Who's better? di drawhood (/viewuser.php?uid=1036471)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno in classe ***
Capitolo 2: *** Ray Scott?! ***
Capitolo 3: *** Festa in casa Haines ***
Capitolo 4: *** Aspettando quello giusto ***
Capitolo 5: *** La partita d'apertura ***
Capitolo 6: *** Serata al bowling ***
Capitolo 7: *** Tutti contro Emily ***
Capitolo 8: *** L'appuntamento ***
Capitolo 9: *** Un disastroso pigiama party ***
Capitolo 1 *** Ritorno in classe ***
L'estate era finita.
La consapevolezza mi arrivò
come una secchiata d'acqua gelida in pieno viso. Peccato che si
trattava piuttosto di qualcosa di diverso, più simile al
trillare insistente di una sveglia di cui avevo apposta alzato il
volume al massimo. Solo un risveglio traumatico poteva permettermi di
affrontare quel primo giorno di scuola dopo una così bella
vacanza estiva passata in Europa, fuori dai confini americani e dalle
persone che conoscevo. Per quanto mi fossero mancate terribilmente le
mie amiche non mi sentivo affatto felice di dover ritornare a scuola,
seppur questo significasse poterle riabbracciare.
«Will sbrigati che devo
fare la doccia anche io!» lo dissi urlando anche prima di
sgusciare fuori dal letto perché dal bagno che era piuttosto
vicino alla mia stanza avevo sentito il getto d'acqua. Purtroppo io e
mio fratello eravamo costretti a condividere il bagno ed era una vera
guerra ogni mattina. Mio fratello, infatti, piuttosto vanitoso
spendeva un sacco di tempo solo per farsi bello...
Intanto scesi al piano di sotto,
salutai mia madre e mio padre con un bacio e mi sedetti a tavola.
Selena Martinez Haines era già in tailleur e aveva appena
finito il suo latte d'avena e cereali e adesso guardava l'orologio
per assicurarsi di non essere in ritardo. John Haines invece era ai
fornelli che preparava uova e pancetta, la colazione preferita mia e
di Will e fischiettava di buon umore.
«Come mai fischietti?»
«Perché oggi è
il vostro primo giorno di scuola e sai questo che significa?»
«Cosa?»
«Che sarò a casa
tutto solo e potrò ascoltare uno dei miei vinili e lavorare
nel mio studio nella pace e nella tranquillità più
assoluta.»
«Stai dicendo che stai
meglio senza di noi?» pensavo che non l'avrebbe ammesso eppure
con una carezza sulla testa e un sorrisino diverito mio padre ebbe
l'audacia di dire: «è esattamente quello che sto
dicendo, mia piccola principessa».
«Io vado. John non
dimenticarti di portare il gatto dal veterinario oggi pomeriggio e di
chiamare tua madre.»
«Ma mamma già vai?»
«Ci sarà traffico
più tardi e rischierei di fare tardi al lavoro.»
«E a scuola come vado?»
Non avevo nessuna intenzione di prendere l'autobus ma poi mia madre
mi ricordò un fatto che stupidamente avevo dimenticato. «C'è
tuo fratello che adesso può guidare. A proposito le chiavi
della macchina sono sul mobile davanti all'ingresso.»
Per tutta l'estate mio fratello
non aveva fatto che parlare d'altro, soprattutto al telefono con il
suo migliore amico Derek. Era stato angosciante sentirlo discutere di
macchine, motori e cilindrate e tutto questo perché i miei
avevano deciso di regalargli una macchina. Bisognava sorvolare che il
motivo per cui non ero affatto entusiasta della cosa fosse che
dipendevo da lui in fatto di passaggi e dipendere da William Heines
significava in pratica essere sempre sotto ricatto.
«Ci vediamo dopo. Buon
rientro a scuola ragazzi!» mia madre urlò per farsi
sentire anche dal primo genito prima di chiudersi la porta alle
spalle. «Penso proprio che userò il vostro bagno per
farmi la doccia. Will non uscirà mai in tempo.»
Papà si ritrovò
tristemente d'accordo. «La vuoi un po' di pancetta in più?»
e mi servì senza che gli fornissi una risposta. Era ovvio
infondo quale sarebbe stata.
«Emily, muoviti o faremo
tardi!»
«E di chi è la
colpa? Sei stato più di un'ora in bagno!» Ero stata a
stento in grado di farmi una doccia e vestirmi. Avevo anche avuto
voglia di truccarmi, sai per essere presentabile almeno il primo
giorno ma Will non mi aveva concesso altro tempo e adesso sbuffando
mi dirigevo all'interno del suo SUV nuovo di zecca. «Cerca di
non farci schiantare.»
«Simpatica» mi diede
un colpetto alla testa sapendo perfettamente quanto mi desse
fastidio. «Dobbiamo andare a prendere anche Derek.»
«Ma Derek ce l'ha la
macchina e siamo già in ritardo.»
«Niente obiezioni e siediti
nei sedili posteriori, sei più piccola.»
«Non se ne parla.»
E prima che potesse spingermi di
peso a fare come comandato mi intrufolai frettolosamente in macchina.
Mi misi la cintura e gli sorrisi beffarda. Will sospirò ma era
troppo assonnato per discutere perciò entrò in auto e
avviò il motore. «Sei sicuro di essere in grado di
guidare?»
Arrivammo a casa di Derek in
pochi minuti, infondo non abitava molto lontano. Il ragazzo ci
attendeva sulla soglia della porta sorridente. Entrò nella
vettura e ci salutò. «Ciao mostriciattolo. Vedo che
neanche quest'anno sei cresciuta di mezzo centimetro in altezza.»
«Come fai a dirlo se sono
seduta?!»
Derek lo conoscevo da tutta una
vita in pratica ma a volte sopportarlo era estenuante. Gli piaceva
provocarmi per nessuna ragione in particolare e mio fratello glielo
lasciava fare, a volte ci si mettevano in due e lì la cosa
diventava una tortura. «È che sei così minuta.
Sei sicura di aver già compiuto sedici anni?»
Non potevo contestare. Ero bassa,
molto bassa e non lo capivo. Sia mia madre che mio padre che mio
fratello erano abbastanza alti. Will superava un metro e ottanta di
altezza mentre io restavo ferma sulla soglia di un metro e sessanta.
Mio padre mi diceva che avevo preso da mia nonna, anche lei era
piuttosto bassina. Alla cosa comunque non davo tanto peso, ad
eccezione di quando Will e Derek si spalleggiavano per sfottermi.
Mi voltai ad osservarlo. Anche
Derek era molto alto, quasi quanto mio fratello e non avendolo visto
per tutta l'estate mi resi conto di quanto fosse cresciuto e cambiato
anche lui. Era un ragazzo attraente, con occhi color verde scuro e
lunghi capelli castani ma osservandolo adesso realizzai una cosa che
mi sorprese.
«Hai tagliato tutti i
capelli?!»
Per tutti quegli anni che lo
conoscevo era sempre stato Derek il capelluto con la sua folta chioma
di ricci ribelli e adesso invece era quasi pelato. Non proprio pelato
ma portava un taglio molto corto che stranamente gli stava
meglio di prima. Gli dava un'aria più accattivante. Inoltre
notai osservandogli le braccia che si era riempito di tatuaggi.
Lanciai un'occhiata a mio fratello per vedere se anche lui... Ma la
sua pelle era bianca, un po' abbronzato per via delle giornate
passate in spiaggia ma per il resto non c'erano macchie d'inchiostro.
Eppure non mi fidavo, quei due si mettevano sempre d'accordo per fare
le cose insieme. Non riuscivano a ragionare come persone autonome.
Avrei trovato il tatuaggio nascosto di mio fratello e lo avrei usato
come ricatto sapendo perfettamente quanto nostra madre li odiasse.
«Cosa ne dici del mio nuovo
taglio?»
Non mi andava di mentire perciò
risposi in un sussurro: «ti sta bene...» e Derek in
risposta sghignazzò.
Giungemmo nel parcheggio
dell'edificio scolastico e Will ci mise un po' a fare la manovra per
parcheggiare. Nonostante non fosse male come guidatore era ancora
alle prime armi perciò Derek gli dette una mano e io non
restai lì a perdere tempo con loro piuttosto mi sbrigai per
raggiungere il mio gruppo di amiche avvistate già da lontano
nel cortile della scuola.
«Emily!»
«Ragazze!» venni
travolta da un paio di braccia e quasi fui soffocata dal loro
affetto. Di solito non mi lasciavo andare a nessun tipo di contatto,
persino con le mie amiche ero abbastanza fredda ma non le avevo viste
tutta l'estate e avevo avuto il timore che potessero essersi
dimenticate di me ma eccole che si stringevano a me togliendomi
fiato. «Al telefono non ci hai detto quasi niente. Vogliamo
sapere tutto della tua vacanza in Europa.
«Ne parleremo, ne
parleremo!»
Ci staccamo dall'abbraccio e ci
guardammo una ad una. C'era Rue, la mia migliore amica che con il suo
nuovo look gotico mi sorprese di più. Aveva le labbra dipinte
di nero e i vestiti altrettanto neri, aveva un portamento molto
sicuro di sé e non potevo mentire quello stile mi faceva
impazzire perciò glielo feci notare quasi subito. Poi c'era
Jane che invece non era cambiata affatto, anche lei era bassa quanto
me ma dava sempre l'impressione di essere più minuta perché
aveva il naso, la bocca e le mani piccole. Era graziosa e gentile e
ti dava quella sensazione di volerla proteggere da ogni male del
mondo. Nisha e Valentina poi erano sempre state bellissime, quel tipo
di bellezza da capogiro ma se possibile erano diventate ancora più
belle. Erano alte, avevano un fisico mozzafiato, dei sorrisi
raggianti e dovetti ammetterlo davanti a loro mi sentii estremamente
insicura. Rachel invece sprizzava luce e energie positive da tutti i
pori e questo la rendeva altrettanto bella, con quella sua immagine
hippie e quel modo di vestirsi un po' fuori moda. Rappresentavamo un
gruppo ben distinto di persone con diverse personalità e
diversi interessi ma eravamo proprio per questo molto unite.
«Emily, ti sei dimenticata
lo zaino.» venni travolta da un piccolo oggetto volante che
quasi finì per stendermi al suolo. Mio fratello ci passò
davanti con nonchalance. Non salutò nessuna delle mie amiche,
a stento rivolse loro un'occhiata e per questo lo fulminai con lo
sguardo. Odiavo quando si comportava in quel modo, come se si
sentisse sto gran cazzo. Era la cosa che mi metteva più in
imbarazzo.
Derek invece si avvicinò a
noi, sorrise e avvinghiò Nisha per la vita salutandola con un
tenero bacio sulla guancia. «Buongiorno, amore. Ci vediamo
dopo?»
Osservammo Nisha arrossire e
annuire un po' impacciata. Da quello che avevo saputo si erano messi
insieme anche prima che iniziasse l'estate ma lo avevano tenuto
nascosto per molto tempo. Questa doveva essere una delle loro prime
“apparizioni pubbliche ufficiali” e c'era un po' di
imbarazzo, soprattutto da parte di Nisha che si sentiva i nostri
occhi puntati addosso.
«Dove devi andare adesso?»
gli chiese e Derek indicò Will. «Dobbiamo salutare il
resto dei nostri amici però dopo ti chiamo.»
Li osservai un po' stranita,
forse perché li conoscevo entrambi da un sacco di tempo e
vederli improvvisamente così affiatati era una novità
per me. Per non parlare del fatto che non avevo mai visto Derek
innamorato.
«Derek!» lo richiamò
mio fratello e Derek lo seguì come un cagnolino al guinzaglio.
Quando se ne furono andati
guardammo Nisha per qualche secondo senza dire una parola poi
scoppiamo a ridere e Rue imitò il tono melenso usato da Derek
qualche istante fa. «Ci vediamo dopo, amore mio» e cercò
di darle dei bacetti ma Nisha si allontanò ridendo. «E
quindi una di noi è riuscita finalmente a fidanzarsi.»
esclamò Jane con un misto di invidia e stupore. Tuttavia non
si poteva dire che non fosse felice per lei. Era solo che
rappresentava una novità e forse anche la consapevolezza che
stavamo tutte crescendo. Fino a qualche anno fa neanche badavamo a
quelle cose...
Stavo riempiendo il mio vassoio
quando notai una persona. Si chiamava Charlie ed era nuova, non
conosceva nessuno e sedeva sola a mensa ma l'avevo già
intravista a lezione di spagnolo e mi era apparsa piuttosto in
difficoltà. Avevo scambiato due parole a lezione ma era stato
breve, l'insegnante era entrato e non avevo avuto modo di spiegarle
bene come raggiungere la segreteria. Comunque penso che alla fine la
strada l'abbia trovata anche da sola poiché poi la giornata
era trascorsa e non ci eravamo più viste ma adesso la beccavo
da sola e mi venne spontaneo dirigermi da lei. Le mi amiche mi
aspettavano qualche tavolo più avanti ma le feci cenno di
aspettare.
«Ciao, sono Emily. Ti
ricordi? Ci siamo parlate a lezione di spagnolo.» Lei alzò
lo sguardo ed ebbe un leggero sussulto. Forse ero giunta lì
con troppo entusiasmo però poi mi riconobbe e accennò
un sorriso. Charlie aveva due grandi occhi azzurri e dei lunghissimi
capelli color del grano. «Certo che mi ricordo. Vuoi sederti
qui?»
Accettai contenta. Le persone che
conoscevo mi dicevano spesso che ero piuttosto brava a fare amicizia
con la gente. «È da poco che ti sei trasferita?»
«Giusto una settimana fa,
prima dell'inizio dell'anno scolastico così speravo di poter
fare nuove amicizie. Ma qui sembrano tutti conoscersi tra di loro ed
è un po' difficile per me andare in giro e dire ciao» si
notò anche dal modo in cui nervosamente si toccava il collo.
Cercai di rassicurarla. «Tranquilla, ci siamo sentite tutte un
po' così però se ti va posso presentarti un paio di
amiche mie. È gente simpatica, prometto.»
Charlie ne sembrò
piacevolmente sorpresa ma non ebbe modo di darmi una risposta che Rue
piombò alle sue spalle seguita da Jane e Valentina. «Ci
hai abbandonate! Ti avevamo pure riservato un posto.»
«Dove sono Nisha e Rachel?»
chiesi dopo averle contate tutte. «Nisha con il suo nuovo
fidanzato e Rachel sta per arrivare» e si sedettero, prestando
finalmente la loro attenzione sulla ragazza che mi sedeva di fronte.
Erano grosso modo così anche loro, piuttosto esuberanti e
socievoli. Infatti Rue fu subito lì accanto a lei.
«Ragazze lei è
Charlie. Charlie loro sono le mie amiche Rue, Jane e Valentina.»
«Da dov'è che ti sei
trasferita?»
«Vancouver.»
«Sei canadese! Anche mia
madre è canadese.» disse Jane e iniziò così
una conversazione sul Canada e i posti belli da visitare fin quando
non vedemmo Rachel arrivare tutta trafelata. «Che ti è
successo, figlia dei fiori?»
«Ero con i ragazzi della
band. Stasera dobbiamo suonare in un locale e oggi ho le prove perciò
penso di non venire a casa tua Emily. Scusami.»
«Non preoccuparti.»
«Però potete venire
stasera. È la prima volta che suoniamo in pubblico, mi farebbe
molto piacere se ci foste anche voi.»
Le ragazze furono ben felici di
accettare, però mi ricordai che c'era anche Charlie lì
con noi e sembrava piuttosto a disagio. Perciò attirai
l'attenzione di Rachel e le indicai la nuova arrivata.
«Lei è Charlie. Si è
appena trasferita.»
Rachel si affrettò a
scusarsi per non averla notata subito e presentandosi le chiese se
volesse venire anche lei. «Non so...»
«Dai ci divertiremo. Rachel
e la sua band sono davvero bravi.» dissi e poi mi venne in
mente una cosa. «Perché non venite tutte a casa mia
stasera così ci prepariamo insieme?»
«Mi sembra un'ottima idea.»
rispose Jane e le altre si trovarono ad annuire. «Allora mando
un messaggio a Nisha così l'avviso. Charlie tu che fai?»
La ragazza sembrò
pensarci. Ci guardò ad una ad una infine disse accennando un
sorriso. «Dov'è che abiti?»
***
Avevo mandato mio fratello a
prendere le pizza, non ne era stato molto contento ma infondo era
abituato ad avere le mie amiche in giro per casa. I miei genitori
invece amavano avere ospiti ed era da un po' di tempo ormai che non
chiedevo più neanche il permesso. Che fosse Derek o che
fossero le mie amiche chiunque era il benvenuto in casa Haines.
«Siete venute già
vestite?» chiesi un po' stupita quando aprii la porta e vidi
alcune di loro già in ghingheri. Solo io e Charlie avevamo
preso a parola l'idea di prepararci insieme e poi dopo uscire. «Ci
avremmo messo troppo tempo e non possiamo rischiare di fare tardi»
fu la risposta concisa di Rue e non ebbi niente da ribattere. Anzi
osservandole mi resi conto che si erano messe tutte in tiro e se non
volevo fare brutta figura dovevo anche io impegnarmi a trovare
qualcosa di figo per la serata.
«Charlie, vieni con me»
la presi per mano e la scortai al piano di sopra. Avvisai gridando ai
miei genitori che le mie amiche erano arrivate e nessuno mi rispose
ma poi sentii le loro voci provenire dal soggiorno mentre salutavano
allegramente le ragazze. «Non dovrei prima presentarmi ai
tuoi?»
Risi a quella domanda.
«Tranquilla, puoi farlo anche dopo. Adesso noi due dobbiamo
aiutarci a vicenda.»
Charlie annuì e un po'
imbronciata disse: «le tue amiche sono fighissime».
«Anche tu lo sei.»
Charlie era una bella ragazza e adoravo le lentiggini che
costellavano il suo volto, inoltre avrei pagato oro per poter avere i
suoi capelli. Sembrava proprio Raperonzolo con quella lunga e folta
chioma bionda.
Eppure non sembrò crederci
quando le dissi che era davvero bella. «Che cos'hai lì?»
«Mi sono portata un
vestito, pensavo potesse andare ma poi Rue mi ha spiegato che si
trattava di una band rock e be'...» estresse un grazioso
vestito con dei fiorellini «non credo che questo sia adatto.»
Era un vestito molto carino.
Personalmente non l'avrei mai indossato, non mi ci sarei mai vista
bene ma invece con quell'aria principesca su Charlie lo immaginavo
perfettamente. Solo che aveva ragione, non c'entrava molto con la
serata.
«Possiamo sempre farci
qualche ritocco» mormorai e Charlie non sembrò capire.
Tuttavia non ci badai molto e iniziai a rovistare tra gli armadi e i
cassetti in cerca di quello a cui stavo pensando.
Delle calze a rete nere che avevo
comprato qualche anno fa e che non avevo mai indossato, il cinturino
con le borchie e infine una giacca di jeans molto stile anni novanta
che servivano a completare quel look un po' edgy e un po'
improvvisato.
«Per tua fortuna»
annunciai mentre le rendevo tutto quello che avevo trovato «ho
l'armadio pieno zeppo di vestiti» metà dei quali non
avevo mai indossato in verità. Avevo uno stile piuttosto
anonimo, mi piacevano le t-shirts colorate un po' retrò e gli
jeans. Ai piedi indossavo quasi unicamente converse e per quanto
questo facesse di me una ragazza particolarmente noiosa in ambito di
moda era anche vero che avevo il grande difetto di essere
spendacciona e di solito quando ero in giro c'era sempre qualcosa di
nuovo che mi incuriosiva e che dovevo comprare. Infondo ero sicura
che in qualche cassetto anche io avessi un vestitino con i fiorellini
carino e femminile che non aveva mai visto la luce del sole.
«Se non ti piace sentiti
libera di cercare qualcos'altro tra le mie cose.» ma Charlie
scosse la testa e si mostrò grata. «Va più che
bene. E tu cosa ti metti?»
«Non ne ho la più
pallida idea» sospirai e a quel punto la bionda canadese sembrò
abbandonare quell'aria remissiva e intimidita che aveva avuto fino ad
allora e aprendo di sua spontanea volontà le ante dell'armadio
disse: «dai che ti aiuto io.»
***
Quando giungemmo al locale ci
rendemmo conto che non era proprio il posto che ci aspettavamo. Un
po' stile cowboy, con i camerieri vestiti in quel modo e quell'aria
da far west il locale era frequentato per lo più da gente
adulta che veniva lì per gustare la birra mentre noi eravamo
solo delle sedicenni venute lì per divertirci. Mi ero vestita
e mi ero fatta truccare per senza motivo, pensai e fummo tutte dello
stesso parere a parte Rue che sembrava stranamente entusiasta.
Ci sedemmo ad un tavolo e un
cameriere venne per le ordinazioni, un po' divertito e un po'
sorpreso. «Sapete già che non posso portarvi niente di
alcolico.» Fece la premessa che mi parve tanto una presa in
giro ma non ci badai e piuttosto chiesi informazione sulla band che
si doveva esibire. «Ah si! Siete qui per la batterista?»
Annuimmo.
«Si esibiranno tra una
mezz'oretta circa. Stanno scaricando le attrezzature dal furgone.»
«Quindi sono già
arrivati?»
Il cameriere ci diede la conferma
e trassi un sospiro di sollievo. In un posto del genere non mi
sentivo molto a mio agio, fosse stata un'altra occasione avrei
chiamato mio fratello per farmi venire a prendere ma perché si
trattava di Rachel dovevamo resistere. Charlie si sedette accanto a
me e abbassandosi mi indicò un gruppo di persone che si
stavano facendo spazio tra la gente, per salire sul palchetto. «Sono
loro?»
Avevano volti giovanili e
riconobbi Raja e Jason che dovevano essere rispettivamente il
cantante e il chitarrista ma non avevo idea di chi fosse quell'altro
ragazzo. Stavamo per preoccuparci nel non vedere Rachel ma poi una
voce squillante ci prese alla sprovvista e ci voltammo nel notare il
viso sorridente della nostra amica.
«Rachel!» fu quasi
corale. Lei ci rivelò di essere tesissima. «Allora come
vi sembra questo posto?» Jane che non riusciva proprio a
mentire non poté nascondere di sentirsi un po' a disagio. «Non
so neanche come abbiano fatto a farci entrare.»
«Ero sorpresa anche io la
prima volta che sono venuta a provare però almeno pagano bene.
Adesso devo andare ragazze, ci vediamo tra poco.»
Ci diede un breve bacio volante,
ringraziandoci di essere venute e poi si riunì al suo gruppo.
Jason e Raja ci salutarono con la mano e allora mi ricordai di non
aver chiesto chi fosse l'altro ragazzo che stava con loro. Senza
neanche rendermene conto i miei occhi si soffermarono su di lui
finché non li vidi scomparire dietro le quinte.
«Avete visto quello lì?»
chiese Rue indicando proprio il ragazzo nuovo. «Si e allora?»
Valentina non era impressionata. «È fighissimo!»
«Già è molto
bello. Come mai Rachel non ce lo ha mai presentato?» la domanda
di Jane mi portò a pensare e a dire: «probabilmente è
un nuovo membro della band. Rachel non ci parla mai di queste cose.»
«È davvero carino.»
«Nisha, tu sei fidanzata.
Non puoi guardarlo»
«Era tanto per dire»
si mise immediatamente sulla difensiva e poi aggiunse per rispondere
a Jane. «E poi penso che Derek sia più bello.»
«Nessuno è più
bello però del fratello di Emily» a quelle parole di Rue
aprii la bocca sconcerta. Jane si trovò ad essere d'accordo.
«Mio fratello?! Se solo lo conosceste bene non direste mai una
cosa del genere.»
Mio fratello era un bel ragazzo,
non potevo negarlo anche perché era tipo mister popolarità
nella nostra scuola e aveva un sacco di seguaci su Instagram e
c'erano delle ragazze che a volte venivano da me solo per chiedermi
di lui ed era imbarazzante, davvero, perché non avevo idea di
chi fossero ma loro apparentemente conoscevano me. Comunque sta di
fatto che mio fratello era un fuckboy e in gergo fuckboy è un
tipo di ragazzo di cui non fidarsi soprattutto quando si è
solo una povera ragazza, giovane e innocente che ha voglia di
innamorarsi. La lista dei cuori spezzati di Will Haines era lunga e
inesauribile.
«Non fraintendere. Nessuna
di noi potrebbe mai essere abbastanza stupida da provarci con Will ma
credo che noi tutte qui crediamo che tuo fratello sia insomma un gran
figo.» Alle parole di Rue si ritrovarono tutte d'accordo, ad
accezione di Valentina.
«A me non fa né
caldo né freddo.»
«Valentina per te è
così per qualsiasi ragazzo che incontriamo. Potrebbe passarti
davanti Brad Pitt e non lo noteresti neanche.»
Valentina che se solo avesse
voluto avrebbe potuto avere tutti i ragazzi ai suoi piedi, persino
mio fratello ci aveva provato con lei una volta, fece spallucce come
a confermare quanto dichiarato da Nisha.
Charlie invece che sedeva accanto
a me non poteva esprimere una vera opinione visto che lei Will non lo
aveva ancora incontrato. «Comunque smettiamola per favore di
parlare di mio fratello. Anzi non fate più apprezzamenti su di
lui in mia presenza. È disgustoso.»
Le ragazze risero. Valentina
invece aggiunse: «che poi anche tu sei molto bella ma non te ne
rendi conto.»
La cosa mi prese totalmente alla
sprovvista. «In realtà ci sono molte di voi in questo
gruppo che si sottovalutano.» E i suoi occhi corsero subito su
Jane che era un po' la sua amica più stretta e infatti la
biondina aveva abbassato lo sguardo e sembrava aver capito che la
frecciatina fosse rivolta a lei. «Dovreste solo aprire di più
gli occhi per capire.»
Non compresi perché di
quel discorso improvviso ma si creò una strana tensione che
per fortuna venne ben sopraffatta dall'arrivo sul palco di Rachel e
la sua band.
«Iniziano!»
Rachel, Raja, Jason e l'altro
ragazzo salirono sul palco, fecero una breve presentazione e poi si
misero in postazione. Notai che quello nuovo suonava il basso e come
una stupida restai a guardarlo per la maggior parte del tempo
sperando che lui notasse me. Un po' come avveniva nei film che il
cantante famoso di turno - in questo caso un bassista - notasse la
ragazza tra gli spalti e ne nascesse non so qualcosa.
Scossi la testa a quei pensieri e
arrossendo mi guardai attorno sperando che nessuno avesse notato
qualcosa. Ma anche se qualcuna delle mie amiche fosse stata in grado
di leggere nel pensiero dubitavo potesse farlo al momento che erano
tutte prese ad ascoltare i ragazzi.
«Sono bravi!» mi urlò
Charlie ad un orecchio. La musica era altissima. Appoggiai un braccio
intorno alle sue spalle come gesto spontaneo e affettuoso e ci
lasciammo trasportare un po' tutte e due dalla musica, perché
sapevamo che in quel modo potevamo scioglierci di più l'una
con l'altra.
E infatti fu proprio ciò
che avvenne. Si creò una specie di clima magico tra noi tutte.
Cantammo, ballammo e scherzammo tra di noi mentre ogni tanto urlavamo
a gran voce il nome di Rachel come delle fan sfegatate alla vista del
proprio idolo. La musica rock era energetica e caotica, ne fummo
travolte. Ad un certo punto ci trovammo al centro del locale, nello
spazio tra i tavoli vuoti a ballare tra di noi e a comportarci come
se stessimo ad un concerto. La gente ci guardava e sapevo che lo
stava facendo ma in gruppo sembrava che la cosa non ci desse tanto
fastidio.
«Sapete ragazze... Ogni
tanto dovremmo andare anche noi a qualche festa e divertirci.»
«Divertirci come?»
chiese Charlie incuriosita e Rue ammiccò. «Ormai siamo
grandi. Dovremmo farci invitare anche noi da qualcuno di popolare.»
«Possiamo organizzare
qualcosa noi!»
«Una festa a casa di
Emily.»
«Si, a casa di Emily!»
Io le guardai un po'
scioccata.«Siete impazzite?!» Ovviamente le idee più
strambe venivano sempre a Rue e Jane. «I miei mi
ammazzerebbero.»
«Andiamo, Emily! I tuoi non
si sono mai lamentati tutte le volte che abbiamo fatto i pigiama
party insieme perché dovrebbero dire no ad una festa.»
«Perché hanno sempre
detto no a Will, cosa ti fa pensare che direbbero si a me?»
«Ma Will è Will e tu
sei tu.»
Non aveva nessun senso quello che
Jane disse ma Rue provò a spiegarsi meglio. «I tuoi
sanno che sei responsabile e si fidano di te. Sono sicura che se
affidata a te la festa diranno di si. E poi a scuola se diciamo che
il mega party si tiene a casa di Will Haines sono sicura che molta
gente verrà.»
«Molta gente?»
La cosa iniziava a farmi paura.
Quelle due avevano in mente qualcosa di diabolico e già lo
sapevo. «Guarda come ci stiamo divertendo stasera. Una festa
organizzata da Emily Haines sarebbe il massimo.» E adesso
cercavano anche di comprarmi con le lusinghe. Cosa che, ahimè,
funzionava spesso. «Ci devo pensare.» dissi e loro
esultarono come se avessi già detto si.
***
A fine serata aspettamo Rachel
fuori dal locale sudate e un po' stanche. Ci eravamo date alla pazza
gioia ma adesso avevo solo voglia di farmi una doccia e di finire
dritta dritta sotto le coperte del mio amatissimo letto. Charlie
accanto a me sbadigliò. «È stata una bella
serata.» mi confidò e io risposi altrettanto contenta:
«mi fa piacere che tu ti sia divertita.»
«Ragazze!»
Rachel ci raggiunse tutta
trafelata e ci abbracciò una ad una ringraziandoci nuovamente
di essere venute. Noi non potemmo fare altro che complimentarci. «È
stata una bellissima serata.»
«Ci siamo divertite un
sacco.»
«Dovremo rifarlo.»
E mentre avveniva quello scambio
di battute non ci accorgemmo che ci avevano raggiunto il resto della
band.
«Rachel ci aveva detto che
eravate esuberanti ma stasera siete state magnifiche! Ci avete fatto
sentire delle star.» ci disse Raja non appena ci fu di fronte.
Accanto a lui c'era Jason ma del ragazzo nuovo nessuna traccia. «È
stato tutto merito vostro. Ci avete fatto divertire tantissimo.»
«E il bassista?» fu
la prima cosa che mi venne da chiedere. «Ray, dici? Eccolo che
arriva.»
Mi sentivo un po' una stupida per
essermi lasciata sfuggire la domanda così ma poi vidi arrivare
Ray e non ci badai neanche più. Era un ragazzo non troppo alto
ma neanche troppo basso, che veniva nella nostra direzione sapendo di
avere lo sguardo di tutte noi puntato addosso eppure non sembrava
esserne intimidito. Aveva una sigaretta tra le labbra da cui stava
aspirando e si era sbottonato la camicia facendo intraverdere
un fisico snello e asciutto nonché un moltitudine di tatuaggi
che gli arrivavano fino al collo. I due tatuaggi che avevo intravisto
oggi sul braccio di Derek non erano nulla in confronto. Ray si fermò
davanti a noi, si spostò i capelli dal viso e ci accennò
un sorriso accattivante. Era bello da togliere il fiato, pensai.
«Come mai mi guardate
tutte?»
«Emily si stava chiedendo
dove fossi.»
Emily ero io. I suoi occhi di un
azzurro chiarissimo, finirono per incrociare i miei. Ebbi un sussulto
e mi sentii incapace di proferire parola, come se fossi stata
scoperta a fare una cosa che non dovevo fare. Tipo chiedere dove
fosse uno sconosciuto.
«Emily sei tu quindi.»
e mi tese la mano. Gliela strinsi sudando e chiedendomi che cosa
volesse dire con quel Emily sei tu che suonava come se già
avesse sentito parlare di me.
«Voi due già vi
conoscete?» anche Rachel doveva aver pensato la stessa cosa.
Sia io che Ray negammo. Ero abbastanza sicura di non averlo mai visto
prima.
L'attenzione del ragazzo tatuato
si spostò sulle mie amiche. «Non credo che ricorderò
tutte i vostri nomi però ci provo. Io sono Ray comunque.»
Alla fine delle presentazioni il cellulare mi squillò per
qualche secondo perciò lo estrassi per vedere un messaggio di
mio padre. Mi diceva che era arrivato e che ci stava aspettando.
«Rachel noi dobbiamo
proprio andare. Mio padre è appena arrivato.»
«Va bene. Andate pure, ci
becchiamo domani a scuola.»
Salutammo anche gli altri e
infine ce ne andammo. Quando giungemmo davanti alle strisce per
attraversare mi voltai un solo secondo e beccai Ray fare lo stesso. I
nostri sguardi si incrocariono per un breve secondo prima che Charlie
mi prendesse a braccetto per trascinarmi via. «Emily ma dov'è
che guardi? Di qua dobbiamo andare.»
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Capitolo 2 *** Ray Scott?! ***
Non riuscivo a credere di essermi
lasciata convincere ma eccomi qua che sedevo sugli spalti mentre
aspettavo che mio fratello terminasse gli allenamenti e intanto
mangiucchiavo la penna e guardavo il mio blocco appunti con la pagina
ancora del tutto bianca. Non avevo la più pallida idea di come
si organizzasse una festa, quella sapete in stile americano fatta in
casa con fiumi di alcol e giovani adolescenti ubriachi. Ma poi chi
diamine dovevo invitare e soprattutto chi sarebbe mai potuto venire
ad una mia festa?
Sollevai
lo sguardo per osservare mio fratello mentre si lanciava
all'inseguimento di una palla da football. Rue aveva ragione.
Purtroppo solo quell'energumeno mio consaguineo poteva aiutarmi.
«Mostriciattolo,
passami la bottiglia d'acqua.»
Derek
lasciò il campo e venne da me a corto di fiato. Tese la mano
in direzione del suo zaino che era accanto a quello di Will e di
conseguenza accanto a me. Sorrisi beffarda. «Perché non
te la prendi da solo? Sono solo tre scalini.»
«Non
fare l'antipatica e passamela.»
«Smettila
di chiamarmi mostriciattolo.»
«Emily...»
se ne uscì in un vero e proprio lamento. Era troppo stanco
persino per bettibeccare con me, perciò sbuffando gli lanciai
la bottiglietta d'acqua. Tornai ad osservare il foglio bianco. «Che
cosa stai scrivendo lì da mezz'ora?»
«In
realtà ancora nulla.» Vidi Will avvicinarsi ma lui ebbe
la capacità di fare quei tre gradini in più che
servivamo per prendersi l'acqua da solo. «Sto organizzando una
festa.» Annunciai e li guardai dritto negli occhi entrambi
aspettando solo il momento in cui scoppiassero a ridere. Non lo
fecero. Will non parve però credermi.«Anche se fosse
vero mamma e papà non te lo permetterebbero mai.»
«Questo
fine settimana non sono a casa. Hanno una conferenza a Dallas.»
Will smise per un secondo di bere e mi guardò come se non
fosse sicuro di avere sua sorella davanti. «Come mai vuoi
organizzare una festa?»
«Me
lo hanno chiesto le mie amiche.»
A
quel punto Will rise. Non avevo avuto dubbi in merito alla sua
reazione eppure non mi piacque per niente il suo commento. «Una
festa per le tue amiche racchie.»
«Non
chiamarle così». Will continuò a sghignazzare
mentre Derek ebbe la decenza di non spallegiarlo questa volta, anche
perché tra quelle amiche c'era anche la sua fidanzata.
Piuttosto chiese: «e a noi ci inviti?»
Era
una domanda ironica, anche perché casa mia era anche casa di
Will e poi dovevo fare una piccola ammissione: «in realtà
ho bisogno del vostro aiuto.»
Will
si sedette e disse «fammi indovinare. Hai bisogno che ti
troviamo la gente.»
«E
anche l'alcol.»
I
due amichetti del cuore si lanciarono un'occhiata di intesa. Non
avevo la più pallida idea di cosa stessero tramando ma
conoscevo entrambi e sapevo che Will aveva sempre voluto dare una
festa a casa nostra ma non aveva mai potuto e ora gli avevo servito
l'opportunità su un piatto d'argento. Con una sorella
collaborativa e non spiona poteva fare quello che voleva.
«Però
impostiamo delle regole.»
Il
sorriso di entrambi si spense al sentire quelle parole. «Will...
Mamma e papà non devono accorgersi di niente e se tu inviti
chi ti pare ci può arrivare gente che ci sfascia casa.
Dobbiamo almeno mettere un limite di partecipanti e soprattutto
devono essere persone che conosciamo, persone della nostra scuola per
esempio.»
«Credi
che sia stupido? Ci avevo già pensato.»
«Pensato
quando?»
«Will
ha avuto la tua stessa idea. Ci stavamo già organizzando.»
ammise il suo migliore amico e io mi voltai sotto shock verso mio
fratello. «E non mi hai detto niente?!»
«Adesso
lo sai.» Fece spallucce come a dire che non era un grande
problema ma io immaginai a come sarebbe stato se invece non gliene
avessi parlato io per prima. Mi sarei ritrovata al piano di sotto in
pigiama mentre un ammasso di teenagers ballavano e si scatenavano nel
mio salone. A volte certi suoi comportamenti proprio non li capivo.
«Andate
a farvi la doccia che voglio tornare a casa.» Non se lo fecero
ripetere una seconda volta.
«Tanto
non serve a niente.» Sbottai e chiusi di malo modo il taccuino.
Non c'era bisogno che mi impegnassi, se Will diceva che aveva già
pianificato tutto significava che l'unica cosa che non aveva fatto
fino ad ora era stata avvisare me. Per quanto mi desse fastidio
almeno pensai che adesso non era più un mio problema e che
soprattutto le ragazze ne sarebbero rimaste entusiaste.
«Tu
sei Emily, vero?» stavo per lasciare il campo e dirigermi
direttamente verso il parcheggio per attenderli lì quando
qualcuno fece il mio nome. Voltandomi notai un ragazzino poco più
alto di me che mi sorrideva e io non fui sicura che si stesse
rivolgendo proprio a me perciò mi guardai attorno, magari
c'era un'altra Emily nei paraggi e non ci avevo fatto caso. «Si...
Sono io. E tu chi sei?»
«Phineas.
Un amico di tuo fratello.» Conoscevo abbastanza bene gli amici
di mio fratello e quel ragazzino non lo avevo mai visto prima. Eppure
sapeva il mio nome. «Faccio da riserva, gioco con lui a
football. Ti ho notata spesso seduta sugli spalti ad aspettarlo e
inizialmente ho pensato che fossi tipo la fidanzata poi mi ha detto
che in realtà sei sua sorella.»
Non
avevo la più pallida idea di dove volesse arrivare ma rimasi
in silenzio aspettando che fosse lui in realtà a spiegarsi
meglio. Phineas forse però sperava che dicessi qualcosa io
perché balbettò per qualche secondo, si grattò
la nuca e infine disse: «Will mi ha detto che sei molto brava
in matematica.» Che era la cosa più assurda che potesse
dirmi in quel momento.
«Perché
Will avrebbe dovuto dirti-» ma poi realizzai. Chiusi gli occhi
per qualche instante. Una parte di me aveva la sensazione che era
tutto programmato e infatti quando mi girai di scatto vidi due teste
spuntare dalla porta socchiusa. Quando incrociai il loro sguardo i
due malfattori sparirono.
«Mi
chiedevo se potessi aiutarmi finite le lezioni. Will mi ha detto che
non sarebbe la prima volta per te.»
Will
domani non avrebbe più avuto una bocca per dire proprio nulla
a nessuno. «Phineas ti va se ne riparliamo? Adesso devo proprio
andare.»
E
lo salutai senza aspettare che lui ricambiasse in verità. Ero
troppo infuriata perciò non pensai seriamente a quello che
stavo facendo, reagii di istinto e quando aprii la porta dello
spoglitoio maschile non badai neanche alle proteste e alle occhiate
sorprese dei presenti. I miei occhi vagarono in cerca di quei due
bastardi.
«Dove
si sono nascosti?!» prima che potessi fare un'altro passo in
quel luogo proibito il buio piombò davanti a me e riconobbi il
tocco di una mano che mi stava impedendo di proposito di vedere e poi
con l'altro braccio sollevarmi per la vita con facilità quasi
come se pesassi meno di una piuma e trascinarmi fuori.
«Non
puoi entrare qui.» Riconobbi la voce.
«Derek,
lasciami andare!»
Lui
fece come ordinato solo quando si fu chiuso la porta alle spalle.
«Sei impazzita?!» Sembrava incazzato e questa cosa mi
fece se possibile innervosire ancora di più. «Dov'è
che si è nascosto quel codardo?»
«Si
starà facendo la doccia.»
«Ma
se era lì a spiarmi con te fino a pochi secondi fa. Allora
dov'è?»
Derek
non rispose, si passò una mano sui capelli corti e si guardò
attorno in difficoltà. «Perché non lo aspetti?
Sono sicuro che tra mezz'ora potrai insultarlo in tutte le lingue che
vuoi. Adesso è li dentro e tu non puoi entrare.» E lo
disse con un tono che non ammetteva repliche. Sbuffai. «Ma
voglio ammazzarlo ora non tra mezz'ora. A proposito tu sei suo
complice quindi dovrei ammazzare anche te.» E feci per colpirlo
quando notai che Derek era in realtà a petto nudo e forse si
stava denunando prima che entrassi come una furia nello spogliatoio.
Arrossendo mi resi conto della figura di merda che avevo fatto e
perciò trassi un respiro profondo e provai a calmarmi.
«Di
pure a Will che la festa è annullata e che se prova a fare
qualcosa senza il mio permesso lo dirò alla mamma e lei gli
toglierà la macchina.»
«Ma
Emily!»
«Ma
Emily niente! A volte proprio non vi capisco.» E me ne andai
lasciandolo lì con quello che sembrava una punta di rimorso, o
almeno speravo.
Charlie
mi guardava un po' divertita e un po' stranita ma non si azzardava a
fare commenti. Ieri sera parlando al telefono le avevo detto che
sarei venuta con l'autobus e che quindi potevamo prenderlo insieme.
Lei quasi non ci aveva creduto poi alla fermata mi aveva visto e
allora ci eravamo sedute e adesso io picchiettavo nervosamente il
piede a terra e lei invece mi fissava, forse aspettandosi che dicessi
qualcosa. Le avevo raccontato bene o male quanto accaduto ed era
stata anche l'unica a cui avevo confidato di aver annullato la festa.
Se lo avessi detto a Rue o a Jane sarebbero impazzite e mi avrebbero
certamente rimproverata. Nisha doveva già saperlo ma era
sempre stata una ragazza intelligente, ero sicura non si sarebbe
lasciata manovrare da Derek al fine di persuadermi. A Valentina poco
importava e Rachel con gli impegni che aveva con la band dubito
sarebbe anche venuta.
«Secondo
me hai fatto bene ad annullare la festa. Così tuo fratello
impara ma rinunciare ad un passaggio in auto... Non è che ci
vai a perdere tu?»
Per
quanto avesse ragione la reazione di mio fratello di questa mattina
quando si era reso conto di averla combinata grossa era stata unica.
Era davvero terrorizzato di dover annullare tutto. «Sono stanca
di quei due e del loro modo di prendermi in giro.»
«Sono
solo dei bambini immaturi.» Charlie lo diceva più per
confortarmi e mostrarsi dalla mia parte piuttosto perché ci
credesse davvero. Era stata fortunata a non averli ancora incontrati
quei due. «Emily?»
«Mmh?»
Tutto
ad un tratto mi chiesi perché Charlie si fosse abbassata per
sussurrarmi all'orecchio. «Ma quello non è il tizio
della band?»
Alzai
di scatto la testa e lo vidi, in piedi che indossava gli auricolari e
muoveva la testa a ritmo di musica. Non ci aveva notate.
«Ti
ricordi come si chiama?» e io risposi senza esitazione. «Ray.
Il suo nome è Ray.»
E
in quel momento l'autobus frenò e Ray alzò il capo e si
rese conto che era arrivato alla sua destinazione. Charlie mi diede
un colpetto per farmi capire che anche noi eravamo arrivate. Davanti
a noi infatti sti stagliava l'edificio scolastico.
Dopo
essere scese i nostri occhi restarono fissi su Ray che con lo zaino
ci camminava davanti, dritto verso la nostra stessa meta e ignaro che
lo stessimo seguendo. In teoria non lo stavamo seguendo, era
piuttosto che ci trovavamo ad andare nello stesso luogo e poiché
infondo lo avevamo conosciuto ma non avevamo il coraggio di dirgli
ciao lo stavamo osservando incuriosite mentre ci camminava davanti.
«Emily!»
Qualcuno
dovette urlare il mio nome. Io e Charlie ci arrestammo, Ray che non
indossava più gli auricolari si voltò ci colse in
flagrante. Non passarono più di due secondi che i nostri
sguardi si incrociarono che Phineas mi coprì totalmente la
visuale parandosi di fronte.
«Ciao.
Ti ricordi di me? Mi sono presentato ieri.»
«Si,
certo. Il ragazzo che voleva le ripetizioni.»
«Che
ripetizioni?» chiese Charlie incuriosita. Intanto io tentai
nella maniera più naturale possibile di allungare il collo per
vedere aldilà delle spalle di Phineas se Ray fosse ancora lì.
Il bassista tuttavia era scomparso.
«Matematica.
È molto brava.»
«Davvero?!
Anche a me servirebbero. Sono una frana in matematica.»
Odiavo
dover dire di no ma nonostante questo avevo riflettuto abbastanza per
trovare cosa dire a Phineas ma adesso c'erano anche gli occhioni
azzurri di Charlie che mi guardavano speranzosa e per questo non me
la sentii proprio di inventare una scusa. «E va bene. Oggi a
casa mia, venite subito dopo la fine dell'orario scolastico. Di
solito è verso il tardo pomeriggio che studio.»
«Dici
davvero?» Charlie mi dava l'impressione di essere più
entusiasta di Phineas che però chiese «dov'è che
abiti?»
«Fatti
dare direttamente uno strappo da Will oggi. Sono sicura che
accetterà.» E seppur stranito per la vena ironica con
cui avevo pronunciato quelle parole, Phineas annuì e senza
indulgiare troppo ci ringraziò e si dileguò.
«Non
mi avevi detto che era perché volesse delle ripetizioni di
matematica.»
«Ti
avevo parlato di ripetizioni.»
«Si
ma non hai specificato la materia.»
«E
che importanza ha?»
«Per
me moltissima! Sono una frana con i numeri.» E scoppiammo a
ridere per l'assurdità della situazione. «Comunque sono
felice che almeno ci sei anche tu. Sarebbe stato parecchio strano da
sola con quel ragazzo.»
«È
carino, però.»
«È
un ragazzino. Sembra troppo piccolo.»
«Anche
a me lo dicono.» Ribatté con un tono un po' duro. Era
vero, però. Charlie sembrava davvero più piccola.
«Magari chiedigli quanti anni ha.»
«E
che importanza ha?»
Non
è lui che mi interessa... Pensai ma non glielo dissi.
Tra
lo spacco della terza e quarta ora era impegnata a riporre i libri
che non mi servivano nell'armadietto e prendere invece quelli che
avrei utilizzato per la prossima lezione. Essendo occupata pertanto
non lo sentii giungere ma quando una voce profonda che non mi era
affatto familiare dichiarò: «proprio non ce la fai a non
fissarmi» mi voltai e incrociai gli occhi chiari e cristallini
di Ray. Il mio cuore ebbe un sussulto.
«C-che
dici?»
Ray
sghignazzava appoggiato al muro di armadietti con le braccia
incrociate. «Dico che questa è già la seconda
volta che ti becco che mi guardi. E per caso stamattina mi stavi
pedinando?»
Non
mi piaceva affatto il modo in cui cercava di fare certe insinuazioni.
Abbandonando il nervosismo chiusi con decisione l'armadietto e lo
fronteggiai. «Non farti troppi film, mio caro. Avevo preso
l'autobus con Charlie e ti abbiamo riconosciuto. Tutto qui.»
«E
da quando tu prendi l'autobus?»
«Perché
che cosa vorresti dire?»
Come
faceva a sapere che quella era la prima volta che prendevo l'autobus?
Ray si avvicinò fino a calarsi. Ero piuttosto bassina,
realizzai ora che ce lo avevo faccia a faccia. E di quella differenza
d'altezza se ne voleva approfittare. «Una figlia di papà
come te non prende certo i mezzi pubblici.»
Mi
sentii oltremodo offesa. Prima l'insinuazione di stalkeraggio e
adesso questo. Per caso ce l'aveva con me?
«Io
non ti conosco.» Gli ricordai. «Non ti permettere di
parlare come se sapessi qualcosa di me.» Ed ero abbastanza
seria e anche irritata. Ray però non volle retrocedere, anzi
se possibile si avvicinò di più costringendomi a fare
un passo indietro. Aveva uno sguardo davvero intenso.
«Ci
vediamo in giro Haines.»
«Spero
proprio di no!»
Ma che cosa diavolo era appena
successo?
«Perciò
ti ha detto solo ci vediamo in in giro Haines?»
Charlie
era confusa, le avevo ripetuto la storia almeno due volte ma lei
cercava di fare mente locale e non ci riusciva. Come me si chiedeva
perché di quell'ostilità. Ahimè però non
eravamo sole, Phineas ci aveva ascoltato senza dire una parola fino
ad ora. Alla fine però convenne che era giusto esporre la sua
tesi. Tutti e tre eravamo nella sala da pranzo, seduti davanti a
delle tazze di cioccolato, calcolatrici e libri di matematica.
«Magari lo avrai friendzonato su Tinder e non te lo ricordi.»
«Non
ho mai friendzonato nessuno su Tinder perché io non uso
Tinder.»
Le
sue tesi erano assurde. «Allora in quinta elementare.»
«Phineas
per favore così non ci aiuti.» Disse Charlie severa e
Phineas si scusò. La mia amica aggiunse: «ne hai parlato
con Rachel?»
«Meglio
di no. Non è una cosa grave e poi magari mi sono
impressionata, magari non stava cercando di minacciarmi.»
«Magari
voleva provarci con te e ha letto da qualche parte che alle ragazze
di oggi piacciono quelli che le trattano male.» Sia io che
Charlie lo guardammo male. Phineas alzò le braccia al cielo e
aggiunse: «anche io penso che sia una mossa stupida ma non si
può mai sapere.»
«Quello
pensa che io lo stalkeri o una cosa del genere.» Mi dava
abbastanza fastidio l'idea che pensasse una cosa del genere. Non ero
il tipo di persona da far aumentare l'ego di nessuno. Charlie fece
per aggiungere qualcosa ma in quel momento Will entrò nella
stanza e ci salutò mentre divorava una ciambella.
«Allora
come vanno le ore di studio?» Shignazzante come al solito
arrivò per prendermi in giro. Ma poi la sua attenzione si
spostò altrove. «E tu chi sei?»
«È
Charlie, una mia amica. Comportati bene.»
Ci
mancava solo che iniziasse a fare il maleducato con una delle mie
amiche. Di solito le ignorava perché diceva di non
sopportarle. Il due di picche di Valentina evidentemente bruciava
ancora.
«Allora
non sono proprio tutte racchie le tue amiche.»
«Will!»
urlai sconcertata mentre Charlie diventava tutta rossa per
l'imbarazzo o forse per la vergogna. Non avrei saputo dirlo. La mia
amica bionda non aveva per niente apprezzato quella specie di
complimento. «Mi avevi detto che tuo fratello era un po'
svitato ma non pensavo così tanto.»
Spalancai
la bocca sorpresa. Will come me la guardò e non seppe cosa
dire. Alla fine rise e si rivolse a Phineas. Gli poggiò una
mano sulla spalla e si calò per vedere cosa stesse scrivendo.
«Queste cose le facevo due anni fa con il professor Robinson.»
«Perché
sono cose del primo anno.» Gli ricordai ma Will lo sapeva
perfettamente. «Non mollare, campione.» E Phineas
rispose. «Non ti deluderò capo.»
Avevo
come la netta sensazione che non stessero affatto parlando di
matematica.
«Va
bene basta così. Will vattene, stiamo studiando.»
«Me
ne sto andando. Ci vediamo domani in campo Phineas e...» spostò
la sua attenzione sulla mia amica «Charlotte è stato un
piacere.»
«Si
chiama Charlie.»
«E
io che ho detto?»
Era
stata una giornata stancante. Charlie e Phineas erano rimasti persino
a cena perché avevamo finito di studiare fino a sera tardi, in
verità poi Phineas ci aveva lasciati e noi ragazze eravamo
rimaste sole. Poiché non avevo intenzione di far tornare
Charlie a casa in autobus di sera le avevo proposto di restare a
dormire da me.
«Ma
ai tuoi genitori sta bene?»
«I
miei sono abituati. Tranquilla.»
E
perciò non dovetti insistere per convincerla. Le avevo
prestato un pigiama e dopo esserci fatte la doccia ci eravamo
piazzate di fronte la televisione. Avevo messo netflix e pensavamo di
goderci una serata in tranquillità solo io e lei. Mamma e papà
erano a cena fuori per lavoro e di solito tornavano sempre molto
tardi. Will invece aveva accompagnato Phineas a casa e poi mi aveva
avvisato tramite un messaggio che sarebbe stato in giro con Derek.
«Un
po' di tranquillità.»
E
furono le ultime parole famose perché poi sentimmo le chiavi
girare nella serratura e la voce di mio fratello rimbombare per tutta
la casa.
«Non
avevi detto che eri uscito?»
Chiesi
anche prima che entrasse nel soggiorno e lo vedessi. Tuttavia in
maniera repentina il mio umore scocciato cambiò completamente
quando lo vidi. Will aveva un occhio nero. Scattai come una molla
nella sua direzione per capire meglio la situazione. Sentimmo la
porta rinchiudersi e Derek fece il suo ingresso. Anche lui non se la
passava molto bene: aveva un taglio sul labbro e le nocche spaccate.
«Ma
che cosa vi è successo?!» Chiesi allibita mentre non
perdevo d'occhio Will che si era spostato in cucina. Lui non mi
rispose, non sembrava volesse neanche guardarmi. «Will?»
«Per
caso stai uscendo con Ray Scott?» Sbottò contro di me
prendendomi alla sprovvista. In quel momento sembrava un cane
rabbioso, mentre mi fissava con occhi furenti e le mani serrate in
due pugni.
«Chi?!»
In
un primo momento non collegai ma poi Charlie si accostò e
poggiandomi una mano sulla spalla mi ricordò che un Ray noi lo
conoscevamo. «Forse intende il bassista.»
«Quel
coglione con i tatuaggi, esatto.»
«E
anche se fosse?»
Avevo
incontrato quel tipo due volte nella mia vita ma non era questo il
punto. Che cosa c'entrava l'amico di Rachel in tutta questa storia?
«Emily.»
Pronunciò in un sibilo il mio nome facendomi sentire piccola
piccola. «Rispondimi. Stai uscendo con quel tipo?»
«Will,
calmati adesso.»
Fu
la voce di Derek a mettersi in mezzo. Il ragazzo comparve alle mie
spalle e si frappose tra di noi. «Hai bisogno di darti una
ripulita adesso.»
Fu
con quelle parole di Derek che mi accorsi che Will aveva le mani e la
maglia sporche di sangue. Inorridii a quella scena. «Che cosa
hai combinato?» chiesi in un sussurro. Will però era
fuori di sé. «Rispondimi.»
«Dannazione
no! Non sto uscendo con lui, lo avrò visto due volte in vita
mia. Ma che ti prende?! Perché ce l'hai con me?»
Di
solito non scoppiavo mai in lacrime così ma era una situazione
davvero stressante con Will, mio fratello, che mi entrava in casa con
un occhio nero, sporco di sangue e arrabbiato in un modo in cui non
lo avevo mai visto, per giunta con me.
«È
la verità?»
Chiese
a Charlie che ebbe un sobbalzo quando si rivolse a lei. Anche la mia
amica era intimidita da quella versione di Will. Per fortuna c'era
Derek lì con noi. «Questo Ray è il bassista della
band di cui Rachel, una nostra amica, fa parte. Lo abbiamo incontrato
ad un loro concerto. Ce lo hanno presentato ma è finita lì.
Solo oggi abbiamo scoperto che frequenta la nostra scuola.»
Will
sembrò sollevato. Lui e Derek si scambiarono un'occhiata e poi
si rivolse nuovamente a me. «Emily...» provò a
dire addolcendo il tono. Ma non funzionava così, non poteva
cavarsela con così poco. Mi aveva spaventata a morte, quasi
non lo riconoscevo più.
«Non
mi parlare. Quando papà e mamma tornano discutine con loro. Io
non ne voglio sapere niente.»
E
me ne andai asciugandomi quelle due lacrimucce che mi aveva fatto
scendere e correndo quasi di corsa su per le scale. Pensai che
Charlie mi stesse raggiungendo ma quando aprii la porta della mia
stanza e mi gettai sul letto vidi che la persona che mi aveva
inseguita in realtà era Derek.
«Che
cosa vuoi tu?»
Derek
prese uno dei peluche che avevo nella cesta dei ricordi e me lo
lanciò. Era una mia abitudine fin da quando ero piccola quella
di attaccarmi ad oggetti morbidi e pelosi e stritolarli quando ero
triste o nervosa. Mio padre me ne regalava uno ogni mio compleanno da
quando avevo cinque anni.
«Lo
so che sei preoccupata ma non è successo nulla di grave. Will
e io abbiamo avuto una discussione con dei ragazzi e tra questi c'era
questo Ray.»
Mio
fratello e Ray si conoscevano?
«Non
mi interessa. Puoi anche uscire perché non ne voglio parlare.»
Mentii e Derek in risposta si sedette sul letto.
«Will
non è arrabbiato con te ma preoccupato. Questo Ray ha cercato
di provocarlo e ha messo in mezzo te. Will ha perso la testa e ha
iniziato a picchiarlo.»
«E
che cosa gli ha detto?»
«Fidati,
non vuoi saperlo.»
Ebbi
una fitta al petto. Mio fratello mi aveva chiesto se c'era qualcosa
con quel Ray e potevo solo immaginare quale disgustosa insinuazione
quella persona potesse aver fatto per far scattare Will. «So
che prima è stato un coglione ma se ti dico che tuo fratello
si è battuto per il tuo onore, non ti senti di perdonarlo un
po'?»
Scossi
la testa. Ero stufa dei suoi modi arroganti e oggi aveva superato il
limite. «Dovresti metterci del ghiaccio.» E indicai le
nocche spaccate. «Non c'era bisogno comunque che lo faceste.
Con la violenza non si risolve niente.»
Se
pensavo a quanto fossi stata stupida stamattina... Il primo tipo che
sembrava interessarmi mi odiava e per di più mi degrinava alle
mie spalle per aizzare mio fratello. Ma potevo essere più
sfortunata?
«Ha
avuto quello che si meritava.»
Derek
non aveva voglia di discutere con me sulla questione perciò si
alzò. «Mi aiuti a fasciarle?» Chiese con tono
dolce e non seppi resistere. Vederlo ridotto così poi mi
faceva male. Senza obiezioni lo seguii al piano di sotto.
Will
e Charlie erano stranamente insieme, seduti davanti al bancone della
cucina che stavano parlottando. Non appena ci videro, Will scattò
e fece una cosa che in realtà non gli avevo visto fare da
tempo. Corse ad abbracciarmi. Io restai impalata, rigida come un
sasso mentre le sue braccia mi avvolgevano.
«Che
cosa stai facendo?» chiesi allarmata.
«Charlie
ha detto che avrebbe funzionato.»
«Se
mi lasci andare prometto che ti perdono.» E Will mi lasciò
andare «è imbarazzante anche per me.» E mi diede
un pizzicotto sulla guancia.
«Non
farlo mai più.» E glielo feci giurare mentre in
sottofondo si sentiva la risata divertita di Charlie.
Derek
si stava prendendo del ghiaccio ma lo frenai e gli dissi di andarsi a
sedere. «Perché tu sei quello conciato peggio?»
Gli
chiesi non appena tornai con la scatola di pronto soccorso che
tenevamo nel ripostiglio. Fu Will a rispondere. «Perché
è quello che ha iniziato la rissa.»
«Come?»
Derek
si irrigidì. «Ma non è quello che mi hai detto.»
Derek
fece spallucce fingendo di non ricordarsi. «Ah no?»
«Che
cosa è successo esattamente?» E questa volta lo chiesi a
Will. «Eravamo usciti a coppie grazie alla straordinaria idea
di Derek. C'erano lui e Nisha che stavano uscendo dal locale e la tua
amica a quanto pare ha riconosciuto Ray così ha provato a
salutarlo ma lui ubriaco da far schifo ha iniziato a fare il cazzone.
Poi hai visto arrivare anche me, ha detto qualcosa che non ho sentito
e poi Derek gli si è lanciato addosso. Ray non era solo,
c'erano altre tre persone con lui perciò sono intervenuto
anche io. Solo dopo quando abbiamo riaccompagnato le ragazze a casa
Derek mi ha rivelato che cosa Ray avesse detto. È stato
fortunato che abbia capito solo dopo.»
Ascoltai
con un misto di stupore ciò che era davvero accaduto. Pensai
al fatto che avrei dovuto chiamare il prima possibile Nisha e
chiederle se stesse bene e poi avrei dovuto parlare anche con Derek
ma non davanti a Will.
«Adesso
non pensiamoci più.» Decisi e tirai fuori delle garze e
del disinfettante. Intanto chiesi a Charlie di occuparsi del
ghiaccio. Con Derek passai meticolosamente a disinfettargli le ferite
e infine avvolsi le garze attorno alle nocche spaccate. «Dovresti
mettere del ghiaccio su quel labbro. Lo vedo già gonfio.»
E mi avvicinai per toccarlo un pochino. Derek fece una smorfia di
dolore. «Mamma ti ucciderà. Anzi vi ucciderà.»
«Non
se non le dici niente.»
«Come
pensi di nascondere un occhio nero?! E lo hai visto Derek?».
«Derek
tornerà a casa tra un po' e domani quando ci sveglieremo
diremo a mamma e papà che ieri stavamo litigando per il
telecomando delle televisione e tu per sbaglio mi hai fatto un occhio
nero.»
«Scordatelo.»
«Allora
diremo che è stata Charlotte.»
«Come?!»
«Mi
chiamo Charlie.»
Dicemmo
all'unisono e Derek fu l'unico a scoppiare a ridere. «Farlo per
me, Charlotte.» E cercò di sfoderare le sue carte da
seduttore che portarono soltanto la mia amica a replicare in maniera
seccata. «Non voglio che i tuoi genitori mi ricordino come la
tipa che ha fatto un occhio nero al figlio.»
«Ma
diremo che è stato un incidente.»
«Will,
basta così.» Intervenni anche perché non mi
sembrava affatto giusto intromettere Charlie. Poverina lei che si
aspettava di passare una serata tranquilla in casa Haines. «Diremo
a mamma e papà che sei caduto mentre ti rincorrevo per
prendere il telecomando.»
Dubitavo
che una storia del genere potesse reggere ma quello sembrava l'unico
modo per non coinvolgere delle persone innocenti. Will non ebbe
niente da ribattere, pertanto dopo esserci prese cure delle loro
ferite, salutammo Derek sulla soglia e poi io e Charlie ci separammo
da mio fratello per andare nella nostra stanza, lì dove
decidemmo che di quella giornata ne avevamo abbastanza e potevamo
adesso riposare.
«Buonanotte,
Charlie.»
«Buonanotte,
Emily.»
|
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Capitolo 3 *** Festa in casa Haines ***
Affrontare i nostri genitori con
quella banale scusa fu terribile. Io e Will non avevamo nessuna
sintonia, mentire insieme e farlo bene fu un completo disastro perciò
non solo non credettero ad una singola parola di quanto gli
raccontammo ma per aver mentito ci misero anche in punizione. A Will
venne sottratta la macchina per tutto il weekend, infatti ci
lasciarono per andare al loro convegno a Dallas con l'auto di mio
fratello. Per quanto riguardava me furono molto delusi, specialmente
mio padre a cui confidavo sempre tutto. Era stato molto bravo a farmi
sentire in colpa per avergli mentito e perciò mi era stato
vietato di invitare a casa le mie amiche per le prossime due
settimane. L'unica soluzione per quella punizione così tanto
terribile fu organizzare la famosa festa segreta. Non lo facevo tanto
per ripicca nei confronti dei miei, infondo avevano ragione nel non
fidarsi, piuttosto lo facevo per le mie amiche, per farmi perdonare
per le settimane future.
«Spendi
troppe energie per accontentare gli altri.» Mi rivelò
Charlie mentre eravamo in cassa a pagare. Nella cassiera adiacente
mio fratello stava esibendo la sua carta di identità falsa per
i litri di alcolici che ci servivano. Eravamo però scesi a
patti e di non esagerare perciò alla fine avevamo optato di
prendere solo la birra e al massimo qualche bottiglia di vodka. Will
mi aveva assicurato che lo aveva già fatto un paio di volte ma
io lo tenevo d'occhio nervosa per paura che il cassiere non si
fidasse e scoprisse la verità. Tirai un sospiro di sollievo
quando il pesce abboccò all'amo.
«Perché
dici questo?» Mi rivolsi a Charlie ricordandomi quello che mi
aveva detto. Con le nostre pesanti buste di plastica uscimmo dal mini
market e ci dirigemmo verso la macchina di Derek. Il ragazzo ci venne
incontro per darci una mano a caricare le cose nel bagagliaio. Derek
guidava una Jeep abbastanza grande e per fortuna in grado di fare
spazio a tutte quelle cose. «Lo dico perché ti senti in
colpa e lo stai facendo comunque. Dovresti farlo solo se ne sei
convinta davvero.»
Charlie
aveva ragione però sotto sotto non mi dispiaceva l'idea di
organizzare una festa. Non ero mai stata ad una e poi Will ne parlava
sempre bene. Va bene che io e Will eravamo diversi in tutto, ma
pensavo che comunque era una cosa che facevano tutti i ragazzi della
nostra età. Un po’ di curiosità ce l’avevo.
«Non preoccuparti per me, Charlie. Sono sicura che mi
divertirò.» E con le ultime parole famose, caricammo il
restante della spesa e salimmo in auto.
Will
aveva già mandato un paio di inviti e io avevo fatto lo
stesso. Il numero dei suoi invitati era assai più numeroso
rispetto al mio ma era una cosa organizzata in due, o meglio in
quattro. Derek e Charlie si erano dimostrati molto utili. Infatti al
rientro ci aiutarono a sistemare un po' casa. Assicurandosi che tutti
gli oggetti preziosi o comunque fragili fossero lontani dalla portata
dei partecipanti. Charlie si era pure offerta di tenersi il nostro
gatto Toy per una notte a casa sua. Non volevo che il mio prezioso
animale domestico venisse coinvolto in un'esperienza simile.
Tutto
quello che mancava dopo un pomeriggio faticoso a fare compere e a
fare spazio in casa erano gli ospiti. Un po' stanchi piombammo tutti
e quattro sul divano e Will e Derek stapparono già le prime
due birre. «Alla prossima festa pagherò qualcuno per
fare il lavoro sporco.»
«Se
ci sarà una prossima festa.» Precisai ma mio fratello
non mi diede tanto ascolto. Per lui essere messo in punizione era una
seccatura non un modo per riflettere, come invece aveva auspicato
nostro padre. Will Haines aveva la coscienza pulita e la notte faceva
sogni tranquilli.
«Dovremmo
andarci a preparare.» Mi ricordò Charlie dando
un'occhiata all'orologio appeso sulla parete alla nostra destra. Noi
ragazze ci avremmo messo di più perciò superammo la
stanchezza in fretta e furia e ci alzammo dal divano per andare al
piano di sopra.
Quando
fummo da sole iniziai ad andare nel panico. «Che cosa mi
metto?» Anche Charlie non ne aveva la più pallida idea.
Si era portata un paio di vestitini ma diceva che non le piaceva
nessuno e seppur avesse provato a convincere la madre a fare shopping
non c'era stato verso. «Hai visto Rue che vestito ha mandato
sul gruppo? È spettacolare.» E mi mostrò un
vestito nero succinto, con uno spacco enorme sul petto. Pensando alle
forme prosperose di Rue non potei immaginare nessun'altro a cui
sarebbe stato bene quel vestito se non a lei. Aveva le forme adatte.
Io e Charlie invece...
«Ho
solo una prima, anche se provassi a mettermi qualcosa del genere non
valorizzarei nulla» mi rivelò osservandosi il petto poco
cresciuto. Io che poi avevo una seconda potevo ben capirla ma non era
questo il mio problema. Anche se avessi avuto il fisico giusto non mi
sarei mai sentita a mio agio indossando cose del genere. Valentina
poi sarebbe venuta sicuramente con qualcosa di casual e sarebbe
comunque risultata la più figa della serata. Jane vestiva
sempre molto bene, la moda era la sua più grande passione e
aveva un abito adatto per ogni occasione. «E Nisha che cosa si
mette?» Mi chiese Charlie.
«Dovremmo
chiederlo a Derek.»
Ultimamente
infatti Nisha non scriveva mai nel gruppo e si faceva vedere meno
spesso in giro ma non potevamo biasimarla. Era la prima ragazza ad
avere il ragazzo e lei e Derek sembravano molto affiatati. «I
genitori di Nisha comunque non le permetterebbero mai di vestirsi
come Rue. Quindi magari non ci preoccupiamo troppo di cosa
indossare.» In verità però io e Charlie
desideravamo entrambe essere stupende stasera ma non avevamo il
coraggio di dirlo ad alta voce. Cercammo però di aiutarci a
vicenda, provando un paio di cose. Andando persino a frugare
nell'armadio di mia madre e alla fine dopo strazianti ricerche
trovammo qualcosa per accontentare entrambe. Charlie indossò
un top stile farfalla che avevo trovato in uno dei miei cassetti e
che neanche sapevo di avere, con dei pantaloni di jeans a zampa di
elefante che mi ricordavano tanto lo stile di Rachel. Invece io che
non riuscivo proprio a vedermi con qualcosa di attillato o che
mettesse comunque in risalto il fisico avevo finito per indossare una
di quelle t-shirts oversize a mo’ di vestito, delle calza a
rete per dare al look qualcosa di decisamente più forte e ai
piedi degli amatissimi anfibi neri. Charlie poi si offrì di
truccarmi e scoprii che era molto brava. Diceva che con troppo make
up non stava bene ma con me ebbe modo di sbizzarrirsi e infatti se ne
uscì con uno smokey eyes pazzesco. Quando finimmo di
prepararci scendemmo al piano di sotto con Derek e Will che stavano
scegliendo la musica. Mio fratello si era già messo in testa
che avrebbe fatto da DJ per la serata. Will quando mi vide rise. «La
mia sorellina tutta punk.»
«Piantala.»
«Charlotte
sei uno schianto anche tu.» Lei trasse un respiro profondo. «Il
mio nome è Charlie.» Ripeté per quella che doveva
essere ormai la trentesima volta. Derek impegnato a far funzionare le
casse, si girò verso di noi solo dopo aver finito. Ci squadrò
da capo a piedi ma non disse nulla.
«Le
ragazze non sono ancora arrivate?» Avevo chiesto alle mie
amiche di venire un po' prima per aiutarci. «Nisha vado a
prenderla io.» E dicendo questo Derek chiese a Will se avesse
bisogno d'altro ma mio fratello scosse la testa e perciò
l’amico si avviò verso l'uscita. «Ci vediamo
dopo.»
Mi
passò davanti lanciandomi una lunga occhiata, forse voleva
dirmi qualcosa. Però si limitò a mordersi le labbra e a
superarmi per raggiungere la porta.
«Emily
puoi vedere se abbiamo una presa più lunga? Questa non va
bene.» Sobbalzai realizzando di essermi incantata.
«È
una festa pazzesca. Tuo fratello ha invitato tutta la squadra di
football, non posso crederci!» Rue era entusiasta e Jane
altrettanto. Mi abbracciarono e dissero «sei l'amica migliore
del mondo!» E poi si allontanarono con in mano due bicchieri
riempiti fino all'orlo. Valentina era divertita ma non parecchio
entusiasta però mi ringraziò lo stesso per aver fatto
quella cosa per noi. «Adesso vado a tener d'occhio Jane. Lo
sapete com'è...»
Tipico
di Valentina, assicurarsi che Jane stesse bene. «Ci sentiamo
dopo.» La vidi allontanarsi, bellissima come sempre nella sua
giacca di pelle e le scarpe da ginnastica. Quello stile un po' da
maschiaccio la rendeva se possibile più attraente. «Valentina
dovrebbe fare la modella.» Mi disse Charlie sopraggiundendo
alle mie spalle. Anche lei aveva deciso di bere quella sera, infatti
notai subito che c'era qualcosa che non andava. Abbracciandomi da
dietro rise per nessuna ragione in particolare. «Non mi dire
che sei già ubriaca.»
«Sono
solo un po' brilla.» E quando si staccò da me la vidi
barcollare. Così piccola, così dolce la mia amica
Charlie ubriaca sembrava quasi un crimine. Perciò le sottrassi
il bicchiere di birra ignorando le sue lamentele. «C'è
dell'acqua in frigo. Prova a bere quella.» E mi allontanai
giusto un poco per riporre il bicchiere lontano da lei. Quando mi
voltai Charlie era sparita.
Perfetto.
Mi
guardai attorno in cerca di Raperonzolo ma mi ritrovai ad osservare
solo parecchi teenagers che infestavano casa mia, una casa illuminata
da lucine a led comprate dai cinesi e che non sembrava per questo
neanche casa mia. Il salone principale era stato sgomberato per far
spazio ad un'improvvisata pista da ballo e mio fratello in quel
momento si era messo dietro la console e stava facendo da DJ, con una
bottiglia di birra tra le mani e le cuffie nelle orecchie. Mi
avvicinai e attirai la sua attenzione con un colpetto sulla spalla.
Da lì c'era una visuale migliore.
«Hai
visto Charlie?» Urlai al suo orecchio con la musica che era
assordante. Forse avrei dovuto dirgli di abbassarla, i vicini
potevano infastidirsi. «Eh?»
«Ti
ho chiesto se hai visto Charlie.»
«Chi
è Charlie?»
«Dannazione
Will! Charlotte?» tentai e i suoi occhi si illuminarono come se
avesse connesso. «No, non l'ho vista. Sono un po' impegnato
qui.»
E
mi fece gesto di andarmene. Senza perdere altro tempo con lui mi
mossi tra la calca di gente, qualcuno mi prese per fare un selfie. Un
tizio completamente a caso che voleva servirsi di me per mettere la
storia su Instagram. Lo spinsi via irritata e continuai la mia
ricerca spostandomi in cucina. Beccai Rue mentre parlava con un tipo.
Lei mi notò, mi fece un sorriso e io in risposta le feci
l'occhiolino. Di Charlie però non c'erano tracce. Allora mi
spostai all'esterno, nel cortile di casa. Lì sembrava esserci
molta più gente. C'era chi fumava, chi invece limonava e poi
c'erano dei pazzi che si erano tuffati in piscina. Chi gli aveva dato
il permesso poi?!
I
bicchierini di plastica erano dappertutto. Inquinavano casa in un
modo che mi angosciò, soprattutto se pensai che l'indomani
mattina avrei dovuto mettere tutto a posto.
«Raperonzolo
ma dove ti sei cacciata?»
Rientrai
dentro e notai tutti. Derek e Nisha seduti sulle scale mentre
limonavano, Valentina che salutava alcune sue compagne di pallavolo e
che reggeva una Jane abbastanza caotica. Incontrai persino Rachel. La
mia amica era appena arrivata, ferma davanti all'ingresso che si
guardava attorno curiosa. Stavo per andare a salutarla tutta contenta
quando notai qualcun altro dietro di lei e allora mi arrestai e lo
fissai sconvolta. Ray Scott era venuto con la sua moto, un bolide che
sostava davanti all'ingresso di casa mia.
«Che
ci fa lui qui?»
Rachel
non sapeva niente e come poteva, infondo avevo deciso di non dirle
niente. Per questo parve sorpresa quando le posi quella domanda in
maniera quasi accusatoria. «Abbiamo finito adesso le prove e
non sapevo come venire perciò ho chiesto un passaggio. Volevo
chiedere a Ray di restare ma lui dice che non pensa che ti farebbe
piacere. Mi spieghi che succede?»
Ray
era sceso dalla moto per avvicinarsi a noi. Derek l'aveva conciato
proprio male e nonostante questo non era affatto meno bello di prima,
pensai come una stupida.
«Non
succede niente.» Le dissi e mi guardai attorno, assicurandomi
che nessuno ci avesse notato. Se Will e Derek lo vedevano qui era la
fine. Ray doveva avere proprio una faccia tosta a presentarsi con
così tanta nonchalance in territorio nemico. «Se vuole
restare può restare.» Dissi con un sorriso di sfida che
solo Ray sapette cogliere. «Ray vuoi restare?»
Attesi
la scusa che avrebbe tirato fuori per potersela filare a gambe levate
ma Ray era davvero pazzo con il botto perché dopo essersi
guardato attorno fece spallucce e disse: «perché no?»
Ed
entrò dentro casa, seguito da Rachel. Restai impalata per una
decina di secondi poi mi ricordai che sulle scale proprio davanti
all'ngresso c'erano Derek e Nisha. Veloce come un fulmine scattai
nella direzione dei nuovi arrivati. Presi Ray per un braccio e lo
trascinai via. A Rachel ebbi solo la capacità di dire «te
lo rubo per qualche istante».
«Ma
che fai?» Ray provò a staccarsi ma io fui più
tenace e più veloce. Optai per il sottoscala che fungeva anche
da ripostiglio, aprii la porticina e ce lo infilai. Tirai la
cordicella che sapevo c'era al centro dello stanzino affinché
la lampadina sopra le nostre teste si illuminasse. Quando la luce si
accesse i nostri visi furono a pochi centimetri di distanza. Ray mi
guardava dall'alto confuso in quello spazio piccolo e ristretto, che
a stento ci permetteva a tutte e due di entrare. «Che fai,
piccola Haines?»
«Non
chiamarmi così.»
Per
un attimo dimenticai di avercela con lui e lo guardai intimidita,
nonché nervosa della vicinanza tra di noi. Potevo sentire il
suo fiato solleticarmi il viso. Ray si passò la lingua sulle
labbra per nessuna ragione in particolare e mi squadrò. «E
poi mi dici che non devo pensare male... Prima mi pedini e adesso mi
chiudi in uno stanzino? Che cosa vuoi esattamente da me Haines?»
«Potrei
farti la stessa domanda.» Ignorai di proposito il suo tono
provocatorio e cercai allo stesso tempo di non soffermarmi troppo
sulla cadenza della sua voce. «Come ti permetti di andare a
dire a mio fratello cose non vere?»
«Ero
ubriaco.»
«Questo
non ti giustifica.»
«Lo
so. Mi dispiace, a volte sono un vero coglione.» La cosa che mi
sorprese di più non furono le sue scuse ma il fatto che
sembrasse sincero. Ma ero una tipa dura io e non c'era verso che
perdonassi una cosa del genere, per di più da uno sconosciuto.
«Comunque
te ne devi andare.» Dissi in tono duro. Ray di tutta risposta
mi spostò una ciocca di capelli dal viso e io rabbrividii al
contatto. Infastidita scacciai all'istante la mano. «Se me ne
devo andare perché mi hai rinchiuso qui? Da solo con te?»
«Non
volevo che mio fratello ti vedesse. Ci sono tutti i suoi amici qui e
tu sei solo perciò ti sto dando un consiglio. Vattene e
basta.»
«Non
vuoi sapere perché io e tuo fratello non andiamo d'accordo?»
chiese «o lo sai già?»
«Non
so niente e non mi interessa. Te l'ho detto... Te ne devi andare.»
Ray
decise di essere collaborativo. «E a Rachel non dire niente di
tutto questo. Non voglio crearle problemi.»
«Perché
dovresti crearle problemi?»
«Perché
è una mia amica e tu sei suo amico. Non voglio mettermi in
mezzo, in verità non voglio proprio averci niente a che fare
con te.»
A
quelle parole il suo sguardo si fece più duro. Mi fissò
senza dire niente e io ricambiai, un po' a disagio e un po' invece
attratta. I suoi occhi erano come due pozzi d'acqua cristallina. «Mi
dispiace davvero per le cose che ho detto.» Fece per aprire la
porta ma repentina poggiai la mano sulla maniglia quando lui fece lo
stesso e il contatto inaspettato mi provocò un brivido lungo
la schiena. «Esco io per prima e controllo che non ci sia
nessuno.»
«Che
cosa dico a Rachel?»
«Ci
parlo io con lei.»
Lasciai
andare la sua mano come se mi costasse fatica mentre Ray si fece
indietro quel tanto che bastava per farmi passare senza che i nostri
corpi si scontrassero. Sulle scale non c'era più nessuno. «Via
libera.» Gli dissi e Ray uscì. Vista così la
scena poteva essere facilmente fraintendibile ma per fortuna non
c'era nessun altro se non-
«Emily!»
Mi
voltai di scatto e vidi Phineas.
«Phineas?!
Che ci fai tu qui?»
«Tuo
fratello mi ha invitato.» Ma notai allarmata che Phineas non mi
dava tanto retta, i suoi occhi erano fissi su Ray. «È
quel tipo?»
«Quale
tipo?» chiesi mentre li osservavo entrambi. I miei occhi
rimbalzavano sull'uno e poi sull'altro.
«Quello
che ti importuna.» A quelle parole lo sguardo di Ray incrociò
il mio. Era confuso. «Io ti importuno?» E indicò
lo stanzino da cui eravamo appena usciti e dove in verità
l’avevo costretto ad entrare pochi minuti fa. Ray sghignazzava.
«Non eri così infastidita fino a due minuti fa.»
Non so che cosa stesse cercando di insinuare ma Phineas capì
qualcosa che non avrebbe dovuto neanche lontanamente pensare.
Osservai le sue gote andare a fuoco. Scandalizzato ci salutò
brevemente e ci passò davanti, non dandomi neanche il tempo di
chiarire il malinteso. «Ma che ti salta in mente?! Chissà
cosa starà pensando adesso per colpa tua.»
Dovevo
andare assolutamente da Phineas. Se fosse andato da mio fratello e
gli avesse detto qualcosa era la fine. Ma Ray era ancora lì e
se passava qualcuno...
«Puoi
per favore andartene?»
Ray
però non voleva più essere così collaborativo
come prima. Qualcosa in quello che gli era stato detto lo aveva
infastidito parecchio. Mi guardava in cagnesco e alla fine replicò:
«è una festa. Perché dovrei andarmene?»
«Perché
non sei stato invitato e questa è casa mia.» Sentii le
voci indistinguibili di Derek e Nisha. Alzai di scatto la testa e li
vidi scendere le scale mentre se la ridevano. Sarebbe stata solo una
questione di qualche secondo poi ci avrebbero visto sicuramente.
Allora senza dare nessun preavviso a Ray aprii la porta del
ripostiglio, ce lo spinsi dentro per una seconda volta e poi mi ci
infilai anche io di corsa ma finii per perdere l'equilibrio,
inciampare e cadere tra le braccia dell'ultima persona che doveva
appunto fraintendere.
Sentii
una leggera risata scuotere il petto del ragazzo che mi sorreggeva.
«Shh.» Gli tappai la bocca con la mano dopo aver
percepito le voci di Derek e Nisha farsi più vicine. Anzi
erano così vicine che avevo la sensazione che fossero proprio
dietro la porta. Infatti potevamo sentire cosa dicevano quei due.
«Emily ci ucciderà se lo verrà a sapere.»
«Tranquilla,
non se ne accorgerà.»
«Ma
Derek proprio nella sua stanza dovevi entrare?»
«Era
l'unica non chiusa a chiave. Dai ammetti che ti è piaciuto.»
Spalancai
la bocca sconvolta e quasi dimenticai di essere schiacciata al petto
di Ray fintanto che potevo sentire la coppietta vantarsi della
sveltina che avevano avuto sul mio letto. Il silenzio che
sopraggiunse quando se ne furono andati poi fu peggio. Ray scacciò
la mia mano e accese la lampadina sopra le nostre teste. Con un
braccio mi teneva invece avvinghiata, non permettendomi di sottrarmi
da quell'abbraccio. Il cuore iniziò a battermi prepotentemente
nel petto quando i nostri sguardi si incrociarono. Ero sicura tra
l'altro che le mie guance stessero andando a fuoco e non potevo fare
niente per impedire che lo notasse.
«Hai
una bella faccia tosta per andare in giro a dire ai tuoi amici che
sono io quello che ti importuna.»
«L'ho
fatto per salvarti il culo. Quello che stava scendendo le scale era
il tizio che ti ha ridotto in questo stato.»
«E
come mai cerchi di aiutarmi?»
Ray
non credeva affatto che fossi in buona fede. «Perché non
voglio problemi e adesso lasciami andare.»
Dovevo
essere grata ma quando il contatto si interruppe ne fui stranamente
infastidita. «Lo sai Haines? Stasera sei più bella del
solito.» Presa in contropiede da quel complimento arrossii e
farfugliai qualcosa di incomprensibile. Non mi veniva di
ringraziarlo, non credevo neanche che fosse sincero. Era solo un modo
per farmi cedere. Voleva che gli facessi gli occhi dolci e mi
sciogliessi solo perché aveva detto che ero bella e così
poteva dimostrare che ero solo una stupida ragazzina che si faceva
abbindolare facilmente. Forse stavo divagando, forse no. Sta di fatto
che nel dubbio non gliel'avrei data vinta. Aprii di scatto la porta
del ripostiglio e uscii.
«Devo
trovare Phineas.» E senza perdere altro tempo me ne andai come
se volessi scappare via da lui e forse era proprio quello che stavo
facendo. Non rimasi neanche per assicurarmi che se ne fosse andato.
Se avesse incontrato Will o Derek sarebbe stato un problema suo,
personalmente avevo fatto persino troppo.
Mi
misi pertanto alla ricerca del ragazzino pensando di andare prima da
mio fratello, ma lì alla console Will si stava davvero
impegnando ed era solo che non dava retta a nessuno. Ne fui
sollevata, almeno sapevo che non ci aveva ancora parlato. Alla fine
non fu tanto difficile trovarlo. Era lì che reggeva una
Charlie piuttosto barcollante e allora mi ricordai di quale fosse
stato la mia prima missione all'inizio: trovare Charlie. Un po' in
colpa per essermi dimenticata di lei corsi in aiuto di Phineas e
presi la bionda e la sorressi.
«Emily...»
mi disse in un sussurro. «Non mi sento molto bene.»
«Credo
che la tua amica sia astemia.»
«Lo
credo anche io. Aiutami a portarla di sopra, qui c'è troppa
musica.»
Phineas
fu d'accordo e perciò ci avviamo verso le scale. La porta del
ripostiglio era stata lasciata aperta quando ci passammo davanti ma
di Ray non c'erano tracce. Cercando di ignorare il dispiacere
salimmo le scale lentamente, assicurandoci che Charlie non mancasse
qualche gradino. «Nella tua stanza?»
Scossi
la testa e gli indicai quella infondo a destra. Era la stanza di
Will. «Reggila» mollai Charlie a Phineas e mi abbassai
andando alla ricerca delle chiavi sotto il tappeto. Mio fratello
dovevo ammetterlo era stato molto più furbo di me a chiudere
la porta a chiave. Quando la trovai aprii la porta e ordinai al
ragazzino di far stendere la mia amica sul letto. «Perché
nella tua stanza no?» Phineas era sospettoso mentre io ripensai
disgustata a quello che avevo sentito poco prima. «Ci hanno
scopato.» Rivelai diretta e Phineas non se lo aspettò
perché arrossì e si limitò ad un «oh...»
che valeva più di mille parole. «Già.»
Charlie
si stese sul letto con la fronte corrucciata. Speravo solo che non
vomitasse d'improvviso sul letto. «Mi fa male la testa.»
«Vado
a prenderti un'aspirina. Tu resta qui e non ti muovere.» Dissi
a bassa voce e le accarezzai la fronte in un gesto spontaneo. Charlie
si accocolò e chiuse gli occhi. Forse era il caso che la
lasciassimo riposare, pensai perciò feci cenno a Phineas di
uscire.
«Phineas
io e te dobbiamo parlare.» E senza dargli il tempo di recepire
lo presi per mano e lo trascinai all'interno della mia stanza che si
trovava a due passi da quella di Will. Quando fummo dentro chiusi la
porta e mi voltai verso di lui.
«Ascoltami
bene.» Distratto Phineas lanciò una lunga occhiata verso
il mio letto e con uno schiocco di dita cercai di riportare la sua
attenzione su di me. «Intanto quello che hai visto non è
come sembra. Il ragazzo che hai visto è Ray come avrai capito
ma non doveva trovarsi qui a questa festa e se mio fratello viene a
saperlo si incazza un botto e fa succedere un casino.»
«Non
pensavo di dirgli niente, tranquilla. Infondo non sono affari suoi
e... Neanche affari miei.» Lo disse a malincuore. «Phineas...»
«Non
sono un bambino, Emily. Anche se tu probabilmente pensi il
contrario. So che non devo intromettermi nella tua vita e tu
non devi darmi nessuna spiegazione perciò non ti preoccupare.»
Era
stato così facile? Certo che lo era stato perché solo
Ray aveva quell'assurdo modo di complicare qualsiasi cosa. Phineas
adesso si stava dimostrando dieci volte più maturo. Mi sorrise
e mi prese per mano, cogliendomi di sorpresa. Certo avevo fatto lo
stesso prima per trascinarlo in camera ma questa volta fu diverso.
Phineas non aveva nessuna fretta, anzi intrecciò la sua mano
alla mia e in un sorriso mi disse: «adesso pensiamo a
divertirci. La festa è di sotto.»
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Capitolo 4 *** Aspettando quello giusto ***
Non avevo ancora aperto gli occhi
eppure già sentivo che sarebbe stata dura alzarsi. La testa mi
pulsava e avevo le gambe indolenzite. Quando infine mi decisi a
splancare le palpebre notai come prima cosa una chioma bionda e un
visino carino sdraiato sulle mie gambe russare forte. Mi strofinai
gli occhi per assicurarmi di non star avendo nessuna allucinazione.
Quello era proprio Phineas che dormiva con la testa poggiata sulle
mie gambe e il resto del corpo spaparanzato sul divano del salone. Io
invece ero seduta e da come mi ero svegliata a quanto pare ero
riuscita ad addomentarmi in quella posizione scomodissima. Infatti
per questo sentivo di avere la cervicale. «Phineas.»
Provai a chiamarlo ma avevo la voce roca e ridotta quasi ad un
sussurro. Ricordavo solo di quanto avessimo urlato io e il ragazzino
addormentato ieri in pista e di come ci eravamo scatenati. Era stato
divertente, certo, ma questo non spiegava perché adesso stesse
dormendo su di me. Infastidita decisi di ricorrere alle maniere forti
e lo scossi con violenza facendolo sobbalzare in aria.
«Non
ho dato io fuoco alla macchina!» Urlò mettendosi a
sedere di scatto. Io lo guardai confusa e Phineas ricambiò il
mio sguardo altrettanto sbigottito. «Che ci fai a casa mia?»
Mi chiese. «Si da il caso che questa sia casa mia.»
A
quelle parole Phineas si guardò attorno cercando di fare mente
locale e sbiancò quando si rese conto di una cosa. «Mia
madre mi ammazzerà quando si accorgerà che sono restato
fuori tutta la notte.» Gettai un’occhiata all’orologio
appeso alla parete. «Sono le cinque e mezza. Se parti adesso
fai in tempo per tornare prima che si svegli, no?»
I
suoi occhi si illuminarono. «Emily sei un genio!» E senza
perdere altro tempo si alzò in piedi, assicurandosi di avere
tutto con sé nelle tasche. Si guardò attorno rendendosi
conto come me di quanto fosse un disastro quel posto e provò a
scusarsi. «Ti darei una mano ma non voglio rischiare di finire
in punizione per tutta la mia vita.»
«I
tuoi sono così severi?»
«Non
ne hai assolutamente idea.»
«Allora
sbrigati.»
Aspettai
che Phineas se ne andasse per sgranchirmi un po’ le gambe. Non
volevo neanche pensare a quanto lavoro mi aspettasse, piuttosto
dov’era Will? Era anche casa sua quella e se non mi fossi mossa
per andare a chiamarlo io sapevo che lui di sua spontanea volontà
non si sarebbe mai svegliato per aiutarmi. Perciò salii al
piano di sopra, notando che per terra c’erano centinaia di
coriandoli che neanche ricordavo di aver comprato. Bussai piano alla
porta della stanza di Will. Nessuna risposta.
Abbassai
la maniglia e sbadigliando esordii cosi: «Will scendi di sotto,
devi aiut-» ma mi arrestai all’improvviso quando notai
che nel letto di mio fratello, oltre alla sua chioma nera c’era
quella bionda della mia amica Charlie. Che cosa ci faceva lei lì?
Be’ questo lo sapevo, ce l’avevo messa io! Ma allora cosa
ci faceva Will lì? Be’ quella era la sua stanza. Insomma
cosa ci facevano quei due insieme nello stesso letto?!
«Ti
prego fa che non sia successo niente di irreparabile.»
Charlie
l’avevo conosciuta da poco ma mi ci ero affezionata. Se con
Will era successo qualcosa quella notte… Non volevo neanche
pensarci.
Mi
avvicinai cauta e li osservai. Will era in mutande spaparanzato sul
letto mentre Charlie era raggomitolata su se stessa sotto le coperte.
Provai a sollevare un lembo anche se ero consapevole che non era poi
una cosa tanto giusta da fare e tirai un sospiro di sollievo quando
vidi che lei almeno era vestita. Li chiamai. Prima Will e poi
Charlie.
Mio
fratello grugnì qualcosa come vattene via sgorbio e per questo
gli diedi una forte gomitata. Il suo lamento fu in grado di svegliare
anche Charlie. La mia amica aprii piano piano gli occhi e con la voce
ancora impastata dal sonno chiese che cosa stesse succedendo.
Tuttavia non fui in grado di avvertirla perché quando infine
mise a fuoco la stanza realizzò che accanto a lei nel letto
c’era mio fratello. Charlie tirò un grido e si alzò
il lenzuolo fino all’altezza del viso come atto di difesa. «Che
cosa ci fai tu qui?!»
«Non
urlare…» Will si coprì le orecchie e tornò
a mugugnare. Era bianco in volto e piagnucoló di non sentirsi
tanto bene. «Emily portami un’aspirina.» Mi pregò
mentre alzava un cuscino e se lo portava in faccia. Sapevo che cosa
era successo… Avevo visto quella scena già altre volte.
Mio fratello aveva alzato troppo il gomito e questo era il suo solito
risveglio post sbornia dove frignava come un bambino e mi costringeva
a fargli da balia. A mezzogiorno avrebbe chiesto il brodino.
«Emily?»
Charlie mi guardò allarmata cercando spiegazioni da me ma io
purtroppo non potevo dirle molto. L’unico qui che poteva
parlare era Will. Tentai comunque di aiutarla.
«Ti
porto l’aspirina ma mi dici tu che cosa ci fai qui?»
«Come
che ci faccio qui? È la mia stanza questa.»
«Ma
ci avevo lasciato Charlie riposare perché ieri non si è
sentita bene. Possibile che non ti sei accorto di lei?»
«Certo
che me ne sono accorto ma ho provato a svegliarla e dormiva come un
ghiro. Che altro dovevo fare?!»
«Potevi
andare a dormire nella mia stanza.»
«Ci
ho mandato Derek a dormire nella tua stanza. E poi ero troppo
ubriaco, mi sono buttato sul letto e sono crollato.»
«Derek?»
Dimenticai
assolutamente Will e Charlie e nonostante le proteste della mia amica
che non voleva essere lasciata sola e di Will che chiedeva
un’aspirina mi diressi dritta dritta verso la mia stanza.
Spalancai la porta, quasi spaventata di assistere ad una scena ancora
più terrificante di quella di prima ma quando aprii la porta
mi resi conto che sul letto questa volta era distesa solo una persona
e di Nisha per fortuna non c’erano tracce. Derek giaceva
immobile. Non si era neanche tolto le scarpe. Era crollato nel letto
a peso morto e adesso dormiva in una posizione in bilico. Se si
spostava nel sonno un po’ più a sinistra cadeva dritto
dritto faccia a terra.
«Derek!»
Ero
furiosa. Lo colpii al petto con tutta la forza che avevo. Quello
sobbalzò e come sospettai il leggero movimento di bacino gli
costò caro. Derek cascò a terra e io lo guardai
dall’alto verso il basso soddisfatta di essermi presa in parte
la mia vendetta.
«Che
cazzo ti prende?»
Anche
lui sembrava stesse uscendo da una bella sbronza. Si massaggiò
le tempie e poi si mise in difficoltà all’impiedi per
sovrastrarmi in altezza. Io però non ero intimidita affatto.
«Sei un coglione, ecco cosa mi prende.»
«Non
urlare!»
«Dov’è
Nisha? Anche lei deve sentirmi.»
«Ma
di cosa stai parlando?»
«Del
fatto che avete scopato nella mia stanza. Ti ho sentito sai?»
Lui
parve finalmente aver riacquistato i sensi. Spalancò gli occhi
e mi guardò sconcertato. «D-di cosa stai parlando?»
Balbettò ma se pensava di poter prendere in giro me si
sbagliava di grosso. Gli diedi un colpetto sul braccio e poi un altro
e poi un altro ancora finché Derek non si stancò e mi
bloccò facilmente, stringendo il polso in una presa serrata e
dolorosa. Piagnucolai in risposta. «Mi fai male…»
«Anche
tu.» Disse in tono seccato ma poi mi lasciò andare. «Te
lo meriti. Come ti salta in mente di scopare con la tua ragazza nella
mia stanza?!»
«Abbassa
la voce.» Derek era terrorizzato che mio fratello potesse
sentirci, potevo capirlo dal modo in cui guardava impanicato la
porta. E faceva bene ad esserlo perché Will era un gran
coglione ma era abbastanza protettivo nei miei confronti. E se fosse
venuto a sapere una cosa del genere… Comunque sia però
Derek doveva essere spaventato più di una mia reazione perché
quella era la mia stanza e il torto Derek lo aveva fatto a me.
«Sei
un porco.»
«Smettila,
Emily. Io e Nisha non abbiamo scopato qui.»
«Ma
io vi ho sentiti. Ho sentito che ne parlavate. Se non mi dici tutta
la verità vado da Will e giuro che gli dico tutto.»
Ahimè
l’unico modo per fargli ammettere qualcosa era mettendo in
mezzo l’altro Haines. Io non gli facevo paura abbastanza. «E
va bene! Non abbiamo proprio scopato…»
«Derek,
non sono nata ieri.»
«Me
lo ha solo succhiato, va bene?! Sei felice adesso?»
«Sul
mio letto?!!»
Quando
una certa immagine si fece spazio nella mia testa inorridii e cercai
di scacciarla dandomi dei colpetti sulla testa, questo sotto lo
sguardo sconvolto del ragazzo che avevo di fronte. «Che schifo!
Non riesco neanche ad immaginarlo, non voglio neanche pensarci!»
«Mi
ci sono solo seduto sul tuo letto ma giuro che non abbiamo sporcato.»
Urlai
«che schifo, che schifo! Fallo smettere» mentre cercavo
di scacciare il pensiero dalla testa.
«Emily?»
Derek
era senza parole. Con quella mia reazione spropositata davo proprio
l’impressione che avessi perso qualche rotella.
«Cos’è
tutto questo casino?»
Charlie
e Will emersero dalla porta e ci guardarono un po’ confusi e un
po’ preoccupati, infatti la bionda aggiunse: «ti abbiamo
sentita urlare. È successo qualcosa?»
Era
il momento della verità.
Derek
tossì e si fece più vicino. Sentivo il suo fiato sul
collo, letteralmente. Ad un orecchio mi sussurrò provocandomi
un leggero brivido: «farò tutto quello che vuoi per una
settimana.»
«Un
mese.»
«Due
settimane.»
«Tre.»
«Affare
fatto.»
«Non
é successo niente.» Dissi con un finto sorriso. «Derek
ha solo sbavato sui miei cuscini e lo stavo rimproverando per
questo.» Sentii il ragazzo dietro di me tirare un sospiro di
sollievo. Will mi diede della scema e ci disse di scendere di sotto…
Avevamo parecchio lavoro da fare.
Di
solito ero abituata a fare da baby-sitter ad una sola persona ma
questa volta dovetti impegnarmi duramente per assisterne tre. Derek,
Charlie e Will tutti e tre avevano bevuto ieri sera e ad aver
recuperato meglio rispetto agli altri c’era Charlie ma anche
lei comunque per quanto si sforzasse di aiutare ogni tanto si
lasciava sfuggire un lamento. Will che in genere era un bambinone con
un livello di tolleranza pari a zero poi dovevo accudirlo con più
frequenza. Gli avevo portato l’aspirina e affidato le mansioni
più semplici. Mentre con Derek non avevo avuto pietà.
A
partire dal fatto che gli rivolgevo poco la parola e se lo facevo era
per dettargli qualche ordine. Infatti affidai a lui il compito di
ripulire la piscina e di spazzare via i coriandoli. A Will invece
avevo affidato il compito di smontare le luci, la console etc…
e Charlie era impegnata con me a raccogliere tutti i bicchieri di
plastica e in generale l’immondizia che trovavamo in giro per
casa.
«E’
quasi ora di pranzo…» Qualcuno disse esausto. Avevamo
quasi terminato dopo una mattinata intera passata a spolverare. Derek
e Will guardavano me. «Cosa c’è per pranzo,
Emily?»
«Non
vi basta la donna delle pulizie, adesso volete che vi faccia anche da
cuoca?» Loro mi ignorarono completamente. «Perché
non mi fai il brodino?» Chiese imbronciato mio fratello e Derek
lo spalleggiò. «Un brodino andrebbe bene.»
Sentii
Charlie ridere alle mie spalle. La mia amica bionda stava rimettendo
le fotografie al loro posto. Mi chiamò. «Ma come era
paffutello tuo fratello da piccolo. Che carino.»
Will
fece una smorfia. «E questa sei tu? Oh mio dio ma eri
carinissima e poi vi assomigliavate proprio un sacco.»
Anche
Derek si fece curioso, nonostante avesse visto le foto un sacco di
volte. Ne prese una a caso da mostrare a Charlie. «Qui ci sono
anch’io, alla festa di compleanno di Emily. Aveva compiuto nove
anni.»
«Vi
conoscete da un sacco di tempo. Dovete sentirvi come fratelli.»
Pensò Charlie ma io non ero affatto d’accordo. «Di
fratello ne ho già uno e mi basta e avanza.»
«E
di sorella ne ho già una anch’io e mi basta e avanza.»
«E
allora cosa siete? Amici?»
«Persone
che si sopportano a malapena.» Risposi ancora presa a male per
quello che era successo. Will che di solito non si intrometteva in
quelle discussioni si era però accorto che non avevo fatto
altro che maltrattare Derek tutta la mattinata. «Emily,
smettila.»
Sbuffai
ma non dissi più nulla e anche Charlie intuì che forse
era meglio non parlarne. Intanto sentii Derek passarmi davanti in
silenzio. Alzai solo un secondo lo sguardo per notare la sua
espressione corrucciata e la mascella contratta. Forse se l’era
presa.
«Inizio
a scaldare l’acqua.»
Ignorando
il senso di colpa mi diressi in cucina dove mi sciacquai le mani e
tirai fuori le pentole. Un po’ di fame era venuta anche a me.
Qualcuno mi raggiunse, pensai fosse mio fratello ma invece si
trattava di Derek. Il ragazzo mi passò davanti e aprì
il frigo. Prese una bottiglia d’acqua per bere. Il silenzio era
assordante perciò iniziai a fischiettare. Derek prese
lentamente un sorso d’acqua. «Ho una sete…»
E si riempì un altro bicchiere. Ma non mi guardava e faceva
finta che non ci fossi. Lasciava che la tensione parlasse per noi.
«Non ho niente da dirti.» Infine sbottai come se me lo
avesse chiesto e infatti lui replicò: «non ti ho chiesto
niente.»
«Però
vuoi farlo.»
«Sono
solo venuto a bere.» E mi mostrò il bicchiere che aveva
tra le mani. «Piuttosto sei tu che sembri voler dire qualcosa.»
«Niente
affatto.»
Derek
mi guardò, poi guardò in soggiorno poi guardò di
nuovo me e infine si decise a chiudere la porta per non farsi
sentire. In due falcate fu al mio fianco. Io finsi di essere troppo
occupata ma in realtà avevo notato ogni suo gesto con la coda
dell’occhio. «Non pensavo ti avrebbe dato così
fastidio.»
«Evidentemente
non mi conosci, allora.»
Più
me lo ricordava più mi saliva la rabbia e del resto neanche
capivo io il perché. Semplicemente avrei preferito di gran
lunga che i due piccioncini facessero le loro sporche cose da
un’altra parte. E invece aveva deciso di entrare proprio nella
mia stanza. A quel pensiero sbuffai.
«Che
cos’è che ti da così tanto fastidio mmh?»
Aveva abbassato leggermente il tono di voce ed era serissimo.
«Passami il tagliere.» Derek conosceva quella casa fin
troppo bene perciò non dovetti neanche dirgli dove si
trovasse. «Allora?» Attendeva una riposta.
«La
mancanza di rispetto. Questo mi da fastidio.» Il ragazzo non
sembrò convinto. Sentivo che mi fissava ma non ci badavo.
Avevo preso le verdure dal frigo e adesso stavo tagliando del sedano.
«Secondo me sei gelosa.» Fu un solo attimo di distrazione
ma bastò per tagliarmi. «Ma che cavolo dici!»
Derek reagì subito, sottraendomi la lama affilata e portando
la mano ferita sotto il getto d’acqua del lavabo. «Sei
proprio imbranata.»
«È
stata colpa tua!»
Chiusi
gli occhi alla vista del sangue ma sentivo già la testa
girarmi. «Derek…»
«Non
ti senti bene?»
Scossi
la testa e mi aggrappai istintivamente alle sue spalle. D’improvviso
avevo le gambe molli. Derek comprese senza che gli spiegassi perché
mi sollevò per aria. «Tieni gli occhi chiusi.» Mi
consigliò mentre mi faceva sedere su uno sgabello. Sentii una
stoffa avvolgere la mano e quando mi disse che potevo guardare notai
che mi aveva coperto la ferita con un panno. «È solo un
taglietto comunque.»
«Lo
so…» Mi sentivo un po’ una sciocca ad aver avuto
quella reazione però per fortuna Derek non era interessato a
prendermi in giro su quello. «Forse è meglio ordinare
d’asporto, sei stanca anche tu.»
«Non
sono stanca… Sei tu che dici cose senza senso.»
Derek
si sedette accanto a me e incrociò le braccia al petto. Aveva
un sorriso divertito. «Comunque intendevo che sei gelosa di
Nisha perché sei ancora vergine e lei no. Non volevo insinuare
altro.»
Che
era anche peggio di quello che avevo pensato. «Come?!»
Sbottai furiosa e menomale che mi aveva tolto il coltello da mano.
Improvvisamente mi sentii bene, troppo bene. Sostenni il suo sguardo
a testa alta. «E cosa ti fa pensare che io sia ancora vergine?»
Derek rise ma era un risata nervosa perciò ghignai. «Andiamo,
Emily. Vuoi dirmi che la piccola Haines non è poi così
innocente?»
Io
non risposi, mi limitai a sollevare un sopracciglio. Il sorrisino
divertito di Derek iniziò a scemare. «E con chi lo
avresti fatto? Sentiamo.»
«Non
sono affari tuoi.»
«Scommetto
che devi ancora dare il tuo primo bacio.»
A
quelle parole arrossii e per un attimo Derek intravide il bagliore di
insicurezza trapelare dai miei occhi. Gli bastò quello per
sciogliersi in una risata. Charlie e Will entrarono in quel momento.
«Cosa c’è di così tanto divertente?»
Chiese mio fratello confuso. Ma io diedi a Derek un pizzicotto per
fargli capire che doveva restare muto. Il ragazzo di fronte a me mimò
di avere la bocca sigillata ma intanto non smetteva di ridere. Per
fortuna Charlie spostò la conversazione altrove. «Emily
ti sei fatta male?!» E indicò la mia mano fasciata.
«È
solo un piccolo taglio.»
Derek
si asciugò una lacrimuccia. «La nostra piccola Haines…»
E senza aggiungere nient’altro si alzò dalla sedia per
fare spazio a Charlie. Lo fissai infastidita chiedendomi che cosa poi
ci fosse di tanto divertente.
«E
quindi non hai mai baciato nessuno?» Anche Phineas era
sconvolto dalla mia confessione e ciò mi fece pentire di
avergliene parlato. Pensavo che almeno lui essendo più piccolo
avrebbe capito… «Perché tu hai già baciato
qualcuno?» Il ragazzino annuì come se trovasse stupida
la domanda. «Avrò avuto dodici anni.»
«Precoce.»
«Non
direi.»
Quindi
quella in ritardo ero io? Accanto a noi c’era Charlie che ci
faceva compagnia mentre camminavamo nei corridoi della scuola.
Tuttavia la bionda era distratta, infatti quando le chiesi «e
tu Charlie?» Lei si destò dai suoi pensieri e ci guardò
confusa. «Scusami?»
Le
ripetei la domanda in maniera più chiara. «Hai mai
baciato qualcuno?»
«Be’
si… Prima di trasferirmi negli Stati Uniti avevo un
fidanzato.»
Spalancai
gli occhi. «E non me lo hai mai detto?!»
In
effetti ora che ci pensavo quante cose sapevo di Charlie? Davvero
poche. «Non è stato importante… Insomma è
durato qualche mese.»
«E
lo avete fatto?» Mi voltai verso Phineas lanciandogli
un’occhiataccia. Non erano domande che doveva fare. Charlie
arrossì infatti a disagio. «Qualcosa abbiamo fatto.»
«Ma
non siete andati fino in fondo?»
«Phineas,
smettila.»
«No.»
Finsi
che la cosa non mi toccasse ma più ne parlavo più
riuscivo a percepire la risata di Derek rieccheggiare nella testa.
«Comunque
fai bene ad aspettare la persona giusta.» Mi disse Charlie con
apprensione ma non gradii quelle parole. Sembrava un modo per
consolarmi e non ne avevo bisogno. Avevo sedici anni e non avevo mai
dato un bacio, niente di scandaloso in ciò.
«E
poi sei davvero una bella ragazza. Per te non sarebbe difficile
trovare la persona che… Insomma… vorrebbe… hai
capito, no?» Quel farfugliare di Phineas mi confuse ma forse
era meglio non indagare.
«Ehi
ragazzi!»
La
mia amica Rue con la sua bellissima massa di ricci e lo stile gotico
piombò davanti a noi con un sorriso a trentadue denti. Inoltre
non era sola, notammo che si teneva per mano con un tizio alto che
indossava la classica giacca della squadra di football della scuola.
Aveva un’aria stranamente familiare, probabilmente lo avevo
visto in campo già un altro paio di volte che giocava con mio
fratello. «Ciao Rue. Vedo che te la passi bene.» Dissi
ridacchiando e lei in risposta ammiccò. «Lui è
Finn. Il mio ragazzo. Finn loro sono Emily, Charlie e…?»
«Phineas.»
«Giusto,
Phineas.»
Ora
che ci pensavo non avevo mai presentato Phineas a nessuna delle mie
amiche, ad eccezione di Charlie. Ma Rue non mostrava interesse nel
voler approfondire la conoscenza, infatti raggiante come non l’avevo
mai vista scambiammo delle brevi parole di circostanza e poi ci
lasciò mano nella mano con quel tipo.
«Immagino
che abbiamo una nuova ragazza fidanzata nel gruppo.» Non volevo
che mi uscisse così male ma stranamente avevo l’amaro in
bocca. Non fraintendetemi ero felice per Rue, se lo meritava, infondo
era sempre stata quella più desiderosa di trovare l’amore
ma non mi aspettavo che potesse essere così facile. «Sbaglio
o quello è il tizio con cui ha parlato alla festa sabato?»
«Vuoi
dire che si sono già messi insieme dopo sabato?!» Chiesi
sbigottita.
Quindi
era facile davvero...
«Haines.»
Mi
voltai già sapendo di chi si trattava perché solo lui,
ad eccezione dei professori, mi chiamava per cognome. Ray Scott ci
passò davanti e ammiccò nella mia direzione. Non si
fermò né ci prestò particolare attenzione.
«Da
quando adesso ti saluta?» Mi chiese Charlie sconvolta. Io non
ero poi tanto sorpresa dal suo modo di fare. «Immagino da
oggi.»
E continuai a seguirlo con lo
sguardo mentre si allontanava tra i corridoi della scuola…
Forse per gli altri era facile ma non per me.
Finite
le lezioni decisi di non aspettare Will ma di uscire con le altre per
andarci a prendere un milkshake nel nostro posto preferito. Lì
ormai ci conoscevano tutti e per un po’ di tempo Rachel aveva
lavorato lì. Così ci eravamo conosciute ed eravamo
diventate amiche.
In
totale eravamo io, Charlie, Rachel, Valentina e Jane. Quest’ultima
aveva un’espressione nera in volto. «Sei sicura che non
vuoi niente?» Chiese Valentina alla piccola Jane che sbuffò
e scosse la testa. «Ve l’ho detto. Sono a dieta e non
posso mangiare nulla.»
«E
come mai hai deciso di metterti a dieta?» Domandò
Valentina mentre si gustava la sua porzione doppia di waffle e
sciroppo d’acero. «Guardami bene. Ho delle cosce enormi.»
E indicò il suo fisico. Valentina alzò gli occhi al
cielo esasperata e le disse che stava benissimo, cosa su cui noi
tutte concordammo ma Jane non volle sentire ragioni. Per quanto
riguarda me mi ero presa un milkshake buonissimo che gustavo in
silenzio mentre le altre discutevano delle nuove novità.
«E
quindi anche Rue ha trovato il tipo.» Fu Rachel a mettere in
mezzo l’argomento. «Ormai vedremo anche lei molto
raramente, così come con Nisha.»
In
effetti da quando era successa quella cosa a casa mia non avevo più
trovato l’occasione di parlare con lei. Infondo non era giusto
che facessi la ramanzina solo a Derek, anche lei mi doveva sentire.
Ma gli impegni erano fin troppi e le occasioni per vederci erano così
rare che quelle poche volte mi ero limitata a chiacchierare del più
e del meno. A questo punto dubitavo che l’argomento sarebbe di
nuovo uscito fuori.
«Mi
chiedo quando toccherà a me…» Jane sospirò
e guardò il vuoto davanti a sé. Valentina comprendendo
il motivo del suo stato d’animo si lasciò sfuggire una
leggera risata. «Ora capisco tutto… Sei gelosa di Rue?»
«Certo
che lo sono!» Jane non aveva nessuna intenzione di nascondere i
suoi veri sentimenti. «A quanto pare solo io ed Emily non
abbiamo mai baciato qualcuno.»
Sentendomi
presa in causa mi drizzai sulla sedia. «E qual è il
problema?» Posi quella domanda leggermente infastidita. Jane
tuttavia non parve neanche farci caso. «Non capite… Voi
siete tutte belle, per voi è più facile.»
Valentina
sbuffò. «Ti ho già detto come la penso. Non
voglio ripetere il discorso nuovamente.» Jane era una
bravissima ragazza, molto dolce quando voleva ma anche fragile e
insicura. Essere poi la migliore amica di Valentina per lei non
doveva essere facile. Un po’ comprendevo il suo malessere,
dall’altra parte mi chiedevo se valesse davvero la pena starci
così male. «Perché non cambiamo discorso?»
Propose Charlie e tutte ci mostrammo d’accordo. «Come
vanno le prove con la band?» Chiese quindi la mia amica bionda
a Rachel. La ragazza con i capelli rossicci e dal taglio corto nonché
uno stile eccentrico ci spiegò che il contratto in quel locale
era saltato perché a quanto pare non volevano che dei
minorenni si esibissero. «Ma allora perché la prima
volta non si sono lamentati?»
«Abbiamo
mentito sull’età ma poi hanno chiesto dei documenti e
be’…»
«Quindi
siete senza ingaggio?» Chiesi un po’ dispiaciuta e lei
annuì. «Ma stiamo cercando qualcosa. Non so se vi
ricordate di Ray ma quel ragazzo ha un botto di conoscenze quindi
potrebbe aiutarci.»
«Per
questo lo avete fatto unire alla band?» Ero sempre io a porre
le domande. Rachel scosse la testa. «È un ottimo
bassista e poi è molto serio quando si tratta di musica.»
«E
quando non si tratta di musica com’è?»
A
questo punto le altre non poterono fare finta di nulla. Si erano
accorte del mio interesse. Rachel aveva un sorrisino che non
prometteva bene. Mi diedi della stupida e lanciai un’occhiata a
Charlie, l’unica che sapeva e l’unica che in quel momento
non ai stava chiedendo che cosa mi prendesse.
«Per
caso tu e Ray vi conoscete?» Fu la rossa a farmi quella
domanda. Io negai. «Eppure alla festa te lo sei trascinato e ho
pensato che…»
«Era
solo per presentargli… Charlie!»
«Io?»
«Lei?»
«Esatto!
Ray voleva chiederle delle informazioni.»
Charlie
mi guardava sbalordita domandandosi che cosa stessi andando a
blaterare e dal canto mio non seppi proprio che altro dire. Ero nel
panico più totale e la mia amica dovette rendersene conto.
«Si, voleva delle informazioni.»
«Che
genere di informazioni?»
Charlie
aprì la bocca per dire qualcosa ma non le venne in mente
niente. Intanto le tre ragazze sedute di fronte a noi ci guardavano
con sospetto. «Non sarà che…» Iniziò
Jane e io ero terrorizzata, non sapevo che cosa avrebbe mai potuto
dire. «Questo ragazzo voleva conoscere Charlie?»
«Cosa?»
Charlie era sbalordita e io pure. Ci guardammo negli occhi per una
serie di secondi e poi guardammo le altre. Rachel sorrideva. «Ma
dai se è così perché non me lo avete detto
subito? Ray è un ottimo partito e a guardarti bene sembri
proprio il tipo di ragazza che potrebbe piacere al mio amico.»
Disse ciò mentre guardava la ragazza seduta al mio fianco e fu
come ricevere una pugnalata.
«Non
credo che Ray faccia per me.»
«Ma
dai prova a conoscerlo. Sono sicura che ti piacerà. Anzi ho
un’idea, perché non organizziamo un’uscita con
loro?»
«Con
loro chi?» Forse non volevo davvero saperlo. «Con i
ragazzi della band! Li conoscete ma non così bene. Secondo me
a loro farà piacere.»
Gli
occhi di Jane si illuminarono subito quando sentì parlare di
ragazzi. «Che ottima idea!» D’un tratto si era
rirpresa. Charlie mi diede una gomitata da sotto il tavolo,
invitandomi ad intervenire e a farlo anche in fretta.
«Non
credo sia una buona idea…» Tentai di dire ma Rachel
fraintese e vidi il sorriso scomparire gradualmente dal suo volto.
«Perché no?»
«Già…
perché no?» E Jane non era affatto d’aiuto in
quelle situazioni.
«Charlie
in questo periodo non se la sente di frequentare nessuno. Credo che
per lei sarebbe troppo imbarazzante.» E la mia amica annuì
vigorosamente. «Be’ ma allora parlerò chiaramente
con Ray, questo non vuol dire che non possiamo uscire con loro, no?»
Quel
“parlerò chiaramente con Ray” mi preoccupò
e non poco ma non volevo insospettire di nuovo le ragazze perciò
restai in silenzio e Charlie accanto a me fece lo stesso.
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Capitolo 5 *** La partita d'apertura ***
Era passata
una settimana da quella fantomatica festa tenuta a casa Haines e le
cose non erano cambiate molto nella mia vita, ad eccezione del fatto
che ogni tanto in corridoio qualcuno mi salutava e mi chiedeva
“allora Emily a quando la prossima festa?” E io proprio
non sapevo che rispondere. Erano attimi di popolarità e non mi
dispiacevano ma che andarono presto a scemarsi con l’avvicinarsi
della partita d’apertura del campionato di football di
quest’anno. Mio fratello perfino a casa non faceva che parlare
d’altro e seppure i miei fossero dei grandi fan dello sport a
volte dovevano pregarlo di cambiare argomento almeno a tavola perché
diventava asfissiante. C’era da dire però che
comprendevamo perfettamente il suo stato d’animo, infondo era
il quarterback della squadra e su di lui pesava il titolo di numero
uno.
Quando
non c’era lui a parlare del campionato ci si metteva Phineas.
Durante le ripetizioni di matematica infatti era difficile tenergli a
freno la lingua. Persino Charlie che era tanto paziente perdeva le
staffe. In questo momento ci trovavamo infatti seduti al tavolo con
l’obiettivo di risolvere dei problemi di trigonometria.
«Quest’anno
è difficile… con Troy infortunato e Ryan trasferito
diciamo che gli unici pezzi grossi rimasti sono Derek e Will.»
«È
la tua occasione per entrare al posto di Troy e giocare, no?»
Gli feci notare ma Phineas non dava l’impressione di essere
tanto convinto. «Rispetto agli altri sono ancora un po’
bassino… Will dice che mi stenderanno.»
Gli
lanciai un’intensa occhiata. In effetti mio fratello non aveva
tutti i torti. «Non devi scoraggiarti, Phineas.» Aggiunse
Charlie mentre si sistemava gli occhiali da lettura sul naso. Era
così carina che sorrisi intenerita. «Ti sei allenato
duramente come tutti gli altri e questa è la tua occasione per
dimostrare di essere un bravo giocatore.»
«Chi
è un bravo giocatore?»
Will
fece la sua entrata e si posizionò alle spalle di Charlie.
Per infastidirla le sottrasse gli occhiali da vista. «Non ci
vedo niente con questi cosi, ma come fai?»
«Ridammi
i miei occhiali.»
«Will,
stiamo studiando.» Charlie si alzò e tentò di
recuperarli ma mio fratello era più alto di lei, bastò
che alzasse un braccio per portare le lenti fuori dalla portata della
bionda. Ridacchiò alla vista della più piccola che
saltellava inutilmente e neanche io e Phineas a quella scena
riuscimmo a trattenere un sorrisino divertito.
«Sei
proprio insopportabile!» Esclamò Charlie stufa di quel
giochetto. Ricadde sulla sedia esausta. «Will, non farmi
chiamare papà. Lo sai che odia essere disturbato quando è
nel suo studio.» Ricevuto il mio messaggio, Will abbandonò
finalmente gli occhiali sul tavolo e provò a giustificarsi.
«Volevo vedere solo come mi stavano. Non te la prendere,
Charlotte.»
«È
Charlie, non Charlotte.» Rispose lei di rimando e gli lanciò
un’occhiata carica di risentimento. Will non ne fu toccato
affatto, prese una sedia e si posizionò accanto al suo amico
Phineas. «Allora di cosa stavate parlando?»
«Della
partita di questo venerdì.»
«Giusto,
la partita. Phineas mi raccomando ti voglio carico. Stai facendo gli
allenamenti che ti ho mandato?»
«Tutti
i giorni, tranne il mercoledì.»
«Bravo
ragazzo.» E gli diede una pacca sulla spalla. «Tu verrai
a fare il tifo per me, Charlotte?»
La
mia amica alzò gli occhi al cielo. «Vengo per fare il
tifo a Phineas.»
«E
a me no?»
«No.»
Guardai
prima mio fratello e poi Charlie. La mia amica appariva infastidita
ma non mi sfuggì il modo in cui si tormentava le mani
nervosamente. E per quanto riguardava mio fratello Will… che
cosa stava facendo? Non era mai stato così amichevole con una
mia amica prima d’ora.
«Will,
vieni un attimo con me ti devo parlare.» Mi alzai di scatto
dalla sedia e puntai con un dito l’energumeno mio consanguineo.
«Ma mi sono appena seduto.»
«Immediatamente.»
Andammo
in cucina dove mi chiusi la porta alle spalle. Will aveva l’aria
annoiata. «Che ti prende?» Mi chiese.
«Che
ti prende a te? Charlie è una mia amica ed è una brava
ragazza perciò qualsiasi cosa pensi di fare-»
«Frena,
frena, frena. Di cosa stai parlando?»
«Sta
succedendo qualcosa fra di voi?» Lui rise in risposta e trovò
la cosa alquanto assurda. «Solo perché trovo che una tua
amica non sia totalmente svitata come le altre adesso pensi che ci
stia provando con lei?»
«Allora
cosa stai facendo?» Non mi convinceva affatto. Inoltre mio
fratello era molto bravo a mentire. Lo avevo visto all’opera un
paio di volte con i miei. «Sto solo scherzando. Non ti
preoccupare, sorellina. Charlie è carina ma lo sai che ho
standard più alti.» Feci per gettargli la prima cosa che
avevo tra le mani ma era una padella perciò mi accontentai
della sua espressione di terrore. «Non ti permettere.»
«Sei
tu che hai iniziato con queste assurde insinuazioni.»
«Perché
so che tipo sei!»
Will
alzò gli occhi al cielo e poi si fece avanti, abbassando
leggermente il tono di voce. «Piuttosto la tua amica Valentina…
È ancora single?»
Esasperata
alzai le braccia al cielo. Non ci potevo credere… ancora con
questa storia? «Valentina ti ha già rifiutato una volta,
non facciamo ricapitarlo.»
«È
solo perché se la crede troppo ma vedrai che cederà.»
«Will,
ti avverto, stai lontano dalle mie amiche.» Lui sbuffò
come annoiato e senza darmi più retta se ne andò. «Will
Haines.» Gridai allarmata ma non ci fu nessuna risposta. Tornai
dagli altri furente.
«Tutto
bene?» chiese Charlie preoccupata dopo aver visto la mia faccia
e io annuii seppur per nulla convincente. «Torniamo a
studiare.»
Will Haines
avrebbe combinato solo disastri, me lo sentivo anzi ci mettevo la
mano sul fuoco.
Il
giorno della partita arrivò e di comune accordo io e le mie
amiche ci eravamo vestite con i colori della squadra, di blu e di
bianco. Will mi aveva prestato una delle sue vecchie maglie che stavo
adesso indossando e che portava il suo numero sul retro mentre a
quanto pare Nisha aveva ricevuto quella di Derek e se avessi saputo
prima che era una cosa che di solito facevano le coppiette non mi
sarei mai sognata di mettere una roba del genere. Era una cosa
melensa e imbarazzante.
«Ecco
che entrano in campo!» Annunciò mia madre alla mia
destra. Mi ero seduta con i miei occupando la tribuna migliore ma
poco più avanti c’erano anche le mie amiche. Mia madre e
mio padre avevano insistito a tutti i costi per arrivare presto e io
non me l’ero sentita di ribellarmi. Almeno accanto a me c’era
Charlie che mi teneva compagnia. «Ecco Phineas!» Mi disse
la mia amica indicando un punto sul campo. La giovane e promettente
riserva fece il suo ingresso e io e Charlie nel vederlo iniziammo a
gridare e ad urlare il suo nome come due pazze fan sfegatate. Phineas
alzò lo sguardo cercando tra la folla e quando ci vide che ci
sbracciavamo per lui sorrise.
«Vai
Phineas facciamo il tifo per te!»
«Sei
il migliore!»
«Ecco
che entra anche nostro figlio.» Questa volta le urla generali
furono più assordanti e tutto perché il quarterback
aveva fatto il suo ingresso. Seduti sugli spalti poco più
avanti di noi un gruppo di ragazzine, probabilmente del primo anno,
urlarono come se ne andasse della loro vita e indicarono mio fratello
tutte felici e schiamazzanti neanche avessero visto entrare una
celebrità. «Dov’è Derek?» Chiesi
curiosa perché non lo vedevo ma solo perché fu l’ultimo
e Charlie me lo indicò subito dopo infatti. «Eccolo.»
Aspettammo
che anche la squadra avversaria facesse il suo ingresso e poi ci
sedemmo ai nostri posti. Charlie si calò verso di me e ammise:
«sono un po’ preoccupata per Phineas.»
«Anche
io.»
Mio
fratello aveva ragione, Phineas era davvero più bassino e
mingherlino rispetto agli altri per non parlare del fatto che quella
era la prima partita del campionato perciò gli avversari
sarebbero stati feroci. Era stata davvero una sfortuna che Troy si
fosse infortunato. «Però sono sicura che se la caverà.»
Aggiunsi e detto questo, dopo che le due squadre si erano messe in
posizione, ci fu il fischio di inizio.
Il
match era appena iniziato.
Per
i primi venti minuti di partita non successe quasi nulla di
sbalorditivo. I nostri stavano soffrendo la mancanza di due giocatori
molto importanti ma Phineas se la stava cavando e Will e Derek come
al solito stavano giocando da fuori classe. Seppur la squadra
avversaria fosse in vantaggio di qualche punto, la sintonia che
avevano mio fratello e il suo migliore amico in campo era
invidiabile.
Ad
un certo punto però successe che la palla, per chissà
quale serie di sfortunati eventi, finì nelle mani di Phineas.
Il quale aveva la strada spianata davanti a se. Purtroppo fu solo per
qualche secondo che il ragazzino tentennò, non sapendo se
spingersi in avanti e pensare a fare punto oppure andare sul sicuro e
tirarla a Derek che era poco più dietro di lui. Fu
quell’attimo di indecisione ma gli fu fatale. Uno degli
avversari, uno che forse era il doppio anche di mio fratello, lo
prese di mira e con la velocità che lo aveva contraddistinto
per tutto il match gli fu addosso. Phineas aveva appena deciso di
voler segnare quel punto da solo quando si ritrovò
scaraventato per terra con una tale brutalità che ci fece
alzare tutti in piedi. Charlie accanto a me si coprì la bocca
per soffocare un urlo. Phineas era a terra e non si rialzava.
«Ma
è completamente pazzo quel tipo?!»
Ecco
perché odiavo il football. Uno sport violento e senza senso.
Osservai in silenzio la scena ma non ero l’unica. Tutta la
tribuna taceva mentre l’allenatore e così anche Will e
gli altri si avvicinavano a Phineas per controllare che stesse bene.
Il ragazzo si muoveva ma non riusciva ad alzarsi. Una barella si
avvicinò prontamente e degli uomini del pronto soccorso lo
sollevarono. Phineas venne portato via dal campo ma la partita non fu
interrotta. Con un compagno in meno, la squadra dovette proseguire
per la vittoria.
«Lo
avranno portato in infermeria.»
«Andiamo
da lui.» Dissi allora a Charlie che mi seguì. Ci
muovemmo in difficoltà tra la calca di gente finché non
uscimmo dagli spalti e ci sbrigammo per raggiungere Phineas in
infermeria. Tuttavia quando arrivammo lì non ci permisero di
entrare, i genitori erano già dentro e quando uscirono ci
rassicurarono dicendo che non era nulla di grave. Soltanto una
slogatura al polso. Tuttavia dovemmo attendere che la partita finisse
per poter fargli visita.
«Allora?»
Mi chiese Phineas non appena entrai nella stanza. Aveva il braccio
fasciato. «Charlie è andata a controllare il risultato.»
«Non
siete rimaste a vedere la partita?» Scossi la testa e mi
sedetti sulla sedia accanto al lettino. «Mi hai fatto prendere
uno spavento.» Per qualche strana ragione Phineas era sorpreso.
«Ti sei preoccupata per me?»
Ma
per me era assurdo che ponesse una domanda del genere. «Certamente.»
Risposi e gli scompigliai in segno di affetto i capelli. Phineas si
mise a sedere a fatica. «Che fai? Torna a stenderti.»
Provai a spingerlo giù ma lui era più resistente di
quanto pensassi. «Sto bene…» disse in un sussurro
e mi guardò in un modo strano. «Pensavo non te ne
fregasse nulla di me.»
«Che
dici? Mi importa molto di te.» Lo tranquillizzai ma lui
fraintese. In un gesto inatteso mi prese la mano e se la portò
al petto. Ero interdetta. «Phineas…?»
«Non
voglio essere solo un amico per te.» E senza darmi il tempo di
comprendere a pieno la situazione Phineas si calò verso di me
e mi diede un bacio. Un piccolo e breve bacio a stampo che però
ebbe la capacità di sconvolgermi. Non mi mossi per quelli che
dovettero essere due secondi e Phineas pensò di avere campo
libero, perciò provò a schiudermi le labbra con la
lingua ma a quel punto mi ridestai dal mio stato di trance e mi
staccai.
Tuttavia
non feci in tempo ad evitare il vero disastro. La porta dietro di noi
si aprì e ad affacciarsi fu Derek. Tra tutte le persone
proprio Derek. «Phineas ero venuto a vedere come st-» ma
il migliore amico di mio fratello si bloccò non appena ci
vide. Io mi ero appena staccata dalle labbra del ragazzino quando mi
accorsi di lui.
«Non
è come pensi!» Urlai e Derek ci guardò. Prima me
e poi Phineas, poi di nuovo me e poi di nuovo Phineas. Aveva
un’espressione indecifrabile. Dopo di lui fece il suo ingresso
Will. Mio fratello era accompagnato da Charlie. «Derek che
cazzo ci fai bloccato sulla soglia? Spostati.» Il maggiore
degli Haines fece il suo ingresso nella stanza. Neanche mi notò,
preoccupato com’era per Phineas. Io approfittai di quel momento
di distrazione per uscire. A Charlie ebbi solo modo di dire «tieni
mio fratello occupato» poi presi Derek per un braccio e lo
trascinai fuori, nei corridoi desolati della scuola. Quando fummo
soli io lo guardai e feci per aprire bocca ma da quella non uscì
nulla quando realizzai che Derek aveva un sorrisino sul volto che non
prometteva niente di buono. Nel giro di qualche secondo scoppiò
a ridere. «Emily e Phineas… Non ci posso credere.»
«Smettila,
Derek. È lui che mi ha baciato.» Lui continuava a ridere
e rideva così forte che ad un certo punto prese a lacrimare.
«E quindi ti piacciono quelli più piccoli. Chi l’avrebbe
mai detto…»
«È
stato lui a baciarmi!» Ribadii disperata e gettai delle
continue occhiate attorno per assicurarmi che nessuno fosse nei
paraggi. «È stata una scena bellissima, davvero.»
Mi diede una pacca sulla spalla. «Ben fatto, piccola Haines.
Adesso anche tu sei una donna.» Scacciai via la sua mano
infastidita. «Oh ma smettila!» Dissi furente ma Derek
proprio non sapeva quando era il momento di finirla. «Ti ho
detto che è stato un malinteso! È stato lui a baciarmi,
non me lo aspettavo neanche io.»
«Ammetti
però che ti è piaciuto.» Lui se la ghignava ed
era allegro, felice e molto ma molto divertito. Mi avrebbe preso in
giro da oggi fino a Natale, probabilmente mi avrebbe ricordato quella
cosa per anni. «Non fare quella faccia, Emily. Se non fossi
entrato in quel momento gli saresti saltata addosso.»
«Ma
che cosa dici?!» Sbottai furiosa e in fondo in fondo lo sapevo
che stava dicendo tutto ciò solo per provocarmi ma in un
momento del genere non riuscivo ad essere più furba di lui.
«Se non la smetti con queste insinuazioni vado da Will e gli
racconto cosa hai fatto l’altra volta con Nisha nella mia
stanza.»
Tuttavia
quelle parole ebbero l’effetto opposto con Derek. Il ragazzo di
fronte a me spalancò gli occhi e realizzò una cosa a
cui io stupidamente non avevo pensato. «Giusto… Adesso
non hai più nulla per cui ricattarmi.»
«Come?!»
Quella faccenda di Nisha e la mia stanza mi aveva permesso di
tenermelo buono. Derek non era l’insopportabile provocatore di
sempre perché era sotto scacco. Non mi chiamava neanche più
mostriciattolo. «Immagino che non vuoi che si sappia in giro
che ti sei sbaciucchiata Phineas.»
«È
stato un piccolo bacio a stampo ed è stato lui a darmelo.»
Ringhiai ma per quanto ci provassi era tutto inutile. Derek non era
molto interessato a conoscere la verità, quello che gli
serviva era del materiale per prendermi in giro. «Vabbè
tralasciamo i particolari…Sta di fatto che tu di questo bacio
non vuoi che si sappia niente, giusto?»
«Giusto.»
«Allora
adesso siamo pari. Tu non dici niente a tuo fratello e io non dico
niente di Phineas.»
«Affare
fatto.»
«Ah…
E ricordi quel piccolo patto che per tre settimane avrei fatto tutto
ciò che volevi?»
Certo
che me lo ricordavo e non ero ancora riuscita a sfruttarlo al meglio.
«Si e allora?»
«È
saltato.»
Immaginavo
che sarebbe andata a finire così. Trassi un respiro profondo
mentre ammettevo a me stessa la sconfitta. «Ci vediamo in giro,
mostriciattolo.»
Disse e con un ghigno trionfante se ne andò. Quando rimasi da
sola mi tastai per un secondo le labbra, lì dove qualche
minuto fa ci si erano appoggiate delle altre morbidi e sottili.
Riuscivo ancora a ricordare il contatto.
Il
mio primo bacio…
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Capitolo 6 *** Serata al bowling ***
Alla fine
eravamo riuscite ad organizzarci con Rachel a proposito dell’uscita
con il suo gruppo. Lei entusiasta si era assicurata che per questo
sabato nessuno avesse qualche impegno. Perciò seppur non molto
entusiasta all’idea mi ero dovuta sforzare di prepararmi e di
uscire di casa. Avevamo preso appuntamento al bowling che non distava
molto da casa, perciò io e Charlie eravamo arrivate in autobus
mentre Valentina e Jane erano giunte accompagnate dalla mamma di
quest’ultima. Mancavano solo Rachel e i suoi amici.
«Dite
che sono vestita bene?» Esordì Jane facendo una
giravolta per farsi ammirare e noi tutte la riempimmo di complimenti.
«Stasera li conquisterai tutti, vedrai» Jane era
piuttosto scettica al riguardo.
Lanciai
un’occhiata all’orologio. Non ero sorpresa, Rachel non
era mai arrivata puntuale in vita sua ma essendo nervosa quella sera
sentivo che non potevo sopportare ancora a lungo l’attesa. Poi
per fortuna un camioncino fu parcheggiato poco lontano da noi. Era il
furgoncino della band, sul retro infatti c’era lo stemma e il
nome District
16, che
era il modo con cui si facevano chiamare. Rachel emerse per prima,
seguita da Raja, Ray e Jason. I miei occhi si soffermarono a lungo su
un ragazzo in particolare.
«Allora
Jane qual è quello ti piace?» Chiese Valentina divertita
prima che i tipi si avvicinassero. «Ray è sicuramente il
più carino ma sembra già essere preso.» E indicò
Charlie che volle tanto poter negare ma non ne ebbe l’occasione
perché poi Rachel ci raggiunse. «Ci siete già
tutte.»
«Stavamo
aspettando solo voi.» Ammisi e salutammo la nostra amica con un
abbraccio mentre con gli altri una cordiale stretta di mano. Quando
fu il turno di salutare Ray, lui a stento mi rivolse un’occhiata,
ma quando i suoi occhi finirono per incrociare quelli di Charlie,
addirittura si calò per lasciarle un bacio sulla guancia.
Rachel mi fece l’occhiolino come a dire “alla fine con
Ray ci ho parlato” e Charlie invece, la mia tenera amica, mi
lanciò un’occhiata di fuoco per dire “dopo me la
pagherai cara”. Io dal canto mio potevo soltanto fingere che la
cosa non mi avesse dato fastidio. «Entriamo?» Chiesi e
senza attendere una risposta mi diressi all’interno del locale,
sicura che gli altri mi stessero seguendo.
Avevo
come la sensazione che quella sarebbe stata una lunga serata.
Quando
prendemmo posizione tra i tavolini concordammo tutti di dividerci in
due grandi squadre. Io finii per giocare con Jane, Jason e Valentina.
Il team avversario invece era composto da Raja, Charlie, Rachel e
Ray.
Charlie
non aveva mai giocato prima perciò le consigliammo di andare
per prima e di provare. Tuttavia mi pentii dell’idea che avevo
avuto non appena vidi Ray affiancarla. L’accompagnò in
pista e le poggiò una mano sul fianco per indicarle la
posizione adatta che doveva assumere. «Ti insegno io» le
disse con quel tono di voce profondo e affascinante che aveva già
usato con me. La mia squadra intanto si stava accordando sul gioco ma
io ero troppo distratta per prestare ascolto. Valentina tentò
di attirare la mia attenzione.
«Emily?»
«Mmh?»
«Te
la senti di andare per prima?» Mi chiese e io neanche la
guardai. Mi lasciai andare ad una risatina isterica quando vidi Ray
spostare una ciocca di capelli dal viso di Charlie e complimentarsi
con lei per il tiro. «Sei stata brava.»
Charlie
a malapena aveva tirato giù due birilli.
«Dammi
qua. Voglio stracciarli.» Sottrassi la boccia dalle mani di
Valentina che mi guardò un po’ sorpresa. Con
l’adrenalina a mille mi diressi verso la pista e presi una
leggera riconcorsa. Giocavo a bowling da quando avevo dieci anni.
Derek e Will ci venivano spesso fin da bambini e ogni tanto capitava
che si portavano anche me. Mi avevano insegnato loro.
Con
un piccolo swing feci strike al primo colpo. La mia squadra si alzò
in piedi esultando e prima che tornassi da loro mi voltai verso i
miei avversari e ghignai. «Scommetto che sarà un gioco
da ragazzi battervi.» I miei occhi incrociarono apposta quelli
di Ray. L’altro ragazzo sembrava aver accolto con piacere la
sfida. Con un sorrisino divertito si alzò e fu il secondo a
tirare. Anche lui fece strike al primo colpo.
«Ti
distruggerò, vedrai.» Mi disse dopo essermi passato di
fianco. Era molto serio al riguardo.
Finimmo
per vincere e non fu dovuto particolarmente al nostro talento,
piuttosto ci portò fortuna Charlie che non avendo mai giocato
risultò la più scarsina. Comunque i punti di distanza
non furono tanti, infatti avevo sudato quella vittoria che comunque
mi sarei portata a casa con molta soddisfazione. «Ray?»
Mi avvicinai con finta aria innocente. Il ragazzo aveva già
intuito perché fossi lì. Sorrise in maniera forzata.
«Cos’è
che avevi detto?» Finsi di togliergli un po’ di polvere
dalla giacca. «Mi distruggerai?» E ridacchiai volendo
provocarlo giusto un po’. «Posso sempre prendermi la
rivincita. Solo io e te però questa volta.» Ma prima che
potessi accettare o rifiutare, Rachel si accostò a noi per
informarci che ci saremmo spostati.
«Vi
piace messicano?» Ci chiese. «Adoro il cibo messicano.»
Dissi e ricambiai lo sguardo di Ray con finto dispiacere, come per
dire “sarà per la prossima volta”.
Il
ristorante che avevano scelto si trovava proprio dietro l’angolo
perciò non ci mettemmo molto ad arrivare. In un lontananza
avvistammo un tavolo da biliardo e Ray non mi diede neanche il tempo
di ambientarmi, mi prese per un polso e mi trascinò via dagli
altri, solo per lanciarmi a volo una stecca.
«Voglio
la mia rivincita.»
«Sei
proprio un bambino.»
Gli
altri intanto si erano accomodati ad un tavolo. Charlie mi fece segno
di aver riservato un posto per me accanto a lei e io la ringraziai da
lontano. Ray approfittò di quel momento di distrazione per
avvicinarsi. Non me ne accorsi neanche, improvvisamente sentii il suo
fiato solleticarmi il collo perciò mi voltai e incontrai
quelle due pozze cristalline. Arretrai d’istinto.
«Charlie,
la tua amica, è davvero una bella ragazza.» Mi disse
indicandola con un cenno del capo. «Te ne sei accorto solo
ora?» Risposi mentre mettevo una giusta distanza tra me e lui.
«Spacco io.» Lo avvisai e lui non ebbe niente da ridire.
«In
verità ho avuto un’interessante conversazione con
Rachel» e lo disse con una certa ironia. A quelle parole mi
irrigidii e finsi di non averlo sentito. Posizionai la stecca al
centro e spaccai. Due palline finirono in buca al primo colpo. «Le
mezze sono mie.» Gli feci notare mentre mi preparavo al secondo
tiro. Ray tuttavia non era così interessato al gioco, non
stava neanche osservando il tavolo ma sentivo i suoi occhi su di me,
probabilmente cercava il mio sguardo. «A quanto pare qualcuno è
andato a dirle che io avrei un certo interesse per una bionda.»
Mi
misi dritta con la schiena dopo che con il mio colpo non avevo
buttato giù neanche una pallina. Continuavo ad ignorare di
proposito il suo sguardo. «Ho pensato… chi potrà
mai essere stato?»
Ray
mi passò da dietro e mi sfiorò leggermente il bacino
con il suo. «Poi ci ho riflettuto e… Mi sei venuta in
mente tu.»
«E
come mai ha pensato proprio a me?»
«Chiamala…
Intuizione.»
Ray
colpì in maniera netta e seppure si trattasse di un tiro
difficile mando giù due delle sue palline. «Prima dici
che ti importuno e adesso invece che mi piace la tua amica?»
Ray si appoggiò accanto a me e quando mi vide nuovamente
volgere la mia attenzione altrove, bloccò il mio tiro e mi
costrinse ad incrociare i suoi occhi. Per tutto il tempo avevo
evitato apposta di guardarlo. «A che gioco stai giocando
Haines?»
«E
tu a che gioco stai giocando con Charlie?»
Credeva
che non avessi notato il modo in cui per tutta la durata in cui
eravamo stati al bowling si era attaccato alla mia amica provandoci
spudoratamente?
«Io?»
Chiese ingenuamente ma il suo sorriso non mi piaceva affatto.
«Pensavo stessimo giocando allo stesso gioco.» Ed indicò
il biliardo, come se d’improvviso non capisse a cosa mi stessi
riferendo. «Tsk.»
Aveva
davvero una faccia tosta.
«Con
me cadi male Ray.»
«Tu
dici?»
«Qualsiasi
cosa stai cercando di fare con Charlie sappi che lei è
abbastanza intelligente per capire le tue reali intenzioni.»
«E
quali sarebbero?»
«Provocarmi.»
Ne
ero abbastanza sicura adesso. Soprattutto dopo quel dialogo. Ray
rise. «Tipico di voi Haines pensare che il mondo giri intorno a
voi.»
Mi
stava paragonando a mio fratello. Anche se avevo già chiarito
che non volevo sapere niente dell’astio che c’era tra i
due, adesso ero curiosa. Perché Ray ce l’aveva tanto con
Will? Ma non ebbi il coraggio di chiederglielo. Piuttosto decidemmo
che di quello scambio di battute eravamo entrambi saturi e ci
dedicammo interamente al gioco. Purtroppo al biliardo non ero tanto
brava come al bowling e per questo finii per essere stracciata.
Eppure Ray non mostrò nessun desiderio di prendermi in giro.
Se ne andò senza dire niente per raggiungere gli altri che
avevano intanto già ordinato.
Tornammo
a casa molto tardi, tanto che mio padre mi rimproverò. «Non
puoi tornare a quest’ora e aspettarti che non ti dica niente,
Emily.»
«Papà
mi dispiace. Ci stavamo divertendo e non ho badato all’ora.»
Toy,
il nostro gatto, quando mi vide emergere dall’ingresso si
strusciò sulle mie gambe e iniziò a miagolare in cerca
di attenzioni. «Ciao piccolino.»
«Avresti
potuto chiamare me o tuo fratello per farti venire a prendere.»
«Will
è in casa?»
«È
in camera sua con Derek.»
Era
stranissimo che mio fratello fosse restato a casa di sabato sera. «Mi
dispiace davvero.» E feci gli occhi dolci cosa che con lui
funzionava sempre, con mia madre invece… La mia genitrice
emerse dalla cucina con sguardo severo e a braccia conserte. «Non
mi piace affatto che prendi l’autobus.»
«Dovevo
pur imparare.»
«Si
ma non a quest’ora. È pericoloso, Emily.» Alzai
gli occhi al cielo ma non replicai. Non avevo intenzione di discutere
con loro quella sera. «Comunque hai mangiato?»
«Si,
adesso se non vi dispiace vado di sopra. Sono davvero stanca.»
«E
non mi racconti niente di cosa hai fatto, con chi sei uscita?»
«Magari
domani» e sbadigliai per far capire a mio padre che adesso non
ne avevo voglia. Li salutai con un bacio volante e salii in fretta le
scale mentre di sotto li sentivo mormorare. «È uscita
con un ragazzo, me lo sento.»
«Non
è più una bambina…»
Ma
non riuscii a recepire altro. Spedita mi diressi nella camera di mio
fratello e senza bussare aprii la porta, trovando i due amici del
cuore seduti davanti alla Play Station. «Buonasera, sfigati.»
Loro
non mi degnarono neanche di un’occhiata e io abbastanza allegra
e di buon umore trotterellai fino a che non caddi di peso sul letto
di Will. «Come mai a casa di sabato?»
«Emily
non mettere i piedi sul letto.»
Come
faceva a saperlo? Era voltato di spalle. «Allora?» Li
incalzai. «L’allenatore ha chiesto degli allenamenti
extra e siamo stati in campo fino alle otto e mezza. Eravamo troppo
stanchi per uscire perciò siamo restati a casa.» Certo,
dopo la pesante sconfitta di ieri il loro mister si era fatto più
agguerrito e attraverso pretese esagerate aveva messo i suoi ragazzi
ad allenarsi fino allo sfinimento.
«E
Phineas?»
«È
ancora infortunato.» Mi fece sapere Will e Derek aggiunse
sghignazzando «tu dovresti saperlo meglio di noi come sta.»
Pretesi
di non aver sentito. «Io invece sono uscita e mi sono divertita
molto.»
Né
Will né Derek mostrarono un minimo di interesse. Non mi
chiesero neanche dove fossi andata e con chi. Ero certa però
che se avessi fatto il nome di Ray Scott sarebbero saltati in aria.
Invece erano troppo presi dalla loro partita alla Play per accorgersi
di me. Sbuffai e mi alzai facendo per andarmene.
«Emily?»
«Mhh?»
«Prima
che te ne vai puoi portare via il vassoio?»
Sbuffai
seccata di essere stata ignorata. Presi il vassoio a malincuore,
restai qualche secondo a fissarli sperando in qualcosa ma le loro
pupille seguivano rapidamente soltanto le figure dello schermo
televisivo. Perciò alla fine me ne andai.
Dopo
aver fatto una doccia e aver coccolato Toy decisi di mettermi a
letto. Prima di andare a dormire, ogni notte controllavo il telefono.
Sul gruppo le ragazze avevano già raccontato a Nisha e Rue di
quella uscita. A quanto pare Jane non era stata particolarmente
soddisfatta, scriveva che gli amici di Rachel non le erano sembrati
socievoli ma che tutto sommato si era divertita. Stavo per mettere
via il cellulare così da andare a dormire quando mi arrivò
una notifica da Instagram.
Un
username che non riconoscevo aveva iniziato a seguirmi ma quando
aprii il suo profilo riconobbi le foto del ragazzo affascinante dagli
occhi chiari. Ray Scott che mi seguiva? Mi morsi le labbra non
sapendo che dovevo fare. Ricambiare forse? Normalmente mi sarei detta
di no, che era una pessima idea e che dovevo togliermi dalla testa
quel tipo. Tuttavia una parte di me non mi permetteva di essergli
totalmente indifferente.
Pertanto
mi sollevai di scatto dal letto, aprii la porta della stanza e
raggiunsi brevemente quella di Will. Non fui per niente sorpresa di
beccare i due ragazzi così come li avevo lasciati. Era un po’
tardi, però. Probabilmente Derek sarebbe restato lì per
la notte.
«Will.»
«Che
vuoi?» chiese con fare scocciato.
«Perché
tu e Ray Scott non andate d’accordo?»
E
fu solo con quella domanda che riuscii finalmente ad ottenere la loro
attenzione. I due si voltarono all’unisono verso di me e mi
guardarono con fare sospettoso. Alla fine mio fratello decise di
mettere in paura il gioco. «Perché me lo stai
domandando?»
«Rispondi
prima di tu.»
Will
si alzò in piedi e Derek fece altrettanto. L’amico mi
fece segno di non insistere mentre l’espressione di mio
fratello si fece molto più dura. Non mi piacque affatto.
«Emily, te l’ho già detto. Stai alla larga da quel
tipo.»
«Ti
ho fatto solo una semplice domanda.» Lui si avvicinò
finché non fu a pochi passi da me. Aveva un tono che non
ammetteva repliche. «Non te lo dirò un’altra
volta.» Mi superò per uscire dalla stanza più
arrabbiato che mai.
«Ma
che cosa ho detto?»
Derek
sospirò e si portò le mani nei capelli. Sembrava
parecchio stanco. «Vai a dormire, Emily.»
Ma
io pensai che se non voleva dirmelo Will, Derek che era lì
poteva farlo. Perciò mi avvicinai e tentai di fargli gli occhi
dolci. «Almeno tu…» E misi su un broncio che
riuscì solo a farlo ridere. «La parte della dolce
ragazza non ti riesce tanto bene.»
«Andiamo,
Derek! Non vedo perché non possiate dirmelo…»
Lui
però sembrò totalmente cambiare espressione. Il sorriso
gli morì e con fare molto più critico mi chiese come
mai tutto questo interesse per Ray Scott. In risposta seppi solo
arrossire e balbettare frasi sconnesse.
«Emily?»
Lui era alquanto confuso. Mi prese il mento con le dita e mi
costrinse ad alzare la testa per poterlo guardare negli occhi. Derek
sembrava volesse scavarmi dentro. Deglutii a causa di quella
vicinanza. «C-che stai facendo?» Chiesi allarmata e lui
continuò a fissarmi, come se cercasse qualcosa. «Non è
che ci nascondi qualcosa?»
«Che
cosa succede nella mia vita non sono affari tuoi, Coliman.»
Lo
avevo chiamato per cognome. Mi era uscito spontaneo ma non lo avevo
mai fatto prima. Derek ci arrivò da solo. C’era un’altra
persona infondo abituata a chiamare le persone con il loro cognome…
ed era proprio Ray Scott.
«Non
ci posso credere…» Mormorò scuotendo il capo come
se non ci volesse credere. «A cosa?»
Derek
però ebbe solo l’audacia di dirmi «sei proprio una
stupida…»
«Come?»
Mi
guardò per un altro breve istante poi mi superò dandomi
una spallata e uscì dalla stanza più arrabbiato di
Will.
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Capitolo 7 *** Tutti contro Emily ***
Non avevo più
sentito Derek dopo quella strana discussione, se così si
poteva chiamare. Mio fratello invece mi era sempre con il fiato sul
collo ed era stranissimo perché addirittura aveva accettato di
andar a prendere Charlie ogni mattina per accompagnarci insieme a
scuola. Non lo faceva per gentilezza o per fare un favore a me,
semplicemente era un modo per non farmi prendere l’autobus.
Finiti gli allenamenti ci riaccompagnava entrambe e addirittura sulla
strada di ritorno ci faceva tante domande, dalla serie “oggi
che cosa avete fatto?”
Will
e io però non eravamo quel genere di fratelli, quelli che si
raccontavano le cose. Un’idea me l’ero fatta però
e aveva a che vedere con Ray. Nonostante ogni tanto lo incrociassimo
nel corridoio, non mi azzardavo a salutarlo e quando mi passava di
fianco fingevo sempre di essere impegnata o a volte mi voltavo
dall’altra parte per non essere salutata. Non era una cosa
molto corretta da fare ma avevo come la sensazione che fosse meglio
così per tutti. E quando intendevo tutti mi riferivo a Will e
Derek.
A
proposito di quest’ultimo, a quanto pare mi stava ignorando di
proposito. Infatti un giorno mentre stavo con Charlie, beccammo Nisha
e Derek seduti al tavolo con Rue e il suo nuovo fidanzato. Le nostre
amiche ci salutarono e ci invitarono a prendere posto accanto a loro.
Noi pensavamo di non disturbare perciò ci unimmo al tavolo
delle coppiette, solo che fu stranamente imbarazzante. Derek neanch
mi guardava in faccia e Nisha aveva intuito che qualcosa non andava
ma neanche lei sapeva spiegarsi che cosa. Infatti aveva provato più
di una volta a farci interagire ma Derek aveva sempre trovato il modo
per sviare. Era lì con noi ma in realtà era come se non
ci fosse. Perciò alla fine io e Charlie trovammo una scusa per
andarcene.
«È
stato stranissimo.» Mi rivelò la mia amica quando fummo
abbastanza lontane. «Non dirlo a me…»
«Ma
che gli è preso a Derek? Ti guardava in un modo…»
«In
che modo esattamente?»
«Come
se ce l’avesse con te.»
«Quindi
anche tu te ne sei accorta.»
«In
realtà credo proprio che se ne siano accorti tutti.»
Purtroppo Charlie aveva ragione. «Dopo parlerò con Nisha
e le chiederò il favore di indagare. Onestamente al momento
non voglio preoccuparmi di questo.»
C’era
altro di più urgente. «Mio fratello Will è
insopportabile, non ce la faccio più.»
E
parlando del diavolo… Il maggiore degli Haines si avvicinò
appunto a noi che eravamo sedute su una panca isolata nel cortile
della scuola apposta per non essere disturbate. Will non era solo,
con lui c’era anche Phineas.
«Perché
non mi hai detto che Valentina gioca a pallavolo?»
«Che
palle! Ancora con questa storia?!» Charlie non parve capire.
«Che c’entra Valentina adesso?» chiese e io le
spiegai brevemente della pseudo cotta o per meglio dire ossessione
che mio fratello aveva per la nostra amica. Stranamente Charlie si
rabbuiò. «Ah…»
«Non
ho una cotta per Valentina.» Si affrettò a chiarire
Will. «Solo che non ci credo che non le piaccio giusto un po’.
È impossibile.»
«Credici,
invece.»
Io
e Will eravamo entrambi molto orgogliosi ma molto diversi in questo.
Will era anche narcisista perciò non ammetteva un rifiuto e
adesso questo stava cercando di fare. Negare il rifiuto.
«E
poi che ti importa se Valentina gioca o meno a pallavolo?»
«Mi
importa eccome. Almeno abbiamo qualcosa in comune, ci piace entrambi
lo sport.»
Alzai
gli occhi al cielo ma decisi di non proseguire oltre quella stupida
conversazione. Piuttosto mi rivolsi a Phineas, anche lui silenzioso e
sulle sue. «Phineas come sta il braccio?»
«Migliora.»
Mi rispose senza però guardarmi in faccia. Cosa alquanto
bizzarra perché Phineas non era il tipo.
«Tutto
bene Phineas? È successo qualcosa?» Lui non mi rispose.
Si inventò una scusa con mio fratello e se ne andò. A
quel punto Will mi guardò cercando spiegazioni da me. «Che
cosa gli hai fatto?»
«Io?
Niente!»
E
mi alzai di scatto, dicendo a Charlie di aspettarmi lì perché
sarei ritornata subito.
«Phineas,
aspetta!» gridai e lo raggiunsi di corsa. Il ragazzino si
arrestò ma aveva l’aria seccata.
«È
successo qualcosa?»
«Non
lo so… Devi dirmi qualcosa?»
Perché
sembrava che gli avessi fatto qualcosa anche se ero abbastanza sicura
di non avergli fatto niente? Aggrottai la fronte. «Derek ti ha
detto qualcosa per caso?»
«Che
cosa c’entra lui adesso?»
«Niente...
Era solo- lascia stare. Mi sembra che tu ce l’abbia con me.»
«Senti
Emily, sei una brava ragazza e non credo che faresti nulla per
ferirmi di proposito ma io ti ho dato un bacio l’altra volta e
tu ti sei comportata come se non fosse mai accaduto. Come pensi che
possa sentirmi adesso?»
«Ah…»
Quindi
si trattava di quello. Me ne ero completamente dimenticata. «Phineas
te ne volevo parlare, ok? Solo che sono successe un paio di cose e me
ne sono…» finì lui per me «te ne sei
completamente dimenticata.» Detto così però
suonava orribile.
«Mi
dispiace.»
«Sappi
che non è tanto bello capire che la ragazza di cui si ha una
cotta a stento si ricorda della tua esistenza.»
«Non
è così!» Provai a dire ma Phineas non era più
interessato ad ascoltarmi. «Non c’è bisogno di
parlarne… Io sono troppo piccolo per te. Messaggio ricevuto.»
«Phineas…»
Ma
lui mi aveva già dato le spalle e se ne era andato,
lasciandomi con un groviglio nello stomaco fatto di sensi di colpa.
Quella
giornata terribile non voleva sentire di terminare. Ero stanca,
volevo tornare a casa e riposare. Invece ero costretta a fare avanti
e indietro tra una classe e l’altra. «L’hai
trovato?»
«Credevo
di averlo lasciato qui!» Eravamo nella classe di biologia lì
dove pensavo di aver dimenticato il cellulare. La mia amica Charlie
sbuffò. «Vado a cercare nell’aula di spagnolo. Se
ci dividiamo facciamo prima.»
«Buona
idea.»
Qualcuno
doveva avermi maledetto con molto sentimento perché non era
possibile che tutte le sventure capitavano a me e proprio tutte oggi!
Aprii tutti i mobiletti, pure quelli che non avevo mai toccato.
Addirittura frugai nell’armadietto dell’insegnante ma
niente. Stavo per arrendermi quando lo vidi. Per terra, accanto al
secchio dell’immondizia. Mi sarà dovuto cadere quando
stavo correndo per raggiungere in fretta la classe successiva. Tirai
un sospiro di sollievo e dopo averlo recuperato mi rialzai e feci per
uscire; sulla soglia però mi scontrai con qualcuno.
«Guarda
dove metti i piedi» sbottai e non mi importava se in parte
l’errore lo avevo commesso io, distratta com’ero. Ormai
non avevo più la tolleranza di sopportare niente e nessuno.
Alzai lo sguardo e riconobbi il viso dell’ultima persona che
avrei voluto incontrare.
«Haines.»
«Scott.»
Lui
parve piacevolmente stupito del mio modo di ricambiare il saluto.
«Pensavo mi stessi ignorando.»
«Lo
sto facendo infatti.»
«Anche
adesso?» Si avvicinò pericolosamente e io indietreggiai
in risposta. «Che fai?» Mi guardai attorno nervosa per
assicurarmi che fossimo soli. Del resto la maggior parte degli
studenti era già a casa, ad eccezione di chi aveva corsi extra
o come me e Charlie aspettavamo che Will terminasse gli allenamenti.
«Non
avere paura.»
«Non
ho paura.»
«Però
sembri nervosa. Non vuoi che qualcuno ci vedi?»
«In
realtà si.» Dichiarai schietta. «Ultimamente non
fanno che fraintendere tutti.» La mia ultima risposta non
poteva fare altro che accrescere la sua confusione. Purtroppo per lui
però non ero interessata ad approfondire il discorso. «Adesso
se mi vuoi scusare. » Feci per passargli davanti e andar via ma
lui mi trattenne per un braccio tirandomi a sé. Aveva quello
strano vizio di parlare faccia a faccia, a pochi centimetri di
distanza. Tanto che ormai ero abituata a sentire il suo fiato
solleticarmi il viso. «Che cosa c’è?» Chiesi
a bassa voce e fu un grave errore perché percepimmo entrambi
una strana tensione crescere nell’aria.
«Mi
devi una rivincita a bowling.»
«Pensavo
che te la fossi già presa a biliardo.» Ray scosse la
testa e ghignò. «Non sapevi giocare e a me non piace
vincere facile.»
«Ah
no?» Chiesi mordendomi le labbra e Ray parve notare quel gesto
perché abbassò lo sguardo e sospirò
pesantemente. «Ti piacciono le sfide?» Era pericoloso
quel gioco che stavamo facendo ma Ray aveva uno strano effetto
calamita su di me. Tutto di lui era sbagliato, pericoloso e
azzardato. L’idea che anche solo parlare con lui potesse essere
uno sbaglio non faceva altro che attrarmi.
«Non
credo di essere l’unico a cui piace vincere, Emily.»
Pronunciò il mio nome a bassa voce e con una certa enfasi. Un
brivido percorse la schiena e cercai di ignorarlo ma era difficile
pensare a quanto fosse facile per lui provocarmi tutte quelle
sensazioni. «Che ne dici di questo venerdì?»
«Solo
io e te intendi?»
Ray
annuì. Mi guardava in attesa e forse stavamo entrambi
trattenendo il fiato in quel momento. «Non posso, Ray.»
«Perché
no?» Aveva addolcito il tono di voce. Stavo per cedere…
Se continuava a guardarmi le labbra in quel modo non sapevo proprio
cosa avrei fatto. «Perché…» tentai di
trovare una spiegazione che non fosse troppo stupida, ma in verità
qual era il motivo per cui non potevo uscire con lui? Perché
me lo aveva detto mio fratello? Perché avrei deluso Derek? O
perché avrei ferito Phineas? Qualsiasi fosse la ragione
adesso non mi importava.
«Emily
ho cercato dappertutto ma non l’ho trovato.»
Non
appena riconobbi la voce di Charlie l’incantesimo che si era
creato tra di noi si ruppe. Distolsi lo sguardo e mi scostai da Ray.
Mi aveva presa il braccio per trattenermi ma poi non mi aveva più
lasciata. «L’ho trovato. Era a terra.»
Charlie
ci raggiunse e si pose al mio fianco. Ray intanto, nonostante
mostrasse un certo fastidio attendeva comunque una risposta da me.
«Allora Haines che ne dici?»
Era
tornato a chiamarmi con il mio cognome. «O hai paura di uscire
da sola con me?»
«Non
ho paura, Ray Scott. Semplicemente non sono interessata.» E
detto questo presi la mia amica a braccetto e me ne andai. Potevo
percepire lo sguardo di Ray addosso finché non svoltammo al
prossimo angolo.
«Ti
ha davvero chiesto di uscire?»
«Già...»
Quando
giungemmo nel campo da football trovammo solo Derek, pertanto diedi
un leggero colpetto a Charlie per chiederle di parlare al posto mio.
La bionda alzò gli occhi al cielo per quel comportamento
infantile ma alla fine fece come chiesto. «Ehi Derek.»
Il
ragazzo sollevò appena la testa. «Dov’è
Will?»
«Si
sta cambiando.»
«Avete
finito gli allenamenti?»
«Per
oggi si.»
Era
assurdo. Non lo avevo mai visto così. Lo conoscevo da più
di dieci anni e nonostante fossero tante le volte che discutevamo,
non era mai accaduto che lui ce l’avesse al punto tale da non
guardarmi neanche in faccia. La cosa mi feriva oltre ogni modo. «Io
vado.» Disse, rivolgendosi a Charlie. Ci superò e fece
per andarsene; la mia amica a quel punto mi tirò per un lembo
della maglia e mi sussurrò ad un orecchio di seguirlo. «Sei
impazzita?!»
Charlie
era abbastanza ostinata e per poco non mi spinse. «Almeno
fatti dire il motivo per cui ce l’ha con te.»
Sbuffai
ma non restai a lungo con le mani in mano. Rincorsi Derek finché
non mi parai davanti. Lui non mi aveva sentita giungere infatti per
poco non ci scontrammo. «Sei impazzita?!»
«Fermo
dove sei.» E per paura che potesse andarsene gli poggiai le
mani sul petto e lo feci retrocedere di qualche passo. «Emily,
non sono in vena dei tuoi giochetti.»
«Ma
quali giochetti?» Quasi urlai. Se c’era una cosa che mi
dava proprio fastidio era vedere Derek che mi ignorava. Non era
giusto, non gli avevo fatto niente. «Mi spieghi perché
mi tratti così?»
«Così
come?»
«Dimmelo
tu, Derek! Anche Phineas ce l’ha con me ma almeno lui ha un
buon motivo. Tu invece… Che cos’è che ti ho
fatto?»
Lo
conoscevo e purtroppo sapevo che non sarebbe stato facile estrargli
le parole da bocca. Derek era testardo come un mulo. «Non mi
hai fatto niente. Adesso fammi passare, devo prendere Nisha tra
un’ora.»
«Guarda
che se non me lo dici tu me lo dirà lei.»
Derek
sbuffò e mi spinse via. Non voleva che lo toccassi. «Ma
perché fai così?» Continuai a seguirlo,
nonostante mi costasse caro, nonostante odiassi solamente l’idea
di dover stare dietro a qualcuno. «Derek!» Urlai in mezzo
al cortile della scuola. Lui finalmente si voltò. «Se
non mi dici subito che cosa ti prende giuro che non ti rivolgo mai
più la parola.»
Derek
trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. Intendevo davvero
quello che avevo detto e forse lo aveva capito anche lui. «Ray
Scott non è una brava persona, Emily.»
«Quindi
è per questo?» Mi venne quasi da ridere ma Derek era
serissimo.
«Lo
so che stai uscendo con lui.»
«Tu
non sai un bel niente, Derek!»
«Ti
conosco e non sai mentire. Non prendermi per il culo.»
Ero
allibita e anche infuriata. Incrociai le braccia al petto e lo fissai
negli occhi sapendo che quello che avrei detto non gli sarebbe
piaciuto affatto. «Derek non sei mio padre, non sei mio
fratello e di certo non sei il mio fidanzato. Non hai nessun diritto
di dirmi quello che devo o non devo fare.» Fui chiara e
coincisa, per non parlare della freddezza con cui mi uscirono quelle
parole che ebbero la capacità di colpirlo in pieno.
«Non
ti sto obbligando.»
«Certo
che lo stai facendo. Vuoi manipolarmi, facendomi sentire in colpa
per questioni che neanche ti riguardano.»
Lui
scosse la testa e rise di me. Quello che stavo per dire adesso sapevo
non potevo rimangiarmelo e avrebbe sicuramente compromesso la nostra
amicizia, ma ero troppo incollerita e non riuscivo a ragionare quando
perdevo le staffe.
«Tu
non sei nessuno per me.»
Ci
fu qualche attimo di silenzio. Nessuno dei due osò proferire
parola. Derek contrasse la mascella ma fu l’unica cosa che
riuscii a notare. I suoi occhi verdi erano impenetrabili. «Allora
io e te non abbiamo più niente da dirci, Emily.»
«Perfetto.»
Ero
ferita e avevo uno strano nodo in gola. Non riuscii più a dire
nient’altro. Aspettai solo che se ne andasse, infatti restai a
guardare la sua schiena allontanarsi e seppur una parte di me
chiedeva di seguirlo nuovamente e chiedergli scusa – non
intendevo davvero dire ciò che mi era uscito da bocca–
restai immobile ad osservarlo fino a che non scomparve del tutto.
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Capitolo 8 *** L'appuntamento ***
Venerdì venne e così
anche la mia voglia di uscire. Ray alla fine mi aveva scritto su
Instagram rivendicano quell’uscita e io non ce l’avevo
proprio fatta a dirgli di no. Anche se da una parte me la stavo
facendo sotto, non ero sicura di poter fare quella cosa. Potevo?
Insomma non ero mai uscita da sola con un ragazzo prima d’ora.
Non
avevo detto niente a nessuno, persino a Charlie lo avevo tenuto
nascosto e a lei ultimamente dicevo sempe tutto. Volevo tenere quella
cosa per me al momento, soprattutto dopo quello che era accaduto con
Derek. Minore era il numero delle persone che sapevano meglio era, in
quel caso la cosa migliore era che nessuno sapesse niente.
«Mamma,
papà io esco!»
«Dove
vai vestita così?»
E
indicarono il mio outfit per l’occasione. Mi ero detta di non
esagerare per non sembrare che stessi facendo qualcosa per lui ma
alla fine ero stata troppo tentata dal pantaloncino di jeans e dal
maglioncino nero attillato. Era la prima volta che i miei mi vedevano
con qualcosa addosso che non fosse più grande di qualche
misura. «Esco con le amiche. Ci vediamo dopo, non faccio tardi.
Ciao!» E chiusi la porta in fretta. Non volevo che mi facessero
altre domande.
Raggiunsi
la fermata dell’autobus ma non presi il mezzo pubblico.
Piuttosto aspettai, seduta in un angolo finché non lo vidi
arrivare a cavallo della sua moto. Era grande ed appariscente. Mi
guardai attorno, quello era comunque un quartiere frequentato da
persone che conoscevo quindi dovevo assicurarmi di non incrociare
nessuno prima di accettare la mano di Ray e salire. Lui non si era
tolto il casco, quindi non potei notare la sua espressione quando mi
vide. «Metti questo.» E mi indicò il casco di
riserva. Io feci come chiesto nervosa e poi mi aggrappai a lui.
«Tieniti
forte.» Si premurò di dirmi prima che il rombo del
motore sovrastasse tutto il resto. Allacciando le mie braccia minute
attorno alla sua vita potevo percepire un corpo duro e robusto. Ray
non era particolarmente muscoloso, ma doveva essere allenato.
Andare
in moto fu un’esperienza meravigliosa. Vedevo le macchine
passarci di fianco velocemente e la città meravigliosa che si
stagliava davanti a noi nella luce tenue e rosata di un tramonto
appena iniziato. Ci rimasi quasi male quando arrivammo davanti alla
sala da bowling e dovettimo scendere, avrei fatto volentieri un altro
giro. Ray parcheggiò la sua moto e poi smontò da essa,
aiutandomi a fare lo stesso in un gesto da vero e proprio gentiluomo
che mi sosprese. Quando fummo l’uno di fronte all’altra,
si tolse il casco e potei ammirarlo in tutta la sua sfolgorante
bellezza. Aveva i capelli in disordine eppure era più bello
così, pensai incantata ad osservarlo mentre se li sistemava.
Erano di un castano chiaro tendenti al biondo cenere e li portava
lunghi davanti, in uno stile da principe azzurro.
Gli
restituii il casco e cercai di distogliere lo sguardo per non
attirare troppo la sua attenzione. Non volevo che si accorgesse che
mi ero incantata. «Andiamo.» Feci ma prima che potessi
muovermi di un solo passo, Ray mi fermò. «Aspetta.»
Disse con un sorriso. «Aspettare cosa?»
«Voglio
guardarti un secondo.» E fece quella cosa che mi scombussolò.
I suoi occhi corsero lentamente sulla mia figura e infine si lasciò
andare ad un pesante sospiro. Odiavo quando mi guardava così,
mi faceva sentire… unica. Normalmente una ragazza avrebbe
apprezzato ma c’era ancora molto di lui che non mi convinceva.
Non volevo farmi abbindolare. «Smettila. Sono venuta qui solo
per la rivincita.» Suonavano abbastanza ridicole quelle parole
e infatti Ray rise. «Se lo dici tu.»
Ci
dirigemmo all’interno del locale. «Comunque» aprì
la porta e mi fece gesto di entrare per prima. Fu un grave errore
perché quando i nostri corpi si sfiorarono lui si calò
appena per sussurrarmi qualcosa. «Stasera sei uno schianto.»
Mi bloccai un solo istante, il tempo necessario per fargli cogliere
il rossore nelle mie guance poi affrettai il passo per mettere quanta
più distanza tra di noi.
Non
mi aspettavo che quella serata sarebbe filata liscia, anzi pensavo ci
sarebbero stati un sacco di momenti di imbarazzo che alla fine mi
avrebbero aiutata a realizzare che uno come Ray non era adatto a me.
Eppure non fu quello che successe. Ray parlava e molto e lo faceva in
maniera sciolta e in tono abbastanza amichevole. Riuscì a
mettermi a mio agio. Mi raccontò della sua passione per la
musica, di come avesse iniziato a suonare il basso e di quanto fosse
stato difficile farlo senza avere qualcuno che gli insegnasse.
«Hai
imparato da solo?!» Chiesi un po’ stupita mentre lui mi
mostrava i calli sulle dita. «Ormai ho perso la sensibilità
sui polpastrelli. Non sento più nulla.» E per provarlo
mi chiese di dargli un pizzicotto. Ray non diede l’impressione
di essersi fatto male. Feci per allontanare la mia mano dalla sua ma
lui fu più svelto di me e in un gesto naturale e carino,
approfittò per far combaciare i palmi delle nostre mani e per
far infine intrecciare le dita. La sua pelle era ruvida e un po’
dura ma era una sensazione per nulla spiacevole. Anzi avvampai e
dovetti combattere con tutte le mie forze per sottrarmi a quel
contatto. Ray accennò un piccolo sorriso, per nulla
scoraggiato dal mio rifiuto.
«Giochiamo.»
La
serata trascorse tranquilla. Io e Ray eravamo entrambi molto
competitivi, ad ogni strike dell’altro stavamo lì a
gufare o a vantarci quando invece uno di noi era in vantaggio. Alla
fine la rinvincita riuscì a prendersela sul serio ma solo
perché sbagliai l’ultimo tiro. Qualcuno mi aveva
sfiorato i fianchi e mi aveva distratta. La boccia non aveva buttato
giù neanche mezzo birillo.
«Non
vale! Hai barato.»
Ray
era soddisfatto e sghignazzava al mio fianco. «Non lo chiamerei
barare quello. Stavo solo cercando di aiutarti, non eri posizionata
bene.»
«Non
avevo chiesto il tuo aiuto. Se non mi avessi distratta…»
«Ah
quindi ti avrei distratta.»
Arrossii.
«Si è fatto tardi, devo tornare.» E gli passai
davanti un po’ presa a male. Ray intantò lanciò
uno sguardo all’ora. «È ancora presto…»
«I
miei pensano che sia uscita con le mie amiche e nessuno di loro
guida, pertanto credono che abbia preso l’autobus e in questi
casi non vogliono che faccia troppo tardi.»
«Potevi
dirgli che uscivi con un ragazzo.»
«No,
non potevo.»
«Perché
no?»
«Perché
quest’uscita è stato un errore.»
«È
questo quello che pensi?» Mi sbrigai ad uscire dal locale e Ray
accelerò il passo giusto per starmi dietro. «Emily.»
Odiavo quando mi chiamava per nome. Odiavo il modo in cui suonava
bene pronunciato da lui. «Non so cosa stai cercando di fare ma
con me non attacca.»
«Di
che cosa stai parlando?»
«Dei
tuoi sbalzi di umore, Ray. Di questo sto parlando.» Ci
arrestammo entrambi quando raggiungemmo la moto. «Prima mi
tratti male, vai da mio fratello solo per insultarmi e provocarlo,
poi cerchi di provarci con me, con Charlie e ora addirittura mi
inviti ad un appuntamento.»
«Non
ho mai detto che era un appuntamento.»
Ferita
da quelle parole distolsi lo sguardo dal suo. «Pensala come ti
pare.» Non avevo intenzione di tornare a casa con lui. Ray era
troppo assurdo in tutti i suoi gesti e riusciva totalmente a mettere
sottosopra tutto. In questo preciso instante non sapevo più
chi ero. Mi guardai riflessa nel vetro di una macchina e mi chiesi
quand’era stata l’ultima volta che avevo messo dei
pantaloncini e mi ero truccata così per qualcuno.
«Dove
vai?» Mi urlò da dietro vedendo che mi allontanavo. Ma
io allungai il passo e Ray dovette correre per raggiungermi. Alla
fine si parò davanti un po’ stufo di quel mio giochetto.
«Non
lo faccio di proposito.» Ammise in un sussurro. «Ma non
mentire… Anche tu non hai idea di quello che senti quando sei
con me.»
Non
ebbi il coraggio di rispondergli. «Forse sbagliamo a pensare
troppo…» mormorò mentre mi scostava i capelli e
mi prendeva il viso tra le mani. Ray fece per calarsi e per baciarmi…
tuttavia quando mi resi conto di ciò ripensai a come avevo
ricevuto il mio primo bacio. Si affacciò alla mia mente
l’immagine di Phineas.
«Ma
che fai?» Lo spinsi via in tempo. «Dovresti chiedere
prima all’altra persona se è d’accordo, sai?»
In
realtà non funzionava così e ne ero consapevole
anch’io. Eppure dopo l’ultima volta che ero stata baciata
non volevo essere colta di nuovo di sorpresa. «Scusami.»
Ray
però sembrava più scazzato che dispiaciuto. Forse stava
pensando che ero solo una ragazzina ma poco mi importava. Mi guardai
attorno nervosa, sperando solo che si allontanasse e mi lasciasse
andare. Invece addolcendo il tono di voce mi disse: «fatti
almeno riaccompagnare a casa.»
Il
giorno dopo fu un giorno come tanti e il giorno dopo lo stesso e fu
così per le restanti due settimane. Io e Ray non parlammo più
di quanto era accaduto e a scuola ormai erano rare le volte che ci
incontravamo nei corridoi e se accadeva nessuno dei due diceva nulla.
In verità non facevo che pensare a lui, a quel bacio mancato e
a come sarebbe stato tutto diverso se invece glielo avessi permesso.
Era tutto così monotono… Avevo bisogno di svagarmi e
per fortuna la proposta arrivò proprio da Rue. La nostra amica
ci raggiunse mentre eravamo a mensa. Ormai non pranzavamo quasi mai
assieme. Rue era sempre con il suo nuovo fidanzato e Nisha e Derek
erano diventati una cosa sola.
«Ragazze
voi venite giusto?» Ci passò un volantino. Si trattava
di una festa in spiaggia. Una specie di falò in riva al mare.
Rue ci promise musica rock e superalcolici. «Non fa troppo
freddo per andare in spiaggia?»
«Sei
davanti ad un fuocherello Emily! Che cosa ti importa se fa freddo o
meno. Andiamo venite anche voi, del resto è da un po’
che non usciamo tutte insieme.»
Io
e Charlie ci scambiammo un’occhiata. «Se troviamo un
passaggio veniamo.»
«Valentina
tu?»
«Se
viene anche Jane perché no.»
«Certo
che vengo!»
Ci
mettemmo d’accordo su come organizzarci per i passaggi e
sull’orario. Doveva essere un evento al quale avrebbero
partecipato molti ragazzi della nostra età, perciò non
mi feci troppi problemi al riguardo.
«Adesso
devo proprio andare. Ci sentiamo più tardi.» Rue si
alzò, ci salutò con un bacio volante e poi raggiunse il
tavolo delle coppiette. Lei e Nisha ormai erano diventate amiche
strette e questo perché avevano in comune una cosa. Buffo,
pensai, come possono cambiare le cose in un anno. Rue era stata una
volta la mia migliore amica ma nell’ultimo periodo ci sentivamo
poco e le cose che avevamo da raccontare io le dicevo a Charlie e lei
le diceva a Nisha. Probabilmente un pensiero del genere qualche mese
fa mi avrebbe dato fastidio, adesso non più.
Infondo
ero consapevole che si trattava solo di un passo importante della
crescita. Cambiavano le abitudini e gli interessi e di conseguenza
anche le amicizie. Valentina però non poté trattenersi,
le indicò e pensò ad alta voce: «quelle due ormai
si sono dimenticate di noi.»
«Non
pensavo che fossero quel tipo di persona…» aggiunse Jane
con un’espressione severa. «Che tipo di persona?»
Chiese Charlie ingenuamente. Lei che era arrivata da poco in realtà
non aveva avuto modo di conoscere Rue e Nisha, non credevo le
considerasse nemmeno sue amiche visto che non sapevano nulla l’una
dell’altra. «Quel tipo di amica che non appena ha il
ragazzo scompare.» Precisai.
«E
poi quando si lasciano tornano.» Aggiunse Valentina. «Che
pena.» Continuò senza freni. Quella mattina la mia amica
alta e bella non sembrava affatto di buon umore. Mi chiedevo che cosa
le fosse successo. Rachel giunse in quel momento trafelata e
scusandosi del ritardo prese posto accanto a noi.
«Di
cosa stavate parlando?» Le indicai il volantino. «Ce lo
ha portato Rue. Ci ha chiesto se volevamo venire.»
«Sembra
figo. Voi ci andate?» Annuimmo perciò Rachel ci confermò
che era anche lei dei nostri. «Sono stanchissima.» Disse
dopo aver appoggiato la borsa sulla panca e essersi un po’
sgranchita le braccia. «Ultimamente non faccio che provare.»
«Come
mai?»
«Abbiamo
trovato un nuovo ingaggio e suoniamo proprio questa settimana.»
Sentendo quelle parole ebbi quasi il timore che ci facesse la
proposta di andare a vederla. Non me la sentivo di incontrare Ray ma
stranamente Rachel non ci disse niente.
«Dovrei
organizzare un pigiama party.» Annunciai così senza
nessun preavviso. Le altre si voltarono per guardami. «Non
siamo un po’ troppo cresciute per i pigiama party?» La
domanda di Jane fu abbastanza ironica ma Charlie al contrario si
mostrò interessata. «Non sono mai stata ad uno!»
Ammise con occhi sognanti.
«Allora
in questo caso sono obbligata ad organizzarne uno. Voi venite?»
«Contami.»
Disse Rachel e seppur non molto convinta alla fine anche Jane
accettò. Mancava solo Valentina. «Ci sarà anche
tuo fratello?» Mi chiese come se la cosa le pesasse.
«Credo
di si.»
Era
anche casa sua quella perciò era un po’ assurdo che mi
facesse quella domanda. «Non te la prendere Emily ma devo
essere sincera con te. Non sopporto più Will, a volte mi manda
dei messaggi, altre volte cerca di attaccare bottone a scuola. Non
puoi semplicemente dirgli che non sono interessata?»
Spalancai
la bocca sorpresa a sentire quelle parole. Mio fratello mi aveva
avvisato che non avrebbe buttato la spugna facilmente ma non pensavo
che diventasse così invadente. Se Valentina chiedeva aiuto a
me che non mi piaceva affatto immischiarmi nelle faccende di Will
significava che quel coglione aveva superato il limite. «Non ti
preoccupare, ci parlo io. Però tu al pigiama party vieni, mi
dispiacerebbe che per colpa di Will mancassi…» Fui così
capace di convincerla.
«Dopo
proverò a chiedere anche a Rue e Nisha. Magari è la
volta buona che torniamo a stare tutte insieme.»
«Papà,
sto entrando!»
Entrai
come una furia nel suo studio perfettamente conscia che davanti alla
porta c’era un cartello con scritto “bussare prima di
entrare”. L’uomo di casa si tolse gli occhiali da
lettura, mi guardò con aria stanca ma sorrise e mi invitò
ad accomodarmi. «Che succede?»
«Tuo
figlio.» Sbottai mentre incrociavo braccia e gambe. Lui vide
che avevo uno sguardo di fuoco perciò decise di lasciar cadere
i suoi appunti e si distese contro lo schienale della sedia.
«Va
in giro ad importunare le mie amiche e come se non bastasse queste
poi vengono da me chiedendomi di farlo smettere. Non lo sopporto più,
papà!»
«Tutte
le tue amiche?» Tutti sapevamo che mio fratello era un latin
lover ma detta così
lo stavo facendo passare per un poco di buono e per mio padre fu un
colpo sentire dire ciò. Will e papà erano completamente
l’opposto l’uno dell’altro. John Haines era infatti
dolce, romantico e soprattutto aveva avuto occhi per una sola donna
in tutta la sua vita. Spesso mi aveva parlato delle cose che aveva
fatto per mia madre. Will era invece… Will era Will.
«Non
tutte.» Chiarii. «Valentina.»
A
volte mi dava l’impressione che stuzzicasse anche Charlie ma
quest’ultima non si era mai lamentata e perciò non
potevo tirarla in ballo. «Digli qualcosa, papà. Non può
continuare così, lo sa quanto ci tengo alle mie amiche e
l’ultima cosa che voglio è litigare con loro a causa
sua.»
«Adesso
non esagerare. Perché le tue amiche dovrebbero prendersela con
te? Non è tua la colpa.»
«Lo
so ma Valentina non voleva venire al mio pigiama party all’inizio
per via di Will. Non vuole vederlo.»
Mio
padre non disse nulla ma si prese del tempo per riflettere. Erano
situazioni a cui era abituato infondo; di solito quando avevo un
problema andavo sempre da lui. E di solito i problemi me li creava
William Haines. «Fai venire tuo fratello qui.»
Improvvisamente
il broncio sparì dal mio viso e raggiante scattai dalla sedia.
Mio padre si era fatto d’un tratto serio e quando John Haines
si faceva serio… si salvi chi può!
Senza
farmelo ripetere nuovamente andai alla ricerca di mio fratello finché
non lo trovai in cucina che stava aiutando mamma. «Will!»
Lo chiamai con allegra cattiveria. «Che vuoi?»
«Papà
ti vuole parlare. Ti aspetta nel suo studio.» Lui alzò
di scatto la testa e guardò subito mamma. «Non ho fatto
niente!» Ma mia madre non gli credeva affatto. «Che è
successo Emily?» Mi chiese lei mentre guardava il primogenito
con occhi severi. «Succede che Will deve imparare a stare al
posto suo.»
«Che
cosa gli hai detto?» Ringhiò in risposta. «Vedrai...»
La voce di nostro padre risuonò per tutta la casa facendoci
sobbalzare tutti.
«Me
la pagherai…»
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Capitolo 9 *** Un disastroso pigiama party ***
I rapporti con
Will non potevano essere più complicati di così. Aveva
giurato vendetta e come Derek non mi rivolgeva più la parola.
Fingevo che non me ne importasse niente ma sotto sotto ci stavo male.
Will e Derek erano sempre stati un punto di riferimento per me,
sentirli così distanti mi faceva stare male.
Io
e Charlie quella mattina stavamo andando a scuola in autobus. Lei
aveva notato il mio malumore e aveva provato a chiedere in un tono
dolce e cordiale a che cosa stessi pensando. Non riuscivo più
a tenermi tutto dentro perciò le raccontai quello che era
successo e non tralasciai nessun particolare. Quando arrivai alla
parte dell’appuntamento con Ray lei non disse niente, annuiva
di tanto in tanto e mi ascoltava paziente. Solo alla fine del
racconto decise finalmente di espormi la sua opinione.
«Di
tuo fratello non devi preoccuparti. È una sciocchezza, gli
passerà.»
«Non
è questo il problema…» Dissi rivolgendo lo
sguardo fuori dal finestrino. Oggi era una giornata nuvolasa ed
essendo meteoropatica mi sentivo anche più triste di quanto
infondo avrei dovuto. «Non faccio mai la spia ed evito di
mettere in mezzo i miei genitori quando si tratta di una cosa tra me
e Will ma questa volta… Non so, sentivo che volevo fargliela
pagare.»
«Secondo
me hai fatto bene. Tuo fratello non può comportarsi così
con le ragazze, se Valentina ha ribadito più di una volta di
non voler averci niente a che fare allora Will deve rispettare la sua
decisione. Vedrai che gli servirà da lezione.»
Annuii
trovandomi assolutamente d’accordo. Eppure nonostante Charlie
fosse dalla mia parte non riuscivo a sentirmi meglio. «Piuttosto
parliamo del pigiama party di stasera.»
«Giusto!»
Apprezzai il tentativo di distrazione. «Rue e Nisha hanno
detto che verranno perciò avrai modo di conoscere meglio anche
loro.»
«Sono
un po’ nervosa.» Mi confidò la mia amica. «Non
ho mai partecipato ad un pigiama party, neanche da bambina.» Io
risi e la trovai adorabile. «Tranquilla, devi solo venire
munita di pigiama e spazzolino.»
«E
che cosa faremo?»
«Innanzitutto
mangeremo un sacco di schifezze, poi magari ci guardiamo un film
insieme, chiacchierare… Insomma una serata solo ragazze dove
possiamo fare quello che vogliamo.»
«E
i tuoi?»
«Casa
mia è abbastanza grande e poi hanno una cena di lavoro,
torneranno tardi come al solito.»
«E
Will?» Questa volta pose la domanda con tono più
incerto. Non era sicura di potermi chiedere di lui. «Non lo so…
Ho detto a mamma di avvisarlo, di solito quando organizzo queste cose
va a dormire da Derek.»
L’autobus
si fermò e seppur distratta notai una figura abbastanza
familiare salire. Feci gesto a Charlie di voltarsi e lei subito capí.
«Ciao Ray.» Disse la mia amica con un sorriso mentre
sollevava una mano e il ragazzo si voltò verso di noi mentre
io restavo basita di fronte al gesto di Raperonzolo.
«Charlie
non ti vedevo prendere l’autobus da un po’…»
Tentai di fingere disinteresse di fronte a quello scambio di battute
ma ero abbastanza nervosa. «Oggi ci andava». E la bionda
ebbe l’audacia di indicare me, come se volesse che Ray mi
notasse di proposito. I nostri sguardi si incrociarono per un breve
istante ma poi lo distogliemmo subito. C’era un grande
imbarazzo e tutto a causa di quello stupido appuntamento.
«Emily
mi stava raccontando che siete usciti insieme.»
Ma
che cosa diavolo prendeva alla mia amica oggi?! Le diedi una gomitata
ma lei finse di non essersene accorta e continuò. «E mi
ha detto anche che è stata una bella serata per lei.»
«Ti
ha detto questo?» Ray si voltò verso di me come se si
aspettasse che io aggiungessi qualcosa. Stentava a crederci. «Emily
è un po’ orgogliosa… Ma le piaci molto.»
«Okay,
basta così.» Esclamai in tono fermo e questa volta
rivolsero entrambi l’attenzione su di me. Ray aveva un
sorrisino trionfante. «A Charlie piace scherzare, non darle
retta.»
«Non
mi dire… Comunque Charlie non credo che tu abbia ragione, sai.
Ho provato anche a baciarla ma la tua amica non ci è stata.»
Charlie non replicò, forse aveva capito anche dal modo in cui
l’avevo fulminata con lo sguardo che doveva darci un taglio.
«Mi sono già arreso di fronte al suo rifiuto. Quando una
ragazza dice no è no, giusto?»
«Giusto.»
Risposi ma non davo l’impressione di essere molto convinta
delle mie parole. «Si è liberato un posto lì in
fondo. Se non vi dispiace vado a sedermi.»
Charlie
stava per dire qualcosa ma io la frenai. «Non ci dispiace.»
E Ray quindi si allontanò.
«Ma
che cosa fai?» Sussurrai non appena restammo da sole. «Quello
che avresti dovuto fare tu, Emily. Almeno adesso sai che se non ti
dai una mossa lui ti lascerà andare.»
«E
non credi che sia questo quello che voglio?» Charlie non
rispose ma mi lanciò una lunga occhiata che la diceva lunga.
Purtroppo
aveva ragione lei. Al pensiero infatti di perderlo ci rimasi male. Ma
non potevo! Non con Ray almeno…
****
Per
il pigiama party di questa sera mi ero organizzata bene. La mia
instancabile voglia di perfezione mi aveva reso parecchio
insopportabile per tutto il pomeriggio tant’è che ad un
certo punto Will era scappato e i miei avevano anticipato di qualche
ora la loro uscita. Non persi tempo e approffitai di essere rimasta
solo per mettermi a fare le pulizie, preparare da mangiare, rievocare
dalle tenebre i sacchi a pelo e qualche gioco da tavolo, nel caso in
cui non ci piacesse il film che avevo noleggiato. Quando terminai mi
misi il pigiama che era parte del rituale di benvenuto. Il campanello
suonò proprio nel momento in cui cascai distrutta sul divano.
Charlie, Rachel, Valentina e Jane fecero il loro ingresso dopo che le
aprii la porta. «Buonasera a tutte!» Sotto il loro
giubbotti come promesso indossavano tutte i loro pigiamini.
Eravamo
tutte sedute intorno al tavolo a sgranocchiare qualcosa quando
Valentina mi chiese: «sei sicura che verranno?»
«Mi
avevano detto di si…» Lanciai un’ennesima occhiata
all’orologio. Rue e Nisha erano in ritardo di un’ora e ai
messaggi non rispondevano. Sbuffando la mia bellissima amica propose
di far partire il film. «Tanto forse non verranno…»
E Jane annuì, anche lei era convinta che ci avessero dato
buca. Proprio quando però stavo per prendere il telecomando
sentimmo bussare alla porta. Mi alzai di scatto ed escalmai sollevata
«devono essere loro.» Le ragazze mi seguirono fino alla
porta e quando aprii, nel mio bellissimo pigiama arancione mi trovai
di fronte Derek. Non gli diedi neanche la possibilità di
salutarci che sbottai: «e tu che ci fai qui?»
«Emily!»
Dietro di lui emerse Nisha che raggiante mi salutò con un
abbraccio. Non indossava il suo pigiamino, anzi era truccata e
vestita fin troppo bene. A seguire in quest’ordine c’erano
Rue, Finn, Phineas, un amico di Will di cui non ricordavo il nome e
infine proprio lui: William Haines.
L’ultimo
ad entrare poggiò una mano sulla mia testolina «felice
pigiama party, sorellina» nell’altra mano aveva una cassa
piena di birre. Mi voltai verso le mie amiche; Charlie e le altre
erano parecchio imbarazzate nei loro pigiamini carini e coccolosi.
«Will.»
Provai a chiamarlo impanicata mentre mi chiudevo la porta alle
spalle. Ma mio fratello era già sparito oltre il corridoio per
andare a posare le birre in frigo. Seguimmo gli altri finché
non raggiungemmo il salone. Lì avevo sistemato tutto in modo
impeccabile, persino Phineas che doveva avercela con me mi fece i
complimenti.
«Dai
ma davvero vi siete messe il pigiama?» Chiese Rue ridacchiando
e io non seppi cosa rispondere. Ero rimasta a corto di parole ed era
davvero raro. Non ero tanto sorpresa che mio fratello avesse invitato
i suoi amici a casa per vendicarsi in qualche modo, infondo me lo
aveva promesso ma ciò che mi stupiva era il fatto che Nisha e
Rue fossero complici. Rue di fatto aggiunse: «non abbiamo più
dodici anni, ragazze. Quando mi hai detto che si trattava di un
pigiama party pensavo che fosse un modo per dire che avremmo passato
la serata insieme, non credevo che dovessimo davvero venire in
pigiama.»
Charlie
attirò la mia attenzione toccandomi leggermente per un fianco
e mi indicò Valentina. La mia amica infatti era sul punto di
esplodere. Sarei dovuta intervenire prima che succedesse il peggio
solo che… Qualcuno mi distrasse. «Derek, non toccare la
pizza! Non ne ho presa abbastanza per tutti voi e ce la stavamo
mangiando noi.»
«Ma
io ho fame.»
Lo
guardai in cagnesco e lui di tutta risposta prese una fetta grande e
se la portò in bocca. Will emerse in quel momento. Stavo
giusto andando da lui furiosa quando Valentina decise di esplodere.
Si avvicinò fino a trovarsi di fronte alle altre due ragazze.
Nisha e Rue non sembravano aver colto il segnale, infatti le
sorrisero. «E quindi perché avete pensato che i pigiama
party sono cose da bambine avete deciso di invitare i vostri
fidanzati senza prima chiedere il permesso a Emily?»
«Qui
si mette male.» Mi sussurrò Charlie ad un’orecchio
e lo sapevo, eccome se lo sapevo. Però chi aveva il coraggio
di frenare una Valentina irruenta? Non di certo io. «Calmati,
Vale. Will aveva detto che non c’erano problemi.»
Mio
fratello annuì e si rivolse a Valentina. «Questa è
anche casa mia, sai.»
«Ma
non hai detto niente a mamma e papà.» Aggiunsi io e lui
in risposta sollevò le spalle come per dire che non era un
grosso problema. «Se tu puoi invitare le tue amiche perché
io non posso invitare i miei?»
«Perché
questa serata era la mia!»
«Dai,
Emily che cosa c’è di male? Infondo è bello stare
in compagnia.» Era stata Nisha a parlare. «Siete proprio
senza vergogna…» mormorò Valentina. A quel punto
Rue decise di controbattere e la situazione si scaldò in
fretta.
«Che
cosa stai cercando di insinuare?»
Le
due erano faccia a faccia, uno scontro frontale che poteva finire
molto male. Charlie, vedendomi che non intervenivo decise lei di fare
qualcosa. Si posizionò davanti alle due e cercò di
allontanarle. I ragazzi, dal loro canto e aggiungerei inutili,
osservavano la scena divertiti. «Dai, non litigate.»
Appena Charlie toccò Rue quella scattò subito. Scacciò
in malo modo la mano della mia amica e si rivolse a lei con un tono
troppo duro. «E tu che vuoi? Non ti intromettere, sei arrivata
qui solo da qualche mese e già giochi a fare l’amica di
tutti.»
«Rue!»
Esclamai scandalizzata, non aspettandomi affatto che fosse proprio
lei a dire una cattiveria del genere. La Rue che conoscevo era una
persona socievole e sempre pronta a fare nuove amicizie. E poi
Charlie non le aveva fatto niente, non aveva il diritto di trattarla
così. «Dacci un taglio, Emily.» Si rivolse a me
seccata. «Da quando è arrivata questa qui non fai altro
che stare con lei. Una volta pensavo di essere io la tua migliore
amica ma vedo che sei molto brava a sostituire le persone.»
«Ma
cosa stai dicendo?» Mio fratello fischiò. La frecciatina
aveva colpito nel segno. «È la verità.»
«Guarda
che quella che da quando si è fidanzata non si fa più
vedere in giro sei tu.» Valentina era con il piede di guerra e
non avrebbe mai permesso che certe accuse fossero mosse contro di
noi. Le fui grata. «Per giunta per non venire da sola e passare
una serata con noi ti sei portata il fidanzato. Non hai nessun
diritto di accusare Emily.»
«È
stato Will ad invitare i ragazzi.» Aggiunse prontamente Nisha,
mentre si affiancava a Rue. Neanche lei avrebbe sopportato che si
dicesse qualcosa all’amica. «E l’unico motivo per
cui siamo venuti insieme è perché ci hanno offerto un
passaggio. Saremmo venute anche senza i nostri fidanzati, se è
questo che vuoi insinuare.»
Mi
voltai per osservare le mie amiche. Jane e Rachel erano ammutolite,
Charlie invece non solo non proferiva più parola ma aveva
anche il capo abbassato come se si vergognasse.
«Basta
così!» Sbottai dopo aver visto il faccino ferito di
Raperonzolo. Non mi era piaciuto affatto il modo in cui Rue l’aveva
umiliata ma quello non era il luogo e il contesto giusto per
parlarne. I maschi dietro infatti continuavano a ridere. Strinsi i
pugni fino a far sbiancare le nocche.
«Se
mio fratello vuole invitare i suoi amici allora è libero di
farlo. Avrei preferito che mi avvertisse ma stiamo parlando di un
coglione patentato pertanto facciamo così….»
chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro. Odiavo l’idea di
dover scendere a patti con lui ma non vedevo altra alternativa.
«Per
chi vuole restare qui con Will allora il piano di sotto è
vostro. Per chi invece vuole restare con me, allora mi segua al piano
superiore.»
Charlie,
Valentina, Jane e Rachel si affrettarono a prendere le loro cose e a
salire le scale. Rue e Nisha dopo essersi scambiate un’occhiata
alla fine scelsero di restare giù con i ragazzi. Senza
rivolgere loro nemmeno un saluto feci per salire in camera mia.
Tuttavia ad un certo punto una voce mi richiamò. «Emily.»
Era
Derek. Aveva appena preso un’altro trancio di pizza. «Immagino
che anche tutto quello che si trova al piano di sotto è
nostro.» E indicò tutto il cibo che a stento eravamo
riuscite a toccare. Riuscii a sentire il mio stomaco brontolare in
risposta.
«Derek.»
Distesi le labbra in un sorriso forzato mentre pronunciavo il suo
nome a denti stretti. Lui rise. «Dimmi.»
«Strozzati.»
*****
Ci
eravamo barricate nella mia stanza e pensavo di aver trovato la
soluzione dell’anno, tuttavia non volava una mosca, pensierose
com’eravamo a guardare il nulla mentre dal piano inferiore si
sentivano gli schiamazzi e le risate dei ragazzi che si stavano, al
contrario nostro, divertendo.
Valentina
non aveva ancora sbollito la rabbia. Ad un certo punto si alzò
dalla sedia e sbottò: «non è giusto, Emily. L’hai
data vinta a tuo fratello.»
«Lo
so…» mormorai piano vergognandomi della mia stessa
ammissione. «Ma che potevo fare? Non potevo di certo cacciarli.
Questa è anche casa di Will.»
«Perché
non chiami i tuoi genitori e gli spieghi tutto?» Era la
soluzione vincente. Will sarebbe finito probabilmente in punizione
per il resto della vita eppure non volevo averla vinta così.
Non facendo di nuovo la spia. «È una questione tra me e
lui.»
«E
stasera che facciamo?» Chiese Jane per poi aggiungere: «magari
possiamo scendere di sotto e cercare di stare un po’ con i
ragazzi… Che male c’è?»
«Non
se ne parla proprio.» Sbottò Valentina al suo fianco.
«Piuttosto me ne torno a casa.» Charlie e Rachel
annuirono trovandosi d’accordo con quest’ultima e
pertanto Jane non provò più a riprendere l’argomento,
nonostante fosse palese da come lanciava delle continue occhiate alla
porta che per lei sarebbe stato molto più gradevole stare di
sotto.
«Ci
sono tante cose che possiamo fare qui.» Provai a dire. Peccato
però che avevo lasciato tutto al piano di sotto. La
televisione, le carte da gioco, il cibo… In camera mia c’erano
solo i sacchi a pelo. Potevamo… dormire?
«Del
tipo?»
«Be’
pensiamoci».
Piombò
il silenzio e lasciammo che gli ingranaggi dei nostri cervellini si
mettessero a lavoro per trovare una soluzione. «Possiamo
mettere un po’ di musica e cantare…» Disse Jane ma
nessuna di noi ne fu davvero entusiasta.
«Possiamo
raccontarci qualche storia horror.» Fu la proposta di Rachel.
«Possiamo
farci le trecce a vicenda.» Ci voltammo verso Charlie e la
guardammo stranita. Lei si scusò ammettendo di aver detto solo
la prima cosa che le era passata per la mente. Improvvisamente mi
venne il lampo di genio, sicura al cento per cento che questa
proposta le avrebbe sicuramente rese arzille. «Oppure…»
Iniziai a dire mentre gli angoli della bocca si alzavano in un ghigno
diabolico. «Possiamo fargli uno scherzo.»
«A
quelli di sotto?»
«Mio
fratello e Derek in particolare.» Aggiunsi e si sporsero tutte
per ascoltare meglio. «Ovviamente però mi dovete aiutare
a pensare.»
«Contaci.»
Disse prontamente Valentina dandomi il cinque. «Allora
mettiamoci all’opera.» Aggiunse Rachel e anche Jane
infine decise di darci la sua approvazione.
*****
«Will…
io e le ragazze usciamo!»
Mio
fratello emerse dalla porta dopo qualche secondo mentre ci squadrava
tutte. Aveva una birra tra le mani e gli occhi lucidi, probabilmente
era già ubriaco. «Dove andate vestite in quel modo?»
Chiese ridacchiando non appena ci vide. Ci eravamo rivestite e
truccate, volendo essere convincenti al massimo. «Ehi Derek!»
urlò Will «vieni a vedere Emily come si è
conciata.» Alzai gli occhi al cielo e mi affrettai ad aprire la
porta, tuttavia Derek fu più veloce e si affacciò in
tempo per vedermi. Dietro di lui c’era anche Phineas. A
proposito anche il piccoletto adesso era nella lista nera.
«Emily…S-sei
bellissima.» Se ne uscì così il ragazzino ma lo
ignorai e chiesi alle mie amiche di sbrigarsi perché le risate
di quei due trogloditi mi stavano rendendo nervosa.
«Dov’è
che vai?»
«Non
sono affari tuoi.»
«Sono
tuo fratello maggiore, me lo devi dire.» Ma io in risposta gli
lanciai un’occhiata carica d’odio che lo portò ad
alzare le mani al cielo. «Non fate tardi e se hai bisogno di un
passaggio chiama papà. Io non voglio rotture.»
«Non
ti avrei chiamato comunque». E detto questo chiusi la porta
alle spalle con un colpo forte e violento. Le ragazze mi aspettavano
ansiose vicino alla staccionata. «Allora?»
«Ci
hanno creduto.» Sgattaiolammo furtive, calandoci per non essere
sorprese e ci facemmo il giro della casa finché non ci
trovammo in giardino, dal lato opposto dove c’era la piscina e
l’ingresso posteriore. Mi abbassai per recuperare la chiave
sotto lo zerbino e facendo segno alle ragazze di non fiatare entrammo
ad una ad una dentro casa. Eravamo un po’ distanti dal salone
principale e se non facevamo molto rumore dubito ci avrebbero
sentite.
«Sei
sicura che questo li spaventerà?» Mi domandò in
un sussurro Charlie che si trovava giusto dietro di me. «Vedrai
non vorranno più mettere piede in casa Haines dopo questa
serata.» E lei rise un po’ troppo forte. Spalancai gli
occhi allarmata e le feci segno di fare silenzio. «Scusa.»
Mormorò.
Chiesi
a Valentina e Jane di fare la guardia mentre noi prendevamo le scale
che portavano nello scantinato. Ci facemmo luce con le torce del
cellulare. Lì le scale erano di legno e scricchiolavano un
botto. In realtà quello era un posto abbastanza lugubre, non
ci mettevo mai piede ma era lì che ricordavo si trovasse
l’interruttore elettrico. Di fatti lo trovammo quasi subito.
«Al
mio tre.»
Rachel
e Charlie mi guardavano in trepidante attesa. «Uno, due e…»
Feci scattare l’interruttore e quello emise un leggero rumore
sordo. Valentina si affacciò per darci la conferma che la luce
era andata via. Tuttavia non perdemmo tempo nell’esultare
perché questo era solo l’inizio.
Salimmo
in fretta le scale, avevamo solo pochi minuti prima che mio fratello
venisse ad affacciarsi perciò recuperai la chiave e chiusi la
porta. «Ci metteranno un po’ ad aprirla.» Sentimmo
dei passi. Feci alle ragazze segno di uscire e Charlie fu l’ultima.
La bionda fu fuori nell’esatto momento in cui vedemmo l’ombra
di mio fratello emergere.
Di
nuovo all’esterno facemmo una piccola corsetta per completare
il giro della casa ed essere di nuovo davanti all’ingresso
principale. Prima di andarcene avevo lasciato di proposito la
finestra dello studio di mio padre aperta, così entrammo da
lì. La stanza era insonorizzata.
«Questo
piano è geniale Emily!» Ammise Charlie saltellando sul
posto presa dall’euforia. «Per poco mio fratello non ti
vedeva.»
«Ma
alla fine non ci ha scoperto.»
«No,
infatti è difficile che quel cretino si accorga di qualcosa.»
Nello studio di mio padre c’erano delle scale a chiocciola che
portavano direttamente al piano di sopra, non dovemmo pertanto
affacciarci in corridoio e rischiare di essere beccate.
Entrammo
nella mia stanza e indossammo velocemente le maschere che avevo
recuperato dalla soffitta, quelle che avevamo usato per la festa di
Halloween dell’anno scorso. Io ero Joker mentre Charlie il
serial killer di “Non aprite quella porta”, Jane invece
era semplicemente Spiderman, Valentina indossava degli occhiali da
sole e una mascherina e Rachel sarebbe rimasta a sorvegliare le
scale per noi perciò non aveva bisogno di coprirsi il volto.
Mimetizzate
al buio nei nostri abiti scuri e del tutto irriconoscibili con quelle
maschere al viso lasciammo la mia stanza per scendere al piano di
sotto ma prima di dividerci ricordai a tutte qual era l’obbiettivo
di quella serata. «Devono avere gli incubi per due settimane.»
Detto
ciò ognuna si mosse per la propria strada. Io e Charlie
avevamo una missione in particolare e puntavamo a Will Haines.
Andammo dove l’avevamo lasciato e restammo nascoste sulla
soglia della porta quando sentimmo giungere la voce di mio fratello e
di Phineas.
«Non
ricordi dove hai messo le chiavi?»
«Dovrebbero
stare qui. Non lo so, non vado mai qui sotto.»
«Will
sbrigati. Tira giù la porta se serve.»
«Dio
Phineas quanta ansia che mi metti.»
Con
loro avevano una torcia abbastanza luminosa che non ci permetteva di
farci più avanti di così. Però in quel momento
Phineas ci dava le spalle. Feci cenno a Charlie di seguirmi e non
seppi come riuscimmo a superare il ragazzo e a nasconderci sotto al
tavolo. Estrassi dalla tasca la chiave che Will stava cercando e
trattenendo il respiro la lanciai piano finché non cadde ai
piedi dell’energumeno mio consanguineo.
«Che
cosa è stato?» Avevano sentito entrambi il suono di un
oggetto metallico che batteva contro il pavimento. «Non lo so…»
In
questo momento non potevo vedere le loro espressioni ma Phineas dal
tono risultava abbastanza nervoso, mentre Will piuttosto stressato.
«Smettila di tremare. Riesco a sentirti.»
«E
tu sbrigati a trovare le chiavi.»
«Eccole.»
Dal
soggiorno ci giunse un grido femminile. Doveva essere stata Rue
oppure Nisha. Io e Charlie ci scambiammo un’occhiata e ci
coprimmo la bocca per non ridere. «Che cosa è stato?»
Chiese Phineas alzando un po’ il tono di voce. Adesso non era
soltanto nervoso ma molto, molto spaventato. «Rilassati, Derek
avrà fatto uno scherzo alle ragazze. Intanto ho recuperato la
chiave.»
«Dov’era?»
«Per
terra.»
Will
Haines non si fece troppe domande sul perché l’oggetto
che stavano cercando fosse comparso magicamente ai suoi piedi.
«Vieni, mi devi mantenere la torcia.»
«Vuoi
che scenda con te la sotto?»
«Andiamo,
non fare il bambino. Se ci fosse mia sorella qui che cosa penserebbe
di te?» Con quelle parole il ragazzino sembrò aver
trovato il coraggio per seguirlo e per questo non riuscii a
trattenere un leggero sorriso. Phineas era tenerissimo, oltre che
buonissimo. Quasi quasi mi dispiaceva coinvolgerlo in tutto ciò.
«Sbrighiamoci.»
Avevamo
solo pochi minuti prima che Will capisse come ripristinare un
interruttore. Pertanto presi una sedia, dopo essere emersa dal tavolo
e Charlie mi aiutò facendomi luce con la torcia. «Che
cosa vuoi fare?»
«Bloccarli
lì sotto.»
Nello
scantinato c’era solo una lampadina ma era fulminata, anche se
avessero ripristinato la luce era giusto che Will godesse un po’
di più del calore delle tenebre. «Emily sei sicura? C’è
anche Phineas che poverino…»
«Li
verremmo a prendere prima o poi.» E detto questo chiusi la
porta emettendo un tonfo assordante. Will e Phineas urlarono e
corsero su per gli scalini ma io ero stata più veloce e avevo
bloccato la maniglia con la sedia.
«Che
cazzo succede?» Urlò Will e questa volta il tono della
sua voce aveva assunto una sfumatura diversa. Mio fratello se la
stava facendo sotto. «Ti sei messo contro la Haines sbagliata.»
«Emily?»
Lui
parve sorpreso, infatti ci fu un momentaneo silenzio poi sentimmo
qualcosa sbattere contro la porta. O meglio qualcuno. Io e Charlie
sobbalzammo e la mia amica si lasciò sfuggire un leggero
gridolino. Mio fratello aveva intenzione di buttare giù la
porta. Be’ avevo dimenticato un piccolo particolare: Will
Haines era una bestia di un metro e ottantotto.
«Emily
apri subito questa porta o giuro che-»
«Emily,
tuo fratello ci ammazzerà.»
«Charlie?»
Adesso era più che sorpreso Will. «Sei coinvolta anche
tu?»
Io
e la bionda ci guardammo per qualche secondo senza sapere cosa dire.
Poi alla fine optammo per l’unica soluzione che ci sembrava
sensata al momento. Filarcela via.
Volevamo
correre nella nostra stanza ma nel corridoio ci bloccammo quando
sentimmo la voce dei ragazzi. Non avevo la più pallida idea di
cosa avessero combinato le altre ma a quanto pare aveva funzionato.
Nisha e Rue parlavano di chiamare la polizia perché erano
entrati dei ladri in casa e i ragazzi invece cercavano di fare i
cavalieri, assicurando loro che non le sarebbe successo niente.
«Ma
dov’è Will?» Riconobbi la voce di Derek, alquanto
tranquillo da quello che percepivo. «Vabbè… Finn
e Ryan restate voi con loro. Io vado a cercare Will.»
«Derek,
aspetta. Non mi lasciare.»
«Due
secondi e torno.»
«Ma
ci sono i ladri.»
«Ma
quali ladri, sarà qualche scherzo di Emily. Non ti preoccupare
e restate qui.»
Come
diavolo aveva fatto a scoprirmi?
Charlie
mi prese per mano e mi trascinò in un angolo. Infatti occupata
ad ascoltare la conversazione non mi ero resa conto che si stava
avvicinando qualcuno. Seppur fossimo al buio una tenue luce lunare
che proveniva da fuori ci permise di vedere un’ombra.
«Torniamo
in camera tua, dobbiamo raggiungere le altre e andarcene.»
Era
un’ottima idea, peccato però che metà parte del
piano non si era ancora compiuta. Ero riuscita a spaventare gli altri
e a chiudere Will in uno scantinato ma per quanto riguardava Derek…
Lui era troppo rilassato per i miei gusti. «Vai di sopra e
raggiungi le altre. Io vengo fra poco.»
Le
lasciai andare la mano ignorando le sue proteste e corsi
all’inseguimento di Derek. Lo raggiunsi e lo trovai che stava
chiamando Will, aggirandosi tra i corridoi della casa non sapendo
esattamente dove andare. In una mano aveva con sé il cellulare
che usava come torcia. «Will?»
Misi
male un piede e inciampai ma per fortuna non caddi, recuperai in
fretta l’equilibrio. Eppure quel piccolo errore mi costò
caro perché Derek mi vide. O meglio vide una figura
incappucciata mentre apriva la prima porta a destra e ci si infilava
sperando di non essere acciuffata ma quando feci per chiudermi dentro
un piede si mise tra la porta e lo stipite e nonostante provai a
spingere con tutta la forza che avevo, non potevo niente contro Derek
perciò alla fine la porta si spalancò e il ragazzo
entrò.
Adesso
ad avere paura ero io.
Per
fortuna Derek non poteva ancora riconoscermi ma mi stava accecando la
vista puntandomi la luce negli occhi. Volevo dirgli di abbassarla ma
se avessi fiatato mi avrebbe riconosciuta certamente. «Sei
Emily o una delle sue amiche? Di certo non sei Valentina o Rachel,
loro sono troppo alte.»
Continuai
a tacere mentre lo vedevo avanzare. Istintivamente indietreggiai
finchè non finii per sbattere contro una scrivania. Dovevo
essere capitata di nuovo nello studio di mio padre. «Carina la
maschera.» Mi fu di fronte. I nostri occhi si incrocariono e
forse fu già in quel momento che Derek capí. «Posso
riconoscerti anche senza questa sai.»
Quello
spiraglio di luce che gli aveva permesso di muoversi tra i corridoi
al buio cessò di illuminarci. Derek aveva messo via il
cellulare e seppur non potessi guardarlo in faccia riuscivo a
riconoscere i contorni della sua figura. Quando si era fatto così
vicino?
Lentamente
sentii cadere il cappuccio da testa e una mano sfiorarmi la maschera.
Derek riuscii a sfilarmela via. Mi morsi le labbra, trattenendo
qualsiasi imprecazione volessi lasciarmi sfuggire al momento. Il
cuore mi batteva forte nella gabbia toracica.
Le
dita di Derek mi accarezzarono piano la lunga chioma castana, andando
a percorrere l’intera lunghezza dei capelli. «È
l’odore del tuo shampoo questo, Emily.» Mi disse in un
sussurro mentre mi rilassavo involontariamente a causa di quel tocco.
La mano di Derek non arrestò il suo cammino ma proseguí
fino a sfiorarmi la mascella per dire «hai un viso piccolino»
e a risalire per accarezzarmi una guancia. Non capivo nulla di
quanto stesse succedendo e neanche mi importava. L’unica cosa
che sapevo di dover fare era tacere. Non dovevo fiatare perché
se lo avessi fatto…
«Hai
un neo proprio in questo punto.» Rabbrividii quando mi sfiorò
l’incavo tra il collo e la mandibola. Stava cercando di
tracciare il mio viso e di riconoscere ogni tratto. «Non potrei
mai sbagliarmi.» Disse in un sussurro. Sentivo il suo fiato
mescolarsi al mio. Mi ressi poggiando le mani sulla scrivania alle
mie spalle, improvvisamente sentivo di aver bisogno di sostegno
perché le mie gambe da sole non riuscivano nel loro compito.
La situazione mi stava sfuggendo di mano… Il polpastrello di
Derek mi sfiorò il labbro inferiore.
«Derek.»
Mi lasciai sfuggire in un sospiro e fu quello a decretare la mia
condanna. Sentii il ragazzo di fronte a me sghignazzare. «Beccata!»
Si
staccò da me fulmineo e fu quasi brutale il modo in cui
percepii quell’improvvisa distanza. La luce tornò in
quel momento. Il mio sguardo addolorato e confuso incrociò
quello divertito di Derek. Lo aveva fatto apposta?
«È
proprio facile prenderti in giro, mostriciattolo.»
«Ma
che cosa diavolo ti è preso?!» Ero rossa dalla rabbia e
forse non solo. Giuro che per un breve attimo avevo pensato che mi
avrebbe dato un bacio. I nostri nasi si erano sfiorati e quando mi
aveva accarezzato le labbra avevo sentito come se-
Alzai
di scatto la testa e la vidi, Rachel rannicchiata in un angolo che ci
fissava con occhi spalancati. Derek non si era accorta di lei. «Che
cosa pensavi che avrei fatto?» Mi chiese ironicamente il
migliore amico di mio fratello ma io a stento lo sentii.
Rachel
doveva aver ascoltato tutto e seppur per via del buio pesto non aveva
assistito a niente, dalla sua espressione si vedeva che mostrava un
grande disappunto nei miei confronti. Non era colpa mia eppure mi
sentivo tremendamente in colpa. Derek era il fidanzato di una delle
mie amiche più strette e per un attimo avevo desiderato…
«Sei
proprio un coglione.» Sbottai cercando di trattenere le lacrime
quanto più possibile prima di passargli accanto di corsa,
spalancare la porta e mettere quanta più distanza possibile
tra me e lui.
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