Una scommessa d'amore

di Scrittrice Vagabonda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** I ***


Si guardò allo specchio, si sistemò i capelli in uno chignon, si mise la cintura per evidenziare il suo fisico a clessidra e sorrise. Finalmente dopo tanto tempo era felice perché aveva capito quanto valesse e che non bisognava essere dipendenti da un uomo per essere felici. Guardò l’orario e pensò di avviarsi al bar dove avrebbe incontrato le sue amiche, mentre camminava sentiva la libertà sprizzarle da tutti i pori e farla sorridere di ogni cosa. Il bar preferito dalle ragazze non era un bar chic e alla moda piuttosto un ritrovo di altri tempi dove le scritte di giornale erano incollate sui tavoli abbellendoli e le sedie in stile semplice invitavano a prendere un caffè ghiacciato d’estate e una cioccolata calda d’inverno. Si fermò davanti al bar ed esitò a entrare. Mandò un messaggio sul gruppo per avvisare le altre ma una dopo l’altra ebbero un imprevisto. Marilena non poteva perchè il bambino si era ammalato, Giusy aveva litigato con Michele e doveva subito riappacificarsi se no che Dio ci aiuti e Angela aveva il solito mal di testa dell’ultimo minuto. Tipico di lei pensò mentre entrava nel bar per un pomeriggio di solitudine seppur era sempre in compagnia di sconosciuti. Osservò la sala e scelse il posto più isolato per stare con i suoi pensieri e con le amiche sempre attive in chat. Dopo pochi minuti un adolescente si presentò al suo tavolo chiedendole cosa volesse.

<< Un caffè Frozy e un bicchiere d’acqua. Grazie>> sorrise e fece un cenno con la mano al barista che ricambiò con un sorriso e un occhiolino. Il solito provolone pensò mentre apriva la chat delle ragazze per non perdersi i drammi e le sfighe.

Sospirò, bevve un sorso di caffè e riprese a studiare letteratura italiana. L’esame era vicino e lui non aveva neanche fatto metà libro. Sfogliò le pagine sperando che ne scomparisse qualcuna ma niente da fare il fato voleva fargli fare quella settimana in bianco. Un pò era colpa sua, non si era organizzato bene visto che aveva accettato il lavoro di controllore proprio per la flessibilità dei turni e d’altrocanto il professore era molto puntiglioso. Riguardò il manuale, Dante lo perseguitava, proprio non riusciva a capire come una donna potesse essere vista come un angelo benevolo e a detta sua “ a miracol mostrare”. Alzò lo sguardo e fu catturato dal caffè ghiacciato della ragazza di fronte e successivamente dal suo sguardo. Rimase a fissarla per tutto il tempo del caffè finché non incrociò i suoi occhi e subito tornò alla realtà e a sentirsi uno scemo per aver fatto una figura meschina. Posò il caffè, si asciugò la bocca con un tovagliolo e osservò il ciuffo di capelli rossi piegato su un libro. Dev'essere noioso pensò mentre faceva girare il ghiaccio con la cannuccia e guardava le ultime notizie su Facebook. Una finta tosse le fece alzare lo sguardo e finalmente il ciuffo rosso aveva un volto… arrabbiato.

<< Potresti per favore smetterla di giocherellare? Io sto studiando>> disse lo sconosciuto per poi rimettersi diligentemente sulla pagina. Sbuffò e guardò la bacheca di Classeviva per accertarsi di non essersi persa qualche collegio docenti dell'ultimo minuto. Con la coda dell'occhio guardava il ragazzo dimenarsi e a tratti scoraggiarsi di fronte a un libro. Sorrise e sbirciò la pagina. Le tre corone, l'inizio della visione femminile pensò mentre sorrise immersa nei ricordi.

 

"Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente e d’umiltà vestuta,

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

 

Mostrasi sì piacente a chi la mira

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che ’ntender no la può chi no la prova;"

 

Vorrei sapere perché Dante perdesse così tanto tempo dietro a questa Beatrice pensò mentre istintivamente alzò lo sguardo e vide la ragazza immersa tra sé e sé in un mesto sorriso e così capí le parole di Dante e una dolcezza al cuore lo pervase.

Entrambi abbassarono lo sguardo increduli della complicità finché il ragazzo non chiuse il manuale e scrisse un biglietto per poi avviarsi verso l'uscita non prima di farlo scivolare davanti agli occhi della ragazza.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Che figura di merda pensò Veronica mentre si accingeva a fare qualsiasi cosa pur di non guardare lo sconosciuto. Era talmente imbarazzata che si mise perfino a leggere le scritte di giornale sul tavolo pur di passare inosservata e sembrare una professoressa a modo. Talmente era assorta nella lettura che non si rese conto del biglietto scivolato dalle mani del ragazzo. Stava finendo il tavolo quando la sua mano toccò il biglietto. Lo prese, lo rigirò per due volte e poi incuriosita lo aprì.

 

Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quand’ella altrui saluta,

ch’ogne lingua deven tremando muta,

e li occhi no l’ardiscon di guardare.

 

Sorrise e notò che in fondo c'era il suo numero di telefono seguito dal suo nome: Caio. Sorrise di nuovo lusingata, posò il biglietto dentro alla borsa e andò a pagare. Il barista gli sorrise come suo solito e poi la lasciò con «Abbiamo fatto colpo oggi eh». Veronica lo guardò come a non capire cosa volesse dire così si mise a fare un semplice sorriso per accomiatarsi dall'argomento ma il barista non la pensò allo stesso modo «É tutto il pomeriggio che quel ragazzo é sui libri e non ha nemmeno alzato la testa per un grazie a parte quando sei arrivata tu. Credimi lo hai stregato bellezza.» La ragazza risorrise imbarazzata e fece un cenno di saluto al barista che la salutò aggiungendo  «Viene ogni giorno qui a studiare, dice che la gente seppur si fa i cavoli suoi gli mette compagnia. Se ti interessa m'informo sui suoi turni visto che fa il controllore degli autobus» finí come se da un momento all'altro si aspettasse che Veronica gli desse il compito di accertarsi ma non pervenne nulla dalla ragazza solo un semplice sorriso e un imbarazzo mortale. Veronica uscì dal bar ripromettendosi che non avrebbe più messo piede li dentro per poi rimangiarsi la promessa visto che é il bar preferito dalle sue amiche e anche il suo. Inspirò profondamente l'aria della città e con passo svelto si avviò verso casa. Mancano nove giorni e dieci notti prima dell'esame pensò Caio mentre si accingeva a mettere l'acqua sul fuoco. Nell'attesa si mise a ripensare alla giornata avuta e la mente andò subito alla sconosciuta del caffè Frozy. Guardò la tavola apparecchiata frettolosamente e pensò a come sarebbe bello invitarla a casa per una cena romantica. Avrebbe cercato di preparare dei piatti semplici per non restare digiuni, visto che non era un grande chef, accompagnati da un buon vino e delle candele profumate ad allietare l'atmosfera. Il gorgogliare dell'acqua lo riportò alla realtà e dopo cena si rimise sui libri per poi addormentarvisi sopra dalla stanchezza. La sveglia suonò puntuale come sempre alle sei e Caio si rese conto che i suoi propositi erano tutti andati in fumo e che restavano poche manciate di giorni per studiare come si deve. Con questa frustrazione si mise la divisa da lavoro e iniziò il turno convinto che oggi sarebbe stata una giornata piena di multe e niente indugi. Veronica riguardò l'ora e sbuffando pensò ai tanti motivi dei ritardi dei mezzi pubblici. Proprio oggi pensò mentre guardava la strada sperando che da un momento all'altro l'autobus comparisse. Proprio oggi che ho uno scrutinio finale e io devo coordinare tutto pensò mentre avvertiva i colleghi tramite Whatsapp. Dopo venti minuti l'autobus comparve e anche la gioia di Veronica di fece viva. Si sedette e si calmó. Giunta alla sua fermata si diresse verso l'uscita ma l'autista sotto ordine dei controllori non aprì le porte. Proprio ora devono controllare questi ? Pensò Veronica mentre si girava verso gli addetti con fare corrucciato e indolente. Caio passò tutti gli ospiti del bus finché si fermò davanti a lei, pietrificato. Dopo qualche attimo di esitazione prese coraggio e le chiese io biglietto. Veronica le disse che aveva l'abbonamento così glielo mostrò.

«Mi spiace signorina ma le è scaduto.»

Veronica sgranò gli occhi un po' per la vergogna di aver riconosciuto il ragazzo del bar e un po' perché non poteva essersi dimenticata di ricaricare l'abbonamento.

«Non può essere! Il mio abbonamento è valido per un anno»

Caio la guardò sorridendo della sua ingenuità e spontaneità convincendosi che quella ragazza doveva portarla a casa sua a cena.

«Mi spiace devo farle la multa, mi dia i suoi documenti»

Veronica sbuffò, tutte a me pensò mentre estraeva la carta d'identità per consegnargliela.

Caio si appuntò nome, cognome e indirizzo e poi con fare euforico lasciò andare la ragazza la quale con tono sarcastico e infastidito senza andò dicendogli che lo avrebbe denunciato per Stalking se lo avesse rivisto di nuovo. Caio sorrise perché non solo sapeva il nome della ragazza sconosciuta e il suo indirizzo ma non poteva essere denunciato perché in fondo stava facendo il suo lavoro. Sorrise a Veronica e la seguì con lo sguardo fino all'entrata della scuola.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Veronica uscì dalla scuola e s'incamminò a piedi verso casa visto che l'abbonamento era scaduto e un po' di attività fisica ci voleva dopo quella mattinata. Passò per il centro storico, si fermò a prendere una piadina e poi raggiunse casa sua. Stava frugando nella borsa quando notò sullo zerbino un biglietto. Un altro pensò mentre lo raccoglieva e lo apriva come se stesse squartando un animale appena catturato.

 

Oggi non ho potuto fare a meno di pensarti soprattutto dopo il nostro inaspettato incontro sul pullman. Sarei indiscreto se ti invitassi a cena? Sento che c'è della chimica tra noi e vorrei scoprire le reazioni assieme a te.

Il mio numero ce l'hai già.

A presto.

Caio. -

Veronica sorrise, entrò, prese il bigliettino che aveva messo nella borsa e compose il numero adagiandosi sul divano e cercando di calmarsi farcendo dei respiri profondi. Ci mancava solo lo stalker poetico a questo marasma di periodo. La cornetta squillò per poco tempo e una voce contenta e sicura la accolse.

  • Pronto?!

  • Caio?

  • Si, sono io. Chi parla?

  • Sono la ragazza a cui hai dato la multa stamattina.

Pausa. Come se entrambi di aspettassero che da un momento all'altro la cornetta si staccasse.

  • Ah, ciao, che sorpresa. Non mi aspettavo una tua chiamata. Nel biglietto ti ho scritto messaggio non chiamata.

  • Senti, ascoltami molto bene non ho intenzione di uscire con te, non mi seguire o inviare cose inutili perché stai solo perdendo il tuo tempo che a quanto pare per te non è prezioso ma per me il mio lo è per cui ora blocchi il mio numero e addio!

  • Aspetta non…

Veronica riagganciò felice di aver chiuso una situazione snervante. Non bastava avere un contratto a termine, dover finire delle cose lavorative e procedere con la Naspi. Ora ci si mette anche un finto amore infatuato di me. Con questi pensieri Veronica si ricordo della multa presa sul pullman. La prese, lesse l'importo e sgranò gli occhi. Sessanta euro per un abbonamento scaduto ma siamo pazzi pensò mentre guardava i risparmi sulla carta tramite la app del cellulare. Ora non solo devo fare quadrare i conti con fatica ma devo pagare la multa il più presto possibile. Delusa, amareggiata e sull'orlo di una crisi di nervi prese un bicchiere e verso del vino. Veronica passò tutto il pomeriggio a risolvere i suoi casini lavorativi sorseggiando del vino rosso tra una crisi e l'altra.

Erano le cinque e il suo turno era già terminato da un pezzo. Dopo quella telefonata Caio di distese sul divano cercando di capire gli ingranaggi giusti per arrivare alla bella fanciulla. Ma tra un pensiero e l'altro di addormentò risvegliandosi a pomeriggio inoltrato. Guardò l'ora e con fare svogliato decise che l'esame lo avrebbe dato al prossimo appello visto che non era nelle condizioni per studiare. Si spogliò e rimase a ripensare alla ragazza sotto la doccia. Ogni singola goccia che batteva il suo corpo s'immaginava fosse lei che lo abbracciava. Girò la manopola e una doccia gelata lo risvegliò dal torpore. Ma cosa sto facendo pensò mentre si asciugava e si imbellettava per la serata. Camicia nera e jeans attillati ideali per fare colpo e nuove conoscenze pensò mentre la realtà era che avrebbe voluto far conoscenza con una sola persona che però lo considerava uno stalker. Dopo questi pensieri uscì di casa per andare a fare aperitivo con gli amici al solito bar dov'era iniziato tutto.

Erano trascorsi ormai due anni da quando Daniele l'aveva lasciata e ancora nonostante si ripetesse quanto valesse lei non lo aveva dimenticato del tutto. Fini il bicchiere e alticcia rispose al messaggio delle ragazze le quali la stavano attendendo a una festa al solito bar. Veronica sbuffò, conciata in quel modo non avrebbe voluto uscire ma le amiche avevano insistito talmente tanto che se non si fosse presentata sarebbe rimasta coi sensi di colpa a farle compagnia. Si mise un top glitterato e degli short visto la calura estiva che non dava segni di tregua. Le ragazze la attendevano fuori dal locale già mezze brille e starnazzanti.

Entrarono e dopo essersi sedute Veronica si propose di andare a prendere le ordinazioni.

Arrancò tra la folla fino al bancone, attirò l'attenzione del barista e ordinò. Nell'attesa guardò la gente ridere,scherzare e ballare ma lei non era dell'umore adatto per quella serata. Finalmente il barista le consegnò le ordinazioni e raggiunse le amiche che a differenza sua avevano lo spirito e il brio giusto per fare conquiste. Dopo due sorsi le vide scomparire tra la folla mentre lei rimase al tavolo a controllare le borse e se stessa visto che da alticcia divenne brilla e sorridente.

Caio entrò nel bar salutò i suoi amici e dopo una birra media si fermò fisso sulla stessa ragazza che lo perseguita da giorni. Come ipnotizzato la raggiunse, lei le regalò un bellissimo sorriso seguito da

«Eccolo il problema dei miei giorni, cosa vuoi? Sei qui per darmi una multa per ubriacatezza?»

Caio sorrise e senza neanche avvertirla la baciò passionalmente come se la fine delle sue torture fosse quel bacio dato così senza preavviso e intenzione ma solo seguito dall'istinto primordiale. Veronica dopo alcuni minuti tornò lucida e con fare preoccupato

«Non posso scusami» si dileguò uscendo dal locale in preda a una confusione adrenalinica.

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