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di drawhood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno in classe ***
Capitolo 2: *** Ray Scott?! ***
Capitolo 3: *** Festa in casa Haines ***
Capitolo 4: *** Aspettando quello giusto ***
Capitolo 5: *** La partita d'apertura ***
Capitolo 6: *** Serata al bowling ***
Capitolo 7: *** Tutti contro Emily ***
Capitolo 8: *** L'appuntamento ***
Capitolo 9: *** Un disastroso pigiama party ***



Capitolo 1
*** Ritorno in classe ***




L'estate era finita.

La consapevolezza mi arrivò come una secchiata d'acqua gelida in pieno viso. Peccato che si trattava piuttosto di qualcosa di diverso, più simile al trillare insistente di una sveglia di cui avevo apposta alzato il volume al massimo. Solo un risveglio traumatico poteva permettermi di affrontare quel primo giorno di scuola dopo una così bella vacanza estiva passata in Europa, fuori dai confini americani e dalle persone che conoscevo. Per quanto mi fossero mancate terribilmente le mie amiche non mi sentivo affatto felice di dover ritornare a scuola, seppur questo significasse poterle riabbracciare.

«Will sbrigati che devo fare la doccia anche io!» lo dissi urlando anche prima di sgusciare fuori dal letto perché dal bagno che era piuttosto vicino alla mia stanza avevo sentito il getto d'acqua. Purtroppo io e mio fratello eravamo costretti a condividere il bagno ed era una vera guerra ogni mattina. Mio fratello, infatti, piuttosto vanitoso spendeva un sacco di tempo solo per farsi bello...

Intanto scesi al piano di sotto, salutai mia madre e mio padre con un bacio e mi sedetti a tavola. Selena Martinez Haines era già in tailleur e aveva appena finito il suo latte d'avena e cereali e adesso guardava l'orologio per assicurarsi di non essere in ritardo. John Haines invece era ai fornelli che preparava uova e pancetta, la colazione preferita mia e di Will e fischiettava di buon umore.

«Come mai fischietti?»

«Perché oggi è il vostro primo giorno di scuola e sai questo che significa?»

«Cosa?»

«Che sarò a casa tutto solo e potrò ascoltare uno dei miei vinili e lavorare nel mio studio nella pace e nella tranquillità più assoluta.»

«Stai dicendo che stai meglio senza di noi?» pensavo che non l'avrebbe ammesso eppure con una carezza sulla testa e un sorrisino diverito mio padre ebbe l'audacia di dire: «è esattamente quello che sto dicendo, mia piccola principessa».

«Io vado. John non dimenticarti di portare il gatto dal veterinario oggi pomeriggio e di chiamare tua madre.»

«Ma mamma già vai?»

«Ci sarà traffico più tardi e rischierei di fare tardi al lavoro.»

«E a scuola come vado?» Non avevo nessuna intenzione di prendere l'autobus ma poi mia madre mi ricordò un fatto che stupidamente avevo dimenticato. «C'è tuo fratello che adesso può guidare. A proposito le chiavi della macchina sono sul mobile davanti all'ingresso.»

Per tutta l'estate mio fratello non aveva fatto che parlare d'altro, soprattutto al telefono con il suo migliore amico Derek. Era stato angosciante sentirlo discutere di macchine, motori e cilindrate e tutto questo perché i miei avevano deciso di regalargli una macchina. Bisognava sorvolare che il motivo per cui non ero affatto entusiasta della cosa fosse che dipendevo da lui in fatto di passaggi e dipendere da William Heines significava in pratica essere sempre sotto ricatto.

«Ci vediamo dopo. Buon rientro a scuola ragazzi!» mia madre urlò per farsi sentire anche dal primo genito prima di chiudersi la porta alle spalle. «Penso proprio che userò il vostro bagno per farmi la doccia. Will non uscirà mai in tempo.»

Papà si ritrovò tristemente d'accordo. «La vuoi un po' di pancetta in più?» e mi servì senza che gli fornissi una risposta. Era ovvio infondo quale sarebbe stata.

«Emily, muoviti o faremo tardi!»

«E di chi è la colpa? Sei stato più di un'ora in bagno!» Ero stata a stento in grado di farmi una doccia e vestirmi. Avevo anche avuto voglia di truccarmi, sai per essere presentabile almeno il primo giorno ma Will non mi aveva concesso altro tempo e adesso sbuffando mi dirigevo all'interno del suo SUV nuovo di zecca. «Cerca di non farci schiantare.»

«Simpatica» mi diede un colpetto alla testa sapendo perfettamente quanto mi desse fastidio. «Dobbiamo andare a prendere anche Derek.»

«Ma Derek ce l'ha la macchina e siamo già in ritardo.»

«Niente obiezioni e siediti nei sedili posteriori, sei più piccola.»

«Non se ne parla.»

E prima che potesse spingermi di peso a fare come comandato mi intrufolai frettolosamente in macchina. Mi misi la cintura e gli sorrisi beffarda. Will sospirò ma era troppo assonnato per discutere perciò entrò in auto e avviò il motore. «Sei sicuro di essere in grado di guidare?»

Arrivammo a casa di Derek in pochi minuti, infondo non abitava molto lontano. Il ragazzo ci attendeva sulla soglia della porta sorridente. Entrò nella vettura e ci salutò. «Ciao mostriciattolo. Vedo che neanche quest'anno sei cresciuta di mezzo centimetro in altezza.»

«Come fai a dirlo se sono seduta?!»

Derek lo conoscevo da tutta una vita in pratica ma a volte sopportarlo era estenuante. Gli piaceva provocarmi per nessuna ragione in particolare e mio fratello glielo lasciava fare, a volte ci si mettevano in due e lì la cosa diventava una tortura. «È che sei così minuta. Sei sicura di aver già compiuto sedici anni?»

Non potevo contestare. Ero bassa, molto bassa e non lo capivo. Sia mia madre che mio padre che mio fratello erano abbastanza alti. Will superava un metro e ottanta di altezza mentre io restavo ferma sulla soglia di un metro e sessanta. Mio padre mi diceva che avevo preso da mia nonna, anche lei era piuttosto bassina. Alla cosa comunque non davo tanto peso, ad eccezione di quando Will e Derek si spalleggiavano per sfottermi.

Mi voltai ad osservarlo. Anche Derek era molto alto, quasi quanto mio fratello e non avendolo visto per tutta l'estate mi resi conto di quanto fosse cresciuto e cambiato anche lui. Era un ragazzo attraente, con occhi color verde scuro e lunghi capelli castani ma osservandolo adesso realizzai una cosa che mi sorprese.

«Hai tagliato tutti i capelli?!»

Per tutti quegli anni che lo conoscevo era sempre stato Derek il capelluto con la sua folta chioma di ricci ribelli e adesso invece era quasi pelato. Non proprio pelato ma portava un taglio molto corto che stranamente gli stava  meglio di prima. Gli dava un'aria più accattivante. Inoltre notai osservandogli le braccia che si era riempito di tatuaggi. Lanciai un'occhiata a mio fratello per vedere se anche lui... Ma la sua pelle era bianca, un po' abbronzato per via delle giornate passate in spiaggia ma per il resto non c'erano macchie d'inchiostro. Eppure non mi fidavo, quei due si mettevano sempre d'accordo per fare le cose insieme. Non riuscivano a ragionare come persone autonome. Avrei trovato il tatuaggio nascosto di mio fratello e lo avrei usato come ricatto sapendo perfettamente quanto nostra madre li odiasse.

«Cosa ne dici del mio nuovo taglio?»

Non mi andava di mentire perciò risposi in un sussurro: «ti sta bene...» e Derek in risposta sghignazzò.

Giungemmo nel parcheggio dell'edificio scolastico e Will ci mise un po' a fare la manovra per parcheggiare. Nonostante non fosse male come guidatore era ancora alle prime armi perciò Derek gli dette una mano e io non restai lì a perdere tempo con loro piuttosto mi sbrigai per raggiungere il mio gruppo di amiche avvistate già da lontano nel cortile della scuola.

«Emily!»

«Ragazze!» venni travolta da un paio di braccia e quasi fui soffocata dal loro affetto. Di solito non mi lasciavo andare a nessun tipo di contatto, persino con le mie amiche ero abbastanza fredda ma non le avevo viste tutta l'estate e avevo avuto il timore che potessero essersi dimenticate di me ma eccole che si stringevano a me togliendomi fiato. «Al telefono non ci hai detto quasi niente. Vogliamo sapere tutto della tua vacanza in Europa.

«Ne parleremo, ne parleremo!»

Ci staccamo dall'abbraccio e ci guardammo una ad una. C'era Rue, la mia migliore amica che con il suo nuovo look gotico mi sorprese di più. Aveva le labbra dipinte di nero e i vestiti altrettanto neri, aveva un portamento molto sicuro di sé e non potevo mentire quello stile mi faceva impazzire perciò glielo feci notare quasi subito. Poi c'era Jane che invece non era cambiata affatto, anche lei era bassa quanto me ma dava sempre l'impressione di essere più minuta perché aveva il naso, la bocca e le mani piccole. Era graziosa e gentile e ti dava quella sensazione di volerla proteggere da ogni male del mondo. Nisha e Valentina poi erano sempre state bellissime, quel tipo di bellezza da capogiro ma se possibile erano diventate ancora più belle. Erano alte, avevano un fisico mozzafiato, dei sorrisi raggianti e dovetti ammetterlo davanti a loro mi sentii estremamente insicura. Rachel invece sprizzava luce e energie positive da tutti i pori e questo la rendeva altrettanto bella, con quella sua immagine hippie e quel modo di vestirsi un po' fuori moda. Rappresentavamo un gruppo ben distinto di persone con diverse personalità e diversi interessi ma eravamo proprio per questo molto unite.

«Emily, ti sei dimenticata lo zaino.» venni travolta da un piccolo oggetto volante che quasi finì per stendermi al suolo. Mio fratello ci passò davanti con nonchalance. Non salutò nessuna delle mie amiche, a stento rivolse loro un'occhiata e per questo lo fulminai con lo sguardo. Odiavo quando si comportava in quel modo, come se si sentisse sto gran cazzo. Era la cosa che mi metteva più in imbarazzo.

Derek invece si avvicinò a noi, sorrise e avvinghiò Nisha per la vita salutandola con un tenero bacio sulla guancia. «Buongiorno, amore. Ci vediamo dopo?»

Osservammo Nisha arrossire e annuire un po' impacciata. Da quello che avevo saputo si erano messi insieme anche prima che iniziasse l'estate ma lo avevano tenuto nascosto per molto tempo. Questa doveva essere una delle loro prime “apparizioni pubbliche ufficiali” e c'era un po' di imbarazzo, soprattutto da parte di Nisha che si sentiva i nostri occhi puntati addosso.

«Dove devi andare adesso?» gli chiese e Derek indicò Will. «Dobbiamo salutare il resto dei nostri amici però dopo ti chiamo.»

Li osservai un po' stranita, forse perché li conoscevo entrambi da un sacco di tempo e vederli improvvisamente così affiatati era una novità per me. Per non parlare del fatto che non avevo mai visto Derek innamorato.



«Derek!» lo richiamò mio fratello e Derek lo seguì come un cagnolino al guinzaglio.

Quando se ne furono andati guardammo Nisha per qualche secondo senza dire una parola poi scoppiamo a ridere e Rue imitò il tono melenso usato da Derek qualche istante fa. «Ci vediamo dopo, amore mio» e cercò di darle dei bacetti ma Nisha si allontanò ridendo. «E quindi una di noi è riuscita finalmente a fidanzarsi.» esclamò Jane con un misto di invidia e stupore. Tuttavia non si poteva dire che non fosse felice per lei. Era solo che rappresentava una novità e forse anche la consapevolezza che stavamo tutte crescendo. Fino a qualche anno fa neanche badavamo a quelle cose...





Stavo riempiendo il mio vassoio quando notai una persona. Si chiamava Charlie ed era nuova, non conosceva nessuno e sedeva sola a mensa ma l'avevo già intravista a lezione di spagnolo e mi era apparsa piuttosto in difficoltà. Avevo scambiato due parole a lezione ma era stato breve, l'insegnante era entrato e non avevo avuto modo di spiegarle bene come raggiungere la segreteria. Comunque penso che alla fine la strada l'abbia trovata anche da sola poiché poi la giornata era trascorsa e non ci eravamo più viste ma adesso la beccavo da sola e mi venne spontaneo dirigermi da lei. Le mi amiche mi aspettavano qualche tavolo più avanti ma le feci cenno di aspettare.

«Ciao, sono Emily. Ti ricordi? Ci siamo parlate a lezione di spagnolo.» Lei alzò lo sguardo ed ebbe un leggero sussulto. Forse ero giunta lì con troppo entusiasmo però poi mi riconobbe e accennò un sorriso. Charlie aveva due grandi occhi azzurri e dei lunghissimi capelli color del grano. «Certo che mi ricordo. Vuoi sederti qui?»

Accettai contenta. Le persone che conoscevo mi dicevano spesso che ero piuttosto brava a fare amicizia con la gente. «È da poco che ti sei trasferita?»

«Giusto una settimana fa, prima dell'inizio dell'anno scolastico così speravo di poter fare nuove amicizie. Ma qui sembrano tutti conoscersi tra di loro ed è un po' difficile per me andare in giro e dire ciao» si notò anche dal modo in cui nervosamente si toccava il collo. Cercai di rassicurarla. «Tranquilla, ci siamo sentite tutte un po' così però se ti va posso presentarti un paio di amiche mie. È gente simpatica, prometto.»

Charlie ne sembrò piacevolmente sorpresa ma non ebbe modo di darmi una risposta che Rue piombò alle sue spalle seguita da Jane e Valentina. «Ci hai abbandonate! Ti avevamo pure riservato un posto.»

«Dove sono Nisha e Rachel?» chiesi dopo averle contate tutte. «Nisha con il suo nuovo fidanzato e Rachel sta per arrivare» e si sedettero, prestando finalmente la loro attenzione sulla ragazza che mi sedeva di fronte. Erano grosso modo così anche loro, piuttosto esuberanti e socievoli. Infatti Rue fu subito lì accanto a lei.

«Ragazze lei è Charlie. Charlie loro sono le mie amiche Rue, Jane e Valentina.»

«Da dov'è che ti sei trasferita?»

«Vancouver.»

«Sei canadese! Anche mia madre è canadese.» disse Jane e iniziò così una conversazione sul Canada e i posti belli da visitare fin quando non vedemmo Rachel arrivare tutta trafelata. «Che ti è successo, figlia dei fiori?»



«Ero con i ragazzi della band. Stasera dobbiamo suonare in un locale e oggi ho le prove perciò penso di non venire a casa tua Emily. Scusami.»

«Non preoccuparti.»

«Però potete venire stasera. È la prima volta che suoniamo in pubblico, mi farebbe molto piacere se ci foste anche voi.»

Le ragazze furono ben felici di accettare, però mi ricordai che c'era anche Charlie lì con noi e sembrava piuttosto a disagio. Perciò attirai l'attenzione di Rachel e le indicai la nuova arrivata.

«Lei è Charlie. Si è appena trasferita.»

Rachel si affrettò a scusarsi per non averla notata subito e presentandosi le chiese se volesse venire anche lei. «Non so...»

«Dai ci divertiremo. Rachel e la sua band sono davvero bravi.» dissi e poi mi venne in mente una cosa. «Perché non venite tutte a casa mia stasera così ci prepariamo insieme?»

«Mi sembra un'ottima idea.» rispose Jane e le altre si trovarono ad annuire. «Allora mando un messaggio a Nisha così l'avviso. Charlie tu che fai?»

La ragazza sembrò pensarci. Ci guardò ad una ad una infine disse accennando un sorriso. «Dov'è che abiti?»

***

Avevo mandato mio fratello a prendere le pizza, non ne era stato molto contento ma infondo era abituato ad avere le mie amiche in giro per casa. I miei genitori invece amavano avere ospiti ed era da un po' di tempo ormai che non chiedevo più neanche il permesso. Che fosse Derek o che fossero le mie amiche chiunque era il benvenuto in casa Haines.

«Siete venute già vestite?» chiesi un po' stupita quando aprii la porta e vidi alcune di loro già in ghingheri. Solo io e Charlie avevamo preso a parola l'idea di prepararci insieme e poi dopo uscire. «Ci avremmo messo troppo tempo e non possiamo rischiare di fare tardi» fu la risposta concisa di Rue e non ebbi niente da ribattere. Anzi osservandole mi resi conto che si erano messe tutte in tiro e se non volevo fare brutta figura dovevo anche io impegnarmi a trovare qualcosa di figo per la serata.

«Charlie, vieni con me» la presi per mano e la scortai al piano di sopra. Avvisai gridando ai miei genitori che le mie amiche erano arrivate e nessuno mi rispose ma poi sentii le loro voci provenire dal soggiorno mentre salutavano allegramente le ragazze. «Non dovrei prima presentarmi ai tuoi?»

Risi a quella domanda. «Tranquilla, puoi farlo anche dopo. Adesso noi due dobbiamo aiutarci a vicenda.»

Charlie annuì e un po' imbronciata disse: «le tue amiche sono fighissime».

«Anche tu lo sei.» Charlie era una bella ragazza e adoravo le lentiggini che costellavano il suo volto, inoltre avrei pagato oro per poter avere i suoi capelli. Sembrava proprio Raperonzolo con quella lunga e folta chioma bionda.

Eppure non sembrò crederci quando le dissi che era davvero bella. «Che cos'hai lì?»

«Mi sono portata un vestito, pensavo potesse andare ma poi Rue mi ha spiegato che si trattava di una band rock e be'...» estresse un grazioso vestito con dei fiorellini «non credo che questo sia adatto.»

Era un vestito molto carino. Personalmente non l'avrei mai indossato, non mi ci sarei mai vista bene ma invece con quell'aria principesca su Charlie lo immaginavo perfettamente. Solo che aveva ragione, non c'entrava molto con la serata.

«Possiamo sempre farci qualche ritocco» mormorai e Charlie non sembrò capire. Tuttavia non ci badai molto e iniziai a rovistare tra gli armadi e i cassetti in cerca di quello a cui stavo pensando.

Delle calze a rete nere che avevo comprato qualche anno fa e che non avevo mai indossato, il cinturino con le borchie e infine una giacca di jeans molto stile anni novanta che servivano a completare quel look un po' edgy e un po' improvvisato.



«Per tua fortuna» annunciai mentre le rendevo tutto quello che avevo trovato «ho l'armadio pieno zeppo di vestiti» metà dei quali non avevo mai indossato in verità. Avevo uno stile piuttosto anonimo, mi piacevano le t-shirts colorate un po' retrò e gli jeans. Ai piedi indossavo quasi unicamente converse e per quanto questo facesse di me una ragazza particolarmente noiosa in ambito di moda era anche vero che avevo il grande difetto di essere spendacciona e di solito quando ero in giro c'era sempre qualcosa di nuovo che mi incuriosiva e che dovevo comprare. Infondo ero sicura che in qualche cassetto anche io avessi un vestitino con i fiorellini carino e femminile che non aveva mai visto la luce del sole.

«Se non ti piace sentiti libera di cercare qualcos'altro tra le mie cose.» ma Charlie scosse la testa e si mostrò grata. «Va più che bene. E tu cosa ti metti?»

«Non ne ho la più pallida idea» sospirai e a quel punto la bionda canadese sembrò abbandonare quell'aria remissiva e intimidita che aveva avuto fino ad allora e aprendo di sua spontanea volontà le ante dell'armadio disse: «dai che ti aiuto io.»



***

Quando giungemmo al locale ci rendemmo conto che non era proprio il posto che ci aspettavamo. Un po' stile cowboy, con i camerieri vestiti in quel modo e quell'aria da far west il locale era frequentato per lo più da gente adulta che veniva lì per gustare la birra mentre noi eravamo solo delle sedicenni venute lì per divertirci. Mi ero vestita e mi ero fatta truccare per senza motivo, pensai e fummo tutte dello stesso parere a parte Rue che sembrava stranamente entusiasta.

Ci sedemmo ad un tavolo e un cameriere venne per le ordinazioni, un po' divertito e un po' sorpreso. «Sapete già che non posso portarvi niente di alcolico.» Fece la premessa che mi parve tanto una presa in giro ma non ci badai e piuttosto chiesi informazione sulla band che si doveva esibire. «Ah si! Siete qui per la batterista?» Annuimmo.

«Si esibiranno tra una mezz'oretta circa. Stanno scaricando le attrezzature dal furgone.»

«Quindi sono già arrivati?»

Il cameriere ci diede la conferma e trassi un sospiro di sollievo. In un posto del genere non mi sentivo molto a mio agio, fosse stata un'altra occasione avrei chiamato mio fratello per farmi venire a prendere ma perché si trattava di Rachel dovevamo resistere. Charlie si sedette accanto a me e abbassandosi mi indicò un gruppo di persone che si stavano facendo spazio tra la gente, per salire sul palchetto. «Sono loro?»



Avevano volti giovanili e riconobbi Raja e Jason che dovevano essere rispettivamente il cantante e il chitarrista ma non avevo idea di chi fosse quell'altro ragazzo. Stavamo per preoccuparci nel non vedere Rachel ma poi una voce squillante ci prese alla sprovvista e ci voltammo nel notare il viso sorridente della nostra amica.

«Rachel!» fu quasi corale. Lei ci rivelò di essere tesissima. «Allora come vi sembra questo posto?» Jane che non riusciva proprio a mentire non poté nascondere di sentirsi un po' a disagio. «Non so neanche come abbiano fatto a farci entrare.»

«Ero sorpresa anche io la prima volta che sono venuta a provare però almeno pagano bene. Adesso devo andare ragazze, ci vediamo tra poco.»

Ci diede un breve bacio volante, ringraziandoci di essere venute e poi si riunì al suo gruppo. Jason e Raja ci salutarono con la mano e allora mi ricordai di non aver chiesto chi fosse l'altro ragazzo che stava con loro. Senza neanche rendermene conto i miei occhi si soffermarono su di lui finché non li vidi scomparire dietro le quinte.

«Avete visto quello lì?» chiese Rue indicando proprio il ragazzo nuovo. «Si e allora?» Valentina non era impressionata. «È fighissimo!»

«Già è molto bello. Come mai Rachel non ce lo ha mai presentato?» la domanda di Jane mi portò a pensare e a dire: «probabilmente è un nuovo membro della band. Rachel non ci parla mai di queste cose.»

«È davvero carino.»

«Nisha, tu sei fidanzata. Non puoi guardarlo»

«Era tanto per dire» si mise immediatamente sulla difensiva e poi aggiunse per rispondere a Jane. «E poi penso che Derek sia più bello.»

«Nessuno è più bello però del fratello di Emily» a quelle parole di Rue aprii la bocca sconcerta. Jane si trovò ad essere d'accordo. «Mio fratello?! Se solo lo conosceste bene non direste mai una cosa del genere.»

Mio fratello era un bel ragazzo, non potevo negarlo anche perché era tipo mister popolarità nella nostra scuola e aveva un sacco di seguaci su Instagram e c'erano delle ragazze che a volte venivano da me solo per chiedermi di lui ed era imbarazzante, davvero, perché non avevo idea di chi fossero ma loro apparentemente conoscevano me. Comunque sta di fatto che mio fratello era un fuckboy e in gergo fuckboy è un tipo di ragazzo di cui non fidarsi soprattutto quando si è solo una povera ragazza, giovane e innocente che ha voglia di innamorarsi. La lista dei cuori spezzati di Will Haines era lunga e inesauribile.

«Non fraintendere. Nessuna di noi potrebbe mai essere abbastanza stupida da provarci con Will ma credo che noi tutte qui crediamo che tuo fratello sia insomma un gran figo.» Alle parole di Rue si ritrovarono tutte d'accordo, ad accezione di Valentina.

«A me non fa né caldo né freddo.»

«Valentina per te è così per qualsiasi ragazzo che incontriamo. Potrebbe passarti davanti Brad Pitt e non lo noteresti neanche.»

Valentina che se solo avesse voluto avrebbe potuto avere tutti i ragazzi ai suoi piedi, persino mio fratello ci aveva provato con lei una volta, fece spallucce come a confermare quanto dichiarato da Nisha.

Charlie invece che sedeva accanto a me non poteva esprimere una vera opinione visto che lei Will non lo aveva ancora incontrato. «Comunque smettiamola per favore di parlare di mio fratello. Anzi non fate più apprezzamenti su di lui in mia presenza. È disgustoso.»

Le ragazze risero. Valentina invece aggiunse: «che poi anche tu sei molto bella ma non te ne rendi conto.»

La cosa mi prese totalmente alla sprovvista. «In realtà ci sono molte di voi in questo gruppo che si sottovalutano.» E i suoi occhi corsero subito su Jane che era un po' la sua amica più stretta e infatti la biondina aveva abbassato lo sguardo e sembrava aver capito che la frecciatina fosse rivolta a lei. «Dovreste solo aprire di più gli occhi per capire.»

Non compresi perché di quel discorso improvviso ma si creò una strana tensione che per fortuna venne ben sopraffatta dall'arrivo sul palco di Rachel e la sua band.



«Iniziano!»

Rachel, Raja, Jason e l'altro ragazzo salirono sul palco, fecero una breve presentazione e poi si misero in postazione. Notai che quello nuovo suonava il basso e come una stupida restai a guardarlo per la maggior parte del tempo sperando che lui notasse me. Un po' come avveniva nei film che il cantante famoso di turno - in questo caso un bassista - notasse la ragazza tra gli spalti e ne nascesse non so qualcosa.

Scossi la testa a quei pensieri e arrossendo mi guardai attorno sperando che nessuno avesse notato qualcosa. Ma anche se qualcuna delle mie amiche fosse stata in grado di leggere nel pensiero dubitavo potesse farlo al momento che erano tutte prese ad ascoltare i ragazzi.

«Sono bravi!» mi urlò Charlie ad un orecchio. La musica era altissima. Appoggiai un braccio intorno alle sue spalle come gesto spontaneo e affettuoso e ci lasciammo trasportare un po' tutte e due dalla musica, perché sapevamo che in quel modo potevamo scioglierci di più l'una con l'altra.

E infatti fu proprio ciò che avvenne. Si creò una specie di clima magico tra noi tutte. Cantammo, ballammo e scherzammo tra di noi mentre ogni tanto urlavamo a gran voce il nome di Rachel come delle fan sfegatate alla vista del proprio idolo. La musica rock era energetica e caotica, ne fummo travolte. Ad un certo punto ci trovammo al centro del locale, nello spazio tra i tavoli vuoti a ballare tra di noi e a comportarci come se stessimo ad un concerto. La gente ci guardava e sapevo che lo stava facendo ma in gruppo sembrava che la cosa non ci desse tanto fastidio.

«Sapete ragazze... Ogni tanto dovremmo andare anche noi a qualche festa e divertirci.»

«Divertirci come?» chiese Charlie incuriosita e Rue ammiccò. «Ormai siamo grandi. Dovremmo farci invitare anche noi da qualcuno di popolare.»

«Possiamo organizzare qualcosa noi!»

«Una festa a casa di Emily.»

«Si, a casa di Emily!»

Io le guardai un po' scioccata.«Siete impazzite?!» Ovviamente le idee più strambe venivano sempre a Rue e Jane. «I miei mi ammazzerebbero.»

«Andiamo, Emily! I tuoi non si sono mai lamentati tutte le volte che abbiamo fatto i pigiama party insieme perché dovrebbero dire no ad una festa.»

«Perché hanno sempre detto no a Will, cosa ti fa pensare che direbbero si a me?»

«Ma Will è Will e tu sei tu.»

Non aveva nessun senso quello che Jane disse ma Rue provò a spiegarsi meglio. «I tuoi sanno che sei responsabile e si fidano di te. Sono sicura che se affidata a te la festa diranno di si. E poi a scuola se diciamo che il mega party si tiene a casa di Will Haines sono sicura che molta gente verrà.»

«Molta gente?»

La cosa iniziava a farmi paura. Quelle due avevano in mente qualcosa di diabolico e già lo sapevo. «Guarda come ci stiamo divertendo stasera. Una festa organizzata da Emily Haines sarebbe il massimo.» E adesso cercavano anche di comprarmi con le lusinghe. Cosa che, ahimè, funzionava spesso. «Ci devo pensare.» dissi e loro esultarono come se avessi già detto si.

***

A fine serata aspettamo Rachel fuori dal locale sudate e un po' stanche. Ci eravamo date alla pazza gioia ma adesso avevo solo voglia di farmi una doccia e di finire dritta dritta sotto le coperte del mio amatissimo letto. Charlie accanto a me sbadigliò. «È stata una bella serata.» mi confidò e io risposi altrettanto contenta: «mi fa piacere che tu ti sia divertita.»

«Ragazze!»

Rachel ci raggiunse tutta trafelata e ci abbracciò una ad una ringraziandoci nuovamente di essere venute. Noi non potemmo fare altro che complimentarci. «È stata una bellissima serata.»

«Ci siamo divertite un sacco.»

«Dovremo rifarlo.»

E mentre avveniva quello scambio di battute non ci accorgemmo che ci avevano raggiunto il resto della band.

«Rachel ci aveva detto che eravate esuberanti ma stasera siete state magnifiche! Ci avete fatto sentire delle star.» ci disse Raja non appena ci fu di fronte. Accanto a lui c'era Jason ma del ragazzo nuovo nessuna traccia. «È stato tutto merito vostro. Ci avete fatto divertire tantissimo.»

«E il bassista?» fu la prima cosa che mi venne da chiedere. «Ray, dici? Eccolo che arriva.»

Mi sentivo un po' una stupida per essermi lasciata sfuggire la domanda così ma poi vidi arrivare Ray e non ci badai neanche più. Era un ragazzo non troppo alto ma neanche troppo basso, che veniva nella nostra direzione sapendo di avere lo sguardo di tutte noi puntato addosso eppure non sembrava esserne intimidito. Aveva una sigaretta tra le labbra da cui stava aspirando e si era sbottonato  la camicia facendo intraverdere un fisico snello e asciutto nonché un moltitudine di tatuaggi che gli arrivavano fino al collo. I due tatuaggi che avevo intravisto oggi sul braccio di Derek non erano nulla in confronto. Ray si fermò davanti a noi, si spostò i capelli  dal viso e ci accennò un sorriso accattivante. Era bello da togliere il fiato, pensai.

«Come mai mi guardate tutte?»

«Emily si stava chiedendo dove fossi.»

Emily ero io. I suoi occhi di un azzurro chiarissimo, finirono per incrociare i miei. Ebbi un sussulto e mi sentii incapace di proferire parola, come se fossi stata scoperta a fare una cosa che non dovevo fare. Tipo chiedere dove fosse uno sconosciuto.

«Emily sei tu quindi.» e mi tese la mano. Gliela strinsi sudando e chiedendomi che cosa volesse dire con quel Emily sei tu che suonava come se già avesse sentito parlare di me.

«Voi due già vi conoscete?» anche Rachel doveva aver pensato la stessa cosa. Sia io che Ray negammo. Ero abbastanza sicura di non averlo mai visto prima.

L'attenzione del ragazzo tatuato si spostò sulle mie amiche. «Non credo che ricorderò tutte i vostri nomi però ci provo. Io sono Ray comunque.» Alla fine delle presentazioni il cellulare mi squillò per qualche secondo perciò lo estrassi per vedere un messaggio di mio padre. Mi diceva che era arrivato e che ci stava aspettando.

«Rachel noi dobbiamo proprio andare. Mio padre è appena arrivato.»

«Va bene. Andate pure, ci becchiamo domani a scuola.»

Salutammo anche gli altri e infine ce ne andammo. Quando giungemmo davanti alle strisce per attraversare mi voltai un solo secondo e beccai Ray fare lo stesso. I nostri sguardi si incrocariono per un breve secondo prima che Charlie mi prendesse a braccetto per trascinarmi via. «Emily ma dov'è che guardi? Di qua dobbiamo andare.»

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Capitolo 2
*** Ray Scott?! ***


Non riuscivo a credere di essermi lasciata convincere ma eccomi qua che sedevo sugli spalti mentre aspettavo che mio fratello terminasse gli allenamenti e intanto mangiucchiavo la penna e guardavo il mio blocco appunti con la pagina ancora del tutto bianca. Non avevo la più pallida idea di come si organizzasse una festa, quella sapete in stile americano fatta in casa con fiumi di alcol e giovani adolescenti ubriachi. Ma poi chi diamine dovevo invitare e soprattutto chi sarebbe mai potuto venire ad una mia festa?

Sollevai lo sguardo per osservare mio fratello mentre si lanciava all'inseguimento di una palla da football. Rue aveva ragione. Purtroppo solo quell'energumeno mio consaguineo poteva aiutarmi.

«Mostriciattolo, passami la bottiglia d'acqua.»

Derek lasciò il campo e venne da me a corto di fiato. Tese la mano in direzione del suo zaino che era accanto a quello di Will e di conseguenza accanto a me. Sorrisi beffarda. «Perché non te la prendi da solo? Sono solo tre scalini.»

«Non fare l'antipatica e passamela.»

«Smettila di chiamarmi mostriciattolo.»

«Emily...» se ne uscì in un vero e proprio lamento. Era troppo stanco persino per bettibeccare con me, perciò sbuffando gli lanciai la bottiglietta d'acqua. Tornai ad osservare il foglio bianco. «Che cosa stai scrivendo lì da mezz'ora?»

«In realtà ancora nulla.» Vidi Will avvicinarsi ma lui ebbe la capacità di fare quei tre gradini in più che servivamo per prendersi l'acqua da solo. «Sto organizzando una festa.» Annunciai e li guardai dritto negli occhi entrambi aspettando solo il momento in cui scoppiassero a ridere. Non lo fecero. Will non parve però credermi.«Anche se fosse vero mamma e papà non te lo permetterebbero mai.»

«Questo fine settimana non sono a casa. Hanno una conferenza a Dallas.» Will smise per un secondo di bere e mi guardò come se non fosse sicuro di avere sua sorella davanti. «Come mai vuoi organizzare una festa?»

«Me lo hanno chiesto le mie amiche.»

A quel punto Will rise. Non avevo avuto dubbi in merito alla sua reazione eppure non mi piacque per niente il suo commento. «Una festa per le tue amiche racchie.»

«Non chiamarle così». Will continuò a sghignazzare mentre Derek ebbe la decenza di non spallegiarlo questa volta, anche perché tra quelle amiche c'era anche la sua fidanzata. Piuttosto chiese: «e a noi ci inviti?»

Era una domanda ironica, anche perché casa mia era anche casa di Will e poi dovevo fare una piccola ammissione: «in realtà ho bisogno del vostro aiuto.»

Will si sedette e disse «fammi indovinare. Hai bisogno che ti troviamo la gente.»

«E anche l'alcol.»

I due amichetti del cuore si lanciarono un'occhiata di intesa. Non avevo la più pallida idea di cosa stessero tramando ma conoscevo entrambi e sapevo che Will aveva sempre voluto dare una festa a casa nostra ma non aveva mai potuto e ora gli avevo servito l'opportunità su un piatto d'argento. Con una sorella collaborativa e non spiona poteva fare quello che voleva.

«Però impostiamo delle regole.»

Il sorriso di entrambi si spense al sentire quelle parole. «Will... Mamma e papà non devono accorgersi di niente e se tu inviti chi ti pare ci può arrivare gente che ci sfascia casa. Dobbiamo almeno mettere un limite di partecipanti e soprattutto devono essere persone che conosciamo, persone della nostra scuola per esempio.»

«Credi che sia stupido? Ci avevo già pensato.»

«Pensato quando?»

«Will ha avuto la tua stessa idea. Ci stavamo già organizzando.» ammise il suo migliore amico e io mi voltai sotto shock verso mio fratello. «E non mi hai detto niente?!»

«Adesso lo sai.» Fece spallucce come a dire che non era un grande problema ma io immaginai a come sarebbe stato se invece non gliene avessi parlato io per prima. Mi sarei ritrovata al piano di sotto in pigiama mentre un ammasso di teenagers ballavano e si scatenavano nel mio salone. A volte certi suoi comportamenti proprio non li capivo.

«Andate a farvi la doccia che voglio tornare a casa.» Non se lo fecero ripetere una seconda volta.

«Tanto non serve a niente.» Sbottai e chiusi di malo modo il taccuino. Non c'era bisogno che mi impegnassi, se Will diceva che aveva già pianificato tutto significava che l'unica cosa che non aveva fatto fino ad ora era stata avvisare me. Per quanto mi desse fastidio almeno pensai che adesso non era più un mio problema e che soprattutto le ragazze ne sarebbero rimaste entusiaste.

«Tu sei Emily, vero?» stavo per lasciare il campo e dirigermi direttamente verso il parcheggio per attenderli lì quando qualcuno fece il mio nome. Voltandomi notai un ragazzino poco più alto di me che mi sorrideva e io non fui sicura che si stesse rivolgendo proprio a me perciò mi guardai attorno, magari c'era un'altra Emily nei paraggi e non ci avevo fatto caso. «Si... Sono io. E tu chi sei?»

«Phineas. Un amico di tuo fratello.» Conoscevo abbastanza bene gli amici di mio fratello e quel ragazzino non lo avevo mai visto prima. Eppure sapeva il mio nome. «Faccio da riserva, gioco con lui a football. Ti ho notata spesso seduta sugli spalti ad aspettarlo e inizialmente ho pensato che fossi tipo la fidanzata poi mi ha detto che in realtà sei sua sorella.»

Non avevo la più pallida idea di dove volesse arrivare ma rimasi in silenzio aspettando che fosse lui in realtà a spiegarsi meglio. Phineas forse però sperava che dicessi qualcosa io perché balbettò per qualche secondo, si grattò la nuca e infine disse: «Will mi ha detto che sei molto brava in matematica.» Che era la cosa più assurda che potesse dirmi in quel momento.



«Perché Will avrebbe dovuto dirti-» ma poi realizzai. Chiusi gli occhi per qualche instante. Una parte di me aveva la sensazione che era tutto programmato e infatti quando mi girai di scatto vidi due teste spuntare dalla porta socchiusa. Quando incrociai il loro sguardo i due malfattori sparirono.

«Mi chiedevo se potessi aiutarmi finite le lezioni. Will mi ha detto che non sarebbe la prima volta per te.»

Will domani non avrebbe più avuto una bocca per dire proprio nulla a nessuno. «Phineas ti va se ne riparliamo? Adesso devo proprio andare.»

E lo salutai senza aspettare che lui ricambiasse in verità. Ero troppo infuriata perciò non pensai seriamente a quello che stavo facendo, reagii di istinto e quando aprii la porta dello spoglitoio maschile non badai neanche alle proteste e alle occhiate sorprese dei presenti. I miei occhi vagarono in cerca di quei due bastardi.

«Dove si sono nascosti?!» prima che potessi fare un'altro passo in quel luogo proibito il buio piombò davanti a me e riconobbi il tocco di una mano che mi stava impedendo di proposito di vedere e poi con l'altro braccio sollevarmi per la vita con facilità quasi come se pesassi meno di una piuma e trascinarmi fuori.

«Non puoi entrare qui.» Riconobbi la voce.

«Derek, lasciami andare!»

Lui fece come ordinato solo quando si fu chiuso la porta alle spalle. «Sei impazzita?!» Sembrava incazzato e questa cosa mi fece se possibile innervosire ancora di più. «Dov'è che si è nascosto quel codardo?»

«Si starà facendo la doccia.»

«Ma se era lì a spiarmi con te fino a pochi secondi fa. Allora dov'è?»

Derek non rispose, si passò una mano sui capelli corti e si guardò attorno in difficoltà. «Perché non lo aspetti? Sono sicuro che tra mezz'ora potrai insultarlo in tutte le lingue che vuoi. Adesso è li dentro e tu non puoi entrare.» E lo disse con un tono che non ammetteva repliche. Sbuffai. «Ma voglio ammazzarlo ora non tra mezz'ora. A proposito tu sei suo complice quindi dovrei ammazzare anche te.» E feci per colpirlo quando notai che Derek era in realtà a petto nudo e forse si stava denunando prima che entrassi come una furia nello spogliatoio. Arrossendo mi resi conto della figura di merda che avevo fatto e perciò trassi un respiro profondo e provai a calmarmi.

«Di pure a Will che la festa è annullata e che se prova a fare qualcosa senza il mio permesso lo dirò alla mamma e lei gli toglierà la macchina.»

«Ma Emily!»

«Ma Emily niente! A volte proprio non vi capisco.» E me ne andai lasciandolo lì con quello che sembrava una punta di rimorso, o almeno speravo.





Charlie mi guardava un po' divertita e un po' stranita ma non si azzardava a fare commenti. Ieri sera parlando al telefono le avevo detto che sarei venuta con l'autobus e che quindi potevamo prenderlo insieme. Lei quasi non ci aveva creduto poi alla fermata mi aveva visto e allora ci eravamo sedute e adesso io picchiettavo nervosamente il piede a terra e lei invece mi fissava, forse aspettandosi che dicessi qualcosa. Le avevo raccontato bene o male quanto accaduto ed era stata anche l'unica a cui avevo confidato di aver annullato la festa. Se lo avessi detto a Rue o a Jane sarebbero impazzite e mi avrebbero certamente rimproverata. Nisha doveva già saperlo ma era sempre stata una ragazza intelligente, ero sicura non si sarebbe lasciata manovrare da Derek al fine di persuadermi. A Valentina poco importava e Rachel con gli impegni che aveva con la band dubito sarebbe anche venuta.

«Secondo me hai fatto bene ad annullare la festa. Così tuo fratello impara ma rinunciare ad un passaggio in auto... Non è che ci vai a perdere tu?»

Per quanto avesse ragione la reazione di mio fratello di questa mattina quando si era reso conto di averla combinata grossa era stata unica. Era davvero terrorizzato di dover annullare tutto. «Sono stanca di quei due e del loro modo di prendermi in giro.»

«Sono solo dei bambini immaturi.» Charlie lo diceva più per confortarmi e mostrarsi dalla mia parte piuttosto perché ci credesse davvero. Era stata fortunata a non averli ancora incontrati quei due. «Emily?»

«Mmh?»

Tutto ad un tratto mi chiesi perché Charlie si fosse abbassata per sussurrarmi all'orecchio. «Ma quello non è il tizio della band?»

Alzai di scatto la testa e lo vidi, in piedi che indossava gli auricolari e muoveva la testa a ritmo di musica. Non ci aveva notate.

«Ti ricordi come si chiama?» e io risposi senza esitazione. «Ray. Il suo nome è Ray.»

E in quel momento l'autobus frenò e Ray alzò il capo e si rese conto che era arrivato alla sua destinazione. Charlie mi diede un colpetto per farmi capire che anche noi eravamo arrivate. Davanti a noi infatti sti stagliava l'edificio scolastico.

Dopo essere scese i nostri occhi restarono fissi su Ray che con lo zaino ci camminava davanti, dritto verso la nostra stessa meta e ignaro che lo stessimo seguendo. In teoria non lo stavamo seguendo, era piuttosto che ci trovavamo ad andare nello stesso luogo e poiché infondo lo avevamo conosciuto ma non avevamo il coraggio di dirgli ciao lo stavamo osservando incuriosite mentre ci camminava davanti.

«Emily!»

Qualcuno dovette urlare il mio nome. Io e Charlie ci arrestammo, Ray che non indossava più gli auricolari si voltò ci colse in flagrante. Non passarono più di due secondi che i nostri sguardi si incrociarono che Phineas mi coprì totalmente la visuale parandosi di fronte.

«Ciao. Ti ricordi di me? Mi sono presentato ieri.»

«Si, certo. Il ragazzo che voleva le ripetizioni.»

«Che ripetizioni?» chiese Charlie incuriosita. Intanto io tentai nella maniera più naturale possibile di allungare il collo per vedere aldilà delle spalle di Phineas se Ray fosse ancora lì. Il bassista tuttavia era scomparso.

«Matematica. È molto brava.»

«Davvero?! Anche a me servirebbero. Sono una frana in matematica.»

Odiavo dover dire di no ma nonostante questo avevo riflettuto abbastanza per trovare cosa dire a Phineas ma adesso c'erano anche gli occhioni azzurri di Charlie che mi guardavano speranzosa e per questo non me la sentii proprio di inventare una scusa. «E va bene. Oggi a casa mia, venite subito dopo la fine dell'orario scolastico. Di solito è verso il tardo pomeriggio che studio.»

«Dici davvero?» Charlie mi dava l'impressione di essere più entusiasta di Phineas che però chiese «dov'è che abiti?»

«Fatti dare direttamente uno strappo da Will oggi. Sono sicura che accetterà.» E seppur stranito per la vena ironica con cui avevo pronunciato quelle parole, Phineas annuì e senza indulgiare troppo ci ringraziò e si dileguò.

«Non mi avevi detto che era perché volesse delle ripetizioni di matematica.»

«Ti avevo parlato di ripetizioni.»

«Si ma non hai specificato la materia.»

«E che importanza ha?»

«Per me moltissima! Sono una frana con i numeri.» E scoppiammo a ridere per l'assurdità della situazione. «Comunque sono felice che almeno ci sei anche tu. Sarebbe stato parecchio strano da sola con quel ragazzo.»

«È carino, però.»

«È un ragazzino. Sembra troppo piccolo.»

«Anche a me lo dicono.» Ribatté con un tono un po' duro. Era vero, però. Charlie sembrava davvero più piccola. «Magari chiedigli quanti anni ha.»

«E che importanza ha?»

Non è lui che mi interessa... Pensai ma non glielo dissi.







Tra lo spacco della terza e quarta ora era impegnata a riporre i libri che non mi servivano nell'armadietto e prendere invece quelli che avrei utilizzato per la prossima lezione. Essendo occupata pertanto non lo sentii giungere ma quando una voce profonda che non mi era affatto familiare dichiarò: «proprio non ce la fai a non fissarmi» mi voltai e incrociai gli occhi chiari e cristallini di Ray. Il mio cuore ebbe un sussulto.

«C-che dici?»

Ray sghignazzava appoggiato al muro di armadietti con le braccia incrociate. «Dico che questa è già la seconda volta che ti becco che mi guardi. E per caso stamattina mi stavi pedinando?»

Non mi piaceva affatto il modo in cui cercava di fare certe insinuazioni. Abbandonando il nervosismo chiusi con decisione l'armadietto e lo fronteggiai. «Non farti troppi film, mio caro. Avevo preso l'autobus con Charlie e ti abbiamo riconosciuto. Tutto qui.»

«E da quando tu prendi l'autobus?»

«Perché che cosa vorresti dire?»

Come faceva a sapere che quella era la prima volta che prendevo l'autobus? Ray si avvicinò fino a calarsi. Ero piuttosto bassina, realizzai ora che ce lo avevo faccia a faccia. E di quella differenza d'altezza se ne voleva approfittare. «Una figlia di papà come te non prende certo i mezzi pubblici.»

Mi sentii oltremodo offesa. Prima l'insinuazione di stalkeraggio e adesso questo. Per caso ce l'aveva con me?

«Io non ti conosco.» Gli ricordai. «Non ti permettere di parlare come se sapessi qualcosa di me.» Ed ero abbastanza seria e anche irritata. Ray però non volle retrocedere, anzi se possibile si avvicinò di più costringendomi a fare un passo indietro. Aveva uno sguardo davvero intenso.

«Ci vediamo in giro Haines.»

«Spero proprio di no!»

Ma che cosa diavolo era appena successo?







«Perciò ti ha detto solo ci vediamo in in giro Haines?»

Charlie era confusa, le avevo ripetuto la storia almeno due volte ma lei cercava di fare mente locale e non ci riusciva. Come me si chiedeva perché di quell'ostilità. Ahimè però non eravamo sole, Phineas ci aveva ascoltato senza dire una parola fino ad ora. Alla fine però convenne che era giusto esporre la sua tesi. Tutti e tre eravamo nella sala da pranzo, seduti davanti a delle tazze di cioccolato, calcolatrici e libri di matematica. «Magari lo avrai friendzonato su Tinder e non te lo ricordi.»

«Non ho mai friendzonato nessuno su Tinder perché io non uso Tinder.»

Le sue tesi erano assurde. «Allora in quinta elementare.»

«Phineas per favore così non ci aiuti.» Disse Charlie severa e Phineas si scusò. La mia amica aggiunse: «ne hai parlato con Rachel?»

«Meglio di no. Non è una cosa grave e poi magari mi sono impressionata, magari non stava cercando di minacciarmi.»

«Magari voleva provarci con te e ha letto da qualche parte che alle ragazze di oggi piacciono quelli che le trattano male.» Sia io che Charlie lo guardammo male. Phineas alzò le braccia al cielo e aggiunse: «anche io penso che sia una mossa stupida ma non si può mai sapere.»

«Quello pensa che io lo stalkeri o una cosa del genere.» Mi dava abbastanza fastidio l'idea che pensasse una cosa del genere. Non ero il tipo di persona da far aumentare l'ego di nessuno. Charlie fece per aggiungere qualcosa ma in quel momento Will entrò nella stanza e ci salutò mentre divorava una ciambella.

«Allora come vanno le ore di studio?» Shignazzante come al solito arrivò per prendermi in giro. Ma poi la sua attenzione si spostò altrove. «E tu chi sei?»

«È Charlie, una mia amica. Comportati bene.»

Ci mancava solo che iniziasse a fare il maleducato con una delle mie amiche. Di solito le ignorava perché diceva di non sopportarle. Il due di picche di Valentina evidentemente bruciava ancora.

«Allora non sono proprio tutte racchie le tue amiche.»

«Will!» urlai sconcertata mentre Charlie diventava tutta rossa per l'imbarazzo o forse per la vergogna. Non avrei saputo dirlo. La mia amica bionda non aveva per niente apprezzato quella specie di complimento. «Mi avevi detto che tuo fratello era un po' svitato ma non pensavo così tanto.»

Spalancai la bocca sorpresa. Will come me la guardò e non seppe cosa dire. Alla fine rise e si rivolse a Phineas. Gli poggiò una mano sulla spalla e si calò per vedere cosa stesse scrivendo. «Queste cose le facevo due anni fa con il professor Robinson.»

«Perché sono cose del primo anno.» Gli ricordai ma Will lo sapeva perfettamente. «Non mollare, campione.» E Phineas rispose. «Non ti deluderò capo.»

Avevo come la netta sensazione che non stessero affatto parlando di matematica.

«Va bene basta così. Will vattene, stiamo studiando.»

«Me ne sto andando. Ci vediamo domani in campo Phineas e...» spostò la sua attenzione sulla mia amica «Charlotte è stato un piacere.»

«Si chiama Charlie.»

«E io che ho detto?»







Era stata una giornata stancante. Charlie e Phineas erano rimasti persino a cena perché avevamo finito di studiare fino a sera tardi, in verità poi Phineas ci aveva lasciati e noi ragazze eravamo rimaste sole. Poiché non avevo intenzione di far tornare Charlie a casa in autobus di sera le avevo proposto di restare a dormire da me.

«Ma ai tuoi genitori sta bene?»

«I miei sono abituati. Tranquilla.»

E perciò non dovetti insistere per convincerla. Le avevo prestato un pigiama e dopo esserci fatte la doccia ci eravamo piazzate di fronte la televisione. Avevo messo netflix e pensavamo di goderci una serata in tranquillità solo io e lei. Mamma e papà erano a cena fuori per lavoro e di solito tornavano sempre molto tardi. Will invece aveva accompagnato Phineas a casa e poi mi aveva avvisato tramite un messaggio che sarebbe stato in giro con Derek.

«Un po' di tranquillità.»

E furono le ultime parole famose perché poi sentimmo le chiavi girare nella serratura e la voce di mio fratello rimbombare per tutta la casa.

«Non avevi detto che eri uscito?»

Chiesi anche prima che entrasse nel soggiorno e lo vedessi. Tuttavia in maniera repentina il mio umore scocciato cambiò completamente quando lo vidi. Will aveva un occhio nero. Scattai come una molla nella sua direzione per capire meglio la situazione. Sentimmo la porta rinchiudersi e Derek fece il suo ingresso. Anche lui non se la passava molto bene: aveva un taglio sul labbro e le nocche spaccate.

«Ma che cosa vi è successo?!» Chiesi allibita mentre non perdevo d'occhio Will che si era spostato in cucina. Lui non mi rispose, non sembrava volesse neanche guardarmi. «Will?»

«Per caso stai uscendo con Ray Scott?» Sbottò contro di me prendendomi alla sprovvista. In quel momento sembrava un cane rabbioso, mentre mi fissava con occhi furenti e le mani serrate in due pugni.

«Chi?!»

In un primo momento non collegai ma poi Charlie si accostò e poggiandomi una mano sulla spalla mi ricordò che un Ray noi lo conoscevamo. «Forse intende il bassista.»

«Quel coglione con i tatuaggi, esatto.»

«E anche se fosse?»

Avevo incontrato quel tipo due volte nella mia vita ma non era questo il punto. Che cosa c'entrava l'amico di Rachel in tutta questa storia?

«Emily.» Pronunciò in un sibilo il mio nome facendomi sentire piccola piccola. «Rispondimi. Stai uscendo con quel tipo?»

«Will, calmati adesso.»

Fu la voce di Derek a mettersi in mezzo. Il ragazzo comparve alle mie spalle e si frappose tra di noi. «Hai bisogno di darti una ripulita adesso.»

Fu con quelle parole di Derek che mi accorsi che Will aveva le mani e la maglia sporche di sangue. Inorridii a quella scena. «Che cosa hai combinato?» chiesi in un sussurro. Will però era fuori di sé. «Rispondimi.»

«Dannazione no! Non sto uscendo con lui, lo avrò visto due volte in vita mia. Ma che ti prende?! Perché ce l'hai con me?»

Di solito non scoppiavo mai in lacrime così ma era una situazione davvero stressante con Will, mio fratello, che mi entrava in casa con un occhio nero, sporco di sangue e arrabbiato in un modo in cui non lo avevo mai visto, per giunta con me.

«È la verità?»

Chiese a Charlie che ebbe un sobbalzo quando si rivolse a lei. Anche la mia amica era intimidita da quella versione di Will. Per fortuna c'era Derek lì con noi. «Questo Ray è il bassista della band di cui Rachel, una nostra amica, fa parte. Lo abbiamo incontrato ad un loro concerto. Ce lo hanno presentato ma è finita lì. Solo oggi abbiamo scoperto che frequenta la nostra scuola.»

Will sembrò sollevato. Lui e Derek si scambiarono un'occhiata e poi si rivolse nuovamente a me. «Emily...» provò a dire addolcendo il tono. Ma non funzionava così, non poteva cavarsela con così poco. Mi aveva spaventata a morte, quasi non lo riconoscevo più.

«Non mi parlare. Quando papà e mamma tornano discutine con loro. Io non ne voglio sapere niente.»

E me ne andai asciugandomi quelle due lacrimucce che mi aveva fatto scendere e correndo quasi di corsa su per le scale. Pensai che Charlie mi stesse raggiungendo ma quando aprii la porta della mia stanza e mi gettai sul letto vidi che la persona che mi aveva inseguita in realtà era Derek.

«Che cosa vuoi tu?»

Derek prese uno dei peluche che avevo nella cesta dei ricordi e me lo lanciò. Era una mia abitudine fin da quando ero piccola quella di attaccarmi ad oggetti morbidi e pelosi e stritolarli quando ero triste o nervosa. Mio padre me ne regalava uno ogni mio compleanno da quando avevo cinque anni.

«Lo so che sei preoccupata ma non è successo nulla di grave. Will e io abbiamo avuto una discussione con dei ragazzi e tra questi c'era questo Ray.»

Mio fratello e Ray si conoscevano?

«Non mi interessa. Puoi anche uscire perché non ne voglio parlare.» Mentii e Derek in risposta si sedette sul letto.

«Will non è arrabbiato con te ma preoccupato. Questo Ray ha cercato di provocarlo e ha messo in mezzo te. Will ha perso la testa e ha iniziato a picchiarlo.»

«E che cosa gli ha detto?»

«Fidati, non vuoi saperlo.»

Ebbi una fitta al petto. Mio fratello mi aveva chiesto se c'era qualcosa con quel Ray e potevo solo immaginare quale disgustosa insinuazione quella persona potesse aver fatto per far scattare Will. «So che prima è stato un coglione ma se ti dico che tuo fratello si è battuto per il tuo onore, non ti senti di perdonarlo un po'?»

Scossi la testa. Ero stufa dei suoi modi arroganti e oggi aveva superato il limite. «Dovresti metterci del ghiaccio.» E indicai le nocche spaccate. «Non c'era bisogno comunque che lo faceste. Con la violenza non si risolve niente.»

Se pensavo a quanto fossi stata stupida stamattina... Il primo tipo che sembrava interessarmi mi odiava e per di più mi degrinava alle mie spalle per aizzare mio fratello. Ma potevo essere più sfortunata?

«Ha avuto quello che si meritava.»

Derek non aveva voglia di discutere con me sulla questione perciò si alzò. «Mi aiuti a fasciarle?» Chiese con tono dolce e non seppi resistere. Vederlo ridotto così poi mi faceva male. Senza obiezioni lo seguii al piano di sotto.

Will e Charlie erano stranamente insieme, seduti davanti al bancone della cucina che stavano parlottando. Non appena ci videro, Will scattò e fece una cosa che in realtà non gli avevo visto fare da tempo. Corse ad abbracciarmi. Io restai impalata, rigida come un sasso mentre le sue braccia mi avvolgevano.

«Che cosa stai facendo?» chiesi allarmata.

«Charlie ha detto che avrebbe funzionato.»

«Se mi lasci andare prometto che ti perdono.» E Will mi lasciò andare «è imbarazzante anche per me.» E mi diede un pizzicotto sulla guancia.

«Non farlo mai più.» E glielo feci giurare mentre in sottofondo si sentiva la risata divertita di Charlie.

Derek si stava prendendo del ghiaccio ma lo frenai e gli dissi di andarsi a sedere. «Perché tu sei quello conciato peggio?»

Gli chiesi non appena tornai con la scatola di pronto soccorso che tenevamo nel ripostiglio. Fu Will a rispondere. «Perché è quello che ha iniziato la rissa.»

«Come?»

Derek si irrigidì. «Ma non è quello che mi hai detto.»

Derek fece spallucce fingendo di non ricordarsi. «Ah no?»

«Che cosa è successo esattamente?» E questa volta lo chiesi a Will. «Eravamo usciti a coppie grazie alla straordinaria idea di Derek. C'erano lui e Nisha che stavano uscendo dal locale e la tua amica a quanto pare ha riconosciuto Ray così ha provato a salutarlo ma lui ubriaco da far schifo ha iniziato a fare il cazzone. Poi hai visto arrivare anche me, ha detto qualcosa che non ho sentito e poi Derek gli si è lanciato addosso. Ray non era solo, c'erano altre tre persone con lui perciò sono intervenuto anche io. Solo dopo quando abbiamo riaccompagnato le ragazze a casa Derek mi ha rivelato che cosa Ray avesse detto. È stato fortunato che abbia capito solo dopo.»

Ascoltai con un misto di stupore ciò che era davvero accaduto. Pensai al fatto che avrei dovuto chiamare il prima possibile Nisha e chiederle se stesse bene e poi avrei dovuto parlare anche con Derek ma non davanti a Will.

«Adesso non pensiamoci più.» Decisi e tirai fuori delle garze e del disinfettante. Intanto chiesi a Charlie di occuparsi del ghiaccio. Con Derek passai meticolosamente a disinfettargli le ferite e infine avvolsi le garze attorno alle nocche spaccate. «Dovresti mettere del ghiaccio su quel labbro. Lo vedo già gonfio.» E mi avvicinai per toccarlo un pochino. Derek fece una smorfia di dolore. «Mamma ti ucciderà. Anzi vi ucciderà.»

«Non se non le dici niente.»

«Come pensi di nascondere un occhio nero?! E lo hai visto Derek?».

«Derek tornerà a casa tra un po' e domani quando ci sveglieremo diremo a mamma e papà che ieri stavamo litigando per il telecomando delle televisione e tu per sbaglio mi hai fatto un occhio nero.»

«Scordatelo.»

«Allora diremo che è stata Charlotte.»

«Come?!»

«Mi chiamo Charlie.»

Dicemmo all'unisono e Derek fu l'unico a scoppiare a ridere. «Farlo per me, Charlotte.» E cercò di sfoderare le sue carte da seduttore che portarono soltanto la mia amica a replicare in maniera seccata. «Non voglio che i tuoi genitori mi ricordino come la tipa che ha fatto un occhio nero al figlio.»

«Ma diremo che è stato un incidente.»

«Will, basta così.» Intervenni anche perché non mi sembrava affatto giusto intromettere Charlie. Poverina lei che si aspettava di passare una serata tranquilla in casa Haines. «Diremo a mamma e papà che sei caduto mentre ti rincorrevo per prendere il telecomando.»

Dubitavo che una storia del genere potesse reggere ma quello sembrava l'unico modo per non coinvolgere delle persone innocenti. Will non ebbe niente da ribattere, pertanto dopo esserci prese cure delle loro ferite, salutammo Derek sulla soglia e poi io e Charlie ci separammo da mio fratello per andare nella nostra stanza, lì dove decidemmo che di quella giornata ne avevamo abbastanza e potevamo adesso riposare.

«Buonanotte, Charlie.»

«Buonanotte, Emily.»

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Capitolo 3
*** Festa in casa Haines ***


Affrontare i nostri genitori con quella banale scusa fu terribile. Io e Will non avevamo nessuna sintonia, mentire insieme e farlo bene fu un completo disastro perciò non solo non credettero ad una singola parola di quanto gli raccontammo ma per aver mentito ci misero anche in punizione. A Will venne sottratta la macchina per tutto il weekend, infatti ci lasciarono per andare al loro convegno a Dallas con l'auto di mio fratello. Per quanto riguardava me furono molto delusi, specialmente mio padre a cui confidavo sempre tutto. Era stato molto bravo a farmi sentire in colpa per avergli mentito e perciò mi era stato vietato di invitare a casa le mie amiche per le prossime due settimane. L'unica soluzione per quella punizione così tanto terribile fu organizzare la famosa festa segreta. Non lo facevo tanto per ripicca nei confronti dei miei, infondo avevano ragione nel non fidarsi, piuttosto lo facevo per le mie amiche, per farmi perdonare per le settimane future.

«Spendi troppe energie per accontentare gli altri.» Mi rivelò Charlie mentre eravamo in cassa a pagare. Nella cassiera adiacente mio fratello stava esibendo la sua carta di identità falsa per i litri di alcolici che ci servivano. Eravamo però scesi a patti e di non esagerare perciò alla fine avevamo optato di prendere solo la birra e al massimo qualche bottiglia di vodka. Will mi aveva assicurato che lo aveva già fatto un paio di volte ma io lo tenevo d'occhio nervosa per paura che il cassiere non si fidasse e scoprisse la verità. Tirai un sospiro di sollievo quando il pesce abboccò all'amo.

«Perché dici questo?» Mi rivolsi a Charlie ricordandomi quello che mi aveva detto. Con le nostre pesanti buste di plastica uscimmo dal mini market e ci dirigemmo verso la macchina di Derek. Il ragazzo ci venne incontro per darci una mano a caricare le cose nel bagagliaio. Derek guidava una Jeep abbastanza grande e per fortuna in grado di fare spazio a tutte quelle cose. «Lo dico perché ti senti in colpa e lo stai facendo comunque. Dovresti farlo solo se ne sei convinta davvero.»

Charlie aveva ragione però sotto sotto non mi dispiaceva l'idea di organizzare una festa. Non ero mai stata ad una e poi Will ne parlava sempre bene. Va bene che io e Will eravamo diversi in tutto, ma pensavo che comunque era una cosa che facevano tutti i ragazzi della nostra età. Un po’ di curiosità ce l’avevo. «Non preoccuparti per me, Charlie. Sono sicura che mi divertirò.» E con le ultime parole famose, caricammo il restante della spesa e salimmo in auto.

Will aveva già mandato un paio di inviti e io avevo fatto lo stesso. Il numero dei suoi invitati era assai più numeroso rispetto al mio ma era una cosa organizzata in due, o meglio in quattro. Derek e Charlie si erano dimostrati molto utili. Infatti al rientro ci aiutarono a sistemare un po' casa. Assicurandosi che tutti gli oggetti preziosi o comunque fragili fossero lontani dalla portata dei partecipanti. Charlie si era pure offerta di tenersi il nostro gatto Toy per una notte a casa sua. Non volevo che il mio prezioso animale domestico venisse coinvolto in un'esperienza simile.

Tutto quello che mancava dopo un pomeriggio faticoso a fare compere e a fare spazio in casa erano gli ospiti. Un po' stanchi piombammo tutti e quattro sul divano e Will e Derek stapparono già le prime due birre. «Alla prossima festa pagherò qualcuno per fare il lavoro sporco.»

«Se ci sarà una prossima festa.» Precisai ma mio fratello non mi diede tanto ascolto. Per lui essere messo in punizione era una seccatura non un modo per riflettere, come invece aveva auspicato nostro padre. Will Haines aveva la coscienza pulita e la notte faceva sogni tranquilli.

«Dovremmo andarci a preparare.» Mi ricordò Charlie dando un'occhiata all'orologio appeso sulla parete alla nostra destra. Noi ragazze ci avremmo messo di più perciò superammo la stanchezza in fretta e furia e ci alzammo dal divano per andare al piano di sopra.

Quando fummo da sole iniziai ad andare nel panico. «Che cosa mi metto?» Anche Charlie non ne aveva la più pallida idea. Si era portata un paio di vestitini ma diceva che non le piaceva nessuno e seppur avesse provato a convincere la madre a fare shopping non c'era stato verso. «Hai visto Rue che vestito ha mandato sul gruppo? È spettacolare.» E mi mostrò un vestito nero succinto, con uno spacco enorme sul petto. Pensando alle forme prosperose di Rue non potei immaginare nessun'altro a cui sarebbe stato bene quel vestito se non a lei. Aveva le forme adatte. Io e Charlie invece...

«Ho solo una prima, anche se provassi a mettermi qualcosa del genere non valorizzarei nulla» mi rivelò osservandosi il petto poco cresciuto. Io che poi avevo una seconda potevo ben capirla ma non era questo il mio problema. Anche se avessi avuto il fisico giusto non mi sarei mai sentita a mio agio indossando cose del genere. Valentina poi sarebbe venuta sicuramente con qualcosa di casual e sarebbe comunque risultata la più figa della serata. Jane vestiva sempre molto bene, la moda era la sua più grande passione e aveva un abito adatto per ogni occasione. «E Nisha che cosa si mette?» Mi chiese Charlie.

«Dovremmo chiederlo a Derek.»

Ultimamente infatti Nisha non scriveva mai nel gruppo e si faceva vedere meno spesso in giro ma non potevamo biasimarla. Era la prima ragazza ad avere il ragazzo e lei e Derek sembravano molto affiatati. «I genitori di Nisha comunque non le permetterebbero mai di vestirsi come Rue. Quindi magari non ci preoccupiamo troppo di cosa indossare.» In verità però io e Charlie desideravamo entrambe essere stupende stasera ma non avevamo il coraggio di dirlo ad alta voce. Cercammo però di aiutarci a vicenda, provando un paio di cose. Andando persino a frugare nell'armadio di mia madre e alla fine dopo strazianti ricerche trovammo qualcosa per accontentare entrambe. Charlie indossò un top stile farfalla che avevo trovato in uno dei miei cassetti e che neanche sapevo di avere, con dei pantaloni di jeans a zampa di elefante che mi ricordavano tanto lo stile di Rachel. Invece io che non riuscivo proprio a vedermi con qualcosa di attillato o che mettesse comunque in risalto il fisico avevo finito per indossare una di quelle t-shirts oversize a mo’ di vestito, delle calza a rete per dare al look qualcosa di decisamente più forte e ai piedi degli amatissimi anfibi neri. Charlie poi si offrì di truccarmi e scoprii che era molto brava. Diceva che con troppo make up non stava bene ma con me ebbe modo di sbizzarrirsi e infatti se ne uscì con uno smokey eyes pazzesco. Quando finimmo di prepararci scendemmo al piano di sotto con Derek e Will che stavano scegliendo la musica. Mio fratello si era già messo in testa che avrebbe fatto da DJ per la serata. Will quando mi vide rise. «La mia sorellina tutta punk.»

«Piantala.»

«Charlotte sei uno schianto anche tu.» Lei trasse un respiro profondo. «Il mio nome è Charlie.» Ripeté per quella che doveva essere ormai la trentesima volta. Derek impegnato a far funzionare le casse, si girò verso di noi solo dopo aver finito. Ci squadrò da capo a piedi ma non disse nulla.

«Le ragazze non sono ancora arrivate?» Avevo chiesto alle mie amiche di venire un po' prima per aiutarci. «Nisha vado a prenderla io.» E dicendo questo Derek chiese a Will se avesse bisogno d'altro ma mio fratello scosse la testa e perciò l’amico si avviò verso l'uscita. «Ci vediamo dopo.»

Mi passò davanti lanciandomi una lunga occhiata, forse voleva dirmi qualcosa. Però si limitò a mordersi le labbra e a superarmi per raggiungere la porta.

«Emily puoi vedere se abbiamo una presa più lunga? Questa non va bene.» Sobbalzai realizzando di essermi incantata.





«È una festa pazzesca. Tuo fratello ha invitato tutta la squadra di football, non posso crederci!» Rue era entusiasta e Jane altrettanto. Mi abbracciarono e dissero «sei l'amica migliore del mondo!» E poi si allontanarono con in mano due bicchieri riempiti fino all'orlo. Valentina era divertita ma non parecchio entusiasta però mi ringraziò lo stesso per aver fatto quella cosa per noi. «Adesso vado a tener d'occhio Jane. Lo sapete com'è...»

Tipico di Valentina, assicurarsi che Jane stesse bene. «Ci sentiamo dopo.» La vidi allontanarsi, bellissima come sempre nella sua giacca di pelle e le scarpe da ginnastica. Quello stile un po' da maschiaccio la rendeva se possibile più attraente. «Valentina dovrebbe fare la modella.» Mi disse Charlie sopraggiundendo alle mie spalle. Anche lei aveva deciso di bere quella sera, infatti notai subito che c'era qualcosa che non andava. Abbracciandomi da dietro rise per nessuna ragione in particolare. «Non mi dire che sei già ubriaca.»

«Sono solo un po' brilla.» E quando si staccò da me la vidi barcollare. Così piccola, così dolce la mia amica Charlie ubriaca sembrava quasi un crimine. Perciò le sottrassi il bicchiere di birra ignorando le sue lamentele. «C'è dell'acqua in frigo. Prova a bere quella.» E mi allontanai giusto un poco per riporre il bicchiere lontano da lei. Quando mi voltai Charlie era sparita.

Perfetto.

Mi guardai attorno in cerca di Raperonzolo ma mi ritrovai ad osservare solo parecchi teenagers che infestavano casa mia, una casa illuminata da lucine a led comprate dai cinesi e che non sembrava per questo neanche casa mia. Il salone principale era stato sgomberato per far spazio ad un'improvvisata pista da ballo e mio fratello in quel momento si era messo dietro la console e stava facendo da DJ, con una bottiglia di birra tra le mani e le cuffie nelle orecchie. Mi avvicinai e attirai la sua attenzione con un colpetto sulla spalla. Da lì c'era una visuale migliore.

«Hai visto Charlie?» Urlai al suo orecchio con la musica che era assordante. Forse avrei dovuto dirgli di abbassarla, i vicini potevano infastidirsi. «Eh?»

«Ti ho chiesto se hai visto Charlie.»

«Chi è Charlie?»

«Dannazione Will! Charlotte?» tentai e i suoi occhi si illuminarono come se avesse connesso. «No, non l'ho vista. Sono un po' impegnato qui.»

E mi fece gesto di andarmene. Senza perdere altro tempo con lui mi mossi tra la calca di gente, qualcuno mi prese per fare un selfie. Un tizio completamente a caso che voleva servirsi di me per mettere la storia su Instagram. Lo spinsi via irritata e continuai la mia ricerca spostandomi in cucina. Beccai Rue mentre parlava con un tipo. Lei mi notò, mi fece un sorriso e io in risposta le feci l'occhiolino. Di Charlie però non c'erano tracce. Allora mi spostai all'esterno, nel cortile di casa. Lì sembrava esserci molta più gente. C'era chi fumava, chi invece limonava e poi c'erano dei pazzi che si erano tuffati in piscina. Chi gli aveva dato il permesso poi?!

I bicchierini di plastica erano dappertutto. Inquinavano casa in un modo che mi angosciò, soprattutto se pensai che l'indomani mattina avrei dovuto mettere tutto a posto.

«Raperonzolo ma dove ti sei cacciata?»

Rientrai dentro e notai tutti. Derek e Nisha seduti sulle scale mentre limonavano, Valentina che salutava alcune sue compagne di pallavolo e che reggeva una Jane abbastanza caotica. Incontrai persino Rachel. La mia amica era appena arrivata, ferma davanti all'ingresso che si guardava attorno curiosa. Stavo per andare a salutarla tutta contenta quando notai qualcun altro dietro di lei e allora mi arrestai e lo fissai sconvolta. Ray Scott era venuto con la sua moto, un bolide che sostava davanti all'ingresso di casa mia.

«Che ci fa lui qui?»

Rachel non sapeva niente e come poteva, infondo avevo deciso di non dirle niente. Per questo parve sorpresa quando le posi quella domanda in maniera quasi accusatoria. «Abbiamo finito adesso le prove e non sapevo come venire perciò ho chiesto un passaggio. Volevo chiedere a Ray di restare ma lui dice che non pensa che ti farebbe piacere. Mi spieghi che succede?»

Ray era sceso dalla moto per avvicinarsi a noi. Derek l'aveva conciato proprio male e nonostante questo non era affatto meno bello di prima, pensai come una stupida.

«Non succede niente.» Le dissi e mi guardai attorno, assicurandomi che nessuno ci avesse notato. Se Will e Derek lo vedevano qui era la fine. Ray doveva avere proprio una faccia tosta a presentarsi con così tanta nonchalance in territorio nemico. «Se vuole restare può restare.» Dissi con un sorriso di sfida che solo Ray sapette cogliere. «Ray vuoi restare?»

Attesi la scusa che avrebbe tirato fuori per potersela filare a gambe levate ma Ray era davvero pazzo con il botto perché dopo essersi guardato attorno fece spallucce e disse: «perché no?»

Ed entrò dentro casa, seguito da Rachel. Restai impalata per una decina di secondi poi mi ricordai che sulle scale proprio davanti all'ngresso c'erano Derek e Nisha. Veloce come un fulmine scattai nella direzione dei nuovi arrivati. Presi Ray per un braccio e lo trascinai via. A Rachel ebbi solo la capacità di dire «te lo rubo per qualche istante».

«Ma che fai?» Ray provò a staccarsi ma io fui più tenace e più veloce. Optai per il sottoscala che fungeva anche da ripostiglio, aprii la porticina e ce lo infilai. Tirai la cordicella che sapevo c'era al centro dello stanzino affinché la lampadina sopra le nostre teste si illuminasse. Quando la luce si accesse i nostri visi furono a pochi centimetri di distanza. Ray mi guardava dall'alto confuso in quello spazio piccolo e ristretto, che a stento ci permetteva a tutte e due di entrare. «Che fai, piccola Haines?»

«Non chiamarmi così.»

Per un attimo dimenticai di avercela con lui e lo guardai intimidita, nonché nervosa della vicinanza tra di noi. Potevo sentire il suo fiato solleticarmi il viso. Ray si passò la lingua sulle labbra per nessuna ragione in particolare e mi squadrò. «E poi mi dici che non devo pensare male... Prima mi pedini e adesso mi chiudi in uno stanzino? Che cosa vuoi esattamente da me Haines?»

«Potrei farti la stessa domanda.» Ignorai di proposito il suo tono provocatorio e cercai allo stesso tempo di non soffermarmi troppo sulla cadenza della sua voce. «Come ti permetti di andare a dire a mio fratello cose non vere?»

«Ero ubriaco.»

«Questo non ti giustifica.»

«Lo so. Mi dispiace, a volte sono un vero coglione.» La cosa che mi sorprese di più non furono le sue scuse ma il fatto che sembrasse sincero. Ma ero una tipa dura io e non c'era verso che perdonassi una cosa del genere, per di più da uno sconosciuto.

«Comunque te ne devi andare.» Dissi in tono duro. Ray di tutta risposta mi spostò una ciocca di capelli dal viso e io rabbrividii al contatto. Infastidita scacciai all'istante la mano. «Se me ne devo andare perché mi hai rinchiuso qui? Da solo con te?»

«Non volevo che mio fratello ti vedesse. Ci sono tutti i suoi amici qui e tu sei solo perciò ti sto dando un consiglio. Vattene e basta.»

«Non vuoi sapere perché io e tuo fratello non andiamo d'accordo?» chiese «o lo sai già?»

«Non so niente e non mi interessa. Te l'ho detto... Te ne devi andare.»

Ray decise di essere collaborativo. «E a Rachel non dire niente di tutto questo. Non voglio crearle problemi.»

«Perché dovresti crearle problemi?»

«Perché è una mia amica e tu sei suo amico. Non voglio mettermi in mezzo, in verità non voglio proprio averci niente a che fare con te.»

A quelle parole il suo sguardo si fece più duro. Mi fissò senza dire niente e io ricambiai, un po' a disagio e un po' invece attratta. I suoi occhi erano come due pozzi d'acqua cristallina. «Mi dispiace davvero per le cose che ho detto.» Fece per aprire la porta ma repentina poggiai la mano sulla maniglia quando lui fece lo stesso e il contatto inaspettato mi provocò un brivido lungo la schiena. «Esco io per prima e controllo che non ci sia nessuno.»

«Che cosa dico a Rachel?»

«Ci parlo io con lei.»

Lasciai andare la sua mano come se mi costasse fatica mentre Ray si fece indietro quel tanto che bastava per farmi passare senza che i nostri corpi si scontrassero. Sulle scale non c'era più nessuno. «Via libera.» Gli dissi e Ray uscì. Vista così la scena poteva essere facilmente fraintendibile ma per fortuna non c'era nessun altro se non-

«Emily!»

Mi voltai di scatto e vidi Phineas.

«Phineas?! Che ci fai tu qui?»

«Tuo fratello mi ha invitato.» Ma notai allarmata che Phineas non mi dava tanto retta, i suoi occhi erano fissi su Ray. «È quel tipo?»

«Quale tipo?» chiesi mentre li osservavo entrambi. I miei occhi rimbalzavano sull'uno e poi sull'altro.

«Quello che ti importuna.» A quelle parole lo sguardo di Ray incrociò il mio. Era confuso. «Io ti importuno?» E  indicò lo stanzino da cui eravamo appena usciti e dove in verità l’avevo costretto ad entrare pochi minuti fa. Ray sghignazzava. «Non eri così infastidita fino a due minuti fa.» Non so che cosa stesse cercando di insinuare ma Phineas capì qualcosa che non avrebbe dovuto neanche lontanamente pensare. Osservai le sue gote andare a fuoco. Scandalizzato ci salutò brevemente e ci passò davanti, non dandomi neanche il tempo di chiarire il malinteso. «Ma che ti salta in mente?! Chissà cosa starà pensando adesso per colpa tua.»

Dovevo andare assolutamente da Phineas. Se fosse andato da mio fratello e gli avesse detto qualcosa era la fine. Ma Ray era ancora lì e se passava qualcuno...

«Puoi per favore andartene?»

Ray però non voleva più essere così collaborativo come prima. Qualcosa in quello che gli era stato detto lo aveva infastidito parecchio. Mi guardava in cagnesco e alla fine replicò: «è una festa. Perché dovrei andarmene?»

«Perché non sei stato invitato e questa è casa mia.» Sentii le voci indistinguibili di Derek e Nisha. Alzai di scatto la testa e li vidi scendere le scale mentre se la ridevano. Sarebbe stata solo una questione di qualche secondo poi ci avrebbero visto sicuramente. Allora senza dare nessun preavviso a Ray aprii la porta del ripostiglio, ce lo spinsi dentro per una seconda volta e poi mi ci infilai anche io di corsa ma finii per perdere l'equilibrio, inciampare e cadere tra le braccia dell'ultima persona che doveva appunto fraintendere.

Sentii una leggera risata scuotere il petto del ragazzo che mi sorreggeva. «Shh.» Gli tappai la bocca con la mano dopo aver percepito le voci di Derek e Nisha farsi più vicine. Anzi erano così vicine che avevo la sensazione che fossero proprio dietro la porta. Infatti potevamo sentire cosa dicevano quei due. «Emily ci ucciderà se lo verrà a sapere.»

«Tranquilla, non se ne accorgerà.»

«Ma Derek proprio nella sua stanza dovevi entrare?»

«Era l'unica non chiusa a chiave. Dai ammetti che ti è piaciuto.»

Spalancai la bocca sconvolta e quasi dimenticai di essere schiacciata al petto di Ray fintanto che potevo sentire la coppietta vantarsi della sveltina che avevano avuto sul mio letto. Il silenzio che sopraggiunse quando se ne furono andati poi fu peggio. Ray scacciò la mia mano e accese la lampadina sopra le nostre teste. Con un braccio mi teneva invece avvinghiata, non permettendomi di sottrarmi da quell'abbraccio. Il cuore iniziò a battermi prepotentemente nel petto quando i nostri sguardi si incrociarono. Ero sicura tra l'altro che le mie guance stessero andando a fuoco e non potevo fare niente per impedire che lo notasse.

«Hai una bella faccia tosta per andare in giro a dire ai tuoi amici che sono io quello che ti importuna.»

«L'ho fatto per salvarti il culo. Quello che stava scendendo le scale era il tizio che ti ha ridotto in questo stato.»

«E come mai cerchi di aiutarmi?»

Ray non credeva affatto che fossi in buona fede. «Perché non voglio problemi e adesso lasciami andare.»

Dovevo essere grata ma quando il contatto si interruppe ne fui stranamente infastidita. «Lo sai Haines? Stasera sei più bella del solito.» Presa in contropiede da quel complimento arrossii e farfugliai qualcosa di incomprensibile. Non mi veniva di ringraziarlo, non credevo neanche che fosse sincero. Era solo un modo per farmi cedere. Voleva che gli facessi gli occhi dolci e mi sciogliessi solo perché aveva detto che ero bella e così poteva dimostrare che ero solo una stupida ragazzina che si faceva abbindolare facilmente. Forse stavo divagando, forse no. Sta di fatto che nel dubbio non gliel'avrei data vinta. Aprii di scatto la porta del ripostiglio e uscii.

«Devo trovare Phineas.» E senza perdere altro tempo me ne andai come se volessi scappare via da lui e forse era proprio quello che stavo facendo. Non rimasi neanche per assicurarmi che se ne fosse andato. Se avesse incontrato Will o Derek sarebbe stato un problema suo, personalmente avevo fatto persino troppo.

Mi misi pertanto alla ricerca del ragazzino pensando di andare prima da mio fratello, ma lì alla console Will si stava davvero impegnando ed era solo che non dava retta a nessuno. Ne fui sollevata, almeno sapevo che non ci aveva ancora parlato. Alla fine non fu tanto difficile trovarlo. Era lì che reggeva una Charlie piuttosto barcollante e allora mi ricordai di quale fosse stato la mia prima missione all'inizio: trovare Charlie. Un po' in colpa per essermi dimenticata di lei corsi in aiuto di Phineas e presi la bionda e la sorressi.

«Emily...» mi disse in un sussurro. «Non mi sento molto bene.»

«Credo che la tua amica sia astemia.»

«Lo credo anche io. Aiutami a portarla di sopra, qui c'è troppa musica.»

Phineas fu d'accordo e perciò ci avviamo verso le scale. La porta del ripostiglio era stata lasciata aperta quando ci passammo davanti ma di Ray non c'erano tracce. Cercando di ignorare il dispiacere salimmo le scale lentamente, assicurandoci che Charlie non mancasse qualche gradino. «Nella tua stanza?»

Scossi la testa e gli indicai quella infondo a destra. Era la stanza di Will. «Reggila» mollai Charlie a Phineas e mi abbassai andando alla ricerca delle chiavi sotto il tappeto. Mio fratello dovevo ammetterlo era stato molto più furbo di me a chiudere la porta a chiave. Quando la trovai aprii la porta e ordinai al ragazzino di far stendere la mia amica sul letto. «Perché nella tua stanza no?» Phineas era sospettoso mentre io ripensai disgustata a quello che avevo sentito poco prima. «Ci hanno scopato.» Rivelai diretta e Phineas non se lo aspettò perché arrossì e si limitò ad un «oh...» che valeva più di mille parole. «Già.»

Charlie si stese sul letto con la fronte corrucciata. Speravo solo che non vomitasse d'improvviso sul letto. «Mi fa male la testa.»

«Vado a prenderti un'aspirina. Tu resta qui e non ti muovere.» Dissi a bassa voce e le accarezzai la fronte in un gesto spontaneo. Charlie si accocolò e chiuse gli occhi. Forse era il caso che la lasciassimo riposare, pensai perciò feci cenno a Phineas di uscire.

«Phineas io e te dobbiamo parlare.» E senza dargli il tempo di recepire lo presi per mano e lo trascinai all'interno della mia stanza che si trovava a due passi da quella di Will. Quando fummo dentro chiusi la porta e mi voltai verso di lui.

«Ascoltami bene.» Distratto Phineas lanciò una lunga occhiata verso il mio letto e con uno schiocco di dita cercai di riportare la sua attenzione su di me. «Intanto quello che hai visto non è come sembra. Il ragazzo che hai visto è Ray come avrai capito ma non doveva trovarsi qui a questa festa e se mio fratello viene a saperlo si incazza un botto e fa succedere un casino.»

«Non pensavo di dirgli niente, tranquilla. Infondo non sono affari suoi e... Neanche affari miei.» Lo disse a malincuore. «Phineas...»

«Non sono un bambino, Emily. Anche se tu probabilmente pensi il contrario.  So che non devo intromettermi nella tua vita e tu non devi darmi nessuna spiegazione perciò non ti preoccupare.»

Era stato così facile? Certo che lo era stato perché solo Ray aveva quell'assurdo modo di complicare qualsiasi cosa. Phineas adesso si stava dimostrando dieci volte più maturo. Mi sorrise e mi prese per mano, cogliendomi di sorpresa. Certo avevo fatto lo stesso prima per trascinarlo in camera ma questa volta fu diverso. Phineas non aveva nessuna fretta, anzi intrecciò la sua mano alla mia e in un sorriso mi disse: «adesso pensiamo a divertirci. La festa è di sotto.»

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Capitolo 4
*** Aspettando quello giusto ***


Non avevo ancora aperto gli occhi eppure già sentivo che sarebbe stata dura alzarsi. La testa mi pulsava e avevo le gambe indolenzite. Quando infine mi decisi a splancare le palpebre notai come prima cosa una chioma bionda e un visino carino sdraiato sulle mie gambe russare forte. Mi strofinai gli occhi per assicurarmi di non star avendo nessuna allucinazione. Quello era proprio Phineas che dormiva con la testa poggiata sulle mie gambe e il resto del corpo spaparanzato sul divano del salone. Io invece ero seduta e da come mi ero svegliata a quanto pare ero riuscita ad addomentarmi in quella posizione scomodissima. Infatti per questo sentivo di avere la cervicale. «Phineas.» Provai a chiamarlo ma avevo la voce roca e ridotta quasi ad un sussurro. Ricordavo solo di quanto avessimo urlato io e il ragazzino addormentato ieri in pista e di come ci eravamo scatenati. Era stato divertente, certo, ma questo non spiegava perché adesso stesse dormendo su di me. Infastidita decisi di ricorrere alle maniere forti e lo scossi con violenza facendolo sobbalzare in aria.

«Non ho dato io fuoco alla macchina!» Urlò mettendosi a sedere di scatto. Io lo guardai confusa e Phineas ricambiò il mio sguardo altrettanto sbigottito. «Che ci fai a casa mia?» Mi chiese. «Si da il caso che questa sia casa mia.»

A quelle parole Phineas si guardò attorno cercando di fare mente locale e sbiancò quando si rese conto di una cosa. «Mia madre mi ammazzerà quando si accorgerà che sono restato fuori tutta la notte.» Gettai un’occhiata all’orologio appeso alla parete. «Sono le cinque e mezza. Se parti adesso fai in tempo per tornare prima che si svegli, no?»

I suoi occhi si illuminarono. «Emily sei un genio!» E senza perdere altro tempo si alzò in piedi, assicurandosi di avere tutto con sé nelle tasche. Si guardò attorno rendendosi conto come me di quanto fosse un disastro quel posto e provò a scusarsi. «Ti darei una mano ma non voglio rischiare di finire in punizione per tutta la mia vita.»

«I tuoi sono così severi?»

«Non ne hai assolutamente idea.»

«Allora sbrigati.»

Aspettai che Phineas se ne andasse per sgranchirmi un po’ le gambe. Non volevo neanche pensare a quanto lavoro mi aspettasse, piuttosto dov’era Will? Era anche casa sua quella e se non mi fossi mossa per andare a chiamarlo io sapevo che lui di sua spontanea volontà non si sarebbe mai svegliato per aiutarmi. Perciò salii al piano di sopra, notando che per terra c’erano centinaia di coriandoli che neanche ricordavo di aver comprato. Bussai piano alla porta della stanza di Will. Nessuna risposta.

Abbassai la maniglia e sbadigliando esordii cosi: «Will scendi di sotto, devi aiut-» ma mi arrestai all’improvviso quando notai che nel letto di mio fratello, oltre alla sua chioma nera c’era quella bionda della mia amica Charlie. Che cosa ci faceva lei lì? Be’ questo lo sapevo, ce l’avevo messa io! Ma allora cosa ci faceva Will lì? Be’ quella era la sua stanza. Insomma cosa ci facevano quei due insieme nello stesso letto?!

«Ti prego fa che non sia successo niente di irreparabile.»

Charlie l’avevo conosciuta da poco ma mi ci ero affezionata. Se con Will era successo qualcosa quella notte… Non volevo neanche pensarci.

Mi avvicinai cauta e li osservai. Will era in mutande spaparanzato sul letto mentre Charlie era raggomitolata su se stessa sotto le coperte. Provai a sollevare un lembo anche se ero consapevole che non era poi una cosa tanto giusta da fare e tirai un sospiro di sollievo quando vidi che lei almeno era vestita. Li chiamai. Prima Will e poi Charlie.

Mio fratello grugnì qualcosa come vattene via sgorbio e per questo gli diedi una forte gomitata. Il suo lamento fu in grado di svegliare anche Charlie. La mia amica aprii piano piano gli occhi e con la voce ancora impastata dal sonno chiese che cosa stesse succedendo. Tuttavia non fui in grado di avvertirla perché quando infine mise a fuoco la stanza realizzò che accanto a lei nel letto c’era mio fratello. Charlie tirò un grido e si alzò il lenzuolo fino all’altezza del viso come atto di difesa. «Che cosa ci fai tu qui?!»

«Non urlare…» Will si coprì le orecchie e tornò a mugugnare. Era bianco in volto e piagnucoló di non sentirsi tanto bene. «Emily portami un’aspirina.» Mi pregò mentre alzava un cuscino e se lo portava in faccia. Sapevo che cosa era successo… Avevo visto quella scena già altre volte. Mio fratello aveva alzato troppo il gomito e questo era il suo solito risveglio post sbornia dove frignava come un bambino e mi costringeva a fargli da balia. A mezzogiorno avrebbe chiesto il brodino.

«Emily?» Charlie mi guardò allarmata cercando spiegazioni da me ma io purtroppo non potevo dirle molto. L’unico qui che poteva parlare era Will. Tentai comunque di aiutarla.

«Ti porto l’aspirina ma mi dici tu che cosa ci fai qui?»

«Come che ci faccio qui? È la mia stanza questa.»

«Ma ci avevo lasciato Charlie riposare perché ieri non si è sentita bene. Possibile che non ti sei accorto di lei?»

«Certo che me ne sono accorto ma ho provato a svegliarla e dormiva come un ghiro. Che altro dovevo fare?!»

«Potevi andare a dormire nella mia stanza.»

«Ci ho mandato Derek a dormire nella tua stanza. E poi ero troppo ubriaco, mi sono buttato sul letto e sono crollato.»

«Derek?»

Dimenticai assolutamente Will e Charlie e nonostante le proteste della mia amica che non voleva essere lasciata sola e di Will che chiedeva un’aspirina mi diressi dritta dritta verso la mia stanza. Spalancai la porta, quasi spaventata di assistere ad una scena ancora più terrificante di quella di prima ma quando aprii la porta mi resi conto che sul letto questa volta era distesa solo una persona e di Nisha per fortuna non c’erano tracce. Derek giaceva immobile. Non si era neanche tolto le scarpe. Era crollato nel letto a peso morto e adesso dormiva in una posizione in bilico. Se si spostava nel sonno un po’ più a sinistra cadeva dritto dritto faccia a terra.

«Derek!»

Ero furiosa. Lo colpii al petto con tutta la forza che avevo. Quello sobbalzò e come sospettai il leggero movimento di bacino gli costò caro. Derek cascò a terra e io lo guardai dall’alto verso il basso soddisfatta di essermi presa in parte la mia vendetta.

«Che cazzo ti prende?»

Anche lui sembrava stesse uscendo da una bella sbronza. Si massaggiò le tempie e poi si mise in difficoltà all’impiedi per sovrastrarmi in altezza. Io però non ero intimidita affatto. «Sei un coglione, ecco cosa mi prende.»

«Non urlare!»

«Dov’è Nisha? Anche lei deve sentirmi.»

«Ma di cosa stai parlando?»

«Del fatto che avete scopato nella mia stanza. Ti ho sentito sai?»

Lui parve finalmente aver riacquistato i sensi. Spalancò gli occhi e mi guardò sconcertato. «D-di cosa stai parlando?» Balbettò ma se pensava di poter prendere in giro me si sbagliava di grosso. Gli diedi un colpetto sul braccio e poi un altro e poi un altro ancora finché Derek non si stancò e mi bloccò facilmente, stringendo il polso in una presa serrata e dolorosa. Piagnucolai in risposta. «Mi fai male…»

«Anche tu.» Disse in tono seccato ma poi mi lasciò andare. «Te lo meriti. Come ti salta in mente di scopare con la tua ragazza nella mia stanza?!»

«Abbassa la voce.» Derek era terrorizzato che mio fratello potesse sentirci, potevo capirlo dal modo in cui guardava impanicato la porta. E faceva bene ad esserlo perché Will era un gran coglione ma era abbastanza protettivo nei miei confronti. E se fosse venuto a sapere una cosa del genere… Comunque sia però Derek doveva essere spaventato più di una mia reazione perché quella era la mia stanza e il torto Derek lo aveva fatto a me.

«Sei un porco.»

«Smettila, Emily. Io e Nisha non abbiamo scopato qui.»

«Ma io vi ho sentiti. Ho sentito che ne parlavate. Se non mi dici tutta la verità vado da Will e giuro che gli dico tutto.»

Ahimè l’unico modo per fargli ammettere qualcosa era mettendo in mezzo l’altro Haines. Io non gli facevo paura abbastanza. «E va bene! Non abbiamo proprio scopato…»

«Derek, non sono nata ieri.»

«Me lo ha solo succhiato, va bene?! Sei felice adesso?»

«Sul mio letto?!!»

Quando una certa immagine si fece spazio nella mia testa inorridii e cercai di scacciarla dandomi dei colpetti sulla testa, questo sotto lo sguardo sconvolto del ragazzo che avevo di fronte. «Che schifo! Non riesco neanche ad immaginarlo, non voglio neanche pensarci!»

«Mi ci sono solo seduto sul tuo letto ma giuro che non abbiamo sporcato.»

Urlai «che schifo, che schifo! Fallo smettere» mentre cercavo di scacciare il pensiero dalla testa.

«Emily?»

Derek era senza parole. Con quella mia reazione spropositata davo proprio l’impressione che avessi perso qualche rotella.

«Cos’è tutto questo casino?»

Charlie e Will emersero dalla porta e ci guardarono un po’ confusi e un po’ preoccupati, infatti la bionda aggiunse: «ti abbiamo sentita urlare. È successo qualcosa?»

Era il momento della verità.

Derek tossì e si fece più vicino. Sentivo il suo fiato sul collo, letteralmente. Ad un orecchio mi sussurrò provocandomi un leggero brivido: «farò tutto quello che vuoi per una settimana.»

«Un mese.»

«Due settimane.»

«Tre.»

«Affare fatto.»

«Non é successo niente.» Dissi con un finto sorriso. «Derek ha solo sbavato sui miei cuscini e lo stavo rimproverando per questo.» Sentii il ragazzo dietro di me tirare un sospiro di sollievo. Will mi diede della scema e ci disse di scendere di sotto… Avevamo parecchio lavoro da fare.

Di solito ero abituata a fare da baby-sitter ad una sola persona ma questa volta dovetti impegnarmi duramente per assisterne tre. Derek, Charlie e Will tutti e tre avevano bevuto ieri sera e ad aver recuperato meglio rispetto agli altri c’era Charlie ma anche lei comunque per quanto si sforzasse di aiutare ogni tanto si lasciava sfuggire un lamento. Will che in genere era un bambinone con un livello di tolleranza pari a zero poi dovevo accudirlo con più frequenza. Gli avevo portato l’aspirina e affidato le mansioni più semplici. Mentre con Derek non avevo avuto pietà.

A partire dal fatto che gli rivolgevo poco la parola e se lo facevo era per dettargli qualche ordine. Infatti affidai a lui il compito di ripulire la piscina e di spazzare via i coriandoli. A Will invece avevo affidato il compito di smontare le luci, la console etc… e Charlie era impegnata con me a raccogliere tutti i bicchieri di plastica e in generale l’immondizia che trovavamo in giro per casa.

«E’ quasi ora di pranzo…» Qualcuno disse esausto. Avevamo quasi terminato dopo una mattinata intera passata a spolverare. Derek e Will guardavano me. «Cosa c’è per pranzo, Emily?»

«Non vi basta la donna delle pulizie, adesso volete che vi faccia anche da cuoca?» Loro mi ignorarono completamente. «Perché non mi fai il brodino?» Chiese imbronciato mio fratello e Derek lo spalleggiò. «Un brodino andrebbe bene.»

Sentii Charlie ridere alle mie spalle. La mia amica bionda stava rimettendo le fotografie al loro posto. Mi chiamò. «Ma come era paffutello tuo fratello da piccolo. Che carino.»

Will fece una smorfia. «E questa sei tu? Oh mio dio ma eri carinissima e poi vi assomigliavate proprio un sacco.»

Anche Derek si fece curioso, nonostante avesse visto le foto un sacco di volte. Ne prese una a caso da mostrare a Charlie. «Qui ci sono anch’io, alla festa di compleanno di Emily. Aveva compiuto nove anni.»

«Vi conoscete da un sacco di tempo. Dovete sentirvi come fratelli.» Pensò Charlie ma io non ero affatto d’accordo. «Di fratello ne ho già uno e mi basta e avanza.»

«E di sorella ne ho già una anch’io e mi basta e avanza.»

«E allora cosa siete? Amici?»

«Persone che si sopportano a malapena.» Risposi ancora presa a male per quello che era successo. Will che di solito non si intrometteva in quelle discussioni si era però accorto che non avevo fatto altro che maltrattare Derek tutta la mattinata. «Emily, smettila.»

Sbuffai ma non dissi più nulla e anche Charlie intuì che forse era meglio non parlarne. Intanto sentii Derek passarmi davanti in silenzio. Alzai solo un secondo lo sguardo per notare la sua espressione corrucciata e la mascella contratta. Forse se l’era presa.

«Inizio a scaldare l’acqua.»

Ignorando il senso di colpa mi diressi in cucina dove mi sciacquai le mani e tirai fuori le pentole. Un po’ di fame era venuta anche a me. Qualcuno mi raggiunse, pensai fosse mio fratello ma invece si trattava di Derek. Il ragazzo mi passò davanti e aprì il frigo. Prese una bottiglia d’acqua per bere. Il silenzio era assordante perciò iniziai a fischiettare. Derek prese lentamente un sorso d’acqua. «Ho una sete…» E si riempì un altro bicchiere. Ma non mi guardava e faceva finta che non ci fossi. Lasciava che la tensione parlasse per noi. «Non ho niente da dirti.» Infine sbottai come se me lo avesse chiesto e infatti lui replicò: «non ti ho chiesto niente.»

«Però vuoi farlo.»

«Sono solo venuto a bere.» E mi mostrò il bicchiere che aveva tra le mani. «Piuttosto sei tu che sembri voler dire qualcosa.»

«Niente affatto.»

Derek mi guardò, poi guardò in soggiorno poi guardò di nuovo me e infine si decise a chiudere la porta per non farsi sentire. In due falcate fu al mio fianco. Io finsi di essere troppo occupata ma in realtà avevo notato ogni suo gesto con la coda dell’occhio. «Non pensavo ti avrebbe dato così fastidio.»

«Evidentemente non mi conosci, allora.»

Più me lo ricordava più mi saliva la rabbia e del resto neanche capivo io il perché. Semplicemente avrei preferito di gran lunga che i due piccioncini facessero le loro sporche cose da un’altra parte. E invece aveva deciso di entrare proprio nella mia stanza. A quel pensiero sbuffai.

«Che cos’è che ti da così tanto fastidio mmh?» Aveva abbassato leggermente il tono di voce ed era serissimo. «Passami il tagliere.» Derek conosceva quella casa fin troppo bene perciò non dovetti neanche dirgli dove si trovasse. «Allora?» Attendeva una riposta.

«La mancanza di rispetto. Questo mi da fastidio.» Il ragazzo non sembrò convinto. Sentivo che mi fissava ma non ci badavo. Avevo preso le verdure dal frigo e adesso stavo tagliando del sedano. «Secondo me sei gelosa.» Fu un solo attimo di distrazione ma bastò per tagliarmi. «Ma che cavolo dici!» Derek reagì subito, sottraendomi la lama affilata e portando la mano ferita sotto il getto d’acqua del lavabo. «Sei proprio imbranata.»

«È stata colpa tua!»

Chiusi gli occhi alla vista del sangue ma sentivo già la testa girarmi. «Derek…»

«Non ti senti bene?»

Scossi la testa e mi aggrappai istintivamente alle sue spalle. D’improvviso avevo le gambe molli. Derek comprese senza che gli spiegassi perché mi sollevò per aria. «Tieni gli occhi chiusi.» Mi consigliò mentre mi faceva sedere su uno sgabello. Sentii una stoffa avvolgere la mano e quando mi disse che potevo guardare notai che mi aveva coperto la ferita con un panno. «È solo un taglietto comunque.»

«Lo so…» Mi sentivo un po’ una sciocca ad aver avuto quella reazione però per fortuna Derek non era interessato a prendermi in giro su quello. «Forse è meglio ordinare d’asporto, sei stanca anche tu.»

«Non sono stanca… Sei tu che dici cose senza senso.»

Derek si sedette accanto a me e incrociò le braccia al petto. Aveva un sorriso divertito. «Comunque intendevo che sei gelosa di Nisha perché sei ancora vergine e lei no. Non volevo insinuare altro.»

Che era anche peggio di quello che avevo pensato. «Come?!» Sbottai furiosa e menomale che mi aveva tolto il coltello da mano. Improvvisamente mi sentii bene, troppo bene. Sostenni il suo sguardo a testa alta. «E cosa ti fa pensare che io sia ancora vergine?» Derek rise ma era un risata nervosa perciò ghignai. «Andiamo, Emily. Vuoi dirmi che la piccola Haines non è poi così innocente?»

Io non risposi, mi limitai a sollevare un sopracciglio. Il sorrisino divertito di Derek iniziò a scemare. «E con chi lo avresti fatto? Sentiamo.»

«Non sono affari tuoi.»

«Scommetto che devi ancora dare il tuo primo bacio.»

A quelle parole arrossii e per un attimo Derek intravide il bagliore di insicurezza trapelare dai miei occhi. Gli bastò quello per sciogliersi in una risata. Charlie e Will entrarono in quel momento. «Cosa c’è di così tanto divertente?» Chiese mio fratello confuso. Ma io diedi a Derek un pizzicotto per fargli capire che doveva restare muto. Il ragazzo di fronte a me mimò di avere la bocca sigillata ma intanto non smetteva di ridere. Per fortuna Charlie spostò la conversazione altrove. «Emily ti sei fatta male?!» E indicò la mia mano fasciata.

«È solo un piccolo taglio.»

Derek si asciugò una lacrimuccia. «La nostra piccola Haines…» E senza aggiungere nient’altro si alzò dalla sedia per fare spazio a Charlie. Lo fissai infastidita chiedendomi che cosa poi ci fosse di tanto divertente.







«E quindi non hai mai baciato nessuno?» Anche Phineas era sconvolto dalla mia confessione e ciò mi fece pentire di avergliene parlato. Pensavo che almeno lui essendo più piccolo avrebbe capito… «Perché tu hai già baciato qualcuno?» Il ragazzino annuì come se trovasse stupida la domanda. «Avrò avuto dodici anni.»

«Precoce.»

«Non direi.»

Quindi quella in ritardo ero io? Accanto a noi c’era Charlie che ci faceva compagnia mentre camminavamo nei corridoi della scuola. Tuttavia la bionda era distratta, infatti quando le chiesi «e tu Charlie?» Lei si destò dai suoi pensieri e ci guardò confusa. «Scusami?»

Le ripetei la domanda in maniera più chiara. «Hai mai baciato qualcuno?»

«Be’ si… Prima di trasferirmi negli Stati Uniti avevo un fidanzato.»

Spalancai gli occhi. «E non me lo hai mai detto?!»

In effetti ora che ci pensavo quante cose sapevo di Charlie? Davvero poche. «Non è stato importante… Insomma è durato qualche mese.»

«E lo avete fatto?» Mi voltai verso Phineas lanciandogli un’occhiataccia. Non erano domande che doveva fare. Charlie arrossì infatti a disagio. «Qualcosa abbiamo fatto.»

«Ma non siete andati fino in fondo?»

«Phineas, smettila.»

«No.»

Finsi che la cosa non mi toccasse ma più ne parlavo più riuscivo a percepire la risata di Derek rieccheggiare nella testa.

«Comunque fai bene ad aspettare la persona giusta.» Mi disse Charlie con apprensione ma non gradii quelle parole. Sembrava un modo per consolarmi e non ne avevo bisogno. Avevo sedici anni e non avevo mai dato un bacio, niente di scandaloso in ciò.

«E poi sei davvero una bella ragazza. Per te non sarebbe difficile trovare la persona che… Insomma… vorrebbe… hai capito, no?» Quel farfugliare di Phineas mi confuse ma forse era meglio non indagare.

«Ehi ragazzi!»

La mia amica Rue con la sua bellissima massa di ricci e lo stile gotico piombò davanti a noi con un sorriso a trentadue denti. Inoltre non era sola, notammo che si teneva per mano con un tizio alto che indossava la classica giacca della squadra di football della scuola. Aveva un’aria stranamente familiare, probabilmente lo avevo visto in campo già un altro paio di volte che giocava con mio fratello. «Ciao Rue. Vedo che te la passi bene.» Dissi ridacchiando e lei in risposta ammiccò. «Lui è Finn. Il mio ragazzo. Finn loro sono Emily, Charlie e…?»

«Phineas.»

«Giusto, Phineas.»

Ora che ci pensavo non avevo mai presentato Phineas a nessuna delle mie amiche, ad eccezione di Charlie. Ma Rue non mostrava interesse nel voler approfondire la conoscenza, infatti raggiante come non l’avevo mai vista scambiammo delle brevi parole di circostanza e poi ci lasciò mano nella mano con quel tipo.

«Immagino che abbiamo una nuova ragazza fidanzata nel gruppo.» Non volevo che mi uscisse così male ma stranamente avevo l’amaro in bocca. Non fraintendetemi ero felice per Rue, se lo meritava, infondo era sempre stata quella più desiderosa di trovare l’amore ma non mi aspettavo che potesse essere così facile. «Sbaglio o quello è il tizio con cui ha parlato alla festa sabato?»

«Vuoi dire che si sono già messi insieme dopo sabato?!» Chiesi sbigottita.

Quindi era facile davvero...

«Haines.»

Mi voltai già sapendo di chi si trattava perché solo lui, ad eccezione dei professori, mi chiamava per cognome. Ray Scott ci passò davanti e ammiccò nella mia direzione. Non si fermò né ci prestò particolare attenzione.

«Da quando adesso ti saluta?» Mi chiese Charlie sconvolta. Io non ero poi tanto sorpresa dal suo modo di fare. «Immagino da oggi.»

E continuai a seguirlo con lo sguardo mentre si allontanava tra i corridoi della scuola… Forse per gli altri era facile ma non per me.





Finite le lezioni decisi di non aspettare Will ma di uscire con le altre per andarci a prendere un milkshake nel nostro posto preferito. Lì ormai ci conoscevano tutti e per un po’ di tempo Rachel aveva lavorato lì. Così ci eravamo conosciute ed eravamo diventate amiche.

In totale eravamo io, Charlie, Rachel, Valentina e Jane. Quest’ultima aveva un’espressione nera in volto. «Sei sicura che non vuoi niente?» Chiese Valentina alla piccola Jane che sbuffò e scosse la testa. «Ve l’ho detto. Sono a dieta e non posso mangiare nulla.»

«E come mai hai deciso di metterti a dieta?» Domandò Valentina mentre si gustava la sua porzione doppia di waffle e sciroppo d’acero. «Guardami bene. Ho delle cosce enormi.» E indicò il suo fisico. Valentina alzò gli occhi al cielo esasperata e le disse che stava benissimo, cosa su cui noi tutte concordammo ma Jane non volle sentire ragioni. Per quanto riguarda me mi ero presa un milkshake buonissimo che gustavo in silenzio mentre le altre discutevano delle nuove novità.

«E quindi anche Rue ha trovato il tipo.» Fu Rachel a mettere in mezzo l’argomento. «Ormai vedremo anche lei molto raramente, così come con Nisha.»

In effetti da quando era successa quella cosa a casa mia non avevo più trovato l’occasione di parlare con lei. Infondo non era giusto che facessi la ramanzina solo a Derek, anche lei mi doveva sentire. Ma gli impegni erano fin troppi e le occasioni per vederci erano così rare che quelle poche volte mi ero limitata a chiacchierare del più e del meno. A questo punto dubitavo che l’argomento sarebbe di nuovo uscito fuori.

«Mi chiedo quando toccherà a me…» Jane sospirò e guardò il vuoto davanti a sé. Valentina comprendendo il motivo del suo stato d’animo si lasciò sfuggire una leggera risata. «Ora capisco tutto… Sei gelosa di Rue?»

«Certo che lo sono!» Jane non aveva nessuna intenzione di nascondere i suoi veri sentimenti. «A quanto pare solo io ed Emily non abbiamo mai baciato qualcuno.»

Sentendomi presa in causa mi drizzai sulla sedia. «E qual è il problema?» Posi quella domanda leggermente infastidita. Jane tuttavia non parve neanche farci caso. «Non capite… Voi siete tutte belle, per voi è più facile.»

Valentina sbuffò. «Ti ho già detto come la penso. Non voglio ripetere il discorso nuovamente.» Jane era una bravissima ragazza, molto dolce quando voleva ma anche fragile e insicura. Essere poi la migliore amica di Valentina per lei non doveva essere facile. Un po’ comprendevo il suo malessere, dall’altra parte mi chiedevo se valesse davvero la pena starci così male. «Perché non cambiamo discorso?» Propose Charlie e tutte ci mostrammo d’accordo. «Come vanno le prove con la band?» Chiese quindi la mia amica bionda a Rachel. La ragazza con i capelli rossicci e dal taglio corto nonché uno stile eccentrico ci spiegò che il contratto in quel locale era saltato perché a quanto pare non volevano che dei minorenni si esibissero. «Ma allora perché la prima volta non si sono lamentati?»

«Abbiamo mentito sull’età ma poi hanno chiesto dei documenti e be’…»

«Quindi siete senza ingaggio?» Chiesi un po’ dispiaciuta e lei annuì. «Ma stiamo cercando qualcosa. Non so se vi ricordate di Ray ma quel ragazzo ha un botto di conoscenze quindi potrebbe aiutarci.»

«Per questo lo avete fatto unire alla band?» Ero sempre io a porre le domande. Rachel scosse la testa. «È un ottimo bassista e poi è molto serio quando si tratta di musica.»

«E quando non si tratta di musica com’è?»

A questo punto le altre non poterono fare finta di nulla. Si erano accorte del mio interesse. Rachel aveva un sorrisino che non prometteva bene. Mi diedi della stupida e lanciai un’occhiata a Charlie, l’unica che sapeva e l’unica che in quel momento non ai stava chiedendo che cosa mi prendesse.

«Per caso tu e Ray vi conoscete?» Fu la rossa a farmi quella domanda. Io negai. «Eppure alla festa te lo sei trascinato e ho pensato che…»

«Era solo per presentargli… Charlie!»

«Io?»

«Lei?»

«Esatto! Ray voleva chiederle delle informazioni.»

Charlie mi guardava sbalordita domandandosi che cosa stessi andando a blaterare e dal canto mio non seppi proprio che altro dire. Ero nel panico più totale e la mia amica dovette rendersene conto. «Si, voleva delle informazioni.»

«Che genere di informazioni?»

Charlie aprì la bocca per dire qualcosa ma non le venne in mente niente. Intanto le tre ragazze sedute di fronte a noi ci guardavano con sospetto. «Non sarà che…» Iniziò Jane e io ero terrorizzata, non sapevo che cosa avrebbe mai potuto dire. «Questo ragazzo voleva conoscere Charlie?»

«Cosa?» Charlie era sbalordita e io pure. Ci guardammo negli occhi per una serie di secondi e poi guardammo le altre. Rachel sorrideva. «Ma dai se è così perché non me lo avete detto subito? Ray è un ottimo partito e a guardarti bene sembri proprio il tipo di ragazza che potrebbe piacere al mio amico.» Disse ciò mentre guardava la ragazza seduta al mio fianco e fu come ricevere una pugnalata.

«Non credo che Ray faccia per me.»

«Ma dai prova a conoscerlo. Sono sicura che ti piacerà. Anzi ho un’idea, perché non organizziamo un’uscita con loro?»

«Con loro chi?» Forse non volevo davvero saperlo. «Con i ragazzi della band! Li conoscete ma non così bene. Secondo me a loro farà piacere.»

Gli occhi di Jane si illuminarono subito quando sentì parlare di ragazzi. «Che ottima idea!» D’un tratto si era rirpresa. Charlie mi diede una gomitata da sotto il tavolo, invitandomi ad intervenire e a farlo anche in fretta.

«Non credo sia una buona idea…» Tentai di dire ma Rachel fraintese e vidi il sorriso scomparire gradualmente dal suo volto. «Perché no?»

«Già… perché no?» E Jane non era affatto d’aiuto in quelle situazioni.

«Charlie in questo periodo non se la sente di frequentare nessuno. Credo che per lei sarebbe troppo imbarazzante.» E la mia amica annuì vigorosamente. «Be’ ma allora parlerò chiaramente con Ray, questo non vuol dire che non possiamo uscire con loro, no?»

Quel “parlerò chiaramente con Ray” mi preoccupò e non poco ma non volevo insospettire di nuovo le ragazze perciò restai in silenzio e Charlie accanto a me fece lo stesso.









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Capitolo 5
*** La partita d'apertura ***


Era passata una settimana da quella fantomatica festa tenuta a casa Haines e le cose non erano cambiate molto nella mia vita, ad eccezione del fatto che ogni tanto in corridoio qualcuno mi salutava e mi chiedeva “allora Emily a quando la prossima festa?” E io proprio non sapevo che rispondere. Erano attimi di popolarità e non mi dispiacevano ma che andarono presto a scemarsi con l’avvicinarsi della partita d’apertura del campionato di football di quest’anno. Mio fratello perfino a casa non faceva che parlare d’altro e seppure i miei fossero dei grandi fan dello sport a volte dovevano pregarlo di cambiare argomento almeno a tavola perché diventava asfissiante. C’era da dire però che comprendevamo perfettamente il suo stato d’animo, infondo era il quarterback della squadra e su di lui pesava il titolo di numero uno.

Quando non c’era lui a parlare del campionato ci si metteva Phineas. Durante le ripetizioni di matematica infatti era difficile tenergli a freno la lingua. Persino Charlie che era tanto paziente perdeva le staffe. In questo momento ci trovavamo infatti seduti al tavolo con l’obiettivo di risolvere dei problemi di trigonometria.

«Quest’anno è difficile… con Troy infortunato e Ryan trasferito diciamo che gli unici pezzi grossi rimasti sono Derek e Will.»

«È la tua occasione per entrare al posto di Troy e giocare, no?» Gli feci notare ma Phineas non dava l’impressione di essere tanto convinto. «Rispetto agli altri sono ancora un po’ bassino… Will dice che mi stenderanno.»

Gli lanciai un’intensa occhiata. In effetti mio fratello non aveva tutti i torti. «Non devi scoraggiarti, Phineas.» Aggiunse Charlie mentre si sistemava gli occhiali da lettura sul naso. Era così carina che sorrisi intenerita. «Ti sei allenato duramente come tutti gli altri e questa è la tua occasione per dimostrare di essere un bravo giocatore.»

«Chi è un bravo giocatore?»

Will fece la sua entrata e si posizionò alle spalle di Charlie. Per infastidirla le sottrasse gli occhiali da vista. «Non ci vedo niente con questi cosi, ma come fai?»

«Ridammi i miei occhiali.»

«Will, stiamo studiando.» Charlie si alzò e tentò di recuperarli ma mio fratello era più alto di lei, bastò che alzasse un braccio per portare le lenti fuori dalla portata della bionda. Ridacchiò alla vista della più piccola che saltellava inutilmente e neanche io e Phineas a quella scena riuscimmo a trattenere un sorrisino divertito.

«Sei proprio insopportabile!» Esclamò Charlie stufa di quel giochetto. Ricadde sulla sedia esausta. «Will, non farmi chiamare papà. Lo sai che odia essere disturbato quando è nel suo studio.» Ricevuto il mio messaggio, Will abbandonò finalmente gli occhiali sul tavolo e provò a giustificarsi. «Volevo vedere solo come mi stavano. Non te la prendere, Charlotte.»

«È Charlie, non Charlotte.» Rispose lei di rimando e gli lanciò un’occhiata carica di risentimento. Will non ne fu toccato affatto, prese una sedia e si posizionò accanto al suo amico Phineas. «Allora di cosa stavate parlando?»

«Della partita di questo venerdì.»

«Giusto, la partita. Phineas mi raccomando ti voglio carico. Stai facendo gli allenamenti che ti ho mandato?»

«Tutti i giorni, tranne il mercoledì.»

«Bravo ragazzo.» E gli diede una pacca sulla spalla. «Tu verrai a fare il tifo per me, Charlotte?»

La mia amica alzò gli occhi al cielo. «Vengo per fare il tifo a Phineas.»

«E a me no?»

«No.»

Guardai prima mio fratello e poi Charlie. La mia amica appariva infastidita ma non mi sfuggì il modo in cui si tormentava le mani nervosamente. E per quanto riguardava mio fratello Will… che cosa stava facendo? Non era mai stato così amichevole con una mia amica prima d’ora.

«Will, vieni un attimo con me ti devo parlare.» Mi alzai di scatto dalla sedia e puntai con un dito l’energumeno mio consanguineo. «Ma mi sono appena seduto.»

«Immediatamente.»

Andammo in cucina dove mi chiusi la porta alle spalle. Will aveva l’aria annoiata. «Che ti prende?» Mi chiese.

«Che ti prende a te? Charlie è una mia amica ed è una brava ragazza perciò qualsiasi cosa pensi di fare-»

«Frena, frena, frena. Di cosa stai parlando?»

«Sta succedendo qualcosa fra di voi?» Lui rise in risposta e trovò la cosa alquanto assurda. «Solo perché trovo che una tua amica non sia totalmente svitata come le altre adesso pensi che ci stia provando con lei?»

«Allora cosa stai facendo?» Non mi convinceva affatto. Inoltre mio fratello era molto bravo a mentire. Lo avevo visto all’opera un paio di volte con i miei. «Sto solo scherzando. Non ti preoccupare, sorellina. Charlie è carina ma lo sai che ho standard più alti.» Feci per gettargli la prima cosa che avevo tra le mani ma era una padella perciò mi accontentai della sua espressione di terrore. «Non ti permettere.»

«Sei tu che hai iniziato con queste assurde insinuazioni.»

«Perché so che tipo sei!»

Will alzò gli occhi al cielo e poi si fece avanti, abbassando leggermente il tono di voce. «Piuttosto la tua amica Valentina… È ancora single?»

Esasperata alzai le braccia al cielo. Non ci potevo credere… ancora con questa storia? «Valentina ti ha già rifiutato una volta, non facciamo ricapitarlo.»

«È solo perché se la crede troppo ma vedrai che cederà.»

«Will, ti avverto, stai lontano dalle mie amiche.» Lui sbuffò come annoiato e senza darmi più retta se ne andò. «Will Haines.» Gridai allarmata ma non ci fu nessuna risposta. Tornai dagli altri furente.

«Tutto bene?» chiese Charlie preoccupata dopo aver visto la mia faccia e io annuii seppur per nulla convincente. «Torniamo a studiare.»

Will Haines avrebbe combinato solo disastri, me lo sentivo anzi ci mettevo la mano sul fuoco.





Il giorno della partita arrivò e di comune accordo io e le mie amiche ci eravamo vestite con i colori della squadra, di blu e di bianco. Will mi aveva prestato una delle sue vecchie maglie che stavo adesso indossando e che portava il suo numero sul retro mentre a quanto pare Nisha aveva ricevuto quella di Derek e se avessi saputo prima che era una cosa che di solito facevano le coppiette non mi sarei mai sognata di mettere una roba del genere. Era una cosa melensa e imbarazzante.

«Ecco che entrano in campo!» Annunciò mia madre alla mia destra. Mi ero seduta con i miei occupando la tribuna migliore ma poco più avanti c’erano anche le mie amiche. Mia madre e mio padre avevano insistito a tutti i costi per arrivare presto e io non me l’ero sentita di ribellarmi. Almeno accanto a me c’era Charlie che mi teneva compagnia. «Ecco Phineas!» Mi disse la mia amica indicando un punto sul campo. La giovane e promettente riserva fece il suo ingresso e io e Charlie nel vederlo iniziammo a gridare e ad urlare il suo nome come due pazze fan sfegatate. Phineas alzò lo sguardo cercando tra la folla e quando ci vide che ci sbracciavamo per lui sorrise.

«Vai Phineas facciamo il tifo per te!»

«Sei il migliore!»

«Ecco che entra anche nostro figlio.» Questa volta le urla generali furono più assordanti e tutto perché il quarterback aveva fatto il suo ingresso. Seduti sugli spalti poco più avanti di noi un gruppo di ragazzine, probabilmente del primo anno, urlarono come se ne andasse della loro vita e indicarono mio fratello tutte felici e schiamazzanti neanche avessero visto entrare una celebrità. «Dov’è Derek?» Chiesi curiosa perché non lo vedevo ma solo perché fu l’ultimo e Charlie me lo indicò subito dopo infatti. «Eccolo.»

Aspettammo che anche la squadra avversaria facesse il suo ingresso e poi ci sedemmo ai nostri posti. Charlie si calò verso di me e ammise: «sono un po’ preoccupata per Phineas.»

«Anche io.»

Mio fratello aveva ragione, Phineas era davvero più bassino e mingherlino rispetto agli altri per non parlare del fatto che quella era la prima partita del campionato perciò gli avversari sarebbero stati feroci. Era stata davvero una sfortuna che Troy si fosse infortunato. «Però sono sicura che se la caverà.» Aggiunsi e detto questo, dopo che le due squadre si erano messe in posizione, ci fu il fischio di inizio.

Il match era appena iniziato.

Per i primi venti minuti di partita non successe quasi nulla di sbalorditivo. I nostri stavano soffrendo la mancanza di due giocatori molto importanti ma Phineas se la stava cavando e Will e Derek come al solito stavano giocando da fuori classe. Seppur la squadra avversaria fosse in vantaggio di qualche punto, la sintonia che avevano mio fratello e il suo migliore amico in campo era invidiabile.

Ad un certo punto però successe che la palla, per chissà quale serie di sfortunati eventi, finì nelle mani di Phineas. Il quale aveva la strada spianata davanti a se. Purtroppo fu solo per qualche secondo che il ragazzino tentennò, non sapendo se spingersi in avanti e pensare a fare punto oppure andare sul sicuro e tirarla a Derek che era poco più dietro di lui. Fu quell’attimo di indecisione ma gli fu fatale. Uno degli avversari, uno che forse era il doppio anche di mio fratello, lo prese di mira e con la velocità che lo aveva contraddistinto per tutto il match gli fu addosso. Phineas aveva appena deciso di voler segnare quel punto da solo quando si ritrovò scaraventato per terra con una tale brutalità che ci fece alzare tutti in piedi. Charlie accanto a me si coprì la bocca per soffocare un urlo. Phineas era a terra e non si rialzava.

«Ma è completamente pazzo quel tipo?!»

Ecco perché odiavo il football. Uno sport violento e senza senso. Osservai in silenzio la scena ma non ero l’unica. Tutta la tribuna taceva mentre l’allenatore e così anche Will e gli altri si avvicinavano a Phineas per controllare che stesse bene. Il ragazzo si muoveva ma non riusciva ad alzarsi. Una barella si avvicinò prontamente e degli uomini del pronto soccorso lo sollevarono. Phineas venne portato via dal campo ma la partita non fu interrotta. Con un compagno in meno, la squadra dovette proseguire per la vittoria.

«Lo avranno portato in infermeria.»

«Andiamo da lui.» Dissi allora a Charlie che mi seguì. Ci muovemmo in difficoltà tra la calca di gente finché non uscimmo dagli spalti e ci sbrigammo per raggiungere Phineas in infermeria. Tuttavia quando arrivammo lì non ci permisero di entrare, i genitori erano già dentro e quando uscirono ci rassicurarono dicendo che non era nulla di grave. Soltanto una slogatura al polso. Tuttavia dovemmo attendere che la partita finisse per poter fargli visita.

«Allora?» Mi chiese Phineas non appena entrai nella stanza. Aveva il braccio fasciato. «Charlie è andata a controllare il risultato.»

«Non siete rimaste a vedere la partita?» Scossi la testa e mi sedetti sulla sedia accanto al lettino. «Mi hai fatto prendere uno spavento.» Per qualche strana ragione Phineas era sorpreso. «Ti sei preoccupata per me?»

Ma per me era assurdo che ponesse una domanda del genere. «Certamente.» Risposi e gli scompigliai in segno di affetto i capelli. Phineas si mise a sedere a fatica. «Che fai? Torna a stenderti.» Provai a spingerlo giù ma lui era più resistente di quanto pensassi. «Sto bene…» disse in un sussurro e mi guardò in un modo strano. «Pensavo non te ne fregasse nulla di me.»

«Che dici? Mi importa molto di te.» Lo tranquillizzai ma lui fraintese. In un gesto inatteso mi prese la mano e se la portò al petto. Ero interdetta. «Phineas…?»

«Non voglio essere solo un amico per te.» E senza darmi il tempo di comprendere a pieno la situazione Phineas si calò verso di me e mi diede un bacio. Un piccolo e breve bacio a stampo che però ebbe la capacità di sconvolgermi. Non mi mossi per quelli che dovettero essere due secondi e Phineas pensò di avere campo libero, perciò provò a schiudermi le labbra con la lingua ma a quel punto mi ridestai dal mio stato di trance e mi staccai.

Tuttavia non feci in tempo ad evitare il vero disastro. La porta dietro di noi si aprì e ad affacciarsi fu Derek. Tra tutte le persone proprio Derek. «Phineas ero venuto a vedere come st-» ma il migliore amico di mio fratello si bloccò non appena ci vide. Io mi ero appena staccata dalle labbra del ragazzino quando mi accorsi di lui.

«Non è come pensi!» Urlai e Derek ci guardò. Prima me e poi Phineas, poi di nuovo me e poi di nuovo Phineas. Aveva un’espressione indecifrabile. Dopo di lui fece il suo ingresso Will. Mio fratello era accompagnato da Charlie. «Derek che cazzo ci fai bloccato sulla soglia? Spostati.» Il maggiore degli Haines fece il suo ingresso nella stanza. Neanche mi notò, preoccupato com’era per Phineas. Io approfittai di quel momento di distrazione per uscire. A Charlie ebbi solo modo di dire «tieni mio fratello occupato» poi presi Derek per un braccio e lo trascinai fuori, nei corridoi desolati della scuola. Quando fummo soli io lo guardai e feci per aprire bocca ma da quella non uscì nulla quando realizzai che Derek aveva un sorrisino sul volto che non prometteva niente di buono. Nel giro di qualche secondo scoppiò a ridere. «Emily e Phineas… Non ci posso credere.»

«Smettila, Derek. È lui che mi ha baciato.» Lui continuava a ridere e rideva così forte che ad un certo punto prese a lacrimare. «E quindi ti piacciono quelli più piccoli. Chi l’avrebbe mai detto…»

«È stato lui a baciarmi!» Ribadii disperata e gettai delle continue occhiate attorno per assicurarmi che nessuno fosse nei paraggi. «È stata una scena bellissima, davvero.» Mi diede una pacca sulla spalla. «Ben fatto, piccola Haines. Adesso anche tu sei una donna.» Scacciai via la sua mano infastidita. «Oh ma smettila!» Dissi furente ma Derek proprio non sapeva quando era il momento di finirla. «Ti ho detto che è stato un malinteso! È stato lui a baciarmi, non me lo aspettavo neanche io.»

«Ammetti però che ti è piaciuto.» Lui se la ghignava ed era allegro, felice e molto ma molto divertito. Mi avrebbe preso in giro da oggi fino a Natale, probabilmente mi avrebbe ricordato quella cosa per anni. «Non fare quella faccia, Emily. Se non fossi entrato in quel momento gli saresti saltata addosso.»

«Ma che cosa dici?!» Sbottai furiosa e in fondo in fondo lo sapevo che stava dicendo tutto ciò solo per provocarmi ma in un momento del genere non riuscivo ad essere più furba di lui. «Se non la smetti con queste insinuazioni vado da Will e gli racconto cosa hai fatto l’altra volta con Nisha nella mia stanza.»

Tuttavia quelle parole ebbero l’effetto opposto con Derek. Il ragazzo di fronte a me spalancò gli occhi e realizzò una cosa a cui io stupidamente non avevo pensato. «Giusto… Adesso non hai più nulla per cui ricattarmi.»

«Come?!» Quella faccenda di Nisha e la mia stanza mi aveva permesso di tenermelo buono. Derek non era l’insopportabile provocatore di sempre perché era sotto scacco. Non mi chiamava neanche più mostriciattolo. «Immagino che non vuoi che si sappia in giro che ti sei sbaciucchiata Phineas.»

«È stato un piccolo bacio a stampo ed è stato lui a darmelo.» Ringhiai ma per quanto ci provassi era tutto inutile. Derek non era molto interessato a conoscere la verità, quello che gli serviva era del materiale per prendermi in giro. «Vabbè tralasciamo i particolari…Sta di fatto che tu di questo bacio non vuoi che si sappia niente, giusto?»

«Giusto.»

«Allora adesso siamo pari. Tu non dici niente a tuo fratello e io non dico niente di Phineas.»

«Affare fatto.»

«Ah… E ricordi quel piccolo patto che per tre settimane avrei fatto tutto ciò che volevi?»

Certo che me lo ricordavo e non ero ancora riuscita a sfruttarlo al meglio. «Si e allora?»

«È saltato.»

Immaginavo che sarebbe andata a finire così. Trassi un respiro profondo mentre ammettevo a me stessa la sconfitta. «Ci vediamo in giro, mostriciattolo.» Disse e con un ghigno trionfante se ne andò. Quando rimasi da sola mi tastai per un secondo le labbra, lì dove qualche minuto fa ci si erano appoggiate delle altre morbidi e sottili. Riuscivo ancora a ricordare il contatto.



Il mio primo bacio…



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Capitolo 6
*** Serata al bowling ***


Alla fine eravamo riuscite ad organizzarci con Rachel a proposito dell’uscita con il suo gruppo. Lei entusiasta si era assicurata che per questo sabato nessuno avesse qualche impegno. Perciò seppur non molto entusiasta all’idea mi ero dovuta sforzare di prepararmi e di uscire di casa. Avevamo preso appuntamento al bowling che non distava molto da casa, perciò io e Charlie eravamo arrivate in autobus mentre Valentina e Jane erano giunte accompagnate dalla mamma di quest’ultima. Mancavano solo Rachel e i suoi amici.

«Dite che sono vestita bene?» Esordì Jane facendo una giravolta per farsi ammirare e noi tutte la riempimmo di complimenti. «Stasera li conquisterai tutti, vedrai» Jane era piuttosto scettica al riguardo.

Lanciai un’occhiata all’orologio. Non ero sorpresa, Rachel non era mai arrivata puntuale in vita sua ma essendo nervosa quella sera sentivo che non potevo sopportare ancora a lungo l’attesa. Poi per fortuna un camioncino fu parcheggiato poco lontano da noi. Era il furgoncino della band, sul retro infatti c’era lo stemma e il nome District 16, che era il modo con cui si facevano chiamare. Rachel emerse per prima, seguita da Raja, Ray e Jason. I miei occhi si soffermarono a lungo su un ragazzo in particolare.

«Allora Jane qual è quello ti piace?» Chiese Valentina divertita prima che i tipi si avvicinassero. «Ray è sicuramente il più carino ma sembra già essere preso.» E indicò Charlie che volle tanto poter negare ma non ne ebbe l’occasione perché poi Rachel ci raggiunse. «Ci siete già tutte.»

«Stavamo aspettando solo voi.» Ammisi e salutammo la nostra amica con un abbraccio mentre con gli altri una cordiale stretta di mano. Quando fu il turno di salutare Ray, lui a stento mi rivolse un’occhiata, ma quando i suoi occhi finirono per incrociare quelli di Charlie, addirittura si calò per lasciarle un bacio sulla guancia. Rachel mi fece l’occhiolino come a dire “alla fine con Ray ci ho parlato” e Charlie invece, la mia tenera amica, mi lanciò un’occhiata di fuoco per dire “dopo me la pagherai cara”. Io dal canto mio potevo soltanto fingere che la cosa non mi avesse dato fastidio. «Entriamo?» Chiesi e senza attendere una risposta mi diressi all’interno del locale, sicura che gli altri mi stessero seguendo.

Avevo come la sensazione che quella sarebbe stata una lunga serata.





Quando prendemmo posizione tra i tavolini concordammo tutti di dividerci in due grandi squadre. Io finii per giocare con Jane, Jason e Valentina. Il team avversario invece era composto da Raja, Charlie, Rachel e Ray.

Charlie non aveva mai giocato prima perciò le consigliammo di andare per prima e di provare. Tuttavia mi pentii dell’idea che avevo avuto non appena vidi Ray affiancarla. L’accompagnò in pista e le poggiò una mano sul fianco per indicarle la posizione adatta che doveva assumere. «Ti insegno io» le disse con quel tono di voce profondo e affascinante che aveva già usato con me. La mia squadra intanto si stava accordando sul gioco ma io ero troppo distratta per prestare ascolto. Valentina tentò di attirare la mia attenzione.

«Emily?»

«Mmh?»

«Te la senti di andare per prima?» Mi chiese e io neanche la guardai. Mi lasciai andare ad una risatina isterica quando vidi Ray spostare una ciocca di capelli dal viso di Charlie e complimentarsi con lei per il tiro. «Sei stata brava.»

Charlie a malapena aveva tirato giù due birilli.

«Dammi qua. Voglio stracciarli.» Sottrassi la boccia dalle mani di Valentina che mi guardò un po’ sorpresa. Con l’adrenalina a mille mi diressi verso la pista e presi una leggera riconcorsa. Giocavo a bowling da quando avevo dieci anni. Derek e Will ci venivano spesso fin da bambini e ogni tanto capitava che si portavano anche me. Mi avevano insegnato loro.

Con un piccolo swing feci strike al primo colpo. La mia squadra si alzò in piedi esultando e prima che tornassi da loro mi voltai verso i miei avversari e ghignai. «Scommetto che sarà un gioco da ragazzi battervi.» I miei occhi incrociarono apposta quelli di Ray. L’altro ragazzo sembrava aver accolto con piacere la sfida. Con un sorrisino divertito si alzò e fu il secondo a tirare. Anche lui fece strike al primo colpo.

«Ti distruggerò, vedrai.» Mi disse dopo essermi passato di fianco. Era molto serio al riguardo.





Finimmo per vincere e non fu dovuto particolarmente al nostro talento, piuttosto ci portò fortuna Charlie che non avendo mai giocato risultò la più scarsina. Comunque i punti di distanza non furono tanti, infatti avevo sudato quella vittoria che comunque mi sarei portata a casa con molta soddisfazione. «Ray?» Mi avvicinai con finta aria innocente. Il ragazzo aveva già intuito perché fossi lì. Sorrise in maniera forzata.

«Cos’è che avevi detto?» Finsi di togliergli un po’ di polvere dalla giacca. «Mi distruggerai?» E ridacchiai volendo provocarlo giusto un po’. «Posso sempre prendermi la rivincita. Solo io e te però questa volta.» Ma prima che potessi accettare o rifiutare, Rachel si accostò a noi per informarci che ci saremmo spostati.

«Vi piace messicano?» Ci chiese. «Adoro il cibo messicano.» Dissi e ricambiai lo sguardo di Ray con finto dispiacere, come per dire “sarà per la prossima volta”.

Il ristorante che avevano scelto si trovava proprio dietro l’angolo perciò non ci mettemmo molto ad arrivare. In un lontananza avvistammo un tavolo da biliardo e Ray non mi diede neanche il tempo di ambientarmi, mi prese per un polso e mi trascinò via dagli altri, solo per lanciarmi a volo una stecca.

«Voglio la mia rivincita.»

«Sei proprio un bambino.»

Gli altri intanto si erano accomodati ad un tavolo. Charlie mi fece segno di aver riservato un posto per me accanto a lei e io la ringraziai da lontano. Ray approfittò di quel momento di distrazione per avvicinarsi. Non me ne accorsi neanche, improvvisamente sentii il suo fiato solleticarmi il collo perciò mi voltai e incontrai quelle due pozze cristalline. Arretrai d’istinto.

«Charlie, la tua amica, è davvero una bella ragazza.» Mi disse indicandola con un cenno del capo. «Te ne sei accorto solo ora?» Risposi mentre mettevo una giusta distanza tra me e lui. «Spacco io.» Lo avvisai e lui non ebbe niente da ridire.

«In verità ho avuto un’interessante conversazione con Rachel» e lo disse con una certa ironia. A quelle parole mi irrigidii e finsi di non averlo sentito. Posizionai la stecca al centro e spaccai. Due palline finirono in buca al primo colpo. «Le mezze sono mie.» Gli feci notare mentre mi preparavo al secondo tiro. Ray tuttavia non era così interessato al gioco, non stava neanche osservando il tavolo ma sentivo i suoi occhi su di me, probabilmente cercava il mio sguardo. «A quanto pare qualcuno è andato a dirle che io avrei un certo interesse per una bionda.»

Mi misi dritta con la schiena dopo che con il mio colpo non avevo buttato giù neanche una pallina. Continuavo ad ignorare di proposito il suo sguardo. «Ho pensato… chi potrà mai essere stato?»

Ray mi passò da dietro e mi sfiorò leggermente il bacino con il suo. «Poi ci ho riflettuto e… Mi sei venuta in mente tu.»

«E come mai ha pensato proprio a me?»

«Chiamala… Intuizione.»

Ray colpì in maniera netta e seppure si trattasse di un tiro difficile mando giù due delle sue palline. «Prima dici che ti importuno e adesso invece che mi piace la tua amica?» Ray si appoggiò accanto a me e quando mi vide nuovamente volgere la mia attenzione altrove, bloccò il mio tiro e mi costrinse ad incrociare i suoi occhi. Per tutto il tempo avevo evitato apposta di guardarlo. «A che gioco stai giocando Haines?»

«E tu a che gioco stai giocando con Charlie?»

Credeva che non avessi notato il modo in cui per tutta la durata in cui eravamo stati al bowling si era attaccato alla mia amica provandoci spudoratamente?

«Io?» Chiese ingenuamente ma il suo sorriso non mi piaceva affatto. «Pensavo stessimo giocando allo stesso gioco.» Ed indicò il biliardo, come se d’improvviso non capisse a cosa mi stessi riferendo. «Tsk.»

Aveva davvero una faccia tosta.

«Con me cadi male Ray.»

«Tu dici?»

«Qualsiasi cosa stai cercando di fare con Charlie sappi che lei è abbastanza intelligente per capire le tue reali intenzioni.»

«E quali sarebbero?»

«Provocarmi.»

Ne ero abbastanza sicura adesso. Soprattutto dopo quel dialogo. Ray rise. «Tipico di voi Haines pensare che il mondo giri intorno a voi.»

Mi stava paragonando a mio fratello. Anche se avevo già chiarito che non volevo sapere niente dell’astio che c’era tra i due, adesso ero curiosa. Perché Ray ce l’aveva tanto con Will? Ma non ebbi il coraggio di chiederglielo. Piuttosto decidemmo che di quello scambio di battute eravamo entrambi saturi e ci dedicammo interamente al gioco. Purtroppo al biliardo non ero tanto brava come al bowling e per questo finii per essere stracciata. Eppure Ray non mostrò nessun desiderio di prendermi in giro. Se ne andò senza dire niente per raggiungere gli altri che avevano intanto già ordinato.





Tornammo a casa molto tardi, tanto che mio padre mi rimproverò. «Non puoi tornare a quest’ora e aspettarti che non ti dica niente, Emily.»

«Papà mi dispiace. Ci stavamo divertendo e non ho badato all’ora.»

Toy, il nostro gatto, quando mi vide emergere dall’ingresso si strusciò sulle mie gambe e iniziò a miagolare in cerca di attenzioni. «Ciao piccolino.»

«Avresti potuto chiamare me o tuo fratello per farti venire a prendere.»

«Will è in casa?»

«È in camera sua con Derek.»

Era stranissimo che mio fratello fosse restato a casa di sabato sera. «Mi dispiace davvero.» E feci gli occhi dolci cosa che con lui funzionava sempre, con mia madre invece… La mia genitrice emerse dalla cucina con sguardo severo e a braccia conserte. «Non mi piace affatto che prendi l’autobus.»

«Dovevo pur imparare.»

«Si ma non a quest’ora. È pericoloso, Emily.» Alzai gli occhi al cielo ma non replicai. Non avevo intenzione di discutere con loro quella sera. «Comunque hai mangiato?»

«Si, adesso se non vi dispiace vado di sopra. Sono davvero stanca.»

«E non mi racconti niente di cosa hai fatto, con chi sei uscita?»

«Magari domani» e sbadigliai per far capire a mio padre che adesso non ne avevo voglia. Li salutai con un bacio volante e salii in fretta le scale mentre di sotto li sentivo mormorare. «È uscita con un ragazzo, me lo sento.»

«Non è più una bambina…»

Ma non riuscii a recepire altro. Spedita mi diressi nella camera di mio fratello e senza bussare aprii la porta, trovando i due amici del cuore seduti davanti alla Play Station. «Buonasera, sfigati.»

Loro non mi degnarono neanche di un’occhiata e io abbastanza allegra e di buon umore trotterellai fino a che non caddi di peso sul letto di Will. «Come mai a casa di sabato?»

«Emily non mettere i piedi sul letto.»

Come faceva a saperlo? Era voltato di spalle. «Allora?» Li incalzai. «L’allenatore ha chiesto degli allenamenti extra e siamo stati in campo fino alle otto e mezza. Eravamo troppo stanchi per uscire perciò siamo restati a casa.» Certo, dopo la pesante sconfitta di ieri il loro mister si era fatto più agguerrito e attraverso pretese esagerate aveva messo i suoi ragazzi ad allenarsi fino allo sfinimento.

«E Phineas?»

«È ancora infortunato.» Mi fece sapere Will e Derek aggiunse sghignazzando «tu dovresti saperlo meglio di noi come sta.»

Pretesi di non aver sentito. «Io invece sono uscita e mi sono divertita molto.»

Né Will né Derek mostrarono un minimo di interesse. Non mi chiesero neanche dove fossi andata e con chi. Ero certa però che se avessi fatto il nome di Ray Scott sarebbero saltati in aria. Invece erano troppo presi dalla loro partita alla Play per accorgersi di me. Sbuffai e mi alzai facendo per andarmene.

«Emily?»

«Mhh?»

«Prima che te ne vai puoi portare via il vassoio?»

Sbuffai seccata di essere stata ignorata. Presi il vassoio a malincuore, restai qualche secondo a fissarli sperando in qualcosa ma le loro pupille seguivano rapidamente soltanto le figure dello schermo televisivo. Perciò alla fine me ne andai.

Dopo aver fatto una doccia e aver coccolato Toy decisi di mettermi a letto. Prima di andare a dormire, ogni notte controllavo il telefono. Sul gruppo le ragazze avevano già raccontato a Nisha e Rue di quella uscita. A quanto pare Jane non era stata particolarmente soddisfatta, scriveva che gli amici di Rachel non le erano sembrati socievoli ma che tutto sommato si era divertita. Stavo per mettere via il cellulare così da andare a dormire quando mi arrivò una notifica da Instagram.

Un username che non riconoscevo aveva iniziato a seguirmi ma quando aprii il suo profilo riconobbi le foto del ragazzo affascinante dagli occhi chiari. Ray Scott che mi seguiva? Mi morsi le labbra non sapendo che dovevo fare. Ricambiare forse? Normalmente mi sarei detta di no, che era una pessima idea e che dovevo togliermi dalla testa quel tipo. Tuttavia una parte di me non mi permetteva di essergli totalmente indifferente.

Pertanto mi sollevai di scatto dal letto, aprii la porta della stanza e raggiunsi brevemente quella di Will. Non fui per niente sorpresa di beccare i due ragazzi così come li avevo lasciati. Era un po’ tardi, però. Probabilmente Derek sarebbe restato lì per la notte.

«Will.»

«Che vuoi?» chiese con fare scocciato.

«Perché tu e Ray Scott non andate d’accordo?»

E fu solo con quella domanda che riuscii finalmente ad ottenere la loro attenzione. I due si voltarono all’unisono verso di me e mi guardarono con fare sospettoso. Alla fine mio fratello decise di mettere in paura il gioco. «Perché me lo stai domandando?»

«Rispondi prima di tu.»

Will si alzò in piedi e Derek fece altrettanto. L’amico mi fece segno di non insistere mentre l’espressione di mio fratello si fece molto più dura. Non mi piacque affatto. «Emily, te l’ho già detto. Stai alla larga da quel tipo.»

«Ti ho fatto solo una semplice domanda.» Lui si avvicinò finché non fu a pochi passi da me. Aveva un tono che non ammetteva repliche. «Non te lo dirò un’altra volta.» Mi superò per uscire dalla stanza più arrabbiato che mai.

«Ma che cosa ho detto?»

Derek sospirò e si portò le mani nei capelli. Sembrava parecchio stanco. «Vai a dormire, Emily.»

Ma io pensai che se non voleva dirmelo Will, Derek che era lì poteva farlo. Perciò mi avvicinai e tentai di fargli gli occhi dolci. «Almeno tu…» E misi su un broncio che riuscì solo a farlo ridere. «La parte della dolce ragazza non ti riesce tanto bene.»

«Andiamo, Derek! Non vedo perché non possiate dirmelo…»

Lui però sembrò totalmente cambiare espressione. Il sorriso gli morì e con fare molto più critico mi chiese come mai tutto questo interesse per Ray Scott. In risposta seppi solo arrossire e balbettare frasi sconnesse.

«Emily?» Lui era alquanto confuso. Mi prese il mento con le dita e mi costrinse ad alzare la testa per poterlo guardare negli occhi. Derek sembrava volesse scavarmi dentro. Deglutii a causa di quella vicinanza. «C-che stai facendo?» Chiesi allarmata e lui continuò a fissarmi, come se cercasse qualcosa. «Non è che ci nascondi qualcosa?»

«Che cosa succede nella mia vita non sono affari tuoi, Coliman.»

Lo avevo chiamato per cognome. Mi era uscito spontaneo ma non lo avevo mai fatto prima. Derek ci arrivò da solo. C’era un’altra persona infondo abituata a chiamare le persone con il loro cognome… ed era proprio Ray Scott.

«Non ci posso credere…» Mormorò scuotendo il capo come se non ci volesse credere. «A cosa?»

Derek però ebbe solo l’audacia di dirmi «sei proprio una stupida…»

«Come?»

Mi guardò per un altro breve istante poi mi superò dandomi una spallata e uscì dalla stanza più arrabbiato di Will.



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Capitolo 7
*** Tutti contro Emily ***


Non avevo più sentito Derek dopo quella strana discussione, se così si poteva chiamare. Mio fratello invece mi era sempre con il fiato sul collo ed era stranissimo perché addirittura aveva accettato di andar a prendere Charlie ogni mattina per accompagnarci insieme a scuola. Non lo faceva per gentilezza o per fare un favore a me, semplicemente era un modo per non farmi prendere l’autobus. Finiti gli allenamenti ci riaccompagnava entrambe e addirittura sulla strada di ritorno ci faceva tante domande, dalla serie “oggi che cosa avete fatto?”

Will e io però non eravamo quel genere di fratelli, quelli che si raccontavano le cose. Un’idea me l’ero fatta però e aveva a che vedere con Ray. Nonostante ogni tanto lo incrociassimo nel corridoio, non mi azzardavo a salutarlo e quando mi passava di fianco fingevo sempre di essere impegnata o a volte mi voltavo dall’altra parte per non essere salutata. Non era una cosa molto corretta da fare ma avevo come la sensazione che fosse meglio così per tutti. E quando intendevo tutti mi riferivo a Will e Derek.

A proposito di quest’ultimo, a quanto pare mi stava ignorando di proposito. Infatti un giorno mentre stavo con Charlie, beccammo Nisha e Derek seduti al tavolo con Rue e il suo nuovo fidanzato. Le nostre amiche ci salutarono e ci invitarono a prendere posto accanto a loro. Noi pensavamo di non disturbare perciò ci unimmo al tavolo delle coppiette, solo che fu stranamente imbarazzante. Derek neanch mi guardava in faccia e Nisha aveva intuito che qualcosa non andava ma neanche lei sapeva spiegarsi che cosa. Infatti aveva provato più di una volta a farci interagire ma Derek aveva sempre trovato il modo per sviare. Era lì con noi ma in realtà era come se non ci fosse. Perciò alla fine io e Charlie trovammo una scusa per andarcene.

«È stato stranissimo.» Mi rivelò la mia amica quando fummo abbastanza lontane. «Non dirlo a me…»

«Ma che gli è preso a Derek? Ti guardava in un modo…»

«In che modo esattamente?»

«Come se ce l’avesse con te.»

«Quindi anche tu te ne sei accorta.»

«In realtà credo proprio che se ne siano accorti tutti.» Purtroppo Charlie aveva ragione. «Dopo parlerò con Nisha e le chiederò il favore di indagare. Onestamente al momento non voglio preoccuparmi di questo.»

C’era altro di più urgente. «Mio fratello Will è insopportabile, non ce la faccio più.»

E parlando del diavolo… Il maggiore degli Haines si avvicinò appunto a noi che eravamo sedute su una panca isolata nel cortile della scuola apposta per non essere disturbate. Will non era solo, con lui c’era anche Phineas.

«Perché non mi hai detto che Valentina gioca a pallavolo?»

«Che palle! Ancora con questa storia?!» Charlie non parve capire. «Che c’entra Valentina adesso?» chiese e io le spiegai brevemente della pseudo cotta o per meglio dire ossessione che mio fratello aveva per la nostra amica. Stranamente Charlie si rabbuiò. «Ah…»

«Non ho una cotta per Valentina.» Si affrettò a chiarire Will. «Solo che non ci credo che non le piaccio giusto un po’. È impossibile.»

«Credici, invece.»

Io e Will eravamo entrambi molto orgogliosi ma molto diversi in questo. Will era anche narcisista perciò non ammetteva un rifiuto e adesso questo stava cercando di fare. Negare il rifiuto.

«E poi che ti importa se Valentina gioca o meno a pallavolo?»

«Mi importa eccome. Almeno abbiamo qualcosa in comune, ci piace entrambi lo sport.»

Alzai gli occhi al cielo ma decisi di non proseguire oltre quella stupida conversazione. Piuttosto mi rivolsi a Phineas, anche lui silenzioso e sulle sue. «Phineas come sta il braccio?»

«Migliora.» Mi rispose senza però guardarmi in faccia. Cosa alquanto bizzarra perché Phineas non era il tipo.

«Tutto bene Phineas? È successo qualcosa?» Lui non mi rispose. Si inventò una scusa con mio fratello e se ne andò. A quel punto Will mi guardò cercando spiegazioni da me. «Che cosa gli hai fatto?»

«Io? Niente!»

E mi alzai di scatto, dicendo a Charlie di aspettarmi lì perché sarei ritornata subito.

«Phineas, aspetta!» gridai e lo raggiunsi di corsa. Il ragazzino si arrestò ma aveva l’aria seccata.

«È successo qualcosa?»

«Non lo so… Devi dirmi qualcosa?»

Perché sembrava che gli avessi fatto qualcosa anche se ero abbastanza sicura di non avergli fatto niente? Aggrottai la fronte. «Derek ti ha detto qualcosa per caso?»

«Che cosa c’entra lui adesso?»

«Niente... Era solo- lascia stare. Mi sembra che tu ce l’abbia con me.»

«Senti Emily, sei una brava ragazza e non credo che faresti nulla per ferirmi di proposito ma io ti ho dato un bacio l’altra volta e tu ti sei comportata come se non fosse mai accaduto. Come pensi che possa sentirmi adesso?»

«Ah…»

Quindi si trattava di quello. Me ne ero completamente dimenticata. «Phineas te ne volevo parlare, ok? Solo che sono successe un paio di cose e me ne sono…» finì lui per me «te ne sei completamente dimenticata.» Detto così però suonava orribile.

«Mi dispiace.»

«Sappi che non è tanto bello capire che la ragazza di cui si ha una cotta a stento si ricorda della tua esistenza.»

«Non è così!» Provai a dire ma Phineas non era più interessato ad ascoltarmi. «Non c’è bisogno di parlarne… Io sono troppo piccolo per te. Messaggio ricevuto.»

«Phineas…»

Ma lui mi aveva già dato le spalle e se ne era andato, lasciandomi con un groviglio nello stomaco fatto di sensi di colpa.





Quella giornata terribile non voleva sentire di terminare. Ero stanca, volevo tornare a casa e riposare. Invece ero costretta a fare avanti e indietro tra una classe e l’altra. «L’hai trovato?»

«Credevo di averlo lasciato qui!» Eravamo nella classe di biologia lì dove pensavo di aver dimenticato il cellulare. La mia amica Charlie sbuffò. «Vado a cercare nell’aula di spagnolo. Se ci dividiamo facciamo prima.»

«Buona idea.»

Qualcuno doveva avermi maledetto con molto sentimento perché non era possibile che tutte le sventure capitavano a me e proprio tutte oggi! Aprii tutti i mobiletti, pure quelli che non avevo mai toccato. Addirittura frugai nell’armadietto dell’insegnante ma niente. Stavo per arrendermi quando lo vidi. Per terra, accanto al secchio dell’immondizia. Mi sarà dovuto cadere quando stavo correndo per raggiungere in fretta la classe successiva. Tirai un sospiro di sollievo e dopo averlo recuperato mi rialzai e feci per uscire; sulla soglia però mi scontrai con qualcuno.

«Guarda dove metti i piedi» sbottai e non mi importava se in parte l’errore lo avevo commesso io, distratta com’ero. Ormai non avevo più la tolleranza di sopportare niente e nessuno. Alzai lo sguardo e riconobbi il viso dell’ultima persona che avrei voluto incontrare.

«Haines.»

«Scott.»

Lui parve piacevolmente stupito del mio modo di ricambiare il saluto. «Pensavo mi stessi ignorando.»

«Lo sto facendo infatti.»

«Anche adesso?» Si avvicinò pericolosamente e io indietreggiai in risposta. «Che fai?» Mi guardai attorno nervosa per assicurarmi che fossimo soli. Del resto la maggior parte degli studenti era già a casa, ad eccezione di chi aveva corsi extra o come me e Charlie aspettavamo che Will terminasse gli allenamenti.

«Non avere paura.»

«Non ho paura.»

«Però sembri nervosa. Non vuoi che qualcuno ci vedi?»

«In realtà si.» Dichiarai schietta. «Ultimamente non fanno che fraintendere tutti.» La mia ultima risposta non poteva fare altro che accrescere la sua confusione. Purtroppo per lui però non ero interessata ad approfondire il discorso. «Adesso se mi vuoi scusare. » Feci per passargli davanti e andar via ma lui mi trattenne per un braccio tirandomi a sé. Aveva quello strano vizio di parlare faccia a faccia, a pochi centimetri di distanza. Tanto che ormai ero abituata a sentire il suo fiato solleticarmi il viso. «Che cosa c’è?» Chiesi a bassa voce e fu un grave errore perché percepimmo entrambi una strana tensione crescere nell’aria.

«Mi devi una rivincita a bowling.»

«Pensavo che te la fossi già presa a biliardo.» Ray scosse la testa e ghignò. «Non sapevi giocare e a me non piace vincere facile.»

«Ah no?» Chiesi mordendomi le labbra e Ray parve notare quel gesto perché abbassò lo sguardo e sospirò pesantemente. «Ti piacciono le sfide?» Era pericoloso quel gioco che stavamo facendo ma Ray aveva uno strano effetto calamita su di me. Tutto di lui era sbagliato, pericoloso e azzardato. L’idea che anche solo parlare con lui potesse essere uno sbaglio non faceva altro che attrarmi.

«Non credo di essere l’unico a cui piace vincere, Emily.» Pronunciò il mio nome a bassa voce e con una certa enfasi. Un brivido percorse la schiena e cercai di ignorarlo ma era difficile pensare a quanto fosse facile per lui provocarmi tutte quelle sensazioni. «Che ne dici di questo venerdì?»

«Solo io e te intendi?»

Ray annuì. Mi guardava in attesa e forse stavamo entrambi trattenendo il fiato in quel momento. «Non posso, Ray.»

«Perché no?» Aveva addolcito il tono di voce. Stavo per cedere… Se continuava a guardarmi le labbra in quel modo non sapevo proprio cosa avrei fatto. «Perché…» tentai di trovare una spiegazione che non fosse troppo stupida, ma in verità qual era il motivo per cui non potevo uscire con lui? Perché me lo aveva detto mio fratello? Perché avrei deluso Derek? O perché avrei ferito Phineas? Qualsiasi fosse la ragione adesso non mi importava.

«Emily ho cercato dappertutto ma non l’ho trovato.»

Non appena riconobbi la voce di Charlie l’incantesimo che si era creato tra di noi si ruppe. Distolsi lo sguardo e mi scostai da Ray. Mi aveva presa il braccio per trattenermi ma poi non mi aveva più lasciata. «L’ho trovato. Era a terra.»

Charlie ci raggiunse e si pose al mio fianco. Ray intanto, nonostante mostrasse un certo fastidio attendeva comunque una risposta da me. «Allora Haines che ne dici?»

Era tornato a chiamarmi con il mio cognome. «O hai paura di uscire da sola con me?»

«Non ho paura, Ray Scott. Semplicemente non sono interessata.» E detto questo presi la mia amica a braccetto e me ne andai. Potevo percepire lo sguardo di Ray addosso finché non svoltammo al prossimo angolo.

«Ti ha davvero chiesto di uscire?»

«Già...»





Quando giungemmo nel campo da football trovammo solo Derek, pertanto diedi un leggero colpetto a Charlie per chiederle di parlare al posto mio. La bionda alzò gli occhi al cielo per quel comportamento infantile ma alla fine fece come chiesto. «Ehi Derek.»

Il ragazzo sollevò appena la testa. «Dov’è Will?»

«Si sta cambiando.»

«Avete finito gli allenamenti?»

«Per oggi si.»

Era assurdo. Non lo avevo mai visto così. Lo conoscevo da più di dieci anni e nonostante fossero tante le volte che discutevamo, non era mai accaduto che lui ce l’avesse al punto tale da non guardarmi neanche in faccia. La cosa mi feriva oltre ogni modo. «Io vado.» Disse, rivolgendosi a Charlie. Ci superò e fece per andarsene; la mia amica a quel punto mi tirò per un lembo della maglia e mi sussurrò ad un orecchio di seguirlo. «Sei impazzita?!»

Charlie era abbastanza ostinata e per poco non mi spinse. «Almeno fatti dire il motivo per cui ce l’ha con te.»

Sbuffai ma non restai a lungo con le mani in mano. Rincorsi Derek finché non mi parai davanti. Lui non mi aveva sentita giungere infatti per poco non ci scontrammo. «Sei impazzita?!»

«Fermo dove sei.» E per paura che potesse andarsene gli poggiai le mani sul petto e lo feci retrocedere di qualche passo. «Emily, non sono in vena dei tuoi giochetti.»

«Ma quali giochetti?» Quasi urlai. Se c’era una cosa che mi dava proprio fastidio era vedere Derek che mi ignorava. Non era giusto, non gli avevo fatto niente. «Mi spieghi perché mi tratti così?»

«Così come?»

«Dimmelo tu, Derek! Anche Phineas ce l’ha con me ma almeno lui ha un buon motivo. Tu invece… Che cos’è che ti ho fatto?»

Lo conoscevo e purtroppo sapevo che non sarebbe stato facile estrargli le parole da bocca. Derek era testardo come un mulo. «Non mi hai fatto niente. Adesso fammi passare, devo prendere Nisha tra un’ora.»

«Guarda che se non me lo dici tu me lo dirà lei.»

Derek sbuffò e mi spinse via. Non voleva che lo toccassi. «Ma perché fai così?» Continuai a seguirlo, nonostante mi costasse caro, nonostante odiassi solamente l’idea di dover stare dietro a qualcuno. «Derek!» Urlai in mezzo al cortile della scuola. Lui finalmente si voltò. «Se non mi dici subito che cosa ti prende giuro che non ti rivolgo mai più la parola.»

Derek trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. Intendevo davvero quello che avevo detto e forse lo aveva capito anche lui. «Ray Scott non è una brava persona, Emily.»

«Quindi è per questo?» Mi venne quasi da ridere ma Derek era serissimo.

«Lo so che stai uscendo con lui.»

«Tu non sai un bel niente, Derek!»

«Ti conosco e non sai mentire. Non prendermi per il culo.»

Ero allibita e anche infuriata. Incrociai le braccia al petto e lo fissai negli occhi sapendo che quello che avrei detto non gli sarebbe piaciuto affatto. «Derek non sei mio padre, non sei mio fratello e di certo non sei il mio fidanzato. Non hai nessun diritto di dirmi quello che devo o non devo fare.» Fui chiara e coincisa, per non parlare della freddezza con cui mi uscirono quelle parole che ebbero la capacità di colpirlo in pieno.

«Non ti sto obbligando.»

«Certo che lo stai facendo. Vuoi manipolarmi, facendomi sentire in colpa per questioni che neanche ti riguardano.»

Lui scosse la testa e rise di me. Quello che stavo per dire adesso sapevo non potevo rimangiarmelo e avrebbe sicuramente compromesso la nostra amicizia, ma ero troppo incollerita e non riuscivo a ragionare quando perdevo le staffe.

«Tu non sei nessuno per me.»

Ci fu qualche attimo di silenzio. Nessuno dei due osò proferire parola. Derek contrasse la mascella ma fu l’unica cosa che riuscii a notare. I suoi occhi verdi erano impenetrabili. «Allora io e te non abbiamo più niente da dirci, Emily.»

«Perfetto.»

Ero ferita e avevo uno strano nodo in gola. Non riuscii più a dire nient’altro. Aspettai solo che se ne andasse, infatti restai a guardare la sua schiena allontanarsi e seppur una parte di me chiedeva di seguirlo nuovamente e chiedergli scusa – non intendevo davvero dire ciò che mi era uscito da bocca– restai immobile ad osservarlo fino a che non scomparve del tutto.



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Capitolo 8
*** L'appuntamento ***


Venerdì venne e così anche la mia voglia di uscire. Ray alla fine mi aveva scritto su Instagram rivendicano quell’uscita e io non ce l’avevo proprio fatta a dirgli di no. Anche se da una parte me la stavo facendo sotto, non ero sicura di poter fare quella cosa. Potevo? Insomma non ero mai uscita da sola con un ragazzo prima d’ora.

Non avevo detto niente a nessuno, persino a Charlie lo avevo tenuto nascosto e a lei ultimamente dicevo sempe tutto. Volevo tenere quella cosa per me al momento, soprattutto dopo quello che era accaduto con Derek. Minore era il numero delle persone che sapevano meglio era, in quel caso la cosa migliore era che nessuno sapesse niente.

«Mamma, papà io esco!»

«Dove vai vestita così?»

E indicarono il mio outfit per l’occasione. Mi ero detta di non esagerare per non sembrare che stessi facendo qualcosa per lui ma alla fine ero stata troppo tentata dal pantaloncino di jeans e dal maglioncino nero attillato. Era la prima volta che i miei mi vedevano con qualcosa addosso che non fosse più grande di qualche misura. «Esco con le amiche. Ci vediamo dopo, non faccio tardi. Ciao!» E chiusi la porta in fretta. Non volevo che mi facessero altre domande.

Raggiunsi la fermata dell’autobus ma non presi il mezzo pubblico. Piuttosto aspettai, seduta in un angolo finché non lo vidi arrivare a cavallo della sua moto. Era grande ed appariscente. Mi guardai attorno, quello era comunque un quartiere frequentato da persone che conoscevo quindi dovevo assicurarmi di non incrociare nessuno prima di accettare la mano di Ray e salire. Lui non si era tolto il casco, quindi non potei notare la sua espressione quando mi vide. «Metti questo.» E mi indicò il casco di riserva. Io feci come chiesto nervosa e poi mi aggrappai a lui.

«Tieniti forte.» Si premurò di dirmi prima che il rombo del motore sovrastasse tutto il resto. Allacciando le mie braccia minute attorno alla sua vita potevo percepire un corpo duro e robusto. Ray non era particolarmente muscoloso, ma doveva essere allenato.

Andare in moto fu un’esperienza meravigliosa. Vedevo le macchine passarci di fianco velocemente e la città meravigliosa che si stagliava davanti a noi nella luce tenue e rosata di un tramonto appena iniziato. Ci rimasi quasi male quando arrivammo davanti alla sala da bowling e dovettimo scendere, avrei fatto volentieri un altro giro. Ray parcheggiò la sua moto e poi smontò da essa, aiutandomi a fare lo stesso in un gesto da vero e proprio gentiluomo che mi sosprese. Quando fummo l’uno di fronte all’altra, si tolse il casco e potei ammirarlo in tutta la sua sfolgorante bellezza. Aveva i capelli in disordine eppure era più bello così, pensai incantata ad osservarlo mentre se li sistemava. Erano di un castano chiaro tendenti al biondo cenere e li portava lunghi davanti, in uno stile da principe azzurro.

Gli restituii il casco e cercai di distogliere lo sguardo per non attirare troppo la sua attenzione. Non volevo che si accorgesse che mi ero incantata. «Andiamo.» Feci ma prima che potessi muovermi di un solo passo, Ray mi fermò. «Aspetta.» Disse con un sorriso. «Aspettare cosa?»

«Voglio guardarti un secondo.» E fece quella cosa che mi scombussolò. I suoi occhi corsero lentamente sulla mia figura e infine si lasciò andare ad un pesante sospiro. Odiavo quando mi guardava così, mi faceva sentire… unica. Normalmente una ragazza avrebbe apprezzato ma c’era ancora molto di lui che non mi convinceva. Non volevo farmi abbindolare. «Smettila. Sono venuta qui solo per la rivincita.» Suonavano abbastanza ridicole quelle parole e infatti Ray rise. «Se lo dici tu.»

Ci dirigemmo all’interno del locale. «Comunque» aprì la porta e mi fece gesto di entrare per prima. Fu un grave errore perché quando i nostri corpi si sfiorarono lui si calò appena per sussurrarmi qualcosa. «Stasera sei uno schianto.» Mi bloccai un solo istante, il tempo necessario per fargli cogliere il rossore nelle mie guance poi affrettai il passo per mettere quanta più distanza tra di noi.

Non mi aspettavo che quella serata sarebbe filata liscia, anzi pensavo ci sarebbero stati un sacco di momenti di imbarazzo che alla fine mi avrebbero aiutata a realizzare che uno come Ray non era adatto a me. Eppure non fu quello che successe. Ray parlava e molto e lo faceva in maniera sciolta e in tono abbastanza amichevole. Riuscì a mettermi a mio agio. Mi raccontò della sua passione per la musica, di come avesse iniziato a suonare il basso e di quanto fosse stato difficile farlo senza avere qualcuno che gli insegnasse.

«Hai imparato da solo?!» Chiesi un po’ stupita mentre lui mi mostrava i calli sulle dita. «Ormai ho perso la sensibilità sui polpastrelli. Non sento più nulla.» E per provarlo mi chiese di dargli un pizzicotto. Ray non diede l’impressione di essersi fatto male. Feci per allontanare la mia mano dalla sua ma lui fu più svelto di me e in un gesto naturale e carino, approfittò per far combaciare i palmi delle nostre mani e per far infine intrecciare le dita. La sua pelle era ruvida e un po’ dura ma era una sensazione per nulla spiacevole. Anzi avvampai e dovetti combattere con tutte le mie forze per sottrarmi a quel contatto. Ray accennò un piccolo sorriso, per nulla scoraggiato dal mio rifiuto.

«Giochiamo.»

La serata trascorse tranquilla. Io e Ray eravamo entrambi molto competitivi, ad ogni strike dell’altro stavamo lì a gufare o a vantarci quando invece uno di noi era in vantaggio. Alla fine la rinvincita riuscì a prendersela sul serio ma solo perché sbagliai l’ultimo tiro. Qualcuno mi aveva sfiorato i fianchi e mi aveva distratta. La boccia non aveva buttato giù neanche mezzo birillo.

«Non vale! Hai barato.»

Ray era soddisfatto e sghignazzava al mio fianco. «Non lo chiamerei barare quello. Stavo solo cercando di aiutarti, non eri posizionata bene.»

«Non avevo chiesto il tuo aiuto. Se non mi avessi distratta…»

«Ah quindi ti avrei distratta.»

Arrossii. «Si è fatto tardi, devo tornare.» E gli passai davanti un po’ presa a male. Ray intantò lanciò uno sguardo all’ora. «È ancora presto…»

«I miei pensano che sia uscita con le mie amiche e nessuno di loro guida, pertanto credono che abbia preso l’autobus e in questi casi non vogliono che faccia troppo tardi.»

«Potevi dirgli che uscivi con un ragazzo.»

«No, non potevo.»

«Perché no?»

«Perché quest’uscita è stato un errore.»

«È questo quello che pensi?» Mi sbrigai ad uscire dal locale e Ray accelerò il passo giusto per starmi dietro. «Emily.» Odiavo quando mi chiamava per nome. Odiavo il modo in cui suonava bene pronunciato da lui. «Non so cosa stai cercando di fare ma con me non attacca.»

«Di che cosa stai parlando?»

«Dei tuoi sbalzi di umore, Ray. Di questo sto parlando.» Ci arrestammo entrambi quando raggiungemmo la moto. «Prima mi tratti male, vai da mio fratello solo per insultarmi e provocarlo, poi cerchi di provarci con me, con Charlie e ora addirittura mi inviti ad un appuntamento.»

«Non ho mai detto che era un appuntamento.»

Ferita da quelle parole distolsi lo sguardo dal suo. «Pensala come ti pare.» Non avevo intenzione di tornare a casa con lui. Ray era troppo assurdo in tutti i suoi gesti e riusciva totalmente a mettere sottosopra tutto. In questo preciso instante non sapevo più chi ero. Mi guardai riflessa nel vetro di una macchina e mi chiesi quand’era stata l’ultima volta che avevo messo dei pantaloncini e mi ero truccata così per qualcuno.

«Dove vai?» Mi urlò da dietro vedendo che mi allontanavo. Ma io allungai il passo e Ray dovette correre per raggiungermi. Alla fine si parò davanti un po’ stufo di quel mio giochetto.

«Non lo faccio di proposito.» Ammise in un sussurro. «Ma non mentire… Anche tu non hai idea di quello che senti quando sei con me.»

Non ebbi il coraggio di rispondergli. «Forse sbagliamo a pensare troppo…» mormorò mentre mi scostava i capelli e mi prendeva il viso tra le mani. Ray fece per calarsi e per baciarmi… tuttavia quando mi resi conto di ciò ripensai a come avevo ricevuto il mio primo bacio. Si affacciò alla mia mente l’immagine di Phineas.

«Ma che fai?» Lo spinsi via in tempo. «Dovresti chiedere prima all’altra persona se è d’accordo, sai?»

In realtà non funzionava così e ne ero consapevole anch’io. Eppure dopo l’ultima volta che ero stata baciata non volevo essere colta di nuovo di sorpresa. «Scusami.»

Ray però sembrava più scazzato che dispiaciuto. Forse stava pensando che ero solo una ragazzina ma poco mi importava. Mi guardai attorno nervosa, sperando solo che si allontanasse e mi lasciasse andare. Invece addolcendo il tono di voce mi disse: «fatti almeno riaccompagnare a casa.»





Il giorno dopo fu un giorno come tanti e il giorno dopo lo stesso e fu così per le restanti due settimane. Io e Ray non parlammo più di quanto era accaduto e a scuola ormai erano rare le volte che ci incontravamo nei corridoi e se accadeva nessuno dei due diceva nulla. In verità non facevo che pensare a lui, a quel bacio mancato e a come sarebbe stato tutto diverso se invece glielo avessi permesso. Era tutto così monotono… Avevo bisogno di svagarmi e per fortuna la proposta arrivò proprio da Rue. La nostra amica ci raggiunse mentre eravamo a mensa. Ormai non pranzavamo quasi mai assieme. Rue era sempre con il suo nuovo fidanzato e Nisha e Derek erano diventati una cosa sola.

«Ragazze voi venite giusto?» Ci passò un volantino. Si trattava di una festa in spiaggia. Una specie di falò in riva al mare. Rue ci promise musica rock e superalcolici. «Non fa troppo freddo per andare in spiaggia?»

«Sei davanti ad un fuocherello Emily! Che cosa ti importa se fa freddo o meno. Andiamo venite anche voi, del resto è da un po’ che non usciamo tutte insieme.»

Io e Charlie ci scambiammo un’occhiata. «Se troviamo un passaggio veniamo.»

«Valentina tu?»

«Se viene anche Jane perché no.»

«Certo che vengo!»

Ci mettemmo d’accordo su come organizzarci per i passaggi e sull’orario. Doveva essere un evento al quale avrebbero partecipato molti ragazzi della nostra età, perciò non mi feci troppi problemi al riguardo.

«Adesso devo proprio andare. Ci sentiamo più tardi.» Rue si alzò, ci salutò con un bacio volante e poi raggiunse il tavolo delle coppiette. Lei e Nisha ormai erano diventate amiche strette e questo perché avevano in comune una cosa. Buffo, pensai, come possono cambiare le cose in un anno. Rue era stata una volta la mia migliore amica ma nell’ultimo periodo ci sentivamo poco e le cose che avevamo da raccontare io le dicevo a Charlie e lei le diceva a Nisha. Probabilmente un pensiero del genere qualche mese fa mi avrebbe dato fastidio, adesso non più.

Infondo ero consapevole che si trattava solo di un passo importante della crescita. Cambiavano le abitudini e gli interessi e di conseguenza anche le amicizie. Valentina però non poté trattenersi, le indicò e pensò ad alta voce: «quelle due ormai si sono dimenticate di noi.»

«Non pensavo che fossero quel tipo di persona…» aggiunse Jane con un’espressione severa. «Che tipo di persona?» Chiese Charlie ingenuamente. Lei che era arrivata da poco in realtà non aveva avuto modo di conoscere Rue e Nisha, non credevo le considerasse nemmeno sue amiche visto che non sapevano nulla l’una dell’altra. «Quel tipo di amica che non appena ha il ragazzo scompare.» Precisai.

«E poi quando si lasciano tornano.» Aggiunse Valentina. «Che pena.» Continuò senza freni. Quella mattina la mia amica alta e bella non sembrava affatto di buon umore. Mi chiedevo che cosa le fosse successo. Rachel giunse in quel momento trafelata e scusandosi del ritardo prese posto accanto a noi.

«Di cosa stavate parlando?» Le indicai il volantino. «Ce lo ha portato Rue. Ci ha chiesto se volevamo venire.»

«Sembra figo. Voi ci andate?» Annuimmo perciò Rachel ci confermò che era anche lei dei nostri. «Sono stanchissima.» Disse dopo aver appoggiato la borsa sulla panca e essersi un po’ sgranchita le braccia. «Ultimamente non faccio che provare.»

«Come mai?»

«Abbiamo trovato un nuovo ingaggio e suoniamo proprio questa settimana.» Sentendo quelle parole ebbi quasi il timore che ci facesse la proposta di andare a vederla. Non me la sentivo di incontrare Ray ma stranamente Rachel non ci disse niente.

«Dovrei organizzare un pigiama party.» Annunciai così senza nessun preavviso. Le altre si voltarono per guardami. «Non siamo un po’ troppo cresciute per i pigiama party?» La domanda di Jane fu abbastanza ironica ma Charlie al contrario si mostrò interessata. «Non sono mai stata ad uno!» Ammise con occhi sognanti.

«Allora in questo caso sono obbligata ad organizzarne uno. Voi venite?»

«Contami.» Disse Rachel e seppur non molto convinta alla fine anche Jane accettò. Mancava solo Valentina. «Ci sarà anche tuo fratello?» Mi chiese come se la cosa le pesasse.

«Credo di si.»

Era anche casa sua quella perciò era un po’ assurdo che mi facesse quella domanda. «Non te la prendere Emily ma devo essere sincera con te. Non sopporto più Will, a volte mi manda dei messaggi, altre volte cerca di attaccare bottone a scuola. Non puoi semplicemente dirgli che non sono interessata?»

Spalancai la bocca sorpresa a sentire quelle parole. Mio fratello mi aveva avvisato che non avrebbe buttato la spugna facilmente ma non pensavo che diventasse così invadente. Se Valentina chiedeva aiuto a me che non mi piaceva affatto immischiarmi nelle faccende di Will significava che quel coglione aveva superato il limite. «Non ti preoccupare, ci parlo io. Però tu al pigiama party vieni, mi dispiacerebbe che per colpa di Will mancassi…» Fui così capace di convincerla.

«Dopo proverò a chiedere anche a Rue e Nisha. Magari è la volta buona che torniamo a stare tutte insieme.»





«Papà, sto entrando!»

Entrai come una furia nel suo studio perfettamente conscia che davanti alla porta c’era un cartello con scritto “bussare prima di entrare”. L’uomo di casa si tolse gli occhiali da lettura, mi guardò con aria stanca ma sorrise e mi invitò ad accomodarmi. «Che succede?»

«Tuo figlio.» Sbottai mentre incrociavo braccia e gambe. Lui vide che avevo uno sguardo di fuoco perciò decise di lasciar cadere i suoi appunti e si distese contro lo schienale della sedia.

«Va in giro ad importunare le mie amiche e come se non bastasse queste poi vengono da me chiedendomi di farlo smettere. Non lo sopporto più, papà!»

«Tutte le tue amiche?» Tutti sapevamo che mio fratello era un latin lover ma detta così lo stavo facendo passare per un poco di buono e per mio padre fu un colpo sentire dire ciò. Will e papà erano completamente l’opposto l’uno dell’altro. John Haines era infatti dolce, romantico e soprattutto aveva avuto occhi per una sola donna in tutta la sua vita. Spesso mi aveva parlato delle cose che aveva fatto per mia madre. Will era invece… Will era Will.

«Non tutte.» Chiarii. «Valentina.»

A volte mi dava l’impressione che stuzzicasse anche Charlie ma quest’ultima non si era mai lamentata e perciò non potevo tirarla in ballo. «Digli qualcosa, papà. Non può continuare così, lo sa quanto ci tengo alle mie amiche e l’ultima cosa che voglio è litigare con loro a causa sua.»

«Adesso non esagerare. Perché le tue amiche dovrebbero prendersela con te? Non è tua la colpa.»

«Lo so ma Valentina non voleva venire al mio pigiama party all’inizio per via di Will. Non vuole vederlo.»

Mio padre non disse nulla ma si prese del tempo per riflettere. Erano situazioni a cui era abituato infondo; di solito quando avevo un problema andavo sempre da lui. E di solito i problemi me li creava William Haines. «Fai venire tuo fratello qui.»

Improvvisamente il broncio sparì dal mio viso e raggiante scattai dalla sedia. Mio padre si era fatto d’un tratto serio e quando John Haines si faceva serio… si salvi chi può!

Senza farmelo ripetere nuovamente andai alla ricerca di mio fratello finché non lo trovai in cucina che stava aiutando mamma. «Will!» Lo chiamai con allegra cattiveria. «Che vuoi?»

«Papà ti vuole parlare. Ti aspetta nel suo studio.» Lui alzò di scatto la testa e guardò subito mamma. «Non ho fatto niente!» Ma mia madre non gli credeva affatto. «Che è successo Emily?» Mi chiese lei mentre guardava il primogenito con occhi severi. «Succede che Will deve imparare a stare al posto suo.»

«Che cosa gli hai detto?» Ringhiò in risposta. «Vedrai...» La voce di nostro padre risuonò per tutta la casa facendoci sobbalzare tutti.

«Me la pagherai…»







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Capitolo 9
*** Un disastroso pigiama party ***


I rapporti con Will non potevano essere più complicati di così. Aveva giurato vendetta e come Derek non mi rivolgeva più la parola. Fingevo che non me ne importasse niente ma sotto sotto ci stavo male. Will e Derek erano sempre stati un punto di riferimento per me, sentirli così distanti mi faceva stare male.

Io e Charlie quella mattina stavamo andando a scuola in autobus. Lei aveva notato il mio malumore e aveva provato a chiedere in un tono dolce e cordiale a che cosa stessi pensando. Non riuscivo più a tenermi tutto dentro perciò le raccontai quello che era successo e non tralasciai nessun particolare. Quando arrivai alla parte dell’appuntamento con Ray lei non disse niente, annuiva di tanto in tanto e mi ascoltava paziente. Solo alla fine del racconto decise finalmente di espormi la sua opinione.

«Di tuo fratello non devi preoccuparti. È una sciocchezza, gli passerà.»

«Non è questo il problema…» Dissi rivolgendo lo sguardo fuori dal finestrino. Oggi era una giornata nuvolasa ed essendo meteoropatica mi sentivo anche più triste di quanto infondo avrei dovuto. «Non faccio mai la spia ed evito di mettere in mezzo i miei genitori quando si tratta di una cosa tra me e Will ma questa volta… Non so, sentivo che volevo fargliela pagare.»

«Secondo me hai fatto bene. Tuo fratello non può comportarsi così con le ragazze, se Valentina ha ribadito più di una volta di non voler averci niente a che fare allora Will deve rispettare la sua decisione. Vedrai che gli servirà da lezione.»

Annuii trovandomi assolutamente d’accordo. Eppure nonostante Charlie fosse dalla mia parte non riuscivo a sentirmi meglio. «Piuttosto parliamo del pigiama party di stasera.»

«Giusto!» Apprezzai il tentativo di distrazione. «Rue e Nisha hanno detto che verranno perciò avrai modo di conoscere meglio anche loro.»

«Sono un po’ nervosa.» Mi confidò la mia amica. «Non ho mai partecipato ad un pigiama party, neanche da bambina.» Io risi e la trovai adorabile. «Tranquilla, devi solo venire munita di pigiama e spazzolino.»

«E che cosa faremo?»

«Innanzitutto mangeremo un sacco di schifezze, poi magari ci guardiamo un film insieme, chiacchierare… Insomma una serata solo ragazze dove possiamo fare quello che vogliamo.»

«E i tuoi?»

«Casa mia è abbastanza grande e poi hanno una cena di lavoro, torneranno tardi come al solito.»

«E Will?» Questa volta pose la domanda con tono più incerto. Non era sicura di potermi chiedere di lui. «Non lo so… Ho detto a mamma di avvisarlo, di solito quando organizzo queste cose va a dormire da Derek.»

L’autobus si fermò e seppur distratta notai una figura abbastanza familiare salire. Feci gesto a Charlie di voltarsi e lei subito capí. «Ciao Ray.» Disse la mia amica con un sorriso mentre sollevava una mano e il ragazzo si voltò verso di noi mentre io restavo basita di fronte al gesto di Raperonzolo.

«Charlie non ti vedevo prendere l’autobus da un po’…» Tentai di fingere disinteresse di fronte a quello scambio di battute ma ero abbastanza nervosa. «Oggi ci andava». E la bionda ebbe l’audacia di indicare me, come se volesse che Ray mi notasse di proposito. I nostri sguardi si incrociarono per un breve istante ma poi lo distogliemmo subito. C’era un grande imbarazzo e tutto a causa di quello stupido appuntamento.

«Emily mi stava raccontando che siete usciti insieme.»

Ma che cosa diavolo prendeva alla mia amica oggi?! Le diedi una gomitata ma lei finse di non essersene accorta e continuò. «E mi ha detto anche che è stata una bella serata per lei.»

«Ti ha detto questo?» Ray si voltò verso di me come se si aspettasse che io aggiungessi qualcosa. Stentava a crederci. «Emily è un po’ orgogliosa… Ma le piaci molto.»

«Okay, basta così.» Esclamai in tono fermo e questa volta rivolsero entrambi l’attenzione su di me. Ray aveva un sorrisino trionfante. «A Charlie piace scherzare, non darle retta.»

«Non mi dire… Comunque Charlie non credo che tu abbia ragione, sai. Ho provato anche a baciarla ma la tua amica non ci è stata.» Charlie non replicò, forse aveva capito anche dal modo in cui l’avevo fulminata con lo sguardo che doveva darci un taglio. «Mi sono già arreso di fronte al suo rifiuto. Quando una ragazza dice no è no, giusto?»

«Giusto.» Risposi ma non davo l’impressione di essere molto convinta delle mie parole. «Si è liberato un posto lì in fondo. Se non vi dispiace vado a sedermi.»

Charlie stava per dire qualcosa ma io la frenai. «Non ci dispiace.» E Ray quindi si allontanò.

«Ma che cosa fai?» Sussurrai non appena restammo da sole. «Quello che avresti dovuto fare tu, Emily. Almeno adesso sai che se non ti dai una mossa lui ti lascerà andare.»

«E non credi che sia questo quello che voglio?» Charlie non rispose ma mi lanciò una lunga occhiata che la diceva lunga.

Purtroppo aveva ragione lei. Al pensiero infatti di perderlo ci rimasi male. Ma non potevo! Non con Ray almeno…



****

Per il pigiama party di questa sera mi ero organizzata bene. La mia instancabile voglia di perfezione mi aveva reso parecchio insopportabile per tutto il pomeriggio tant’è che ad un certo punto Will era scappato e i miei avevano anticipato di qualche ora la loro uscita. Non persi tempo e approffitai di essere rimasta solo per mettermi a fare le pulizie, preparare da mangiare, rievocare dalle tenebre i sacchi a pelo e qualche gioco da tavolo, nel caso in cui non ci piacesse il film che avevo noleggiato. Quando terminai mi misi il pigiama che era parte del rituale di benvenuto. Il campanello suonò proprio nel momento in cui cascai distrutta sul divano. Charlie, Rachel, Valentina e Jane fecero il loro ingresso dopo che le aprii la porta. «Buonasera a tutte!» Sotto il loro giubbotti come promesso indossavano tutte i loro pigiamini.

Eravamo tutte sedute intorno al tavolo a sgranocchiare qualcosa quando Valentina mi chiese: «sei sicura che verranno?»

«Mi avevano detto di si…» Lanciai un’ennesima occhiata all’orologio. Rue e Nisha erano in ritardo di un’ora e ai messaggi non rispondevano. Sbuffando la mia bellissima amica propose di far partire il film. «Tanto forse non verranno…» E Jane annuì, anche lei era convinta che ci avessero dato buca. Proprio quando però stavo per prendere il telecomando sentimmo bussare alla porta. Mi alzai di scatto ed escalmai sollevata «devono essere loro.» Le ragazze mi seguirono fino alla porta e quando aprii, nel mio bellissimo pigiama arancione mi trovai di fronte Derek. Non gli diedi neanche la possibilità di salutarci che sbottai: «e tu che ci fai qui?»

«Emily!» Dietro di lui emerse Nisha che raggiante mi salutò con un abbraccio. Non indossava il suo pigiamino, anzi era truccata e vestita fin troppo bene. A seguire in quest’ordine c’erano Rue, Finn, Phineas, un amico di Will di cui non ricordavo il nome e infine proprio lui: William Haines.

L’ultimo ad entrare poggiò una mano sulla mia testolina «felice pigiama party, sorellina» nell’altra mano aveva una cassa piena di birre. Mi voltai verso le mie amiche; Charlie e le altre erano parecchio imbarazzate nei loro pigiamini carini e coccolosi.

«Will.» Provai a chiamarlo impanicata mentre mi chiudevo la porta alle spalle. Ma mio fratello era già sparito oltre il corridoio per andare a posare le birre in frigo. Seguimmo gli altri finché non raggiungemmo il salone. Lì avevo sistemato tutto in modo impeccabile, persino Phineas che doveva avercela con me mi fece i complimenti.

«Dai ma davvero vi siete messe il pigiama?» Chiese Rue ridacchiando e io non seppi cosa rispondere. Ero rimasta a corto di parole ed era davvero raro. Non ero tanto sorpresa che mio fratello avesse invitato i suoi amici a casa per vendicarsi in qualche modo, infondo me lo aveva promesso ma ciò che mi stupiva era il fatto che Nisha e Rue fossero complici. Rue di fatto aggiunse: «non abbiamo più dodici anni, ragazze. Quando mi hai detto che si trattava di un pigiama party pensavo che fosse un modo per dire che avremmo passato la serata insieme, non credevo che dovessimo davvero venire in pigiama.»

Charlie attirò la mia attenzione toccandomi leggermente per un fianco e mi indicò Valentina. La mia amica infatti era sul punto di esplodere. Sarei dovuta intervenire prima che succedesse il peggio solo che… Qualcuno mi distrasse. «Derek, non toccare la pizza! Non ne ho presa abbastanza per tutti voi e ce la stavamo mangiando noi.»

«Ma io ho fame.»

Lo guardai in cagnesco e lui di tutta risposta prese una fetta grande e se la portò in bocca. Will emerse in quel momento. Stavo giusto andando da lui furiosa quando Valentina decise di esplodere. Si avvicinò fino a trovarsi di fronte alle altre due ragazze. Nisha e Rue non sembravano aver colto il segnale, infatti le sorrisero. «E quindi perché avete pensato che i pigiama party sono cose da bambine avete deciso di invitare i vostri fidanzati senza prima chiedere il permesso a Emily?»

«Qui si mette male.» Mi sussurrò Charlie ad un’orecchio e lo sapevo, eccome se lo sapevo. Però chi aveva il coraggio di frenare una Valentina irruenta? Non di certo io. «Calmati, Vale. Will aveva detto che non c’erano problemi.»

Mio fratello annuì e si rivolse a Valentina. «Questa è anche casa mia, sai.»

«Ma non hai detto niente a mamma e papà.» Aggiunsi io e lui in risposta sollevò le spalle come per dire che non era un grosso problema. «Se tu puoi invitare le tue amiche perché io non posso invitare i miei?»

«Perché questa serata era la mia!»

«Dai, Emily che cosa c’è di male? Infondo è bello stare in compagnia.» Era stata Nisha a parlare. «Siete proprio senza vergogna…» mormorò Valentina. A quel punto Rue decise di controbattere e la situazione si scaldò in fretta.

«Che cosa stai cercando di insinuare?»

Le due erano faccia a faccia, uno scontro frontale che poteva finire molto male. Charlie, vedendomi che non intervenivo decise lei di fare qualcosa. Si posizionò davanti alle due e cercò di allontanarle. I ragazzi, dal loro canto e aggiungerei inutili, osservavano la scena divertiti. «Dai, non litigate.» Appena Charlie toccò Rue quella scattò subito. Scacciò in malo modo la mano della mia amica e si rivolse a lei con un tono troppo duro. «E tu che vuoi? Non ti intromettere, sei arrivata qui solo da qualche mese e già giochi a fare l’amica di tutti.»

«Rue!» Esclamai scandalizzata, non aspettandomi affatto che fosse proprio lei a dire una cattiveria del genere. La Rue che conoscevo era una persona socievole e sempre pronta a fare nuove amicizie. E poi Charlie non le aveva fatto niente, non aveva il diritto di trattarla così. «Dacci un taglio, Emily.» Si rivolse a me seccata. «Da quando è arrivata questa qui non fai altro che stare con lei. Una volta pensavo di essere io la tua migliore amica ma vedo che sei molto brava a sostituire le persone.»

«Ma cosa stai dicendo?» Mio fratello fischiò. La frecciatina aveva colpito nel segno. «È la verità.»

«Guarda che quella che da quando si è fidanzata non si fa più vedere in giro sei tu.» Valentina era con il piede di guerra e non avrebbe mai permesso che certe accuse fossero mosse contro di noi. Le fui grata. «Per giunta per non venire da sola e passare una serata con noi ti sei portata il fidanzato. Non hai nessun diritto di accusare Emily.»

«È stato Will ad invitare i ragazzi.» Aggiunse prontamente Nisha, mentre si affiancava a Rue. Neanche lei avrebbe sopportato che si dicesse qualcosa all’amica. «E l’unico motivo per cui siamo venuti insieme è perché ci hanno offerto un passaggio. Saremmo venute anche senza i nostri fidanzati, se è questo che vuoi insinuare.»

Mi voltai per osservare le mie amiche. Jane e Rachel erano ammutolite, Charlie invece non solo non proferiva più parola ma aveva anche il capo abbassato come se si vergognasse.

«Basta così!» Sbottai dopo aver visto il faccino ferito di Raperonzolo. Non mi era piaciuto affatto il modo in cui Rue l’aveva umiliata ma quello non era il luogo e il contesto giusto per parlarne. I maschi dietro infatti continuavano a ridere. Strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche.

«Se mio fratello vuole invitare i suoi amici allora è libero di farlo. Avrei preferito che mi avvertisse ma stiamo parlando di un coglione patentato pertanto facciamo così….» chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro. Odiavo l’idea di dover scendere a patti con lui ma non vedevo altra alternativa.

«Per chi vuole restare qui con Will allora il piano di sotto è vostro. Per chi invece vuole restare con me, allora mi segua al piano superiore.»

Charlie, Valentina, Jane e Rachel si affrettarono a prendere le loro cose e a salire le scale. Rue e Nisha dopo essersi scambiate un’occhiata alla fine scelsero di restare giù con i ragazzi. Senza rivolgere loro nemmeno un saluto feci per salire in camera mia. Tuttavia ad un certo punto una voce mi richiamò. «Emily.»

Era Derek. Aveva appena preso un’altro trancio di pizza. «Immagino che anche tutto quello che si trova al piano di sotto è nostro.» E indicò tutto il cibo che a stento eravamo riuscite a toccare. Riuscii a sentire il mio stomaco brontolare in risposta.

«Derek.» Distesi le labbra in un sorriso forzato mentre pronunciavo il suo nome a denti stretti. Lui rise. «Dimmi.»

«Strozzati.»



*****



Ci eravamo barricate nella mia stanza e pensavo di aver trovato la soluzione dell’anno, tuttavia non volava una mosca, pensierose com’eravamo a guardare il nulla mentre dal piano inferiore si sentivano gli schiamazzi e le risate dei ragazzi che si stavano, al contrario nostro, divertendo.

Valentina non aveva ancora sbollito la rabbia. Ad un certo punto si alzò dalla sedia e sbottò: «non è giusto, Emily. L’hai data vinta a tuo fratello.»

«Lo so…» mormorai piano vergognandomi della mia stessa ammissione. «Ma che potevo fare? Non potevo di certo cacciarli. Questa è anche casa di Will.»

«Perché non chiami i tuoi genitori e gli spieghi tutto?» Era la soluzione vincente. Will sarebbe finito probabilmente in punizione per il resto della vita eppure non volevo averla vinta così. Non facendo di nuovo la spia. «È una questione tra me e lui.»

«E stasera che facciamo?» Chiese Jane per poi aggiungere: «magari possiamo scendere di sotto e cercare di stare un po’ con i ragazzi… Che male c’è?»

«Non se ne parla proprio.» Sbottò Valentina al suo fianco. «Piuttosto me ne torno a casa.» Charlie e Rachel annuirono trovandosi d’accordo con quest’ultima e pertanto Jane non provò più a riprendere l’argomento, nonostante fosse palese da come lanciava delle continue occhiate alla porta che per lei sarebbe stato molto più gradevole stare di sotto.

«Ci sono tante cose che possiamo fare qui.» Provai a dire. Peccato però che avevo lasciato tutto al piano di sotto. La televisione, le carte da gioco, il cibo… In camera mia c’erano solo i sacchi a pelo. Potevamo… dormire?

«Del tipo?»

«Be’ pensiamoci».

Piombò il silenzio e lasciammo che gli ingranaggi dei nostri cervellini si mettessero a lavoro per trovare una soluzione. «Possiamo mettere un po’ di musica e cantare…» Disse Jane ma nessuna di noi ne fu davvero entusiasta.

«Possiamo raccontarci qualche storia horror.» Fu la proposta di Rachel.

«Possiamo farci le trecce a vicenda.» Ci voltammo verso Charlie e la guardammo stranita. Lei si scusò ammettendo di aver detto solo la prima cosa che le era passata per la mente. Improvvisamente mi venne il lampo di genio, sicura al cento per cento che questa proposta le avrebbe sicuramente rese arzille. «Oppure…» Iniziai a dire mentre gli angoli della bocca si alzavano in un ghigno diabolico. «Possiamo fargli uno scherzo.»

«A quelli di sotto?»

«Mio fratello e Derek in particolare.» Aggiunsi e si sporsero tutte per ascoltare meglio. «Ovviamente però mi dovete aiutare a pensare.»

«Contaci.» Disse prontamente Valentina dandomi il cinque. «Allora mettiamoci all’opera.» Aggiunse Rachel e anche Jane infine decise di darci la sua approvazione.



*****



«Will… io e le ragazze usciamo!»

Mio fratello emerse dalla porta dopo qualche secondo mentre ci squadrava tutte. Aveva una birra tra le mani e gli occhi lucidi, probabilmente era già ubriaco. «Dove andate vestite in quel modo?» Chiese ridacchiando non appena ci vide. Ci eravamo rivestite e truccate, volendo essere convincenti al massimo. «Ehi Derek!» urlò Will «vieni a vedere Emily come si è conciata.» Alzai gli occhi al cielo e mi affrettai ad aprire la porta, tuttavia Derek fu più veloce e si affacciò in tempo per vedermi. Dietro di lui c’era anche Phineas. A proposito anche il piccoletto adesso era nella lista nera.

«Emily…S-sei bellissima.» Se ne uscì così il ragazzino ma lo ignorai e chiesi alle mie amiche di sbrigarsi perché le risate di quei due trogloditi mi stavano rendendo nervosa.

«Dov’è che vai?»

«Non sono affari tuoi.»

«Sono tuo fratello maggiore, me lo devi dire.» Ma io in risposta gli lanciai un’occhiata carica d’odio che lo portò ad alzare le mani al cielo. «Non fate tardi e se hai bisogno di un passaggio chiama papà. Io non voglio rotture.»

«Non ti avrei chiamato comunque». E detto questo chiusi la porta alle spalle con un colpo forte e violento. Le ragazze mi aspettavano ansiose vicino alla staccionata. «Allora?»

«Ci hanno creduto.» Sgattaiolammo furtive, calandoci per non essere sorprese e ci facemmo il giro della casa finché non ci trovammo in giardino, dal lato opposto dove c’era la piscina e l’ingresso posteriore. Mi abbassai per recuperare la chiave sotto lo zerbino e facendo segno alle ragazze di non fiatare entrammo ad una ad una dentro casa. Eravamo un po’ distanti dal salone principale e se non facevamo molto rumore dubito ci avrebbero sentite.

«Sei sicura che questo li spaventerà?» Mi domandò in un sussurro Charlie che si trovava giusto dietro di me. «Vedrai non vorranno più mettere piede in casa Haines dopo questa serata.» E lei rise un po’ troppo forte. Spalancai gli occhi allarmata e le feci segno di fare silenzio. «Scusa.» Mormorò.

Chiesi a Valentina e Jane di fare la guardia mentre noi prendevamo le scale che portavano nello scantinato. Ci facemmo luce con le torce del cellulare. Lì le scale erano di legno e scricchiolavano un botto. In realtà quello era un posto abbastanza lugubre, non ci mettevo mai piede ma era lì che ricordavo si trovasse l’interruttore elettrico. Di fatti lo trovammo quasi subito.

«Al mio tre.»

Rachel e Charlie mi guardavano in trepidante attesa. «Uno, due e…» Feci scattare l’interruttore e quello emise un leggero rumore sordo. Valentina si affacciò per darci la conferma che la luce era andata via. Tuttavia non perdemmo tempo nell’esultare perché questo era solo l’inizio.

Salimmo in fretta le scale, avevamo solo pochi minuti prima che mio fratello venisse ad affacciarsi perciò recuperai la chiave e chiusi la porta. «Ci metteranno un po’ ad aprirla.» Sentimmo dei passi. Feci alle ragazze segno di uscire e Charlie fu l’ultima. La bionda fu fuori nell’esatto momento in cui vedemmo l’ombra di mio fratello emergere.

Di nuovo all’esterno facemmo una piccola corsetta per completare il giro della casa ed essere di nuovo davanti all’ingresso principale. Prima di andarcene avevo lasciato di proposito la finestra dello studio di mio padre aperta, così entrammo da lì. La stanza era insonorizzata.

«Questo piano è geniale Emily!» Ammise Charlie saltellando sul posto presa dall’euforia. «Per poco mio fratello non ti vedeva.»

«Ma alla fine non ci ha scoperto.»

«No, infatti è difficile che quel cretino si accorga di qualcosa.» Nello studio di mio padre c’erano delle scale a chiocciola che portavano direttamente al piano di sopra, non dovemmo pertanto affacciarci in corridoio e rischiare di essere beccate.

Entrammo nella mia stanza e indossammo velocemente le maschere che avevo recuperato dalla soffitta, quelle che avevamo usato per la festa di Halloween dell’anno scorso. Io ero Joker mentre Charlie il serial killer di “Non aprite quella porta”, Jane invece era semplicemente Spiderman, Valentina indossava degli occhiali da sole e una mascherina e Rachel sarebbe rimasta a sorvegliare le scale per noi perciò non aveva bisogno di coprirsi il volto.

Mimetizzate al buio nei nostri abiti scuri e del tutto irriconoscibili con quelle maschere al viso lasciammo la mia stanza per scendere al piano di sotto ma prima di dividerci ricordai a tutte qual era l’obbiettivo di quella serata. «Devono avere gli incubi per due settimane.»

Detto ciò ognuna si mosse per la propria strada. Io e Charlie avevamo una missione in particolare e puntavamo a Will Haines. Andammo dove l’avevamo lasciato e restammo nascoste sulla soglia della porta quando sentimmo giungere la voce di mio fratello e di Phineas.

«Non ricordi dove hai messo le chiavi?»

«Dovrebbero stare qui. Non lo so, non vado mai qui sotto.»

«Will sbrigati. Tira giù la porta se serve.»

«Dio Phineas quanta ansia che mi metti.»

Con loro avevano una torcia abbastanza luminosa che non ci permetteva di farci più avanti di così. Però in quel momento Phineas ci dava le spalle. Feci cenno a Charlie di seguirmi e non seppi come riuscimmo a superare il ragazzo e a nasconderci sotto al tavolo. Estrassi dalla tasca la chiave che Will stava cercando e trattenendo il respiro la lanciai piano finché non cadde ai piedi dell’energumeno mio consanguineo.

«Che cosa è stato?» Avevano sentito entrambi il suono di un oggetto metallico che batteva contro il pavimento. «Non lo so…»

In questo momento non potevo vedere le loro espressioni ma Phineas dal tono risultava abbastanza nervoso, mentre Will piuttosto stressato. «Smettila di tremare. Riesco a sentirti.»

«E tu sbrigati a trovare le chiavi.»

«Eccole.»

Dal soggiorno ci giunse un grido femminile. Doveva essere stata Rue oppure Nisha. Io e Charlie ci scambiammo un’occhiata e ci coprimmo la bocca per non ridere. «Che cosa è stato?» Chiese Phineas alzando un po’ il tono di voce. Adesso non era soltanto nervoso ma molto, molto spaventato. «Rilassati, Derek avrà fatto uno scherzo alle ragazze. Intanto ho recuperato la chiave.»

«Dov’era?»

«Per terra.»

Will Haines non si fece troppe domande sul perché l’oggetto che stavano cercando fosse comparso magicamente ai suoi piedi. «Vieni, mi devi mantenere la torcia.»

«Vuoi che scenda con te la sotto?»

«Andiamo, non fare il bambino. Se ci fosse mia sorella qui che cosa penserebbe di te?» Con quelle parole il ragazzino sembrò aver trovato il coraggio per seguirlo e per questo non riuscii a trattenere un leggero sorriso. Phineas era tenerissimo, oltre che buonissimo. Quasi quasi mi dispiaceva coinvolgerlo in tutto ciò.

«Sbrighiamoci.»

Avevamo solo pochi minuti prima che Will capisse come ripristinare un interruttore. Pertanto presi una sedia, dopo essere emersa dal tavolo e Charlie mi aiutò facendomi luce con la torcia. «Che cosa vuoi fare?»

«Bloccarli lì sotto.»

Nello scantinato c’era solo una lampadina ma era fulminata, anche se avessero ripristinato la luce era giusto che Will godesse un po’ di più del calore delle tenebre. «Emily sei sicura? C’è anche Phineas che poverino…»

«Li verremmo a prendere prima o poi.» E detto questo chiusi la porta emettendo un tonfo assordante. Will e Phineas urlarono e corsero su per gli scalini ma io ero stata più veloce e avevo bloccato la maniglia con la sedia.

«Che cazzo succede?» Urlò Will e questa volta il tono della sua voce aveva assunto una sfumatura diversa. Mio fratello se la stava facendo sotto. «Ti sei messo contro la Haines sbagliata.»

«Emily?»

Lui parve sorpreso, infatti ci fu un momentaneo silenzio poi sentimmo qualcosa sbattere contro la porta. O meglio qualcuno. Io e Charlie sobbalzammo e la mia amica si lasciò sfuggire un leggero gridolino. Mio fratello aveva intenzione di buttare giù la porta. Be’ avevo dimenticato un piccolo particolare: Will Haines era una bestia di un metro e ottantotto.

«Emily apri subito questa porta o giuro che-»

«Emily, tuo fratello ci ammazzerà.»

«Charlie?» Adesso era più che sorpreso Will. «Sei coinvolta anche tu?»

Io e la bionda ci guardammo per qualche secondo senza sapere cosa dire. Poi alla fine optammo per l’unica soluzione che ci sembrava sensata al momento. Filarcela via.

Volevamo correre nella nostra stanza ma nel corridoio ci bloccammo quando sentimmo la voce dei ragazzi. Non avevo la più pallida idea di cosa avessero combinato le altre ma a quanto pare aveva funzionato. Nisha e Rue parlavano di chiamare la polizia perché erano entrati dei ladri in casa e i ragazzi invece cercavano di fare i cavalieri, assicurando loro che non le sarebbe successo niente.

«Ma dov’è Will?» Riconobbi la voce di Derek, alquanto tranquillo da quello che percepivo. «Vabbè… Finn e Ryan restate voi con loro. Io vado a cercare Will.»

«Derek, aspetta. Non mi lasciare.»

«Due secondi e torno.»

«Ma ci sono i ladri.»

«Ma quali ladri, sarà qualche scherzo di Emily. Non ti preoccupare e restate qui.»

Come diavolo aveva fatto a scoprirmi?

Charlie mi prese per mano e mi trascinò in un angolo. Infatti occupata ad ascoltare la conversazione non mi ero resa conto che si stava avvicinando qualcuno. Seppur fossimo al buio una tenue luce lunare che proveniva da fuori ci permise di vedere un’ombra.

«Torniamo in camera tua, dobbiamo raggiungere le altre e andarcene.»

Era un’ottima idea, peccato però che metà parte del piano non si era ancora compiuta. Ero riuscita a spaventare gli altri e a chiudere Will in uno scantinato ma per quanto riguardava Derek… Lui era troppo rilassato per i miei gusti. «Vai di sopra e raggiungi le altre. Io vengo fra poco.»

Le lasciai andare la mano ignorando le sue proteste e corsi all’inseguimento di Derek. Lo raggiunsi e lo trovai che stava chiamando Will, aggirandosi tra i corridoi della casa non sapendo esattamente dove andare. In una mano aveva con sé il cellulare che usava come torcia. «Will?»

Misi male un piede e inciampai ma per fortuna non caddi, recuperai in fretta l’equilibrio. Eppure quel piccolo errore mi costò caro perché Derek mi vide. O meglio vide una figura incappucciata mentre apriva la prima porta a destra e ci si infilava sperando di non essere acciuffata ma quando feci per chiudermi dentro un piede si mise tra la porta e lo stipite e nonostante provai a spingere con tutta la forza che avevo, non potevo niente contro Derek perciò alla fine la porta si spalancò e il ragazzo entrò.

Adesso ad avere paura ero io.

Per fortuna Derek non poteva ancora riconoscermi ma mi stava accecando la vista puntandomi la luce negli occhi. Volevo dirgli di abbassarla ma se avessi fiatato mi avrebbe riconosciuta certamente. «Sei Emily o una delle sue amiche? Di certo non sei Valentina o Rachel, loro sono troppo alte.»

Continuai a tacere mentre lo vedevo avanzare. Istintivamente indietreggiai finchè non finii per sbattere contro una scrivania. Dovevo essere capitata di nuovo nello studio di mio padre. «Carina la maschera.» Mi fu di fronte. I nostri occhi si incrocariono e forse fu già in quel momento che Derek capí. «Posso riconoscerti anche senza questa sai.»

Quello spiraglio di luce che gli aveva permesso di muoversi tra i corridoi al buio cessò di illuminarci. Derek aveva messo via il cellulare e seppur non potessi guardarlo in faccia riuscivo a riconoscere i contorni della sua figura. Quando si era fatto così vicino?

Lentamente sentii cadere il cappuccio da testa e una mano sfiorarmi la maschera. Derek riuscii a sfilarmela via. Mi morsi le labbra, trattenendo qualsiasi imprecazione volessi lasciarmi sfuggire al momento. Il cuore mi batteva forte nella gabbia toracica.

Le dita di Derek mi accarezzarono piano la lunga chioma castana, andando a percorrere l’intera lunghezza dei capelli. «È l’odore del tuo shampoo questo, Emily.» Mi disse in un sussurro mentre mi rilassavo involontariamente a causa di quel tocco. La mano di Derek non arrestò il suo cammino ma proseguí fino a sfiorarmi la mascella per dire «hai un viso piccolino» e a risalire per accarezzarmi una guancia. Non capivo nulla di quanto stesse succedendo e neanche mi importava. L’unica cosa che sapevo di dover fare era tacere. Non dovevo fiatare perché se lo avessi fatto…

«Hai un neo proprio in questo punto.» Rabbrividii quando mi sfiorò l’incavo tra il collo e la mandibola. Stava cercando di tracciare il mio viso e di riconoscere ogni tratto. «Non potrei mai sbagliarmi.» Disse in un sussurro. Sentivo il suo fiato mescolarsi al mio. Mi ressi poggiando le mani sulla scrivania alle mie spalle, improvvisamente sentivo di aver bisogno di sostegno perché le mie gambe da sole non riuscivano nel loro compito. La situazione mi stava sfuggendo di mano… Il polpastrello di Derek mi sfiorò il labbro inferiore.

«Derek.» Mi lasciai sfuggire in un sospiro e fu quello a decretare la mia condanna. Sentii il ragazzo di fronte a me sghignazzare. «Beccata!»

Si staccò da me fulmineo e fu quasi brutale il modo in cui percepii quell’improvvisa distanza. La luce tornò in quel momento. Il mio sguardo addolorato e confuso incrociò quello divertito di Derek. Lo aveva fatto apposta?

«È proprio facile prenderti in giro, mostriciattolo.»

«Ma che cosa diavolo ti è preso?!» Ero rossa dalla rabbia e forse non solo. Giuro che per un breve attimo avevo pensato che mi avrebbe dato un bacio. I nostri nasi si erano sfiorati e quando mi aveva accarezzato le labbra avevo sentito come se-

Alzai di scatto la testa e la vidi, Rachel rannicchiata in un angolo che ci fissava con occhi spalancati. Derek non si era accorta di lei. «Che cosa pensavi che avrei fatto?» Mi chiese ironicamente il migliore amico di mio fratello ma io a stento lo sentii.

Rachel doveva aver ascoltato tutto e seppur per via del buio pesto non aveva assistito a niente, dalla sua espressione si vedeva che mostrava un grande disappunto nei miei confronti. Non era colpa mia eppure mi sentivo tremendamente in colpa. Derek era il fidanzato di una delle mie amiche più strette e per un attimo avevo desiderato…

«Sei proprio un coglione.» Sbottai cercando di trattenere le lacrime quanto più possibile prima di passargli accanto di corsa, spalancare la porta e mettere quanta più distanza possibile tra me e lui.

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