qui a dormire, ma ovviamente ha rifiutato.

Un passo alla volta, andiamo per gradi.

Mi viene da ridere. Come se non avessimo già dormito insieme nella stessa stanza.

“Eccomi” si stiracchia entrando in stanza

“Te l’ho detto, puoi fermarti qui se vuoi” la guardo.

Ha l’aria stanca, gli occhi sono spenti.

“Assolutamente no” scuote la testa “E poi i ragazzi mi hanno chiesto di uscire” alza le spalle

“È questo il motivo per cui vuoi tornare?” inarco il sopracciglio, piuttosto infastidita

“No, non è questo il motivo” scuote la testa avvicinandosi “Te l’ho detto, voglio fare le cose con calma. Dormire insieme non è fare le cose con calma” mi guarda

“Ci sono tutte le stanze che vuoi, c’è l’imbarazzo della scelta”

“Regan” sospira

“D’accordo” annuisco, andando a prendere le mie cose.

Saliamo sul mio fuoristrada, tutte e due in silenzio.

In cuor mio so che le dispiace lasciare questo posto, ma la sua parte razionale ha avuto la meglio.

Sospiro

“Ti ringrazio Regan” si volta verso di me

“Hum?” chiedo confusa

“Ti ringrazio tanto per questa esperienza. È stata bellissima e terrificante allo stesso tempo” ride

“Lampo è lì che ti aspetta, quando vuoi tornare” rido divertita

“Penso che quel cavallo mi ami” sorride soddisfatta

“No non credo, è solo che ci sa fare con bambini” le mando un bacio, a cui risponde con il dito medio.

Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio, reduci da un pomeriggio felice.

Vorrei che fosse durato di più.

Ho mille idee in testa, mille cose che potremmo fare e non vedo l'ora di farle una ad una.

Vorrei farle vivere quel tipo di vita che solo io posso darle, farle godere ogni attimo della mia ricchezza.

Perché so che lei non sta con me per i miei soldi, lei sta con me perché per qualche assurdo motivo io le piaccio.

Non che fisicamente non sia possibile, so benissimo di essere attraente.

Mi stupisce il fatto che io possa interessarle oltre l’aspetto fisico.

Sa benissimo come sono fatta, sa bene qual è il mio carattere, qual è il mio modo di fare, ma non sembra darci peso.

Leggendo il dossier, in particolare le sue storie avute in passato, mi è sembrato di cogliere una sorta di attrazione verso tutto ciò che è complicato.

Dwight, Jessica.

Leggendo il suo fascicolo sono riuscita a farmi un paio di idee su di loro, sulle loro vite, e non devono essere state persone facili.

"Grazie ancora Regan" mi ringrazia Sarah, prima di scendere dal grosso fuoristrada

"Quando vuoi possiamo rifarlo" le sorrido

"D'accordo" annuisce sorridendo "Ci sentiamo allora. Ciao Regan" mi posa un bacio sulla guancia

"Ciao Sarah" la guardo allontanarsi, ed una strana sensazione si diffonde in me.

Sembra quasi.. Malinconia.

La guardo sparire dietro gli edifici scolastici e sospiro.

Sì, la situazione mi sta decisamente sfuggendo di mano. 

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Capitolo 53
*** Capitolo Cinquantatré ***


Pov. Sarah

Sono sdraiata sul letto, guardo distrattamente la dashboard di Instagram.

Laureen è seduta al fondo del letto, mi osserva di sottecchi

“Devi dirmi qualcosa?” chiedo, confusa dai suoi sguardi

“Non lo so.. Sei strana ultimamente” Beth si volta verso di noi

“Cosa vorresti dire?” chiedo, un po’ agitata

“Non so, ti vedo quasi.. felice, come non ti vedevo da tempo. Poi sei fugace, non ci sei mai”

“Il lavoro al bar di Danissa mi occupa molto tempo, lo sai” rido nervosamente

“Non è solo quello Sarah. Come sta andando con Matisse? È un po’ che non ce ne parli” scruta la mia espressione, speranzosa di riuscire a cogliere qualche indizio.

Ovviamente non ho raccontato a nessuno l’evoluzione della mia storia con Matisse. Non potevo di certo dire agli altri il vero motivo della nostra.. rottura.

E poi mi fa comodo tenere in piedi questa storia, anche se non so per quanto tempo ancora riuscirò a portarla avanti

“Bene” mento “Stiamo continuando a frequentarci”

“Dovresti farcela conoscere” chiude gli occhi a fessura.

Sbianco.

“Forse è ancora un po’ presto Laureen. Quando.. quando capirò se la cosa è seria allora ve la farò conoscere” liquido il discorso

“Beh ormai sono un paio di settimane che vi state frequentando” si porta una mano al mento, pensosa

“Laureen, sai che per Sarah è difficile rientrare in carreggiata, non mettiamole troppa fretta” interviene Beth.

Mi volto, ringranziandola con lo sguardo.

Lei mi sorride, annuendo.

“Hai ragione” alza le mani “Ma muoio dalla voglia di conoscere questa ragazza che ti ha conquistata!” borbotta

“Ti prometto che prima o poi te la farò conoscere” annuisco, tristemente.

Mi sento una merda, l’ultima cosa che vorrei è mentire alla mia migliore amica.

Vorrei davvero raccontarle di Regan, ma sarebbe troppo rischioso.

Laureen ha un unico grande difetto: ha la bocca larga. Fatica a tenere un segreto, e sicuramente sapere che mi vedo con una persona come Regan sarebbe impossibile per lei da tenere nascosto.

Scuoto la testa.

Se tutto dovesse andare nel verso giusto, le racconterò ogni cosa.

Fino ad allora dovrò tenere la bocca ben chiusa, e tenere in piedi la storia con Matisse.

Il mio portafoglio non è in grado di mantenere i costi che una mia leggerezza potrebbe comportare.

Lei ricambia il sorriso, per poi tornare a sedersi.

12.15 | Non poter raccontare alle mie amiche di noi mi uccide | scrivo a Regan, aggiungendo un l’emoji di una faccina triste al fondo

12.22 | Mi dispiace piccola, per qualche tempo sarà così | mi risponde.

Blocco il telefono.

Non pensavo che tenere questo segreto con i miei amici fosse così difficile.

Ancor più difficile sarà tenere in piedi la storia con Matisse. Come posso fingere di frequentare una persona che frequenta il mio stesso campus?

Fortunatamente nessuno dei miei amici è in stretto contatto con lei, devo solo sperare che le mie bugie non vengano smentite.

Per fortuna dalla mia parte ho Beth. Almeno lei può aiutarmi a portare avanti questa assurda storia senza essere scoperta.

Questo pomeriggio Dan mi ha chiesto di aiutarla a bar, così inizio a prepararmi.

Indosso i primi vestiti che trovo, ben consapevole che lì cambierò non appena arrivata lì.

La giornata è soleggiata, il sole nonostante i suoi flebili raggi, riscalda la giornata.

Raggiungo la fermata della navetta per Statute in attesa che arrivi.

Gli auricolari riproducono le mie canzoni preferite, riempiendo i minuti di attesa.

In lontananza scorgo Telma parlare con un’altra ragazza.

Non mi vede, mentre cammina dritta verso i dormitori.

Chissà come sta Matisse.

Ultimamente l’ho vista poco, anche a teatro.

Sì fa vedere poco, forse per evitare imbarazzi.

Vorrei solo assicurarmi che stia bene.

Salgo sulla navetta, che stranamente non è molto affollata.

Mi siedo e osservo il paesaggio fuori scorrermi accanto.

Mi sento strana ultimamente, come non mi sentivo da tempo.

Serena? Sollevata?

Quasi come se il peso che avevo sul cuore fosse sparito.

Sorrido.

La navetta non mi lascia molto lontano dal locale.

Così mi prendo ancora un attimo prima di entrare.

Lascio che il freddo rinfreschi i miei polmoni, prima di rinchiudermi definitivamente dentro al bar

“Ciao bimba” Dan mi abbraccia, non appena entro

“Ciao Dan” ricambio l’abbraccio “Ciao Jen” le sorrido.

Mi saluta con un rapido gesto della mano, prima di tornare a caricare la lavastoviglie.

Il locale è pieno più del solito.

Le giornate iniziano ad essere più calde, la gente lascia timidamente le proprie case per avventurarsi al di fuori.

Indosso velocemente l’uniforme e mi lego il grembiule in vita.

Faccio appena in tempo ad uscire dallo spogliatoio che un cliente richiama la mia attenzione.

Mi muovo velocemente tra i tavoli, servendo un cliente e poi l’altro.

Non riesco a trovare un attimo di respiro.

Raggiungo poi il bancone, per cominciare a lavare qualche stoviglia

“Ehi ciao, mi daresti una birra?” un enorme ragazzo dai capelli neri si avvicina al bancone, scrutandomi.

È molto alto, le spalle sono larghe e le braccia incredibilmente gonfie.

Ha un bel sorriso dipinto sul viso, il sorriso di chi sa che farà colpo.

Effettivamente è un bel ragazzo.

Sento le guance bruciarmi.

“Sì certo” annuisco davanti all’imponente figura.

Raggiungo il frigo e prendo una bottiglia di birra, e la sporgo al ragazzo

“Grazie” mi sorride “Non ti ho mai vista qui, eppure vengo spesso” si appoggia il bancone, portandosi la bottiglia alla bocca.

Continuo a fare quello che stavo facendo prima del suo arrivo, non guardandolo negli occhi

“Sì non sono una dipendente fissa” rido nervosamente “Vengo a dare una mano una volta ogni tanto” gli sorrido

“Allora sono capitato nella giornata giusta” mi sorride, guardandomi con lo sguardo di chi sa che se vuole, è grado di portarsi a letto chiunque.

Lo vedo proprio scritto sul suo viso quale sia la sua intenzione, ma tanto non mi interessa.

Sì, è un bel ragazzo, ma non mi interessa.

Mi sto frequentando con Regan e sono più che felice della svolta inaspettata che ha preso la mia vita.

“Sì può darsi” gli sorrido ridendo.

Lui continua ad osservarmi bevendo la sua birra.

Un gruppo di ragazzi fuori dal locale urla qualcosa, ma lui semplicemente si volta quasi a zittirli.

Rimane seduto al bancone, fissandomi.

Il suo sguardo mi mette a disagio, ma cerco di non pensarci.

Mi concentro sulla pila di bicchieri e tazzine da lavare, cercando di dimenticare il suo sguardo su di me.

 

 

Pov. Regan

La giornata di ufficio è stata particolarmente noiosa.

Sempre le solite cose da fare. Riunioni, incontri, e solite scartoffie.

Amo la mia società, è letteralmente tutta la mia vita, ma alle volte ho semplicemente voglia - e bisogno - di staccare la testa.

E vorrei stare con lei.

Mi ha detto che sarebbe andata al locale oggi, ad aiutare quella sua sorellastra dai comportamenti un po' ambigui.

Certo, ora si sta frequentando con quella sua dipendente, quindi sono tranquilla.

I suoi comportamenti non mi sono mai piaciuti, è sempre stata molto.. Intima con lei, il che mi infastidiva.

Guardo fuori dalla finestra del mio ufficio: la giornata è soleggiata, il sole illumina le strade della città con timidi raggi.

Inspiro profondamente.

È circa metà pomeriggio.

Guardo la mia agenda: per oggi non ho altri impegni, dunque cosa mi trattiene qui?

"Dove stai andando?" Joshua entra nel mio studio, una cartellina in mano

"Ho delle cose da fare" taglio corto "E poi, tu sei il dipendente ed il capo. Ricordatelo" alzo gli occhi al cielo

"Peccato che il capo ultimamente sia impegnato a rovinarsi la vita piuttosto che portare avanti la baracca"

Mi volto semplicemente verso di lui, mostrandogli il dito medio.

"Ti lascio qui questi documenti. Ti ricordo che c'è la relazione del progetto di Traverdale da rivedere"

"D'accordo capo, lasciala sulla scrivania, domani la guarderò" lo saluto con una mano e lascio l'ufficio.

So bene dove sto andando.

Raggiungo la mia auto e lascio il garage.

In giro c'è un traffico incredibile per essere solo metà pomeriggio, e per raggiungere il locale di Danissa ci impiego più del previsto.

C'è un sacco di gente, più di quanto mi aspettassi.

Un gruppo di ragazzi sta rumorosamente fumando poco distante dall'entrata del locale.

Mi faccio spazio tra di loro, ed entro.

Sarah è lì, bella come sempre, intenta a lavare dei bicchieri.

Davanti al bancone è seduto un enorme ragazzo, che sorseggia una birra.

Tenta un orribile approccio con Sarah, che risponde.

"È possibile avere un caffè corretto?" mi avvicino al bancone, sedendosi accanto al ragazzo.

Nemmeno si volta a guardarmi, talmente è occupato ad osservare Sarah.

Lei non appena mi vede, le si illumina il viso.

"Regan ciao" mi sorride "Certo, te lo faccio subito" annuisce allontanandosi da noi.

Armeggia con la macchina del caffè, mentre il ragazzo accanto a me continua ad osservarla.

Perché sento la mia pelle bruciare?

"Eccolo" mi sorride Sarah, posandomi la tazzina davanti.

Non la ringrazio nemmeno, sorseggio il caffè, in attesa che questa testa di cazzo si levi dalle palle.

"A che ora stacchi?" le chiede il ragazzo

Un lampo di paura le attraversa il viso

"Io.." balbetta lei

"Utilizzi sempre questo metodo per abbordare le ragazze?" mi volto verso di lui.

Sarah sgrana gli occhi, il ragazzo si volta confuso verso di me

"Come scusa?" mi chiede, guardandomi

"Regan" Sarah scuote la testa

"No mi chiedevo se usassi sempre questo metodo per portarti a letto le ragazze. Il sorriso da angioletto sul viso, pessime frasi. Cose così" mi porto la tazzina con l'ultimo sorso di caffè

"E tu chi cazzo sei?" ringhia

"Ti chiedo scusa per il suo comportamento. La birra te lo offro io" gli sorride Sarah "comunque sono impegnata, mi dispiace"

"È un gran peccato che tu sia impegnata. Ti lascio il mio profilo instagram. Sai, nel caso con l'altro non andasse bene" le passa un tovagliolino

"Coglione" ringhio a denti stretti

"Ti ringrazio, ma per ora la cosa è seria" sorride soddisfatta "Ti auguro una buona giornata" lo saluta per poi allontanarsi.

Lui le dedica un ultimo sguardo, poi lascia il locale.

"Coglione" sbuffo stracciando il tovagliolino

"Regan che diavolo ti è preso?" Sarah si posiziona davanti a me, ringhiando

"Ho solo posto una domanda" alzo le spalle

"È stato scortese. E poi lui è un cliente"

"Può essere anche il Papa, non giustifica il suo comportamento" scuoto la testa

"Regan, non sarai mica.. gelosa?" si morde un labbro, sorridendo

"Gelosa? Io?" scoppio a ridere "Credi davvero che io possa essere gelosa? Di quel gorilla tra l'altro"

"Sì credo di sì, altrimenti non avresti stracciato il tovagliolino" indica la poltiglia bianca davanti a me

"Ti ricordo che ci siamo date l'esclusività" ringhio

"Lo ricordo bene Regan" mi guarda sorridendo.

La sua attenzione viene attirata da un cliente.

Prende la mia tazzina e la mette nel lavandino.

Poi raggiunge il cliente.

"Regan! Che piacere vederti qui!" esclama Danissa

La saluto, nella vana speranza che non cominci a parlarmi.

Con mia gran delusione, Danissa attacca con il suo eterno monologo impacciato ed emozionato, ma fatico ad ascoltarla.

È forse questa la gelosia? Quella bruciante sensazione sulla pelle?

Quella voglia di appendere quella testa di cazzo al muro? Di spaccargli la faccia contro questo bancone?

Sì allora penso proprio di essere gelosa di lei.

Il modo in cui lui la guardava mi faceva bruciare la pelle e lo stomaco.

Aveva il desiderio di lei dipinto sul volto.

Tremo al solo pensiero.

Dannazione, sto provando così tante cose in così poco tempo che davvero fatico a stare dietro a tutto.

Faccio fatica ad elaborare nel modo corretto quello che sto provando.

Rispondo distrattamente alle domande di Danissa poi Sarah torna nuovamente al bancone.

"A che ora stacchi?" la prendo in giro, scimmiottando il grosso ragazzo di prima.

Lei mi guarda solamente poi scoppia a ridere.

Sorrido. 

 

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Capitolo 54
*** Capitolo Cinquantaquattro ***


Pov. Sarah

Siamo sedute sul divano, nella stanza del Residente Hill Hotel.

Dopo il lunghissimo pomeriggio al locale Regan mi ha portata qui, ed io non ho opposto resistenza.

Avevo voglia di stare un po' con lei.

Non abbiamo avuto modo di parlare di quanto successo con il ragazzo, se non quel breve scambio di battute.

Ho sentito una strana stretta allo stomaco non appena Regan si è mostrata.. gelosa.

Mi ha fatto piacere, quasi a testimoniare che anche lei sia.. umana.

Sta silenziosamente leggendo un libro, rimanendo comunque vigile sui miei spostamenti

"Allora.. vogliamo parlare di oggi?" mi volto a guardarla.

Lei inizialmente alza lo sguardo, guardando davanti a sé, poi chiude il libro.

"Di cosa vorresti parlare?" alza un sopracciglio

"Lo sai" sorrido

"Non credo ci sia nulla da dire, o sbaglio?" sbuffa

"Ammetti che la tua è stata una scenata di gelosia!" esclamo "Una scenata di gelosia alla Regan" mi mordo il labbro.

Se ripenso a Jess, la reazione sarebbe stata ben diversa.

Lei sarebbe uscita fuori di testa, probabilmente avrebbe piazzato un pungo in pieno viso a quel ragazzone senza pensare alle conseguenze.

Regan invece, è così contenuta. So che sono diversi motivi per cui non farebbe mai una cosa simile.

"Sarah, io non devo essere gelosa di nessuno" scuote la testa "Sono Regan McFinin, ti pare che possa essere gelosa di quel ragazzo?" alza gli occhi al cielo

"La gelosia, è una cosa positiva se mostrata nel modo corretto" la guardo "Vuol dire che ci tieni davvero. Non è per forza segno di debolezza o insicurezza, è semplicemente paura di perdere una persona importante"

"Vuoi davvero psicanalizzarmi Sarah?" sbuffa

"Assolutamente no, io in terapia al massimo ci vado come paziente, non come terapeuta" rido "Vorrei solo che tu ammettessi che quella era una vera e propria scenata di gelosia" mi mordo il labbro.

Lei si alza dalla sua posizione, mettendosi sopra di me.

Sono costretta a sdraiarmi sul divano

"Mettiamo in chiaro le cose. Io non temo nessuno, ma se una cosa è mia non amo che venga sedotta" ringhia al mio orecchio.

Un brivido mi percorre la schiena, il mio respiro si fa pesante.

"Okay" sussurro.

Lei mi posa un rapido bacio sul collo, respira pesantemente contro di me per qualche secondo, poi torna seduta.

Prende nuovamente il libro in mano e, come se nulla fosse successo, torna a leggere.

Io, invece, rimango frastornata dalla sua vicinanza e dal suo bacio.

Sono giorni ormai che non mi sfiora più, averla così vicino manda i miei ormoni in fuori controllo.

Mi sfioro il collo, dove poco prima ha lasciato un rapido bacio.

Quanto mi manca la sua bocca su di me..

Mi allontano da lei, prima di cedere ai miei bisogni ed alle mie voglie.

Voglio davvero fare le cose con calma, anche se può sembrare assurdo visto il nostro passato, ma ci tengo.

Lei è la prima persona dopo Jess con cui desidero condividere la mia vita, voglio costruire la nostra storia passo dopo passo, anche se questo vuol dire farne dieci indietro.

Un po' invidio la sicurezza di Regan, vorrei avere la sua stessa forza e la sua stessa autostima.

So che in fondo le avances di quel ragazzo l'hanno turbata, so che la sua reazione è il riflesso della paura che ha di.. perdermi.

Fa strano pensarlo, eppure so che è così.

La guardo leggere e sorrido, ancora incredula per la svolta che hanno preso le cose tra di noi.

 

Le lezioni sono terminate più tardi del previsto togliendomi del tempo alla pausa pranzo.

Riesco giusto a mangiare un panino mentre raggiungo il teatro.

Quando arrivo, gran parte dei miei compagni di avventura si è già sistemata.

Telma sta parlando con Trevor e Bryan, mentre Debbie e Veronica si stanno preparando non molto lontano da loro.

Continuiamo a lavorare insieme, nel gruppo si è creata una bella atmosfera

"Ciao ragazzi" li saluto una volta raggiunto il palco.

"Ciao Sarah!" esclama Telma "Tutto bene?"

"Sì grazie, e voi? Che stavate facendo?" mi sporgo curiosa verso la grossa sagoma in legno posizionata in mezzo a loro.

Telma mi spiega entusiasta il lavoro, mentre gli altri si armano di pennelli e pittura.

Raggiungo anche io gli strumenti da lavoro e prendo un pennello.

Intravedo Matisse dietro le quinte.

Alzo una mano per salutarla, lei ricambia il saluto dedicandomi un triste sorriso.

Mi si stringe lo stomaco.

Raggiungo velocemente gli altri, per evitare che i sensi di colpa mi divorino.

Cominciamo a lavorare tutti insieme, mentre parliamo del più e del meno.

Debbie ci chiede consiglio per un outfit da primo appuntamento, mentre Telma ci racconta della festa a sorpresa organizzata per sua mamma.

Li ascolto curiosa, mentre il tempo passa veloce

"Che ne dite di uscire a bere qualcosa insieme stasera?" propone Bryan

"Ottima idea!" esclama Telma, battendo le mani

"Sono d'accordo" annuisco.

Allora Trevor ci propone un pub nella periferia di Statute. È un posto tranquillo, dove si beve bene soprattutto se in compagnia.

Ci accordiamo per l'ora, poi continuiamo a dipingere.

Debbie viene chiamata poi da costumisti ed al suo posto ci raggiunge un'altra ragazza.

È molto timida, dunque non parla molto.

Ascolto divertita gli altri parlare, mentre continuo a dipingere la sagoma davanti a noi.

Chissà cosa penserà Regan di questa uscita. Ne sarà felice? O si infastidirà?

Non riesco ancora ad inquadrarla, quindi mi viene difficile capire quali possano essere le sue reazioni.

Non appena uscirò da qui le racconterò tutto e sono quasi in fibrillazione nel vedere la sua reazione.

 

 

Pov. Regan

La giornata in ufficio è stata pesante.

Ho avuto tre riunioni, di cui una è stata decisamente più lunga di quanto mi aspettassi.

Abbiamo in ballo molti progetti, altri faticano ad andare avanti.

Riuscire a conciliare tutto sta diventando piuttosto impegnativo.

Inoltre, ho perso circa un paio d'ore a leggere quella dannata relazione sul progetto di Traverdale, ed ora ho la testa che mi scoppia.

Sarah mi ha detto che sarebbe uscita questa sera, e va bene così.

Uscirà con quegli amici di teatro, ma sono tranquilla.

Gli anni di terapia - ma soprattutto preservare la mia reputazione - frenano qualsiasi impulso.

Essere a capo di una grande società cambia completamente la tua vita.

Soprattutto se la società è conosciuta a livello mondiale.

Purtroppo non posso più permettermi risse ed altre cazzate del genere.

Per questo ho imparato a colpire con le parole.

Dieci anni fa probabilmente avrei spaccato la testa al ragazzo del bar.

Ma ora, forse anche per via dell'età un po' più matura, preferisco utilizzare le parole, perché so che possono ferire molto di più di quanto possa fare un pugno.

L'ultima rissa risale circa a sei anni fa.

L'azienda era in continua espansione, io ero ancora una testa calda.

Una sera andai in un bar e bevvi un bicchiere di troppo.

Nacque una discussione con un ragazzo, non ne ricordo nemmeno il motivo, talmente ero annebbiata dall'alcool. La discussione finì semplicemente in una rissa, i miei pugni chiusi a lacerargli il viso.

I commenti che derivarono da quell'episodio furono tremendi, ho davvero temuto di aver mandato tutto a puttane.

I clienti che incontrai i giorni successivi mi guardavano con un'aria diversa, osservavano le mani distrutte dai colpi, il viso tumefatto.

Mi sentii di nuovo sbagliata, riuscivo a percepire i loro pensieri. Mi reputavano una ragazzina che giocava a far la grande.

Fu così che decisi di tirarmi fuori da tutta quella merda.

Da quel giorno diminuì l'alcool fino a farlo sparire completamente. O quasi.

Finì anche con le droghe, di qualsiasi genere.

Dovevo far sì che la mia azienda decollasse e non affondasse.

Fu difficile, lo ammetto, ma con il senno di poi sono felice di aver fatto tutto quello che ho fatto.

Ad oggi, tutta la dura fatica ha ancora degli effetti su di me.

Tendo ad essere una persona molto razionale.

Quando mi ha detto che stasera sarebbe uscita non mi sono incazzata.

D'altronde è libera di fare quello che vuole, purché lo faccia portandomi rispetto.

E poi, i miei investigatori la tengono sempre d'occhio. Mi rendo conto che moralmente ed eticamente potrebbe essere sbagliato, ma ho bisogno di sapere che i rischi che sto correndo siano validi.

E poi sono un po' maniaca del controllo, lo ammetto.

La giornata è stata lunga, questa sera avrei solo voluto stare con lei in una stanza d'hotel e stare semplicemente insieme.

Ho già un'idea per questo weekend. Sarà il weekend di San Valentino, voglio farle una sorpresa.

21.19 | Tieniti libera per questo weekend. Voglio farti vedere un posto | le scrivo, anche se probabilmente sarà già uscita

21.22 | Dove vuoi portarmi? |

21.30 | Sorpresa |

Non ricevo più risposta.

Decido di farmi una doccia, così da potermi rilassare.

Otis gira per casa scodinzolando. Sta aspettando che io mi sieda sul divano, per potersi coricare accanto a me.

Mi prendo il mio tempo per lavarmi, voglio farmi scivolare di dosso ogni problema affrontato questa mattina.

Dopo circa un'ora, raggiungo il salotto.

Otis è seduto accanto al divano. Lo sguardo è sorridente, la coda sbatte violentemente contro il tavolino di vetro, producendo un rumore sordo

"Vieni qui piccolo" apro le braccia e non mi da nemmeno il tempo di finire la frase che mi salta addosso.

Si dimena davanti a me, felice.

Raggiungo il divano, e lui si siede accanto a me, posando la grossa testa sulle mie gambe.

Gli accarezzo dolcemente la testa, lui si gode le mie carezze

"Venerdì ti porto a fare una bella toelettatura, sabato conoscerai una persona importante" prendo il muso tra le due mani, baciandogli la testa.

Lui mi guarda ancora più contento, quasi avesse compreso le mie parole

"Lo so Otis, piacerà molto anche a te" sorrido, continuando ad accarezzargli la testa.

 

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Capitolo 55
*** Capitolo Cinquantacinque ***


Pov. Sarah

La serata con i ragazzi è stata divertente.

Siamo andati in un piccolo pub lontano dal centro di Statute.

Noi ragazze l'abbiamo raggiunto insieme in auto, mentre Bryan e Trevor ci hanno raggiunte con una bellissima vespa nera.

Abbiamo bevuto un drink, poi abbiamo fatto un giro nei dintorni.

Trevor ci ha portato in un punto panoramico della città, che non avevo mai avuto modo di vedere.

Si affaccia direttamente sulle colline intorno a Statute.

Mi è sembrato anche di intravedere il Resident Hill. Ho sorriso, ripensando a quanti ricordi sono racchiusi in quelle quattro mura.

Ho scoperto quanto piacevole sia la compagnia di quei ragazzi che, forse a causa dell'alcool, hanno avuto il coraggio di confidarsi.

Debbie ci ha raccontato del suo passato difficile, dei disturbi alimentari che hanno tormentato la sua adolescenza, Veronica invece ha confessato la sua attrazione per Bryan che ha ricambiato.

Dunque abbiamo anche festeggiato.

Sono curiosa di sapere se la notte, oltre ad aver fatto passare la sbornia, ha portato anche consiglio.

Sono sicura che anche da sobri Bryan e Veronica saranno desiderosi di conoscersi.

Erano così belli ieri sera, stretti uno nelle braccia dell’altro, mentre si guardavano imbarazzati

08.56 | Buongiorno futura signora Rosson |

Scrivo a Veronica, curiosa di sapere gli ultimi aggiornamenti.

Ho scritto anche a Regan, ma ancora non mi ha risposto.

Ieri sera dopo essere tornata a casa ci siamo sentite. Mi ha chiamata, nonostante fosse tarda sera.

Le ho raccontato la serata, rassicurandola sul fatto che non fosse successo nulla di rilevante.

Sembrava tranquilla mentre ascoltava curiosa quanto avessi da dirle.

Poi mi ha raccontato la sua giornata, dei mille impegni che ha avuto.

Deduco che anche oggi la sua giornata sarà piena.

08.59 | Buongiorno Sarah | mi risponde Veronica, una faccina sorridente a fine messaggio

09.00 | Allora? Anche alla luce del sole diventerai una Rosson, oppure solo dopo due bicchieri di Martini? |

09.02 | Anche alla luce del sole! |

Sorrido bloccando il telefono.

Sono veramente felice per loro. Sono carini insieme, ed è così romantico il modo in cui si sono incontrati. Perché qui di mezzo non ci sono semplici coincidenze, no.

Alla base di tutto c'è il destino. È proprio vero, se due persone sono destinate a stare insieme, in un modo o nell'altro si troveranno.

Perché nessuno può interferire con il destino, per quanto si possano forzare le cose.

Fortunatamente siamo già a metà settimana.

Sono curiosa di sapere dove mi porterà questa volta Regan, proprio nel weekend di San Valentino.

L'ultima volta è stato terrificante, ma anche divertente.

Per quanta paura io abbia avuto, non posso nascondere che sia stato divertente cavalcare Lampo.

Questa volta invece? Cosa vorrà fare?

Farmi cavalcare un dromedario?

Sono così curiosa.

Solo il pensiero di questo weekend mi agita. La curiosità mi sta mangiando viva

10.23 | Posso avere un indizio per sabato? | scrivo a Regan

10.34 | Assolutamente no | mi risponde, concludendo con una faccina che dà un bacio.

Blocco il telefono, cercando di non pensarci.

Forse per ringraziare Regan dovrei farle un.. regalo.

Un pensiero, per dirle grazie di tutto. Per ogni cosa che ha fatto, e che sta facendo, per me.

Ho tempo di pensare a qualcosa, anche se so che sarà estremamente difficile.

Cosa si può regalare a qualcuno che può comprarsi letteralmente tutto?

 

"Che ne dite di andare in centro venerdì sera?" propone Laureen

"Okay" annuisco, attendendo la risposta degli altri.

In un attimo tutti cominciano ad annuire entusiasti per l'idea

"Io e Sophie non ci siamo. Suo fratello festeggia il compleanno" Joe posa una mano sulla spalla di Sophie, sorridendole

"D'accordo, tutti gli altri invece?" Laureen guarda gli altri in attesa di una risposta

"Sì certo" annuisce Dj "Che ne direste di conoscere.. Grace?" si gratta il retro del collo

"Era ora amico!" Pongo si butta addosso a Dj, battendogli una pacca sulla spalla

"Le cose si fanno serie allora!" esclama Mark

Noi ragazze ci guardiamo divertite, mentre i ragazzi continuano le loro assurde effusioni

"Saremo ben felici di conoscerla" sorrido a Dj, che ricambia con un sorriso sincero e finalmente.. felice

"Okay d'accordo, glielo dico subito" prende in mano il telefono e comincia a digitare sullo schermo.

I ragazzi lo prendono giocosamente in giro.

"Sarah, sei tu l'unica single del gruppo" Laureen di volta verso di me.

Beth la fulmina con lo sguardo, ma lei non sembra nemmeno notarlo

"Hai ragione " rido, a disagio "È giusto così, un single ci deve sempre essere, per non distruggere gli equilibri"

"Certo" chiude gli occhi a fessura, osservandomi.

Mi sento terribilmente a disagio, come se fossi sotto interrogatorio.

So benissimo che quanto detto da Laureen non è stato detto a caso.

Vuole conoscere a tutti i costi la verità ed io muoio dalla voglia di dirle tutto, ma sarebbe troppo rischioso.

Abbasso lo sguardo e torno a mangiare la mia insalata, cercando di sfuggire allo sguardo inquisitore di Laureen.

 

 

Pov. Regan

"Allora? Ci sarai alla cena di Louis questo weekend?" Joshua è seduto sul divano di pelle nera nel mio ufficio.

Gioca distrattamente con un fermacarte a forma di palla da baseball.

Cazzo, la cena di San Valentino di Louis, l'avevo completamente dimenticata.

Louis è semplicemente un amico di vecchia data.

È una testa di cazzo, un ragazzo nato ricco e che vive con l'eredità dei suoi genitori.

Nella vita si definisce un business man, ma in realtà la sua unica attività al momento è pubblicizzare prodotti sul suo profilo Instagram.

E gli viene pure male.

Gli voglio bene, ma non ho mai avuto una grande stima di lui come persona.

Sostanzialmente è il tipico ragazzo figlio di papà che nella vita ha sempre avuto tutto, senza nemmeno chiedere.

Se non ci fosse la sua domestica, non sarebbe nemmeno in grado di sopravvivere.

"Terra chiama Regan" Jo richiama ancora la mia attenzione

"Hum? Oh no, non vengo. Ho delle cose da fare" liquido il discorso

"E sentiamo, quali cose dovresti fare di sabato sera?" inarca il sopracciglio

"Ti ricordo che il capo qua sono io" sbuffo, alzando gli occhi al cielo

"Ora te lo sto chiedendo come amico, curioso di sapere quali commissioni potresti mai avere da fare di sabato sera, il giorno di San Valentino per giunta"

"Non sono affari tuoi" sbuffo

"Deve davvero avercela d'oro per averti trasformata nella fidanzata perfetta" scoppia a ridere, alzandosi dal divano

"Non capisco a cosa tu ti riferisca" alzo le spalle

"Certo" Jo mi sorride, avvicinandosi alla scrivania "Vorrà dire che berrò per due e mi divertirò per tre"

"Come ti pare" alzo ancora le spalle, prendo in mano i documenti del nuovo progetto del Sig. Tremble.

Stiamo concludendo le ultime pratiche burocratiche prima di procedere direttamente alla costruzione del parco.

Jo mi guarda curioso, mentre esamino gli ultimi documenti.

Un'idea si presenta nella mia mente. E se.. gliela facessi conoscere? Se facessi conoscere Sarah e Joshua?

Lui sa di noi, sa benissimo che mi sto frequentando con una.. ragazzina, sa bene la storia.

La sola ed unica cosa che cambierebbe è che questa ragazzina finalmente avrebbe un volto.

No, forse è una pessima idea.

Perché dovrei farle conoscere Joshua? Non è il caso.

Sarebbe sconveniente e fuori luogo.

Però potrei farle fare un giro dell’ufficio, con la scusa di un colloquio e poi farle conoscere Joshua.

Oddio, mi sembra tutto così assurdo. Perché sento questo assurdo desiderio di fargliela conoscere?

Forse perché così capirebbe il motivo per cui sto rischiando tanto.

Se lui la conoscesse, capirebbe tutto.

“Ti andrebbe di conoscerla?” dico tutto d'un fiato, alzando gli occhi verso di lui.

Lui comincia a tossire, completamente preso alla sprovvista dalla mia domanda

“Che cosa hai detto?!” esclama

“Hai capito bene Jo” sbuffo

“Davvero vuoi farmela conoscere?” mi guarda stupito, cercando di trattenere un sorriso

“Perché no? Almeno capiresti perché sto rischiando tanto” alzo le spalle

“Dio sì, voglio conoscere questa ragazza che ti ha stregata!” scoppiamo a ridere entrambi

 

Sarah si è addormentata accanto a me.

Siamo al Resident Hill, ormai è il nostro posto preferito.

Mi ha raccontato la sua giornata che è stata parecchio impegnativa tra interrogazioni e compiti in classe.

Siamo sdraiate a letto praticamente da quando siamo arrivate.

Abbiamo parlato un po’, poi lei si è addormentata.

Non mi sono più mossa. Le ho scattato qualche foto, le ho riguardate, l’ho guardata dormire ed uno strano senso di pace mi ha pervaso.

Non pensavo si potesse stare così bene con una persona, che una sola persona fosse in grado di trasmetterti tante emozioni insieme.

Mi sono persa molte cose negli anni.

L’amore non mi è mai interessato granché. Dopo aver visto come sono andate le cose tra i miei genitori, trovare l’amore della mia vita non è stata la mia priorità.

Eppure, stando sdraiata in questo letto insieme a lei, mi rendo conto di essermi persa una delle cose più importanti che la vita possa mai regalarci.

Forse era tutto fottutamente destinato.

Tutto era fottutamente scritto. Beth che cambia il college e finisce proprio nella camera di Sarah.

Jessica che va via, lasciando Sarah.

I nostri incontri, più o meno casuali che fossero.

Sì, forse ogni tanto ho dato una mano al destino. Più di ogni tanto, soprattutto l’ultimo periodo prima di iniziare questa cosa assurda tra di noi.

Forse il privarmi di tutto questo era destinato ad essere compensato da lei, questa piccola ragazzina che è riuscita a stregare il cuore di chi non pensava nemmeno di averlo.

“Perché mi stai fissando?” borbotta coprendosi il viso

“Ti stavo guardando dormire, è diverso. Non sono una stalker” scoppio a ridere.

Lei sorride, ancora mezza addormentata

“Chiedo scusa allora” si stiracchia

“Vuoi mangiare qualcosa?” la guardo

“Mh? Che ore sono?”

“Sono le otto” guardo l’orologio

“Sì, ho una fame tremenda” annuisce.

Le porgo il menu, in modo che possa scegliere.

In pochi minuti ordino la cena e Sarah va a farsi una doccia per riprendersi.

L’aspetto seduta sul divano.

Continuo a leggere il mio libro, nell’attesa che lei ritorni, riempiendo ogni mio momento.

Non appena ci siederemo a tavola le dirò di Joshua.

Cosa penserà? Forse penserà che sia affrettato?

Conoscere Joshua vorrebbe dire conoscere un mio amico. Forse sì, è una richiesta assurda per il punto in cui siamo ora.

Forse è ancora troppo presto?

“Cosa ti turba?” Sarah entra in stanza e nota subito il mio sguardo accigliato

“Oh nulla” scuoto la testa “Vieni qui” la tiro verso di me.

La posiziono in mezzo alle mie gambe, in modo che possa abbracciarla.

Appoggio la testa sul suo ventre, le mi accarezza dolcemente le spalle.

Rimane in silenzio, per tutto il tempo, quasi timorosa di rovinare il momento.

Mi godo le sue carezze, chiudendo gli occhi. Il suo profumo dolce mi invade le narici ed è così bello poter sentire tutto questo.

Accarezzo delicatamente le sue cosce. Mi manca così tanto sfiorare il suo corpo.

Ho voglia di lei, ho voglia di quei momenti solo nostri.

Spero che la sorpresa organizzata per lei per San Valentino l'aiuti a lasciarsi andare.

La magia viene interrotta dall’arrivo della cena.

Come al solito Sarah raggiunge la sua stanza, e torna in salotto solo quando il cameriere ha lasciato la camera

“Che profumino” sospira, annusando l’aria

Si accomoda al tavolo, portandosi subito una forchettata di pasta alla bocca

“Posso offrire io questa cena?” mi guarda

“Come scusa?” rido

“Mi sento una.. merda, paghi sempre tu” abbassa lo sguardo

“Il fatto che paghi sempre io non è un problema” le sorrido

“Per te, ma per me sì” mi guarda “Non voglio approfittarmi di te. Voglio contribuire anche io in qualcosa”

“Allora facciamo così, la prossima volta offri tu. A meno che tu non abbia duecento dollari da spendere al momento” guardo divertita il mio piatto con dentro un grosso filetto di pesce

“Beh..” annaspa

“Appunto, quindi ora goditi la cena. Ti prometto che la prossima la offri tu” le prendo la mano sopra il tavolo.

Questo gesto mi mette a disagio. Estremamente romantico ed.. intimo.

Sento lo stomaco chiudersi ed a giudicare dalla sua espressione per lei è lo stesso.

Ritraggo la mano e cominciamo a mangiare.

Lei è in silenzio, lo sguardo basso sul piatto.

Si gusta la sua porzione di pasta, senza dire nemmeno una parola.

"Che ne diresti.. di conoscere un mio amico?" la guardo, quasi timorosa della sua risposta.

Lei inizialmente sgrana gli occhi. Deglutisce a fatica, poi alza lo sguardo su di me

"Scusami?!" chiede sconvolta

"Hai capito. Vorrei presentarti Joshua. È il mio braccio destro da sempre"

"Lui sa di me?" sembra confusa

"Sì ma solo perché la tua amica Beth, si è fiondata nel mio ufficio non appena ha scoperto di noi, facendo una scenata. Joshua in quel momento era con me"

"Oh wow" abbasso lo sguardo

"Non hai risposto però. Mi devo preoccupare?" rido, anche se sento una strano nervosismo alla bocca dello stomaco

"Sì certo che voglio conoscerlo, mi fa solo strano che ci sia qualcun'altro a sapere di noi" sorride

"Ti va domani? Magari potremmo pranzare insieme"

Lei sembra pensarci un attimo, prima di rispondere

"Okay" mi guarda felice “Vorrei farti conoscere i miei amici. Sono ancora convinti che io mi frequenti con Matisse” mi guarda

“Mi dispiace che tu debba mentirgli e soprattutto che tu debba portare avanti questa assurda storia di Matisse” la guardo

“In qualche modo devo giustificare tutto questo” agita le mani davanti a noi.

Non rispondo, e mi porto una forchettata alla bocca.

Sono felice ed emozionata per domani, non vedo l'ora che Joshua la conosca e finalmente capisca il motivo dei miei comportamenti.

Perché sto rischiando tanto.

Sono sicura che capirà.

Sono sinceramente dispiaciuta per lei e per la questione dei suoi amici, vorrei che non dovesse mentire e soprattutto fingere di frequentare quella Matisse.

Questo weekend sarà anche San Valentino, vorrei fare qualcosa per festeggiare.

Perché è così che si fa quando ci si frequenta no?

Festeggiare cose tipo.. San Valentino.

Sono un po’ agitata a dire il vero.

È il primo San Valentino che passo insieme a qualcuno che non sia Otis, qualcuno di cui mi importa davvero.

Le piacerà ciò che ho organizzato per lei?

 

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Capitolo 56
*** Capitolo Cinquantasei ***


Pov. Regan

Sto aspettando Sarah all’ingresso del campus.

Joshua ci sta aspettando al ristorante. Non saprei dire come mi sento al momento.

Sono emozionata, come una ragazzina impaziente di far conoscere il fidanzatino all’amica del cuore.

Tutto ciò mi mette a disagio.

Rapportarmi con le mie emozioni mi mette a disagio. I miei genitori non mi hanno mai insegnato a farlo, ed ora mi ritrovo ad affrontare per la prima volta queste nuove sensazioni.

Ed è strano pensare quante emozioni io mi sia persa in tutti questi anni.

Emozioni che non immaginavo nemmeno esistessero.

Emozioni che non avrei mai immaginato di provare.

Eppure eccomi qui, a trent'anni, ad emozionarmi perché sto per far conoscere la ragazza con cui mi sto frequentando ad uno dei miei migliori amici.

Scuoto la testa

Chi lo avrebbe mai detto?

Se ripenso alla persona che ero solo due mesi fa nemmeno mi riconosco.

Ero una persona completamente diversa, distaccata dalla realtà e priva di empatia.

Mi importava solo di me stessa, di soddisfare i miei bisogni.

Ero una persona totalmente vuota.

Invece ora? Cazzo, ora provo qualcosa.

Finalmente dopo anni di apatia, provo qualcosa

“Ehi” mi saluta Sarah entrando in auto

“Ciao Sarah” le sorrido “Emozionata?”

“Mentirei se dicessi di no” unisce le mani sulle sue gambe, e guarda fisso davanti a sé

“Non devi preoccuparti di nulla piccola, gli piacerai tantissimo” le poggio una mano sulla coscia, provocando in entrambe un brivido.

Lei rimane in silenzio, guardando fuori dal finestrino.

Non dice una parola, così le lascio semplicemente i suoi spazi.

Lascio che si prenda del tempo per pensare, per elaborare le sue emozioni.

Continuo a mantenere la mano sulla sua coscia, per farle capire che per qualsiasi cosa io sono lì accanto a lei.

Per fortuna il viaggio è breve, e dopo circa una decina di minuti arriviamo a destinazione.

“Sei pronta?” mi volto verso di lei, che annuisce solamente.

Scendiamo dall’auto e sempre silenziosamente ci avviamo verso il ristorante.

Ho richiesto appositamente per l’occasione una tavolo appartato, per evitare di attirare sguardi curiosi.

Il cameriere ci fa strada, portandoci verso il nostro tavolo.

Non passiamo per la sala, ma bensì per un lungo e privato corridoio che la costeggia.

Conosco bene questo posto, sapevo che chiedendo un tavolo appartato avrebbero soddisfatto la mia richiesta.

Joshua è già seduto, guarda distrattamente il cellulare

“Regan!” esclama non appena mi vede.

Mi porge la mano per salutarmi, così ricambio il saluto

“Ciao Joshua” mi posiziono accanto a Sarah “Lei è Sarah” la indico.

Le sue guance si colorano di rosso, abbassa lo sguardo.

"Piacere Joshua” lui allunga la mano verso di lei.

“Sarah, piacere mio” sussurra

“Non sai quanto io sia felice di conoscerti Sarah!” esclama Joshua sedendosi al tavolo.

Aiuto Sarah a sedersi, avvicinandole la sedia.

Lei sembra rimanere piacevolmente sorpresa dal mio gesto.

“Ero proprio curioso di conoscere la ragazza che è riuscita a stregare Regan McFinin!” la guarda curioso

“Non cominciare Jo” rido

“Oh..” risponde solo Sarah, le guance ancora più arrossate di prima.

È adorabile

“Jo non mettere in imbarazzo le persone” scuoto la testa, allungando un menu a Sarah.

Non appena inizia a sfogliarlo, sgrana gli occhi.

Il piatto meno costoso qui costa sessanta dollari, e si tratta di un’insalata.

Sfoglia esterrefatta le pagine

“Prendi quello che vuoi, non farti problemi” le sorrido

“Regan è tutto.. iper costoso qui” i suoi occhi si muovono veloci da una parte all’altra, quasi increduli per quello che stanno leggendo

“Lo so, per questo ti ho portata qui. È uno dei migliori ristoranti di Statute e poi sono un habitué qui. Non ti preoccupare” le sorrido, appoggiandole una mano sulla sua.

Sento lo stomaco chiudersi un po’

“Io inizierei con delle Linguine al Caviale” Jo osserva il menu “Poi prenderei dell’Astice”

“Per me uguale. Prendiamo il vino, giusto?” mi volto verso di lui

“Che domande” ride

“Perfetto. Hai deciso Sarah?” mi volto verso di lei

“Ehm.. Io..” continua a guardare il menu

“Sarah” la blocco “So che stai disperatamente cercando il piatto che costa meno, ma non lo troverai. Qui nemmeno i dolci sono economici. Vuoi che scelga io per te?”

“No grazie” scuote la testa “Io.. Prenderò degli semplicissimi spaghetti alle vongole e.. qualsiasi altra cosa costosa ci sia insieme” sospira

“D’accordo” annuisco.

Il cameriere passa a prendere le ordinazioni ed in un attimo rimaniamo da soli.

Joshua comincia a parlare, raccontami le sue idee per i nuovi progetti che abbiamo in ballo.

L’ascolto interessata ed anche Sarah fa lo stesso.

In un attimo ci troviamo catapultati in una conversazione di stampo puramente lavorativo.

Ascolto le idee di Joshua, esponendogli le mie.

Nel frattempo un altro cameriere ci porta un piatto degustazioni con diversi assaggi.

Jo si fionda subito sul cibo

“Comunque non siamo qui per parlare di lavoro” interrompo la conversazione

“Hai ragione, è vero” annuisce “Allora Sarah, raccontami di te. Di cosa ti occupi nella vita?”

Alzo gli occhi al cielo, che domanda del cazzo.

“Ehm, in realtà studio al campus di Statute” abbasso lo sguardo “E nel tempo perso aiuto mia sorella con il suo locale”

“Ah ti occupi della gestione?”

Altra domanda del cazzo

“No, in realtà aiuto a servire ai tavoli o a pulire. Le cose un po’ più.. umili” sorride

“Ah sì certo” annuisce lui “E cosa studi?”

“Studio economia” annuisce

“Wow, interessante” Jo si porta una mano al mento.

Continua a tartassarla di domande e lei, seppur titubante, risponde.

So che Jo non lo fa in cattiva fede, è solo curioso di conoscerla, ma Sarah è una persona così.. insicura.

So che questa situazione la sta mettendo estremamente a disagio.

Un cameriere dai modi veloci ci porta i primi, poi torna con una bottiglia di vino.

La apre davanti a noi e lascio l’onore a Jo di annusare il tappo, per dargli l’impressione di essere ancora la figura dominante del tavolo.

Per quanto lui mi voglia bene, so in fondo che il fatto che sia io la figura dominante un po’ lo irrita, soprattutto visto che sono una donna.

Stupido ego maschile.

“Okay Jo, lasciale un attimo di respiro” intervengo interrompendo la conversazione

“Perché? Stiamo solo parlando. È molto piacevole parlare con lei” le sorride

“La stai tartassando, il che è diverso” appoggio una mano su quella di Sarah che sotto il mio tocco sembra rilassarsi.

Lui sbuffa ed inizia a mangiare il piatto che ha davanti.

Sarah si ammutolisce, e comincia a mangiare.

Il resto del pranzo scorre serenamente, tra un imbarazzo e l’altro.

Sarah dopo un po’ sembra rilassarsi. Senza le continue domande di Joshua sembra decisamente più tranquilla.

Ride e scherza insieme a noi, sembra davvero serena.

A fine pranzo un cameriere ci porge il conto.

Inserisco dentro la custodia i soldi

“Il resto tenetelo, è la vostra mancia” sorrido.

Il cameriere si piega leggermente in avanti, ringraziandomi

“La solita benefattrice” mi deride Jo

“Fottiti” scoppiamo a ridere.

Salutiamo Jo all’interno del locale e ci avviamo verso l’uscita secondaria per raggiungere l’auto.

Lei rimane in silenzio, ma ha cambiato completamente espressione rispetto al viaggio di andata.

L’espressione corrucciata è stata sostituita da un'espressione più serena.

“Certo che Jo è.. proprio un personaggio” ride non appena ci sediamo in auto

“Lo so” annuisco “Lui è così spontaneo e prima donna” rido anche io

“È simpatico”

“Sono contenta che ti sia trovata bene. Mi spiace solo per l’interrogatorio, non si rende conto quando è il momento di smettere” scuoto la testa

“Non è un problema” mi sorride “Ora va meglio” sospira

“Ora che sai che il pranzo è andato benissimo sei più tranquilla?” mi volto a guardarla.

Lei annuisce semplicemente appoggiando la testa al sedile.

Rimane in silenzio per tutto il tempo, quasi ho paura di parlarle.

Così rimango in silenzio anche io, con la consapevolezza che qualcosa in me sta cambiando.

 

Quando raggiungo il mio ufficio, Joshua è seduto sul divano.

Sta facendo qualcosa sul suo grosso telefono

“Ma tu non dovresti lavorare? Se non erro ti pago per questo” sbuffo raggiungendo la scrivania

“Hai fatto una bella scelta” non alza nemmeno gli occhi dal cellulare

“Hum?” mi volto verso di lui

“Sarah” preme violentemente sullo schermo

“Oh, grazie” sento le guance colorarsi un po “Lo so, è una ragazza fantastica” sorrido

“È anche intelligente” aggiunge “Ha già fatto lo stage previsto dal campus?”

“Non credo” scuoto la testa

“Che ne diresti di farla venire a lavorare qui? Potrebbe imparare davvero tanto. Il nostro reparto contabilità è davvero enorme”

Mi blocco. Potrebbe essere una buona idea. Sarah è intelligente, è una ragazza sveglia, potrebbe imparare tanto qui.

Poi lo stage è un percorso obbligatorio, lavorare per un’azienda come la mia farà salire di livello il suo curriculum rispetto a tutti gli altri

“È un’idea.. geniale Jo!” esclamo “Sì sono d’accordo, potrebbe davvero imparare tanto da noi, poi è così intelligente”

“Proponiglielo, anche se già so che non accetterà. È una brava ragazza Regan, non fartela scappare” finalmente alza lo sguardo dal cellulare e mi guarda.

Non ho alcuna intenzione di farmela scappare.

Più passano i giorni, più la sento entrarmi dentro. Giorno dopo giorno sta diventando una presenza fissa nella mia vita, un tassello essenziale senza il quale non posso più stare.

Non ho alcuna intenzione di lasciar andar via, lotterò fino in fondo affinché lei rimanga nella mia vita.

 

 

Pov. Sarah

Dopo il pranzo con Regan e Joshua ero decisamente più rilassata.

Avevo il terrore di non piacere a.. Joshua.

Oppure che lui si facesse un’idea sbagliata di me.

Quando in ballo c’è tanto da perdere, la gente si mette subito sulla difensiva.

Regan è una delle donne più potenti al mondo, ha un patrimonio miliardario, dunque è facile pensare che io stia con lei solo per i suoi.. soldi.

Ma in realtà non mi interessa il suo conto in banca.

Di lei mi piace il suo modo di fare, la sua sicurezza, il suo fare arrogante che riesce ad accantonare quando siamo solo io e lei.

Nel corso del tempo il suo modo di porsi con me è cambiato, è diventata incredibilmente.. dolce.

Era ciò di cui avevo bisogno.

Regan stessa mi ha confermato che il pranzo con Joshua sia andato alla grande, e non potrei essere più felice di così

“Credimi Sarah quando ti dico che non ho mai visto mia sorella così” mi ha detto Beth una volta terminato il mio racconto

“Cosa vuoi dire?” mi sono voltata verso di lei

“Non l’ho mai vista così felice. Non l'ho mai vista comportarsi in questo modo con nessuna ragazza che si sia mai portata a letto, sembra impazzita” sorride

“Dio Beth..” ho sospirato “Ho paura”

“Di cosa?” si è seduta sul letto, lo sguardo fisso su di me

“È tutto troppo perfetto, temo che stia per succedere qualcosa” mi sono presa la testa fra le mani.

Ed in effetti avevo ragione ad aver paura.

 

Il venerdì sera è arrivato.

Siamo tutti in fibrillazione per la serata. Finalmente conosceremo Grace, la fidanzata di Dj.

Non vedo l’ora.

Ho raccontato a Regan di stasera. Non si è espressa molto, a parte le solite raccomandazioni di rito.

Non mi ha detto molto riguardo ai suoi piani per domani, sono curiosa di sapere che cos’abbia organizzato.

Soprattutto contando che domani sarà San Valentino.

Sono così agitata al pensiero di passare San Valentino con.. qualcuno.

Soprattutto se questo qualcuno è Regan McFinin. Che piani avrà per domani?

E cosa più importante, come sarà passare una festa così.. romantica con una persona che non sia Jess?

Ho quasi paura a scoprirlo.

Scuoto la testa.

Mi preparo velocemente, infilandomi un maglione rosa antico ed i miei jeans neri preferiti.

Ma allaccio le scarpe e dopo aver dato l’ultima sistemata al trucco raggiungo i ragazzi che mi stanno aspettando fuori.

Non appena apro la porta, un familiare odore mi invade le narici.

Lo conosco bene quel profumo.

Nel corridoio la figura vestita di nero sta camminando verso camera di Luna ma non appena sente un movimento dietro di lei si volta.

Mi dedica una rapida occhiata poi tira dritto.

Mi si chiude lo stomaco. Sì quel profumo.. è quello di Jess.

Mi sembra passata una vita dall’ultima volta che l’ho sentito.

Inspiro profondamente. Un’ondata di ricordi di travolge, quasi fatico a reggermi in piedi.

Che quella figura vestita di nero sia lei? Ma com’è possibile?

Mi volto per seguirla ma una voce richiama la mia attenzione

“Sarah!” Laureen mi sta chiamando “Che diavolo stai facendo?! Stiamo aspettando te” esclama scocciata.

Mi volto per guardarla e quando mi volto di nuovo verso la figura scura, lei non c’è più.

Scuoto la testa.

No no può essere, non può essere lei. Perché dovrebbe andare in giro nascondendosi come un ladro? E poi, se fosse qui mi avrebbe avvertita.. giusto?

“Sarah, tutto a posto?” Laureen si avvicina a me, cautamente

“Hum? Sì scusami, mi sono.. incantata. Andiamo?” la trascino via, voltandomi ancora una volta indietro.

Della misteriosa figura nemmeno l’ombra.

Sospiro.

Non appena lasciamo il dormitorio una brezza fredda ci scolpisce il viso.

Ormai il freddo non è più pungente come qualche settimana fa, ma è una presenza ancora ingombrante.

I ragazzi sono tutti radunati nel parcheggio, in attesa del nostro arrivo.

Dj invece ci aspetta direttamente in centro insieme a Grace.

Tra di noi partono le scommesse.

“Secondo me Grace sarà la copia di Sarah” interviene Pongo

Laureen gli tira uno schiaffo sul braccio

“Dio spero di no” scoppio a ridere

“Sì anche io lo penso” interviene MaryJ, divertita

“No ragazzi dai, non è possibile” dice Beth “Sarà l’esatto opposto di Sarah. Per me sarà alta e bionda”

“No fidati, sarà bassina dai fisico mingherlino. Proprio come Sarah”

“Ragazzi vi prego” rido “Possiamo semplicemente andare e basta?” rispondo imbarazzata

Li sento ancora scommettere mentre ci avviciniamo alle auto.

Sono tutti parecchio su di giri, l’adrenalina della vittoria che gli scorre nelle vene.

Scuoto la testa divertita.

Io credo invece che lui l’abbia scelta indipendentemente dalla sua somiglianza a me.

Mi sembra assurdo anche solo pensarlo.

Dj è stato male per me per molto tempo, me ne rendo conto, proprio per questo motivo il loro ragionamento non sta in piedi.

Salgo sulla lussuosa Tesla di Beth, il grosso tablet incastrato nel cruscotto illumina l’abitacolo

“Odio questo coso e tutta la luce che fa” si lamente MaryJ, toccando il grosso schermo

“Non fare casini” la bacchetta Beth “Lascia che faccia io” in pochi secondi diminuisce la luminosità dello schermo.

MaryJ prende il controllo della musica, aprendo spotify sul tablet.

Cantiamo divertite, intrattenendo Beth che ci ascolta con il sorriso sul volto.

Il viaggio è tranquillo e mi ha aiutato a dimenticare quella strana figura nera che si aggira per i corridoi del campus.

Dimenticare quel profumo così intenso..

Jess usava una marca di profumo molto nota, ed anche molto comune, dunque potrebbe essere chiunque ad averlo utilizzato.

È inutile fasciarsi la testa, pensare che possa davvero essere lei solo perché.. ho sentito il suo profumo.

Scuoto la testa.

Assurdo.

Quando arriviamo in centro, un sacco di gente popola le piccole strade di Statute.

Onde di ragazzi si muovono curiose tra la folla, bicchieri e bottiglie alla mano.

I locali pullulano di gente, nonostante il freddo di metà febbraio.

Intravedo Mark parlare al telefono, probabilmente con Dj.

Seguo allora i miei amici, che a loro volta si accodano a Mark.

Ci dirigiamo verso Strade Street tutti impazienti di conoscere Grace.

Ne approfitto per fermarmi in un piccolo negozietto per prendere un pensiero per Regan.

Cosa si può regalare ad una persona che può letteralmente permettersi tutto ciò che vuole?

Non posso fare altro che puntare sul sentimentale.

Mi ha parlato più di una volta del suo cagnolino, Otis.

Così decido di prenderle un portachiavi a forma di Amstaff, facendoci incidere Otis.

È così carino. Spero possa piacerle.

So che non è di certo un regalo può definirsi tale, ma per ora è tutto ciò che posso permettermi.

Una volta uscita raggiungo i ragazzi che mi stanno aspettando.

Davanti ad un piccolo pub, poco più avanti rispetto a noi, intravedo Dj.

“Ragazzi eccolo!” indico Dj

I miei amici si voltano verso la direzione che sto indicando, così ci incamminiamo verso di lui

“Amico!” Pongo lo saluta

“Ciao Ragazzi” Dj saluta tutti “Questa è Grace” si sposta leggermente di lato rivelando davanti a noi una piccola ragazza dai capelli rossi.

Gli occhi sono grandi e marroni, sembra palesemente in imbarazzo davanti a tutti noi.

“Lo sapevo!” sussurra MaryJ “Mi devi cinquanta dollari” allunga la mano verso Beth

“Dio Dj, non ti smentisci mai” sospira Beth, tirando fuori il portafoglio

“Dovreste vergognarvi” mi volto verso di loro “Dai, non mi assomiglia più di tanto”

“No infatti, è la tua fotocopia Sarah” risponde MaryJ “Guarda, ha il tuo stesso modo di porsi, i tuoi stessi modi. È inquietante. Sembra quasi che l’abbia plasmata lui a tua immagine e somiglianza”

“Fottiti MaryJ” la spintono giocosamente.

A turno ci presentiamo, rivelando i nostri nomi all’estranea che abbiamo davanti.

Effettivamente un po’ mi somiglia. Ha i tratti delicati, glii occhi grandi ed il viso incorniciato da lunghi capelli rossi.

Devo dire che sono un po’ a disagio

“Chi non può avere l’oro si accontenta dell’ottone” sussurra Pongo

“Amore!” Laureen gli tira uno schiaffo sul braccio.

Lui semplicemente alza le spalle.

Scuoto la testa.

Ci accomodiamo dentro il pub, in attesa di qualcuno che venga a prendere le ordinazioni.

Mi siedo accanto a Laureen.

Decido di non prendere alcool. Stasera non mi sento particolarmente in forma, la storia della.. sagoma nera mi ha destabilizzata.

So che avrei bisogno di staccare la testa, ma più di una volta mi sono resa conto che l’alcool non mi aiuta, anzi peggiora solo la situazione.

21.45 | Come procede la tua serata? | scrivo a Regan, anche se non sono molto sicura che risponderà.

È sempre molto vaga sui suoi impegni, non so bene cosa farà questa sera.

Non so se sarà con Joshua, oppure se rimarrà a casa.

Blocco il telefono, ma lo tengo davanti a me.

Tutti i miei amici ordinano un cocktail, io opto per un analcolico.

Vorrei evitare altre.. sceneggiate.

22.15 | Io ed Otis siamo annoiati sul divano. La tua invece? Sei già ubriaca? |

Sorrido

22.22 | No niente alcol stasera. Vorrei evitare di risvegliarmi in un camera d’hotel con qualche nuova pazza riccona | sorrido ripensando al nostro primo incontro.

Più di una volta ho pensato a cosa l’abbia spinta a fare quel gesto, ma non sono mai riuscita a darmi una risposta.

22.23 | Non sei affatto simpatica | conclude con un emoji a forma di dito medio.

Blocco il telefono sorridendo.

Ascolto gli altri parlare con Grace, curiosa di conoscere questa ragazza.

Ci racconta di lei e della sua vita. Si occupa di un negozio di abbigliamento nel centro di Statute, lei ne è la responsabile.

Ha voluto buttarsi subito nel mondo del lavoro, senza continuare il college per svariati motivi che però non ci ha illustrato.

22.30 | Lei non sa di noi |

Dj mi manda un messaggio. Non appena finisco di leggerlo noto il suo sguardo su di me.

Annuisco sorridendogli e lui ricambia.

Non ho intenzione di dire nulla a Grace, non mi interessa farlo.

Alle volte penso che certe omissioni siano necessarie affinché una storia funzioni.

Non sono un pericolo per loro, Dj non mi è mai interessato non comincerà ad interessarmi proprio ora.

Quindi per quale motivo rivelarle la verità? Per farla star male? Per farla vivere con l’ansia ogni volta che usciamo insieme?

No, non è giusto.

Poi come si dice, tra moglie e marito non mettere dito. Non ho intenzione di invischiarmi in problemi più grossi di me.

È giusto che Dj affronti la cosa nel modo che preferisce e che ritiene più giusto.

 

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Capitolo 57
*** Capitolo Cinquantasette ***


Pov. Sarah

Regan passerà a prendermi a minuti.

Non mi ha detto dove andremo, ma mi ha detto di non preoccuparmi che non sarà nulla di impegnativo.

Tipo nessun cavalcata a cavallo.

Sorrido

"Quindi per tutto il weekend non ti vedremo?" Beth mi osserva mentre mi preparo

"A quanto pare" sorrido

"Cos'hai detto agli altri?"

"Gli ho detto che sarei tornata a casa dalla mia famiglia" abbasso lo sguardo "Sai, essere l'unica amica single in un gruppo di fidanzati.." rido divertita

"Passerai San Valentino con mia sorella" sospira "Ancora non posso crederci" mi sorride

"Già, nemmeno io. L'avresti mai detto? Che avrei passato San Valentino con qualcuno?" la guardo

"Ci speravo più che altro" mi sorride.

Infilo nello zaino un cambio per domani.

Sì, ho ceduto a passare la notte insieme a Regan, ma sarà solo quello.

Dormiremo insieme, ma nulla di più.

09.30 | Sono qui fuori | è Regan a scrivermi

"Okay d'accordo, io vado" prendo lo zaino "Beth, posso farti una domanda?" mi blocco davanti alla porta

"Hum?" lei mi guarda curiosa

"Ti è mai capitato di vedere.. Una persona vestita di scuro camminare per il campus?"

"Una persona vestita di scuro?" Inizialmente sgrana gli occhi, poi ci pensa bene" Sì effettivamente sì. Un paio di volte ho visto una figura con il viso coperto dal cappuccio della felpa camminare per i corridoi dei dormitori. Perché? Ti ha fatto qualcosa?"

"No assolutamente" Scuoto la testa "Penso.. Penso semplicemente sia Jess"

"Che cosa?!" esclama stupita

"So che è assurdo.. Ma ieri quando sono uscita per raggiungervi nel corridoio c'era il suo profumo. L'unica persona lì in quel momento era quella strana figura. Sono sicura stesse andando verso camera di Luna, ma non appena mi ha vista ha tirato dritto. Poi è sparita" scuoto la testa

"Sarah.." inizia Beth

"Lo so, è assurdo. Jess ha sempre usato profumi molto comuni, quindi non è una teoria valida per avvalorare la mia tesi, eppure l'ho incontrata più di una volta e tutte le volte uno strano brivido mi ha percorso la schiena. Non ti so spiegare Beth"

"Cercherò di capire, d'accordo? Ora tu goditi il weekend" mi si avvicina, poggiandomi una mano sulla guancia

"Va bene, grazie Beth" l'abbraccio.

Lascio la mia stanza, una strana sensazione mi assale.

Si dice che il sesto senso non sbagli mai, ed io me lo sento. Certe cose si sentono e basta.

Mi volto verso camera di Luna, ma la porta è chiusa.

Sospiro, meglio lasciar perdere.

Forse tutto ciò è assurdo, è solo frutto della mia immaginazione.

Scuoto la testa

"Dio, ce l'hai fatta" sbuffa Regan

"Scusami, stavo.. Parlando con Beth"

"Ci vivi insieme, non ti basta?" le tiro un schiaffo sul braccio

"Smettila" scuoto la testa.

Allaccio la cintura e partiamo.

Regan rimane in silenzio, forse infastidita dal mio ritardo.

Mi sento un po' in colpa. Pensare a Jess, ed essere ora qui con Regan.

"Mi dici dove andiamo?" mi volto a guardarla, sperando che questa orribile sensazione passi

"Ti porto a casa mia" sorride

"Come scusa?" chiedo sconvolta

"Sì, voglio farti vedere la mia umile dimora" sorride soddisfatta "E puoi star tranquilla. Anche questa volta non ci saranno i miei genitori" ride.

Rimango in silenzio, un po' emozionata.

Mi sento un po' come quelle ragazzine che per la prima volta vanno a casa del fidanzatino, ben consapevoli di quello che succederà.

E anche se io e lei siamo già andate oltre, mi sento comunque emozionata a riguardo.

Attendo con ansia di arrivare a casa sua. Come sarà?

La immagino come un enorme castello, con tanto di torre d'avorio. Tante stanze, un'enorme piscina al coperto e una vasca idromassaggio nella camera da letto.

Attendo trepidante di arrivare.

Il viaggio è piuttosto lungo. Ci allontaniamo da Statute per raggiungere le colline che la circondano.

Ci lasciamo alle spalle la frenesia della città, sostituita dalla quiete delle verdi campagne intorno a noi.

Tutto intorno a noi si trasforma, il grigio degli edifici viene sostituito dai colori della natura che timidamente sta ricominciando a fiorire dopo il gelido inverno.

Saliamo per diversi minuti, i suoni intorni a me si ovattano.

Poco dopo, Regan si ferma davanti ad un grosso cancello. Appoggia un dito su un sensore, e l'imponente cancello si apre.

In lontananza sento un cane abbaiare.

La ghiaia scricchiola sotto le ruote della macchina. Davanti a noi si estende un lungo vialetto ghiaioso, costeggiato da piccoli frutteti, che termina proprio davanti alla casa.

Rimango senza parole.

La casa è molto più grande di quanto immaginassi, quello che mi si presenta davanti va oltre qualsiasi cosa potessi mai immaginare.

Regan si ferma davanti a quello che sembrerebbe l'ingresso di un garage, ma c'è talmente tanto lusso che non conosco che ho paura a chiedermi cosa possa esserci dietro quel portellone.

"È bellissimo qui" sussurro, guardandomi intorno.

La proprietà si sviluppa in lunghezza e su due piani.

La struttura è estremamente moderna, probabilmente studiata e creata appositamente per lei.

Grandi finestre riflettono il sole, impedendo di vedere l'interno della casa.

Il bianco si unisce al grigio delle finestre, creando armonie eleganti e sofisticate.

Regan mi guarda sorridendo.

Preme il bottone di un telecomandino attaccato al mazzo di chiavi ed il grosso portellone si apre.

Comincia ad alzarsi, fino a sparire completamente.

Scendo dall'auto e mi avvicino all'ingresso. Mi ritrovo catapultata in un posto che non credevo nemmeno possibile.

Un'enorme piattaforma rotonda si sviluppa davanti a noi. Sopra sono parcheggiate circa una trentina di auto.

Vi è un unico spazio vuoto.

La piattaforma inizia a ruotare, fino a posizionare davanti a noi il posto auto vuoto.

Regan sale in auto ed in poche manovre la parcheggia.

Comincio a camminare lungo il perimetro della piattaforma, osservando le auto.

Vedo la Jaguar, il grosso fuoristrada con cui siamo andate al ranch, la Tesla su cui sono salita la prima volta che ci siamo incontrate.

Sfioro la carrozzeria scura, quasi brucio al contatto con il metallo freddo.

Vi sono poi altre auto, di ogni marca e dimensione.

In un angolo del garage sono parcheggiate cinque moto.

Le osservo da vicino, sfiorando le carrozzerie fredde.

"È tutto semplicemente.." non riesco a terminare la frase

"Lo so" sorride Regan "Per chi non è abituato può essere.. scioccante" ride

"Già" annuisco

"Ti va di salire?" mi allunga una mano.

Annuisco semplicemente ed afferro la sua mano.

Mi fa strada, uscendo dal garage. Non appena varchiamo la spessa porta antincendio, ci troviamo in un piccolo corridoio freddo.

Mi volto e ci troviamo davanti un ascensore

"Ma certo, l'ascensore" rido nervosamente.

Regan non riesce a trattenere una risata sincera.

Entriamo nel moderno ascensore in vetro, che termina la sua corsa direttamente all'interno dell'enorme ed elegante salone.

Tre enormi divani in pelle campeggiano al centro della stanza, davanti ad un camino.

È tutto incredibilmente raffinato, oltre ogni mia aspettativa.

Cammino sconvolta in quello spazio che più che un salotto privato sembra la hall di un hotel.

Osservo le cornici posizionate sopra al camino. La prima ritrae Regan che tiene in mano un premio, un grosso omone in giacca e cravatta le stringe la mano, sorridendo all'obbiettivo.

Il premio, un grosso albero d'oro, è posizionato accanto alla cornice.

Sulla targhetta è elegantemente incisa una scritta: Regan McFinin, vincitrice del premio Gütis per l'impegno dimostrato nel settore delle Energie Rinnovabili.

La seconda invece, ritrae Beth e Regan da piccole. Regan le tiene la mano, mentre Beth muove i suoi primi passi.

La terza ritrae Regan con Otis. Lei è seduta sull'erba verde, Otis è posizionato in mezzo alle sue gambe, le lecca il viso.

Pochi secondi dopo sento qualcosa annusarmi le gambe

"Otis!" ride Regan

"Oddio! Cazzo!" un enorme cane dal pelo incredibilmente scuro mi sta annusando le gambe e con poca delicatezza mi salta addosso

"Scusalo, è un giocherellone nonostante l'aspetto" ride "Otis devi fare il bravo" bacia la testa al cagnolone che in tutta risposta agita velocemente la coda

"E quindi.. Lui è Otis" guardo il cane prendersi le coccole da Regan

"Sì, il mio terremoto" lo abbraccia.

Osservo la scena e mi si stringe il cuore. Davanti a me si presenta una Regan mai vista.

Osserva dolcemente il piccolo Otis, accarezzandogli la schiena.

Poi si alza in piedi, Otis sempre accanto a lei.

"Ti va di fare un tour della casa?" mi chiede

"Due giorni bastano?" rido.

Lei ride alla mia battuta e mi prende per mano.

MI lascio guidare all'interno di questo posto che lei chiama casa.

Passiamo accanto a delle persone che Regan saluta.

Non mi presenta nemmeno.

Raggiungiamo la cucina grande all'incirca quanto casa mia.

Vi sono parecchie persone impegnate in varie mansioni.

"Cindy" Regan saluta una piccola donnina, impegnata a pulire strane verdure

"Signorina Regan buongiorno!" la saluta entusiasta

"Ti presento Sarah. Lei è.. un'amica" mi sorride Regan

"Buongiorno" annuisco per salutare

"Buongiorno Signorina Sarah. Le darei volentieri la mano, ma come può vedere.." indica le verdure affettate davanti a lei

"Nessun problema" le sorrido

"Continuiamo?" Regan si volta verso di me, ed io annuisco "Non preparate nulla per stasera, andiamo a cena fuori" informa tutto il personale.

Come a cena fuori? Io e lei da sole? È forse impazzita?

"Io e te a cena fuori? Da sole?" le chiedo sconvolta

"Non ti preoccupare" mi sorride.

Mi mostra le restanti stanze del piano terra per poi salire su.

Ci saranno sei o sette camere da letto, con bagno annesso.

Sembra quasi di essere in hotel a cinque stelle. Ogni camera è arredata con sofisticata ricercatezza, è tutto perfettamente curato fino al più piccolo dettaglio.

La stanza di Regan è la più grande. Si affaccia su un enorme terrazzo, con vista sulle colline.

Il letto è imponente, il più grande che abbia mai visto. L'arredamento è estremamente minimal, ma sofisticato. Ci sono due grandi porte nella parete di fronte al letto. Una affaccia sull'enorme bagno interamente in marmo italiano, mentre l'altra si affaccia sul'imponente cabina armadio di Regan.

Cammino per stanza, osservando migliaia di vestiti appesi alle pareti. Il suo profumo intenso mi invade le narici, confondendomi.

In un cassetto di vetro trasparente sono riposti ordinatamente decine di orologi. Rolex e Cartier sono solo due delle tantissime marche che possiede.

Regan mi segue in silenzio, quasi mi stesse lasciando il tempo di metabolizzare quanto sto vedendo.

Usciamo dalla sua stanza. L'ultima porta del piano è quella del suo studio, che però è chiusa a chiave.

Non riesco a capacitarmi di quanto sia grande questo posto.

Sapevo che Regan fosse.. ricca, ma non immaginavo fino a quale punto. Ed ho come l'impressione che questo sia solo l'inizio.

"Che piani avevi per il pomeriggio?" mi volto a guardarla, una volta terminato il tour

"Beh volevo farti rilassare un po' in piscina, oppure nella spa. È tutto al piano seminterrato"

"Ah sì certo, potevano forse mancare piscina e spa?" rido "Che ne diresti invece di.. di un giro in moto? Potremmo andare in moto e poi.. rilassarci nella spa" le si illumina il viso

"Davvero? Verresti davvero in moto con me?"

"Perché no? Mostrami cosa c'è di bello qui intorno. Perché sono sicura che se hai scelto proprio questo terreno per costruire.. tutto questo, un motivo c'è"

Sorride.

"D'accordo, andiamo!" mi prende per mano, riportandomi verso il piano di sotto.

 

 

Pov. Regan

Il pomeriggio passato in moto è stato semplicemente.. stupendo.

Abbiamo girato per le colline intorno alla mia proprietà, i cui paesaggi sono da mozzare il fiato.

Le ho mostrato alcuni parchi eolici che ho costruito non lontano da casa. Lei li osservava meravigliata, tempestandomi di domande sul mio lavoro e sulla mia società.

Intorno a noi non c'era nulla, se non verde a perdita d'occhio, ed un vento fresco che faceva roteare lentamente le pale.

Lei era semplicemente senza parole e non potevo sperare in nulla di meglio.

Si è stretta forte mentre acceleravo sui versanti delle colline ed è stato così bello sentirla stringermi non appena provava un po' più di paura.

Quando siamo rientrate era un po' infreddolita ma felice, aveva un bellissimo luccichio negli occhi.

Ora ha raggiunto quella che sarà la sua stanza stanotte, per farsi una doccia.

Stasera la porterò a mangiare fuori, in uno dei migliori ristoranti dove io sia mai stata.

Non è molto distante da qui, sono sicura che lo amerà.

Le ho lasciato un lungo vestito nero, con un profondissimo scollo sulla schiena.

Sono sicura che le starà benissimo

"Che cos'è?" guarda curiosa il vestito appoggiato sul suo letto

"Il vestito per stasera" sgrana gli occhi

"Regan ma è un vestito di Etro, l'avrai pagato un sacco di soldi"

"Perché per una volta non smetti di preoccuparti dei soldi?" rido "Davvero, hai visto dove vivo? Pensi davvero che il vestito di Etro possa essere un problema?"

"Regan.. io.."

"Indossalo. Ti aspetto pronta per le otto. Il ristorante ha una tolleranza di quindici minuti, dunque non possiamo tardare" le bacio la testa prima di lasciarla sola.

Raggiungo la mia stanza e mi dedico ad una lunga doccia calda, per scaldare il mio corpo infreddolito dal giro in moto di oggi pomeriggio.

L'acqua bollente riscalda il mio corpo, ristabilendo la mia giusta temperatura corporea.

Sono agita e felice per quello che ci aspetta.

Una serata solo io e lei, quasi fossimo due.. normali fidanzate che festeggiano la serata di San Valentino insieme.

Anche se di normale la nostra storia non ha nulla.

Una volta terminato raggiungo la mia cabina armadio e scelgo uno dei miei completi preferiti.

Lo indosso e finisco di prepararmi.

Quando guardo l'ora sono le otto in punto.

"Regan?" sento la voce di Sarah rimbombare nella mia stanza

"Eccomi" la raggiungo ed entrambe rimaniamo a bocca aperta.

Sembriamo una il riflesso dell'altra.

Mi guarda ammaliata, così come la guardo io.

È bellissima in quel vestito nero e lungo, che l'avvolge in modo morbido.

"Sei bellissima" mi avvicino a lei, posandole un bacio leggero sulle labbra

"Grazie" arrossisce "Anche tu" mi guarda, i suoi occhi scivolano veloci sul mio corpo.

Le sue mani afferrano i bordi della mia giacca, gli occhi osservano il bottone aperto della mia camicia nera

"Grazie" sorrido, allontanandomi da lei e dal suo sguardo languido "Forza andiamo" la prendo per mano.

Lei sembra confusa, so bene cosa sta pensando.

Come potremmo giustificare una cena a lume di candela, il giorno di San Valentino, solo io e lei? Soprattutto contando la mia notorietà.

Non ce ne sarà bisogno. Sorrido.

Non appena capirà le verrà un colpo.

Il viaggio in macchina è breve e dopo pochi minuti arriviamo al ristorante.

"È questo il posto?" si guarda intorno "Sei sicura sia aperto?" il parcheggio è completamente vuoto

"Sì certo" rido.

La prendo per mano e saliamo le scale.

"Buonasera Philippe" saluto il proprietario del locale

"Signorina Regan buonasera! Che piacere rivederla" il proprietario del locale, un piccolo ometto con qualche chilo di troppo, mi stringe la mano "Prego mi segua. Come da sua richiesta il locale è completamente riservato a voi"

Sarah comincia a tossire dietro di noi

"Perfetto, sempre eccellente" gli sorrido

"Tavolo vista lago, come da sua richiesta" ci mostra un tavolo posizionato davanti ad una grossa finestra.

La luna si riflette sul lago, illuminando di bianco il mondo intorno a noi.

L'acqua è calma, il riflesso della luna sull'acqua è mosso da deboli tremolii

"Grazie Philippe" annuisco ed aiuto Sarah a sedersi.

È bianca in viso, mentre si guarda intorno

"Tu.. Tu hai prenotato l'intero ristorante?" balbetta guardandosi intorno

"Quando voglio qualcosa non bado a spese, soprattutto se di mezzo si parla della mia privacy" le sorrido

"Avevi detto che la prossima cena l'avrei offerta io" sospira

"Questa non sarà di certo l'ultima cena che faremo insieme" rido "Quindi goditi il momento, perché è davvero fantastico avere un intero ristorante per sé"

Le non controbatte e prende in mano il menù.

Scorre le pagine cercando probabilmente il piatto meno costoso.

Mi fa sorridere quanto impegno lei ci metta per non essere un peso. So che si sente a disagio davanti a questi gesti eccessivi ma penso che se li meriti tutti, dal primo all'ultimo.

Proprio perché mi sta mostrando che non è ciò che lei vuole da me.

Lei vuole stare con me per la persona che sono, non per ciò che possiedo.

Sono poche le ragazze così che ho incontrato in vita mia, se non nessuna.

A molte ragazze bastava sentire il mio nome per aprire le gambe.

Lei, invece, nemmeno sapeva chi io fossi.

Un cameriere viene a prendere le ordinazioni, poi ci lascia nuovamente sole.

Sarah sta guardando fuori dalla finestra

"Bella vista, non è vero?" mi volto anche io verso il lago

"Sì, bellissima" annuisce debolmente

"Ho una proposta da farti" la guardo

"Hum?" mi guarda

"Che ne diresti di venire a lavorare da me?" lei sgrana gli occhi

"Scusami?" ride nervosamente

"So che il campus prevede uno stage obbligatorio. Vieni a farlo da me. Ti pagherei, il nostro settore contabilità è enorme ed è sicuramente un'ottima opportunità di crescita" lei sembra incredula

"Non verrò a lavorare da te Regan" scuote la testa

"Avere la mia referenza farebbe schizzare il tuo curriculum in testa a tutti gli altri"

"Regan, voglio crescere e fare esperienza, ma voglio farlo da sola. Ho bisogno di farcela da sola, me lo devo. Dopo.. Dwight mi sono imposta che ogni mio obiettivo l'avrei raggiunto da sola. Inoltre, lavorare da te vorrebbe dire fottere il sistema. Non sono una raccomandata e non voglio passare per la favorita"

"Lo sapevo che avresti rifiutato. Sei incredibile Sarah" scuoto la testa

"Lo so Regan, ma tu meglio di chiunque altro può capirmi. Tu hai addirittura cambiato il tuo cognome in modo che non venisse associato a tuo padre. Volevi farcela da sola, hai spaccato il mondo per farlo e ci sei riuscita. Lo stesso vale per me"

"D'accordo" annuisco sorridendo "Tanti auguri Sarah, buon San Valentino" prendo in mano il calice di vino, piegandolo leggermente verso di lei.

Lei fa lo stesso, brindando a noi.

In cuor mio sapevo che non avrebbe mai accettato, è troppo orgogliosa per farsi aiutare.

E mi va bene così, perché so benissimo di poterla aiutare in qualsiasi campo lei voglia lavorare.

Qualsiasi azienda lei scelga, qualsiasi mansione lei voglia fare io potrò aiutarla ed è quello che voglio fare.

Si merita di crescere, ed è giusto che venga ripagata per la sua bravura e per il suo impegno.

"Io.. Io ti ho preso una cosa" tira fuori dalla borsa un pacchettino bianco

"Mi hai fatto un regalo?" sorrido emozionata

"No, è un pensiero. Anzi, una sciocchezza in confronto a tutto ciò che tu hai fatto per me" si volta a guardare il ristorante deserto

"Lo apprezzo lo stesso" posso una mano sulla sua, trepidante "Allora?" la guardo, in attesa che mi dia il pacchetto

"Regan però è solo un pensiero. Mi sento così ridicola con il mio regalo da quattro soldi" si prende il viso tra le mani.

Scarto il pacchetto, e quando vedo il regalo rimango semplicemente senza parole.

È un bellissimo portachiavi, la cui forma è il muso di un Amstaff. Dietro c'è anche inciso il nome di Otis

"Sarah.. È.." lo guardo ammaliata

"Ridicolo, non è vero?" ride nervosa "Io non sapevo cosa regalarti. Cosa puoi mai regalare ad una persona in grado di prenotare un intero ristorante solo per una cena?" si gratta il retro del collo

"È bellissimo" la guardo "Uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto" le sorrido

"Che bugiarda" sorride "Ti piace davvero?"

"Lo adoro" annuisco, mettendolo subito nel mio mazzo di chiavi "Grazie Sarah, per tutto" le prendo la mano, lasciandole un piccolo bacio sul dorso.

 

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Capitolo 58
*** Capitolo Cinquantotto ***


Pov. Regan

Siamo sdraiate sul grosso letto di quella che sarà camera sua stanotte.

Lei è completamente nuda, esausta ed appagata.

Sì, ci eravamo dette niente sesso fino all'ufficializzazione delle cose - o meglio, lei aveva imposto questo assurdo vincolo - eppure stasera..

Era tutto così perfetto: la cena, la vista, lei era così bella.

A mia discolpa, non ho fatto nulla per sedurla. È stata lei a saltarmi addosso.

Ho provato a respingerla, volevo rispettare le sue scelte, ma lei era così disinibita.

Mi ha baciata con passione, cercando disperatamente il mio corpo.

Così ho ceduto, ed è stato così bello poterla sfiorare di nuovo.

Mi mancava sentire il suo sapore nella mia bocca.

"Posso farti una domanda?" ha gli occhi chiusi, l'espressione rilassata dipinta sul volto

"Nemmeno dopo essere venuta riesci a star zitta" rido "Cosa vuoi sapere?"

"Fottiti Regan" ride anche lei "Mi chiedevo semplicemente cosa ti abbia spinto a portarmi in hotel la sera della festa a Yaris"

La sua domanda mi spiazza, perché a dire il vero nemmeno io ho una risposta.

Non so cosa mi sia passato per la testa quella sera, era una cosa che non avevo mai fatto, eppure in cuor mio sapevo che fosse la cosa giusta da fare.

Dentro di me sentivo che avrei dovuto farlo.

"Io.. Non lo so" scuoto la testa "Sai quando dentro di te senti che devi fare quella cosa ma non sai il perché? Ecco mi sono sentita esattamente così. Sentivo che avrei dovuto portarti via, ma non sapevo perché. Con il senno di poi ho capito" sorrido

"E sentiamo, perché?" si volta a guardarmi, mordendosi il labbro

"Perché eri destinata ad essere mia. Tu eri destinata a farmi capire che oltre a tutto quello che ritenevo importante, c'è molto di più" la guardo negli occhi.

Lei rimane senza parole.

Mi guarda intensamente, i suoi occhi si spostano veloci dai miei alle mie labbra.

Mi avvicino cautamente a lei, per capire le sue intenzioni.

Lei mi prende il viso tra le mani e mi bacia.

E in un attimo ci ritroviamo nuovamente io e lei nella nostra bolla.

La sua pelle a contatto con la mia bocca, le mie mani che sfiorano i suoi punti più sensibili.

È così bello.

Pensare che per anni io abbia rinunciato a tutto questo mi fa rabbia.

Ma se poi penso che sì, ho rinunciato a tutto, ma poi ho trovato lei, tutto cambia aspetto.

Lascio che lei riversi il suo piacere nella mia bocca ancora, assaggiando il suo sapore.

Mi lecco le labbra, soddisfatta

"Sei disgustosa" ride, chiudendo le gambe

"Fino a pochi secondi fa non dicevi così, anzi. Com'è che dicevi? Oh sì, ti prego continua?" la prendo teneramente in giro

"Vaffanculo Regan" mi tira uno schiaffo sul braccio, poi si alza per raggiungere il bagno.

Si chiude la porta alle spalle, così io raggiungo la mia camera da letto per recuperare un cambio pulito.

Ormai è tarda notte, la cena è durata più del previsto e quello che c'è stato dopo ci ha fatto perdere completamente la cognizione del tempo.

Raggiungo il bagno per dedicarmi ad una rapida doccia.

Spero che mi permetta di dormire con lei questa notte.

Desidero farlo da tempo, ma non ne abbiamo mai avuto l'occasione, visto la sua assurda volontà di fare le cose con calma.

Come se non avessi passato le settimane precedenti a sfiorare il suo corpo ancora ed ancora.

Sorrido.

Ed ora, sapendo che è qui a casa mia, a pochi passi da camera mia non riesco a pensare di dormire anche solo un minuto lontano da lei.

Mi vesto velocemente, per poi tornare in camera sua.

Lei non c'è, nemmeno in bagno.

Raggiungo il corridoio, chiamandola per nome

"Sarah?" alzo un po' il tono di voce.

Tutte le camere intorno a me sono buie e vuote.

"Sarah?" mi sporgo in camera mia, ma non è nemmeno qui.

Noto una luce accesa in fondo al corridoio, viene dal mio studio.

Oh no, non può essere lì dentro.

Mi incammino velocemente verso la stanza, una strana sensazione di agita lo stomaco.

"Sarah, cosa ci fai qui?" la guardo.

Non appena entro la trovo ferma davanti alla mia scrivania, gli occhi pieni di lacrime.

Oh no.

Mi avvicino cautamente a lei, pregando che non sia quello che penso, ma quando mi avvicino i miei peggiori sospetti si materializzano vividi davanti a me.

Il suo dossier è aperto sulla mia scrivania, le foto dei suoi attimi privati distribuite sulla superficie in legno.

Cazzo.

Non capisco come abbia fatto ad entrare, avevo appositamente chiuso la porta a chiave.

Nessuno entra nel mio studio, tanto meno lei doveva farlo.

"Sarah.." avanzo lentamente verso di lei

"Cos'è questa roba Regan?" sussurra, scorrendo i frammenti della sua vita

"Sarah ti posso spiegare" alzo le mani

"Che cazzo è questo Regan?!" esclama, questa volta sembra incazzata "Tu.. Tu hai indagato su di me. Tu conosci ogni singolo segreto della mia vita. Joy, Dwight, Jessica.. Perfino Jace" scuote la testa

"Sarah ti prego ascoltami" balbetto, per la prima volta in difficoltà

"Portami al campus Regan" sussurra, la voce rotta dal pianto

"Cosa?" chiedo sconvolta

"Ho bisogno di andare via da qui. Voglio che mi riporti al campus" ringhia

"Sarah parliamone ti prego"

"Se non vuoi che chiami la polizia, riportami al campus" scandisce secca le ultime parole

"Okay, d'accordo. Ti riporto al campus" annuisco.

Lei mi passa accanto, il dossier lasciato aperto sulla scrivania.

Di quello me ne occuperò dopo.

Le corro dietro, cercando di capire cosa le passi per la testa.

Ha solo gli occhi lucidi, ma non piange.

Ritira in silenzio le sue cose, lasciando il lungo abito nero sul letto

"L'abito lo puoi tenere" le dico

"Tieniti tutta la tua merda Regan, non voglio nulla da te" sputa, e sento il mio cuore spezzarsi.

Dio, che casino ho combinato. Come dovrei comportarmi ora?

Lei è così arrabbiata con me e non vuole nemmeno ascoltarmi.

Vuole solo tornare al campus, ma perché?

"Perché non mi rimani e ne parliamo domani mattina.. a mente lucida?" mi avvicino a lei

"Di cosa dobbiamo parlare esattamente Regan? Del mio tentato suicidio o di quante volte io e Jace facevamo sesso? Ah no, sai già tutto" ride sarcastica "C'è qualcosa che ancora non ti è chiaro della mia vita? Non credo, visto che quel fottuto diario degli orrori è abbastanza accurato e preciso" butta i suoi vestiti dentro lo zaino

"Non voglio parlare del tuo passato Sarah"

"Certo che non vuoi parlarne Regan, perché non c'è nulla che tu non sappia già. Anche volendo farlo, tu sia già ogni fottuta cosa" ringhia "Sono pronta" si avvia verso le scale

"Sì d'accordo" la seguo, in silenzio.

Per la prima volta in vita mia sono completamente nel panico.

Come diavolo devo comportarmi ora? Come si chiede scusa? Soprattutto per una cosa del genere.

Sono così confusa, la mia testa gira e fatico a respirare.

Lei è così incazzata con me ed io sento che non posso perderla.

Fatico a respirare al solo pensiero di non averla più qui vicino a me

"Andiamo in moto, ti va?" la guardo

"Regan sono le due del mattino, fa un cazzo di freddo lì fuori. Non andrò in moto con te. Prendi una delle tue fottute auto ed andiamocene" ringhia

"Sì, hai ragione" annuisco.

Prendo il primo mazzo di chiavi che mi capita sotto mano e poi saliamo in auto.

Fatico a ragionare, non riesco a respirare.

So di averla ferita e questo mi uccide.

Non si meritava in alcun modo di soffrire.

Mi sento una merda. Avrei dovuto dirle del fascicolo, avrei dovuto dirle quello che avevo fatto.

Ma quel dossier non è stato fatto in cattiva fede, no. L'ho fatto unicamente perché avevo bisogno di sapere chi fosse quella ragazzina in mezzo alla pista che sentivo di dover salvare.

Nulla di più.

Non mi immaginavo di certo avesse un passato così impegnativo, tanto meno immaginavo potesse diventare tanto importante per me

"Puoi accelerare?" ringhia, infastidita dal mio lento procedere.

Non voglio lasciarla al campus, non voglio che lei mi odi.

Avrei voluto passare la notte insieme, nello stesso letto, ed invece..

Lei fugge da me, io cerco disperatamente di non lasciarla andare.

Quando arriviamo al campus non mi lascia nemmeno il tempo di parcheggiare. Apre la portiera prima che io possa fermarmi, poi mi concede qualche secondo per fermare l'auto prima di scendere.

Raggiunge velocemente i dormitori.

Lascio l'auto in mezzo alla strada, tanto a quest'ora non passerà nessuno.

E poi non è che mi importi.

Possono farne ciò che vogliono dell'auto, non mi interessa.

L'unica cosa fondamentale ora è risolvere la situazione con Sarah, anche se temo sarà più difficile di quanto pensi.

 

 

Pov. Sarah

Stava andando tutto così bene, era tutto così perfetto.

Dovevo aspettarmelo, perché la mia vita è proprio questo.

Un attimo prima tutto va alla grande, l'attimo dopo, una tempesta spazza via tutta la mia felicità.

Ed infatti eccola lì, la tempesta.

Un diario degli orrori, dove è stata raccontata la mia storia per filo e per segno.

Sì, Anharra è una piccola città, ma non immaginavo così piccola.

Non riesco ancora a capacitarmi di come siano riusciti a scoprire tutte quelle cose sul mio conto, ma non mi interessa.

La delusione che ho provato è stata inquantificabile.

Il dolore si è insinuato fino alle ossa.

Tutta la mia vita era esposta li, come se fosse uno stupido giornaletto con tanto di foto e commenti.

Mi sono sentita tradita come non mai, ogni parte di me è stata violata.

E ciò che mi fa più rabbia è che lei non sembra capire la gravità della cosa.

Vedo il dispiacere sul suo viso ma sono talmente schifata e delusa che non vedo oltre il muro di rabbia che mi sono costruita.

Quando Regan mi chiese delle cicatrici decisi io cosa raccontare, perché doveva essere una mia scelta.

Così facendo, con quel fottuto dossier è stata lei a decidere cosa sapere della mia vita.

Mi ha tolto una cosa per me fondamentale, il libero arbitrio su cosa raccontare di me.

Ed è stato terribile.

Non riesco a dire una parola mentre viaggiamo in silenzio. Vorrei solo piangere, ma non voglio farlo davanti a lei.

Quando arriviamo al campus non le do nemmeno il tempo di fermarsi, apro subito la portiera.

Mi catapulto verso la mia stanza, lontana da lei e dalla sua presenza che sta diventando.. ingombrante.

Quando entro Beth è sola. Dev'essere tornata da poco, indossa ancora i vestiti della serata

"Sarah, che succede?" mi guarda preoccupata.

Io semplicemente scoppio a piangere contro la sua spalla.

Lei mi abbraccia forte, lascia che sfoghi contro di lei.

Regan comincia a bussare alla porta

"Sarah apri la porta!" esclama

"Che ti ha fatto?" Beth mi prende il volto tra le mani, sul viso un'espressione furente

"Sarah cazzo!" Regan continua a sbattere i pugni sulla porta

"Cristo, falla entrare prima che ci arrestino" sbuffo, asciugandomi le lacrime

"Sarah io.. Oh, ciao Beth" Regan cambia espressione davanti alla vista della sorella

"Che cosa le hai fatto Regan?" ringhia

"Non sono affari che ti riguardano" sputa Regan spingendo Beth per raggiungermi

"Non ti avvicinare" sputo "Vattene Regan"

"Non puoi chiedermi questo" i suoi occhi sono lucidi.

Mi piange il cuore nel vederla così ma sono così arrabbiata al momento

"Va' via Regan, lasciale del tempo" sospira Beth.

Regan si scambia degli sguardi con Beth, poi cede

"Dormici sopra piccola, domani ne riparleremo" mi guarda distrutta.

Mi volto dall'altra parte, per evitare di cedere davanti al suo pentimento.

Beth si chiude la porta alle spalle

"Vieni qui" mi abbraccia

"Ha un fottuto dossier Beth, un fottuto dossier con tutta la mia cazzo di vita raccontata per filo e segno. C'erano articoli su ogni persona che ne ha fatto parte: Joy, Dwight e perfino Jessica. Sapeva tutto di me. Ogni.. orrore, ogni cosa con Jess"

"Mi dispiace tanto Sarah" sospira abbracciandomi

"Come ha potuto fare una cosa del genere?" singhiozzo contro Beth.

Mi aiuta a sedermi sul letto, tenendomi sempre stretta a sé.

Mi sento così umiliata.

Tutti i miei segreti più intimi sono stati messi alla gogna, come se fossero un giornaletto da quattro soldi.

È terribile quello che ha fatto, davvero un colpo basso.

Non credevo Regan capace di arrivare a tanto. Sapevo fosse una maniaca del controllo, ma non immagino certo fino a quale punto.

Mi sento così tradita da una persona a cui tenevo, la prima persona di cui mi importa davvero dopo Jess.

Fa male il doppio.

Perché deve essere sempre tutto così complicato? Perché Vita non mi concedi di essere felice?

 

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Capitolo 59
*** Capitolo Cinquantanove ***


Pov. Sarah

Quando mi alzo il sole è alto nel cielo.

Ho un mal di testa terribile, segno tangibile che la notte appena passata è esistita davvero.

Purtroppo non è stato solo un brutto sogno, è stato tutto fottutamente reale.

Le immagini di quel dossier mi tornano in mente, quella sensazione di impotenza mi pervade di nuovo il corpo.

Scuoto la testa.

Non posso reggere di nuovo tutto quel dolore

"Ehi buongiorno" mi sorride Beth "Tieni, ho preparato una tisana calda" rovescia da un thermos blu uno strano liquido marroncino

"Grazie" borbotto, tirandomi su a fatica.

La testa mi gira un po'. La luce mi infastidisce, facendomi bruciare gli occhi.

Ho passato gran parte della notte a piangere, finché non mi sono addormentata esausta.

Sul cellulare nemmeno una traccia di Regan e devo dire che sono un po' preoccupata.

Starà bene?

"Come stai?" Beth si siede accanto a me, lo sguardo triste sul volto

"Bene, stai tranquilla Beth" le sorrido, portandomi la tazza alla bocca

"È stata una nottata lunga" mi guarda

"Sì ma ora sto bene. Avevo solo bisogno di sfogarmi" giro lo sguardo "Per favore, non dire a nessuno che sono tornata" abbasso lo sguardo

"Tranquilla, non dirò nulla" mi sorride.

Rimane seduta accanto me, in silenzio.

Lascio che il liquido caldo mi riscaldi il corpo infreddolito dalla notte.

Guardo un punto fisso davanti a me, incredula per tutta la situazione.

Non posso credere che Regan sia stata capace di fare una cosa del genere. Spiare il mio passato, e non solo.

Ora capisco come faceva a sapere sempre dove io fossi.

Il mio cognome, l'esistenza di John.

Non è stata Beth a dirle tutto questo, è stato il suo fottuto dossier.

Tutto ora assume un senso.

E ciò che più fa rabbia è che lei non mi abbia detto nulla quando le cose tra di noi sono iniziate a diventare.. serie.

Mi sarei incazzata ugualmente, ma forse mi sarei sentita meno.. tradita.

"Hai sentito Regan?" guardo Beth.

Per un attimo rimane spiazzata dalla mia domanda, poi sorride

"Sei una brava persona Sarah" sospira

"Voglio solo.. solo sapere che stia bene" stringo la tazza fra le mani

"Io.. Non l'ho sentita, non potrei" scuote la testa "Al momento vorrei solo spaccarle la faccia. Ti reputo ormai come una sorella. Vederti stare male in quel modo.." stringe i pugni

"Grazie Beth, ma ti prego, non metterti in mezzo" sospiro, posando una mano sulla sua "È già abbastanza complicato così" scuoto la testa

"D'accordo" ringhia, alzandosi dal letto.

Torno a sdraiarmi, completamente spogliata di ogni sentimento.

Mi sento solo un involucro vuoto e mi maledico da sola per aver permesso di nuovo che accadesse.

Mi stavo legando tanto a Regan, stavo cominciando a provare.. qualcosa per lei, e Dio quanto fa strano dirlo.

Stavo cominciando a pensare che tutti i sentimenti fossero andati via con Jess, ed invece è arrivata lei ed è riuscita a smuovere qualcosa dentro di me.

Qualcosa che credevo ormai perduto.

Ma come posso fidarmi di lei? Come posso anche solo pensare di essere in grado di gestire il ciclone che è Regan McFinin?

Non posso pensare davvero di poterlo fare.

Mi rannicchio sotto le coperte, un dolore costante al petto.

Mi sembra quasi di soffocare.

Vorrei solo che tutto questo dolore finisca. Vorrei solo tornare indietro di ventiquattro ore ed impedirmi di raggiungere quella casa.

Gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime, mi mordo il labbro cercando di trattenere i miei singhiozzi.

Andrà tutto bene Sarah, andrà tutto bene.

 

 

Pov. Regan

La testa mi gira velocemente, facendo ruotare la stanza intorno a me.

Le bottiglie vuote sono ai piedi del letto.

Mi viene da vomitare.

Che squallido teatrino già visto.

Mi alzo barcollante dal letto e raggiungo il water, dove mi svuoto.

Vomito tutto l'alcol che il mio corpo non è stato in grado di assorbire.

Ho bevuto parecchio, com'era prevedibile.

Ho sofferto in passato di problemi di alcolismo e tossicodipendenza, dunque era facilmente intuibile che accadesse.

Non giustificabile certo, ma prevedibile.

Ai piedi del mio letto ci sono le sei bottiglie di birra di che bevuto, insieme ad un bottiglia di gin.

Quest'ultima è semi vuota.

La prendo in mano ed osservo il liquido trasparente ondeggiare ed infrangersi contro il vetro

"Fanculo" svuoto il restante nel water.

Guardo la ridicola spilletta degli alcolisti anonimi, incorniciata ed appesa al muro accanto al mio letto, che simboleggia il quinto anno senza bere.

Scoppio a ridere e la butto via.

Che stronzate.

È quasi ironico pensare quanto poco tempo ci sia voluto per distruggere cinque anni di duro lavoro.

È vero, ho ripreso a bere già da tempo, ma ormai non era più il mio pensiero fisso, ciò che mi faceva alzare dal letto al mattino.

Erano solo piccoli sfizi che mi concedevo, ormai completamente in grado di gestire le mie dipendenze.

Una volta, invece, l'alcol era il mio chiodo fisso. Non pensavo ad altro che a soddisfare quella sete perenne, quella voglia infinita di ovattare il mondo.

Ho passato mesi a spostarmi letteralmente dal letto, alla cucina, al water per poi tornare in cucina, prendere altro alcol e tornare a letto.

Poi tutto si ripeteva, in un loop senza fine.

Poi semplicemente un giorno capì che non potevo continuare così, che se davvero volevo costruire qualcosa avevo bisogno di lasciar perdere tutte quelle stronzate.

Dalla cocaina all'alcol, dovevo chiudere i ponti con tutta la parte marcia del mio passato.

E l'ho fatto.

È stato un calvario durato circa due anni, tra cliniche di riabilitazione ed incontri tra alcolisti anonimi.

È stato un percorso estremamente difficile, che mi ha distrutta emotivamente e fisicamente.

Sono stati anni duri, ma ne sono uscita discretamente bene.

O meglio, ne sono uscita come la persona che sono oggi. Senza sentimenti, alienata, distaccata.

Quando passi la maggior parte delle tue giornate strafatta, ti adegui a quello stile di vita.

Crei un muro intorno a te, che ti separa dalla.. normalità.

Diventi una sottospecie di alieno.

Rabbrividisco al ricordo di quegli anni.

Ricordo è decisamente un parolone. Di quegli anni ricordo solo dei momenti, come pezzi di puzzle spagliati, ma il ricordo di cosa si prova quando la cocaina ti invade le vene.. beh, quello invece rimane vivido.

Il tuo cuore che rallenta i battiti, i sensi rallentati.

Tutto intorno a te cambia, la velocità del mondo intorno a te cambia.

Grazie a Dio non ho mai più sentito l'esigenza di farmi.

Io e la cocaina ormai viaggiamo su due strade parallele.

Per l'alcol invece.. ci sto lavorando.

Non ho più sentito l'esigenza di bere di fronte ai problemi, non credo più sia il modo per risolverli.

Ormai ho capito che al massimo l'alcol ne crea altri.

Ma stanotte.. stanotte avevo disperatamente bisogno di smettere di provare quei sentimenti orribili che sta provando.

Quel senso di vergogna e.. rabbia.

Non saprei descrivere a parole come io mi sentissi.

Sapere di averla ferita mi ha distrutta, il modo in cui lei mi ha cacciato mi ha distrutta.

Ho sbagliato me ne rendo conto. Ciò che ho fatto è sicuramente discutibile e nulla mi giustifica, me ne rendo conto, ma vorrei che mi desse la possibilità di spiegare.

Spiegare che ciò che ho fatto è stato fatto solamente per tutelarmi, quando ancora non sapevo che persona fantastica lei fosse.

Che motivazione di merda.

Mi viene da ridere, mentre osservo la mia camera.

È un disastro, esattamente come lo è la mia vita. Per terra c'è ciò che resta del suo dossier.

Non ricordo molto di ieri sera, ma devo averlo fatto a pezzi in un momento di poca lucidità.

Ho questa innata capacità di rovinare tutto ciò che entra a far parte della mia vita.

Se penso a tutte quelle ragazze che ho usato..

Quante ragazze ho usato, distruggendone la dignità.

Rabbrividisco al solo pensiero.

Questo è il potere di Sarah. Lei ha questa capacità di rendere migliori le persone, nonostante lei stessa sia stata annientata in passato.

Ed ora mi ritrovo qui, a pregare di non averla annientata anche io, perché non potrei perdonarmelo.

Perché non potrei mai perdonarmi per aver rovinato l'unica cosa bella che mi sia mai capitata.

 

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Capitolo 60
*** Capitolo Sessanta ***


Pov. Sarah

Mi rigiro nel letto, incapace di alzarmi.

Beth è uscita da poco per andare a lezione, io invece non ne ho proprio voglia.

Ho intenzione di passare l'intera giornata a letto, senza fare assolutamente nulla.

I ragazzi pensano ancora che io sia dai miei, per alcuni problemi di famiglia.

Ho ricevuto più di un messaggio di conforto da tutti, in cui mi assicuravano che per qualsiasi cosa loro mi avrebbero aiutato.

Mi si è stretto il cuore mentre leggevo quei messaggi, mi sono sentita incredibilmente in colpa.

Vorrei poter raccontare a tutti la verità, il vero motivo che mi porta ad essere sdraiata in questo letto, senza riuscire a muovermi.

Prendo in mano il telefono, ma di lei nessuna traccia.

Non ho sue notizie da sabato notte, quando mi ha riportata al campus, ma non ho intenzione di scriverle.

Mi ha ferita troppo, ho paura di come potrei reagire avendola di nuovo qui davanti a me.

Scuoto la testa.

Per sbaglio entro nella galleria del telefono e la foto del mio tatuaggio troneggia davanti a me.

Sorrido.

Da quando è stata scattata non ho più avuto modo di postarla, anche se avrei voluto tanto farlo.

Clicco su condividi, ed in un attimo creo il post per Instagram.

Decido di non aggiungere nessuna descrizione perché qualsiasi cosa scrivessi sarebbe superflua.

Poco dopo averla pubblicata cominciano a comparire i primi like.

Sorrido quando vedo il nome di Matisse. Anche Jace mette mi piace.

Tra le foto in galleria noto anche una foto a cavallo, scattata da.. Regan.

Sorrido al ricordo di quel terribile ed al contempo meraviglioso pomeriggio.

Sono sorridente in sella al cavallo, non c'è nemmeno una nota di paura sul mio viso.

Anche questa merita di essere pubblicata.

Dopo aver pubblicato anche la seconda foto recupero il mio tablet.

A breve il dottor McHellen mi chiamerà.

Da qualche tempo ormai stavo rimandando le sedute, ero così serena che non ne sentivo più l'esigenza, ma ora.. dopo questa bomba che mi travolta, ho bisogno di parlare con lui.

L'uomo che per anni mi è stato accanto, mi ha aiutata a tirarmi su, seppur a fatica, rendendomi di nuovo.. una persona.

"Sarah buongiorno. Come stai oggi?" il Dottor McHellen mi guarda, cercando di captare il mio stato d'animo

"Buongiorno Josef. Insomma, di umore altalenante" sorrido

"Ti va di raccontarmi?" mi sorride e mi sento subito meglio.

Il suo sorriso mi scalda il cuore

"Beh.. Tecnicamente ciò che viene detto tra di noi è coperto dal segreto professionale, giusto?" chiedo

"Che succede Sarah?" si rabbuia

"Oh no nulla" lo rassicuro "È solo che.. è un po' complicato tutto quello che ho da raccontare" rido nervosamente.

Inizio a raccontargli di Regan, di tutto ciò che è successo negli ultimi mesi.

Dei passi avanti che abbiamo fatto insieme, dei passi avanti che ero riuscita a fare grazie a lei.

La felicità di provare finalmente qualcosa dopo tanto tempo, distrutta in un attimo da quel fottuto dossier trovato nel suo studio.

Mentirei se dicessi che ripercorrere questi mesi non sia stato doloroso.

Riaffrontare di nuovo il dolore di essere stata tradita da una persona di cui mi fidavo è devastante.

Mi sono sentita di nuovo come in quella baita in montagna, in ginocchio sulla ghiaia, con la consapevolezza crescente che una delle persone a cui tenevo di più mi stesse voltando le spalle.

Seppur il sentimento verso Regan era ben diverso, la sensazione era simile.

Quando finisco di parlare la gola mi brucia.

Cerco di trattenere le lacrime.

"Oh wow Sarah" il Dottor McHellen per un attimo rimane spiazzato "Innanzitutto lasciami dire che sono molto felice che tu sia riuscita a provare di nuovo qualcosa. Sei riuscita a abbattere quel muro che ti eri creata. È un segno di grande coraggio e di grande forza rimettersi in gioco" mi sorride

"Grazie" mi mordo l'interno della guancia, una lacrima mi riga il viso

"Per quanto riguarda il resto.. La gente spesso sbaglia. Quello che questa ragazza ti ha fatto è stato terribile" annuisce "Hai provato però a pensare quali siano stati i motivi che l'hanno spinta a fare ciò?"

"No.. In realtà ero così concentrata ad incazzarmi con lei, che non sono riuscita a pensare a nient'altro. Beth mi ha detto che lo ha fatto per tutelarsi" abbasso lo sguardo

"Lo reputi un buon motivo?"

"Più o meno. Penso che se davvero hai così tanto da perdere non puoi permetterti di rischiare, soprattutto se rischiare vuol dire ferire altre persone, ma lei è così egoista.." mi prendo la testa fra le mani

"Pensi che lei sia egoista?"

"Lo era" sospiro "Da quando abbiamo cominciato a frequentarci sul serio.. No. È cambiata così tanto" alzo gli occhi al cielo

"Sarah prenditi tutto il tempo che ti serve per elaborare tutto questo. È giusto che tu ti prenda il tempo che ti serve per capire com'è più giusto comportarsi"

"Speravo me lo dicessi tu" rido nervosamente

"Sai che non è questo il mio compito" mi sorride dolcemente

"Secondo te cosa dovrei fare?" lo guardo.

Anche tramite una webcam il suo sorriso riesce a farmi sentire meglio

"Secondo me devi solo prenderti del tempo per pensare. Quando sarai pronta potrai affrontarla, falle capire che quello che ha fatto ti ha ferita. Ricordati Sarah, essere sincera ed esprimere i propri sentimenti è sempre la cosa più giusta da fare"

"Non servirà a nulla. Regan è così" scuoto la testa

"Ma almeno potrai dire di averci provato, no?" lui mi guarda con i suoi occhi dolci dall'altra parte dello schermo

"D'accordo" annuisco solamente

"Va bene Sarah, se sei d'accordo potremmo fissare un altro appuntamento per la prossima settimana, così mi aggiorni sulle ultime novità"

"Va bene" gli sorrido.

Dopo aver fissato l'appuntamento, chiudiamo la chiamata.

Parlare con lui mi fa sempre bene, mi sento incredibilmente leggera.

Il Dottor McHellen ha ragione, dovrei prendermi del tempo per pensare a quale sia l'atteggiamento più giusto da tenere con Regan.

Capire se sono in grado di perdonarla per ciò che mi ha fatto.

Ad oggi non sono sicura di essere in grado di andare oltre.

Guardo il cellulare, continuano a non esserci sue notifiche.

Da quando abbiamo cominciato a frequentarci non abbiamo mai passato più di qualche ora senza sentirci, compatibilmente con i nostri impegni.

"Ehi" Beth entra in stanza sorridendomi

"Ciao Beth" le sorrido

"Ti vedo meglio" mi osserva curiosa

"Le sedute dallo psicologo fanno miracoli" rido

Beth si siede sul mio letto, e mi racconta della giornata.

Laureen e Pongo hanno discusso, ed anche se non ci hanno detto il motivo, sembra qualcosa di grave.

Nessuno dei due si è presentato a pranzo.

Mi è parso di cogliere qualcosa di strano in Laureen in questi giorni, ma egoisticamente ero troppo impegnata a leccarmi le ferite per darci peso.

Che amica orribile.

Grace è venuta a trovare Dj mentre Mark e Marie si stavano già muovendo per organizzare il weekend.

Ascolto curiosa Beth parlare, cercando di fuggire dalla triste bolla in cui mi sono rinchiusa.

 

 

Pov. Regan

Analizzo attentamente i documenti che mi trovo davanti non appena arrivo in ufficio.

Sulla mia scrivania giacciono infatti tre o quattro cartelline, relative a progetti in fase di avvio.

Affondo la testa tra i mucchi di scartoffie per fuggire un po' dalla realtà che mi circonda.

Da giorni ormai non sto più bene. Più precisamente, da quando lei mi ha chiesto di riportarla al campus.

Mi sono resa conto solo nel momento in cui l'ho persa che il mio essere così.. serena era dovuto esclusivamente da lei.

Lei era ciò che mi rendeva felice, felice come probabilmente non lo ero mai stata in vita mia.

Se guardo indietro nel mio passato, non ricordo un singolo episodio che mi abbia resa davvero felice.

Nemmeno quando ero solo una bambina.

Ho avuto così tanto fin da quando ero in fasce che tutto smise in fretta di avere un valore.

Anche se in fondo ero solo una bambina

"Buongiorno, buongiorno!" urla Joshua entrando nel mio ufficio

"Sta zitto Jo" mi porto le mani sulle orecchie per evitare che la sua irritante voce mi trapani i timpani

"Ci siamo alzate con la luna storta? La tua bambina non ti ha dato la buonanotte prima di andare a dormire?" ride posandomi davanti un bicchiere di Starbucks

"Fottuto coglione" sbuffo "Lasciala stare"

"Che succede Regan? Solitamente hai sempre un sorriso a trentadue denti quando entri qui" inarca un sopracciglio

"Te lo dirò, ma non far domande okay? Non ho intenzione di essere psicanalizzata come una fottuta ragazzina" mi guarda confuso

"Dovrei risponderti okay? Sono confuso" scuote la testa

"Io e Sarah abbiamo chiuso" abbasso lo sguardo.

Con la coda dell'occhio noto i suoi cambiamenti d'espressione: in un primo momento sembra rimaner spiazzato dalle mie parole, poi il suo viso assume un'espressione triste

"Mi dispiace Regan, stavano andando bene le cose tra di voi.."

"Sì, prima che trovasse il suo dossier a casa mia" alzo gli occhi al cielo

"Oh, cazzo" risponde solamente "Sono sicuro che ti perdonerà, dalle solo un po' di tempo Regan. Dev'essere stato un bel colpo per lei"

"Sì ma quanto tempo Jo? Non la vedo da sabato, sono passati appena due giorni e mi sembra sia passata una vita" stringo i pugni

"Lo so, è difficile Regan. È sempre fottutamente difficile, ma se ci tieni davvero a lei dimostraglielo. Fai qualcosa per dimostrarle che davvero ti sei pentita di ciò che hai fatto"

"E cosa dovrei fare Jo? Presentarmi con un mazzo di fiori e dei cioccolatini?" rido nervosamente

"Sei Regan McFinin, puoi fare molto di più"

 

La chiacchierata con Joshua è stata a suo modo costruttiva.

Ha ragione, devo farmi perdonare in qualche modo. Il problema è.. come?

Come posso farlo?

Cosa posso fare per far sì che lei mi perdoni?

So che non esiste nulla al mondo che cancelli ciò che ho fatto, ne sono consapevole, ma ci dev'essere qualcosa che posso fare affinché lei torni ad avere un minimo di fiducia in me.

Ma cosa?

Joshua non mi ha dato nemmeno un fottuto consiglio.

Mi ha semplicemente abbandonata a me stessa, a leccarmi le ferite da sola.

L'ho sempre fatto, mi sono sempre leccata le ferite da sola perché sapevo di essere l'unica persona di cui potevo fidarmi, ma ora avrei bisogno che qualcuno mi dicesse cosa devo fare.

Non ho mai gestito una situazione del genere, soprattutto un sentimento del genere.

Come posso fare per smettere di sentirmi così?

"Pronto?" rispondo al cellulare

"Ciao Regan, sono Beth"

"È successo qualcosa a Sarah?" mi alzo in piedi dal mio divano.

Otis, che era sdraiato fino a pochi secondi prima accanto a me, scatta in piedi.

Si posiziona accanto a me, le orecchie tese, in posizione di difesa

"No Dio" sputa "Volevo.. volevo solo sapere come stessi"

"Tu? Tu vuoi davvero sapere come sto?" rido

"Ti ricordo che io sono la sorella con un cuore, sei tu quella fatta di pietra"

"Hai ragione" annuisco "Sto bene Beth, ti ringrazio. Lei.. lei come sta?" non riesco a trattenere le parole, che escono veloci dalla mia bocca

"Sta bene Regan" sospira

"Perché sospiri? Sta bene davvero Beth? Lei.. lei può.." comincio a balbettare ripensando al suo passato fino ad arrivare al giorno del suo tentato suicidio

"Lo so Regan cosa può fare" sputa "Ma sta bene, non la lascerei da sola nemmeno per un momento se pensassi che possa essere un rischio per sé stessa"

"Prenditi cura di lei da parte mia"

"Sì certo, come ho sempre fatto. Buona serata Regan"

"Ciao Beth" sospiro, chiudendo il telefono,

Sapere che Beth è così protettiva nei suoi confronti mi rassicura, perché so che c'è qualcuno che si sta prendendo cura di lei in questo momento così.. delicato.

Ho bisogno di sapere che lei stia bene, soprattutto che non si senta come si è sentita in passato a causa del suo ex.

Non vorrei essere la causa della sua crisi esistenziale, non potrei sopportarlo.

Raggiungo camera mia, il cuore più leggero.

Sono contenta che Sarah stia affrontando tutto questo con Beth. È una persona così gentile. amorevole, empatica.

Tutto il mio opposto.

Spero sia in grado di far capire a Sarah che il mio è stato solo uno sbaglio innocente che si è protratto più del previsto.

Avrei dovuto fermarmi quando avevo scoperto tutto di lei, ma ho voluto continuare.

Ho sentito il bisogno di monitorarla per sapere sempre dove lei fosse.

Avevo bisogno di essere tranquilla, di saperla al sicuro.

Il mio sentimento verso di lei si è trasformato in una sorta di ossessione.

Che sciocca che sono stata a pensare che lei mi avrebbe capita. Come si può comprendere una cosa del genere?

Mi sdraio sul letto, Otis accanto a me desideroso di coccole.

Gli passo delicatamente una mano sulla schiena e lui sotto il mio tocco delicato si addormenta.

Io invece continuo a fissare il soffitto, cercando di capire cosa potrei fare per farmi perdonare da lei.

 

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Capitolo 61
*** Capitolo Sessantuno ***


Pov. Sarah

Quando Beth ha chiamato Regan io ero seduta accanto a lei.

Ho ascoltato l’intera conversazione.

La prima cosa che ha chiesto è se mi fosse successo qualcosa.

Vive nel terrore che possa succedermi qualcosa.

Sa ogni cosa del mio passato, sa benissimo fin dove posso arrivare - o meglio, fino a dove ero disposta ad arrivare fino a qualche anno fa - ma ora è diverso, e vorrei che la gente lo capisse.

Ma come biasimarli? Come si può credere che una persona che ha già tentato di uccidersi una volta, non possa rifarlo una seconda?

Sospiro.

Non ci ho nemmeno lontanamente pensato quando Jess mi ha lasciata un anno fa, di certo non lo farò a causa di Regan.

Che io sia invece affranta per la piega che hanno preso le cose, quello sì.

Mentirei se dicessi che quel velo sottile di tristezza che accompagna le mie giornate non ci sia.

Forse non è ancora arrivato il momento per me di essere felice.

O meglio, non è ancora arrivato per me il momento di essere felice con un’altra persona.

Devo imparare a cavarmela da sola, ora che sono una persona diversa. Meno fragile, più.. umana.

Devo imparare a stare da sola, perché le persone che si sono susseguite in questi mesi non sono state altro che delle toppe, che hanno coperto i buchi colmando i miei vuoti, ma non hanno retto.

Poco dopo se ne sono andate, lasciandomi di nuovo scoperta, in preda ad altri vuoti, ad altre mancanze.

Per questo motivo devo imparare a stare sola, ad affrontare la vita a testa alta con le mie sole forze.

Sono felice però che lei stia bene.

Ero così preoccupata anche io.

Temevo davvero che potesse fare qualche.. sbaglio, o qualche cosa di incredibilmente stupido.

Per la prima volta dopo tanto tempo Matisse mi ha rivolto un sorriso.

Dipingo insieme a Telma, mentre gli altri ragazzi sono stati chiamati ai costumi.

“Ehi” Matisse si avvicina a noi

“Ciao Matisse” sorride Telma, la sua voce squillante mi fa vibrare i timpani

“Ciao” le sorrido, quasi sorpresa di vederla di nuovo da così vicino

“State andando benissimo ragazze, è bellissima!” esclama entusiasta osservando la sagoma di legno davanti a noi

“Sono contenta che ti piaccia” la guardo

“Bella la foto su instagram comunque, temevo non la pubblicassi più” mi stringe delicatamente il braccio

“Oh grazie” arrossisco, ripensando allo splendido ed imbarazzante pomeriggio passato a casa sua.

Uno strano senso di nostalgia mi pervade.

Ci sorride un’ultima volta, poi si allontana.

Sono felice che Matisse si sia.. ripresa dalla delusione che le ho dato.

Sono immensamente dispiaciuta per quanto è successo tra di noi.

Con il senno di poi, se avessi dato una possibilità a Matisse.. No, chi voglio prendere in giro?

Con Regan c’è stata quella scintilla dal primo momento che incontrai i suoi occhi, quell’alchimia che senti a pelle.

Con Matisse? Beh, con lei c’è stato tanto affetto.

Ci ho provato e per un attimo ho anche pensato che potesse esserci qualcosa, ma poi semplicemente è arrivata lei ed ha ribaltato tutto.

È passata quasi una settimana dal piccolo incidente a casa di Regan, ormai non sono più arrabbiata.

Sono solo demoralizzata e.. delusa, ma non per questo voglio perdere la speranza.

Telma mi ha invitata ad uscire con lei questo weekend, ed ho accettato.

È sicuramente un modo per legare maggiormente con lei e svagarmi un po’.

Finite le due ore in teatro raggiungo la mia stanza.

Devo dire che sono esausta: il laboratorio sta diventando particolarmente impegnativo, siamo sempre di corsa, il tempo ormai stringe.

“Buongiorno” mi sorride Beth osservandomi mentre mi accascio sul letto

“Sono esausta” sospiro “I ritmi stanno diventando davvero disumani” mi lamento

“Impara l’arte e mettile da parte” mi deride teneramente Beth

“Fottiti” le lancio addosso un cuscino, prima di abbandonarmi sul letto.

 

Quando mi risveglio è tarda sera.

Sulla mia scrivania c’è un sacchetto. Mi avvicino ed un profumo di toast al formaggio mi invade le narici.

“Ho pensato che una volta svegliata avresti avuto fame” mi sorride Beth

“Ti ringrazio, sì sto morendo di fame!” esclamo affondando la bocca nell’enorme toast.

Beth mi osserva divertita mangiare poi torna a guardare un film sul suo Macbook.

Sembra concentrata mentre osserva le immagini sullo schermo.

Io invece sono concentrata a gustarmi il sapore del prosciutto mischiarsi al formaggio nella mia bocca.

È appagante saziare finalmente la mia fame.

Mi gusto anche il secondo toast, poi butto tutto il sacchetto.

Con lo stomaco pieno sto decisamente meglio.

Decido di sdraiarmi accanto a Beth per guardare il film insieme a lei, ma non appena mi sdraio qualcuno bussa alla porta

“Regan?” chiedo stupita, osservando la sua figura barcollante davanti alla porta.

La Regan che vedo però non è la solita che conoscono, no. È una Regan visibilmente distrutta, gli occhi rossi e gonfi, anche le guance sono arrossate.

Riesco a sentire la puzza di alcol attraversarle i vestiti.

“Allora Sarah” entra biascicando “Oh, ciao Beth” si volta verso sua sorella

“Regan?” la guarda stupita tirandosi su “Hai ricominciato a bere?”

“Ricominciato?” mi volto verso la figura barcollante davanti a me

“Sentite, se sono venuta qui è perché devo parlare. Io devo parlare, d’accordo?” punta un dito prima verso di me e poi verso Beth

“Come sei venuta qui?” un brivido mi percorre la schiena

“Tranquilla, sono due ore che bevo seduta nella mia auto nel parcheggio lì fuori” ride “Che scena patetica”

Il mio corpo di rilassa

“Comunque, dicevo. Allora Sarah” barcolla verso di me “Sono qui per raccontarti tutti i miei segreti, ogni singolo fottuto segreto della mia vita, ogni sola fottuta cosa orribile che ho fatto”

“Non ce n’è bisogno Regan” scuoto la testa, il cuore che batte all'impazzata

“Sì chiama legge del contrabbasso” borbotta

“Credo si dica contrappasso” ride Beth, mordendosi un labbro

“Tu stai zitta!” punta il dito contro Beth, che in risposta alza le mani.

Si siede sul letto, la faccia soddisfatta di chi sta per assistere ad uno spettacolo che aspettava da tempo.

La fulmino con lo sguardo, ma lei fa spallucce

“Allora, da dove inizio il racconto degli orrori? Beh, ero un alcolista ed eroinomane, quando ero più giovane. Avevo circa la vostra età se non prima. Bevevo come una spugna sai? Litri e litri d’alcol. C’erano giorni in cui nemmeno riuscivo a stare in piedi talmente ero carica di alcol. Alle volte mi sparavo in vena l’eroina, proprio qui. Vedi?” indica sul suo avambraccio alcune minuscole cicatrici.

Prendo tra le mani il braccio ed osservo da vicino quei minuscoli puntini bianchi. Ci passo delicatamente la mano sopra, lei chiude gli occhi, probabilmente cercando di dimenticare quei momenti bui

“Ecco, alle volte mi sparavano l’eroina in vena e poi, non contenta, buttavo giù quel che riuscivo. Patetico non è vero?” ride, allontanandosi da me

“Non lo trovo affatto patetico” scuoto la testa, osservandola

“Soffrivo tanto per il rapporto con i miei genitori. Io non ho avuto un’infanzia, mio padre mi ha trattata da subito come una fottuta adulta. Mentre gli altri bambini erano fuori a giocare io ero costretta a sorbirmi i sermoni di mio padre su quanto fosse importante costruire pale eoliche e pannelli solari” ride

Beth abbassa lo sguardo, triste.

“Regan..” cerco di fermarla

“Zitta ed ascoltami” i suoi occhi rossi mettono in risalto l’azzurro della sua iride.

Per un attimo rimango paralizzata davanti a lei, incantata da quegli occhi

“Poi è arrivata l’adolescenza. Ero una testa calda, ho fatto a botte un sacco di volte, ho ferito ed usato un sacco di persone, non riesco nemmeno a quantificarle” scuote la testa “Sono stata una persona orribile perché non ho mai imparato davvero a relazionarmi alle persone. Mio padre.. Mio padre mi ha insegnato ad usare qualsiasi arma a mio favore per raggiungere i miei obbiettivi, non importa quanto questo potesse ferire le persone. Quando.. quando diventai grande abbastanza, mio padre mi costrinse ad andare con lui, seguire i suoi stupidi progetti, i suoi stupidi convegni. Perché io dovevo diventare la sua fottuta fotocopia. Ed effettivamente lo sono diventata. Una stronza cinica che pensa solo ed esclusivamente alla sua società di merda”

“Lo sai che non è così” mi avvicino a lei

“Non è così da quando sei arrivata tu” mi guarda “Da quando ci sei tu, ho scoperto che nella vita c'è molto di più oltre al lavoro, oltre a me stessa”

“Regan..”

Beth sembra scioccata dalle parole della sorella, guarda la scena come se stesse osservando un ufo volare nel cielo

“Ho frequentato gli alcolisti anonimi per anni, sono stata in diverse cliniche di riabilitazione per uscire dal tunnel della droga. È stato un percorso lungo e difficile, più di quanto tu possa immaginare” abbassa lo sguardo

“Posso solo immaginare” sono di fronte a lei, le tiro su leggermente il viso.

“Mi dispiace tanto Sarah, io.. Io non volevo farti del male. Volevo tutelarmi all’inzio.. poi si è trasformato in un bisogno ossessivo di proteggerti. Avevo bisogno di sapere che tu stessi bene, perché sei la prima ragazza di cui mi importa davvero, non sono ancora in grado di gestire.. tutto questo "

“Non è una giustificazione, lo sai vero?” le sorrido debolmente, sedendomi sul letto

“Io.. lo so” sospira.

Si sdraia sul letto accanto a me, fissando il soffitto.

Nella stanza cala il silenzio.

Beth non dice una parola. Si sdraia anche lei sul suo letto, quasi per paura di disturbare il momento.

La osservo fissare il soffitto, il viso rosso a causa dell'alcol.

"Penso di essermi innamorata di te Sarah" continua a guardare fisso davanti a sé.

Per un attimo perdo il respiro. L'ha detto sul serio? No, non può essere.

Beth guarda sconvolta sua sorella, la bocca spalancata.

Io non so cosa rispondere.

Sono completamente bloccata, le parole in fondo alla mia gola incontrano un nodo.

Sento gli occhi inumidirsi

"Non dici nulla?" si volta triste verso di me, in attesa di una risposta

"Questo è decisamente un argomento da affrontare domani, magari da sobria" le sorrido, poggiandole una mano sul viso.

Annuisce in modo quasi impercettibile, poi chiude gli occhi, godendosi il mio tocco.

In pochi minuti si addormenta.

"Wow, è stato così.." Beth non riesce a terminare la frase

"Inaspettato ed intenso" la fisso solamente, la mia mano ancora a contatto con la sua pelle bollente.

Sono completamente destabilizzata da quanto è successo.

Ho scoperto tante cose su di lei, ho capito che in fondo è una ragazza fragile, umana.

Proprio come lo sono io.

Regan è molto di più di quel che da vedere e ringrazio Dio per avermi permesso di conoscerla fino a fondo.

Domani dovremo parlare di tante cose, perché ci sono tante cose che vorrei capire.

Mi sdraio semplicemente accanto a lei, riscaldata dal calore del suo corpo.

Per la prima volta passeremo la notte insieme, nello stesso letto.

Mi si stringe lo stomaco.

 

 

Pov. Regan

Un terribile mal di testa mi martella le tempie, l'odore di alcool mi infastidisce.

Cerco di capire da dove provenga la puzza, e mi ci vogliono pochi secondi a capire che sono io la fonte di quell'odore sgradevole.

Mi guardo intorno, per capire dove io sia.

È la stanza di Sarah.

Lei giace accanto a me, sta dormendo.

Ha il viso un po' corrugato, il braccio appoggiato sul mio petto.

È stretta a me, a causa del letto troppo piccolo.

Questa è stata la prima notte che abbiamo passato insieme, ed io nemmeno la ricordo.

Ironico.

Mi sembra di aver fatto un tuffo nel passato, quando non ricordavo nemmeno dove io fossi a causa delle droghe e dell'alcol.

Rimango sdraiata accanto a lei, per godermi il momento.

Ho aspettato tanto che accadesse, ed ora che sono qui insieme a lei, mi sono persa il momento a causa.. dell’alcol.

Di nuovo.

Come mille altre cose che mi sono persa a causa della mia parte marcia.

Mi sposto leggermente contro il muro, per farle più spazio.

La testa mi sta esplodendo.

“Complimenti per ieri sera” Beth mi guarda dalla sedia della sua scrivania

“Cazzo Beth, mi hai spaventata” sussurro, sorpresa nel ritrovarla lì

“Ti ricordo che questa è camera mia” alza gli occhi al cielo

“Devi rompere i coglioni già di prima mattina?” mi porto una mano alla tempia

“In realtà sono quasi le due del pomeriggio”

“Oh cazzo” sospiro

Sarah si agita leggermente accanto a me

“Ho detto o fatto qualcosa di sconveniente?” guardo Beth

“Meglio se ne parli con lei” indica Sarah con un gesto della testa

“Dio, cos’ho combinato?” bruttissimi presentimenti mi assalgono.

Cos’ho fatto? Ma soprattutto.. cos’ho detto?

Ho seriamente paura di aver straparlato, di aver detto qualcosa di troppo.

Cosa assolutamente probabile visto che ero completamente fuori controllo.

“Mhm..” Sarah si stiracchia accanto a me.

La osservo, ed è assolutamente bellissima

“Buongiorno” si guarda intorno

“Ciao Sarah” le sorrido

Lei inizialmente mi guarda stupita, poi mi sorride

“Come stai?” mi guarda preoccupata

“Sento la testa un po’ pesante, ma bene” annuisco.

Questo movimento mi fa girare la testa.

“Vi lascio sole, così potrete.. parlare. MaryJ mi sta aspettando. Ciao Regan, ciao Sarah” le posa un bacio sulla testa

“Ciao Beth” le sorride Sarah.

Rimane per qualche minuto a fissare il soffitto, poi si alza in piedi.

Prende una bottiglietta d’acqua e mi passa due pastiglie

“Non starai mica cercando di uccidermi, vero?” la guardo sorridendo

“Se davvero volessi ucciderti sarei più originale di due pasticche bianche” mi guarda sorridendo, quasi malinconica.

Ricordo bene quello scambio di battute.

Era il primo dell’anno, l’avevo portata via con me, dopo la notte di capodanno.

Ero così felice, ma non riuscivo ancora a capirne il motivo.

Prendo in mano le pastiglie e le butto giù in un attimo.

Lascio che l’antidolorifico agisca sul mio corpo.

Passano i minuti, sento piano piano il mio corpo calmarsi.

“Va meglio?” prende le distanze, sedendosi sul letto di Beth

“Sì decisamente, ti ringrazio” annuisco “Allora? Arriviamo subito alla parte dolente per favore?” lei sorride

“Di cosa vorresti parlare?” sorride incrociando le braccia

“Lo sai benissimo” chiudo gli occhi a fessura “Non avere il controllo di quanto è successo mi manda fuori di testa”

“Già, solitamente sei tu che ti occupi degli sbronzi” mi guarda, negli occhi un velo di nostalgia

“Già” annuisco

“Quella storia degli alcolisti anonimi è vera?” mi osserva

“Oh, lo sai, bene” annuisco imbarazzata “Certo, non ti ho mai mentito Sarah” mi rabbuio

“Da quanto tempo non bevevi più?” si alza, avvicinandosi alla finestra

“È complicato Sarah..” sospiro, il suo sguardo preoccupato su di me “Okay d’accordo. Erano cinque anni che non mi ubriacavo seriamente. Come avrai potuto ben notare io ho sempre bevuto, ma mi sono limitata sempre ad un drink o ad un calice di vino. Bere per affrontare.. qualcosa, questo erano cinque anni che non mi succedeva più” sbianca in viso

“Mi dispiace così tanto Regan..” balbetta

“Non è colpa tua” mi avvicino a lei “Capito? Tutto questo è solamente colpa mia e della mia incapacità di affrontare i problemi in modo.. sano” scuoto la testa

“Ieri sera hai detto una cosa” siamo una di fronte all’altra.

Lei è bloccata tra me e la finestra.

Mi guarda intensamente, il suo petto si muove velocemente.

Cazzo, che cosa ho detto? Mi sale il panico. Potrei aver detto qualsiasi cosa.

“Hai detto..” abbassa lo sguardo “Hai detto di esserti innamorata di me” sgrano gli occhi.

Cazzo.

Vorrei sprofondare. Dover affrontare in modo così diretto i miei sentimenti mi destabilizza.

Solitamente sono una persona molto razionale, che riesce a mantenere un certo controllo delle situazioni, ma ieri sera..

Aprirmi con lei su quali siano i miei sentimenti..

Dio, che stupida

“Eri ubriaca, ti sei lasciata trasportare dalla situazione e dalle emozioni. Lo capirei se..”

“È vero Sarah” annuisco guardandola “Sono innamorata di te”

Non ho intenzione di mentire, nè tanto meno girarci intorno.

“Regan..” balbetta

“Lo so, per te è difficile Sarah. Jessica ti ha fatto tanto male, ma forse io posso aiutarti, no?” le prendo il viso tra le mani

“Tu mi hai aiutata molto più di quanto pensi” mi guarda “grazie a te ho provato di nuovo qualcosa, che non sono ancora riuscita a definire”

Il mio cuore perde un battito

“Allora proviamoci, costruiamo qualcosa insieme” le prendo il viso tra le mani

“Regan..” sospira

“Ti giuro, basta segreti. Basta pedinamenti, basta investigatori. Solo io e te. Ed Otis” ride

“Regan non posso” scuote la testa e si allontana da me “Ho bisogno di stare sola. Devo imparare a stare sola”

“Per quale motivo? Io sono qui, non ho intenzione di andare via” mi avvicino a lei

“Ti prego Regan, cerca di capirmi” si allontana ancora.

Mi blocco davanti a lei. Guarda in basso, triste.

Vuole i suoi spazi, vuole restare da sola.

Ma per quale motivo? Io sono qui, non ho intenzione di andar via per nessun motivo. Può.. può restare sola, ma stare con me.

Potrebbe stare a casa mia, le lascerei tutto lo spazio di cui ha bisogno.

Stronzate.

Sappiamo benissimo che non verrebbe mai a stare a casa mia e che soprattutto non avrebbe i suoi spazi perché io stessa non riuscire a darglieli.

Chi voglio prendere in giro.

“Posso rimanere qui ancora un po’? Giuro che non farò nulla di sconveniente o.. imbarazzante. Voglio solo godermi questi ultimi momenti insieme” la guardo.

Lei sembra essere titubante, ma poi annuisce

“D’accordo, quando te la sentirai potrai andar via” mi sorride, sedendosi sul letto di Beth.

La osservo per qualche secondo, poi distolgo lo sguardo.

Il fatto che lei non voglia star con me mi distrugge, ma non voglio ancora darmi per vinta.

Le lascerò i suoi spazi, ma non per questo sparirò dalla sua vita.

Non ho intenzione di mollare, voglio conquistarla e so di poterlo fare, perché so già che lei prova qualcosa per me.

Devo solo riuscire a farglielo capire, e sono proprio qui per questo.

 

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Capitolo 62
*** Capitolo Sessantadue ***


Pov. Regan

Sarah è sdraiata sul letto di Beth, in silenzio.

Anche io non parlo, quasi timorosa di rovinare il momento.

Non mi guarda nemmeno, so che questa situazione la fa soffrire e mi fa dannatamente incazzare tutto questo.

Perché dovremmo privarci di stare insieme per il suo stupido ego personale?
Può essere forte lo stesso, anche stando con me.

Sorrido.

È così determinata, così.. forte.

Ne ha passate tante, eppure è ancora in piedi.

"Avevi detto che non avresti fatto nulla di sconveniente. Fissarmi è una cosa sconveniente" ride imbarazzata

"Scusami" sorrido mordendomi il labbro "Ora smetto, giuro" alzo le mani

Mi guardo intorno.

Questa stanza è incredibilmente piccola, mi chiedo davvero perché Beth abbia voluto trasferirsi qui, invece di prendersi un suo appartamento.

Perfino la mia cabina armadio è più grande di questa stanza.

Se Sarah si trasferisse a casa mia potrebbe avere la sua stanza, il suo bagno.

Potrebbe avere i suoi spazi, e potrei crearle.. non so, una palestra personale, una sala lettura o qualsiasi altra stanza lei voglia.

Questo letto è davvero minuscolo, ci sto a malapena.

"Scusate" Beth entra in camera

"Ciao Beth, vieni pure" le sorride Sarah

"State giocando al gioco del silenzio?" chiede divertita, guardando prima me e poi Sarah

"Sì e tu ci stai disturbando" borbotto, incrociando le braccia al petto.

Sarah mi fulmina con lo sguardo, alzo le spalle.

Beth alza gli occhi al cielo e mi mostra il dito medio.

Si siede accanto a Sarah ed iniziano a parlare.

Sorrido vedendole insieme. Sono contenta che Beth abbia trovato una persona come Sarah, perché so che è un'amica premurosa.

Anche Beth ha sofferto tanto, e tutt'ora soffre, per il rapporto con i nostri genitori.

Semplicemente lei lo da meno a vedere.

Quando nacque Beth io ormai avevo quasi tredici anni, ero grande abbastanza da prendermi cura di lei.

Per i primi anni della sua vita l'ho cresciuta io.

Volevo che almeno lei provasse cosa volesse dire essere una.. bambina, prima che mio padre mettesse le mani anche su di lei.

Poi l'alcol e la droga mi hanno allontanato sempre di più da lei, dalla mia famiglia, dall'essere una persona reale.

Mi hanno resa un fantasma, un'entità che sopravviveva invece di vivere.

Gli anni dai diciassette fino ai ventitré sono un enorme buco nero nella mia memoria.

Invece, sono più che sicura che Beth se li ricordi bene quegli anni.

Ricorda bene come tornavo la sera a casa, gli occhi spenti ed il viso scavato.

Le notti in cui la polizia veniva a bussare alla nostra porta, illuminando di blu le finestre delle nostre camere.

Sono felice che lei sia stata abbastanza forte da non cadere in quella trappola per noi così accessibile, che sia stata così forte da tenere insieme i pezzi della sua anima, mentre la mia si sgretolava giorno dopo giorno.

La nostra attenzione viene attirata da qualcuno che bussa alla porta.

"Dev'essere MaryJ, vado io" Beth si alza e raggiunge la porta

"Ciao ehm.. Io.. Io sto cercando Sarah. Sarah Davis" sento una voce maschile provenire da fuori.

Sarah si alza in piedi e raggiunge la porta.

La figura maschile è nascosta dalla porta, dunque non riesco a capire chi sia.

Non appena Sarah la vede, però, si blocca.

Barcolla leggermente all'indietro, quasi inciampando.

Mi alzo per raggiungerla, e non appena vedo il volto del ragazzo impalato davanti alla porta, il sangue inizia a ribollirmi nella vene

"Che cazzo ci fai qui?" ringhio avvicinandomi a lui

"Regan che succede?" Beth si volta confusa, prima verso di me poi verso Sarah "Sarah tutto bene?" si avvicina preoccupata a lei.

È bianca come un lenzuolo, gli occhi spalancati.

Le mani le tremano leggermente

"Che cazzo ci fai qui Dwight?" ringhio, a pochi centimetri dal suo viso.

Conosco bene quel volto. Quando l'investigatore privato mi portò tutto il materiale, esaminai ogni singola persona che ha fatto parte della sua vita, in particolare lui.

Mi soffermai sul quel ghigno cattivo che gli adornava il volto nella foto segnaletica, lo sguardo cattivo di chi sa che può far male.

Fissai a lungo quella foto chiedendomi come una persona potesse provocare tanto dolore, soprattutto ad un essere gentile come Sarah.

"Vi prego ascoltatemi" alza le mani in segno di resa "Io.. io sono qui per chiedere scusa" lo guardo scioccata, incapace di dire qualsiasi cosa.

Chiedere scusa? Scusa di cosa? Di aver distrutto una persona, averla annientata fino a renderla un involucro vuoto?

Ormai è tardi fottuto coglione.

L'hai distrutta, le tue parole non serviranno ad un cazzo

"Tu cosa?" rido nervosamente, le mani mi prudono "Come puoi anche solo pensare che una cosa del genere possa essere d'aiuto?" faccio un passo in avanti, facendolo indietreggiare

"Io.. sto seguendo un percorso di riabilitazione, sto cercando di.. risolvere tutte le questioni che ho in sospeso" abbassa lo sguardo

"Non c'è un cazzo in sospeso, te ne rendi conto?" facendolo indietreggiare "Ora indietreggi? Ora che non hai più una piccola ragazzina davanti di cui abusare indietreggi?!" mi butto su di lui ma Beth mi blocca

"Sarah ha bisogno di te" sussurra, cercando di restare calma, ma sento nella presa sul mio braccio che anche lei è fuori di sé.

Mi volto verso Sarah che è esattamente nella stessa posizione di qualche minuto fa.

Trema, incapace di muoversi. Il suo sguardo è terrorizzato

"Piccola" mi fiondo verso di lei, prendendole il viso tra le mani "Piccola ci sono io, non ti farà nulla" la rassicuro.

Il terrore sul suo viso sembra sparire un po'

"Dwight non credo sia il caso" Beth si posiziona davanti a noi.

Il ragazzo è decisamente più grande di lei, ma messo a paragone sembra un agnellino spaventato.

È curvo su se stesso, lo sguardo afflitto.

Cazzo, come se fosse lui la fottuta vittima

"Sarah ti prego ascoltami" Dwight alza lo sguardo verso Sarah.

Non appena i suoi occhi incontrano quelli di Sarah, lei inizia a tremare, il suo respiro diventa affannoso

"Te ne devi andare" ringhio, stringendo Sarah tra le mie braccia

"Sarah ti chiedo immensamente scusa, sono stato uno stronzo"

"Uno stronzo?" scoppio a ridere nervosamente "Uno stronzo" ripeto, scuotendo la testa

"Sono stato una merda. Ti ho fatto cose terribili e.. e mi dispiace" il suo tono di voce si incrina "Non posso nemmeno immaginare quali conseguenze abbia avuto su di te tutto questo"

Sento il sangue ribollirmi dentro.

Questo coglione dopo anni si presenta qui, con due occhietti lucidi ed un po' di senso di colpa credendo che tutto si possa aggiustare.

Fottuto egoista, ma non pensa quali effetti potrebbe avere tutto questo su di lei?

Sarah è ancora immobile accanto a me, il respiro si sta calmando.

Non appena sente le parole di Dwight si allontana da me, camminando verso di lui.

Mi irrigidisco. Vorrei solo prenderle il braccio e tirarla a me.

Raggiunge Beth alla porta, che si posiziona leggermente davanti a lei, proteggendola.

Tiro un sospiro di sollievo.

Osservo quella piccola ragazzina guardare negli occhi il suo assassino, con il fiato sospeso, in attesa della sua prossima mossa.

 

 

Pov. Sarah

"Ora smetto, giuro" Regan sta ridendo, seduta sul mio letto.

Mi stava fissando da troppo tempo, ero terribilmente in imbarazzo.

Dopo aver avuto la sua conferma che tutto ciò che mi ha detto ieri sera fosse la verità, non riesco più a guardarla con gli stessi occhi.

Non per l'eroina o per l'alcol, ma per i sentimenti che ha rivelato di avere nei miei confronti.

Non posso credere che questa ragazza possa davvero essersi innamorata di me.

Sorrido al pensiero.

Ed io? Io cosa provo?

Non lo so, non riesco a definirlo. Provo un ammasso confuso di sentimenti, a metà tra volermi lasciare andare e l'altra metà che vuole preservare il mio ego ormai ferito da troppe persone.

Quando Beth entra in stanza si viene a sedere accanto a me, raccontandomi della sua giornata.

Non avevo minimamente idea di quello che stava per accadere.

Quando ho visto Dwight davanti alla porta, avrei davvero voluto fuggire.

Scappare da quella fottuta finestra, il più lontano possibile da lui e dall'ondata di ricordi che mi ha travolta.

I suoi pugni chiusi contro le spalle, o le mie costole.

Le sue mani che mi stringevano forte il braccio, fino a far comparire i lividi.

I morsi ed i segni sulla pelle che lasciava ogni volta sul mio corpo, quando decideva che fosse il momento di possedermi.

Un senso di nausea mi ha pervaso il corpo.

La testa ha cominciato a girare come se fossi all'interno di un ciclone.

Il mio petto si alzava velocemente.

Sentivo il panico diffondersi in me.

Ho ricordi confusi dei primi minuti in cui Dwight era qui.

Beth che corre verso di me, Regan che si butta addosso a lui.

Avrei voluto fermarla, ma il mio corpo era come inchiodato al suolo, non riuscivo a fare nemmeno mezzo passo in avanti.

Sarebbe stato come buttarsi nella fossa dei leoni.

Ho cominciato ad iperventilare.

Poi è arrivata lei.

Regan mi ha stretta tra le sue braccia ed ho sentito davvero come se lui non potesse farmi più nulla, come se fossi intoccabile accanto a lei.

Il panico piano piano è andato diminuendo, fino a sparire completamente.

Ed ora che sono qui a sentirlo parlare, sento uno strano sentimento montarmi dentro.

Mi stacco dalle braccia di Regan che ormai mi hanno resa invincibile e cammino verso la porta.

Beth si posiziona tra me e lui.

Incontrare di nuovo i suoi occhi da così vicino è veramente.. intenso.

Ma non è più lo sguardo malato che aveva anni fa, no. È uno sguardo triste, tormentato, affranto.

È lo sguardo di chi sa che ha sbagliato e sta facendo di tutto per rimediare

"No, non hai minimamente idea delle conseguenze che le tue azioni hanno avuto su di me Dwight" sussurro, ad una decina di centimetri da lui.

Sento di nuovo il suo profumo, lo stomaco si contorce per la nausea

"So che le mie scuse non servono a nulla, tantomeno dopo tutti questi anni, ma sono mortificato Sarah" si butta sulle ginocchia, il viso tra le mani.

Sposto leggermente Beth, abbassandomi.

Sento Regan avvicinarsi, ma Beth la blocca

"No infatti, le tue scuse non servono, ma come puoi vedere sono viva. Sono andata avanti Dwight. Dopo di te ho amato ancora, sono riuscita a ricominciare. Puoi essere sereno" lo guardo, il viso ancora coperto

"Sono davvero felice di sentirlo Sarah" sposta le mani, guardandomi in faccia.

Siamo incredibilmente vicini, mi manca l'aria.

"Però ho bisogno che mi prometti una cosa. Anzi, due" lui mi guarda trepidante

"Sì, qualsiasi cosa" annuisce, gli occhi che luccicano

"Non fare mai più quello che hai fatto a me a nessun'altra. Non.. toccare nessun'altra ragazza nello stesso modo in cui hai toccato me" la mia voce si incrina "E poi, non presentarti mai più da me"

"Ho affrontato un lungo percorso Sarah per guarire dalla mia parte peggiore. Non so se ci sono riuscito, ma ci sto lavorando" annuisce "Sto provando a guarire in modo che nessun'altra ragazza possa affrontare ciò che hai dovuto affrontare tu. Per quanto riguarda l'altra promessa.. Avevo solo bisogno di scusarmi con te per ciò che ti avevo fatto, per farti vedere che ero sinceramente pentito. Ti prometto che dopo oggi, sparirò dalla tua vita"

"Grazie Dwight" annuisco, mi alzo in piedi "Ora puoi andare" mi allontano da lui, raggiungendo Regan.

Lei è semplicemente sconvolta.

Mi guarda come se fossi un Angelo sceso dal cielo.

Anche Beth è incredula.

"Grazie Sarah, per tutto. Ti prometto che manterrò la parola data" mi guarda ancora

"Ciao Dwight" lo saluto sedendomi sul letto.

Beth chiude la porta, voltandosi verso di noi.

Nella stanza cala un silenzio tombale, la tensione è palpabile.

Beth e Regan mi guardano, assolutamente scioccate da quanto appena successo

"Aprite la finestra, aprite la finestra" ansimo.

Mi manca l'aria, non riesco a respirare.

Tutto intorno a me inizia a ruotare, non riesco più a ragionare.

Tutto intorno a me si fa confuso, sfocato.

Vedo le figure di Beth e Regan muoversi velocemente, troppo velocemente, per la stanza ma non riesco a distinguerle.

Non riesco a capire niente, mi manca il respiro.

La mia vista si offusca, non vedo più nulla.

Urlo semplicemente, poi il buio. 

 

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Capitolo 63
*** Capitolo Sessantatré ***


Pov. Sarah

Quando mi sveglio, mi sento confusa.

La testa è incredibilmente pesante, fatico a tenere gli occhi aperti.

Nei pochi momenti in cui riesco ad aprirli, noto le persone intorno a me.

Regan è seduta al mio capezzale, le mani incrociate davanti a sé.

Beth e Joe sono seduti sul letto davanti a noi, stretta a Beth c'è anche MaryJ

Sono tutti in silenzio, in attesa che io mi risvegli.

"Ehi" Regan mi accarezza la guancia

"Hum?" borbotto, stiracchiandomi

"Come stai?" mi chiede, osservandomi

"Come chi ha appena avuto un attacco di panico" sorrido, strofinandomi gli occhi.

Beth e Joe si scambiano uno sguardo triste, MaryJ stringe la mano di Beth.

Regan continua ad accarezzarmi il viso. Non ho le forze per combattere, né tantomeno ho voglia di spostarmi dal suo tocco.

Joe ci osserva curioso

"Se chiamate anche gli altri al mio capezzale facciamo un'ultima preghiera tutti insieme"

"Non è divertente Sarah" mi rimprovera Joe, sorridendo.

Mi tiro su a sedere, la testa pesante

"Però stai ridendo" gli sorrido.

Joe si siede vicino a me

"Mi devi spiegare chi è questa" sussurra.

Sorrido

"D'accordo, ti racconterò tutto" annuisco, sdraiandomi di nuovo sul letto.

Non saprei dire come io mi senta al momento. Non so come l'incontro con Dwight mi faccia sentire.

L'ho visto nei suoi occhi, era davvero pentito, non stava fingendo.

Lo sguardo cattivo che aveva quando stava con me, non c'era più.

Il diavolo manipolatore conosciuto anni fa è stato sostituito da un'anima dannata.

Potevo leggere il pentimento in fondo ai suoi occhi, ed era sincero.

Sono sollevata dal fatto che Dwight abbia capito il suo sbaglio, sono felice che stia seguendo un percorso di guarigione ma - egoisticamente parlando - io mi porterò dentro per sempre i segni dei suoi sbagli.

Dei suoi momenti no, del suo essere malato.

Mi porto letteralmente i segni sul corpo del suo passaggio nella mia vita.

Io a quest'ora potevo essere morta e sepolta, Dio solo sa per quale motivo io sia ancora viva.

Forse è proprio questo il motivo. Aiutare Dwight nella sua remissione dei peccati.

Ironico.

Come se le sue scuse potessero cambiare le cose. Come se le sue scuse potessero cancellare le conseguenze dei suoi abusi o i segni sul mio corpo.

Osservo Regan camminare nervosamente per la stanza, non l'avevo mai vista così.. incazzata.

"Perché mi stai guardando ora?" Regan si volta a guardarmi

"Non ti sto guardando" scuoto la testa

"Vieni" mi porge una mano

"Dove.. Dove vuoi andare Regan?" chiedo confusa.

Mi aiuta ad alzarmi, tenendomi per i fianchi.

Raggiunge il mio armadio e lo apre.

Osserva curiosa i vestiti, prendendone un paio.

Li osserva sorridendo, e se li mette in spalla.

"Regan cosa stai facendo?" mi avvicino

"Ti porto via da qui" risponde semplicemente.

Beth sorride, scuotendo la testa mentre Joe rimane spiazzato.

Cosa sta facendo? E forse impazzita?

Joe mi guarda, cercando di capire cosa stia succedendo e vorrei capirlo anche io

"Cosa stai dicendo Regan?" rido nervosamente

"Andiamo via, io e te. Solo per il weekend, per dimenticare questa.. Brutta storia"

"Non basterà un weekend a farmi dimenticare tutto questo" sospiro

"Lasciami almeno provare" mi guarda, i suoi occhi catturano i miei

"Okay" sospiro allontanandomi dall'armadio.

Lascio che decida lei cosa portare perché non ho le forze di controbattere.

Mi accascio sul letto, in preda a strani sentimenti.

Mi sento come se stessi vivendo dentro una bolla. Il suo viso continua a comparirmi davanti, come in un orribile incubo.

Ho paura ad aprire quella fottuta porta, perché ho paura di trovarlo lì ad aspettarmi.

Come ha fatto a trovarmi? Dio, non so nemmeno se voglio saperlo.

Fisso la porta

"Come stai?" Joe si siede accanto a me, posandomi una mano sulla coscia

"Non so come rispondere" scuoto la testa "So già cosa ti stai chiedendo" mi volto verso Regan, ancora impegnata a frugare nel mio armadio

"Ci sarà tempo e luogo per parlarne" mi sorride "Mi fai una promessa?" mi guarda negli occhi

"Dipende" alzo gli occhi al cielo

"Goditi il weekend, e torna solamente quando te la sentirai. Mi inventerò qualcosa da dire ai ragazzi, gli dirò che stai bene" mi prende una mano tra le sue

"Io.." penso ai giorni che mi aspettano con Regan, e sento il cuore accelerare.

Sono pronta ad affrontare questi giorni con lei?

Però Joe ha ragione, ho bisogno di andare via da qui.

Andare via da questa stanza, andare via da questo dormitorio, almeno finché la sua faccia non sarà sparita dai miei ricordi.

Il problema è.. quanto tempo ci vorrà? Potrebbero volerci mesi, non ho intenzione di lasciare il college solo perché lui aveva bisogno di perdonarsi.

Fanculo.

Voglio godermi questo weekend con Regan, consapevole che sarà l'ultimo, e dimenticare il fottuto volto di Dwight ed i suoi fottuti occhi tristi.

"Te lo prometto" annuisco abbracciandolo forte.

 

 

Pov. Regan

Queste ultime ore sono state.. intense, sicuramente.

Da quando Dwight si è presentato alla sua porta ormai quasi otto ore fa non ho mai smesso di avere i muscoli in tensione, perennemente sull'attenti, pronta a difenderla in qualsiasi modo.

Quando Sarah è stata male non ci ho visto più.

Ho perso totalmente la ragione, volevo solo ammazzare quel figlio di puttana che dopo averla quasi uccisa anni fa, ora si è ripresentato alla sua fottuta porta chiedendo perdono.

Perdono per cosa? Per averla quasi uccisa? Per averla annientata rendendola un fantasma?

Fanculo, solo per la sua fottuta redenzione.

Tanto brucerà all'inferno, ed io con lui.

Peccato che qualcuno ci avesse pensato prima di me. Quando sono uscita, Dwight era seduto per terra, il volto tumefatto.

Era solo, non c'era nessuno nel corridoio.

Non so chi sia stato a ridurlo così e nemmeno mi interessa. Avrei voluto essere io a farlo, ma se mi fossi avventata su di lui l'avrei ucciso.

Mi sono semplicemente chiusa la porta alle spalle, lasciandolo solo a leccarsi le ferite.

Sarah è in silenzio, seduta sul sedile della mia Jaguar nera, che guarda fuori dal finestrino.

Ha fatto una promessa al suo migliore amico, che avrebbe dimenticato. Ed è proprio l'obiettivo che voglio raggiungere.

Voglio che lei dimentichi lui e tutto ciò che le ha fatto.

È un piano ambizioso ed ovviamente impossibile, ma se per qualche giorno posso fare in modo che lei stacchi la testa, ben venga.

"Dove stiamo andando?" sussurra, voltando faticosamente la testa verso di me.

Ha il viso stanco, scavato.

Il colorito è ancora spento, due profonde occhiaie solcano il suo viso

"Ti fidi di me?" le sorrido, prendendole la mano.

Storce il naso, sorridendo

"Ehi!" la guardo facendo la finta offesa.

Lei mi sorride, io le stringo una coscia

"Come stai?" la guardo preoccupata

"È stato solo un attacco di panico Regan" sospira "Come gli altri che ho avuto" gira la testa, guardando fuori

"Non è solo un attacco di panico Sarah, non minimizzare"

"Ti prego, non parliamone più" scuote la testa.

Semplicemente annuisco e lei si volta, facendo così calare il silenzio

L'unico rumore a riempire l'abitacolo sono i nostri respiri regolari.

Quello che ha fatto con Dwight è stato semplicemente.. incredibile. Il modo in cui ha affrontato e perdonato il suo omicida, il modo in cui si è avvicinata a lui.

Più la conosco, più mi rendo conto di quanto lei sia forte. È una fottuta forza della natura, in grado di affrontare anche il peggiore dei suoi mostri, con una forza davvero disumana.

Quando mi volto verso Sarah, ha gli occhi chiusi e la bocca leggermente spalancata.

Il suo respiro è lento, non sembra nemmeno vigile.

Sì fida a tal punto di me da essere tranquilla, nonostante ciò che ha appena affrontato.

Rallento un po' per limitare il dondolio della macchina e le stringo la piccola coscia.

La sto portano a Rudentsville, nella mia casa in riva al mare.

So che lei ama follemente il mare e peccato il freddo che ha rovinato ogni mio piano.

Purtroppo il clima è una delle poche cose di cui non posso avere il controllo.

Voglio che si goda il rumore del mare, la riservatezza di quel posto, che dimentichi ogni cosa brutta successa oggi.

La riporterò al campus solo quando sarà lei a chiedermelo.

Dopo un'oretta e mezza di viaggio arriviamo a destinazione.

Il sole sta per tramontare, sta cominciando la sua lenta discesa sul mare

"Piccola" le poso un bacio sulla testa, poi una sulla tempia "Piccola siamo arrivati" le slaccio la cintura

"Hum?" borbotta guardandosi intorno.

Si copre immediatamente gli occhi con una mano, a causa della luce del sole.

È adorabile.

L'aiuto a scendere dall'auto e lei curiosa di guarda intorno

"Che profumo di.. mare" inspira profondamente a pieni polmoni

"Sì perché.." le metto le mani sulle spalle, ruotandola "Eccolo" sorrido.

Davanti a noi, l'infinita distesa del mare si colora leggermente di arancio, riflettendo l'inizio del tramonto. Il mare si infrange sul bagnasciuga, creando una leggera schiuma bianca.

Lo sciabordio delle onde è l'unico rumore che si sente intorno a noi, oltre al verso dei gabbiani.

Creano tristi coreografie, sfidando il vento.

L'odore di salsedine ci impregna i vestiti e ci rinfresca i polmoni

"Wow.." sussurra Sarah avvicinandosi alla spiaggia

"Bello, non è vero?" le appoggio una mano sulla spalla, mentre osserva il panorama.

Lei semplicemente annuisce con la testa, poi si toglie le scarpe e raggiunge la spiaggia.

Passeggia a piedi nudi sulla sabbia fredda ed umida, mentre inspira profondamente

"Che posto è questo?"

"Benvenuta a Rudentsville" le sorrido "Questa è casa mia e questa.. beh è la mia spiaggia" sorrido imbarazzata

"Ovvio, ovvio" annuisce divertita "Fottuta riccona" ride

"Stai zitta e goditi tutto questo" le sorrido poi mi avvio verso casa.

Lei non mi segue, così decido di lasciarle i suoi spazi.

Forse ha solo bisogno di un po' di tempo per sé stessa, per elaborare quanto successo, ed io ho intenzione di lasciarglielo.

Certo la controllerò sempre a distanza, ma non invaderò il suo spazio personale, così che possa capire che possiamo stare insieme anche preservando il suo ego.

Accendo il camino, in modo da riscaldare un po' l'ambiente freddo.

Dopo quest'estate non ci ho più messo piede e gli inverni sono freddi qui.

Lascio che il camino scaldi la grossa sala, mentre Sarah continua a passeggiare lungo la spiaggia.

Incrocia le braccia davanti a sé a causa del vento.

Verso del vino bianco in due calici. Uno lo bevo subito - ho bisogno di un po' di alcol per rilassarmi - poi lo riempio nuovamente, e raggiungo Sarah.

"Tieni" le porgo il bicchiere

"Cos'è?" annusa il liquido biancastro

"Vino bianco" le sorrido

"Non dovresti berlo" scuote la testa

"Ti posso assicurare che il problema non è questo bicchiere" rido, accomodandomi su una sdraio.

Lei mi segue, sedendosi accanto a me. È ancora rannicchiata a causa del freddo.

Mi sfilo la giacca e gliela poso sulle spalle

"Grazie" mi sorride, poi si porta il calice alle labbra "Allora.. alcolisti anonimi eh" butta giù un sorso

"Già" annuisco "Io e l'alcol eravamo una cosa sola. Mi svegliavo al mattino e bevevo, a pranzo bevevo, a cena indovina? Bevevo. Anche le notti erano un continua ricerca di alcol. Se lo dovessi chiedere a Beth, ti potrà raccontare tutto" abbasso lo sguardo

"Regan, apprezzo molto il tuo gesto. Ho apprezzato il fatto che tu abbia voluto raccontarmi.. di te, ma davvero non era necessario. Quando ti sentirai pronta e quando vorrai farlo io sono qui" mi appoggia una mano sul ginocchio

"Lo sono" annuisco

"Sei pronta ad affrontare tutto questo da sobria? Di parlarmi dell'eroina, dell'alcol e di tutto il resto?" si volta a guardarmi

"Io.."

Lo sono? Sono pronta a parlare con lei di quello che è stato il mio periodo peggiore?

Raccontarle di quei pomeriggi passati alla ricerca di eroina, i pomeriggi passati a spararmi in vena qualsiasi cosa mi venisse data perché tanto non mi interessava nulla.

Apro la bocca per rispondere, ma mi blocco.

Sono davvero pronta?

"Ecco, vedi? è proprio questo il punto" si alza "Tu mi hai tolto questa scelta. Probabilmente ti avrei raccontato tutto, perché se devi costruire.. qualcosa con qualcuno è giusto che l'altra persona sappia con chi ha a che fare, ma tu non mi hai dato possibilità di farlo. Non mi interessa sapere nulla di te se tu non sei pronta a parlarne. Io sono qui, potrai raccontarmi tutto quando te le sentirai" si volta a guardare il mare

"Lo so, ti chiedo ancora scusa" abbasso lo sguardo "Facciamo un patto?" mi avvicino a lei, posizionandomi dietro di lei

"Mh?" si volta curiosa

"Promettiamoci una cosa. Questi giorni li useremo per dimenticare tutte le cose brutte. Per dimenticare le mie stronzate, per dimenticare Dwight" allungo la mano verso di lei

"Dimenticare sarà difficile, ma va bene" sorride triste, prendendo la mia mano

"Lasciamoci alle spalle tutto. Ti prometto che non farò mai più una cosa simile" la guardo

"D'accordo" mi stringe la mano, per poi abbracciarmi.

Rimaniamo abbracciate, osservando il mare, godendoci la magia di quell'attimo perfetto.

 

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Capitolo 64
*** Capitolo Sessantaquattro ***


Pov. Sarah

Il sole è alto nel cielo, quasi riscalda il mondo intorno a noi.

Rispetto a ieri è più caldo, anche il vento si è calmato.

Regan si è già alzata da un po’, io invece mi godo la vista del mare direttamente dall’enorme letto matrimoniale della sua stanza.

Questo posto è davvero meraviglioso, sembra davvero un piccolo angolo di paradiso solo per noi.

La spiaggia è grande per essere solo di Regan, c’è spazio per una decina di ombrelloni.

Al fondo della grossa distesa di sabbia, c'è anche il campo da beach volley recintato da un'alta rete di corda, ed in un angolo piccolo chioschetto.

Tutto intorno non c’è assolutamente nulla, se non noi.

Il rumore del mare, insieme ai versi dei gabbiani, sono gli unici suoni che riempiono l’immenso silenzio che ci circonda.

Sento rumore di stoviglie provenire dal piano di sotto.

Non ho molta voglia di alzarmi oggi, vorrei rimanere a letto tutto il giorno, ma quasi mi spiace perdere la possibilità di esplorare questo posto meraviglioso.

Svogliatamente mi alzo dal letto e raggiungo il bagno. Mi lavo la faccia ed i denti, rendendomi più presentabile.

Cerco di sistemare i capelli, ma dopo una serie di vani tentativi decido semplicemente di lasciar perdere.

Scendo la grossa scalinata in legno, reggendomi al possente corrimano.

Un odore di caffè e uova strapazzate mi riempie le narici, facendomi vibrare lo stomaco

“Buongiorno” saluto Regan, impegnata nella preparazione della colazione

“Ciao Sarah” mi sorride “Mi hai battuta sul tempo, avrei voluto portarti la colazione a letto” indica un piatto con delle uova strapazzate

“Nessun problema, sono scesa io” le sorrido “Comunque tu non eri quel tipo di persona che non cucina per nessuno?” mi porto una forchettata rubata alla bocca

“Giusta osservazione” annuisce “Per la prima volta non so cosa rispondere” ride imbarazzata, porgendomi un piatto

“Grazie” le sorrido e mi gusto la colazione.

La cucina non è molto grossa, sicuramente più piccola di quella di casa sua, ma comunque più grande di una qualsiasi normalissima cucina.

Non c’è nessun maggiordomo o nessuna domestica in giro, siamo solo ed esclusivamente noi.

Il che, devo dire, mi agita un po’.

Dopo avermi rivelato i suoi sentimenti non abbiamo più tirato fuori l’argomento e spero che non decida di farlo ora.

Al momento non sarei comunque in grado di capire cosa davvero mi passi per la testa, ho solo bisogno di staccare la mente per dimenticare il viso pentito di Dwight davanti al mio.

Stanotte non ho dormito granché.

Ho alternato fasi di sonno profondo con fasi di dormiveglia, l’ansia mi comprimeva il petto.

Regan mi è stata vicino, mi ha abbracciata per tutta la notte, facendomi capire che lei fosse qui per me.

Lo so, lo so bene che lei è presente, pronta a proteggermi, ma come puoi proteggere qualcuno dai suoi stessi pensieri?

Il viso di Dwight mi si ripresentava davanti, costringendomi a sbarrare gli occhi e respirare a fondo per evitare che un altro attacco di panico mi mandasse al tappeto.

È così difficile. Eppure ogni volta che mi stringe mi sento protetta, quasi invincibile.

È stata lei a darmi la forza di fare quello che ho fatto.

Sorrido

“Come sono?” chiede trepidante

"Beh, per essere preparate da una che solitamente si avvale dell’aiuto di un cuoco non sono affatto male” mi gusto soddisfatta ciò che avanza della porzione

"Avevi dubbi?" sorride soddisfatta

"Sentiamo McFinin, c'è qualcosa nella tua vita che non riesci a fare?" mi appoggio con un gomito all'enorme isola della cucina, la testa appoggiata alla mano.

Regan è proprio di fronte a me, intenta a cucinare qualche strana pietanza

"A parte essere empatica con le persone? Oh beh, nulla direi" alza le spalle

"Sarà uno dei miei obbiettivi per questi giorni passati insieme: trovare qualcosa che tu non sappia fare"

"Qualsiasi cosa ti renda felice va bene" annuisce, poi si focalizza su di me.

Lo stomaco mi si chiude.

Uno strano brivido mi percorre la schiena, così mi alzo e mi avvicino al camino.

Il fuoco è basso, emana un lieve tepore utile a riscaldarmi.

Il mare è calmo, si infrange delicatamente sulla sabbia bagnata.

In piccolo aeroplano sta volando in lontananza lasciando un piccola scia bianca dietro di sé.

Inspiro profondamente, godendomi l'odore della salsedine.

Eppure qui sono così.. serena.

Mi sento quasi felice, in questo posto magico, lontano dal campus che ormai è diventato il mio luogo-degli-orrori.

Tra i ricordi di Jess ed ora Dwight, è tutto un ammasso confuso di dolore e sofferenza.

Invece qui.. Qui è tutto bello.

Regan è qui con me, il mare ed il sole.

Tiro un lungo sospiro

"Tutto bene?" Regan si avvicina a me, poggiando le mani sulle mie spalle

Annuisco semplicemente, appoggiandomi a lei.

Rimaniamo ferme così, non so per quanto tempo.

Mi godo il tepore del camino ed il calore del suo abbraccio.

"Ho un'idea. Ti va di sentirla?" Regan mi volta delicatamente verso di lei

"Certo" annuisco

"Vieni con me" mi tira delicatamente per la mano.

Usciamo dalla casa e raggiungiamo un lato della spiaggia, da cui parte un piccolo molo.

Ormeggiata a riva c'è una piccola moto d'acqua.

Sorrido

"Vuoi davvero portarmi su quella cosa?" rido divertita

"Sarà divertentissimo, te lo prometto" mi guarda quasi supplicante

"Okay, d'accordo" annuisco e sul suo viso compare un enorme sorriso.

Si allontana velocemente, raggiungendo un deposito adiacente alla casa.

Esce qualche minuto dopo con due salvagenti.

"Forza, spogliati" mi incita

"Ma io non ho alcun costume" rispondo

"Questa è la mia spiaggia, nessuno può navigare da queste parti né tanto meno avvicinarsi. Potresti salire su quella moto d'acqua anche nuda, nessuno ti vedrebbe" mi sorride, ma io la guardo confusa “Questo vuol dire spogliati e rimani in intimo” ride divertita

“Oh..” abbasso lo sguardo.

Nonostante tutte le volte in cui sono rimasta nuda davanti a lei, ora mi sento terribilmente in imbarazzo nel farlo.

Ora che noi siamo.. quello che siamo, una strana e confusa relazione, mostrarmi seminuda davanti a lei mi mette a disagio.

Il sole è incredibilmente alto nel cielo, più caldo di quanto mi aspettassi.

Tutta questa luce metterebbe ancora più in mostra.. le mie cicatrici

“Che succede?” Regan si rabbuia, avvicinandosi a me

“Nulla, è stupido..” scuoto la testa

“No, non è vero” mi tira su leggermente il viso “Cosa succede?” mi chiede nuovamente, il suo tono è incredibilmente gentile

“Le.. le cicatrici” scuoto ancora la testa, incapace di proseguire

“Okay, d’accordo” annuisce “Non è necessario spogliarsi. Tieni pure addosso i vestiti” mi sorride aiutandomi ad indossare il giubbotto salvagente

“Grazie” sussurro, il suo viso a pochi centimetri dal mio.

Mi stringe il giubbotto e lo allaccia, e poi mi passa un caschetto.

Dopo indossa le sue protezioni, e con un luccichio negli occhi mi guarda trepidante.

Allunga la mano verso di me, tirandomi leggermente.

Sento lo stomaco stringermi.

I ricordi del pomeriggio passato in moto mi tornano in mente.

Prima che tutto cambiasse.

Io stretta a lei, l’aria che faceva svolazzare i nostri capelli.

Un senso di nostalgia mi pervade.

Le si siede sulla moto, che sotto il movimento delle onde dondola leggermente.

Mi allunga una mano per aiutarmi a sedere ed io faccio leva su di lei per non cadere.

Mi siedo dietro di lei, stringendola forte

“Sei pronta?” urla, il rombo della moto sovrasta le nostre voci.

Annuisco solamente, un po’ terrorizzata da ciò che stiamo per fare un po’ frastornata dalla vicinanza al suo corpo.

Non appena gira la manopola del gas, la stringo più forte. La moto sgasa, producendo un rombo fortissimo.

Inizio ad urlare, l’adrenalina mi scorre nelle vene.

Regan sfreccia cavalcando le onde.

L’acqua mi bagna il viso ed i vestiti, l’aria fredda li appiccica al mio corpo, ma non mi interessa.

Lascio che l’aria agiti nell’aria i miei capelli, che l’adrenalina mi riempia le vene.

È un’esperienza incredibile, una botta di vita surreale.

Regan si muove rapida sull’acqua, come se la guidasse da un vita.

Tutto intorno a me si muove veloce.

Alzo la testa: un gabbiano sta volando ad ali spianate sopra di noi. Apro anche io un braccio, mentre l'altro rimane saldamente chiuso intorno a lei, chiudendo gli occhi.

È tutto così assurdo, tutto così meravigliosamente bello.

Non saprei dire quanto tempo abbiamo passato sulla moto, ma quando ci fermiamo la mia pancia inizia a brontolare.

“Wow che esperienza.. incredibile” esclamo tirandomi via il caschetto

“Sono contenta che ti sia piaciuta” sorride prendendo in mano tutta l’attrezzatura.

La seguo dentro il piccolo deposito e rimango sbalordita dalla quantità di roba.

Vi sono diverse tavole da surf, varie imbragature, tute da sommozzatore e tante altre cose.

Osservo gli oggetti davanti a me, curiosa.

“C’è qualcosa che vorresti provare?” Regan mi si avvicina, posandomi una mano sulla spalla

“C’è così tanta roba qui dentro..” rispondo “Cos’è questa?” indico ciò che sembra una tavola da surf ma molto più grossa

“È una Stan Up Paddle, o più comunemente chiamata Sup” la guardo confusa “È una tavola simile a quelle da surf ma come puoi vedere è molto più spessa. Lo scopo sostanzialmente è spostarsi sull’acqua, stando in piedi sulla tavola. Si utilizza una pagaia per muoversi” indica quello che sembra un grosso remo in un angolo del deposito

“Oh wow” rispondo

“Se vuoi oggi pomeriggio potremmo provarla, oppure domani. Quando vuoi”

“Sì” annuisco “Magari oggi pomeriggio” la guardo

“D’accordo” mi sorride “Ora vieni, andiamo a mangiare” mi tira leggermente dietro di lei.

La seguo, lo sguardo fisso ancora su quella tavola troppo grossa.

Mi sento frastornata da tutto questo. Tutte queste cose nuove intorno a me vissute con.. Lei.

Mi sembra semplicemente incredibile che stia accadendo davvero tutto questo.

Entriamo in casa, ed io corro al piano di sopra a togliermi i vestiti bagnati.

Un brivido di freddo corre lungo la mia schiena quando la pelle umida entra a contatto con l’aria.

Osservo la maglia di Regan appoggiata sul letto.

Io.. vorrei indossarla. È giusto farlo? Oppure sarebbe sconveniente farlo?

Dio, indossare la sua maglietta forse sarebbe la cosa meno sconveniente che potrei fare in questi giorni.

La indosso, e raggiungo Regan in cucina.

Lei rimane piacevolmente sorpresa non appena mi vede arrivare

“Spero che tu non te la sia presa” abbasso lo sguardo

“No assolutamente” scuote la testa, un luccichio negli occhi.

Mi siedo sull’isola, mentre Regan si sposta da una parte all’altra intenta a cucinare il pranzo.

La osservo destreggiarsi tra mestoli e padelle, come se fosse naturale per lei utilizzarli

“Com’è possibile che tu sia così brava a cucinare?” le domando, osservando curiosa la destrezza con cui si muove

"Beh, diciamo che il cuoco non è sempre stato presente nella mia vita e soprattutto in casa mia” la osservo confusa “Sono pochi anni che vivo in quella casa. Prima che mi trasferissi dove sono ora in realtà vivevo in un piccolo appartamento. Il primo appartamento che ho trovato per fuggire da casa dei miei. I soldi erano quelli che erano, dovevo scegliere quali priorità avere e sicuramente pagare l’affitto e le bollette erano al primo posto”

“Oh wow, allora sei stata umana anche tu” la guardo divertita

“Giusto il tempo di andare via da casa dei miei e avviare l’attività. Qualche anno” alza gli occhi al cielo, divertita.

Sorrido.

Forse questi giorni mi possono davvero aiutare a stare.. meglio, perché Lei in fondo mi aiuta a stare meglio.

Con i suoi piccoli gesti e con le sue attenzioni.

Come sarà tornare al campus? Non lo so, e non voglio nemmeno pensarci.

Ora voglio godermi questi momenti con lei prima di essere catapultata alla solita e noiosa vita, nella speranza che il suo viso non si ripresenti più nella mia mente.

 

 

Pov. Regan

Portare Sarah qui è stato forse il primo gesto giusto fatto in tutta la mia vita.

Vederla così serena e felice mentre siamo qui insieme mi riempie il cuore di felicità.

Ieri dopo la mattinata passata sulla moto d’acqua, finché il sole è stato alto nel cielo a scaldarci, siamo state sul sup.

Le è piaciuto tantissimo, si è anche divertita a stare in piedi e cercare di non cadere, dolcemente cullata dal mare calmo.

È stata una giornata intensa, così la sera ci siamo rilassate semplicemente guardando la tv sedute sul divano.

Il camino era acceso, l’unica fonte di illuminazione oltre alla tv.

Riscaldava l’ambiente ed i nostri corpi, infreddoliti dalla giornata passata in acqua.

Abbiamo dormito insieme.

È stata lei a chiedermelo, perché non se la sentiva di dormire sola. Come potevo non accontentarla?
Non appena il buio è calato si è stretta a me, rannicchiandosi contro il mio corpo.

L’ho accarezzata dolcemente, sussurrandole che tutto sarebbe andato bene.

Nessuno le avrebbe mai fatto del male.

Il suo respiro irregolare si è calmato velocemente, fino a diventare incredibilmente lento.

Si è svegliata un paio di volte in preda agli incubi.

Aveva il viso pallido e gli occhi spaventati.

Le ho preso il viso tra le mani e dolcemente l’ho baciata. La sua mente è tornata ad essere lucida, così si è riaddormentata.

Stamattina sembrava piuttosto scombussolata, gli occhi erano contornati di viola, il colorito ancora pallido.

Ora, mentre legge distrattamente un libro sul divano sembra essersi ripresa

“Mi dispiace tanto dover fare questa cosa” sussurro, il computer posizionato davanti a me

“Non ti devi preoccupare Regan, si tratta di lavoro, non mi metterei mai tra te e la Green Energy” mi sorride.

Le dedico un rapido sorriso, poi apro Zoom.

Dio, una riunione straordinaria di domenica. Non che sia la prima che faccio, ma proprio oggi..

Oggi che avrei voluto dedicarmi solo a lei, mi ritrovo inchiodata alla scrivania a causa di alcuni problemi di non poca importanza sorti in un cantiere in Brasile.

Nel giro di pochi minuti tutto il consiglio di amministrazione, i miei collaboratori - Joshua compreso - il capo cantiere ed alcuni architetti, ci ritroviamo collegati in questa stanza virtuale.

Il capo cantiere comincia ad illustrarmi i problemi riscontrati, mentre io prendo nota.

In pochi minuti mi rendo conto che la mia presenza lì sul posto è fondamentale, e non ho tempo da perdere.

Ben presto ci ritroviamo tutti a parlare, esponendo ordinatamente le proprie idee, cercando di capire quale sia il miglior modo di agire.

Cerco di trovare insieme ai miei collaboratori una soluzione ottimale, con non poche difficoltà.

Noto Sarah chiudere il suo libro, e girarsi verso di me, osservando curiosaquello che sta succedendo.

Sembra quasi estasiata mentre mi ascolta parlare.

Dopo circa un paio d’ore, spengo il computer

“Wow, è stato.. incredibile il modo in cui hai gestito la situazione” Sarah mi guarda, ammaliata

“Ti ringrazio” rispondo confusa dalla sua dichiarazione

“Mi piace questo tuo lato così.. professionale” si avvicina languida a me “Mi piace il modo in cui prendi le redini della situazione” sussurra al mio orecchio, posando le mie mani sui suoi fianchi

“Sarah, cosa ti prende?" balbetto, colta impreparata dal suo comportamento.

Non so come comportarmi. Desidero da morire il suo corpo, l’ultima volta che l’ho toccata è stato fin troppo tempo fa ma lei ora è così.. vulnerabile, emotivamente e psicologicamente.

Ho paura che questo suo gesto sia dettato dal disperato bisogno di dimenticare. E se poi si pentisse? E se poi dopo si sentisse ancora peggio?

No, non potrei perdonarmelo

“Cosa c’è? Non ti piace quando prendo l'iniziativa?" appoggia la sua fronte alla mia, le nostre labbra a pochi centimetri di distanza

“No, non mi piace che tu lo faccia dopo che il ragazzo che abusato di te per mesi si è presentato alla tua porta chiedendoti scusa” scuoto la testa

“Cazzo Regan, delicata” sbuffa Sarah, allontanandosi da me.

Le prendo un polso bloccandola. Lei inizialmente si irrigidisce, poi non appena si volta verso di me si rilassa

“Scusami piccola” la tiro verso di me “Ma ora sei troppo fragile, ho paura che tu possa.. pentirti, soprattutto visto ciò che mi hai detto prima che.. che lui arrivasse” stringo i pugni

“Grazie Regan” mi poggia una mano sul petto, proprio sopra il cuore.

So che ha capito il motivo del mio rifiuto e vedo in fondo ai suoi occhi la gratitudine.

So bene che lei vorrebbe che io la toccassi, ma so altrettanto bene che lei ha bisogno di farcela da sola. Ha bisogno dei suoi spazi per ricostruirsi da sola.

Fare l’amore con lei potrebbe far vacillare tutte le sue certezze che piano piano si sta costruendo, e non voglio che questo accada.

Se deve succedere, voglio che accada perché lei lo desidera più di ogni altra cosa, non perché desidera più di ogni altra cosa dimenticare.

“Vieni con me in Brasile” la guardo

“Cosa?” sgrana gli occhi, incredula per la mia richiesta

“Ti avevo promesso che ti avrei riportata al campus solo nel momento in cui tu me lo avresti chiesto, ma è sorto questo problema. Questo però non vuol dire che verrò meno alla parola data. Per questo ti chiedo di venire in Brasile con me. Risolvo la questione e poi potremmo tornare, qui o al campus. Dove preferirai stare” le stringo le mani tra le mie

“Regan..” si guarda nervosamente intorno

“Non staremo via molto e nel caso ti riporterò qui quando vorrai tornare”

“Dio è tutto così assurdo” si prende la testa fra le mani “Cosa dovrei dire a mia madre? Ciao mamma sono in Brasile?” mi guarda scioccata

“Non deve necessariamente venirlo a sapere”

“E come posso nasconderglielo? Prima o poi vorrà chiamarmi, io sarò in uno stato diverso..” comincia ad agitarsi

“Ehi Sarah” le prendo il volto tra le mani “Guardami. Cosa vuoi davvero?”

“Io.. Vorrei seguirti in Brasile” butta fuori tutto d'un fiato

“Allora lascia perdere tutto il resto, se tua mamma dovesse farti domande penseremo a cosa dirle. Ora pensa solo a cos’è meglio per te” la bacio delicatamente sulle labbra.

Lei mi sorride annuendo.

Si allontana verso la finestra, osservando il mare. Decido di non raggiungerla e lasciarle i suoi spazi.

Capisco che tutto questo per lei sia difficile, partire con me, andare in un posto così lontano.

Se sua mamma dovesse venire a conoscenza di tutto ciò probabilmente uscirebbe di testa.

Sarah stessa si trova in difficoltà.

Sorrido.

Stasera voleremo a bordo del mio jet verso il Brasile, solo io e lei.

Sono così emozionata, solo all’idea mi si chiude lo stomaco.

Mi sento una fottuta ragazzina, ma non mi interessa.

Sono contenta per il verso che stanno prendendo le cose tra me e Sarah, e non posso essere più felice di così, perché so che in fondo c’è ancora una speranza per noi.

 

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Capitolo 65
*** Capitolo Sessantacinque ***


Pov. Sarah

Sento il cuore a mille mentre preparo la valigia per partire con Regan.

Ho deciso di tornare al campus per salutare i miei amici e rassicurarli sul fatto che stessi bene.

È stato giusto così. Erano tutti così preoccupati per me, per la lontananza che ho avuto negli ultimi giorni nei loro confronti.

Mentirei se dicessi che tornare al campus non ha smosso dentro di me sensazioni.. sgradevoli.

Il ricordo di Dwight fisso sulla porta davanti a me mi ha travolto come un’onda anomala, ma ho lottato con tutte le mie forze per rimanere a galla.

Ora, mentre scelgo cosa mettere in valigia, Laureen mi guarda quasi esterrefatta per tutto ciò che le ho raccontato.

Perché sì, ho raccontato ogni cosa, sia a lei che a Joe. Glielo dovevo.

E poi non ho più possibilità di nascondermi.

Laureen per poco non si è sentita male non appena ha scoperto che è Regan la persona con cui mi sto frequentando. Da buona amante del gossip sapeva benissimo chi lei fosse.

Mentre Joe è rimasto semplicemente senza parole.

“Perché la tua amica mi fissa?” borbotta Regan, voltandosi verso di me.

Lo sguardo sconvolto di Laureen passa da me a Regan in modo frenetico

"Regan" la riprendo

"Non posso credere che ti stessi frequentando davvero con Regan McFinin!" esclama ancora Laureen "Possiamo fare una foto?" si volta verso di lei.

Mi si gela il sangue nelle vene.

Dio, spero solo che Regan si comporti bene nei suoi confronti.

So che Laureen alle volte può essere un po'.. impegnativa.

"Una foto?" ride "Ti sembro forse poster con cui fare una foto?" la guarda scocciata.

La fulmino con lo sguardo

“Okay” sospira, mettendosi in posa accanto a Laureen ed io le sorrido.

Dal suo sguardo capisco che non sia affatto felice di assecondare Laureen. Ha l’espressione seria mentre lei emozionata scatta la foto.

“Hai capito che non puoi sbandierare ai quattro venti che stiamo insieme, non è vero?” la guarda torva

“Anche perché io e te non stiamo insieme” puntualizzo, guardandola

“Non ancora” alza le spalle e sento una strana sensazione stringermi la bocca dello stomaco

“Ho capito ragazze, state tranquille. Beth è anche mia amica, ed io sto semplicemente facendo un selfie con la sorella di una mia cara amica” volta il cellulare soddisfatta “Avrò un sacco di like sotto questa foto!” esclama entusiasta.

Regan scuote la testa ed io sorrido.

Infilo gli ultimi vestiti in valigia e saluto Laureen.

Un senso di nausea mi pervade, l’agitazione mi scorre nelle vene.

Questo è il nostro primo vero viaggio insieme e mi sembra così assurdo tutto questo.

Regan porta la mia valigia, attirando sguardi curiosi. Si nasconde dietro un paio di grossi occhiali da sole, ed il cappuccio della felpa.

Intravedo Telma camminare verso di noi. Agito una mano per saluarla e lei ricambia con un ampio sorriso.

Sono così dispiaciuta per la serata che avremmo dovuto passare insieme, ma dopo ciò che è successo non me la sentivo proprio di uscire.

Ci sarà sicuramente modo di recuperare.

Una volta arrivate all’auto, Regan carica la valigia ed in pochi secondi partiamo.

“Dio quanta gente c’è in questo fottuto campus” scuote la testa

“Grazie per come ti sei comportata con Laureen. So che alle volte può essere..”

“Una vera rompicoglioni? Già, l’ho notato da sola, grazie” sbuffa

“Regan!” le tiro uno schiaffo sul braccio

“Come l’avresti definita tu?” chiede quasi sconvolta dalla mia reazione

“Impegnativa, che è ben diverso” alzo gli occhi al cielo

“Davvero il vostro amico riesce a sopportarla?” guarda fissa davanti a sé, tenendo ben saldo il volante

“Da un anno e mezzo ormai” sorrido .

Scuote la testa, quasi sconvolta.

Mi giro, guardando fuori dal finestrino. Anche io e Jess ormai avremmo superato l’anno insieme, ed invece l’unico anniversario che possiamo festeggiare è un anno dall’ultima volta che ci siamo viste.

Ironico.

Chissà come sarebbero le cose tra di noi se solo avessimo lottato per tenerci, se solo lei avesse deciso di rimanere.

Chissà se saremmo ancora insieme o se la nostra storia era comunque destinata a finire.

Non potrò mai saperlo.

Regan posa una mano sulla mia coscia, facendomi sussultare.

I sensi di colpa si fanno strada in me, so che pensare a Jess seduta sul lussuoso sedile di pelle della lussuosa auto di Regan è sbagliato, ma non posso farci nulla.

Il pensiero di lei mi torna in mente senza che io possa controllarlo.

Soprattutto da quando la figura misteriosa si aggira per i dormitori. Non l'ho più vista dopo il nostro ultimo incontro, ma non ho mai smesso di pensare che quella persona possa essere lei, perché certe cose le senti a pelle.

Vorrei aprire instagram, capire se qualcosa è cambiato sul suo profilo ma tanto già so che sarà tutto tristemente uguale.

Sospiro.

 

Dopo essere passate da casa di Regan a prendere la sua valigia, abbiamo lasciato l’auto ed il giovane autista dalla folta barba scura che mi riaccompagnò a casa qualche settimana fa, ci ha portate in un piccolo eliporto.

Ci sono diversi piccoli biposto parcheggiati intorno a noi, altri invece sono in fase di decollo o di atterraggio.

Il rumore è forte e fastidioso, si fatica quasi a parlare. L’aria mossa dai motori è bollente.

Regan è impegnata a parlare con un pilota dall’aria seria.

Io resto in disparte, osservandomi attorno.

Il cielo è limpido ed il sole è alto nel cielo. Tiro un sospiro di sollievo.

Non ho mai volato prima d’ora e sono terrorizzata all’idea di dover salire sopra ad piccolo aeroplano che combatte contro la forza di gravità per rimanere in aria, ma cerco di mantenere il controllo.

Dopo una lunga chiacchierata con il pilota, Regan si avvicina a me

“Sei pronta?” mi chiede, mantenendo le distanze

“Hum, sì credo” rispondo, giocando nervosamente con le mani.

Un grosso aereo sta facendo manovra sulla pista, venendo verso di noi.

L’osservo terrorizzata avanzare inesorabilmente verso di noi, agitandomi sempre di più mano a mano che si avvicina.

Il rumore sordo dei motori si fa più intenso.

Dopo un’attesa che è sembrata infinita l’aereo si ferma davanti a noi. Il portellone laterale si abbassa, da dietro sbuca una graziosa hostess.

“Signora McFinin” abbassa la testa in segno di saluto.

Sembra piuttosto imbarazzata e sembra rimanere delusa non appena mi vede.

Mi tira un paio di occhiate, poi si rilassa. Vista la nostra differenza d’età sicuramente non sospetta che tra me e Regan possa esserci una strana e confusa relazione.

“Beatrice” annuisce Regan, salendo le scale.

Io rimango ferma al piedi del grosso velivolo, completamente paralizzata.

Vorrei fare anche solo un passo, ma sono bloccata dalla paura.

“Tutto bene?” Regan si volta confusa verso di me.

Annuisco, rimanendo comunque immobile, così mi raggiunge

“Hai mai volato prima?” mi guarda divertita.

Scuoto la testa

“Io ho volato tantissime volte, te lo posso assicurare. Questo è il mio jet, è uno tra i più sicuri. Quando si tratta di sicurezza non bado a spese” mi osserva

“Ovvio” annuisco, per niente stupita ormai.

Anche se ancora non riesco a concepire quanta ricchezza giri intorno a Regan, non mi stupisce più scoprire cosa lei possieda.

Probabilmente ho smesso di meravigliarmi dopo aver visto dove vive. C’era d’aspettarselo che avesse una casa al mare con spiaggia annessa o un jet privato.

Mi stupisce maggiormente non averlo immaginato prima.

“Ti fidi di me?” mi allunga una mano.

La guardo confusa.

L’odiosa hostess ci sta osservando curiosa, così come il giovane autista - che è ancora fermo dietro di noi - ed il pilota.

Annuisco semplicemente, ma non le prendo la mano.

Dobbiamo comunque tenere un profilo basso, e farci vedere così.. intime non aiuterebbe.

La supero, salendo le scale.

Non appena varcata la soglia dell’aereo un odore di legno e pelle mi invade le narici.

È tutto incredibilmente elegante, tutto così.. incredibile.

Mi ritrovo catapultata in un piccolo ma elegantissimo salotto.

Sulla destra, due poltrone in pelle sono posizionate una di fronte all'altra, separate da un tavolo in vetro. A sinistra invece, un lungo divano in pelle percorre gran parte della lunghezza della cabina.

Davanti ad esso due piccoli frigo dalla porta in vetro, mostrano costose bottiglie di alcolici, oltre ad essere utilizzati come tavolino.

La cabina intorno a noi è completamente rivestita di legno lucido, mentre il pavimento è rivestito di una elegante moquette beige.

Alla fine della cabina, dietro le due poltrone ed al divano di pelle una parete separa la zona giorno da quella che penso sia una camera da letto.

Un brivido mi percorre la schiena

"Fino al decollo dovremmo restare sedute qui. Una volta raggiunta quota, potrai fare quello che vorrai" mi sorride

"Penso che rimarrò seduta, ma grazie lo stesso" sussurro.

Raggiungo il divano, cercando disperatamente le cinture.

Alzo la testa per cercare tutti i dispositivi di salvataggio necessari in caso di emergenza.

"Ehi" mi prende il viso tra le mani "Piccola rilassati. Qui ci sono le cinture ed i giubbotti di salvataggio sono proprio sotto di te" mi sorride

"Penso proprio di aver bisogno di bere per rilassarmi" sussurro, osservando tutto l'alcool esposto nei frigo davanti a noi.

Regan chiama l'antipatica hostess che ci riempie i bicchieri di uno strano liquido marrone.

Non mi interessa cosa sia, ho solo bisogno di ingerirlo per rilassare i miei muscoli tesi.

Una volta terminato il compito, Beatrice si allontana nuovamente da noi, sparendo nella parte anteriore dell'aereo, dedicato al personale di bordo.

Dedica a Regan un sorriso languido prima di allontanarsi.

"Te la sei portata a letto, non è vero?" mi volto, i miei occhi fissi sui suoi. In un primo momento rimane spiazzata dalla mia domanda, poi sorride

"Beccata" si porta il bicchiere alla bocca

"Sei disgustosa Regan" Scuoto la testa "Magari te la scopata proprio in quel letto" indico la camera da letto.

Lei non risponde, sento il sangue ribollirmi nelle vene

"Dio, versami un altro bicchiere" mi allungo verso di lei

"Piccola è una storia vecchia quella" mette una mano sulla mia

"Sei comunque disgustosa. C'è un essere di sesso femminile che vive intorno a te che non ti sei scopata?" chiudo gli occhi a fessura

"Mia madre e Beth" la sua risposta mi spiazza

"Non è divertente Regan" cerco di trattenere un sorriso, lanciandole un cuscino addosso

"Però stai ridendo" sorride, guardandomi.

Mi si chiude la bocca dello stomaco.

 

 

Pov. Regan

Il viaggio è stato tranquillo, e dopo un paio di bicchieri d'amaro lo è stato anche per Sarah.

Si è divertita ad osservare il mondo accanto a lei cambiare.

Le distese verdi della terraferma diventare un'infinita distesa blu.

Oltrepassare le nuvole fino a viaggiare sopra un tappeto fatto di nuvole.

Sembrava una bambina in un negozio di giocattoli. Era sinceramente ammaliata da tutto ed io non ho potuto fare a meno di osservarla.

Quando si è ricchi, soprattutto se si nasce ricchi, spesso si tende a perdere questo senso di meraviglia, perché si perde completamente il valore delle cose.

Tutto perde di valore, perché tutto è accessibile.

Invece per lei.. Tutto è una scoperta, tutto assume un sapore diverso.

Un po' la invidio, devo essere sincera.

Probabilmente questo senso di meraviglia verso il mondo esterno l'ho provato solo i primi anni di vita, quando tutto per me era ancora nuovo.

Ma l'ho perso pochi anni dopo.

Per questo mi sono innamorata di Sarah. Lei mi ricorda che certe emozioni ancora esistono.

Abbiamo anche fatto anche l’amore. Sì, l’abbiamo fatto, chiuse nella piccola stanza da letto, ed è stato bellissimo.

Ad un certo punto si è alzata dal divano, camminando lentamente verso la camera da letto. Mi ha guardata languida tutto il tempo, quello sguardo celava il suo invito a seguirla.

L’ho raggiunta in camera chiudendo la porta a chiave.

Si è sdraiata sul letto, il respiro irregolare.

“Dio, quando ti ho intorno faccio davvero fatica a contenermi” ha sospirato, coprendosi il viso “E poi tutto questo.. è così eccitante” ha agitato le mani davanti a sé

Mi sono sdraiata sopra di lei.

I suoi occhi erano rossi a causa dell’alcol, l’alito pesante sapeva di amaro.

Era così eccitante poterlo sentire nella sua bocca

“Sei sicura?” l’ho guardata prima di avventarmi su di lei

“Sono più lucida di quanto pensi” ha sorriso “Adesso scopami Regan McFinin” ha appoggiato una mano sul mio collo, abbassandomi la testa fino ad avere la sua bocca accanto al mio orecchio.

Da lì ho perso il controllo.

La nostra piccola bolla si è ricreata. Ho assaggiato la sua pelle morbida, ho assaporato l’amaro della sua bocca, fino ad arrivare al centro del suo corpo.

Dopo aver terminato si è addormentata, così il resto del viaggio l’ha passato dormendo.

Dopo un atterraggio semplice, una macchina è venuta a prenderci per portarci in hotel.

Sarah ora è in dormiveglia osservando silenziosa i paesaggi del Brasile svilupparsi intorno a lei.

L'aria è afosa, il sole è alto nel cielo.

Il clima è ben diverso da quello di Statute.

Fa molto più caldo, il sole alto nel cielo brucia la nostra pelle

“Come stai?” le metto una mano sulla coscia

“Bene” annuisce “Mi.. mi fa ancora strano essere qui” guarda il mondo fuori cambiare.

Rimango in silenzio, godendomi la sua meraviglia.

Sento il cuore aumentare i battiti mentre la osservo, e mi chiedo come sono arrivata a questo punto.

Com’è possibile che la persona che ero fino a qualche mese fa sia sparita sostituita invece da una persona che si innamora e che prova dei sentimenti?

Se penso all’evoluzione della mia storia con Sarah non posso credere a quanti traguardi abbiamo raggiunto.

Mi sembra passata una vita da quando ero solo una persona vuota e priva di ogni valore, ed ora invece? Ora sono su un auto con Lei, osservando il suo sorriso da bambina dipinto sul volto.

Scuoto la testa.

Ad essere sincera, la notai già quel pomeriggio dell’anno scorso, quando tornò in stanza fradicia.

Mi aveva incuriosito, in quella veste così.. provata. I vestiti erano bagnati, mettevano in mostra il suo fisico, l’espressione affranta sul viso.

Tutto di Lei mi aveva colpito.

Tramite Beth ho scoperto che avesse una compagna, anche se era facilmente intuibile.

Decisi di lasciarla stare.

Provarci con Sarah, all’epoca, voleva dire metterci troppo impegno.

Era una ragazza fidanzata, avrei sprecato le mie energie per buttarmi su una preda praticamente impossibile.

Se solo avessi saputo. Avrei provato fino alla fine, fino a farla mia. Probabilmente le avrei evitato tanto dolore.

Avrebbe lasciato quella Jessica per stare con me, saltando mesi di inutili sofferenze e speranze per una persona che non sarebbe mai tornata.

A quest’ora probabilmente vivrebbe già a casa mia, la nostra storia sarebbe in cima alle classifiche di gossip, saremmo davvero felici.

Ma in fondo va bene così. Entrambe abbiamo bisogno di tempo per elaborare ciò che sta succedendo tra di noi, capire se siamo davvero pronte ad affrontare una vera relazione.

Le poggio una mano sul coscia, e lei si volta verso di me, sorridendomi.

 

Sarah sta sistemando i suoi vestiti nell’armadio.

È ancora silenziosa, mentre cerca di stirare con le mani le magliette un po’ stropicciate.

Io sono sdraiata sul letto, in attesa che finisca.

Ho già provveduto a svuotare la mia valigia non appena arrivate in hotel, mentre Sarah ha preferito farsi subito una doccia.

Ormai è tarda sera, dunque non raggiungerò il cantiere prima di domani.

Anche se vorrei passare questi giorni solo con lei. Le avevo promesso che in questi giorni l'avrei aiutata a dimenticare, ma poi è sorto questo problema.

Non ho comunque intenzione di venir meno al mio compito.

“Come.. come ci organizzeremo per domani?” mi chiede, mettendo via la valigia ormai vuota

“Bhe, domani mattina io devo essere al cantiere per le nove. Puoi dormire fino all’ora che vuoi, e usufruire di tutti i servizi messi a disposizione dell'hotel. Cercherò di sbrigarmi il prima possibile"

"Beh potremmo fare colazione insieme, poi guarderò un po' i servizi. In qualche modo occuperò la giornata, non preoccuparti" mi sorride

"D'accordo" la guardo felice.

Finisce di sistemare la valigia, poi mi raggiunge sul letto.

Si sdraia accanto a me, poggiando la testa sul mio petto.

Mi accarezza il ventre

"Ti ringrazio Regan, per tutto" alza lo sguardo su di me

"E di cosa piccola? Voglio solo che tu stia meglio" le sorrido

"Io sento di stare di stare meglio solo quando sono con te" mi stringe più forte.

Il mio cuore accelera I battiti.

Non pensavo ci si potesse emozionare tanto per le parole di un'altra persona.

"Ne sono felice" annuisco.

Lei non risponde. Continua a massaggiarmi il ventre mentre le accarezzo dolcemente la schiena.

Non so quanto tempo abbiamo passato così, e nemmeno mi interessa.

Quel silenzio dolce e carico di emozioni ci ha avvolte come una calda coperta ed è stato bellissimo godersi quegli istanti insieme.

Ci siamo poi addormentate entrambe cullate entrambe dal tocco dell'altra. 

 

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Capitolo 66
*** Capitolo Sessantasei ***


Pov. Sarah

Sto preparando la valigia per tornare a Statute.

Sono ormai cinque giorni che sono qui con lei, non posso permettermi altre assenze.

E poi, sto decisamente meglio.

Cioè che è successo con Dwight sembra un ricordo ormai lontano.

Anche se so in fondo che ciò che è successo appena una settimana fa non potrà essere cancellato, non sento più la stessa inquietudine.

Devo tornare al campus, ho un sacco di lavoro da recuperare.

Anche se mi piange il cuore.

I giorni passati con Regan qui sono stati meravigliosi.

Abbiamo girato alcune delle città più belle del Brasile, lei sempre in incognito, mentre mi raccontava la storia di ogni monumento che incontravamo lungo il nostro cammino.

Una sera l'ho convinta ad andare al Burger King, così finalmente sono riuscita ad offrirle una cena.

Non assolutamente paragonabile all'intero ristorante che lei ha prenotato anche qui in Brasile, ma almeno sono riuscita a soddisfare il mio desiderio.

Purtroppo il lavoro sembra essere più lungo di quanto si aspettasse dunque lei dovrà rimanere ancora qui.

Mi accompagnerà ad Anharra con il suo jet privato, per poi ripartire l'indomani mattina.

Sono triste, perché avrei voluto godermi con lei fino all'ultimo giorno, ma non posso permettere che la mia istruzione venga compromessa.

Infilo anche il beauty in valigia, così è definitivamente terminata

"Sei sicura di non voler rimanere?" Regan si avvicina a me, stringendomi

"Voler è un conto, potere è un altro" sospiro "Devo tornare Regan, ho saltato già troppi giorni ho un sacco di cose da recuperare" scuoto la testa

"Se c'è di mezzo l'istruzione non posso controbattere" mi sorride triste.

Chiama un autista per portarci al piccolo eliporto dove siamo atterrate cinque giorni fa.

Sento il cuore pesante mentre Regan trascina via la mia valigia e si chiude la porta della camera alle spalle.

Anche lei sembra triste. Cammina lentamente per i corridoi dell'hotel, lo sguardo basso.

Quando saliamo in macchina il silenzio regna sovrano, ma non è quel caldo silenzio che ci ha avvolte la prima notte passata qui, no.

È un silenzio freddo, triste.

Il silenzio di chi sa che si dovrà separare.

Inoltre, una strana sensazione mi agita lo stomaco.

Non riesco a capire cosa sia, ma c'è qualcosa che mi agita, come se fosse un brutto presentimento.

L'ultima volta che avvertì questa sensazione, il dossier di Regan ci è piombato addosso, distruggendo tutto quello che avevamo faticosamente creato.

Scuoto la testa.

Come all'andata, il grande jet fa lentamente le sue manovre, poi ci raggiunge.

L'antipatica hostess ci accoglie - o meglio, mi accoglie - con un falso sorriso.

Versa ad entrambe un bicchiere di amaro per poi sparire di nuovo.

Mi allaccio le cinture, lo stomaco chiuso per l'ansia.

Regan, esattamente come il primo viaggio, mi stringe una mano sorridendomi.

Volare non è sicuramente una di quelle cose che mi mette a mio agio.

Osservo la porta della camera da letto, appena socchiusa. I ricordi di quanto è successo lì dentro riaffiorano nella mia mente.

Il modo in cui mi ha sfiorata, il modo in cui mi ha assaggiata.

Un brivido mi percorre la schiena, ma cerco di reprimerlo.

Sto faticosamente cercando di mantenere un distacco relazionale con lei e andarci a letto sicuramente non mi aiuterebbe a farlo.

Ho già ceduto più di una volta, perché quando lei è intorno a me non riesco a trattenermi.

Volto lo sguardo, guardando davanti a me.

L'alcol mi rilassa, il mio respiro torna regolare.

Il velivolo prende quota, ed il resto del viaggio prosegue tranquillo senza alcun intoppo.

 

Quando arriviamo al campus, Laureen è in camera mia

"Tesoro!" esclama venendomi ad abbracciare

"Ciao Laureen" le sorrido, ricambiano l'abbraccio.

Il suo profumo mi invade le narici, facendomi sentire subito a casa.

"Ciao Regan! Com'è andato il volo?" la saluta velocemente, per poi voltarsi verso di me.

Regan fa un semplice cenno con la testa, mentre saluta Beth.

Anche Beth mi abbraccia, osservandomi felice.

Racconto a Laureen come sia andato il viaggio e lei mi ascolta curiosa.

Mi racconta poi di alcuni problemi che ci sono stati tra i nostri amici in questi giorni di mia assenza.

Regan è in silenzio, seduta sul mio letto.

Non dice una parola, mentre ci ascolta parlare.

Mi siedo così accanto a lei, posandole una mano sulla coscia.

Lei mi sorride tristemente, per poi tornare a fissare davanti a sé.

"Sono tutti felici che tu sia tornata" Beth mi guarda "Vogliono uscire stasera, per festeggiare" sento Regan irrigidirsi accanto a me

"Se te la senti" interviene Laureen, passando lo sguardo da me a Regan

"Oh, ma non è necessario.." inizio

"L'idea è stata di Joe" Beth mi sorride

"Okay, però potremmo rimandare a.. domani? Visto che Regan partirà domani" chiedo

"Sì certo" annuisce Laureen "Diremo ai ragazzi che sei troppo stanca"

Le sorrido, ringraziandola.

In fondo so che stare di nuovo con i miei amici non può farmi che bene.

Nell'ultimo periodo li ho trascurati tanto, con la questione di Regan ed ora Dwight.

Mi manca passare del tempo con loro e non può che farmi bene.

Soprattutto contando che Regan domani partirà di nuovo, ed il mio umore sarà a terra.

Voglio passare questa ultima sera insieme, godendomi la sua compagnia.

Non sappiamo per quanto tempo ancora dovrà rimanere ancora in Brasile, il problema sorto a lavoro si è rivelato più complicato di quanto pensassero, non so quando la rivedrò di nuovo.

"D'accordo allora noi usciamo" interviene Beth "Dormirò da MaryJ stanotte"

"Non ce n'è bisogno Beth" la guardo

"No resta pure dalla tua fidanzata" interviene Regan, così le tiro uno schiaffo sul braccio "Che c'è?" sbuffa

"Davvero Beth, non è necessario" la guardo

"Non ti preoccupare Sarah, non è di certo un problema per me" ride "Ci vediamo domani mattina in classe" mi posa un bacio sulla testa ed esce.

Anche Laureen esce, mandandomi un bacio.

"Sono contenta che tu sia circondata da tante persone che ti vogliono bene" Regan mi guarda

"Già, i miei amici sono stati un'ancora di salvezza nei miei periodi peggiori" sorrido

"Non mi hai mai raccontato nulla di te, di chi c'è stato prima di me" Regan cerca di capire la mia reazione

"Perché davvero c'è bisogno che io ti racconti qualcosa Regan?" rido

"Il fatto che io abbia indagato sul tuo passato non vuol dire che sappia cosa tu abbia provato Sarah. Certo, so benissimo chi sia Jace o chi sia Jessica, ma come tu ti sia sentita nei loro riguardi non posso saperlo"

Sentire pronunciare il Suo nome dalla sua bocca mi mette un po' a disagio

"Davvero vuoi passare l'ultima sera insieme a parlare dei miei traumi emotivi?" rido

"Se tu sei pronta a parlarne, io sono pronta ad ascoltare. Vorrei capire meglio chi è Sarah Davis, in ogni sua sfaccettatura"

"Sei incredibile Regan" scuoto la testa "D'accordo, sono pronta a farlo" mi avvicino a lei.

Mi siedo sul letto, con le gambe incrociate. Lei invece è sdraiata, che mi guarda curiosa.

"Allora, ti racconterò tutto ma come ben sai prima di Jace e Jessica, oltre a Dwight c'è stato.."

"Joy" completa la frase

"Brava, ti vedo preparata" la prendo in giro e lei alza gli occhi al cielo.

Inizio così a raccontarle della mia vita, di tutte le persone che ne hanno fatto parte.

Le racconto di Joy, che ricordo con grande affetto.

Di tutte le prime volte affrontate con lui e della separazione avvenuta perché entrambi ancora troppo piccoli per avere una storia seria.

Affronto velocemente Dwight, tanto è un discorso che avevamo già affrontato.

Le racconto di Jace, di quanto sia stato fondamentale il suo passaggio nella mia vita. Lui è stato la prima persona dopo Jess a cui io mi sia concessa, ma soprattutto il primo uomo dopo.. Dwight.

Mi si stringe un po' il cuore al ricordo di quanto abbiamo passato insieme, dei pomeriggi passati a casa sua, nudi nel letto a completarci l'un l'altro.

Ricordo bene come mi faceva sentire stare tra le sue braccia, entrare in quella bolla solo nostra.

E poi per ultima, decido di affrontare il muro più difficile da superare.

Jess

"Sei la prima persona a cui racconto di lei" la guardo

"Sono felice che tu sia pronta a farlo" mi sorride.

Sono davvero pronta a farlo?

Le uniche persone a cui ho raccontato della mia rottura con Jess sono stati i miei psicologi.

Non ho mai parlato di lei, non ho mai raccontato a nessuno come io mi sentissi a riguardo.

Jace era l'unico a conoscenza della sua esistenza, ma non ha mai fatto domande oppure chiesto se avessi voglia di parlarne, ma è stato meglio così.

All'epoca non sarei stata in grado di parlare di lei senza scoppiare a piangere.

Ed ora? Non lo so.

Provo ancora tanto affetto se ci penso, e forse un po' di nostalgia

"Jess è stata sicuramente il primo amore" guardo fisso davanti a me "Non ho mai amato nessuno come ho amato lei. Non ero mai stata con una donna, l'idea non mi aveva nemmeno mai sfiorato, eppure lei è riuscita ad attirare la mia attenzione. Per certi versi siete simili. Avete lo stesso atteggiamento da predatrice, sfinite la preda fino a quando non si abbandona a voi"

"Io non sfinisco proprio nessuno" borbotta ed io rido

"Lei è entrata nella mia vita per caso. Fu il destino a decidere per noi che fosse giunto il momento di incontrarci. Me la ritrovai davanti alla porta della stanza un pomeriggio di Ottobre, e giorno dopo giorno, si insinuò sempre di più dentro me, fino a diventare una parte fondamentale della mia vita. All'inizio non riuscivo a farmi toccare, fare sesso per noi era praticamente impossibile. Ha rispettato ed aspettato i miei tempi, mi ha dato modo di fidarmi di lei. Un giorno mi portò in un bellissimo chalet in montagna" mi blocco un attimo.

Ricordare ciò che successe in quello chalet mi provoca emozioni intese, più di quanto mi aspettassi. Tutto mi ritorna alla mente: la nostra prima volta, l'ultima volta che l'ho vista.

Le emozioni più intense e diametralmente opposte della mia vita.

Mi alzo dal letto, mi manca l'aria

"Se non te la senti, possiamo fermarci qui" Regan mi guarda tesa, si mette a sedere

"Sto bene" le sorrido, tiro un lungo sospiro poi ricomincio "Mi portò in questo meraviglioso chalet, dove finalmente facemmo l'amore per la prima volta, tra non poche difficoltà. Dopo qualche mese in quello stesso chalet mi lasciò, sparendo per sempre dalla mia vita. Riprendermi è stato devastante. Ho passato mesi orribili, passavo le notti a piangere. Mi sembrava di essere un'estranea nella mia stessa vita. Non riconoscevo più nulla accanto a me. Tutto mi sembrava diverso"

"Dev'essere stato terribile" mi guarda, triste

"Mi ci sono voluti mesi per ricominciare e tantissime sedute di psicoterapia. I miei amici hanno assunto un ruolo fondamentale nella mia vita. Mi hanno letteralmente portata su dal baratro in cui ero caduta, salvata dal dolore che mi lacerava dentro ogni giorno che passavo lontana da lei"

"Non hai più avuto sue notizie?"

"No" scuoto la testa "Da quando se ne andò, lasciandomi con un'assurda lettera, non l'ho più vista né sentita. La cercai tanto, ma quando capì che cercarla voleva dire annientare ciò che era rimasto della mia sanità mentale smisi semplicemente di farlo" rido

"Wow Davis, quante cose provate in soli diciotto anni di vita" Regan mi guarda, quasi ammirandomi

"Grazie McFinin, ad ognuno il suo" la guardo sorridendo.

Torno verso di lei, che ora è seduta sul bordo del letto.

Mi attira verso di sé, in mezzo alle sue gambe

"Sei una forza della natura Sarah, lo sai?" mi bacia il ventre

"Non sono né la prima né sarò l'ultima ad affrontare cose del genere. Questa è la vita Regan, la vita è fatta di emozioni e sensazioni" le prendo il viso tra le mani

"Hai ragione" mi sorride.

Mi siedo a cavalcioni su di lei, la sue mani scivolano sul mio sedere, stringendolo un po'.

"Quando tornerai?" le sussurro, la bocca a pochi centimetri dalla sua

"Non lo so" sospira, aumentando la stretta sul mio corpo.

Le mie labbra sfiorano le sue, in un attimo perdo la lucidità.

La bacio più intensamente e lei ricambia.

Una brutta sensazione mi assale.

Non riesco a togliermi di dosso la sensazione che questa sia l'ultima notte insieme.

Non riesco a capirne il motivo.

La bacio ancora ed ancora. Il mio buon proposito di tenere le distanze da lei viene completamente offuscato dalle mie emozioni.

Lei domani mattina partirà, staremo lontane chissà per quanto tempo. Voglio godermi per l'ultima volta Lei e tutte le sensazioni che sprigionare in me.

Si alza dal letto, appoggiandomi delicatamente sul letto

"Sarah" ansima, la bocca contro il mio collo

"Hum" mugugno, godendomi le sue labbra su di me

"Io vorrei.. Ti fidi di me?" mi guarda, quasi implorante.

Annuisco semplicemente, il centro del mio corpo brucia in attesa del suo tocco.

"D'accordo, allora stasera sarà diverso okay? Ma sarai libera di fermarmi quando vuoi, va bene?" mi osserva con i suoi grandi occhi blu.

Annuisco confusa, la testa mi gira.

Mi prende i polsi con una mano, bloccandoli sopra la mia testa. Mi guarda, quasi terrorizzata.

Il suo gesto mi coglie alla sprovvista e devo ammetterlo, un brivido di paura mi ha percorso la schiena. Poi i suoi grandi occhi blu mi hanno guardata, in tutta la loro innocenza così mi sono tranquillizzata.

Annuisco con la testa, cercando ancora le sue labbra.

Mi morde il collo, succhia avidamente, mentre i polsi sono stretti nelle sue mani.

Quasi fatico a respirare, sopraffatta dalla situazione.

Sono semplicemente ammaliata da tutto questo.

L'altra mano libera scende giù, all'interno dei miei slip.

Sorride non appena incontra l'umido del mio intimo. Le sue dita scivolano veloci dentro di me, le spinte sono più forti di quanto mi immaginassi.

Fatico a trattenere gli ansimi che escono rumorosi dalla mia bocca.

Lascio che si spinga dentro di me, in un modo che non aveva mai fatto. Posso percepire quanto desiderio abbia di me.

Continua a spingere forte, spinte veloci.

Divarico le gambe, spingendomi verso di lei. È tutto così meraviglioso, mi sembra per la prima volta di essere una persona normale.

La mano scivola dai miei polsi al mio collo

"Regan" ansimo spaventata

"Scusami piccola, questo è troppo" sorride imbarazzata, lasciandomi piccoli baci delicati sulle labbra

"Quello di prima però mi piaceva" la guardo intensamente.

Lei si morde il labbro, poi lentamente riporta le sue mani su di me. Mi blocca i polsi sopra la testa, la sua mano torna a muoversi velocemente dentro e fuori me.

Mi agito sul letto, la sua presa aumenta sui miei polsi. Questo basta a mandarmi in estasi.

Dopo un paio di spinte mi accascio sul letto, chiudendo velocemente le gambe.

Le stringo forte, come a preservare quella sensazione di estasi che rilassa tutto il mio corpo.

Regan sorride soddisfatta, poi mi posa un bacio sulla fronte

"Grazie piccola" mi guarda "Per esserti fidata fino a questo punto" mi accarezza i capelli

"Dio, grazie a te" il mio respiro è ancora affannoso "Grazie, perché per una volta mi ha fatto sentire una persona normale" rido.

Lei si unisce alla mia risata, mentre continua ad accarezzarmi i capelli.

Mi abbandono al suo tocco, lento e dolce, fino ad addormentarmi esausta accanto a lei.

 

 

Pov. Regan

Sto viaggiando verso l'eliporto, l'umore sotto i piedi.

Quando ci siamo lasciate questa mattina, una strana sensazione mi ha assalito. È stato come se.. come se.. non lo so.

È stato brutto, ed immensamente triste.

Quel cazzo di cantiere è un disastro.

Spero solo di concludere questa cosa il prima possibile, così che io possa tornare a Statute.

In cuor mio spero che questi giorni passati lontane possano servire a Sarah, per decidere finalmente di abbassare un po' la guardia e lasciarsi amare.

Da me.

Perché in fondo so di poterla far felice, se solo me lo lasciasse fare.

"Allora grande capo, ti sei decisa a tornare?" è Joshua a chiamarmi

"Jo, sono partita solo ieri. E sì, sto tornando. Sono in viaggio verso l'eliporto" sbuffo

"Ora che la tua dolce metà non sarà più qui possiamo contare sulla tua più completa attenzione?"

"Mi pare di essere sempre stata attenta, comunque certo. Tu smettila di nominarla" ringhio

"D'accordo, ti aspettiamo allora. Qui sono tutti infervorati, voglio tutti concludere il prima possibile"

"Ottimo, vedo che è un obbiettivo comune" alzo gli occhi al cielo

"A dopo Regan" mi saluta Joshua

"Ciao Jo" attacco il telefono, piuttosto infastidita.

Già il fatto di tornare in Brasile senza di lei mi irrita, avere qualcuno che mi riprende ancora di più.

Come se fosse lui il capo.

Scuoto la testa.

È anche mio obbiettivo terminare tutto il prima possibile, di certo non intendo rimanere in Brasile a lungo.

Quando arriviamo, il jet è già posizionato. Il portellone è aperto, Beatrice in attesa del mio arrivo

09.56 | Vorrei vedere la faccia di Beatrice in questo momento | mi scrive Sarah.

Mi mordo il labbro sorridendo.

Quando ha scoperto di Beatrice, mi si è stretto il cuore. È bello quando qualcuno si mostra geloso.

Sarah aveva ragione, la gelosia è bella.

09.58 | Non ci ho nemmeno fatto caso | le rispondo

Mi accomodo sul divano, in attesa di partire.

Beatrice di avvicina, versandomi un po' di amaro nel bicchiere.

La camicetta è estremamente scollata, non appena si piega in avanti per versarmi l'alcol posso intravedere il seno.

Mi volto dall'altra parte, perché non mi interessa. Anche solo il pensiero di avere un'altra persona accanto a me che non sia lei mi da la nausea.

Beatrice sembra rimanere delusa della mia mancanza di attenzioni, ma di certo non è un mio problema.

Sì è vero, abbiamo scopato un paio di volte durante i voli, ma per me è stato solo quello.

Quando non sapevo ancora che esistesse un sentimento chiamato Amore.

Scuoto la testa. Quante cose sono cambiate da allora.

Sorseggio il whisky, perdendomi nella sua assenza.

Mi sento sola senza Lei accanto, come se un pezzo di me mancasse.

10.02 | Sei davvero una paraculo | termina il messaggio con una emojii a forma di dito medio.

Sorrido bloccando il telefono.

Mi manca già terribilmente.

 

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Capitolo 67
*** Capitolo Sessantasette ***


Pov. Sarah

Tornare a lezione è stato devastante.

Non riuscivo a seguire nemmeno una parola pronunciata dai vari professori, mentre spiegavano le loro noiosissime lezioni.

Ero più concentrata su Regan che tornava tra le braccia di quella gatta morta della sua hostess.

Solo l'idea mi mandava in bestia.

Laureen ha provato a tranquillizzarmi dicendo che si vede lontano un miglio che Regan è cotta di me.

Ma non mi è comunque bastato. Il pensiero tornava sempre su di lei insieme a quella.. Beatrice.

Quando poi mi ha avvisata di essere arrivata, mi sono tranquillizzata.

Quello che è successo stanotte tra di noi è stato assolutamente.. fantastico.

Mai avrei pensato di riuscire a far sesso in quel modo, soprattutto dopo Dwight, eppure se penso ai miei polsi bloccati dalla sua mano.. Stringo le gambe, cercando di calmare il pulsare del mio corpo.

Si vorrei farlo ancora, vorrei ancora che lei mi sfiorasse il quel modo.

Eppure lei è a migliaia di miglia da me.

Sospiro.

Raggiungo i miei amici nella pausa pranzo. Tutti mi salutano, mi saltandomi addosso, entusiasti di vedermi.

Mi chiedono come io stia, osservandomi preoccupati

"Sto bene" mento guardandoli "Davvero ragazzi" sorrido

"Allora stasera andiamo a festaggiare!" urla Mark

"Sì cazzo! Dobbiamo festeggiare un grande ritorno! Non era lo stesso senza di te Sarah" interviene Marie.

I miei occhi si inumidiscono davanti alle loro dimostrazioni di affetto.

Non potrò mai ringraziare abbastanza la vita, per avermi donato degli amici come loro. Così presenti, così generosi, così.. unici.

La mia ancora di salvezza.

"Assolutamente sì" annuisco sorridendo.

 

Mi sistemo i capelli, mentre Beth finisce di prepararsi.

MaryJ è seduta sul letto, che guarda distrattamente il cellulare.

Siamo quasi pronte per uscire. Andremo in centro ad Anharra, a bere qualcosa.

L'idea non mi dispiace.

Vorrei togliermi di dosso questo velo di tristezza, bere quanto basta per ritrovare un po' di allegria.

Beth mi guarda curiosa

"C'è qualcosa che vorresti chiedermi?" mi volto verso di lei

"Come stai?" mi guarda, cercando di capire la mia espressione

"Bene, credo" abbasso lo sguardo "Sarà strano pensare di non averla più intorno dopo più di una settimana passata insieme. Sta facendo davvero molto per aiutarmi"

"Non ho mai visto mia sorella così presa di qualcuno. L'hai stregata Sarah" sorride

"Non esageriamo" sento le guance colorarsi.

Abbasso lo sguardo, imbarazzata.

Beth mi sorride, poi finisce di prepararsi. Si spruzza, come consuetudine, mezza boccetta di profumo, poi si volta verso di noi

"Sono pronta" annuisce.

MaryJ si alza dal letto e la raggiunge, io indosso il giubbotto e le seguo a ruota.

I ragazzi sono fuori dalla nostra stanza ad aspettarci

"Eccole!" esclama entusiasta Laureen

"Ciao ragazzi" salutiamo tutti, raggiungendoli

"Andiamo!" esclama Pongo, avviandosi verso l'uscita.

Così tutti lo seguiamo e ci dividiamo, come ogni volta, tra le macchine. Stavolta seguo Laureen e Pongo, insieme a Joe e Sophie.

Passiamo il viaggio cantando, io appoggiata alla spalla di Joe, finalmente felice di essere di nuovo insieme a loro.

Mi mancavano le nostre uscite, i viaggi in auto cantando, la sensazione di essere costantemente protetta da loro.

In questo momento è quello di cui ho più bisogno.

Sono tormentata da emozioni diverse, quasi fatico a distinguerle, ma stasera non voglio pensare più a nulla.

22.01 | Comportati bene stasera | è Regan a scrivermi

22.05 | Certo | le rispondo, alla fine del messaggio un emoji che fa la lingua.

Non ho intenzione di esagerare. Bere fino a perdere il controllo non mi ha mai portato da nessuna parte, ha fatto sempre più danni che altro.

Voglio bere quanto basta a dimenticare tutte le brutte sensazioni di oggi: il saluto di Regan prima che lei partisse, questa strana sensazione che mi agita lo stomaco da ieri sera.

Mettere in pausa tutto, fino a domani.

Una volta raggiunto un pub, ordiniamo da bere, e dopo una quindicina di minuti arrivano le comande.

"Io proporrei un brindisi" interviene Laureen "A Sarah, a tutto quello che ha affrontato" alza in alto il bicchiere

"A Sarah" è la risposta di tutti, che alzano in alto i bicchieri.

"Grazie ragazzi" sorrido, quasi commossa "Io farei anche un brindisi a voi, i migliori amici che potessi mai avere" alzo anche il mio bicchiere, facendolo tintinnare con quello dei ragazzi.

Tiro giù in pochi sorsi il drink, gustandomi il bruciore in fondo alla gola.

La testa inizialmente mi gira, ma dopo pochi minuti la sento subito più leggera.

Laureen mi raggiunge, confidandosi con me su alcuni problemi avuti con Pongo nei giorni scorsi.

Beth mi aveva detto che Laureen e Pongo avessero litigato, ma nessuno aveva mai saputo il perché.

Io ero così presa dai miei problemi che non le ho nemmeno chiesto come si sentisse, come stesse, cosa stesse succedendo.

Mi sento una merda.

Ascolto Laureen, cercando di darle un parere che possa essere il più possibile imparziale.

Pongo ha trovato dei messaggi di Laureen con Jason, l'amico di Jess.

Nulla di grave, era uno semplice scambio di messaggi per un lavoro scolastico ma che lei ha deciso di tenere nascosto per evitare che Pongo potesse dar di matto.

Cosa che è comunque successa.

Pongo si è arrabbiato tanto con Laureen, hanno discusso a lungo ma poi il loro amore ha prevalso.

Perché in una coppia così dovrebbe essere, lottare fino all'ultimo, finché si hanno le forze per rimanere assieme.

Sono contenta che abbiano risolto i loro problemi al meglio, che siano riusciti ad andare oltre.

Laureen ha promesso di essere sincera con Pongo sempre, su qualsiasi cosa, anche la più sgradevole.

L'abbraccio forte, scusandomi con lei per essere stata assente in questo suo momento di debolezza.

"Tranquilla tesoro, avevo le altre su cui contare. Avrei voluto esserci per te non appena hai scoperto il terribile dossier di Regan" mi guarda triste "Hai dovuto affrontare tutto da sola" scuote la testa

"È stata una mia scelta farlo lili, non colpevolizzarti. Ora sto bene" le sorrido, stringendola a me.

Lei ricambia l'abbraccio, poi ordina per tutti il secondo giro.

Io decido di optare per un shot, dato che bere un secondo drink mi manderebbe completamente fuori controllo.

Quando guardo l'ora sono circa le tre, il locale sta chiudendo.

Molti dei miei amici sono alticci, Laureen compresa.

Pongo cerca di sostenerla, mentre camminiamo verso l'auto. Anche Joe biascica un po', appoggiato un po' su di me ed un po' su Sophie.

In macchina entrambi si addormentano, seguiti a ruota da Sophie.

Il silenzio regna sovrano nell'auto.

Pongo mi osserva dallo specchietto retrovisore

"Sono contento che tu sia tornata Sarah" mi sorride "Laureen era così preoccupata"

"Mi spiace tanto averla fatta preoccupare, ma sono tornata" annuisco "Grazie Pongo, per tutto" gli stringo il braccio e lui posa una mano sulla mia, dandomi due tenere pacche.

Quando arriviamo al campus Pongo porta Laureen in camera sua, mentre Sophie e Joe raggiungono la camera di Joe.

Li saluto velocemente, e mi incammino verso di dormitori.

Il freddo è meno pungente di qualche settimana fa, ormai è quasi marzo.

03.09 | Sono arrivata al campus, sana e salva | scrivo a Regan

03.10 | Ottimo, ti auguro una buona notte | sorrido nel constatare che sia ancora sveglia.

Mi avrà aspettata sveglia? Oppure.. è in giro? No, sicuramente non la seconda.

Mi fido di lei. Mi ha detto che sarebbe stata in hotel, che domani mattina avrebbe dovuto lavorare.

Mi fido delle sue parole.

Non appena entro nei dormitori, sento il calore scaldarmi le guance.

Tiro un sospiro di sollievo.

Raggiungo velocemente la mia camera, il corridoio è tristemente deserto.

Sto per inserire la chiave nella mia porta, quando sento un rumore provenire da dietro di me.

Mi volto, verso la fonte del rumore.

Il mio corpo inizia a tremare, sento lo stomaco farmi male. La testa inizia a girarmi, mi manca l'aria.

Le chiavi che avevo in mano mi cadono, sono completamente incapace di connettere mente e corpo.

Un'ondata di emozioni contrastanti mi manda in confusione

"Jess?" sussurro, osservando la figura in piedi davanti a me, cercando invano di calmare il mio cuore.

 

 

Pov. Regan

La giornata di oggi è stata particolarmente pesante.

L'essere tornata qui senza di lei, risolvere problemi su problemi.

Mi sento esausta, semplicemente esausta.

Ora vorrei solo arrivare in hotel e trovarla lì ad aspettarmi, come i cinque giorni passati insieme.

È bello tornare a casa ed avere qualcuno che ti aspetta. Oltre Otis ovviamente.

Mi manca anche il mio cagnolino.

Ecco in questo momento vorrei essere a casa mia, sul mio divano davanti al mio enorme camino vicino a Lei ed a Otis.

Lei rannicchiata vicino a me, Otis come al solito con la testa sulla mia coscia.

Sarebbe tutto perfetto.

"Allora vieni a bere con noi stasera? Abbiamo tutti bisogno di svagarci un po'" mi propone Joshua, mentre torniamo verso l'hotel

"Oh no grazie, sono esausta, in due giorni ho fatto migliaia di miglia. Voglio solo mettermi a letto" sospiro

"Veramente Regan? Ma quale incantesimo ti ha fatto quella ragazzina?" si volta stupito verso di me

"Non mi ha fatto alcun incantesimo Joshua, non è di certo per lei che resto in hotel"

O forse sì?

"Certo, riparliamone quando avrai preso coscienza della situazione" mi tira una spallata giocosa "Vabbe, vorrà dire che mi divertirò da solo" alza le spalle

"Sono sicura che sai cavartela benissimo anche da solo" gli sorrido.

Raggiungo la mia camera e mi dedico una lunga doccia rilassante.

Forse Jo ha ragione. Il fatto che io voglia rimanere in camera questa sera è inconsciamente collegato a lei?

Forse sì.

Non sento più l'esigenza di andare in giro e festeggiare. A che pro? Non mi interessa conoscere nessuno, né tanto meno scoparmi qualcuno.

Sto bene così.

E poi domani mattina presto, anche se è sabato, dovremmo raggiungere il cantiere e continuare i lavori.

Forse uscire però mi avrebbe aiutata a distogliermi dall'idea di lei in giro con i suoi amici.

Cosa staranno facendo? Qualcuno si sarà avvicinato a lei?

Una parte di me vorrebbe sguinzagliare i miei investigatori, affinché la tengano d'occhio.

Poi interviene la mia parte razionale, ricordandomi che l'ho quasi persa già una volta per questo motivo.

Non posso permettermi che accada di nuovo.

Mi sdraio sul letto una volta terminata la doccia.

Ormai è tarda sera, non ho nemmeno voglia di mangiare.

Prendo in mano il libro, e comincio a leggere. Ogni tanto butto un occhio sul lato vuoto del letto, dove lei dormiva, ed un senso di nostalgia mi pervade.

Sospiro.

Mi dedico alla lettura del libro tutta la sera, ritagliandomi un attimo per me.

Joshua mi manda la foto di una spogliarellista che gli sta ballando addosso, seguita da una sua foto mentre sorridente tiene in mano un drink.

Sorrido.

Ricordo bene i tempi in cui fare queste cose era la mia priorità.

Utilizzare le persone a mio piacimento, fino all'esaurimento, per poi lasciarle lì vuote e prive di ogni dignità.

Mi sento una merda se ripenso a tutte le sfortunate ragazze che ho incontrato sul mio cammino.

Certo, per molte probabilmente è stato solo un sfizio personale, per altre invece? Per altre potrei essere stata molto più. Fonte di dolore, vergogna, rabbia.

Chissà quanti disastri ho seminato per il mondo.

23.48 | Divertiti | rispondo a Joshua aggiungendo un emoji che dà un Bacio.

Metto via il telefono, cercando di non pensare a lei lontana da me.

Mi addormento esausta, per poi svegliarmi non appena ricevo il suo messaggio.

03.09 | Sono arrivata al campus, sana e salva |

03.10 | Ottimo, ti auguro una buona notte |

Blocco il telefono sollevata, ora che so che è al campus sono più tranquilla. D'altronde, cosa potrebbe mai accadere? 

 

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Capitolo 68
*** Capitolo Sessantotto ***


Pov. Sarah

Sono in piedi davanti alla mia porta, completamente pietrificata.

Lei mi fissa come se stesse guardando un Angelo scendere dal cielo

"Jess?" sussurro, osservando la figura davanti a me.

È passato talmente tanto tempo dall'ultima volta in cui si siamo viste che mi sembra quasi un miraggio

"Sarah.. Ciao" aggiunge lei, venendomi incontro.

Raccoglie da per terra le chiavi, porgendomele.

Non appena la distanza tra di noi diventa minima, il suo profumo mi invade la narici.

Sento lo stomaco chiudersi

"Che.. Che ci fai qui?" chiedo facendo un passo indietro, per aumentare la distanza.

Allungo una mano tremante per prendere le chiavi

"Ehm, io in realtà.. Sono tornata al campus" si gratta il retro del collo

Sento la terra sotto i piedi venire a mancare. Come tornata al campus? Da quando?

"Da quando?" chiedo stupita

"Sì in realtà da lunedì, ma non ho ancora frequentato alcuna lezione. Avrei prima.. Avrei prima voluto parlarne con te, prima che i tuoi amici spargessero l'allarme rosso" ride imbarazzata

"Parlare con me di cosa?" sento il sangue ribollirmi dentro

"Beh avrei voluto parlarti, avvisarti personalmente del mio ritorno qui. Non volevo di certo fartelo sapere tramite i tuoi amici"

"Oh certo, ora ti interessa parlare?" Rido divertita "Ora, dopo un anno e più da quando sei andata via, pretendi di venire qui e parlare" la guardo sconvolta

"Io non pretendo nulla Sarah" scuote la testa "Mi sembrava solo la cosa più giusta e corretta da fare"

"Da quando sei diventata un'amica del fair play? Fino ad un anno fa ti divertivi a lasciare le persone con una lettera"

"Sarah.. Mi dispiace tanto per il modo in cui sono andata via" si avvicina a me, costringendomi ad indietreggiare ancora, finendo per sbattere contro la porta.

Solo così ferma la sua avanzata.

"Qualsiasi conversazione pensi di poter intavolare in questo momento deve essere momentaneamente accantonata. Il mio tasso alcolemico, seppur basso, non mi permette di essere lucida. E poi la notte porta consiglio" mi volto dandole le spalle per entrare in camera mia.

Le mani mi tremano mentre provo ad infilare la chiave nella toppa

“Dannazione” sussurro a denti stretti, cercando di mantenere la calma ed aprire questa fottuta porta

"Sì, potremmo vederci domani" mi guarda speranzosa

"Sì certo, domani" annuisco "Buonanotte.. Jess"

Non le do nemmeno il tempo di rispondere che mi chiudo la porta alle spalle.

Beth e MaryJ sono sdraiate a letto, abbracciate.

Io vorrei solo urlare, buttare fuori la rabbia che mi ha travolto non appena l’ho vista lì, immobile a guardarmi, con lo stesso sguardo con cui mi guardava quando ancora eravamo felici.

Come se non fosse sparita per più di un anno, come se tutto il tempo che ci ha divise non fosse mai esistito.

è stato come un flashback dei miei giorni felici.

Mi mordo il labbro per trattenere le urla, talmente forte da tagliarmi.

Sento la pelle bruciare, mentre tampono con la mano. Macchie di sangue la colorano, e mi viene da ridere mentre l’osservo colare giù.

Raggiungo il bagno, per sciacquarmi il viso. L'acqua assume un colore rossastro, il taglio brucia a contatto con essa. Afferro i bordi gelidi del lavandino, stringendoli tra le mani.

Mi strucco velocemente il viso, poi mi sdraio a letto.

Inutile dire che non riesca a prendere sonno. Fisso il buio intorno a me, ascoltando il lieve russare di Beth.

Stasera aveva alzato leggermente il gomito, dunque il suo respiro è più pesante rispetto al solito.

Provo a chiudere gli occhi, ma il suo viso mi si presenta davanti, bella esattamente come lo era un anno fa.

Sento lo stomaco chiudersi al ricordo del suo viso.

Mi giro e rigiro nel letto, sperando di addormentarmi il prima possibile.

 

Quando decido di alzarmi, sono le sette del mattino.

Non ho chiuso occhio tutta la notte, se non per brevi momenti interrotti dal ricordo di Lei davanti a me.

Mi sento tesa come una corda di violino.

L’unico modo che ho per scaricare un po’ la tensione è raggiungere la palestra.

Erano mesi ormai che non ci andavo più, che non sentivo più il bisogno fisico di sfogarmi.

Invece ora mi ritrovo qui, in piedi alla sette del mattino con scarsa un’ora di sonno alle spalle con la necessità di allenarmi.

Infilo i leggings e una maglietta nera di Regan. Afferro il primo asciugamano che trovo, poi infilo le scarpe nel borsone e lascio la stanza.

Tiro un’occhiata alla porta di Jess, ma grazie a Dio lei non c’è.

Esco velocemente dai dormitori, con il terrore di incontrarla.

Quando raggiungo la palestra, non c’è nessuno. Molti ragazzi si stanno ancora riprendendo dalle follie della sera prima.

Raggiungo gli spogliatoi, cambio le scarpe e dopo aver recuperato l’asciugamano raggiungo la sala attrezzi.

Sento qualcuno allenarsi, anche se non riesco ad individuare la figura.

Raggiungo le panche per gli addominali, ma una voce richiama la mia attenzione

“Ehi” Jess mi osserva, quasi stupita nel trovarmi lì.

Cazzo. Che cosa ci fai lei qui? Alle sette del mattino?

"Ehi" rispondo "Come mai già qui?" le chiedo senza pensarci

"Probabilmente per lo stesso tuo motivo" mi guarda, una strana malinconia negli occhi

"Sì, okay" annuisco allontanandomi da lei.

Continua a fissarmi, ma senza dire una parola.

Avere i suoi occhi addosso mi agita. Dio, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.

Provo a fare un paio di esercizi, ma i suoi occhi addosso mi mandano in confusione.

Averla così vicino mi manda in confusione.

Si avvicina a me, posizionandosi nella panca accanto alla mia.

Mentre si allena sento comunque i suoi occhi addosso.

"Okay d'accordo, non riesco ad allenarmi se continui a fissarmi in questo modo" mi alzo velocemente dalla panca "Vuoi parlare? D'accordo, parliamo" la guardo.

Incontrare di nuovo quegli occhi mi riporta ai miei giorni felici, quando tutto ruotava intorno a Lei ed al suo sorriso

"Beh, è come tornare ai vecchi tempi, no?" mi guarda sorridendo

"No, non credo Jess, non è esattamente come tornare ai vecchi tempi" scuoto la testa

"Sì certo, sono cambiate tante cosa da allora" mi osserva, cercando di capire la mia espressione.

Il suo sguardo si posa sulla mia maglietta e per un attimo mi sento.. violata, dal suo sguardo indiscreto

"Sì decisamente, sono cambiate molte cose" abbasso lo sguardo

"Lo vedo dal tuo collo" sorride triste.

Mi passo confusa la mano sul collo, e sento la pelle bruciare a contatto con le dita.

Inquadro con la fotocamera del telefono il collo e noto il succhiotto lasciato da Regan.

Sorrido al ricordo di quanto successo ieri sera

"Non credo di doverti dare spiegazioni a.. riguardo" abbasso lo sguardo

"Non le ho chieste" scuote la testa "Mi domando solo come mai abbassi lo sguardo mentre lo dici" si avvicina lentamente a me

"Io.." mi sento soffocare dalla sua vicinanza "Forza andiamo" cammino velocemente verso l'uscita, in cerca di una qualsiasi fonte di ossigeno.

Jess mi segue in silenzio, so che in fondo sta sorridendo, perché sa il potere che ha su di me.

Cammino a testa bassa, raggiungendo il bar del campus.

Certo, il bar non è il posto ideale per parlare con la propria ex, ma sempre meglio che rinchiuderci nella mia stanza o peggio ancora.. nella sua.

Scuoto la testa. Ho decisamente bisogno d'aria

"Una volta ero io che quella stava davanti" sorride nostalgica

"Già" ripenso ai nostri primi incontri, a tutte le volte in cui si è girata a guardarmi attirando la mia attenzione.

Cerco di non pensarci, concentrandomi sul menù davanti a noi.

Sono ormai due anni che sono qui, ho imparato a memoria questa fottuto menù, ma è l'unica cosa che mi permette di non guardarla negli occhi.

"Cos'hai fatto al labbro?" mi osserva.

Sapere di avere i suoi occhi sulle mie labbra, mi chiude la bocca dello stomaco

"Nulla" mi copro con la mano, sento il taglio bruciare al tocco con la mia pelle

"Cosa vuoi ordinare?" sospira, giocando con il menù davanti a lei

"Mh, un caffè va più che bene" annuisco

"Non vuoi nemmeno una brioches? È giusto l'ora di colazione" lo sguardo premuroso che aveva quando stavamo insieme mi si presenta davanti, stringendomi lo stomaco.

Cazzo, è più difficile di quanto pensassi.

Tutti i miei discorsi sull'essere andata avanti, sul provare solo semplice affetto nei suoi confronti, tutto andato a puttane non appena l'ho vista davanti a quella fottuta porta ieri sera

"No Jess, non voglio una brioches. Ti ringrazio" rispondo secca

Lei sorride, alzando le mani.

Un cameriere viene a prendere le nostre ordinazioni.

"Allora.. Ti trovo bene Sarah" Jess mi guarda, sorridendo

"Grazie" annuisco.

Che frase di merda

"Come sono andati questi.. mesi?"

"Davvero vogliamo parlare di questo Jess?" rido nervosamente "D'accordo, Jess parliamone. Cosa posso dirti a riguardo? Sono stati mesi.. particolari, devo dire" la osservo.

Lei rimane in silenzio, fissandomi

"Sono andata in palestra. Sono andata tanto il palestra, soprattutto i primi mesi, poi un po' ho lasciato andare e si vede" rido

"No non credo" i suoi occhi scivolano veloci sul mio corpo, un brivido mi percorre la schiena

"Tralasciando questo, i miei amici non hanno fatto altro che starmi accanto"

"Sono contenta" annuisce triste

"E per te? Come sono andati questi mesi?" mi appoggio sul tavolo, curiosa di conoscere la sua risposta.

Lei rimane in silenzio, quasi stesse valutando cosa dire.

"Beh" sorride "Non saprei definirli, onestamente" alza lo sguardo verso di me.

Fatico a guardarla negli occhi

"Sono stati.. intensi sicuramente" annuisce "Ho continuato a studiare da privatista, mentre la sera lavoravo in un pub nel centro di Woodland. Insomma, sono tornata a casa che fa sempre bene"

"Vero" annuisco "Ho fatto pace con mia madre, più o meno. Penso sia tranquilla ora perché non sa nulla riguardo la mia vita sentimentale" rido

"Sono contenta" mi sorride falsamente

"Non sei mai stata in grado di mentire Jess" rido divertita

"Hai ragione, mentire non è mai stato un mio talento" sorride.

La guardo sorridere e mi manca il respiro.

È ancora più bella di quanto ricordassi.

I suoi lineamenti, i suoi sorrisi sinceri che le illuminano il viso.

Così fottutamente bella da togliermi il fiato

"Allora, di cosa avevi tanta voglia di parlare ieri sera?" incrocio le braccia al petto

"Volevo semplicemente scusarmi per.. per come mi sono comportata con te" stringe i pugni "So che non dovrei dirlo, ma Luna mi ha parlato tanto di te all'inizio. Mi raccontava di come stessi, di quanto fossi distrutta per la mia partenza" abbassa lo sguardo

"È passato ormai Jess, ora sto.. bene"

Credo.

"Non sai quanto sia stato difficile per me cancellarti dalla mia vita. Vedere il tuo nome comparire sullo schermo e non risponderti, sentire i tuoi messaggi in segreteria carichi di rabbia, la voce rotta dal pianto" stringe i pugni

"Davvero Jess, stai tranquilla" istintivamente poggio una mano sulla sua, ma me ne pento subito dopo.

Sento la pelle bruciare al contatto con la sua pelle morbida che tanto mi è mancato toccare

"Stai bene perché c'è qualcun altro che ti fa star bene" ringhia

"Non ti darò spiegazioni a riguardo Jess, né tanto meno ti racconterò della mia vita" distolgo lo sguardo da lei

"Potremmo forse.. essere amiche ora?"

Quasi mi viene da ridere. Essere amiche, io e lei.

Come si può essere amica di una persona che hai amato così tanto?

Soprattutto dopo che è semplicemente sparita dalla tua vita, portandosi via ogni pezzo di te.

Rido

"Sì forse potremmo esserlo" sorrido "Ora devo andare Jess" mi alzo dal tavolo, lasciando una banconota da cinque dollari sul tavolo

"Allora ci vediamo in giro" mi guarda speranzosa

"Sì Jess, ci vediamo in giro" annuisco, voltandole le spalle.

Cerco di restare calma, mentre mi allontano da lei, i suoi occhi fissi su di me.

Non riesco a capacitarmi di quanto appena successo, soprattutto non riesco a credere quanto io sia riuscita a mantenere la calma davanti a lei.

Ad un certo punto avrei solo voluto urlarle addosso tutta la mia rabbia. La mia rabbia per aver distrutto la nostra storia, per avermi resa una persona che non sono.

Vuota, egoista, bisognosa di attenzioni per riuscire a dimenticarmi di lei.

Eppure, ho riso e scherzato con lei, quasi fossimo due amiche di vecchia data.

Non ho alcuna intenzione di essere sua amica, perché mi rendo conto di non essere in grado di sopportarlo al momento.

Chissà magari tra qualche tempo, quando mi sarò abituata alla sua presenza qui, potrò finalmente dire di aver superato il trauma.

Per ora rimango solo a leccarmi le ferite, cercando di non mandare a puttane quanto costruito in questi lunghi mesi.

 

 

Pov. Regan

Sarah è strana oggi.

La sento più.. distaccata e non ne capisco il motivo.

Forse sta soffrendo la lontananza. È vero, sono partita solo ieri mattina ma da quando abbiamo cominciato a frequentarci seriamente non abbiamo passato più di un paio di giorni senza vederci.

Mi spiace terribilmente di essere qui, ma sto facendo degli orari assurdi per finire il prima possibile.

Prima l'ho sentita al telefono, il suo tono di voce sembrava triste.

Ho provato a chiederle se fosse successo qualcosa ma ha liquidato il discorso semplicemente dicendomi che fosse stanca a causa dell'ora tarda fatta la notte prima con i suoi amici.

Ho deciso di accantonare il discorso, fino a quando non sarà pronta lei stessa a parlarne.

Non voglio sembrare una pazza paranoica, ma sono preoccupata.

Essere lontana da lei, non sapere cosa effettivamente le stia succedendo mi agita.

Ma mi sono ripromessa che, prima di dare di matto, aspetterò qualche giorno.

Forse oggi è solo una giornata no. In fondo capitani a tutti, a lei in particolar modo.

Leggo e rileggo le relazioni, alla ricerca di cosa sia andato storto, di cosa si potrebbe migliorare.

Guardo l'orologio. Sono le nove di sera, la testa inizia a pulsarmi

"Fanculo" chiudo tutto, e mi alzo.

L'ufficio ormai è vuoto, non è rimasto nessuno se non il nuovo capo cantiere Felicia.

È chiusa nel suo ufficio, la porta leggermente socchiusa illumina debolmente l'enorme stanza che ci divide.

Recupero tutta la mia roba, decisa ad andar via.

È inutile continuare a leggere e rileggere parole che ormai hanno perso ogni significato.

Domani a mente fresca sicuramente sarà più facile.

Chiudo la porta del mio ufficio, contemporaneamente quella di Felicia si apre

"Oh Regan" fa un cenno con la testa.

Sembra piacevolmente sorpresa di vedermi.

È una donna alta, dalla pelle mulatta. Nonostante i capelli siano tipicamente afro, sono ordinatamente sistemati in un acconciatura legata.

Indossa un completo dai toni scuri. So bene cosa vuol dire essere una donna in una società dove le grandi figure sono quasi sempre impersonate da uomini.

Per farsi prendere sul serio devi trasformarti in una di loro, niente gonne o vestitini.

Perché quando sei una donna di successo in un mondo in cui l’uomo è la figura dominante, devi mostrarti sempre all'altezza.

Non puoi permetterti sbagli, né tanto meno lasciare che gli altri ti manchino di rispetto

"Felicia" le sorrido

"Straordinari stasera?" mi guarda, chiudendo la porta alle spalle

"Quando sei il capo della baracca non esistono straordinari, ma solo la sopravvivenza della società" alzo le spalle

"Giusto" sorride "D'accordo allora ti lascio andare" mi osserva, i suoi occhi scivolano veloci sul mio corpo

"Va bene Felicia, ci vediamo domani" faccio un cenno con la testa per salutarla.

Le ricambia il saluto poi si allontana.

Fino a qualche settimana fa uno sguardo del genere avrebbe provocato in me diverse fantasie.

Invece ora? Ora solo uno strano senso di disagio e disgusto.

Non mi riconosco più.

Felicia è una donna bellissima, forte ed indipendente, determinata e un'ottima lavoratrice.

Eppure non smuove nulla in me, se non tanta stima, perché so bene quanto sia difficile arrivare dov'è arrivata lei.

Scuoto la testa.

Lascio l'edificio raggiungendo l'auto.

Felicia mi sfreccia accanto, a bordo della sua moto sportiva.

Sorrido.

Quando arrivo in hotel ovviamente sono sola.

La sua assenza pesa, in un modo che non avrei mai immaginato.

Non la sento da prima di cena, così decido di videochiamata

"Ehi" il suo bel sorriso comprare sul schermo del mio MacBook

"Ciao piccola" la saluto "Come stai?"

"Hum? Bene grazie e tu? Come si sta in Brasile?"

"Un po' noioso. Sai, l'unico intrattenimento divertente che c'era ha ben deciso di tornare a casa" la derido "Cos'hai fatto al labbro?" cerco di osservarla meglio

"Oh, nulla. Mi sono morsa per sbaglio" distoglie lo sguardo.

Perché sento come se.. mi stesse mentendo? No, è impossibile.

Lei è così.. pura.

Dev'essere per forza così.

Cambia discorso, raccontandomi della sua giornata, di tutto ciò che ha fatto. Eppure non riesco a non trovarla strana.

Sembra quasi che stia cercando di dimenticare qualcosa o semplicemente lo stia omettendo.

Ma magari mi sbaglio.

Probabilmente tornare al campus dopo che.. che quel pezzo di merda si è presentato lì con assurde pretese, l'ha un po' scossa.

Come biasimarla?

Vorrei tornare a Statute ma almeno fino a venerdì non potrò tornare.

Dio, spero di risolvere la situazione in fretta.

"Sei stanca?" la osservo mentre rallenta i battiti di ciglia, sdraiata sul suo letto

"Un po'" annuisce "Mi chiedo come tu possa essere così perfetta sempre, anche dopo dodici ore di lavoro" mi guarda, lo sguardo stanco

"Esagerata" sorrido "D'accordo, allora ti lascio andare a dormire"

"Già?" mi guarda quasi delusa, faticando a tenere gli occhi aperti

"Sì ci sentiamo domani" le sorrido "Buonanotte piccola"

"Buonanotte Regan" sorride.

Chiudo la videochiamata e sospiro.

Mi manca terribilmente, e mi sento talmente in difficoltà a gestire questi sentimenti.

Non avevo mai provato nulla di simile, né tanto meno pensavo di provarlo mai.

Mi sento annaspare, quasi faticassi a stare a galla.

Tiro un bel respiro.

Passerà e sarà tutto più semplice, perché Lei mi insegnerà ad amare ed a gestire tutto questo, con la sua semplicità e con la sua purezza.

Sorrido. 

 

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Capitolo 69
*** Capitolo Sessantanove ***


Pov. Sarah

"Che cosa?" Beth è Laureen sono sconvolte davanti a me, mentre racconto quando accaduto con Jess ieri.

Non ho avuto la forza di raccontarlo prima, avevo prima bisogno di.. elaborare la cosa da sola.

"Già" annuisco "Non ho detto nulla a Regan" guardo Beth

"Oh, okay" annuisce

"Scusami, non voglio metterti in situazioni.. scomode. Le racconterò tutto, appena sarò pronta. Poi lei ora è così lontana.." sospiro

"Il fatto che sia lontana non implica che non debba saperlo" Beth mi guarda, scura in viso

"No assolutamente, ho intenzione di parlarle" annuisco

"Come ti senti?" Laureen mi guarda, il volto triste

"Confusa, arrabbiata, scioccata. E non saprei cos'altro. Sono un ammasso confuso di sentimenti a cui non riesco a venire a capo" sospiro

"È normale tesoro, lei è stata tanto importante per te" Laureen mi appoggia una mano sulla mia.

Beth è silenziosa, mentre ci ascolta.

So bene quanto sia in difficoltà ora Beth, d'altronde Regan è sua sorella, ma

non ho colpe.

Non è colpa mia se Jess ha deciso di tornare, non è colpa mia se Jess ha deciso di tornare proprio ora che lei è lontana ma soprattutto non è colpa mia se non mi sento ancora pronta a parlarne.

"Lei mi ha.. mi ha chiesto di essere amiche. Come se due persone che si sono amate così tanto e si sono lasciate in quella maniera possano davvero essere amiche" rido nervosamente

"Sì è stato un colpo basso da parte sua" Laureen mi guarda triste

"Cos'hai risposto?" Beth mi guarda, analizzandomi

"Ho semplicemente liquidato il discorso, ma è ovvio che non voglia essere sua amica. Non ora sicuramente, prima devo riabituarmi all'idea di lei qui" rispondo.

Nella camera cala il silenzio.

Beth torna alla sua scrivania, prendendo un libro, mentre Laureen rimane accanto a me.

Guarda silenziosamente il suo cellulare.

Che situazione di merda.

Ieri sera quando Regan mi ha chiamata ero così.. felice.

Per quei minuti passati in videochiamata insieme ho smesso di pensare a tutto, il suo sorriso mi ha distratta.

Le ho raccontato di ieri, della palestra ieri mattina e del resto della giornata, omettendo ovviamente la questione di Jess.

So bene che Regan ha già intuito che c’è qualcosa che non va, è una persona estremamente attenta.

Sospiro.

Perché deve sempre prendere tutto questa piega di merda? Quando le cose iniziano ad andare bene, una bomba distrugge quello che faticosamente mi sono costruita.

È stata dura, e tutt'ora è dura, aprirmi con Regan, ma accettare la sua proposta di frequentarci è già stato un enorme passo avanti per me.

Non avevo mai concesso a nessuno dopo Jess di conoscermi fino a fondo, eppure con Regan ero disposta a farlo.

Ero? Sono?

Dio non lo so più.

Mi butto sul letto, fissando il soffitto.

 

Io e Laureen stiamo camminando verso le aule, strette nel nostro giubbotto.

Il freddo sta cominciando a diminuire fortunatamente, ma continua ad essere una fastidiosa presenza soprattutto al mattino presto.

Mi sta raccontando della festa di sabato, a cui vorrebbe partecipare, ed ovviamente sta facendo di tutto per convincermi.

L'ascolto divertita, non cedendo comunque alle sue tentazioni.

Chissà, magari sabato potrei stare con Regan. Solo io e lei dopo tutti questi giorni passati lontane.

Quindi sì, direi che la festa non è poi così necessaria.

Non appena entriamo in classe trovo Jess seduta all'ultimo banco in fondo.

Mi blocco

"Che succede?" Laureen mi guarda confusa, poi segue la direzione del mio sguardo "Oh" risponde semplicemente.

Lei ci guarda, quasi imbarazzata.

Con un gesto della mano ci saluta.

Ricambio velocemente, poi vado a sedermi.

Laureen si avvicina a Jess, e rimane a parlarci qualche minuto.

"Scusami tesoro, mi sembrava giusto salutarla" mi guarda preoccupata

"Non devi preoccuparti Lili, sei libera di frequentarla nel caso volessi" le sorrido.

Poi abbasso la testa sul banco. Sento i suoi occhi addosso, ed uno strano senso di nostalgia mi pervade.

In un attimo mi ritrovo catapultata all'anno scorso, quando io e Jess ancora non ci conoscevamo ma i suoi occhi erano già su di me.

Quell’inquietante ragazza dai capelli corti, seduta sempre scomposta che ha rivoluzionato la mia vita.

Sospiro.

Non credo di essere pronta ad affrontare nuovamente tutto questo.

Cazzo, queste ultime settimane sono state un vero delirio.

Tra il ritorno di Dwight, la partenza di Regan ed il ritorno di Jess non riesco più a stare al passo.

È terribile vivere con questa costante sensazione di impotenza, questa sensazione di annaspare nei sentimenti.

Sto lottando faticosamente per restare a galla ma sta diventando sempre più difficile.

Se prima l'unica lotta con cui dovevo rapportarmi era quella contro i miei stessi muri, ora invece mi ritrovo anche a lottare contro il ricordo di me e Jess felici.

Perché è vero, come sono stata felice con lei non lo sono stata mai.

Forse nemmeno con Regan, e mi fa così tanta rabbia perché so che lei potrebbe aiutarmi a guarire.

Scuoto la testa.

No, Jess ha avuto la sua occasione. Jess ha avuto la sua occasione di amarmi, ma l'ha sprecata.

L'ho aspettata per mesi. Mesi interi vissuti nella speranza del suo ritorno, perché in fondo io nel nostro amore ci credevo.

Invece più passavano i giorni, più mi rendevo conto di quanto fosse assurdo tutto ciò.

Mi volto verso di Jess, sorridendole.

Ovviamente il suo sguardo è su di me. Ricambia il sorriso, mostrandomi forse il miglior sorriso che le abbia mai visto.

Sento le farfalle allo stomaco.

Quanto ho aspettato questo momento, ed ora che lei è qui, non riesco nemmeno a crederci.

La professoressa inizia a parlare, ma non riesco a sentirla.

Sto combattendo contro i miei stessi sentimenti, sto combattendo per capire quale sia la cosa più giusta da fare.

Devo parlare con Regan, prima che venga a scoprire da sola verità e fraintenda il vero motivo per cui non le ho parlato subito.

Perché sarebbe solo un fraintendimento, vero?

Io non le sto comunicando il ritorno di Jess perché.. Perché?

Dio non lo riesco a capire.

Sospiro.

 

 

Pov. Regan

“Che giornata” sospiro, buttandomi sul divano dell’ufficio di Felicia

“Già, è stata piuttosto impegnativa, ma ce la stiamo cavando bene” sorride, digitando qualcosa al pc.

Scrivo un messaggio a Sarah, informandola che finalmente ho concluso questa giornata.

È stata parecchio impegnativa, tra riunioni e sopralluoghi in cantiere, ma Felicia ha ragione, siamo a buon punto.

Se tutto dovesse procedere nel modo corretto per la fine della prossima settimana dovrei tornare a casa.

Non vedo l’ora di tornare da lei. Tornare alla nostra routine, ai nostri momenti insieme.

Nella speranza che lei torni normale.

È ancora strana, un po’ distante, ma cerco di non pensarci.

La mia parte razionale sta cercando di prevalere su quella irrazionale.

La seconda avrebbe già sguinzagliato i miei investigatori privati per capire cosa stia succedendo, ma non ho intenzione di deluderla di nuovo.

Eppure.. non sarebbe fatto in cattiva fede, io mi fido di lei. Ho solo bisogno di sapere che lei realmente sta bene.

Scuoto la testa

“Hai sentito che i pezzi grossi parteciperanno all’evento di stasera?” Felicia mi guarda, in attesa della mia risposta

“Sì ho sentito” annuisco “Joshua è sempre entusiasta per questi eventi” rido ricordando la sua espressione eccitata all’idea di partecipare alla cena

“Immagino verrai” mi osserva “Potrebbe essere divertente” sorride

“Sono il capo della baracca, non ho molta alternativa” scuoto la testa

“Buon cibo, buon vino, buona compagnia” si alza, camminando languida verso di me.

Il suo comportamento mi mette a disagio, seppur apprezzo le sue attenzioni.

È una donna bellissima, dai tratti esotici e la carnagione scura che la rendono incredibilmente attraente, ed il modo in cui il suo completo le fascia il corpo la rende ancora più.. sexy.

Mi alzo dal divano, aumentando la distanza tra di noi

“Sì sicuramente” annuisco “Ma non sono una grande ammiratrice di Payton o di Andrew” scuoto la testa, riferendomi all’architetto ed al supervisore dei lavori.

“Già” annuisce “Sono davvero noiosi. Per fortuna ci sarai tu a rendere tutto più divertente” mi osserva.

Una strana sensazione mi pervade lo stomaco.

È come se.. se fossi attratta da.. lei.

Le sue attenzioni mi mandano in confusione

“Felicia, io ho una compagna” dico tutto d'un fiato, uno sguardo deluso di dipinge sul suo viso

“Regan McFinin impegnata? Chi l’avrebbe mai detto” sorride, incrociando le braccia

“Sì già, nessuno lo avrebbe mai immaginato, nemmeno io direi” sorrido “Ma è successo, quindi forse è il caso di mettere fine.. a questa cosa” la guardo

“Sì, forse sì. Peccato, ho aspettato tanto che tu venissi qui, ero decisamente curiosa di conoscerti. Dal vivo sei ancora meglio” si avvicina ancora a me

“Ti ringrazio” annuendo, non muovendomi dalla mia posizione.

Non intendo mostrarmi in difficoltà davanti ai suoi comportamenti

“Come mai non è qui con te? O non è pubblicizzata su tutti i tabloid?” inarca un sopracciglio

“Nessuno sa di noi. Lei vuole.. preservare la sua privacy, ed io rispetto la sua volontà” annuisco

“Capisco” mi passa accanto, raggiungendo la porta “D’accordo allora mogliettina perfetta, quando tornerai in te, sai dove trovarmi” mi apre la porta, per permettermi di lasciare il suo ufficio

“Certo Felicia, non lo dimenticherò” mi chiude la porta alle spalle.

Sospiro.

 

“Tu cosa?!” esclama esterrefatto Joshua

“Zitto coglione” sbuffo.

Siamo in piedi accanto ad un grande buffet.

Tutti intorno a noi stanno animatamente parlando, tenendo in mano un calice di vino.

Anche io e Jo ne abbiamo in mano uno

“Hai rifiutato le avances di Felicia?” mi guarda quasi fossi un extraterrestre

“Ho rifiutato le avances di Felicia perché io sto con Sarah” ringhio

“Punto primo, non state insieme. Punto secondo, ciò che accade in Brasile rimane in Brasile” alza le spalle

“Come puoi dire una cosa del genere?”

“Da quando sei diventata così moralista Regan? Come sei noiosa” alza gli occhi al cielo

“E tu quando sei diventato così merda?” lo guardo divertita

“La vita ti rende tale” alza ancora le spalle, ed io scuoto la testa “Non avevo dubbi che avresti fatto vittime anche qui Regan. È incredibile la tua capacità di abbordare ovunque e chiunque, senza fare nulla per giunta” si volta osservando Felicia.

Lei ci saluta portando in alto il calice, il suo sguardo languido mi osserva

“Cazzo, quant’è difficile mantenere il controllo” sbuffo dedicandole un rapido saluto

“Con una del genere vorrei vedere” butta giù l’intero bicchiere.

La serata procede tranquilla, tra una chiacchiera e l’altra.

Mi si avvicinano diversi uomini d’affari, interessati alla mia società ed al mio lavoro.

Posso comunque notare nei loro occhi un po’ di riluttanza nei miei confronti, perché io in fondo sono solo una donna.

Mi viene da ridere.

Non hanno idea di cosa è riuscita a creare questa donna unicamente con le proprie forze.

Ho dovuto scavalcare muri apparentemente invalicabili, riuscire a distruggere l’idea che le persone si erano fatte di me, soprattutto quand’ero più giovane.

Ed ora che ho costruito il mio impero, mi viene da ridere mentre osservo questi ricchi signori leccarmi i piedi.

Fare i lecchini con me per ottenere delle collaborazioni o degli appalti, ma proprio da loro ho imparato a selezionare accuratamente le persone di cui mi circondo.

Felicia rimane distante da me, ma i suoi occhi sono comunque vigili.

Mi sento a disagio e.. tesa.

Sono innamorata di Sarah, ma le sue attenzioni mi mettono a disagio.

Ho sempre messo il sesso al primo posto, ogni volta che una ragazza mi attraeva non ci pensavo due volte prima di buttarmici addosso, ma ora è diverso.

Ora che c'è Sarah, il sesso con le altre persone non mi interessa più.

21.34 | Come sta andando la cena? | è Sarah a scrivermi

21.36 | Assolutamente noiosa, sarebbe decisamente meglio se tu fossi qui |

Lei risponde semplicemente inviandomi un cuore.

Sospiro.

Forse dovrei parlare con Beth, lei sicuramente saprà dirmi se c'è qualcosa che non va.

Sarah è tanto legata a lei, sono sicura che si sia confidata riguardo al suo malessere.

Sì, domani chiamerò Beth e parlerò con lei.

Nella speranza che possa aiutarmi.  

 

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Capitolo 70
*** Capitolo Settanta ***


Pov. Regan

"Ciao Beth" la chiamo, salutandola quasi imbarazzata

"Ciao Regan" mi saluta quasi sorpresa di sentirmi, ma dal tono riesco a percepire che sia felice di sentirmi

"Come.. Stai?" chiedo.

Non sono abituata a questi.. convenevoli, essere gentile con le persone mi mette a disagio

"Bene e tu? Qual è il motivo di questa chiamata?"

"Io volevo.. Sentirti" dal mio tono si capisce palesemente che io stia mentendo

"Regan andiamo, pensi davvero di prendermi per il culo? Che succede?" sbuffa

"Sarah.. Sarah è lì con te?" abbasso lo sguardo

"No, è a lezione" risponde secca

"D'accordo, ho bisogno di parlarti"

"Cos'hai fatto Regan?" ringhia

"Non ho fatto nulla Beth!" esclamo "Che cosa avrei dovuto fare?" sbuffo

"Non lo so, non mi chiami mai. Ora sei lì in Brasile tutta sola, non so cosa possa succedere" sento la saccenza nel suo tono

"Questa è la considerazione che hai di me Beth? Buono a sapersi" ringhio

"Arriva al dunque Regan, ho da fare" sbuffa

"Sarah ultimamente è strana" lei rimane in silenzio dall'altra parte del capo "Non capisco cosa sia successo. Lei ti ha detto qualcosa?"

Beth continua a rimanere in silenzio

"Beth?" chiedo, guardando il telefono per assicurarmi che non sia caduta la linea

"Sì, ci sono" il suo tono è serio "Regan, sono cose vostre io non voglio essere tirata in mezzo" sospira

"Quindi è successo qualcosa?" inizio ad agitarmi

"Non è successo nulla Regan" sembra titubante nel dirlo

"Non sei per niente credibile" comincio a camminare nervosamente per il mio ufficio "Andiamo, sputa il rospo"

"Regan, lasciami fuori da tutto questo. È un periodo impegnativo con lo studio, poi tu sei laggiù e.." si blocca

"E..? Cosa Beth?" mi manca il respiro per un attimo

"Nulla" la sento sospirare "Devo andare Regan, ho lezione. Ci sentiamo"

Non mi da il tempo di replicare che chiude il telefono

"Beth? Beth?! Cazzo!" esclamo sbattendo il cellulare sulla scrivania.

Il rumore sordo dell'impatto rimbomba nel mio ufficio.

Questa conversazione, che avrebbe dovuto tranquillizzarmi, mi ha solo agitato di più.

Beth ha confermato i miei dubbi, c'è qualcosa che non va e Sarah non vuole parlarne.

Mi sento mancare l'aria.

Cosa può essere andato storto?

Da quando abbiamo cominciato a frequentarci, ho messo il cento per cento di me in questa storia.

Mi sono sempre comportata nel migliore dei modi, tranne ovviamente per la questione degli investigatori, ma per il resto sono sempre stata una persona corretta e sincera con lei.

Adesso cos'è cambiato?

Ha forse cambiato idea su di noi? D'altronde non è mai stata convinta, lei ed il suo fottuto autocontrollo.

Eppure le cose stavano andando bene, abbiamo passato due giorni bellissimi a Rudentsville, cos'è cambiato?

La mia parte irrazionale sta avendo la meglio.

Stringo tra le mani il mio telefono, la paura che si insinua dentro di me.

È così che ci si sente quando si ha.. paura di perdere qualcuno?

Dio, è una sensazione orribile

"Guai in paradiso?" Felicia mi osserva, ferma davanti alla mia porta

"Hum?" mi volto a guardarla "No, entra pure" annuisco facendole segno con la mano

"Tutto bene?" mi guarda curiosa

"Sì" annuisco semplicemente "per cosa mi stavi cercando?"

"Tieni, queste sono le relazioni sull'avanzamento dei lavori" mi porge una cartellina "Qui c'è scritto tutto quello che è stato fatto"

"Ti ringrazio" annuisco.

Lei rimane in silenzio un attimo, quasi titubante se rimanere.

Mi guarda quasi speranzosa che io dica qualcosa

"C'è altro?" la guardo, infastidita dalla sua presenza qui

"No nient'altro" aggiunge delusa "Ci vediamo Regan"

"Ciao Felicia, grazie" mi siedo alla scrivania con le cartelline davanti.

Provo a leggere i documenti, ma non riesco a comprenderne il significato.

La mia testa pensa a lei e a quello che mi ha detto Beth.

Di cosa dovrei parlare con lei? Ma soprattutto perché dovremmo parlare?

Perché Sarah non si apre con me?

Cosa la spaventa a tal punto da tenersi tutto dentro?

Dopo la cena ieri sera l'ho videochiamata. Sembrava felice di vedermi.

Mi ha raccontato della sua giornata e mi ha chiesto della mia.

Sembrava quasi.. normale, ma riuscivo comunque a percepire quel velo di tristezza che l'accompagna da un po'.

Sospiro.

Cosa si deve fare in questi casi?

Forse dovrei tornare da lei. Farle sapere che io ci sono, qualsiasi cosa stia andando per il verso storto io posso aiutarla.

Giro e rigiro tra le mani il mio cellulare, indecisa sul da farsi.

Non posso e non voglio deluderla un'altra volta, ma questa sua lontananza, fisica ed emotiva, mi sta distruggendo.

E poi in fondo mi merito delle spiegazioni, giusto?

 

 

Pov. Sarah

Ascolto Beth raccontarmi della conversazione con Regan questa mattina.

Mi piange il cuore sapere che Regan stia soffrendo a causa mia, ma in questo momento non riesco a capire cosa io stia provando.

Il ritorno totalmente inaspettato di Jess ha cambiato tutte le carte in tavola.

I ricordi di me e lei insieme si ripetono nella mia mente ogni volta che i miei occhi incontrano i suoi.

Probabilmente è solo quello il motivo. Due persone che si sono amate così tanto e che si sono lasciate in quel modo non possono che essere legate da tanto affetto.

È inevitabile che ci sia.

Ed è solo questo che mi lega a lei.

Puro e semplice affetto, perché Lei è stata tante prime volte.

Così come Regan è stata tante prime volte.

Sospiro.

"Devi parlare con lei Sarah, prima che sia troppo tardi" Beth mi osserva, scura in viso

"Lo so Beth, mi spiace che tu ti sia ritrovata in mezzo" sospiro "Le parlerò, promesso"

Lei scuote la testa e torna a sdraiarsi sul suo letto.

So che Beth è contrariata, nonostante non sia in buoni rapporti con Regan, rimane comunque sua sorella.

Ha tutte le ragioni del mondo ad essere incazzata con me.

Mi manca l'aria.

Mi alzo dal letto e raggiungo a finestra.

Tutto intorno a noi si muove velocemente, ed io fatico a stare al passo.

Cosa mi sta succedendo? Cosa provo a riguardo?

Non lo riesco a capire.

Sono confusa ed arrabbiata, non essere in grado di decifrare i miei stessi sentimenti mi innervosisce.

Quando ieri sera Regan mi ha chiamata ero sinceramente felice di sentirla.

Mi manca averla qui, passare del tempo con lei.

Sono sincera quanto lo dico, eppure..

Eppure sento che qualcosa mi blocca. C'è quel qualcosa che mi impedisce di andare avanti.

Noto Jess camminare sorridente verso i dormitori. È insieme a Luna, stanno animatamente parlando.

Ha le mani nella tasche dei jeans, il giubbotto aperto.

La camminata è sicura, mentre guarda davanti a sé.

Ovviamente non mi vede.

La osservo finché non sparisce dentro l'edificio dei dormitori.

Mi si chiude lo stomaco.

 

Raggiungo il teatro, lo sguardo basso.

Oggi non ho molta voglia di avere contatti sociali, ma so che hanno bisogno di tutto l'aiuto possibile per portar a termine il lavoro nel tempo previsto.

Saluto Telma con un gesto della mano, poi raggiungo un angolo della platea, in attesa che cominci il laboratorio.

Telma mi guarda stranita, ma non insiste.

La ringrazio mentalmente, perché non avrei le forze per spiegare come mi sento al momento.

Rimango in un angolo al buio, tutti intorno a me stanno animatamente socializzando ed io mi sento così fuori luogo in questo momento.

Guardo distrattamente la dashboard di Instagram. I contenuti mi scivolano davanti agli occhi, senza che io davvero percepisca cosa siano.

"Ehi, che ci fai qui?" una voce familiare attira la mia attenzione.

Jess è in piedi davanti a me, che mi guarda piacevolmente confusa.

Merda

"Jess, ciao" sento l'aria mancare "Io.. io frequento il laboratorio" indico il palco davanti a noi

"Ah certo. Ho fatto bene a portarti con me l'anno scorso" sorride triste

"Già" annuisco, ma questo ritorno al passato mi innervosisce "Tu invece? Come mai sei qui?"

"Mi sono iscritta al corso" si gratta il retro del collo.

Oh no, ti prego.

No, no, no. Non posso farcela.

Averla qui così vicina, così a stretto contatto. Non posso.

Vorrebbe dire vederla più di quanto io sia pronta a fare.

Lei sembra cogliere il mio disagio

"Se per te è un problema posso sempre tirarmi indietro. So che sono piombata qui come un fulmine a ciel sereno Sarah, non voglio in alcun modo invadere i tuoi.. spazi" mi guarda

"Io.." vengo interrotta da Matisse che attira la nostra attenzione.

Da un lato la ringrazio mentalmente, non ero sicuramente pronta ad affrontare questo discorso, dall'altro però avrei voluto dire a Jess che non è il caso che lei venga qui.

So bene che non è corretto farlo, non posso decidere per lei cosa possa o non possa fare, ma non sono pronta ad averla intorno.

Non sono pronta ad essere così in stretto contatto con lei, perché sarebbe inevitabile lavorare insieme.

All'interno del corso è tutto così dinamico, più di una volta i nostri compagni di gruppo sono cambiati.

Quanto tempo può passare prima che Jess finisca a lavorare con me?

Dio, un brivido mi percorre in corpo al solo pensiero.

No, non sono decisamente pronta.

Non posso frequentare tranquilla il corso sapendo che lei è intorno a me, non ancora almeno.

Devo ancora imparare a convivere con lei nuovamente qui.

E non è per niente facile

"Allora ragazzi, dobbiamo rimboccarci le maniche. Abbiamo recuperato un po' di vantaggio, ma c'è ancora tanto lavoro da fare" si tira su le maniche "Sarah, Telma voi lavorerete con Bryan, Trevor Debbie e Veronica" Matisse mi sorride, prima di tornare a parlare al gruppo.

Raggiungo quelli che ormai reputo miei amici, scambiandoci sorrisi

"Tutto bene Sarah?" Telma mi guarda preoccupata

"Sì sì" annuisco semplicemente, ma sento di essere tesa come una corda di violino.

Anche gli altri mi guardano preoccupati ma fortunatamente decidono di non approfondire il discorso.

Ci raduniamo in un angolo delle quinte dove, con in mano pennelli e tempere, cominciamo a lavorare.

Veronica ci aggiorna a bassa voce sulla sua storia con Trevor. Sta andando alla grande, entrambi sembrano molto coinvolti.

Passano ogni momento libero insieme, e sembrano molto affiatati.

Lei parla di lui con gli occhi che brillano, lui la guarda sorridendo.

Sono felice per loro, per tutto quello che stanno costruendo giorno dopo giorno insieme.

E poi sono tanto carini.

Cerco di concentrarmi sulle conversazioni dei miei amici, eppure sento il suo sguardo addosso tutto il tempo.

Infatti quando mi volto lei mi sta guardando.

Sta lavorando nel gruppo di Jason e Marissa, che sembrano molto felici di averla tra di loro.

Partecipa alle conversazione ma sembra distratta.

Distratta da me.

Scuoto la testa.

Dio mi sento così sotto pressione. Mi viene difficile lavorare con i suoi occhi addosso, come se fossimo tornate indietro di un'anno e mezzo, come se tutto il dolore, il tempo passato nel mezzo non ci siano mai stati.

Eppure non è così. Il dolore c'è stato, la delusione anche.

C'è stato tutto, e tutto ha lasciato un segno indelebile dentro me.

Mi fa rabbia pensare che lei possa anche solo lontanamente pensare di potersi comportare come all'inizio della nostra storia.

Osservandomi da lontano, nella speranza perenne che il destino faccia incontrare le nostre strade.

No, perché stavolta lotterò con tutta me stessa affinché non accada. Non le permetterò più di annientarmi come ha fatto in passato.

Tra una chiacchiera e l'altra, tra una spennellata ed un'altra il tempo passa rapido.

Quando prendo in mano il mio zaino è ormai tarda sera.

I ragazzi mi salutano con un gesto della mano, mentre si dirigono verso il ristorante del campus.

Mi dispiace aver declinato il loro invito, ma al momento vorrei solo mettermi nel mio letto e rilassare i miei muscoli tesi

"Ehi, dobbiamo.. dobbiamo finire il discorso iniziato oggi" Jess mi raggiunge, innervosendomi

"Senti Jess, io non capisco perché tu ti stia comportando in questo modo e non voglio nemmeno capirlo" mi volto verso di lei, palesemente infastidita "La mia parte irrazionale vorrebbe urlarti di andare qui, di non presentarti ancora a questo corso, ma poi interviene la mia parte razionale. Sei libera di fare quello che vuoi, ma ho bisogno che ti comporti come una persona normale"

"Cosa intendi?" sembra confusa e delusa dalle mie parole

"Smettila di fissarmi. Smettila di fissarmi come se fossimo tornate indietro nel tempo, perché allarme spoiler, non è così. Non siamo tornate indietro nel tempo, tutto quello che è successo tra di noi nell'ultimo anno è esistito ed ha fatto male. Avere i tuoi occhi addosso non mi aiuta a ragionare" mi blocco davanti a lei.

Per un attimo rimane spiazzata dalle mie parole.

Rimane in silenzio, fissando in basso.

Il suo silenzio mi innervosisce

"Hai ragione, ti chiedo scusa" annuisce "Non mi sto comportando nel modo corretto. Ti prometto che.. smetterò di avere qualsiasi comportamento strano nei tuoi confronti. Sarò una semplice compagna di classe. O di teatro" aggiunge per sdrammatizzare

Certo, come se lei potesse essere una semplice compagna di classe o una semplice compagna di teatro.

"Ti ringrazio" mi volto, lasciandola così sola davanti alla porta del teatro.

Non mi segue e la ringrazio mentalmente per la scelta saggia.

Ho bisogno dei miei spazi e dei miei tempi per abituarmi alla sua presenza qui e lei non lo rende affatto facile.

Ignoro la chiamata di Regan, silenziando il telefono.

Mi sento una merda, ma al momento ho bisogno solo di una doccia calda per sciogliere i miei muscoli tesi e di mettermi a letto.

Tutto questo sta diventando molto più difficile da gestire di quanto pensassi.

 

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Capitolo 71
*** Capitolo Settantuno ***


Pov. Regan

Sono seduta alla mia scrivania.

Fisso i fogli davanti a me, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

Ho avuto mille dubbi in questi giorni. Ho pensato e ripensato a cosa potessi aver fatto di sbagliato, cosa potesse essere andato storto tra me e Sarah.

Mi sono addossata colpe che non avevo, come se fosse scontato che se le cose tra me e lei fossero.. così, fosse solo ed esclusivamente colpa mia.

Ma poi..

Poi nulla è andato storto.

Io non ho fatto nulla di sbagliato.

Il problema qui è lei. È una fottuta stronza.

Mi fidavo ciecamente di lei, perché sapevo che non fosse come le altre.

Credevo fosse diversa, eppure.

Ho rischiato tanto per lei, tutti questi mesi passati insieme potevano essere per me una granata pronta ad esplodere, pronta a distruggere tutto quello che ho faticosamente creato in questi anni.

Lei invece? Che cosa aveva da perdere? Nulla.

Assolutamente nulla.

Lei con il suo fottuto egoismo.

L'ho aiutata quando aveva più bisogno, l'ho soddisfatta nei suoi momenti di fragilità.

Mi sono presa cura di lei come nessuno ha fatto mai, per cosa?

Per ricevere in cambio un mucchio di stronzate.

Avevo già sguinzagliato i miei investigatori, ma poi avevo cambiato idea. Mi sentivo terribilmente in colpa, così gli avevo detto semplicemente di tenersi il materiale.

Dopo che ieri sera ha ignorato la mia chiamata per poi liquidarmi con un semplice sono troppo stanca, ti va se ci sentiamo domani?, però, non ci ho visto più.

Mi sono fatta consegnare tutto, comprese le ultime foto che avevano scattato.

Dovevo capire cosa stesse succedendo, cos'era che la rendeva così distante da me.

Non ci è voluto molto.

I miei investigatori ci hanno messo poco a reperire le informazioni necessarie.

Quella Jessica è tornata al campus.

Appena ho visto le foto di loro due insieme mi sono dovuta sedere.

Ho riposto in noi tanta fiducia, io ci credevo. Lei invece? Mi ha solo usata.

Dal primo giorno mi ha usata per soddisfare i suoi appetiti sessuali e poi? Mi ha usata per colmare le sue mancanze, come se fossi una fottuta toppa.

Ed ora? Ed ora che lei è tornata, Regan non esiste più.

Ciò che più mi ha ferito è stata la sua poca trasparenza.

Per quale motivo non mi ha parlato del ritorno di Jessica? Posso immaginare che il suo ritorno sia stato.. inaspettato, ma ormai è quasi una settimana che lei è lì.

Una settimana di bugie ed omissioni, una settimana passata ad impazzire dietro lei e tutti i suoi fottuti cambi d'umore.

Povera illusa, ed io che pensavo fosse triste per la mia lontananza.

Scuoto la testa.

Vorrei spaccare tutto al momento, come se gli anni di terapia passati a combattere la mia parte marcia non fossero mai esistiti.

Eppure ci sono stati. Sono stati un'ingombrante presenza nella mia vita, e probabilmente è solo per quello che non ho ancora spaccato metà ufficio.

Dio, fa così schifo innamorarsi di qualcuno.

Che senso ha amare, se poi in cambio si ottiene tanto dolore?
Mi manca la vecchia Regan, quella egoista, marcia.

Quella Regan a cui non fregava nulla se non soddisfarsi, quella Regan per cui esisteva solo la società.

Dov'è andata a finire? Completamente sostituita da un'umana che prova sensazioni ed emozioni.

Non riesco nemmeno a guardarle quelle foto.

Sono sparse sulla mia scrivania, che mi fissano.

Sarah non sta facendo assolutamente nulla, sta solo parlando con Jessica e a giudicare dall'espressione sembra piuttosto incazzata.

Qual è il motivo che la porta ad essere così incazzata? Non riesco a capirlo.

Quella Jessica si avvicina, ma poi Sarah si allontana.

Jessica non la segue, rimane ferma a fissarla.

Accartoccio la foto che ritrae loro due vicine, Sarah intenta a parlarle.

"Fanculo!" urlo buttandola nel cestino "Fottuta stronza" mi alzo dalla sedia, per raggiungere la finestra.

Sono incredibilmente incazzata, vorrei solo.. solo bere.

Sospiro

"Cosa diavolo..?" Joshua entra nel mio ufficio osservando le foto sulla scrivania "Regan l'hai fatto di nuovo?" sgrana gli occhi

"Joshua resta fuori da questa storia" ringhio.

Lui prende in mano una foto, probabilmente una che le ritrae insieme, e la osserva

"Cos'hai scoperto?" mi guarda triste, sventolando la foto davanti a sé

"Quella stronza della sua ex è tornata al campus e Sarah non mi ha detto nulla" ringhio.

Stringo i pugni lungo i fianchi mentre gli racconto quelli che sono stati i miei ultimi giorni qui.

La lontananza di Sarah, tutti i miei pensieri a riguardo.

Mi viene quasi da ridere a ripensarci

"Mi dispiace Regan, ma sono sicuro che abbia tenuto le distanza da lei"

"Da quelle foto non si direbbe" ringhio

"Non credo che sia stata Sarah a cercarla" scuote la testa

"Allora perché non dirmi che la sua fottuta ex è tornata?!" urlo, voltandomi verso di lui "Perché cazzo non dirmelo?" sospiro, appoggiandomi poi sulla scrivania.

Joshua rimane in silenzio, fissando le foto davanti a noi.

Anche i miei occhi scorrono veloci sulle immagini

"Perché non mi ha semplicemente detto che lei è tornata? Le cose stavano andando bene tra.. tra di noi" chiudo gli occhi

"Regan, io.. so che non c'è nulla che io possa dirti per farti stare meglio, ma Sarah è davvero diversa. Non ti farebbe mai del male intenzionalmente. Sono sicuro che i suoi contatti con lei siano stati minimi e non voluti da lei" Jo mi guarda "Perché non torni a casa e le parli?"

Tornare a casa? Per cosa?

No ora no. Aspetterò almeno fino a domani.

Ho bisogno di tempo per elaborare la cosa, per capire quale sia il modo migliore per me di affrontare tutto questo.

Per la prima volta dopo anni mi ritrovo ad affrontare nuovamente le mie emozioni, incapace di gestirle.

Cosa dovrei fare? Correre da lei e farmi dire la verità in faccia?

Fanculo, avrebbe dovuto dirmela già quattro giorni fa.

Mi sento così.. ferita, ed è terribile.

Forse è così che si è sentita lei quando ha scoperto del mio dossier.

Ferita.

Dio, ora mi sento anche una merda.

Scuoto la testa.

Queste foto di certo non mi aiuteranno a star meglio, né tanto meno cambieranno la situazione.

La raggruppo per poi buttarle nel cestino.

"Sì, dovrei tornare a casa, ma lo farò domani. Mi prenderò del tempo per pensare quale sia il modo migliore di agire"

Jo mi sorride, per poi sedersi sulla sedia davanti alla mia scrivania.

Tiro un lungo sospiro.

Sarà difficile tornare a casa, vederla dopo aver passato una settimana distanti, soprattutto alla luce dei fatti attuali ma non mi merito questo trattamento.

Non le permetterò di prendermi il giro.

 

 

Pov. Sarah

Regan è strana, non riesco a capire cos'abbia.

Sembra distante.

Cosa può essere successo?

Forse si è stancata di avermi accanto in questo modo così distaccato.

E avrebbe ragione.

Dio, spero non sia quello il motivo. Sento la rabbia montarmi dentro.

Jess è riuscita a rovinarmi di nuovo, intromettendosi nella mia vita.

Perché se io sono così è solo a causa sua.

Dopo il mio discorso di ieri sembra aver capito, infatti mantiene una certa distanza.

Quando mi incontra mi saluta, ma poi il suo sguardo non rimane fisso su di me come qualche giorno fa.

Probabilmente il mio tono duro di ieri l'ha ferita, ma ho fatto tanta strada per arrivare dove sono ora, non posso permettermi di tornare indietro.

Ho provato a chiamare un paio di volte Regan in pausa pranzo ma non mi ha mai risposto.

Non mi ha scritto nemmeno un messaggio, inizio ad agitarmi.

E se fosse successo qualcosa? Un brivido mi percorre la schiena.

Provo a cercare su internet notizie di cronaca relative al Brasile, ma nessun articolo degno di nota viene segnalato.

Sospiro.

Mi cambio velocemente e raggiungo la fermata della navetta.

Danissa mi ha chiesto se potessi darle una mano al locale.

Così ho accettato.

Meno rimango all'interno del campus e meglio sto.

Ascolto distrattamente la musica, ripensando a tutto ciò che è successo nelle ultime settimane, da Dwight fino all'arrivo di Jess.

La mia vita è cambiata così tanto, un enorme capitolo si è finalmente chiuso ma un altro altrettanto grosso si è riaperto, lasciando un fastidioso spiraglio sul passato che non mi permette di andare avanti.

Mi sento intrappolata in un limbo, ma stavolta letteralmente.

Speravo fosse più semplice ignorare la presenza di Jess al campus, e invece si è rivelato tutto l'opposto.

La sua presenza è ingombrante e pesa su di me ogni giorno. E poi Regan così lontana da me..

Mi manca, devo ammetterlo.

Per quanto io non riesca a lasciarmi andare con lei, questi mesi insieme sono stati importanti.

Ho fatto passi avanti enormi grazie a lei, ho vissuto emozioni che nemmeno sapevo esistessero. O meglio, non ricordavo esistessero.

È inevitabile che io provi tanto affetto per lei.

Ho deciso che domani le parlerò.

Le racconterò di Jess, sperando nella sua comprensione.

Le spiegherò che se non le ho detto nulla prima e solo perché avevo bisogno di tempo per elaborare la cosa e nulla di più.

Perché è così, non c'è nulla di più giusto?

Sopriro. Fatico a rispondere a questa domanda.

"Ciao Sarah" Dan mi viene incontro abbracciandomi

Una piccola bimba bionda corre dietro a Dan, curiosa di vedere cosa stia accadendo

"Ciao Dan" ricambio l'abbraccio

"Forza Evelyn, saluta" Dan spinge avanti la bambina che in un primo momento mi osserva timida, ma non appena mi riconosce si apre in un grosso sorriso

"Ciao Sarah!" esclama "Guarda!" prende con la sua minuscola manina la mia, portandomi verso un tavolo.

Sparsi ovunque ci sono pennarelli, tappi e matite colorate.

Un grosso gatto dagli occhi enormi troneggia sulla pagina bianca, disordinatamente colorato

"Oh, è bellissimo Evelyn" annuisco guardando il disegno

"Poi guarda qui!" inizia a sfogliare il libro, mostrandomi i vari disegni

"Mami, Sarah è venuta qui per lavorare. Glieli farai vedere un'altra volta. Ciao Sarah" Jen mi rivolge un grande sorriso, mentre chiude il libro della bimba.

Evelyn sembra rimanerci male in un primo momento, ma tutto viene cancellato non appena Danissa si avvicina con una brioches al cioccolato.

La bambina ride divertita, portandosi la brioche alla bocca

Insieme a Jen raggiungo lo spogliatoio e mi cambio.

Mi racconta della giornata tranquilla appena passata e di tutte le persone che arriveranno a breve.

Hanno già prenotato sei tavoli.

Si prevede una serata piena.

Mi stringo il grembiule in vita e raggiungo la sala.

Per ora c'è un solo un vecchio signore al bancone che sorseggia una grossa tazza di caffè mentre sfoglia il giornale ed una signora dall'aria stanca che beve una tisana calda in un angolo del locale.

Ne approfitto per pulire.

Passo la scopa, e pulisco i tavoli mettendo i segnaposto.

"È un po' che non vedo più Regan in giro. Tutto bene?" Dan mi si avvicina

"Hum?" mi sento avvampare "Sì sì tutto bene. Se non erro ora è in trasferta, a causa di alcuni problemi sorti in uno due suoi cantieri" taglio corto

"Oh, brutta storia" annuisce semplicemente, continuando a sistemare.

Cerco di allontanarmi da lei, per evitare che possa farmi altre domande. Quando qualcuno inizia a farmi domande su di lei mi agito, tenere nascosta la mia storia con lei è più complicato di quanto pensassi.

Sospiro.

Il primo tavolo arriva prima del previsto, seguito poi dagli altri.

Nel giro di una decina di minuti ci ritroviamo completamente circondati da clienti. Il brusio all'interno del locale assume una certa importanza, riempie il vuoto intorno a noi.

Si crea un mix confuso di suoni, difficilmente riconoscibili.

Mi ritrovo a correre da un tavolo all'altro, con bicchieri e piatti in mano.

Per qualche ora finalmente riesco a smettere di pensare.

Quando riesco a fermarmi un attimo è ormai ora di chiusura.

Gli ultimi clienti si stanno alzando per lasciare il locale.

Ci mettiamo circa un'oretta a finire di sistemare tutto e quando usciamo da lì sono ormai le nove.

Salgo in auto con Dan e Jen, che si offrono per darmi un passaggio fino al campus.

Evelyn ci riprova: prende in mano il libro per mostrarmi i disegni e stavolta non viene interrotta dalla mamma.

Osservo i disegni mal colorati e sorrido.

Osservo questa piccola bimba ed un po' la invidio.

Vorrei poter tornare indietro nel tempo, quando ero piccola come lei.

Vorrei poter tornare indietro, quando tutto era più semplice.

Ricordo bene la mia infanzia, ricordo i pomeriggi passati con Dan ed i miei fratelli.

Ricordo quando ero felice e nemmeno mi rendevo conto di esserlo, con la leggerezza che solo un bambino può avere accompagnava le mie giornate.

Sospiro. 

 

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Capitolo 72
*** Capitolo Settantadue ***


Pov. Regan

Giro nervosamente il cellulare tra le mani mentre aspetto di decollare.

Non ho detto a Sarah che sto tornando a casa. Voglio farle.. una sorpresa.

O meglio, voglio vedere fin dove riesce a spingersi per coprire quella stronza della sua ex.

Non riesco a decifrare le mie emozioni. Sono agitata, nervosa, ma non capisco se io lo sia perché in fondo Sarah mi è mancata o perché ho paura di cosa potrebbe succedere.

Ho sbagliato di nuovo, ci sono ricascata. Cosa potrebbe mai pensare?

Dio, mi vengono i brividi al solo pensiero.

Ma poi ricordo quello che lei mi ha nascosto e forse non sono io quella in torto.

So bene che non ha fatto nulla con lei, i miei investigatori la stanno tenendo d'occhio da quando ho scoperto del ritorno di Jessica ma questo non vuol dire nulla.

Perché tenermi nascosto il suo ritorno?

Se lei davvero non prova più nulla per lei, quale motivo può averla spinta a tenere tutto per sé?

Beatrice come al solito mi guarda speranzosa, il suo sguardo mi irrita.

Sono di cattivo umore e avere quella povera disperata che mi fissa non mi aiuta.

Dio, mi sento anche una merda. Se si comporta così è perché io le ho dato modo di farlo.

Rido nervosamente.

Quando sono diventata così.. umana?

Scuoto la testa.

Beatrice chiude il portellone, e mi porge un calice di vino chinandosi un po' troppo in avanti

"Ti ringrazio Beatrice" annuisco, cercando di non posare gli occhi sul suo seno scoperto

"Per qualsiasi cosa mi trovi di là" risponde languida, rimanendo per troppo tempo piegata in avanti.

Mi volto dall'altro lato, portandomi alla bocca il calice di vino.

Lo butto giù in un sorso solo, cercando di calmare la confusione che ho in testa, ma è più difficile di quanto pensassi.

Le orecchie si tappano mentre il piccolo aereo prende quota.

Tiro un lungo sospiro.

Sto ancora pensando cosa dirle. Sarah è l'unica persona che riesce a mettermi in difficoltà.

Rapportarmi con lei alle volte può essere.. difficile.

Rapportarmi con lei vuol dire mettermi a nudo, fare i conti con le mie stesse emozioni e con i miei stessi sentimenti.

E per una persona che non ha mai dovuto fare i conti con queste cose può essere davvero complicato.

Provo a lavorare un po' per evitare di passare le due ore di aereo che mi dividono da lei a fissare l'orologio, ma non serve granché.

Non riesco a prestare la giusta attenzione, il mio stomaco è in subbuglio.

Così mi alzo in piedi, raggiungendo il piccolo frigo bar.

Riempo un paio di volte il calice, buttando giù il liquido biancastro.

Non ho intenzione di esagerare con l'alcool, vorrei essere sobria nel momento in cui la rivedrò nuovamente.

Voglio essere in grado di affrontarla senza.. aiuto.

Mi siedo nuovamente sulla poltroncina, il mondo fuori è diventato solo un enorme distesa bianca.

Tiro un lungo sospiro.

 

Quando atterriamo è ora di pranzo.

Non mangio da ieri sera, ma non ne sento nemmeno l'esigenza.

Il mio autista mi sta aspettando, sempre composto e sull'attenti.

Si toglie il cappello, piegandosi leggermente in avanti.

"Signorina Regan" mi saluta

"Ciao Stefan" annuisco distratta.

Mi apre la portiera per farmi salire, poi la richiude dietro di sé.

È incredibile come riesca ad essere sempre così composto ed ordinato a qualsiasi ora e in qualsiasi occasione.

La barba è incredibilmente lunga, ma è ben curata.

È un ragazzo giovane e questo mi porta a chiedermi perché abbia deciso di fare proprio questo nella vita.

Perché sta facendo tutto questo? Accontentare una ricca viziata, invece di.. costruirsi qualcosa.

Forse certe persone si accontentano di poco.

Forse per certe persone essere servizievoli viene naturale.

Non lo so.

Guardo fuori dal finestrino, il cuore a mille.

E se dovessi incontrare Jessica? Cosa dovrei fare?

O meglio, cosa non dovrei fare?

Provo ad immaginare Sarah qui davanti a me, cosa potrebbe dirmi.

Sicuramente mi direbbe di restare fuori da questa storia, di frenare qualsiasi malsana idea mi passi per la mente.

Sorrido.

Immagino già la sua faccia imbronciata, il tono serio

"La porto a casa Signorina Regan?" Stefan mi osserva dallo specchietto retrovisore

"No, portami al Columbus College" lo guardo ".. Grazie" aggiungo

Lui non risponde, annuisce solamente.

La mia gamba si agita velocemente, facendo tremare l'abitacolo.

Il viaggio è stato fin troppo breve, non ho ancora pensato a cosa potrei dirle, ma ormai è tardi.

E se la trovassi con lei? No impossibile, i miei investigatori mi avrebbero già avvisata.

Tiro un lungo sospiro e mi incammino verso i dormitori.

Non so se Sarah sia stanza o meno, ma ovunque sia ho intenzione di aspettarla.

Voglio che mi guardi negli occhi e mi dica tutta la verità che fino ad ora mi ha nascosto.

Mi blocco davanti alla sua porta, strane sensazioni mi immobilizzano.

Forza Regan, hai passato cose peggiori di questo, mi ricorda il mio subconscio, ma è dannatamente difficile affrontare le proprie emozioni, soprattutto per chi come me non ne ha mai sentito parlare.

Abbasso la testa, respirando profondamente.

 

 

Pov. Sarah

Nonostante stanotte sia andata a letto tardi, i ragazzi mi hanno trascinata in centro contro ogni mia volontà, stamattina alle sette ero già in piedi, mossa da strane sensazioni.

Non so cosa mi succeda, forse l'agitazione di dover parlare con Regan riguardo la questione di Jess, ma qualche strano presentimento mi irrigidisce il corpo.

Sono andata in palestra, dove mi sono dedicata a due ore di intenso allenamento. Non ho incontrato Jess fortunatamente, il che mi ha rilassata un po'.

Dopo l'allenamento mi sono concessa una lunga doccia rinvigorente e devo dire che l'umore sembra migliorato, seppur sempre triste.

Mi sembra di viaggiare con una grossa nuvola nera sulle spalle, che mi impedisce di respirare.

Giro e rigiro il telefono tra le mani, indecisa se chiamare o meno Regan.

Non la sento da ieri, i suoi atteggiamenti distaccati mi hanno.. preoccupata.

Non sono ancora pronta a parlarle, lo farò questa sera ma per ora mi basta sapere che stia bene.

Dopo vari tentennamenti compongo il suo numero, ma dopo pochi secondi sento un telefono squillare proprio dietro la mia porta.

È la sua suoneria

"Regan?!" esclamo, ritrovandomela davanti.

Lei in un primo momento sembra confusa, terrorizzata, come un ladro colto in flagranza. Poi si riprende

"Sorpresa!" esclama sorridendo, ma noto che non è il suo solito sorriso sincero, quello che aveva con me prima che partisse

"Che ci fai qui?" chiedo confusa, tirandola dentro la stanza.

Un lampo di paura mi attraversa il viso. E se avesse incontrato Jess?

Conosce benissimo il suo volto, così come conosceva benissimo quello di Dwight. Nel suo fottuto dossier ogni avvenimento era corredato da foto e brevi descrizioni, e la sua memoria fotografica è sicuramente un'arma a suo favore.

"Non sei felice di vedermi?" mi osserva, e per un attimo mi fermo a pensare.

Lei è di nuovo qui, davanti a me, bella proprio come la ricordavo.

So che è passata solo una settimana, ma ero abituata alla sua presenza costante nella mia vita, soprattutto negli ultimi giorni passati insieme.

Dall'oggi al domani l'ho vista sparire, ed ora che è qui davanti a me un mix di sollievo ed agitazione si diffonde in me.

L'abbraccio forte, inspirando il suo profumo ispido

"Sì, sono felice di vederti" annuisco, le sue mani accarezzano dolcemente la mia schiena.

Mi godo il sapore di quell'abbraccio che aspettavo da tempo, godendomi anche gli ultimi attimi di tranquillità prima che la nostra armonia venga interrotta.

Ora sono obbligata a dirle la verità, prima che lo scopra da sola.

"Allora? Me lo fai un sorriso?" mi tira su il viso con un dito, osservandomi.

Noto però nei suoi occhi uno sguardo diverso. Non è più il solito sguardo di Regan, no.

È uno sguardo diverso, quasi deluso.

Le sorrido, falsamente

"Sei strana Regan" mi allontano da lei, incrociando le braccia "Vuoi dirmi che succede?" la guardo

"Perché non me lo dici tu cosa succede? Sei strana da giorni ormai" mi osserva, curiosa di sapere la verità.

Il mio cuore perde un battito.

Ora, ora è il momento di dire tutta la verità, prima che sia troppo tardi.

Prima che lo scopra da sola o che Jess per qualsiasi assurdo motivo piombi in camera mia, cogliendo tutti di sorpresa.

"Io.. non sono strana" sospiro.

Stupida.
"Sei sicura? Penso di conoscerti abbastanza bene, questa non è la Sarah che conosco" gli occhi di Regan mi osservano, quasi volessero testare se quello che sto dicendo sia la verità

"Sì certo" annuisco.

Stupida, fottuta stupida.

"Hum, okay" annuisce semplicemente, distogliendo lo sguardo da me

"E tu? Vuoi dirmi che cos'hai?" mi avvicino verso di lei

"Vuoi sapere che succede?" Regan fissa un punto del pavimento, poi sposta velocemente lo sguardo su di me "Succede che sei una fottuta bugiarda" sgrano gli occhi

"Come scusa?" balbetto

"Cosa aspettavi a dirmi che la tua fottuta ex fosse tornata, eh?" mi sento svenire.

Come fa a saperlo? Chi è stato a dirglielo?

"Tu come.." la guardo, il respiro inizia a farsi pesante

"Non è importante come io l'abbia scoperto, è importante il fatto che tu me l'abbia tenuto nascosto" ringhia "Ci sei andata a letto?" sgrano gli occhi

"Scusami? Certo che non sono andata a letto con lei" esclamo "come ti è venuto in mente?"

"Eh allora perché non mi hai detto di lei?" i suoi occhi sono furenti

"Regan è.. complicato" sospiro, cercando di trovare le parole adatte

"Non credi che avrei dovuto essere aggiornata su questa cosa?" inarca un sopracciglio

"Sì certo" annuisco guardando un basso "Avrei voluto dirtelo ma.. "

"Ma cosa?" alza gli occhi al cielo

"È stato difficile per me riabituarmi a lei qui, non me la sentivo di parlarne. E in più non volevo farti preoccupare ulteriormente, vista la nostra lontananza" annaspo nelle parole

"Dio Sarah, come posso fidarmi di te se mi nascondi cose come questa?" mi porta le mani sul viso

"Te ne avrei parlato oggi" la guardo

"Stronzate!" esclama allontanandosi "C'è chi ti ha battuto sul tempo"

Ancora non riesco a capire come abbia saputo di Jess. Che l'abbia scoperto non appena arrivata qui? No assurdo, lei è strana già da ieri.

Allora chi può essere stato? Beth? Laureen?

No impossibile, non mi avrebbero mai fatto una cosa simile, nemmeno Beth.

Poi, un lampo mi attraversa il viso

"Hai sguinzagliato di nuovo i tuoi investigatori da quattro soldi?" sento la rabbia montarmi dentro

"Che cosa?" in un primo momento sembra sorpresa, ma poi torna seria

"Hai capito Regan. Hai ingaggiato di nuovo degli investigatori?" mi avvicino a lei, le mani strette a pugno

"Avevo bisogno di sapere che cosa stesse succedendo, tu non avevi intenzione di parlarmene. Avevo bisogno di sapere che tu stessi bene" abbassa li sguardo

"E non potevi chiedere a Beth?" mi blocco.

L'ha fatto, ma lei non le ha dato la risposta che sperava

"Sai benissimo che l'ho fatto. E poi, non provare a distogliere l'attenzione da te, sei una fottuta bugiarda"

"Non ho mentito, lo sai "cerco di giustificarmi "Ma tu resti una fottuta stronza con i tuoi investigatori di merda"

Mi siedo sul letto di Beth, incapace di credere che possa averlo fatto di nuovo.

È così terribile sapere di aver vissuto i giorni scorsi sotto il controllo costante di qualcuno.

Le mie mosse annotate in un quaderno, le mie foto conservate come una reliquia.

Mi vengono i brividi

"Avevo bisogno di sapere che stessi bene" stringe i pugni

"Dovevi venire qui! Se ti fosse interessato davvero come dici, invece di sguinzagliare i tuoi fottuti investigatori di merda, saresti tornata qui!" mi avvicino a lei, spintonandola.

Inutile dire che la mia spinta le fa fare solo un piccolo passo indietro.

Lei stringe i pugni lungo i fianchi, respira a fondo

"Regan non posso vivere con la costante paura di essere pedinata o seguita. Non posso pensare che al mio minimo malumore o incazzatura tu mi faccia seguire da qualcuno fino a scoprire la verità. Ti chiedo scusa, avrei dovuto dirti subito di lei, ma questo non giustifica il tuo comportamento" abbasso lo sguardo, gli occhi lucidi

"Cosa vuoi dire con questo?" tira su la testa, lo sguardo preoccupato

"Io.. È finita Regan" la mia voce si incrina

"Cosa?" esclama, ridendo nervosamente "Davvero vuoi chiudere con me? Per una sciocchezza?"

"Regan non è una sciocchezza. Tu stai ledendo la mia libertà, i miei diritti. Stai invadendo in modo completamente tossico la mia vita e non è corretto. Ho bisogno di persone che mi aiutano a stare bene, e.. Tu al momento non puoi darmi la sicurezza di cui ho bisogno" sospiro, asciugandomi una lacrima

"Perché stai piangendo?" si alza, camminando verso di me

"Perché fa tutto schifo Regan. Stavo cominciando a provare qualcosa per te e quel fottuto dossier si è abbattuto su di noi ed ora.." mi blocco, prima di terminare la frase.

Ed ora? Ed ora Lei è tornata, facendo crollare ogni mia certezza

"Fa tutto schifo" continuo, portandomi il viso tra le mani

"Sappiamo tutti che non è solo quello il motivo che ti sta portando a chiudere con me" la guardo confusa "Jessica è il vero motivo" mi guarda triste

"Regan.." comincio, ma la mia voce si incrina di nuovo

"Sht, va tutto bene" mi prende tra le sue braccia, stringendomi forte.

Inspiro profondamente il suo profumo, ben consapevole che questa sarà l'ultima volta in cui potrò sentirlo.

La stringo altrettanto forte, le mie lacrime inzuppano la sua maglietta.

Sono così incazzata.

Con lei per aver sbagliato ancora e con me per non essere riuscita a lasciarmi il passato alle spalle.

Jess è sempre stata presente, solo che non me ne rendevo conto.

O meglio, non volevo rendermene conto.

Ho provato tante volte ad andare avanti, ma lei era sempre lì latente nel mio cuore, in attesa della scintilla che la facesse esplodere nuovamente dentro me.

E la scintilla c'è stata nell'esatto momento in cui i miei occhi hanno reincontrato i suoi, ormai una settimana fa.

Tutto è tornato a galla, in un modo che non credevo possibile.

Tutti i nostri ricordi, i miei sentimenti, sono venuti a galla trascinando però me sul fondo.

Avevo incontrato Regan, pensavo di aver trovato finalmente qualcuno con cui costruire qualcosa, ma la Vita ha semplicemente deciso che non faceva per me.

"Ti amo Sarah Davis" mi sussurra Regan all'orecchio, facendomi chiudere lo stomaco.

Le mie lacrime aumentano.

Mi posa un ultimo bacio sulle labbra prima di sorridermi tristemente.

Si chiude la porta alle spalle, lasciandomi sola nel mio dolore. Sì, perché fa fottutamente male.

Fa fottutamente male pensare alle persone che ho ferito in questo anno passate lontane, a quante bugie mi sono raccontata credendo fossero la verità.

Sono così arrabbiata che la testa mi gira.

Mi lascio andare contro il mio cuscino, riversandoci sopra tutto il mio dolore.

 

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Capitolo 73
*** Capitolo Settantatré ***


Pov. Sarah

Ho ceduto di nuovo alle tentazioni, i miei demoni ancora una volta hanno avuto la meglio.

Quando Regan è uscita dalla mia stanza, ho pianto sul mio letto non so nemmeno per quanto tempo.

Ho riversato tutto il mio dolore sulla federa bianca.

Non so cosa mi facesse stare più male.

Forse Jess? Sento necessariamente il bisogno di averla di nuovo vicino a me, perché mi è mancata fottutamente tanto ed ora che finalmente è qui, averla così distante mi uccide.

Forse Regan? Ci tengo così tanto a lei, vorrei poterle dare una chance, perché so che in fondo nonostante gli errori potrebbe rendermi felice.

Ma come posso stare con una persona che non sa distinguere il limite sottile tra protezione e ossessione?

E poi Jess..

Ad un certo punto mi sono alzata dal mio letto, ho indossato i primi abiti che ho trovato e sono uscita.

Non sapevo bene quale fosse la destinazione, qualsiasi posto che avrebbe attenuato almeno un po' il mio dolore sarebbe andato bene.

Così mi è tornato in mente il pub dove andammo con Telma e gli altri.

Sono salita sulla navetta del campus e senza pensarci due volte mi sono diretta verso il centro.

Ed ora sono qui, il quarto bicchiere di gin davanti a me.

La testa ha iniziato a girarmi già dal secondo, ora mi sembra di essere all'interno di un vortice, eppure mi sento così.. distante da tutto.

Tutto intorno a me si è ovattato, fatico a distinguere cos'è reale e cosa no.

Il barista mi osserva di sottecchi. Probabilmente è strano vedere una ragazzina come me scolarsi quattro gin tonic alle tre del pomeriggio.

Molte volte mi è capitato di ricorrere alcool per fuggire ai problemi, soprattutto quando Dwight era ancora nella mia vita.

Poi semplicemente capì che tutto ciò non mi avrebbe aiutato, così ho smesso.

Ma oggi.. oggi avevo davvero bisogno di qualcosa che calmasse almeno in parte il dolore che stavo provando.

Tutto intorno a me si muove troppo velocemente, facendomi venire la nausea.

Mi porto alla bocca l'ennesimo sorso di Gin.

Fa tutto dannatamente schifo. Fa tutto schifo perché dopo un anno dalla sua partenza io non sono riuscita a dimenticarla, perché non sono riuscita ad innamorarmi di Regan.

L'ho fatta star male e questo mi distrugge.

Lei mi ama. Mi si stringe lo stomaco al solo pensiero.

Regan McFinin si è innamorata di me, fino ad amarmi ed io? Ed io invece sono ancora bloccata ad un anno fa.

Nulla in questo anno è cambiato, tutta la strada che pensavo di aver percorso in realtà si è rivelata semplicemente un giro in tondo che mi ha portata nuovamente al punto di partenza.

Dio, che schifo

"Mi daresti dell'altro gin?" biascico al barista

"No, forse è il caso di finirla qui" mi guarda triste, togliendomi il bicchiere.

Vorrei arrabbiarmi con lui, ma in realtà ringrazio Dio che abbia detto di no. Il mio corpo non avrebbe retto altro alcool

"Come tornerai a casa?" mi osserva ancora il barista.

È un grosso omone, avrà circa una quarantina d'anni. La barba è folta e grigia, gli riveste tutto il viso.

Sembra così.. morbida, io vorrei solo toccarla.

Ha il petto gonfio, il gilet nero che indossa sembra stia per esplodere da un momento all'altro.

Le maniche della camicia bianca sono tirate su, lasciano intravedere le grosse braccia decorate da imponenti tatuaggi.

L'alcool mi annebbia la vista, non riesco a riconoscere i singoli disegni. Attualmente vedo solo una grossa macchia nera estendersi sulla sua pelle pallida.

I suoi occhi incredibilmente blu, segnati dal tempo e dai suoi demoni, mi osservano.

Continua a fissarmi, ma non ne capisco il motivo.

Forse mi ha chiesto qualcosa?

"Come?" biascico

"Come torni a casa" mi osserva ancora

"Io.. torno" annuisco semplicemente, appoggiando poi la testa sul bancone.

Chiudo gli occhi, cercando di controllare l'incessante giramento di testa.

Mi sembra quasi di essermi dimenticata il motivo per cui sono qui.

A dire il vero al momento non ricordo molte cose.

Tipo, come tornare a casa? Non conosco questa zona, ed ubriacarmi in un pub che nemmeno conosco non è stata una buona idea.

Potrei forse aspettare che la sbronza passi.

Sì, è sicuramente l'idea migliore.

O forse no? Non posso di certo rimanere con la testa appoggiata al bancone fino a quando non mi passerà la sbronza.

"Sarah" sento una voce familiare dietro me, poi qualcuno mi appoggia una mano sulla schiena.

I miei riflessi di difesa sono completamente azzerati, la braccia sono incredibilmente pesanti.

Anche volendo non riuscirei nemmeno ad alzarle.

Tiro faticosamente su la testa e davanti a me vedo Trevor

"Trevor? Che ci fai qui?" domando confusa

"Sei fortunata che Alexei ha una buona memoria" indica il grosso barista che ci osserva "Grazie" si volta verso di lui

"Nessun problema" annuisce serio

"Forza, andiamo" Trevor mi aiuta ad alzarmi.

Mi tiro faticosamente su, ma il mio cervello ed i miei arti non collaborano.

Cammino a fatica, scoordinata e impacciata. Il grosso barista ci guarda andare via, sotto gli occhi curiosi di tutti i presenti.

Vorrei provare vergogna, ma in realtà non sento nulla.

Tiro un sospiro di sollievo, sollevata da questa apatia momentanea.

Barcollo appoggiandomi a Trevor fino alla sua auto.

È una piccolo utilitaria nera, nulla a che vedere con i grossi macchinoni di Regan.

Sospiro

"Vorrei dire che mi vergogno tanto, ma al momento sono completamente priva di emozioni" biascico, appoggiando non troppo delicatamente la testa alla portiera.

Sbatto la testa, ma anche il dolore è attenuato dall'alcool

"I momenti no capitano a tutti" Trevor mi guarda sorridendomi

"Ti posso assicurare che non sono un alcolista. Sì, lo sono stata, ma ora non lo sono più" scuoto la testa

"Sarah non ti devi giustificare, non stai passando un bel periodo, è normale alle volte.. lasciarsi andare" guarda la strada e dal suo tono di voce capisco che sia sincero

"Non cambierai idea su di me?" mi volto verso di lui, il tono disperato di chi sa che è stato beccato a fare qualcosa di sbagliato

"Assolutamente no, ma devi farmi una promessa" si volta verso di me al primo semaforo rosso "Qualsiasi problema tu abbia, prima di buttarti sull'alcool o ancora peggio sulle.. droghe, parlane con noi. Con noi o con i tuoi amici" mi osserva con i suoi grandi occhi verdi.

Annuisco semplicemente, cercando di trattenere la lacrime.

So bene che ciò che ho fatto oggi è sbagliato, che nessun superalcolico potrà mai cancellare il dolore che provo, anzi potrà solo peggiorare la situazione, ma davvero sentivo l'esigenza di staccare i sentimenti.

Dopo un'intera settimana passata a provare sensazioni orribili, avevo bisogno di entrare nella modalità stand by, se no sarei impazzita.

Non capiterà più, credo.

Quando arriviamo al campus, Trevor mi aiuta a scendere dall'auto.

Mi stringe tra il suo fianco ed il suo braccio, tenendomi in piedi.

Mi accompagna a fatica verso la mia stanza. L'aria fredda mi fa bruciare ancor di più la pelle accaldata da quattro bicchieri di Gin.

Respiro lasciando che l'aria fredda entri nel mio corpo.

Quando entriamo nei dormitori un'ondata di calore mi travolge.

Trevor continua a sostenermi, mentre i miei piedi sembrano diventare sempre più pesanti passo dopo passo.

Li osservo divertita mentre si muovono scoordinati sul pavimento.

Quando alzo la testa però, il cuore mi si ferma

"Sarah? Cos'è successo?" Jess cammina verso di me, preoccupata.

I suoi occhi si muovono tra me e Trevor, sono furenti

"Ciao Jess" sorrido, buttandomi su di lei.

Lei rimane spiazzata dal mio gesto, quasi incredula che possa averlo fatto davvero

"Dio Sarah, quanto puzzi. Quanto hai bevuto?" osserva i miei occhi rossi

"Poco" sorrido

"Lui chi è? Ti ha fatto qualcosa?"

"Cosa?!" esclama Trevor "No non l'ho toccata. Sono solo andato a prenderla al pub" Trevor osserva scocciato Jess

"Senti d'accordo, ora me ne occupo io. Grazie" annuisce verso di lui

"Sarah?" Trevor richiama la mia attenzione

"Stai tranquillo" annuisco.

Forse la camminata, l'aria fresca e l'incontro con Jess mi hanno fatto riprendere un po' di lucidità.

Sono ancora completamente sbronza, ma la testa almeno ha smesso di girare.

Jess mi stringe forte a sé, accompagnandomi in stanza.

Siamo talmente vicine da sentire di nuovo il suo profumo invadermi le narici.

Mi aiuta a sedermi sul letto, poi mi toglie il giubbotto e le scarpe

"Cosa diavolo ti è preso Sarah?" mi guarda confusa

"Sei così bella" sussurro

"Cosa?" risponde imbarazzata, palesemente spiazzata dalle mie parole "Ti ringrazio Sarah, anche tu lo sei molto" mi osserva, un velo di nostalgia le adorna gli occhi

"Grazie" sorrido.

Se il mio corpo comunicasse con le emozioni, a quest'ora avrei lo stomaco contorto.

"Vieni, bagnamo un po' i polsi" mi aiuta ad alzarmi, accompagnandomi verso il bagno.

La stanza è piccola e troppo calda, essere qui dentro con lei mi provoca disagio.

Inizio ad agitarmi

"Vieni" Jess mi tira delicatamente le mani sotto l'acqua gelida e sussulto al contatto.

L'acqua fredda sulla mia pelle mi provoca un brivido sulla schiena.

Mi volto a guardarla. È accanto a me, i miei polsi tra le mani.

È concentrata a fissare davanti a sé, così le schizzo un po' d'acqua addosso.

Scoppio a ridere perché invece di colpire lei, lancio l'acqua addosso a me.

"Oh oh" esclamo ridendo

"Sarah stai ferma" ride divertita anche lei, ma nel vano tentativo di tenermi ferma, si bagna

"Ora siamo entrambe bagnate" rido.

Jess mi riporta sul letto, dove mi fa sedere.

La mia maglia è bagnata, si appiccica alla mia pelle

"Ecco, forse dovresti cambiarti" Jess osserva la mia maglia bagnata

"Sì, dovrei" annuisco guardandola

"Oh, d'accordo" annuisce lei, in difficoltà "Tieni" mi porge una maglietta

"Grazie" annuisco

"Okay facciamo così, io mi giro. Quando ti sarai cambiata me lo dici, d'accordo?"

Annuisco semplicemente.

Lei si volta a guardare il letto di Beth, mentre io faticosamente tiro su le braccia per sfilarmi la maglietta che indosso.

Non ricordavo fosse così difficile togliersi una maglietta.

Cerco di sfilare la testa, ma la maglia si impiglia in un orecchino.

Cristo, non ci voleva proprio.

Rimango allora bloccata così, metà testa fuori e metà testa dentro, le braccia pesanti bloccate a mezz'aria

"Sarah? Tutto bene?" mi chiede Jess dopo qualche secondo

"Sì sì" annuisco, la maglia ovatta la mia voce.

Jess si volta confusa a guardarmi e posso intravedere i suoi occhi scivolare sul mio corpo semi nudo, prima di riprendere coscienza di sé

"Cristo Sarah" ride divertita "Ecco fatto" mi toglie la maglia.

Rimango così seminuda davanti a lei, le mie cicatrici in bella vista.

Lei osserva il mio corpo, poi distoglie lo sguardo

"Scusa" sussurra passandomi la maglietta asciutta

"Non importa" scuoto la testa

"Riesci ad infilarla da sola?" mi chiede, ma io scuoto la testa "fantastico" sospira avvicinandosi a me.

Prende la maglietta in mano e la spinge delicatamente sopra la testa.

Poi prende un braccio e poi l'altro e li infila nelle maniche.

"Che bel tatuaggio" sussurra, avvicinando il viso al mio costato.

Mi manca l'aria per un attimo.

Annuisco semplicemente, poi mi abbasso la maglietta.

Per un attimo il silenzio cala nella stanza, l'imbarazzo è palpabile.

Le mie palpebre si fanno pesanti, fatico a tenere gli occhi aperti

"Forza sdraiati" mi aiuta a stendermi "Resterò qui fino a quando non arriverà qualcuno"

Annuisco, guardandola sedersi sul letto di Beth

"Sei contenta di essere tornata?" le chiedo.

Lei rimane in silenzio per qualche secondo, quasi stesse pensando cosa rispondere.

"Sì, sono contenta di essere qui" mi sorride guardandomi.

Sorrido anche io, mentre chiudo gli occhi.

Anche io sono contenta che lei sia qui.

 

 

Pov. Jess

Se ripenso ai giorni appena passati, un turbinio di emozioni mi travolge.

Tornare al campus dopo più di un anno è stato.. intenso.

Rivedere Luna, Baby, Marissa e tutte le altre.

Sono cambiate così tanto.

Luna è l'unica con cui ho mantenuto un rapporto, nonostante io sia andata via dal campus.

L'ho frequentata tanto, per il primo periodo fu l'unica prova tangibile che ciò che avevo vissuto nei sei mesi precedenti c'era stato davvero.

All'inizio mi tenne anche aggiornata su Sarah.

Più che tenermi aggiornata, provò in ogni modo a farmi tornare.

Mi raccontò di Lei, di quanto stesse male senza di me.

Fu devastante ascoltare i suoi racconti, mi sono sentita terribilmente in colpa.

Poi, quando lei capì che non sarebbe servito a farmi tornare, semplicemente smise di raccontarmi di Lei.

Ed io non chiesi più.

Lasciare Sarah è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto.

L'immagine di Lei accasciata a terra davanti allo Chalet di Martin mi tormenta da allora, ma al tempo pensavo fosse la cosa più giusta.

Non ero pronta ad avere una relazione sana, funzionale.

Avevo ancora tanto da lavorare su di me, sulla mia gelosia, sulla mia gestione della rabbia.

Non ero adatta a Lei, che invece era tanto fragile.

I mesi successivi alla nostra rottura, furono un inferno.

Tornai a casa, mi preparai per gli esami da sola, studiando come privatista.

Nel frattempo diedi una mano nel pub di un mio amico.

La gente mi aiutava a tenere la testa occupata, a dimenticare Lei piegata sulla ghiaia che mi osservava andare via.

Aiutava.

Il suo ricordo si ripresentava sempre, il vuoto che avevo nello stomaco era incolmabile.

Raccontai tutto a mia mamma. Le raccontai di Sarah, ogni singola cosa, così da giustificare il mio improvviso rientro a casa.

So che non fu felice di conoscere la verità, notando il mio dolore però, abbatté tutti i muri che per anni ci avevano divise e si avvicinò a me.

Mi aiutò tanto a modo suo. Mi aiutò ad affrontare quel momento così difficile dandomi dei consigli, raccontandomi le sue esperienze.

Lo apprezzai molto.

Ora abbiamo una sorta di rapporto e devo dire che mi rende felice.

Alla fine non tutto il male vien per nuocere.

All'epoca persi Sarah, ma ritrovai mia madre.

Una magra consolazione.

In questi mesi sono andata in terapia, cercando di affrontare i miei problemi di rabbia repressa e poca fiducia nelle persone.

Ho raccontato alla mia psicologa di Lucy, ma soprattutto le ho raccontato di Sarah.

Di tutti i meravigliosi momenti che abbiamo vissuto insieme, fino ad arrivare al compleanno di Joe, giorno in cui capì che dovessi andar via.

Non ho più avuto storie dopo Lei.

Qualche frequentazione durata non più di un paio di settimane, ma che non hanno portato a nulla di serio.

Le storie d'amore non mi interessavano più, anzi mi disgustavano.

Tutto l'amore intorno a me mi dava il voltastomaco.

Quando poi Luna mi raccontò di aver visto Sarah con.. Matisse, allora capì che dovevo andare avanti.

Sarebbe stato troppo bello se Lei mi avesse aspettato, se avesse atteso il mio ritorno impaziente di essere di nuovo tra le mie braccia, ma tutto passa prima o poi. No?

Anche se Lei per me non è ancora passata e probabilmente non passerà mai.

L'osservo dormire, l'odore di alcool le impregna i vestiti. Non è mai stata così bella come in questo momento. Tutto il peso dei suoi tormenti inciso sul suo viso ma è comunque meravigliosa.

Sospiro.

È tutto così dannatamente difficile.

Prima di tornare al campus ho conosciuto una ragazza, per certi versi molto simile a Sarah.

E tutt'ora ci stiamo frequentando. È la mia frequentazione più lunga dopo di Lei.

Si chiama Isabelle.

E sì, dovrei raccontare a Sarah la verità, ed ho intenzione di farlo non appena si sveglierà.

Quasi avessi avvertito i miei pensieri, apre gli occhi

"Hum.." mugugna, allungandosi sul letto

"Ehi" sorrido, allungandomi verso di lei

"Dio, mi fa ancora strano averti davanti" sussurra

Sorrido, abbassando lo sguardo

"Vuoi dirmi che succede?" riporto lo sguardo su di lei

"Jess ti prego" sospira alzandosi a sedere "Ho la testa che mi scoppia" si prende la testa fra le mani

"Tieni, qui c'è un antidolorifico, dovrebbe aiutarti" le porgo un blister di medicinali.

Lei senza nemmeno guardare butta giù due pastiglie, e torna ad appoggiare la testa sulle mani, quasi volesse aspettare che le medicine facciano effetto.

Io rimango in silenzio lasciandole i suoi spazi.

Ogni tanto incrocio il suo sguardo e mi si chiude lo stomaco.

"Stai meglio?" mi volto a guardarla

Lei annuisce semplicemente, senza però guardarmi.

"Sarah io.. Io devo dirti una cosa" il suo sguardo si posa su di me.

Sento il cuore battere all'impazzata

"Cosa c'è?" sussurra, rintronata dall'effetto narcotico delle pastiglie

"Io.." mi alzo in piedi ed aumento le distanze "Io mi sto frequentando con una ragazza" cerco di guardarla negli occhi, ma è davvero difficile tenere il suo sguardo.

Mi sento terribilmente in colpa

"Oh wow, bene" ride divertita.

Che reazione.. inaspettata.

"Perché stai ridendo?" la guardo confusa

Lei ride ancora più forte

"Perché la vita è ironica e ci prende continuamente per il culo" torna seria "Perché sei qui Jess?"

"Cosa intendi?" sento il mio cuore battere all'impazzata

"Qui, nella mia stanza" mi guarda.

Il viso è spento, il colorito è pallido

"Io..volevo assicurarmi che tu stessi bene"

"Ti chiedo di andare via Jess"

"Che succede?" mi volto preoccupata

"Sto bene, come puoi notare" si alza barcollante dal letto

"Sarah.." mi avvicino a lei per sorreggerla, ma mi blocca

"Jessica ti stai frequentando con un'altra persona, mi sembra più che giusto che i nostri rapporti siano minimi se non inesistenti"

Abbasso lo sguardo

"Ti chiedo scusa"

"Non fa nulla Jess, va bene così. Ti ringrazio per essermi stata vicina" annuisce

"Se hai bisogno di parlare io sono qui" lei mi guarda quasi incredula ma non risponde.

Annuisce solamente, poi mi apre la porta

"Ciao Jess" sospira

"Ciao Sarah" mi volto per salutarla, ma lei mi chiude la porta in faccia.

Mentirei se dicessi di non esserci rimasta male, ma forse ha ragione.

Isabelle è una brava ragazza, non si merita questo comportamento da parte mia. Non che io abbia fatto qualcosa di sbagliato, ma rimanere sola in stanza con la ragazza che ho amato tanto, forse, non è poi così corretto.

Quando l'ho vista arrivare con quel ragazzo però.. sono uscita di testa. Era talmente ubriaca che lui avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, lei nemmeno se ne sarebbe accorta.

Non so nemmeno chi sia.

Forse è lui la persona con cui si sta frequentando? La stessa che le ha lasciato quel succhiotto sul collo?

Oppure è stata Matisse?

Un brivido mi percorre la schiena, la mia pelle brucia.

Non avrei mai permesso che quel ragazzo entrasse in camera con lei, non esiste.

Eppure il suo viso non mi è nuovo.. L'ho già visto.

Provo a pensare dove io possa averlo visto, eppure non riesco a collocare il suo viso da nessuna parte.

Dio, mi sembra di impazzire.

18.52 | Dove sei? | il telefono vibra, il display si accende. È Isabelle a scrivermi

Cazzo, ci saremmo dovute incontrare in centro venti minuti fa

18.53 | Sto arrivando, ho trovato traffico | rispondo velocemente.

Non ho nemmeno il tempo di cambiarmi.

Prendo il giubbotto al volo e corro in auto.

I sensi di colpa mi stanno divorando, perché so che quello che sto facendo è sbagliato.

So che Isabelle è solo un tappabuchi, non mi aiuterà a dimenticare Sarah, soprattutto ora che sono tornata qui.

È tutto così difficile.

Sospiro.

 

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Capitolo 74
*** Capitolo Settantaquattro ***


Pov. Sarah

Ho passato il resto del weekend sdraiata a letto, la mia voglia di vivere era sotto ai piedi.

L'unica cosa che volevo fare era sparire per un po', scappare da quelle quattro mura per dimenticare tutto quello che è successo in questi ultimi giorni.

La discussione con Regan, Jess che mi rivela della sua fidanzata.

Dio, che ricordi orrendi.

Così stamattina ho chiamato mia mamma, chiedendole di poter tornare a casa qualche giorno.

Non ha fatto domande, è semplicemente saltata in auto, ed è corsa qui.

Spero che non si spaventata, di certo non volevo suicidarmi di nuovo, ma avevo bisogno di andare via per un po'.

Quando è arrivata mi ha stretta forte, in silenzio.

Mi ha rassicurata, accarezzandomi dolcemente la testa e per un attimo ho davvero creduto che tutto potesse andare meglio.

Mi sono seduta sul sedile del passeggero, guardando fisso davanti a me.

Non volevo guardarmi intorno, avevo il terrore di incontrare ancora i suoi occhi.

Abbiamo passato il viaggio in silenzio, senza dire una parola.

Ho apprezzato il fatto che mia madre mi abbia lasciato i miei tempi per aprirmi con lei. So anche bene che quei momenti di silenzio l'hanno distrutta, che i pensieri peggiori le abbiano attraversato la testa.

D'altronde quando tua figlia, che ha già tentato di suicidarsi una volta, ti chiama chiedendoti di tornare a casa è normale che i pensieri peggiori vengano a galla.

Quando siamo tornati a casa le ho raccontato tutto.

Ci siamo sedute in veranda, davanti alla stufa calda, una tazza di tisana in mano. Mi sono aperta con lei.

Le ho raccontato del ritorno di Jess, di questa sua.. fidanzata.

Non ho versato nemmeno una lacrima.

Lei mi ha ascoltata in silenzio, quasi a lasciarmi sfogare.

Non ha cambiato espressione nemmeno una volta, nemmeno quando ha sentito il suo nome.

So che per mia mamma è difficile sentir parlare di lei, il fatto che a sua figlia possano piacere le donne non è ancora una cosa concepibile, però le sue parole mi hanno aiutata.

Ora sono sdraiata sul letto di camera mia, quella strana familiarità che tanto ho odiato, ora mi rassicura.

La vita alle volte può essere davvero ironica.

Lei ora si sta frequentando con questa ragazza.. ed io? Ed io sono bloccata qui, esattamente nello stesso punto di un anno fa. Pendo dalle sue labbra, senza capacità alcuna di andare avanti.

Se solo avesse aspettato a tornare, anche solo qualche mese, magari con Regan le cose sarebbero state diverse.

Sono cosciente che nei confronti di Regan io abbia provato qualcosa che non sono mai stata in grado di definire, ma quando Jess è tornata al campus, tutto è stato cancellato.

Cancellato dai nostri ricordi felici insieme, cancellato dal suo meraviglioso sorriso.

La sbronza del weekend non ha portato consiglio, anzi. Ha portato solo rimpianti e rancori verso me stessa per essere cascata di nuovo negli stessi errori.

Ricevo continuamente messaggi dai miei amici che si assicurano che io stia bene, ed il mio cuore si riempie di gioia.

Chissà se Jess si accorgerà della mia assenza.

Scuoto la testa.

Devo togliermi il ricordo di lei dalla testa.

| Ehi | digito più di una volta sulla tastiera, indecisa se scrivere a Regan.

Digito, poi cancello, poi digito ancora per cancellare di nuovo.

Mi manca terribilmente, ma non posso far prevalere il mio egoismo.

L'ho già fatto troppe volte, ferendo troppe persone.

Vorrei solo assicurarmi che lei stia bene, che non abbia sbagliato di nuovo.

L'ultima volta che litigammo si presentò al campus ubriaca, rivelandomi i suoi segreti più intimi.

Ed ora? Ed ora non è più qualcosa che mi compete, per quanto possa fare male, ma lo devo accettare.

Sospiro.

Spero che i giorni passati a casa possano aiutarmi a tornare al campus più serena, senza la paura di incontrare Jess ogni mattina.

So benissimo che non basterà allontanarmi dal campus per stare bene. Tornare a quella quotidianità che ormai comprende nuovamente Jess continuerà ed essere un turbinio di emozioni.

Mi auguro almeno che possano aiutarmi a staccare un po' la testa.

Due giorni lontana dal campus sicuramente porteranno consiglio.

 

 

Pov. Regan.

Sono sdraiata a letto, Felicia è nuda accanto a me.

Non dico una parola, mentre ascolto il suo respiro regolarizzarsi.

Sono giorni ormai che finito il lavoro in cantiere mi chiudo in camera con lei, nella speranza di dimenticare tutto quello che è successo con Sarah.

Le sue parole, il fatto che io potessi essere per lei una presenza tossica.

So che in fondo ha ragione.

Ho un modo totalmente sbagliato di affrontare le avversità, soprattutto se queste avversità riguardano.. Lei.

Non mi sono mai innamorata in vita mia, poi è arrivata Sarah.

È piombata nella mia vita, in un giorno come tutti gli altri.

La ricordo bene la sera in ci siamo conosciute davvero.

Ero impegnata con una ragazza sul tetto, e Lei è arrivata con quella sigaretta in mano.

Una bambina che giocava a far la grande.

Poi il suo attacco di panico in pista, io che corro a salvarla mossa da quella forza che non sono mai riuscita a spiegarmi.

In quel momento non capivo quale fosse il motivo che mi aveva spinta a portare via quella ragazzina dal bar.

Con il senno di poi invece capì.

Il destino aveva deciso per me.

Ero destinata a salvarla, perché poi Lei era destinata a salvare me.

Lei mi ha letteralmente salvata dall'involucro vuoto che ero diventata.

Lei mi ha insegnato che oltre al sesso in questa vita c'è molto di più. L'emozione di stringere la mano della persona che ami, la sensazione di pace che provi quando la osservi dormire accanto a te, il sollievo che provi quando apri gli occhi al mattino e la trovi stesa accanto a te.

Sensazioni che non sapevo nemmeno che esistessero, e che ora tengo gelosamente custodite dentro me, come promemoria che sono umana anche io.

"Sei sempre così silenziosa" Felicia mi osserva.

Il suo petto non si muove più ad intermittenza, ma si alza e si abbassa lentamente.

"Sì, non sono una persona a cui piace conversare" annuisco

"Sicuramente hai altre doti con quella lingua" si morde il labbro.

Sorrido.

"Beh, grazie" annuisco

"Dio il sesso con te è proprio come me lo immginavo" si volta su un lato.

I suoi seni sono premuti uno contro l'altro, attirando la mia attenzione

"E come lo immaginavi?" sorrido

"Sporco, violento, intenso" sussurra, quasi ansimante.

Annuisco, fissando il soffitto.

Sì, il sesso con Felicia non è male. Mi lascia fare qualsiasi cosa io voglia, senza timore di risvegliare traumi pregressi.

Ma Dio, sarei disposta a passare una vita facendo attenzione, piuttosto che scoparmi a modo mio chiunque altra.

Ricordo com'era il sesso con Lei. Era delicato, contenuto.

Era difficile per me non stringere tra le mani i suoi lunghi capelli, non stringere tra le mani le sue cosce fino a lasciarle i lividi sul corpo.

Ma volta dopo volta ci siamo abituate l'una all'altra, fino a trovare un punto d'incontro.

Amavo sfiorare il suo corpo, amavo ancora di più il fatto che mi permettesse di indugiare un po' di più sulle sue cicatrici, quasi a dirmi che di me si fidava.

Mi si stringe il cuore al ricordo delle ultime notti passate insieme, la mia mano che accarezzava dolcemente la superficie ruvida della sua pancia.

"Mi dispiace che con la tua ragazza sia finita" Felicia aggiunge, attirando la mia attenzione

"Già" annuisco.

Lei è ancora voltata sul fianco, i suoi grandi occhi mi osservano.

Dio, non ho bisogno della sua compassione. Non ho bisogno della compassione di nessuno,

Voglio solo pensare ad altro, avere la testa costantemente occupata.

Mi volto verso di lei avventandomi di nuovo sul suo corpo.

Lei sorride, aprendo le gambe.

Voglio solo dimenticare il suo sorriso, la sua risata, la sua presenza accanto a me a riempire il vuoto che provavo.

Ma come puoi dimenticare qualcuno che ti ha dato così tanto?

Sicuramente non scopandoti la prima ragazza che mi capita a tiro.

Sospiro.

Non mi interessa al momento.

Ora sento solo l'esigenza di avere un altro corpo nel letto a coprire la sua assenza.

A breve tornerò a casa. I lavori sono terminati, mancano gli ultimi collaudi.

Terminati quelli, potrò tornare nella mia casa.

Potrò tornare a frequentare gli hotel in cui siamo state insieme, prova tangibile che Lei c'è stata.

Non avrei mai pensato di potermi innamorare veramente di qualcuno, pensavo che l'amore non facesse per me.

Ed invece mi ha travolto come un'onda anomala.

Ho pensato di scriverle più d'una volta, ma a cosa servirebbe?

Lei ha nascosto dietro alla questione degli investigatori una cosa che era lampante.

Lei non ha mai smesso di amarla.

Ha amato Jessica dal primo giorno in cui ci siamo conosciute fino all'ultimo.

Si è nascosta dietro le sue assurde storielle occasionali, autoconvincendosi che il sentimento per Jessica fosse sparito.

Non le ho mai chiesto da cosa fosse dovuto l'attacco di panico che ebbe la sera della festa a Yaris.

Non ne ho avuto bisogno dopo aver letto il suo fascicolo.

L'ha avuto subito dopo aver baciato quella ragazza, dunque è facile capire cosa sia stato a scaturilo.

Mi fa male pensare di non essere riuscita a farla innamorare di me, ma poi penso a Jessica e capisco che partivo con un netto svantaggio.

Non ce l'avrei mai fatta a conquistarla, perché tanto prima di me ci sarebbe stata sempre e solo lei.

Perché è vero che il primo amore o te lo sposi o te lo porti dentro per tutta la vita.

Per lei forse sarà la prima, per me sarà sicuramente la seconda.

Sarah avrà sempre una parte nel mio cuore, perché lei mi ha insegnato tanto.

Con l'ingenuità e la leggerezza di una bambina, nonostante il suo passato difficile, mi ha insegnato a vivere la vita.

Fino a prima di conoscerla io non stavo realmente vivendo, solo con Lei ho imparato cosa voglia dire vivere davvero.

Lascio che le mie mani sfiorino il corpo estraneo di Felicia, nella speranza che la mia testa smetta di ricordarmi ciò che ho perso.

 

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Capitolo 75
*** Capitolo Settantacinque ***


Pov. Sarah

“Ciao” sorrido a mia sorella, tramite Skype

“Ciao tesoro!” esclama lei, sorridente “Io ed il piccolo Ethan ti salutiamo” si alza in piedi, mostrando ormai il pancino sporgente.

Mi mordo il labbro, osservando quel pancione che racchiude mio nipote

“Come state futuri genitori?” osservo Marco e Julia

“Bene” annuisce Marco “Agitati. Il pancione inizia ad essere evidente, segno che sta davvero succedendo tutto questo” sorride nervoso

“Che emozione unica” sorrido.

Mi raccontano di loro, delle visite continue che stanno affrontando per via della gravidanza e mi mostrano anche la piccola nursery che hanno arredato.

Una graziosa culla è posizionata al centro della stanza, a proteggerla, una leggera tendina bianca.

Le coperte sono azzurre, così come il peluche adagiato sul piccolo materasso.

In un angolo, invece, un grosso fasciatoio in legno bianco è adagiato contro il muro, un grosso orsacchiotto dai toni tenui troneggia nella parte centrale.

Guardo tutte queste piccole cose e mi si inumidiscono gli occhi.

Sono così contenta per loro e per tutta la strada che hanno affrontato insieme.

Non si sono mai fermati davanti alle difficoltà, anzi.

Hanno lottato fino all’ultimo per mantenere in piedi la loro relazione e guarda dove sono arrivati.

Basterebbe lottare di più per ciò che si ama, ma alle volte si preferisce scappare.

Perché, diciamocela tutta, alle volte è più facile scappare che lottare.

Mi chiedono di me, il motivo di questo ritorno a casa ma decido di mentire.

È già stato difficile aprirmi con mia mamma, non ho le forze di farlo un’altra volta.

Hanno già così tanti pensieri, non voglio sobbarcarli con i miei.

Gli racconto degli esami al campus, di come tutto stia andando bene

“Sono contenta che stia andando tutto bene, ma sento che c’è qualcosa che non va” mia sorella mi guarda dubbiosa

“Sto bene Lia, davvero” annuisco abbassando lo sguardo

“Quando vorrai parlarne, sai dove trovarmi” mi sorride.

Annuisco semplicemente, e pochi minuti dopo chiudo la chiamata.

Sento il cuore più leggero dopo aver parlato con loro. Sapere che la gravidanza procede bene, vedere tutte quelle piccole cose del bambino mi hanno messo di buon umore.

Non vedo l’ora di poter stringere il piccolo Ethan tra le braccia.

Vorrei condividere con Jess questa bellissima notizia, d’altronde ha conosciuto mia sorella e vorrei poterle raccontare di quanto sia bello sapere di diventare zia.

Ovviamente mi trattengo.

Sarebbe inutile e sconveniente.

Sono ormai un paio di giorni che sono tornata a casa e non l’ho più sentita da sabato.

Forse è meglio così.

Ho bisogno di disintossicarmi da lei per poter andare avanti.

Oggi pomeriggio vedrò Dana, sono così felice.

Sono mesi ormai che non ci vediamo più, esattamente dalla festa di capodanno.

Sì, la stessa festa in cui Regan se l'è portata a letto, ma quello è un altro discorso.

Come ai vecchi tempi andremo in centro, nel nostro bar, e questa vaga sensazione di normalità mi piace.

Una volta questa normalità mi opprimeva, sentivo la necessità di scappare da essa.

Ora invece, mi sembra un dolce miraggio.

Mi preparo, entusiasta all'idea di vederla di nuovo.

Inspessisco le ciglia con del mascara, contornado poi di nero gli occhi.

Sorrido guardando allo specchio, per una volta soddisfatta di ciò che vedo.

Decido di uscire prima del solito, per raggiungere a piedi il centro.

Voglio godermi appieno quanto sia bello camminare per le strade della mia città, ricordami quanto sia bello questo posto.

Ricordarmi dei momenti felici passati qui: io e Jace che per la prima volta abbiamo raggiunto il centro da soli, le risate che ci siamo fatti con Joe e Dana prendendo in giro lo strambo cane del Sig. Richardson.

Tutte quelle meravigliose sensazioni, per ricordarmi che nella vita esiste anche qualcosa di bello.

Saluto mia mamma e poi esco.

Mi infilo le cuffie, e lentamente mi avvio verso il centro.

Tutto ora assume un aspetto diverso. Quel lunghissimo semaforo accanto a casa mia che tanto odiavo, ora è diventata un'opportunità per osservare lo splendido paesaggio davanti a me.

Quello stupido albero che rendeva sempre appiccicoso l'asfalto, è diventato la casa di tantissimi uccellini.

Osservo meravigliata il via vai di rondini, alla ricerca di cibo, il cinguettio dei piccoli riempie l’aria intorno a noi.

Il ricordo di Dwight aveva completamente distorto la mia mente.

Tutto qui mi sembrava orribile, quando in realtà l'unica cosa orribile era solo ed unicamente lui

"Sarah?" una voce attira la mia attenzione

"Jace? Ciao!" esclamo, sorpresa di trovarlo accanto a me

"Non sapevo fossi tornata, tutto bene?" mi osserva curioso

"Sono solo di passaggio" gli sorrido "Sì grazie, e tu?"

Esattamente come con Julia, non ho le forze per raccontare quali siano i veri motivi che mi hanno spinta a tornare a casa

"Bene grazie" sorride "Anche tu stai andando in centro?" mi chiede indicando davanti a noi

"Sì" annuisco

"Ah, anche io" risponde imbarazzato "Se ti va potremmo.." si blocca

“Sì potremmo" annuisco sorridendo.

Così si avvicina a me, e cominciamo a camminare verso il centro.

Mi racconta di lui, degli ultimi problemi avuti con Megan.

Lo ascolto curiosa, piacevolmente sorpresa dal clima sereno tra di noi.

Si vede che Jace è andato avanti e sono così felice per lui.

Si merita il meglio, perché è un bravissimo ragazzo. Mi ha sempre trattata con un grande rispetto, a differenza di Regan.

Scuoto la testa

"Quando partirai di nuovo?" Jace si volta verso di me, una volta terminato di parlare

"Non ne ho idea, ma credo che al più tardi partirò giovedì. Non posso permettermi altri giorni di assenza" mi gratto il retro del collo

"Allora prima di sparire di nuovo passa a salutarmi" mi sorride

"Certo, sarà fatto" annuisco

"D'accordo, allora ciao Sarah ci vediamo nei prossimi giorni" mi stringe in un rapido abbraccio, poi si allontana.

Lo osservo per qualche secondo allontanarsi, poi continuo a camminare.

Sono quasi arrivata al luogo dell'appuntamento.

Sono felice di aver visto Jace, di saperlo così a suo agio con me.

Per come ci eravamo lasciati temevo di aver bruciato la sua amicizia, dunque il comportamento di oggi mi riempie il cuore di gioia.

Raggiungo Dana che è ferma davanti al nostro solito bar, con il cellulare in mano.

Non appena mi vede mi salta letteralmente addosso, abbracciandomi forte.

Una strana sensazione mi assale lo stomaco.

È così bello rivederla, stringerla.

Ci accomodiamo dentro, entrambe con il cuore leggero.

 

 

Pov. Jessica

Siamo sdraiate nel grosso letto di Isabelle, entrambe nude.

Lei traccia dei disegni sul mio petto.

Resto in silenzio mentre le sue mani così estranee sfiorano il mio corpo

“Che succede Jess? Sei distante da quando sei tornata al campus” alza lo sguardo verso di me, osservandomi

“Scusami” le sorrido “Sono piena di cose da fare, esami da recuperare. Tutto qui” le poso un bacio sulla fronte.

Sono divorata dai sensi di colpa.

So bene qual è il motivo del mio distacco da Isabelle.

Le accarezzo dolcemente un braccio, quasi a colmare le mie mancanze.

Isabelle è stata la prima ragazza con cui ho fatto sesso, dopo Sarah.

Non ho mai trovato nessuno che mi attirasse da quel punto di vista, né tantomeno ho sentito l’esigenza di buttarmi nel letto di qualcuno per scappare dai miei stessi sentimenti.

È stato.. strano sfiorare per la prima volta un corpo che non fosse il suo, ma è stato bello.

Per un attimo ho avuto come la parvenza che tutto fosse tornato a posto.

Poi però restavo sola con me stessa, ed il ricordo di Lei tornava più forte di prima.

Anzi, dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, il suo ricordo è divenuto una presenza ingombrante.

Vorrei che non fosse così evidente.

Ovviamente Isabelle non sa nulla di Sarah. Non sa che frequentiamo lo stesso college, non sa che lei vive a due camere dalla mia.

A dire il vero non sa nemmeno della sua esistenza.

Non ho voluto raccontarle nulla, perché sarebbe stata solo una perdita di tempo ed un inutile preoccupazione per lei.

Oltre al fatto che non mi sono mai sentita pronta a parlarle di Lei

“Sicura?” mi guarda ancora con i suoi grandi occhi scuri.

Non riesco nemmeno a guardarla in faccia.

“Sì” annuisco semplicemente, stringendola a me.

Fottuta egoista.

Dovrei dirle tutta la verità. Dovrei essere sincera con lei, dirle che il motivo che mi porta ad essere così distante ha un nome ed un cognome.

Dovrei, ma sono terrorizzata. Dio, l’idea di vederla crollare tra le mie braccia mi uccide.

Avrei dovuto pensarci prima, avrei dovuto ragionare bene sui miei sentimenti prima di buttarmi in qualcosa di così.. impegnativo.

Ma Isabelle è arrivata per caso nella mia vita. Un giorno varcò la soglia del bar dove ormai passavo la maggior parte del mio tempo, e non sono più riuscita a staccarmi da lei.

Ho cercato per giorni di capire il motivo di questo mio attaccamento morboso a lei, poi ho capito.

Lei mi ricordava Sarah.

Nei gesti, nei modi. Il suo sorriso gentile, i suoi occhi grandi.

Dopo mesi dalla mia partenza dal campus ho trovato qualcosa di Lei in un’altra persona.

È stato così strano rendermene conto.

I sensi di colpa mi stanno divorando da allora.

Non è giusto quello che sto facendo.

Tenerla accanto a me, solo per soddisfare le mie mancanze. Perché quando lei è accanto a me il ricordo di Sarah un po’ svanisce.

Fottuta egoista.

Mi alzo dal letto, indossando i boxer ed una maglietta e raggiungo la cucina.

Ho bisogno di fumare.

Accendo una sigaretta e lascio che la nicotina calmi i miei nervi tesi.

Mi affaccio alla finestra, per evitare che il fumo entri in casa. Fuori il freddo non è più pungente come qualche settimana fa, anzi.

Il sole riscalda con un dolce tepore le mie guance, ed è quasi piacevole.

Inspiro profondamente il fumo della sigaretta, lasciando che calmi i miei nervi tesi.

Devo mettere fine a questa storia. Devo darmi la possibilità di ricominciare da capo, com’è giusto che sia.

D’altronde anche Sarah si sta frequentando con un’altra persona, quindi sarebbe inutile sperare in un.. nostro ritorno.

Isabelle mi raggiunge, posizionandosi dietro di me, abbracciandomi.

Sospiro.

 

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Capitolo 76
*** Capitolo Settantasei ***


Pov. Sarah

"Che ne dici di andare in centro e cercare un regalo per Lia?" mia mamma sbuca sulla porta di camera mia.

Sono sdraiata a letto, Netflix in riproduzione sul pc.

Rispetto ad un paio di giorni fa va meglio, ma so che nulla è passato ma è stato solo accantonato.

So bene che una volta tornata al campus tutti i miei problemi si riverseranno su di me, come un'onda anomala, ma cerco di non pensarci.

"Certo" le sorrido, annuendo

"Forza preparati" mi sorride lei in risposta.

Mi alzo dal letto e raggiungo velocemente il bagno.

Mentre cammino verso la piccola stanza, passo davanti alla camera di Lia.

Apro la porta, entrandoci dentro.

Mi guardo intorno, nella spoglia camera di cui ormai è rimasto solo lo scheletro.

I mobili ormai sono completamente vuoti, anche le foto sulla cassettiera sono sparite.

È rimasto solo il suo ricordo.

Le coppe che aveva orgogliosamente esposto sulla mensola sopra la scrivania sono state sostituite da un'assenza ingombrante.

L'ultima volta che sono venuti qui, hanno definitivamente portato via le ultime cose di Lia, lasciando dietro di loro solo un enorme vuoto.

Ricordo quando la sentivo cantare chiusa dentro a questa piccola stanza, con i poster dei Nirvana appesi al muro.

Ripenso ai quei momenti felici, a quante cose siano cambiate da allora.

Cammino tristemente sulle spoglie di quello che per me è stato un porto sicuro per molti anni.

Quando Dwight abusava di me, una volta tornata a casa mi chiudevo in camera con Lia, per cercare di dimenticare anche solo in parte ciò che lui mi aveva fatto.

L'ascoltavo studiare, mentre io distrattamente scorrevo la dashboard di instagram, oppure semplicemente leggevo un libro.

Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di sentire la sua voce risuonare tra queste quattro mura.

Se penso ora invece, a quanta strada abbia fatto, mi si stringe il cuore.

Era una ragazzina quando ha lasciato questa casa, ed ora sta per diventare mamma.

Il fatto che vivano dall'altra parte del mondo mi rattrista.

"Che succede?" mia madre compare cautamente dietro di me, quasi avesse timore di potermi disturbare

"Nulla, ricordavo i bei momenti" mi volto verso di lei, le braccia incrociate al petto "Ci pensi che tra poco avrà una bambino?" mi brillano gli occhi

"Ancora non ci credo" scuote la testa, un grosso sorriso dipinto sul volto "Sono così felice e terrorizzata di diventare nonna" si avvicina a me

"Sarai bravissima, come mamma non hai mai fallito"

"Quasi mai" mi sorride triste.

Difficile capire se si riferisca al mio tentato suicidio, o se alla settimane che abbiamo passato lontante quando lei scoprì di Jess.

Forse si riferisce ad entrambe le cose

"Anche i migliori sbagliano" la prendo in giro

"Non aver nostalgia dei momenti felici tesoro, vedrai che tutto si risistemerà" mi cinge con un braccio, stringendomi un po'

"Lo spero" annuisco, sorridendo triste.

Mi posa un bacio sulla tempia, poi si allontana.

È ormai un anno che vivo aspettando che tutto torni a posto, ed ogni volta che sembra che le cose si stiano aggiustando, qualcosa arriva e capovolge la situazione.

Quindi mi ritrovo a girare in tondo, in un vortice che non finisce mai.

Sospiro.

Mi chiudo la porta di camera di Lia alle spalle e raggiungo il bagno.

Mi preparo velocemente, truccandomi leggermente.

Ogni tanto do un'occhiata al telefono per controllare le notifiche ma non c'è niente degno di nota.

Più di una volta ho pensato di scrivere a Regan per sapere come stesse, per assicurarmi che stia bene ma ho sempre preferito lasciar perdere.

La cosa migliore è chiedere di lei a Beth.

Sarebbe da egoista continuare a scriverle, come se fossimo due amiche.

Lei sta vivendo quello che io sto vivendo con Jess.

Io stessa le ho chiesto spazio, io stessa ho voluto mettere fine al nostro rapporto perché la sua vicinanza non mi faceva bene, ed è giusto che Regan faccia lo stesso.

Anche se non sentirla mi fa star male.

In fondo lei mi manca un po'.

Scuoto la testa.

Dopo aver indossato un paio di jeans ed una maglietta bianca raggiungo mia mamma.

È seduta in salotto, in attesa del mio arrivo.

Non appena mi avvicino a lei mi sorride e si alza.

Prende le chiavi dell'auto e si chiude la porta alle spalle.

Non parliamo molto durante il viaggio, quel viaggio nel ricordi nella stanza di Lia mi ha rattristato un po' e mia madre sembra comprenderlo.

Rimane in silenzio per tutto il viaggio mentre guida veloce per le strade della città.

Quando arriviamo al centro commerciale, il sole è alto nel cielo.

"Cosa vorresti prenderle?" mia madre mi guarda curiosa, mentre camminiamo per i negozi

"A dire il vero non ne ho idea" rido "penso che non appena troverò il regalo giusto lo capirò" le sorrido.

Ne approfittiamo per dedicarci ad un po' di shopping.

Giriamo per i negozi, alla ricerca di qualche vizio per noi e qualche regalo per Lia.

Non appena entriamo in un negozio per bambini noto subito una graziosa tutina bianca, un grazioso orsetto marrone troneggia al centro.

Sento gli occhi inumidirsi mentre tengo tra le mani il minuscolo capo.

Non posso fare a meno di prenderla immaginando il piccolo Ethan con indosso quella bellissima tutina

"È davvero bella" mia mamma mi sorride, poggiandomi una mano sulla spalla.

Ricambio il sorrido e continuo a camminare tra le corsie.

Davanti si susseguono piccole tutine e piccoli vestiti, e ancora non ci credo che a breve diventerò zia.

Non vedo l'ora di stringere tra le braccia quel piccolo bimbo, riempirlo di baci e fargli sapere che io per lui ci sarò sempre.

Dal giorno zero.

Osservo con gli occhi sognanti i piccoli vestitini, mentre mia mamma mi segue in silenzio.

 

 

Pov. Jessica

Sono ormai quattro giorni che non la vedo.

Dopo ciò che è successo tra di noi sabato, lei è sparita.

Dio, mi sembra di impazzire.

Non so dove lei sia, con chi sia. Tutto questo mi manda fuori di testa.

Se fosse andata via con la persona con cui si sta frequentando? Ora sarebbero soli, chissà dove.

Ed io qui, a logorarmi dentro in attesa che torni.

So che è colpa mia se lei è andata via, per quello che le ho detto, ma sono contenta di averlo fatto.

Non potevo omettere una cosa del genere, non potevo pensare di frequentarla senza che lei sapesse di.. Isabelle.

Isabelle.. Da quando sono tornata al campus, dopo il pomeriggio a casa sua, le cose sono migliorate un po'.

Sto cercando di impegnarmi al massimo in questa storia, cercando di colmare le mancanze avute negli scorsi giorni.

Lei sembra felice ed anche io lo sono.

Forse.

Ho deciso di cambiare atteggiamento nei suoi confronti perché non si merita che io le faccia del male, non si merita che io le manchi di rispetto.

Poi, in fondo, lei mi fa star bene.

Continuo a sentirmi terribilmente in colpa, perché so che la mia testa non è lì quando siamo a letto insieme.

Aspiro profondamente la mia sigaretta, nella speranza che la nicotina mi calmi, ma al momento non sono in grado di calmarmi. Non senza sapere dove lei sia, mi manda fuori di testa.

Mi guardo intorno, nella speranza di vederla arrivare, bella come sempre, con il suo sorriso in grado di calmarmi.

Ma intorno a me vedo solo persone, persone che non sono lei.

In lontananza vedo Beth avvicinarsi.

Senza nemmeno accorgermene inizio a camminare verso di lei

"Ciao.. Beth" la saluto imbarazzata

"Oh Jessica, ciao" mi saluta fredda

"Come.. Stai?" provo ad essere gentile, nonostante la sua freddezza

"Bene grazie" mi guarda, le mani nascoste nella grandi tasche della giacca

"Oh, fantastico" annuisco e lei mi supera, per riprendere la sua corsa verso le classi

"No Beth aspetta!" esclamo "Per favore"

Lei si volta a guardarmi, sembra furente

"Cosa c'è Jessica?" sbuffa

"Lei sta bene?" la guardo quasi supplicante

"Lei stava bene Jess. Prima che tu arrivassi qui, lei stava bene. Stava ricominciando da capo, tra alti e bassi. Poi tu hai deciso di tornare, e non contenta hai voluto essere miss trasparenza e dirle della tua nuova ragazza" ha le fiamme negli occhi

"Volevo solo essere sincera" abbasso lo sguardo

"Jessica, devi lasciarla in pace. Ha il diritto di ricominciare, e avere te che fai la wonder woman della situazione non l'aiuta" capisco subito a cosa si riferisca.

Quando l'ho strappata dalle braccia di quel ragazzo misterioso, completamente ubriaca

"Prenditi cura di lei" sospiro

"L'ho fatto dal primo giorno" sputa e poi si allontana.

Beth in fondo ha ragione, dovrei lasciarla stare.

Lasciare che lei continui la sua vita di prima, prima che io tornassi.

Lasciare che lei.. ricominci.

Proprio quello che lei vuole più di tutto, tanto da tatuarselo sulla pelle.

Devo prendere le distanze da lei.

Io devo andare avanti, perché sì ho lavorato tanto su di me, ma se questo non bastasse? Se tutto il lavoro fatto non bastasse?

Ho lavorato tanto in questo anno passato lontane, per poter tornare ed essere pronta per lei ma arrivate a questo punto.. Ne vale davvero la pena?

Dopo tutto questo tempo, vale davvero la pena ributtarla nel casino che sono?

Non lo so più.

Finisco la mia sigaretta, ma mi sento più nervosa di prima.

09.07 | Buona lezione | è Isabelle a scrivermi

Sospiro, bloccando il cellulare.

 

"Jess il fatto che tu sia tornata qui non implica che tu possa fare tutto questo casino" borbotta Luna, cercando di superare mucchi di miei vestiti lasciati per terra

"Hai ragione Luna, scusa" le sorrido "Adesso sistemo tutto" mi alzo dal letto

"Come stai?" si volta a guardarmi

"Bho" alzo le spalle ridendo "Non lo so più" scuoto la testa

"Ho sentito da Laureen che Sarah è tornata a casa. Sembra star bene" mi guarda

"Mi fa piacere sentirlo" annuisco, sollevata per l'informazione ricevuta

"Ti ho vista parlare con Elisabeth stamattina, sembrava parecchio incazzata"

"Sì già" annuisco "Penso sia un po' incazzata con me" mi gratto il retro del collo

"Come ti senti a riguardo?" Luna si siede sulla sedia, ascoltandomi

"Luna mi stai psicanalizzando?" alzo un sopracciglio

"Ti sto semplicemente chiedendo come ti senti. Sono state intense queste ultime settimane" risponde lei.

Come mi sento?

Amareggiata forse, incazzata.

Incazzata perché dopo tutto questo tempo non mi sento pronta ad amarla come vorrei.

Dopo tutta la terapia, le incazzature e i fallimenti, non mi sento ancora pronta.

Inoltre, lei ora sta con un'altra persona.

Amareggiata perché vorrei tornare ad essere il suo punto fisso, tornare ad essere la persona di cui ha più bisogno.

Perché speravo ingenuamente che lei mi amasse a tal punto da aspettarmi, ma capisco che aspettare per più di un anno qualcuno che non sai nemmeno se tornerà è difficile.

Soprattutto se poi trovi qualcuno in grado di colmare le tue mancanze.

Ed io ora sono incastrata in una relazione che non ho il coraggio di finire perché ho bisogno di Isabelle per non tornare da Sarah.

Sì perché al momento Isabelle è l'unico motivo per cui non mi sono fiondata fino a casa di Sarah.

Fottuta egoista.

Una persona di merda e pure codarda.

"Mi sento una merda Luna, ecco come mi sento" sospiro, facendole capire che non ho intenzione di continuare il discorso.

Lei annuisce solamente, girandosi verso la scrivania.

La ringrazio mentalmente per aver capito.

Finisco di sistemare il casino che ho lasciato nella stanza.

Almeno quello posso sistemarlo.

15.15 | Ti va di vederci? | scrivo a Isabelle

Blocco il telefono.

Ho bisogno di andare via da qui, rimanere tra queste quattro mura mi sta mandando fuori di testa. 

 

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Capitolo 77
*** Capitolo Settantasette ***


Pov. Sarah

La mia gamba trema mentre sono seduta in auto.

Mia mamma mi sta riportando al campus.

È quasi una settimana ormai che sono tornata a casa, ora è giunto il momento di tornare.

Sono agitata perché so che in fondo tornare a casa è stato un posticipare i problemi, come quando al mattino posticipi la sveglia.

Tanto prima o poi ti dovrai alzare, ed ora è arrivato il momento di alzarsi.

Tornare alla normalità, normalità che prevede anche.. Jess.

Sospiro.

Sarà difficile lo so, ma lei sta andando avanti ed è giusto che lo faccia anche io.

Rigiro il telefono tra le mani.

Mi manca Regan.

Sono divisa tra la mancanza di Regan e quella di Jess.

Vorrei che Regan fosse qui, con la sua arroganza del cazzo che mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

Vorrei essere tra le braccia di Jess, il suo profumo addosso e lei che mi bacia la testa.

In questi giorni ho ragionato tanto sui miei sentimenti, su cosa davvero io stia provando.

Per Regan provo tanto affetto. Mi sono legata a lei come mi sono legata a Jace.

Certo, non posso dire che non ci sia stato un sentimento, perché mentirei.

Ho provato qualcosa per lei, ma nel momento in cui ho scoperto il dossier.. Qualcosa dentro di me è cambiato.

Poi tutto ciò che è successo dopo fino ad arrivare al ritorno di Jess, mi ha permesso di rendermi conto che in realtà stavo lottando contro un sentimento represso.

Stavo faticosamente lottando contro di lui, cercando di superarlo, ma non ci sono mai riuscita.

Quando ho visto Jess al campus ho capito davvero cosa io provassi.

Sono ancora innamorata di lei, ho aspettato il suo ritorno dal giorno in cui mi ha lasciata.

È stato difficile accettare che tutti i progressi che pensavo di aver fatto in realtà sono stati solo un effetto placebo.

Il risultato di un obbiettivo raggiunto in quel determinato momento, ma che in realtà non mi hanno mai aiutata ad andare avanti, a dimenticarmi di Jess.

"Eccoci" mia mamma sorride nervosa "Tutto bene?" mi osserva, cercando di capire la mia reazione

"Hum? Sì sì" annuisco voltandomi verso di lei

"Andrà tutto bene tesoro, vedrai" mi abbraccia forte mia mamma, prima di scaricare il mio borsone.

Vorrei poterle credere

"Lo so" annuisco sorridendole triste.

Mia mamma mi accompagna fino in stanza, poi mi da un ultimo abbraccio

"Quando vorrai tornare di nuovo chiamami. La mamma è sempre felice di averti a casa" mi prende la testa fra le mani baciandomi la fronte.

Serro gli occhi, per evitare che le lacrime scendano sul mio viso.

"Grazie mamma" sussurro.

La guardo salire in auto ed allontanarsi. So bene che è triste nel lasciarmi qui, ma soprattutto preoccupata.

So bene che è preoccupata che possa gestire nel modo sbagliato questo dolore, e come biasimarla?

Raggiungo l'armadio, e tiro fuori lo scatolone di Jess.

È ancora tutto chiuso lì dentro, quasi voler conservare nel tempo quei beni così preziosi.

Tiro fuori un paio di grosse felpe, il portachiavi con la sua iniziale, il piccolo orsetto Boodhi.

Sorrido a contatto con il pelo morbido.

Le nostre foto sono fermate da un elastico, in un angolo della scatola.

Al fondo, la sua lettera.

Quella lettera.

La prendo tra le mani, il foglio scricchiola.

Le parole sono sbiadite a causa delle mie lacrime.

 

< Ho bisogno di tempo per lavorare su me stessa

per diventare la persona adatta a curare tutte le tue ferite.

[...]

Perché ciò che tu hai creato rimarrà per sempre.

Spero solo tu possa capirmi e magari, chissà, un giorno perdonarmi.

Per sempre tua, Jess >

 

Una lacrima mi scende lungo il viso.

Sono sicura che lei sia ancora la splendida persona che era con me.

Gentile, dolce, premurosa.

Chissà se con lei è dolce come lo era con me.

Se la guarda con gli stessi occhi, se la sfiorava nello stesso modo dolce.

Non lo so, e forse è meglio così

"L'avevi detto Jess, per sempre mia" sussurro, stringendo la lettera tra le mani.

La porta della camera si apre e Beth fa il suo ingresso.

Rimane sorpresa di trovarmi davanti a sé

"Sarah!" esclama felice "Che succede?" mi guarda preoccupata

"Ricordi" sorrido, mostrandole i cimeli di Jess

"Ehi" si butta per terra accanto a me, abbracciandomi

"Va tutto bene Beth" annuisco asciugandomi una lacrima "Davvero, ho avuto solo un crollo" annuisco

"Ti do una mano a ritirare?" indica la roba accanto a me ma scuoto la testa

"No, riordino io" scuoto la testa.

L'idea che qualcuno possa toccare quella roba mi manda fuori di testa.

È tutto ciò che mi resta di Lei

"Potremmo fare così, io riordino le cose e tu chiudi la scatola con il nastro. Così che io non possa più aprirla, piu o meno" la guardo

"Ci sto" mi sorride.

Piego nuovamente la lettera e la poggio delicatamente al fondo della scatola.

Piego ordinatamente anche le sue felpe e le poggio sopra.

Il piccolo Bodhi nell'angolo della scatola, ai suoi piedi il portachiavi.

Tiro un lungo respiro e chiudo le linguette della scatola.

"Chiudo?" Beth mi guarda, il nastro in mano.

Annuisco semplicemente e la osservo chiudere definitivamente - o quasi - la scatola.

Jess ormai si sta frequentando con un'altra persona, sta andando avanti.

Forse è vero che una parte di lei sarà per sempre mia, perché l'amore che ci ha unite è stato immenso, uno di quegli amori che non puoi dimenticare.

Sono felice di essere stata io per lei quell'amore forte ed indimenticabile e spero che possa essere felice.

Certo, avrei preferito che fosse felice con me, ma non tutto va secondo i piani.

Forse è il caso che mi prenda del tempo per me stessa, del tempo per migliorarmi.

Per essere la versione migliore di me stessa, per chi verrà dopo di Lei.

Soprattutto devo riuscire a dimenticarmi di Lei.

Ormai so che Lei non tornerà da me, posso smettere di sperare in un suo ritorno.

Sì, Lei è tornata, ma non per me.

Sospiro.

 

I miei amici sono stati molto felici di vedermi.

Dopo aver chiuso definitivamente la scatola di Jess li ho raggiunti insieme a Beth.

Laureen mi è praticamente saltata addosso, abbracciandomi.

Di conseguenza tutti gli altri intorno a me mi hanno stretta forte.

Ero così felice, pensavo che il cuore mi esplodesse.

Alla fine io sono felice se ho loro.

Se i miei amici sono vicino a me io sono felice.

Forse dovrei smettere di chiudermi in me stessa e tornare ad essere presente per loro.

Mi rendo conto di averli trascurati molto in questi ultimi mesi, soprattutto da quando con Regan la storia si è fatta più.. seria.

Ora siamo tutti insieme nell'area comune.

Mark e Dj stanno giocando a ping pong mentre noi altri siamo seduti sui divanetti.

Sono appoggiata a Laureen mentre le gambe sono stese sulle ginocchia di Beth.

Laureen sta distrattamente giocando con i miei capelli, Beth invece mi passa delicatamente una mano sulla caviglia.

Mi sento così appagata mentre sono seduta in mezzo alle due persone più importanti per me

"Ho sentito mia sorella mentre ero a casa" racconto alle ragazze

"Come sta?" mi chiede Beth

"Sta molto bene. È bellissima con quel pancino tondo" sorrido, mordendomi il labbro

"Che bello dev'essere" sospira Laureen

"Avere un bambino che ti sventra l'utero? Non credo" ride Beth

"Non ci hai mai pensato Beth? Avere una piccola versione di te che ti chiama mamma?" Laureen la guarda

"Credo che la stirpe dei Filler si fermerà qui" sorride "meglio evitare di spargere per il modo altre persone come noi" ride triste

"Siete delle brave persone Beth" la rimprovero

"Dipende dai punti di vista" alza le spalle e torna a passare delicatamente la mano sulla mia caviglia.

Tra di noi cala il silenzio.

Il modo in cui i genitori di Regan e Beth le hanno cresciute ha distorto il loro modo di vedere la vita.

Ricordo i discorsi di Regan sull'avere una famiglia, di quanto fosse restia ad avere una compagna stabile.

Mi piange il cuore, perché entrambe sono persone meravigliose, pronte a donare tanto amore nonostante loro ne abbiano ricevuto così poco.

Tutti si meritano l'amore di una famiglia, l'amore di un figlio che urla mamma, l'amore di una compagna stabile.

Soprattutto loro.

Vorrei solo che fossero in grado di capirlo.

Osservo lo sguardo triste di Beth mentre fissa un punto davanti a sé.

Le porgo la mano sorridendole e lei ricambia il sorriso, stringendola forte.

 

 

Pov. Jess

Questa mattina non riuscivo a dormire, così mi sono alzata ed ho raggiunto la palestra.

Mi sento un po' più serena nei confronti di Isabelle, anche se i sensi di colpa continuano a pesarmi sulle spalle.

Raggiungo un tapis roulant, e comincio a correre.

La musica nelle cuffie non riesce comunque a superare il volume dei miei pensieri.

Le ragazze mi hanno detto che Sarah è tornata al campus, ma non ho ancora avuto modo di vederla.

Non che sia necessario, era solo una precisazione.

Sono così rilassata ora che lei è qui, vuol dire che lei sta.. bene.

Ed è l'unica cosa che conta.

Aumento la velocità così da concentrarmi sulla corsa.

Voglio liberare la mente, smettere di pensare a qualsiasi cosa.

Guardo fissa davanti a me, respirando a fondo per mantenere il ritmo.

La mia attenzione viene però attirata da un movimento alla mia sinistra.

Sposto lo sguardo, Sarah sta camminando verso di me.

Sgrano gli occhi, sorpresa da questo incontro inaspettato.

Per poco non rischio di cadere dal tapis roulant.

Faticosamente rallento la velocità, cerco di recuperare un po' di respiro ed un po' di compostezza

"Ciao Jess" Sarah si avvicina salutandomi

"Ehi" gocce di sudore mi scivolano lungo la fronte.

Mi sento terribilmente in imbarazzo, ho un aspetto orrendo

"Tutto bene? Ti sei fatta male?" mi osserva curiosa

"Sì tutto bene grazie. Ho solo perso l'equilibrio" rido nervosamente

"Oh, okay" annuisce "Ti chiedo scusa se ho reagito in quel modo l'ultima volta che ci siamo parlate" mi osserva

"Non ti preoccupare" scuoto la testa

"Sono felice per.. Voi" non sembra sincera mentre lo dice

"Grazie Sarah" annuisco, anche se il mio cuore si spezza.

Avrei voluto che la conversazione fosse diversa. Di certo non mi aspettavo che venisse a congratularsi per Isabelle

"Buon allenamento Jess" fa per allontanarsi

"E tu come stai Sarah?" la osservo.

Indossa una maglia troppo grande per lei, probabilmente non è nemmeno sua.

Ma di chi può essere? Con chi è entrata così in sintonia da indossare la sua maglietta?

Sicuramente la stessa persona a cui ha permesso di farle un succhiotto, precisa il mio subconscio.

Fanculo.

"Sto bene, grazie" annuisce, dopo aver aspettato qualche secondo prima di rispondere "Ciao Jess" mi sorride.

Sento le farfalle nello stomaco

"Ciao Sarah, buon allenamento" la saluto.

Non so quanto effettivamente fossero sincere le sue parole, e se davvero lo fossero, ma sono contenta di sapere che non è più incazzata con me.

Certo, non diventeremo migliori amiche, ma almeno so che lei non è arrabbiata con me.

Sorrido.

La guardo allontanarsi a testa alta, sicuramente soddisfatta per come ha gestito la conversazione.

Sento agitarsi in me strane sensazioni. È la prima conversazione.. normale che abbiamo avuto da quando sono tornata qui ed è stato così.. bello.

Non si gira nemmeno una volta, mentre si allontana velocemente da me

"Sorpresa!" sento esclamare dietro di me.

Sobbalzo.

Isabelle è in piedi davanti al tapis roulant.

La guardo sconvolta, quasi avessi visto un fantasma.

Mi ha colto completamente di sprovvista, non so nemmeno come reagire alla sua presenza qui

"Ehi" la saluto sorpresa, voltandomi verso Sarah

"Cosa stavi guardando?" guarda curiosa dietro di me.

Sarah guarda nella nostra direzione, osserva curiosa Isabelle.

Vorrei sotterrarmi

"Nulla" scuoto la testa "che ci fai qui?" chiedo nervosa

"Volevo farti una sorpresa, e sapevo di trovarti qui" ride divertita.

Non sembra essersi accorta del mio disagio, ma meglio così

"Sei fortunata, ho appena finito di allenarmi" salto giù dal tapis roulant e mi avvicino a lei.

Isabelle mi abbraccia e mi bacia, io ricambio velocemente il gesto, staccandomi da lei

"Scusa sono sudata, posso prima farmi una doccia?" rido divertita, cercando di nascondere il mio disagio

"Sì decisamente sì, che schifo" ride lei

Ci avviamo verso gli spogliatoi.

Mi volto verso Sarah, che ci sta guardando. Non appena nota il mio sguardo su di lei, si volta.

Va avanti Jess, va avanti.

 

"Non mi fai fare un giro del campus?" Isabelle mi guarda, mentre siamo a letto

"Un giro del campus? Oh non ti perdi nulla" Scuoto la testa.

L'idea di incontrare Sarah con lei accanto mi agita. Come dovrei comportarmi? Dovrei forse.. presentarle?

E cosa dovrei dire? Isabelle questa è Sarah, una mia cara amica?

No, direi no

"Eddai sono curiosa di vedere com'è! Sembra un posto fantastico"

"Normale" lo sminuisco, nella speranza di smorzare il suo entusiasmo

"Sei strana Jess" mi guarda torba

"Cosa? Ti sbagli" scuoto la testa

"Non credo, da quando sei tornata qui sembri un'altra persona" si mette a sedere, le braccia incrociate al petto.

Cazzo.

Il mio comportamento è decisamente sospetto, ed è normale che lei se ne sia accorta.

Dio, che casino.

Il fatto che lei si sia presentata qui mi agita, l'idea di essere in mezzo tra lei e Sarah ancora di più, ma il campus è talmente grande che non credo possa davvero accadere una cosa del genere.

Giusto?

E poi è sabato pomeriggio, probabilmente non è nemmeno qui.

"D'accordo, vieni" le sorrido, porgendole le mano.

Lei mi guarda titubante, ma poi afferra la mia mano e si alza dal letto.

Le chiudo il giubbotto, gesto forse troppo intimo che mi mette a disagio, e poi usciamo dalla camera.

Lei mi prende per mano, ed io la stringo. Sono tesa mentre camminiamo, cerco discretamente di guardarmi intorno.

Mi ricordo ancora il primo giorno in cui arrivai qui.

Era una brutta giornata, avevo appena passato un viaggio orribile con mia madre che non faceva altro che farmi raccomandazioni del cazzo sulla droga e su cosa io dovessi o non dovessi fare.

Appena scesi dall'auto ero un fascio di nervi.

Mia madre mi aiutò a scaricare l'auto, portando le valigie in stanza.

Quando finalmente riuscì a levarmela dai piedi, mi sedetti sul letto e respirai a fondo.

Fu così liberatorio essere finalmente sola all'interno di quella stanza troppo fredda.

Luna non c'era in quel momento.

Ne approfittai per prepararmi un canna.

Ci impiegai circa un paio d'ore a sistemarmi, poi decisi di accenderla.

Avevo decisamente bisogno di calmarmi.

"Okay, non so chi tu sia, ma dobbiamo decisamente stabilire dei confini" Luna entrò in camera, fulminandomi con lo sguardo

"Piacere Jessica, ma puoi chiamarmi Jess" le sorrisi, dedicandole uno dei miei sorrisi da predatrice

"Con me i bei sorrisini non funzionano" alzò gli occhi al cielo "Punto primo, in camera non si fuma. Punto secondo, non puoi provarci con me. Punto terzo, è gradito un avviso in caso di coito in questa camera. Ovviamente solo tuo letto"

Scoppiai a ridere.

Spensi subito la canna, lasciandole ciò che rimaneva.

Dopo aver parlato un po' con lei ed averla conosciuta, uscì dalla stanza.

Il campus era semideserto, molti ragazzi erano ancora a lezione Sarah compresa.

Camminai per un po', girando il campus e puntando le prime prede.

Rimasi piacevolmente sorpresa dalla quantità di attività, luoghi di ristoro, ed aree verdi presenti.

Molte persone mi avevano parlato bene di questo campus ed avevano tutti ragione.

La struttura è incredibilmente moderna, eleganza e minimalismo di uniscono, creando edifici dai tratti definiti, ben lontana dall'idea del campus tradizionale.

Ed ora, mentre camminiamo mano nella mano per le vie sempre popolate del campus, anche Isabelle rimane piacevolmente sorpresa.

In lontananza vedo Laureen con Pongo. Anche loro mi notano.

Pongo mi rivolge un sorriso sincero, mentre Laureen non perde l'occasione di mostrare il suo dissenso.

Cambio strada, per evitare di avvicinarmi più del dovuto.

Isabelle mi parla ed io sto provando a prestarle attenzione, ma non è così facile.

Tutti i ricordi mi stanno travolgendo, ed è più bello di quanto mi aspettassi.

Un nota di malinconia mi tinge il viso.

Sorrido triste a Isabelle, mentre converso distrattamente con lei. 

 

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Capitolo 78
*** Capitolo Settantotto ***


Pov. Sarah

"Non posso crederci, davvero" Laureen si lamenta mentre cammina nervosamente davanti a noi "Arriva qui, con quella sua fidanzatina del cazzo e se ne va in giro manina per manina" scuote la testa.

Laureen è arrivata praticamente correndo, subito dopo aver incontrato Jess vicino alla biblioteca.

Mi ha raccontato di averla vista con la sua nuova fidanzata.

Mentre lo raccontava il suo viso era paonazzo

"Laureen calmati" rido "Può fare quello che vuole"

"È davvero di cattivo gusto quello che ha fatto" borbotta sedendosi accanto a me.

Come mi sono sentita appena le ho viste insieme questa mattina? Non saprei dirlo.

Gelosa forse? Ho sentito il sangue ribollirmi nelle vene, mentre le sue mani sfioravano la pelle di Jess.

Nostalgica, perché ricordo bene cosa vuol dire sfiorare la sua pelle morbida, leggermente umida a causa del sudore e della fatica.

Triste, perché avrei voluto essere al suo posto.

Avrei voluto essere io ad esserle così vicina, a sorprenderla arrivando qui, a baciarla.

Mi sono sentita quasi di troppo, mentre le guardavo allontanarsi.

Ciò che più mi ha fatto male è stata vederla andar via insieme a lei, il suo sguardo rivolto su di me.

Scuoto la testa

"Laureen, sto bene. Anche Regan è venuta un sacco di volte qui" la guardo

"Ma Jessica non c'era, e per di più non vi siete mai fatte vedere insieme" mi guarda torva

"Laureen, sto bene, davvero" la guardo alzandomi dal letto.

A breve arriverà Dan a prendermi, per darle una mano al bar, per l'ultima volta.

Raggiungo il bagno, per darmi una sistemata.

Sento Laureen parlare a bassa voce con Pongo, che cerca di calmarla.

Non mi interessa sapere cosa si stiano dicendo, non voglio farne una malattia.

Lei sta andando avanti e va bene così. Anzi, vederle insieme non può far altro che aiutarmi ad andare avanti.

Certo, dovrò affrontare nuovamente il dolore di averla persa, ma ora sono pronta.

Anche se in realtà non si è mai pronti ad una cosa del genere.

Rigiro il telefono tra le mani.

Senza rendermene conto chiudo la porta del bagno, e mi siedo per terra accanto al lavandino.

Le mie mani si muovono veloci sullo schermo.

Il suo della videochiamata risuona sordo nella stanza

"Sarah?" Regan mi guarda stupita

"Ciao Regan" sorrido, vedendo di nuovo il suo viso.

È passato così tanto dall'ultima volta che l'ho vista, dall'ultima volta in cui ci siamo parlate

"Che succede?" mi guarda preoccupata

"Volevo.. Volevo sapere come stessi" la osservo.

La sua espressione tesa si rilassa

"Bene Sarah, e tu?" sorride

"Bene" mento "Sei tornata a casa?"

"Sì, tutto risolto in Brasile" annuisce

"Ottimo, sono molto contenta per te" noto una grossa zampa tastare la spalla di Regan, sorrido "Posso vedere Otis?"

"Eccolo" ride Regan.

Otis volta il muso verso il telefono. Comincio così a chiamarlo.

Lui scodinzola felice, muove giocosamente il muso, senza però vedermi

"Mi sembra sempre più grosso" rido, non appena Regan volta di nuovo il telefono verso di sé

"È un buongustaio" ride "Allora, qual è il vero motivo di questa chiamata Sarah?" torna seria

"Io.. Mi manchi un po' Regan, non nel modo in cui vorresti tu, ma mi manchi" la guardo triste

"Mi manchi anche tu Sarah" sorride triste

"Sarah! C'è Danissa!" sento urlare Laureen

"Okay, ora devo andare. Grazie per aver risposto" la guardo

"Grazie a te per aver chiamato, mi ha fatto piacere"

"Ciao Regan" sorrido

"Ciao Sarah" ricambia il sorriso, prima di chiudere la chiamata.

Avevo bisogno di sapere che stesse bene, sapere che lei è qui.

Il mio lato egoista ha avuto la meglio, spero che la mia chiamata non abbia peggiorato la sua situazione.

Era così bella, proprio come me la ricordavo.

Sbuffo.

Mi alzo dal pavimento, ed esco dalla stanza

"Ma.. Lì fuori mi è sembrato di vedere.." inizia Danissa

"Sì, Jess è tornata. Ciao anche a te" sbuffo prendendo in mano il giubbotto "Andiamo?"

"D'accordo" alza le mani e mi apre la porta.

Esco dalla stanza, senza guardarmi intorno.

Non ho intenzione di vedere ancora una volta Jess con la sua fidanzatina.

Dan si avvicina a me, mettendomi una mano sulla spalla.

Ormai i suoi atteggiamenti intimi non mi mettono più a disagio, ci ho fatto l'abitudine.

Comincia a farmi delle domande su Jess, ma non le do troppa retta.

Sto pensando a Regan, al dolore che potrei averle provocato.

Sono stata un'egoista. Ho pensato unicamente ai miei bisogni, senza pensare a quali potessero essere le conseguenze

15.43 | Mi dispiace essere stata così egoista, ma avevo bisogno di sapere che tu stessi bene. Spero di non averti provocato altro dolore | le scrivo

15.47 | Ti ricordo che stai parlando con Regan McFinin. Non ti preoccupare, avevo bisogno anche io di sapere che stessi bene. Buona giornata Sarah |

Sorrido, bloccando il telefono.

Non ha perso il suo modo di fare e ne sono felice. In fondo è sempre la solita Regan, solo con qualche esperienza in più.

Stringo forte il telefono tra le mani.

Sto passando un momento di confusione non indifferente, a metà tra ricominciare da capo e tornare da Jess.

Perché in fondo Jess sarà per sempre Jess.

Come mi disse lei nella lettera Per sempre tua.

Ed io mi sento così, mi sento come se fossi per sempre sua, perché lei si è letteralmente presa una parte di me che probabilmente nessuno avrà mai.

"D'accordo, ho capito, non hai molta voglia di parlare" ride Dan, mentre guida velocemente verso il locale

"Scusami Dan, sono un po' distratta" mi volto a guardarla, sinceramente dispiaciuta

"Lo capisco Sarah. Dopo essermi lasciata con Sasha è capitato più di una volta che ci incontrassimo, è stato molto intenso. Soprattutto ciò che è venuto dopo. I pensieri, la nostalgia" si volta a guardarmi

"Già, peggio ancora quando te la ritrovi a passeggiare per il campus mano per mano con la sua nuova fidanzata" guardo fuori dal finestrino

"Brutta storia" lei mi guarda per un attimo, prima di tornare a guardare davanti a sé.

Nell'auto cala il silenzio.

Non ho molta voglia di parlare, e lei sembra capirlo.

Quando arriviamo al locale, c'è pochissima gente.

Jennifer è impegnata a servire un vecchio signore dall'aria stanca. Evelyn è seduta al solito posto, impegnata a colorare il solito libro.

"Ciao piccola" saluto la piccola bimba bionda che non si volta nemmeno a guardarmi.

Dan le bacia la testa e la bambina le rivolge un grande sorriso.

"Ciao Jen" la saluto

"Ciao Sarah, tutto bene?" mi chiede, mentre passa sotto l'acqua un paio di tazzine

"Sì grazie. Ti vedo benissimo" cambio discorso, nella speranza di allontanare l'attenzione da me.

Jen comincia a raccontarmi di lei, di come stiano andando le cose con Dan.

Le vedo davvero felici insieme, Dan si è praticamente innamorata di Evelyn e la tratta quasi come se fosse sua figlia.

Ridono e scherzano insieme, mentre lei l'aiuta a colorare il grosso libro.

Inizio a passare la scopa, per pulire il pavimento.

Cerco di dimenticare quanto successo questa mattina al campus, cerco di dimenticare l'immagine di lei e la sua nuova fidanzata ma ammetto che è più difficile di quanto pensassi.

Sbuffo.

Passo la scopa più energicamente, la rabbia che mi travolge

"Fai attenzione o rischi di bucare il pavimento" sento una voce provenire da dietro di me, quando mi volto rimango senza parole

"Jace?" l'osservo, stupita di trovarlo davanti a me

"In persona" mi sorride

"Che ci fai qui?" mi fermo, avvicinandomi a lui

"In realtà sono qui in trasferta. La mia ditta ha preso un lavoro e per qualche giorno dovremo rimanere qui. Poi tua mamma appena l'ha saputo mi ha subito riferito che saresti stata qui oggi, così ne ho approfittato per farti una sorpresa" sorrido

"Che bello vederti" lo stringo forte

"Allora, ti va di raccontarmi cos'è successo? Sono sicuro che che se avessi continuato a spazzare in quel modo avresti scavato il pavimento" si siede al bancone

"Posso offrirti un caffè nel mentre?" raggiungo il bancone, lavandomi le mani.

Lui annuisce.

Inizio a preparargli un caffè, mentre gli racconto tutta la storia dall'inizio.

Il ritorno di Jess, il momento in cui mi disse di avere una fidanzata, fino ad arrivare a questa mattina.

Mi sento ridicola mentre lo racconto ad alta voce, non ho alcun motivo per essere così arrabbiata, eppure..

L'idea di lei con un'altra persona mi manda fuori di testa.

Jace mi ascolta, sorridendo.

Ricordo ancora quando uscivamo insieme, i nostri pomeriggi passati a letto ed io che ero ancora fottutamente innamorata di Jess.

Coscientemente innamorata di lei.

La mia testa ora vorrebbe andare via, chiudere il mio capitolo con Jess per aprirne uno nuovo, mentre il mio cuore è ancora intrappolato tra le sue braccia.

È rimasto lì tutti questi mesi, senza che me ne rendessi conto.

Ed averne ora la consapevolezza fa ancora più male

"Beh, ora capisco il tuo nervosismo" si porta la tazzina alla bocca "L'avevo capito già all'epoca sai?" mi guarda

"Che cosa?" lo guardo confuso

"Che non avevo speranze perché pensavi ancora a lei" abbassa lo sguardo "Sperai fino all'ultimo che decidessi di lasciarti andare, fino a quando non incontrai Megan" scuote la testa

"Non avrei mai voluto fatto soffrire" lo guardo, sinceramente dispiaciuta

"Lo so Sarah, non devi preoccuparti. Ho sofferto meno di quanto pensi, davvero" mi sorride

"Sono contenta che tu abbia trovato una persona alla tua altezza"

"Grazie Sarah, sono felice anche io. Megan è fantastica. Sono sicuro che anche per te le cose si sistemeranno" mi prende la mano.

Gli sorrido, gli occhi lucidi.

Vorrei poter credere alle sue parole, vorrei che tutto tornasse a posto.

Vorrei semplicemente smettere di vivere aspettando il ritorno di qualcuno che non tornerà, che è andato avanti con la sua vita.

Sono emotivamente esausta, questo ultimo anno è stato l'anno più intenso della mia vita - subito dopo l'anno post-suicidio - e vorrei solo che passasse.

Vorrei essere in grado di non provare sentimenti, anche solo per un giorno, così da poter respirare.

Assaporare di nuovo cosa voglia dire essere tranquilli, senza un costante peso sul petto che mi impedisce di respirare.

Sospiro.

 

 

Pov. Jess

Sono passati circa un paio di giorni da quando Isabelle si è presentata qui.

Inutile dire che non appena Isabelle ha lasciato il campus mi sono sentita più.. sollevata.

Mi sono sentita incredibilmente a disagio quando ho incontrato Laureen, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato ed i suoi occhi mi hanno confermato quanto io pensassi.

Pongo invece mi ha dedicato un timido sorriso, quasi di comprensione, ma non mi ha aiutata a sentirmi meglio.

Ovviamente non ho più parlato con Sarah di quanto successo in palestra, né tanto meno di Isabelle.

In realtà non ho proprio parlato con Sarah, a malapena i nostri sguardi si sono incontrati.

Devo dire che ha fatto male.

I miei atteggiamenti nei confronti di Isabelle sono cambiati di nuovo.

Per quanto io voglia provarci, non riesco ad andare avanti. Non riesco a lasciarmi dietro Lei e tutto ciò c'è stato tra di noi

"Verrai vero Jess?" Marissa mi sta guardando, ma temo di essermi persa un pezzo della conversazione.

Stiamo fumando in camera sua, la mia già scarsa attenzione non è di certo aiutata dalle tre canne che mi sono fumata nelle scorse due ore.

"Hum?" mi volto verso di lei.

Il suo viso è rosso, come i suoi occhi.

Sono piccoli e sottili, quasi fatica a tenerli aperti.

Mi viene da ridere guardandola

"Verrai alla festa della confraternita?" si porta la canna alla bocca, aspirando profondamente.

Mi sale il voltastomaco.

Mi ricordo ancora quando frequentavo quelle feste. Il mio unico obbiettivo era trovare la preda della giornata.

Ricordo anche quando la vidi sbattuta contro il tavolo da biliardo da quel coglione di Dj.

Il mio modo in cui l'ha baciata, in cui si è avventato sul suo collo..

Stringo i pugni

"No, decisamente no" scuoto la testa "Quelle feste sono pessime"

"Andiamo Jess" sbuffa Marissa

"Ti divertiresti" Baby mi osserva, il solito schifoso sguardo languido.

Non si è ancora arresa

"Non ho molta voglia. Quelle feste sono fatte solo per rimorchiare"

"Ah già, ora hai trovato l'amore della tua vita" mi deride Baby.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene.

Isabelle non è l'amore della mia vita, non si avvicina minimamente a quello che potrebbe essere l'amore della mia vita.

Di certo non è Lei il motivo per cui non voglio andare a quella fottuta festa.

Ritornare alla confraternita vorrebbe dire rievocare troppi ricordi, e non sono sicura di essere pronta a riviverli.

Non voglio ricordare com'ero prima di conoscere Lei, tanto meno voglio ricordare Lei con Dj.

Mi sale la nausea solo al pensiero

"E se ti dicessi che ci sarà anche Sarah?" Marissa di volta verso di me.

Luna che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltarci inizia a tossire

"Mari!" esclama, incazzata

"Sarah andrà alla festa?" mi volto verso Luna, stupita del fatto che non mi abbia avvertita

"Non lo so con precisione, ma ho sentito i ragazzi parlarne" alza le spalle

"Questo cambia le carte in tavola" sorride divertita Baby

"Sta' zitta" ringhio, sdraiandomi sul letto.

Questo cambia decisamente le carte in tavola. Forse dovrei andare.

Solo per assicurarmi che lei stia bene, che nessuno che lei non voglia di avvicini a lei.

Non è più un tuo compito, mi ricorda il mio subconscio.

Ci saranno i suoi amici a proteggerla, non contento rincara la dose.

Ed ha ragione.

Non è più mio compito assicurarmi che stia bene.

E se poi la vedessi accompagnata dalla persona con cui sta uscendo? Come potrei reagire? Dio, un brivido mi scuote la schiena

"È bastato poco a farle cambiare idea" sento Baby ridere, ma non rispondo.

Sono combattuta, non so cosa fare.

Dovrei andare lì per cosa? E se poi la vedessi insieme al suo attuale compagno o compagna? Cosa dovrei fare?

O meglio, cosa non dovrei fare?

Ho paura di dare di matto e non posso permettermelo.

E se invece venisse da sola, e qualcuno si avvicinasse a lei?

Ma lei non è il tipo di persona che si fa abbordare ad una festa.

Non lo era, mi ricorda il mio subconscio.

Non ti ricordi? Lei ora è andata avanti, ha avuto le sue esperienze.

"Cazzo" ringhio, coprendomi il viso.

Come dimenticarselo.

Ricordo bene quando Luna mi disse che Sarah si stava frequentando con Jace, quel fottuto Jace con cui sua madre tentò di piazzarla.

In un primo momento mi venne da ridere. Sapevo di dovermi preoccupare di lui, non avevo di certo scema scritto in faccia, ma non pensavo che Sarah ci cascasse.

Poi ho ragionato. Lei stava male in quel periodo, era a pezzi per la mia partenza.

Lui avrà fatto la parte dell'amico premuroso.

Come un avvoltoio le si sarà buttato addosso.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene

"Sì d'accordo ci sarò" annuisco

"Lo sapevo" sorride Baby.

 

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Capitolo 79
*** Capitolo Settantanove ***


Pov. Sarah

Mi sono lasciata convincere a venire alla feste della confraternita, non so nemmeno per quale motivo.

I ragazzi sono su di giri, mentre camminano veloci verso l'entrata, io lo sono un po' meno, ma sono comunque felice di essere qui con loro.

Pongo e Mark si dirigono al bar prendendo da bere per tutti.

"Tieni" Pongo mi sorride, passandomi il drink

"Grazie" gli sorrido, portandomi il drink alla bocca.

L'alcool mi brucia la gola, ma cerco di non pensarci mentre butto giù velocemente il bicchierone.

In pochi sorsi lo finisco.

Come inizio non è male.

La testa inizia a girarmi un po', dunque mi prendo qualche secondo per lasciare che si calmi.

Laureen mi prende per mano portandomi verso la pista da ballo, così cominciamo a ballare.

Ci muoviamo strette tra i corpi di decine di ragazzi, ondeggiando a tempo di musica ed è così bello essere così.. leggeri.

La mia testa è libera da ogni pensiero, a riempirla solo le note delle canzoni.

Beth mi guarda sorridendo così ricambio il sorriso.

Lascio che il mio corpo si muova, rallentato dall'alcool.

Tutto intorno a me è confuso, ma va bene così.

Intravedo in un angolo del grosso salone Luna con le sue amiche.

La saluto con un rapido gesto della mano, e lei ricambia il saluto.

Dietro di lei vedo sbucare Jess.

Mi si ferma il cuore.

È bellissima, chiusa nel suo giubbotto di pelle e gli occhi contornati di nero.

I nostri sguardi si incontrano per un attimo, poi decido di voltarmi.

Non ho intenzione di farmi rovinare la serata da lei.

Cerco di non pensare ai suoi occhi su di me, mentre continuo a muovermi.

Ci raggiungono in pista anche Beth e Marie, così cominciamo a ballare tutte insieme.

Chiudo gli occhi, l'oscurità mi avvolge mentre ondeggio a tempo di musica.

Lascio che le note delle canzoni riempiano i miei vuoti, lasciando che il mio corpo si muova, quasi non ne avessi il controllo.

Decido di raggiungere il giardino, solo quando la temperatura nella stanza si fa insopportabile.

L'aria non è più fredda, tira solo una leggera brezza fresca.

Mi rinfresca la pelle bollente a causa dell'alcool e del ballo, così mi stringo nel mio giubbotto di jeans.

Mi siedo sul piccolo muretto in pietra grezza che circonda parte del cortile, respirando profondamente.

La pietra è umida, inumidisce i miei jeans.

Intorno a me ci sono un sacco di ragazzi, più o meno brilli, che parlano e ridono tra di loro.

Li osservo, quasi nostalgica di quei momenti felici.

Solo dopo qualche minuto noto seduta sul muretto, diversi metri da me, Jess. È sola, la sigaretta in bocca.

È incredibilmente sexy.

Non sembra notarmi in un primo momento, poi probabilmente il mio sguardo insistente su di lei attira la sua attenzione.

Sembra sorpresa nel vedermi lì da sola

"Non dovresti andare in giro da sola a feste come queste" mi guarda, buttando fuori il fumo

"Grazie mamma per il consiglio, ne prenderò atto" annuisco, avvicinandomi a lei.

È come se non avessi più il controllo del mio corpo

"Come mai sei qui fuori?" mi guarda curiosa, tenendo sempre le distanza da me

"Lì dentro cominciava a diventare.. troppo caldo per i miei gusti" scuoto la testa "Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria" rispondo, appoggiandomi al muretto, le mani incrociate al petto.

A separarci solo qualche decina di centimetri

"Non ti facevo una tipa da feste da confraternita"

"Sono cambiate tante cose Jess" abbasso lo sguardo

"Lo so, ed è giusto così" annuisce triste

"Dove l'hai lasciata?" mi guardo intorno, lei capisce subito a chi io mi stia riferendo

"Si chiama Isabelle" sorride, guardandomi.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene.

Si chiama Isabelle. Come se a me fottesse qualcosa del suo nome del cazzo

"Comunque è a casa sua" alza le spalle

"Guai in paradiso?" la osservo, cercando di capire le sue reazioni

"Vuoi davvero parlare di lei?" inarca un sopracciglio.

Voglio davvero parlare di lei? No forse no.

Decisamente non voglio parlare di lei.

Osservo le sue labbra rosee e vorrei poterle sfiorare.

Stringo forte la mano a pugno, per evitare di poggiargliela sulla coscia.

Ho così bisogno di lei, di poterla toccare ancora

"Tutto bene?" Jess mi guarda, voltandosi verso di me

"Sei così bella Jess" sospiro, girandomi dalla parte opposta

"Grazie Sarah, anche tu lo sei. Sei bella esattamente come ricordavo" mi guarda

"Perché sei tornata Jess?" mi volto nuovamente verso di lei

"Che domanda interessante" abbassa lo sguardo "Sono tornata perché voglio continuare a frequentare il campus, sono tornata perché mi sono sentita pronta a farlo"

"Ah, d'accordo. Non era esattamente la risposta mi aspettavo" rido nervosamente

"E che risposta ti aspettavi?" si avvicina leggermente e me, quel poco che basta a togliermi il respiro

"Non lo so, qualcosa di diverso" scuoto la testa "tipo che fossi tornata per me" la guardo.

Per un attimo rimane sorpresa dalla mia risposta. Rimane in silenzio qualche secondo, quasi non sapesse cosa dire

"Pensavo fossi andata avanti Sarah" mi guarda trepidante, in attesa di una mia risposta

"Per un succhiotto sul collo? Davvero ti è bastato così poco per credere che io fossi andata avanti?" inarco un sopracciglio, guardandola

"Ho riflettuto a lungo prima di tornare Sarah. Volevo tornare per te, ma poi Luna mi disse di averti vista con Matisse.." il mio cuore perde un battito.

Ricordo bene quando io e Matisse incontrammo Luna, proprio davanti alla mia stanza.

Ricordo anche bene la sensazione di disagio che provai, quasi fossi un ladro colto in flagranza

"Sì, ecco.. allora ho temporeggiato ancora un po'. Nel frattempo ho conosciuto Isabelle, così ho temporeggiato ancora. Quando mi sono decisa a tornare, il mio subconscio sapeva bene che lo stessi facendo unicamente per te. Poi però ho visto il succhiotto, il tuo essere così distante.. Non volevi nemmeno vedermi" scuote la testa

"Che scuse del cazzo Jess!" urlo allontanandomi da lei "Che scuse del cazzo! Ti ho aspettata per un anno. Un anno Jess. Lo capisci?" sono fuori di me

"Ho passato un intero fottuto anno alzandomi da quel fottuto letto sperando che fosse il giorno giusto, sperando che fosse il giorno in cui ti avrei vista arrivare, ma più passava il tempo più questa speranza mi uccideva dentro. Ho provato a ricominciare tante volte Jess, e Matisse è stata solo una delle tante volte, ma ti posso assicurare che mai nessuno è riuscito a prendere il tuo posto. Ti sei addentrata così profondamente dentro di me, che inconsciamente tu ci sei sempre stata. Senza che me ne rendessi conto, il mio rifiutare chiunque incontrassi sul mio cammino era dovuto solo ed unicamente da te. Non appena ti ho vista davanti alla tua porta, mi sono resa conto di essere innamorata di te come il primo giorno" lei è sconvolta nel sentirmi parlare

"Sarah.." balbetta, gli occhi lucidi

"Poi arrivi tu a raccontarmi della tua love story del cazzo, davvero di pessimo gusto" scuoto la testa "Non puoi davvero venirmi a dire che pensavi fossi andata avanti, quando l'unica ad averlo fatto sei stata tu" ringhio

"Ti amo Sarah, ti ho sempre amata. Dal primo giorno in cui sono andata via all'ultimo prima di vederti. Il mio sentimento nei tuoi confronti non è mai cambiato"

Barcollo per un attimo, travolta dall'onda d'urto di quelle parole.

Tutto quello che ho aspettato per mesi di sentire, finalmente è stato pronunciato.

La scena che ho sognato ed atteso per mesi, finalmente sta accadendo.

In un attimo il mio tasso alcolemico si azzera, rendendomi lucida

"Che cos'hai detto Jess?" balbetto, gli occhi lucidi

"Ho detto che ti amo Sarah, non ho mai smesso di farlo" si avvicina a me, prendendomi tra le sue braccia.

Mi stringe forte, affondando la testa nell'incavo del mio collo. Le sue labbra mi posano un bacio delicato sulla spalla, piccoli brividi ricoprono la mia pelle.

Non appena mi stringe, mi sciolgo nel suo abbraccio.

Mi lascio andare, lascio che le sue braccia mi stringano forte. Avevo il bisogno di sentirle addosso a me, avevo bisogno di sentire il suo profumo invadermi le narici.

Inspiro profondamente, lei mi posa un bacio sulla testa.

È tutto così meraviglioso, sembra quasi un sogno

"È così bello poterti stringere di nuovo"

"E Isabelle?" chiedo guardandola

"L'ho lasciata, un paio di giorni fa" mi guarda triste "E tu? Come farai con la persona misteriosa?" il suo guardo si fa serio

"Ci ho chiuso da tempo" sospiro.

Appoggio la testa sul suo petto, il suo cuore batte ad una velocità smisurata.

Mi godo il suo abbraccio, mi godo quella felicità che cercavo da tempo.

Ogni tassello sembra tornare a posto.

La stringo forte a me, baciandole il petto.

L'attimo viene però interrotto dal mio telefono che suona.

Sul display un numero che non conosco

"Pronto?" mi porto sospettosa il telefono all'orecchio

"La Signora Sarah?" una voce femminile arriva dall'altra parte del telefono

"Sono io. Con chi parlo?"

Mi allontano leggermente da Jess, controvoglia.

Vorrei rimanere per ore tra le sue braccia, recuperare tutto il tempo perso in questo anno lontane, ma dall'altra parte del telefono sento ciò che nessuno vorrebbe mai sentire pronunciare

"Sì buonasera, sono la Dottoressa Kirsten, dell'ospedale di Statute Village"

Rimango ferma immobile mentre l'ascolto parlare.

Perdo per qualche secondo il contatto con la realtà, mentre lei continua a parlare.

Vorrei solo urlarle di chiudere la bocca, di far finire quell'inferno in cui mi sono ritrovata

"Devo andare, scusami Jess" la guardo con gli occhi lucidi.

Lei mi osserva sbigottita andare via, preoccupata per me.

Corro verso l'interno della casa, cercando i miei amici.

Le lacrime mi offuscano la vista.

Sbatto contro alcuni ragazzi che si voltano indispettiti, ma non mi interessa.

La mia unica preoccupazione ora è che torni a stare bene.

 

 

Pov. Jess

Ed io che nemmeno volevo venirci a questa stupida festa.

Le ragazze hanno dovuto trascinarmi qui quasi di peso.

Ragionandoci bene non aveva senso che io venissi, perché non avrei retto di vedere Sarah approcciarsi con qualcuno.

Poi sinceramente non ero molto dell'umore.

Da quando ho lasciato Isabelle in realtà sono di cattivo umore. Non perché lei mi manchi, ma perché mi sento una merda.

Mi sento di averla usata e poi buttata via, una volta terminato il suo scopo.

Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, perché lei è stata la prima ragazza dopo Sarah ad avermi fatto provare qualcosa.

Ma è stato giusto così, perché ciò che provavo per lei non poteva essere in alcun modo paragonato a quello che provo per Sarah.

E soprattutto, finché avrei avuto occasione di vedere Sarah, non sarei mai riuscita ad andare avanti.

Ora sono terribilmente preoccupata per lei. È scappata via in lacrime, e non so nemmeno il motivo.

Cosa può essere successo?

Provo a chiamarla, una, due, tre volte ma lei non risponde mai.

00.06 | Ti spiegherò tutto Jess, promesso. Io sto bene | mi scrive Sarah.

Vorrei rilassarmi, ma non ci riesco.

È stato così bello stringerla di nuovo tra le mie braccia, mi mancava quella sensazione di completezza.

Poterla di nuovo toccare, baciare.

Mi sono sentita così.. completa.

Luna mi raggiunge fuori

"Che succede? Ho visto Sarah correre dentro, stava piangendo.." mi guarda confusa "Stai bene Jess?"

"Io non so che succede" scuoto la testa "Lei ha detto di amarmi, io le ho detto di amarla.. Poi è suonato il suo telefono ed è scappata. Mi ha scritto un messaggio" le porgo il cellulare

"Quindi.. state di nuovo insieme?" un sorriso a trentadue denti si dipinge sul suo viso

"Io non lo so Luna.. È stato tutto così rapido.. Non mi sono nemmeno assaporata il momento" mi appoggio di nuovo al muretto, senza di lei mi sento incredibilmente vuota.

Lei mi ha aspettata, per tutto questo tempo lei ha atteso che io tornassi.

Mi sembra un sogno solo il pensiero, eppure è così.

Non sapere cosa le sta succedendo mi manda fuori di testa, ma so che appena vorrà me ne parlerà.

"Io torno a campus ragazze, ho bisogno di.. stare sola" guardo Luna

"Vuoi che venga con te?" mi guarda

"No, voi divertitevi pure. Ci vediamo domani mattina" le sorrido, poi mi allontano.

Mi incammino sola, verso i dormitori.

La casa della confraternita è circa ad una decina di minuti dal campus, dunque ho la possibilità di schiarirmi un po' i pensieri.

Sto ancora cercando di metabolizzare quanto mi ha detto Sarah.

Ero davvero convinta fosse andata avanti, quel succhiotto sul suo collo mi ha tormentata per giorni, eppure lei stava solo aspettando che io tornassi.

Quanto tempo sprecato in queste settimane, quanta inutile sofferenza per entrambe.

E non solo.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene, all'idea di quanto tempo abbiamo perso.

Di tutti i mesi passati lontane a causa della mia insicurezza.

Sì ho lavorato tanto su di me, la terapia è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto.

Analizzarmi, prendere coscienza di me stessa, rivivere tutti i momenti più difficili della mia vita è stato estenuante ma mi ha aiutato tanto.

Ho analizzato ogni singolo comportamento di Sarah, ogni suo singolo gesto e da lì ho capito quanto amore lei provasse per me.

Anche la mia terapista mi ha aiutato a comprendere meglio i suoi atteggiamenti, mi ha aiutata a smussare alcuni lati del mio carattere, aiutandomi a lavorare sui miei lati più deboli.

Ora che so ciò che lei prova per me, non ho intenzione di lasciarmi sfuggire di nuovo ciò che io e lei potremmo essere.

Tutto intorno a me è silenzioso, per le strade non c'è nessuno.

00.20 | Sono in camera mia, quando vorrai parlare sai dove trovarmi | le scrivo, ma ovviamente non ricevo una risposta.

Apro la porta della camera e mi sdraio a letto.

Quest'attesa mi sta logorando.

Rimango immobile a fissare il soffitto non so nemmeno per quanto tempo, in attesa che lei torni.

 

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Capitolo 80
*** Capitolo Ottanta ***


Pov. Sarah

Sfrecciamo sulle strade libere verso l'ospedale.

Sto cercando ancora di elaborare quando la Dottoressa mi ha detto.

Incidente.

Auto ribaltata.

Terapia intensiva.

Queste parole mi si ripetono nella mente, talmente tanto che mi è venuto mal di testa.

Respiro a fatica.

Starà bene?

Nell'auto il silenzio regna sovrano. Non abbiamo nemmeno acceso la radio.

Quando arriviamo all'ospedale, lasciamo l'auto in divieto di sosta e ci precipitiamo dentro

"La stanza di Regan McFinin?" Beth ansima davanti all'operatrice che ci accoglie all'entrata

"Lei chi è?" la donna indispettita si avvicina al bacone, prendendo dei fogli.

"Sono la sorella" ringhia.

Le stringo un braccio, cercando di calmarla

"Allora ho bisogno che compili questi moduli. Anche lei intende entrare?" l'antipatica operatrice si rivolge a me

"Sì io.."

"Lei chi è?"

"È la mia fidanzata" interviene Beth "Ho bisogno che lei mi stia accanto" abbassa lo sguardo, prendendomi la mano

"Solitamente non è permesso ma.. D'accordo" annuisce.

Ci porge i moduli da compilare e firmare.

Impugno la penna e la mano mi trema mentre compilo l'infinità di fogli davanti a me.

Vorrei solo sapere che sta bene.

Appena la dottoressa ha pronunciato il suo nome, mi è mancata la terra sotto i piedi.

Ho cominciato a pensare a tutti i momenti felici che avevamo passato insieme, e non potevo credere di averla persa.

O quasi.

Sono corsa da Beth, gli occhi pieni di lacrime e le ho detto tutto.

Lei è sbiancata, per qualche momento ho perso il contatto con la realtà.

Poi forse le mie urla l'hanno riportata da me.

Ora camminiamo mano nella mano verso la sua stanza, entrambe in silenzio, seguendo un'infermiera.

I nostri cuori battono all'unisono, forti e spaventati.

"Eccoci" la dolce infermiera si volta verso di noi, sorridendoci triste.

Non appena varchiamo la porta della stanza mi sento mancare.

Lei è sdraiata a letto, tutta completamente intubata.

La testa è fasciata, così come la spalla.

Nella stanza si sente solo un sordo rumore meccanico ed il bip del monitor cardiaco.

Non riesco a trattenere i singhiozzi mentre mi avvicino al sul letto, prendendole la mano che non è fasciata.

È fredda e morbida.

Piango portandomela al petto.

Beth si posiziona accanto a me, posandomi una mano sulla spalla.

Mi sfogo appoggiandomi a Beth

"Signora Sarah?" una dottoressa dall'aria giovane si avvicina a me

"Sì? Sono io" mi alzo in piedi, adagiando di nuovo la mano sul letto

"Buonasera, sono la Dottoressa Kirsten" mi porge la mano ed io gliela stringo "Allora.. Regan ha subito un brutto incidente. Una macchina le ha tagliato la strada, scontrandosi violentemente con la sua. La sua auto si è ribaltata, ma per fortuna gli airbag l'hanno protetta. Probabilmente se non ci fossero stati non saremmo nemmeno qui a parlarne"

Mi accascio contro Beth, che rimane impassibile mentre la dottoressa parla con me

"Ha subito una commozione cerebrale, ed una frattura della scapola. Come potete vedere dal suo viso, ha subito diversi tagli a causa della rottura del parabrezza e dei finestrini"

Mi volto a guardare il suo viso tumefatto e pieno di tagli.

Mi viene da piangere

"Nonostante le condizioni attualmente è stabile, l'elettroencefalogramma dà buoni risultati. Rimarrà in osservazione per settantadue ore, una volta terminate se tutto andrà bene verrà spostata dalla terapia intensiva e messa in una camera ordinaria in attesa che si risvegli. D'accordo?" sia io che Beth annuiamo, mentre la dottoressa lascia la stanza.

Lascio che Beth si sieda accanto a lei, in modo che si prenda il suo tempo per starle vicino.

Rimango in silenzio, in un angolo della stanza

"Dovrei avvisare i miei genitori" sospira Beth

"Forse è il caso che io vada, avete bisogno di stare.. in famiglia"

"Grazie Sarah, ti viene a prendere qualcuno?" mi guarda, lo sguardo spento

"Non ti preoccupare" annuisco, posandole un bacio sulla guancia.

Poso sulla guancia di Regan un piccolo bacio, nella speranza di non provocarle alcun dolore.

Saluto ancora una volta Beth, poi lascio la stanza.

Sento le gambe incredibilmente pesanti mentre mi trascino per i corridoi dell'ospedale.

Il ricordo di Regan intubata mi torna alla mente, mi viene da vomitare solo al pensiero.

Come può essere successo? Perché proprio a lei? Ma soprattutto.. perché hanno chiamato proprio me?

Incontro nuovamente la Dottoressa che ci ha illustrato la situazione di Regan

"Dottoressa scusi, io sono.. Sarah, Sarah Davis. Lei mi ha chiamata per.."

"Sì, per Regan McFinin, certo. Mi dica tutto" mi osserva curiosa

"Mi chiedevo semplicemente perché.. aveste chiamato proprio me" la guardo

"Oh, beh.. Il suo numero era l'unico salvato nella rubrica della signora McFinin. Non potevamo fare altrimenti. Sempre meglio avvisare qualcuno che non avvisare nessuno" mi osserva confusa per la mia domanda

"Oh, grazie" annuisco semplicemente.

Anche questa volta Regan è riuscita a lasciarmi senza parole. L'unico numero salvato in rubrica.

Mi sembra quasi assurdo tutto questo. Dopo tutto questo tempo, dopo il modo in cui ci siamo lasciate.. lei ha continuato a conservarmi nella sua vita.

Sorrido, una lacrima mi scende lungo il viso

"Ti prego Regan, non mollare" sospiro, trascinandomi lungo i corridoi freddi di questo triste ospedale.

 

 

Pov. Jess

Rimane in silenzio per tutto il viaggio, lo sguardo spento.

Non dice una parola, appoggia solo la sua piccola manina sulla mia coscia.

Vorrei poter far qualcosa per aiutarla, ma al momento mi sento così impotente.

Sono andata a prenderla all'ospedale, ma lei stava bene. Chi può essere stato ricoverato?
Qualcuno a cui è particolarmente legata, visto il suo aspetto distrutto.

Eppure i suoi amici erano tutti qui. Che si tratti di qualcuno della sua famiglia? Ma perché li avrebbero portati qui e non ad Anharra?

Sono confusa ed incredibilmente curiosa di sapere cosa sia successo.

Quando arriviamo al campus, lei si avvicina a me, infilandosi sotto il mio braccio.

La stringo forte a me, baciandole la testa

"Ti va se ti racconto cos'è successo?" mi guarda, ed io annuisco semplicemente

"D'accordo, è una storia un po' lunga" sorride, prendendomi per mano

"Ti ascolterei anche tutta la notte" le sorrido e la seguo fino in camera sua.

È così strano entrare nuovamente in questa stanza, lei sobria.

Mi sento nel mio posto nel mondo, perché quando siamo qui dentro ci siamo solo io e lei.

Mi volto verso il letto di Beth, che è ancora perfettamente intatto.

"Okay, da dove inizio?" ride nervosamente.

Inizia così a raccontarmi di come abbia passato i mesi che ci hanno divise. Delle relazioni che ha avuto, dei contatti che ha avuto.

Mi viene il voltastomaco all'idea di lei insieme a Jace, o peggio ancora lei con.. Matisse.

Quell'eccentrica del cazzo ci ha provato con lei. Sento il sangue ribollirmi nelle vene mentre l'ascolto parlare di quanto si sia divertita in questi mesi

Luna mi aveva anticipato qualcosa, le era capitato più di una volta di incontrarle insieme, ma speravo che la loro fosse solo una stupida amicizia.

Povera illusa

"Ti sei data da fare" rido nervosa, cercando di trattenere la rabbia.

Ripenso a tutta la terapia fatta, a tutto il lavoro svolto in questi mesi per rendermi una persona migliore.

Per lei.

Ho lavorato tanto per essere una persona migliore per lei, mentre lei? Che cos'ha fatto? Si è scopata qualsiasi persona fosse un minimo gentile con lei

"Ti chiedo di ascoltarmi Jess" abbassa lo sguardo

"Cosa devo ascoltare ancora? Quanto tu ti sia divertita in mia assenza?" rido

"Ti prego Jess" mi guarda

"Forza continua" ringhio.

Continua a raccontarmi di ciò che è successo in questi mesi fino ad arrivare a questa Regan.

Mi racconta di lei, di ciò che c'è stato tra di loro.

Ho bisogno di sedermi.

Regan.

Lei è quasi riuscita a portarmela via, lo vedo negli occhi di Sarah che c'è tanto affetto nei suoi confronti.

Mi racconta com'è iniziata la loro storia e di com'è finita.

È finita causa mia.

Sono stata io il mio motivo della loro rottura, perché Sarah è ancora innamorata di me.

Sorrido, mentre la osservo raccontare

"Quando eravamo abbracciate prima alla festa, ho ricevuto quella chiamata. Era una dottoressa dell'ospedale di Statute. Regan ha avuto un incidente" mi guarda.

Non so come reagire a questa sua confessione

"Così io e Beth siamo corse all'ospedale. È tutta completamente intubata, la testa e la spalla fasciate. Non è stato.. bello" scuote la testa

Mi avvicino a lei stringendola

"Mi spiace che tu mi veda così per lei, ma ti posso assicurare che ti amo Jess, come il primo giorno. Per Regan provo tanto affetto io.."

Non voglio più sentire una parola.

Voglio dimenticare tutto quello che mi ha raccontato.

Voglio smettere di immaginarla con Jace o con Matisse.

Le prendo il volto tra le mani, baciandola.

Non appena le nostre labbra si incontrano di nuovo, sento il mio cuore esplodere.

Ho sognato per mesi questo momento, di sentire ancora le sue labbra sulle mie.

È così bello sapere che lei in un modo o nell'altro sarà per sempre mia.

Perché in fondo so che Sarah avrà per sempre una parte di me, così come io avrò per sempre una parte di lei.

Si lascia andare contro di me, baciandomi con passione.

Provo emozioni indescrivibili mentre incontro nuovamente quelle labbra così familiari. Mi sento come se tutto fosse tornato al posto giusto, come se tutto questo immenso viaggio durato un anno sia finalmente terminato.

Si mette a cavalcioni su di me, continuando a baciarmi

"Sarah" cerco di spingerla via

"Che succede?" mi guarda preoccupata

"Vuoi davvero.. farlo?" la osservo

"Ne ho bisogno, ho un disperato bisogno di sentirti" ansima contro il mio orecchio.

Mi sdraio sul letto, lei sopra di me.

Mi bacia sulle labbra, sul collo, sul seno.

Mi sfila la maglietta, prendendosi un attimo di tempo per osservare il mio corpo.

Quasi mi imbarazzano i suoi occhi su di me.

Non voglio che lei mi guardi, voglio sentirla.

Azzero le distanze tra di noi, baciandola ancora, poi le sfilo la maglietta

"Dio, questo tatuaggio mi tormenterà, lo sai?" lei ride contro di me

"Pensa unicamente che io sono qui con te ora. Per me non c'è mai stato nessuno all'infuori di te" sussurra al mio orecchio, un lungo brivido mi percorre la schiena

"Ti amo così tanto Sarah" la stringo forte

"Ti amo Jessica Thompson" mi bacia, per poi riprendere il suo cammino.

Comincia a baciarmi il collo, il seno, l'addome.

Lascio che faccia di me ciò che vuole, estasiata da questa nuova versione di lei.

Non voglio pensare chi delle tante persone frequentate l'abbia resa così, voglio solo godermi il suo tocco.

Arrivata all'elastico dei boxer li tira giù, dedicando qualche bacio anche sulle cosce.

Mi bacia lungo tutto l'inguine, fino ad arrivare al centro del mio corpo.

Inaspettatamente la sua lingua inizia a muoversi, provocandomi piacere.

Inarco la schiena, spingendo il basso ventre più possibile verso di lei. Lascio che la sua lingua si muova veloce su di me, provocandomi piacere.

È così incredibile tutto questo, tutto così meravigliosamente aspettato, ed ora che sta succedendo ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa.

Mi agito sotto il suo tocco, fino a riversarmi su di lei.

Il mio respiro è affannato, il mio cuore batte all'impazzata.

Lei poggia delicatamente la testa sul mio petto, ascoltando il battito del mio cuore.

"Non so chi ti abbia reso così, e nemmeno voglio saperlo, ma.. wow" sospiro

Lei ride contro di me

"Ti posso assicurare che questa è la prima volta che faccio una cosa del genere ad una ragazza" mi stringe più forte.

Il mio cuore perde un battito.

"Ora tocca a me" sorrido, facendola sdraiare a letto.

Mi posiziono sopra di lei, la mia parte bassa premuta contro di lei. Il suo respiro inizia a farsi pesante.

Mi avvento sul suo collo.

Lei si inarca contro di me, il suoi respiri pesanti risuonano nel mio orecchio.

È così bello sentirla ansimare di nuovo contro di me.

Con la lingua traccio una linea che parte dall'elastico dei suoi slip fino al seno.

Posa le sue mani sulle mie spalle, spingendomi verso il basso.

Sorrido contro il suo corpo.

Scendo giù, baciando la parte bassa del suo ventre, l'inguine, il suo centro.

Lecco delicatamente, mentre le mie dita si fanno spazio per entrare.

In un primo momento entro delicatamente in lei, quasi a paura di farle del male, poi gradualmente aumento la potenza.

L'ultima che provai a fare una cosa del genere, lei mi spinse via, terrorizzata.

Ora invece mi chiede disperatamente di entrare in lei.

Spingo forte le mie dita dentro di lei, mentre la lingua gioca con il suo clitoride.

È tutto così dannatamente bello.

Lei ansima sempre più forte, le gambe si irrigidiscono, poi si lascia andare.

Sentire di nuovo il suo sapore nella mia bocca mi fa stringere lo stomaco.

"È tutto così bello" sorride, poggiandosi sul mio petto

"Tutto è tornato al suo posto" la stringo forte a me

"Ti amo Jess"

"Ti amo piccola" le poso un bacio sulla fronte.

 

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Capitolo 81
*** Capitolo Ottantuno ***


Pov. Sarah

La giornata è iniziata particolarmente presto.

Prima di andare a lezione io e Beth abbiamo raggiunto l'ospedale ed abbiamo fatto un po' di compagnia a Regan.

I parametri continuano ad essere stabili, mentre lei continua a dormire. Se tutto va bene dopo domani lascerà la terapia intensiva.

Io e Beth entriamo per mano nella stanza, il solito odore di disinfettante e pulito ci invade le narici.

La stanza è sciatta e spenta, triste come il momento che stiamo vivendo.

Non ci sono fiori, né palloncini, perché tutti sappiamo che Regan li odierebbe.

Jess mi sta aspettando in auto. Si è offerta di accompagnarmi, gesto davvero inaspettato da parte sua.

Sono contenta che nonostante tutto non abbia dato di matto per la storia di Regan, anche se so che tutto questo non la fa star tranquilla.

Beth era sinceramente felice per noi quando ci ha viste arrivare insieme, mi solleva sapere che non sia arrabbiata con me.

Le infermiere ci hanno consigliato di parlarle, così Beth si è seduta accanto a lei, raccontandole come sia andata la festa di ieri.

Le racconta quale drink abbia bevuto, quali canzoni abbia cantato e ballato.

Le racconta della sua storia con MaryJ, stringendole forte la mano.

Io invece rimango in un angolo a guardarle, godermi quella scena così dolce e piena di emozioni.

Vorrei poterla sfiorare anche io, farle sentire che anche io ci sono

"Vuoi dirle qualcosa?" Beth si volta verso di me

"Oh no" scuoto la testa "Goditi il momento" le sorrido

"Vieni qui" mi porge la mano, ed io la prendo.

Mi tira verso di lei, posandomi la mano di Regan tra le mie

"Guarda chi c'è Regan" sorride Beth.

Il mio cuore aumenta il battito, nel momento in cui la mia mano entra in contatto sulla sua, il monitor cardiaco rileva un paio di battiti accelerati.

Io e Beth ci guardiamo incredule

"La tua dolce amata è qui" ride commossa Beth

"Smettila Beth" rido "Ciao Regan, come stai?" la guardo, nella speranza di avere qualche altro segnale

"Io sto bene, più o meno. Sicuramente starei meglio se tu fossi fuori da qui" le stringo la mano

Sento la sua stringere la mia

"Cazzo" tolgo velocemente la mano "L'hai visto?" mi volto sconvolta verso Beth

"Buongiorno ragazze" la dottoressa Kirsten entra nella sala, dirigendosi verso i monitor

"Dottoressa!" esclamo "Regan.. Lei.. Mi ha stretto la mano!" esclamo entusiasta verso di lei

"Sarah, potrebbe essere solo riflesso involontario. Alle volte capita che persone nello stesso stato di Regan muovano alcune parti del corpo, ma è pur sempre un buon segno. Non bisogna mai perdere la speranza" mi sorride la dottoressa.

Torno accanto a lei, prendendole la mano, un velo di delusione mi appesantisce il petto.

Non appena la stringo, il monitor avverte nuovamente due battiti accelerati

"Questo è.. interessante" la dottoressa di avvicina al monitor, con un tablet in mano.

Passa velocemente lo sguardo dal tablet al monitor

"Che succede?" Beth si volta verso di lei

"La reazione di sua sorella alla stretta di mano è.. interessante. Regan avverte i segnali dall'esterno, in particolare i suoi" si volta verso di me

"Oh.." abbasso lo sguardo

"È una buona notizia, no?" chiede Beth

"Certo, assolutamente" annuisce la dottoressa "Te la sentiresti di rimanere qui? Potrebbe essere utile alla sua guarigione"

Rimango semplicemente sconvolta alla sua richiesta.

Regan avverte i tocchi, ma solo i miei.

Mi si stringe il cuore

"Sì certo" annuisco "Se per Beth va bene"

"E me lo chiedi pure?" ride con gli occhi lucidi "Facciamo qualsiasi cosa sia necessaria per far sì che mia sorella stia bene di nuovo" annuisce.

 

 

Pov. Jess

Sto facendo ciò che pensavo non sarei mai stata in grado di fare. Osservare Sarah rapportarsi in un modo così intimo con un'altra persona.

Quella stupida dottoressa le ha detto che la sua presenza è fondamentale per la ripresa di Regan.

Quella fottuta stronza è in grado di recepire solo i segnali di Sarah.

Mi sembra davvero assurdo tutto questo.

Come può essere?

Il mondo vuole davvero mettermi alla prova. Un anno di terapia non basterà di certo ad aiutarmi in una situazione del genere.

Probabilmente nemmeno dieci anni di terapia basterebbero a rendermi tranquilla vedendo Sarah mano per mano con quella che è stata una delle persone più importanti per lei in mia assenza.

Ma è una cosa necessaria.

Sbuffo mentre mi appoggio allo schienale della poltrona posizionata in un angolo della stanza.

Sarah le prende la mano, il monitor cardiaco emette un forte rumore

"Ecco vedi?" Sarah si volta verso di me "Ogni volta che prendo la sua mano il suo battito aumenta per un secondo" sorride

"Oh wow, entusiasmante" borbotto

"Jessica" mi fulmina con lo sguardo

"Scusami" sospiro "È davvero incredibile tutto ciò" annuisco avvicinandomi a lei.

Osservo Regan distesa sul lettino.

La testa è fasciata, la spalla è tenuta ferma da un grosso ed ingombrante tutore.

Il viso è pieno di tagli e lividi.

Vista così non sembra granché ma noto subito la forte differenza di età con Sarah

"Quanti anni ha?" mi volto verso Sarah

"Trenta" abbassa lo sguardo

"Hai puntato in alto" sento il sangue ribollirmi nelle vene, ma cerco di placare la mia rabbia.

So che non è il momento giusto per fare una scenata, né tanto meno il luogo adatto.

"Jess è capitato, lo sai" si volta verso di me, lo sguardo triste in viso.

Decido di accantonare il discorso e tornare a sedermi.

Sarah inizia a parlare con Regan, o almeno con quel che resta di Regan - ormai è solo un corpo adagiato su un lettino - senza fermarsi un attimo.

Le racconta un sacco di cose, molte probabilmente nemmeno vere, ma i dottori le hanno detto di parlarle e lei ha preso alla lettera quanto detto dai medici.

Le ripete anche qualche lezioni, con il libro poggiato sulle gambe la mano stretta nella sua

"Come procede?" una dottoressa dall'aria attraente entra nella stanza, il suo profumo invade la piccola camera.

Indossa degli orecchini troppo grossi, e non so quanti bracciali che tintinnano annunciando il suo arrivo insieme ai suoi tacchi troppo alti.

La osservo, cercando di capire se la persona che abbiamo davanti sia davvero un medico o una megalomane con un po' troppa fiducia in sé stessa.

"Bene dottoressa" annuisce Sarah "Regan mi ha stretto la mano un paio di volte, e tutte le volte che le ho preso la mano lei.. ha reagito" risponde, emozionata

"Ottimo lavoro. La tua collaborazione è fondamentale, speriamo riesca ad aiutare Regan nel suo percorso di guarigione" le sorride, poi si volta confusa verso di me.

Mi osserva per qualche secondo, ma non dice nulla

"Lei è.. la mia fidanzata" Sarah si volta verso di me, osservandomi

"L'avevo intuito dallo sguardo" la dottoressa abbassa la voce, sporgendosi verso Sarah "Bene ci rivediamo più tardi. Buona giornata"

La dottoressa si chiude la porta alle spalle, lasciandoci sole, o quasi

"Così sono la tua fidanzata?" guardo Sarah sorridendo

"Assolutamente no, non credere di cavartela così facilmente" lei sorride "Se vuoi tornare ad essere la mia ragazza, voglio la proposta fatta seriamente" mi mordo il labbro

"Addirittura?" sorrido

"Assolutamente. Tu mi hai lasciata, tu rimedi al casino che hai fatto un anno fa" alza la spalle, tornando a parlare con l'ingombrante presenza sdraiata sul lettino.

Mi mordo il labbro e sorrido.

Ha ragione, dopo tutto quello che è successo un anno fa si merita qualcosa di bello.

Con tutto il tempo che avremo da passare di qui dentro, ho la possibilità di pensare a qualcosa di carino per noi due.

Si merita qualcosa di bello, qualcosa che le faccia dimenticare.. tutto questo.

L'anno appena passato, questa Regan vegetale sul letto.

Ha bisogno di stare bene, ed è quello che ho intenzione di fare.

 

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Capitolo 82
*** Capitolo Ottantadue ***


Pov. Sarah

Stringo forte la mano di Regan, mentre le racconto la mia giornata.

Oggi ho dovuto frequentare le prime due ore di lezione a causa di un test importante

"È andato molto bene sai? Sei un'ottima compagna di studio" rido

La osservo, immobile davanti a me.

Il suo viso sta cambiando anche se impercettibilmente.

I tagli piano piano si stanno schiarendo, anche i lividi stanno assumendo un altro colore.

Anche la sua mano mi sembra più calda. Starò forse impazzendo?

La Dottoressa Kirsten è passata a salutarmi e a fare il solito controllo giornaliero.

"Oggi sei sola vedo" si guarda intorno stupita di non vedere Jess seduta nella solita poltrona

"Sì, lei ha delle esercitazioni da fare al campus.. Mi raggiungerà dopo"

"Stalle vicino. Ciò che sta affrontando è emotivamente travolgente, non dev'essere facile per lei" abbasso lo sguardo, imbarazzata.

La storia tra me e Regan doveva rimanere un segreto, di certo questa situazione non aiuta a mantenerla tale.

Mi sento così in imbarazzo mentre la Dottoressa ci osserva

"Regan ha parametri ottimi, se tutto dovesse continuare così domani la trasferiremo in una camera ordinaria al piano di sotto. Teniamo le dita incrociate" mi fa l'occhiolino prima di lasciarmi di nuovo sola con Regan.

So bene quanto sia difficile per Jess affrontare tutto questo, vedermi così intima con una persona diversa da lei e che ha avuto una tale importanza per me.

L'ammiro molto, perché ha lavorato tanto su di lei - questi mesi di terapia l'hanno aiutata molto - raggiungendo risultati straordinari.

"Sai Regan? Ho sentito mia sorella quando sono tornata a casa. Ha proprio un bel pancino. Il mio nipotino di chiamerà Ethan" sorrido, stringendole più forte la mano "Dovresti proprio vedere che bel pancino tondo che ha. Per inizio estate dovrebbe partorire. Sono così emozionata!" esclamo.

Mi siedo sulla sedia, le sua mano sempre stretta tra le mie

"Le ho comprato già un sacco di regali. Le ho comprato un sacco di tutine, un ciuccio, due peluche riscaldabili. Penso che in Europa gli inverni siano freddi.., giusto? Oddio non lo so, ma per sicurezza ho voluto prendergliene due. Così starà sempre al caldo" annuisco

"Ho sentito Joshua ieri sera. Gli ho raccontato di te, di come stessi. Di tutti i progressi che stiamo facendo insieme. Mi ha detto di Otis. Gli manchi tanto, non vede l'ora che torni a casa" il suo cuore accelera ancora una volta

"Manca anche a te, non è vero?" sorrido, gli occhi umidi "Vorrei poterlo portare qui, ma non credo me lo permetterebbero" rido.

Prendo in mano il libro di storia, e comincio a sottolineare e ripetere ad alta voce.

Nei prossimi giorni avrò un altro test e dato che sto saltando le lezioni mi dovrò preparare da privatista.

Fortunatamente Laureen prenderà appunti per entrambe.

Sospiro di sollevo sapendo di avere lei al mio fianco. Le ho raccontato tutto, sia di Jess che di Regan.

Era così felice per me e Jess, che si è messa a piangere. Mi ha stretto forte, ed è stato così bello.

Poi però le ho raccontato di Regan, ed è stato un po' meno bello.

Le ho raccontato del suo incidente, delle ferite riportate e di ciò che io debba fare.

Emotivamente ciò che sto facendo è devastante.

Vederla lì inerme, ingessata e fasciata non è per niente bello. La voglio ricordare forte e felice, proprio come lo è stata per tutto il periodo della nostra frequentazione.

Ma se tutto ciò può esserle d'aiuto a guarire.. beh, sono disposta a farlo.

Mi leccherò le ferite da sola, terrò duro finché sarà necessario.

Tiro un lungo sospiro.

Poi torno ad evidenziare il libro. Cerco di prestare attenzione a ciò che leggo ma i rumori meccanici ed il bip sordo del monitor cardiaco oggi non mi aiutano a concentrarmi.

Le accarezzo dolcemente il viso, cercando di non toccare i focolai rossi che ha sul viso.

Le immagini dell'incidente sono state trasmesse da tutti i notiziari, la macchina di Regan era completamente distrutta.

Anche l'altra macchina coinvolta non se l'è passata meglio.

La persona al volante dell'altra macchina aveva un tasso alcolemico ben oltre il limite massimo consentito, oltre ad avere tracce di sostanze stupefacenti nel sangue

Stringo la mano libera a pugno, cercando di trattenere la rabbia.

Perché quella persona si è messa alla guida? Che cosa le è passato per la mente?

Non voglio nemmeno sapere chi sia, né in qualche ospedale sia ricoverata.

Non mi interessa sapere nulla, perché se dovessi scoprire che questo.. stronzo, è ricoverato in questo stesso ospedale non sono sicura di riuscire a rispondere delle mie azioni.

Ogni volta che in tv vengono mandate in onda le immagini dell'incidente semplicemente cambio canale.

Ovviamente da quando si è sparsa la notizia il parcheggio dell'ospedale è invaso da giornalisti e paparazzi, assetati di soldi pronti ad invadere qualsiasi spazio personale, pur di avere per primi la notizia migliore.

Fortunatamente in passato io e Regan siamo riuscite a tenere ben nascosta la nostra storia, così io posso entrare ed uscire senza alcun problema dall'ospedale.

Diventa invece un po' più complicato per Beth ed i suoi genitori, che vengono travolti da un'onda di persone perennemente con il microfono teso e la telecamera in mano.

Mi viene da ridere.

È davvero terribile quanto queste persone lucrino sul dolore altrui.

Avrei voglia di spaccare ad una ad una ogni telecamera, ogni fotocamera presente lì fuori.

"Ehi" Beth entra in stanza, ancora il fiatone

"Anche oggi ti sei fatta la tua bella corsetta" sorrido, guardandola togliersi il giubbotto e gli occhiali da sole

"Fottuti paparazzi. Come si può essere così insensibili verso il dolore altrui?" sospira Beth avvicinandosi al letto "Allora? Come va oggi?" sposta lo sguardo da Regan a me, e viceversa

"Bene" annuisco "La dottoressa è già passata a fare il giro, ha detto che i parametri sono ottimi" Beth sorride

"Bene, sono contenta" Beth appoggia la mano sulla caviglia di Regan "Che stronza, sono sua sorella! Potrebbe mostrarmi anche un po' di finto affetto" borbotta, guardando il monitor di Regan non rilevare alcuna variazione.

Scoppio a ridere

"Lo sai com'è fatta tua sorella, non si smentisce mai" sorridiamo entrambe

"Già nemmeno in questa situazione" scuote la testa Beth.

 

 

Pov. Jess

"Non ti facevo così benefattrice" Luna mi deride mentre mi preparo per raggiungere l'ospedale

"No infatti non lo sono" scuoto la testa nervosamente "Non sai quanto sia difficile vederla così.. intima con quella Regan"

"Lo immagino Jess, ma sei cambiata tanto. La terapia ti ha fatto fare passi da gigante. Un anno fa avresti dato di matto"

"Chiunque darebbe di matto in una situazione simile" sbuffo "Spero solo che si riprenda in fretta, così che questa storia possa finire, ed io tornare ad essere l'unica preoccupazione di Sarah. O quasi" alzo gli occhi al cielo

"Vai campionessa, sei grande" mostro il dito medio a Luna prima di chiudermi la porta alle spalle.

No, non è affatto semplice tutto questo. Vederla stringere la sua mano, accarezzarle il viso.

Mi sembra di soffocare ogni volta che le vedo così vicine ma cosa posso fare? Non posso fare altro che rimanere in disparte ed osservare, nella speranza che Sarah non cambi idea su di noi.

Su di me.

Nella speranza che continui ad amare me, nonostante questi momenti così speciali con.. lei.

Purtroppo questa mattina non sono riuscita ad accompagnarla causa alcuni test che dovevo fare, dunque l'ha accompagnata Beth.

Per qualche ora è rimasta sola con Regan, poi so che Beth l'ha raggiunta nuovamente.

Arrivata davanti all'ospedale c'è un sacco di gente.

Fotografi, giornalisti. Sono tutti piazzati davanti all'ingresso, in attesa di avere qualche scoop.

Passo indisturbata tra quella moltitudine di persone, sentendoli solo borbottare strane teorie complottiste sull'incidente, come ad esempio che sia stato un tentato omicidio, commissionato Governo.

Sbuffo.

Fino all'altro giorno non sapevo nemmeno chi fosse questa Regan, ed ora mi ritrovo a passare le mie giornate in una triste camera d'ospedale.

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul mio amore per Sarah, beh direi che può farseli passare.

Quando arrivo in stanza Sarah e Beth sono vicine al grosso letto, entrambe intente e spettegolare su qualcuno dei loro amici.

"Ehi" Sarah mi viene incontro, sorridendomi. Mi posa un delicato bacio sulle labbra, prima di tornare di nuovo accanto al lettino

"Jess" Beth fa un cenno con la testa verso di me, non dedicandomi troppe attenzioni

"Beth" Sarah le tira una gomitata, sussurrando a denti stretti il suo nome

"Ciao Jess" Beth si volta verso di me, un falso sorriso a trentadue denti dipinto sul viso

"Ciao Beth, grazie" annuisco alzando gli occhi al cielo "Allora, come va?" mi avvicino a Sarah, abbracciandola da dietro

"Bene è stabile, ma i parametri sono buoni, se tutto va bene per domani la trasferiranno al piano di sotto. Questo vuol dire niente più terapia intensiva" esclama felice

"Ottimo, sono contenta" annuisco, posandole un bacio sulla testa.

Mi sorprendo nel constatare di essere davvero felice.

Forse un po' umana lo sono anche io.

Raggiungo la poltrona nell'angolo della stanza, lasciando a Beth e Sarah i loro spazi.

In questo quadretto mi sento quasi di troppo, ma cerco di non pensarci, perché in fondo so che Sarah ha bisogno che io sia qui.

Penso che anche per lei sia molto difficile. È molto legata a.. Regan, per quanto mi costi ammetterlo.

Sicuramente vederla ridotta in quelle condizioni non può che farla soffrire.

Vivere nella speranza ogni giorno sia diverso, vivere ogni giorno nella speranza che quello sia il giorno.

Eppure lei continua a rimanere lì, inerme sul lettino, stringendo ogni tanto la sua mano intorno a quella di Sarah.

Fortunatamente i suoi valori vanno sempre migliorando, quindi non possiamo fare altro che tenere le dita incrociate.

Me compresa.

Perché so che se lei si riprenderà Sarah potrà tornare ad essere felice, e di conseguenza noi possiamo tornare ad essere felici.

Tornare a viverci nella nostra quotidianità che tanto ci è mancata.

Tiro fuori il libro di matematica e mentre Beth e Sarah continuano a parlare tra di loro.

 

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Capitolo 83
*** Capitolo Ottantatré ***


Pov. Sarah

La giornata all'ospedale oggi è stata davvero lunga.

Hanno finalmente spostato Regan dalla terapia intensiva alla camera ordinaria, in attesa che si svegli, ma purtroppo ancora nulla.

Io e Beth le siamo state accanto per tutta la mattina, poi per l'ora di pranzo i suoi genitori ci hanno raggiunti.

Così ho deciso di andar via.

Loro ovviamente non sanno quale legame ci sia tra me e Regan, mi sono sempre presentata come un'amica di Beth che veniva a farle supporto.

Ho avuto giusto il tempo di fare pranzo e sistemare un paio di appunti e poi sono tornata all'ospedale, accompagnata da Jess.

I giornalisti continuano ad assediare l'ospedale, in cerca di notizie.

Tutti i telegiornali hanno già trasmesso la notizia del cambio stanza di Regan, mentre le indagini continuano per capire se effettivamente si sia trattato di un tentato omicidio o se di una pura e triste fatalità.

Solo all'idea che qualcuno possa averle intenzionalmente fatto del male mi vengono i brividi.

Regan è una persona estremamente potente, dunque la possibilità che questo sia un tentato omicidio sono davvero alte.

Con il suo lavoro ha messo più volte i bastoni tra le ruote ad altri grandi potenti nel suo settore.

Anche MaryJ ci ha raggiunte.

È stata in silenzio accanto a Jess, osservando me e Beth vicine a Regan.

Abbiamo riso tanto.

Abbiamo parlato di tutto e di niente, però è stato così bello. Sono sicura che la nostra positività abbia in qualche modo aiutato Regan.

Ed ora, mentre torniamo al campus in silenzio, il mio cuore è più leggero.

Mi volto verso Jess al volante. Ancora fatico a credere di averla così vicina, che ho quasi paura a toccarla, come se potesse dissolversi davanti ai miei occhi.

Beth e MaryJ sono sedute dietro, stanno dormendo

"Tutto bene?" le poggio delicatamente una mano sulla coscia

"Sì e tu come stai?" mi sorride

"Sì bene" annuisco, voltandomi dall'altro lato.

Vorrei che le cose tra di noi fossero andate diversamente.

Vorrei che questi primi giorni insieme fossero stati diversi, che ci fossimo vissute appieno.

Di certo non mi immaginavo così il mio ritorno insieme a Jess, e so che nemmeno lei se lo immaginava così.

L'unica cosa che vorrei ora è tornare al campus, stendermi con lei e non pensare più a nulla.

Staccare la testa

"Ehi Beth" le tocco delicatamente la gamba "Siamo arrivate"

"Hum?" borbotta.

Si stiracchia sul sedile, poi sveglia dolcemente MaryJ.

Ci incamminiamo in silenzio verso le nostre stanze.

Nessuno ha molta voglia parlare. Per quanto siamo entusiaste dello spostamento di Regan ci aspettavamo qualcosa di più.

Speravo di vedere i suoi grandi occhi blu sorridermi, speravo di sentirla dire Sono Regan McFinin, cosa pensavate? Di farmi fuori così facilmente?

Sospiro.

So che ci vuole ancora del tempo, che è ancora presto, ma ho così tanta voglia di vederla bella come prima.

Salutiamo Beth e MaryJ e ci dirigiamo verso camera di Jess.

Rimango ferma sulla porta per qualche secondo prima di entrare.

Ricordo bene l'ultima volta che entrai qui dentro: di lei non era rimasto più nulla, se non la sua ingombrante assenza.

Aveva portato via tutto, anche il mio cuore.

Ricordo Luna ferma immobile a guardarmi mentre mi porgeva la lettera

"Tutto bene?" Jess si volta a guardarmi

"Io.. Sì" annuisco "È solo che l'ultima volta che sono entrata qui.. beh" mi mordo il labbro

"Già, ricordo" annuisce "Vieni?" mi porge la sua mano.

La fisso per qualche secondo, poi la stringo.

Lei mi tira delicatamente dentro, ed un'ondata di ricordi mi travolge.

Mi ricordo le mattinate passate a letto, i nostri corpi nudi a contatto. Mi ricordo lei intenta a studiare il suo enorme libro di psicologia io sdraiata sul letto a guardare un film.

"Questa probabilmente è l'unica cosa che non è cambiata in questo anno" si guarda intorno, sorridendo triste

"Già, hai ragione" rido.

Mi siedo sul letto, su quel letto che pensavo non avrei più rivisto.

Sento le farfalle nello stomaco, come la prima volta che entrai qui.

Sembra passata una vita, eppure mi sento come se questo anno lontane non fosse mai esistito.

Anche se il dolore provato rimane lì in un angolo, pronto a riaffiorare da un momento all'altro.

"Senti che ne diresti di fare una cosa?" Jess si posiziona davanti a me, in ginocchio "Tu ora vai a farti una bella doccia, io nel frattempo vado ad ordinare del cibo cinese. Hai bisogno di mangiare, per far guarire Regan stai rischiando di ammalarti tu" mi guarda severa

"Sto bene Jess" le passo una mano sul viso "Ma accetto volentieri la tua proposta. Ho decisamente bisogno di una doccia"

"..E anche di mangiare" aggiunge lei.

Rido alla sua precisazione

"Tieni" mi passa una sua tuta ed una sua maglietta

"Cosa?" la guardo

"Tieni i miei vestiti. Ti ho già visto troppe volte con vestiti di altre persone addosso, non voglio che ricapiti di nuovo" la guardo confusa

"E quando sarebbe successo?" inarco un sopracciglio

"In palestra. Indossavi una maglia troppo grande e costosa per essere tua, ed ora credo di aver capito di chi fosse" sbuffa

"Ma è successo solo una volta" rido

"Una di troppo direi. Forza vai a farti una doccia" mi avvicino a lei e le poso un casto bacio sulle labbra

"Grazie Jess" le sorrido.

Lei mi sorride, spingendomi poi verso la porta.

 

 

Pov. Jess

"Allora.. Non abbiamo avuto ancora tempo di parlare di noi" Sarah mi guarda, mentre si porta una forchettata di spaghetti di riso alla bocca

"Di noi? Mi pare che tu sia stata chiara. Vuoi una proposta, fino ad allora non saremo una coppia" mi porto un raviolo alla bocca

"Non dico di quello" posa la forchetta, prendendo la mano "Vorrei parlare di.. questi mesi lontane"

"Dio Sarah, mi fai passare la fame" poso le bacchette, sbuffando

"Non c'è nulla che tu voglia chiedermi? Qualche dubbio, richiesta? Niente?"

"Sei stata già più che chiara. Te la sei spassata alla grande mentre non c'ero" incrocio le braccia al petto

"Lo sai che non è così. I primi mesi sono stati terribili" abbassa lo sguardo.

Sospiro.

Sì, lo ricordo bene.

Ricordo quando Luna mi raccontava di aver visto Sarah, di quanto lei fosse irriconoscibile.

Sembrava uno zombie, pallida e magrolina con il viso smunto.

Ricordo bene le frasi che Luna era riuscita a captare da i suoi amici

Ha pianto tutta la notte.

Non so so più cosa fare.

Non vuole nemmeno mangiare.

Cosa dobbiamo fare?

"Sì lo so" annuisco "Poi cos'è cambiato?"

"Non lo so" scuote la testa "La terapia forse. Ho una nuova terapista ora. Si chiama Chiara ed è specializzata in abusi e violenze. Ho lavorato tanto con lei e devo dire che mi ha aiutata"

"Sì direi anche fin troppo" alzo gli occhi al cielo "com'è stato fare sesso con un.. uomo?" la guardo

"Jace ha sempre rispettato i miei tempi ed i miei spazi, non ha mai strafatto. Conosceva bene la mia storia, forse per quello è sempre stato molto dolce. Comunque è stato decisamente diverso da quanto ricordavo, nulla a che vedere con quanto avuto con.."

"Sì ho capito" la blocco, prima che possa pronunciare il suo nome

"È stato l'unico ragazzo con cui ho fatto sesso, così come Regan è stata l'unica con cui io sia andata a letto"

"Ah Matisse ha avuto solo l'onore di tatuarti ma non di toccarti" mi viene da ridere

"Davvero non mi aspettavo che tu venissi al corso di teatro. In primis non mi aspettavo nemmeno tu tornassi" scuote la testa

"Avresti potuto almeno avvertirmi della tua storiella con lei" incrocio nuovamente la mani al petto

"So benissimo che eri a conoscenza della mia storia con Matisse, non c'era bisogno che te ne parlassi. Luna mi ha vista più di una volta con lei" mi guarda

"Beccata" sorrido "Incredibile, tra tutte queste persone non hai trovato nessuno in grado di sostituirmi"

"No, infatti" scuote la testa, porgendomi poi una mano "E di te? Vuoi raccontarmi qualcosa?"

Di me? Cosa dovrei raccontare?

I primi mesi dopo aver lasciato il campus non li ricordo nemmeno. Come al solito mi lasciai andare alle mie tentazioni, alcool ed erba furono i miei compagni d'avventura per parecchio tempo.

Poi un giorno, la sognai.

Era bella proprio come la ricordavo, il suo sorriso dolce mi scaldava il cuore mentre lei stringeva forte la sua mano nella mia.

Mi accarezzava il viso, la sua pelle morbida provocava piccoli brividi sulla mia pelle.

Le sue labbra morbide lasciavano casti baci sulle mie.

Da quella notte, tutto cambiò. Mi tornò in mente il vero motivo per cui avevo lasciato il campus: non mi sentivo adatta a Lei, ma non era di certo passando le mie giornate a bere e fumare che lo sarei diventata.

Così presi in mano la mia vita.

Decisi di andare in terapia, perché ero davvero disposta a cambiare.

Scappai da lei perché non mi sentivo alla sua altezza, ma questo non significava che non potessi cambiare.

E poi Sarah non avrebbe amato quello che ero diventata.

Quella notte fu il mio punto di svolta.

La mattina semplicemente mi alzai dal letto, svuotai tutte le bottiglie che avevo in camera, buttai via l'erba e andai da mia madre

"Voglio andare in terapia"

"Davvero?" i suoi occhi erano lucidi

"Sì. Mi dispiace tanto mamma, sono stata una figlia terribile in questi mesi, ma ora voglio recuperare. Voglio diventare una persona diversa. Per te"

"E per Sarah" mi ha sorriso

Non risposi mai alla sua affermazione, ma aveva ragione.

Avevo provocato troppo dolore. Sia alla mia famiglia che a Sarah, era giunto il momento che io rimediassi.

Così cominciai la terapia, andai a lavorare al pub del mio amico.

Ogni giornata era sempre fottutamente uguale, una noiosa monotonia che dopo i drastici cambiamenti degli ultimi mesi era quasi rassicurante.

Era l'unica cosa stabile nella mia vita.

Ho proseguito così per mesi, fino a quando Isabelle non è entrata a far parte della mia vita

"Oh, nulla da raccontare di particolare. Ho combinato i miei soliti casini all'inizio. Bevevo come una spugna e fumavo come una ciminiera. Mia madre era disperata. Poi un giorno mi sono resa conto che dovevo cambiare, così cominciai la terapia ed andai a lavorare nel pub di un mio amico. È lì che ho conosciuto Isabelle"

"Come mai l'hai lasciata? Sembravate molto affiatate quando vi ho viste in palestra" abbassa lo sguardo

"Davvero me lo stai chiedo?" le chiedo ridendo, spostando lo sguardo da lei al cibo cinese davanti a noi e viceversa

"Mi chiedo solo cosa ti abbia portato a cambiare idea" si porta l'ultima forchettata di pollo alle mandorle alla bocca

"Ho provato a portarla avanti, ho provato a costruire qualcosa con lei, ma quando ti ho rivista ho capito che qualsiasi cosa io avessi fatto, nulla avrebbe cancellato il tuo ricordo. Dopo giorni di stenti ho semplicemente deciso che dovessi mettere la parola fine a quella storia"

"L'hai più sentita da allora?" mi guarda

"No" scuoto la testa.

Mi alzo da terra e raccolgo tutti i piatti sporchi.

Non ho più sentito Isabelle, non so nemmeno come stia. E forse è meglio così.

Egoisticamente non riuscirei a sopportare di vederla soffrire a causa del mio egoismo.

Le sarò sempre grata, perché lei è riuscita in parte ad attenuare il dolore che stavo provando.

Aiuto Sarah ad alzarsi e la tiro delicatamente verso di me.

Rimango in silenzio, mentre le sue braccia sono intorno a me.

Ancora non riesco a credere di essere qui con lei. Ho temuto per molto tempo di averla persa, che qualcuno in questi mesi fosse riuscito a colmare la mia assenza riportandole il sorriso.

Quando ho visto il succhiotto il suo collo, temevo che i miei peggior incubi si fossero avverati.

La tiro a me, stringendola forte

"Ti amo così tanto" sospiro contro il suo petto

"Ti amo Jess" mi bacia la testa, stringendomi più forte.

 

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Capitolo 84
*** Capitolo Ottantaquattro ***


Pov. Regan

Quando apro gli occhi mi ritrovo nel mezzo di una foresta scura, intorno a me solo oscurità.

Mi guardo intorno, ma vedo solo buio.

Una brezza gelida soffia intorno a me, irrigidendomi.

In lontananza sento dei rumori confusi, ma non riesco a capire cosa siano.

Sembrano.. voci.

Cerco di capire da che parte arrivino ma è tutto dannatamente buio. Ogni volta che faccio un passo mi sembra di essere esattamente nello stesso punto di partenza.

Okay Regan, respira, mi ricorda il mio subconscio.

Come ci sono finita qui?

Cerco di ricordare, eppure è tutto così confuso.

Joshua.

Cena.

Auto.

Incidente.

Ma certo.

Stavo tornando a casa dopo una cena a casa di Joshua. Stavo viaggiando nei limiti di velocità ma arrivata ad un incrocio un'idiota ha ben deciso di saltare lo STOP.

Non ho nemmeno avuto il tempo di accorgermi del suo arrivo che lui mi ha colpita.

Lo scontro è stato spaventoso.

Dopo l'impatto, tutto si è fatto confuso, fatico a distinguere cosa sia reale e cosa no.

Possibile che la mia auto sia rotolata per diversi metri?

Ricordo bene il rumore sordo degli airbag, il dolore provato nel momento in cui sono esplosi.

Il mio viso ha rimbalzato sull'airbag laterale forse?

Non lo so, non riesco ad attribuire veridicità ai miei ricordi.

Ed ora dove mi trovo?

Comincio a camminare, cercando di capire come uscire da qui.

Brancolo nel buio, la paura che mi chiude le stomaco.

Le gambe tremano, mentre le sposto faticosamente sul terreno dissestato.

Sembra che non riescano a reggere il mio peso, quasi fossero due bastoncini sottilissimi.

Un bagliore alla mia sinistra attira la mia attenzione.

Mi copro il viso con una mano, per cercare di capire che cosa sia.

Due figure si stanno muovendo veloci. Si rincorrono urlando divertite.

Mi avvicino sempre di più, le voci sono così familiari..

Mi blocco solo quando riesco a riconoscere le due figure

"Ma che diavolo?" mi sporgo leggermente in avanti, quasi volessi assicurarmi di star davvero vedendo tutto ciò.

Beth sta correndo, con indosso un grazioso vestitino. Io invece, la sto rincorrendo facendo strani spaventosi versi.

Lo ricordo bene quel giorno. Era il quarantesimo compleanno di nostra madre, avevamo organizzato un enorme festa.

Beth era così carina con quel vestito lilla con i fiocchetti color crema.

Quello è stato uno degli ultimi anni felici per me, prima che la mia vita prendesse una strada completamente diversa

"Beth!" urlo, ma dalla mia gola non esce nemmeno un suono "Elisabeth!" provo ancora a chiamare ma dalla mia bocca esce solo aria.

Provo ad avvicinarmi ancora a quel momento felice, ma proprio quando sto per raggiungerlo questo scompare

"No! No! No!" mimo con la bocca

Comincio a correre nella loro direzione, nella speranza di rivedere ancora quelle immagini.

Corro, corro, corro, ma nulla compare.

Mi fermo a prendere fiato.

Stavolta è un bagliore alla mia destra ad attirare la mia attenzione.

Mi volto, coprendomi il volto. Corro velocemente

"Beth!" cerco di urlare ancora.

Mi avvicino alla fonte di luce e mano a mano che metto a fuoco la vedo.

Sarah è distesa sul letto, dormiente. Io invece sono sdraiata accanto a lei, che la guardo dormire.

Riconosco la camera, è quella della mia villa a Rudentsville. Sì, ricordo anche quel giorno.

L'avevo portata lì dopo che.. Dwight si era presentato al campus, le avevo promesso che le avrei fatto dimenticare tutte le cose brutte delle ultime settimane.

Il dossier, Dwight, tutte le delusioni ed il dolore.

Sono stati i nostri ultimi momenti felici.

"Sarah!" urlo, stavolta un filo di voce esce dalla mia bocca.

Un rumore sordo rimbomba nel bosco.

Non appena la chiamo lei sparisce

"No Sarah ti prego, almeno tu!" urlo ancora, la voce è sempre un flebile fischio.

Corro ancora verso la direzione della luce e poco dopo, lei è di nuovo lì.

Stavolta siamo sulla spiaggia. Lei è su una sdraio che si sta asciugando, mentre io sto preparando un paio di cocktail

"Non sapevo che all'occorrenza fossi anche bar tender" alza leggermente la testa, guardandomi.

"Posso essere tutto ciò che vuoi, o quasi. Basta chiedere" le sorrido

Lei mi osserva quasi ammaliata mentre finisco di preparare i cocktail.

Quando mi avvicino a lei, si siede porgendomi le mani

"È buonissimo, contro ogni mia aspettativa" si porta nuovamente la cannuccia alla bocca "Sei una donna dalle mie risorse Regan" mi sorride

Fermo un attimo la mia folle corsa per osservare il suo sorriso dolce.

È così bella

"Sarah! Sarah ti prego ascoltami!" urlo ancora, la mia voce ora è qualcosa in più di un semplice fischio.

Lei si volta indietro, io provo a sbracciarmi per farmi vedere ma lei non mi nota.

Si gira e torna a bere il suo cocktail, poi poco dopo sparisce.

Ricomincio così a correre, a correre, a correre in attesa di vedere il prossimo frammento della mia vita.

Qualche volta vedo i miei genitori.

Come in questo momento. Loro sono lì, vestiti di tutto punto alla mia prima recita dell'asilo.

Dopo una lunga attesa finalmente è arrivato il mio momento da solista.

Raggiungo il centro della stanza, pronta a cantare per mamma e papà che sono proprio qui davanti.

Non faccio in tempo a posizionarmi che mio padre si alza per rispondere ad una chiamata.

L'osservo andare via, senza nemmeno voltarsi indietro.

Non si è girato nemmeno una volta.

Il mio labbro inferiore trema leggermente, mentre mia mamma mi osserva desolata.

Mi dedica poi uno dei suoi sorrisi più dolci, con le sue morbide mani tira su il pollice.

Canta per me, mima con le labbra.

Allora inizio a cantare, urlando.

Chissà magari papà da lì fuori riuscirà a sentirmi.

Mi si stringe il cuore. Certi dolori pensi di averli dimenticati, ed invece sono lì latenti, in attesa di uscire quando meno te lo aspetti.

Voglio andarmene, voglio dimenticare

"Sarah!" urlo ancora, stavolta la mia voce rimbomba nel vuoto intorno a me.

Comincio a correre di nuovo.

Sento uno strano suono provenire da dietro di me, è quasi un ansimo affannoso. Mi volto e Otis mi sta correndo incontro

"Otis!" urlo piegandomi sulle ginocchia e spalancando le braccia.

Lui continua a correre, sta venendo verso di me, ma non si ferma.

Corre, corre, corre fino ad arrivare da me. Mi passa letteralmente in mezzo e tira dritto

"Ma che diavolo?" mi osservo le mani, il busto.

Provo a toccarmi la pancia ma la trapasso

"Otis!" sento gridare da dietro di me.

Quando mi volto, vedo me stessa. Sono in pantaloncini e canotta, rincorro Otis.

Intorno a me non c'è più l'oscurità della notte, no. Ci sono solo i verdi campi che circondano casa mia

"Otis vieni qui! Se cadi di nuovo nel ruscello non ti verrò a riprendere questa volta" rido, il fiato corto.

Lui si ferma, si volta verso di me guardandomi. Scodinzola per qualche secondo, la lingua a penzoloni.

Non appena mi avvicino un po' ricomincia a correre.

Tengo lo sguardo attento su di lui, mentre cammino spensierata.

Tutto questo è successo prima di conoscere Sarah, quando ero ancora la vecchia Regan.

Quando credevo di stare bene da sola, ma già all'epoca sentivo che mi mancasse qualcosa ma non sapevo cosa.

Osservo la scena da fuori, incapace di dire qualsiasi cosa

"Otis" provo a chiamarlo, ma lui non da retta a me ma all'altra Regan.

Quella viva.

Provo a correre verso me stessa. Forse se l'anima tornasse nel suo corpo..

Corro, corro fino a raggiungerla ma non appena provo a toccarla sparisce

"No!" esclamo, buttandomi a terra "Cosa devo fare! Cosa devo fare per uscire da qui!" stringo tra le mani l'erba secca a causa del freddo che trovo sotto di me.

Tutto intorno a me inizia a tremare, gli alberi si muovono ondeggiando come se si stessero spostando.

Mi gira la testa.. Cosa sta succedendo?

Quando mi risveglio, sono sempre nel bosco, ma c'è una luce diversa.

Là in fondo la vedo.

Laggiù c'è l'alba.

Se mi volto indietro vedo solo l'oscurità della notte, ma se corro.. se vado avanti lì c'è la luce.

Rimango immobile ad osservare la flebile linea luminosa dell'orizzonte.

Le gambe iniziano a farsi ancora più pesanti

"No, no, no. Non ora" sussurro, e ricomincio a correre.

Tutto intorno a me rivivo scene della mia vita passata, momenti più o meno felici.

Li ricordo tutti alla perfezione.

Scorrono come fotogrammi di un video ed io vorrei davvero sedermi in un angolo ad osservarli tutti.

Rallento il passo, incantata da quelle immagini.

Mi guardo intorno: mamma e papà, Beth, c'è persino Aron il mio amato cavallo.

Alla mia sinistra c'è di nuovo Lei.

È in sella a Lampo, la sua espressione un misto di terrore ed eccitazione.

Come sono stata felice in quella giornata probabilmente non lo sono stata mai

"Regan" sento una voce chiamare il mio nomr

Mi volto Lei è lì

"Sarah?" chiedo sconvolta "Tu.. mi vedi?"

"Certo" mi sorride "Ti va di venire con me?" mi porge la mano

"Dove.. dove vuoi andare?" la guardo, allungando la mia mano

"La vedi la luce laggiù?" annuisco "Voglio andare lì. Voglio andare dove potremo essere felici insieme" i suoi grandi occhi mi guardano.

Mi incantano, come il canto di una sirena incanta i marinai nelle notti di nebbia.

Annuisco semplicemente, afferrando la sua mano.

Lei mi tira a sé, cominciando a camminare.

La seguo senza dire una parola, il contatto con la sua mano è tutto quello che mi serve.

La luce diventa sempre più forte, fatico a tenere gli occhi aperti.

Mi copro il viso con le mani

"Sarah, dove stiamo andando?" le chiedo, confusa

"Siamo quasi arrivati" annuisce voltandosi verso di me

Anche la temperatura inizia ad alzarsi. La testa comincia a pulsare, non riesco più a muovere la spalla.

La pelle del viso mi brucia a contatto con il mio sudore.

Cosa mi sta succedendo?

Mi volto per vedere quanta strada abbiamo percorso: ormai l'oscurità è solo una linea sottile in lontananza.

Quando però torno a guardare Sarah lei non c'è più.

"Sarah?" la chiamo "Sarah!" urlo

"Regan, ehi" sento la sua voce, ma non la vedo

"Sarah!" urlo ancora

"Regan, va tutto bene?" mi volto per cercarla ma lei non c'è "Regan" sento qualcuno sfiorarmi il viso.

Faccio fatica a respirare.

Mi siedo per terra, cercando di tranquillizzare i miei respiri, ma non ci riesco.

Mi sdraio per terra, ma comincio a cadere.

Non riesco a fermarmi.

Cado nel vuoto, i fotogrammi della mia vita sono ancora intorno a me.

Vedo il sorriso triste di mia mamma mentre canto sola all'asilo.

Vedo il sorriso ingenuo di Beth mentre la rincorro.

Vedo il sorriso sincero di Sarah mentre cavalca Lampo.

Poi in un attimo tutto scompare.

 

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Capitolo 85
*** Capitolo Ottantacinque ***


Pov. Sarah

Sono seduta accanto a Regan, stringendole la mano.

La sto osservando da un po', ho come uno strano presentimento.

Il suo viso è corrugato

"Regan, va tutto bene?" mi sporgo verso di lei.

Per la prima volta dopo giorni, vedo il suo viso muoversi.

Gli occhi continuano a rimanere chiusi

"Che succede?" Beth si avvicina preoccupata

"Non lo so, guardala" mi volto a fissarla.

Il suo viso è teso, non capisco. Inizio ad agitarmi

"Regan" le sfioro il viso, cercando di tranquillizzarla.

Il suo viso si rilassa. Tiro un sospiro di sollievo.

Poi in un attimo tutto cambia, in modo così inaspettato.

I miei occhi si riempiono di lacrime, osservando Regan sdraiata sul lettino, i suoi bellissimi occhi blu aperti

"Regan!" esclamo buttandomi su di lei, facendo attenzione a non spostare alcun tubicino

"Oddio Regan!" anche Beth si precipita addosso a noi, stringendo sua sorella

"Hum, per favore ragazze" borbotta lei, cercando di spingerci via "Ahia" si lamenta

"Cosa c'è? Cosa ti fa male?" Beth interviene cercando di capire cosa ci sia che non va.

Faccio un passo indietro, per lasciare Beth con Regan.

Mi volto verso di Jess, correndole incontro.

Sembra più rilassata, anche il suo viso è meno teso. Mi stringe forte

"Questo è l'effetto che fai alle persone" mi sussurra all'orecchio.

La bacio velocemente, asciugandomi una lacrima

"Beth per favore, puoi chiudere la bocca?" borbotta Regan

"Scusami, scusami hai ragione. Io.. sono così felice che tu stia bene" le accarezza il viso

Regan si guarda intorno, curiosa.

Il suo sguardo si sposta in ogni angolo della stanza, fino ad arrivare a noi. In un primo momento rimane sconvolta, poi sorride

"Okay, ho capito, vi lascio sole" Beth sposta il suo sguardo da Regan a me, e viceversa

"Non ci vorrà molto" le risponde Regan

"Senti, se ti aspetti che io lasci la stanza.." inizia Jess, ma lo blocco

"No, non ho bisogno che tu lasci la stanza" scuote la testa Regan.

Ho il cuore a mille, mentre i suoi occhi scorrono veloci sul mio corpo.

Ho avuto così paura che potesse succederle qualcosa.. È bellissima.

Mi siedo al suo capezzale, prendendole la mano.

Lei in un primo momento rimane interdetta dal mio gesto, poi ricambia la stretta

"Per quanto tempo ho dormito?" mi osserva, i suoi grandi occhi blu sono stanchi ed arrossati.

La voce è rauca, respira a fondo prima di parlare

"Qualche giorno" le sorrido, una lacrima mi scorre lungo la guancia

"Perché stai piangendo?" sorride lei, liberando la mano.

Faticosamente la porta al mio viso e con un gesto non troppo delicato prova ad asciugarmi il viso

"Scusami" risponde imbarazzata

"Non ti preoccupare" rido "Ho avuto così paura potesse succederti qualcosa.." sussurro a denti stretti

"Non sarebbe cambiato molto per te, ora che c'è lei" fa un impercettibile movimento con la testa, per indicare Jess dietro di me

"Sai bene che tengo tantissimo anche a te Regan, in un modo differente, non nel modo che vorresti" abbasso lo sguardo

"Sei rimasta qui accanto tutti questi giorni?" mi domanda, la voce rauca

"Sì" annuisco "I medici hanno visto che rispondevi positivamente ai miei stimoli, mi hanno chiesto di rimanere qui il più possibile. Per aiutarti, e l'ho fatto" le stringo la mano

"Il mastino lì dietro non ti ha detto nulla?" scoppia a ridere, una risata affaticata

"Guarda che ti sento" ringhia Jess.

Mi volto verso di lei, mimando con le labbra un semplice per favore

"Vi lascio da sole" Jess si avvia verso la porta "Ti amo" mi guarda, il dolore dipinto sul viso

Annuisco semplicemente.

Tra me e Regan cala il silenzio. Lei muove a fatica il pollice sul dorso della mia mano, accarezzandolo

"Mi ero dimenticata quanto fosse bello tenere la tua mano" mi guarda con i suoi grandi occhi blu

"Come stai Regan?" la guardo

"Come una che è stata presa in pieno da un pazzoide in auto, grazie. E tu?"

"Bene, ora decisamente bene. Vedo che non hai perso il tuo savoir faire" scoppio a ridere asciugandomi il viso "Ci hai fatto prendere davvero un bello spavento, a tutti quanti"

"Grazie per essere stata qui Sarah. Non eri tenuta a farlo, soprattutto visto miss muso duro lì fuori" Jess ci sta osservando di sottecchi attraverso le veneziane semi aperte della stanza.

Sorrido

"Sì è vero, non ero tenuta a farlo, ma volevo farlo. Avevo bisogno di sapere che tu stessi bene"

"Sto bene Sarah" prova ad annuire, ma una smorfia di dolore compare sul suo viso.

La Dottoressa Kirsten entra nella stanza, seguita da Beth e poi per ultima.. Jess.

Mi allontano da Regan, così che la Dottoressa possa visitarla.

Mi posiziono accanto a Jess, infondo alla stanza, lasciando spazio in prima fila a Beth.

Jess è tesa accanto a me, sotto lo sguardo vigile di Regan

"Dio, continua a fissarti" ringhia Jess, stringendo i pugni

"Ehi" le poso una mano sulla sua "Sono qui, con te" le sussurro all'orecchio.

Lei si rilassa i pugni, rimanendo comunque rigida.

Nel giro di pochi minuti arrivano altri due infermieri. Tutti si concentrano su Regan, visitandola ed assicurandosi che lei stia bene.

Anche Beth ci raggiunge, dando possibilità ai medici di lavorare.

"Come ci aspettavamo dai risultati dei giorni scorsi, Regan ha avuto un ottimo recupero. Dovrà seguire della riabilitazione per la spalla che non avrà più la mobilità di prima, ma per il resto il recupero sta procedendo perfettamente" annuisce la dottoressa

"Quanto dovrà rimanere ancora?" chiede Beth

"La terremo in osservazione ancora qualche giorno, poi potrà tornare a casa. Dovrà seguire alcuni accorgimenti ma quelli verranno discussi in sede di dimissioni. Presto tornerà a casa" la Dottoressa poggia una mano sulla spalla di Beth che le sorride apertamente

"Sei contenta di tornare a casa Regan?" Beth si siede vicino a lei "Da Otis"

"Sì non vedo l'ora" sospira

"Sei sempre la solita stronza!" si lamenta Beth.

Non posso evitare di scoppiare a ridere.

Sono così sollevata che Regan si sia risvegliata, come se finalmente tornassi a respirare dopo una lunga apnea.

I giorni passati sono stati davvero lunghissimi, pieni di emozioni diverse. Paura, gioia, dolore.

Ho provato così tante emozioni diverse in così poco tempo.

Ciò che è successo tra me e Jess, l'incidente di Regan ed ora il suo risveglio.

Sono così tante cose che fatico ad elaborarle.

Ancora fatico a credere che Jess sia davvero accanto a me, figuriamoci.

La stringo a me, appoggiando la testa al suo petto. Lei mi cinge con un braccio, posandomi un bacio sulla testa.

"Meglio se andiamo ora" guardo Jess poi Beth "Questo è il vostro momento, poi a breve arriveranno i vostri genitori" poso un bacio sulla testa a Beth

"E così tu sei Jess" Regan guarda Jess e a me si gela il sangue nelle vene.

Che cosa vuole fare?

"Sì, sono io Regan" Jess sottolinea un po' troppo intensamente il suo nome

"Prenditi cura di lei" mi guarda, poi sposta nuovamente lo sguardo su Jess

"Lo sto già facendo" ringhia, prima di lasciare la stanza

"Ciao Regan" sospiro "Ci vediamo domani"

 

 

Pov. Jess

Sono un fascio di nervi mentre lasciamo l'ospedale.

Quella.. Regan Dio, è così dannatamente odiosa.

Prenditi cura di lei.

Certo brutta stronza, certo che mi prendo cura di lei.

Perché ora è compito mio farlo, non più tuo

"Jess, ti chiedo scusa.." inizia Sarah ma la blocco

"Non dire nulla, per favore. Sto cercando di tranquillizzarmi" stringo forte il volante tra le mani.

Lei non risponde, semplicemente guarda fuori dal finestrino.

Non voglio rischiare di ferirla dicendo qualcosa di.. sbagliato.

Voglio solo raggiungere la palestra e sfogarmi con quel fottuto sacco da boxe.

Sono contenta però che Regan si sia svegliata, noto in Sarah già un netto miglioramento.

Il suo viso è già più luminoso, anche il suo sguardo brilla di una luce diversa.

So bene ciò che prova Sarah nei miei confronti, ma non smetterò mai di avere paura di perderla.

Soprattutto ora che so cosa voglia dire vivere senza di lei.

La sua intimità con Regan di questi giorni mi ha destabilizzata un po'.

Credo.. credo di aver bisogno di parlare con la psicologa.

Prima di sfondare quel fottuto sacco, e poi di parlare con lei.

Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a vedere le cose con una luce diversa, perché al momento non riesco a pensare ad altro che Regan e Sarah insieme.

So che Regan potrebbe darle molto di più di quanto possa offrirle io, in termini materiali, ma l'amore.. l'amore che posso darle io non potrà mai darglielo nessuno.

Io questi giorni di reclusione all'ospedale mi sono informata su di lei, su chi sia davvero questa Regan McFinin.

Inoltre Sarah l'altra sera, mi ha raccontato qualcosa di loro.

Mi ha raccontato del maneggio, del ristorante, degli hotel. Di tutte le cose che hanno fatto insieme e di certo io non posso competere.

Da questo punto di vista mi sento un po' in difetto.

Vorrei essere in grado di darle tutte quelle cose, perché so che in fondo se le merita, dalla prima all'ultima.

Regan può battermi solo in questo.

Camminiamo in silenzio verso il dormitorio, mano nella mano.

Sì è vero, forse io non posso regalarle vestiti firmati e lussuose camere d'hotel, ma posso darle tutto l'amore che ho.

Posso rendere speciale qualsiasi cosa, perché ciò che faccio per lei lo faccio con amore.

Sto pensando da giorni al modo migliore per chiederle di diventare, di nuovo, la mia ragazza. Voglio trovare qualcosa di semplice ma bellissimo, proprio come lei.

Ho qualche idea in mente, ma finché Regan rimarrà chiusa in quel fottuto ospedale l'attenzione di Sarah sarà ancora concentrata su di lei.

Dunque i miei piani dovranno aspettare ancora.

Mi siedo sul suo letto, mentre lei raggiunge l'armadio.

Prende i primi vestiti che trova e li indossa, mettendosi comoda.

Poi si sdraia sopra di me, in silenzio.

"È così bello averti qui" sospira, baciandomi il petto

"Fatico ancora a crederci" rido nervosamente

"Anche io" annuisce "Ho una confessione da farti" il mio cuore perde un battito

"Cosa c'è?" mi appoggio ai gomiti, lei di conseguenze si tira su

"Ti ricordi quando sei arrivata al campus, che io non c'ero?"

Certo lo ricordo bene.

In realtà, quando decisi di tornare, lei era ancora qui. Peccato che non fui l'unica ad avere la brillante idea di di tornare

"Sì" annuisco, guardandola

"Ecco.. Andai via dal campus perché.. Dwight si è presentato alla mia porta, scusandosi" abbassa lo sguardo

"Lo so" annuisco "Ero lì quando successe" le sgrana gli occhi

"Come scusa?" mi guarda sconvolta

"Sì, ero tornata al campus il giorno prima. Anzi, in realtà bazzicavo al campus già da qualche tempo. Ti ho incontrata più di un volta"

"La ragazza incappucciata" lei mi guarda, sconvolta

"Già" annuisco "Stavo pensando quale fosse il modo migliore di venirti a dire che fossi tornata. Ero chiusa in camera mia, poi ad un certo punto ho sentito un gran trambusto provenire da fuori e così l'ho visto. Lui era in piedi davanti alla tua porta. Non avevo subito identificato chi fosse, ma poi l'ho sentito parlare" stringo i pugni

"Tu.. tu eri lì?" balbetta

"Sì, ti ho vista raggiungerlo, parlare al tuo assassino in un modo così dolce.. Mi hai stupito Sarah. Hai una capacità di perdonare le persone che va oltre ogni mia comprensione. Ti ammiro" mi guarda

"Certe volte è più salutare lasciare andare che continuare a restare ancorati al passato. Lo sono rimasta per tanto tempo e non mi ha mai portata da nessuna parte" scuote la testa "Dopo Dwight, Regan mi ha portata via da qui. Siamo state via quasi una settimana, così che io potessi.. dimenticarmi di lui. Nel limite del possibile"

"Beh, ecco spiegato dove fossi" sento una fitta al cuore.

All'epoca diedi per scontato che dopo un'affronto del genere fosse tornata a casa.

Povera illusa

"Posso farti anche io una confessione che non ti piacerà?" la guardo, lei mi osserva preoccupata "Non appena ti sei richiusa la porta alla spalle, mi sono scagliata su di lui. L'ho picchiato ed anche parecchio" mi gratto il retro del collo

"Jess.." si porta una mano alla bocca

"Non sono riuscita a trattenermi. Lui era lì, la persona che per mesi ho odiato più di tutti. Doveva pagare per quello che ti aveva fatto. Non ti preoccupare, quando l'ho lasciato ancora respirava"

"Dio Jess.." sospira, portandosi le mani al volto

La osservo, le farfalle nello stomaco.

Difficile spiegare quali emozioni provai mentre il mio pugno chiuso incontrava il suo viso.

Rabbia forse. Perché lui ha distrutto una delle persone più belle e pure che abbia mai conosciuto.

Liberazione, per aver annientato colui che ha osato sfiorare in un modo così perverso il suo corpo.

Come mi sono sentita dopo? Più libera.

Come se mi fossi tolta un peso dalla coscienza.

La mia terapista non sarebbe molto felice, ma non potevo di certo lasciarlo andar via senza che pagasse

"Certe cose non cambieranno mai, non è vero?" mi guarda sorridendo

"Già" annuisco, stringendola forte a me.

 

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Capitolo 86
*** Capitolo Ottantasei ***


Pov. Sarah

"Dove l'hai lasciata?" Regan guarda curiosa dietro di me, aspettando l'arrivo di Jess

"Arriverà a prendermi più tardi. Ora la mia presenza qui non è più necessaria" mi siedo sulla sedia accanto al letto

"Lo è sempre" mi guarda Regan

"Regan.." scuoto la testa

"Sì d'accordo la smetto" annuisce "Quant'è fastidioso questo tutore" borbotta, provando a muovere leggermente la spalla fasciata, ma non appena ci prova una smorfia di dolore le dipinge il viso.

Io scorro distrattamente la dashboard di Instagram

"Allora, siete tornate insieme?" mi domanda, arrendendosi

"Sto aspettando che lei me lo chieda" abbasso lo sguardo imbarazzata.

Parlare di Jess con.. Regan mi mette decisamente a disagio.

"Dille che se ha bisogno di suggerimenti o idee può chiedermi consiglio"

"Regan" alzo gli occhi al cielo sorridendo

"Sapevo sarebbe andata a finire così" guarda fissa davanti a sé "Un po' ci ho sperato che tu potessi cambiare idea, ma in cuor mio sapevo che un parte di te pensava ancora a lei"

"Quello che c'è stato tra me e te Regan è stato bellissimo e soprattutto.. vero, ma il sentimento per Jess è qualcosa che va oltre.."

"Lo so, non devi darmi spiegazioni Sarah" mi dedica un triste sorriso

"Lo sai? La sera del tuo incidente hanno chiamato me. Non tua mamma, non Beth, ma me" la osservo

"Ah davvero? Mi chiedo come mai" si morde il labbro sorridendo

"La dottoressa mi ha detto che fossi l'unico numero salvato sul tuo cellulare" incrocio le braccia, sorridendole

"Ecco.. potrebbe aver ragione" mi guarda "So già dove vuoi andare a parare. Cancellerò il tuo numero Sarah, non dovrai più correre in mio soccorso. Promesso" annuisce

"Potrai sempre contare su di me Regan, ma per certe cose forse è meglio che venga avvisata prima la tua famiglia" le sorrido.

Lei non risponde, semplicemente alza gli occhi al cielo.

Rimaniamo in silenzio, godendoci la compagnia reciproca.

Sappiamo in fondo al nostro cuore che questi saranno gli ultimi momenti che passeremo insieme.

Quando le ho detto che per lei ci sarò sempre dicevo la verità, ma è giusto che in.. casi come questo la sua famiglia abbia la precedenza.

Ed è giusto per lei andare avanti, cancellare il mio numero e qualsiasi cosa possa legarla ancora a me è un primo passo per farlo.

La osservo fissare un punto davanti a sé, triste.

Le ferite sul viso si stanno rimarginando, tranne i tagli più profondi che continuano a rimanere di un rosso intenso.

La testa è ancora fasciata, non ha più tutti i tubi di prima collegati al suo corpo

"Dovresti smetterla di fare cose.. sconvenienti" sorride triste, mordendosi un labbro.

Colgo la sua citazione e scoppio a ridere

"A mia discolpa stavo osservando i tagli sul viso. Stanno guarendo bene"

"Davvero? Da laggiù li vedi?" inarca un sopracciglio "Avvicinati e li vedrai meglio"

"No grazie, li vedo benissimo anche da qui" le faccio la linguaccia e lei scoppia a ridere

"Che bello vederti così di buon umore Regan!" la madre di Regan entra nella stanza, cogliendoci di sorpresa.

È una donna alta e slanciata, bellissima esattamente come le due figlie.

È accompagnata da un uomo alto e dalla spalle larghe, che messo di fianco a lei sembra la sua custodia.

La sua presenza intorno a noi è inquietante.

Vengo colta dal panico. Perché lei è qui? Come posso giustificare la mia presenza qui senza Beth?

"Oh Sarah, salve" la signora Filler mi dedica un sorriso sincero

"Signora Filler" mi piego leggermente in avanti per salutarla

"Mamma, vedo che conosci già Sarah, la ragazza di cui mi sono innamorata" inizio a tossire, totalmente spiazzata dalle parole di Regan.

Che diavolo le è passato per la testa?

Anche la Signora Filler rimane interdetta dalle parole di Regan

"Cos'hai detto?" sussurra, passando lo sguardo da me alla figlia e viceversa

"Hai capito bene mamma" Regan annuisce "Ma tranquilla, non stiamo insieme. Lei sta con un'altra"

"Regan" sussurro a denti stretti.

La signora Filler si lascia andare su una sedia, sconvolta da tutta questa serie di informazioni.

Io vorrei solo sotterrarmi. Perché ha voluto dire tutto a sua mamma e per di più in questo modo?

Cazzo, cosa pensava di ricavare da questo teatrino?

"Okay, forse è meglio che io me ne vada.." decido di defilarmi dalla situazione, cercando di non far trapelare il mio ormai evidente imbarazzo

"Grazie Sarah" annuisce la signora Filler "Buona giornata"

"Arriverderci" annuisco "Ciao Regan" le dedico un'ultima furente occhiata.

Mentre mi allontano dalla stanza cerco di dare una spiegazione al comportamento di Regan, ma non ci riesco. Perché raccontare a sua mamma di noi?

Dove pensava di arrivare?

Mentre raggiungo l'uscita incontro lungo il corridoio anche il papà di Regan e Beth.

Gli dedico un rapido saluto prima di sparire dietro la prima porta disponibile.

Che imbarazzo.

12.47 | Prendo il bus e raggiungo Danissa al bar, ha bisogno di una mano | scrivo a Jess mentre raggiungo la fermata.

Sono ancora sconvolta da quanto successo in ospedale, e non credo che Jess la prenderà molto bene.

Dannazione Regan.

Mi infilo le cuffie e lascio che le note delle mie canzoni preferite calmino i miei nervi tesi.

"Quindi Regan sta bene?" mi chiede Danissa mentre sistemiamo la cucina

"Sì ma è una notizia riservata. La famiglia non vuole che trapeli nulla" la guardo seria

"D'accordo, d'accordo. Mi basta sapere che lei stia bene" annuisce sistemando roba nell'enorme frigo nel retro.

Io invece continuo a preparare panini ed insalate. Nonostante ormai l'ora di pranzo sia passata, continua ad arrivare gente.

Jen è impegnata a gestire la sala, mentre io e Dan ci occupiamo della cucina.

Il lavoro al bar mi aiuta a tenere la mente un po' occupata permettendomi di concentrarmi su cose diverse da.. Regan.

Tranne ovviamente quando Dan mi chiede di lei, ma quello è un'altro discorso

Preparo al volo tre insalate, come richiesto da Jen e poi raggiungo la sala.

I tavoli sono quasi tutti pieni.

La mia attenzione viene attirata da un tavolo di ragazzi impaziente di prendere l'ordinazione.

Annoto tutto su un taccuino, poi raggiungo un altro tavolo.

Per qualche ora riesco a staccare la testa e tra un'ordinazione e l'altra il tempo vola.

 

 

Pov. Jess

Il mio respiro pesante rimbomba nella stanza.

Saltello, l'adrenalina nelle vene.

Sono euforica, mentre tiro un sinistro, poi un destro.

Scarico tutta la tensione accumulata negli ultimi giorni, ed è così soddisfacente.

La mia testa è totalmente libera da ogni pensiero mentre colpisco con violenza il sacco

"Thompson, che sorpresa rivederti" Klesj cammina verso di me

"Ciao Klesj" sorrido, leggermente in imbarazzo

"Quanto tempo è passato? Un anno?" posa il suo asciugamano ed i guanti in un angolo

"Sì più o meno sì" annuisco, allontanandomi dal sacco

"Beh vedo che hai affinato la tecnica, complimenti" annuisce "Allora, che fine avevi fatto?" si stringe i guanti al polsi

"Un po' di casini.. qui" indico la testa "Così ho deciso di mollare tutto, o quasi. Ho continuato a studiare d privatista"

"Brava" annuisce "Ora sei tornata per restare o scapperai di nuovo tra sei mesi?" ride divertita

"No beh.. l'idea è di restare" rido imbarazzata "Io ho finito, tutto tuo" mi tolgo i guantoni

"Riprenderai anche le lezioni?" mi lancia una rapida occhiata, prima di posizionarsi davanti al sacco

"Magari" alzo le spalle "Buona giornata Kelsj"

"Buona giornata a te Thompson" mi saluta e comincia ad allenarsi.

Tutti mi hanno fatto la stessa domanda non appena sono arrivata qui.

Partirai di nuovo?

Solo l'idea mi dà il voltastomaco. Voglio partire da qui unicamente alla fine di questo percorso e voglio partire con lei.

Non mi interessa per quale destinazione, basta che ci sia lei.

Voglio costruire una quotidianità. Trasferire ciò che abbiamo qui in una casa nostra.

Ho lavorato tanto in questi mesi, non di certo per scappare via di nuovo dopo sei mesi.

So che la vita ci metterà alla prova di continuo, o meglio mi metterà alla prova, e sono pronta a vincere tutte le sfide.

L'incidente di Regan probabilmente sarà la più difficile. Mi auguro che in futuro non escano fuori altri ex incidentati da soccorrere.

E comunque sto gestendo questa cosa discretamente bene. Non ho ancora spaccato la faccia a nessuno e questo è già un buon segno.

Raggiungo le docce e velocemente mi cambio.

Sarah rimarrà al bar di Danissa fino a stasera, dunque ho il resto del pomeriggio per me.

La giornata di oggi è particolarmente fredda. Mi stringo nel mio giubbotto di pelle, che non mi copre come dovrebbe.

Raggiungo velocemente la mia stanza, nella speranza di scaldarmi.

Non appena apro la porta però rimango piacevolmente sorpresa

"Ben tornata Jess!" Pongo, Mark e Joe sono in piedi davanti a me con trombette e stelle filanti.

"Ragazzi ma cosa?" entro divertita in camera mia.

Hanno anche appeso uno striscione al muro.

Li guardo senza parole, sinceramente felice per il loro gesto

"Laureen ci ha raccontato di te e Sarah e siamo così felici per voi" Mark mi viene incontro abbracciandomi

"Sì eravate la mia coppia preferita. Ovviamente dopo me e Laureen" Pongo mi fa l'occhiolino prima di abbracciarmi

"Vedi di restare questa volta brutta stronza" Joe si avvicina sorridendomi, passandomi un calice di vino.

Lo abbraccio forte

"Non ho intenzione di andare da nessuna parte" sorrido portando in alto il calice

"A Jess!" urla Pongo

"A Jess!" ripetono Mark e Joe portando in alto i calici.

Mi si stinge il cuore davanti a quella dimostrazione di affetto.

Ho temuto per tanto tempo che gli amici di Sarah potessero cambiare idea su di me, loro sono quelli che hanno vissuto quasi in prima persona il dolore di Sarah per la mia partenza, eppure sono qui con il calice in mano a festeggiare il mio ritorno.

Ora, mentre mi porto il calice di vino alla bocca, tutto nella mia mente si fa chiaro

"Ragazzi, ho bisogno del vostro aiuto" 

 

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Capitolo 87
*** Capitolo Ottantasette ***


Pov. Sarah

Jess è tesa mentre mi accompagna all'ospedale.

Le ho raccontato quanto è successo ieri, con la mamma di Regan e non è stata affatto felice.

Deduco parta sul piede di guerra.

È silenziosa mentre camminiamo per i corridoio dell'ospedale.

Quando arriviamo nella stanza di Regan, lei sta sistemando le sue cose.

È su una sedia a rotelle.

"Ciao Regan, vedo che sei riuscita ad alzarti dal letto" le sorrido

"Sì hanno dovuto aiutarmi in tre, ma sì" annuisce "Jessica" fa un cenno con la testa verso Jess

"Non so a quale gioco tu stia giocando" chiude gli occhi a fessura "ma con oggi hai finito" sputa

"Non capisco a cosa tu ti riferisca" sorride divertita Regan

"Oh sì che lo sai stronza" ringhia

"Jess per favore" la blocco "Regan smettila anche tu" mi volto verso di lei

"Ha cominciato la tua ragazza. Io non devo renderti conto per le mie azioni" mi fissa, con aria di sfida

"Quello che hai fatto ieri Regan è stato assolutamente sbagliato e fuori luogo. Non era necessario. Perché l'hai fatto?" la guardo, il suo sguardo saccente mi irrita

"Sono semplicemente stata sincera con mia mamma, tanto prima o poi si sarebbe posta il dubbio del perché tu fossi qui senza Beth. Tanto valeva dirle la verità" Jess scoppia a ridere

"Stronzate" borbotta Jess, andandosi a sedere

"Senti lasciamo perdere, non sono venuta qui a litigare" scuoto la testa "Hai bisogno di una mano per sistemare le tue cose?" la guardo

"No, ce la faccio da sola" annuisce "Puoi andare Sarah"

"Sei sicura?" la guardo avvicinandomi a lei "Regan hai una braccio bloccato, come fai.."

"Ce la faccio" mi ferma.

Mi scambio un'occhiata con Jess, che rimane seria.

Il suo sguardo dice tutto quello che lei vorrebbe dire.

Sospiro.

Avrei voluto che le si facesse aiutare, forse perché in fondo ho quasi paura a dirle addio.

Anche se so che non sarà mai un addio, lei rimane comunque la sorella della mia coinquilina nonché migliore amica, ma non sappiamo quando capiterà di vederci di nuovo.

Sono davvero pronta a salutarla?

"Sarah?" Jess mi guarda, un misto di preoccupazione e stupore negli occhi

"Sì" annuisco "D'accordo, allora io e Jess andiamo" mi volto verso Regan, nella speranza che lei mi fermi.

Ma ovviamente non lo fa

"D'accordo" annuisce, bloccandomi per un polso "Grazie Sarah, per tutto" mi guarda, i suoi occhi sono tristi

"Non devi ringraziarmi Regan" le sorrido.

Cerco di trattenere le lacrime, per non farmi vedere piangere da Jess.

So che la manderebbe fuori di testa

"Jessica" ringhia Regan

"A mai più Regan" Jess mima con la mano un saluto, senza nemmeno voltarsi.

Usciamo dalla stanza, ma io mi fermo a pochi passi dalla porta.

Mi volto ancora una volta verso di lei, i suoi occhi sono fissi su di me.

Le sorrido un'ultima volta e lei ricambia.

Ti amo, mima con le labbra, ma non sono in grado di risponderle.

Mi volto verso Jess che mi sta guardando.

Il suo respiro è pesante, ansioso.

"Andiamo?" le chiedo raggiungendola.

Lei tira un sospiro di sollievo ed annuisce, stringendomi forte la mano.

Avevo già detto addio una volta a Regan ed era stato difficile, dirlo una seconda volta ancora di più, perché ho la consapevolezza che ora sarà per sempre.

Tutti i bellissimi momenti passati insieme rimarranno un ricordo che custodirò gelosamente, perché sono i primi momenti dopo la partenza di Jess in cui mi sono sentita realmente felice con qualcuno di diverso dai miei amici.

Grazie a lei ho provato sentimenti bellissimi, mi ha fatto incazzare così tanto.

Mi ha fatto fare cose che temevo non avrei mai più fatto.

Certe persone rimarranno per sempre nel tuo cuore, non guarderai indietro con rimpianto o nostalgia, ma sono con tanto affetto.

Quando penso a Regan, penso solo all'immenso affetto che provo per lei.

Le auguro di trovare la sua Jess. La persona che nonostante il tempo passate lontane le faccia battere ancora il cuore.

So che lei adesso ha trovato in me la sua Jess, ma sono sicura che se riuscisse a guardare un po' più in là del suo naso riuscirebbe a trovare qualcuno che meriti più di me di starle accanto, perché non sarei riuscita a darle l'amore che si merita.

Perché Regan ha tanto da offrire, ma io non sono la persona giusta

"Stai bene?" Jess si volta verso di me, prima di accendere l'auto.

Sto bene? Sto cercando di capirlo.

Sto cercando di capire cosa stia passando nella mia testa ora.

Se ripenso all'anno appena passato, beh.. mi sembra incredibile quanta strada io abbia fatto.

Sono partita che ero meno di zero. Ero un corpo vuoto, senza emozioni.

Vivero per inerzia, trascinata dalla vite dei miei amici.

Non ero più io.

Poi i miei amici hanno preso pezzo per pezzo ciò che era rimasto di me, riassemblandomi.

Dandomi di nuovo una forma.

E poi sono arrivati tutti gli altri.

Jace, Diego, Matisse, Regan e.. Jess.

Tutti ad uno ad uno hanno messo una piccola parte di loro in me.

Il loro passaggio nella mia vita ha lasciato un segno indelebile, costruendo una versione migliore di me.

Perché di certo non sono più la Sarah che ero prima che Jess partisse, ma non sono nemmeno la stessa Sarah che ero prima di conoscere Jess.

Sono il risultato di tutto il bene, ed anche il male, che ho ricevuto.

Sono il risultato degli abusi di Dwight, ma sono anche il risultato di tutto l'amore ricevuto da Jess.

Ed ora lei è qui a chiedermi se sto bene.

Diavolo sì, sto benissimo.

Non sono mai stata meglio di così.

Prenderò un pezzettino di Regan e lo custodirò con grande affetto dentro di me, comporrò un nuovo tassello della mia anima, per creare una nuova versione di Sarah.

Una versione di me stessa finalmente felice.

Perché quando mi volto ora non c'è più il suo fantasma a riempire la sua assenza, no.

C'è Lei, bella come lo era quando l'ho conosciuta, che mi sorride.

Eravamo solo due ragazzine quando ci siamo parlate la prima volta.

Due ragazzine che non avevano ancora provato uno dei dolori più grandi che si possono provare.

Perdere la persona che si ama.

Eravamo così.. diverse, ma ora? Ora siamo entrambe il risultato di quel dolore che abbiamo provato e siamo pronte questa volta a costruire sopra a questo dolore.

Pronte ad archiviarlo, ma non a dimenticarlo, perché un tale dolore non potrai mai essere dimenticato.

Ti coglierà nei tuoi momenti di tristezza, quando sarai giù. Lui sarà lì pronto a riemergere ma questa volta non lo temo più, perché Lei sarà sempre accanto a me.

In questi mesi lontane abbiamo lavorato tanto su di noi come singolo individuo, ed ora inizia il bello.

Ora dovremmo portare all'interno della nostra coppia ciò che abbiamo imparato fuori.

E probabilmente sarà la cosa più difficile.

A Jess riesce benissimo, ma non avevo dubbi.

Questi ultimi giorni sono stati intensi anche per lei, ed ora che sono finalmente finiti.. possiamo dedicarci pienamente a noi e a tutto ciò che verrà.

Mi volto un'ultima volta a guardare verso la finestra di Regan.

"Sì sto bene" annuisco, prendendo il suo viso tra le mani e posandole un bacio delicato "Non sono mai stata più felice di così"

 

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