Winx GX: Per aspera ad Astra

di tbhhczerwony
(/viewuser.php?uid=227654)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Fate which still remains ***
Capitolo 2: *** Oscuro e misterioso ***
Capitolo 3: *** La nuova vita di Aimon ***
Capitolo 4: *** L'avventura di Atan ***
Capitolo 5: *** La famiglia di Saleh ***
Capitolo 6: *** I poteri di Jandor ***
Capitolo 7: *** Alfea ***
Capitolo 8: *** Esame di ammissione ***
Capitolo 9: *** Biblioteca ***
Capitolo 10: *** Di libri ed ali ***
Capitolo 11: *** Nascondino ***
Capitolo 12: *** Cambiamento ***
Capitolo 13: *** La principessa di Eraklyon ***
Capitolo 14: *** La furia di Saleh ***
Capitolo 15: *** “Ce l’hai” ***
Capitolo 16: *** Di matrimoni e principesse ***
Capitolo 17: *** Indovina chi è tornata ***



Capitolo 1
*** The Fate which still remains ***


non so se sia più un miracolo il fatto che sto postando qualcosa dopo mesi o che ho finalmente (almeno) tradotto il prologo del mio AU sulle winx. cito uno scenario che manuel priori ha fatto su tiktok, "sei un maschio e segui le winx?" . e io da piccolo ero fieramente tecna o musa quando giocavo con gli amici, che shippo da quando avevo praticamente 5 anni. per me loro dovevano sposarsi, e così ho finalmente realizzato scrivendo questo AU, sono commosso. ovviamente il prologo è una cosa a sé stante rispetto alla storia, visto che i veri protagonisti saranno i figli delle care winx che ora sono adulte (le milfix? pls rainbow give me milfix) e verranno introdotti dal prossimo capitolo. originariamente, sull'altro sito, ho diviso il prologo in due capitoli separati perché mi sembrava troppo lungo da mettere tutto insieme, invece su efp so che a più persone piacciono i capitoli lunghi quindi li ho tradotti insieme e li ho uniti in un unico prologo per non fare troppo casino. l'AU è un po' tutto frutto di miei headcanon e cose che avrei voluto vedere quando ero bambino ma anche ora, considerando che avevo iniziato a scriverlo/postarlo in inglese nel periodo in cui era uscito l'adattamento netflix--io spero comunque che vi piaccia, e buona lettura!
 
 




Prologue: The Fate which still remains





 

Finiti gli studi di scuola superiore, le Winx dovettero cimentarsi negli studi universitari. Alfea si stava riempiendo di nuovi arrivati e la preside Faragonda decise persino di dare il benvenuto agli studenti del genere opposto; il college diventò più grande siccome le classi aumentarono, avevano anche bisogno di nuovi insegnanti. Al Winx Club le cose non andarono molto bene, però.

Alcune relazioni nacquero, altre si ruppero. Bloom e Sky, per esempio, si trovavano al limite, come Stella e Brandon. Tecna e Musa stavano insieme dallo scorso anno scolastico, Flora stava ancora con Helia mentre Aisha pensava ancora al defunto Nabu in profonda tristezza.

Il nuovo anno di università le colpì come una doccia freda, non potevano aspettarsi a cosa dovevano andare incontro eccetto lo studio più sfrenato. Erano comunque consapevoli che non sarebbe stato per niente facile.

Le ragazze avevano le stesse stanze degli scorsi anni, nulla era cambiato a parte l’atmosfera. Erano adulte, non erano più le gioiose ragazzine degli anni prima.

«Voglio parlarti»

Bloom aveva il telefono attaccato all’orecchio sinistro, coricata sul letto.

«Non capisco, non ne abbiamo bisogno» fu la risposta di Sky.

«“Non capisco”» ripeté Bloom, «Dovrei dirtelo io.» sospirò, «Senti… incontriamoci davanti al campus domani. Non posso affrontare questo argomento in una chiamata»

Sentì anche Sky sospirare, «Va bene. Ci vediamo»

Bloom lasciò cadere il telefono dal cuscino e si coprì il volto con entrambe le mani. Sentì il calore di una mano cercando di separare le sue dal volto, e vide Flora.

«Va tutto bene, Bloom…» la rassicurò.

Bloom annuì, «Non ne sono ancora sicura. Ma… dopo quello che è successo, l’amore che provo per lui sta lentamente scomparendo»

«L’amore è un sentimento bizzarro» commentò Flora, «Una volta ti innamori di una persona, e quando vedi che questa fa qualcosa di sbagliato cambi idea»

«È così… ma la nostra relazione non è mai stata rose e fiori, dopotutto…»

Flora la guardò con preoccupazione nei suoi occhi, accarezzandole una spalla.

«Quindi vuoi rompere con lui?»

La fata della Fiamma del Drago annuì.

«Certo… era piuttosto ovvio» mormorò la fata della natura, «Mi dispiace…»

«Non preoccuparti, Flora» Bloom alzò lo sguardo verso di lei forzando un sorriso, «E grazie…»

Flora le diede una piccola pacca sulla spalla prima di alzarsi dal letto, per uscire dalla porta principale. Prese il telefono dalla sua tasca e fissò l’ora proiettata sullo schermo—perché Helia ci stava mettendo così tanto? Non era da lui. La donna si distrasse sentendo la risata di Musa dalla sua stanza, poté vedere attraverso il vetro della porta che Musa stava parlando con Tecna e Aisha: probabilmente stavano facendo una pausa dallo studio come le altre tre, o due. Dov’era Stella?

Flora sussultò sorpresa una volta realizzato che la porta di fronte a lei si aprì improvvisamente, e fu Stella ad aprirla. La principessa di Solaria non sembrava per niente felice quel giorno. Il Winx Club non era lo stesso da quando avevano iniziato l’università. La fata della natura tentò di avvicinarsi a Stella, agitando appena una mano.

«E… ehi, Stella?» tentò di chiamarla, «Stai bene?»

La donna bionda non rispose, si voltò lentamente verso Flora con lo sguardo accigliato. Con un’occhiata più attenta, la guardiana di Linphea notò che gli occhi della donna erano appena arrossati. Aveva pianto? O era successo qualcosa? L’unica cosa che poté evincere, era che Stella era molto arrabbiata.

«Ho rotto con Brandon» ammise finalmente con un sospiro.

A quanto pare quell’anno non era fatto per le relazioni. Flora si avvicinò con cautela a Stella per abbracciarla, la bionda ricambiò l’abbraccio dopo qualche secondo. Chiaramente non ne voleva parlare, quindi quando il loro abbraccio si sciolse, la fata di Solaria si chiuse in camera sua. Flora si mise una mano sul petto, realizzando poco dopo che il suo telefono stava vibrando. Beh, era ora. Anche Helia aveva degli esami, dopotutto. “Arrivo in cinque minuti!”, era il suo messaggio.

Decise di uscire e, allo stesso momento, Aisha uscì dalla stanza di Tecna e Musa. Dopo che Flora se n’era andata, il corridoio sembrava vuoto. Bloom era da sola nella sua stanza, così come Stella. La fata dei fluidi scosse la testa, tornando dentro la stanza delle altre due. Entrambe guardarono Aisha confuse.

«C’è qualcosa che non va?» domandò Musa, «Di nuovo?» aggiunse.

«Ho sentito la voce di Flora, ma Bloom e Stella sono nelle loro stanze» rispose Aisha, «Forse… forse una di loro ha rotto con il suo fidanzato? Beh, Flora è esclusa ovviamente. Lei ed Helia sono piuttosto affezionati per quel che ne sappiamo»

Tecna finì di scrivere sul suo computer e si voltò verso di lei, «Sapevamo che Bloom e Stella non avevano una bella relazione con loro. Non mi sorprenderebbe»

«Sì, ma è strano, Stella e Brandon andavano molto d’accordo…» commentò Musa.

Aisha abbassò lo sguardo pensierosamente, «Da quel che so, Brandon stava programmando il loro matrimonio. Stella, però, non voleva ancora sposarlo e voleva semplicemente convivere con lui»

Musa sospirò, lanciandosi sul letto. Quell’argomento era stressante, sposare una persona era una decisione importante, ma anche conviverci. Musa poteva capire i sentimenti di Stella da una parte, ma anche quelli di Brandon, visto che si conoscevano e si amavano da molto tempo. Tecna stava imparando di recente questo tipo di sentimenti, specialmente grazie a Musa—quindi stava tentando di processare quell’argomento nel suo archivio.

«Sappiamo bene come Stella possa essere estremamente teatrale, alcune volte» disse Musa, «Magari le cose si sistemeranno prima del tempo»

Tecna e Aisha annuirono. Era vero, Stella e Brandon avevano litigato poche volte e si era sempre risolto tutto. Una volta che la loro conversazione finì, il trio tornò a studiare. Inutile dire che Bloom aveva sentito tutto dalla sua stanza.

 

 

***

 

«Perciò questo incantesimo si è rivelato utile per le fate antiche—»

Mentre Palladium spiegava, la maggior parte degli studenti stavano prendendo appunti o, direttamente, non ascoltavano. Stella era una di questi ultimi. Quelle settimane sono state difficili per lei e non poté concentrarsi molto sullo studio, o ascoltare le lezioni obbligatorie. Proprio quando il suo primo anno stava per finire.

Al contrario di lei, Bloom sembrava aver recuperato la sua personalità gioiosa ed ottimistica. Il problema era che nessuna delle Winx sapesse perché—e questo causò la curiosità di Musa e Aisha ad uscire fuori. Non trovarono nulla, solo una collana nuova che lei stava indossando ultimamente. Conoscendo Bloom, che si era messa in pericolo per il problema del “falso Avalon”, era probabile che stesse frequentando un altro uomo—ma non sapevano chi.

Non appena la lezione terminò, Flora andò a parlare con Palladium per qualche consiglio, mentre Stella uscì dalla classe senza dire niente. Il resto del gruppo tornò in stanza, tranne Bloom. Quando Flora tornò, trovò Aisha, Musa e Tecna in salotto. Era chiaro che fosse successo qualcosa tra Bloom e Stella, non si parlavano da giorni e la stanza di Stella era fin troppo ordinata per essere sua.

Però, volendo cambiare argomento, Flora si sedette sul divano con Aisha e Musa, poggiando il libro sul tavolino di fronte a loro.

«Gli esami finali sono vicini» disse, «Il professor Palladium mi ha detto il programma per il secondo anno—»

«Ugh, sono solo io o queste lezioni sembrano uguali a quelle degli anni scorsi ma con più verifiche?» si lamentò Musa, incrociando le braccia.

Aisha ridacchiò ironicamente, «Che ti aspettavi, scusa?»

«Comunque…» continuò Flora, «Siamo professionali adesso, se gli esami delle superiori erano difficili ci saremmo dovute aspettare che questi lo sarebbero stati molto di più. Trovo che sia utile per noi insegnare alle nuove generazioni di fate!»

Tecna distolse lo sguardo dallo schermo del laptop e guardò le tre. Sentì la presenza di una strana aura che non aveva mai captato prima—le tre donne non erano sole.

«Oh, eccovi!» esclamò Bloom, entrando in stanza.

Tecna alzò lo sguardo verso la fata dai capelli rossi, forse era solamente lei.

«Ehi, Bloom» la salutò Aisha, «Stai uscendo molto, ultimamente»

La fata della Fiamma del Drago ridacchiò nervosamente e si guardò intorno, «Già… sembra di sì… beh, penso che ormai abbiate capito che sto frequentando qualcuno»

Musa sgranò gli occhi. Le labbra di Aisha si incurvarono in un sorrisetto, «Lo sapevo.»

La fata della musica rovistò tra le tasche dei suoi jeans, prendendo dei soldi per darli alla principessa di Andros, «Ma che cavolo…»

Flora sospirò, coprendosi con imbarazzo il volto con una mano, «Uhm…» dopodiché sorrise, «Sono molto felice per te, Bloom!»

Bloom ridacchiò, «Grazie…»

Stava frequentando un uomo, ma sembrava anche imbarazzata a riguardo. Nello stesso momento, Stella entrò nella sua stanza e una volta chiusa la porta, non uscì più. Le donne rimasero in silenzio, guardandosi a vicenda con evidente confusione. Bloom sgranò gli occhi e si allontanò discretamente, facendo passi all’indietro.

«Vado nella mia stanza a studiare»

Le labbra di Flora si incurvarono in un leggero sorriso, mentre si alzava dal divano, «Vengo con te, sto per andare a dormire…»

La donna dai capelli rossi sforzò un sorriso, «C… certo!»

Tecna alzò lo sguardo, notando Bloom e Flora andarsene. Musa assottigliò appena lo sguardo, avvicinandosi a lei.

«Che c’è, tesoro?»

La fata della tecnologia abbassò lo sguardo, pensierosa, «Sento un’aura particolare… come se… fossimo in sette»

«Sette?» ripeté Musa.

«Forse hai sentito l’energia di qualcuno passare in corridoio» commentò Aisha, «Non pensiamoci troppo… nessuno entrerebbe qui senza conoscerci»

Tecna annuì, alzandosi dalla poltrona, «Forse hai ragione, sono solo io, ho bisogno di ricaricare le batterie» e si diresse verso la sua stanza, seguita da Musa poco dopo, dando la buonanotte ad Aisha, che rimase lì per un po’.

La donna controllò l’orario sul telefono, era quasi mezzanotte. Sospirò, pensando ai suoi amici. Bloom aveva rotto con Sky ma stava già frequentando qualcun altro, Stella a sua volta aveva rotto con Brandon ma non aveva trovato nessun altro, Flora stava ancora con Helia—anche se sembravano distanti tra di loro. Probabilmente, le uniche che erano felici in quel momento erano Musa e Tecna. Aisha stessa, invece, stava ancora pensando a Nabu. Non poteva sostituirlo facilmente.

Però non poteva vivere con il dolore, pensando solamente a lui. Doveva pensare ai suoi esami e continuare gli studi, era ciò che contava di più in quel momento. Era inevitabile che Nabu le tornasse in mente, ma questo non poteva di certo fermarla.

Quando Aisha sentì la porta della stanza di Musa aprirsi, si voltò verso essa.

«Non dormi con noi?»

«Oh, sì!»


 

***


 

Cinque giorni dopo, Tecna continuò a sentire quell’energia venire dall’appartamento delle Winx. Quella mattina era l’ultima ad essere uscita perché voleva controllare le energie delle amiche—ma nulla sembrava cambiato. Dopo le lezioni, utilizzò i suoi occhiali scanner per controllare meglio le loro auree, aiutata dal laptop.

Bloom sembrò essere normale, il suo livello sembrava essere un po’ più alto delle altre per via della Fiamma del Drago. Controllò poi le due principesse, Stella e Aisha, il loro livello sembrava come il solito, stessa cosa per Musa. Quando cominciò a controllare Flora, il suo livello iniziò improvvisamente ad aumentare, anche se per poche cifre. Ma perché? Sembrava anche strana ultimamente, come se stesse male.

«Non puoi partecipare alle lezioni se stai così» disse Bloom, «Dovresti riposarti»

Flora sospirò, «Ci proverò…»

Le due donne si abbracciarono, prima che Flora potesse rapidamente andare in bagno. Tecna si tolse gli occhiali, tutto ciò era completamente assurdo—pensava che i Linpheiani fossero una delle razze più resistenti e quasi immuni a molte malattie. Linphea era anche conosciuto per le sue medicine miracolose.

La porta della stanza di Stella si aprì e uscì dalla stanza con una valigia. Era per questo che la sua stanza era stranamente in ordine? Perché se ne stava andando via? Bloom si avvicinò a lei, preoccupata, cercando di fermarla.

«Dove stai andando?» domandò, «Non dirmi che—»

«Oh, no. Non preoccuparti» Stella si voltò verso di lei con un sorriso che sembrava forzato, «Ho solo… delle cose da fare»

Aisha la guardò sorpresa, «Stai davvero tornando a casa…?»

«Non esattamente» rispose la principessa di Solaria, «Beh, ho comprato una casa a Magix… quindi sì?»

Musa si mise le mani sui fianchi, «Che stavi aspettando a dircelo?!»

Un urlo di Flora proveniente dal bagno interruppe la loro conversazione. Aisha corse ad aprire la porta, seguita dal resto del gruppo.

«Che succede?!»

Flora si voltò verso di loro, ridacchiando nervosamente. Stava tenendo qualcosa in mano—un test di gravidanza?

«Beh… c’è una ragione per il quale sto male. Sono incinta!»

Questo spiegava ogni cosa. Specialmente per Tecna, che sentiva sempre un’altra aura oltre la loro, e il livello d’energia di Flora che aumentava a dismisura. Le donne si avvicinarono a lei per abbracciarla con supporto.

«Aspetta—il bambino è di Helia?» domandò Stella.

Flora inarcò un sopracciglio, «Certo, di chi sennò?» e risero insieme.

«Congratulazioni! Dobbiamo assolutamente festeggiare» esclamò Bloom, «E Stella, tu resti qui stanotte!»

Stella sgranò gli occhi sorpresa, prima di sorriderle.

«Beh, non ho altra scelta, vero?»


 

***


 

Altri cinque giorni passarono da quando Stella se ne andò da Alfea. Sembrava tutto così vuoto e diverso senza di lei. La principessa di Solaria era quella che portava più risate tra loro, quando erano adolescenti. Ma ovviamente, come tutto il resto, qualcosa cambia sempre nella vita. Sentendosi in colpa per la dipartita di Stella, Bloom sospirò sul divano, chiudendo il giornale che stava leggendo. Era colpa sua se Stella aveva deciso di andarsene da lì, doveva dirlo anche alle altre.

«Bloom?» la chiamò Aisha.

«Mmh… sì, ehm… devo parlarvi, ragazze»

Bloom si alzò dal divano, a faccia a faccia col gruppo. Le donne la guardarono confuse, mentre Tecna si voltò un momento dopo, chiudendo il laptop.

«Se Stella se n’è andata… è per colpa mia»

«Cosa?» chiese Musa, «Puoi spiegarti meglio?»

«Vedete…» iniziò Bloom, «Io… mi sto frequentando con Brandon… mi ha detto che non ha potuto risolvere con Stella»

Sotto lo sguardo scioccato di tutte, la fata della Fiamma del Drago abbassò lo sguardo.

«Mi dispiace… non sapevo come dirvelo… Stella è probabilmente arrabbiata con me»

Aisha incrociò le braccia, «Sei sicura che sia per questo? Avrei immaginato una scena differente da “Me ne vado”—voglio dire, ti avrebbe picchiata prima»

Bloom annuì, «Ma io sono sicura… e mi dispiace»

Musa la guardò pensierosa, «Le tue scuse non cambieranno la situazione, e non è colpa tua. Stella e Brandon si stavano comunque lasciando, non te ne devi fare una colpa se a Brandon ora interessi tu»

«Forse hai ragione…»

Flora abbassò lo sguardo verso la sua pancia, accarezzandola anche se non era ancora ben formata. In quei giorni, anche lei ed Helia erano un po’ distanti, non era sicuramente per le stesse ragioni di Bloom o Stella, l’uomo era semplicemente meno attaccato a lei del solito. Non si baciavano più come una volta, specialmente in pubblico. Era preoccupata per lui e sperava che non stesse male.

«Stai bene, Flora?» domandò Aisha.

«Sì—non preoccuparti»

La principessa di Andros si unì a lei nell’accarezzare la sua pancia. Sapeva che il bambino ancora non era formato, ma era comunque lì. Flora le sorrise, alzando lo sguardo verso di lei.

«Hai già dei nomi in mente?» chiese la fata dei fluidi.

«Mmh…» Flora abbassò nuovamente lo sguardo, «Se è maschio, mi piacerebbe Lukas… se è femmina, pensavo a Fauna… era una delle opzioni per il nome di mia sorella prima che potessero chiamarla Miele»

«Mi piacciono!» commentò Aisha, «Quale speri di più?»

«Beh, non importa. Lo amerei in ogni caso» ridacchiò, «Helia non mi ha detto se aveva delle opzioni per il nome… mi ha detto che i miei andavano bene»

«Gli verrà qualche idea, o anche se no, andrà bene comunque!» Aisha la rassicurò, «Ti ama, quindi non preoccuparti»

Flora le sorrise dolcemente, «Grazie, Aisha…»


 

Due giorni dopo, Flora ricevette una chiamata da Helia. Prese un respiro profondo prima di decidere che era finalmente tempo di parlare con lui—di che cosa dovevano parlare? La fata era preoccupata per lui da giorni, ma non pensava di fosse davvero qualcosa che non andava. Aisha aiutò Flora ad andare a Magix City, lei ed Helia si incontrarono al loro caffè preferito. Una volta scelto il tavolo, Helia aiutò la donna a sedersi nella sedia davanti a lui. Anche quel giorno, Flora non ricevette un bacio—solo uno sulla guancia, che lei ricambiò.

«Grazie…» mormorò lei.

Helia si sedette, sorridendole, «Prego» rispose, «Ordiniamo, prima?»

«Oh, sì»

Quando la cameriera si avvicinò a loro, ordinarono entrambi un drink di Andros. Flora sospirò e sorrise ad Helia, poggiando le braccia sul tavolo.

«Quindi… di che volevi parlarmi?» azzardò a chiedere.

L’uomo si scostò un ciuffo dall’occhio sinistro e cominciò a parlare, «Oh, uhm—scusa se non ho avuto il tempo di parlartene, ma—»

«Non preoccuparti» intervenne lei.

«Ecco…» continuò lui, «A parte essere occupato con il lavoro, io…»

«I vostri drink»

La cameriera si avvicinò al tavolo con i bicchieri, entrambi la ringraziarono prima che potesse andare via. Flora prese il suo bicchiere e cominciò a giocare con la cannuccia, invitando Helia a continuare mentre sorseggiava il drink.

«Come stavo dicendo,» lui ridacchiò nervosamente, «Non ho avuto tempo di dirtelo, ma sto frequentando Riven da un po’ di settimane»

Flora rimase in silenzio, togliendo le labbra dalla cannuccia colorata.

«Oh» pronunciò semplicemente.

Helia premette le labbra nervosamente, «Sì, uhm…»

«Non pensi… di aver scelto un momento un po’… sbagliato, per dirmelo?» la fata diede uno sguardo alla sua pancia, che si stava lentamente formando con il tempo.

L’uomo sospirò, «Lo so, scusami…» mormorò, «Ma voglio comunque aiutarti con il bambino, dopotutto è anche il mio»

Flora lo guardò perplessa, invitandolo a continuare.

«Non penso che te lo facciano tenere mentre sei ad Alfea,» spiegò, «Quindi, ti dispiacerebbe se ce ne occupassimo io e Riven nel frattempo?»

La donna sgranò gli occhi, sorpresa. Helia aveva ragione, Alfea non faceva tenere bambini agli studenti, quindi era probabilmente la soluzione migliore—tra l’altro, Flora aveva sempre sostenuto che Helia sarebbe stato un padre fantastico, e questo avrebbe risvegliato anche il lato tenero di Riven, o almeno così sperava.

«Non mi dispiace» ammise, «Grazie…»

«Prego, come padre dovrò pur farlo» disse, «Quando l’hai notato?»

«Cinque giorni fa, ma il test diceva che ero incinta da una settimana»

«Capisco…» Helia abbassò lo sguardo pensierosamente, «Forse l’abbiamo concepito quella volta, quando siamo tornati su Linphea»

«Probabilmente sì…» annuì, «Persino Tecna lo sapeva! Aveva detto di aver sentito dell’energia venire da me, ma pensava che fosse semplicemente la mia aura»

«Tecna è una cyborg, vero?» vide la donna annuire e continuò, «I suoi sensi sono molto più avanzati dei nostri. Voglio dire—alcune persone devono usare i computer per sentire le energie, voi ragazze siete potenti e sicuramente potete farlo anche senza essi. Ma Tecna è sicuramente più veloce»

«È vero, non ci avevo pensato…»

Helia sorseggiò il suo drink, «Non so quanto tu abbia bisogno di sentirti dire questo ma…» guardò in basso timidamente, prima di guardarla negli occhi, «Ma sono felice che sia tu la madre del mio bambino. Non potrei immaginare nessun altro, altrimenti»

Flora sorrise dolcemente mentre le sue gote si coloravano appena di rosso, «Grazie, e sono felice che tu sia suo padre»


 

***


 

«Quindi… ora lo sanno tutte?»

Aisha, Musa e Tecna fissarono Brandon, che stava di fronte alla porta del loro appartamento. Non vedendo Flora, lui sapeva già che era con Helia—mentre si domandava che fine avesse fatto Stella. Non che lui non sapesse della sua partenza, ma voleva saperne la ragione. Non poteva essere per via di Bloom, lui non l’avrebbe accettato—non da Stella, visto che erano migliori amiche e si supportavano sempre.

«Già» rispose Bloom.

«Non ne parliamo però» disse Musa, «Non sono in vena di drama, oggi»

Brandon sospirò, «Va bene» annuì, avvicinandosi a loro sul divano, «Quindi, come state?»

«Stiamo solo studiando ultimamente» rispose Aisha, «Ci stanno riempiendo di esami»

«Ugh… cavolo» disse, «Helia mi ha detto che anche loro stanno studiando molto»

Musa sgranò gli occhi sorpresa, «Aspetta, non frequenti più Fonterossa?»

Brandon scosse la testa, «No, me ne sono andato dopo aver ricevuto il diploma di studi superiori» ridacchiò, «Tanto potrei sempre tornare se volessi continuare»

«Beh, devi darti una mossa se vuoi comunque stare con i tuoi amici» consigliò Tecna.

«Sì… ci stavo pensando»

Bloom tornò con un vassoio tra le mani, con delle tazze fumanti. Lo posò sul tavolino e diede una tazza a Brandon.

«Grazie»

«Flora non è qui, quindi prendi il suo posto?» Musa ridacchiò, facendo ridere anche la donna dai capelli rossi.

«Ne ho fatta una anche per lei, quando torna» continuò, «È l’ora del tè, dopotutto»

Il gruppo cominciò a chiacchierare, sorseggiando il tè. Brandon raccontò loro alcune novità su Fonterossa ed Eraklyon, Sky sembrava molto occupato con i suoi doveri reali. Bloom non era molto in vena di parlare di lui, ma allo stesso tempo era contenta che Sky non stesse particolarmente pensando a lei e il modo brutale in cui avevano rotto.

Quando la porta principale si aprì, videro Flora tornare. Salutò i suoi amici con un sorriso forzato, non era esattamente brava a mentire. Bloom le offrì la tazza di tè, invitandola a sedersi con loro.

«Tutto bene?» chiese.

«Beh, questa è sicuramente l’ultima cosa che vorresti sentirti dire da me ma,» fece una pausa, «Helia ed io abbiamo dovuto rompere» prima che il resto del gruppo potesse prendere parola, lei continuò, «Non è colpa di nessuno dei due. Sentivo già che non eravamo più gli stessi di prima, fortunatamente mi ha detto che stava frequentando Riven da qualche settimana. Non puoi di certo forzare il tuo cuore su qualcun altro quando sei innamorato, dopotutto»

Brandon soffiò appena dall’imbarazzo, «Quindi alla fine l’hai saputo, eh…»

Aisha e Musa si voltarono verso di lui di scatto, «E tu lo sapevi già?!» esclamò la fata dei fluidi.

«Non posso crederci!» la fata della musica aggrottò la fronte, «E Riven non mi ha raccontato niente!»

Tecna inarcò un sopracciglio, «Era ovvio, tutti amano Helia»

Brandon annuì e sorrise, «E i suoi capelli stupendi» poi scosse la testa, «Comunque…»

«Dovrò probabilmente riposarmi un po’ prima e dopo la gravidanza, quindi Helia si è offerto di aiutarmi» Flora continuò a raccontare, «Il bambino sarà in buone mani con lui, sono sicura che amerà suo padre come lo amo io»

Il gruppo le sorrise. Lei, successivamente, prese il telefono di scatto, «Mi stavo per dimenticare, i miei non lo sanno ancora! Solamente Miele, per ora»


 

Di notte, Bloom guardò fuori dal balcone pensierosamente. Alzò lo sguardo al cielo, era pieno di stelle. Poetico, almeno per lei, che stava pensando al futuro.


 

In un altro balcone, lontano da Alfea e in un posto più buio, Icy fissò il cielo nuvoloso. Non sentiva nulla. Darcy e Stormy avevano notato il suo comportamento insolito, e non ne aveva parlato come faceva sempre.

Icy era davanti a loro, con ogni piano che aveva in mente, anche se questo coinvolgeva solo due di loro con la persona con cui lavoravano—avevano persino lottato per Valtor. Darcy e Stormy erano dietro di lei, nella direzione opposta.

«Non è la stessa di prima» commentò Darcy, «Se vuole rovinare un altro dei nostri piani, io mi chiamo fuori»

Lo sguardo di Stormy si intristì, «Cosa, davvero…?»

«Non ti ricordi come si comportava quando frequentavo Riven anni fa?» domandò Darcy, «Non possiamo frequentare nessuno, ma quando lo fa lei scegliendo un signore dei demoni o una divinità va bene?»

Stormy non rispose e abbassò lo sguardo. L’altra strega scomparve nel buio, mentre la più giovane guardò Icy con tristezza. Ma le Trix non si sarebbero separate, vero?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Oscuro e misterioso ***


alla fine ce l'ho fatta! ma in effetti è anche perché tradurre le mie stesse fanfic mi agevola, non devo necessariamente pensare a ciò che voglio scrivere (visto che ce l'ho già) e se voglio posso solo apportare delle modifiche. infatti oggi, mentre trasportavo, mi sono accorto di cose che ho totalmente modificato andando avanti con la storia, quindi le ho rimodificate anche in questo capitolo. non si noterà molto, al massimo solo chi ha letto su ao3 può notare le modifiche e si chiederanno "ma prima questo non era così?" io: "sì, perché l'ho cambiato", effetto mandela much? ma con i miei oc, aiuto. oggi non ho molto da scrivere nell'angolo, il blocco/burnout sta aumentando per via dello stress tra il lavoro che devo ricominciare e altri problemi nella vita. voglio affrontare le cose con ottimismo, per tirarmi un po' su, ma sono molto realista e voglio vedere come si evolveranno le cose. in ogni caso, spero che vi piaccia questo primo capitolo, dove introduco i figli delle winx! buona lettura!
 


 
Oscuro e misterioso


 

La suoneria assordante della sveglia dominò la stanza, che aveva ancora le tende chiuse, nemmeno un piccolo raggio di luce poteva entrare. Il ragazzo dodicenne dai capelli rossi si tolse la coperta dal volto per spegnere la sveglia con uno sbadiglio assonnato. Le sue orecchie leggermente appuntite scattarono sentendo la voce della madre una seconda volta.

«Jandor, farai tardi a scuola!» la sentì esclamare, finché la donna non entrò nella sua stanza, «Non farmi ripetere le stesse cose!»

«Ah, mamma…» si lamentò lui, ancora assonnato.

Bloom si mise le mani sui fianchi, «Su, alzati. Magix City è lontana da qui, devi prendere il bus»

Jandor alzò lentamente lo sguardo verso di lei, «Non posso volare…?»

«L’ultima volta che ti ho insegnato a volare hai quasi distrutto mezza città» la donna camminò verso la porta, «Vado a prepararti il pranzo!»

Bloom uscì lasciando la porta aperta. Il ragazzo si alzò pigramente dal letto, sbadigliando nuovamente mentre si dirigeva in bagno. Una volta pronto e vestito, si legò la sua sciarpa blu preferita al collo per scendere successivamente le scale, dove Bloom stava mettendo il suo portapranzo sul tavolo.

Jandor lo prese, mettendolo dentro lo zaino per dirigersi rapidamente alla porta principale.

«Fai attenzione là fuori!» gli disse lei.

«Sì, ci vediamo, mamma!» la salutò con un sorriso, uscendo di casa. Vedendo Brandon allenarsi in giardino, lui salutò suo padre prima di correre alla fermata del bus.

Fortunatamente, arrivò in tempo. Jandor prese uno dei posti vuoti, prima che il bus potesse partire nuovamente. Il ragazzo guardò fuori la finestra, vedendo il resto del paese. I suoi occhi cominciarono a chiudersi, e si addormentò qualche secondo dopo.


 

Un ragazzo dai capelli color lavanda legati in una coda era fermo di fronte uno degli alberi che portavano al bosco, dove la sua classe si stava dirigendo. Si aggiustò gli occhiali più su nel setto nasale, controllando l’orario sul suo orologio da polso digitale con impazienza. Una volta che vide una figura correre verso di lui, incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio.

«Ah, era ora!» esclamò.

Jandor si fermò di fronte a lui, ansimando dopo la corsa, «Mi… dispiace… Atan—»

«Non ti coprirò se vieni tardi un’altra volta! Sei fortunato che il professore ci abbia aspettati, stavolta» Atan si voltò verso la direzione opposta, «Su, gli altri sono già andati avanti, li raggiungeremo in un batter d’occhio»

Il ragazzo dai capelli rossi lo seguì lentamente, e camminarono insieme seguendo la loro classe. Nonostante ciò, erano leggermente separati rispetto al resto del gruppo. Atan assottigliò lo sguardo, consultando la mappa sul suo tablet.

«Sei sicuro che non ci siamo già persi…?» domandò Jandor.

Atan si voltò velocemente verso di lui, «Assolutamente no!» esclamò, «Guarda le impronte… devono essere qui, e se non lo sono possono sempre contattarci»

Il ragazzo dai capelli rossi mise un broncio pensieroso, «E se non lo facessero…?» e sgranò gli occhi appena l’amico gli mise una mano di fronte alle labbra.

«Sssh… hai sentito?» sussurrò, l’altro ragazzo scosse la testa.

A quel punto cercarono di rallentare il passo, andando avanti per la Palude di Melmamora. Qualcosa si muoveva tra i cespugli non troppo lontano da loro. Pensando che fosse un mostro, Atan preparò il suo scettro, mentre Jandor la sua spada. La figura si mosse e si alzò, poi urlarono tutti insieme.

Atan aprì l’occhio sinistro, vedendo che era un umano, un ragazzo della loro stessa età. Pelle olivastra, orecchie appuntite e capelli biondi legati in una coda bassa—indossava un semplice cardigan e una maglietta verde.

«Oh, scusate tanto! Non volevo spaventarvi!»

Riconoscendo la figura, entrambi tirarono un sospiro di sollievo e ritrassero le armi.

«Un attimo… tu sei Saleh dell’altra classe, vero?» chiese Atan.

Il ragazzo annuì, «Sì! E voi… siete Atan e Jandor, giusto?» sospirò, «Mi sono distratto e ho perso il resto della mia classe… volevo vedere le ninfe e alcune specie di fiori che ho trovato!»

«Che coincidenza, anche io volevo vederle»

Il trio si voltò per notare un ragazzo più alto, con le orecchie appuntite e pelle scura, capelli viola intrecciati in dreadlocks, legati a loro volta in una coda alta. Si avvicinò a loro, Jandor lo guardò confuso.

«Tu chi sei?»

Il ragazzo si inchinò appena, nascondendo le mani tra le sue maniche lunghe e larghe, «Perdonatemi, non mi sono presentato. Io sono Aimon, sono dell’altra scuola media a fianco alla vostra»

Atan batté le mani una singola volta, in realizzazione, «Ah, io ti conosco! Sei l’arciere con le frecce d’acqua, non è vero?» domandò, «Entrambe le mie madri ti conoscono!»

Aimon sgranò appena gli occhi dallo stupore, «Davvero?»

Jandor sobbalzò sorpreso, «Un attimo!» esclamò, «Quindi le nostre mamme sono… amiche?»

«Mia Mama, Musa, mi ha raccontato di Alfea e quando avevano formato il Winx Club, c’era anche mia Madre Tecna,» spiegò Atan, indicando Jandor, «Bloom…» e andò ad indicare Saleh, «Flora,» e indicò finalmente Aimon, «E Aisha, l’attuale Regina di Andros, vero?»

Aimon annuì, «Esatto»

«È fantastico! Anche mia zia Daphne è una regina!» aggiunse Jandor.

Atan ridacchiò, guardando Saleh, «Sembra che siamo gli unici rimasti senza una famiglia reale»

Il mezzo elfo lo guardò confuso, «Ma le Winx non erano sei? Voglio dire, potremmo essere cinque per ovvie ragioni, ma siamo solo quattro…»

Jandor cacciò una piccola risata, «Oh, beh… io so perché. È a causa del fatto che zia Stella non ha figli»

«Allora saremo noi il nuovo team!» Atan annuì convinto, «Vediamo, abbiamo la fata della Fiamma del Drago, fata della natura, fata dei fluidi e la fata del suono, che sono io!»

Aimon ridacchiò, «Sei piuttosto entusiasta, vero? Ora capisco perché il vostro legame è così forte»

Atan e Jandor si guardarono a vicenda per un momento, il ragazzo dai capelli rossi sorrise e l’altro si aggiustò gli occhiali più su, tossendo dall’imbarazzo.

«No, non è vero!»

Un forte tuono seguito da un fulmine interruppe la loro conversazione, le nuvole chiusero completamente il cielo, che diventò più scuro.

«Dobbiamo tornare dalle nostre classi!» esordì Saleh.

Jandor annuì, «Sì, sarebbe meglio. Andiamo!»

Corsero per il sentiero nel bosco, guardandosi intorno per trovare i loro gruppi, ma non c’era traccia di loro. Cominciò a piovere e i ragazzi non avevano altro che le loro giacche o le borse per ripararsi durante l’esplorazione, che stava iniziando a durare un’ora. Dopo qualche minuto, Atan sgranò gli occhi sorpreso, vedendo qualcosa non troppo lontano da loro e la indicò.

«C’è una baita, entriamo lì dentro!» ordinò, il resto del gruppo lo seguì.

Entrarono rapidamente nella baita, chiudendo la porta. Jandor tirò un sospiro di sollievo, togliendosi la giacca dalla testa.

«Ci è mancato poco…» mormorò Saleh.

«Anche se siamo qui, non dovremmo abbassare la guardia» disse loro Atan, corrucciando le sopracciglia, «Questa pioggia non è per niente normale»

Aimon incrociò le braccia, «Questo è strano. Non ho mai visto un cielo così buio, da quando mia madre mi aveva parlato di Torrenuvola»

Jandor starnutì improvvisamente, facendo sussultare Saleh.

«Forse è meglio scaldarci prima,» suggerì quest’ultimo, guardando il caminetto, «Fortunatamente c’è ancora della legna! Questa baita dev’essere stata abbandonata»

Lasciando le loro giacche bagnate e gli zaini sul pavimento, Jandor aiutò a bruciare la legna del camino con i suoi poteri di fuoco. I ragazzi presero quattro sedie per ognuno di loro, per sedersi di fronte al camino, coprendosi con dei plaid che avevano trovato. Approfittarono del momento per fissare il fuoco in silenzio, finché Jandor non aprì bocca per parlare.

«Quindi le nostre mamme erano tutte amiche…» disse, pensieroso, «Forse il nostro incontro è stato benedetto dal destino»

Aimon annuì, «Lo penso anche io» rispose, «Mia madre è troppo impegnata con i suoi doveri reali… ne faccio parte anche io, ma preferisco allenarmi da solo»

Jandor si avvicinò a lui, sussurrando al suo orecchio, «Ma quindi è vero che hai rubato il cuore a tante ragazze?»

Atan sgranò gli occhi, mentre Saleh trattenne una risata.

«Jandor!»

Il ragazzo dai capelli rossi inarcò un sopracciglio, «Cosa? È quello che ho sentito»

Aimon ridacchiò, «Non preoccuparti… ma io direi di no. Frequentare qualcuno potrebbe portare problemi al momento, preferisco pensarci in futuro» guardò il resto del gruppo, «E voi, ragazzi? Saleh, tu sei mezzo elfo come me, vedo»

Saleh giocò timidamente con le sue dita, «Sì… mio papà è un elfo» ridacchiò, «Lavora ad Alfea con mia mamma, vuole che anche io la frequenti, una volta finita la scuola media. Non so se ci sia una ragione visto che non mi potrebbero possibilmente avere come studente… ma so che sono comunque buoni insegnanti»

«Entrambi i tuoi genitori sono specializzati nella natura…» Atan annuì a sé stesso, «Sì, ora capisco perché eri dietro ai cespugli quando ti abbiamo trovato»

Il biondo ridacchiò, «E a te piace la tecnologia come tua madre, Atan?»

«Piacere?» il ragazzo dai capelli color lavanda scosse la testa, sorridendo, «La mia vita dipende da essa! Mama Musa è la mia madre biologica, le cose che ho preso da lei sono sicuramente il mio hobby per la musica e il fatto che ci somigliamo. Madre Tecna mi ha insegnato molte cose durante la mia infanzia, qualche volta ci aiutiamo con alcuni esperimetnti. L’ho anche aiutata ad aggiustare la mappa sulla sua mano!» tirò successivamente un sospiro, «Ma è complicato quando nonno viene a visitarci… io e Madre dobbiamo sempre stare un po’ lontani»

«Che cosa ha tuo nonno che non va?» chiese Aimon, incuriosito.

«Oh, niente, è molto dolce e tutto… ma qualche volta lui e Mama litigano su cose inutili—nella loro lingua nativa» rispose, poggiando il gomito destro sul suo ginocchio per poggiare il mento sul palmo della mano, «La voce di Mama diventa molto più acuta quando urla in melodiano.»

Jandor si coprì la bocca con una mano per trattenere una risata, «Lo so, io l’ho sentita una volta»

Atan assottigliò gli occhi, «Non fa ridere» e accennò un colpo di tosse, «Comunque… non possiamo uscire finché la pioggia non smette e se non vogliamo essere mangiati da mostri a caso, dovremmo stare in allerta» si alzò dalla sedia e si avvicinò alla sua borsa, prendendo il telefono, «Vediamo… Madre dovrebbe essere online ade—» corrucciò le sopracciglia, «Non c’è segnale?! Agh… ma dai!»

«Perché non contatti tua madre con la magia?» suggerì Jandor.

«Huh, funzionerebbe, se fossi un cyborg anche io.»

«È meglio aspettare per ora, e in ogni caso forse le nostre classi ci staranno cercando» disse Saleh, stringendo la presa sulla coperta per riscaldarsi.

Atan rimase in silenzio per un momento, successivamente sospirò e tornò a sedersi davanti al fuoco con loro.


 

***


 

Tecna concluse di scrivere sul suo computer per controllare l’orario, notando che era quasi sera. Mise il computer in standby e si alzò dalla sedia, uscendo dal suo laboratorio. Aveva davvero trascorso così tante ore lì dentro, quel giorno? Atan sarebbe dovuto tornare a casa un paio d’ore fa, e nemmeno Musa sembrava essere in giro.

La donna prese il telefono e chiamò sua moglie, poggiando la mano destra sul fianco mentre aspettava una risposta.

«Musa, tesoro?»

L’audio dalla parte di Musa sembrava disturbato, «T… na—re… a… vero?»

«Huh? Non riesco a sentirti» provò ad usare la tecnomagia sul suo telefono, «Musa?»

«Tecna!» Musa la chiamò nuovamente, «Atan è a casa?»

Tecna aggrottò appena la fronte e si guardò intorno per la casa, suo figlio non era neanche nella sua stanza, «Uh… no. È successo qualcosa?»

«La sua insegnante mi ha chiamato e mi ha detto che alcuni studenti sono scomparsi, compresi Atan e Jandor» fece una pausa, «Ha detto che è successo dopo questo temporale…»

La fata della tecnologia si avvicinò a chiudere le finestre, vedendo il cielo scuro e la violenta pioggia, con tuoni e fulmini.

«Devo andare a cercarlo» disse Musa un momento dopo.

«È troppo pericoloso, non potrei andarci neanche io.» rispose Tecna, il suo tono si intristì, «Torna a casa… lo cercherò con la mia mappa» suggerì, tornando al suo laboratorio per accendere il computer.

«Ma se si fosse fatto male?!»

«Beh, io non voglio che nessuno di voi due sia ferito. Quindi torna a casa, e se lo troviamo da qui possiamo chiamare Brandon e Timmy per farlo andare a prendere» continuò, «Bloom sa che è successo?»

«Sì, era con me fino a poco fa»

Tecna lasciò il telefono sul tavolo e cominciò a scrivere al computer, usando la mappa. Trovò un segnale provenire dai boschi vicino alla Palude di Melmamora, i segnali erano quattro.

«Okay… non preoccuparti per lui» rassicurò Musa in chiamata, «È con altri ragazzini in una baita nel bosco»

Sentì Musa tirare un sospiro di sollievo, «Menomale… spero che stia bene»

«Sicuramente»


 

***


 

Palladium poggiò le verifiche sulla scrivania, vedendo alcuni degli studenti uscire fuori dalla classe. Avrebbe controllato i test più tardi, in un posto più silenzioso.

L’elfo si alzò dalla sedia e andò in corridoio, avvicinandosi a una delle vetrate per guardare il temporale fuori. Non era certamente normale, era carica di energia negativa ed oscura. Bizzarro, visto che avevano già sconfitto Valtor più di dieci anni fa.

Sentì dei passi avvicinarsi, che Palladium riconobbe, insieme alla figura di sua moglie—e collega, visto che erano ancora a lavoro. Flora non parlò, fissò fuori alla finestra con un’espressione preoccupata.

«Saleh non ha chiamato» informò lui.

«Neanche a me» rispose lei, «Pensi che stia bene?»

Palladium non rispose subito, «Voglio fidarmi di lui» successivamente la guardò, «Ha preso questa forza proprio da te»

«Ma non sarebbe successo se lo avessimo mandato in un’accademia…» Flora sospirò, «Sarebbe stato al sicuro, nella sua stanza»

«Saleh ha scelto di frequentare una scuola pubblica, gli piaceva di più» rimembrò lui, con un sorriso, «Non è irresponsabile come alcuni ragazzi, ha sempre trovato una soluzione»

Flora inclinò appena la testa e annuì, «Hmm… è vero»


 

***


 

Aisha posò la tazza di tè sul tavolo, finendo di berne la bevanda. Visto che era attualmente su Andros, non poté sapere cosa stava succedendo a Magix. Però, sapeva che Aimon non era ancora tornato sul suo pianeta e iniziò a preoccuparsi. Sperava che fosse solo una sua impressione, che non fosse successo nulla—

«Regina Aisha!» sentì una delle guardie chiamarla e lo fece avvicinare.

«C’è qualcosa che non va?» domandò lei.

«La ragione per cui il principe non è ancora tornato… è perché c’è un temporale a Magix» le disse, «Ma non è normale… è pieno di energia oscura»

Aisha rimase in silenzio, ascoltando la guardia.

«Se il principe fosse stato—»

«Non preoccuparti. Ci andrò io stessa» lo interruppe lei.

«Ma, Sua Altezza…!»

La regina di Andros scese le scale della sana del trono, correndo fuori dal palazzo.

«Sua Altezza, è troppo pericoloso per lei andare da sola…»

Aisha abbassò lo sguardo, «Ma non posso lasciare che mio figlio si metta nei guai» corrucciò le sopracciglia, guardando la guardia, «Non è irresponsabile, ma è testardo e può fare qualsiasi cosa che gli venga in mente»

L’espressione della guardia si intristì, «Mia regina, possiamo trovarlo noi per lei…»

Aisha non rispose. Da quando era diventata regina, non poteva fare molte cose liberamente—prima di tutto, proteggere suo figlio—le guardie dovevano farlo per lei, stessa cosa con tutto il resto, se non per appuntamento. Cambiò un sacco di cose nel suo regno, ma alcune rimasero com’erano.

Era l’unica sovrana di Andros, se non avesse scoperto il suo ormai ex marito essere dalla parte delle forze malvage—sarebbe potuto essere il suo re. E stava ancora pensando a Nabu, che l’amava sinceramente…

Aisha scosse la testa, voltandosi verso la guardia.

«Va bene» disse, «Portate qui Aimon, ma fate attenzione»


 

***


 

Atan posò la legna restante sul fuoco, sedendosi sulla sedia di fronte al camino. Mentre gli altri ragazzi si erano addormentati, lui non poté fare lo stesso, c’erano troppe cose nella sua mente. Non erano come le loro madri, erano solo ragazzini e non potevano di certo trovare una soluzione per un temporale oscuro.

Tirò un leggero sospiro e si coprì meglio con la coperta, riscaldandosi.

«Non riesci a dormire, eh?»

Atan si voltò, notando che Aimon si stava avvicinando, sedendosi a fianco a lui.

«Scusa… ti ho svegliato?»

Il principe scosse la testa, «Neanche io riuscivo a prendere sonno» ammise, «Sto pensando a mia madre. Deve essere così preoccupata… la conosco bene, direbbe alle guardie di stare al castello per venire a cercarmi lei stessa»

Il ragazzo dai capelli color lavanda abbassò lo sguardo, «Anche Mama è così» fissò il fuoco, «Madre ha un modo di pensare più logico. Beh, è difficile non esserlo quando sei in parte robot…»

Rimasero in silenzio per un momento, fissando il fuoco insieme.

«Mia madre non mi ha mai parlato di mio padre» confessò Aimon, «Glielo chiesi una volta, quando ero più piccolo. Non mi rispose, capii che non era il momento giusto. I miei nonni erano sovrani insieme, ma… lei è sola. È la sola sovrana»

Atan lo ascoltò, la sua espressione si ammorbidì. Entrambe le sue madri non erano figure reali, quindi non poté sentire ciò che provava Aimon, ma poté sentirne la malinconia.

«So solo che era un elfo, perché io lo sono per metà…» continuò ridacchiando, «Ma per il resto, sono tutto mia madre—e ne sono fiero»

«Beh, è fantastico» Atan gli sorrise, tornando a guardare il fuoco, «Nemmeno io so molto della mia famiglia. Sono andato su Zenith solo una volta e qualche volta andiamo su Melody per vedere mio nonno, ma non mi hanno mai detto molto su di me» fece una pausa, «Quello di cui sono sicuro… è che sono nato in una piccola cittadina su Melody, il mio segno zodiacale è la Sirena, mia madre biologica è Musa—e… beh, non so altro»

Aimon alzò le sopracciglia, «Sirena, eh? Io sono Satiro»

«Davvero?»

Un’improvvisa scossa di terremoto li fece cadere dalle sedie, Jandor e Saleh caddero dal letto, svegliandosi. Aimon prese istintivamente Atan tra le sue braccia, guardandosi intorno.

«Non possiamo stare più qui, a quanto pare…» commentò Aimon, corrucciando le sopracciglia.

«Che cosa facciamo?» chiese Saleh.

Atan sospirò, «È meglio se ce ne andiamo…» vennero interrotti da un’altra scossa di terremoto, «Di corsa!»

Il gruppo riprese le borse e corsero velocemente fuori dalla baita, correndo per il bosco. Un’ombra volò sopra di loro, sembrava quella di un uomo. Non appena atterrò di fronte a loro, la figura diventò più chiara. Capelli argentati, legati in una treccia, e lunghi ciuffi sopra il volto. Indossava una giacca bianca con bordi dorati.

Il ragazzo sembrava avere la loro età, ma non emanava un’energia buona per loro. Aprì gli occhi, rivelando i suoi occhi azzurri come il ghiaccio.

«Chi sei?!» esclamò Atan, con tono esigente.

Il ragazzo ridacchiò, «Non importa chi sono» rispose, «Voglio solo informazioni sul Tempio della Vita»

Jandor corrucciò le sopracciglia, confuso, «Tempio della Vita?» ripeté, successivamente scosse la testa, «Questo temporale è opera tua?»

«A dirti la verità… no.» disse, «È un peccato che non sappiate del Tempio della Vita. Mi aspettavo qualcosa di più da delle fatine…»

Il ragazzo volò rapidamente via, il gruppo si protesse dall’improvviso vento freddo che causò lui mentre volava. La pioggia smise, ma il cielo oscuro rimase.

«Andiamocene via, prima che torni il temporale» suggerì Aimon.

Il trio annuì e tornarono alla Palude di Melmamora insieme, raggiungendo finalmente le loro classi, che erano nuovamente raggruppate avendo ritrovato gli altri studenti scomparsi. Aimon e Saleh andarono nei loro rispettivi gruppi, mentre Atan e Jandor tornarono nel loro, raggiungendo la professoressa.

«Oh, Jandor, Atan!» esclamò, «Sembrate stare bene, per fortuna…»

Jandor annuì, «Siamo rimasti in una baita mentre aspettavamo qualcuno che ci trovasse!»

«Alla fine non è successo niente» Atan inarcò un sopracciglio, poi sorrise alla professoressa, «Ma almeno ci siamo arrangiati»

«E ora posso dire ai vostri genitori che state bene…» l’insegnante tirò un sospiro di sollievo, «Su, torniamo a scuola!»


 

Prima di tornare a casa, il quartetto decise di passare un po’ di tempo insieme. Dopo aver preso una bevanda fresca, si andarono a sedere sul marciapiede, guardando le macchine volare mentre chiacchieravano.

«Comunque… avete idea di chi fosse quel ragazzo nella foresta?» domandò Saleh.

Nessuno di loro capì chi fosse. Sembrava familiare, ma non capivano perché.

«No, ma almeno non è stato lui a causare il temporale» rispose Jandor, sorseggiando il suo drink.

Atan assottigliò lo sguardo, «Non mi piace per niente. Perché un ragazzo della nostra età dovrebbe cercare per un Tempio della Vita?» si chiese, «E cos’è questo tempio, poi?»

Aimon abbassò lo sguardo, pensieroso, «Se non mi sbaglio, stava parlando del Tempio della Vita che sta sul pianeta Zeldris.» disse, «Ma quel tempio è inutilizzato da più di un secolo…»

«Sì, ma perché dovrebbe interessargli?» chiese Atan, «È tutto in rovina!»

«Quindi pensate che sia un nemico…» mormorò Jandor, «E se stesse solo facendo una ricerca? Tipo… per scuola»

La fata del suono gli mise una mano sulla spalla, «Pensi che un ragazzo come quello stia facendo ricerche per scuola? Per favore.»

L’erede della Fiamma del Drago cambiò espressione, confuso, «Ma…»

Aimon si alzò dal marciapiede, buttando la lattina dentro il bidone della spazzatura.

«Ci penseremo più tardi. Non dovremmo andare a casa, adesso?»

Saleh annuì e si alzò con lui, stessa cosa fecero Atan e Jandor qualche secondo dopo. Si salutarono e le loro strade si separarono, ma il ragazzo che avevano precedentemente incontrato li osservava dal tetto di un palazzo.


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La nuova vita di Aimon ***


e rieccoci qua con il terzo capitolo! da qui in poi, inizierò piano piano a mettere i disegni dei miei oc invece delle icon randomiche che c'erano prima. infatti, siccome il protagonista titolare del capitolo è lui, il ragazzo nell'icon è aimon! figlio di aisha, e quindi principe ereditario di andros. ieri ho anche postato dei concept/reference con tre delle winx adulte su tumblr (cliccate se siete curiosi sdjsddsk) nonostante il burnout e lo stress della vita reale sono fiero di esserci riuscito, vorrei fare anche le altre winx compresa roxy, e anche le trix! nel mio tumblr troverete anche altri disegni dedicati a loro (sotto l'hashtag #winx per vederli meglio, filtrati). spero che questo capitolo vi piaccia e buona lettura!!
 
 



La nuova vita di Aimon


 

Quella sera Atan stava ancora pensando a ciò che era successo nel bosco vicino alla Palude di Melmamora. Quel temporale bizzarro, il terremoto e poi quello strano ragazzo apparso dal nulla. Nonostante tutto, quel ragazzo sembrava familiare. Pensò successivamente alle parole di Aimon…

Non ho mai visto un cielo così oscuro, da quando mia madre mi aveva parlato di Torrenuvola

Aisha era amica con le sue madri, giusto? Atan abbassò lo sguardo per poggiare la penna in mezzo al libro che stava leggendo, alzandosi dalla sedia davanti alla sua scrivania. Quando uscì da camera sua, avanzò notando Musa e Tecna in sala da pranzo ridendo e scherzando insieme.

«Madre, Mama…?»

Le donne si voltarono istintivamente verso di lui insieme.

«Oh, tesoro» lo chiamò Musa, «Hai chiuso la porta della tua stanza per tanto tempo e pensavo non uscissi più»

Atan si grattò la testa in imbarazzo, «Scusa, stavo pensando a quello che era successo oggi» ammise, «Vi ricordate di Aisha, vero? La Regina di Andros, era vostra amica quando frequentavate Alfea insieme, giusto?»

«Certo che ci ricordiamo di lei» rispose Tecna.

«Ho incontrato suo figlio oggi, quando Jandor e io ci siamo persi—c’era anche il figlio di Flora»

Atan smise di parlare vedendo la reazione scioccata delle madri dopo l’ultima frase. Le guardò confuso, inarcando un sopracciglio.

«Il figlio di Flora?» domandò Musa, voltandosi verso sua moglie, «Ma… non aveva una figlia, l’ultima volta?»

Tecna sbatté le palpebre incredula, «Forse ha avuto un altro figlio, non la vediamo da quasi dodici anni, dopotutto»

Atan scosse la testa, mettendo le mani avanti, «Okay, ehm—» atttirò l’attenzione delle due, «Come stavo dicendo, ho incontrato Aimon e mi ha detto di non aver visto un cielo così buio da quando Aisha gli aveva parlato di Torrenuvola»

«In effetti era simile…» disse la scienziata.

«Pensi che sia opera delle Trix?» chiese Musa.

«Potrebbe essere, ma sono inattive da più di dieci anni» mormorò Tecna, «Forse c’è qualcun altro dietro…»

Atan alternò lo sguardo tra loro, «Mi dispiace di aver iniziato questo discorso, ero solo curioso, ma grazie comunque» disse, «Buonanotte»

Musa e Tecna lo guardarono tornare nella sua stanza, ricambiando la buonanotte. Anche se le possibilità sembravano essere basse, le Trix avrebbero potuto essere nuovamente attive.

Ma comunque, non erano sicure.


 

***


 

Aisha ed Aimon non parlarono di ciò che successe il giorno prima. La regina non sapeva cosa pensare, mentre il principe andava avanti con il suo allenamento specializzato per le frecce di Morphix con il suo arco. I bersagli erano vuoti, ma con evidenti buchi e fossi che dimostravano il suo talento.

Dopo che il principe colpì l’ultimo bersaglio, lasciò cadere l’arco per terra con fare stanco, ansimando leggermente quando si lasciò cadere anche lui stesso. Incrociò le gambe, prendendo una bottiglia di acqua fresca da bere.

«Aimon!»

Una voce familiare lo chiamò, e quando Aimon si voltò, notò Jandor che si avvicinava. Aimon si alzò da terra, con la bottiglia ancora in mano.

«Ehi, che ci fai qui?»

«Volevo solamente farti visita» Jandor si guardò intorno, «Wow… il castello è così diverso dalle foto che ho visto»

«Mia madre ha fatto un ottimo lavoro nel rinnovarlo» Aimon diede uno sguardo al castello, per abbassare lo sguardo successivamente, «Certo, lei stessa non può dire lo stesso per il resto…»

Jandor lo guardò perplesso da dietro, Aimon sorrise e si voltò verso di lui, «Scusa, non parliamo di questo. Ti dispiace se ti invito dentro casa?»

Il ragazzo dai capelli rossi scosse la testa con un sorriso, «No, no! Ti seguo»

Il principe lasciò la bottiglia per terra vicino all’arco e guidò il suo amico dentro il castello, portandolo nella sua stanza. Era grande, con un grosso letto al centro della stanza e due armadi. Le finestre aperte diedero entrambi la vista del campo di battaglia e il grande, caratteristico mare del pianeta.

«È stupenda!» complimentò Jandor.

Aimon ridacchiò, «Mi piacerebbe vedere anche il tuo regno, un giorno»

«Ti inviterò di sicuro! O puoi venire anche senza invito come ho fatto io»

I due ragazzi risero insieme e si fermarono non appena sentirono qualcuno bussare alla porta.

«Chi è?» domandò Aimon.

La porta si aprì, rivelando Aisha davanti a loro. Il principe accennò un inchino, seguito da Jandor.

«Buongiorno, Madre» salutò, «So che può sembrare improvviso, ma un mio amico ha voluto farmi visita oggi»

Jandor sorrise, «Sono Jandor! È un onore incontrarla, Sua Altezza»

Aisha annuì, ricambiando il sorriso, «Sono contenta che tu stia facendo amicizia a scuola, Aimon»

«Oh, no,» rispose suo figlio, «Non è un compagno di classe. Lui frequenta un’altra scuola, quella accanto alla mia»

«Ah, capisco. Ancora meglio, allora»

Aisha assottigliò appena lo sguardo. Anche se era sicura di averlo incontrato solo quel giorno, era sicura che il volto del ragazzo fosse familiare.

«Non dovresti allenarti con il Morphix, tesoro?» domandò lei.

Aimon s’inchinò, «Certamente, Madre. Jandor può restare a guardare?»

Aisha alternò lo sguardo tra i due, «Perché no?» rispose con un sorriso.


 

Si spostarono al campo di battaglia, dove Aimon ricominciò a fare pratica con l’arco e le frecce Morphix. Aisha e Jandor guardarono l’allenamento, sedendosi insieme sulla panchina. La regina gli offrì del tè con dolci locali del suo pianeta, e lui li mangiò con piacere assistendo all’allenamento dell’amico.

«Parlami di te, Jandor» Aisha lo invitò a parlare, Jandor si voltò verso di lei, ingoiando il boccone per prendere parola.

«Uhm… cosa potrei dire?» si guardò intorno confuso, «Beh, so che lei e mia madre eravate amiche»

Aisha sgranò appena gli occhi dalla sorpresa, non immaginava che la sua teoria fosse corretta.

«Bloom, vero?» sorrise, «Non ci vediamo da molti anni. Come sta? E tuo padre?»

«Molto bene» rispose lui, «Mi stanno allenando, mio padre mi sta insegnando a combattere con le spade… mia madre invece mi sta insegnando a gestire la Fiamma del Drago»

«Come immaginavo» la regina annuì, «Dove vivi?» chiese successivamente, «Stavo pensando di far trasferire Aimon vicino alla sua scuola. Viaggia sempre molto da Andros a Magix. Sono quasi trent’anniluce di distanza… è di sicuro più vicino di altri pianeti, ma lo stanca molto»

L’espressione di Jandor si illuminò, «Vivo vicino a Magix City! Potrebbe vivere con me e la mia famiglia»

Aimon origliò la loro conversazione e si distrasse un secondo, la freccia Morphix andò direttamente sul bersaglio senza che se ne accorgesse.

«Oh, stavo pensando ad un hotel…» mormorò Aisha, «Ma se lui e i tuoi genitori vogliono, potrebbe vivere con voi»

Il principe si avvicinò, lasciando cadere l’arco per terra, «Madre… siete sicura?»

«Mi dispiace che abbia dovuto scoprirlo così…» si scusò Jandor.

«Non preoccuparti, va tutto bene» gli disse Aimon, «Ma se andassi con lui… come potrei allenarmi? E quando potrei rivedervi di nuovo?»

Aisha sbatté appena le palpebre, «So che può essere difficile, ma tu puoi sempre allenarti con il padre di Jandor: è specializzato in spade, ma può sicuramente aiutarti con il tuo allenamento»

Il ragazzo abbassò lo sguardo, «Non è per questo…» mormorò, «Io non voglio assolutamente lasciarvi sola»

Gli occhi della regina si illuminarono, successivamente abbassò anche lei lo sguardo, alzandosi dalla panchina. Si avvicinò a lui, mettendogli le mani sulle spalle.

«Non devi preoccuparti, non sono sola» lo rassicurò, «E se vorrai, ti chiamerò ogni settimana per vedere quanto sei migliorato, d’accordo?»

Aimon restò in silenzio per qualche secondo, poi annuì, «Va bene»

Jandor non capiva perché Aimon fosse così triste al lasciarla—o almeno, lasciarla sola. Probabilmente c’era qualcosa che non sapeva.

«Jandor,» lo chiamò il principe, «Vorresti farmi da guida per la tua città?»

La sua voce lo riportò alla realtà, «Oh, sì!»


 

***


 

Saleh era rimasto a casa da solo per un po’ di ore. I suoi genitori stavano ancora lavorando ad Alfea e lui passò il tempo a prendersi cura delle piante e leggere libri riguardanti esse—molte erano di Palladium, visto che aveva lasciato dei libri fuori dagli scaffali, a differenza di Flora che aveva i suoi tutti perfettamente organizzati.

Il ragazzo versò dell’acqua dentro i vasi con attenzione; il suolo morbido diventò umido e assorbì velocemente l’acqua. Avvicinandosi a una delle piante più grandi, vide una foglia più scura delle altre. Non si ricordava se la pianta fosse del padre o della madre—e chi lo sa come avrebbero reagito.

Ma Saleh lo fece comunque. Strappò gentilmente la foglia, mettendosela in bocca. Non aveva bisogno di masticare molto, era morbida e la ingoiò facilmente. Il ragazzo lo fece spesso quando alcune foglie di certe piante cominciavano a morire, era un po’ nella sua natura da elfo.

Il suono della porta principale che si aprì lo fece sussultare e ritornò a sedersi sul divano, facendo finta di leggere un libro di botanica. Quando si aprì, Flora e Palladium entrarono chiudendo la porta dietro di loro.

«Ciao, tesoro!» lo salutò Flora.

«Mamma, papà!» Saleh si avvicinò ai due, abbracciandoli.

«Che stavi facendo?» chiese Palladium, prendendo entrambe la sua e la giacca di Flora per appenderle.

Saleh indicò il libro, scrollando le spalle, «Niente, studiavo botanica»

Flora ridacchiò e gli baciò la fronte, prima di dirigersi in cucina, «Sono contenta che tu stia meglio, dopo quel viaggio»

Palladium si avvicinò alle piante, notando che una foglia dalle piante di Flora mancava. Si voltò velocemente verso Saleh, che fece finta di nulla. Il padre si mise le mani sui fianchi e indicò la pianta facendo cenno con la testa, il mezz’elfo si arrese e annuì, mimando come se l’era precedentemente mangiata.

«Quindi, pensavo—» Flora tornò in salotto, vedendoli gesticolare per qualche secondo, finché non si fermarono e prestarono attenzione alla donna, «Che succede?»

«Oh, haha,» Palladium ridacchiò nervosamente, «Niente, cara. Che stavi dicendo?»

La fata assottigliò gli occhi pensierosa, successivamente sorrise ai due, «Sto per preparare la cena. Volete qualcosa in particolare?»

Padre e figlio sospirarono mentalmente di sollievo e le sorrisero.

«Mi va bene qualsiasi cosa, mamma» le disse Saleh.

«Anche per me»

Il sorriso di Flora si allargò leggermente, «Bene!»

Quando tornò in cucina, i due poterono sospirare di sollievo.

«Ci è mancato poco…»


 

***


 

In un paio di giorni, Aimon arrivò a Magix City e Jandor lo guidò nel paese in cui viveva. Non era troppo lontano dalla città, ed era abbastanza accogliente. Jandor gli fece un breve tour, non c’erano molti negozi a parte piccoli mercatini, ma ad Aimon piaceva. Quando poi andarono a casa del ragazzo dai capelli rossi, Brandon non sembrava essere in giro e, probabilmente, neanche Bloom.

«Oh, siamo stati fortunati!» Jandor ridacchiò, «Vieni con me, ti mostro la mia stanza»

Aimon annuì, guardandosi intorno, «Mi piace, sono sicuro che sarà perfetto per allenarsi»

«Non pensare solo ad allenarti!» gli disse Jandor, aprendo la porta di camera sua, «Siamo tutti insieme ora, come… una famiglia allargata? Si chiama così?» poi scosse la testa, sorridendo, «Devi anche riposarti»

«Anche Madre me lo ripete spesso» disse il principe, «Tiene molto al mio allenamento con il Morphix ma vuole anche che non mi stanchi troppo»

«E ha ragione!» gli rispose, facendolo entrare nella sua stanza, «Dormiremo insieme! Ho due letti, come puoi vedere»

Aimon annuì, «Hai organizzato bene la tua camera, non vedevi proprio l’ora che arrivassi, vero?»

Jandor si grattò la testa, le sue gote divennero appena rosse, «Mi piace ricevere amici a casa»

Il principe si lasciò scappare una risatina, «È comprensibile» si avvicinò poi al suo letto per appoggiare il bagaglio, «Ti ringrazio infinitamente per la tua ospitalità» e accennò un inchino.

«Di nulla!» il ragazzo dai capelli rossi gli sorrise, «I miei genitori dovrebbero tornare tra un po’, ma è ancora troppo presto per cenare. Possiamo mangiare qualcosa per riempirci un po’ lo stomaco»

«Per me va bene»

Jandor batté le mani, «Ah, ho un’idea! Atan vive qui vicino, perché non lo invitiamo?»

«Certamente. E Saleh?»

«Purtroppo lui vive su Linphea. Non penso che sia facile per lui raggiungerci qui…» sospirò, «Sarebbe stato divertente uscire tutti insieme, però»

«Avremo altre opportunità, forse dopo scuola. Possiamo videochiamarlo» suggerì Aimon.

«Buona idea! Andiamo»

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'avventura di Atan ***


eeed eccoci con il quarto capitolo! ci ho messo un po' anche perché ho avuto la settimana più piena del solito tra visite in famiglia, ospedali, e lavoro. tra cui anche un mini shock che ho avuto a seguito di un'esperienza paranormale camminando di notte, ma tralasciamo. il protagonista di quest'oggi è atan, l'icon l'ho sempre fatta io, disegnata io (in realtà il disegno è molto più grande e sta sul mio tumblr che vi ho linkato in altri capitoli precedenti) ed è appunto il figlio di musa e tecna presentato nel primo capitolo in cui appare con gli altri tre (anzi quattro *COUGH* ma non dico altro). da come si potrà notare in alcune descrizioni, jandor e atan si conoscono da molto più tempo rispetto agli altri, sono praticamente amici sin dalla tenera età anche perché hanno fatto parte delle elementari insieme per poi ora a seguire le medie, sono dei classici bff opposti, insomma. ricordo che durante questi capitoli i protagonisti hanno tra i 12 e i 13 anni (saleh ha già compiuto 13 anni, mentre gli altri li devono ancora compiere ma siamo lì), e il nuovo personaggio che andremo ad introdurre qui, di fonterossa, ne ha 17, ovvero sta frequentando il suo primo anno. la vedrete presentata qui e nel prossimo capitolo, quindi spero che vi piaccia! ;;
 
 



L'avventura di Atan



 

Atan incontrò i ragazzi dopo che gli dissero della loro idea di uscire insieme. Saleh non poté venire con loro, ma lo videochiamarono, anche se per poco tempo poiché era impegnato con i suoi genitori. Questo fece ricordare ad Atan di quello che aveva origliato dalle madri, del fatto che potrebbe avere una sorella maggiore senza saperlo.

Alzò lo sguardo verso Jandor e Aimon che ridacchiavano insieme, sorseggiando il loro drink. Quando Atan abbassò nuovamente lo sguardo, i due notarono il suo insolito silenzio e l’espressione pensierosa.

«Qualcosa non va?» azzardò a chiedere Aimon.

«Sì, questo comportamento non è da te,» Jandor concordò, «È successo qualcosa?»

Atan scosse lentamente la testa, «Oh, no… stavo solo…» sospirò, «Forse non dovrei neanche dirvelo»

I due ragazzi si guardarono in confusione, per poi porre nuovamente l’attenzione su di lui. «Atan… puoi dirci tutto» lo rassicurò il principe di Andros.

«Lo so, però…» Atan fece una pausa, «È qualcosa di cui Madre e Mama stavano parlando ieri, e riguarda Saleh»

Jandor sgranò gli occhi, «Alle tue mamme non piace Saleh?»

«No, non è per questo» la fata del suono scosse la testa, «Si tratta della sua famiglia. Nemmeno io ho capito bene la situazione, ma se è vero, è qualcosa che Saleh deve sapere.» il suo sguardo si fece più serio, corrucciò le sopracciglia e ricalcò la parola “deve”, premendo le labbra.

«Ma… perché non ce lo vuoi dire? È qualcosa di brutto?» domandò Aimon.

«Beh, no, ma…» Atan sgranò appena gli occhi e li guardò, «Sentite, perché non partiamo per il suo pianeta? Adesso»

Jandor e Aimon lo guardarono scioccati.

«Amico, non è proprio da te suggerire una cosa simile…!» disse l’erede della Fiamma del Drago.

«Jandor ha ragione, e la probabilità che possiamo andare in un altro pianeta senza essere controllati è bassa,» continuò Aimon, «Siamo ancora dei bambini per la società»

Atan assottigliò gli occhi, non sapeva più cos’altro fare.

«Va bene.» si alzò dalla sedia, «Se non volete venire con me, investigherò da solo»

Si aggiustò gli occhiali sul setto nasale e uscì dal bar, Jandor e Aimon non ebbero abbastanza tempo per raggiungerlo. Qualche volta desideravano aver già imparato come trasformarsi, come le loro madri. Avrebbero potuto volare per fermarlo. Ma dovettero correre.

«Atan! Per favore, ragiona!» esclamò Aimon, «Non puoi metterti in pericolo per qualcosa di cui non sei responsabile!»

«Torna qui!» urlò Jandor.

Atan li guardò da lontano, non poté sentirli a quella distanza, ma sapeva cosa stavano facendo. La fata del suono sciolse il filo del suo cappello conico per indossarlo, prima di entrare alla stazione. Jandor scattò in strada, ma una voce familiare dietro di sé lo bloccò.

«Jandor! Cosa ci fai qui, perché non sei a casa?!»

Jandor si voltò subito verso la fonte della voce, «Ciao… mamma!» balbettò.

«Oh…?» Aimon si voltò verso la donna che si stava avvicinando a loro. Bloom portava una busta bianca, probabilmente appena tornata dal market, e aveva i suoi capelli stancamente legati in una chignon. La donna sorrise dolcemente all’amico del figlio.

«Ah, tu devi essere Aimon! Aisha mi ha detto che saresti arrivato,» disse, «Puoi chiamarmi Bloom, non c’è bisogno di formalità»

«Ne siete sicura…?» chiese il principe, ridacchiando nervosamente, «Siete comunque una principessa, dopotutto»

Bloom si lasciò scappare una risata, «Sei troppo gentile!» dopodiché diede un’occhiataccia a Jandor, prendendolo per l’orecchio destro, «Tu…! Quante volte ti ho detto di stare a casa quando è vuota?!»

«Ahi, ahi, mamma…!» esclamò il ragazzo, «Mi dispiace, non lo farò più! È solo che… ero eccitato all’idea che Aimon venisse qui, e volevo fargli fare un giro…»

«Oh, per favore, Vostra Altezza… non lo incolpate,» intervenne Aimon, accennando un inchino, «È stata una mia idea, sono stato io a chiedergli di farmi vedere la città, perché ero curioso. Ve lo chiederemo personalmente, in caso succeda di nuovo»

Bloom lasciò l’orecchio di Jandor, «D’accordo…» e guardò suo figlio, «E tu dovresti seguire il suo esempio»

«Sì, mamma…»

«Su, andiamo a casa» disse lei, «È quasi ora di cena»

I ragazzi seguirono la donna al suo stesso passo. Jandor e Aimon si guardarono, entrambi stavano pensando al loro amico che aveva lasciato testardamente il pianeta, e si chiedevano cosa stesse facendo e come stava.


 

***


 

Atan si sedette in uno degli ultimi posti della navetta spaziale. Fortunatamente, grazie al suo cappello conico, le guardie gli lasciarono comprare un biglietto e prendere la navetta da solo, ma immaginavano fosse minorenne dal suo aspetto giovane. Atan guardò fuori dalla finestra, vedendo le meteore fluttuare nella nera notte dello spazio e pochi, lontani pianeti.

E se Musa e Tecna lo stessero cercando? Atan scosse la testa. Avrebbero capito, vero? Era qualcosa che Saleh doveva sapere. E se lo sapesse già? Atan non riuscì a liberare la sua testa da tutte queste domande, ma alcuni rumori molesti lo fecero tornare alla realtà.

«Allacciate le cinture e state seduti ai vostri posti,» una donna nell’interfono iniziò a parlare, ma il messaggio cambiò improvvisamente, «Emergenza»

Atan ebbe solamente il tempo di sentire quell’ultima parola, prima di realizzare che stava per succedere qualcosa. Le portiere d’emergenza e le finestre si aprirono, e alcuni passeggeri stavano uscendo dalla navetta. Ma improvvisamente, tutto diventò buio.


 

«Ehi…! Ehi, puffetto…!»

Atan aprì lentamente gli occhi, li strinse non riuscendo a sopportare la luce inaspettata sparata davanti ai suoi occhi. Una voce femminile lo chiamava, poi vide un sorriso. La sua vista non era chiara, dov’erano i suoi occhiali?

«Oh, sei sveglio! Che sollievo» la giovane donna gli porse qualcosa, «Scusa, ho dimenticato di ridarti gli occhiali. Fortunatamente sono intatti!»

«O… oh, grazie…» balbettò Atan, indossando i suoi occhiali. La sua vista diventò leggermente più acuta e vide la ragazza di fronte a sé. Capelli neri con ciuffi castano chiaro, pelle leggermente scura e occhi verdi. Il ragazzo abbassò le sopracciglia, le sue gote si colorarono leggermente di rosso, era sicuramente la ragazza più bella che avesse mai visto.

«Ehi? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» scherzò la ragazza più grande, «Sei stato molto fortunato, avresti rischiato di morire!»

«A—ah… haha, grazie, grazie mille, davvero…» Atan posò la sua mano destra in testa, «Io… che è successo?»

«Qualcuno ha fatto esplodere la navetta e tu devi essere svenuto durante l’impatto,» spiegò lei, «Abbiamo portato tutti qui a Fonterossa, dopo che Codatorta ci ha dato l’ordine» inarcò un sopracciglio con un sorrisetto, «Ma di’ un po’, perché eri lì? Non sembri un ragazzino a cui piace fare bravate»

Atan abbassò lo sguardo, «Uhm… stavo andando da un mio amico. C’è qualcosa che devo dirgli»

La ragazza lo guardò pensierosa, «Lascia che ti dica una cosa, uhm… come ti chiami?»

«Atan»

«Va bene, Atan, lascia che ti dica una cosa» disse, «Se è qualcosa di cui non sei responsabile, non dovresti dirglielo»

Atan strinse nervosamente i denti, «Ma i suoi genitori…! Non possono nascondergli queste cose…»

La giovane donna corrucciò appena lo sguardo, confusa.

«Posso sapere qual è il problema? Voglio dire, non ci conosciamo, quindi magari può essere più facile per te dirmelo»

Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, poi sospirò, «Ho origliato una conversazione tra le mie madri, parlavano della mamma del mio amico. Hanno detto che aveva una figlia prima di lui, ma non sono sicure che lui lo sappia già o no»

La ragazza più grande sembrò cambiare espressione, il suo sorriso diventò malinconico, «Visto? Non sei responsabile di questa cosa. I suoi genitori dovrebbero parlargliene» si alzò da terra e voltò lo sguardo altrove, «Uhm… su, andiamo, Codatorta mi aspetta, devo portarti sul tuo pianeta. Dove vivi?»

Atan si alzò da terra, avvicinandosi a lei, «Willowsdale, è un paese vicino a Magix City» inclinò curiosamente la testa, «Uhm… posso sapere qual è il tuo nome?»

La ragazza si voltò verso di lui con un sorriso, «Sono Fauna» gli rivolse un occhiolino, «Sbrigati!» e si allontanò dal giardino.

Atan la fissò per un momento. Nonostante fosse più grande, poté già sentire di aver preso una cotta per lei, in qualche modo. Forse era per la sua maturità, i suoi capelli particolari, lui non lo sapeva. La seguì dall’altro lato di Fonterossa, rimanendo a fianco a lei. Codatorta era davanti agli altri Specialisti, Fauna chiese ad Atan di seguirla e lui lo fece. Il professore guardò i soldati, annuendo una volta arrivati tutti.

«Portate tutte le persone che avete salvato nei loro rispettivi pianeti,» ordinò, «Fauna, hai detto di aver salvato un bambino e una ragazzina?»

«Sì, signore» lei annuì, «Vado a cercare la ragazza, lui può entrare in nave e aspettarmi»

Codatorta abbassò lo sguardo verso Atan, «L’hai sentita»

Lui finse un broncio ed entrò nella nave, «Pfft, bambino. Io?» si lamentò, guardandosi intorno, «Però, è una bella nave…»

«Certo che lo è!» sentendo una voce familiare, si voltò verso la fonte e sorrise sornione riconoscendo l’uomo seduto al posto di pilotaggio.

«Signor Timmy!» esclamò, avvicinandosi all’uomo, «Non mi aspettavo di trovarti qui»

«Nemmeno io mi aspettavo di trovare te,» gli disse Timmy, «Che ci fai qui? Le tue mamme sapevano già dove stavi andando?»

Atan sospirò, «No… ma giuro, era per una buona ragione!» abbassò lo sguardo, «Ho realizzato che era inutile…»

Timmy lo guardò corrucciando appena le sopracciglia, poi sospirò, «Su, ragazzo, vai dietro» vide il ragazzo sedersi dietro di lui, «Quindi, che stavi facendo?»

Lui incrociò timidamente le braccia, come se si stesse abbracciando sul sedile, «Stavo andando dal mio amico Saleh,» rispose, giocando nervosamente con le dita delle mani sulle ginocchia, «C’era qualcosa che dovevo dirgli»

«Ah, l’amore giovane…» Timmy sospirò sognante.

Atan sussultò, sorpreso, «Cosa?! No!» gli si arrossarono le guance, «In realtà… sì, c’è qualcuno che mi piace ma non la conosco bene per essere sicuro…» scosse poi la testa, «Ma comunque! Dovevo dirgli qualcosa che doveva sapere»

«Dev’essere qualcosa di importante, visto che hai rischiato la vita» disse l’uomo, «Di cosa si trattava?»

«Beh… lui—»

«Eccoci qua!» Fauna tornò con una ragazza più bassa di lei, che si avvicinò a due sedili di distanza da Atan, «Non essere timida, tesoro! Siediti accanto a quel ragazzo»

La ragazza dai capelli rosa annuì e si sedette di fianco a lui, si rivolsero un sorriso, prima che Fauna potesse sedersi a fianco a Timmy nel posto di comando. La portiera della navicella si chiuse ed entrambi accesero i comandi per partire e dopo poco decollare. Atan guardò fuori alla finestra dietro di sé, alzandosi dal sedile per vedere bene lo spazio intorno a loro. La suoneria che proveniva dallo schermo di pilotaggio lo fece voltare, notando Fauna impegnata in una videochiamata.

«Ciao, Riven!» salutò lei.

Riven? Atan aveva già sentito quel nome prima, aveva sentito Musa e Tecna nominarlo un po’ di volte con Timmy. Sarà stata una coincidenza.

«Come sta papà?» chiese successivamente lei.

«Sta per tornare a casa. Tu invece che fai?»

«Oh, sto portando dei ragazzini a casa e poi torno a Fonterossa» Fauna sospirò, «Sono già stanca…»

«Abituati, perché lavorerai così ogni giorno!» l’avvisò Timmy.

«Oh, no!» la ragazza si mise a ridere con loro.

Atan li ascoltò in silenzio. Aveva saputo da Musa che Riven era fidanzato con un certo Helia, se ben si ricordava il nome, e si sarebbero presto sposati, ma non si aspettava che fosse il padre di Fauna. Non sapeva perché, ma aveva uno strano presentimento.

«Ehi, Atan» lo chiamò Timmy, «Non vuoi salutare Riven? È uno dei nostri vecchi amici, sai?»

«Ah… c… certo…» il ragazzo si avvicinò a Fauna, «Salve, signore»

«Ah, quindi sei tu Atan!» Riven si stava comportando come se lo conoscesse da uan vita, «Non ti vedo dal giorno in cui eri nato»

Fauna sgranò gli occhi, sorpresa, e alternò lo sguardo tra i due, «Davvero? Non lo sapevo»

«Neanche io…» mormorò Atan.

«Credo che avremo molte cose da dirci, ragazzo» Riven guardò particolarmente lui, ma si voltò successivamente verso Fauna, «Prenditi cura di lui»

«Va bene…?» la ragazza inarcò un sopracciglio, perplessa, e gli sorrise, «Ti voglio bene, ci vediamo domani!» la chiamata terminò lì e diede un’occhiata ad Atan, «Quindi hai due mamme, eh?»

«Già…» Atan si grattò la testa timidamente.

«Io avrò presto due padri! È eccitante, ho sempre adorato Riven, da quando ero bambina» sorrise, «E anche mio padre lo ama. Erano entrambi Specialisti quando erano giovani, quindi ho pensato di seguire le loro orme» e gli diede un’altra occhiata, «E tu invece?»

Atan scosse appena la testa, notando che la stava fissando per troppo tempo, «Beh, uh…» sorrise fieramente, «Io sono una fata! La fata del suono»

«Davvero? È fantastico! Probabilmente salverai più vite di me, allora» commentò Fauna, «Frequenterai Alfea quando sarai più grande?»

Atan annuì, «Sì, mi piacerebbe molto»

«Incontrerai mia madre, quindi» il suo tono si intristì leggermente, ma continuò a sorridere, «Lei insegna lì»

«Oh, non vedo l’ora di incontrarla allora» rispose lui.

Fauna continuò quindi a pilotare, con quello stesso sorriso malinconico che difficilmente se ne andò via.


 

***


 

A Willowsdale, Bloom portò Jandor e Aimon quasi alla stessa ora in cui Brandon era tornato a casa. Ebbero tempo per preparare la cena, ma Jandor e Aimon non sembrava volessero parlare, erano silenziosi poiché ancora scioccati dalla partenza improvvisa di Atan e speravano che stesse bene. I ragazzi mangiarono lentamente, ma solo Aimon decise di rompere il silenzio per interrompere la tensione tra loro e i genitori dell’amico.

«Apprezzo molto la vostra cucina, Vostra Altezza» si complimentò con Bloom con un sorriso.

Bloom sorrise dolcemente, «Grazie mille! Puoi chiamarmi Bloom, comunque. Come ho già detto, non c’è bisogno di formalità»

Aimon ridacchiò timidamente, «Ma è così strano per me… però posso provarci»

«Quindi, Aimon,» Brandon lo chiamò, richiamando anche la sua attenzione, «Aisha ti sta allenando con il Morphix, giusto?»

Il ragazzo annuì, «Non posso ancora gestirlo appieno con entrambe le mani, quindi Madre mi ha suggerito di iniziare con il mio arco per creare le frecce di Morphix con la mia mano destra»

«Ho poca esperienza con l’arco, ma spero che il mio allenamento possa comunque esserti utile» gli disse l’ex Specialista, «Ho molta più esperienza con le spade, haha! Vero, draghetto?»

Jandor tenne lo sguardo basso, poi sussultò appena si sentì chiamato dal padre, «O—oh… sì!» ridacchiò.

«Stai mangiando meno del solito, c’è qualcosa che non va?» chiese Bloom.

«Oh, no, mamma… non preoccuparti»

Aimon corrucciò appena le sopracciglia, guardandolo. Il principe sapeva come si sentiva l’erede della Fiamma del Drago, si sarebbero sentiti entrambi responsabili se fosse successo qualcosa ad Atan.

«A proposito, hai sentito di quella navicella esplosa vicino a Solaria?» domandò Brandon, Bloom lo guardò preoccupata.

«Pensi che Stella sappia già cosa sia successo?»

Una volta sentite le parole “navicella” ed “esplosa” insieme, Jandor e Aimon si guardarono di scatto.

«Probabilmente, ma c’erano degli Specialisti nuovi condotti da Codatorta e Timmy per salvare i passeggeri» disse Brandon, «Sono sicuro che stiano bene ora»

«Atan era in quella nave!» esclamò improvvisamente Jandor, facendo voltare i genitori verso di lui.

«Davvero? Ma come ha fatto a salire da solo?» chiese Bloom.

«Non lo so… ma era lì, l’abbiamo visto! E…» il ragazzo dai capelli rossi abbassò lo sguardo.

«Ci sentiamo responsabili per quanto è successo, avremmo potuto fermarlo ma era troppo veloce» continuò Aimon, con tono dispiaciuto, «Voleva assolutamente andare da Saleh, il nostro amico di Linphea»

«Sì, Timmy me l’ha accennato» rispose Brandon, «Ma lo sta portando a casa, perché non lo chiamate per vedere come sta?»


 

***


 

Era già notte su Linphea. Saleh tornò a casa con i suoi genitori, dopo aver passato una bella giornata alla festa del giorno della Botanica e della Natura. La città vicino alla loro casa era ancora sveglia a festeggiare, ma loro decisero di tornare a casa presto. Flora e Palladium avrebbero dovuto tornare ad Alfea, mentre Saleh sarebbe dovuto andare a scuola a Magix City il giorno dopo.

Dovevano aspettare solo tre anni e Saleh avrebbe potuto vivere ad Alfea con loro, senza necessariamente cambiare posto ogni volta. Stavano a casa con lui per non lasciarlo completamente solo. Era in quel momento che Flora realizzò il suo errore—Helia e Riven erano fantastici genitori per Fauna, ma allo stesso tempo lei sarebbe potuta essere una sorella maggiore perfetta per Saleh.

Si coricò sul letto, sospirando e fissando il soffitto. Una singola, sottile foglia rossa cadde sulla sua testa e la prese con la mano destra, socchiudendo gli occhi.

«C’è qualcosa che non va?» domandò Palladium, distogliendo lo sguardo dal libro per darle un’occhiata.

«Pensi…» fece una pausa per guardarlo, «…Che io sia una buona madre?»

L’elfo sgranò gli occhi, «Che vuoi dire? Certo che lo sei. Cosa ti fa pensare che tu non lo sia?»

Flora voltò lo sguardo altrove, abbassando le sopracciglia, «Non lo so… stavo pensando»

«A tua figlia?» azzardò a chiedere lui.

Lei annuì, «E se mi odiasse?» si chiese, «Capirei come potrebbe sentirsi… non ci sentiamo da molto, da quando ci eravamo trasferiti…»

Palladium chiuse il suo libro, lasciandolo sul comodino, «Non penso che ti odi» cercò di rassicurarla, «L’ultima volta che l’ho vista—quando aveva sei anni, se ricordo bene—mi fissava male. Ma in ogni caso, è quasi adulta ora, capirà perché non riesci a chiamarla spesso. Non incolpare te stessa»

«Ma non potevo esserci quando lei aveva bisogno di me…» Flora si voltò nuovamente verso di lui, poi guardò il suo telefono, prendendolo in mano, «E se… provassi a chiamarla ora…?»

«Sempre se non sta dormendo» Palladium ridacchiò, «O studiando»

Flora cercò il suo numero, chiamandola poco dopo. Fauna non sembrò rispondere, non subito, almeno.

«Ehi» salutò semplicemente la ragazza.

Flora sorrise, «Ciao, tesoro…» ricambiò il saluto, «Come stai? Scusa se non ho potuto chiamarti…»

«Sì, non preoccuparti. Ero occupata» la ragazza rispose in tono quasi evasivo, «Ho portato dei ragazzini a casa e ora sto tornando a Fonterossa»

«Oh, meraviglioso!» commentò la donna, «Ci dovrebbe essere uno scambio in una settimana, sarà bello poterti rivedere!»

«Hmhm,» Fauna mugulò come se stesse annuendo, «In quale classe?»

«Oh, ce lo diranno domani. Ti terrò aggiornata, va bene, cara?»

«Sì, uhm… scusa se chiudo ora, ma devo andare a studiare»

«Okay, ti chiamerò domani, allora»

La loro chiamata terminò in quel momento, Flora sospirò di sollievo e lasciò il telefono sul comodino. Dal tono di voce della ragazza, Palladium poté capire che non era particolarmente felice di sentire la madre, ma forse si sbagliava, non sapeva cosa pensare.

Nel frattempo, Saleh si chiese perché Atan fosse così preoccupato per lui, trovandosi i suoi messaggi di notte.


 

***


 

«Non osare mai più fare una cosa del genere!»

Atan strizzò appena gli occhi al suono stridulo della voce di Musa quando lo stava sgridando. Tecna era di fianco a lei con le braccia incrociate e uno sguardo serio.

«Scusate, io… ho imparato la lezione» si scusò lui, «Non avrei dovuto farlo. Non… non sono responsabile per la famiglia del mio amico, è solo che…»

«Ma che ti è passato per la testa?» domandò Tecna.

«Penso solamente che le famiglie non debbano nascondere segreti, specialmente se una madre tiene nascosto qualcosa invece di dirla a suo figlio.»

«Ma di che stai parlando?» chiese Musa, «Non capisco, davvero…»

«Non… non è niente. Non più, almeno.» Atan si alzò dalla sedia, camminando lentamente verso la sua stanza, «Buonanottte Mama, Madre» disse, entrando in camera e chiudendo la porta dietro di sé.

Tecna e Musa si guardarono confuse, sedendosi sul divano insieme.

«Una madre che tiene nascosto un segreto da un figlio…» mormorò la fata della musica, «Mi chiedo di chi stia parlando…»

La fata della tecnologia mise una mano sulla spalla della moglie, «Non dovremmo preoccuparcene, l’importante è che Atan stia bene ora»

Musa annuì, «Hai ragione»

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La famiglia di Saleh ***


lo so che ci ho messo un po' a a postare, in realtà ci ho messo un secolo tipo, in teoria dovrei postarne altri sette ma con efp sono molto più lento, ripperoni. scusatemi tanto, ma almeno sono contento di poter postare oggi perché aprile e l'inizio di maggio saranno la morte per me. la vita reale strikes me with matrimonio (non mio, fortunatamente) e cosplay che ho finito però devo fare le ultime prove quindi sono un po' in ansia, ma mostly matrimonio perché non ho letteralmente nulla da mettere a parte un fancy gilet :D oversharing a parte, questo capitolo è dedicato a saleh! altra icon disegnata da me (il disegno intero è sia sul mio tumblr che sull'altro sito di fanfic dove crossposto e faccio più cose). fauna la troverete lo stesso su tumblr, perché per i capitoli non ho ancora fatto qualcosa di dedicato a lei interamente, diciamo che questo è un capitolo per entrambi, sia saleh che fauna. spero che vi piaccia e buona lettura!!
 




 
La famiglia di Saleh




 

Nonostante fosse tutto iniziato con l’andare a scuola come di consueto, quella era una giornata diversa dalle altre per Saleh. Dopo scuola sarebbe dovuto andare ad Alfea con un permesso speciale di Palladium—visto che Flora era già occupata con la sua classe—per invitare suo figlio all’accademia magica per la prima volta. Saleh era ansioso di esplorarla, non importava in quanto tempo.

La nave per Alfea sarebbe partita alle due di pomeriggio, Saleh aveva solo pochi minuti per salutare i suoi amici. Atan era ancora preoccupato per la sua situazione, ma aveva promesso a Musa e Tecna—ed anche a Jandor e Aimon, dopo quello che era accaduto—che non avrebbe agito d’impulso, stavolta.

«Buona fortuna! Mandaci qualche foto quando sei lì» disse Jandor, poggiando una mano sulla sua spalla.

Saleh annuì, «Certo che lo farò»

«Fai un buon viaggio, ti consiglio di portarti qualcosa da mangiare durante il volo» suggerì Aimon.

«Oh, non preoccuparti! Ho proprio le cose che fanno al caso mio» l’altro mezz’elfo fece un occhiolino, per poi guardare Atan con perplessità, «Ehi, Atan? Va tutto bene?»

Il ragazzo dai capelli color lavanda sussultò leggermente, per poi voltarsi verso di lui, «Oh… certo, sto bene» scosse appena la testa e gli sorrise, «Devi raccontarci tutto quando torni»

«Assolutamente!»

«Ultima chiamata per la nave diretta ad Alfea» sentirono una voce femminile dall’interfono.

«Ora vado. Ci vediamo domani, ragazzi!»

Saleh corse verso la nave, salutando i suoi amici per l’ultima volta da lontano con una mano, e loro fecero lo stesso. Non appena fece la sua entrata nella nave, prese uno degli ultimi posti rimasti. Quando questa partì, Saleh, guardò attraverso la finestra con un sorriso.


 

***


 

Fauna non sapeva come sentirsi riguardo lo scambio culturale. Non era una cosa nuova per Fonterossa, Alfea e Torrenuvola organizzare una cosa simile, ma era il suo primo anno e non era neanche pronta ad incontrare Flora dopo tanto tempo. Comprendeva gli impegni di cui era sommersa la madre, ma allo stesso tempo si sentiva trascurata da lei.

Una volta arrivati ad Alfea, Timmy era il primo che scese dalla navetta. La ragazza camminò lentamente fuori e la portiera si chiuse dietro di lei. Fauna si guardò intorno l’enorme giardino del campus, vedendo tutti i tipi di fata—e i suoi stessi compagni di classe arrivati poco dopo—andare in giro, uscendo o entrando dall’edificio roseo. Non era esattamente di suo gusto, ma poteva ammettere che non era neanche male.

«Ehi, dobbiamo andare» la avvisò Timmy.

Fauna annuì e lo seguì all’interno dell’edificio, guardandosi intorno. Molte fate la riconobbero per via della sua parentela con Saladin, essendo sua pronipote, ed erano un po’ titubanti a sapere il suo giudizio sull’accademia. Però, mostrando le sue maniere amichevoli, diede una prova che la sua apparenza ingannasse.

Fauna si guardò intorno per il corridoio, cercando la classe in cui Flora avrebbe dovuto insegnare in quel momento. Entrò nell’aula dopo alcuni suoi compagni di classe, e prese l’ultimo banco rimasto nella fila centrale, seconda fila orizzontale. Poté vedere l’espressione di Flora illuminarsi con un dolce sorriso, contenta di vedere la figlia presente, ed era sorpresa di come fosse cresciuta. Era insolito avere una classe di Specialisti, ma era ansiosa di insegnare loro qualcosa di nuovo.

«Salve, Specialisti,» salutò, «Probabilmente mi conoscerete già, ma per quelli che non lo sanno, io sono Flora e insegno botanica magica» così, cominciò a scrivere e disegnare qualcosa sulla lavagna.

Fauna guardò i suoi compagni, specialmente i ragazzi che fissavano Flora con sguardi sognanti.

«Wow… è bellissima…»

«Peccato che sia sposata, il professor Palladium ci darebbe una lezione se continuiamo a guardarla così»

«Ma no, lui è tranquillo»

Fauna sospirò. Palladium non le andava ancora a genio, ma ammise a sé stessa che sarebbe stato divertente vederlo strozzare i suoi compagni con delle liane d’edera. Ridacchiò tra sé e sé e vide sua madre voltarsi nuovamente verso di loro.

«Che cosa includereste nel termine “pianta”?» domandò.

Alcuni degli studenti, per la maggior parte ragazzi ma anche due ragazze, alzarono le mani. Flora non poté che ridere, alternando lo sguardo tra di loro.

«Va bene, c’è molta partecipazione, mi piace» e indicò successivamente uno dei ragazzi ai primi banchi, «Sì?»

Mentre Flora raccolse un po’ di rispose e le scrisse sulla lavagna, Fauna guardò tutto in silenzio. Flora cominciò a spiegare le basi della botanica, alcuni suoi compagni di classe l’ascoltavano o prendevano nota di quello che diceva.

Ma la mente di Fauna era altrove, ancora piena di domande sul giorno prima, su Flora stessa e Atan, che sembrava in un certo senso collegato a Riven; e la storia che Atan le aveva raccontato sul suo amico, che i suoi genitori stavano probabilmente nascondendo un fratello o una sorella segreta. Ma perché continuava a pensarci? Perché per tutto il tempo che guardava Flora, pensava si trattasse proprio di lei?

Fauna scosse appena la testa. No, forse sarebbe stato meglio non pensarci. Forse era solo confusa.

«Alcune piante si somigliano, ma è importante non confonderle e studiare le differenze da vicino,» consigliò Flora, «Per esempio, mentre ero sulla Terra ho potuto vedere delle particolari piante che raramente vivono qui nella Dimensione Magica, ma possono essere trovate su alcuni pianeti caratteristici»

«Lei è stata sulla Terra?!» domandò sorpreso uno dei ragazzi.

«Sì, ho anche lavorato lì prima di studiare per diventare un’insegnante, grazie ad un’amica che ha conoscenze lì» rispose Flora.

Fauna si ricordava di quando era andata sulla Terra con lei per un paio di settimane, ma non si ricordava molto visto che era troppo piccola. Proprio in quel momento, qualcuno bussò allo stipite della porta e la donna riconobbe il ragazzino dalla pelle olivastra, orecchie appuntite e capelli biondi. Flora gli sorrise, e lui prese posto nell’unico banco vuoto della prima fila orizzontale.

Fauna aggrottò le sopracciglia. Che strano, il ragazzino assomigliava a Palladium, indossava persino un abbigliamento simile al suo. La ragazza sgranò gli occhi mentre lo fissava. Non poteva essere, vero? Non poteva essere…

«La lezione per oggi finisce qui» annunciò Flora mentre la campana suonava, «Spero di avervi insegnato qualcosa di nuovo!»

Uno per uno, gli studenti salutarono Flora e uscirono dalla classe. Fauna si alzò dal banco e si avvicinò a sua madre, abbastanza per sussurrarle, «Ho bisogno di parlarti.»

«Oh, certo…» Flora la seguì fuori dall’aula.

Saleh le guardò confuso, alzandosi lentamente dal suo posto. Si nascose dietro il muro della stessa aula, sembrava abbastanza per sentirle parlare fuori.

«Fauna, sono così felice di vedert—!»

«Penso che tu abbia molte cose da dirmi.» Il tono di Fauna si fece accusatorio.

«C… cosa…?» balbettò Flora.

«Non fare la finta tonta, so che quel ragazzino è tuo figlio… e di Palladium…!» la ragazza non sembrava voler pronunciare l’ultimo nome, per qualche ragione. Saleh non capiva perché fosse così arrabbiata.

«Oh, Fauna, tesoro, io… pensavo di presentartelo oggi…!»

«Presentarmelo… oggi?!» Fauna si lasciò scappare una risata ironica, «Spero che tu stia scherzando! Vuoi presentarmi il figlio di quel ladro?»

«Non parlare così di Palladium!» esclamò improvvisamente Flora, dal suo tono di voce, sembrava stesse tremando, «Per favore, Saleh… è il tuo fratellino!» Saleh sgranò gli occhi a quell’ultima affermazione, «Ha bisogno di te…»

«Quello non è mio fratello. Come può aver bisogno di me se non ci conosciamo neanche?» dal tono, Fauna sembrava ribollire dalla rabbia, «Come potrei mai essere sorella maggiore del figlio di un ladro?»

«Smettila di chiamarlo così…!»

«Ma è quello che è!»

«Fauna… lui è mio marito, e un padre fantastico per mio figlio e tuo fratello» continuò Flora, «Mi sono innamorata di lui. Solo perché non ha funzionato con tuo padre non significa che io debba stare sola… questo non mi ha fermata dall’innamorarmi ed avere un altro figlio con lui, non è la stessa cosa che è successa a tuo padre e Riven?»

«Assolutamente no.» Fauna rispose senza esitare, «Perché papà e Riven non mi hanno mai lasciata sola, e non mi hanno mai mentito. Non permetterti mai più di paragonarti con mio padre, o chiamare quel bambino “mio fratello”!»

Saleh sentì diversi passi allontanarsi rapidamente, Flora chiamò il nome di Fauna ma non riuscì a raggiungerla. La ragazza era già scappata via. Saleh non aveva un’opinione precisa su Fauna, non la conosceva ancora, ma non sapeva nemmeno tutta la situazione. Quando sentì Flora parlare di una sorella maggiore era contento, ma quando sentì Fauna vergognarsene, non poté che far scendere una singola lacrima dal suo occhio destro, che asciugò prontamente. Uscì successivamente dalla classe, raggiungendo sua madre. Flora era seduta su una panchina con il volto coperto da entrambe le sue mani.

«Mamma…?» la chiamò.

Flora sussultò sorpresa, e si asciugò le lacrime, «Oh, tesoro… non dirmi che hai sentito…»

Saleh annuì lentamente e si sedette vicino a lei per abbracciarla, «Tu non sei una bugiarda… e papà non è un ladro»

Rimasero in silenzio per un momento, Flora lo abbracciò e gli baciò la fronte, trattenendo le lacrime. Saleh però poté sentire che stava ancora tremando, essendo ancora tra le sue braccia.

«Provo a parlarle io»

«Oh, no… non farlo» gli disse, accarezzandogli i capelli, «È troppo rischioso, e hai sentito quanto è arrabbiata…»

«Non mi importa» rispose lui, «Ti ha trattato male e ha detto cose brutte su papà. Io non lo accetto» continuò, «E poi è mia sorella, chi altro può parlarle se non io?»

Flora lo guardò con gli occhi sgranati dalla sorpresa, non poté credere alle sue orecchie. Dopo tutto quello che aveva sentito, Saleh voleva comunque parlare con Fauna e la considerava sua sorella—perché alla fine, era quello che era, che le piacesse o no. Saleh sorrise alla madre, che gli accarezzò la testa.

«Sei così puro di cuore… è questo che ammiro in te» mormorò, «Va bene, vai a parlarle, ma… fai attenzione»

«Non preoccuparti, mamma. Hai mai conosciuto qualcuno che riesca a resistere a questi occhioni?» Saleh fece un sorrisetto indicandosi i suoi stessi occhi, facendola ridere, «Farò una passeggiata prima di raggiungerla»

«Certo, tesoro. Senti, non dire niente a tuo padre riguardo quello che è successo, va bene?» disse Flora.

Saleh scrollò le spalle, «Lo saprà in ogni caso, se continui a piangere»

Flora aprì la bocca per parlare e si asciugò le lacrime, corrucciando le sopracciglia, «Vai, prima che cambi idea»

«Sì!»


 

***


 

Fauna aveva ancora due ore di lezione da fare ad Alfea, ma dopo quella discussione non aveva particolarmente voglia di ascoltare Wizgiz e poi Palladium, specialmente quest’ultimo. Si sedette sull’erba vicino al fiume, prendendo delle pietre da terra per lanciarle in acqua. Voleva incontrare sua madre dopo tanto tempo, ma le novità la delusero.

Flora aveva ragione a dire che si era innamorata di Palladium, non aveva funzionato con Helia perché in quel periodo stava già con Riven. Allo stesso tempo, a Fauna non piaceva Palladium, le è sempre sembrato un uomo pressocché losco. Il fatto che avessero avuto un figlio la sorprese.

«Posso sedermi?» sentì la voce di un ragazzino, non si voltò a guardare chi fosse.

«È libero. Come tutto il resto qui» gli disse, mettendosi a guardare in cielo.

Fauna diede uno sguardo veloce per vedere chi fosse, ed era proprio Saleh. Si voltò altrove, lanciando un’altra pietra nel fiume.

«Ti stai divertendo?» le chiese.

«Solo per mantenere la testa occupata. Non voglio danneggiare niente» rispose, «Ti ha mandato lei qui, per venire a prendermi? Non tornerò.»

Saleh sospirò, «Senti, anche a me ha scioccato sapere che ho una sorella maggiore, ma—»

«Non sono tua sorella.»

«Beh, abbiamo la stessa madre, quindi lo sei» il mezz’elfo scrollò le spalle, «Comunque, non è colpa di mamma. Non è colpa di nessuno, in realtà. Posso assicurarti che ama profondamente papà, come anche io—è un gran lavoratore, un buon insegnante e… beh, è mio papà. Ecco tutto» Fauna rimase in silenzio mentre lui continuava, «Non so chi sia tuo padre, mamma mi ha detto che era il suo ex-ragazzo al liceo, quando frequentava Alfea… era uno Specialista come te, quindi è un pezzo grosso, giusto?» Saleh abbassò le sopracciglia, non ricevendo risposte, «Che cos’ha fatto mio papà per essere odiato da te?»

Fauna abbassò lo sguardo e lanciò un’altra pietra, «Ha rubato mia madre.»

«Solo questo?»

Fauna non rispose.

«Sai… l’amore non conosce frontiere. È strano che te lo stia dicendo io, visto che sei più grande di me, e… sono sicuro che tu sia una brava persona. Altrimenti nessuno ti guarderebbe con tanta ammirazione quando passi nei corridoi» continuò, «Magari non sono ancora tuo fratello… ma possiamo iniziare con il diventare amici?»

Fauna alzò appena le sopracciglia, ascoltandolo. Si voltò lentamente verso il ragazzino e vide che stava cercando di avvicinare una mano alla sua. Lei gliela strinse, e Saleh sorrise.

«Sono contento di aver avuto ragione su di te»


 

***


 

Saleh fece un sacco di foto tra Alfea e il viaggio di ritorno a casa. Era seduto su uno dei sedili della nave di Timmy e Fauna, a fianco a Flora e Palladium. Era contento di vedere che Fauna stesse finalmente accettando la situazione della loro famiglia, e lei gli presentò anche Helia e Riven. E come promesso, Saleh inviò delle foto ai suoi amici.


 

> L’Angolo pazzo del Winx GX Club

Saleh: ragazzi, guardate qua!!

Saleh: [20 foto]

Saleh: ah e questa è mia sorella!!!! [1 foto]

Atan: SJDNSJDN?????

Atan: È TUA SORELLA???

Aimon: La conosci, Atan?

Atan: Stai scherzando

Atan: È quella che mi ha salvato da quell’esplosione

Atan: Come ho fatto a non notare la somiglianza.

Jandor > Rispondendo a Saleh “ah e questa è mia sorella!!!!”: EHI!! siete fantastici!!!!

Saleh > Rispondendo a Jandor “EHI!! siete fantastici!!!!”: grz!!

Saleh > Rispondendo a Atan “È TUA SORELLA???”: Ah beh almeno non devo presentarvi LOL

Saleh: due rimasti?? devo presentarla a jandor ed aimon quando possiamo

Atan: Beh uh

Atan: Penso che

Atan: Ciao devo andare mama mi sta chiamando :)))

Aimon: Cosa? Va bene, a dopo!

Jandor: Qui qualcuno ha una cotta hehehebfkd

Saleh: ?????

Saleh: cmq, ho anche conosciuto il prof wizgiz sembra simpatico

Aimon: Bene

Saleh: ora dobbiamo atterrare, a dopo!!

Jandor: A dp!!!

Aimon: A più tardi!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I poteri di Jandor ***


Buongiorno a tuttiiiiiiieee, oddio. Chiedo venia per l'attesa, non posto da marzo ma i motivi son scritti tutti nel capitolo precedente, sono riuscito a trovare un attimo di respiro verso metà maggio e questo mese, ma non avevo ancora finito di tradurre questo capitolo che segna praticamente l'inizio della consapevolezza--appunto--dei poteri di Jandor, figlio di Bloom e Brandon. Mi ripeterò sul perché ho scelto appositamente Brandon e non Sky come padre di Jandor, semplicemente perché la prima ragione è che non sono fan della Skyloom e never have been (come la maggior parte delle coppie canon in realtà) ma I can see the appeal, se alla gente piace un motivo c'è; la seconda ragione è perché Sky non ce lo vedo per nulla come padre di Jandor, potrei vedercelo in un altro universo alternativo dove la Skyloom c'è, però sarebbe totalmente diverso da Brandon ovviamente. La terza è perché in teoria il padre di Jandor sarebbe dovuto essere qualcun altro (no spoiler) ma ho preferito di no perché la fanfic ha già dei toni dark di per sé, se avessi fatto quello che avevo in mente in origine non sarebbe piaciuto a me in primis e neanche a molte persone (nonostante la ship sia molto famosa). Ma bando alle ciance, vi lascio al capitolo. Il prossimo spero di postarlo presto, e sto ancora scrivendo il 13esimo ;_; 
 


I poteri di Jandor



 

> L’angolo pazzo del Winx GX Club; 6:48 AM

Jandor: BUONGIORNOOO

Jandor: @Atan @Saleh EHI

Jandor: @Atan @Atan @Atan

Jandor: @Atan

Atan: BASTA

Atan: SMETTILA. DI. TAGGARMI.

Atan: Per quale cavolo di motivo sei sveglio a quest’ora, non è per niente da te

Aimon: Ci siamo svegliati insieme!

Atan: .

Atan: Voglio silenzio la mattina.

Jandor: Che noiaaa e poi dobbiamo andare a scuola quindi

Jandor: @Atan Buongiorno ;)

Atan: Ti prendo a calci nel sedere.

Jandor: Ma Saleh è sveglio

Jandor: @Saleh

Atan: Lascialo stare, starà dormendo. Linphea ha tutto un altro fuso orario

Saleh: sbagliato, ho il nd attivo

Saleh: buongiorno!!! anche se è sera qua lol

Atan: Neverland???

Saleh: IWNDIFNEJKN

Saleh: no, il non disturbare

Atan: Ah cavolo perché non ci ho pensato


 

 

«Non ci sono abituato…»

Jandor distolse lo sguardo dalla sua tazza del latte per voltarsi verso Aimon, che guardava lo schermo del suo telefono.

«A che cosa? Chattare? Non lo facevi su Andros?»

«Beh, non tanto. Certo, apprezzo che ci sia un modo per conversare con i miei compagni a una certa distanza, ma…» le labbra di Aimon si incurvarono in un sorriso, «Questo è diverso»

Jandor ricambiò il sorriso, «È perché sei con amici ora! Ci farai l’abitudine»

«Lo spero…» mormorò il principe di Andros, «Parlo così anche con mia madre… forse dovrei chiamarla, quando usciamo da scuola»

Jandor annuì, «Buona idea» e sussultò realizzato, «Ah, quasi dimenticavo! Mentre stavi andando a letto, papà mi ha detto che vuole portarci in un posto nuovo per l’allenamento! Mamma è fuori per un paio di giorni, quindi ha pensato che potessimo fare una gita insieme»

«Per me va bene,» concordò Aimon, «Potrei allenarmi con il Morphix in uno spazio più aperto» e batté le mani, «Perché non invitiamo anche Atan e Saleh? Andremo dopo scuola, giusto?»

«Sì!» il rosso ridacchiò, «Mi chiedo se a papà possa andare bene, però»

«Cosa dovrebbe andarmi bene?» Brandon entrò in casa con una cassa tra le braccia, per poi poggiarla sul pavimento vicino alla cucina.

«Papà!» esclamò Jandor, «Possiamo invitare due nostri amici ad allenarci?»

Brandon gli sorrise, «Certamente, draghetto. È un’occasione per allenarci insieme»

«Allora è deciso!» il ragazzo dai capelli rossi si voltò verso il principe di Andros, «Devo subito comunicarglielo»


 

> L’angolo pazzo del Winx GX Club; 7:10 AM

Jandor: @Atan @Saleh Ho un annuncio da darvi!!

Atan: Ma che hai, 50 anni?

Atan: Cosa vuoi

Jandor: Io e Aimon andremo ad allenarci con mio padre dopo scuola, volete venire?

Atan: Oh

Saleh: sì!!! I miei genitori hanno detto che dovrei allenarmi con la lancia e gli incantesimi quindi sarebbe bello :3

Atan: Io non ho armi LOL

Aimon: Ma sono validi tutti gli stili di combattimento.

Atan: Hhhh allora vengo perché ok

Jandor: Cosa @Atan

Atan: HO DETTO CHE VENGO.

Jandor: OKAY CALMATI


 

Jandor ripose il telefono sul tavolo e batté le mani contento, «Non vedo l’ora!» esclamò, facendo involontariamente cadere la tazza di latte sulle sue mani. Fortunatamente, questa era già quasi vuota. Mormorò un piccolo “ops” e Aimon ridacchiò, finendo la sua bevanda.


 

***


 

Conclusa la giornata scolastica, Brandon aspettò Jandor e i suoi amici vicino alla Palude di Melmamora. Dato che si erano persi la prima volta, Brandon voleva assicurarsi che stessero tutti più vicino a lui possibile. Decisero di allenarsi a Roccaluce, che Aimon e Saleh non vedevano l’ora di vedere per la prima volta. L’ex Specialista preparò un falò con Jandor, sistemando i sacchi a pelo.

«Ehi, guardate qua!» esclamò Saleh, avvicinandosi ad un albero più alto e scuro rispetto agli altri, «I miei genitori mi hanno detto che le sue foglie hanno sostanze curative» disse, mentre si inchinava a raccogliere alcune foglie cadute, «Sta iniziando a fare la muta, non ho nemmeno avuto bisogno di chiedergli di prenderle. Vero?» si voltò poi verso l’albero.

Dopo qualche secondo di silenzio, Atan alternò lo sguardo tra l’albero e Saleh.

«Quindi tu puoi comunicare anche con gli alberi?»

«In realtà non solo» il mezz’elfo alzò una mano e lasciò che un’edera si appoggiasse al suo braccio, «Bello, vero?»

«Wow!» gli occhi di Jandor si illuminarono, «Ma…» diede un’occhiata al falò non troppo distante da loro, «Ho preso dei rami poco fa… a loro andrà bene?»

«Se ben ricordo, abbiamo preso quelli che sono caduti da soli» aggiunse Aimon, «Giusto?»

Saleh annuì, «Come avete già visto anche le foglie sono cadute da sole. Alcuni rami sono vecchi, quindi non c’è da preoccuparsi. È come quando iniziamo a perdere i capelli, in un certo senso» spiegò, lasciando l’edera.

«Ah, davvero…?» Jandor incrociò le braccia, sorridendo, «Che forza!»

«È ora di iniziare!» li chiamò Brandon.

Il quartetto si avvicinò a lui, l’ex Specialista tirò fuori il suo spadone laser. Jandor fece lo stesso con la sua spada, Aimon prese il suo arco e Saleh la sua lancia. Brandon diede un’occhiata ad Atan, che non possedeva un’arma.

«Sei disarmato,» notò, «Oppure vuoi combattere corpo a corpo?»

«Esattamente» Atan annuì.

«Non è uno scontro molto alla pari, ma penso che possiamo fidarci delle abilità di Atan» commentò Aimon, «Voglio essere il primo a provare con lui»

«Bene, allora»

Atan deglutì nervosamente. Non era la prima volta che si allenava con qualcun altro che non fosse nessuna delle sue madri—dopotutto, Timmy era il suo mentore—ma con Aimon sentiva che era diverso; non sapeva se fosse per il fatto di essere coetanei, o il fatto che il ragazzo lo faceva arrossire senza accorgersene. Il principe, d’altra parte, era curioso di vedere come si allenavano gli altri ragazzi.

«Io mi allenerò con Saleh!» esclamò Jandor.

Brandon annuì, «Vi guarderò da lontano, e voi potrete chiamarmi se avete bisogno di qualche dritta»

Aimon rivolse un sorriso ad Atan, mettendosi in posizione, «Non vedo l’ora di vedere i tuoi incantesimi»

«Anche io» il ragazzo dai capelli indaco si mise in posizione, «Sono pronto!»

Anche il principe confermò, formando una freccia di Morphix tra le sue mani e l’arco. Sparò la freccia acquatica verso il ragazzo, che la respinse con un’onda sonora dalla sua mano destra. Aimon sorrise con fierezza, «Ben fatto!»

Atan sgranò gli occhi e si sentì quasi cadere sul posto, tossendo con leggero imbarazzo, «G… grazie.»

«Continua così, anche io voglio combattere solo con l’ausilio delle mani nude, ora»

Il ragazzo dai capelli indaco lo guardò attentamente, Aimon posò l’arco per terra, cominciando a formare dei proiettili Morphix tra le mani. Allo stesso tempo, dall’altra parte del campo, Jandor e Saleh si scontravano con la spada e la lancia. L’erede della Fiamma del Drago si protese contro di lui e il figlio della natura usò la sua stessa lancia come scudo per tenderla successivamente in avanti, facendo cadere l’amico all’indietro.

Jandor diede un’occhiata curiosa a cosa stessero facendo Atan e Aimon, e ciò gli fece venire un’idea. Un’ondata di fuoco cominciò a percorrere la lama laser, e capendo le sue intenzioni, Saleh fece lo stesso con i suoi poteri. Liane d’edera si avvicinarono a Jandor, le quali lui provava a respingere o schivare, senza bruciarle.

«Oh, no…!» mormorò tra sé e sé velocemente, lasciandosi scappare una risatina nervosa.

«Non preoccuparti. L’edera sa che è un allenamento» lo rassicurò Saleh, «Ma se provassi ad essere più attento, lei ne sarebbe grata»

«Certo!»

Brandon li guardò attentamente. Anche se la magia non era il suo punto forte, sapeva di poter imparare qualcosa dal Winx Club in passato—e poteva imparare qualcosa anche dai loro figli. E dato che uno di loro era anche suo, non poteva che esserne fiero nonostante dovesse imparare a portare la Fiamma del Drago come fece la madre da giovane. Jandor era un po’ più piccolo, ma Brandon era sicuro che sarebbe migliorato in fretta.

Sentendo il boato familiare di un tuono, Brandon guardò in alto, notando che il cielo si stava facendo buio, con le nuvole che lo riempivao.

«Non andate troppo lontano!» avvisò, «Pioverà sicuramente, è meglio se non ci perdiamo di vista!»

Atan e Aimon annuirono, come anche Jandor e Saleh da una distanza più lunga della loro.

«È come quando ci siamo incontrati» commentò il principe di Andros, «Pensi che significhi qualcosa?»

«Tutte le volte che veniamo qui il cielo si chiude. Ho ragione di sospettare il ragazzo che abbiamo visto quel giorno» Atan assottigliò lo sguardo.

«Tuttavia ci disse che il temporale non era causato da lui, giusto?» si domandò Aimon, «Comunque sia, continuiamo ad allenarci. Se eventualmente deve accadere qualcosa, ci fermeremo e avviseremo Brandon»

«Hai ragione»

Nel frattempo, Jandor e Saleh continuarono ad allenarsi in silenzio, ma l’erede della Fiamma del Drago stava ancora pensando a quel ragazzo dai capelli argentati apparso durante il temporale. Il fatto che queste nuvole ricordassero quelle attorno a Torrenuvola lo rendeva ancora più sospetto non solo ad Atan, ma anche al resto del gruppo. Brandon non voleva che tutto si ripetesse nuovamente, ma se—

Qualche minuto dopo, un lampo accecante cadde vicino al loro posto e la forte folata di vento che proveniva da lì li respinse lontano, dopodiché ne sentirono il tuono.

Atan si alzò lentamente da terra, «N… non posso crederci…! Era così vicino!»

«L’hai detto…» mormorò Brandon, guardandosi intorno, «Dove sono gli altri?! Jandor, Saleh, Aimon!» urlò i loro nomi.

«Brandon…» Aimon corse da loro, «Abbiamo perso Jandor e Saleh durante l’impatto!»

L’ex Specialista sgranò gli occhi, «Oh, no…» e li strizzò non appena sentì un altro tuono, «Dobbiamo cercarli…! Ci occuperemo della tenda e del falò più tardi»


 

***


 

Saleh aprì lentamente gli occhi, alzandosi da terra e provando a pulirsi dalla polvere con le sue mani. Cominciò a preoccuparsi non vedendo nessuno, e pensò immediatamente che il gruppo si fosse separato quando il fulmine colpì il terreno vicino a loro.

«Signor Brandon! Atan! Jandor! Aimon!» provò a chiamarli, alzando la voce.

«Sa… Saleh…?» riconoscendo la voce di Jandor da dietro, Saleh si guardò intorno e lo trovò dopo poco. L’erede della Fiamma del Drago stava ancora provando ad alzarsi, e la fata della natura lo aiutò prendendo le sue mani. «Grazie…»

«Di nulla, stai bene?»

«Sì, credo… tu?»

«Io sto bene, ma… dove sono gli altri?»

Jandor si guardò brevemente intorno, «Sembra che ci siamo persi… dobbiamo trovarli. Andiamo,»

Saleh annuì e lo seguì più vicino che poteva, nella speranza che non si perdessero di nuovo di vista. I forti tuoni lo fecero tremare, ma provò a trattenere il panico a fianco a Jandor. Non erano così lontani dopotutto, vero?

«Ah, ci incontriamo di nuovo…»

Sentendo una voce da dietro, Jandor e Saleh si voltarono velocemente e videro lo stesso ragazzo dai capelli argentati della scorsa volta.

«Che ci fai tu qui?!» chiese Saleh, «Perché appari sempre durante i cataclismi?!»

«Non lo so…» le labbra del ragazzo si incurvarono in un sorrisetto, «Forse ho un talento. O… forse mi piacciono la pioggia e i temporali» Assottigliò lo sguardo verso Jandor, «Tu.» disse, «Hai un fuoco dentro di te… mostramelo.»

Il ragazzo dai capelli rossi corrucciò le sopracciglia, «Vuoi dire la Fiamma del Drago? Scordatelo.»

«Oh, non essere timido. È solo un giochino tra amici»

«Ma se non ci conosciamo neanche! Chi sei? Dicci il tuo nome!»

L’altro ragazzo socchiuse gli occhi e atterrò sull’erba bagnata, «Xanard. Questo è il mio nome.» rispose, «È così importante per te, Jandor?»

«M… ma tu come sai il mio—» Jandor sgranò gli occhi, Saleh si avvicinò lentamente a lui.

«Mia madre mi ha parlato di te» disse Xanard, «Non credo di aver bisogno di altre informazioni, sei uguale a tua madre»

«Ma io…» l’erede della Fiamma del Drago balbettò, «Non capisco… vieni da un’altra classe? Siamo nella stessa scuola?»

Il sopracciglio destro di Xanard si contrasse dal nervoso, «No, idiota! Sono qui per rubare la Fiamma del Drago! Pensavo che fosse ovvio!»

«Ma come puoi rubare qualcosa che nemmeno vedi?!»

Xanard aprì la bocca per parlare, ma non lo fece.

«Non lo sai? Ma che razza di cattivo sei?!» esclamò Saleh.

«Ma non è cattivo, Saleh, non sa—»

«Basta!» urlò il ragazzo, «Combatti con me, Jandor!»

Jandor inarcò un sopracciglio, «Qui e ora?»

«Qui e ora.»

«Scusa amico, ma non voglio incendiare la foresta»

Xanard lo fulminò con lo sguardo, «Pensi di essere simpatico?» domandò, «Sarai ancora simpatico a forma di ghiacciolo?» e lanciò un incantesimo di ghiaccio su Jandor e Saleh, i due schivarono l’attacco con un salto.

«Okay, ora mi stai veramente facendo arrabbiare!» avvisò il ragazzo dai capelli rossi.

«Jandor, ti sta solo provocando…!» Saleh provò a fermarlo, mettendogli una mano sulla spalla, «Lasciamo questo perdente e torniamo a cercare gli altri»

«Come mi hai chiamato?!» Xanard si mise le mani sui fianchi, «Tsk, non sapete con chi state parlando.»

«Perché, tu sì?» Saleh alzò una mano per chiamare una delle sue edere, provando a intrappolare Xanard, ma l’edera cominciò a ghiacciarsi, «N… no…!»

Jandor lo guardò, iniziando a sentire il suo cuore riempirsi improvvisamente di potere. Sentì le sue mani riscaldarsi e le alzò, correndo per raggiungere l’amico.

«Lascialo in pace!»

Il fuoco emanato dalle sue mani sciolse il ghiaccio attorno all’edera, che tornò da dove la fata della natura l’aveva chiamata e il criocineta ringhiò nervosamente.

«Ti sei finalmente deciso a combattere, eh?»

Jandor lo guardò seriamente, «Perché vuoi combattere così tanto? Mio padre ci sta aspettando»

«Beh, tuo padre può aspettare ancora. Se non vuoi che lui e i tuoi amici vengano trasformati in ghiaccio»

Saleh si avvicinò all’orecchio di Jandor, «Possiamo farcela insieme» sussurrò, «Non possiamo rischiare, se fossero davvero in pericolo?»

L’erede della Fiamma del Drago prese un respiro profondo.

«Va bene, Xavier! Hai vinto, combatterò contro di te»

«Questo—» Xanard sgranò gli occhi, «Il mio nome non è Xavier. È Xanard.»

«Okay, Xander! Facciamolo,»

«È Xanard!» esclamò il ragazzo dalla chioma argentata, «Ma sei sordo?!»

«Qualunque sia il tuo nome, combattiamo e basta!»

Saleh trattenne una risata mentre i due litigavano su quale nome fosse corretto, ma tornò serio una volta che vide Jandor avviarsi verso il suo rivale—o nemico? Sembrava quasi un gioco per lui, ma non potevano essere sicuri. La battaglia cominciò, non prima che Xanard potesse leggermente cambiare aspetto. I suoi vestiti—ora una tuta smanicata—erano blu notte, con delle bretelle a forma di X sul petto, unite dalla cintura.

Sembrava quasi una delle trasformazioni che gli raccontava Flora. Jandor non poteva trasformarsi come aveva fatto Xanard, ma Saleh sapeva che poteva sciogliere il ghiaccio con i suoi poteri di fuoco. Cosa segnò l’inizio della battaglia fu un altro tuono vicino a loro, e Xanard lanciò un raggio di ghiaccio su di lui. Jandor evitò il raggio in tempo, ma non poté attaccare dato che quello dopo gli aveva colpito e ghiacciato la gamba sinistra al suolo.

Xanard rise, «Ti arrendi? Non hai alcuna possibilità!»

Jandor provò a concentrare la sua energia chiudendo gli occhi. Saleh poté notare che, lentamente, il fuoco stava raggiungendo il ghiaccio per scioglierlo. Anche se era consapevole di non saper controllare bene i suoi poteri, voleva almeno finire il combattimento.

«Non sottovalutarmi!» urlò, lanciando una palla di fuoco contro di lui, che cadde dal suo posto.

Prima che potesse alzarsi, le nuvole si aprirono in cielo, che diventò più chiaro.

«Ragazzi!»

Riconoscendo la voce di Atan da lontano, Jandor e Saleh corsero dal resto del gruppo. Xanard si alzò da terra, incrociando le braccia. I due tornarno a guardarlo, Atan e Aimon fecero lo stesso, ricordandosi di lui.

«Di nuovo tu?!» esclamò Atan.

«“Di nuovo”?» ripeté Brandon, confuso, «Chi è lui?»

Xanard sbuffò, «Non ha alcuna importanza ora… ma non sarà l’ultima volta che mi vedrete, potete contarci!» e scomparve dalla loro vista, utilizzando il teletrasporto.

Jandor sospirò, «…Andiamo»


 

> AtanTANTAN; 8:20 PM

AtanTANTAN: Non per farmi gli affari tuoi, ma che ha fatto stavolta?

AtanTANTAN: Parlo del ragazzo che abbiamo incontrato di nuovo

Jan: Scusami, penso che sia una cosa di cui dobbiamo discutere anche con gli altri

Jan: A scuola, domani?

AtanTANTAN: Wow, non è da te essere così serio, ma lo capisco.

Jan: Sì scusa

Jan: Tornerò ad essere il tuo adorabile clown domani :3

AtanTANTAN: Il Jandor che conosco è tornato lol

AtanTANTAN: A domani

Jan: Ciaoooo


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Alfea ***


HELLO! Ho voluto aggiornare un po' prima del solito e probabilmente cercherò di postare capitoli più presto possibile perché voglio essere in pari come lo sono sull'altro sito--giuro mi dà troppo fastidio che in italiano sono indietro mentre in inglese ho già postato tipo 12 capitoli. Però almeno ora che mi sono fatto un'outline precisa della prima stagione/arco sono sicuro su quello che devo fare per i capitoli futuri! Mentre scrivo e inserisco l'icon di Xanard (sempre disegnata da me perché sennò who does it for my ocs), mi sono accorto di come a 13 anni l'ho fatto abbastanza gremlin e poi a 16 anni diventa un po' più carino, ma alla fine la pubertà fa quello per alcune persone I guess. E qui torna anche Icy! Devo essere onesto, nel ruolo di madre non ce la vedo. Però ho considerato una cosa, lei al contrario di Stella non direbbe "non voglio figli perché so che non riuscirei a crescerli", ma direbbe "voglio dei figli affinché questi diventino come me". Diciamo che qui non sto considerando troppo il suo arco narrativo della stagione 8, o almeno lo considero ma fino a un certo punto, perché secondo me l'hanno messo solamente per giustificarla quando, se volevano proprio farlo, avrebbero potuto farlo già dalla stagione 1. Ma ora vi lascio al capitolo!
 




 
Alfea


 

Quel giorno non era uno dei più produttivi per Jandor a scuola, e Atan poté notarlo dal suo banco. Non sapeva come fosse andato l’incontro con Xanard dal momento che lui ed Aimon non erano presenti, e come stesse facendo sentire Jandor in quel momento, l’erede della Fiamma del Drago non voleva pensarci ma allo stesso tempo voleva spiegare tutto al gruppo una volta riuniti dopo scuola.

Atan ammise a sé stesso che non aveva mai visto Jandor così. Era insolitamente silenzioso, schivo, con le sopracciglia corrucciate e lo sguardo basso, anche durante l’ora di pranzo, nonostante fosse il suo momento preferito tra una lezione e l’altra.

Poterono parlarne solamente dopo essere usciti dall’edificio scolastico e si riunirono con Saleh ed Aimon in strada, vicino a un parco. Solo in quel momento Jandor alzò lo sguardo per parlare.

«Saleh sa già praticamente tutto…» mormorò, «Stava cercando di mettermi alla prova, voleva rubare la Fiamma del Drago»

Atan alzò le sopracciglia confuso e si aggiustò gli occhiali al volto, «Ma come può rubare qualcosa che nemmeno tu stesso puoi vedere?»

«È quello che mi sono chiesto anch’io… ma ho sentito una strana energia sprigionarsi nel mio petto—» raccontò Jandor, «Non… non so come spiegarlo, era diversa dal solito…»

«Anche io sentivo che qualcosa in lui era cambiato… ma non capisco se sia per via dello sforzo, cercando di sconfiggere Xanard, o se sia stato un risveglio» aggiunse Saleh, abbassando le sopracciglia mentre alternava lo sguardo tra di loro.

Aimon incrociò pensierosamente le braccia, «Potrebbero essere stati entrambi» Tutta l’attenzione si spostò su di lui, «Jandor voleva sconfiggere Xanard, questo desiderio deve aver risvegliato qualcosa all’interno del suo corpo. Potrebbe aver causato un trauma temporaneo nella parte superiore, motivo per il quale in questo momento non si sta sentendo bene» si avvicinò successivamente a Jandor, «Forse dovresti parlarne con tua madre. Anche lei possiede la Fiamma del Drago, dopotutto»

«Sì, è vero» il ragazzo dai capelli rossi si voltò verso di lui, «Dopotutto ne ho solo una parte dalla nascita, ma è difficile da domare…»

«Io ho un’idea!» esclamò Atan, «Possiamo riprovare ad allenarci insieme, questa volta lo dirò a mia madre, così può registrarne i progressi. Lo farei io stesso, ma un po’ d’aiuto può esserci sempre utile»

Saleh lo guardò perplesso, «Come puoi farlo tu stesso?»

La fata del suono ridacchiò fieramente, «Sai, mia madre è un cyborg. Lo sono anche io!»

«Davvero?» chiese la fata della natura.

«Certo, ci conosciamo da quando eravamo bambini» aggiunse Jandor, «Poteva già fare incantesimi tecnomagici!»

«Questa sì che è una rivelazione incredibile» commentò Aimon con un sorriso.

«Lo so!» Atan si mise le mani sui fianchi, «Allora, cosa stiamo aspettando? Non possiamo starcene qui con le mani in mano»

L’erede della Fiamma del Drago sorrise e si alzò dalla panchina, «Va bene, andiamo!»


 

***


 

Icy fece brillare la sua sfera di cristallo tra le mani sotto gli occhi di Xanard, che la stava guardando da dietro. La donna sapeva già che il figlio non poteva molto contro Jandor, a causa di diverse coincidenze e sfortunati eventi. Però, dal suo sguardo, lui poté sentire che era ancora arrabbiata.

«Madre…?»

«Mh?»

«Mi stavo chiedendo se ci potrebbe essere un modo per scoprire la posizione del Tempio della Vita per rendere il nostro piano più facile»

Icy alzò le sopracciglia, «Sai cosa avresti dovuto fare. L’hai fatto?» Lo interruppe prima che potesse parlare, «La Fiamma del Drago è una parte essenziale per trovare l’arma sacra. Ne hai già una piccola parte dentro di te, quindi dovresti esserne capace»

«Non ho accettato la missione solo per risolvere dei puzzle»

La strega si alzò dalla sedia, facendogli fare dei passi indietro, «Come pensi di poter prendere l’arma sacra senza prima risolverli? Il Tempio della Vita ne è pieno, insieme a tante trappole ed illusioni.» continuò, «L’arma è l’unica cosa che può aiutarci a dominare la Dimensione Magica come dovremmo. Sono stata chiara?»

Xanard chiuse gli occhi, «Sì, Madre»

Icy gli accarezzò la testa con un sorrisetto, «Bravo. Diventerai una strega fantastica, frequenterai Torrenuvola per imparare e spiare le azioni della Griffin,» tolse successivamente la mano dalla sua testa per continuare, «Lei sa fin troppo. Ma se mantieni la tua identità un segreto, dovrebbe rispondere alle tue domande con facilità»

Il ragazzino la guardò inarcando un sopracciglio, «E se fosse troppo ovvio? Perché non spiare Alfea, invece?»

«Perché le fate possono sentire la tua energia oscura,» spiegò, «Tra l’altro, i figli delle Winx ti conoscono già. Jandor può sentire la presenza di un’altra Fiamma del Drago»

«Sarà pur vero, ma posso cambiare le mie sembianze, no?»

Icy ridacchiò, voltandosi dalla parte opposta, «Certo che adori il rischio proprio come me… ma cerchiamo di lavorare con astuzia. Non so cosa potrebbe succedere se Jandor ti trovasse»

Xanard sgranò gli occhi, «N… non ti fidi delle mie capacità, Madre?!»

«No, ti sbagli. Lui può sentire la tua presenza, visto che hai una parte di Fiamma del Drago come tuo padre» la donna si voltò a guardarlo, «Ecco perché è meglio che tu stia a Torrenuvola»

Il ragazzo sospirò. Non c’era modo di convincerla. «Sì, Madre»

 

—•••—

 

Ci vollero tre anni prima che Xanard potesse raggiungere il pianeta Zeldris. Icy aveva ragione, doveva risolvere tutti i puzzle in modo tale da scoprire il segreto del tempio. Tuttavia aveva poco tempo per risolverli prima di tornare da lei, per andare insieme a Torrenuvola.

Sarebbe stato un gioco da ragazzi rimettere insieme tutti i pezzi. Ma Xanard aveva difficoltà ad ammettere che non era per niente tagliato. Coprì nuovamente i pezzi con la neve, sospirando pesantemente.

«Tsk, ci deve pur essere un altro modo…» si alzò da terra, «Prendere la Fiamma del Drago di Jandor potrebbe davvero essere la soluzione…» le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto, «E ora che sto per iniziare l’anno a Torrenuvola, posso dire di essere sempre più vicino»

Xanard tirò fuori la sua spada, mentre con l’altra mano prese la sua lunga treccia argentata. A quel punto, portò velocemente la spada in avanti per tagliare i capelli con una passata. In quel momento gli arrivavano a metà collo, un ciuffo era leggermente più lungo dell’altro.

«Molto meglio.» mormorò, ridacchiando maliziosamente.


 

***


 

Il momento tanto atteso di frequentare Alfea era finalmente arrivato. Tutti i genitori e i nuovi studenti si avvicinarono alla barriera intorno al campus. Jandor e Aimon erano accompagnati da Bloom, Brandon e virtualmente da Aisha, mentre Atan era con Musa e Tecna. Saleh non era con loro, ma pensarono subito che fosse già dentro con Flora e Palladium, dato che era già entrato un paio di volte in passato.

Una volta ricevuto il segnale, entrarono tutti dalla barriera. Genitori e studenti andarono a sedersi sulle sedie di fronte al palco, dove gli insegnanti e il resto dello staff, con Faragonda che presentava l’evento, stavano attendendo.

«Benvenuti ad Alfea!» esclamò la preside, «O dovrei dire bentornati per alcuni di voi?» alternò lo sguardo tra alcuni genitori con un sorriso.

«Certo che è strano tornare qui così, anziché essere io stessa a frequentare» commentò Bloom, guardando Jandor e Aimon.

Musa annuì e alternò lo sguardo tra Atan e i suoi amici, «Spero che vi divertiate qui. Mi chiedo se le stanze siano divise allo stesso modo di vent’anni fa…» sospirò, «Sto cominciando a sentire la nostalgia»

«E ora diamo inizio al tour!»


 

***


 

Una volta finito il tour nel dormitorio maschile, Bloom, Musa e Tecna notarono una porta alquanto familiare.

«Ehi, ma questo non era il nostro appartamento?» domandò Bloom, aprendo la porta.

Musa e Tecna la seguirono, «Sì, è proprio lui!» disse la prima donna.

I ragazzi le seguirono successivamente.

«Quindi era questo il vostro appartamento quando frequentavate Alfea?» chiese Atan, guardandosi intorno.

«Esattamente!» rispose Tecna, avvicinandosi a lui, «Ma ora è diventato uno degli appartamenti per i ragazzi»

Jandor si guardò in giro con gioia, «Che bello! Possiamo prenderlo noi allora!»

«Sempre se Faragonda sia disposta a darvelo» Bloom ridacchiò.

Il ragazzo le prese la mano, «Mamma, perché non mi fai vedere la tua stanza?»

«Va bene!»

Bloom diede il suo telefono con la videochiamata attiva di Aisha ad Aimon, che si avvicinò curiosamente ad Atan e le sue madri che raccontavano vari aneddoti riguardanti il dormitorio. Bloom accompagnò Jandor nella sua vecchia stanza, che per il momento era completamente vuota, finché la donna non notò due figure familiari sedute sull’altro letto dalla parte opposta della stanza.

«Flora!» esclamò.

«Saleh!» chiamò invece Jandor.

I due si voltarono e si alzarono dal letto per avvicinarsi agli amici con un sorriso.

«Oh, Bloom! Che piacere rivederti, quanto tempo…» le disse.

«È vero!»

Flora guardò successivamente il figlio di Bloom, «Tu devi essere Jandor, Saleh mi ha parlato molto di te»

«È un piacere conoscerla, professoressa Flora!»

«Per favore, chiamami pure Flora quando non siamo a lezione» gli sorrise, «Ho sentito altre voci, pensavo che io e Saleh fossimo soli fino ad ora»

«Musa e Tecna sono qui con Atan. C’è anche il figlio di Aisha, Aimon, vive con noi da tre anni ormai» spiegò Bloom.

«Mi racconterai tutto più tardi, ora vorrei salutare tutti!»

Le donne uscirono dalla stanza con i figli, raggiungendo il resto del gruppo. In poco tempo, il vecchio Winx Club e la nuova generazione si riunirono in salotto, parlando di argomenti diversi. I quattro ragazzi ebbero tempo di raccontarsi cose personali, mentre le donne del Winx Club erano contente di poter passare un po’ di tempo insieme come in passato.

«Peccato che non abbiamo potuto contattare Stella…» commentò Musa.

«Ci abbiamo provato, ma zia Stella sembra così impegnata…» rispose Jandor, «Potremmo mandarle un messaggio quando possiamo!»

Bloom annuì, «Sì, spero che risponda» si alzò successivamente dal divano, «Ora dovremmo andare, i nostri ragazzi passeranno la loro prima notte qui! E mio marito mi sta sicuramente cercando»

«Non ti sbagli»

Bloom si voltò, notando Brandon e Palladium entrare insieme.

«Ci siamo incontrati in corridoio e pensavamo di farci una chiacchierata» Brandon sorrise e si voltò verso Jandor, «Buona fortuna, draghetto. Spero che ti divertirai come si è divertita la tua mamma»

Il ragazzo ricambiò il sorriso, «Ma certo! Grazie, papà»

Bloom si avvicinò per dargli un bacio sulla fronte, e anche ad Aimon, sebbene il principe non ne capisse il motivo. Poi sentì la voce di Aisha dal telefono di Bloom.

«È da parte mia, Aimon. Buona fortuna!»

Il ragazzo accennò un inchino, «Grazie mille, Madre» e guardò Bloom, «E anche a lei, Vostra Alt—voglio dire, Bloom»

La donna ridacchiò dolcemente, «Spero che avremmo tempo di rivederci. Ciao!»

Jandor salutò i suoi genitori insieme ad Aimon. Allo stesso tempo, Atan salutò Musa e Tecna.

«Ricordati di non causare troppi guai, d’accordo?» disse la fata della musica.

Lui annuì, «Ma certo, non preoccuparti, Mama»

«Puoi usare la nostra vecchia stanza. Puoi separare i letti se hai bisogno… nei nostri ultimi giorni dormivamo sempre insieme» raccontò Tecna, facendo arrossire Musa.

«Oh, tesoro! Non dirglielo così»

Atan ridacchiò, «Cercherò di contattarvi nel tempo libero»

Una volta salutate, le donne lasciarono il dormitorio. Solamente Flora e Palladium restarono con loro.

«Allora cominceremo domani» disse lui, «Vi daremo l’orario provvisorio e i libri di testo dalla biblioteca»

Flora annuì, «E non dimenticatevi dell’esame di ammissione!»

«L’esame di ammissione sarà sempre domani, giusto?» domandò Atan.

«Esatto» rispose Palladium, «Preparatevi, perché giudicheremo la vostra intelligenza e le vostre abilità con la magia. Ci vediamo domani!»

«Ciao mamma, ciao papà!» Saleh li salutò prima che potessero uscire.

Jandor si avvicinò ai suoi amici mettendosi in mezzo a loro. Quell’appartamento, che era precedentemente delle loro madri da giovani, era tutto per loro. Jandor prese i suoi amici per abbracciarli con un sorrisone.

«Ragazzi sono così contento di iniziare con voi!»


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Esame di ammissione ***


Niente icon perché per questo capitolo ci sarà un disegno intero! Devo dire che anche se ormai questo disegno ha l'età che ha (circa un anno e su di lì) mi piace ancora perché nonostante avessi usato il classico background di Alfea in cgi è l'unico disegno (di recente ne ho fatto un altro dove sono trasformati perché un remake di una copertina del fumetto ma dettagli) in cui ho i ragazzi cresciuti tutti insieme. A parte questa intro diversa dal solito, vi auguro buona lettura! <3
 






Esame di ammissione


 

La prima notte ad Alfea fu sicuramente una delle migliori per il Winx GX. Si organizzarono le stanze come più piaceva a loro, Jandor e Saleh decisero di dormire insieme, e anche Atan prese la vecchia stanza delle sue madri, i letti erano già separati dal momento che qualcun altro era sicuramente venuto prima di loro ma li unì comunque per avere un letto più grande per sé, e Aimon nella stessa stanza con Atan, prese il letto che una volta era di Aisha.

L’unica stanza rimasta vuota fu quella di Stella, che la utilizzavano per mettere temporaneamente alcune cose avanzate per capire dove metterle.

Durante la notte, Atan cominciò a fare una tabella per il gruppo, notando che tutti avevano programmi diversi. Aimon aveva bisogno di allenarsi la mattina presto prima delle lezioni e di sera prima di andare a letto. Jandor si addormentava facilmente dopo cena, visto che il suo grande appetito e la grossa quantità di cibo che mangiava lo metteva presto al tappeto. Saleh si addormentava solitamente intorno alla mezzanotte, ma preferì avvisare che sarebbe potuto essere sveglio anche dopo quell’ora. Infine, Atan scrisse il suo programma, anche lui ogni tanto restava sveglio fino a notte fonda per ricerche ed esperimenti.

«Dunque, siamo a posto così?» chiese Atan, dopo aver finito di scrivere tutto sulla lavagna bianca.

Jandor sbadigliò, «Sì…»

Aimon si alzò dalla poltrona, «Dal momento che abbiamo finito, comincerò il mio allenamento serale. Buonanotte,» disse, accennando un inchino.

«Non hai bisogno di inchinarti ogni volta, Aimon!» lo rassicurò Jandor, «Siamo tutti amici»

«Oltretutto, ora siamo coinquilini e viviamo insieme!» aggiunse Saleh.

«Oh, io… vi chiedo scusa.» rispose il principe, «Sto ancora cercando di farci l’abitudine, dopo tutti questi anni…»

«Non preoccuparti, hai bisogno di tempo ed è comprensibile» Atan gli sorrise, «Buon allenamento!»

«Grazie mille, Atan» si inchinò nuovamente, e sgranò gli occhi, «Oh, cielo! L’ho fatto di nuovo…»

Sentendo i suoi amici ridere, anche Aimon cominciò a ridere con loro, per poi salutarli con una mano.

«Ci vediamo dopo, buonanotte»

«Buonanotte!»

Saleh si sgranchì graziosamente le braccia, «Penso che andrò a letto presto, oggi… abbiamo l’esame domani»

Atan annuì e alternò lo sguardo tra i due, «Vi siete ricordati di studiare?»

«Cavolo, Atan, sei peggio di mia madre…» il mezz’elfo sospirò.

«È importante che diamo una buona impressione alla direttrice Faragonda, tutto qua!» il ragazzo dai capelli color lavanda si mise le mani sui fianchi, «Vero, Jand—oh… si è già addormentato»

Jandor aveva la testa inclinata sullo schienale della poltrona, russando nel sonno. Saleh si alzò dal divano, ridacchiando.

«Dovremmo portarlo sul suo letto. Ohw… un po’ lo invidio, anche io voglio essere portato a letto in braccio»

«Sì, ma lui è pesante e non posso portarlo da solo, quindi devi aiutarmi» Atan indicò Jandor, fissando Saleh negli occhi.

«E va bene…»

 

***

 

La mattina seguente, il giardino principale di Alfea era allestito per gli esami di ammissione. Gli studenti avevano già terminato l’esame scritto, e i professori erano pronti per giudicare le loro abilità e la magia.

«Numero due, Aimon!» lo chiamò Wizgiz.

«Sì!» Aimon si fece avanti, inchinandosi al professore.

«Trasformati e inizia pure il percorso»

«Certamente» Aimon prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. In pochi secondi, si trasformò nella sua forma da fata. Indossava una corazza verde lime e sotto una tuta scintillante di un verde più scuro, le ali erano blu simili a quelle della madre. Una volta ricevuto il segnale da Wizgiz, il principe annuì e sfrecciò in volo saltando gli ostacoli, utilizzando il Morphix per distruggerne alcuni.

Volò in mezzo ad anelli carichi di energia elettrica, che lui respinse con uno scudo Morphix, e usò i suoi poteri acquatici per estinguere le fiamme prima di atterrare di fronte al campo completato.

«Ottimo lavoro!» esclamò il professor Avalon, «Il prossimo è Atan!»

Atan sospirò, «Spero davvero di farcela»

«Sono sicuro che lo passerai, ricorda che puoi usare ogni tipo di magia per mostrarci cosa sai fare. Pronto?» domandò il professore.

Atan annuì e si concentrò per trasformarsi a sua volta. I suoi occhiali scomparvero, dando il posto a un paio di cuffie viola sulla testa che gli coprivano le orecchie. Indossava un brillante qipao viola e verde con spalle larghe, cintura rossa e stivali dello stesso colore. Le sue ali, che avevano una forma simile a quella che avevano le ali di Musa, erano verdi come quelle di Tecna. Una volta ricevuto il segnale dai professori, volò in alto per usare incantesimi collegati al suono per sbarazzarsi degli ostacoli, successivamente si teletrasportò diverse volte per togliere le barriere elettriche.

Normalmente le fate con solo la forma base non potevano usare il teletrasporto, quindi la sua abilità colpì i docenti. Quando Atan concluse il suo giro, atterrò già tornato alla sua forma da civile, ansimando.

«Ben fatto! Come fai a saper già usare il teletrasporto?» chiese Flora.

«Ecco, mi sono allenato su Melody per molto tempo con un amico…» spiegò Atan, «Grazie a quell’allenamento ho imparato un po’ di trucchetti. Questa si chiama Trasmissione Istantanea»

«Oh, capisco. Può esserti molto utile per le battaglie future»

«Grazie»

Atan tornò dai suoi amici, mentre i professori chiamarono un altro studente. Sospirò di sollievo, e Jandor gli mise le mani sulle spalle con un sorriso.

«Sei stato grande!»

«C’è qualcosa che non va?» azzardò a chiedere Aimon.

Il ragazzo dai capelli color lavanda scosse la testa, «No, assolutamente! Ero solo insicuro, tutto qui»

«Oh, guardate quella ragazza!» Saleh indicò una loro compagna di classe che stava usando scudi di fiori per proteggersi dagli ostacoli, «Sembra che abbiamo qualcosa in comune. Anche se io non uso molto i fiori»

«Un sacco dei nostri compagni hanno poteri simili ai nostri» rispose Atan, «Ho visto qualcuno che poteva usare l’elettrocinesi»

Il gruppo restò a guardare gli altri compagni fare l’esame, uno dopo l’altro, uno diverso dall’altro a seconda dei loro poteri. Finché non arrivò il turno di Jandor, chiamato da Wizgiz.

«Eccomi!» esclamò, mettendosi davanti al campo, «Devo trasformarmi, giusto?»

Wizgiz annuì, «Quando sei pronto, parti, ragazzo!»

«Sono nato pronto!» sorrise, concentrando la sua energia per trasformarsi. Il crop top blu con la gemma dorata al petto assomigliava a quello della madre, e aveva un paio di leggings dello stesso colore. Armatura zaffiro e ali dello stesso colore. Sulla sua testa invece aveva una piccola tiara dorata. Jandor volò per gli ostacoli elettrici e d’acqua, facendo esplodere alcuni di questi con la sua magia di fuoco. Però non poté controllare bene la sua energia, dato che un po’ del suo fuoco finiva fuori dal campo.

«Stai attento, ragazzo!» avvisò Wizgiz, «Non vorrai incendiare questo posto!»

Jandor si fermò un momento dalla sorpresa, «Ah, scusatemi tanto!»

«Non preoccuparti, ma fai attenzione!»

Il ragazzo annuì, planando sul prossimo ostacolo che esplose proprio su di lui. Non poté controllarlo, gli insegnanti e gli studenti dovettero proteggersi con gli incantesimi o le loro stesse braccia.

«Bloom mi aveva detto che non riusciva a controllare bene i suoi poteri… ma non immaginavo che intendesse questo!» commentò Flora, staccandosi da Palladium una volta estinto l’effetto dello scudo.

Dufour la guardò pensierosa, «Imparerà, è venuto qui per una ragione, no?»

«Sì…»

Una volta che Jandor atterrò alla fine del percoso, si voltò guardare tutti con un sorriso e un segno di vittoria con la mano destra. Atan sospirò di sollievo, «Almeno non ha fatto esplodere l’edificio…» gli altri due dietro di lui ridacchiarono.

«Kai, ora tocca a te!» chiamò Wizgiz.

Jandor tornò dal suo gruppo, facendo svanire la sua trasformazione in pochi secondi. Si grattò la testa per l’imbarazzo, «Avevo un po’ paura di rompere qualcosa… ma non sono andato male, vero?»

«Sì, ma dovresti fare più attenzione» gli disse Atan.

Saleh sospirò, «Tra un po’ tocca a me… pensare che i miei genitori mi giudicheranno in modo diverso mi fa venire l’ansia. Non sarò più il loro bambino per tre anni!»

«Cosa te lo fa pensare? Anche se sono insegnanti non ti ameranno di meno» commentò Aimon.

«Aimon ha ragione!» Jandor mise una mano sulla spalla di Saleh, «Sarai sempre il loro piccolo miao miao!»

La fata della natura inarcò un sopracciglio, interessato, «Piccolo… miao miao?»

«Oh, è… un termine terrestre» l’erede della Fiamma del Drago ridacchiò.

«Saleh!» lo chiamò Dufour.

Saleh si fece avanti di fronte al campo, trasformandosi. Indossava una giacca smanicata rosa brillante con bordi verdi, un choker verde con un fiore rosa simile a quello della madre, e guanti senza dita rosa chiaro. Intorno alla giacca, separando i pantaloni larghi, aveva una cinta verde e stivali dello stesso colore dei guanti, infine delle ali verdi a forma di foglie.

Stranamente, gli insegnanti potevano già sentire la sua grande quantità di energia prima che potesse iniziare. Anche lui probabilmente era più forte di quello che sembrava. Il mezz’elfo fece crescere dell’edera dalla terra una volta iniziato a volare, provò ad essere più discreto possibile mentre schivava o distruggeva gli ostacoli. Sembrava quasi che avesse paura.

«Sta tremando…?» domandò Jandor.

«Spero che lo passi… sta andando bene finora» rispose Aimon.

Una volta finito, Saleh atterrò alla fine del campo. La sua trasformazione svanì una volta tornato dagli amici, e passò di fronte ai suoi genitori sorridenti e pieni di speranza.

«Ce l’hai fatta!» si complimentò Jandor, «Ma che cosa c’è, stai bene?»

«Sì, avevo solo paura di colpire qualcuno accidentalmente… l’edera e le liane non sono facili da domare, anche se ci fai l’abitudine» spiegò Saleh.

«È normale. Vedremo i risultati più tardi…» Atan sospirò, «Spero di non essere andato male…»

«Non sei andato male! Hai impressionato i professori col teletrasporto—er, con la Trasmissione Istantanea» Aimon si corresse, imitando il gesto che Atan aveva fatto con le dita sulla fronte all’esame.

Il ragazzo lo guardò con gli occhi sgranati dalla sorpresa e le sue guance si colorarono di rosa, «Grazie… lo apprezzo» gli sorrise.

«Studenti di Alfea!» Faragonda chiamò la loro attenzione, «Abbiate un attimo di pazienza mentre i professori vi daranno i voti degli esami!»

Tutti gli studenti del primo anno si riunirono in giardino ad aspettare i risultati. Il gruppo andò a sedersi sull’erba con altri compagni di classe, chiacchierando insieme e presentandosi un po’, cominciando da Shaar, la fata degli animali, e Amir, la fata del ritmo.

«Possiamo provare a sincronizzare i nostri poteri!» suggerì Amir ad Atan, «Dai, vai col ritmo!»

«D’accordo!» Atan fece apparire due speakers, Amir cominciò a ballare. L’incantesimo sembrava essere contagioso abbastanza da far ballare Atan con lui.

«Woohoo, vai così fratello!» esclamò la fata del ritmo. Aimon li guardò ridacchiando divertito.

Nel frattempo Shaar, Jandor e Saleh parlavano di animali fatati.

«Io ho un Magilupo a casa!» disse il mezz’elfo, «Il suo nome è Amarok. Sono sicuro che ti piacerà!» e prese una fotografia dalla tasca dei suoi pantaloni, facendola vedere a Shaar.

«Che pelo scintillante! Sembra così morbido»

«Lo è! Adoro dormire con lui quando ho freddo»

«Attenzione, prego!» Faragonda batté le mani per catturare l’attenzione di tutti, «In ordine di sezione, esporrò i risultati dell’esame»

La sezione dei quattro ragazzi era la quarta, quindi avevano un po’ di tempo prima di sapere i risultati con ansia. Faragonda concluse con la prima, la seconda e la terza, e arrivò alla quarta.

«Aimon, promosso. Amir, promosso. Atan, promosso.»

I primi chiamati sospirarono di sollievo, e si diedero il cinque. Jandor incrociò le dita e chiuse gli occhi come se stesse pregando.

«Jandor, promosso»

«SÌ!» esclamò, «Oh, uhm. Scusate» questo causò una risata generale, e lui ridacchiò in imbarazzo, «Mi sono entusiasmato troppo…»

Saleh guardò i suoi genitori speranzoso, Flora e Palladium gli sorrisero, il padre alzò un pollice in su.

«Saleh, promosso»

Il mezz’elfo sospirò di sollievo, dando anche lui un cinque agli amici. Una volta che Faragonda concluse con la quinta sezione, sorrise e chiuse le pergamene con i risultati.

«Vi auguro un buono studio qui ad Alfea!»

Il gruppo si abbracciò e saltarono gioiosamente, come gli altri studenti. Non vedevano l’ora di iniziare l’anno ad Alfea, il collegio per fate.


 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Biblioteca ***


Oggi niente icon dei pargoli, ma bensì la mia ship preferita sin dall'infanzia *lacrimucc* che ora sono le mamme di Atan,,
Dopo il disegno intero con tutti e quattro i Winxini del capitolo precedente, per ora c'è una piccola pausa dai miei disegni (anche perché i prossimi dovrò vedere come metterli, qui). Anche questo è un capitolo abbastanza lighthearted, con un po' di trama e l'introduzione di un nuovo personaggio, che onestamente è diventato uno dei miei OC preferiti sia da scrivere che da ruolare. Pensavo di metterci di più a finire, ma fortunatamente ora mi sono tolto di mezzo questo nono capitolo e potrò tradurre il decimo. Piccolo fun fact: in realtà separando il prologo in due parti, questo qui è il decimo capitolo e il prossimo sarà l'undicesimo, che ridere. Oh, a proposito del cambio icon (no in realtà non c'entra molto) voi avete visto le prime immagini teaser della stagione 9/reboot? Io purtroppo devo dire che non sono contentissimo degli outfit, quello di Stella mi sembra un po' OOC e non mi piacciono i colori delle altre, forse solo quello di Musa mi piaciucchia ma neanche tanto, sigh. Però non sono i modelli finali, quindi speriamo bene anche per le trasformazioni delle altre!
Ora vi lascio al capitolo, che ho parlato fin troppo. Buona lettura!

 
 




Biblioteca



 

Dopo aver passato gli esami con successo, i Winx GX diventarono ufficialmente studenti di Alfea. Iniziarono a comunicare con i loro compagni e vari professori, prima di tornare al dormitorio la notte per riposarsi prima del primo vero giorno di lezioni.

Flora era sorprendentemente la prima. Cominciò a dare loro l’orario provvisorio, che Griselda aveva precedentemente passato a lei. A quanto pare avevano solamente quattro ore al giorno per il momento, il che era abbastanza normale dato che avevano un’ora il pomeriggio nel martedì e il giovedì.

«Bene! Ora possiamo iniziare a presentarci brevemente,» disse, «Per chi non lo sapesse io sono Flora, insegno botanica e sarò la vostra insegnante per tutti e tre gli anni che passerete qui ad Alfea» fece una pausa per poi continuare, «O se avete intenzione di conseguire la laurea qui, sarò presente per entrambi gli anni»

Il suo sorriso non scomparve, sebbene si fosse ricordata dei suoi anni universitari al campus. Bloom e Stella avevano lasciato il Winx Club, ed una ad una prendevano strade diverse. Ma sapeva di non essere sola. Nonostante tutto, la sua recente riunione con la maggior parte delle donne le aveva risollevato il morale prima di cominciare il nuovo anno scolastico.

Subito dopo Flora, vennero introdotti alla prima lezione con Wizgiz. Il professore, approfittandosi della sua bassa statura, si mise in piedi sulla cattedra di fronte ai suoi studenti.

«Buongiorno! Sono Wizgiz, insegno metamorfosimbiosi. Sarò il vostro professore per tutti e tre gli anni e qualche volta mi troverete a dare nozioni più avanzate negli anni universitari» si guardò intorno, «Sapete come trasformarvi nella vostra forma fatata… ma sapete come cambiare completamente forma?»

Jandor lo guardò confuso, «Non ci ho mai pensato…»

«Guardate ed imparate!» esclamò il professore, «D’altronde siete qui per questo»

In pochi secondi, Wizgiz si trasformò in un topolino sotto gli occhi sorpresi di tutti, e tornò successivamente alla normalità.

«Ora provate voi!»

Non era così facile di primo acchito, la metamorfosi era un concetto sia affascinante che strambo, e complicato sotto il punto di vista dell’energia di una singola persona. Ad alcuni veniva naturale, mentre altri avevano chiaramente bisogno di pratica e ascoltare i consigli di Wizgiz.

Il primo giorno di lezioni passò velocemente, ma sapevano che non sarebbe andata così nelle prossime settimane. Si avviarono in mensa per pranzare insieme, ma non passarono di certo inosservati.

«Non sapevo di essere popolare fuori da Andros…» mormorò Aimon.

«Anche io sono popolare, ma non perché sono un principe» aggiunse Jandor, ridacchiando.

Saleh si guardò intorno, «Alcune persone mi guardano male»

«E altri fissano il mio petto.» Atan si diede un’occhiata ai vestiti, «Oh, andiamo, non posso nemmeno mettermi il mio qipao preferito ora?»

«Penso che siano gelosi perché hai una fortissima scollatura alle tette» scherzò Jandor.

La fata del suono lo indicò, «Okay, non chiamarle così, è imbarazzante. Non ho le tette»

«Ah, davvero?» la fata della natura si avvicinò a toccare la parte del suo petto esposto, «E allora cosa sono queste?»

Atan gli prese la mano per posarla sul tavolo, «È il mio petto. Si chiama così e basta.»

«A dire la verità c’è uno studio che dimostra che i pettorali e i seni siano la stessa cosa, ma se desideri chiamarlo così per comodità non protesterò» gli disse Aimon con un sorriso.

«Allora ho delle tette… la ragazza nel corridoio aveva ragione!» commentò Jandor, facendo ridacchiare Aimon e Saleh.

«Comunque…» la fata del suono cercò di cambiare argomento, «Stavo pensando di andare in biblioteca più tardi, almeno così sapremo qualcosa dei libri con cui studieremo in questi anni» alternò lo sguardo tra di loro, «Volete venire con me?»

La fata dei fluidi annuì, «Sicuro»

«Sì, non vedo perché no» rispose la fata della natura, sorseggiando il suo succo.

«Certo!» esclamò la fata della Fiamma del Drago.

«Ricordati, Jandor: non urlare in biblioteca, okay?» lo avvisò Atan.

Jandor sospirò, «Va bene, sì, lo so»


 

***


 

Come pianificato in precedenza, il quartetto si diresse in biblioteca nel pomeriggio. E come volevasi dimostrare, Jandor non smetteva di parlare nel silenzioso ambiente della biblioteca e nonostante ci fossero tante persone, la sua voce sovrastava quella del brusio.

«…Ecco perché io e mia mamma siamo nati lo stesso giorno. Insomma, mi chiedo sempre se mi punisca per quello a volte»

Atan sospirò nervosamente e si voltò rapidamente verso di lui, «Ssssh, non vedi che siamo qui adesso?» lo sgridò a voce bassa, «Ci stanno fissando tutti ora…»

«È un po’ una sfiga dover partorire il giorno del compleanno, no?» aggiunse Saleh, abbassando il tono di voce per rispondere a Jandor.

Aimon ridacchiò, imbarazzato, «È solo una buffa coincidenza… ma non una sfortuna»

La fata del suono esalò un ennesimo sospiro per richiamare le loro attenzione, vedendo che lo stavano ignorando, «Va bene, vi farò strada. Andiamo»

«Oh…?» il principe di Andros lo seguì intuitivamente, Jandor e Saleh fecero lo stesso un momento dopo. Continuando a seguire Atan, vennero riempiti di informazioni su alcuni libri che il ragazzo prendeva in mano, l’unico veramente interessato sembrava Aimon, che era un avido lettore come lui. Mentre Saleh li seguiva a passo lento, e Jandor aveva la testa così piena di informazioni tutte insieme che non poteva che restarne confuso.

«La signorina Barbatea ha fatto un ottimo lavoro con l’ordine dei libri, vero?» commentò Aimon, guardandosi attorno agli scaffali, «Non hanno nemmeno un graffio! A parte alcuni molto vecchi…»

«Secondo una ricerca che sto conducendo, questa biblioteca contiene un sacco di cose interessanti… persino quelle non importanti, mia madre mi ha detto di fare attenzione ai dettagli, una volta è stata ingannata da un falso libro profetico» spiegò Atan, «Questo ha portato davvero sventura, hanno attaccato un professore… ma in ogni caso noi siamo fortunati! Ho il catalogo completo»

«Come fai ad averlo in uno strumento così piccolo?» domandò Saleh, indicando il palmare di Atan.

La fata del suono ridacchiò soddisfatto, «Ammira, amico della natura, il potere della tecnologia!»

«Sì, ma non ho ancora capito come fai»

Atan sospirò, «Lo capirai presto»

La loro permanenza in biblioteca sembrava dare i suoi frutti. Atan era fiero del suo ruolo da guida nonostante fosse un nuovo studente, e Aimon adorava leggere mentre esplorava il posto con i suoi amici. Jandor e Saleh, invece, si allontanarono per avviarsi in un’area circolare, con una piattaforma dorata e una scrivania alta. Gli scaffali andavano verso l’alto con molti più libri, dei più ricchi e valutati.

Fu in quel momento che Atan e Aimon notarono l’assenza dell’elfo più piccolo e l’erede della Fiamma del Drago. A meno che non si fossero persi all’interno della biblioteca, pensarono che i due non fossero trovabili da nessun’altra parte. Sentendo le loro energie, le seguirono per trovare la stessa area in cui Jandor e Saleh erano finiti. Controllando il suo palmare ipertecnologico, Atan sgranò gli occhi, riconoscendo l’area.

«Ragazzi, non possiamo stare qui!» esclamò.

«Perché no? Guarda tutti questi libri! Ma ti immagini quanto possono costare?» chiese Saleh, «Potremmo venderne un sacco!»

La fata del suono sbuffò, «Idioti! Questo è l’Archivio Magico!»

Il sorriso di Jandor tramutò in un’espressione sorpresa, guardandosi intorno, «Wow, davvero? E l’abbiamo trovato solo perdendoci!»

«Sì, ma non è una buona idea restare qui…» Aimon, però, si avvicinò agli scaffali, «Uh…»

«No, Aimon! Non anche tu!» lo richiamò Atan, il principe si voltò verso di lui confuso.

«E dai, Atan, non fare il guastafeste e dai un’occhiata a tutti questi libri!» Saleh sghignazzò, «Guarda! È dorato! ORO!»

A quel punto, Atan pensò che fosse meglio arrendersi. Sospirò e si avvicinò a uno degli scaffali più in basso, «Suppongo che dare solo un’occhiata non faccia male…»

Così, curiosarono tra i libri più privati—ed estremamente segreti—di Alfea. Erano sicuri che avrebbero imparato qualcosa di nuovo, o almeno Atan ed Aimon, Jandor non era sicuro di aver compreso molte delle parole difficili all’interno di essi e Saleh pensava solamente a come venderli.

Proprio quando pensavano che nulla potesse rovinare quel momento, sentirono dei passi provenire da fuori. Successivamente, una figura raggiunse l’archivio.

«Voi!» esclamò una voce da donna, che riconobbero essere quella di Griselda una volta girati, «Che cosa state facendo qui?! Uscite immediatamente!»

«Non se prendo questo!» Saleh prese il libro che stava leggendo e corse fuori dall’Archivio Magico. Griselda sgranò inizialmente gli occhi dalla sorpresa, per poi corrucciare le sopracciglia.

«Torna subito qui!» urlò, seguendo rapidamente il mezz’elfo.

«Saleh, aspetta!» e anche Jandor cominciò a seguirlo.

«Jandor!» Atan e Aimon cercavano di chiamarlo per fermarlo, ma non ci fu il tempo. I due misero a posto i libri che stavano leggendo nel loro posto originario, e uscirono dall’archivio.

«Oh, no… non dirmi che anche noi verremo messi in punizione!» la fata del suono sbuffò, «È il nostro primo giorno e ci stiamo già facendo riconoscere»

«Non preoccuparti, Atan» cercò di rassicurarlo il principe di Andros, «Siamo insieme, tra l’altro penso che dovremmo andare a vedere dove si siano andati a cacciare prima di pensare al peggio…»

Atan annuì, «Hai ragione, ma avevo pensato che potessimo passare questo giorno tranquillamente, andando in giro insieme…»

«Sì, lo pensavo anche io. Sai, sarebbe stato utile sapere qualcosa in più sul Tempio della Vita, in questo momento»

«Ecco cosa dovevo fare!» la fata del suono batté le mani, ricordandosi, «Mi stavo completamente dimenticando di quel Xanard. Dato che si tratta di una strega… probabilmente ora frequenta Torrenuvola» si morse il labbro, pensieroso. Non sapeva se andare ad aiutare Jandor e Saleh per prevenire la punizione, o tornare a vedere i libri di quell’archivio. La risposta era ovvia. Atan tornò a guardare gli scaffali, «Non penso che abbiamo altra scelta, Aimon. Verremo puniti anche noi, ma almeno possiamo spiegare tutto alla direttrice Faragonda»

Aimon annuì, «Sono d’accordo. Deve esserci un libro che parla del pianeta Zeldris, e sicuramente ci sarà qualche informazione sul Tempio della Vita. Comunque… c’è la possibilità che—»

«E voi chi siete?!»

Sentirono un’altra voce femminile, squillante. Dopo essersi guardati intorno per un po’, notarono una Pixie bionda, con un vestitino blu e un cappello più scuro e, davanti ai suoi occhi, degli occhiali tondi.

«Spero ci sia una valida ragione sulla vostra permanenza qui, ragazzini»

«Ci scusi tanto,» Aimon accennò un inchino, «I nostri amici se ne sono andati, ma noi dobbiamo assolutamente sapere qualcosa riguardo a Zeldris»

La Pixie inarcò un sopracciglio, «Zeldris, eh?» ripeté, «Perché ne avete bisogno?»

«Tre anni fa abbiamo incontrato una strega, voleva sapere qualcosa sul Tempio della Vita… ma non sembrava avere buone intenzioni.» spiegò Atan, «Abbiamo bisogno di scoprire qualcosa prima di lui per fermarlo, ci può dare una mano?»

«Mmh…» la Pixie ci pensò su, «Certamente, non vedo perché no» volò intorno agli scaffali, controllando i libri con la magia, «Comunque il mio nome è Concorda. Sono legata all’Archivio Magico, quindi chiedete a me prima di fare qualsiasi cosa»

«Certo, ci scusi per l’accaduto… Jandor e Saleh devono solo essersi persi» si scusò Atan.

«Non preoccupatevi, l’importante è che non lo facciate più!» esclamò Concorda, guardando tra i libri, «Mmh… sì, abbiamo dei libri dedicati a Zeldris» prese due libri con la sua magia, tornando dai due ragazzi. Aimon prese il libro dedicato al pianeta, mentre Atan prese quello sulle rovine.

«Grazie mille per il suo contributo, signorina Concorda» il principe di Andros accennò nuovamente un inchino.

«Prego, ma ora andatevene! Sciò, sciò!»

Una volta usciti dall’Archivio Magico, Aimon e Atan camminarono per i corridoi cercando Jandor e Saleh con lo sguardo, ma pensarono che probabilmente stavano già scontando la loro punizione. I due rimasero in silenzio per un po’, finché Atan non decise di prendere parola.

«Non possiamo sapere se Xanard ci sia già stato, ma almeno saremo informati anche noi…»

Aimon annuì, «È vero. Li leggeremo insieme, così possiamo organizzarci anche con gli altri»

«Buona idea, ma dovremmo prima cercarli…» Atan sospirò, «Spero che non siano nei guai»


 

***


 

Nel frattempo, nella libreria di Torrenuvola, un ragazzo alto dai capelli verdi legati in una coda bassa e occhiali rettangolari, con una maglietta blu scuro e pantaloni neri, stava silenziosamente leggendo un libro seduto di fronte alla scrivania principale della reception. Il suo libro era comletamente diverso dagli altri, con ricami in oro, senza titolo né autore sulla copertina, un libro oscuro con le pagine che si riempivano da sole con ciò che accadeva nella scuola.

Decise in particolare di leggere qualcosa riguardante i suoi compagni di stanza. Uno di loro stava litigando di nuovo con i bulli, e con la sfortuna che aveva ne uscì picchiato dall’intero gruppo. Il ragazzo che leggeva incurvò il lato sinistro delle sue labbra, pensando che il compagno avesse molto potenziale latente.

La sua—ironicamente—pacifica lettura fu interrotta da un forte colpo dato dall’impatto delle porte aperte e successivamente una mano sbattuta violentemente contro la scrivania. Il ragazzo si voltò lentamente verso l’altro, che si rivelò essere Xanard, il secondo dei suoi compagni di stanza, e sospirò.

«Cosa posso fare per te? Avresti almeno potuto dire “ciao” prima.»

Xanard rispose ironicamente, «Ciao?» e continuò, «Ho bisogno di aiuto per quel puzzle, di nuovo, e mi chiedevo se—»

«Sì, sì, sì,» il ragazzo si alzò dalla sedia, facendo scomparire il suo libro, «Lo so. Seguimi.»

Xanard alzò le sopracciglia piacevolmente sorpreso, seguendo il suo compagno di stanza per gli scaffali della biblioteca che quest’ultimo conosceva molto bene, dato che ci lavorava. Successivamente sorrise, «Quel tuo libro sembra molto utile quando non vuoi che io parli tanto, Raoul.»

Raoul gli diede una veloce occhiata e si fermò dopo poco, «Eccoci. Qui puoi trovare qualcosa che fa al caso tuo»

La strega del ghiaccio assottigliò lo sguardo, guardando attentamente i libri, «Ehi, questi sono libri per bambini! Mi stai prendendo in giro?!»

«Perché mai dovrei?» Raoul fece nuovamente apparire il suo libro, girando una pagina, «Dopotutto tu sei un bimbo»

Xanard ringhiò nervosamente, «Tu…!»

«Quante volte te lo devo ripetere? Nessuno sa come come risolvere i misteri del Tempio della Vita. Solo pochi libri contengono queste informazioni segrete, e non penso che tu possa trovarle qui a Torrenuvola» spiegò Raoul, prima di dare la completa attenzione al suo libro.

Come tutti già sapevano, a dir la verità, Torrenuvola era un essere vivente con un cuore, quindi sarebbe stata sicuramente capace di nascondere alcuni segreti all’interno della scuola. Ma Xanard non poté che stringere i denti al pensiero. Doveva scoprire da solo come risolvere il puzzle senza l’aiuto della Fiamma del Drago, e l’idea di essere incapace di qualcosa lo faceva sentire debole, stupido, buono a nulla. Anche se questo era tutto per colpa di Icy.

Raoul passò vicino a lui con il libro in mano, «Prenditi il tempo che ti serve. Sono qui tutto il giorno»

Xanard lo guardò tornare alla scrivania, corrucciando le sopracciglia appena lo vide sedersi. Strinse i pugni, cominciando a curiosare per gli scaffali da solo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Di libri ed ali ***


Hello, hello, hello! Tre volte perché sono finalmente riuscito ad aggiornare dopo tre mesi, scusatemi tanto!
Sono devastato dall'estate, lavoro, caldo, impegni, fa ancora caldo a settembre e non va bene, sono a metà tra un mood normale, decente, e un po' nervoso per via del caldo. Ci ho messo un po' a tradurre questo capitolo perché sono stato impegnato anche con un'altra longfic che ho voluto cominciare su un altro fandom su ao3, e di conseguenza anche lì sono un po' fermo con questa delle Winx nonostante sia comunque più avanti di quanto lo sia qua, ma comunque ci metterò un po' a rimettermi in carreggiata e ho trovato un metodo che odio e che funziona. Quindi spero di riuscire a scrivere di più grazie a questo, ma... sigh. Perché?
In ogni caso vi lascio al capitolo! Qui verrà introdotto un altro OC a cui piano piano mi sono affezionato :3 Ah, e vi lascio anche una art full body di Atan trasformato! Buona lettura <3




 



 
Di libri ed ali




 

 

 

«Non avete pensato alle conseguenze delle vostre azioni?»

Faragonda teneva le mani sulla scrivania, facendo scontrare l’unghia del dito indice sul legno, mentre Jandor e Saleh si diedero un’occhiata in cerca di una risposta adatta. La preside li fissava in attesa di una risposta, con Griselda di fianco a lei. I due rimasero in silenzio, non avevano null’altro da dire se non che si erano persi, non potevano di certo ripeterlo una seconda volta.

Faragonda tirò un leggero sospiro, ma prima che potesse parlare, Griselda prese parola.

«Si meritano una punizione esemplare, pe—»

«Direttrice Faragonda!»

Riconoscendo la voce di Atan da dietro, Jandor e Saleh si voltarono, notando Atan ed Aimon con due libri tra le loro mani. Griselda puntò successivamente il dito verso i due appena arrivati.

«Eravate con loro! Anche voi vi meritate la stessa punizione»

«Per favore, almeno ascoltateci!» Atan entrò nell’ufficio con Aimon, «Stavamo facendo delle ricerche importanti… Concorda ci ha aiutati, può dirvi che vi stiamo dicendo la verità»

Aimon annuì alle sue parole, «È vero. Avevamo bisogno di raccogliere informazioni su Zeldris»

Al sentir nominare quel pianeta, gli occhi di Faragonda si allargarono dalla curiosità, sotto l’indignazione di Griselda.

«Continuate, vi prego»

«Tre anni fa abbiamo incontrato un ragazzo di nome Xanard. Ci disse che voleva cercare il Tempio della Vita… non sappiamo ancora il motivo dietro la sua ricerca» cominciò a raccontare Atan, «Da quello che sappiamo è una strega che sa manipolare il ghiaccio, a questo punto ci siamo chiesti se avesse effettivamente deciso di frequentare Torrenuvola»

La direttrice ci pensò un po’ su, mugugnando tra sé e sé, «Avrete bisogno di dirmi di più sulla situazione quando ne avremo il tempo, ma per il momento posso chiedere alla preside Griffin se conosce questo Xanard di cui parlate»

Jandor e Saleh si voltarono confusi a guardare Faragonda.

«E… cosa ne sarà di noi, direttrice?» chiese la fata della Fiamma del Drago.

«Come stavamo dicendo, verrete puniti!» esclamò Griselda.

«Calma, Griselda,» la bloccò Faragonda con un tono rassicurante, «Si sono solamente persi, e ne hanno approfittato per continuare le loro ricerche, non vedo nulla di sbagliato in questo affinché si attengano al regolamento» inarcò successivamente un sopracciglio, «In ogni caso l’Archivio Magico è segreto e come tale non potrete più entrarci senza il permesso. Potete tenere i libri, ma siate prudenti la prossima volta» guardò specialmente Jandor e Saleh, «Questo è solo un avvertimento, ma se decidete di farlo di proposito, andrete incontro a conseguenze irrevocabili. Siamo intesi?»

I due annuirono e si alzarono dalle sedie, porgendo un inchino finale a Faragonda prima di andarsene dal suo ufficio con Atan e Aimon, che la ringraziarono. Il quartetto si diresse insieme per il corridoio e al piano di sotto, nei dormitori maschili, per avviarsi al loro appartamento. Atan e Aimon spiegarono loro la situazione, dal momento che erano assenti durante la loro discussione con Concorda nell’Archivio Magico. Una volta arrivati al loro appartamento si accomodarono sul divano e le poltrone in salotto. Tutto era finalmente più chiaro.

«Mi ero quasi dimenticato di quel tipo…» mormorò Jandor, «Pensate che stia ancora cercando quel tempio?»

«A me non sembra uno che si arrende facilmente» Atan aprì il libro tra le sue mani, «Zeldris… questo pianeta è stato abbandonato da secoli, dopo la guerra civile scoppiata tra gli dèi. Ora rimangono solamente tre esseri divini che vivono lì. Tutti pensano sia abbandonato, ma in realtà è monitorato»

Saleh scrollò le spalle, «Io non credo in nessun dio. Non li vediamo neanche»

«Dimentichiamoci un attimo delle nostre credenze, okay?» gli disse Atan, «Se dobbiamo fermare Xanard significa anche che dovremmo provare a contattare questi dèi del tempio. E non solo questo, dopo che il puzzle sarà finalmente completo, si potrà entrare e prendere l’“Arma Sacra”,» fece vedere la foto sul libro agli amici, una spada con una lama di mille colori e l’elsa dorata con due ali angeliche, «Si dice che possa esaudire il desiderio del possessore se lo ritiene abbastanza meritevole, ed essere più leggera del normale—questo significa che di solito è molto pesante da prendere in mano»

Aimon si mise una mano sotto il mento, pensieroso, «Quella spada apparteneva ad un Arcangelo, da quello che ho letto»

«Sì, l’Arcangelo Amnayel. È stato bandito dal suo regno perché ha provato ad affrontare in una battaglia il re dei demoni tutto da solo, disobbedendo agli ordini degli dèi» rispose Atan, «Comunque questo puzzle può essere completato in poco tempo solamente se possediamo la Fiamma del Drago. Questa potrebbe essere la ragione per cui Xanard ha tentato di rubarla a Jandor»

Jandor rimase in silenzio, ricordandosi della sua ultima lotta contro Xanard, tre anni fa, prima che potessero frequentare Alfea.


 

Xanard rise, «Ti arrendi? Non hai alcuna possibilità!»

Jandor provò a concentrare la sua energia chiudendo gli occhi. Saleh poté notare che, lentamente, il fuoco stava raggiungendo il ghiaccio per scioglierlo. Anche se era consapevole di non saper controllare bene i suoi poteri, voleva almeno finire il combattimento.

E quando Atan, Aimon e Brandon li raggiunsero, la battaglia finì con un pareggio.

Xanard sbuffò, «Non ha alcuna importanza ora… ma non sarà l’ultima volta che mi vedrete, potete contarci!» e scomparve dalla loro vista, utilizzando il teletrasporto.

Jandor sospirò, «…Andiamo»


 

«È strano… quando avevo lottato con lui, avevo sentito un’energia familiare oltre la mia…» Jandor attirò l’attenzione del resto del gruppo, «Anche quando si era teletrasportato. Lo sentivo comunque vicino»

«Se lo descrivi in maniera diversa dal normale, vuol dire che la sua non è la solita energia» commentò Atan, «E se voi due aveste la stessa quantità di energia? O qualcosa di simile»

«Non lo so…» il ragazzo dai capelli rossi sospirò, «È così difficile da capire»

«E ora iniziamo l’allenamento!»

Sentendo la voce di Avalon da fuori, il quartetto si alzò per sporgersi al balcone pochi passi distante dal salottino. Avalon stava allenando una classe dell’ultimo anno, la maggior parte di loro avevano già guadagnato la forma Enchantix e alcuni di loro avevano ancora il loro Charmix. C’era specialmente un ragazzo che aveva catturato l’attenzione di Jandor—uno di quelli che aveva già ottenuto l’Enchantix, alto, capelli castani e occhi blu—con grandi ali arcobaleno. I suoi occhi si illuminarono dall’entusiasmo.

«Oddio!» esclamò, «Quelle ali sono ganzissime! Le voglio anche io!»

«Quelle sono ali Enchantix, Jandor,» commentò Aimon con una risatina, «Abbiamo ancora molta strada da fare»

«Mi piacciono le ali di quella tipa lì!» Saleh la indicò, «Sembrano rami di un albero! Scommetto che anche lei viene da Linphea»

«Va bene, va bene!» Atan li interruppe mentre tornava dentro, «Non dovremmo stare qui a fissare i ragazzi dell’ultimo anno, pensiamo prima a noi»

«Hai ragione,» Aimon annuì, «È quasi ora di cena… andiamo al piano di sotto»


 

***


 

In un attimo, la mensa si riempì di persone. Il tavolo dei docenti si poteva definire completo solo una volta che Faragonda poté unirsi a loro al centro, vedendo tutti gli studenti che prendevano posto. Saleh arrivò ai posti che gli altri tre avevano già preso, e posò il vassoio ricolmo di carne e dolci sul tavolo, sedendosi a fianco a Jandor.

«Finalmente! Mi sentivo particolarmente affamato oggi» disse, prendendo una ciambella in mano.

«Io non comprendo ancora la tua dieta… mangi solo carne e dolci a caso? Non è per nulla salutare» giudicò Atan.

«Devo ammettere che anche io ho un debole per i dolci…» continuò Aimon, «Ma forse sarebbe meglio non mangiarli tutti i giorni»

Saleh mugugnò tra sé e sé, fissandoli per un po’ prima di sorridere, «A me non interessa! Finché non mi viene mal di stomaco mangio quello che voglio»

Jandor si mise a ridere, «Anche io la penso così!»

«Tu mangi già di tutto, Jandor» Atan inarcò un sopracciglio.

«Sì, a parte le cose a cui sono allergico, purtroppo» l’erede della Fiamma del Drago scrollò le spalle, cominciando a divorare il cibo dal suo piatto, «E tu porti i libri a cena? Non hai paura che si sporchino?»

«Io faccio attenzione» puntualizzò la fata del suono, guardando il libro tra le sue mani, «Non lascerò alcuna macchia. Ho bisogno di sapere tutto prima di ritrovarci ad affrontare Xanard di nuovo, probabilmente avremo anche bisogno di andare alla biblioteca di Torrenuvola»

«Abbiamo appena iniziato e so già che non ci prenderemo una pausa tanto facilmente…» mormorò Saleh.

«Ma a che pensavi? Che avremmo avuto una vacanza gratis su Zeldris con la piscina e i drink?» domandò ironicamente Atan.

«Non sarebbe male!»

«Saleh, per favore, sii serio!»

«Abbiamo ancora tempo per pensarci… non sembra che Xanard riuscirà a completare il puzzle tanto presto» aggiunse Aimon.

Atan annuì, «Sì, è vero… altrimenti tutta la Dimensione Magica l’avrebbe saputo già da tempo» Concluse chiudendo il libro, per posarlo a fianco al suo vassoio con l’altro, ed iniziare a mangiare il suo pasto. Non era molto, difatti la fata del suono mangiò piuttosto velocemente prima di alzarsi, prendendo con sé i libri, «Scusate, ci vediamo più tardi. Ho bisogno di leggerli un po’ da solo»

«Non preoccuparti, Atan. Ci vediamo più tardi» lo salutò Aimon.

«Non scoprire qualcosa senza di noi!» esclamò Jandor.

«Scriverò qualcosa a riguardo, alla fine i libri servono a quello»


 

Avviandosi per i dormitori, Atan fece involontariamente la strada più lunga mentre stava leggendo. Solo qualche minuto dopo si accorse che del vapore stava offuscando la sua vista, appannando le lenti dei suoi occhiali. Distolse lo sguardo dal libro e si tolse gli occhiali, sussultando appena sentì una voce sconosciuta.

«Buonasera»

«Eh?» Atan si pulì gli occhiali, facendo inavvertitamente cadere i libri dalle sue mani. Si inginocchiò per raccoglierli nuovamente, alzando lo sguardo verso la provenienza della voce. Era lo stesso ragazzo dell’ultimo anno con le ali Enchantix arcobaleno, che Atan aveva visto con i suoi amici dal balcone, dentro la piscina della sorgente termale. Non sapeva nemmeno come ci era arrivato fin lì. «Uhm… ciao, scusa, non sapevo nemmeno di essere qui… uh…»

Il ragazzo più grande ridacchiò, «Non preoccuparti. Sono sorgenti termali pubbliche, non c’è niente di strano» guardò la fata del suono alzarsi una volta raccolti i libri, «Ti ho visto in giro in questi giorni, sei del primo anno?»

«Già…» Atan abbassò leggermente lo sguardo. Non si aspettava di certo di fermarsi davanti a un bel ragazzo—e soprattutto nudo—mentre studiava. Aveva davvero pensato che fosse bello? La fata del suono non investigò oltre ciò che frullava nella sua testa.

«Puoi unirti a me, e chiacchierare un po’. Io sono Cedric, comunque. Fata dei sogni, da Morpheus»

Oh, ed era proprio la fata dei sogni. Atan scosse appena la testa e gli sorrise, «Uhm, piacere! Io sono Atan, fata del suono, vengo da Melody» ridacchiò timidamente, «Non… non penso di potermi unire a te ora, scusa…»

«Sei sicuro?» Cedric ricambiò il sorriso, giocando un po’ con l’acqua con una mano, «Ti assicuro che non sono uno losco. Voglio solo chiacchierare un po’, e poi l’acqua è splendida oggi»

Atan rimase in silenzio per qualche secondo, osservando la piscina e Cedric, che lo stava ancora invitando con lo sguardo. Ridacchiò nuovamente, lasciando i libri su un tavolino vicino.

«Dieci minuti non faranno male…»

Cedric non smise di sorridere, mentre lo osservava avvicinarsi e togliersi i vestiti, sciogliersi i capelli che caddero sulle spalle e rimuoversi gli occhiali con un tocco di magia. Nuotò brevemente per raggiungere il ragazzo più grande, fermandosi a fianco a lui.

«Non immaginavo fossi ancora più carino così da vicino»

Atan incurvò le labbra all’insù timidamente, «Grazie» rispose, «Uno dei miei amici stava ammirando le tue ali oggi»

«Oh!» la fata dei sogni ridacchiò, «Penso di avervi visti dal vostro balcone, ma tu eri rientrato»

«Sì, scusa se ti abbiamo fissato troppo…»

«Non importa»

Atan rimase a fissarlo in silenzio, ma continuava a pensare ai suoi esperimenti scientifici—e forse, unendoli all’Enchantix—

«Dimmi, Cedric…» iniziò, «Pensi di poter farmi vedere un attimo le tue ali? Vorrei analizzarle da vicino»

Cedric annuì, «Certo»

In un secondo, le ali della fata dei sogni comparvero sulla sua schiena. Tonde, con disegni circolari e peculiari, in tantissimi colori.

«Affascinante…» Atan alzò una mano e quando lo vide annuire una seconda volta, lo prese come un permesso concesso per toccare una delle sue ali.

«Perché non mi fai vedere anche le tue?»

«Uh… va bene, anche se non sono nulla di speciale…» e la fata del suono fece apparire anche le sue ali.

«A me piacciono lo stesso»

Atan e Cedric si fissarono intensamente senza dire nemmeno una parola, la fata del suono notò che gli occhi della fata dei sogni erano di un blu più chiaro dell’oceano, riflettando l’acqua della piscina. Ma le ali arcobaleno gli fecero pensare e sentire qualcosa a cui non aveva mai pensato prima. Non era mai andato l’oltre fare esperimenti su oggetti inanimati, creando device per sé stesso e quant’altro—ma sulle persone? Beh, solo se la persona di fronte a lui era degna abbastanza dei suoi studi.

«Cedric…» lo chiamò, con la mano ancora sulla sua ala, «Ti piacciono gli esperimenti?»

«Beh… sì» Cedric ridacchiò, «Perché?»

«Ti piacerebbe diventare protagonista di uno dei miei esperimenti?» gli chiese soavemente, la fata dei sogni fece un sorrisetto curioso.

«Va bene…»


 

***


 

I tre rimasti del Winx GX erano già tornati al loro appartamento prima di Atan. Jandor era convinto che fosse già lì, col naso sui libri che stava già leggendo. Anche Aimon voleva saperne di più e leggere qualcosa da sé, ma scoprire che Atan non era ancora tornato lo sorprese. Saleh, invece, sbadigliò dalla stanchezza.

«Io penso che controllerò le mie pozioni e andrò a letto presto…»

La fata della Fiamma del Drago si voltò verso di lui, «Sicuro? Non vuoi aspettare Atan?»

«Non lo so… dipende. Buonanotte!»

«Buonanotte, Saleh» lo salutò Aimon, «Ora che ci penso devo continuare il mio allenamento»

«Ohw, mi lasci solo?» Jandor portò il labbro inferiore in avanti con gli occhi dolci.

La fata dei fluidi rise, «Tornerò il più presto possibile. Fai bei sogni in caso stia andando a riposarti»

«Sì! A dopo!»

Saleh andò nella stanza che condivideva con Jandor, e Aimon uscì dall’appartamento. A questo punto l’erede della Fiamma del Drago rimase in salotto da solo, ma non poteva di certo aspettare l’amico senza uno spuntino, perciò si diresse in cucina ad aprire gli armadietti, cercando un pacco di biscotti. Solo un paio non avrebbero fatto male.


 

Jandor si era addormentato sul divano dopo poco tempo, e mentre la luna era già alta in cielo, Atan si fece finalmente vivo nell’appartamento. Chiuse la porta con cautela, aveva ancora i capelli sciolti. Si aggiustò un po’ i vestiti, sospirando di sollievo, vedendo che nessuno sembrava essere lì.

«Buonasera, Atan»

La voce di Aimon lo fece sobbalzare dalla sorpresa. Quando si girò, vide il principe di Andros asciugarsi le sue spalle umide con un asciugamano. I dreads erano sciolti, probabilmente sfatti dall’allenamento Morphix.

«Ciao, Aimon… non mi aspettavo di trovarti qui a—mezzanotte…?»

«Anche tu sei rincasato tardi… chiedo venia per averti spaventato»

«No, non preoccuparti» Atan ridacchiò nervosamente, «Vado a letto ora—buonanotte!»

«Buonanotte…» Aimon lo guardò con evidente confusione negli occhi, la fata del suono corse velocemente nella stanza che condividevano. Il principe scrollò le spalle e si asciugò il volto, guardando fuori, prima di dirigersi in bagno.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Nascondino ***


Qualche giorno fa ero /miracolosamente/ riuscito a finire di tradurre l'undicesimo capitolo, quindi oggi che ho un momento libero mi son detto "perché lasciarlo dentro la sua cartella a fetere?", anche se da una parte lo so perché. Teoricamente (ma non sono troppo sveglio, né tanto meno costante) avrei dovuto lasciarlo lì in modo tale che avrei avuto sia questo che il prossimo (che sarà l'ultimo postato finché non posto il nuovo capitolo sia su ao3 che qui! Devo finire di scriverlo ç_ç) li avrei già avuti belli pronti. 
Però mi va bene anche così, almeno non resta abbandonato per chissà quanto mentre dovrò postare l'altro. In questo capitolo si presenta un nuovo OC, completando così il trio di Xanard! Sì, praticamente i paralleli delle Trix, solo che l'unico figlio è Xanard, mentre Raoul e Nikolaj non sono collegati con le Trix in alcun modo e hanno poteri molto diversi. Penso che qui capirete perché Raoul è tutt'ora il mio preferito da scrivere, heh.
Spero che vi piaccia! E lascio anche una art di Saleh! (ah, premessa che non ho fatto nel capitolo precedente: nel mio watermark c'è scritto il mio vecchio username di Instagram, ma ora è staerplatinum come qualsiasi altra parte)



 

Nascondino




 

«Ricordatevi di non agitare mai questo tipo di pozione, altrimenti potrebbe esplodere. Tutto chiaro?»

«Sì!»

Palladium finì di scrivere gli ultimi appunti sulla lavagna, ma quando si voltò poté subito notare che non tutti stavano prestando attenzione. Escludendo i soliti, anche Atan sembrava essere distratto. Continuava a roteare la sua penna tra le dita, e aveva annotato solamente una riga di ciò che era stato precedentemente spiegato.

«Atan, puoi ripetere quello che ho appena detto?» chiese il professore.

Atan non rispose, fissando pensierosamente la lavagna.

«Atan?» lo chiamò nuovamente, facendo apparire una pozione di fronte a lui sul banco per attirare la sua attenzione, facendolo sobbalzare dalla sorpresa.

«Atan, che cos’è quella?»

Analizzando l’ampolla, il ragazzo dai capelli color lavanda la prese in mano, «Da quello che vedo sembra una pozione di zolfo»

«Sì?» Palladium lo invitò a continuare.

Atan assottigliò appena lo sguardo, cercando di ricordarsi su cosa fosse la lezione. L’unica cosa che si ricordava erano i suoni ovattati delle voci dei suoi compagni e quella del docente.

«Beh, è il decimo elemento più abbondante in massa nell’universo… l’uso più comune comprende la produzione di acido solforico per il solfato e per ricavarne fertilizzanti—»

«Non è quello che ho detto pochi minuti fa. Stavi ascoltando?»

Il ragazzo dovette arrendersi. «No, professore. Mi scusi»

Palladium tirò un leggero sospiro, «Va bene… ma che non succeda più» lo avvisò, tornando davanti alla lavagna per concludere la lezione.

Jandor spostò lo sguardo verso il banco di Atan, notando che aveva ricominciato a prendere appunti dopo esser stato rimproverato dal professore. In tutta la sua vita passata con lui, Jandor poteva giurare di non aver mai visto Atan così disattento in classe, specialmente per le materie che gli piacevano di più.

Questo atteggiamento andò avanti tutto il giorno, fino a che non si riunirono a pranzo insieme. Atan portò con sé i libri di Zeldris per vedere se riusciva a concentrarsi di più su quelli, per fare finta che la causa della sua disattenzione e continuo fissare un punto fermo in silenzio non esistesse. Ma la fata del suono conosceva benissimo il motivo della sua insolita sbadataggine, ovvero la serata passata con Cedric.

Ma cosa gli era venuto in mente? Perché gli aveva chiesto se voleva far parte dei suoi esperimenti, facendo cose che con altre persone non avrebbe fatto? Cedric era uno studente dell’ultimo anno, una fata Enchantix—non poteva essersi preso una cotta per lui, vero? Quella notte era solo—

«Atan!»

L’ultima chiamata da parte dei suoi amici lo fece sussultare.

«Scusate… cosa stavate dicendo?» domandò, alternando lo sguardo tra di loro.

«Saranno almeno cinque minuti che ti stiamo chiamando, sembri quasi un fantasma!» gli disse Saleh.

«Eravamo preoccupati per te… ti stai comportando in modo insolito da stamani, ti senti bene?» gli chiese successivamente Aimon.

Atan abbassò lo sguardo, sul suo vassoio di cibo, «Sì, uhm… credo di sì» rispose evasivamente, per poi guardare davanti e dietro di sé, come se fosse alla ricerca di qualcosa con lo sguardo.

«Ne sei proprio sicuro?» domandò Jandor.

La fata del suono si voltò verso di lui, «Certo che sono sicuro. Perché vi preoccupate tanto?»

«Non lo so, non dai mai risposte sbagliate ai prof» commentò la fata della natura, «È successo qualcosa ieri? Non ti abbiamo visto tornare!»

«Beh, quando sono tornato c’era solo Aimon…» Atan si voltò a guardare il principe di Andros, «Era tardi, non volevo svegliarvi»

Aimon sembrava non voler rispondere a ciò, era ancora preoccupato e non sapeva cosa pensare—dopotutto, Atan era tornato nel cuore della notte con un aspetto insolito e riusciva a malapena a tenere i libri in mano. Si chiedeva se avesse visto giusto.

«Non puoi dirci che è successo?» Jandor appoggiò i gomiti sul tavolo, imitando inconsapevolmente Saleh che in quel momento ci appoggiò sopra la testa.

Atan ridacchiò nervosamente, sorseggiando il suo succo, «È stato solo un piccolo incidente, tutto qui. Sono stato aiutato da qualcuno di un’altra classe»

«Un “piccolo” incidente?» la fata della natura inarcò un sopracciglio, «Se è così piccolo allora perché sei tornato così tardi mentre stavamo quasi tutti dormendo?»

La fata del suono aprì la bocca per parlare, masi bloccò vedendo che la fata dei fluidi non riusciva ancora a spiccicar parola—si limitò ad osservarli mentre mangiava—e la fata della Fiamma del Drago continuò per loro.

«Forse non vuole parlarne, certi incidenti possono essere imbarazzanti»

«Sì! Proprio come ha detto Jandor» Atan si grattò nervosamente le mani, «Voglio dire, ora torno a studiare il nostro piano. Adesso per davvero» si alzò dal suo posto e prese i libri con sé, non prima di dare uno sguardo ad Aimon, «Uhm… potrei aver bisogno di aiuto, quindi… Aimon, se non ti disturba…»

Il principe di Andros lo guardò sorpreso, e si alzò anche lui, «Certo, non vedo perché no»

Jandor e Saleh li seguirono con lo sguardo finché non scomparvero dalla loro vista. Successivamente i due si guardarono confusi, scrollando le spalle.


 

***


 

«Non comprendo le circostanze del tuo piano»

Raoul alzò un sopracciglio mentre osservava Xanard formare un pentacolo sul pavimento con il ghiaccio. Una volta finito, alzò lo sguardo verso il suo compagno di stanza.

«Ma almeno ti sei accorto che siamo tre e non cinque?»

Xanard sbuffò, «Non è necessario essere in cinque, e se solo Nikolaj arrivasse…»

«Scusatemi!»

I due riconobbero la voce del loro compagno e si voltarono a guardare la porta aprirsi davanti a loro da un ragazzo visibilmente basso, con i capelli corti color avorio e ciuffi laterali più lunghi, giacca verde larga per la sua figura e jeans blu. I vestiti erano leggermente danneggiati dalle sue ferite e graffi aperti, anche le bende e i cerotti che indossava quella mattina sembravano scomparsi. Il ragazzo guardò i suoi compagni di stanza con le lacrime agli occhi.

«Scusatemi, scusatemi tanto!»

«Cielo, non dirmi che hai tentato di picchiare di nuovo quei bulli?» Xanard roteò gli occhi, incrociando le braccia.

Raoul si aggiustò gli occhiali sul naso, «Beh, sì. L’ho letto cinque minuti fa e ti avevo già avvisato che sarebbe arrivato tardi»

«Grazie per il promemoria, ma abbiamo una cosa importante da fare adesso!»

Nikolaj si alzò da terra e si avvicinò a loro, Raoul si voltò completamente verso la strega di ghiaccio.

«E ancora non comprendo le circostanze dietro il tuo ragionamento»

«Te l’ho già detto» Xanard si sedette sul suo posto di fronte al pentacolo sul pavimento, «Dobbiamo far prendere un piccolo spavento alle fatine e far capire loro chi comanda. Raoul, cosa stanno facendo ora?»

La strega dai capelli verdi fece apparire il suo catalizzatore, un libro rosso con ricami in oro, e cominciò a leggere le azioni del Winx GX, «In questo momento, Atan ed Aimon stanno per leggere quei libri dedicati a Zeldris. Jandor e Saleh, invece, stanno facendo pagliacciate nei corridoi»

«Perfetto… volevo proprio coinvolgere Jandor per primo, è assolutamente perfetto» Xanard incurvò le labbra in un sorrisetto, «Forza, sedetevi, voi due. Il rituale creerà mostri che—»

«Un momento, prego» Raoul lo interruppe, sotto lo sguardo sorpreso di Nikolaj, «Dobbiamo davvero evocare dei mostri con un rituale?»

«Ho detto “creare”, non “evocare”» Xanard assottigliò gli occhi.

«Io posso scriverlo nel mio libro divinatorio. Non ho bisogno di certi rituali arcaici»

La strega di ghiaccio lo fissò pensierosamente, «Dammi una dimostrazione. Scrivi qualcosa per me»

Raoul annuì lentamente e, mentre con la mano destra teneva il libro, fece apparire una penna con la mano sinistra e cominciò a scrivere. Improvvisamente, il plaid sul letto di Xanard iniziò a muoversi da solo e lo coprì totalmente, facendolo dimenare, finché non riuscì a liberarsene.

«Grazie, Raoul! Sei un ottimo amico, ti voglio bene!» Xanard sgranò gli occhi, realizzando che non era qualcosa che intendeva dire, «Cosa?! Non avrei mai detto una cosa del genere!» urlò.

«Visto? Te l’avevo detto. Allora, lascerai fare a me?» Raoul sorrise, soddisfatto.

Xanard sospirò, «Va bene.»


 

***


 

Saleh rideva, correndo nel sottoscala del corridoio poco lontano dai dormitori, e ridacchiò silenziosamente guardando Jandor che lo cercava. L’erede della Fiamma del Drago rideva a sua volta, guardandosi in giro.

«Oh, Saleh, dove sei?» lo chiamò cantilenando.

Il mezz’elfo continuava a ridacchiare divertito, con una mano di fronte alle sue labbra. Questo finché qualcosa nell’oscurità non lo fece fermare e quando si voltò a guardare la fonte del suono sinistro, alzò lentamente lo sguardo per cominciare a tremare dal panico—non prima che il forte braccio non lo prese per lanciarlo fuori di lì e Saleh corse rapidamente da Jandor in lacrime, senza fiato. Il ragazzo dai capelli rossi prese il più piccolo tra le sue braccia, confuso.

«E—Ehi! Ma che è successo?»

Tremando come una foglia tra le sue braccia, Saleh indicò le scale, «L… là…»

In quel momento, un orco uscì da sotto le scale. La fata della natura si strinse di più tra le braccia della fata della Fiamma del Drago, stringendogli la maglietta che si stava inumidendo delle sue lacrime. Jandor lo strinse a sé stupito, non sapeva che Saleh avesse il terrore degli orchi. Prese le spalle del mezz’elfo con determinazione e lo guardò.

«Puoi andare a chiamare qualcuno?» E appena vide Saleh scuotere leggermente la testa, Jandor sospirò, «Allora non ho altra scelta, Magic Winx

In un secondo, Jandor si formò nella sua forma fatata. Vedendolo, Saleh provò a fare lo stesso e una volta concluso, il mezz’elfo deglutì nervosamente.

«Saleh! Sei sicuro di farcela?» chiese la fata della Fiamma del Drago, accompagnandolo in volo sopra l’orco che cercava di attaccarli.

La fata della natura si asciugò le lacrime, «È solo che… non posso lasciarti da solo…!»

Jandor annuì determinato, l’orco stava ancora cercando di aggredirli. Saleh chiuse gli occhi, decise di provare a fidarsi completamente solo del suo udito e del suo olfatto. “È un normale nemico”, si convinse, “Niente di più”.

«Polline dorato…!» esclamò il mezz’elfo, soffiando del polline dorato sull’orco, mentre Jandor si preparò il suo attacco.

«Furia del Drago! Stai lontano da noi!»


 

***


 

Nello stesso momento, Atan ed Aimon erano nel salotto del loro appartamento con i libri aperti sul tavolino. Sembrava avessero interrotto lo studio, la situazione si fece imbarazzante per entrambi, e non sapevano nemmeno perché. Atan pensava ancora a com’era tornato la notte prima, come se fosse uscito da una lavatrice, ed Aimon lo aveva visto, anche se Atan non riusciva a capire perché il principe di Andros sentiva la stessa quantità di imbarazzo.

E il pavimento tremante sotto di loro non aiutava.

«Atan…» lo chiamò la fata dei fluidi, «Ti devo delle scuse. Voglio essere onesto con te»

«Eh?» la fata del suono sgranò appena gli occhi, voltandosi verso di lui, «Sì… devi dirmi qualcosa?»

«Ecco, riguardo a ieri—»

Il pavimento cominciò a tremare sempre di più dopo che un boato attraversò tutto il campus. Sembrava un’esagerazione, ma le orecchie di Atan non mentivano.

«Hai sentito anche tu?» domandò.

Il principe di Andros annuì, «Andiamo a vedere che succede?»

«Sì, non c’è tempo da perdere»

I due si avviarono velocemente fuori dall’appartamento per scendere le scale, correndo verso la fonte dei forti rumori provenienti da giù. Non appena arrivarono, un grosso orco stava stringendo Jandor con entrambe le mani mentre Saleh era seduto per terra con le mani nei capelli, tremando terribilmente. Aimon corse da lui preoccupato, mentre Atan guardò Jandor.

«Saleh! Che ti succede?» gli chiese il principe, «Stai male?»

«Sta… sta avendo un attacco di panico! Dobbiamo sconfiggere quest’orco… ma non riesco a liberarmi…!» cercò di spiegare Jandor, quasi senza fiato dalla stretta risoluta.

«Non preoccuparti, siamo qui per aiutarvi!» lo riassicurò Atan, voltandosi verso Aimon, «Pronto?»

Aimon annuì.

«Magic Winx

A quel punto, anche loro si trasformarono. Atan volò sopra l’orco, mentre Aimon si avvicinò un’altra volta a Saleh.

«Andrà tutto bene, Saleh, siamo qui…» cercò di rasserenarlo, «Prendi dei respiri profondi… lentamente»

«Aimon, ho bisogno di aiuto!» esclamò Atan.

«Arrivo!» Aimon controllò Saleh un’ultima volta, il mezz’elfo più piccolo annuì leggermente e lo guardò alzarsi in volo, raggiungendo Atan che stava caricando un attacco paralizzante sull’orco, permettendo ad Aimon di utilizzare il Morphix per liberare Jandor. La sostanza umida fece scivolare Jandor dalle mani del gigante, riuscendo finalmente a liberarsi.

«C’è qualcosa di strano… è stato fin troppo facile!» commentò Atan, «Non abbassiamo la guardia, ragazzi!» si guardò in giro pensieroso, «Mentre lo tengo fermo, Aimon e io lo distrarremo con delle illusioni, e tu Jandor, lo attaccherai da dietro»

Jandor seguì le indicazioni della fata del suono, volando dietro di loro. Atan utilizzò l’elettricità e Aimon il suo Morphix per creare delle illusioni di sé stessi che volavano intorno all’orco, che sembrava seguirle. La fata della Fiamma del Drago si affrettò da dietro e quando era abbastanza vicino, l’orco si voltò per intrappolarlo nuovamente, questa volta in una sola mano.

«No…!» Jandor scosse appena la testa, non riusciva nemmeno ad usare le braccia per provare a volare via.

Atan e Aimon volarono in tempo per schivare l’altra mano dell’orco, la fata del suono lo fissò stupito.

«È strano… quest’orco è fin troppo intelligente! Ha anticipato le nostre mosse!»

«Beh… nemmeno dire i nostri piani ad alta voce ha aiutato, ma non possiamo usare la telepatia…» commentò Aimon, «Suppongo che dovremmo sincronizzarci mentalmente e fisicamente, solo in questo modo riusciremo a batterlo»

«Sì, ma come?» si chiese Atan.

«Seguimi» il principe volò intorno all’orco, Jandor li guardò dal basso. A questo punto era ovvio che l’orco era controllato da dei terzi, l’unica cosa su cui erano dubbiosi era l’identità di questi, che lo controllavano come una marionetta. Così, Aimon formò un arco con il Morphix, per poi creare una freccia appuntita. Mirò al volto dell’orco, e diede una veloce occhiata ad Atan. Diede un rapido input ad Atan infondendo la freccia Morphix con più fluido, sperando che lo capisse. La fata del suono sfrecciò dietro di lui, usando l’elettricità per infondere la freccia Morphix con essa. Tecnicamente, questo avrebbe fatto in modo che la freccia infliggesse un danno elettrico perenne all’orco.

Aimon sparò la freccia infusa di elettricità sul volto dell’orco. Questa si fermò sugli occhi della bestia, facendola urlare dal dolore e liberare Jandor dalla sua presa. La fata di fuoco tirò un sospiro di sollievo, avvicinandosi ai suoi amici mentre guardavano l’orco soffrendo per la sua vista ormai compromessa, le sue palpebre diventarono nere dal grave danno inflitto.

«Ugh…! Che schifo!» si fece uscire Jandor, «Dov’è Saleh?!»

Atan si guardò intorno, la prima cosa che saltò all’occhio erano le gambe dell’orco, «Guardate!» esclamò, indicando delle liane d’edera che strisciavano intorno alle caviglie e le ginocchia della bestia. Aimon, invece, trovò Saleh. Poco lontano da loro, con solo la sua mano destra portata in avanti, mentre l’altra era stretta a Palladium, con il suo volto nascosto sul petto del padre.

«Professor Palladium?!» lo chiamò Atan, sorpreso.

«Che succede qui?» domandò Palladium, «Come ha fatto quest’orco ad entrare nel campus?!»

«Non ne ho idea, avevamo sentito dei rumori!» continuò Atan.

«Saleh ed io stavamo solo giocando a nascondino!» aggiunse Jandor, «Lui era il primo ad averlo visto, ma non sappiamo da dove venga…»

La fata del suono alzò un sopracciglio verso di lui, «Stavate giocando a nascondino? Alla vostra età?»

«Che c’è di male? È divertente anche a sedici anni, va bene?!» Jandor incrociò le braccia, sbuffando ironicamente, «Sempre meglio dei tuoi strani gioielli nell’armadio!» fece un sorrisetto, «Non sapevo ti piacessero quelle cose!»

Atan rimase a bocca aperta, «E tu continui a frugare tra la mia roba! Non posso crederci» incrociò le braccia, imitando la fata della Fiamma del Drago, «E per tua informazione, quelli che chiami “gioielli”—»

«Ehm… ragazzi!» Palladium li chiamò, alzando la voce, «Qualcuno di voi deve chiamare Faragonda, non posso lasciare Saleh da solo»

«Mi permetta» disse Aimon, «Torno subito»

«Sì!» gli rispose Atan, mentre Jandor alzò semplicemente un pollice con un sorriso. Il principe di Andros volò al piano di sopra, Saleh continuò a tenere l’orco intrappolato finché poteva. Flora corse per raggiungere il marito e il figlio poco dopo.

«Eccovi! Melissa mi ha detto che eravate qui con Saleh»

Atan gli rivolse un’occhiata perplessa, «E ora chi è Melissa? Un’altra sorella di cui non eravamo a conoscenza?»

«È la pianta di Saleh, non l’hai vista nella nostra stanza?» gli chiese Jandor.

«Non do per scontato che una persona dia un nome a una pianta» rispose l’altro.

Saleh si voltò di scatto verso di loro, «Melissa non è una semplice pianta!» gridò, ma questo fece liberare l’orco dalla sua edera. Si strinse nuovamente a Palladium dalla paura, mentre Flora utilizzava un incantesimo più forte—ma comunque con l’edera—per intrappolare la bestia. In quel momento, Aimon tornò con Faragonda e Griselda.

«Questo è oltraggioso!» esclamò l’ispettrice, «Siete veramente nei guai per aver fatto entrare questa bestia, ragazzini!»

«Ma non abbiamo fatto niente, signorina Griselda!» le disse Atan.

«Non dare la colpa a loro,» aggiunse Faragonda, «L’orco emana energia oscura. È venuto qui di sua volontà e anzi, per meglio dire, per la volontà di qualcun altro. Qualcuno con il potere di controllare esseri viventi. Non è vero, Griffin?» fece fluttuare la sua sfera di cristallo sulla sua mano.

«Esattamente, Faragonda.»

Dalla sfera si poteva vedere la preside Griffin seduta sulla sua scrivania, erano presenti anche Xanard, Raoul e Nikolaj davanti a lei.

«Sono loro i responsabili di questa pagliacciata, ma specialmente Raoul con il suo catalizzatore. Prima che ti punisca, voglio che rimetti tutto a posto cancellando ciò che hai scritto!»

Raoul non poté protestare molto, ma dal suo sguardo si poteva notare l’evidente fastidio. Fece apparire il suo libro, cancellando l’orco dalla sua “storia”. Atan fissò la scena dalla sfera di cristallo, i suoi occhiali attivarono il riconoscimento facciale sul ragazzo.

«Ma io lo conosco! Ha partecipato allo stesso torneo di matematica a cui ho preso parte io su Zenith!»

Raoul chiuse il libro e incurvò le labbra, facendolo scomparire, «Da quanto tempo, eh, Atan? Hai imparato a fare due più due, stavolta?»

«Questo non è il momento di provocare nessuno, ragazzino. Scusati con la direttrice Faragonda immediatamente!» lo sgridò Griffin.

Raoul alzò appena le sopracciglia, facendo un inchino davanti alla sfera di cristallo, «Le devo le mie più sincere scuse, Direttrice Faragonda.»

Xanard e Nikolaj si scambiarono un’occhiata silenziosamente, ma appena Griffin sbatté una mano sulla scrivania si voltarono di scatto.

«Pensate di essere esenti dalla punizione?! Eravate con lui!»

La strega glaciale e il ragazzo più basso annuirono, inchinandosi come fece Raoul poco prima.

«Ci scusiamo per quello che è accaduto, Direttrice Faragonda!»

Faragonda sospirò, «Spero che siano scuse oneste… ma almeno abbiamo risolto il caso»

«Non mi aspettavo che succedesse qualcosa del genere, e spero che non accada di nuovo» concluse Griffin, prima di chiudere la comunicazione tra le sfere di cristallo.

A quel punto, Jandor, Atan e Aimon atterrarono sul pavimento per tornare alle loro forme normali. Palladium diede una leggera pacca sulla spalla di Saleh, come se fosse un segno che tutto era finito. Il mezz’elfo si guardò intorno, facendo svanire anche la sua trasformazione. Si voltò verso i suoi amici, grattandosi il braccio sinistro timidamente.

«Scusate se non ho potuto combattere… io…»

«Hai fatto del tuo meglio, Saleh» lo rassicurò Jandor, «Ci hai aiutato come meglio potevi, quindi non devi preoccuparti»

«Ma… avevo così paura che non riuscivo nemmeno a guardare il nemico…» mormorò Saleh.

«Non eravamo consapevoli della tua fobia… e in ogni caso hai provato ad aiutarci» Aimon gli sorrise, «Anche riconoscere le tue paure è un atto di coraggio»

«Vero! A dirti la verità, anche io mi sarei spaventato se un orco fosse apparso davanti a me a caso» Atan ridacchiò nervosamente.

Saleh li ascoltò sorpreso, alternando lo sguardo tra di loro e i suoi genitori. Le sue labbra si incurvarono lentamente in un sorriso.

«Penso di poter dire che il mio lavoro qui è finito!» dichiarò scherzando, facendo ridere tutti con lui.


 

«E questo è come abbiamo salvato la giornata!»

La sera, Saleh finì di riassumere la giornata passata a Melissa, una pianta di fico. Il vaso era in un angolo più grande della stanza, lontano dalle altre piante che collezionava. Il mezz’elfo tirò un sospiro di sollievo, stiracchiandosi.

«Non posso credere che oggi fosse così stancante… non immaginavo che Xanard avesse degli amici» scrollò le spalle e si coricò sul letto, «Buonanotte, Melissa!»

Spense il lume da notte a fianco a lui, girandosi sul letto. Melissa portò uno dei sui rami in avanti per coprire meglio Saleh con la coperta, lasciandogli una carezza sulla testa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Cambiamento ***


Ed eccoci con il dodicesimo capitolo, mentre scrivo il quattordicesimo (che in teoria dovrebbe essere successivo a questo, ma siccome qui su EFP ho unito il prologo che su ao3 ho diviso in due, qui è il tredicesimo mentre di là è il quattordicesimo, teoricamente per i capitoli che sto programmando è giusto quest'ultimo). Quindi sono ufficialmente in pari! Ci metterò un po' di più perché ovviamente dovrò prima scriverli in inglese, anche se un giorno forse mi partirà la voglia di scriverlo prima in italiano, non lo so, vedremo.
Questo capitolo, come da titolo, è un po' diverso dagli altri.
Comincerà una serie di cambiamenti per il gruppo, il primo di cui oggi è protagonista Aimon. Mi è piaciuto scriverlo perché voglio anche ricordare che non si è amici solamente se ci si vede ogni giorno, altrimenti non varrebbe neanche la regola dell'amicizia a distanza. Non ci si deve sentire ogni ora per essere amici, l'importante è l'amore e il legame che c'è tra essi. E poi tanto comunque loro si vedono ogni giorno lo stesso, essendo nella stessa scuola LOL. Spero che vi piaccia, buona lettura! <3


 

 

Cambiamento
 


 

«Non posso credere che sia stato Raoul a controllare quell’orco!»

Atan continuava ad urlare e parlare della stessa cosa per tutta la mattina e la sera, Jandor dovette spiegare la storia dietro la rivalità di Atan e Raoul a Saleh ed Aimon, che erano all’oscuro del torneo di matematica su Zenith a cui la fata del suono aveva preso parte quando erano piccoli.

«Questo è quanto, ecco perché si conoscevano già…» concluse Jandor.

Atan ruggì nervosamente, strappando i fogli su cui stava scrivendo, «Gliela farò pagare, fosse l’ultima cosa che faccio!»

«Wow, lo odia un sacco. Sei sicuro che siano solamente rivali?» commentò Saleh, tornando a guardare la fata della Fiamma del Drago, che sospirò esasperato.

«Più che rivali, mi sembrano la nemesi l’uno dell’altro» aggiunse Aimon.

Jandor si alzò dal divano e si mise in mezzo a loro, «Ho un’idea! Perché non facciamo una pausa tutti insieme in mensa?»

«Non se ne parla neanche!» esclamò Atan, tenendo uno dei libri che avevano preso dalla biblioteca in mano, «Dobbiamo continuare a capire di cosa si tratta questo puzzle di cui parla il libro. Dev’essere quello che Xanard sta cercando, perciò non abbiamo tempo per una pausa»

Anche Saleh si alzò dal divano, avvicinandosi a lui, «Calmati, Jandor sta solamente cercando di farti rilassare un po’. E sì, comunque,» puntò un dito verso di lui, imitandolo, «Abbiamo tempo per una pausa finché Faragonda non ci chiama!»

«Ma Faragonda ha scelto di affidare questa missione a noi perché conosciamo bene il problema» puntualizzò Atan.

Jandor sgranò appena gli occhi, «Ragazzi—» cercò di intervenire.

«Beh, allora scusa se non sono un robot e se mi stanco fare la stessa cosa tutto il giorno!» controbatté la fata della natura, «Abbiamo tutti bisogno di riposo! Lavorare troppo fa male»

Atan rise sarcasticamente, «Ma senti chi parla! Lo studente con la doppia faccia a seconda della presenza dei suoi genitori!»

Saleh sussultò e continuò a puntargli il dito contro, guardandolo ostilmente, «Ritira subito quello che hai detto.»

«Perché dovrei?» la fata più alta si aggiustò gli occhiali sul setto nasale, incrociando le braccia, «È la verità»

«Ah, sì?» Saleh si mise le mani sui fianchi, «Beh, ti dirò un’altra cosa, signor “sono un cyborg fatto 100% di carne”—»

Anche Atan si ritrovò a sussultare offeso dalle sue parole, corrucciando le sopracciglia, «Tu—!»

«Ragazzi!» Jandor alzò il tono di voce, «Per favore, non litigate…! Non risolveremo nulla se continuate così…»

Atan e Saleh si scambiarono un’occhiataccia e si girarono dalla parte opposta l’uno dell’altro, incrociando le braccia e voltando lo sguardo altrove. Allo stesso tempo, il loro silenzio fu interrotto da un annuncio.

«Il principe Aimon di Andros è richiesto nell’ufficio della direttrice Faragonda»

Aimon ascoltò l’annuncio stupito, «Uhm? Chissà come mai…»

Nonostante l’atmosfera del momento, nemmeno gli altri tre potevano nascondere la loro sorpresa quando Aimon si alzò per dirigersi verso la porta principale, aprendola. Il principe li salutò velocemente con un dolce sorriso e uscì dall’appartamento, chiudendo la porta dietro di sé. Qualche secondo dopo, Saleh si voltò a guardare Atan con rabbia.

«Ecco, sei contento?!»

Atan inarcò un sopracciglio, «Ma di che stai parlando? Stai insinuando che sia colpa mia quando nessuno qui dentro sapeva che Aimon sarebbe stato chiamato dalla direttrice?!»

«Basta, vi prego!» urlò Jandor, cercando di interrompere nuovamente la loro discussione accesa.

La fata del suono si mise le mani sui fianchi, «Hai ragione, Jandor. È meglio se continuo la ricerca da solo!» esclamò, tornando in camera sua.

Saleh invece prese la mano di Jandor nella sua, «Bene! Io e Jandor andremo a vedere che fa Aimon, allora! Vero, Jandor?»

«Uh…» la fata della Fiamma del Drago non ebbe tempo di rispondere, la fata della natura strinse la sua mano per portarlo con sé fuori di corsa.


 

***


 

«Grazie per essere venuto subito, Aimon, siediti pure»

Aimon ricambiò il suo ringraziamento con un accenno d’inchino, prima di sedersi di fronte alla scrivania di Faragonda, ora alla stessa altezza per guardarsi negli occhi.

«Aveva bisogno di qualcosa in particolare?» le chiese.

«Più che altro ho una domanda da farti» continuò lei, appoggiando i gomiti sulla scrivania, «Ti piacerebbe cambiare appartamento?»

Aimon sgranò gli occhi alla domanda, «Oh… a dire la verità, non sono sicuro. Mi sento a mio agio con Jandor, Atan e Saleh, sono tutti miei amici…»

Faragonda lo ascoltò in silenzio, notando che la sua voce si stava lentamente rompendo. Il principe di Andros sospirò, pensando al precedente litigio tra Atan e Saleh. Avrebbero dovuto collaborare per sconfiggere Xanard e i suoi alleati, ma forse sarebbe stato meglio se uno di loro avesse cambiato aria.

«Mh…»

«So cos’è successo tra i tuoi amici, quindi ho pensato che probabilmente preferiresti un compagno di stanza che possa sposarsi con la tua semplicità» gli disse la direttrice, «Ma se desideri di non trasferirti, capirò la tua decisione»

Aimon scosse appena la testa, pensando alla sua decisione, e la guardò nuovamente, «Lo farò» rispose, «D’altronde non è necessario essere coinquilini per una buona collaborazione»

Faragonda annuì, «Ben detto» disse, facendo successivamente apparire una chiave sul palmo della sua mano, «Ecco la chiave del tuo nuovo appartamento, il tuo compagno sarà avvisato il prima possibile»

Il principe prese la chiave in mano e si alzò dalla sedia per inchinarsi davanti a lei, «Grazie mille, direttrice Faragonda»

Dopo essersi salutati, Aimon uscì dall’ufficio e vide subito Jandor e Saleh davanti a lui con delle espressioni scioccate. Aimon chiuse la porta dietro di sé e abbassò lo sguardo, «Vi porgo le mie scuse… avrei voluto dirvelo io stesso»

«Quindi Atan aveva ragione… è colpa nostra!» esclamò Saleh, con gli occhi lucidi.

«No, ma penso che possa aiutarci a riflettere» Aimon alzò nuovamente lo sguardo verso di loro, «Abbiamo bisogno di essere uniti per fermare Xanard. Ci saranno tante esperienze che ci separeranno, ma dobbiamo dimostrare che miglioreremo come una squadra e non ci divideremo l’uno dall’altro»

Jandor annuì con un largo sorriso, «Hai ragione! Alcuni di noi potranno anche essere sparsi per la scuola, ma non significa che smetteremo di essere una squadra, e soprattutto amici!» disse, stringendo Saleh a sé mentre il mezz’elfo tratteneva le lacrime, «Ad ogni modo… la tua nuova stanza non sarà troppo lontana dalla nostra, vero?»

«Dovrebbe essere abbastanza vicina da permetterci di comunicare dai balconi» scherzò Aimon, facendo ridere i due, «Devo accingermi a portare i miei bagagli, andiamo?»

La fata dei fluidi fece la strada per il loro dormitorio, mentre la fata della Fiamma del Drago e la fata della natura si scambiarono un’occhiata malinconica. Saleh strinse la mano di Jandor come supporto morale, e quest’ultimo sospirò.

«Ad Atan questo non piacerà…»


 

***


 

Atan tornò dalla biblioteca la sera, prima di cena. Tornò in dormitorio in silenzio non essendo sicuro che gli altri fossero tornati, ma dovette ricredersi quando, appena entrato in appartamento, vide Jandor e Saleh in salotto. Atan abbassò le sopracciglia, avvicinandosi a loro mentre posava i libri sul tavolino basso.

«Saleh… scusa per ciò che è accaduto oggi. Non volevo alzare la voce con te»

Le sue parole fecero dubitare ai due se avesse già saputo di Aimon. Però dovevano comunque risolvere la loro litigata.

«No, sono io a dovermi scusare!» il mezz’elfo si alzò di scatto dal divano, «Non volevo insultarti»

«Neanche io, è stata una discussione inutile» Si scambiarono un sorriso, e la fata del suono si guardò in giro, «Dov’è Aimon?»

Jandor e Saleh si guardarono preoccupati, e l’erede della Fiamma del Drago si alzò affiancando la fata della natura.

«Ehm… senti, non arrabbiarti…» iniziò Jandor.

Atan assottigliò gli occhi, sospettoso, «Perché dovrei? Che è successo? Ho davvero passato così tanto tempo in biblioteca oggi?»

«…Ricordi quando è stato chiamato da Faragonda?» Saleh giocò nervosamente con le sue dita, «Ecco, uhm… potrebbe aver cambiato stanza…»

L’espressione della fata del suono cambiò gradualmente, corrugò la fronte facendo un passo in avanti, «Cosa?!» gridò, «Potrebbe aver cambiato stanza?!»

Jandor e Saleh misero le mani avanti, indietreggiando, «Ti avevo detto di non arrabbiarti!»

«Allora perché sono l’ultimo a sapere questa cosa? Nessuno vi ha vietato di venire in biblioteca da me a dirmelo!»

«Lo so, ma… non volevamo disturbarti» mormorò Jandor.

Atan abbassò lo sguardo e andò in camera sua, «A dopo, voglio stare un po’ solo»

Saleh si affrettò a seguirlo prima che potesse chiudere la porta, «Aspetta, è ora di cena!»

«Vi raggiungo dopo»


 

> Aimon, 7:20 pm

Atan: Hai davvero cambiato appartamento???

Atan: Jandor e Saleh mi hanno detto tutto.

Atan: È colpa mia?

Aimon: Non è colpa di nessuno. La direttrice Faragonda mi ha detto di farlo… e ho pensato fosse un’opportunità per me

Atan: Però te ne sei andato per noi. Lo capisco

Aimon: No, affatto!

Aimon: Non devi preoccuparti, Atan. Questo non cambia la nostra amicizia in alcun modo.

Aimon: Potrei presentarvi il mio nuovo compagno di stanza! È curioso di conoscervi.

Atan: ..

Atan: Okay, credo…


 

***


 

Jandor, Atan e Saleh si diressero in mensa tutti insieme, dove studenti e professori si stavano riunendo per cena. Il trio prese i loro vassoi con il cibo e scelsero un tavolo, aspettando che Aimon si fece vedere con il suo nuovo compagno di stanza. Riconobbero la figura alta dell’amico dall’entrata, il principe di Andros alzò una mano e vide Jandor fare lo stesso per mostrargli dove fossero.

Quando si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte a loro, i tre diedero un’occhiata più attenta al ragazzo di fianco a lui. Un ragazzo alto, con quasi la stessa corporatura larga e muscolosa di Aimon, capelli neri legati in una coda alta e pelle dorata, indossava un comodo hakama blu con il braccio destro scoperto, rivelando i muscoli tonici.

Sorprendentemente, i tre si ritrovarono a fissarlo per troppo tempo. Aimon si schiarì la voce per attirare la loro attenzione, con un sorriso.

«Questi sono i miei amici,» Aimon cominciò a presentarli da sinistra a destra, «Saleh, Atan e Jandor»

Il ragazzo li salutò con un dolce sorriso, «Ehilà, io sono Ryoma. Aimon mi ha detto che siete nella classe a fianco alla mia»

Jandor sobbalzò leggermente, cercando di riprendere il fiato, mentre si sventolava una mano verso di sé, «Oh, scusami, la Fiamma del Drago fa faville all’improvviso ogni tanto» tossì, «Quindi hai la nostra età»

«Esatto» rispose Ryoma.

«…Il piacere è tutto mio…» mormorò Saleh, ancora ipnotizzato dalla sua bellezza.

Ryoma voltò lo sguardo verso di lui confuso, non essendo riuscito a sentirlo, «Puoi ripetere?»

Atan venne riportato alla realtà tutto in una volta, coprendo le labbra di Saleh con una mano mentre ridacchiava nervoso, «Non preoccuparti! Non è molto bravo con le parole» si schiarì la voce, lasciando il mezz’elfo, che si massaggiò la mandibola con una mano mentre dava un’occhiataccia alla fata del suono. «Allora, Ryoma… che cosa fai nel tempo libero?» domandò poi Atan, sorseggiando la sua bevanda.

«Mi piace allenarmi e meditare, che sia dentro o fuori» rispose il corvino, «È una fortuna che i miei orari siano come quelli di Aimon, perciò mi piacerebbe aiutarlo quando ne abbiamo la possibilità»

Aimon annuì, confermando ciò che aveva detto il compagno, «Anche a me piacerebbe, non vedo l’ora di cominciare»

Jandor, Atan e Saleh realizzarono finalmente qualcosa. Ryoma non era solamente un bel ragazzo, che era la prima cosa che saltò all’occhio la prima volta che lo videro, era anche terribilmente simile ad Aimon sia di personalità che nella loro routine. A giudicare dal suo abbigliamento tradizionale e il portamento, Atan poté intuire che Ryoma venisse dal pianeta Raikou, che aveva una certa rivalità con Melody.

Pensò che Raikou e Andros fossero piuttosto simili in alcuni aspetti. Il trio non poteva competere con quello che Ryoma sarebbe significato per Aimon nell’immediato futuro se fossero rimasti permanentemente compagni di stanza. Nonostante tutto, la loro cena procedeva bene. Ryoma era una persona piacevole con cui parlare—e da guardare, per loro—e Aimon stava bene in loro compagnia. I due successivamente si alzarono, prendendo i loro vassoi.

«Ora dobbiamo andare ad allenarci. Ho apprezzato molto la vostra compagnia e la vostra gentilezza nel farmi presentare Ryoma» disse Aimon.

«Oh, non ringraziarci!» Jandor ridacchiò, «Mi sono divertito anche io»

Ryoma gli sorrise, «Spero di incontrarvi di nuovo»

«Certo! Non vedo l’ora» affermò la fata della Fiamma del Drago.

Si salutarono un’ultima volta prima che Aimon e Ryoma se ne andassero. Il trio li seguì con lo sguardo, guardandoli buttare le ultime cose rimase sul vassoio, e quando scomparvero dalla loro vista si voltarono a guardarsi.

«Beh… che posso dire?» iniziò Atan, insicuro di come continuare.

«Era proprio un bel bocconcino.» commentò velocemente Saleh.

Atan si ritrovò a balbettare, «L… lo so. Lo so.»

«Non sono sicuro che riuscirò a dimenticarlo così facilmente» dichiarò Jandor.

La fata del suono sospirò. Non sapevano se erano gelosi perché Aimon avrebbe avuto un amico più intimo di quanto lo fossero loro, o se volevano essere al posto di Aimon per vedere Ryoma tutti i giorni, in ogni circostanza. Atan, però, pensò di meno a lui rispetto a Saleh e Jandor, visto che la sua mente era ancora occupata da quello che era successo con Cedric.

Ed era proprio in quel momento che quest’ultimo passò di fronte a loro con due ragazzi che sembravano essere i suoi compagni di stanza. Cedric notò Atan e lo salutò con una mano. La fata del suono ricambiò il saluto con un sorriso, le altre due fate non potevano non notarlo.

«Ehi… non è lo stesso ragazzo di cui stavo ammirando le ali Enchantix?» si chiese Jandor.

Atan smise di agitare la mano e usò la stessa per grattarsi la nuca, «Oh, eh… sì»

«Non sapevamo che foste amici… quando ce l’avresti detto, eh?» domandò Saleh, indicandolo.

La fata del suono colpì l’indice della fata della natura con una mano per abbassarla, «Non siamo “amici”, siamo solo… uh…» le sue guance si scurirono, pensando ad una scusa, «Ci siamo parlati una volta! Ecco!»

«Quando?» chiese il mezz’elfo.

«Fatti gli affari tuoi! Ci siamo incontrati e abbiamo parlato» Atan incrociò le braccia, ma le sciolse un secondo dopo per prendere il suo vassoio ed alzarsi, «Torniamo in dormitorio, si sta facendo tardi!»

Si diresse successivamente verso i bidoni della spazzatura, lasciando indietro i due. Jandor e Saleh si alzarono poco dopo, prendendo lentamente i loro vassoi per seguirlo.

«Ma che ha? Perché è così evasivo?» fece Saleh.

Jandor scrollò le spalle, «Boh… mi chiedevo lo stesso»


 

***


 

Aimon e Ryoma tornarono nel loro appartamento più tardi quella sera, ridendo e scherzando insieme. Ryoma si tolse l’asciugamano dalle spalle e guardò il suo compagno.

«Vado a farmi una doccia, vuoi andare tu prima di me?»

«Oh, no. Vai pure, vado dopo di te» rispose Aimon.

«Va bene»

Ryoma si avviò in bagno, mentre Aimon si avvicinò a guardare fuori alla finestra per ammirare il cielo stellato. Sbirciò da lontano il balcone della stanza dei Winx GX, pensieroso, incurvando le labbra all’insù, dando silenziosamente loro la buonanotte.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La principessa di Eraklyon ***


Penso che tutti sappiano quanto io ami Diaspro e che sia la mia regina, quindi non poteva mancare un capitolo dedicato ad Eraklyon e di conseguenza a Topaz, la figlia di Diaspro e Sky!
Questo capitolo diverge completamente dai piani originali che avevo con lei. Nonostante sia rimasta la classica hime-sama con tanto di twin drills e ojou-sama laugh, avrebbe dovuto avere uno sviluppo molto diverso. Teoricamente, una volta arrivati su Eraklyon (al tempo non per una spedizione ma per una semplice visita, visto che è amica di Jandor) Topaz si sarebbe sì innamorata di Aimon come qua, ma avrebbe dovuto rapirlo. Ovviamente non nel senso letterale del termine, l'avrebbe tenuto con sé perché questo poveraccio non sa dire di no, ma comunque non sarebbe uscito facilmente dal castello, e Jandor, Atan e Saleh avrebbero dovuto trovare un modo per farlo fuggire. Invece, tra role e sviluppi della storia per conto mio, ho deciso di mantenere le sue stesse caratteristiche ma rendendola dolce (per la maggior parte del tempo, però, solamente con Aimon), però essenzialmente non è neanche mai stata cattiva, è solo un pochino viziata. Spero che vi piaccia e buona lettura! <3

 





La principessa di Eraklyon
 


 

L’anno scolastico procedeva, e il gruppo del Winx GX ebbe l’opportunità di prendere parte alla sua prima spedizione; la loro destinazione del giorno era Eraklyon. Jandor conosceva già il regno, Bloom conosceva i suoi sovrani Sky e Diaspro—per ovvie ragioni—e la loro figlia era sua amica. Quest’ultima conosceva anche Atan, dato che anche lui visitava spesso il regno nella sua infanzia.

«Siamo quasi arrivati!» fece notare Jandor, indicando fuori dal finestrone della nave Hawk degli Specialisti.

«Quindi staremo nel loro castello per la notte, giusto?» domandò Saleh.

Atan si aggiustò gli occhiali sul naso, «Sì, ricordati solamente di portare il giusto rispetto ai sovrani e non far arrabbiare Topaz»

«È un tipo complicato, la principessa Topazio?» chiese Aimon.

«Prima di tutto non chiamarla con il nome intero, lo odia» lo corresse la fata del suono, «Secondo… sì, non è esattamente un tipo facile con cui avere a che fare, spero che sia cambiata da quando eravamo piccoli»

Il principe di Andros inarcò un sopracciglio, confuso, «Perché no?» sorrise, «Io penso che Topazio sia un bel nome»

«Non dirglielo, nemmeno il tuo fascino le farà cambiare idea. Ha preso tutto da sua madre» Atan sospirò.

La loro conversazione fu temporaneamente interrotta dalla comunicazione di Timmy, «Stiamo per atterrare!»

«Tenetevi forte, ragazzi!» aggiunse Fauna, preparandosi a far atterrare la nave di fronte al palazzo nella sua rispettiva pista. Non appena si aprirono le porte, il quartetto scese dal ponte e si guardarono intorno. Jandor stiracchiò le braccia in alto, guardando il sole che lo forzava a socchiudere gli occhi.

«Verrete anche voi insieme a noi?» domandò Saleh, girandosi per vedere che Timmy e Fauna li stavano seguendo.

«Ma certo! Sono anni che non vedo Sky, e dovrò anche controllare i vostri progressi per la spedizione» spiegò Timmy, sorridendo.

Fauna si fece scappare una risatina, posando le mani dietro la sua nuca e facendo intrecciare le dita, «Sarebbe noioso aspettarvi in nave! Anche gli adulti devono abbandonarsi ai loro piaceri, no?»

L’uomo dai capelli rossi scosse la testa, «No, no, signorina. Ne abbiamo già parlato, non hai ancora ventun’anni. Solo perché ora stai affrontando gli studi universitari non vuol dire che berrai con noi»

La ragazza sospirò, «Vedremo, professore… mancano ancora due anni»

Timmy rise, «Dai ragazzi, andiamo!»


 

***


 

«Non posso credere che tu abbia voluto lasciarla a casa quando dovrebbe stare a Fonterossa!»

«Calmati, Sky… l’hai già punita, è meglio che resti a studiare a casa nella sua stanza, almeno può avere ciò che vuole!»

«Non è così che funziona una punizione…»

Le voci di Sky e Diaspro erano l’unica cosa udibile in tutto il castello, anche se erano lontani dalla sala del trono. La loro discussione era forte abbastanza da attirare l’attenzione degli ospiti, Jandor li riconobbe immediatamente e non poteva fare a meno che ridacchiare.

«Sono proprio loro!»

«Oh, quindi è in punizione… ecco perché non è tornata a scuola» mormorò pensieroso Timmy.

Atan corrucciò appena le sopracciglia, per nulla sorpreso, «Sì, ma io sono d’accordo con Re Sky, la Regina Diaspro è troppo permissiva con sua figlia»

Prima che la discussione dei sovrani potesse farsi più accesa, uno dei loro maggiordomi entrò nella stanza in cui stavano al momento e il castello si fece immediatamente silenzioso, Sky e Diaspro scesero le scale, quest’ultima si fermò a metà solo per avvisare Topaz con “Ci sono i tuoi amici”, urlando.

Il re e la regina notarono che non c’erano solamente Timmy, Jandor, Atan e Fauna che conoscevano già, ma anche Aimon e Saleh che conoscevano solamente basandosi sui racconti degli altri. La somiglianza con Aisha parlò da sola per Sky, intuendo subito che Aimon fosse figlio suo.

«E tu devi essere…» si fermò a guardare Saleh, alternando lo sguardo tra lui e Fauna, «Oh! Sei figlio di Flora?»

«Heh, nostra madre è famosa» scherzò Saleh, «Sì! Sono Saleh, Vostra Maestà»

«È bello avervi tutti qui,» Diaspro rivolse loro un dolce sorriso, «Perché non andiamo ad accomodarci in salotto mentre aspettiamo Topaz?»

Sky e Diaspro scortarono il gruppo al piano di sopra, lasciando Saleh sorpreso. Era la prima volta che vedeva un palazzo reale dall’interno, conosceva già il castello di Linphea della Regina Krystal, visto che Flora era amica sua, ma non ci era mai entrato. Diaspro li fece sedere nei divani e le poltrone, chiedendo agli inservienti di portare un po’ di cibo e bevande.

«Avrete bisogno di energia prima della spedizione»

Aimon accennò un inchino, «È molto gentile da parte vostra, Vostra Maestà. Grazie mille»

«Oh, non devi ringraziarmi!» rispose Diaspro, lasciandosi scappare una risata con una mano di fronte alle labbra. Si fermò appena vide entrare Topaz, con il suo vestito elegante color lime che arrivava a metà coscia, decorato con un diaspro incastonato sul petto. Sotto questo, dei collant neri con disegni floreali e stivaletti verdi. I suoi capelli biondi erano legati in due code boccolate, la frangia separata in due lati esponeva i suoi occhi azzurri.

«Tesoro, eccoti qui!» esclamò sua madre.

«Salve, i—»

Topaz si bloccò appena Jandor le saltò addosso per abbracciarla forte, «Sono così felice di vederti! Sono passati tanti anni!»

«Jandor, mi stai strozzando! Scostati subito!»

«Oh, scusa» la fata della Fiamma del Drago sciolse l’abbraccio, togliendo le mani dalle sue spalle. Atan si avvicinò a loro con Saleh ed Aimon, la ragazza iniziò a salutarli nel rispettivo ordine. Sgranò gli occhi arrivando ad Aimon, guardandolo meglio, lui le offrì la mano mentre si presentava e lei scosse timidamente la testa.

«M… ma tu sei il principe di Andros…» balbettò.

«Esattamente, puoi chiamarmi Aimon»

Topaz ridacchiò imbarazzata, giocando con dei ciuffi di capelli, «Va bene… tu puoi chiamarmi Topaz, allora! Ah, è un sogno che diventa realtà…»

Atan sbatté le palpebre incredulo, per poi socchiuderle raggiungendo Jandor e Saleh, «Pensate quello che penso io?»

«Non la biasimo, Aimon è bellissimo» commentò Saleh.

«I—» la fata del suono si bloccò un secondo, «Sì, lo è. Ma quando Topaz ha una cotta per qualcuno diventa un uragano di follia»

«Oh, andiamo. Topaz ha una cotta per Aimon, e allora?» Jandor ridacchiò, «Mica si sposeranno domani»

«Pronto? Stiamo parlando della stessa Topaz?» Atan lo fulminò, «Quando aveva una cotta per me da bambini, aveva fatto i capricci perché non potevamo sposarci, avevamo cinque anni!»

«Eravamo piccoli, i bambini non sanno niente di queste cose»

Saleh si azzardò ad intervenire, «Certi bambini sono molto più svegli di altri»

Atan lo indicò con un dito, guardando Jandor, «Visto? Mi dà ragione»

«Allora… immagino che avrete bisogno di una guida per la spedizione» Sky interruppe la loro conversazione, «Posso aiutarvi io, se per Timmy e Fauna non è un disturbo»

Timmy scosse la testa con un sorriso, «No, affatto! Siamo tutti amici»

Topaz fissò suo padre e lo Specialista avviarsi fuori dal salotto, il resto delle Winx fece per seguirli, e lei posò una mano sulla spalla di Aimon.

«Padre!» esclamò, «Voglio venire anch’io!»

Sky si fermò un momento per voltarsi verso la figlia, «Non ricordi cosa ti ho detto?»

«Oh, su, Sky…» Diaspro si avvicinò alla ragazza e ad Aimon, che guardava la scena confuso, «È solo per oggi, e poi ci sono il suo professore e i suoi amici. Non sarebbe male se si unisse come Specialista che aiuta le fate di Alfea»

E quando sia la moglie che la figlia insistevano, era inutile controbattere. Sky sbuffò, agitando una mano come segnale per Topaz e Aimon di seguirlo. Topaz fece felicemente come richiesto, ringraziando Diaspro e trascinando Aimon con sé. Il principe di Andros dovette inizialmente adattarsi al suo passo dato che gli stava ancora stringendo la mano. Si sedettero l’uno di fianco all’altro appena arrivati alla nave di Timmy, e Jandor, Atan e Saleh notarono subito la loro vicinanza.

Atan si schiarì la voce, attirando l’attenzione dei due, «Che vi avevo detto io?»

«Beh, non possiamo costringere Aimon a venire qua se è con lei» gli disse Jandor.

La fata del suono indicò la coppia agitando le braccia, «Ma si sente a disagio!» controbatté, sperando che sussurrando loro non lo sentissero, «Non dice nulla perché è troppo buono! Lo vedi dalla sua faccia!»

«Tutti sono timidi al primo appuntamento» scherzò Saleh.

«Non è un appuntamento» Atan detrignò i denti nervosamente, «Lo sta praticamente trascinando in giro come fa sua madre con suo padre»

Jandor e Saleh si voltarono a guardarli, sembrava che Topaz e Aimon avessero cominciato a conversare normalmente, lei non gli teneva più la mano e continuava a giochicchiare con i suoi capelli.

«Non so, a me sembra che stiano parlando» commentò la fata della Fiamma del Drago, «E sai una cosa? Sono carini insieme!»

«Con Topaz?» Atan fece un ironico “ha”, «Preferisco vederlo con Ryoma»

Saleh alzò le sopracciglia, coprendosi le labbra con una mano appena realizzò e cominciò a ridacchiare, «Sai cosa sembra a me? Che qualcuno qui sia geloso!» colpì appena il gomito a Jandor facendolo scontrare con il suo, «Vero?»

«Cosa?» il ragazzo dai capelli rossi poi capì, «Oooh! Geloso!»

La fata del suono sussultò, «Non sono geloso!»

«Invece sì! Non sopporti di vedere Aimon con qualcun altro,» la fata della natura si accoccolò contro la fata della Fiamma del Drago, «Se Topaz si avvicinasse così a lui! Oh, che cosa faremo?!» sentendo quest’ultimo ridacchiare, alzò lo sguardo, «Un bacino però lo voglio»

Jandor fece come richiesto, baciandogli la fronte.

«Da quando vi baciate non ironicamente…?» chiese Atan.

«Ci diamo sempre il bacio della buonanotte, ma qualche volta Saleh vuole anche le coccole di giorno!»

Atan li fissò per un po’, alzò un dito per parlare ma Saleh lo interruppe.

«Per tua informazione no, non siamo fidanzati e le persone vogliono affetto anche da single»

La fata del suono si guardò silenziosamente in giro, prima di dare loro un’ultima occhiata e sospirare, incrociando le braccia al petto, per abbassare lo sguardo dopo poco. Forse Saleh aveva ragione, continuava a pensare a Cedric in un modo che con nessun altro faceva. Ma Atan l’avrebbe mai ammesso? Ovviamente no.


 

***


 

Il gruppo arrivò a destinazione dopo un paio d’ore, la nave atterrò vicino alla foresta dove le quattro fate di Alfea avrebbero dovuto compiere la loro missione. Uscirono dalla nave e Sky cominciò a guidarli per farli abituare al posto.

«Come mai vi hanno mandato qui?» domandò Sky.

«La direttrice Faragonda ci ha solo detto che aveva bisogno di un ingrediente importante per un “tè speciale” che di solito fa con la preside Griffin» rispose Atan, «Credo che si chiamasse… mandorla blu?»

«Mandorla blu?» il re fece apparire il suo telefono, scrivendo qualcosa, «Mai sentita… siete sicuri che sia qui?»

«Oh, sì. Ne era abbastanza convinta» Atan sbirciò il telefono di Sky, «Eccola qua!» indicò la prima foto sullo schermo, «Quindi è questo il suo aspetto»

Saleh si avvicinò silenziosamente all’albero più vicino, posando il palmo della mano destra sul tronco e chiudendo gli occhi per qualche secondo. Aprì gli occhi di scatto appena ricevette un contatto, e tolse la mano dall’albero.

«Cosa? Davvero?»

«Che cosa c’è, Saleh?» Jandor si voltò velocemente verso di lui.

«Mi ha detto che ci sono dei mostri che stanno attaccando i mandorli!» Saleh indicò la strada davanti a loro, «È un po’ lontano, ma volando dovremmo raggiungerli in tempo!»

Sky controllò la mappa sul telefono, «È un campo privato, dobbiamo andarci immediatamente!»

Fauna si sfregò le mani soddisfatta, «Oh, sì! Finalmente un po’ d’azione!» si affrettò nuovamente dentro l’Hawk, uscendo poco dopo con il suo Wind Rider.

Timmy sospirò, «Non entusiasmarti troppo però!» le disse, tornando nella nave per prendere anche lui la sua moto volante.

Sky guardò Topaz, che era ancora a fianco ad Aimon, «Tu hai portato il tuo Wind Rider, vero?»

«Oh, no… non credevo fosse necessario, Padre! E poi mi si rovinano i capelli quando lo guido» rispose lei.

«Ma se devi indossare il casc—» Sky scosse la testa, esasperato, «Va bene, allora andrò con Timmy… tu potresti andare con Fauna»

«Non cambia il fatto che mi si rovinano i capelli!» Topaz incrociò le braccia mettendo su un broncio.

Fauna inarcò un sopracciglio, «Wow, grazie per la fiducia, principessina»

«Non considerarla» disse il re alla ragazza più grande, prima di tornare a guardare sua figlia, «E allora come pensi di seguirci?»

«Posso trasformarmi!» la ragazza rise fieramente con una mano di fronte alle labbra.

«Come se volare con le tue ali non ti rovinasse comunque i capelli, sei incoerente» commentò Atan.

Topaz gli rivolse un’occhiataccia, tornò con un’espressione dolce solo quando sentì Aimon parlarle. «Quindi anche tu sei una fata»

«Sì, esatto! Non preoccuparti, non sarò una studentessa di Alfea ma so stare al vostro passo!»

Jandor alzò le mani in alto, «Allora andiamo! Magic Winx

A quel punto, si trasformarono tutti nella loro forma fatata. Topaz fece lo stesso, le apparirono delle ali marron rossastro con sfumature scarlatte, un vestito a due pezzi giallo sgargiante che le lasciava le spalle scoperte, la minigonna era incorniciata da un velo trasparente che le arrivava all’altezza delle ginocchia, lunghi guanti gialli senza dita e stivali col tacco dello stesso colore, mantenendo i nastri marroni che legavano i suoi boccoli biondi. Le fate si alzarono in volo nel cielo, mentre gli altri tre li seguirono con i Wind Riders.

«Dimmi, Aimon,» cominciò Topaz mentre volavano, «Anche tu sai nuotare in modo egregio come le persone del tuo pianeta? I tuoi muscoli risponderebbero per me, ma sono curiosa!»

Aimon ridacchiò dolcemente, «So nuotare, ma non sono nulla in confronto ai miei parenti che sono sirene e tritoni»

«E il tuo modo di parlare è così elegante! Sei il principe perfetto!»

La fata dei fluidi si grattò timidamente la nuca, «Penso di essere ben lontano dall’essere perfetto… ma io non la cerco nemmeno, questa perfezione» ammise, «Mi piacerebbe essere spensierato come i miei amici» diede un’occhiata a Jandor, Atan e Saleh davanti a loro, «Sono abituati agli usi e i costumi di Magix, conoscono la città e sono… ragazzi normali. Prendi Jandor, per esempio, lui è il principe di Domino,» continuò Aimon, dando un’occhiata a Jandor per poi tornare a guardare Topaz, «Ma è completamente diverso da me. Mentre penso che la tradizionalità sia la scelta migliore per un regno, questo deve anche evolversi come il suo popolo» abbassò lo sguardo, «E io non credo di esserne capace» rialzò nuovamente lo sguardo forzando una risatina, «Chiedo venia, devo averti annoiato con le mie chiacchiere»

L’espressione di Topaz si fece più avvilita, le si illuminarono gli occhi mentre lo ascoltava. «Ma non è vero! Tutti prima o poi capiamo chi siamo e che posto abbiamo nel mondo, devi solo avere tempo!» lo rassicurò, «Non devi metterti queste pressioni, essere te stesso è la cosa migliore che tu possa fare!»

Aimon incurvò le labbra formando un sorriso, «Grazie mille, Topaz. Significa molto per me»

Uno strano verso interruppe il loro percorso. Era un drago con due zampe e la testa di un gallo, Topaz si raggelò per qualche secondo, poi si mise dietro Aimon per la paura. Lui concentrò la sua energia per creare una barriera con il Morphix, «Heat Waves!» e provò a respingere il mostro allo stesso momento con l’attacco esclamato, ma la creatura si approfittò della barriera per prenderli e portarli via con sé, come un tipico uccello con la sua preda.

«Oh, no…!» Topaz alzò lo sguardo, premendo le mani sulle sue guance, «Mio padre mi ucciderà…!»

«Non preoccuparti, Topaz… troveremo un modo per uscirne»


 

***


 

«Eccoli!»

Atan indicò i ghoul cercando freneticamente il loro cibo, alcuni alberi erano già per terra, ma fortunatamente la maggior parte erano ancora intatti, il gruppo era arrivato giusto in tempo.

«Ugh, non lo sopporto! Gli alberi stanno soffrendo…!» Saleh si mise le mani tra i capelli, sentendo il loro stesso dolore. Volò a qualche metro lontano da loro per evocare una rosa gigante dal terreno, facendo attenzione a non farla entrare in contatto con le radici degli alberi, e le spine del gambo di essa cominciarono a lanciarsi contro i ghoul, «Guns N’ Roses

«Echoes!» In un secondo, Atan lanciò una potente onda sonora verso il gruppo di ghoul, «Fauna, ora sono confusi, tocca a te!»

«Con piacere!» Fauna corse verso le creature, lanciando le stringhe dei suoi guanti per tenerli fermi e subito dopo tagliare la testa a due di loro con la spada.

Jandor stava per lanciare il suo incantesimo, concentrando la sua energia, ma si rese conto che mancava qualcuno all’appello. Abbassò lo sguardo, contando Timmy, Sky e Fauna che stavano lottando da terra, mentre Atan e Saleh erano con lui in volo.

«Ragazzi… dove sono Aimon e Topaz?!»

Sentendolo dall’alto, Sky sgranò gli occhi e sospirò, mettendosi una mano sulla fronte, «Sapevo che non sarebbe stata una buona idea…» commentò, «Jandor! Dobbiamo cercarli, Topaz è una mia responsabilità, ma da quando avete messo piede nel mio regno lo siete anche voi, e così lo è Aimon!»

«Ma cosa faremo con i ghoul e la mandorla blu?» domandò Jandor, volando basso per raggiungerlo.

«Ce ne occuperemo noi!» rispose Atan prima che Sky potesse parlare.

«Sì, non preoccupatevi!» continuò Timmy, «Sky, prendi il mio Wind Rider se ti serve!»

Sky annuì pensierosamente, mettendo una mano sulla sua spalla, «Grazie, Timmy» gli disse, affrettandosi a sedersi nel sedile del Wind Rider, «Andiamo, Jandor!»

Il re mise in moto il veicolo, mentre la fata della Fiamma del Drago lo seguì volando. In un breve momento di nostalgia, questo momento riportò alla mente di Sky quando c’era Bloom al posto di Jandor, questo pensiero gli venne spontaneo specialmente per la loro somiglianza, persino nella trasformazione.

«Vado più in alto, forse sono stati attaccati!» avvisò Jandor.

«Va bene, fai attenzione!»


 

***


 

Alla fine del volo, Aimon e Topaz si fermarono nella tana della creatura, che sembrava più un nido considerando che c’erano quattro uova. Aimon persisteva nel tenere attivo lo scudo Morphix, nell’eventualità in cui il mostro alato dovesse tornare per mangiarli, avrebbero dovuto combatterlo. Tuttavia, Topaz notò quanto Aimon dovette sforzarsi.

«Stai sudando… sei sicuro di stare bene? Non ti sta risucchiando troppa energia?»

«Non preoccuparti,» tentò di rassicurarla, «Finché lo tengo possiamo ancora combattere il mostro»

Topaz si posò le mani sulle labbra, le si illuminarono nuovamente gli occhi poiché non sapeva che fare. Non conosceva incantesimi curativi, lei era più una combattente attiva. Pensò a come Aimon fosse razionale da una parte, ma dall’altra era testardo e impulsivo, non volendo dissolvere lo scudo anche se gli stava richiedendo un grande dispendio di energia. Nello stesso momento, lui notò una ferita sulla gamba della ragazza, probabilmente causata da un artiglio della creatura alata quando erano stati presi.

«La tua gamba…» mormorò.

«Oh, no, non farci caso—» cercò di distogliere la sua attenzione da esso, «È solo un graffio»

«Ma può farti infezione… io posso curarti»

Topaz lo fissò preoccupata, pensando ad una soluzione, «Mh… allora proviamo così, tu mi curi la ferita e io metterò uno scudo per noi»

Aimon abbassò lentamente le braccia, Topaz alzò velocemente le sue per circondarli con uno scudo, «Pearl Jam!» abbassò lo sguardo, vedendo i palmi delle mani di Aimon avvicinarsi alla sua coscia insanguinata, si sentì le gote riscaldarsi al pensiero di lui così vicino a lei.

«Jugband Blues…» mormorò la formula, una striscia di Morphix fece contatto con la sua pelle, che chiuse lentamente la lacerazione senza causarle dolore.

«Grazie, Aimon…!» disse Topaz, sorridendogli.

Aimon le sorrise di rimando, finché la loro attenzione non andò verso le uova che li circondavano, sentendo dei suoni provenire da esse. Topaz aumentò la potenza dello scudo, sperando che le creature non li attaccassero.


 

***


 

«Trovato niente?!»

«No!» Jandor continuò a guardarsi intorno, prendendo la domanda di Sky come un avviso che neanche lui aveva trovato nulla. Solo poco dopo sentì un particolare verso precipitarsi verso di lui, il drago con la testa da gallo tentò di agguantarlo ma Jandor lo schivò subito. Sky si fermò notando la collutazione, facendo volare il Wind Rider per raggiungerli e tirare fuori la sua spada.

«Helloween!» esclamò Jandor, facendo apparire un tornado di fuoco per intrappolarci dentro la creatura.

«Non guardarla, Jandor!» avvisò Sky, «Questa è una coccatrice—ti uccide con il solo sguardo!»

«Va bene!» la fata della Fiamma del Drago guardò gli artigli del mostro, «Vostra Maestà Sky, guardate! È sangue!»

Sky si affrettò a guardare la macchia, corrugando la fronte, «Non mi convince… è probabile che abbia attaccato Aimon e Topaz mentre volavano. Non possiamo essere sicuri che siano ancora qui in giro… a meno che non li abbia portati nel suo nido»

«Ma come la seguiamo se ci sta attaccando?»

«È venuta da lì,» Sky indicò la direzione da cui la coccatrice era venuta, schivando il suo attacco scattando in avanti con il Wind Rider, «Deve essere vicino! Siediti dietro di me, attiverò uno scudo!»

Il ragazzo si sedette subito dietro l’ex Specialista a bordo della moto volante, quest’ultimo attivò lo scudo dai suoi comandi e la coccatrice prese senza sforzo la barriera trasparente.

«Che forza!» commentò Jandor, facendo sorridere Sky.


 

***


 

Aimon e Topaz si trovarono circondati dai quattro piccoli della stessa creatura che li teneva in ostaggio, ma non sembravano voler attaccarli. Invece si strusciarono sullo scudo teneramente, scioccando i due.

«È chiaro… è molto probabile che pensino che siamo i loro genitori—l’imprinting» suppose Aimon.

«Cosa… genitori?» le guance di Topaz presero un colore rosato.

«Siamo la prima cosa che hanno visto… a meno che non credano che sia lo scudo, la supposizione corretta è che pensino che lo siamo noi» mormorò pensierosamente la fata dei fluidi, «Ma certo, è perfetto! Possiamo combattere la coccatrice vedendo se questi piccoli fanno qualcosa per difenderci!»

La ragazza sorrise al suo piano, «Sì, possiamo provare!» si voltò dalla parte opposta, sentendo nuovamente il suo verso, «Sta tornando! C’è qualcun altro… eh?! Ma è mio padre!»

«E Jandor!» aggiunse Aimon.

Sky tagliò lo scudo con la sua spada, lasciando cadere il Wind Rider sul nido mentre saltava per attaccare la coccatrice. Il mezzo drago mezzo gallo ruggì, atterrando sul nido mentre Jandor tirò uno dei suoi incantesimi di fuoco verso di esso. Tuttavia questo bruciò il nido, facendolo precipitare.

«Oh, no! Scusatemi, ragazzi!» Jandor planò in basso per aiutare Sky, mentre Aimon e Topaz cercarono di volare e prendere due piccoli a ciascuno prima che cadessero. Sorprendentemente, questi cominciarono ad agitare le loro alette. Quando la coccatrice si avventò nuovamente verso Aimon e Topaz, i piccoli fulminarono con lo sguardo il genitore, il malosguardo causò la creatura immenso dolore, precipitando sul terreno e dissolvendosi in polvere.

Aimon e Topaz atterrarono con i piccoli, Sky e Jandor li raggiunsero poco dopo.

«State bene, ragazzi?!»

«Sì… è una fortuna che questi si siano affezionati a noi» commentò Aimon, ridacchiando.

Sky si avvicinò minacciosamente a Topaz, mettendosi le mani sui fianchi, «Che ti avevo detto? Sapevo che non sarebbe stata una buona idea portarti con noi»

Lei abbassò lo sguardo, stringendo nervosamente i pugni.

«Non la incolpate, Vostra Maestà» gli disse Aimon, «È stata colpa mia. Non abbiamo prestato attenzione a dove andavamo e la coccatrice ci ha attaccati perché eravamo vicino al suo territorio»

«Ma non è neanche colpa tua se ci ha attaccati…» rispose Topaz, alzando lo sguardo verso di lui.

Jandor si grattò la nuca, osservando la scena, e sentì il telefono squillare. Rispose alla chiamata, vedendo che era Atan.

«Ehi! Li avete trovati?»

«Sì, stiamo per tornare da voi!» rispose Jandor.

«Allora muovetevi! Faragonda ci darà crediti per questo, ricordi?»

«Oh, no!» esclamò la fata della Fiamma del Drago, «Non lo sapevo! Pensavo volesse fare solamente del tè!»

Aimon ridacchiò, «Allora avviamoci, prima che i mostri mangino tutte le mandorle»


 

***


 

Alla fine della giornata, tornarono al castello. Il gruppo restò per la notte, per poi organizzarsi per la partenza mattutina. Topaz osservò il gruppo avviarsi dentro l’Hawk, la brezza leggera le accarezzava i capelli. Fissò particolarmente Aimon e, prima che potesse entrare, si affrettò da lui.

«Aimon!» urlò, richiamando la sua attenzione, «Spero che ci incontreremo di nuovo presto!»

Aimon le sorrise, «Certo che lo faremo!»

Non appena entrarono tutti a bordo, l’Hawk cominciò a volare nel cielo. Topaz lo guardò andare via finché non scomparve dalla sua vista, con un sorriso speranzoso.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La furia di Saleh ***


Hello, hello! Scusatemi nuovamente l'attesa, oltre il fatto che sono stato molto impegnato tra vita reale ed eventini che ho fatto su tumblr, ho pensato anche ad una nuova schedule per i capitoli (in realtà è stato proprio l'eventino che ho organizzato a farmelo pensare). Sperando di essere costante, voglio aggiornare un capitolo al mese. Basically, per novembre sono a posto perché c'è questo. L'unica cosa che spero è di mantenere la parola data perché ogni volta che mi programmo qualcosa di nuovo succede sempre qualcosa ç_ç
Questo capitolo è dedicato a Saleh! È un po' più pesantino rispetto agli altri, quindi i principali trigger warning che do sono violenza e anche transfobia interiorizzata perché capiteranno tante cose.
Ci tengo particolarmente a questo capitolo perché ha anche un tema che mi sta a cuore, e qui appaiono sia il primo personaggio nonbinary che il primo personaggio genderfluid che non avevo potuto introdurre. Kai, come si può evincere, è già in classe con Saleh e il resto del quartetto, quindi lə conoscono già (che poi Kai in teoria è una fata simile a Topaz e Diaspro solo che riflette la luce delle gemme but still, a fairy of gemlight), mentre Ezra sta in un'altra classe. Spero che vi piaccia e buona lettura!! ;;




 

 


 
La furia di Saleh



 

Mentre per la maggior parte dei casi il dormitorio femminile era tranquillo ed intatto—o almeno la metà di esso, e l’altra metà era dominata dalle ragazze che infastidivano le altre per il gusto di farlo—non si poteva dire lo stesso del dormitorio maschile. Sì, i bulli erano sempre all’ordine del giorno, ma c’era anche un’altra categoria: i piantagrane.

Aimon e Ryoma aprirono gli occhi, la loro meditazione fu interrotta da un boato improvviso proveniente da fuori. No, di più. Prima sentirono delle urla delle ragazze dal piano di sopra, il dormitorio femminile. Successivamente un forte rumore, come un’esplosione, rimbombò in entrambi i dormitori.

«Ma che succede?» si domandò Ryoma, «C’è qualcuno che sta di nuovo attaccando il campus?»

«Sono confuso anche io… dovremmo andare a controllare qual è la causa di questi rumori» rispose tranquillamente Aimon, sospirando poco dopo, «O… chi»

Ryoma ridacchiò all’ultima aggiunta del compagno di stanza, «Pensi che sia uno dei tuoi amici?»

«Più precisamente, Jandor e Saleh… so per certo che Atan non lo farebbe mai» la fata dei fluidi ridacchiò, «Spero che non abbiano fatto qualcosa che potrebbe mettere in pericolo l’incolumità altrui… Jandor e Saleh non sono cattivi, ma…»

«Non sanno controllarsi, vero?»

«Esattamente»

Il secondo boato li fece affrettare alla porta principale, sbirciando fuori da essa. Videro Jandor e Saleh di spalle, mentre Griselda li sgridava.

«Ed eccoci qua» commentò Ryoma.

«Oh, cielo…» Aimon sospirò.

Griselda assottigliò gli occhi dietro le lenti degli occhiali, indicando Saleh con un dito di fronte al suo naso minacciosamente, «Stavolta è l’ultima goccia, ragazzo!»

«Ehi, non è giusto! Non può punire solamente lui, eravamo insieme!» azzardò Jandor.

«Vedo per caso del fuoco in questa foresta di foglie e rami selvaggi? No, e meglio così, altrimenti Alfea a quest’ora non esisterebbe più. Vieni con me, Saleh! Devi vedere la direttrice Faragonda in questo istante per scambiare quattro parole con i tuoi genitori.»

Saleh guardò Griselda andare avanti di qualche metro prima di lui, soffiando nervosamente per prepararsi a seguirla senza protestare. Jandor alzò una mano, intento a fermarlo, ma fece un passo indietro, risentito. Aimon e Ryoma decisero di uscire dal loro appartamento per avvicinarsi a lui, i due si guardarono intorno al caos di liane, edere e strano fumo viola provenire da esse.

«Ehi, Jan» lo chiamò Ryoma.

«Ciao, ragazzi…» Jandor si voltò verso di loro, «Sono così arrabbiato… io ero con lui! Gliel’ho data io l’idea! Io dovrei essere punito al suo posto»

«Jandor, devi capire che Saleh ha fatto molto più di quello che fai tu» gli disse Aimon, «Anche se non ti sembra giusto, e probabilmente sarà più pesante da sopportare per lui essendo figlio di due docenti, deve capire come comportarsi meglio. Scherzare ogni tanto va bene, ma non quando metti in pericolo le quattro mura del campus o le persone al suo interno»

Ryoma annuì, concordando. La fata della Fiamma del Drago sospirò, «Sarà anche vero, ma ero io la mente…»

«Possiamo solo sperare che la sua punizione non sia troppo dura» aggiunse Ryoma.


 

***


 

Nel frattempo, Atan decise finalmente di fare qualcosa che considerava impossibile, impensabile. Cercando di ignorare le edere in giro per il dormitorio, si fermò di fronte alla porta dell’appartamento di Cedric. Prese un respiro profondo, bussando successivamente alla porta. Anche se era pomeriggio, prima delle lezioni serali, sperava che Cedric fosse lì.

La porta si aprì con un click, e Atan vide una persona completamente diversa di fronte a sé. Più alto di Cedric stesso, che era già qualche centimetro più alto della fata del suono, capelli blu scuro di media lunghezza quasi tendenti al nero, occhi nocciola taglienti dietro gli occhiali a montatura ovale, indossava un comodo hakama blu sopra una camicia verde di tartan.

«Uh—scusa, devo aver sbagliato appartament—»

«Atan, vero?» gli chiese il più grande.

«I… sì, sono io»

«Avrei dovuto immaginarlo, sei esattamente come ogni Melodiano»

Atan corrucciò appena le sopracciglia, «Scusami?» disse. Riguardando nuovamente i suoi vestiti poté notare che era di Raikou. Il suo atteggiamento era completamente diverso da quello di Ryoma, però. Sembrava più diffidente, portava in giro la sua spada come se fosse un accessorio.

«Chi c’è alla porta, Julian?!» Lo sguardo di Atan si addolcì sentendo la voce di Cedric, per poi abbassare gli occhi notando l’altro compagno di stanza uscire fuori, a fianco a quello che a quanto pare si chiamava Julian. Sembrava persino più basso di Saleh, indossava una giacca nera con lo stemma di Alfea sopra una maglietta bianca, capelli corvini coperti da un cappello da baseball con quello che pareva lo scheletro di un pesce disegnato sul fronte, la visiera gli copriva gli occhi e vista la statura del ragazzo era impossibile per Atan vederli.

«Ehi, c’è il tuo fidanzato, Casanova!» esclamò scherzosamente.

Fidanzato? Erano già arrivati a quel punto? Atan sgranò gli occhi, sentendosi le gote riscaldarsi. Cedric si affrettò in mezzo ai due compagni, sospirando e prendendo il ragazzo dai capelli color lavanda per sé fuori dalla porta.

«Siete degli scemi…» mormorò, per poi guardare la fata del suono con un dolce sorriso, «Scusa, ignorali»

«Non c’è problema» Atan scosse appena la testa, sorridendogli di rimando.

«Va bene allora, lasciamo da soli i piccioncini! Io devo tornare in punizione» annunciò il più basso, camminando per il corridoio, «A dopo!»

L’altro compagno di stanza chiuse la porta di fronte sé, perciò Cedric e Atan erano finalmente da soli.

«Andiamo?» gli chiese la fata dei sogni.

Atan annuì, seguendolo per il corridoio. La parola di poco fa non fece che tormentargli i pensieri. Fidanzato. Non era sicuro che fosse la parola giusta per definire il loro rapporto al momento.


 

***


 

L’ufficio di Faragonda non era mai sembrato così minaccioso fino a quel giorno, per Saleh. Flora e Palladium erano seduti in due sedie a fianco a lui, di fronte alla scrivania della direttrice, mentre questa esponeva tutti i guai causati dal figlio, e le misure da prendere con lui. La sua punizione.

«Cambierà classe per una settimana, così come l’appartamento, e frequenterà le lezioni serali durante la punizione nella rispettiva aula» spiegò Faragonda, «Saleh, per questa settimana resterai con la 1°G»

«Direttrice Faragonda, mi prendo tutte le responsabilità per ciò che è successo oggi, così come gli altri giorni» intervenne Flora, «Non sono stata abbastanza attenta quando ce n’era bisogno»

«Non preoccuparti, Flora, penso che possa bastare. So perfettamente che Saleh è capace di comprendere che ha fatto di sbagliato, vero?» Faragonda abbassò lo sguardo sul ragazzo, per una conferma. Saleh chinò silenziosamente la testa, non riuscendo a dire neanche una parola.

«O almeno è quello che si spera» aggiunse freddamente Griselda.

Saleh deglutì nervosamente. Quando la famiglia di tre lasciò l’ufficio, l’espressione di Flora si tramutò in una più glaciale, le sue sopracciglia si abbassarono con la fronte corrugata e gli occhi assottigliati.

«Non posso credere che tu abbia rischiato di far cadere una delle torri! Ma che ti sei messo in testa?» lo sgridò lei, il mezz’elfo strinse i pugni al petto dalla paura, «Palladium, non hai nulla da dire? Ciò che ha fatto poteva mettere in pericolo anche te!»

«Beh, sì, tesoro…» Palladium si grattò la nuca, «Lo capisco, ma dopotutto sono solo dei ragazzi!»

«Prima si divertono e un attimo dopo stanno distruggendo un edificio!» esclamò Flora, prendendo successivamente un respiro profondo, aggiustandosi gli occhiali sul naso, «Senti, a… a me non piace la classe in cui andrà Saleh questa settimana, ma… è meglio così che non farlo espellere, giusto?»

«Sì…» mormorò Palladium, «È vero. Penso che se la caverà bene, è molto più forte di quello che sembra»

«Hm… su questo hai ragione»

Saleh li fissò, stringendo la presa sui suoi pugni, le nocche quasi bianche dallo sforzo. Non sapeva come Jandor e Atan avrebbero reagito alla notizia, dovevano già superare il fatto che Aimon non fosse più con loro, ma almeno era rimasto nella stessa classe. Saleh non solo doveva cambiare appartamento, ma anche classe e frequentare la punizione serale. Quando tornò al loro appartamento per dir loro tutto, Aimon era lì con Jandor, Atan era ancora fuori. Non rimasero così sorpresi, ma non c’era neanche ragione di esserne felici.

«No… non possono fare questo!» esclamò Jandor, Saleh non poté fare a meno che tuffarsi tra le sue braccia, il ragazzo dai capelli rossi lo prese e lo abbracciò, accarezzandogli i capelli, «E i tuoi genitori non hanno detto niente?»

«No… che altro avrebbero dovuto fare? Sono i miei genitori, ma non possono di certo dire “no” alla direttrice» rispose la fata della natura, accoccolandosi al petto dell’amico, amareggiato.

Aimon li guardò con le braccia conserte, coperte dalle larghe maniche, «Mi dispiace tanto, Saleh… spero che tu possa comunque trovarti a tuo agio nella nuova classe e nell’altro appartamento, durerà solo una settimana. Ce la puoi fare»

«Lo spero tanto…»

La loro conversazione fu interrotta dalla porta che si aprì improvvisamente, videro Atan entrare con un sorrisone dipinto sul volto.

«E adesso cosa sono questi musi lunghi?» domandò, avvicinandosi agli amici.

«Saleh è stato punito per una settimana, cambierà classe ed appartamento…» spiegò brevemente Aimon.

«Ah, sì?» Atan si mise le mani sui fianchi, «Ti sta bene, non puoi continuare così! Cedric e io stavamo per inciampare su una delle tue liane malvagie»

«Oh, sei uscito con Cedric oggi?» chiese Jandor con un sorrisetto.

Atan realizzò velocemente, sgranando gli occhi, «Non ho detto Cedric! Non avete sentito niente!»

«Sì, sì, certo… mi dirai tutto dopo» la fata della Fiamma del Drago ridacchiò, accarezzando la testa della fata della natura prima che questo potesse sciogliere l’abbraccio.

«La punizione serale sta per iniziare… devo portare la mia roba nell’altro appartamento» Saleh tornò a guardarli, «Spero di vedervi all’ora di cena…»

Il mezz’elfo tornò nella sua stanza solo per prendere i bagagli, prima di lasciare l’appartamento. Aimon abbassò silenziosamente lo sguardo, mentre Jandor si asciugò delle lacrime cadute sulle sue guance. Atan sospirò, «Oh, andiamo, è solo una punizione! Non sta mica partendo per una guerra»

«Ma come puoi essere così insensibile? Quella classe è piena di bulli!» gli disse Jandor.

«Eh, se la caverà…» rispose Atan, dentro di sé era comunque preoccupato per Saleh. Non l’avrebbe mai ammesso.


 

***


 

Saleh arrivò di fronte al nuovo appartamento poco dopo, lasciando le borse sul pavimento e incurvando le labbra formando il sorriso più dolce che potesse dare. Bussò alla porta, e fu accolto da un volto conosciuto. Altə, biondə, capelli corti con un ciuffo lasciato sciolto da una parte, quasi coprendo l’occhio, e l’altro tenuto da delle pinzette rosse, esponendo l’orecchio sinistro decorato da ogni tipo di piercing. Indossava una felpa nera con stampa tigrata, aperta, che esponeva la maglietta bianca.

«Uh? Ma… tu non sei Kai della mia classe?»

«Saleh, curioso vederti qui» disse Kai, masticando la gomma che aveva in bocca, «Che cosa vuoi?»

«Niente… Faragonda mi ha punito, e sono il tuo nuovo compagno di stanza»

«Ah, sì, Griselda aveva accennato qualcosa del genere ma stavo per dimenticarmene. Entra,»

Kai aprì la porta per farlo entrare, Saleh prese le sue borse e si guardò intorno, analizzando l’interno. I muri erano rosa, come il resto dell’edificio. Il piccolo corridoio lo introdusse a due stanze da letto e il salotto con la cucina poco più avanti. Anche se era in ottime condizioni, Saleh poteva immaginare Atan uscire di testa per il disordine.

«Ehi, Ezra! Abbiamo un nuovo coinquilino» Kai chiamò qualcuno che Saleh non conosceva. Probabilmente era il suo compagno di stanza. Una figura si avvicinò, un ragazzo alto—probabilmente anche perché indossava i tacchi—con lunghi capelli castani e due ciuffi che gli contornavano il volto. Indossava un top color crema con collare bianco e una minigonna rosa, e scarpe con la zeppa dello stesso colore.

Saleh non seppe come reagire. Non aveva mai saputo che genere fosse Kai e vedendo Ezra si ritrovò ancora più confuso. I due presero il suo sguardo perplesso per ignoranza ed innocenza più che uno sguardo malevolo, e ridacchiarono.

«Oh, uhm… ciao! Io sono Saleh, fata della natura»

«Beh, mi conosci già, io sono la fata della luce» disse Kai.

«O qualcosa del genere» scherzò Ezra, «Sono Ezra, fata della forza» diede un’occhiata più attenta al mezz’elfo, «Ehi… ma tu non sei il figlio della prof Flora e Palladium?»

«Uhm… sì!» rispose timidamente Saleh, «Senti, non per essere invadente… ma tu sei un ragazzo, vero?»

«Certo che lo sono» gli disse Ezra come se stesse dicendo qualcosa di ovvio, «Cosa pensavi che fossi, una ragazza?»

«Non… non lo so, non so nemmeno se Kai sia un ragazzo o una ragazza»

Kai ed Ezra si scambiarono un’occhiata veloce, per poi scoppiare sonoramente a ridere. Saleh li fissò confuso, e fece qualche passo avanti quando la fata della luce lo bloccò al muro. Il suo volto pericolosamente vicino al suo, così tale che le punte dei loro nasi si toccarono. Un misto tra l’improvvisa intimità e minaccia si celava nel suo sguardo, ciò fece arrossire Saleh, che si teneva le mani al petto.

«È così importante per te?» chiese, «Dimmi, è così importante sapere quali vestiti indossiamo ogni giorno? Oppure è solamente la società a imporci questo concetto che dovremmo essere tutti diversi secondo le norme maschili o femminili?»

Saleh borbottò qualcosa di incomprensibile, non riuscendo a comporre una frase di senso compiuto. Si sentì il volto, se non l’intero corpo, surriscaldarsi. «Io… n… no… non… non è importante»

Kai sorrise, mettendogli il dito indice sotto il mento per alzarlo, «Bravo bambino» sussurrò, con le labbra ad almeno due centimetri di distanza da quelle della fata della natura, prima che potesse dirigersi verso la porta principale, «Andiamo, tutta la casa è in punizione oggi!»

Ezra ridacchiò e uscì dall’appartamento con Kai, lasciando Saleh da solo. La fata della natura non riusciva lontanamente a concepire ciò che era appena successo nella sua testa. Si coprì le labbra con le mani, mentre il volto diventò rosso come la sua mantellina e abbassando lo sguardo, poté notare che gli tremavano le gambe. Kai non lo aveva baciato, eppure la vicinanza gli fece sentire come se qualcosa fosse successo. Non sapeva come chiamarla—paura, inquietudine, strana eccitazione? Per non parlare di quel “bravo bambino” sussurrato in una maniera che non poteva descrivere. Una frase innocente che lo faceva sentire strano.

Saleh scosse la testa, cercando di ritornare alla realtà. Anche lui doveva seguirli in punizione.


 

***


 

Quando Saleh arrivò all’aula dove risiedevano coloro che erano in punizione con lui, notò che la classe era piena di persone che a primo impatto non meritavano di certo alcuna fiducia. Il più evidente tra tutti era un ragazzo gigantesco, sia di massa che di altezza, con la testa rasata e un volto rabbioso. A fianco a lui un ragazzo basso, quello che sembrava un compagno elfo—anche se con un’occhiata più attenta, sembrava più un hobbit—con capelli blu di media lunghezza legati in una coda bassa. L’ultima, che era a fianco ad Ezra e Kai, era una ragazza di altezza media, capelli biondo platino rasati su un lato e una giacca di pelle rossa.

«Buonasera, bella gente!» Saleh sentì una voce mascolina, profonda, da dietro di sé. Vide un ragazzo basso, con un cappello nero da baseball e la giacca nera di Alfea. Questo alzò lo sguardo e Saleh poté vedere uno dei suoi occhi, «Ehi, ma tu non sei un amico di Atan? Che ci fai qui?»

«Come conosci Atan?» domandò la fata della natura, poi si ricordò di tre cene fa, «Oh, tu devi essere uno dei compagni di stanza di Cedric»

«In carne ed ossa, l’unico e il solo, baby» gli rispose il ragazzo più grande, «Io sono Milo, fata Enchantix del fumo. Anche se, eh, non mi piace trasformarmi» si avvicinò al mezz’elfo per sussurrargli, «Stammi a sentire, stai attento a queste persone. Qualunque cosa tu abbia fatto è nulla in confronto a ciò che fanno loro per essere qui, capisci che intendo?»

«Uh… non tanto» gli rispose tranquillamente Saleh.

Milo gli posò una mano sulla spalla, «Fammi un fischio se hai bisogno» e andò a sedersi in uno dei banchi dell’ultima fila, appoggiando i piedi sul tavolo. Saleh lo osservò silenziosamente, prima di sentire una voce familiare che lo chiamava.

«Ehi, Saleh, vieni qui» lo invitò Kai, e lui fece come richiesto. «Questi sono altri amici, il nostro gruppo. Lui è Cask, lei è Zora e lui è Boss» indicò l’ultimo, il ragazzo più grosso.

«…Boss?» ripeté la fata della natura, non sapeva se ci fosse un altro nome dopo questo o no.

«Solo Boss.» gli disse il ragazzone.

«Sì, non gli piace il suo vero nome, quindi lo chiamiamo Boss» spiegò brevemente Kai, «E anche perché è il boss! Quindi fai come dice lui, okay?»

Saleh annuì rapidamente, tenendosi le mani al petto. Ma dove diavolo era finito?

«D’accordo, ragazzi!» la loro attenzione andò verso la porta, Wizgiz entrò in classe con un po’ di libri tra le braccia, «Sedetevi e non fate caos in classe»


 

Anche se era solo per una settimana, Saleh non era sicuro di riuscire a sopportarlo più. Manteneva il suo stesso atteggiamento di sempre, anche se certe volte sembrava impossibile.


 

> januwu, 8:30 pm

saleh♥: jan….

januwu: Saleh!!!

januwu: Stai bene?? Non sei venuto a cena

saleh♥: lo so, scusa

saleh♥: non ho avuto tempo

saleh♥: mi mancate…

januwu: Manchi anche a noi amico :(


 

«Con chi parli?» Kai distolse lo sguardo dal suo libro, guardando Saleh dall’altra parte del tavolo. Il mezz’elfo cominciò a scrivere velocemente.

«Nessuno—»


 

> januwu, 8:39 pm

saleh♥: cazjkdsjdhsjdhsjdhsskh

saleh♥: [Sticker]

januwu: ??? [Messaggio cancellato]

saleh♥: no aspetta nn rispondermi così [Messaggio cancellato]

saleh♥: fai finta di essere il mio ragazzo [Messaggio cancellato]

januwu: Ooooh ok [Messaggio cancellato]

januwu: Come rispondono i bf però [Messaggio cancellato]

saleh♥: fai un po’ il dolce!! [Messaggio cancellato]

saleh♥: sn stanco

saleh♥: mi manchi amo :(

januwu: Ah okay tipo Justin Bieber [Messaggio cancellato]

saleh♥: chi sarebbe HAHAHAAH [Messaggio cancellato]

januwu: AHHAHAHA È UN CANTANTE TERRESTRE NN FA NNT [Messaggio cancellato]

januwu: Mi manchi anche tu, ti amo <3

saleh♥: anche io!! ;;


 

In pochissimo tempo, Saleh si ritrovò senza telefono in mano. Kai glielo aveva tolto dalle mani per leggere la conversazione.

«Oh, ma non è Jandor questo? Non sapevo foste fidanzati» gli restituì successivamente il telefono, Saleh lo prese rapidamente tra le mani stringendolo a sé con le sopracciglia corrugate. «Oh, dai! Era solo una curiosità»

«Questo non ti dà il diritto di prendere il mio telefono…» la voce della fata della natura si abbassò, «Sei felice ora che lo sai?»

Kai alzò le mani, «Wow, è questa la tua vera voce? Ce l’hai bella profonda, amico… di solito la alzi quando parli normalmente, vero? Ma quando qualcuno tocca qualcosa che non dovrebbe, all’improvviso torna normale» disse, mentre lui lə fissava silenziosamente, «È attraente, sai? Perché la alzi?»

Saleh realizzò solo in quel momento di aver parlato con un tono che solitamente nessuno sentiva, e abbassò lo sguardo. Era la sua vera voce, fredda e profonda. «…Perché non mi piace» ricominciò ad alzare la tonalità, «Non mi piace la mia vera voce»

Kai alzò le sopracciglia al cambiamento improvviso, «Che peccato, secondo me potresti usarla a tuo favore»

«Non mi importa» rispose semplicemente Saleh.

Kai si sedette nuovamente sulla sedia a fianco a lui, «Lo capisco, però. Davvero» disse, «Anche io vorrei una tonalità più alta. Non tantissimo, il giusto tanto che serve a renderla neutra e non… lo stereotipo del “vero uomo”. Ma non ci posso fare molto, tu hai una voce più malleabile e riesci a gestirla, io no» osservò la fata della natura mettere il telefono sul tavolo per incrociare le braccia al petto, «Ah, peccato che tu abbia già un ragazzo, stavi cominciando a piacermi»

Saleh sapeva che quello di Kai era solamente un tentativo per farlo parlare di nuovo. Non voleva, e non voleva ricordarsi di ciò che era successo prima che andassero in aula ma dopo che Kai gli disse ciò, era impossibile dimenticarlo. La fata della natura alzò gli occhi al cielo, guardando altrove.

«So che stai mentendo» mormorò, cercando di tenere lo stesso tono.

«Oh, no, al contrario» rispose la fata della luce, «Ma so che tu e Jandor non siete davvero fidanzati, quindi potrei avere una possibilità. Prendimi come… un rivelatore di bugie» fece un sorrisetto, «So che volevi che ti baciassi quando sei venuto questo pomeriggio»

«Parli troppo.»

«E tu sei un libro aperto, tesoro»

Saleh sbuffò, «Che cosa sei, la fata della psicologia?»

«È il mio secondo nome, caro, come hai fatto a indovinare?» Kai ridacchiò, la sua espressione diventò più seria, «Senti, so che stai facendo il difficile perché oggi hai parlato con Milo. Lascia che ti dica una cosa, non siamo io o Ezra quelli di cui ti devi preoccupare. A me piace solamente giocare e scherzare,» mormorò, «Sono i tipi che ti ho presentato, di cui devi preoccuparti. Una volta avevano picchiato Ezra, non posso perdonarlo. Hanno provato a fare pace con noi, ma io non mi fido»

La fata della natura corrugò la fronte, ascoltandolə attentamente, «…E tu non hai fatto niente?»

«Tipo cosa? Hai visto Boss? Sarà alto più di due metri, può ridurti in mille pezzettini» Kai gli posò l’indice sul petto, «E tu non hai possibilità contro di lui, non ci siamo riusciti neanche noi» si alzò successivamente dalla sedia per dirigersi in camera sua, stiracchiando le braccia, «Vado a letto» diede un’ultima occhiata a Saleh, «Oh, visto che dormiamo nella stessa camera, se hai bisogno di compagnia e un cuscino in più non esitare a chiedermelo» fece l’occhiolino e si avviò in camera. Il mezz’elfo abbassò lo sguardo, arrossendo nuovamente.

«Saleh» Quando Kai lo chiamò di nuovo, lui alzò lo sguardo, «Non siamo così diversi. Chiediti perché vuoi cambiare tanto la tua voce e pensa a ciò che ti ho detto poco fa» fece una pausa, voltandosi verso di lui, «Non penso che sia solo perché vuoi sembrare più piccolo e carino. C’è una ragione che dovrai scoprire da solo»

Kai entrò nella sua stanza, e Saleh non poteva fare a meno di chiedersi se avesse ragione.


 

***


 

Saleh non conosceva nessuno della sua nuova classe. Alcuni di loro lo conoscevano solo per il suo status, e la sua nuova reputazione. Flora e Palladium entrano entrambi calmi, gentili e apprensivi solo quando c’era bisogno, ma tutti si domandavano cosa fosse andato storto in Saleh. Alcuni puntualizzavano la vera natura degli elfi, la caratteristica doppia faccia e la selvaggitudine, lui prese più tratti da elfo che non da fata, dopotutto (Contrariamente ad Aimon che, nonostante fosse un mezz’elfo anche lui, aveva più tratti caratteristici delle fate). I compagni elfi pensavano che fosse semplicemente diverso dal padre e niente di più.

Quando arrivò il momento della punizione serale come al solito, Saleh fece del suo meglio per non interagire con nessuno e si approfittò del momento per studiare qualcosa da solo. Kai non gli chiese di unirsi al gruppo con Boss, Cask e Zora come i giorni precedenti. Pensava che il mezz’elfo avesse ancora la loro conversazione in mente, e non voleva costringerlo a stare con persone che non meritavano la sua fiducia.

«Ehi, perché Saleh non è venuto come ieri?» Cask si voltò verso Kai ed Ezra, «Ce l’avete presentato voi, quindi dobbiamo saperlo»

«Sta studiando per un esame, non lo vedi?» rispose freddamente Kai.

Cask assottigliò gli occhi, «Non osare rispondermi mai più in questa maniera» fece un passo avanti, «Boss, sai cosa fare»

Boss si diresse silenziosamente verso il banco di Saleh con i due amici, Kai ed Ezra guardarono la scena terrorizzati.

«Ehi, no! Lasciatelo stare!» esclamò Ezra.

Vedendo un’ombra allungarsi sul libro, la fata della natura alzò lo sguardo vedendo i tre avvicinarsi con dei sorrisetti maliziosi. Saleh restò impassibile più che poteva, e sorrise.

«Ehilà…!» salutò, Boss buttò il banco a terra come risposta, «Oh, uhm… suppongo sia un “ciao”»

Kai ringhiò nervosamente, «Ma non avete sentito Ezra?! Lasciatelo in pace!»

«E tu non vedi che qui abbiamo da fare?» Cask si lasciò scappare una risatina, tornando a guardare Saleh, «Sei fortunato, puoi far parte del nostro gruppo. Ma tutto questo dipende dalla tua risposta, e c’è solo una risposta corretta. Vedi, Kai ed Ezra erano due falliti prima di unirsi a noi. Mi è piaciuto il loro orgoglio e ho deciso di prenderli con me. Quindi… che ne dici?»

Saleh non aveva bisogno di tempo per pensarci. Prese un respiro profondo e aprì la bocca per rispondere, «Onestamente? No»

I volti del trio si oscurarono.

«Cosa hai detto?» chiese Cask, «Ripetilo se non sei un fifone»

Saleh si alzò lentamente dalla sedia e, apparentemente calmo e razionale, prese il libro che stava leggendo da terra. «Ho detto no» ripeté, «So che cosa avete fatto a Kai ed Ezra, non c’è nulla che possa farmi camb—» la sua frase fu interrotta a metà, prendendosi un calcio sul petto da Boss, forte abbastanza da far rimbalzare Saleh sul muro e farlo cadere per terra. Si sedette sul pavimento tremante, con le ginocchia alzate, tossendo sangue dopo il duro colpo.

Milo soffiò velocemente del fumo dalla sua bocca e tornò ad osservare il trio che si stava riavvicinando a Saleh, «Ehi, smettetela! Non è una lotta alla pari, è ancora a terra!»

«E allora, a te che importa?» Cask ridacchiò, «Boss?»

Boss fece un passo avanti, Saleh aveva ancora lo sguardo basso e i pugni stretti sul pavimento, come se si stesse arrendendo. Era lì, aspettando silenziosamente il suo destino.

«Basta!» urlò Kai, avventandosi addosso a Boss per provare a fermarlo, ma il ragazzo più grande lə respinse senza sforzo, facendolə cadere tra due banchi. Ezra si affrettò a controllarlə, dando uno sguardo alla scena davanti a loro. Boss continuò ad avvicinarsi, finché non prese Saleh dal collare della sua camicia. Potevano vedere che del sangue stava ancora colando dal lato delle sue labbra. Boss protese il braccio destro all’indietro per caricare un pugno, ma questo non arrivò a destinazione.

«Crown of Thorns» sussurrò Saleh con un fil di voce.

Tre edere spinose apparirono intorno al collo di Boss, Cask e Zora. La presa era così stretta che fece sciogliere la presa sulla camicia di Saleh al ragazzone, facendolo cadere sul pavimento. Il mezz’elfo si alzò, rivelando i suoi occhi privi della solita luce che li caratterizzavano.

«Vi ho in pugno, adesso.» mormorò.

Il trio cominciò a tossire con veemenza, finendo in ginocchio sul pavimento con i volti completamente rossi, senza fiato. Sotto lo sguardo scioccato di tutta la classe, Saleh strinse la mano destra in un pugno, aumentando la loro agonia.

«Allora, ditemi…» la fata della natura li fissò dall’alto, «Qual è la cosa giusta da dire in questo caso? Dovreste saperlo, se volete vivere»

Sentendolo pronunciare queste parole, il resto della classe non poté fare a meno che allontanarsi discretamente. Ezra alzò gentilmente il collo di Kai, che aprì gli occhi per vederlo.

«Vuole… vuole davvero ucciderli…?»

Milo sussultò, «Non farlo! So che sono dei bastardi, ma così ci rimetterai anche tu!»

«Silenzio.» disse freddamente Saleh, «Voglio sentirlo dire da loro.»

Zora tossì, sputando sangue, provando a pulirselo dal collo, «Ugh… ci dispiace…! Ti prego… lasciaci andare!»

Saleh li guardò soffocare per un po’, e quando stavano per esalare il loro ultimo respiro, sorrise dolcemente con gli occhi quasi chiusi.

«Molto meglio» la sua voce tornò con il solito tono che tutti conoscevano, liberandoli dal Crown of Thorns. Il trio tossì un’ultima volta, alzandosi velocemente per allontanarsi dalla fata della natura.

«Tu… sei un demone! Una bestia sadica, infernale!» esclamò impulsivamente Cask, «Al diavolo tutto! Io me ne vado!» e corse via dalla classe, lasciando tutti senza parole. Boss e Zora si voltarono a guardare Saleh, che continuava a sorridergli.

«Sapevo che non eravate come lui, voi seguivate tutto quello che diceva senza protestare» il mezz’elfo tese una mano in avanti, loro indietreggiarono e ridacchiò, «Non vi farò nulla! Voglio solo essere vostro amico»

Milo li osservò in silenzio, alternando lo sguardo tra Kai ed Ezra, ancora sorpresi e Boss e Zora che erano ancora terrorizzati. «È incredibile…» mormorò tra sé e sé, guardando Saleh, «Ma chi sei veramente?»


 

***


 

«Mi dispiace averti coinvolto nella lotta…»

Saleh si sedette sulla sedia di fronte al divano dove Kai era coricatə. Entrambi avevano bende che coprivano i loro petti nudi, la fata della luce ne aveva anche altre intorno alla testa per coprire l’occhio nero, «Non preoccuparti, mi rimetterò tra un paio di giorni» lo rassicurò, «Sei stato grande. Non mi aspettavo fossi così forte, hai persino convinto Boss e Zora a stare dalla nostra parte e Cask è finito da solo come se l’è sempre meritato»

«Non ricordo precisamente cosa sia successo…» ammise la fata della natura, lasciando l’altrə sorpresə, «Ma sono contento che tutto si sia risolto per il meglio»

Kai lo fissò per un po’, per poi scoppiare a ridere, «Sei veramente speciale» disse, «Che ne dici se usciamo insieme a Magix City quando ci sentiamo meglio?»

Saleh annuì, «Assolutamente»

Kai appoggiò la schiena sul cuscino dal divano, passando una mano tra i capelli di Saleh, per poi portarlo verso di sé per baciarlo sulle labbra. A primo impatto la fata della natura sgranò gli occhi dalla sorpresa, le guance si colorarono di rosso proprio come gli altri giorni. Facendoci l’abitudine, Saleh poggiò le mani sulle guance di Kai appena le loro lingue si incontrarono. Quando il bacio si sciolse, si fissarono negli occhi intensamente.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** “Ce l’hai” ***


Hello, hello! Evvai, per questo mese sono riuscito a mantenere la promessa di postare un capitolo al mese (spero davvero di riuscirci sempre perché finora mi sto trovando bene).
Ebbene, questo capitolo è leggermente più pesantino rispetto al precedente. I main trigger warning che vi metto sono aggressione, violenza, accenno per nulla leggero alla morte ed omicidio, e, non conta come trigger warning ma Icy is back at it again! E a quanto pare conosce già qualcuno...
Il trio di Xanard oggi non è al completo, ma nonostante ciò ho voluto allegare una art dove sono insieme (ispirata a/redraw di un panel del fumetto con le Trix) perché non volevo subito arrivare al punto con la art che invece seguirà più avanti nel capitolo che mi sono divertito a fare.
Ci saranno delle noticine a piè di pagina, con un po' di mini fun facts che mi sembrava doveroso condividere (e anche perché fanno effettivamente ridere). Buona lettura! <3



 





“Ce l’hai”




 

«Questa polvere di fata è venuta su una meraviglia!»

Cedric era seduto sul letto dietro la scrivania di Atan, mentre quest’ultimo scriveva al computer ciò che aveva analizzato e appuntava qualcosa anche su carta. Cedric fece scomparire le sue ali, coricandosi sul letto per guardare meglio il suo ragazzo concentrato nella lettura dei suoi stessi appunti. Non sapeva perché Atan fosse così affascinato dalle sue ali—probabilmente perché erano ali Enchantix—ma la cosa importante per lui era passare del tempo insieme. Cedric pensava che questo fosse sicuramente una dimostrazione d’amore da parte di Atan.

Il ragazzo più grande sorrise pensierosamente, osservandolo in silenzio prima di alzarsi per abbracciare il ragazzo dai capelli color lavanda da dietro, sorprendendolo.

«Sono felice di avere più tempo da passare con te, dovrò studiare per gli esami della prossima settimana ma almeno stiamo un po’ insieme» gli disse Cedric, dandogli un bacio sulla guancia.

Atan ridacchiò timidamente, voltandosi affinché potesse guardare meglio Cedric negli occhi.

«E io ho finito tutti gli esami per questa settimana, quindi sono praticamente libero!» la fata del suono sorrise, alzandosi dalla sedia per andare a sedersi sulle gambe della fata dei sogni, circondandogli il collo e le spalle con entrambe le braccia per baciarsi. Cedric lo strinse a sé dai fianchi, ma furono interrotti dai suoni provenienti dalla porta aperta all’improvviso, Atan saltò per sedersi subito di fianco a lui sul letto.

«Oh! Scusate, non—non volevo interrompervi…» Saleh cercò di trattenere una risatina imbarazzata.

Atan incrociò le braccia, con le gote visibilmente più scure, «Sai, c’è una cosa che si chiama “bussare”, Saleh! Scusami…» guardò successivamente Cedric.

«Non preoccuparti» gli rispose il ragazzo castano.

«Comunque!» Saleh attirò nuovamente la loro attenzione, «Faragonda mi ha dato il permesso di tornare qui, e ha anche detto di dirti, Atan, di andare nel suo ufficio!»

«Io?» la fata del suono sospirò, «Ma che cosa fa, ci prende tutti a turno? Il prossimo sarà Jandor?»

Cedric sbatté le palpebre, fissandolo pensierosamente per un po’ prima che potesse prendergli la mano, «Forse ha qualcosa di importante da dirti, puoi controllare e tornare qui»

«Mmh… va bene»

Atan gli sorrise dolcemente prima di uscire dalla stanza, lasciando Saleh solo con Cedric. La fata della natura rimase inizialmente a guardare il compagno lasciare l’appartamento, chiudendo la porta dietro di sé, e successivamente si voltò verso la fata dei sogni con un sorrisetto.

«Alloooora, cosa stavate facendo, eh?»

Cedric sussultò appena con imbarazzo, per poi ridacchiare senza rispondergli.


 

***


 

Xanard osservò l’antico puzzle incompleto sulla scrivania di fronte a sé, cercando difficilmente di connettere due pezzi senza impazzire. Pensava che approfittarsi di essere solo in stanza avrebbe potuto aiutarlo, rendendo il processo più facile, con Nikolaj e Raoul che si facevano i fatti loro fuori dall’appartamento. La sfera di cristallo davanti a lui iniziò a brillare, facendolo sussultare dalla sorpresa.

Toccò la sfera con un dito, aprendo quindi la comunicazione tra lui ed Icy. La strega più anziana fissò silenziosamente il figlio, notando che era da solo.

«Allora… sei arrivato ad una conclusione?» gli chiese.

«No, Madre» ammise, sapendo che era inutile mentirle, «Ma ci sto provando, sto anche provando a connettere la mia Fiamma del Drago»

«Sai che la tua non è sufficiente, o solvi il puzzle da solo o prendi quella di Jandor per potenziare la tua»

«Io…» Xanard ringhiò nervosamente, «Ci hanno fermato, non riusciremo mai—»

«Usi il plurale? Di chi parli?»

«Ho… ho trovato due alleati, Madre. Come quelle che avevi tu prima che finissi da sola»

Icy rise malvagiamente, «Eccellente… sapevo che Torrenuvola sarebbe stata la scelta migliore per te» commentò, «Non sei solo come pensi, allora. Loro sono quattro, voi siete tre. Se ne elimini uno… ce ne saranno solo tre, uno per ciascuno di voi»

La scelta delle parole di Icy non convinceva Xanard. Era come se sapesse qualcosa che lui non sapeva.

«Signora Icy,» Xanard si voltò di scatto sentendo la voce di Raoul, il bibliotecario si avvicinò alla scrivania del compagno con il suo libro che fluttuava sopra la sua mano, «Penso che questa possa essere una buona opportunità per attaccare. Il gruppo delle Winx si separerà, se ne eliminiamo uno come ha già detto, renderà le cose molto più facili»

Xanard tornò a guardare Icy, «Conoscevi già Raoul?»

«Non abbiamo nemmeno avuto bisogno di parlare, più che altro lui sapeva che sei sempre in contatto con me» spiegò brevemente la donna, «Il suo catalizzatore è interessante, perciò, Raoul… dicci il tuo piano.»


 

***


 

«Atan…»

Faragonda invitò Atan a prendere posto sulle sedie di fronte alla scrivania, lui fece come richiesto, aspettando che lei continuasse a parlare.

«Come già sai, Alfea sta tenendo conto di tutti i livelli d’energia degli studenti, anche conosciuti come ki» iniziò lei, appoggiando i gomiti sul tavolo e intrecciando le dita davanti alle sue labbra mentre parlava, «Mi duole comunicarti che il tuo ki è risultato tra i più bassi, perciò il più debole della tua squadra»

Atan deglutì nervosamente. Si aspettava che una simile comunicazione gli sarebbe arrivata, ma non immaginava così presto. Sperava solamente che non volesse mandarlo via.

«Hai fatto un ottimo lavoro nel combattere l’orco oscuro controllato da Raoul, e i risultati della spedizione precedente dimostrano che hai un grande potenziale» Faragonda abbassò lo sguardo, «Ma… è anche vero che quando hai combattuto hai utilizzato molta più energia rispetto ai tuoi compagni»

«Quindi… cosa farò? Dovrei… lasciare Alfea?» domandò Atan, stringendo la stoffa dei suoi pantaloni tra i pugni.

«No, non ti direi mai una cosa del genere» la preside scosse la testa, «Dovrai sottoporti ad un allenamento speciale nella Palude di Melmamora. Ci saranno anche altri studenti, quindi non sarai completamente solo. Potrai scegliere se allenarti per conto tuo o con loro»

La fata del suono era sollevato dal fatto che sarebbe rimasto ad Alfea, ma allo stesso tempo sapeva che quello non sarebbe stato un semplice allenamento. Venne sottoposto a qualcosa di simile su Melody da bambino per imparare la Trasmissione Istantanea, sicuramente sarebbe dovuto stare lì per molti giorni.

«Quanto durerà con esattezza?»

«Dai dieci ai quindici giorni. Due settimane e un giorno, per farla semplice» gli disse Faragonda, «Se non ti senti ancora pronto posso chiedere al professor Pallad—»

«No, non ce n’è bisogno» Atan si alzò dalla sedia, appoggiando una mano sulla scrivania, «Posso farcela, direttrice Faragonda. Voglio diventare forte come Jandor, Aimon e Saleh, e se questo allenamento mi aiuterà a raggiungere il loro stesso livello di energia, sono determinato a farlo»

Faragonda lo ascoltò silenziosamente, vedere la sua espressione tenace la rassicurò almeno un po’ e gli sorrise, «Va bene, Atan. Dirò a Musa e Tecna della tua decisione, grazie per essere venuto qui subito»

«La ringrazio, direttrice»

Atan si inchinò gentilmente davanti a lei e uscì dall’ufficio, chiudendo la porta dietro di sé. Camminò abbastanza lontano dalla porta per appoggiare la schiena al muro, stringendo i denti mentre teneva lo sguardo basso. “Anche se… non sono pronto a dirlo a tutti, non so come potrebbero reagire. Aimon sarà occupato con Ryoma, e Jandor e Saleh si staranno facendo i fatti loro. E Cedric…” scosse la testa, “Sono solo due settimane. Se lasciassi una lettera… forse capirebbero” annuì a sé stesso, “Una lettera…

«È perfetto» mormorò tra sé e sé, facendo apparire una penna e un pezzo di carta tra le mani.


 

***


 

Cedric fissava lo schermo del suo telefono, era rimasto ancora un po’ nell’appartamento dei Winx GX, sperando che Atan tornasse presto, e passò il tempo sul balcone con Saleh che stava innaffiando delle piante che teneva lì. Ma realizzando che ci stava mettendo troppo, iniziava a preoccuparsi.

«Penso che ci metterà un po’, mi chiedo cosa sia successo» commentò Saleh, finendo di dare l’acqua alle piante, «Non penso sia una punizione come quella che ho avuto io» aggiunse con un velato sospetto nel tono.

«Hai ragione, non sarebbe da Atan» rispose Cedric, sospirando, «Non mi ha nemmeno inviato un messaggio…»

«Eh, è il migliore nelle sgridate ma non a rispondere velocemente» gli disse la fata della natura, «Dovrai farci l’abitudine»

Alcuni rumori che provenivano da dentro li fecero girare, per poi tornare effettivamente dentro l’appartamento appena notarono che Jandor era tornato con Aimon, erano davanti alla stanza di Atan—ed ex stanza di Aimon—leggendo qualcosa che Jandor teneva tra le mani.

«Ragazzi…» la fata della Fiamma del Drago distolse lo sguardo per voltarsi verso Saleh e Cedric che si erano avvicinati, «È da parte di Atan, l’abbiamo trovata nella sua stanza»

«Cosa?» Saleh prese il pezzo di carta tra le mani, Cedric cominciò a leggerlo dietro di lui.


 

Non ho tempo per spiegarvi tutto, quindi arriverò al punto. Faragonda mi ha detto che sono uno degli studenti più deboli qui e il più debole tra di noi. Vi scrivo questa lettera perché sapevo che se vi avessi parlato di persona avreste tentato di fermarmi, e non voglio. Voglio diventare più forte, e raggiungere il vostro stesso livello di energia il più presto possibile. Starò via per dieci o quindici giorni, non sarà molto.

Scusate se non ve l’ho voluto dire di persona,

Atan


 

«Atan odia gli addii e cose simili, quindi capisco perché l’abbia fatto, ma…» Jandor sospirò, «Non so perché, non ho un buon presentimento»

Cedric scosse la testa, «Nemmeno io. Non dico che non mi fido delle scelte di Faragonda, o di Atan… però non ci ha neanche detto dove sarebbe andato»

«Molto probabilmente perché non vuole che lo cerchiamo» suppose Aimon, «Se la direttrice Faragonda gli ha consigliato di allenarsi, lui sta esaudendo la sua richiesta e magari è controllato dai servizi di sicurezza di Alfea»

«Spero che tu abbia ragione, Aim—» Cedric venne interrotto dal forte urlo cacciato da Saleh, che cominciò a piangere.

«Non ci posso credere, prima ci hanno portato via Aimon e ora Atan! Che cosa faremo?!»

«S… Saleh, io sono qui davanti a te» balbettò la fata dei fluidi, scioccato.

La fata della natura si asciugò le lacrime, «Qualche volta riesco ancora a sentire la sua voce!»

Aimon fece per parlare, ma si arrese e sospirò, incrociando le braccia. «In ogni caso… l’unica cosa che possiamo fare è aspettare»

Cedric annuì lentamente, guardando nuovamente il telefono. Probabilmente avrebbe ricevuto qualche suo messaggio nei prossimi giorni, o così sperava.


 

***


 

Quando Atan arrivò alla Palude di Melmamora, si guardò intorno alle prime tende degli studenti arrivati prima di lui. Alcuni di loro si riunirono mentre altri, tipo sé stesso, preferivano rimanere isolati dal resto dei gruppi. Uno dei guardiani aveva detto che avrebbero dovuto scegliere almeno un compagno, ma erano quasi tutti occupati.

Atan sentì qualcosa toccargli la spalla da dietro, gli ci volle qualche secondo per capire che si trattava di una persona. Si voltò e vide una ragazza alta quanto lui, con capelli rosa vaporosi e una tuta verde acqua, che quasi richiamava il colore dei suoi occhi.

«Ciao! Qualcuno mi ha detto di parlare con te visto che sei solo» lo salutò.

«Ah, sì… scusa, pensavo non fosse rimasto nessuno per me. Io sono Atan» si presentò velocemente lui, «Della 1°D»

«Io sono Gem della 1°A!» rispose lei, «Che poteri hai? E perché ti hanno mandato qui?»

«Beh, posso manipolare la musica, i suoni, elettricità, tecnologia… per riassumere, mi faccio chiamare la fata del suono. Penso che mi abbiano mandato qui per la stessa ragione per la quale tu sei qui» le spiegò, per poi invitarla a parlare, «E tu invece?»

«Oh, um… posso fare cose con i fiori? Le foglie… i fiori… foglie, vento e… foglie»

«Terra?»

«Probabilmente anche la terra!»

«Quindi sei una fata della natura»

Gem si fece scappare una risatina, «Non mi farei chiamare così, mi chiamano la fata dei fiori»

«Ah…» Atan annuì lentamente forzando un sorriso, «Certo…»

Atan cominciò a capire perché la ragazza era stata mandata lì, Gem stessa non sembrava in grado di capire i suoi stessi poteri. A meno che non fossero davvero diversi da quelli di Saleh—Atan non ne sapeva più di tanto, dato che Flora e Saleh erano le uniche fate della natura che conosceva—non riusciva a capire dove fosse la differenza tra una fata della natura e una fata dei fiori. Ma comunque, se Gem preferiva essere chiamata così, non poteva protestare più di tanto.

Dopo che si erano detti dove si sarebbero accampati, cominciarono a programmarsi l’allenamento giornaliero. Inutile dire che Atan era quello che faceva i programmi, Gem doveva solo seguirli. Visto che dovevano concentrarsi di più sulla loro energia, si allenavano corpo a corpo senza trasformarsi. Iniziarono a trasformarsi nella loro forma da fata solo dopo pochi giorni, notando un grande miglioramento nella loro forza, tant’è che la trasformazione non era così difficile da sopportare.

Capì solo dopo perché la chiamavano la fata dei fiori. Lei era una fata della natura, ma preferiva attaccare con incantesimi che coinvolgevano molti fiori. Anche Saleh li usava, ma variava spesso. Gem aveva una preferenza per i fiori, tutto qui.

Atan faceva del suo meglio per tenere i suoi amici e Cedric informati del suo progresso con messaggi veloci prima di andare a dormire. Era sollevato che non fossero troppo arrabbiati con lui per la lettera, ma erano molto preoccupati—dopotutto, Jandor lo conosceva bene—e si sentiva abbastanza fortunato.

Al settimo gioro, notarono che la loro energia era allo stesso livello. Molto più forte di quando avevano iniziato. Si fermarono di notte, quando alcune luci delle tende vicine erano già spente. Gem si strinse a sé strusciando le mani sulle sue braccia, tremando.

«Sta facendo freddo… forse è meglio se torniamo indietro» suggerì.

«Che strano… non faceva così freddo ieri a quest’ora. Beh, tornerò in tenda anche io»

Gem lo salutò con la mano, sorridendo, «Ci vediamo domani!»

«Ciao!»

Atan si ritrovò a tremare nel tragitto per la sua tenda. Quella fredda brezza non era normale, troppo improvvisa dopo le notti passate che invece erano più calde. Si chiedeva se fosse solo perché il loro sudore dopo l’allenamento li faceva reagire così—ma no, l’aria si faceva sempre più fredda e il terreno sotto i suoi piedi si stava colorando di uno strano viola.

Non sapeva se stesse saltando a conclusioni affrettate, ma c’era sicuramente qualcosa di magico dietro tutto questo. Ma chi avrebbe lanciato un incantesimo simile nel cuore della notte? La sua camminata finì davanti a una particolare spada conficcata nel terreno. Chi l’aveva lasciata lì? Era viola, e pulsava; a giudicare dal suo aspetto, era probabilmente per questa strana lama che la terra si stava scolorendo prendendo quella sfumatura innaturale. Atan corrucciò la fronte, provando ad estrarla. Ma quando lo fece, la sua mano destra si gelò al suo contatto, il ghiaccio gli intrappolava il braccio con forza e il veleno proveniente dalla spada seguiva il percorso di esso, arrivando a toccargli la spalla e il fianco.

Scioccato dalla reazione istantanea, alzò lo sguardo sentendo una risata familiare provenire da su e vide la figura di Xanard, trasformato da strega, sorridendo maliziosamente.

«Povero Atan! Sapevo che saresti caduto nella mia trappola»

«Sei stato tu?!» esclamò Atan, «Sapevo che quest’aria fredda non era normale: è uno dei tuoi incantesimi! Non saprò molte cose riguardo la natura, ma non ti lascerò commettere altre atrocità del genere! Magic Winx

Trasformarsi nella sua forma da fata, però, non era una delle soluzioni migliori in quel momento. Il veleno cominciò a percorrergli la gamba destra e il collo, seguito dal ghiaccio che lo congelava. Fortunatamente, Atan si mosse abbastanza veloce per spiccare il volo e avventarsi conro Xanard con la mano libera carica d’elettricità.

«High Voltage

«Cool Cat!» Xanard fermò l’attacco in tempo, facendosi crescere degli artigli di ghiaccio su entrambe le mani per respingerlo. Atan cadde violentemente a terra, ma solo in quel momento Xanard poté notare la sua guancia che sanguinava. Fece sciogliere gli artigli di ghiaccio dalla sua mano sinistra, toccando la sua ferita con un dito, “È impossibile…” guardò in basso verso Atan, vedendo che parte del ghiaccio sulla sua mano destra—ora diventata viola come il resto del suo braccio—mancava, “Ha sparato parte del ghiaccio come un proiettile con un’onda sonora! Come ho fatto a non notarlo? Deve aver usato un altro incantesimo mentre mi stava attaccando

Atan cercò di supportarsi con la mano sinistra sul terreno e il ginocchio, provando ad alzarsi, ma la parte destra del suo corpo stava cedendo. Xanard lo fissò per un po’, prima che potesse mettersi a ridere.

«Non puoi fare niente! Senza il tuo braccio e la gamba destra, non puoi nemmeno pensare di fuggire. E anche le tue ali si stanno congelando!» la strega dei ghiacci atterrò, facendo qualche passo verso di lui, «Sai, voi fate mi intenerite. Quando le vostre ali sono fuori gioco diventate dei corpi inutili»

«Bastardo… ti sei approfittato di me quando ero già stanco dal mio allenamento…!» balbettò la fata del suono con un fil di voce.

«Risparmia il fiato, anche la tua bocca si congelerà presto. Se non vuoi morire prima di mezzanotte, ti consiglio di stare zitto» Xanard curvò le labbra in un sorrisetto, «Puoi urlare quanto vuoi, ma nessuno ti salverà. Nemmeno la tua nuova amichetta»

Atan sgranò gli occhi, «G—Gem?! Che cosa le hai fatto…?!»

«Oh, niente… sta facendo una vacanza su una montagna molto fredda…» scherzò la strega.

Il ragazzo dai capelli color lavanda detrignò i denti, «Bastardo senz’anima…»

«Che cosa hai detto? Scusa, non ti ho sentito… magari possiamo chiacchierare un’altra volta!»

Xanard saltò per volare via, si fermò per qualche secondo per guardare dietro di sé verso Atan, prima di sfrecciare da dove era venuto. Atan alzò il braccio sinistro come se stesse cercando di raggiungere qualcosa, ma pensò che forse la strega dei ghiacci aveva ragione, era tutto inutile. Nonostante il suo braccio sinistro fosse sano, non era abbastanza per reggerlo. Gli si chiusero lentamente gli occhi, tutto diventò buio.


 

***


 

Con Atan fuori per il suo allenamento, Aimon decise di dire a Ryoma che sarebbe tornato nel suo appartamento, convincendo anche Faragonda. Jandor e Saleh erano contenti di avere Aimon di nuovo con sé, sperando che Atan sarebbe tornato presto per vederlo. La mattina seguente, Saleh sentì qualcosa solleticargli il collo, facendolo ridacchiare appena si svegliò. Si voltò vedendo la sua pianta, Melissa, che aveva usato uno dei suoi rami per fargli il solletico.

«Buongiorno, Melissa!» la salutò contento, successivamente guardò verso il letto di Jandor a qualche metro da lui, «Ehi, Jandor! Dobbiamo alzarci»

La fata della Fiamma del Drago si girò sul letto, «Cinque minuti…»

«Va bene, cinque minuti!» la fata della natura ridacchiò, alzandosi dal letto per iniziare a prepararsi. Jandor fece lo stesso pigramente, sbadigliando anche quando uscirono dal loro appartamento con Aimon per raggiungere Ryoma in mensa. Quando presero posto su uno dei tavoli lunghi, qualcuno si avvicinò. Cedric, che portava in mano il suo vassoio con il cibo, insieme ai suoi compagni di stanza.

«Ehi, ragazzi…»

«Cedric! E voi…» Jandor guardò gli altri due.

«Oh, sono i miei compagni di stanza» rispose Cedric, dal suo tono sembrava che si fosse dimenticato della loro presenza.

«Sono Milo,» si presentò il ragazzo corvino, «Noi ci conosciamo già» indicò Saleh, «Sono contento che tu abbia finalmente scampato la punizione»

La fata della natura sgranò gli occhi. I suoi compagni di stanza non sapevano ancora di che cosa fosse successo lì, «Eh… anche io sono contento!»

«Ryoma, non mi aspettavo di vederti insieme a loro» disse il compagno più alto dei tre.

Ryoma ridacchiò, «Ho altri amici, Julian»

«Quindi vi conoscevate già» notò Aimon, l’amico annuì semplicemente.

Cedric alternò lo sguardo tra di loro, «Avete ricevuto notizie da Atan? Ieri non mi ha mandato messaggi come faceva ogni notte»

«Che strano… nemmeno noi abbiamo ricevuto nulla» gli disse Jandor, «Forse è solo molto occupato»

Milo scrollò le spalle, mettendo il vassoio sul tavolo, «Cedric è sempre molto ansioso quando si tratta di frequentare qualcuno, quindi è normale se vi fa spesso domande su Atan»

«Non è per quello! Sono preoccupato per lui, è in un posto pericoloso» puntualizzò la fata dei sogni.

In quel momento, sentirono diversi rumori dal corridoio e si voltarono a guardare. Si unirono diversi dottori e scienziati, insieme a Palladium e Flora che correvano verso sinistra. Jandor riconobbe anche due figure familiari che seguivano i professori, Tecna, che li stava guidando, e Musa, seguite da un uomo che non conosceva.

«Ehi… ma quelle sono le mamme di Atan! Che ci fanno qui?!» Jandor si alzò rapidamente dal suo posto.

«Ci sono anche i miei genitori! Andiamo a vedere che succede!» esclamò Saleh.

Il gruppo di quattro corse verso il corridoio, seguito da Cedric. Si fermarono vedendo i dottori appuntare qualcosa sui loro fogli, e Palladium e Flora con Tecna e Musa, cercavano di rassicurare quest’ultima che non riusciva a smettere di piangere.

«Una ragazza e un ragazzo. Lei è stata congelata, mentre lui è avvelenato e parzialmente ibernato…» il dottore si voltò a guardare l’uomo un metro più lontano dal resto del gruppo, «Lei è…?»

«Sango, sono lo zio di Gem» rispose.

«Io sono Tecna» la fata della tecnologia si presentò velocemente, «Atan è figlio mio e di Musa»

Jandor, Aimon, Saleh e Cedric non potevano credere a ciò che stavano sentendo e vedendo. Dietro la marmaglia di persone, c’erano due barelle che coprivano due persone con delle lenzuola bianche. Pensarono che una fosse Gem, quella nominata dall’uomo, e che l’altro non fosse niente meno che Atan.

«La ragazza, Gem, non ha né lividi né ferite. È rimasta congelata per almeno quattro ore» continuò il dottore, «Il ragazzo invece, Atan, è stato sia avvelenato che congelato parzialmente. Non ci aspettiamo che ce la faccia ma, se interveniamo in questo istante dovrebbe almeno vivere senza la parte sinistra del suo corpo, perciò… senza gli arti, l’occhio e l’orecchio»

Tecna si voltò con determinazione, mentre Flora abbracciava Musa dietro di lei, «So cosa fare… è la ragione per cui ho chiamato qui gli scienziati e chirurghi migliori del laboratorio di mio padre per aiutarmi» strinse i pugni, «Non volevo che passasse tutto questo, ma non abbiamo altra scelta»

«Atan sta per morire?!» esclamò Jandor, non riuscendo a trattenere lo shock, «Ma… ma perché, che è successo?!»

Cedric stava per avvicinarsi a una delle barelle, ma fu fermato prontamente da uno dei dottori. Saleh si strinse contro Aimon, che lo prese tra le braccia guardando la scena, altrettanto preoccupato.

«Quello che abbiamo detto» il dottore rispose alla domanda di Jandor, «Devono essere stati attaccati da qualcuno che ha lanciato un incantesimo o due contro di loro»

«L’unico indizio che abbiamo trovato quando abbiamo visto il corpo di Atan è questa spada» intervenne un altro, facendo vedere la spada viola ancora pulsante, carica di veleno anche se era spezzata in due, «Non c’è traccia del sangue del ragazzo, però, quindi non siamo sicuri di come abbia contratto il veleno da lì. A meno che la spada non avesse così tanta energia oscura da avvelenare chiunque la tocchi» successivamente si voltò, «Tecna, dobbiamo procedere immediatamente»

Tecna annuì, lasciando andare i dottori prima di lei. Diede un ultimo abbraccio e un bacio a Musa prima di dirigersi in infermeria con gli altri suoi dipendenti, anche Palladium fu chiamato per aiutare. Flora portò Musa e il resto del gruppo a sedersi su una delle panchine nel corridoio, dando a suo figlio e alla sua amica dei fazzoletti per asciugarsi le lacrime.

«Mi dispiace davvero per ciò che è successo… spero che Tecna riesca a fare qualcosa» commentò Flora, sofferente.

Musa tirò su col naso, respirando con difficoltà tra i singhiozzi, «Ho così tanta paura… ho paura che non lo rivedrò mai più…»

Non c’era alcun modo per rassicurarla, nemmeno i dottori erano sicuri dei risultati dell’operazione. Il solito ottimismo di Jandor era stato rimpiazzato da un senso di paura dell’ignoto che raramente sentiva. Cedric invece non poteva credere che questo stesse succedendo proprio quando si stavano frequentando, pensava che potessero essere felici insieme.

«Ragazzi… penso che ci metteranno un bel po’…» disse Musa, asciugandosi le lacrime, «Io voglio parlare con Faragonda. Voi tornate nelle vostre stanze, ci vedremo più tardi»

Jandor si scambiò un’occhiata con Aimon e Cedric, Saleh li guardò poco dopo.

«Se è possibile vorremmo venire con te» rispose la fata della Fiamma del Drago, «Anche noi vogliamo sapere che è successo, se Faragonda ha una spiegazione»

«Oltretutto… penso che possiamo sapere chi sia il responsabile dietro l’accaduto» aggiunse la fata dei fluidi, «Non capisco cosa abbia a che fare la spada avvelenata, ma… conosciamo una sola persona in grado di lanciare incantesimi di ghiaccio»

Quando Aimon nominò gli incantesimi di ghiaccio, la prima persona che venne in mente a Musa e Flora era Icy. Però Flora sapeva che Saleh e i suoi amici erano ai ferri corti con un’altra strega del ghiaccio. Il gruppo si diresse verso l’ufficio della direttrice, e vennero accolti subito. L’espressione preoccupata di Faragonda non li rassicurava affatto.

«Direttrice Faragonda… ci scusi per il poco preavviso» iniziò Flora.

«Non preoccupatevi,» le disse la direttrice, «E bentornata ad Alfea, Musa. Anche se non nel migliore dei momenti. Mi sono messa in contatto con la preside Griffin, che ha immediatamente trovato i responsabili»

«Sapevo che erano di nuovo loro!» esclamò Saleh, Flora gli poggiò le mani sulle spalle per calmarlo.

La sfera di cristallo di Faragonda cominciò a brillare, rivelando una Griffin infuriata.

«Ho dato loro una punizione esemplare. A quanto pare non solo non hanno imparato la lezione, ma hanno persino tentato di uccidere un altro studente!»

«Uhm, tecnicamente, preside Griffin,» Raoul intervenne dietro di lei, «Non sarebbe dovuta andare così. Abbiamo fatto un errore, non volevamo ucciderlo»

«Non osare contraddirmi, è esattamente quello che avete cercato di fare!» gridò la Griffin, «Ora andate subito a pulire tutte le classi! Vi darò la prossima punizione quando avete finito.»

«Aspetti, preside Griffin,» Musa fece qualche passo avanti prima che la comunicazione si potesse chiudere, «Raoul. Tra tutti non mi aspettavo che ci fossi proprio tu dietro tutto questo. So che tu e Atan siete rivali dall’infanzia, ma fino a volerlo morto?! Sei fuori di testa?!»

Il ragazzo dai capelli verdi alzò le sopracciglia, facendo un verso di ironia, «Ho già detto quello che dovevo dire, mi sembra»

Musa sussultò, «Non posso crederci…! E tu, chiunque tu sia,» indicò Xanard, «Non so se sei chi penso io, ma se lo sei, avrei dovuto immaginarlo. Non c’è nulla di buono nei tuoi occhi»

Xanard la fissò in silenzio, mugugnando pensierosamente con gli occhi semi-chiusi, «Penso che ci sia un errore, io non andrei mai in giro a cercare qualcuno da uccidere»

«Bugiardo, bugiardo! Sei solo un bugiardo!» urlò la fata della musica, trattenendo le lacrime.

La Griffin sospirò pesantemente, «È inutile discutere con loro. Ora andate subito a pulire le aule prima che cambi idea!»

Quando la comunicazione con la preside di Torrenuvola si concluse, Xanard e Raoul uscirono dall’ufficio della Griffin per dirigersi silenziosamente verso lo sgabuzzino per prendere scope, palette e set per la pulizia.

«Che cosa mi hai fatto fare… non sarebbe dovuta andare così!» Xanard lo indicò con tono accusativo, «Il nostro piano era solamente di metterlo fuori gioco per un po’, non di ucciderlo! Se dovesse morire, saremmo responsabili di un omicidio. E non sappiamo nemmeno come se la sia cavata quella ragazza!»

«Beh, non mi aspettavo che queste parole potessero uscire proprio dalla tua bocca» Raoul inarcò un sopracciglio, «Hai detto che volevi adattarti ad ogni piano suggerito da tua madre ad ogni costo. Ho fatto solo quello che mi hai chiesto—no, ordinato

«Ma mia madre ha anche detto che li voleva tutti vivi.» Xanard strinse i denti, accigliato, «Voleva specialmente Jandor, ma tu hai voluto fare l’egoista scegliendo Atan per una stupida vendetta»

«Vendetta? Non volevo una vendetta, volevo solo impedirgli di diventare migliore di me. Quello che ora hai compreso, però, è che io ho le mie priorità.»

Raoul se ne andò con la scopa e la paletta tra le mani, mentre Xanard lo fissava da lontano prima di raggiungerlo. Strinse gli occhi, lamentandosi tra sé e sé nervosamente.


 

***


 

Anche se Flora e Musa avevano ribadito al gruppo di tornare nel dormitorio, loro rimasero comunque vicino all’infermeria con loro. Saleh si addormentò tra le braccia di Flora, mentre Jandor aveva la testa poggiata sul muro russando delicatamente. Aimon e Cedric erano ancora svegli, quest’ultimo cercò di vedere qualcosa dalla porta a vetri sperando di vedere Atan vivo e vegeto, che gli sorrideva. Vide una figura avvicinarsi a lui da dietro dal riflesso, e si voltò verso Musa.

«Tu non sei un semplice amico di Atan, vero?» chiese.

«Beh, ecco… io spero di essere qualcosa in più per lui» ammise Cedric, «Usciamo insieme da un po’ di settimane ormai. Come l’ha capito?»

Musa si mise di fianco a lui, guardando i loro riflessi, «Mi ricordi me quando ero giovane. Anche mia moglie ha rischiato seriamente di morire in una delle nostre missioni, all’ultimo anno di studi superiori. Lei aveva già superato questo tipo di operazione, sul suo pianeta è praticamente ordinaria amministrazione, ma quando ha rischiato la sua vita per salvarci ho pensato… “Ecco, non la rivedrò mai più”. E tu hai la mia stessa paura» forzò una risatina, «Non sarebbe stata la mia prima perdita, e non lo sarebbe neanche questa. Ma è comunque doloroso, perché non sei mai pronto»

Cedric non rispose, abbassò le sopracciglia cercando di trattenere le lacrime. Indietreggiarono appena videro Tecna aprire la porta per uscire. La donna si asciugò le lacrime e prese un respiro profondo, mentre Musa si avvicinò a lei prendendole le mani.

«Che è successo…?»

«Abbiamo finito» Tecna sospirò sollevata, «Si sveglierà domani… o tra qualche ora»

Gli occhi di Musa si illuminarono e la abbracciò. Cedric sorrise, guardando il resto del gruppo, vedendo Aimon e Flora sorridere a loro volta. Saleh e Jandor l’avrebbero saputo il giorno dopo.

Il resto del gruppo dormì meglio sapendo che avrebbero rivisto il loro amico. Il giorno seguente, tornarono in infermeria avendo ricevuto la notizia che Atan si era svegliato, aveva ancora i capelli sciolti e indossava la camicia medica. Al contrario degli altri giorni, era come nuovo. Non c’era nemmeno una cicatrice, ciò stuzzicò la curiosità di Jandor che provò a sbirciare sotto i suoi vestiti, ma Atan lo fermò colpendolo con la sua nuova mano alla schiena. La fata della Fiamma del Drago si pietrificò sul letto, occhi sgranati e denti stretti dal dolore.

«Fa più male del solito!»

«Oops… avrei dovuto usare la mano sinistra» si disse Atan.

«Ma… che è successo? Come l’hanno curato?» domandò Saleh, «Non ha nemmeno un graffio!»

«Ecco…» iniziò Tecna, sedendosi su una delle sedie di fronte al letto a fianco a Musa, «L’unico modo in cui Atan avrebbe potuto sopravvivere è costruirgli un nuovo corpo» tracciò una linea con un dito in mezzo al volto di Atan, indicando poi la sua guancia destra, «Abbiamo dovuto sostituire il lato destro del suo corpo con parti robotiche, altrimenti il veleno avrebbe assorbito il suo corpo… uccidendolo completamente dall’interno» usò lo stesso dito per indicarlo in modo apprensivo, «E tu devi fare attenzione, so quanto ti arrabbi facilmente, questo potrebbe farti letteralmente surriscaldare ora. Tra l’altro dovrai anche controllare la tua forza. Ma la cosa bella è che dal tuo occhio potrai usare la mappa digitale!»

Atan sorrise sornione, «Che bello!»

«Non ti senti un po’ strano, però?» gli chiese Aimon, «Ora hai il corpo praticamente diviso a metà»

«Stai scherzando? Non mi sono mai sentito così bene! Non vedo l’ora di imparare nuovi trucchetti con questa bellezza, che poi sarei io!» Atan inclinò la testa per spostare i suoi capelli con fierezza, facendo ridere tutti con lui.

Anche se si era svegliato prima del solito, doveva comunque riposare prima di tornare a fare lezione con gli altri. I suoi compagni gli diedero i compiti assegnati e gli facevano compagnia per un po’, finché non venne Cedric da solo. Quest’ultimo chiuse la porta dietro di sé, andando a sedersi sul letto a fianco ad Atan per prendergli le mani.

«Come stai?»

«Sto bene» Atan annuì lentamente, «Scusa se ti ho fatto preoccupare…»

«Ma no, non potevamo saperlo» Cedric gli sorrise, «Mi sei mancato»

La fata del suono gli accarezzò le mani con gli occhi che brillavano, «Anche tu»

 



Fun factini:
1. Nei primi draft in teoria la parte robotica di Atan era a sinistra. Ora l'ho spostata a destra per un errore/effetto Mandela avuto con un altro dei miei OC che invece ha problemi al braccio destro, ma l'ho lasciato così perché ormai la art l'avevo già finita e non avevo voglia di modificare né il disegno né il capitolo,, oltretutto visivamente mi piace di più!
2. In inglese questo capitolo l'ho intitolato "Tag, you're it" come la canzone di Melanie Martinez, ma anche perché mi sembrava fitting per il contesto. Non mi è piaciuto molto tradurlo in italiano, ma siccome ormai tutti i titoli li sto traducendo mi sembrava che se non avessi tradotto questo avrebbe stonato.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Di matrimoni e principesse ***


Hello, hello! Scusate l'attesa più lunga del solito, ma escludendo il fatto che ero indeciso se skippare questo mese per via delle cose da fare, mi ero anche dimenticato di postare qui. Perdonatemi! ç_ç
Questo capitolo è... un misto tra lighthearted e un po' deep per gli argomenti trattati, non saprei neanche io come descriverlo, ma insomma è metà comico metà sentimentale, con un po' di serietà nel mezzo. Topaz riappare, Atan sta di nuovo bene ed è pronto a tutto come suo solito.
Non avendo molto da dire a parte che sono stanco dalle vacanze e da questo gennaio, voi come state? Se avete giocato al DLC di Pokémon, vi siete ributtati sul fandom come ho fatto io volendo impulsivamente riscrivere qualcosa di vecchio che va aggiustato?
Scherzi a parte, vi lascio al capitolo. Buona lettura! <3




Di matrimoni e principesse



 

«Lui vorrebbe… cosa?!»

La voce di Bloom echeggiava nella stanza principale del castello, dove Daphne era seduta sul suo trono a guardare la scena con evidente confusione dipinta sul suo volto. Bloom strinse il telefono nervosamente, con gli occhi che ribollivano dalla rabbia.

«È esattamente quello che ho pensato io, Bloom» Si udì la voce di Sky, «Diaspro è d’accordo con me, naturalmente. Topaz e Jandor devono sposare chi amano! Non può costringerli a sposarsi tra di loro se non vogliono» sospirò, «Ti ricordi mio padre… è sempre stato così e a quanto pare, anche se sono il re, non vuole cambiare»

«Ci penso io» disse lei con determinazione, «È fortunato che io sia tornata su Domino per un po’, se vuole venire fin qui per discuterne» Bloom abbassò lo sguardo, «Però dovrò chiedere a Jandor di venire qui e dire la sua…»

«Temo che mio padre voglia portarsi Topaz con sé, non posso fermarlo. Se tu e Brandon potete fare qualcosa, o anche Daphne, ve ne sarò molto grato. Io e Diaspro arriveremo quando possiamo»

«Certamente… grazie. Ti richiamo»

Bloom chiuse la chiamata, volgendo uno sguardo a Brandon e Daphne con un sospiro profondo.

«Mi sento in colpa a chiamarlo… spero che Faragonda capisca»

«Sono sicuro che capirà, ora abbiamo bisogno di lui» la rassicurò Brandon, «Vado a controllare il cancello»

Bloom annuì, seguendo il marito che lasciava il palazzo con lo sguardo. Daphne si alzò dal trono per avvicinarsi a lei, circondandole le spalle con un abbraccio di supporto.


 

***


 

Approfittando della dimissione dall’infermeria, Atan tornò subito all’appartamento Winx. Sapendo che non avrebbe danneggiato il suo nuovo sistema robotico, si fece una doccia veloce. Dopotutto anche Tecna stessa andava al mare con lui quando era un bambino, raramente le piaceva nuotare ma si divertivano comunque. La prima cosa che fece una volta uscito era cercare l’appartamento di Gem. Sapeva che era stata attaccata da Xanard, e non aveva potuto sapere se stesse bene mentre era in corso la sua operazione.

Una volta raggiunta la porta giusta nel dormitorio femminile, Atan bussò alla porta due volte. Un’altra ragazza la aprì, lasciandolo perplesso. Era più bassa di Gem, con lunghi capelli blu legati in due code basse e indossava degli occhiali con montatura ovale.

«Uhm, ciao, c’è per caso Gem?» chiese.

«Oh, sì! Io sono la sua compagna di stanza, Paine» la ragazza si presentò velocemente.

«Io sono Atan, ero con lei durante quell’allenamento…»

«Mi ha raccontato tutto, ora è nella sua stanza ma posso chiamarla» Paine fece qualche passo indietro per farlo entrare, «Vieni pure!»

Atan ringraziò Paine per l’ospitalità, entrando come richiesto. Come ci si poteva aspettare da una fata dei fiori, un certo profumo floreale cominciò ad invadergli le narici mentre si guardava intorno. Chissà invece che tipo di poteri aveva Paine.

«Gem, c’è il tuo amico, Atan!»

«Davvero?!» La voce squillante di Gem fece sorridere istintivamente Atan. La fata dei fiori uscì dalla sua stanza, affrettandosi per andare ad abbracciare la fata del suono più veloce che poteva. «Sono così contenta che tu stia bene!» esclamò, guardandolo da su in giù, «Ma… non hai neanche un graffio!»

«È una lunga storia… ma in breve, hanno dovuto trasformarmi in metà robot» spiegò brevemente.

«Cosa? Perché?»

«Sono curiosa» aggiunse Paine.

«Quando tu eri congelata, il ragazzo che mi ha attaccato mi ha anche avvelenato. Il veleno mi ha percorso tutto il lato destro del corpo e stava per divorarmi anche il resto» continuò Atan, «Quindi hanno dovuto eliminare il tumore amputandomi gli arti e mi hanno operato anche parte della testa. Ho come un mini computer nel mio occhio!» Si tolse gli occhiali, toccandosi la tempia destra per far vedere loro una proiezione dal suo occhio. Dopodiché indossò nuovamente gli occhiali. «Perciò non è del tutto brutto… sì, ho avuto paura di morire. Ma sono contento!»

Gem e Paine erano piuttosto sorprese di sentirlo parlare come se non fosse successo nulla—pensando che probabilmente stesse nascondendo le sue paure con l’amore per la tecnologia—ma sorrisero, contente di vederlo felice nonostante tutto. Sentendo qualcuno bussare sullo stipite della porta ancora aperta, i tre si voltarono e videro Saleh salutarli con una mano.

«Ehilà!»

«Saleh, che ci fai qui?» chiese Atan, avvicinandosi a lui, per poi guardare le ragazze, «Scusate, è uno dei miei compagni di stanza, Saleh»

«Ciao, io sono Gem!»

«Io sono Paine»

«Ciao!» Saleh le salutò di rimando con un sorriso, per poi voltarsi di scatto verso Atan, «Devi venire subito! Jandor dice che se ne dovrà tornare su Domino!»

«Cosa?!» esclamò Atan, «Ah…» si voltò verso le ragazze, grattandosi la nuca, «Scusate, devo proprio andare…»

«Non preoccuparti, Atan. Torna pure a trovarci quando sei libero!» lo rassicurò Gem, con Paine che annuiva, concordando con lei.

Atan sorrise, agitando una mano per salutarle prima di andarsene, «A presto!»


 

***


 

«Ed è tutto… mia madre mi ha chiamato qualche minuto fa» Jandor finì di riassumere la situazione ad Atan, che era l’unico assente quando Bloom lo aveva chiamato al telefono. Aimon era lì con Ryoma, entrambi avevano assistito alla chiamata.

«Non capisco, perché l’ex Re Erendor farebbe una cosa simile?» domandò Ryoma.

«Se ben ricordo, mamma una volta mi aveva detto che lei e il Re Sky una volta stavano insieme ma ad Erendor la cosa non andava giù perché il Re Sky doveva sposare la Regina Diaspro» Jandor fece del suo meglio per spiegarglielo, «Ma sono successe alcune cose, mia madre e Re Sky non andavano più d’accordo nell’ultimo periodo, quindi avevano rotto. Penso che questa sia una sorta di vendetta da parte dell’ex Re Erendor…»

Aimon tirò un sospiro profondo, «Penso che non ci sia soluzione… è una faccenda che solo i sovrani di Eraklyon e la Regina Daphne, con la Principessa Bloom, debbano risolvere. L’ex Re Erendor non ha nulla a che vedere con questo e non ha potere decisinale su di voi»

«A meno che…!» intervenne Saleh, alzando una mano, «Sei un principe anche tu, Aimon, e Topaz è completamente pazza di te! Dovresti assistere Jandor!»

«Ne sarei lieto, ma neanche io dispongo del potere decisionale per questa situazione» Aimon abbassò lo sguardo.

Jandor gli circondò le spalle con un braccio, «No, penso che tu possa essermi utile! E anche voi ragazzi!» disse, «Ryoma, tu vieni con noi?»

«Purtroppo domani ho un esame, ma vi supporterò da lontano» rispose Ryoma con un sorriso.

«Vuoi che veniamo con te?! È una follia, Jandor! Non funzionerà mai!» esclamò Atan.

«Fidati di me, è meglio così!» la fata della Fiamma del Drago gli rivolse un occhiolino, «E tu sei la mente del gruppo, sono sicuro che riuscirai a pensare a qualcosa quando arriviamo!»

«Ho altre cose da fare! Tipo, ho un appuntamento» disse la fata del suono.

Saleh annuì, incrociando le braccia, «Già, anche io!»

«Da quando? E con chi?» domandò Atan.

«Oh, il signor Segreto Segretissimo vuole sapere con chi mi frequento, eh? Con chi ci vai tu?»

«Non sono affari che ti riguardano! Solo… gh!» il ragazzo dai capelli color lavanda sbuffò, «E va bene… verrò con voi»

«Anche io, allora!» aggiunse la fata della natura.

«Siete i migliori, vi adoro!» Jandor abbracciò Aimon di fianco a sé, il principe di Andros ricambiò con un sorriso.


 

***


 

Brandon andò a prendere Jandor il giorno dopo, sorpreso di vedere anche la sua comitiva raggiungerli. Brandon non sapeva come reagire, specialmente perché Bloom aveva esplicitamente chiesto solo di Jandor. Sperava che non si sarebbe arrabbiata.

«Ragazzi, devo parlare con Faragonda un momento» avvertì Brandon, lasciando entrare i ragazzi nella nave, «Voi aspettatemi dentro!»

«Va bene, papà!» Jandor agitò appena una mano, vedendolo entrare nell’edificio. Si voltò successivamente verso i suoi amici, «Penseremo a un piano durante il viaggio»

«Con il tuo mal di mare? Sei sicuro?» chiese Atan.

«Se parliamo abbastanza a lungo posso resistere! E poi mio padre è un esperto a guidare questa bellezza. Non mi sono sentito male nemmeno con il professor Timmy» lo rassicurò Jandor.

La fata del suono scrollò le spalle, «Fai un po’ come vuoi…» sospirò, «Se ti dicono di andare da solo, ascolteremo quello che hanno da dire e se c’è bisogno interverremo. È abbastanza semplice, ma per ora non sappiamo le intenzioni di Erendor, perciò…»

«Faremo finta di essere altre persone!» suggerì Saleh.

«No, Saleh. Lo sapranno che siamo noi vedendoci con Jandor» gli disse Atan.

«Se facciamo finta di essere altre persone lo noterebbero comunque» aggiunse Aimon, «Il piano di Atan mi sembra il più ragionevole finora»

Jandor annuì silenziosamente, sorridendo al padre una volta tornato a bordo. Brandon si sedette sul sedile del pilota, preparandosi a partire.

«Andiamo!»


 

***


 

Il lungo viaggio finì in un paio di ore, con il gruppo finalmente atterrato su Domino, vicino il palazzo reale. Il quartetto del Winx GX scese dal ponte con Brandon, che li accompagnò dentro il castello. Furono accolti da Daphne e Bloom che parlavano nella stanza principale, e sorrisero vedendoli arrivare.

«Jandor, e ci sono anche gli altri!» notò Bloom, salutandoli.

«Ciao, mamma! E zia Daphne!» Jandor le salutò entrambi, «Non credo che la zia Daphne vi conosca tutti se ricordo bene,»

«Mi ricordo di Atan» gli disse Daphne, per poi guardare Saleh ed Aimon, «E voi dovete essere…»

«Io sono Aimon, principe di Andros e un amico di Jandor. È un onore incontrarvi, Regina Daphne»

«Vive con noi a Willowsdale su Magix sotto richiesta di Aisha» spiegò brevemente Bloom alla sorella.

«Oh, capisco!» la regina poi voltò lo sguardo verso la fata della natura.

«Sono Saleh! Non sono un principe ma sono lieto di essere qui!»

Daphne si lasciò scappare una risatina, «Sono contenta di accogliervi oggi!» si schiarì la voce, «Perché non andiamo in salotto? Potremmo discutere meglio della situazione attuale»


 

Bloom riassunse la conversazione che ebbe con Sky al resto del gruppo. Basandosi sul fatto che Sky l’aveva chiamata quella mattina, era molto probabile che Erendor sarebbe arrivato a momenti con Topaz, portata lì con la forza, e Sky e Diaspro avrebbero provato a seguirlo più veloce che potevano.

«Non voglio sposarla» disse Jandor, «Non è brutta, però non la amo in quel modo! È un’amica»

«Forse dovresti stare attento a quello che dici se non vuoi offenderla» commentò Atan, inarcando un sopracciglio.

«Non l’ho offesa, ho detto che non è brutta» il ragazzo dai capelli rossi scrollò le spalle.

Bloom sospirò, «Sarà difficile convincere Erendor… da quando Samara è mancata, è diventato insopportabile»

«Chi è Samara?» chiese Saleh.

«Sua moglie, la nonna di Topaz» rispose Jandor, «Non sapevo che fosse morta. Ma questa non è una scusa per combinare un matrimonio tra me e Topaz!»

«Eraklyon ha sempre avuto questa regola… anche Sky e Diaspro erano combinati» gli disse Bloom, «Anche se dopo si sono ritrovati con tempo e pazienza, sono contenta che si amino»

Atan emise un colpo di tosse per schiarirsi la voce, trattenendo un commento sarcastico su ciò che aveva detto la principessa.

«Comunque…» la donna cercò di cambiare argomento, «Dovresti accompagnare i tuoi amici nelle camerate, Jandor. Non sappiamo quanto durerà, quindi potreste dover passare la notte qui»

«Va bene, mamma!»

«Vi richiameremo per il pranzo»


 

***


 

Jandor guidò i suoi amici nelle camerate, come richiesto da Bloom. Non ebbero molto tempo per riposarsi o essere chiamati per il pranzo, dato che stava già succedendo qualcosa ai piani inferiori. Riconoscendo la voce di Erendor e le proteste di Topaz, Jandor soffiò nervosamente al pensiero.

«Devo andare, ragazzi»

«Cosa? Non dirmi che ci lasci qui dopo che ci hai fatto fare tutta questa strada per aiutarti?» gli disse Atan, mettendosi le mani sui fianchi.

«Vieni giù, Jandor!» sentirono Bloom urlare.

Jandor scrollò le spalle, rassegnato, «Non posso dirle di no»

Mentre l’erede della Fiamma del Drago corse giù per le scale, i tre rimasero a guardare un po’ la scena da su. Videro l’anziano Erendor discutere animatamente con Bloom e Topaz, che ne aveva già abbastanza del nonno. Atan tornò dentro una delle stanza in cui Jandor li aveva guidati, seguito da Aimon e Saleh.

«Abbiamo bisogno di un piano, non possiamo stare qui senza fare nulla»

Aimon alzò una mano con l’indice all’insù, «Penso che—»

«Ve lo dico io, vestiamoci da principesse!» esclamò Saleh.

«No, non funzionerà mai, lo capirebbero subito che non siamo vere principesse» intervenne subito Atan.

Il mezz’elfo forzò una risatina, «Ah, davvero? Beh, ti dimostrerò che hai torto, quel vecchiaccio non se ne accorgerà mai»

Il principe di Andros tentò di intervenire, «Potremmo… evitare di interferire? Penso che sia meglio per Jandor e Topaz che glielo dicano loro—»

«Ma Jandor ha bisogno di noi! Voglio dire, tutti sappiamo che Topaz è pazza di te, forse Erendor cambierà idea. È così semplice che non abbiamo neanche bisogno di cambiare vestiti o identità.» Atan rivolse un’occhiata a Saleh, la fata della natura aveva già aperto gli armadi, scegliendo tre vestiti da indossare, «Ma che stai facendo?! Rimettili subito a posto!»

«No, dovete fidarvi di me! Perché dobbiamo sempre fare quello che dici tu? Anche noi abbiamo le nostre idee!» urlò Saleh, «Vero, Aimon?!»

«Io…» Aimon provò a rispondere, ma Atan lo anticipò.

«Perché le mie idee sono preprogrammate e analizzate accuratamente! Potremmo solo peggiorare la situazione se facciamo come dici tu!»

«Troppo tardi, ecco il tuo vestito!» Saleh lanciò il vestito viola tra le braccia di Atan, che lui prese al volo prima che potesse cadere, e lo sistemò prima di rimetterlo nell’armadio.

«No!» La fata del suono ringhiò nervosamente e alzò le mani, ridacchiando per evitare un altro scatto d’ira, «Sai cosa? Fate quello che volete, farò a modo mio da solo!»

La fata della natura lo guardò andarsene di fretta, «Hah! Bene! Io ed Aimon non abbiamo bisogno di te!»

Aimon sospirò, incrociando le braccia, «Perché dovete sempre scontrarvi inutilmente…?»

«Ha cominciato lui» rispose calmo Saleh, dandogli il vestito verde con un sorriso, «Ecco qui, Principessa Aimon! O… Principessa Aida! Mi piace!»

«Devo proprio…?» Aimon prese il vestito tra le mani.

«Certo che sì!» Saleh prese il suo, rosa e con le maniche a sbuffo, «Guarda che bello il mio! Oh, so già chi posso essere!»

La fata dei fluidi inarcò un sopracciglio, incerto se dargli retta o meno, «Principessa Sarah…?»

«No,» la fata della natura si sciolse i capelli, «Sono la Contessa Perla Lucente Raggio di Solaria!»

Aimon corrucciò le sopracciglia, confuso, «Chi?»

«Senti, Solaria è il mio pianeta preferito, va bene?»

«Non sto giudicando…»


 

***


 

Nel frattempo, Atan guardò la scena dai piani superiori. Decise di cambiarsi in un abito più elegante, vedendo che Jandor aveva fatto lo stesso—probabilmente perché glielo aveva chiesto Bloom quando lo aveva chiamato—con una semplice giacca viola e camicia nera sotto, pantaloni dello stesso viola. Per sentire meglio la loro conversazione da lontano, proiettò uno schermo tecnomagico dalla sua mano destra e alzò il volume dell’orecchio robotico.

«Lo dirò ancora una volta, non ci amiamo!» esclamò Jandor, «Certo, Topaz è una mia cara amica d’infanzia, ma la nostra relazione non si evolverà fino a sposarci! Specialmente perché siamo troppo giovani!»

Topaz annuì per confermare le sue parole, voltandosi verso suo nonno, «Visto? Ora che lo hai sentito da lui, a—»

«Non lo accetto!» Erendor agitò il dito contro Bloom e Jandor con fare accusatorio, «Questa donna ha causato solo problemi al nostro regno quando lei e Sky erano insieme! Dicendo che si sarebbero sposati, avrebbe fatto di lei la regina di Eraklyon! Ha causato guai nella vita di Diaspro quando era fidanzata con mio figlio! Il minimo che potresti fare è dare a Topaz un buon marito, e insegnare le maniere a tuo figlio!»

Jandor stava per avanzare, ma Bloom lo fermò posandogli una mano sulla spalla, «Non succederà mai! Jandor e Topaz devono sposare chi amano davvero, te lo stanno dicendo loro stessi, che cosa vuoi di più? Tra l’altro non credo che le cotte adolescenziali stiano dando problemi a qualcuno, visto che abbiamo rotto molti anni fa e Sky ha deciso di sposare Diaspro, dopotutto Topaz è sua figlia»

«Hai comunque preso il nostro scudiero!» controbatté Erendor.

«Sì! Ci siamo sposati perché ci amiamo. Capisco che Domino ed Eraklyon possano avere una certa rivalità per ciò che è successo in passato, ma i nostri figli non c’entrano assolutamente nulla» concluse Bloom.

Atan abbassò il volume del suo orecchio robotico, correndo al piano di sotto. Probabilmente non era un buon momento per intervenire, ma era sicuro che Jandor e Topaz stessero per dire qualcosa in più. Si avvicinò al gruppo, schiarendosi la voce per poi inchinarsi.

«Perdonate il poco preavviso, non ho potuto fare a meno di ascoltare ciò che stavate dicendo»

Jandor e Topaz lo guardarono confusi, Bloom vicino a loro fece lo stesso. Erendor non sembrava ricordarsi di lui.

«Amico, che stai facendo?» sussurrò il ragazzo dai capelli rossi.

«Tranquillo» la fata del suono lo rassicurò velocemente, tornando a guardare l’ex sovrano, «Come dicevo… il mio amico qui non ama sua nipote. Lui… ama qualcun altro»

Jandor sgranò gli occhi dallo shock, trattenendo l’impulso di mordersi le unghie quando la sua mano destra raggiunse le labbra.

«E anche io amo qualcun altro, è la terza volta che lo dico!» esclamò Topaz rivolgendosi al nonno, «È un principe come Jandor, ed è ben educato come vuoi tu!»

Erendor scosse la testa, «Ormai è già deciso che sposerai lui, Topaz. Possa presentarsi un altro principe, o persino un re, ma Jandor è la prima scelta!»

«O forse è la tua prima scelta! Mia madre e mio padre supportano le mie scelte!»

«Sky non ha mai saputo cos’è meglio per lui, come te adesso! È una fortuna che ora lo sappia, maturerai anche tu»

Bloom sbuffò, mettendosi le mani sui fianchi, «Non posso credere che tu ti permetta di dire cose del genere davanti a tua nipote! Dovrebbe sentirsi supportata e amata, invece stai persino mettendo in cattiva luce tuo figlio, suo padre

Atan osservò la scena in silenzio, Bloom ed Erendor ripresero a discutere animatamente, Jandor rimase zitto non sapendo cosa dire a parte ciò che è stato già detto, e Topaz si mise le mani al petto, abbassando le sopracciglia. Pensando al piano di Saleh e l’ultima frase di Topaz “Mia madre e mio padre supportano le mie scelte”, gli fece domandare se potesse usare le “principesse” a suo vantaggio.

«Scusi, signor Erendor,» parlò nuovamente Atan, «Ha mai considerato la possibilità che Topaz potesse essere innamorata di una donna?»

«Cosa?!» scattò Erendor.

«Cosa?!» esclamarono Bloom e Jandor in coro.

«Cosa?» Anche Topaz si unì alla catena, «Ma io—»

«Ssshhh, shushshushshush—» Atan mise un indice sulle sue labbra, «Allora, signor Erendor?»

«È ovvio che sia inaccettabile, abbiamo bisogno di eredi! Una donna non potrebbe mai darle un figlio!»

La fata del suono lo indicò con una risata ironica, «Hah! Le mie madri sarebbero sicuramente in disaccordo con la sua idea. E anche le principesse che sono qui in visita oggi!»

Jandor si guardò intorno, «Che… quali principesse, che sta succedendo?» mormorò.

«Pensavo lo sapessi» disse Bloom.

«Raramente capisco cosa frulli nella testa di Atan» ammise il ragazzo.

Poco dopo udirono una forte risata venire dalle scale. Due figure raggiunsero la sala grande, la più bassa vestita con un vestito rosa pomposo, metà del suo volto coperto da un ventaglio dello stesso colore e capelli biondi che incorniciavano morbidamente le guance e le spalle adornate di gioielli. La più alta fece solo vedere gli occhi da dietro il ventaglio acquamarina, indossando un lungo vestito verde, capelli viola legati in un’elegante coda.

«Oh, devono essere loro, sì!» Jandor annuì convinto, «Non so i loro nomi, ma sono carine!»

Bloom assottigliò appena lo sguardo perplessa, alternando lo sguardo tra il figlio e le due ragazze, successivamente fissò il figlio sbattendo le palpebre, «Tesoro, sono Saleh ed Aimon»

«Cosa? Ma no, sono ragazze!»

«Ma è—» la donna sospirò, «Non importa»

«Lieta di incontrarvi tutti in quest’occasione!» Saleh chiuse il ventaglio, rivelando il trucco sul volto con un sorriso, «Sono la Contessa Perla Lucente Raggio di Solaria, qui con la mia cara amica la Principessa Aida di Andros!»

Atan lo fulminò con lo sguardo per la poca creatività usata per Aimon, il principe stesso si voltò a guardarlo.

«Beh, sei o non sei la sorella gemella del Principe Aimon?» recitò Saleh.

«Oh… oh,» Aimon cercò di fare un tono più fine come Saleh, «Oh, sì, assolutamente!»

Erendor incrociò le braccia, guardandoli con le sopracciglia corrucciate, «E che cosa ci fate qui?»

«Siamo qui per supportare la nostra amica Topaz! Da Contessa, penso che sia giusto che lei decida il suo consorte per la vita. Non è vero, Aida?»

Aimon abbassò timidamente il ventaglio, rivelando anche il suo trucco, «Sì… penso lo stesso! Da… principessa…»

Anche se era lì davanti a lei vestito da donna, Topaz si trovò comunque incantata dalla sua bellezza. Aimon stava davvero bene con tutto. Ricordandosi ciò che aveva detto Atan poco prima, Topaz volle provare ad avvicinarsi alla fata dei fluidi, prendendogli la mano sinistra con entrambe le sue.

«È vero, nonno! Io la amo!» disse, lasciando il nonno sorpreso, «Che sia un uomo o una donna, principe o principessa o meno, amerei comunque questa persona!»

«Che cosa hai detto…?!» Erendor la fulminò con lo sguardo, il suo occhio destro tremava mentre stringeva i pugni.

Aimon sbatté le palpebre genuinamente colpito, non poté fare a meno di guardare Topaz che continuava a sorridergli, «Tu… lo pensi davvero?»

«Certo che sì! Dalla prima volta in cui ti ho visto!»

Aimon non aveva mai realizzato che Topaz fosse davvero innamorata fino a quel momento, qualcosa nel suo cuore stava lentamente cambiando, non era sicuro del perché o come, ma si sentì più felice, leggero. Saleh si avvicinò silenziosamente agli altri due amici, guardando la scena dietro il suo ventaglio. Allo stesso momento, videro tre figure affrettarsi verso di loro. Brandon stava accompagnando Sky e Diaspro, allarmato dalla situazione.

«Mamma, papà!» li chiamò Topaz. Diaspro andò subito ad abbracciarla.

«Menomale, cara Topaz! Stai bene?»

«Sì, non preoccuparti!»

Sky sorrise alla riunione tra la figlia e la moglie, per poi voltarsi velocemente verso Erendor, che ricambiò lo sguardo furioso del figlio. Successivamente voltò uno sguardo preoccupato a Bloom, «Spero non sia successo nulla di troppo grave, mi dispiace»

«Tranquillo, penso che tutto si sia risolto bene» Bloom sentì Atan schiarirsi la voce e ridacchiò, «Beh, loro hanno risolto. Topaz ci ha anche detto qualcosa di veramente bello»

«Grazie per essertene occupata, ma ci dispiace comunque di non aver fatto in tempo ad arrivare. C’è qualcosa che possiamo fare per voi?» domandò Diaspro.

«Oh, no, davvero. Sono contenta che si sia risolto tutto per il meglio e non voglio niente in cambio» Bloom sorrise dolcemente ad entrambi.

«Allora credo che ce ne andremo. Grazie ancora per la tua pazienza» Sky la ringraziò una seconda volta, «Andiamo, Padre.»

Erendor ringhiò nervosamente, salutando rapidamente il gruppo con rabbia per poi procedere ad andarsene dal castello prima di Sky e Diaspro. I due salutarono Bloom e i quattro ragazzi, lo stesso fece Topaz per dare un ultimo sguardo ad Aimon. Era abbastanza lontana per lui da poterla osservare scendere le scale dell’entrata principale, Aimon si cambiò con la magia nei suoi vestiti normali e corse verso il cancello.

«Topaz, aspetta!»

Sorpresa al sentire la sua voce chiamarla, Topaz si voltò di scatto a guardarlo. Aimon sorrise e agitò una mano.

«Abbiamo mantenuto la promessa! Facciamone un’altra, fino al nostro prossimo incontro!»

Topaz ricambiò il sorriso, i capelli biondi che si muovevano al vento coprirono leggermente le guance arrossate, mentre agitava anche lei una mano, «Sì! Finché non ci rivedremo!» Sembrava star esitando, prese un respiro profondo prima di esclamare, «Ti amo, Aimon!»

La ragazza corse dentro la nave, Aimon la osservò partire e continuò a sorridere sapendo che lei lo stava guardando dalla finestra. Si voltò successivamente a guardare gli amici, che lo raggiunsero all’entrata.

«Oh, questo sì che era ufficiale!» esclamò Jandor, «Aimon ha una ragazza!»

Aimon ridacchiò timidamente, «Non è ancora ufficiale… ma spero di rivederla, magari per più tempo»

Saleh rise fieramente dietro il ventaglio, «Hohoh! Ve lo dicevo che avrebbe funzionato!» esclamò, colpendo scherzosamente Atan con un gomito.

«E va bene, ho usato il tuo piano a mio vantaggio, l’ho fuso con il mio» ammise la fata del suono, «…Ma te lo tieni davvero quel vestito?»

«Ma certo, guarda che carina che sono»

I quattro risero insieme, Jandor si teneva una mano sullo stomaco appena aveva sentito un rumore provenire da lì.

«Cavolo, questa discussione è durata così tanto che sto morendo di fame!»

«Andiamo a vedere se è pronto il pranzo» suggerì Aimon.

«Sì!»

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Indovina chi è tornata ***


Non avevo idea di quale icon usare, quindi per restare in tema col capitolo di oggi metto un picrew che avevo fatto di Saleh vestito da Contessa Perla Lucente Raggio di Solaria! Ogni volta mi fa ridere scriverlo.
Buonasera! Mi scuso per il tremendo ritardo, ho skippato febbraio e sto di nuovo affrontando il blocco. Devo dare la colpa ad Hazbin Hotel che si è intrufolato nella mia vita quando pensavo di averlo abbandonato nel 2020 dopo il pilot e ora sto facendo il rewrite e i redesign? Forse, sì, in parte. Ma stavo così da prima che la serie uscisse ufficialmente, questo capitolo lo avevo postato abbastanza all'ultimo e ho difficoltà a procedere con il prossimo anche se ho un'outline precisa. Magari ne uscirò, spero ç_ç
In questo capitolo introduco anche un nuovo personaggio, Matoya, il cui nome completo è Matoya Enma VIII! Principe dei fanplanet che ho fatto, Raikou e Brahma, con il padre Enma VII. Matoya è leggermente più grande del trio di Cedric, due annetti in più! Questo OC è praticamente la versione discount di Koenma da YuYu Hakusho, misto anche alla mia OC multiversale dai capelli rosa che uso ovunque e che in YuYu Hakusho è proprio la sorella del suddetto essendo ispirata a Sunita, ma non sproloquierò oltre. Spero che questo capitolo vi piaccia e buona lettura! ç_ç <3

 



Indovina chi è tornata




 

«Ti sei davvero tenuto quel vestito.»

Atan osservava Saleh girarsi intorno con il vestito che aveva preso—rubato—da uno degli armadi del palazzo reale di Domino. Dopo un po’ Saleh se lo tolse con la magia, indossando il suo morbido pigiama per riporre il vestito e involgerlo in una busta di plastica, per assicurarsi che fosse tenuto bene.

«La principessa Bloom mi ha detto che potevo tenerlo! Ha chiesto anche ad Aimon ma lui ha detto di no»

«Ma certo, lui è molto più rispettoso di te con le famiglie reali» commentò Atan.

Saleh scosse la testa, «Certe volte non ti capisco. Jandor e Aimon sono principi, ti sembra che abbiamo bisogno di inchinarci a loro ogni volta che li vediamo?»

La fata del suono non riuscì a rispondere a quella considerazione, fissando il vuoto pensandoci intensamente. La fata della natura sbatté le palpebre, osservandolo in silenzio, per poi scrollare le spalle, «Sì, appunto» disse, portando il vestito in camera sua. Aimon distolse lo sguardo dal suo libro e ridacchiò, seduto sul divano. Era contento che non stessero litigando, almeno per una volta. Jandor era seduto a fianco a lui con un enorme panino tra le mani, alternando lo sguardo tra gli amici che, dopo che Saleh era tornato, erano tutti riuniti.

«Abbiamo impegni per domani?» chiese successivamente.

«Ah, dipende, sarà giovedì…» cominciò Atan, «E abbiamo un’interrogazione con la DuFour» diede poi una rapida occhiata a Saleh, «E con “abbiamo” intendo te»

Il mezz’elfo sospirò, «E va bene! Potrei anche avere problemi con lei, ma non significa che non studio la sua materia!»

«Che tipo di problemi?» domandò Jandor.

Saleh abbassò lo sguardo con evidente imbarazzo, «Ecco…» si ritrovò a balbettare, «Lei è… talmente bella…»

Atan inarcò un sopracciglio, «Scusami? È una professoressa»

«Beh, anche Avalon lo è, eppure ci sbavi comunque dietro!» lo richiamò la fata della natura.

Il ragazzo dai capelli color lavanda sussultò, sentendosi offeso da un’accusa del genere, «Ma come osi?! Non è vero!» incrociò poi le braccia, «E anche se fosse? Non insegna nemmeno nella nostra classe!»

«E che cosa farai quando ce l’avremo l’anno prossimo?!»

«Niente…! Ascolterò le sue lezioni come tutti gli altri»

Aimon, nel frattempo, controllava i piani nell’agenda, «Ah, Jandor, ti sei dimenticato? Non possiamo andare a lezione domani, abbiamo la riunione dei regni»

«Ah, già…» Jandor tirò un sospiro, «Me ne sono completamente scordato… dobbiamo svegliarci più presto del solito»

Atan e Saleh si voltarono a guardarli, confusi, «Che dovete fare esattamente?» domandò la fata della natura.

«Come principi, anche se non possiamo intervenire quanto dovuto, dobbiamo rappresentare i nostri rispettivi regni con i nostri genitori, nel mio caso con mia madre» spiegò brevemente Aimon.

«E anche se tecnicamente mia madre è ancora una principessa e non regina… devo comunque esserci visto che lo è mia zia» aggiunse Jandor.

Saleh saltò sul divano verso di loro, con le mani giunte e gli occhi dolci, «Posso venire con voi?!»

Atan sbuffò, «Stai scherzando?! Devi studiare per l’interrogazione!» esclamò, «E poi non sei un principe!»

Il mezz’elfo ridacchiò maleficamente, voltandosi verso di lui, «Ma la contessa può esserci»

«Oh, la inviterai? Che cosa carina!» commentò Jandor, «Ci divertiremo!»

La fata del suono non cambiò espressione, «…Jandor, Saleh è—» Ma la fata della natura lo interruppe prontamente, coprendogli le labbra con le mani.

«Non rivelarglielo così, gli spezzerai il cuore.»

La fata della Fiamma del Drago si sgranchì le braccia, accennando uno sbadiglio assonnato, «Beh… è ora di andare a dormire, altrimenti non sentiremo la sveglia»

«Sì, sarà meglio» Aimon si alzò dal divano, «Farò il mio allenamento serale prima di dormire. Nel frattempo vi auguro una buona notte»

«Buonanotte!»

Jandor venne seguito da Saleh nella loro stanza, mentre Atan guardò Aimon lasciare l’appartamento, rimanendo in salotto per guardare fuori alla finestra. Resistendo l’impulso di pulire per la seconda volta, si avviò in camera sua.


 

***


 

La mattina seguente, Jandor e Aimon si prepararono le borse per la loro partenza alla volta di Domino, pianeta stabilito per riunirsi con gli altri regni. Sapendo che ci sarebbero dovuti rimanere almeno per una notte, Jandor e Aimon fecero un bagaglio piccolo e controllarono che ci fosse tutto di fronte alla porta principale. Saleh li incontrò nello stesso punto con la sua borsa, indossando una comoda camicetta ed una gonna con i capelli sciolti, come la contessa.

«Oh, pensavo che non saresti venuto con noi» commentò Aimon.

Saleh imitò la risata di Topaz, «Ma certo che vengo con voi!»

«Dopotutto si tratta della Contessa Perla» aggiunse Jandor, «Non possiamo non invitarla!»

Atan chiuse la porta di camera sua dietro di sé con due libri sottobraccio, «Saleh. Non puoi andarci.»

«E chi sei tu per dirlo? Scommetto che ci sto benissimo dentro una delle loro borse!» esclamò la fata della natura.

«E io scommetto che posso prenderti a calci nel sedere fino in classe.» La fata del suono inarcò un sopracciglio.

Jandor lo indicò trattenendo una risatina, «Ehi, ma fa male!»

«Stanne fuori, Jandor. Riuscite ad andarvene senza che Saleh vi veda?»

«Possiamo provarci… ci vediamo domani!» li salutò Aimon, portando Jandor fuori con sé. Non appena lasciarono l’appartamento, Atan bloccò Saleh prima che potesse uscire dalla porta con uno scudo tecnomagico. Il mezz’elfo si alzò di scatto, sistemandosi la gonna.

«Non è giusto, ho addosso una gonna, dovresti essere più attento!» si lamentò.

Atan spostò le mani per indicarlo, «Ma se hai anche i pantaloncini sotto, perché ti importa?!»

«È comunque scortese!» Saleh si affrettò verso il balcone, ma la fata del suono lanciò un altro incantesimo dietro la porta a vetri.

«Firewall!» esclamò, «Basta, Saleh! Smettila di fare il bambino e andiamo in classe!»

La fata della natura sospirò rumorosamente, alzandosi dal pavimento, «E va bene…» mormorò.

«Bene. Andiamo»

Apparentemente tranquillo—anche se secondo Atan era stato fin troppo facile, conoscendo il mezz’elfo—Saleh seguì Atan fuori dal loro appartamento per il corridoio, scendendo le scale.

«Allora, hai studiato per l’interrogazione?» chiese la fata del suono.

«Ovviamente…» rispose Saleh, guardandosi intorno. Sembrava che Brandon non fosse ancora arrivato con il suo Hawk, doveva solamente aspettare l’occasione giusta per scappare mentre Atan continuava a parlare. Se l’auto-proclamato scienziato era abbastanza distratto, Saleh pensava di poterci provare subito. Vide l’Hawk arrivare, e Jandor e Aimon correre verso di esso. Il mezz’elfo corse felinamente nella loro direzione, mentre Atan era già arrivato alla loro prima classe del giorno, il laboratorio di Palladium.

«Ecco perché dovresti seguire il nostro esempio e—» Solo in quel momento Atan realizzò che Saleh non era più con lui. «Ch…» sentì un rombo di un mezzo di trasporto, il vento tirò verso di lui appena guardò in alto, «Ma che cosa?! Saleh, dannazione!»

«Ehi, va tutto bene qui?» Palladium uscì dall’aula, avvicinandosi a lui.

Atan ridacchiò nervosamente, «N… sì, sì, professore! Assolutamente, sono pronto! È solo, ehm… ho notato che Saleh probabilmente… ha preso uno dei miei libri per sbaglio, ma a quanto pare sono ancora qui! Ha… haha!»

Palladium gli sorrise dolcemente, ridacchiando dall’imbarazzo, «Capisco che Saleh possa essere un po’ monello certe volte… ma lo conosci da tanto, sono sicuro che ci sei abituato»

«…Ma certo.» commentò Atan, stringendo i denti.

«Allora… dov’è? So che Aimon e Jandor sono ad una riunione, ma…»

Fantastico, bel modo di iniziare la giornata. Atan sentiva già la pesantezza addosso di non avere la fata della Fiamma del Drago e quella dei fluidi al suo fianco e dover badare a Saleh, che era scappato per seguire gli altri due. Doveva inventarsi qualcosa proprio davanti al padre della fata della natura.

«Oh, ecco… Saleh ha avuto la febbre molto alta ieri notte» recitò la fata del suono, «Quindi per oggi ci sono solo io!»

Lo sguardo di Palladium tramutò in uno più preoccupato, facendo stringere il cuore di Atan dai sensi di colpa, «Cosa? Davvero? Ma è terribile, devo andare a trovarlo più tardi»

«No, professore—» Atan sospirò, «Uhm… beh, avrò tempo per parlargliene dopo la lezione»


 

***


 

A mezz’ora di distanza da Domino, mentre Brandon pilotava l’Hawk, Jandor e Aimon si diressero in cucina per prendere qualcosa da mangiare. Allo stesso momento in cui si muovevano, potevano sentire un’aura familiare che li seguiva, ma non ci diedero tanto caso e preferirono tornare ai loro posti come se nulla fosse.

Solo in quel momento notarono un’ombra tra di loro e sussultarono non appena realizzarono che era proprio Saleh, e che era effettivamente riuscito a seguirli. La fata della natura agitò una mano per salutarli, per poi curvare i polsi con un’espressione tenera.

«Nya! Eccomi qua come promesso!»

«Saleh… ma che cosa ci fai qui?!» esclamò Aimon.

Saleh mise il broncio, «Non ditemi che non siete felici di vedermi! Dopotutto…» Si cambiò successivamente con la magia, indossando il suo vestito rosa, «Non vi avevo detto che la Contessa Perla sarebbe venuta con voi?»

Anche se Saleh si era trasformato lì davanti ai suoi occhi, Jandor lo fissava in completa ammirazione con le mani giunte, «Wow, è venuta davvero!»

«J… Jandor?!» Si fece scappare la fata dei fluidi, per poi sospirare, «Saleh… se sei qui immagino che sia Atan che i tuoi genitori siano consapevoli che tu sia qui con noi»

La fata della natura sbuffò, «Non ti preoccupare! Non sono mica con degli estranei»

«È comunque bene che lo sappiano… specialmente perché avevi un’interrogazione oggi» gli ricordò Aimon.

«Oh, dai, Aimon! Rilassati, non fare il principino perbenino e lasciati andare qualche volta!» gli disse il mezz’elfo più piccolo, facendo pensare a Jandor qualcosa che Atan avrebbe detto se non fosse simile ad Aimon sul rispettare le regole, prendendo posto a fianco a loro, «Signor Brandon! Siamo arrivati?»

«Ancora venti minuti e siamo lì!» Brandon diede una veloce occhiata, «Siete… in tre ora…?»

Aimon si posò una mano sulla fronte, mentre Jandor ridacchiava imbarazzato e Saleh si coprì metà volto con un ventaglio colorato, sorridendo.


 

***


 

«Il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile, per chiamare—»

Atan ringhiò nervosamente, chiudendo la chiamata davanti alla prossima aula in cui sarebbe dovuto entrare. Due ore con Flora, e successivamente altre due ore con la DuFour. Questo sarebbe stato il giorno peggiore della sua carriera scolastica, ne era sicuro. Aveva dovuto mentire a Palladium e se quest’ultimo non l’aveva ancora comunicato alla moglie, Atan avrebbe dovuto mentire anche a Flora e alla DuFour, che aveva dato a Saleh un’altra opportunità per l’esame inutilmente. Povera donna.

«Oh, Atan!» Il ragazzo alzò rapidamente lo sguardo dal telefono appena riconobbe la voce di Flora chiamarlo, per poi abbassare gli occhi a guardarla, vedendo che aveva posato una mano sulla sua spalla, «Che ci fai davanti alla porta? Vieni, entriamo»

«Scusi… oggi sono un po’ impegnato…» ridacchiò imbarazzato.

«Posso immaginare, Palladium mi ha detto della febbre di Saleh» rispose Flora, abbassando le sopracciglia, «Dovrò andare a vederlo più tardi, non ti dispiace se uso la vostra cucina?»

Atan sentì nuovamente stringersi il cuore. Si grattò dietro la testa, «No, no, non si preoccupi… dopotutto è stato il suo appartamento prima di essere nostro, sarebbe scortese non lasciarla entrare» Ma nella sua mente, Atan stava pensando “Eccetto che dovrò impedirle di entrare.

Flora gli sorrise dolcemente, «Grazie, sei un tesoro. Vai, siediti pure. Ne parleremo più tardi»

Poté giurare che Flora era fin troppo gentile certe volte. Atan non voleva che Flora pensasse che fosse colpa sua se Saleh era così, ma in parte era colpa di entrambi i genitori. Atan andò a sedersi al suo posto, prendendo subito il telefono prima che fosse troppo tardi per farlo.

Saleh. I tuoi sono preoccupati perché ho detto loro che hai la febbre. Se entrano nella tua stanza DEVI ESSERE LÌ.


 

***


 

Quando il trio atterrò finalmente su Domino nel suo regno principale, potevano già vedere facce conosciute degli altri regni. Aimon, ovviamente, andò a salutare sua madre Aisha per prima, la regina di Andros, insieme alla regina Tressa, sua cugina di secondo grado. Inutile dire che c’era anche Stella, la regina di Solaria. Successivamente, potevano vedere la regina Galatea di Melody, re Cryos di Zenith, regina Krystal di Linphea—da cui Saleh cercava di nascondersi il più possibile dietro Jandor—e altri che a quanto pare non riconoscevano.

«Oh, lei è la regina Iris di Serenia!» Stella cominciò ad indicare ognuno di loro mentre parlava con i tre ragazzi, «Regina Linley e re Winetka di Romulea… ci sono da un sacco di anni, sapete? Un po’ come Cryos. Regina Varanda di Callisto…» continuò, «Re Enma VII con suo figlio, il principe Matoya o Enma VIII, di Raikou e Brahma! Non ricordo i loro nomi ma quelli sono i sette re di Irida, il re e la regina di Ha… Ohm, Oppositus, Isis… ma sono tutti qui?!»

«Cavolo, sono tantissimi!» commentò Saleh, prima di schiarirsi la voce per sventolarsi con il ventaglio, «Ma certo, da contessa, li conosco tutti!»

«Alcuni di loro non hanno potuto partecipare» Aisha continuò per Stella, «Come i sovrani di Morpheus: secondo il loro contratto non possono rivelare i loro volti a nessuno»

«Morpheus?» si domandò Jandor, pensieroso, «Dove l’ho già sentito?»

«Forse da Cedric» rispose Aimon, «Una volta aveva detto di venire da quel pianeta»

«Oh, giusto!» la fata della Fiamma del Drago ridacchiò, «Mi domando come reagirebbe Atan sapendo che il re Enma è qua con noi»

Saleh abbassò lo sguardo verso le tasche del suo vestito, prendendo il suo telefono, «Pensate che il mio telefono stia continuando a vibrare per colpa sua? Devo controllare»


 

> atan♠, 1:41 (4:40pm su Domino)

saleh♥: cosa

atan♠: AH. FINALMENTE.

saleh♥: ehi calmati non siamo ancora così intimi

atan♠:

atan♠: Tu sei veramente un pervertito.

atan♠: Comunque. Hai letto il mio primo messaggio?

saleh♥: ye, finché continui così non dovrebbe succedere nulla nn prccparti

atan♠: Non so se stai sottovalutando i tuoi genitori o se ci cascheranno sul serio perché sei viziato.

saleh♥: senti nn posso chattare ora, stiamo per spostarci

atan♠: Codardo.

saleh♥: pff ma almeno dimmelo in faccia???

atan♠: Oh, non preoccuparti, lo farò. Sono nell’aula della prof Flora ora. Se non ti fai vivo quando te lo dico non ti coprirò, e dirò loro tutto.

saleh♥: … non ne avresti il coraggio.

atan♠: Davvero?


 

Saleh ripose il telefono in tasca, seguendo i suoi amici verso la sala del trono dove Daphne era seduta. Tressa nuotò nella piscina davanti ad esso con i suoi fratelli Tritannus e Nereus, la stanza si stava riempendo con il resto dei regnanti. Daphne si alzò dal trono, aprendo le braccia con un dolce sorriso.

«Benvenuti, regine, re, principi e principesse!»

«E contessa» aggiunse Saleh con un sussurro dietro il suo ventaglio, facendo ridacchiare Stella.

«Siamo riuniti qui oggi per parlare di un argomento che riguarda tutti i nostri regni» continuò Daphne, «Come qualcuno di voi già sa, una settimana fa mio nipote, il principe Jandor, stava per essere costretto a fidanzarsi con la principessa Topaz di Eraklyon senza il consenso di entrambi. Alcuni pianeti come Eraklyon stesso, sono ancora muniti della legge secondo la quale i matrimoni combinati sono approvati e secondo alcuni casi obbligatori. La mia priorità e desiderio più profondo è lasciare che i nostri figli decidano per sé, per assicurare un futuro fruttuoso per le prossime generazioni»

Un ragazzo dai capelli corti rosa e un’uniforme blu incrociò le braccia, «In altre parole quello che avremmo dovuto fare fin dall’inizio» commentò colui che si rivelò essere il principe Matoya.

Daphne annuì, «Esattamente»

«I nostri regni non hanno mai avuto questo problema» continuò Enma VII per suo figlio.

«Oh, ne siete davvero convinto, Padre? Brahma ha questo problema e non siete riuscito a risolverlo» Matoya lasciò scendere le braccia lungo i fianchi, «Raikou è l’unico dei due a non avere questa legge. Accettatelo, è anche perché avete lasciato che me ne occupassi io»

Stella sussultò sorpresa, «Il principe è diretto! Lo adoro!»

«Stella!» la richiamarono Aisha e Bloom, sussurrando.

«Cosa? È raro sentirli parlare, questa riunione si fa interessante»

Bloom sospirò, ignorando il suo commento ma dando comunque un’occhiata ai regnanti di Raikou e Brahma, «I re della giustizia e della morte son fatti così, d’altronde»

«Nemmeno il mio regno ha mai avuto problematiche simili» intervenne Cryos, «Non penso che sia necessario cambiare finché la situazione resta così. Le leggi di Zenith vanno bene a tutti»

Aisha si voltò lentamente verso di lui corrucciando le sopracciglia, «Ma così non pensi al futuro del tuo pianeta»

«Il mio predecessore era un androide, finora sono l’unico cyborg ad essere diventato sovrano. Chi prenderà il ruolo dopo di me? Sicuramente un altro androide» rispose Cryos, «Tra l’altro il popolo di Zenith non ha mai espresso alcun dissenso per le leggi attuali. Che fossero androidi, cyborg o umani, anche se è un caso più unico che raro»

«Allora forse dovreste evolvervi mentalmente, non pensi? Zenith sarà anche il pianeta più tecnologico e con le risorse più grandi dell’intera dimensione magica, ma mentalmente parlando non siete molto avanzati» concluse Aisha, «Non stavate anche lottando per i diritti degli androidi per dimostrarci che anche loro possono amare?»

«Ma certo che sì! Sono solamente realistico,»

«Significa anche che dovresti essere pronto a cambiare le leggi per il bene del tuo pianeta e dei tuoi sudditi» aggiunse Krystal, «Il cambiamento non è sempre una cosa brutta! Se vuoi dimostrarci che gli androidi, cyborg e umani possono vivere in armonia, cambiare il loro modo di vivere può aiutare!»

Cryos abbassò lo sguardo, pensieroso, «Non hai tutti i torti…»

«Tutto qui? Pensavo ci fosse molto più drama…» Saleh accennò uno sbadiglio dietro al suo ventaglio.

Stella ridacchiò, «Tu sì che sai come divertirti. Sei completamente diverso da Flora, in questo»


 

***


 

Durante la pausa prima delle ultime due ore di lezione, Atan si mise seduto su una delle panchine nel giardino frontale con Kai. La fata del suono chiamò Saleh per la quarta volta, ma vedendo che non rispondeva, chiuse la chiamata con un verso pieno di rabbia. Kai scosse la testa, controllando anche il suo telefono.

«Non risponde, penso che non abbiano il permesso di usare il telefono, là» suppose.

«Beh, a me non interessa! Doveva essere interrogato lui dalla DuFour! Giuro che se necessario mi teletrasporto lì su Domino!» esclamò Atan, chiamando nuovamente la fata della natura al telefono.

Kai sospirò, «Non dovresti sprecare le energie in questo modo… non dopo quello che ti è successo» Successivamente alzò lo sguardo verso le orecchie di Atan, vedendo del fumo uscire da esse, «Ehm… Atan, le tue orecchie stanno letteralmente fumando… dovresti calmarti prima che cominci a surriscaldart—»

Atan continuò a ringhiare dal nervoso dopo aver chiuso un’altra chiamata, ma cercò di ascoltare il consiglio dell’amicə, prendendo un respiro profondo. «Dovrò farmi venire in mente qualcosa…»

«Oh, puoi provare con la proiezione astrale! Ricordi? Il professor Wizgiz ce l’ha insegnato qualche giorno fa» suggerì Kai.

«Ottima idea!» esordì la fata del suono, «Penso che dovremo chiedergli aiuto, aveva detto che ci potrebbero essere effetti indesiderati se non è eseguita bene»

La fata della luce si alzò dalla panchina, «Andiamo, allora! Potremmo avere un altro po’ di tempo prima che la DuFour inizi»


 

***


 

In quel momento era ora di pranzo al palazzo reale di Domino. Jandor ed Aimon si chiedevano per quanto tempo Saleh riuscisse a mantenere la personalità della contessa, anche se non sembrava importare a nessuno. Erano seduti sul lato destro del tavolo, Daphne a capotavola, Aisha e Bloom che erano una davanti all’altra in modo simile ad Aimon e Jandor, mentre Saleh era finito davanti a Matoya.

Il principe dai capelli rosa sembrava aver notato la leggera tensione tra il gruppo, ciò non sembrava interessare al padre a fianco a lui che continuava a mangiare, chiacchierando con Krystal. A quanto pare era lei il soggetto delle preoccupazioni di Saleh. Dopotutto era comunque amica di sua madre. La fata della natura sentì una vibrazione venire dal suo telefono. Pensava fosse Atan ma, in realtà c’era qualcosa di mai visto nell’app delle note.

Fai attenzione. Parla con me, guarda su

Quasi criptico ma—quando Saleh alzò lo sguardo vide Matoya fissarlo.

«Eri tu…?» sussurrò il mezz’elfo.

Matoya si portò il dito indice della mano sinistra alle labbra, come a dirgli di non fare domande. Continuò a mangiare il suo pasto, ma cominciò anche a metter su una messinscena, «Sono contento che sia qui con noi oggi, cara Perla» Non permettendo a nessun altro tranne Saleh di vederlo, fece un occhiolino, «Come le vanno le cose ultimamente?»

Saleh dovette pensarci un po’ su. Un principe di un altro pianeta—anzi, due pianeti—che non sapeva tutta la sua situazione era comunque disposto ad aiutarlo con un’improvvisazione. Ma che altro avrebbe dovuto fare? Stava recitando tutto il giorno. «Oh, sa… sto facendo le solite cose…» rispose con una leggera risata, «Ma a lei, invece?»

«Poteva andare meglio» La recita di Matoya sembrava cedere per un momento. Saleh si chiedeva cosa fosse successo. Matoya voltò nuovamente lo sguardo verso di lui, «Ma ci sono abituato. Il mio ruolo è quello di occuparmi delle povere anime»

«Giusto…» mormorò Saleh.

«Anche io sto facendo il solito» concluse poi Matoya con un sorriso.

Il telefono di Saleh riprese a vibrare, stavolta Atan lo stava chiamando. Saleh si scusò, e Matoya lo guardò balzare dalla sedia per andarsene in bagno. Notò Krystal corrugare la fronte, sospettosa, mentre sorseggiava la sua bevanda dal calice. Aimon e Jandor sembravano discutere d’altro invece di pensare all’amico, probabilmente si fidavano abbastanza e sapevano che sapeva cavarsela da solo. C’era qualcosa che Matoya trovava affascinante, di quel gruppo. Non riusciva a capire cosa, oltre al fatto che ammirava già Alfea.


 

«Che cosa c’è?»

Saleh non poté nascondere la sorpresa quando vide Atan materializzarsi davanti a sé dopo aver risposto alla chiamata. La fata del suono incrociò le braccia, con il suo tipico sopracciglio inarcato.

«Tua madre vuole vederti perché le ho detto che eri malato» spiegò brevemente, «Devi almeno far finta di avere la febbre!»

«Ma non posso andarmene ora! È ora di pranzo e sai che significa?» domandò retoricamente Saleh.

«Oh, no, temo di non riuscire a decodificarlo» rispose con ironia Atan, e con un sospiro, «Senti. Prenderò il tuo posto all’interrogazione della DuFour, ma il minimo che potresti fare è andare nella tua stanza quando te lo dico»

La fata della natura sbuffò. Sapeva molto bene cosa significasse vedere Flora arrabbiata, e non lo voleva. Ma pensava fosse scortese andarsene senza avvisare, nonostante fosse sicuro che Jandor e Aimon avrebbero compreso, lo avevano anche avvertito.

«Va bene…»

«Okay, sono contento che tu ci stia pensando» Atan gli sorrise, «Sono riuscito a venire qui grazie ad un incantesimo del prof Wizgiz, non ho molto tempo e Kai mi sta coprendo… non posso fermarmi oltre. Quindi appena ti scrivo “Vai”, tu dovrai teletrasportarti nella mia stanza con un incantesimo che lancerò dal mio telefono al mio computer—» Si bloccò improvvisamente, sentendo un brivido lungo la schiena. «Dimmi una cosa… perché sento come una strana presenza?»

«Di che parli?» Saleh corrucciò le sopracciglia curiosamente.

«Oh, hai il fiuto da detective, Atan…» Matoya si materializzò dietro Saleh, spaventandolo. Atan sgranò gli occhi, il mezz’elfo poté vedere la fata del suono paralizzarsi sul posto come se avesse visto un fantasma—che non era troppo lontano dalla verità.

«M… M… S… Sua Altezza…! Principe Enma…!» cominciò poi a balbettare. Saleh inarcò un sopracciglio, ma cosa stava vedendo?

«Oh, caro, puoi chiamarmi Matoya. Non chiamarmi con il nome di mio padre, per cortesia» Il principe dai capelli rosati si posò una mano sul petto, «Non ho potuto fare a meno che origliare quello che stava succedendo tra te e i tuoi amici a tavola, e ho anche aiutato Saleh. Per puro caso, poi, ho sentito il principe della Fiamma del Drago e il principe di Andros parlare di te. È un piacere vederti dopo tanto tempo»

Saleh alternò lo sguardo tra Matoya e Atan. Quest’ultimo era ancora immobilizzato, finché non si sforzò di inchinarsi per rispetto. «Ma allora… vi conoscete?»

«Mio padre regna su Brahma e Raikou» cominciò Matoya, «Una volta voleva regnare anche su Melody e Ha, ragion per cui Raikou e Melody si fanno ancora guerra tra di loro. Ma è passato tanto tempo dall’ultima volta, ci sono ancora degli affari politici da sistemare, così me ne occupo io al posto di mio padre. Non abbiamo di certo bisogno dei suoi modi barbarici, non ho ragione, caro Atan?»

Atan annuì velocemente, forzando un sorriso, «B… Beh, Saleh, penso che tu sia in buone mani! Dal momento che siamo qui, Sua Altezza, posso chiederle un piccolissimo favore?»

Matoya alzò le sopracciglia. Sembrava interessato, specialmente per il coraggio di Atan, «Ma certo che puoi. Di che si tratta?»

«Devo portare Saleh nella sua stanza ad Alfea con un incantesimo tecnomagico… ma visto che i suoi poteri sono orientati più sullo spirito e possono anche connettersi con la tecnologia… non è che potrebbe aiutarmi attraverso il mio incantesimo dal telefono di Saleh?» chiese Atan, sperando di non star chiedendo troppo.

«Certamente» Matoya annuì lentamente, «Possiamo tornare a tavola, allora. È stato bello rivederti»

«Sì, sì! Ci vediamo dopo…!»

Appena Atan scomparve, Saleh venne accompagnato fuori da Matoya, chiedendosi ancora perché il suo amico avesse così paura del principe. Forse per qualcosa collegato al loro passato.


 

***


 

Fortunatamente Atan riuscì a tornare in dormitorio prima che arrivasse Flora. Inviò il messaggio a Saleh e lo aspettò nella sua stanza, ne approfittò anche per rimettere in ordine le cose di Jandor e Saleh che erano state lasciate per terra. Sentendo un familiare suono provenire dal suo telefono, Atan si affrettò da Saleh che era appena arrivato grazie all’incantesimo prestabilito.

«Forza, mettiti il pigiama e vai a letto! Non possiamo sapere entro quanto tempo arriverà»

«Atan, rilassati, ho tutto sotto controllo! Conosco mia madre, secondo me sta ancora parlando agli studenti nella classe dov’è ora per dare loro i compiti» lo rassicurò con calma Saleh, mentre si cambiava i vestiti con la magia. Prese successivamente un termometro, alzando lo sguardo verso di lui, «Puoi fare un po’ di tè? Non troppo caldo, non voglio rovinare il termometro»

Non appena Saleh si coricò sul letto, Atan uscì dalla stanza per andare in cucina, bollendo un po’ d’acqua lasciata dalla colazione. Una volta pronto il tè, la fata del suono tornò velocemente in camera, così che potessero mettere il termometro dentro la tazza per qualche secondo, prima che la fata della natura potesse sorseggiarne un po’. Sentendo passi provocati da dei tacchi, Atan coprì Saleh con le coperte come se si stesse davvero prendendo cura di lui. Flora però era già entrata nell’appartamento, sicuramente la porta era ancora aperta e non se n’erano accorti.

«Non una parola, okay?» sussurrò Atan, ricevendo una veloce conferma da Saleh.

Cominciarono a mettersi d’accordo, finché Flora non entrò in stanza con la fronte corrugata. Alzò successivamente le sopracciglia, vedendo Saleh ed Atan dinanzi a lei. Se solo non fosse stata così arrabbiata.

«Mamma…!» la chiamò Saleh.

«Saleh. Devi darmi subito una spiegazione!» esclamò Flora, «La regina Krystal mi ha chiamato dicendomi che eri al consiglio tra regni!»

Oh-oh. Entrambi i ragazzi si guardarono in panico.

«M… Mamma, aspetta! Posso spiegare, deve avermi confuso con—»

«La contessa Perla?»

Appena fece uscire il nome dalle sue labbra, i due riconobbero una risata familiare da fuori. Flora premette le labbra, corrucciando le sopracciglia appena Palladium entrò in stanza continuando a ridere sguaiatamente, senza fiato, sedendosi sul letto di Saleh per supportarsi.

«Oh, cielo! Era così divertente! Mi ha ricordato di quando facevo cose simili alla tua età!»

«Palladium, non incoraggiarlo!» gridò Flora, incrociando le braccia, «Ci ha mentito! Ma mi meraviglio soprattutto di te, Atan!»

Atan sospirò rumorosamente, «Mi dispiace, davvero! Non volevo, ma è successo tutto così in fretta, non ho potuto fermarlo!»

Palladium si alzò dal letto, affiancando Flora. Saleh abbassò lo sguardo, pensando che forse avrebbe dovuto pensarci due volte come aveva detto Atan la stessa mattina. Ma era così curioso di vedere il consiglio, e di prendere nuovamente i panni della contessa Perla. Forse avrebbe potuto farlo anche in altre occasioni, senza rischiare una nota sul registro scolastico.

«Sì… io vi chiedo scusa. Chiedo scusa a tutti voi» disse timidamente Saleh.

Flora gli sorrise dolcemente, sedendosi di fianco a lui sul letto per accarezzargli la guancia, «Quello che conta è che tu stia bene, ma non farlo mai più»

«Tra l’altro se vuoi aiutare i tuoi amici e non puoi fare lezione, potrai dirlo a noi e gli altri professori. Come hai fatto con le missioni della direttrice Faragonda» aggiunse Palladium, «Non dev’essere una scusa per assentarsi, però!»

Saleh scoppiò a ridere, cosa che fece fare lo stesso anche agli altri. Si fece un appunto mentale su ciò che aveva pensato poco prima sulla contessa Perla, gli piaceva davvero indossare quel vestito e anche altri simili a quello. Forse aveva scoperto qualcosa in più su sé stesso, che lo rendeva fiero.


 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4026224