Long Live

di Raven_Stark22_
(/viewuser.php?uid=1137480)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** from the vault ***
Capitolo 2: *** enchanted ***
Capitolo 3: *** innocent ***
Capitolo 4: *** speak now ***
Capitolo 5: *** untouchable ***
Capitolo 6: *** fearless ***
Capitolo 7: *** breathe ***
Capitolo 8: *** tell me why ***
Capitolo 9: *** haunted ***
Capitolo 10: *** fifteen ***
Capitolo 11: *** never grow up ***
Capitolo 12: *** jump then fall ***
Capitolo 13: *** the best day ***
Capitolo 14: *** back to december ***
Capitolo 15: *** the outside ***
Capitolo 16: *** today was a fairytale ***
Capitolo 17: *** a place in this world ***
Capitolo 18: *** you belong with me ***
Capitolo 19: *** white horse ***
Capitolo 20: *** tied together with a smile ***
Capitolo 21: *** stay beautiful ***
Capitolo 22: *** don't you ***
Capitolo 23: *** if this was a movie ***
Capitolo 24: *** should've said no ***



Capitolo 1
*** from the vault ***


"Long Live" è una fan fiction ambientata in una realtà fantasy che vede come protagonisti i personaggi del mondo di Haikyuu.

Si tratta di una storia che ho scritto per il semplice piacere di una lettura leggera e pertanto vi chiedo di considerarla come un modo per passare il tempo.

Suggerimenti, domande e critiche sono ben accette ma per quanto possibile cercate di evitare gli insulti perché, ribadisco, sono partita con l'idea di creare una "comfort-fic", ossia un libro nel quale i fan di Haikyuu si possano rifugiare senza temere per la propria sanità mentale ed evitare dolore psicologico o disagi emotivi.

(Tutti i riferimenti ai miei precedenti lavori sono puramente casuali).

Spero che i colpi di scena siano inaspettati e soprattutto che la fan fiction possa interessarvi.

Buona lettura <3
~Rae🌙

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** enchanted ***


Bokuto odiava i cavalli.

Li detestava proprio.

Se avesse potuto scegliere tra cavalcare quelle bestie di Satana o farsi a piedi l'intero regno, non avrebbe esitato ad optare per la seconda alternativa.

Qualunque altro animale da compagnia sarebbe andato bene.

Preferiva i cani, per esempio.
O i gatti.

I gufi.

Sfortunatamente, Bokuto era anche lo scudiero di uno dei cavalieri più fidati del re.

E ciò significava avere a che fare con i cavalli ogni singolo giorno.

Dalla mattina alla sera.

Dall'istante in cui si svegliava fino a quando non tornava a casa ricoperto di lividi.

Perchè Bokuto poteva anche detestarli, ma quel sentimento non era niente in confronto all'odio che i cavalli provavano verso il ragazzo.

Sospettava che l'intera scuderia si fosse segretamente messa d'accordo per vederlo soffrire.

Probabilmente i destrieri reali avevano sviluppato una specie di istinto sadico nei suoi confronti, dal momento che non poteva avvicinarsi ad uno di loro senza rischiare di essere decapitato, calpestato o ammazzato di una morte lenta e atroce.

O di essere licenziato seduta stante.

Cavalli a parte, Koutaro adorava il suo lavoro.

Lo amava veramente.

Fin da quando ne aveva memoria, il suo sogno era stato quello di diventare un cavaliere.

Aveva sempre trovato affascinanti le armature d'acciaio degli uomini scelti che facevano avanti e indietro nella corte.

Si era esercitato per anni nell'uso della spada e aveva assistito a tutti i duelli delle fiere ogni volta che queste arrivavano in città.

Si era nascosto dietro le mura per osservare i maestri che insegnavano ai giovani nobili come centrare il bersaglio con le frecce ed era persino riuscito a procurarsi una balestra tutta sua.

Il giorno del suo sedicesimo compleanno si era presentato a palazzo per dimostrare le proprie abilità, finendo per mancare di pochi centimetri la testa del menestrello con una lancia.

Era stato necessario l'intervento del consigliere reale per evitargli di passare il resto della vita nelle segrete del castello.

Per qualche assurdo motivo, in seguito all'episodio, uno dei cavalieri lo prese in simpatia.

Gli promise che, se fosse stato uno scudiero fedele, in futuro gli avrebbe concesso il suo posto.

E così Bokuto si era ritrovato, dopo ben tre anni, a spalare letame e a lottare quotidianamente per la propria sopravvivenza nelle stalle di corte.

-Stupidi cavalli.- Borbottò sottovoce, smontando dalla sella con un balzo e legando l'animale al palo di legno.

Si assicurò che il nodo fosse abbastanza stretto e lanciò un'occhiata minacciosa al suo nemico.

Il cavallo pestò gli zoccoli anteriori senza degnarlo di uno sguardo.

-Fai anche la parte dell'offeso?- Sbottò il ragazzo e, non ricevendo risposta, gli diede le spalle.

-Stai buono finchè non sarò tornato.-

Si incamminò verso l'entrata dell'edificio e riuscì a distinguere un nitrito infastidito.

Non aveva bisogno di palare la sua lingua per capire che il cavallo aveva aveva escogitato almeno ventidue modi diversi per ammazzarlo e farlo passare per un omicidio accidentale.

Un brivido gli percorse la schiena e Koutaro si strinse nella camicia.

Nonostante mancassero ancora due settimane all'arrivo dell'inverno, le serate si erano fatte sempre più fredde.

Il ragazzo girò attorno all'edificio di pietra e si infilò rapidamente nella locanda.

Appena mise piede al suo interno, venne travolto dall'odore dell'alcol e dal frastuono generale.

Il locale, oltre ad una meta rinnomata, era anche spazioso e frequentato sia dai più poveri che da chi poteva permettersi di vivere nel lusso.

La stanza era poco illuminata e le candele erano appena sufficienti per proiettare l'ombra dei clienti sui muri incrostati.

Koutaro posó lo sguardo sulle vecchie travi di legno che sostenevano il soffitto ed ebbe l'impressione che sarebbero potute crollare da un momento all'altro.

Si fece largo tra gli uomini che brindavano al bancone e scorse un tavolo libero nella parte più isolata della stanza.

-Scusate... permesso... Ah! Scusate.-

Arrancó fino alla panca e si lasció cadere su di essa, esausto.

-Posso portarle da bere?- Domandò un cameriere, scrutandolo attentamente con degli occhi verde acqua.

Bokuto sbatté le palpebre, come se avesse realizzato in quell'istante il motivo per cui si era recato in quel posto.

-Ah... emh. In realtà, stavo aspettando una pers-

-Bo! Sei in anticipo!-

Una voce familiare sopraggiunse alle sue spalle.

Sorrise divertito e aspettó che il suo migliore amico si posizionasse sulla panca di fronte.

-Devo prepararmi psicologicamente ad una catastrofe di portata apocalittica?-

-Smettila di essere così drammatico, Kuroo.-

Il ragazzo rispose con un ghigno e fece cenno al cameriere di tornare più tardi.

Quando Koutaro notó che il tipo dagli occhi chiari non si era allontanato, però, si acciglió: -Kuroo?-

-Puoi andare, Lev. Lui è un mio amico, ci penso io.- Chiarì il ragazzo, indicando la strada per il bancone.

Il cameriere non si mosse.
-Sei sicuro che sia una buona idea, Kuroo-san?-

Il corvino annuì e sbuffó infastidito.
-Ho tutto sotto controllo.-

-Stai lavorando?- Gli domandó Bokuto guardandosi attorno. Oltre a Lev, non sembrava esserci nessun altro addetto al servizio dei tavoli.

-Cosa? No!-

-.- Lo corresse il cameriere.

-Okay, sì- Rimedió Tetsurou -Ma presto arriverà Kenma a sostituire il mio turno.-

Koutaro ruotó gli occhi al cielo e abbozzó una risata: -Vuoi farti licenziare dopo appena un mese?-

-Due mesi- Puntualizzó Kuroo -E poi, Lev sa cavarsela benissimo da solo.-

Il ragazzo in questione strizzó gli occhi: -No, non è vero.-

-Allora trasforma questa occasione in un'esperienza formativa.- Disse l'altro -Bisogna sempre ascoltare i consigli dei tuoi saggi senpai.-

Lev si grattó la testa grigia, smarrito: -Ma ho iniziato a lavorare qui una settimana dopo di te.-

-Una settimana fa la differenza.-

-E la chiami esperienza?- Lo prese in giro Bokuto, guadagnandosi una gomitata da parte dell'amico.

Lev fissó il collega con uno sguardo preoccupato, prima di dargli le spalle.
-Yaku-san si arrabbierá.-

-Yaku-san non lo verrà a sapere.- Rettificó Kuroo, muovendo la mano come se volesse scacciare il cameriere.

Il ragazzo dagli occhi verdi si arrese e si affrettó a servire i tavoli vicini.

-Sei uno scansafatiche.- Gli fece presente Bokuto, appoggiando la schiena sul retro della panca.

-Ha parlato l'allevatore personale del re.-

-Hey!- Protestó il ragazzo, offeso -Potrei diventare cavaliere entro il prossimo anno!-

-Dalle stalle alle stelle, letteralmente.-

-Ti credi simpatico?-

-Io sono simpatico.- Lo corresse Kuroo, facendogli l'occhiolino.

-Strano che questa tua simpatia non ti abbia ancora procurato un posto fisso.- Mormoró il ragazzo dai capelli a punta, scuotendo la testa con aria rassegnata. -Hai mai preso in considerazione l'idea di diventare giullare di corte?-

Tetsurou la prese sul personale: -Per tua informazione, Yaku non mi ha ancora buttato fuori.-

-Devi ringraziare Kenma, per questo.-

Kuroo fece un vago gesto con la mano: -Prima o poi avrei trovato un lavoro.-

-Non ti stanchi mai di ripetere la stessa frase da più di tre anni?-

-Ascolta, piccolo stronzo-

Il corvino si interruppe, fissando con terrore la porta della cucina.

Bokuto gli passó una mano davanti agli occhi, domandandosi perché si fosse paralizzato all'improvviso: -Hey? Tetsu?-

-Cazzo.- Imprecó questi, scivolando silenziosamente sulla panca per cercare di mimetizzarsi.

Koutaro seguì il suo sguardo e un sorriso divertito si fece largo sulle sue labbra: -Il piccoletto? È lui il tuo capo?-

-È tanto basso quanto tremendo.- Sussurró il suo amico, voltando la testa per evitare il contatto visivo. -Penso sia arrivato il momento di-

-TU!-

-Merda.- Sussurró Tetsurou, cambiando rapidamente espressione per sfoggiare un sorriso finto -Yakkun! Cosa ti porta qui?-

-DOVRESTI ESSERE IN SERVIZIO.- Tunó il tipetto, avanzando minaccioso verso il loro tavolo.

Quasi tutti i presenti ammutolirono.

Persino Bokuto si fece piccolo piccolo sulla panca.

Yaku Morisuke, il proprietario della locanda, era famoso (oltre che per la sua altezza) per l'aura di puro terrore che emanava ogni volta che apriva bocca.

Aveva occhi e capelli della stessa sfumatura castana, ma ciò che attiró l'attenzione di Koutaro fu l'espressione spietata che aveva in volto.

Yaku puntó il dito mingherlino sul petto di Kuroo e spinse con forza, obbligando l'altro ad indietreggiare.

Tetsurou si guardó attorno, accorgendosi di avere tutti gli occhi del locale puntati contro.

Finse un colpo di tosse: -Umh... vorresti... unirti a noi?-

Mancò poco che Yaku tentasse di strozzarlo.

-Ti voglio fuori dal locale.-

-Non puoi licenziarmi! Non ho fatto niente di sbagliato!-

-Ti sei seduto al tavolo del tuo amico mentre eri in servizio.-

Kuroo sgranó gli occhi, come se Morisuke lo avesse appena accusato di aver ucciso qualcuno.

-Non è vero! Non lo conosco neppure!-

Yaku assottiglió gli occhi e li puntó in quelli di Bokuto: -È così?-

Koutaro ridacchió, malvagio: -Ti pare che un tipo del genere possa essere mio amico?-

-Grazie fratello, lo apprezzo davvero.- Sbottó Kuroo, sentendosi trafiggere nuovamente dallo sguardo del suo capo.

-Dammi un valido motivo per cui non dovrei spedirti fuori di qui a calci, considerando i mesi d'inferno che mi hai fatto passare.-

Tetsurou ci rifletté un istante.
-Perché sono simpatico?-

-Hai dieci secondi per alzare il culo dalla sedia.-

-Hai bisogno di me- Continuó Kuroo, indicando il collega poco più in là -E Lev è decisamente peggio.-

Yaku prese un respiro profondo e strinse i pugni.

Kuroo portó istintivamente le mani in avanti.

-Ringrazia Kenma se sei ancora vivo.- Terminó l'altro, rilassando le braccia -E vai a pulire il disastro che quell'idiota di Lev ha combinato in cucina.-

-Subito.- Rispose Tetsurou, osservando il suo capo che si faceva largo tra i clienti spaventati.

-Quel tipo fa più paura di mia madre.- Commentó Bokuto, stringendosi nelle spalle.

-Fottuto nano malefico.- Ringhió Kuroo e, alzatosi dal tavolo, raggiunse il bancone.

Koutaro si lasciò sfuggire una risata e abbassó il capo.

In fin dei conti, Yaku sembrava quasi essersi abituato all'atteggiamento provocatorio del suo migliore amico.

Lui stesso si divertiva a punzecchiare Kuroo, ma tra di loro funzionava così fin da quando si erano conosciuti.

Il suo stomaco pensó di ricordargli che aveva saltato il pranzo a causa di un addestramento speciale sull'uso del pugnale.

Si guardó attorno sperando di riuscire ad intercettare Lev, ma i suoi occhi dorati si posarono altrove.

Una figura incappucciata - un uomo, probabilmente - si era infilata in mezzo ai clienti del bancone.

Normalmente una scena del genere non sarebbe risultata sospetta, se non fosse stato per il fatto che la sagoma stava passando disperatamente in rassegna tutta la stanza.

Bokuto si sforzó di non farci caso, ma era diventato difficile pensare alla sua cena.

L'uomo misterioso si tiró la mantella marrone sopra il viso, nascondendo ulteriormente i lineamenti.

Koutaro si sporse in avanti, cercando inutilmente di scorgere qualche dettaglio del suo volto.

La figura lanciò un ultimo sguardo alla porta d'ingresso, prima di dirigersi con passo deciso proprio nella direzione del ragazzo.

Bokuto trasalì e si affrettó a girare la testa, fingendosi impegnato a rimirare il soffitto.

Notó con la coda dell'occhio che l'uomo incappucciato si era bloccato a metà stanza, esitando.

Forse aveva cambiato idea.

Dopo qualche secondo, però, questi riprese ad avanzare.

Il tipo imperscrutabile si sistemò sull'ultimo tavolo attaccato alla parete, subito dopo la postazione di Bokuto.

Il ragazzo dai ciuffi grigi scosse la testa e decise che fissarlo ulteriormente lo avrebbe fatto sembrare un pazzo maniaco.

Giocherelló distrattamente con la fodera della spada fino a quando Lev non gli passó davanti per servire l'uomo incappucciato.

Riuscì a cogliere solo qualche parola dalla loro conversazione, ma ebbe l'impressione che la voce dello sconosciuto fosse tesa.

Il cameriere venne congedato con un mezzo inchino e scomparve nuovamente tra i clienti del locale.

L'ultimo arrivato seguì Lev con lo sguardo, incrociando per una frazione di secondo gli occhi incuriositi di Bokuto.

E Koutaro pensò di non aver mai visto una sfumatura di blu tanto profonda.

Fu questione di pochi attimi e il ragazzo si era già nascosto dentro il cappuccio scuro.

Bokuto sbatté ripetutamente le palpebre e si accorse di essere rimasto pietrificato per troppo tempo.

Chinó velocemente il capo e fissó il legno del tavolo in uno stato confusionario.

Gli era quasi sembrato che il suo cuore avesse smesso di battere.

-Sei amico di Kuroo-san?-

La voce di Lev lo riportó alla realtà.

-Ah? Uh-m, sì. Ci siamo conosciuti ad una fiera. Cinque anni fa.-

Bokuto si domandó perché non riuscisse più a connettere i pensieri alle parole.

Il cameriere lo fissó come se gli avesse appena raccontato una storia tragica: -Mi dispiace.-

L'altro ragazzo fece per rispondere, ma un rumore improvviso mise bruscamente fine alla loro conversazione.

Si votarono entrambi per scoprire che il suono proveniva da una bottiglia di vino ridotta in frantumi.

-HEY!- Protestó un cliente, la veste completamente macchiata.
-Che modi sono?-

Bokuto individuó colui che aveva causato l'incidente e capì subito che, in quel tipo, c'era qualcosa di sbagliato.

Oltre alla stazza tutt'altro che rassicurante e all'atteggiamento poco amichevole, l'uomo aveva un'armatura diversa da quelle che indossavano gli altri cavalieri del Nekoma.

Portava una cotta di maglia, una specie di tunica composta da tanti anellini di ferro fittamente collegati tra di loro, che arrivava a coprire anche le braccia e i cosciali, fino alle gambe.

Quasi ogni parte del corpo era ricoperta da piastre d'acciaio specifiche, congiunte tra di loro tramite cinghie di cuoio.

L'elmo nascondeva interamente il volto, ad eccezione di un'apertura per il naso e per gli occhi, simile alla lettera "T".

Il cavaliere passó in rassegna l'intero locale, guadagnandosi ben presto l'attenzione di tutti i presenti.

Scostó con il piede i cocci della bottiglia e non si degnó nemmeno di dare una risposta all'altro uomo.

Dietro di lui, altri due guerrieri fecero ingresso nella vecchia locanda e trasformarono la precedente atmosfera di allegria in un'aria tesa e irrequieta.

Il brusio generale divenne sempre più debole e nessuno, ormai, sembrava interessato a godersi la serata.

-Parlo con te, amico!- Si lamentó la vittima, sventolando una mano davanti al cavaliere -Mi hai quasi staccato il braccio! Chi cazzo credevi che fossi?-

I due uomini in armatura affiancarono il terzo, scrutando tutti i presenti come se stessero cercando un soggetto in particolare.

Uno di loro avvolse le dita sull'impugnatura della spada e l'uomo del bancone trasalì.

-Che sta succedendo?-

Il proprietario del locale comparve dietro la porta della cucina e, seguito da Kuroo, avanzó con cautela verso di loro.

Lev parve risvegliarsi dallo stato di shock e andó incontro al suo capo: -Y-Yaku-san... non credo sia una buona idea...-

-Questo stronzo ha rischiato di storgermi il polso e io ho dovuto lasciare la bottiglia- Spiegó l'uomo al bancone, puntando l'indice contro il guerriero -Adesso devi ripagarmi la tunica brutto-

-Va bene, va bene, ho sentito abbastanza.- Yaku si intrappose allargando le braccia e dimenticandosi di essere alto la metà di tutti e quattro -Oggi non è proprio giornata, quindi evitate di crearmi altre occasioni per le quali finire in carcere, sì?-

Dopodiché si rivolse al resto delle persone ammutolite: -E voi non avete di meglio da fare?-

Molti dei clienti tornarono a concentrarsi sulla propria cena e riprese rapidamente il chiacchiericcio di sottofondo.

-Kuroo, Haiba, tornate a lavorare. Me la sbrigo da solo.-

Il secondo eseguì istantaneamente l'ordine, mentre Tetsurou parve esitare: -Sei sicuro? Non sembrano molto intenzionati a scendere a compromessi.-

-Ho tutto sotto controllo.-

Il cliente pestó il pugno sul bancone e si mise a sbraitare: -Ho detto che pretendo i soldi dei vestiti!-

-Tieni.- Yaku tiró fuori dalla tasca due monete d'argento e le cacciò in mano all'uomo che si era lamentato.
-Sono sicuro che i ricchi sbruffoni come te non possiedano altre tuniche tanto costose, quindi mi auguro che siano sufficienti.-

Il tipo si grattó la testa, imbarazzato, e mormoró un "Mh" prima di dare loro le spalle.

Ormai la confusione generale si era sovrapposta alle voci dei litiganti.

Yaku fulminó i tre cavalieri con lo sguardo e non si lasció intimidire dalla loro corporatura: -Potrebbe avervi mandato il Re Nekomata in persona ma, per quanto mi riguarda, chi si comporta così non merita la mia ospitalità.-

Il guerriero centrale lo fissó con astio, segno che aveva colto perfettamente l'invito a lasciare l'edificio.

Uno di quelli che erano rimasti indietro, invece, superó il piccoletto e squadró attentamente tutti i tavoli.

-Oi! Sei sordo?- Yaku sventoló una mano per farsi notare, ma il cavaliere proseguì la sua ricerca, avanzando fino alle panche più isolate.

Il guerriero superó il tavolo di Bokuto senza degnare il ragazzo di uno sguardo e Koutaro ne comprese in fretta il motivo.

Gli bastò un'occhiata fugace per accorgersi che i pugni dello sconosciuto incappucciato erano tanto stretti da fargli sanguinare le mani.

Stava evitando il contatto visivo e cercava di coprirsi il più possibile la faccia, come se ne andasse di mezzo la sua stessa vita.

Persino un completo idiota si sarebbe accorto che era proprio lui l'oggetto di ricerca dei tre cavalieri.

E Bokuto era un completo idiota.

-HEY! TI HO DETTO DI FERMARTI!-

Gli altri due soldati non erano interessati alla scena, come se fossero abituati alla disobbedienza del compagno.

L'uomo in armatura non diede retta al proprietario, avvicinandosi con più convinzione all'ultimo tavolo.

Yaku fu veloce, ma Bokuto di più.

Prima che il guerriero potesse vedere lo sconosciuto in volto, Koutaro si era alzato per oltrepassare il cavaliere facendo il giro della panca.

Afferrò un calice di birra dal tavolo accanto e, ignorando le proteste di chi lo stava impugando un attimo prima, finse di inciampare sul bersaglio arrivando dal lato destro.

La bevanda si riversò tra le fessure dell'armatura e il malcapitato indietreggiò scioccato.

-OH! SCUSA! Non ti avevo visto!- Mentì, sperando che non si notasse la tensione nella sua voce. -Mi dispiace tantissimo. Stavo cercando...- Superò l'uomo con lo sguardo e spalancò le braccia.

-Hey hey hey! Si può sapere dove ti eri cacciato?-

Il cavaliere, maggiormente confuso, alternó lo sguardo da Bokuto al ragazzo incappucciato.

-Sul serio, amico. La prossima volta prendi un tavolo più vicino all'entrata. - Continuó Koutaro, e si fece posto sulla panca per sedersi accanto a lui.

Il tizio misterioso non si mosse e Bokuto speró vivamente che qualcuno potesse credere a quella sceneggiata.

Prima che il cavaliere potesse mettere insieme i pensieri, Yaku gli si paró davanti e lo spinse con entrambe le mani in direzione della porta: -HO. DETTO. FUORI. DALLA. MIA. LOCANDA.-

Il guerriero sfoderó la spada dalla cintura e la puntó senza tanti indugi alla gola del ragazzo.

Tutta la sicurezza di Yaku vacilló e il poveretto non riuscì a trattenere un mezzo urlo strozzato.

-HEY, HEY, FERMO!- Intervenne Kuroo, mantenendo la sua solita compostezza nonostante la situazione carica di agitazione.

Non volava una mosca.

Il cameriere si avvicinó e, con prudenza, cercò di obbligare il cavaliere ad abbassare la lama: -Non so chi siate cercando, ma di certo non lo troverete qui.-

Il tempo si era praticamente bloccato.

-Andiamo.- Intimó il cavaliere centrale, dando le spalle al locale e facendosi largo verso l'uscita -Sì sarà nascosto da un'altra parte.-

Bokuto trattenne il respiro fino a quando il terzo uomo non decise di liberare Yaku e, grugnendo, seguì i due compagni fuori dalla stanza.

Kuroo si piegó in due per liberarsi dalla tensione, mentre Lev tiró un sospiro di sollievo.

-Si può sapere chi diavolo erano quei tipi?- Sbottó il secondo, rivolgendosi a Yaku.

Questi non rispose, fissando in silenzio la porta di legno che conduceva all'esterno dell'edificio.

-Va bene.- Kuroo prese un bel respiro e si giró verso il collega -Torna ad occuparti dei tavoli, Haiba.-

Lev assotiglió gli occhi per guardarlo di traverso: -Guarda che anche tu lavori qui.-

-Se non la finite vi strappo le corde vocali e le uso per costruirci un'arpa.- Li minacció Yaku, ripresosi dal trauma.

Lev parve rabbrividire al solo pensiero, vista la velocità con cui si allontanó dal proprio capo.

Kuroo mostró un'espressione disgustata e scosse la testa: -Che schifo, amico!-

Bokuto soffocó una risata e si ricordó solo allora di non essere solo.

Si giró verso lo sconosciuto e lo trovò sorprendente già rivolto verso di lui.

Fece per aprire bocca, ma l'altro lo precedette: -Grazie.-

Koutaro aveva così tante domande che gli frullavano nella mente, però non riuscì a dare voce a nessuna di esse.

-Mi hai salvato.- Proseguì il ragazzo incappucciato, chinando il capo -Quel cavaliere mi avrebbe scoperto se non fossi intervenuto.-

Aveva un tono così pacato e profondo che Koutaro non si domandò neanche se fosse stato il caso di fidarsi di lui.

-Cosa posso fare per sdebitarmi?-

-Potresti...- Bokuto finse un colpo di tosse -Che ne diresti di iniziare rivelandomi il tuo nome?-

Il ragazzo venne scosso da un fremito, e Bokuto si chiese se non avesse corso troppo.

Lo sconosciuto esitó un istante, prima di sollevare le mani e abbassare il cappuccio del mantello: -Mi chiamo Keiji... Keiji Akaashi.-

Koutaro avrebbe giurato di aver perso un battito.

Il ragazzo che aveva davanti era sicuramente più giovane di lui, ma allo stesso tempo aveva l'aria di essere un tipo molto più maturo.

I capelli neri ricadevano in maniera disordinata sulla fronte e gli contornavano il volto affilato e i lineamenti delicati.

Akaashi lo scrutó attraverso due iridi blu ceruleo e sollevò le sopracciglia sottili.

Aveva due occhiaie profonde che gli segnavano gli occhi, ma Bokuto lo trovó comunque di una bellezza mozzafiato e rimase incantato per quella che si rivelò un'eternità.

-...nome.-

-Uh?- Balbettó, rendendosi conto di non aver ascoltato mezza parola della successiva conversazione.

-Il tuo nome. Non mi hai detto qual è.- Ripeté Akaashi, mantenendo un tono distaccato e composto.

-A-ah. Giusto.- Mormoró Koutaro.

Il cervello non era intenzionato a collaborare.

Trascorse qualche secondo di assoluto silenzio.

-Quindi?- Insistette l'altro, riportando alla realtà lo scudiero.

-Oh, sì, dunque... Bokuto Koutaro.-

Akaashi annuì lentamente, serio.

-È il mio nome.- Specificó il ragazzo, e si schiaffeggió mentalmente per non aver contato fino a trenta prima di aprire bocca.

-Lo avevo capito.- Rispose l'altro, sollevando impercettibilmente gli angoli della bocca.

Bokuto avrebbe potuto avere un infarto da un momento all'altro.

-Perché hai distratto il cavaliere?- Gli domandó Akaashi, costringendolo a mettere insieme parole per creare una frase che avesse un minimo di senso logico.

-Io... tu sembravi... agitato. Non ci ho pensato tanto, a dire il vero.-

-Cosa ti fa credere che non sia un criminale o un potenziale assassino?-

Bokuto rispose con un sorriso spontaeo: -Lo sei?-

-Se fosse così?-

-Verrei arrestato per aver intralciato la giustizia e condannato alla reclusione. Nel migliore dei casi.-

-E nel peggiore?-

-Mi uccideresti prima che possa lasciare la locanda e abbandoneresti il mio cadavere in un fossato.-

Keiji si lasció sfuggire una risata e rimedió coprendosi la bocca con una mano.

-Ci ho preso, non è vero?- Scherzó Koutaro, divertito dalla reazione del ragazzo.

L'altro riacquistó la compostezza e si mise a giocherellare con il calice. 

Bokuto si perse ad osservare le dita affusolate che scorrevano sul bordo del bicchiere.

Il profumo del ragazzo aveva raggiunto le sue narici nonostante l'odore di alcol.

Gli ricordava l'aroma di un bosco agli inizi dell'inverno, quando le pioggie torrenziali lasciavano il posto al freddo e alle foglie gelate.

-Ammazzarti davanti a così tanti testimoni sarebbe stupido. Avrei almeno aspettato che fossi uscito dal locale, prima di abbandonare il tuo cadavere in un fossato.-

Bokuto non riuscì a reprimere il sorriso e si costrinse a guardare davanti a sé.

-Mi sarei dovuto fidare dei cavalieri, allora.-

Akaashi aspettó un po' prima di rivolgergli una domanda seria: -Perché non l'hai fatto?-

Koutaro scrolló le spalle: -Sono uno scudiero. Conosco bene le armature.-

-Continuo a non capire.-

-Quelli non erano guerrieri del Regno di Nekomata- Spiegó Koutaro -Né guardie di corte. Si capisce la differenza.-

-Cavalieri scelti?-

Bokuto scosse la testa: -Le famiglie nobili mettono sempre in evidenza lo stemma della propria casata, o almeno quello reale. Quei tipi...- Abbassó il tono di voce, per paura che qualcuno potesse origliare la loro conversazione -Quei tipi avevano qualcosa di losco. Non sono al servizio di gente per bene.-

Akaashi inarcó un sopracciglio, sorpreso.

-Sai tante cose, per essere uno scudiero.-

-E tu sei calmo, per essere un assassino.- Lo prese in giro Bokuto.

-I più tranquilli sono sempre i più pericolosi.-

-Mi stai suggerendo che ho sbagliato a giudicarti?-

Keiji non mutó espressione: -Trovo che sia stupido basarsi solo sull'istinto. La prima impressione è spesso ingannevole.-

-In ogni caso, intendo diventare il cavaliere più valoroso che il Regno del Nekoma abbia mai visto.- Spiegó Koutaro -Difendere gli innocenti è mio dovere.-

Keiji assottiglió gli occhi, mettendo l'altro in soggezione.

-Avevi ragione. Non sono guardie, né aristocratici.-

-Certo che-

-Di questo regno.- Lo bloccó Akaashi.

Koutaro corrugò la fronte e mise assieme i pezzi: -Tu... tu da dove vieni, Akaashi?-

Keiji si immoblizzó, come se all'improvviso un brutto ricordo si fosse impossessato di lui.

-Io...- Si alzó dalla panca e Bokuto notó che le sue gambe stavano tremando -È... È stato bello parlare con te. Ma ora devo proprio andare.-

-Cosa?-

-Sì, io...- Scosse la testa - Scusa, sono solo molto stanco. Grazie ancora.-

Koutaro lo osservó barcollare lontano dal tavolo e si rese conto che non si reggeva in piedi.

Non solo era scappato senza fornirgli alcuna spiegazione, ma Bokuto aveva anche il sospetto che il ragazzo non sarebbe riuscito nemmeno a raggiungere l'uscita.

-Agaashee a-aspet-

Si interruppe appena vide le gambe del ragazzo piegarsi sotto il suo peso.

Koutaro non fece in tempo ad afferrare il corpo di Akaashi che questi precipitò sul pavimento freddo.

Il rumore dello schianto attiró la curiosità dei tavoli vicini e un paio di persone si radunarono attorno allo sconosciuto.

-Hey! Stai bene?- Koutaro si piegó in avanti e afferró Keiji per le spalle, cercando di girarlo verso la sua direzione.

Le palpebre del ragazzo stavano tremando e la pelle aveva acquisito un colorito cadaverico.

Aveva perso i sensi, constató lo scudiero.

-Bokuto?- Kuroo sopraggiunse alle sue spalle e cercó di scrutare oltre -Amico, che diavolo...-

-Chiama il tuo capo.- Ordinó Bokuto, adagiando delicatamente la testa di Akaashi sul pavimento.

Tetsurou fece una smorfia infastidita: -Un altro morto?-

-Cos-no è solo svenuto, idiota! Vai ad avvertire il piccoletto.- Bokuto strabuzzó gli occhi. -E poi, che cosa significa "un altro morto"?-

-A chi hai dato del piccoletto?- Yaku affiancó l'altro cameriere e lanciò un'occhiata carica di disgusto alla scena che aveva davanti. -Oh, no. Un altro morto.-

-Ah no. No, no, no. Questa volta se ne occupa Lev.- Borbottó Kuroo, incrociando le braccia.

-Cosa? Un altro morto?- Si lamentò il diretto interessato, dalla parte opposta della stanza.

-Si può sapere che problemi avete?- Sbuffó Bokuto, passando un braccio sotto le gambe di Akaashi e sostenendogli la schiena con l'altra mano.

Koutaro sollevó delicatamente il corpo inerme del ragazzo e si meraviglió di quanto risultasse leggero.

-Dove posso metterlo?-

-Assieme agli altri.-

-KUROO!-

-Va bene, va bene, rilassati. Lascialo in uno nei dormitori al piano di sopra.-

Bokuto incroció lo sguardo di Yaku in cerca di approvazione.

Il castano sbuffó e gli fece segno di proseguire: -Se non si sveglia entro domani mattina lo sistemiamo nello sgabuzzino dei cadaveri.-

Koutaro sorrise riconoscente, per accigliarsi subito dopo: -Aspetta, non stavate scherzan-

-Su, su!- Gli intimó il suo migliore amico, spingendolo verso la porta che dava sulle scale -Starei lavorando, io.-

-Sei davvero pessimo.-

-Il peggiore.- Confermó Kuroo, facendogli l'occhiolino.

Il cameriere guidò Bokuto fuori dall'enorme stanza e i due imboccarono una porta secondaria che conduceva al piano superiore.

Rimasero in silenzio fino a quando non ebbero raggiunto la cima della rampa.

Il rumore delle vecchie assi che scricchiolavano sotto i loro stivali riecheggió in tutto il corridoio.

Bokuto si strinse nelle spalle e si auguró che nelle camere si sentisse meno il freddo.

-Lascialo qui.- Gli ordinó Kuroo, spalancando la prima delle numerose porte incastrate nella parete.

Koutaro annuì e si introdusse nella stanza con circospezione.

Il letto era basso, largo ma abbastanza imponente; qualcuno lo aveva reso morbido utilizzando pagliericcio, cuscini di piume e lenzuoli di lino.

La branda si appoggiava al muro ed era sollevata da predelle in legno.

Bokuto camminó sopra un tappeto di pelle di una bestia uccisa durante la caccia e sollevó una nuvola di polvere.

-Dimmi Kuroo... quand'è stata l'ultima volta che qualcuno è venuto a pulire?-

Il suo amico fece le spallucce: -Intendi quest'anno?-

Bokuto lo fulminó con lo sguardo e depositó gentilmente Akaashi sul letto.

-Di solito la gente si limita a ordinare da bere. Quasi nessuno si ferma a dormire.- Spiegó Tetsurou, avvicinandosi al suo amico -Sei sicuro che il tizio stia bene?-

-Aveva detto di essere stanco. Immagino si tratti di semplice debolezza.- Ipotizzó Koutaro, facendosi da parte.

-Mh.- Mormoró Kuroo, squadrandolo con attenzione.

-Puoi tenerlo d'occhio sta notte?-

L'altro roteó gli occhi e diede loro le spalle: -Ci proverò.-

Bokuto sfoderó un sorriso vittorioso e  e sorpassó l'amico senza voltarsi: -Grazie.-

Kuroo si chiuse la porta della camera alle spalle e inseguì il compagno: -E va bene, ma dovrai pagare tu l'affitto della camera.-

Bokuto si bloccó a metà corridoio: -Sei serio?-

-Quando mai lo sono?-

Koutaro scosse la testa e, divertito, inizió a scendere i gradini.

"Tu... tu da dove vieni, Akaashi?"

Sentiva il bisogno di scoprire di più sul suo conto.

Quel misterioso sconosciuto aveva completamente catturato la sua curiosità.

Solo che doveva ancora se si trattava di una cosa positiva o meno.

-Passeró domani mattina.- Annunció, alzando la voce per sovrastare la confusione della locanda.

-Vuoi controllare che la bella addormentata si sia svegliata?- Ghignó Kuroo, seguendo l'altro ragazzo verso la porta d'uscita.

Bokuto si fermò sotto lo stipite e disse: -Voglio solo assicurarmi che non si sia trattato di nulla di grave.-

-Chiaramente. Te ne vai senza pagare?-

-Non ho letteralmente ordinato nulla.-

-Mancia per il cameriere?-

-Guarda che Yaku ti sta uccidendo con lo sguardo.-

Kuroo impallidì di colpo e si voltó verso il bancone.

Bokuto distinse solamente le urla infuriate del proprietario, prima di chiudersi la porta alle spalle.

La serata invernale aveva portato con sé un vento freddo che gli fece battere i denti.

Lo scudiero aumentó il passo e raggiró l'edificio in pietra, trovando il suo cavallo dove lo aveva lasciato.

Quando l'animale lo riconobbe, nitrì infastidito e pestó gli zoccoli per terra.

Ancora prima di tentare un qualunque tipo di approccio, il ragazzo prese un bel respiro: -A noi due, bello.-

Quando si ritrovó costretto a camminare fianco a fianco di un puledro, nel pieno della notte, dopo una giornata sfiancante per paura che questi lo disarcionasse, Bokuto realizzò che .

Odiava decisamente i cavalli.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** innocent ***


Non voleva entrare in quella foresta.

 

Il buio inghiottiva ogni albero, ogni fiore, ogni foglia. 

 

Gli abeti si chiudevano sopra di lui con i loro rami secchi, impedendo ai raggi del sole di filtrare.

 

I cespugli venivano mossi da quel poco vento che riusciva a penetrare.

 

L'umidità era talmente concentrata nell'aria che gli parve di respirare acqua.

 

Nella nebbia riusciva a intravedere sagome ben definite: chiome irregolari, tronchi dalle forme contorte, felci dalle foglie appuntite. 

 

Non gli piaceva affatto quella foresta.

 

Si mosse per cercare una già d'uscita. 

 

Regnava un silenzio assoluto che gli mise i brividi. 

 

Camminó sopra quel soffice tappeto di muschio senza badare a dove stava mettendo i piedi. 

 

Voleva solamente raggiungere un sentiero.

 

Scorse un'ombra circondata dalla foschia.

 

Un animale? 

 

No. Troppo fermo perché potesse trattarsi di un essere vivente. 

 

Si avvicinó abbastanza per distinguere la sagoma di un vecchio pozzo. 

 

Lo scavo era in verticale e di forma circolare. Era incastrato nel terreno e le erbacce si arrampicavano sulla pietra fino al bordo dell'apertura. 

 

Qualcosa gli suggerì che non fosse il caso di approssimarsi ulteriormente.

 

Quel luogo sembrava emanare una certa inquietudine che lo intimorì non poco. 

 

Si sentiva oppresso e svuotato, esageratamente e senza un reale motivo.

 

-Non c'è più tempo.-

 

Avrebbe giurato di trovarsi da solo, fino ad un istante prima.

 

Qualcuno si mosse nella penombra.

 

Distinse un rumore di passi che proveniva da un punto indefinito del bosco.

 

Provò a parlare, ma si rese conto che dalla sua bocca non poteva fuoriuscire alcun suono.

 

Avvertì un forte senso di stordimento ed ebbe l'impressione che i suoi polmoni si fossero riempiti della stessa nebbia che mascherava la figura misteriosa.

 

-Sei già stato qui.-

 

La voce si era fatta più nitida. 

 

Doveva assolutamente scappare il più lontano possibile da quella foresta.

 

La foschia era così densa da impedirgli di capire dove si trovasse l'uomo che gli stava rivolgendo la parola.

 

Indietreggiò impaurito e sentì il cuore scalpitargli nel petto.

 

Si ritrovò ben presto con la schiena premuta contro la pietra fredda del pozzo. 

 

L'aria era diventata irrespirabile e credette di poter svenire da un momento all'altro.

 

-Devi arrivare prima di loro.-

 

Lo sconosciuto era sempre più vicino.

 

Si voltò immediatamente e sussultò quando si accorse di non riuscire a scorgere il fondo del pozzo.

 

Il buco proseguiva per decine di metri nel terreno, impedendo al sole di giungere tanto in profondità.

 

Eppure l'oscurità stessa sembrava in movimento, come se l'ombra stesse cercando di chiamare a sè quei pochi spiragli di luce filtrati dai rami.

 

Si sporse involontariamente in avanti, verso il buio che stava tentando di risucchiarlo.

 

Era una sua impressione, o c'era un brusio di voci confuse che arrivava dal fondo?

 

-Ti ho già mostrato come arrivare.-

 

Girò di scatto la testa, incrociando gli occhi dell'uomo misterioso.

 

-Ricorda.-

 

La figura allungò una mano verso il suo volto.

 

E poi venne il buio.

 

×××××

 

 

Akaashi si svegliò di soprassalto. 

 

Il terrore lo aveva invaso a tal punto che si era messo seduto e aveva lasciato trapelare un urlo strozzato.

 

Strizzó gli occhi un paio di volte, prima di rendersi conto che si era trattato solo di un incubo.

 

Si guardò attorno con circospezione e realizzò di non avere la più pallida idea di come fosse finito in quella camera.

 

Le coperte del letto avevano la stessa tonalità bianco-sporco delle ampie tende che nascondevano la finestra.

 

A lato della branda era stata posizionata una cassapanca con la chiusura in metallo, mentre in un angolo si trovava una vecchia sedia intarsiata.

 

Sopra di lui, il soffitto era retto da travi portanti in quello che doveva essere legno di rovere.

 

Keiji abbassò la testa e si accorse che, sul bordo del letto, era seduto un ragazzo.

 

Non era molto alto e aveva una corporatura esile; indossava un semplice mantello bordeaux con un inserto marrone sul collo e non sembrava preoccuparsi di curare il proprio aspetto, a giudicare dai lunghi ciuffi biondi che gli finivano sparsi davanti agli occhi.

 

Anche se il risveglio di Akaashi non gli era certamente passato inosservato, non diede segno di averci fatto caso.

 

Lo sconosciuto stava armeggiando con qualcosa di piccolo e Keiji fu costretto a sporgersi in avanti per capire di cosa si trattasse.

 

Le dita affusolate del ragazzo si muovevano con agilità attorno ad un oggetto appuntito che aveva quasi la forma di una stella.

 

Il biondino continuava a staccare i pezzi di legno separati e a provare combinazioni differenti per incastrarli all'interno dello strano aggeggio.

 

Le iridi dorate studiavano ogni minimo particolare del gioco, proprio come un felino che scruta attentamente la preda prima di lanciarsi all'attacco.

 

-Ti sei ripreso, alla fine.- Se ne uscì improvvisamente il ragazzo, senza staccare gli occhi da quello che stava facendo.

 

Non si trattava di una domanda, ma di una constatazione.

 

Akaashi attese qualche secondo prima di parlare: -Che cos'è quello?-

 

Lo sconosciuto lasciò cadere le mani lungo i fianchi e intascò l'oggetto di legno: -Un rompicapo. Smontare la stella non è difficile, ma rimetterla insieme richiede ingegno e manualità.-

 

Il suo tono di voce poteva sembrare annoiato, ma Akaashi intuì fosse un tratto della sua personalità.

 

-Oh. Suppongo...- Keiji finse un colpo di tosse -Suppongo tenga la mente impegnata.-

 

L'altro rispose con un'alzata di spalle: -Immagino di sì.-

 

Akaashi scostó un lembo della coperta, ma non si alzó dal letto. 

-Dove mi trovo?-

 

-Mh.- Il biondino si guardò attorno, quasi se ne fosse dimenticato anche lui -Dovrebbe essere la seconda stanza per gli ospiti, credo.-

 

-Ah. E come...- Si grattó la testa, imbarazzato -Come ci sono finito, esattamente?-

 

Il biondino sollevó le sopracciglia: -Qual è l'ultima cosa che ricordi?-

 

Keiji rifletté a lungo. 

 

-I cavalieri hanno lasciato il locale. Dopodiché ho parlato con un ragazzo.- Akaashi si sforzó di mettere a fuoco la sua immagine: -Aveva la mia età, circa. Ed era... imponente, ecco. Capelli bianchi alternati a ciuffi più scuri. Credo si chiamasse Bokuto.-

 

Il piccoletto non batté ciglio, così Keiji proseguì con il suo racconto: -Ero così stanco che sono inciampato sulle assi del pavimento. E poi...- Sì bloccó, confuso -Poi ho un vuoto di memoria.-

 

-Sei svenuto.- Completó l'altro ragazzo, impassibile -E quell'idiota di Bokuto ti ha portato qua sopra.-

 

Akaashi sgranó gli occhi per la sorpresa: -Lo conosci?-

 

Il biondino storse la bocca: -Possiamo dire così. È il migliore amico di uno dei camerieri della locanda.-

 

Keiji si illuminó improvvisamente e fece per scendere dal letto: -Devo ringraziare il proprietario per l'ospitalità. E anche pagare la camera.-

 

Il ragazzo lo bloccó prima che potesse anche solo appoggiare il piede sul tappeto: -È il suo giorno libero, quindi Yaku non si sveglierà mai prima di mezzogiorno.-

 

-Oh...- Akaashi chinó il capo e si mise a frugare nella tasca dei suoi pantaloni -Allora posso dare a te i soldi.-

 

Il biondino osservó con diffidenza le monete che l'altro gli aveva appena porto: -Non è necessario. Sei un forestiero, giusto?-

 

Keiji esitó un istante, prima di annuire.

 

-E non sembri intenzionato a restare in questa città. Yaku chiuderà un occhio.-

 

Akaashi rimase pietrificato sul posto.

 

Gli stava suggerendo di darsela a gambe?

 

Scosse la testa energicamente: -Non se ne parla neanche, non intendo approfittare della vostra disponibilità.-

 

-Come preferisci.- Taglió corto l'altro, non volendo portare avanti ulteriormente la conversazione.

 

Regnó qualche secondo di silenzio.

 

Un brivido percorse la schiena di Akaashi e il ragazzo dovette sforzarsi per non avvolgersi nuovamente nelle coperte.

 

-Hai freddo?-

 

-Sono abituato ad inverni tanto gelidi.- Spiegó Keiji -Ma da dove provengo io è sufficiente il fuoco della cucina per scaldare tutte le staze.-

 

-Davvero?- 

 

Akaashi annuì: -L'aria calda circola attraverso delle cavità poste nel pavimento e nelle pareti e si disperde in tutta l'abitazione.-

 

Il biondino si tamburelló il mento con l'indice: -Non mi è nuovo questo sistema. Da quale regno arrivi?-

 

-Fukurodani.-

 

Non era stato Akaashi a parlare. 

 

I due ragazzi si votarono in direzione della terza voce e Keiji riconobbe, sulla soglia, il cameriere moro della sera precedente.

 

-Ci ho azzeccato, vero?-

 

Il ragazzo aveva delle spalle larghe, nonostante la sua figura fosse alta e slanciata. 

 

Gli occhi color nocciola scrutarono ogni dettaglio di Akaashi. 

 

Si passó una mano tra i capelli neri arruffati e mise piede dentro la stanza, sollevando un lamento da parte del biondo.

 

-Sparisci, Kuro.-

 

-Contieni tutta questa gioia nel vedermi, ti prego.- Scherzó il cameriere, ignorando la richiesta dell'amico. 

 

Il nuovo arrivato si posizionó sull'altro bordo del letto e fece segno a qualcun altro di entrare: -Coraggio Bo, la principessa si è svegliata.-

 

Sulla soglia comparve lo stesso ragazzo che lo aveva portato nel dormitorio la sera precedente.

 

Akaashi percepì un tuffo al cuore quando lo riconobbe.

 

La corporatura solida e muscolosa era messa in risalto dalla camicia abbondante fermata alla vita da una cintura di pelle; da essa pendeva un piccolo pugnale in acciaio, nascosto in parte dal mantello.

 

-Umh. Ciao.- 

 

Un ciuffo ribelle gli ricadde sulla fronte, ma Bokuto non parve accorgersene.

 

Keiji sollevò appena la mano per ricambiare il saluto, imbarazzato.

 

-Da cosa lo deduci?- Domandò il biondino, rivolto al cameriere moro.

 

Quello inarcò un sopracciglio: -Che il tipo sia sveglio?-

 

-Che provenga dal Regno di Fukurodani.- Spiegò il piccoletto, schiaffeggiandosi la fronte con la mano.

 

-Oh.- Il moro si voltò poi verso Akaashi e fece un mezzo inchino. -Kuroo Tetsurou, comunque. Immagino tu abbia già avuto il piacere di conoscere Kenma.-

 

Il ragazzo seduto sul bordo del letto acennò quasi l'ombra di un sorriso.

 

-Akaashi Keiji.- Si presentò, domandandosi se rimanere a letto con tre sconosciuti nella stessa stanza fosse stata una buona idea.

 

-Hai un accento diverso.- Continuò Kuroo -E' quello del Nord, vero? Non è la prima volta che alla locanda giungono clienti provenienti da Fukurodani.-

 

Keiji sbattè ripetutamente le palpebre, stupito.

 

-Sembra che tu ci abbia preso in pieno, amico.- Lo incitò Bokuto, tirandogli una pacca sulla schiena con fin troppo entusiasmo.

 

-Esattamente come i cavalieri di ieri sera.- Proseguì Tetsurou, chinandosi in avanti per squadrarlo con più attenzione -Era te che stavano cercando. O mi sbaglio? E direi che quest'ultima possibilità è abbastanza remota.-

 

Kenma roteò gli occhi al cielo, ma non lo contraddì.

 

Akaashi incontrò per una frazione di secondo lo sguardo di Koutaro e si costrinse ad abbassare il capo: -Andrai ad avvertire i cavalieri?-

 

-Io non sono Bokuto.- le iridi di Kuroo diventarono più scure e Akaashi ebbe l'impressione che la stanza si fosse fatta più fredda. -Non mi fido del primo che capita solo perché mi ha fatto gli occhi dolci.-

 

-Kuroo!- Lo riprese Bokuto, colpendogli il braccio con il gomito.

 

Il gesto però non fu sufficiente a smuovere il moro: -Ieri sera è stata una questione di fortuna. Ma voglio assicurarmi che non sia il caso di richiamare quei tizi.-

 

-Perché non ci racconti la tua storia?- Propose Koutaro, cercando di calmare le acque. 

 

Akaashi assottiglió gli occhi e sostenne lo sguardo di Kuroo. 

 

-Come desideri.- Rispose, con una tranquillità spaventosa.

 

-Lavoro nel Palazzo del re e della regina di Fukurodani. Nelle stalle, per la precisione.- Inizió il racconto -Mi occupo di dare da mangiare ai cavalli, pulire gli zoccoli e preparare le selle. La paga è appena sufficiente per mantenere la mia famiglia.-

 

-Così anche tu vivi a corte?- Lo interruppe Bokuto, entusiasta. 

 

Akaashi annuì: -La vita nella capitale non è male. Ma immagino sappiate a cosa mi stia riferendo.-

 

Kuroo roteó gli occhi al soffitto: -Mi spiace contraddirti, ma come puoi vedere non nuotiamo nell'oro. Veniamo tutti e tre dalla campagna e io sono stato assunto solo due mesi fa.-

 

-Per merito di Kenma.- Aggiunse Koutaro.

 

-Grazie per la precisazione Bo, davvero indispensabile.- Kuroo si rivolse di nuovo ad Akaashi: -Se possibile salterei particolari come il numero di sorelle o il nome del cane e andrei dritto al punto.-

 

Keiji rimase impassibile alla provocazione: -Nessuna sorella, il cane è morto quando ero piccolo.-

 

Tetsurou strinse i denti: -Condoglianze.-

 

-Apprezzate.- Continuó Akaashi -Non ho mai incontrato il Re o la Regina, ma del resto si tratta di un privilegio di cui hanno potuto godere in pochi. Mi limitavo a fare il mio lavoro rimanendo nell'ombra.-

 

-Allora perché sei scappato?- Gli domandó Bokuto, curioso.

 

-Tre giorni fa...- Akaashi avvertì un groppo alla gola -Il consigliere di corte si è presentato alla stalla, dicendomi che il Re Ootsuka aveva ordinato alle guardie di catturarmi. Ho preso un cavallo e sono fuggito appena ho ricevuto la notizia.-

 

-Perché mai il Re vorrebbe sbatterti in galera?- Chiese Kuroo. 

 

-Secondo lui ho...- Il ragazzo strinse il lenzuolo tra i pugni -Rubato qualcosa che gli appartiene. O meglio, qualcosa che sta cercando.-

 

-E non è così?- Sbuffó Kuroo -Non ti basta provare la tua innocenza?-

 

Akaashi scosse la testa: -Non possiedo l'oggetto della sua ricerca, ma vorrei impadronirmene prima delle guardie.-

 

-Faccio fatica a seguirti.-

 

Keiji abbassó la testa e prese un bel respiro: -Non posso rivelarvi i dettagli, ma mi è stato... affidato un compito, se si può dire così. Il Re è pericoloso. Non voglio che il suo obbiettivo cada nelle mani sbagliate.-

 

-E chi è che ti avrebbe affidato questo compito?-

 

-Non ve lo posso dire.-

 

-Cosa stai cercando?-

 

-Non ve lo posso dire.-

 

-Fammi capire.- Lo interruppe Kuroo, mettendosi le mani sui fianchi -Stai andando contro l'intero reame che, ricordiamolo, ti sta dando la caccia, solo per una specie di... senso di giustizia?-

 

Akaashi lo fulminò lo sguardo: -Voi non potete capire quanto sia importante arrivare alla meta prima che lo facciano le guardie.- 

 

-No, hai ragione.- Rispose Tetsurou, schietto -E non intendiamo scoprirlo. Buona permanenza nel Regno di Nekoma.- 

 

Il moro gli diede la schiena e fece segno agli altri di seguirlo.

 

Kenma non disse nulla e si limitò a salutare Akaashi con un gesto della mano.

 

-Quindi credete al mio racconto?- Chiese il ragazzo.

 

Kuroo si bloccò con un piede già fuori dalla stanza. 

 

-E' ai limiti dell'assurdo, ma sembri abbastanza convinto di quello che dici. Ti auguro che la fortuna sia dalla tua parte, ma non voglio avere niente a che fare con questa storia. Fingeremo di non averti visto, a meno che le guardie non si ripresentino qui. Bokuto?- 

 

Il bicolore non si era mosso di un millimetro.

 

-Che fai? Non vieni?- Insistette Tetsurou.

 

Koutaro non distolse lo sguardo da quello freddo di Akaashi: -Io... umh. Vi raggiungo dopo.-

 

Kuroo lo scrutó in silenzio, minaccioso. Poi emise uno sbuffo infastidito e gli diede le spalle: -Okay. Non fare nulla di cui potresti pentirti.-

 

Il ragazzo uscì dalla stanza senza tanti complimenti, seguito a ruota da Kenma.

 

La porta sbatté dietro di loro e il rumore fece quasi tremare le pareti. 

 

-Mhh... sì. Emh- Koutaro si mosse sul posto, a disagio -Anche io ho a che fare con i cavalli. Sono uno scudiero.-

 

-Sì, l'ho hai già detto.- Disse Akaashi. 

 

-Già, l'ho fatto.- Bokuto si schiarì la voce -Così, alla fine, non sei un potenziale assassino.-

 

Keiji inclinó gli angoli della bocca: -Mai smentito.-

 

Il moro scostó un lembo del lenzuolo e si alzó dal letto.

 

Bokuto lo osservò afferrare il mantello e sistemarselo addosso. 

 

-Intendi già partire?-

 

-Ho aspettato anche troppo.- Fece Akaashi, sistemandosi i capelli in modo che risultassero meno simili al nido di un volatile -Se Wakatsu raggiungesse il Sud prima del sottoscritto, non me lo perdonerei mai.-

 

-Wa-chi?- 

 

Akaashi sussultó: -Oh è... è lui che sta al comando delle guardie reali.-

 

Bokuto seguì il ragazzo con lo sguardo mentre questi attraversava la stanza per dirigersi verso la porta. 

 

-Uhm.- Akaashi indugió prima di afferrare la maniglia e si voltó verso l'altro. 

 

-Grazie per avermi portato nel dormitorio, ieri sera. Ti sono debitore. Ancora.-

 

-Era il minimo che potessi fare.-

 

Koutaro gli sorrise con così tanta spontaneità che Akaashi fu costretto ad spostare lo sguardo per non restare abbagliato.

 

-Per caso- Keiji si ritrovò obbligato a cambiare discorso -Conosci un posto dove possa fare rifornimento di provviste?-

 

-Tipo il mercato?-

 

-È tanto distante?-

 

-Non troppo.- Ricordó Bokuto -Possiedi un cavallo, giusto?-

 

Akaashi rispose con un cenno affermativo. 

 

-Potrei accompagnarti io.- Sì offrì l'altro. 

 

Keiji si sbrigó ad uscire dalla camera per nascondere il sorriso che stava nascendo sulle sue labbra: -A meno che la cosa non ti crei disturbo.-

 

-Nessun problema!- Esclamó Bokuto, i passi pesanti che rimbombavano nel corridoio -Il cavaliere che servo si trova fuori città per alcune faccende di confine e non rientrerà prima di domani.-

 

Akaashi inizió a scendere le scale che portavano al piano inferiore -Posso ritenermi fortunato, allora.-

 

Si pentì immediatamente della frase che aveva appena pronunciato.

 

-Hey, hey, hey! Puoi dirlo forte! Sono il migliore.-

 

Keiji rimase in silenzio fino a quando non furono giunti alla fine della rampa. 

 

-Lo sai- Se ne uscì all'improvviso, senza guardarlo in faccia -La mia prima impressione è stata che tu fossi un tipo piuttosto... stressante, per così dire.-

 

Bokuto sorrise, vittorioso: -E adesso? Che cosa pensi di me?-

 

-Che le prime impressioni molto spesso ingannano.- Disse Akaashi, aprendo la porta che dava sulla sala del locale -Ma non è questo il caso.-

 

Koutaro ci mise più di un minuto per mettere insieme tutti i pezzi. 

 

-A-Agaashee!- 

 

Il diretto interessato chinó il capo per mascherare una leggera risata. 

 

Usciti dalla locanda, i due ragazzi circumnavigarono la struttura fino al retro dell'edificio. 

 

-Quello?-

Bokuto indicò uno dei due cavalli rifugiati sotto una tettoia dall'aspetto decadente. 

 

Aveva il manto grigio, la testa di medie dimensioni, il profilo rettilineo e due occhi grandi ed espressivi. 

 

Il portamento era fiero ed elegante, al contrario del cavallo che invece apparteneva allo scudiero.

 

Akaashi annuì e si avvicinò senza alcun timore allo stallone: -Sì chiama Akari.-

 

-Luce.- Tradusse Bokuto, rifilando un'occhiataccia al suo destriero -Lui è... umh... Uma.-

 

-Te lo sei appena inventato.-

 

-Non è vero!- Protestó Koutaro, sforzandosi di sembrare convincente. 

 

Keiji non riuscì a trattenersi e gli scoppió a ridere in faccia: -Hai chiamato il tuo cavallo cavallo?-

 

-Beh, come avrei dovuto chiamarlo?-

 

Keiji cercó di calmarsi prima di riprendere a parlare: -E se fosse stato un gatto? Quale nome gli avresti dato? Neko?-

 

Koutaro ci pensó su. 

-Daiki.-

 

Akaashi scosse la testa e decise di mettere fine a quel discorso. 

 

Si scostó da Bokuto per sistemare la sella del suo stallone grigio. 

 

L'altro strinse i denti e fece un passo verso Uma, il quale sembró infastidirsi solamente avvertendo la presenza del padrone. 

 

Akaashi osservó in silenzio il ragazzo che tentava inutilmente di raggiungere la sella: Koutaro si abbassava e imprecava sottovoce ogni volta che gli zoccoli posteriori del cavallo rischiavano di colpirlo.

 

-Ciao Uma.- Salutó, avvicinandosi al cavallo di Bokuto. 

 

-No aspe-Aakahashi!- Balbettó il padrone, precipitandosi in suo soccorso. 

 

Keiji sfioró con le dita il mantello dell'animale e si voltó verso Bokuto con un'espressione interrogativa. 

 

Il ragazzo lo fissó estasiato, come se avesse appena assistito ad un miracolo. 

 

Non ricevendo alcun segnale da parte di Bokuto, Akaashi riprese ad accarezzare gentilmente l'animale, il quale nitrì soddisfatto. 

 

-Come... come diavolo ci sei riuscito?- Sbottó lo scudiero dopo essersi ripreso dallo shock. 

 

-A fare cosa?-

 

-Quello.- Bokuto indicò con dito tremante il suo cavallo -È cattivo con chiunque.-

 

Akaashi gli passó le dita tra i ciuffi della criniera: -Non può essere cattivo, Bokuto-san.-

 

-Hai ragione. È malvagio. Crudele. Spietato.-

 

-Ti sei fermato perché hai esaurito i sinonimi?-

 

-Non ne conosco altri.- Ammise, mantenendosi sempre a debita distanza dal suo cavallo.

 

Akaashi gli fece segno di avvicinarsi e Bokuto, anche se tremante, si mosse lentamente verso di lui. 

 

Il cavallo pestó immediatamente le zampe anteriori, irritato, ma Keiji continuò a sussurrargli parole gentili. 

 

-Muoviti lentamente.- Intimó a Koutaro e lo invitó ad affiancarlo. 

 

-In pratica sei l'uomo che sussurrava ai cavalli.-

 

-Non puoi ottenere il loro rispetto se prima non li tratti allo stesso modo.- Gli rispose Keiji, accarezzando dolcemente il manto di Uma. 

 

-Io sono rispettoso.- Borbottó Bokuto -Voglio bene ai cavalli. Ma loro mi odiano.-

 

-È impossibile che l'intera specie equina si sia coalizzata contro di te, Bokuto-san.-

 

-Eppure nella scuderia cercando tutti di staccarmi la testa a morsi.-

 

-Forse è colpa dei capelli.-

 

Gli occhi di Bokuto si illuminarono: -Credi sia possibile?-

 

Akaashi ruotó gli occhi al cielo e si staccó dall'animale: -No, stavo scherzando.-

 

Il nitrito di Uma riportò entrambi alla realtà. 

 

-Lo vedi? Mi detesta!-

 

-Devi solo imparare ad ascoltarlo.-

 

-Non parlo il cavallese.-

 

Akaashi comprese che la stupidità di quel ragazzo non aveva limiti. 

 

-Uma sta comunicando in un altro mondo. Devi solamente guardarlo.-

 

Koutaro fece come indicato e, dopo svariati minuti di silenzio, se ne uscì con: -Voi del Fukurodani avete sviluppato un legame telepatico con i cavalli?-

 

Keiji sospiró rassegnato: -Gli occhi. I cavalli non hanno uno sguardo diretto e frontale, ma non per questo l'espressione è da sottovalutare.-

 

-Sembra che mi voglia mangiare per colazione.-

 

-Ha uno sguardo obliquo che indica una scarsa voglia di muoversi. Oppure un qualche problema con chi lo sta per cavalcare.-

 

-In pratica mi stai dando ragione.-

 

-Sforzati sempre di guardarlo, senza timore ma con la massima attenzione.- Disse Akaashi, stizzito.

 

Bokuto fece come richiesto e, per un'eternità, non volò una mosca. 

 

Akaashi stava quasi assistendo ad una gara di sguardi tra Uma e lo scudiero ma, in qualche modo, era il secondo ad esserne rimasto ipnotizzato.

 

Keiji scelse di non intromettersi, aspettando che fosse Koutaro a fare la prima mossa.

 

Il bicolore si morse il labbro inferiore e, agitato, allungó una mano verso il dorso del destriero. 

 

Uma rimase perfettamente immobile e, anche se riluttante, si lasció accarezzare dal padrone. 

 

-Visto?-

 

Bokuto liberò tutta l'aria che aveva trattenuto nei polmoni e attese qualche istante prima di arrampicarsi sul dorso del cavallo.

 

-È tutto merito tuo, Akaashi!- 

 

Keiji si sentì subito invaso da tutta la gioia che emanava Bokuto. 

 

-Sei tu che hai seguito il mio consiglio.- Gli rispose, voltandosi per nascondere le chiazze rosse che si stavano espandendo sulle sue guance. 

 

Non si trattava neanche di un complimento, eppure Akaashi si era sentito in imbarazzo. 

 

Decise di non badarci più di tanto e si issó sulla sella del suo cavallo bianco.

 

Beccó Bokuto intento a fissarlo e ne approfittó per porgergli una domanda: -Quanto tempo ci vorrà per raggiungere il mercato?-

 

L'altro ci pensò su prima di rispondere: -Da qui alla piazza sono circa venti minuti.-

 

Akaashi annuì e alzó il cappuccio sopra la testa, nascondendone una buona parte: -Ti pregherei di dare nell'occhio il meno possibile.-

 

Koutaro alzó il pollice e afferró con l'altra mano le redini di Uma: -Nessuno si accorgerà della nostra presenza. Saremo praticamente invisibili.-

 

Keiji aveva un brutto presentimento, ma decise di dare fiducia al ragazzo.

 

-E va bene. Fammi strada.-

 

×××××

 

Da quello che sapeva Akaashi, i mercanti necessitavano di circa otto giorni per sistemare le merci e noleggiare le bancarelle. 

 

Nel Regno di Fukurodani, le vendite duravano diverse settimane e, in quella di mezzo, si pensava ai pagamenti. 

 

Quello che vide nella capitale, tuttavia, non aveva l'aspetto di una semplice fiera passeggera: tende ingombranti e botteghe spaziose erano sparse un po' dappertutto, finendo per disegnare dei veri e propri percorsi. 

 

All'entrata della porta orientale si trovavano i venditori di arnesi quali falci, accette e scuri; stoffe di lana, tela, drappi d'oro e di seta dalla parte opposta; 

 

I due ragazzi scesero da cavallo e proseguirono a piedi in mezzo alla folla. 

 

Fecero sosta da un venditore di alimentari e Keiji si rifornì di cibo secco come gallette e pezzi di pane secco da rinvenire in una zuppa, fette di carne secca, un sacchetto di noci e una frittella che regalò ad un Bokuto entusiasta. 

 

Si fece riempire la borraccia in pelle e nascose la sacca a tracolla dietro il mantello.

 

Superarono i venditori specializzati in pellami e cuoio e Bokuto lanciò un'occhiataccia alle pellicce esposte che solo i ricchi potevano permettersi. 

 

-Qualche problema?-Domandó Akaashi, preoccupato che le guardie si fossero infiltrate nel mercato cittadino. 

 

L'altro scosse la testa e riprese a camminare: -Odio quel tipo.-

 

-Il venditore di pellicce?- 

 

-Uccide gli animali perché quegli egocentrici dell'elité si possano mettere in mostra.-

 

-Sei contrario alla caccia?-

 

Bokuto sospiró, sconsolato: -Vengo da una famiglia di miseri contadini. Mio padre mi ha insegnato a cacciare prima ancora che comprendessi il vero significato del termine.-

 

Keiji aspettó pazientemente che il ragazzo continuasse il suo racconto.

 

-Mi ricordo molto bene la prima volta che ho ammazzato un animale. Era una Coturnice. Ho scoccato una freccia che le ha attraversato il cranio. Sono stato male per un mese intero e mi sono rifiutato di prendere nuovamente in mano l'arco.-

 

Akaashi avrebbe voluto posargli una mano sulla spalla per cercare di confortarlo. Invece, disse: -È comprensibile.-

 

-Ma è stato per merito di quella Coturnice che siamo riusciti a sopravvivere per un'altra settimana.- 

 

Keiji aprì la bocca per parlare, ma non sapeva più cosa aggiungere.

 

-Quel tizio...- Bokuto aveva la voce che gli tremava per la rabbia -Lui uccide gli animali perché dice che lo trova divertente. Appende le corna dei cervi sulle pareti della bottega per vantarsi di tutti i suoi bottini.-

 

Akaashi si morse un labbro: -È un essere spregevole.-

 

-Lo è.- Confermó Bokuto -Persone come lui non meritano tutto il privilegio di cui dispongono.-

 

Il moro si accorse che ormai avevano attraversato già due terzi della piazza. 

 

-Perché sei diventato uno scudiero?-

 

-Te l'ho già detto, vorrei-

 

-Sì, sì, diventare il cavaliere più valoroso del reame.-

 

Bokuto assotigliò gli occhi, diffidente. -Non capisco se ti interessi veramente o sia solo una modo per accusarmi di essere ripetitivo.-

 

-Forse entrambe le cose.- Keiji alzò le spalle. -Ma la mia è pura curiosità. Ho conosciuto parecchi cavalieri, lavorando alle stalle. Molti sono spinti da nobili azioni, ma... c'è sempre un motivo particolare sotto il loro impegno. Potrebbe essere un passato traumatico o un desiderio irrealizzato. Vi accomuna avere qualcosa per cui dare il massimo.-

 

Camminarono in silenzio per qualche minuto.

 

Proprio quando Akaashi si stava per rassegnare, Koutaro gli fornì una risposta: -Deve esserci per forza un motivo esterno?-

 

-Altrimenti cosa ti spinge a dare il meglio di te?-

 

-Sapere che le persone si sentono al sicuro. Protette.- Bokuto sorrise, raggiante. -Non lo faccio per colpa di un brutto ricordo o un episodio che mi è rimasto impresso. Sono un cavaliere perchè voglio fare del bene.-

 

-Aiutare gli altri ti fa stare bene?-

 

-Gli altri stanno bene. Questo è sufficiente, per me.-

 

Akaashi realizzò che nessuno dei cavalieri che aveva conosciuto aveva dato una risposta simile.

 

Era rimasto sicuramente divertito dal suo atteggiamento buffo e dal suo modo di fare impacciato, ma ora si poteva definire stupito.

 

-Bokuto-san?- 

 

Il ragazzo parve incuriosito da quell'appellativo, ma non lo corresse.

 

Keiji fece per proseguire, ma le parole gli morirono in gola appena il suo sguardo cadde oltre la massa di cittadini di fronte al tavolo di una tessitrice.

 

Imprecò sottovoce e si abbassò il cappuccio sul naso, augurandosi che l'aspetto di Bokuto non attirasse l'attenzione delle guardie.

 

Cosa ci facevano ancora in città?

 

Aveva sperato fino all'ultimo che avessero abbandonato la capitale per cercarlo altrove.

 

-Akaashe?- Lo chiamò lo scudiero, confuso dal suo comportamento.

 

Keiji si guardò attorno alla ricerca di una soluzione.

 

-Seguimi.- Gli impose, dando le spalle al gruppo di cavalieri che stavano setacciando la zona.

 

Bokuto si lanciò una rapida occhiata alle spalle per poi prendere il colorito di un vampiro.

 

Si affrettò a raggiungere il compagno e assunse il suo stesso tono di voce: -Ci hanno scoperti?-

 

-Non ancora.- Rispose Akaashi mentre si sforzava di mantenere il sangue freddo. -Dobbiamo andarcene prima che..-

 

Si sentì trattenere per una manica e non mosse più un muscolo.

 

Due cavalieri del Fukurodani avanzavano lentamente nella loro direzione e controllavano il volto dei passanti con circospezione.

 

La gente spaventata si spostava per creare un varco che li avrebbe condotti presto da loro.

 

-Cazzo- Si lasciò sfuggire elegantemente Bokuto. -E adesso che facciamo? Saranno qui a momenti.-

 

Akaashi si domandò se un futuro cavaliere come lui non avrebbe dovuto impegnarsi a trovare una soluzione.

 

Ormai erano circondati da entrambi i lati e i due guerrieri distanziavano solo di una decina di metri.

 

Il suo occhio cadde sulla tunica dorata di un mercante e gli balenò in mente un'idea.

 

-Di qua.- Intimò a Bokuto, trascinandolo dentro la prima tenda che trovarono sulla sinistra.

 

Si trattava di una sartoria gestita da una vecchia coppia: la scrivania era ricoperta di fogli scarabocchiati e atlanti consumati.

 

Sul tavolo centrale erano esposti decine di panni che andavano dalle sfumature più fredde a quelle più tenui, di ogni tessuto e dimensione.

 

I manichini in legno indossavano abiti raffinati decorati con ricami particolari, mentre sugli sgabelli erano impilati uno sopra l'altro diverse tipologie di mantelli.

 

-Svelto.- Disse Akaashi, puntando subito a quest'ultimo capo di abbigliamento. 

 

Bokuto sfiorò con i polpastrelli un panno color prugna e i suoi occhi si illuminarono: -Wow.-

 

-Non abbiamo tempo per queste cose.- Fece Akaashi, distruggendogli ogni speranza.

 

Afferrò rapidamente un mantello blu cobalto e si abbassò il cappuccio.

 

-Che stai facendo?- 

 

Keiji non gli rispose e sostituì il proprio mantello con quello nuovo.

 

Cercò con lo sguardo il proprietario della bottega, ma lo trovò impegnato a parlare con altri clienti.

 

Si rese conto che il tempo stava scorrendo e che i cavalieri li avrebbero trovati a breve, così allungò una mano per recuperare un cappello lasciato incustodito su una sedia.

 

-Akaa-

 

-Indossa questo.- Ordinò, passandogli il copricapo.

 

Bokuto afferrò il cappello tra le mani con disgusto: era scolorito, cadeva da un lato e la piuma era strappata a metà.

 

-Non ci penso neanche.-

 

-Ci va di mezzo la nostra vita.-

 

-Perchè dovrei farlo?-

 

-I cavalieri potrebbero riconoscerti per via del taglio di capelli. Trovarci ancora insieme li insospettirebbe.-

 

-Neanche mia nonna si metterebbe una cosa del genere.-

 

-Sono sicuro che tua nonna non avrebbe protestato se fosse stata inseguita dalle guardie reali.-

 

-Secondo me invece sarebbe stata il tipo. Cioè, non che l'abbia mai conosciuta, ma stando ai racconti di-

 

-INDOSSA QUEL CAPPELLO!- Esplose Akaashi, frugando nelle tasche per tirare fuori i soldi.

 

Abbandonò le monete d'argento sul tavolo e spinse Koutaro ancora brontolante fuori dalla tenda.

 

Uscirono dal retro accertandosi che non ci fossero guardie nei paraggi.

 

Il sole li accecò in pieno.

 

Si fecero largo nel mercato mimetizzandosi tra la folla e ripresero a respirare solo quando ebbero raggiunto la porta orientale.

 

-Hey hey hey! Ce l'abbiamo fatta! Siamo praticamente dei ninja!-

 

-Non cantare vittoria troppo presto.- Lo rimproverò Akaashi. -E aiutami a slegare il tuo cavallo.-

 

-Dove intendi fuggire adesso?- Gli domandò il ragazzo, assecondandolo.

 

Keiji strinse il lacccio della sella. -Il più lontano possibile?-

 

Le labbra di Bokuto divennero due fili sottili.

 

-Il confine del Nekoma si trova solo a qualche ora da qui. Partendo adesso riusciresti a raggiungerlo entro sera, ma non sarà una passeggiata superarlo.-

 

Akaashi scrollò le spalle: -Non mi sembra di possedere molte altre alternative.-

 

Bokuto si prese il suo tempo per pensare e il moro notò come i suoi occhi si divertivano a riflettere la luce del sole.

 

-Akaashi?-

 

-Sì, Bokuto-san?-

 

-Dove sono finite le guardie?-

 

Fu come se qualcuno si fosse avvicinato di soppiatto per assestargli un colpo in pieno petto.

 

Keiji si sentì sprofondare nel terreno mentre si malediva per essersi distratto così a lungo.

 

La sua testa si mosse in automatico da una parte all'altra del la piazza, indugiando appena scorgeva qualche riflesso argenteo nella massa.

 

Il cuore gli martellava disperatamente nella gabbia toracica.

 

Si stava facendo pendere dal panico.

 

Dove erano finiti tutti?

 

Si accorse di un movimento sospetto poco più avanti dell'entrata orientale: due uomini confabulavano tra di loro a bassa voce senza staccare gli occhi di dosso da lui e Bokuto.

 

Quando uno dei due non si fece problemi ad indicarlo, Akaashi comprese che si trovavano in guai seri.

 

-Ci hanno scoperti.- Disse con un filo di voce, paralizzato dalla paura.

 

Scosse la testa per riprendersi e si issò sul proprio cavallo: -Dobbiamo andarcene ora!-

 

Koutaro non se lo fece ripetere due volte.

 

-Come usciamo dalla capitale?- Domandò Keiji, affannato.

 

-Bisogna continuare su questa strada e...-

 

-Non possiamo.- Lo interuppe iniziando a sudare freddo. -I cavalieri non si vedono da nessuna parte. Con ogni probabilità avranno già bloccato la via d'uscita principale. Non esiste un altro modo per passare inosservati?-

 

Bokuto chiuse gli occhi per visualizzare il percorso e Akaashi prese a contare i secondi che li separavano dalla loro morte imminente.

 

Proprio quando era sul punto di perdere ogni speranza, Bokuto lo illuminò con uno dei suoi sorrisi: -Seguimi.-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** speak now ***


-E quale sarebbe il piano B?-

-Questo è il piano B.-
Akaashi sembrava trovarsi in uno stato parecchio confusionario: -Voglio dire, se i cavalieri riuscissero a trovare questo sentiero. Qual è il piano di riserva?-
-Oh.- Koutaro si grattò la testa, imbarazzato. -Pensavo che "piano B" stesse per "piano di Bokuto".-
Keiji sospirò rassegnato: -Allora?-
-Non ce l'abbiamo.-
Akaashi annuì come se avesse perso lo spirito combattivo già da tempo: -Fantastico.-
-Rilassati, 'Kaashi. E' la strada che usano quelli con le carovane o i contadini per trasportare il grano in città. Non ci riconoscerà nessuno.-
Se il moro fece caso al nomignolo, non lo diede a vedere. 
-Spero che tu abbia ragione.-
Bokuto gonfiò il petto: -Vorrei dire che non sono mai nel torto, ma le volte in cui ho avuto ragione si possono contare sulle dita di una mano.-
-Rassicurante.- Commentò l'altro.
-Però sono convinto che non verranno mai a cercarci qui.-
Akaashi annuì appena e riprese a tenere gli occhi fissi sulla ghiaia che scricchiolava sotto gli zoccoli di Akari.
Stavano attraversando una landa deserta da almeno un'eternità.
La pianura aveva un aspetto secco e povero, tranne che per qualche brugo isolato e cespugli di ginestre.
La luce del sole avrebbe potuto risollevare il morale di entrambi, ma delle nubi grigie avevano coperto il cielo nonostante non ci fosse aria di pioggia.
-Peccato per il travestimento.- Se ne uscì Bokuto, che non si era ancora tolto quel cappello ridicolo.
Akaashi sfiorò con le dita il mantello nuovo: -Una delle guardie deve avermi visto in volto. Oppure mi hanno descritto a qualche mercante e uno di loro ha fatto la spia dopo avermi riconosciuto.-
-In effetti è difficile che il tuo viso passi inosservato.-
Le parole gli uscirono di bocca senza che riuscisse a porre alcun freno.
Si irrigidì di colpo e notò con la coda dell'occhio che Akaashi si era girato verso di lui.
-V-voglio dire, puoi biasimarli?- Proseguì, peggiorando la situazione. -C-cioè i tuoi occhi sono sicuramente...-
Penetranti. Sbalorditivi. Mozzafiato.
-Ehm... identificabili.-
-Identificabili.- Ripetè Akaashi, trattenendo a stento un sorriso divertito.
-S-sì.- Cercò di apparire convinto l'altro, mettendosi a gesticolare. -E poi, beh, hai un taglio di capelli facile da riconoscere.-
Keiji lo squadrò dall'alto in basso come se avesse detto la cosa più stupida ed esilarante che avesse mai sentito: -Certo...-
-E il naso-
-Individuabile?- Suggerì Akaashi, torando a guardare la strada. -Grazie, Bokuto-san.-
Koutaro storse la bocca e si rimproverò mentalmente per essersi comportato da perfetto imbecille.
Cavalcarono senza proferire parola per una buona mezz'ora.
Bokuto pensò che nel giro di un'ora ci sarebbe stato il tramonto, ma il cielo coperto gli aveva fatto un po' perdere la coignizione del tempo.
Poi distinse delle ombre che si stagliavano sopra l'erba alta e tirò le redini.
-Siamo arrivati!- Annunciò con entusiasmo.
Indicò ad Akaashi il margine del bosco che circondava la pianura e quest'ultimo tirò un sospiro di sollievo.
Presto raggiunsero il punto in cui la brughiera desolata si trasformava in una foresta.
Si trattava di una vasta distesa di antiche querce, pini e sicomori le cui chiome offrivano riparo ai corvi dei campi mentre, tra le radici, stavano marcendo gli ultimi funghi della stagione.
Il luogo era perennemente ombroso nel periodo invernale, ma riacquistava vivacità nei mesi più caldi.
Bokuto sapeva anche dell'esistenza di ampie distese d'erba libere da fusti sulle quali era possibile stendersi e ammirare il cielo stellato nelle notti d'estate.
Il terreno era quasi impraticabile tranne che per pochi sentieri tracciati dai pellegrini nel corso dei secoli: interessavano prevalentemente la valle e collegavano tra di loro i villaggi di periferia finendo per convergere in un'unica strada.
Il percorso che si addentrava nella foresta era costituito da una mulattiera utilizzata per la raccolta della legna che fungeva da ingresso meridionale.
Seguirono decisi il cammino senza voltarsi indietro.
L'umidità  e la brezza che si era alzata gli fecero correre un brivido lungo la schiena.
Akaashi reagì alla stessa maniera, stringendosi nel mantello: -Così questo sarebbe il confine del grande Nekoma?-
Bokuto annuì: -La brughiera si estende per centinaia di chilometri delimitando i confini a Sud e ad Ovest.-
Keiji non nascose un'espressione carica di stupore: -Ininterrottamente?-
-Notevole, vero?-
Akaashi rispose con un cenno. -Il territorio a Nord è prevalentemente montuoso, quindi sono abituato alle foreste. Ma non pensavo che anche nel Regno del Nekoma potessero raggiungere dimensioni simili.-
-Aspetta, è la prima volta che ti allontani dal Fukurodani?-
-E' la prima volta che mi allontano da casa.- Rettificò il ragazzo. -Non mi sono mai mosso dalla capitale, perciò conosco gli altri Regni solo attraverso i racconti dei viaggiatori e dai libri.-
Koutaro non nascose di essere rimasto stupito: Akaashi aveva l'aria di qualcuno troppo intelligente per non avere un minimo di esperienza in quei luoghi.
-Ci sono vari ingressi disseminati per tutta la foresta- Spiegò -Molti dei quali inaccessibili o sorvegliati giorno e notte dai cavalieri del Nekoma. Non è facile lasciare il Regno.-
Keiji inarcò le sopracciglia.
-Se questo sentiero è battuto solo dai contadini, perchè i sudditi non lo usano per spostarsi liberamente tra un Regno e l'altro?-
-Ecco...- Bokuto si grattò la testa. -Si dice che queste terre siano infestate. Vecchie leggende che gli agricoltori hanno smentito più volte, ma alla gente piace essere superstiziosa.-
Non che si aspettasse chissà quale tipo di reazione, ma quelle parole non scossero minimamente Akaashi.
Guardò indietro per controllare che il ragazzo fosse ancora tutto intero e incrociò i suoi occhi calmi.
-Tu ci credi, Bokuto-san?-
Koutaro ci pensò a lungo, ma prima di poter fornire una risposta distinse un brusio di voci nel sottobosco.
Fermò immediatamente il cavallo e alzò un braccio per avvisare Keiji di fare silenzio.
Il secondo eseguì l'ordine e si chiuse nel suo mantello senza fiatare.
I due ragazzi erano completamente circondati dalla natura selvaggia, tanto da non riuscire a scoprire la provenienza di quei suoni.
 -Bokuto-san?- Chiamò Akaashi, sottovoce. -Cosa facciamo?-
Poteva trattarsi di chiunque: contadini sulla strada del ritorno, viaggiatori giunti fino al Nekoma, persino ladri pronti a derubarli.
Bokuto chiuse gli occhi e riflettè se fosse veramente il caso di tornare indietro.
Nel caso della prima opzione, si sarebbero limitati ad un saluto cortese e sarebbero spariti nell'ombra.
Per quanto riguarda i viaggiatori, al massimo avrebbero fornito un paio di informazioni prima di proseguire diretti per la loro strada.
Ultima possibilità, Bokuto avrebbe dovuto affrontare i briganti. Ma, nella peggiore delle previsioni, i ladri si sarebbero portati via solo il sacchetto di noci di Keiji.
Il bicolore prese un bel respiro e fece segno ad Akaashi di non muovere un muscolo.
-Reggimi il gioco.-
Incrociò le dita e sperò con tutto il cuore che non si trattasse della terza opzione.
La strada che avevano preso era sconosciuta alla maggior parte dei sudditi, quindi di una cosa Bokuto era certo: non erano le guardie reali.
Erano le guardie reali.
O meglio: tre cavalieri della numerosa scorta del Re Nekomata stavano avanzando nella loro direzione.
Bokuto decise che da quel momento in poi avrebbe affidato i piani ad Akaashi.
I soldati indossavano una corazza in bronzo un rivestita all'interno da cuoio per impedirne l'ossidazione.
Il busto poggiava su un chitone di stoffa rosso scarlatto avvolto a drappeggio intorno al corpo e stretto da una cintura di lino.
Lo stemma del Nekoma risaltava fiammeggiante sulla parte inferiore della veste.
Bokuto non aveva bisogno di voltarsi per sapere che la pelle di Akaashi era sbiancata fino a prendere il colore della neve.
Si fece coraggio e gonfiò il petto.
Era un cavaliere, diamine.
Quasi.
Anche se le conseguenze delle sue azioni lo avrebbero condotto da tutt'altra parte.
Okay, okay.
Era un cavaliere irrealisticamente parlando.
Ciò nonostante decise che avrebbe portato a termine la sua missione, quindi la salvaguardia di Akaashi aveva la priorità.
I tre soldati che erano di pattuglia interruppero la loro marcia per piazzarsi dinnanzi ai cavalli.
Il primo, che portava i capelli rasati, inarcò le sopracciglia folte e rilassò le labbra carnose. Gli occhi cadenti gli davano un aspetto pacato e accondiscendente.
-Identificatevi, perfavore.-
Bokuto deglutì a fatica ma non si scompose: -Perchè dovremmo?-
-State per superare il confine di questo Regno.- Spiegò il giovane. -La foresta di Rigel rappresenta il limite del potere di Re Nekomata. Oltrepassata questa zona non ci sarà più permesso di seguirvi e, dal momento che stiamo dando la caccia ad un fuggitivo, ci tornerebbe a sfavore.-
-Fuggitivo?-  Ripetè Koutaro, stringendo la presa sulle redini.
Gli serviva un'idea brillante per scampare al controllo.
Il cavaliere alla sua sinistra, che invece si riconosceva per una cresta tinta di un biondo sporco, sbuffò infastidito e piegò gli angoli della bocca in una smorfia intimidatoria: -A quanto pare un criminale esperto e di alto rango si aggira per i nostri villaggi. Sotto quale dominio si trovano quelli a Nord?-
-Fukurodani.- Fece la guardia precedente.
-Ecco.- Riprese il tipo minaccioso. -Proviene da lì. Il loro sovrano, un certo Kenta Ootsuka, ha messo una taglia sulla sua testa di ventiduemila monete. E Re Nekomata non si è fatto sfuggire l'occasione, inviandoci a setacciare i confini.-
-Brutta storia.- Proseguì Bokuto, con il cuore in gola. -Questo fuggitivo sembra uno che sa il fatto suo.-
-Probabilmente si tratta di un cinquantenne ricoperto di tatuaggi che ha rubato qualche gioiello prezioso della regina.- Ipotizzò la seconda guardia, annoiata. 
Non conoscono il suo aspetto fisico.
Questo servì a tranquillizzarlo.
Se avessero trovato il modo, forse sarebbero riusciti a svignarsela.
-Non pensavo che il Re potesse ricorrere a tanto.- Cercò di perdere tempo. -Inviare la sua scorta a pattugliare il bosco per qualche spicciolo da aggiungere al suo tesoro?- 
-Siamo dei semplici soldati, troppo giovani per diventare cavalieri.- Lo corresse il biondino. -Ma la penso come te. Ho ben altro a cui dedicarmi invece che ad una stupida ricompensa che non ricadrebbe nemmeno su di noi...-
-Si serve di voi perchè sarebbe assurdo ordinarlo ai cavalieri.- Convenne Bokuto. -Sono uno scudiero di corte, al proposito. Sto addestrando il principiante dietro di me che prenderà il mio posto appena sarò promosso.-
Il ragazzo ostile rilassò le spalle: -Di quale cavaliere sei al servizio?-
-Takeyuki Yamiji.-
-Il vecchio coi capelli grigi sparati verso l'alto e la corporatura di un armadio?-
-Proprio lui.-
-Lo sai che una volta-
-Non mettiamo in dubbio la tua identità.- Disse il moro, facendogli segno di scendere da cavallo. -Tuttavia abbiamo l'ordine di verificare che nessun forestiero abbandoni il Regno. Sono spiacente, ma siamo costretti a perquisirvi.-
Koutaro esitò fin troppo prima di smontare da Uma, perchè la terza guardia lo fissò di traverso in perfetto silenzio.
Il cuore gli batteva a mille.
E adesso?
Un tonfo alle sue spalle gli disse che Akaashi aveva fatto lo stesso.
Bokuto si sentì tremendamente in colpa.
Keiji si era fidato d lui e ora lui non poteva fare niente per salvarlo da quella situazione.
-Fukunaga, potresti controllare il ragazzo?- Domandò il capo al terzo soldato.
Quest'ultimo lo scrutò con due grandi occhi da gatto ed eseguì l'ordine senza protestare.
-Yamamoto, tu invece-
-E'-è davvero necessario? Siamo di fretta e non vorrei Takeyuki si arrabbiasse con voi per averci fatto tardare.-
Le ginocchia di Bokuto stavano tremando per la pressione.
-In tal caso potrà rivolgersi direttamente al Re.- Rispose il moro, indicando la fodera della spada di Koutaro. -Saresti così gentile da toglierla?-
Bokuto non si mosse.
Il suo cervello stava provando a trovare inutilmente una qualunque via di fuga.
Yamamoto si schiarì la voce: -Kai-san, non penso che questi due abbiano intenzione di farci fuori.-
-Ci limiteremo ad eseguire gli ordini.- Lo zittì il capo, aspettando pazientemente che Bokuto si liberasse della sua arma.
E Koutaro lo fece.
Lanciò la fodera lontano da lui, tra le radici di un albero.
-Tutto questo è assurdo.- Protestò.
-Ci dispiace.- Ripetè Kai, facendo un cenno a Yamamoto. 
Quest'ultimo si posizionò di fronte allo scudiero e gli tastò le tasche in cerca di qualcos'altro.
Bokuto ruotò gli occhi al cielo: -Non possiedo pugnali. Si può sapere come farete a riconoscere il ladro?-
-Non ci hanno descritto le sue caratteristiche.- Spiegò Yamamoto -Ma ci hanno detto che il fuggitivo porta con sè un oggetto in particolare.-
Koutaro inarcò un sopraccigglio: -Quale?-
-E' lui.-
Nella foresta cadde il silenzio.
Bokuto si voltò lentamente verso il soldato che aveva perquisito Akaashi e si sentì sprofondare nel terreno.
Fukunaga stringeva tra le dita il borsellino di Akaashi dentro al quale risplendeva una pietra di quello che doveva essere zaffiro.
La sicurezza di poco prima gli crollò addosso.
Keiji non aspettò un secondo di più e si avventò sul ragazzo, strappandogli di mano la borsa.
Non gli aveva mai parlato di quella pietra.
Perché gli aveva tenuto nascosto una cosa tanto importante?
Bokuto reagì solo quando avvertì la lama di uno dei soldati  sfiorarlo di pochi centimetri.
Si abbassò giusto in tempo per rimandare la sua decapitazione e rotolò di lato, agguantando la spada che aveva lasciato cadere.
Ebbe appena il tempo di balzare in piedi e sfoderare l'arma che Yamamoto gli era già addosso.
Inclinò la spada per parare un fendente e sentì il rumore delle lame che cozzavano violentemente tra di loro.
Fece forza sui muscoli delle braccia e obbligò il soldato ad indietreggiare di qualche passo.
Riuscì a svilcolarsi dalla presa e scattò verso Akaashi, interponendosi giusto prima che Fukunaga gli recidesse un arto.
-FERMI!- Urlò, roteando la spada davanti ai loro corpi per non far avvicinare nessuno. -VI PREGO, FERMATEVI! NON VOGLIAMO FARVI DEL MALE!-
-Disse il traditore impugando un ferro da duemila libbre.- Gli fece notare Yamamoto.
-Sto solo difendendo un ragazzo accusato ingiustamente. Dovete ascoltare la sua versione!-
-Non abbiamo tempo per domandarci se il nostro lavoro sia giusto o sbagliato.- Intervenne Kai. -Gli ordini sono ordini.-
-E le querce non sono cavoli giganti, grazie tante.- Sbuffò il bicolore. 
-Permetteteci di darvi delle spiegazioni.- Parlò finalmente il ragazzo dietro di lui.
-Akaashi è innocente!- Aggiunse allora Bokuto.
-E' stato lui a dirtelo?- Kai puntò la lama nella loro direzione. -Ti ha fornito qualche prova concreta?-
Koutaro fece per protestare, ma si accorse di non avere punti di forza per contraddirlo.
Akaashi aveva tenuto tutte le informazioni per sè.
-Non sono io il ladro.- Intervenne Keiji, con una serietà che fece quasi impressione. -Lo giuro sulla mia stessa vita.-  
Eppure si era dimenticato di menzionare la pietra che gli era costata la loro copertura.
Bokuto contemplò una possibilità che non gli era mai sorta: e se si fosse veramente sbagliato sul suo conto?
Yamamoto decise che, in ogni caso, era troppo tardi per tornare indietro.
Il soldato partì all'attacco puntando alle caviglie di Bokuto. 
Koutaro spinse istintivamente Akaashi di lato e abbassó la lama per parare il colpo. 
Un fischio fastidioso lo mise in allerta e lo scudiero si scansó giusto per vedere il colpo di Kai mancare il bersaglio. 
Sarebbe stato capace di batterli tutti e tre in un duello, ma combatterli in contemporanea risultava più difficile del previsto. 
-GIÙ!- Ordinó ad Akaashi quando la lama di Fukunaga disegnó una mezzaluna sopra le loro teste. 
Approfittó di quella posizione per graffiare la gamba del nemico e obbligarlo a piegarsi in avanti. 
Senza pensarci due volte, colpì Fukunaga alla tempia con il pomolo dell'elsa e lo mandó al tappeto. 
La botta gli avrebbe causato sensi di nausea e stordimento, ma non era stata abbastanza potente da provocargli danni permanenti. 
-ALLONTANATI DA QUI!- Intimó ad Akaashi e avanzò in posizione di difesa verso i soldati rimanenti. 
Yamamoto ringhió furioso e tentó un affondo, ma Bokuto aveva degli ottimi riflessi: schivó il colpo e paró poco dopo l'attacco di Kai. 
Le loro lame si incontrarono a metà strada ma Koutaro riuscì a mettere in ginocchio l'avversario assestandogli un calcio sul ginocchio.
Yamamoto però non era intenzionato a dargli tregua e con un roverso gli tranció la camicia arrivando a tagliargli superficialmente un fianco. 
Bokuto urló di dolore e indietreggió con un salto. 
Doveva trovare una scappatoia o sarebbe morto prima del fantastico pigiama party organizzato da Kuroo per i suoi diciannove anni. 
Si gettó a sinistra e il fendente del biondino squarció l'aria. 
Kai si era rimesso in piedi e sarebbe riuscito a sorprenderlo se Bokuto non avesse riconosciuto i passi dietro di lui. 
Ancora una volta, acciaio si scontró violentemente contro acciaio. 
Tuttavia lo scudiero si rese conto di aver lasciato scoperta la schiena e realizzò che per lui sarebbe stata la fine. 
Con un rapido scatto, Akaashi impedì alla spada di Yamamoto di affettargli il dorso: il fuggitivo aveva recuperato la spada di Fukunaga da terra e la stava brandendo quasi in maniera decente.
Tutto sommato era stato un bene che Keiji non gli avesse dato ascolto. 
Ma le sue capacità basilari non erano sufficienti alla salvezza di entrambi. 
-Ci scambiamo di posizione al mio via.- Sussurró Bokuto, continuando a menare colpi in ogni direzione. 
Si auguró che il suo compagno fosse riuscito a sentirlo perché non poteva permettersi di ripeterlo. 
Contó fino a tre prima di esclamare -Ora!- e con un colpo di spalla allontanó Kai. 
Fece per girare su sé stesso e affrontare Yamamoto, ma il biondino doveva aver previsto le sue intenzioni perché gli aveva già puntato la spada alla gola.
-Fai un altro passo e sei morto.- Lo minacció.
Koutaro trattenne il respiro mentre il suo cervello lavorava freneticamente.
-Getta la spada.-
Cosa devo fare? 
Non aveva intenzione di arrendersi, ma non sembravano esserci molte alternative.
COSA DEVO FARE?
Lo avrebbero portato in prigione?
Che ne sarebbe stato di Akaashi? 
E del suo futuro da cavaliere? 
-GETTA LA SPADA!- Ripeté Yamamoto. 
Imprecó sottovoce quando notó che Kai si era posizionato esattamente dietro di loro. 
Non avevano bisogno di un piano, ma di un miracolo. 
-ADESSO!- Sbraitó Yamamoto, allungando il braccio. 
La punta della spada sfioró la gola di Bokuto provocandogli un brivido lungo tutta la schiena. 
-Bokuto-san?- Chiamó Keiji con un filo di voce.
Era davvero finita? 
Il sibilio di una freccia conficcatasi sul braccio di Yamamoto gli fece cambiare idea. 
Tutti i presenti fissarono il bastone che emergeva dalla ferita con la stessa espressione scioccata. 
Yamamoto lasciò cadere a terra la spada e si fissó il bicipite, sconvolto. 
L'asta era sottile e la punta non pareva essere sprofondata troppo nella pelle. 
-Ma che diavolo...- Balbettó sconcertato mentre strappava via la freccia.
Non fece in tempo a capire chi lo avesse assalito che le palpebre iniziarono a tremolargli. 
Yamamoto barcolló sul posto e le ginocchia si piegarono sotto il suo peso. 
-Che cosa...- Sibiló spaventato un attimo prima che la sua guancia si spiaccicasse sul muschio sottostante. 
Bokuto fece un giro completo su sé stesso alla ricerca dell'arcere. 
Intravide dietro un albero un cappuccio rosso acceso che gli parve di riconoscere. 
-Cosa avete fatto?- Domandó Kai, fissando sgomenta il corpo svenuto di Yamamoto. -Siete stati voi?-
Il soldato non attese una risposta e sguainó nuovamente la spada, ma un'altra freccia andó a conficcarsi nel suo polpaccio sinistro. 
Il respiro gli divenne pesante e Bokuto si scostó per evitare che il ragazzo gli cadesse addosso. 
Akaashi sollevó la spada di Fukunaga e la posizionó trasversalmente davanti a sé. 
-Bokuto-san! Vieni qui!-
Koutaro rimase piacevolmente colpito dal coraggio che emanava Akaaashi, ma non si mosse di un millimetro. 
-Bo-... Bokuto-san?-
Il bicolore si piegó in avanti e tolse delicatamente il dardo dalla gamba del malcapitato.
Rigiró il fusto tra le mani e, dopo averlo esaminato, conficcó la punta nel terreno.
-Freccia avvelenata? Sul serio?-
La figura incappucciata si palesó davanti ai due ragazzi in tutta la sua sfacciataggine. 
-Non puoi chiamarlo veleno. È solo un addormentate che li terrà a bada per qualche ora.-
-Lo hai creato te?-
Il ragazzo sorrise, beffardo: -Puoi scommetterci. Non preoccuparti, non è letale. Ancora.-
-Ti piace giocare al piccolo alchimista, Kuroo?-
-Non c'è di che, Bokken. È stato un onore salvarti il culo.-
Bokuto sbuffó infastidito. -Grazie. Anche se avevo tutto sotto controllo.-
Kuroo si grattó il mento fingendosi pensieroso: -Ma davvero? Diventare carne da macello faceva parte del tuo piano?-
Koutaro strinse i denti e recuperó la sua spada da terra: -Non sarebbe finita così.-
-Era il passo successivo per diventare una guardia reale? Al Re piacciono gli insaccati?-
-Sei simpatico quanto una freccia avvelenata su per il-
-Kuro?-
Bokuto aggrottó le sopracciglia. -Non proprio ma c'eri quasi.-
Tetsurou scosse la testa e gli tiró amichevolmente una pacca sulla spalla. -Dimmi, Kenma.-
Il biondino fece il suo ingresso in sella ad un cavallo color ambra. 
-Il tuo animale puzza più di te.-
-Ragazzi, apprezzo come desideriate dimostrare continuamente il vostro affetto nei miei confronti.- Ironizzó Kuroo -È snervante ricevere tutti questi complimenti da parte vostra.-
-Quando siete arrivati?- Bokuto sbatté ripetutamente le palpebre. -E come diamine avete fatto a trovarci?-
Kuroo roteó il polso per divagare: -Ho calcolato tutte le possibili decisioni che avresti preso e ho scelto le strade più probabili, dopodiché ho domandato a qualche testimone se avessero incrociato un cavallo-
-Ci avete seguiti dal mercato.- 
-Vi abbiamo seguiti dal mercato.- Confermó Kenma. 
-Ma ci siamo tenuti a debita distanza.- Aggiunse Kuroo.
-Perché allora non siete intervenuti prima?-
Kuroo scrolló le spalle: -Perché avevi tutto sotto controllo.-
-Cosa ci fate qui?- Domandó Akaashi, affiancando gli altri ragazzi. 
Tetsurou lo fulminó con lo sguardo: -Evito che il mio migliore amico faccia la fine dello spezzatino, Robin hood dei miei stivali.-
-Kuroo!- Lo riprese Bokuto. 
-Che c'è?- Sbraitó il moro. -Mi stai dicendo che vuoi ancora proteggerlo dopo tutto quello che ha causato? Stai ancora dalla sua parte?-
Bokuto si morse un labbro ma non proferì parola. 
Keiji attese in silenzio e lo scudiero non ebbe l'audacia di incrociare il suo sguardo. 
-Non hai bisogno di scusarti, Bokuto-san. Capisco perfettamente che-
-Se sei innocente, dimostralo.- Lo bloccó il ragazzo. -Perché io mi sono fidato di te, ma tu mi hai dato motivo di dubitare.-
Gli occhi di Akaashi sembravano agitati come il mare durante una tempesta, ma dalla sua espressione non trapelava alcun nervosismo. 
Infiló una mano nel borsellino e spalancó il palmo per rivelare la pietra blu zaffiro. 
Su trattava di un pendente lucido di forma ovale appeso ad una catena argentata. 
La pietra era circondata da quelli che a prima vista parvero veri e propri diamanti.
Era stato lavorato con cura nei minimi dettagli e Bokuto immaginó dovesse avere un valore inestimabile. 
Kuroo inarcó gli angoli della bocca: -Quindi sei il primo ladro innocente della storia.-
-Non stanno cercando questa.- Disse Akaashi, serrando il pugno. -È una collana tramandata nella mia famiglia da generazioni. Non ha niente a che vedere con il Re e la Regina del Fukurodani.-
-Eppure non eri l'unico ad essere a conoscenza della sua esistenza.- Gli fece notare Tetsurou. 
-Perché la porto sempre con me. Dovunque vada.- Spiegó Keiji, stringendosi il pendaglio al petto. -Le guardie reali se ne servono per identificarmi. Per questo motivo ho tentato di nasconderla nella borsa.-
-È possibile disfartene?- Chiese cautamente Bokuto. 
Akaashi scosse la testa e si legó il ciondolo attorno al collo: -È l'unica cosa che mi lega a mia madre. Non intendo perdere pure questa.-
Tra di loro tornó a regnare il silenzio. 
Nessuno aveva la più pallida idea su quale fosse la cosa giusta da dire. 
-Coraggio- Sbuffó Kuroo, dando loro le spalle. -Datemi una mano a sistemare i corpi di queste povere creature. E poi accendiamo un falò qua vicino, così Akaashi ci racconterauna volta per tutte quello che gli è capitato.-
Bokuto si sentì pietrificare: -Non vorrai mica bruciarli vivi, vero?-
Tetsurou lo guardó come se fosse sul punto di prenderlo a pugni: -Certo, Bo. E poi ce li mangiamo per cena.-
Koutaro era consapevole che Kuroo lo stesse prendendo in giro, ma le sue parole lo spaventarono ugualmente. 
-Da te me lo aspetterei.-
-La carne umana la preferisco cruda.-
-Potete smetterla di parlare di cannibalismo?- Chiese Kenma con una faccia disgustata. -Fa piuttosto schifo. E ribrezzo.-
Perlomeno, Kuroo decise di darci un taglio. 
-Avanti.- Sospiró il moro, rimboccandosi le maniche. -Se ci diamo una mossa forse finiremo entro l'alba.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** untouchable ***


Kuroo si era assicurato che ognuno avesse svolto il suo compito alla perfezione. 

 

Lui stesso aveva adagiato i corpi dei soldati alle radici di una quercia e, quando uno dei nemici aveva dato il primo segnale di vita, il suo gruppo si era volatilizzato dalla zona. 

 

Bokuto aveva poi raccolto la legna e Tetsurou aveva controllato che i bastoni non fossero bagnati o verdi, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. 

 

Akaashi si era offerto di pulire il terreno disponendo in fila una serie di massi per delineare un perimetro circolare.

 

Infine Kenma si era dedicato alla costruzione della brace e, dopo numerosi tentativi, Kuroo era finalmente riuscito ad innescare una scintilla. 

 

Non restava che incorporare altra legna da ardere per mantenere il fuoco vivo.

 

Quando Bokuto fu di ritorno dalla caccia con un fagiano di rame, poterono finalmente sedersi tutti attorno al falò e approfittarne per cucinare la preda.

 

La notte era sopraggiunta scura e profonda prima che potessero godersi il tramonto. 

 

Si erano addentrati nel folto bosco lasciandosi alle spalle i rumori dei villaggi e, sebbene Kuroo si fosse avventurato più volte in piena campagna al buio, non aveva mai sperimentato cosa volesse dire trovarsi da soli in un ambiente tanto spaventoso e sommerso dall'oscurità.

 

La luce candida della luna gli permetteve di distinguere la forma di diversi tronchi e le stelle brillavano sulle chiome dei pini, trasmettendogli un po' di calma.

 

Si pulì la bocca sul dorso della mano e gettò l'osso spolpato a terra.

 

Aveva deciso di non mettergli pressione per tutta la serata, ma la verità era che quell'Akaashi gli stava facendo saltare i nervi.

 

Era evidente che non si fidasse di lui, eppure il suo migliore amico non era dello stesso parere.

 

Aveva tentato di parlargli, ma Bokuto era troppo testardo per dargli retta.

 

Alla fine si era arreso e aveva scelto di concedere al ragazzo la possibilità di redimersi, a patto che le sue motivazioni lo convincessero.

 

Ma Akaashi non si era espresso.

 

Kuroo perse la pazienza e cercò di spronarlo: -Allora, bel faccino. Le spiegazioni si sono perse per strada?-

 

Akaashi non si scompose e si prese il suo tempo per rispondere.

 

-Quanto ne sapete di magia?-

 

Gli altri si guardarono tra di loro con la stessa espressione perplessa.

 

-Non molto.- Disse Kuroo -Quando avevo sette anni una creatura sovrannaturale ha attaccato il mio villaggio. Sono dovuti intervenire i cavalieri reali per rispedirla nella foresta.-

 

-Durante una spedizione nel confine ho incontrato una donna capace di mutare il proprio aspetto a piacimento.- Fece invece Bokuto -Ma al di fuori di questo esempio, non ho mai avuto a che fare con la magia.-

 

-Le voci di grandi maghi e prestigiatori giungono fino a qui.- Spiegó Tetsurou -Però è difficile che qualcuno di loro si addentri in città.-

 

Tutti e tre si votarono contemporaneamente verso Kenma.

 

Il biondino si nascose nel suo mantello, sentendosi osservato, e prese a giocherellare con l'osso del fagiano.

 

-Qualche settimana prima dell'arrivo di Kuro, un cliente si è servito della magia per aggiustare il calice che aveva rotto. Si è scusato e ha lasciato la locanda mezz'ora dopo. Nulla di troppo entusiasmante.-

 

Keiji annuì: -Io ne so quanto voi, purtroppo.-

 

-Perché questa domanda?- Sbottó Kuroo.

 

Akaashi si fissò la punta dei piedi, quasi avesse paura di andare avanti col racconto.

 

-Ho fatto un sogno, la notte prima della mia partenza. Un vecchio pozzo in mezzo ad una foresta. E c'era un ragazzo, credo.-

 

-Poetico.- Commentó Tetsurou.

 

-Non ricordo il suo volto.- Proseguì Akaashi -Per quanto mi sforzi, io non...-

 

-Hey, va tutto bene.- Lo rassicuró Bokuto. -Si tratta di un sogno, è normale.-

 

-Ma ricordo la sua voce. E le sue parole.- Akaashi chiuse gli occhi per concentrarsi -E' un sogno ricorrente. Tutte le notti vedo la stessa radura, incontro un uomo e mi risveglio subito dopo. La figura mi indica sempre come arrivare in quel luogo. Stavo viaggiando verso Sud quando sono stato raggiunto dai cavalieri e nascondermi nel vostro locale si è rivelata l'unica opzione.-

 

-E cosa c'entra con le accuse infondate?- Fece Kuroo. -Avevi blaterato di un compito segreto e di quanto sia indispendabile che l'obbietivo del re non cada nelle mani sbagliate.-

 

Con grande sorpresa di tutti, fu Kenma a parlare: -E' stato l'uomo del sogno ad affidarti questa missione?-

 

Dal leggero sorriso di Akaashi intuii che Kozume aveva centrato il segno.

 

Il fuoco disegnò delle strane ombre sul volto di Bokuto. -Cosa sta cercando il Re?-

 

Il silenzio si fece più fitto, permettendo a Kuroo di ascoltare i minimi fruscii delle foglie.

 

-Una chiave.- Rispose finalmente Akaashi. -Ha a che fare con un luogo specifico nel Regno del Karasuno. Secondo il consigliere del Re...-

 

-Tu possiedi questa chiave.- Completò Kenma. -E l'uomo del sogno ti ha ordinato di sopraggiungere prima di lui.-

 

-Ma non è così!- Protestò Akaashi, alzando la voce. -Non ho mai visto questa chiave e non voglio avere a che fare con questa storia!-

 

-Perchè allora ti stai dirigendo a Sud?- Chiese Kuroo.

 

Keiji esitò un istante.

 

-Non... non sono un ladro. E non credo nel destino.- Puntualizzò. -Ma il sogno non può essere una coincidenza. Questa missione mi riguarda, anche se non so in che modo.-

 

Dopo aver osservato le scintille di fuco che danzavano tra le fiamme più alte, Kuroo si alzò in piedi e segnalò a Bokuto di fare altrettanto: -Posso parlarti?-

 

Koutaro alternò lo sguardo da lui ad Akaashi e accettò, anche se riluttante.

 

Camminarono tra gli alberi per una ventina di metri tenendo sempre sott'occhio il falò.

 

Calpestarono radici e qualche felce, facendo attenzione a non imbattersi nei resudui di animali.

 

Quando Kuroo si convinse che gli altri due non li avrebbero sentiti, iniziò il discorso: -Che ne pensi?-

 

Bokuto si fermò a pochi passi da lui.

 

-Cosa intendi?-

 

-A te cosa sembra che voglia intendere?-

 

-Se ti riferisci ad Akaashi, mi pare che il suo racconto sia stato sufficientemente convincente.-

 

-Perché sogna lo stesso paesaggio frequentemente?- Kuroo storse la bocca. 

 

-Non sono un esperto di magia, ma questo è chiaramente un segnale.-

 

-Quindi intendi aiutarlo?-

 

Bokuto sospirò: -Non lo so, amico. Questa faccenda è piuttosto seria.-

 

-Stiamo già correndo un grosso pericolo nascondendo un fuggitivo dai cavalieri.- Ringhiò Kuroo -Non credi sia un po' azzardato mettersi ulteriormente nei guai?-

 

Koutaro aggrottò le sopracciglia.

 

-Ma non possiamo mica fare finta di niente.-

 

L'altro strinse i pugni e prese un bel respiro: -Non vorrai seriamente unirti al suo viaggio, Bokuto. Non ora che sei così vicino a diventare un cavaliere.-

 

Il bicolore abbassò la testa.

 

-Dei, non dirai sul serio!- Esclamò Kuroo, massaggiandosi le tempie con i polpastrelli per mantenere lucidi i pensieri.

 

-Che razza di cavaliere chiuderebbe gli occhi davanti a un problema simile?-

 

-Un cavaliere che non intende farsi ammazzare appena superato il confine del Nekoma.- Rispose Kuroo. -D'accordo, Akaashi non ha mentito, ma significa che ti metterai contro un Re. Ti rendi conto della situazione in cui ti stai cacciando?-

 

-Ha anche detto che il Re della Fukurodani è pericoloso. E se poi ci rimettesse l'intero Regno?-

 

Le parole di Kuroo gli morirono in gola.

 

-E poi, quale sarebbe l'alternativa? Tornare alla capitale fingendo che non sia accaduto nulla e consegnare Akaashi a Nekomata?-

 

-Non ho detto questo- Si difese -Possiamo ingegnarci e trovare una soluzione che soddisfi tutti e quattro.-

 

-Quale?- Bokuto alzò la voce e Kuroo fece un passo indietro. -Tu hai messo fuori gioco due soldati e io ho aiutato un ricercato ad evadere. Non possiamo certo tornare indietro e fare finta di niente!-

 

-Lo capisci che ti stai fidando di un perfetto sconosciuto che si è attirato l'odio di un nemico molto più potente di tutto il popolo del Nekoma messo assieme? E non sai nemmeno se sia effettivamente dalla parte del giusto!-

 

Bokuto lo guardò carico di risentimento. 

 

-Allora intendo scoprirlo.-

 

Kuroo si prese la testa tra le mani e si voltò, furioso: -Fa come ti pare. Sei vivo perché sono venuto in tuo soccorso, ma la prossima volta non ci sarò io a proteggerti le spalle.- 

 

Non gli diede il tempo di protestare e marció adirato il più distante possibile.

 

Ne aveva abbastanza delle persone irresponsabili che agivano senza fermarsi a pensare.

 

Possibile che non capisse la gravità delle sue azioni?

 

Rifugiarsi nella capitale al momento era fuori discussione, certo, ma con qualche bugia forse sarebbero riusciti a farla franca.

 

Sfidare il Re di un Regno nemico?

 

Perfavore. 

 

Tornare indietro sarebbe diventato infattibile.

 

Perchè era stato l'unico capace di rendersene conto?

 

Tirò un calcio ad un sassolino che aveva intercettato sul sentiero e chiuse gli occhi.

 

Aveva bisogno di calmarsi.

 

Un bagno caldo sarebbe stato l'ideale, ma sfortunatamente la foresta di Rigel non metteva a disposizione degli escursionisti una vasca privata.

 

Individuò uno spiazzo d'erba e si diresse verso di esso.

 

Si trattava di una semplice distesa libera dagli alberi e circondata interamente da arbusti, perfetto per isolarsi dalla sensazione di essere osservati.

 

Si lasciò cadere su un tronco mozzato e sollevò il mento per perdersi tra le stelle.

 

Il cielo era ancora nuvoloso dal pomeriggio, ma ogni tanto era possibile cogliere qualche luccichio all'interno della nube temporalesca.

 

Kuroo aveva sempre amato le stelle.

 

Quando era bambino si divertiva a scappare di casa per distendersi sui campi e trascorrere ore nella quiete totale.

 

I suoi genitori avevano smesso di rimproverarlo anche quando superava il coprifuoco stabilito.

 

Perchè l'unica cosa più bella delle stelle è il loro riflesso negli occhi di un bambino.

 

-Cosa ci fai qui?-

 

Kuroo non sussultò neppure.

 

Uno strano sesto senso lo aveva già avverstito che presto non sarebbe stato solo.

 

Sorrise involontariamente, ma Kenma lo interruppe prima che potesse parlare: -E non provare a rispondere con "potrei farti la stessa domanda."-

 

-Sei anche in grado di prevdere il futuro?-

 

-No, sei tu ad essere prevedibile.-

 

Tetsurou si lasciò sfuggire una debole risata.

 

Aveva sempre trovato il modo di fare di Kenma abbastanza bizzarro.

 

Il suo amico era spesso troppo diretto, ma non lo faceva per cattiveria.

 

A meno che non stesse conversando con Kuroo, ovviamente.

 

Era un tratto della sua personalità con il quale il moro aveva imparato a convivere.

 

Il biondino si sistemó a fianco di Kuroo con nonchalance e senza chiedergli il permesso.

 

Se si fosse trattato di chiunque altro probabilmente Kuroo si sarebbe irritato, ma la compagnia di Kenma non gli dispiaceva affatto.

 

Tuttavia l'occasione di provocarlo si era appena presentata su un piatto d'argento.

 

-Fai pure come se fossi a casa tua, tranquillo.-

 

Kozume lo fissò con il solito volto privo di sfaccettature: -Perché, ora anche il bosco è di tua proprietà?-

 

Kuroo ruotó gli occhi al cielo. 

-Ero venuto qui per godermi un po' di pace da solo.-

 

L'altro ragazzo lo squadró a lungo con le sue iridi dorate. 

 

-Okay.- Disse infine, rimettendosi in piedi. 

 

Tetsurou si fece prendere dal panico e lo costrinse ad abbassarsi tirandolo per una manica: -Hey, stavo scherzando.-

 

-Lo so.- Fece Kenma e un sorrisetto divertito si fece largo sulle sue labbra. -Sei prevedibile.-

 

Kuroo gli tiró un debole pugnetto sulla spalla e si voltò dalla parte opposta per nascondere la sua espressione da perfetto idiota. 

 

Si era accorto di come Kenma lo facesse sentire da molto tempo, ormai. 

 

E aveva preso la decisione di ignorare volontariamente qualunque sensazione gli provocasse la vicinanza con il ragazzo.

 

Sapeva che Kenma non lo vedeva in quel modo. 

 

Non avrebbe mai ricambiato quel tipo di sentimento.

 

Eppure fare finta di niente mentre le farfalle gli divoravano lo stomaco era ogni giorno più complicato.

 

Se ne stettero in silenzio per un po', illuminati dalla luna e accompagnati dai rumori del sottobosco.

 

-Bokuto non tornerà indietro.- Affermò Kenma.

 

Kuroo lo sapeva già, ma sentirlo dire a voce alta gli fece ancora più male.

 

-Te l'ha detto lui?-

 

-No. Gliel'ho letto in faccia.-

 

-E' piuttosto chiaro, in effetti.-

 

-E' palese.- Lo corresse Kenma. -Non potrebbe mai abbandonare qualcuno in difficoltà.-

 

L'altro ragazzo annuì, sconfortato. -E tu?-

 

Il biondo inclinò la testa, confuso, e uno dei ciuffi davanti gli sfuggì dalla coda. 

 

Kuroo combattè l'impulso di sistemarglielo dietro l'orecchio.

 

-Io?-

 

-Cosa farai?-

 

Kozume alzò le spalle come se fosse disinteressato. 

 

-Io vado dove vai tu.-

 

La stretta allo stomaco di Kuroo si fece così forte da togliergli il fiato.

 

-Ma- Aggiunse -Penso che dovresti scegliere con il cervello.-

 

-Sei davvero convinto che ne possieda uno?-

 

-Sono i momenti come questi che mi fanno dubitare, in realtà.- Disse Kenma con aria infastidita. 

 

-Uso sempre il cervello per prendere delle decisioni.-

 

-No.- Ribattè l'altro. -Ti convinci di farlo. Ma prima hai scelto con la paura. Sei molto più di questo, Kuro.-

 

-Sai, volendo essere precisi, nel nostro cervello esiste una piccola ghiandola chiamata amigdala all'interno della quale risiede la memoria emotiva che genera la sensazione di terrore, quindi la tua frase suonerebbe contradditoria.-

 

Kenma si limitò a sbattere le palpebre e Kuroo sentì il sangue raggelargli delle vene.

 

-Però sì, ho capito a cosa ti riferisci.-

 

-Meglio così.-

 

Kenma tornò presto nel suo mondo fatto di inespressività e odio incondizionato verso l'esercizio fisico.

 

Kuroo sollevò la testa e lasciò che il vento freddo gli accarezzasse la pelle.

 

-Ti ricordi quando ci distendevamo sui campi di grano del signor Naoi?- Chiese dopo un po'.

 

Si sentì addosso lo sguardo interrogativo di Kenma. 

 

-Perchè questa domanda?-

 

Kuroo fece le spallucce. 

 

-Non lo so.-

 

-Sì, me lo ricordo.-

 

-Giocavamo a nasconderci tra gli steli alti fino a quando il proprietario non ci cacciava dal suo raccolto.-

 

-Ti ho detto che me lo ricordo.-

 

Kuroo sollevò entrambe le mani. -Okay, scusa.-

 

Kozume impiegò quasi un minuto per riprendere la conversazione: -Una volta il signor Naoi ti ha inseguito con il badile perchè credeva fossi stato tu a calpestargli l'orto.-

 

Gli occhi di Kuroo si illuminarono appena l'episodio si fece vivido nella sua mente.

 

-E' vero! Devo aver corso ininterrottamente per almeno nove iarde.-

 

-Già. Uh, in realtà ero stato io.-

 

Tetsurou ci mise un po' ad unire i punti.

 

-Tu cosa?-

 

-Stavo cercando di accarezzare un gatto.- Spiegò tranquillamente l'altro. -Poi lui è corso via, io sono inciampato e ho distrutto le piantine di pomodoro del signor Naoi.-

 

Kuroo spalancò la bocca, sotto shock.

 

-Perchè non me lo hai mai detto?-

 

-Non me lo hai mai chiesto.-

 

-Hanno incolpato me!-

 

-A te piace correre.-

 

-Ma non per un'ora intera, sotto il sole di mezzogiorno e con un uomo munito di pala di ferro alle calcagna!-

 

Kenma si scostò il ciuffo ribelle dagli occhi, fallendo miseramente.

 

-A me invece non piace correre e basta.-

 

Tetsurou sbuffò infastidito e incrociò le braccia.

 

-Sei egoista.-

 

-E tu sei senza speranza.- 

 

-Un egoista crudele, per giunta.-

 

-Senza del quale ti troveresti sotto un ponte a chiedere l'elemosina.- Gli fece notare. -Domani mattina Bokuto e Akaashi si metteranno in cammino per il Regno di Karasuno. Hai tutta la notte per decidere cosa fare.-

 

Senza aggiungere altro Kenma si alzò in piedi e iniziò a spolverarsi i pantaloni.

 

Kuroo fece lo stesso.

 

-Hanno già deciso a chi toccherà il primo turno di guardia?-

 

-Si è offerto Bokuto.- Spiegò il biondo. -Ma ho il sospetto che ci lascerà dormire più del dovuto.-

 

Fece per raggiungere gli altri, ma Kuroo lo trattenne per una spalla.

 

-Aspetta.-

 

Il più grande si chinò per raccogliere i capelli di Kenma in una coda più ordinata e fece attenzione che non gli sfuggisse nessun ciuffo.

 

I capelli dorati gli scivolavano tra le dita e persino al buio fu facile notare la ricrescita scura alle radici.

 

Gli ricordavano proprio i campi di grano del signor Naoi.

 

Era stato Kuroo a tingerglieli di quel colore e procurare il necessario non era stata proprio una passeggiata. 

 

Anche se aveva raccontato a Kenma l'esatto contrario.

 

Quando ebbe terminato, diede un leggero buffetto sulla guancia del ragazzo e lo precedette sul sentiero.

 

-Coraggio, prima che il fuoco si spegna.-

 

Sentì Kenma tossire prima di ricevere una flebile risposta: -Sì.-

 

×××××

 

Akaashi si sentiva al sicuro.

 

Era fuggito solo da una settimana, ma la sua vita era stata completamente stravolta.

 

Si trovava nel cuore di un bosco maledetto e le sue doti combattive non erano allo stesso livello di quelle dei suoi compagni.

 

Eppure si sentiva al sicuro.

 

Si rigirò nel fagotto di vestiti sul quale si era disteso e appoggiò la guancia sul braccio.

 

Faceva freddo.

 

Era abituato agli inverni gelidi del suo regno, ma non si era mai ritrovato a passare la notte in un bosco tanto ventilato.

 

Faceva tanto freddo.

 

Si domandò se dovesse considerare la possibilità di non svegliarsi mai più e andarsene nel sonno. Morto ibernato.

 

Non gli piaceva l'idea.

 

Strisciò vicino al fuoco e lo osservò dalla sua posizione orizzontale.

 

Le fiamme assomigliavano a delle piccole ballerine che si muovevano a cerchio, danzando in quella notte scura per portare un po' di allegria.

 

Quand'era piccolo, si sedeva spesso di fronte al camino in compagnia di sua madre.

 

Lei giocava ad intrecciargli i capelli con delle margherite e gli parlava di quelle misteriose scintille.

 

Secondo i suoi racconti, un gruppo di sorelle di sangue divino era solito riunirsi ogni sera per ballare attorno ad un falò.

 

Il fuoco era sconosciuto alle altre creature e le sorelle lo conservavano egoisticamente nel loro rifugio tra i monti.

 

Un giorno, un umano capitò per caso in quella radura isolata dal resto del mondo. 

 

Le danzatrici lo accolsero amorevolmente e condivisero con lui il prezioso dono.

 

L'uomo approfittò della loro gentilezza per impossessarsi di un bastone infiammato e portarlo con sè nelle terre degli uomini.

 

Le sorelle piansero e si disperarono, perchè capirono che quel gesto aveva dato inizio alla rovina dell'umanità stessa: gli uomini non ballavano davanti al fuoco, ma sfruttavano le sue fiamme per distruggere, combattere, ammazzare.

 

Le ballerine si spensero lentamente, mentre il fuoco annientatore dell'uomo divampava.

 

-Ma- Diceva la madre di Akaashi -Se sei fortunato e osservi attentamente le fiamme, riuscirai ancora a vedere le sorelle che danzano.-

 

Keiji le aveva mentito.

 

Non era mai stato capace di vederle perchè aveva sempre cercato le ballerine nelle fiamme.

 

Solo dopo la morte di sua madre aveva capito che le fiamme stesse erano le sorelle.

 

Sfiorò con le dita la pietra di zaffiro e si strinse il ciondolo al collo.

 

Avrebbe tanto desiderato passare più tempo con lei.

 

Si rigirò dall'altra parte e trovò Bokuto intento ad affilare la spada. 

 

Aveva un'aria impegnata e concentrata che non sembrava quasi appartenergli.

 

La lama di bronzo rifletteva nei suoi fieri occhi dorati.

 

Bokuto era diverso dagli altri abitanti del Nekoma che aveva conosciuto.

 

Mentre Kenma e Kuroo si erano addormentati accanto al falò senza protestare, Bokuto si era subito offerto per fare la guardia.

 

Akaashi lo conosceva da poco, ma aveva già distinto tre tratti decisivi della sua personalità.

 

Numero uno: Bokuto era coraggioso. Il suo sogno di diventare cavaliere lo aveva spinto senza esitazione a difendere un innocente, anche costo di rimetterci la vita.

 

Numero due: Bokuto era leale. E altruista. Poneva sempre gli altri prima del suo benessere.

 

Tre: Bokuto era un idiota.

 

Di quelli con la "i" maiuscola.

 

Lo scudiero rigirò la spada tra le mani, facendola involontariamente cadere a terra con un tonfo che avrebbe svegliato chiunque.

 

Kenma, alla sua destra, emise un lamento infastidito mentre Kuroo, dietro di lui, se ne uscì con una raffica di parolacce di cui Akaashi non sapeva neanche l'esistenza.

 

Decisamente un perfetto idiota.

 

Nascose la testa fra le braccia e chiuse gli occhi.

 

Con Bokuto di guardia, Akaashi si sentiva al sicuro.

 

 

×××××

 

 

Questa volta c'era qualcosa di strano.

 

Aveva sognato tutte le notti quella foresta, quindi aveva imparato a riconoscerla.

 

Eppure si sentiva comunque invadere da una sensazione di incertezza.

 

I rami secchi si chiudevano sopra di lui e la nebbia acquosa che nascondeva le felci  erano gli stessi di sempre.

 

Ma il suo istinto lo metteva ugualmente in allerta.

 

Avanzò con circospezione sul tappeto di muschio.

 

Gli stivali sprofondavano ad ogni passo senza emettere alcun rumore.

 

Raggiunse il pozzo e fu pervaso dal familiare senso di inquietudine che lo opprimeva.

 

Chissà per quanti metri continuava il buco.

 

Diede le spalle alla pietra e si preparò ad incontrare la figura misteriosa che infestava i suoi incubi.

 

Il presentimento che ci fosse qualcosa di diverso dal solito non lo aveva ancora abbandonato.

 

Rimase ad aspettare per quelle che gli parvero ore.

 

Tra i tronchi contorti non comparve nessun uomo incappucciato.

 

Perchè non si era ancora presentato?

 

Il sogno era sempre lo stesso.

 

Doveva essere sempre lo stesso.

 

Aveva riconosciuto ogni singola roccia incontrata durante il suo cammino.

 

Persino i rumori della foresta gli erano ben noti.

 

Cosa c'era di differente dagli episodi precedenti?

 

E poi comprese.

 

Capì perchè il sogno gli era sembrato tanto insolito.

 

Akaashi era cosciente.

 

Il ragazzo si guardò attorno con affanno e respirò un'aria sempre più pesante.

 

Ogni notte finiva per rivedere quel luogo ma dimenticava di esserci già stato fino a quando non si svegliava.

 

Questa volta, Akaashi sapeva di essersi addormentato.

 

Però era tutto così realistico: le piante, le foglie, la nebbia, le radici, persino il suo corpo era fatto di carne e ossa.

 

Ma dov'erano i suoi compagni?

 

Dov'era Bokuto?

 

Doveva tornare al più presto nella realtà.

 

Fece un passo in avanti ma uno strano sibilio lo pietrificò sul posto.

 

Diede le spalle alla radura e si accorse che il ronzio fastidioso proveniva dal fondo del pozzo.

 

L'oscurità era in movimento ed Akaashi ebbe la percezione che stesse richiamando a sè ogni fonte di vita presente in quel luogo.

 

Qualcosa di pericoloso si era risvegliato in profondità e si stava agitando nel turbine nero.

 

Akaashi indietreggiò impaurito e pensò fosse il caso di darsela a gambe, ma un'ombra fulminea lo precedette.

 

Una mano sporca e rugosa emerse dalla cavità del pozzo e si avventò sul ragazzo, stringendogli il braccio con le dita ossute.

 

Era fredda come la morte.

 

Akaashi si lasciò sfuggire un urlo di puro terrore e cercò invano di liberarsi dalla presa.

 

Le unghie nere e affusolate gli graffiarono la carne e Keiji si lamentò dal dolore.

 

La figura d'ombra lo trascinò senza fatica sul bordo del pozzo.

 

Akaashi tentò di opporre resistenza, ma il suo nemico era più potente.

 

Ruotò agilmente il bacino e assestò un calcio al braccio scarnito che emergeva dal buco, riuscendo in questo modo ad allentare la stretta.

 

Liberò l'arto con uno scatto e iniziò a correre disperatamente verso il sentiero.

 

Fece appena in tempo a distanziare la creatura di qualche metro che si sentì afferrare per una gamba e cadde in avanti, battendo la fronte sul muschio.

 

Si voltò e con suo grande orrore vide che il braccio d'ombra di era allungato smisuratamente fino a raggiungere la sua caviglia.

 

Gridò impaurito e graffiò il terreno nel vano tentativo di contrastare o rallentare la creatura.

 

La mano attirò il ragazzo oltre il margine del pozzo e cercò di portarlo con sè nell'oscurità.

 

Akaashi riuscì ad aggrapparsi al'orlo di una pietra e fece forza con entrambi i bicipiti per opporsi alla caduta.

 

La paura e l'istinto di soppravvivenza stavano lottando tra di loro per avere la meglio.

 

-AIUTO!-

 

Riusciva a parlare.

 

-QUALCUNO MI AIUTI!-

 

Sapeva di essere da solo, ma si trovava anche al limite della sopportazione.

 

Strinse i denti e sentì le gocce di sudore che gli colavano dalla fronte.

 

Non poteva resistere ancora per molto.

 

-Ce l'hai fatta, finalmente.-

 

Akaashi sollevò lo sguardo e incrociò quello dell'uomo incappucciato.

 

Un guizzo incuriosito gli attraversò gli occhi color rubino.

 

Il cappuccio, tuttavia, gli copriva ancora la maggior parte del volto.

 

-AIUTAMI!- 

 

L'uomo si avvicinò al parapetto senza degnare di uno sguardo la mano stretta attorno alla caviglia di Akaashi.

 

-Non posso.-

 

-Cosa?- Keiji scosse la testa e aumentò la presa con le ultime forze che gli rimanevano in corpo. -Perfavore! Ti basta allungare una mano!-

 

-Ma poi i mostri ritorneranno. Infesteranno per sempre i tuoi sogni.- 

 

Le unghie della mano ruvida sprofondarono nel polpaccio di Akaashi e il ragazzo urlò di dolore.

 

-Allora fermarli!- 

 

-Non posso fare neanche questo.- Gli parve quasi di scorgere un ghigno divertito nella penombra. -Devi essere tu a volerlo.-

 

-Voglio fermarli adesso! Io- Akaashi si morse un labbro e sentì che le braccia stavano cedendo sotto il suo peso. -AH! Dimmi come fare!-

 

-Ti ho già mostrato come raggiungere la foresta di Shedir. E sai che i cavalieri si stanno dirigendo qui. Devi trovare la chiave prima che lo facciano loro.-

 

Keiji ne aveva abbastanza dei giri di parole.

 

-Perchè?- Ringhiò quando le dita di una mano mollarono la presa. -Perchè dovrei rischiare la vita per te?-

 

-Per me?- Sembrava che il ragazzo fosse sul punto di scoppiare a ridere. -Non lo stai facendo per me, ma per salvare tutti i Regni. A me non potrebbe interessare di meno.-

 

Nel giro di pochi secondi Akaashi sarebbe affondato nel vuoto.

 

-Spiegati meglio!-

 

La figura incappucciata sfiorò il bordo di pietra con le dita candide.

 

-Abbiamo poco tempo e tu non sei abbastanza forte da poter sopportare un legame telepatico come questo un'altra volta. Significa che non dovrai mai più provare a comunicare con me a meno che il tuo obbiettivo non sia una morte prematura. Quindi ascoltami attentamente.-

 

Akaashi avrebbe voluto protestare, ma le forze lo stavano abbandonando.

 

-Nel Pozzo Senza Fondo si nascondono le paure peggiori e i demoni che infestano gli incubi di qualunque essere vivente. Mostri che cercano di risalire e poi invadere i Cinque Regni. Ed è anche la fonte della mia magia.-

 

Keiji avrebbe giurato di aver sentito un ululato farsi sempre più vicino dal profondo della cavità.

 

-Pochissime creature riescono ad aggirare l'incantesimo, ma il resto dell'oscurità è intrappolata nel pozzo da più di duecento anni.-

 

Akaashi era allo stremo, ma riuscì comunque a farsi sentire: -Cosa c'entro io con tutto questo?-

 

L'uomo proseguì imperterrito: -Il tuo nemico sta cercando questo luogo perchè vuole spezzare il sigillo e governare incontrastato sulle forze del male. Con una magia tanto potente dalla sua parte, diventerà inarrestabile e sottometterà facilmente i Re degli altri Regni.-

 

Un movimento sotto di lui gli fece scappare un urlo strozzato.

 

Un'altra mano ripugnante emerse dalle tenebre e gli cinse il fianco, impiantando gli artigli in profondità.

 

-AHH!- Singhiozzò -Cosa vuoi che faccia?-

 

-Trova il modo per bloccarli e chiudi per sempre questo portale.-

 

Qualche mostro si aggrappò alla camicia del moro e  lacerò il tessuto.

 

-Perchè non puoi aiutarmi? E come faccio a fermarli?-

 

Altre dita spellate si strinsero attorno ad un braccio e lo trascinarono verso il basso.

 

Una mano emerse dalla cavità e afferrò il collo di Akaashi obbligandolo a mollare la presa e a sprofondare sul fondo.

 

-PERCHE' IO?-

 

Ma la domanda venne soffocata dai versi spavetosi dei demoni.

 

Akaashi chiuse gli occhi e si lasciò inghottire dall'oscurità.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** fearless ***


-AAAAHHH!-

 

Kenma avrebbe desiderato svegliarsi in decine di modi diversi e in nessuna delle opzioni era contemplato un Akaashi urlante.

 

-Cosa succede?- Fece Bokuto, balzando in piedi e allungando una mano verso la fodera. -Ci hanno trovati?-

 

-No- Spiegò Kuroo, continuando a limarsi le unghie con la lama del pugnale. -E' solo terminato il sortilegio della bella addormentata nel bosco.-

 

Kenma sbadigliò e si mise a sedere.

 

Passando in rassegna l'intera squadra si rese conto che erano messi uno peggio dell'altro: Bokuto aveva due occhiaie viola che gli segnavano gli occhi e si reggeva a malapena in piedi; Kuroo aveva quasi un aspetto riposato, ma il suo turno di guardia era passato in secondo piano; e infine Akaashi, che pareva fosse appena stato minacciato da Yaku di ripulire lo sgabuzzino dei cadaveri.

 

Si scostò un ciuffo biondo dagli occhi e si stiracchiò.

 

In un'altra vita sarebbe sicuramente rinato sotto le sembianze di un gatto, pensò.

 

-Akaashi?- Disse Bokuto, preoccupato -Stai bene?-

 

Il moro si riprese dallo shock e si prese la testa fra le mani, piegandosi in due.

 

-Sì, i-io... sto bene. Scusate per il falso allarme.-

 

-A me non sembra.- Osservò quel lampo di genio di Bokuto.

 

-Ho avuto un incubo.- Mormorò Akaashi, senza alcuna intenzione di spostare le mani dal capo.

 

-Davvero? Quale delle ventidue personalità di Bokuto hai sognato?- Gli chiese Kuroo.

 

-Hey!-

 

-Nessuna. Fortunatamente.- Aggiunse il ragazzo, nascondendo un sorriso.

 

-Agaashee!-

 

-Mi dispiace, Bokuto-san. Nell'incubo ho riconosciuto solo Kuroo-san.-

 

-Figlio di-

 

-Ragazzi.- Kenma si schiarì la voce per farsi notare. -Sapete che ore sono?-

 

Kuroo alzò la testa e assotigliò le palpebre. -Non saprei. Non riesco a vedere il sole. Forse è quasi l'alba. Perchè?-

 

-I soldati del Nekoma si saranno già ripresi e saranno corsi in città a chiamare rinforzi. Se vogliamo avere qualche ora di vantaggio dovremo muoverci a breve.-

 

Kuroo storse la bocca.

 

-Ma quel cretino di un gufo ha pensato bene di darmi il cambio meno di tre ore fa. Non credo che...-

 

-Posso farcela.- Lo interruppe Bokuto, alzandosi dal tronco. -Un paio di ore di sonno mi sono sufficienti. Riposerò domani.-

 

-Bo...-

 

-Non abbiamo alternative. Ed è meglio curare che prevedere, giusto?-

 

-Prevenire che curare.- Lo corresse Kuroo, arrendendosi. -E va bene. Diamoci una mossa.-

 

-Aspettate.-

 

Tutti e tre si voltarono a guardare Akaashi.

 

-Il sogno è stato diverso, sta notte.-

 

-Ecco che ci risiamo.- Kuroo si portò una mano sulla fronte e sospirò. 

 

Keiji lo ignorò.

 

-Ero cosciente di trovarmi nella radura. E sono stato catturato da...- Si interruppe come se stesse cercando di mettere a fuoco i ricordi -Una creatura demoniaca, credo.-

 

-Okay, questo è troppo.- Tetsurou infilò il pugnale nella cintura e battè le mani. -Secondo me ti serve una bella colazione per rinfrescare le idee, che ne dici?-

 

-Poi cos'è successo?- Insistè Bokuto.

 

-Il mostro mi ha trascinato dentro il cratere ed è comparsa la solita figura incappucciata. Mi ha detto che quello era il Pozzo Senza Fondo, una specie di ingresso magico oltre il quale sono racchiusi poteri ed esseri oscuri.-

 

-Un po' come lo sgabuzzino di Yaku.- Commentò Kuroo.

 

-Con la differenza che questo luogo potrebbe decretare la rovina dei Cinque Regni- Specificó Akaashi. -Il Re vuole impadronirsi della magia sigillata nel pozzo e sottomettere ogni villaggio.-

 

-Assurdo.- Fece Tetsurou.

 

-Spaventoso.- Lo corresse Bokuto. -Cosa possiamo fare per impedire che accada?-

 

-L'uomo mi ha ordinato di trovare un modo per sigillare per sempre il pozzo. Così facendo dvremmo bloccare la sua avanzata, immagino.-

 

-Okay aspetta, aspetta un attimo.- Kuroo portò le mani in avanti e Akaashi ammutolì. -Sono troppe informazioni da metabolizzare.-

 

-Io ho capito.- Intervenne Bokuto, strappando un sorriso al fuggitivo.

 

-Perchè sei più intelligente di tutti noi- Ironizzò Kuroo -E credulone.-

 

-Sei ancora convinto che vi stia mentendo?-

 

Akaashi non sembrava arrabbiato ma, piuttosto, amareggiato.

 

Tetsurou mantenne un tono di superiorità ma distolse lo sguardo.

 

-Ci stiamo fidando di uno spirito magico che infesta i tuoi incubi, Merlino. Ti è mai sorto il dubbio che agire per quest'uomo possa essere la scelta sbagliata?-

 

Keiji sostenne il suo sguardo con due occhi taglienti come il ghiaccio.

 

-Forse. Solitamente sono una persona razionale che non si fida del primo che capita. Ma coloro che stanno al potere nel Fukurodani non sono buone persone e sono giunto alla conclusione che qualcuno debba intervenire. Non vi ho chiesto di unirvi e non ho bisogno del vostro aiuto.-

 

-Agaash-

 

-E cosa farai?- Si intromise Kuroo -Andrai incontro ad una morte certa affrontando l'intero esercito da solo?-

 

-Non mi importa.- Il tono sicuro di Akaashi fece correre un brivido lungo la schiena di Kenma. -Loro mi stanno ancora cercando. Se li precedo e trovo la maniera per sigillare il pozzo i Regni saranno salvi. Non ho paura delle conseguenze. E se possedessi un minimo di fegato non le temeresti neanche tu.-

 

Il ragazzo sorpassò il moro e camminò ostinato verso lo spiazzo in cui avevano legato i cavalli.

 

Kenma osservò la reazione frustrata del suo compagno e si sorprese nel notare che era rimasto a corto di parole con cui difendersi.

 

Bokuto si limitò a squadrarlo infuriato per poi rincorrere Akaashi.

 

-Merda!- Esplose Kuroo, pestando un piede per terra. -Tu cosa vuoi fare?-

 

Kozume alzò le spalle. -Io vado dove-

 

-Ti ho chiesto di prendere una decisione da solo, per una volta tanto.-

 

Al biondo non piacevano per niente quei toni.

 

-Mi fido di Akaashi.- Disse semplicemente. -Solo uno squilibrato si metterebbe di proposito contro il proprio Regno.-

 

-Già, siete tutti convinti che sia un tipo dal sangue freddo perchè non siete in grado di aprire gli occhi.-

 

Kenma ne aveva abbastanza.

 

Gli diede le spalle e ignorò le proteste di Kuroo.

 

-Dai Kenma, aspetta! Mi dispiace!-

 

-Magari Akaashi ha ragione.- Fece il ragazzo. -Siamo tutti e tre dei codardi. Ma Bokuto vuole dimostrare il contrario e io ho imparato ad accettare me stesso. Tu sei solo un codardo che non vuole ammettere di avere paura.-

 

Kenma non aveva bisogno di voltarsi per sapere che quella frase aveva colpito l'altro nel profondo.

 

Non si sorprese quando riconobbe l'ombra di Kuroo accanto alla sua una volta raggiunti i cavalli.

 

Keiji non li degnò di uno sguardo e continuò a slegare il suo destriero.

 

Anche Bokuto rimase in silenzio ma lanciò un'occhiata carica di gratitudine ad entrambi.

 

-Proseguendo in questa direzione per un paio di giorni dovremmo superare definitivamente il confine- Spiegò Akaashi -Dove termina la foresta inizia il Regno di Karasuno. Spetta a voi decidere se unirvi o meno.-

 

E, senza aggiungere altro, montò in groppa al suo cavallo e partì al galoppo nel cuore del bosco.

 

Bokuto strinse le redini così forte che le dita gli divennero bianche.

 

-Spero ancora di diventare un cavaliere reale. Ma se accettare questo lavoro significa chiudere un'occhio vdavanti alle ingiustizie, forse non è davvero il sogno che stavo rincorrendo.-

 

Kuroo sospirò desolato.

 

-Non lo è, no. Tu non abbandoneresti mai un indifeso.-

 

-Tu sì?- Gli domandò lo scudiero, prima di spronare il cavallo e inseguire Akaashi.

 

Kuroo si morse la lingua e non disse niente.

 

Kenma indietreggiò sul dorso del suo animale e aspettò pazientemente che l'altro prendesse una decisione.

 

Tetsurou si sistemò a cavalcioni del cavallo.

 

-Aggrappati forte.- Ordinò al biondo.

 

Kenma eseguì la richiesta facendo finta che le sue guance non avessero preso la stessa sfumatura dello stendardo del Nekoma nel momento in cui le sue braccia ossute si erano strette attorno allo stomaco di Kuroo.

 

-Uniamoci a Bonnie e Clyde prima che abbia qualche altro ripensamento.-

 

Kuroo tirò le redini e il cavallò iniziò a correre verso il sentiero.

 

×××××

 

Quando Akaashi decretò che avevano superato la metà strada le nuvole si stavano già perdendo nell'orizzonte con gli ultimi raggi di sole.

 

La luce del tramonto dipingeva il cielo di rosa, rosso fuoco e oro in un quadro perfetto.

 

Uno stormo di colombacci si alzò in volo dalle chiome degli alberi e si fermò a giocare nel riflesso del sole ormai di un arancio pallido.

 

Kenma aveva sempre trovato affascinanti i bagliori che chiudevano le brevi gionate invernali.

 

Non era un amante dei viaggi o della natura, ma aveva sentito parlare i mercanti dei tramonti mozzafiato sull'oceano e si era ripromesso che un giorno sarebbe riuscito a vedere il sole da ogni costa.

 

Seguirono il sentiero fino ad una diramazione che li obbligò ad arrestarsi.

 

-Qual è la direzione giusta?- Chiese Bokuto ad Akaashi, il quale sembrava tanto perso quanto lo scudiero.

 

-Basta leggere i cartelli.- Suggerì Kuroo. -Sono kanji. "Tobe". Volare.-

 

-Cosa sarebbe? Il nome di una città?-

 

-Prendendo questa strada dovremmo raggiungere il confine con il Karasuno entro domani sera.- Spiegò Kuroo, indicando il sentiero a destra. -Da questa parte, invece, si finisce nell'unica locanda per viaggiatori dell'intera foresta.- 

 

-Dovremmo continuare verso il Karasuno.- Decise Akaashi.

 

Tetsurou sbuffò contrariato: -Non siamo tutti vampiri come te. Ho bisogno di mettere un pasto decente sotto i denti e Bokuto sta per svenire dalla stanchezza. Penso sia il caso di fare una piccola pausa.-

 

-E' rischioso.- Lo contraddì Akaashi.

 

-Tanto quanto viaggiare nel bosco di notte.- 

 

Keiji si morse l'interno della guancia e rimase in silenzio.

 

Kuroo si voltò verso Kenma con un sorrisetto vittorioso.

 

-Tu cosa preferiresti fare?-

 

Kenma si sentì piuttosto sotto pressione.

 

-Le guardie del Fukurodani guadagneranno sicuramente terreno, ma non è saggio spostarsi al buio in territori sconosciuti.-

 

-Forse possiamo fermarci solo qualche ora- Propose Bokuto -Giusto per riprendere le forze.-

 

Akaashi non parve affatto contento, ma non disse nulla.

 

Continuarono per il sentiero di sinistra e arrivarono davanti alla locanda nel giro di una decina di minuti.

 

Il sentiero si interrompeva dinnanzi un antico casale in pietra immerso nel verde dei pini.

 

Kuroo aiutò Kenma a scendere dal cavallo e annodò le redini attorno ad un tronco.

 

-Ci vediamo tra poco, bello.- Sussurrò il moro, tirando affettuosamente una pacca sulla coscia dell'animale.

 

Kenma sapeva bene quanto fosse affezionato al vecchio destriero: suo padre lo aveva vinto tramite una scommessa prima ancora che Kuroo nascesse e il ragazzo era cresciuto cavalcandolo quotidianamente. 

 

Kozume si ricordava perfettamente i disperati tentativi per aiutare Bokuto a familiarizzare con i cavalli.

 

Non c'era stata una volta che lo scudiero non fosse tornato a casa con il naso sanguinante.

 

Akaashi, ancora scettico, li affiancò e a loro si unì Bokuto.

 

Le finestre e la porta erano incorniciate di quella che appariva come ossidiana, in contrasto col colore chiaro delle pareti.

 

Varcarono l'ingresso e si ritrovarono davanti a dei tipici interni intarsiati con pavimenti in cotto, travi, mattoni e arredi semplici in legno di betulla.

 

I pochi tavoli messi a disposizione dal locale erano tutti occupati, così si accomodarono sulle sedie di paglia disposte lungo il bancone.

 

Kenma si sentiva fuori luogo in mezzo a tutti quegli schiamazzi e aveva la terribile impressione che ogni viaggiatore avesse gli occhi puntati su di lui.

 

-Sono troppo stanco per pensare al cibo. E detto da me suona come un grosso problema.- Affermò Bokuto, che avrebbe tranquillamente preso sonno seduto se Kuroo non fosse intervenuto.

 

-Okay amico, ti accompagno in camera e ti aiuto a cambiare la fasciatura sulla ferita.- E poi, diretto agli altri due: -Voi ordinate qualcosa anche per me.-

 

Kenma sapeva che il suo era un atteggiamento infantile, ma l'idea di essere abbandonato dal suo amico anche solo per pochi minuti in un posto sconosciuto lo terrorizzava a morte.

 

-Vegno anch'io.- Si offrì istintivamente.

 

Tetsurou spinse Bokuto verso le scale e lo rassicurò alzando il pollice. -Ho tutto sotto controllo.-

 

Kenma chinò la testa perchè non avrebbe saputo come ribattere.

 

Il brusio di voci si era fatto più nitido e il ragazzo non riusciva a distrarsi.

 

-Non ci metterà molto.-

 

Kozume sollevò il capo per incrociare gli occhi freddi di Akaashi.

 

-Cerca di rilassarti. Sarà qui prima che tu possa fare caso a quanto tempo è trascorso, vedrai.-

 

Il biondo annuì e si sedette composto.

 

Si fidava di Akaashi, ma non voleva mostrarsi fin da subito così vulnerabile.

 

-Non mi sento in soggezione a causa tua.- Ci tenne a specificare.

 

-Lo so.- 

 

Non aggiunse altro e Kenma comprese che non lo avrebbe giudicato in nessun caso.

 

-BENVENUTI AL TOBE!- Un cameriere si sporse dal balcone e si avvicinò a pochi centimetri dal naso di Kenma. -Cosa posso portarvi? Siete solo voi due?-

 

Kozume si pietrificò seduta stante e Akaashi finse dei colpi di tosse per attirare l'attenzione su di sè.

 

-Buonasera. Siamo venuti in quattro, ma uno di noi si è sentito poco bene ed è stato accompagnato già nelle camere da letto. Presto saremo raggiunti dall'altro ragazzo.-

 

Il cameriere assottigliò lo sguardo e Kenma ebbe la spiacevole impressione che avesse riconosciuto il forestiero.

 

-Da dove vieni?-

 

-Dalla periferia del Nekoma- Mentì -Perchè questa domanda?-

 

-Mi sembra di averti già visto da qualche parte.- 

 

-Ne dubito. Mi sposto raramente dal mio villaggio.- Akaashi distolse lo sguardo e tossì nervosamente.

 

Persino Kenma stava iniziando a sudare freddo.

 

-Ma io sono convinto di averti già incontrato.- Il ragazzo si sporse verso di lui e Kenma inalò un profumo di cucina e spezie. -Possibile che tu abbia visitato il Regno di Karasuno?-

 

Akaashi aveva preso lo stesso colore del suo mantello.

 

-Non ho mai valicato il confine, perciò...-

 

-E' impossibile, hai una faccia così familiare! Forse hai assistito ad uno dei nostri spettacoli.-

 

-Spettacoli?- Intervenne Kenma.

 

Il ragazzo si illuminò e agitò fuoriosamente il braccio: -NISHINOYA!-

 

Un'ombra veloce come un fulmine sopraggiunse dietro il bancone e affiancò il cameriere.

 

Era un ragazzo di bassa statura ma con una corporatura abbastanza muscolosa. I capelli selvaggi erano arruffati verso l'alto e un ciuffo chiaro gli ricadeva sopra gli occhi castani e obliqui.

 

Nishinoya appoggiò la mano sopra la spalla del suo amico, un tipo facilmente interscambiabile per un delinquente dalla testa rasata e dalla figura snella, e li salutò con un sorriso.

 

-Yo! Che si dice?-

 

-Questi due volevano informazioni sui nostri spettacoli.-

 

Akaashi portò subito la mani avanti. -Ci avete frainteso, non era nostra intenzione disturbarvi.-

 

-Ma quale disturbo!- Nishinoya flettè le gambe e con un agile balzo si trovò sopra al bancone, sotto lo sguardo esterrefatto degli altri tavoli. -Siamo artisti, noi.-

 

-Giullari di corte.- Lo corresse il ragazzo pelato. -I preferiti dei Re del Karasuno.-

 

-Ci adorano!- Aggiunse Nishinoya, spalancando le braccia per enfatizzare le sue parole. -Cos'è successo allo squalo arrivato in ritardo il giorno della gara di pesca? E' stato squalificato!-

 

-Chi dorme non piglia pesci.- Aggiunse l'altro.

 

La reazione dei due spettatori non piacque a nssuno dei comici.

 

-Perchè uno squalo dovrebbe andare a pesca?- Chiese Kenma.

 

-Cos'è uno squalo?- Fu invece la risposta di Akaashi.

 

I due sconosciuti li fissarono allibiti.

 

-Era squalida, in effetti.- 

 

-Yu, dacci un taglio.-

 

Nishinoya gli fece la linguaccia e si gettò dall'altra parte del banco, saltellando allegramente verso i tavoli.

 

-Lavoriamo per la corte reale, ma nei fine settimana vengo qui ad aiutare mia moglie con la locanda. Oggi si è unito anche quel piccolo folletto.-

 

Kenma aveva completamente dimenticato il sottofondo di voci.

 

-Non siete di molte parole, vero?- Proseguì il ragazzo. -Comunque, sei sicuro di non aver mai fatto un salto a palazzo? Perchè altrimenti non saprei proprio dove ci siamo già intravisti.-

 

Kenma e Akaashi si cambiarono un'intesa preoccupata.

 

Se il giullare fosse riuscito a fare mente locale, la falsa identita del secondo sarebbe saltata.

 

Kenma si augurò che non ci fossero locandine con il ritratto del fuggitivo appese in cucina.

 

-Ryu, smettila di importunare i clienti.-

 

Una ragazza con i capelli neri pettinati sul lato sinistro e occhi grigi circondati da folte ciglia fece il suo ingresso dalla cucina e camminò nella loro direzione.

 

Indossava un corpetto che slanciava la figura esile e disegnava la forma dei fianchi.

 

Dall'ampia scollatura rotonda uscivano le maniche svasate mentre l'abito di stoffa era tagliato da una cintura di cuoio intrecciato.

 

Kenma rimase colpito dalla sua eleganza e da vicino potè ammirare gli aggraziati tratti del volto: un neo posizionato nella parte inferiore del mento e una montatura quadrata di occhiali regalavano alla donna un aspetto quasi mistico.

 

-Ah-uhm, sì.- Persino il giullare era rimasto incantato dalla sua bellezza. -Scusami, tesoro. Non succederà più. Te lo prometto. Non lasciarmi.-

 

La donna roteò gli occhi e affiancò il marito.

 

-Non ti mollerò per così poco, Ryu. Puoi stare tranquillo.-

 

Gli occhi chiari brillarono di gioia e il ragazzo si piegò per lasciare un leggero bacio sulla guancia della proprietaria.

 

-Grazie, sei fantastica. La migliore. Ti amo.-

 

Il giullare si allontanò correndo e lei non disse nulla, anche se le sue guance candide avevano assunto una sfumatura rosata.

 

-Mi scuso per mio marito. Lui e il suo amico fanno difficoltà a contenere l'entusiasmo.-

 

Akaashi alzò una mano per far capire che andava tutto bene.

 

-Cosa posso portarvi?-

 

Una mano ferma strinse la spalla di Kenma e Kuroo si fece posto tra lui e Akaashi.

 

-Siamo molto affamati, quindi andrà bene qualunque cosa.-

 

La donna fece un piccolo inchino e la gonna si piegò sotto di lei.

 

-Ho capito. Farò in modo che i piatti vi arrivino il prima possibile.-

 

-Grazie infinite. Davvero gentile.-

 

Akaashi ringraziò a sua volta e Kenma sforzò un piccolo sorriso.

 

La ragazza alzò una mano per chiamare il marito e scomparve dietro la porta della cucina.

 

-Pensi che siamo al sicuro adesso?-

 

Kenma impiegò qualche secondo per capire che Akaashi si stesse rivolgendo a lui.

 

-No.- Scosse la testa e osservò diffidente il punto in cui era scomparso il giullare. -Ma lo spero tanto.-

 

×××××

 

-Allora, 'Kaashi.- Kuroo riprese il soprannome affidatogli da Bokuto e Keiji parve innervosirsi. -Come hai detto che dovremmo sconfiggere il Re e la Regina del Fukurodani?-

 

-Abbassa la voce.- Lo minacciò il diretto interessato. -Non l'ho detto. Devo ancora ideare un piano definitivo.-

 

-Significa che siamo di fronte ad un punto cieco?-

 

-Ci... ci sto ancora lavorando.- Esitò Akaashi.

 

Avevano finito di consumare la loro cena da almeno mezz'ora e quasi tutti i clienti avevano già abbandonato il locale.

 

La luce fioca delle candele disegnava delle ombre sinistre sui loro volti stanchi.

 

-Le guardie cercano una chiave, giusto? Proprio come noi.- 

 

Akaashi annuì: -Stesso obbiettivo, scopo diverso. Loro vogliono liberare l'oscurità, noi rinchiuderla per sempre.-

 

-I nemici sono convinti che l'oggetto della loro ricerca sia in nostro possesso, ma si tratta di un fraintendimento. Però a noi serve quella chiave e questo ci riporta al nostro amato vicolo cieco.-

 

Akaashi giocherellò con la punta della forchetta, immerso nei suoi pensieri.

 

-L'uomo del sogno non ha fatto in tempo a rivelarmi alcuna informazione a proposito della chiave. Forse nemmeno lui è a conoscenza dl suo nascondiglio.-

 

Kuroo si grattò la cresta nera come era solito fare quando si concentrava.

 

-Puoi ripetere le ultime parole che ha detto il dissennatore del tuo sogno?-

 

Keiji inarcò un sopracciglio: -"Trova il modo per bloccarli e chiudi per sempre questo portale"?-

 

Kuroo chiuse gli occhi e Kenma capì che stava per sopraggiungere un lampo di genio.

 

-Non siamo obbligati a trovare la chiave!-

 

Kenma aveva lo stesso sguardo confuso di Akaashi.

 

-Nessuna delle due fazioni sa dove questa è realmente nascosta. Basta escogitare un piano B, no? Un'alternativa.-

 

-Non ti seguo- Ammise Akaashi -La chiave dovremmo inventarla?-

 

-No! Cioè, non lo so... si tratta di magia, in fin dei conti. Ci basterà incontrare qualcuno che se ne intenda.-

 

-Ma l'unico mago di cui siamo a conoscenza è l'uomo del mio sogno. E ha dichiarato esplicitamente che non si metterà più in contatto con noi.-

 

-Basterà trovare un altro stregone, allora.- Kuroo battè le mani euforicamente. -Se il portale è stato creato tramite un incantesimo, sarà sufficiente l'intervento di qualche magico manipolatore per sigillarlo!-

 

Kenma abbozzò un sorriso.

 

Doveva ammettere che l'idea del suo amico non era affatto male.

 

-Potrebbe funzionare.- Anche Akaashi aveva riacquistato speranza. -E' un buon piano.-

 

-Certo, è mio.-

 

-Ma dove lo troviamo un mago?- Intervenne finalmente Kenma. -Sono figure insolite che vivono nel mistero. Individuare un incantatore tanto forte da bloccare il Pozzo senza Fondo sarà un'impresa ardua quanto scovare la vera chiave.-

 

Gli altri due persero lentamente l'entusiasmo di poco prima.

 

-Ha ragione.- Confermò Akaashi. -Non possiamo accontentarci di un indovino da quattro soldi. Ci serve l'aiuto di uno stregone potente.-

 

Un attacco di tosse insistente catturò l'attenzione di tutti e tre.

 

-Scusate, ma non ho potuto fare a meno di origliare la vostra conversazione.-

 

Il ragazzo seduto al fianco di Akaashi aveva un sottosquadro di capelli biondi e un piccolo ciuffo che gli cadeva sulla fronte. 

 

Le sopracciglia sottili piegate sopra gli occhi a mandorla gli conferivano quasi un aspetto infantile.

 

Portava una maglia di stoffa strappata e le orecchie erano trafitte da decine di orecchini in ferro.

 

Quando parlò nuovamente, Kenma si accorse che anche il centro della lingua era bucato da una borchia nera.

 

-Forse posso aiutarvi.-

 

Kuroo scoppiò in una fragorosa risata e il biondino non la prese bene.

 

-Tu saresti un mago?-

 

-Non ho detto questo.- Rispose il ragazzo, stizzito. -Ma ne conosco uno che fa proprio al caso vostro.-

 

-Davvero?- Akaashi si sporse in avanti. -E' un tuo amico?-

 

Lo sconosciuto scosse la testa e sorseggiò tranquillamente il suo calice di birra.

 

-No. Non mi è nemmeno capitato di incontrarlo, in realtà. Ma le voci dei suoi smisurati poteri sono giunte persino al mio villaggio.-

 

-Fantastico- Esultò Keiji -E' la prima pista effettiva che possiamo seguire.-

 

-Contieni la gioia, fratello.- Kuroo squadrò con diffidenza l'altro ragazzo. -Questo tipo vorrà sicuramente qualcosa in cambio.-

 

Il biondino sorrise beffardo e allungò un braccio.

 

-Sarà un piacere fare affari con voi. Terushima Yuji, al proposito.-

 

-Non me ne frega un cazzo, al proposito.- Kuroo spinse via la mano e si piegò in avanti per guardarlo negli occhi. -Vai al sodo. Che cosa vuoi da noi?-

 

Terushima si massaggiò infastidito le dita.

 

-Non mi piacciono i presuntuosi.-

 

-E a me non piacciono gli stronzi. Faremo entrambi uno sforzo.-

 

Lo sconosciuto rispose con una smorfia e si voltò verso Akaashi.

 

-Dovresti intimare al tuo amico di darsi una calmata, se desideri le mie informazioni.-

 

-Non è mio amico.- Chiarì il moro. -Ma ha il diritto di comportarsi come gli pare con i truffatori.-

 

Terushima si scurì ancora di più in volto.

 

-Allora, piccolo ciarlatano. Cosa pretendi in cambio?-

 

Il ragazzo squadrò Kuroo con ribrezzo, per poi rivolgersi ad Akaashi: -Il ciondolo che porti al collo deve valere parecchio.-

 

Keiji portò immediatamente una mano al petto e coprì la pietra di zaffiro.

 

-Scordatelo. Non se ne parla neanche.-

 

-Akaashi...- Tentò Kuroo, ma fu totalmente inutile.

 

-No. Non ti darò la collana.-

 

Terushima sollevò le mani, rassegnato. -Come desideri. Niente indicazioni.-

 

Kuroo si lasciò sfuggire un lamento contrariato.

 

-Lo so che è un ricordo prezioso, ma non puoi nemmeno farci un pensierino?-

 

Akaashi scosse la testa, deciso: -Non baratterò il pendente. Se non ci sono altre opzioni troveremo qualcun altro disposto ad aiutarci. Lo ha detto lui stesso, no? Si tratta di un mago prestigioso. La sua fama sarà sicuramente giunta all'orecchio di altri abitanti del Regno.-

 

A Terushima non andò per niente a genio il nuovo piano.

 

-E va bene, ragazzino. Scendiamo ad un compromesso.-

 

A Kenma parve quasi di scorgere un ghigno di vittoria sulle labbra di Akaashi.

 

-Ti ascolto.-

 

-Voglio la tua cintura.-

 

Akaashi abbassò lo sguardo sui fianchi.

 

-Cosa?-

 

-Cintura. Conosci questa parola?-

 

-Perchè vuoi la sua cintura?- Si intromise Kuroo.

 

Terushima scrollò le spalle. -Mi piacciono le incisioni sulla fibbia. Nessun trucchetto, lo giuro. Tutto qui.-

 

Keiji rimase paralizzato per qualche secondo prima di sganciare la cinghia e consegnare la fascia al ragazzo.

 

Terushima, estasiato, rigirò tra le mani la cintura e passò un dito sopra il metallo bianco della chiusura.

 

-Sei soddisfatto?-

 

-Pienamente.-

 

-Allora dicci come si chiama il mago, prima che ti prenda a frustate con il tuo nuovo giocattolo.- Lo minacciò Kuroo.

 

-Uhh, invitante.- Terushima appoggiò la cinghia sul bancone e finse un sorriso accondiscendente. -Mantengo sempre le mie promesse. Però nessuno conosce il suo nome.-

 

Tetsurou strinse i pugni e fece per alzarsi dalla sedia.

 

-Ma- Proseguì Terushima -Posso dirvi dove trovarlo. Siete fortunati, perchè sono in pochi a conoscere il suo nascondiglio.-

 

-Gentile da parte tua.- Commentò Kuroo, tornando composto. -Sputa il rospo.-

 

-Il vostro stregone non abita molto distante da qui, in realtà.- Terushima indicò la parete di sinistra. -Le leggende raccontano che viva nel lato occidentale della foresta. Il bosco di Mizar, se non erro.-

 

-E non ti conviene farlo.-

 

-E' capace di magie fuori dal comune e solo il Re e la Regina di quel Regno sanno come contattarlo. Si è reso utile in diverse occasioni e hanno stretto un patto, ma non lavora per i reali. Non si sottomette a nessuno, in verità. Convincerlo ad unirsi a voi sarà un'impresa.-

 

-Dobbiamo invertire la rotta.- Fece presente Kuroo. -Quanto pensi che ci impiegheremo per raggiungere il confine ad ovest?-

 

-Se vi mettete al galoppo di mattina presto arriverete a Mizar entro il tramonto.-

 

-D'accordo. Grazie per l'informazione.- Kuroo fece un mezzo inchino, spavaldo. -E ora sparisci.-

 

Terushima afferrò la cintura di Akaashi e salutò gli altri due agitando la mano.

 

-Un piccolo consiglio perchè vi vedo disperati: evitate di infastidire il mago. Tutti quelli che hanno provato a catturarlo non hanno più fatto ritorno.-

 

Il ragazzo diede loro le spalle e uscì dalla locanda ringraziando a gran voce la proprietaria.

 

-Forse è troppo rischioso.- Se ne uscì Akaashi. -Perderemmo il vantaggio che abbiamo sui cavalieri e potremmo finire ammazzati da qualche sortilegio.-

 

-Preferisci recarti nel rifugio di tutti i mali senza una strategia?-

 

Keiji scosse la testa, affranto. -Capisco che non ci sono alternative, ma non voglio coinvolgervi anche in questo.-

 

Kuroo sbuffò e, seccato, si alzò dalla sedia per dirigersi verso le camere: -Ci siamo già dentro, idiota. E' troppo tardi per tirarsi indietro.-

 

Kenma lo seguì a ruota e aspettò che Akaashi facesse lo stesso.

 

-Non intendo mentire. Sono terrorizzato all'idea di incontrare questo mago. Ma preferisco essere un codardo piuttosto che un prigioniero.-

 

Akaashi lo osservò attraverso le folte ciglia.

 

-Grazie, Kenma.-

 

Il biondino annuì e si tuffò nel dormitorio.

 

-Non sei un codardo, comunque.-

 

Kozume si voltò, confuso.

 

-Perchè dici questo?-

 

-Perchè solo un codardo preferirebbe vivere in un Regno dove domina la paura.- Akaashi gli sorrise dolcemente e si diresse verso la sua stanza. -Buonanotte, Kenma.-

 

×××××

 

Kozume spalancò gli occhi e vide solo oscurità.

 

Il suo sonno leggero era stato disturbato da uno scricchiolio fastidioso.

 

Probabilmente si trattava dei tarli del legno che infestavano l'armadio.

 

Tentò di riappisolarsi, ma il ripetersi dello stesso suono lo mise in allerta.

 

Questa volta gli era sembrato più vicino.

 

Le assi del pavimento si piegarono una terza volta sotto il peso di qualcuno.

 

Erano passi.

 

Il cervello di Kenma era paralizzato dalla paura, ma il ragazzo era ancora in grado di capire che strillare nel cuore della notte gli avrebbe procurato guai seri.

 

Si sforzò di abituare le pupille al buio e sentì che il cuore gli stava per saltare fuori dalla gola.

 

Magari Kuroo gli stava giocando uno scherzo di cattivo gusto.

 

Un riflesso argentato sopra la sua testa gli disse che no, non si trattava del suo amico di infanzia.

 

Kenma rotolò di lato assieme alle lenzuola e cadde a terra un attimo prima che la spada del cavaliere si conficcasse nel materasso.

 

Sgusciò rapidamente fuori dalle coperte e si precipitò verso l'uscita.

 

Non sapeva se il soldato si trovava alle sue calcagna e non aveva intenzione di scoprirlo.

 

Stava sudando e suo il battito cardiaco era impazzito.

 

La guardia lo aveva attaccato senza pensarci due volte, quindi la sua fisionomia doveva essergli nota.

 

Ormai era un ricercato tanto quanto Akaashi.

 

E questo significava che anche gli altri erano in pericolo.

 

Kuroo era in pericolo.

 

Allungò una mano e sfilò la chiave dalla serratura.

 

Spalancò la porta e si gettò fuori dalla camera.

 

E se gli fosse già capitato qualcosa?

 

E se i cavalieri avessero già fatto irruzione nelle camere dei suoi amici?

 

Fece un giro su se stesso e chiuse la porta a chiave con le dita tremanti.

 

Si allontanò correndo e percorse tutto il corridoio con il fiatone.

 

In quale stanza si trovava Kuroo?

 

Perfavore. Fa che non sia troppo tardi.

 

Aumentò il passo e individuò la sua camera.

 

Perfavore. Fa che sia ancora vivo.

 

Strinse la maniglia e spalancò di scatto la porta.

 

-KURO!-

 

La porta incontrò qualcosa di duro e il gesto venne seguito da un tonfo metallico.

 

-Kenma?-

 

Il moro era seduto sul letto completamente sotto shock. 

 

-Cosa ci fai qui? Ma soprattutto, che diavolo hai combinato? -

 

Kozume abbassò lo sguardo e riconobbe l'elmo in acciaio delle guardie reali. Dietro di esso, il corpo inerme di un cavaliere.

 

-Oh- Mormorò Kenma -Che è successo?-

 

-Hai... uhm... hai aperto la porta così velocemente che la guardia ha sbattuto la testa contro il muro.- Kuroo si alzò in piedi e si avvicinò al ragazzo. -Si può sapere cosa-

 

-Ci hanno trovati.- Lo interruppe Kenma. -Dobbiamo filarcela. Ora!-

 

Kuroo tramutò espressione.

 

-Dove sono?-

 

-Non lo so.-

 

-Bokuto e Akaashi?-

 

-Non lo so!-

 

Kuroo agguantò l'arco e la faretra che aveva appoggiato sopra la cassapanca e lo affiancò.

 

-Sbrighiamoci.-

 

Kenma annuì e lanciò un'ultima occhiata al corpo svenuto del nemico.

 

Il suo sguardo strappò un sorriso a Kuroo: -Bel lavoro, comunque.-

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** breathe ***


Nel momento in cui una lama affilata da otto libbre si abbassò sulla sua testa, Akaashi pensò che avrebbero dovuto seguire il sentiero di destra.

Cacciò un urlo di terrore e piegò il collo in avanti.
La spada si conficcò nella testiera del letto e il moro realizzò di essersi salvato per miracolo e che, probabilmente, l'intenzione del nemico era quella di trasformarlo in uno spiedino inchiodolo al letto.
Le schegge di legno gli sfiorarono la pelle.
Il cavaliere cercò di liberare l'arma rimasta intrappolata e Akaashi si aggrappò istintivamente al suo braccio.
La corporatura esile fin dall'infanzia non gli impediva di sfruttare a pieno la forza dei muscoli.
Aumentò la stretta e costrinse la guardia ad abbandonare la presa sull'elsa.
Il vecchio letto scricchiolò sotto peso di entrambi.
L'intenzione di Akaashi era quella di sgusciare sotto il braccio e darsela a gambe, ma il cavaliere lo precedette.
Una mano callosa gli afferrò il collo e il ragazzo annaspò a vuoto.
Si agitò terrorizzato tra le lenzuola e iniziò a scalciare furiosamente.
Non posso morire.
Sapeva solo questo.
Non lo avrebbero ucciso. 
Si avventò sulla mano del cavaliere e provò a spingere lontano le dita che lo stavano strozzando, ma la guardia non si smosse di un millimetro.
Si dimenò come un forsennato fino a quando la vista non iniziò ad appannarsi.
Gli mancava troppa aria nei polmoni.
Sarebbe svenuto nel giro di pochi secondi e la guardia lo avrebbe catturato.
I nemici lo avrebbero legato ad un tronco e torturato fino a fargli rivelare il nascondiglio della chiave.
Una chiave di cui lui non conosceva nemmeno la forma.
Una volta accortosi che non possedeva informazioni utili, Wakatsu avrebbe dato l'ordine di farlo fuori.
E Akaashi avrebbe raggiunto i suoi amici, trucidati sicuramente prima di lui.
Il braccio gli ricadde lungo un fianco.
Non voleva arrendersi, ma delle macchioline bianche stavano iniziando a danzargli davanti alle pupille.
Non aveva più energie per combattere.
-ATTENZIONE LA' SOTTO!-
Un guizzo nell'oscurità costrinse Akaashi a sgranare gli occhi.
Il cavaliere si pietrificò di colpo e si riversò sopra di lui, mollando la presa sul suo collo.
Il ragazzò respirò affannato quel poco ossigeno che ebbe a disposizione prima di sentirsi schiacciato dal corpo della guardia.
Spinse via l'uomo e si mise seduto.
Il suo petto si alzava e abbassava in maniera irregolare ma a lui non poteva importare di meno.
-Cerca di respirare.- Gli ricordò amorevolmente Kuroo, staccando la freccia avvelenata dal braccio scoperto del cavaliere.
Akaashi era troppo stanco per rispondergli a tono.
Il ragazzo del Nekoma rigirò tra le dita l'asticella di legno e sorrise. 
-La punta è quasi intatta. Posso riutilizzarla.-
-Felice per te.- Disse Akaashi, scostando le coperte e alzandosi dal letto.
-Potresti anche ringraziarmi per averti salvato la vita.-
-Grazie.-
-Brutto-ah. Uhm...- Kuroo corrugò la fronte, confuso. -No, aspetta, così non vale.-
-Volete sbrigarvi?- Kenma aveva persino alzato la voce. -I cavalieri avrano raggiunto anche la stanza di Bokuto!-
Kuroo parve riscuotersi e si avvicinò alla testiera per appropriarsi della spada.
Afferrò il mantello del moro e glielo lanciò dietro assieme al borsellino.
-Bokuto-san non è con voi?- Akaashi alternò lo sguardo tra i due ragazzi. -Dobbiamo andare anche nella sua camera? Con tutte queste guardie?-
Kuroo strinse i denti. -Non abbandonerò il mio migliore amico, se è questo quello che stai suggerendo.-
-Affatto.- Akaashi sostenne il suo sguardo. -Dico solo che ci serve un piano d'azione.-
-D'accordo.- Tetsurou si allontanò dal ragazzo e varcò la soglia della stanza. -Mentre tu te ne starai qui ad ideare la strategia migliore io porterò in salvo il mio amico idiota.-
Akaashi sospirò per la frustrazione e seguì il maggiore fuori dalla camera.
-Ti ricordi in quale stanza lo hai accompagnato?-
-Ragazzi...- 
I due si voltarono verso Kenma e seguirono il suo sguardo preoccupato fino ai resti di una porta distrutta.
-Bokuto non dormiva lì... giusto?- Chiese Akaashi con il cuore in gola.
-Ci avevo intrappolato un cavaliere. Immagino...- Kenma deglutì -Immagino abbia trovato un modo per fuggire.-
Le schegge di legno si erano sparse per tutto il corridoio. 
I tre girarono attorno a quello che rimaneva della porta e continuarono a muoversi con molta più circospezione.
Ormai si erano abituati al buio, ma cogliere movimenti sospetti nell'oscurità era comunque impegnativo.
-State pronti a tutto.- Intimò Kuroo, come se qualcuno di loro avesse intenzione di abbassare la guardia.
Arrancarono fino alla porta di Bokuto e si sorpresero di trovarla ancora intatta.
-Dite che abbia avuto il buon senso di chiudersi a chiave?- Domandò Akaashi.
Kenma e Kuroo si scambiarono un'occhiata d'intesa e se ne uscirono in coro con un: -Naahh.-
-Nessuno di noi pensava che saremmo stati rintracciati anche qui.- Aggiunse il più piccolo. -Voglio dire... siamo fuori dal Nekoma. È strano che ci abbiano trovato.-
Keiji annuì e aumentò la presa sull'elsa della spada. -Al tre?-
Un boato proveniente dall'interno e il clangore di due lame che cozzavano gli fecero cambiare idea.
-TRE!- Urlò Kuroo, tirando un calcio talmente forte da spalancare di netto la porta.
Non fecero in tempo a distinguere la sagoma del cavaliere che un fendente stava già mirando verso di loro.
Kuroo saltò a sinistra mentre Akaashi si preparò a parare il colpo.
Il ragazzò roteò la spada orizzontalmente e caricò un montante in direzione del nemico.
Con la coda dell'occhio vide Kuroo accasciarsi sul pavimento e passare un braccio sopra a Bokuto.
Sperò con tutto se stesso che lo scudiero non fosse ferito.
Quegli attimi di distrazione gli costarono l'efficacia dell'attacco che terminò a vuoto.
La guardia del Fukurodani si avventò contro la sua gamba e Akaashi schivò il colpo prima che gli fosse recisa la caviglia.
-Cazzo.- Imprecò atterrando male sull'altro piede.
Un dolore lancinant risalì dal polpaccio e gli riempì gli occhi di lacrime.
Zoppicò di lato e si ritrovò con la schiena attaccata all'armadio.
La lama nemica puntò ancora nello stesso punto e Akaashi venne forzato a saltare in alto nonostante la storta.
La gamba intatta implicò a un brivido di sofferenza lungo tutta la coscia.
Si morse la lingua per non urlare e attaccò con un roverso tondo che il cavaliere parò facilmente.
L'altro stava avendo la meglio e lui non poteva nemmeno indietreggiare. 
-SPOSTATI!-
Il suggerimento giunse anche alle orecchie della guardia, la quale eseguì lo stesso movimento di Akaashi per evitare di essere trasformata in uno spiedino dalla freccia di Kuroo.
La punta si conficcò sull'anta dell'armadio e il ragazzo riuscì solamente a spostarsi di qualche passo prima di essere travolto dalla furia nemica.
Mantenne la posizione di difesa fino a raggiungere il letto di Bokuto.
Si lasciò guidare dall'istinto e aspettò che fosse l'altro a fare la prima mossa.
La pugnalata arrivò da destra; Akaashi impedì alla lama di tagliare la sua carne ma lasciò scoperto il fianco opposto.
Il cavaliere mirò allora al punto debole e obbligò il ragazzo a caricare il peso sulla gamba dolorante per potergli sfuggire.
Akaashi amava le stelle ma non avrebbe certo desiderato di vederle proprio nel mezzo di un duello.
Si piegò in due e questa volta non trattenne un lamento straziato.
L'agonia passò in secondo piano quando l'avversario sollevo entrambe le braccia per caricare il colpo.
Pensò che per la sua gamba sarebbe stata la fine, ma mentre la lama scendeva verso il basso un'ombra uniforme si stagliò dietro il cavaliere.
-NON TI MUOVERE!- Lo mise in guardia Bokuto e, nell'istante successivo, il nemico era stato atterrato da una sedia volante.
Akaashi osservò traumatizzato lo scudiero che afferrava lo schienale di legno e lo sbatteva con furia in testa alla guardia.
Il bicolore si asciugò la fronte dal sudore ed esaminò soddisfatto la propria opera.
-La sedia si è completamente rotta, ma almeno ne siamo usciti tutti vivi.-
Akaashi avrebbe voluto concordare con lui, ma si trovava ancora in stato di shock.
Scosse la testa e incontrò gli occhi impensieriti di Bokuto.
-Stai bene?- Chiesero entrambi allo stesso tempo.
Koutaro sorrise divertito mentre Keiji si sentì avvampare e ammutolì.
-Mi sono svegliato con un pazzo omicida a dieci centimetri dal mio naso però sì, poteva andarmi peggio.-
Akaashi trovò naturale ricambiare il sorriso. -Io posso ritenermi intatto.-
-La gamba è ancora attaccata.- Constatò l'altro.
-Almeno non vi rallenterò.-
-Non lo avresti fatto comunque. Cioè- Farfugliò Bokuto -Il viaggio sarebbe stato più difficile, ma tu saresti stato un problema. Non potresti mai-ehm, voglio dire...-
Akaashi ridacchiò.
-Intendo... anche con una sola gamba saresti stato utile. E fantastico. E-
Kuroo sopraggiunse alle sue spalle e gli tappò la bocca con una mano.
-Non peggiorare l'impeggiorabile, Bo.-
-CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI?-
Il ragazzo dalla testa rasata che li aveva serviti fece irruzione nella camera con un'espressione furibonda.
Dietro di lui si fece posto la proprietaria che osservò con orrore la sedia ridotta a brandelli.
Indossavano entrambi la camicia da notte e avevano gli occhi inniettati di sangue.
Nessuno dei presenti ebbe il coraggio di spiegarsi.
-NE STANNO ARRIVANDO ALTRI TRE!-
Kenma entrò nella camera con l'aria di qualcuno a cui il mondo è appena crollato addosso.
-SONO APPENA ENTRATI NELLA LOCANDA. DOBBIAMO NASCONDERCI AL PIU' PRESTO!-
-Si può sapere di chi state parlando?- Esplose il giullare, alternando lo sguardo tra tutti i colpevoli.
-Ci troveranno.- Affermò Kuroo, agguantando la federa di Bokuto e passandogliela in mano bruscamente. -Bisogna scappare.-
Koutaro allacciò la spada al fianco e seguì il suo amico verso la parete opposta.
-Cosa vuoi fare?-
-Usciremo dalla finestra.-
Akaashi comprese che non avevano alternative e acconsentì: -Non possiamo tornare indietro per il sentiero perchè ci imbatteremmo in altri cavalieri. Dovremo cavalcare nel bosco anche se è notte.-
-E' un suicidio.- Commentò Kenma.
-Tanto quanto restare qui.- Ribattè stranamente Kuroo. -Aurora ha ragione. Bisognerà solo sperare che il sole sorga al più presto.-
-Cavalieri? Di cosa state parlando?- Domandò la proprietaria del locale.
-Grazie per l'ospitalità.- Disse Akaashi, avvicinandosi alla finestra dalla quale Kuroo e Bokuto erano già usciti. -Vi riporteremo i soldi. Lo giuro sul mio onore.-
-D-ddove state andando?- Ryu camminò verso i due ragazzi rimasti ancora nella camera. -Non potete fuggire!-
-Noi...-
-Aspetta un secondo.- Il ragazzo si bloccò a metà tragitto e spalancò gli occhi. -Ecco perchè ti ho già visto da qualche parte...-
-Sbrigati Kenma!- Urlò Akaashi in preda al panico.
Il biondino gli corse incontro e aspettò che fosse l'altro ad uscire per primo.
-IO SO CHI SEI!-
-Ci dispiace!- 
Akaashi scavalcò il bordo e la sua sagoma si confuse nell'oscurità.
Kenma mormorò un debole "Scusate" prima di allungare un piede fuori dal parapetto e atterrare sull'erba.
I mormorii confusi dei proprietari fortunatamente non giunsero alle orecchie di Akaashi.
Il ragazzo arrancò nel vuoto augurandosi di non inciampare in qualche pietra o di sbattere contro un albero.
Quando pensò di essersi perso, la voce di Bokuto lo chiamò da destra: -PER DI QUA!-
Lui e Kenma seguirono quelle indicazioni come se si trattasse di un faro e ben presto si trovarono di fronte ai loro cavalli.
-Veloci!- Esclamò Kuroo, aiutando il suo amico a montare in groppa al destriero.
Akaashi si arrampicò su Akari e si sforzò di ricordare in quale direzione si sarebbero dovuti muovere.
-Da che parte?- Chiese Bokuto con una nota di nervosismo.
Keiji prese un bel respiro e chiuse gli occhi.
Facevano ancora in tempo a tornare sulle proprie tracce e proseguire verso il Regno di Karasuno.
O adesso o mai più.
-La foresta di Mizar dista un giorno dalla locanda.- E poi, indicando verso ovest: -Dobbiamo andare di là.-
Era fatta.
-Lo sai che non sappiamo cosa stai puntando perchè al buio non vediamo un emerito cazzo, vero?- Disse Kuroo.
-Seguitemi.- Ordinò Akaashi dopo aver tirato le redini del suo destriero.
Sentì Kuroo lamentarsi ma il suono venne coperto dagli zoccoli che colpivano il terreno.
Ora non potevano più tornare indietro.
××××××
La fauna e la flora della foresta occidentale erano cambiate notevolmente da quelle del Nekoma.
La luce del pomeriggio filtrava bassa tra i rami creando giochi di colori e riflessi dorati.
La natura affrontava la stagione più fredda dell'anno quasi come una nuova rinascita: se a Nord i fiocchi di neve danzavano nell'aria adeguandosi alla superficie dei pini, al centro dei regni i toni grigi venivano interrotti dal rosso di bacche tardive e dal viola delle piante di iris.
Akaashi ebbe la sensazione di essere tornato al tipico clima autunnale, prima che il sole smettesse di scaldare gli animali e i fiori fossero appesantiti dalla neve.
Inspirò a lungo quell'aria pulita e un profumo di peonia gli invase i polmoni.
Si stava così bene.
-Quanto ancora dobbiamo andare avanti?- Si lagnò Kuroo.
-Non hai il diritto di lamentarti se non hai mosso un muscolo per tutto il viaggio.- Lo riprese Bokuto.
-Infatti parlavo per lui.- Disse il corvino, passando una mano sulla criniera del cavallo. -Sta invecchiando. Perde colpi. Non può reggere distanze simili senza fare una pausa.-
-Ci siamo fermati a pranzo.- Ricordò Akaashi.
Kuroo ruotò gli occhi al cielo e frenò il destriero. 
-Stiamo cavalcando da tredici ore e il paesaggio è sempre lo stesso da almeno due ore. Abbiamo provato a chiamare più volte il mago ma non si è palesato. Sei sicuro che quel truffatore da due soldi non ci abbia fregato?-
-No- Ammise Akaashi -Ma se ha un'idea migliore sono tutt'orecchie.-
-Hey, voi due.- Li richiamò Bokuto. -Potete smetterla di litigare per qualsiasi cosa? Pensavo che stessimo facendo progressi.-
-Pensavi male.- Rispose Kuroo.
-Anch'io lo pensavo.- Si intromise Akaashi.
-Beh, pensavate tutti male!- Sbottò l'altro -Ci troviamo in questo casino per colpa tua e non sarà qualche parola carina a farmi cambiare idea sul tuo conto.-
Akaashi tirò le redini del cavallo e si fermò.
-Sai una cosa? Credevo di averti giudicato male, ma è evidente che avessi ragione.- 
Indirizzò l'animale verso destra e gli diede un leggero colpo per farlo muovere.
-Agashi, dai...-
-Facciamo una sosta.-
-Dove stai andando?- Ringhiò Kuroo.
Keiji non lo degnò di una risposta e continuò a cavalcare in avanti.
Kuroo era il genere di persona che aveva sempre detestato.
Anche nella corte del Fukurodani gli era capitato di incontrare persone testarde, ma nessuno si era mai spinto ai suoi livelli.
Il cavallo iniziò a galoppare e lui si appiattì contro il dorso bianco.
Ne aveva abbastanza delle persone che lo trattavano con superiorità.
Il paesaggio si aprì su una radura semicircolare e Akaashi si fermò alla sua entrata.
Riconobbe l'aroma denso della resina e sul sentiero coperto di aghi le impronte di qualche cerbiatto.
L'erba rigogliosa era costellata di candidi bucaneve mossi dal il vento.
Poco più avanti del prato, l'acqua limpida di un laghetto rifletteva il blu distante del cielo.
Akaashi legò il cavallo ad un tronco e camminò fino alcentro dello spiazzo.
Si guardò attorno incantato e quasi smise di respirare.
Tutto ciò che lo circondava era nuovo e mai avrebbe immaginato di poter essere così felice in un bosco.
Si lasciò cadere a terra e venne travolto dalla brezza fresca.
Forse Terushima si era davvero preso gioco di loro, rifletté. 
Almeno non ci aveva rimesso il ciondolo.
Strinse affettuosamente la pietra contro il petto.
Se solo fossi qui, mamma.
-Si può sapere cosa ti è preso?-
Akaashi quasi non si sorprese di vedere Bokuto percorrere la distanza che li separava saltellando tra i ciuffi d'erba.
Mantenne lo sguardo fisso in avanti anche quando il ragazzò si appostò al suo fianco.
-Cosa vuoi dire?-
-La reazione che hai avuto.-
Akaashi non capiva cosa l'altro ci trovasse di tanto strano.
-Hai sentito come mi ha attaccato il tuo amico?-
-Kuroo non l'ha fatto con cattiveria.-
Keiji aveva un'espressione a metà tra arrabbiata e sconvolta. -Scusa?-
-Cioè- Si affrettò a chiarire -E' uno stronzo. Non giustifico le sue parole. Solo... non pensare che ce l'abbia veramente con te.-
Akaashi sbattè lentamente le palpebre.
Anche Bokuto si divertiva a deriderlo?
-Ha detto esplicitamente che ci troviamo in questo casino a causa mia e che nulla cambierà la sua opinione nei miei confronti.-
Bokuto inclinò la testa.
-Beh, ci troviamo in questa situazione per colpa tua.-
Akaahi girò la testa di scatto e per poco Bokuto non cadde all'indietro.
-V-voglio dire... non mi sarei mai tirato indietro sapendo che c'erano delle vite in pericolo. Ma Kuroo è diverso.-
-A lui non interessa, giusto?- Lo precedette Akaashi, sorridendo amaramente. -Tiene solo ai suoi amici.-
-Vuole proteggere i suoi amici. E' per questo che ha paura. Se Kenma ed io fossimo rimasti nella capitale Kuroo non sarebbe così duro nei confronti di nessuno.-
-Le sue paranoie non lo autorizzano a sfruttarmi come valvola di sfogo.-
-No- Confermò Bokuto -Però è il suo modo di reagire al terrore di perderci. E' un idiota tanto quanto lo sono io.-
Akaashi sospirò sconsolato: -Quindi? Mi stai suggerendo di perdonarlo?-
-Di offrirgli la possibilità di redimersi, in realtà. E' un bravo ragazzo.-
-Kuroo non striscerà ai miei piedi implorando amnistia.-
-Forse non si inginocchierà- Concordò Bokuto -Ma non è un infame. Permettigli di scusarsi.-
Il tono di Bokuto sembrava così veritiero che Akaashi non ebbe la forza di controbattere.
Rimasero in silenzio per un'eternità, cullati dal vento e dal cinguettio di qualche volatile.
Keiji avrebbe desiderato rilassarsi, ma Koutaro al suo fianco gli metteva una certa pressione.
Aveva imparato a fidarsi e stava cominciando a conoscerlo, eppure non sapeva ancora come comportarsi nei suoi confronti.
-L'acqua dev'essere ghiacciata.- 
Akaashi si voltò verso di lui, disorientato.
-Avevi intenzione di saltare nel lago?-
Le labbra di Bokuto si incresparono: -E' un'idea così terribile?-
Akaashi scosse la testa e trattenne un sorriso. -A meno che il tuo sogno nel cassetto non sia l'ipotermia...-
-Avanti, sarà divertente!-
-Forse in un'altra vita potrai propormi di fare il bagno in inverno. Ma per il momento la mia risposta rimane negativa.-
Bokuto sbuffò infastidito e si alzò in piedi. -Sei noioso.-
-Non sono noioso.- Sentenziò, offeso.
-Certo che lo sei. Chissà quanto mi toccherà aspettare per trascinarti al mare.-
Akaashi distolse lo sguardo perchè le sue orecchie stavano prendendo fuoco.
-Te ne stai andando?- Cambiò discorso.
-Mhh?- Bokuto era concentrato solo sul lago. -Oh. No.-
-Perchè ti sei alzato, allora?-
-Perchè avevo voglia di farlo.-
Akaashi rimase interdetto per qualche secondo, dopodichè decise che non gli avrebbe più rivolto domande del genere.
Bokuto saltellò allegramente verso il lago e per un attimo Keiji ebbe il terrore che volesse tuffarvisi dentro.
-Vieni?-
-Non mi prenderò la febbre alta perchè ti stai annoiando, Bokuto-san.-
-Non ho intenzione di fare il bagno, Agaashi-kun.-
-E' Akaashi.-
Bokuto fece un cenno con la testa verso il lago e Keiji sospirò stremato.
-Non ho capito cos'hai in mente ma so già che è una pessima idea.- Affermò, raggiungendo però il compagno.
Il sorriso di Bokuto era quasi più abbagliante del sole riflesso sulla pozza d'acqua.
-Non te ne pentirai.-
-Lo sto già facendo.-
Bokuto scoppiò a ridere e tirò un leggero pugnetto sulla spalla di Akaashi. -Seguimi.-
Il turchese del lago spiccava come la pietra preziosa sul suo collo e Keiji si immaginò quanto il colore smeraldino dovesse brillare circondato dalla neve. 
-Attento a dove metti i piedi.- Lo avvertì Bokuto dopo aver allungato un passo verso una sponda. -E non camminare sulle rocce bagnate. Si scivola.-
Lo scudiero si diede un piccolo slancio in avanti e atterrò sopra una pietra che emergeva dalla superficie.
Akaashi idietreggiò impaurito e scosse la testa: -No, no, no. Non se ne parla neanche.-
-E' facile!- Lo tranquillizzò l'altro. -Ti basta un po' di equilibrio.-
-Ricordami per quale motivo dovrei rischiare inutilmente di rompermi una gamba.-
-Perchè è divertente!-
Akaashi corrugò la fronte. 
-Non sei molto bravo con i discorsi motivazionali, vero?-
-Me la cavo discretamente.-
Akaashi prese un respiro profondo e si avvicino alla riva.
-Non farti prendere dall'ansia.-
-Discretamente è un eufemismo.-
-Non so che cosa voglia dire ma se servirà a darti la spinta allora sì, hai perfettamente ragione.-
Bokuto si spostò sul masso accanto e aspettò pazientemente che Akaashi lo imitasse.
Keiji prese la rincorsa e atterrò sano e salvo sulla roccia.
-Visto?- Bokuto gli diede le spalle e saltò sulla pietra successiva. -E' divertente!-
-Uno spasso.-
Akaashi lo copiò fino a quando i punti d'appoggio non terminarono.
Si erano fermati quasi al centro dello specchio d'acqua ed erano costretti a stare in punta di piedi per non bagnarsi le scarpe.
Il fondale era talmente basso che, se avessero messo piede in acqua, quest'ultima avrebbe raggiunto a malapena il polpaccio.
-Ora mi dirai perchè ne è valsa la pena di arrivare fin qui?-
Bokuto si voltò verso di lui e indicò la direzione dalla quale erano arrivati. -Giudicalo tu stesso.-
Intorno non si scorgeva anima viva. 
Akaashi seguì il dito del ragazzo e rimase a bocca aperta.
Davanti a loro svettavano gli alberi dall'alto fusto mentre sulla sinistra lo spiazzo era chiuso da un fitto groviglio color ruggine.
Una farfalla si posò sopra uno dei massi e dispiegò le ali variopinte.
Da quella posizione era già possibile scorgere l'enorme distesa di vegetazione abbracciata dai monti che fungevano da difesa naturale per il Regno del Fukurodani.
Il profumo di terra bagnata che si mescolava a quello delle more selvatiche gli ricordò, per un breve momento, l'odore di casa.
Un velo opaco gli si parò davanti agli occhi e Akaashi si costrinse a trattenere le lacrime.
Non aveva realizzato fino in fondo quanto gli pesasse la nostalgia del suo paese.
-Non ci avevi fatto caso, vero?- Indovinò Bokuto. 
Akaashi scosse la testa e deglutì a vuoto.
-Ho riconosciuto le montagne solo grazie alle vette innevate. Le catene del Fukurodani sono le più elevate di tutti i Cinque Regni, dopotutto.-
-Sei stato bravo.- Lo elogiò Keiji e non ebbe bisogno di girarsi per sapere che il ragazzo aveva gradito il complimento.
-Sono stato fenomenale!-
-Sì, sì, come preferisci.- Tagliò corto.
Il sole scese verso l'orizzonte e il cielo si colorò di rosa.
Ad alcuni la luce che scompare trasmette malinconia e tristezza, ma le sfumature del tramonto riuscivano sempre ad incantare la mente di Akaashi.
Trovava emozionante come le ombre giocassero sull'ultimo bagliore sopra la pianura prima che il sole si inabissasse del tutto.
Vedere la sua casa non gli aveva fatto così male, tutto sommato.
-E' una vista mozzafiato. Grazie.-
-In questi anni ho imparato che non importa quale sia il paesaggio, perchè il tramonto non sarà mai lo stesso.-
Akaashi abbozzò un sorriso.
-Lo terrò a mente.-
Con la coda dell'occhio si accorse che Koutaro era ancora concentrato su di lui.
-Non guardi il tramonto, Bokuto-san?-
Il ragazzo sembrava trovarsi in uno stato di trance.
-Mh, è più bello riflesso nei tuoi occhi.- Scrollò le spalle per poi cambiare completamente espressione. -Cioè-no, aspetta. Aspetta.-
Akaashi era contento di essere circondato dall'acqua perchè avrebbe preso fuoco molto volentieri.
-ASPETTA, I-Io-
-Prego?- Squittì imbarazzato.
-N-no, a-aah io...- Bokuto era in preda al panico. -Perchè sai hai... hai gli occhi blu e tutto il resto...-
Akaashi nascose il rossore delle guance chinando il capo.
-La luce!- Si illuminò Koutaro. -La luce dorata mitiga l'azzurro e quindi i-il colore cambia!-
Nonostante si sentisse enormemente a disagio, Akaashi non trattenne una lieve risatina.
-Perciò in realtà stavi quardando i miei occhi?-
-Sì!- Esclamò Bokuto, battendo il pugno sull'altro palmo. -No. No?-
Akaashi scoppiò a ridere. -No?-
-No!- Esplose Koutaro, che aveva assunto la stessa sfumatura del sole. Indietreggiò spaventato e appoggiò lo stivale sul lato umido della pietra.
-No, i-io... Ah!-
Il ragazzo cercò di stare in equilibrio agitando le braccia, ma il suo corpo stava già precipitando all'indietro.
Akaashi sgranò gli occhi e allungò un braccio per agguantarlo in tempo.
Divaricò le gambe per bilanciare il peso e attirò verso di sè la mano salda del bicolore.
Bokuto doveva essersi allenato parecchio perchè aveva sviluppato una massa di muscoli che mise l'altro in grave difficoltà.
Akaashi fece leva sui bicipiti e avvicinò il ragazzo al petto.
I due busti si scontrarono e per un interminabile istante Akaashi fu costretto a boccheggiare.
I loro nasi distavano meno di una spanna.
La bocca di Bokuto era tanto vicina che Akaashi poteva sentire il suo respiro sulla pelle mentre studiava ogni imperfezione delle iridi dorate.
Nel momento in cui riuscì a mettere a fuoco la situazone il suo volto si tinse di rosso e il ragazzo mollò subito la presa.
-WOOAH!-
Bokuto si aggrappò al primo appoggio che fece in tempo ad incontrare e trascinò con sè il polso di Keiji.
-B-Boku-
Akaashi non riuscì a contrastare la caduta del ragazzo e finì per precipitare assieme a lui.
E prima di immergersi nel lago concluse che, alla fine, il più idiota di tutto il gruppo era probabilmente lui.
Il mantello si fece pesante e i vestiti bagnati.
La superficie cristallina aveva attutito il colpo, ma Keiji aveva comunque sbattuto il fondoschiena sul fondale.
Si massaggiò la botta e, indolenzito, si mise in ginocchio.
L'acqua ghiacciata non gli arrivava neanche al busto ma il freddo aveva invaso ogni angolo del suo corpo.
Bokuto era disteso a pancia in su e non dava segnali di vita.
L'impatto del gelo sulla pelle era stato tanto violento da paralizzare entrambi.
Akaashi si passò una mano tra i ricci neri e spazzolò qualche residuo di ghiaia senza fiatare.
Per una decina di secondi non volò una mosca e Keiji potè riflettere intensamente sui propri errori.
Ma poi Bokuto scoppiò in una fragorosa risata che alimentò l'istinto omicida di Akaashi.
-Stai zitto.- Ordinò, schietto.
Siccome Koutaro non dava l'impressione di volergli dare ascolto, Keiji si alzò in piedi e si mosse verso la riva.
-Dai, Akashii! E' più forte di me!- Sghignazzò l'altro quando venne finalmente raggiunto.
Il corvino tirò un calcio alla superficie e un'onda glaciale travolse in pieno Bokuto.
-E' Akaashi.- 
Lo scudiero, completamente scosso, lo guardò allontanarsi come se nulla fosse.
Quando anche Koutaro ebbe raggiunto il prato, i vestiti di Akaashi avevano già iniziato ad asciugarsi ma il ragazzo stava per sfiorare l'algidismo.
Si era tolto il mantello, ormai fradicio, e si era seduto sotto gli ultimi disperati raggi di sole della giornata sperando che le temperature invernali non gli costassero la vita.
Bokuto si accomodò al suo fianco e starnutì rumorosamente.
-Non dire una parola.-
-Sedendoci più vicini sarà più facile scaldarci.-
Akaashi lo fulminò con lo sguardo e Bokuto chiuse la bocca.
-Sapevo che non avrei dovuto assecondarti- Brontolò -Alla fine hai ottenuto il tuo bagno, contento?-
Koutaro si morse un labbro e aspettò un po' prima di fiatare.
-Non ti darò una risposta perchè so che non ti piacerebbe.-
-Abbiamo risolto il problema del mago, perchè non ci sarà alcun pozzo da sigillare se colui che è stato incaricato morirà congelato sulle sponde di un lago.-
-C'è anche qualche lato positivo.-
Akaashi avrebbe voluto avvisarlo che, per la sua incolumità, sarebbe stato meglio permettergli di sfogarsi in silenzio.
-Non voglio saperli.-
-La doccia fredda rende la pelle più levigata e tonica.-
Keiji scattò verso di lui e Bokuto sollevò le mani in segno di resa.
-Sto scherzando, 'Kaashi. Mi dispiace di averti obbligato a seguirmi.-
Il moro sospirò sconfortato e tornò composto.
-Almeno c'era un bel panorama.-
Bokuto gli sorrise amorevolmente e Akaashi dimenticò l'aria gelida che lo stava uccidendo.
-Spettacolare. Già.-
-Ho tante domande che mi sorgono spontanee.- Kuroo inclinò la testa e li osservò dall'alto in basso. -Ma non saprei proprio da dove iniziare.-
-Sceglierò io al posto tuo.- Si intromise Kenma. -Perchè sembra che vi siate appena tuffati nel lago?-
-Perchè ci siamo appena caduti dentro.- Rispose tranquillamente Bokuto.
Kenma sbattè le palpebre e li squadrò in silenzio.
-Okay. Io ho finito.-
-Io no- Intervenne Kuroo -Come diamine avete fatto a cadere entrambi nel lago?-
Il ricordo riaffiorò vivido nella mente di Akaashi.
-Siamo inciampati. Tutti e due.- Spiegò prima che Bokuto fornisse la sua versione dei fatti. 
Kuroo sospirò rassegnato e si tolse la camicia per passarla a Koutaro, rimanendo in canottiera.
Kenma fece lo stesso con il mantello bordeaux e lo posò sulle spalle infreddolite di Akaashi.
-Grazie, amico.- Disse Bokuto, cambiandosi immediatamente.
Akaashi distolse lo sguardo e si rivolse agli altri due: -Voi cosa stavate facendo, invece?-
Kuroo sollevò le braccia cariche di rami e Kenma fece lo stesso.
-Pescando.-
-Smettila, Kuro.- Kozume appoggiò il legname a terra e si pulì la fronte con il dorso della manica. -Abbiamo raccolto la legna per il falò.-
-A quanto pare ci accamperemo qui sta notte. E chissà per quanti giorni ci toccherà farlo prima che lo stregone da quattro soldi si faccia vivo.-
-Stregone da quattro soldi?- Si intromise una quinta voce.
Si girarono tutti e quattro contemporaneamente verso quella fonte estranea.
Un ragazzo dall'espressione annoiata si era appoggiato con la schiena su un tronco e Akaashi si domandò da quanto tempo li stesse osservando.
Un lungo mantello color panna gli nascondeva le spalle e parte dell'armatura a piastre in acciaio.
Portava i capelli neri disordinati e il labbro superiore era pronunciato in avanti.
Gli occhi spenti scrutarono uno ad uno i presenti attraverso folte sopracciglia. 
-Non esagerare. Due soldi sono più che sufficienti.-
Akaashi balzò in piedi e così fece Bokuto.
Ormai l'ipotermia era passata in secondo piano.
-Chi sei?- Domandò Koutaro. -E quando sei arrivato?-
-Vi sto tenendo d'occhio da un po', in effetti.- 
-Non hai risposto alla prima domanda.-
Akaashi si avvicinò con cautela e il ragazzo si spostò impercettibilmente.
-Sei tu il mago?-
Lo sconosciuto parve incuriosirsi: -Se così fosse? Mettiamo il caso che possieda qualche potere magico. In cosa dovrei esservi utile?-
-Abbiamo bisogno del tuo aiuto.- Spiegò Akaashi. -Ci serve un potente incantesimo che possa sigillare un luogo pericoloso. Ne va di mezzo l'incolumità dei Cinque Regni.-
Il ragazzo parve riflettere per qualche secondo e gli altri attesero.
-Non sono il mago, ma la sua guardia del corpo.-
Gli occhi di Keiji si illuminarono di speranza: -Quindi ci porterai da lui?-
Il ragazzo diede loro le spalle e si incamminò nella direzione opposta.
-No.-
Akaashi scambiò un'occhiata confusa con il resto del gruppo.
Forse avevano capito male.
-Aspetta!- Urlò dietro al ragazzo.
La guardia lo ignorò spudoratamente e Keiji dovette corrergli appresso.
-Aspetta, ti prego!-
Si paró davanti al ragazzo e solo allora quest'ultimo lo degnó di attenzione. 
-Eppure ero convinto di essere stato chiaro.-
-Perchè non vuoi nemmeno starci a sentire?-
-Il mio capo non ha tempo da perdere con queste sciocchezze.-
Cercò di girargli attorno ma Akaashi copiò i suoi movimenti.
-Perfavore. Si tratta di una situazione gravissima.-
-Mi dispiace, ragazzo. Ho degli ordini da eseguire.-
-E se ti minacciassimo di condurci da lui?- Azzardò Kuroo.
La guardia sospirò infastidita e con un rapido movimento del gomito sfoderò la spada dalla cintura e la puntò alla gola del moro.
Tetsurou pigolò spaventato e fece un passo indietro.
-Puoi provarci, se vuoi.- 
-Ho cambiato idea.-
L'altro abbassò l'arma e gli voltò le spalle.
-Avete una vaga idea di quante persone si presentino in questi boschi per cercarci?-
-No, ma...-
-Il vostro stregone non accontenta nessuno. Sfortuna vuole che sia un tipo molto impegnato.-
-TORNA QUI FIGLIO DI PUTTANA!-
Tutti i presenti si girarono verso la provenienza del suono tranne la guardia che, invece, si passò una mano sul volto e mormorò afflitta un: -Questa non ci voleva.-
-AAAHH!-
-TI HO DETTO DI FERMARTI!-
-E PRETENDI ANCHE CHE TI ASCOLTI?-
Una figura fulminea emerse tra gli alberi e si tuffò nella loro direzione.
Akaashi portò istintivamente la mano sulla spada.
L'ombra superò di corsa il gruppo e si rifugiò dietro la guardia.
Quest'ultima non si mosse e sospirò, affranta.
Un ragazzo dai capelli scuri e le sopracciglia arruffate comparve accanto allo stesso albero e avanzò determinato verso di loro.
Il mantello chiaro si sollevò con il vento e rivelò la stessa armatura dell'altra guardia.
Gli occhi verde oliva irradiavano rabbia allo stato puro.
Non degnò il gruppo di uno sguardo e continuò a marciare deciso.
-FATTI VEDERE, MALEDETTO!-
-Iiiihh!-
La figura dietro al castano si abbassò perchè l'armatura potesse fargli da scudo.
-Potreste...- Tentò la prima guardia, ma venne interrotta dal fuggitivo: -No, no, non ti muovere, ti scongiuro!-
-Pensi davvero che nasconderti dietro Matsukawa possa in qualche modo salvarti?-
Il ragazzo si addossò ulteriormente al diretto interessato. -Sì?-
-No.- Lo corresse Matsukawa.
-No!- Ripetè l'altra guardia furiosa. -E ora vedi di-
Kuroo finse un colpo di tosse e tutti gli altri si zittirono.
-Scusate se vi interrompo, ma voi chi sareste?-
Matsukawa roteò gli occhi al cielo. -Davanti a te hai uno degli stregoni più potenti dei Cinque Regni.-
La concentrazione di tutti si focalizzò velocemente sul guerriero dall'aspetto intimidatorio.
Kenma si lasciò sfuggire un lamento esterrefatto e Bokuto aprì la bocca senza emettere alcun suono.
-Oh- Balbettò Kuroo -Capisco.-
Akaashi si riscosse e allungò una mano verso l'uomo in armatura.
-E' un piacere fare la vostra conoscenza.-
Il guerriero inarcò un sopracciglio.
-Anche per me, ma...-
-Soggetto sbagliato.- Fece Matsukawa. -Non è lui il mago.-
Akaashi spostò lentamente lo sguardo sul ragazzo che aveva appena fatto capolino dalla guardia.
-Oikawa Toru al vostro servizio.- Lo stregone fece un mezzo inchino. 
-Si fa per dire, ovviamente.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** tell me why ***


C'erano due cose che Iwaizumi odiava di più di Oikawa Toru.

La prima era chi frugava tra le sue cose senza aver chiesto il permesso.
La seconda era Oikawa Toru che frugava tra le sue cose senza aver chiesto il permesso.
-Shittykawa...- Borbottò minaccioso mentre l'altro impallidiva.
Come se si fosse appena ricordato di essere in pericolo di vita, il mago tornò a ripararsi dietro Hanamaki.
-Hai rovistato tra i miei oggetti personali. Ancora.-
-E' stato un incidente!-
-Hai spezzato la mia spada a metà.-
-E' stato un incidente anche quello!-
Iwaizumi grugnì infastidito e incrociò le braccia.
Oikawa lo faceva andare su tutte le furie.
-Non puoi aggiustare la spada con la magia?- Domandò Hanamaki.
-L'ho già fatto!- Piagnucolò il colpevole. -Ma Iwa-chan ha deciso comunque di darmi la caccia per tutto il bosco.-
-Perchè devi smetterla di fare tutto quello che ti passa per il cervello!- Esplose Hajime. -Quante volte ti ho detto che non devi ficcare il naso in camera mia?-
Oikawa finse di contarle sulle dita di una mano: -Tre...-
Lo sguardo di Iwaizumi lo fece ricredere.
-... mila?-
Haijime inspirò a fondo e si schiaffeggiò mentalmente.
Era colpa sua se si trovava costantemente in compagnia di quel famigerato imbecille.
-Aspettate un secondo.- Il ragazzo dai capelli bianchi a punta portò le mani avanti. -Tu saresti il mago?-
La testa di Oikawa sbucò sopra la spalla di Matsukawa.
-Non mi piace quel tono così sorpreso.-
-E' che sei così...- Il ragazzo gesticolò impanicato. -E invece il tuo amico è così...-
Oikawa decise finalmente di farsi vedere e Iwaizumi combattè contro l'istinto di attuare la sua vendetta.
I capelli castani erano spazzolati verso l'esterno e gli occhi della stessa tonalità emanavano un certo scetticismo.
Toru non era semplicemente attraente: aveva fascino, una qualità che Iwaizumi odiava ammettere.
I lineamenti armoniosi del volto gli conferivano un'aria affabile e mistica oltre che, secondo Hajime, tremendamente insopportabile.
Indossava un ampio mantello color carbone con un alto colletto dal bordo rosso che era tenuto insieme tramite una spilla in osso a forma di teschio.
La tunica scura si apriva a metà su dei pantaloni attillati dello stesso colore e un paio di stivali di cuoio. 
La calzatura bianca superava il ginocchio e terminava quasi all'altezza della coscia.
Un abbigliamento del genere sarebbe stato ridicolo, indossato da chiunque altro.
Oikawa Toru, invece, era capace di trasformare un costume da Carnevale in un capo all'ultima moda.
Almeno secondo il suo punto di vista.
Per Iwaizumi rimaneva comunque un abbinamento di colori grottesco.
-Stavi per dire che io sono così attraente in confronto al mio amico da non passare affatto per un mago oscuro, vero?- Suggerì lo stregone.
Il bicolore si grattò la testa, indeciso, e Hajime storse la bocca con disappunto. 
-Non sono tuo amico.-
-Rude, Iwa-chan.-
-Non ti trovi nella posizione di fare battute.-
Sulle labbra di Oikawa comparve un sorrisetto troppo furbo per i gusti di Hajime.
-Allora in che posizione preferiresti che-
-Okay, penso sia il caso di finirla qui.- Lo interruppe Matsuwaka, scollandosi di dosso il mago. -Non voglio sentire un'altra provocazione da parte di nessuno dei due, chiaro?-
Oikawa arricciò il naso e mise su il broncio. -Speravo che almeno tu saresti stato dalla mia parte, Matsu.-
La guardia lo squadrò con indifferenza: -E dire che mi conosci da cinque anni.-
-Fermi tutti.- 
Il trio si voltò verso il ragazzo alto con una cresta di capelli neri.
-Quindi non stavate scherzado? La principessa in fase infantile sarebbe il nostro potente stregone?-
Iwaizumi sarebbe volentieri scoppiato a ridere se non avesse conosciuto così bene Oikawa Toru.
-Occhio alla lingua- Lo avvisò -Perchè potrebbe staccartela di netto.-
-Perfavore!- Sbuffò il ragazzo.
-Kuroo-san...-
-Dai, non è possibile che-
Il moro di bloccò di colpo e sgranò gli occhi.
Iwaizumi seguì lo sguardo del ragazzo e sospirò quando riconobbe le iridi rosse fiammeggianti di Oikawa.
-Esibizionista del cazzo.- Commentò.
Oikawa non gli diede minimamente retta e intensificò lo sguardo facendolo brillare di una luce color rubino.
Kuroo strizzò le palpebre e indietreggiò, disorientato.
Aveva una smorfia vuota e smarrita, come se qualcuno lo avesse appena steso tirandogli un calcio in bocca.
Iwaizumi notò che le iridi nocciola si stavano tingendo dello stessa tonalità accesa di quelle di Oikawa e si affrettò ad intervenire: -Shittykawa, dacci un taglio.-
-Fratello?- Il bicolore scosse leggermente il suo amico, ma questi non parve neanche farci caso. -Hey? Mi senti?-
-Che cosa gli hai fatto?- Domandò lo sconosciuto dai capelli neri, rivolgendosi direttamente al mago.
Oikawa si limitò ad allargare soddisfatto il suo sorriso irritante.
Il ragazzo che ricordava vagamente un gufo passò più volte la mano davanti agli occhi della vittima senza ottenere alcuna reazione.
-Non so quale gioco tu stia giocando, ma riporta indietro il mio amico.- Lo minacciò.
-Kuro?- Intervenne la piccola comparsa che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
Solamente al suono di quella voce preoccupata il moro parve riscuotersi.
Spostò lentamente lo sguardo perso verso il biondo e sbattè ripetutamente le palpebre.
-Kenma?-
-Oh oh?- Oikawa inclinò la testa, divertito. -Questo si che è interessante.-
-Falla finita.- Esplose Hajime, spingendo la spalla del mago per interrompere il contatto visivo.
Assieme alla concentrazione, Oikawa perse anche l'efficacia dell'incantesimo e Kuroo riacquistò la capacità di intendere e di volere.
Il ragazzo si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi, quasi si fosse risvegliato dal peggiore dei suoi incubi.
-Tetsu!- Il bicolore si piegò vicino al suo amico e si assicurò che stesse bene.
-Che...- Kuroo fissò con orrore l'artefice della stregoneria -Che cazzo era quello?-
-Un semplice incantesimo di stordimento.- Spiegò Oikawa, sollevando il mento con superiorità. -Ma sono abbastanza sicuro che mi chiederai di non rivelare i dettagli ad alta voce.-
Kuroo lanciò una rapida occhiata al biondino che stava al suo fianco e tornò a concentrarsi su Toru: -Non farlo.-
-Pregami.-
-Smettila di essere così fastidioso!- Sbottò Iwaizumi, tirando una pacca sul collo di Oikawa.
Il mago si lamentò infastidito e si allontanò di qualche passo dal cavaliere.
-Ci dispiace per aver dubitato. Vi chiedo di perdonare la nostra insolenza.- Il ragazzo che si era presentato per primo si inchinò al cospetto di Oikawa e invintò i compagni a fare altrettanto.
Persino Kuroo, anche se riluttante, acconsentì.
Ad Oikawa doveva essere piaciuto parecchio quel teatrino, perchè sollevò una mano e la agitò al vento. -Scuse accettate. Non c'è bisogno di darmi del voi, non ho quattrocento anni.-
-Ma li dimostri.- Si lasciò sfuggire Matsukawa, tra un colpo di tosse e l'altro.
Oikawa lo fulminò con gli occhi: -Sta sera niente cena, Mattsun.-
La guardia si accigliò: -Chi sei, mia madre?-
-Fortunatamente no. Povera donna.- Rispose Oikawa.
-Oggi sei particolarmente seccante.-
-E insolente.- Aggiunse Iwaizumi.
-Seccante e insolente. Nessuno che dica mai "Oggi sei particolarmente incantevole, Oikawa".- Borbottò lo stregone.
Hajime scrollò le spalle: -Sai com'è, ci vediamo entrambi.-
Matsukawa ridacchiò divertito e battè il pugno all'altro cavaliere sotto lo sguardio furioso di Toru.
-Oikawa-san.- Il ragazzo freddo del gruppo si fece avanti titubante. -Siamo venuti fino a qui per chiedere il tuo aiuto.-
Toru lo squadrò dalla testa ai piedi senza battere ciglio.
-Dopo aver disturbato la mia guardia e insultato il sottoscritto pretendete ancora i miei servigi?-
Il ragazzo sostenne pericolosamente il suo sguardo: -Sì?-
Oikawa non cambiò espressione ma sollevò un sopracciglio.
-Qual è il tuo nome, ragazzino?-
-Akaashi Keiji.-
-Bene, Aka-chan.- Oikawa si abbassò per guardarlo dritto nelle pupille. -Quale sarebbe la tua offerta?-
-Io...- Il ragazzo prese un bel respiro prima di proseguire. 
Raccontò del viaggio e del Regno di Fukurodani.
Parlò di un portale nel quale erano racchiusi mostri, forse demoni, e di come un altro mago gli avesse ordinato di sigillarlo. 
Spiegò quali sarebbero state le conseguenze al loro fallimento e come l'intervento di Oikawa rappresentasse l'unica speranza.
Toru aveva seguito con sorprendente interesse tutto il resoconto.
-Perciò...- Il ragazzo-gufo intervenne una volta terminata la storia. -Ci aiuterai?-
Iwaizumi e Matsukawa attesero in silenzio che il loro capo prendesse una decisione.
-Che cosa ci guadagno?-
Eccola.
La sgradevole personalità di Oikawa Toru.
Iwaizumi strinse i pugni ma tenne a freno la lingua.
Kuroo, poco più in fondo, sembrava sul punto di rispondergli "Un pugno sui denti".
-Che razza di domanda è?- Sbuffò il bicolore, confuso quanto Kenma.
Oikawa aggrottò la fronte: -"Quale sarebbe la mia ricompensa?" Così va meglio?-
-Amico- Si intromise Kuroo, cambiando velocemente atteggiamento incontrati gli occhi del mago -Non amico, perchè pensi che Bokuto, Kenma ed io abbiamo accetato di seguire il ladro mancato nelle sue pazze avventure?-
Oikawa fece le spallucce: -Perchè siete tre idioti?-
Kuroo fece per protestare, ma dalla sua bocca non uscì una sillaba.
-Sì, anche.- Rispose Bokuto -Ma soprattutto perchè abbiamo a cuore la pace dei Cinque Regni. Hai idea di cosa comporterebbe una guerra?-
Per un breve istante gli occhi di Oikawa si fecero più scuri.
-E tu sei sicuro di saperlo?-
-Morte. Fame. Rovina. Vuoi davvero dei soldi in cambio?-
Toru non rispose ma diede le spalle a tutti loro.
-Clienti della vostra tipologia bussano quotidianamente alla mia porta. Almeno loro hanno la decenza di pagarmi.-
-Stai dicendo che non ti interessa niente dei Regni?- 
Oikawa fece ondeggiare il mantello sulle spalle.
-Sto dicendo che non sono l'unico mago ancora in vita. Rivolgetevi a qualcuno disposto a lavorare gratuitamente.-
Li congedò con un cenno della mano e si allontanò come se nulla fosse in mezzo agli alberi.
Bokuto era troppo scioccato per richiamarlo.
Akaashi fece per muoversi verso di lui, ma Iwaizumi lo precedette.
-Aspetta.-
Keiji aprì la bocca per protestare, ma un cenno di Iwaizumi lo zittì.
Matsukawa sbuffò annoiato e seguì on gli occhi la figura scura che saltellava nel bosco.
Hajime si accorse di avere ancora una mano posata sulla spalla di Akaashi.
-Mi dispiace.- Disse onestamente.
-Non abbiamo tempo per cercare un altro mago.- La voce di Akaashi suonò esausta e quasi sofferente.
-Lo so- Rispose Iwaizumi -Cercherò di convincerlo a cambiare idea.-
Gli occhi del curvino si illuminarono.
-Lo faresti davvero?-
-Non sono senza cuore.- Disse, sorridendo. -E non lo è neanche Oikawa, per quanto lo dia poco a vedere.-
-Non lo fa, nel caso ti fosse venuto il dubbio.- Commentò Kuroo.
Iwaizumi annuì appena e fece qualche passo indietro.
-Matsukawa vi accompagnerà in un capanno dove potrete ripararvi per la notte. Accanto si trova un fiume dove far abbeverare i cavalli.-
L'altra guardia si accigliò. -Perchè io?-
-Preferisci avere a che fare con l'ego di Oikawa?-
-No.- Ammise Matsukawa, scostandosi dall'albero sui cui era poggiato. -Seguitemi.-
-Grazie.- Disse Bokuto, riacquistando un po' di allegria.
Akaashi aspettò che gli altri si fossero mossi per rivolgersi a lui.
-Ti siamo molto riconoscenti. So che le mie parole non hanno il potere di cambiare gli eventi, ma abbiamo veramente bisogno del vostro aiuto.-
Iwaizumi non rispose e osservò il gruppo che si allontanava.
Sarebbe stata una lunga serata.
×××××
La dimora di Oikawa era circondata da una fitta vegetazione che rendeva impossibile individuarla dall'esterno. 
I grandi alberi secolari che stendevano i rami sopra il muro di roccia costituivano un tetto di foglie che copriva la radura anche dall'alto.
All'interno dell'area magica la natura palesava il suo splendore attraverso fiori profumati e piante di bacche carminee.
Il mago aveva insistito perchè l'ingresso della caverna fosse contrassegnato da un semicerchio di canne intrecciate nel quale erano state incastonate delle campanule blu.
Iwaizumi non si fece problemi a superare il confine magico che delimitava la zona.
Oikawa aveva protetto quella piccola porzione di bosco con un incantesimo tanto efficace che nessun estraneo sarebbe mai stato in grado di entrare nella radura se non accompagnato da uno dei cavalieri.
Chiunque avrebbe tentatato di avvicinarsi sarebbe finito per girare attorno alla roccia senza individuare alcuna breccia nella barriera.
Persino gli animali evitavano inconsapevolmente la radura.
Iwaizumi scostò un lembo della tenda e seguì il lungo corridoio che si addentrava nella piccola montagna.
I passi metallici riecheggiavano pesanti tra le pareti marmoree.
Non riusciva a ricordarsi niente delle sue prime impressioni di quel luogo.
Nessuna sensazione, nessun contatto con la pietra fredda.
Le fiamme eterne delle torce illuminavano ogni stanza e toglievano l'elemento principale che generalmente caratterizzava l'ambiente ipogeo, il buio.
Iwaizumi non si era mi sentito veramente sottoterra e non aveva mai fatto caso al gocciolìo delle stalattiti.
Il labirinto si ramificava in una decina di camere accessibili tramite vecchie porte di legno.
Si fermò di fronte a quella che dava sulla stanza di Oikawa e sollevò il pugno.
-Vettene via, sto cercando di dormire.-
La voce di Toru giunse ovattata ma Iwaizumi non aveva bisogno di ulteriori conferme per sapere che il ragazzo stava mentendo.
-Apri questa porta o la sfondo io.- Minacciò.
Sentì Oikawa borbottare stizzito ma il rumore fu seguito da quello di alucuni passi.
Il mago aveva arredato la camera come una tradizionale casa rustica: letto matrimoniale dalle soffici coperte di cotone e mobili in legno di cirmolo profumato che, secondo quel grande esperto di Oikawa Toru, sprigionavano benessere tramite proprietà rilassanti e balsamiche.
I colori caldi e la luce fioca donavano all'ambiente l'intimità e il comfort che lo stregone aveva sempre desiderato.
Oikawa superò il grande tappeto di lana ai piedi del letto e si lasciò cadere di peso sul cuscino.
-Cosa vuoi da me? Sono stanco. Sono stanco, non lo vedi Iwa-chan?-
-Sì, sì, un'anima in pena.- Ironizzò Hajime sistemandosi sul bordo del letto.
-Noto una punta di sarcasmo nella tua voce.-
-Solo una punta? Mh, controlla meglio.-
Oikawa sbuffò e si mise a sedere.
-So perchè sei qui.-
-Dai?-
-Vuoi che accetti la richiesta di Aka-chan.-
Iwaizumi storse la bocca. -Potresti smetterla di dare soprannomi fastidiosi alle persone che incontri?-
-Non insultare i miei nomignoli. Sono carini.-
-Sono molesti, inopportuni e insostenibili.- Iwaizumi ci pensò su. -Tre aggettivi che in effetti si addicono alla tua persona.-
Oikawa si finse offeso e lo squadrò con astio. 
-Oppure ti dà fastidio che utilizzi dei soprannomi per chiamare qualcun altro al di fuori della mia fastidiosa guardia del corpo.- 
Il mago allungò furtivamente una mano il ragazzo e gli sfiorò la spalla.
Quel gesto senza secondi fini fece comunque scorrere un brivido lungo la schiena di Iwaizumi.
-Divertente, Crappykawa.-
-Segretamente mi adori.-
-Apertamente vorrei spaccarti la faccia, invece.-
-Mhh, come preferisci- Mormorò Oikawa -Perchè vuoi che aiuti quei quattro ragazzini?-
-Perchè vivendo con te ho imparato a riconoscere i bugiardi. Non stavano mentendo sulla possibilità che scoppi una guerrra tra i Cinque Regni.-
-Sei crudele.- Commentò Oikawa.
-Puoi prendere questa cosa seriamente?-
Oikawa roteó gli occhi al cielo. 
-Lo sto già facendo.-
-Non è vero, altrimenti non staremmo qui a discutere.-
-Non ho intenzione di rischiare la vita, okay?- Sputó finalmente fuori. -Si tratta di un semplice incantesimo di sigillo. Troveranno un mago altrettanto bravo.-
Iwaizumi cercò invano di contenere la rabbia. 
-È questo che ti frena? La paura di morire?-
Oikawa distolse lo sguardo. 
-Lo dici come se si trattasse di una sciocchezza.-
-Sapevo che eri un codardo, ma non a questi livelli.- Iwaizumi si alzó in piedi, ma Toru si ostinó a fissare le lenzuola. -Sei probabilmente l'essere più potente del Seijoh e ti rifiuti di soccorrere quattro ragazzini in difficoltà?-
Oikawa non rispose. 
-Hai combattuto una fottuta battaglia e ti stai tirando indietro per questo?-
-Non ero solo.- Ringhió l'altro.
-Ma eri in prima linea.- Proseguì Hajime. -Il Re Irihata ti voleva nominare cavaliere.-
-È successo più di quattro anni fa. Tirare fuori storie del passato non mi farà cambiare idea.-
-Fai sempre così!- Esplose Iwaizumi. -Eviti i problemi e aspetti che siano gli altri a farsi in quattro per te.-
-Forse sono così.- Rispose Oikawa con voce ferma. -Forse ti aspetti che mi comporti come qualcun altro. Forse ti sei fatto un'idea sbagliata di me.-
-Va al diavolo, Oikawa.-
Iwaizumi marció spedito verso l'ingresso senza mai voltarsi. 
Prima di uscire, esitó sull'uscio. 
-Ti conosco da dodici anni e ancora penso a quanto la mia vita sarebbe stata differente se fossi nato con i tuoi poteri.-
-Ma non li hai.-Disse Toru, freddo. 
-No- Concordó -E questo mi fa infuriare, perché altrimenti a quest'ora saremmo già partiti per il Karasuno.-
Non aspettó di sentire la risposta del mago e lasciò che la porta sbattesse al suo passaggio. 
×××××
Oikawa odiava i suoi poteri.
Li aveva detestati fin dal giorno in cui era stato messo al mondo.
All'inizio, tuttavia, non si erano rivelati un problema così grande.
Essere un mago era figo.
Lui era figo.
I suoi coetanei gli portavano rispetto e persino gli adulti erano sempre gentili nei suoi confronti.
Gli insegnanti gli permettevano di comportarsi come riteneva opportuno e nessun bullo aveva mai alzato un dito verso di lui.
Tutto sommato, godendo di questi privilegi, valeva la pena vivere con un fardello del genere.
Poi Oikawa iniziò a crescere.
E, ben presto, comprese che non si trattava affatto di rispetto.
Gli altri lo temevano.
Avevano paura di Oikawa Toru.
I ragazzini cambiavano strada quando lo vedevano arrivare e le madri intimavano ai figli di stare alla larga dai detentori di magia.
Oikawa non era rispettato. Era temuto.
Dopo quella realizzazione gli anni erano volati senza che il mago ci prestasse attenzione.
L'infanzia era svanita in un battito di ciglia e l'adolescenza la ricordava come un passaggio grigio e vuoto.
In quel periodo aveva persino stipulato un accordo con la famiglia reale.
In fin dei conti, non gli importava di essere sfruttato per la sua magia.
Il suo mantenimento era garantito da un modestro contratto che lo arricchiva di benefici.
Il Re in persona si era occupato di trovargli uno stabilimento difficile da individuare al fine di proteggere la sua incolumità.
Oikawa non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Eppure eccolo lì, cinque anni dopo, intento a sfogare la sua rabbia contro un albero.
Toru strinse i denti così forte che rischiò di mordersi la lingua.
-AAAAAAAH!- Sbraitò esasperato, distogliendo lo sguardo dalle pagine consumate.
Il libro cadde sul prato sollevando una nuvola di polvere.
Imprecò furioso e pestò uno stivale sul terreno.
Non sopportava l'idea di arrenersi ad un fallimento, ma non era così che aveva programmato di trascorrere la serata.
Avrebbe preferito farsi una passeggiata vicino al laghetto o recuperare ore di sonno perdute, ma l'orgoglio ferito non voleva lasciarlo riposare.
Si piegò in avanti e raccolse il vecchio manuale di incantesimi.
-E' tutto inutile.- Mormorò insoddisfatto.
Voltò una pagina e studiò a lungo la carta ingiallita.
La radura esterna alla grotta era avvolta dall'oscurità, ma la palla infuocata che il mago aveva materializzato sopra la sua testa era abbastanza potente da rischiarare le scritte con i suoi raggi amaranti.
Oikawa era piuttosto bravo con la lettura delle rune, però quegli incantesimi erano praticamente impossibili da decifrare.
Strabuzzò gli occhi e decise di tentare un'ultima volta.
Rievocò alla mente dei ricordi che richiamavano pace interiore.
La brezza mattutina che piegava le campanule sopra i prati della capitale, ad esempio.
Oppure il ticchettio della pioggia sulle finestre del castello di Irihata.
Si liberò del libro facendolo scomparire con un semplice schiocco di dita e concentrò tutta l'energia sul palmo della mano destra.
Riusciva a sentire il piacevole formicolio dei suoi poteri scorrergli attraverso le vene e agglomerarsi sulla punta delle falangi.
Adorava quella sensazione di pura estasi che lo spingeva a dare il massimo anche durante un allenamento.
Fece scorrere la lingua sul labbro inferiore e allungò il braccio verso la quercia che si stagliava a qualche iarda di distanza.
La pelle attorno alla mano era diventata incandescente, ma Oikawa non provava dolore.
Questa era sicuro di potercela fare.
Sprigionò la potenza dell'incantesimo puntando al tronco e un lampo rosso illuminò per un breve istante la corteccia.
Ci sono veramente riuscito?
Lo stregone ritrasse la mano e si avvicinò incredulo alla quercia.
Dal solco poco profondo che aveva appena impresso nel legno fuoriusciva una scia di fumo nero.
Il sorriso spontaneo che gli sorse in volto era persino più luminoso della luce artificiale.
Sfiorò dolcemente il tronco e ammirò appagato la sua opera.
Impegnarsi per tutte quelle ore aveva dato i suoi frutti, nonostante si fosse dedicto a formule complicate solo per distrarsi dalla litigata con Iwaizumi.
Un applauso poco convincente lo riportò subito con i piedi per terra.
-E quello cos'era?- Gli domandò Hanamaki, comparendo dietro la tenda che divideva l'esterno dalla grotta.
Oikawa studiò i corti ciuffi rosati che gli scoprivano la maggior parte della fronte e stabilì di dover intervenire con un nuovo taglio di capelli.
-Una sbalorditiva tecnica segreta che ho appena inventato. Pensavo di testarla su Iwa-chan.-
I piccoli occhi della guardia lo scrutarono attraverso le corte e sottili sopracciglia.
-Non credo che si riterrà onorato.-
-Beh, dovrebbe- Ribattè Oikawa -Mi sembra il minimo dopo ciò che si è lasciato sfuggire.-
Hanamaki roteò gli occhi al cielo, annoiato: -Oikawa...-
-Non provare a farmi sentire in colpa, Makki.- Lo minacciò il mago. -Oppure ti trasformo nel mio secondo esperimento di questa tecnica.-
La guardia ridacchiò sottovoce e si raggomitolò ai piedi della roccia.
-Sarebbe totalmente inutile. Sei troppo testardo.-
Gli fece segno di accomodarsi al suo fianco e Oikawa lo raggiunse sotto la luce della luna.
-Ad Oikawa Toru interessa sul serio il denaro?-
Lo stregone finse di ritenersi ferito e si portò una mano sul petto.
-Certo che sì! Senza i soldi non potrei permettermi questo mantello lussoso.-
Hanamaki lo guardò di traverso e Oikawa fu costretto a sospirare rassegnato.
-No. Non mi interessa di essere pagato.-
-Perchè hai mentito?- Insistette il suo amico. -Perchè inventarsi una balla tanto stupida?-
-Perchè ho paura, va bene?- Sputò fuori il ragazzo. -Iwa-chan mi tratta come se fossi il più colossale degli idioti, ma allo stesso tempo la più potente tra le creature magiche dei Cinque Regni. Non è così, dannazione!-
Hanamaki sbuffò una risata: -Il più colossale degli idioti lo sei di sicuro.-
Oikawa si strinse nelle spalle e la guardia sospirò.
-Hai accettato imprese ben peggiori di un semplice incantesimo di sigillo.-
-Quando il Re del Seijoh si presenta a casa tua è un po' difficile rifiutare.-
-Eppure ne sei sempre uscito vittorioso.-
-Perchè non avevo nessuno da proteggere!- Esplose -Quattro ragazzini senza un briciolo di magia sotto la mia responsabilità? Sono un bel peso sulla coscienza.-
-Pesi sulla coscienza, già...- Mormorò Hanamaki, alzando il mento per osservare le stelle. -Non credi sia giunto il momento di liberarsi di qualche macigno?-
Oikawa sussultò.
-Senti- Riprese la guardia -I demoni del tuo passato non smetteranno di tormentarti neppure se rifiuterai la missione. Non incolparti per qualcosa che non ti riguarda, okay?-
-Iwa-chan ripone troppa fiducia nei miei confronti. Tutti voi lo fate. Solo perchè mi atteggio come un essere superiore non significa che possieda le qualità per ritenermi tale. E' così frustrante dare sempre il tutto e per tutto. E se fallissi? Non posso permettermi l'incolumità di altre quattro vite.-
-Non ti hanno chiesto questo, però.-
Toru fece per ribattere, ma il ragazzo lo precedette: -Quei ragazzi sanno a quali rischi stanno andando incontro.-
-Ma...-
-E anche Iwaizumi lo sa.-
Oikawa serrò nuovamente le labbra.
-Lui sa bene quanto i miei incantesimi siano imprevedibili. Non dovrebbe essere così fedele alla mia magia.-
-Iwaizumi non è fedele al mago dell'Aoba Johsai. E' fedele ad Oikawa Toru.-
Il ragazzo fissò a lungo il suo compagno prima di distogliere lo sguardo.
-Ti atteggi come se fossi migliore degli altri. Eppure sei così insicuro, Oikawa.-
Il mago stinse i pugni ma non lo corresse.
Sapeva bene che Hanamaki stava dicendo la verità.
-Coraggio- Riprese la guardia, mettendosi in piedi -Non avevi bisogno del tuo sonno di bellezza?-
-Non servirà a niente se il mattino seguente sarò divorato da un mostro infernale.-
Hanamaki gli porse una mano che Oikawa accettò volentieri.
-Grazie, Makki.- 
Il ragazzo sapeva che non si stava riferendo al gesto d'aiuto.
-Lo sai, no?- Fece Hanamaki. -Prima della tua guardia del corpo, sono tuo amico.-
Toru gli sorrise riconoscente e lo seguì all'interno della grotta.
Percorse il corridoio silenzioso ed esitò dinnanzi alla porta di Hajime.
Iwaizumi non è fedele al mago dell'Aoba Johsai. E' fedele ad Oikawa Toru.
Quelle parole gli avrebbero ronzato nel cervello ancora per un po'.
Salutò Hanamaki e si chiuse in camera.
In realtà la sua scelta l'aveva fatta da un pezzo.
Doveva solo accettare che fosse quella giusta.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** haunted ***


Kuroo non stava evitando Kenma.

Stava fuggendo da lui.

-Kuro?-

-Non ora, sono occupato.-

Il ragazzo aveva provato ad avvicinarsi prima di cena e Tetsurou lo aveva brutalmente respinto.

-Kuro?-

-Scusa, non mi va di parlare quando sono affamato.-

Ma il biondo pareva intenzionato a distruggere il muro che lui si stava impegnando a costruire.

-Kuro?-

-Sono stanco, è meglio rimandare a domani le conversazioni.-

Fortunatamente, Kenma non era un tipo insistente.

Si accontentava di una risposta diretta pur di poter tacere indisturbato in un angolo.

Tuttavia l'espressione di presunta indifferenza lasciava trapelare sincera preoccupazione.

-Sicuro di stare bene?-

Tetsurou cercò con lo sguardo il suo migliore amico lo trovò nel bel mezzo di un racconto mentre agitava con enfasi le braccia rischiando quasi di colpire Akaashi.

I due compagni erano seduti con la schiena appoggiata sulla parete di legno della capanna, abbastanza distanti perchè i loro discorsi giungessero ambigui e frammentati.

Puntò nuovamente l'attenzione sul ragazzo che aveva di fronte e si accorse che aveva smesso di smaneggiare con uno dei suoi soliti rompicapo.

-Te l'ho detto, ho solo bisogno di riposare.- Mentì il corvino, avvolgendosi in una delle coperte che aveva fornito loro Matsukawa.

Kenma non indagò ulteriormente, permettendogli di estraniarsi dal resto del mondo almeno per quella sera.

Una parte di lui sapeva che era sbagliato attribuirgli la colpa del suo stato d'animo: in fin dei conti, non era stato Kenma a stordirlo con quello stupido incantesimo.

Eppure Kuroo era convinto che il ragazzo lo avesse stregato dal momento in cui aveva realizzato di amare il suo amico d'infanzia.

Soffocò un lamento nella coperta e si distese sul pavimento freddo.

Le assi scricchiolarono sotto il suo peso.

Sentì dei piccoli passi che si allontanavano da lui e ipotizzò che Kenma avesse raggiunto gli altri viaggiatori.

Sapeva che i ricordi non gli avrebbero sentito di chiudere occhio, quindi aveva deciso di crogiolarsi il più lontano possibile dalla causa di quel dolore.

Non doveva farsi piegare.

Si era impegnato così tanto nel corso degli anni a reprimere i suoi sentimenti che portarli a galla con la forza era stato il colpo di grazia.

Si strinse nel suo bozzolo e sperò che, una volta svegliatosi, si fosse trattato solo di un incubo.

Quella notte, Kuroo sognò Kenma.

×××××

Un colpo.

Due colpi.

Tre.

Al quarto pugno Kuroo si convinse ad alzarsi per accogliere chi stava bussando alla porta.

-Chi potrà mai essere a quest'ora?- Sbuffò Kenma senza muovere un muscolo per aiutare il ragazzo.

Tetsurou fu abbagliato dalla luce pallida dei primi raggi del sole che riuscivano a farsi strada tra gli alberi.

Si coprì gli occhi con una mano e impiegò qualche secondo per mettere a fuoco i nuovi arrivati.

-Che diavolo...- Borbottò stordito.

-Buongiorno dolcezza.- Lo salutò allegramente Oikawa, come se non avesse cercato di farlo fuori fino al giorno prima. -Dormito bene?-

Kuroo fu tentato di sbattergli la porta in faccia e tornare a letto, ma si trattenne quando riconobbe Iwaizumi al suo fianco.

Il mago indossava gli stessi abiti ingombranti del giorno precedente e l'armatura del secondo rifletteva la luce solare in faccia a Tetsurou.

Dietro di loro, le altre due guardie di Oikawa stavano sbadigliando e fissando pigramente la capanna.

-Chi è arrivato?- Domandò la voce di Akaashi, impastata dal sonno.

Kuroo si spostò lateralmente per permettere ai quattro abitanti del Seijoh di fare il loro ingresso e si rivolse ai suoi amici: -Merlino, Semola e l'altra coppia di moschettieri.-

-Hey!- Si lamentò Oikawa -Guarda che posso maledirti in eterno con un semplice schiocco di dita, pulce.-

-Non lo farai.- Disse Iwaizumi, ignorando la provocazione di Kuroo. -Scusate se ci siamo presentati di mattina presto.-

-All'alba, volevi dire.- Si lamentò Kenma, rigirandosi nelle coperte per non dare le spalle al gruppo.

I ciuffi selvaggi gli ricadevano spettinati sulla fronte e Kuroo non potè fare a meno di trovarlo terribilmente adorabile.

La morsa al petto lo obbligò a distogliere lo sguardo.

Akaashi si strofinò gli occhi con una mano e sollevò lentamente le palpebre.

Le iridi scure passarono in rassegna l'intera stanza, bloccandosi dinnanzi allo stregone.

Si spostò poi su Iwaizumi che, accennando un sorriso, gli confermò che stavano portando buone notizie.

Akaashi emise un sospiro di sollievo e assunse un'espressione rincuorata.

Un grugnito indefinito catturò l'interesse di tutti i presenti, compreso Kenma, che si era deciso a sgusciare fuori dalla sua tana.

Bokuto dormiva profondamente sul pavimento poco distante da Akaashi e non sembrava essersi minimamente accorto dell'arrivo di intrusi.

Gli occhi di Keiji risalirono fino agli arti del bicolore avvolti saldamente attorno al suo braccio e il suo corpo fu scosso da uno spasmo.

Con ogni probabilità Bokuto si era involontariamente avvinghiato al suo bicipite scambiandolo per un cuscino.

Kuroo aveva capito che l'atteggiamento apparentemente freddo di Akaashi nascondeva semplicemente una personalità introversa e chiusa riguardo all'esternare emozioni, ma non si sarebbe mai immaginato che potesse nascondere una tale timidezza caratteriale.

Prima le orecchie, poi le guance: l'intero volto di Keiji si tinse di un rosso talmente acceso che, per un attimo, Kuroo pensò potesse seriamente prendere fuoco.

Farfugliò qualche frase incomprensibile e ritrasse immediatamente il braccio, svegliando Bokuto a causa del movimento brusco.

Lo scudiero sbadigliò e si mise a sedere.

Strabuzzò gli occhi per distinguere le figure che si stagliavano ai suoi piedi e interrogò il suo migliore amico con uno sguardo cofuso.

Kuroo sollevò le spalle e notò che Akaashi stava faccendo di tutto per mascherare il suo imbarazzo.

Oh.

Ohh.

-Quindi è così, eh?- Ridacchiò, perfido, e sentì lo sguardo pungente della povera vittima senza bisogno di voltarsi.

Koutaro inclinò la testa, ancora più scombussolato.

-Cosa?- Domandò innocentemente.

-Non ascoltarlo.- Tagliò corto Akaashi, ammonendo Kuroo con un'occhiataccia. -Oikawa-san e Iwaizumi-san sono qui per aiutarci.-

Bokuto parve brillare di luce propria: -Veramente?-

-Sì, sì, quello che è.- Fece Oikawa, secco. -Non ho avuto molta possibilità di scegliere.-

-Smettila di sminuirti. Non devi apparire sempre come uno stronzo, sai?- Intervenne Iwaizumi, per niente d'accordo con il suo amico. -La mia intromissione è stata relativa. Ha stabilito lui che vi avrebbe accompagnato.-

Oikawa sbuffò scocciato e divagò con un gesto della mano: -Raccontati pure la versione che ti fa dormire la notte, Iwa-chan.-

Kuroo notò un breve scambio di intesa tra la guardia dai capelli rosati e il mago, ma non disse nulla.

Nel frattempo, Akaashi si era alzato dal pavimento ed era riuscito a soffocare il suo disagio con una maschera impassibile.

-Il vostro aiuto è davvero prezioso. Non sappiamo come sdebitarci.-

Toru gli rivolse uno sguardo divertito, ma parlò con un tono distaccato: -Già, me ne ero accorto.-

-Quello che Oikawa voleva dire è che non sarà un problema approfittare dei suoi poteri per una questione tanto decisiva.- Si intromise Matsukawa. -Tuttavia sarà difficile garantire la sicurezza del gruppo.-

-Certo. E' chiaro.- Disse educatamente Akaashi con un piccolo inchino. -Ci prenderemo le nostre responsabilità.-

Kuroo annuì leggermente, Kenma mugugnò in risposta e Bokuto sembrava troppo rintronato per capire cosa stesse succedendo.

-Ottimo!- Esultò Oikawa, battendo le mani. -Vi aspetto fuori.-

-Aspetta- Lo fermò Kuroo -Quando avevi intenzione di partire?-

Il mago si voltò verso la porta e studiò attentamente la luce del sole.

-Tra due minuti, a dire il vero.-

-Cosa?- Sbottò Kenma con gli occhi sbarrati.

-Non ci lascerete neanche fare colazione?- Si lamentò Bokuto, accompagnato dal melodioso brontolio del suo stomaco.

-Ma certo!- Rispose Oikawa, mettendo su un sorriso falso. -Se vuoi possiamo anche fare un salto in città per comprare del pane sfornato al momento e, perchè no, portarci in giro un cartello con inciso "Questa è la banda di idioti guidata dal magnifico Oikawa che le guardie del Fukurodani stanno cercando, perfavore donate un'offerta per il pranzo".-

Bokuto sollevò un sopracciglio, diffidente. -Davvero?-

-No!- Scoppiò lo stregone, prendendosi la testa fra le mani.

Kuroo ebbe il sospetto che non sarebbe durato a lungo in quella squadra.

-Cercheremo un posto dove fare pausa lungo il tragitto.- Annunciò Iwaizumi, forse abituato all'atteggiamento meschino del suo amico.

Oikawa allontanò lentamente le dita dagli occhi e spostò l'attenzione sulla guardia: -Cercheremo?-

Iwaizumi si acciglió.

-Pensavi di partire da solo?-

-Hanno solo tre cavalli.-

-Fanno due viaggiatori a cavallo, matematico dei miei stivali.-

Il secondo parve sul punto di protestare, ma fu costretto a ricredersi.

Evidentemente i quattro abitanti dell'Aoba Johsai non possedevano alcun animale da traino e ciò significava che solo due di loro avrebbero potuto accompagnarli.

-M-ma...- Balbettò Oikawa, disorientato. Gli occhi vacui si spostarono sulla guardia più bassa e il ragazzo le si avvicinò. -Chi ti ha detto che non preferisca partire in compagnia di Makki?-

Il diretto interessato portò preventivamente le mani in avanti.

-Non ci tengo, grazie.-

Oikawa sfoggiò un'espressione offesa: -E' perchè non vuoi trascorrere tutti questi giorni in un gruppo tanto chiassoso?-

-Oh, no. Sei tu il problema.-

-Hanamaki sorveglierà la foresta assieme a Matsukawa.- Chiarì Iwaizumi, raggiungendo lo stregone. -Che ti piaccia o meno, sarò io a guardarti le spalle.-

Oikawa rispose con un smorfia addolorata.

-Se qualcuno ci attaccasse mi lasceresti tranquillamente morire.-

-Infatti non ho mai detto che mi sarei impegnato.-

-Voglio un'altra guardia del corpo.- Annunciò Toru. -Siete al mio servizio. Avete l'obbligo di eseguire i miei ordini.-

Matsukawa e Hanamaki si scambiarono una rapida occhiata prima di muoversi verso l'uscita della stanza.

Oikawa pestò un piede a terra per la frustrazione e a Kuroo parve quasi di scorgere qualche scintilla infuocata scaturire dal tocco.

-Avanti! Makki?-

Il soldato sbuffò avvilito e si voltò verso i presenti.

-Cosa vuoi che faccia, Oikawa? Tu continuerai a brontolare per fare in modo che Hajime non rimanga ferito nella missione mentre lui insisterà solo perchè intende proteggerti. Francamente siete diventati insostenibili, ragazzi.-

Matsukawa, al suo fianco, annuì energicamente.

-Verrò con te, Shittykawa.- Affermò Iwaizumi. -Fine della discussione.-

-Fatemi capire- Si intromise Kuroo -Cosa siete, esattamente? Nemici o amanti?-

-Amici.- Spiegò Oikawa che non aveva staccato neanche per un secondo gli occhi supplicanti dai due compagni.

-D'infanzia- Concordò Iwaizumi.

-Che fanno sesso occasionale.- Aggiunse tranquillamente Matsukawa.

Tutti gli occhi si spostarono rapidamente sulla guardia.

-Cosa?- Fece lui, inarcando un sopracciglio. -Pensavate che non vi avessimo sentiti?-

-Oddei.- Iwaizumi nascose la faccia tra le mani.

-Q-Questo...- Balbettò Oikawa, tingendosi di rosso dalla testa ai piedi. -Questo non è vero...-

-Amico, guarda che sei rumoroso.- Fece eco Hanamaki.

-Non ho i-idea di cosa...-

-In realtà- Li bloccò Kuroo -Non è che mi interessasse più di tanto.-

-Possiamo muoverci?- Disse Iwaizumi, avvolto da una specie di aura oscura. -Dobbiamo superare la foresta di Mizar entro il tramonto. Non è sicuro viaggiare di notte.-

-Giusto.- Si unì Akaashi mentre ripiegava le coperte in un angolo.

Kuroo ebbe la sensazione che gli occhi di Kenma fossero puntati su di lui e dovette repirmere l'istinto di voltarsi.

-D'accordo.-

Bokuto si alzò dal pavimento e si posizionò al suo fianco.

Iwaizumi superò entrambi per raggiungere le altre guardie fuori dalla capanna.

Quando gli passò accanto, Kuroo avrebbe giurato di averlo sentito borbottare qualcosa al proposito dello spessore delle pareti.

Appena mise piede fuori dalla struttura, Tetsurou inalò una boccata d'aria fresca.

Il terreno era morbido di foglie e profumato di legno bagnato.

La rugiada che si asciugava al sole e la resina che gocciolava lentamente dagli alberi gli trasmisero la serenità di cui aveva bisogno.

Si occupò di slegare i cavalli e, con l'aiuto di Matsukawa, li guidò nei pressi della capanna.

Bokuto stava sbadigliando come se fosse sul punto di ingoiare Kenma in un solo boccone, ma aveva la forza di reggersi in piedi.

La stanchezza accumulata nelle notti precedenti si stava facendo sentire meno pesantemente, forse perchè erano riusciti a recuperare una moderata quantità di ore di sonno.

Akaashi si arrampicò agilmente sul suo destriero e invitò uno dei nuovi arrivati a sistemarsi dietro di lui.

-Io vado con quello carino.- Si offrì prontamente Oikawa, balzando sul dorso dell'animale e cingendo il busto del corvino con le braccia.

Akaashi non diede segno di aver metabolizzato il complimento, ma si accorse dello sguardo omicida che Iwaizumi stava lanciando al mago: -Iwaizumi-san?-

-Io vado con Bokuto.- Affermò, dirigendosi verso lo scudiero che, sorprendentemente, era ancora intento a fissare quella particolare accoppiata.

Si approciò al destriero con gentilezza, accarezzando il manto come se fosse fatto di piume.

-Come si chiama?-

-Cavallo.-

Iwaizumi interruppe il movimento per scoppiare in una fragorosa risata.

-Divertente.- Commentò, staccandosi da Uma. -Sul serio, qual è il suo nome?-

Bokuto inarcò un sopracciglio: -...Cavallo?-

-Guarda che non ho vissuto per sempre nei boschi. Conosco questi animali. Qual è il vero nome che gli hai dato?-

Akaashi si lasciò sfuggire una risatina e Bokuto si grattò la testa, frastornato.

-Uh... lui è Uma. Si chiama così. Cavallo.-

Iwaizumi lo fissò in silenzio per qualche secondo.

-Hai chiamato il tuo cavallo Cavallo.-

-Perchè siete tutti così sorpresi?-

Hajime scosse la testa e montò in groppa al destriero senza aggiungere altro.

Kuroo ridacchiò sotto i baffi, per poi paralizzarsi di colpo.

Uno, due, tre, quattro...

Ma allora la quinta persona...

-Kuro?-

No, no, no.

Neanche sotto tortura.

Era ancora troppo presto.

-BO! FERMO!-

Ecco, Kuroo si era fatto prendere dal panico.

Ora si trovava davanti ad un'espressione interrogativa alla quale non sapeva fornire alcuna spiegazione.

-Tetsu?- Chiamò il suo migliore amico -Che succede?-

-Ah, uhm...- Si stava sforzando di pensare ma il suo cervello non voleva collaborare. -Possiamo... fare a cambio?-

Bokuto sbattè ripetutamente le ciglia e Kuroo percepì lo sguardo freddo di Kenma sulla sua pelle.

-Perchè?-

Ah, cazzo.

-Il... mio... cavallo. Inu. E' vecchio.-

-Ehm... sì?- Rispose Bokuto, senza capire il senso della conversazione che, onestamente, non comprendeva neanche Kuroo.

-Inu, hai detto?- Si intromise Iwaizumi -Hai chiamato il tuo cavallo Cane? Voi ragazzi non state bene.-

-Ho sempre voluto un cane.- Si giustificò Kuroo, per poi tornare in sè. -Ho bisogno di essere pronto a reagire nel caso venissimo attaccati e Inu mi rallenterebbe.-

-E secondo quale logica sarebbe meglio che lo affidassi a me?-

Nessuna, in effetti.

Bokuto se la cavava meglio di tutti nel destreggiarsi con armi e combattimento corpo a corpo.

Doveva essere pronto all'azione e Inu non avrebbe fatto altro che causargli problemi.

Tetsurou non aveva la più pallida idea di come portare avanti la conversazione.

Un lungo sorpiro precedette le parole di Akaashi: -Farò io a cambio con te, Kuroo-san.-

Gli occhi scuri presero a brillare di luce propria: -Davvero?-

-Davvero.-

Il ragazzo era già smontato dal suo stallone bianco sotto lo sguardo dispiaciuto di Oikawa.

Kuroo si affrettò ad andargli incontro distaccandosi da Kenma.

-Prometto che la tratterò bene.-

-Akari sa badare a se stessa.- Lo interruppe Akaashi, stizzito. -Qualcosa che dovresti imparare a fare anche tu.-

Kuroo fece per protestare, ma l'espressione carica di disappunto del ragazzo lo mise in allerta.

-Kenma ed io ci posizioneremo al centro della formazione. E' me che vogliono, in fondo. Voi prenderete i cavalli più rapidi e scattanti.-

Bokuto annuì con enfasi e Oikawa scrollò le spalle.

Kuroo lo affrontò con un'espressione riconoscente: -Grazie, Akaashi.-

L'impassibilità di Keiji parve quasi cedere sotto quello sguardo.

Chinò la testa in modo che il suo labiale non potesse essere inetrcettato dagli altri presenti e rispose in un debole sussurro: -Non potrai scappare per sempre, Kuroo-san. Prima o poi dovrai affrontarlo.-

A Tetsurou non servirono altre conferme per capire che Akaashi sapeva.

-Ne sono consapevole.- Disse, la voce incrinata dalla paura. -Solo... non oggi. Perfavore.-

Akaashi annuì leggermente e lo sorpassò per raggiungere Kenma.

Fantastico.

Ora non solo ce l'aveva sulla coscienza, ma si trovava pure in debito con Akaashi.

-Hai intenzione di muovere il culo o preferisci che utilizzi la mia magia per catapultarti in aria fino al Regno di Karasuno?-

La voce irritante di Oikawa lo costrinse a mettera da parte i suoi pensieri e salire in groppa ad Akari.

-Divertitevi, miraccomando!- Scherzó Hanamaki -E cercate di non attaccare briga con gli gnomi dei boschi.-

-Gli gnomi non esistono.- Controbattè lo stregone.

-Ma gli orchi sì- Puntualizzò Iwaizumi -E tu ne sei la prova.-

-Spiritosi. Proprio spiritosi.- Si lamentò Oikawa, sovrastando le risate dei suoi compagni.

-Sarà meglio che facciate ritorno.- Disse Matsukawa -Oppure mi impossesserò della tua camera da letto.-

-Non è giusto!- Protestó Hanamaki -Quella di Oikawa è la più spaziosa. Dovemmo giocarcela.-

-Sembra quasi preferiate che ci ressti secco durante il tragitto.-

Hanamaki finse un attacco di tosse: -Ma che dici?-

Kuroo tirò le redini dello stallone e Akari iniziò a muoversi verso il sentiero che si immergeva nella foresta.

Matsukawa agitò una mano e Oikawa rispose con un sincero sorriso.

I numerosi zoccoli che scalpitavano sul terrenogli fecero capire che presto sarebbero stati avvicinati dal resto del gruppo.

Le urla energiche di Hanamaki giunsero fino alle loro orecchie: -Hey, Iwa! Prenditi cura di Oikawa!-

Le braccia che stringevano il busto di Kuroo vennero scosse da un brivido.

Tetsuou non disse nulla.

Erano troppo distanti per intercettare una possibile risposta, ma Oikawa non protestò.

Probabilmente il cuore di Kuroo non era l'unico che stava causando problemi.

×××××

Kuroo avrebbe desiderato un viaggio tranquillo e silenzioso.

Voleva godersi il paesaggio, riflettere sui propri sentimenti e distrarsi tra i suoi pensieri più remoti.

Ma cavalcare in compagnia di Oikawa si era rivelata la scelta peggiore che potesse prendere.

-La tua mantella è orribile.-

Tetsurou roteà gli occhi al cielo.

-Non ti ho chiesto un'opinione sul mio modo di vestire.-

-Volevo solo darti un consiglio.-

-Beh, non accetto consigli di moda dalla brutta copia di Mamoru Chiba.-

-Ma questo rosso è troppo acceso!- Si lagnò Oikawa, prendendo tra le mani il tessuto che gli pendeva sulla schiena. -Perchè non provi con un porpora? Cremisi?-

-Perchè invece non chiudi il becco?-

-Stavo solo cercando di essere gentile.-

-Oh, quindi dopo avermi umiliato di fronte ai miei compagni vuoi interpretare la parte di quello premuroso.-

-Se vuoi che me ne stia zitto basta chiedere.-

-Stai zitto.-

-Bene.-

Kuroo pensò veramente di aver guadagnatoun po' di pace, ma le sue speranze vennero infrante nel giro di qualche secondo.

-E' scortese da parte tua allontanare chi si offre di aiutarti.-

Il ragazzo emise un lamento disperato e diede una rapida occhiata dietro le spalle per controllare che il resto del gruppo non si trovasse distante.

Stavano attraversando la foresta di Mizar da solo un paio d'ore ma Kuroo era già tentato di buttarsi a terra e farsi calpestare dal cavallo di Akaashi.

-Dovresti anche cambiare taglio di capelli per far risaltare gli occhi. Sei un bel ragazzo, sai?-

Kuroo lo sapeva.

Riconosceva di avere un volto affascinante e una personalità piuttosto intrigante.

Non gli era mai stato difficile flirare con le ragazze della sua città e non aveva riscontrato problemi con i ragazzi che si recavano alla locanda.

Sotto sotto, adorava trovarsi perennemente al centro dell'attezione.

Si era intrattenuto più volte con qualche bella coetanea e aveva persino tentato di impegnarsi in una relazione seria con una di loro.

Ma quella storia era durata solo qualche mese perchè, per quanto Kuroo si sforzasse di dare alla giovane una possibilità, stava mentendo a sè stesso.

Aveva amato una sola persona nella sua vita.

Lo stesso soggetto che gli stava impedendo di innamorarsi un'altra volta.

-Sono lusingato- Disse -Ma gli smorfiosi non sono il mio tipo.-

-Mhh.- Mormorò Oikawa. -I biondi lo sono?-

Kuroo si strozzò con la sua stessa saliva e boccheggiò a vuoto.

-Beccato.-

-Non capisco cosa vuoi insinuare, ma finiscila.-

-E' il biondino, vero?-

-Non sono affari tuoi.-

-E va bene.- Si arrese Oikawa, alzando le mani. Kuroo riusciva ad immaginare il sorrisetto vittorioso che gli dipingeva il volto. -Tanto ti avevo già letto nella mente.-

Tetsurou strinse così tanto la presa sulle redini che le nocche gli divennero bianche.

Sperava vivamente di essersi sbagliato, ma quello di Oikawa non sembrava uno scherzo.

-Puoi farlo davvero?-

Il mago si sporse in avanti e abbassò il tone di voce: -Qualcosa del genere.-

-Riesci a sentire i miei pensieri?- Gli domandò Kuroo con un certo scetticismo. -Tipo, anche adesso?-

Oikawa si portò le mani sulle tempie con fare teatrale: -Stai pensando a quanto sia stupido il colore della tua mantella?-

Kuroo si era già stancato di quella perdita di tempo.

-Decisamente no.-

-Allora no, non posso.- Decretò lo stregone.

Kuroo iniziò ad interrogarsi sull'effettiva utilità di quel fenomeno da baraccone.

-Ma- Proseguì il ragazzo -La mia magia è capace di amplificare le emozioni umane. Riesco a percepire cosa provi, mio caro Tetsu.-

-Non chiamarmi in quel modo.- Ordinò il moro. -Quindi è questo quello che fai. Porti agli estremi i sentimenti più fragili delle persone.-

-Non esattamente.- Venne corretto. -Esistono diverse specializzazioni e tipologie di di magia. Servendomi del mio potere riesco a scavare nella più grande debolezza umana per fare in modo che si ritorga contro al malcapitato.-

La nota oscura nella sua voce costrinse Kuroo a raddrizzarsi.

-Per farlo...- Deglutì a vuoto. -Per farlo guardi nei ricordi delle persone?-

L'aria era così tesa che si poteva tagliare con una spada.

-Solo se loro me lo permettono.-

Forse Oikawa era più spaventoso di quanto dava a vedere.

-È così che ieri mi hai... mi hai fatto quella cosa?- Kuroo agitó le mani riferendosi all'episodio del giorno precedente.

-Vuoi sapere se ho ficcanasato nella tua memoria?-

Kuroo annuì, esitante.

Toru ci pensò un po' prima di dargli una risposta.

-Ho visto solo quello che hai visto tu, Tetsu.-

Kuroo si sentì improvvisamente molto più leggero, quasi si fosse liberato di un peso insostenibile.

Un altro dubbio, però, gli sorse spontaneo: -Per cui... quale sarebbe questa grande debolezza di cui parli?-

-Pensavo ci fossi già arrivato.-

Oikawa non si sbagliava, mentre Kuroo avrebbe desiderato farlo.

L'aria si era fatta improvvisamente asfissiante.

Si tirò il colletto del cappuccio anche se non sentiva affatto caldo.

-Di quale magia ti occupi, Oikawa?-

Un forte boato li riscosse dalla loro conversazione.

Kuroo fece appena in tempo a sollevare lo sguardo prima che un albero alto trenta volte il moro precipitasse verso le loro teste.

Urlò per lo spavento e i suoi riflessi lo spinsero a direzionare il cavallo verso destra, evitando per un pelo di venire spiaccicato da una tonnellata di legna.

I fitti rami si impigliarono nei suoi vestiti e gli graffiarono brutalmente la pelle, rischiando quasi di disarcionarlo.

Il cavallo nitrì impaurito e prese a scalciare come un forsennato.

Kuroo cercò inutilmente di aggrapparsi al suo collo ma la furia dell'animale gli fece perdere la presa e il ragazzo cadde a terra portandosi dietro Oikawa.

Atterrò sopra una distesa di muschio che attutì la botta, ma il suo compagno non fu così fortunato.

La schiena di Oikawa venne spiattellata sul tronco di un pino poco distante e il colpo lo costrinse a gridare di dolore.

Kuroo, ancora frastornato, cercò di rimettersi in piedi per soccorere il mago, ma un brutto sesto senso gli disse che non era finita lì.

Si voltò lentamente verso il tronco che bloccava il sentiero e incrociò due fessure gialle che lo stavano squadrando con brama.

Il senso di nausea e le vertigini vennero presto sostituite da terrore allo stato puro.

L'impulso di scappare a gambe levate venne frenato dai muscoli paralizzati e il ragazzo non potè fare altro che contare i secondi che lo separavano da una morte inevitabile.

Davanti a lui si stagliava l'essere più deforme e raccapricciante che avesse mai visto.

Ricordava vagamente un cane da caccia col pelo liscio e lucido, ma le dimensioni non erano neanche proporzionabili, visto che solo le orecchie a punta erano grandi quanto la testa di Kuroo.

Le fauci agghiaccianti rivelarono due serie di denti aguzzi che facevano invidia al pugnale di Kenma.

Ma il tratto caratteristico che gli fece raggelare il sangue nelle vene fu la coda crespa come se qualcuno l'avesse conciata con una pietra; e, alla fine di essa, una mano raggrinzita che assomigliava proprio ad un arto umano.

Le unghie sporche e ricurve si strinsero attorno al tronco e il mostro fece leva sulla coda per superare facilmente l'ostacolo.

Kuroo ringraziò Oikawa per avergli fatto saltare la colazione perchè avrebbe potuto tranquillamente vomitarla di fronte a quella vista.

Non può essere vero, giusto?

Non era possibile che quella cosa fosse reale.

La creatura si mosse con cautela verso le sue future vittime e Tetsurou cercò in tutti i modi di ripristinare le funzioni del suo cervello.

-O-Oika...- Le parole gli morirono in gola.

Il mostro si protrasse in avanti nell'istante in cui una figura fulminea spinse Kuroo di lato, schiacciandolo a terra con il proprio peso, e le unghie fendettero l'aria.

-MUOVITI, RAZZA DI IDIOTA!- Lo sgridò Oikawa, tirandolo per la camicia e aiutandolo a rimettersi in piedi.

Kuroo inciampò sui suoi stessi passi ma riuscì a riprendere il controllo dei suoi pensieri.

-Che...- Balbettò terrificato -Che cosa...-

-Non lo so.- Lo interruppe Oikawa, dandogli una spinta in avanti per paura che non fosse in grando di scappare con le proprie gambe. -Non lo so.-

-Da-da dove diamine spunta?-

-Non lo so!- Esplose il mago, trascinando Kuroo sempre più nel cuore della foresta. -Non ho mai visto nulla di simile da queste parti.-

-Che...- Annaspò senza avere il coraggio di voltarsi e scoprire se il mostro li stesse inseguendo -Che roba è?-

Oikawa lanciò un'occhiata alle sue spalle e impallidì.

-Non ne sono sicuro.- Mormorò, tornando con la testa rivolta in avanti. -Ma credo si tratti di un Ahuizotl.-

L'istinto di sopravvivenza di Kuroo gli impediva di ragionare lucidamente o di comprendere il significato di nomi impronunciabili.

-Un cosa?-

-Ahuizotl!- Ripetè Oikawa, spazientito -E' una creatura leggendaria tipica della mitologia meridionale. Non se ne sente parlare da almeno duecento anni!-

-Ah- Riuscì solo a mormorare Kuroo -Perchè cazzo ci sta inseguendo una favola centenaria?-

-Non ne ho la minima idea!- Ringhiò Oikawa.

Tetsurou prese un bel respiro e ruotò lentamente la testa: l'enorme segugio stava recuperando il vantaggio che li separava infilandosi con qualche difficoltà nello spazio che separava due alberi.

Rabbrividì al pensiero dei canini che affondavano nella sua pelle e rischiò quasi di inciampare sopra una radice.

-Stai attento!- Sbraitò il mago -Se ci facciamo ammazzare per colpa tua giuro che all'inferno ti annego nella lava.-

-Allora stordiscilo usando i tuoi fottuti poteri.- Propose Kuroo, che iniziava a sentire la fatica di quello scatto.

-Non posso.- Disse Oikawa, con una nota amara nel tono di voce. -Non con lui.-

Tetsurou avrebbe desiderato conoscerne il motivo, ma non era il momento adatto per indagare.

-Quindi ci ucciderà?- Concluse Kuroo.

-Beh...- Oikawa controllò che il mostro non li avesse raggiunti e riprese a parlare -Gli Ahuizotl erano temuti perché adoravano la carne umana. Soprattutto unghie, occhi e denti.-

-Rassicurante.- Commentò -Potremmo andare d'accordo. Siamo il suo piatto preferito, in fin dei conti.-

Kuroo era abituato a percorrere lunghe distanze senza sentire il peso della fatica, ma ebbe il sospetto che le gambe dell'altro stessero iniziando a chiedergli pietà.

E, in ogni caso, non potevano certo scappare in eterno.

Prima o poi la creatura li avrebbe raggiunti e per loro sarebbe stata la fine.

Se fosse stato in possesso di qualche arma avrebbe tentato di rallentare l'Ahuiztol, ma sia l'arco che le frecce erano cadue a terra quando il cavallo era impazzito.

-Cosa facciamo?- Chiese, a corto di idee.

Riusciva quasi a vedere gli ingranaggi di Oikawa che lavoravano alla ricerca di una soluzione.

-Potrei comunque tentare un tipo diverso di magia.- Propose il mago -Ma non sarà efficace quanto le mie solite maledizioni.-

-Qualunque cosa è meglio di essere divorati!-

-Se non funziona però saremmo spacciati.- Spiegò l'altro -Senza rune sono più debole perchè il mio potere può solamente leva su-

Kuroo non conobbe mai il seguito della risposta perchè il ragazzo cadde in avanti sbattendo violentemente il petto sul suolo.

Tetsurou si fermò per ammirare inorridito la mano raggrinzita dalle fattezze umane ancorata attorno alla gamba dello stregone e tutte le sue speranze vennero abbattute.

Oikawa si dimenò nel tentativo di sgusciare via dalla presa ma le unghie affilate della bestia penetrarono tranquillamente nella sua caviglia e aumentando la sua sofferenza.

L'Ahuiztol ringhiò compiaciuto e ritrasse la coda per avvicinare la vittima alle sue spaventose fauci.

Toru trovò la forza di roteare su sè stesso per assestargli con la gamba libera un calcio tanto potente da frantumargli parte della mandibola.

Il mostro si lagnò come un cane bastonato ma il colpo non fu suffciente a fargli cambiare idea.

Kuroo sfruttò quei pochi istanti di vantaggio per guardarsi intorno alla ricerca di un oggetto che potesse tornargli utile.

Si piegò a terra e agguantò il primo bastone che gli capitò sul cammino proprio mentre la creatura si preparava a puntare la preda.

Scattò rapidamente in avanti e, evitando per un pelo di venire azzannato, piantò con forza la sua arma alternativa nella coda dell'Ahuiztol.

Uno zampillo di sangue gli macchiò i vestiti ma il ragazzo non mollò il bastone nemmeno quando la coda prese a dimenarsi come una frusta.

Il mostro si decise finalmente a liberare Oikawa e il mago si tirò velocemente in piedi nonostante le ferite.

Tetsurou avrebbe quasi sorriso se non avesse notato l'enorme zampa che incombeva su di lui.

L'istinto di sopravvivenza lo costrinse ad accasciarsi sul terreno per schivare la zampata che gli avrebbe staccato la testa di netto.

-TETSU!-

Si accorse troppo tardi della coda ancora funzionante che fendeva l'aria nella sua direzione e fece appena in tempo a farsi da scudo con le braccia prima che il colpo lo catapultasse a dieci iarde dall'Ahuiztol.

Distinse lo schiocco della collisione e la vista gli si annebbiò mentre il suo corpo veniva trascinato brutalmente sulla terra umida del bosco.

La nausea e i giramenti di testa erano tornati più forti di prima, ma il ragazzo aprì ugualmente gli occhi.

La bestia avanzava affamata verso di lui come un gatto quando punta alla sua preda.

Kuroo sapeva che fuggire sarebbe stato inutile ma non avrebbe mai voluto arrendersi così facilmente.

I millesimi di secondo che lo separavano da una morte inevitabile gli fecero riaffiorare alla mente tutti i suoi rimpianti.

Sperava che quando sarebbe giunta la sua ora avrebbe rivisto i ricordi più cari e i momenti migliori della sua vita, ma ora avrebbe solo desiderato mettere fine a quell'agonia.

L'Ahuiztol spiccò un balzo e il ragazzo pensò che, ripensandoci, evitare Kenma era stata la scelta peggiore che avesse mai preso.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** fifteen ***


Kenma si era sempre considerato un tipo piuttosto pacato.

Forse non era l'essere più pacifico dei Cinque Regni, ma sapeva che il suo atteggiamento controllato lo aveva salvato in più di un'occasione.
Era in grado di mantenere la calma in particolari situazioni che avrebbero mandato fuori di testa chiunque altro.
Ecco perchè, quando vide Akari imbizzarrita e nessuna traccia del suo migliore amico, riuscì a non farsi prendere dal panico.
Kuroo non poteva essersi addentrato in un bosco sconosciuto senza un buon motivo.
Scese dal cavallo con un po' di difficoltà e atterrò dolcemente sul terreno coperto da foglie.
Il tonfo che seguì il suo gesto gli disse che Akaashi aveva fatto lo stesso.
Il vecchio destriero che Kuroo aveva affidato ai due ragazzi ci aveva messo un po' a percorrere quella distanza dopo tutti quei giorni di movimento e Akari aveva distanziato facilmente il resto del gruppo.
Quando avevano sentito il rumore di un albero abbattuto i due giovani si erano affrettati ad diminuire il distacco che li separava da Kuroo e Oikawa, ma si erano ritrovati davanti ad una scena sconcertante.
Akaashi corse in contro ad Akari e prese ad accarezzarle il manto candido fino a quando questa non smise di scalpitare.
Dei due viaggiatori neanche l'ombra.
-Ragazzi?- La voce squillante di Bokuto richiamò la loro attenzione. -State bene?-
Lo scudiero sopraggiunse con Iwaizumi da dietro la curva e, alla vista dell'albero sradicato, frenò immediatamente il suo cavallo.
-Che diavolo è successo?- Domandò Iwaizumi, sporgendosi in avanti per monitorare meglio la situazione.
-Un albero è caduto e deve aver spaventato Akari.- Ipotizzò Akaashi -Solo che... non ci sono più Kuroo nè Oikawa-san.-
-Cosa?- Sbottò Iwaizumi, gettandosi rapidamente giù da Uma.
-Non sappiamo dove siano.- Ripetè Keiji -Sembrano scomparsi.-
-Non è possibile.- Borbottò la guardia del corpo, avvicinandosi ai due ragazzi. -Sono stati vittima di un'imboscata?-
-Non penso.- Rispose Akaashi, guardandosi attorno. -Non avrebbe avuto alcun senso puntare a loro due. E se si fosse trattato di ladri, se la sarebbero cavata entrambi.-
-Una trappola?- Suggerì Bokuto mentre si calava dal destriero.
Kenma distolse lo sguardo dal gruppo e si avvicinò alle radici fuoriuscite dal terreno.
-Questo implicherebbe che anche noi ci troveremmo in trappola.- Concluse Iwaizumi, e Kenma era sicuro che avesse già portato una mano sull'elsa della spada. -Pensate davvero che siano stati così stupidi da farsi rapire?-
-Kuroo è tante cose- Rispose Bokuto -Ma sicuramente non stupido.-
Kenma non poteva fare altro che concordare con lui.
-Forse sono ancora nei paraggi.- Suggerì Akaashi. -Magari stavano cercando Akari e si sono persi.-
-Oikawa ha un senso dell'orientamento infallibile.- Disse Iwaizumi. -Potrebbe vagare nel deserto per una settimana e tornare indietro sui propri passi senza mai sbagliare direzione.-
Kenma si accucciò ai piedi dell'albero e sentì che il suo cuore aveva appena perso un battito.
-Akaashi- Mormorò sottovoce, ma il diretto interessato riuscì comunque ad udirlo.
-Kenma?- Chiamò, avanzando verso di lui. -Hai trovato qualcosa?-
Il moro si bloccò di fronte alla vista della gigantesca orma animale che marcava il terriccio smosso dalle radici.
-Cosa?- Chiese Iwaizumi, drizzando la schiena. -Che succede?-
Kenma seguì il contorno delle dita contorte che avevano graffiato l'albero e chiuse gli occhi.
Non era il momento giusto per dare di matto.
-Sono in pericolo.- Sussurrò Akaashi.
×××××
Oikawa non era mai stato bravo ad improvvisare.
Gli piaceva avere tutto sotto controllo, seguire un piano studiato adeguatamente e soprattutto mettere in pratica solo le conoscenze di cui era sicuro.
Ma se si fosse messo ad ideare una buona strategia l'Ahuiztol avrebbe fatto in tempo a trasformare le ossa di Kuroo in stuzzicadenti e a rendere Oikawa il contorno del suo pasto.
Ripiegò le dita della mano destra e concentrò tutta l'energia sul palmo.
Proprio come la sera precedente, poteva sentire i suoi poteri pulsargli nelle vene come se volessero saltare fuori da un momento all'altro.
Visualizzò mentalmente le scritte che aveva imparato il giorno prima e sperò che l'incantesimo andasse a buon fine.
Distese il braccio nell'istante in cui la bestia si lanciava contro il suo compagno e sprigionò un lampo infuocato che centrò in pieno la pelliccia dell'Ahuiztol.
La radura venne squarciata da una luce rossa che illuminò per un breve istante gli occhi terrorizzati di Kuroo.
Il moro rimase paralizzato sul posto mentre il mostro si alzava da terra.
-Spostati da lì!- Ordinò il mago, caricando già il secondo colpo.
-Sarebbe questa la magia meno efficace?- Balbettò Kuroo, seguendo però le sue istruzioni.
-Gli unici sortilegi in grado di fermare il mostro richiedono tempo e soprattutto il mio grimorio. Al momento questa è l'unica soluzione.- Spiegò Oikawa, facendo scorrere il calore dell'incantesimo sulla punta delle dita. 
Tetsurou saltò indietro proprio quando un altro lampo color rubino scalfì nuovamente la pelle bruciata dell'Ahuiztol.
Il mostro ululò di dolore ma continuò a zoppiccare traballante verso di lui.
-Sicuro di poter reggere ancora a lungo?- Chiese Kuroo, indicando il braccio destro del mago.
Oikawa abbassò lo sguardo mentre delle macchioline bianche iniziavano a balenargli davanti agli occhi.
La manica della tunica lasciava intravedere parte dell'avambraccio disseminato di voglie e sfregi in quella che poteva essere a tutti gli effetti carne viva.
No, Toru non poteva continuare ancora per molto.
Evitò di essere messo al tappeto da un colpo di coda e sentì la mano disgustosa dell'essere sfiorarlo di striscio.
-AAAAAHH!- Si lasciò sfuggire mentre il terzo incantesimo si liberava dalla sua mano per insistere sulla pelliccia della creatura.
Questa volta, il lampo mancò il bersaglio di una spanna.
Le ginocchia cedettero sotto il suo peso e il ragazzo cadde a terra agonizzante.
La pelle attorno alla mano era diventata incandescente e Oikawa era sicuro fosse sul punto di staccarsi.
La bestia vacillava, sfinita tanto quanto il suo avversario, ma non si era ancora arresa.
Oikawa si trascinò facendo forza sulle braccia più vicino all'animale e piantò l'indice nel terreno sottostante.
Iniziò a smuovere il terriccio seguendo forme contorte e circolari e respinse la stanchezza che lo avrebbe fatto svenire da un momento all'altro.
L'Ahuiztol aveva piegato le zampe anteriori pronto per balzare su Oikawa, ma lo stregone riuscì a completare la sua opera grazie all'intervento di Kuroo.
Il ragazzo munito di bastone menò un fendente diretto alle zampe posteriori della bestia distraendola abbastanza a lungo perchè Toru potesse fare la sua mossa.
Il mago si risollevò trascurando il braccio a pezzi e il dolore alla caviglia e rivolse il palmo esattamente sopra la runa che aveva disegnato.
-VATTENE VIA!- Ordinò a Kuroo. 
Le curve della scritta si illuminarono di luce propria e l'intera runa risplese di rosso.
Il ragazzo del Nekoma si scansò appena in tempo perchè il suolo sotto i loro piedi iniziasse a tremare e la runa desse vita ad un cratere delle stesse dimensioni di due vasche da bagno.
La terra si ritirò ai lato del cerchio e l'Ahuiztol venne inghiottito nell'oscurità.
Il ringhio furioso venne soffocato dalla profondità della sua eterna prigione.
Oikawa si affrettò a stringere il pugno per richiudere il buco prima che potesse trascinare dietro qualcun altro e il muschio tornò a coprire il suolo incavato.
La runa smise di brillare e iniziò lentamente a scomparire.
Il braccio di Toru ondeggiò sfinito lungo il fianco e il mago osservò moribondo il suo lavoro.
-OIKAWA!-
Non era stato Kuroo a parlare.
Barcollò tremante sul posto e si lasciò cadere solo quando sentì due braccia robuste che si stringevano attorno alle sue spalle.
-Oikawa! HEY!- Lo spronò Iwaizumi, scuotendolo dolcemente per evitare di traumatizzarlo a vita. -Stai bene? Sei ferito?-
Distinse un mormorio di voci soffuse di sottofondo, ma era troppo esausto per prestare loro attenzione.
Gli occhi si chiusero automaticamente, ma riuscì comunque a sfoggiare un sorriso vittorioso.
-Aw, Iwa-chan si preoccupa per me?-
Non aveva bisogno di controllare per sapere che anche Hajime stava sorridendo.
-Lo faccio sempre, idiota.-
Poi il mondo divenne completamente nero e i rumori ovattati.
×××××
-Non muoverti.-
-Smettila.-
-Devi stare fermo.-
-Ti ho già detto che non è mio!- Esplose Kuroo, infischiandosi di aver attirato l'attenzione di tutti i presenti su di sè. -Non è il mio sangue quello sulla maglia, ma del fottuto lupo gigante.-
Bokuto abbe l'impressione che Kenma non volesse incrociare di proposito il suo sguardo, ma almeno il ragazzino decise finalmente di lasciar perdere.
Kuroo si prese la testa fra le mani mentre il biondo gettò spazientito lo straccio umido a terra.
Kenma non sprecò alcuna parola per il suo amico e gli voltò le spalle.
-Scusa.- Borbottò il moro attraverso le mani. -Mi dispiace, so che non dovrei...-
Ma l'altro lo aveva già mollato da solo a commiserarsi ed era scomparso dietro un albero.
Kuroo tirò un calcio ad un sasso vicino al suo piede e si accasciò sul tronco sradicato dall'Ahuiztol.
Bokuto aspettò che si fosse calmato per accomodarsi in silenzio al suo fianco.
Per una decina di minuti non volò una mosca.
Una folata di vento fece rabbrividire lo scudiero.
Il cielo coperto stava incombendo velocemente su di loro e nessuno si era preparato ad affrontare il freddo della foresta di Mizar.
Si erano pentiti di aver dato per scontato che raggiungere uno dei villaggi entro il tramonto sarebbe stato possibile, visto che non si erano mossi da quella radura dall'attacco dell'Ahuiztol.
Oikawa era crollato tra le braccia di Iwaizumi e stava riposando beatamente da almeno tre ore.
La guardia del corpo lo aveva adagiato delicatamente su alcune radici coperte da muschio e si era tolta il mantello per distenderlo sopra il mago.
-Quanto pensi che ci mettterà a riprendersi?- Gli aveva domandato Bokuto.
-Non lo so.- Era stata la risposta. -Raramente l'ho visto ridotto in questo stato. Quell'incantesimo deve essergli costato tutte le sue energie.-
E poi Hajime si era tuffato nel bosco alla ricerca di qualunque essere commestibile che potesse trasformarsi nel loro pranzo.
Lo stomaco di Bokuto brontolò come se stesse vivendo il ricordo in prima persona e il sorriso del ragazzo si trasformò in una smorfia affamata.
-Speriamo che Iwa non torni a mani vuote.-
Kuroo mormorò in assenso ma il suo sguardo era perso nel vuoto.
Koutaro si sporse in avanti per raccogliere il panno insanguinato con il quale Kenma aveva tentato di pulire Kuroo e lo depositò al suo fianco.
-Ti va di parlarne?-
Bokuto era consapevole che i discorsi seri non erano il suo punto forte.
Tuttavia, vedere il suo migliore amico in quello stato lo spingeva a tentare ogni via possibile in grado di risollevargli il morale.
Se Kuroo avesse risposto negativamente, Bokuto avrebbe lasciato perdere e riprovato in un secondo momento.
Ma il ragazzo, sorprendentemente, trovò la forza di fornirgli qualche spiegazione: -Sono un amico orribile, Bo.-
Non era il momento giusto per smorzare la tensione con qualche battuta, così Koutaro si affrettò a correggerlo: -Hey, non è vero. Perchè dici così?-
-Perchè faccio schifo a mantenere rapporti stabili con le persone.- Si lamentò il suo compagno, incrociando le braccia per chiudendersi a riccio. -Non voglio far sentire i miei amici a disagio.-
Bokuto sospirò.
Finalmente aveva capito dove quell'imbecille voleva andare a parare.
-Nessuno si sente a disagio in tua compagnia, fratello.-
-Ma qualcuno potrebbe!- Frignò il ragazzo -E questo perchè sono pessimo a mantenere legami d'amicizia duraturi.-
-Ci conosciamo da tanti anni, Tetsu. Non ho mai avuto l'impressione che volessi rovinare il nostro rapporto.- 
Kuroo non sembrava convinto, così Bokuto si affrettò ad aggiungere: -E neanche Kenma.-
Quel nome parve riscuoterlo: -Beh, forse avrebbe dovuto. Magari, se si fosse accorto prima dei miei ridicoli sentimenti, se ne sarebbe andato da tempo e ora non starei qui a struggermi per lui seduto su questo stupidissimo albero.-
Bokuto condivideva solo una parte del suo dolore.
Vedere il suo migliore amico passare notti insonni a causa di un problema più grande di lui lo faceva sentire orribile, ma sapeva che ciò che provava Kuroo era dieci volte peggio.
Non c'era mai stato un momento specifico in cui Tetsurou lo aveva reso partecipe del suo amore incondizionato verso Kenma.
Si ricordava degli sguardi ammaliati che il suo migliore amico aveva rivolto alla sua cotta fin da quando aveva fatto la loro conoscenza, così come rammentava i discorsi durati fino a notte fonda sui regali di compleanno ideali per il biondino.
Le ore trascorse a sentire l'elenco di tutti i pregi e le migliori caratteristiche di Kenma erano ancora vivide nella sua mente.
Era una cosa brutta alla quale pensare ma Bokuto era sicuro che, per lo scudiero, Kuroo sarebbe stato disposto a dare la vita.
Per Kenma sarebbe arrivato ad uccidere.
-Per essere una delle persone più intelligenti che conosca, sei parecchio ottuso.- Disse Bokuto -Ti ostini a reprimere ciò che provi perchè non vuoi rovinare la vostra amicizia ma non ti rendi conto che fai solo di peggio.-
-Credi davvero che non me ne sia reso conto?- 
Koutaro incrociò i suoi occhi e si accorse che erano segnati di rosso.
Sentì il cuore inabissarsi nel petto.
-Kuroo...-
-Fingere che non mi importi, fare finta che mentire a me stesso possa funzionare in eterno...- Un'unica lacrima percorse la concavità della guancia e si staccò dalla sua pelle. -Tutto questo mi sta uccidendo, okay?-
-Vieni qui, dai.- Sussurrò Bokuto, allargando le braccia per permettere al ragazzo di tuffarsi tra di esse. 
Kuroo si gettò sul suo amico come se avesse visto in lui la sua sola ancora di salvezza.
Si lasciò andare mantendendo comunque la sua solita compostezza e soffocò un singhizzo sulla spalla di Bokuto.
-Mi dispiace tanto.- Mormorò Bokuto, tirandogli amichevolmente una pacca sulla spalla. -Non pensavo che stessi così male.-
-Sì, beh- Bobrottò l'altro, tirandosi indietro e asciugando gli occhi umidi sulla manica. -Non lo pensavo neanche io, fino a quando non si è intromesso quel fattucchiere da baraccone.-
-Oikawa? Cosa c'entra lui adesso?-
Gli parve quasi di scorgere l'ombra di un sorriso stanco sul volto di Kuroo.
-Diciamo che credo di aver capito di quale magia si occupi.-
Bokuto avrebbe voluto approfondire la questione, ma il rumore di foglie che scricchiolavano sotto passi pesanti mise entrambi in allerta.
Portò immediatamente la mano sulla cintura mentre Kuroo girò la testa di scatto.
-Ah, scusate.- Disse Iwaizumi, camminando spedito nella loro direzione. -Non volevo spaventarvi.-
Il ragazzo reggeva una catasta di foglie dalle quali sporgevano dei lunghi steli pendenti verso il basso.
Bokuto si sentì un po' sgonfiare di fronte a quella vista.
Avrebbe preferito mettere sotto i denti qualcosa di nutriente - il suo ultimo pasto risaliva alla colazione del giorno prima - ma si sarebbe accontentato di qualche erba selvatica.
-Nessun problema.- Lo rassicurò Kuroo, che aveva già riacquistato il suo tipico atteggiamento capace solo di trasmettere sicurezza. 
Se non lo avesse visto fare già un milione di volte, Bokuto si sarebbe meravigliato della rapidità con cui il suo migliore amico sapeva adattarsi a tutti i tipi di situazione.
-Non ho trovato molto.- Spiegò Hajime, fermandosi a pochi passi dai due. -Il massimo che sono riuscito a procurare sono queste piante.-
-Ce le faremo bastare.- Lo rassicurò il ragazzo del Nekoma con un sorriso genuino. -Vero Bo?-
Koutaro si sforzò di reprimere la smorfia delusa che stava cercando di farsi strada sul suo viso. 
Iwaizumi decifrò la sua espressione e chinò il capo. -La selvaggina sembra essersi volatilizzata dopo la comparsa dell'Ahuiztol. Mi dispiace.-
-Non devi scusarti. Non è certo colpa tua se un mostro mitologico ha fatto la sua comparsa in mezzo ai vostri boschi.- Bokuto gli sorrise riconoscente per mascherare la sua stanchezza. -Non sarò un amante dei vegetali, ma ho talmente tanta fame che potrei divorare Kuroo per intero.-
-Che schifo, amico!- Fece l'altro, indietreggiando di un passo. -Almeno risparmia i capelli.-
-Iwaizumi-san- Si intromise una quarta voce, giungendo da dietro -Quelle sono foglie di axio?-
La guardia annuì e allungò le braccia cosicchè Akaashi potesse accertarsene personalmente.
-Axio?- Ripetè Bokuto.
Akaashi rispose affermativamente con un cenno ed esaminò attentamente l'insolita forma a spiga dell'erba.
-E' una pianta spontanea dalle proprietà benefiche.- Spiegò Kuroo, al suo fianco. -Davvero non ne avevi mai sentito parlare?-
-Infesta gli orti e cresce tra i campi incolti.- Aggiunse Iwaizumi -Mi sono imbattuto in un vecchio rudere a venti minuti da qui e ne ho fatto scorta.-
-Hai fatto bene.- Si complimentò Akaashi. Si prese carico dei fusti e barcollò leggermente a causa di tutto quel peso. -Posso cuocere le foglie e utilizzare i semi per una zuppa.-
-Evviva!- Si esaltò Bokuto -Io amo le zuppe!-
Iwaizumi si accigliò: -Ma hai appena...-
Bokuto non gli diede il tempo di continuare e si fiondò su Akaashi, circondando le sue spalle con un braccio.
-Forza 'Kaashi! Andiamo a cucinare una zuppa!-
Il corvino roteò gli occhi al cielo.
-Non urlare, Bokuto-san.-
-Scusa!-
-Hai ancora un tono di voce troppo elevato.-
-Oh, giusto. Hai ragione.-
Bokuto si allontanò con il ragazzo più bello in cui si fosse mai imbattuto fingendo di non aver sentito il debole e divertito "'Kaashi?" di Kuroo.
Sospettava che il più piccolo avrebbe desiderato di liberarsi dalla sua presa, ma si sorprese quando Akaashi non mosse un muscolo.
Pensò che il ragazzo fosse troppo educato per domandargli di allontanare il braccio, così rimediò lui stesso, anch se riluttante.
Non notò alcun cambiamento nell'inespressività di Keiji e non seppe se esserne lieto o meno.
Lo osservò appoggiare le foglie di axio sul terreno e radunare qualche bastone per riavviviare il falò, prima di rompere il silenzio: -Uhm, 'Kaashi?-
-Cosa c'è, Bokuto-san?-
-Mi chiedevo... come hai fatto a trovare una pentola di rame nel bel mezzo alla foresta?-
Il ragazzo scrollò le spalle e infilò il manico del tegame sopra un bastone posto trasversalmente.
-Oikawa-san e la sua magia, immagino.-
-Woah, essere un mago è davvero figo.- Commentò sognando ad occhi aperti. -Credi che ci sia nato con quei poteri?-
-Non saprei. Potresti provare a chiederglielo quando si sarà svegliato, se ti incuriosisce.-
-Eccome! Vorrei sapere se ha seguito una specie di- non lo so, addestramento segreto per ottenere capacità sovrannaturali. Magari anche io potrei diventare un mago.-
Akaashi soffocò una piccola risata che Bokuto riuscì ugualmente a cogliere.
-Sicuro, Bokuto-san.-
-Non prendermi in giro.-
-Non lo sto facendo.-
-Mhh- Mormorò l'altro, diffidente -Pensi che abbia qualche possibilità?-
Akaashi si concentrò sulle foglie di axio per non incrociare il suo sguardo.
-A superare il corso segreto per ottenere capacità sovrannaturali? Certo che sì, Bokuto-san.-
-Lo stai facendo di nuovo!-
Questa volta il lamento di Bokuto riuscì finalmente a strappare una risata al compagno.
Detto schiettamente, Koutaro avrebbe passato volentieri il resto della sua vita a guardare quel sorriso così spontaneo senza mai stancarsene.
Trovava assolutamente adorabile il modo in cui le guance si incavassero leggermente ogni volta che il ragazzo contraeva i muscoli della bocca.
Bokuto era sicuro che, se fossero esistiti sorrisi in grado di riempire il cuore, quello di Akaashi sarebbe stato il più autentico.
Quando l'altro lo sorprese a fissarlo, si affrettò a cambiare velocemente argomento: -Uhh... come posso rendermi utile?-
-Potresti separare i semi dal baccello finchè mi occupo del fuoco.- Gli venne suggerito.
-Hey, hey, hey! Ci puoi scommettere.- Affermò il ragazzo, sedendosi sul muschio umido e afferrando una manciata di steli tra le dita.
Akaashi accolse il suo entusiasmo accennando un altro sorriso e Bokuto pensò che entro quella sera il suo cuore sarebbe saltato in aria.
Per un po' rimasero in silenzio, ognuno concentrato a svolgere il proprio compito.
Koutaro stava impegnando tutta la sua buona volontà per dividere le strozzature verticali degli involucri perfettamente a metà, ma più volte gli era capitato di schiacciare anche i semi.
La montagna di gusci vuoti iniziò piano piano a crescere e Bokuto perse la coignizione del tempo.
Era così preso dal suo impiego che non fece neanche caso alla timida presenza di Akaashi al suo fianco.
-Stai facendo un ottimo lavoro, Bokuto-san.-
Sussultò per la presenza inaspettata e roteò la testa verso quel suono gentile.
-Dici?-
Akaashi spostò lo sguardo sui semi ridotti in poltiglia vicino alle scarpe dello scudiero e storse impercettibilmente la bocca: -Sì...-
-Yey!- Eslutò -Grazie, 'Kaashi.-
Il più piccolo annuì in risposta e si fece posto accanto al ragazzo.
Koutaro fece finta di non sentire lo stormo di farfalle che gli stavano divorando lo stomaco.
Continuò a sbucciare i semi avvertendo gli occhi scrupolosi di Akaashi seguire ogni suo movimento. -Come va con la ferita?-
Bokuto si era quasi dimenticato del taglio che gli era stato inflitto dalle guardie del Nekoma.
Si portò istintivamente una mano al fianco e avvertì il giro di bende sotto il tessuto della camicia. 
-Sto bene. E' praticamente guarita.-
Akaashi annuì.
-Pensi che Kuroo-san troverà il coraggio di parlare con Kenma?-
Quella domanda lo colse di sorpresa.
Akaashi sapeva?
In effetti, non avrebbe dovuto stupirsi.
Keiji si era rivelato, nel giro di una settimana, una delle persone più intelligenti che Koutaro avesse mai avuto la fortuna di incontrare.
-Me lo auguro. Kuroo ha solo...- si morse un labbro e scosse la testa -Ha solo costantemente paura di perdere ciò che ama.-
-Vuole proteggere i suoi amici.- Ricordò Akaashi, ripetendo le parole di Bokuto sulla riva del laghetto. 
-Già. E' per questo che è così protettivo nei confronti di chiunque cerchi di avvicinarsi.-
-Duro, semmai.- Lo corresse -Sai se il suo atteggiamento potrebbe derivare da un episodio in particolare?-
Bokuto sentì una morsa dolorosa stringere il suo petto.
Cercò tra gli alberi il suo migliore amico e scorse una macchia rossa muoversi accanto a quello che doveva essere Iwaizumi.
Il corvino parve notare il cambiamento del suo stato d'animo, perchè si acquietò senza insistere.
-Tetsu ha perso entrambi i genitori quando era ancora bambino. Sono morti sotto le macerie del casolare che è crollato addosso all'intera famiglia. Lui e sua sorella si sono salvati per miracolo.-
Akaashi non si mosse.
Bokuto era sicuro che stesse scegliendo con cautela le sue prossime parole.
-Mi dispiace molto.-
-In realtà non ha memoria di quella notte.- Spiegò Bokuto -Era talmente piccolo che fatica a ricordare il volto dei suoi genitori.-
Keiji annuì in assenso senza aggiungere altro.
-Sua sorella si è presa cura di lui per più di dieci anni- Proseguì -Kenma dice che erano così simili e legati da sembrare un'unica persona.-
Akaashi comprese al volo che la storia aveva in serbo un altro finale tragico.
-Che è successo alla sorella di Kuroo-san?-
Bokuto sospirò.
Avrebbe desiderato tenere per sè il senso di vuoto e di impotenza che aveva provato quando il suo migliore amico gli aveva raccontato la verità.
-Faticavano ad arrivare a fine mese. In periferia è così che funziona. Due orfani che non hanno trovato lavoro sono destinati a morire.-
-Perchè nessuno li ha aiutati?-
Bokuto strizzò gli occhi.
Gli sembrava così ovvio.
-La gente che si trova nella tua stessa situazione non può fare niente per salvarti. E la corona non si cura certo di altre bocche da sfamare, perciò non rimane altra scelta che adattarsi a tutto.- 
Akaashi fece per protestare, ma richiuse la bocca.
-Sua sorella era agile, oltre che scaltra. Riusciva a sgraffignare facilmente una mela al mercato cittadino, oppure un paio di uova nella fattoria di un contadino. Rubava in casi estremi e solo il minimo indispensabile. Un giorno si è avvicinata di soppiatto a due mercanti che trasportavano un carico di patate.-
Koutaro sentì la rabbia sormontargli dentro il petto.
-L'hanno beccata mentre tentava di svignarsela e l'hanno...- Si interruppe perchè faceva fatica a terminare il racconto. 
Al suo fianco, Akaashi aveva persino smesso di respirare.
-L'hanno pestata a sangue.- Concluse, la voce rotta dall'emozione. -Per loro si trattava di una sporca ladra. Hanno abbandonato il suo corpo in mezzo ai campi e una famiglia di contadini l'ha riconosciuta.-
Keiji non lasciò trapelare il minimo rumore.
-La famiglia di Kenma ha poi deciso di accogliere Kuroo e lui è cresciuto assieme al suo amico d'infanzia fino a quando non si sono trasferiti entrambi nella capitale.-
Regnò un silenzio assordante.
La fronte di Akaashi era corrugata e i muscoli facciali avevano perso la loro solita rigidità.
-Kuroo amava sua sorella più di ogni altra cosa e si sente responsabile per la sua morte. Il motivo per cui è tanto protettivo nei confronti delle uniche due persone che gli sono rimaste è che non potrebbe sopportare di vivere nei sensi di colpa.-
-Quello che gli è capitato è terribile.- Disse finalmente Akaashi -Io... non ne avevo idea.-
-Sì, beh, Tetsu non parla volentieri del suo passato. E' troppo doloroso riportare alla mente certi ricordi.-
Con la coda dell'occhio vide Akaashi lanciare uno sguardo significativo nel punto in cui si distingueva la macchia bordeaux.
-Lui non c'entra niente con la morte di sua sorella. Non dovrebbe farsene una colpa.-
-Sono d'accordo. Ma così è tutto più semplice.-
Allo sguardo interrogativo di Akaashi, Koutaro si affrettò a dare una risposta: -Con chi dovrebbe prendersela? Con gli assassini? Secondo la versione manipolata dai due mercanti, sua sorella stava infrangendo la legge e loro si sono semplicemente difesi. Con il Re? Al governo non interessano certe stupidaggini. Con gli abitanti del villaggio? Perchè mai dei morti di fame dovrebbero aggiungere un posto a tavola per due ragazzini abbandonati al loro destino? Per Kuroo è molto più facile avere qualcuno da punire.-
L'altro ascoltò in silenzio e chinò il capo.
-Kuroo-san sbaglia.-
Bokuto tirò un lungo sospiro.
-Lo so.-
Non si era nemmeno accorto di aver finito gli steli di axio a disposizione.
Akaashi raccolse la manciata di semi da terra e si avvicinò al falò.
-Tu hai una famiglia, Bokuto-san? Non devi sentirti obbligato a rispondere.-
Koutaro si riscosse da quella domanda improvvisa e si alzò in piedi.
-Ho vissuto con i miei genitori e le mie due sorelle fino a quando Takeyuki non mi ha trasformato nel suo scudiero. Sono molto affezionato e grato ad ognuno di loro.-
Non riuscì a leggere l'espressione di Akaashi perchè il ragazzo si nascose indaffarato dietro la pentola di rame.
Pensò fosse giusto il momento di lasciarlo in pace, ma il fuggitivo riprese a fare domande: -Come sono le tue sorelle?-
Bokuto si fermò a metà strada, leggermente stordito.
Perchè mai Akaashi avrebbe voluto interessarsi della sua vita?
-Sono a posto, credo.- Sorrise al pensiero della sua infanzia.-Takara è un tipo particolare, intelligente ma sempre pronta a battibeccare. Naoki è quella diligente, ma se si tratta di Takara è capace di litigare come una bambina di cinque anni.-
All'altro ragazzo sfuggì uno sbuffo divertito: -Sembrate un bel trio.-
-Puoi giurarci!- Bokuto si dimenticò della sua precedente intenzione di tagliare la corda e si avvicinò al falò. -Te le farò conoscere. Secondo me ti adoreranno.-
Akaashi strabuzzò gli occhi come se quell'affermazione lo avesse lasciato interdetto.
-Perchè dici così?-
-Beh, sei- Si interruppe, concentrandosi su quale fosse la corretta pronuncia del suo nome -Sei Akaashi. E' impossibile che tu non piaccia a qualcuno.-
Le sue guance si tinsero di rosa e il ragazzo si affrettò a nascondere l'imbarazzo abbassando la testa.
-Ti ringrazio, Bokuto-san. Ma non è così.-
-Stai scherzando? Ti adorano tutti!-
-Kuroo-san mi odia, a dire il vero.-
-Tetsu deve solo imparare ad apprezzarti. Non sminuirti in questa maniera, okay? Sei fantastico! Sei saggio, educato, responsabile, gentile e- Si bloccò prima di superare il suo livello massimo di sfrontatezza.
Era stato abbastanza spudorato per quel giorno, a giudicare dalle orecchie di Akaashi che stavano quasi per prendere spontaneamente fuoco.
-Ti prego di smetterla, Bokuto-san.- Gli ordinò con un tono tagliente che però venne incrinato dal disagio.
Koutaro sorrise, piuttosto divertito dalla situazione. -Ma è vero!-
L'altro roteò gli occhi al cielo ma Bokuto non riuscì a prenderlo sul serio con il volto tinto interamente di rosso.
-Sfacciato.- Borbottò sottovoce, strappando una risata allo scudiero.
Quando si fu calmato, Akaashi aveva perso il colorito innaturale e si stava ancora occupando delle foglie di axio.
-Tu amadre, invece?- Ruppe il silenzio -Che tipo era?-
Keiji si immobilizzò con il braccio a metà tragitto.
-A-ahh- Koutaro agitò le braccia, preoccupato di averlo urtato in qualche modo -Non sei obbligato a rispondere, ho solo pensato che foste molto legati.-
"Idiota" Si disse da solo.
Aveva parlato ancora una volta senza usare il cervello.
Era sul punto di seppellirsi o gettarsi tra le fiamme per l'imbarazzo, ma Akaashi si decise a parlare.
-Va tutto bene. Mia madre è morta pochi anni dopo avermi dato alla luce. Una brutta malattia si è portata via sia lei che mio padre. Lei era... solare. Premurosa.- Strinse il ciondolo che aveva al collo con entrambe le mani. -Mi ha donato questa pietra perchè le ricordava il colore dei miei occhi.-
Bokuto pensò che Akaashi non volesse sentirsi dire frasi come "Mi dispiace", quindi si limitò a trovare un'alternativa: -Questi anni devono essere stati veramente duri per te.-
Akaashi annuì stancamente.
-Non immagini quanto.-
Bokuto si sentiva a pezzi per quel ragazzo.
Avrebbe voluto donargli conforto, ma era consapevole che un po' di affetto non avrebbe mai sostituito anni di solitudine.
-Ci assomiglia, sai?- Se ne uscì all'improvviso.
Akaashi sbattè le palpebre, confuso: -Chi?-
-La pietra.- Bokuto cercò di regalargli uno dei suoi migliori sorrisi. -E' vero che ricorda i tuoi occhi.-
Akaashi spalancò la bocca, ma non trapelò alcun suono.
Sigillò nuovamente le labbra e riprese a cucinare le piante.
-Non hai il minimo pudore.-
Bokuto notò con piacere che, tuttavia, stava sorridendo.
Avrebbe voluto dargli torto ma, sinceramente, non aveva la più pallida idea di cosa significasse quella parola.
Si accostò al ragazzo e lo guardò cucinare in silenzio.
Aveva avuto l'impressione che il muro di impassibilità eretto da Akaashi fosse finalmente crollato.
-Ciao. Disturbo?- 
La voce flebile di Kenma riuscì a farsi sentire nonostante lo scoppiettìo del fuoco.
Akaashi si pulì le mani sporche di terra sui pantaloni e scosse la testa.
-Affatto Vuoi unirti?-
Kozume sembrò valutare attentamente le opzioni, prima di alzare le spalle e affiancare i due ragazzi.
-Okay. Ma mi rifiuto di assaggiare qualsiasi cosa cucinata da Bokuto.-
Lo scudiero si portò una mano al petto, offeso.
-Ma dicevi di amare i miei biscotti!-
Il biondo corrugò la fronte.
-Non l'ho mai detto. Questa è la versione che continui a raccontarti da cinque anni.-
Bokuto sbuffò infastidito e diede le spalle ai due ragazzi che si stavano scambiando delle occhiate divertite.
-Li farò assaggiare ad Oikawa, allora.-
-Vuoi proprio che non si svegli più.- Ironizzò Kenma, strappando una risata ad Akaashi.
Lui stesso non riuscì a reprimere il sorriso che si fece largo sulle sue labbra.
Quel pomeriggio pranzarono tutti assieme attorno al fuoco e sentì che la stanchezza e la tensione dei giorni precedenti stavano lentamente scivolando via.
Era sicuro che avrebbe sentito costantemente nostalgia di casa, una volta superato il confine del Nekoma; eppure era contanto di condividere un momento così ordinario assieme a quelle persone.
Mentre guardava Oikawa punzecchiare allegramente la sua guardia personale, Kuroo lanciare sguardi fugaci a Kenma e Akaashi sorseggiare la sua zuppa immerso nel silenzio della natura, Bokuto pensò che non gli dispiaceva affatto quella nuova compagnia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** never grow up ***


Viaggiare in compagnia di perfetti sconosciuti si era rivelato, tutto sommato, abbastanza piacevole.

 

In fin dei conti, Iwaizumi non era certo un tipo di molte parole o dall'atteggiamento espansivo.

 

Si era adattato a quella situazione solo perchè, senza di lui, il suo migliore amico si sarebbe sicuramente fatto uccidere; tuttavia la presenza del gruppo non lo disturbava affatto.

 

Si era da subito trovato in sintonia con la compostezza di Akaashi e la personalità analitica di Kenma e si era fatto andare a genio l'esuberanza di Bokuto.

 

Kuroo, invece, gli trasmetteva quasi una sensazione di sicurezza che lo aveva spinto ad abbassare la guardia.

 

Dopo una settimana di convivenza aveva imparato ad apprezzare le qualità che ognuno di loro aveva da offrire.

 

E poi c'era Oikawa, che si era lamentato ininterrottamente fin dal giorno in cui si erano lasciati alle spalle la foresta di Mizar.

 

Erano stati obbligati a prendere la strada più lunga per arrivare alla loro meta tutti integri e aggirare il più possibile i cavalieri del Fukurodani.

 

Dando per scontato che le guardie reali avrebbero setacciato le foreste meridionali e i confini del Nekoma, si erano spinti ad est per attraversare l'intera Aoba Johsai.

 

Quella scelta però stava costando tutte le loro energie e persino Hajime si sentiva spaesato.

 

Al decimo gemito di cane bastonato nel giro di venti minuti, Iwaizumi perse definitivamente la pazienza: -SHITTYKAWA!-

 

-Cosa?- Sbottò questi, ancorandosi saldamente al busto del povero Akaashi.

 

Avvertì una strana sensazione stringergli lo stomaco, ma fece finta di niente.

 

Dopo due giorni durante i quali il mago aveva rischiato di disarcionare entrambi i passeggieri e Kuroo aveva optato più volte per lasciarsi precipitare in un burrone, Oikawa aveva fortunatamente ottenuto il posto accanto ad Akaashi.

 

Iwaizumi aveva intuito che tra Kenma e l'altro ragazzo del Nekoma stesse scorrendo cattivo samgue ma, alla fine, sembrava se la fossero messa via entrambi.

 

Kuroo aveva accettato di riprendersi il suo cavallo e i due semplicemente non si erano scambiati parola per la maggior parte del tragitto.

 

Ora gli occhi felini di entrambi erano puntati su di lui.

 

Si schiarì la voce e si rivolse ad Oikawa: -Smettila di frignare. Ci siamo mossi solo un'ora fa.-

 

-Forse ti sei dimenticato che dobbiamo trascorrere un'altra intera giornata su queste scomodissime selle.-

 

-No, non l'ho fatto. Ma forse non mi sono lamentato fin da quando ho aperto gli occhi la mattina.-

 

-Beh, forse mi sono stancato di stare seduto per ore e ore sul didietro di un cavallo. E, forse, mi sono pentito di aver intrapreso un viaggio che ci porterà via metà della nostra vita.-

 

-Forse avresti dovuto pensarci prima.-

 

-Forse non mi avete lasciato altra scelta.-

 

-Forse-

 

-Forse sarebbe meglio se chiudeste il becco.- Si intromise Kuroo, tornando a guardare il sentiero che avevano davanti.

 

-Forse dovresti farti gli affari tuoi.- Disse Oikawa, acido come al solito.

 

Iwaizumi grugnì in assenso, imbarazzato per essere stato ripreso.

 

In effetti, Toru non aveva tutti i torti: nel giro di sette notti avevano ricoperto una distanza che, in circostanze normali, ne avrebbe richieste almeno dieci.

 

Il paesaggio boschivo li aveva accompagnati per tutto il percorso aprendosi di tanto in tanto su spazi rurali dove sorgeva qualche villaggio di campagna.

 

Avevano speso i loro soldi solo per procurarsi qualche provvista e un pasto decente, evitando di proposito locande o taverne nelle quali riposare; per dormire si erano assegnati dei turni alternati di guardia e si erano limitati a sistemarsi sotto alberi o ai piedi di cespugli.

 

Non era il massimo del comfort e Iwaizumi sentiva la mancanza di un letto caldo, ma sicuramente non lo aveva fatto pesare agli altri quanto il suo migliore amico.

 

-Invece mi riguarda- Scattò il moro -Perchè forse ci stai dando fastidio sin da quando abbiamo abbandonato la foresta dell'Ahuiztol.-

 

-Forse dovevate accaparrarvi un mago disposto ad attraversare metà Regno del Seijoh in soli otto giorni. -

 

-Forse hai ragione.-

 

-Forse dovremmo smetterla di litigare.- Si intromise Akaashi.

 

-Forse dovresti restarne fuori.- Lo schernì Oikawa.

 

-Forse dovremmo fare una pausa.- Propose Bokuto, tirando le redini per frenare il suo cavallo.

 

Nessuno pensò di protestare.

 

Forse era davvero l'idea migliore.

 

-Okay.- Concordò Kuroo, smontando dal suo animale e aiutando Kenma a fare altrettanto.

 

-Va bene.- Borbottò Oikawa, mollando la presa su Akaashi e scivolando lentamente giù dal dorso di Akari.

 

-Qualcuno di voi ha una vaga idea di dove ci troviamo?- Domandò Iwaizumi, aspettando che Bokuto fosse smontato dal cavallo per seguirlo a ruota. 

 

Kuroo scosse la testa e Kenma fece le spallucce.

 

-Dite che abbiamo sbagliato strada?- Ipotizzò Akaashi dopo essere atterrato sul tappeto di foglie sottostante.

 

-Le indicazioni portavano verso questo sentiero.- Fece presente Oikawa -Potremmo chiedere in giro, per sicurezza.-

 

-Ottima idea!-  Disse Kuroo, sarcastico. -Peccato che non ci sia traccia di umanità nel raggio di centinaia di iarde. Parli con gli alberi, per caso?-

 

Il mago arricciò il labbro superiore. -Perchè dovrei?-

 

-Non sei uno scherzo della natura?-

 

-Tch. Meglio essere uno scherzo che uno scarto.-

 

-C'è un villaggio poco più avanti.- Li interruppe Kenma.

 

Alle espressioni interrogative dei presenti, il ragazzo diede velocemente una spiegazione: -Ho intravisto qualche casa dal promontorio su cui ci trovavamo poco fa. Non dovrebbe distare più di dieci minuti.-

 

-Ne sei sicuro?- Chiese Kuroo.

 

Il ragazzo annuì senza aggiungere altro.

 

-Ottimo.- Oikawa battè le mani per attirare l'attenzione su di sè. -Significa che possiamo chiedere informazioni in città.-

 

-Bel colpo Kenma!- Si complimentò Bokuto.

 

-Sarà una cosa veloce.- Chiarì Kuroo -Recuperiamo un po' di scorte e cerchiamo di capire se siamo sulla buona strada.-

 

-Come facciamo con i cavalli?- Domandò Iwaizumi. 

 

-Che vuoi dire?- 

 

Hajime si sorprse che nessuno ci avesse pensato.

 

-Beh, non possiamo certo lasciarli incustoditi fino al nostro ritorno.-

 

-In effetti, muoversi con tre cavalli in città è rischioso. Attireremmo senz'altro l'attenzione e potrebbero riconoscerci perfino qui nel Seijoh.- Convenne Akaashi 

 

-Quindi qualcuno deve restare di guardia.- Concluse Kuroo con un sospiro. -Volontari?-

 

Nessuna delle mani si alzò.

 

-E va bene- Sbuffò Oikawa -Mi fermerò io.-

 

Iwaizumi avrebbe voluto protestare, ma sapeva che il ragazzo non gli avrebbe mai dato retta.

 

Era senz'altro più capace di lui a difendersi e, per quanto Hajime si atteggiasse come la sua guardia del corpo, il più delle volte era stato Toru a salvargli al pelle.

 

-Fantastico!- Disse Kuroo, senza nascondere un pizzico di entusiasmo. -Allora noi possia-

 

-Anche io voglio restare qui.-

 

Iwaizumi non si sarebbe mai aspettato che quel tono autoritario provenisse da Kenma.

 

-Che cosa?- Dissero Oikawa e Kuroo in contemporanea.

 

Kenma li guardò entrambi senza battere ciglio, consapevole di essere stato ascoltato.

 

-Perchè?- Domandò Kuroo, confuso come il resto dei presenti.

 

Kozume lo ignorò volutamente per rivolgersi ad Oikawa: -E' un problema?-

 

Il mago scosse la testa, ancora perplesso.

 

-Uh, no. Figurati.-

 

-Bene.- Il ragazzo lo ringraziò con un cenno e superò il gruppo per appoggiarsi con la schiena su un tronco.

 

La cortina di capelli biondi gli ricadde sul viso, isolandolo in qualche modo dal resto della conversazione.

 

-Sarà meglio sbrigarsi.- Ruppe il silenzio Bokuto.

 

-Già.- 

 

La voce di Kuroo nascondeva una nota malinconica.

 

Iwaizumi annuì e lanciò un ultimo sguardo ad Oikawa prima di voltargli le spalle.

 

Camminò al fianco di Akaashi e seguì gli altri due compagni lugo il sentiero che si distaccava dalla fitta vegetazione.

 

Sperò vivamente che, al loro ritorno, cavalli e cavalieri sarebbero stati ancora tutti interi.

 

×××××

 

-Avanti.-

 

Kenma roteò lentamente il busto, incrociando gli occhi guardinghi di Oikawa.

 

-Scusa?-

 

-Oh, ti prego.- Toru si sporse in avanti, avvicinandosi con cautela al povero ragazzo. -So che non hai richiesto di farmi compagnia solo perchè ti sto simpatico.-

 

-Acuto.- Osservò Kenma, iniziando però a sentirsi inquetato dalla sua presenza.

 

-Sputa il rospo. Di cosa volevi parlare?-

 

Kozume si strinse nelle palle e sentì la gola farsi improvvisamente secca.

 

-Magari volevo semplicemente concedermi un po' di riposo.-

 

Non doveva essere sembrato molto convincente, a giudicare dall'espressione di Oikawa.

 

-D'accordo. Il tempo a tua disposizione si interromperà quando loro faranno ritorno. Sta a te scegliere se farne buon uso.-

 

Fece per dargli la schiena, ma Kenma non riuscì a trattenersi: -Aspetta.-

 

Lo stregone sorrise e un luccichio divertito gli illuminò il volto.

 

-Hai cambiato idea così velocemente?-

 

Il biondo strinse i pugni, sicuro che le parole fossero sulla punta della lingua, pronte ad uscire.

 

Ci aveva riflettuto per giorni, eppure dare voce ai suoi pensieri si era appena trasformato in un'impresa impossibile.

 

-Kuro...-

 

Si schiarì la voce con un colpo di tosse e mandò giù il nodo alla gola.

 

-Kuroo si comporta in modo strano da diversi giorni. Prima eravamo uniti, ma adesso mi sembra di avere a che fare con una persona totalmente diversa. Si rifiuta di parlarmi, sfugge al contatto visivo e ogni occasione è buona per evitarmi.-

 

-Non so che tipo di rapporto avevate prima che vi incontrassi.- 

 

-Era...- Kenma arrancava nei suoi stessi pensieri. -Era qualcosa di vero. Non era questo.-

 

Oikawa lo fissò a lungo, forse aspettando che aggiungesse altri dettagli.

 

Quando comprse che non lo avrebbe fatto, ruppe il silenzio: -Perchè me lo stai dicendo?-

 

-Non sono stupido.- Per il nervosismo, iniziò a giocherellare con un lembo del suo mantello. -Kuroo è cambiato da quando hai usato i tuoi poteri su di lui.-

 

-Acuto.-

 

Kenma non si sarebbe certo aspettato che Oikawa avrebbe sostenuto il suo sguardo con un'aria di sfida.

 

-Che vuoi sapere?-

 

-Cosa gli hai fatto?-

 

Kenma aveva sputato fuori quella domanda senza esitazione.

 

-L'ho stordito con i miei poteri. Una tecnica che ho usato spesso con molti avversari o persone che ritenevo noiose.-

 

-C'è dell'altro, però. Kuro non si comporterebbe così se fosse solo rimasto frastornato. Ha visto qualcosa che lo ha spaventato, non è vero?-

 

-Perchè non ti rivolgi direttamente al tuo amico?-

 

-Perchè non puoi semplicemente rispondere?-

 

Oikawa si guardò intorno come se avesse paura di essere ascoltato.

 

-Sai, potrò anche essere detestabile- Iniziò -Senza cuore o insopportabile, come pensate tutti. Ma non sono così pessimo da voler mettere nei casini quell'idiota. Non sarebbe per niente contento se ti spiegassi quello che ha dovuto passare senza la sua approvazione.-

 

-Da quando ti interessa cosa pensa Kuro?-

 

Il mago si irrgidì e Kenma si convinse di aver centrato il punto.

 

-Non farti strane idee- Mise in chiaro -Desidero ancora strozzarlo con le mie stesse mani, è solo che trovo meschino agire alle sue spalle.-

 

Kozume frenò l'istinto che gli diceva di insistere.

 

Forse alla fine Oikawa avrebbe ceduto, ma la sua convinzione era stata tanto onorevole da far cambiare idea al secondo.

 

Se voleva informazioni, doveva estrapolarle in un altro modo.

 

-Capisco. Ma io voglio solo riavere indietro il mio amico. Tutto qui.-

 

-E' davvero questo quello che vuoi?-

 

Kenma studiò il volto di Oikawa ed ebbe l'impressione che l'altro stesse facendo lo stesso.

 

-Senti- Sospirò l'altro, interrompendo il contatto visivo -Non sono affari miei, ma non sarebbe più semplice lasciar perdere? Forse Kuroo ha solamente bisogno di un po' di tempo.-

 

Kenma considerò per un breve istante quell'opzione, ma poi il ricordo del volto dolorante del suo amico gli strinse lo stomaco.

 

-Possiamo scendere ad un compromesso?-

 

Ora era Oikawa quello incuriosito: -Ovvero?-

 

-Fai lo stesso con me.-

 

-Intendi...- l'altro sgranò gli occhi -Vuoi che usi l'incantesimo su di te?-

 

-Puoi farlo?-

 

Lo stregone schioccò rumorosamente la lingua. -Beh, posso farlo. Ma devi volerlo veramente.-

 

Il ragazzo si sentì quasi rincuorato. -Davvero saresti disposto ad aiutarmi?-

 

-Mi piaci, Kenma-chan. Più di Tetsu, almeno. E lui mi fa pena. Dopotutto, non gli ho promesso un bel niente.-

 

Kozume non sapeva se sentirti terrorizzato o sollevato da quell'affermazione.

 

-Però devo metterti in guardia. E' una scelta rischiosa della quale potresti pentirti. Non userò i miei poteri su di te se non sei convinto di poter affrontare le conseguenze della visione.-

 

Abbassò lo sguardo sulle punte dei piedi e si morse l'interno della guancia.

 

Non era più tanto sicuro di voler stringere quell'accordo.

 

Una parte di lui voleva solo liberarsi di quel peso e venire a capo di ogni dubbio; ma una parte molto più grande era terrificata all'idea di affrontare l'incantesimo da solo.

 

Non si era mai considerato coraggioso e non aveva mai messo in dubbio la sua vilità.

 

E se si fosse trovato all'interno di una visione tanto concreta da non distinguere più dove terminasse la realtà e cominciasse l'immaginazione?

 

E se Kuroo avesse visto scenari così apocalittici da farlo impazzire?

 

Forse Oikawa non era arrivato a fargli subire una punizione simile.

 

Qualcosa che avesse a che fare con i suoi ricordi? 

 

Il mago poteva leggergli la mente?

 

-Kenma-chan?- Lo canzonò amichevolmente Oikawa.

 

Il ragazzo trasse un respiro profondo e si avvicinò tremante allo stregone.

 

La voce nella sua testa continuava a ripetergli di tornare sui propri passi e dimenticare quella storia.

 

Ma, in questo modo, lo sguardo freddo di Kuroo lo avrebbe tormentato fino alla fine dei suoi giorni.

 

-Fallo.- Disse, risparmiando tanti giri di parole.

 

Oikawa parve fin troppo amareggiato di doverlo assecondare.

 

-Un paio di avvertimenti: non ho il pieno controllo sulle visioni, quindi non ho idea di quale potrebbe scenario ti capiterà.-

 

Kenma avrebbe voluto chiedere cosa significasse, ma il ragazzo si era già posizionato a pochi centimetri dal suo naso.

 

-Non muoverti. Cerca di tenere a mente che si tratta di finzione. E, soprattutto, non farti prendere dal panico.-

 

Avvertì delle dita sottili solleticargli la pelle attorno alla tempia sinistra e, prima che potesse cambiare idea, divenne tutto buio.

 

×××××

 

Kenma si risvegliò sopra qualcosa di morbido.

 

Stese il palmo sopra quella massa soffice e si rese conto di aver preso sonno sopra una balla di fieno dalla forma rettangolare.

 

Sollevò la schiena e si guardò attorno con circospezione.

 

Si trovava all'interno di un vecchio fienile quasi in disuso, a giudicare dalla minima quantità di paglia addossata senza un ordine preciso lungo le pareti.

 

Sollevò la testa e notò un tetto a spiovente sostenuto da travi perpendicoli per fare in modo che la neve non si addossasse lungo le tavole di legno.

 

Ebbe l'impressione che quel posto avesse un che di familiare, ma non vi si soffermò molto.

 

Si calò giù dall'imballaggio e si diresse verso la porta mentre i suoi passi riecheggiavano nell'edificio spoglio.

 

Un brutto presagio si fece largo nella sua mente e Kenma tentò inutilmente di reprimerlo.

 

Spalancò il vecchio portone e sgusciò fuori dal fienile.

 

Una folata di vento gli fece pentire di essersi mosso e il ragazzo si strinse nel mantello.

 

Doveva trattarsi di una serata di fine autunno.

 

Le nuvole in cielo si muovevano libere e leggere fino a coprire gli ultimi spiragli di un sole che era già tramontato.

 

L'odore terroso e pungente che avvolgeva i campi gli disse che c'era aria di pioggia.

 

Studiò attentamente il paesaggio e gli parve di riconoscere il vecchio casolare che sorgeva sopra una distesa di grano.

 

Si avvicinò esitante alla struttura dopo aver controllato che nessuno si fosse accorto della sua presenza.

 

Si trattava di unico vano senza finestre con il tetto a falde coperto da tegole.

 

Aveva un aspetto diroccato e scadente, come se fosse stato abbandonato decine di anni prima.

 

Eppure, notò Kenma, non vi era minima traccia di ragnatele o rampicanti.

 

Il rombo di un tuono lo colse di sorpresa e il ragazzo si addossò istintivamente alle pareti.

 

L'ipotesi di essere già stato in quel posto ormai si era trasformata in una convinzione.

 

Il muro incrostato, le erbacce ai piedi dell'ingresso, nulla di tutto questo sembrava nuovo.

 

Perchè si ricordava di un casolare in rovina?

 

-Mamma!-

 

Kenma impallidì.

 

Quella voce.

 

-Dai, Ku! Non dirlo alla mamma!-

 

Kenma non era bravo a ricordarsi delle persone, ma avrebbe riconosciuto la voce della sorella di Kuroo tra mille.

 

Si appiattì contro il muro e sperò di essere favorito dall'angolazione.

 

Il cuore gli martellava nel petto come se stesse cercando di scavarsi una via per saltare fuori dalla gabbia toracica.

 

Era la casa di Kuroo.

 

Kenma era stato proprio uno sciocco.

 

Come aveva fatto a non arrivarci subito?

 

-Mamma! Hoshiyo mi ha rotto il pupazzo!-

 

-Non è vero!- Protestò lei, con un tono disperato. -Si è solo scucita una zampa!-

 

-E' rotto per sempre!- Piagnucolò invece il fratello.

 

Kenma si sporse leggermente in avanti.

 

Doveva trattarsi di un terribile scherzo, perchè Hoshiyo era davvero lì in carne ed ossa.

 

I lunghi capelli corvini erano legati in una coda alta dalla quale sfuggiva qualche ciuffo ribelle.

 

La pelle levigata e le forme morbide le regalavano fin troppo aggraziata per la sua giovane età.

 

Accanto a lei, un piccolo Kuroo di appena cinque anni stava mettendo il broncio e lamentandosi del giocattolo consumato che aveva in mano.

 

Kenma trovò naturale sorridere di fronte a quella vista.

 

Hoshiyo strappò il pupazzo dalle mani del bambino e si mise a correre verso il retro del casolare.

 

-No!- Protestò Kuroo, esterefatto. -Ridammelo!-

 

La sorella ridacchiò e agitò vittoriosa il suo trofeo. -Vieni a prenderlo!-

 

Hoshiyo fuggì dalle urla di suo fratello e puntò verso l'angolo in cui si era nascosto Kenma.

 

Il biondino trattenne il respiro e si strinse ancora di più alla parete.

 

La ragazza gli passò accanto alla velocità di un fulmine e, per una frazione di secondo, i loro occhi si incontrarono.

 

Hoshiyo corrugò la fronte ma non smise di correre.

 

Kenma non avrebbe nemmeno saputo dire se si fosse veramente accorta di lui.

 

-Hoshiyo!-

 

Il richiamo spaventato di Kuroo lo costrinse a saltare fuori dal suo nascondiglio.

 

Il bambino era fermo dinnanzi all'ingresso e aveva gli occhi puntati sullo stipite.

 

Kenma si spostò a sufficienza per distinguere una nuvola di polvere che fuoriusciva dalla porta per liberarsi nell'aria.

 

Quando la coltre si fu dispersa, emerse il profilo di una vecchia trave caduta sul pavimento.

 

Migliaia di domande gli sorsero spontanee ma un raccapricciante presentimento ebbe il sopravvento. 

 

Non poteva trattarsi di quel giorno, giusto? 

 

-Mamma?- Balbettó il bambino, avanzando di qualche passo verso la soglia. 

 

-KUROO!- La voce di Hoshiyo sopraggiunse alle sue spalle -VIENI VIA DA LÌ!-

 

Il fratellino non la ascoltò ma, perlomeno, ebbe il buon senso di fermarsi. 

 

-Mamma? Papà?-

 

Uno strano scricchiolio costrinse Kenma a sollevare lo sguardo. 

 

Fu allora che vide lo stipite della porta incrinarsi sotto il peso delle assi. 

 

-KURO!- Urló istintivamente, precipitandosi con le braccia tese in direzione del piccolo. 

 

Il rumore di macerie e blocchi di muro che precipitavano non fecero che velocizzare la sua disperata corsa. 

 

Si tuffó nella nuvola di polvere e catturó tra le braccia il ragazzino che non la smetteva di agitarsi. 

 

Cercó freneticamente una via di fuga, ma la coltre bianca sollevata dalla casa che andava a pezzi aveva coperto tutta la visuale. 

 

Le lacrime del bambino gli bagnarono la maglietta e Kenma si strinse al petto il corpicino tremante. 

 

-Va tutto bene.- Sussurró senza sforzarsi di sembrare convincente. 

 

Non andava affatto bene. 

 

Sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto nel giro di pochi minuti.

 

Quella era la notte in cui il casolare dei vicini era crollato sulle teste di un'intera famiglia.

 

Ma Kuroo non poteva morire. 

 

Kuroo non poteva permettersi di morire perché Kenma non sarebbe stato niente senza di lui. 

 

Cacció indietro le lacrime e mantenne l'equilibrio nonostante il suolo gli stesse oscillando sotto i piedi.  

 

-KUROO!- 

 

La voce angosciata di Hoshiyo gli donó la speranza di cui aveva bisogno. 

 

Un movimento sopra di lui gli fece rizzare i capelli. 

 

Spinse con tutte le forze il povero Tetsurou verso la provenienza del suono e inciampó sotto il peso di un'asse spezzata in due. 

 

Il colpo alla schiena fu così doloroso da fargli perdere conoscenza per qualche secondo. 

 

Quando tornò in sé, si trovava per terra, il busto premuto da una forza maggiore di qualunque suo possibile sforzo. 

 

La sensazione era la stessa di essere schiacciati da un cavallo di mezza tonnellata. 

 

Avrebbe voluto tentare di alzarsi, ma non era più sicuro di sentire le gambe. 

 

I suoi occhi seguirono le assi del pavimento fino ad incontrare quella che sembrava a tutti gli effetti la scarpa di un bambino. 

 

"No. Non può essere vero."

 

Una sensazione di nausea si impossessó del suo corpo. 

 

Graffió il suolo per cercare di trascinarsi verso il corpo di Kuroo, ma la trave lo aveva imprigionato sotto di sé. 

 

Percepì gli occhi gonfiarsi di lacrime e questa volta non fece nulla per mantenere il controllo. 

 

Appoggió la fronte sul pavimento e cacció un urlo tanto straziante da riecheggiare anche nei campi vicini. 

 

Le macerie gli bloccavano le vie respiratorie, eppure quel dolore non era niente in confronto a ciò che stava provando di fronte a quella vista lacerante. 

 

Chiuse gli occhi nell'istante in cui altri massi si staccarono dal casolare per precipitare verso terra. 

 

Voleva solo risvegliarsi in un mondo dove non aveva appena ucciso la persona migliore che avesse mai conosciuto. 

 

×××××

 

Era impossibile resistere al profumo di legno bagnato che si respirava nel piccolo centro cittadino. 

 

Akaashi avrebbe desiderato passeggiare tra quelle stradine quasi pittoresche in eterno. 

 

Gli edifici dalle facciate in pietra avevano tutti un segno caratteristico che li contrastingueva dalle altre case, che si trattasse dell'entrata o della semplice disposizione delle finestre.  

 

Era così piacevole passare attraverso gallerie in legno, sfiorare le pitture murali e perdersi a contare i passaggi nascosti tra un abitacolo e l'altro. 

 

Si sarebbe fermato volentieri sotto la costruzione in mattoni dove una quindicina di commercianti proponevano prodotti del territorio: dalla carne al pollame, dai formaggi freschi ai vini, dai fiori alle varie spezie. 

 

Passare accanto ai banconi ricchi di pietanze gli mise un certo languorino. 

 

Non si ricordava nemmeno quand'era stata l'ultima volta che aveva consumato un pasto decente. 

 

-Dai, Bo.- Fu Kuroo a sgridare il suo migliore amico, intento a divorare con gli occhi una coscia di tacchino in esposizione. -Sai che non ce la possiamo permettere.-

 

Quella constatazione colpì Akaashi con la stessa cattiveria di un'accolellata alla schiena.

 

Bokuto mise il broncio e si allontanò rassegnato. 

 

Vedere lo scudiero in quello stato lo rattristava più di quanto avrebbe dovuto. 

 

Frugó in tasca alla ricerca di una moneta e si appostó davanti alla bancarella del panettiere lì accanto. 

 

Quando si riunì al gruppo, l'espressione beatificata di Bokuto gli risollevó il morale. 

 

-'Kaashi! Hai comprato una frittella!-

 

Keiji allungó una mano e, senza tante storie, la cacciò in mano al ragazzo. 

 

-È per te, Bokuto-san.-

 

Gli occhi dorati di Koutaro si spalancarono. 

 

-Davvero?-

 

Akaashi annuì fingendo che l'aria meravigliata del ragazzo non gli avesse appena scaldato il cuore. 

 

-Aw! Sei il migliore!- 

 

Bokuto si lanció su di lui e Akaashi ebbe pochi secondi per inspirare un po' di ossigeno prima che le braccia del ragazzo gli stritolassero le spalle. 

 

Keiji era convinto di non sopportare i comportamenti espansivi, ma soffocare nell'abbraccio di Bokuto era sorprendente gradevole. 

 

L'altro si staccò in fretta e Akaashi percepì con dispiacere quella mancanza di calore. 

 

-Tieni.- Disse Bokuto, spezzando a metà il dolce e porgendogliene una parte. -Dividiamola.-

 

In circostanze normali Akaashi avrebbe rifiutato cortesemente, ma pensò che quel gesto dovesse significare molto per lo scudiero e così accettò la sua metà. 

 

-Grazie per la considerazione.- Bofonchió Kuroo, guardando entrambi in cagnesco. 

 

Iwaizumi gli tirò un colpo alla spalla e Akaashi non seppe come interpretare la sua aria divertita. 

 

Kuroo si era comportato come un'estraneo nell'ultima settimana, eppure aveva smesso di prendersela con lui per ogni piccola cosa. 

 

Non iniziava le conversazioni e certamente non lo trattava come un amico, tuttavia non li incolpava più per il lungo viaggio che avevano intrapreso. 

 

Per Akaashi era praticamente una vittoria. 

 

-Perché non chiediamo a quella tipa laggiù?- Propose Iwaizumi, indicando una viandante che passeggiava di fronte alla fontana. 

 

Kuroo seguì il suo dito e rispose con un cenno affermativo. 

 

-Akaashi, mi accompagni? Così lasciamo i due cervelloni ad occuparsi dei rifornimenti.-

 

-Hey!- Protestó Iwaizumi -Guarda che non sono solo tutto muscoli.-

 

-No- Concordó Kuroo -Ma in coppia con Bokuto ti abbassi al livello di Oikawa.-

 

-Questo è meschino.- Brontoló Bokuto, per poi girarsi verso Akaashi -Ho usato meschino nel mondo corretto, vero?-

 

-Sì Bokuto-san, lo hai fatto.-

 

Iwaizumi scosse la testa, affranto. -Non metteteci troppo. E soprattutto, evitate di farvi riconoscere.-

 

Kuroo sollevò il pollice è trascinó Akaashi verso la figura che avevano individuato. 

 

La ragazza aveva i capelli castani tagliati in un caschetto e una frangia altrettanto corta che le nascondeva le sopracciglia. 

 

Gli occhi nocciola risaltavano sopra il lungo abito color miele che richiamava il fiore incastrato dietro l'orecchio. 

 

Sorrise educatamente ai due ragazzi e li salutò con un piccolo inchino. 

 

-Buongiorno. Come posso aiutarvi?-

 

-Salve- Rispose Kuroo -Noi, umh... ci siamo persi. Sapresti indicarci qual è la strada più veloce per arrivare al confine occidentale?-

 

La donna sgranó gli occhi. 

 

-Il confine? Avete intenzione di arrivarci a piedi?-

 

-Abbiamo dei cavalli.- Spiegó -Siamo in viaggio da qualche giorno, ormai.-

 

La ragazza rifletté in silenzio, per poi puntare il dito verso destra. 

 

-Vi conviene costeggiare il muro, se avete paura di sbagliare strada. Vi basta seguirlo per essere sicuri di giungere a destinazione.-

 

Kuroo si voltò verso Akaashi e il ragazzo interpretó il suo sguardo come confusione. 

 

-Il muro, hai detto?-

 

La donna corrugó le sopracciglia, come se la domanda l'avesse colta di sorpresa. 

 

-Grazie per il prezioso aiuto.- Intervenne Akaashi, afferrando Tetsurou per una manica. -Buona giornata.-

 

-Anche a voi...- Mormoró la ragazza mentre li osservava allontanarsi tra la folla. 

 

-Che ti è preso?- Sì lamentó Kuroo, massaggiandosi il braccio indolenzito. 

 

-Avremmo dovuto pensarci fin da subito.- Constató Akaashi. 

 

-Sì può sapere di cosa stai parlando?-

 

-Davvero non conosci il muro? Quanto sai della conformazione di questo territorio?-

 

Kuroo si grattó la massa di capelli scompigliati. -Non me la cavo bene in geografia.-

 

Questo spiegava molte cose. 

 

-L'Aoba Johsai è il cuore dei Cinque Regni- Iniziò Akaashi -Le catene montuose del Fukurodani delimitano il territorio a Nord, mentre ad est il bosco la separa dal Nekoma.-

 

-E a Sud si trova il Karasuno, fin qui ci arrivo anche io.-

 

-Forse ti è sfuggito che il confine meridionale è costituito da una muraglia alta venti volte un uomo di statura media.-

 

Kuroo mormorò un debole "Oh". 

 

-Già. È stata eretta centinaia di anni fa, durante la guerra tra il Regno del Seijoh e il Karasuno. Il suo spessore raggiunge quasi dieci iarde ed è impossibile anche solo pianificare di superarla senza servirsi di uno degli ingressi.-

 

-Ho studiato da autodidatta. Non possiedo una vasta conoscenza in tutti i campi.- Sì giustificó il ragazzo. -Quanti passaggi ci sono?-

 

Se fosse stato così semplice scappare, Akaashi si sarebbe servito prima di quegli ingressi.

 

-Quattro porte in totale. Ma sono sorvegliate giorno e notte da decine di guardie appostate lungo le mura.-

 

Kuroo imprecó sottovoce. 

 

-È per questo che stiamo attraversando l'intero Regno.- Continuò Akaashi -L'unico modo per raggiungere il Karasuno senza tornare sui nostri passi- pessima scelta, considerando che l'esercito reale stava sicuramente setacciando i confini del Nekoma -è aggirare il muro.-

 

-È un viaggio decisamente lungo.- Constató Kuroo -Ma meno rischioso, capisco. È la decisione più saggia. Al Re e alla Regina del Fukurodani non piacerà dover aspettare così tanto.-

 

Akaashi voleva controbattere, ma un movimento fulmineo catturó la sua attenzione. 

 

La sua testa scattò di lato proprio mentre un'ombra indefinita si infilava in una stretta stradina. 

 

Tornó a guardare in avanti e si sentì stranamente turbato. 

 

Era da quando avevano messo piede nel villaggio che il sospetto di essere seguiti gli aveva invaso la mente.

 

Movimenti sinistri e semplici occhiate fugaci lo avevano messo in agitazione. 

 

Si era imposto che la sensazione di essere pedinati fosse solo una paranoia legata alla sua posizione compromettente, ma adesso cominciava a ricredersi.

 

Le voci sulla sua condanna erano giunte così velocemente anche nel Regno del Seijoh?

 

-Hey ragazzi!- Chiamó a gran voce Bokuto, agitando un sacchetto colmo di frutta. -Abbiamo fatto rifornimento!-

 

-Non dare nell'occhio, eh?- Lo canzonó Kuroo, separandosi da Akaashi per affiancare il suo amico. 

 

Keiji si guardò un'ultima volta dietro le spalle prima di seguire i suoi compagni. 

 

Preferiva di gran lunga basare i suoi ragionamenti solo sulla logica, sui fatti reali, e odiava fidarsi del suo istinto. 

 

Perché, il più delle volte, non si sbagliava. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** jump then fall ***


Kenma si risveglió urlando e scalpitando come un forsennato. 

Oikawa tentò di calmarlo cingendogli le spalle, ma fu del tutto inutile. 
Il biondino scacció in malo modo la presa del mago e indietreggió terrorizzato fino a sbattere la schiena contro un albero. 
Aveva la stessa espressione di qualcuno che aveva appena visto un fantasma. 
-Kenma- Lo chiamó piano -Va tutto bene. Sei al sicuro adesso.-
Il ragazzo si guardò attorno irrequieto e Oikawa ipotizzó non avesse ancora realizzato di essere tornato nella foresta. 
Non che avesse mai lasciato il bosco, in ogni caso. 
Toru lo aveva tenuto d'occhio anche mentre la sua mente viaggiava a miglia di distanza. 
-Kenma-chan?- Provó ancora, suscitando in lui una reazione di sorpresa. 
-Stammi lontano.- Gli intimó il ragazzo, fissandolo con gli occhi spalancati. -Sei... sei un mostro.-
-Cosa?- Oikawa si strozzó con la sua stessa saliva -No!-
-Come hai potuto fargli questo?- Sussurró mentre ogni centimetro del suo corpo sembrava irradiare rabbia allo stato puro.
Oikawa scosse freneticamente la testa: - No! I-io...-
-Quello che mi hai fatto vedere... ciò che hai fatto vedere a Kuroo...- Era sul punto di scoppiare a piangere -Sei davvero crudele.-
-Ti avevo avvertito! Ti avevo detto che ci sarebbero state delle conseguenze!-
-Hai ucciso Kuroo davanti ai miei occhi!- Esplose l'altro -Quella notte sarebbe dovuto sopravvivere, e invece l'ho visto morire sotto le macerie!-
-Non è stata colpa mia! Non posso controllare le visioni degli incantesimi di stordimento!-
Kenma si bloccò di colpo. -Cosa?-
-Ogni scenario si adatta alla persona che è stata colpita dal sortilegio.- Spiegó Oikawa -L'incantesimo fruga tra i tuoi ricordi e riporta in vita momenti diversi in base al soggetto.-
Kenma deglutì a vuoto. 
-Ma io non ho mai visto crollare la casa di Kuroo.-
-Questo perché la mia magia è capace di far risorgere anche gli scenari più profondi della tua immaginazione.-
Oikawa addolcì il tono di voce e si avvicinò con cautela al ragazzo. 
-Non ha importanza che i fatti siano accaduti realmente, se la tua fantasia nasconde un terrore molto più profondo.-
-Quindi il tuo incantesimo consiste in questo. Stordisci gli avversari riavvivando le loro paure.-
Toru abbassó il capo e prese un bel respiro. 
Si sentiva trafitto dallo sguardo di Kenma. 
-Non esattamente.-
Non aveva bisogno di alzare la testa per sapere che l'altro lo stava squadrando con un certo sconcerto. 
-Esistono diverse tipologie di magia e un mago è capace di manovrare incantesimi che richiedano solo la sua specializzazione. Ad esempio- Spiegó -Io non potrei mai dedicarmi a malefici che necessitino la magia Elementale.-
Kenma parve ancora più confuso di prima. 
-Non riuscirei a controllare il flusso di un fiume o a muovere delle rocce senza anni di studio e pratica. È praticamente impossibile che uno stregone appartenente ad un'altra classe impari a gestire un tipo di magia diverso da quello attribuitogli alla nascita. Questo però non significa che non ci siano formule o malíe praticabili indipendentemente dal tuo rango.-
-Quindi esistono- Kenma scosse la testa, frastornato -più specie di maghi?-
Oikawa si sarebbe attribuito un nominativo diverso, ma annuì. 
-E tu... tu cosa saresti? Un mago della luce? O sei specializzato nella magia illusoria?-
Si era tenuto quell'informazione per sé proprio perché non aveva intenzione di allarmarlo, ma ora non poteva più girarci intorno. 
-Nessuna delle due. Non possiedo magia Bianca e la seconda non esiste nemmeno.-
-E allora quale...-
-Magia Rossa.- Sputó fuori tutto d'un colpo. 
Kenma inarcó un sopracciglio: -Magia Rossa? Non è quella che manovra i sentimenti?-
Oikawa si morse la lingua. 
-Non tutti i sentimenti.-
La realizzazione colpì Kenma nell'esatto istante in cui le sue pupille si ristrinsero in due fessure. 
-No...- Soffió in un sussurro. 
Toru distolse lo sguardo. 
-L'incantesimo con cui vi ho colpito non stordisce gli avversari riavvivando una semplice paura.-
-No.- Ripeté Kenma, premendo la schiena contro il tronco come se volesse nascondersi dentro di esso. 
-La magia Rossa è una categoria intermedia che completa la triade assieme a quella Bianca e Nera. È una sorta di sintesi tra il bene ed il male e per questo non può essere definita buona o cattiva.-
Kenma era a corto di parole, così Oikawa proseguì: -L'incantesimo di stordimento ti ha fatto vivere uno scenario in grado di paralizzarti coinvolgendo la... la persona di cui sei innamorato. La Magia Rossa è quella della passione.-
Kenma si lasciò sfuggire un lamento che soffocó in fretta. 
Scosse la testa quasi volesse scacciare tutti i suoi brutti pensieri e si coprì il viso con entrambe le mani. 
-Mi dispiace.- Disse sinceramente Oikawa. -Avrei dovuto spiegarvelo prima.-
-Non...- Balbettó Kenma, allontanando i palmi dagli occhi. -Non dire altro. Ti prego.-
Toru richiuse la bocca anche se avrebbe voluto protestare. 
Il biondino si accasció sulle radici e avvolse la braccia attorno alle ginocchia. 
-Tutto questo è incredibilmente spietato.-
Oikawa gli concesse un po' di tempo prima di muoversi e sedersi al suo fianco. 
-La mia magia?-
-L'amore.- Lo corresse il più piccolo. -Ecco perché non ho mai voluto averci a che fare.-
Le labbra di Toru si inclinarono in un sorriso. -Categoria intermedia, eh? A volte sono convinto che la Magia Rossa sia più perfida di quella Nera.-
Kenma seppellì il volto tra le braccia e per un po' rimasero entrambi in silenzio. 
Oikawa era bravo a confortare gli amici, ma non sapeva praticamente nulla del ragazzo che aveva accanto. 
Desiderava risollevargli il morale, ma conosceva lui stesso quanto fosse difficile smettere di struggersi per amore. 
-Hai imparato questo incantesimo su un libro? Oppure te lo hanno insegnato?-
Quella domanda improvvisa lo lasciò piuttosto interdetto. 
-Un libro. Sono stato costretto ad apprenderlo per...- Si interruppe e la spiegazione gli morì in gola. -Non ha importanza. Non mi piace usarlo sulle persone. Con Kuroo è stato un grave errore.-
-Perché hai ceduto alla sua provocazione?-
-Sono orgoglioso. Ma anche molto insicuro.- Non aveva idea del perché si stesse aprendo con uno sconosciuto, ma ormai non riusciva più a frenarsi. -Non sopporto chi mette in discussione il mio potenziale.-
-Come mai?-
Toru sorrise, stanco. -Perché sono il primo a farlo.-
Kenma annuì, anche se Oikawa non era convinto che la sua spiegazione avesse molto senso. 
-Non raccontare niente a Kuro.-
Non era scontato? 
-Non lo farò. Ma penso ancora che voi due abbiate un assoluto bisogno di parlare.-
Kozume sospiró abbattuto e Toru lo interpreto come un sì. 
-Ragazzi?-
I due sussultarono e si voltarono all'unisono. 
Quattro paia di occhi li scrutavano con perplessità.
Si rimisero entrambi in piedi e Oikawa si spolveró il mantello dal terriccio. 
-Allora? Siamo sulla strada giusta?-
-Sì...- Iwaizumi si guardò attorno, sempre più confuso. -Dove sono i cavalli?-
Oh. 
Il mago imitó il compagno e mandó giù il groppo alla gola. 
Tra gli alberi non c'era nemmeno l'ombra di qualche macchia scura.
Cazzo. 
-Ahem- Si schiarì la gola. -Cavalli?-
-Sì. Cavalli.- Ripeté Kuroo, assotigliando gli occhi. -Dove sono?-
Oikawa si grattó la massa castana e sentì Kenma stringersi al suo fianco. 
-Dunque. Ottima domanda.-
Due mani gli afferrarono il colletto e i piedi del ragazzo si staccarono da terra. 
-Lazykwawa...- Lo minacció Hajime, stringendo la presa sul tessuto. -Non dirmi che hai perso di vista l'unico motivo per cui siete rimasti qui.-
Oikawa stava sudando freddo, ma ebbe comunque la faccia tosta di rispondergli a tono. 
-Sai, potrei quasi trovare questa situazione accattivante, se non fossi sul punto di staccarmi il collo a testate.-
Iwaizumi liberó il mago con uno strattone e il suo sguardo si fece ancora più furioso. 
-Non ci posso credere!-
-Già, nemmeno io.- Intervenne Kuroo, alternando lo sguardo sui due colpevoli. -Siete riusciti a perdere tre cavalli!-
-Rilassati, Kuro.- Borbottó il biondo. -Non possono essere scappati tanto lontano.-
-Kenma ha ragione.- Intervenne in loro favore Bokuto, appoggiando una mano sulla spalla del suo migliore amico. -Saranno sicuramente nei dintorni.-
Oikawa cercò sostegno anche in Akaashi, ma il corvino sembrava più preoccupato di tutti loro messi assieme. 
No, era troppo spaventato perché potesse trattarsi solo della scomparsa dei cavalli. 
-Aka-chan?- Chiamó intimorito. -Tutto bene?-
Il ragazzo scosse la testa e continuò a guardarsi attorno con agitazione. 
-Siete sicuri che i cavalli non siano stati rubati?-
Oikawa sbatté le palpebre. 
-Cosa?- Lo precedette Iwaizumi. -Perché dici così?-
-Non lo so.- Keiji alzó le spalle. -Ho la sensazione che qualcuno ci stia seguendo.-
-Sei troppo paranoico.- Azzardó Iwaizumi, ma Oikawa riconobbe dal suo tono che era altrettanto teso. 
Akaashi tornó a concentrarsi sul resto del gruppo. -Sì, forse hai ragione.-
-O forse non ti sbagliavi.- 
Gli occhi furono tutti puntati su Kenma. 
Il ragazzo gettó una fune rovinata ai loro piedi. 
-Akari e Uma erano liberi di pascolare, ma Inu era stato legato ad un albero. Qualcuno ha tagliato la corda.-
Akaashi si inginocchió per studiare il taglio mentre Kuroo imprecó. 
-Forse si è solo strappata.- Ipotizzó Bokuto. -Era una corda vecchia, dopotutto.-
-No.- Lo bloccó Akaashi, raddrizzando la schiena. -Riconosco il taglio di un coltello quando lo vedo.-
-Allora cosa possiamo fare?-
La domanda di Bokuto non ricevette risposta perché la lama di un pugnale sfioró di una spanna la testa del ragazzo. 
Lo scudiero si spostó giusto il necessario perché l'arma si conficcasse nel terreno. 
Non fecero in tempo a riprendersi che un secondo fischio perforó le loro orecchie. 
Oikawa distese istintivamente il palmo è una barriera semitrasparente si materializzó davanti al gruppo, impedendo al pugnale di affondare nel petto di Akaashi. 
Il mago abbassó le braccia e la lama cadde al suolo con un leggero tonfo. 
Riconobbe la punta particolarmente corta e poco affilata di un kunai, con l'impugnatura avvolta in bende ingiallite e un piccolo anello attaccato alla fine.
Era lungo quanto una mano e Oikawa sapeva che, pur non nascendo per essere lanciato, era un'arma facile da controllare e capace di provocare ferite critiche.
-Che diavolo sta succedendo?- Chiese Kuroo, guardandosi sfrenatamente attorno. 
Un altro sibilió acuto li avvertì in anticipo del colpo successivo. 
Questa volta, Oikawa riuscì ad ereggere lo scudo magico solo quando il kunai si trovó a pochi millimetri dal naso di Iwaizumi. 
-Iwa-chan!- Esclamó impaurito, allontanando velocemente la punta affilata dalla guardia. 
-Sto bene.- Borbottó il ragazzo, sguainando la spada dal fodero. 
-Siamo sotto attacco.- Constató Akaashi, armeggiando con la cintura per stringere l'elsa della sua lama. 
Il terzo lancio avrebbe centrato il bersaglio, se Bokuto non avesse deviato la traiettoria colpendo il pugnale con la sua spada. 
Kenma si chinó a terra e, raccolto il kunai, lo posizionó davanti a sé per difendersi. 
Si ristrinsero spalla contro spalla in un cerchio deforme e presero a girare in senso orario. 
Ognuno di loro stava impugnando un'arma mentre gli occhi scrutavano selvaggiamente qualunque movimento nella penombra degli alberi. 
Per un paio di minuti, però, non si fece vivo nessuno. 
Oikawa piegó le dita delle mani verso l'interno e un'aura rossastra gli circondó i palmi. 
Era pronto ad attaccare in qualunque momento. 
L'occasione perfetta si presentò quando notò che le foglie di un cespuglio si stavano muovendo senza seguire la direzione del vento. 
Fletté l'avambraccio e una scarica elettrica si liberó dalla sua mano per colpire la pianta. 
Un pigolìo acuto gli suggerì che non poteva essere stato il nemico ad emettere quel suono. 
Una creaturina non più grande di un cane balzó fuori dal suo nascondiglio e lo fissó indignata. 
Le orecchie si piegarono e gli occhi ambrati si restrinsero nell'istante in cui la volpe percepì il pericolo. 
Il manto color ruggine ricordava vagamente ad Oikawa un campo di grano. 
Pensó che fosse una sfumatura insolita per quella tipologia di animale, ma non vi si soffermó molto.
Scacció la volpe con un gesto della mano e riprese a guardarsi attorno con circospezione. 
Ancora nessuna traccia di chi aveva tentato di assassinarli. 
-Dite che si sono ritirati?- Suggerì Kuroo. 
Oikawa non era così ottimista. 
Sentì che Bokuto, al suo fianco, si era sciolto dalla sua posizione rigida. 
-Hey!- Salutó allegramente la piccola volpe che si era avvicinata con cautela, annusando l'aria in cerca di minacce. 
Le unghie ricurve si conficcarono nel terreno sfiorando di poco uno dei kunai.
Oikawa fece appena in tempo a scorgere un luccichio malvagio negli occhi canini che la lama affilata stava già per recidere la gola del ragazzo. 
Lo scudo creato in pochi secondi da Oikawa si infranse e il pugnale rotoló ai piedi di Bokuto. 
Koutaro fissó esterrefatto l'arma del delitto e sollevó lentamente lo sguardo sull'essere che aveva davanti. 
Dove una volta si trovava un'amichevole volpe selvatica, ora si stagliava un giovane ragazzo dall'aria spensierata e disinvolta. 
I capelli dorati erano pettinati sul lato destro lasciando intravedere un sottosquadro scuro come le sopracciglia. 
Gli occhi socchiusi e leggermente cadenti passarono in rassegna l'intero gruppo, soffermandosi sul mago. 
Un sorrisetto compiaciuto si fece largo sul suo viso. -Troppo lento, eh?- 
Oikawa fece per aprire la bocca, ma il ragazzo gli aveva già dato le spalle. 
Bokuto si riprese dallo shock e allungó una mano per tentare di catturarlo, ma lo sconosciuto sfuggì magicamente alla sua presa. 
Toru osservó inorridito le imponenti spalle del ragazzo piegarsi su sé stesse e assumere, assieme alla schiena, una forma ricurva. 
L'assassino cadde sulle proprie ginocchia che, nel frattempo, si erano rimpicciolite fino a raggiungere le dimensioni di un ramoscello. 
Il ciuffi si arruffarono fino a ricoprirgli l'intero volto e peli ramati iniziarono a crescere lungo il resto del corpo. 
Le orecchie si appuntirono e il naso si allungó finché anche faccia non assunse una forma affusolata.
In una manciata di secondi, il ragazzo era tornato ad essere una volpe e i sei ragazzi non poterono fare altro che assistere impotenti alla sbalorditiva trasformazione. 
La creatura scodinzolò con fare provocatorio dinnanzi al gruppo e saltellò allegramente tra gli alberi fino a mimetizzarsi con la natura.
-Cosa...- Balbettò Bokuto, senza staccare gli occhi dal punto in cui l'animale era scomparso -Cos'è appena successo?-
Kenma scosse la testa. -Non...-
-Cha cazzo!- Imprecò Kuroo, pestando un piede per terra -Ma perchè sempre a noi?-
-Oikawa-san- Chiamò Akaashi, la voce tesa -Era un mago?-
Toru scosse la testa poco convinto. -Non ne sono sicuro, ma penso si trattasse di una kitsune.-
-Lo spirito della volpe.- Tradusse Iwaizumi. 
-Quindi è un mutaforma.- Concluse Akaashi, stringendo la presa sull'elsa della spada.
Oikawa annuì e tornò a concentrarsi sul paesaggio che aveva davanti. -Un essere dotato di poteri sovrannaturali grazie ai quali riesce a cambiare aspetto a proprio piacimento e assumere sembianze umane.-
-Ci hanno rubato i cavalli e siamo inseguiti da una volpe assassina. Sul serio, potrebbe andare peggio di così?- Chiese Kuroo.
-Sì.- Rispose Kenma, indicando uno spazio tra due alberi -Le volpi potrebbero essere due.-
-Tre.- Lo corresse Iwaizumi, gli occhi puntati verso una fila di cespugli. 
Oikawa alzò gli occhi al cielo e preparò una scarica di magia sul palmo.
-Certo che potresti startene zitto, una volta tanto.-
Kuroo serrò la mascella. 
La prima ad attaccare fu la kitsune dal manto grigiastro che si era nascostra dietro due pini.
Corse loro incontro ad una velocità allarmante e si tirò su due zampe, mutando in fretta il suo aspetto.
Un arto si allungò prima del resto del corpo e le dita prensili afferrarono uno dei coltelli disseminati sul territorio.
Il mutaforma scagliò l'oggetto in direzione di Kenma, ma il colpo fu intercettato dal fendente di Akaashi.
-Grazie.- Mormorò il biondino, sfoderando di nuovo il pugnale. 
Ma era già troppo tardi: il nemico era scomparso dalla loro visuale proprio come la volpe dal pelo dorato.
-Secondo voi ce ne sono alt-
-No!- Fu Bokuto ad interrompere Kuroo -Non dirlo!-
La terza volpe, invece, era facile da confondere con il suolo a causa del manto color castagna.
Le pupille allungate squadrarono i presenti con scetticismo e, forse, fastidio.
Continuò ad aggirarsi furtivamente tra un cespuglio e l'altro, quasi fosse annoiata dalla situazione.
Forse stava solo creando un diversivo.
La conferma gli giunse quando un misterioso scricchiolio costrinse Oikawa ad alzare il mento.
La seconda kitsune, dopo aver assunto sembianze umane, si era arrampicata silenziosamente sull'albero vicino per prendere meglio la mira.
Doveva assolutamente intervenire, ma da quella posizione non era sicuro che l'incantesimo avrebbe avuto effetto.
Sotto l'assassino stava combattendo Akaashi, impegnato a roteare la spada per non far avvicinare la terza kitsune.
Il nemico sollevò il braccio per caricare il colpo e Oikawa comprese di non avere più tempo per indugiare.
-Aka-chan!-
Puntò la mano contro Keiji mentre i suoi occhi si mescolarono con quelli del ragazzo a cavalcioni sul ramo.
Il grigio tempesta delle pupille assunse lentamente una sfumatura rubino e la kitsune si paralizzò.
Il corpo ineme si sporse in avanti e il mutaforma precipitò a terra.
Akaashi si spostò di lato e la caduta venne attutita dalla coperta di foglie.
Oikawa potè esaminare il corpo tonico del ragazzo mentre questi si rimetteva in piedi barcollando.
Aveva la stessa e identica fisionomia della prima kitsune che avevano affrontato. 
L'unica differenza stava nei capelli, una frangia di un grigio spento spostata sul lato sinistro della fronte.
Indossava una camicia logora e un paio di calzanti consumati.
Akaashi gli puntò la spada alla gola, ma il mutaforma non reagì.
Si mosse deciso verso il moro e Keiji strinse la presa. -Non un altro passo.-
La battaglia si era fermata e gli occhi di tutti i presenti erano fissi su quella strana accoppiata.
-Lascialo fare.- Intervenne Oikawa, separandosi dal resto del gruppo. -L'ho stregato con un incantesimo.-
Akaashi si fidó abbastanza da abbassare la lama e permettere al ragazzo di avvicinarsi. 
La kitsune sbatté le ciglia e spalancó gli arti superiori. 
-Ah-umh, Oikawa-san?- Balbettó Akaashi quando l'altro ragazzo si appese con forza al suo braccio. 
-Che sta succedendo?-
Lo spirito non sembrava intenzionato a mutare forma o a scollarsi da lui.
Oikawa sfoggió uno dei suoi migliori sorrisi vittoriosi: -Mai sentito parlare di Cupido?-
Non c'era più traccia delle altre volpi, così Kuroo si concesse di abbassare la guardia. 
-Parli della fatina dotata di arco e frecce giocattolo?-
Toru ruotó gli occhi al cielo: -Sì, lui.-
-Oikawa-san.- Lo chiamó Akaashi, la voce improvvisamente seria. -Se è davvero quello che penso, non è divertente.-
-Allora la prossima volta ti lascerò girovagare per il bosco senza testa.-
Bokuto corrugó la fronte, alternando lo sguardo tra i due ragazzi. -Perché la kitsune si comporta in maniera strana?-
-Magia d'amore.- Spiegó Kenma, scambiandosi una rapida occhiata con il mago. -Suppongo abbia maledetto il ragazzo obbligandolo ad infatuarsi di Akaashi.-
Quest'ultimo cercò inutilmente di liberare il braccio dalla morsa fatale e sbuffó scocciato. -Era proprio necessario?-
-Il tuo nuovo amico si è invaghito nella prima persona parataglisi davanti agli occhi.- Spiegó Oikawa, senza nascondere una punta di divertimento. -Che, guarda caso, coincide con il nome della sua tentata vittima.-
Il mutaforma rimase perfettamente impassibile senza dare alcun segno di turbamento.
Kuroo lasciò cadere il braccio lungo il fianco e scoppiò in una fragorosa risata.
-Hey, simpaticoni!- Chiamò a gran voce, girandosi verso il lato opposto della foresta. -Quale sarà la prossima mossa ora che abbiamo il vostro amico?-
Per un lungo minuto non ottennero alcuna reazione.
Poi ci fu un fruscio di foglie e la volpe marrone spuntò fuori da uno dei cespugli.
In pochi secondi, l'animale venne affiancato dalla prima kitsune che assunse le sembianze del ragazzo dal ciuffo dorato.
Il complice impiegò un po' più di tempo a trasformarsi ma, lentamente, al posto della volpe comparve un giovane dall'espressività vuota.
Si pettinò nervosamente i capelli scuri, cercando di appiattire le poche ciocche che sporgevano disordinate in cima alla testa. 
Divise poi la frangia centrale in due metà, scoprendo un paio di occhi stretti dall'insolita sfumatura giallognola.
Le sopracciglia sottili si distesero in una maschera piatta e apatica.
-Ridateci Osamu.- Ordinò il ragazzo biondo, con un tono determinato e autoritario.
-Abbassarei un po' la cresta, se fossi in te.- Suggerì Iwaizumi -Abbiamo noi il coltello dalla parte del manico.-
Il giovane assotigliò gli occhi, minaccioso. -Ne siete sicuri?-
La kitsune al suo fianco, che stava armeggiando distrattamente con un kunai, strinse la lama tra due dita e piegò il polso, come se fosse sul punto di scagliarlo.
-Non sono un esperto di Magia Rossa- Proseguì l'altro -Ma penso sia sufficiente eliminare il tipo imperturbabile per spezzare l'incantesimo.-
Oikawa si sentì improvvisamente esposto.
-Puoi provarci- Disse Kuroo, sotto lo sguardo indignato di Akaashi -Ma rischeresti di colpire anche il tuo compare. E' tuo fratello, vero?-
Le labbra del nemico si trasformarono in una linea fine.
-Okay. Diteci cosa volete.-
-I nostri cavalli. Ci lascerete un lungo vantaggio e non correrete al nostro inseguimento. Nessuno di noi vi denuncerà alle autorità e ognuno continuerà per la sua strada.-
-Come sappiamo di poterci fidare?-
-Non potete- Disse semplicemente Kuroo -Cosa siete, ladri? Mercenari?-
-Nessuno dei due.- Ringhiò l'altro, a denti stretti. -Combattiamo contro la corruzione dei potenti e restituiamo ai poveri ciò che è di loro diritto.-
-Ohh, benefattori. Certo.-
-Non vi devo alcuna spiegazione.-
-Sentite, nemmeno noi abbiamo la garanzia che non ci tradirete. Perchè dovremmo mentirvi?-
Il mutaforma riflettè in silenzio. 
Il suo compagno lanciò un intenso sguardo ad Osamu e si voltò verso l'altra volpe senza aggiungere nulla.
Oikawa si morse nervosamente il labbro inferiore e cercò di intromettersi, ma Iwaizumi lo precedette: -Allora? Abbiamo un accordo?-
Il fratello cedette in un sospiro sconsolato: -Affare fatto.-
-Bene. Riconsegnateci quello che ci avete rubato.- Ordinò Kuroo, che sembrava trovarsi a suo agio a svolgere il compito di intermediario.
Il biondo fece un cenno al compagno e quest'ultimo si allontanò correndo verso il cuore della foresta.
Kenma crollò per primo accanto ad un albero e incrociò le braccia.
Subito dopo venne imitato da Iwaizumi e Kuroo, mentre Bokuto non smise di sorvegliare apprensivamente Akaashi anche tenendosi a debita distanza.
Oikawa si inginocchiò per terra e si passò una mano sul collo.
L'ultima volta che si era servito di una magia del genere era rimasto stordito per un giorno intero.
Rilassò le spalle e sentì che la scarica di adrenalina si stava gradualmente pacando.
Dopo una vera e propria eternità, i tre stalloni fecero capolino tra gli alberi trainati dal ragazzo castano.
Si tirarono tutti in piedi, Oikawa compreso, e attesero in silenzio.
Senza dire una parola, la kitsune mollò la presa dalle staffe dei cavalli e indietreggiò fino a posizionarsi accanto al suo compagno.
-Grazie, Suna.- Bisigliò il biondo, per poi rivolgersi al resto del gruppo: -Soddisfatti?-
-Pienamente.- Lo provocò Kuroo, accarezzando dolcemente il manto di Inu.
La kitsune si limitò a squadrarlo con astio.
-Ora dateci Osamu.-
Kuroo gli regalò un sorriso falso e sollevò il mento. -Con piacere. Oikawa?-
Il mago impallidì e si sentì sprofondare nel terreno.
Non ricevendo risposta, il ragazzo continuò ad insistere: -Puoi scogliere la magia.-
Toru chiuse gli occhi e si portò nervosamente un ciuffo dietro l'orecchio.
Non aveva il coraggio di incrociare lo sguardo di nessuno dei presenti.
-Oi, Trashikawa- Lo spronò Iwaizumi -Che succede?-
-Mhh...- Sussurrò con un filo di voce, fingendosi preso ad osservarsi gli stivali. -Potrebbe esserci un piccolo problema.-
Nell'intera foresta calò il silenzio.
-Che tipo di problema?- Chiese Iwaizumi, e Oikawa sapeva fosse sul punto di esplodere.
-Si tratta di un incantesimo a tempo.-
Iwaizumi borbottò una serie di parolacce che avrebbero fatto accaponare la pelle a chiunque.
-Cosa significa?- Si intromise il ragazzo biondo.
-Che il sortilegiò svanirà solo dopo un determinato periodo, ho ragione?- Dedusse Kuroo.
Oikawa annuì distrattamente. -Sarà solo questione di qualche ora, però... prima di allora non ci sarà concesso lasciare la foresta.-
-Che cosa?- Sbottò la prima kitsune, avanzando minacciosa verso di loro. -Non erano questi i patti!-
Iwaizumi sfoderò la spada e Oikawa richiamò istintivamente una scintilla di magia sulle dita, ma Suna lo bloccò appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Atsumu.-
Il ragazzo si liberò con uno strattone, ma non osò muoversi oltre.
-Ci hanno fregato!-
-Non penso avessero intenzione di imbrogliarci.- Disse invece l'altro, calmo. -Anche loro adesso sono vincolati dall'accordo.-
Atsumu digrignò i denti e tornò indietro di qualche passo. -Maledizione!-
-Questo significa che Akaashi sarà incollato a quell'ameba fino a sera?- Squittì Bokuto.
Keiji sospirò e, rassegnato lanciò un'occhiata impassibile al ragazzo appeso al suo braccio.
-Se prova a baciarti puoi sempre prendertela con Oikawa.- Suggerì Kuroo.
-Non lo farà.- Decretò Bokuto, fingendo di trovare la situazione divertente nonostante il tono di voce teso. -Non lo farà, vero?-
Oikawa si strinse nelle spalle.
-Divertente.- Ironizzò Atsumu.
-Tragicomico.- Si unì Kuroo, appoggiando la fronte sul fianco del suo cavallo.
-Solo tragico.- Lo corresse Akaashi, impassibile.
Osamu, lo sguardo perso nel vuoto, incastrò la testa nell'incavo della sua spalla e il ragazzo sussultò infastidito.
-Quanto manca?- Scattò disperatamente Bokuto. 
-Sempre qualche ora, Bo-chan.- Tagliò corto Oikawa. -Chi ha fame?-
Tutte le teste di voltarono verso di lui con la stessa espressione seccata.
Il vento che muoveva le chiome degli alberi era assordante in confronto a quel silenzio spettrale.
Il magò scrollò le spalle e si allontanò dal gruppo. -Beh, io ho fame.-
-Non ci siederemo attorno al falò con le persone che hanno tentato di assassinarci fino ad un'ora fa.- Affermò Kuroo, sollevando un coro di assensi.
Atsumu alzò una mano, come se volesse prendere la parola: -In realtà, se fossi in voi, non lo farei nemmeno io.-
-Perfetto.- Parlò tranquillamente Oikawa -Significa che mi guarderete mangiare.-
Qualcuno dei presenti si mosse sul posto, agitato.
-Anche io ho fame!- Si lamentò Bokuto, abbandonando la sua posizione per affiancare il mago.
Kenma si alzò da terra e, lentamente, si incamminò nella loro direzione.
Iwaizumi scosse la testa e chiamò l'ultimo del gruppo con un cenno. -Coraggio, qualcuno dovrà tenere d'occhio l'ostaggio.-
-Non scapperà di certo.- Ironizzò Kuroo, spostandosi però dal fianco del suo cavallo per raggiungere la guardia.
I due ragazzi si sistemarono ai lati della povera vittima con l'intento di scortare Akaashi verso la zona meno fitta della foresta.
Oikawa notò che nessuna delle due kitsune aveva staccato gli occhi da Osamu neanche per un secondo.
-Quindi?- Domandò senza mascherare l'irritazione nella sua voce. 
Atsumu e Suna si fissarono, sgomenti.
-Cosa?- Fece il primo.
Oikawa indicò i suoi compagni, rimasti in silenzio in attesa della sua prossima mossa.
-Volete starvene qui?-
-Non ci stai seriamente invitando a cenare con voi, vero?- Domandò Atsumu -Non puoi essere così stupido.-
-Non sono stupido.- Controbattè l'altro, sentendosi profondamente offeso. -Sono ospitale e affamato.-
Il biondo scoppiò in una risata falsa alla quale il suo amico decise di non unirsi.
-Voi...- Sghignazzò divertito -Voi siete... siete davvero un branco di imprudenti, eh?-
-Hey!- Protestò Bokuto -Solo perchè possediamo tre cervelli funzionanti su sei, non significa che avete il diritto di sminuirci.-
-Guarda che tu non rientri nella categoria funzionanti.- Gli ricordò Iwaizumi.
Atsumu rilassò la faccia e sorrise cordialmente: -Ahh, non era mia intenzione offendervi. Accettiamo l'invito.-
-Davvero?- Si lasciò sfuggire Suna.
-Certo!- Il sorriso di Atsumu si fece ancora più largo -Sarà sicuramente una storia da raccontare!-
Sembrava quasi che il suo amico si stesse trattenendo dal tirargli una gomitata sulle costole.
-E poi, hanno mio fratello. Sai come si dice, no? Conosci il tuo nemico.-
-Tch.- Grugnì Iwaizumi.
Toru non poteva dargli torto, quindi si limitò a voltargli le spalle e ad incamminarsi verso gli ultimi raggi di sole.
Non era un amante delle lunghe chiacchierate attorno ai falò, ma si prospettava senz'altro una serata memorabile.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** the best day ***


Alla corte di Fukurodani, Akaashi era ammirato per la sua compostezza e lodato per la sua capacità di sopportazione.

Non gli era facile trasmettere gioia o conforto, eppure ascoltava pazientemente i problemi degli altri mettendo da parte i propri.

Non si era mai lamentato delle eterne chiacchierate con Bokuto - come se avrebbe mai potuto rifiutare il sorriso per cui sarebbe andato in capo al mondo - né gli dispiaceva venire escluso dalle conversazioni.

Il suo atteggiamento consisteva in un'annoiata disposizione assunta nei confronti di fatti o persone che era costretto a tollerare.

Ma dopo l'ennesimo abbraccio capace di bloccargli la circolazione sanguigna pensó che, forse, reprimere una sana dose di lamenti non era stata la scelta migliore per il suo benessere emotivo.

Sospirò sofferente e si sistemó meglio sul tronco per evitare che le braccia di Osamu gli frantumassero le costole.

Aveva trascorso gran parte della serata alla ricerca di una soluzione al suo problema senza però venirne a capo: cosa potevano fare? Legare il ladro ad un albero? Nessuno di loro avrebbe considerato un'opzione tanto crudele.

Tranne Oikawa, forse.

Osamu, in quelle condizioni, non rappresentava certo una minaccia; quindi Akaashi non doveva fare altro che subire in silenzio quella tortura.

-Come funziona?-

Fu Atsumu a rompere l'imbarazzante silenzio che si era creato tra di loro.

-L'incantesimo.- Specificò, allungando un dito verso suo fratello. -Hai tipo... trasformato Osamu in una cozza?-

Oikawa sorrise divertito mentre si portava la borraccia di cuoio alle labbra. -Mai sentito parlare del cuculo?-

Kenma si mosse al fianco di Akaashi, improvvisamente disinteressato al rompicapo con cui si stava intrattenendo da più di un'ora.

Kuroo si era sistemato accanto al suo migliore amico, completando il piccolo semicerchio che divideva il gruppo dagli altri due banditi.

-L'uccello?- Atsumu sollevò un sopracciglio e persino Suna parve attratto dalla conversazione.

Oikawa annuì. -Depone le uova nel nido di specie diverse e lascia che siano quest'ultime ad occuparsi dei piccoli. Quando i cuculi crescono, sono in grado di riconoscere i loro simili pur non avendoli mai visti prima.-

-Sei anche un etologo. Interessante.- Commentò il biondo. -E irrilevante.-

-In altre specie di uccelli, invece- Proseguì il mago -Il pulcino apprende le caratteristiche fisiche della sola madre mostrando segni di paura quando si avvicina un oggetto estraneo. Questo processo si può manipolare, ad esempio, dando l'opportunità al piccolo di osservare solamente un uomo in modo che, identificatolo come la propria madre, si rifiuti di avvicinare altri individui simili.-

Oikawa si pulì la bocca sul retro della mano e depositò la borraccia ai suoi piedi.

-Si potrebbe dire che avviene un fenomeno di questo tipo anche con il mio incantesimo. La magia ha creato una sorta di... uh, "finestra" temporale durante la quale il sistema nervoso di tuo fratello continua a visualizzare l'immagine di chi ha riconosciuto come vero amore.-

Strizzò l'occhio ad Akaashi, ma il secondo era troppo stanco per cedere alla provocazione.

-Quindi può sentirci.- Si intromise sorprendentemente Suna.

Oikawa guardò negli occhi il ragazzo che aveva parlato e la forma affusolata ricordò ad Akaashi la pupilla di un serpente.

-Beh, sì. Ma non può capire il significato delle nostre parole. Francamente, in questo momento non penso si ricordi nemmeno il suo nome.-

Suna non aggiunse altro, ma lanciò ad Akaashi uno sguardo che gli fece raggelare il sangue nelle vene.

-Bel trucchetto- Ammise Atsumu -Ne hai altri in serbo per questa serata?-

Toru si portò una mano al petto con fare drammatico.

-Colpirvi alle spalle? Che fine ha fatto la fiducia reciproca?-

-Non c'è mai stata.- Sputò la kitsune, cominciando a perdere le staffe. -E non ci sarà mai.-

-Ti ricordo che abbbiamo stretto un patto.- Sbuffò Iwaizumi, irritato quanto lo stregone.

-Si tratta di una tregua dopo la quale ognuno andrà per la sua strada. Non scendiamo a patti con dei privilegiati come voi.-

-Lo sai, è già la seconda volta che ci accusi di trovarci in una situazione più agiata della tua. Per chi ci hai preso? Ti sembriamo forse aristocratici di qualche tipo?- Sbuffò Kuroo, sollevando un lembo del suo mantello strappato. -Credi che sia la cappa di una famiglia nobile?-

-Oh, perfavore!- Frignò il biondo -Gli abiti della fatina valgono di più di quanto potreste ricavare consegnando me e Suna alle autorità.-

-Hey!- Scattò Oikawa, puntando una pezza cucita appena sopra il cuore -Per tua informazione, questo è-

-Lo stemma della famiglia reale, lo so.- Venne interrotto -Mi domando quali servigi ti siano costati un tale favore.-

Oikawa aprì la bocca per protestare, ma Atsumu si era già alzato e aveva iniziato a muoversi lentamente sul posto, senza mai superare la distanza di sicurezza che si erano imposti.

-Fammi indovinare- Riprese -Forse i tuoi genitori ti amavano, ma ti sentivi sfruttato solo per i tuoi poteri. Sei cresciuto per strada, discriminato da chiunque ti stava attorno, fino a quando non ti sei imbattuto in un reale.-

Akaashi vide che la rabbia di Oikawa si stava lentamente spegnendo.

-Da quel giorno la tua vita ha preso una svolta positiva perchè finalmente potevi renderti utile per qualcuno di importante. O, perlomeno, per qualcuno in grado di fornirti un tetto sopra la testa. Hai leccato il culo al re per anni solo per continuare a vivere nel lusso.-

-Adesso basta.- Scattò Iwaizumi, prendendo le difese del ragazzo immobile. -Non hai neanche la vaga idea di cosa abbia dovuto passare.-

-Va tutto bene, Iwa-chan.- Disse il mago, stranamente calmo.

-No!- Gli rispose l'altro, brusco -Non va affatto bene! Questo parassita non dovrebbe permettersi di insinuare certe cose.-

-Lo sai che non ha tutti i torti.-

Iwaizumi ammutolì, senza però staccare gli occhi dalla kitsune.

-E' per questo che ci avete attaccati. Avete visto lo stemma dell'Aoba Johsai e ci avete scambiato per dei funzionari del re.- Intuì Oikawa.

-Non solo. Osamu ha seguito alcuni di voi dentro al villaggio e vi ha sentito confabulare su una certa decisione saggia che non sarebbe piaciuta al Re e alla Regina del Fukurodani.-

Quelle parole non gli erano per nulla nuove.

Ecco chi era stato a pedinarli fino alla piazza.

Akaashi spostò lo sguardo su Kuroo che sollevò le mani in segno di resa: -Non sapevo che un gruppo di assassini fosse in ascolto.-

-Per l'ultima volta- Ringhiò Atsumu, scocciato -Non siamo asassini, ladri o banditi. Volevamo semplicemente appropriarci dei vostri cavalli e tagliare la corda, ma ci avete scoperto e siamo dovuti intervenire prima dell'arrivo di rinforzi.-

-Amico.- Kuroo scosse la testa, confuso -E' esattamente quello che farebbe un ladro.-

-Se non siete stati inviati qui dal Re, allora chi siete?- Domandò Suna.

-Ottima domanda.- Lo canzonò Oikawa. -Magari potevate farcela prima di usare contro di noi il vostro smisurato repertorio di coltelli.-

-Fuggitivi.-

Tutta l'attenzione si spostò su Kenma.

-Fantastico.- Sospirò Oikawa.

-Cosa?- Fece lui -Sono ricercati tanto quanto noi. Denunciarci sarebbe un suicidio. Tanto vale dire la verità.-

-Siete dei fuorilegge?- Suna sembrava ampiamente sorpreso.

-Se è tutta una messa in scena per ottenere il nostro appoggio, sappiate che non funzionerà.- Li mise in guardia Atsumu.

-Non siamo fuorilegge.- Spiegò Kuroo, esitante -Cioè, non proprio. Abbiamo aiutato un innocente a scappare dal suo Regno e ora abbiamo l'esercito reale alle calcagna.-

-Amico- Lo prese in giro Atsumu -E' esattamente quello che farebbe un fuorilegge.-

-Sono stato io a trascinare tutti loro in questa impresa.-

Si sentì immediatamente trafiggere dagli occhi sospettosi delle due kitsune.

-E' me che stanno cercando.- Proseguì, distogliendo lo sguardo. -Non hanno avuto scelta.-

-Non è vero.- Protestò Bokuto, che se ne era rimasto incomprensibilmente quieto fino a quel momento. -Abbiamo scelto di accompagnarti.-

Kuroo prese un respiro profondo prima di iniziare a raccontare le loro avventure quasi stesse narrando una fiaba per bambini.

Akaashi si constrinse ad ascoltare, ma sentire quello che gli altri avevano vissuto in prima persona gli faceva troppo male.

Kuroo stava omettendo di proposito molti particolari, ma sentirlo rivelare fatti distorti non faceva che appesantire il suo senso di colpa.

Era a causa sua se i suoi compagni erano stati coinvolti.

Aveva tentato invano di lasciarsi convincere dalle parole di Bokuto; di credere che, in fondo, erano tutti pienamente consapevoli del guaio che stavano correndo.

Ma la verità è che il rimorso lo stava dilaniando dall'interno.

Continuava a mentire, sia agli altri che a sè stesso.

Quanto tempo sarebbe dovuto passare prima che la tensione perenne e i rimpianti decidessero di svanire della sua mente?

-'Kaashi?-

La voce morbida di Bokuto riuscì finalmente a spronarlo.

Il ragazzo lo stava squadrando con preoccupazione e il nodo allo stomaco di Akaashi si fece ancora più stretto.

Era grato di non aver toccato cibo quella sera, perchè i ripensamenti gli stavano provocando un forte senso di nausea.

Cercò di darsi un contegno e deglutì nonostante avesse la bocca completamente asciutta.

-Sì, Bokuto-san?-

Lo scudiero indicò con un movimento della testa il resto dei presenti che lo stavano fissando.

-Quindi si è trattato tutto di un malinteso?- Ripetè Atsumu -Tu non hai la chiave e le guardie ti stanno perseguitando senza motivo?-

-Beh, ora abbiamo una chiave ce l'abbiamo.- Ricordò Kenma, alludendo ad Oikawa.

Akaashi annuì. -Dobbiamo solo sperare che non ci abbiano battuto sul tempo con una nuova strategia.-

-Difficile, considerato quanto sia complicato generare portali.- Spiegò Oikawa con un'aria soddisfatta. -Con ogni probabilità staranno ancora setacciando le foreste del Nekoma.-

Atsumu li studiò in silenzio per qualche secondo.

-Non siete così stupidi da inventare una scusa tanto patetica, quindi vi credo.-

-Dovrebbe essere un complimento?- Domandò Iwaizumi.

-'Tsumu non fa mai complimenti.- Rispose distrattamente Suna. -I suoi sono insulti velati.-

Per quel poco che aveva imparato di entrambi, Akaashi era abbastanza sicuro che il secondo avesse ragione.

-In conclusione- Terminò Kuroo -Ci avete attaccato scambiandoci per qualcuno che non siamo. Non che le vostre motivazioni fossero valide, in ogni caso.-

-Giudichi senza conoscere?- Lo schernì Atsumu.

-No, è che mi hai lanciato dietro tre coltelli.-

-Dovreste formare un trio.- Suggerì Iwaizumi, indicando Oikawa con un cenno. -Vediamo chi dei tre sarà più veloce ad ammazzare gli altri.-

Il mago sbuffò infastidito, tornando con lo sguardo sulle due kitsune. -Immagino sia il vostro turno di raccontare una storia.-

-Cosa vi fa credere che siamo improvvisamente entrati in confidenza?- Domandò Atsumu, stizzoso. -I nostri ideali evidentemente non sono gli stessi.-

-Va bene, allora. Tieniti pure i tuoi segreti.-

-Crappykawa...-

-Sto solo cercando di capire perchè dovremmo fidarci di tre criminali!- Esplose lo stregone, puntando il dito contro i due sconosciuti. -Non sono più al servizio del Re, ma questo non significa che non gli sia fedele.-

Nella radura calò in silenzio teso.

Tutti avevano paura di fare la mossa sbagliata, ma nessuno aveva il coraggio di contestare Oikawa.

Atsumu, per qualche strano motivo, non mutò espressione.

-E' così?-

Toru cercò di mostrarsi sicuro, ma Akaashi colse comunque una leggera esitazione: -Come facevi a sapere tutte quelle cose sul mio conto?-

Il biondo scrollò le spalle. -Ho frequentato il palazzo in più di un'occasione.-

Oikawa assotigliò gli occhi e le sue iridi si fecero ancora più scure. -Chi sei veramente?-

-Oh, questa è facile.- Rispose il ragazzo, sorridendo sfacciatamente. -Non sono nessuno.-

Akaashi studiò l'espressione dei suoi compagni incontrando il suo stesso smarrimento.

-Non sono nessuno- Ribadì la kitsune -E' questo il punto. Per quelli come il Re e la Regina, noi non esistiamo. E quelli come te, non ci vedono. Non siamo nessuno.-

-Potresti smetterla di essere così enigmatico? Mi stai facendo saltare i nervi più di Oikawa quando manca una settimana al suo compleanno.- Si spazientì Iwaizumi.

-Poveri? Emarginati? Disadattati? Esistono tanti termini per definirci, ai potenti piace sbizzarrirsi. Eppure, sono convinto che la mia scelta precedente calzi a pennello. Dopotutto, non siamo invisibili agli occhi di chi conta veramente?-

Non ricevette risposta.

Akaashi non si era nemmeno accorto di aver giocato distrattamente con le sue mani per una buona mezz'ora solo a causa del nervosismo.

Portò le braccia lungo i fianchi e respirò sommessamente.

-La vostra situazione sociale non vi autorizza a commettere crimini.-

Si pentì delle sue dure parole quando incrociò lo sguardo addolorato di Kuroo.

Sua sorella.

Il racconto di Bokuto si fece rapidamente largo nella sua mente causandogli un groppo alla gola.

-Non saprei.- Disse Atsumu, con un tono distaccato e apatico. -Rimarresti stupito da quanto rapidamente passi in secondo piano il senso di giustizia quando si tratta di morire o sopravvivere.-

-E poi, noi non siamo banditi- Chiarì Suna -Sottraiamo ai ricchi i loro beni in eccesso e li ridistrubuiamo tra le fasce più povere del villaggio.-

-Già- Convenne il suo amico -Siamo solo scarti della società che si riprendono il minimo indispensabile per fare in modo che tutte quelle persone abbandonate al loro misero destino arrivino almeno a fine giornata. Eppure, non siamo nessuno.-

-In pratica attaccate i viaggiatori e li derubate dei loro averi- Constatò Kuroo -Quanti ci hanno rimesso la vita?-

-La nostra banda non uccide.- Specificò Suna -Ci difendiamo o spaventiamo a morte gli avversari.-

-E poi, di solito ci limitiamo ad aggirarci furtivamente per le città più importanti del Seijoh e ad aiutare qualche famiglia in grave difficoltà.- Continuò Atsumu -Sarebbe stupido e incauto attaccare briga con tutti i nuovi mercanti della zona.-

-Banda?- Sottolineò Bokuto, inarcando un sopracciglio. -Non siete un trio?-

Non ricevendo una risposta immediata, l'intero gruppo iniziò ad allarmarsi.

Oikawa e Iwaizumi scattarono sull'attenti, Kenma allungò una mano verso la cintura e Kuroo si guardò attorno freneticamente, come se altri nemici potessero spuntare fuori dai cespugli da un momento all'altro.

Akaashi scrutò attentamente le ombre degli alberi sul terreno, ma non ci trovò nulla di sinistro.

Atsumu fece schioccare la lingua, richiamando l'attenzione su di sè.

-Ora che fine ha fatto la confidenza?-

-Se ci avete teso una trappola...- Minacciò Iwaizumi -Giuro che...-

-Non ho paura dei toni intimidatori, ma potete stare tranquilli. Siamo giunti qui a piedi, ma il resto della nostra allegra combriccola si trova a tre giorni dal villaggio.-

-E se stessi mentendo?-

-Fiducia reciproca.- Atsumu accompagnò le sue parole con un sorriso provocatorio. -Visto? Non c'è niente di cui preoccuparsi.-

Suna roteò gli occhi al cielo, ma non intervenne.

A dire il vero, nessuna delle due kitsune sembrava in qualche modo agitata o decisa a sferrare un contrattacco.

Akaashi rilassò le spalle e lo stesso fece la guardia personale di Oikawa.

-Il nostro compito era quello di procurare qualcosa di prezioso per aiutare la famiglia Akagi a saldare i propri debiti. Avremmo venduto i vostri cavalli.- Spiegò Atsumu.

-Tch.- Sbuffò Kuroo -Nessuno tocca Inu.-

Il biondo lo squadrò confuso, per poi lasciarsi trasportare in una grossa risata.

-Il tuo cavallo si chiama Cane?-

-Quindi? Quello di Bokuto si chiama Cavallo.-

-Ancora con questa storia?- Fece il bicolore, iniziando a scaldarsi. -Certo che gli ho dato quel nome! E' un cavallo!-

Persino Suna parve trovare comica quella scena, perchè i suoi occhi si addolcirono.

-Atsumu, guarda che hai chiamato il tuo animale Chizu.-

-Pensavo che gli sarebbe piaciuto il formaggio.-

-E' uno scoiattolo, non un topo.-

Akaashi sentì la presa attorno al suo braccio farsi più leggera e spostò lo sguardo su Osamu.

Il ragazzo sbadigliò e si coricò su un lato appoggiando la testa sulla spalla di Keiji.

Il moro non apprezzava quando veniva invaso il suo spazio personale, ma si concesse di permettere alla kitsune di riposare.

L'espressione soave di Osamu non aveva niente a che fare con le intenzioni assassine di qualche ora prima.

Sospirò e fece per adagiare la sua testa più comodamente, ma un colpo di tosse lo fermò prima che potesse sfiorarla con un dito.

Incrociò lo sguardo di Atsumu ma invece di trovare rabbia, come si era aspettato, incontrò solo un ammonimento. -Giù le mani, amico. Lo dico per il tuo bene.-

Suna aveva assunto nuovamente un'espressione glaciale.

Akaashi impiegò qualche secondo per collegare gli indizi e ritrarre la mano.

-Non gli farei mai del male.- Si sentì in dovere di specificare, dal momento che l'aura omicida di Suna aleggiava ancora nell'aria.

Osamu si stiracchiò e tornò ad appoggiarsi dolcemente su Akaashi.

-Lo giuro.- Aggiunse con voce tremante.

Atsumu staccò gli occhi dai due e infilò le mani in tasca.

-Va bene.- Canticchiò -Penso che andrò a fare due passi.-

-Oh, non credo proprio. E se decidessi di tradirci?- Chiese Kuroo.

-E come? Chiamando rinforzi?- Lo schernì il biondo, alzando le spalle. -D'accordo. Basterà che qualcuno di voi mi accompagni.-

-Lo farò io.- Decretò Oikawa, annoiato. -Sono il più forte e l'unico capace di rintracciare questo ammasso di sarcasmo nel caso si trasformi.-

-Ma-

-So badare a me stesso, Iwa-chan.-

Atsumu piegò le labbra e strinse i pugni. -Dopo di te.-

Oikawa lo fulminó con lo sguardo ma si incamminó verso la parte meridionale della foresta.

La kitsune prese a fischiettaré e seguì il mago nella fitta vegetazione.

Quando furono scomparsi dietro agli alti fusti, Akaashi tornó a concentrarsi su Osamu.

Il ragazzo dormiva beatamente al suo fianco, ignaro di tutto ciò che lo circondava.

Keiji speró con tutto il cuore che l'effetto dell'incantesimo svanisse il più in fretta possibile.

×××××

-Fermati.-

Atsumu eseguì quel brusco ordine e si voltò verso Oikawa.

Il mago dai capelli color cioccolato lo squadrò dalla testa ai piedi, mettendo l'altro in soggezione.

-Cosa c'è?-

-Non ho controllato se hai portato con te qualche arma.-

Atsumu scosse la testa e riprese a camminare come se la loro conversazione non fosse mai avvenuta.

-Hey! Dove pensi di andare?-

-Il più lontano possibile dalla tua idiozia?-

Oikawa lo affiancò mantenendosi sempre ad una debita distanza.

-Guarda che non stavo scherzando.-

-Già, è questo che mi preoccupa. Cosa credi che possa fare un kunai contro la tua magia?-

-Potresti assalirmi alle spalle.-

Naturalmente.

Atsumu roteò l'anello di un kunai attorno al proprio dito e scagliò la lama senza il minimo preavviso.

I riflessi fulminei di Oikawa gli permisero di erigere una debole barriera di fronte al volto e il coltello affondò nella superficie opaca.

-Come se non avessi occhi e orecchie dappertutto.-

Oikawa serrò la mascella e agguantò l'arma che toccasse terra.

-Perchè mi hai seguito?- Domandò quando il mago avesse riprese a camminare.

-Non ho mai conosciuto una kitsune.- Ammise -Ma addirittura tre? Siete una specie rara tra i mutaforma.-

-Dove vuoi andare a parare?-

-Suppongo che nelle tue vene e in quelle di tuo fratello scorra lo stesso sangue magico.-

-Devi sicuramente rientrare nella lista di soggetti dal cervello funzionante che ha menzionato prima il ragazzo-gufo.-

-Ma la terza kitsune? Da come squadra con odio Aka-chan non credo condivida un semplice legame di parentela con Osamu.-

Atsumu fu scosso da un brivido.

-Non farmici pensare.-

-Vi siete incontrati per caso?-

Il biondo scrollò le spalle. -Destino, forse? Le kitsune riconoscono i propri simili ad occhi chiusi e il branco di Kita stava passando dalle parti del nostro villaggio.-

-Branco? La vostra banda è formata solo dagli spiriti della volpe?-

-Non siamo così numerosi.- Atsumu sorrise al pensiero di quella che considerava la sua famiglia. -Ma il nostro aiuto viene riconosciuto e apprezzato. Per questo siamo pieni di alleati in ogni cittadina.-

Oikawa non rispose e per un po' Atsumu riuscì a godere di un silenzio indisturbato.

Si mossero seguendo una traiettoria circolare e solo quando furono in prossimità del falò il mago prese la parola: -E' vero, i miei genitori mi sfruttavano solo per i miei poteri. Ma non mi amavano.-

Atsumu non aveva idea del perchè Oikawa si stesse confidando con lui, ma si sentì in dovere di non interromperlo.

-Pensavo che unendomi alla scorta reale le cose sarebbero cambiate. Finalmente sarei stato importante per qualcuno. Mi sono raccontato questa storia per anni, fino a quando non ho scelto di ritirarmi nella foresta di Mizar. La verità è che non ho mai trovato una casa e mai la troverò.-

Atsumu era rimasto stupito da come la voce dello stregone non avesse vacillato per neanche un secondo.

Si sentì parzialmente in colpa per le accuse di poco prima, ma lo tenne per sè.

Invece, sollevò lo sguardo sulle chiome degli alberi.

I suoni della notte e le prime stelle avevano il potere di farlo sentire tutt'uno con la natura.

-Sembri proprio una di quelle persone che rimangono eternamente ancorate al passato.- Disse -Forse dovresti lasciartelo alle spalle e smetterla di cercare una casa.-

-Mi stai suggerendo di arrendermi?-

-No.- Il ragazzo continuò a fissare il cielo. -Ma ne hai passate tante e non ne sei uscito vittorioso. A volte fa bene focalizzarsi su altri obbiettivi. Magari, in futuro, sarà la casa a trovare te.-

Sentì lo sguardo di Oikawa su di sè, eppure il mago non aprì bocca.

Atsumu abbassò finalmente il mento e si accorse che l'altro gli stava porgendo l'impugnatura del kunai.

Inarcò le sopracciglia per lo stupore, ma decise di non commentare.

Avvolse le dita attorno alle bende e ritrasse la mano.

Oikawa gli diede le spalle e riprese a camminare nel bosco in perfetto silenzio.

Atsumu sapeva che quel mero gesto, in qualche modo, nascondeva un significato più profondo.

Rifoderò il pugnale e puntò alle fiamme del falò che si stagliavano tra gli alberi.

×××××

La situazione stava diventando critica.

Kuroo non aveva più bisogno di evitare Kenma, perché era Kenma che stava evitando lui.

Forse gli dei avevano un pessimo senso dell'umorismo, perché si stavano divertendo parecchio a mandare il ragazzo fuori di testa.

-Prendi.-

Il ragazzo offrì gentilmente la sua fetta di pane al più piccolo, che declinò con un cenno della testa.

Kuroo si accigliò: -Non ti fa bene saltare i pasti.-

-Non sei mia madre.- Gli ricordò l'altro -E comunque, lo stesso vale per te.-

-Mangio comunque con più frequenza rispetto a te.-

Kenma osservò indeciso la pagnotta secca che avevano comprato in uno dei villaggi, ma finì per scuotere ancora la testa. -Non ho fame, Kuro.-

Tetsurou si morse la lingua e decise di arrendersi.

Un lamento sommesso e tormentato distolse entrambi i ragazzi dalla loro conversazione.

-Un'anima in pena.- Commentò Kenma, alludendo al ragazzo che si stava struggendo nel posto accanto al suo.

Kuroo ridacchiò compiaciuto mentre Bokuto non diede segno di aver colto una sola parola della frase di Kozume.

Era entrato in uno dei suoi tipici stati mentali in cui il suo modo di agire diventava esageratamente drammatico, gli occhi si scurivano e i ciuffi sembravano afflosciarsi sulla fronte.

La kitsune dai capelli grigi strofinò la guancia sulla spalla di Akaashi, provocandogli un brivido di fastidio che gli fece raddrizzare la schiena.

Bokuto si girò dalla parte opposta e sbuffò indignato.

-Rilassanti, fratello.- Lo provocò Kuroo -Sono sicuro che l'effetto svanirà a momenti.-

-Me lo auguro.- Risposero contemporaneamente Akaashi e il diretto interessato, scambiandosi poi un'occhiata imbarazzata.

Kuroo alternò lo sguardo tra i due ragazzi e si schiaffeggiò la fronte.

Trovava quasi fastidioso come quei due fossero assolutamente fatti l'uno per l'altro.

-Cioè...- Rimediò Bokuto -Immagino sia seccante non potersi muovere per colpa di un peso morto sul braccio.-

Akaashi sbattè lentamente le palpebre. -Mh. Poteva finire molto peggio.-

-Punti di vista.- Borbottò sottovoce il ragazzo, appoggiando il mento sul palmo della mano.

Kenma li squadrò impassibile: -Siete irrecuperabili.-

Kuroo annuì vivacemente.

Tra i presenti calò il silenzio, interrotto solo dallo scoppiettìo del fuoco.

Iwaizumi si era rannicchiato ai piedi di un tronco e stava affilando distrattamente la sua spada alla luce delle fiamme.

Suna, invece, non si era mosso di un muscolo.

Era rimasto immobile come una statua, il volto rilassato ma le spalle tese.

Sembrava quasi che si stesse imponendo di mostrarsi calmo e sicuro di sè, ma la rigidità della schiena tradiva una traccia di angoscia.

Kuroo si schiarì la gola e ruppe quella quiete: -Dove avete imparato a combattere così bene?-

Gli occhi di Suna lasciarono Osamu per incontrare quelli del moro.

-E' una domanda a trabocchetto?-

La seconda kitsune era sembrata fin da subito meno diffidente rispetto ad Atsumu, tuttavia - constatò Kuroo - non mancava di cautela.

-Pura curiosità. Per quanto sia doloroso ammetterlo, vi abbiamo battuti solo grazie ad Oikawa. Ci avete ingannato e vi siete mossi seguendo uno schema ben studiato.-

Suna non dubitò delle intenzioni di Kuroo, cosa che probabilmente avrebbe fatto il suo amico.

-La maggior parte del gruppo è cresciuta nella foresta- Spiegò -Quindi abbiamo dimestichezza con le tecniche di attacco e sopravvivenza. Le strategie le abbiamo sviluppate negli anni tramite esperienza o seguendo i consigli di Kita.-

Kuroo ipotizzò che quest'ultimo dovesse essere un membro importante della loro banda.

-Quindi voi tre andate spesso in missione assieme?-

-Sì. Siamo una buona squadra.-

Kuroo annuì e chinò il capo.

Un sorriso genuino si fece largo sulle sue labbra: -Dev'essere difficile andare d'accordo con quei due.-

Gli parve quasi di scorgere un luccichio ironico negli occhi di Suna.

-Non immagini quanto.-

Tetsurou aveva capito che il ragazzo non era un tipo molto loquace, così rimase sorpreso quando questi continuò a parlare.

-Atsumu è una spina nel fianco. Può semprare spensierato e condiscendente, ma in realtà non ascolta nessuno e mente abitualmente.-

Kuroo però individuò, nella voce Suna, una nota di affetto.

-Mentre Osamu è...- Si interruppe di scatto, serrando la mandibola. -E' sveglio.-

Il ragazzo in questione si stropicciò gli occhi e sollevò lentamente il busto.

Esaminò turbato l'ambiente circostante e interrogò Suna con un'espressione vuota.

Il secondo stava ancora cercando di capire se Osamu fosse tornato in sè così, non ricevando risposta, la kitsune si rivolse al ragazzo che aveva davanti: -Scusa, ma noi... ci conosciamo?-

Akaashi fece per parlare, ma Suna fu più veloce: -'Samu?-

Il ragazzo parve riscuotersi a quel nomignolo: -Mh?-

-Qual è l'ultima cosa che ricordi?-

-Noi...- Osamu si grattò la testa. -Ci siamo separati e mi sono arrampicato sopra un albero. Stavamo combattendo contro...- Si interruppe e scattò all'indietro, mettendo più distanza possibile tra il suo corpo e quello di Akaashi.

-Suna!- Esclamò con gli occhi sgranati -Che diavolo- tu non stai... perchè?

L'altro affiancò il suo amico e lo rassicurò portando avanti le mani. -Sei tornato in te, vero?-

-Cosa? Certo che sono...- Biascicò Osamu -Aspetta, che vuoi-

-Il nostro mago ti ha steso con un incantesimo.- Tagliò corto Kuroo -Bentornato nel mondo dei mortali.-

Osamu strizzò le palpebre e passò in rassegna l'intero gruppo.

Cercò poi conferma nel suo amico, che annuì poco visibilmente.

-Quindi ora siamo alleati?-

Kuroo non fu l'unico a restare abbastanza interdetto da quella domanda.

-No.- Disse Iwaizumi, dopo un lungo silenzio. -Cioè, in parte. Forse?-

Osamu si accontentò di quella risposta.

-E Atsumu? Si è fatto amamzzare?-

-No.- Fece Suna, quasi con una punta di delusione.

Non fu necessario fornire ulteriori spiegazioni, perchè il fratello più antipatico emerse dal fitto della foresta.

-'Samu! Sei tornato!-

-Anche tu- Constatò il secondo -Sfortunatamente.-

Atsumu assunse un'espressione offesa che ricordava vagamente quella di Oikawa.

-Ti preferivo quando avevi la stessa personalità di un sasso.-

-Si stava meglio senza sentire la tua voce.-

-Ho smesso di sopportarti alla tua nascita.-

-Difficile, visto che siamo gemelli.-

-Prima che arrivassi tu ho vissuto i ventidue minuti migliori della mia vita.-

Suna non si sforzò neanche di interromperli e aspettò in silenzio che finissero di battibeccare.

Oikawa sopraggiunse alle spalle di Atsumu e inarcò un sopracciglio.

-Fanno spesso così?- Chiese a Suna.

La kitsune sembrava spaesata, ma i suoi lineamenti non tradirono alcuna emozione.

-Sempre. Dalla mattina alla sera. Ogni giorno. Costantemente. Senza pausa.-

Quando i due fratelli furono sul punto di mettersi le mani addosso, Kuroo decise di intervenire: -Va bene, signori. A qualcuno per ogni gruppo toccherà fare il primo turno di guardia.-

Atsumu sorrise con fare provocatorio. -Hai paura del buio?-

-No- Ammise Kuroo -Ho paura che ci accoltelleremo a vicenda.-

-Non fa una piega.- Commentò Osamu, avanzando di un passo. -Inizierò io, non sono stanco.-

Il ragazzo si fermò dinnanzi ad Akaashi e si passò una mano sul collo, imbarazzato.

-Non ricordo praticamente nulla.- Disse -Ma qualcosa mi dice che gli effetti dell'incantesimo ti hanno coinvolto a causa mia, perciò...-

Keiji lo tranquillizzò con un sorriso gentile. -Nessun problema.-

-Quel qualcosa è il braccio indolenzito di Akaashi?- Ipotizzò Oikawa.

Il ragazzo della Fukurodani si massaggiò la spalla e accennò una smorfia di dolore.

-No.- Fece Osamu, superandolo con lo sguardo. -Quel qualcosa è il tipo dai capelli a punta che sta pianificando il mio funerale assieme a Suna.-

Le guance di Bokuto si tinsero di rosa e lo scudiero nascose il volto in fiamme dietro una risata isterica: -Uhm, i-io non stavo...-

-Non è vero.- Si intromise Suna, dando le spalle al gruppo. -Non ti avrei concesso nemmeno quello.-

Osamu sorrise affettuosamente e corse dietro al ragazzo. -Sei arrabbiato con me?-

-Sì.-

-Non hai motivo di esserlo, però.-

-Lo so.-

-Sai che ti amo, sì?-

-Mh.-

Osamu seguì il ragazzo ai piedi di un albero sradicato e la conversazione si perse nel vento.

Kuroo notò come Atsumu stesse fingendo di avere un conatto di vomito e ridacchiò internamente alla sua espressione disgustata.

-Sono stomachevoli.- Borbottò sottovoce, iniziando a camminare verso il punto in cui si erano sistemati.

La sua mente viaggiò a Kenma senza che riuscisse a frenarla in tempo.

Il biondino si era rannicchiato in un angolo e aveva chiuso gli occhi, ma Kuroo conosceva il suo amico abbastanza da spaere che stava solo fingendo.

Si chiese se avrebbe mai raggiunto quel tipo di felicità.

Prendersi per mano, dormire avvinghiati, sussurrarsi parole dolci. Sarebbe mai riuscito ad ottenere tutto questo?

Se Kenma non ricambiava i suoi sentimenti, Kuroo doveva solo aspettare la persona giusta.

Ma più gli anni passavano e più l'amore per il suo amico d'infanzia si faceva resistente.

La magia illusoria di Oikawa gli aveva sbattuto in faccia la cruda realtà: nascondersi lo avrebbe solo fatto stare peggio.

Si era tenuto dentro la rabbia e la frustrazione per un decennio.

Non voleva perdere la persona che amava di più al mondo, ma non riusciva più a sopportare da solo tutta questa sofferenza.

-Faccio io il primo turno di guardia.- Si offrì.

Kenma era la persona giusta.

Forse era Kuroo ad essere quello sbagliato.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** back to december ***


La pianura era particolarmente suggestiva d'inverno, pensò Oikawa.

L'infinita distesa di erbacce spontanee rigata da qualche tiglio si ghiacciava e veniva avvolta da una densa nebbia talmente gelida da colpire direttamente alle ossa.

Le rovine di un vecchio borgo, in lontananza, aggiungevano un velo di mistero al paesaggio.

Oikawa sapeva che la piana, fredda e sfuocata, nascondeva storie e leggende cupe che gli avrebbero messo i brividi.

Solo le lame spettrali che riflettevano un po' di luce le urla dei guerrieri muovevano quello scenario così piatto.

Schivò per pura fortuna la punta di una freccia che si conficcò nel terreno.

L'asta di legno venne calpestata dallo stivale di un combattente che stava finendo il suo nemico trapassandogli il cranio con una lancia.

L'uomo liberò l'arma staccandola con forza dal cadavere e si fiondò sull'avversario successivo senza degnare il mago di uno sguardo.

Oikawa boccheggiò alla vista del sangue che sgorgava a fiotti macchiando l'erba di rosso.

Si coprì la bocca con una mano e, nauseato, sentì le ginocchia cedere sotto il suo peso.

I soldati cadevano a terra come se fossero fatti di carta e i nemici ci passavano sopra senza portare il minimo rispetto ai caduti.

La formazione serrata si era sciolta già da tempo e la battaglia non si combatteva più spalla a spalla con i propri compagni.

Qualcuno tra la folla, di tanto in tanto, ricordava al gruppo di restare unito nonostante l'evidente sconfitta.

Gettarsi in mezzo agli altri eserciti roteando selvaggiamente la propria spada era il modo migliore per finire in una fossa comune, eppure le speranze di sopravvivere grazie al lavoro di squadra si erano fatte vane.

Un ululato agghiacciante irruppe dalle file del loro esercito.

-TU!- 

Allo stregone sembrava di riconoscere quella voce, ma i lamenti straziati dei guerrieri si sovrapposero a quel debole suono.

Uno spostamento d'aria avvertì il ragazzo che un nemico stava incombendo su di lui.

Rotolò di lato e una parte del mantello si strappò sotto i suoi occhi.

Sollevò la testa e incrociò lo sguardo vacuo di una donna.

Il volto era segnato dalla vecchiaia e dalla stanchezza e il petto solcato da graffi profondi.

Non avrebbe ucciso Oikawa perchè portava rancore nei suoi confronti.

Lo avrebbe fatto perchè quello era il suo compito.

Ma non aveva affatto l'espressione di un'assassina.

La donna sollevò le braccia e abbassò la lama mirando al petto di Oikawa.

Il ragazzo agguantò lo scudo di un soldato agonizzante accanto a lui e parò il fendente.

Il bronzo cozzò violentemente contro il ferro, facendogli tremare l'intero braccio.

La voce del loro capitano, questa volta, riecheggiò nell'intera pianura: -OIKAWA!-

Il mago si irigidì e perse la presa sullo scudo.

Era arrivato il momento che aveva tanto temuto.

-ORA!-

Oikawa incrociò gli occhi esitanti della guerriera e si sentì sprofondare nel terreno.

-Mi dispiace.- Sussurrò, troppo piano perchè la donna potesse aver colto le sue scuse.

Strinse i denti così forte che iniziò a fargli male la mandibola.

Le iridi chiare del nemico persero la loro tonalità e la guerriera lasciò cadere a terra la spada.

Oikawa si tirò in piedi circondato dal caos più totale.

Allargò ampiamente le braccia e permise all'energia magica di scorrergi liberamente nelle vene.

Ogni particella del suo corpo gli stava ricordando che era ancora vivo.

Accumulò il raggio d'azione dell'incantesimo sui palmi e una scarica di adrenalina gli causò un debole tremore lungo la spina dorsale.

Chiuse gli occhi e, per un breve istante, i rumori della guerra cessarono del tutto.

Gli sembrava di aver bloccato il tempo, di trovarsi intrappolato in uno spazio impossibile da raggiungere per nessuno dei due eserciti.

Era rimasto solo con i suoi pensieri, capace di percepire solo l'aria che entrava e fuoriusciva dai suoi polmoni.

Quanto gli sarebbe piaciuto isolarsi in eterno.

Un urlo di rabbia gli perforò le orecchie, riportandolo rapidamente alla crudele realtà.

Fece schiantare le mani tra di loro e un'onda di magia color rubino scaturì dalla collisione, estendendosi attorno al ragazzo ad una velocità disarmante.

L'esplosione fu così intensa da far cadere il ragazzo e alcuni soldati che gli stavano attorno.

L'energia magica oltrepassò i corpi dei guerrieri come se fossero invisibili e si propagò tra le schiere fino al termine della pianura.

Oikawa sbattè un fianco sul terreno e si servì di un braccio per attutire la caduta.

Quando riaprì gli occhi, la nebbia si stava spostando per rivelare lo scenario lugubre del campo di battaglia, disseminato di cadaveri e feriti moribondi.

L'odore di putrefazione non era niente in confronto al quadro macabro che aveva di fronte: uomini con il busto contorto e gli arti alzati che imploravano aiuto come se stessero affogando; giovani che ricorrevano a stracci e vecchie bende per fermare gravi emorragie; donne rimaste con una sola gamba o atterrite alla vista delle frecce che spuntavano dal loro petto.

Il sangue versato non sembrava mai abbastanza. 

I soldati nemici, invece, sparsi tra le armature argentate dell'Aoba Johsai, si erano fermati in posizione eretta e avevano assunto un'espressione disorientata.

Oikawa si alzò in piedi e cercò di non crollare a terra per colpa del mal di testa martellante che gli stava pian piano facendo perdere conoscenza.

Riusciva a percepire ognuno di loro.

Nelle sue orecchie riecheggiavano migliaia di battiti cardiaci in simultanea.

Il suo cervello era sul punto di scoppiare e tutte quelle menti stavano per prendere il sopravvento.

Poteva concentrarsi sui ricordi di ogni singolo soldato e rivivere il dolore e le angosce causate dall'allucinazione.

Era come se l'esperienza di ciascun guerriero fosse sigillata dietro una porta all'interno del corridoio infinito che si ramificava nella testa di Oikawa. 

Ogni ingresso conduceva a sofferenza, rimpianti e agonie d'amore.

-OIKAWA!- Chiamò a gran voce il capo della loro armata da un punto indistinto della piana.

Toru si guardò attorno fino ad individuare l'uomo che stava arrancando faticosamente verso di lui: -COSA STAI ASPETTANDO?-

Il mago sussultò e la sua esitazione consentì a qualcuno dei nemici di riprendere coscienza del proprio corpo.

Un guerriero sguainò la spada e si accanì contro il capitano, ma Oikawa riuscì a riacquistare il controllo della sua mente prima che fosse troppo tardi.

Il soldato dell'Aoba Johsai non aspettò un secondo di più e, fatta roteare la spada, trapassò il ventre del nemico senza il minimo indugio.

Pulì la lama macchiata di rosso sul mantello della vittima e interrogò Oikawa con uno sguardo furioso.

Il mago era consapevole di combattere dalla parte dei buoni, eppure avrebbe preferito morire piuttosto che completare il suo unico compito.

Non poteva farlo.

Altri guerrieri che erano riusciti a liberarsi dal controllo di Oikawa stavano già iniziando a menare colpi all'impazzata.

-OIKAWA!- Ringhiò il capo, marciando verso un avversario che aveva sguainato la spada.

Lo stregone scacciò le lacrime che gli stavano pungendo gli occhi e sollevò il braccio sinistro, liberando una scintilla infuocata che risplese sopra l'intero campo.

Il segnale.

Un feroce grido di battaglia si levò tra i superstiti del Seijoh che si gettarono brutalmente sui nemici ignari ed impotenti.

I corpi esanimi cadevano a terra con lo shock più totale ancora visibile sugli occhi vitrei.

Le teste rotolavano sul terreno, le armature dorate si sporcavano di fango e rosso scarlatto, i feriti imploravano pietà senza essere ascoltati.

Le preghiere strazianti delle vittime risunavano in un unico cudele lamento nella testa di Oikawa.

Il ragazzo si strinse i capelli con entrambe le mani e cadde sulle ginocchia soffocando i singhiozzi.

Il suo corpo veniva scosso da uno spasmo ogni volta che la connessione con un soldato della fazione opposta si interrompeva di netto.

Ad ogni morte, il mago si sentiva trafiggere la schiena da un coltello.

Si coprì la faccia con le dita tremanti e si piegò in due per sfogare la sua disperazione con un urlo liberatorio.

Non aveva bisogno di guardarsi le spalle per sapere che stavano avendo la meglio sui precedenti vincitori.

Dopotutto, era stato lui a dare il via al massacro.

-Tu...-

Oikawa cercò di riconoscere la figura che si stagliava davanti oltre la coltre di lacrime.

La donna che aveva tentato di ucciderlo lo stava fissando con orrore allo stato puro.

 -Sei stato tu a fare questo...-

Il mago non era più consapevole delle sue azioni, così rimase in silenzio ad aspettare che la donna svolgesse il suo dovere.

Ma lei non si mosse e questo aggravò il peso che stava trascinando Oikawa verso il fondo.

Voleva dirle che si sbagliava.

Voleva farle sapere che lui non avrebbe mai desiderato tutto questo.

Che il piano non era stato una sua idea, che non gli era stata concessa alternativa.

Ma, alla fine, le persone stavano morendo solo a causa della sua magia.

La donna indietreggiò di un passo senza smettere di squadrarlo come il peggiore dei mostri.

Un soldato dall'armatura argentata sopraggiunse da sinistra e preparò un fendente verso di lei.

Oikawa cercò di parlare, ma il respiro gli morì in gola.

Osservò inerme il cadavere della guerriera cadere di peso sull'erba e il suo assassino spostarla con un calcio per poter passare oltre.

La testa si curvò di lato cosicchè Toru potesse leggere l'espressione sconvolta che era rimasta sul suo viso.

Le labbra violacee e gli occhi spenti sembravano voler ripetere quello che Oikawa sapeva già.

"E' colpa tua".

Il ragazzo si guardò le mani ossute e pallide e le vide solo coperte di sangue.


×××××


Oikawa si mise a sedere sentendo il battito del suo cuore in gola.

I suoi polmoni stavano cercando di inglobare più ossigeno possibile mentre il sudore gli impregnava la fronte.

Si guardò attorno disperatamente senza riconoscere casa sua.

Era buio e alte figure scure si stagliavano per tutto il suo campo visivo.

Dove si trovava?

Perchè non ricordava come era arrivato lì?

Si focalizzò sul suo respiro e sul battito cardiaco in aumento.

Stava delirando, percepiva il mondo esterno come irreale ed estraneo.

Forse era la sua punizione per aver ucciso quelle persone.

Aeva ucciso delle persone?

La donna guerriera? Era stata lei a vendicarsi? 

L'affanno iniziò lentamente a soffocarlo.

Sarebbe morto? Era questo il destino che lo attendeva?

I soldati sarebbero spuntati fuori da un momento all'altro per-

-Oikawa?-

Non era solo?

Avvertì un forte fastidio al petto, simile ad un formicolio, che lo costrinse a piegarsi in due.

Da quant'è che aveva smesso di respirare?

-Oikawa. Hey. Hey...-

Due grosse mani gli afferrarono le spalle e lo costrinsero a voltarsi.

Sollevò il capo per incontrare due familiari occhi verde oliva.

Come aveva fatto a riconoscere quella sfumatura anche al buio?

-Oikawa. Guardami.-

L'espressione tipicamente irritata di Iwaizumi era stata sostituita da sincera preoccupazione.

Il ragazzo liberò la presa dalle sue spalle per stringere a coppa il suo volto.

I pollici gli sfiorarono dolcemente gli zigomi seguendo un ritmo rilassante.

Oikawa si lasciò trasportare da quella sensazione di benessere e chiuse gli occhi.

Lentamente, il cuore riprese a battere regolarmente e il respiro si tranquillizzò.

Seguì i gentili movimenti di Hajime e pensò che, di questo passo, si sarebbe addormentato di nuovo.

Sfortunatamente, il ragazzo decise di mettere fine a quell'effetto paradisiaco.

-Stai meglio?-

Toru annuì e si allontanò dispiaciuto dal suo stocco.

Iwaizumi sospirò e si passò una mano tra i capelli ispidi.

Il mago studiò attentamente il paesaggio che lo circondava e riconobbe il bosco nel quale si erano accampati.

Il resto del gruppo dormiva sparso per la zona, sotto un cespuglio o sopra un letto di foglie secche.

In lontananza, due kitsune riposavano indisturbate mentre quella più alta - Suna, probabilmente - faceva da guardia.

-E' già la seconda volta in una settimana.-

Oikawa tornò a concentrarsi su Iwaizumi e sollevò un sopracciglio: -Tieni conto dei miei attacchi di panico notturni?-

-Certo che lo faccio.- Gli rispose l'altro, rude -Sono aumentati da quando siamo partiti per questa missione.-

Toru se ne era già accorto, ma sperava tanto che lui non se ne fosse reso conto.

-Passeranno.- Disse semplicemente, consapevole di essere un pessimo bugiardo.

Infatti, Iwaizumi si accanì subito contro di lui: -Perchè sono aumentati, Oikawa? Non voglio sentire balle.-

Il mago odiava sentirsi debole ed esposto.

Ma non poteva mentire al suo migliore amico.

-Da quando ho usato l'incantesimo di stordimento su Tetsu-chan sono...- Si interruppe per deglutire -...riemersi spiacevoli dettagli sui ricordi della guerra.-

Gli occhi di Iwaizumi si incavarono come un pozzo profondo.

-Perchè non me ne hai parlato?-

Oikawa cercò invano di trattenere le lacrime e distolse lo sguardo per nascondersi il più possibile.

-Perchè non voglio farlo.-

Trascorse qualche secondo di assoluto silenzio.

-Va bene.- Accettò Iwaizumi -Allora torna a dormire.-

Oikawa si distese sul mantello spiegazzato e appoggiò la testa sul suo avambraccio. -Tocca a te fare il turno di guardia?-

-No- Sospirò Hajime -Ma Bokuto si è addormentato mentre sorvegliava la zona. Fortunatamente, nessuna delle kitsune sembra intenzionata a farci fuori, sta notte.-

Oikawa accennò un sorriso e chiuse gli occhi. -Mi fai compagnia?-

Trattenne il respiro aspettando con ansia una risposta.

I secondi divennero interminabili.

-Okay.- Acconsentì Iwaizumi, distendendosi al suo fianco.

Oikawa non cercò neanche di reprimere un sorriso vittorioso.

Due braccia muscolose gli avvolsero la schiena e il mago affondò la faccia nel petto caldo di Iwaizumi.

Riusciva a sentire il battito dell'altro ragazzo e si augurò che il suo cuore, invece, non decidesse di giocargli brutti scherzi.

Non era la prima volta che dormivano assieme.

Oikawa soffriva spesso di insonnia e, ogni volta che apriva gli occhi di soprassalto, Iwaizumi era sempre al suo fianco per tranquillizzarlo.

Ciò nonostante, la sensazione di risvegliarsi tra le braccia del ragazzo che amava era senza precedenti e sempre più delicata.

Respirò il profumo di Iwaizumi e si lasciò trasportare nel mondo dei sogni.

×××××

-Avrebbero potuto ucciderci da un momento all'altro!- 

-Avremmo potuto uccidervi da un momento all'altro.- Confermò Atsumu, beccandosi uno schiaffo sulla nuca da parte di suo fratello.

Kuroo tornò a squadrare Bokuto con uno sguardo accusatorio.

Lo scudiero si grattò i folti capelli e fissò distrattamente un punto oltre il suo migliore amico. -Ma non l'hanno fatto.-

-Ma non l'abbiamo fatto.- Confermò Osamu, ignorando i lamenti fastidiosi del gemello.

-Visto?- Tentò Bokuto, guadagandosi uno sguardo carico di odio dal suo amico.

-Però avremmo potuto.- Aggiunse Atsumu, questa volta schivando l'attacco dell'altra kitsune.

-'Tsumu!-

-Dai, dai, sto scherzando.- Fece il biondo, sminuendo le sue parole con un gesto della mano. -Omai siamo tutti ottimi amici. E gli amici non si pugnalerebbero mai a vicenda.-

-Sai- Disse Kuroo -Probabilmente sei l'unico di cui non mi fido, nel tuo gruppo.-

-Mi ferisci.-

-Lo vedo.-

-Fortunatamente, nessuno ha fatto fuori nessuno.- Si intromise Iwaizumi -Direi di lasciarsi tutto alle spalle e di continuare ognuno per la propria strada.-

-Ottima idea.- Convenne Oikawa con uno sbadiglio. -Non riuscirei a sopportare nessuno di voi per altri dieci minuti.-

Iwaizumi roteò gli occhi al cielo. -Resteremo con il nostro gruppo, Bakakawa.-

-Ah.-

Bokuto cercò con lo sguardo il resto dei suoi compagni e li trovò impegnati a slegare i cavalli.

La luce dorata che filtrava tra gli alberi illuminava il volto di Akaashi come se fosse fatto di porcellana.

Anche con un'espressione leggermente corrucciata e le labbra tese per la concentrazione, Koutaro pensò che la sua bellezza fosse senza precedenti.

Il suo cuore batteva forte ogni volta che il ragazzo guardava nella loro direzione e li rassicurava con un cenno.

Se ne avesse avuto la possibilità, probabilmente lo avrebbe sposato in quel preciso istante.

-Bo!- Chiamò Kuroo, esasperato, facendo schioccare le dita davanti al naso del ragazzo. 

Lo scudiero si riprese in fretta e tornò con la testa per terra. -Mh?-

-E' da almeno due minuti che ti parlo!- Si lamentò Kuroo -Mi stai dicendo che non hai ascoltato una singola sillaba?-

Bokuto sbattè le palpebre. -No.-

-Apprezzo la sincerità.- Borbottò il ragazzo -Se venissimo improvvisamente attaccati da un branco di lupi mannari te ne accorgeresti o saresti troppo impegnato a fissare Akaashi?-

Koutaro sentì le orecchie andare a fuoco e distolse lo sguardo, indugiando però sulla zona nella quale erano stati legati i cavalli.

-Lascia perdere.- Sospirò Kuroo, avvilito -Farebbero perfettamente in tempo a sbranarti.-

-Solo perchè a te Akaashi non piace.- Farfugliò distrattamente.

Il moro incrociò le braccia e si fissò la punta dei piedi. -Non è così. Il viaggio, Kenma, avere contro un intero reame mi ha messo... parecchia pressione. Ho sbagliato, okay? Akaashi è una brava persona.-

-Forse dovresti dirglielo.-

-Lo so. Lo so.- Il ragazzo si strinse nelle spalle e, per un istante, sembrò del tutto indifeso. -Ci sono tante persone con cui devo parlare.-

Bokuto seguì lo sguardo del suo amico e individuò la piccola figura di Kenma scomparire dietro un albero.

-Solo... non dimenticartene.-

Kuroo annuì senza aggiungere altro.

-Problemi di cuore, Tetsu-chan?-

Le braccia di Oikawa avvolsero inaspettatamente le spalle di entrambi i ragazzi.

I due sobbalzarono per la sorpresa quando il mago li usò come sostegno e si protrasse in avanti, sorridendo in maniera irritante. 

-Non sono affari tuoi. E non chiamarmi così.-

-Dai, posso aiutare!-

Kuroo ricambiò il ghigno provocatorio e Bokuto si sentì quasi intimorito dalla sua reazione.

-Penso che prima tu debba risolvere i tuoi.-

Oikawa non mutò espressione, ma la presa sui due ragazzi si fece meno salda.

-Cosa vuoi dire?-

-Quando mi sono svegliato, tu e Iwaizumi stavate dormendo abbracciati.-

Il viso di Oikawa si tinse di un rosa leggero: -Quindi? Lo facciamo spesso.-

-Oh oh?- Il sorriso di Kuroo si fece ancora più scaltro -Tipo quando?-

Oikawa assottigliò le palpebre e retrocesse di un passo. 

-Dopo il sesso?-

-Miracolo che non vi abbiamo sentiti.-

-Infatti Mattsun e Makki non hanno di che lamentarsi.-

-Secondo voi dovrei provare a farlo con Akaashi?-

Le teste dei due ragazzi scattarono contemporaneamente verso Bokuto.

-Cosa?- Sbottò Bokuto, strabuzzando gli occhi.

-Amico, non- Kuroo si prese la testa tra le mani -Diavolo, è appena sorto il sole. Datemi il tempo di- una cosa alla volta!-

-Mhh...- Oikawa corrugò la fronte, pensieroso. -Se vuoi un parere personale, Aka-chan sembra un tipo abbastanza dominante, se per dominante intendiamo-

-Dei, no!- Lo interruppe Kuroo, scollandosi il ragazzo di dosso. -Non te lo ha chiesto nessuno!-

-Sono un esperto in materia.- Si lodò Oikawa, atteggiandosi con superiorità. -Per esempio, mio caro Bo-chan, prima di andarci a letto ti consiglierei di uscire con Akaashi almeno una volta per evitare di-

-Come?- Scatò Bokuto, spalancando gli occhi. -Io non... perchè dovrei-

-Non vuoi fare sesso con-

-No!- Bokuto sentì che l'intera faccia stava prendendo fuoco. -Cioè, non intendevo questo! Mi riferivo all'abbracciarsi più spesso! Hai detto che tu e Iwaizumi lo fate continuamente e io... oh dei, no!-

Un coro di sospiri di sollievo si levò dai due ragazzi.

-Quindi è questo che vuoi fare con Akaashi.-

Bokuto fece per parlare, ma una voce familiare lo mise subito a tacere: -Cosa vorresti fare con me, Bokuto-san?-

-Niente!- Balbettò lo scudiero, allontanandosi di un passo dal ragazzo appena arrivato.

Keiji squadrò i presenti con un certo scetticismo, per poi indugiare su Koutaro. -Hai la febbre?-

-No!- Disse, per poi riflettere sulle sue stesse parole. -Sì. Sì. E' proprio questo!-

-Se smetti di parlare così forte guarirai più velocemente.-

-'Kaashi! Non prendermi in giro!-

Il corvino roteó gli occhi al cielo e si incamminó verso i cavalli: -Dovrebbe essere avanzata un po' di bevanda alle erbe. Ti aiuterà a stare meglio.-

Nonostante l'imbarazzo e il disagio, Bokuto sentì il cuore sciogliersi per tutta quella apprensione nei suoi confronti.

-Grazie mille, Akashee!-

-Non urlare, Bokuto-san.-

Oikawa sorrise e si appoggió di peso alla spalla di Kuroo: -Vedi? Te lo dicevo. È il piccolo che comanda.-

Atsumu richiamò l'attenzione dei presenti con un fischio.

-Va bene, signori. Amici. Alleati.-

-Soci.- Suggerì Osamu.

-Soci.- Ripetè la kitsune -Noi-

-Complici.- Aggiunse Suna.

-Complici.- Ringhiò Astsumu, iniziando a perdere la pazienza. -Dicevo che-

-Confederati.-

-Da dove l'hai tirato fuori confederati?- Esplose il biondo.

Suo fratello gli fece segno di continuare il discorso e si mise da parte.

-Amici, alleati, soci, confederati-

-Persone che avete tentato di uccidere fino al giorno prima.- Propose Kuroo.

-E' arrivato il tanto atteso momento di dirsi addio.- Completò Atsumu.

-Era ora.- Sbuffò Oikawa, avviandosi verso uno dei tre cavalli.

Iwaizumi lo seguì senza aprire bocca e così fece anche Kenma.

Akaashi salutò educatamente il trio con un piccolo inchino e Bokuto decise di imitarlo.

-Beh- Fece Kuroo -Grazie per non averci ammazzato nel sonno.-

-A mai più, si spera.- Rispose Atsumu, regalando al gruppo un falso sorriso cordiale.

Le altre due kitsune li congedarono agitando la mano.

Bokuto sorrise ancora una volta e si diresse verso gli altri ragazzi.

Aveva fatto progressi dall'ultima volta che aveva approciato Uma ed era riuscito quasi del tutto a superare la fobìa dei cavalli.

Si avvicinò con cautela e accarezzò il manto grigio senza che l'animale iniziasse a scalpitare o a tentare di strappargli i capelli a morsi.

Con la coda dell'occhio, sorprese Akaashi intento a studiare il suo comportamento.

-Alla fine anche Uma si è affezionata.- 

Keiji ci mise qualche sceondo a capire che Bokuto si stesse rivolgendo a lui.

-Hai ragione. Forse sei davvero il migliore, Bokuto-san.-

Koutaro decise di non dare peso alla nota ironica di Akaashi ed esultò a gran voce: -Lo sapevo! Hey, hey, hey!-

-Forza, Aka-chan.- Sbadigliò Oikawa, già seduto sul dorso dello stallone bianco. -Prima che inizi a sentirmi il terzo incomodo.-

Il moro scosse la testa e montò sopra Akari con un sorriso genuino stampato sul volto.

Kuroo aiutò Kenma a salire mentre Bokuto accettò la mano che gli aveva offerto Iwaizumi per sistemarsi in groppa di Uma.

Lo scudiero tirò le redini e il cavallo iniziò a muoversi sul posto.

-Mi auguro che le nostre strade non si incrocino mai più.- Disse Oikawa, agitando con vigore la mano.

-Addio!- Salutò allegramente Bokuto.

Le tre kitsune ricambiarono con un cenno e, proprio come il loro gruppo, si mossero verso il sentiero di sinistra.

Il bicolore femò il cavallo e gli altri compagni lo imitarono.

Atsumu interruppe il suo passo e obbligò gli altri due a bloccarsi.

-Dove...- Tossì Kuroo -Dove state andando?-

-A casa nostra.- Rispose Atsumu, confuso quanto l'altro. -Voi dove state andando?-

-Al confine occidentale.- Spiegò Iwaizumi. -Perchè ci state seguendo?-

-Non vi stiamo seguendo. Il nostro villaggio si trova da quella parte.- Intervenne Osamu.

Trascorse qualche secondo di assoluto silenzio.

-Voi dovete prendere... il sentiero di sinistra?- Chiese Oikawa.

-Incredibile, le nostre strade si sono incrociate di nuovo.- Commentò sarcasticamente Atsumu. -Sapete che c'è? Non importa. Partite per primi. Vi daremo un lungo vantaggio e dimenticheremo una volta per tutte questa storia.-

-Non potrei essere più d'accordo.- Convenne il mago.

-Bene.- Iniziò Kuroo -Allora...-

-Aspettate.- Lo zittì Osamu. Si rivolse poi a suo fratello con uno sguardo speranzoso: -E se ci dessero un passaggio?-

-Cosa? No!- Scattarono contemporaneamente Atsumu e Oikawa.

-Assolutamente no.- Ribadì il biondo.

-E' fuori discussione.- Aggiunse l'altro.

-Ti sei bevuto il cervello, 'Samu? Perchè ti è venuta in mente un'idea simile?-

Il gemello alzò le spalle e indicò i cavalli: -Risparmieremmo molto tempo. E fatica.-

Atsumu spalancò la bocca senza emettere alcun suono. 

Senza cambiare espressione, si rivolse a Suna in cerca di appoggio.

Il ragazzo si limitò ad inarcare un sopracciglio. -Guarda che non è un piano tanto pessimo.-

-Lo dici perchè sei di parte!-

Suna storse la bocca. -Sei senz'altro il fratello che sopporto di meno, ma non penso ci sia nulla di male a guadagnare qualche giorno di cammino.-

Oikawa finse un attacco di tosse per attirare l'attenzione.

-Scusate se vi interrompo, ma vi siete chiesti se alla maggioranza di noi va bene scarrozzarvi in giro per il Regno?-

Osamu interrogò i ragazzi a cavallo con uno sguardo speranzoso.

-Nessun problema.- Rispose tranquillamente Kuroo.

Akaashi annuì in assenso e lo stesso fecero Kenma ed Iwaizumi.

-Hey hey, ora siete dei nostri!- Esultò Bokuto a gran voce.

-Mi state prendendo in giro?- Sbuffò Oikawa -Sono l'unico che vorrebbe rifiutarsi? Fino a poco fa davate per scontato che ci saremmo fatti fuori a vicenda!-

-Sì- Ricordò Kuroo -Ma ci piace allearci contro di te.-

Oikawa gli mostrò - da persona matura quale era - il dito medio e borbottò sottovoce qualche maleficio in lingua antica.

-Dovrete trasformarvi in volpi, altrimenti non riusciremo a farvi spazio.- Spiegò Iwiazumi, tirando affettuosamente una pacca al dorso di Uma.

Il cavallo nitrì contrariato.

-Abbiamo bisogno di trovare le mura e costeggiarle per esseri sicuri di non perderci. Sapete per caso come arrivarci?- Domandò loro Akaashi.

-Il Muro di Ferro?- Chiese Suna, facendosi spazio tra di due gemelli. 

-Ferro?- Sottolineò Kuroo, lo sguardo perso. -Non è un materiale che solitamente si utilizza per mura così imponenti.-

-E' solo un soprannome.- Spiegò il ragazzo -Le mura di Date Tech vengono chiamate così perchè sono solide e assolutamente terrificanti.-

-Quindi potete indicarci la strada?- Insistette fiduciosamente Akaashi. 

Atsumu voltò la testa, stizzito, ma Osamu annuì: -Il nostro villaggio si trova nei paraggi di una delle quattro porte. Possiamo guidarvi fino a lì.-

-Ma è perfetto!- Esclamò Bokuto, sempre più convinto che accettare le kitsune in squadra si fosse rivelata una decisione molto saggia. -Allora cosa stiamo aspettando?-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** the outside ***


Osamu non era propriamente sicuro del motivo per cui Atsumu ce l'avesse con lui.

Si era raggomitolato, sottoforma di volpe, sulle gambe del ragazzino di nome Kenma e aveva ascoltato i discorsi del suo nuovo gruppo fino all'ora di pranzo.

Dopo una breve pausa per fare rifornimento, erano ripartiti verso la direzione del Date Tech e Osamu era crollato in un sonno profondo per la maggior parte del viaggio.

Quando si era svegliato, il cavallo aveva già ricoperto la distanza che il suo trio, a causa della stanchezza e della perdita di energia magica, avrebbe percorso nel doppio del tempo.

Il suo ragazzo era ancora appisolato tra le braccia di Bokuto, che sembrava entusiasta di poter affondare le dita nella pelliccia soffice della kitsune.

Suna era sempre stato caratterialmente freddo e riservato, ma Osamu era anche entrato in contatto con il suo lato da approfittatore.

Suo fratello, invece, era stato scaricato in grembo al povero Akaashi che - stando ai racconti di Iwaizumi - era stato martoriato fin da quando erano partiti.

-Aka-chan- Lo aveva deriso Kuroo, gettandogli tra le braccia la versione animale di Atsumu -A te affido la parte più problematica.-

Il ragazzo aveva sospirato e, rassegnato, si era gettato un'occhiata alle spalle. -Ma Oikawa-san doveva già venire con me.-

-Hey!- Si era lamentato il mago, che non aveva gradito la presa in giro.

Akaashi si era limitato a squadrare i suoi compagni con uno sguardo distaccato e assente che, per certi versi, gli ricordava molto quello di Suna.

Osamu sollevò la testa: si stavano avviando verso il pomeriggio inoltrato.

Le nuvole grigiastre del cielo erano cariche di pioggia, ma le lunghe frange dei sempreverdi avrebbero fatto loro da riparo.

Entro sera, stimò il fratello Miya, avrebbero sicuramente raggiunto la gola di Tejat.

Una foglia secca si depositò dolcemente sul suo muso e Osamu la scacciò muovendo il naso.

Il fruscio del vento gli fece rizzare i peli sulla schiena e Kenma depositò automaticamente una mano sul dorso della kitsune.

Le foglie cadevano danzando dagli alberi fino a riempire il sentiero di colori caldi.

Gli zoccoli dei cavalli calpestavano quelle più accartocciate e il debole scricchiolio gli trasmetteva quasi una sensazione di tranquillità.

-Hey.- Lo chiamò sottovoce il biondino, spronandolo appena con un dito per assicurarsi che fosse sveglio. -Kuroo vuole sapere se manca tanto al vostro villaggio.-

Osamu allungò le zampe inferiori e si stiracchiò per bene.

Non avendo la facoltà di parlare in forma animale, si sporse dal cavallo per controllare di preciso dove si trovassero e scosse energicamente la testa.

-No.- Tradusse per lui Kenma.

Il ragazzo davanti tirò un sospiro di sollievo: -Menomale, perchè ho un disperato bisogno di riposare e mettere qualcosa sotto ai denti.-

Osamu tornò ad accoccolarsi sulle gambe di Kenma e chiuse nuovamente gli occhi.

Si sarebbe pacificamente riaddormentato, se la presa del ragazzo non si fosse irrigidita tutto d'un tratto.

Cercò inutilmente di strisciare fuori dalla mano che lo ancorava sul suo grembo, ma la visuale era coperta dalla schiena di Kuroo.

-Chi sono, Kuro?- Sentì domandare con tono teso.

-Non ne ho idea.- Fu la risposta. -Non sembrano guardie della Fukurodani, però.-

Un bruttissimo presentimento invase Osamu.

La kitsune si dimenò in segno di protesta, ma Kenma era troppo distratto per prestargli attenzione e permettergli di sgusciare oltre il suo compagno.

Il cavallo rallentò la sua andatura fino a trotterellare e, nel giro di pochi secondi, fermarsi.

Osamu afferrò tra i denti la manica di Kenma e iniziò a tirare.

Il ragazzo sfruttò la mano libera per accarezzargli la testa nel tentativo di calmarlo: -Va tutto bene. Non fanno parte del Regno del Nord.-

La kistune guaì, frustrata, e tentò invano di scorgere qualcosa oltre la spalla di Kuroo.

Il rumore di zoccoli avvertì i tre della presenza del resto del gruppo.

-Chi va là?- Domandò una voce femminile roca e possente.

-Potrei farti la stessa domanda.- Tossì Kuroo, tradendo però una nota di insicurezza.

-Potresti. Ma sono io che faccio le domande, e tu rispondi.-

La donna entrò finalmente nel campo visivo di Osamu.

Indossava un'armatura in acciaio composta da pettorali e dorso cuciti insieme da cinturini in pelle e fibbie.

La corazza succinta seguiva le curve abbondanti della ragazza risplendendo di luce propria grazie ai dettagli dorati.

Al centro del petto, una striscia nera e bianca circondava l'intero busto.

Osamu riconobbe immediatamente quel segno distintivo e iniziò a piagnucolare per la frustrazione.

Si appiattì il più possibile dietro le gambe di Kenma e trattenne il respiro.

Il ragazzo non gli stava prestando minimamente attenzione, quindi non lo avrebbe certo smascherato.

Finchè nessuna delle kistune sarebbe venuta allo scoperto, erano salvi.

-Siamo solo di passaggio. Dobbiamo raggiungere un villaggio di confine per alcune commissioni.- Inventò Kuroo.

La donna parve credergli: -Capisco.-

La voce di Bokuto giunse da dietro: -Qualche problema?-

-Nessuno.- Rispose la figura in armatura. -Solo qualche raccomandazione. Da queste parti sono frequenti le imboscate di banditi.-

Qualcosa cambiò nella postura dei due ragazzi, ora molto più vigili.

-Banditi?- Ripetè Oikawa, fingendosi spaventato.

La donna si schiarì la voce e portò un ricciolo nero dietro l'orecchio. -Delinquenti che assalgono le carovane o i mercanti in viaggio. Si appostano dietro gli alberi e alla prima occasione rubano e feriscono senza alcuno scrupolo.-

Osamu soffiò indignato e Kenma finse un attacco di tosse per coprire il suono.

-Si tratta di un gruppo piuttosto numeroso. Siamo riusciti a pedinarli per una buona parte dei loro spostamenti, ma le tracce si interrompono qui.- Continuò la donna.

-Faremo attenzione.- Promise Akaashi, il tono pacato come al solito. -Grazie per averci avvisato.-

Lei annuì e sorrise calorosamente: -Se vi capitasse di scoprire qualcosa, vi prego di informare gli altri ufficiali cittadini. Le casse del reame si trovano in una situazione critica e non possiamo permetterci di lasciarci sfuggire dei criminali scaltri.-

-Certo.- Mentì Kuroo -Buona giornata.-

La donna li congedò con un inchino e si fece da parte.

Per un breve istante, Osamu pensò che ce l'avessero fatta.

Ma poi, dal nulla, il guaito furioso di un cane lacerò il silenzio.

-AKI! Torna qui!-

Una macchia color fulvo galoppò sotto gli zoccoli di Inu e iniziò ad abbaiare accanita.

L'animale aveva una muscolatura asciutta e il pelo raso, oltre ad una mandibola capace di frantumare ossa umane.

Gli occhi scuri ed espressivi emanavano un istinto assassino mentre le orecchie a triangolo erano rivolte in avanti, pronte a cogliere anche il minimo movimento.

-Aki!- Chiamò ancora il suo padrone, un ragazzo con lo stesso abbigliamento della donna in armatura.

Si accucciò vicino al cane e tentò di calmarlo accarezzandogli dolcemente il pelo.

-Che ti prende, bello?-

In tutta risposta, Aki piegò le zampe posteriori e iniziò a ringhiare.

-Ti avevo detto di tenerlo legato.- Brobottò una terza voce maschile nascosta dietro al cavallo.

-Dai Komori, stai dando fastidio ai signori.- Intervenne l'altra ragazza. -Porta qui Aki e lasciali passare.-

Komori seguì lo sguardo del cane e Osamu si sentì come se stesse precipitando nel vuoto.

Il cuore prese a battergli più velocemente quando comprese che erano giunti alla fine del loro viaggio.

Le iridi scure del ragazzo sembrarono ingrandirsi nell'istante in cui avvenne il fatidico riconoscimento.

Osamu affondò le unghie nei pantaloni di Kenma e si diede lo slancio per saltare oltre il cavallo.

Aki abbaiò furiosamente e partì all'inseguimento della volpe che, atterrata sul sentiero, si tuffò il più lontano possibile da quel luogo.

Si voltò indietro solo per assicurarsi che le altre due kitsune non fossero state smascherate, ma vide solo Inu nitrire imbizzarrito e Kenma che trascinava Kuroo giù dal cavallo.

-Sono loro complici!- Urlò Komori, puntando la lancia al petto dei due giovani.

Gli altri due ufficiali presenti sulla scena si prepararono a fare lo stesso, ma la vicinanza con il cane costrinse Osamu a concentrarsi sulla sua fuga.

Doveva riuscire a seminare Aki per tornare in loro soccorso.

Strinse i denti e accellerò la corsa mentre le urla dei suoi compagni si facevano sempre più distanti.

×××××

Quando Atsumu realizzò che la macchia grigia che si era lanciata nel bosco era in realtà suo fratello, era già troppo tardi per fingersi l'animale domestico di Oikawa.

Un ringhio animale si fece largo sulle sue labbra non appena il cavallo di Akaashi cominciò a tirare calci alla rinfusa.

Scivolò oltre il dorso dell'animale e si guardò intono alla ricerca di Suna.

La terza kitsune era ancora al sicuro tra le braccia di Bokuto e aveva gli occhi fissi sul cane che stava inseguendo Osamu.

Imprecò mentalmente e cercò di elaborare velocemente un piano di sopravvivenza.

Se si fossero gettati all'inseguimento del cane forse avrebbero seminato le autorità cittadine, ma il loro nuovo gruppo non avrebbe avuto via di scampo.

Per quanto gli costasse ammetterlo, Atsumu non amava l'idea che quei ragazzi venissero arrestati a causa loro.

Nella storia che si era raccontato fin da bambino, lui non era il cattivo.

Credeva fermamente nei suoi valori morali e non li avrebbe messi in discussione proprio quel giorno.

Doveva solo trovare il modo per salvare tutti quanti.

-Kinuko! Pensa a quelli di sinistra!- Ordinò Komori, facendo roteare la lancia davanti al busto.

La ragazza dai capelli color ebano raggiunse in pochi secondi la postazione di Iwaizumi e Bokuto senza farselo ripetere due volte.

Suna lanciò uno sguardo significativo ad Atsumu prima di saltare dalle braccia dello scudiero e avventarsi sulla faccia di Kinuko.

-Oikawa-san!- Fece Akaashi, impegnato nell'impresa imossibile di controllare le redini di Akari.

-Lo so!-

Il mago digrignò i denti e si fece cadere al suolo con un tonfo.

Si allontanò dallo stallone bianco e camminò deciso verso Komori.

-Hey!- Chiamò a gran voce.

L'ufficiale commise l'errore di incrociare i suoi occhi e Oikawa ne approfittò per sferrargli addosso uno dei suoi incantesimi.

Komori depositò la lancia sul terreno e lo stregone spalancò le braccia, pronto a caricare un'altra magia.

Atsumu non conobbe mai i dettagli del maleficio perchè una figura imponente lo placcò sopraggiuggendo dal lato destro.

Rotolò lungo l'avvallamento di un'altura e non riuscì a frenare la caduta fino a quando il terreno non riprese la sua conformazione pianeggiante.

I rumori della battaglia sembravano distanti anni luce e la volpe non potè nemmeno riprendersi dall'impatto che cinque dita callose si strinsero attorno al suo collo.

Soffocò un lamento di sorpresa e iniziò a graffiare istintivamente la mano che lo stava conducendo ad un'uscita di scena prematura.

-Non ti muovere, Miya.- Ordinò una voce familiare. -Oppure ti chiudo definitivamente quella cazzo di bocca.-

In un ultimo sforzo, Atsumu sfruttò l'energia magica che gli permetteva di mutare forma per assumere un aspetto umano.

Le zampe felpate si allungarono fino a trasformarsi in due pallide ginocchia, il petto bianco divenne una maglia logora e il muso allungato tornò ad essere quello di un semplice diciottenne.

L'agente ridusse gli occhi in due fessure e alleggerì involontariamente la stretta sul suo collo.

Atsumu sfruttò quell'attimo di esitazione per ribaltare le posizioni e, con uno scatto, roteò il bacino fino a bloccare il ragazzo sotto il suo peso.

Il petto del suo avversario si alzò e si abbassò seguendo un ritmo irregolare e la kitsune riuscì a leggere perfettamente l'espressione carica di risentimento.

Avvicinò senza paura le labbra all'orecchio del ragazzo e sorrise con malizia.

-E' una promessa, Omi-kun?-

L'agente grugnì infastidito e assestó una ginocchiata sul fianco di Atsumu.

La kitsune guaì per la sorpresa e Sakusa invertì di nuovo le posizioni sistemandosi a cavalcioni sopra di lui.

Le dita scavarono nel collo di Atsumu e gli bloccarono di netto il respiro.

-Ho detto- Ribadì il ragazzo, chinandosi in avanti perché la sua voce potesse suonare più nitida -Che non devi muoverti.-

Atsumu avrebbe eseguito volentieri i suoi ordini se le circostanze fossero state diverse.

Afferró il polso di Sakusa con la mano destra e fece forza sulle braccia per allontanare la presa mortale.

L'agente reagì mettendolo alle strette con la mano libera, ma Atsumu approfittó dell'altro braccio a disposizione per spingere il ragazzo di lato e farlo rotolare sul terreno.

Sakusa atterró di schiena e non fece in tempo a rialzarsi che la kitsune lo aveva già bloccato sotto il peso del suo ginocchio.

L'avversario si dimenó inutilmente ma, realizzando di non potere niente contro la forza premente di Atsumu, gli rivolse uno sguardo in cagnesco.

Il bandito armeggió con la cintura ed estrasse pigramente un kunai.

-Dimmi, Omi-kun.- Piegò la lama lateralmente e puntò il coltello alla gola del nemico. -Per quanto vuoi andare avanti con questo giochetto?-

Skausa non si scompose neanche quando un semplice movimento di Atsumu gli sarebbe costato la vita.

-Pensi che sia uno scherzo?- Ringhiò in risposta, sollevando il mento per lasciare il collo più scoperto. -Perchè non la facciamo finita?-

Atsumu non cedette alla provocazione e iniziò a definire il profilo del ragazzo seguendo il contorno della mascella con la punta del kunai.

-Perchè non sarebbe più divertente.-

Sakusa strinse i denti e i suoi penetranti occhi neri vennero attraversati da un lampo di follia.

Atsumu colse quel luccichio appena in tempo per schivare un pugno diretto al suo naso e bloccargli il polso a terra. -Uh, questo avrebbe fatto male.-

-Non è un gioco, Miya.- Disse l'altro con tono sprezzante.

-Sei sicuro?- Gli domandò la kitsune, piegandosi in avanti e sentendo il corpo del ragazzo irrigidirsi di colpo.

Tretteggiò una linea immaginaria con la lama del kunai che terminò vicino al lobo del suo orecchio.

Si avvicinò senza esitazione e sorrise compiaciuto di fronte all'espressione atterrita del suo avversario.

-Prima tu sopra e io sotto, poi i ruoli che si invertono...- Giocherellò distrattamente con il coltello e si divertì a punzecchiare la pelle in superficie del ragazzo inerme.

Diminuì la distanza che li separava arrivando a soffiare nell'orecchio di Sakusa. -Se il tuo obiettivo era un appuntamento, bastava chiedere.-

Ridacchiò soddisfatto alla vista del volto di Sakusa che prendeva fuoco davanti ai suoi occhi.

Non fece però in tempo a contemplare il proprio operato che un calcio fulmineo lo costrinse a tuffarsi di lato per risparmiarsi un trauma cranico.

Attutì la caduta scivolando di lato e sguainò istintivamente il pugnale verso la figura che avanzava verso di lui.

Sakusa schivò il colpo piegandosi in avanti e si tuffò con le braccia spalancate verso la kitsune.

Atsumu squittì spaventato e si spostò giusto prima che l'altro lo travolgesse in pieno.

Per traformarsi in volpe aveva necessariamente bisogno di qualche secondo di concentrazione, tempo che il suo nemico non sembrava intenzionato a concedergli.

In aggiunta, l'energia magica a sua disposizione non era una fonte inesauribile e, avendo trascorso metà giornata nelle sembianze di un animale, aveva un assoluto bisogno di ricaricarsi.

Diede le spalle alla figura e cercò di scappare lontano dall'avvallamento, ma una mano di Sakusa si ancorò saldamente alla sua caviglia facendolo inciampare.

Atsumu cadde con la stessa grazia di un sacco di patate e si rigirò velocemente per non lasciare la schiena scoperta.

Sakusa era già pronto a puntargli la lancia alla gola, ma la kitsune riuscì a difendersi respingendo un roverso con la sola forza del suo kunai.

Le due lame si incontrarono a metà strada e Atsumu potè cogliere l'espressione sorpresa del suo avversario prima che tramutasse in rabbia.

La posizione scomoda in cui si trovava era sicuramente sfavorevole ad un esito positivo e Sakusa decise di metterlo ancora più in difficoltà appoggiandosi di peso sulla spada.

Le braccia di Atsumu cedettero sotto quel carico e il ragazzo si ritrovò ben presto ad una spanna dal naso di Kiyoomi.

Una cascata di riccioli neri gli solleticò la guancia.

Erano così vicini che Atsumu avrebbe potuto sfiorare i due nei sopra al sopracciglio destro del ragazzo.

L'uffciale sorrise con cattiveria quando notò il sudore che gli impregnava la fronte.

-Che c'è? Non parli più?-

Il fuggitivo pensò che fosse meglio risparmiare energia evitando la sua domanda.

Sakusa ghignò vittorioso e piegò il collo in avanti, facendo trasalire il ragazzo impotente.

-Alla fine sei tu quello che sta sotto, Miya.-

Nonostante la situazione di vita o di morte, Atsumu si sentì avvampare.

Deglutì a vuoto e cercò di mostrarsi disinvolto: -Pensavo che non ti piacesse scherzare.-

-Infatti.- Confermò l'altro -Sei l'unica persona capace di far uscire il peggio di me.-

-Aw, Omi-Omi. Sono lusingato.-

-E anche morto, visto che ti taglierò la testa nei prossimi cinque secondi.-

Atsumu fece schioccare la lingua come se le minacce di Sakusa non avessero alcuna rilevanza. -Non lo farai.-

-No?- Incalzò Sakusa, avvicinando senza esitazione la lama al collo del ragazzo. -Sei troppo fiducioso nelle tue capacità o semplicemente un bastardo narcisista?-

Atsumu alzò le spalle. -Entrambe le cose.-

Sakusa roteò gli occhi al cielo ma, come aveva previsto l'altro, non avvicinò ulteriormente la punta.

-Dammi un buon motivo per cui non dovrei trasformarti nel tappeto di casa mia.-

-Te ne do tre.- Rispose prontamente Atsumu -Uno: sono abbastanza sicuro che i tuoi superiori vogliono che passi all'altro mondo per mano loro, dopo tutto l'inferno che gli abbiamo fatto patire. Due: la legge proibisce di giustiziare sul posto un criminale che decide spontaneamenete di consegnarsi alle autorità, e io mi sto arrendendo.-

-Potrei sempre occultare il tuo cadavere dietro un cespuglio.-

-Vuoi essere tormentato in eterno dal mio fantasma?-

Sakusa impallidì all'idea di convivere per sempre con una seccatura simile e sospirò.

-Quale sarebbe la terza ragione?-

-Ti piaccio da impazzire.-

Questa volta Atsumu rischiò seriamente di rimetterci la pelle.

Sentì il taglio della lancia premere sul suo pomo d'Adamo e trattenne il respiro.

-Odio quando mi provochi. Mi fai proprio incazzare.-

-Funziona sempre.- Piagnucolò la vittima.

Un lamento poco distante da loro li fece sobbalzare all'indietro.

Sakusa liberò Atsumu dalla stretta mortale e la kitsune si trascinò fino a ritrovarsi con la schiena premuta su un albero.

-Cos'è stato?- Chiese il ragazzo dai capelli scuri, gli occhi fissi sul paesaggio.

Come a voler rispondere alla sua domanda, il suono si ripetè più forte e Atsumu riconobbe un latrato di qualche cane da caccia.

Dietro la collina della fossa fece capolino Osamu Miya sottofoma di volpe selvaggia.

Atsumu si illuminò e agitò le braccia per richiamare la sua attenzione.

-'Samu! Qui! Vieni ad aiutarmi!-

Si voltò poi verso il suo avversario e lo schernì con una linguaccia.

Subito dietro alla kitsune comparve, affannato, il cane che apparteneva al cugino di Sakusa.

Atsumu si rese immediatamente conto che qualcosa non tornava.

Suo fratello aveva un'espressione carica di terrore, ma non stava prestando il minimo interesse all'altro animale la cui corsa, invece, era stanca e traballante.

-Aki?- Mormorò Sakusa, socchiudendo gli occhi per assicurarsi che il cane stesse bene. -Cosa...-

-'Samu!- Lo interruppe Atsumu, accogliendo suo fratello con le braccia spalancate.

La volpe schivò prontamente il suo abbraccio e addentò la manica della sua maglietta.

-Ahia! Perchè diav-

Osamu iniziò a ringhiare e cercò di trascinare il suo gemello verso l'altura del bosco.

-Smettila!- Esplose il biondo, liberando con uno strappo la camicia. -Si può sapere che ti prende?Ho bisogno che mi aiuti a sconfiggere Kiyoomi-kun.-

Aki aggirò l'ufficiale e risalì il promontorio, probabilmente alla ricerca del suo vero padrone.

Atsumu non ci fece caso e si massaggiò il braccio indolenzito.

-Miya...-

-Mi fai male, 'Samu!-

-Miya.- Chiamò ancora l'altro, facendosi improvvisamente serio.

Atsumu sollevò il capo e posò lo sguardo sulle chiome dei pini frastagliate sul cielo.

L'ambiente circostante si era fatto muto e, in quella calma rasserenante, persino le nuvole apparivano immobili.

C'era un che di destabilizzante in quella pace totale, che si presentò come la creatura più raccapricciante che Atsumu avesse mai visto.

Una zampa robusta e pelosa, alta il doppio dei gemelli, emerse dietro un gruppo di alberi facendo tremare l'intero bosco.

Atsumu si strozzò con la sua stessa saliva e Sakusa si lasciò sfuggire un grido di spavento.

La zampa venne seguita da sette arti della stessa grandezza e un addome capace di schiacciare contemporaneamente tutti i membri del gruppo.

La testa di quella sottospecie di ragno gigante possedeva caratteristiche umane: pelle cadaverica e barba appuntita, ma gli occhi avevano una sclera blu intenso.

Due appendici affilate si muovevano davanti alla bocca, pronte ad afferrare la preda e tranciarle di netto il corpo.

Con ogni probabilità, pensò Atsumu, le fauci avrebbero iniettato nel corpo del malcapitato un veleno paralizzante che ne avrebbe liquefatto gli organi interni.

Sentì una morsa di terrore stringergli lo stomaco e barcollò all'indietro.

-Cosa cazzo...-

Il ragno fece cozzare tra di loro le mandibole e il suono si propagò per tutto il bosco.

Atsumu sarebbe svenuto da un momento all'altro, se Sakusa non fosse intervenuto: -Q-quello è...-

Osamu squittì con insistenza e continuò a spronare suo fratello perchè risalisse l'altura.

I pensieri di Atsumu facevano fatica a connettersi, ma comprese che suo fratello gli stava chiedendo di trasformarsi in volpe e fuggire velocemente da lì.

-Merda.- Balbettò Sakusa, gli occhi sgranati come se si fosse risvegliato da il peggiore dei suoi incubi. -Non ho... non ho mai visto niente del genere.-

Il suo primo impulso fu quello di correre al riparo fuori dalla foresta, ma le sue gambe erano paralizzate.

-Oikawa.- Riuscì a formulare con un filo di voce. -Ci serve Oikawa.-

Sakusa non se lo fece ripetere due volte e indietreggiò di qualche passo.

-Dobbiamo... dobbiamo ricongiungerci con gli altri.- Proseguì senza staccare gli occhi dal mostro. -Oikawa saprà come metterlo al tappeto.-

Gli occhi incavati si posarono finalmente sui due ragazzi e Atsumu non aspettò un istante di più per darsi ad una fuga irrefrenata.

Si gettò tra gli alberi senza assicurarsi che Sakusa lo stesse seguendo e suo fratello lo sorpassò con un balzo.

La coda grigiastra dell'animale saltellava da un cespuglio all'altro, indicando ai due ragazzi quale fosse la giusta direzione.

Atsumu non perse tempo a domandarsi per quale motivo un ragno gigantesco stesse per divorarli vivi e continuò a muovere automaticamente le gambe quanto più velocemente poteva.

Si aiutò con le mani a risalire il lieve pendìo e si guardò indietro solo quando il suo respiro affannato si era sovrapposto a qualunque altro rumore del bosco.

La creatura aveva un'andatura lenta e scomposta, ma i suoi passi erano talmente lunghi che gliene sarebbero stati sufficienti una decina per raggiungere le future vitttime.

Da vicino, l'espressione famelica riuscì a fargli drrizzare tutti i capelli.

-Ci siamo quasi.- Disse a Sakusa, piegato in due a causa dello sfrozo fisico.

Atsumu riusciva a malapena a distinguere i rumori della battaglia dall'incessante martellare del suo cuore.

Ripresero fiato per un paio di secondi e poi si buttarono tra due grossi tronchi che avrebbero - almeno per un po' - rallentato la corsa del ragno.

Le ombre sfrecciavano indistinte accanto ad Atsumu fino a quando la distesa di arbusti non divenne un piccolo spazio più aperto.

La kitsune si concesse finalmente qualche attimo per metabolizzare la scenena alla quale aveva appena assistito e crollò sfinita sul prato.

-Atsumu?-

La voce stupita di Iwaizumi lo costrinse a sollevare il capo e incrociare lo sguardo preoccupato di otto persone.

Osamu, che li aveva preceduti, aveva appena finito di trasformarsi nella sua forma umana e stava usando il suo ragazzo come sostengo per riprendere fiato.

Lo scontro sembrava essere terminato da un pezzo: nessuno dei suoi compagni era rimasto ferito mentre degli altri due avversari non c'era traccia.

Atsumu cercò le autorità cittadine con lo sguardo e le trovò legate assieme in fondo alla radura, troppo distanti perchè potessero sentire i loro discorsi.

-Kiyoomi!- Esclamò la sorella di Sakusa, tentando di liberarsi dalle corde che le stringevano la vita.

Suo cugino lo squadrò con gratitudine e speranza, forse convinto che fosse giunto a salvarli.

I cavalli stavano brulicando tranquillamente oltre i prigionieri, ignari del destino che li stava per attendere.

Atsumu si tirò in piedi e si aggrappò immediatamente ad Iwaizumi per non crollare sul terreno.

-Amico, stai bene?-

-No!- Il ragazzo scosse la testa e si indicò le spalle. -C'è un... c'è un fottuto ragno gigante che...-

-Woah, woah!- Lo interruppe Kuroo -Perchè prima non ti calmi e poi ci dici cosa-

-Non c'è tempo.- Si intromise Sakusa, avanzando deciso verso i suoi nemici. -Siamo stati inseguiti da un mostro enorme. Sarà qui a momenti.-

Kuroo impallidì e lo stesso fece Iwaizumi.

Anche gli altri ragazzi sembrarono credere subito alle parole dell'ufficiale, perchè Akaashi si prese la testa fra le mani e Bokuto sguainò prontamente la spada.

-Che tipo di mostro?- Chiese Iwaizumi con un tono di voce fin troppo fermo per qualcuno che sarebbe morto di lì a poco.

-Un ragno.- Ripetè Atsumu. -Ma la faccia è strana. Quasi umana.-

Un boato inquietante riscosse l'intero gruppo.

-Ha due tenaglie grandi quanto il mio avambraccio.- Continuó il ragazzo -Assomiglia... assomiglia ad uno di quei demoni yokai delle antiche mitologie.-

A giudicare dal cambiamento di espressione dei presenti, il mostro doveva aver fatto la sua comparsa.

La presa sulla sua spalla si fece improvvisamente di ferro.

-Non ci assomiglia.- Sussurró Oikawa, deglutendo a vuoto. -È uno di loro.-

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** today was a fairytale ***


Un aculeo ricurvo delle stesse dimensioni del suo pugnale si piantò nel terreno, seguito a ruota da sette zampe deformi.

Le mandibole lucide protendevano dalla bocca come zanne e gli occhi privi di palpebre sembravano infervorati all'idea di banchettare con tutti i presenti.

Il ragazzo era convinto di aver raggiunto il limite massimo del terrore alla vista dell'Auhiztol, ma si dovette ricredere.

Il mostro, che aveva risalito il pendio, si mosse in avanti con la stessa innocenza di un gatto pronto a saltare sulla sua preda.

Valutò due opzioni possibili: la creatura si stava prendendo tutto il tempo del mondo, oppure era molto lenta.

Kenma si augurò che fosse molto lenta.

Il primo a trovare il coraggio di fare un passo in avanti fu Kuroo.

-Bene. Uh.- Deglutì a fatica e fissò terrorizzato la bestia ripugnante. -Qualcuno ha paura dei ragni? Perchè io ho paura dei ragni.-

-Come ho già detto, non è un semplice ragno.- Intervenne Oikawa. -Fa parte dei demoni Yokai.-

Gli occhi assassini scintillarono come se il mostro avesse riconosciuto quella parola.

-Ho letto di loro quando ho studiato le apparizioni e gli spettri maligni.- Proseguì il mago, allargando le braccia e richiamando una scintilla di magia rossa su entrambi i palmi. -E' un Tsuchigumo.-

Quel nome non disse assolutamente nulla a Kenma, ma il ragazzo venne ugualmente percorso da un brivido.

Essere attaccati da un essere mitologico scomparso centinaia di secoli prima? Sfortuna.

Essere attaccati da due esseri mitologici nell'arco di una settimana? Andava ben oltre la semplice coincidenza.

Oikawa roteò il polso con destrezza e scaricò parte dell'incantesimo sul volto agghiacciante del ragno.

La sfera impregnata di energia color rubino si infranse sulla guancia dell'essere senza recargli il benchè minimo danno.

Il Tsuchigumo sibilò infastidito e Oikawa barcollò all'indietro.

-Proprio come sospettavo.- Disse, senza mai distogliere lo sguardo dall'avversario. -Al contrario dell'Ahuiztol, i demoni non si possono battere con incantesimi del mio livello.-

Kenma sentì Kuroo imprecare un istante prima che il ragno decidesse di rispondere all'attacco impiantando una zampa a meno di una spanna da Iwaizumi.

La guardia si scansò giusto in tempo e ne approfittò per tranciare di netto la zampa anteriore.

L'aculeo non si spostò mentre la spada rimbalzò con un forte clangore.

-Non è possibile...- Momorò il ragazzo.

-Sparpagliatevi!- Ordinò Oikawa e, per una volta, Kenma fu felice di obbedire ai suoi comandi.

Suna si tramutò in volpe e, dopo essersi scambiato un'intesa con Osamu, prese a correre lontano dal sentiero.

Atsumu zoppicò fino ad un piccolo avvallamento e si lasciò cadere oltre esso.

Vide Akaashi rifugiarsi dietro un tronco e pensò di fare lo stesso, ma un sentimento di appressione lo inchiodò sul posto.

Il cuore gli batteva a mille mentre tutte le sue sicurezze vacillavano.

-Kenma!- Sentì urlare, ma i suoi piedi erano pesanti quanto il piombo.

-Hey, palla di lardo!- Bokuto cercò di attirare l'attenzione del mostro, pentendosene subito dopo. -Cioè, senza offesa.-

Il Tsuchigumo partì alla carica e lo scudiero fece roteare abilmente la spada.

Qualcuno afferrò l'avambraccio di Kenma e lo trascinò al riparo.

-Kenma!- Fu Akaashi a riscuoterlo. -Perchè sei rimasto immobile?-

Il biondo scosse la testa e cercò di mantenere la calma.

-Non.. non lo so.-

-Saresti morto!- Sottolineò Akaashi, indignato.

Kozume ammutolì.

L'altro ragazzo si sporse fuori dal tronco e rietrò subito.

-Va bene.- Disse -Io vado ad aiutare gli altri. Tu resta qui.-

Kenma desiderava così tanto mostrarsi coraggioso e fingere che non stesse tremando come una foglia.

"No" Avrebbe voluto dire "Verrò con te."

Ma quelle parole non lasciarono mai la sua bocca.

Akaashi sfiorò appena il suo braccio per conforto - o pietà, forse - e aggirò l'albero buttandosi nella mischia.

Gli occhi cominciarono a pungergli e Kenma sentì il disperato bisogno di scoppiare in un pianto liberatorio.

Cacciò indietro le lacrime e si prese la testa fra le mani.

Era così stupido.

Si era unito alla missione sapendo a quali pericoli stava andando incontro, e ora i suoi amici stavano rischiando la vita al posto suo perchè non era in grado di proteggersi.

Stupido, stupido Kenma.

La sua presenza non faceva che portare svantaggi alla squadra.

"Non sei un codardo, comunque."

Proprio allora gli tornarono in mente le parole di Akaashi.

"Perchè dici questo?" Aveva risposto quella sera, alla taverna del confine.

"Perchè solo un codardo preferirebbe vivere in un Regno dove domina la paura."

Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e drizzò la schiena.

Forse non possedeva l'audacia di Bokuto o i poteri di Oikawa, ma di sicuro non aveva bisogno della loro compassione.

Sfruttando sempre l'albero come copertura, allungò il collo per avere una visione più chiara dello scontro.

Il mostro era così ingombrante che riusciva a malapena a spostarsi all'interno della foresta, ma era favorito dalla corazza impenetrabile che ricopriva il suo corpo.

-AAAAARRR!- Lo caricò Bokuto, menando un fendente diretto al fianco destro.

La lama graffiò in superficie la pelle lucida, senza però ferire in alcun modo il Tsuchigumo.

Bokuto imprecò e retrocesse per evitare di essere infilzato da una delle zampe appuntite.

-Oikawa-san!- Chiamò Akaashi, con il fiatone. -Come possiamo fermarlo?-

-Non ne ho idea.- Rispose sinceramente il mago. -Le armi non lo scalfiscono minimamente e la Magia Rossa non può ingannare la mente di un demone.-

Lo stregone fu costretto ad interrompersi per evitare di essere schiacciato sotto il ragno gigante.

Si spostò prontamente di lato e tentò ancora di colpire il mostro con una sfera infuocata, senza successo.

-Usa le rune e spediscilo in un'altra dimensione come hai fatto con l'Ahuiztol.- Suggerì Kuroo, scoccando una freccia che mancò il bersaglio di almeno due iarde. -Merda!-

-Quello era un'incantesimo di sigillo.- Spiegò Oikawa, stanco. -Funziona come una trappola capace di contenere una sola persona alla volta. Non l'ho ucciso, ma semplicemente imprigionato. Se aprissi il portale, il lupo potrebbe saltare fuori e fare coppia con il Tsuchigumo per massacrarci.-

-Allora usa qualunque altra runa!- Esplose Kuroo, preparandosi a scoccare un'altra freccia. -Ma fai in fretta!-

Toru lo fulminò con un'occhiataccia ma fece apparire il suo grimoro con uno schiocco di dita.

Strinse tra le mani il libro fluttuante e iniziò a sfogliare le pagine con foga.

Iwaizumi coprì il suo compagno caricando di sua iniziativa il Tsuchigumo e a lui si unì Bokuto.

I due ragazzi accerchiarono la creatura da due fianchi opposti, obbligandola a concentrarsi solo su un cavaliere alla volta.

Sfortunatamente per Bokuto, il ragno lo individuò come successivo obbiettivo.

-Attento!- Urlò Kuroo, da qualche parte indefinita del bosco.

Lo scudiero riuscì, in qualche modo, ad essere più veloce delle mandibole affilate che sibilarono sopra la sua testa, scompigliandogli i capelli.

Una zampa appuntita calò verso le sue ginocchia ma il ragazzo la saltò senza problemi, quasi si trattasse di un semplice gioco.

Poi, con la testa alta e la spada sollevata, lanciò un altro grido selvaggio che scosse persino Kenma.

Gli occhi scintillarono di pura frenesia e cercarono il punto più esposto del fianco animale.

La spada scivolò facilmente dalle mani del ragazzo e segnò la pelle con una linea superficiale.

Una vittoria del tutto insignificante.

La zampa posteriore giunse da dietro, sbattendo rudemente il suo corpo contro il terreno.

Il contraccolpo gli tolse il fiato e Bokuto fendette l'aria con una mano, stordito.

Una macchia scarlatta iniziò ad espandersi sulla camicia logora e Kenma trattenne il respiro.

-BOKUTO-SAN!- Fu tutto quello che riuscì a sentire, prima che un'ombra fulminea si parasse davanti allo scudiero.

Il Tsuchigumo cercò di azzannare il polpaccio di Koutaro ma Akaashi non glielo permise, brandendo la spada a destra e a manca per tenerlo quantomeno distante dal ferito.

Le tenaglie si spalancarono per mordere i due ragazzi, ma una lunga asta di legno si interpose tra loro intrappolando le pinze del Tsuchigumo.

Una delle autorità cittadine - Sakusa, forse - stava correndo incontro al mostro, disarmata ma in qualche modo determinata a recuperare la lancia.

-MIYA!-

Il mostro agitò furiosamente la testa e rischiò di spezzare il bastone con la sola forza della mandibola, ma una macchia ramata spiccò un lungo salto e riuscì a a strappare la lancia dalle sue grinfie.

La kitsune atterrò su quattro zampe e non smise di correre con l'asta stretta tra i denti fino a quando non raggiunse il proprietario.

Sakusa fece roteare la lancia tra le dita e rivolse ad Atsumu un sogghigno. -Bravo ragazzo.-

La volpe sembrò maledirlo con uno sguardo e si tuffò nuovamente tra i cespugli in attesa di un nuovo agguato.

-Oikawa!- Chiamò Kuroo, correndo però incontro al suo migliore amico. -Sbrigati, dannazione!-

Il mago sobbalzò e le sue dita si fermarono al centro di una pagina ingiallita.

-Può funzionare...- Mormorò, esaminando distrattamente i disegni dell'intera facciata.

-Deve funzionare!- Lo corresse Kuroo, accucciandosi accanto a Bokuto per aiutarlo ad alzarsi.

-Sai quanto è difficile procedere ad una seduta medianica con il sole sorto e senza essenze o talismani?- Oikawa richiuse il grimoro e smaterializzò l'oggetto con un gesto della mano. -Tanto. Non ho nemmeno l'inchiosto rosso per-

-OIKAWA!- Lo spronò Iwaizumi, asciugandosi con un braccio la fronte madida di sudore. -Ti prego, fai quello che devi fare!-

Il mago ammutolì e piegò le gambe.

Dopo aver impiantato un dito nel terreno, tracciò un segmento di forma circolare grande abbastanza da contenere all'interno una persona.

Kenma studiò in silenzio ogni suo movimento mentre la battaglia infuriava davanti a loro.

Osamu aveva assunto sembianze umane e si era unito al gruppo a colpi di kunai e imprecazioni mentre suo fratello, di tanto in tanto, sbucava dietro al Tsuchigumo solo per distrarlo dalle sue vittime.

Lo stregone disegnò una sagoma deforme al centro del cerchio e terminò l'opera aggiungendo una runa serpentinata fuori dalla circonferenza.

-Quarto pentacolo di Marte!- Annunciò soddisfatto, come se qualcuno dei compagni in pericolo di morte gli stesse prestando attenzione.

Kuroo sfrecciò davanti al mago con un lungo sfregio sul volto e lo guardò in cagnesco. -Veloce!-

Kenma sentì lo stomaco contorcersi.

Oikawa sbuffò indignato ma scostò il mantello per tirare fuori un pugnale dalla sua cintura.

Iwaizumi gli lanciò uno sguardo preoccupato prima di rivolgersi nuovamente alla creatura: -Che intendi fare con quello?-

Toru si morse il labbro inferiore e scoprì la pelle del braccio sinistro.

-Quello che va fatto.-

Kenma trovò naturale distogliere lo sguardo quando la lama del coltello entrò in contatto con il palmo di Oikawa, aprendo un solco profondo che provocò una smorfia addolorata all'artefice del taglio.

-Sei impazzito?- Esplose Iwaizumi, gli occhi sgranati per lo shock.

Lo stregone non gli prestò ascolto e spalancò la mano sopra il disegno del pentacolo.

-E' l'unico modo.- Tagliò corto.

Le gocce di sangue bagnarono la sagoma mostruosa e vennero poi assorbite dal suolo.

La guardia alternò lo sguardo dalla mano al pugnale, ma alla fine si limitò a dimostrare la sua disapprovazione con un grugnito.

Alla sua sinistra comparvero Akaashi seguito da Bokuto, che si reggeva al primo perchè ancora stordito a causa della caduta.

-Oikawa-san- Soffiò il fuggitivo con le ultime energie rimaste -Le ferite di Bokuto si sono riaperte e lui potrebbe svenire da un momento all'altro. Cosa dobbiamo fare?-

Il mago ritrasse la mano e la lasciò penzolare lungo il fianco. Scie di sangue scarlatto gli avvolsero le dita e gocciolarono sull'erba.

Sollevò il pugnale grondante di rosso e indicò il Tsuchigumo.

-Il demone deve entrare in contatto con il mio sangue, altrimenti non funzionerà.-

Akaashi sgranò gli occhi e la presa su Bokuto di fece più salda.

-Cosa?- Sbottò Iwaizumi, impegnato a difendersi dagli attacchi del mostro, il viso arrossato per lo sforzo.

-Il corpo del Tsuchigumo è interamente ricoperto da una corazza, ma se riesciussi a toccargli il volto forse il pentacolo si illuminerebbe.-

-E' troppo rischioso.- Intervenne Osamu, prima che potesse farlo Iwaizumi. -Non c'è un altro modo?-

-No.- Fu la risposta secca. -Dovete portarmi davanti al demone prima che il sangue si rapprenda.-

-Come?- Chiese allora Akaashi, passando in rassegna l'intera zona.

Anche per Kenma era diventato difficile mettere a fuoco la scena: troppi movimenti, lampi di sole ed esplosioni di suoni.

Uscì allo scoperto e si avvicinò con cautela alla seconda linea della battaglia.

Nessuno gli stava prestando attenzione, così il ragazzo si mescolò facillmente nel gruppo.

-Sarà sufficiente coprirmi le spalle.- Rispose Oikawa.

-No, non è vero.- Ribattè Kuroo. -Senza una copertura frontale finirai per farti ammazzare e sarà stato tutto completamente inutile.-

-Io e mio fratello possiamo provare a distrarre Tsuchigumo, ma l'energa magica si esaurirà a breve.- Tentò Osamu.

Il trio continuò a battibeccare e Kenma spostò lo sguardo sulla creatura mostruosa.

Era così raccapricciante che il ragazzo si immaginò che ogni sostanza del suo corpo venisse succhiata via proprio come ad un qualunque insetto narcotizzato.

Un momento.

Assotigliò lo sguardo e studiò i movimenti del demone mentre Atsumu si nascondeva tra le sue alte zampe.

-Oikawa.- Sussurrò abbastanza forte perchè il diretto interessato potesse sentirlo. -Il Tsuchigumo è un ragno a tutti gli effetti, vero?-

Il mago interruppe il suo discorso per concentrarsi sul più piccolo: -Mhm... suppongo. La struttura del corpo dovrebbe essere quella. Perchè?-

Il terrore lo aveva prosciugato eppure, per qualche ragione, Kozume era stato avvolto da una strana quiete interiore.

-Quindi possiede anche delle filiere.-

Posò lentamente gli occhi sul pugnale di Oikawa e non osò sollevare la testa per incontrare la sua espressione.

Prima che il mago potesse togliere il coltello dalla sua portata, Kenma glielo strappò dalla mano e si voltò rapidamente verso la bestia.

-KENMA!-

Iniziò a correre senza mai guardarsi indietro, la paura che si contorceva dentro di lui minacciando di implodere da un momento all'altro.

Sei l'unico che può riuscirci. Andrà tutto bene.

Gonfiò il petto e si fece coraggio fino a quando una delle zampe del mostro non rischiò di schiacciarlo sotto di sè.

Da vicino, le tenaglie affilate avevano un aspetto ancora più terrificante.

-KENMA! Cazzo!- Urlò Kuroo da qualche parte dietro di lui. -Torna qui!-

Il biondino respirava a fatica e la terra tremava colpita da pesanti passi.

-Piccoletto, che diavolo ti salta in mente?- Gridò Sakusa, la sua lancia che incontrava una zampa nemica a metà strada.

Piccoletto. Giusto. Solo lui poteva farcela.

Il rimbombo si fece sempre più vicino, o forse era solo il cuore di Kenma che martellava tanto intensamente.

Ora. Ora o mai più.

Si gettò in avanti nonstante le gambe molli non volessero contribuire e aumentò la presa sul pugnale come se ne dipendesse la sua vita.

Non si fermò a riflettere su quanto effettivamente quell'affermazione fosse veritiera.

Aspettò di trovarsi a poche spanne dal Tsuchigumo per scivolare sul terreno e rotolare sotto l'addome.

Avvertì l'alito velenoso del mostro sulla pelle, così strisciò velocemente alla fine della corazza sperando che il demone aspettasse qualche secondo prima di muoversi.

I suoi occhi saettarono da una parte all'altra delll'addome fino ad individuare il punto di uscita dei filamenti appiccicosi.

Incastrò il pugnale sporco di sangue in una delle cavità della filiera e vide le spatole dimenarsi in preda agli spasmi.

Il Tsuchigumo sibiliò così forte che i timpani di Kenma presero quasi a sanguinare.

-ORA!- Urlò, tappandosi le orecchie e trascinandosi oltre il corpo del mostro.

-VATTENE DA Lì!- Tuonò Oikawa.

Una delle zampe appuntite sprofondò nel cappuccio del suo mantello tirando il ragazzo con sè.

Kozume emise un verso strozzato e si portò istintivamente le mani alla gola.

-KENMA!- Urlò qualcuno.

Il biondino si agitò come un pazzo e mosse la testa da una parte all'altra fino a strappare la stoffa che lo teneva prigioniero.

Atterrò sulle ginocchia e proseguì a carponi il più lontano possibile dalla bestia.

Quando decretò di trovarsi sufficientemente distante, si tirò in piedi e guardò indietro.

Il demone si stava contorcendo su sè stesso sbattendo la testa da un tronco a un altro.

Le zampe erano ricurve e piegate sotto il suo peso, ma sembrava quasi che il Tsuchigumo ne avesse perso il controllo.

Dalle mandibole fuoriusciva un suono simile al cigolio di una vecchia porta ma amplificato di almeno dieci volte.

Kenma avvertì un giramento di testa di fronte a quella scena stomachevole.

Si coprì il petto con una mano e si aiutò a sostenere quella vista appoggiandosi ad un albero.

Oikawa si trovava al centro del pentacolo e aveva il palmo destro rivolto contro il suolo.

Stava pronunciando qualche formula magica in una lingua antica - della quale Kenma conosceva solo pochi vocaboli- di cui colse le parole "leone", "drago" e "piede".

Kenma decise di rivalutare la sua preparazione linguistica.

Quando il mago ebbe terminato, il cerchio di terra si illuminò di una luce rossastra e il Tsuchigumo smise improvvisamente di sibilare.

Crollò perfettamente immobile sul posto e tutti i suoi muscoli parvero rilassarsi.

Kenma pensò che l'incantesimo lo avesse ucciso, ma gli occhi erano ancora vitrei e funzionanti.

-Che diavolo gli hai fatto?- Gli lesse nella mente Bokuto.

-Oh, questo pentacolo è terribile. I demoni non gli possono resistere e sono spinti ad obbedire a colui che li chiama.-

-Lui è...- Balbettò Akaashi, fissando il mostro inerme. -Il Tsuchigumo è completamente sottomesso a te?-

Gli occhi di Oikawa brillarono di risolutezza. -A volte dimenticate che sono uno dei maghi più potenti dei Cinque Regni.-

-E' perchè il tuo egoismo annebbia la tua forza.-

-Non mi sembra un complimento, Iwa-chan.-

-Non lo era.-

-Sei crudele.-

-Puoi ordinargli di fare qualunque cosa?- Bokuto si staccò dalla spalla di Akaashi e camminó imprudentemente verso il mostro.

Aveva riacquistato un colorito normale e il suo volto era luminoso come quello di un bambino di fronte ad un nuovo giocattolo.

Oikawa fece schioccare la lingua. -Potrei. Ma non sono così sconsiderato da assecondare un tuo capriccio. Inoltre...- Si guardò il palmo ferito e storse la bocca -Sono troppo stanco e privo di energia per tentare altri incantesimi.-

-Questo è...- Sussurró Sakusa, poco distante dal gruppo.

-Pazzesco.- Terminó Osamu. -Incredibilmente pazzesco.-

Oikawa sorrise compiaciuto e si batté il pugno sul petto.

-Sono senza parole.- Continuó Osamu, girando attorno alla creatura paralizzata.

-Tu, gemello simpatico.- Disse allora Oikawa, indicando la kitsune. -Mi piaci. Sei la terza persona che salvo in questo gruppo.-

-Terza?- Sbuffó Iwaizumi, trattenendo una risata.

-Gemello simpatico?- Lo riprese invece Atsumu, che aveva appena assunto la forma umana.

Bokuto corrugó la fronte e sollevó lentamente tre dita di una mano.

-Hey... un momento, se gli altri due sono Akaashi e Kenma, significa che io-

-Quindi siamo fuori pericolo?- Cercó una conferma Kuroo, spostando lo sguardo tagliente su Kozume.

Il ragazzo deglutì impaurito.

-Perchè ho un paio di conti insospesi che...-

Un fischio continuato ed acuto squillò nel bosco come un coro di trombe.

L'aria divenne pungente e il silenzio pietrificato venne rotto da un secondo sibilio, questa volta più assordante.

La mente di Kenma non sembava intenzionata a riprendersi tanto facilmente.

Il ragazzo trattenne il respiro e si voltò verso il fitto della foresta.

Scappa.

La sua coscienza gli parlò ancora prima che si fosse svegliato del tutto.

-R-ragazzi...- Balbettò Atsumu quando una sagoma oscura emerse dalla penombra e iniziò a discendere verso la radura.

Il Tsuchigumo scoprì le chele lasciando intravedere una scia di sangue sui denti appuntiti.

La pelle era meno scura del primo demone, ma il torace e le zampe più robuste e muscolose.

I numerosi occhi si posarono sul gruppo con la stessa bramosia degli altri mostri che avevano affrontato.

-Ce ne sono due.- Annunciò Akaashi, con la voce strozzata dalla paura.

Kenma impiegò qualche secondo di troppo a capire che si stava avvicinando un terzo ragno.

La consapevolezza di trovarsi da solo e completamente disarmato lo colse di soprassalto.

Balzò all'indietro e attraversò il tratto che lo separava dai suoi compagni con il cuore in gola.

-Non... non è possibile.- Kuroo scosse la testa ma l'espressione sconvolta non abbandonò il suo volto. -Noi siamo circondati da demoni.-

Osamu perse il kunai di mano e non perse neanche tempo a raccoglierlo.

-Oikawa.- Iwaizumi si schiarì la gola per non perdere le staffe. -Ti prego, dimmi che almeno tu hai un'idea di che diavolo sta succedendo.-

Il mago, che aveva già acquistato una tonalità cadaverica a causa dell'incantesimo, assunse una sfumatura ancora più pallida. -Io non... non capisco.-

Sakusa strinse la sua lancia così forte che iniziò a tremare l'intero braccio.

-Ma deve esserci una spiegazione logica, no?- L'agente si passò nervosamente una mano tra i ricci neri. -Le creature magiche erano solo una leggenda e adesso questo bosco pullula di Tsuchigumo.-

Si udì un altro schianto e quando Kenma alzò la testa vide che i demone rimasto più indietro aveva già raggiunto l'altro.

-Beh, scervellarvi adesso non servirà a nulla.- Decretò Bokuto, posizionando la spada davanti al corpo.

-Neanche combattere.- Osservò Osamu, il viso contorto dal panico.

-Ha ragione.- Convenne Kenma, a malincuore. -Anche se unissimo le forze sarebbe impossibile sconfiggere tutti e due.-

-Ma siamo costretti a provarci.- Controbattè Bokuto.

Oikawa deglutì a vuoto e fece un passo indietro. -No, non è vero. Possiamo sempre scappare. I Tsuchigumo non sono così veloci.-

Bokuto sgranò gli occhi, esterrefatto. -Vuoi arrenderti?-

-Vedi alternative?-

-Non possiamo scappare! Chissà quante persone potrebbero fare fuori!-

Oikawa spalancò le braccia.
-Mh, tipo noi? Duh.-

-C'è un villaggio, qui vicino.- Intervenne Atsumu -Non possiamo permettere che arrivino fino a lì.-

Oikawa cacciò un urlo frustrato e scosse la testa: -Fatemi capire, sono l'unico che non desidera morire?-

Bokuto non gli diede retta e aumentò la stretta sull'impugnatura.

Kuroo sospirò affranto e si preparò a scoccare l'unica freccia rimasta nella faretra.

Akaashi non disse nulla ma, proprio come Atsumu e Sakusa, recuperò la sua arma e la portò in posizione di difesa.

-Potrei fare da esca.- Propose lo scudiero -Se solo voi...-

Sentirono i rinforzi ancora prima di vederli arrivare tra ululati, clangore di spade e il fastidioso rumore di un corno.

I ranghi del gruppo erano sfasati ma distribuiti in modo che non ci fossero punti scoperti in nessuna area della radura.

Caricarono a testa bassa, alcuni correndo più veloci di altri perchè ansiosi di sferrare il primo colpo ai Tsuchigumo.

Kenma inciampò sui propri passi mentre cercava di ripararsi dalle scheggie di bronzo e le tenaglie agitate.

Si sentì afferrare per un braccio ma, nella confusione generale, non riuscì nemmeno ad identificare l'uomo che lo aveva salvato.

Come il rombo di un tuono, le urla di battaglia squarciarono la quiete della foresta.

-Rimani qui.- Gli impose lo sconosciuto, spingendolo in modo frettoloso dietro una rientranza del terreno.

Kozume obbedì agli ordini senza fiatare.

Tre figure emersero dietro la collina e caricarono in contemporanea lo stesso Tsuchigumo.

Tra corpi in movimento, frammenti di lance e kunai in volo, Kenma riconobbbe Suna e improvvisamente gli fu tutto più chiaro.

Quando una volpe dal manto rossastro si fece largo tra i combattenti come se fosse abituata a correre a fiaco degli umani il ragazzo ebbe la conferma che, ad intervenire, fosse stata la banda di Atsumu.

-MIRATE ALLE ZAMPE!- Ordinò un uomo dalla corporatura atletica che svettava sopra la massa di kitsune.

Un gruppo di quattro banditi prese la giusta rincorsa per poter frantumare in un solo colpo uno degli arti inferiori della bestia più vicina.

Caricarono tuti lo stesso punto, scagliando attacchi alternati fino a quando una parte della zampa si staccò dal resto del corpo.

Le coltellate ripetute, però, non erano sufficienti a distruggere la corazza che copriva l'addome.

-ARAN!- Gridò Atsumu, da qualche parte in mezzo al caos. -LA TESTA E' IL PUNTO DEBOLE!-

Il ragazzo che aveva individuato prima Kenma, dalla pelle scura e gli occhi di un verde spento, gonfiò il petto e si preparò ad urlare.

-AVETE SENTITO? DOVETE TAGLIARE LE TESTE!-

Un groviglio di banditi e clamori entusiasti inghiottì le sagome dei due Tsuchigumo e la visuale di Kenma si fece confusa.

Il ragazzo non potè fare altro che portare le ginocchia al petto e aspettare che fosse tutto finito.

Qualche minuto più tardi, i corpi dei demoni erano stesi sul suolo e le maglie degli assalitori macchiate di rosso.

Kunai e bastoni spezzati giacevano dimenticati sul terreno mentre i banditi si ripulivano dal sudore e dal sangue.

-Non mi sarei mai aspettato di decapitare un ragno gigante.- Ammise uno di loro, scoprendo i denti in un sorriso stanco.

Un altro tipo alto e dall'aspetto minacciso scosse la testa. -Già.-

Kenma contò almeno quindici uomini sparsi per tutta la foresta.

Ognuno di loro stava riprendendo fiato e chiacchierando distrattamente con i compagni come se non avesse appena affrontato due creature millenarie.

Due kitsune ancora nella loro forma animale gli passarono sotto il naso senza curarlo di uno sguardo.

Il ragazzo si alzó faticosamente da terra e si passò una mano tra i lunghi ciuffi sporchi di polvere.

Il peso dello scatto di prima si era accumulato sulle sue spalle.

Barcolló sul posto e fu costretto a tenere aperte le braccia per stare in equilibrio.

Ah, maledetta gravità.

Se non fosse stato per lei, forse Kozume non si sarebbe ritrovato a delirare.

-KENMA!-

Kuroo gli fu addosso ancora prima che potesse riconoscere quella voce.

Le braccia del più grande si aggrapparono alla sua schiena e lo trascinarono in avanti, accogliendolo in un bisognoso abbraccio.

A Kenma parve quasi di tornare indietro nel tempo e di rivivere la sensazione di protezione che il ragazzo gli aveva trasmesso fin da quando erano bambini.

Affondó la testa nel petto di Kuroo e liberò i polmoni con un lungo respiro.

Gli era mancato così tanto.

Il profumo di Kuroo era talmente inebriante da fargli perdere la testa.

Odorava di quel muschio che ricopre le rocce dopo un forte temporale e a Kenma parve quasi di essere investito dallaroma del bosco che lo riportava alle notti estive.

Ormai, l'abbraccio aveva assunto un vero e proprio significato di nostalgia.

Sembrava voler dire "Con te posso sentirmi a casa", e nessuno dei due era intenzionato a spezzare quell'attimo prezioso.

-Mi dispiace, Kenma.- Sussurró il moro, appoggiando il mento sulla testa del biondo. -Mi dispiace moltissimo.-

Kozume affondó le dita nel mantello di Kuroo e lo attiró verso di sé come se potesse scappare da un momento all'altro.

Sentì che le sue guance si erano fatte bagnate e cercó in tutti i modi di reprimere un singhiozzo.

-Scusa.- Insistette l'altro, accarezzando con gentilezza i ciuffi scoloriti che gli capitavano sotto mano.

Kenma scosse la testa ma non trovò le giuste parole per rispondergli.

Pensó che se mai fosse esistito un posto dove il tempo sarebbe stato in grado di fermarsi, non poteva che trattarsi dello spazio tra quelle braccia.

-Va tutto bene.- Riuscì solo a bofonchiare.

-Non è vero.- Disse Kuroo, facendosi cupo tutto d'un tratto. -Saresti potuto morire se il Tsuchigumo avesse avuto i riflessi pronti.-

-Tutti saremmo potuti morire.- Ribatté Kenma, per nulla intenzionato a sciogliersi dalla stretta.

Avvertì la schiena di Kuroo irrigidirsi sotto il suo tocco.

-Sì, ma tu non sei come gli altri.-

Kenma si distaccó appena dal suo petto per guardarlo dritto negli occhi.

-Dobbiamo parlare.- Disse Kuroo, sostenendo il suo sguardo per la prima volta dopo giorni.

Kenma sentì le ginocchia cedere sotto il suo peso, ma mantenne un'espressione pacata.

Sapeva che rimandare l'inevitabile non avrebbe portato da nessuna parte, così si arrese al suo destino.

-Okay.-

Spostò la testa verso la banda di kitsune.

I gemelli Miya si erano ricongiunti a Suna e i discorsi del branco giungevano fino alle sue orecchie.

Notò Akaashi farsi largo tra la folla tra la folla per tenere il passo di Bokuto che, invece, si fermava a chiacchierare con qualunque persona gli capitasse sotto tiro nonostante la grave ferita che gli squarciava metà petto.

-Dovremmo preoccuparci di Bokuto.- Disse il biondo.

Kuroo annuì distrattamente.

-Già.-

Di Sakusa non c'era traccia e Kenma si ricordò che i suoi compagni erano ancora legati ad un albero.

Si alzò sulle punte dei piedi per vedere oltre la spalla del più alto e individuò l'autorità cittadina impegnata a tagliare le corde che tenevano prigionieri gli altri agenti.

Pensò che nessuno di loro potesse più rappresentare una minaccia, quindi rilassò le spalle.

-Kenma.- La voce di Kuroo si era fatta estremamente tesa. -Non voglio più scappare.-

Kozume strabuzzò gli occhi.

Quella frase nascondeva diversi significati, ma non era nè il momento nè il luogo adatto per indagare.

Sorrise, stanco, e appoggiò la fronte sulla spalla del suo migliore amico.

-Nemmeno io.-

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** a place in this world ***


Quando i contorni degli alti alberi si fecero meno nitidi e il sole scese basso nel cielo, Suna pensò che potessero tutti finalmente abbassare la guardia.

-Abbiamo setacciato il bosco per più di due ore!- Si lamentò Atsumu, crollando drammaticamente sulle ginocchia. -Non c'è più alcuna traccia dei Tsuchigumo. Voglio solo tornare a casa e dormire.-

Suna non poteva dargli torto.

Erano rimasti confinati in quella radura per tutto il pomeriggio e nessun demone millenario aveva più fatto capolino tra i pini.

Il gruppo di Akaashi stava sistemando gli ultimi preparativi per la partenza mentre i restanti si erano radunati ai piedi della collinetta.

Polvere e fili d'erba si erano appiccicati sulle gambe di Rintarou e la stanchezza si era accumulata sulle sue spalle.

-Vogliamo assicurarci che il villaggio si trovi al sicuro.- Rispose Aran, portando le mani sui fianchi e apparendo più spaventoso di quanto non fosse.

-Non è compito vostro.- Intervenne bruscamente Sakusa Kyioomi.

Gli occhi dell'intera banda si spostarono sul ragazzo dai riccioli scuri.

-Hey!- Fece Atsumu, improvvisamente carico di energia -Ti hanno salvato la vita, odioso ingrato.-

L'agente si limitò a fissarlo con astio senza portare avanti il suo discorso.

Era già la quinta volta che Suna una e i gemelli Miya finivano per imbattersi in quello specifico gruppetto di autorità cittadine.

Ormai erano a conoscenza dei loro nomi, delle tecniche e persino di qualche punto debole.

Gli agenti che davano la caccia alla banda di kitsune erano condannati a perderne le tracce sempre prima di aver scovato il loro nascondiglio.

Nel corso di più di dieci anni il trio era riuscito a seminare nemici ben peggiori, ma la squadra di Motoya non aveva mai perso l'occasione per metterli in difficoltà.

Durante uno scontro, Sakusa era addirittura riuscito ad imprigionare uno dei loro, Kosaku Yuto, ed era stato necessario l'intervento di Kita per liberare il compagno.

Forse avevano perso molte battaglie, ma non avevano mai smesso di dare loro la caccia.

-Sono corsi in aiuto dei tuoi amici.- Lo corresse Kinuko, che aveva lo stesso sguardo furente del fratello. -Questo non comporterà alcuno sconto di pena. Siete pur sempre dei ricercati che devono pagare per i loro crimini.-

Con il passare degli anni, Suna era diventato estremamente bravo a mantenere il controllo delle proprie emozioni.

Lo stesso non si poteva dire di Atsumu.

La kitsune si posizionò con un balzo di fronte all'autorità cittadina e si avvicinò senza alcun timore alla lancia sguainata contro il suo petto.

-Arrestami, allora.-

Kinuko sussultò intimorita.

-Portami davanti al tuo capo.- Proseguì il ragazzo, facendo un passo in avanti. -E' questo che fate, no? Siete burattini. Eseguite gli ordini senza preoccuparvi di cosa sia giusto o meno.-

Uno spostamento d'aria fece rizzare i peli sulla nuca di Atsumu.

La lancia di Sakusa era già puntata sulla schiena della kitsune prima ancora che Suna potesse portare la mano alla cintura.

-La giustizia è relativa, Miya.-

Atsumu non si scompose.

-Forse è proprio questo il problema.-

L'agente non indietreggiò ma sembrò riflettere su quelle parole.

-Abbassa la lancia, Kiyoomi.-

Il ragazzo dai capelli chiari e le sopracciglia tondeggianti affiancò suo cugino e lo squadrò con due placide iridi sottili.

-Ci sfuggiranno di nuovo.- Ringhiò Sakusa in risposta.

-Cosa pensavi di fare? Catturare una quindicina di fuorilegge armati e scortarli fino al villaggio più vicino?-

Sakusa rafforzò la presa sul bastone e strinse i denti. -Credi davvero che ci lasceranno tornare in città senza combattere?-

Motoya appoggiò una mano sulla spalla del cugino e strinse il pugno. -Credi davvero di avere qualche possibilità contro tutti questi uomini?-

Atsumu roteò la testa e fissò il suo avversario negli occhi, come se volesse sfidarlo a fare un passo falso.

Sakusa sospirò irritato e lasciò cadere il braccio lungo il fianco.

-Saggia decisione, Omi-kun.- Lo provocò Atsumu, tirandogli una spallata mentre gli passava accanto per raggiungere i suoi compagni.

L'agente mantenne lo sguardo fisso per terra.

-Suna e Riseki.- Tuonò Aran, rompendo quel silenzio imbarazzante.

La kitsune e un altro ragazzo dall'espressione seria sollevarono lo sguardo.

-Voi due avete il compito di assicurarvi che nessuna delle autorità ci segua fino al nascondiglio. Resterete qui a tenerle d'occhio fino a quando sarà impossibile rintracciarci, dopodichè ci raggiungerete il più velocemente possibile. Siete i migliori a mimetizzarvi di tutta la squadra.-

Riseki fece un mezzo inchino al cospetto di Aran mentre Suna si limitò ad annuire.

-Togliete di mezzo i testimoni per poterci uccidere liberamente?- Domandò Kinuko.

Aran rilassò la schiena e le sorrise calorosamente: -Non uccidiamo e non siamo persone meschine, ma Atsumu ha ragione. Dovreste rivedere i vostri ideali di giustizia.-

-Assaltare le carovane dei i ricchi e derubare le casse del Re dovrebbe schierarvi dalla parte dei buoni? Quella che voi chiamate con questo nome non è giustizia.-

Aran inclinò la testa senza smettere di sorridere: -La vostra lo è?-

Kinuko strinse la mascella e ammutolì.

-Puoi ripetere la parte in cui mi dai ragione?- Si intromise Atsumu.

In tutta risposta, il ragazzo ricevette una pacca sulla testa da parte di suo fratello.

-Ahia, 'Samu! Questa volta ha fatto male!-

-Smettila di frignare per qualunque inconveniente.-

-Inconveniente? Sei stato tu a colpirmi!-

-Se vai avanti potrebbe scapparmi un altro imprevisto.-

-Hey, Ren.- Li interruppe Aran, indicando i sei ragazzi che li avevano accompagnati fino a quel punto della foresta. -Vai a chiamare i nuovi arrivati e dì loro di prepararsi a partire. Passeranno la notte al rifugio.-

-Che cosa?- Sbottarono i due gemelli Miya in contemporanea.

-Vuoi condurli fino al nascondiglio?- Si intromise una terza voce -Non è troppo rischioso?-

Aran superò i compagni con lo sguardo e il suo sorriso si trasformò in una smorfia di tristezza.

-Uno di loro è ferito.-

Suna scrutò attentamente il gruppo per individuare la maglia insanguinata di Bokuto.

Il ragazzo era ancora capace di reggersi in piedi, ma la pelle aveva assunto una sfumatura verdastra che non prometteva niente di buono.

-La ferita è già infetta, ma Kita saprà come guarirlo.- Spiegò Aran -Il minimo che possiamo fare è ospitarli per una notte. Avete promesso di mostrare loro il Muro, giusto? Viaggiare al buio non è sicuro, specialmente dopo questi misteriosi attacchi.-

Ren esitò ancora prima di muoversi verso di loro.

-Sei sicuro che Kita sarà d'accordo?-

Aran passò in rassegna tutti i presenti soffermandosi di proposito sulle tre autorità cittadine, dopodichè sorrise con gentilezza.

-Kita non ha mai lasciato morire qualcuno in difficoltà.-

Ren annuì con poca convinzione ma si gettò tra gli alberi.

-Porterete degli sconosciuti direttamente nella tana del nemico?- Li schernì Kinuko.

Aran le diede le spalle e iniziò ad arrampicarsi oltre l'altura.

-Abbiamo un solo nemico.- Disse -E coincide con una condizione di vita che porta i miserabili a lottare ogni giorno per la sopravvivenza. Qualcosa contro cui dovreste combattere anche voi.-

Le kitsune che si erano radunate iniziarono lentamente a seguire Aran verso il sentiero.

La massa si disperse oltre la collinetta e molti dei ragazzi venuti in soccorso assunsero sembianze animali per spostarsi con più facilità.

Kinuko li maledì sottovoce e si lasciò cadere sul terreno a gambe incrociate.

Motoya si allontanò dal cugino e si sistemò al fianco della ragazza, lo sguardo perso nel vuoto.

-AKI!- Chiamò a gran voce.

Dopo qualche secondo, una macchia rossiccia comparve nella penombra per correre incontro al suo padrone.

-Bravo cucciolo.- Mormorò distrattamente quando il cane lo ebbe raggiunto.

L'animale scodinzolò allegramente fino a quando le pupille nere non si posarono sul corpo di Suna.

-Buono.- Gli ordinò il proprietario, accarezzandogli la testa per mantenerlo seduto.

-Ci vediamo dopo, Rin.- Lo salutò Osamu, che era rimasto indietro assieme al suo gemello.

Suna sollevò il mento in risposta e diede le spalle ai due ragazzi.

Atsumu indugiò ancora prima di ricongiungersi ai suoi compagni e si scambiò un lungo sguardo d'intesa con Sakusa Kyioomi.

-Verrò a prenderti, Miya.- Lo minacciò l'agente, ma il suo tono di voce aveva perso sicurezza.

Atsumu accennò un sorriso spento e privato della sua solita spensieratezza. -Non prenderti impegni che non puoi mantenere. Finirei per restarci male, sai?-

Sakusa non aggiunse altro e distolse lo sguardo.

Forse era stata solo un'impressione di Suna, ma gli era sembrato che le parole di Aran avessero centrato il segno.

Aveva notato una luce diversa nei suoi occhi, solo che non avrebbe saputo spiegarne il motivo.

-'Tsumu!- Chiamò il fratello da dietro.

Il biondo salutò Suna con un gesto della mano e si affrettò a raggiungere il resto della banda.

Riseki si lasciò sfuggire un sospiro sommesso: -Ne avremo per le lunghe, eh?-

Suna piegò le gambe per sedersi sul suolo.

Il rumore di zoccoli gli disse che il gruppo di Akaashi si era già inoltrato nel profondo del bosco.

Il ragazzo scrollò le spalle e permise alla tensione di scivolare via.

-Non che avessi di meglio da fare.-

×××××

-Quanto manca all'arrivo?-

-Ti ospitiamo nel nostro nascondiglio segreto e hai pure il coraggio di lamentarti?-

-Non mi sto lamentando- Mise in chiaro Kuroo -Penso solo che Bokuto abbia bisogno di riposare e mi chiedevo quando sarebbe stato possibile.-

-Dai, fratello.- Lo scudiero sorrise per cammuffare la fitta di dolore. -Non sono messo così male.-

A giudicare dagli sguardi preoccupati dei suoi amici, il ragazzo concluse di non essere riuscito nel suo intento.

-Bokuto-san, evita di fare sforzi inutili.- Gli ordinò Akaashi.

Lo scudiero si acquietò.

Non che fosse incapace di prendere decisioni da solo, eh.

Semplicemente, non poteva contraddire Akaashi.

Una sensazione schiacciante al torace gli mozzò il respiro.

La ferita causata dal Tsuchigumo aveva riaperto la cicatrice dello scontro con i soldati del Nekoma e Bokuto avvertiva un bruciore al petto ad ogni benchè minimo movimento.

-Già, come quello di mentire.- Lo rimproverò Kuroo, per poi rivolgersi di nuovo ad Atsumu: -Allora?-

La kistune sollevò una mano e l'intero gruppo di bloccò sul posto.

Akaashi tirò le redini del cavallo e Bokuto venne quasi catapultato in avanti.

-Cosa succede?- Chiese Iwaizumi, che si era perso parte della conversazione per badare alla fasciatura di Oikawa.

Il mago si sporse dal cavallo e corrugò la fronte: -Siamo in pericolo?-

Osamu passò accanto ai due ragazzi per raggiungere il fratello e scosse la testa.

-Non più. Il rifugio si trova proprio qui.-

Oikawa strabuzzò gli occhi e mormorò un debole "Oh".

Le kitsune rimaste più indietro avevano finalmente raggiunto quel gruppo così numeroso e si erano bloccate in attesa di ordini.

Un ragazzo dall'aria annoiata si mise a sbadigliare mentre due banditi si fermarono ai piedi di Uma per accarezzargli la criniera.

Una creatura ancora sottoforma di volpe assunse sembianze umane senza curarsi degli occhi incuriositi dei nuovi arrivati.

-Qui... qui dove, di preciso?- Insistette Kuroo.

La strada proseguiva in modo rettilineo, ma nessun membro della banda sembrava intenzionato a continuare in quella direzione.

Bokuto si guardò attorno, confuso quanto il suo migliore amico.

Si erano fermati in un luogo a dir poco paradisiaco.

La vegetazione era più fitta da quelle parti, ma i cespugli erano troppo bassi per poter nascondere qualunque costruzione.

Un piccolo torrente si immergeva all'interno di una gola oltre la quale si riusciva a scorgere il salto di una cascata.

Le rocce imponenti erano ricoperte di rampicanti e, per un attimo, Bokuto scambiò il canyon per il Muro di cui aveva parlato la donna del villaggio.

L'acqua scivolava dolcemente sulla parete rocciosa facendo brillare il fiumiciattolo e la piccola pozza ai suoi piedi di una calda sfumatura autunnale.

La valle non era affatto ampia, eppure Bokuto si sentiva così piccolo ed insignificante in confronto a quella meraviglia naturale.

L'atmosfera fiabesca lo lasciò talmente incantato da dimenticare il motivo per il quale avevano fretta di nascondersi.

Atsumu sorrise in modo provocatorio: -Se fosse stato così facile trovarci, saremmo tutti a marcire in prigione da un bel pezzo.-

-Vi siete serviti della magia per mimetizzare il vostro covo segreto?- Ipotizzò Akaashi, scendendo elegantemente dal suo destriero.

-Nulla del genere.- Rispose il gemello, storcendo la bocca -E non chiamarlo covo, ci fai sembrare i cattivi che tramano piani loschi all'insaputa del protagonista.-

Bokuto si sarebbe messo a ridere, se una forte fitta al petto non lo avesse lasciato completamente senza respiro.

Si piegò in due e boccheggiò disperatamente alla ricerca di ossigeno mentre le sue mani si macchiavano di rosso.

-Bokuto-san!-

-Bo!-

Il ragazzo chiuse gli occhi e cercò di cacciare indietro le lacrime.

Una mano calda si strinse attorno al suo avambraccio per donargli conforto ma la voce di Akaashi suonava debole e distante.

-Non c'è più tempo!- Esplose Oikawa, stizzito -Abbiamo bisogno di portarlo da questo Kita di cui avete parlato.-

-Bene.-

Aran si fece avanti verso la cascata sotto lo sguardo frenetico di tutti i presenti.

Rispetto alla parete a strapiombo, persino la sua stazza risultava ordinaria.

-Cosa stai facendo?- Sbottò Kuroo -Il nostro amico deve assolutamente...-

-I gemelli vi accompagneranno al cospetto di Kita. Noi penseremo a portare dentro i cavalli.-

Il ragazzo immerse un piede dentro il torrente e il suo gesto fu seguito da un secondo passo.

-Lo vedete quello spiraglio di luce tra la cascata e la roccia bagnata?- Chiese, indicando il potente getto della cascata. -Dovrete passarci in mezzo.-

Il silenzio che seguì fece credere a Bokuto di aver perso definitivamente l'udito.

-Amico- Borbottò Oikawa, gli occhi fissi sulla cascata -Il vostro capo è pazzo da legare.-

-E' un passaggio segreto, razza di idiota.- Disse Atsumu -La roccia è cava.-

-Passo.- Annunciò prontamente Kenma.

-Sto con il piccoletto.- Si intromise Iwaizumi -Sembra una cosa rischiosa e metà di noi sono feriti, l'altra metà ha esaurito le energie.-

Atsumu fece le spallucce. -Allora morirete.-

Osamu roteò gli occhi al cielo: -Sii più gentile.-

-Allora morirete. E' stato bello. Ciao.-

-Ah, al diavolo.- Sbuffò Kuroo, smontando dalla sella del suo cavallo.

Il ragazzo si avvicinò a Bokuto e si passò un braccio sopra la spalla.

-Ce la fai a scendere?- Gli sussurrò.

Lo scudiero annuì e con le forze rimaste si diede una leggera spinta.

Kuroo lo agguantò prima che potesse sbattere la faccia contro il suolo e si caricò tutto il suo peso su una gamba.

-Mfph- Sbuffò il moro -Cavolo se pesi.-

-Sono i muscoli.-

-Sta' zitto.-

Una terza mano gli cinse il fianco e Bokuto ci mise qualche secondo a capire che appartenesse ad Iwaizumi.

-Ce la fai a camminare?-

Bokuto sorrise con riconoscenza e annuì.

I due ragazzi si trasciarono dietro il peso morto fino a quando l'acqua ghiacciata del torrente non sfiorò le caviglie dello scudiero.

-Brrr...- Mormorò Iwaizumi, tirandosi in punta di piedi -Si gela.-

-Reazione sorprendente per qualcuno che entra in un fiume al tramonto durante la stagione invernale.-

-Io ci provo a difenderti contro Oikawa, ma tu stai rendendo i miei sforzi molto difficili.-

Un brivido scosse la schiena di Bokuto e i due compagni smisero subito di battibeccare.

-Coraggio.- Intimò Iwaizumi, e spise gentilmente il ragazzo vicino al getto della cascata.

Gli schizzi d'acqua gli colpirono violentemente la fronte e la sensazione di umidità lo riportò momentaneamenete cosciente.

-Dobbiamo... girarci attorno, giusto?- Chiese conferma Kuroo.

La voce spazientita di Atsumu giunse da dietro: -Il passaggio è abbastanza grande da permettere a due cavalli di passare in contemporanea. Non avrete problemi.-

Tetsurou esitò ancora un istante, poi strinse la presa sul suo migliore amico e avanzò verso il punto in cui la corrente si staccava di netto dalla parete rocciosa.

Da quella prospettiva, in effetti, lo spazio di transito appariva più considerevole di quanto non fosse sembrato da lontano.

Kuroo tese la mano in avanti e quasi cadde quando la sua mano incontrò il vuoto.

-Al tre?-

Bokuto e Iwaizumi annuirono.

-Tre!-

Kuroo prese un respiro profondo e si gettò in avanti portandosi appresso gli altri due compagni.

Uscirono dalla parte opposta illesi.

La montagna era davvero cava e la cascata copriva il buco come una coperta, impedendo alla luce di entrare.

Il vicolo continuava per pochi passi e dava su uno spazio misteriosamente illuminato.

-Quando dici al tre - Sbottò Iwaizumi, spolverandosi l'armatura dai rimasugli di polvere -Devi anche contare fino a tre.-

Atsumu fece la sua comparsa poco dopo, seguito a ruota dal fratello.

-Kita ci starà aspettando in piazza.- Disse Osamu, superando il gruppo e indicando loro la strada da seguire. -Se la cava bene con... strani intrugli e pozioni magiche. Probabilmente, nella sua vita precedente era un erborista.-

-O un contadino.- Ipotizzó Atsumu.

-Un secondo.- Fece Iwaizumi, aggrottando le folte sopracciglia -Avete detto... piazza?-

Quando il passaggio si aprì sul resto della caverna, non fu più necessaria alcuna specificazione.

La grotta si presentava come una gigantesca sala i cui conorni svanivano a vista d'occhio.

Gli ultimi raggi del sole filtravano da qualche buco sul soffitto e delineavano le maestose pareti alte quanto le torrri di un castello.

L'eco di centinaia di voci rimbombava in tutta la cavità amplificando il mal di testa di Bokuto.

Il ragazzo dovette ancorarsi ai due amici che lo stavano sostenendo per poter reggere quella vista.

File di abitazioni a graticcio con intelaiature in legno si estendevano verso l'orizzonte, occupando tutto lo spazio disponibile all'interno della caverna.

Le travi disposte in verticale oppure obliquamente giocavano in contrasto alle strade tra loro perpendicolari fino a formare una vera e propria griglia.

Sculture contorte erano esposte sulle pareti dei piani inferiori, mentre quelli superiori sporgevano in avanti rispetto al piano terra.

Tonalità di rosso acceso e giallo ocra erano diffuse per tutte le strade ma, di tano in tanto, spiccava anche il blu delle decorazioni.

A Bokuto era bastato uno sguardo su quelle vie suggestive per iniziare a respirare la quotidianità degli abitanti dentro quelle pareti.

Le vecchie case si interrompevano solo per un breve tratto, dando vita ad una piazza circolare riempita di mercatini e bambini che si rincorrevano a vicenda.

Ovunque posasse lo sguardo botteghe di artigiani, panettieri, vasai o negozi di ebanisti catturavano la sua visuale.

Se in precedenza Bokuto aveva avuto l'impressione di trovarsi in una favola, ne aveva appena avuto la conferma.

-E'... - Iwaizumi degutì a fatca mentre i suoi occhi guizzavano da una parte all'altra della caverna -Tutto questo è reale?-

-Avete costruito una città scavata nella roccia?- Kuroo straabuzzò gli occhi e il suo sorriso da scherno svanì del tutto -E' a dir poco impressionante.-

Bokuto avrebbe concordato volentieri se non fosse stato sul punto di lasciarci le penne.

-Come...-

Lo scudierò si voltò per incontrare l'espressione meravigliata di Oikawa.

Dietro di lui, Kenma ed Akaashi sembravano essere rimasti ancora più colpiti.

-Come siete riusciti a far passare le travi per il buco di entrata?-

Kenma sospirò affranto e lo stesso fece Iwaizumi.

Osamu sbattè ripetutamente le ciglia mentre Atsumu si schiaffeggiò la fronte con una mano.

-Tsum-Tsum!- Chiamò la voce squillante di una bambina.

Il Miya-biondo sorrise raggiante alla nuova arrivata e le scompigliò affettuosamente i capelli.

-Arisu!-

La ragazzina superò la kitsune con lo sguardo e fissò i presenti con uno sguardo interrogativo.

-Sai per caso dove si trova Kita?- Le domandò Atsumu.

Lei tornò a concentrarsi sul più grande e indicò la strada principale.

-Vi stavamo aspettando tutti in piazza.-

-Ottimo!- Fece il ragazzo, spingendo delicatamente la bambina verso la giusta direzione. -Perchè non vai avanti? Prometto che ti raggiungerò appena avrò parlato con Kita.-

La ragazzina lo squadrò con occhi supplichevoli: -Ci sarai per il falò, vero?-

Atsumu le fece l'occhiolino. -Una promessa è una promessa.-

La bambina rispose al sorriso e saltellò allegramente verso la piazza.

-Cos'era quello?- Chiese Oikawa, con una smorfia di disgusto a incorniciargli il volto.

-Affetto.- Tagliò corto il ragazzo -Qualcosa con cui non hai dimestichezza.-

-Ragazzi- Li interruppe Bokuto, che aveva perso del tutto la sensibilita alle ginocchia. -Penso di poter svenire da un momento all'altro.-

-Giusto.- Kuroo si riscosse dallo stato di shock e iniziò a camminare tra due la file di case.

Bokuto si affidò alla sua presa salda e fece di tutto per restare sveglio.

Ignorò le occhiate sconvolte degli abitanti e fece finta di non vedere alcuni sguardi inorriditi.

La gente si teneva a debita distanza come se fossero affetti da qualche virus contagioso e i più coraggiosi osservavano la scena senza correre in loro soccorso.

-Atsumu?- Chiamò uno sconosciuto tra la folla che si era radunata in piazza -Questi chi sono?-

-Non ora.- Rispose bruscamente il gemello Miya -Qualcuno ha visto Kita?-

Gli abitanti si guardarono come se il ragazzo potesse spuntare fuori da un momento all'altro.

Una fitta straziante pari a dieci accoltellate obbligò Bokuto ad accasciarsi sul pavimento.

Ormai il dolore era diventato così insopportabile che lo scudiero non provò neppure a frenare le lacrime.

Le sue palpebre si erano fatte così pesanti che Koutaro distinse a malapena la figura atletica posizionata di fronte a lui.

-Portatelo sul lettino dell'infermeria.- Ordinò una voce profonda a lui sconosciuta.

Due paia di braccia si strinsero attorno al suo corpo nel momento in cui il ragazzo fu trascinato nel mondo dei sogni.

×××××

-E' stato un comportamento irresponsabile.-

Gli occhi di Aran saettarono sul volto impassibile di Ren.

Il ragazzo che aveva appena parlato era l'unica kitsune coetanea ai più grandi della banda.

Atsumu si era sempre tenuto a debita distanza dalle questioni che riguardavano l'incolumità del piccolo villaggio.

L'idea che la loro libertà potesse finire da un giorno all'altro lo terrorizzava, ma garantire che la sicurezza non fosse stata compromessa non era compito suo.

Eppure, per una ragione a lui ancora ignota, si era ritrovato in un angolo della sala udienze per assistere al litigio di tre superiori.

Aran incrociò le braccia, ma scelse di rimanere in silenzio.

-Voglio dire...- Si affrettò ad aggiungere l'altro -i nuovi arrivati potrebbero rivelare a chiunque dove ci nascondiamo. Per noi sarebbe la fine, lo capisci?-

Kita aprì gli occhi e le iridi marrone opaco squadrarono il ragazzo dalla testa ai piedi.

I capelli grigi cadevano disordinati sulla fronte e le estremità scure sembravano più lunghe del solito.

Indossava un completo color prugna e un paio di guanti neri che gli conferivano quasi un aspetto spaventoso.

Il loro capitano non si mosse dalla sedia ma scostò una ciocca chiara che pendeva appena sopra gli occhi.

-Mi fido del buonsenso di Ojiro.-

Aran accennò l'ombra di un sorriso ma non si scompose.

Ren sospirò affranto e alzò le spalle: -Come preferisci.-

Diede le spalle ai due ragazzi e percorse a grandi passi l'intera sala fino all'uscita.

-Poi non dite che non vi avevo avvertito.-

La porta si richiuse al si richiuse al suo passaggio con un sonoro tonfo.

-Vado a parlare con lui.- Disse Aran, muovendosi subito nella stessa direzione.

-Non prendertela. Non puoi biasimarlo se fatica a riporre fiducia nel prossimo.-

-Lo so.- Rispose Aran, fermandosi davanti all'uscio -Ma voglio comunque provarci.-

Kita chinò il mento e Aran lo interpretò come un segnale di approvazione.

Quando il ragazzo fu scomparso dietro una delle colonne, Kita sembrò finalmente notare la presenza di Atsumu.

-Posso passare in un secondo momento.- Si offrì la kitsune.-Se siete così indaffarati forse...-

-Non importa, Atsumu. Sono io che ti ho convocato qui.-

-Giusto.- Ricordò il gemello, avvicinandosi intimorito alla scrivania.

Kita lo osservò per quelle che gli parvero ore interminabili.

Atsumu si grattò la testa, visbilmente a disagio: -Allora, cosa volevi sapere?-

-Ojiro e tuo fratello mi hanno già dato tutte le informazioni.-

-Ottimo!- Esultò il ragazzo, per poi inarcare le sopracciglia. -Quindi perchè volevi vedermi?-

Kita indicò la sedia di fronte a lui e Atsumu si accomodò sull'unico posto libero.

-E' per lo scherzo alla signora Bohuzuki?- Atsumu sentì che stava iniziando a sudare freddo. -Non potevamo sapere che fosse allergica all'Urtica Dioica.-

-E' un altro modo per chiamare l'ortica, Atsumu.- Kita si prese la testa tra le mani come se quel nome gli stesse riportando in mente spiacevoli ricordi. -Una pianta urticante.-

Atsumu aprì la bocca per difendersi, am Kita lo zittì con un gesto della mano.

-Non sei qui per questo, comunque. Vorrei che accettassi una mia proposta.-

-Quale?-

Kita prese un respiro profondo.

-La sicurezza della banda e di tutta questa gente si trova nelle mie mani. Il mio è un lavoro a tempo pieno e comporta quotidianamente dei pericoli.-

Atsumu assotigliò gli occhi. -... Okay?-

-Spero che possiate contare su di me ancora per parecchi anni, ma potrebbe succedermi qualunque cosa da un momento all'altro. Anche sparire completamente dalla vostra vita.-

-Perchè dovresti-

-Sto parlando ipoteticamente, ma ho bisogno di affidare tutto quello che abbiamo costruito ad un mio sostituto.-

Gli occhi scuri di Kita si fermarono su quelli di Atsumu.

-Voglio che sia tu a prendere il mio posto.-

Atsumu spalancò gli occhi, incapace di formulare una sola frase a senso compiuto.

Scosse la testa mentre i pensieri cercavano di connettersi tra di loro.

-I-io? Aran è il tuo braccio destro. E' molto più adatto come successore!-

Kita gli sorrise dolcemente: -Ojiro è un buon amico e sicuramente possiede ottime qualità per essere un leader. Però io lo sto chiedendo a te, Atsumu.-

Quel discorso non aveva alcun senso alle sue orecchie.

-Non capisco. Perchè qualcuno come me dovrebbe mai...-

-Forse non hai le stesse doti intellettive di Osamu, ma sei astuto e cogli facilmente le debolezze dei tuoi avversari. Ti sarà sicuramente indispendabile l'aiuto dei tuoi amici, ma in questi anni ti ho visto agire con attenzione e premura nei confronti dei tuoi compagni e la tua determinazione mi ha portato a sceglierti come successore.-

Atsumu aprì la bocca per contraddirlo, ma tutte le parole gli erano morte in gola.

Kita aveva scelto lui come prossimo capitano.

-Sono...- Aveva la gola secca e faticava ad esprimersi. -Sono onorato.-

-Bene.- Kita si mise in piedi. -Vado a vedere come sta il ragazzo ferito in infermeria. Tu raduna i suoi amici e assegna loro una camera.-

-Cosa devo dire?-

Il ragazzo gli sorrise calorosamente. -Che sono i benvenuti nell'Inarizaki.-

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** you belong with me ***


Akaashi si svegliò a causa di una leggera pressione sul braccio.

Il suo collo scricchiolava, dolorante.

Non si ricordava quando i suoi occhi si erano chiusi, quindi la stanchezza lo aveva colto all'improvviso.

Non poteva nemmeno dare la colpa alle notti insonni, visto che l'uomo misterioso e la radura della Karasuno avevano smesso da un pezzo di infestare i suoi sogni.

Si sfregò gli occhi con una mano e impiegò qualche secondo per mettere a fuoco la stanza.

Le pareti erano di un bianco freddo, così come le lenzuola del lettino su cui dormiva Bokuto.

Accanto alla sua sedia, una figura in penombra era addolcita dalla luce delle candele.

-Yo.-

Akaashi raddrizzò la schiena e dischiuse le ciglia. -Kuroo-san?-

-Mi spiace, ci hai preso in pieno.- il moro girò attorno alla sedia e si piazzò di fronte al lettino. -Come sta?-

Keiji si passò una mano tra i capelli e trattenne uno sbadiglio.

-Kita-san è tornato per controllarlo e gli ha somministrato uno sciroppo antidolorifico. Non si è ancora ripreso, ma se la caverà.-

-Lo so.-

-È forte.-

Kuroo posò lo sguardo su di lui e la sua espressione sembrò ammorbidirsi.

-Perchè non vai anche tu a dormire?-

-Sto bene.-

-Hai preso sonno sulla sedia.-

-Ho detto che sto bene.- rispose Akaashi, schietto. -Non che possa davvero interessarti, in ogni caso.-

La bocca di Kuroo si ridusse ad una linea sottile. -Vorrei scusarmi per tutto, Akaashi.-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, invitandolo a continuare.

-So di essermi comportato un po' da stronzo, ma...-

-Un po'?-

-Lasciami finire, diamine. Sotto le apparenze sei un infame tanto quanto lo sono io.-

Akaashi accennò l'ombra di un sorriso, ma si affrettò a nasconderlo.

-Non penso che questo casino sia colpa tua.-

-Bugiardo.-

-Dico davvero!- sollevò le mani in segno di resa. -La verità è che ho solo paura che Kenma e Bokuto ci rimettano la pelle. Voglio dire, puoi biasimarmi?- indicò il corpo davanti a loro e Akaashi si sentì sprofondare.

-Tutta questa storia mi ha dato alla testa.- proseguì -e ti ho usato come sfogo.-

-Non vi ho mai costretti ad accompagnarmi.-

-Lo so, lo so. Ma era la cosa giusta da fare. É ancora la cosa giusta da fare.-

Il peso sulle spalle di Akaashi, in qualche modo, si alleggerì.

-Perdonami, non sono una cattiva persona. Voglio dimostrarti che di me ci si può fidare.-

Keiji spostò lo sguardo su Bokuto e si concentrò sul suo petto ansante che si alzava e abbassava ad un ritmo ipnotizzante.

-So di tua sorella. Mi dispiace molto. Quello che le è capitato è inaccettabile.-

Kuroo sussultò, ma poi rilassò la schiena.

-Già. Te lo ha detto Bo, immagino.-

Akaashi annuì.

-Ti ha detto anche che sono stati due mercanti del Fukurodani ad ucciderla?-

Keiji si pietrificò sul posto. -Cosa?-

Kuroo non rispose.

-Ha parlato di due mercanti.- balbettò -Ma non ha mai specificato la provenienza.-

L'altro sorrise, un velo di tristezza calato sugli occhi. -Certo che non l'ha fatto.-

Akaashi chinò il capo.

-Sono mortificato.-

-Non devi. Non sono così stupido da pensare che tutta la tua gente sia così. Solo... puoi capire la mia iniziale diffidenza.-

Tornò a regnare il silenzio.

Questa volta, l'aria non era più tesa e quella quiete aveva un che di confortante.

Akaashi non era sicuro di aver conquistato la piena approvazione di Kuroo, ma avevano fatto grandi passi avanti.

Per il momento, andava bene così.

-Bokuto-san vuole diventare un cavaliere. Dovrà affrontare di peggio, quindi è inutile pensarci troppo. Rischierà la vita in ogni missione.-

-Me ne farò una ragione.- concordò l'altro. -Ma si tratta pur sempre del mio migliore amico.-

Akaashi puntò gli occhi sul viso del ragazzo e inclinò gli angoli della bocca.

-Perciò... Kenma?-

Alla sola menzione del suo nome, le orecchie di Kuroo si tinsero di rosso.

-Cosa vuoi sapere?-

Le labbra di Akaashi rimasero sigillate, però si distesero ancora di più.

Kuroo sbuffò infastidito e tornò a guardare il lettino dell'infermeria.

-Perciò... Bokuto?-

Questa volta, fu Akaashi ad arrossire.

-Non so di cosa tu stia parlando.-

Oh, lo sapeva eccome.

-Certo, ed è per questo che hai passato la serata ad aspettare che si svegliasse.-

Il battito di Akaashi era accellerato.

Giocherellò distrattamente con le dita e fece di tutto per nascondere la sua reazione.

-Dico sul serio, amico. Sei qui dentro da quattro ore. Vai a prendere una boccata d'aria.-

-Improvvisamente sei diventato un medico?-

-No, mi sono solo stancato della tua presenza.-

Akaashi rise genuinamente e fu contento di vedere che anche Kuroo era più rilassato.

-E va bene.- cedette -Chiamami appena si risveglia.-

-Mi ucciderebbe se non lo facessi.-

Akaashi roteò gli occhi al cielo e uscì dalla stanza, ignorando le farfalle che gli stavano distuggendo lo stomaco.

L'aria che si respirava all'esterno era densa e fredda.

La roccia della caverna era così umida che gli abitanti del piccolo borgo erano costretti a girare muniti di vestaglie pesanti e coperte.

Akaashi si strinse nel suo mantello e l'aria calda del suo soffio si condensó.

Raggiunse l'edificio che la banda dell'Inarizaki aveva gentilmente concesso ai nuovi arrivati e si infilò direttamente nella sua camera.

Lo stile era quasi rustico e il letto di paglia ricordava molto quello di una taverna.

Kita e gli altri avevano depositato degli abiti pulti sopra la cassapanca di ciascuna stanza.

Si diede una lenta rinfrescata e cambiò i vestiti.

Studiò il suo riflesso allo specchio e sistemò la cinghia della cintura.

Il suo aspetto non era diverso da quello di qualche settimana prima, ma lo sguardo sembrava quasi più maturo.

Camminó fino alla piazza, le facciate ricche di balconi che gli scorrevano accanto senza che ci prestasse particolare attenzione.

La principale fonte di luce, al di fuori delle lanterne dei passanti, consisteva in un grande falò appiccato al centro del villaggio.

Quando Akaashi raggiunse la piazza, le fiamme avevano già divorato gran parte della catasta di legno sottostante.

Doveva essere il punto di raduno per la gente locale, a giudicare dal numero di persone che si erano raggruppate quella notte.

Una melodia dal ritmo vivace proveniva da una coppia di musicisti, intenti a rallegrare l'atmosfera servendosi di un tamburo e un menestrello.

Dietro di loro, gli adulti chiacchieravano o seguivano in silenzio il gioco di ombre che le fiamme proiettavano sul pavimento.

Una ragazza si scusó per avergli urtato il braccio e inseguì la sua amica all'interno del cerchio di giovani che danzavano allegramente attorno al fuoco.

Tutti gli abitanti sembravano andare d'accordo tra di loro, divertirsi e festeggiare senza preoccupazioni.

Akaashi non si sarebbe mai aspettato di assistere ad uno spettacolo simile.

Se non fosse stato abituato alla rigida corte del Fukurodani, avrebbe quasi pensato di sentirsi a casa.

-Aka-chan!-

Solo allora Keiji si accorse della presenza di Oikawa.

Il mago si stava sbracciando, per attirare la sua attenzione, seduto sopra un tronco mozzato che fungeva da panca.

La mano sinistra era coperta da una fasciatura bianca.

Si avvicinò al ragazzo e salutò Iwaizumi con un cenno del capo.

-Hey, Akaashi. Come sta Bokuto?-

-Meglio. Si risveglierá a breve.-

Iwaizumi parve soddisfatto della risposta, ma Oikawa inarcó un sopracciglio.

-Non sei rimasto con lui?-

-Kuroo-san mi ha scacciato.-

Il mago ridacchió e Iwaizumi gli diede una leggera gomitata sul busto.

-Dai, smettila.-

-Ah, voi due idioti.- continuó Oikawa, fingendo di asciugarsi una lacrima.
-Siete adorabili.-

Akaashi finse di non aver sentito. -Dove si trova Kenma?-

Il biondino fece capolino dalle spalle di Iwaizumi.

Le dita erano impegnate a connettere insieme rettangoli di legno dalle diverse forme e combinazioni.

-È rimasto con noi tutto il tempo.- spiegò Oikawa.

-Solo perchè tu lo sappia,- disse il ragazzo, senza mai staccare gli occhi dal rompicapo -ho iniziato ad ignorarvi a partire dai primi dieci minuti.-

-Ouch. Questo non è molto carino. Non lamentarti se domani mattina ti svegli con un Ahuiztol nel letto.-

Kenma roteò gli occhi al cielo, ma cambiò discorso: -Non posso credere che riusciremo a dormire su un letto vero. Sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho riposato decentemente, alla taverna.-

-Già- ricordò Akaashi -Anche se siamo stati costretti a scappare nel cuore della notte. Dovremo riportare i soldi ai signori Tanaka e scusarci con loro.-

Gli occhi di Kenma emisero un guizzo impercettibile.

-Pensi che alcune guardie stiano ancora setacciando i confini del Nekoma?- chiese, tornando a concentrarsi sul gioco di legno.

-Non so come ragioni Wakatsu.- ammise -Però mi auguro di mettere fine a questa storia prima che possa farlo lui.-

Kenma non aggiunse altro.

-Torno nel dormitorio.- annunciò poco dopo, alzandosi dal tronco.

-Vai a dormire così presto?- gli domandò Oikawa.

-In realtà, ho pensato di andarmene nel momento in cui hanno iniziato a suonare. Odio la folla.-

Non lasciò a nessuno il tempo di contestarlo e si infilò svelto nella massa.

-Dovremmo andare a cercarlo?- intervenne Akaashi.

Negli occhi di Oikawa brilló una scintilla di divertimento.

-Lasciamo che sia Tesu-chan a farlo.-

-Sei incorreggibile.- commentò Iwaizumi.

-Per questo mi adori.- lo provocò Oikawa con un occhiolino.

Iwaizumi sbuffò scocciato, ma Akaashi si accorse che non lo aveva contraddito.

-Quello è Atsumu?- domandò invece la guardia, indicando un gruppetto poco più in là.

-C'è anche la bambina che gli è corsa incontro all'ingresso.- constatò Akaashi.

-Oh miei dei. Hanno le mele caramellate?- Oikawa afferrò una manica del suo amico e lo trascinò verso le kitsune.

-Shittykawa! Smettila di tirare!-

-A dopo, Aka-chan!-

Keiji li salutò con un sorriso divertito e si sistemò sul tronco vuoto.

Rimase ad osservare le fiamme e la loro luce calda per quelle che gli sembrarono ore.

Il fumo si alzava alto per dissolversi nella fredda notte invernale.

Si ricordò del primo fuoco che aveva acceso assieme al suo nuovo gruppo e gli tornò in mente la leggenda delle danzatrici di sua madre.

Ne era passato di tempo, da allora.

In quelle due settimane di convivenza, aveva imparato a conoscere qualità e difetti di tutti i suoi compagni.

Oikawa era forte ed intelligente, ma si era costruito una maschera per celare la sua insicurezza.

Iwaizumi sapeva mantenere il sangue freddo, ma faticava a mantenere il controllo della rabbia.

Kuroo era astuto, ma si dimostrava troppo apprensivo nei confronti di Kenma.

Kenma era perspicace, ma non possedeva alcuno spirito di iniziativa.

E poi c'era Bokuto.

Akaashi lo aveva inquadrato dal primo istante in cui si erano incontrati quella notte, al pub.

Aveva offerto il suo aiuto senza chiedere niente in cambio.

Era pronto a sacrificare la sua vita solo per salvare i suoi amici.

Akaashi chiuse gli occhi.

Nella sua testa, l'immagine del ragazzo sanguinante era ancora vivida.

Quando il Tsuchigumo aveva spalancato le chele per tranciare il suo corpo, Akaashi si era lanciato contro di esso senza la minima esitazione.

Il suolo pensiero di poter perdere Bokuto gli aveva dato la spinta necessaria per affrontare una battaglia che avrebbe sicuramente perso.

Si prese la testa fra le mani e soffocò un singhiozzo.

Gli era stato affidato un incarico troppo faticoso.

Non poteva permettersi di crollare, ma non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a sostenere tale peso.

Voleva fermare Wakatsu da solo ma, per vincere, gli servivano i suoi compagni.

Era tutto così dannatamente impossibile.

-Ti va di ballare?-

Scosse la testa senza nemmeno sollevare lo sguardo.

-'Kaashi.-

Il suo cuore perse un battito.

La mascella scattò in alto così velocemente che rischiò di staccarsi dal collo.

-B-Bokuto-san?-

Lo scudiero distese le labbra e Akaashi pensò che quel sorriso catturasse più luce del falò.

-Stai bene? Perchè ti ho visto seduto in un angolo e ho pensato che-oh.-

Le braccia del più piccolo lo attirarono in una stretta disperata.

Akaashi reagì d'impulso, affondando la faccia nella spalla di Bokuto.

Il ragazzo indietreggiò impacciato e ricambiò l'abbraccio con un po' di timore.

-Mh, 'Kaashi? Cosa succede?-

Keiji non rispose e le mani di Bokuto iniziarono ad accarezzargli dolcemente la schiena.

-Stai bene.- constatò con un filo di voce.

-Certo che sto bene. Sono il migliore, ricordi? Non mi lascio battere da uno stupido insetto.-

Akaashi appoggiò il mento sulla sua spalla.

-I ragni non sono insetti, Bokuto-san.-

Riuscì a percepire il suo disappunto anche da quella posizione.

-Cosa? Sì, invece. Hanno tante zampe e... sono piccoli.-

-Sono arancinidi.-

-Te lo sei appena inventato. Non esiste una parola del genere.-

Akaashi aumentò l'intensità della presa attorno al suo corpo.

-Mi sei mancato, Bokuto-san.-

-'Kaashi, mi stai uccidendo.-

-Sfrontato.-

-No, letteralmente.-

Akaashi balzò all'indietro come se fosse appena esploso qualcosa, ma le braccia di Bokuto continuarono a stringergli la schiena.

-Scusa! Mi ero completamente dimenticato della ferita e-oh dei, mi dispiace così tanto.-

-Tutto okay.- borbottò Bokuto, con un sorriso forzato. -Kita mi ha assicurato che mi sarò ripreso nel giro di qualche giorno.-

-Stai soffrendo?-

-E' un dolore sopportabile. Non ti mentirei, Akaashi.-

Quando si sciolse dall'abbraccio, il volto dello scudiero era arrossato.

-E comunque, non avevi bisogno di preoccuparti. Non me ne sono andato per così tanto tempo.- farfugliò, visibilmente a disagio.

Akaashi era sicuro che il suo cuore gli stesse giocando brutti scherzi, perchè non riuscì a ricambiare il contatto visivo.

Bokuto tese una mano in avanti e il ragazzo la fissò, perplesso.

-La mia proposta è ancora valida.-

Keiji fece un passo indietro e scosse la testa.

-Io non ballo.-

Bokuto sbattè ripetutamente le palpebre.

-Beh, non ancora.-

-No, davvero, io...- si bloccò appena le dita dello scudietro si intrecciarono con le sue. -Bokuto-san.-

Il ragazzo finse di non aver sentito e iniziò a trascinarlo verso il falò.

-Non mi piace ballare.- sottolineò ulteriormente.

-Quante volte l'hai fatto?-

-Io... uh.-

Il sorriso vittorioso sulla faccia di Bokuto gli suggerì che lo scudiero sapeva esattamente a che gioco stesse giocando.

-Non puoi obbligarmi a fare qualcosa contro la mia volontà.- cercò di sembrare autoritario, ma ormai avevano già raggiunto il semicerchio di giovani che si muovevano davanti al fuoco.

Bokuto inarcò un sopracciglio e Akaashi si accorse di come si stesse sforzando a reprimere una risata.

-Allora vai pure.-

Keiji aggrottò la fronte, ma non si mosse di un passo.

Non riusciva a credere di aver perso ben due volte contro di lui.

Bokuto sollevò il braccio e fece volteggiare Akaashi sotto di esso.

La musica era stata sovrastata dalle urla eccitate dei ragazzi, ma nessuno dei due ci fece caso.

-Visto?- Bokuto parve fin troppo compiaciuto. -Non è difficile.-

-Hm.-

Lo scudiero scoppiò a ridere e iniziò a spostarsi seguendo traiettorie circolari.

Le voci erano diventate meno fastidiose di quanto si era immaginato.

Dopo un po', Akaashi rilassò le spalle e si lasciò guidare dallo scudiero.

-Già, non è poi tanto male.- ammise.

-Vuoi provare un casquè?-

-Mi rimangio tutto.-

Il sorriso di Bokuto era così contagioso che persino lui finì per cedere.

Danzarono a ritmo della ballata fino a confondersi con gli altri abitanti.

-Non dovresti avvisare anche gli altri? Sono tutti in pensiero per te.-

-Chi? Iwa e la strega cattiva?- Bokuto scrollò le spalle e si lanciò un'occhiata alle spalle. -Sembra si stiano divertendo, assieme a quei ragazzini. Li disturberò più tardi.-

Quando una mano si posò sul suo fianco, Akaashi sussultò.

-Va bene?- domandò l'altro, esitante.

Keiji avrebbe desiderato sciogliersi a quel tocco, ma si contenne.

Spostò le dita verso l'alto e si aggrappò ad una spalla del ragazzo.

-Sì. Immagino di sì.-

Gli occhi di Bokuto erano radiosi.

Spinse leggermente Akaashi verso il suo petto e continuò a muoversi lateralmente.

Il ragazzo sperò solamente che Bokuto non fosse abbastanza vicino da poter sentire il suo battito.

-'Kaashi.-

Sollevò il mento e incontrò quello sguardo dorato che infestava i suoi sogni da una settimana.

-Sì, Bokuto-san?-

-Grazie per aver aspettato. Kuroo mi ha raccontato tutto.-

Le sue guance presero fuoco e fu costretto a nascondersi dietro un'espressione indifferente.

-Era il minimo che potessi fare.-

-No, non è vero.- Bokuto suonò spaventosamente serio. -Non è vero, e lo sai anche tu.-

Akaashi aprì la bocca per ribattere, ma si accorse di essere rimasto a corto di parole.

-Significa molto per me.- proseguì lo scudiero -Però non dovevi.-

-Ma volevo farlo.- Sottolineò il ragazzo. -Quando ti ho visto ferito, nella radura, io...-

Si morse la lingua per trattenere l'emozione.

Bokuto era sano e salvo davanti al suo naso, ma il ricordo del Tsuchigumo gli faceva ancora troppo male.

-Ho pensato, sì insomma...- deglutì -ho pensato di averti perso.-

Koutaro non disse nulla.

Akaashi si lasciò sfuggire un sospiro angosciato.

-Se fossi morto, io avrei dato di matto.- realizzò, dando voce ai suoi pensieri.

-Non siamo una tua responsabilità, lo sai.-

-Non ha a che fare con la mia coscienza!- alzò la voce. -Io non voglio... non posso perderti, Bokuto-san.-

Il corpo dello scudiero fu percorso da un brivido.

Akaashi chiuse gli occhi e aspettò che il ragazzo si fermasse.

Questa volta, aveva decisamente corso troppo.

Sono stato così stupido.

Perchè non aveva frenato la lingua prima che fosse troppo tardi?

Ora Bokuto lo avrebbe lasciato da solo a crogiolarsi nei suoi rimpianti.

Ma, con sua grande sorpresa, lo scudiero non smise di danzare.

-Grazie, 'Kaashi.-

Keiji lo squadrò stupito e Bokuto inclinò la testa, rassicurante.

I ciuffi spettinati erano appiccicati sulla fronte e il fuoco si rifletteva nelle iridi come uno specchio.

Akaashi pensò di non aver mai visto un sorriso capace di brillare anche al buio.

-E comunque,- riprese l'altro -anche tu devi promettermi che non morirai.-

Il moro distolse faticosamente lo sguardo.

-Devo prometterlo?-

-Certo. Ci facciamo promesse a vicenda.-

Akaashi sorrise. -Ce la metterò tutta per sopravvivere, allora.-

Bokuto parve soddisfatto.

Continuarono a ballare anche quando la maggior parte degli abitanti era già tornata nella propria abitazione.

Mentre le note musicali accompagnavano i due ragazzi, Akaashi decise che avrebbe fatto di tutto per mettere in salvo i suoi amici.

E, soprattutto, non avrebbe permesso a nessun mostro di portarsi via Bokuto.

Perchè, quella sera, aveva capito che non si trattava di una semplice cotta adolescenziale.

Quella sera, si rese conto che i suoi sentimenti celavano qualcosa di molto più profondo.

×××××

-Problemi di insonnia?-

La testa di Kenma scattò fulminea verso la voce di Kuroo.

-Cosa ci fai qui?-

-Intendi sul balcone di casa nostra?-

-Hai capito perfettamente.-

-Sono venuto a dirti che Bokuto si è svegliato.- spiegò il ragazzo -penso stia flirtando con Akaashi, o qualcosa del genere.-

Kenma annuì appena, come se nulla potesse più stupirlo.

La luce di una fiaccola accarezzava dolcemente la curva del suo viso.

Kuroo si avvicinò con un po' di esitazione, non sapendo se si trattasse di una buona idea.

-Se ti sporgi in avanti si vede una parte della piazza.- suggerì Kenma.

-Vuoi per caso approfittarne per spingermi giù dal terzo piano?-

Kenma abbozzò l'ombra di un sorriso. -Può darsi.-

Un po' della tensione accumulata in quei giorni si sciolse.

Tetsurou pensò che la città, sotto la luce della luna, sarebbe stata mozzafiato.

Le case si arrampicavano vicino alle pareti della caverna e le stradine si articolavano fino a svanire nel buio.

-A cosa stavi pensando?- chiese, avvicinandosi. -Sembravi molto concentrato.-

-A un po' di cose. Sai se l'oro bianco è un metallo pregiato?-

Kuroo si bloccò a metà strada. -Cosa?-

Kenma sbuffò, annoiato.

-Non è qualcosa che si possono permettere in molti, o sbaglio?-

-Uh, si ottiene mescolando oro giallo e altri materiali, però... è molto raro e difficile da creare, sì. Perchè questa domanda?-

-Curiosità.- tagliò corto l'altro.

Kuroo preferì non indagare ulteriormente.

Si appoggiò con la schiena al parapetto e passò una mano tra i capelli di Kenma.

-Bisogna schiarirli di nuovo.- constatò.

Il più piccolo allontanò lentamente la sua mano e Kuroo si sentì trafiggere dal suo sguardo.

-Hai detto che volevi parlare.-

Kuroo sentì formarsi un groppo alla gola. -L'ho detto.-

-Sono tutt'orecchi.-

Tetsurou non aveva mai temuto le altezze ma, all'improvviso, gli parve di soffrire di vertigini.

Afferrò il corrimano con entrambe le mani e aumentò la stretta.

-Non intendo più fuggire, Kenma.- disse -Perciò dovrai ascoltarmi molto attentamente, perchè non avrò il coraggio di ripeterlo un'altra volta.-

Il corpo di Kenma fu scosso da un leggero brivido.

-Non avrei mai dovuto ignorarti. Sono scomparso senza darti alcuna spiegazione.-

Kenma sfubbò, ma lo lasciò continuare.

-Il fatto è che...- prese un respiro profondo. -quando Oikawa mi ha stregato, ho visto delle cose. Non so come funzioni la sua magia, ma ciò che mi ha mostrato è stato un duro colpo da incassare. Tipo, tanto duro.-

L'altro ascoltò in silenzio.

-Mi dispiace di essere stato così freddo nei tuoi confronti, ma ero scioccato.-

-Avresti potuto parlarmente.- si intromise Kenma, bruscamente. -Siamo amici da quando avevi cinque anni. Per te questo non significa niente, vero?-

Kuroo sgranò gli occhi e portò le mani in avanti. -Cosa? No! Io sono infinitamente grato per quello che la tua famiglia ha fatto. La nostra amicizia è tutto, per me.-

-Davvero?- il tono di Kenma era accusatorio. -Perchè allora non mi hai detto niente?-

-Non ci sono riuscito!-

-Però Bokuto lo sa.- l'amarezza di Kenma era tagliente com un pugnale. -A lui l'hai detto, giusto?-

Kuroo cercò di frenare l'istinto che gli diceva di seppellire Kenma tra le sue braccia e si sforzò di mantenere la calma.

-Tu non capisci...-

-No?- Kenma parve particolarmente irritato. -Oikawa padroneggia la Magia Rossa. É stato un incantesimo d'amore a ridurti così.-

Il respiro di Kuroo gli morì in gola.

-Non so che cosa tu abbia visto, ma ti avrei aiutato, Kuro. Sai che l'avrei fatto.-

-Mi dispiace.-

-Ti avrei aiutato in qualunque caso.-

Negli angoli dei suoi occhi si stavano formando già le prime lacrime.

-Ne saremmo usciti assieme, trovando una soluzione. Perchè ti avrei aiutato, nonostante tutto. Nonostante io...- si bloccò a metà frase e sigillò le labbra.

Un debole barlume di speranza si accese in Kuroo.

-Nonostante cosa?-

Kenma scosse la testa e guardò altrove. -Non importa.-

-Kenma.-

-Cos'hai visto?- la voce era rotta dalla tristezza. -Almeno questo puoi dirmelo?-

Kuroo si morse il labbro inferiore.

I sentimenti contraddittori lo stavano soffocando dall'interno.

Aveva mantenuto il suo segreto per anni e anni.

Non riusciva più a mentirgli.

-Il lago di Dalim.-

Kenma inarcò un sopracciglio. -Quello dove facevamo il bagno da bambini?-

Kuroo annuì. -Eravamo in acqua. Ci stavamo divertendo. Ad un certo punto mi sono girato, ma tu non c'eri più.-

Kenma divenne bianco come un cadavere e Kuroo pensò che gli fosse tornata memoria di quell'episodio.

-Stavi annegando.- ricordò Kuroo, con orrore. -Ho cercato di riportarti in superficie, ma continuavi ad affondare. Mi sono svegliato solo perchè ti ho sentito pronunciare il mio nome.-

Kenma indietreggiò con un'espressione terrorizzata.

Kuroo sentì le guance pizzicare.

Pensava di essersi abituato al rifiuto, ma continuava a fare male.

-Hai...- Kenma deglutì a vuoto. -Hai visto me?-

-Mi dispiace così tanto, Kenma.- scoppiò il ragazzo -Non avrei mai voluto farti questo. I-io capisco, okay? Non hai bisogno di giustificarti o...- le parole gli uscivano inconrollate dalla bocca. -Mi va bene così, davvero. Non voglio che le cose cambino tra di noi perchè non potrei mai sopportarlo.-

Kenma lo squadrò come se si trovasse davanti ad un pazzo e Kuroo pensò di aver toccato il fondo.

Le serate passate a struggersi, i pianti soffocati nel cuscino, le bugie raccontate a sè stesso.

Mentre Kuroo sprofondava, la verità veniva finalmente a galla.

-Puoi prenderti tutto il tempo che ti serve.- aggiunse -Ma non tagliarmi fuori dalla tua vita, ti prego.-

-L'incantesimo di Oikawa.- la voce di Kenma sembrava quella di un estraneo. -Ti paralizza, perchè ricrea un scenario straziante che coinvolge la persona di cui sei innamorato.-

Kuroo sussultò. Il biondo era un ragazzo intelligente, ma persino al sua conoscenza aveva un limite.

-Come fai a saperlo?-

Le iridi feline, per un breve istante, tremolarono.

-Perchè anche io sono stato colpito dal maleficio.-

-Cosa?- sbottò Kuroo. -Oikawa ti ha-

-Sono stato io a chiedergli di farlo.- lo interruppe. -Volevo capire che cosa avessi passato di tanto traumatico.-

Dalle labbra di Kuroo sfuggì una risata amara.

-Kuro.-

-Beh, ora lo sai.-

-Kuro. Ho visto te.-

Il ragazzo smise di respirare.

Aveva chiaramente sentito male.

O almeno, questo è quello che il suo cervello continuò a ripetergli nel minuto successivo.

-Cos'hai detto?- trovò la forza di sibilare in un sussurrro.

Kozume chinò la testa e i ciuffi dorati gli ricaddero sopra la fronte.

-Kenma.- insistette con urgenza.

-Ho visto il tetto del casolare crollare addosso alla tua famiglia. E tu sei rimasto sotto le macerie.- spiegò.

Kuroo cercò inutilmente di mettere assieme una frase di senso compiuto.

-Ma io quella notte sono sopravvissuto.-

Kenma gli lanciò un'occhiata fugace e tornò a fissare il pavimento.

-Aspetta.- la testa di Kuroo stava pulsando. -Aspetta un secondo.-

Avanzò di un passo verso il ragazzo che, spaventato, indietreggiò.

-Questo significa che...-

L'affermazione rimase sospesa nel vuoto.

-Kenma.- Kuroo stava tremando dalla frenesia. -Se l'incantesimo di Oikawa ti mostra la persona di cui sei innamorato, vuol dire che tu... tu davvero...-

Kenma si irrigidì di colpo.

Sollevò lentamente lo sguardo e annuì impercettibilmente.

Kuroo era sicuro che il suo volto stesse rivelando una bramosia incontrollabile.

-Dimmi che mi ami.- sputò fuori.

Gli occhi di Kenma erano sbarrati.

-Cosa?-

-Fallo.- non gli importava più che la sua richiessa suonasse disperata. -Fallo, perchè non potremo più tornare indietro dopo quello che sto per fare.-

Il respiro di Kenma aumentò assieme al battito di Kuroo.

Gli occhi sempre scrupolosi si posarono sulle labbra del moro e Tetsurou pensò di poter collassare a terra.

-Ti amo.- sussurrò, così piano che si perse nel vento.

Ma per Kuroo era sufficiente.

Si avventò sulle labbra del più piccolo con la stessa furia che aveva represso nel corso degli anni.

Kenma ansimò un verso di sorpresa, ma si lasciò trasportare nel bacio.

Avvolse subito le braccia attorno al collo del più grande e lo attirò verso di sè.

Le mani di Kuroo si spostarono sulla sua vita sottile.

Dopo tutto quel tempo trascorso a straziarsi, stava finalmente baciando il ragazzo che lo teneva sveglio la notte.

I due si separarono solo per respirare pesantemente.

Si guardarono negli occhi, i loro nasi ancora attaccati.

A Kuroo sembrava di vivere un sogno.

-Kenma.- chiamò, come per assicurarsi che non fosse solo frutto della sua immaginazione.

Il più piccolo non fece in tempo a rispondere che Tetsurou lo aveva già ingabbiato tra le sue braccia, spingendolo all'indietro.

La schiena di Kenma venne premuta contro il muro.

-Kuro?- la domanda era incerta.

Il secondo bacio fu più ardente del precedente.

Aveva smesso di essere una richiesta e si era trasfomato in un desiderio impetuoso.

-Hm- si lasciò sfuggire Kenma, sulle sue labbra.

Kuroo fu animato da una scarica di adrenalina.

Si staccò dalla bocca del ragazzo e respirò affannosamente sul suo collo.

Quando depositò un bacio casto sopra la sua cavicola, il corpo di Kenma si contorse.

La lingua di Kuroo si mosse coraggiosamente sulla pelle esposta dal colletto.

Il biondo si lasciò sfuggire un gemito di sopresa e Kuroo si sentì pericolosamente sicuro di sè.

-Kuro.- mormorò Kenma, aggrappanodosi alle sue spalle.

Un sorriso diabolico illuminò l'altro ragazzo.

-Che cosa?-

Si abbassò per strofinare il naso dell'incavo del suo collo e Kenma sussultò.

-Non qui.- sibilò, a denti stretti.

Kuroo non riuscì a reprimere un ghigno eccitato.

-Vuoi forse entrare?-

Scostò appena il colletto e gli sfiorò la spalla con il labbro inferiore.

Kenma reagì spingendolo lontano con entrambe le braccia.

Kuroo non disse nulla, ma la sua espressione tradì ogni intenzione.

-Il gatto ti ha mangiato la lingua?- scherzò.

-Ti odio.-

-Non è quello che hai detto poco fa.-

Kenma sospirò, ma non aveva affatto l'aria di una persona esasperata.

Kuroo lo prese come un invito ad avvicinarsi.

-Te lo chiederò di nuovo, gattino.- si divertì a punzecchiarlo. -Vuoi entare oppure no?-

Quando le sue dita gli sfiorarono delicatamente la guancia, Kenma rabbrividì.

-Sì.- disse tutto d'un fiato.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** white horse ***


Kenma venne spinto rudemente sul letto.

Si concentrò sul suo respiro irregolare e sul sangue che gli stava affluendo alla testa.

Non aveva mai provato una tale frenesia.

Erano scappati nel dormitorio come una coppia sposata durante la prima notte di nozze.

Il corridoio non gli era mai sembrato tanto lungo.

Dopo essersi infilato nella camera, Kuroo lo aveva mandato avanti e si era chiuso la porta alle spalle.

-Gli altri potrebbero tornare da un momento all'altro.- aveva fatto presente Kenma, ma era stato zittito con un bacio.

-Non mi interessa.-

Quel tono autoritario gli aveva messo i brividi.

Kenma pensò di poter dare di matto prima ancora che Kuroo si abbassasse su di lui.

Il moro si sporse in avanti e la paglia si piegò sotto il suo peso.

-Non sai quanto ho aspettato per questo momento.- disse, mentre i suoi occhi vagavano sul viso di Kozume.

Il più giovane impiegò un momento per elaborare quello che stava accadendo.

Si perse nel calore di un bacio appassionato, e un tremito gli percorse il corpo appena una sensazione di calore si insediò all'interno della pelle.

Realizzò di essere molto più sensibile di quanto avesse immaginato.

La mano di Kuroo accarezzò esitante il lino scuro della sua maglia.

-Posso?- chiese, senza mai staccare gli occhi dal ragazzo.

Kenma non si fidava della propria voce, quindi annuì.

Le dita di Kuroo scivolarono furtivamente sotto il tessuto e risalirono fino al petto.

Kozume inclinò la testa all'indietro fino ad affondare nel cuscino.

Era grato di trovarsi al buio, perchè il suo rossore si era intensificato.

Inspirò bruscamente quando la maglia venne fatta passare sopra la sua testa.

Si sentiva così nudo e vulnerabile alla fioca luce delle candele.

Sollevò lo sguardo e quello che vide gli tolse il respiro.

-Kuro.- biascicò, fievole. -Togliti la maglia.-

L'altro sogghignò e si tirò indietro.

-Tutto quello che desideri.-

Eseguì rapidamente l'ordine e tornò a concentrarsi sul ragazzo.

Le mani di Kenma si staccarono dalle spalle per intrecciare timidamente i suoi capelli.

Un gemito di piacere si diffuse nella stanza quando Kuroo cominciò a trascinarsi sempre più in basso.

Esplorò ogni curva delicata e baciò la pelle che fremeva sotto di lui.

Appena sfiorò un punto sensibile dell'interno coscia, Kenma si morse le labbra per trattenere il suo stato di estasi.

-Ti prego.- ansimò.

Kuroo sollevò lo sguardo e quello fu il più grave degli errori.

-Cosa vuoi, Kenma?-

Il biondo inarcò la schiena quando il suo amante disegnò dei piccoli cerchi sulle gambe scoperte.

-Va bene tutto.- espirò -Solo... ti prego. Fa' qualcosa.-

Kuroo ridacchiò, colto da un'improvvisa bramosia.

-Sforzati di abbassare la voce.- gli ordinò, spingendo due dita contro il labbro inferiore di Kenma. -Non vogliamo farci cacciare dai nostri ospiti, dico bene?-

Kozume gli rivolse un'occhiata stizzita.

-Fottiti.-

-Oh, credimi. Tu sembri molto più interessante.- Kuroo premette il suo corpo su quello del più piccolo e l'attrito costrinse Kenma a seppellire la faccia tra le mani.

Il battito del suo cuore seguiva il ritmo e ogni ansito accellerato.

Le gambe formicolarono nel punto in cui Kuroo lo aveva toccato.

La pelle si scaldò e un grido roco gli risalì la gola quando si lasciò pervadere dal piacere.

La debole musica della piazza e le voci nelle strade soffocarono il resto dei loro suoni.

Più tardi, quando le candele furono segnate da strisce di cera colata e le fiamme consumate, Kenma si spostò verso il suo amante.

-Kuro.- chiamò con voce assonnata.

Il ragazzo rispose con un rantolio.

-Quello che ho detto prima, lo intendevo davvero.-

Sentì un cigolio e il letto si spostò sotto il suo peso.

-Sei il mio migliore amico. Lo sarai sempre.- proseguì -Ma ti amo.-

Non passò molto tempo prima che due braccia gli avvolgessero il busto e lo stringessero come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

-Lo so.- mormorò Kuroo, affondando il viso nella sua spalla. -Adesso lo so.-

Un sorriso genuino si fece largo sulle labbra di Kenma.

-Ci sono voluti solo dodici anni, eh?-

Kuroo sbuffò una risata. -Sei sorprendentemente loquace, dopo il sesso.-

Kenma non fece in tempo a controbattere che la porta si spalancò con un tonfo.

I due ragazzi sussultarono e Kozume si coprì rapidamente con il lenzuolo.

-Oh.-

Trascorsero interminabili secondi di assoluto silenzio.

Akaashi coprì il suo imbarazzo con un colpo di tosse.

-Penso che ripasserò più tardi.-

Kenma seppellì il volto tra i cuscini e urlò, esasperato.

Kuroo si mise a sedere e cercò di dire qualcosa, ma una seconda voce lo interruppe.

-Hey, hey, hey! Che succede qui?-

Sentì la porta chiudersi di colpo e la voce di Akaashi dall'altra parte del muro: -Uh, nulla di cui preoccuparsi.-

-Perchè non sei entrato?-

-Credo di aver dimenticato il borsello in piazza.-

-Ma ce l'hai addosso.-

Kuroo imprecò sottovoce e Kenma provò quasi l'impulso di scoppiare a ridere.

-Cosa stai nascondendo, Aka-chan?-

In quel preciso istante, Kenma capì di essere spacciato.

-Merda.- borbottò Kuroo, appena Oikawa si fece largo nella stanza.

-Il tuo comportamento è davvero sospetto per qualcuno che-oh.-

Kenma riuscì ad interpretare l'espressione del mago anche senza incrociare il suo sguardo.

-Ora capisco.- disse solo.

Kuroo sospirò e, rassegnato, si lasciò cadere contro la testiera del letto.

-Lo avete fatto nel dormitorio comune.- sottolineò Oikawa.

-Non penso siano affari nostri.- tentò Iwaizumi, ma si bloccò appena Bokuto irruppe nella stanza.

-Ragazzi? Siete andati a dormire così presto?-

Kuroo grugnì nervosamente.

Kenma, un empatico, capì che qualcosa dovesse averlo turbatoAHAHAGAHAG SCUSATEEE è stato più forte di me. Peggio di "ti assikuroo" lmaooo troppe ore su tik tok. Okay riprendo a scrivere seriamente.

-Bokuto-san, non credo che...-

-Aspetta. Amico? E' quello che penso che sia?-

Kuroo roteò gli occhi al cielo e Kenma si sentì esposto davanti a tutti i presenti.

-Non lo so, Bo. Vai ad interpretazione.-

-Woah, fratello. Non posso crederci!-

-Perchè non usciamo e diamo loro il tempo di sistemarsi?- propose Akaashi, ma non venne ascoltato.

-Tetsu, sono così felice! Finalmente ci siete riusciti, ragazzi!-

-Toccante.- commentò Oikawa -Se questa notte pensate di dare spettacolo con un secondo round, giuro che vi trasformo in una coppia di cimici.-

-Per tutti gli dei.- fece Kenma, massaggiandosi le tempie.

-Fuori di qui.- sibiliò Kuroo.

-Hey.- sbottò lo stregone -E' camera mia, non il tuo bordello privato.-

-Dovete raccontarmi tutto!- disse Bokuto, entusiasta. -Cioè, non proprio tutto tutto.-

-Te lo prometto, Bo. Però adesso uscite da questa stanza.-

-Se ti lasci sfuggire mezzo dettaglio, sei morto.- lo minacciò Kenma.

Oikawa si portò una mano al petto.

-Un attimo. Lo avete fatto solo su quel letto, vero? Non devo cambiare le mie lenzuola?-

-Scusate, ragazzi.- disse Iwaizumi, spingendo Oikawa fuori dalla camera.

-Chiederò altre coperte a 'Tsumu, per sicurezza.-

-Fai quello che ti pare.-

Bokuto regalò loro un sorriso a trentadue denti, prima di sparire assieme ad Akaashi dietro la porta.

-Non riesco ancora a crederci. Hai visto, Akaashi?-

-Purtoppo sì, Bokuto-san.-

Kuroo cacciò un grido di frustrazione e si passò le mani tra i ciuffi spettinati.

-E' stato così imbarazzante.-

Kenma studiò la sua espressione si trovò involontariamente a sorridere.

-Sì.- convenne, avvicinando il viso a quello del ragazzo.

Kuroo appoggiò la fronte contro la sua e prese a coppa la sua mascella.

-Ci ho messo dodici anni ad ammettere ciò che provo.- disse -Ma prometto che passerò tutti quelli che mi restano ad amarti.-

Kenma lo baciò per primo, questa volta.

×××××

-Tetsu.-

Silenzio.

-Tetsu?-

Nulla.

Bokuto si sporse leggermente in avanti.

-Hey, Tetsu?-

Un sospiro sommesso giunse in risposta.

-Cosa c'è?-

-Oh, sei sveglio.-

A Bokuto parve quasi di aver sentito un ringhio grutturale.

-Certo che sì. Mi hai svegliato, razza di imbecille.- sussurrò l'altro, a denti stretti.

L'aria del dormitorio era chiusa e pesante.

Bokuto si mise a sedere e il letto scricchiolò sotto il suo peso.

I primi raggi di sole filtravano dalla finestra, troppo deboli per illuminare l'intera stanza.

-Si può sapere cosa vuoi?-

Bokuto posò lo sguardo sul ragazzo e sorrise amorevolmente alla figura raggomitolata al suo fianco.

Kenma respirava sommessamente con un braccio avvolto attorno al suo petto.

-Siete davvero carini.-

-Lo so.- fece Kuroo, aspro. -Mi dici che c'è?-

-Secondo te, gli altri sono svegli?-

Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo e tornò sotto le coperte.

-Perchè non glielo chiedi tu stesso?-

Bokuto sbattè le palpebre e, dopo una scrollata di spalle, aprì la bocca.

-Sì, siamo svegli.- lo interruppe bruscamente Iwaizumi.

-Per colpa tua.- aggiunse Kenma.

Lo scudiero si voltò dalla parte opposta, dove era stata sistemata la branda degli altri due compagni.

-Hey, Akaashi.-

-Sì, Bokuto-san. Hai svegliato anche me.-

Kenma si coprì la testa con il cuscino e cercò di isolarsi dalla conversazione.

-Qualcuno sa che ore sono?-

-Presto.- rispose Kuroo -Torna a dormire.-

Si sentì un fruscio di coperte e Bokuto si acquietò.

Per un paio di minuti, non volò una mosca.

Lo scudiero tamburellò i polpastrelli sopra una gamba e iniziò a misurare il tempo che passava.

Si sentiva così carico di energia.

-Tipo, quanto presto?-

Iwaizumi soffocò un urlo nel cuscino e gli occhi di Kuroo emanarono fulmini.

-Tanto presto. Chiudi il becco.-

-E' già mattina?-

-C'è il fottuto sole, Bokuto.-

Kenma si rigirò nel letto e appoggiò una guancia sul petto di Kuroo. -Giuro che lo uccido.-

-Hey!- protestò lo scudiero, indignato. -E' solo grazie a me se non sei rinchiuso a marcire nelle segrete di un castello.-

-Cosa?- la testa di Kuroo scattò in direzione del più piccolo. -Hai scommesso di nuovo con i funzionari di corte?-

-Beh? Sono degli idioti.- si giustificò Kenma.

-Potevi rimetterci con la vita!-

-E' stata una vittoria semplice.-

-Non farlo mai più.-

Kenma si limitò a sbuffare.

-Possiamo tornare a dormire?- propose Iwaizumi.

-Ottima idea.- convenne Akaashi, sempre voltato dalla parte opposta.

I due ragazzi smisero di battibeccare e tornò a regnare il silenzio.

Bokuto guardò la finestra e decise che non avrebbe più preso sonno.

-Se è già mattina, dovremmo alzarci.-

Il primo a seguire il suo consiglio fu Oikawa, che scattò in piedi con uno sguardo spietato a contornargli le occhiaie.

I capelli castani erano un groviglio di nodi che assomigliava al nido di qualche rapace.

-Oh, cazzo.- Iwaizumi balzò giù dal letto prima che il mago potesse avventarsi su Bokuto.

-LASCIAMI ANDARE!- tuonò Oikawa, dimenandosi per sfuggire alla presa della guardia.

Akaashi circondò l'altro braccio dello stregone, che si ritrovò bloccato a pochi passi dagli altri letti.

-SPOSTATEVI!- ordinò -SPOSTATEVI, OPPURE AMMAZZO ANCHE VOI.-

Kuroo scoppiò a ridere così forte che la sua testa cadde all'indietro.

Kenma gli tirò una gomitata.

-Oikawa-san, ti prego di calmarti.- implorò Akaashi.

-Ha ragione. Dovresti darti una regolata.- si aggiunse Iwaizumi.

-Perchè...- domandò il mago, minaccioso -Perchè non riesci a stare zitto per più di dieci secondi?-

Bokuto non era sicuro che la sua motivazione fosse valida, ma tentò comunque: -Umh, avevo voglia di fare colazione.-

Gli occhi di Oikawa iniziarono a brillare di un rosso intenso e lo scudiero pensò di riconsiderare le sue parole.

-O-Oikawa-san?- balbettò Akaashi, stringendo ulteriormente la presa.

Iwaizumi roteò gli occhi al soffitto.

Bokuto si fece piccolo piccolo nel suo letto.

-Liberami, Aka-chan.- disse lo stregone, insolitamente calmo.

-Non farlo.- farfugliò Bokuto.

-Non farlo.- concordò Iwaizumi.

-Liberami.- ripetè Oikawa, le sue pupille che emanvano bagliori di fuoco. -Liberami, così posso-

-Cosa? Continuare il tuo sonno di bellezza?- lo interruppe Kuroo. -Non mi sembra che finora abbia funzionato.-

L'attenzione di Oikawa cambiò velocemente obbiettivo.

-Lo sai, Tetsu...- iniziò il mago, cupo. -potrei invocare delle immagini così orripilanti che resteresti traumatizzato a vita.-

Bokuto scambiò uno sguardo divertito con il suo migliore amico e represse una risata.

-Però, credo che nulla sia più traumatizzante della tua faccia al mattino.- scherzò lo scudiero.

Kuroo scoppiò a ridere, ma la sua gioia venne smorzata dal gesto improvviso di Oikawa.

Nonostante la finestra fosse sigillata, nella camera si alzò un vento gelido.

Akaashi si allontanò dallo stregone, che era stato avvolto da un'aura di potere.

-Shitt-uh, Oikawa?- bofonchiò Iwaizumi, facendo un passo indietro.

Lo stregone allargò le braccia e il grimoro fluttuò davanti a lui.

Bokuto emise un verso strozzato e si riparò sotto le coperte.

Kuroo strinse Kenma al suo petto e il secondo non battè ciglio, forse rassegnato al destino che li stava per attendere.

Le pagine cominciarono a scorrere fino a quando il mago non puntò il dito sopra una nota.

-Immagini traumatizzanti, hai detto?- tuonò Oikawa -vediamo come ve la cavate con questo.-

La fodera del libro brillò di rosso e sprigionò una raffica di fulmini che illuminarono le pareti.

Akaashi si tappò le orecchie e Iwaizumi si lanciò verso il mago prima che fosse troppo tardi.

-Fermati!- lo implorò.

Oikawa non gli prestò ascolto e alzò una mano per evocare altra magia.

I libri sugli scaffali caddero a terra e le cartacce volarono via.

-Se l'unico modo per ottenere qualche minuto di sonno è farmi temere, non mi resta altra scelta che-

La porta si spalancò con un tonfo e Kita entrò nella stanza con un'espressione attonita.

Il tempo parve scorrere più lentamente.

Bokuto era sicuro che, se avesse avuto un orologio a portata di mano, le lancette ci avrebbero impiegato il doppio per completare un giro.

-Cosa sta succedendo?-

Il vento si affievolì e i fulmini rientrarono nelle pagine del libro.

-Nulla di grave.- assicurò Oikawa, portandosi una mano dietro la nuca con aria innocente.

Iwaizumi lasciò cadere il candelabro - con cui avrebbe sicuramente colpito Toru - che rotolò fino ai piedi della kitsune.

Bokuto riemerse dalle lenzuola all'altezza di metà volto.

-Kita-kun!- salutò Kuroo, con un sorriso tirato. -Qual buon vento ti porta?-

Il ragazzo passò in rassegna l'intera stanza con uno sguardo illeggibile.

-Lo stesso che arieggiava questa stanza, suppongo.-

-Già!- continuò Kuroo -si vede che è arrivato l'inveno, eh?-

Kita annuì appena, squadrando i presenti uno per uno.

-Però siamo all'interno di un caverna.- specificò -E le finestre sono chiuse.-

-Che diavolo avete combinato?- la domanda giunse dalle spalle del ragazzo.

Atsumu si fece largo nella camera con gli occhi sgranati.

Oikawa abbassò la testa e nascose il disagio fissando la punta dei piedi.

Iwaizumi ebbe la decenza di rimboccare le coperte e spolverare il cuscino.

Kuroo si mise a fischiettare e Akaashi si finse impegnato ad esaminare un quadro.

Atsumu affiancò il suo compagno e si prese la testa fra le mani.

-Fatemi capire. Vi ospitiamo gratuitamente nel nostro rifugio segreto, dopo notti trascorse a vagare nei boschi, e voi avete anche il coraggio di svegliarvi prima dell'intera città? E mettere a soqquadro il dormitorio?-

Bokuto sollevò una mano e prese la parola.

-Anche la colazione è gratuita?-

Le due kitsune si scambiarono uno sguardo confuso, dopodiché Atsumu si lasciò sfuggire un lamento di esasperazione.

-Certo.- rispose invece Kita, con un sorriso gentile.

Bokuto esultó entusiasta e rotolò giù dal letto.

Kuroo strabuzzò gli occhi mentre Kenma sbadigliò.

-Quindi ignoreremo tutto questo?- domandò Atsumu.

Kita gli lanciò un'occhiata indecifrabile e uscì dalla stanza.

-Sul serio?- si lagnò la kitsune.

-Dovrai lavorare sulla pazienza, se vuoi essere il mio successore.- rispose il suo capo.

-Conosco qualcun'altro che dovrebbe farlo.- disse Kuroo, stiracchiandosi.

Lo sguardo di Oikawa era fredo come la morte. -Hai ancora il coraggio di fare l'impertinente?-

-Hm? Tu non fai paura.- Kuroo passò un braccio sopra le spalle di Kenma e si avvicinò a Bokuto.

Lo stregone non mosse un muscolo.

-Cosa?-

-Non sei intimidatorio.- spiegò tranquillamente Bokuto.

Oikawa alternò lo sguardo tra i due ragazzi.

-I-io vi ho appena...- balbettò, esasperato. -Stavo per- se solo...-

-Prendine atto, fatina.- fece Kuroo, tirandogli una pacca sulla spalla.

Il ragazzo non rispose, troppo impegnato a fissare il vuoto.

Iwaizumi sorrise divertito e Akaashi sembrò quasi provare pena nei confronti di Oikawa.

-Bene!- ruppe il silenzio Bokuto. -Colazione?-

×××××

Il sole abbagliante scaldava la pietra con cui erano state costruite le mura.

Iwaizumi fischió alla vista delle grosse rocce che si arrampicavano sulla terra battuta.

In confronto alla costruzione, il ragazzo era misero quanto una formica.

-È enorme!- commentò Kuroo, con un ghigno divertito. -Proprio come il mio-

-No.- lo interruppe Kenma, tappandogli la bocca con una mano.
-Stiamo insieme da poco. Non rovinare tutto.-

Kuroo scostó la mano del suo ragazzo e lo fissò estasiato.

-Aspetta, siamo una coppia?-

Kenma allontanò il braccio e lo guardó con un misto di esasperamento e fastidio.

-Non lo siamo?-

-Sì! No-cioè, vuoi che sia così?-

Kenma spostò lo sguardo sul paesaggio.

-Tu no?-

-Sì!- squittì prontamente Kuroo. -Certo che lo voglio.-

-Okay.- disse l'altro.

-Avete finito?- sbuffò Atsumu, guadagnandosi una gomitata da parte di suo fratello.

Iwaizumi non potè fare a meno di sorridere.

Non era a conoscenza dei dettagli, ma sapeva che parte del merito di quella relazione spettasse ad Oikawa.

Il mago si era appoggiato di peso su Akaashi e stava accarezzando distrattamente il pelo di Akari.

Il cavallo nitrì indignato e Oikawa ritirò la mano.

Kenma e Kuroo avevano trovato il loro lieto fine.

Iwiazumi si domandò che ne sarebbe stato di loro due, invece.

-Quello cos'è?- Bokuto indicò la costruzione che si stagliava dietro i pini.

Una striscia di terra piatta seguiva l'esterno delle mura lungo tutto l'orizzonte.

-Offre ai difensori una visuale libera.- spiegò Suna -Durante la guerra tra Seijoh e Karasuno, il passaggio facilitava i movimenti delle guarnigioni.-

-Adesso, però, non ci sono pattuglie.- fece notare Oikawa.

-Questo perchè sarebbe troppo difficile difendere ogni tratto del muro.- disse Osamu. -Tutte le guardie sono state poste a sorveglianza dei quattro ingressi. Superare le porte senza farsi beccare equivale ad un suicidio.-

-Ecco perchè aggireremo il Date Tech.- completò Akaashi.

Atsumu inarcò un sopracciglio, perplesso. -Non sarà un'impresa da poco. Lo sapete, no? Per arrivare nel Regno di Shiratorizawa, dovete prima attraversare il deserto salato di Izar.-

-Sopravviveremo.- decretò Oikawa.

Bokuto annuì fiducioso.

Il biondo scrollò le spalle e fece qualche passo indietro.

-Come volete. Ma, in caso contrario, non correremo in vostro soccorso.-

-Avete già fatto molto per noi.- disse Akaashi -A partire da adesso, ce la caveremo da soli.-

-Non è stato un problema. Ci siamo aiutati a vicenda.- fece Osamu.

-Ringraziate Kita-san da parte nostra. Gli siamo debitori.-

-Certo che lo siete.- confermò Atsumu. Suo fratello lo guardò in cagnesco, così di affrettò ad aggiungere: -Ma, in fin dei conti, non siete come quella feccia della nobiltà. Quindi va bene, credo.-

-Se questo è il tuo modo per ringraziarci, dovresti un po' rivederlo.- gli suggerì Oikawa.

-Dovete litigare anche nel momento dell'addio?- sbuffò Iwaizumi.

Bokuto si scurì in volto. -Io odio gli addii.-

-Sì, sono sempre così drammatici.- convenne Atsumu, per poi sollevare una mano. -Bene, addio.-

-Ho il terribile presentimento che ci rincontreremo, prima o poi.- disse Kuroo, tirando le redini del suo cavallo.

Inu nitrì con aria assonnata e il suo cavaliere gli accarezzò il collo nel tentativo di spronarlo.

Kenma si aggrappò con fermezza al suo ragazzo.

-Speriamo che le circostanze siano migliori.- si augurò Osamu.

-Speriamo che si tratti di una falsa premonizione.- ribattè il gemello.

-Costeggiate la muraglia e non vi perderete. Quando arriverete all'ultima porta, il bosco si sarà trasformato in una piana. Oltre Izar, inizia il territorio della Shiratorizawa.- disse Suna.

Akaashi annuì, riconoscente. -Confido nell'Inarizaki e appoggio le vostre azioni. Vorrei che il Re del Seijoh aprisse gli occhi sulla situazione della periferia.-

Atsumu si lasciò sfugggire una rista triste. -Sarebbe bello se le tue parole valessero qualcosa. Ma grazie per il sostegno. Almeno non ci denuncerete alle autorità.-

Akaashi fece per aprire la bocca, ma poi cambiò idea e chinò il capo.

-I tempi cambieranno.- disse allora Osamu -Sono i piccoli gesti che portano a grandi azioni.-

-Certo.- confermò Iwaizumi -Parleremo con i reali, quando torneremo a corte. Non nutro grandi aspettative, ma da qualche parte bisognerà pure iniziare. Giusto, Oikawa?-

Il mago grugnì indispettito e distolse lo sguardo. -Avete la mia parola.-

-Beh, grazie. Allora mi auguro che il nostro prossimo incontro non sia sul patibolo.- scherzò Atsumu.

Bokuto afferrò la corda delle redini e il puledro iniziò a trotterellare. -E' stato un piacere, volpi Miya!-

-Salutate i vostri superiori.- aggiunse Akaashi, prima di seguire il cavallo di Bokuto nel cuore della foresta.

-Spero possiate, non lo so...- Kuroo roteò il polso. -Continuare a cacciare galline o correre allegramente nei prati.-

-Ovviamente. Non saremo noi i morti assiderati nel deserto di sale.- gli rispose Atsumu, per le rime.

-Sì, sì.- tagliò corto il moro, guidando Inu verso i suoi compagni.

Kenma li salutò sollevando una mano. -Ci vediamo.-

-Buona fortuna!- urlò Osamu mentre Suna, al suo fianco, agitava pigramente il braccio.

-Se dovete tornare a farci visita,- gridò Atsumu -ricordatevi di lasciare a casa Oikawa!-

Il mago rispose con un dito medio che si perse nell'ombra degli alberi.

Iwaizumi ridacchiò e distese le braccia lungo i fianchi.

Il vento freddo gli scompigliò i ciuffi più lunghi.

Se le due settimane di viaggio erano sembrate stancanti, quello che li attendeva era un viaggio a dir poco estenuante.

×××××

I giorni trascorsero veloci come il battito d'ali di una farfalla.

Oikawa fece in tempo a rivivere i suoi peggiori rimpianti, vincere conversazioni immaginarie e rendere il mondo un posto migliore deliziando i nuovi amici con la sua compagnia.

Aveva imparato che, con un po' di vento e aria fredda, la rugiada del mattino si trasformava in brina prima di sciogliersi sotto il sole.

Aveva scoperto che tutti i membri del gruppo nascondevano aneddoti e che, in fin dei conti, ascoltare i loro racconti non era poi tanto spiacevole.

Aveva capito che, svegliarsi nel cuore della notte sotto la volta celeste, era una vista più appagante di quella incontrata ogni mattina dinnanzi allo specchio.

Così, contrariamente alla prima partenza, non protestò.

Rispettò - il più delle volte - la volontà dei suoi compagni e si sforzò di non contestare ogni singola affermazione di Kuroo.

Non si disperò pensando a quanta strada restasse ancora da percorrere e finse di tollerare gli schiamazzi di Bokuto.

Sopportò la vista stomachevole dei nuovi piccioncini nella squadra e ignorò gli sguardi preoccupati che Iwaizumi gli rifilava ogni mattina.

-Sto bene.- rispondeva -Ho solo dormito poco.-

Oikawa, in effetti, non mentiva.

Faticava a riposare perchè i ricordi della guerra non erano ancora svaniti del tutto.

C'erano notti in cui si svegliava di soprassalto e il suo cuore iniziava a palpitare in maniera incontrollata.

Gli attacchi di panico, però, si erano calmati.

Era diventato così bravo a gestire i suoi incubi che, molto spesso, Iwaizumi non si accorgeva del suo stato d'animo.

E, se recitare la parte del solito gradasso avrebbe allontanato i sospetti e concesso alla guardia un po' di tregua, Oikawa era a posto così.

-Credete che il Re del Fukurodani si sia arreso?- se ne uscì Bokuto, mentre raccoglieva a legna.

Oikawa sollevò gli occhi dal grimorio.

Ormai erano trascorsi cinque giorni da quando si erano lasciati alle spalle l'Inarizaki.

Avvevano deciso di fare una breve sosta e si erano appostati all'ombra di una vecchia quercia.

Kuroo e Iwaizumi si erano avventurati nel fitto del bosco per cacciare qualche preda e, ai restanti, era stato affidato il compito di accendere il fuoco.

-No. Non penso proprio.- rispose tristemente Akaashi.

Bokuto fece scivolare i bastoni sull'erba e si pulì le braccia dalla sporcizia.

-Perchè dici così? Hai già perso in partenza ogni speranza?-

-No.- sentenziò Akaashi, offeso. -Ho solo avuto a che fare con Wakatsu. Non è un tipo che demorde tanto facilmente.-

-Forse i suoi soldati si sono ritirati.- ipotizzò lo scudiero. -A quest'ora avranno già controllato sotto ogni selce dell'intera foresta del Nekoma. Per le autorità dell'Aoba Johsai siamo semplici stranieri, e i reali del Fukurodani non hanno fatto in tempo ad avvertire il Regno di Shiratorizawa. Continuare le perlustrazioni sarebbe come cercare l'uovo in un pollaio.-

-Cercare l'ago nel pagliaio.- lo corresse Akaashi, con un sospiro. -Mi piacerebbe essere così fiducioso ma, purtroppo, penso di sapere come ragioneranno. Seguiranno tutte le piste possibili per darci la caccia e non torneranno indietro senza il loro bottino.-

Kenma assottigliò gli occhi e parve sorprendentemente preso dalla conversazione.

Si allungò in avanti e la schiena si staccò dal tronco.

-Come sono i rapporti tra la Shiratorizawa e il Fukurodani?- chiese.

Akaashi scrollò le spalle con indifferenza. -Da quanto ne so, il mio Re e la Regina non fanno visita all'altra corte da anni. Ma il patto di alleanza resta sempre valido.-

Oikawa chiuse il libro con una sonora botta.

-Va bene, mi sono stufato. Aka-chan, seguimi.-

Lo stregone si spostò verso la zona in penombra, ma il moro non mosse un muscolo.

Oikawa roteò gli occhi al cielo.

-Non ti pregherò d farlo.-

-Dove stiamo andando, per l'esattezza?-

-A scambiare due chiacchiere tra amici, mi pare ovvio.- disse il mago, afferrando un braccio del ragazzo e trascinandolo con sè.

-Scusate, ragazzi. Ve lo rubo per qualche minuto.- aggiunse, rivolto ai presenti rimasti.

I due camminarono in un confortante silenzio fino ai piedi di un abete.

L'odore di terriccio e umidità era molto più forte rispetto alla radura precedente.

I rami dell'albero si prolungavano fino a nascondere i ragazzi dal resto del gruppo.

Oikawa appoggiò la schiena al tronco e squadrò il fuggitivo dall'alto in basso.

-Cosa?- lo attaccò immediatamente il ragazzo.

-Non ho ancora detto niente.-

-Ci siamo isolati da Kenma e Bokuto-san. Posso sapere la ragione?-

Oikawa giocherellò nervosamente con un lembo del mantello.

-E' per merito del mio incantesimo che Tetsu e il suo ragazzo si sono confessati a vicenda.-

Akaashi, inizialmente colpito, mutò velocemente espressione. -Congraturazioni?-

-Voglio dire...- gesticolò -posso offirti il mio aiuto, nel caso volessi...-

Akaashi lo interruppe sollevando una mano.

-Non sono interessanto.-

Oikawa sbarrò gli occhi. -Veramente?-

-Sì. Non c'è bisogno di ricorrere alla magia per qualcosa che non mi riguarda.-

Lo stupore nel volto dello stregone si trasformò in malizia.

-Ah, quindi è questo ciò che hai deciso di fare. Negare l'evidenza.-

Akaashi continuò a sfidarlo sostenendo il contatto visivo e Oikawa lo trovò ammirevole.

-E' stato Kuroo-san a parlartene? Perchè si tratta di una sua mera supposizione.-

-Oh, tesoro.- lo prese in giro -Anche un occhio ineseperto potrebbe accorgersi di certi sguardi.-

Questa volta, il ragazzo fu costretto ad abbassare la testa.

-Non c'è nulla da sapere.-

-No? Perchè non ho ancora fatto il suo nome, ma il tuo cuore sta già battendo all'impazzata.-

La mascella di Akaashi scattò verso l'alto.

Oikawa trovò piacevolmente soddisfacente la sua reazione.

-Credevi che non mi sarei accorto di certe cose?- continuò, girando attorno al ragazzo. -O, peggio, pensavi di riuscire a nasconderle ad un Mago Rosso?-

L'altro ingoiò una boccata d'aria.

-Ho il potere dell'amore, Aka-chan. Vivo di amore.- si chinò in avanti e costrinse il ragazzo ad incrociare i suoi occhi. -Io sono amore. Posso leggere i sentimenti delle persone come se si trattasse di un manuale.-

Passò un dito sotto il mento di Akaashi e lo sollevò con uno scatto.

-Sento il tuo cuore fare capriole ogni volta che ti capita di pensare a lui. Percepisco le emozioni contrastanti che vivono negli angoli più remoti della tua mente, quando qualcuno fa apprezzamenti sul suo carattere. Ti vedo arrossire mentre gli altri non ti guardano.-

-Non sono...-

-Sei ancora convinto che rinnegare ti porterà da qualche parte? Puoi mentire a Bokuto. Puoi mentrire ai tuoi amici. Persino a te stesso, se lo ritieni necessario. Ma non puoi mentire a me.-

Akaashi si staccò crudelmente dalla sua presa.

-Pensavo che ci odiassi. Da quando sei così apprensivo?-

Oikawa era sicuro che i suoi occhi stessero brillando di gioia. -Quindi ammetti di amarlo?-

-Negarlo sarebbe inutile, giusto?- disse Akaashi, mantenendo la solita schiettezza. -O mi sbaglio?-

Il sorriso di Oikawa si spense. -Che vorresti dire?-

-Forse non puoi leggere nella mente di tutti.- ipotizzò l'altro -O forse, in certi casi, negare risulta essere la scelta migliore.-

-Non ti seguo.-

Akaashi assotigliò gli occhi fino a quando non si ridussero in due fessure. -O, magari, la più conveniente.-

-Stai divagando.-

-Può darsi. Ma, a questo punto, non potrai mentire neanche a me. Iwaizumi-san è a conoscenza di questo potere?-

Lo stregone rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva.

La maschera di Akaashi cadde a terra, rivelando la sua vera natura meschina.

-Oh.- disse, facendo schioccare la lingua. -Lo sa eccome.-

Oikawa si finse impegnato ad ammirare il paesaggio. -Sei davvero un bastardo.-

-Perchè ho toccato un tasto dolente? Tu non sei da meno.-

Oikawa gli puntò un dito al petto, ma dalla sua bocca non fuoriuscì alcun suono.

-Com'è che funziona, tra voi due? Ignori i suoi sentimenti e ti prendi gioco di lui?-

-Non farei mai una cosa del genere!- sbottò il mago.

-Avete stretto un patto? Amanti di notte e migliori amici il resto della settimana?-

-Perchè pensi che sia così spregevole da fargli questo?-

-Non lo so. Lo ami?-

-Certo!- Oikawa sentì che la sua gola si era fatta secca. -Certo che lo amo. Lo amo con ogni singolo frammento della mia anima.-

Akaashi non si aspettava una risposta del genere, perchè rimase pietrificato. -M-ma Iwaizumi-san...-

-Già. So benissimo che non è una cosa unilaterale. Conosco il suo cuore meglio di quanto lo faccia lui stesso.-

-Allora perchè non avete fatto niente al riguardo?-

Oikawa sbuffò una risata amara.

-Sono solo una pedina del re, Akaashi. Potrei abbandonare Iwaizumi da un giorno all'altro senza alcuna spiegazione, e lui passerebbe metà del tempo ad odiarmi, l'altra meta a sentire la mia mancanza. In certi casi, l'amore è il sentiero più bello. Ma si preferisce scegliere la strada più veloce.-

Akaashi sigillò le labbra.

-Mi chiedi perchè ho deciso di negare? Magari, si è rivelata davvero la scelta la più conveniente.-

-Finirete solo per farvi del male a vicenda.-

-Sono abituato al dolore.- disse lo stregone, freddo. -E' da tutta la vita che sperimento solo sofferenza.-

Oikawa cacciò indietro le lacrime che cercavano di fuoriuscire dal suo corpo.

Non era il luogo nè il momento adatto per sfogarsi.

-Rifletti sulle mie parole, Aka-chan. Buttati, finchè sei in tempo. Voi due non avete niente da perdere.-

Il ragazzo fece per protestare, ma un rumore sospetto li zittì entrambi.

-Cos'è stato?- chiese Oikawa.

-Passi. Arriva qualcuno.- rispose Akaashi, afferrando il mantello del mago e spingendolo verso il basso.

Il mago trattenne il respiro e si accucciò dietro un fitto cespuglio.

I lunghi rami coperti di spine gli coprivano la visuale.

-Ahia!- squittì, quando si punse una gamba.

-Shh!- gli intimò l'altro.

Il rumore di foglie calpestate si fece sempre più vicino.

-Sono qui.- sussurrò Akaashi.

Gli occhi di Oikawa si mantennero fissi sulla piana fino a quando non comparvero una decina di figure.

Camminavano in fila, seguendo un ritmo di marcia, e indossavano tutte un'armatura argentata che ricordava molto quella di Iwaizumi.

Lo stendardo della casata reale svettava sul loro petto.

Il primo guerriero, di corporatura snella e dalla frangia castana, sollevò la mano per comandare agli altri di fermarsi.

-Qui va bene!- annunciò.

Oikawa si irrigidì e Akaashi fece lo stesso.

-Cosa pensi che stiano facendo?- mormorò, con un filo di voce.

Akaashi scosse la testa.

"Non ne ho idea".

Uno dei soldati di staccò dal gruppo e avanzò deciso fino all'albero più vicino.

Doveva trattarsi sicuramente di un ramo delle guardie reali.

Oikawa si sforzò di ricordare se avesse già incontrato uno di loro, ma quei capelli chiari e le sopracciglia invisibili non gli ricordavano nessuno.

L'uomo armeggiò con il suo borsellino e srotolò una pergamena bianca.

-Tieni, Aone.-

Una delle guardie gli porse un martello.

Al ragazzo furono sufficienti un paio di colpi per inchiodare il foglio sul tronco.

-Il prossimo lo attacchiamo tra duecento iarde.- decise il loro capo.

Quando il biondo fu rientrato nella schiera, i soldati ripresero a marciare come se non si fossero mai fermati.

Oikawa attese due minuti buoni prima di saltare fuori dal nascondiglio.

-Cosa stai facendo?- gridò Akaashi -Torna subito qui!-

Il mago allungò il collo per controllare che le guardie non fossero più nei paraggi.

-Se ne sono andati.- decretò.

Akaashi si spolverò i pantaloni e aggiustò il colletto del mantello.

Il colore del tessuto - notò Oikawa- ricordava vagamente le sue limpide iridi.

-Sarebbe più saggio muoverci seguendo il lato più interno della foresta.-

Oikawa annuì appena, distratto.

Mosse un passo verso la piana e non si fermò fino a quando non ebbe raggiunto l'albero.

-Oikawa-san?- chiamò l'altro.

Il mago impallidì.

Non ricevendo alcuna risposta, il più piccolo si affrettò a seguirlo.

-Cosa succede?- insistette, affiancandolo.

Oikawa puntò l'indice sul volantino appeso al tronco.

-Sembra...- la sua voce tradì l'angoscia -Sembra che abbiamo un problema.-

Akaashi indietreggiò con un'espressione completamente smarrita.

Ora che il ragazzo si trovava così vicino, Oikawa poteva traccare con esattezza ogni suo lineamento.

E, gli stessi tratti, erano stati riprodotti fedelmente sul foglio di carta che lo classificava come un criminale.

-No...- susurrò il corvino, sfiorando il disegno con una mano.

Sotto all'immagine del fuggitivo, era enunciato il presunto crimine di furto assieme al nome del ragazzo, in caratteri cubitali.

-Keiji.- Lesse Oikawa. -Ricercato per crimini contro la corona.-

Il ragazzo portò le mani al collo e strinse il ciondolo con la pietra di zaffiro.

-Non è possibile.- disse, sforzandosi di mantenere la calma. -Non possono aver... Wakatsu dovrebbe trovarsi ancora...- scosse la testa -la notizia è già arrivata al confine occidentale?-

-Così pare.-

-Ma noi ci abbiamo messo due settimane a copire questa distanza. Significa che erano sulle nostre tracce fin dall'inizio? Sapevano già che ci eravamo rifugiati nel Seijoh?-

-Non posso dirlo con certezza.- ammise Oikawa -Ma qualcuno deve aver fatto la spia.-

La pelle di Akaashi assunse una sfumatura cadaverica. -Cosa? Credi davvero che ci abbiano riconosciuti?-

-Forse...-

-Ragazzi? Va tutto bene? Siete scomparsi tutto d'un tratto e non avete più fatto ritorno.- la voce di Kenma sopraggiunse alle loro spalle.

Il biondino seguì i loro occhi e cambiò rapidamente espressione.

-Oh.-

-Dobbiamo andarcene.- ordinò Oikawa -Adesso!-

Kenma alternò lo sguardo tra il volantino e il fuggitivo e annuì.

-Vado... vado ad avvertire Kuroo.-

Akaashi lanciò un'ultima occhiata al disegno e diede le spalle all'albero.

-Sì. Sarà meglio sbrigarsi.-

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** tied together with a smile ***


-Pensate davvero che qualcuno ci abbia tradito?- chiese Bokuto.

Lo scudiero si assicurò che la cinghia della sella fosse stretta, prima di salire a cavallo.

-E' probabile che qualcuno lo abbia fatto.- rispose Oikawa.

-Perchè dici così?-

-Saremmo potuti fuggire in qualunque regno. Eppure, le guardie reali ci stavano cercando in questi territori.- spiegò Akaashi, ultimando i preparativi della partenza.

Bokuto osservò il ragazzo montare elegantemente in groppa ad Akari.

Si domandò come potesse essere tanto aggraziato anche in un momento critico.

O, forse - riflettè - era solo il suo cervello a giocargli certi scherzi.

-Non potevano sapere che ci stavamo dirigendo a Sud per batterli sul tempo. E, cosa più importante, non potevano immaginare che avremmo preso la strada più lunga per aggirare il confine con il Nekoma.- concluse Akaashi.

-Questione di fortuna?- tentò Bokuto.

Kenma, già seduto dietro al suo ragazzo, scosse la testa. -No. Hanno capito dove cercarci. La taglia sulla testa di Akaashi è stata resa nota solo nei dintorni, perchè ci vorrebbe troppo tempo a ricoprire l'intera Aoba Johsai.-

-Non capisco.- ammise Bokuto, sconsolato. -I gemelli Miya non avrebbero avuto alcun motivo per consegnare Akaashi.-

-Non sono stati loro.- decretò Oikawa -Farsi vedere in città dopo aver commesso tutti quei crimini sarebbe come firmare la propria condanna a morte. Si tratta di un'altra persona.-

Bokuto si scambiò uno sguardo preoccupato con il suo migliore amico.

Kuroo alzò le spalle. -Sono senza idee.-

-Forse la gente dei villaggi ci ha riconosciuto.- ipotizzò Iwaizumi.

-Perchè aspettare che lasciassimo la città, allora?- fece notare Oikawa. -No, si tratta di qualcuno con cui noi due non abbiamo mai avuto a che fare. Si può sapere con chi altri avete parlato, prima di trovarci?-

-Con nessuno!- sbottò Kuroo -Solo i due giullari della locanda, che non sapevano dove fossimo diretti, e...- si bloccò a metà frase.

Oikawa lo incalzò a proseguire con un gesto della mano.

-Il ragazzo delle borchie.- sussurrò Akaashi, il terrore manifesto sul suo volto.

-Quello a cui hai donato la cintura.- aggiunse Kenma.

Bokuto stava vagando nel vuoto. -Chi?-

-Terushima Yuuji.- spiegò Kuroo, con una nota di fastidio. -Quel maledetto truffatore che ci ha rivelato il nascondiglio di Oikawa. E' l'unica persona che può aver suggerito a Wakatsu di cercarci nel Regno del Seijoh.-

Akaashi strinse le redini tanto forte che le dita divennero pallide.

Kuroo, furioso, si tirò indietro il ciuffo con una mano. -Merda! Sapevo che non dovevamo fidarci.-

-Ma perchè lo ha fatto?- domandò Bokuto.

-Soldi, probabilmente.- rispose Kenma. -Magari è stato costretto, o ricattato.-

-Non ha importanza, adesso.- disse Oikawa -Raggiungiamo il deserto e scappiamo da questo regno prima che possano catturarci tutti e sei.-

-Evitiamo soste inutili, ma permettiamo ai cavalli di riposare adeguatamente. Se ci manteniamo ad una distanza ragionevole dalle mura, non saremo visti dalle sentinelle.- disse Akaashi.

Kuroo annuì e fece muovere Inu. -Okay. Andrà bene.-

Nessuno, all'interno del gruppo, sembrava propenso a condividere quella fiducia.

-Certo.- si sforzò Bokuto, sorridendo. -Ce la faremo. Abbiamo affrontato un lupo dotato di arti umani e tre ragni giganti. In confronto, sarà una passeggiata.-

Il volto di Akaashi, anche se di poco, parve ammorbidirsi.

Lo scudiero diede una leggera pacca al fianco del puledro che sfrecciò verso il fitto della foresta.

Impiegarono tre lunghi giorni per raggiungere il confine occidentale.

Nel frattempo, l'aria si era raffreddata e l'atmosfera fatta quasi più rarefatta.

Le basse temperature avevano toccato il picco, e il gruppo di viaggiatori si era visto costretto a intrufolarsi in qualche cittadina per recuperare indumenti pesanti.

-Moriremo ibernati.- si era lamentato Oikawa, stringendosi nella mantella felpata. -Moriremo ibernati, e non riuscirò ad indossare la nuova collezione di stivali primavera-estate.-

-Ci sono problemi più importanti, Shittykawa.-

Il mago aveva strizzato le palpebre. -Aspetta. Questo significa che il mio volto resterà splendidamente congelato e intatto per centinaia di anni?-

Iwaizumi lo aveva colpito alla testa prima che Kuroo potesse intervenire.

Il paesaggio, nel corso di quel breve arco di tempo, era cambiato notevolmente: dagli alti pini che dominavano la foresta, erano passati ai bassi arbusti e al terriccio soffice.

Le Mura di Ferro costeggiavano modesti pendii e colline, le quali si erano ormai ridotte in vaste pianure dal suolo asciutto e arido.

Abbandonato il bosco, la vegetazione arbustiva si era ridotta a piante di mirtillo blu e licheni.

-Muoviamoci in ordine sparso senza mai avvicinarci al sentiero.- aveva proposto Kuroo -E' importante che le vedette non ci vedano lasciare il Regno.-

-Vuoi che ci separiamo?- era stata la domanda incerta di Bokuto.

Akaashi, che stava accarezzando Akari mentre questa si abbeverava, aveva subito espresso il suo disappunto: -Non credo che sia una scelta saggia. Siamo già stati attaccati due volte, mentre eravamo più vulnerabili.-

-Basterà non perdersi di vista.- aveva detto Oikawa. -Tra poco scorgeremo il deserto. E' praticamente fatta.-

Anche se titubanti, gli altri due avevano ceduto.

E, nonostante le scarse possibilità di essere riconosciuti, erano rimasti in allerta fino a quando una macchia bianca non si era fatta sempre più larga nel loro campo visivo.

Dopo essersi ricongiunti, avevano attraversato di corsa il breve tratto che li separava dalla distesa pianeggiante.

Sicuri di non essere osservati, avevano frenato i cavalli pochi passi prima del deserto.

Bokuto, stando ai racconti del suo cavaliere, si era sempre immaginato Izar come una zona disabitata, con scarsa vegetazione e un clima eccessivamente freddo.

Ma lo spettacolo che gli si parava davanti agli occhi, aveva un aspetto completamente diverso.

-Wow. Sembra quasi...-

-Neve.- concluse Kuroo, al posto di Bokuto.

-Dite che sia morbida allo stesso modo?-

-E' sale, amico. Non lasciarti ingannare. Però, puoi assaggiarlo come faresti con la neve.-

-Non ascoltarlo, Bokuto-san.- intervenne Akaashi, lanciando un'occhiata di rimprovero al moro.

Kuroo sghignazzò sotto i baffi e Kenma gli diede una leggera spinta sul braccio.

La piana era ricoperta da un sottile strato di sale marmoreo che si perdeva nell'orizzonte, e brillava come se fosse formata da migliaia di piccoli cristalli.

Bokuto provò il forte impulso di distogliere lo sguardo, perchè il bianco era tanto intenso da fargli credere di camminare sopra le nuvole.

-E' meraviglioso.- gli lesse nella mente Oikawa. Per una volta, la sua voce non svelava alcuna nota di sarcasmo.

Iwaizumi annuì.

Bokuto si sporse dal cavallo per avvicinarsi ulteriormente al suolo.

I blocchi di terra avevano una forma esagonale e si moltiplicavano all'infinito in quel paesaggio surreale.

-C'è così tanto sale che si potrebbe campare a vita solo vendendolo al mercato.- osservò Kuroo.

Bokuto si sistemò sulla sella e squadrò il suo compagno, perplesso. -Ma le campagne soffrono la fame. Perchè non ci si può arricchire in questo modo?-

-Inflazione.- disse Oikawa.

Alle espressioni interrogative dei presenti, il mago rispose con un'alzata di spalle. -Almeno credo.-

-Proseguendo verso sinistra, rispetto al muro, dovremmo giungere al confine orientale della Shiratorizawa.- disse Akaashi, indicando il panorama.

-Sperando che qualche altra leggenda mitologica non decida di fare la sua comparsa.- borbottò Kenma.

-Non ho idea del perchè, all'improvviso, mostri mai visti prima vengano tutti allo scoperto, ma...- Oikawa si battè il petto con orgoglio -possiamo sempre sguinzagliarli contro il nostro Ahuiztol.-

Iwaizumi si sporse dal cavallo per arruffare i capelli del suo amico. -Smettila.-

Forse il suo tentativo era quello di zittire Oikawa, ma il gesto era sembrato così intimo che persino il mago si ritrovò ad arrossire.

-E hai il coraggio di prendermi in giro, quando sei così ovvio?- sbottò Kuroo.

Lo stregone, a corto di parole, farfugliò qualche insulto inefficace e si girò dalla parte opposta.

Per un breve istante, Bokuto credette di aver scorto un luccichio di dispiacere nello sguardo profondo di Akaashi.

-Hey, 'Kaash-

-Che ne dite di partire? Sono stanco di questo maledetto regno.- si lamentò Kenma -Tra lupi assassini e ragni giganti, una passeggiata nel deserto è come un premio di consolazione.-

Akaashi annuì e Bokuto tornò a concentrarsi sulla distesa di Izar.

-Se i miei calcoli non sono errati, arriveremo a destinazione entro l'alba di domani.- annunciò il ragazzo.

-I tuoi calcoli sono mai errati?- sbuffò Oikawa.

Akaashi rispose con un sorriso di scherno.

-Dipende dalle circostanze. Se venissimo attaccati da un demone, le tempistiche potrebbero subire una variazione.-

×××××

Le tempistiche non subirono alcuna variazione.

I viaggiatori, entro la notte, percorsero una distanza superiore a quella che Akaashi aveva previsto.

Così, quando il cielo si fece cobalto e le basse temperature divennero insostenibili, il gruppo decise di fermarsi per una pausa.

-Si gela.- borbottò Oikawa.

Kuroo sfregò le mani tra di loro e fulminò il ragazzo con lo sguardo. -Grazie Sherlock, non ce ne eravamo accorti.-

Il mago rispose con un'espressione altrettanto alterata.

-Stavo per proporre un tipo di incantesimo che ci avrebbe tenuto al sicuro, ma adesso preferisco morire con voi piuttosto che salvarti la pelle.-

-Puoi farlo davvero?- la richiesta disperata giunse da Kenma.

Il poveretto si era avvolto in una coperta e stava tremando dalla testa ai piedi.

Il cipiglio di Oikawa si addolcì.

-Datemi solo un minuto.- disse, allontanandosi di qualche passo.

Uno dei cavalli nitrì scocciato appena Oikawa gli passò accanto.

Akaashi soffocò uno starnuto e Bokuto gli porse una delle coperte.

-Non fa niente.- lo fermò il ragazzo -Usala pure tu, se preferisci.-

Bokuto passò la coperta sopra le spalle del più piccolo senza la benchè minima esitazione.

-Non morirai di freddo al mio posto, Akaashi.-

-Allora c'è abbastanza spazio per tutti e due.-

L'altro ragazzo scostò un lembo e Bokuto si concesse un sorriso genuino. -Uhm.-

-Se per te non è un problema, ovviamente.-

-N-no, certo! Voglio dire, sarebbe un sogno- non nel senso che tu sei un sogno. Cioè, sei un sogno ma...- si schiarì la voce -Sì, grazie per l'offerta.-

Kuroo sbattè le palpebre e si lasciò sfuggire un respiro pofondo. -Abbiamo sei fottute coperte. Una per ciascuno!-

Akaashi lo trafisse con gli occhi cerulei e Bokuto scelse di ignorarlo.

Il sorriso di Iwaizumi si tramutò in un'espressione atterrita quando il terreno iniziò a tremare sotto di lui.

I granelli di sale saltellarono sul posto riflettendo la luce della luna.

-Ragazzi?- chiamò Kuroo, preoccupato -Cosa sta succedendo?-

-Colpa mia!- urlò Oikawa, che ormai si era distanziato parecchio dal resto del gruppo.

Il suo corpo era avvolto dall'aura magica che precedeva ogni incantesimo.

Iwaizumi abbassò lo sguardo sui piedi e si accorse che una luce rossastra aveva avvolto le sezioni di terra ottagonali, definendone i lati.

L'incantesimo si era propagato solo attorno ai cinque ragazzi, lasciando scoperte l'area circostante.

-Cosa stai facendo?- chiese Bokuto.

Oikawa smaterializzò il grimorio con uno schiocco di dita e si avvicinò nuovamente ai suoi compagni.

-Provate a toccare il deserto.- suggerì.

Lo scudiero feece come richiesto e la sia mascella cadde a terra per l'incredulità. -Non è possibile!-

Iwaizumi seguì il suo esempio e scoprì che il suolo non era più freddo come una lastra di marmo.

-Le crepe nel terreno stanno emanando calore.- osservò Kuroo. -Come ci sei riuscito?-

Oikawa portò le mani sui fianchi e assottigliò gli occhi.

-Uh, sono un mago? Duh.-

-Sai cosa intendo. Non ha niente a che fare con i filtri amorosi e freccette di Cupido.-

-Sai dove vorrei infilatri quelle freccette di Cupido?-

-Dacci un taglio, Schifokawa.- si intromise Iwaizumi.

-Perchè te la prendi con me?- si lamentò lo stregone. -Sono sempre gli altri a cominciare, ma l'unico che che viene sgridato è il sottoscritto.-

-Uh, sei insopportabile? Duh.- lo schernì Kuroo.

L'occhio di Oikawa si contrasse. -E tu sai cosa sei?-

-Sexy?-

-Morto.-

-Mh. Non mi hai smentito, però.-

Quando la luce rossa del suolo iniziò a brillare più del dovuto, Iwaizumi pensò che fosse il caso di intervenire: -Okay bambini, è ora di andare a letto.-

Bokuto crollò sul pavimento come se si fosse disteso sopra un materasso di piume.

-E' una sensazione fantastica. Non ci serviranno nemmeno le coperte!-

Akaashi si raggomitolò poco più distante e si lasciò avvolgere da quel tepore.

-Sì.- convenne Kenma, appoggiando la schiena sul fianco del suo ragazzo.

Kuroo sorrise e gli accarezzò dolcemente la testa.

-Perchè non l'hai fatto prima?- chiese Bokuto.

Oikawa spolverò con una mano il terreno sottostante prima di sedersi.

-Il calore viene rilasciato dalle crepe tra le zolle. L'incantesimo non avrebbe funzionato, se il suolo avesse avuto una conformazione diversa.-

-Ancora non mi è chiara una cosa.- disse Kuroo -Se padroneggi la Magia Rossa, come mai ti riescono trucchetti di questo tipo?-

-Perchè questa è magia basilare,- spiegò Oikawa -incantesimi che possono apprendere tutti i maghi indipendentemente dal rango di appartenenza.-

Kenma corrucciò la fronte. -E com'è possibile?-

-Grazie alle rune. Ci sono quelle specifiche, che possono adoperare solo i Maghi Rossi, ma anche di universali.-

Oikawa indicò il suolo e riprese a parlare: -Questi incantesimi, così come quello di imprigionamento che ho usato sull'Ahuiztol, non richiedono abilità speciali o conoscenze particolari. Ecco perchè mi riescono tanto bene.-

Gli occhi di Bokuto brillarono di ammirazione. -Essere un mago è davvero figo.-

Oikawa girò la testa per nascondere la sua espressione. -Sì. Davvero figo.-

Il silenzio che seguì fu teso e malinconico.

Bokuto chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.

Kuroo avvolse le braccia attorno al suo ragazzo e, nel giro di poco tempo, prese sonno assieme a lui.

Quando le stelle furono alte nel cielo, anche il respiro di Akaashi divenne profondo e regolare.

Iwaizumi si rigirò sul posto fino a trovarsi faccia a faccia con Oikawa.

Lo stregone aveva gli occhi chiusi ma, persino al buio, Iwaizumi poteva giurare che stesse solo fingendo di riposare.

Allungò una mano verso il suo amico, che si ritirò al suo tocco.

-Puoi dormire.- gli fece notare, con una punta di delusione. -Nessuno verrà a cercarci, nel deserto.-

Oikawa continuò a fare finta di niente.

-Posso fare la vedetta.- propose -Se servirà a tranquillizzarti, mi assicurerò che nessuno possa attaccarci di sorpresa.-

Lo stregone, finalmente, si mosse.

Iwaizumi sentì una calda pressione sulla sua guancia e bloccò con la propria mano le dita sottili di Oikawa.

-Sto bene, Iwa-chan.- sussurrò l'altro -Non c'è bisogno che ti preoccupi così tanto.-

-A volte ti dimentichi che mi hanno nominato guardia del corpo. E' il mio lavoro.- sottolineò il ragazzo.

Oikawa ritirò la mano e gli regalò uno di quei sorrisi capaci di billare anche al buio.

-Già, hai ragione.- mormorò, la voce impastata dal sonno. -A volte lo dimentico.-

×××××

Bokuto si svegliò con la prima luce del sole che gli baciava le palpebre.

Dopo essersi strofinato gli occhi, cercò di mettere a fuoco il paesaggio che lo circondava.

Il cielo era talmente terso che erano rimaste solo poche tracce di una nuvola passeggera.

L'immensa distesa di sale, davanti a lui, proseguiva fino a diventare la linea indefinita dell'orizzonte.

Si stiracchiò e si mise a sedere.

I suoi compagni erano ancora nel mondo dei sogni.

Ridacchiò alla vista del filo di bava che pendeva dalle labbra di Kuroo, e si voltò alla ricerca di Akaashi.

Del ragazzo bellissimo, però, non c'era alcuna traccia.

La testa di Bokuto scattò da una parte all'altra, fino a distinguere un'ombra dalle fattezze umane ad un centinaio di iarde da loro.

Senza fare rumore, sgattaiolò lontano dal gruppo per raggiungere il suo amico.

-Hey.- salutò allegramente.

Akaashi sussultò per la sorpresa.

Si voltò verso il ragazzo e lo affrontò con un sopracciglio sollevato.

-Bokuto-san. Buongiorno.-

-Buongiorno. Dormito bene?-

Lo sguardo di Akaashi si volse nuovamente all'orizzonte. -Sì. Tu, invece?-

-Una favola.- ammise -Grazie alla magia di Oikawa, mi è sembrato di dormire sopra un camino.-

Akaashi storse adorabilmente la bocca. -I camini sono scomodi.-

Lo scudiero fece le spallucce. -Non lo so, non ho mai dormito sopra un camino. Tu?-

Il più giovane ridacchiò flebilmente.

-No, Bokuto-san. Non mi è mai capitato di riposare sulla cima di un camino.-

Prima che il bicolore potesse controbattere, Akaashi sollevò una mano. -E non intendo provarci.-

Bokuto richiuse la mascella e seguì gli occhi vacui del ragazzo.

-Che cos'è?- domandò.

-Izar era lo sbocco di un lago, una volta.- spiegò Akaashi -Quando le acque si sono ritirate, la crosta di sale ha formato questa distesa pianeggiante. Nei giorni più freddi, la pioggia trasforma la salina in uno specchio d'acqua, nel vero senso della parola.-

Bokuto fissò la piccola pozza ai suoi piedi e notò come la sua figura apparisse nitida e perfettamente delineata.

-Quando è ricoperto d'acqua,- continuò l'altro -il deserto diventa un enorme specchio che riflette il colore del cielo.-

-Sarebbe bello tornarci in questi periodi. Dev'essere uno spettacolo unico al mondo.-

Akaashi annuì. -Non riusciresti a trascinarmi sul fondo, però. Questa volta, l'acqua sarebbe davvero troppo bassa.-

Le labbra di Bokuto si aprirono in un raggiante sorriso. -Ammetti che ti sei divertito, quel giorno.-

-Non otterrai questa soddisfazione.-

-'Kaashee!-

Il ragazzo scoppiò a ridere e Bokuto pensò che, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe riprodotto in eterno quel suono nella sua mente.

La sua voce non era tesa, ma libera e spontanea.

Nascondeva tanto dolore, ma era leggera come una piuma.

-Hey, 'Kaashi.-

-Sì, Bokuto-san?-

-Perchè continui a mentire?-

Il corpo del ragazzo divenne immediatamente di pietra.

-Cosa vuoi dire?-

-Dici di stare bene e di aver dormito.- proseguì Koutaro -Ma poi fingi che il peso della missione non ti stia schiacciando.-

La tensione sulle spalle di Akaashi, anche se di poco, sembrò allentarsi. -Oh. Questo. Ti ringrazio, ma sono capace di gestirlo.-

-Anche adesso stai raccontando una bugia.- ribattè Bokuto -Perchè non ti lasci aiutare? Non c'è niente di male a sfogarsi con qualcuno.-

-Sfogarsi?- la fermezza di Akaashi vacillò. -Pensi che abbia bisogno di sfogarmi? Credi che mi aiuterà a sopravvivere?-

Bokuto portò le mani davanti al petto. -Non ho mai...-

-Perchè non sarà questo che mi permetterà di salvare i Cinque Regni. Wakatsu non ritirerà le sue truppe perchè mi sono sfogato.-

Bokuto serrò la bocca e lo lasciò proseguire.

-E' vero, non volevo coinvolgere nessuno di voi. Ma questo...- un brivido gli percorse la schiena -questo non significa che io volessi essere coinvolto. Non è giusto.-

Il ragazzo si prese la testa fra le mani e sospirò profondamente.

-La responsabilità è tutta nelle mie mani e io non so come gestire questa faccenda. Devo ancora compiere diciotto anni! Perchè il destino ha scelto me? Perchè non poteva trattarsi di qualcun'altro?-

Bokuto avrebbe tanto voluto potergli dare una riposta.

-Non tornerei indietro, ma avrei tanto desiderato che questo peso stesse schiacciando un'altra persona. Qualcuno di forte, magari. Qualcuno che non finga di essere capace di gestirlo.-

Trascorsero infiniti secondi di silenzio, durante i quali Bokuto non osò voltarsi.

-Lo so che è un pensiero egoistico, ma non riesco a frenarlo.- riprese Akaashi. -E se l'uomo del sogno mi stesse solo prendendo in giro? Se la radura del pozzo non esistesse? E se avessi fatto la scelta sbagliata? Perchè...- la sua voce si incrinò -Perchè deve ricadere tutto su di me?-

Bokuto non resistette all'impulso di allungare le braccia e stringere le dita tremanti di Keiji.

Il ragazzo smise di contorcerle nervosamente e alzò la testa.

-Non lo so.- rispose Bokuto, dopo qualche istante. -Non so perchè quell'uomo abbia scelto te, ma credo che l'abbia fatto per un valido motivo.-

Akaashi sbuffò una risata pungente. -E quale?-

Lo scudiero riflettè in silenzio, dopodichè indicò la pozza d'acqua poco distante dai due.

-Che cosa vedi?-

Il più picccolo corrugò la fronte e si sporse leggermente in avanti.

-Uhm. Il mio riflesso?-

-Okay. Beh, io vedo una persona che non finge di essere forte. Indossa una maschera, ma i suoi sorrisi non sono falsi. Ed è la persona più determinata che abbia mai avuto il privilegio di incontrare.-

L'espressione pacata di Akaashi si contrasse. -Come puoi dire una cosa del genere?-

-In un mese, ho imparato a conoscerti. Chiunque altro si sarebbe arreso in partenza, o avrebbe affidato la missione a qualcuno di più adeguato. Non ho idea del perchè la figura nel sogno abbia scelto te, ma so che ha fatto la scelta giusta.-

Akaashi lanciò un'ultima occhiata allo specchio, prima di rivolgersi allo scudiero.

I suoi occhi non erano più spenti, ma colmi di gratitudine.

-Lo sai, questo era... era esattamente ciò che avevo bisogno di sentire.-

Bokuto gli sfiorò dolcemente il dorso di una mano.

-Sul serio? Di solito non sono bravo con le parole.-

Lo sguardo di Akaashi lo trafisse in pieno come una lastra di ghiaccio.

-Hm. E in cosa sei bravo, invece?-

Gli occhi di Bokuto caddero sulle labbra del ragazzo e lo scudiero fu costretto a girare la testa.

-A-ah.- le sue guance diventarono paonazze. Aveva esitato un istante di troppo. -S-sono, mh, capace di-uh, me la cavo nei duelli corpo a corpo.-

-Non mi dire.- lo prese in giro l'altro ragazzo, seguendo il contorno delle sue nocche con una lentezza spaventosa. -Vuoi forse combattere contro di me, Bokuto-san?-

-No!- squittì, imbarazzato. -Non lo farei mai.-

-Hai paura di perdere?-

-Penso che mi lascerei atterrare in meno di cinque secondi.-

Il sorriso malizioso che si ritrovò davanti gli mandò il cervello in cortocircuito.

-Capisco. C'è qualcos'altro che ti piacerebbe fare?-

Bokuto si ritrovò a deglutire nonostante la sua gola fosse più arida del deserto di Izar.

-C-con te?-

Le mani di Akaashi risalirono furtivamente sulle sue spalle, provocandogli un formicolio lungo tutta la spina dorsale.

-Non lo so, Bokuto-san. Con me?-

-L'ultima volta che ne ho parlato con Kuroo e Oikawa, non è finita molto bene.- ammise.

Akaashi sbuffò una risatina e, per un breve attimo, Bokuto sentì il nervosismo scivolare via dalle sue spalle.

-Nient'altro?-

-Vorrei che promettessi di non mentirmi mai più.- disse -Nessuna bugia tra noi due.-

Akaashi parve quasi rabbuiarsi, forse perchè non si aspettava di ottenere quella risposta.

-Davvero?-

-Promettilo. Ci facciamo promesse a vicenda, ricordi?-

-Tch.- si lasciò sfuggire il ragazzo, distogliendo lo sguardo. -Va bene.-

Bokuto prese un bel respiro e cercò di non far trapelare l'incertezza nella sua voce: -E poi, ecco, ci sarebbe anche un'altra cosa.-

Passò una mano sotto il mento di Akaashi e lo costrinse a voltarsi.

Le pupille del più piccolo si dilatarono e non persero un movimeto dello scudiero.

Il suo cuore batteva a mille.

-Io vorrei... insomma, penso che- si interruppe appena scorse un movimento nella tranquillità della piana.

Sospirò sommessamente e lasciò andare la mascella di Akaashi.

-Penso che Kuroo si sia svegliato.-

Keiji socchiuse gli occhi e indietreggiò di un passo. -Certo.-

Bokuto si passò una mano tra i ciuffi disordinati e cercò di mantenere la calma. -Agashee...-

-No, capisco. Mi dispiace.-

-Aspetta, non era mia intenzione...-

-Non hai bisogno di giustificarti.- Un altro paasso indietro. -Non devi, dico sul serio. E' stata colpa mia. Ho solo dato retta ad Oikawa-san.-

Lo scudiero scosse la testa, confuso. -Oikawa? Cosa c'entra lui, adesso?-

-Non importa. Ti prego di scusarmi.- tagliò corto Akaashi, voltandogli le spalle.

-No, aspetta!- Bokuto tentò di afferrare il braccio del ragazzo, ma lui si era già mosso in avanti. -Aspetta, io avrei davvero voluto...-

Le parole successive gli morirono in gola.

Avrei davvero voluto baciarti.

Non poteva dirlo ad alta voce. Non poteva farlo.

-Sbrigati, Bokuto-san.- disse l'altro, già distante. -Credo che Kuroo-san ci stia chiamando.-

Bokuto fissò la schiena del ragazzo per tutto il viaggio di ritorno.

×××××

Quando raggiunsero il confine orientale della Shiratorizawa, il sole si era già alzato nel cielo da qualche ora.

La crosta di sale si era trasformata in una piana ricoperta da un terriccio color ferro.

I cavalli avevano rallentato la loro andatura, ma i loro zoccoli sollevavano ugualmente dense nuvole di polvere.

-Troveremo sicuramente decine di pattuglie ad aspettarci.- li aveva avvertiti Akaashi. -L'unico modo per aggirare i soldati che monitorano i confini, è muoversi con massima discrezione.-

-Tradotto?- aveva chiesto Iwaizumi.

-Farci notare il meno possibile e sperare che fili tutto per il verso giusto.- aveva risposto Kuroo.

Akaashi aveva annuito. -Sì. Più o meno, quello che ha detto lui.-

La fortuna era dalla loro parte, perchè non incontrarono anima viva.

Nel vero senso della parola: ovunque si voltassero, arbusti e felci dai colori spenti caratterizzavano la visuale, ma nessun essere animato si era mostrato ai viaggiatori.

-Forse è dovuto alla conformazione del territorio.- ipotizzò Kuroo -Un eccesso di salinità nel terreno ha ripercussioni negative sulle colture.-

-Izar l'abbiamo abbandonato da un pezzo, fratello.- Bokuto si guardò attorno con circospezione. -Non trovi strano che non abbiamo incontrato nemmeno un rapace?-

-Non possono esserci rapaci, se mancano le prede. E non ci siamo imbattuti in nessuna lepre o scoiattolo.- Notò Akaashi.

Kenma sollevò la testa e si sentì minuscolo dinnanzi agli alti pioppi.

Le foglie scure avevano un aspetto scialbo e smorto.

-Probabilmente, le guardie sono stanziate alla fine di questa brughiera.- disse Oikawa -Se fossi un soldato, non passerei per questi boschi neanche sotto tortura.-

-O, semplicemente, la sorte gioca in nostro favore e si tratta di una zona esente dai controlli.- propose Iwaizumi.

Kuroo ridacchiò, teso. -Quando mai la sorte ha giocato in nostro favore, nelle ultime settimane?-

Kenma era d'accordo con lui.

-Hey, hey, hey! Guardate!- Bokuto alzò un dito e avvicinò la mano al cavallo di Kuroo.

Il suo amico si sporse di lato per identificare la macchia scura sopra l'indice di Koutaro.

-E' un insetto.- dichiarò, arretrando. -Disgustoso. Perchè ti esalti tanto?-

-E' la prima forma di vita che abbiamo incontrato in questo luogo.- si giustificò l'altro.

Gli occhi di Akaashi si ridussero a due fessure.

-E' un coleottero, Bokuto-san?-

Lo scudiero scrutò attentamente il suo dito.

-Uhm... ha sei zampe e due antenne, quindi penso di sì.-

-Tutti gli insetti hanno sei zampe.- gli fece notare Iwaizumi.

-Beh, so riconoscere un coleottero, quando lo vedo.- ribattè l'altro, imbronciato.

Kenma si focalizzò su Akaashi e potè quasi scorgere le rotelle del suo cervello mentre lavoravano.

-Penso che ci sia stato un incendio, da queste parti.- disse -Ecco perchè gli animali sono fuggiti.-

Kenma contò i secondi che impiegarono i suoi compagni a metabolizzare quell'informazione.

-Lo hai dedotto dal un insetto?- chiese Kuroo, sconcertato. -Voglio dire, spiegherebbe l'assenza di fauna e l'atmosfera tetra, ma non puoi esserne così certo.-

Akaashi annuì. -I resti degli alberi bruciati sono il luogo ideale in cui deporre le uova. E, sul torace dei coleotteri, si trovano recettori in grado di rilevare il calore e guidare l'insetto verso la zona in fiamme.-

-Questo è troppo anche per me.- borbottò Oikawa -Persino i miei libri sono meno specifici, e ho studiato in un'accademia. Si può sapere dove diamine hai imparato certe nozioni?-

Akaashi scrollò le spalle. -Sono un appassionato di entomologia.-

-Stomachevole.- commentò Kuroo.

-Aspetta. Quindi non ti sei inventato la storia degli aracnidi?- scattò Bokuto.

Akaashi sospirò e distolse l'attenzione dallo scudiero.

Il coleottero dispiegó le ali e prese il volo.

Kenma lo seguì con lo sguardo fino a quando non si depositó sul tronco di un albero.

-Pensate che sia sicuro proseguire per questa strada?- domandó Bokuto.

-No.- risposero tutti gli altri, in coro.

-Bene.- sospiró il ragazzo. -Sembra proprio che non ci rimanga altra scelta.-

-Possiamo sempre tornare indietro.- fece presente Oikawa.

Akaashi aprì la bocca, ma non emise alcun suono.

Un rumore di foglie secche che si sgretolavano obbligò il gruppo ad acquietarsi.

Kenma si guardò intorno con cautela.

Trascorsero secondi di silenzio e tensione.

Quando il pericolo sembrava ormai superato, una voce sconosciuta sopraggiunse alle loro spalle.

-Chi va là?-

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** stay beautiful ***


-Chi va là?-

Akaashi analizzò il futuro imminente che li attendeva con fulmineità.

1. Si trattava di un passante, attirato forse dal rumore dei cavalli e dall'abbigliamento insolito di Oikawa. In tal caso, sarebbe stato sufficiente congedarlo con un saluto senza ricorrere alla magia.

2. Avevano a che fare con un brigante, ma questo giocava in loro favore, perchè i suoi amici avevano esaurito quasi tutto il denaro a disposizione.

3. L'opzione peggiore era quella di una guardia dei confini, ma la taglia sulla testa di Akaashi era giunta difficilmente così distante. La soluzione, comunque, era quella di liberare l'Ahuiztol e sperare che non si ritorcesse contro di loro.

Il fuggitivo girò la testa per incontrare due occhi scuri e affilati.

I capelli color cenere erano folti e ricoperti da uno strato di fuliggine.

Il ragazzo indossava dei vecchi stracci che una volta dovevano essere color magenta, e un paio di scarpe rovinate dal fango.

Akaashi rilassò le spalle.

Probabilmente, decretò, si erano imbattuti in un innocuo contadino che soffriva di fame e solitudine.

Le sopracciglia nere dell'individuo, in forte contrasto con la pelle, si piegarono in avanti.

-Devo ripetere la domanda?-

Forse Akaashi si era sbagliato.

-Stai chiedendo a noi?- temporeggiò Kuroo.

Il broncio del ragazzo si fece ancora più accentuato.

-Vedete qualcun altro, nei dintorni?-

Oikawa lasciò andare il busto di Akaashi, pronto ad intervenire con un incantesimo, se fosse stato necessario.

Kuroo si guardò attorno senza mai perdere di vista i suoi compagni.

-No, non direi.- disse.

Nei secondi successivi, non fiatò nessuno.

Lo sconosciuto sollevò le braccia in un gesto di incredulità.

-Allora, potete rispondere alla mia domanda?-

-Possiamo o dobbiamo?- riprese Kuroo -Perchè c'è una bella differenza tra-

Il ragazzo sfoderò una lunga asta di ferro da dietro la schiena e gliela puntò al petto.

Kuroo emise un urlo strozzato quando una punta del forcone premette sulla sua gola.

-Perchè sempre a me?- mormorò -Prima Matsukawa, adesso questo tipo. Sono sempre io quello che viene minacciato!-

-Se stessi più zitto, ti risparmieresti tutte queste sconvenienti coincidenze.- borbottò Kenma, aggrappato dietro di lui.

Il moro si voltò, scioccato. -Devi fare la parte del puntiglioso anche mentre mi uccidono?-

Kenma roteò gli occhi all'indietro.

-Non stai morendo.-

-No?- fece eco lo sconosciuto, allungando il ferro in avanti.

-No.- ribadì Iwaizumi, la mano già sull'elsa della spada. -Se lo ammazzi, sarai il prossimo a seguirlo.-

La determinazione del ragazzo non vacillò.

-Punti tutto sulla maggioranza? Perchè sono un abile combattente.-

-No.- ammise Iwaizumi. -Punto tutto su quell'essere davanti a te.-

-Ho un nome.- sbuffò Oikawa. -E non fingere di non ricordarlo, perchè so bene quanto ti piace ripeterlo nei momenti più-

-Okay, okay. Non vogliamo saperlo.- li interruppe Kenma.

Akaashi non poteva essere più d'accordo.

-Sentito?- disse Kuroo, con tono provocatorio. -Non ti conviene sfidare uno dei maghi più potenti dei Cinque Regni.-

-Ahh...- mormorò Oikawa, incrociando le braccia. -Adesso sarei uno dei maghi più potenti dei Cinque Regni? Ti fa comodo in queste situazioni, vero?-

Kuroo si rivolse direttamente al nemico: -Ritiro tutto. Fa' quello che devi.-

-Vuoi il mio aiuto? C'è una parolina magica, per quello.-

-Vaffanculo.-

-Quella è la parolina sbagliata, Tetsu.-

-Smettila!- sbraitò il ragazzo dai capelli chiari, voltandosi verso Oikawa. -Non litigare con il mio ostaggio!-

-E tu non darmi ordini.-

-Shittykawa, non puoi mettere in discussione chi ha il forcone dalla parte del manico.-

-E' lui che-

-Giusto. Nessuno si è chiesto come mai non lo abbiamo notato quando era nascosto dietro la schiena?-

Tutti gli occhi furono puntati su Bokuto.

-Che c'è?- chiese lui -E' una domanda legittima.-

-Voi siete pazzi.- constatò lo sconosciuto, abbassando l'arma. -Pensavo che foste pericolosi, ma siete solo usciti di senno.-

-Siamo pazzi pericolosi.- lo corresse Kuroo, per poi rettificare: -ma anche amichevoli. Pazzi, pericolosi e ragionevolmente amichevoli. Perfavore, non mi uccidere.-

-Si può sapere da che razza di regno provenite?-

I presenti si guardarono negli occhi, schivi.

Akaashi percepì il suo livello di ansia che aumentava.

-Uh- intervenne Oikawa, prima che potesse farlo chiunque altro -Sai, un po' da lì, un po' da qui. Come hai fatto a capire che non eravamo del luogo?-

-Queste terre sono abbandonate. Nessun abitante del regno ci mette piede da anni.-

-Quindi anche tu sei uno straniero?- chiese Akaashi.

Il ragazzo scosse la testa. -No, solo uno sfollato che vende cimeli ritrovati sotto le macerie al mercato nero.-

Lo sconosciuto si tastò le tasche rigonfie di qualche oggetto metallico.

-Dopo i recenti saccheggi, le case ultime case del confine sono state messe a ferro e fuoco. I contadini si sono trasferiti verso l'interno e delle case sono rimasti solo i resti.-

-Ci sono dei banditi, in zona?- domandò Iwaizumi, sfoderando la spada con uno scatto.

Il ladruncolo aveva un'aria incredibilmente divertita.

-Banditi? Oh no, no. A fare questo,- disse, allargando le braccia -sono stati quelli del Regno più a Nord. Come è che si chiama? Furokodai?-

Il silenzio che seguì fu rigido come l'inverno.

-Fukurodani.- lo coresse Akaashi, con un filo di voce.

-Sì, loro. Hanno appiccato incendi e setacciato altre zone limitrofe. Sono passati due mesi dalla loro ritirata.-

Akaashi non ebbe il coraggio di incontrare lo sguardo dei suoi compagni.

La sua testa stava espoldendo a causa di tutte quelle informazioni.

-Il Re...- Kuroo si schiarì la voce. -Il Re e la Regina del Fukurodani sono stati qui due mesi fa?-

Il ragazzo sgranò gli occhi.

-Cosa? No, assolutamente. La famiglia reale non fa visita alla Shiratorizawa da quasi un decennio. Sono stati i loro cavalieri a fare questo.-

-Io non...- Oikawa sembrave il più stordito -pensavo che scorresse buon sangue tra i due regni. Perchè hanno infranto gli accordi?-

-Non l'hanno fatto. Le guardie hanno agito troppo rapidamente perchè qualcuno potesse intervenire, e si sono dileguate nel nulla. Ma i racconti dei contadini coincidono su questo punto: lo stemma sulle armature era quello della Fukurodani. Ovviamente, il Re e la Regina hanno inviato un messaggero per smentire ogni accusa. Non sappiamo ancora le motivazioni dietro queste razzie.-

-E' un racconto ai limiti dell'inverosimile.- concordò Iwaizumi. -Perchè la famiglia reale dovrebbe ordinare una cosa del genere?-

Lo sconosciuto alzò le spalle. -Forse si aspettavano di trovare qualche risorsa primaria nel terreno? Oppure era giunta voce di un deposito segreto di ricchezze. Sappiamo solo che hanno lasciato campi già devastati nella più totale rovina. In nome di una pace duratura, il nostro Re ha deciso di chiudere un'occhio.-

Akaashi si sentiva così tormentato che i suoi stessi pensieri stavano per sopraffarlo.

Perchè le guardie hanno attaccato questa parte della brughiera?

Dovevano aspettarsi un'imboscata da un momento all'altro?

-Semi!-

Il ragazzo si voltò al richiamo.

Il suono proveniva da qualche parte indistinta del bosco.

-Arrivo, Shiarabu!- urlò in risposta. Poi tornò a rivolgersi a loro: -Proseguendo a sinistra, troverete gli scheletri delle case bruciate. Fate attenzione alle travi, nel caso decideste di passare la notte al riparo.-

Semi li salutò con un cenno del capo e sparì dietro un albero.

La sua figura mingherlina si fece sempre più piccola.

-Questa storia mi puzza.- disse Oikawa.

-Già.- convenne Kenma.

-Ci sono troppi punti mancanti. Creature che nessuno ha mai visto prima ci attaccano a distanza di pochi giorni? Il Re e la Regina inviano una pattuglia due mesi prima del nostro arrivo nella Shiratorizawa?- Oikawa si voltò verso Akaashi -Il mistero si infittisce, e non potremo ignorarlo ancora a lungo.-

Il più giovane si prese qualche secondo per formulare una risposta soddisfacente.

Nemmeno lui sapeva più che cosa pensare.

Per quale oscuro motivo gli uomini di Wakatsu erano stati lì prima di loro?

Come mai si erano volatilizzati in così poco tempo?

Che cosa nascondeva il piano del nemico?

-Riesco a vedere la nube che ti annebbia la testa da qui, Akaashi.- fu Kuroo a riportarlo nel mondo reale.

-Scusate. La situazione mi sta sfuggendo di mano e io... non ci capisco più niente.- ammise.

-Va bene. Siamo tutti sulla stessa barca.- lo consolò Iwaizumi.

-Una zattera senza vele, che lotta per superare le interperie mentre queste la trascinano sul fondo dell'oceano, però sì. Siamo tutti sulla stessa barca.- borbottò Kenma.

Kuroo girò la testa per depositare un bacio sulla fronte del suo ragazzo.

-Dai, piccolo. Sii più ottimista.-

-C'è poco da essere ottimisti.-

-La barca non è ancora affondata.-

-Potrebbe.-

-Non lo farà.-

-Ma potrebbe.-

-No.-

-Sì.-

-No.-

-Sì.-

-Piccolo?- li interruppe Bokuto, con un'espressione sconvolta e disgustata allo stesso tempo.

-Quindi? Che cosa facciamo?- chiese Iwaizumi.

Akaashi chiuse gli occhi.

La barca non è ancora affondata.

-Ci sistemiamo all'interno di una casa abbandonata e facciamo il punto della situazione. Due di noi faranno la guardia, e la mattina partiremo prima che il sole sia sorto del tutto. Ci muoveremo verso sud-est, ed entro due giorni avremo valicato il confine con il Karasuno. A questo punto, non ci resterà che sigillare il Pozzo Senza Fondo prima che Wakatsu riesca a catturarci.-

Quando sollevò lo sguardo, tutti i presenti avevano gli occhi fissi su di lui.

Akaashi si aspettava di scorgere un segno di debolezza o diffidenza, ma nessuno di loro vacillò neanche per un istante.

-Tch. Facile come bere un bicchier d'acqua.- lo prese in giro Iwaizumi.

-Sembra che la barca sia ancora in grado di resistere alla tempesta.- scherzò Oikawa, stringendogli una spalla in un tentativo di conforto.

Kuroo non disse nulla, ma gli lanciò un'occhiata significativa prima di spostare il cavallo.

Uma trotterellò davanti al fuggitivo e Bokuto gli sfiorò un braccio.

-Sono contento che tu sia tornato.- sussurrò.

Akaashi nascose la spolverata di rosa sulle sue guance dietro un'espressione impassibile.

Era ancora incerto sul comportamento che avrebbe dovuto adottare con lo scudiero, dal deserto di Izar in poi.

Bokuto non lo vedeva in quel modo.

La conferma era giunta affilata come un coltello.

Perchè, allora, lo scudiero continuava a girargli attorno?

Perchè non poteva lasciarlo in pace, abbandonato nel suo dolore?

-Grazie.- disse, più freddo del solito.

Bokuto affrontò quel congedo con un alone di tristezza che lo accompagnò per il resto del viaggio.

-Problemi in paradiso?- lo provocò Oikawa.

Akaashi non rispose.

×××××

Gli edifici devastati dalle razzie sembravano quasi ospitare i fantasmi dei vecchi contadini.

Mentre Kuroo passeggiava tra le casupole diroccate, non scorse alcun segno di vita.

Le strade erano vuote e spettrali.

Erbacce e parassiti infestavano quello che, un tempo, doveva essere un campo ben curato.

Il rodere in cui avevano scelto di rifugiarsi si era salvato dagli incendi, ma i buchi nel piano superiore e le crepe sui muri gli conferivano una brutta aria di cedimento.

Kuroo era sicuro che, accostando un orecchio alla parete, si potesse ancora sentire il suono della devastazione portata dalla Fukurodani.

-E' una pessima idea.- aveva detto Oikawa, alla vista dell'abitazione pericolante.

-Dormi in giardino, se preferisci.- era stata la secca risposta di Iwaizumi.

Per certi versi, quel capanno gli ricordava il fienile che un tempo apparteneva alla famglia Kuroo.

Per distaccarsi da quell'ambiente nostalgico e doloroso, il ragazzo si era messo a camminare tra i resti delle coltivazioni, con la scusa di recuperare qualcosa di commestibile.

-Questo sembra buono.- decretò, dopo aver raccolto un ortaggio dalle foglie scure e rugose.

Rigirò la verdura tra le mani e la annusò per assicurarsi che fosse ancora mangiabile.

-Cosa ci fai con una verza in mano?-

Il mondo sarebbe potuto crollare sulle sue spalle, ma Kuroo non si sarebbe mai stancato di sentire quella voce.

-Lo sapevi che le verze resistono al gelo?- rispose, senza voltarsi.

Immaginò vagamente l'espressione di Kenma.

-Questo spiega perchè sia sopravvissuta all'inverno.-

Kuroo annuì e decise finalemente di andare incontro al suo ragazzo.

Kenma si lasciò attirare in un bacio delicato e il ragazzo sorrise contro le sue labbra.

Erano fredde, ma dolci come il miele.

-Questa costituirà la nostra cena.- disse poi, sollevando trionfante la verdura.

Kenma seguì il suo braccio e inclinò gli angoli della bocca.

-Odio gli ortaggi. Mi ricordano quell'inverno tremendo in cui papà ha perso tutto il raccolto.-

La faccia di Kuroo si contorse a quel ricordo spiacevole.

-Abbiamo vissuto esclusivamente di cavolo nero per due mesi.- rammentò.

-Già. Poi hai fatto gli occhi dolci alla sorella di Lev, e abbiamo ottenuto le nostre prime fave.-

Kuroo si bloccò a metà passo e si accorse che Kenma lo stava evitando di proposito.

-Aspetta. Eri geloso?-

-No.-

-Ecco perchè non mi hai parlato per una settimana!-

-Ero malato, Kuro.-

-Ma non avevi certo perso la voce.-

Kenma roteò gli occhi al cielo. -Se ti piace vederla in questo modo, fai pure.-

Kuroo sentì un ghigno formarsi sulle sue labbra prima ancora che le parole saltassero fuori dalla sua bocca: -Sei ancora geloso di Alisa?-

-Non ero geloso.-

-Quindi ti andava bene che fossimo così in confidenza?-

Kenma accellerò il passo prima che Kuroo potesse insistere.

Il più grande ridacchiò sodddisfatto e seguì il ragazzo all'interno dell'abitazione.

Ancora faticava a credere di aver realizzato il suo sogno.

Il suo amico d'infanzia, con il quale aveva trascorso la maggior parte della propria esistenza, era finalemente diventato la sua dolce metà.

La mattina, quando si svegliava accanto a lui, era tentato di darsi un pizziccotto per assicurarsi di non aver immaginato tutto.

Ed erano quei flebili "anch'io ti amo" e "resta qui" a donargli tutta la forza di cui aveva bisogno per affrontare la giornata.

Kenma Kozume era il motivo per cui Kuroo avrebbe sfidato dieci Ahuiztol senza mai arrendersi.

-Hai fatto la spesa, Tetsu?- domandò Oikawa, appena il ragazzo ebbe varcato la soglia.

La verza rotolò sul tavolo che Akaashi aveva pulito dalla polvere.

-Qualcosa del genere.- disse.

-Cos'hai trovato?- chiese Bokuto, facendo capolino da un'altra stanza.

Appena gli occhi dorato incontrarono l'ortaggio, l'entusiasmo si spense.

-Non sarà sufficiente a sfamare tutti.-

-Non preoccuparti.- lo rassicurò Oikawa -Restano ancora un contorno di genuina cattiveria e qualche avanzo di insulti gratuiti.-

-Sei proprio uno stronzo.- commentò Kuroo.

Il mago indicò il ragazzo con eccitazione. -Sembra che Tetsu si stia già servendo.-

-Iwaizumi-san ha trovato un orto di bietole dietro questa casa. Sarà sufficiente unire le due cose.- disse Akaashi, facendo il suo ingresso in cucina.

Bokuto fece per aprire la bocca ma, come se gli fosse balenato un triste ricordo, ammutolì.

Kuroo inclinò la testa.

Se il suo migliore amico preferiva starsene in silenzio, era senz'altro successo qualcosa di strano.

-Bo?- lo chiamò -Tutto a posto?-

Lo scudiero impiegò qualche attimo a rendersi conto che si stava rivolgendo direttamente a lui, e Kuroo ebbe la conferma che fosse accaduto qualcosa di spiacevole.

-Uh- sì, perchè non dovrebbe?-

Kenma osservò il suo ragazzo con la coda dell'occhio.

Evidentemente, anche a lui non era passato inosservato l'insolito atteggiamento di Bokuto.

-Dirò ad Iwaizumi-san di deporre le bietole nel retro.- disse Akaashi, senza degnare lo scudiero di uno sguardo. -Discuteremo sul da farsi tra cinque minuti, nel salotto.-

E scomparve senza dare il tempo agli altri di ribattere.

Oikawa afferrò distrattamente la verza e lanciò una rapida occhiata alle sue spalle.

Bokuto rimase immobile sulla soglia.

Kuroo si schiarì la gola. -Amico?-

-Giusto.- fece lui, spostandosi dall'uscita e dirigendosi verso il salotto.

Kuroo e Kenma lo seguirono, esitanti.

Entrarono in un soggiorno sporco di terra e fuliggine.

Fecero attenzione a saltare i chiodi sparsi sul pavimento e si sistemarono sul tappeto impolverato.

Tutto sommato, la sala evrebbe avuto un aspetto gradevole: divani morbidi, mobili eleganti e un'atmosfera tranquilla.

I precedenti proprietari, probabilmente, cenavano al lume di candela, chiacchieravano e si godendevano ogni sera il fuoco del camino.

A Kuroo sarebbe piaciuto trascorrere una vita tanto rasserenante.

Dopo qualche minuto, vennero raggiunti anche da Akaashi e Iwaizumi.

Il primo si sedette sul bordo del divano, lontano da occhi indiscreti, mentre il secondo si accomodò vicino ad Oikawa.

-Dobbiamo fare il punto della situazione, o ci troviamo ad una rimpatriata di famiglia?- ironizzò il mago.

Il suo scherno non venne accolto con altrettanto entusiasmo.

-Oh, andiamo. Fatevele due risate.- sbuffò, offeso.

-Wakatsu era a conoscenza delle nostre mosse per merito di Terushima, il truffatore conosciuto alla taverna del Nekoma.- disse Akaashi -Quindi ci ha dato la caccia nel regno dell'Aoba Johsai, ma noi siamo fuggiti in tempo. Ora, è necessario capire se sospetta già della nostra posizione.-

-Non penso.- rispose Kuroo -Altrimenti ci avrebbe già dato la caccia, oppure avrebbe lasciato di guardia alcuni suoi uomini visto che, in precedenza, ha depredato queste terre.-

-Sono d'accordo.- si unì Iwaizumi. -Se avesse saputo quale strada lunga e tortuosa avevamo intenzione di intraprendere, ci avrebbe già bloccato all'entrata della Shiratorizawa.-

-Per cui, non sa che abbiamo attraversato il Seijoh per aggirare il Muro.- riflettè Bokuto.

Akaashi annuì. -Sì, la penso come voi. Wakatsu non può sapere dei miei sogni, tantomeno delle nostre intenzioni. E' convinto che stiamo fuggendo dalle sue guardie, perciò ci sta semplicemente dando la caccia.-

-Possiamo ancora batterlo sul tempo!- concordò felicemente Bokuto.

-Questo non spiega perchè i suoi scagnozzi siano passati per di qua prima del nostro arrivo. Nè le creature che si fanno vive nei boschi.- fece presente Oikawa.

Kuroo osservò come le sopracciglia di Akaashi si curvassero ogni volta che il ragazzo era pensieroso.

-Al primo quesito non so dare una risposta. Forse, come ha suggerito l'uomo che abbiamo incontrato, cercavano un tesoro. Una persona importante. Per quanto riguarda i mostri che ci hanno attaccato...- il blu dei suoi occhi divenne quasi inchiostro. -ho una teoria.-

Gli spifferi d'aria che filtravano dalle crepe resero la stanza ancora più fredda.

Kenma si strinse contro il corpo di Kuroo.

-Ti ascoltiamo.- disse Iwaizumi.

-E' solo un'ipotesi azzardata.- riprese il ragazzo -ma credo che abbia a che fare con il mio sogno ricorrente.-

-Non vorrei metterti sotto pressione,- si intromise Oikawa -ma abbiamo attraversato due regni basandoci esclusivamente su quello che hai visto mentre dormivi. Non è il momento adatto per definirla un''ipotesi "azzardata".-

-Penso...- Akaashi si morse un labbro. -Penso che i mostri provengano dal Pozzo Senza Fondo.-

Il silenzio seguente fu più assordante del primo.

Kuroo cercò di collegare le informazioni che aveva a disposizione, ma la tensione gli impedì di ragionare lucidamente.

-Oh. Proprio la nostra meta.- ricordò Oikawa. -Fantastico.-

-Cosa te lo fa pensare?- chiese Kenma.

-L'ultima volta che ho sognato la radura del Karasuno, è stato il giorno in cui vi ho conosciuti. L'incubo si era rivelato diverso da quelli a cui ero abituato.- spiegò Akaashi -Ero cosciente, e ho visto delle ombre muoversi nell'oscurità del cratere. Una mano era emersa dal turbine nero e mi aveva trascinato sul fondo del pozzo.-

Kuroo faceva fatica a ricordare i dettagli, ma il racconto non gli era affatto nuovo.

-L'uomo incappucciato si era rifiutato di soccorrermi perchè "I mostri ritorneranno. Infesteranno per sempre i tuoi sogni".- riprese l'altro, imitando la voce dello sconosciuto. -Alla mia richiesta di fermarli, lui aveva risposto che avrei dovuto già sapere come raggiungere la foresta di Shedir.-

Akaashi chiuse gli occhi per concentrarsi meglio.

-Mi ha vietato di provare a stabilire un legame telepatico, perchè la mia mente non lo avrebbe sopportato. E poi ha detto...- deglutì -ha detto che, nel Pozzo Senza Fondo, si nascondono le paure peggiori e i demoni che infestano gli umani.-

Kuroo smise di accarezzare la spalla del suo ragazzo e Kenma congelò sotto la sua presa.

-Mostri che cercano di risalire il portale e invadere i Cinque Regni.-

-E ti è tornato in mente solo adesso?- sbottò Oikawa, saltando in piedi.

Akaashi si fece quasi microscopico sotto lo sguardo pungente del mago.

-Nessuno di noi ci aveva dato molto peso. La magia proviene da ogni angolo del globo.-

-Ma non questa! Non demoni millenari che non hanno mai messo piede sulla crosta terrestre! Non Ahuiztol o Tsuchigumo, o chissà quale altra creatura stia scorrazzando liberamente tra i villaggi! E' un disastro, Akaashi!-

-Ci è passato di mente.- si giustificò Bokuto. -Sembrava solo uno dei soliti sogni premonitori che indicavano come arrivare a Sud.-

-L'intero viaggio non ha più alcun senso, perchè i Cinque Regni sono già condannati!- esplose lo stregone. -Con una magia tanto potente al suo servizio, il Re del Fukurodani governerà in eterno!-

-Non è vero.- lo interruppe Akaashi. -Ricordo... l'uomo ha specificato che pochissime creature hanno aggirato l'incantesimo di sigillo. Il resto dell'oscurità è intrappolata nel Pozzo da duecento anni.-

-Questo vuol dire che le creature che ci hanno attaccato...- iniziò Iwaizumi.

-.... sono i mostri riusciti a fuggire dal portale.- concluse Kuroo.

-L'Ahuiztol, i tre Tsuchigumo. Provenivano tutti dalla foresta di Shedir.- realizzò Kenma.

-'Kaashi.- la voce seria di Bokuto costrinse l'interessato a voltarsi. -Dobbiamo sigillare definitivamente il Pozzo prima che la chiave cada nelle mani nemiche.-

Keiji si prese la testa fra le mani e Kuroo contò mentalmente fino a tre, prima di vedere il ragazzo scattare in avanti.

-Okay. Bene.- annaspò stordito ma, in qualche modo, più determinato. -Cercate di riposare il più possibile, perchè nei prossimi giorni ci sposteremo anche di notte. Farò io il primo turno di guardia.-

Oikawa portò le mani in avanti, battendo sul tempo Bokuto.

-Calma, Aka-chan. Sono contento di vederti così risoluto, ma non permetterò che sia la fermezza ad ucciderti.-

-Sono troppo irrequieto per prendere sonno.- ribattè il ragazzo. -Approfittatene per riposare.-

Iwaizumi era sul punto di intervenire, ma Oikawa decise sorprendentemente di dargliela vinta.

-Chiamaci se cambi idea.- disse invece, facendo un cenno alla sua guardia del corpo.

Dopo un ultimo sguardo preoccupato, Iwaizumi seguì il suo amico fuori dal soggiorno.

-Vai anche tu, Bokuto-san.- ordinò Akaashi, per poi ammorbidire lievemente il tono autoritario. -Non cambierò idea.-

Lo scudiero si avvicinò all'uscio con passo lento e incerto.

-Solo...- mormorò, abbattuto. -Non strafare, d'accordo?-

Kuroo aveva imparato a conoscere Akaashi, e non perse il bagliore di tristezza che colorò gli occhi di nero.

-Okay.- gli sfuggì dalle labbra.

Bokuto spostò poi lo sguardo su Kuroo.

-Tetsu? Non vieni?-

-Sì.- disse, scuotendo la testa per riprendersi da quel teatrino. -Kenma?-

-Andate avanti. Farò compagnia ad Akaashi, nel primo turno.- fu la sconcertante risposta del ragazzo.

Gli occhi di Keiji si allargarono per la sorpresa.

-Ho dormito a sufficienza, in queste settimane. E poi, due guardie sono meglio che una sola.- si giustificò.

Kuroo non si convinse di quella spiegazione.

C'era qualcosa di insolito, nel modo in cui il suo ragazzo non perdeva d'occhio Akaashi.

E a Tetsuroou non suggeriva nulla di buono.

-Se insisti.- scrollò le spalle. -Ci vediamo più tardi.-

Gli fece l'occhiolino e si affrettò a seguire Bokuto fuori dalla porta.

Il corridoio era freddo e silenzioso.

Le pareti incrostate erano tappezzate di vecchie cornici e quadri scoloriti.

-La camera da letto si trova al piano superiore.- disse Bokuto, con un tono distaccato che non gli appparteneva. -Iwa ha preferito allestire un accampamento in cucina, per evitare che il soffito ci crolli in testa, o qualcosa del genere.-

-Bo.-

Quando lo scudiero non si fermò, Kuroo gli afferrò saldamente una spalla.

-Bo.- ripetè, questa volta più forte. -Parlami. Cosa c'è che non va?-

Il ragazzo si arrese, respirando a fondo.

Kuroo si aspettava di dover estrapolare le informazioni necessarie, ma Bokuto gli lesse nella mente.

-Tetsu, devo dirti una cosa. Tieniti forte, però. Potrebbe destabilizzarti un po'.-

Quella versione di Bokuto gli mise i brividi.

-Okay.- sussurrò.

-Ecco-uh. Forse potrebbe sconvolgerti ma...- lo scudiero sospirò -Mi piace Akaashi.-

Kuroo, per un istante infinitamente lungo, pensò quasi che si trattasse di uno scherzo.

Ma lo sguardo del suo migliore amico non tradiva la minima ironia.

-Oddei.- realizzò. -Sei serio.-

Bokuto giocherellò distrattamente con le dita, come era solito fare Akaashi.

-Avrei preferito parlartene quando le circostanze sarebbero state migliori, ma-

-Scusa, Kou. Dove sarebbe, di preciso, la parte sonvolgente?-

Il bicolore strabuzzò gli occhi.

-Lo sapevi già? Come?-

Kuroo provò il forte impulso di scoppiare a ridere.

-Amico. Tu- sei vagamente consapevole della tua esistenza?-

Bokuto mise su il broncio. -Certo! Perchè?-

-Allora sai che sei, tipo, la persona meno sottile sulla faccia della Terra, vero?-

Bokuto roteò gli occhi al soffitto. -Non sono così-

-Ti si legge in faccia, letteralmente. Io davo per scontato che...- si prese la testa tra le mani, sempre più incredulo -lo sanno tutti, fratello. E' cristallino come uno specchio.-

Bokuto indietreggiò, improvvisamete spaventato da quelle parole.

-Tutti? Akaashi lo sa?-

-Francamente, non ne ho idea.- ammise Kuroo -Voi due idioti siete persi l'uno per l'altro, ma credo che, per quanto Akaashi sia intelligente, possa diventare cieco di fronte ai sentimenti.-

-E' terribile!- esclamò Bokuto -Se lui lo venisse a sapere potrebbe anche odiarmi e- oh miei dei, ecco perchè mi sta realmente evitando. Ha capito tutto, e adesso mi odia!-

-Bo, datti una calmata.- gli comandò Kuroo, mettendogli le mani sulle spalle. -Queste sono solo paranoie inutili. Diamine, voi due siete più simili di quanto immaginassi.-

-E' perchè ho provato a baciarlo.- decretò l'altro, ignorando i suoi discorsi. -Sapevo che era una pessima idea!-

-Hai provato a baciarlo?- esplose Kuroo. -Che diavolo, Bo! E non me lo hai detto?-

-Perchè è finita male, malissimo! Eravamo nel mezzo del deserto e c'era questa pozza d'acqua, la luce rifletteva la sua pelle e-oh i suoi capelli, Tetsu! Sono così morbidi, mi piacerebbe-

-Vai dritto al punto, ti prego.-

-Mi ha chiesto in cosa fossi bravo e stava sorridendo! Non sorride mai ed è così bello quando lo fa. Ho cercato inutilmente di resistere all'impulso di chinarmi in avanti, ma poi ho notato un movimento nello sfondo e mi sono reso conto della situazione in cui mi ero cacciato. Ho rischiato di mandare all'aria tutto, e Akaashi non mi vuole parlare in ogni caso.-

Bokuto si afflosciò sulla parete.

Kuroo valutò attentamente le possibilità: Akaashi era cotto di lui, quindi non l'avrebbe mai respinto intenzionalmente.

-Che cos'ha detto, esattamente?- chiese.

Bokuto fece le spallucce, triste.

-"Non hai bisogno di giustificarti, ho solo dato retta ad Oikawa-san" e "ti prego di scusarmi".-

Gli occhi dorati vennero coperti da un velo di amarezza.

-Sentito? Mi odia, Tetsu. Mi odia, e io sono così dannatamente innamorato!-

Kuroo sorrise inconsapevolmente a quell'ultima costatazione.

-Non penso che ti odi. Credo solo che Oikawa abbia combinato un'altra delle sue.-

Bokuto inarcò un sopracciglio. -Per esempio?-

-Non sono un indovino, Bo. Perchè non glielo andiamo a chiedere?-

Lo scudiero sbuffò, ma si sistemò in piedi.

-Sembra che tu stia aspettando la scusa perfetta per litigare con lui.-

-Mi ferisci.- ridacchiò Kuroo -Non ho bisogno di una scusa per litigare on Oikawa.-

Sul volto di Bokuto tornò a regnare il sorriso, e Kuroo si ritenne soddisfatto.

×××××

La temperatura esterna era più accettabile di quanto Kenma fosse pronto a sopportare.

Mentre Akaashi rigirava tra le dita il suo ciondolo, con impazienza, il ragazzo immaginò come dovesse apparire la vasta distesa di grano nelle giornate estive.

Il sole sarebbe sorto ad est, conferendo un'aria misteriosa e vagamente inquietante al paesaggio.

Forse, il frumento dorato mosso dal vento avrebbe fatto da contrasto alla presenza statica e incombente della città.

-Mi piace questo posto.- Akaashi ruppe il silenzio.

Kenma si appoggiò al muro della casa, dando le spalle agli interni.

Esisteva un unico ingresso frontale, che i due ragazzi stavano sorvegliando da una decina di minuti.

L'orizzonte si era fatto scuro e Akaashi aveva appena acceso una torcia.

-Come mai?- chiese Kenma.

-E' bello isolarsi per un po'. Distaccarsi dalla civiltà, di tanto in tanto.-

-Ti ricorda casa?-

Akaashi aspettò qualche secondo prima di rispondere.

-Non proprio. Le scuderie sono molto frequentate. C'è sempre un via vai di gente.-

-La vita di campagna è monotona. Io e Kuro siamo stati fortunati, quando ci siamo imbattuti in Yaku.-

-Il proprietario della locanda?-

Kenma annuì. -Mi ha offerto un lavoro, e sono riuscito a guadagnare un salario fisso anche per Kuro.-

-Credi che perderete il lavoro? Insomma, siete scappati senza fornire alcuna spiegazione.-

-Non lo so. Mi auguro che Yaku possa capire. Sempre che torneremo nella capitale tutti interi.-

Akaashi non disse nulla.

-La tua famiglia?- fece Kenma -Non ti manca?-

-Un po'.- la presa sul medaglione si fece più stretta. -Sento la mancanza di mia madre ogni giorno, a dire il vero.-

-E tuo padre? Che tipo è?-

-Lui è...- Akaashi si bloccò -è senz'altro un tipo. Perchè tutte queste domande? Non sei il genere di persona a cui piace portare avanti una conversazione.-

Kenma strinse i pugni.

Aveva appena scovato il tassello mancante.

-Sai, Akaashi.- disse, lentamente. -Hai detto di avere una famiglia, la prima volta che ci siamo conosciuti.-

Il ragazzo, al suo fianco, si irrigidì.

-Dove stai andando a parare?-

-Sto solo verificando che le parole che ti sei lasciato suggire con Bokuto, nella foresta dell'Ahuiztol, siano veritiere. Perchè lì, invece, hai affermato di essere orfano.- riprese, sfidandolo con lo sguardo. -E di non avere fratelli.-

Kenma poteva leggere l'evidente terrore negli occhi del suo compagno.

La paura aveva invaso ogni cellula del suo corpo.

-Che diamine vorresti...-

-Ora proverò ad indovinare una cosa.- lo interruppe, e il ragazzo deglutì rumorosamente.

Lo aveva messo con le spalle al muro.

-Sono circa.... otto anni che il Re e la Regina del Fukurodani non si muovono dal loro castello, dico bene?-

La faccia di Akaashi aveva assunto una sfumatura cadaverica.

-Allora.- continuò, senza perdere la determinazione. -Ci ho preso, Vostra Altezza?-

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** don't you ***


-No.-

-Ti preeego!-

-No!- esplose Oikawa, i pugni serrati per la rabbia. -Credete che sia una specie di consulente amoroso? Dottor "parlami dei tuoi problemi sentimentali e i tarocchi mi diranno qual è il tuo segno zodiacale"? Sono un mago oscuro, dannazione!-

-Oscuro? Non con quella pelle così pallida.- rise Kuroo, per poi fingere un colpo di tosse. -Scusa.-

-Perchè non mi vuoi aiutare?- piagnucolò Bokuto.

Lo stregone sembrava tentato di incenerirlo con uno schiocco di dita.

-Non è che non voglio farlo.- specificò -E' che mi stai chiedendo qualcosa fuori dalla mia portata.-

-Padroneggi la Magia Rossa!- si lamentò Bokuto -Perchè ti rifiuti di eseguire una richiesta così semplice? Ad Agaashee hai offerto il tuo aiuto!-

-Akaashi,- disse Oikawa, a denti stretti -tanto per cominciare, riesco a tollerarlo. Al contrario di voi due idioti.-

Kuroo si portò una mano al petto e finse di svenire.

-Le parole hanno un peso, 'Kawa.-

-Sì.- convenne il mago -Infatti solo per te ne ho riservate di molto, molto pesanti.-

Bokuto rotolò sulla coperta che avevano steso a terra e balzò in piedi.

Come i piedi dello scudiero toccarono il palquet, la cucina fu scossa da un leggero tremito.

-Siamo sicuri che sia una buona idea dormire qui dentro?- chiese Kuroo.

-E' la stanza più calda dell'abitazione. A meno che tu non preferisca le camere decadenti al piano di sopra.- rispose Iwaizumi.

Una nuvola di polvere si staccò dal soffitto e investì il ragazzo sottostante.

-No,- boccheggiò Kuroo -va benissmimo la cucina.-

Bokuto si sarebbe messo a ridere, se le circostanze fossero state diverse.

Invece, un pensiero fisso lo tormentava da ormai dieci minuti.

-Pensavo che fossimo amici!-

-Amici ha svariate sfumature, Kou-chan.- disse Oikawa -Il nostro legame, tuttavia, non mi permette di infrangere le regole della natura.-

-Le hai già infrante quando sei nato.- borbottò Kuroo.

-Hai reso inoffensivo un ragno gigante! Perchè non puoi sfruttare i tuoi poteri anche per questo?-

-Non sono in grado di preparare un filtro d'amore!- gridò Oikawa -Non con i pochi elementi a mia disposizione.-

-Cosa mai potrà servirti di tanto difficile da recuperare?- fece Kuroo, sedendosi poco distante dagli altri ragazzi.

-Già!- esclamò Bokuto, allontanandosi dal gruppo.

Lo scudiero si mise a rovistare nella dispensa e tra i mobili della cucina, sotto lo sguardo incuriosito dei presenti.

-Cosa speri di trovare, di preciso?- chiese Iwaizumi.

Bokuto richiuse un cassetto e appoggiò un cucchiaio arrugginito sul tavolo.

-Qualcosa di utile?- suggerì Kuroo.

-E' una perdita di tempo, credimi.- sbuffò Oikawa.

Bokuto emerse da dietro uno scaffale con una bottiglietta in mano.

-Perchè?- domandò, afflitto. -Cosa ti dovrei portare?-

-Un barattolo di vetro? Pergamene? Antichi talismani?- la testa di Oikawa cadde all'indietro, atterrando sul braccio disteso di Iwaizumi. -Le pozioni d'amore spesso richiedono mesi di preparazione. Arrenditi, Bokkun.-

Lo scudiero abbassò lo sguardo sui piedi e si sentì improvvisamente pietoso.

Che cosa gli era saltato in mente?

Le probabilità che avesse successo con Akaashi erano sempre state vane.

-Non autocommiserarti in questa maniera.- gli disse lo stregone. -Aspetta, in quella bottiglia c'è dell'alcol?-

-Sai, aiuterebbe molto se ci rivelassi che cosa hai suggerito ad Akaashi, in quella maledetta foresta.- fece presente Kuroo.

-Te l'ho già detto. Mi sono solo divertito a provocarlo.-

-Sì, perchè sei uno stronzo.- commentò Iwaizumi.

Il mago non si sforzò neppure di sembrare offeso.

-Sono sicuro che ad Aka-chan piacerai molto di più senza strani intrugli magici, Bokkun. E, comunque, non hai risposto alla mia seconda domanda.-

Bokuto annusò il contenuto della bottiglia e passò l'oggetto nelle mani di Oikawa.

-Ha un buon profumo.- osservò.

Oikawa sorrise, raggiante, e Iwaizumi fece una smorfia.

-Lo terremo da parte per i momenti tristi.- annuciò il mago. -Che, in effetti, non sembrano mai mancare.-

Bokuto fece per tornare al suo posto, ma un rumore non identificato catturò la sua attenzione.

Si guardò attorno alla ricerca della fonte.

-Cos'è stato?- chiese.

Oikawa non gli prestò attenzione, occupato ad assaggiare il contenuto della bottiglia.

-Il vento?- suggerì Iwaizumi, indicando la finestra.

Lo scudiero si avvicinò alla tenda ma, prima di spostarla, indugiò un istante.

-Amico?- lo chiamò Kuroo -Va tutto bene?-

Bokuto scosse la testa, tornando alla realtà.

-Sì.- disse, stringendo un lembo della tenda. -Probabilmente si è trattato di un ramo o...-

Schegge di vetro taglienti come rasoi gli sfiorarono il volto, nel momento in cui la finestra esplose in mille frantumi.

×××××

Akaashi sospettava già da tempo che Kenma ne fosse a conoscenza.

Le occhiate fugaci che lo seguivano da giorni interi erano diventate insistenti e ostinate.

Aveva accettato, suo malgrado, di fare la guardia assieme al piccoletto, e sperato fino all'ultimo che la verità non sarebbe venuta a galla.

Ma le domande di Kenma si erano fatte, mano a mano, più oscure e specifiche.

Il timore si era trasformato in certezza, l'ansia in rassegnazione.

Così, quando il ragazzo fece crollare tutti i suoi muri, Akaashi non si scompose.

-Quindi, dimmi. A quale versione preferisci che creda, Vostra Altezza?-

Nonostante le buone intenzioni, il corvino faticò a mantenere il respiro sotto controllo.

-Da quanto lo sai?-

Kenma scrolló le spalle.

-Da un po'.-

Akaashi aveva bisogno di crollare sull'erba, chiudersi a riccio e aspettare che le spiegazioni venissero fuori da sole.

-Sapevo che eri un tipo sveglio.-

Si passò una mano tra i riccioli neri e chiuse il pugno.

Le gambe stavano cedendo sotto il suo peso, ma lui riusciva solo a pensare a: è tutto finito.

Kenma aspettò che l'altro si prendesse il suo tempo, rimanendo in silenzio.

Akaashi contò fino a trenta, prima di prendere l'iniziativa.

Mentire non aveva alcun senso, ormai.

-Dove?- chiese solo. -Dove ho sbagliato?-

-L'ho capito da svariati indizi.- rispose Kenma. -Posso partire dal più semplice, se vuoi.-

Akaashi non trovò la forza di parlare, quindi si limitò ad annuire.

-Quando ci siamo conosciuti, hai detto di essere abituato ad inverni gelidi, perchè il fuoco della cucina è sufficiente a scaldare tutte le stanze. Poi, hai descritto un metodo di riscaldamento che sfrutta l'aria calda e le cavità del pavimento. Una tecnica che, solitamente, viene sfruttata solo nei castelli, dove il calore ha bisogno di disperdersi in tutta la struttura.-

Akaashi sbuffò una risata amara. -Mi stai dicendo che questo è stato il primo indizio?-

-Non proprio.- lo corresse Kenma. -Il primo sospetto è nato con la cintura che hai donato a Terushima.-

Akaashi inarcò un sopracciglio, e Kenma proseguì: -Quel truffatore aveva ottimo fiuto per gli oggetti preziosi. Ha finto di apprezzare le incisioni sulla fibbia, ma era interessato al metallo. Oro bianco, per la precisione. Come mi ha suggerito Kuro, un elemento talmente raro che potrebbe permetterselo solamente la famiglia reale.-

Il fuggitivo scosse la testa. -Da quanto sei un esperto di metalli?-

-Da quando sei un esperto di insetti?- gli fece eco Kenma. -Ti appassiona l'entomologia, oppure possiedi una biblioteca di conoscenza alla quale noi poveri possiamo solo aspirare?-

Akaashi sorrise dolorosamente. -La storia dello scarabeo non era credibile?-

-Molte cose non lo erano. A cominciare dal racconto della tua fuga.-

-Non ho mentito. Non del tutto, almeno.- si corresse. -Cosa non ti ha convinto?-

-Hai parlato del Re Ootsuka, ma ti sei ben guardato dal nominare la Regina.- Akaashi scorse un'ombra compiaciuta sul volto rilassato di Kenma. -Come si chiamano, davvero?-

Il ragazzo chinò il capo, abbattuto.

Quel piccolo bastardo non si era lasciato sfuggire nulla.

-Komatsu Ootsuka e sua moglie, Kichikawa.- esitò un istante. -Kichikawa Akaashi.-

Kenma annuì, come se quell'informazione fosse solo una conferma di ciò che già sapeva.

-"Keiji". Quel volantino con la tua ricalcatura, nel Seijoh, riportava solo il nome. Si sono impegnati per mantenere segreta la tua identità.-

-Tch.- sbuffò Akaashi. -Lo hanno fatto per diciassette anni.-

Kenma inclinò la testa e lo studiò attentamente.

-E' buffo.- disse -Sei stato così cauto che avrei potuto abbandonare ogni presentimento, se solamente avessi fatto più attenzione con i nomi.-

-Qual è stato il mio errore fatale?-

Lo sguardo del biondo aveva la stessa furtività di un felino.

-Ryu e Nishinoya, i giullari preferiti dei Re del Karasuno. Quei due squilibrati che abbiamo conosciuto nella locanda del Nekoma.-

-Non capisco. Voglio dire, me li ricordo. Li ho addirittura nominati una settimana fa, attorno al falò. Eppure, non mi sono tradito.-

-Corretto. E sbagliato. "Dovremmo riportare i soldi ai signori Tanaka e scusarci con loro".- fece Kenma, imitando il suo tono apatico. -Quella volta, all'Inarizaki, hai usato un nome diverso. Un nome che nessuno di noi aveva mai sentito.-

Akaashi rischiò quasi di scoppiare in una risata isterica.

-Non posso crederci.- farfugliò.

-Tanaka ha affermato con sicurezza di averti già visto, a palazzo. E, in effetti, avevi assistito ai loro spettacoli. In veste di principe.- sottolineò. -Quando ti ha riconosciuto, era già troppo tardi.-

-Sono stato scortato fino alla corte del Karasuno quando avevo tredici anni, per chiarire alcune questioni interne. E' stata in quell'occasione che ho assistito ad uno dei loro spettacoli. I due giullari, l'intera corte e i governanti dei Cinque Regni sono gli unici a sapere della mia esistenza.- spiegò Akaashi.

Kenma lo squadrò in silenzio e Keiji si sentì più esposto che mai.

Ogni battito di ciglia era una come coltellata al petto.

Era fuggito dal Fukurodani, e ora si trovava in gabbia.

-C'è una cosa, che non mi è chiara.- disse l'altro, dopo un po'. -Perchè hai fatto tutto questo?-

Quella domanda aveva molteplici significati, nella mente di Akaashi.

Perchè sei scappato?

Perchè non hai chiesto aiuto?

Perchè hai mentito?

Decise di iniziare dal primo punto.

-E va bene. Ti racconterò la mia storia.-

Il biondino si appoggiò contro il muro e lo invitò a proseguire.

Akaashi inspirò profondamente.

-Hai indovinato, Kenma. Mio padre è il Re Ootsuka, e mia madre la Regina Akaashi. E sono il legittimo erede al trono del Fukurodani.-

-Quando mi sono presentato, ho scelto di utilizzare il cognome di mia madre. Questo perchè volevo mantenere segreta la mia identità, ma soprattutto perchè ho ripudiato mio padre. Lui è un mostro, se così lo si può definire. Beh...- si corresse -era.-

Kenma non si scompose, come aveva immaginato Akaashi.

-Ma tu questo lo sai già.- aggiunse.

-Il motivo per cui non sono stati i sovrani ad ordinare la devastazione di queste terre è che sono morti entrambi. Da parecchi anni, oserei dire.- intervenne Kenma.

-Se ne sono andati quando avevo dieci anni. La storia della malattia era vera, in effetti. Se li è portati via tutti e due, lasciandomi da solo nelle mani della servitù. Sono cresciuto assieme a loro e con...- il groppo alla gola gli impedì di terminare il discorso.

-Wakatsu.- concluse Kenma, al suo posto. -Il capo dell'esercito. L'ho capito da quanto frequentemente lo menzioni, addossandogli la maggior parte della colpa. E' lui che detiene il potere, adesso? Se lo è preso con la forza?-

Il corpo di Akaashi venne percorso da un brivido.

-Ha organizzato un vero e proprio Colpo di Stato. Dopo la morte dei miei genitori, il regno sarebbe dovuto passare nelle mie mani. Ma un bambino non poteva certo salire al trono.-

-E qui subentra Wakatsu.- concluse Kenma.

-Non esattamente.- rettificò Akaashi. -I membri del consiglio avevano deciso di aspettare che raggiungessi la maggiore età, per incoronarmi. Nel frattempo, avrebbero preso loro le redini del reame. Scelsero di insabbiare la morte dei sovrani e di tenerla nascosta ai propri sudditi. Solo i governanti degli altri quattro Regni non sono completamente all'oscuro di tutto.-

Kenma corrugò la fronte, confuso.

-A volte, mentire si rivela l'unica soluzione per una pace duratura.- spiegò -E, in questo caso, il patto di segretezza ha fatto in modo che gli animi di certi rivoltosi non si infervorassero. Una monarchia senza un re è... uh, come un Oikawa senza Iwaizumi. Quello che non sapevamo, tuttavia, è che la più inaspettata delle insurrezioni sarebbe nata dall'interno.-

-Wakatsu era il generale dell'esercito da due anni, ormai. Mi aveva visto crescere e sapeva che, nel giro di pochi mesi, avrei compiuto diciotto anni.- sospirò, afflitto. -La voce di un imminente Colpo di Stato si era sparsa già da tempo, nel castello. E poi, il mese scorso, ho avuto quella visione. Quando mi sono svegliato, Wakatsu aveva ottenuto l'appoggio dei suoi soldati.-

-Il mio consigliere e- beh, unico amico, mi ha ordinato di fuggire prima che Wakatsu marciasse sul palazzo e instaurasse il suo governo militare. Finchè l'erede si trova ancora in circolazione, non si sentirà mai al sicuro.-

Kenma sgranò gli occhi e Akaashi ottenne la sua prima reazione di sorpresa.

-Wakatsu. Lui... intende davvero sottomettere i Cinque Regni?-

Akaashi si abbandonò sul muro e chiuse gli occhi.

Si sentiva, tutto d'un tratto, tremendamente spossato.

-Così pare.-

Kenma si mordicchiò il labbro inferiore.

-Per quanto possa valere la mia fiducia, questa parte della storia è vera.- continuò Akaashi. -Non so in che modo la voce della chiave sia giusta a Wakatsu, ma lui è convinto che possieda la soluzione al suo folle piano. Ecco perchè mi sta ancora dando la caccia.-

L'altro ragazzo non proferì parola per due minuti buoni.

Sembrava concentrato, intento a metabolizzare tutte quelle nuove informazioni.

Akaashi lo osservò in silenzio.

Avrebbe sperato di sentirsi più leggero, libero dalle bugie che lo ancoravano alla sua vera natura.

Ma i sensi di colpa aumentavano con lo scorrere dei secondi.

Quando Kenma parlò, le orecchie di Akaashi quasi scattarono verso l'alto.

-Mentire a tutti noi non è stata la scelta migliore, ma capisco perchè l'hai reputata saggia. Se mi fossi trovato nella tua stessa situazione, non avrei saputo come comportarmi.-

In qualche modo, il nodo al petto di Akaashi si allentò.

-Non sei arrabbiato?-

-No. Sono solo... molto confuso. Amareggiato, forse. Ma non sono arrabbiato.-

Akaashi appoggiò la nuca sul muro e liberò d'aria i polmoni.

Non si era accorto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.

-Grazie, Kenma.-

Il diretto interessato annuì.

-Non ho fatto nulla di particolare. Le tue bugie avevano lo scopo di proteggerti. E proteggerci, forse. Sono sicuro che ce ne avresti parlato in ogni caso.-

Akaashi sbuffò, quasi indignato.

-Sei troppo sveglio, per avere solo diciassette anni.-

Kenma lo scrutò con quegli occhi stretti che lo facevano sentire oppresso e schiacciato.

-E tu troppo giovane per diventare re.-

Un brivido freddo gli risalì la spina dorsale.

-Già.- concordò, con un sorriso debole. -Non sei l'unico a pensarla così.-

Kenma colse la profonda tristezza nella voce di Akaashi, perchè si sforzò di sorridere.

-Però, potrebbe andare peggio. Potresti essere la guardia del corpo di Oikawa.-

Akaashi scoppiò in una risata liberatoria. -In confronto, la responsabilità di un'intera popolazione sembra una passeggiata.-

-Hey, Vostra Grazia.- Il sorriso di Kenma si affievolì dolcemente. -Quando lo direte agli altri?-

Akaashi fu tentato di spintonare il ragazzo per quel nomignolo, ma si trattenne.

-Te lo lasceresti sfuggire con Kuroo-san, in ogni caso.-

-Non senza il vostro consenso.-

-Potresti- si interruppe, terminando la frase con un sospiro. -Non importa, solo... non parlarne con Bokuto-san. Perfavore.-

Kenma sollevò un sopracciglio, ma il suo volto non si scompose.

-Voglio essere io a dirgli la verità.- mise in chiaro Akaashi.

Kenma spostò lo sguardo sulle sue dita aggrovigliate, e Akaashi si affrettò a rilassare le braccia.

-Un consiglio da...- esitò un istante -da amico, immagino. Non aspettare troppo. Bokuto non è la persona più brillante sulla faccia del pianeta, ma riesce a vedere attraverso le persone.- corrugò la fronte -anche se tu sembri essere un caso particolare.-

Akaashi non seppe mai cosa Kenma intendesse dire con quella frase.

-Lo farò il prima possibile.- mentì.

Kenma parve dubitare, ma alla fine abbassò la testa.

-Non so cosa sia capitato tra voi due. Ma Bo è un bravo ragazzo.-

Una sensazione di calore pervase il petto di Akaashi e risalì le sue guance.

-Sì. E' il migliore.-

Kenma ridacchiò sottovoce e annuì.

-E' il migliore.- concordò.

Un'agghiacciante boato distrasse i due ragazzi dalla conversazione.

Il suono era stato improvviso e simile ad un rimbombo.

-Hai sentito anche tu?- chiese Kenma, alzando involontariamente il tono di voce.

Come aveva fatto irruzione, il frastuono era cessato di colpo.

Akaashi avvicinò una mano alla cintura e Kenma interpretò il gesto come una conferma.

-Sembra quasi che sia scoppiato qualcosa.- disse il più piccolo.

Akaashi sperò vivamente che si stesse sbagliando.

-In questa casa non ci sono altre entrate, dico bene?- cercò una rassicurazione.

Kenma annuì. -L'unica porta d'ingresso è quella che stiamo sorvegliando noi.-

Akaashi avrebbe dovuto tranquillizzarsi, ma il terrore stava prendendo il sopravvento sul suo corpo.

-Forse è opera degli altri.- ipotizzò Kozume -Kuro e Bokuto hanno stuzzicato Oikawa, e ora lui gli sta giocando uno dei suoi brutti scherzi.-

-Sì.- cercò di convincersi -Magari è come dici tu.-

Il silenzio che seguì fu quasi più angosciante del boato stesso.

-Dovremmo andare a controllare che stiano tutti bene?- chiese Kenma.

La mano del ragazzo era già pronta a sguainare il kunai rubato ai gemelli Miya.

Akaashi distolse lo sguardo e rispose affermativamente con un cenno.

-Sembra una buona idea.-

Si avvicinarono all'entrata con estrema cautela.

Il vento soffiava incessante sulla porta di legno.

Akaashi lanciò un'occhiata al suo compagno e appoggiò una mano sul pomello.

-Vado prima io.- annunciò.

Kenma preferì non replicare.

Sentiva la sua pressione alzarsi, segno che il panico stava avendo la meglio su di lui.

E se i nemici li avessero scoperti?

Cacciò indietro quel pensiero paranoico e si fece coraggio.

Dopo aver roteato il polso, aprì la porta scricchiolante.

Il corridoio era freddo e silenzioso.

La fiamma della torcia, stretta nella mano di Kenma, proiettava le loro ombre sulla parete grigia.

-Visto?- disse Akaashi, più a sè stesso che al compagno. -Nessun segno di guardie reali.-

Kenma si nascose dietro il ragazzo senza dire una parola.

Il tonfo della porta che si richiudeva fece sobbalzare entrambi.

-Ah!- si lasciò sfuggire Akaashi, mentre Kenma si stringeva contro di lui.

Il vento era così insistente che Akaashi ebbe la percezione di un sonoro raspare di artigli sul legno.

-Va tutto bene.- cantilenò, appiattendosi però al muro. -Siamo solo in mezzo ad una corrente d'aria.-

La testa di Kenma fece capolino sopra la sua spalla.

-Perchè è tutto così tranquillo?-

Quello fu il primo segnale che l'atmosfera nascondeva qualcosa di sinistro.

Un accenno più forte di ansia si risvegliò in Akaashi.

-Stanno tutti dormendo?- ipotizzò, pur conoscendo la risposta.

Se i suoi amici si fossero appisolati, lo schianto li avrebbe sicuramente svegliati.

Kenma allungò il braccio, e la luce raggiunse la fine del corridoio.

-Cosa facciamo?- chiese il ragazzo.

Akaashi portò una mano sul petto.

Il suo cuore batteva come se stesse cercando di scavarsi un'uscita dalla gabbia toracica.

-Andiamo avanti.- ordinò in un sussurro.

Ogni passo sembrava sempre più pesante di quello precedente.

Il terrore si stava diffondendo gradualmente, e l'istinto di scappare a gambe levate era sempre più difficile da ignorare.

-Ci siamo quasi.- annunciò a metà percorso, assicurandosi che Kenma gli stesse venendo dietro.

Gli occhi felini erano fissi sul pavimento, troppo spaventati per incrociare quelli dell'amico.

Prima di girare l'angolo, Akaashi si fermò.

L'interno della cucina era buio e le sagome indefinite.

Kenma appoggiò una mano sulla sua schiena e si sporse in avanti per controllare di persona.

Rimasero in ascolto.

Fu quando neanche il più debole dei respiri ginse alle loro orecchie, che Akaashi si preparò al peggio.

-E adesso?- gracchiò Kenma.

Akaashi si passò la lingua sulle labbra e sentì la bocca completamente secca.

-Illumina la stanza.- disse tutto d'un fiato.

Kenma eseguì l'ordine e Akaashi rischiò di cadere all'indietro.

La cucina era vuota, ma la coperta stesa sul pavimento non era stata messa da parte.

Il tavolo, spostato contro il muro, era ancora ricoperto da pentole e vecchie scartoffie.

Un brivido di gelo percorse la schiena di Akaashi e il suo sguardo cadde sulla finestra spalancata.

Il suono di una perdita, da qualche parte, scatenò il panico nella sua mente.

Plink. Silenzio.

Plink. Silenzio.

Le gocce d'acqua erano quasi ipnotiche.

Una folata di vento improvvisa costrinse Kenma ad indietreggiare, per paura che la fiamma si estinguesse.

Quando Keiji lo guardò in volto, però, si rese conto che i motivi erano altri.

-Akaashi...- bablettò con un filo di voce, indicando un punto davanti a sè.

Il principe seguì il suo dito e si portò automaticamente una mano alla bocca.

La luna faceva risplendere di bianco i cocci di vetro sparsi per tutto il pavimento.

Proprio dove si era fermata l'esplosione, una macchia scura bagnava di rosso qualche scheggia che si era spinta fino a quel punto.

Akaashi sentì che il suo stomaco si stava rivoltando alla vista di tutto quel sangue.

-Di chi...- la voce di Kenma suonava metallica e distante -di chi pensi che possa...?-

Akaashi scosse freneticamente la testa e indietreggiò fino a sbattere contro la parete del corridoio.

-Non lo so.- rispose. Aveva il fiato corto.

I volti dei suoi compagni gli danzavano davanti agli occhi come piccoli puntini.

Cosa poteva essere capitato?

Una goccia di sudore scese lungo la fronte fino a staccarsi dalla pelle.

Doveva avere un'espressione totalmente atterrita, a giudicare dagli sguardi preoccupati di Kenma.

-Dobbiamo cercarli.- decretò il ragazzo, senza sollevare gli occhi da Akaashi.

Il corvino si morse la lingua per tenere sotto controllo i respiri affannati.

-Sì.- bisbigliò -Forse hanno portato la persona ferita al piano di sopra.-

La determinazione di Kenma sembrò sprofondare sotto il timore di pronununciare quel nome.

-Non può essere...- esitò -non pensi che...-

-Kuroo-san starà bene, vedrai.- cercò di sembrare convincente, ma non aveva nessuna prova di quello che stava dicendo.

Kenma deglutì e spostò lo sguardo da un'altra parte.

-Non pensi che siano morti, vero?-

Akaashi si strozzò con la sua stessa saliva.

Cercò di mettere insieme qualunque risposta plausibile, ma il suo cervello non era intenzionato a collaborare.

Il lato peggiore della sua paranoia stava vincendo sul resto.

Ripensò all'arrivo nel villaggio del Nekoma, quando aveva reclutato tre sconosciuti per una missione troppo pericolosa.

Ricordò i battibecchi con Oikawa e sentì il suo cuore stringersi all'idea che gli fosse capitato qualcosa di terribile.

Infine, ripercorse mentalmente la conversazione che aveva avuto con Bokuto solo poche ore prima.

Se fosse stato più prudente, nulla del genere sarebbe mai accaduto.

Se fosse stato più prudente, lui e Kenma sarebbero accorsi prima che fosse troppo tardi.

Che fine avevano fatto i suoi amici?

Era colpa sua se Wakatsu li aveva rapiti?

Li avrebbe torturati? Pestati a sangue? Uccisi?

Keiji era stato così stupido da aver commesso un altro errore fatale?

-Akaashi.- lo chiamò Kenma.

Le dita mingherline del ragazzo sprofondarono nel suo avambraccio, riuscendo a riscuoterlo.

Akaashi strabuzzò gli occhi e li spostò sul più piccolo.

Quello che vide, fu un'espressione impietrita.

Le pupille sottili stavano tremando e sembravano quasi incapaci di mettere a fuoco la scena.

-Kenma?- liberò il braccio con uno strappo. -Cosa...-

Si bloccò appena un respiro caldo gli sfiorò il collo.

La sensazione fastidiosa gli fece venire la pelle d'oca.

Tentò di girarsi, ma le unghie di Kenma lo trattennero sul posto, affondando nuovamente nella carne.

-Fermo.- ordinò il ragazzo.

Il tono era autoritario, nonostante la smorfia di terrore sul suo volto.

-Kenma...-

-Non ti muovere.- Lo sguardo di Kenma guizzò oltre le sue spalle e le iridi gialle persero tutto il loro colore. -Non ti muovere.-

Il cuore di Akaashi non era più nel suo petto.

Gli pulsava in gola sfrenatamente, ostacolandogli la respirazione.

Riusciva a percepire ogni battito come stesse tenendo l'organo tra le mani.

-Kenma- deglutì -Che diavolo-

-Se ti muovi,- continuò l'altro -siamo morti.-

Akaashi si pietrificò.

Mantenne la solita espressione solenne e tenace, ma un urlo cercò di farsi strada nel profondo della sua gola.

-Kenma...- chiamò, in preda al panico.

Voleva fuggire, nascondersi, chiamare aiuto.

Ma il terrore aveva fossilizzato ogni muscolo del suo corpo.

Quando il fiato sul suo collo si fece rovente, si sforzò di concentrare l'attenzione sulla torcia.

Le scintille di fuoco disegnavano sagome tremanti sul viso di Kenma.

-Cosa facciamo?- piagnucolò.

Un movimento alle sue spalle lo costrinse ad irrigidire la schiena.

Spostò lo sguardo sul suo compagno e comprese al volo.

Era finita.

Un urlo selvaggio irruppe dalla bocca di Kenma: -Via!-

Poi, molte cose accaddero nello stesso istante.

Akaashi venne spinto di lato, verso il soggiorno, e finì per schiantasi sul cornicione dell'ingresso.

Kenma inciampò all'indietro, usando i palmi delle mani per attutire la caduta sui cocci taglienti.

Il bastone incandescente scivolò dalla sua presa e rotolò sopra il tappeto.

-KENMA!-

E si scatenó l'inferno.

Akaashi guaì e fece un passo indietro quando una fiamma spaventosa prese vita, risucchiando ossigeno dall'aria.

Il fuoco si propagó lungo il tessuto con un pericoloso sibilio.

Il ragazzo ritrovò la voce e cominciò ad urlare.

Le sue dita graffiarono furiosamente lo stipite per sorreggersi in piedi, mentre le fiamme si alzavano fino a metà soffitto.

-AKAASHI!-

Il crepitìo dell'incendio sovrastó le grida di Kenma.

Akaashi si infilò nel soggiorno, boccheggiando a causa del fumo.

Il chiarore rosseggiante lampeggiava lungo tutto il corridoio.

Il ragazzo si coprì le vie aeree con una mano e strizzò gli occhi lacrimanti.

-Kenma?- riuscì a formulare, tra un colpo di tosse e l'altro -Stai bene?-

Dietro la nuvola di vapore, scorse il moviento di un'unica pupilla grande quanto il suo pugno.

Dell'altro fuggitivo, nessuna traccia.

-Akaashi!- il grido di Kenma giunse oltrepassò la parete della cucina e raggiunse il soggiorno.

-Kenma! Sei vivo!-

Si accostò al muro per sentire meglio, ma la voce dell'altro ragazzo lo bloccò a metà strada.

-No! Non venire qui!-

Prima che potesse chiedere spiegazioni, un'ombra deforme si stagliò davanti alla porta.

La bocca di Akaashi si distese in un terribile ghigno di orrore.

Restò così, a fissare il mostro, incapace di emettere alcun suono.

Negli ultimi istanti di razionalità, ripensò alla finestra della cucina e si sentì leggermente sollevato.

Almeno, uno dei due, sarebbe riuscito a salvarsi.

-Kenma.- sibilò, sperando che il ragazzo potesse sentirlo -Scappa dalla finestra.-

Non fece in tempo a cogliere la risposta, che la creatura si era già lanciata su di lui

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** if this was a movie ***


-Kenma.- sibilò, sperando che il ragazzo potesse sentirlo -Scappa dalla finestra.-

Quando il mostro spiccò un salto, Akaashi riuscì ad abbassarsi quel tanto che fosse necessario per aver salva la pelle.

La creatura sorvolò il corpo rannicchiato e si schiantò sulla mensola, emettendo un guaito di sorpresa.

Keiji balzò subito in piedi e si affrettò a raggiungere il lato opposto della stanza.

Si guardò indietro una sola volta e il terrore prevalse sulle altre emozioni.

L'essere deforme scivolò sul pavimento con un inquietante sibilìo.

La pelle azzurrina gli ricordava il colore della muffa.

Aveva un aspetto scarno e malnutrito, mentre le costole erano ben visibili.

Mani e piedi si dividevano in sole tre dita, che terminano con artigli bianchi e aguzzi.

La testa calva seguì i movimenti di Akaashi, rivelando qualche ciuffo color paglia raggruppato attorno alle le orecchie appuntite.

Il viso era affusolato, e il naso sproporzionato rispetto alle spesse labbra violacee stirate in un ghigno.

L'unico occhio dalla sclera giallognola si fermò su Akaashi, contemplandolo, e la lingua sporgente si leccò i denti.

Se non si fosse già trovato così distante, il principe sarebbe rimasto paralizzato sotto di lui.

Keiji camminò alla cieca, avvertendo lo spaventoso desiderio di stramazzare al suolo.

Le fiamme avevano divorato quasi tutto l'ossigeno della stanza.

Si trascinò dietro una sedia polverosa e ansimò a fatica.

Più il mostro si avvicinava, e più Akaashi stringeva lo schienale al petto.

Sapeva di non avere alcuna speranza, perchè quel misero scudo non gli avrebbe fornito nessuna protezione.

Prima che la creatura gli fosse nuovamente addosso, le sue mani saettarono sull'impugnatura della spada.

"Sono morto" pensò, colto dalla disperazione.

Ma quando il demone si lanciò in avanti con le braccia tese, gli occhi di Akaashi viaggiarono lungo il corpo disgustoso fino a trovare un punto debole.

I suoi polmoni esplosero in un urlo roco e la spada roteò su sè stessa.

Uno zampillo di sangue caldo si rovesciò dal taglio, colorando di rosso la fronte del ragazzo.

Akaashi spinse la spada in orizzontale e tranciò una parte dell'avambraccio mostruoso.

Quando la creatura abbassò la guardia, il ragazzo passò l'arma nella mano destra e sferrò un montante a partire dal basso.

La punta di bronzo penetrò nella pelle come se fosse fatta di burro.

Il mostro guaì dal dolore e indietreggiò con il volto coperto.

Il colpo verticale gli aveva sfregiato l'intera palpebra, portandosi con sè l'unico occhio buono.

Lacrime dense e scure bagnarono il pavimento sotto di lui.

Akaashi lanciò un'occhiata alla lama intrisa di sangue e si preparò all'attacco successivo.

Non era così stolto da pensare che avrebbe avuto la meglio solo perchè il suo avversario era diventato cieco.

L'essere deforme ringhiò un avvertimento e il ragazzo portò la spada dinnanzi al petto.

-Avanti. Che cosa aspetti?- disse, più a sè stesso che al mostro.

Questa volta, il demone cedette alla provocazione.

Gli artigli sfiorarono la mascella di Akaashi prima che il ragazzo potesse realizzare la vicinanza.

-Woah!- esclamò, brandendo disperatamente la spada.

Riuscì a respingere due dita, ma la terza unghia affondò nello zigomo sinistro, tranciando parte della pelle.

Keiji serrò la mascella e, con un riverso, recise il dito di netto.

Un gusto di ferro misto a saliva gli impregnava la bocca.

Schivò una manata diretta al suo volto e si appiattì contro il muro.

Il mostro parve captare i suoi movimenti e puntò l'occhio semichiuso nella sua direzione.

Akaashi si pulì dal sangue con il pollice.

Faticava a respirare e il calore lo stava soffocando.

Gli occhi cerulei guizzarono da una parte all'altra della stanza, alla ricerca di una via di fuga.

Il corridoio era inaccessibile e le fiamme si erano spinte quasi all'ingresso del soggiorno.

-Merda.- imprecò, non appena il mostro lo attaccò frontalmente.

Parò un tentativo di decapitazione e cercò invano di prevedere la mossa successiva.

Le tre dita affusolate si strinsero attorno al suo polso e ne scalfirono la superficie.

-Ah!- sibilò Akaashi.

Assestò un calcio al fianco del nemico, ma l'altro oppose troppa resistenza.

Puntini neri iniziavano ad insinuarsi nella sua visuale.

Cercò di liberarsi dalla presa, ma questa si fece solo più stretta e la mano di Akaashi cominciò a tremare.

Quando la spada scivolò giù dalle due dita, pensò di non avere più scampo.

Affrontò il suo destino con rassegnazione.

Studiò il volto dell'essere con occhi umidi e senza terrore, solo collera.

Forse era questo il fato che gli era sempre stato riservato.

I grossi artigli si fecero strada verso il suo petto.

Chiuse gli occhi e si preparò al peggio.

Ma il contatto con la sua pelle non avvenne.

Sollevò le palpebre e il respiro si mozzò in gola.

Con un semplice scatto, la creatura avrebbe potuto squarciargli il petto.

Eppure, la mano scarna stava esitando.

La lingua si ritrasse, come se divorare Akaashi non fosse più il desiderio primario di quella mostruosità.

Keiji abbassò lo sguardo sul suo busto e indugiò sulla pietra di zaffiro appesa al suo ciondolo.

Il riflesso celeste brillò nonostante il buio.

Quando tornò a concentrarsi sull'avversario, questi era già indietreggiato di qualche passo.

Il ghigno famelico si era trasformato in una smorfia di spavento.

Akaashi non ebbe il tempo di interrogarsi su quello che era appena accaduto perchè un altro ringhio richiamò la sua attenzione.

Questa volta, il verso proveniva dall'esterno.

Raccolse la spada e sfruttò quei secondi di vantaggio per scivolare dietro il mostro.

Si mosse lentamente, affrontando ogni passo con estrema cautela.

Con l'occhio sfregiato e in assenza di rumori, la creatura aveva un'aria smarrita.

Akaashi rifoderò la lama e arrancò fino all'uscita.

Le fiamme avevano raggiunto il soffitto e la coltre di fumo era così densa da fargli lacrimare gli occhi.

Si appese allo stipite della porta e cominciò a tossire compulsivamente.

I suoi polmoni non ricevevano più ossigeno e la gola stava bruciando.

Sarebbe rimasto lì a boccheggiare, se non avesse scorto un movimento sinistro dietro il muro di fuoco.

Questa volta, si gettò a destra senza la minima esitazione.

La porta che conduceva al piano superiore era stata già scardinata.

Sperò che i mostri non lo avessero preceduto e si tuffò nello stanzino.

Risalì la scalinata con il fiatone.

Ogni gradino scricchiolava sotto il suo peso.

Non si guardò indietro nemmeno dopo aver raggiunto la cima.

La fitta al petto di era fatta ancora più dolorosa.

Riempì i polmoni di aria pulita e si aggrappò al corrimano per non cadere.

Il corridoio era buio e silenzioso, circondato da porte chiuse su tutti i lati.

Non ebbe il tempo di valutare più opzioni, perchè lo scricchiolìo degli scalini gli fece rizzare i peli del collo.

Prese la prima porta sulla sinistra e se la richiuse immediatamente alle spalle.

Fissò l'uscita mentre il panico lo costringeva ad ansimare.

E adesso?

Si era chiuso in una stanza buia senza finestre o vie di fuga.

Il mostro aveva sicuramente già raggiunto il piano superiore.

Indietreggiò alla cieca, ma finì per scontrarsi contro una sagoma indefinita.

Fu subito pervaso da una terribile sensazione.

Fece per girarsi, ma una pressione sulle sue labbra lo costrinse a mantenere fermo il capo.

Si dimenò come un forsennato, aggrappandosi al braccio che gli impediva di respirare.

La presa si fece ancora più stretta.

Venne trascinato all'indietro da un secondo braccio e finì per inciampare sui propri passi.

Fu sbattuto contro una parete più fredda e il suono di un cigolio lo fece trasalire.

Tentò di allontanare le dita che lo tenevano prigioniero, ma una voce familare gli paralizzò i muscoli.

-Shh.-

Nonostante la mancanza di luce, riconobbe Oikawa che si portava un dito alle labbra.

Erano rinchiusi in uno spazio angusto, forse un armadio.

-Non muoverti.- sussurrò il mago.

Akaashi aveva migliaia di domande che gli frullavano per la testa, ma annuì comunque.

Oikawa ritrasse il braccio, consentendogli di respirare.

-Che cosa...- biascicò il ragazzo -che cosa diavolo...-

-Shh!- ribadì lo stregone, coprendogli nuvamente la bocca. -Ti sentiranno!-

Akaashi si morse l'interno della guancia.

Contò fino a dieci prima di allontanare il braccio.

-Che cosa sono?-

Oikawa non gli diede subito una risposta.

-Isogashi.- disse -Ma non ne sono sicuro. C'è qualcosa di anomalo nel loro comportamento.-

Akaashi non aveva mai sentito quel nome, ma non indagò oltre.

-E quanti sono?-

Oikawa impiegò ancora più tempo per parlare.

-Non lo so.-

C'era una tensione, nella sua voce, che gli mise i brividi.

-Dove sono gli altri?-

Il battito di Akaashi aumentò assieme ai secondi di silenzio.

Oikawa distolse lo sguardo e il cuore di Keiji andò in frantumi.

-Non lo so.-

Akaashi fu costretto ad appoggiarsi al fondo dell'armadio per non svenire.

-E' successo tutto troppo velocemente.- spiegò il mago -Ci siamo separati e i mostri ci hanno dato la caccia uno ad uno.-

-Dobbiamo trovarli ad ogni costo.- decretò Akaashi.

Avvertì su di sè lo sguardo pungente di Oikawa.

-Credi che non ci abbia pensato? Forse sono stati abbastanza saggi da nascondesi e aspettare che-

-Non c'è tempo.- lo interruppe bruscamente -Kenma ha appiccato un incendio al piano inferiore. Se non usciamo da qui, moriremo tutti.-

Oikawa smise improvvisamente di respirare.

-Lui è scappato dalla finestra della cucina. Dove sono fuggiti gli altri?- implorò Akaashi -Cerca di ricordare.-

Il mago si prese qualche istante di silenzio, prima di tornare in sè.

-I-io sono... penso di essere l'unico su questo piano. Mentre tutti scappavano, ho rallentato un Isogashi e ne ho uccisi due. Bokuto si trova con Iwa-chan. Credo si siano diretti sul retro. Tetsu...- si prese la testa fra le mani -lui cercava Kenma. E' corso verso le stalle.-

-Le stalle.- ripetè Akaashi, illuminandosi -Ecco dove siamo diretti. Liberiamo i cavalli e fuggiamo da qui.-

-E come pensi di arrivarci se il corridoio è in fiamme?-

Akaashi perse quel poco di fiducia che aveva riacquistato.

Si portò una mano alla bocca, pensieroso, e si accorse che era macchiata di sangue.

I suoi occhi scivolarono sul ragazzo davanti e si fermarono sulla sua veste.

Macchie scure grandi quanto pugni inzuppavano il tessuto.

-Non è mio.- disse Oikawa, catturando il suo sguardo.

Anche se sembrava sicuro di sè, la sua voce tremava.

Akaashi fece per parlare, ma fu interrotto dal suono di una porta che si spalancava.

Oikawa ammutolì istantaneamente e lo stesso fece Keiji.

Avrebbe desiderato trovare il modo di calmarsi e rallentare il suo battito, perchè era quasi più rumoroso del respiro affannato di Oikawa.

I passi erano pesanti e sempre più vicini.

Akaashi riconobbe almeno due bestie infernali.

Fece per sguainare la spada, ma il mago posò un braccio sopra il suo.

Il principe gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma Oikawa si limitò a scuotere la testa.

Non ancora.

Akaashi si domandò se fossero entrambi nelle condizioni di combattere.

Un'asse del pavimento si incrinò poco distante dall'armadio.

La mano di Keiji scattò verso l'alto, ma Oikawa lo trattenne stringendogli il polso.

Il ragazzo si chiese il mago provasse un forte desiderio di suicidio.

La presa si fece ancora più stretta, come se Oikawa gli avesse letto nella mente e stesse cercando di confortarlo.

Fidati, sembrava dire.

Akaashi, riluttante, abbandonò l'impugnatura.

Le due creature si allontanarono e, per un minuto, regnò assoluto silenzio.

Quando decise che fosse passato abbastanza tempo, Akaashi riprese a sussurrare: -Perchè non ci hanno attacati?-

-Perchè non si sono accorti dell'armadio.- spiegò Oikawa -Generalmente, gli Isogashi non fiutano le loro prede, ma si servono degli occhi e dei propri sensi per dare loro la caccia. Si nutrono tramite l'irrequietezza. Più una persona si muove, tanto più sarà facile individuarla.-

Akaashi voleva saperne di più, ma fu un particolare a cogliere la sua attenzione: -Generalmente?-

-Questo è ciò che mi hanno insegnato all'Accademia.-

-Ma?- incalzò.

Oikawa si portò una mano dietro al collo.

-Ma noi eravamo tranquilli. Non avrebbero avuto alcun motivo per attaccarci tutti assieme.-

-Forse passavano da queste parti.- tentò l'altro -Sappiamo che provengono dal Pozzo. Non ci sono molte forme di vita, nei dintorni. Per questo sono stati attirati qui.-

-Akaashi.- Oikawa lo guardò dritto negli occhi. -Gli Isogashi non si muovono in gruppo.-

Il corvino serrò le labbra.

Perchè i mostri si erano spinti fino a quella casa?

Perchè uno di loro aveva esitato ad ucciderlo?

L'odore di bruciato lo distolse dai suoi pensieri.

-Oikawa-san...-

-Andiamocene da qui.- lo precedette il mago, spalancando una porta dell'armadio.

La stanza era fortunatamente deserta.

Percorsero velocemente la distanza che li seprava dalla porta e si tuffarono all'esterno.

-Basterà trovare un altro passaggio.- suggerì Oikawa.

Akaashi lo seguì nel corridoio, attento che i mostri non li sorprendessero alle spalle.

Era tutto tremendamente immobile.

Si erano nascosti all'interno di un'altra stanza? Oppure erano scesi al piano inferiore?

Akaashi finì distrattamente contro la schiena di Oikawa.

Quando superò la figura con lo sguardo, escluse automaticamente la seconda opzione.

-Oh.- disse solo.

L'incendio si era propagato lungo la scalinata, bruciando quasi tutti i vecchi gradini.

Il colore delle fiamme si riflesse negli occhi di Oikawa assieme alla paura.

-Le altre camere.- propose -Forse esiste una terrazza. Ci caleremo da lì.-

Akaashi emise un urlo strozzato quando si accorse dell'occhio assetato di sangue puntato su di loro.

-Oikawa-san!- chiamò, tirando indietro lo stregone per una manica.

Il mago riconobbe la figura che avanzava e indietreggiò fino alla porta da cui erano usciti.

-Dentro. Presto!- Incitò, spingendo Akaashi nella stanza.

Oikawa entrò a sua volta nella camera e la porta si richiuse con un tonfo.

Akaashi faticava a respirare e non sapeva se incolpare il fumo o l'attacco di panico imminente.

Non poteva permettersi di vacillare.

Continuava a ripeterselo dall'inizio del viaggio, e stava diventando un mantra troppo sfiancante.

Non ci sono finestre.

Non ci sono passaggi secondari.

-Moriremo qui.- annunciò, piatto.

Oikawa gli squadrò il volto, forse in cerca di segnali di cedimento.

Akaashi non sapeva quale forma avesse assunto la sua espressione, ma non doveva trasmettere molta speranza.

-Non moriremo qui.- ribattè Oikawa, afferrandogli la mascella tra le mani.

Aveva un'aria esausta quanto lui.

-Ascoltami, Akaashi.- disse, scandendo ogni sillaba. -Non moriremo qui. Te lo prometto.-

Riprenditi.

Mantieni il controlllo.

Non era il momento adatto per farsi sopraffare dalle emozioni.

-Come fai ad esserne così sicuro?-

-Perchè ho un piano.- disse l'altro, sforzandosi di sorridere.

Akaashi studiò attentamente il suo viso.

-Hai un piano?-

-Sì. Ce l'ho. Ma non ti piacerà.-

-Mi piacerà sicuramente più di quanto mi piaci tu, Oikawa-san.-

Il mago sbuffò divertito e Akaashi riprese a respirare normalmente.

Le mani scivolarono via dalle guance del ragazzo.

-Stronzetto ingrato. Penso che gli Isogashi apprezzerebbero la tua carne al flambè.-

-Però non credo che i funzionari di corte lo farebbero, invece.-

Oikawa corrugò la fronte, per poi strabuzzare gli occhi.

-Aspetta un attimo, cosa vorresti...-

La porta venne sfasciata con un semplice colpo di unghie e le schegge rotolarono fino ai due ragazzi.

-Oikawa-san!-

-Piega le ginocchia e distendi le braccia!-

-Che cosa?-

-Fallo e basta!-

Quando i due mostri irruppero nella stanza, un'ulteriore esplosione scaturì dal basso.

Colse il bagliore rosso della magia di Oikawa prima che il suolo si riducesse in frantumi.

I suoi piedi poggiavano sul vuoto.

Precipitò verso il basso e i capelli gli svolazzarono attorno.

-WOAH!-

Fu questione di pochi attimi.

Avvicinò le ginocchia al petto e si preparò alla collisione.

Le assi di legno spezzate gli fornirono il perfetto appoggio per spostare il peso in avanti e rotolare in diagonale.

Atterrò sui talloni e si rovesciò a terra.

Una nuvola di polvere e schegge gli offuscava la visuale.

Si tirò in piedi, ma una fitta alla caviglia lo costrinse a barcollare.

Cacciò indietro le lacrime nonostante il dolore insopportabile.

-Oikawa-san?- gracchiò.

Il mago doveva avever calcolato perfettamente in quale stanza sarebbero caduti, perchè Akaashi riconobbe il tavolo della cucina.

Una sagoma emerse dalle macerie alla sua destra.

-Uh, che botta.- commentò.

Akaashi si precipitò verso di lui per assicurarsi che non fosse ferito.

-Oikawa-san! Stai bene?-

Lo stregone raddrizzò la schiena e piegò le labbra in una smorfia sofferente.

-Diciamo che sono ancora tutto intero.-

Akaashi decretò che, per il momento, quello era sufficiente.

-Hai davvero una pessima cera.- gli fece notare Oikawa.

Akaashi si passò una mano sulla fronte, e la trovò sporca di sangue e fuliggine.

-Sì, beh. Ho rischiato di morire carbonizzato per due volte, e sono appena precipitato dal secondo piano.-

-Non c'è di che.- borbottò l'altro.

I mostri ringhiarono ferocemente in risposta.

Entrambi i ragazzi sollevarono lo sguardo.

Due teste mostruose facevano capolino dalla voragine del soffito.

-Coraggio.- intimò Oikawa, scavalcando un'asse spezzata in due. -Prima che venga anche a loro la brillante idea di saltare.-

Akaashi gli fu appresso in un battito di ciglia.

-Sapevi che saremmo atterrati in cucina?-

-Sì.- rispose il mago -Hai detto che Kenma è riuscito a fuggire. Sfrutteremo anche noi la finestra.-

Calciò un coccio di vetro con lo stivale e posò le mani sul muretto.

Una folata di vento spazzò i capelli del ragazzo all'indietro.

-Tu andrai per primo.-

Akaashi sbiancò seduta stante.

-Cosa? No!-

-Sono l'unico che potrebbe contrastare un attacco. Ti coprirò le spalle.-

Akaashi scosse la testa. -So cosa stai cercando di fare. Vuoi fermarti qui e guadagnare tempo per la nostra fuga. Non ti permetterò di restare indietro.-

Le fiamme all'ingresso della cucina iniziarono a bruciare lo stipite della porta.

Lo sguardo di Oikawa si fece più rigido.

-Beh, non mi interessa se fai parte dei funzionari di corte o sei qualcuno di importante nel regno di Fukurodani. Non prenderò ordini da te. Non prendo ordini da nessuno. Adesso esci da quella finestra.-

Gli occhi di Akaashi divennero altrettanto freddi.

-E se fosse un re ad ordinartelo?-

Oikawa parve cercare disperatamente un segno di ironia nella sua voce.

Quando trovò solo un'espressione indifferente, la sua mascella cadde verso il basso.

-Oh.- si schiarì la voce -Questo... questo cambia un po' le cose.-

Il latrato degli Isogashi si era fatto inquietantemente vicino al muro di fiamme.

-Okay, senti. Esci da quella finestra. Ti prometto che sarò subito dietro di te.-

Akaashi scosse di nuovo la testa. -Non ti sacrificherai per garantire la nostra fuga.-

-Prometto che non lo farò!- esplose Oikawa, spingendo il ragazzo in avanti. -Lo giuro... Altezza. Akaashi.-

Keiji indugiò un'ultima volta, ma alla fine si arrampicò sul muretto.

Si lasciò cadere oltre la finestra e atterrò sul prato.

La fitta alla caviglia era diventata lancinante.

-Sbrigati!-

Oikawa impiegò qualche secondo in più per uscire dalla cucina e rialzarsi al suo fianco.

-Visto?- lo stuzzicò.

Akaashi roteò gli occhi al cielo. -Da che parte?-

Oikawa indicò il retro dell'abitazione.

-Dobbiamo fare il giro.-

Akaashi prese un respiro profondo e strinse i pugni.

-Bene.-

Si accostarono al muro e seguirono l'intera parete senza mai staccarsi dalla pietra.

La luna illuminava a malapena il prato, ma gli occhi di Akaashi si erano abituati al buio.

Arrivati all'angolo, Oikawa lo bloccò con un braccio.

-Aspetta.-

Akaashi sussultò.

Alcuni mostri erano scampati alle fiamme?

Erano ancora nelle condizioni di ingaggiare una lotta?

Si preparò ad affrontare l'ennesimo Isogashi, ma una voce limpida gli scaldò il cuore.

-Ragazzi? Siete voi?-

Oikawa liberò i polmoni con un lungo respiro e ritrasse la mano.

-Sì, Bokken. Siamo noi.-

Akaashi non riuscì a frenare l'impulso di girare l'angolo e incrociare due occhi caldi come il miele.

Pensò di potersi sciogliere solo fissandoli.

-Akaashi!- Lo scudiero rischiò di precipitare dalla sella per la sorpresa. -Grazie agli dei. Stai bene? Sei ferito?-

Il pensiero che nulla avesse più alcuna importanza gli attraversò la mente.

Voleva solo gettarsi tra le braccia del ragazzo e seppellire il viso nella sua spalla.

-Sto bene, Bokuto-san.-

Non stava mentendo.

-I mostri sono rimasti intrappolati? Come siete fuggiti? Oh dei. Akaashi, stai sanguinando?-

Il principe sentì la pelle della guancia bruciare sotto il suo dito.

-Non è nulla di grave.- disse, nascondendo il braccio.

-Sei sicuro? Perchè-

-Magari ne parliamo dopo, eh?- fece Oikawa, spintonando l'altro ragazzo verso il cavallo.

Akaashi tornò con i piedi per terra e zoppicò verso Uma.

-Dove sono gli altri?- chiese.

Bokuto non gli aveva staccato gli occhi di dosso, e sembrava aver paura che Akaashi potesse stramazzare al suolo da un momento all'altro.

-Uh, loro...-

-Dov'è lui?- lo interruppe Oikawa.

C'era urgenza nella sua voce.

-Kuroo lo ha portato nel bosco qui dietro. Lui e Kenma stanno cercando di fermare l'emorraggia. Sono venuto qui a recuperarvi e...-

-Portami da loro.- ordinò Oikawa.

Bokuto trasalì.

-Certo.-

Spostò le gambe da un lato e si calò dal dorso del cavallo.

-Salite sopra Uma. Vi guiderò io.-

Akaashi era troppo stanco per protestare, e la testa di Oikawa sembrava da tutt'altra parte.

Il rumore delle travi che si staccavano dal soffitto era ormai un lontano ricordo.

-D'accordo.- disse il principe. -Allontaniamoci da questo posto.-

××××××


Oikawa si spaventava facilmente.

Non possedeva nervi d'acciaio e il suo cuore faceva capriole ogni volta che Makki e Mattsun si divertivano a giocargli brutti scherzi.

Oikawa, però, aveva anche imparato a distinguere il panico momentaneo da una situazione estremamente allarmante.

Aveva sperimentato in poche occasioni una paura che si poteva definire reale.

Quando si era trovato faccia a faccia con la morte, ad esempio.

Oppure, quella volta in cui aveva rischiato di trasformare Hanamaki in un tacchino.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, se l'era cavata con un po' di batticuore e ricorrenti incubi nei giorni successivi.

(Anche se l'errore del tacchino aveva comportato minacce ben più gravi).

Così, per la prima volta, si rese conto che il suo stato emotivo non rientrava in nessuna delle precedenti categorie.

Per la prima volta, conobbe la parola terrore.

-Iwa-chan!-

Scivolò giù dalla sella senza aspettare che Uma si fosse fermato.

-Iwa-chan!- chiamò con le lacrime agli occhi, gettandosi sul terreno.

Kenma si fece indietro, permettendo al ragazzo di strisciare davanti alla guardia.

Le parole che si era disperatamente tenuto dentro gli morirono in gola.

-Oh, dei...- biascicò -No, no.-

Iwaizumi aveva la schiena appoggiata ad un tronco e le gambe distese.

Il taglio profondo che gli seguiva verticalmente una coscia era diventato terribilmente scuro.

Il sangue rappreso ai lati era stato sostituito da quello fresco, di un rosso brillante.

-Sei vivo.- costatò Iwaizumi, la voce ridotta ad un sussurro sofferente.

Oikawa allungò una manoverso la gamba ferita.

Le sue dita stavano tremando.

-Dobbiamo bloccare l'emorragia.- disse senza riflettere.

-Ci hanno già provato.- borbottò la guardia.

Come l'indice di Oikawa sfiorò il tessuto insanguinato, un gemito di dolore uscì dalle labbra di Iwaizumi.

-Fermati.- implorò.

-Morirai dissanguato.- ribattè Oikawa che, sorprendentemente, era ancora cosciente delle sue azioni, nonostante la sua mente stesse viaggiando lontana anni luce.

-Ho tamponato la ferita,- la voce di Kuroo proveniva alla sua sinistra -e l'ho pulita con un po' di acqua, ma non sono un dottore. La situazione potrebbe aggravarsi.-

-Com'è successo?- domandò Akaashi, dietro di loro.

Oikawa non stava veramemte seguendo la conversazione.

Colse solo qualche frammento, come "finestra rotta" e "proteggere dall'Isogashi".

Seguì il contorno della ferita, che si rivelò più lunga di quanto ricordasse.

-Non puoi fare niente?- chiese Kenma, con cautela.

Oikawa scosse la testa.

-Le arti mediche non sono mia competenza.-

-Puoi alleviare il dolore?-

Impiegò qualche secondo per forumlare una risposta: -Io... non lo so. Si tratta di emozioni forti. Non ci ho mai provato.-

-Non farlo.- gracchiò Iwaizumi. -Non se significa che sarai tu a soffrire.-

-Preferisci tutto questo?-

Oikawa sentì che i suoi occhi stavano pungendo.

Iwaizumi si morse il labbro inferiore per trattenere altre urla.

-Non sarà questo a salvarmi.-

-No.- concordò Oikawa, ormai sul punto di scoppiare -Ti saresti salvato se non avessi preso quel colpo al mio posto.-

Iwiazumi chiuse gli occhi e sibilò.

-Sempre felice di aiutare.-

-Morirai.-

-E' il mio dovere.-

-Vaffanculo.- sputò fuori Oikawa, mentre il suo corpo veniva scosso dagli spasmi del pianto.

-'Kawa...-

-Non morirai qui.- singhiozzò, stringendo il tessuto dei suoi pantaloni in un pugno.

-Iwaizumi-san.- intervenne Akaashi -Dobbiamo portarti da un medico che possa curare la ferita.-

Kuroo sbuffò un risata amara.

-Perchè, vedi altre forme di vita, nei dintorni? Credi che nel bel mezzo del bosco spunterà fuori un medico disposto ad aiutarci?-

Il silenzio che seguì venne interrotto da un timido colpo di tosse.

Persino Oikawa sollevò lo sguardo.

Tra due alberi, si stagliava un'ombra scura.

-Uh.- Una figura esile sollevò lentamente il braccio. -I-io sono un medico. E sono disposta ad aiutarvi.-

Non ricevendo alcuna risposta, la ragazzina si fece avanti, esitando.

Era minuta, e la luce della luna colorava la sua pelle di un pallido candore.

I capelli biondi non superavano l'altezza del mento ed erano tirati all'indietro da una morbida coda di cavallo sul lato sinistro.

Gli occhi ambrati passarono in rassegna tutto il gruppo, timorosi.

-Hm...- balbettò, stringendo nervosamente la gonna -Io n-non volevo origliare. Solo- ho pensato che...-

-Puoi curarlo?- la interruppe Oikawa, senza troppi giri di parole.

La ragazzina sussultò.

Dopo aver lanciato un'occhiata ad Iwaizumi, annuì.

-Sì.- squittì debolmente.

-Kuroo, amico.- mormorò Bokuto, esterrefatto. -Hai una specie di potere sovrannaturale di cui non mi hai mai parlato?-

L'interessato strabuzzò gli occhi e scosse meccanicamente la testa.

-Non ne sono più così sicuro, fratello.-

Il lamento di Iwaizumi fece tornare Oikawa in sè.

-Ti prego.- disse, spostandosi di lato. -Aiutalo.-

La ragazza squadrò con preoccupazione ognuno di loro, ma si avvicinò comunque.

-Non posso guarirlo.- specificò, abbassandosi all'altezza della guadia. -Ma posso tenerlo in vita ancora per un po'. Ha perso troppo sangue per muoversi in questo stato.-

-Quanto a lungo?- chiese Oikawa.

La ragazzina gli rivolse un sorriso timido, ma carico di speranza.

-Fino a quando non lo avremo portato dai miei amici.-

-Loro lo cureranno?-

La biondina spalancò le braccia e Oikawa fu costretto ad indietreggiare.

-Sì. I miei amici lo cureranno.-

Una scia color smeraldo avvolse le dita della ragazza, come se si trattasse di un fine nastro.

La vista di Oikawa era velata dalle lacrime, ma avrebbe giurato che più sfumature di verde si stessero attorcigliando tra di loro all'interno della striatura.

Come i palmi della ragazza si posarono sulla ferita, quest'ultima iniziò a brillare quanto le stelle nel cielo terso.

Iwaizumi sbuffò un gemito di dolore, questa volta più contenuto.

-Mi dispiace.- si scusò la ragazza -Farà un po' male.-

-Ho passato...- mormorò il ragazzo, trattenendo un lamento. -... decisamente di peggio.-

Oikawa non si mosse, rapito dalla scena.

L'aura di potere circondò la pelle esposta e si mosse seguendo sentieri ricurvi.

Quando la maga ebbe terminatò, la testa di Iwaizumi ricadde all'indietro.

-Iwa-chan!-

Oikawa non aspettò un secondo di più e si fondò tra le braccia del ragazzo.

Iwaizumi sussultò, cercando inutilmente di allontanare lo stregone.

-Mi fai male!-

Lo squarcio era ancora profondo, ma la gamba era stata ripulita a sufficienza.

-Ho aiutato il sangue a coagularsi, ma la mia magia è temporanea.- spiegò la biondina, tirandosi in piedi.

Da vicino, Oikawa dedusse che fosse più giovane di qualche anno.

-I tuoi amici vivono lontano?- domandò Kuroo.

La ragazzina si guardò dietro le spalle. -Non troppo. Massimo un giorno di cammino.-

Iwiazumi grugnì insoddisfatto.

-D'accordo.- disse invece Oikawa -Da che parte dobbiamo andare?-

La ragazzina indicò il folto della foresta.

-Est. Verso il confine con il Karasuno.-

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** should've said no ***


C'erano diversi motivi per cui fidarsi ciecamente di una sconosciuta sarebbe stato azzardato.

Ma, altrettanti, erano i motivi per cui era sembrata una buona idea.

Tanto per cominciare, la ragazzina - Yachi Hitoka - aveva salvato la vita ad un loro compagno senza esitazione.

Kuroo, al suo posto, si sarebbe reso disponibile solo dopo aver interrogato il gruppo, ma doveva riconoscere che il suo comportamento era stato ammirevole.

Secondo poi, Yachi manifestava la stessa nocività di un piccolo anatroccolo.

Con ogni probabilità, nel suo vocabolario erano del tutto assenti termini come rabbia sete di vendetta.

Si era rivelata un'apprendista maga intenzionata a specializzarsi in ambito medico.

"Quando aiuto il prossimo, il mio cuore si scalda. Ecco perchè ho scelto di seguire questi corsi."

Kuroo non sapeva se Yachi fosse una studentessa della stessa Accademia che aveva frequentato Oikawa, ma lo stregone non l'aveva riconosciuta.

Ipotizzò che esistessero più classi, forse distinte in base alla categoria dei poteri.

Per quanto aveva visto, Yachi non sembrava possedere la Magia Rossa di Oikawa.

La ragazza non aveva rivelato dettagli della sua vita privata - non si era dimostrata molto propensa ad iniziare un dialogo - ma aveva ascoltato tutti i loro discorsi senza battere ciglio.

Dopo aver preso un po' di confidenza, aveva posto domande alle quali Bokuto era stato entusiasta di rispondere.

-I miei amici vivono dopo il sottobosco.- aveva spiegato la maga -Ci attendono dall'altra parte del confine.-

-I tuoi amici sono tipo dei folletti?-

Yachi aveva riso alla battuta.

-No, non proprio. Anche se uno di loro ci assomiglia, in effetti.-

La conversazione era caduta lì e Kuroo si era isolato nei suoi pensieri.

Impiegarono un giorno e mezzo per attraversare la piana che li separava dal Karasuno.

Le tempistiche avevano subito un aumento a causa di diversi fattori, primo tra tutti l'infortunio di Iwaizumi.

La guardia era stata caricata sul dorso di Uma e i suoi occhi si erano chiusi per la maggior parte del tragitto.

Bokuto camminava al fianco del cavallo, assicurandosi che Iwaizumi non scivolasse dalla sella.

Di tanto in tanto, Oikawa medicava il taglio e rassicurava il ragazzo con parole di conforto.

Akaashi era salito in groppa ad Akari e, dopo un paio di minuti dalla partenza, si era addormentato con la testa appoggiata sulla schiena di Kenma.

Superata la prima sera, gli animi si erano lentamente risollevati.

Iwaizumi aveva riacquistato un po' di colorito, ma i suoi occhi erano ancora vitrei.

Il sole del mattino si stava preparando a sorgere, quando scorsero i primi segni di vegetazione arbustiva.

Kenma si trovava in uno stato di dormiveglia tra le braccia di Kuroo, pronto a scattare al primo allarme.

Akaashi aveva lasciato il suo posto ad Oikawa, ed era smontato dalla sella per affiancare Bokuto.

Kuroo appoggiò il mento tra i capelli del suo ragazzo.

-... e così abbiamo affrontato tre ragni giganti in una sola giornata. Riesci a crederci?- domandò Bokuto, gesticolando animatamente.

-E' una storia senz'altro inverosimile.- ridacchiò Yachi. -Perchè siete fuggiti anche dal Seijoh?-

Bokuto corrugò le folte sopracciglia.

-Oh. Anche lì stavano dando la caccia ad Akaashi.-

-Wow.- la ragazza sembrava sinceramente stupita. -Le notizie circolano in fretta, immagino.-

Bokuto scrollò le spalle e si voltò verso l'altro ragazzo.

Akaashi abbassò lo sguardo.

-Già. Immagino di sì.-

-Però non capisco.- continuò la ragazza -Se non hai rubato niente, perchè hanno accusato proprio te?-

-Rimane uno dei nostri misteri irrisolti.- spiegò Kuroo -La lista viene ampliata quotidianamente.-

-Ma perchè il ragazzo che pulisce le stalle?-insistette -Sarebbe stata la scusa perfetta per incastrare qualche personaggio importante, come consiglieri o messaggeri.-

-Hey, Akaashi- fece Kuroo -Chi hai fatto arrabbiare a morte, di recente?-

-Nessuno.- rispose lui -Non mi sono mosso da... ho lasciato la corte solo in rare occasioni.-

-Eppure qualcuno devi essertelo inimicato.-

-Tetsu.- lo avvertì Bokuto, come una specie di cane da guardia.

-Va tutto bene.- intervenne Akaashi -Kuroo-san non si sbaglia. Sarebbe utile risalire alla motivazione dietro la mi accusa di furto.-

-Sì.- convenne Kuroo -Fremo dalla voglia di prendere a pugni quel figlio di puttana che ha fatto la spia con il Re.-

Gli occhi di Yachi guizzarono intimoriti verso la foresta.

-Voglio dire,- chiarì il ragazzo, findendo un colpo di tosse -deve trattarsi di una fonte attendibile se, dopo due mesi, ti stanno ancora dando la caccia. Almeno per loro.-

-Mi chiedo fino a che punto di spingeranno.- commentò Bokuto.

-Non penso di volerlo scoprire.- rispose Akaashi.

Per qualche minuto regnò il silenzio.

Gli zoccoli dei cavalli affondavano nel terreno umido per le piogge.

Qualche fungo tardo cercava di farsi strada fra il muschio e le foglie secche.

Kuroo distinse anche il gorgolio di qualche ruscello, in lontananza.

Prese un respiro a pieni polmoni.

Il sottobosco profumava di resina fresca.

-Vi ringrazio per esservi confidati.- disse all'improvviso Yachi -Inizialmente ho temuto di essermi imbattuta in un gruppo di briganti, ma non potevo ignorare una persona ferita. Sono contenta che vi siate aperti.-

-Stai scherzando?- rise Kuroo -La fiducia reciproca è il minimo. Hai salvato la vita ad uno sconosciuto.-

Le labbra di Yachi si incurvarono verso l'alto.

-Tutte le vite sono preziose.-

Bokuto corrugò la fronte. -Hey, mi suona familiare.-

-La tua morale avrebbe potuto ucciderti.- fece presente Kuroo.

-Uh, beh...- la biondina si grattò la testa, visibilmente imbarazzata -Sono contenta che non l'abbia fatto. Grazie per la vostra onestà.-

Kuroo sentì Kenma sbuffare, e non gli sfuggì lo sguardo di ghiaccio che rivolse loro Akaashi.

Yachi sollevò una mano e Kuroo tirò le redini del cavallo.

Oikawa si stiracchiò sopra la sella di Akari e, dietro di lui, trotterellò Uma.

Il mago lanciò una rapida occhiata alla sua guardia del corpo, assicurandosi che non fosse caduta dalla groppa dello stallone.

-Iwa-chan?-

-Hmm.-

-Sono due giorni che ci rispondi a monosillabi.-

-Mh.-

Oikawa fece schioccare la lingua e distolse lo sguardo.

-Wow.- commentò Kuroo -Mi ricorda Kenma al mattino.-

La gomitata che ricevette sulle costole gli portò via il respiro.

-Quanto manca al confine?- domandò Oikawa.

Yachi indicò la zona più ombrosa del bosco, dove le querce dalla corteggia grigia entravano in contrasto con le bacche rubino dei cespugli.

In quella zona, molti alberi avevano raggiunto dimensioni fuori dal comune, facendo sentire Kuroo rilevante quanto una formica.

Un fiumiciattolo dalla forma serpentina fluiva tra gli alberi, esercitando un effetto rilassante sulla sua mente.

-Quello è il confine.- spiegò la ragazza.

Da vicino, il sole faceva brillare la superficie e il fruscio delle acque era quasi ipnotizzante.

-E' un torrente.- constatò saggiamente Bokuto.

-Fortunatamente non hai perso la vista.- commentò Oikawa.

-Si tratta della diramazione di un fiume.- spiegò Yachi -Quello principale funge da confine naturale tra la Shiratorizawa e il Karasuno.-

Akaashi si allontanò dal gruppo e si inginocchiò sulla riva.

Dopo aver immerso le mani nel torrente, si sciacquò il volto dalla fuliggine del giorno prima.

-Buona idea!- esclamò Oikawa, calandosi dal dorso di Akari.

Il mantello del mago era ridotto a pochi stracci, ma il ragazzo non sembrava curarsene.

-Fammi un po' di spazio, Aka-chan!-

-C'è un intero fiume a disposizione, Oikawa-san.-

Bokuto si avvicinò ai due ragazzi e Kenma parve sul punto di fare lo stesso.

Kuroo notò, con la coda dell'occhio, che la testa di Yachi era scattata verso la sponda opposta.

-Mh, ragazzi? Non credo che-

-Oikawa-san, mi stai facendo cadere.-

-Hey, non sono statio io a spingerti. Prenditela con Bokken!-

-Aspetta, cosa?-

-Lui non farebbe mai una cosa del genere, Oikawa-san.-

-Grazie, 'Kaashi!-

-Bokuto-san, lasciami andare.-

-Ragazzi?- squittì ancora Yachi, senza alzare il tono di voce -Questo torrente non è-

Le urla spaventate di Oikawa sovrastarono quel debole suono.

Gli schizzi d'acqua raggiunsero persino la faccia di Kuroo.

Bokuto impiegò i successivi istanti di silenzio per retrocedere dietro Akaashi.

-BOKUTO!- tuonò il mago, risollevandosi dal letto del torrente con i vestiti inzuppati. -PICCOLO BASTARDO, GIURO CHE-

Un colpo di tosse proveniente dalla riva del Karasuno lo zittì di colpo.

Lo sguardo di Kuroo cadde sul ragazzo che li stava squadrando con soggezione, le braccia incrociate e le labbra stese in una smorfia sprezzante.

Era incredibilmente alto per avere una corporatura così snella.

I ciuffi biondi erano attaccati alla fronte e gli occhi castani nascondevano una sfumatura dorata.

Sopra la camicia a sbuffo, indossava una mantella nera che gli arrivava a malapena sotto i fianchi.

Il ragazzo si schiarì la voce, dopo essersi sistemato gli occhiali caduti sulla punta del naso.

L'aria si era fatta alquanto tesa.

-Yachi. Chi diavolo sono questi?-

Kuroo era troppo preoccupato per giocarsi una delle due risposte taglienti.

-Tsukki!- esclamò la ragazza, saltando sul posto a causa dell'agitazione. -Loro, uhm... n-non sono...-

-E' uno dei tuoi amici?- la interruppe Oikawa.

Le labbra dello sconosciuto si contrassero.

-Yachi?- insistette.

-Si erano persi!- spiegò frettolosamente la ragazza -Uno di loro è ferito. Pensavo che avremmo potuto...-

-Hai offerto il tuo aiuto a sei perfetti sconosciuti?-

-Non siamo-

Il ragazzo zittì immediatamente Oikawa: -Non stavo parlando con te.-

Il mago ammutolì, gli occhi sbarrati per lo shock.

-Hey!- intervenne Kuroo -Voleva solo assicurarti che non abbiamo cattive intenzioni.-

L'altro arricciò il naso, e la sua aria da saccente incrementò la rabbia di Kuroo.

-Grazie per la garanzia.-

-Tsukishima!- lo richiamò Yachi, visibilmente a disagio. -Vi prego, non fate caso a...-

-Sei un tipo schietto, eh?- fece Oikawa.

-Non siamo pericolosi.- assicurò Bokuto -Ma Iwa, il nostro amico, ha davvero bisogno di cure.-

Lo sguardo di Tsukishima indugiò sul cavallo più indietro.

-Non è un mio problema.- disse.

Per qualche secondo, non volò una mosca nell'intera foresta.

Dopodichè, esplose il caos.

-Cosa?- borbottò Bokuto, sgusciando fuori dal suo nascondiglio.

-Puoi ripetere?- lo sfidò Oikawa.

-Oi, quattrocchi.- ringhiò Kuroo -La tua amica ci ha promesso che Iwaizumi sarebbe guarito.-

Tsukishima sospirò, afflitto, e si rivolse direttamente a Yachi: -E' così?-

-I-io...- mormorò lei, giocherellando con un lembo della gonna -ha perso tanto sangue, e la ferita ci sta mettendo troppo a rimarginarsi. Ho pensato che forse, se lo avessimo portato nella clinica...-

Il lungo respiro di Tsukishima la fece trasalire.

-Perchè non li hai guidati fino ad un'infermeria o, non lo so, un santuario? Sarebbe meglio lasciarli nelle mani di un medico professionista.-

Yachi si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore e il viso del biondo divenne ancora più cupo.

-Yachi.-

-Non possono rischiare di farsi vedere in pubblico.- sussurrò tutto d'un fiato.

Tsukishima sbattè lentamente le palpebre.

-Scusa?-

La ragazza si guardò le punte dei piedi, senza ripetere.

-Sono dei criminali.- concluse Tsukishima, con tono piatto. -Siete dei criminali.-

-Non siamo-

-La storia è molto più complicata di così.- intervenne Yachi, prima che Bokuto potesse difendersi. -Prometto che entrerò nei dettagli, ma adesso Iwaizumi-san ha bisogno di aiuto. Devi fidarti di me.-

Tsukishima non si mosse, ma la perplessità si poteva leggere nei suoi occhi.

-Vuoi davvero caricare un simile peso sulle sue spalle?-

-Io...-

-E' un medico. Cercherà di salvarlo a qualunque costo.-

-Ecco perchè vale la pena tentare.-

-E se poi decidesse di denunciarli alle autorità? E' una pessima idea.-

-Lo convincerò a mantenere il segreto. Non abbiamo scelta. Perfavore.- implorò Yachi.

Lo sguardo tagliente del ragazzo sembrò sfidare ogni singolo membro del gruppo.

Esitò sopra il corpo di Iwaizumi e poi si spostò rapidamente.

-Spero che tu sappia quello che stai facendo.-

La tensione sulle spalle di Yachi sembrò quasi svanire.

-Sì. V-voglio dire, lo spero anche io.-

-Non è per niente rassicurante.- fece notare Oikawa.

Tsukishima lo fulminò con una squadratura dal basso verso l'alto.

-Esci dal mio fiume.- ordinò.

Il mago strabuzzò gli occhi per poi scoppiare in una risata di scherno.

-Il tuo fiume?-

Il tremore della terra gli stroncó di netto la voce.

Kuroo si aggrappó alle redini e Kenma si strinse al suo petto.

Akari nitrì imbizzarrita e Bokuto traballó in avanti.

I sassolini della riva presero a saltellare sul posto.

-Oikawa-san! Spostati da lì!- intimó Akaashi.

Lo stregone indietreggió proprio mentre le acque del torrente si ritiravano per lasciare spazio ad un cumulo di rocce dalla forma appuntita.

Il suolo continuò a tremare anche quando lo scoglio di terra si elevó verso il cielo, superando in altezza i cavalli.

Oikawa inciampó sui propri passi e cadde all'indietro.

-Ma che cazzo...- brobottó Kuroo, stupefatto.

La lastra creata dal letto del torrente aveva ormai raggiunto le dimensioni di un albero.

Oikawa strisció fino ai piedi di Akaashi.

Yachi si prese la testa fra le mani rassegnata.

Anche dopo che lo spuntone ebbe finito di crescere, Kuroo poteva sentire il cuore in gola.

-Sì. Il mio fiume.- sottolineó Tsukishima, e voltò loro le spalle.

Kuroo decise che, per quella giornata, avrebbe evitato quanti più commenti indesiderati possibili.

Bokuto allargò le braccia in cerca di stabilità, e Akaashi scosse la testa per tornare alla realtà.

Oikawa rimase fermo dov'era.

-Dovrei essere di guardia, ma vi accompagneró ugualmente alla clinica.-

-Gentile da parte tua.- disse Yachi, con un debole sorriso.

Tsukishima sollevó le spalle. -Non voglio pentirmi di niente.-

Kuroo si rese conto di quanto suonasse come una minaccia.

Quando si fu allontanato abbastanza, Yachi si abbassó al livello di Oikawa.

-Non è davvero suo.- precisó, sottovoce.

Lo stregone si limitò ad annuire meccanicamente.


×××××

-Hey, occhiali.-

-Non chiamarmi così.-

-Tsukishima va bene?-

-No.-

-E allora come posso chiamarti?-

-Non chiamarmi e basta.-

I capelli di Bokuto parvero sfidare la gravità, cadendo verso il basso.

Il ragazzo, afflitto, rallentò il passo perchè Akaashi potesse raggiungerlo.

-Mi ricorda 'Tsumu.- borbottò.

-Atsumu era meno fastidioso.- fece presente Kuroo.

Tsukishima non si degnò neppure di sembrare offeso.

Yachi ridacchiò dentro di sè.

Ormai aveva imparato a convivere con la personalità di Tsukishima Kei.

Nel corso di un anno di conoscenza, il ragazzo aveva rivolto raramente parole che non fossero prive di astio a qualcuno.

Il suo atteggiamento compiaciuto e detestabile lo portava spesso ad inimicarsi gli studenti delle altre classi, all'Accademia.

(Non che gli insulti velati fossero ben accolti tra i compagni del loro corso, comunque).

Nonostante la sua natura da perfetto antagonista, Yachi era riuscita ad apprezzare molti tratti del suo carattere.

Tanto per cominciare, Tsukishima era intelligente.

Forse non era lo studente modello che si proponeva spontaneamente di svolgere le dimostrazioni pratiche, ma eccelleva in ogni materia.

Secondo poi, la sua apparente arroganza nascondeva una fragile mancanza di autostima.

Yachi aveva notato, col tempo, che Tsukishima si considerava inferiore sotto molti punti di vista.

Infine, c'era una terza sfaccettatura: quella gentile.

Tsukishima preferiva isolarsi nel suo bozzolo impermeabile, ma spesso era stato costretto a cedere.

E, questa caratteristica, emergeva solo in presenza di un'altra persona.

-Scommetto che, se stringessimo tutti attorno alle querce, non riusciemmo comunque a circondarle del tutto.- disse Oikawa.

La testa di Kenma emerse sopra un braccio di Kuroo. -Questi alberi sono insolitamente grandi.- osservò.

-Sì. Non mi sono mai imbattuto in piante così alte.- concordò Akaashi.

Kuroo sbuffò una risata. -Non che nessuno di noi abbia viaggiato molto, però.-

Akaashi abbassò la testa.

-Qui.- annunciò Tsukishima, fermandosi.

Gli altri seguirono il suo esempio.

Akaashi lanciò una rapida occhiata alla schiena del ragazzo, indugiando sul simbolo raffiugurato sul mantello.

Non fece domande.

-Quindi questa sarebbe la clinica.- disse Bokuto, guardandosi attorno.

Felci e ciuffi di erba alta dominavano il paesaggio.

-Figo.- continuò -E , tipo... dov'è la clinica?-

-E' invisibile.- spiegò Tsukishima -Solo gli idioti riescono a vederla.-

-Hey, io non la vedo!- esclamò lo scudiero, entusiasta -Questo mi rende intelligente, Kuroo?-

-Ti sta prendendo in giro, Bo.-

Il bicolore perse immediatamente l'eccitazione.

-Davvero?-

Tsukishima liberò i polmoni e chiuse gli occhi. -Sarà una lunga giornata.-

Il corpo di Iwaizumi venne scosso da un improvviso attacco di tosse.

-Iwa-chan!-

Oikawa appoggiò una mano sulla sua schiena, aiutandolo a mettersi seduto.

La pelle olivastra, sotto la luce del sole, aveva assunto una sfumatura verdognola.

-Stai bene?- chiese Kuroo, sporgendosi dal cavallo per controllare di persona.

Iwaizumi annuì a stento.

Le profonde occhiaie e le vene sottopelle sembravano dire il contrario.

-Le mie cure stanno perdendo efficacia. Bisogna sbrigarsi.- spiegò Yachi.

-Tsukishima.- disse Oikawa, a denti stretti -Dove si trova questa clinica?-

-In città.- rispose lui.

Gli occhi di Oikawa stavano emettendo lampi di rabbia.

-E dove diavolo si trova la città?-

Tsukishima sbattè le palpebre.

-Oh. Ci siamo sotto.-

Il gruppo impiegò qualche secondo per metabolizzare l'informazione.

Poi, contemporaneamente, tutti i menti si sollevarono verso l'alto.

Yachi si accorse di come metà di loro stesse trattenendo il respiro.

-Non ci credo.- commentò Bokuto, gli occhi che brillavano più delle stelle.

A Yachi ricordava molto l'innocenza di un bambino, ma qualcosa le suggeriva di non abbassare la guardia.

-Davvero, amico?- sbottò Kuroo, con un sorriso stupefatto che gli incorniciava il volto -Dopo tutto quello che abbiamo visto, fai ancora fatica a pensare che sia reale?-

Bokuto scosse la testa, in uno stato di trance.

-No. E' tanto surreale quanto vero, immagino.-

Tsukishima li osservò in silenzio con un'espressione gelida.

Yachi seguì i loro occhi e si perse tra i rami delle possenti querce.

La prima volta che le era capitato di ammirare il villaggio dal basso, aveva scambiato le abitazioni per cassette per api.

Dopotutto, le dimore erano così semplici che sembravano essere state disegnate da un bambino.

Sopra di loro, sospese da terra, due baracche in legno poggiavano sui rami opposti della stessa quercia gigante.

Quella più vicina, dotata di una finestra frontale che dava direttamente sul margine del bosco, era stata incastrata tra i rami che la avvolgevano su tutti i lati.

Lo scheletro della seconda, invece, si fondeva direttamente con il tronco, aggiungendo un misero soppalco.

Nonostante l'apparenza pericolante, Yachi sapeva che la base delle abitazioni era pressochè stabile.

-Case sugli alberi.- constatò Kenma, inclinando leggermente gli angoli della bocca -Voi vivete nelle case sugli alberi.-

-Il sogno di qualunque ragazzino.- disse Kuroo.

-Solo chi abita nei villaggi di confine.- precisò Yachi -I progetti sono nati durante la guerra contro il Seijoh. Il nostro popolo conosceva i punti strategici delle foreste, e i nemici si potevano attaccare dall'alto.-

-Wow. Con questa strategia, la vittoria era assicurata.- commentò Bokuto.

Tsukishima alzò le spalle. -Loro hanno eretto un muro. Ci siamo dovuti adeguare.-

-Ci sono altre basi nei dintorni?- domandò lo scudiero.

Yachi indicò un albero poco distante sopra il quale, aguzzando la vista, si distingueva la sagoma di un'altra capanna.

-Sono sparse per tutta la foresta di Fuyue. Si raggruppano solo in prossimità di quello che viene considerato il centro del villaggio, attorno alla Grande Quercia Bianca.-

-Una città che non è una città.- osservò Kuroo, con sincero stupore -Come fate a spostarvi da una postazione all'altra?-

-Tramite i ponti.- spiegò Yachi, puntando l'indice sulla casa più vicina.

Dal poggiolo in legno pendevano due corde in erba intrecciata che univano la quercia ai piloni di quella successiva.

Altri due cavi, che fungevano da parapetto, erano stati rinforzati con rami e altre travi.

-Attraversiamo i ponti sospesi, oppure ci muoviamo a terra.- proseguì -Le costruzioni a livello del suolo sono poche. Abbiamo costruito appositammete delle pedane che si elevano per portare gli abitanti sulle terrazze.-

Kuroo scosse la testa, frastornato. -Tutto questo è...-

-Sorprendente.- completò Akaashi.

-Magnifico.- rettificò Bokuto. -Possiamo salirci sopra?-

-Sfortunatamente, sembra che la vostra presenza possa destare qualche sospetto.- disse Tsukishima, infrangendo tutte le loro speranze. -Questa area è praticamente disabitata, ma non rischieremo di attirare l'attenzione.-

-Allora come raggiungeremo la clinica?- chiese Oikawa, guardando verso l'alto.

Tsukishima tirò inaspettatamente un pugno al tronco.

-Sono qui sotto!- annunciò, alzando la voce.

Yachi si spostò leggermente all'indietro, consapevole di ciò che stava per accadere.

Una scala a pioli con le estremità fatte di corda venne calata dalla piattaforma.

-Attenzione!- avvertì una voce dall'alto.

Tsukishima saltò in avanti e afferrò uno degli appoggi di legno prima che sbattesse in faccia a Bokuto.

Dopo aver accostato la scala al tronco, il ragazzo si rivolse ai presenti: -Ci serviremo di questa.-

Oikawa corrugò le sopracciglia, diffidente. -Non sembra molto stabile-

Tsukishima sfiorò distrattamente uno dei pioli con le dita.

-Non ho mai detto che lo fosse.-

Quando i volti dei ragazzi sbiancarono, Yachi si affrettò a rassicurarli: -Ogni abitazione è dotata di scalinate come queste. Non c'è alcun timore.-

Se erano rimasti titubanti, il colpo di tosse di Iwaizumi contribuì a far cambiare loro idea.

-Ragazzi,- mugugnò il ragazzo, mentre gocce di sudore gli contornavano la fronte -non vorrei mettervi fretta, ma sto passando all'altro mondo un po' troppo velocemente, per i mie gusti.-

Oikawa gli accarezzò il braccio, in un gesto di conforto.

I suoi occhi emanavano terrore allo stato puro.

Bokuto si mosse per primo.

-D'accordo. Facciamolo.-

Afferrò una sporgenza e appoggiò il piede sullo scalino inferiore.

-Potete legare i cavalli qui sotto. Nessuno passa per questi sentieri, a meno che non stia cercando specificatamente la clinica.- disse Tsukishima.

Quando Bokuto si trovava già a metà strada, fu il turno di Kuroo.

Mentre Akaashi si occupava dei cavalli con l'aiuto di Kenma, Yachi studiò in silenzio le condizioni di Iwaizumi.

Il ragazzo non si reggeva in piedi e Oikawa era costretto a sostenerlo.

-Ce la farai.- gli stava sussurrando l'amico -Ti prometto che ce la farai.-

Iwaizumi bofonchiò in risposta.

Lo straccio usato per tamponare la ferita era incrostato di sangue fresco, segno che il taglio si stava riaprendo.

Yachi si stupì di quanto il suo aspetto fosse peggiorato in così poco tempo.

-Non riuscirà a salire.- constatò Tsukishima.

Oikawa gli rivolse uno sguardo freddo come il ghiaccio.

-Sì, invece.-

-No.- ribattè il biondo -E' un dato di fatto. Non può neanche camminare.-

Oikawa parve sul punto di commettere un omicidio.

Alla fine, però, fu Iwaizumi ad intervenire: -Ha ragione lui, Stupikawa.-

Yachi non perse l'ombra di dolore che scurì gli occhi del mago.

Anche Tsukishima, tuttavia, parve accorgersene.

-Tienilo stretto.- ordinò, abbassandosi a terra.

Oikawa sollevò le sopracciglia. -Che cosa stai facendo?-

-Sfido la sorte,- rispose l'altro, a denti stretti -sperando che i vicini di casa abbiano il sonno pesante. Non è piacevole svegliarsi con un terremoto, immagino.-

Lo stregone fece per parlare, ma poi serró la mascella.

Si strinse alla guardia del corpo, avvinghiandosi al suo braccio.

Dopo essersi assicurato che Yachi fosse lontana dal raggio d'azione, Tsukishima appoggiò il palmo sull'erba.

Una scarica gialla scaturì dalle dita e penetró nel terreno.

Prima che Oikawa potesse protestare, il corpo del mago e quello di Iwaizumi stavano già sfrecciando a dieci iarde di distanza.

-Ah!- strilló il primo, facendosi ancora più vicino alla guardia.

La colonna di terra e polvere stava tremando sotto i loro piedi.

Yachi si avvicinó a Tsukishima, attenta a non interferire con la sua magia.

-Non è troppo rumoroso.- fu felice di notare.

Tsukishima annuì, concentrato.

-Forse. Ma non passerà inosservato. Specialmente all'alba.-

Yachi si auguró che, una volta tanto, il ragazzo fosse nel torto.

Quando l'altezza della colonna ebbe raggiunto la piattaforma, la sua corsa si arrestò.

Kuroo e Bokuto si sporsero verso il vuoto, aiutando Iwaizumi a trovare un appoggio stabile.

Piccoli blocchi di terra e qualche sasso si staccarono dal monilito e atterrarono a poche spanne da Yachi.

Tsukishima ritiró la mano e pulì il palmo sul mantello.

-Potrebbero arrestati per questo. Ne sei consapevole vero?-

Yachi, pur avendo valutato ogni rischio, impallidì.

Tsukishima studió la sua reazione per qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo.

-Coraggio. È troppo tardi per tornare indietro.-

La ragazza infilò un ciuffo spettinato dietro l'orecchio.

-Sì.-

Seguì Tsukishima su per la scala, attenta a mantenere un provvisorio equilibrio.

Ogni volta che i suoi piedi rischiavano di scivolare, si aggrappava con forza alle corde.

Si convinse a non guardare verso il basso e sperò che Akaashi e Kenma fossero dietro di lei.

Raggiunta la cima, le sue mani erano rosse e scorticate.

Bokuto le porse il braccio, aiutandola a superare l'ultimo piolo.

La terrazza consisteva in una superficie piana composta da assi traforate, attraverso le quali passavano luce e aria.

La facciata dell'abitazione, invece, aveva un che di romantico, immersa completamente nella natura.

Kuroo si sporse oltre il corrimano, godendo di quella straordinaria vista.

Dopo che Akaashi ebbe affiancato Kenma, Yachi si guardò attorno alla ricerca dei proprietari.

-Dove sono finiti?- chiese.

La porta era rimasta aperta, come se li stessero invitando ad entrare.

Tsukishima si mosse verso di essa, ignorando gli sguardi scettici del resto del gruppo.

-E' una clinica farmaceutica. Il proprietario si occupa di erbe, piante officinali e altri intrugli.- iniziò a spiegare Yachi.

-E' pieno di sostanze terapeutiche che fornisce ai pazienti, quindi possiede anche la soluzione a tutti i vostri problemi. Chiunque vi abbia inflitto quella ferita non era umano, vero?- ipotizzò Tsukishima -Il taglio è ancora infetto. Il veleno lo ucciderà.-

Gli occhi di Iwaizumi si chiusero di scatto e il ragazzo soffocò un grido.

-Come possiamo fidarci di questa persona?- chiese con premura Oikawa.

Tsukishima aveva ormai raggiunto l'ingresso.

-Perchè si tratta del padre di-

Le sue parole vennero smorzate dal un fischio acuto.

Il ragazzo si abbassò appena in tempo per evitare di essere decapitato da una sedia volante.

I braccioli si frantumarono sul pavimento e la sella rotolò oltre il parapetto.

Tsukishima sgranò gli occhi, colto dal terrore.

-Ma che cazzo....-

Una testa verde fece capolino dalla porta, timorosa.

Quando riconobbe il soggetto contro cui aveva scagliato la sedia, la sua espressione si trasformò in sgomento.

-YAMAGUCHI!- ripetè Tsukishima, ancora frastornato -Ma che cazzo?-

-Tsukki!- esclamò il ragazzo, correndo verso il suo amico -Mi dispiace! I-io non ti avevo... voi eravate...-

Tsukishima lo tenne a debita distanza allungando un braccio.

-Sei impazzito?-

-Mi dispiace!- insistette l'altro -Ho sentito il terremoto e mi sono spaventato! Ti ho gettato la corda, ma ci hai messo troppo a salire. Non avresti avuto alcun motivo per abbandonare il turno di guardia, quindi ho pensato che fossero dei ladri!-

I vestiti spiegazzati indicavano che Yamaguchi si fosse svegliato da poco.

La massa di capelli era ridotta ad un cespuglio ingarbugliato, dal quale spuntava una treccina laterale.

Le guance, spolverate di lentiggini, si stavano lentamente tingendo di rosa.

Cercò di appiattire sulla testa i ciuffi più spettinati, ottenendo scarsi risultati.

-Scusami tanto.- aggiunse.

Tsukishima si rimise in piedi.

-Come puoi vedere, un motivo ce l'ho eccome.-

Gli occhi ambrati saettarono dietro il ragazzo, fermandosi su Yachi.

-Hey.- salutò lei.

Yamaguchi passò in rassegna il resto del gruppo e tornò a concentrarsi su Tsukishima.

-Cosa sta succedendo?-

-Te lo avrei spiegato con calma,- rispose Tsukishima -se non avessi cercato di uccidermi con una sedia.-

-Tsukki, non volevo! Mi dispiace così tanto!-

-Ne discuterete più tardi.- tagliò corto Oikawa -Puoi chiamare tuo padre, ragazzino?-

Yamaguchi guardò lo stregone e seguì il suo braccio fino al fianco di Iwaizumi.

Poi, si spostò verso il basso, notando la macchia scura che intrideva la fasciatura sulla sua coscia.

-Hai bisogno di cure immediate.- disse, piano -Vi posso accompagnare fino alla Quercia Bianca, dove si trova il centro medico. Ma dobbiamo fare in fretta.-

-Non possono mostrarsi in pubblico.- spiegò Tsukishima -Devono mantenere un profilo basso.-

-Perfavore,- si intromise Akaashi -ci serve l'aiuto di tuo padre.-

Yamaguchi si rabbuiò e fece un passo indietro, come se avesse paura della loro reazione.

-Mio padre non è in casa.-

Yachi sentì il suo cuore sprofondare nela gabbia toracica.

Quando si voltò, le espressioni dei fuggitivi erano anche peggiori.

Fu Bokuto che trovò la voce per parlare: -Cosa significa?-

Yamaguchi fece un altro passo indietro.

-Che mio padre non è in casa. Lui e mia madre si trovano nella città vicina ad acquistare erbe per il negozio.-

-Quando torneranno?- domandò Kenma.

Yamaguchi deglutì.

-Non prima di questa sera.-

Le gambe di Iwaizumi cedettero e il ragazzo collassò a terra.

-Iwa-chan!- urlò Oikawa, gettandosi in ginocchio.

Tsukishima imprecò sottovoce.

-Posso aspettare.- borbottò debolmente la guardia.

-No, non puoi.- decretò Oikawa -Ci dev'essere un altro modo! Portiamolo in città.-

-Non c'è abbastanza tempo.- spiegò Tsukishima.

Oikawa lo fulminò con lo sguardo.

-Non manderete tutto all'aria per causa mia.- sentenziò Iwaizumi.

-Non ti lascerò morire.- mormorò Oikawa, mentre i suoi occhi si gonfiavano di lacrime -Lo giuro sugli dei, Iwa-chan. Fosse l'ultima cosa che faccio.-

Yachi notò, con la coda dell'occhio, un movimento nella loro direzione.

-Che stai facendo?- chiese Tsukishima.

Yamaguchi si accucciò davanti ai due ragazzi con un'espressione quasi sconosciuta.

-Posso provare a curarti io.-

-Davvero?- scattò Oikawa.

-Davvero?- sbottò Tsukishima.

Yamaguchi deglutì, ancora incerto.

-Sì. Non posso assicurare niente. Ma se l'alternativa è... - si morse un labbro, trattenendo la parola morte -allora non rimane altra scelta.-

-Non puoi farlo.- disse Tsukishima, sconvolto -Ti rendi conto di cosa significa la responsabilità di una vita?-

-Ma non posso nemmeno girarmi dall'altra parte.- disse Yamaguchi -Ho visto mio padre al lavoro molte volte. Penso di aver imparato qualcosa.-

-Te lo porterai sulla coscienza per sempre!-

Yamaguchi si alzò in piedi e sorrise debolmente.

-Lo farei in ogni caso.-

Tsukishima strinse in denti, ma non controbattè.

-Grazie.- intervenne Akaashi.

Yamaguchi annuì timidamente. -Io libero la tavola. Voi-uh... portatelo dentro.-

Aggirò Tsukishima e fece un segno a Yachi.

-Mi servirà il tuo aiuto. Due possessori di Magia Verde sono meglio di uno.-

Lei rispose affermativamente e gli corse dietro.

-Tsukki?-

Il biondo roteò gli occhi al cielo.

-Lo so, lo so. Darò una mano anche io.-

-No io...-

Yamaguchi abbassò lo sguardo e si infilò nell'abitazione.

-Scusa per la sedia.-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3989838