La solitudine dell'ultimo uomo

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Confessare è sempre difficile ***
Capitolo 2: *** La dannazione del pregiudizio deve rimanere nascosta ***
Capitolo 3: *** Il rumore della colpevolezza ***
Capitolo 4: *** Il segreto inizia a scricchiolare in mezzo a quel conforto ***
Capitolo 5: *** Faccia a faccia con la realtà ***



Capitolo 1
*** Confessare è sempre difficile ***


Ginevra non amava gli addii.
Pensare che non avrebbe rivisto molti dei suoi compagni non la rendevano triste, ma felice di sapere che le loro vite sarebbero state sconosciute e che l'unico modo per agire a tali conseguenze era sempre sorridere e stare sempre a testa alta.
La testa alta che Ginevra aveva sempre avuto ma che non amava molto festeggiare.
Perchè nel mentre nella scuola dove aveva passato gli ultimi cinque anni della sua vita, non voleva pensare al passato e a quel momento di distacco.
Voleva rimanere da sola nel pensare che le strade sono imperscrutabili e quella voglia di vivere non gli sarebbe mai mancata.
< Ginevra, dove stai andando? La festa è dall'altra parte. >
< Tu vai pure, Tiziana. Io ti raggiungo più tardi. >
< La sua amica Tiziana aveva capito immediatamente che Ginevra stava nascondendo qualcosa, ma non aveva molta voglia di indagare.
Aveva sempre promesso alla sua amica che se c'era qualsiasi cosa che potesse attanagliarla, di dirglielo subito.
Ma quello che stava spingendo Ginevra lontano dalle sue amicizie non poteva essere raccontato.
Ginevra si sentiva impaurita, ma con la forza necessaria dove avrebbe fatto in modo di inseguire quella felicità perpetua.
Una felicità che nel corso degli anni non aveva mai inseguito, ascoltando gli ordini di sua madre che gli ricordava sempre che studiare e andare bene a scuola era l'unico modo per avere successo nella vita e di non ritrovarsi mai da soli.
Ma in quel momento anche se Ginevra si sentiva sola, non avrebbe mai permesso che il suo segreto proibito rimanesse accantonato nella sua mente per sempre.
Rivelare tali sentimenti verso una persona più grande soprattutto se era il tuo stesso professore di lettere poteva essere pericoloso.
Ma ora che l'anno scolastico volgeva al termine, Ginevra non aveva niente da perdere, mentre il suo cuore batteva per la paura più profonda e per quella voglia di sentirsi come i suoi amici e amiche che dividevano la loro felicità con la persona che amavano alla follia.
Un sentimento a cui Ginevra era sconosciuto, ma perchè provare tali sentimenti verso una persona che inverosimilmente era sbagliata?
Cosa poteva comportare tutto ciò?
Ginevra sapeva bene di tutto ciò, ma non voleva fermarsi.
E mentre si trovava dinanzi a quella porta che per superarla aveva bisogno di tutto il coraggio necessario, i pensieri erano futili in quel momento.
Bussava con insistenza fino a quando la voce dall'altra parte non rispose a tale richiamo e via: adesso non si poteva tornare più indietro.

 

 

Marco, giovane professore di lettere che ammirava tale passione nel leggere libri che avrebbero cambiato le sue vite.
La sua esistenza era costellata da una solitudine.
Una solitudine che l'avevano portato a non credere all'amore terreno, ma alla fantasia dei suoi personaggi scritti nelle sue opere preferite.
Ma ora tale passato sarebbe stato spazzato da un presente ingombrante mentre leggeva kla paura di una ragazzina a cui non mollava gli occhi di dosso.
Marco si sentiva sotto quella attenzione che la giovane ragazza avrebbe sottolineato nell'avvicinarsi mentre l'uomo non capiva.
< Ciao, Ginevra. Che cosa ci fai qui? Pensavo che fossi con i tuoi amici a festeggiare la fine dell'anno scolastico... Oppure +è il pensiero dell'esame di maturità che ti spinge a venire da me? Non so. Capirei se tu avessi bisogno d'aiuto. >
Ma Ginevra non rispose subito, fissando un punto preciso dinanzi a lei: la finestra, un luogo perfetto per scappare da quella stanza, soprattutto se la stanza del suo professore si trovava a piano terra.
< Professore, non so da che parte iniziare... >
< Provaci. Ti ascolto. Vuoi sederti? >
< Meglio se rimango in piedi così potrò provare a scappare se i miei sentimenti e le mie paure avranno il sopravvento. >
Ginevra non se ne rendeva conto oppure faceva finta di non accorgersene, ma qualcosa la rendeva di ghiaccio e impossibile da farla muovere.
Marco non capiva e avrebbe fatto di tutto per aiutare la sua alunna. Ma se solo sapesse...
< Ginevra, così mi stai spaventando. Posso fare qualcosa per te? >
< Non so se questi sono gli ormoni impazziti di una ragazzina qualunque, ma nel corso di questo anno scolastico lei professore è l'unico che davvero mi ha capito.
Mi è sempre rimasto vicino nei miei momenti difficili. Nei conflitti di mia madre che mi volevano a sua immagine e somiglianza.
Ma adesso capisco che tutta la mia vita è un conflitto e trovarmi qui dinanzi a lei mi spinge a credere... che sono una pazza.
Non sono certa di trovare le parole necessarie ma lei mi aiutato, professore. Nel più profondo del mio cuore.e tali sentimenti adesso sembrano impazziti e sembra impossibile che io possa fermarli.
Per una volta voglio dare ascolto a tali sentimenti e non alle ragguardezze di mia madre che mi vorrebbe vedere perfetta.
Ma io professore, se non l'ha ancora capito, io non mi sento perfetta. Sono un fiume in piena che mi spinge verso di lei. E se lei non è pronto a fermarmi, io non lo farò. >
Marco si sentiva impietrito e sentirsi avvolto da tale sentimento mentre Ginevra lo stava baciando, lo trasformavano in un uomo che non era mai stato.
Quel bacio che lo avvolgeva e tutti i suoi sentimenti contrapposti e tutti i divieti di quella vita che l'avevano spinto a non innamorarsi di nessuno, soprattutto delle sue alunne.
Ma Ginevra era diversa.
E' vero che lui l'aveva sempre aiutata, ma aveva sempre fatto il suo lavoro.
Quel lavoro e quel rapporto studente – professore che adesso sembrava inutile.
Il bacio continuava nel silenzio generale mentre i suoi profondi pensieri e quelli di Ginevra sembravano assenti.
Ginevra non riusciva a capire quanto tempo potesse essere passato, ma con grande sorpresa dovette essere lei a dividersi da quelle labbra bisognose d'amore.
< Professore, non so cosa dire... Mi dispiace. >
< L'hai già detto che non sai cosa dire dire > rispose l'uomo dopo aver fatto un respiro profondo mentre non riusciva a togliersi dagli occhi quello sguardo triste Ma ora devi farmi una promessa. >
< E cioè quale? Mi vuole forse sbattere via? >
< Non l'avrei mai fatto. Tu sei l'unico legame sincero che ho trovato in questa mia insignificante vita. Tu mi hai capito e hai fatto in modo di rimanermi vicino mentre cercavo di aiutarti. E io non ti ho mai ringraziato abbastanza... Ma tu l'hai fatto. L'hai fatto baciandomi. E anche se questo nostro legame ci metterà in continuo pericolo, io non ti abbandonerò. Mai. >
Alla fine Ginevra pianse dall'emozione.
Quel fatto che attanagliava i suoi sentimenti e il suo cuore più profondo avevano fatto bene a rivelarsi e a non rimanere nascosti per sempre.
E mentre quegli sguardi continuavano a studiarsi, Marco e Ginevra sarebbero stati una cosa sola, combattendo quel pregiudizio che li avrebbe inseguiti.

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Capitolo 2
*** La dannazione del pregiudizio deve rimanere nascosta ***


Ginevra non aveva nessuna intenzione di tornare alla festa.
La sua storia d'amore con il suo professore di lettere aveva ormai inizio.
Una storia d'amore ricca di domande impercettibili verso un cammino tortuoso che insieme al suo amato avrebbero dovuto percorrere.
Ginevra non dimenticava quello sguardo e quella voglia di dimostrare la sua verità combattendo ogni pronostico.
La paura era improvvisamente scomparsa e il sorriso irradiava quel volto prima che potesse toccare il pomello della porta e uscire dalla stanza del professore.
< Professore, io non vorrei mai andarmene. >
< Meglio che tu torni alla festa, Ginevra. I tuoi amici ti stanno aspettando. >
< Ma io... non ho bisogno dei miei amici. >
< Non devi dire così. Gli amici sono importanti. Nel bene e nel male. >
< Ma professore... >
< E poi gradirei che tu non mi chiamassi con tale appellativo. Sai quale è il mio nome, vero? > domandò in Marco prendendola in giro cercando di continuare a rompere quel ghiaccio. >
< Certo... Marco. >
< Bene. Vedo che sei una ragazza preparata. >
Da quel momento, Ginevra non sapeva cosa fare.
Non sapeva ancora quando l'avrebbe rivisto e quando il suo cuore avrebbe continuato a battere come in quel frangente.
< Marco, non posso nascondere che io ho paura per noi due... Ma mi risulta difficile rimanerti lontano. >
< Ginevra, tu sei ancora molto giovane. Ma devi dare tempo al tempo. Non affrettare il tuo destino. E poi devi pensare al tuo esame di maturità. Ma sarà un grande piacere per me darti una mano. >
< Davvero? Non vedo l'ora! >
Marco però non aveva nessuna intenzione di vedere la sua amata distrarsi in un momento che avrebbe sancito per sempre il suo futuro.
< Ginevra, l'esame di maturità è molto importante. Subito dopo che sarà concluso, ci sarà tutto il tempo necessario per pensare a noi. Mi sono spiegato? E non sta a me dirti che la nostra storia deve rimanere segreta. Per il nostro bene. >
< Certo. Rimarrò muta come un pesce... Ma io e te quando ci rivedremo? >
< A tempo debito. Sai che da domani dovrai ricominciare a studiare. >
< Ma domani è domenica! > protestò la ragazza.
< E con ciò? Non esistono giorni di riposo in queste due settimane. Devi essere preparata e lasciare da parte tutte le tue paure... Ma con grande sollievo, vedo che lo stai già facendo. >
Il sorriso di quella ragazza scatenava nel cuore di Marco la solita sicurezza che avvolgeva quell'adolescente contro ogni avversità.
I canoni di quel tempo così presente ma che lasciavano lontani e interdetti in un mondo in cui un professore non poteva innamorarsi del suo alunno spingevano Marco ad essere accorto e a guardarsi intorno.
Vedendola però uscire dalla sua stanza, sentiva dentro il suo cuore quella solitudine che l'aveva pervaso per tutti quegli anni e combattere tale amore indicibile in quel contesto così proibito scatenavano in lui tutta l'adrenalina necessaria che doveva contenere per non esplodere.

 

 

Dopo essere stata in compagnia dei suoi amici come se niente fosse successo, Ginevra non era mai stata così contenta di tornare a casa.
Misurarsi con sua madre e con il suo carattere non era per niente facile, ma avrebbe fatto di tutto per mantenere tale segreto.
< Ciao. >
La madre della ragazza si trovava in cucina intenta a preparare il pranzo, mentre guardava sua figlia con sguardo pieno di felicità per un giorno speciale.
< Ciao. Sono contenta di vederti felice. Va tutto bene? >
< Mai stata meglio, mamma. Non mi sento così in vita da molto tempo. >
< Bene. Sarà un motivo adatto verso la tua prova di maturità. Spero che non ti farai distrarre dai tuoi amici che non hanno voglia di fare niente. >
< Mamma, vuoi vedermi rinchiusa nella mia stanza per le prossime due settimane? >
< Se ce ne sarà bisogno, sì. Non puoi permetterti di bocciare, Ginevra. Macchierà per sempre il tuo curriculum di vita. >
< Sì, certo. Questa sì che è buona. >
< Ginevra, io lo dico solo per te. >
< Ti ringrazio mamma, ma non ce n'è bisogno. So cosa devo fare e lo farò. >
E fu in quel momento che alla giovane ragazza balenò un'idea intelligente quanto pazza.
< Ah, mamma? Visto che vuoi vedermi studiare con così tanta insistenza, ti confesso che già da domani verrà a farmi ripetizione il mio professore di lettere. Visto che ho avuto qualche difficoltà nelle ultime settimane, ha accettato di aiutarmi. >
< Davvero? Pensa un po'. Sono stata contenta di parlare allo scrutinio dei genitori qualche mese fa' e non avrei pensato che quel giovane professore fosse così disponibile con i suoi alunni. Davvero una gran fortuna per me. >
< Puoi dirlo forte, mamma. E poi sarà solo il mio insegnante privato. Contenta? >
< Sì può sapere cos'hai fatto per convincerlo ad aiutarti? >
“Se solo tu sapessi, cara mamma...”
< Mi sono sempre cercata di impegnarmi in questo anno scolastico e il professore l'ha sempre visto. E poi è un uomo dal cuore dolce e che farebbe qualsiasi cosa pur di aiutarti. >
< Sì. Lo credo bene. Quindi dobbiamo attenderlo domani nel pomeriggio? >
< Esatto... Tra quanto sarà pronto il pranzo? >
< Tra dieci minuti, perchè? >
< Bene. Ho tutto il tempo necessario per andare in camera a sistemare una cosa. >
< In camera? Ma devi andarci proprio adesso? >
< Sì, è importante. Altrimenti me ne dimentico. >
< Non farmi aspettare, ok? >
Balzando dritta al computer, Ginevra accedette a facebook per avvertire il suo professore d'italiano via social network visto che non aveva ancora avuto il suo numero.
“Volevo dirti che domani pomeriggio sei invitato a casa mia per darmi le ripetizioni necessarie in vista del mio esame e per fare una merenda in mia compagnia e in compagnia di mia madre. Vuole conoscere a tutti i costi il benefattore che ha deciso di aiutarmi.”
Il messaggio sembrava quasi una frecciatina a cui il povero Marco non poteva sottrarsi.
La risposta non si fece attendere.
“Ciao. Io a casa tua domani pomeriggio? E chi ti dice che io non abbia altri programmi?”
“Ad esempio? Marco, ormai noi due siamo legati. E poi è per il mio bene... A parte gli scherzi, non sai davvero quanto mi manchi.”
Ginevra si sentiva emozionata nello scrivere tali parole quasi come se il suo cuore cominciasse a piangere.
“Va bene, accetto il tuo invito. Anche se più di un invito, mi sembra una richiesta obbligatoria. Ma ti avverto di non comportarti con me in futuro. Anche se abbiamo appena iniziato, dobbiamo avere le nostre distanze. Almeno in questo periodo.”
Ginevra non avrebbe mai permesso tali lontananze, ma sapeva molto bene che il loro legame rischiava di rovinare le loro stesse esistenze, ma l'amore rendeva audaci e alquanto pazzi.
< Ginevra! È pronto! >
E mentre il suo cuore continuava a fare i salti di gioia in quel silenzio generale, Ginevra contava i minuti che la separavano da quel momento che Marco avrebbe oltrepassato la sua soglia di casa, cercando di nascondere in presenza di sua madre tutto l'imbarazzo possibile e generale.

 

 

Il campanello suonò alla porta.
Facendo un balzo felino, Ginevra andò ad aprire.
Avendo in dosso una t -shirt, pantaloni lunghi, accolse il suo professore vestito di tutto punto in quella casa così dolce e accogliente.
Marco emise solo un flebile ciao che fu udito proprio dalla ragazza che ricambiò con un sorriso sincero.
< Benvenuto in casa mia, professore. La prego, si accomodi. >
Mentre la madre di Ginevra si diresse in salotto dopo una lunga telefonata, fu estremamente felice nel rivedere il professore.
< Signora Berardi, felice di rivederla. >
< Il piacere è tutto mio, Signor Lodovi. E la ringrazio per aver acconsentito nell'aiutare mia figlia. Certe volte è una testa calda che non ha voglia di studiare, ma dentro di sé ha un grande cuore e farebbe qualsiasi cosa pur di superare un esame importante come quello de maturità. >
ma Marco sapeva bene che la giovane ragazza aveva un gran cuore e quel gran fermento di rimanere in sua compagnia.
< Sono davvero felice di aiutarla > rispose l'uomo < E vedrà signora che sua figlia non la deluderà. Ha ampi margini dim miglioramento e ci sorprenderà come non mai. >
< Voglio davvero ascoltarla, Signor Lodovi. >
< Mi chiami Marco. Signor Lodovi è troppo formale. >
< Va bene. Il mio nome è Emanuela. >
< Bene Emanuela. >
mentre Ginevra trascinò il suo professore nel salotto adiacente per rimanere da soli, la madre della ragazza domandò al suo ospite se aveva bisogno di qualcosa.
< NO, grazie. Abbiamo molte cose da fare io e sua figlia. Quindi meglio non perdere tempo. >
< Preparerò una merenda che spero ti soddisfi, Marco. Così potrete continuare a studiare con serenità. E con la pancia piena. >
< Bene. Non vedo l'ora. >
Mentre Ginevra sbatteva la porta in faccia sua madre facendogli capire che non doveva disturbarli, lo sguardo della ragazza andò a posarsi su quello innocente del suo innamorato.
< Ginevra, d'accordo che non vuoi tua madre tra i piedi, ma non si fa' così! >
Facendogli segno di tacere, la giovane ragazza non potè che stampargli l'ennesimo bacio appassionato a cui Marco non poteva tirarsi indietro.
< Ginevra, ti prego. È pericoloso. >
< Mi sei troppo mancato. >
< Anche tu, Ginevra. Ma adesso dobbiamo pensare a te. E ai tuoi studi. >
< Sai che non so se riuscirò a concentrarmi in tua presenza > rispose la ragazza con tono scherzoso.
< Vorrà dire che ti lascerei studiare da sola. È troppo importante che tu passi quest'esame, Ginevra. >
< Tranquillo. Con te al mio fianco, non mi succederà niente. >
Marco fu molto contento di sentirselo dire e sedendosi accanto alla sua amata, sentiva tutto quel calore necessario che non aveva mai sentito prima d'ora e quei momenti di solitudine che l'avevano spinto a non innamorarsi di nessuna donna, gli avevano fatto dimenticare il suo passato burrascoso che impercettibilmente avrebbe continuato a bussare alla sua porta.
Ma era troppo concentrato su Ginevra e i suoi compiti per pensarci.
Tali momenti però si sarebbero fatti risentire con veemenza, mentre ad aiutarlo non ci sarebbero stati i baci e gli abbracci di Ginevra, ma i suoi conti con il passato.

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Capitolo 3
*** Il rumore della colpevolezza ***


I giorni passavano e l'esame di maturità si stava avvicinando.
Ginevra, per cercare di concentrarsi sui suoi compiti, aveva spento il suo cellulare facendo preoccupare i suoi amici più stretti.
Purtroppo dovette incontrarli una volta giunta a scuola a causa di una sua dimenticanza nella sua classe.
< Ginevra! Finalmente. >
La sua amica Barbara, incuriosita e preoccupata per lei allo stesso tempo, non si fece sfuggire raffiche di domande.
< Ho avuto molto da studiare, Barbara. Mi dispiace non essermi fatta sentire. >
< Va bene tutta questa tua dedizione nello studio, in fondo siamo vicini all'esame... ma addirittura spegnere il telefono. Ma se ti avessi domandato su alcuni compiti urgenti? Lo sai che sei l'unica che può davvero aiutarmi. Sei molto più brava di me. >
< Ti ringrazio di non avermi detto che sono una secchiona > rispose Ginevra smorzando i toni.
Ma Barbara aveva carpito qualcos'altro nell'animo di Ginevra.
Barbara conosceva la sua amica da molto tempo ormai e mentre cercava di trattenersi qualcosa dentro, lei lo sospettava.
< Ginevra, sei sicura che vada tutto bene? >

< Certo. Perchè mi stai fissando con sguiardo accigliato? >
< Perchè sono convinta che non mi stai dicendo tutta la verità. >
< Ancora? Smettila di comportarti da detective. >
< Ginevra, sai che se c'è qualcosa che ti preoccupa... >
< Di dirtelo subito così che tu possa aiutarmi. Lo so bene. >
< Allora perchè non lo stai facendo? >
< Perchè non c'è niente che mi preoccupa. >
Barbara non aveva mai visto quello sguardo nella sua amica.
Mordersi il labbro, cercare di fuggire da quella conversazione. Sembrava davvero di non riconoscere la sua amica.
< D'accordo. Se oggi sei libera, che ne dici di venire a casa mia? Così possiamo studiare insieme. >
< Mi dispiace Barbara, ma oggi devo aiutare mia madre. >
< Ah, capisco. Vuoi venire domani? >
< Ho molte cose da fare e mia madre non mi lascia un attimo di respiro. >
< Ok. Allora fammi sapere quando sei un minutino libero, così possiamo studiare insieme. >
< Senz'altro. >
Ma Ginevra, dal canto suo, non aveva nessuna intenzione di pensare ai suoi amici più stretti.
Il pensiero fisso di Marco l'aveva cambiata profondamente e non ci sarebbe stato niente che avrebbe potuta distrarla.
< Bene. Ci vediamo. >
Senza pensare a quello che Ginevra nascondesse, Barbara fece finta di niente. O quasi...
Nascondendosi in modo che non fosse vista, fissava Ginevra con sguardo imperscrutabile mentre era intenta ad entrare nella sala dei professori.
Ma quello che Ginevra vide la lasciò interdetta e piena di preoccupazioni.
“La professoressa di francese? Che cosa vuole da Marco?”
I due sembravano parlare fitto fitto, ma Ginevra riusciva ad ascoltare con molto interesse.
< Ora che la scuola è quasi finita, che hai intenzione dci fare questa estate? >
< Credo che andrò dai miei genitori. È molto che non li vedo e sento la loro mancanza. E tu? >
< Credo che mi farò una bella vacanza > rispose la donna con tono sensuale < Ma da sola... non sarà sicuramente la stessa cosa. >
Con sguardo preoccupato e pieno d'ira, Ginevra vide la donna che ci stava provando spudoratamente con il suo uomo.
“Non è possibile.”
< Mi piacerebbe tanto che qualcuno mi accompagnasse... Se magari tu avessi un po' di tempo per me, sarei molto felice nel sapere che tu mi accompagni. >
< Non credo che sia una buona idea, Marta. Il nostro passato... >
< Hai detto bene: quello che ci legava era solo il passato. Adesso siamo liberi di amare chi vogliamo. E di continuare ad amarci. >
Non potendo più sopportare quelle parole, Ginevra entrò nella sala dei professori con sguardo irruento e carico d'odio.
< Ginevra. Che cosa ci fai qui? >
< Ho sentito delle voci professoressa, e ho voluto cogliere la palla al balzo domandandogli alcune cose che potrebbero servirmi durante il mio esame. >
< Va bene. Ti ascolto. >
< Purtroppo ho dimenticato gli appunti a casa e sinceramente non mi ricordo delle mie lacune. Mi dispiace avergli fatto perdere del tempo. >
< E averci interrotto con il tuo professore d'italiano > replicò seccata la professoressa < Ma fa' lo stesso. Tanto io me ne stavo andando. >
Tutto ciò però non fermò la donna nel rimembrare alla sua vecchia fiamma che ogni suo invito era ben accetto, dando anche la buona fortuna necessaria alla sua alunna.
Ma Ginevra non aveva nessuna intenzione di spartire tali occhiate sincere a quella vipera che aveva messo le sue grinfie con il suo amato.
La ragazza permise subito delle spiegazioni con Marco che si sentiva imbarazzato.
< Ginevra, non avresti dovuto interromperci. >
< Quella gatta morta ti voleva portare a letto. Peccato che non sappia che sei già impegnato. Una gran bella... >
< Ah! Non ti permetto, Ginevra. È sempre una tua professoressa. >
< Non m'importa. Deve sapere che non può mettere le grinfie su chi vuole. >
Nel vedere tale gelosia negli occhi della sua amata, Marco non poté evitare di baciarla.
< Adesso sei più tranquilla? >
< Non lo sarò mai ben sapendo che chiunque può fare la ganza con te. Non lo accetto. >
< Lascia perdere. E poi io e lei avevamo una storia d'amore burrascosa che fortunatamente non è finita bene. >
< Sì. Sapevo di tali dicerie. I miei amici ne hanno parlato spesso durante l'anno scolastico. >
< Ah, davvero? E cosa vi dicevate? >
< Non sono affari tuoi, Marco. >
< Invece sì che lo sono visto che riguardano me. Avanti, sputa il rospo. >
< NO, non posso. Non posso tradire i miei amici. >
< Sono solo confessioni che rimarranno tra noi... Per caso pensavate che io e lei... >
< Sapevo meglio di altri che lei era una puttana visto che si diverte con qualsiasi professore giovane. Per non parlare del preside... E adesso ho la totale certezza. >
< Ginevra, ti prego. Non pensavo che tu non avessi cervello per queste cose. Quella donna ha solo bisogno di un po' di compagnia. Per questo attacca bottone con tutti. >
< Non m'interessa. Con te la deve smettere... E poi vorrei sapere cosa ti legava a lei, se non ti dispiace. >
< Non c'è molto da dire. Anzi, a dire il vero non c'è niente da dire. >
< Perchè ho la sensazione che tu mi stia mentendo? >
< Ma che dici? Non lo farei mai. Abbiamo trascorso alcuni mesi insieme dimenticandoci che essendo colleghi e su altre questioni sentimentali, non potevamo andare d'accordo.
Più ci vedevamo più non ci sopportavamo ed è così che abbiamo rotto la nostra storia. Contenta adesso? Non tornerei mai con quella donna, nemmeno fosse la più bella del mondo. >
Nel cuore di Ginevra sembrava per un momento che la tempesta si fosse placata, ma nel profondo del suo istinto sapeva bene che non era così.
E una volta uscita in compagnia dell'uomo, le domande che la sua amica Barbara fece su di lei presero il sopravvento.
“Ginevra... in compagnia del nostro professore... tutto ciò è incredibile.”
mano nella mano e quella voglia di complicità gli fece capire che i due erano molto legati più di quanto poteva credere.
E l'ennesimo bacio che si stamparono in mezzo a quel sole di giugno, lasciarono sorpresa la giovane ragazza.
“Non ci posso credere. Ecco quello che Ginevra stava nascondendo!”
tale stupore però non poteva prendere il sopravvento, soprattutto se dietro tale segreto si nascondeva una donna furba che non si sarebbe mai fermata alle apparenze.

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Capitolo 4
*** Il segreto inizia a scricchiolare in mezzo a quel conforto ***


I timori di Ginevra, ovvero di una ragazza dove il suo cuore si era spinta a innamorarsi di un uomo molto diverso da lei, la rendevano inerme e impaurita.
Davvero la giovane ragazza si poteva fidare del suo uomo che nascondeva un vortice di solitudine in cui non si sarebbe potuto sottrarre?
Oppure poteva amarlo e pensare solo al suo presente?
Non sapeva che cosa rispondere la giovane ragazza e i continui tormenti e le domande di sua madre non facevano altro che metterla continuamente sul piede del nervosismo.
< Ginevra, adesso basta studiare. La cena è pronta. >
< Non ho fame, mamma. E poi sono molto indietro. >
La donna fissava gli occhi di sua figlia come un segno di malinconia.
< E poi tu che mi dici di non studiare quando mi hai sempre stressato nel farlo. Stai cambiando, mamma? >
< Va bene studiare, ma in fondo devi anche svagarti altrimenti il tuo cervello e la tua concentrazione ne risentirà. >
< Da quando in qua ti interessi così tanto di me? >
< Ma cosa dice, Ginevra? io... >
< Non hai fatto altro che rimanermi sempre addosso e sfiancarmi per come mi sarei potuta sempre comportare.
Una persona molto diversa da te: il tuo più grande incubo. Ma non ti preoccupare, mamma: ti farò felice e appena mi sarò diplomata, uscirò per sempre da questa casa. Troppo piena di ricordi e di presunzione. >
La donna non riusciva a riconoscere più sua figlia, non comprendendo davvero cosa l'attanagliasse.
< Ti vedo troppo diversa. Perchè mi dici questo? >
< Ti faccio soffrire, mamma? Non ti preoccupare. Come ti ho detto, presto non sentirai più parlare di me. >
< Ma come pensi di andare avanti senza guadagnare qualcosa? Dopo la scuola ti comincerà l'università. >
< E se non dovessi andarci all'università? >
< Che cosa? Non crederai mica... >
< Mamma, sono abbastanza grande per pensare a me stessa. >
< Ma non abbastanza grande per pensare e per agire! Il tuo titolo di studio non ti servirà a niente se non andrai all'università. >
< Vorrà dire che me ne farò una ragione. >
Inviperita per i discorsi della figlia, la donna diede uno schiaffo a sua figlia.
Per Ginevra fu la goccia che fece traboccare un vaso troppo pieno di repressione e di calunnie.
< Bene, mamma. Hai sancito il mio futuro in anticipo. Io me ne vado. >
Prendendo le poche cose, la donna non sapeva assolutamente dove sua figlia avrebbe cercato riparo.
< Ma dove pensi di andare?! Mi dispiace per lo schiaffo Ginevra, ma non ho potuto fare altrimenti. >
< C'è sempre una scelta. Come quella che sto facendo io in questo momento. Ti prego di non cercarmi. Mamma. Non ho bisogno di te. >
Piangendo dalla disperazione, la donna non poteva credere a quello che aveva udito.
Dopo la morte di un marito che non aveva mai amato realmente, perdeva in maniera incredibile anche l'affetto di una figlia che non ha mai saputo davvero proteggere.
Oppure l'aveva protetta troppo?
< No, Ginevra. Non te ne andare. >
< Mi dispiace mamma... Ma ho deciso. >
Il pianto che sconvolse la donna non poté fermare l'inarrestabile volontà di una figlia che da qualche tempo a questa parte era visibilmente cambiata, trasformandola in una donna che non permetteva a nessuno di fermare i suoi desideri e i suoi reali interessi.

 

 

Piombando con le lacrime agli occhi dinanzi all'appartamento di Marco, l'uomo fu sorpreso nel vederla in quelle condizioni.
< Ginevra, ma cosa ci fai qui? >
La ragazza, intimorita e distrutta, gli confessò di aver litigato con sua madre, pregandolo di farla entrare nell'appartamento.
< Sì, scusa. Entra pure. >
Dopo che le sue lacrime finirono di sgorgare, Ginevra confessò a Marco quanto si potesse sentire sola in quel momento.
< Adesso non ho più una madre su cui posso contare. Mi sento sola. Come se fossi stata abbandonata... Anche se sono stata io ad andarmene da quella casa. Ma mia madre mi opprimeva troppo. Non riuscivo più ad essere felice in sua compagnia. >
Marco cercava di comprendere la sua voglia di libertà.
Vedeva nei suoi occhi il modo possibile per cui doveva essere amata, e non soffocata.
< Marco, cosa mi dici? Secondo te ho fatto male? >
< Sicuramente questo periodo è molto confuso per te. Tenerti lontano da tua madre potrebbe farti sentire scombussolata. Ma se è l'unico modo per farti sentire felice è stare lontano da lei, stai sicura che non sei da sola. E finché ci sarò io, non lo sarai mai. >
Il tempo per le parole era ormai giunto al termine.
Ginevra vedeva in lui il salvatore che l'avrebbe finalmente cambiata e quel modo in cui lo baciava e lo abbracciava, aveva capito che poteva spingersi oltre in quella notte così calda ma buia. >
< Lo voglio fare, Marco. >
< Ma Ginevra, ci conosciamo da poco... >
< Non è colpa mia se l'amore e la passione che provo per te mi induce a comportarmi così. Non puoi tenermi alla larga. Io ti voglio. >
Marco non sapeva cosa dire, ma in fondo anche lui desiderava potersi unire in quell'amore sincero.
Non poteva fermare i suoi baci, i suoi abbracci mentre Ginevra assopiva ogni suo tocco in silenzio mentre tutte le sue paure sembravano essere cancellate in quel momento così delicato.
E quel modo di sentirsi diversa che non aveva mai provato prima data la sua verginità, la fece crescere ancora, senza però dimenticarsi del suo passato.
E mentre il rumore del silenzio aveva avvolto la stanza, fu proprio lei a curare la solitudine di un uomo che non era mai riuscito ad amare e che non ne aveva mai ricevuto.

 

 

Mentre le carezze andavano a rompere quel silenzio, Ginevra spinse il suo amato a confessarsi.
< Perchè non sei mai riuscito a trovare la tua anima gemella? >
< Ma Ginevra, perchè mi fai questa domanda? >
< Ho bisogno di conoscere il tuo passato tenebroso. La tua solitudine. La tua ombra. >
< E chi ti dice che io sia pieno di solitudine? >
< Marco, ho imparato a conoscerti in questi nove mesi. E mentire non ti servirà a niente se non a rovinare il nostro rapporto. >
< Ma Ginevra, cos'hai capito? Io non voglio rovinare niente, tanto meno il nostro rapporto. >
< Allora ti scongiuro di parlarmi... E' la prima volta che ti sei innamorato? >
Marco non riusciva a confessare il male del suo passato che ancora adesso lo tormentava, ma parlarne con la persona più vicino a lui, l'avrebbe potuto cambiare.
< Il mio legame d'amore era legato solo ad una persona: alla tua professoressa di francese.
Lei era tutto quello che un uomo poteva desiderare: bella, passionale, felice e spensierata.
Ma tale passione mi aveva spinto troppo vicino a lei.
Ero follemente innamorato. Così ossessionato da lei che non potevo farmela lasciare scappare.
E la mia possessività che ha rovinato questo rapporto.
Dopo che la trovai a letto con un uomo, il mio mondo mi crollò addosso mentre il suo sguardo di superbia l'aveva lasciata indifferente.
Tento un vano sentore di scuse, ma io non l'ascoltai minimamente.
Ero troppo distrutto e tale dispiacere sarebbe aumentato con la confessione che mi fece qualche giorno dopo: era incinta.
Tale confessione non mi sminuì minimamente e il mio dolore mi fece costruire un muro attorno a me dove il bene non sarebbe mai passato.
Purtroppo quella creatura non aveva colpe, ma solo quella donna mi stava rendendo la vita impossibile.
Cercando di scaricarmi tutte le responsabilità del caso, sparii improvvisamente senza lasciare alcuna traccia.
Passarono cinque anni e quel passato e quei sensi di colpa si fecero ancora vedere quando vidi che saremmo stati colleghi nel solito liceo in cui lavoriamo.
La sua totale sorpresa e la mia incredulità nel vederci, mi diede un'altra notizia che non potevo crederci: aveva abortito perchè a detta sua, non avrebbe mai cresciuto quel bambino.
Di lì mi sono sentito un pezzente e un dannato uomo che non poteva credere a quello che aveva fatto.
Io avevo condotto quella donna verso una scelta difficile e la sua frivolezza mischiò in maniera impercettibile il mio animo dannato.
E fu in quel momento che la mia maledizione di amare mi avvolse ancora una volta e quella sua presenza che ho dovuto sopportare in questo anno scolastico, mi avevano reso senza emozioni.
Ma quando guardavo voi studenti e la vostra voglia di imparare, mi hanno portato avanti nel credere che anch'io avevo bisogno di vivere in modo migliore. E la tua confessione di amarmi, era solo un cerchio che si chiudeva, verso un altro che si apriva verso ignoti misteri che possono legarci insieme per un tempo infinito.
Una speranza che con grande preghiera, spero che si realizzi.
Ma adesso non voglio pensare più a questo e ora che sai la verità, ti prego di non parlarne mai. Con nessuno. >
Abbracciandolo per farlo ancora sentire più vicino a lei, Ginevra non avrebbe mai dimenticato il suo amore malato che sta guarendo molto velocemente e tutta quella vicinanza che avrebbe sancito il loro amore sincero.

 

 

Non avendo più notizie di sua figlia, Emanuela chiamò l'amica più stretta di Ginevra.
< Ciao Barbara, sono la mamma di Ginevra. Volevo sapere se mia figlia è lì con te. Sono un po' preoccupata e non ricevo più notizie da lei. >
Senza rispondere subito e anch'ella preoccupata per lei, alla fine Barbara fece quella confessione tanto dolorosa quanto forzata.
< Signora, sua figlia non è qui con me... Ma ora che mi ha chiamato, devo parlarle proprio di lei. E del suo professore di lettere. >

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Capitolo 5
*** Faccia a faccia con la realtà ***


Ginevra aveva ritrovato quella serenità perduta da tempo.
Ma anche se in cuor suo, non l'aveva mai persa grazie al cuore e alla vicinanza di Marco.
Marco, un uomo misterioso che ha saputo aprirsi al cuore di una ragazza che non la smetteva di sorridere.
E mentre l'esame di maturità era alle porte, la giovane ragazza si sentiva nervosa, come se stesse per succedere qualcosa.
Ginevra toccava a malapena cibo e aveva voglia di rimanere da sola con i suoi pensieri.
Ma questo Marco non l'avrebbe permesso, accarezzando quel volto e quel corpo che aveva assoluto bisogno d'amore.
< Ehi, cos'è tutta questa tristezza? >
< Domani darò la prima prova di maturità e sinceramente, non mi sento me stessa. >
< Lo capisco bene, Ginevra. È normale visto che stai per fare una prova importante che ti porterà avanti in questa vita. Ma tu sei bravissima e potrai fare qualsiasi cosa. Anche superare questa paura. >
< LO credi davvero? >
< Mai stato più sicuro prima d'ora > rispose l'uomo sorridendo < Adesso vieni con me. Non mi piace rimanere da solo, soprattutto adesso che ho te. >
Ma prima che i due amanti potessero mischiarsi in effusioni d'amore, qualcuno bussò all'appartamento dell'uomo.
< Chi sarà mai? Aspetti forse qualcuno? >
< Io no. >
Ma l'uomo non poté immaginare che davanti a lui si ritrovò una donna con sguardo truce e con il cuore a pezzi.
< Signora Emanuela, non l'aspettavo. >
La donna non proferì parola, concentrando il suo sguardo verso sua figlia con la guardava con astio.
< Marco, avrei bisogno di parlare con mia figlia. >
< Certo. Venga pure. >
La donna non si era permessa di sputare ingiurie contro colui che aveva cambiato per sempre il destino e l'animo di sua figlia, non condividendo quell'amore sincero che i due profetizzavano.
< Mi duole molto sapere che lei non mi ha avvertito che mia figlia si trovava qui da lei. Ma solo poco dopo ho capito il perchè. >
< Mamma, cosa stai dicendo? >
< Ti parlerò io privato. Se il signor Marco... >
< Mi troverete nell'altra stanza e vi prometto che non ascolterò niente. Ma se avrete bisogno di me... >
< Non ce ne sarà bisogno > rispose la madre di Ginevra < Non sono venuta qui per picchiare mia figlia. Ma per parlare da persona ragionevole. >
< D'accordo. >
Emanuela avrebbe detto tante cose a quella figlia che l'aveva abbandonata, ma il dolore della sua lontananza aveva cancellato tutto.
< E' stata la tua amica Barbara a dirmi dei tuoi problemi. O anzi meglio, del tuo segreto. >
< Di quale segreto stai parlando, mamma? >
< Avanti Ginevra, credi che io sia una stupida? Lo so bene che tu e il professore di lettere avete una storia d'amore. >
< Ma lei... come diavolo... >
< Vi ha visti in atteggiamenti intimi quando sei andata a scuola l'ultima volta. E anche se ha cercato di trattenere il segreto per proteggerti, quando ha sentito che tu te ne eri andata, tali parole non potevano essere imprigionate nella sua bocca. Ed è per questo che... >
Ginevra non poteva credere di essere stata tradita senza che lei se ne potesse accorgere, ma in fondo era quasi un bene che tale segreto avesse preso la via della verità.
< E quindi adesso sei venuta qui per riportarmi a casa con la forza? Non mi sorprenderebbe visto che è l'unica cosa che riusciresti a fare. >
< No, Ginevra. Sono venuta qui per sincerarmi del tuo perdono. Perdonami se in tutti questi anni ti ho soffocato. Perdonami se ti sono sempre stata addosso non carpendo i tuoi reali sentimenti. Ma gli sguardi incrociati che tu hai con il tuo fidanzato, mi hanno fatto capire subito che la tua miglior felicità è rimanere qui. >
< Cosa? Lo pensi davvero? >
Emanuela parlava a sua figlia con le lacrime agli occhi quasi come se fosse emozionata.
Emozionata nel dire quelle parole sincere cancellando quell'attrito e quell'odio che si era venuto a creare.
Ginevra non poteva credere a tutto ciò, evolvendo tale emozione in un abbraccio sincero.
< Io ti voglio tanto bene, bambina mia. E anche se continuerai a crescere, ricordati sempre che puoi contare su tua madre e che farei qualsiasi cosa per te. Anche se c'è qualcun altro che ti proteggerà al posto mio. >
Richiamando Marco, Emanuela non poteva che essere felice nel vederli insieme.
< Mi dispiace davvero non aver capito quasi niente di mia figlia. Il suo atteggiamento silenzioso esploso in una ribellione che non ho potuto comprendere quel vortice di amore che la stava avvolgendo. Non gli sono rimasta accanto non capendola, ma tu sei il suo salvatore. E questo non può che rendermi fiera di te. >
< La ringrazio per queste parole, Emanuela. E sua figlia per me è come il raggio di sole che inonda le mie giornate tristi. >
Baciandosi appassionatamente dinanzi alla donna, Emanuela capì che era giunto il momento di andare.
< Buona fortuna per domani, Ginevra. >
< Grazie mamma. Per tutto. >
In fondo la madre di Ginevra non era quella donna cattiva e senza emozione che si poteva credere.
Il modo in cui quel perdono così sincero andò ad infrangersi nei sentimenti della sua stessa figlia, gli fece tornare il buon umore e pensare al suo futuro e alla sua prova di maturità con quella tranquillità che da tanto tempo aveva cercato di inseguire.

 

 

Il temuto giorno era arrivato.
Ginevra si alzò di buon mattino, baciando sulla fronte il suo amato che dormiva beatamente tra quelle lenzuola.
< Ginevra, è già ora? >
< No. Mi sono svegliata perchè non riuscivo più a dormire. >
< Ma che ore sono? >
< Le sei del mattino. >
< Le sei? Ma torna a letto, Ginevra. >
< No, Marco. E poi ho bisogno di ripassare e di prendere una boccata d'aria. >
Marco capì nei suoi occhi che la sua preoccupazione stava riprendendo il sopravvento.
< Ginevra, sei sicura di stare bene? >
< Assolutamente sì. Soprattutto ora che ho fatto pace con mia madre. >
< Già. Una bella benedizione che nemmeno io mi sarei mai aspettato. >
< Lei dice che non mi aveva capito, ma nemmeno io sono riuscita a capire lei. Voleva solo proteggermi alla sua maniera e io che gli remavo contro come un'adolescente ribelle. Dovrei odiarmi per essermi comportata così. >
< E' vero. Ma se tu non te ne fossi andata, non ti avrei confessato le mie paure. Avevo davvero bisogno di rimanere vicino a te. Di essere compreso per quello che sono. Forse tu non te ne accorgi, ma hai salvato la mia anima. >
Ginevra, nonostante quelle parole, sapeva molto bene di aver salvato il suo amato.
Un uomo bisognoso d'amore.
Un uomo che non voleva essere abbandonato.
< Adesso però vado a farmi colazione. Ti preparo qualcosa? >
< A quest'ora? Penso che un buon caffè vada bene. >
< D'accordo. >

 

 

Dopo avergli preparato la colazione, Ginevra uscì dall'appartamento dell'uomo per fare una corsetta e liberarsi da tutti quei pensieri.
La giovane ragazza si sentiva pronta e la sua notte prima degli esami era stata incredibile e inverosimile.
Ora che aveva ricevuto il perdono da quella donna che era rimasta la sua famiglia, doveva occuparsi di un'ultima cosa per sancire l'amore con Marco.
L'ultimo passo per la sincerità e il legame indissolubile.

 

 

Giunta a scuola, Ginevra non si andò ad aggregare con i suoi amici.
Aveva bisogno di parlare con una persona in particolare che più tardi sarebbe stato l'ultimo ostacolo per il suo anno.
Ma prima s'imbatté in Barbara che in preda ai sensi di colpa, non sapeva ancora come la sua amica poteva reagire dopo aver spifferato il suo segreto a sua madre.
< Ginevra, mi dispiace per come mi sono comportata nei tuoi confronti. Io ero preoccupata per te e quel professore... >
< Non ti preoccupare, Barbara. Io e mia madre ci siamo chiariti una volta per tutte e devo dire che hai fatto bene a dirle tutto. I segreti non possono che compromettere i nostri rapporti, ma tu hai deciso di andare contro questo muro. Sei stata molto coraggiosa e io ti ringrazio. >
< Davvero non ce l'hai con me? >
< Perchè dovrei avercela con te, Barbara? Sei la mia migliore amica. >
Dopo un breve abbraccio che rinsaldava quell'amicizia, Ginevra vide dinanzi a lei quella professoressa che aveva fatto soffrire per tanto tempo il suo amato.
Un'occasione così non poteva farsela scappare Ginevra, anche se metteva in pericolo la sua posizione di studente.
< Buongiorno, Professoressa > fece Ginevra con tono freddo < Bella giornata, non trova? >
< Buongiorno, Ginevra. Vedo che sei abbastanza serena p'er la prova di oggi. Sono certo che sarai preparata e che farai meglio di quanto io possa credere. >
< Si figuri professoressa, ma lei su di me non deve credere nulla. Non dopo che ha fatto soffrire Marco perchè lui la amava con tanto zelo. >
< Questi non sono affari che ti devono riguardare. Ginevra. Anche se la voce che tu e il tuo professore di lettere state insieme... è tutto vero. >
< Nemmeno lei deve riguardarle tale cosa. Ma ci passerò sopra e le intimo di lasciare in pace Marco. Lui non ha più bisogno di lei, non dopo che l'ha gettato nella sua solitudine. >
< Quale solitudine? >
< Pensa davvero che io sia una sciocca? L'ha fatto soffrire dicendogli che ha abortito per colpa sua. E di tutto ciò si dovrebbe vergognare. La sua meschinità è pari solo alla sua arroganza. >
La professoressa di francese non trovò il coraggio per rispondere a quell'alunna che gli aveva fatto aprire gli occhi verso un uomo che si meritava altro anziché le sue calunnie e la sua frivolosità.
Ma tutto ciò doveva far parte di quel passato e mettersi l'animo in pace verso un uomo che aveva perduto per sempre per colpa sua.

 

 

Dopo che le prove di maturità si conclusero e Ginevra ebbe la certezza di aver passato l'esame di maturità, aveva deciso di festeggiare tale evento con una cena al ristorante con il suo amato Marco.
Dopo che si erano lasciati alle spalle il turbolento passato sia quello lontano che quello presente, Marco ripetè alla sua amata come fosse orgogliosa di lei.
Sia per quello che aveva dimostrato durante il suo studio sia per aver tenuto testa al passato del suo uomo.
< Chi ti ha detto che ho parlato con lei? >
< Nessuno, Ginevra. Te lo si legge in faccia la tua arroganza e la tua superbia nell'aver tenuto testa a quella donna. E con grande dimostranza, non ti ha penalizzato durante l'esame orale. >
< Perchè doveva penalizzarmi, scusa? Gli ho tenuto testa perchè ho un carattere molto più forte di lei e perchè ho studiato. Anche se mi ha fatto domande difficili, io sono riuscita a rispondere con successo. Dovevi vedermi, Marco. >
< Ci credo, tesoro mio... Ma adesso non parliamo più di questo. Ci aspetta un futuro ricco di incognite che solo insieme potremmo superare. >
< Sì. Solo la nostra unione e il nostro amore può farlo. Tutto questo. Insieme. >

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