Uniti siamo più forti

di inzaghina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcosa da dimostrare ***
Capitolo 2: *** Niente da perdere ***
Capitolo 3: *** 3. Nel momento del bisogno ***
Capitolo 4: *** 4. La resa dei conti ***



Capitolo 1
*** Qualcosa da dimostrare ***


Questa storia partecipa al "Torneo Tremaghi – Harry Potter Edition" indetto sul gruppo facebook l'Angolo di Madama Rosmerta. In questo capitolo introduttivo, vi mostro i miei tra campioni e ciò che li spinge a candidarsi al torneo. 

 




Qualcosa da dimostrare 

 

“Un giorno la paura bussò alla porta.  

Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.” 

Martin Luther King 
 

 
 

L’aria tiepida è quasi soffocante dinanzi al fuoco acceso sulla spiaggia per poter festeggiare il compleanno di Marlene in riva al mare. Le risate risuonano nella notte, i piedi scalzi affondano nella sabbia umida, i bicchieri tintinnano l’uno contro l’altro e il cielo stellato è l’unico testimone di quella che dovrebbe essere un’occasione da ricordare. Ora che anche l’amica ha compiuto i diciassette anni, Lexie riflette su come tutti loro si stiano lasciando alle spalle la fanciullezza e con essa tempi più semplici dei quali è sicura che sentiranno la mancanza. L’indomani prenderanno l’Espresso per cominciare il loro ultimo anno a scuola, ma l’aria che si respira fuori dal castello è sempre più pesante, impregnata di insicurezze e paure, sporcata da dubbi e incertezze, incrinata da notizie funeste e da un futuro che incombe sempre più minaccioso. 

Vorrebbe poter tornare indietro: riavvolgere il nastro, come è solita fare quando ascolta le sue canzoni preferite a tutto volume, ripartire da zero e vedere se questo cambierebbe le cose. Darebbe qualsiasi cosa per rivivere le emozioni vissute la notte antecedente al suo primo viaggio per Hogwarts, quando gli unici dubbi che aveva riguardavano la percentuale di possibilità di finire a Grifondoro, come suo padre e il resto della sua famiglia prima di lei. Ora invece si ritrova a desiderare con tutte le proprie forze che quest’anno possa durare per sempre, proteggendo lei e tutti i suoi amici da una guerra che si ritroveranno a combattere molto più presto di quanto non voglia e alla quale non è certa che tutti sopravvivranno. 

Osserva Sirius far volteggiare Marlene nell’aria e sorride, ripensando al proprio compleanno passato da una manciata di giorni, ricordandosi che è proprio per attimi e persone come queste che varrà la pena combattere — una volta diplomata. In certi momenti, le sembra assurdo dover tornare a scuola: concentrarsi sullo studio, prepararsi ai M.A.G.O., ottenere la licenza per smaterializzarsi e decidere del proprio futuro. La sua parte più impulsiva preferirebbe prepararsi a combattere già da ora, senza aspettare il giugno successivo, perché morti e sparizioni stanno ormai diventando una consuetudine, qualcosa a cui Lexie non ha alcuna intenzione di abituarsi. Ha già compiuto la sua scelta: vuole diventare Auror e opporsi a coloro che pensano che l’essere Purosangue li renda migliori di chi, come lei, è figlia di una Babbana e un mago. Sua madre ha accettato la scelta, non senza negarle di essere preoccupata ovviamente, ma le ha confessato che farebbe lo stesso se si trovasse nei panni di Lexie e ne avesse la possibilità. Con il passare degli anni, si è chiesta sempre più spesso se avesse davvero la stoffa per essere una Grifondoro, se la culla dei coraggiosi fosse la casa più adatta a lei, sviscerando una ad una le proprie paure.  

“Stai rimuginando. Che succede?” domanda Fabian, apparendo al suo fianco. 

“Pensieri che rovinerebbero la festa...” 

“Sai che con me puoi parlarne, vero?” 

Annuisce, prima di chiudere la distanza che li separa e inalare il profumo di menta e cuoio del ragazzo, si rifugia nel suo abbraccio e tenta di dimenticare ogni ansia. “Certo che lo so,” aggiunge, dopo averlo baciato con lentezza, “ma preferirei evitare...” 

“Come vuoi, è solo che odio vederti così abbattuta,” ribatte lui, baciandola una seconda volta, stringendola a sé, riuscendo a farla sentire al sicuro. 

“Sai sempre cosa dire e fare per tirarmi su, Fab, non so che farei senza di te...” 

“Per fortuna non ho alcuna intenzione di fartelo scoprire...” 

Lexie solleva gli angoli della bocca in un sorriso raggiante, stringendosi ancora una volta a Fabian e convincendosi ad abbandonare ogni dubbio e a godersi la notte in compagnia del ragazzo che ama e dei loro amici più cari. 

 

 

Quando si lascia cadere di fronte al fuoco, dopo aver condotto gli studenti del primo anno nel loro dormitorio insieme a Lexie, Remus osserva gli amici che lo circondano ancora incredulo che questo sia il suo ultimo primo giorno di scuola. Prende posto accanto a Mary e intreccia le sue dita a quelle della ragazza, in un movimento che ormai è diventato una consuetudine, qualcosa che lo rende felice e gli fa apprezzare ancor di più l’esperienza scolastica. L’atmosfera è permeata da una sorta di elettricità, sin dal momento in cui Silente ha condiviso con gli studenti un annuncio che ha sbalordito la maggior parte di loro — Remus incluso. Prima di allora aveva letto del Torneo Tremaghi solamente nei libri e non si sarebbe mai aspettato che avrebbero scelto proprio quell’anno per svolgerne una nuova edizione. Perché fuori da Hogwarts c’è una guerra sempre più imminente e le persone più fragili cercano rifugio come possono, quindi sembra assurdo che tre delle scuole più rinomate del vecchio continente abbiano deciso di mettere a rischio l’incolumità dei loro studenti più grandi per dar vita a un torneo così pericoloso.  

A essere sinceri, Remus si ritrova inaspettatamente attratto dall’idea di provare a partecipare — lui, che di solito fa del proprio meglio per rimanere nell’ombra e farsi notare il meno possibile. Crede che questa sarebbe un’occasione per mostrare al resto della scuola, e del mondo, quanto davvero valga come mago, ma soprattutto come persona, eppure al tempo stesso teme di sopravvalutarsi qualora decidesse davvero di candidarsi. È ormai da mesi che si arrovella sul proprio futuro, consapevole di quanto la sua condizione influirà sulle possibilità una volta fuori da Hogwarts ed è innegabile che essere scelto come campione potrebbe essergli d’aiuto per poter riscrivere il proprio avvenire. 

“Certo che, dopo questa notizia, forse quelli che pensano che Silente sia un po’ matto non hanno tutti i torti,” dichiara James, riuscendo a ridestare Remus dalle sue riflessioni a ruota libera. 

“In effetti sono shockata,” annuisce Lily, scuotendo la testa. 

“Beh, se dovessi morire preferirei che avvenisse durante un avvenimento eclatante come il Torneo Tremaghi,” commenta noncurante Sirius, evitando una manata da parte di Marlene. 

“Stai forse dicendo che stai pensando di mettere il tuo nome nel calice?” domanda sbigottito James. 

“E tu no?” ribatte quello. 

“In tutta onestà, non ci penso neanche. Sarà un avvenimento memorabile e tutto, ma preferisco essere uno spettatore, piuttosto che viverlo in prima persona.” 

“Io invece credo proprio che lo farò, ve l’immaginate la faccia dei miei genitori se scoprissero che partecipo a un simile evento? La sola possibilità che infangherei il buon nome di famiglia li manderebbe in crisi...” 

“Dimmi che non stai veramente pensando di partecipare per far imbestialire i tuoi genitori,” lo rimprovera Marlene. 

“No, ti giuro che non sono così squilibrato! Quello sarebbe solamente un incentivo ulteriore...” mormora Sirius, orientando lo sguardo sul volto preoccupato di Marlene, “è solo che credo di poter far bene e poi lo avete sentito Silente, no? I campioni scelti saranno tre e le prove saranno calmierate sulle nostre capacità e saranno molto meno rischiose che in passato. Sono convinto che saranno molto più attenti rispetto alle edizioni precedenti... l’unica cosa che mi frena un po’ dall’idea di propormi sono gli altri studenti prescelti, preferirei conoscerli...” 

La ragazza scuote la testa, imitata da Lily e Mary, “non contare su di me, Sirius!” 

“Non ti stavo chiedendo di seguirmi in questa avventura, Lenie, mi basta sapere di avere il tuo supporto.” 

“Quello ce l’hai incondizionatamente,” lo rassicura la bionda, stringendogli il braccio con affetto. 

“Io sto facendo un pensierino riguardo al mettere anche il mio nome nel calice, trovo che sarebbe un’ottima occasione per dimostrare il mio valore,” ribatte Lexie, attirando le occhiate delle sue amiche, “del resto se voglio essere ammessa all’Accademia Auror questa potrebbe rivelarsi un’ottima palestra.” 

“Credo che saresti una formidabile campionessa, Lex,” sussurra Fabian, infondendole una dose di coraggio supplementare. 

“Sono l’unica a ricordarsi di quante morti ci sono state negli anni?” si lamenta quindi Lily. 

“Certo che non sei l’unica,” la spalleggia Mary. 

“Però Lexie è sempre stata la più ardimentosa tra di noi, ammetto di non essere particolarmente sconvolta,” aggiunge Marlene, strizzando l’occhio all’amica. 

“Nemmeno io lo sono, a essere onesta, speravo solo che nessuno di noi se la sarebbe andata a cercare, proponendosi per questa sfida,” bofonchia Lily contrariata, “ma sono anche convinta che Hogwarts sarebbe fortunata ad annoverare voi due tra i suoi campioni.” 

“Immagino che sarebbe più inaspettata la mia eventuale scelta di inserire il mio nome nel calice...” commenta dopo una pausa Remus. 

“Non dirmi che pure tu hai riscoperto un improvviso desiderio di morte!” esclama James. 

“No, penso solo, come Sirius e Lexie, che sia un’occasione per mostrare le mie capacità...” 

“Ma perché dovete farlo in un modo così plateale?” chiede Peter, a mezza voce. 

“Credo che sarebbe fondamentale per il mio futuro,” risponde Remus. 

“Immagino di sì,” sospira Mary, stringendo più forte la mano del ragazzo. 

Gli amici si scambiano occhiate incerte, rimuginando sulle confessioni appena condivise, per poi ritrovare il sorriso. 

“Di certo voi tre sareste ben assortiti,” spezza il silenzio Gideon. 

“Il riflessivo, l’impulsivo e la pragmatica,” declama Lily. 

“Sembra il titolo di un libro,” sorride Marlene. 

“Siete pronti a sostenerci, quindi?” domanda Sirius. 

“Non dubitarne nemmeno per un secondo!” risponde svelto James. 

“Sarebbe stupendo se scegliessero noi tre come campioni,” s’entusiasma quindi Lexie. 

“Già immagino le facce dei Serpeverde nel caso...” borbotta Sirius, “anche se loro non sono particolarmente rinomati per il coraggio,” aggiunge dopo una pausa. 

“Cerchiamo di evitare di trasformare tutto in una sfida tra noi e loro,” lo prega Remus. 

“Certo, certo... scusate, sono il solito guastafeste.” 

“Non ti riconosceremmo se ti comportassi diversamente,” ridacchia Lexie. 

“Quindi è deciso?” s’informa Lily. 

I tre annuiscono. 

“Non vedo l’ora di fare il tifo per voi!” esclama Fabian. 

“Non siamo ancora stati scelti,” fa notare Remus. 

“Il calice sarebbe stolto a non farlo,” risponde Mary. 

 

 

Quando il calice di fuoco viene posizionato in Sala Grande, gli studenti di Beauxbatons e Durmstrang inseriscono i propri nominativi, senza nemmeno attendere la fine della cena, non mostrando la propria insicurezza, senza permettersi di vacillare. Sirius passa una notte insonne, nonostante non stia mettendo in dubbio la propria scelta, crede che l’opportunità sia troppo ghiotta per non sfruttarla, convinto che se il calice sceglierà loro tre sarà anche un modo per infondere loro il coraggio di cui avranno bisogno una volta finita la scuola. Odia il fatto che molti dei suoi amici saranno in pericolo una volta lontani da qui, ma più di tutto detesta che la sua famiglia, e quasi tutte quelle che ha frequentato durante l’infanzia, sono convinte che persone come Remus o Lily non meritino di praticare la magia. E forse essere scelto come campione sarà solo una goccia nel mare, ma in un momento come questo tutto serve — perfino le più piccole cose. 

Ora più che mai è giunto il momento di dimostrare tutto il proprio coraggio, oltre agli aspetti del proprio carattere che hanno spinto il vecchio cappello a piazzarlo tra i Grifondoro, piuttosto che tra le serpi.  

Il mattino successivo si sveglia prima dell’alba, non stupendosi di trovare Remus già alle prese con la cravatta della divisa, i due si preparano silenziosamente e raggiungono la Sala Comune, imbattendosi in Lexie che discende le scale del dormitorio femminile. 

“Non saremmo stati così sincronizzati nemmeno se ci fossimo organizzati,” ghigna Sirius. 

I tre sorridono nervosamente, poi più convinti. 

“Pronti ad andare?” domanda Lexie. 

“Puoi scommetterci,” mormora con convinzione Remus, mostrando la pergamena con scritto il proprio nome in bella grafia. 

Sirius e Lexie emulano l’amico, prima di avviarsi compatti verso l’oggetto che potrebbe modificare il corso delle loro vite. 

“Uniti siamo più forti,” ricorda Lexie, lasciando cadere il proprio nome tra le fiamme. 

“Siamo imbattibili,” concorda Sirius, imitandola e osservando il proprio nome svanire. 

“Ci completiamo a vicenda,” conclude Remus, mentre anche il suo nome viene inghiottito. 

 


 

 

Nota dell’autrice: 

Eccomi nuovamente qui, ormai sembra che io non riesca più a scrivere se non dei Malandrini e della loro epoca...

Sinceramente spero che il capitolo sia stato abbastanza chiaro, perché sono erosa dai dubbi, ma ci tenevo a partire da qui e mostrare i diversi motivi che guidano i miei tre protagonisti in una scelta simile, in unperiodo come quello che stanno vivendo. 

Grazie a coloro che leggeranno e seguiranno questa sfida stimolante. ♥ 

 

 

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Capitolo 2
*** Niente da perdere ***


Niente da perdere 
 
“Ciò che non abbiamo osato,
abbiamo certamente perduto.”
 
Oscar Wilde
 
 
 

La scelta di candidarsi assume una connotazione definitiva solo nel momento esatto in cui Remus sente il proprio nome pronunciato a gran voce all’interno della Sala Grande durante la cena di Halloween. È il primo dei campioni di Hogwarts a essere selezionato e il suo cuore batte a un ritmo forsennato quando incrocia lo sguardo orgoglioso di Mary, quelli incoraggianti di James, Lily e Marlene, quelli entusiasti di Peter e dei gemelli Prewett e quelli complici di Sirius e Lexie. Si alza, dopo una leggera spinta di Mary, e raggiunge i campioni di Beauxbatons e Durmstrang, rimanendo in uno stato di ansiosa attesa fino a quando, prima Lexie e poi Sirius, lo raggiungono sorridendo deliziati. 
 
Da quel momento è stato come se il tempo avesse iniziato a trascorrere più velocemente del solito, perché in caso contrario Remus non riesce a spiegarsi come sia possibile che lui e gli altri otto campioni si trovino già nella tenda loro destinata, in attesa di scoprire cosa riservi loro la prima prova e chi di loro dovrà competere quel giorno. Sapere di essere in squadra con due dei suoi più cari amici lo rassicura, ma non può dimenticare che ognuno di loro dovrà affrontare in solitaria la prova che gli spetterà – del resto è proprio per questo che ha deciso di mettere il proprio nome nel calice, dimostrare le proprie capacità. Torna a sedersi accanto a Sirius e Lexie, con il primo intento a scambiarsi occhiatacce con un cugino dei Lestrange campione di Beauxbatons e la seconda impegnata a mordicchiarsi il labbro inferiore con foga.
“Certo che potevano dirci qualcosa in più di un banale: affronterete una creatura magica per recuperare un oggetto,” si lamenta Lexie, riscuotendo Sirius dal suo torpore.
“Non avevano certo intenzione di facilitarci le cose…” fa notare Remus.
“Sempre che qualcuno degli altri giudici non si sia lasciato sfuggire nulla con i suoi protetti,” bofonchia Sirius, assottigliando gli occhi, “non vi sembra che i campioni di Durmstrang siano decisamente troppo tranquilli?”
I tre amici lanciano un’occhiata al gruppetto seduto in rigidamente e in religioso silenzio.
“Potrebbero sapere di che si tratta,” concede Remus.
“Ma di certo non potranno ricevere alcun aiuto, al pari come noi e i francesi,” conclude Lexie.
“Questo è vero…”
Ogni ulteriore pensiero di Sirius viene interrotto dall’ingresso di Silente e dei suoi colleghi presidi, accompagnati dal rappresentante della Divisione degli Sport magici del Ministero, Easton Flint.
“Carissimi campioni, il momento di svelarvi la prima prova è finalmente arrivato,” esordisce Madame Maxime, sorridendo gioviale ai suoi tre studenti.
“Come vedete, il signor Flint ha con sé dei sacchetti, i tre che recano lo stemma delle scuole serviranno a estrarre il campione che gareggerà per ognuno degli istituti partecipanti, l’ultimo invece contiene le creature che dovrete affrontare. Ogni campione estrarrà il modellino della creatura contro la quale dovrà dimostrare le proprie capacità, recante anche il numero che indicherà l’ordine con il quale scenderete in campo. PEr superare la prova dovrete recuperare il cilindro di piombo che la creatura porta al collo,” illustra Silente, alternando occhiate tutto intorno a sé. “Dopo aver selezionato i campioni e averli abbinati all’avversario, avrete una mezz’ora di tempo per confrontarvi con i vostri compagni e costruire una strategia.”
“Ci sono domande?” borbotta Hans Julen, preside di Durmstrang.
Tutti i campioni scuotono la testa, osservando Flint infilare la mano nel sacchetto decorato con lo stemma di Beauxbatons.
“Sento che sarò estratto io,” mormora Sirius a mezza voce, mentre il cugino dei Lestrange risulta essere il prescelto per la scuola francese.
“Ti senti pronto?” domanda Remus.
“Ero consapevole che sarebbe successo…”
“Questa non è una risposta,” fa notare Lexie, mentre una ragazza alta e mora viene selezionata per Durmstrang.
“Me la caverò,” rassicura Sirius, pochi istanti prima che il suo nome venga pronunciato da Easton Flint, ricevendo due occhiate sbalordite da Remus e Lexie.
“Da quando sei diventato così bravo in Divinazione?” 
Non c’è tempo per rispondere alla domanda di Lexie, perché i tre campioni vengono convocati da Flint, per scoprire ciò che il destino ha in serbo per loro. 
Sirius osserva prima Lestrange e poi la ragazza estrarre un minuscolo esemplare di Serpecorno, per poi trovarsene anche lui uno tra le dita della mano destra.
“Come vedete, ognuno di voi ha estratto il Serpecorno che dovrà affrontare per poter recuperare il messaggio. Avete trenta minuti a partire da ora, per decidere come avete intenzione di agire.”
Sirius torna da Remus e Lexie che stanno già parlottando fitto tra loro.
“Piuttosto ironico, non trovate?” si sforza di ridere.
I due gli lanciano un’occhiata a metà tra il perplesso e lo stupito.

“Che proprio io sia stato selezionato per affrontare un Serpecorno, che altri non è che un enorme serpente... io, l’unico Black che non è stato smistato a Serpeverde, mi ritrovo a combatterci contro, in pieno spirito da ribelle Grifondoro!”
“Mi fa piacere che tutto questo ti faccia ridere, Felpato.”
“Io al tuo posto sarei preoccupata dell’enorme biscia che mi attende là fuori, ma sono felice che tu riesci ad apprezzare l’ironia della situazione.”
“Immagino che mio fratello non vedrebbe l’ora di raccontare ai miei la figura da inetto che farò,” bofonchia contrariato Sirius, osservando il modellino sfumato nei toni del blu e del celeste. “La trovo solo una ragione in più per fare del mio meglio e superare la prova,” conclude, mostrando agli amici il suo prossimo avversario.
“Sono animali noti per la loro intelligenza, credo che questo in particolare sia una specie autoctona della costa ovest degli Stati Uniti,” commenta Remus.
“Grazie per l’informazione, ma ne so quanto prima riguardo al riuscire a blandirlo abbastanza a lungo per rubargli un oggetto che ha appeso al collo…”
Lexie scuote la testa, roteando gli occhi. “E dire che anche tu hai preso il G.U.F.O. in Cura delle creature magiche…”
“Certe cose rimangono senza spiegazione anche per me, io non ci ho mai capito molto di bestie e affini…” ribatte Sirius, stringendosi nelle spalle.
“Il loro punto debole sono gli occhi, sono molto sensibili alla luce forte, infatti tendono a rimanere nascosti nelle ore più calde del giorno,” gli spiega Remus.
“Siamo in Scozia a novembre, quando sole siamo abituati a vedere in questo momento dell’anno, scusa?”
“È davvero senza speranze, non trovi?” domanda Remus a Lexie.
“Sì, forse farebbe meglio a ritirarsi, la figura sarebbe migliore…” rincara la dose la ragazza.
“Molto divertenti, davvero! E vi definite miei amici?”
I due ridacchiano divertiti, continuando a ignorarlo per un po’.
“Ti ricordo che avrai la bacchetta,” sospira alla fine Remus.
“La tua opzione migliore è l’incantesimo Orbis, che dovrebbe accecarlo temporaneamente,” gli consiglia Lexie.
“Ah sì, è l’incantesimo che abbiamo usato quella volta che abbiamo rubato le divise dei Serpeverde dopo il loro allenamento,” ghigna Sirius, ricordando uno scherzo particolarmente riuscito.
“Per fortuna Incantesimi è una materia in cui eccelli, non dovresti avere problemi…”
Sirius ricambia lo sguardo fiducioso di Remus e gli sorride, “andrà alla grande, vecchio mio! Basta che io non mi faccia mordere…”
“O colpire dai suoi corni,” gli ricorda Lexie.
“Giusto,” concorda Sirius, scrutando nuovamente la figurina e riflettendo davvero sul rischio che si troverà a correre. “Me la caverò,” conclude con uno dei sorrisi che è diventato il suo marchio di fabbrica.
 
Pochi minuti dopo, catapultato al centro dell’arena, Sirius non è più così convinto di quanto ha detto agli amici; il Serpecorno sembra molto più spaventoso quando è ben più lungo di una misera manciata di centimetri e Sirius, almeno per qualche attimo, si ritrova assolutamente immobile a contemplare l’enorme figura che incombe su di lui. Gli ci vuole un bello spavento, con l’animale che striscia sempre più vicino al punto in cui sta tentando di ripararsi, per decidersi finalmente a tirare fuori dalla tasca la bacchetta e puntarla, senza troppa convinzione, verso di lui per il primo tentativo di accecarlo. 
È evidente che la creatura ben conosce il proprio punto debole, infatti è bastato un accenno da parte di Sirius, per costringerla alla ritirata in un’area sassosa dov’è si sente più protetta. Il ragazzo decide di affrontare la sfida come è solito affrontare la vita, facendosi le domande solo in un secondo momento, si avvicina più spavaldo di quanto non sia e fa esplodere le pietre che proteggono il Serpecorno con un Bombarda ben piazzato che costringe l’animale ad arretrare nuovamente. Sirius si sta preparando a riprovare con l’incantesimo Orbis, quando il Serpecorno si innalza di fronte a lui, mettendo in mostra le lunghe corna ricurve. Il ragazzo gli indirizza quindi uno Stupeficium per interromperne l’avanzata e riprova con l’incantesimo accecante andando finalmente a segno.
Sente alzarsi un’ovazione dagli spalti e si gira per cercare gli amici tra il pubblico, accorgendosi troppo tardi che la bestia lo sta raggiungendo. Riesce a lanciare un altro Orbis ben piazzato, prima di un: “Accio, cilindro!”che non va a buon fine perché le corna della beata impediscono alla collanina di spostarsi.
Sirius decide quindi di distrarlo con un nuovo Bombarda che distrugge un’area ben distante da quella in cui si trova lui, distraendo il Serpecorno e avendo la possibilità di provare a compere la catenina metallica.
Diffindo!” grida, prendendo bene la mira.
La prima volta non è sufficiente e nemmeno la seconda, ma la terza porta finalmente le maglie a rompersi e lasciare che il cilindro cada nel vuoto.
“Accio, cilindro!” esclama, osservando l’oggetto planare con precisione verso di lui.
Sorride soddisfatto, quando si rende conto di aver compiuto la propria missione, distraendosi per un fatale secondo che lascia il tempo al Serpecorno di sfiorarlo con uno dei suoi corni e graffiargli il braccio sinistro.
Un nuovo Stupeficium è sufficiente a metterlo combattimento e a permettergli di raggiungere Silente e gli altri giudici.
 
Sugli spalti, le grida di giubilo rosso-oro non si placano nemmeno quando, per via del voto piuttosto basso del preside di Durmstrang, Sirius si piazza proprio alle spalle della campionessa di quella scuola, con 45 punti. La silenziosa mora ci ha messo meno di cinque minuti per ottenere il proprio cilindro, dimostrando che probabilmente Sirius aveva ragione a credere che il loro preside li aveva preparati per la prima prova.
Lexie e Remus si scambiano un cinque, felici che i loro consigli siano stati d’aiuto all’amico, prima di capeggiare il resto del gruppo fino alla tenda dei campioni dove Sirius li attende con un sorriso soddisfatto che gli increspa le labbra.
“Ve l’avevo detto che me la sarei cavata!”
Marlene gli salta al collo, stringendolo a sé e lui la fa volteggiare felice.
Aver messo il proprio nome nel calice non è stato così avventato in fondo, ma soprattutto è soddisfatto di aver dimostrato il proprio valore di fronte a tutta la scuola – suo fratello incluso…
 



 

Note dell’autrice:
Se non arrivassi all’ultimo non sarei io, un po’ come Sirius protagonista del capitolo, insieme al Serpecorno. Ho cercato in incorporare tutto  ciò che si sa di questa  bestia nel racconto, aggiungendo qualche dettaglio che è puramente farina del mio sacco.
Spero che la prova vi sia piaciuta.
Buon Natale a tutti!
 

 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 3. Nel momento del bisogno ***


3. Nel momento del bisogno 
 

 

“L'uomo coraggioso non è colui che non prova paura,  

ma colui che riesce a superarla.”  

Nelson Mandela 

 

“… Tre misere ore di tempo avrai, 

per tirarti fuori dai guai. 

L’inghippo è però presto svelato, 

Perché senza magia sarai lasciato…” 

 
 

Rileggendo per l’ennesima volta l’indovinello che aveva adornato il collo del Serpecorno, Remus scuote la testa domandandosi per quale ragione il Campione non potrà utilizzare la bacchetta – trattandosi della prova di un torneo magico. 

“Non capisco proprio per quale assurdo motivo dovremo cavarcela senza magia,” borbotta il licantropo, spingendosi indietro un ciuffo ribelle. 

“Probabilmente per evitare che qualcuno di voialtri finisca ammazzato da qualche incantesimo oscuro lanciato dal campione di Durmstrang,” filosofeggia Sirius, “chissà quanto tempo passano a studiare arti oscure, laggiù.” 

“Tu si che sai sempre come tirare su il morale ai tuoi compagni,” fa notare Lexie, reprimendo uno sbuffo. 

“Hey, mi avete sempre apprezzato per la mia sincerità,” ghigna il moro, strizzando l’occhio agli amici. 

“Io non ricordo di aver mai espresso alcun apprezzamento nei tuoi confronti,” bofonchia Lexie, mentre Remus fa del proprio meglio per non ridere. 

“Scusate, mi rendo conto di non essere di molto aiuto, ma direi che dovremmo cercare di guardare al lato positivo, no?” 

“E quale sarebbe scusa? Il fatto che tu abbia già fatto la prima prova e quindi non avrai occasione di attaccare briga con nessuno?” 

“No,” Sirius scuote la testa spazientito, “pensavo semplicemente al fatto che voi due ve la sapete cavare sicuramente molto meglio di me nel mondo Babbano, oltre che molto meglio dei damerini di Beauxbatons e dei nostri fratelli del nord...” 

“Questo in effetti è vero,” concede Lexie. 

“E poi potremo anche comunicare tra noi per sei volte, durante queste tre ore... noi Malandrini siamo esperti di utilizzo degli specchi gemelli,” aggiunge Sirius, indicando le righe che accennano al metodo di comunicazione di cui saranno in possesso i campioni. 

“Quando la metti così, devo dire che mi sento più tranquillo...” 

“Fidatevi di me, chiunque dovrà sfidare uno di voi due parte decisamente svantaggiato, visto che nessuna delle altre squadre avrà a disposizione la Mappa del Malandrino...” conclude con sicumera Sirius. 

“Per Godric, è vero! Mi ero dimenticata della vostra Mappa!” 

“Se non fossi una delle mie più care amiche mi offenderei, Ashworth...” 

“Ti ricordo che soffro di claustrofobia, Sirius,” sibila in risposta Lexie; ha la netta sensazione che sarà lei quella estratta, ma è un pochino più fiduciosa all’idea che siano Remus e Sirus a guidarla fuori da qualsiasi antro buio nel quale hanno intenzione di spedire i prossimi tre campioni. “Ancora non capisco come mai la vostra mappa contenga anche le parti sotterranee...” 

“Diciamo che abbiamo avuto uno sfortunato incidente sfuggendo dalla sala comune delle serpi una volta, ma che tutto questo si è rivelato estremamente utile per organizzare altri scherzi...” sogghigna Sirius, ripensando a quanto accaduto durante il quinto anno. 

“Chiunque di noi sarà estratto non importa,” aggiunge Remus, “nessuna delle altre squadre è legata quanto lo siamo noi tre.” 

I due amici annuiscono, sentendo la convinzione farsi strada nei loro cuori. 

“Uniti ce la faremo!” 

“Elaboreremo una migliore strategia non appena scopriremo chi di noi sarà estratto,” dichiara Lexie, dicendosi che, dopotutto, visto che i due amici hanno creato la mappa, sono ovviamente più bravi di lei a usarla. 

“Ma certo,” la rassicura Sirius, “proprio come voi siete riusciti ad aiutare me con quell’enorme biscione dopo che sono stato scelto...” 

 

 

* 

 

“Sarai solo, isolato e inzuppato,  

senza alcun incantesimo come alleato. 

Ascolta i tuoi compagni e usa l'intuito,  

saranno il tuo unico aiuto.” 

 

Quando si risveglia, indolenzita e bagnata, Lexie ci mette un attimo a comprendere che questa prova non è affatto come la precedente – e che tutti i loro piani di organizzarsi una volta scoperto chi di loro sarebbe stato il fortunato sono andati decisamente alle ortiche. Il buio se lo aspettava, l’indizio accennava al fatto che sarebbero stati nelle viscere di Hogwarts, dell’acqua che le impregna i vestiti invece avrebbe fatto volentieri a meno, ma le è finalmente chiaro come mai la divisa creata appositamente per le prove è di un materiale impermeabile, oltre che ignifugo.  

“Lex,” sente una voce lontana che la richiama e si tasta le tasche dell’aderente divisa bordeaux, scovandovi una pergamena ripiegata e un frammento di specchio. 

“Lex, ci senti?” 

La ragazza si guarda intorno, per controllare di essere sola, “sì, vi sento, ragazzi. Ditemi che sapete dove sono?” 

“Sì, sei nelle tubature idrauliche,” le spiega Remus. 

“Questo spiega il fatto che io sia più umida che durante una partita sotto la pioggia, oltre a questo rumore di sottofondo che mi aveva fatto pensare di essere in un bosco...” 

“Avrebbe potuto andarti meglio, in effetti...” dichiara Sirius, “ma, per tua fortuna, ci sono anche le tubature sulla nostra mappa. Sarai fuori da lì in un baleno!” 

“Non ne sarei così certa. Immagino che ci saranno alcuni ostacoli...” 

“Che supererai senza problemi,” fa notare, estremamente ottimista, Sirius. 

“Non sono abituata a sentirti così positivo e comunque ti ricordo che non avrò la bacchetta!” 

“Cerca di non pensaci,” le suggerisce Remus, “noi ti daremo indicazioni ogni volta che riusciremo a parlarti, vedrai che ce la farai.” 

Lexie annuisce, rileggendo la pergamena, prima di rivolgersi nuovamente agli amici, “da che parte mi consigliate di dirigermi?” 

“Davanti a te dovresti vedere un corridoio che si biforca, prendi la strada a destra, perché la sinistra è decisamente più lenta.”  

Così Lexie s’incammina, seguendo le indicazioni degli amici, sollevata dal buonumore che il battibeccare tra i due riesce a suscitare in lei. La comunicazione si interrompe improvvisamente, facendole ricordare che non potranno tenerle compagnia durante tutto lo svolgimento della prova, e Lexie continua a camminare nella direzione suggerita degli amici, osservando l’ambiente che la circonda guardinga. Passano svariati minuti, prima che Lexie inizi a notare degli esserini che prima d’ora ha visto solo sul manuale di Difesa contro le Arti Oscure e su quello di Pozioni. 

“Oh per Godric! Tra tutto quello che potevano inventarsi, dovevano tirare fuori proprio i Chizpurfle,” bofonchia a denti stretti. Lexie detesta tutte le creature anche solo vagamente somiglianti a ragni e altri insetti; quindi, l’unica cosa che le viene in mente è quella di tornare molto velocemente sui suoi passi, visto che non ha con sé alcuna pozione con cui sbarazzarsi dei piccoli infestanti. La sola vista di quelle zampette sottili riesce a provocarle brivido lungo la schiena e là sensazione che quelle zampe le stiano camminando lentamente sulla pelle esposta.

Sfortunatamente per lei, l’ammasso di minuscoli esserini non pare essere d’accordo con il suo piano e inizia invece ad avvicinarsi minacciosamente, raggruppandosi per incuterle più timore. Lexie sente il cuore rimbombarle nelle orecchie, ringrazia Merlino per il filo di luce verde che illumina fiocamente le tubature e osserva impietrita mentre un paio di Chizpurfle inizia ad arrampicarsi lungo la sua gamba sinistra. Un urlo le sfugge dalle labbra, prima che possa impedirsi di fermarlo, subito dopo libera un respiro che non si era resa conto di aver trattenuto, quando si rende conto che entrambe le creature hanno affondato gli artigli nella sua carne. La divisa non oppone una resistenza abbastanza strenua e sente la pelle bruciare dove le zampe sono riuscite a penetrare, il prurito che si aspetterebbe subito dopo non sopraggiunge e, dopo aver preso un sospiro di sollievo, torna a ragionare. Sbatte con veemenza prima una e poi l’altra gamba, quando altri Chizpurfle iniziano ad arrampicarsi, lasciandoli cadere nel vuoto, e osservando la loro reazione. I piccoli esserini non rimangono particolarmente colpiti, anzi sembrano più agguerriti che mai, quindi Lexie si affida all’istinto e decide di pestarli con tutta la forza che ha in corpo, sperando di scoraggiare quelli che ancora non hanno tentato di pungerla. Li calpesta più volte, finchè sono loro ad essere spaventati della sua presenza, e non più viceversa; quando la marea nera inverte la propria rotta, Lexie decide di fare lo stesso. Passano i secondo, poi i minuti, ma Lexie continua a sentire le loro minuscole zampe camminarle addosso e scrolla le gambe infastidita – nel vano tentativo di scacciare qualcosa che la tormenta solo inconsciamente.

“Datti una calmata, Lex. Siamo solo all’inizio,” ricorda a se stessa, sbuffando. “La strada a sinistra sarà pure più lenta, ma almeno non sono costretta a camminare in mezzo a questi cosi e a diventare il loro pasto...” 

 

Quando sente nuovamente le voci di Remus e Sirius, ha imboccato da pochi minuti la strada alternativa e, con sua somma soddisfazione, non ha notato altri essere viventi che le fanno compagnia. 

“Hai imboccato la strada di sinistra,” asserisce Remus – non in tono accusatorio, quanto piuttosto interrogativo. 

“Sfortunatamente ho dovuto abbandonare la via che mi avevate suggerito, per la presenza di Chizpurfle” spiega quindi, facendo una smorfia e ricominciando a percepire le minuscole zampette risalirle le gambe. 

“Povera te, so bene quanto odi gli insetti,” risponde svelto Remus. 

“Mi hanno assaggiata e sfortunatamente ero di loro gusto, alla fine però ho avuto la meglio...” 

“Mi auguro che non ci sia nulla di peggio che ti aspetta,” commenta Sirius, che condivide l’odio per i minuscoli esserini. 

“Temo proprio che sia solo l’inizio...” risponde Lexie, scrollando le spalle infastidita, percependo ancora la fastidiosa sensazione di prurito sulle gambe. 

“Una volta fuori di lì, ti meriti un lungo bagno rilassante,” consiglia Remus. 

“La tua è per caso una proposta, vecchio mio? Perché non vorrei trovarmi in una posizione di testimone scomodo, siamo pur sempre amici del ragazzo di Lexie...”  

“Sei davvero un deficiente, Sirius!”  

“Che c’è? Il tuo sembrava un commento con secondi fini...” 

“Ma ti pare?!” Remus assesta una gomitata tra le costole di un ridente Sirius e lo guarda di sbieco.  

Lexie scoppia a ridere, rammentando a se stessa che con ogni probabilità il resto dei campioni non sta assistendo a conversazioni nemmeno paragonabili in questo stesso momento. 

“Se avete finito di litigare come una vecchia coppia di sposi, io avrei pur sempre bisogno del vostro aiuto per uscire da questo labirinto...” 

“Giusto, giusto! Al prossimo bivio prendi la strada a sinistra, visto che è la più breve,” spiega Remus, osservando il puntino con il nome di Lexie farsi strada lentamente sulla mappa stesa davanti a lui e Sirius. 

Uno strano presentimento si fa strada nella mente della ragazza, ascoltando e parole pronunciate anche all’inizio del suo viaggio, ma scrolla le spalle e segue le istruzioni degli amici, sperando che questa volta vada meglio. 

Pochi minuti dopo, un rumore che le ricorda quello di una cascata s’avvicina sempre di più, fino a raggiungerla e bagnarle prima piedi e caviglie, poi risalisrle le gambe e costringerla a iniziare a battere con forza i piedi come aveva imparato al corso di nuoto che sua madre aveva tanto insistito per farle fare ai tempi delle scuole elementari. Ricorda ancora l'espressone dubbiosa del padre e le levatacce del sabato mattina per raggiungere, insieme al fratello, la piscina del quartiere; non crede di essere mai stata più felice di aver seguito quel corso. La corrente la spinge indietro e la fa ritornare sui suoi passi, Lexie nuota a stile libero e ripercorre la strada percorsa fino a tornare nuovamente al bivio in cui aveva svoltato a sinistra, tornando all’asciutto e imboccando l’altro corridoio.

“Non era di certo questo il bagno che avevo in mente,” borbotta, cercando di far uscire tutta l’acqua che le è entrata nelle scarpe. “Al tempo stesso, credo che James potrebbe decisamente apprezzare una divisa come questa per i suoi amati voli sotto la pioggia," mormora, osservando le piccole gocce d'acqua essere espulse dal materiale tecnico; per sua fortuna, mentre si asciuga la tuta, anche la sua pelle inizia a fare lo stesso, facendole percepire immediatamente meno freddo.

 

Sono ormai passati svariati minuti da quando ha preso la strada a destra, quando sente nuovamente le voci di Remus e Sirius uscire dallo specchio. 

“Che è successo stavolta?” domanda Sirius. 

“Il corridoio che volevate farmi prendere voi si è allagato...” 

“Ecco perché sembri fradicia.” 

“Lo sono,” ridacchia in risposta, stupita del proprio buon umore. 

Gli amici si complimentano con lei per lo spirito che sta riuscendo a tenere e Lexie ricorda loro che si sono iscritti volontariamente, sapendo cosa avrebbero potuto affrontare. 

“Al prossimo incrocio vai dritta, anche se potresti andare a destra, ma quella è una strada un po’ ripida mentre andando dritto il pendio sarà più dolce.” 

“Chissà perché temo che ci ritroveremo a discutere di cosa mi ha spinto a tornare indietro,” sorride Lexie, ringraziando James Potter e i suoi assurdi allenamenti per la mancanza di stanchezza dopo la nuotata. 

“Cerchiamo di rimanere positivi, dai,” mormora Remus in tono ottimista. 

Sirius annuisce, “facciamo il tifo per te, Lex.” 

“Grazie, ragazzi.”  

 

Cammina per un po’, ormai fiduciosa che forse riuscirà a sfruttare questo suggerimento, prima che la strada cominci a curvare e la ragazza si ritrovi di fronte a un muro. 

“Chissà perché, sono più che certa che questo nella mappa che stanno usando Remus e Sirius non ci fosse...” 

Ancora una volta ritorna sui suoi passi, pronta ad affrontare anche la salita, ricordandosi che tutto questo l’avvicinerà un po’ di più al superamento della prova. Non si rende conto del tempo che passa, sbuffando perché quella che Remus ha definito una strada un po’ ripida sembra praticamente rivaleggiare con l’Everest. 

“Peccato che non ci sia il campionato quest’anno, sono in una forma strepitosa,” commenta tra sé e sé, raggiungendo un altro bivio e imboccando la strada che sembra proseguire leggermente in salita, sperando che questo la faccia avvicinare all’uscita – nonostante non abbia la minima idea di quanto in profondità sia stata spedita. 

 

* 

 

“Dannazione, Lexie si sta allontanando dalla destinazione,” borbotta Sirius osservando l’amica seguire la strada sbagliata. 

“Se solo potessimo comunicare con lei in questo momento...” 

Sirius scuote la testa, “ci sarebbe quasi da augurarsi che incontri qualche altro intoppo che la costringa a tornare indietro...” 

“Il tuo commento è crudele, ma in effetti sarebbe meglio per lei,” annuisce Remus.  

“Questa prova mi sembra decisamente peggiore della mia...” 

“Il che mi porta a temere sinceramente per la prova che toccherà a me,” mormora Remus, rendendosene conto solo in quel momento. 

“Non iniziare a preoccuparti, dai... pensiamo a portare Lexie fuori di lì!” 

“Hey, Lex! Ci senti?” 

“Sì, ragazzi. Eccomi qui...” 

“Scusa se vado dritto al punto, ma hai imboccato la strada decisamente molto più lunga per uscire da lì...” 

“Senza contare che ad un certo punto diventa di una ripidità davvero estrema, aggiunge Remus.” 

“Devo tornare nuovamente indietro?” sbuffa la ragazza. 

“Temo proprio di sì.” 

Lexie ha già iniziato a tornare sui propri passi, quando pone la domanda che le ronza in testa già da un po’: “avete idea di quanto manchi a raggiungere l’uscita?” 

“Non sei lontanissima, in realtà,” la rassicura Sirius. 

“Sì, in linea d’aria saranno al massimo cinquecento metri...” 

“Ah, se solo potessi darmi alla pazza gioia con il Bombarda!” 

“Come minimo faresti saltare tutte le fondamenta...” 

“Se c’è qualcuno abituato a far danni, quello sei tu, Sirius!” 

“Non so di cosa tu stia parlando...” 

“Come no!” sbuffa Lexie, prima di perdere nuovamente il contatto con gli amici, dopo aver imboccato la strada da loro suggerita. 

 

Rilegge le parole vergate sulla pergamena, che non si sono rovinate nemmeno con l’acqua, riflettendo su quanto più facile sia per lei affrontare la propria claustrofobia ora che si sta concentrando al massimo per seguire le indicazioni degli amici. 

“Dubito che diventerò una fan degli ascensori, però forse tutto questo è accaduto per una ragione...” mormora, osservando le pareti ricoperte di segni lasciati dall’acqua e sentendo il proprio cuore battere ritmicamente. 

Continua a camminare spedita, osservando ciò che la circonda guardinga – alla ricerca del prossimo ostacolo – così presa dai propri pensieri, che quasi non si rende conto di quanto sta accadendo quando si trova la strada sbarrata da un Avvincino dall’espressione arcigna. 

“Certo che mi stanno capitando tutte le creature con il carattere peggiore,” borbotta, osservando l’essere color del fango, che quasi si confonde con le pareti di pietra. 

Lexie si mette sulla difensiva, consapevole di dover affrontare la creatura, perché non ha alcuna alternativa; decide di attendere la mossa dell’Avvincino, per tentare di organizzare un contrattacco. Il piccolo essere osserva lo specchio che riflette la luce con sguardo bramoso, quasi come se volesse impossessarsene e Lexie glielo mostra, nel tentativo di attirarlo. La creatura s’avvicina, allungando le dita trasparenti e tentando di chiuderle intorno all’avambraccio di Lexie, che si libera all’ultimo istante provocando una reazione infastidita nell’essere. 

“Se credi che ti lascerò il mio specchio ti sbagli di grosso!” 

La creatura afferra nuovamente il suo braccio, facendole sentire un freddo mai percepito prima; Lexie lo lascia fare per qualche secondo, prima di utilizzare l’altra mano per liberarsi da quelle dita che paiono inconsistenti – eppure così forti. Il contatto con quella pelle flaccida e gelata le provoca una nuova ondata di brividi, proprio com'era successo con i Chizpurfle, ma Lexie non si arrende alle sensazioni provocante dalla stretta e se ne libera nuovamente, scrollando con forza il braccio. “Perché non ti limiti lasciarmi andare? Sappiamo entrambi che in uno scontro avrei io la meglio...” L'essere ricambia il suo sguardo, quasi sfidandola con quell'espressione vuota e allunga di nuovo le sue braccia, azzardando una presa doppia questa volta, nel vano tentativo di bloccarla sui suoi passi.

Lexie gli sfugge e si volta per continuare a camminare, utilizzando i riflessi dello specchio per tentare di distrarlo, ma sente nuovamente quelle dita chiudersi a tenaglia, mentre dà le spalle alla creatura. Tenta di scrollarselo di dosso infastidita e, sorprendentemente, lo sente crollare al suolo. Si gira per capire cosa sia successo e si rende conto che deve averlo colpito con un Schiantesimo involontario, che l’ha messo K.O. almeno per un po’. Lancia un’ultima occhiata all’Avvincino, prima di tornare a seguire la strada ora leggermente in salita e chiedersi se le sorprese siano terminate. 

 

“Tutto bene, Lex?” 

“Mi sono liberata di un Avvincino poco fa, quindi direi di sì...” 

“Creature particolarmente viscide, loro...” 

“Già, sento ancora le sue dita attorno ai polsi...” ribatte, non riuscendo a evitare di rabbrividire. 

“Come sei riuscita a vincerlo?” 

“Uno Schiantesimo senza bacchetta del tutto involontario. Mi ha afferrato con quelle manacce una volta di troppo...” 

“Sapevo che il tuo carattere ti sarebbe tornato utile!” ghigna Sirius.

Lexie libera una risata che serve a infondere una nuova dose di fiducia. 

“Comunque sei davvero vicina, ormai,” la rassicura Remus. 

“Per fortuna! Vi dirò che comincio ad essere stanca.” 

“Continua per questa strada, non puoi sbagliarti,” le dice Sirius. 

Ascolta i consigli degli amici fino a quando i canonici dici minuti si esauriscono e poi prosegue nel cammino, speranzosa di essere quasi arrivata alla fine. 

Per questo rimane stupita quando si trova a passare davanti a un piccolo braccio laterale pieno d’acqua, separato dal condotto tramite un vetro, dentro a cui sono rinchiusi due Maridi che la fissano. La vasca ha l'aspetto di un acquario, come quello visitato durante una gita ai tempi delle scuole elementari, i suoi abitanti però poco hanno a che fare con i pesci colorati che aveva osservato da bambina. Cerca d’imporsi di proseguire, ma il canto delle due creature è irresistibile e Lexie ritorna sui suoi passi, ascoltandole mentre le narrano di come imprigioneranno le persone a lei più care, a meno che non si fermi a far loro compagnia. 

Le iridi celesti di Lexie si dilatano, l’idea dei genitori e del fratello prigionieri sottacqua l’atterrisce. “In nostra compagnia staran e tu da sola rimarrai...” Non si è mai considerata sentimentale, ma ha sempre combattuto per le persone a cui vuole bene, proprio come hanno fatto i suoi genitori per lei e il fratello. 

I due continuano a cantare, narrando una serie infinita di disgrazie che accelera il battito cardiaco di Lexie, fin quasi a farle raggiungere la tachicardia. “E più nessun con te sarà, perché il tuo amore affonderà...” Al pensiero di Fabian imprigionato nel Lago Nero, assieme a queste creature sottomarine, Lexie scuote la testa, tentando invano di scacciare il pensiero. L'immagine del sorriso di Fabian cristallizzato per sempre sottacqua, è un pensiero buio come il labirinto che la circonda, che le penetra sottopelle e le fa mancare il fiato – riportando a galla la claustrofobia che era riuscita a controllare così bene.

“Tentare di sfuggirci è inutile, lo sai... di questa canzone non ti libererai!” la ridicolizza un maride dai capelli dorati e dagli occhi crudeli. 

“Zitti!” urla infine a pieni polmoni, stupendoli con la propria reazione. 

“Di te non abbiam paura, siamo noi a portare sventura,” insiste l'altro, mostrando la propria espressione più mostruosa. “Ti ruberemo tutto ciò che hai amato, finchè non lo avrai dimenticato...”

Lexie perde il controllo delle proprie facoltà nuovamente, immaginando ancora le persone amate prigioniere in un luogo buio, senza felicità e senza di lei. “In questo labirinto, tu lo sai, al tuo futuro assisterai,” la canzona nuovamente l'essere dai capelli biondi, spronandola a fissare il proprio riflesso solitario.

“Non ho paura di voi!” sbotta nuovamente, pronta a concentrarsi sulla fine del percorso, tentando di cancellare quell'immagine distorta riflessa sul vetro opaco. 

I due scoppiano in una risata folle, che Lexie ricambia. 

“Sono vicina all’uscita, non sarete voi a fermarmi,” dichiara, prendendo un profondo respiro. 

“Se così certa sei, chi siamo noi per tenerti qui...” canticchia ancora la più crudele delle due, mostrando i propri denti affilati. 

“Ne sono più che certa, voi rimarrete qui e io invece tornerò da chi amo!” esclama con voce tremante, dedicando a loro un'ultima occhiata. La voglia di abbracciare Fabian si trasforma in una necessità primordiale e Lexie accelera il passo, iniziando a correre, nonostante la spossatezza, lasciandosi alle spalle la vasca e le sue canzoni minacciose. La solitudine con cui ha combattuto nelle ultime ore sta iniziando a farsi sempre più pressante e la voglie di sentire voci amiche la spinge a mormorare una flebile richiesta d'aiuto rivolgendosi allo specchio. “Ci siete, ragazzi?”

“Sì, siamo qui! Tutto bene? Abbiamo visto che sei rimasta immobile per un bel po' di tempo.”

“Solo un brutto incontro con due maridi particolarmente stronzi,” esala in risposta, percependo il battito cardiaco decelerare sensibilmente.

“Non mi sono mai piaciuti quelli!” concorda svelto Sirius, prima che Remus lo interrompa, cercando di infondere un'ulteriore dose di coraggio all'amica, “manca un ultimo sforzo, sei davvero vicinissima orami, questione di pochi metri.”

Quando, finalmente, Lexie emerge dal tunnel, Remus e Sirius l’abbracciano sollevati, incuranti dell’odore di acqua stagnante che la ragazza porta con sé. 

“Non ce l’avrei davvero fatta senza di voi...” 

“Beh, immagino che sia per questo se hanno deciso di farci partecipare in tre, non credi?” 

“Direi di sì...” 

“Non credo che sarei stato in grado di affrontare questa sfida,” confida Sirius. 

“Beh, io non me la sarei cavata molto bene con il Serpecorno...” 

“Sei andata alla grande, Lex!” 

“Grazie davvero... ora voglio solo dimenticare la puzza di quel posto con un bagno infinito...” 

“Non preoccuparti, ho già fatto sapere a tutti i Prefetti che dovevano lasciarti campo libero.” 

“E io ho detto a Fabian di aspettarti lì,” aggiunge Sirius con un ghigno che la fa scoppiare a ridere. 

Il pensiero dell'abbraccio di Fabian, del suo profumo di pulito e del suo corpo solido ricordano a Lexie di aver concluso una sfida che avrebbe spaventato i più e, mettendosi la mano in tasca, scova un indizio che servirà a Remus per la prossima e ultima sfida del torneo.

 

 

 

 



 

Nota dell’autrice: 

Sul filo del rasoio, altrimenti non sarei io, pubblico la seconda prova e, proprio come Lexie, mi chiedo chi me l’abbia fatto fare di iscrivermi al torneo... ma in fondo Remus e Sirius sono stati delle buone guide. 

All’inizio ho inserito un’altra parte dell’indizio che ho immaginato essere al collo del Serpecorno, anche se scrivere poesie mi fa sentire come alle elementari, vista la mia totale incapacità. 

Mi chiedo come sarà la terza prova, ma soprattutto se lo chiede anche Remus... 

Alla prossima! 

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Capitolo 4
*** 4. La resa dei conti ***


4. La resa dei conti  

 

 

“Non giudico le persone dai loro errori,  

ma dalla loro voglia di rimediare.”  

Bob Marley 

 

 

La pergamena bianca sembra rilucere nella penombra, quando Remus l’osserva all’alba del giorno in cui potrà finalmente mettersi alla prova e mostrare le proprie capacità. Certo, a essere sinceri avrebbe preferito avere qualche indizio, anche in rima com’era capitato a Lexie, piuttosto che la desolazione di quella pergamena intonsa, che sembrava pronta a sfidarlo e a mettere in dubbio il coraggio Grifondoro che l’aveva spinto a imbarcarsi in questa sfida. Sa bene che non chiuderà occhio per un minuto di più, quindi abbandona il baldacchino in silenzio, prima di concedersi una lunga doccia e prepararsi per quella che sarà una delle giornate più importanti della sua vita. 

Quando scende in sala comune, trova Sirius e Lexie che lo aspettano, le espressioni corrucciate vengono sostituite da sorrisi incoraggianti, che Remus ricambia sollevato dal fatto che ci siano solo loro tre. 

“Che ci fate qui?” 

“Sapevamo che ti saresti svegliato all’alba...” 

“Non riuscivamo a dormire nemmeno noi,” aggiunge Lexie, mentre Remus prende posto. “Abbiamo pensato che potevamo accompagnarti in Sala Grande e darti un po’ di supporto morale, quantomeno,” conclude Lexie. 

“Mi farebbe piacere, sì.” 

“Frena l’entusiasmo, vecchio mio,” lo punzecchia Sirius. 

“Vorrei vedere te al mio posto...” 

“Te la caverai sicuramente meglio tu di me,” ribatte svelto il giovane Black. 

Remus sceglie di non rispondere, seguendo Lexie fuori dal ritratto, grato di potersi concentrare su qualcosa di semplice come il mettere un piede di fronte all’altro, evitando di fermarsi a riflettere su cosa possa aspettarlo a partire dalle 10. Beve una tazza di tè, prima di provare a mandar giù qualcosa di solido, immaginando che durante la prova non avrà tempo per cibo e acqua, Sirius gli recupera la più grossa fetta di torta al cioccolato che ha mai visto prima, strappandogli un sorriso, Lexie invece gli passa una manciata di mandorle, asserendo che sono un’ottima fonte di proteine, minerali e vitamine. Poi è il momento dell’arrivo di Mary, di James e Peter, e del resto dei loro amici; Mary lo abbraccia, posandogli un bacio porta fortuna sulle labbra, James gli assesta una pacca sulla spalla, strizzandogli l’occhio, Lily gli dedica il più luminoso dei sorrisi e sussurra un in bocca al lupo che gli ricorda sua madre Hope, Peter e gli altri gli ricordano che faranno il tifo per lui e Marlene gli ricorda che la McGranitt non vede l’ora di poter far notare a Lumacorno che il Torneo Tremaghi è stato vinto da tre fieri Grifondoro. Remus sorride all’amica, evitando di farle notare che, con le sue parole, è riuscita solamente ad aggravare il peso che già si sentiva addosso visti i buoni risultati ottenuti da Sirius e Lexie, senza contare che si sente ancora spossato dalla luna piena passata da appena due giorni.  

Le lezioni di quel giovedì 22 giugno sono state annullate; quindi, tutti gli studenti rimangono a indugiare in Sala Grande, in attesa che Remus e gli altri due campioni vengano prelevati per essere condotti al loro destino. Il ragazzo stringe la mano di Mary nella propria, sbirciando distrattamente la lancetta dei secondi scorrere inesorabile, si sente quasi come in un acquario e avrebbe voglia di scappare lontano dagli sguardi indiscreti che lo scandagliano – alla ricerca di una debolezza qualsiasi che lo possa mettere in difficoltà. 

Sirius è il primo a intercettare i funzionari del ministero e ad attirare a sua attenzione, Remus deglutisce faticosamente, strizza la mano di Mary, le fa un sorriso che spera essere più convincente di quanto non si senta e si alza per seguirli verso l’ufficio di Silente.  

 

* 

 

Quando si risveglia, dopo aver bevuto quella che gli hanno detto essere una lieve pozione soporifera, si guarda intorno ed è piuttosto certo di essere nella Foresta Proibita, nonostante non gli sembrava che si fosse un sole così splendente quel mattino. Si tasta la divisa alla ricerca della bacchetta, memore della sfida affrontata da Lexie, e si sente meglio quando percepisce il legno di cipresso nella tasca destra dei suoi pantaloni, fa per alzarsi in piedi e osservare quanto lo circonda, quando incontra lo sguardo arcigno di qualcuno che mai si sarebbe aspettato di vedere lì. 

“Piton?” domanda, non riuscendo a nascondere il proprio sbalordimento. 

“”Proprio io, sì...” 

“Che ci fai qui? Non hanno detto nulla riguardo a una persona che ci assistesse durante la prova, o me lo sono perso...” mormora, cercando di ricordare quanto avvenuto prima di aver bevuto la pozione. 

“Chiariamo subito che io non sono affatto qui per aiutarti, infatti, ma solo per seguirti durante lo svolgimento delle prove e poi, non so se te ne sei reso conto, ma sono incorporeo e primo di bacchetta...” gli fa notare in tono annoiato il Serpeverde. 

Remus si alza finalmente in piedi, dando un’occhiata più approfondita a ciò che lo circonda e stimando di essere nelle vicinanze della zona occupata dalle Acromantule, non la miglior compagnia per iniziare una prova simile – anche se, forse, migliore di quella di un contrariato Piton. 

I due compagni di scuola avanzano con cautela tra gli alberi fitti, senza parlare, visto che entrambi sono convinti di non avere molto da dirsi; Piton si limita a seguire l’altro a poca distanza, sogghignando quando Remus si volta per comprendere la fonte dei rumori che popolano lo spazio scarsamente illuminato. 

“Piuttosto deludente come prova di un Torneo Tremaghi,” commenta, dopo qualche minuto Piton, con un ghigno derisorio. 

“Dubito che si tratterà semplicemente di una scampagnata nei boschi, Severus...” 

“Fortunato come sei, non ne sarei così certo!”  

“Fortunato? Bella battuta...” 

“Conosci qualche altra bestia pericolosa che ha avuto il permesso da Silente in persona per frequentare la nostra scuola?” fa notare sarcastico Piton, inarcando le sopracciglia. 

“Mi rendo conto che avrei potuto farti del male lo scorso autunno, ricordo bene di averti sfiorato il braccio in quella che avrebbe potuto essere l’ultima notte della tua vita, ma non è successo, perché James ti ha salvato e, giusto per inciso, io non posso fare nulla per evitare di trasformarmi una notte al mese, lo stesso non si può dire per i seguaci del tanto osannato Signore Oscuro...” 

“Pensi davvero che il problema sia solo quello che è accaduto nella Stamberga Strillante, sei seriamente così ottuso?” ribatte Piton, incapace di mascherare il rossore che gli tinge le guance. “Anni di prese in giro feroci e di scherzi esagerati sarebbero stati cancellati da quell’unico atto di coraggio in cui il pensiero del prode Potter era, più che altro, quello di salvare te e io altro non ero il mezzo per raggiungere questo scopo.” 

Remus si blocca sui suoi passi per un attimo, comprendendo che, dopotutto, la presenza di Piton al suo fianco è stata sicuramente ordita per farlo riflettere sulle scelte future che si avvicinano sempre di più. 

“Hai ragione, avrei dovuto essere più coraggioso e difenderti dagli scherzi più crudeli che James e Sirius hanno organizzato, rimanendo in silenzio sono stato anche peggiore di loro,” ammette quindi, riuscendo a lasciare senza parole il suo compagno di viaggio.  

“Ma non si può dire che tu ti sia comportato molto meglio con quella che, per anni, è stata la tua migliore amica e che eri impaziente di introdurre al mondo magico.” 

“Questo non c’entra con noi due, Lupin.” 

“Dici? Io credo che invece ci faccia capire molto su come affrontiamo la vita,” ribatte, prima di essere attirato da un riflesso luminoso che si rivela essere un unicorno, attaccato da un’Acromantula che pare decisamente feroce. Remus non si ferma nemmeno a riflettere, allunga il passo per raggiungere l’animale candido, scacciando l’enorme ragno con una serie di Diffindo ben piazzati; la creatura oscura si scaglia minacciosa verso Remus, che si difende con uno Scudo, in attesa della mossa dell’aggressore. L’Acromantula tenta un nuovo attacco all’unicorno rimasto inerme, prima che Remus lo colpisca con una nuova rapida successione di Diffindo che lo costringono a battere in ritirata, non prima di aver ferito il braccio sinistro di Remus che quasi perde la presa sulla bacchetta stretta nella mano destra per agguantare l’avambraccio nel tentativo di non permettere al dolore di risalirgli l’arto.  

“Voi Grifondoro soffrite proprio della sindrome dell’eroe, non riuscite a resistere alla possibilità di dimostrare il vostro coraggio, eh? Ti rendi conto che, con ogni probabilità, queste creature non stanno vivendo un reale pericolo?”  

Remus ignora il commento di Piton, avvicinandosi all’unicorno, il cui sangue fluisce lentamente fuori da una ferita al ventre, mormorando un flebile Vulnera Sanentur, che pare riuscire a fermare la perdita di sangue dell’animale. 

Quest’ultimo solleva uno sguardo grato su di lui, e Remus sente di aver compiuto la scelta giusta salvandolo, nonostante il dolore al braccio. 

“Dovresti, per lo meno, metterti una fascia al braccio e impedire al veleno di entrare nel tuo flusso sanguigno,” lo consiglia, suo malgrado, Piton. 

Remus strappa un pezzo della sua tunica, utilizzando il medesimo incantesimo con il quale ha scacciato il ragno, prima di stringere con tutte le forze che ha la stoffa poco sopra al gomito e sentire la mano sinistra diventare quasi subito insensibile. 

Orienta la bacchetta verso il proprio braccio sinistro e ripete l’incantesimo che pare aver salvato l’unicorno, augurandosi di ottenere il medesimo risultato anche con sé stesso. 

L’unicorno si sta faticosamente rialzando in piedi e indirizza un ultimo sguardo riconoscente a Remus, prima che un rumore di fogliame spezzato costringa il ragazzo a voltarsi verso il folto della foresta, dove gli pare che stiano aggirandosi altri esemplari di Acromantula, con i quali non ha alcuna intenzione di interagire.  

Torna sul sentiero che stava seguendo, tentando di mettere quanta più distanza possibile tra sé e i giganteschi ragni, occhieggiando preoccupato la ferita al braccio. 

“Finirà che ti amputeranno il braccio se non fai nulla, Lupin...” 

“A quanto mi risulta, le Acromantule non cono velenose per i licantropi così come lo sono per l’uomo.” 

“E questo cosa c’entra, scusa?” lo rimbrotta Piton. 

“La luna piena è stata due notti fa, sono piuttosto certo di essere ancora un po’ sotto l’influsso della bestia feroce,” ribatte placido, ripetendo l’epiteto utilizzato da Piton e rendendosi conto che il braccio non gli duole come si sarebbe aspettato che facesse. 

“E comunque ho già effettuato l’incantesimo curativo al meglio delle mie possibilità…” 

“Quindi in maniera quantomeno deludente,” lo deride Severus, roteando gli occhi. 

“Non mi arrogo il ruolo di migliore studente del nostro anno, ma direi che non me la cavo poi così male e sono pur sempre stato scelto come Campione Tremaghi...” 

“Touchè,” ribatte laconicamente l’altro, evitando di confessare che lui non ha trovato il coraggio di candidarsi, del resto non è stato smistato nella casa dei valorosi. 

I due camminano per qualche minuto avvolti da un silenzio meno imbarazzato di quello che avevano condiviso prima dell’incontro con l’unicorno – quasi piacevole, se Remus deve essere sincero. 

“Mi dispiace per non essere stato in grado di dare un freno a James e Sirius, sono consapevole che questo ti abbia ferito,” confessa quindi, dicendosi che potrebbe anche non uscire vivo da lì e tanto vale farlo privo di rimpianti. 

“Le scuse non mi ridanno indietro la dignità che i tuoi amici hanno calpestato più e più volte...” 

“Ed è per questo motivo che ti sei comportato anche peggio con Lily?” 

“Lasciala fuori da questa discussione, lei non c’entra nulla,” gli intima Piton. 

“Quella che stai dicendo è una fesseria, Severus, lo sai anche tu. Lily ha sofferto molto per il tuo comportamento...” 

“Così tanto che ha finito con il fidanzarsi proprio con la mia nemesi, davvero un buffo modo di dimostrare il suo dolore!” lo interrompe, iroso, il Serpeverde. 

“Sono passati mesi, anzi, più di un anno, dalla fine della vostra amicizia al suo avvicinamento a James,” mormora in risposta Remus. 

“Te l’ho già detto, lei non c’entra nulla con il rapporto tra noi, quindi lasciala fuori...” 

Remus annuisce, cercando una risposta da dargli, prima di prendere nota della radura in cui si stanno addentrando, all’interno della quale ci sono una serie di speroni di roccia che paiono essere occupati da grandi nidi. 

“Non ti parlerò più di lei, stanne certo.” 

“Sono pur sempre uno spirito e sarebbe stupido perdere il tuo tempo a discutere con me,” bofonchia Piton, occhieggiando le rocce. 

“Questo è vero...” 

“Vero quanto il fatto che questi sono nidi di Golden Snidget, dai quali ti consiglio caldamente di stare alla larga, visto che hai già un braccio menomato.” 

“Mi stai forse dicendo che fai il tifo per me?” 

“Mai! Ma che figura ci farei con gli altri accompagnatori se tu finissi preda di questi rapaci? E, comunque, mi sembra parecchio stupido tentare di affrontare svariate coppie di genitori inferociti nelle tue precarie condizioni...” 

Remus annuisce, continuando a seguire il sentiero e lasciandosi la radura alle spalle. Ha a stento il tempo di pensare che, forse, il consiglio di Severus si sia rivelato azzeccato, prima che la strada inizi una ripida discesa che gli fa perdere l’equilibrio e lo conduce ruzzoloni dritto in una palude maleodorante e buia. 

“Non ci sono paludi nella Foresta Proibita,” mormora tra sé e sé. 

“Motivo in più per renderti finalmente conto del fatto che non siamo in un luogo reale, come già ti avevo detto... sicuro che il veleno non ti renda ancora più lento di comprendonio?” cantilena Piton. 

Remus ingoia una risposta pungente, limitandosi ad avvicinarsi con cautela alle acque che deve evidentemente attraversare per raggiungere il centro della foresta, come richiesto dalla prova; si sporge per tentare di capire quanto sia fonda l’acqua, prima che il corpo squamato e lungo di una creatura salti fuori dalle acque putride, innalzandosi in tutta la usa maestosità. Remus fa un balzo all’indietro, per allontanarsi da un serpente marino dal colore grigio-azzurro e dagli occhi color della giada. 

“Forse erano meglio i Golden Snidget,” ironizza Piton, mentre Remus tenta di difendersi con una serie di Stupeficium, volti a proteggere soprattutto il braccio sano. 

L’enorme testa coperta di scaglie s’avvicina pericolosamente al ragazzo, che declama a gran voce un Diffindo, seguito da un Bombarda che fa esplodere le rocce sulla riva, riuscendo a colpire il rettile con i detrici; il serpente si allontana solo per un attimo, prima di roteare su sé stesso e incombere nuovamente su Remus, che evoca uno scudo giusto in tempo. 

“Sicuro che il tuo braccio buono sia il destro?” 

Remus ignora la provocazione di Piton, scagliando un altro Diffindo, quando il suo scudo si sgretola; il serpente approfitta del momento di confusione per lambire la pelle del braccio destro con i denti aguzzi dai quali Remus si salva per un pelo. Evoca un nuovo scudo, prima di osservare intorno a sé, alla ricerca di qualcosa che possa distrarre il serpente; individua una roccia cangiante, che spera di poter sfruttare per mettere fuori uso la vista del rettile.  

Chiama a sé la pietra e la colpisce con un Lumos Maxima che aumenta il suo essere cangiante, riuscendo ad attirare entrambe le iridi verticali del serpente, per poi colpirlo con un Diffindo dritto all’occhio destro che gli fa perdere l’equilibrio e lo fa precipitare sulla spiaggia antistante a Remus. Mentre il pesante corpo cade però, le zanne entrano nuovamente in contatto con la pelle di Remus, lasciando il proprio segno sul braccio destro e costringendo il campione a un grido di dolore. 

“Meglio che ce ne andiamo da qui, prima che si svegli, ora di braccia fuori uso ne hai due…” 

Remus non se lo fa ripetere due volte e comincia ad arrancare faticosamente, tentando di non pensare al dolore a entrambi gli arti superiori, concentrandosi sul camminare più velocemente possibile nelle acque gelide della palude. Una volta raggiunta l’altra sponda, decide di accendere un fuoco per scaldarsi e tentare di raccapezzarsi riguardo alla propria posizione all’interno della Foresta. L’odore della palude gli impregna la divisa e il ragazzo fatica a concentrarsi sui dintorni, è assetato e gradirebbe un po’ di luce in più per capire se il suo braccio desto è in condizioni gravi come il sinistro. Non ha quasi tempo di apprezzare il calore delle fiamme sulle proprie dita, che percepisce un freddo innaturale farsi strada sul proprio corpo, sottopelle, fin dentro alle ossa, quasi come se una tempesta di neve fosse sopraggiunta all’improvviso, fagocitando il calore tipico di giugno inoltrato.  

“Qui si mette male,” bofonchia Piton, guardandosi intorno circospetto. 

Remus annuisce vago, stremato dal freddo e dalla sensazione di non poter più provare gioia. 

Sente le forze abbandonarlo lentamente, ma inesorabilmente, l’idea di portare a termine la sfida che si fa via via più lontana e un grido di dolore gli esplode in testa, riportandolo alla sua prima traumatica trasformazione, avvenuta nel cottage di casa. 

“Ti ricordo che hai una bacchetta e che sei uno dei migliori in Difesa contro le Arti Oscure,” bofonchia Piton, allarmato dall’incombere dei Dissennatori, nonostante il suo essere incorporeo. 

Remus sente la voce di Piton a malapena, il suo corpo concentrato a lottare contro gli spasmi provocati da una trasformazione che è rimasta impressa a fuoco nella sua memoria, che non potrà mai essere cancellata da niente e da nessuno. Cerca di concentrarsi sulla bacchetta stretta tra le dita intorpidite, sulle labbra morbide di Mary, sulla complicità di Sirius e Lexie, sui sorrisi incoraggianti di James, Lily e Marlene, sulla promessa di una festa fattagli da Peter e dai gemelli... sente le forze venirgli meno, eppure lotta, trovandosi faccia a faccia con le espressioni orgogliose dei suoi genitori, nel giorno dell’arrivo della sua lettera per Hogwarts. 

“Expecto Patronum,” sussurra flebilmente, orientando la bacchetta verso l’oscurità che lo circonda; una nuvoletta opalescente si espande leggermente, prima di svanire inghiottita dal buio. 

“Credevo sapessi fare di meglio,” lo sprona Piton. 

Remus sospira, raccogliendo le forze, ripensa alla prima avventura con i Malandrini e sorride, “Expecto Patronum.” 

Si accascia al suolo stremato, domandandosi se non sia il caso di chiedere aiuto e rinunciare a terminare la prova, quando una scia luminosa s’avvicina sempre più rapidamente, riuscendo a dissipare il freddo e la paura che tutta la gioia sia stata risucchiata dal mondo. Si tratta dell’unicorno che aveva salvato all’inizio della prova, lo riconosce dalla cicatrice che ancora non si è rimarginata. Si comporta esattamente come un Patronus, puntando ai Dissennatori con il proprio corno e scacciandoli con forza, senza fermarsi prima di averli fatti sparire tutti. 

Remus torna a respirare senza fatica, a essere in grado di riconoscere i dintorni e a pensare di poter concludere questa sfida; l’unicorno gli si avvicina, quasi a controllare che stia davvero bene, lo annusa con circospezione, soffermandosi soprattutto sulle ferite alle braccia. 

“Mi hai salvato, grazie,” gli sussurra, accarezzando il pelo morbido. 

“Stai parlando a un unicorno, non sarei così convinto che tu sia in buona salute, Lupin...” 

Nemmeno il commento tagliente di Piton riesce a smorzare l’entusiasmo di Remus per la prova che sta affrontando; l'unicorno posa con delicatezza il corno sulla ferita provocata dal serpente, lasciando cadere qualcuna delle particelle che lo compongono, dandogli un po’ di sollievo alla lacerazione.  

Il ragazzo riesce ad alzarsi in piedi, sospinto dall’unicorno che inizia a trotterellargli accanto, guidandolo verso quello che Remus immagina sia il punto d’arrivo di questa sfida sfiancante. 

“Beh, se non dovesse andarti bene con i M.A.G.O., potresti sempre decidere di fare il veterinario...” lo deride, quasi bonariamente, Piton. 

Remus gli indirizza un sorriso incerto, prima di raggiungere uno spiazzo illuminato di una luce quasi eterea nel quale si trova una coppa luccicante, che afferra con il braccio destro e che si rivela essere una Passaporta. 

 

* 

 

Riemerge nella Sala Grande gremita e rumorosa, talmente luminosa da fargli male agli occhi, felice di essere uscito, quasi indenne, da quello che per anni è stato il teatro delle sue scorribande notturne. 

“Remus Lupin ha trovato la Coppa Tremaghi! Hogwarts conquista la vittoria nel torneo!” esclama raggiante Albus Silente, indirizzando un sorriso al giovane Grifondoro. 

Il ragazzo quasi lascia cadere la coppa, rivelatasi molto più pesante, ora che l’adrenalina pare averlo abbandonato. 

“C’è l’hai fatta, Remus!” 

Le braccia di Sirius, Lexie, Mary e tutti i loro amici si avvinghiano a Remus, che si lascia cadere stremato, con la coppa nuovamente stretta al petto. 

“Che ti è successo, Lunastorta? Pare quasi che tu abbia affrontato delle creature pericolose,” lo prende in giro Sirius. 

“Non avete idea,” sussurra di rimando, “vi dico solo che c’era lo spirito di Piton a farmi da guida...” 

Gli occhi dei suoi amici saettano verso il tavolo verde-argento, al quale Piton è seduto accanto a Rosier e Avery. 

“Per Godric, che razza di incubo!” esclama Sirius, schifato. 

“Diciamo che non si è rivelata una compagnia totalmente pessima, alla fin fine...” ribatte enigmatico Remus, incrociando lo sguardo corrucciato del Serpeverde. 

 


 

 

Note dell’autrice: 

La luna piena del giugno 1978 è stata il 20 e mi sembrava un ottimo escamotage, sfruttare questo dettaglio per aiutare Remus nella prova. 

Stando alle informazioni di cui sono in possesso, la bacchetta di Remus è di legno di cipresso, lunga 10 pollici e ¼ ed ha un cuore di crine di unicorno, anche qui mi sono presa la libertà di far sì che questo approfondisse il suo legame con la creatura magica. 

Arrivo sempre all’ultimo, ma ce l’ho fatta e sono felice di aver potuto dedicare questo capitolo al mio amato Remus. L’idea di fargli affrontare la prova accanto a Piton è stata una scelta forza azzardata, ma che mi è servita per mostrare un po’ di più il rapporto tra le case, avendo scelto tre campioni di Grifondoro, oltre all’evoluzione dei caratteri sia di Remus che di Severus. 

Penso che aggiungerò un epilogo, giusto perché mi spiace dire addio a questa avventura decisamente divertente. 

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