«A lei piaceva truccarsi, le creme… aveva queste manie. Sei andato a trovarla ancora? »
«Sì. »
«Dove resta il cimitero? »
«A metà via Piave. »
«No, no, era forte come carattere. Però, sai, quando arriva il momento. L’ultima botta non ha salvato. Però come vedeva e come faceva vedere... È stata una morte leggera. Non ha neanche sofferto. Cadi e muori. »
«È devastante. Può essere che ha fatto dei danni a quelli là... »
«Hai sentito che qualcosa non era come al solito? »
«Era già andata. Ho chiamato subito il suo amico. Nel frattempo ho chiamato il 118. »
«Ictus celebrale. Peccato, perché a parte la compagnia, c’era qua sempre. Poi non era… non disturbava, non faceva male. Beveva, ormai.
Ma non era cattiva, anzi era molto educata come carattere. »
«Voleva bene alle bestie, ai gatti. »
«Aveva un bel cuore. Ma c’era gente cattiva che brontolava e diceva le parolacce se la vedeva in fermata. Ma lei, anzi. Zitta e diceva "grazie" perché “sono io così”. Sapeva dare una risposta alla gente che la umiliava. Poi mi sono seduta, aspettavo il vaporetto e viene una da me: "Perché parli con questa ubriaca?”. Ma con un modo, con cattiveria... »
«In convento tutti i frati gli volevano bene. »
«Si, lei gli dava da mangiare. »
«Gli faceva il bagnino. »
«Eh eh. Ognuno col suo destino. Anzi, hai fatto troppo. Quante volte l’hai portata in ospedale e lei scappava... »
«Io andavo a trovarla. »
«Non devi avere rimpianti perché non hai fatto per lei. Hai fatto anche troppo. »
«Ogni tanto andava via, andava dal suo amico pittore. Stava la qualche giorno, poi si presentava qua. Chiamava... »
«Ma mi diceva “È buono questo qua. Mi perdona subito. E vado da lui.” Bevi troppo, perché bevi troppo? “È la vita” diceva. »
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