Cianotipia

di blackjessamine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I giorni della poesia che divora il mondo ***
Capitolo 2: *** Maggio ***
Capitolo 3: *** Palmi e pelle e vuoti ***
Capitolo 4: *** Vuotipienirotti ***
Capitolo 5: *** Ho incontrato la primavera di notte ***
Capitolo 6: *** Coriandoli ***



Capitolo 1
*** I giorni della poesia che divora il mondo ***


I giorni della poesia che divora il mondo 




 

Sono i giorni

della poesia che divora il mondo:

primavera instabile 

declinata in sorrisi che trovano posto

nello spazio fra respiri 

muti.

 

Sono i giorni 

del pianto soppresso

e delle risate

sbagliate

che lancio contro il mondo.

 

Oggi ho avuto

occhi buoni in cui non mi sono specchiata

e parole 

e messaggi in bottiglia

– cocci di vetro, ho sangue fra le dita – è mio?

 

Oggi ho avuto

rossori e piaceri 

diluiti in bicchieri d'incertezza 

bevuti fino a soffocare.

Voci morbide e il mio fianco

a coincidere col suo fianco

e la mia coscia

a coincidere con la sua coscia

– e l'errore più giusto del mondo, un noi tutto sbilenco.

 

Sono i giorni

in cui forse  mi innamoro

e se lo sussurro alla persona sbagliata ha comunque valore.

 

Sono i giorni

del terrore mio

cieco

che guardo negli occhi 

e disegno

in una forma che ha parole.

 

Domani avrò il niente

– le promesse sbagliate, i sorrisi nascosti, i silenzi a riempire i lividi – 

 

Oggi è perturbamento.

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Capitolo 2
*** Maggio ***


Maggio


 

Sole in scaglie 

– grattato sotto le unghie – perso

a far da contorno 

a giorni di grigio.

 

Sono i giorni della nebbia

i giorni dei vent’anni vomitati in ritardo 

quelli che si incastrano in fondo alla gola

come rimpianti.

 

È il silenzio 

dei sorrisi di cera

e delle lacrime che servono solo

a far luce alle bugie.

Il bene che mi voglio 

lo misuro con la distanza 

– silenzi stesi tesi sorrisi –

lo misuro con il riso 

che è sabbia

(nelle ossa nel cuore).

 

Questo è il vuoto che resta

sovrapponendo sagome di bambine

a contorni adulti

distanza è eccesso

(accesso d’ira – ora il nulla)

 

nero

 

il silenzio

 

versato caldo

 

sul foglio.

 

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Capitolo 3
*** Palmi e pelle e vuoti ***


Palmi e pelle e vuoti




 

Ho polsi.

Braccia e dita e respiro che scivola nelle vene.

Ho perso i versi, 

travesto prose vuote in silenzi

che cadono

spezzettati

dai fianchi.

 

Ho dita distese.

Palmi e pelle e vuoti a riempire ogni cosa. 

Sulla schiena

il solco di un silenzio 

dov'era il tuo sguardo

quando Milano 

era trina di brina ad adornare il mio soffocare? –

lancio accuse mentre muore

la mia difesa.

 

Ho ciglia.

Occhi chiusi a trattenere sogni.

Speranze che spremo

come frutti aridi

su parole che stentano a decollare.

Mi aggrappo 

alle domande che non faccio

al silenzio che

vorrei spezzare

e che rincorro con la disperazione

di chi non ha mai imparato dai propri errori.

 

Ho sogni.

Abbracci e voci e sentirsi capita.

Mi affanno 

per essere chi non sono

non so

resta sempre distanza. 

 

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Capitolo 4
*** Vuotipienirotti ***


Vuotipienirotti




 

Questa poesia è una bugia.

 

È silenzio grattato via

dall'angolo di un sorriso 

– non inganno mai nessuno.

 

È facile

giocare ai fraintendimenti

quando non c'è nemmeno uno specchio in cui

(inciampare)

(ingannare)

(fingere)

(trovare).

 

Metto in fila

versi sgraziati

senza cura

solo per riempire il silenzio

di parole a cui neanche io do importanza.

 

Questa poesia è il pianto

che nascondo sotto le coperte

per sentirmi ancora un po' bambina

(dove sono gli abbracci?)

e credere

che un grido 

abbia sempre delle conseguenze.

 

Questa poesia è un'accusa

densa di aggressività passiva

quando vuoi sono qui, bugie in prosa –

per sentirmi ancora un po' adolescente

coi margini a brandelli

coi vuotipienirotti a dissanguarsi

(lentissimi).

 

Gioco

e rido

(amarissima)

mi concedo il disprezzo

– mio per te, tuo per me –

e il compatimento

è un accessorio vezzoso

da appuntare all'occhiello

della mia disperazione.

 

– ti cerco ancora ti penso ancora ti cerco sempre ti penso sempre ti parlo nella mia testa –

 

Questa poesia è una lettera che non spedisco

(la lascio sul tavolo, leggilaleggilaleggila)

grido parole

che mi disprezzano 

come un bambino disperato

che coi capricci cerca 

solo attenzione.

 

(sterilità)


 

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Capitolo 5
*** Ho incontrato la primavera di notte ***


Ho incontrato la primavera di notte.

Fra asfalto e lampioni, soffocata

all'incrocio di un viale.

 

Milano di notte

conosce boccioli di petali bianchi

– ciliegi o magnolie, magari camelie, differenze abissali che mi scivolano fra le dita –

Io conosco

la leggerezza dei passi

coi rimpianti alle spalle.

 

Offro il viso al calore sintetico

di stufe che giocano coi confini – dentro o fuori, dentro e fuori, respiro – 

e sui marciapiedi

di una città che non mi appartiene 

gioco a essere chi non sono

(è la mia versione più sincera).

 

Ho dato all'aria così tante parole

che per l'inchiostro non me ne restano più.

Scrivo versi a cui resta soltanto la prosa

mentre penso 

che sono stata tutto ciò che potevo essere

senza timori

con pensieri piccini

senza affanni

con risate in forma di opinioni

senza paure

con sprazzi di felicità.



 

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Capitolo 6
*** Coriandoli ***


Pienovuoto.

Un pieno fatto di fame, 

il bisogno intenso di mettere parole 

una dietro l’altra

a fare 

collane catene cartine.

 

Pienovuoto.

Un vuoto fatto di tutti i silenzi 

lanciati in aria come coriandoli

nei giorni di festa

a fare

grida gioia gelosia.

 

Lastrichiamo strade 

di caramelle sputate

(fumo sulla lingua)

e schizzi 

di pioggia pulita.

 

Ho vomitato il pieno e il vuoto e

tutto quello che sta in mezzo

e

la grazia

perduta (mai avuta)

– importa a qualcuno? –

 

Hai sognato 

sesso bagnato di lacrime

(le mie a coprire le tue)

e mani e lingue  e umori 

che sappiamo dirci solo con le parole

(che se poi resti in silenzio, forse resta un’eco di pensieri)

pensieri

Pienivuoti.

 

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