Amore proibito

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Fanfiction tradotta dall’inglese, potete trovare i dettagli dell’originale qui sotto.
 
Titolo originale: Amor Prohibido
Link storia originale:
https://archiveofourown.org/works/36305104/chapters/90508219
Non ho modo di postare il link dell'autore originale come faccio solitamente in quanto è stato eliminato dalla piattaforma.

Prima di iniziare con la fanfiction, è bene lasciare qualche nota:

1. La storia è incentrata su una relazione
zio/nipote. Se la tematica non è di vostro gusto o non vi mette a vostro agio, sconsiglio la lettura.
 
2. Specifico che qualsiasi rapporto viene consumato tra personaggi in piena età del consenso, e in seguito maggiorenni, tuttavia la relazione viene affrontata più dal punto di vista sentimentale, introspettivo e conflittuale che fisico.
 
3. A livello di trama, ci sono alcune differenze con il film originale. In questa fanfiction, Bruno è il fratellastro di Pepa e Julieta e non il gemello. All’inizio della storia ha 35 anni, 15 in meno delle sorelle, ed è figlio di Alma e di un secondo marito dopo Pedro.
 
4. La coppia principale è Bruno/Camilo, di cui personalmente mi sono innamorata senza un perché, ma così è ^^’’ di nuovo, se la tematica non è di vostro gradimento, non proseguite con la lettura. In caso contrario, enjoy :-)
 

 
 
“Quindi, ora parliamo di Bruno?”
 
Camilo era cresciuto pensando a Bruno come a un tabù. Era diventato più una leggenda metropolitana che un membro scomparso della famiglia Madrigal nel corso degli anni, trasformandosi in una caricatura grottesca di un personaggio malvagio e manipolatore. Camilo non ricordava neanche il vero Bruno, quello che se n’era andato quando lui aveva cinque anni. Dopo tanto tempo in cui gli era stato ribadito di non parlare di Bruno, l’uomo nella sua mente era diventato una figura gigantesca e imponente con occhi luminosi e un ghigno malvagio, una sinistra esagerazione della forma che avrebbe assunto quando era impegnato nelle sue visioni.
Era diventato materia di incubi negli ultimi dieci anni. Camilo a volte andava in giro dai bambini del villaggio, spaventandoli con le leggende delle famigerate visioni di Bruno. I suoi familiari non gli avevano mai detto di smettere, incoraggiando persino la caricatura, purché impedisse alla gente di parlare di Bruno.
 
Quindi ora che il vero Bruno era qui, Camilo era confuso. Prima di tutto, Bruno non era affatto come ricordava, o pensava di ricordare. Invece di un enorme creatura di più di due metri, il vero Bruno era mite, più basso di Camilo, e pareva ancora più minuto mentre si curvava goffamente su se stesso. I suoi occhi, Camilo notò, non erano perennemente luminosi: erano piuttosto di un verde scuro, perfettamente normale. La sua pelle era leggermente pallida, i suoi occhi incavati e i capelli più grigi di quanto ci si potesse aspettare da un uomo tra i trenta e i quarant’anni. Sembrava stanco, perfino piccolo. Insomma, Bruno sembrava umano. Bruno era normale. E, cosa più sorprendente, era qui adesso, a ricevere un abbraccio da Abuela come se gli ultimi dieci anni non ci fossero stati. Era scomparso, ora era improvvisamente tornato e nessuno faceva alcuna domanda! Veniva inondato di affetto come se si trattasse di un giorno ordinario e lui un regolare membro della famiglia Madrigal.
 
Camilo non poteva fare a meno di sentirsi arrabbiato. Nessuno si chiedeva dove fosse andato, cosa avesse fatto? Perché se n’era andato, poi? La casa era crollata e all’improvviso tutti avevano cambiato idea su Bruno. Camilo non riusciva a unire gli eventi. Sbuffò mentre guardava sua madre e sua zia accettare facilmente le scuse del fratellastro e abbracciarlo. Dissero che erano molto felici di essere riuniti e Bruno sembrò illuminarsi, sciogliendosi facilmente tra le braccia delle sorelle.
 
Uno dopo l’altro, il resto della famiglia fece la stessa cosa, lasciando Camilo a osservare la sfilata di abbracci. Anche Antonio partecipò, nonostante non fosse ancora nato quando Bruno era sparito. Tutto appariva così falso e Camilo si sentiva adirato, in parte per conto di Bruno.
 
Anche prima che Bruno scomparisse, non era mai stato del tutto trattato come uno di famiglia. A parte il fatto che le persone pensavano che il suo dono portasse sfortuna, Bruno era visto come Madrigal solo per metà. Abuela custodiva l’origine del miracolo di famiglia, dopo essere fuggita insieme al defunto marito Pedro dalla persecuzione, con le gemelle appena nate. Ad ogni bambino Madrigal veniva raccontata la storia della morte del loro Abuelo e del miracolo che ne era derivato. Ma Bruno non era imparentato con Abuelo Pedro: era arrivato dopo, quando Abuela aveva incontrato un uomo che pensava potesse condividere il miracolo della famiglia, ma si era rivelato un errore. Il matrimonio era durato poco, ma aveva lasciato Bruno.
 
Molto prima della regola del ‘Non si nomina Bruno’, ce n’era stata un’altra, silenziosa, secondo cui Bruno doveva essere trattato con distante cortesia invece che con lo stesso amore e affetto che ricevevano gli altri Madrigal. E quando era divenuto chiaro che Bruno non aveva intenzione di sposarsi, Abuela era diventata ancora meno interessata a coinvolgere Bruno nelle questioni familiari. Se non voleva nemmeno aiutare a produrre altri Madrigal, perché preoccuparsi di includerlo? Anche la struttura di Casita sembrava rispecchiare tale atteggiamento, perché la torre di Bruno si ergeva alta sopra le altre stanze, separandosene ancora di più con un’immensa distesa di scale.
 
Camilo ricordava di aver sentito qualche anno prima sua madre giustificare la partenza di Bruno dicendo che non era mai stato fatto per appartenere ai Madrigal. Era solo il fratellastro, dopotutto, mentre lei e Julieta erano gemelle. E poiché aveva quindici anni in meno delle sorelle, Bruno era più come un animale domestico che un familiare di sangue. Bello averlo intorno, divertente per giocarci insieme, ma da scartare facilmente qualora diventasse un peso. Era quello che Pepa diceva, e né Abuela né Julieta avevano mai fatto alcuno sforzo per correggerla.
 
Quindi osservare tutta la famiglia che ora abbracciava Bruno appariva come una grande menzogna. Bruno doveva soltanto integrarsi perfettamente e assumere il ruolo di zio e fratello senza alcuna domanda od esitazione. A nessuno era mai importato davvero di lui, quindi perché fingevano adesso?
 
Anche se la verità era stata rivelata, sulla visione di Bruno su Mirabel, su Casita e il suo periodo trascorso dietro le mura, Camilo faticava comunque ad allinearsi con la famiglia. Non diceva nulla, ma osservava con scetticismo i parenti che si preoccupavano di trascorrere del tempo con Bruno, gli offrivano di partecipare alle attività o si sedevano con lui in sala da pranzo. L’unica che poteva davvero capire era sua cugina Mirabel, che poteva comprendere l’esclusione di Bruno.
 
Nessuno provò mai a spingere Camilo ad essere più caloroso con suo zio, ma Camilo capiva che sua madre avrebbe voluto che mostrasse maggiore affetto. Ma Bruno non cercò mai di innescare nulla e Camilo di sicuro non l’avrebbe fatto, quindi rimaneva bloccato a guardare la sua famiglia che accoglieva un semi-sconosciuto in casa senza alcuna titubanza né spiegazione sul loro cambio di prospettiva.
 
A volte, però, Camilo guardava Bruno e si faceva delle domande. Non si fidava esattamente di suo zio, non ancora almeno, ma lo incuriosiva. Bruno si illuminava ogni volta che qualcuno lo abbracciava o gli dava una pacca sulla spalla, attardandosi facilmente e apertamente ad ogni minimo tocco, ma allo stesso tempo era incline a intrufolarsi nella sua stanza, trascorrendo lì ore da solo. Si recava spesso anche nei boschi, fuori casa. Quando Camilo lo seguiva, rimanendo a distanza per non farsi beccare, osservava lo zio seduto per terra, a guardare il cielo con un piccolo sorriso.
Era strano, pensava Camilo, vedere ogni giorno quella versione di Bruno. Era così diverso dal mostro in cui era stato educato a credere, e faticava per accettarlo. Questo Bruno era timido e nervoso, ma desideroso di amare. Era buono. Era gentile.
 
Ciò che davvero confondeva Camilo era l’affetto che Bruno mostrava per i suoi topi. Era felice quando Julieta o Abuela gli davano un bacio sulla guancia e ricambiavano l’amore che lui provava per la sua famiglia, ma qualcosa nei suoi occhi cambiava quando era con i suoi topi. Sembrava calmo – davvero calmo, non solo per finta per accontentare Abuela o impedire a Pepa di produrre nuvole temporalesche -, il che portò Camilo a capire quanto Bruno si sentisse sempre teso. Le sue spalle si rilassavano e le rughe sugli occhi, che Camilo pensava fossero solo un segno dell’età, si attenuavano completamente. Una parte di lui era stranita dal fascino dello zio per quelle creature, ma era bello vederlo così in pace. In quei momenti Camilo vedeva la somiglianza di Bruno con Abuela.
 
Camilo spesso si trasformava in altre persone per far ridere, per offrire assistenza, ma a volte, di sera, si trasformava da solo davanti a uno specchio, giusto per sedare qualche curiosità. Che fosse un attraente sconosciuto che aveva visto di sfuggita o un corpo che desiderava avere, gli piaceva concedersi un momento privato per vedere le diverse forme in cui poteva trasformarsi così facilmente. In quel momento, stava ricreando Bruno. Per tanti anni, la sua versione di Bruno era stata enorme, pallida e minacciosa. Amava assumere quelle sembianze per spaventare i bambini del villaggio o far venire un infarto a sua madre, ma ora che sapeva che quello non era il vero Bruno, voleva vedere la nuova versione, la vera versione.
 
Questo Bruno, ora che Camilo poteva scrutarlo da vicino, era normale in maniera quasi allarmante. Era anche più magro di quanto Camilo immaginasse, il suo poncho nascondeva la maggior parte del suo corpo con uno spesso rivestimento di stoffa verde.
 
Camilo si tastò il fianco sopra la maglia, sentendo le costole sporgenti che fecero saltellare le dita lungo la pelle giallastra. Camilo osservò il volto. Aveva solo 35 anni, ma sembrava più vecchio. La sua pelle non era rugosa, ma aveva una stanchezza che lo faceva apparire come se avesse vissuto molte più vite di chiunque altro alla sua età. Era così, immaginava Camilo. Vivere tra le mura di una casa per un decennio aveva le sue conseguenze. Quando tornò in sé, Camilo indugiò sul proprio viso, cercando di trovare delle somiglianze tra lui e lo zio. C’erano, da qualche parte, ma Bruno somigliava così poco a sua madre che Camilo doveva sforzarsi per vedere una parte di sé riflessa nel volto di suo zio. Era così vicino adesso, quasi completamente riadottato dai Madrigal, ma anche la forma del suo viso sembrava suggerire una distanza tra loro.
 
Camilo iniziò a sentirsi più curioso su Bruno che arrabbiato per la sua improvvisa apparenza e la reazione della sua famiglia. In un certo senso, era divertito dagli atteggiamenti goffi di Bruno. Poteva essere silenzioso, in allusione alla cautela di cui aveva avuto bisogno per vagare dietro i muri, ma era anche incredibilmente impacciato.
 
Camilo cominciò a chiedersi che tipo di vita era quella dietro alle mura. Provava compassione per lo zio, e a volte si rattristava a pensare a quanto doveva essersi sentito solo. Camilo prosperava grazie all’attenzione degli altri, quindi l’idea di affrontare qualcosa di lontanamente simile gli sembrava una condanna a morte.
 
Una parte di lui era un po’ intimorita dal fatto che lo zio fosse stato così vicino per tutto il tempo. Li aveva visti? Li aveva mai osservati? Aveva visto Camilo crescere, desiderando di poter essere presente?
 
“Vai ad aiutare tuo zio” ordinò Pepa, indicando la porta di fronte a Casita, dove Bruno stava lottando per tagliare la legna. Camilo era sul punto di sbuffare e dire una battuta sarcastica, ma in realtà era un po’ entusiasta di avere la possibilità di parlare con suo zio. Ora che erano passati alcuni mesi e Bruno si stava affermando come presenza fissa in casa Madrigal, la famiglia stava tornando alla normalità e non soffocava Bruno con più affetto rispetto agli altri, e Camilo ne era meno disorientato. Ora poteva passare del tempo con lui senza provare sentimenti di cinismo.
 
“Sì, mami” rispose, sorprendendo Pepa per la facile obbedienza, e si recò all’esterno.
 
“Ah, ciao Camilo” lo salutò Bruno, con aria leggermente agitata mentre cercava di sollevare l’ascia sopra la testa. “Posso aiutarti?”
 
“Mami mi ha chiesto di aiutare” Camilo si trasformò in uno degli uomini più robusti del villaggio, mostrando i muscoli.
 
Bruno rise mentre arrossiva per l’imbarazzo. “Ah, suppongo di aver bisogno di aiuto”
 
“Ah sì?” Camilo ridacchiò, “sembra che tu abbia qualche difficoltà”
 
Come per sottolinearlo, Bruno abbassò l’ascia e mancò il legno di diversi centimetri.
 
“Sì...” concesse. Ancora più rosso, Bruno consegnò l’ascia a Camilo e guardò il nipote tagliare più ciocchi in dieci minuti di quanto avesse fatto lui nella mezz’ora che aveva trascorso lì.
 
Terminato il lavoro, Camilo si pulì le mani tornò nel suo corpo. Rise davanti all’espressione di Bruno.
 
“Non essere imbarazzato, zio” lo prese in giro, “non ci sono molte opportunità di lavoro manuale tra le mura di Casita”
 
A quel punto, commenti del genere non sembravano invogliare Bruno a nascondersi, come in principio. Sembrava perfino incline a battute di quel tipo, come se le considerasse un segno di accettazione. Come un suggerimento per cui non avrebbe mai più avuto bisogno di nascondersi.
 
“E non posso trasformarmi in qualcuno più forte di me”
 
Questa volta fu Camilo ad arrossire. “Non prenderti troppe confidenze, zio”
 
Bruno sollevò le mani. “Lo so, lo so. Sono sicuro che sei molto forte, nipote”
 
Camilo non sapeva fino a che punto il suo rapporto con lo zio si fosse solidificato abbastanza da potersi stuzzicare a vicenda in quel modo. Era sorpreso di quanto poco lo infastidisse.
 
Nonostante Camilo non fosse ancora così in confidenza con Bruno come quasi tutti gli altri Madrigal, le cose divennero più normali. Le cene erano tranquille e Bruno contribuiva alla conversazione tanto quanto gli altri. Faceva battute, stuzzicando i nipoti proprio come facevano suo padre e zio Agustin. Ricominciò perfino ad avere visioni che, sebbene all’inizio furono accolte con un po’ di disagio, lentamente furono trattate come gli altri doni dei Madrigal, diffondendo buone notizie in tutto il villaggio.
 
Quando giunse il suo sedicesimo compleanno, Camilo cominciava a dimenticare com’era il periodo senza Bruno. In realtà iniziava ad apprezzarlo.
 
La sua festa di compleanno fu enorme e rumorosa come qualsiasi altra festa dei Madrigal, e si divertì moltissimo a ballare con i suoi fratelli e cugine mentre zio Agustin suonava un’allegra cumbia al pianoforte. Era la prima volta da quando Casita era stata ricostruita che Camilo si ritrovava a divertirsi per davvero. Si sentiva euforico di essere più grande, eccitato alla prospettiva di diventare uomo. Inoltre, amava essere al centro dell’attenzione, e tutti ridevano mentre mutava di persona in persona sulla pista da ballo, abbinando gli stili di danza di ogni paesano con perfetta precisione mentre assumeva le loro sembianze.
 
Quando giunse l’ora della cena e dei regali, Camilo era stanco. Aveva ballato tutta la sera e stava sudando. Il pasto fu un gradito sollievo dai festeggiamenti energici e si tuffò con entusiasmo nella bandeja paisa che sua zia Julieta aveva preparato.
 
Mentre mangiavano, i Madrigal e alcuni abitanti del villaggio con cui Camilo era amico gli consegnarono con entusiasmo i regali, ridendo alle sue reazioni davanti a magliette, libri e giochi che avevano preso per lui. Camilo si assicurò di abbracciare tutti in segno di apprezzamento, ringraziando per la generosità.
 
“Il mio non è esattamente un regalo” disse piano Bruno mentre Camilo dava un bacio sulla guancia di Mirabel per la bandana che gli aveva ricamato, e tutti osservarono Bruno incuriositi, “è più un’esperienza visiva”
 
“Oh?” fece Abuela, alzando le sopracciglia, “cos’hai preparato, Brunito?”
 
Con un sorriso imbarazzato, Bruno si alzò e si mise davanti al tavolo, mentre tutti lo guardavano. Camilo si protese in avanti, curioso di sapere di cosa si trattasse.
 
“So che è un po’ strano” disse timidamente, “ma quando ero, uh, tra le mura, una delle cose che preferivo fare era guardare telenovele. Ovviamente dato che non avevo una tv, ho dovuto improvvisare”, fischiò e all’improvviso apparvero numerosi topi, alcuni dei quali con piccolissimi fondali.
 
Mirabel sorrise, chiaramente coinvolta. “Ah, zio! Che bello!” si chinò verso Camilo e gli sussurrò con aria cospiratoria, “stai a vedere”
 
Camilo non sapeva cosa dire, quindi obbedì, ipnotizzato dallo zio che sistemava un tavolino da gioco con alcuni fondali e vi sistemava i topi dietro. Camilo vide che c’erano dei piccoli fori da cui passavano le teste dei topi. Era decisamente intrigato.
 
“E ora” iniziò Bruno, alzando la voce, “vi presento ‘La tragedia della bellezza’! È la tragica storia di una donna innamorata, destinata a non incontrare mai il suo amato...perché è un fantasma!”
 
“Non rivelare tutto, zio!” disse Mirabel ridendo.
 
Bruno ridacchiò, arrossendo. “Sto solo riassumendo la trama. Azione, topolini!”
 
Camilo osservò affascinato mentre Bruno raccontava la sua telenovela, recitata interamente dai topi. Era incredibilmente elaborata, completa di costumi e sfondi dipinti dettagliatamente e personaggi con retroscena complessi. Quando le scene cambiavano, Bruno inseriva un altro sfondo e i topi lo seguivano, addestrati al punto in cui Camilo si chiese se Antonio c’entrasse qualcosa.
 
Camilo fu sorpreso di quanto si ritrovò coinvolto nella storia, poiché la protagonista, dall’appropriato nome Soledad, lamentava l’assenza del suo amante, fantasma di un generale che viveva nella sua soffitta. Camilo sussultò per i colpi di scena e si commosse davvero quando Soledad si tolse la vita con una fiala di veleno per unirsi finalmente con il suo amato.
 
Quando Bruno chiuse un minuscolo sipario sul palco improvvisato, tutti applaudirono ed esultarono, Camilo e Mirabel a tono più alto degli altri. Camilo si guardò intorno e vide le lacrime negli occhi di tutti. Non poteva mentire, lui stesso era toccato. Per quanto Bruno sembrasse bizzarro nella vita quotidiana, si era illuminato nel raccontare la storia. Forse il suo vero dono era la recitazione.
 
Stranamente, questa versione di Bruno, il narratore sicuro di sé e animato, era la versione più vicina a quella in cui Camilo si trasformava per spaventare i bambini. Non era affatto cattivo, ma pareva più alto, più fiducioso e più misterioso. Il Bruno normale era un libro aperto, il Bruno narratore era bravo a rivelare poco alla volta, attirando il pubblico con il tono e i gesti. Era quasi incantevole il modo in cui riusciva a gestire un gruppo così numeroso di persone.
 
“Grazie” disse Bruno, inchinandosi prima di raccogliere i topi e far inchinare anche loro, “e buon compleanno, Camilo”
 
Camilo osservò Bruno fare il giro del tavolo, attirandolo in un forte abbraccio. Rimase sorpreso, ma poi si lasciò andare, dicendo: “Grazie, zio”
 
La festa proseguì, ma Camilo continuò a pensare all’abbraccio. Bruno mostrava affetto verso tutti, ma solo quando gli veniva offerto, e Camilo doveva ancora estendere quel tipo di affetto verso suo zio. Era la prima volta in cui Bruno prendeva l’iniziativa. Camilo ci pensava ancora quando, alla porta, ringraziava tutti gli ospiti per essere venuti e augurava loro una buona notte.
 
Ci stava ancora pensando quando si preparava per andare a letto, e pensò che per quella ragione si ritrovò a bussare alla porta dello zio prima di andare a dormire, sorprendendo l’uomo, quando gli chiese di guardare una telenovela insieme prima di coricarsi.
 
“So che ora hai una tv nella tua stanza” disse Camilo, sentendosi nervoso per qualche motivo, “e la tua storia era così bella che volevo vederne una con delle persone, sai, con gli attori”
 
Camilo poteva giurare di aver sentito uno squittio di indignazione provenire da dietro Bruno, ma entrambi lo ignorarono. Bruno ridacchiò.
 
“Si sta facendo tardi, nipote. Non dovresti andare a letto?”
 
“È il mio compleanno” disse Camilo sorridendo, “solo per questa volta?”
 
Beh, non accadde solo una volta. Dopo che Bruno lo fece entrare quella sera, si innamorarono di una telenovela dal titolo ‘Il potere dell’amore’. Diventò un’abitudine per Camilo recarsi nella stanza di Bruno ogni sera intorno alle dieci, quando iniziava la telenovela, piantarsi sul letto di Bruno con alcune arepas rubate e un’enorme pila di coperte e cuscini mentre guardavano il dramma svolgersi sullo schermo.
 
Cercarono di rimanere silenziosi per non disturbare Dolores, ma Camilo non poteva fare a meno di sussultare e gridare: “Hai visto?!” quando sullo schermo succedeva qualcosa di particolarmente succoso, e Bruno rideva forte, piccoli pezzi di arepa che gli sfuggivano dalla bocca mentre cercava di tacere. Camilo era estasiato dalla storia, ma era ugualmente interessato a vedere quel lato di Bruno, quello che non si tirava indietro né evitava di esprimersi. Bruno di solito era timido, ma trascinato nel mondo delle telenovele sembrava più sicuro, entusiasta e fiducioso delle sue convinzioni. Spesso sussultava, rideva rumorosamente, afferrava Camilo per una spalla e gli diceva di fare silenzio – anche quando Camilo non diceva nulla – durante scene piene di suspense.
 
Arrivò al punto in cui la parte che Camilo preferiva della giornata era guardare Il potere dell’amore con suo zio. A volte descrivevano gli eventi dell’ultimo episodio nel dettaglio al resto della famiglia durante la colazione.
 
“Sono davvero felice che tu stia legando con tuo zio” disse un giorno Pepa a Camilo, dandogli un bacio sulla fronte. Camilo si limitò a sorridere, sorpreso per essersi avvicinato così tanto a quella persona che una volta temeva come fosse l’orco delle fiabe.
 
Dopo un po’, l’abitudine di stare sveglio fino a tardi portò Camilo ad addormentarsi prima della fine della telenovela. Quando ciò accadeva, ore dopo si risvegliava nel proprio letto. Quando interpellò Bruno a riguardo, lo zio scrollò le spalle. “Non volevo svegliarti”
 
“Sì, ma portarmi in braccio? Sono più grande di te, riesci a malapena a sollevare un’accetta”
 
Bruno sbuffò. “Ti sei visto, nipote?” fece afferrandogli il braccio, “sei magro. Non pesi niente”
 
Camilo arrossì e lasciò stare. In genere si sarebbe arrabbiato per un commento del genere, ma conosceva Bruno e sapeva che non voleva risultare antipatico. Inoltre, stranamente era bello sentirlo. Non sapeva perché, ma il pensiero di Bruno che lo portava in camera sua mentre era addormentato lo rendeva felice. Forse gli piaceva l’idea di sentirsi di nuovo bambino. Dopotutto, da piccolo aveva visto a malapena suo zio. Forse il suo cervello cercava di recuperare il tempo perso.
 
Non l’avrebbe mai ammesso, ma Camilo iniziò a fingere di addormentarsi poco prima della fine della telenovela. Sbadigliava e abbassava lentamente la testa per non far insospettire lo zio. Teneva gli occhi chiusi mentre Bruno sospirava, diceva piano “Devi iniziare a bere caffè” e lo sollevava per portarlo nel suo letto. Era un tragitto un po’ lungo, e il morbido dondolio di Bruno che strisciava lungo i corridoi era un dolce cullare, abbastanza calmante da far addormentare Camilo per davvero.
 
Sicuramente non l’avrebbe mai detto a nessuno, ma il suo cuore palpitava un po’ quando Bruno gli rimboccava le coperte, gli dava un bacio sulla fronte e gli sussurrava “Buonanotte” prima di ritirarsi tranquillamente nella sua torre.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Camilo cominciava a preoccuparsi.
 
Dopo alcune settimane in cui fingeva di addormentarsi durante le telenovele, si stava abituando fin troppo al fatto che Bruno lo portasse nella sua stanza per addormentarsi realmente. Nelle sere in cui rimaneva sveglio e andava nella sua stanza da solo, non chiudeva occhio tutta la notte, fissando il soffitto mentre avvertiva che mancava qualcosa che gli impediva di prendere sonno. Iniziava ad aver bisogno di quella sensazione di conforto e sicurezza che provava quando Bruno lo metteva a letto e gli lasciava un bacio sulla fronte.
 
Era troppo grande per queste cose. Aveva 16 anni, non avrebbe dovuto cercare l’affetto di suo zio in quel modo. Era strano, era inquietante e gli pareva di essere un bugiardo. Bruno pensava che si addormentasse: se avesse saputo che Camilo voleva solo essere trasportato come un bambino, chissà come avrebbe reagito? Probabilmente sarebbe rimasto disgustato dal fatto che un ragazzo, quasi un uomo, avesse ancora bisogno di quel tipo di attenzione. Forse avrebbe smesso del tutto di guardare telenovele con lui.
 
Tuttavia, per il bene del proprio riposo, Camilo continuò con lo stratagemma e si godette il trasporto verso camera sua come se non pesasse nulla. Era così abituato a portare persone e cose per gli altri, che si trattasse di bambini o generi alimentari o balle di fieno perché gli abitanti del villaggio gli richiedevano di trasformarsi in chiunque, che quel tipo di sensazione, di essere finalmente coccolato da qualcuno, era rilassante. Non doveva essere altro che se stesso in quei momenti.
 
In ogni caso, doveva fare qualcosa a riguardo. Non era sciocco, sapeva cosa sarebbe successo se lo zio Bruno avesse scoperto cosa stava facendo. Camilo sarebbe apparso un pervertito, e tutto sarebbe finito: l’affetto, le telenovele, ogni cosa, e non poteva sopportare di perderlo. Quindi doveva trovare un nuovo sfogo al suo desiderio di affetto.
 
Camilo decise che la cosa migliore che poteva fare era trovare qualcuno da frequentare. Se aveva bisogno di essere abbracciato, sicuramente c’era qualcuno nel villaggio, della sua età e che non fosse suo parente, che avrebbe potuto prestargli quel tipo di attenzione. Non era mai stato molto interessato a stare con qualcuno prima, ed era ancora così, ma avendo visto Dolores con Mariano, una parte di lui era invidiosa di avere quello che avevano loro. Gli piaceva l’idea di qualcuno con cui potesse parlare di qualsiasi cosa e, onestamente, non gli sarebbe dispiaciuto qualche bacio.
Come Madrigal, Camilo era spesso troppo occupato per pensare al romanticismo, ma era un adolescente. Voleva quel genere di cose.
 
Camilo conosceva il proprio aspetto, anche se prendeva spesso sembianze altrui. Sapeva come lo guardavano alcune ragazze del villaggio, e anche alcuni ragazzi. Si piaceva e sapeva che le persone lo ritenevano attraente. Per questo motivo, non fu troppo nervoso quando iniziò a parlare con una ragazza, Renata, la quale mostrò rapidamente interesse.
 
Renata era davvero bella, Camilo lo sapeva. Molti dei suoi amici avevano una cotta per lei ed era chiaro il perché. Aveva lunghi capelli lisci e castani che le arrivavano fino alla schiena e una spruzzata di lentiggini sul naso baciato dal sole. Era anche molto dolce e orgogliosa di lavorare nella panetteria di suo padre. I suoi piatti non erano esattamente paragonabili a quelli di Julieta, ma a Camilo piaceva stare con lei mentre la ragazza gli offriva dei polvorosas.
 
Quando cominciarono a frequentarsi, Camilo fu entusiasta di presentarla alla famiglia. All’inizio lei fu un po’ timida, intimorita dai famosi e magici Madrigal, ma si adattò perfettamente. Era sempre pronta a dare una mano e andava d’accordo con Antonio e Mirabel. E quando teneva la mano di Camilo, gli faceva battere forte il cuore. Era perfetta, pensava Camilo.
 
Per qualche settimana andò tutto bene. Camilo andava a trovare Renata quasi tutti i giorni in panetteria e parlavano tra un cliente e l’altro, tenendosi per mano quando il padre di lei le concedeva una pausa. Dopo il lavoro, andavano mano nella mano verso Casita, dove Renata trascorreva la maggior parte delle sere a cena. Si erano baciati qualche volta, da soli in camera di Camilo, senza mai andare oltre qualche contatto sopra i vestiti. Renata era bella e morbida e la sua voce dolce e calma quando pronunciava il nome di Camilo. Era davvero piacevole ed era esattamente ciò di cui Camilo aveva bisogno: qualcuno che lo stringesse, che fosse disposto a vederlo in quanto Camilo e basta.
 
L’unico problema era che Camilo si ritrovava ancora sveglio di notte, bramando la sensazione di essere trasportato a letto da Bruno. Ancora peggio era il fatto che, da guardare telenovele ogni sera, ora lo facevano una volta sola a settimana. Camilo sapeva che era colpa sua, era lui che sgattaiolava fuori per passare del tempo con Renata, ma era comunque triste di perdere quei momenti, diventati così preziosi per lui.
 
Renata fu così gentile quando Camilo mise fine alla relazione che lui si sentì terribilmente. La ragazza pianse un po’, ma sorrise leggermente e lo ringraziò per averla resa felice, prima di rientrare a casa sua. Camilo si sentiva malissimo e sapeva di essere una brutta persona per aver usato e scartato Renata in quel modo. Lei era probabilmente la persona più dolce del mondo e lui era un cretino immaturo che aveva bisogno di essere portato a letto dallo zio.
 
In realtà, Renata sarebbe stata molto meglio senza di lui.
 
Camilo pensava che, una volta finito con Renata, sarebbe tornato al suo schema con Bruno e le loro telenovele serali, ma poi incontrò Sebastian.
 
‘Incontrare’ probabilmente non era la parola giusta, ma sembrava sbagliato pensarla in un altro modo. Anche se Camilo aveva specificatamente cercato Renata, Sebastian fu una maggiore sorpresa. Lo conosceva da sempre, ma non si era accorto di quanto fosse bello fino a quando Sebastian non si era avvicinato durante una partita a calcio, esprimendogli il suo dispiacere per la rottura con Renata.
 
“È ok” disse Camilo, alzando le spalle mentre calciava la palla, “succede”
 
Sebastian sorrise. “Passa”
 
Camilo obbedì, e i due giocarono mentre parlavano.
 
“Allora” disse Sebastian, “ti piace qualcun altro?”
 
“Non proprio. Renata era fantastica, ma non sono così in ansia di trovare qualcun altro”
 
A Camilo sfuggì l’espressione sul viso di Sebastian. Altrimenti avrebbe notato la delusione nella sua voce quando disse: “Sono sicuro che tu piaci a qualcuno, però”
 
Camilo rise. “Ah sì? Per esempio?”
 
Sebastian scrollò le spalle. “Non lo so. Sei bello. Piaci a molte persone”
 
Essere definito ‘bello’ fece arrossire Camilo. Nessuno al di fuori della sua famiglia gliel’aveva mai detto, ed erano passati un po’ di anni, e il contesto era diverso. Ora che ci pensava, anche Sebastian era piuttosto attraente. Era forte, più alto di lui di qualche centimetro, aveva occhi scuri e profondi che gli conferivano un’aria riflessiva.
 
Camilo voleva capire cosa provava prima di impegnarsi. Non l’avrebbe mai pensato, ma la prima persona a cui si rivolse per un consiglio fu Bruno.
 
L’ultimo episodio di Il potere dell’amore fu particolarmente interessante. Erano tornati alla loro routine, quindi Camilo aveva recuperato la trama e non aveva più bisogno che Bruno lo informasse sui pezzi che gli mancavano. Camilo aspettò la prima interruzione pubblicitaria prima di chiedere: “Sei mai stato innamorato?”
 
Bruno ridacchiò nervosamente. “Una relazione appassionata con il prete mentre mio marito è in guerra? Non esattamente”
 
Camilo rise e colpì la spalla di Bruno mentre si muoveva. “Non come nella telenovela, zio. In senso normale”
 
Bruno arrossì. “Io...” guardò di nuovo lo schermo, apparentemente troppo imbarazzato per sostenere il contatto visivo con Camilo. Camilo era divertito. Suo zio aveva 35 anni, e si intimidiva a parlare di quel genere di cose. “Io...beh. Non ho mai avuto una relazione seria”
 
“Quindi eri un seduttore?” lo prese in giro Camilo, sollevando le sopracciglia.
 
Bruno sussultò. “Cosa? No! Non sono un ‘seduttore’, Camilo, e onestamente non dovresti parlare con tuo zio in questo modo. È inappropriato”
 
Camilo alzò le mani in segno di resa. “Ok, ok, era tanto per chiedere”
 
“C’è qualcosa che ti preoccupa? È per via di Renata?”
 
L’espressione preoccupata di Bruno fece scaldare le guance di Camilo. “No, ho conosciuto un’altra persona e non so cosa fare”
 
“Beh, lei ti piace?”
 
“Lui”
 
Camilo era un po’ spaventato da come suo zio avrebbe reagito, ma Bruno sembrò prenderla bene. “Lui ti piace?”
 
Bella domanda. Camilo non ne era sicuro. Sebastian gli piaceva come amico ed era carino, contava? Più o meno aveva provato lo stesso per Renata, e non era andata molto bene.
 
“Penso di sì”
 
“Allora dovresti buttarti”
 
Camilo sorrise. “Forse lo farò”
 
Sullo schermo, la telenovela riprese. “Ma non tradirlo con un prete”
 
“Non lo farò, zio” disse Camilo ridendo.
 
Con il trascorrere della serata, Camilo gravitò sempre più vicino a Bruno, appoggiando la testa contro la sua spalla e addormentandosi, per davvero.
 
Se si era svegliato mentre Bruno lo portava giù per le scale, beh, nessuno doveva saperlo. Amava la sensazione familiare in cui gli si rimboccavano le coperte e quella notte sognò immagini di un uomo con i capelli striati d’argento.
 
Camilo provò vergogna verso se stesso quando si svegliò la mattina dopo. I suoi sogni erano stati pieni di Bruno: i suoi capelli, le sue labbra, la sensazione che Camilo provava quando lo abbracciava. Soprattutto, quella di quando si addormentava sulla sua spalla. Camilo non era mai stato così vicino a suo zio, se non contava le volte in cui Bruno lo trasportava quando pensava stesse dormendo. Si era svegliato tutto accaldato e quando si era guardato sotto le coperte, si era scoperto mezzo eretto. Sapeva che era sbagliato, eccitarsi per via di suo zio, e doveva fare qualcosa per distrarsi prima che si trasformasse da un bizzarro interesse e fuori luogo a una totale cotta.
 
Quindi Camilo chiese a Sebastian di uscire insieme. Sebastian disse di sì. Andarono al loro primo appuntamento, una nuotata nel fiume, a cui ne seguì un secondo per ballare insieme al villaggio. Ce ne furono altri. Poi cene a casa di Sebastian. Cene a casa Madrigal.
 
Si sviluppò uno schema, con Sebastan. A volte Camilo si dimenticava che si trattava di un appuntamento romantico, perché Sebastian non si comportava diversamente rispetto a prima. Certo, si tenevano per mano, si abbracciavano e flirtavano, ma per la maggior parte del tempo giocavano a calcio, mangiavano e ballavano insieme. Era normale, facile e soprattutto era una fonte di distrazione.
 
Camilo si conosceva. Con Renata era andata male perché aveva cercato di mettere troppa distanza tra sé e suo zio. Era finita perché era stato troppo distratto, finendo con il sentire dolorosamente la mancanza di Bruno. Camilo trascorreva ora abbastanza tempo con Sebastian da riuscire a tenere a bada i vergognosi pensieri su Bruno, ma passava comunque le serate guardando telenovele. Ora però si assicurava di fingere di dormire in rare occasioni. Voleva liberarsi da quella dipendenza, non crogiolarsi nel pensiero che andasse bene.
 
Sebastian parve comprendere che Camilo voleva avanzare lentamente. Sembrava che lui desiderasse la stessa cosa, quindi nessuno dei due era molto turbato dalla natura platonica dei loro sentimenti nelle prime settimane. Tuttavia, avvicinandosi al loro primo mese di frequentazione, Sebastian interpellò Camilo.
 
“Io ti piaccio, vero?” chiese mordendosi nervosamente il labbro.
 
Erano nella stanza di Camilo. Camilo era sdraiato sul letto a fissare lo specchio laccato in stile casa dei divertimenti del lunapark sul soffitto. La sua stanza aveva diversi specchi, con vari livelli di distorsione, e sapeva che Sebastian ne era affascinato. Trascorrevano molto tempo lì, perlopiù in silenzio, godendosi la reciproca presenza. Camilo si alzò a sedere e guardò Sebastian. Era seduto a gambe incrociate sull’altro lato del letto, leggermente curvo.
 
“Certo” disse, “io ti piaccio?”
 
Sebastian annuì, sorridendo, “Certo”, il suo sorriso svanì per un secondo mentre guardava Camilo da vicino, come lo stesse analizzando. “Posso provare una cosa?”, Camilo annuì. “Chiudi gli occhi”
 
Camilo obbedì. Per un momento non accadde nulla, e ascoltò attentamente il respiro di Sebastian mentre si avvicinava sempre di più al suo viso, fermandosi a pochi centimetri prima di sentire le loro labbra toccarsi, dolcemente, appena un accenno. Si sporse in avanti, incontrando Sebastian e approfondendo il bacio. Sebastian si lasciò andare facilmente e in poco tempo i due erano avvolti reciprocamente.
 
Non era il primo bacio di Camilo. Era successo quando aveva 12 anni, in una sorta di sfida. Il suo primo ‘vero’ bacio era stato con una ragazza del villaggio che gli aveva offerto un fiore trovato nel suo giardino come scambio, ma Renata era la prima persona che aveva baciato più di una volta. Era strano, però, quanto tutto sembrasse nuovo. Era come se Camilo non avesse mai baciato nessuno.
 
Sebastian era il primo ragazzo che baciava. Camilo si sorprese da quanto fosse diverso. Pensava che le labbra fossero tutte uguali, un viso carino era un viso carino, ma avvertì una scintilla con Sebastian, come niente provato prima. Si abbandonò al bacio, stringendo le braccia intorno alla vita di Sebastian mentre cadevano sulle coperte aggrovigliate del letto.
 
Quando si ribaltarono, Camilo atterrò sotto Sebastian, il contatto terminò. Camilo ne sentì la mancanza.
 
“Non sono pronto” disse Sebastian e Camilo capì. Nemmeno lui lo era.
 
Ma gli piaceva davvero baciare Sebastian. Anche a Sebastian piaceva e nel corso dei mesi divenne un’abitudine. I loro appuntamenti erano sempre meno platonici e Camilo si ritrovò a soffrire di palpitazioni cardiache quando Sebastian si avvicinava, lo guardava o lo abbracciava. Sentirsi così era elettrizzante. Gli piaceva molto. Si sentiva desiderato.
 
“Ti piace davvero Sebastian, eh?”
 
“Mami!” Camilo si trasformò in diverse persone per lo shock. Stava lavando i piatti quando Pepa si era avvicinata di soppiatto.
 
“Sei cresciuto così in fretta, piccolo” disse Pepa, abbracciando il figlio, “non dimenticare di fare tutto in sicurezza, ok?”
 
“Oh mio dio, mami!” Camilo avvampò e cercò di allontanare la madre, “innanzitutto ho quasi 17 anni, non sono piccolo. Inoltre, che schifo! Per favore, non parlarmi mai più di queste cose!”
 
“Camilo, dobbiamo parlarne! Solo perché non c’è il rischio di una gravidanza, non significa che non ce ne siano altri”
 
Camilo desiderò essere inghiottito dalla terra. Esortò segretamente Casita a sgretolarsi in modo da non dover più guardare sua madre. “Conosco i rischi, mami. E non preoccuparti. Non sono ancora pronto per...quello”
 
Pepa apparve scettica. “E se ne parlassimo ora in modo che tu sia preparato quando arriverà il momento?”
 
Camilo gemette. “No, grazie, mamma”, si concentrò poi intensamente a lavare i piatti, ignorando apertamente Pepa, sentendola sospirare e ritirarsi.
 
Anche se Camilo le aveva detto che non era sessualmente attivo e che non aveva intenzione di diventarlo tanto presto, chiaramente Pepa non gli credeva e sentiva la necessità di chiedere aiuto per convincere il suo bambino ad aprirsi sulle meraviglie del sesso sicuro.
 
Era tremendamente ovvio e imbarazzante quando Bruno si sforzava di affrontare l’argomento. Non fu d’aiuto un episodio particolarmente osé de Il potere dell’amore, in cui la protagonista e il prete si davano da fare nel confessionale. Camilo avrebbe preferito morire se non fosse che lo spettacolo di suo zio che si metteva a farfugliare sul sesso non fosse stata la cosa più esilarante a cui avesse mai assistito.
 
Dopo un po’, Camilo non riuscì a fingersi tradito quando Bruno sbottò: “Tua madre mi ha chiesto di parlarti del sesso”
 
Bruno si pentì chiaramente della mancanza di tatto e si coprì la bocca con una mano. “Aspetta, no, cioè. Tu e Sebastian state attenti? Merda, non...aspetta, uh, non usare questo linguaggio!”
 
Camilo decise di avere pietà. “Non sto facendo sesso con Sebastian”
 
Bruno sembrava mortificato, ma cercò di assumere l’espressione dell’adulto responsabile. “Ah, capisco. È la scelta più sicura. Vorresti...ehm, farlo? Con lui?”
 
Camilo scrollò le spalle, osservando il prete che lentamente e sensualmente si toglieva il colletto sullo schermo. “Non lo so. Sì. Ma non sono sicuro, quindi...non sono impaziente”
 
Bruno scosse il capo. “Bene, bene. È un modo sano di pensare” deglutì, “ben detto”
 
“Non parliamone mai più”
 
“Ti prego, mai”
 
Camilo cercò di non concentrarsi sull’entusiasmo che gli provocava quella conversazione rigida e imbarazzante. Non gli piaceva riflettere su cosa potessero significare quei sentimenti o sulle loro ramificazioni se fossero cresciuti, quindi scelse di concentrarsi su Sebastian. Aveva detto a sua madre e a suo zio che non era pronto per andare fino in fondo, ma forse lo era. Non poteva saperlo finché non ci avesse provato. Sebastian era bellissimo, e lui piaceva a Sebastian. Di cos’altro aveva bisogno?
 
Era sorprendentemente ricettivo. Quando Camilo chiese a Sebastian se volesse provare ad andare fino in fondo, il ragazzo accettò con entusiasmo. Camilo si sentiva un po’ strano, ma in fondo lui e Sebastian stavano insieme, aveva quasi 17 anni, qual era il problema? La maggior parte delle persone perdeva la verginità intorno alla sua età, quindi non era una tragedia.
 
Decisero una data e un’ora. Sebastian voleva renderlo speciale, quindi andarono nello stesso posto vicino al fiume dove avevano avuto il loro primo appuntamento. Camilo era nervoso, più di quanto non fosse mai stato, ma tremava di eccitazione. Dopo aver visto tanti episodi piccanti di telenovele con zio Bruno, era ansioso di conoscere l’esperienza reale. Forse era inesperto, ma capiva che gli attori fingevano davanti alla telecamera.
 
Mentre Camilo si dirigeva a casa di Sebastian per passare a prenderlo, iniziò a pentirsi di non aver parlato con suo zio. Sarebbe stato imbarazzante, ma ora che stava davvero accadendo, Camilo voleva una guida. Beh, era troppo tardi.
Camilo si consolò quando vide che Sebastian era altrettanto nervoso, se non di più.
 
Il tragitto verso il fiume fu quasi del tutto silenzioso mentre i due camminavano vicini, facendo oscillare le mani intrecciate come bambini. Camilo ne fu confortato: gli ricordava che erano entrambi ingenui.
 
Nessuno dei due sapeva come iniziare. Nuotarono nel fiume per un po’ e si rilassarono sulla sponda con addosso solo i pantaloncini. Trascorsero quasi un’ora, chiedendosi quando l’altro avrebbe fatto la prima mossa. Alla fine, Sebastian si fece avanti e mise una mano sul viso di Camilo, guidandolo in un bacio.
 
Era bello. A Camilo piaceva il sapore delle labbra di Sebastian. E ora, dopo aver riposato al sole, erano calde e salate e familiari, come una tiepida giornata estiva. Fu facile rilassarsi e lasciare che Sebastian prendesse il comando, aiutando Camilo a sdraiarsi sulla schiena mentre lui si posizionava goffamente sulle sue gambe.
 
Si baciarono a lungo, senza essere sicuri su cosa fare successivamente. Quando era chiaro che Sebastian aveva preso le redini in mano per quanto era capace con quel bacio e quella posizione, Camilo respirò profondamente e fece scorrere la mano lungo il suo fianco, afferrandolo e sollevando il bacino. Sebastian parve apprezzare, e sussultò un po’ nella bocca di Camilo quando avvertì la frizione tra loro, quindi Camilo ripeté il gesto. Questa volta sentì una scarica elettrica. Non era male, ma era così nuovo da risultare travolgente. Camilo non aveva mai provato piacere da qualcun altro fino a quel momento, e non era come si aspettava.
 
Sebastian abbassò la mano per toccare Camilo attraverso i pantaloncini. Camilo si sentì pulsare e si inarcò automaticamente. Sebastian reagì, abbassandosi e unendo le loro labbra in un bacio più intimo e profondo. Camilo sentiva Sebastian leccargli l’interno della bocca e non riusciva a decidere se gli piacesse o meno. Si concentrò sulla sensazione che la parte inferiore del suo corpo emanava.
 
Il contatto divenne più che una carezza, poi un massaggio e dannazione, era la prima volta che qualcun altro lo masturbava. Sebastian si era infilato una mano nei pantaloncini e muoveva su e giù, ansimando nell’orecchio di Camilo. Camilo inarcò la schiena, inseguendo la sensazione. Era molto meglio di quanto avesse pensato.
 
Era bello, meraviglioso anche, ma Camilo era distratto. I baci di Sebastian erano umidi e superficiali e la sensazione della sua lingua in bocca era bizzarra, estranea. Anche il suo respiro nell’orecchio stava iniziando a diventare sgradevole. Indipendentemente dal caos, era bello, Sebastian era bravo, ma Camilo non riusciva a concentrarsi. La sua mente iniziò a vagare e quando Sebastian iniziò a muoversi più velocemente, l’eccitazione che ottenebrava il suo cervello permise ai suoi pensieri di viaggiare in territori molto, molto pericolosi.
 
Circa un mese dopo che Camilo aveva compiuto 5 anni, aveva visto per la prima volta Bruno mentre aveva una visione. Sapeva che suo zio poteva vedere il futuro, naturalmente, tutti a casa e nel villaggio spettegolavano costantemente sulle sue sinistre profezie, ma fino ad allora le visioni erano state più leggende che qualcosa di concreto e reale. Soprattutto prima che Camilo ricevesse il suo dono alla cerimonia, non sapeva nemmeno come concettualizzare cosa comportasse un potere del genere. Nella sua mente c’era un’immagine, deformata dalla sua fantasia infantile, di Bruno in stile supereroe che usava il suo potere per combattere il crimine.
 
Era una mattina molto presto. Pepa aveva chiesto a Camilo di andare in camera di Bruno per chiamarlo a colazione. Non era un evento raro: Bruno notoriamente si chiudeva nella sua stanza per ore, uscendone solo quando gli veniva direttamente richiesto. Quel giorno Camilo aveva dovuto richiamare Bruno al dovere.
 
“Zio” aveva gridato, “C’è la colazione!”
 
Aveva fatto del suo meglio per salire tutte le scale, rimanendo paralizzato dalla bizzarra stanza dello zio. Si stava ancora abituando al proprio nuovo, ampio spazio, e quello di Bruno era enorme e un po’ inquietante.
 
Bruno non era nella sua camera da letto. Non era nemmeno in corridoio, quindi Camilo aveva controllato la sua caverna, che Bruno in genere teneva off-limit.
 
Ciò che Camilo aveva visto gli era rimasto in mente, diventando la base per la figura di Bruno che Camilo aveva usato prima di scoprire il vero Bruno dopo la distruzione di Casita. Gli occhi di Bruno stavano brillando, verdi, come smeraldi che prendono fuoco, e la sabbia stava vorticando intorno a lui così velocemente che Camilo era stato sicuro di sentire dei tagli sulla pelle. Era parso così alto, così potente e così disumano in quel momento, che una parte di Camilo aveva ritenuto confermata la sua teoria sul supereroe, un’altra parte aveva avuto paura, ma una terza, più grande, aveva provato curiosità. Era scappato, sperando che Bruno non lo vedesse.
 
Camilo non riusciva a smettere di pensare a quel momento, proprio ora mentre era con Sebastian. Provò disgusto. Pensava a quegli occhi verdi e luminosi e quando venne nella mano di Sebastian, immaginò che il viso che stava guardando avesse occhi proprio come quelli.
 
Camilo andò in panico. Stava perdendo la testa. Sebastian gli stava massaggiando la schiena, implorando di dirgli cosa gli succedeva, cos’aveva fatto di sbagliato, ma Camilo non riusciva ad esprimere la propria vergogna. Aveva la sensazione di aver tradito Sebastian e Bruno. Gli pareva di aver usato entrambi, e non sapeva se sarebbe mai riuscito a perdonarsi. Era sicuro che non sarebbe mai più stato in grado di baciare Sebastian dopo quell’episodio, figurarsi fare altro.
 
In quell’istante decise, mentre era seduto sulla sabbia con Sebastian preoccupato sopra di lui, che doveva finire.
 
Sebastian fu comprensivo, ma arrabbiato. Quando Camilo, tra le lacrime, disse che aveva bisogno di stare da solo e non pensava di poterlo più frequentare, Sebastian lo abbracciò, per poi dirgli che non l’avrebbe perdonato. Non risultò adirato, ma Camilo capì cosa si nascondeva dietro i suoi occhi. Sebastian si alzò e lasciò Camilo a piangere da solo presso la sponda del fiume. Era quasi comico, pensò Camilo, ritrovarsi a versare fiumi di lacrime lì. Vicino al fiume.
 
Camilo rientrò a casa da solo. Andò dritto a letto, senza nemmeno dire a Bruno che avrebbe saltato la telenovela di quella sera. Non sarebbe riuscito a guardare suo zio.
In una stanza piena di specchi, non riusciva nemmeno a guardare se stesso.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 
Camilo smise di guardare telenovele con suo zio ogni sera. Smise di parlare con Bruno, a meno che non si trattasse di cortese conversazione. Vedendo il dispiacere e la confusione negli occhi di suo zio, si sentiva malissimo, ma sapeva che era la cosa migliore. Se non avesse trovato una soluzione al più presto, sarebbe andato troppo oltre. Si sentiva orribilmente – tradendo Bruno, perdendo Sebastian, frantumando promesse che aveva fatto a se stesso. Una parte di sé voleva scomparire. Almeno non avrebbe rischiato di perdere o ferire nessun altro.
 
Iniziava a capire la decisione di sparire dietro le mura per dieci anni.
 
La differenza, ovviamente, era che Bruno non aveva mai fatto nulla di sbagliato, e Camilo stava attraversando una delle situazioni peggiori. Il povero, dolce, onesto zio Bruno aveva solo voluto proteggere la sua famiglia, mentre Camilo non voleva apparire come il malato pervertito che era.
 
Quindi Camilo fece tutto il possibile per stare alla larga. Se non riusciva a controllare le sue esigenze o a tenere a bada le fantasie, la cosa migliore che poteva fare era squagliarsela. Se Bruno gli faceva domande su come andava la sua giornata, si limitava a sorridere educatamente e a dire che andava tutto bene. Niente di più. Se Bruno gli chiedeva di accompagnarlo in città per una commissione, trovava una scusa per non andare. Se sua madre gli chiedeva di aiutare Bruno, obbediva senza parlare, portando a termine il compito il più velocemente possibile per evitare qualsiasi problema o conversazione. In altre parole, Camilo tentava di far sentire nuovamente Bruno come un estraneo.
 
Era sbagliato, tanto quanto un tradimento, ma era l’unica cosa che Camilo poteva fare.
 
Bruno notò il modo in cui veniva ignorato e cercò di agire, cosa che fece soffrire il cuore di Camilo ancora di più. Spesso tentava di sedersi accanto a lui durante i pasti, o si recava presso la sua stanza durante il giorno per vedere se aveva voglia di parlare. Camilo si sentiva nauseato mentre allontanava suo zio in quel modo, ma sapeva che era la scelta migliore. Per lui, per Bruno, per tutti – era il modo migliore. L’unico, in realtà.
 
Bruno bussava alla sua porta, incontrando il silenzio mentre Camilo fingeva di dormire. Improvvisamente Camilo si ritrovò molto impegnato ad aiutare gli abitanti del villaggio ogni volta che Bruno voleva parlargli. Iniziò a essere troppo stanco per guardare telenovele di sera, anche se rimaneva sveglio, desiderando di avere l’udito di Dolores in modo da rimanere al passo con la storia.
 
Dopo un po’, Bruno smise di provarci.
 
Camilo sapeva che era egoista e infantile da parte sua essere risentito. Era stato lui a ignorare suo zio, non aveva il diritto di essere contrariato con Bruno quando smise nel tentativo di abbattere i muri che Camilo aveva appositamente eretto. Nonostante ciò, gli fece male vedere la resa di suo zio. Ancora peggio fu che tutta la famiglia se ne accorse, ma nessuno disse nulla. Come se non avesse importanza. Camilo si domandò se la sua amicizia con Bruno fosse qualcosa che si era immaginato, ma quando guardava Bruno e notava la tristezza nei suoi occhi, sapeva che era reale. Per dieci anni Bruno non aveva avuto altro amico che i topi e a Camilo piaceva pensare che, nel corso dei mesi, era diventato il suo migliore amico. Certo, non era ortodosso pensare al proprio zio come a un migliore amico, ma era vero. Anche quando aveva frequentato Renata e poi Sebastian, era con Bruno che desiderava passare il tempo. Era con Bruno che voleva divertirsi e dire battute.
 
Proprio per quello aveva bisogno di mettere distanza tra loro.
 
Ora che né Sebastian né Bruno occupavano il suo tempo, Camilo non sapeva cosa fare. Cercò di impegnarsi nel lavoro al villaggio, ma non c’era poi molto da fare ogni giorno. Dolores era troppo impegnata con Mariano per dedicare tempo al fratello minore e Antonio preferiva giocare con Mirabel perché era ‘più simpatica’, e non le importava se gli animali facevano i loro bisogni nella sua stanza.
 
Rimanevano Isabela e Luisa. Camilo aveva un ottimo rapporto con le sue cugine, ma erano grandi e Camilo non aveva mai giocato con loro quando erano più piccoli – la sua compagna di giochi era solitamente Mirabel, ma adesso aveva Antonio – e non aveva idea di come approcciarsi.
 
Quindi, ci provò come meglio riuscì: mutandosi in uno dei ragazzi del vicinato, fingendo di chiedere la mano di Isabela in matrimonio.
 
Nessuna delle due ci cascò nemmeno per un secondo. “Camilo” disse Isabela sospirando, “cosa vuoi?”
 
Camilo brontolò, tornando nei propri panni. “Mi annoio”
 
“Puoi aiutarmi a spostare la casa di Hector” suggerì Luisa, mentre usciva. Ovviamente non era seria, quindi Isabela rimaneva l’unica opzione per Camilo.
 
“Tu che fai?” le chiese.
 
“Lascia perdere” sospirò Isabela, “oggi sono impegnata”
 
“Con cosa?” Camilo cercò di mascherare la propria delusione.
 
“Vado al pub con zio Felix e zio Bruno. Tu non puoi venire”
 
Ciò stuzzicò l’interesse di Camilo. Non sapeva che Bruno bevesse, meno ancora che, frequentasse dei locali. Nella sua testa si formò un piano, di cui era sicuro si sarebbe pentito se lo avesse portato a termine, ma non poté trattenersi dal liquidare Isabela con un ‘Divertiti’ prima di ritirarsi nella sua stanza a riflettere. Doveva pensarci bene.
 
Non ci pensò così tanto bene.
 
Camilo seguì suo zio, suo padre e Isabela al locale, assicurandosi di mantenere una distanza sufficiente per non farsi sentire né vedere. In parte non sapeva bene cosa stesse pianificando, ma sapeva di voler vedere Bruno. Voleva vedere un altro lato di lui, anche se sarebbe stata una cattiva idea, a lungo termine. Senza le loro conversazioni quotidiane, sentiva fortemente la mancanza di suo zio, ma sapeva di doversi tenere lontano.
 
In qualche modo, trovò un modo per riconciliare il voler seguire Bruno con il bisogno che aveva di tenerlo a distanza. Se non interagivano direttamente, non era così male, no?
 
Tuttavia, Camilo sapeva che sarebbe stato assurdo se fosse stato beccato. E avrebbe infranto le regole. Senza pensarci troppo, si trasformò rapidamente in un personaggio di sfondo che aveva visto una volta in Il potere dell’amore. Era una donna bassa, con capelli lunghi neri e ondulati, una gonna blu ricamata e uno scialle rosso: niente di troppo appariscente, era sicuro che Bruno non l’avrebbe riconosciuta. Era solo una comparsa durante una scena in chiesa.
 
Camilo decise di non rimanere a lungo. Ora che si trovava nel locale, non sapeva davvero quali erano le sue intenzioni. Isabela, papà e Bruno erano seduti a un tavolo, con alcune birre, ed erano abbastanza tranquilli. Iniziava a comprendere quanto fosse strana la situazione. Per non apparire fuori luogo, ordinò una birra e si sedette al bancone.
 
Camilo aveva bevuto della birra prima di allora, ma i suoi genitori raramente glielo consentivano, e mai senza supervisione. Camilo pensava fosse ridicolo, considerato che gli mancava solo un anno per avere l’età legale per bere, comunque non si era mai ubriacato. Ora che tecnicamente non c’era nessuno a controllarlo, era curioso di scoprire cosa si provava a essere brilli.
 
La prima birra scese rapidamente, Camilo ne ordinò una seconda e sorseggiò lentamente. Si sentiva piacevolmente accaldato e l’atmosfera di danza e conversazione intorno a lui era davvero gradevole. Per poco non dimenticò il motivo per cui era lì finché qualcuno non gli toccò timidamente la spalla.
 
“Scusi, signorina?”
 
Camilo quasi non si accorse che Bruno stava parlando con lui. Era tutt’altro che ubriaco, ma la piacevole serata quasi gli fece dimenticare che non rivestiva i propri panni: si inventò rapidamente un retroscena prima di rispondere. “Sì?” chiese, sorpreso dalla profonda intensità della nuova voce. La donna era così minuta che quella voce bassa risultava strana. Era bella, però. Calmante.
 
“Ne vuole un’altra?”
 
Camilo guardò il bicchiere. Era ancora a metà, ma alzò le spalle e annuì, facendo sorridere caldamente Bruno. Ordinò altre due birre, una per sé e un per Camilo. Certo non sapeva che si trattava del nipote. Sicuramente non gli avrebbe consentito di consumare alcolici. Camilo provava un brivido dilettevole a infrangere le regole in quel modo.
 
“Grazie, signore” disse Camilo, brindando con Bruno.
 
“Mi dispiace disturbarla, ma mi è molto familiare. Beh, immagino che lei viva qui, certamente l’ho già vista...andavamo a scuola insieme? No, scusi. Non deve rispondere. Non sono un maniaco. Ora vado, buona serata”
 
Camilo notò che Bruno era alticcio e quando si voltò verso Isabela e suo padre, era evidente che lo fossero anche loro. Sembrava perfino che incoraggiassero Bruno, osservandolo mentre si alzava barcollando e arrossiva.
 
Camilo non voleva preoccuparsi. Bruno era imbarazzato, doveva aver pensato che Camilo fosse una bella donna che aveva conosciuto da giovane. Spazzò via il pensiero che Bruno stesse flirtando, dicendo. “Non saprei, è possibile?”
 
Ovviamente non poteva essere vero, ma Camilo valutò rapidamente che i due potevano avere più o meno la stessa età, inventandosi la storia passata di conseguenza. Forse avrebbe potuto dire che aveva proseguito gli studi a domicilio dopo l’asilo? O Bruno avrebbe sospettato qualcosa?
 
Bruno, comunque, sembrava lungi dal riflettere sul retroscena di Camilo. Sorrideva, gli occhi un po’ annebbiati mentre guardava Camilo: “Qual è il suo nome?”
 
“Serena” rispose subito Camilo, abituato a mettere in piedi velocemente le bugie. “E lei?”
 
Bruno si presentò goffamente, tendendo una mano notevolmente sudata che Camilo accettò con fin troppo entusiasmo. Provava un’eccitazione segreta a vedere quel lato di Bruno che non avrebbe mai scoperto. Lo sguardo negli occhi di Bruno era nuovo. Qualcosa che Camilo non aveva mai visto e non avrebbe mai dovuto vedere.
 
“Come mai qui stasera, Serena?” Bruno si sedette accanto, sporgendosi leggermente. Quando Camilo alzò il bicchiere che Bruno aveva appena ordinato, Bruno si schiaffeggiò da solo. “Ah, non sono bravo in queste cose”
 
“In cosa?”
 
Bruno arrossì. “Parlare con le belle donne. È passato un po’ di tempo”
 
Il cuore di Camilo si fermò quando la situazione lo colpì improvvisamente. Bruno era interessato a Serena. Ci stava provando con lei. La sua mano era vicina al suo ginocchio. Ma non sapeva che Serena non era reale.
 
Camilo ebbe quasi voglia di vomitare. Stava andando troppo oltre. Se aveva pensato di abusare della fiducia di Bruno, ora lo stava definitivamente tradendo. Era il tipo di bugia che non aveva una spiegazione: era sbagliata, punto e basta. Doveva andarsene subito.
 
Camilo finì velocemente la sua birra e finse di sbadigliare: “È stato bello conoscerla, Bruno, ma devo andare a casa. Mio marito e i miei figli mi staranno aspettando”
 
Era un colpo basso, ma doveva fare in modo che Serena non fosse disponibile. Non poteva ferire ulteriormente Bruno, facendogli sperare che quella finta donna lo avrebbe rivisto. Tuttavia, il suo cuore si spezzò quando vide la delusione negli occhi dello zio.
 
“Certamente, signora. Buonanotte”
 
Camilo si allontanò, provando una pesante vergogna nel petto mentre osservava papà e Isabela confortare Bruno nel momento in cui tornò al tavolo. Si sentiva sempre più oppresso mentre rientrava a casa, tornando alla sua vera forma solo quando fu a distanza di sicurezza.
 
Non poteva permettersi di sentire la mancanza delle labbra di Bruno sulla fronte mentre gli augurava la buonanotte, perché non se lo meritava. Se Camilo avesse avuto ciò che si meritava realmente, Bruno non gli avrebbe più parlato, figurarsi offrirgli quel piccolo conforto.
 
Ma dio...Camilo aveva visto in Bruno qualcosa di inedito. Sapeva che non era rivolto a lui, ma il suo corpo formicolava a quello sguardo desideroso, di voglia, che aveva scorto negli occhi scuri dello zio. Si chiedeva cosa sarebbe successo se non ci avesse dato un taglio. Era un pensiero orribile e Camilo non si sarebbe mai perdonato se avesse messo fine a tutto un istante dopo, ma quasi si pentiva di non aver lasciato che Bruno gli toccasse il ginocchio.
 
Forse non doveva esserci nient’altro. Solo quel piccolo contatto. Il cuore di Camilo palpitava eccitato mentre immaginava la sensazione. Che espressione avrebbe avuto Bruno, se avesse saputo di essere ricambiato? I suoi occhi sarebbero diventati più scuri?
 
Si addormentò con quegli occhi fissi nella mente.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Dopo quella sera al pub, Camilo continuò a fare del suo meglio per evitare di interagire con Bruno. Passarono diversi mesi in cui ci furono solo conversazioni educate e superficiali e un contatto visivo minimo.
 
Camilo si perse il finale de Il potere dell’amore. Avrebbe voluto chiedere a Bruno cosa fosse successo, o meglio ancora, sedersi con lui per ore e guardare ogni episodio, ma sapeva che non era possibile. Camilo poteva apprezzare le telenovele, ma era Bruno che gli mancava più di ogni altra cosa.
 
Il tempo passò e, prima che se ne rendesse conto, Camilo si stava avvicinando alla fine del suo diciassettesimo anno. Significava che erano trascorsi due anni da quando Bruno era tornato in famiglia dopo aver vissuto un decennio tra le mura. Camilo aveva passato metà di quel tempo inseparabile da Bruno, e l’altra metà a ignorarlo. Era come se si trovasse su un tremendo ottovolante, senza cinture di sicurezza, che non faceva che precipitare.
 
Non voleva neanche immaginare cosa Bruno aveva provato. Si stava abituando all’idea di essere apprezzato dalla propria famiglia. Camilo sapeva che era la scelta migliore, ma si sentiva il più grande imbecille mai esistito. Chi poteva ignorare deliberatamente uno come Bruno? Era così desideroso di compiacere e così facilmente gentile. Tutti avevano pensato che fosse una persona cattiva, quando aveva solo voluto rendere felici gli altri. Camilo non meritava l’attenzione di suo zio, ancora meno la sua amicizia.
 
Non era giusto che Camilo rovinasse tutto per i suoi desideri perversi.
 
Camilo cercò di nascondere il dolore e la rabbia, ma era difficile fingere che andasse tutto bene quando trascorreva ogni giorno con Bruno. Mangiavano insieme, facevano molte cose con la famiglia nello stesso momento, ma mai davvero insieme. Non si sedevano vicini, non avevano conversazioni personali. Era una bizzarra forma di tortura. Camilo si sentiva isolato e soffocato al tempo stesso.
 
Una sera, quattro settimane prima del diciottesimo compleanno di Camilo, sentì bussare alla porta della sua stanza.
 
“Cami?”
 
Era Bruno. Non era la prima volta che cercava di parlare con Camilo da quando aveva iniziato a respingerlo, quindi non fu una sorpresa. Come al solito, Camilo fece del suo meglio per ignorare i colpi alla porta e il senso di colpa che gli si insinuava nel petto. Questa volta però sembrò che Bruno fosse risoluto. I colpi non si fermarono.
 
“Camilo, dobbiamo parlare. Adesso”
 
Bruno non alzava mai la voce. Non usava mai un tono severo. Ma ora Camilo capiva che era arrabbiato. Non sapeva come reagire: aveva visto Bruno dimostrare tutta una serie di altre emozioni, ma non la rabbia. Camilo si sentiva malissimo sapendo di esserne la causa. Nonostante la sua coscienza gli dicesse che era una cattiva idea, aprì la porta.
 
Bruno apparve arrabbiato proprio come sembrava attraverso la porta. Camilo fece automaticamente un passo indietro, spostandosi leggermente, in attesa di qualunque cosa Bruno avesse da dirgli. Sapeva di meritarselo, e anche peggio rispetto a quello che Bruno avrebbe offerto, ma odiava il pensiero di essere la causa di un qualsiasi dispiacere in suo zio.
 
La reazione sembrò sorprendere Bruno, che iniziò a sembrare in colpa più che in collera. “Nipote, possiamo parlare?”
 
Anche se era una brutta persona e non meritava suo zio, glielo doveva. Anche se Bruno era arrabbiato, e ne aveva tutto il diritto, dava la priorità ai sentimenti di Camilo rispetto ai propri. Era davvero troppo buono. Camilo annuì, facendosi da parte per farlo entrare.
 
Bruno si sedette sul bordo del letto e toccò il punto accanto a sé, invito che Camilo accolse con riluttanza. Sapeva che era inutile chiederlo, ma lo fece lo stesso: “Di cosa vuoi parlare?”
 
Bruno respirò profondamente e si guardò le mani, nervosamente attorcigliate nel poncho. “Se ho fatto qualcosa...che ti ha ferito, oppure offeso, o per qualsiasi altro motivo...me ne vado, ok? Non voglio che pensi di doverti allontanare dalla famiglia solo a causa delle mie azioni. Se ti serve che me ne vada, me ne andrò. Per davvero, questa volta. Non tornerò dietro le mura”
 
Camilo fissò suo zio, sconvolto. Bruno, andarsene? Per davvero? Il pensiero lo nauseava. Era il contrario di quello che voleva. Voleva che Bruno si sentisse accolto, ma eccolo lì, gli stava facendo venire voglia di andarsene. Camilo era disgustato dal proprio egoismo. Non aveva mai pensato che Bruno se ne sarebbe andato per quello, ma aveva senso. Bruno non voleva altro che compiacere la propria famiglia e Camilo lo stava chiaramente spingendo via. Come poteva sapere che era colpa di Camilo?
 
Bruno fraintese il silenzio shockato di Camilo. Con volto rassegnato disse: “Capisco. Ti lascio dormire”
 
Camilo finalmente si riprese e lo afferrò saldamente per il braccio, impedendogli di alzarsi. “Non puoi andartene!” esclamò a voce un po’ troppo alta. Prese un respiro tremante, cercando di radunare i pensieri. Sapeva solo che Bruno non poteva andare via, non finché non avesse risolto il problema. Non avrebbe mai potuto dire a Bruno il motivo per cui si comportava in quel modo, ma poteva spiegare che lui non c’entrava niente. “Mi dispiace averti ignorato. Per favore, non andartene mai più, ok? Resta”
 
“Cos’è successo, Camilo?” Bruno strabuzzò le palpebre, confuso. Camilo non aveva idea di cosa dire, quindi lo strinse forte in un abbraccio e nascose il viso nel suo collo.
 
“Ah, nipote, va tutto bene. Sono qui”, Bruno accarezzò la schiena di Camilo in modo confortante, e il ragazzo si sciolse al tocco.
 
In un attimo, mesi di sofferenza scomparvero. Tutto tornò alla normalità.
 
Naturalmente Bruno era confuso e Camilo lo sapeva. Non aveva idea di come spiegare il proprio comportamento, ma Bruno non insistette né lo forzò. Una volta rotta la tensione con un abbraccio, si levò come un velo invisibile e tutti i brutti sentimenti e la vergogna degli ultimi mesi non significarono più nulla. Camilo si vergognava ancora dentro di sé, ma non aveva troppa importanza. Finché avesse tenuto per sé i suoi sentimenti malsani, tutto sarebbe andato bene.
 
Non poteva più comportarsi così con suo zio, non dopo aver capito che era praticamente pronto a sparire. Bruno se n’era andato perché la sua famiglia lo evitava: Camilo era stato stupido per aver cercato di farlo di nuovo. Ora che era tutto a posto, si sarebbe tenuto per sé i suoi sentimenti e non avrebbe punito Bruno per qualcosa di cui non aveva colpa.
 
Iniziarono una nuova telenovela, dal titolo Il soldato. Non era succosa o salace come Il potere dell’amore, ma Camilo era felice di riavere la vecchia routine. Lui e Bruno trascorrevano ogni sera nella stanza dello zio sdraiati sul letto davanti alla tv con coperte, snack e diversi topi, anche loro fan dello show. Camilo sorrideva osservando lo zio dall’altro lato, mentre accarezzava un topolino e lo teneva stretto al petto.
 
Tornò facilmente l’atmosfera di un tempo. Ridevano per la recitazione ridicola e sottolineavano i messaggi nascosti. Ricominciarono a raccontare gli episodi al resto della famiglia durante la colazione e ripresero a sedersi vicini durante i pasti.
 
Quando giunse il diciottesimo compleanno di Camilo, i due erano di nuovo inseparabili.
 
I Madrigal erano famosi per molte cose, ma soprattutto per la capacità di organizzare feste favolose. Camilo aspettava sempre impaziente il suo compleanno, e quell’anno non fece eccezione. Per i Madrigal i 18 anni erano un’altra quinceañera, specialmente per i ragazzi, dato che non la festeggiavano. Camilo sapeva che, nonostante Bruno avesse avuto difficoltà a inserirsi, anche i suoi 18 anni avevano avuto un gran festeggiamento e sicuramente sarebbe stato lo stesso per Antonio quando sarebbe arrivato il suo turno.
 
I preparativi per la festa durarono tutto il giorno. Pepa era particolarmente agitata mentre correva per la casa con nuvole temporalesche che rimbombavano sopra la sua testa. Stava esaminando tutto, dai fiori al cibo alle liste degli invitati e non si calmava nemmeno alle cortesi sollecitazioni di Felix. Si era comportata così anche per la quinceañera e i 18 anni di Dolores. Pur non amando vedere sua madre troppo ansiosa, Camilo amava le attenzioni su di sé.
 
La festa era divisa in due parti: la prima comprendeva quasi l’intero villaggio, mentre la seconda era una cena in famiglia. Normalmente i loro eventi coinvolgevano tutto il villaggio, ma i compleanni speciali venivano trattati con una sorta di riverenza e i regali venivano scambiati intimamente a tavola, alla sola presenza dei Madrigal (e di Mariano). Camilo quasi dimenticò i regali. Amava ballare e tutti erano ansiosi di farlo con lui, a turno.
 
Molti ragazzi della sua età chiedevano di ballare con lui e Camilo vide nei loro occhi desiderio o interesse. Pur non rifiutando nessuno, Camilo non fece nulla per flirtare. Dopo Renata e Sebastian, voleva prendersi una pausa da qualsiasi tipo di relazione amorosa. Le sue esperienze non erano state granché.
 
Pepa quasi pianse mentre ballava con Camilo. “Guardati, tesoro” tubò. “Assomigli così tanto a tuo padre. Sei così bello!” lo strinse a sé, soffocandolo. Ma non poteva scappare: quando Pepa era in preda a quello stato d’animo, non c’era modo di fermarla a meno che non si volesse un uragano in casa. “Non posso credere che tu sia un uomo adesso. Non avrai più bisogno della tua povera vecchia mamma!”
 
“Non è vero” rantolò Camilo, ancora inchiodato nelle braccia di Pepa, “avrò sempre bisogno di te”
 
Ciò la fece esplodere e si mise a piangere. Felix dovette tirarla con forza prima che iniziasse a far cadere la grandine. “Cielo!” singhiozzò, “è così cresciuto, quando è successo?”
 
Felix le prese la mano e la condusse a sedersi. “Va tutto bene, vita mia”
 
Camilo poteva ancora sentirla mentre si lamentava, “Quando sono invecchiata!”
 
La prima parte della festa giunse al termine e con essa il momento di salutare tutti. Una volta che tutti gli ospiti se ne furono andati, Julieta tirò fuori il pollo che aveva preparato e lo servì.
 
Abuela sedeva a capotavola. “Stasera celebriamo l’entrata di Camilo nell’età adulta” alzò il bicchiere e tutti la imitarono. “A Camilo!”
 
“A Camilo!”
 
Camilo arrossì inorgoglito mentre la sua famiglia cantava le sue lodi. Pepa era ancora chiaramente umorale e descrisse nel dettaglio il giorno della nascita di Camilo, il giorno della cerimonia della candela e ogni piccolo traguardo che le fece montare altre lacrime agli occhi.
 
Gli altri aggiunsero altre storielle, ricordando piccoli eventi divertenti o momenti sinceri. Ce n’erano molti, ovviamente. I Madrigal ne avevano passate tante insieme.
 
“So di non essere presente da così tanto tempo come gli altri” esordì Bruno, “ma vorrei recuperare il tempo perso. Camilo, ti andrebbe di venire in campeggio con me?”
 
Camilo batté le palpebre. Non era mai stato in campeggio.
 
Bruno continuò: “Quando ero più giovane mi piaceva molto andare nei boschi a pescare, nuotare e prendere il sole. Ho pensato che sarebbe stato bello condividerlo con te, come regalo. Per il tuo compleanno” il suo viso arrossì leggermente, “solo se ti va, ovviamente”
 
“Grazie mille, zio” disse Camilo sorridendo, “mi piacerebbe molto”
 
Ed era vero. L’idea di trascorrere un fine settimana nella foresta, immerso nella natura, sembrava davvero bella, soprattutto se con Bruno. Quando Camilo ringraziò Bruno con un abbraccio, gli altri familiari iniziarono a consegnargli i regali.
 
Camilo ovviamente ne fu grato, ma non riusciva a smettere di pensare alla gita.
 
Quando la serata terminò e tutti andarono a letto dopo averlo soffocato di baci, Camilo salì a guardare Il soldato con Bruno, come sempre. Era un po’ tardi, quindi c’era solo una replica, ma la routine era così impostata che non aveva importanza.
 
Inoltre, Camilo non pensava di potersi concentrare sulla tv. La sua mente stava vagando altrove.
 
“Quando partiamo?” chiese.
 
Bruno lo guardò. “Quando vuoi. È il tuo regalo”
 
“Possiamo farlo domani?”, non intendeva risultare così impaziente. Non intendeva nemmeno proporlo. Ma una volta che lo fece, Camilo si sentì inondato di entusiasmo.
 
Bruno sembrò ugualmente contento all’idea di partire così presto. “Davvero? Certo, andiamo!”
 
Camilo sorrise e attirò lo zio in un abbraccio. “Grazie mille” disse, “non vedo l’ora”
 
“Ti piacerà un sacco. Porteremo una tenda e canne da pesca e sarà fantastico”
 
“Hai una tenda?”
 
Bruno alzò le spalle, sorridendo. “Certo. Ne ho solo una, spero vada bene. Non sono mai andato in campeggio con nessun altro. È anche un po’ vecchia...potrebbe non avere un ottimo odore”
 
“Non preoccuparti” disse Camilo.
 
L’idea di condividere una tenda con Bruno era emozionante. Cercò di trattenersi dal lasciare che i suoi pensieri si scatenassero troppo, ma era il suo compleanno ed era felice. Non voleva rovinare il buon umore con l’odio per se stesso, costantemente presente. Per ora voleva assaporare quelle belle sensazioni e terminare la replica con Bruno.
 
Il soldato parve ancora meglio, rivedendo la puntata. La trama era un po’ basica, un soldato del diciottesimo secolo che cercava di destreggiarsi tra le forze spagnole, innamorandosi inspiegabilmente della moglie di un capitano che in realtà era una spia, quindi era molto meglio se condita di commenti e battutine.
 
Una volta finito, Camilo diede la buonanotte, ma era troppo agitato per dormire. Era concentrato sull’idea di condividere una tenda. E sarebbe successo la sera seguente. Doveva solo aspettare una notte.
 
Camilo stava ancora faticando a controllare i propri pensieri, ma si permise di vagare verso possibilità assurde che non sarebbero mai potute accadere. Sdraiandosi sul letto, immaginò di avvicinarsi a Bruno, condividendo lo spazio e il respiro mentre dormivano uno di fronte all’altro, il calore dei loro corpi che si mescolava.
 
Sapeva che non sarebbe mai, mai successo, ma Camilo immaginò Bruno che si avvicinava a lui nel sacco a pelo, facendo scivolare una mano intorno alla sua vita, accostando i loro bacini.
Si concentrò sul ricordo dell’espressione di Bruno mentre flirtava con Serena, nel pub, e lo combinò con una fantasia mentale di loro insieme, i corpi attaccati, e si chiese quanto potevano avvicinarsi prima che le loro labbra si toccassero.
 
Camilo gemette mentre i suoi pensieri inviavano calore che filtrava lungo il suo petto e nella parte inferiore del suo corpo. Era eccitato, e anche se normalmente non vi si sarebbe soffermato, era il suo compleanno, no? Meritava di essere clemente con se stesso per un unico giorno.
 
Solo per una volta.
 
Camilo si permise di condurre la fantasia oltre. Immaginò Bruno che lo baciava, graffiandogli il viso con la barba in un delizioso, lieve dolore. Bruno avrebbe tirato Camilo su di sé, posizionandosi sotto di lui mentre lo sollevava, anche se Camilo era più alto. I loro petti si sarebbero allineati, sfiorandosi in modo da far formicolare la spina dorsale di Camilo. Bruno avrebbe sollevato i fianchi, facendo gemere involontariamente Camilo e andargli incontro.
 
“Camilo...” avrebbe balbettato Bruno, guardandolo con adorazione. Camilo gli avrebbe afferrato il viso con entrambe le mani, tirandolo vicino, facendo appoggiare le loro labbra giusto per avere un contatto.
 
Bruno era più grande, più esperto, quindi non sarebbe stato così imbarazzante come con Sebastian. Bruno avrebbe preso l’iniziativa e avrebbe detto a Camilo cosa fare. Magari gli avrebbe dato ordini, come il protagonista de Il soldato con la moglie/spia nemica. Bruno gli avrebbe detto esattamente cosa e dove lo voleva e lo avrebbe lodato per la sua obbedienza.
 
Camilo immaginò di chiedergli il permesso di prenderlo in bocca e Bruno lo avrebbe istruito esattamente su ciò che voleva, ciò che gli piaceva. Magari gli avrebbe tirato i capelli, aggrovigliando le dita nei suoi riccioli mentre si spingeva dentro e fuori le sue labbra.
 
Camilo si inarcò, sfiorandosi con le dita prima di strattonare. Gemette udibilmente e proseguì sempre più forte mentre la fantasia avanzava.
 
Quando venne, i suoi pensieri erano un miscuglio di ricordi, fantasie e frammenti di telenovele. Si ripulì velocemente e si mise a letto. Si sistemò contro il cuscino, cercando di addormentarsi prima di soffermarsi su quello che aveva appena fatto.
 
Era da due anni che si vergognava per i suoi pensieri. Forse era ora di accettare che era fatto così e non poteva farci nulla. Finché non avesse mai agito a riguardo, finché nessuno avesse scoperto il suo segreto, tutto sarebbe andato bene.
 
Ora aveva una gita in campeggio che lo aspettava.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Era una crudele ironia che Bruno fosse parente di Camilo. Per i primi cinque anni di vita di Camilo, Bruno era stato trattato come familiare solo parzialmente – essendo fratellastro di sua madre e sua zia, la pecora nera rimasta celibe, foriera di sfortuna, Bruno era in disparte rispetto al resto dei Madrigal. Poi, per un decennio, Bruno non era esistito. Non era stato un familiare, neanche in parte, e neanche un estraneo. Era scomparso, era diventato un argomento tabù ed era vissuto solo come una leggenda che forse, o forse no, era stata una persona reale.
 
Camilo aveva passato solo gli ultimi tre anni a considerare Bruno come zio di sangue. Prima che tutto accadesse, Bruno era stato più un ospite fisso. Era imparentato con lui solo per metà. Era strano, avere qualcuno che entrava nella sua vita così all’improvviso, anche se tecnicamente lo conosceva da quando era nato.
 
Ed era orribile, quasi ridicolo, che ora che aveva conosciuto davvero suo zio, stesse sviluppando sentimenti molto intensi per lui.
 
Sviluppando. Sembrava un scherzo. Camilo sapeva come si era sentito negli ultimi due anni, quindi era sicuro quando affermava di amare suo zio Bruno nel modo in cui avrebbe dovuto amare la persona che avrebbe sposato. Aveva passato così tanto tempo a cercare di combattere il sentimento, vergognandosi di lasciarsi andare, ma si era reso conto che quei sentimenti c’erano e sarebbero rimasti. Per quanto sbagliati potessero essere, perversi, malati e contorti, era amore vero, genuino.
 
Camilo sapeva, tuttavia, che vivere con costante odio e disgusto per se stesso non era sostenibile. Non sarebbe servito a far sparire i suoi sentimenti, l’avrebbe solo fatto deprimere. E nemmeno la tattica di ignorare Bruno era stata efficace. Aveva ferito entrambi senza riuscire a fermare quello che provava. Arrivò ad un compromesso, nella propria mente: finché non avesse mai agito concretamente, poteva andare bene. Non era una persona cattiva solo perché aveva brutti pensieri, no? Molte persone avevano terribili impulsi che non tramutavano in azioni reali. Il fatto che si sentisse male era un buon segno, no? Significava che aveva una coscienza. Non era troppo tardi.
 
Per tale motivo, Camilo si permise di essere entusiasta all’idea di trascorrere del tempo da solo con Bruno. Sì, il pensiero di dormire accanto a lui e di vederlo a torso nudo mentre nuotavano gli faceva battere il cuore, ma nessuno doveva saperlo. Inoltre anche Bruno era chiaramente felice e Camilo glielo doveva dopo aver cercato di ignorarlo così a lungo. Se c’era qualcosa di buono in tutta quella situazione, era che lui e Bruno erano davvero amici. Immaginava che un amico avrebbe fatto comodo a entrambi, dopo che Bruno aveva trascorso tanti anni da solo, mentre Camilo ne aveva passati altrettanti a cercare di diventare qualcun altro.
 
Camilo e Bruno partirono di mattina presto, cavalcando a dorso di due asini, con le borse legate alle selle. Ci volevano circa tre ore per raggiungere la loro destinazione, aveva detto Bruno, quindi Julieta li caricò con una montagna di arepas. Presero le tende, i materassini e il resto dell’attrezzatura e si avviarono dopo aver salutato tutti con baci e abbracci.
 
Il lungo tragitto passò abbastanza velocemente mentre Bruno raccontava a Camilo aneddoti della sua gioventù, quando andava in campeggio da solo. Anche se Camilo sapeva che Bruno doveva allontanarsi in quelle gite come modo per mettere distanza da una famiglia che lo faceva sentire indesiderato, era chiaro che Bruno provava un profondo affetto per tutti loro. I suoi occhi si illuminavano mentre raccontava storie sul pescare pesci gatto giganti, raccogliere fiori e dormire sotto le stelle. Continuava a cercare di girarsi sull’asino in modo da poter guardare Camilo, cosa che lo portò sul punto di cadere più volte. Camilo si sarebbe messo a ridere se non fosse stato immerso nei racconti di Bruno.
 
Ascoltando Bruno, Camilo non poteva fare a meno di pensare che Bruno era fatto per essere amato. Aveva così tanto amore dentro di sé ed era davvero crudele che la sua stessa famiglia lo avesse evitato per tanto tempo. Naturalmente per Camilo suo zio era bellissimo. Era bello fuori e dentro. Nessuno era bello come Bruno, si sorprese a pensare. Aveva assunto così tante sembianze nella sua vita, conosceva i dettagli intimi di parecchie persone, ma nessuno era come Bruno. Perché era l’unico della sua generazione a non essersi sposato? Camilo ricordava che Bruno gli aveva detto di aver avuto alcune frequentazioni prima di nascondersi tra le mura, ma mai nulla di serio.
 
Bruno aveva trascorso dieci anni celato al mondo. Quindi aveva solo 25 anni quando aveva lasciato la famiglia. Guardando l’uomo che aveva davanti, per Camilo non era difficile figurarselo più giovane. Adesso era bello, con i capelli striati d’argento e grandi occhi da cucciolo, poteva immaginare quanto dovesse essere splendido prima che l’età e l’esperienza dipingessero i suoi lineamenti con borse permanenti e un’aria incavata.
 
Camilo voleva chiedere a Bruno perché non si era mai sposato. Sicuramente molte donne del villaggio avrebbero accettato una proposta. Anche se si presumeva che Bruno fosse maledetto, era comunque bellissimo e rimaneva un membro dei magici Madrigal. Era stata una scelta di Bruno? Pensava di non meritare il matrimonio? Il pensiero fece rivoltare lo stomaco di Camilo. Nessuno al mondo meritava amore e felicità più di suo zio Bruno.
 
Decise di tacere, non volendo rischiare di rovinare l’umore allegro di Bruno. Inoltre, era coinvolto dai suoi balbettii eccitati. Prendeva lunghe deviazioni mentre raccontava, ricordando piccoli dettagli della sua giovinezza, con gli occhi che brillavano al ricordo.
 
“Ti piacerà un sacco” disse Bruno a Camilo, probabilmente per la decima volta da quando erano partiti. “C’è un’ampia grotta vicino al fiume, dove ci si può sedere e rilassare. E c’è un sacco di spazio per allestire la tenda. Oh, e la passiflora fornisce il frutto della passione più succoso che si possa provare!”
 
“Non vedo l’ora” disse Camilo con fervore, pendendo dalle labbra di Bruno.
 
Le tre ore volarono. Quando Camilo notò la zona, era tutto come Bruno aveva descritto vividamente. Il fiume brillava alla luce del sole, riflettendo l’acqua più blu che Camilo avesse mai visto. C’erano palmas de cera che si espandevano nel cielo senza nuvole e paffuti frutti della passione che pendevano pesantemente dalle piante. Sebbene l’Encanto fosse stupendo, appariva quasi ordinario rispetto a quello che stava osservando. In parte doveva essere per la novità, ma sapeva che lo trovava incredibile soprattutto perché era speciale per Bruno.
 
“Montiamo la tenda” disse Bruno scendendo dall’asino, “poi possiamo nuotare! Che ne dici?”
 
“Fantastico, zio. Dove mettiamo la tenda?”
 
Bruno indicò uno spiazzo vicino al fiume. Era perfetto e aveva una vista meravigliosa sull’acqua e sulle montagne dietro di essa. Camilo scese impaziente dal proprio asino per aiutare lo zio.
 
Una volta sistemata la tenda, Bruno si tolse rapidamente i vestiti, rimanendo in mutande, e corse verso la parte più tranquilla del fiume.
 
“Dai, nipote!” lo chiamò, correndo come un ragazzino in fibrillazione, e Camilo si affrettò a seguirlo, spogliandosi a sua volta e tuffandosi in acqua senza esitazione.
 
L’acqua era meravigliosa sulla pelle, raffreddando istantaneamente il calore accumulato durante il tragitto sotto il sole cocente.
 
“È il miglior regalo di compleanno di sempre” disse Camilo immergendo i riccioli sudati sott’acqua, “tu sei lo zio migliore”
 
Bruno arrossì. “Onestamente, è più un regalo per me stesso. Questo posto mi mancava molto ultimamente”
 
“Allora è una vittoria per tutti e due!” esclamò Camilo, “dovremo venire qui spesso”
 
Bruno sorrise. “Mi piacerebbe”
 
Era una vista stupenda, quella di Bruno che sorrideva mentre la luce del sole si rifletteva sui suoi capelli e faceva brillare le ciocche argento come pietre preziose. Camilo fece del suo meglio per non vagare con lo sguardo sul torso nudo dello zio, ma era pur sempre un essere umano.
 
Camilo si distrasse tuffandosi sott’acqua, rimontando velocemente e schizzando Bruno.
 
“Ehi!” esclamò Bruno, schizzandolo di rimando.
 
Dopo la nuotata, Bruno mostrò a Camilo la grotta. Non era lontana dal loro accampamento, ma pareva nascosto perché l’ingresso era parzialmente coperto da piante troppo cresciute. Quando entrarono, Camilo notò quanto facesse fresco rispetto all’esterno. Era una sensazione piacevole sui piedi tiepidi. Anche l’interno era incredibilmente stupendo. Le pietre erano fresche al tatto e ricoperte da uno strato d’acqua, sembrava che tutto fosse parte di un sogno. Stranamente, ricordava a Camilo la stanza di Bruno. Forse era per quello che gli piaceva così tanto.
 
“Guarda qui” disse Bruno, indicando una piccola incisione su una parete. Era realizzata in modo grezzo e leggermente sbiadita, ma era chiaramente un autoritratto. “Dio mio, l’ho fatto circa diciotto anni fa? Ti fa capire quanto sono vecchio...e antico”
 
Camilo ridacchiò. “Non pensavo fossi un vandalo”
 
Bruno scrollò le spalle nude. Camilo non poté fare a meno di osservare la pelle esposta, leggermente abbronzata. “Nessuno viene mai qui, non pensavo fosse un problema”
 
Bruno si voltò per andarsene, ma Camilo lo fermò.
 
“Aspetta un secondo” si accovacciò e cercò un sasso aguzzo, raccogliendone un piccolo che aveva una punta, come una freccia. Lo sollevò, sorridendo mentre lo mostrava a Bruno. “Tocca a me”, rapidamente abbozzò un’immagine approssimativa di se stesso accanto a quella sbiadita di Bruno.
 
Bruno sorrise. Erano solo due figure stilizzate, più o meno, ma per loro era chiaro cosa rappresentavano. Camilo si emozionò a vedere lui e lo zio immortalati uno accanto all’altro in un luogo così privato e speciale per Bruno. Era come un segreto, che solo loro due condividevano. Qualcosa che poteva durare fino alla fine del mondo, come le incisioni nelle grotte antiche che gli archeologi avevano scavato e studiato.
 
Il pensiero di qualcosa che sarebbe durato per sempre era bello. Camilo si sentiva in un costante stato di transizione – in senso letterale, come giovane uomo e mutaforma, lo era – ma lì, vicino al fiume, sembrava che quei sentimenti positivi non dovessero mai finire.
 
Successivamente si misero a pescare. Arrivarono alla parte più impetuosa del fiume, dove quelli che sembravano decine di pesci gatto saltavano tra le onde.
 
“Hai mai pescato prima?” chiese Bruno. Camilo disse di no, quindi suo zio gli mostrò cosa fare.
 
Bruno catturò rapidamente un enorme pesce gatto. “La cena di stasera!” esclamò e Camilo arrossì all’espressione di orgoglio sul suo volto. Erano ancora vestiti come quando avevano nuotato, ma ormai si erano completamente asciugati sotto il sole caldo. Notò che Bruno aveva guadagnato un po’ di muscoli nel periodo trascorso dopo la clandestinità. Subito dopo il crollo di Casita era così magro che Camilo aveva pensato potesse volare via con il vento. Era ancora piuttosto minuto, ma era riuscito a mettere su un po’ di massa muscolare.
 
Camilo fece del suo meglio, ma apparentemente non aveva talento per la pesca. Ogni volta che lanciava la lenza, questa si aggrovigliava in un ramo, o rimaneva impigliata nel fango, oppure l’esca veniva mangiata senza che vi si rimanesse agganciato nulla. Non era importante, però. Gli piaceva molto quando Bruno gli mostrava pazientemente come riprovare, elogiandolo con dolcezza. Inoltre, il pesce gatto catturato da Bruno era più che abbastanza per fornire nutrimento per la sera. Insieme ai frutti della passione e alle arepas di zia Julieta, significava un bel banchetto.
 
La pesca occupò gran parte della giornata e quando Bruno decise che non c’era più speranza nel tentare di far catturare qualcosa a Camilo, il sole stava tramontando, lanciando scie rosa e viola sulle tranquille acque del fiume. Camilo e Bruno tornarono presso la tenda e prepararono la padella per cucinare il pesce. Sebbene zia Julieta fosse la vera chef in famiglia, fu ipnotizzante guardare Bruno che cucinava. Era sicuro di sé mentre condiva il pesce, lo girava, lo ricopriva di olio. Camilo tagliò un frutto della passione e recuperò le arepas avanzate.
 
Fu uno dei pasti migliori che Camilo aveva mai avuto. Il pesce era buono, ma la visione sempre più buia della foresta e dello zio, chiaramente colpito dal piacevole ricordo degli anni passati, lo resero qualcosa da custodire.
 
Sciacquarono i piatti, si lavarono nel fiume e si prepararono per mettersi a letto. Stesero i materassini dentro la tenda e Bruno lasciò una lanterna tra loro.
 
“Grazie per la gita” sussurrò Camilo guardando Bruno, il viso in penombra.
 
Vide Bruno sorridere. “Mi hai già ringraziato. Grazie a te per avermi assecondato. Come ho detto, in parte questa è un’opportunità per me di fare un viaggio nei ricordi” si fermò per un momento, “grazie per avermi permesso di condividerlo con te”
 
Camilo si sentì riscaldato. Dopodiché, si addormentarono. Era stata una lunga giornata e i piacevoli suoni delle rane che gracidavano fecero addormentare facilmente Camilo.
 
Si svegliò nel cuore della notte. Non sapeva che ora fosse, ma dato che non c’erano cinguettii di uccelli, il mattino doveva essere ancora lontano. Sospirò e si girò su un fianco per vedere se anche Bruno era sveglio. Camilo odiava annoiarsi e non era sicuro di riuscire a riaddormentarsi velocemente.
 
Prima che Camilo potesse sussurrare qualcosa, però, sentì dei deboli suoni provenire dal materassino di Bruno. Ascoltò più attentamente: non erano abbastanza frequenti o alti perché Bruno fosse sveglio, solo piccoli e lievi lamenti di tanto in tanto.
 
Con cautela, Camilo si allungò per vedere meglio. La lanterna bruciava ancora, quindi vide il rossore sul viso addormentato dello zio. Il suono tornò e questa volta Bruno mosse il braccio, tirando giù la coperta.
 
Camilo vide che Bruno era eccitato.
 
Non sapeva cosa fare. Doveva distogliere lo sguardo, perfino uscire dalla tenda per consentirgli privacy, Bruno si sarebbe sentito mortificato se avesse saputo che Camilo lo aveva visto, non era chiaramente in sé e stava facendo un sogno erotico. Ma non riuscì a deviare lo sguardo. Aveva visto Bruno quando era interessato a qualcuno, ma quello non l’aveva mai visto: desiderio inconscio e disinibito. Voleva disperatamente sapere cosa, o chi, stava sognando.
 
Camilo sapeva di non avere il diritto di desiderare di essere nei sogni di suo zio.
 
Cercò di mettersi giù e addormentarsi. Doveva semplicemente dimenticare ciò che aveva visto e proseguire normalmente. Era la cosa intelligente e rispettosa da fare. La cosa giusta.
 
Ma rimase lì, sdraiato, fissando il soffitto della tenda e pregando chiunque fosse in ascolto che i lamenti smorzati si fermassero perché, dannazione, non poteva addormentarsi in quel modo. Mentre Bruno faceva così.
 
Era troppo e stava puntando dritto verso il suo inguine. Si sentiva tirare quasi dolorosamente contro i pantaloni e non riuscì a trattenersi, muovendosi per toccarsi. All’inizio era riluttante, si sfiorò leggermente nella speranza che fosse sufficiente per sbarazzarsi di ciò che stava provando, ma più cercava di trattenersi, più la sua mente urlava che ne aveva voglia, voglia, voglia e bisogno, bisogno, bisogno e prima di rendersene conto si era abbassato i pantaloni e si stava toccando, forte e veloce. Cercò di controllare il respiro, temendo di svegliare Bruno, spingendosi in mano, la sua mente un pasticcio confuso di ricordi frammentati delle spalle bagnate e abbronzate di Bruno e suoni lievi che erano sempre più gemiti nella sua testa.
 
Immaginò Bruno che si toccava, gli occhi aperti mentre guardava Camilo come per svelargli un segreto, aprendo la bocca per gemere il suo nome, chiamarlo con desiderio, toccandosi con forza e velocità così come Camilo stava facendo.
 
Camilo venne nella propria mano, sporcando l’interno del materassino.
 
“Oh dio” ansimò, mentre la gravità di ciò che aveva fatto si sollevava e si infrangeva su di lui come un’onda.
 
Era andato troppo oltre. Troppo, troppo oltre. Aveva fatto ciò che si era promesso di non fare, agendo in base a quello che provava. Un conto era masturbarsi nella propria stanza, ma lì? Accanto a Bruno che dormiva? Era il punto di non ritorno. Aveva esagerato, era una persona orribile.
 
Trascinò il materassino fuori dalla tenda per sciacquarlo, mentre le lacrime scendevano silenziosamente, ripensando a quello che aveva fatto. Quello che aveva fatto a suo zio Bruno.
 
Bruno fu sorpreso quando il mattino dopo Camilo gli chiese di tornare a casa. Inventò una bugia, dicendo che non stava bene, e anche se Bruno parve scettico, non protestò. Tornarono in silenzio e Camilo vide Bruno che lo guardava preoccupato, ma senza dire nulla.
 
Bruno era così, dolce e altruista, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per Camilo. E Camilo stava rapidamente distruggendo ogni speranza di fiducia tra loro.
 
Era una brutta persona. Sapeva solo ferire gli altri. Aveva ferito Renata, aveva ferito Sebastian e, quando il suo segreto sarebbe inevitabilmente venuto a galla, avrebbe ferito tutti i membri della sua famiglia, specialmente Bruno.
 
Pregò che Bruno non vedesse le lacrime nei suoi occhi durante il lungo viaggio verso casa.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Passarono sei mesi, dolorosamente lenti.
 
Sei mesi da quando Camilo aveva tradito suo zio nel peggiore dei modi. Sei mesi da quando aveva infranto la promessa di non agire secondo i suoi miserabili sentimenti e quella di non allontanarsi più. Si odiava immensamente, ma si stava rapidamente conto che quei sentimenti non potevano essere tenuti sotto controllo rinchiudendoli nella propria mente. Esistevano, rischiando di peggiorare e crescere sempre di più fino a che ogni speranza che la sua moralità rimanesse intatta si sarebbe completamente dissolta.
 
Allo stesso tempo, però, il suo amore non fece che rafforzarsi. Camilo si tormentava pensando che fosse solo una contorta voglia adolescenziale, ma ogni volta che vedeva Bruno sorridere, sapeva che andava ben oltre il desiderio fisico. Forse era malsano, ma se avesse potuto cambiare il mondo e fare in modo che Bruno fosse un’altra persona, al di fuori della famiglia, avrebbero potuto avere qualcosa di bello. Avrebbero potuto innamorarsi e condurre una vita normale.
 
Il problema era che Camilo era Camilo e Bruno era Bruno, e non si poteva cambiare. Infine, non esisteva una realtà alternativa in cui Bruno potesse amarlo. Non solo c’era una differenza di vent’anni di età, ma Bruno era dolce, bello e incredibile, mentre Camilo era egoista e terribile. Non avrebbe meritato uno come Bruno, nemmeno se le cose fossero state diverse. Bruno non avrebbe mai potuto amarlo come lui voleva.
 
Eppure era chiaro che Bruno stava soffrendo. Ancora una volta Camilo lo stava trattando da estraneo. Temeva che Bruno se ne sarebbe andato, ma non riusciva nemmeno a guardarlo senza ricordare la cosa orribile che aveva fatto durante la loro gita in campeggio. Si odiava per aver rovinato una giornata così perfetta e la loro amicizia. E la cosa peggiore era che Bruno non lo sapeva. Sapeva solo che Camilo lo stava ignorando di nuovo. Probabilmente pensava che fosse colpa sua.
 
Era egoistico, disonesto e disgustoso. Camilo andava a letto tutte le sere con la mente inondata di odio verso se stesso. Cominciava ad avere le borse sotto gli occhi che rivaleggiavano con quelle di Bruno a causa dei costanti incubi.
 
Quando non aveva incubi, però, faceva dei sogni meravigliosi. Sognava Bruno, che rideva e sorrideva mentre ricordava i momenti belli della sua giovinezza. Sognava i vestiti che indossava, il modo in cui i riccioli gli cadevano sul viso quando si concentrava, la sua passione per le telenovele, come guardava i suoi topolini, con totale affetto. Bruno era un tale libro aperto, ogni cosa che provava si rifletteva sul suo viso. Anche se Camio non riusciva più a vedere quelle espressioni nella realtà, la sua mente gli forniva la gioia occasionale di viverle nei suoi sogni.
 
Quei sogni condussero Camilo dietro le mura. Circa cinque mesi dopo l’incidente del campeggio, Camilo si svegliò da un sogno, con l’urgenza di vedere il volto di suo zio nella realtà. Controllò l’orologio e vide che erano solo le dieci e mezza, significava che Bruno era ancora sveglio a guardare le sue telenovele. Camilo si insinuò nei corridoi che suo zio aveva usato tanto tempo prima, facendosi silenziosamente strada, fino a raggiungere la stanza di Bruno.
 
Trovò un piccolo foro da cui entravano i topi e vide che Bruno era sdraiato sul letto, avvolto nelle coperte mentre guardava una telenovela che Camilo non conosceva. La vista saziò immediatamente Camilo e per un breve momento l’odio e il senso di colpa svanirono. Tutto ciò a cui riusciva a pensare, a cui voleva pensare, era quanto Bruno sembrasse contento.
 
Divenne un’abitudine. Ogni sera sgattaiolava attraverso i muri per vedere Bruno. Scoprì che la nuova telenovela era un ampio adattamento di La dodicesima notte di Shakespeare, in cui una donna si faceva passare per il fratello gemello per entrare in una rigorosa accademia di musica. Quel genere gli piaceva molto, quello in cui le persone prendevano le sembianze di altri. Ci si poteva relazionare. E la telenovela era davvero bella, a Camilo dispiaceva di non poterla guardare con il suo compagno preferito. Ma doveva essere abbastanza. Era più di quanto si meritasse.
 
Una sera in particolare, una scena diventò particolarmente bollente. La protagonista aveva una complessa relazione con un compagno di classe, che credeva fosse il fratello. La scena sullo schermo mostrò la rivelazione della sua vera identità, poi un aperto e tenero rapporto sessuale. Era incredibilmente sdolcinato, ma Camilo vide quanto Bruno era commosso dall’esagerata storia d’amore. C’erano molte lacrime, abbracci e baci, inframmezzati da sesso che sembrava un po’ troppo esplicito per un prodotto televisivo.
 
Camilo osservò intrigato Bruno che scacciava i topi, si guardava intorno e portava lentamente la mano sotto la coperta. I suoi occhi erano fissi sullo schermo mentre la mano iniziava a muoversi su e giù.
 
Camilo quasi sussultò. Fece del suo meglio per rimanere quanto più silenzioso possibile mentre si allontanava dalla stanza di Bruno e da ciò che Bruno stava facendo. Saltò nel letto, chiudendo strettamente gli occhi e allontanando ogni pensiero. Per pura forza di volontà riuscì ad addormentarsi.
 
Camilo smise di intrufolarsi dietro i muri.
 
Era impulsivo, però, e fin troppo ficcanaso. Scoprì di nascosto che Isabela, suo padre e Bruno avevano iniziato a frequentare regolarmente il pub. Avrebbe dovuto avere maggiore buon senso, soprattutto dopo quello che era successo l’ultima volta, ma era uno sciocco adolescente con uno sciocco cervello e prima di riuscire a convincersi a non farlo, si trasformò in un abitante del villaggio e li seguì. Questa volta si assicurò di non interagire con nessuno. Ordinò da bere, si sedette a un tavolo e si limitò ad ascoltare.
 
“Camilo è solo un ragazzino. Attraversa fasi lunatiche. È naturale”
 
Si risentì per quella frase di Isabela. Cosa ne sapeva, lei? Era poco più grande di lui ed era la persona più lunatica che Camilo conoscesse. E perché parlavano di lui alle sue spalle? Cercò di non agitarsi troppo quando si rese conto di non avere motivo di avvicinarsi troppo.
 
Suo padre aggiunse: “La tua vita è troppo concentrata sulle questioni di famiglia, amico! Gettati nella mischia!”
 
Camilo era voltato, ma poté intuire il rossore di Bruno. “Sono qui, no?” disse, “ho una vita al di fuori della famiglia”
 
Felix rise. “Sì, sei qui. Ma sei ancora con la tua famiglia”
 
“Esatto, zio. Dovresti provare a parlare con qualcun altro” intervenne Isabela.
 
Bruno sospirò. “È andata così bene l’ultima volta”
 
“Era sposata” disse Felix, “dovresti essere indulgente con te stesso. Sei un bel ragazzo, che ne dici di scegliere qualcuno e fare conversazione?”
 
“Che ne dici di lui?”
 
Camilo si sporse. ‘Lui’. Forse Isabela intendeva solo farlo parlare con qualcuno per avere un amico della sua età, ma a Camilo non era mai venuto in mente che a Bruno potessero piacere gli uomini oltre che le donne. Ciò gli dava una speranza molto ingiustificata. Cercò di non risultare ovvio mentre osservava Bruno alzarsi, respirare nervosamente e avvicinarsi a un uomo dall’altro lato del locale.
 
Erano troppo lontani perché Camilo potesse sentire, ma capiva che Bruno era interessato. Doveva ammettere che l’uomo era di bell’aspetto, con capelli neri corti, zigomi alti e mento ispido. Sembrava quasi una star delle telenovele. E anche lui pareva interessato a Bruno. Camilo si sforzò di udire, ma poté solo guardare i due parlare e avvicinarsi.
 
Dopo qualche minuto, Bruno sorrise all’uomo e tornò al tavolo da Felix e Isabela.
 
“Com’è andata?” chiese Isabela, “è carino”
 
“Non lo so” rispose Bruno timidamente. “Si chiama Esteban, lavora come calzolaio. È gentile”
 
“E?” suggerì Felix con entusiasmo.
 
“E vuole che ci vediamo di nuovo qui domani sera”
 
Camilo ascoltò suo padre e sua cugina esultare. Si alzò in fretta per tornare a casa, mutando in se stesso sul tragitto senza pensare a chi poteva vederlo. La sua mente era troppo concentrata su ciò che aveva appena visto e sentito.
 
A Bruno piacevano gli uomini. A Bruno piaceva Esteban.
 
Non provò nemmeno a trattenersi dal seguire Bruno di nuovo la sera successiva. Doveva sapere cosa sarebbe successo.
 
Assunse le sembianze di un altro paesano per evitare ogni sospetto e si sedette in fondo, da dove poteva vedere tutto ma mimetizzandosi. Bevve una birra dopo l’altra mentre aspettava l’arrivo di Esteban, troppo preso per accorgersi che si stava ubriacando. Quando vide Bruno alzarsi e salutare Esteban con un abbraccio, Camilo era sicuro di essere ubriaco. Non lo era mai stato e non era sicuro di apprezzare la sensazione.
 
Forse era solo la sua gelosia ad offuscare l’esperienza.
 
Osservò i due parlare, avvicinandosi man mano che la serata proseguiva. Riuscì a cogliere pochi frammenti della conversazione, ma era ovvio che a Bruno piaceva.
 
Camilo aspettò che i due se ne andassero prima di alzarsi e barcollare verso casa. Controllò che Bruno fosse nella sua stanza e fu sollevato di trovarlo nel suo letto, da solo.
 
Seguì Bruno ancora. E ancora la sera successiva. Ogni volta, Bruno ed Esteban si avvicinavano di più, passando da discreti sfioramenti di mani a tocchi sulla coscia a baci. Quella fu la parte che ferì davvero Camilo, vederli baciarsi. Decise che odiava Esteban.
 
Chi credeva di essere? Conosceva Bruno da pochi giorni e pensava già di essere degno di baciarlo? Camilo sbuffava immaginando cosa doveva aver pensato Esteban di Bruno solo tre anni prima. Probabilmente, proprio come tutti gli altri, pensava che Bruno fosse un malvagio indovino che banchettava con le grida e desiderava la sofferenza delle persone. Non conosceva Bruno. Non lo conosceva come lo conosceva Camilo.
 
Camilo beveva mentre li guardava flirtare e toccarsi. Non gli piaceva ancora quella sensazione, ma almeno annebbiava i suoi pensieri. Tornava a casa, inciampando, senza nemmeno preoccuparsi di chi avesse incontrato. Andava a letto arrabbiato. Questa volta, almeno, la rabbia non era diretta verso se stesso.
 
Circa una settimana dopo la nuova abitudine, Camilo escogitò un piano stupido. Aveva preso l’abitudine di bere, rintanandosi in camera sua e bruciando di risentimento mentre trangugiava birra dopo birra. Forse per questo ritenne una buona idea mutarsi in Esteban e bussare alla porta d’ingresso di Casita.
 
Fu Isabela a rispondere. Sembrò sorpresa, ma contenta.
 
“Hola!” lo salutò, “sei qui per Bruno?”
 
Camila odiava quanto sua cugina fosse contenta di vedere Bruno impegnarsi in quella relazione. Non temeva affatto che Esteban lo ferisse? Camilo cercò di apparire il più sobrio possibile mentre disse: “Sì. Posso entrare?”
 
Isabela annuì con entusiasmo. “Certo! È nella sua stanza. Ti porto da lui”
 
Sentì Isabela che gli spiegava quanto fossero grandi le stanze e quando lo lasciò davanti alla porta di Bruno, bussò con un po’ troppa forza. Bruno uscì, con aria confusa.
 
“Esteban?” disse, “che ci fai qui? Pensavo dovessimo vederci stasera”
 
“In realtà” disse Camilo, biascicando un po’, “è per questo che sono qui. Non posso più vederti”
 
Bruno sbatté le palpebre e si avvicinò. Camilo pensò quasi che lo avrebbe baciato prima che gli chiedesse: “Hai bevuto?”
 
“Cosa? No! Volevo solo dirti che non posso frequentarti. Scusa. Adios”
 
Camilo fece per girarsi e andarsene ma Bruno lo fermò. Lo fissò per un momento. “Posso chiedere perché?”
 
Camilo vacillò. “Beh. Ehm. Non sono pronto per una relazione, e beh, io...vedi, ho una fidanzata...”
 
Bruno si accigliò. “Camilo?”
 
Merda. Camilo doveva trovare una soluzione. “Chi è Camilo? Scusa, Bruno, non sei tu, sono io...”
 
“Camilo. Smettila”
 
“Sul serio, Bruno, ho una fidanzata, quindi-”
 
“Camilo!”
 
Camilo si fermò. Bruno non aveva mai urlato. Lo shock lo fece inavvertitamente tornare in sé.
 
Bruno scosse il capo. “Che stai facendo, nipote?”
 
Le sue guance si scaldarono. Non sapeva cosa dire. “Io...uh...era uno scherzo! Ah, che divertente! Bene, andrò a pulire la mia stanza”
 
“Sei ubriaco?”
 
Camilo non provò a negare. Annuì, con gli occhi sbarrati mentre notava quanto Bruno fosse davvero arrabbiato.
 
“Entra. Adesso”
 
Seguì Bruno in silenzio mentre la porta si chiudeva rumorosamente e Bruno lo trascinava fino alla sua camera. Osservò Bruno che lo fece sedere sul letto e rimanere in piedi davanti a lui, le braccia incrociate sul petto.
 
“Mi dispiace” disse Camilo. Era sincero. Stava iniziando a smaltire la sbornia e si pentiva davvero. A cosa stava pensando?
 
“Non ti capisco, Camilo”
 
“Mi dispiace”
 
Bruno sospirò. “Smettila di dirlo. Perché ti dispiace? Perché lo hai fatto?”
 
Camilo non si trattenne. Scoppiò in singhiozzi. “Non lo so” disse, seppellendo il viso tra le mani. “Non lo so, zio. Non lo so”
 
Bruno si sedette accanto a lui. “Sono arrabbiato con te, sai”
 
Camilo annuì, incapace di guardarlo negli occhi.
 
“Come sapevi di Esteban?”
 
Camilo alzò lo sguardo. Odiava vedere la rabbia sul volto di suo zio. “Ti ho seguito. Mi dispiace tanto”
 
“Mi hai seguito? Quando?”
 
“Ieri sera. E quella prima. E quella prima” abbassò di nuovo la testa, mentre altre lacrime scendevano. “Mi dispiace tanto. Non so nemmeno esprimerti quanto”
 
“Sai che sei tu quello che ha smesso di parlarmi, vero? E ancora non so perché. Ma se ti sei comportato così perché non ti piace che passi del tempo con altre persone, perché non dirlo e basta?”
 
Dio, Camilo era così trasparente? Era così imbarazzato che pianse ancora più forte. Bruno sembrò prenderlo come una conferma di ciò che pensava e disse: “Qualunque cosa stia succedendo, non devi dirmelo, ok? Ma smettila di ignorarmi”
 
“Okay” non riuscì a dire altro. Si vergognava troppo. Sentì le braccia di Bruno intorno a sé.
 
“Non piangere, per favore”
 
Camilo non poté fare a meno di abbandonarsi al tocco. Desiderava quel conforto che continuava a respingere. Ogni volta che lo allontanava, diventava sempre peggio. Cominciava a capire che non c’era salvezza, eppure Bruno gli mostrava ancora affetto. Lo apprezzava ancora, nonostante Camilo fosse stupido e infantile. Gettò le braccia intorno a Bruno e premette il viso contro il suo collo.
 
“Mi dispiace tanto”
 
Bruno lo tenne stretto, rimanendo in silenzio. Stettero lì, abbracciati, senza dire niente. Quando Camilo si calmò, Bruno sciolse l’abbraccio e si reclinò, tenendolo ancora per le spalle. “Ti va di guardare qualcosa?”
 
Camilo annuì, poi lo abbracciò ancora. Non lo meritava e non l’avrebbe mai meritato. Doveva essere una visione patetica. Aveva 18 anni, ed era lì a singhiozzare sulla spalla di suo zio come un bambino. Tuttavia, Bruno lo aiutò a sedersi sul letto e gli mise addosso una coperta. Accese la tv dove andava in onda la replica di uno show che non aveva mai visto.
 
Pur senza conoscere la trama, Camilo si lasciò immergere nel mondo della nuova telenovela. Si sedette il più vicino possibile a Bruno, facendo in modo che i loro fianchi fossero sempre in contatto. Si sentiva un idiota manipolatore, ma non riusciva a rinunciarci. Aveva bisogno di sapere che Bruno non lo odiava, e anche se Bruno rimase in silenzio, non lo respinse mai.
 
Una volta terminato, Bruno disse: “Non puoi farlo di nuovo. Non puoi sparire ancora”
 
“Mi dispiace. Non lo farò. Non so cosa mi prenda”
 
Un’altra bugia. Sapeva esattamente qual era il problema, ma Bruno non avrebbe mai potuto saperlo.
 
“E non voglio che tu beva”
 
“Lo so. Non lo farò più”
 
“Prometti?”
 
“Prometto” Camilo esitò per un momento, “Non mi piace Esteban”
 
Bruno sospirò. “Va bene. Neanche a me piace molto”.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


In qualche modo, nonostante tutto, la situazione tornò normale.
 
Esteban sparì di scena, e tutto tornò esattamente com’era stato.
 
Camilo si sentiva quasi male dalla facilità con cui lui e Bruno trovarono il vecchio legame. Sapeva che era tutta colpa sua, e se avesse potuto smettere di comportarsi in modo stupido e impulsivo, le derive e le divergenze sarebbero andate via, ma malgrado tutto Bruno era veloce a perdonare. E non fece mai domande, non interrogò Camilo sul perché fosse stato così sfuggente. Camilo si sarebbe dovuto sentire tremendamente, ma amava Bruno ancora di più per la sua natura gentile e indulgente.
 
Ma lui stava crescendo. Aveva 19 anni e conviveva con quella cotta da così tanto tempo da non riuscire a ricordare com’era prima di covare quel segreto. Cominciava a imparare a controllarsi e non sentiva più il desiderio infantile di tenere d’occhio suo zio ogni volta che era lontano dalla sua vista. Riuscirono a trovare un equilibrio, in cui Bruno poteva uscire con altri membri della famiglia o nuovi amici e stare comunque con Camilo abbastanza da essergli sufficiente. Con Esteban, comunque, finì. Camilo si chiese perché Bruno avesse messo fine alla relazione così in fretta, tutto a causa dei suoi stupidi impulsi, ma Bruno non sembrava troppo preoccupato, e a Camilo in realtà piaceva avere Bruno tutto per sé in un certo senso. Era bello avere quell’equilibrio. Era normale e sano.
 
I compleanni andavano e venivano. Le feste si svolsero in Casita e gli abitanti del villaggio accorsero a festeggiare. Dolores e Mariano si sposarono e Mariano si trasferì con i Madrigal. Camilo prese parte alla festa e partecipò al suo primo addio al celibato. Tutto andava bene. Per la prima volta dopo anni, la mente di Camilo non era costantemente inondata di senso di colpa e di impulsi egoistici. Poteva concentrarsi sulla sua famiglia e i suoi amici e usare il suo dono per aiutare le persone piuttosto che spiare e prendere in giro.
 
Camilo e Bruno continuarono a guardare telenovele. Quando una finiva, ne iniziavano un’altra. Camilo smise di addormentarsi, per finta e per davvero. Gli mancava il conforto di essere trasportato, ma non era più un desiderio dal peso schiacciante. Era un piccolo, trascurabile bisogno che poteva respingere abbastanza da addormentarsi normalmente nel proprio letto.
 
Quando di notte si toccava, pensava ancora Bruno, come c’era da aspettarsi. Gestiva i suoi sentimenti, senza allontanarli. E aveva imparato a farsene una ragione.
 
Anche Bruno sembrava stare meglio. Si fece degli amici nel villaggio e trovò il suo posto confortevole in famiglia. Era solo un altro dei magici Madrigal, come non era mai stato in precedenza. A volte Camilo beccava suo zio e Abuela immersi in conversazione, i volti vicini mentre sorridevano e ridevano. Finivano sempre per abbracciarsi.
 
Camilo si sentiva bene. Felice. Ancora più importante, stava imparando a essere un uomo, e ciò derivava dalla comprensione che quello che provava dentro di sé non doveva impattare le sue azioni. Imparò ad accettare che non avrebbe mai potuto amare Bruno davvero, non nel modo in cui voleva, ed era contento di sapere che, come Bruno, avrebbe potuto andare avanti senza matrimonio né figli. Non ne aveva bisogno per essere felice. Tutto ciò di cui aveva bisogno era la sua casa, la sua famiglia, l’Encanto. Ed era fortunato ad avere tutto ciò. Era fortunato a poter stare accanto a Bruno ogni singolo giorno.
 
Era davvero felice.
 
Il quarantesimo compleanno di Bruno era in arrivo. Era un grande evento, Camilo lo sapeva, tutti correvano eccitati per i preparativi della festa. Julieta praticamente viveva in cucina, perfezionando le sue già perfette ricette di pastel borracho e torta de tres leches. Isabela, che con le serate nel pub si era avvicinata a Bruno, fece e rifece decorazioni di orchidee. Antonio trascorreva una quantità sospetta di tempo a sussurrare con i topi. Camilo sorrideva chiedendosi cos’avesse in mente suo fratello.
 
Era strano sapere che suo zio stava invecchiando. Era molto più giovane delle sorelle, ma faceva comunque parte di quella generazione. Camilo pensò che anche lui stava invecchiando. L’anno successivo non sarebbe più stato un adolescente.
 
Voleva fare qualcosa di speciale per Bruno. Ricordava la telenovela che Bruno aveva realizzato per il suo sedicesimo compleanno, quello sulla donna innamorata di un fantasma. Sorrise, ricordando lo zio che si illuminava durante l’esibizione. Forse era quello il giorno in cui si era innamorato di lui. Voleva fare qualcosa di altrettanto premuroso.
 
Camilo chiese l’aiuto di Mirabel. Era la designer della casa e Camilo pensava che sarebbe stato bello confezionare una nuova ruana per Bruno. Era da anni che indossava la stessa, verde, e cominciava a sfilacciarsi.
 
Mirabel fu entusiasta dell’idea. “Possiamo ricamarla” disse, già radunando gli oggetti utili, “possiamo inserire qualcosa che rappresenti tutti noi. E possiamo farla assomigliare a quella vecchia”
 
“Ma con un tocco nuovo”, Camilo apprezzava la proposta. Era quello che amava di Mirabel. Lei, come Bruno, era sempre felice di aiutare gli altri e portare loro gioia.
 
Pochi giorni prima della festa, andarono in paese a comprare stoffe e filati per la ruana. Presero lo stesso tessuto verde che si abbinava perfettamente alla ruana attuale di Bruno, e metri di filo in un assortimento di colori. Camilo non era un grande sarto, ma con l’aiuto di Mirabel riuscì a realizzare delle linee piuttosto corrette. Ricamò perfino minuscole figure stilizzate per emulare quelle che lui e Bruno avevano lasciato nella grotta. Era un disegno semplice, ma una volta finito, Camilo sorrise nel guardarlo. Anche se era stato uno dei giorni più dolorosi, ricordava con affetto la nuotata e la pesca con suo zio.
 
“Carino” disse Mirabel, osservando le figure, “cos’è?”
 
Camilo sorrise. “Quando io e Bruno siamo andati in campeggio, mi ha mostrato questa incisione che ha lasciato sulle pareti di una grotta anni fa. Io ho aggiunto la mia. Il disegno le rappresenta”
 
“Che dolce, Cami” si sedette, prendendo il tessuto tra le mani e scorrendo le dita sul disegno appena realizzato, “è bello che tu e Bruno andiate di nuovo d’accordo. Era strano quando vi evitavate”
 
Camilo arrossì. “Già”
 
“Cos’era successo?”
 
“Oh” Camilo non sapeva cosa dire. La famiglia sembrava voler ignorare le faccende tra lui e Bruno, ma aveva senso che Mirabel fosse curiosa. Dopo tutto quello che era successo, era piuttosto protettiva verso Bruno. Anche se Camilo si considerava il migliore amico di Bruno, Mirabel non era da meno. Avevano un legame diverso, che Camilo non avrebbe mai realmente capito. Sapevano entrambi cosa significava essere quelli strambi in famiglia. Tossicchiò, cercando di pensare a cosa rispondere. “Non so. Stavamo passando un brutto momento”
 
Mirabel apparve comprensiva. Posò la mano su quella di Camilo. “Ti va di parlarne?”
 
A volte Mirabel sembrava più una sorella che una cugina. Erano praticamente coetanei, erano sempre stati compagni di gioco crescendo. Tuttavia, sapeva di non poterle dire la verità. “Non è niente”
 
“Sai” disse lei, “Bruno ne ha passate tante. Ha davvero bisogno di stabilità”
 
Camilo si irrigidì. “Lo so. Ora va meglio, no?”
 
“Certo. E ne sono felice. Ma cosa succede se ti allontani di nuovo? Se succedesse qualcos’altro e Bruno andasse via?”
 
Iniziava a irritarsi, ma sapeva che era per il senso di colpa. “Non se ne andrà”
 
“Come fai a esserne sicuro? L’ha già fatto, e se lo respingi, potrebbe pensare di doverlo rifare per proteggere la famiglia. Ti vuole davvero bene, sai?”
 
“Certo che lo so” brontolò Camilo, “come potrei non saperlo? Gli voglio bene anch’io. Non vorrei mai che se ne andasse”
 
“Lo so. Voglio solo che tu stia attento”
 
Camilo quasi rise. Attento? Era da anni che cercava di essere il più attento possibile. Mirabel non ne aveva idea. “Sono attento. Sono attento! Faccio quello che posso, cercando di tenermi tutto dentro!”
 
Mirabel lo guardò con curiosità. “Tenerti dentro cosa?”
 
Perché l’aveva detto? Stava permettendo alla rabbia e al senso di colpa di avere la meglio. “Niente. Non so cosa sto dicendo”
 
Mirabel si fece seria. “Camilo. Tenerti dentro cosa?”
 
Camilo sapeva che il suo viso doveva essere rosso come una barbabietola. “Lascia stare, ti prego, Mira”
 
Lei si alzò. “Camilo. Di cosa stai parlando?”
 
Non si trattenne. Le lacrime iniziarono a cadere prima che potesse evitarlo. “Ti prego, non voglio parlarne”
 
Mirabel si accovacciò davanti a lui, le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. “Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai, vero?”
 
Camilo scosse il capo. No, non poteva dirle qualsiasi cosa.
 
“Per favore, parlami. Per favore. È da anni che sembri distante. Cosa ti preoccupa?” i suoi occhi si spalancarono. Sembrò spaventata. “Camilo. Bruno ti sta...facendo del male?”
 
Voleva vomitare. Come poteva Mirabel pensare che Bruno avesse la capacità di fare del male a qualcuno? Doveva dirglielo. Non poteva lasciare che pensasse quelle cose. Era sbagliato. Era pericoloso che lei immaginasse che fosse colpa di Bruno.
 
Avrebbe potuto rovinargli la vita. Ma non poteva permettere che accadesse qualcosa di brutto a Bruno.
 
Camilo respirò, tremante, cercando di allontanare le lacrime. “No, Mira. No. Niente del genere. Lo zio non mi farebbe mai del male” dovette fare una pausa, radunare i pensieri e fermare il proprio cuore da battergli fuori dal petto. “Posso dirti una cosa che non potrai mai, mai dire a nessuno? Anche se è davvero brutta?”
 
Mirabel annuì, senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Camilo prese un pezzo di carta, per assicurarsi che la sua confessione non raggiungesse le orecchie di Dolores. Con una grafia traballante, finalmente scrisse l’unica cosa che aveva promesso di non dire mai a nessuno.
 
-Sono innamorato di Bruno-
 
Mirabel non proferì parola per un lungo momento. Fissò il biglietto con espressione illeggibile. Camilo era così terrorizzato che non fiatò, fissandola, aspettando che si mettesse a urlare. Dopo un’eternità, lei lo guardò e sussurrò: “Camilo. Non puoi”
 
Camilo pianse, lacrime silenziose gli scendevano lungo le guance. “Lo so”
 
Mirabel scosse il capo. “Non capisco, Camilo. Non puoi. Non puoi e basta”
 
“Lo so” gli sembrava che tutto il suo mondo stesse crollando.
 
“Quand’è cominciata?”
 
“Il giorno del mio sedicesimo compleanno”
 
Mirabel sembrò sul punto di piangere a sua volta. “Così tanto?”, sussurrò a voce talmente bassa che Camilo a malapena la sentì. Annuì. “Cugino...mi dispiace tanto”
 
Lui sbatté le palpebre, shockato. Non sembrava disgustata o inorridita. Solo triste. “Non sei arrabbiata?”
 
Lei sospirò. “Non lo so. Non posso dire come mi sento. Ma Camilo, sai che non potrà mai accadere, vero?”
 
“Certo che lo so. Non intendevo dirlo a nessuno. Mi dispiace che ora tu debba custodire questo segreto, Mira. So di essere disgustoso. Ma non lo dirò mai e poi mai a nessun altro” respirò profondamente, “specialmente a lui”
 
“Potrebbe rimanerci davvero male se lo sapesse”
 
“Lo so. Non vorrei mai fargli del male” crollò di nuovo e si mise la testa tra le mani con vergogna. “Mira...io...voglio che abbia il mondo intero. E non farei mai nulla per impedirgli di essere felice”
 
Sentì due braccia intorno a sé. Per qualche ragione, Mirabel non stava scappando, rivelando a tutti quanto malato Camilo fosse. Lo stava confortando, facendo scorrere le mani tra i suoi riccioli e tenendolo stretto. Non si era mai sentito così imbarazzato. Non meritava di essere consolato. Meritava di essere esiliato.
 
“Grazie per avermelo detto”
 
Lui scosse la testa. “No, no, mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto che tu debba saperlo” si alzò, scostando la mano di lei dai capelli. “Me ne andrò. Mi troverò una casa mia da qualche parte”
 
Se fosse andato via, forse tutti sarebbero stati felici. Il pensiero di andarsene lo addolorava, ma avrebbe fatto di tutto per proteggere Bruno.
 
Mirabel lo zittì e lo abbracciò di nuovo. “Non sei cattivo, Camilo. Non sei una brutta persona. Non devi andartene”
 
“Sì, invece! Se continuo così, ferirò tutti”
 
“I tuoi pensieri non definiscono chi sei. Solo le tue azioni” sospirò e lo attirò maggiormente, “mi dispiace tanto che tu abbia trattenuto tutto per così tanto tempo. Mi dispiace non aver mai fatto domande. Stavi male e lo vedevo, ma non ti ho mai chiesto niente”
 
Come poteva Mirabel sentirsi in colpa per le perversioni di Camilo? Era assurdo, era lui che avrebbe dovuto confortarla.
 
Dopo un momento, Mirabel pose fine all’abbraccio. Camilo pensava che avesse cambiato idea, invece prese un pezzo di carta e scrisse:
 
-Non puoi controllare di chi ti innamori. Sarai sempre mio cugino e ti vorrò sempre bene, qualunque cosa accada. Forse non comprendo, ma so che sei forte. E puoi superarla. Non respingere me, né Bruno, per favore. Puoi parlarmi in qualsiasi momento. Voglio ascoltare-
 
Mirabel fissò quello che aveva scritto, prima di voltare il foglio e aggiungere:
 
-Anche se non capisco, non sembra esattamente uno zio, vero?-
 
Si guardarono per un istante, raggiungendo un accordo silenzioso. Camilo l’abbracciò un’ultima volta.
 
“Grazie, cugina. Ti voglio bene anch’io”
 
Lei si asciugò le lacrime prima di fare lo stesso con lui. “Finiamo la ruana, ok?”
 
Terminarono in silenzio, ma Camilo aveva la sensazione di essersi tolto un peso dalle spalle. Finalmente qualcun altro lo sapeva e non lo odiava. Mirabel non pensava che fosse senza speranza. Forse sarebbe andato tutto bene.
 
Quando finirono, Camilo si sentì felice. Mirabel sorrise e lo abbracciò, lodandolo per il suo lavoro. Lei aveva fatto la maggior parte, ma Camilo aveva contribuito con alcuni disegni e cuciture. Ed era bellissima. Sembrava quasi identica alla ruana attuale di Bruno, ma con un arcobaleno di colori cucito lungo gli orli e le spalle. Ricordava a Camilo una vecchia storia che Abuela raccontava quando erano piccoli per farli addormentare, su una giacca dai mille colori, La tunica colorata di Jose. Bruno assomigliava molto a Jose. Con i suoi sogni e le profezie. Forse le mura erano state la sua prigione, ma ora era libero. Era una storia con lieto fine. Camilo sperava lo avesse anche Bruno.
 
Impacchettarono la ruana e la nascosero prima della festa. Mirabel lo abbracciò un’altra volta e gli sussurrò: “Ti vorrò sempre bene. Tutti te ne vorremo, a prescindere dal resto”
 
Camilo trascorse il resto della giornata con una sensazione di leggerezza, come se si fosse trasformato in qualcuno molto più piccolo. Aveva passato gli ultimi mesi a imparare a essere felice, ma ora che Mirabel sapeva, sembrava potesse accadere davvero. Non era più solo il suo fardello, e ora che l’aveva svelato, anche se a una sola persona, la sua mente era tranquilla. Mirabel sapeva e non lo odiava. Forse significava che non aveva motivo di odiare se stesso.
 
Quando vide Bruno a cena, era quasi euforico. Era come vedere suo zio con occhi nuovi. Lo abbracciò prima di sedersi.
 
“Per cos’era?” chiese Bruno, con un sorriso luminoso.
 
Camilo scrollò le spalle, ricambiando il sorriso. “È quasi il tuo compleanno”
 
“Ah, non ricordarmelo. Sto diventando vecchio e decrepito”
 
“Non è vero” sbuffò Camilo, “non sembra che tu abbia più di 39 anni”
 
Bruno, scherzosamente, gli diede un buffetto dietro la testa. Per Camilo fu come un abbraccio. “Sei un combinaguai, nipote”
 
Quando Camilo guardò Mirabel, lei lo stava guardando. Sembrava curiosa, ma non arrabbiata. Sorrideva persino un po’. Camilo ricambiò.
 
Il giorno successivo ci fu la festa di compleanno di Bruno. Camilo osservò suo zio ballare con le sue sorelle, Abuela e alcuni abitanti del villaggio. Era uno spettacolo bellissimo, vederlo così felice. Non sembrava un quarantenne. I suoi capelli si stavano ingrigendo, ma sembrava quasi ringiovanito dopo essere uscito dalle pareti. Sembrava contento. Come se fosse finalmente a casa.
 
Bruno fu estasiato davanti al regalo di Mirabel e Camilo. Si tolse subito la vecchia ruana e indossò quella nuova, sorridendo mentre Mirabel indicava ogni disegno ricamato e ne spiegava il significato.
 
“Camilo ha fatto queste” disse, indicando le figure stilizzate, “ha detto che è un ricordo del vostro campeggio”
 
Bruno guardò Camilo, con occhi scintillanti. “Te lo sei ricordato!” strinse entrambi in un abbraccio, “siete meravigliosi. Grazie infinite”, diede a tutti e due un bacio sulla guancia.
 
La festa finì tardi, quindi persero un episodio della telenovela. Bruno ne era un po’ deluso, ma era comunque felice. “Dovremo guardarne due domani sera, no?” disse prima di augurare a Camilo la buonanotte. Camilo non vedeva l’ora.
 
Quella notte Camilo non riuscì a smettere di pensare a quanto era stato felice Bruno nel vedere la ruana. Non provò alcuna vergogna scavando nella memoria, mescolando pensieri delle telenovele e della gita in campeggio. Si addormentò esausto e soddisfatto, senza smettere di sorridere.

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


 
La minaccia che Bruno scomparisse di nuovo incombeva nella mente di Camilo da anni, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe successo ora. Stava andando tutto così bene. Camilo e Bruno si parlavano ancora. La festa di compleanno era stata un successo, Mirabel sapeva il segreto di Camilo e non lo odiava, avevano ripreso la routine di guardare telenovele. Non c’era più tensione, o almeno così Camilo pensava.
 
Quindi perché adesso?
 
Bruno era sparito da un giorno intero. Non era sceso per colazione e inizialmente nessuno pensava che fosse un gran problema, ma poi non si era presentato per pranzo. Né per la cena. Non si fece vedere per nessuna faccenda. E quando Camilo era andato in camera sua per la loro telenovela, non c’era.
 
Quando interpellò Dolores, lei gli disse di non aver sentito nulla. Nessun passo sospetto, nessun movimento tra i muri. Era come se Bruno fosse completamente svanito nel nulla.
 
Nemmeno Antonio aveva nulla da riferire. A suo dire, i topi non sapevano dove fosse andato Bruno.
 
Erano tutti nervosi, terrorizzati che Bruno se ne fosse andato per sempre, ma Abuela decise che non era trascorso abbastanza tempo per sollevare grandi preoccupazioni.
 
“Brunito sa che ha una casa qui” disse risoluta, ma dal suo tono era chiaro che era spaventata quanto gli altri. “Troverà la strada per tornare”
 
Camilo sperava fosse vero. Era così intimorito che, dopo aver finalmente raggiunto un buon equilibrio, tutto venisse spazzato via. E se Bruno avesse sentito casualmente la conversazione tra lui e Mirabel? E se avesse trovato i loro biglietti nella spazzatura? Camilo tremava al pensiero che suo zio avesse scoperto il terribile segreto e fosse scappato, per via del disgusto, della paura o di qualsiasi altra emozione negativa. Ma quando controllò la spazzatura, i resti stracciati dei fogli erano ancora lì. Li raccolse rapidamente e li bruciò con la fiamma di una candela.
 
Quando ne parlò con Mirabel, lei sembrò altrettanto preoccupata.
 
“Ma non sarebbe scappato” disse, “se avesse trovato gli appunti. Non so se sarebbe riuscito a capirne il significato. Dev’essere stato per qualcos’altro”
 
Camilo deglutì. “Hai ragione. Credi che tornerà?”
 
“So che tornerà”, non sembrava così sicura.
 
“È colpa mia”
 
“Non puoi saperlo, Cami. Bruno è un tipo strambo, no? Per quanto ne sappiamo, è andato in campeggio”
 
Il mattino dopo, Bruno non era ancora rientrato. Il suo posto a tavola rimase vuoto. Camilo cercò di non farsi prendere dal panico. Abuela sembrava ancora non ritenere che fosse un’emergenza, ma Camilo non poteva esserne certo. E se era davvero colpa sua? Aveva paura di cos’avrebbe fatto Bruno se l’avesse scoperto. Camilo era sicuro, conoscendo Bruno, che in qualche modo si sarebbe incolpato e non era possibile sapere come avrebbe agito. Decise di indagare.
 
A Bruno piaceva mantenere la sua stanza relativamente riservata. Invitava Camilo a guardare le telenovele di sera, ma non era mai stato lì senza che Bruno fosse presente. Intrufolarsi lì a sua insaputa era come un tradimento, ma non era il momento di provare vergogna. Doveva scoprire dov’era andato e in fretta.
 
Prima del crollo di Casita, la stanza di Bruno era enorme e vuota. Bisognava attraversare una cascata di sabbia, salire chilometri di scale, passare per un’enorme distesa per infine giungere alla sua camera. Ora che tutto era stato riparato, era una versione molto più accessibile di un tempo. Era ancora piuttosto scoraggiante, ma almeno le scale erano diminuite abbastanza da renderla un’escursione ragionevole e non sfiancante. La sua camera da letto, rispetto al resto, era incredibilmente normale. Persino accogliente, con un letto, un comò e un piccolo televisore su un tavolino di legno. C’erano anche piccole aree in cui i topi potevano giocare e rifugiarsi. Era in disordine, cosa che generalmente la stanza di Bruno non era mai. Sembrava che Bruno fosse andato via di fretta, ma tutte le sue cose erano ancora lì.
 
Camilo cercò qualcosa che potesse suggerire dove fosse andato Bruno. Aprì tutti i cassetti del comò, controllò sotto il letto, frugò tra i vestiti. Sollevò la tv per vedere se c’era qualcosa nascosto sotto. Tolse le coperte. Niente. Niente che potesse dire qualcosa. Ma c’era un altro posto dove controllare.
 
Per quanto ne sapeva Camilo, Mirabel era l’unica oltre a Bruno ad essere entrata nella sua caverna delle visioni. Ancora adesso quel posto era una leggenda metropolitana. Ma Camilo doveva sapere, quindi entrò.
 
Era come un’antica rovina. L’unico ingresso era bloccato da un enorme masso, e Camilo dovette faticare per rimuoverlo. Si chiese come facesse Bruno a entrare, minuto com’era. Non c’erano luci, quindi Camilo dovette procedere a tentoni per trovare qualcosa. Al centro c’era un pozzo pieno di sabbia.
 
Notò una familiare luce verde brillante provenire da un angolo. Era offuscata, sepolta sotto la sabbia, ma quando diede un’occhiata più da vicino, vide che c’erano dozzine di tavolette rotte e ammucchiate l’una sull’altra. Si inginocchiò e iniziò a scavare.
 
I primi pezzi erano frammenti minuscoli, la visione era troppo poco chiara per distinguerla. Più ne recuperava, più si componeva e scoprì che ogni tavoletta mostrava la stessa identica visione. Cadde mentre la visione diventava nitida.
 
Ognuna mostrava lui e Bruno. Erano seduti sul letto di Bruno e si baciavano. E non un bacio normale, quello familiare sulla guancia o sulla fronte. Si stavano baciando per davvero. Con le labbra. Sulla bocca.
 
Camilo non sapeva come reagire.
 
Non riusciva a smettere di sorridere. Voleva ridere. Bruno li aveva visti. Il futuro diceva che erano destinati a stare insieme. Camilo non riusciva a lasciare la tavoletta che aveva tra le mani. Voleva memorizzare l’immagine, fissarla nel cervello in modo che, quando fosse diventata realtà, non l’avrebbe mai dimenticata. Ma al tempo stesso era terrorizzato. Bruno aveva visto il futuro ed era scappato.
 
Probabilmente non sarebbe più tornato.
 
Doveva significare che Bruno non lo voleva. Perché altrimenti sarebbe fuggito senza dirlo a nessuno? Probabilmente era rimasto inorridito, e non era riuscito nemmeno a salutare. Non sopportando di vedere la faccia di Camilo.
 
Camilo non sapeva cosa fare. Doveva nascondersi? Cercare Bruno? Tornare nella sua stanza e fingere di non aver visto niente? Anche se avesse cercato Bruno e l’avesse trovato, cos’avrebbe potuto dire? La visione mostrava chiaramente che a Camilo piaceva Bruno. Significava che era destinato a confessare i suoi sentimenti, anche se aveva giurato che non l’avrebbe mai fatto. Forse non significava che sarebbero finiti insieme. Forse significava che Camilo si sarebbe imposto su Bruno e Bruno sapeva che sarebbe successo, quindi aveva dovuto nascondersi per allontanarsi.
 
Non poteva immaginare neanche in un milione di anni a costringere suo zio a fare qualcosa, ma se quello era il futuro, cosa poteva fare? Forse era davvero una persona orribile e stava cercando di migliorare per niente. Era destinato a fare del male a Bruno. Diventando così un vero mostro.
 
Ma c’era ancora una possibilità, piccola, che Bruno ricambiasse. Nella visione non sembrava che Bruno si ribellasse. Sembrava contento. Camilo era sicuro di non immaginarselo. Entrambi parevano felici.
 
Camilo decise di andare in camera sua e restare a letto per il resto della giornata. Prese una delle tavolette, ma la nascose sotto il materasso. Pur volendo trovare Bruno, non sapeva dove cercare.
 
No, non era vero. Sapeva esattamente dove cercare, ma aveva troppa paura di ciò che avrebbe scoperto.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Quando Bruno non scese a colazione la mattina dopo, Camilo decise che il vaso era colmo. Doveva intrufolarsi nelle mura. Anche se Bruno lo disprezzava o ne aveva paura, doveva confrontarsi con suo zio e capire cosa stava succedendo, riportandolo nella casa dove doveva stare. Bruno non meritava l’esilio a causa di Camilo. Sapeva che, se fosse stato necessario, se si fosse dovuto scegliere tra Camilo e Bruno, sarebbe stato Bruno a dover restare. Avrebbe detto a suo zio che non doveva preoccuparsi che quella visione si avverasse, perché Camilo se ne sarebbe andato.
 
Era comunque terrorizzato mentre si faceva strada tra le pareti. Era spaventato da quello che Bruno avrebbe detto. Non voleva vedere l’inevitabile espressione di odio negli occhi di suo zio quando gli avrebbe detto quanto fosse disgustato da lui, quanto fosse stato tradito dalla natura perversa di Camilo. Perdere suo zio era come perdere la parte più importante di se stesso. Ma doveva farlo.
 
Camilo tremava così tanto che per poco non cadde dalle assi di legno che portavano nella buia fossa sotto casa. Proseguì, facendo del suo meglio per superare la paura. Non conosceva esattamente la strada, ma dopo aver sentito Mirabel descriverla tante volte, finalmente riuscì ad arrivare alla porta che sapeva lo avrebbe portato a Bruno.
 
Trascorse un lungo momento lì, a fissare la porta. Era sul punto di voltarsi e uscire. Ma doveva farlo. Doveva dire a Bruno che non era affatto colpa sua. erano amici. E Bruno ci metteva poco a perdonare. Forse avrebbero parlato e Bruno avrebbe capito e avrebbero potuto dimenticare tutto e tornare alla normalità.
 
Ma Camilo sapeva che non era possibile. Fissò la porta, cercando di farla sparire. Anche lui voleva scomparire. Se non fosse mai nato, non sarebbe successo nulla di tutto ciò. Forse Bruno sarebbe stato felice. Mirabel sarebbe stata la sua partner di telenovele e non avrebbe sviluppato quei sentimenti orribili. Lei era normale. Tutti sarebbero stati bene e nessuno avrebbe più avuto bisogno di nascondersi.
 
Ma la realtà era un’altra. Camilo era un imbecille e aveva fatto danni irreparabili alla sua relazione con Bruno. Il minimo che poteva fare ora era raccogliere i pezzi in modo che il resto della famiglia non dovesse soffrire per quello che aveva fatto o era destinato a fare.
 
La porta non scomparve. Così Camilo fece un respiro profondo e l’aprì.
 
Bruno era lì.
 
Nessuno dei due disse niente, ma Bruno non sembrò sorpreso. Sembrava triste. Aveva cerchi viola sotto gli occhi e i suoi capelli erano aggrovigliati e in disordine. Sembrava che non dormisse o mangiasse da giorni, e Camilo sapeva che doveva essere vero. Gli si spezzava il cuore pensando a Bruno lì, punendosi con la mancanza di sonno o cibo. Ma era chiaramente quello che stava facendo, da com’era seduto a terra con espressione vuota, sola. Non c’erano nemmeno i topi a tenergli compagnia.
 
Camilo fu il primo a parlare. “Che stai facendo, zio?”
 
Sentire la sua voce innescò qualcosa in Bruno, perché si stampò in faccia un sorriso falso, si alzò e spazzò via la polvere dalla ruana. Camilo si accorse che era quella nuova e il suo cuore soffrì di più. Nonostante quello che aveva visto, aveva tenuto il suo regalo.
 
“Ehi, nipote!” disse ridendo, “wow, è imbarazzante. Mi ero preso una pausa, sai, con l’inventario, stuccando le pareti e...” si fermò, cercò di sistemarsi i capelli e si appoggiò goffamente alla poltroncina presente, “come mai qui?”
 
Camilo lo fissò. “L’ho vista, zio”
 
La voce di Bruno tremava mentre cercava di ridacchiare. “Cosa, nipote? Una crepa nel muro? Perché Hernando si occuperà di-”
 
Non resistette oltre. Lo interruppe e disse: “No, zio. La tua visione”
 
Bruno lasciò immediatamente cadere la facciata. Crollò sulla poltrona, nascondendo il viso con le mani. “Ti prego, perdonami, Camilo”
 
Camilo era sconvolto. Perdonarlo? Per cosa? Non aveva fatto niente di male. Perché le persone che Camilo feriva gli chiedevano scusa e non viceversa? Camilo si fece avanti e osò accovacciarsi per terra davanti a Bruno.
 
“Mi dispiace. So che non lo vuoi. Sono veramente mortificato. Prometto che me ne andrò, ok? Non dovrai vedermi mai più”
 
“Nipote, no, rimarrò qui. Ho tutto ciò di cui ho bisogno. Io-” prese un profondo respiro tremulo, e non fu in grado di guardare Camilo negli occhi. “A volte le mie visioni sono più simili a maledizioni. Non riflettono ciò che le persone vogliono o sono fuorvianti o casuali. Mi dispiace che tu abbia dovuto vederla. Non ho mai e poi mai voluto che si avverasse, ti prego, credimi”
 
Era ciò che Camilo sapeva già, ma sentirlo da Bruno lo spezzò. Era ovvio che Bruno non lo desiderasse, come poteva aspettarsi che fosse diverso? Erano parenti, Camilo era più giovane, non c’era nulla di appropriato. E anche al di là di quello, Bruno era perfetto e Camilo un mostro. Bruno teneva a tutti più di se stesso, Camilo era egoista. Era naturale che Bruno non lo volesse.
 
Ma sentire la conferma fece malissimo.
 
Camilo era stanco di piangere. Lo faceva fin troppo spesso ultimamente. Tuttavia, non riuscì a trattenere le lacrime mentre diceva, contro ogni campanello d’allarme nella sua testa che gli urlava di non farlo, “È così?”
 
Bruno continuò a non guardarlo. La sua voce sembrò tesa. “Certo. Sei mio nipote”
 
Camilo non poté evitarlo. Le sue lacrime scoppiarono in un singhiozzo e sussultò quando il peso delle emozioni che provava da anni si abbatté su di lui.
 
Finalmente Bruno lo guardò con espressone illeggibile. “Camilo?”
 
Camilo indietreggiò, facendo del suo meglio per coprirsi la faccia. Era mortificato che Bruno lo vedesse così. Era naturale che Bruno lo rifiutasse. Lo sapeva da sempre, perché stava piangendo? Perché pensava di avere il diritto di piangere?
 
“Ti giuro, non voglio che succeda, per favore, non piangere!”
 
Pianse ancora di più.
 
“Possiamo fingere che non sia mai successo, ok? Romperò le altre tavole”
 
Camilo scosse il capo. “Per favore” Non sapeva cosa stesse chiedendo. Non era quello che voleva? Che sparisse tutto? Ma sentire Bruno dirlo ad alta voce era come una maledizione.
 
“Tu non lo vuoi, vero?”
 
“No!” gracchiò in risposta, ma la sua voce sembrava non appartenergli.
 
“Camilo...lo vuoi?”
 
Non c’era dubbio sul disgusto nella voce di Bruno. Ma ormai era inutile negarlo. Era arrivato al punto di rottura e Camilo non poteva stare peggio di così.
 
“Sì, zio” la sua voce era bassa, ma pronunciarlo fece muovere qualcosa in lui e disse, con tono più alto: “Io ti amo, ok? Ti amo così tanto. E voglio che quella visione si avveri perché vorrei baciarti. Mi dispiace”
 
“No, no” mormorò Bruno. “No. No, Camilo. Non è vero. Ti assicuro, non è vero. Solo perché hai visto quella visione non significa che devi convincerti di qualcosa. Non devi pensare che...lo vuoi, solo per quello che ha mostrato una visione terribile e poco chiara” i suoi occhi erano spalancati. Scuoteva la testa.
 
“Tu non capisci” disse Camilo tra le lacrime. “Ti amo da tanto tempo. Ti desidero. Ma me ne andrò, subito. Troverò un altro posto dove vivere” tremava ovunque, “lo prometto”
 
“No, Camilo, sei confuso. La mia visione sta manipolando come pensi di doverti sentire”
 
Camilo si arrabbiò. “Dannazione, Bruno, non lo capisci?! Sono io quello sbagliato, qui! Non tu! Sono io il mostro disgustoso e orribile che ti vuole! Non sono manipolato da niente! È quello che sono!” aveva la gola annodata, come se non riuscisse a respirare. Camilo si raggomitolò su se stesso, piangendo. “Torna a casa, per favore. Ti ho ferito abbastanza”
 
Non aspettò la reazione di Bruno. Corse alla cieca fuori dalla stanza, sbattendo contro i muri e quasi inciampando nelle assi mentre usciva.
 
Stava ancora piangendo quando si imbatté contro Mirabel.
 
“Ehi, guarda dove...Camilo?” lo afferrò, impedendogli di fuggire. Camilo cercò di respingerla, ma si sentiva troppo debole per impegnarsi. Cadde su di lei, i suoi singhiozzi si intensificarono. “Camilo, cos’è successo?”
 
La sua voce era roca quando disse: “Lui lo sa”
 
Mirabel non aveva bisogno di altre spiegazioni per capire. Condusse Camilo in camera sua e lo fece sedere sul letto. Gli accarezzò la schiena mentre aspettava che si calmasse prima di chiedere: “Cos’è successo?”
 
I singhiozzi di Camilo si erano trasformati in lacrime silenziose. “Ho trovato una visione”
 
Mirabel alzò le sopracciglia: “Su cosa?”
 
“Te la mostro”
 
Portò Mirabel in camera sua e infilò una mano sotto il materasso, dove aveva nascosto la tavoletta verde. La sollevò in silenzio mentre Mirabel studiava le immagini. Ci fu una serie di emozioni, dallo shock all’orrore, fino alla tristezza. “E gli hai parlato”. Non era una domanda.
 
“Mi odia” Camilo cadde sul letto. Voleva avvolgersi nella coperta e non uscire mai più.
 
“Ti odia o si rammarica di quello che ha visto?”
 
“È la stessa cosa, no? Ha visto questo ed è scappato. Era così inorridito da non sopportare di stare vicino a me. Mi odia, sa che sono un mostro. E non posso biasimarlo”, Camilo si mise a sedere, mentre le lacrime tornavano, “come potrei biasimarlo? Perché non dovrebbe odiarmi? Mi odio anch’io!”
 
Mirabel gli massaggiò la schiena. “So che non ti odia. Nonostante tutto, Bruno è incapace di odiarti. Penso che abbia solo paura. E lo capisci, no? Insomma, impazziresti se ti dicessi che voglio baciarti” era una tentata battuta, ma Camilo non rise.
 
“È più di questo. Io lo amo”
 
Mirabel sospirò. “Ti assicuro che troverai qualcuno da amare”
 
“Non capisci, Mirabel! È la fine. Lui è l’unico per me. L’unico”
 
“Hai ragione, non capisco. Ma, Camilo, anche Bruno ti ama. Anche se non nel modo in cui vorresti, ti ama comunque”
 
Camilo si appoggiò a lei. “Non più”
 
Mirabel lo strinse. Non lo lasciò per un lunghissimo momento. “Ti voglio bene, ok? Tanto. E starai bene prima o poi. Starete bene”
 
Quando Mirabel se ne andò, guardò Camilo ancora una volta con preoccupazione. Camilo si seppellì sotto le coperte. Forse non si sarebbe più alzato.
 
A che pro? Ora che Bruno lo odiava, la sua vita era finita.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Bruno era tornato, o almeno così Camilo aveva saputo. Non uscì dalla sua stanza dopo quel giorno.
 
Rimaneva a letto per la maggior parte del tempo, fissando il soffitto mentre i suoi pensieri gli impedivano di addormentarsi. Quando non sopportava più di stare a letto, si alzava per fissarsi in uno dei tanti specchi. Era difficile trovarsi in una stanza circondato da immagini di se stesso, quando era l’ultima persona al mondo che voleva vedere. Quindi, si trasformava in altre persone. Abuela, Mirabel, Antonio e Mariano e un assortimento casuale di abitanti del villaggio. Era di aiuto vedere il proprio corpo assumere forme diverse, fingere di essere qualcun altro, ma sapeva che sotto la facciata c’era sempre lui. Pur avendo il potere di essere chiunque altro, non poteva cambiare il proprio cervello.
 
Vari membri della famiglia cercarono di convincerlo a uscire, ma tutti fallirono. Zia Julieta iniziò a lasciargli i pasti fuori dalla porta per non farlo morire di fame. Camilo mangiava a malapena, lasciando i piatti mezzi pieni fuori.
 
Dopo tre giorni, Camilo finalmente fece entrare Mirabel. Sapeva essere molto convincente e quando si fissava su qualcosa, spesso non si fermava fino a ottenere ciò che voleva. Aveva passato tre giorni a bussare alla porta di Camilo, cercando di infastidirlo con canzoni stonate. Camilo le permise di entrare solo per smettere di torturare Dolores.
 
Mirabel si insinuò con cautela, come avvicinandosi a una tigre addormentata. Era normale che pensasse a lui come a un predatore.
 
“Come va, cugino?” chiese, facendo il possibile per sembrare spensierata. Camilo non riuscì a costringersi a rispondere. Tornò nel letto e si tirò le coperte sul viso. Non voleva che Mirabel lo vedesse. Anche se conosceva il suo segreto, si vergognava troppo anche solo di guardarla negli occhi.
 
“Sai” disse con cautela, “manchi a tutti”
 
“Non sarebbe così se sapessero cosa ho fatto” disse infine.
 
“E cos’hai fatto?” si sedette sul letto, spingendo Camilo per farsi spazio. Camilo non aveva energia per irritarsi. “Bruno ha avuto una visione. Tutto qui. Non si è avverata. E non puoi controllarla”
 
Da lì, tutto uscì fuori come un allagamento. Camilo le raccontò dei sogni, di Serena, di cos’aveva fatto in campeggio, di essere sgattaiolato dietro i muri, di aver finto di essere Esteban. Non tralasciò alcun dettaglio, per quanto vergognoso o privato. Probabilmente erano fin troppe informazioni, ma aveva bisogno di parlarne. Aveva bisogno che lei sapesse che lui era una brutta persona.
 
Mirabel ascoltò pazientemente, assorbendo tutto. Non sembrava disgustata, solo comprensiva.
 
“Sei solo un ragazzino innamorato, Camilo. Tutti fanno cose stupide quando sono innamorati”
 
“L’ho violato!”
 
“Beh...” fece Mirabel, ridacchiando mentre si grattava il collo, “in parte. La storia del campeggio era piuttosto brutta. Ma non sei una cattiva persona per questo. E gli hai detto che ti sentivi in colpa. In senso generale. Forse dovresti dirgli di questa cosa specifica. Ma non l’hai forzato, e non vuoi farlo. Conta qualcosa, no?”
 
Camilo gemette quando all’improvviso realizzò qualcosa. “Dolores lo sa”
 
Mirabel scrollò le spalle. “Lo sa da tempo”
 
Camilo si mise a sedere. “Cosa? Come lo sai?”
 
“Le avrei parlato” fece, apparendo mortificata.
 
“Ovviamente” Camilo non poteva arrabbiarsi. Sarebbe stato sbagliato aspettarsi che Mirabel si tenesse tutto dentro da sola, e in una casa senza segreti era inevitabile che Dolores sapesse tutto. “Cos’ha detto?”
 
“Non le piace”
 
“Lo so”
 
“Ma mi ha detto che sta imparando a gestire i suoi sentimenti al riguardo. E che lo sa da più tempo di me”
 
Camilo si mostrò riluttante. “Come?”
 
Mirabel arrossì e si guardò le mani. “Ha detto che sei...ehm...non sei silenzioso. Di notte”
 
Dio, Camilo avrebbe potuto morire all’istante. Sua sorella l’aveva sentito mentre si masturbava. Aveva emesso dei suoni? Aveva detto il nome di Bruno? E lei lo sapeva da tutto quel tempo.
 
“Perché non ha detto niente?”
 
“Ha pensato che sarebbe stato meglio che la risolvessi da solo”
 
Logico. Era ovvio che Dolores non si facesse coinvolgere troppo, probabilmente sentiva ogni sorta di scandaloso segreto. Tuttavia, si sentiva disgustoso sapendo che da così tanto tempo Dolores sapeva di lui e della sua cotta. Probabilmente lo odiava. Non poteva pensarci ora, però. Se avesse aggiunto un altro strato di senso di colpa, sarebbe affondato.
 
Mirabel proseguì. “Devi parlare con Bruno”
 
“No”
 
“È uno straccio! È esattamente come quando era uscito la prima volta dalle mura. Ma non permette a nessuno di toccarlo, ora. Mangia a malapena, parla a malapena. È un miracolo che scenda di sotto per come continua a guardarsi alle spalle, come se qualcosa apparisse da un momento all’altro per assalirlo”
 
“Non capisci, Mira? Ha paura di me”
 
“No. Ha paura di perderti. Parla con lui” Mirabel quasi lo spinse fuori dal letto. “Esci. Adesso. Va’ a parlare con lui”
 
Lo portò fuori dalla stanza e nel corridoio. Poi rientrò e Camilo sentì la porta che si chiudeva.
 
“Ehi!” esclamò arrabbiato.
 
“Non tornerai qui finché non gli avrai parlato!”
 
Camilo borbottò e bussò, ma fu inutile. Mirabel lo sovrastò cantando a voce alta e incredibilmente stonata.
 
Arrendendosi, rimase in corridoio, incerto su cosa fare, finché non vide qualcuno con la coda dell’occhio.
 
“Bruno?”
 
Bruno tossì, poi si diresse velocemente nella sua stanza.
 
“Aspetta, per favore!”
 
Lo raggiunse rapidamente e, con sua sorpresa, Bruno si fermò. Sembrava stare peggio che mai. Le sue occhiaie erano peggiorate ed era pallido, come malato.
 
“Ciao” disse con occhi sbarrati.
 
Camilo sospirò. “Possiamo parlare?”
 
“Sono, uh, occupato”
 
Camilo lo guardò con occhi imploranti. “Per favore?”
 
“Okay”
 
Camilo si stupì. Immaginò che Bruno fosse troppo stanco per litigare e lo capiva. Lo era anche lui. Ma Mirabel aveva ragione. Quella faccenda doveva finire, e poteva accadere solo se avessero parlato. Bruno li condusse nella sua stanza, guardandosi intorno nervosamente. Salirono in camera sua, in silenzio. Poi rimasero lì, a guardarsi.
 
Camilo fu il primo a parlare. “Mi dispiace, zio. Possiamo tornare a com’era prima? Prometto che non parlerò mai più dei miei sentimenti. Rivoglio solo il mio amico”
 
Bruno piangeva. Camilo indietreggiò, sconvolto. Non aveva mai visto suo zio piangere, tranne che davanti a qualche scena di telenovela molto toccante. Era bizzarro. Non riteneva che suo zio fosse stoico, non in senso tradizionale, ma nonostante quello che aveva passato, Bruno non piangeva mai.
 
“Sono io che devo scusarmi”
 
Camilo lo guardò e il suo cuore si spezzò ancora una volta. “No, no, ti prego, smettila di incolpare te stesso per i miei stupidi pensieri. Tu non hai fatto niente”
 
“Sì, invece”
 
Voleva avvicinarsi, vedere Bruno per davvero, ma aveva paura di come suo zio avrebbe reagito. Non voleva che scappasse di nuovo. Così si tenne a distanza, per quanto permetteva la stanza.
 
“No, non è vero. Incolpi sempre te stesso. Ma non puoi prenderti la colpa di quello che faccio. Dipende da me, solo da me”
 
“Camilo” Bruno deglutì, senza incrociare i suoi occhi. Fece un passo indietro. Camilo vide quanto sembrava spaventato. Gli faceva male sapere che Bruno aveva paura di lui. “Io ho fatto qualcosa”
 
Camilo era confuso. “Le tue visioni non sono colpa tua. Non crei il futuro, lo vedi e basta”
 
Bruno sospirò. Poi, iniziò a parlare. Molto. E Camilo ascoltò.
 
“Sai, non ho mai conosciuto tuo padre. Quindici anni dopo che il miracolo aveva trovato Abuela, incontrò qualcun altro, si sposò ed ebbe me. Quella storia non funzionò e lui se ne andò prima del mio primo compleanno. Non so cosa facesse, da dove venisse, che aspetto avesse. Che suono avesse la sua voce. Probabilmente hai notato che non abbiamo fotografie. Di lui so solo che ho preso il suo nome. Quindi, non ho mai avuto lo stesso legame con il miracolo delle mie sorelle. Mi sono sempre chiesto se il mio dono fosse contaminato a causa del mio sangue. Metà Madrigal, metà miracolo. Ma forse non c’entrava niente. Forse il problema ero proprio io. Penso che Abuela si vergognasse di me. Non solo per il mio dono, ma per mio padre. Pensava di aver tradito Pedro, e io ero un ricordo vivente di quel tradimento. Quindi per molto tempo, non ho avuto nessuno. Nessuno voleva davvero conoscermi e nessuno mi apprezzava.
 
Ma poi sei nato tu. Sei sempre stato così gentile. E curioso. Ti piaceva seguirmi e farmi domande sul futuro”
 
Camilo sorrise ricordando l’immagine del Bruno supereroe. Bruno continuò.
 
“Eri troppo giovane per capire che non ero del tutto tuo zio, e non capivi che la gente pensava che fossi cattivo. Non so se te lo ricordi, Camilo, ma anche allora eravamo amici. Poi però arrivò la visione di Casita, e me ne andai. Passai dieci anni cercando di fingere che non ero più nessuno. Cercai di dimenticarmi di tutti e per un po’ funzionò. Beh, in parte”
 
Poi sono tornato e tu non eri affatto il piccolo Camilo che ricordavo. Eri ironico. E rumoroso. Pensavo non ti saresti mai più fidato di me, e mi spezzava il cuore”
 
Camilo voleva dire qualcosa, ma Bruno non aveva finito. Continuò a parlare.
 
“Ma poi, all’improvviso, eccoti, eri ancora il piccolo Camilo, ma diverso. Per molto tempo, mi sono sentito felice di riaverti. E poi sei sparito. Non volevo arrabbiarmi, perché avevo fatto la stessa cosa, ma lo ero” Bruno ridacchiò tristemente. “Ero davvero, davvero arrabbiato. Poi sei tornato ed eravamo di nuovo amici. Ho cominciato a sentirmi confuso. Eri cresciuto, diventando un bellissimo, giovane uomo. Non riuscivo a credere che questo giovane alto e bello, con capelli stupendi, fosse lo stesso bambino che mi seguiva ovunque. Non so come abbia potuto dimenticarlo, ma è successo. Pensavo che non sarebbe stato un grosso problema, che l’avrei superato. Ma poi c’è stato il campeggio. Eri così felice, così bello, e volevi conoscermi. Nessuno ha voluto farlo, prima. Tu sì. E la grotta, le incisioni. Non so. Qualcosa di folle è scattato in me. Volevo prenderti tra le braccia e non lasciarti più”
 
“Zio” Camilo non riusciva a credere a quello che stava ascoltando. Avrebbe voluto dire altro, ma Bruno sollevò la mano. Camilo tacque.
 
“Ho fatto un sogno quella notte. Dio, mi vergognavo così tanto. Quando te ne sei voluto andare così bruscamente, ero sicuro che in qualche modo lo sapessi. Come se mi avessi letto nel pensiero. Quindi, quando siamo tornati e tu ti sei allontanato di nuovo, sapevo che me lo meritavo. E ci ho provato, Camilo, ci ho provato davvero a respingere tutto. C’è stato Esteban e ci ho provato, cercando di vedere se potevo distrarmi con qualcun altro ma poi tu...sei comparso di nuovo. Ed ero così arrabbiato. Era come se l’universo volesse che diventassi qualcosa che odiavo. Come se il mio destino fosse quello di essere miserabile e orribile. Ma eri tornato, e tenevo così tanto a te da ignorare tutto di nuovo.
 
Poi ho avuto quella visione e ho avuto paura. Ero destinato a farti del male, a impormi su di te”
 
Bruno iniziò a piangere più forte, ma continuò a parlare. “Ti ho detto che non volevo che si avverasse perché era la cosa giusta da fare. Quindi quando hai detto che lo volevi, non sapevo cosa fare o cosa pensare. So, in fondo, che te l’ho fatto pensare perché lo volevo, ti volevo, così tanto. E, Camilo, non mi perdonerò mai. E non mi aspetto che tu lo faccia”
 
C’era così tanto che Camilo avrebbe dovuto dire. Invece, fece un passo avanti e lo baciò.
 
Per un momento, un momento meraviglioso, Bruno lo ricambiò. Tutto e niente si sciolsero: Camilo sentiva che l’intero universo esisteva dentro di lui, ma allo stesso tempo era senza peso. Tutto ciò che avvertiva, tutto ciò che percepiva, era la sensazione delle labbra di Bruno, leggermente salate per le lacrime, sulle proprie.
 
Finì altrettanto velocemente.
 
“Non possiamo”
 
Camilo avrebbe voluto urlare. “Perché?” gli afferrò il braccio. “Perché non possiamo? Ho bisogno di te, Bruno. Ti amo così tanto da stare male”
 
Bruno scosse il capo. “Non voglio ferirti”
 
“Allora, ti prego” lo stava implorando, con le braccia sulle sue spalle. “Ti prego, baciami di nuovo”
 
Per qualche divino intervento, Bruno lo fece. E Camilo sentì ogni cosa. La schiena gli formicolava, il suo cuore batteva così velocemente che pensò gli sarebbe esploso dal petto. Sentiva le mani di Bruno sfiorargli la vita con tanta delicatezza, come se credeva potesse rompersi. Era la sensazione più bella del mondo. Camilo desiderava poter rimanere così per sempre, assaporando Bruno in quel modo fino alla fine dei suoi giorni.
 
Quando si separarono, Bruno non provò ad allontanarsi. Tenne le mani sulla vita di Camilo. Si guardarono, si guardarono davvero, probabilmente per la prima volta. Gli occhi di Bruno avevano minuscole pagliuzze castane. Era bellissimo.
 
“Ti va di guardare una telenovela?”
 
Camilo si sarebbe rimesso a piangere. Invece annuì e permise a Bruno di condurlo gentilmente al suo letto, dove si appoggiarono ai cuscini. Bruno stese una coperta su entrambi, e si misero comodi a guardare il loro show. Camilo sorrise sentendo la mano di Bruno intrecciarsi con la sua. Rimasero così per un’ora intera. E ancora quando si addormentò.
 
Quando Camilo si svegliò la mattina dopo, era nel proprio letto. Avrebbe potuto giurare di sentire ancora la freschezza del bacio che Bruno gli aveva lasciato sulla fronte.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


La prima cosa che Camilo fece quando si svegliò fu andare nella stanza di Bruno. In parte voleva controllare e assicurarsi che fosse tutto reale, ma soprattutto che Bruno fosse convinto. La sera prima era stata la più bella della sua vita, ma sarebbe tutto crollato se Bruno avesse avuto dei rimpianti.
 
Cercò di non permettere ai nervi di avere la meglio quando bussò. La sera precedente aveva vissuto così tante emozioni da pensare di essere troppo esausto per essere spaventato, ma il cuore gli batteva nel petto come un martello pneumatico. Bruno gli aveva rivelato così tanto che era difficile assorbire tutto. Stava ancora cercando di elaborare il fatto che, porca vacca, Bruno provava qualcosa per lui. Da un po’ di tempo. E quella notte nella tenda. Si era sentito così imbarazzato, così umiliato, mentre Bruno lo stava sognando.
 
Stava arrossendo al pensiero quando Bruno aprì la porta.
 
Camilo non poteva credere a quanto Bruno fosse irresistibile. Si era chiaramente appena alzato e indossava ancora i vestiti da notte. I suoi capelli erano disordinati e i suoi occhi a malapena aperti.
Adorabile.
 
“Buongiorno” disse timidamente Camilo.
 
Un sorriso bastò a sciogliere i suoi nervi. Bruno non sembrava spaventato. Rimase lì, calmo, sorridendo a Camilo. Camilo desiderò baciarlo subito.
 
Aspettò invece che furono entrambi dentro e che la porta fosse chiusa.
 
“Buongiorno a te” disse Bruno ridendo, abbracciando Camilo. “Hai dormito bene?”
 
“Come un neonato” probabilmente non dormiva così bene da settimane.
 
Improvvisamente Bruno si fece serio. “Era tutto vero” disse, più a se stesso che a Camilo. Capì a cosa si riferiva. “Sì, lo era”
 
Si sentiva nervoso, notando l’umore di Bruno cambiare rapidamente. Temeva che Bruno se ne pentisse.
 
Bruno non disse nulla. Guardò Camilo, come fosse un enigma che non riusciva a decifrare del tutto. “Non ho sognato?”
 
Camilo annuì solennemente. “No. E nemmeno io”
 
“Bene”, disse Bruno, “bene”. Detto ciò, salì a vestirsi, lasciando Camilo a guardarlo con stupore.
 
Camilo non era del tutto sicuro di quale fosse la situazione. Bruno aveva detto ‘bene’, ma cosa significava veramente? Ma non voleva preoccuparsi troppo. Decise di scendere di sotto e aspettare tutti per la colazione.
 
Era strano, stare lì al tavolo. Tre persone oltre a lui ora conoscevano il segreto che aveva custodito per tanto tempo. Cercò di stabilire un contatto visivo con Mirabel e Dolores, ma loro sembravano appositamente impegnate in altre conversazione. Almeno c’era Bruno seduto accanto a lui. Non si parlavano né si guardavano, ma ogni tanto Bruno chiedeva a Camilo di passargli qualcosa e lasciava che le loro mani indugiassero molto più a lungo del necessario. Più volte sistemò i gomiti in modo che uno toccasse quello di Camilo.
 
Camilo sorrise, cercando di non rendere troppo evidente la sua felicità.
 
Bruno aveva delle faccende da sbrigare in paese, quindi salutò velocemente tutti dopo la colazione. Camilo capiva che cercava di non attirare l’attenzione su di sé, ma sapeva cosa significava il bacio che Bruno gli diede sulla guancia e che durò un po’ più a lungo rispetto a quello dato agli altri nipoti.
 
Rimase in silenzio quando Mirabel lo condusse nella stanza di Dolores, dove quest’ultima era già in attesa, seduta sul bordo del letto con un’espressione nervosa. Quando vide i due entrare, toccò gli spazi vuoti accanto a lei, facendo cenno di sedersi. Camilo obbedì senza parlare.
 
Non aveva ancora considerato che entrambe sapevano che lui e Bruno si erano baciati. Era andato contro a ciò che Mirabel gli aveva detto, agendo in base ai suoi sentimenti.
 
“I tuoi pensieri non definiscono chi sei. Solo le tue azioni”
 
Era ciò che gli aveva detto Mirabel. Ora Camilo aveva agito. Non aveva più scuse.
 
Anche se Bruno ricambiava, ed era la sensazione più meravigliosa del mondo, era comunque un tradimento verso la famiglia. Rimaneva una cosa vile, anche se non appariva più tale.
 
“Sai perché vogliamo parlare, Camilo?” chiese Dolores dolcemente. In quei momenti, quando il suo viso era corrugato per la preoccupazione, assomigliava molto a sua madre.
 
Camilo annuì. Aveva troppa paura di dire qualsiasi cosa, temendo di far arrabbiare Dolores più di quanto probabilmente fosse già.
 
“Sai che è sbagliato?”
 
Camilo era davvero stufo di piangere. Per quanti giorni di fila poteva piangere prima che i suoi dotti lacrimali si prosciugassero? Ma sentire Dolores, sua sorella, parlare così, gli ricordò quanto la situazione fosse brutta. Non immaginava nemmeno come avrebbe reagito se fosse stato nei panni di Dolores. Eppure lei era così calma. Non stava urlando. Non stava dando ordini. Non ancora, almeno. Camilo si sforzò per non piangere, annuendo di nuovo.
 
Dolores sospirò e guardò Mirabel. Conversarono attraverso gli sguardi, ma Camilo non riuscì a tradurre. Le guardavano, mentre sembravano raggiungere un accordo.
 
Mirabel parlò. “Avevi promesso che non avresti agito, Camilo”
 
Fu sufficiente per spezzare la determinazione di Camilo. Per la milionesima volta, scoppiò in lacrime.
 
“È tutto così confuso” disse, “mi sento felice e male allo stesso tempo. Prima era quasi più facile. Era sbagliato, punto e basta. Ma ora...”
 
“Anche lui ricambia” concluse Dolores, “quindi è più difficile”
 
Camilo annuì, guardandosi le gambe. Le lacrime caddero sulla sua ruana, creando macchie giallo scuro. “Come può qualcuno odiare se stesso e amare così tanto qualcun altro contemporaneamente?”
 
Dolores incrociò le mani. “Non serve che ti parli della moralità di tutto questo. Sai che non puoi avere una relazione con tuo zio”
 
Camilo la guardò. “Non è assurdo che sia nostro zio solo quando è conveniente? Non era nostro zio quando siamo nati. E non è stato nostro zio, né nessun altro, per dieci anni. Perché conta solo adesso?”
 
“Camilo, è sempre stato nostro zio” Dolores si guardò le mani. Era così calma, così tranquilla. A volte era ciò che Camilo più apprezzava in lei. Lei era quella pacifica, lui quello rumoroso. Erano un bel duo. Ma in quel momento, quella calma lo spaventava. Sembrava in contrasto con ciò di cui stavano parlando. “Solo perché non siamo sempre andati d’accordo non cambia il fatto che siamo imparentati”
 
Non poteva ribattere su quello. Non sapeva nemmeno perché stesse cercando di contestare. Dolores aveva ragione, ovviamente. Erano parenti. La madre di Bruno era la nonna di Camilo, anche se non era sempre apparso così. Non poteva cambiare i loro geni. Parte della ruana cominciò a ricoprirsi di chiazze a causa delle sue lacrime.
 
“Perché pensi che ti piaccia?”
 
Camilo guardò Dolores. Era una domanda strana, ma aveva la risposta.
 
“È gentile. Mi ascolta. Mi perdona sempre quando faccio qualcosa di stupido. È sempre premuroso con le persone e gli animali. Sa cosa significa non voler essere se stessi” fece un profondo respiro tremulo. “Penso che sia l’unico che mi conosce davvero”
 
La voce di Mirabel era calma quasi quanto quella di Dolores. “Pensi che noi non ti conosciamo?”
 
“Mi conoscete, ma Bruno mi capisce davvero. Tutti pensano che io sia un ragazzo divertente che sa fare qualche trucco magico, ma Bruno vede di più”
 
“Io non penso che tu sia solo uno che fa trucchi” Mirabel sembrava ferita. Camilo si stava spiegando male.
 
“Non è solo questo. Lui è bellissimo. Amo stare con lui e fare cose insieme. Sono triste quando non lo vedo e mi arrabbio con me stesso quando lo respingo. Lo amo e basta, ok? Amo tutto di lui”
 
Dolores sembrava sempre più preoccupata. “Cosa intendi fare, allora? Lo dirai a tutti? Inizierete a uscire insieme? Pensi che potrete camminare per strada tenendovi per mano?”
 
Camilo scosse il capo. “No. Sì. Non lo so”
 
“Devi pensare a queste cose”
 
“Non penso ad altro da tre anni!”
 
Dolores sussultò. Camilo si sentì in colpa, non voleva urlare. Sapeva quanto lei fosse sensibile ai suoni forti. Non faceva che ferire chiunque.
 
“Scusa, sorella” abbassò il tono, “ma è vero. Ho pensato a ogni possibile esito. E so che non potremo mai uscire insieme come fanno le persone normali. Ma onestamente, non ne ho bisogno. E credo neanche lui”
 
“Zio Bruno è una brava persona, Camilo” disse Mirabel, “davvero”
 
Camilo non sapeva perché lo stesse dicendo. Ovviamente sapeva che Bruno era una brava persona. Era ciò che amava di lui e ciò che aveva reso gli ultimi tre anni così difficili. Bruno era buono, lui no. Non lo meritava.
 
“Ma Camilo” continuò, “lo sei anche tu”
 
Dolores e Mirabel si guardarono. Dolores disse: “Non ci comporteremo come se ti comprendessimo, né approviamo. Camilo, devi capire che ci ho pensato a lungo. All’inizio ero terrorizzata. Era come se non sapessi più chi eri. Non riuscivo a capire come potessi provare certi sentimenti. Ma sei mio fratello e ti vorrò bene in ogni caso”
 
“E sei mio cugino” aggiunse Mirabel, “abbiamo deciso che dovremmo metterci d’accordo”
 
“D’accordo?” chiese Camilo.
 
Dolores annuì. “Sei un adulto. Così come Bruno. Non possiamo controllare quello che fai e francamente non ho voglia di provarci. So già molto di più di quanto avrei voluto”
 
Camilo arrossì.
 
“Quindi, se intendi continuare, ti chiediamo solo di non ferire Bruno. E non dirlo a nessun altro”
 
“E se cambi idea e pensi di non poter parlare con Bruno, parla con noi” disse Mirabel.
 
“Parlaci, per favore” insistette Dolores. “Magari non ne siamo felici, ma voglio che tu sia al sicuro. E...” fece un profondo respiro, “beh, se lui ti rende felice, è una buona cosa, no?”
 
Bruno non sapeva cosa dire. Dolores e Mirabel gli avevano praticamente dato la loro benedizione. “Sei sicura, Dolores?”
 
“Come ho detto, ci ho pensato a lungo. E a dire il vero non è la cosa peggiore che sia successa”, rabbrividì allo sguardo che Camilo le rivolse. “Per favore, niente domande. Ci vorrà un po’ per abituarsi, quindi per favore, uhm, non siate troppo rumorosi”
 
“Dio mio, Dolores...” Camilo non aveva bisogno di sentire sua sorella insinuare nulla a proposito della sua vita sessuale. Era forse la parte più mortificante della conversazione.
 
Lei lo fulminò. “Dico sul serio, Camilo. Non voglio sentirti gemere di nuovo il nome di nostro zio. Sai quanto è stato traumatico?”
 
Camilo voleva morire. “Dolores!”
 
“Promettilo!”
 
“Va bene, va bene!” Camilo doveva convincerla a smettere di parlarne. “Promesso!”
 
Dolores sembrò soddisfatta. “Bene. E un’ultima cosa: dovremo parlare anche con Bruno”
 
Camilo voleva raggomitolarsi e morire, subito. “Dolores, è necessario?”
 
Mirabel intervenne. “Non è un’opzione! Non potete iniziare questa vergognosa relazione senza alcune regole di base. È necessario, ok? Credimi, l’ultima cosa che voglio fare è parlare con mio zio della sua vita sessuale, ma dobbiamo assicurarci che nessuno si faccia male”
 
“Ok” disse Camilo, cercando di scacciare l’idea di Mirabel che parlava dei rapporti sessuali tra lui e Bruno, “va bene”. Respirò profondamente e cercò di reprimere l’imbarazzo. “Grazie. Per aver parlato con me. E per aver ascoltato. E, beh, per essere stranamente d’accordo”
 
Dolores sollevò un dito. “Non ho detto che siamo d’accordo. Ma non ti fermeremo”
 
“Grazie comunque”
 
Finalmente Dolores sorrise. “Abbraccia la tua sorellona”
 
Camilo sorrise e obbedì. Mirabel si aggiunse e rimasero così per un po’ prima di sciogliersi.
 
“Sicura di non odiarmi?” chiese Camilo.
 
Dolores tornò seria mentre studiava il suo volto. “Non potrei mai odiarti”
 
“E non sei arrabbiata?”
 
Lei sospirò. “No. È tutto strano, ma non sono arrabbiata perché ami qualcuno”, volse lo sguardo lontano. “A volte ci innamoriamo delle persone che non sono destinate a noi”
 
Camilo sorrise tristemente, ricordando gli anni in cui Dolores segretamente soffriva per Mariano. Non era affatto la stessa cosa, ma lei aveva ottenuto il suo lieto fine. Camilo sperava di averlo a sua volta.
 
“Ora, fuori da qui” disse Mirbael, “dobbiamo insonorizzare la stanza di Dolores”
 
Camilo scappò prima di rimanere ucciso dalla vergogna.
 
Trascorse il resto della giornata in attesa che Bruno rientrasse. Provò a leggere, a sbrigare qualche faccenda, aiutò zia Julieta in cucina, ma era impaziente di vederlo. Voleva dirgli di Dolores e Mirabel, ma più di tutto, aveva soltanto voglia di vederlo. Voleva guardare una telenovela insieme.
 
Passò un’eternità prima che Bruno si facesse vedere. Camilo doveva solo aspettare la cena, poi avrebbero finalmente parlato. Spazzò via quello che aveva nel piatto, ma dovette rimanere fermo mentre gli altri mangiavano a velocità normale. Era fin troppo consapevole della vicinanza di Bruno. Era stupito di notare quanto lui fosse calmo. Moriva dalla voglia di sapere a cosa stesse pensando. Anche Dolores e Mirabel lo fissavano apertamente. Camilo mostrò la lingua a Mirabel, che lo imitò. Sapeva che era infantile, ma lei si stava praticamente compiacendo del suo nervosismo.
 
Dolores era calma e dolce, ma Camilo capiva che riteneva divertente vederlo imbarazzato all’idea che lei potesse sentirlo masturbarsi. Era una donna adulta e sposata, eppure si dilettava delle sue umiliazioni. Probabilmente si stava vendicando, e onestamente Camilo poteva comprendere. Anche lui sarebbe rimasto orripilato se avesse avuto il suo dono. Cosa non doveva sentire...rabbrividì al pensiero.
 
Quando finalmente Abuela diede il permesso di alzarsi, Camilo balzò.
 
“Cami, puoi aiutarmi con i piatti?”
 
Camilo gemette, ma non poteva rifiutarsi a sua madre, quindi la seguì in cucina e soffrì in silenzio mentre asciugava piatti e stoviglie per venti minuti. Quando terminò, la baciò rapidamente sulla guancia.
 
“Ehi!” esclamò Pepa, “perché scappi così? Devi rimettere a posto!”
 
Doveva calmarsi prima che lei sospettasse qualcosa. Si assicurò di portare a termine il suo compito lentamente, poi diede a Pepa un ultimo bacio.
 
“Buonanotte, mami” disse, poi si ritirò con calma di sopra.
 
Bruno lo stava aspettando in camera sua. Camilo non gli aveva detto nulla fin dalla strana conversazione di quella mattina. Bruno non sembrava pentito, ma se fosse cambiato qualcosa durante la giornata? Se ci avesse riflettuto, realizzando quanto tutto ciò fosse sbagliato?
 
Ma Bruno lo invitò ad entrare. Lasciò che Camilo si accomodasse sul letto, condivise la coperta e accese la tv. Lo show era La famiglia De Leon, era la storia di una scandalosa famiglia di gangster spagnoli. Era violento ed eccitane e Camilo amava vedere come Bruno si illuminava durante le scene più intense.
 
Erano però seduti distanti. Camilo volle provare una cosa.
 
Lentamente si inclinò fino ad appoggiare il capo sulla spalla di Bruno. Era nervoso all’idea di essere respinto, ma non accadde. Anzi Bruno cominciò a passare le dita tra i suoi capelli. Era davvero piacevole. Forse un po’ troppo. Camilo si compiacque della sensazione, quasi facendo le fusa mentre Bruno grattava i suoi riccioli.
 
“Sei come un micetto” disse Bruno con affetto, gli occhi sullo schermo.
 
Camilo si sentì scaldare da quella frase. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul ritmico movimento delle dita tra i capelli.
 
“Ti stai addormentando?”
 
Camilo scosse la testa, ma le palpebre erano appesantite. “No” disse stancamente, “mi piace”
 
“Non puoi addormentarti!” esclamò Bruno, “sta per iniziare una sparatoria!” tolse la mano dai capelli di Camilo, che protestò.
 
“Ehi, mi piaceva”
 
Bruno sospirò. “Va bene. Vieni qui”
 
Camilo era curioso ma obbedì quando Bruno si riposizionò in modo che Camilo fosse tra le sue gambe, con la schiena contro il suo petto. Avvertì il proprio viso caldo. Non erano mai stati così vicini. Di solito rimanevano seduti uno accanto all’altro. Arrossì ancora di più quando sentì le mani di Bruno tra i suoi capelli, massaggiandogli gentilmente lo scalpo.
 
“Prometti di non addormentarti?”
 
“No” disse Camilo.
 
“Ah, il solito furbetto”, ma non si fermò.
 
Il problema era che ora Camilo sentiva il petto di Bruno contro la schiena e decisamente non prestò più attenzione allo show. Era troppo focalizzato sulla sensazione di calore che partiva dal suo stomaco. E le mani che gli accarezzavano i capelli non lo aiutavano.
 
Non sapeva quale fosse l’opinione di Bruno circa i baci. Si erano baciati la sera prima e quella mattina, ma solo su iniziativa di Camilo. E quando era entrato in stanza, non si erano baciati. Camilo era sicuro che Bruno non avesse cambiato idea, considerato com’erano sistemati sul letto, ma voleva sapere qual era la situazione.
 
“Posso baciarti?”
 
Le mani si fermarono, ma rimasero sui capelli di Camilo. Attese nervosamente finché Bruno disse: “Sì”
 
Era tutto ciò che Camilo aveva bisogno di sentire. Si voltò, in modo da essere più o meno a cavalcioni su Bruno. La stanza era perlopiù nell’oscurità, l’unica fonte di luce era la televisione, il viso di Bruno era leggermente illuminato dai colori in movimento mentre la sparatoria sullo schermo si svolgeva. Camilo si abbassò esitante, ma Bruno lo incontrò a metà strada.
 
Il bacio fu diverso da quelli precedenti. La sera prima c’era stato un tripudio di emozioni. Tutto era nuovo, eccitante e spaventoso. Quello del mattino a malapena si poteva definire bacio. Ma questo fu lento, fluido e caldo. La bocca di Bruno era bollente su quella di Camilo, e si deliziò di quel tepore.
 
Era ancora strano. Lo aveva sognato così a lungo, rassegnandosi di poterlo vivere solo nella sua testa. Ma ora che la fantasia era reale, era molto meglio di quello che Camilo aveva immaginato. Il viso di Bruno era ispido per via della corta barba e Camilo vi passò le mani, apprezzandone la consistenza. Il suo volto era liscio e caldo. Nei sogni non si può sapere come sia la pelle di qualcuno. Nulla è esattamente perfetto, ma in quel momento, mentre baciava Bruno, niente poteva esserlo di più.
 
Camilo approfondì il bacio e con cautela inserì la lingua tra le labbra di Bruno. Il suono che Bruno emise sfrecciò direttamente verso il suo inguine. Sospirò e corse con le mani lungo la sua gola, le spalle, il petto.
 
Bruno mosse il bacino e fu come un fuoco artificiale per Camilo. Si sistemò in modo da essere pienamente seduto sul suo grembo, e da lì percepiva tutto, tutta l’eccitazione di Bruno. Lo accendeva il pensiero di ridurre Bruno in quelle condizioni. Ora aveva il permesso di farlo.
 
Camilo sfregò i fianchi mentre Bruno sollevava i suoi, e Camilo sentì la sua erezione contro la propria.
 
“Dio” gemette, baciando Bruno più intensamente.
 
Sullo schermo, qualcuno stava gridando. Camilo immaginò che uno dei personaggi principali fosse morto, ma non gli importò. Voleva solo riprovare quelle sensazioni, quindi mosse nuovamente i fianchi.
 
“Camilo” ansimò Bruno nel suo orecchio. Le sue mani tornarono sui suoi capelli. Camilo gemette e Bruno ridacchiò. “Ti piace molto, eh?”
 
“Mmh” Camilo sospirò, inclinando il capo in modo che Bruno si concentrasse su un punto particolare. “Molto”
 
Bruno ne approfittò per baciarlo lungo la gola e Camilo fu sopraffatto da tutte quelle sensazioni piacevoli in una volta.
 
“Ah” sussultò, “fantastico...”
 
Rimasero così per un buon momento, Camilo godendo di quello che provava mentre Bruno lo baciava sul collo. Si stava davvero lasciando andare. Aveva bisogno di maggiore frizione, così cominciò a strofinarsi contro Bruno, con più ardore e velocità.
 
“Aspetta” disse Bruno.
 
Camilo si fermò subito, preoccupato che Bruno stesse cambiando idea. “Cosa c’è?”
 
Bruno sembrava imbarazzato. “Non andiamo troppo oltre per il momento, ok?”
 
“Perché?”
 
Bruno sorrise e gli lasciò un bacio sulle labbra. “Abbiamo ancora molto da imparare l’uno dell’altro”
 
“Bruno, nessuno mi conosce come te”
 
Scese però dal grembo di Bruno e si posizionò accanto a lui. Fu contento, comunque, quando Bruno lo invitò ad appoggiare il capo sulla sua spalla. Apprezzò quando riprese ad accarezzargli i capelli.
 
“Lo so” disse Bruno, “ma è comunque meglio aspettare”
 
Camilo non era deluso. Voleva tutto da Bruno, ma avrebbe aspettato finché non lo avesse volto anche Bruno. Quello che aveva per ora era più che sufficiente.
 
“Non allontanarti mai più da me, ok, vita mia?”
 
Camilo sorrise all’appellativo. “Se prometti di non nasconderti di nuovo”
 
“Affare fatto”
 
Non sapevano più cosa stesse succedendo nella telenovela, ma non aveva importanza. Fu una scusa per rimanere con Bruno qualche altro minuto prima di tornare in camera sua.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


 
Camilo si svegliò quando bussarono alla sua porta.
 
“Avanti” disse assonnato. Vide Mirabel entrare per prima, seguita da Dolores, e infine da Bruno. Non sapeva cosa pensare. Sapeva che sarebbe successo, ma era terrificante vederli tutti insieme.
 
“Ti sei perso la colazione” disse Dolores.
 
“Ah” fece Camilo, finalmente alzandosi, “che ore sono?”
 
“Quasi mezzogiorno”
 
Aveva dormito così a lungo? Camilo cercò di ricomporsi e tentò futilmente di sistemarsi i capelli. Apparentemente, la conversazione si sarebbe tenuta mentre lui era in pigiama.
 
Bruno si sedette ai piedi del suo letto, seguito da Mirabel e Dolores. Era uno spazio ristretto per quattro persone, ma Camilo pensò che dovevano adeguarsi. Bruno non sembrava affatto spaventato. Solo determinato. Ma doveva già aver parlato con loro prima di dirigersi in camera sua. Camilo avvampò ricordandosi che la sera prima era stato troppo impegnato per avvisare Bruno che Dolores e Mirabel sapevano. Probabilmente quella mattina era stato colto di sorpresa. Camilo si chiese cosa si fossero detti.
 
“Camilo” disse Bruno, “Dolores e Mirabel mi hanno detto che sanno di, uhm, beh, di noi. E della visione. E che hanno già parlato con te”
 
Camilo annuì, sentendosi un bambino sul punto di essere messo in castigo.
 
Dolores intervenne. “E Bruno ha detto che, dato che ora tutti sappiamo, dovremmo parlarne insieme”
 
“Okay”
 
Bruno inspirò profondamente. Ora appariva nervoso. “Voglio che tutti sappiano che nessuno è obbligato a fare nulla. Quindi, Camilo” quando Bruno lo guardò, Camilo capì quanto fosse intimorito, “vuoi fermare tutto?”
 
Camilo sbarrò gli occhi. “No. Tu vuoi fermarti?”
 
Bruno scosse il capo. “No”
 
“Okay” disse Mirabel, un po’ pallida mentre lanciava occhiate tra Bruno e Camilo. “Quindi tutti sono concordi con...questo. Questa cosa. Grandioso”
 
Dolores le gettò uno sguardo e Mirabel arrossì. “Beh, okay. Eccoci qui”
 
Dolores parlò: “Zio Bruno, ti farò una domanda e devi essere onesto, okay?”
 
“Sì” disse Bruno, faticando a sostenere il contatto visivo.
 
“Quanti anni aveva Camilo quando ti sei accorto di provare dei sentimenti per lui?”
 
“Qualche giorno prima del suo diciottesimo compleanno”
 
Dolores sembrava sul punto di scomporsi. “Non è una bugia, vero?”
 
Finalmente, Bruno la guardò negli occhi. “Dolores, so che è sbagliato, ma non è come si potrebbe pensare. Non tenterei mai di...” rimase senza parole, cercando di esprimersi con le mani, ma si agitò e abbassò lo sguardo. Tutti capirono comunque. Camilo non aveva considerato che ci fosse la possibilità di aggiungere un altro strato a quella relazione travagliata, ma sapeva che Bruno diceva la verità.
 
“Ti credo” disse piano Dolores, “mi fa piacere. Bene. Ora” guardò sia Camilo che Bruno, “dovete dirvi tutto. Ogni cosa”
 
Camilo annuì. Mirabel lo guardò scettica. “Tutto, Cami. Dall’inizio”
 
Doveva davvero farlo di fronte a sua cugina e sua sorella?
 
“Tutto” fece eco Dolores, “è la cosa giusta”
 
Quindi, per quanto lo spaventasse la reazione di Bruno di fronte ad altre persone, Camilo obbedì. Fissò la propria coperta, rifiutandosi di guardare negli occhi chiunque, specialmente Bruno, quando disse: “Okay. Bruno, ho finto di addormentarmi quando guardavamo le telenovele perché mi piaceva quando mi portavi in braccio”
 
Non vide il viso di Bruno quando disse: “Oh. Okay”
 
Camilo attese un momento, aspettandosi che continuasse. Lo aveva fatto per lungo tempo, Bruno non ne era impressionato? Ma non ricevendo altro, proseguì, passando al peggio.
 
“Mi sono trasformato in Esteban perché ero geloso e volevo che vi lasciaste”
 
“Okay. Penso di averlo capito”
 
Camilo annuì. “Okay” alzò lo sguardo, contento di notare che Bruno non era arrabbiato, solo curioso, mentre Mirabel era irritata. E anche Dolores.
 
“Camilo, tutto” disse sua sorella.
 
Grandioso, sembrava un festival su quanto Camilo fosse maligno. Ma ormai c’era dentro, quindi proseguì. “Mi sono messo con Renata e Sebastian solo per distrarmi dai sentimenti che provavo per te. E quando con Sebastian ho...beh...” guardò Dolores e Mirabel, “quando siamo stati insieme, pensavo a te”
 
“Okay” disse Bruno. Ancora non sembrava sorpreso né infelice. Chiaramente era un po’ a disagio, guardando Dolores e Mirabel, stoiche, ma Camilo si domandò se magari quello che gli stava dicendo non lo eccitasse. Scosse il capo. Aveva altro da confessare.
 
“Serena ero io”
 
Bruno vacillò. “Cosa?”
 
Camilo capì che Bruno non era contento. Tornò a sentirsi male. “Ti ho seguito quella sera, nei panni del personaggio di una televonela...”
 
“Ecco perché l’ho riconosciuta...eri tu?”
 
“Ma non avevo intenzione di parlare con te! Mi dispiace”
 
Bruno apparve confuso. “Uh, okay. Grazie per avermelo detto”
 
“C’è dell’altro” incoraggiò Mirabel.
 
Camilo voleva seppellirsi nel letto e soffocare. Sapeva a cosa si riferiva. “Al campeggio, la ragione per cui me ne sono voluto andare prima era perché quella notte, nella tenda, io, uh, ti ho visto. Sai. Mi sono eccitato e mi sono toccato-”
 
“Okay, grazie, è sufficiente” tagliò corto Mirabel, “ha capito”
 
Camilo rischiò un’occhiata su Bruno. Inspiegabilmente, non era affatto adirato. Anzi pareva quasi eccitato in maniera stramba e silenziosa. Ma ricordandosi della presenza di Dolores e Mirabel, arrossì e tossì.
 
“Beh” disse, “grazie per avermelo detto. Io...” Bruno osservò l’aria disgustata sul volto di Mirabel, “sai, non avresti dovuto farlo. Ehm. So che sei giovane e...ma non è appropriato, e il consenso è...ah, diamine” scosse il capo, “scusate, Mirabel, Dolores. Stavo già pensando a lui a quel punto” guardò Camilo. “Quindi...”
 
“Sei arrabbiato?”
 
Bruno aveva menzionato il consenso. Ovviamente sapeva di aver sbagliato e si era sentito terribilmente subito dopo, ma non era una scusa.
 
Bruno scosse ancora il capo. “No, non lo sono”. Era un sollievo. Camilo si sentiva comunque incredibilmente in colpa.
 
“Mi dispiace”
 
Bruno gli prese la mano, sorridendo lievemente. Camilo trovò il coraggio di dire il resto.
 
“E un’ultima cosa” Camilo respirò profondamente. Era mortificante doverne parlare di fronte a Dolores e Mirabel, ma era anche piacevole sgravarsi di tutto, anche sacrificando la propria dignità. “Per un po’, nel periodo in cui non parlavamo, sono andato dietro le pareti per guardare le telenovele con te ma senza, sai, stare con te”
 
“Va bene” disse Bruno. Non sembrava ancora disorientato, nonostante l’assalto delle azioni discutibili e sbagliate di Camilo.
 
“Una sera ti ho visto mentre ti toccavi. Ma me ne sono andato subito, quindi non ho visto altro”
 
Camilo non aveva mai visto il volto di Bruno così rosso. Tossì di nuovo. “Oh Gesù”
 
“Giuro che non ho visto niente!”
 
Bruno sembrava sul punto di svenire.
 
Dolores sorrise. “Non è bello tirare fuori tutto?”
 
Bruno stava ancora tossendo. “Penso che morirò”
 
Mirabel gli sfregò la schiena sconfortante. “Andrà tutto bene, zio. Tu hai niente da dire?”
 
Bruno stava ancora cercando di riprendersi quando annuì, dicendo: “Mi sono avvicinato a Esteban solo perché volevo stare con te e sapevo che era sbagliato, quindi ho tentato di distrarmi”
 
Camilo annuì. Lo capiva, lo aveva fatto lui stesso. “Okay”
 
“E” Bruno guardò Camilo, poi Dolores e Mirabel. “Ieri non sono andato in paese. Avevo bisogno di pensare”
 
In qualche modo, Camilo pensò che doveva capire. In parte lo feriva sapere che Bruno aveva voluto allontanarsi da lui, ma lo capiva. “A cos’hai pensato?”
 
“Volevo mettere tutto in prospettiva. Provo questi sentimenti da molto tempo. Ho vagato, insicuro su cosa fare, ma quando ho visto la chiesa ho desiderato una sorta di guida, per quanto sembri stupido. Sono andato a confessarmi”
 
Tutti furono sconvolti, specialmente Camilo. Il prete sapeva?
 
“Non gli ho detto tutto. Solo che ero innamorato di un uomo più giovane”
 
Camilo fissò Bruno. Innamorato, aveva detto. Lo amava. Bruno lo amava.
 
Bruno continuò: “So che la sua risposta sarebbe stata diversa se avesse saputo di chi parlavo, ma avevo paura di dire tutta la verità. Ho detto che ero innamorato di un uomo di vent’anni più giovane di me”
 
Dolores sussurrò: “E com’è andata?”
 
Bruno sospirò. “Dieci Ave Maria, ma mi ha detto che l’amore è un sentimento confuso, e non sempre gioca seguendo le regole” ridacchiò nervosamente. “Beh, immagino abbia ragione”
 
Camilo era ancora assorbito da quel termine. “Tu mi ami, Bruno?”
 
Bruno si fermò, guardando Camilo con occhi larghi. “Non...non va bene?”
 
Camilo pensò di rimettersi a piangere. Si fece avanti e lo abbracciò. “Sì, sì, certo. Ti amo anch’io, lo sai”
 
Bruno lo amava. Non provava solo qualche sentimento per lui, lo amava. Anche se di fronte a Mirabel e Dolores, non si trattenne dal dargli un casto bacio.
 
Dolores concesse il breve momento prima di parlare. “Okay. Ora possiamo discutere delle regole?”
 
Bruno lasciò Camilo e la guardò, annuendo. Camilo era ancora in fermento.
 
“Non potete dirlo a nessun altro” affermò Dolores, “sarebbe troppo, almeno ora. Quindi, siate discreti. E siate onesti, tra di voi e con noi. Non fate nulla che potreste rimpiangere”
 
“E se volete che finisca” disse Mirabel, “dateci un taglio, okay?”
 
Camilo guardò Bruno. “Okay” concordò, ma sapeva quello che provava. Non avrebbe mai amato nessuno come amava Bruno. Sperava che per Bruno fosse lo stesso.
 
“Penso che a un certo punto dovreste dirlo a tutti” sussurrò Mirabel, “se questa relazione funziona, e rimarrete insieme, la famiglia dovrà saperlo. Sarebbe peggio tenerla nascosta per sempre”
 
Dolores, incerta, annuì. “Possiamo parlarne più avanti. È ancora tutto nuovo”
 
Bruno concordò. “Grazie, nipoti. Non immagino cosa stiate passando”
 
Mirabel sorrise tristemente. “Non capisco perché sia successo, né come, ma se sei felice, zio, è tutto ciò che conta. E vale anche per te, Cami”
 
“Siete sicuri di essere felici?” fece Dolores, guardando soprattutto Bruno.
 
Bruno sorrise. “Non sono mai stato più felice in vita mia”
 
Dolores non doveva sentire altro. Attirò Camilo, Bruno e Mirabel in un abbraccio.
 
“Siamo una strana famiglia” disse Mirabel, con voce soffocata mentre veniva strizzata contro la spalla di Bruno.
 
“Sì, penso di sì” asserì Bruno.
 
Dopodiché, tutto tornò alla normalità. Si separarono, scesero a pranzo con gli altri Madrigal. E fu un pasto come tutti gli altri. Pepa chiese a Camilo di aiutarla con i piatti, poi lui si recò al villaggio ad aiutare una paesana con il suo neonato. Bruno acconsentì di avere una visione per un altro abitante, ed era positiva. Anche se tutto il mondo di Camilo si era stravolto, appariva tutto al suo posto.
 
Quella sera guardarono la loro telenovela. Ma al mattino Camilo si svegliò nel letto di Bruno invece che nel proprio.
 
Quando Camilo uscì per andare a lavarsi e vestirsi per la colazione, si imbatté in suo padre. Felix ridacchiò e scompigliò i capelli del figlio: “Tu e Bruno, sempre a guardare quelle telenovele fino a tardi. Devono essere forti, eh?”
 
Camilo sorrise. “I gangster si sono impossessati di Girona”
 
Felix fischiò. “Il dramma!” rise e si allontanò, e Camilo non si sentì in colpa. Tutto gli pareva andare bene, finalmente.
 
E fu così. Lui e Mirabel, anche se avevano quasi vent’anni, ripresero a giocare a calcio in giardino, proprio come quando erano più piccoli. Anche Antonio li raggiungeva ogni tanto. Camilo e Dolores iniziarono a parlare di più, e lui fu la prima persona a cui lei annunciò di essere incinta.
 
E Bruno, era perfetto. Proprio come prima, ma ora Camilo lo aveva tutto per sé.
 
Anche se rimanevano a distanza in paese e di fronte alla famiglia, Camilo si deliziava del contatto che condividevano davanti alle telenovele. Ora che stavano insieme, avevano una loro routine. Camilo si appoggiava sul suo petto mentre Bruno giocava con i suoi capelli. A volte dormiva nella propria stanza, altre rimaneva lì, addormentandosi sopra Bruno. Quando si svegliava, le braccia di Bruno lo tenevano stretto.
 
Una sera, dopo la fine dello show, Bruno disse a Camilo che aveva un’idea.
 
“Cosa?” chiese Camilo.
 
“Penso dovremmo scrivere la nostra telenovela” disse Bruno, “per la famiglia”
 
“Come la intitoliamo?”
 
Bruno sorrise. “Amore Proibito”.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


Avviso: in questo capitolo si consuma il rapporto sessuale tra Bruno e Camilo. Dato che tecnicamente non è possibile inserire la scena descritta esplicitamente se si tratta di una storia contenente incesto (anche se il regolamento non è specifico circa le relazioni zii/nipoti), ho preferito lasciarla sottintesa, anche per non modificare il rating della fanfiction. Il punto in cui si svolge è evidenziato da degli asterischi. Per leggere la scena integrale, è possibile cliccare QUI
 
 
 
Bruno e Camilo smisero momentaneamente di guardare telenovele per concentrarsi a scrivere la loro. La resero estremamente sentimentale. Raccontava la storia di un uomo che viveva in un paradiso solitario, finché un giorno incontrò un viaggiatore, che aveva visto in precedenza nei suoi sogni. Fu Camilo a inventare quella parte. Era un’ovvia analogia delle visioni di Bruno, ma prendeva anche spunto da ‘La tunica dai mille colori di Jose’, tratto dalla Bibbia. Il personaggio principale, che chiamarono Amancio, vestiva di un lungo mantello fluente, ricoperto di colori diversi. Non molto diverso dalla ruana di Bruno.
 
Ridevano mentre inventavano il dialogo più drammatico possibile.
 
“E se Amancio soffrisse di amnesia? Per questo non sa che Julio è suo nipote?”
 
Bruno annuì. “Entrambi soffrono di amnesia. Amancio per via di un sogno particolarmente orrendo e Julio per essere caduto da un dirupo mentre era in viaggio per ritrovare lo zio scomparso da tempo”
 
“Un dirupo, Bruno? È ridicolo” Camilo sorrise, “è perfetto”
 
“Poi c’è un pollo magico”
 
“E come si chiama?”
 
“Marisol?”
 
“Mi piace”
 
Scrissero la sceneggiatura, realizzando un set per i topi. Sarebbe stata una delle telenovele più dozzinali di sempre.
 
Non ci misero molto a finirla. Dopo qualche settimana, tutto era completo.
 
“Quando glielo mostriamo?” chiese Camilo. Avevano ideato di usare la telenovela come mezzo per rivelare la loro relazione alla famiglia.
 
“Aspettiamo” disse Bruno, un po’ nervoso, “fino al momento giusto”
 
Camilo era d’accordo. Era tutto così nuovo. Stavano ancora conoscendo quelle nuove versioni l’uno dell’altro e il pensiero di poter perdere il resto della famiglia era qualcosa che Camilo non era pronto ad affrontare. Amava molto Bruno, ma non poteva perdere tutti gli altri. Non ancora, almeno.
 
Quindi, andarono avanti così come stavano. Tennero la sceneggiatura e gli oggetti di scena nascosti in un cassetto in camera di Bruno, nell’attesa del momento giusto. La mostrarono a Dolores e Mirabel. Che, per loro sorpresa, ne rimasero entusiaste.
 
Dolores e Mirabel erano sulle loro sedie mentre ascoltavano Camilo raccontare la storia, intanto i topi si esibivano sul minuscolo palco in camera di Bruno. Quando finì, Camilo notò che avevano le lacrime agli occhi.
 
“Non sapevo fossi un attore così bravo, Cami” disse Mirabel, asciugandosi il viso e battendo le mani.
 
“Davvero, Mira? Il mio vero dono è la recitazione!” e per sottolinearlo, si trasformò in Mirabel, con i lacrimoni. “Forse il migliore”
 
“E volete farla vedere a tutti?” chiese Dolores. Bruno e Camilo annuirono. “Vi prego, aspettate”
 
Bruno sorrise tristemente. “Lo so. La teniamo per noi, per ora. Aspetteremo il momento giusto”
 
Dolores inspirò. “Quando arriverà, chiederete il nostro aiuto?” guardò sua cugina, che annuì.
 
Camilo si accigliò. “Volete aiutarci?”
 
“Non voglio che dobbiate farlo da soli” Dolores si alzò e prese la mano di Camilo. Guardò Bruno e prese anche la sua. “So quanto sarà difficile. Ma siamo disposte a stare dalla vostra parte. Giusto, Mira?”
 
Mirabel si alzò e si inserì tra Camilo e Bruno, prendendo loro le altre mani.
 
“Non hai paura di quello che diranno?”
 
“Sì” ammise Dolores, “Sono terrorizzata. Ma vi voglio bene. Non voglio che siate soli. E” respirò profondamente, “se dovessero rifiutarvi e mandarvi via, verrò con voi”
 
Bruno la fissò. “Dolores, non è necessario”
 
Mirabel strinse le loro mani. “Verrò anch’io”
 
Dolores sorrise e si mise una mano sul ventre. “Anche Mariano e il piccolo Teo. Li convincerò”
 
Camilo non sapeva cosa dire. Dolores era sempre così forte e gentile. Sentiva ogni cosa, i segreti più profondi e oscuri di tutti, eppure aveva tanto amore da dare al mondo. La abbracciò forte, sperando che fosse sufficiente per comunicarle quello che provava. Poi abbracciò Mirabel. Aveva lottato duramente per avere un posto in famiglia, essendo l’unica senza un dono, ed era disposta a rinunciarvi.
 
Quando se ne andarono, Bruno strinse Camilo tra le braccia a lungo. Dopo quelli che parvero anni, Bruno sussurrò: “Penso che andrà tutto bene”.
 
Avendo finito con la loro storia, poterono tornare alle telenovele sullo schermo. La famiglia De Leon era ancora in auge e ora che i protagonisti avevano preso possesso su quasi tutta la Catalogna e parti della Spagna, il dramma aumentava. La Città del Vaticano era la successiva sulla loro lista. Quattro dei personaggi principali erano stati uccisi e due di loro erano riapparsi come fantasmi. Gloria stava scoprendo che il padre di suo figlio era in realtà il suo patrigno, avvelenato per vendetta.
 
Camilo lasciò da parte il suo pan de yuca mentre la trama si svolgeva. Non riusciva a staccare gli occhi dallo schermo. Sussultò, mentre pezzetti di cibo gli volavano dalla bocca, esclamando: “Hanno ucciso il papa! Come hanno potuto?!”
 
Bruno era altrettanto preso. “È impossibile che Salvador ce la faccia”
 
“Pensi che sarà il prossimo papa?”
 
Bruno non staccò gli occhi dallo schermo mentre rispondeva: “A meno che il fantasma di Inigo non torni”
 
Quando il papa si alzò improvvisamente da terra, estraendo una pistola dalla tonaca intrisa di sangue, Camilo fu così sconvolto che mosse accidentalmente la testa e colpì Bruno sul naso.
 
“Ah, scusa, zio!”
 
Bruno lo guardò. “Era da un po’ che non mi chiamavi così”
 
Camilo si girò. “Come? Zio?”
 
Non riusciva a comprendere l’espressione di Bruno. “Ti disturba?”
 
“Credo di no. Solo che è strano ora, non credi?”
 
Camilo smise di prestare attenzione alla televisione. Si voltò completamente. “Forse. Ma sei mio zio” ora che ci faceva caso, la parola sembrava bizzarra. Bruno era Bruno. Provò a ridirla. “Zio”
 
“Nipote”
 
Sì. Era strano che Bruno lo chiamasse così. Ma era la verità. E onestamente, era bello sentirlo. Era un termine familiare, anche se non suonava bene date le circostanze. Saggiò il terreno, dicendo:
 
“Ti amo, zio. Zio Bruno”
 
Bruno aveva un’espressione buffa. “Ti amo anch’io, nipote” improvvisamente scoppiò a ridere. “Ah, viviamo la nostra telenovela personale”
 
Anche Camilo rise. “Almeno non siamo cattivi come i Leon”
 
“Vero. Quando tenteremo l’omicidio del papa, ne riparleremo”
 
Era bello poterne ridere. Una piccola parte di Camilo si sentiva ancora in colpa per quello che stava facendo, ma aveva vissuto nella vergogna molto a lungo. Era davvero così brutto che fosse felice? Anche Bruno lo era. Non se lo meritavano, dopo essersi nascosti per così tanto tempo?
 
E Bruno...Camilo amava vederlo ridere.
 
Quando Camilo si chinò per baciarlo, la sua bocca era ancora aperta nella risata, e si incastrarono facilmente. All’improvviso, Bruno non rideva più. Sembrò sciogliersi nel bacio, la tensione abbandonò le sue spalle mentre assaporava Camilo.
 
Si erano già baciati. In realtà, lo avevano fatto parecchio nelle ultime settimane. Si baciavano pigramente quando finivano di guardare le telenovela, avevano condiviso baci mentre scrivevano Amore Proibito, si baciavano al risveglio e prima di dormire. Era sempre dolce e bello, ma non si erano mai spinti oltre. Dopo quella sera, Camilo aveva voluto assicurarsi che procedessero a un ritmo con il quale Bruno era a suo agio. Camilo era pronto, quasi dolorosamente pronto, ma voleva che Bruno sapesse che era al sicuro. Non gli avrebbe mai fatto fare qualcosa che non era disposto a fare.
 
Questa volta però fu diverso. Di solito non andavano mai molto oltre i baci, a parte una mano sul fianco e un rapido contatto dei bacini, muovendosi l’uno contro l’altro, ma quella sera le mani di Bruno stringevano forte la vita di Camilo. Lo spinse in basso, sempre più vicino al proprio corpo.
 
“Bruno?” sussurrò Camilo, il respiro affannoso mentre si riscopriva eccitato.
 
Gli occhi di Bruno erano scuri, le palpebre leggermente socchiuse mentre osservava Camilo bramoso. “Sei così bello, Cami” disse, guardandogli le labbra.
 
“Vuoi...vuoi provare ad andare fino in fondo?”
 
Le parole pronunciate ad alta voce gli risultarono sciocche, ma Bruno apparve solo più affamato. Annuì e si tuffò a baciare Camilo con nuovo fervore. Quando lo sentì gemere, sembrò tornare lucido. “Camilo, è quello che vuoi?”
 
“Sì”
 
“Sei sicuro?”
 
“Bruno” disse Camilo, fiducioso. “Voglio fare l’amore con te”.
 
* * * *

* * * *

Erano entrambi appiccicosi e Bruno si guardò la mano, arricciando il naso, poi raccolse la maglietta da terra e la usò per pulire se stesso e Camilo.
 
“Che schifo, Bruno”
 
Bruno scrollò le spalle. “Cos’altro posso fare? Non ho degli stracci apposta per questo”
 
Camilo rise, poi cadde sul letto accanto a Bruno. Appoggiò la testa nell’incavo del suo collo. Era ancora in fermento, assaporando le sensazioni del momento, la pelle che toccava quella di Bruno, respirando affannosamente.
 
“Sono stato bravo?” chiese, scherzando solo in parte.
 
Bruno gli accarezzò i capelli. “Hai fatto un ottimo lavoro”, lo baciò sulla fronte.
 
Camilo sorrise, “È stato bellissimo” sussurrò, “ti è piaciuto?”
 
“Certo. Mi piaci tu”
 
Camilo si morse il labbro per un secondo. “La prossima volta, posso stare sotto?”
 
Bruno rise. “Certo. La prossima volta”
 
“La prossima volta”
 
Ad un certo punto La famiglia De Leon terminò e la televisione trasmetteva ora il telegiornale serale. Doveva essere quasi mezzanotte, pensò Bruno. Pensò che quella notte sarebbe potuto rimanere nel letto di Bruno a dormire.
 
Bruno non sembrava avere problemi a riguardo e si addormentò profondamente, ancora nudo, prima di una pausa pubblicitaria. Camilo non si addormentò subito. Guardò il viso di Bruno, dolce e tranquillo nel sonno, non riuscendo a crederci.
 
Finalmente aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


Per il suo ventunesimo compleanno, Camilo decise di voler fare un regalo invece di riceverne.
 
Beh, forse non era corretto ritenerlo un regalo. I regali erano generalmente pensati per essere inequivocabilmente positivi. Per quanto ne sapeva, il risultato più ovvio sarebbe stato l’orrore da parte della sua famiglia. L’avrebbero odiato e avrebbero odiato Bruno. Sarebbero stati cacciati di casa, senza nemmeno avere il lusso di nascondersi nei muri come aveva fatto Bruno per tanto tempo. Probabilmente avrebbero dovuto abbandonare l’Encanto, se le peggiori paure di Camilo si fossero avverate.
 
Camilo era terrorizzato. Non conosceva altro che l’Encanto. Tutta la sua vita era stata costruita lì e non immaginava di ricominciare da capo da nessun’altra parte. Era possibile anche che la notizia dello scandalo si diffondesse in altri villaggi, impedendogli di vivere normalmente quando tutti avessero iniziato a considerarlo un criminale. La parte peggiore era immaginare come avrebbe reagito sua madre. Pepa adorava Camilo e le ci era voluto un po’ per superare la rabbia nei confronti di Bruno circa quello che pensava avesse fatto al suo matrimonio. Si era sforzata molto e Camilo ne era stato testimone. Se fosse andato tutto male, Camilo poteva solo immaginare quale tempesta avrebbe scatenato. Avrebbe potuto essere tanto intensa da distruggere l’intero villaggio.
 
Ma dopo aver trascorso quasi due anni a pensare a ogni possibile esito, sapeva che era giunto il momento. Lui e Bruno erano felici insieme, ma iniziavano ad avvertire l’ansia per la segretezza che consentiva alla loro relazione di esistere. Era incredibilmente difficile passare ogni notte insieme e fingere che non ci fosse nulla tra loro durante il giorno. Stava diventando quasi impossibile per Camilo evitare di baciare Bruno a tavola o prenderlo per mano mentre passeggiavano per il paese. Vivevano una doppia vita e Camilo se ne stava stancando. Sapeva che anche per Bruno era così e ultimamente passavano molto tempo a immaginare come sarebbe stato se avessero potuto finalmente vivere apertamente la loro relazione con tutti.
 
Avevano considerato alcune opzioni. Forse a causa delle telenovele, ma un anno prima Camilo aveva suggerito di fingere la propria morte e trasformarsi definitivamente in qualcun altro affinché lui e Bruno fossero finalmente liberi. Aveva pensato di diventare Serena, inventandosi un ridicolo retroscena per cui se n’era andata dopo un divorzio particolarmente difficoltoso, tornando dopo aver capito che voleva stare con Bruno. Ma Bruno si era rifiutato, non potendo sopportare di dover baciare un viso che non fosse il suo. Non avrebbe sopportato di dover fingere di piangere al suo funerale.
 
Bruno aveva proposto di scappare via per vivere da soli, ma entrambi avevano respinto rapidamente l’idea. Avevano bisogno della famiglia, anche se tutto si fosse rivelato un disastro.
 
Col passare del tempo, Mirabel e Dolores divennero più comprensive. A volte si radunavano in camera di Camilo, per parlare e giocare insieme in un ambiente in cui nessuno doveva fingere. Camilo vedeva ancora Dolores che sussultava quando baciava Bruno di fronte a lei, ma smise di dire che non approvava. Camilo non pensava che avesse realmente cambiato idea, ma apprezzava molto i suoi sforzi affinché lui e Bruno avessero una parvenza di normalità. E comportarsi come una coppia, anche se solo davanti a due persone, era terapeutico.
 
Camilo riteneva che la cosa peggiore fosse quella di dover dormire da solo quasi tutte le notti. A volte dormiva nel letto di Bruno, ma da quando suo padre aveva fatto un commento disinvolto sul concetto di due uomini adulti che dormivano insieme, le occasioni erano diventate molto meno frequenti. Era geloso dei suoi genitori, di zio Agustin e zia Julieta, di Dolores e Mariano. Erano innamorati e potevano condividerlo con il mondo. Potevano viversi, tutto il giorno, tutti i giorni. Camilo aveva solo poche ore di notte.
 
Quando Camilo disse a Bruno cosa voleva fare per il suo compleanno, Bruno non era sorpreso.
 
Erano nella stanza di Camilo, sdraiati sul letto a leggere. Avevano iniziato ad espandere gli interessi al di là delle telenovele, ed era bello. Quasi come se fossero sposati. Oltre alla lettura, Camilo aveva convinto Bruno a giocare a calcio con lui, Mirabel e Antonio. Non era particolarmente dotato e spesso si lamentava dei dolori alla schiena dato che aveva una certa età, ma Camilo sapeva che si divertiva.
 
Camilo toccò la spalla di Bruno, distraendolo.
 
“Eh?” fece Bruno.
 
“Voglio mostrare Amore Proibito per il mio compleanno”
 
Bruno annuì. “È ora, vero?”
 
Fu deciso.
 
Lo dissero a Dolores e Mirabel. Le chiamarono in camera di Camilo e fecero attenzione, come sempre, a chiudere bene la porta. Camilo aveva immaginato che Dolores non sarebbe stata d’accordo, ma in realtà era entusiasta. Doveva averlo previsto, dato che sentiva tutto.
 
“Finalmente” sospirò, “basta segreti”.
 
Camilo sorrise. Dolores aveva sempre odiato doverne custodire tanti. Uno in meno doveva essere un enorme sollievo.
 
Mancavano poche settimane al compleanno di Camilo. Si servirono di quel tempo per esercitarsi con le battute, prepararsi, assicurarsi che tutto fosse perfetto. Mirabel chiese di interpretare Amancio, sorprendentemente.
 
“Per favore” domandò, “è così romantico!”
 
Camilo aveva sempre pensato che sarebbero stati lui e Bruno a interpretare i loro alter ego. Ma riflettendoci, forse era l’opzione migliore. Più sicura. L’obiettivo era abituare tutta la famiglia all’idea, non sbattergliela in faccia senza preavviso. Quindi, Mirabel interpretò Amancio, Dolores era Julio, Camilo era il narratore e Bruno il pollo, Marisol.
 
“È strabiliante, come la prima volta” disse Mirabel. Camilo sorrise. Ora che era all’università, Mirabel si serviva spesso di quel tipo di termini.
 
Man mano che la giornata si avvicinava, Camilo disse ad Abuela che desiderava una festa privata, solo per la famiglia. Abuela ne fu stupita.
 
“Non sei mai stato il tipo da feste ristrette”
 
Camilo scrollò le spalle. “Quest’anno vorrei una festa solo per la famiglia. Per me non c’è niente di più importante di voi”
 
Abuela sorrise. “Va bene, allora saremo solo noi”
 
Camilo sapeva che Bruno era spaventato. Quando il giorno giunse, trovò Bruno in camera sua a fissare il pavimento, giocando con l’orlo della sua ruana. Faceva scorrere le dita su ogni piccolo disegno.
 
“Stai bene?”
 
Sapeva che sarebbe stato ancora più difficile per Bruno che per lui. Essendo il più grande, sarebbe stato più gravato della responsabilità. O della colpa. Era un momento particolarmente difficile perché, nonostante gli anni passati, Bruno era ancora preoccupato che gli altri Madrigal lo considerassero non indispensabile. Ancora un mezzosangue.
 
“E se tenessero te, mandando via me?”
 
Era una conseguenza che avevano considerato e discusso.
 
“Troverò un modo per raggiungerti”, diceva sempre Camilo quando Bruno esprimeva quella paura. Si sedette accanto a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla. Per abitudine, Bruno gli accarezzò il capo e Camilo si godette il contatto. Bruno gli sorrise.
 
“Buon compleanno” gli disse, dandogli un bacio.
 
Camilo fece sistemare tutti in sala per la sua festa. Dovettero recuperare qualche sedia in più, ma dopo un po’ di caos, tutti erano accomodati e fissavano intensamente Camilo.
 
“Ehilà” disse Camilo, grattandosi nervosamente il collo. “Probabilmente vi starete chiedendo cosa sta succedendo. Beh, io e Bruno abbiamo lavorato su un progetto da un po’ e volevo sfruttare il mio compleanno per mostrarlo a tutti voi. Abbiamo scritto una telenovela e penso che vi piacerà molto” sorrise quando sentì alcune risate. Sempre con queste telenovele, stavano sicuramente pensando. “Dolores e Mirabel hanno voluto aiutarci, quindi volete venire qui, ragazze?”
 
Dolores e Mirabel sorrisero, si alzarono e raggiunsero Camilo. Questi guardò Bruno, raggomitolato su se stesso al suo posto. “Bruno?”
 
Un po’ riluttante, Bruno si alzò e si unì a loro. Respirò profondamente mentre guardava il resto della famiglia. Camilo gli sorrise rassicurante prima di proseguire:
 
“Saranno i topi a esibirsi, ma Mirabel interpreterà il protagonista, Amancio, mentre Dolores sarà Julio, io sono il narratore e Bruno è un pollo di nome Marisol”
 
Ci fu qualche altra risata. Camilo si fermò e guardò la sua famiglia. Sua madre sorrideva con aria incoraggiante e gli mostrò il pollice alzato. La fissò ancora un po’, sperando non fosse l’ultima volta in cui avrebbe ricevuto uno sguardo così amorevole. Si voltò verso Dolores e Mirabel e sorrise. Infine, guardò Bruno. Sembrava molto meno teso, mentre si preparava per il suo ruolo. Fece un cenno del capo e continuò:
 
“Senza ulteriori indugi, vi presento ‘Amore Proibito: storia di due amanti”.
 
Così, iniziò.
 
 
 
Narratore: La scena si apre su un bellissimo villaggio, in un paradiso incantato, senza nome. Gli alberi sono carichi del peso dei frutti maturi e il sole splende, coprendo tutto nella sua ampiezza, in una foschia onirica. Gli uccelli cantano volando nel cielo senza nuvole. Arriviamo su una casetta, con pareti gialle e un cancello ricoperto d’erba. Mucche e galline pascolano pacificamente nei campi intorno. Sembra tutto perfetto e meraviglioso all’esterno, ma all’interno è esattamente l’opposto. Incontriamo il nostro protagonista, Amancio, un uomo brusco di mezza età, soffre perché è solo. Che mondo crudele, ad averlo lasciato in un paradiso senza anima con cui condividerlo! I suoi unici amici sono le vacche, i polli e i volatili. È seduto al tavolo e parla con il suo adorato amico, il pollo Marisol.
 
Amancio: Credo di impazzire, mia cara gallina
 
Marisol: Co co co coc!
 
Narratore: Marisol può solo chiocciare in risposta.
 
Amancio: Sono qui da trent’anni, solo con me stesso. Ho dimenticato il suono di una voce diversa dalla mia. Almeno ho te, mia Marisol.
 
Narratore: Marisol, incapace di capire le sue parole, vola via. Amancio si rassegna a un’altra giornata solitaria nel suo paradiso-prigione. La parte peggiore è che non riesce a ricordare come sia arrvato lì, o da dove venga. Non ha mezzi per scappare, perché nelle fitte foreste che circondano il suo paradiso, non sa dove potrebbe andare. Per quanto ne sa, potrebbe essere l’ultimo uomo sul pianeta. Ma, improvvisamente, un forte rumore si sente alla sua porta. È terrorizzato, ma deve indagare.
 
Amancio: Mostrati!
 
Narratore: Uno sconosciuto entra, inciampando.
 
Amancio: Chi sei? Vattene subito!
 
Narratore: Entra Julio, un giovane che chiaramente ha affrontato un terribile viaggio. I suoi vestiti sono cenciosi e sporchi, il viso coperto di graffi e tagli.
 
Amancio: Sei tu...
 
Narratore: Dovete sapere che Amancio sogna spesso. E a volte, i sogni gli dicono qualcosa sul futuro. La sua vita qui è terribilmente tranquilla, quindi sogna principalmente del clima, della crescita dei raccolti e della nascita dei vitelli. Ma di recente ha visto l’ombra di un uomo. Non vi ha mai dato molto peso, ma all’improvviso lo stesso uomo è in piedi davanti a lui, non è più l’ombra illusoria di un sogno. Per la prima volta dopo anni, i sogni di Amancio hanno dato alla luce un essere umano. Non ce n’era mai stato un altro nel suo paradiso, a parte lui.
 
Julio: La prego, signore. Ho bisogno di riposare. Posso restare qui?
 
Amancio: Come mi hai trovato?
 
Julio: Che significa? Non ci siamo mai incontrati prima.
 
Amancio: Suppongo di no...
 
Narratore: Amancio sa che è meglio tenere nascosto il suo potere a questo sconosciuto. Anni fa, prima di essere scacciato, il suo dono è stato abusato da altri che volevano solo cercare fama e fortuna. Quando i sogni non promettevano risvolti positivi, tutti hanno cominciato a odiare Amancio, incolpandolo per i loro destini. Anche se non ricorda nomi o volti, ricorda il dolore di essere stato disprezzato.
 
Amancio: Ti prego, entra. Ti preparo del the.
 
Julio: Grazie mille. Non posso esprimere quanto apprezzi la generosità.
 
Amancio: Vieni, siediti. Ecco una tazza. Riposati.
 
Narratore: Julio si accomoda, grato, desideroso di far riposare le sue gambe stanche.
 
Amancio: Cosa ti porta qui?
 
Julio: Io...non ricordo. Devo essere caduto, perché so solo di essermi svegliato, dolorante, ferito e solo. Ho vagato così a lungo, sperando di trovare qualcosa, quando mi sono imbattuto in questo paradiso e ho pensato di avere le allucinazioni. È tutto reale, vero?
 
Amancio: Certamente.
 
Narratore: Tuttavia, a volte Amancio non si sente una persona reale. E ora, parlando con qualcuno per la prima volta in decenni, si sente più irreale che mai.
 
Amancio: Come ti chiami?
 
Julio: Sono Julio. E tu?
 
Amancio: Io sono Amancio.
 
Julio: Amorevole.
 
Amancio: Come?
 
Julio: Amorevole. È il significato del tuo nome, in portoghese.
 
Narratore: Qualcosa si smuove dentro Amancio. Guarda negli occhi questo sconosciuto, questo Julio, e riconosce qualcosa. Non riesce a capire bene, ma Julio ha una somiglianza con qualcosa, con qualcuno, che Amancio non riesce a ricordare. Forse è la sua vecchia mente stanca che cerca di ingannarlo, ma malgrado ciò, Amancio si innamora all’istante del viaggiatore.
 
Amancio: Perché non rimani un po’ qui? Un bagno caldo e un po’ di riposo ti faranno bene. Oltre che un buon pasto.
 
Julio: Sei molto generoso, Amancio.
 
Narratore: Julio ha voglia di restare. Non sa dove potrebbe andare, senza alcun ricordo di casa sua o del suo viaggio. Il paradiso in cui si è imbattuto è diverso da qualsiasi cosa abbia mai visto. E quest’uomo, quest’angelo di fronte a lui, è come un faro di luce alla fine di un minaccioso tunnel. Julio pensa di poter rimanere per molto tempo.
 
 
 
 
Camilo si fermò un momento, soprattutto per creare suspense, ma si accorse che tutti ascoltavano attentamente. Sembravano interessati, rapiti, e trovò la sicurezza di andare avanti. Proseguì, raccontando la crescente relazione di Amancio e Julio. Julio finiva con il confessare ad Amancio che voleva rimanere e iniziarono a sentirsi a proprio agio, insieme. Si innamorarono. Camilo guardò la sua famiglia mentre descriveva il primo bacio e sorrise quando vide sua madre stringersi il petto con entusiasmo.
 
Quasi rise per come tutti rimasero senza fiato durante una scena particolarmente intensa. Osservò Abuela che copriva le piccole orecchie di Teo.
 
Ma si avvicinava la parte che faceva temere a Camilo la reazione di tutti.
 
 
 
Narratore: Le ferite di Julio si sono appena rimarginate quando improvvisamente Marisol sbatte le ali e si trasforma. I due uomini si guardano confusi mentre il pollo diventa una bellissima donna dai lunghi capelli dorati e un vestito bianco, luccicante. Sembra un angelo e Julio e Amancio non distolgono lo sguardo.
 
Marisol: È ora che tu sappia la verità, Amancio.
 
Amancio: Che succede? Marisol, pensavo fossi una gallina! Come può essere?
 
Marisol: Sono stata scelta come tua protettrice molti anni fa, quando sei stato bandito in questo luogo.
 
Amancio: Bandito? Cosa intendi? Non sono mai stato bandito! Io...sono venuto qui per ia scelta! È sicuramente una bugia.
 
Julio: Amancio, cosa significa?
 
Narratore: Julio afferra il braccio di Amancio, spaventato. Entrambi tremano mentre Marisol parla ancora.
 
Marisol: È la verità, Amancio. Ricordi i tuoi sogni? Sono stati loro a condurti qui. Anche se sembra un paradiso, in realtà questo posto è la tua prigione. La tua punizione. Sei stato esiliato qui perché uno dei tuoi sogni ha infranto il codice del tuo villaggio.
 
Narratore: Amancio non crede alle proprie orecchie. Il suo villaggio? Il codice? Non ricorda nulla della sua vita passata, eppure ciò che fino a poco fa è stato un pollo gli comunica che ha realmente un passato. Comincia a capire, e la verità non è positiva.
 
Marisol: Hai profetizzato la distruzione del tuo mondo. Hai sognato una guerra. Una guerra così grande, così orribile, da polverizzare il tuo villaggio. Quando hai raccontato del tuo sogno, sei stato esiliato. Sei stato definito un traditore.
 
Amancio: Ma...non può essere vero! Non ricordo niente!
 
Julio: Amancio, ho paura! Che sta succedendo? Cosa significano questi sogni?
 
Marisol: Julio, Amancio è un profeta. I suoi sogni prevedono il futuro e molto tempo fa, il suo potere era considerato un dono.
 
Narratore: Amancio inizia a ricordare qualche frammento. Li mette insieme, uno ad uno, minuscoli dettagli del mondo che un tempo conosceva. Vede il viso di sua madre, la sua vecchia casa. È terrorizzato.
 
Amancio: Perché adesso, Marisol? Perché non dirmelo prima?
 
Marisol: Sono stata scelta come tuo guardiano durante la prigionia. Sono io a tenerti qui. Ma ora dovevi saperlo.
 
Amancio: Perché? Perché adesso?
 
Marisol: Non posso dirtelo. Ti fornirò i tuoi ricordi.
 
Narratore: Marisol torna ad essere una gallila. Chioccia e agita le ali prima di andarsene, lasciando Julio e Amancio mentre i ricordi tornano e Amancio è inorridito dalla verità.
 
Julio: Amancio, sei pallido! Stai bene?
 
Amancio: No...non può essere, non può...
 
Narratore: Julio tenta di confortarlo con un bacio, ma Amancio si ritrae con terrore.
 
Amancio: Non possiamo! Non possiamo!
 
 
 
Camilo dovette fermarsi. Stava arrivando al punto in cui Amancio rivelava che Julio era sua nipote, e si capiva già che la famiglia stava ricomponendo i pezzi. Era ovvio che Amancio fosse Bruno e Camilo notava le espressioni compassionevoli di tutti.
 
Non ci sarebbe voluto molto.
 
 
 
Narratore: Amancio indietreggia spaventato, incapace di rivelare la verità che gli ronza in testa. Sa di doverla dire, ma è terrorizzato. La verità lo distruggerà.
 
Julio: Ti prego, mio amato, dimmi cosa succede? Perché non vuoi baciarmi?
 
Narratore: Amancio non resiste oltre e scappa.
 
Julio: Amancio!
 
Narratore: Soffre a ignorare le grida dell’innamorato, ma non si ferma. Lascia la casa, il paradiso, e corre nei boschi circostanti. Luoghi in cui non è mai entrato. Improvvisamente, cade a terra.
 
Amancio: Ah!
 
Narratore: È inciampato. Capisce di essersi rotto la gamba. Rimane lì, fissando il cielo e sperando di morire. È stato prigioniero così a lungo. È prigioniero di se stesso. Ma Julio lo raggiunge.
 
Julio: Amore! Cos’hai fatto?
 
Narratore: Amancio non impedisce a Julio di baciarlo. Le loro lacrime si mischiano, ma piangono per ragioni diverse.
 
Julio: Ti prego, dimmi cosa succede! Devo sapere!
 
Amancio: Amore mio, mi dispiace tanto. Così tanto. Se l’avessi saputo, non avrei mai...
 
Julio: Saputo cosa? Cosa, Amancio!
 
Amancio: Tu sei...sei mio nipote.
 
 
 
“Mio dio!”
 
Era Pepa. Si stava facendo aria con una mano, gli occhi incollati sui topi e il loro piccolo palco. Camilo guardò sua madre, cercando di capire le sue emozioni. Non era disgustata, quanto eccitata. Ma si trattava di un’opera di finzione. Non aveva idea di quale fosse la realtà.
 
Camilo proseguì.
 
 
 
Julio: Non può essere vero, amore. So che non è così! Non ci credo!
 
Narratore: Ma il segreto più profondo e oscuro di Julio, è che sa tutto. Diversi giorni dopo essere approdato nel paradiso di Amancio, la memoria ha cominciato a tornargli, poco a poco. Inizialmente, non ricordava Amancio. Ricordava di essere stato mandato dalla sua famiglia a salvare lo zio. Ricordava la guerra, la casa rasa al suolo, e sua madre che lo pregava di liberare suo zio dalla sua prigione in modo che potesse salvarli. Ma Julio era caduto. Era caduto da un dirupo e aveva battuto la testa. A differenza dell’amnesia di Amancio, dovuta alla magia, quella di Julio è svanita nel tempo. Quando ha realizzato la verità, riconoscendo il viso di Amancio come quello del proprio zio, si era già innamorato.
 
Amancio: È vero, mio amato. È la verità. Mi dispiace così tanto.
 
Narratore: Amancio si solleva e riprende a correre, nonostante la gamba rotta. Il dolore è atroce, ma niente gli fa più male della consapevolezza che Julio, il suo amante, condivide il suo sangue. Più corre, più la foresta si fa densa. Erbacce sgorgano dal suolo, controllate dalla magia, e si intrecciano intorno alle sue gambe. Sa che la prigione gli impedisce di scappare, ma deve farcela. Mentre Julio riacquisisce pienamente la sua memoria, è inorridito mentre ricorda un dettaglio molto importante.
 
Julio: Amancio, no! Fermati subito!
 
Narratore: Julio sa che la prigione è fatta apposta per evitare qualsiasi fuga. Se Amancio si allontana troppo, sarà inghiottito e ucciso, seppellito nel suo stesso paradiso.
 
Julio: Ti prego, Amancio! Fermati! Morirai!
 
Narratore: Ma Amancio è troppo lontano per sentirlo. Corre, rimane imprigionato, cade un’altra volta, ed è incapace di rialzarsi mentre viene scagliato al suolo. Julio lo raggiunge quando è del tutto immerso nell’erba densa.
 
Julio: No! Ti prego, Amancio!
 
Narratore: Le urla di Julio sono vane. Può solo accasciarsi al suolo, cercare di scavare, ma non è rimasto nulla. Il suo amato non c’è più. Fine.
 
 
 
Nessuno applaudì quando il sipario fu calato.
 
Mirabel, Dolores e Bruno si fecero avanti, accanto a Camilo mentre guardavano il resto della famiglia, silenziosamente sconvolta. Nessuno parlò, ma Camilo sapeva. Il messaggio era passato forte e chiaro.
 
Afferrò la mano di Bruno, solidificando il concetto della telenovela ma anche cercando di tenere i nervi a bada quando parlò: “Grazie a tutti”
 
Nessuno fiatò. Nessuno si alzò. Tutti si limitarono a fissarli.
 
Dolores fu l’unica abbastanza coraggiosa da parlare: “Che ne pensate?” chiese prima di farsi avanti per prendere Teo in braccio. Strinse il bambino. Aveva paura.
 
La mano di Bruno era ghiacciata in quella di Camilo. Quando lo guardò, vide che era altrettanto terrorizzato.
 
“Camilo...” iniziò Abuela con attenzione, “tutto questo...significa qualcosa?”
 
Ovviamente, aveva capito. Camilo comprese dal suo sguardo che aveva capito. E ora che lui e Bruno si tenevano per mano, non c’era spazio per l’ambiguità.
 
“Abuela, mami” fece Camilo, “tutti voi. C’è una cosa che voglio dirvi. E so che non sarà facile, ma ascoltate, per favore”
 
Bruno iniziò a parlare, stringendo la mano di Camilo. Raccontò tutto ciò che aveva detto a Camilo due anni prima, tranne le parti particolarmente inopportune. Iniziò dal padre, di come non si sentisse apprezzato né benvenuto, di come Camilo fosse stato il suo primo, unico amico. Poi della vita dietro le mura, quando aveva cercato di dimenticare tutti, e la riunione. Parlò dell’amicizia con Camilo e di quanto l’avesse reso felice. Poi, con tono molto più timido, parlò di come le cose avevano iniziato a cambiare. Come aveva cominciato a provare sentimenti che non avrebbe mai pensato di provare. Come aveva cercato di respingerli, ma poi c’era stata la visione. Raccontò di Dolores e Mirabel, di come avevano parlato, cercando di scacciare via tutto, ma si trattava di amore. vero amore. Per quel motivo, ora era lì. Avendo il coraggio di dire tutto.
 
Camilo intervenne quando poté. Cercò di spiegare la battaglia con le proprie emozioni e il modo in cui non avevano fatto che crescere. Cercò di spiegare, con fin troppe parole, come Bruno significasse tutto per lui. Si fermò solo quando sua madre alzò una mano, chiedendo di parlare.
 
“Posso parlare da sola con mio fratello, per favore?”
 
Camilo volle protestare, ma Bruno lo fermò. “Sì” disse, seguendo Pepa nella sua stanza. Camilo guardò la porta che si chiudeva, tenendolo fuori da qualunque cosa sarebbe successa lì dentro.
 
Si rivolse al resto della famiglia. Aspettò che qualcuno, chiunque, parlasse.
 
Felix si alzò. “Camilo” disse piano. Si avvicinò esitante al figlio, guardandolo dalla testa ai piedi. Lo abbracciò. Camilo rimase fermo, timoroso di ricambiare. “Tu...non so cosa dire”
 
Dolores si fece avanti e abbracciò entrambi.
 
“E tu lo sai da tutto questo tempo?” le chiese Felix.
 
“Da due anni, sì”
 
Isabela intervenne. “Tutto questo è sbagliato” disse inorridita, “perché nessuno dice niente? Camilo, lo sai che è sbagliato, vero?” si alzò e gli si avvicinò. Lo scrutò come se fosse un estraneo. “Questo non sei tu...non è quello che vuoi, ti prego, dimmi che non è quello che vuoi”
 
Camilo scosse il capo. “Lo amo da un sacco di tempo, Isa. Dovevo dirvelo. Ma non posso cambiare, quindi per favore non provare a dirmi che non è ciò che voglio. Me lo sono ripetuto per anni e non ha funzionato. Lo amo davvero”
 
Julieta affrontò Mirabel. “Perché non me l’hai detto? Avrei potuto provare ad aiutare”
 
“Mamma, ti prego, fidati quando ti dico che all’inizio ho cercato di fermarli” disse Mirabel, “ma è davvero così tremendo? Bruno è stato via a lungo ed è tornato. È stato così triste, per anni. questo lo rende felice. Non vuoi che rimanga?”
 
“Certo che lo voglio. Ma questa non è felicità, Mira. È sbagliato”
 
“Davvero? È nostro zio solo per metà, non è così orrendo”
 
“Mira!” sussultò Julieta, “come puoi provare a giustificarlo?”
 
Isabela parlò: “Mirabel, come hai potuto tenercelo nascosto? E tu” si rivolse a Camilo, risultando tradita, “perché hai coinvolto Mirabel? Perché addossarle un peso del genere?”
 
“Non intendevo farlo” disse Camilo, cercando di non piangere, “non ho mai voluto fare del male a nessuno. Provo quello che provo e per qualche ragione, Bruno ricambia”
 
Felix portò silenziosamente Antonio in camera sua. Camilo si sentì male, sapendo che suo padre pensava di dover tenere il fratello lontano da lui.
 
Luisa era rimasta relativamente in silenzio, ma quando Felix portò via Antonio, disse: “Come fate a essere sicuri che sia amore? Insomma, si può amare un parente in quel modo?” sembrava più confusa che arrabbiata, e dato che Camilo si sentiva in trappola, era un sollievo. “Non si può? Non è...non sembra giusto”
 
Mariano, con aria di chi era fuori luogo, disse: “Beh, non possono avere bambini. È già qualcosa, no?”
 
Agustin, seduto accanto a lui, posò una mano sul suo braccio. “Non è solo per questo. È sbagliato. Bruno lo conosce da quando era un bambino”
 
“A malapena!” esclamò Camilo. Ora stava piangendo. “L’ho conosciuto per cinque anni e basta! E all’epoca non era apprezzato da nessuno di voi. Lo odiavate tutti. E non ricordate cos’ha detto? Ero io il suo unico amico! Non significa niente?”
 
“Quindi pensi che sia colpa nostra?” chiese Julieta.
 
Camilo scosse il capo, frustrato. Aveva deciso di farlo, aveva voluto che accadesse, ma iniziava a pentirsene. “Certo che no. Quello che voglio dire è, è così difficile credere che possa innamorarmi di qualcuno che non ha fatto parte della mia famiglia per un decennio? Forse sarebbe stato diverso se Bruno non se ne fosse andato, ma è successo! Quindi per tutto quel tempo, ho avuto un solo zio. Non ho mai pensato a Bruno come a un parente. Quindi forse, solo forse, non è così disgustoso come pensate!”
 
Tutti si zittirono quando Abuela si alzò. “Camilo, per favore, via in camera tua. Voglio parlare con gli altri”
 
“Ti prego, Abuela, lasciami spiegare...”
 
Lei scosse la testa. “Hai detto abbastanza. Vai in camera tua adesso”
 
Lui si voltò verso Dolores e Mirbael, che fecero il possibile per sorridergli rassicuranti, ma era chiaro quanto fossero in preda al panico. Stava tutto crollando rapidamente. Era sorprendente che Camilo non fosse stato ancora cacciato, ma si sentiva stupido per aver pensato che la sua famiglia potesse approvare. Aveva permesso a uno sciocco filo di speranza di insinuarsi nella sua mente, e ora stava soffrendo come non mai.
 
E Bruno non c’era. Stava ancora parlando con Pepa, nella sua stanza. Camilo avrebbe dato qualsiasi cosa per andare lì ad aiutare, ma sapeva che sua madre non l’avrebbe permesso. Quindi scelse di obbedire e andò in camera sua.
 
Rimase da solo per quelle che gli parvero ore. Camminò avanti e indietro per calmarsi, ma mentre il tempo scorreva e aspettava che succedesse qualcosa, che Abuela entrasse e gli dicesse di fare le valigie e non tornare mai più, sentiva il panico montargli in petto. Più di ogni altra cosa, era preoccupato per Bruno. Pepa non aveva alcuna nuvola mentre conduceva Bruno nella sua stanza. Era più che arrabbiata: era sbalordita. E quando avesse assorbito tutto, avrebbe potuto scatenare un uragano abbastanza grave da distruggere la casa involontariamente.
 
Dopo parecchio tempo, finalmente la porta si aprì. I suoi genitori entrarono.
 
Il cuore di Camilo sprofondò quando li invitò ad entrare. Si sedettero sul bordo del letto, scambiandosi sguardi furtivi e conversando silenziosamente con gli occhi. Camilo cercò di pazientare e aspettare che uno di loro parlasse, ma la tensione lo stava uccidendo.
 
“Vi prego, non odiatemi” disse, “mi dispiace. Ma lo amo davvero”
 
Pepa lanciò a Felix un’ultima occhiata prima di iniziare. “Camilo, mi dispiace di averti fatto credere che zio Bruno non facesse parte della famiglia” si stava formando una nuvola temporalesca e la respinse velocemente, “ma è così. Che ti piaccio o no, è tuo parente”
 
“Lo so, mamma. Non ho mai smesso di pensarci. Ma non posso cambiare quello che provo. Stiamo insieme da due anni”
 
La pioggia cominciò a cadere sulla testa di Pepa. “Mio dio” sussurrò, chiudendo gli occhi. Scosse il capo e tentò di calmarsi. Felix le posò una mano rassicurante sulla spalla, cosa che sembrò aiutarla. “Nonostante ciò, puoi fermare tutto adesso? Per me?”
 
Camilo si sentì male. Amava sua madre, ma non cambiava nulla. “Non posso”
 
Pepa trattenne un grido e segnalò a Felix di parlare al suo posto. “Bruno ha detto la stessa cosa, figliolo. Ma sapete entrambi che non va bene”
 
Già, Bruno. Camilo aveva bisogno di sapere dov’era. Aveva paura che potesse scappare. Ma non l’avrebbe fatto, vero? Non avrebbe abbandonato Camilo a raccogliere i cocci. “Posso vederlo?”
 
“No!” esclamò Pepa, ma alzò le mani cercando di mantenere la calma. “Mi dispiace di aver urlato. Ma no. Non adesso. Per favore, non adesso. Possiamo parlare? Se non intendi cambiare idea, possiamo almeno parlarne?”
 
Camilo le prese la mano. Fu sollevato quando lei accettò e strinse la sua. “Certo, mamma”
 
Lei sorrise tristemente. “Mio dolce Camilo. Sei sempre stato un ragazzo buono. Forse è questa la ragione. Hai un cuore così buono, volevi solo che tuo zio non fosse più triste”
 
Camilo scosse la testa. “È molto di più. Voglio che sia felice, ma non puoi capire come mi fa sentire. Lui è tutto per me. Penso che morirei senza di lui”
 
“Non moriresti” insistette Pepa, “sei così giovane. Tutto è amplificato quando si è giovani. Ma hai tutta la vita davanti a te. Non vuoi trovare qualcuno con cui puoi stare realmente?”
 
“Sono già con qualcuno con cui voglio stare. Mamma, te l’ho detto. Stiamo insieme da tanto ormai. Ci abbiamo riflettuto”
 
“No, non credo che tu l’abbia fatto. E nemmeno Bruno, altrimenti non l’avreste fatto”
 
Felix intervenne. “Vogliamo solo ciò che è meglio per te, anche se non sembra”
 
“Voi non capite” disse Camilo mentre le lacrime gli rigavano il viso. “Ve l’ho detto, sono passati due anni. E provavo questi sentimenti già tre anni prima. È tanto, no? Per amare qualcuno?”
 
La tempesta sul capo di Pepa si rafforzò. Felix fece del suo meglio per scacciarla, ma si stavano inzuppando tutti. Camilo almeno non si sentì troppo imbarazzato per le sue lacrime. Pepa disse: “L’amore è confuso, figliolo. Ce ne sono diversi tipi. È facile fraintendere”
 
“Non sono confuso, mamma! Non sono mai stato così sicuro”
 
Pepa sospirò. La tempesta finalmente iniziò a placarsi. “Sei davvero determinato, eh?”
 
Camilo annuì. “Sì. Lui è il solo per me”
 
Lei e Felix si guardarono a lungo. Camilo si agitò, ma non volle interrompere la loro conversazione muta. Finalmente, si voltò di nuovo verso Camilo.
 
“Devi capire che, in quanto tuoi genitori, non è qualcosa che possiamo accettare ciecamente. E probabilmente tua nonna non l’accetterà mai”
 
Probabilmente. La parola rimase impressa nella mente di Camilo. Cosa stava insinuando? Sembrava stesse dicendo che c’era la possibilità che tutto sarebbe andato bene. Cercò di non alimentare le proprie speranze.
 
“E non avresti dovuto mentirci per così tanto”
 
Camilo provava rimorso per quello. “Lo so. Mi dispiace”
 
“Non la migliore festa di compleanno, eh? Disse Felix.
 
Camilo sorrise. Suo padre era molto simile a Mirabel da quel punto di vista. Entrambi cercavano sempre di allentare la tensione con umorismo. Era tranquillizzante sentirlo fare una battuta. Significava che la loro relazione non era del tutto irreparabile.
 
“Sono contento che finalmente tutti lo sappiano”
 
“Ci servirà molto tempo” disse Pepa.
 
“Tempo?”
 
“Se...se dovremo imparare ad accettarlo”
 
Camilo si gettò in avanti per abbracciare sua madre e suo padre. Li strinse forte, forse un po’ troppo, ma non voleva lasciarli. Rimasero lì, stretti insieme, finché Dolores e Mirabel bussarono ed entrarono.
 
Pepa si asciugò una lacrima. “Dolores, tesoro” disse. Poi guardò Mirabel. “Oh...” senza parlare, Dolores e Mirabel si unirono all’abbraccio.
 
“Non avreste dovuto mentirci, piccole” disse Pepa, ma non le lasciò. Anzi, strinse più forte.
 
Dolores annuì. “Lo so. Ma dovevamo andare al ritmo di Camilo e Bruno”
 
“Penso...di poter capire” Pepa annuì, più a se stessa che agli altri. Guardò Felix.
 
Lui sorrise. “Andiamo a dormire. È stata una giornata lunga”
 
Per un istante, Camilo si sentì bene.
 
Quando tutti finalmente si erano calmati a sufficienza da andare a letto, Camilo azzardò ed uscì. Sentiva alcune voci dalla stanza di Agustin e Julieta, ovviamente Abuela, Isabela e Luisa stavano intrattenendo un’accesa conversazione sebbene sussurrassero, ma tentò di ignorarla, andando da Bruno. Doveva vederlo. Doveva assicurarsi che stesse bene.
 
Camilo trovò Bruno nella sua cava delle visioni. Cercò di essere silenzioso, ma Bruno notò subito la gigantesca roccia che veniva rimossa. Si alzò, corse verso Camilo e lo abbracciò.
 
Entrambi piangevano. Non dissero nulla per qualche minuto mentre rimasero fermi, le braccia avvolte l’uno intorno all’altro, mentre versavano lacrime sulle rispettive pelli. Bruno mormorò nella sua spalla: “Sono orgoglioso di te”
 
Camilo seppellì il volto ancora di più nel suo collo. “Anch’io, di te” non seppe perché, ma rise. “Ce l’abbiamo fatta”
 
Bruno rise a sua volta. “Sì. Ce l’abbiamo fatta davvero”
 
“Ma penso non abbiano apprezzato la telenovela”
 
“Cosa? Non c’era un solo occhio senza lacrime! Per me è stato un grande successo, fino alla fine”
 
Camilo smise di ridere. “Stai bene?”
 
Bruno sospirò. “Chi di noi sta bene?”
 
“Cosa ti ha detto mia madre?”
 
“Mi ha chiesto perché volessi rovinare suo figlio”
 
Camilo scosse il capo, posando le mani sul viso di Bruno, che continuò: “Era arrabbiata. Non l’ho mai vista così arrabbiata. Ma abbiamo parlato a lungo. Le ho detto che non ti farei mai del male. Penso che dopo un po’ mi abbia creduto”
 
Camilo scrutò i suoi occhi. “Lo pensi davvero?”
 
“C’è un solo modo per saperlo con certezza”
 
Per un momento, non si spostarono, e si baciarono. Molto presto sapevano come sarebbero andate le cose, ma nel bene o nel male, l’uno aveva l’altro. E Camilo sentiva i fuochi d’artificio nel cervello ogni volta che Bruno lo baciava.
 
Bruno gli prese le mani e lo condusse al centro di un cerchio semi realizzato. Lo fece sedere, poi riprese quello che stava facendo prima che Camilo entrasse. Finì di disegnare il cerchio, accese le candele, gettò del sale oltre la spalla e tese le mani.
 
“Tieniti forte” disse.
 
Camilo aveva visto Bruno durante una visione solo una volta, sedici anni prima. Era a malapena un ricordo ormai, rammentava solo gli occhi luminosi di Bruno e la sabbia che fluttuava nell’aria. Sorrise ricordando quel Bruno, quello in cui lui stesso si trasformava per spaventare i bambini. Il suo supereroe. Sembrava passato così tanto tempo. In un certo senso, era così.
 
Osservò attentamente Bruno che chiudeva gli occhi e, quando li riaprì, erano di quel familiare verde brillante. La sabbia si sollevò da terra, intorno a loro, andando sempre più veloce man mano che il vento aumentava. Furono circondati da un intenso verde smeraldo, dello stesso colore degli occhi di Bruno. Entrambi osservarono frammenti di immagini che iniziavano a vorticare.
 
Videro molte lacrime. Molti litigi. Ma anche abbracci e mani che si stringevano, e loro due sdraiati insieme mentre dormivano. C’era confusione, un’infinità di profezie che si collegavano e scollegavano, era difficile capire. Camilo non sapeva bene cosa stesse vedendo, ma Bruno era completamente silenzioso, assorto.
 
Quando finalmente la tavoletta apparve tra le mani di Bruno, c’era una sola immagine: l’intera famiglia Madrigal era seduta a tavola. Tutti sorridevano, alcuni persino ridevano. Abuela sedeva a capotavola con un’espressione calorosa. Era un’immagine familiare, ma c’era una fondamentale differenza. Bruno e Camilo erano seduti vicini, le mani intrecciate sopra il tavolo, alla vista di tutti.
 
La sabbia ricadde a terra. Gli occhi di Bruno tornarono normali. In quel momento, lo seppero.
 
La strada era lunga da percorrere, ma un giorno sarebbe andato tutto bene.
 
 
Grazie a chi ha letto e a chi leggerà, a chi ha apprezzato e a chi apprezzerà, a chi ha commentato -zannarossa- e a chi, magari, commenterà ^__^

 

 

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