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Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
La prima volta che la vide fu al suo terzo anno, quando
Astoria si era seduta con aria spaurita sullo sgabello di legno di fronte a
tutta la Sala Grande
ed aveva osservato con il naso arricciato per il disgusto il rovinato cappello
parlante, che la McGranitt
le aveva poggiato sbrigativa sul capo.
Quel giorno aveva acconciato i lunghi capelli biondo sporco
in due treccine alte. Solo in seguito avrebbe scoperto che era stata Daphne a pettinarla, quella mattina, in occasione del suo
primo giorno di scuola.
L’avrebbe scoperto solo quando, correndo con un sorriso di
sollievo verso il tavolo dei Serpeverde, gli si sarebbe seduta accanto,
arrossendo sotto lo sguardo incuriosito che lui le rivolgeva e balbettando
sconclusionata le risposte alle domande che gli altri membri della casa le rivolgevano.
1. Serpeverde
Astoria
sospirò di sollievo quando con voce gracchiante ma perfettamente udibile, il
cappello parlante urlò «SERPEVERDE», causando la scrosciante e rumorosa
felicità al tavolo più a destra della Sala Grande.
Notò con gioia che sua sorella, Daphne,
si era addirittura alzata in piedi per battere le mani e cercava di liberarle
il posto accanto a sé, imprecando contro un ragazzo corpulento e dall’aria non
molto sveglia.
Con un balzo scese dallo sgabello di legno,
osservando incerta all’austera professoressa in piedi accanto a lei, per poi
correre con un sorriso verso il tavolo verde e argento, ignorando le occhiate
disgustate degli altri studenti.
«Sono fiera di
te, Astoria cara», le sussurrò ad un orecchio Daphne,
non appena ebbe preso posto accanto a lei ed un ragazzo dai capelli di un
biondo quasi bianco.
Astoria si sistemò con un sorriso raggiante le
pieghe della gonna di un anonimo grigio fumo, guardando di sottecchi il giovane
che sibilava imprecazioni verso il ragazzino appena assegnato alla casa dei
Tassorosso; le scappò una risatina, attirando gli occhi grigi del Serpeverde su
di sé.
La scrutò con particolare interesse, facendole
arrossare le gote solitamente pallide, ed ignorando un ragazzo che era stato
appena ammesso a serpe verde.
«Sei la sorella di Daphne?»,
le domandò con una voce strascicata che le fece arrotolare le budella,
piegandosi leggermente verso di lei.
Astoria osservò rapita un ciuffo di capelli biondi
cadergli di fronte al viso, mentre cercava di mettere insieme una frase di
senso compiuto e di non fare la figura dell’idiota.
«Hai visto com’è graziosa, Malfoy?», fortunatamente – Astoria tirò un sospiro di sollievo
nella sua mente – Daphne aveva deciso di intervenire,
circondandole le spalle con un braccio e sorridendo affabile verso il giovane.
All’udire del suo cognome, Astoria spalancò le
labbra sottili in una piccola “o” di stupore, riconoscendo il ragazzo come
l’erede di una delle più antiche e nobili famiglie del mondo magico.
Si sentì leggermente mortificata quando Draco, con
una scrollata di spalle, distolse completamente l’attenzione da lei, portandola
verso un ragazzo dalla carnagione scura, seduto accanto a lui e iniziando un discorso
su manici di scopa e nuove divise.
«Non fare caso ai suoi modi di fare», sbottò Pansy
Parkinson, migliore amica di sua sorella Daphne,
ridacchiando in direzione di Draco Malfoy, che le aveva scoccato
un’occhiataccia, «in realtà è timido.»
Parecchi ragazzi, Astoria compresa, sogghignarono
divertiti alla battuta, mentre Draco sbuffava infastidito, sollevando il dito
medio in direzione della ragazza bruna che rise maggiormente, per nulla
scalfita dal gesto.
La piccola Astoria un po’ invidiò quella
complicità, osservandoli bisticciare vivacemente per tutta la durata della
cena, e ignorando le domande che i membri della Casa le rivolgevano, lasciando
che fosse sua sorella a rispondere per lei.
Delucidazioni
(?):
Sono solita vedere Draco con qualsiasi esponente di
sesso femminile, fino a poco tempo fa non avevo un pairing prediletto con lui
(mai lette Draco/Ginny o Draco/Herm, in ogni caso). Poi ho scoperto di sua
moglie e me ne sono innamorata follemente.
Sarà una raccolta di una decina di capitoli al
massimo e mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
2. Pozione
I capelli
biondi di Astoria Greengrass, sempre accuratamente acconciati, sfuggivano
dispettosi dal mollettone color ruggine che li teneva legati, creando un
groviglio più simile alla paglia che alla solita cascata di fluente e morbida
perfezione; si appiccicavano al viso giovane, sudato a causa delle sforzo, e le
oscuravano più volte la visuale facendole cadere a terra piume, pergamene e
possibili ingredienti per la puzzolente
pozione in cui stava cimentandosi con tutta sé stessa.
Un gemito di
disperazione le scappò dalle labbra quando l’ennesimo sbuffo di fumo sfuggì dal
recipiente, macchiandole una guancia di nero. Se si fosse guardata allo
specchio, probabilmente, si sarebbe strappata uno ad uno i capelli che ogni
sera pettinava e curava meticolosamente.
«Adesso
basta!», strillò esausta, chiudendo con un colpo secco il nuovissimo libro di
Pozioni e gettandolo sul lato opposto del vecchio e consumato tavolo del
sotterraneo del Castello.
Represse
solamente per orgoglio le lacrime di sconfitta che le pizzicavano gli occhi,
maledicendo mentalmente sua sorella Daphne, che si
era rifiutata categoricamente di farle delle ripetizioni supplementari.
Il Professor
Piton – un uomo dagli unti capelli neri ed un naso adunco che proprio non le
piaceva – aveva inarcato un sopracciglio scettico di fronte alla sua pozione
quella mattina, dichiarando che solitamente nessun Serpeverde si era dimostrato
così negato in quel campo.
Aveva ignorato
con il naso per aria quella frecciatina, deglutendo a fatica e cercando di
ignorare le risatine dei compagni di classe, Grifondoro per la maggior parte,
ripromettendosi che alla prima lezione di pratica di Difesa contro le Arti
Oscure li avrebbe stesi al suolo.
«Maledizione a
Piton, a Merlino e a quell’idiota di Silente!», sibilò a bassa voce,
inginocchiandosi a terra e cercando di raggiungere con la bacchetta le
pergamene finite sotto il tavolo, ignorando la polvere che si incollava alle
calze di lana nera.
Starnutì un
paio di volte a causa degli acari a cui era allergica, non udendo il cigolio
improvviso dei cardini non oliati della porta che veniva aperta.
Solamente
quando si rialzò più arruffata e scarmigliata che mai incrociò gli occhi grigio
scuro di Draco Malfoy, di fronte a lei a braccia conserte ed un’espressione di
divertimento sul viso pallido ed affilato.
Di colpo
sembrò che la stanza fosse diventata un teatro ed Astoria la sola ed unica
protagonista di una commedia particolarmente esilarante.
Nonostante le
finestre fossero aperte a causa del puzzo proveniente dalla pozione, la
Serpeverde boccheggiò un paio di volte, cercando di ricordare come si facesse a respirare.
«Ecco il vero
volto di Astoria Greengrass», sibilò Malfoy maligno, ridacchiando sotto i baffi
ed avvicinandosi alla credenza per poggiarvi un’ampolla in vetro contenente un
liquido verdognolo.
Astoria si
morse la lingua stizzita ed umiliata, le guance imporporate erano quasi
invisibili a causa delle macchie di fuliggine.
«Non pensavo
fossi così incapace», continuò il ragazzo imperterrito, avvicinandosi a lei
d’un passo. Storse il naso quando sentì il disgustoso odore proveniente dal
calderone e fece per tapparselo, mentre Astoria sentiva ancora le lacrime
premere per uscire e pulirle per bene il viso sporco.
Avrebbe davvero voluto prenderlo a sberle fino
ad umiliarlo come lui stava facendo in quel momento; sua madre, però, le aveva
insegnato che una lady doveva
mantenere un comportamento adeguato in qualsiasi situazione, anche nel caso che
le si parava di fronte.
Maledì la famiglia
Greengrass in quel momento, abbassando gli occhi verdi sulla pozione e cercando
di capire cosa ci fosse di sbagliato, oltre alla sua poca esperienza e buona
volontà.
Draco accanto
a lei la osservò per un secondo in silenzio, le mani nelle tasche dei pantaloni
scuri, studiando l’aristocratico profilo della giovane e notando solo in quel
momento i taglietti sulle mani piccole e le varie bruciature sulla divisa.
Sbuffando
sonoramente ed attirando l’attenzione di Astoria, il giovane Malfoy si arrotolò
le maniche della camicia bianca fino al gomito, arrivandole di fianco.
«Hai
dimenticato di aggiungere le radici di cipolla», sbottò senza entusiasmo; con
un colpo di bacchetta fece sparire la pozione e Astoria spalancò gli occhi
inorridita, cercando una spiegazione in quel comportamento a dir poco
sconvolgente.
«In un paio
d’ore dovremmo riuscire a prepararla», spiegò Draco senza guardarla negli occhi
ed iniziando a tagliare le radici dimenticate poco prima.
La ragazza lo
osservò per un secondo perplessa, prima che un sorriso di gratitudine le
affiorasse sulle labbra rosse ed iniziasse a sfogliare le pagine alla ricerca
della pozione, un’improvvisa voglia di cantare nel cuore.
Sfiorando la
mano di Draco con la propria sussurrò un impercettibile «grazie», cercando di ignorare il calore provocato da quel contatto
ed il rumore che proveniva dal suo cuore.
Delucidazioni (?):
Ebbene, cos’è
quest’aria romantica che tira? La prima ad essere stupita sono io, ma non credo
di essere caduta in OOC con Draco, mentre Astoria...bhè,
lei non la conosco e la sto muovendo a modo mio, quindi vi dico che non è OOC.
(L)
L’idea mi è
venuta per caso, immaginando la prima Serpeverde imbranata (oltre Tiger e
Goyle) in pozioni, sfruttando così la particolare abilità di Draco.
Passando alle
buonissime persone che mi hanno lasciato un commento, facendomi immensamente
felice:
Tanny: Oh, carissima, non sai quanto mi abbia reso felice la tua recensione.
Mi fa piacere che tu legga questa raccolta, nonostante la coppia non sia tra le
tue preferite. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!! A presto, un bacio!
Nejisfan94: Francy! Sono
rimasta di stucco quando ho visto la tua recensione, sai? Non so perché, ma mi
sembra quasi di essere ritornata ai vecchi tempi! I tuoi complimenti (oltre a
farmi piacere) mi hanno anche imbarazzato: non mi merito tanto!! Grazie mille,
Fra! A presto, un bacio!
Lady Patfood: Astoria (o Asteria) Greengrass, la trovi tranquillamente su wikipedia. So per certo che JK Rowling ha pubblicato un
albero genealogico in cui appariva il suo nome. Sono contenta che la coppia ti
piaccia e grazie per il consiglio! A preso, un bacio!
Ellie Uchiwa: Oh, Darling...sono ancora con gli occhi sberluccicanti di felicità! La
tua recensione mi ha fatto piacere (anche perché è raro che tu recensisca)!
Spero ti piaccia anche questo! Ti voglio bene, a presto!
Terrastoria: Ale...grazie. Ogni qual volta leggo il tuo nome nei commenti faccio i
salti di gioia! Sei come sempre gentilissima, e sono contenta che la coppia ti
interessi. Che ne pensi di questo capitolo? A presto, un bacio!
Inoltre,
vorrei ringraziare Sunflower_,
littlesheep
e Gobra1095 per aver messo la Fic
nei preferiti e grazie a chi ha semplicemente letto questa raccolta.
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Yamanaka
Astoria Greengrass
3. Pollaio Comune
Astoria,
uscendo di fretta dall’aula di Trasfigurazione, spintonò un paio di Grifoni del
primo anno, maledicendoli a mezza voce già seccata per la doppia razione di
compiti assegnati dalla Professoressa McGranitt.
A passo svelto
e testa alta, i capelli ondeggianti ad ogni suo passo,si diresse verso i sotterranei della scuola
che l’avrebbero condotta alla Sala Comune dei Serpeverde, in cui, pensò con un
sospiro di sollievo, avrebbe finalmente potuto riposarsi e maledire con tutte
le sue forze il Professore Piton, che le aveva assegnato quella mattina un tema
di trenta centimetri sulle proprietà del Bezoar.
Scese le
lunghe scale in marmo strizzando gli occhi verdi per abituarli all’oscurità,
appoggiando una mano al corrimano e lasciandola scivolare lungo di esso con
eleganza.
I corridoi
labirintici erano deserti e l’unico rumore udibile era il battere dei scuoi
piedi sul pavimento, misto al ticchettio delle penne che sbattevano contro le
boccette d’inchiostro nella grande borsa beige che portava malamente sulle
spalle.
Giunta in
prossimità del muro di entrata, squallido ed umido come sempre, inarcò un
sopracciglio albino stizzita, udendo delle urla al di là di esso e domandandosi
se sarebbe stata costretta a rinunciare al suo relax, per quella sera.
Sistemandosi
la gonna e sussurrando la parola d’ordine con un po’ di timore (“Mezzosangue feccia”), entrò, cercando
con curiosità chi avesse trasformato la Sala Comune in un pollaio di galline
starnazzanti.
Ciò che le si
presentò di fronte le fece spalancare la bocca rossa in una piccola e perfetta
“o” di stupore: Pansy Parkinson, solitamente così sicura di sé, se ne stava
seduta con le gambe distese su un tavolino in pietra, tenendo la mano fresca di
manicure fra quelle bianche e sottili di Daphne.
Borbottava
frasi sconnesse sottovoce, ed Astoria riuscì a percepire qualche minaccia
riferita ad Hagrid – l’insegnante di Cura delle Creature Magiche – ed un...maledetto pollo?
«Che
succede?», domandò senza entusiasmo sedendosi accanto alla sorella ed
accavallando le gambe.
Daphne la
guardò un secondo prima di tornare alla sua migliore amica, un’espressione di
stizza sul volto bello ed aristocratico.
«Che
succede!», chiocciò la voce stridula di Pansy in quel momento, gettando
all’aria le braccia e facendo voltare un sacco di teste dalla loro parte.
Astoria
schioccò la lingua seccata da tutte quelle attenzioni, mentre Pansy e Daphne
non sembravano farci molto caso.
Certo, pensò la
secondogenita dei Greengrass, loro sono sempre al centro dell’attenzione. Cercò di
ignorare il fastidio provocato da quella constatazione, curiosa come non mai di
scoprire il motivo di tale disperazione.
Piegandosi maggiormente
verso Pansy la incoraggiò a continuare, un sorriso di falsa ammirazione sul
viso. Tuttavia, Pansy afferrò un fazzoletto ricamato a mano dalla tasca,
incapace di parlare a causa del groppo in gola e con un gesto teatrale della
mano esortò qualcun altro a farlo al posto suo.
«Devi sapere
che Draco è stato ferito da quello sciocco Ippogrifo, oggi a lezione», le
spiegò con voce decisamente più calma Blaise Zabini, un ragazzo dalla pelle
scura del terzo anno seduto ad un metro da Pansy.
Quest’ultima
sentì gli occhi pizzicarle, prima di scoppiare a piangere senza alcun ritegno e
buttarsi fra le braccia dello stesso Zabini, che grugnì seccato, colto alla
sprovvista.
Ma Astoria non
ci fece caso. Fissava con occhi ricolmi d’ansia il volto della sorella,
alternandolo a quelli di Tiger e Goyle in piedi di fronte al camino, cercando
un qualsiasi diniego od un sorriso di rassicurazione. Ciò che invece trovò nei
loro volti fu solo rabbia e vendetta, nessun segno di tristezza e
commiserazione.
«Draco è
ferito gravemente?», domandò ansante, inginocchiandosi di fronte a Daphne,
poggiandole le mani in grembo. L’affascinante Serpeverde le strinse nelle sue,
stupita dall’enfasi e dala preoccupazione che avevano
preso possesso degli occhi solitamente indifferenti di Astoria.
Per un secondo
boccheggiò, indecisa su cosa rispondere, ma ancora una volta ci pensò proprio
Pansy a toglierla dagli impicci, ringhiando da sopra la spalla di Zabini.
«Rischia di
rimetterci un braccio, maledizione! Secondo te starei qui a struggermi dal
dolore se fosse semplicemente un graffio?», urlò la ragazza mora maleducata,
perdendo una volta per tutte la calma che spesso la contraddistingueva e
sputacchiando leggermente sul divano, tirando rumorosamente su con il naso
schiacciato. Astoria pensò di non averla mai vista in quello stato pietoso:
l’affetto che provava per Draco era sincero
e fu una cosa che la stupì molto.
Ma non vi
rimuginò sopra.
Quando la
bionda notò che tutti gli sguardi e le attenzioni erano tornati a Pansy, iniziò
a correre, ignorando i richiami di Daphne e Theodore Nott.
Percorse con
uno zaino pesante i lunghi e deserti corridoi dei sotterranei, incespicando in
mattonelle di pietra rialzate o scivolando su un pavimento appena lavato, salendo
poi i gradini delle scale a tre a tre, sbattendo contro gli studenti che non
scorgevano la sua figura agitata.
Solo una volta
giunta di fronte all’Infermeria si fermò, udendo la voce seccata e colma di
rimprovero di Madama Chips al di là della porta.
«Spero che la
prossima volta ci penserai due volte prima di insultare un Ippogrifo, signor
Malfoy. Questa sua bravata avrebbe potuto costarle cara!!»
Non udì la
risposta di Draco – ma non le fu difficile immaginare la sua faccia scocciata e
piena di disprezzo – perché l’infermiera uscì sbattendo la porta alle sue
spalle, borbottando sottovoce su quanto fossero sciocchi alcuni studenti e
ignorando la biondina che fissava il luogo da cui era uscita con evidente
apprensione.
Una volta che
se ne fu andata, Astoria osservò le rifiniture sul pomo dorato della maniglia,
indecisa sul da farsi. L’accarezzò piano e, come per magia, quella si aprì,
quasi come incoraggiamento.
Deglutendo e
con mani tremanti, Astoria entrò, scorgendo sin da subito il volto pallido e appuntito
di Draco fra i cuscini e le lenzuola, che la fissava con sorpresa, dal basso
della sua posizione. Quest’ultimo cercò di sollevarsi ma con uno sbuffo di
dolore si lasciò ricadere sul materasso, scrutandola torvo prima di parlare.
«Sei qui per
deridermi, Greengrass?», chiese stizzito, voltando il capo dall’altra parte.
La ragazza
sorrise sollevata nel constatare che il ragazzo era in perfetta salute.
Ignorando la
frecciatina afferrò una sedia di legno lì accanto e prese posto di fianco al
letto di Malfoy, che si voltò a guardarla incuriosito e leggermente irato.
«Non ho
bisogno della tua compagnia», sibilò
sprezzante, guardandola dritta negli occhi verde bottiglia.
La fanciulla
annuì convinta allungando una mano piccola e bianca, accostandola a quella
fasciata del ragazzo.
Draco inarcò
un sopracciglio, socchiudendo gli occhi ed Astoria non avrebbe mai saputo dire
se quel gesto avesse provocato anche lungo il suo braccio una scossa di brividi
piacevolissimi.
«Volevo solo
vedere come stavi», sussurrò imbarazzata, mentre le gote solitamente pallide si
coloravano di un malizioso rosso purpureo, rendendola ancora più graziosa del
solito.
Il giovane
Malfoy si azzittì di colpo di fronte a quell’inaspettata innocenza, non
trovando il modo di ribattere, prese in contropiede di fronte all’evidente
sincerità di quelle parole.
Insieme
rimasero in quel silenzio non imbarazzante e patetico, ma semplicemente intimo,
fino a che, con uno sbuffo scocciato di Astoria, i due accolsero gli altri
Serpeverde nell’Infermeria, l’ombra di un sorriso sul viso di Draco che non si
spense nemmeno quando Pansy lo stritolò in un abbraccio di gioia fra le sue
braccia, bagnando la sua divisa di lacrime salate.
Delucidazioni (?):
Innanzitutto
vi domando perdono per il ritardo.
Questo è
l’ultimo capitolo riguardante il primo anno di Astoria. All’inizio avrei voluto
farlo su una partita di Quidditch, ma poi ho pensato che la scena con
Fierobecco fosse più significativa, indi per cui la partita la scriverò più
avanti.
Tra l’altro,
non si capisce che adoro in modo pauroso le sorelle Greengrass, vero? (L)
Siccome sono
di fretta (ho un intero libro da studiare), non ho tempo di ringraziarvi uno ad
uno, ma sono felicissima che abbiate recensito così numerosi, soprattutto sono
contenta di non essere l’unica Fan di questa (meravigliosa) coppia. **
Spero
lascerete un commento anche a questo capitolo!
Grazie anche a
chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e le seguite.
Capitolo 4 *** 4. Coppa del Mondo di Quidditch ***
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
4. Coppa del Mondo di Quidditch
Astoria fissò
con aria incredula il gigantesco stadio che le si parò di fronte, una volta
rimessasi in piedi ed aver spolverato il vestito color avorio che indossava –
non avrebbe più utilizzato una Passaporta in vita
sua.
Le urla ed i
canti dei tifosi si potevano udire perfettamente anche da dove si trovavano, e
Astoria aspirò a pieni polmoni l’aria che preannunciava uno dei più grandi
incontri di Quidditch di tutti i tempi: Irlanda contro Bulgaria.
Ovviamente,
spillata al suo petto, vi era un elegante coccarda verde, segno che il suo tifo
sarebbe andato per la squadra irlandese, seppur lei ammirasse parecchio il
cacciatore bulgare, Viktor Krum.
Sua madre,
accanto a lei, si ravvivò i capelli castani legati in una severa crocchia,
fissando con le labbra arricciate in una smorfia di stizza le pieghe del
vestito della figlia minore. Non era entusiasta di quell’evento, ma le continue
pressioni del marito e del Ministro stesso l’avevano indotta a prendervi parte;
nonostante ciò, non si preoccupava di nascondere il malumore, proiettandolo su
colei che ora fissava imbarazzata un punto imprecisato a terra.
«Sempre la
solita pasticciona», sibilò all’orecchio di Astoria, pizzicandole il fianco
destro e lasciando un segno viola che rovinò la pelle solitamente bianca della
giovane.
Quest’ultima
non fiatò, raggiungendo di corsa Daphne che camminava a parecchia distanza da
loro, quasi a voler stare il più lontano possibile dalla famiglia.
Quando vide
una figura affiancarla quasi soffiò come un gatto, tranquillizzandosi di colpo
riconoscendo Astoria; le prese la mano e, senza dire nulla, la condusse
nell’ingresso riservato alle poltrone d’onore, mostrando con uno sguardo di
sufficienza i biglietti ad una giovane guardia, che rimase incantato dagli
occhi color ghiaccio ed indifferenti, che non lo guardarono per più di un
nanosecondo.
Astoria
sorrise ammirata, seguendo la sorella e mostrando una smorfia di superiorità
verso la guardia, il cui interesse era ancora rivolto ad altro.
La Serpeverde
incespicò un paio di volte nel tappeto viola e fece finta di non udire i
numerosi e pesanti sbuffi della madre dietro di sé, mordendosi più volte le
labbra come silenziosa punizione per la sua innocente sbadataggine.
Una volta giunta
in cima, poggiando la mano sulla ringhiera in ferro battuto si sporse al di là
di essa, lasciando che i boccoli biondo sporco le cadessero di fronte al volto:
ammirò le centinaia di persone sotto di sé, rimanendo incantata dal flash
prodotti dalle macchine fotografiche e il vociare della gente, eccitata quanto
lei per quella partita.
Incantata
osservò le mascotte delle varie squadre e rise divertita dai balletti
improvvisati da quelli che – le aveva spiegato una volta suo padre – doveva
essere i Lepricani.
Quando si
voltò per chiamare sua sorella Daphne e sua madre quasi non cadde giù,
incontrando gli occhi grigi e sarcastici di Draco Malfoy, che l’osservava con
le mano infilate nelle tasche dei pantaloni neri ed il naso dritto sollevato in
aria.
«Greengrass»,
buttò lì a denti stretti; Astoria sentì le guance colorarsi di un rosso vivace
e sperò con tutto il suo cuore, mentre ricambiava il saluto, che il Serpeverde
non se ne fosse accorto; ma non vi era sufficiente buio, pensò osservando il
ghigno compiaciuto che si disegnò sulle labbra sottili del giovane Malfoy.
Si lisciò le
balze della lunga gonna del vestito, cercando di non incontrare nuovamente lo
sguardo che tanto turbava il suo cuore, mentre udiva nuove voci unirsi alla
conversazione.
«Tu devi essere
Daphne», fece una voce vellutata; quando la giovane Greengrass sollevò gli
occhi trovò di fronte a sé una delle donne più belle che avesse mai visto: con
un viso pallido quasi quanto quello di Draco e i lunghi e lisci capelli biondi,
le sembrava quasi una dea, affascinante in quel vestito argento ed elegante che
snelliva la già perfetta figura.
Non ci mise
molto a riconoscere Narcissa Malfoy.
Si sentì per
un secondo smarrita da quella bellezza, osservando quasi a bocca aperta la
figura della donna che, con lentezza, si voltava verso di lei ed inarcava un
sopracciglio albino.
«E tu sei la
piccola Astoria», dichiarò sicura, osservandola dritta negli occhi verdi come
solo suo figlio aveva fatto in precedenza, spiazzandola completamente. La
giovane si lasciò guardare, sperando che i capelli non si fossero spettinati o
che il trucco non si fosse sbavato. In quel momento si maledì per aver rovinato
il suo vestito nuovo, sentendosi insignificante accanto alla magnifica sorella,
così sicura sui suoi tacchi alti e sotto lo sguardo di milioni di persone.
Astoria
avrebbe tanto voluto essere come lei: bella, sicura di sé e intelligente.
Daphne era la perfezione, un modello che lei non avrebbe mai imitato alla
perfezione, e questo la loro madre lo sapeva bene.
Miranda Greengrass
sapeva perfettamente che Astoria non era altro che una piccola e imperfetta
palla al piede per la famiglia. E non mancava mai di ricordarlo alla sua
secondogenita.
«Sei proprio
come Draco ti ha descritta: una rosa bianca non ancora sbocciata», proclamò con
l’ombra di un sorriso Narcissa, facendo impallidire maggiormente le guance del
figlio, che si affannò invano, cercando di nascondere l’imbarazzo.
«Io non ho
detto che sembrava una rosa, madre!», strillò con voce strozzata, mentre
Narcissa rideva di cuore e gli sistemava intenerita la cravatta storta.
«Certo, caro»,
sussurrò e - Astoria sentì lo stomaco chiudersi per la sorpresa - schiacciò
l’occhio nella sua direzione con complicità, spingendo poi il figlio verso i
loro posti, raggiungendo la figura austera di Lucius Malfoy.
«Una rosa»,
rise Miranda, sedendosi accanto a Daphne, «Narcissa Malfoy sta perdendo il suo
gusto», sibilò poi sprezzante e lanciando un sorriso di adorazione verso la
figlia maggiore, che roteò gli occhi annoiata.
Astoria non si
sentì scalfita da quelle parole, gettando un’ultima occhiata a Draco.
Lo stomaco fu
invaso dalle farfalle quando si rese conto che gli occhi grigi che tanto la
turbavano stavano guardando nella sua direzione.
Delucidazioni (?):
Sono ancora
viva.
Sì, so che vi
sono mancata. Occhei, non vi sono mancata e speravate che un drago mi avesse
mandato a fuoco o roba del genere. (L)
Il capitolo è
di stampo semplice, un piccolo avvenimento che nasconde qualcosa tra le righe.
I sentimenti di Astoria stanno per essere chiariti, mentre per Draco...
...bene.
Ringrazio le persone che mi hanno lasciato un commento allo scorso capitolo,
cioè: Nejisfan94, Lady Patfood, hermy101, terrastoria e Ellie Uchiwa.
Ringrazio chi
ha aggiunto la raccolta nei preferiti e chi nelle seguite.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
5. Invito inaspettato
La mente di
Astoria aveva iniziato a danzare nel dolcissimo ed appagante mare dell’immaginazione
una volta che il Professor Piton ebbe pronunciato poche, chiare e meravigliose frasi, accompagnandole con
un volto dipinto di stizza e irritazione.
Quell’anno ad
Hogwarts, grazie allo svolgimento del Torneo Tremaghi, si sarebbe svolto il
classico Ballo del Ceppo, che avrebbe visto impregnati tutti gli studenti dal
quarto anno in poi.
I suoi occhi
brillavano di una luce quasi sconosciuta, mentre sentiva già la stoffa di un
vestito elegante frusciare contro il suo corpo e fasciarle le forme ancora da
ragazzina. Un vestito che avrebbe saputo renderla bella, se accompagnato da
un’acconciatura che sarebbe riuscita a nascondere quei suoi banali capelli di un biondo sporco. Un
biondo che, lei non se n’era ancora resa conto, andava di giorno in giorno
schiarendosi, diventando di un tenue biondo che avrebbe abbagliato chiunque vi
avrebbe posato lo sguardo anche solo per un istante.
Astoria non
diede molto peso alla sua età, sicura che sua sorella Daphne sarebbe riuscita a
procurarle un qualsiasi Serpeverde come cavaliere. Le sarebbe andato bene
chiunque, purché avesse ballato con lei per tutta la notte, senza alcuna
interruzione.
Certo, pensò
con un sospiro incantato pieno di sentimento, sarebbe stato splendido se fosse
stato proprio Draco Malfoy – che in quel momento stava facendo ridacchiare
Pansy Parkinson alle sue spalle – il cavaliere per quel ballo, con uno smoking
nero ad abbellire la sua già prestante figura.
Abbassando le
palpebre ed allontanando ogni suono e distrazione da sé, Astoria poteva sentire
perfettamente le mani bianche e forti di Draco stringerle la vita e tenerla
stretta a sé per tutta la notte, facendola bruciare di una passione
sconvolgente ed irrazionale, per una ragazza sempre posata come lei. Poteva
immaginare l’emozione di un suo abbraccio, così romantico ed intimo. Vedeva
quel suo solito sorriso strascicato che le mozzava il fiato in gola, mentre la
trascinava lontano da tutti, sotto un rametto di vischio. Sempre più vicino a
lei. Sempre meno lontano dalle sue labbra.
«Ovviamente la
signorina Greengrass sarà felice di passare la sua pausa pranzo a pulire il mio
ufficio»
Piton sibilò
quella frase ad un centimetro scarso dal naso della Serpeverde, cogliendola di
sorpresa e riportandola ad Hogwarts, lontana da Draco Malfoy baciatori, vischi
incriminati e danze di passione.
Astoria non
seppe come riuscì a trattenere l’urlo di terrore che le premeva in gola, guardando
quella che fino a pochi istanti prima era la Sala Grande ed ora una
semplicissima aula sporca; forse fu a causa della risata compiaciuta di Malfoy
e compagnia alle sue spalle, o semplicemente per l’imbarazzo e l’indignazione
provate in quell’istante, tanto che avrebbe pagato oro per poter scomparire
sotto terra e non essere vista.
Con le gote
vivacemente arrossate di rosso carminio, abbassò il capo, mormorando qualche
sentita scusa che il professor accettò con un sorriso soddisfatto, prima di
riprendere il suo sproloquio così poco interessante, tanto che Vincent Tiger
sonnecchiava accanto a Daphne Greengrass, una fila più indietro.
Nella sua
mente, Astoria, maledì mille e mille volte quel maledetto professore, tanto che
se ne avesse avuto il potere Piton sarebbe caduto a terra morto proprio in
quell’istante, senza possibilità di scampo.
Spesso si
domandava perché diamine ce l’avesse
proprio con lei: c’erano un sacco di Serpeverde incapaci in Pozioni, senza
contare che Astoria era nettamente migliorata quell’ultimo periodo, grazie ad
un corso accelerato offertole da Blaise Zabini su sollecitazione di Daphne e
Tracey Davis.
Giocherellò
con le pieghe della gonna grigia, mordendosi il labbro rosso, facendo passare
nelle sua mente le varie ipotesi per quell’odio ingiusto, trovandone una più
assurda dell’altra, tanto che avrebbe fatto concorrenza a quel pazzo di Potter.
«Non farci
caso», borbottò una voce accanto a lei, sorprendendola e trasportandola con
irruenza al presente. La giovane bionda sollevò il capo per poter vedere il suo
interlocutore, riconoscendo il volto aperto in un’espressione di completa
indifferenza di Theodore Nott.
Gli sorrise
incerta, sussurrando un grazie a mezza voce, che lui accettò con un’elegante e
noncurante scrollata di spalle.
Astoria pensò
che fosse strano vederlo accanto a sé e non con Draco, in ultima fila, a
divertirsi alle spalle di tutto e di tutti.
Theodore Nott
era uno dei Serpeverde più conosciuti del quarto anno e godeva di una certa
popolarità: non aveva mai veramente parlato con lui, essendo un caro amico di
Daphne e non suo, però aveva sempre avuto qualcosa di attraente: forse il viso
particolarmente piacente, oppure la voce roca, già da uomo e non più da
ragazzino.
Si dimenticò
di Theodore Nott solamente quando Piton dichiarò che nessuno avrebbe dovuto mettere in imbarazzo la casa dei Serpeverde
– e qui i suoi occhi neri si fermarono proprio su Astoria – annunciando che
avrebbe preso seri provvedimenti in caso ci fossero stati eventuali disturbi.
Quando la
campana annunciò la fine delle lezioni, la giovane Greengrass ci mise più tempo
del previsto a raccattare le sue cose e fu una delle ultime ad abbandonare
dall’aula. Piton non mancò di ricordarle la sua punizione, con un sorrisetto a
dir poco da schiaffi, mentre sistemava in qualche modo i fogli che teneva sulla
cattedra.
Borbottò
qualcosa in risposta, uscendo dall’aula a velocità studiata, maledicendolo
ancora una paio di volte.
Una volta
giunta in corridoio s’imbatté in Draco e Pansy, che sembravano attendere
proprio lei tra tanti studenti.
Sbatté le
palpebre un paio di volte, attendendo quello che avevano da dirle.
«Ehi,
Greengrass, a che pensavi? Al principe azzurro?», domandò Draco con un sorriso
accattivante, mentre Pansy accanto a lui scoppiava in una risata squillante che
fece ribollire il sangue di Astoria nelle vene.
Ingoiò la
malevola risposta che avrebbe voluto dare, sentendo le lacrime pizzicarle gli
occhi per l’affronto subito proprio da lui.
Cercò di
ignorare il suo viso che, aperto in quella smorfia di divertimento, era ancora
più affascinante, provando a non cadere ancora nelle sue fantasie più intime.
«Oppure
pensavi al ballo? Non spererai che qualcuno
ti inviti, vero?», domandò crudele Pansy, fissandola dritta negli occhi, una
mano stretta in quella bianca di Draco, facendo sfoggio di tutta la cattiveria
che aveva in corpo.
Come se
qualcuno le avesse dato una spinta, in quel momento, fissando Pansy ritta di
fronte a sé, Astoria comprese. Lì, in piedi come un’allocca, presa in
contropiede e senza parole capì il perché dell’ostinazione che Pansy le
rivolgeva senza nascondersi troppo.
La mora aveva
capito ogni cosa; aveva capito che provava qualcosa per Draco e non poteva
accettare che qualcuno – che lei,
Astoria, così poco appariscente e impopolare – potesse rubarglielo.
Aprì la bocca
per dire qualcosa, per rispondere anche solamente un “no”, quando una mano si
poggiò con delicatezza sulla sua spalla, quasi fosse una preziosa bambola di porcellana.
Sollevando gli
occhi verdi, Astoria si sentì arrossire, riconoscendo ancora una volta
l’affascinante figura di Theodore Nott accanto a sé.
«Lei al ballo
ci viene con me, non ha bisogno di crucciarsi su nulla», proclamò con voce
strascicata per nulla imbarazzato, non guardandola in volto nemmeno per un
istante, mentre Draco spalancava la bocca preso di sorpresa, pronto a ribattere
qualcosa di non ancora formulato nella sua mente.
Avrebbe tanto
voluto liberarsi della stretta di Pansy e controbattere uno di quelli che, dal
primo anno, era diventato un suo caro amico, e mettere in chiaro le cose.
Tuttavia non seppe cosa dire, pensando che, prima, sarebbe stato decisamente
più opportuno far chiarezza nella sua mente, così disordinata ed offuscata da
qualcosa di nuovo, provocato da quell’essere minuto che stava di fronte a sé,
completamente imbarazzata ed intenta a torturarsi i polsi sottili.
Astoria non
seppe mai cosa Draco avrebbe detto, perché con una leggerissima pressione
Theodore la portò via, sempre tenendola ben stretta a sé, incurante degli
sguardi altrui, accompagnandola silenzioso e distaccato all’aula di Pozioni e
vegliando su di lei per tutta la durata della punizione.
Delucidazioni (?):
Oh, io amo
Theodore e quando ho pensato ad un possibile rivale per Draco la mia mente è
andata subito a lui.
Sarà fondamentale
per far comprendere a quella testa di cocco di Malfoy i sentimenti per Astoria?
Lo scopriremo nelle prossime (molto prossime) puntate.
Mi sono
divertita un sacco ad immaginare Astoria sognante, lei è una di quelle Serpeverdi atipiche, antipatiche con tutti i membri delle
altre case, ma completamente succube dei suoi compagni.
È ancora
piccola. Ci vorrà ancora un po’ prima che cresca e acquisisca più fiducia in sé
stessa.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto. vorrei ringraziare le persone che, lo scorso
capitolo, hanno lasciato un commento, riempiendomi il cuore di gioia. (_ _)
Lady Patfood: sbaglio o è due capitoli che recensisci per prima? Ti meriti un
premio: Draco Malfoy, Dobby oppure Lucius Malfoy?
Scherzi a parte, Miranda sta antipatica anche a me. Magari un incontro con un
drago lo scrivo davvero. Grazie mille! A presto, un bacio!!
Gobra1095: Occhei,
intanto cerco un drago pronto a mangiarmi. Oppure farò direttamente una
capatina in Norvegia. XD Grazie mille! A presto, un bacio!!
Hermy101: Io Astoria
la immagino proprio come l’hai descritta tu! ** Non so perché, ma mi da l’idea
di un personaggio adorabile. Grazie mille! A presto, baci!!
Ellie Uchiwa: Ti è saltato Sas’ke
sul computer? XD Comunque ti ringrazio per le belle parole. Qui Draco non è molto
carino, ma è pur sempre il re delle serpi. Grazie ancora! A presto, baci!!
EllaYaYa: A chi lo dici. Io odio maggio, sia per il polline che per le
interrogazioni. Sono contenta che ci sia qualcuno che ami questa coppia (che è
tra le mie preferite). Sono sicura, comunque, che tua madre è molto meglio di
Miranda. U__U Quella donna non ha eguali. Grazie mille! A presto, baci!!
Terrastoria: Ale! ** Grazie per i complimenti, mi hai fatto arrossire. Finalmente
ho risposto alla tua mail! XD Grazie ancora! A presto, baci!!
Miss Evans: Anche io
vorrei sapere che parole ha usato Draco! ** Me le dovrò inventare, ma
arriveranno. Sono contenta che la mia Astoria ti piaccia! Ce la sto mettendo
tutta per renderla piacevole! Grazie mille! A presto, baci!!
Inoltre ringrazio
le gentili persone che hanno aggiunto la Fic tra i preferiti e le seguite.
Ho notato che
la frase della rosa è piaciuta a tutti! Ne sono felice!
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
6. Il Ballo del Ceppo
Astoria fissò
attraverso lo specchio la sinuosa figura della sorella, che canticchiava un
motivetto stonato, pettinandosi i lunghi e lucidi capelli biondi.
Era eccitata
per quel ballo, anche un cieco l’avrebbe capito. La piccola Greengrass non
l’aveva mai vista così felice; nemmeno quando sua madre le aveva regalato il
sontuosissimo vestito che sfoggiava in quel momento, color madreperla.
Astoria pensò
che si sposasse magnificamente con gli occhi azzurri di Daphne, alla sua pelle
diafana ed ai lunghi boccoli dorati che le ricadevano scomposti sulle spalle.
I suoi occhi
verdi osservarono con criticità la propria sottoveste di seta nera: lei non aveva nessun vestito
particolarmente bello, o che, perlomeno, non possedesse anche Millicent
Bulstrode. Non aveva una pelle diafana, ma solo una carnagione troppo chiara,
che si chiazzava sempre di rosso e d’estate la faceva somigliare più ad un
gambero che ad un essere umano. Tantomeno non aveva dei fluenti capelli di un
biondo perfetto e quasi bianco che ricadevano dolcemente sulle sue morbide
spalle, ma solo un’ammassa di fili color del grano che si arricciavano con estrema
facilità nelle giornate particolarmente umide.
La giovane si passò una mano sulla
guancia, voltandosi poi verso Daphne, un centimetro da lei.
«Io vado. Blaise mi aspetta di sotto, con
Draco e Pansy. Non voglio farli aspettare troppo. Vedi di sbrigarti anche tu»,
brontolò leggermente scocciata guardando i vestiti buttati a terra poco prima
da Astoria.
Quest’ultima annuì distrattamente,
arricciandosi una ciocca di capelli intorno al dito, salutando poi con un
mugugno la figura della sorella che lasciava la stanza a passo leggiadro,
ricordandole una ballerina.
Draco
e Pansy Draco e Pansy Draco e Pansy.
Quelle parole vorticavano insistenti
nella sua mente da quando Daphne le aveva accennate, sembravano un canto
particolarmente brutto e mal riuscito, creato appositamente per farla
impazzire.
In quel momento, al posto della sua
immagine riflessa nello specchio, balenò la faccia sconvolta di Draco di una
settimana prima, quando Theodore aveva annunciato stupendo tutti (lei compresa)
che l’avrebbe accompagnata al ballo.
Ancora non riusciva a capacitarsi del
perché Nott avesse fatto quella scelta: le era sempre sembrato un tizio
piuttosto distaccato. L’unico essere femminile che gli aveva visto accanto era
la stessa Daphne, che da qualche tempo a quella parte usciva frequentemente con
Zabini.
Astoria si massaggiò le tempie, un
improvviso mal di testa l’aveva colta; si alzò barcollando, mentre ancora
milioni di domande le rimbombavano all’interno della testa.
*
Theodore Nott osservò l’orologio da
taschino che suo padre gli aveva regalato due anni prima per la terza volta in
dieci minuti.
Oramai, alternava lo sguardo alle scale
della Sala Grande al suo prezioso gioiello, dubbioso che Astoria si facesse
viva.
Erano passati già dodici minuti dall’ora
dell’appuntamento, e di lei ancora nessuna traccia.
Theodore si lasciò sfuggire uno sbuffo, assottigliando
gli occhi grigio fumo ed appoggiandosi alla colonna di pietra dietro di sé,
dando le spalle alla lunga (e vuota) scalinata.
Molti studenti stavano arrivando di
corsa, si scusavano con un sorriso con le proprie dame che, imbronciate,
porgevano loro il braccio, in segno di resa.
Si domandò se anche Astoria si sarebbe
comportata così: un sorriso di scuse, la mano porta verso di lui.
Conoscendola, non avrebbe inventato una
scusa sul momento, sarebbe stata assurdamente sincera, con l’aria più
imbarazzata del mondo a renderla graziosa.
«Scusami per il ritardo, Nott. Ho avuto
un problema con l’arricciacapelli.»
Lui sorrise divertito, stupendosi di
quanto quella ragazza si sentisse poco a disagio con lui, come invece capitava
con il resto della popolazione femminile di Hogwarts.
Quando incrociò gli occhi sinceramente
dispiaciuti di Astoria il suo sorriso si accentuò, dando vita ad una nota di
compiacimento per non aver sbagliato opinione su di lei.
«Nessun problema. La tua meravigliosa
figura è di certo un piccolo premio per aver aspettato tanto», sussurrò
afferrandole la mano e poggiandovi un lievissimo bacio.
Astoria arrossì piacevolmente sorpresa,
lasciandosi riscaldare da quelle parole così inaspettate.
«Sei un adulatore», pronunciò con una
nota di divertimento, mentre prendeva sottobraccio il giovane ed insieme
varcavano le porte della Sala Grande.
Theodore ridacchiò, fissandola ancora.
«Mio padre mi ha insegnato le buone
maniere, Astoria.»
Astoria annuì, mentre sentiva le guance
truccate con un leggerissimo phard imporporarsi, cercando di ignorare gli
sguardi che la gente posava di loro, incuriosita e pettegola come non mai a
causa di quella inaspettata coppia.
Passò una mano sulla gonna del vestito
verde smeraldo, sistemandone una piega inesistente. Era nervosa, l’avrebbe
capito chiunque, perfino quell’idiota di Ronald Weasley, che teneva la bocca
aperta come un pesce lesso mentre gli passavano affianco.
Strinse più forte la mano intorno al
gomito di Theodore, udendo poi la sua risatina sarcastica arrivarle alle
orecchie. Un po’ stizzita si voltò ad osservarlo, incontrandone lo sguardo
luminoso di crudele divertimento.
«Sei una delle dame più belle della
notte, Astoria», le sussurrò malizioso all’orecchio, facendole fare una
piroetta su sé stessa, portandola in mezzo alla mischia che già stava danzando.
La giovane sentì il fiato mozzarsi quando
la mano di Theodore le circondò la vita sottile, attirandola a sé: poteva udire
i battiti del ragazzo, al di là dell’elegante camicia bianca battere
all’unisono con i propri, nell’emozione del momento.
Poggiò una mano sulla spalla del ragazzo,
lasciandosi condurre nelle danze.
«So che dici così solo per tirarmi su,
Nott», brontolò dopo qualche minuto, lo sguardo scocciato che la rendeva più
graziosa del solito sotto gli occhi di chi non era abituata ad ammirarla così
curata come quella notte.
Il Serpeverde le strinse maggiormente la
vita della fanciulla, assottigliando gli occhi grigi in uno sguardo
appassionato, mentre si chinava sulle labbra di lei e le sfiorava con estrema
leggerezza con le proprie. Astoria trattenne il fiato sconcertata, sentendo le
dita magre di lui accarezzarle la schiena nuda con gesti lenti ed accurati.
Tentò di dibattersi, quando un’improvvisa
ondata di piacere la colse, costringendola a chiudere gli occhi, appagata.
«Sei bella quanto Daphne, Astoria. Devi
solamente sbocciare.», le bisbigliò all’orecchio la voce di Theodore, suadente
come non mai, prima di posare un casto bacio sul lobo destro della giovane.
Astoria spalancò gli occhi verdi,
perdendosi in quelli di Theodore, dimenticandosi della piacevolezza dei suoi
tocchi, tornando alla realtà ed allontanandolo di qualche centimetro.
Quelle parole la colpirono come uno
schiaffo in pieno viso, facendo aumentare i battiti del suo cuore, che poteva
essere udito perfettamente nonostante la musica.
Sentì uno strano calore invaderle il
petto, mentre il ricordo di un Draco Malfoy imbarazzato alla Coppa del Mondo di
Quidditch popolava la sua mente.
Astoria face saettare lo sguardo per la
Sala Grande, scorrendo lungo le eleganti figure dei presenti, alla ricerca
della coppia che avrebbe probabilmente frantumato il suo cuore in mille,
piccoli frammenti.
Arricciò il naso disgustata quando vide
Viktor Krum in compagnia di Hermione Granger, la
mezzosangue, schioccando la lingua stizzita dal cattivo gusto dimostrato dal
famoso cercatore bulgaro di cui era Fan.
Poi il cuore le perse un battito. Oltre
la spalla destra di uno studente di Bauxbatons, un
sorriso di circostanza sul viso e la mano leggermente distante dalla vita di
Pansy se ne stava Draco.
Draco bello come non mai, elegantissimo
nel suo completo nero di stoffa particolarmente pregiata.
Draco meraviglioso, mentre danzava alla
perfezione, l’espressione di disinteresse per il mondo sul viso giovane ed
affascinante.
Sentì il suo stomaco fare le fusa come un
gatto, quando il ragazzo voltò lo sguardo, percependo quello di Astoria su di
sé.
I loro occhi si incrociarono e la
fanciulla avrebbe voluto fermare il tempo per poter corrergli incontro, vivendo
quella favola che sognava ogni notte, da ormai un anno. Avrebbe voluto poterlo
abbracciare, poter trasformare quella sua espressione di disinteresse ad una di
felicità.
Fece per lasciare la mano di Theodore, ma
questi la strinse più forte, avvicinandola al proprio viso, gli occhi nella stessa
direzione di quella ragazza.
«Lui non ti ha voluta al ballo con sé,
Astoria.»
Quelle parole la trafissero come mille
aghi, facendola rimanere con una sciocca e patetica “o” di stupore aperta sul
viso.
Si strattonò dalla presa del giovane Nott,
ringhiando ed attirando sguardi su di sé, scappando poi via dal salone,
ignorando i maghi urtati e perfino i richiami di Daphne, da un punto
imprecisato della sala, i piedi che le dolevano a causa dei tacchi alti.
Corse a perdifiato, sentendo le lacrime
pizzicarle gli occhi ed il vestito ingombrarla, imbattendosi più volte in una
qualche coppietta felicemente appartata, che la scrutava con pietà.
Non voleva piangere di fronte a tutti,
era troppo orgogliosa per poterlo fare.
La strada per i dormitori, però, era troppo
lunga. Non vi sarebbe mai arrivata in tempo.
Con quella consapevolezza nella mente,
Astoria incespicò nel tappeto rosso del corridoio, cadendo a terra malamente e
sbucciandosi le mani.
«Maledizione», imprecò, mentre le lacrime
ormai scendevano copiose, rovinandole il leggerissimo trucco.
Singhiozzò come una bambina, dandosi
della sciocca: cosa voleva fare?
Correre da Draco e chiedergli di ballare? Lei?
La piccola, imbranata e impopolare Astoria Greengrass?
Una strega mediocre come lei, che non
riusciva nemmeno a preparare una pozione semplicissima?
Perché Draco Malfoy, purosangue ed erede
di una delle più nobili famiglie di tutti i tempi avrebbe dovuto anche
solamente ballare con lei?
«Che stupida»
«Già, decisamente una stupida, Astoria.
Scappare via così. Ora penseranno tutti che ti ho detto qualcosa di indiscreto»
La giovane sollevò gli occhi arrossati
dal pianto, tirando su con il naso, dimentica dell’eleganza e delle buone
maniere che le erano state insegnate.
Sbuffò sonoramente, spostandosi di qualche
centimetro, mentre Theodore le si accomodava accanto, nemmeno lontanamente
toccato da quelle lacrime.
«Non me ne frega niente di quello che
diranno, Nott. Tanto sparleranno comunque, avranno sicuramente notato il modo
in cui mi toccavi.»
Il ragazzo scoppiò a ridere senza
allegria, allungando una mano verso il viso arrossato di Astoria. Le scostò una
ciocca dal viso, guardandola negli occhi.
«Non volevo farti piangere, ho detto solo
ciò che è successo.»
«Lo so e non montarti la testa, Nott, non
è per te che ho pianto.»
Burbera come non mai, i capelli
scarmigliati ed il trucco ormai solamente un ricordo, Astoria sorrise con
scetticismo, apparendo agli occhi del giovane come un’eroina di romanzi
settecenteschi.
Si beò delle sue labbra a forma di cuore,
osservandola mentre cercava di ripararsi i danni al meglio, imbarazzata dalla
sua presenza ostile.
«Chiamami Theodore»
La vide girarsi di scatto, stupita, prima
di assumere un’aria per nulla entusiasta all’idea.
In quell’istante, la visione di una
Daphne di due anni più giovane gli comparì di fronte, sconvolgendo i suoi
sensi.
Sentì il petto stringersi con durezza,
ricordando la ragazza in questione placidamente stretta nelle braccia muscolose
di Zabini, dieci minuti prima, mentre lui cercava Astoria.
Con prepotenza afferrò le spalle della
fanciulla, attirandola più vicina al proprio viso.
Chiudendo gli occhi, poteva immaginare i
meravigliosi oceani di Daphne e le sue labbra morbide e piene, sensuali ed
esperte.
Astoria boccheggiò stupefatta da quel
gesto, poteva sentire il respiro caldo del serpeverde sulle proprie labbra, e
poteva captare ogni singola sfumatura di quel viso così dannatamente bello.
Quando lui la baciò con irruente
sicurezza, le sfuggì un gemito dalle labbra, lasciando però che le mani di
Theodore le stringessero la vita con possessività, avvicinandola a sé.
Delucidazioni
(?):
Oh, finalmente un bacio.
A dire il vero non era il genere di bacio
che volevo scrivere, visto che Theodore e Astoria insieme non mi piacciono
nemmeno un po’.
Come avrete capito Theodore non è affatto
interessato alla nostra eroina, che non ci sta capendo nulla dal suo
comportamento.
E Draco? Verrà a sapere di questo bacio
appassionato?
Mi scuso per il ritardo, ringraziando le
persone che nello scorso capitolo mi hanno lasciato un commento:
RoseD: Astoria è la moglie che J.K.Rowling ha presentato sul suo personale albero
genealogico in un’intervista. Ti ringrazio per i bei complimenti! Spero che ti
piaccia anche questo capitolo! A presto, un bacio!
Miss
Evans: Non so perché, ma la tua recensione mi ha fatto morire dal ridere.
Mi ci voleva. Ti ringrazio infinitamente, spero che Theo ti piaccia anche qui.
A presto, un bacio!
Miss
Nina:
Sono contentissima che Astoria ti piaccia! È difficile creare un personaggio
dal nulla. Io, non so perché, me la immagino leggermente più dolce delle solite
Serpi. Grazie ancora! A presto, un bacio!
Hermy101: Eeee...guarda che cosa è successo! Povera Astoria, adesso
bisognerà vedere la reazione di Draco. Grazie mille! A presto, un bacio!
xxxArtemidexxx: Grazie mille!
** Non sai che felicità leggere di una persona che non si blocca solo a causa
della coppia! Grazie per le belle parole. A presto, baci!
Lady
Patfood: Io ti consiglio Dobby.
Sa pure cucinare, non si sa mai che se poi gli dai un bacio non si trasformi in
un principe. U_U Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Io mi diverto
un sacco a descrivere Pansy, le farò combinare parecchi guai. Grazie mille, cara! A presto, un bacio!
Terrastoria: Ale! Stavo per andare a
rispondere alla tua mail! Theodore è il figlio di uno dei primi mangiamorte nominati. Mamma Rowling aveva scritto un’intera
scena su di lui, ma ha deciso di cancellarla. La passione per le FanFic ti deve tornare. Per forza. U_U Come sono riuscita a
farti diventare grigio perla (perché lo sei, vero?) riuscirò anche in questa
impresa! Grazie mille! A presto, un bacio!
EllaYaYa: Che bello sapere che c’è
qualcuno che immagina la mia stessa Astoria!** Io non vedo l’ora di scrivere
del quinto anno della nostra Astoria e, perché no, anche dopo. Grazie mille! A
presto, un bacio!
NejisFan94: Oh, Francy. Hai
proprio ragione, sembriamo tornate ai vecchi tempi. Su msn
mi manchi un sacco, vedi di tornare. Grazie mille per i complimenti, le tue
recensioni sono sempre un piacere! A presto, un bacio!
Inoltre ringrazio le persone che hanno
aggiunto la storia ai preferiti o le seguite. (_ _)
Spero di poter aggiornare entro domenica.
Scuola permettendo.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
7. Incomprensibili sentimenti
Astoria si massaggiò le tempie, gli occhi
socchiusi in segno di stanchezza, cercando di lasciar scivolare via il dolore
ai piedi dovuto alle scomode scarpe con tacco dieci che aveva indossato per ben
tre ore, non abituata a portarle. Sua madre le diceva che se voleva diventare
bella almeno un decimo di quello che era Daphne doveva iniziare a comportarsi
come una ragazza, e dimenticarsi le ballerine basse e poco sensuali, che non
rendevano onore alla sua già minuta figura.
Buttando il capo all’indietro le scappò
uno sbadiglio; armeggiò con le mani pallide e piccole con l’acconciatura ormai
quasi del tutto disfatta.
Mentre levava una forcina, poteva sentire
le carezze di Theodore sulla sua nuca, mentre con la testa inclinata le baciava
le labbra, un passione quasi proibita a guidarlo che le aveva azzerato il
fiato.
Facendo scattare un preziosa molletta a
forma di rosa color verde bottiglia i capelli color paglia le ricaddero
morbidamente sulle spalle, incorniciandole il volto arrossato dal caldo e
dall’imbarazzo, causato dal ricordo della vicinanza di Nott, pochi minuti
prima.
Il suo petto ancora non sviluppato
appieno che premeva contro quello del ragazzo, per allontanarlo o alla ricerca
di un abbraccio lei ancora non lo sapeva.
Se lasciava scivolar via ogni minimo
rumore, la musica ovattata le arrivava alle orecchie, facendole muovere il capo
a tempo, canticchiando a bassa voce una canzone delle sorelle Stravagarie, concerto a cui lei non aveva potuto assistere,
a causa di parole taglienti che il suo accompagnatore le aveva rivolto senza
cuore.
Strinse i pugni con rabbia, mordendosi il
labbro inferiore: il volto sorridente e compiaciuto di Pansy le balenò nella
mente, felicemente stretta al corpo di Draco, alla ricerca di un bacio e,
perché no?, qualcosa di più. Qualcosa che lei, Astoria, non avrebbe mai potuto
ricevere.
Sentì gli occhi pizzicarle per via delle
lacrime, dispettose e maligne, che si crogiolavano nel suo dolore, ben felici
di poter cadere liberamente lungo le sue guance.
Fece saettare lo sguardo verso le scale
per i dormitori, desiderando di non essere sola, immaginando la figura sicura e
austera di Theodore ricomparire e dirle che nessuna di quelle frasi era vera.
Voleva chiedergli il motivo di quel bacio
assurdo, quasi quanto il suo amore
per Draco.
Se si concentrava, Astoria sentiva ancora
il sapore di vaniglia della bocca di Theodore nella propria, mentre si piegava
su di lei, alla ricerca di un bacio più reale, più vero che la Serpeverde non
voleva donargli.
Aveva mugugnato indispettita, le piccole
ed esili mani che cercavano inutilmente di allontanarlo, mentre il ragazzo la
prendeva per le spalle e la stringeva.
Con il respiro affannoso, le aveva
baciato le spalle nude, facendola rabbrividire di piacere inaspettato,
lasciandosi cullare da quelle carezze.
Guancia contro guancia, Theodore le aveva
sussurrato perdono, roco ed impacciato, Serpeverde nel midollo, lasciandola
silenziosa ed in attesa di una spiegazione.
«Sai, Astoria, tu assomigli davvero tanto
a Daphne. Non hai nulla da invidiarle.»
Le aveva accarezzato la guancia con
delicatezza, sorridendole sbieco, tracciando con le dita il contorno delle sue
labbra, poggiando poi la bocca contro la fronte corrugata in un gesto di incomprensione
di Astoria, per potervi posare un delicato bacio.
Aveva scorto la sua figura allontanarsi
con lentenzza, mentre la consapevolezza di un amore
non ricambiato si faceva largo nel suo petto: provò pena per quel ragazzo, più
simile a lei di quanto credesse.
Forse, pensò in quell’istante, leccandosi
le labbra in modo da inumidirle, Theodore aveva rivisto in lei sé stesso,
quando poggiava gli occhi sulle figure di Daphne e Blaise, coppia splendida
nella loro elegante e quasi sfacciata perfezione.
Probabilmente, Theodore le aveva rivolto
le parole che ancora non era riuscito a dire a sé stesso.
Presa com’era da quei pensieri, non udì
l’apertura del muro, che annunciava l’arrivo di un particolare studente di
Serpeverde.
Draco schioccò le labbra, posando gli
occhi grigi sulla nuca di Astoria, che ancora canticchiava sottovoce, mai stata
più nuda di quel momento di fronte a lui. Così viva e reale, devastata dalla
stanchezza per quel ballo da sembrargli una cosmea.
«Che ci fai qui?»,domandò ad alta voce, ammirando le spalle esili della ragazza
sussultare per lo spavento.
Ghignò soddisfatto, avvicinandosi a lei
con passo lento e cadenzato, appoggiandosi poi al divano coi gomiti, il profumo
di viola di Astoria nelle narici.
Non udì il rumoroso cuore della ragazza
accelerare, quando la scrutò con fare disinteressato, senza alcun pudore,
lasciando che gli occhi grigi corressero alla scollatura, al collo magro, alle
labbra a forma di cuore.
Inclinò il capo, osservandola veramente
per la prima volta quella sera: sorrise compiaciuto, sentendo sulla propria
guancia la morbidezza dei suoi capelli color paglia, che andavano schiarendosi
di giorno in giorno, così diversi da quelli comuni e mori di Pansy, che lui
aveva accarezzato con distrazione qualche ora prima.
Non che gli piacesse, Astoria non era per
niente il suo tipo, così poco perfida e poco sarcastica, non era per niente
simile a sua sorella.
A dire il vero, non riusciva nemmeno lui
a comprendere il perché quella sera di un anno prima, si fosse interessato a lei,
una poppante per nulla carina o di particolare rilievo.
Non importava quel che gli aveva riferito
sua madre, due mesi prima, alla coppa del mondo, non gli importava che l’avesse
definita una rosa bianca non ancora
sbocciata.
O almeno, questo era ciò che lui credeva.
Guardandola mentre si torturava una
ciocca di capelli, in imbarazzo per la loro vicinanza, dimenticò ogni pensiero
ed ebbe voglia di giocherellare con i suoi capelli, per sentirne finalmente la
morbidezza ed il profumo.
Desiderò di non essere tanto orgoglioso e
di allungare una mano verso di lei, accarezzarle le gote e sentirle calde sotto
i suoi tocchi rudi.
Sorrise crudelmente, fissando la bocca
della ragazza arricciata in un segno di stizza.
«Ce l’hai con me, Astoria?»
Lei sussultò, sentendosi chiamare per la
prima volta per nome da lui, udendo il rimbombo della voce bassa e strascicata
che le faceva sempre attorcigliare le budella nella morsa che le dava più
piacere al mondo.
Voltò lentamente il capo verso il
giovane, il cuore che le rimbalzava nel petto come un canguro impazzito, le
mani giocherellavano con la gonna a balze verde, nervose ed agitate, mentre la
sua bocca si apriva e si chiudeva ritmicamente, facendola assomigliare ad un
pesce lesso e non più ad una ragazza.
«Quel viso da pesce non ti dona, sai?»,
ridacchiò sadicamente Draco, sporgendosi verso di lei, lasciando che i loro
respiri si fondessero in uno, sentendo il calore del corpo dell’altro, beandosi
di quella vicinanza inaspettata.
Astoria socchiuse gli occhi, rendendosi
conto come la vicinanza di Draco le desse sensazioni diverse da quella di
Theodore. Con Draco accanto le sembrava di volare, come le farfalle nel suo
stomaco.
Probabilmente, avrebbe saputo toccare il
cielo con un dito, se si fosse alzata in piedi.
Con il respiro affannoso, poggiò gli
occhi sulle labbra di Draco, ancora piegate in un sorriso.
Le sfuggì un singulto quando una macchia
rossa e lucida le saltò all’occhio, facendola sprofondare e cadere dalla sua
nuvola di felicità inaspettata.
Lucidalabbra. Alla fragola. Come quello
di Pansy.
Abbassò le palpebre, un sorriso amaro sul
volto.
Avrebbe tanto voluto baciarlo, fregarsi
di quel particolare così doloroso, accarezzarlo ed abbracciarlo, stargli vicina
il più possibile, farlo innamorare.
Invece si alzò di scatto, silenziosa e
senza guardarlo, lasciandolo ancora piegato verso il posto in cui era seduta
con uno sguardo di interdetta curiosità.
Chinando il capo e lasciando ricadere una
ciocca di capelli biondi sulla spalla, Astoria lo salutò sottovoce, scappando
via, su per le scale di marmo trascinandosi l’ingombrante vestito e
dimenticandosi le scarpe nella Sala Comune.
Si gettò sul letto a baldacchino nella
sua camera vuota, segno che tutti ancora si stavano divertendo.
Draco si passò una mano sul viso,
riflettendo sullo strano comportamento della giovane Astoria.
Si lisciò il mento affilato, passandosi
la lingua sulle labbra, sentendo ancora il respiro caldo della ragazza in
bocca, nonostante non l’avesse baciata.
Si chiese se il motivo di quella fuga
assurda fosse Theodore Notte e una rabbia improvvisa lo colse di sorpresa,
facendogli sbattere le palpebre con stupore.
Sbuffò contrito qualche secondo dopo,
mentre i passi pesanti di Pansy lo raggiungevano.
Almeno, pensò lasciandosi baciare, avrebbe
avuto una distrazione e si sarebbe dimenticato quella labbra rosse a forma di
cuore.
Delucidazioni
(?):
Oh, io odio Draco. Lo odio da morire,
vorrei che si desse una mossa, perché non ha tutta la vita davanti e Astoria
non può aspettarlo in eterno, no?
Però sono felice di aver potuto scrivere
un capitolo interamente su di loro.
Theodore ci sarà ancora. Dovrà esserci. È
uno dei miei personaggi preferiti, quindi.
Voglio ringraziare Lady Patfood, hermy101, EllaYaYa, Kimly, Miss Evans, miss nina, Terrastoria, xxxArtemidexxx,
Gpbra1095 per aver commentato lo scorso capitolo.
Mi avete resa davvero felice.
Grazie a chi ha aggiunto la storia ai
preferiti o alle seguite.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
8. Tutto ciò che c’è da dire
Astoria lasciò
che i capelli ormai divenuti biondi cadessero sulle spalle; osservò con
criticità le onde di quei fili sottili, arricciando le labbra ad ogni minuscolo
difetto, inesistente ad occhi esterni.
Il ciarlare
delle compagne di stanza la infastidiva esageratamente; massaggiava le tempie
in segni evidenti ma nessuna di loro vi faceva caso.
Le porgevano
domande su ragazzi che lei mai aveva visto per i corridoi di quel castello,
urlando come delle oche quando Astoria esprimeva un parere non consono a ciò
che loro pensavano.
Chiuse gli
occhi verde bottiglia per un secondo, cercando di allontanare quel baccano da
sé.
Sentiva il
sapore di torta di mele ancora nella sua bocca, così come si sentiva soffocare
a causa della camicia bianca troppo stretta al petto: sua madre l’avrebbe visto
come un segno positivo, pensò scettica; avrebbe detto che stava diventando più
femminile e che finalmente non si sarebbe imbarazzata nei negozi di vestiti in
sua presenza.
Un ghigno le
deformò il volto pallido, mentre il ricordo di mesi prima ancora le balenava
nella mente ogni qual volta cercava di chiudersi dal mondo esterno.
Il suo cuore,
debole e spezzato, batteva come un pazzo al ricordo delle labbra sottili di
Draco ad un millimetro dalle proprie.
Un sussulto la
coglieva inaspettata, quando il profumo di lui le tornava alla mente, le
inebriava i sensi come se fosse lì di fronte a lei e non solamente il fantasma
di un ricordo ormai quasi sbiadito.
Non si erano
più rivolti la parola da quel giorno.
Draco Malfoy
era diventato solamente un oggetto dei desideri da osservare da lontano ed in
silenzio, che non le rivolgeva più occhiate ormai da mesi, che non la provocava
più con battute maliziose che le coloravano le guance di un adorabile color
carminio.
«Astoria,
potresti prestarmi i tuoi appunti di Storia della Magia?», domandò
interrompendo il flusso dei suoi pensieri Tracey Davies, un fiocco argento e
verde nei capelli a bloccare le ciocche ribelli.
La giovane
Greengrass sbatté un attimo le palpebre interdetta, prima di annuire stanca e
leggermente seccata in direzione dell’unica amica che aveva in quel covo di
serpi giulive.
Indossò le
graziose e costose ciabattine verdi ai piedi, annodandosi poi la camicia da
notte il più saldamente possibile: non poteva sapere chi avrebbe incontrato, in
quel piccolo viaggio notturno fino alla Sala Comune.
Scese le scale
a chiocciola con passo leggero, udendo il vociare ovattato proveniente dai
dormitori maschili ed il rintocco dell’unico orologio presente in tutto il
sotterraneo.
Le undici e
trentaquattro minuti.
Una volta
raggiunta la Sala Comune arricciò il naso: un disordine tale che a sua madre
sarebbe venuta una sincope al solo vederla.
Con malignità
pensò che non sarebbe stato male avere una macchina fotografica, in quel
momento.
Scotendo il
capo leggermente divertita, si concentrò alla ricerca dei maledetti appunti.
Trotterellò
fino alla scrivania più nascosta a cui era solita studiare, frugò frenetica tra
le decine di pergamene e, con un grido di vittoria, estrasse un foglio
dall’aria sciupata e pieno di scritte discontinue e disordinate.
«Che cosa ci
fai qui a quest’ora?»
S’immobilizzò
sul posto come se qualcuno l’avesse colpita con un PetrificusTotalus, mentre brividi di emozione le salivano lungo
la schiena.
Gli occhi
verdi pizzicarono per un momento, pieni di lacrime di gioia.
«Non...sono
affari tuoi, Malfoy»
Astoria si
congratulò con sé stessa per non aver fatto tremare la sua voce in alcun modo.
Tuttavia, si
diede della sciocca per non essere scappata subito quando il biondo con due
ampie falcate le si avvicinò, bloccandola contro il muro dipinto di nero con le
braccia.
Tentò
inutilmente di sgusciare via, le mani che premevano sul petto del re delle
serpi.
«Mi stai
evitando da mesi, Astoria», sussurrò
al suo orecchio, il naso che sfiorava la guancia ormai imporporata della
giovane.
Aprì e chiuse
la bocca nel tentativo di emulare una frase di senso compiuto, mentre le mani
di Draco andavano a sfiorarle con delicatezza il fianco magro.
«Odio chi mi
tiene all’oscuro di qualcosa, sai?»
Lei deglutì
rumorosamente, osservando di sottecchi le labbra stese in un ghigno del
ragazzo.
Chiuse gli
occhi, prendendo fiato.
«Pansy ce l’ha
con me. Pensa che potrei rovinare il vostro rapporto, sempre ammesso che ne
abbiate uno», gracchiò allora con perfidia, spingendolo via, gli occhi ridotti
a fessure per non far cadere gocce salate dispettose.
Forse fu
perché fu colto di sorpresa dall’inaspettata forza della giovane, o forse fu
per la frase appena pronunciata, ma Draco ricadde sulla sedia in pelle dietro
di sé, trascinando la ragazza per un braccio e facendola sedere sulle sue
ginocchia.
Con un gesto
secco, la obbligò a guardarlo negli occhi grigi.
Astoria pregò
che lui non sentisse il battito impazzito del suo cuore.
«Io e Pansy
non abbiamo un rapporto, a meno che pomiciare indichi un fidanzamento. Ma ciò
che mi chiedo è perché le è saltato
in mente che proprio tu avresti potuto rovinare ciò che non esiste», brontolò
sovrappensiero il giovane; la ragazza pensò che si sarebbe addirittura grattato
il mento con un dito, se avesse avuto le mani libere e non intorno ai suoi
fianchi.
Con gli occhi
più attenti del mondo si beò di quell’istante, osservando con attenzione il
profilo aristocratico del ragazzo, immaginando di poter accarezzare con una
mano le guance lattee e lisce come quelle di un bimbo appena nato.
Seguì la linea
del collo, fino ad arrivare al petto lasciato scoperto dalla camicia bianca
sbottonata in modo sbarazzino; sorrise imbarazzata, trovandolo ancora più
bello.
«Che hai da
ridere?», chiese seccato il biondo facendola saltare sulle sue ginocchia.
Lei scosse il
capo, arrivando ad un centimetro dalla bocca di Draco, che si azzittì.
Di colpo
sembrò che il vociare degli studenti ed il fruscio proveniente da una finestra
aperta fosse scomparso, in modo da lasciare solamente i loro respiri in quella
stanza.
Forse fu a
causa di un incantesimo, oppure di un folletto che sorvolava sulla sua testa,
oppure solamente degli ormoni sballati che Astoria si ritrovava in
quell’istante.
Si sporse
maggiormente verso di lui, baciandolo.
Un bacio
casto, appena uno sfioramento di labbra. Draco non ebbe nemmeno il tempo di
assaporare appieno quel momento; riuscì solamente a gustare un qualcosa di
dolce, che gli fece leccare avidamente le labbra.
«Pansy ha
semplicemente capito questo, Malfoy», chiosò allora la giovane Greengrass,
prima di alzarsi e scappare nella sua stanza, le gote arrossate e lo stomaco
contratto per l’emozione.
A quel bacio non ne seguì un altro.
Ci furono solamente sguardi imbarazzati di Astoria,
nascosta dietro una colonna, silenzi carichi di tensioni ed allusioni poco
esatte di Tracey.
Passò un anno da quel giorno. Un anno senza mai
sfiorare Draco, senza mai parlare con lui, senza poterlo amare senza
condizioni.
Solo sogni. Sogni in cui Draco rivedeva e risentiva
le labbra a forma di cuore della giovane.
N/a
Ta-dan! Sono
tornata! ;)
Chiedo scusa
per il ritardo. Sapete, tra esami, nipotino e ispirazione in vacanza non ho
potuto fare granché.
Però sono
felice di aver finito il quarto anno di Draco. Finalmente inizia la vera
storia, dopo questo bacio.
Il prossimo
capitolo sarà l’unico riguardante il quinto anno. Poi si passerà al momento
che...beh, credo tutti aspettiamo dall’inizio di questa raccolta!
Ringrazio di
cuore tutte le persone che hanno recensito, aggiunto la Fic ai preferiti, alle
seguite e solamente letto.
Spero
seguirete ancora questa storia.
Ci si vede
verso il cinque agosto. Prima sarò al mare. ;)
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
9. L’espresso di Hogwarts
Capitolo non riletto per ritardo nei tempi di aggiornamento.
Vogliate scusarmi per eventuali errori. ;)
Astoria si
ravvivò vivacemente i capelli, sorridendo divertita ad una battuta ascoltata a malapena
di Tracey Davies, comodamente seduta di fronte a lei, a bordo dell’espresso che
le avrebbe condotte ad Hogwarts.
Ad un sobbalzo
del treno, la giovane si aggrappò al sedile di pelle nera, sbuffando poi
sonoramente nel disperato tentativo di scostarsi la ciocca di capelli che,
dispettosa, le era caduta di fronte al viso.
Il ciarlare
degli altri studenti, presenti nel corridoio, impediva a lei e Tracey di
conversare tranquillamente delle vacanze trascorse, dei viaggi compiuti e dei baldi giovanotti che la bruna aveva
conosciuto in Francia, quell’estate.
«Justin ti
sarebbe piaciuto un sacco, Ria», chiosò con sguardo sognante fissando la
migliore amica dritta negli occhi verdi, quasi a volerle passare l’immagine di
quell’aitante giovanotto incontrato per caso tra le vie della più romantica
città europea.
Astoria annuì
distrattamente, mentre un’austera figura vestita di nero attraversava in quel
momento il corridoio quasi deserto, a quell’ora.
Lo stomaco le
si strinse in una morsa di doloroso piacere, mentre le guance pallide
prendevano un vivace color carminio, rendendola particolarmente graziosa agli
occhi dell’altra Serpeverde.
Un balzo del
cuore e tutto tornò a più di un anno prima, quando le labbra di Draco erano
state sulle sue per meno di dieci secondi.
Un bacio
veloce, sfuggente, quasi inesistente: in quegl’attimi si era sentita volare in
cielo, aveva potuto toccarlo con l’intera mano, e aveva riso tutta la notte,
tra le lacrime dovute all’imbarazzo ed alla consapevolezza che loro, insieme,
non sarebbero mai potuti stare.
«Lui e Pansy
non stanno insieme», sussurrò proprio in quel momento Tracey, afferrando la
piccola e bianca mano di Astoria, stringendola tra le sue, leggermente
abbronzate.
La bionda
spalancò gli occhi per una manciata di attimi, ma nemmeno le balenò in mente
l’idea di chiederle come facesse a sapere dei suoi sentimenti.
Probabilmente,
pensò rivolgendo un amaro sorriso all’altra, l’amore che Astoria provava nei
confronti di Draco era qualcosa di evidente; ancora più evidente di quello che
c’era tra il traditore del proprio sangue Weasley e la mezzosangue Granger.
«Ho sentito da
mia madre che i Parkinson avevano in mente un matrimonio combinato», singhiozzò
Astoria, stringendo a sua volta le mani dell’amica.
Mai, pensò
Tracey, aveva visto Astoria Greengrass aprirsi a quel modo con qualcuno.
Nemmeno con Daphne, la sorella maggiore, Astoria aveva mai perso quella
maschera ghiacciata che, finalmente, si era decisa a levare.
«I Malfoy non
approveranno mai un matrimonio
combinato. Soprattutto ora che il capofamiglia è ad Azkaban», Tracey pronunciò
le ultime parole a voce bassa, guardandosi attorno con circospezione.
La Greengrass
strizzò gli occhi verdi in una smorfia, ripensando alla notizia che le era
giunta un paio di mesi prima.
Erano ancora a
scuola, quando Potter e compagnia bella si erano recati senza alcun permesso al
Ministero della Magia ed era successo un pandemonio: colui-che-non-deve-essere-nominato
era tornato, Caramell dimesso dal ruolo di Ministro della Magia e un sacco di
Mangiamorte arrestati.
Durante quel
mese di vacanza erano successe cose strane e raccapriccianti; morti di babbani
e maghi, sparizioni e attentati nelle città più conosciute.
Il mondo non
era più un posto sicuro, di questo Astoria ne era certa, e, seppur fosse una
serpeverde dal sangue nobile, non condivideva affatto i voleri del Signore
Oscuro, né dei suoi sciocchi seguaci.
«Avresti
voluto stargli vicina, non è vero?», chiese allora quell’amica che Astoria si
era trovata inaspettatamente un grigio venerdì pomeriggio, tra i vecchi e
logori scaffali della biblioteca.
Le sorrise
ovvia, appoggiando il capo al sedile e chiudendo gli occhi, sperando di potersi
rilassare prima di arrivare ad Hogwarts ed affrontare il banchetto iniziale,
con tutti i discorsi di Silente su quanto pericoloso fosse là fuori, e blablabla.
Sentì un
movimento distratto da parte di Tracey, che probabilmente aveva sfilato un
libro dalla sua borsa beige e si era accomodata sul sedile a sua volta.
Poi il nulla.
Nella sua mente
scorrevano veloci le immagini di Draco due mesi prima, che veniva scortato
fuori dal castello da Severus Piton e la madre, che parlavano a bassa voce,
cercando di tranquillizzare l’ira dell’erede dei Malfoy.
Se n’era
rimasta in disparte, nascosta da una colonna di marmo grigio ad osservare la
scena impotente. Avrebbe tanto voluto correre da lui, gettargli le braccia al
collo e potergli stare vicino, consolarlo per quanto le fosse possibile.
Invece, non
aveva avuto nemmeno il coraggio di scrivergli una lettere, niente. L’imbarazzo
di quel bacio – che forse lui aveva anche scordato – l’aveva bloccata,
sigillata nella sua piccola stanza con piuma tra le dita ed una pergamena
bianca sulla scrivania.
Uno sbuffo le
sfuggì dalle labbra, mentre riapriva gli occhi sul mondo e scrutava la figura
quietamente addormentata di Tracey.
Con un sorriso
d’affetto, le tolse il libro dalle mani e con un paio di manovre riuscì a
distenderla su tre sedili.
Sentì l’amica
mugugnare soddisfatta, prima di abbandonare lo scompartimento...
...ed
abbattersi in Harry Potter il prescelto.
«Accidenti!»,
balzò lui di lato per la sorpresa, fissandola dritta negli occhi.
Astoria si
sentì un po’ oca nel pensare che Harry Potter era molto carino. O, perlomeno,
lo era diventato in quegli ultimi due anni.
Le sorrise
incerto, probabilmente aveva notato la cravatta verde e argento che lei portava
fieramente legata in vita.
«Ti chiedo
scusa, non volevo urtarti»
Astoria annuì,
gettando un’occhiata a quello che il ragazzo teneva tra le mani. Arcuò un
sopracciglio biondo, mentre Harry si allontanava, lasciandola sola nel
corridoio.
Seguì curiosa
la figura slanciata e ben piazzata del moro, fino a che i suoi occhi non
incontrarono la schiena di Blaise Zabini.
Sentì il
respiro mozzarsi in gola, mentre entrambi i ragazzi scomparvero al di là dello
scompartimento.
Silenziosa e
rimanendo un tutt’uno con il muro del treno, Astoria si avvicinò di soppiatto a
sua volta, incuriosita da quello strano comportamento in Potter e, soprattutto,
curiosa di sentire la voce di Draco Malfoy.
Da una fessura
lasciata aperta da Blaise, Astoria poté intravedere Draco sdraiato sulle
ginocchia di Pansy Parkinson, particolarmente appagato grazie alle carezze di
lei, tutta un sorriso.
Un gorgoglio
di gelosia le salì alla gola, mentre le mani le prudevano dalla voglia di
prendere a pugni quell’oca di una serpe.
«Come sarebbe a dire che forse non
tornerai?!», strillò proprio in quel momento, facendo drizzare le orecchie
della giovane Greengrass.
Quello che
sentì dopo, le strinse il cuore.
Perché
comprese da quel lui appena accennato
di Pansy, e dalla risatina sarcastica di Blaise. E da Harry Potter
misteriosamente dentro quello scompartimento, seppure nessuno se ne fosse reso
conto.
In quel
momento Astoria capì quanto lei e Draco fossero diversi: mentre lui sembrava
entusiasta, quasi eccitato, di poter prendere parte alla guerra, lei voleva
starne il più lontano possibile.
Capì che
mentre lei si struggeva per il suo amore, per lui, Draco l’aveva scordata come
si scordano i giocattoli posseduti da bambino.
Come aveva
sempre immaginato, pensò Astoria stringendo i pugni e mordendosi il labbro
inferiore, a Draco non importava nulla di lei. E capì che quella situazione,
seppur l’avesse voluta lei e nessun altro, doveva finire.
Draco doveva
sparire dai suoi pensieri...e non avrebbe dovuto fare cazzate.
Quasi cadde a
terra quando il treno frenò la sua corsa, giunto ormai a destinazione. E quasi
il mondo le crollò addosso quando la porta dello scompartimento fu aperta di
colpo da Blaise Zabini, che non la vide solamente perché riuscì a nascondersi
in una fessura piccola tra gli scompartimenti.
Tentò di
trattenere il fiato per non rimanere incastrata, ma ebbe voglia di urlare
quando vide Pansy porgere una mano a Draco che, molto galantemente, rifiutò.
«Vai avanti,
devo prima controllare una cosa», spiegò burbero da un punto imprecisato,
mentre Pansy sbuffava scocciata e se ne andava borbottando sommessamente,
seguita da Tiger e Goyle.
Si domandò se
sarebbe riuscita a scappare, provando a mettere un piede fuori dal suo
nascondiglio.
In quel
momento, l’incanto PetrificusTotalus
urlato da Draco Malfoy la colse impreparata.
Poi, il
barlume della comprensione: Potter dove si era cacciato?
«Questo», udì in
quel momento Astoria, «è per mio padre. Buon ritorno a Londra, Potter»
Un rumore di
un calcio e Draco abbandonò lo scompartimento, agitato ma con un sorriso di
soddisfazione sulle labbra.
Quanto avrebbe
voluto baciarlo, pensò frenetica, prima di assicurarsi che il giovane si fosse
allontanato.
Scrutò il
corridoio, prima di correre nello scompartimento. E non vedere nulla.
Setacciò
allora il pavimento a carponi, convinta di aver sentito il tonfo di una caduta,
afferrando poi per caso una stoffa morbida.
La scostò di
lato decisa, incontrando gli occhi verdi di Harry Potter e gemendo per lo
stupore.
Subito si
rialzò, correndo via in cerca di aiuto.
Il sangue
schizzato sul viso del giovane l’aveva spaventata, così come i suoi occhi
vitrei.
Fu con un
enorme respiro di sollievo che si imbatté in una donna dall’aria stanca e
sciupata, che sembrava stesse cercando qualcuno.
L’afferrò
saldamente sulle spalle, cercando di riprendere fiato.
«Un...un...Potter!
Potter è nello scompartimento cinque! Ha bisogno di aiuto!», strillò con
enfasi, sgranando gli occhi e sentendo che tradire Draco, infondo, non faceva
poi così male.
Delucidazioni:
questo
capitolo mi ha dato un sacco di grattacapi.
Però, devo
ammetterlo, sono abbastanza soddisfatta. Astoria è cresciuta e si sta entrando
nel vivo della storia. E soprattutto mi è piaciuto modificare l’evento tra
Harry e Draco: azzardare ad una soffiata di Astoria è un’idea che mi balenava
nella testa da un po’, serve soprattutto a far capire che è più decisa che mai
a contrastare Draco in ciò che dovrà fare. Seppur non sappia di cosa si tratti.
;)
Purtroppo per
le vicende dovrò andare a ricordo, visto che al momento non ho a portata di
mano il principe mezzosangue. =.=
Ho anche
cercato di evidenziare l’amicizia tra Ria e Tracey, che personalmente adoro.
ù_ù
Ringrazio di
cuore:
Lady Patfood: carissima! Non sai quanto mi faccia piacere la tua assidua presenza!
Spero ti sia piaciuto questo capitolo! Grazie di cuore!
Katia37: sono stata
puntuale, vero? Per gli aggiornamenti da ora in poi farò anche i salti mortali,
se necessario! Grazie di cuore!
Confettina: ti dichiaro ufficialmente mia alleata. Qui siamo in pochissime a
scrivere su questa splendida coppia, e tu lo fai in modo splendido. A dire il
vero sbircio sempre il tuo account nella speranza di trovarne una nuova! Ti
ringrazio tantissimo per i complimenti, non sai quanto mi hai fatto arrossire!
A presto!
Hermy101: Astoria da
ora in poi sarà sempre una grande! Grazie di cuore!
Nejisfan94: Oh, Francy.
Quando leggo le tue recensioni provo sempre un po’ di nostalgia: non vedo l’ora
di poterti nuovamente sentire su msn. Mi manchi un
sacco! Sei sempre gentilissima, cara. Grazie di cuore!
Terrastoria: Ale, ogni qual volta leggo le tue parole mi sciolgo. Ti posso
solamente ringraziare, con la speranza che anche questo capitolo ti piaccia.
EllaYaYa: ti ringrazio per i complimenti! *_* Hai passato bene le vacanze? Io
sono appena tornata, ma vorrei essere ancora sotto l’ombrellone a fare nulla!
Grazie di cuore!
Inoltre
ringrazio chi ha aggiunto la fic ai preferiti o alle seguite.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
10. Harry-il-prescelto-Potter
Secondo
Astoria Harry Potter era un ragazzo anonimo sotto molti punti di vista.
Portava sempre
un paio di occhiali rotti, che si tenevano insieme e non cadevano a pezzi
solamente grazie ad un nastro di scotch legato più volte attorno ad essi.
Aveva dei
comunissimi capelli neri – nessun paragone con quelli di un biondo quasi bianco
di Draco, a voler ben dire – ritti in testa, che non sembravano mai pettinati.
E, probabilmente, ragionò la giovane crucciata ma divertita, quei capelli non venivano proprio pettinati, perché indomabili
ed intrattabili. Un po’ come lei, durante le mattinate storte.
Volendo essere
pignoli, Harry non possedeva nemmeno una figura da copertina del settimanale
delle streghe: non molto robusto, raggiungeva quasi sicuramente il metro e
ottanta di altezza, indi per cui a volte il suo fisico lasciava un po’ a
desiderare; se messo a confronto a Ronald Weasley, molto più ben piazzato di
Potter, non c’era alcun paragone.
L’unica cosa
che poteva colpirti di Harry Potter – oltre alla sua famosa cicatrice a forma
di saetta – erano gli occhi color smeraldo che, si vociferava, avesse ereditato
da sua madre, Lily Evans. Erano occhi particolari, di un verde raro e
splendente, che rimanevano impressi anche ad un solo ed unico sfuggente
sguardo. Astoria, questo, lo sapeva benissimo.
Tuttavia, la
giovane Greengrass, non riusciva a capacitarsi di tanta popolarità.
Oh, certo.
Aveva salvato il mondo magico spedendo il Signore Oscuro chissà dove quando era
solo un neonato e, effettivamente, giocava a suo favore anche il fatto di aver
un ruolo fondamentale nella Guerra Magica. E, ovviamente, il fatto di essere
sfuggito a voi-sapete-chi ripetutamente.
Per non
parlare, poi, del suo ruolo di capitano e cercatore nella squadra di Quidditch
dei Grifoni.
Da quanto
Harry Potter era entrato a far parte della squadra, Astoria non aveva mai visto
la coppa del Quidditch nella propria Casa, perché i Grifondoro si dimostravano
non solo superiori a Serpeverde, ma anche a Corvonero e Tassorosso.
Effettivamente,
pensò la giovane bionda con un sorriso divertito sul viso, Harry Potter era un
ragazzo molto interessante. Sotto
molti punti di vista.
E, dalle voci,
si diceva che fosse anche un ragazzo generoso e gentile.
Tutto ciò, pensò
scotendo il capo con stizza, non spiegava il motivo per cui lei, Serpeverde
discendente da una famiglia Purosangue, fosse appostata fuori dal Dormitorio
nei Grifondoro, nell’attesa che il bambino sopravvissuto uscisse allo scoperto,
come una spia assoldata da qualcuno.
Infondo,
ragionò la ragazza andando avanti indietro per il corridoio deserto sentendosi
vagamente idiota, la rivalità tra Potter e Draco era risaputa per tutto il
castello: persino i professori ne erano a conoscenza, seppur non prendessero
mai parte ai rari scontri dei due ragazzi o vi partecipassero solo nel momento
in cui erano costretti a dare punizioni.
Senza contare
che se l’avessero scoperta, gli altri Serpeverde – eccetto Tracey, ovviamente –
l’avrebbero denigrata senza pensarci due volte.
Una Serpeverde
insieme al più grande traditore di sangue di tutti i tempi?
Non sia mai.
«Cerchi
qualcuno?», domandò proprio in quell’attimo di riflessione una dolce voce
femminile alle spalle di Astoria, facendola sussultare.
Quasi gridò la
Serpeverde nel trovarsi di fronte niente meno che Hermione Jean Granger.
La
Mezzosangue. Quella che tutti i Serpeverde odiavano. La ragazza che aveva preso
per i fondelli Draco e gli aveva mollato un pugno.
Quella ragazza
che in quello stesso istante le stava sorridendo gentile e stava aspettando con
pazienza una sua risposta, quando se ne sarebbe benissimo potuta andare una
volta notata la cravatta verde e argento.
Oltre a
domandarsi perché diavolo quel maledetto
cappello parlante vecchio, logoro e schifoso l’avesse smistata nei
Serpeverde, Astoria sorrise rassicurata.
Era contenta
di essersi trovata di fronte una come lei – seppur mezzosangue, a ben dire – e
non Ginny Weasley che, oltre ad essere una traditrice del proprio sangue, le
stava anche parecchio antipatica.
«Non vorrei sembrare inopportuna»,
cominciò allora la giovane Serpeverde fissando Hermione negli occhi, «ma vorrei
parlare con Harry Potter»
La castana strinse maggiormente a sé i
libri scolastici, sgranando gli occhi color nocciola all’udire quell’insolita
e, effettivamente, assurda richiesta.
Incespicò la Grifondoro nell’entrare
nella Sala Comune, balbettando la parola d’ordine alla Signora Grassa ed
urlando come un’ossessa il nome di Harry, facendo sorridere di cuore Astoria.
Passarono una manciata di minuti prima
che il giovane interpellato facesse la sua comparsa, i capelli scompigliati e
gli occhiali storti, l’aspetto più trafelato e scarmigliato del solito.
Ed un sorriso sul viso, seppur non si
conoscessero.
«Io sono...»
«Astoria Greengrass. Ti conosco. Grazie a
te sono potuto venire ad Hogwarts e non tornarmene a Londra. Sarei venuto a
sdebitarmi domani stesso», pronunciò azzardando ad una pacca sulla spalla il
giovane Potter, cogliendola di sorpresa.
Di certo Astoria non si sarebbe mai
aspettata che lui conoscesse il suo nome; a Hogwarts non aveva mai goduto di
alcuna popolarità, in quanto né in bellezza, né per carattere era paragonabile
a sua sorella Daphne e molte altre fanciulle presenti.
Sapere che in quel luogo ci fosse
qualcuno a conoscenza del suo nome le faceva piacere, e montava un po’ il suo
piccolo ego nascosto.
Oh
beh,
pensò con un sorriso, Serpeverde lo era
di sicuro vista la vanità.
«Posso chiederti perché mi hai fatto chiamare?», domandò con estrema curiosità
Harry, riportandola alla realtà.
La ragazza sbatté più volte le palpebre
presa in contropiede, cercando di ripescare nei meandri della sua mente una
possibile risposta a quella domanda.
«Riguarda Draco. Draco Malfoy», chiosò
allora incerta, facendo saettare gli occhi a destra e sinistra, nella
preoccupazione che qualcuno potesse sentirli.
Capì subito di non essere l’unica ad aver
notato qualcosa di strano nel giovane re delle serpi, quando anche un
sopracciglio scuro di Harry si arcuò attento.
«Nonostante tu sia una Serpeverde, sono
sicuro di potermi fidare: credo che Malfoy sia un Mangiamorte», borbottò senza
troppi giri di parole il giovane, leggermente scocciato al pensiero che anche
lei, come Ron ed Hermione il giorno prima, sarebbe probabilmente scoppiata a
ridergli in faccia.
Tuttavia, contro ogni sua aspettativa,
Astoria si limitò semplicemente a stringere la cravatta che teneva legata in
vita; mordendosi il labbro carnoso, poteva già sentire l’odore di sale e ferro
del sangue nella sua bocca.
«Lo penso anche io, Potter», sussurrò
pallida in viso, facendo pensare all’altro che sarebbe potuta cadere svenuta
tra le sue braccia da un momento all’altro.
Harry ebbe
addirittura l’istinto di allungare una mano e stringere quella di lei, così
piccola, ma si trattenne: Greengrass era pur sempre una Serpeverde, seppur
fuori dal comune. E molto più piacevole, sotto molti punti di vista.
«Credo abbia tatuato il Marchio Nero sul
braccio», disse allora il prescelto, a corto di parole, cercando di non
guardare troppo la giovane negli occhi; era una cosa che lo imbarazzava spesso,
a volte gli capitava addirittura con Hermione stessa.
La Serpeverde aprì la bocca in una
smorfia d’orrore, mentre il cuore iniziava a sanguinarle copioso: il (suo)
Draco era davvero un Mangiamorte.
Parlare con Harry Potter, ammise tra sé e
sé qualche ora dopo Astoria, le aveva fatto sia bene che male.
Da un lato, era contenta di aver reso
partecipe qualcuno dei suoi dubbi, di aver incontrato una persona che
condivideva i suoi medesimi pensieri.
Dall’altro, invece, un dolore lancinante
la trafiggeva, come tante lame di coltelli affilati.
Aveva sempre saputo della mania dei
genitori di Draco per le Arti Oscure, ne aveva ottenuto conferma in seguito
all’arresto di Lucius Malfoy, il precedente giugno.
Ma mai, mai avrebbe pensato che un giorno
proprio Draco, così abituato agli agi ed alla vita comoda, avrebbe preso il
posto del padre in quella battaglia che, forse, mai avrebbe avuto fine.
«Maledizione», sussurrò a sé stessa
stringendosi tra le braccia, in un tentativo di provare meno freddo.
Chiuse gli occhi, appoggiandosi alla
bell’e meglio al corrimano delle scale che conducevano al quinto piano.
Non aveva voglia di tornare al
dormitorio: sarebbe stata costretta a rispondere alle domande di Tracey e
Daphne, e magari incrociare gli occhi di Draco.
Assurdamente gli occhi le pizzicarono ed
una grandissima voglia di piangere la colse inaspettata.
Si sentiva una bambina, così poco adatta
alla sua famiglia e alla sua casa, avrebbe tanto voluto avere un cuore di
ghiaccio come Daphne o sua madre, che guardavano tutto con occhi critici e
cinismo, senza mai mostrare il minimo sentimento.
L’amore era una fregatura, pensò con il
cuore pulsante e doloroso, mentre rumori di passi dietro di sé la costringevano
ad asciugarsi gli occhi velati.
«Astoria?», una constatazione più che una
domanda, pensò la giovane mentre si voltava verso di lui, la sua rovina, quel
ragazzo a cui da più di un anno non parlava.
Uno stormo di farfalle spiccò il volo nel
suo stomaco, mentre il suo cervello annunciava l’arrivo della primavera in
anticipo.
Sembrava quasi che il destino avesse
voluto tirarle un brutto scherzo: lui era l’ultima persona a voler vedere, in
quel momento, ma il suo corpo la pensava in maniera differente.
Le gambe iniziarono a tremarle per l’emozione,
mentre già le guance le si imporporavano di un grazioso rosso carminio.
«Draco», bisbigliò il suo nome a voce
talmente bassa che lui quasi non lo udì.
La osservò attento mentre si sollevava
dai gradini, gli occhi arrossati dal pianto e il viso più pallido del solito,
fatta eccezione per le solite macchie rossastre come comparivano sempre in sua
presenza.
I capelli biondi erano scompigliati e le
conferivano un’aria selvaggia, particolare, tutto il contrario di quello che
lei era di solito.
Da quanto non la guardava più così
attentamente?
Da quel bacio, quella dichiarazione che
per notti l’aveva tenuto sveglio a riflettere, meditare. Quel bacio che non gli
aveva più fatto osservare le altre fanciulle con lo stesso sguardo d’un tempo.
Gli occhi grigi di Malfoy scorsero lungo
la figura ammorbidita dalle curve da donna che la giovane stava armoniosamente
acquistando nel tempo, e si ritrovò stupito di quanto quel corpo lo attraesse,
seppur coperto da una pacchiana divisa scolastica.
Il suo cuore perse un battito
nell’osservare la pelle lasciata nuda a causa dei bottoni della camicia
slacciati ed una irreprimibile voglia di sentire il suo sapore lo colse.
Dio, pensò il
giovane mentre con una mano le accarezzava la guancia gelida, perché sei così, Astoria?
Prima che l’orologio di Hogwarts battesse
le sette, prima che tutti gli studenti si dirigessero in Sala Grande per la
cena, prima di poter dire qualcosa, di pensare a qualcosa di razionale e
banale, Astoria gli si buttò tra le braccia, stringendo forte tra le mani la
stoffa leggera e pregiata della bianca camicia di Draco.
Quest’ultimo vacillò, cadendo a terra e
portandola con sé.
«Draco», lo chiamò la giovane, mentre un
singulto le sfuggiva dalle labbra rosse a forma di cuore, vicine al collo del
giovane.
Lentamente, inaspettatamente, un braccio
le circondò la vita, in modo da poterla sentire più vicina a sé.
«Sono qui», si ritrovò a dirle insicuro
su quelle parole troppo lontane dal suo io, troppo distanti dal suo cervello e
da ogni pensiero che di solito lo contraddistingueva.
Le sollevò il mento con decisione, il
respiro caldo di Astoria sulle sue labbra e i suoi doveri dimenticati in un
cassetto remoto delsuo cervello.
Contro ogni logica, ogni aspettativa ed
ogni legge dello spazio, Draco la baciò.
Anticipazione
capitolo 11:
Era stato
scoperto dopo nemmeno due settimane dal suo nuovo compito da una ragazza che,
in tutta sincerità, giudicava tra le più ingenue ed innocenti del Castello.
Eppure,
nonostante quell’impiccio, non riusciva a volerla lontana da sé.
«Ho imparato
ad osservarti. Ti sfiori sempre il braccio sinistro con sguardo nervoso,
scompari agli orari più strani e certe volte non ti rechi nemmeno a lezione. Ti
ho sentito confabulare con Parkinson e Zabini, sul treno, Draco»
Delucidazioni (?):
Dato che mi sono portata parecchi avanti con i capitolo ho deciso si
inserire le anticipazioni.
Sono passati dieci capitoli e, tra alti e bassi, finalmente ciò che
ogni singola persona aspettava è successo. Non sapete quando mi brillavano gli
occhi mentre scrivevo la scena.
Astoria – la mia Astoria, almeno – è così diversa dagli altri
Serpeverde che mi fa sorridere. Sa essere perfida, ma anche gentile: se è per
il bene di Draco, decide addirittura di andare da Potter e schiacciare sotto i
piedi il proprio orgoglio.
Questa amicizia sarà
significativa per i successivi capitoli. Questo ve lo posso assicurare!
Ultimamente non faccio altro che leggere fic su questa coppia, il
problema è che tante sono in una fase di stallo, mentre le One-Shot
le ho ormai divorate tutte...
Indi per cui, mi chiedo dove sono finite le meravigliose scrittrici
Draco/Astoria. ù_ù
Io aspetto con ansia le vostre fic! Sarà un piacere leggere e
commentare!*_*
Detto questo, ringrazio di cuore:
Kimly: Tu! Tu sei una
Mosca Bianca! Qualche tempo fa lessi una tua ShikaIno. Ora, purtroppo, ho quasi
totalmente abbandonato il Fandom di Naruto. Spero tu ti stia dando ancora da
fare per diffondere la fedeH! Ti ringrazio tantissimo
per i complimenti. Sono contenta che la storia risulti veritiera e che Astoria
ti piaccia! *_* Un bacio!
Angel Texas
Ranger: AHAHAHAHAH! Draco deve guardarsi le spalle: a quanto pare le Fan
della coppia adora Astoria molto più di lui! Gli farà vedere chi comanda,
appena saranno sposati (...tecnicamente già lo sono, in effetti). Grazie mille!
Un bacio!
Gobra1095: Ria si sta
facendo largo pian piano nella storia e nel cuore di Draco – e lettori,
autrice, cani, gatti. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Spero sia
così anche per questo! Un bacio!
Hermy101: Sono felice che
l’idea ti sia piaciuta! *_* Non sapevo se avrei fatto bene a
“modificarla”,indi per cui il commento
positivo mi rincuora molto. Grazie mille! Un bacio!
EllaYaYa: Posso chiamarti
Antonella? No, perché è un nome che mi piace un sacco. ò_ò Sono felice che la
mia idea ti sia piaciuta! Devo averla riscritta almeno una trentina di volte,
tanto che mia madre si trovava foglietti da tutte le parti! Io aspetto un’altra
tua Draco/Astoria, nel frattempo! La prima mi era piaciuta un sacco! Grazie
mille! Un bacio!
Confettina: La risposta
alle tue domande...è in questo capitolo!XD Insomma, sei stata paziente fino al
momento giusto. La drammaticità tra questa coppia mi sembra fondamentale, non
so te. Diciamo che potrebbero essere un mix esplosivo di parecchi sentimenti.
Con loro non ci si annoia MAI! Spero di poter leggere presto la tua storia!
Grazie! Un bacio!
Terrastoria: Allleeeee! Tra poco invaderemo questo Fandom con la nostra
presenza! Dobbiamo solamente trovare una trama... Ti ringrazio di cuore per i
complimenti. Essendo Astoria così sconosciuta mi piace il fatto che alla gente
stia simpatica. Farla crescere è l’obbiettivo che mi sono prefissata sin
dall’inizio di questa fic! Grazie tesoro! Un bacio!
Katia37: Katia! Grazie
mille! *_* Fortunatamente non dovrai pazientare troppo per il prossimo
capitolo, solamente una settimana. Ce la farai? Grazie ancora! Un bacio!
Ringrazio inoltre chi ha aggiunto la storia ai preferiti, chi tra le
seguite e chi ha semplicemente letto.
Niente da aggiungere se non...ci vediamo il diciotto!
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
11. Mangiamorte
Astoria
mugugnò appagata quando, con un gesto lento e cadenzato, Draco andò a scostarle
una ciocca di capelli dal viso, sfiorandole volutamente le guance pallide,
facendola così rabbrividire.
La strinse
maggiormente a sé, avvolgendola nel costoso mantello nero in modo da
riscaldarla: quella sciocca, rifletté guardando il suo corpo, non aveva
indossato il maglione. Era rimasta con la semplice camicia di flanella bianca,
sbottonata fin troppo per i suoi gusti, seppur la vista ringraziava per quello
splendido ed eccitante spettacolo.
«Non sarebbe
meglio...entrare?», chiese incerto, guardandola dritta negli occhi verdi, che
brillavano di una gioia che, lui stesso, non riusciva a comprendere.
Sussultò
quando Astoria poggiò le labbra di un tenue rosso fuoco sulle sue, in un casto
bacio.
«Voglio stare
qui. Con te», sussurrò contro il suo petto, le guance imporporate ed il cuore
che batteva a mille, come un cavallo imbizzarrito.
Mai si sarebbe
aspettata attimi del genere con lui.
Estasi totale,
le farfalle che spiccavano il volo nel suo stomaco, il respiro di Draco contro
il suo collo.
Le mani,
esperte, che l’accarezzavano ovunque, un po’ esitanti e mai invadenti, gli
occhi concentrati solamente su di lei.
Si strinse più
al ragazzo, un sorriso di felicità sul viso grazioso.
«Di fronte ad
un camino staresti molto meglio, Astoria»
Scosse il capo
biondo in un segno di diniego, baciandogli il petto fasciato dalla camicia,
rabbonendolo.
«Se torneremo
nella Sala Comune tutto finirà. So per certo che non mi guarderesti più, se non
per indicarmi come l’ennesima ragazza caduta ai tuoi piedi»
Furono parole
taglienti, che lo colpirono come nessuno era mai riuscito a fare prima di
allora.
Rimase
silenzioso per qualche minuto, soppesando la frase nella sua mente.
Infondo,
ragionò arcuandosi e stringendo maggiormente la ragazza al suo corpo, Astoria
avrebbe anche potuto avere ragione.
Non era mai
stato il tipo di ragazzo pronto a legarsi a soli sedici anni, soprattutto con
lei, che ne aveva appena quattordici.
Non poteva
negare, però, che Astoria lo attraeva in maniera quasi magica. Quasi come se
qualcuno avesse infilato un filtro d’amore nel suo succo di zucca, quella
mattina a colazione.
Amore.
Sorrise al
suono melodioso che aveva quella parola, se abbinata al sorriso di beatitudine
sul volto giovane della serpeverde.
In quel
momento di silenzio, dove tutti erano a tavola a mangiare, ridere, ciarlare,
lui non voleva nient’altro che starle accanto.
Si sentì come
un povero idiota: Blaise l’avrebbe preso per il culo a vita, su quello non vi
pioveva.
«Non sarà
così», bisbigliò sulle sue labbra, mordendole poi con dolcezza, mentre le si
mozzava il fiato in gola.
Il cuore prese
a batterle più forte sotto le carezze di Draco, che giocherellava con i bottoni
della sua divisa. Si issò sulle ginocchia del ragazzo con un gesto goffo,
circondandogli il collo con le braccia esili.
Lo fissò
dritta negli occhi, mentre il silenzio surreale del castello accompagnò quella
confessione dolorosa, che le strinse lo stomaco.
«Mi
abbandonerai per la guerra, Draco»
Un sussulto.
Il battito del cuore diminuito per la prima volta in quell’ultima ora passata
con lei.
Sapeva?, si domandò
incerto, cercando un sintomo di cedimento in quegl’occhi così verdi, che rispecchiavano la sua anima.
La sua
splendida, candida e purissima anima.
«Come lo
sai?», chiese allora scostandola da sé, tenendola comunque tra le sue braccia.
Perché, perché
non si arrabbiava e le strepitava in faccia epiteti di ogni genere, come
avrebbe dovuto fare?
Perché non le
diceva che non erano affari che la riguardavano, di non rivolgergli più la
parola?
Perché?
Era stato
scoperto dopo nemmeno due settimane dal suo nuovo compito da una ragazza che,
in tutta sincerità, giudicava tra le più ingenue ed innocenti del Castello.
Eppure,
nonostante quell’impiccio, non riusciva a volerla lontana da sé.
«Ho imparato
ad osservarti. Ti sfiori sempre il braccio sinistro con sguardo nervoso,
scompari agli orari più strani e certe volte non ti rechi nemmeno a lezione. Ti
ho sentito confabulare con Parkinson e Zabini, sul treno, Draco»
Le palpebre
del giovane sbatterono più volte, mentre Astoria aspettava lo scoppio della
tempesta.
Stava godendo
di quegli ultimi attimi di pace e piacere con lui, ne era certa.
«Non smetterò,
Astoria», disse invece con proverbiale calma Malfoy, accarezzandole una
guancia, subito chiazzata di rosso.
Portò una mano
a stringere quella di Draco, in un gesto appassionato, con occhi velati dalle
lacrime.
Lui le sorrise
sghembo, per la prima volta in tutta la sua vita intenerito da qualcuno,
chinandosi sulle sue labbra.
Le sfiorò con
le proprie, prima di alzare entrambi da terra.
Aveva compreso
ogni cosa.
«Ma non
smetterò nemmeno con te, ora che ho capito»
Avrebbe voluto
dirgli tante cose, in quel momento.
Avrebbe voluto
fargli capire che quello che stava facendo era assurdo, spietato; che tutti
meritavano di vivere e che nessuno avrebbe mai dovuti sentirsi superiore
all’altro.
Avrebbe voluto
supplicarlo di lasciar perdere, di non rischiare la sua vita per qualcosa che
lei giudicava futile ed inutile.
Tutto ciò che
le uscì dalle labbra, invece, non fu altro che un rantolo basso, bloccato dalla
bocca di Draco che si appropriava della sua.
Le si
inebriarono i sensi quando la lingua del giovane accarezzò la sua, un gesto
distratto ma voluto; rabbrividì quando lui le passò una mano sulla schiena,
fino a scendere più giù, sempre più in basso.
Quando Draco
azzardò a sollevarle la gonna, lei lo cacciò.
«Non...qui»,
ansimò con il fiato corto a causa dei baci, le mani tese di fronte a sé per
tenere lontano il ragazzo, per nulla colpito da quel rifiuto.
Le si
riavvicinò cauto, prendendola per mano.
«Andiamo al
dormitorio», le sussurrò tra le ciocche di capelli biondi che le coprivano le
orecchie, facendola gemere di piacere.
Fu solo in
grado di annuire, Astoria, mentre lui la trascinava con sé indifferente alle
occhiate curiose degli altri studenti.
Una morsa le
serrò lo stomaco in una stretta piacevolissima.
La
preoccupazione di lui Mangiamorte scivolò via dal suo petto come un ruscello di
montagna, mentre Draco si chinava a baciarla di fronte alla smorfia indignata
di Pansy Parkinson ed il sorriso incantato di Tracey Davis.
Sciocca, ingenua Astoria, avrebbe cantato più in là il destino solamente per lei.
Anticipazioni:
Astoria sputò,
prendendo Pansy in pieno viso.
«Vai a farti
fottere tu, la tua faccia da carlino e il tuo amore per qualcuno che non ti ha
mai voluta e mai ti vorrà!», strillò tutto d’un fiato, facendo esplodere
quell’odio che per tanto, troppo tempo aveva trattenuto nel suo esile corpo,
subendo sempre con passività battute ed angherie di quella serpe.
Delucidazioni (?):
Mi è piaciuto
molto scrivere questo capitolo e il prossimo, penso siano i miei due preferiti
sino ad ora.
Diciamo che
qui c’è un sacco di dolciume e romanticheria, che vi avranno cariato i denti:
sinceramente, ne sono felicissima! XD
Un po’ di
dolcezza ci vuole, anche perché con loro, diciamocelo, non è mai troppo
stucchevole. Insomma, non c’è pericolo: il dentista potete saltarlo per questa
settimana – le prossime non lo so.
Ringrazio di
cuore le dieci persone che hanno recensito lo scorso capitolo; avevo gli occhi
a cuoricino ad ogni gentilissimo commento! *_*
Katia37: Carissima!
*_* Il tanto atteso (?) capitolo è arrivato, con una carrellata di baci e
carezze che sembrano non finire mai. Oh, Harry e Ria stanno per cucire un...bel rapporto che a qualcuno darà non
pochi pensieri. Grazie di cuore! A presto, un bacio!
Confettina: RESPIRA! NON COLLASSARMI SULLA TASTIERA! Uno, due, tre...ti sei ripresa?
Hai indovinato per metà questo capitolo, perché tante motivazioni avverranno
più avanti. I capitoli sul sesto anno sono davvero numerosi, anche perché come
potrei non approfittare del protagonismo di Draco? *sorride perfida* Ti
ringrazio di cuore, tesoro!
Kimly: Davvero ti stai innamorando di loro? Allora oltre che la fede bianca
*fa finta di non aver letto la parte nera*, inizierai
anche a diffondere il bene nel Fandom di Harry Potter! XD Proprio l’altro
giorno ho detto addio al Fandom con l’ultima ShikaIno...ma nel caso ci sarà
bisogno, tornerò sul fronte! Grazie di cuore, cara! Un bacione!
Nejisfan 94: Francyyyyyyyyyyyy! Sono davvero contenta che la mia Astoria
e lo scorso capitolo ti siano piaciuti così tanto! E sono anche contenta di non
essere caduta nel tanto temuto OOC. U_U E...sei troppo gentile, Francy! XD
Grazie di cuore...per me è un piacere aiutare la tua mente nel relax. Bacio!
Gobra1095: Uh, uh, uh.
Draco lo scoprirà...o forse no. Ma se sì, saranno scintille! Sono felice che il
capitolo ti sia piaciuto! *_* Un bacione!
Elena Olsen: Sììì! Mettiti a scrivere anche tu su di
loro, faresti solamente del bene a questa povera comunità di Fan che hanno si e
no cinque fan fiction in croce su questa splendida coppia! *_* Su Astoria, alla
fine del libro, si accenna solamente come moglie di Draco. Non c’è nient’altro,
nemmeno il suo nome. Fortunatamente, la Rowling ci ha tolto ogni dubbio,
svelandoci l’identità segreta di questo misterioso personaggio che si è
accalappiato il personaggio più fig...bello di tutta
la saga. *_* Portatrice della verità? Ebbene sì, ho rubato questi scritti dalla
scrivania della mamma Row. U_U XD Sono contenta che
la raccolta ti piaccia così tanto, i tuoi complimenti mi hanno fatta arrossire!
Grazie di cuore, cara! A presto, un bacio!
Hermy101: Già, chissà
cosa farà. *persona che si fa questa domanda da mesi* Sono sempre più contenta
che Astoria ti piaccia...e posso dire con certezza che è molto contenta anche
lei. Eh, il suo amore per Draco non ha limiti. Un bacio!
Terrastoria: Ale, tesoro! Sono contenta di non averti delusa e...di averti fatto
piacere una Serpe! Dopo Corvonero, le Serpi sono la casa che preferisco: un po’
di bastardaggine fa sempre bene. Spero che anche questo capitolo ti piaccia!
Aspetto con ansia il tuo commento...e la tua mail! XD Un bacione!
EllaYaYa: Uh, spero tu ti sia divertita durante questa mini-vacanza! *_* Sono
contentissima che la scena dello scorso capitolo ti sia piaciuta, mentre la
scrivevo mi tremavano le mani: hanno un effetto davvero unico su noi fans! XD
Spero anche io che la tua ispirazione ritorni, perché non vedo l’ora di leggere
la fic di cui mi hai parlato! *_* Un bacione!
Ostrogorsky: Wha! *_* Sono contentissima che la storia ti piaccia! Con tutti questi
complimenti mi monto la testa! XD Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto! Un bacio!
Potrei
chiamarvi per nome? XD No, dico solamente le persone che hanno scritto il loro
nella pagina autore...a volte non so proprio come parlarvi. Sono un po’
imbranata, che volete che vi dica. XD
Signori,
ringrazio ancora chi ha letto, recensito, aggiunto la fic ai preferiti o
seguite...
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
12. Questo ed altro per amore
Astoria cozzò
contro il pannello del bagno, gemendo di dolore.
Probabilmente,
sul suo corpo in quel momento erano sparsi una serie incalcolabile di lividi
violacei, pronti a rovinarle la pelle perlacea che Draco tanto adorava
ammirare.
Gli occhi
verdi erano dischiusi, mentre il labbro sanguinava leggermente a causa della
spaccatura dovuta ad un pugno.
«Pensavo non
fossi così stupida», berciò con astio ad un passo dal suo naso a punta Pansy
Parkinson, le mani che stringevano la camicia di Astoria, macchiata di sangue.
Sollevò una
mano, mollandole uno schiaffo.
«Non hai
saputo rimanere al tuo posto», sibilò al suo orecchio, un calcio nello stomaco
in seguito al quale la giovane Greengrass urlò.
Era stata
attirata lì con la forza, dopo essere uscita dall’aula di Pozioni da Pansy e
Millicent Bullstrode, Serpeverde del sesto anno, che l’avevano condotta a suon
di spintoni al bagno del primo piano, rotto e deserto.
Astoria era
stata una sciocca. Sapeva benissimo che Pansy, Draco o non Draco, avrebbe
trovato il modo di fargliela pagare, eludendo Daphne e Theodore Nott.
Avrebbe dovuto
sapere che a nessuno era concesso stare accanto a Malfoy, sorridergli ed essere
ricambiata, seppur con un certo riservo.
Deglutì, fissando
la ragazza negli occhi neri che sparavano scintille.
Il pensiero di
Draco, qualche ora prima, che ben attento a non farsi vedere le accarezzava i
capelli nel corridoio, salutandola distrattamente e facendole battere il cuore.
Cuore che, in
quell’istante, pulsò.
Astoria sputò,
prendendo Pansy in pieno viso.
«Vai a farti
fottere tu, la tua faccia da carlino e il tuo amore per qualcuno che non ti ha
mai voluta e mai ti vorrà!», strillò tutto d’un fiato, facendo esplodere
quell’odio che per tanto, troppo tempo aveva trattenuto nel suo esile corpo,
subendo sempre con passività battute ed angherie di quella serpe.
Il suo sguardo
verde e luminoso non vacillò nemmeno per un istante, non abbassò gli occhi
neanche quando Pansy la colpì con un manrovescio, facendole sputare sangue.
Non le diede
la soddisfazione di sentirla gemere.
«Brutta
impudente, sciocca ragazzina..», urlò con l’ira nella voce ed una nota di
isterismo che riuscì a preoccupare anche Millicent, dietro di loro, intenta a
fare da palo.
Quest’ultima afferrò
l’amica per una spalla, nel vano tentativo di fermarla.
«Pan, se Draco
vede che hai ridotto così la sua donna ci ammazza. Sai che più di metà della
Casa sta dalla sua, no?», disse guardando sprezzante la figura ormai ridotta ad
uno straccio di Astoria.
Pansy la
imitò, sputando poi sulla mano della bionda.
Afferrò i suoi
capelli in malo modo, arrivando ad un passo dal suo naso piccolo e perfetto.
«Stai lontana
da Draco, sgualdrina, o questo sarà solo un assaggio», buttò fuori quelle
parole con tutto l’odio che covava per lei.
Un odio che
non aveva eguali. Probabilmente persino Draco ed Harry Potter sarebbero potuti
diventare amici, a differenza loro.
Un luccichio
fece illuminare gli occhi di Astoria, fin troppo lucida in quel momento,
nonostante l’ingente quantità di sangue perso.
Con un sorriso
sarcastico che le fece male al viso, guardò Pansy dal basso verso l’alto.
Ridacchiò
divertita.
«Non ci penso
neanche, serpe giuliva»
Oltraggiata,
la bocca spalancata e la tempia pulsante, Pansy sollevò nuovamente il braccio,
pronta a colpirla.
Astoria chiuse
gli occhi, pronta al colpo.
«Fallo e ti
affatturo, brutta deficiente!»
Le tre ragazze
presenti nel bagno si voltarono di scatto verso la voce che le aveva
richiamate.
Con la
bacchetta sollevata, le labbra chiuse in una linea severa e dritta, la postura
perfetta, se ne stava Hermione Granger – più simile che mai a Minerva McGranitt,
accompagnata dalla compagna di casa e amica Ginny Weasley.
Pansy sollevò
un sopracciglio scettica, mollando Astoria che ricadde a terra con un tonfo
sordo.
Ginny corse al
suo fianco, estraendo a sua volta la bacchetta.
«Punto uno»,
la voce di Hermione non era mai stata così iniettata di veleno, nemmeno con
Ronald Weasley e Draco Malfoy, «andrò dalla McGranitt a riferire l’accaduto, in
quanto a prefetto. Punto due, potreste giocarvi l’espulsione. Punto tre»,
assottigliò gli occhi, come un gatto, «andatevene o vi lancio una Maledizione
senza Perdono»
Pansy schioccò
la lingua sul palato, fissando prima la Grifondoro poi Astoria.
Con un cenno
di intesa a Millicent, si dileguò nel corridoio.
«Dobbiamo
portarla in infermeria», sussurrò Ginny fissando la bionda negli occhi,
preoccupata.
Hermione
annuì, precedendola e trasportando il corpo della Serpeverde con un
incantesimo.
Fu felice che
in quel momento si trovassero tutti quanti a cena e nessuno potesse ammirare
quel miserevole show.
Sospirò,
pensando che Astoria avesse qualcosa nel sangue che la faceva assomigliare ad
Harry Potter più del dovuto.
∞♥∞
Strinse le palpebre degli occhi, mentre
un dolore acuto lungo tutto il viso la colpì in pieno, facendola mugugnare.
Dalla morbidezza, capì di trovarsi su di
un letto. In infermeria, forse: aveva sentito Hermione Granger e Ginny Weasley
prima di perdere i sensi.
Un rumore la riscosse, capì di non essere
sola. Cercò di aprire un occhio sul mondo, ma la luce solare del primo mattino
la colpì in pieno, infastidendola.
«Finalmente ti sei svegliata», brontolò
una voce che avrebbe riconosciuto tra mille da di fronte a lei, costringendola
ad aprire completamente gli occhi.
Astoria cercò di sorridere in direzione
di Draco, stanco e sciupato come non mai, due borse sotto gli occhi che
avrebbero fatto invidia persino a Silente stesso.
«Da quanto...?»
«Ieri sera alle otto. Pansy si è proprio
impegnata, nh?», le disse senza una sfumatura particolare nella voce,
chinandosi su di lei e scostandole una ciocca di capelli biondi dal viso.
La ragazza si appoggiò al palmo della sua
mano, in cerca di una carezza che non tardò ad arrivare, seppur il volto di
Draco rimasse aperto in un’espressione di indifferenza.
Con un sorriso di dolcezza, Astoria aveva
ormai imparato a riconoscere qualsiasi sfumatura di quel viso affascinante.
«La Mezzosangue ti ricatterà sicuramente,
Ria», borbottò chinandosi su di lei per concederle un bacio, nonostante Madama
Chips avesse vietato qualsiasi cosa non
consona alla guarigione del suo labbro spaccato.
La sentì mugugnare di dolore contro la
sua bocca e sorrise divertito, accarezzandola con la lingua.
Astoria sospirò appagata.
«Blaise, Theodore e Daphne stanno già
escogitando qualcosa per fargliela pagare», sussurrò andando a baciarle una
gota violacea, per poi scendere con estrema lentezza fino al collo.
Le slacciò il primo bottone della camicia
da notte, baciandole poi il petto.
«Da quanto non dormi, Draco?», gli
domandò di punto in bianco, stringendogli il corpo tra le sue braccia,
appoggiando il capo su quello del ragazzo.
Quest’ultimo si immobilizzò di colpo,
incerto sul da farsi.
Astoria sapeva tutto, o quasi, del suo
essere Mangiamorte, anche se la giovane non immaginava di certo quale fosse
l’obbiettivo che Draco doveva raggiungere ad ogni costo.
Si separò da lei con leggera riluttanza,
baciandola ancora una volta sulle labbra.
«Non ti devi preoccupare per me, lo sai»
Un sospiro di esasperazione le sfuggì
dalle labbra, mentre si tirava a sedere: lo guardò fisso negli occhi grigi,
mentre il cuore batteva all’impazzata ed un formicolio piacevole si
impossessava del suo stomaco.
«Sai che non posso farne a meno, no?»,
esclamò con vigore, prima di abbracciarlo ed issarsi sulle sue ginocchia.
Draco chiuse gli occhi, inebriandosi del
profumo della fanciulla e cercando di dimenticare per qualche attimo il suo
piano che, purtroppo, sembrava destinato a non riuscire, la strinse
maggiormente a sé.
«Ti ho sempre considerata una sciocca,
Astoria», brontolò senza sicurezza, strofinando il naso contro il collo di lei.
Una serie di (piacevoli) brividi la
percosse; si scostò da lui, in modo da poterlo guardare negli occhi.
«Una sciocca innamorata, direbbe
qualcuno»
Anticipazioni:
«Vuoi che ti
tenga per mano?», le domandò guardando dritto di fronte a sé.
Un moto di
gioia la percorse, scuotendole i sensi e facendola esplodere in un sorriso
simile a quello di Daphne, poco prima.
L’unica
differenza erano gli occhi, così luminosi e così intensi che Draco vi avrebbe
potuto smarrire la strada.
«Lo faresti
sul serio?», domandò, ormai la sua mano già in quella di Draco.
Nel corridoio
deserto, gli fu naturale sorridere.
Delucidazioni (?):
Occhei, ammetto che scrivere questo
capitolo mi è piaciuto un botto. Per qualche assurdo motivo adoro far soffrire
i personaggi che amo, soprattutto perché poi avranno la loro (SADICA!)
vendetta.
La seconda parte vedetela un po’ come un
mio capriccio: amo perdermi nelle romanticherie, soprattutto quando lui non si
scioglie per niente e lei è innamorata pazza.
Beh, io spero vi sia piaciuto. U_U
Passando alle recensioni, ringrazio di
cuore:
Katia37: Rita! *_* Ho
gli occhi proprio a forma di stelline luminose, in questo momento – chiunque mi
prenderebbe per una povera pazza fuggita dal manicomio, sì. Sai, ti posso
capire pienamente. Draco è un personaggio complicato, ma non avendo mai
realmente visto se non in un paio di occasioni come è realmente, penso che
nessuno possa cadere nell’OOC. Infondo, ha dimostrato in diversi casi di essere
vagamente dolce e di provare amore, quanto odio. Non ti preoccupare, comunque:
il tuo Draco sta riuscendo alla perfezione! Ti ringrazio tantissimo per i
complimenti! Un bacione grande!
_Polla_: Credo che il
sogno d’Astoria accomuni un po’ tutte noi donne, quindi non possiamo far altro
che essere felici! *_* Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie di cuore,
un bacio!
Lady
Patfood: Le tue recensioni mi sono mancate un sacco, sono contenta che tu segua
ancora questa raccolta! *_* Spero che anche questo capitolo non risulti
melenso...sai, non penso me lo perdonerei mai! XD Grazie di cuore, un bacione!
Confettina: Tesoro! Prima
di tutto ti chiedo scusa nel ritardo ne rispondere alla mail, provvederò al più
presto! U_U In secondo luogo...grazie! Seriamente, penso che leggere commenti
come i tuoi sia come una ventata di aria fresca. Oh, ricordati di respirare e
di non imprecare troppo contro Pansy! XD Hai visto, ho fatto anche Ginny
simpatica. Sono stupita dal mio buonismo. Un bacione grande!
Ostrogorsky: Fan di Draco e
Ria? Io ti amo. No, sul serio, quando sento queste cose mi sciolgo come neve al
sole! Pansy – come sempre – non è stata molto, uhm, sportiva. Ma si sa, in
amore nessun gioco è leale. U_U Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Un
bacio!
Gobra1095: Mia! *_* (Il
tuo nick mi piaceva un sacco...anche io tifo per loro! XD) Sono felice che il
capitolo ti sia piaciuto, soprattutto perché sono i momenti che preferisco
quelli dolci – chiamiamo Draco come preferiamo, tanto noi, avendo la tastiera
dalla nostra, possiamo sempre minacciarlo! XD Io aspetto una FanFiction su di
loro da parte tua, allora! *_* Grazie di cuore! Un bacione!
Hermy101: Finalmente sì,
Draco saprà vivere i momenti belli (?) ma anche quelli brutti, e Astoria sarà
sempre (???) con lui. Occhei, basta vagheggi. Ti ringrazio di cuore, carissima!
Un bacione!
Nejisfan94: A dire il vero
non so che dirti. Penso stonerei in ogni caso, quindi ti dico solo grazie.
Perché tu cogli sempre la vera essenza di tutto e lo tiri fuori con papiri che
rileggo anche dieci volte. Francy, come farei senza di te? *_* Un bacione
grandissimo!
Ringrazio anche chi ha letto, aggiunto la
fic ai preferiti/seguite.
Il prossimo aggiornamento sarà...l’uno.
Non vedo l’ora! *_*
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
13. Amiche
Astoria si
sentì più osservata che mai quella mattina, entrando nella Sala Grande per la
prima volta dopo le angherie subite al bagno del secondo piano pochi giorni
prima.
Sfilò veloce
attraverso il tavolo di Corvonero e Serpeverde fino ad arrivare al posto libero
accanto a Draco Malfoy, che le rivolse un cenno di saluto.
Davanti a lei
Daphne le sorrise, allungandosi per sfiorarle una guancia.
«Rispetto
all’aspetto attuale di Pansy sei ancora più graziosa tu, Ria cara», proclamò
con voce divertita, illuminandosi grazie al sorriso meraviglioso che le si aprì
sul volto.
Al suo fianco
Theodore Nott bevve un sorso di succo di zucca, il cuore che doleva troppo per
resistere a causa di un innocente sorriso.
Dal canto suo
Astoria non vi fece caso, voltandosi verso il proprio ragazzo con un luccichio
di curiosità negli occhi verde prato.
«Che
cosa...?», iniziò, prima di essere zittita da Draco.
Con una mano
stretta attorno al fianco magro della bionda, gli occhi fissi sulla Gazzetta
del Profeta, ghignò soddisfatto.
«Quello che si
meritavano»
Astoria non
ebbe il coraggio di chiedergli come avesse trovato il tempo di escogitare quel piano
maligno, troppo impegnato nel suo lavoro
discutibile.
Inoltre, con
la mano di Draco che l’accarezzava non era sicura che il suo cervello fosse in
grado di mettere insieme una frase di senso compiuto.
Chiuse gli
occhi, sentendo un piacevolissimo sfarfallio nello stomaco; la gola arsa chiamò
con urgenza un succo di zucca, versatole da Daphne.
Solo in quel
momento si accorse che nessuno aveva ancora ridacchiato istericamente di fronte
all’imbarazzo che le tingeva le guance solitamente bianche.
Non c’era
nessuna ragazza dai folti capelli castani legati in due assurde treccine, così
carina grazie all’efelidi che le tempestavano il viso rotondo.
Blaise Zabini
sembrò indovinare la sua domanda, perché le rispose senza che Astoria avesse
chiesto nulla ad alta voce.
«Davis si
sentiva poco bene. Il Professor Piton ha detto di riferirlo agli altri docenti»,
disse senza alcuna sfumatura nella voce roca, facendola rabbrividire.
Indubbiamente,
Blaise era un ragazzo splendido, con quella carnagione scura ed il viso
affilato, duro e mai sorridente.
Aveva un certo
fascino, seppur non paragonabile a quello di Draco, che aveva il potere di
attrarre la maggior parte delle ragazzine di Hogwarts. E non.
Il biondo in
questione sembrò aver percepito quel brivido, perché le diede un pizzicotto
leggero che la fece ridere.
I ragazzi lì
attorno la guardarono stupita, abituati all’Astoria Greengrass sempre
silenziosa e compita, mai fuori posto e con labbra chiuse in una linea dritta e
severa.
«Ti accompagno
a lezione», soffiò contro il suo collo il ragazzo, per nulla turbato dagli
sguardi che diverse ragazzine – anche dagli altri tavoli – lanciavano loro.
Si alzò dalla
panca, e si incamminò.
La bionda
salutò distrattamente i tre Serpeverde seduti poco prima di fronte a lei,
correndo poi fino a raggiungere Draco, arrivato a metà della Sala Grande.
Gli si
affiancò con un leggero fiatone, facendo sfiorare accidentalmente le loro mani.
Una scarica
elettrica la scosse, cogliendola impreparata. Si domandò se, per caso, quella
scossa l’avesse percepita anche lui.
«Vuoi che ti
tenga per mano?», le domandò guardando dritto di fronte a sé.
Un moto di
gioia la percorse, scuotendole i sensi e facendola esplodere in un sorriso
simile a quello di Daphne, poco prima.
L’unica
differenza erano gli occhi, così luminosi e così intensi che Draco vi avrebbe
potuto smarrire la strada.
«Lo faresti
sul serio?», domandò, ormai la sua mano già in quella di Malfoy.
Nel corridoio
deserto, gli fu naturale sorridere.
Horace Lumacorno passò attraverso i
tavoli, rivolgendo un sorriso distratto agli svariati studenti che, Astoria
tirò ad indovinare, non rientravano per nulla nelle sue grazie.
Lei per prima,
pensò con un luccichio di divertimento negli occhi quando Lumacorno storse il
naso di fronte all’odore disgustoso della sua pozione restringente.
Increspò le
labbra in un sorriso che stravolse la sua faccia grassa, passando oltre.
L’unica ad
aver attirato l’attenzione di Lumacorno – seppur in maniera quasi nulla,
rispetto alla venerazione che l’uomo dimostrava a Potter – era Tracey.
La stessa
Tracey che, in quel momento, era assente.
Astoria si
sentiva più sola che mai in quel sotterraneo, nonostante metà della classe
appartenesse a Serpeverde.
Non aveva mai
avuto amici, tra di loro, tutti troppo scossi dalla sua aria austera e rigida.
Probabilmente,
molti di loro pensavano addirittura che Astoria non avesse un cuore.
In parte,
pensò la ragazza fulminando un Grifondoro particolarmente rumoroso che indicava
i lividi che le deturpavano il volto, era così: non donava affetto a destra e a
manca, ma poche persone potevano dire che Astoria non solo avesse un cuore, ma
era anche un cuore grande.
Tracey aveva
saputo abbattere quella corazza di ghiaccio con un sorriso: a differenza delle
altre Serpeverdi, non era follemente innamorata di
Draco e questo le donava un punto a favore.
Tracey sapeva
essere crudele nei momenti adatti e dolce negli altri, si era dimostrata una
confidente affidabile e più volte Astoria, con lei, si era ritrovata a ridere
di cuore.
Più di quanto
avesse riso con Daphne, in tutta la sua vita.
In quel
momento capì che un’amica avrebbe dovuto essere con l’altra se questa stava
male.
Sollevò un
braccio verso l’alto, un’espressione di sofferenza.
Astoria
Greengrass era stata smistata a Serpeverde anche per la sua innata bravura nel
mentire.
Salì di corsa
le scale del Dormitorio femminile, rischiando di incespicare un paio di volte
nei gradini in marmo.
Con una
risatina di scherno verso sé stessa, saltò con agilità l’ultimo scalino,
finendo proprio di fronte alla porta della stanza che condivideva con Tracey.
Prendendo
fiato e ravvivandosi i capelli, entrò.
«Tracey?»,
chiamò l’amica a voce alta, tanto che per un attimo temette di esser stata
udita: se Piton l’avesse trovata al dormitorio invece che a lezione l’avrebbe
messa in punizione a vita.
Gettando
un’occhiata veloce all’ampia stanza, individuò la figura dell’amica sdraiata
sul letto, le coperte tirate su fin sopra la testa.
Ridacchiò,
svegliandola.
«Ria?», Tracey
spalancò gli occhi con stupore, vedendo l’algida amica sedersi accanto a lei ed
imbevere un panno nell’acqua fredda.
Una volta
posatolo sulla fronte bollente dell’amica, Astoria sorrise.
«Pensavo ti
servisse un aiuto; io stessa quando sto male non riesco a fare a meno di mia
sorella», Tracey si stiracchiò, sorridendole grata e sospirando di sollievo al
contatto con la freschezza del fazzoletto.
L’espressione
serena si sostituì ad una più seria.
«Ho saputo
cosa ti hanno fatto, Ria. Mi dispiace non essere intervenuta, ma ho sentito le
voci troppo tardi», la bruna chinò il capo con aria colpevole, quasi come se
fosse a causa sua quello che era capitato all’amica.
«Non dire
sciocchezze, Tracey! Avrebbero picchiato anche te, sai come sono fatte»,
esclamò con enfasi la bionda, mettendosi le mani sui fianchi.
Storcendo le
labbra a forma di bocciolo, Astoria la fissava con severità.
«Tutto questo
perché ti sei messa con Malfoy...che sciocche oche, bambine e viziate», l’ira
che udì nella voce di Tracey la rincuorò. Avere un’amica che soffriva con lei,
si arrabbiava per lei e quest’altre cose erano una novità. Una novità
piacevolissima, tanto che Astoria si ritrovò a ridere di cuore e a buttarsi su
letto di fianco alla bruna.
«Sono così
felice. Ho un ragazzo che amo e che, seppur con fatica, cerca di dimostrarmi
affetto. Ho una sorella meravigliosa ed un’amica splendida come te. Come potrei
desiderare altro?», domandò intrecciando le mani sopra la sua testa, lasciando
di stucco l’altra.
Quando si
voltò, per poco non rovinò a terra: Tracey...piangeva?
«Che cosa ti
prende?!», strillò preoccupata, mettendosi in ginocchio. Già pensava ad una
malattia incurabile, tanto che le si strinse il cuore.
Tracey tirò
rumorosamente su con il naso, asciugandosi gli occhi con il lenzuolo.
«Oh, Ria!
Pensavo non mi considerassi tua amica! Sei così...così tanto, a differenza mia! Certo, non sei una cima a Pozioni e
Erbologia, ma sei così...oh, Ria!»
Le si gettò
tra le braccia, interrompendo quel discorso senza senso, tanto che Astoria
rimase con un punto interrogativo nel cervello.
Storse il naso
aristocratico, dando pacchette all’amica.
«Quanto sei
sciocca, Tracey. Tu sei carina ed intelligente, non dovevi dubitarne», disse
sincera, mentre un leggero pizzicare agli occhi la infastidì.
Quando si
sarebbe presentata di fronte a Draco, quella sera, lui l’avrebbe presa in giro
fino a notte tarda, a causa di quegli occhi gonfi e le guance rosse come mele
mature.
Delucidazioni (?):
Un capitolo
incentrato sull’amicizia.
Ci saranno
ancora pillole di dolcezza, per poi saltare alla (tanto attesa, vero?) partita
di Quidditch. A cui Draco non parteciperà, ma questi sono solamente dettagli
insignificanti.
Importante è
invece il fatto di aver raggiunto (e superato) le 100 recensioni! *_*
Ringrazio
tutte di cuore, non sapete quanto sono felice!
In
particolare, un grazie va a:
Hermy101: a
dire il vero, la vendetta si scoprirà nel prossimo capitolo! Però sono contenta
che qualcuno sia d’accordo con me sul fare soffrire i personaggi. U_U Grazie di
cuore, un bacione!
Katia37: Rita!
Certo che puoi chiamarmi Camilla, anche Cami o Milla o come ti pare! XD Hermione,
comunque, l’adoro anche io. È il personaggio che preferisco di HP, indi per cui
non potevo non inserirla...e dalla parte del “giusto”! Spero che il capitolo ti
sia piaciuto, tesoro! Un bacione!
Ostrogorsky: Io mi sono divertita un sacco
quando Hermione è entrata in scena, e devo ammettere che è stato alquanto
difficile non utilizzare un bell’Avada. U_U Grazie per i mille complimenti,
tesoro! Un bacione!
NejisFan94:
Beh, Francy, io non so più cosa dirti. Se per te è banale dirmi che scrivo bene
che le fic ti piacciano e robe del genere, un grazie semplice ti dovrebbe
bastare, vero? Un grazie detto col cuore, di fronte alle tue parole. Spero che
l’esame sia andato bene, tesoro! Un bacione!
Confettina: Beh, sclerosi a parte,
tesoro, direi che è tutto normale. Io borbottavo maledizioni mentre scrivevo,
quindi un salto a Cottolengo ce lo facciamo sempre
insieme. O al San Mungo, come preferisci. U_U Comunque, sclera pure quanto
vuoi! MI sono divertita un sacco! XD Grazie, Giù! Un
bacione!
Lady Patfood: Uh, ma quanti complimenti! *_* Mi hai fatto
arrossire, sai? Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto,
speriamo che questo non ti deluda! Un bacione!
Angel Texas
Ranger: Nel film non l’hanno mai fatta vedere, anche se, nel quinto, sul treno
ho visto una biondina abbastanza graziosa. Ecco, io a quella appioppo il ruolo
di Astoria (anche se nemmeno Kristen Stewart bionda mi dispiace). Sono felice
che la storia continui a piacerti, così come il modo in cui sviluppo Ria! Grazie,
un bacione!
Gobra1095: Oh,
fai la follia di pubblicarla! *_* Nel caso, se vuoi, posso darti anche qualche
consiglio tramite e-mail. Ma solo se proprio sei insicura, eh! Comunque, grazie
mille per i complimenti! Che ne pensi di questo? *_* Un bacione!
Princess of vegeta6: Laura, cara, la tua carrellata di recensioni mi
ha fatto molto piacere. È fantastico leggere tanto entusiasmo! Ti ringrazio
anche per le dritte, vedrò di metterle in pratica sin dal prossimo capitolo! Un
bacione!
Kimly: Non ti preoccupare, ho un
addio in grande stile in mente, per lasciare ufficialmente Naruto. Infondo, ci
ho passato gli anni della mia maturazione come scrittrice. U_U Sono felice che
il capitolo precedente ti sia piaciuto, tesoro! Spero ti piaccia anche quest’ultimo!
Un bacione!
Ecdwbkw: Uaaaah! Grazie mille per
le belle parole, non sai quanto mi abbiano fatto piacere! Spero che anche
questo capitolo ti piaccia! Un bacione!
Grazie a chi ha semplicemente letto, inserito la fic tra le
seguite/preferiti (che aumentano di giorno in giorno...questo mi fa paura).
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
14. Hogsmeade
Astoria fissò
con un sopracciglio arcuato l’invitante vetrina di Mielandia, sfiorandosi
distrattamente il ventre piatto.
Mai nella sua
vita aveva trasgredito alle regole di Miranda Greengrass, rigida
nell’educazione delle sue figlie, adorate o meno.
La donna aveva
sempre sostenuto che una figura esile facesse la sua bella figura fasciata in
un aderente abito da sera e che le curve di grasso non avrebbero mai attratto
un buon partito.
Ma Astoria – a
cui altri partiti non interessavano
granché – in quel momento pensava solamente alle mani di Draco che sfioravano
le ossa del suo bacino, la sera prima.
Quando si era
presentata con le mani che giocherellavano tra di loro per il nervosismo e gli
occhi intimoriti per un rifiuto, Draco l’aveva accolta tra le sue braccia, non
fermandosi al pensiero che un gesto così sdolcinato fosse più adatto a Potter e
non a lui.
Ripensò a
quando le sue mani, grandi e bianche, le sfiorarono il collo, fino a scendere
giù, sempre più in basso, sempre più piacere.
Si rese conto
di essere senza fiato e fu costretta ad appoggiarsi ad un paletto colorato di
rosso e bianco per riprendersi.
Gli sguardi
divertiti degli studenti non le fecero alcun graffio, troppo scossa da quel
ricordo così vivo per badare ad
altro.
In quel giorno
nuvoloso di metà ottobre si era ritrovata senza ragazzo e senza migliore amica,
sola per il villaggio Hogsmeade, popolato da studenti della scuola e gente
eccitata per la festa di Halloween, prossima all’avvenire.
Draco le aveva
garbatamente detto con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni fin troppo
larghi che, quel giorno, non ci sarebbe stato, troppo preso da cose che Astoria
aveva fatto finta di non comprendere; sarebbe stato pressoché inutile mettersi
a litigare, visto che lui stesso sosteneva che quello fosse una cosa di vitale importanza.
Arricciò le
labbra in segno di stizza, ripensando alla seconda bidonata.
Tracey, le
mani congiunte di fronte a sé, gli occhioni color cioccolato strizzati e il
viso più rosso del solito, le aveva praticamente detto in cinque sillabe o meno
che ci sarebbe andata con qualcun altro.
Astoria aveva
inarcato le sopracciglia, più curiosa che scocciata, ma niente era uscito dalla
bocca di quella che avrebbe dovuto essere la sua migliore amica. E anche
l’unica, a voler essere pignoli.
Daphne era
ovviamente impegnata in scambi di effusioni con Blaise, indi per cui non era
nemmeno da calcolare.
Se si
escludevano Pansy Parkinson e Millicent Bullstrode in
infermeria dopo una “casuale” litigata con due Tentacule
Velenose, tutta la Casa di Serpeverde, quel pomeriggio, si stava divertendo.
Eccetto lei
ovviamente.
Le sembrava
quasi di essere tornata a un anno prima, quando si recava ad Hogsmeade con
un’espressione sofferente e le guance troppo pallide per piacere a qualcuno,
nonostante il bel vestito ed i capelli perfettamente in ordine, proprio come
mamma avrebbe voluto.
Ora, riflessa
nel vetro della vetrina, però, vedeva solamente una ragazza dai mossi capelli
biondo grano, leggermente scarmigliati a causa del leggero venticello che
smuoveva il villaggio. Un paio di jeans scoloriti ed un cappotto nero
abbottonato fin sotto il mento, Astoria sarebbe stata da prendere per le
orecchie secondo Miranda.
Ma
osservandosi le guance rosse e le labbra piene e distese in un sorriso, la
bionda non si sentì fuori posto.
Anche se
Daphne se n’era uscita dal dormitorio perfetta e profumata.
Anche se Pansy
indossava sempre un vestito elegante e all’ultima moda.
Anche se
Tracey aveva i lunghi capelli ricci e morbidi in ordine in qualsiasi momento.
Perché Draco
guardava lei nei corridoi della scuola e non Daphne, Pansy e Tracey.
Guardava le
sue ginocchia troppo magre sbatacchiare, i suoi capelli disordinati ricadere
mollemente sulle spalle e le guance colorate a causa del caldo. O dell’emozione
che provava quando se lo trovava di fronte.
Astoria si
strinse le mani al petto, chiudendo gli occhi.
Quando li
riaprì, decisa ad abbassare la maniglia che l’avrebbe introdotta nel mondo di
dolciumi tanto temuto dalla signora Greengrass, per poco non urlò.
Un paio di
occhi verde smeraldo la fissavano con curiosità e le viscere le si
attorcigliarono in una morsa piacevole.
«Indecisa se
cedere alla tentazione o meno?», domandò con un sorriso amichevole Harry
Potter, alternando lo sguardo da lei a Ronald Weasley, stretto in un cappotto a
scacchi alle sue spalle.
Astoria annuì,
leggermente scossa da quell’inaspettato incontro.
«Sai», disse
il moro, aprendo la porta e lasciandola passare, ridendo della sua espressione
dubbiosa. «Qualcuno una volta disse che l’unico modo per liberarsi da una
tentazione...»
«...è
cedervi», chiosò una voce alle loro spalle, una nota di divertito stupore che
Ria colse all’istante.
Le fu naturale
ricambiare il sorriso di Hermione Granger, che teneva stretta tra le sue mani
una borsa da cui fuoriuscivano una quantità industriale di piume d’oca e
pergamene.
Si sentì un
pesce fuor d’acqua quando – finalmente
– varcò la soglia del negozio più acclamato di tutta Hogsmeade.
Con
l’acquolina in bocca fissò Michael Corner, ragazzo del sesto anno di Corvonero,
addentare un lecca lecca alla fragola.
Si leccò
nervosamente le labbra, sotto lo sguardo smeraldino e divertito di Harry.
«Questa è la
prima volta che viene a Mielandia?», le porse un sacchetto trasparente,
prendendone uno anche per sé.
Ron e Hermione
alle loro spalle li imitarono, iniziando poi a discutere su quali caramelle
fossero più buone.
«Sì», chiosò
con voce stridula, allungando le mani verso delle caramelle a forma di spirale
dall’aria particolarmente appetitosa.
Harry spalancò
gli occhi con stupore, prima di passarsi una mano tra gli spettinati capelli
neri.
«Oh, pensavo
di essere l’unico, al mio terzo anno, a non aver mai visto questo posto»,
ridacchiò di quella confessione, facendo sciogliere almeno in modo parziale
l’agitazione della Serpeverde.
Astoria lanciò
un’occhiata curiosa attorno, notando gli sguardi incuriositi di altri studenti;
certo, ragionò, la ragazza di Draco Malfoy e il suo acerrimo rivale, Harry
Potter, erano una coppia pressoché assurda.
Senza contare
che erano fermi da almeno cinque minuti di fronte alle Cioccorane.
«Malfoy non è
con te», berciò con fare fintamente disinteressato il ragazzo sopravvissuto,
abbassando lo sguardo sulle Gelatine Tutti i Gusti+uno.
Lei annuì con
altrettanto disinteresse, pescando una caramella a forma di Burrobirra. Ne
infilò un paio nel sacchetto, per poi buttarsi al reparto del cioccolato.
Harry la seguì
silenzioso, imitando le sue mosse.
«Hai», il
ragazzo deglutì rumorosamente, chinandosi verso di lei. Astoria sentì le guance
in fiamme quando il respiro caldo di Harry sfiorò le sue labbra. «Hai scoperto
nulla riguardo a quella cosa?»
Non si domandò
nemmeno a cosa il ragazzo di stesse riferendo, allontanandosi da lui come
fulminata da quella vicinanza.
Il giovane
fece lo stesso, turbato.
«N-no», balbettò cercando di non guardarlo negli occhi,
sicura che sarebbe sicuramente bastato a farla cedere.
Tuttavia, non
le andava di tradire Draco, seppur Harry iniziasse a piacerle. E parecchio,
anche.
«Oh», la
delusione era leggibile sul volto di Harry, che però riuscì comunque a
sorridere.
Fu
distogliendo lo sguardo che Astoria notò una chioma di capelli castani e ricci
passare di fronte a le negozio.
Inarcò un
sopracciglio biondo, correndo poi alla casa per pagare.
«Hai visto
qualcosa?», le chiese Harry agitato, pagando la sua parte.
«Nulla.
Potter, devo andare mi dispiace...», affannata e rossa per l’imbarazzo, Astoria
scappò fuori dal negozio e a causa del vociare non udì le parole del
Grifondoro, urlate al vento.
«Puoi chiamarmi
Harry»
Chiunque
vedendola in quello stato avrebbe riso.
Forse
addirittura lei stessa riusciva a trovare qualcosa di comico in quell’assurda
situazione.
La gita si era
trasformata in una sorta di pedinamento, perché quando la tua migliore (e unica)
amica ti bidona perché deve vedersi con qualcun
altro la cosa puzza.
E se poi il
qualcun altro si rivela niente di meno che Terry Steeval,
Corvonero e Mezzosangue, la cosa fa addirittura acqua da tutta le parti.
Se poi si
contano i sorrisi, le guance arrossate e la mano dell’uno stretta in quella
dell’altra la situazione si complica. E tanto, anche.
«Merda»
Astoria, quel
pomeriggio di un nuvolo pomeriggio di metà ottobre disse la sua prima
parolaccia. Se si escludono cavolo e sciocco, ovviamente.
Nascosta
dietro una panchina in legno così umida da lasciarle una macchia sui blu jeans,
osservava la scena rapita.
«Oh, merda», sussurrò agitata ed eccitata al
tempo stesso, notando le labbra dei due incollate.
Tracey e
Corner si baciavano!
Oh, certo,
anche lei faceva lo stesso con Draco e metà popolazione di Hogwarts pomiciava
sotto i suoi occhi, ma...
...non Tracey.
Tracey, la
perfida ma educata studentessa, cima in tutte le materie e prossima a diventare
Prefetto, Caposcuola e Medimaga.
Tracey, che
aveva sempre amato Theodore Nott dal suo primo anno, prendendosi poi una
sbandata per Zabini a metà del terzo.
Tracey, quella
Tracey che solamente due giorni prima durante un pigiama party a porte chiuse
aveva dichiarato solennemente di non essere interessata a nessuno!
«Brutta
bugiarda»
Astoria pensò
che parlare da sola fosse sintomo di pazzia, ma scacciò quel pensiero con una
mano, mentre un gruppo di Tassorosso passava dietro di lei, osservandola con
curiosità.
I suoi occhi
verdi li fulminarono, facendoli poi scappare tra sussurri e urletti concitati.
Aver ereditato
lo sguardo gelido dei Greengrass era sicuramente un vantaggio, ma essere
l’ufficiale ragazza di Draco Malfoy le conferiva ancora più potere.
Leggermente
esaltata, tornò a fissare la coppia di fronte a sé.
Ritrovandosi a
darsi della scema subito dopo.
Perché Tracey
guardava verso di lei.
Perché Tracey
l’aveva vista.
«Merda, merda, merda»
Decisamente.
♪♪♪
«E così ti
hanno vista»
Con un cenno
di assenso del capo e le gote arrossate per l’imbarazzo Astoria annuì, facendo
così sollevare le labbra di Draco in un sorriso divertito e derisorio al tempo
stesso.
Sapeva che lui
non si sarebbe trattenuto dal prenderla in giro: su quel piano, il loro
rapporto non era cambiato granché. Astoria rimaneva sempre la goffa ragazzina
di un tempo e lui il re delle Serpi.
Un due
magnifico, insomma.
«Tracey si è
messa a ridere e ti ha presentato Corner»
Un nuovo cenno
del capo e Draco continuò, una nota di perplessità nella voce strascicata.
Allungò una
mano, fino a cingere la vita di Astoria per poterla attirare a sé con facilità.
«C’è una cosa
che non ho capito», disse fissando il vuoto della parte di fronte a loro,
poggiando il mento sulla spalla destra della ragazza.
La bionda lo
guardò di sottecchi, incuriosita da quella pausa.
«In tutto
questo che diavolo centrano lo sfregiato e le caramelle?»
Delucidazioni – e scleri molto poco seri:
Questo
capitolo vi ha fatto sorridere? Vi ha divertite? Bene, scordatevi questa
sensazione d’ora in avanti, perché – FINALMENTE – sto per scrivere i capitoli
del sesto anno che più aspettavo.
Per poi
passare alla pura fantasia del settimo. <3
Questa
raccolta rappresenta un vero problema per me. Non riesco a smettere di scrivere,
pensare che ci sarà una fine mi fa venire mal di pancia.
La prolungherò
all’infinito! XD
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo (13! *_*) e mi scuso
con loro. Purtroppo non ho tempo di rispondere, devo fuggire a prendere un’amica.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
15. Bugia
Draco la fissava dall’alto al basso con espressione
vuota, un mantello nero troppo grande per la sua figura esile a vestirlo lo
rendeva tutt’uno co l’ombra della notte che, spietata, lo avvolgeva.
Le mani tese verso di lei erano sporche di un
colore imprecisato, così come quel viso che tanto amava guardare durante le sue
giornate.
Quel viso che le dava gioia in ogni istante, anche
se affilato e scarno, in quegl’ultimi tempi.
Gli si avvicinò lentamente, allungando a sua volta
le mani verso di lui, un sorriso che pian piano si faceva largo sul suo viso
innamorato e giovane.
«Uccidila», una voce soave e bassa, alle sue
spalle, la fece sussultare. I brividi la scossero, fino a farle battere i
denti: Astoria non sapeva se questo fosse a causa dell’improvviso gelo che la
colse o di quelle mani, magre e bianche, che la sfiorarono in un gesto
volutamente sensuale.
Avrebbe chiuso gli occhi e sospirato se un respiro
gelido e intriso di puzzo di marcio non l’avesse colpita alle narici.
La giovane quasi cadde a terra, coprendosi la bocca
con le mani per il disgusto. Trattenne a stento i conati di vomito, mentre
quelle mani dure come la roccia toccavano il suo corpo, violandone ogni
millimetro.
«Chi sei?», gracchiò a bassa voce, socchiudendo appena
gli occhi verdi, brillanti in quel buio.
Nessuna risposta arrivò alla sua domanda, fino a
che un fruscio di abito la riscosse. Voltò il viso verso Draco, spalancando poi
gli occhi dal terrore alla vista del coltello tra le sue mani.
Quest’ultimo assottigliò gli occhi grigi, ormai di
fronte a lei, afferrandole con un gesto secco i capelli.
La buttò a terra, pestandola poi con un piede.
Un dolore lancinante la
fece urlare, mentre rumori di ossa che si spezzano e risate sguaiata riempivano
l’aria gelida di quel vecchio cimitero.
«Ria? Ria?
Ria, svegliati!»
Astoria
Greengrass aprì gli occhi di scatto, inspirando l’aria calda del dormitorio e
rimangiandosi un ultimo urlo. Di fronte a lei, un’assonnata Tracey Davis in
camicia da notte l’osservava preoccupata, le mani strette in quelle della
bionda.
Astoria si
sedette di colpo, facendo quasi perdere l’equilibrio all’altra, che vacillò
sotto lo sguardo spaurito che le rivolse. Sudava, in quel momento, e sentiva un
doloroso groppo alla gola asciutta e bruciante a causa delle numerose urla.
Si massaggiò
le spalle in cerca di calore, pensando a quelle forti braccia che poche ore
prima l’avevano stretta per un saluto momentaneo.
«Che cosa è
successo?», domandò con un fil di voce guardando l’amica dai riccioli mori,
ignorando volutamente le altre ragazze del dormitorio che già ciarlavano su
quanto fosse strana la ragazza di Malfoy.
Tracey si
guardò un attimo attorno circospetta, prima di chinarsi su di lei e scostarle
una ciocca di capelli biondi dal viso pallido.
Astoria da
quella posizione avrebbe potuto contare ogni singola efelide di quel viso
grazioso, perdendosi poi nella bontà dei suoi occhi.
A volte, si
domandava perché Tracey fosse una Serpeverde e non una dolce Corvonero. Proprio
come avrebbe dovuto esserlo lei.
Tuttavia, per
se stessa Astoria aveva una teoria, sciocca ed impossibile: il cappello l’aveva
messa tra le Serpi perché il suo amore per Draco, già allora, era troppo forte
per essere contrastato.
Una romantica,
l’aveva definita tra le risate sguaiate Tracey qualche settimana prima, durante
quella sofferta confessione.
«Hai avuto un
incubo, credo. Su Draco», bisbigliò facendo poi apparire dal nulla una
bottiglia di acqua. Il pensiero dell’amica che invocava il ragazzo tra spasmi
di dolore ancora le faceva accapponare la pelle.
Astoria bevve
tutto d’un fiato il contenuto della bottiglia, lasciando che diverse gocce le
cadessero sulla camicia da notte, rendendola trasparente.
Non si
imbarazzò a causa di quella nudità improvvisa, dovuta anche alla sua aria
impaurita.
«Ho parlato?»
La mora inarcò
le sopracciglia perplessa, prima di scuotere il capo in segno di diniego. «Hai
urlato un sacco, in compenso»
Annuì
consapevole di quel fatto, la gola che ancora le bruciava.
Se Astoria
avesse abbassato anche solo di pochi millimetri la sua camicia da notte,
avrebbe potuto vedere degli indelebili segni rossi sulle spalle, segno che il
sogno era stato quanto più veritiero possibile.
Si sdraiò sul
letto, le mani di Draco che l’afferravano nella testa ed una voce soave che la
faceva tremare.
♪♥♪
Il mattino dopo per la ragazza fu
piuttosto traumatico alzarsi.
Tracey dovette spronarla a gran voce,
azzardando a qualche minaccia nel caso in cui sarebbero arrivate in ritardo
alla partita più importante della stagione di Quidditch.
Non che ad Astoria non importasse – Draco
era il Cercatore, infondo – ma qualcosa le diceva che non sarebbe stata una
gran bella giornata.
Il sole era coperto dalle nuvole, in modo
così da favorire la partita; Vaisey, il Cacciatore
della squadra, si era preso un bolide in testa il giorno prima ed era
ricoverato urgentemente in Infermeria.
Roteando gli occhi, un ricordo solo
offuscato della notte prima, fece il suo ingresso nella Sala Grande, ignorando
con altezzosità i fischi che i giocatori e membri della Casa dei Grifoni le
rivolgevano.
«Buona
fortuna, Astoria!», le guance le si colorarono vivacemente quando Harry Potter,
dalla sua postazione accanto a Hermione Granger e Ginny Weasley, le fece
l’occhiolino.
Tracey la
tempestò di domande fino al suo arrivo al tavolo.
«Da quando in
qua tu e Potter fate comunella?», si unì all’interrogatorio proprio Daphne in
quel momento, appena arrivata con Pansy Parkinson, che portava un brutto
sfregio sulla guancia destra.
«Harry è
meglio di quel che credete», borbottò imbarazzata, cercando inoltre di ignorare
lo sguardo di fuoco che la ragazza dalla faccia da carlino le rivolgeva.
Si nascose il
viso pallido tra i capelli biondi, piuttosto scarmigliati quella mattina, e
iniziò a giocherellare con i cereali che aveva nel piatto.
Accanto a lei,
Tracey e Daphne parlavano eccitate della partita, attirando così l’attenzione
di metà tavolo, tanto che dopo una manciata di minuti Astoria si ritrovò
sommersa da divise verdi e argento.
«Ehilà,
Greengrass junior», un sopracciglio biondo si sollevò scettico all’udire di
quello stupido nomignolo.
Gli occhi
verde prato ne incontrarono un paio neri come la pece, ridenti e gioiosi come
pochi.
Harper, in
divisa, le sorrideva ammiccante, vagamente attraente con quel fisico da
giocatore di Quidditch professionista.
«Da quando
giochi nella squadra?», domandò dimenticando il fastidio che di solito quel
ragazzo le provocava, così insistente con lei, e sbiancando notando il numero
sulla maglia.
«Sei la sua ragazza», Pansy Parkinson usò un tono
piuttosto acido nel parlarle, ma Astoria notò con gioia che aveva perso tutto
l’odio per lei – forse, aveva capito con chi aveva a che fare, «e non sai che è
gravemente malato?»
«Probabilmente
è un’epidemia, anche Katie Bell è stata ricoverata al San...»
Tracey diede
una botta in testa ad Harper, interrompendolo.
«Il solito
idiota, la Bell è stata ricoverata perché ha toccato un oggetto oscuro l’ultimo
week-end a Hogsmeade. E dire che hai festeggiato come un babbuino quando l’hai
saputo!»
Harper abbassò
il capo imbarazzato, sorridendo poi sornione alla ragazza mora, che tremò
impercettibilmente di piacere sotto quegli occhi neri.
Inutile, pensò
Tracey, un dongiovanni rimaneva sempre un dongiovanni, per quanto idiota fosse.
«Ria, forse è
meglio che tu...»
Daphne sorrise
intenerita vedendo sfrecciare la figura esile della sorella fuori dalla Sala
Grande.
Non poteva
sapere che, oltre a lei, anche un altro paio di occhi verdi la osservavano con
curiosità.
«Brutto idiota
di un furetto», sibilò tra i denti imbufalita la giovane, il cuore che le
batteva all’impazzata per un motivo a lei sconosciuto.
Era la quarta
volta in venti minuti che faceva il giro dei Sotterranei, dell’Infermeria –
Madama Chips l’aveva buttata fuori quasi a calci – e della Sala Grande.
Di Draco
Malfoy, manco a dirlo, nemmeno l’ombra.
L’idea che il
ragazzo avesse mentito a tutta Hogwarts se la tenne per sé, ovviamente, anche
se un’improvvisa voglia di prenderlo a pugni le faceva prudere in modo quasi
convulso le mani.
Gli occhi le
pizzicavano dispettosi, mentre arrancava sulle ultime scale, diretta al campo
di Quidditch.
Le urla della
folla in visibilio – da quanto aveva capito, Grifondoro stravinceva – non la
toccavano minimamente, in quel momento.
Draco era
chissà dove per il castello a fare chissà che. Lo stomaco le si strinse
inevitabilmente, mentre la sua mano chiusa a pugno picchiava ripetutamente il
muro di pietra al suo fianco.
Le lacrime
iniziarono a caderle copiose dal viso, la consapevolezza che quella felicità
era scivolata via veloce, lasciandola sola con la sua ingenuità.
Aveva sperato
che Draco avesse cessato quella folle lotta, ma era stata solamente una povera
idiota.
Il viso troppo
scarno, le occhiaie pronunciate, il corpo decisamente più magro e gli sbadigli
continui: come aveva potuto non
accorgersi che lui, il ragazzo che amava, degenerava di giorno in giorno,
allontanandosi da lei?
Quand’era che
erano stati insieme davvero senza che
Draco scappasse via tra borbottii sconclusionati ed occhiate colpevoli?
Da quanto
un’aria preoccupata turbava chiunque tranne lei, tra le Serpi?
Lei, che
proclamava di amarlo senza condizioni e senza riserve, non si era resa conto di
nulla, rinchiusa nella sua nuvola di fiori con l’immagine di un principe
azzurro inesistente.
Eppure, più
volte si era ripetuta che non avrebbe ceduto al romanticismo, perché lui aveva
bisogno di una mano.
Si era
ripromessa che l’avrebbe sostenuto, aiutato, gli avrebbe stretto la mano nei
momenti difficili.
Invece l’aveva
lasciato solo, egoista e cieca nella sua immatura ingenuità.
Singhiozzando,
si lasciò scivolare sui gradini.
In quel
momento un boato esplose sopra di lei, evidenziando la vittoria dei Grifondoro.
«Dove sei,
Draco?», sussurrò tra le sue labbra, raggomitolandosi su se stessa e amandolo
più che mai.
Delucidazioni:
Inutile dire
che io voglio arrivare al settimo anno. O alla fine del sesto, vedete un po’
voi.
Non vedo l’ora
di inventarmi tutti gli avvenimenti riguardanti Astoria, che ormai è un
personaggio che amo.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto almeno un po’, seppur non sia un granché.
Ringrazio:
Julia Weasley, Katia37, Ostrogorsky, Gobra1095, Penny
Black, Hermy101, Kimly, Nejisfan94, Princess of Vegeta 6, Angel Texas Ranger, Confettina
e Terrastoria per aver recensito lo scorso capitolo.
La prossima
volta risponderò ad ognuno di voi, lo prometto!
Ringrazio
anche coloro che hanno letto, inserito la fic tra seguite/preferiti.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
16. Punto di rottura
Capitolo non betato.
Vogliate perdonare eventuali orrori ortografici e distrazioni. (_ _)
Astoria
sbuffò sonoramente, lasciando cadere a terra il tomo sciupato di Erbologia.
Quella materia, come Tracey le aveva ricordato qualche ora prima, non era per
niente il suo forte.
Ancora
non si capacitava del perché dovesse imparare quante più cose possibili sulle
piante, visto che non aveva intenzione di diventare nulla che avesse a che fare
con la botanica.
Una
volta aveva addirittura provato a fare crescere un girasole nel suo giardino.
Il risultato era stato scadente: erano spuntate un paio di erbacce e un paio di
trifogli.
I
suoi occhi verde prato scrutarono con falso disinteresse la pioggerellina che
cadeva fitta ad di là del vetro, provocando un rumore particolarmente piacevole
che aveva la forza di calmare i suoi nervi tesi.
«Ti
stavo proprio cercando, Greengrass»
La
voce roca di Blaise Zabini alle sue spalle la riportò alla realtà bruscamente,
tanto che la giovane rischiò di rovinare malamente a terra per la sorpresa.
Boccheggiò
un attimo perplessa, immersa nei pozzi scuri divertiti di Zabini, alla ricerca
di qualcosa da dire.
«Chi...cosa...dove...»,
si complimentò con se stessa per la conversazione particolarmente brillante e
intelligente.
Blaise,
a quanto capì dalla risata, riuscì comunque a trovarla divertente. Oppure rise
semplicemente perché l’aveva considerata un’idiota completa ma era pur sempre
la ragazza del suo migliore amico.
«Il
ventiquattro dicembre Lumacorno da una festa», incominciò sedendosi ad una
manciata di centimetri dalle gambe di Astoria, sul pavimento in marmo freddo.
Non
calcolò molto quel fattore comunque, troppo presa dalla ricerca di un
significato per quella conversazione piuttosto strana.
Il
suo biondo sopracciglio inarcato fece sorridere Blaise, che si schiarì meglio
la gola prima di parlare con gli occhi fissati in quelli verdi di Astoria.
«Ti
va di venirci? Insieme, intendo»
La
prima cosa che la ragazza pensò, udendo il tono soave che lui aveva utilizzato,
fu: sì. Poi, però, le sue viscere brontolarono e il viso irato di Draco comparì
nella sua mente, facendo così imbronciare le labbra della ragazza.
«Draco
ti prenderebbe a pugni se lo facessi», esclamò con studiata acidità roteando
gli occhi al cielo.
Non
che si fosse stancata di lui, no, ma erano passati esattamente due mesi dall’ultima
volta che erano usciti insieme ufficialmente.
Tanto
dubitavano persino che stessero ancora insieme – Pansy Parkinson per prima.
Tuttavia, vista la sconcertante calma nella vita amorosa di uno dei più
conosciuti rubacuori di Hogwarts nessuno era sicuro della rottura tra i due.
«In
realtà è stato proprio lui a chiedermi di invitarti»
Astoria
arcuò entrambe le sopracciglia sottili, prima di affilare lo sguardo.
Essere
Mangiamorte aveva forse fatto rincretinire Malfoy?
«Perché?»
Zabini
scrollò le spalle indifferente, passandosi poi la mano tra i capelli castani.
«Non
ne ho idea. Allora, ci vieni?»
♪♥♪
Correva a perdifiato per il corridoio del
settimo piano, lo sguardo particolarmente truce.
Aveva già rischiato di schiantare due
Corvonero del quinto anno che si erano azzardati ad un’occhiata di troppo, se
avesse incontrato un Grifondoro gli avrebbe lanciato contro una Maledizione
senza perdono. Harry Potter escluso, ovviamente.
Fu quasi per miracolo che lo vide uscire
da una porta in ottone particolarmente imponente, con lo sguardo attento e
leggermente abbattuto.
«Draco!»,
strillò rauca per la corsa, ansante e scarmigliata.
Il
biondo si girò, negli occhi lo stupore per aver trovato la sua ragazza non solo
in uno stato pietoso – comunque abbastanza carina con le guance rosse – vicino
alla Stanza delle Necessità.
Gli occhi verdi affilati, le mani sui
fianchi e la posizione particolarmente ostile lo fecero sorridere: assomigliava
a sua madre, quando anni prima l’aveva trovato nascosto in giardino a giocare
con una vecchia scopa.
«Ti
avevo detto che oggi non ci saremmo potuti vedere», sbottò d’un tratto,
guardandola sbieco.
Non
sopportava che qualcuno – che lei –
disubbidisse ai suoi ordini.
Astoria
scosse i lunghi capelli biondi con un gesto secco, avvicinandosi al ragazzo.
Sentiva
il cuore accelerare nel pento, una sensazione fin troppo piacevole nello
stomaco che faceva da contrasto ai suoi pensieri.
Gli
occhi verdi le pizzicavano, ma aveva imparato da tempo a trattenere le lacrime
per la rabbia.
«Perché
dovrei andare con Blaise alla festa?», non riuscì ad utilizzare un tono acido
come si era prefissata, ma la nota di ira aveva comunque accentuato le sue
parole facendo inarcare un sopracciglio del ragazzo.
«So
che rimani ad Hogwarts per le vacanze di Natale e visto che quella sera non
potremo stare insieme ho pensato...»
Lo
interruppe con la voce incrinata, seppur con un certo sollievo nel cuore.
«Hai
pensato male! Avresti dovuto consultarmi prima di fare di testa tua, non avrei
mai voluto andare a quello stupido party con Zabini! Volevo aspettare il tuo
ritorno, come faccio ogni sera!», il ragazzo indietreggiò a disagio, di fronte
a quella confessione di rabbia tanto accesa, «Tu quando arrivi non mi degni mai
di uno sguardo, non mi sorridi più e l’ultima volta che mi hai baciato è stato
due settimane fa! Se non vuoi più stare con me sarebbe sufficiente che me lo
dicessi, Draco»
Il
nome del ragazzo rimbombò nel corridoio vuoto, enfatizzando così la
passionalità intrisa in quello sfogo che Astoria si teneva dentro da mesi.
Fu
con un colpo al cuore che lo vide scoppiare a ridere, la risata crudele che
utilizzava quando voleva ferire qualcuno. Quella con cui l’aveva derisa di
fronte a tutti, due anni prima.
«Sai
Astoria, pensavo che non fossi come le altre. Credevo avessi capito quello che
sto passando, ma mi sbagliavo. Sei proprio un’oca starnazzante con stupide
pretese. Mi pento di aver sperato che un giorno...», le si mozzò il fiato in
gola, mentre gli afferrava il lungo mantello nero.
«Non
capisci che tutto questo mi sta uccidendo, Draco? Sai quanto piango la notte
per te? Lo sai? Non dire...che sono come le altre, voglio solo...»
Stare con te.
«...vederti
felice», terminò con la gola secca, gli occhi che avevano lasciato cadere un
paio di gocce salate che erano andate a bagnare la camicia della divisa
scolastica di Astoria.
Draco
deglutì, allungando una mano verso il fianco destro della ragazza,
circondandolo.
Inspirava
ed espirava irregolarmente, lasciandosi accarezzare con particolare irruenza
dalla mano grande del giovane. Un formicolio le attraversò l’intero corpo
mentre si lanciava totalmente contro di lui, abbracciandogli il collo con le
braccia e baciandolo senza alcuna vergogna.
Lasciò
che Draco la spingesse contro il muro, le mani che la sfioravano ovunque in
mezzo a quel corridoio. Gli ansiti venivano coperti dalle sue labbra, mentre le
gambe nude sfioravano quelle lunghe e atletiche del ragazzo.
«Non
riesco a starti vicino come vorrei», singhiozzò contro la sua bocca, gli occhi
ancora chiusi.
Draco
osservò quel viso, accarezzandone ogni punto. Si soffermò sul suo naso a punta,
intenerendosi un poco di fronte alle efelidi che lo incorniciavano dispettose.
Astoria aveva dichiarato più volte di odiarle.
Passò
una mano tra i suoi capelli biondi, prima di baciarle una guancia.
«Avevo
promesso che ti avrei...aiutato, ma sono solo d’impiccio»
Le
mani di Astoria premettero sul suo petto, allontanandolo. Gli mostrò un sorriso
incrinato, prima di indietreggiare.
«Finiamola
qui, Draco. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo provato. Siamo risultati
incompatibili, tu hai bisogno di una persona che non pianga sempre o non riesca
a concepire...i tuoi ideali», sputò fuori con un vuoto nello stomaco, un
sorriso che avrebbe potuto rompersi in qualsiasi istante disegnato sul viso.
Il
biondo boccheggiò per un secondo, prima di lasciar cadere le sue braccia lungo
il corpo.
Riuscì
a trovare la forza di sorridere, prima di voltarsi e darle le spalle.
La
lasciò lì nel mezzo di un corridoio, un peso nel cuore che non aveva mai
provato, la consapevolezza che non l’avrebbe più trovata sveglia a tarda notte
in sua attesa, pronta ad abbracciarlo.
Tuttavia
un sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra: se qualcosa fosse andato
storto...lei non avrebbe perso nulla, ora.
Delucidazioni:
...cough,
cough.
Sono
in ritardo di un giorno e non ho scuse che tengano. Mi dispiace da morire. Per
farmi perdonare ho deciso che aggiornerò domenica e non martedì come avrei
dovuto fare. ç_ç
Tra
l’altro, so che nessuno si aspettava la fine. Insomma, nemmeno io. Solo che la
cosa è venuta fuori da sola a causa di una serie di scene che ho in mente di scrivere,
che volete che vi dica?
Dimenticavo
di dire che Blaise e Daphne si sono lasciati. Definitivamente? Lo scopriremo
nelle prossime puntate. J
Il
prossimo capitolo sarà il penultimo sul sesto anno. E ovviamente si svolgerà
durante il festino – o dopo, se vogliamo essere pignoli.
E
ci sarà Harry. Praticamente ci saranno solamente lui, Astoria con qualche
apparizione fugace di Blaise e Draco.
Avete
indovinato quale scena del libro riscriverò? ;)
Ringrazio
di cuore:
Hermy101: Come vedi...lo sosterrà in silenzio. U_U Spero che il
capitolo ti sia piaciuto, anche se non è finito propriamente bene! Grazie di
cuore, un bacione!
Katia37: Non so perché, ma penso che tu, Rita, mi ucciderai nella
prossima recensione. U_U Beh, sappi comunque che se lo farai io non potrò più
scrivere, quindi questi due non si rimetteranno più insieme. *tortura
psicologica* Purtroppo non posso sperare che, a dispetto dell’altro, questo
capitolo ti abbia strappato un sorriso. Spero semplicemente tu l’abbia trovato
almeno leggermente decente! XD Un bacione grande!
Ostrogorsky: Oh, i complimenti mi fanno arrossire, ma sarei ipocrita se
dicessi che non mi fanno un sacco piacere! Ti ringrazio di cuore! Con la
speranza che tu non mi voglia uccidere, ci sentiamo al prossimo capitolo! Un
bacione!
Julia Weasley: Il cognome Weasley...è per uno in particolare? *_* No,
perché io sono follemente innamorata di Bill – o Charlie, dipende dai giorni.
Comunque, Draco nel sesto anno ha dato il peggio ma anche il meglio di sé. Noi
lo amiamo comunque, vero? ;) Un bacione!
Potter92: Oh, sono felice che la storia ti piaccia! Essendo Astoria
un personaggio solo citato posso muoverlo come voglio, quindi è anche piuttosto
piacevole! Grazie di cuore, un bacione!
Angel Texas Ranger: Tutti sti “Astoria”, “storia” mi hanno rincitrullita. XD
In ogni caso, la nostra Ria soffre troppo per quel ragazzaccio di Draco. Direi
che la mettiamo con Harry, che ha un cuore d’oro! *_* Grazie di cuore, tesoro!
Un bacione!
Gobra1095: Storia letta e mi piace parecchio! *_* Il sesto libro, in
ogni caso, piace molto anche a me. Soprattutto la battaglia. Però il settimo –
coppie principali alla fine a parte – mi piace ancora di più, soprattutto
perché non si sa che cosa combina Draco durante l’anno. Da che parte sta o roba
simile, no? La fantasia può viaggiare liberamente! <3 Grazie mille, cara! Un
bacione!
Terrastoria: Ale! Non volevo farti luccicare gli occhi! Davvero, mi
sono limitata a divertirmi nel descrivere il semplice sentimento di Astoria.
Sai, no...sono un po’ sadica. Come avrai capito da questo capitolo, immagino.
O_o Spero di poterti sentire al più presto, tesoro! Un bacione grande!
TITTIVALECHAN91: Vale, ti stimo. Dopo quello che ho letto nella recensione
ti eleggo a compagna per la promozione delle Draco/Astoria. Anche io come te
non posso vedere altre oche con Draco. Seppure Hermione mi piaccia come
personaggio, lei o sta con Harry o eccezionalmente con Ron. U_U Grazie di
cuore, cara! Un bacione!
Kimly: Oggi festeggi? Compie gli anni la nostra Ino, direi che
Shikamaru deve farle un regalo – e viceversa, visto che ieri era il ventidue.
Ti ringrazio di cuore per i complimenti, mi hanno riempito il cuore di gioia!
Un bacione grande!
Confettina: Giù! Direi che Astoria non ruberà il posto alla Cooman,
seppur sia ben pagato. Me l’ha detto un certo Silente, conosci? Harper, a me,
piace un sacco. Mi sa di ragazzo davvero carino – oltre che idiota – e Astoria
adesso è single! *_* Occhei, calmati Giù. Respira, stavo scherzando. Non può
fare un salto di qualità in questo modo. Si può accontentare di Blaise, no?
Draco qui c’è anche troppo...e so che vorresti prenderlo a pugni quasi quanto
vorresti prendere me a calci. U_U Però so anche che mi adori e che non lo
farai! XD Grazie di cuore, tesoro! Un bacione!
Queen_of_sharingan_91: Beh, sono volati perché sono corti. E non sono poi nulla
di speciale, Lù! Non farmi montare la testa! XD Cosa ne sarà ora di quel lato
umano appena scoperto da Draco? Vuoi davvero saperlo? Io non te lo consiglio.
In ogni caso, grazie di cuore per i complimenti. È bello ritornare ai vecchi
tempi, con recensioni e risposte, seppur in un altro fandom (più pulito). Un
bacione grande!
Penny Black: Sì, povera Astoria. L’unico sciocco che dovrebbe farsi un
esame di coscienza qui è Draco – che se ne sbatte. Ti ringrazio di cuore per le
belle parole! Spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacione!
Ringrazio
inoltre le persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti/seguite (di cui mi
piacerebbe sentire un parere, una volta ogni tanto) e chi ha semplicemente
letto.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
17. Vigilia di Natale
Astoria
imbronciò le labbra in una smorfia particolarmente brutta, che tuttavia non
sfigurava sul viso leggermente truccato di una bellezza delicata e fragile.
Rimirava la sua
figura nello specchio antico e maestoso del suo Dormitorio sotto gli occhi
ammirati delle altre ragazze, gelose della sua sfortuna sfacciata in amore –
almeno, all’apparenza.
Sorrideva con
le gote dipinte di un rosso carminio che donava alla sua carnagione diafana e
si sistemava i capelli con gesti piuttosto insoliti per una come lei, così poco
dedita all’eleganza. Tuttavia, il fatto di star andando ad un appuntamento – o
così l’aveva chiamato una Tracey particolarmente eccitata – con Blaise Zabini
sembrava aver acceso qualcosa in lei.
Forse quella
parte superficiale e un po’ frivole che le era stata preclusa per quei
quattordici anni di vita, dediti alla sua nobile casa ed al suo amore per
Draco.
Stirò le
labbra nell’ennesimo sorriso soddisfatto mentre le mani coperte da guanti neri
lunghi fino al gomito sfioravano ancora la gonna dell’abito elegante,
regalatole da sua madre che era venuta a conoscenza dell’occasione.
«Ria forse
dovresti sbrigarti, sono già le otto meno cinque», trillò Rebecca Taylor dal
suo letto, sbirciando la figura della compagna da sopra il Settimanale delle
Streghe. Astoria avrebbe scommesso decine di galeoni che la pagina sulla quale
la ragazza era ferma trattasse di trucco e glamour.
Astoria annuì
distratta, alzandosi dalla sedia particolarmente elegante.
Camminò con
una sicurezza non sua sui tacchi alti, lanciando poi un’ultima occhiata alle
ragazze prima di chiudersi la porta alle spalle.
Tracey si
lasciò cadere pesantemente su un letto, sospirando rassegnata.
«Spero che
Astoria riesca a divertirsi. È da quella sera che continua a mentirci»
Rebecca annuì,
voltando pagina e schioccando la lingua contro il palato.
A discapito
dalle apparenza, teneva particolarmente anche lei a quella indecifrabile
ragazza bionda con il cuore spezzato.
Astoria trovò
Blaise di fronte all’ufficio di Lumacorno intento a camminare avanti e
indietro, apparentemente agitato o qualcosa di simile.
Con un
sopracciglio biondo inarcato gli si avvicinò, picchiando poi su una spalla del
ragazzo che sobbalzò.
«Green...cioè,
Astoria! Non ti avevo sentita», si scusò con un gesto sbrigativo del capo,
marcando con accento sbagliato il nome della ragazza.
Quest’ultima
sorrise divertita sinceramente, accettando con un battito di ciglia per
ringraziamento il braccio che lui galantemente le porgeva.
«Sei molto
bella con questo vestito», si complimentò con nonchalance ed Astoria non fece
fatica a capire che fosse abituato a quei generi di commenti.
Infondo,
Blaise Zabini a Hogwarts era visto un po’ come un Dio del sesso, senza mezzi
termini. Mille ragazzine al suo passaggio si lasciavano andare in gridolino
orgasmici e ansiti poco consoni al terreno scolastico.
Astoria aveva
sempre ammesso che il suo cavaliere fosse particolarmente avvenente, ma essendo
sempre stato impegnato con sua sorella Daphne non aveva mai pensato a lui in
nessun modo.
A dire il
vero, nemmeno in quel momento ci pensava.
Strinse gli
occhi pitturati con cura, sentendo una dolorosa stretta allo stomaco: già
immaginava Draco l’indomani fissarla con astio e giudicarla (ancora) come
un’oca frivola e bugiarda.
Si trattenne
dal roteare gli occhi verso il cielo solamente perché Lumacorno una volta che
furono entrati si avvicinò a loro con un sorriso di caloroso benvenuto e, come
le aveva insegnato sua madre, Astoria fu costretta a ricambiarlo.
«Blaise,
ragazzo mio, che splendida dama hai al tuo fianco! Una coppia perfetta,
sicuramente. Spero vi divertiate, poco fa siamo stati raggiunti anche dal
signor Potter e la signorina Lovegood», esclamò il professore con voce
baritonale, ricambiando poi l’inchino che Blaise gli rivolse.
La ragazza,
dal canto suo, trovò particolarmente interessante quell’informazione ed allungò
il collo per poter trovare il ragazzo tra la folla.
Gli unici occhi
che riuscì ad incrociare, tuttavia, furono quelli di un’esasperata Hermione
Granger, stretta in una morsa ad dir poco stritolante di...
«Cormac, vado
a prendere qualcosa da bere, ok?»
Senza
aspettare risposta la riccia si dileguò dal suo accompagnatore che non si
risparmiò di sbuffare infastidito.
Blaise aveva
notato la scena e non risparmiò qualche battuta velenosa sui mezzosangue e
traditori di sangue.
Quei modi di
fare così irosi e spregevoli le fecero sussultare il cuore che lei riteneva
spezzato, stupendola poi per l’intensità con cui batté al ricordo di Draco.
Dovette
portarsi una mano al petto e massaggiare il punto dolente per non scoppiare in
lacrime di fronte a tutti, la mancanza improvvisa di mani grandi che la
sfioravano per l’ultima volta su tutto il corpo.
Chiuse gli
occhi e una musica lenta partì in sottofondo, proveniente dall’angolo più
remoto della Sala.
Astoria pensò
che Lumacorno dovette essersi impegnato molto per quel party, perché la qualità
del gruppo musicale era piuttosto elevata, così come la presenza di personaggi
illustri del mondo della letteratura e dell’arte, per non parlare poi di
esponenti di rilievo della società magica.
Zabini, sempre
con lei ben appiccicata al suo braccio, interloquiva con qualsiasi persona
incontrasse; pareva che tutti lo conoscessero, che tutti l’ammirassero. Non che
ne fosse davvero stupita, infondo Blaise era figlio di una donna
dall’innegabile bellezza e ricchezza.
Ciò che la
infastidiva davvero era il modo in cui tutti dessero per scontato una loro
possibile relazione, non trattenendo complimenti anche troppo volgari sulla
giovane bionda particolarmente avvenente che lui teneva al fianco.
«Lei è Astoria
Greengrass, signor Worple, non è la mia ragazza.
Siamo buoni amici», spiegò per l’ennesima volta con un sorriso forzato il giovane,
ringraziato mentalmente da Astoria.
Facendo vagare
lo sguardo sulla sala Astoria poté individuare Severus Piton – e rabbrividire
opportunamente – prima che il suo stomaco facesse una capriola alla vista di
Harry Potter, nascosto dietro Luna Lovegood e al fianco di Hermione Granger.
«Blaise,
io...», cercò di liberarsi della stretta del giovane senza buoni risultati,
interrotta poi dalle grida di Argus Gazza, custode
della scuola, introdottosi al party proprio in quell’istante.
Sia lei che
Blaise non fecero fatica a capire che non era lì sotto invito di Horace Lumacorno.
Astoria cacciò
un singulto nel vedere chi il vecchio custode tenesse per un braccio.
Allampanato,
bianco e particolarmente iroso, Draco cercava di districarsi in modo violento,
sotto lo sguardo di tutti gli invitati.
Una volta che
capì che non avrebbe ottenuto nulla sbuffò contrito, incrociando gli occhi con
quelli verdi di Astoria.
Lo vide aprire
la bocca in una minuscola “o” di stupore e per un nanosecondo, oltre allo
sfarfallio nello stomaco, sentì una dose di adrenalina e compiacenza pura farsi
largo in lei.
Cercò di
sorridergli, ma le sfuggì solamente una smorfia che fece distogliere lo sguardo
di Draco dal suo corpo.
Troppo lontana
per udire la conversazione, Astoria seguì solamente le gesta degli uomini,
impegnati una discussione su – probabilmente – come punire Draco.
Ci pensò Piton
con un gesto secco ad afferrare il biondo per la collottola e, senza troppe
cerimonie, a condurlo fuori dall’ufficio a suon di spintoni e mezze
imprecazioni.
«Non avrà
intenzione di punirlo, vero?»,
chiocciò portandosi una mano alla bocca la giovane, mentre Blaise assottigliava
lo sguardo e malediva il vecchio magonò che, tronfio, stava abbandonando il
party.
«Puoi andare da
lui, Astoria. Io me la cavo»
Una risata gli
fece tornare il buonumore: vedere Astoria correre sui tacchi alti alla ricerca
di una brutta copia del Principe Azzurro gli fece venir voglia di innamorarsi
di nuovo.
Avrebbe
iniziato dalla ragazza bionda appena passatagli di fronte, niente male con il
vestito blu notte corto che mostrava le sue grazie.
Astoria si
sistemò meglio con l’orecchio contro una porta di legno massiccio, faticando ad
udire la conversazione che Draco e Piton stavano avendo all’interno.
Dai toni che
percepiva, comunque, pareva una discussione particolarmente accesa.
«Chi sospetta
di me?», stava dicendo Draco quando Astoria si sentì avvolgere da qualcosa alle
sue spalle.
Spalancò la bocca
pronta ad urlare, ma una mano forte e decisa gliela tappò. Il suo cuore
accellerò i battiti quando la voce calda e rassicurante di Harry Potter le
giunse alle orecchie.
«Calmati, non
ti voglio fare nulla. Sono solo...interessato
alla conversazione quanto te», spiegò con un tono suadente, ed Astoria annuì.
Si divincolò
dalla sua presa, riconoscendo poi il Mantello dell’Invisibilità di inizio anno,
sorridendo per l’idea eccellente del Grifondoro.
«Ah...zia
Bellatrix ti insegna Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di
nascondere al tuo Signore, Draco?», domandò Piton in quel momento, facendo
sobbalzare entrambi.
Harry premette
l’orecchio contro la parete, interessato, e lo stesso fece Astoria.
Trattennero il
fiato, udendo il seguito della conversazione.
«Non sto
cercando di nascondere niente a lui,
è lei con non voglio che si intrometta!»
I ragazzi si
chiesero cosa fosse accaduto per far in modo che Draco usasse un tale tono con
il professore che più aveva rispettato in quegl’anni, stupendoli in modo non
molto piacevole.
Stavano udendo
qualcosa di importante e pericoloso, qualcosa di cui entrambi erano curiosi e
intimoriti al tempo stesso.
Udirono altri
sprazzi di conversazione, ma Astoria temette davvero di svenire quando Draco
dichiarò di servirsi non solo di Tiger e Goyle, ma anche di altri.
Le batté forte
il cuore, la consapevolezza che lui mai le aveva chiesto aiuto. Sarebbe stata
in grado anche di andare contro ai suoi principi e voleri se lui le avesse
domandato una mano, perché aveva capito quanto fosse importante per Draco la
riuscita di quel piano. Anche se ancora non ne concepiva il motivo.
Ci fu un altro
scambio di battute e se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Harry,
che la trascinò malamente contro al muro lontana dalla porta, Astoria avrebbe
cozzato contro il legno duro e perso il suo naso dal taglio aristocratico.
Le venne da
piangere come una bambina quando vide la figura di Draco lasciare l’aula e
andarsene chissà dove, una voglia quassi assurda di corrergli dietro e rimangiarsi
la decisione di rompere con lui.
Il cuore le
sanguinava, doloroso e pulsante, mentre il respiro pesante riempiva quel
corridoio occupato solamente da lei e il giovane Potter, dato che anche Piton
se n’era andato.
Una lacrima le
rigò il volto, impossibile da trattenere.
Fu con un
gemito strozzato che si tirò le ginocchia al petto e vi nascose il viso che
iniziò a piangere senza ritegno, capendo solamente in quel momento che non era
solo perché Draco non era più al suo fianco a farla veramente soffrire, ma il
fatto che lui non si fosse fidato di lei per quella missione che pareva più
importante della sua stessa vita.
Non si lamentò
quando Harry, impacciato e silenzioso, le circondò le spalle con un braccio,
avvicinandola a sé.
«Mi dispiace»,
disse solamente, sentendosi un po’ colpevole di quel dolore e scosso da tutto
ciò che aveva udito.
Astoria
sollevò il volto per poterlo guardare negli occhi verdi e la domanda che gli
rivolse le salì spontanea alle labbra.
«Sei
innamorato, Harry Potter?»
Lui sbatté le
palpebre un paio di volte prima di annuire insicuro e imbarazzato, grattandosi
poi la guancia arrossata.
«Allora fai in
modo di stare con lei il più possibile»
Delucidazioni (?):
Pensavate mi
fossi dimenticata, invece eccomi qui!
Questo
capitolo mi è piaciuto molto da scrivere, forse perché c’erano sia Blaise che
Harry. O forse perché Astoria ama troppo Draco e lui manco se ne rende conto.
Ho deciso che
i capitoli in totale saranno venticinque. Non tratterò della loro vita da
sposati, tenendo quelle parti per la nuova raccolta in cui mi impegnerò finito
questa.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
18. Caos
Astoria
spalancò gli occhi verdi nel cuore della notte, il petto che si alzava e
sollevava ripetutamente in prede all’ansia.
Le orecchie
tese nell’intento di udire qualsiasi rumore, un dubbio che avrebbe voluto fosse
chiarito e dichiarato falso.
Eppure eccole
lì le grida di terrore, sopra la sua testa. Schianti e scoppi l’avevano
svegliata dall’incubo in cui era caduta, trasportandola in una realtà anche
peggiore.
Alzandosi di
scatto dal letto provocò un lieve movimento alla ragazza che le dormiva a
fianco – Rebecca – che mugugnò infastidita.
«Merda»,
sibilò Astoria infilandosi malamente un paio di jeans scoloriti sotto la
camicia da notte e limitandosi a mantenere i calzettoni di lana ai piedi,
nonostante fosse quasi estate.
Corse fuori
dalla porta, mentre un boato scoppiava al piano di sopra ed il suo cuore
iniziava a battere ancora più forte.
Con il fiato
in gola e il sudore che iniziava a colarle dalla fronte, un unico pensiero in
mentre: Draco, Draco, Draco.
Era sicura che
si trattasse di lui e, deglutì rumorosamente per il terrore, di alcuni compagni
Mangiamorte.
Lì, ad
Hogwarts. Dove Draco aveva i suoi amici, gli insegnanti, lei.
Impedì alle
lacrime di rigarle il viso solamente per poter mantenere la vista lucida, ormai
vicino alle scale dove le grida erano più forti.
Prese un
respiro profondo, apparendo sul corridoio principale di Hogwarts.
E davanti a
lei fu il caos assoluto.
Uomini vestiti
di mantelli neri correvano e gettavano maledizioni ovunque, mentre gli
avversari – per la maggior parte ragazzini
di un paio di anni più grandi di lei – cercavano di scansarsi il più in fretta
possibile, cacciando gemiti di dolore quando una Maledizione od un incantesimo
li sfiorava anche solamente di striscio.
Tra quella
marmaglia di immagina confuse, Astoria riconobbe facilmente la chioma castana
ed arruffata di Hermione Granger alle prese con un Mangiamorte davvero enorme e dal volto deformato dalla
labbra.
La bionda notò
con piacere che, per qualche strana fortuna, nessuna delle Maledizioni che lui
lanciava riusciva minimamente a colpirla.
Estrasse la
bacchetta dai jeans e, schiarendosi la gola, la puntò alla schiena del nemico.
«Stupeficium!»
Non avrebbe
mai saputo dire se l’uomo fosse rimasto sorpreso dal suo incantesimo, perché
questo cadde a terra con un sonoro schianto e, inarcando le sopracciglia per la
paura, Astoria capì che qualcosa gli si ruppe completamente.
Sperò
seriamente che non fosse il cranio, non aveva ancora l’età per affrontare un
omicidio.
Beh, ma quando
mai si ha l’età per affrontare qualcosa di così orribile?
Si strinse le
labbra con forza, gustando il sapore rugginoso del sangue nella sua bocca ed un
desiderio enorme di vedere il volto di Draco sorriderle, rassicurante.
«Astoria!», la
voce sollevata di Hermione la riportò alla realtà.
Le sorrideva
da lontano, un ringraziamento che non fu detto a parole ma solo con gli occhi.
Astoria
ammiccò, prima di correre via. Doveva assolutamente trovare quell’idiota di un
falso Principe Azzurro e mettersi in salvo. Le sue doti di strega – per lo meno
nella lotta contro le Arti Oscure – non erano male, aveva ottenuto sempre senza
molti problemi numerosi Oltre Ogni Previsione, ma dalle semplici esercitazioni
alle vere battaglie il salto era troppo elevato. E lei aveva solo quattordici
anni, un’esperienza inesistente e troppa paura che le faceva tremare le gambe.
Strillò con
forza e voce acuta quando un omone dai denti affilati ed un puzzo di sangue
addosso le si parò di fronte, ringhiando e sputando saliva.
Le venne da
vomitare, ma trovò comunque la forza di sollevare la bacchetta contro il corpo
di quell’essere ripugnante.
«Stup...», la voce le tremò di fronte al ghigno divertito di
Fenrir Greyback, il lupo mannaro, e calde lacrime le scesero lungo le guance
pallide.
Pensò a Draco
e a quanto le mancava. Non poteva morire prima di avergli detto ancora e ancora
quanto lo amasse, quante disperazione e tristezza la stessero logorando dentro,
lacerandole la carne e spezzandole il cuore.
Quando i denti
di Greyback le sfiorarono il collo famelici, gridò l’incantesimo, facendolo
balzare una decina di metri più in là.
Lo sentì
cozzare contro quella che, probabilmente, era una colonna e un sollievo enorme
le riempì il petto quando non udì più il peso di quel corpo rivoltante su di
sé.
Strisciò
qualche centimetro, prima che una voce familiare le facesse sollevare il volto
di scatto e spalancare la bocca.
«Dobbiamo
sbrigarci, Draco. Abbiamo finito qui», la voce strascicata e bassa di Piton la
fece rabbrividire, così come il suo sguardo ansioso.
Era pallido e
con labbra leggermente viola, pareva quasi che dovesse accasciarsi e morire da
un istante all’altro se non fosse stato che teneva per un braccio – o forse si
sosteneva? – Draco. Il suo bello,
meraviglioso ed amato Draco.
Avrebbe
sorriso se il suo volto non fosse stato così affilato e pallido. E se non
avesse avuto quell’espressione di totale paura a sfigurarlo e a renderlo
particolarmente fragile.
Capì di
doverlo chiamare nel momento in cui lui incespicò in una mattonella forse rotta
a causa della battaglia.
«Draco!»,
gracchiò ma sembrò che la voce l’avesse abbandonata.
Il ragazzo non
la udì, le grida della battaglia che sovrastavano facilmente quel richiamo
quasi disperato.
Astoria cercò
di sollevarsi sui gomiti ma un dolore lancinante a cui prima non aveva fatto
caso le provocò un grido strozzato.
Notò con
orrore il polso immobile ed inerte, probabilmente rotto dallo scontro corpo a
corpo avuto con il lupo mannaro.
Strinse gli
occhi in modo da cacciare in gola le lacrime, Draco e Piton ormai troppo
lontani per poterla udire.
Non vide la
figura di Harry Potter passarle di fronte e superarla senza notarla, trafelato
e distrutto, una tristezza tale a dipingergli il viso che le sarebbe sanguinato
il cuore.
Si accasciò
sul pavimento freddo, senza più forze né speranze, il pensiero di Draco che
scappava per qualcosa di orribile. Orribile e per cui lui avrebbe pagato.
♪♥♪
Astoria spalancò gli occhi inorridita la
mattina dopo, quando Tracey e Rebecca raggiuntala in Infermeria le annunciarono
la morte di Silente.
Sentì le lacrime rigarle le guance senza
un motivo apparente, la consapevolezza che Draco centrasse qualcosa in tutto
ciò.
Si domandò quando l’avrebbe rivisto e non
trovò alcuna risposta.
Probabilmente più presto di quanto
credeva, perché ora il mondo magico era a pezzi senza il suo più grande
protettore e Voldemort avrebbe preso facilmente il comando di esso.
Tuttavia, mentre pochi giorni dopo
osservava di sottecchi Harry Potter, pensò che tutto avrebbe potuto
aggiustarsi.
Pensò che Harry si era rivelato sempre un
eroe, coraggioso e modesto, con un poco di speranza ad illuminare il suo cuore.
Avrebbe pregato per lui perché capì da
come le sorrise che non l’avrebbe più rivisto.
Né lui né Draco ci sarebbero più stati
accanto a lei, a tenerle la mano e ad osservarla piangere.
Chiuse gli occhi e sperò di riaprirli
quando ancora tutto andava bene e lei poteva sorridere con sicurezza a Tracey,
confidandole quanto amasse Draco e quanto trovasse carino Harry Potter. sperò
di poter tornare a discutere di vestiti e di scarpe, di arrossire quando Draco
la guardava o la prendeva in giro, di litigare con Pansy e poi riderci su con
Daphne e amare, amare e amare ancora, senza la paura di poter perdere chi, per
lei, era la persona più importante del mondo.
Tuttavia, Astoria capì che quelle erano
solo illusioni e che lei avrebbe dovuto continuare a camminare a testa alta.
Come avrebbe fatto Harry Potter.
Come avrebbe dovuto fare anche Draco. Ma
lei, in ogni caso, poteva farlo di sicuro per entrambi.
Delucidazioni (?):
Mi scuso per il ritardo, ma la realtà è
che ieri sono stata totalmente presa dal seguito di Marked,
così mi sono dimenticata l’aggiornamento.
Il capitolo non è betato,
perché ho abbastanza fretta di postarlo – e di scappare da mio nipote (che pesa
otto chili, kyah! *_*)!!
Ringrazio le dieci persone che hanno
recensito lo scorso capitolo, inchinandomi di fronte a tutti i loro
complimenti. Non so cosa farei senza di voi!
Ringrazio inoltre chi continua ad
aggiungere la fic ai preferiti/seguite, chi legge silenzioso e a chi ha dato
semplicemente un’occhiata.
L’aggiornamento deciderò in settimana
quando sarà. Tenete d’occhio il mio account e lo scoprirete senz’altro! ;)
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
19. Diagon Alley
«Questo
vestito mi soffoca», borbottò con voce strozzata Astoria, particolarmente
avvenente nel lungo abito nero che sua madre aveva fatto confezionare in suo
onore.
La donna in
questione l’osservava con un broncio piuttosto brutto a deformarle il viso,
esprimendo solamente con l’espressione ciò che pensava di sua figlia minore.
«Non dire
sciocchezze, Astoria. Un uomo deve vedere le tue forme – pressoché invisibili,
purtroppo», sbottò dando un secco colpo di ventaglio sulla coscia nuda della
figlia, che sbuffò sonoramente.
Si era ormai
abituata alla testardaggine ed al disprezzo che sua madre le rivolgeva ogni
qual volta le fosse possibile. Sbeffeggiarla per la sua mancata avvenenza,
raffinatezza e cose di questo genere non erano una novità per le orecchie di
Astoria.
La ragazza,
tuttavia, non riusciva a capacitarsi del motivo di tale fissazione. La guerra
era cominciata una volta per tutte e già si mormorava tra le strade che Lord
Voldemort avesse preso il potere tramite il nuovo Ministro della Magia O’Tusoe.
Sbuffò
nuovamente, portando il suo sguardo verde prato oltre la coltre di nebbia al di
là della finestra opaca del negozio, ignorando il continuo ciarlare della madre
e del sarto. Come potesse quella donna essere interessata solamente
all’apparenza proprio non lo comprendeva!
Ricordava
vagamente che solo qualche giorno prima la speranza di tutto il Mondo Magico
era riuscita a sfuggire ai Mangiamorte: Harry Potter e compagni avevano
lasciato perdere le proprie tracce e, lei ne era sicura, si stavano dando da
fare per trovare un qualsiasi metodo in grado di uccidere Voldemort.
Non era poi
così ottimista, infondo Harry era pur sempre un ragazzino di diciassette anni,
però il fatto che più volte avesse dato del filo da torcere ad un sacco di
Mangiamorte ed il Signore Oscuro in persona la rincuorava.
Inutile negare
quanto fosse preoccupata. La gente moriva sotto i suoi occhi, folle di babbani
e famiglie di maghi venivano uccise senza pietà, per motivi futili e banali.
C’era chi
ancora si opponeva alle Arti Oscure, ma nessuno tardava a raggiungerli:
Bellatrix e Rodolphus Lenstrange, Yaxley, i Carrow. Ognuno di loro godeva nel vedere il proprio nemico
– colui che si era opposto a loro – cadere sotto la loro potenza.
«Astoria, per
Dio! Mi vuoi ascoltare?», ruggì in quel momento Miranda Greengrass, tirando con
forza una manica del vestito nuovo della figlia.
Il sarto
accanto a loro tirò un gridolino di panico, ma nulla rovinò l’abito.
La giovane
Serpeverde inarcò le sopracciglia bionde perplessa, fissando la madre negli
occhi scuri.
Quanto fossero
diverse lei lo sapeva bene. Astoria e Miranda, oltre a possedere due caratteri
completamente diversi, avevano persino un aspetto fisico contrastante.
L’una era mora
e riccia, l’altra bionda e con capelli dritti come spaghetti.
Mentre Astoria
sorrideva sempre con mani, occhi e labbra, Miranda si limitava ad un ghigno
sardonico senza piegare troppo la sua bocca sottile e dritta.
Non che fosse
brutta sua madre, tutt’altro, era una di quelle bellezze d’un tempo. Con i
capelli vaporosi, gonne ampie e labbra troppo rosse per essere vere.
Un po’ come
Daphne, solo più appariscente e meno naturale.
Astoria si era
domandata spesso se la madre fosse una di quelle famose frequentatrici dei
centri chirurgici babbani, dove
entravano con un naso e ne uscivano con un altro.
Non ne sarebbe
stata poi così stupita, a dire il vero.
«Mi chiedo
ancora come una come te», calcò particolarmente quella parole Miranda, fissando
di sottecchi la figlia, «abbia potuto rimanere al fianco di un Malfoy per ben
tre mesi»
Astoria ignorò
la pugnalata al cuore perfettamente riuscita, ben consapevole che la madre si
divertisse alquanto nel toccare quel tasto dolente e scoperto.
Non le dava
mai la soddisfazione di vederla soffrire e la notte la giovane era costretta a
soffocarsi sotto un cuscino per non gemere di dolore, timorosa che chiunque
avrebbe potuto udire i gemiti e i singhiozzi del suoi pianti disperati.
Aveva visto
Draco una sola volta in quell’ultimo mese ed era stato durante un piccolo
soggiorno proprio lì, a Diagon Alley.
Era in
compagnia di Narcissa Malfoy ed entrambi sembravano più allampanati e pallidi
che mai.
Non che questa
cosa la sorpresa molto, ma quando Draco sollevò gli occhi cerchiati da borse
nere si era sentita morire. Probabilmente, se Daphne non l’avesse tenuta
stretta a sé per il gomito sarebbe crollata a terra come schiantata.
Inutile negare
che aveva pensato a lui ogni singolo istante. Temeva sempre di poter scorgere
notizie sui giornali che parlassero di arresti o morti relative ai Malfoy, ma
poi sua madre le aveva spiegato a chiare lettere che nemmeno il Signore Oscuro
avrebbe avuto il coraggio di liberarsi di loro.
Non per
compassione o bontà, Lord Voldemort non aveva cuore; Astoria era sicura che i
tre fossero rimasti in vita solamente per essere trattati da giocattoli. Sia
Lucius che Draco avevano fallito le loro missioni, avrebbero dovuto pagarla e
uccidendoli sarebbe stato troppo semplice...e poco indolore.
Rabbrividì a
quel pensiero, levandosi il vestito come sua madre le aveva appena ordinato.
Rimase in
biancheria intima di fronte a lei stessa ed al sarto, al quale le gote si
imporporarono vivacemente.
«Hai bisogno
di una nuova divisa per Hogwarts?», domandò la madre osservando con palese
criticità le forme poco accentuate della figlia minore, paragonandole
mentalmente a quelle fin troppo formose di Daphne.
Sua figlia
maggiore – e della quale andava orgogliosa come non mai – aveva appena ricevuto
una proposta di matrimonio da una famiglia Purosangue del nord di Francia,
accorsi da loro dopo un fortunato incontro durante una breve vacanza.
Ovviamente
aveva accettato senza il consenso di Daphne, che non si era risparmiata né
lamentele, né offese nei confronti di Miranda, tralasciando il grasso patrimonio
che quella famiglia avrebbe potuto offrirle.
Astoria, a
differenza di Daphne, non aveva ricevuto nessuna proposta. Non che ne fosse
stupita, aveva solamente quindici anni e doveva ancora completare gli studi.
Senza contare
che la signora Greengrass sperava ancora in un riavvicinamento a Draco Malfoy:
aveva notato bene l’occhiata che i due ragazzi, settimane prima, si erano
rivolti.
Checché ne
dicesse chiunque, Miranda Greengrass era più furba e astuta di una volpe.
«No, non sono
cresciuta né di statura né aumentata di peso», borbottò indossando la gonna
verde magenta con crescente imbarazzo, cercando di allontanarsi il più
possibile dalla finestra aperta.
«Quest’anno ci
saranno dei nuovi professori», buttò lì la madre con nonchalance, adocchiando
un vestito tutto fronzoli appoggiato malamente sul bancone del negozio.
«Immagino.
Piton non avrà di certo il corag...»
Miranda la
interruppe prima che potesse finire, lanciandole una lunga occhiata eloquente e
piena di ovvietà.
Nessun rimorso
nelle parole che disse, avrebbe sicuramente eliminato ogni dubbio nelle persone
che ancora si domandavano da che parte stesse la famiglia Greengrass.
«Severus ha
fatto ciò che il suo padrone gli ha ordinato, Astoria. Non voglio sentire
lamentele al riguardo»
Astoria si leccò
un labbro con eloquenza, sorridendo leggermente ironica.
I tempi in cui
sua madre si comportava da tiranna verso di lei, era finiti da un pezzo e
questo lo sapevano entrambe.
Fu quindi con
particolare sfacciataggine che lanciò l’elegante vestito tra le mani di
Miranda, sorpassandola poi con ampie falcate.
«Non starò qui
ad udire parole simili. Vado a comprare i miei libri di scuola, nella speranza
che nel frattempo ritrovi quel poco buonsenso che ti rimane»
♪∞♪
Passò un dito
magro e sottile lungo il bordo del libro che stringeva tra le sue mani,
ignorando la lunga coda che, alle sue spalle, presagiva che sarebbe rimasta
all’interno del Ghirigoro per parecchie ore.
A dire il
vero, Astoria era parecchio stupita che tanti studenti fossero pronti a tornare
ad Hogwarts. Tuttavia, là dentro era ormai come il mondo esterno: senza più
Silente ed Harry Potter ogni luogo era pericoloso allo stesso modo.
Per lo meno,
pensò la ragazza sollevando lo sguardo su un tomo di Incantesimi
particolarmente alto, quell’anno a proteggerli ci sarebbe stata Minerva
McGranitt. Nonostante fosse austera e poco propensa ai sorrisi – e soprattutto
capo della casa dei Grifoni – le piaceva un sacco.
L’anno prima
ricordava di aver visto la potenza con la quale era stata in grado di trionfare
contro Mangiamorte molto più grossi e terrificanti di lei.
Non che ciò la
stupisse, infondo i libri la ricordavano come una delle più grandi e potenti
streghe dell’epoca moderna.
Sorrise al
pensiero, afferrando il tomo che aveva attirato la sua attenzione.
«Ehilà
Greengrass jr», la voce roca di Harper alle sue spalle la fece sussultare, ma
vedere una faccia conosciuta – e quasi amica per Astoria fu un piacere. Un
piacere tale che la portò ad abbracciarlo.
«Harper, come
sono felice di rivederti!», chiosò con voce leggermente commossa, staccandosi
da lui quel tanto che bastava per poterlo osservare meglio negli occhi blu.
Il ragazzo,
dal canto suo, era stato colto decisamente di sorpresa: infondo, lui e Astoria
erano sì compagni di Casa e tra di loro c’era qualcosa di simile all’amicizia,
ma un tale slancio di improvviso affetto da parte sua era stata una doccia di
acqua gelata in pieno inverno.
Senza contare
il profumo di cioccolato che la ragazza emanava: l’aveva inebriato.
«Sei qui per
comprare i libri di scuola?», gli domandò la ragazza, mettendosi finalmente in
coda dietro ad una ragazza dai cespugliosi capelli rosso fuoco.
Harper annuì,
cercando di distogliere lo sguardo dalle labbra della giovane: non era
propriamente il massimo desiderare di baciarla in mezzo a tutti, rischiando
così di prendere una Maledizione Senza Perdono da Draco Malfoy e compagnia
bella una volta tornato a scuola.
Perché si, era
sicuro che tra quei due ci fosse ancora qualcosa: infondo, era sempre stato il
primo a declamare che Malfoy si fosse rammollito parecchio da quando aveva
iniziato a girare mano nella mano con Astoria.
«Qualcosa non
va, Reed?», domandò la bionda in quel momento, facendogli piacere il suo nome
in un modo quasi assurdo.
Astoria
l’aveva sempre chiamato utilizzando il cognome, non si era mai lasciata andare
troppo, ben attenta a non sbottonarsi in atteggiamenti troppo calorosi ed
intimi.
«Va tutto
bene, non preoccuparti. Ho anche saputo che Malfoy non mancherà, quest’anno»,
buttò lì imbarazzato cercando di distogliere l’attenzione dalle sue guance; era
pur sempre un rubacuori con una reputazione, lui.
Notò con
piacere che la frase aveva perfettamente funzionato, perché la bocca rossa e
piena di Astoria si spalancò teatralmente e, Reed ci avrebbe scommesso, il suo
cuore aveva iniziato a galopparle nel petto come non mai.
Delucidazioni (poco
serie e poco chiare):
Ho un mal di
testa terribile. E ho paura a rileggere questo capitolo, perché ho parti che mi
piacciono (come quella del negozio di sartoria che, ovviamente, non ha un nome)
e che non mi piacciono (leggasi: la seconda).
Ci stiamo
avviando sempre di più verso la fine e nel frattempo io inizio già a pensare
alla prossima. Perché, udite udite, la Big DamnTable ha accettato la mia
richiesta e scriverò una raccolta di 100 FanFic.
Indovinate su chi! XD
Senza contare
che devo assolutamente scrivere una long Rose/Scorpius. >.>
Beh, in ogni
caso ringrazio: Queen_of_sharingan_91,
Kimly, katia37, hermy101, terrastoria, Gobra1095,
confettina, Angel Texas Ranger, Penny Black e pinkstar_girl95. Vi adoro immensamente
e giuro che la prossima volta vi ringrazierò singolarmente! *_*
Inoltre
ringrazio anche princessofvegeta6
per aver recensito un capitolo...ma non ricordo quale. .-.
Ringrazio
anche chi ha aggiunto la fic ai preferiti/seguiti, chi ha letto o sfogliato.
Ora vado a
dormire. Non ho più l’età per stare sveglia fino alle quattro del pomeriggio!
ù_ù
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
20. Aria di cambiamenti
Astoria boccheggiò di fronte a ciò che le
si parava di fronte.
Mai in tutti e
cinque gli anni che aveva passato a scuola Hogwarts era stata più deserta di
allora.
Stendardi cupi
e decisamente poco consoni alla solita diplomazia dei professori cadevano
mollemente dal soffitto, rendendo quanto più mai brutta l’aria che calava sulla
Sala Grande, solitamente accesa di colore e piena di voci gioiose eccitate per
l’inizio di un nuovo anno.
Accanto a
Tracey che borbottava sulla probabile mancanza di sanità della McGranitt,
Astoria si accomodò al tavolo di Serpeverde tenendo d’occhio gli insegnanti,
divisi evidentemente in due schiere, ma lei fu troppo ingenua per capirlo.
Al centro di
essi, con il solito sguardo odioso, troneggiava Piton, vigile e attento a tutto
ciò che lo circondava e piuttosto ostile nei confronti di chi gli rivolgeva la
parola. A volte piccoli lampi partivano dalla bacchetta che impugnava alla
mano, colpendo un qualche malaugurato studente che aveva avuto l’ardire di
parlare a voce troppo alta.
Astoria fu
colpita da un’orribile sensazione, mentre si domandava piuttosto cosa diavolo
ci facesse l’assassino di Albus Silente in mezzo all’intero corpo insegnanti,
illeso e senza ferite.
Una brutta
(orribile) sensazione le fece torcere le viscere, mentre davanti agli studenti
già cominciavano ad apparire i primi piatti ricolmi di pietanze.
Notò quanto i
Grifondoro, solitamente più caotici degli altri tavoli, stessero in silenzio e
compunti, mangiucchiando distrattamente la loro cena e rivolgendo placide
occhiate verso gli studenti appena ammessi.
Pochi, tra le
altre cose, rispetto agli anni passati.
«Greengrass,
Davis» con voce imbronciata e carica di velata nostalgia probabilmente per
l’allegria di un tempo, Harper fece sollevare lo sguardo delle due ragazze; mentre
Tracey si apriva in un sorriso di cortesia e ricambiava con voce bassa il
saluto, Astoria si limitò ad un secco cenno del capo, ignorando poi il
sollevare degli occhi dell’avvenente Serpeverde.
Reed sorrise sorrise di fronte a quell’atteggiamento, non più di tanto stupito:
la sorpresa di quell’affetto inaspettato a Diagon Alley era stato solamente un
moto del momento, lo sapeva benissimo allora e in quel momento ne fu
completamente sicuro.
Non che ciò lo
interessasse veramente, lui era più interessato alle ragazze schiamazzanti e
poco introverse, tutto l’incontrario dell’algida Greegrass
che in cinque anni era sbocciata di fronte ai suoi occhi.
Non negava di
aver invidiato Draco Malfoy, ma sicuramente non ci avrebbe mai provato con lei:
quel damerino biondo, dalle occhiate che gli aveva lanciato più volte, doveva
ancora avere dell’interesse per la
biondina.
Quindi, si
sedette sbuffando e divertito al tempo stesso, schioccando poi la lingua sul
palato.
«Avete notato?»,
disse afferrando una coscia di pollo dal piatto, un gran brontolare nel suo
stomaco che lo accompagnava dall’inizio del viaggio. Le gelatine tutti i Gusti+uno
non erano state sufficienti a placare il suo appetito, e nemmeno la doppia
razione di barrette del miglio cioccolato bianco di Mielandia.
Il
sopracciglio arcuato di Astoria e la bocca arricciata in una smorfia di Tracey
gli fecero intendere che no, non avevano notato nulla.
Si ritrovò a sospirare
esasperato, chinandosi verso di loro e domandandosi perché la gente ritenesse
lui un idiota e non quelle due facce di cera che si ritrovava per
conoscenti/amiche/qualcosa di indefinito.
«Piton sta al
posto del Preside dove avrebbe dovuto
esserci la McGranitt» spiegò come se parlasse a delle bambina di cinque anni,
addentando poi il suo pollo famelico. Le due ignorarono bellamente quel gesto
poco elegante che solitamente le avrebbe fatte gemere indignate, alzando però
gli occhi sulla tavolata dei docenti.
Astoria aveva
notato quel particolare alla sue entrata, ma non vi aveva dato peso. Nessun
giornale aveva parlato del nuovo – a
tal pensiero sprofondò – preside di Hogwarts. Nemmeno sua madre, la regina del
gossip, le aveva detto nulla.
Le sfuggì un
gemito udibile dalle labbra, che attirò l’attenzione di qualche ragazzina dei
primi anni, mentre si afferrava i capelli in un gesto decisamente teatrale.
Lei e Piton
non si erano mai realmente amati, tant’è che Astoria era famosa per essere
l’unica Serpeverde a non ricevere favoritismi da parte del loro Capo Casa; non
ne conosceva il motivo e sinceramente non aveva nemmeno la minima intenzione di
scoprirlo, dato che quello avrebbe voluto dire recarsi da Piton e rimanere sola
con i suoi capelli unti ed il naso adunco.
Probabilmente,
rifletté con un’elevata dose di scetticismo, aveva avuto una relazione con sua
madre in passato – avevano la stessa età, i due – e Miranda l’aveva piantato.
Infondo, era una cosa da tutti i giorni, si ritrovò a complimentarsi con se
stessa per l’assurda trovata.
Sbuffò
esasperata quando Piton batté una forchetta contro il bicchiere di cristallo –
solitamente compito della McGranitt – e attirò l’attenzione degli studenti in
Sala.
Mentre l’uomo
iniziava a sproloquiare dando il benvenuto ai nuovi studenti mantenendo sempre
un tono molto sarcastico e molto poco lusinghiero, Astoria si ritrovò a sperare
che quell’anno finisse in fretta.
Non avrebbe
mai potuto sapere cosa, all’esterno della scuola, stesse succedendo. Non che si
preoccupasse dell’incolumità della sua famiglia, essendo tutti Purosangue e
decisamente dalla parte di voi-sapete-chi, c’era un
altro punto che le faceva stritolare le viscere: non avrebbe mai saputo se il
trio miracoli – come le altre Serpi erano solite definirli – fossero vivi,
salvi, prigionieri, morti, sepolti, in via di decomposizione. Non che avesse
dubbi sul fatto che una volta morto Harry Potter Voldemort avrebbe dato la
festa più memorabile di tutti i secoli, pensò sarcasticamente in modo
decisamente macabro.
«Perché i
tavoli sono mezzi vuoti?», domandò Tracey in quel momento, distogliendo i
pensieri dall’amica da quel suo futuro poco roseo e decisamente non allettante.
Harper
inghiottì rumorosamente un boccone, attirando così anche l’attenzione di
Zabini, seduto al suo fianco e intento a giocare con il tovagliolo verde e
argento del tutto disinteressato al continuo ciarlare del Preside.
«Mi chiedo
dove viviate voi ragazze» borbottò proprio quest’ultimo senza guardarle, le
farfalle che già volavano nello stomaco di Tracey. «Era su tutti i giornali:
quest’anno niente Mezzosangue a Hogwarts»
Lo disse con
un tono di voce talmente neutro ed indifferente che solo in quel momento
Astoria comprese il vero carattere di Blaise Zabini: noncurante di tutto ciò
che gli stava attorno, chiudeva gli occhi se altri venivano denigrati.
Si morse il
labbro inferiore con rabbia, provando per la prima volta disgusto per quel
ragazzo così affascinante e gentile nei suoi confronti, desiderando di essere
membro di un’altra casa.
Provò rabbia
per coloro che avevano permesso ciò, tanto che sbatté malamente a terra una
forchetta argentata, attirando così l’attenzione di vari studenti su di sé.
«Me ne vado» e
senza aggiungere altro, afferrando il mantello che poco prima si era tolta,
scappò via dalla tavolata.
Non si accorse
– o forse finse di non accorgersene – dello sguardo argenteo che la seguiva, un
tumulto troppo grande a smuoverle il cervello per lasciare il posto ad altre
sensazioni.
Fuori si
congelava constatò la giovane dopo qualche minuto dando un calcio ad un sasso,
i brividi che la scotevano e che percorrevano il suo intero corpo.
In un inutile
tentativo di scaldarsi di massaggiò le braccia, il suo respiro che andava
unendosi di fronte al suo naso dritto in una nuvola di vapore.
Dal luogo in
cui si trovava, ossia proprio fuori dal portone principale, Astoria poteva
facilmente udire la voce suadente di Piton presentare (con fierezza?) i due
nuovi insegnanti: Amycus e Alecto Carrow, due Mangiamorte coinvolti
nell’omicidio di Albus Silente, due mesi prima.
Ricordava bene
il volto ripugnante dei due, quando le erano sfrecciati di fronte a quella
battaglia senza pietà, mentre lei agonizzava a terra e cercava lo sguardo di
Draco.
Draco che non
l’aveva notata ma che, inaspettatamente, aveva sperato in un muto desiderio di
potersi trovare con lei in quel momento, e non nel bel mezzo della causa della
seconda più grande Guerra Magica.
Udì dei passi
dietro di sé e, senza che sapesse bene il perché, già sapeva di chi si
trattasse.
Perché la vita
è scontata, ma dopo tutti quella sofferenza, quelle lacrime, quei
disagi...voleva donare un po’ di felicità anche a lei, quella ragazzina che
anni prima tremava con un Cappello Parlante sulla testa e che cercava non di
guardare mai nessuno (lui) negli occhi.
«Astoria»
chiuse gli occhi e sorrise, dandosi della sciocca per via di quel calore che in
un attimo aveva preso possesso del suo corpo.
Sentì le sue
mani sfiorarle le spalle, attirarla al petto nel quale mesi e mesi prima era
solita trovare rifugio nei momenti di sconforto o di particolare gioia.
Il cuore
iniziò a batterle come impazzito quando il respiro caldo di Draco le colpì il
collo, riscaldandola.
Inclinò appena
il capo in modo da vederlo in viso, mentre mentalmente si imponeva di non
sorridere.
«Cosa ci fai
qui?» domandò quasi senza voce, un tono che chiunque all’infuori di lui non
sarebbe stato in grado di udire.
Le circondò il
collo con le sue braccia, appoggiando con estrema lentezza la fronte sulla
spalla di Astoria.
Istintivamente
la giovane portò una mano ad accarezzargli i capelli biondi, divenuti più
lunghi di quanto lei realmente ricordasse.
«Ti ho
seguita, non volevo...» cosa Draco non volesse non lo scoprì mai, anche se non
faticò ad immaginarlo.
Capì di amarlo
ancora e senza condizioni, più di prima, in un modo talmente ossessivo che il
cuore avrebbe potuto lacerarsi fino ad ucciderla.
Lasciò che le
sue mani le stringessero con forza possessiva i fianchi troppo magri, troppo
sottili e che le baciasse le labbra con una forza quasi irruente, un’urgenza
che entrambi provavano da ormai troppo tempo.
Astoria sapeva
che mentre si rifugiava nel suo mantello in un vano tentativo di sentirlo più
vicino a sé, nulla tra loro era mai cambiato.
Gli sguardi
sfuggenti nel corridoio, i gemiti strozzati ogni qual volta i loro corpi si
sfioravano, i sogni infestati dalla figura dell’altra che lo supplicava di
restare con lei.
Ansimò contro
quelle labbra a forma di bocciolo Draco, chiedendosi perché l’avesse lasciata
andare.
«Mi dispiace»
un vagito strozzato fu il suo, mentre Astoria spalancava gli occhi verdi come
due fanali particolarmente luminosi.
La vide
boccheggiare e gli venne da sorridere. Un sorriso spontaneo, di quelli che non
faceva più da troppo tempo ormai.
Forse fu per i
suoi capelli arruffati e mai stati più in disordine, o per l’espressione di
vacua incomprensione, o forse fu solamente perché ne aveva davvero bisogno che
la baciò ancora e ancora, fino a che le labbra non furono troppo gonfie e il
respiro ansante.
Fino a che le
lacrime calde e improvvise di Astoria bagnarono anche le sue guance.
«Ti amo» gli
sussurrò quelle cinque lettere con voce tremante ed il cuore in gola, mentre
lui passava ogni centimetro del suo fiso con le labbra sottili.
Vide un ghigno
– quel ghigno che tanto le piaceva – aprirsi sul volto pallido del biondo,
prima che lui l’allontanasse per poterla meglio guardare.
«Sei
ripetitiva» borbottò con una risata repressa nella voce, mentre lei dimenticava
Voldemort, i Carrow, Piton, Harry e tornava ad essere una ragazzina di quindici
anni con il ragazzo di cui era follemente innamorata da troppo tempo.
Imbronciò le
labbra in una brutta smorfia di stizza che gli strinse il cuore, mentre
all’interno del castello un concitato vociare iniziava ad espandersi.
«Non possiamo
farci vedere insieme, Astoria» disse contro il suo orecchio, stringendola
nuovamente a sé. «I Carrow ce l’hanno con me e la tua famiglia, se capissero
quello che c’è tra di noi...ci andresti di mezzo»
Gli occhi
dell’uno scrutarono attentamente l’anima dell’altra, mentre già richiami
facevano tremare di timore entrambi.
Astoria
sollevo una mano bianca e piccola, poggiandola poi sulla guancia fredda di
Draco. Quest’ultimo chiuse gli occhi per un secondo, lasciandosi cullare da
quella carezza.
«Il Signore
Oscuro cadrà e noi potremo stare insieme, Draco» pronunciò quelle parole e
chiunque avrebbe scambiato i ruoli in quella relazione.
Sembravano una
Principessa Azzura ed un affascinante fanciullo in
pericolo, ora, che bisognava di rassicurazioni.
«Tieniti
questi pensieri per te» sbottò il ragazzo imbarazzato per la prima volta in
vita sua, spingendola verso il Castello.
La vide
voltarsi più volte nella sua direzione, prima di sparire completamente nella
mischia.
Draco
individuò le figure di Tiger, Goyle e Zabini, i suoi vecchi amici.
Un ghigno
amaro gli deformò il viso, mentre calciava un sasso e ne seguiva la
traiettoria.
Le parole
sicure di Astoria gli rimbombavano nella mente, mentre la consapevolezza che
avrebbe dovuto lottare davvero lo colpiva come uno Schiantesimo.
Gli scappò una
risata di amara tristezza, ripensando a quanto fosse diventato pappamolle a
causa di quella ragazzina che con le sue frasi da carie gli aveva sconvolto la
vita.
Poi ripensò a
sua madre e suo padre, vittime di quell’uomo che avevano venerato per troppo e
decisamente a vuoto, in balia di Mangiamorte divertiti dalla loro situazione
precaria, di un lupo mannaro affamato e rabbrividì.
«Malfoy! Vieni
subito dentro o ti metterò in punizione!» abbaiò in quel momento la voce di
Minerva McGranitt dal portone, austera e rigida come sempre.
Draco alzò una
mano e lei scomparve, tra i vari borbottii sommessi e acidi.
Mentre
raggiungeva il Castello, capì che le parole di Astoria avrebbe dovuto
realizzarsi ad ogni costo e, per la prima volta, pregò che Harry Potter non
morisse perché la fine dipendeva solamente da lui e da nessun altro.
Delucidazioni (?):
Ho appena
finito di vedere Gossip Girl e sono innamorata follemente di Aaron. E questo so
che non vi interessa, ma non riuscivo a non dirlo! XD
Beh, questo
capitolo durante la prima stesura era di 3 pagine. Ora di sei e qualche rigo.
Apportati cambiamenti? Solo vagamente, eh!
Devo dire che
mi è piaciuto scrivere di Draco e Astoria, mi mancavano troppo e anche se avrei
dovuto farli tornare insieme più avanti il mio spirito romantico ha vinto.
Ringrazio di
cuore:
Kimly: Wha! Non sai quanto le tue parole mi abbiano fatta felice! Spero
continuerai a seguirmi! *_* Un bacione!
Katia37: Rììììììì! Io avevo detto che il capitolo di prima non era
un granché, e tu l’hai notato! xD In ogni caso, questo dovrebbe piacerti almeno
un po’! Grazie per la fiducia! ;) Un bacione!
Ostrogorsky: Oh, davvero, a me fanno sempre un sacco piacere le tue opinioni! Per
gli aggiornamenti vedrò di migliorare, anche se sta volta sono in anticipo di
ben un giorno! XD Grazie di cuore! Un bacione!
Gobra1095: Mia, conto
in un tuo sostegno anche per la prossima raccolta, eh! Qui mi sei di grande
aiuto morale! *_* Grazie di cuore! Un bacione!
Queen_of_sharingan_91: Sai, quando ho letto il tuo commento sono scoppiata a ridere! Ancora
non mi capacito del perché abbia messo verde MAGENTA. Sul serio, è una tonalità
di rosso che mi piace anche un sacco! ò_ò Grazie di cuore, Lù! Un bacione!
Hermy101: Tanto di
cappello a te, l’unica a cui Harper stia simpatico – oltre alla sottoscritta!
xD Ti ringrazio tantissimo per i complimenti! *_* Un bacione!
Terrastoria: Amore, i
tuoi complimenti sono sempre musica per le mie orecchie! <3 Io aspetto
un’altra opera di maestria da parte tua, in ogni caso, e magari un bel
messaggino! Ti voglio bene assai!
Penny Black: Non ti
preoccupare per Harper, come vedi tra di loro non c’è nulla! Anche perché se
proprio avessi dovuto far fidanzare Astoria ci sono solo due personaggi che
avrei scelto, ma non dico nulla altrimenti rischio il linciaggio! Grazie di
cuore! *_* Un bacione!
Confettina: Giù! *_* come vedi qui ci sono tutte le risposte ai tuoi innumerevoli
dubbi amletici. Spero che la parte fuori dal Castello abbia soddisfatto le tue
esigenze DracoRia, perché le ho scritte proprio
pensandoti! XD Già immagino il tuo volto diventare blu per la mancanza del
respiro! Grazie di cuore! Un bacione!
Ringrazio
anche chi legge, chi aggiunge silenzioso la fic tra seguite/preferiti (*_____*)
e chi getta solamente un’occhiata.
Manca poco
alla fine. Sono agitata! *_*
Cà.
Oh, dimenticavo.
Harper l’ho chiamato Jim da qualche parte credo, mi sono confusa con l’altra FanFic! XD
Capitolo 21 *** 21. Non tutto va come previsto ***
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
21. Non tutto va come previsto
Non betato, non riletto, scritto in
un momento di insanità mentale e voglia di lemon. Soprattutto
sul finale, vi avverto.
Astoria
sollevò il capo, fronteggiando con sguardo decisamente altezzoso il viso
imbruttito dalla permanenza ad Azkaban di Alecto Carrow.
Le rughe, notò
con particolare divertimento la ragazza, erano più marcate del solito e le
narici dilatate sembrava dovessero espirare fumo da un momento all’altro.
Chiunque in
quell’aula tratteneva il respiro; chi per le risate, rischiando di diventare di
un vivace color rosso porpora, chi per la sfacciataggine che Astoria aveva
utilizzato solamente pochi attimi prima, il sorriso beffardo e di superiorità
che caratterizzava la famiglia Greengrass e, ovviamente, ogni singola Serpe.
Tracey, al suo
fianco, aveva camuffato la sua risatina singhiozzante in un pessimo colpo di
tosse, guadagnandosi una gomitata ammonitrice dalla biondina.
«Provi a
ripetere ciò che ha detto, Greengrass» Astoria strizzò il naso in una brutta
smorfia, cercando di celare per quanto le fosse possibile il disgusto per l’odore
nauseante dell’alito di Alecto: un mix tra cipolle, burro e pomodoro; davvero
per nulla di classe, pensò roteando gli occhi lei.
«Ho detto»
iniziò con tono stanco, di chi quelle cose le aveva ormai pronunciate milioni
di volte «ho detto che lei, signorina Carrow, dovrebbe essere dal suo signore e
non qui, a farci annusare il suo odore nauseabondo senza sapere nemmeno di cosa
tratti in realtà la materia, ecco»
Dietro di lei,
Reed Harper scoppiò a ridere sguaiatamente, battendo il pugno sul tavolo e
facendo sobbalzare così la ragazza riccioluta seduta al suo fianco.
Tracey, dal
canto suo, ignorò gli ammonimenti di Astoria per imitare il compagno di casa,
seguita a ruota da tutti gli altri.
Alecto boccheggiò
in modo quasi infantile e patetico, mentre il nervosismo prendeva possesso del
suo corpo.
La mano tremò
impercettibilmente quando sollevò la bacchetta, puntandola dritta tra gli occhi
di Astoria.
Quest’ultima
sollevò un sopracciglio scettica, estraendo con estrema lentezza la propria.
Udì chiaramente
il frusciare delle vesti, e capì che anche Harper e Tracey si erano uniti a
lei.
«Vuole per
caso uccidere uno studente, Alecto?» domandò con un tono ricco di ribrezzo,
mentre i suoi occhi verdi squadravano con aperto sarcasmo i compagni di classe.
Piton non era
certo il più grande preside del mondo, ma non aveva mai permesso che uno
studente venisse punito con maniere così dure – almeno, non i Serpeverde.
«Se schianterà
me» continuò quella imperterrita, leccandosi il labbra con evidente eccitazione
causata dal momento «verrà schiantata a sua volta. Lo sa questo, vero?»
Alecto Carrow
cacciò un ringhio basso, tanto che avrebbe tranquillamente potuto venir
scambiata per Fenrir Greyback.
Premeva dalla
voglia di far fuori quella ragazzina di una bellezza fasulla, con i suoi
boccoloni biondi e la bocca troppo larga.
Astoria Greengrass
si era beccata numerose punizione, finendo spesso in gruppo con quell’idiota di
Neville Paciock. Era una traditrice del suo sangue, che sapeva troppe cose e
piaceva a troppe persone.
Quella bisbetica
ragazzina era stata frustata da Gazza solamente una settimana prima e già
sembrava che la corda le mancasse. La voglia di ucciderla, in quel momento, le
pompava il sangue nelle vene, mentre il cuore batteva troppo velocemente per
potersi tranquillizzare.
«Sai dov’è la
stanza della punizione, Greengrass. Vacci, e portati dietro questi idioti» con
un cenno del capo indicò Reed e Tracey, che sollevarono il capo con la stessa
altezzosità della bionda capogruppo.
Astoria sorrise
con divertimento estremo, mentre i suoi occhi calavano sul calendario alle
spalle di Alecto Carrow.
Marzo. Mancavano
pochi mesi alla fine della scuola e di Harry Potter nessuna traccia, oltre quel
semi rapimento a Natale.
Aveva la
certezza che fosse vivo e che, ovviamente, sarebbe arrivato. Avrebbe salvato
ognuno di loro come sempre, ne era certa.
«Harry Potter
vincerà di nuovo, volevo che lo sapesse»
Tra le urla,
gli insulti e gli sputi di Alecto addosso al suo corpo, ai suoi vestiti ed i
suoi amici, Astoria lasciò la classe, il solito passo da ballerina e l’aria di
superiorità che mai l’abbandonava.
Uscì dalla
cella delle punizioni un’ora più tardi. La carne della schiena le bruciava
tanto da farle lacrimare gli occhi, mentre vistoso graffi attiravano l’attenzione
degli studenti più piccoli.
Alcuni di loro
ebbero addirittura l’ardore di ridacchiare, riconoscendola come una Serpeverde.
«Sparite, se
non volete essere cruciati bambocci» Aveva accolto
con un sospiro di sollievo le mani fredde di Draco a sfiorarle la schiena, un
toccasana per quelle ferite ancora sanguinanti.
Lasciò che il
ragazzo la trascinasse dietro una colonna dell’ingresso, chiudendo gli occhi e
rispondendo al bacio impacciato e casto del giovane rampollo.
«Ti sei
cacciata ancora nei guai» non era una domanda, solamente un muto rimprovero che
la fece sorridere di cuore.
Sentì il petto
riscaldarsi mentre Draco la stringeva a sé, stando ben attento a non urtare le
ferite fresche.
«Non ho
resistito, ho avuto un buon maestro» ridacchiò della sua stessa battuta, mentre
l’altro alzava gli occhi al cielo scocciato. Da qualche tempo Astoria era
diventata la Regina del sarcasmo sottile e perfido, proprio quello che
utilizzava lui stesso due anni prima.
Nessuno avrebbe
mai potuto dire che dietro quel viso di porcellana e la bocca rossa a forma di
bocciolo si sarebbe potuta nascondere la più velenosa delle Serpi.
«A volte sono
ancora scioccato da questo tuo cambiamento»
Astoria gli
morse il labbro con giocosità, mentre lui le sollevava la gonna a scacchi e le
accarezzava la coscia nuda.
Non aveva mai
portato i collant, quell’anno, troppo bisognosa del contatto nudo tra le loro
pelli.
Ogni volta
erano sospiri e gemiti repressi, un piacere che quasi la stordiva come se fosse
una droga.
Beh, Draco era una droga. La più potente e
pericolosa di tutte, a voler ben dire.
«Ti piaccio in
ogni caso» sospirò contro il suo collo, facendolo rabbrividire.
I momenti che
passava con lei, che fossero litigate, sesso o semplici scambi di pensieri,
avevano sempre il potere di estraniarlo dal mondo intero.
Si sentiva un
pappamolla, ormai, ma Astoria riusciva sempre a non fare pesare questo suo
nuovo aspetto.
«Harry Potter
arriverà, Draco, e allora potremo avere tutto ciò che ci meritiamo» lo
allontanò con uno strattone deciso, sistemandosi con meticolosità la cravatta
verde e argento.
Gli occhi
verdi assottigliati andarono oltre il cielo al di là della finestra e con un
sorriso malandrino, le sembrò di vedere un drago volare libero lassù, lontano
da ogni inibizione e violenza.
Era solo un’illusione,
si convinse lasciando che Draco le baciasse il lobo dell’orecchia, ma
decisamente piacevole.
«Slavato da
San Potter?» chiese il biondo con la sua voce strascicata, seguendo il profilo
della giovane tra le sue braccia.
Questa ridacchiò
ancora, uscendo dal loro nascondiglio.
«Meglio lui
che Weasley, giusto?»
N/a:
Sono
assolutamente di fretta. Vi dirò solo che i capitoli non sono più venticinque
ma ventitré, perché ho esaurito l’ispirazione – come avrete visto, credo.
Mi concentrerò
per entrambi i prossimi capitoli sulla battaglia di Hogwarts e, purtroppo, devo
dire che non so quando li posterò.
Cercherò di
fare il prima possibile, in ogni caso. ;)
Ringrazio di
cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, sperando di non
ricevere troppi pomodori per quest’ultimo.
Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino
Yamanaka
Astoria Greengrass
Ovvero la sola ed
unica Regina delle Serpi.
22. Fine...e inizio
Astoria sbatté gli occhi verdi un paio di
volte di fronte al caos che regnava nella Sala Grande.
Ovunque vi erano insegnanti
particolarmente esagitati, studentesse in lacrime e ragazzi grossi e robusti
pallidi come cenci.
Aveva riconosciuto qualche Auror sul
fondo della Sala e, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, Harry Potter, Hermione
Granger e Ronald Weasley erano seduti come se nulla fosse successo al tavolo
dei Grifoni.
Sentiva il cuore batterle forte in petto
e non era perché Draco, sotto il tavolo, le stringeva la mano, no. Era perché
qualcosa era successo...e stava per accadere.
Qualcosa di terribile, che tutti si
aspettavano. La fine...o l’inizio.
La professoressa McGranitt dominava la
Sala Grande, mai stata così cupa nonostante le numerose giornate di pioggia che
contraddistinguevano il clima della Gran Bretagna.
Stava al centro del tavolo degli
insegnanti, nel punto esatto in cui durante l’anno avrebbe sempre dovuto
troneggiare: in piedi di fronte alla sedia del preside.
Molti studenti avevano bisbigliato su
quel fatto, domandandosi che fine avesse fatto Piton.
Draco aveva scrollato le spalle quando
Astoria gli aveva porto curiosa quella domanda, borbottando qualcosa che
suonava come «traditore». Non ci
aveva dato molto peso, visto che l’insegnante di Trasfigurazione aveva iniziato
a spiegare i modi in cui sarebbe dovuta avvenire l’evacuazione del castello.
Fu in quel momento, mentre la McGranitt
dava ordini a destra e a manca, che qualcuno propose di rimanere nel castello.
Astoria vide un lampo di stupore passare
gli occhi della donna, stupore che non ci mise poco a divenire ammirazione.
«Se siete maggiorenni potrete restare»
La giovane Greengrass si morse le labbra,
intercettando oltre il tavolo gli occhi spaventati di Tracey.
Probabilmente stavano pensando la
medesima cosa: restare e rischiare, andarsene e sentirsi delle codarde a vita?
Troppe volte i Serpeverde avevano preso
delle decisioni sbagliate; decisioni che più volte avevano condotto la gente ad
etichettarli come codardi, egoisti, malvagi.
Chiuse gli occhi e ricordò sua madre; sua
madre che sempre l’aveva avvertita di mandare avanti gli altri se possibile e
squagliarsela quando le cose si mettevano ad andare male.
Poi pensò a Daphne, che in quel momento
stava sicuramente piangendo sulla spalla di Blaise. Blaise che amava ancora e
con cui avrebbe tanto voluto scappare via, senza più far ritorno in quella vita
dove troppe cose le erano mancate.
Lei stessa desiderava andarsene più di
quanto fosse lecito, ma una parte del suo cuore no. Quella parte che era seduta
al suo fianco, tesa me una corda di violino e tremante come una foglia,
noncurante degli sguardi dei compagni su di sé.
Aprì gli occhi Astoria, e seppe quello
che doveva fare.
«Rimarrò con te» sussurrò piano al suo
orecchio, facendo spalancare gli occhi grigi che più amava al mondo.
Draco la osservò come se non l’avesse mai
vista veramente. Scrutò con circospezione quel viso bello seppur teso
dall’evidente paura, accarezzandone poi la pelle liscia che più volte si era
trovato ad assaporare.
La baciò le labbra con leggerezza, mentre
Tracey cercava di alleggerire il momento con un improvviso (e fasullo)
svenimento.
«Grazie» le disse semplicemente,
appoggiando la fronte su quella della propria ragazza.
Se fosse uscito indenne da quella guerra
avrebbe mandato a quel paese ogni cosa e l’avrebbe sposata. Non subito, forse,
perché nessuno aveva dimenticato che lui era
uno stupido, fallito Mangiamorte.
Mentre Astoria pensava a come distogliere
la sua attenzione dai vari insegnanti per rimanere al Castello, una voce acuta
e troppo forte le perforò i timpani. E le viscere.
Molti studenti urlarono in prede al
panico, mentre la McGranitt crollava sulla sedia dietro di sé.
La bionda Serpeverde sollevò lo sguardo
verde su Harry Potter, bloccato al suo posto tra Hermione e Neville Paciock.
«Consegnatemi Harry Potter e a nessuno
verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta.
Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati»
Il silenzio calò sulla Sala, tombale.
Molte teste si voltarono verso il tavolo
dei Grifoni, così come quelle di tutti i Serpeverde.
Astoria sapeva che quasi nessuno di loro
la pensava esattamente come lei: tutti bramavano la propria salvezza più di
quella del mondo magico, lo sapeva benissimo.
«Avete tempo fino a mezzanotte» disse la
voce di Lord Voldemort, anticipando solamente di pochi secondi lo strillo acuto
di Pansy Parkinson.
Astoria la trovò seduta a due posti da
Daphne e Blaise, accanto a Gregory Goyle.
Era in piedi e più magra di quanto
ricordasse, mentre sudava freddo e puntava un dito verso Harry – verso la
salvezza.
«Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!» sputò
quelle parole con tutta la rabbia che teneva in corpo, totalmente priva di ogni
senno.
I suoi occhi scuri balenarono per un
attimo su Draco e una lacrima scese solitaria lungo la guancia scarna.
Inutile dire, sospirò Astoria, che ciò
che aveva detto non aveva avuto alcun potere su nessuno studente di Hogwarts.
A partire dai Grifondoro, tutti i tavoli
si alzarono a fronteggiarla – Serpeverde esclusi – sfoderando le bacchette e
quanti più improperi la McGranitt permise prima di invitare esultante l’intera
tavolata delle Serpi ad andarsene.
«Ci separeremo da loro una volta fuori,
Ria» le disse Draco all’orecchio, spingendola insistentemente verso l’uscita.
Astoria spalleggiò Tracey, andando a
sbattere contro un Serpeverde del secondo anno nel tentativo di scorgere Harry
Potter.
I loro occhi verdi – di tonalità così
differenti – si incrociarono per un istante. Istante nel quale lei riuscì a
trovare la forza di sorridere incoraggiante e lui di capire che sarebbe
rimasta.
Una volta fuori, Astoria si staccò da
Draco.
Lo guardò accigliata un secondo, prima di
notare cosa stesse veramente osservando.
«Le nostre strade si divideranno
temporaneamente, Malfoy» disse in una pessima imitazione del ragazzo stessa,
riuscendo però perfettamente nel disegnare sul proprio viso il classico ghigno
sarcastico che lo contraddistingueva.
Lui ridacchiò per un secondo, prima di
baciarla.
«Fai attenzione, Greengrass»
«Qui sono io quella responsabile, quindi
sei tu che devi stare attento e non farmi rimanere single – di nuovo»
La guardò negli occhi per un’altra
manciata di secondi, prima di correre dietro alle figure grasse di Tiger e
Goyle.
Sapeva che si sarebbe cacciato nei guai
ancor prima di lasciargli la mano: ne era attratto come gli orsi dal miele.
«Mi sono quasi commossa ad osservarvi,
sai?» chiosò con velato sarcasmo Tracey alle sue spalle, mentre Reed al suo
fianco sorrideva malignamente.
«Già, siete per caso di...Tassorosso?» rincarò la dose di insulti
impliciti il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.
Anche se la situazione era degenerata
altamente, sia Astoria che Tracey non poterono non ammirare cotanta bellezza –
e simpatia, ad essere del tutto sinceri.
La bionda si domandava ancora perché non
avesse conosciuto prima e meglio quel baldo giovanotto che sembrava aver fatto
perdere la testa alla sua migliore amica.
«Allora signore» Reed si tolse la
cravatta verde e argento, legandosela teatralmente intorno alla fronte «Andiamo
a spaccare il culo a quei fottuti Mangiamorte oppure stiamo qui a ciarlare di
sesso e bambini ancora per molto?»
Astoria ghignò divertita, allentandosi il
nodo della cravatta; Tracey, al suo fianco, tolse il golf nero e lo gettò da
qualche parte dietro di sé.
«Anche se il sesso è molto più
interessante, spaccare il culo a quelli potrebbe essere divertente. Senza
contare che i miei vecchi creperebbero sul colpo e mi lascerebbero in eredità
non sapete quanti Galeoni!» esclamò con divertimento sadico nel tono di voce,
sfoderando la bacchetta in legno di castagno.
Astoria legò i capelli in una coda di
cavallo disordinata, imitando poi la sua migliore amica.
«Buona fortuna»
≈♥♥≈
A dire la verità, pensò la ragazza
gettando di lato una carcassa di un...lupo
mannaro, non credeva sarebbe stato così difficile.
Pochi studenti erano rimasti ad Hogwarts
e anche se i Mangiamorte non erano di molti numeri più elevati capiva perfettamente
che i buoni erano nettamente in minoranza.
Più volte aveva scavalcato corpi morti,
il terrore di guardare il volto dei vari proprietari.
Si era sentita rabbrividire quando, un
quarto d’ora prima, i suoi piedi avevano sbattuto contro il corpo esanime di
Fred Weasley, riverso prono a terra ed il fantasma di una risata che gli
incorniciava il viso.
Non aveva vomitato solamente perché dal
nulla un’altra battaglia l’aveva colta di sorpresa, costringendola a riprendere
la lotta.
Aveva combattuto al fianco di Luna
Lovegood e Ginny Weasley, scarmigliate e pieni di lividi, ma ancora con una
forza di volontà che le aveva fatto stringere i denti.
Sul momento Ginny aveva spalancato gli
occhi nello scorgerla, sorpresa ed incerta sul suo ruolo in quella battaglia.
Astoria aveva roteato gli occhi,
sollevando le braccia.
«Vengo in pace, se è questo che ti stai
chiedendo. L’unico motivo che mi porterebbe a schiantarti sarebbero i tuoi
capelli – disastrosi, se non l’avessi capito» aveva cercato di sembrare frivola
e distaccata, ma il suo cuore era esploso quando Luna le porse la mano destra
in segno di saluto.
«Anche i tuoi sono orrendi, Greengrass»
ridacchiò Ginny, riprendendo poi controllo di se stessa.
Astoria capì che non doveva sapere ancora
niente di suo fratello, perché il viso non era segnato dal pianto.
Oppure era semplicemente più forte di
quanto in realtà non sembrasse.
Anche durante l’anno scolastico Ginny
Weasley si era dimostrato un grattacapo per i nuovi insegnanti e più volte le
era passata accanto nei corridoio piena di lividi e bruciature – non dovute
alle creturine adorabili di Rubeus Hagrid.
«Quanti Mangiamorte hai fatto fuori?»
domandò camminando in direzione della Sala Grande la rossa, mentre
l’interpellata sbiancava nel leggere l’ora sull’orologio d’oro regalatole dai
suoi due natali prima.
«Tre più un lupo mannaro. Dobbiamo
sbrigarci, è quasi mezzanotte» sbottò prendendo a correre, seguita dagli
scalpiccii delle due ragazze.
Irruppe nella Sala Grande con il cuore in
gola, il petto che le si alzava ed abbassava ripetutamente.
I suoi occhi scrutarono ogni persona
all’interno della Sala, alla ricerca di boccoli bruni, un sorriso smagliante ed
un paio di occhi grigi che le facevano attorcigliare ogni qual volta le
budella.
In quel momento, mentre scostava senza
particolare attenzione due studenti di Corvonero malamente conciati, la voce
acuta e fredda di Lord Voldemort irruppe di nuovo nella Sala.
«Avete combattuto valorosamente, Lord
Voldemort sa apprezzare il coraggio» disse con fare mellifluo, facendo salire
il vomito in gola alla giovane Greengrass.
Affianco a sé, qualcuno non si trattenne
come fece lei e non seppe se fu per disgusto o paura.
Luna Lovegood in un gesto di misericordia
gli tenne il capo, per nulla toccata dalla situazione. In lei sembrava non
esserci tempo per sentimenti quali il ribrezzo e terrore.
«Tutto bene?» la sentì chiedere, mentre
il ragazzo annuiva non del tutto convinto. Era un Tassorosso del settimo anno e
giocava a Quidditch, lo riconobbe Astoria.
«Avete un’ora. Disponete dei vostri morti
con dignità. Curate i vostri feriti» un pianto osceno squarciò il silenzio
della Sala e tutti rabbrividirono. Qualcuno doveva aver riconosciuto uno dei
cadaveri, non poco lontano da lì.
Lord Voldemort non udì quello strazio e
continuò il suo appello direttamente verso Harry Potter. Astoria era sicura che
il ragazzo si trovasse da qualche parte nel Castello e pregò con tutta se
stessa che avesse un piano per tirarli fuori dai guai – come sempre.
Sperò che nulla l’avrebbe indotto a
consegnarsi nella mani di Lord Voldemort, condannandoli per l’eternità.
Sapeva che troppo gravava sulle spalle di
Harry, ma era sicura anche che lui ce l’avrebbe fatta. Come sempre.
Riponeva più fiducia in lui che in se
stessa.
«Astoria!» riconobbe la voce di Reed alla
sue spalle e per poco non scoppiò a piangere quando lui l’abbracciò.
Aveva superato da tempo la fase “Non mi
toccare, non mi guardare, tu fai schifo, io no”.
«Per fortuna stai bene» urlò il ragazzo,
scostandola da sé per osservare con preoccupazione i segni evidenti della lotta
sul corpo della bionda.
Astoria si aggrappò alle sue spalle,
chiedendosi subito perché Tracey non fosse con lui.
«Tracey è a farsi curare il braccio rotto
da Madama Chips. Quel bastardo di Yaxley ci ha colti di sorpresa, mentre venivamo
qui» le spiegò rispondendo ad una muta domanda letta negli occhi verdi della
ragazza, strofinando poi le mani contro le sue braccia magre.
«E Draco? L’hai visto?!»
Le bastò poco per capire che Reed ne
sapesse tanto quanto lei.
Lo abbandonò con scuse sincere,
mettendosi poi a correre nella direzione opposta di chi veniva verso la Sala.
I suoi occhi cercarono il corpo di Draco
in qualsiasi angolo del Castello e si rifiutò di gettare occhiate anche a
terra, magari inceppando in altri corpi.
Dopo una decina di minuti di estenuante
ricerca, si lasciò cadere su un gradino ormai quasi completamente distrutto,
una voglia incalcolabile di scoppiare a piangere.
«Maledizione» sussurrò tra i denti, dando
un pugno al marmo duro del corrimano alla sua destra.
Gli aveva detto di non cacciarsi nei guai
e lui cosa faceva?, la mandava in panico.
Si sentì una sciocca mentre raccoglieva
l’ultimo barlume di forza nelle sue gambe e afferrava la bacchetta.
«WingardiumLeviosa» bisbigliò in direzione di un corpo spezzato di fronte
a lei, facendolo galleggiare.
Niente, ormai, dopo l’orrore di pochi
attimi prima la colpiva più. Sembrava maturata ancora nel corso di una sola
notte e questo non le piaceva.
Aveva visto la morte e l’aveva
affrontata.
Aveva dovuto combattere e uccidere,
forse.
Aveva sentito le gambe cederle sotto il
peso di una colpa troppo grande per i suoi quindici anni.
Era stanca. Astoria ne aveva abbastanza
di quella stupida guerra in cui i Mangiamorte l’avevano attaccata, insultata
per il tradimento della loro (sua) Casa.
Aveva dimostrato che non tutti i
Purosangue combattevano per la stessa cosa ma per altro: per amore, amicizia,
rispetto e qualcosa di più del potere.
L’ora concessa da Lord Voldemort era
ormai passata e di Draco nemmeno l’ombra.
Preoccupazione ed ansia l’avevano
lacerata, mentre la curiosità di scoprire cosa sarebbe accaduto – Harry non andare! – le faceva sanguinare
il cuore.
Erano ormai dieci minuti che il silenzio
era calato su Hogwarts. Solo sospiri di stanchezza, piccoli singhiozzi di madri
che avevano perso figli, amici che avevano perso i compagni di sempre e di
molti altri rompevano quell’inusuale tranquillità.
Astoria l’avrebbe definita la calma prima
(o dopo?) della tempesta, se ne avesse avuto il coraggio e la forza, tuttavia
si limitò a rimanere silenziosa sulla soglia dei portoni di Hogwarts,
affiancata da Tracey e Luna Lovegood.
Pochi attimi dopo, durante i quali aveva
torturato la sua gonna di stoffa pregiatissima, all’orizzonte i nemici
apparvero come un corteo di una festa.
Riconobbe con facilità la stazza di
Hagrid il semi gigante, ma dovette assottigliare lo sguardo per capire cosa
tenesse fra le braccia.
Mentre il cuore perdeva uno, due, mille
battiti, la McGranitt lanciò un urlo di dolore che nessuno si sarebbe mai
immaginato di udire.
Un urlo che avrebbe svegliato persino i
morti.
Tutti. Tranne colui che giaceva inerme
tra le braccia di quello che era stato un amico e un professore.
«Harry Potter è morto. È stato ucciso
mentre cercava di scappare di nascosto dal parco del Castello, ucciso mentre
cercava di mettersi in salvo...»
Voldemort fu costretto ad interrompere
quella bugia – perché lo era, ed Astoria ne era sicura – perché Neville Paciock
sbucò dal nulla e li fronteggiò tutti, con quel coraggio che per anni aveva
tenuto nascosto dentro.
Si sentì rinvigorita mentre i Mangiamorte
lo schernivano e la gente rimaneva in silenzio ad osservare.
«Ti ha sconfitto!» strillò Ronald Weasley
d’un tratto, rompendo l’incantesimo che Lord Voldemort aveva creato.
Poi le urla degli amici, dei compagni di
scuola e Voldemort non riuscì più a mantenere il controllo.
Neville combatteva contro una Bellatrix
che rideva sguaiatamente, mentre improperi e disprezzi volavano verso di lei.
Astoria si unì a quelle urla, le lacrime
per un amico più che un nemico come da copione avrebbe dovuto essere a rigarle
le guance.
Fu in quell’istante che una mano strinse
la sua e l’attirò a sé, mischiando le proprie lacrime con quelle di lei.
«è la fine?» domandò contro il collo di
Draco, udendo un rantolo basso provenire dalla sua gola.
Non le rispose, rimase in silenzio ad
osservare il caos che li circondava.
Se fosse stato un vero principe delle
Serpi l’avrebbe presa per mano e sarebbero fuggiti insieme, lontani dalla loro
morte.
Ma fu proprio per quello che rimase lì,
bloccato, ad un passo da tutta la gente che aveva disprezzato e viceversa.
Lì, al fianco di colei che lo stringeva
con forza nonostante ciò che aveva provato quella sera – lontana da lui.
Mentre si chinava per rubarle quello che
probabilmente sarebbe stato un ultimo bacio, un boato esplose.
Fu costretto a trascinarla via dalla
folla che correva all’impazzata all’interno del Castello, mentre qualcuno di
Invisibile lo urtava e lo scostava malamente di lato.
E comprese ciò che stava accadendo,
mentre abbassava Astoria per evitare un anatema che uccide e correre a sua
volta.
Forse quella non sarebbe stata la fine.
«Combattiamo insieme, ora» gli disse la
ragazza senza comprendere bene le proprie parole, ma schiantando con un gesto
secco della bacchetta un Mangiamorte robusto ed incappucciato che aveva cercato
di colpire Padma Patil.
Draco le sorrise, mentre l’ultima
battaglia aveva inizio.
≈♥♥≈
Astoria si domandò che cosa sarebbe
successo, ora.
Al suo fianco Draco ancora la stringeva a
sé, dopo che Harry Potter – comparso da nulla – aveva lanciato il suo ultimo
incantesimo.
Avrebbe tanto voluto gettarsi a terra e
piangere, ma le forti braccia di Narcissa Malfoy strinsero a sé il corpo magro
e allampanato del figliol prodigo, piangendo rumorosamente e come una bambina.
Dietro di lei Lucius Malfoy sorrideva,
nonostante un’evidente condanna incombeva sulla sua testa.
Sorrise a sua volta Astoria, capendo che
l’amore che entrambi i genitori provavano per Draco fosse quanto c’era di più
grande al mondo.
«Madre, ti prego...mi metti in imbarazzo»
sbottò Draco con le guance vagamente colorate, mentre la bionda che ancora
stringeva in modo piuttosto ridicolo scoppiava a ridere.
Il sollievo l’aveva colta inaspettata e
si accasciò a terra, trascinando con sé il proprio ragazzo.
«Abbiamo vinto?» domandò guardando gli
occhi grigi del ragazzo, mentre Narcissa Malfoy andava a baciare il marito,
incurante degli Auror che passavano loro affianco.
In qualche modo, pensò la donna
osservando il figlio e Astoria di sottecchi, se la sarebbero cavata. Ancora.
«Sì»
Draco la baciò, mentre Astoria scoppiava
ancora a ridere e gli circondava il collo con le braccia.
Gli sussurrò ti amo almeno un centinaio
di volte, prima che i genitori del giovane li richiamassero all’ordine con un
certo divertimento nella voce.
«Madre, ti ricordi di Astoria, vero?»
chiese in quel momento Draco, avvicinandosi alla donna.
La secondogenita della famiglia
Greengrass si sentì arrossire, mentre Narcissa la scrutava con interesse.
«Certo» proclamò infine, sciogliendosi in
un sorriso caloroso che raggiunse anche gli occhi «Vedo che sei sbocciata
splendidamente, cara» aggiunse infine, schiacciando l’occhiolino al figlio.
The end.
Per noi, non per loro. <3
Note
di fine capitolo:
Questo capitolo è stato un parto lungo e
doloroso. E so che ce dovrebbe essere un altro, ma in realtà non me la sono
sentita di prolungare ancora.
So che avrei potuto dividerlo a metà, ma
nove pagine non sono poi molte in fin dei conti, no?
Il capitolo riprende la battaglia finale
di Hogwarts da un punto di vista nuovo ed alcun battute sono ripresa dal libro
stesso.
A me personalmente piace, seppure non sia
un mostro di bellezza.
Oh, e il ragazzo a cui Luna (che ho
inserito perché uno dei miei personaggi preferiti) tiene la testa è Rolf. Non l’ho detto perché non serviva nel capitolo, ma
qui sì.
La scena della battaglia è in assoluto la
mia preferita in tutti e sette i libri. Mentre la leggevo piangevo come una
disperata, sapete? XD
Poi...non ricordo più.
Beh, il finale così era d’obbligo: non
sarà tutto rose e fiori per loro, già lo sappiamo. Ma questa è un’altra storia.
Note
della raccolta finali:
Questa Fic è durata tantissimo. Sarebbe dovuta
essere lunga solo una decina di capitoli, ma come al solito non so regolarmi.
È stata la mia prima fic su Harry Potter
e ai tempi non sapevo ancora se a qualcuno sarebbe potuta interessare.
Astoria è stata una mia creatura, nome e
cognome a parte. Non si sapeva nulla di lei ed ora ha le sue peculiarità. Mi piace
come è uscito, alla fine, questo personaggio.
Così come sono (abbastanza, ma non
troppo) soddisfatta del suo rapporto con Draco, cresciuto capitolo dopo
capitolo.
Inoltre mi è piaciuta molta anche Tracey,
altro personaggio su cui non si sa nulla.
Note
finali (generiche):
Io ringrazio tutti voi, che avete seguito
questa Fic fin dall’inizio, con i suoi alti e bassi, con i miei blocchi, le mie
crisi, i miei scleri e le mie idee.
L’ammontare dei preferiti è tutt’ora 68 e
quello delle seguite 67. Mi piacerebbe sapere qualcosa da ognuno di loro, ma è
impossibile: non l’avete fatto fin’ora, mai lo farete.
Ringrazio inoltre le persone che mi sono
state vicinissime con i loro commenti fin dall’inizio. Senza di voi non sarei
arrivata qui, davvero.
Annunci:
Il primo dicembre inizierà la
pubblicazione di Pureblood, altra fic che vedrà
protagonista Astoria. Non so se la seguirete, ma a me farebbe davvero taaaanto piacere! *_*