Astoria Greengrass

di Mimi18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Serpeverde ***
Capitolo 2: *** 2. Pozione. ***
Capitolo 3: *** 3. Pollaio Comune ***
Capitolo 4: *** 4. Coppa del Mondo di Quidditch ***
Capitolo 5: *** 5. Invito inaspettato ***
Capitolo 6: *** 6. Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 7: *** 7. Incomprensibili sentimenti ***
Capitolo 8: *** 8. Tutto ciò che c'è da dire ***
Capitolo 9: *** 9. L'espresso di Hogwarts ***
Capitolo 10: *** 10. Harry-il-prescelto-Potter ***
Capitolo 11: *** 11. Mangiamorte ***
Capitolo 12: *** 12. Questo ed altro per amore ***
Capitolo 13: *** 13. Amiche ***
Capitolo 14: *** 14. Hogsmeade ***
Capitolo 15: *** 15. Bugia ***
Capitolo 16: *** 16. Punto di rottura ***
Capitolo 17: *** 17. Vigilia di Natale ***
Capitolo 18: *** 18. Caos ***
Capitolo 19: *** 19. Diagon Alley ***
Capitolo 20: *** 20. Aria di cambiamenti ***
Capitolo 21: *** 21. Non tutto va come previsto ***
Capitolo 22: *** 22. Fine...e inizio. ***



Capitolo 1
*** 1. Serpeverde ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

 

Astoria Greengrass

 

La prima volta che la vide fu al suo terzo anno, quando Astoria si era seduta con aria spaurita sullo sgabello di legno di fronte a tutta la Sala Grande ed aveva osservato con il naso arricciato per il disgusto il rovinato cappello parlante, che la McGranitt le aveva poggiato sbrigativa sul capo.

Quel giorno aveva acconciato i lunghi capelli biondo sporco in due treccine alte. Solo in seguito avrebbe scoperto che era stata Daphne a pettinarla, quella mattina, in occasione del suo primo giorno di scuola.

L’avrebbe scoperto solo quando, correndo con un sorriso di sollievo verso il tavolo dei Serpeverde, gli si sarebbe seduta accanto, arrossendo sotto lo sguardo incuriosito che lui le rivolgeva e balbettando sconclusionata le risposte alle domande che gli altri membri della casa le rivolgevano.

 

1. Serpeverde

 

 

Astoria sospirò di sollievo quando con voce gracchiante ma perfettamente udibile, il cappello parlante urlò «SERPEVERDE», causando la scrosciante e rumorosa felicità al tavolo più a destra della Sala Grande.

Notò con gioia che sua sorella, Daphne, si era addirittura alzata in piedi per battere le mani e cercava di liberarle il posto accanto a sé, imprecando contro un ragazzo corpulento e dall’aria non molto sveglia.

Con un balzo scese dallo sgabello di legno, osservando incerta all’austera professoressa in piedi accanto a lei, per poi correre con un sorriso verso il tavolo verde e argento, ignorando le occhiate disgustate degli altri studenti.

«Sono fiera di te, Astoria cara», le sussurrò ad un orecchio Daphne, non appena ebbe preso posto accanto a lei ed un ragazzo dai capelli di un biondo quasi bianco.

Astoria si sistemò con un sorriso raggiante le pieghe della gonna di un anonimo grigio fumo, guardando di sottecchi il giovane che sibilava imprecazioni verso il ragazzino appena assegnato alla casa dei Tassorosso; le scappò una risatina, attirando gli occhi grigi del Serpeverde su di sé.

La scrutò con particolare interesse, facendole arrossare le gote solitamente pallide, ed ignorando un ragazzo che era stato appena ammesso a serpe verde.

«Sei la sorella di Daphne?», le domandò con una voce strascicata che le fece arrotolare le budella, piegandosi leggermente verso di lei.

Astoria osservò rapita un ciuffo di capelli biondi cadergli di fronte al viso, mentre cercava di mettere insieme una frase di senso compiuto e di non fare la figura dell’idiota.

«Hai visto com’è graziosa, Malfoy?», fortunatamente – Astoria tirò un sospiro di sollievo nella sua mente – Daphne aveva deciso di intervenire, circondandole le spalle con un braccio e sorridendo affabile verso il giovane.

All’udire del suo cognome, Astoria spalancò le labbra sottili in una piccola “o” di stupore, riconoscendo il ragazzo come l’erede di una delle più antiche e nobili famiglie del mondo magico.

Si sentì leggermente mortificata quando Draco, con una scrollata di spalle, distolse completamente l’attenzione da lei, portandola verso un ragazzo dalla carnagione scura, seduto accanto a lui e iniziando un discorso su manici di scopa e nuove divise.

«Non fare caso ai suoi modi di fare», sbottò Pansy Parkinson, migliore amica di sua sorella Daphne, ridacchiando in direzione di Draco Malfoy, che le aveva scoccato un’occhiataccia, «in realtà è timido.»

Parecchi ragazzi, Astoria compresa, sogghignarono divertiti alla battuta, mentre Draco sbuffava infastidito, sollevando il dito medio in direzione della ragazza bruna che rise maggiormente, per nulla scalfita dal gesto.

La piccola Astoria un po’ invidiò quella complicità, osservandoli bisticciare vivacemente per tutta la durata della cena, e ignorando le domande che i membri della Casa le rivolgevano, lasciando che fosse sua sorella a rispondere per lei.

 

Delucidazioni (?):

Sono solita vedere Draco con qualsiasi esponente di sesso femminile, fino a poco tempo fa non avevo un pairing prediletto con lui (mai lette Draco/Ginny o Draco/Herm, in ogni caso). Poi ho scoperto di sua moglie e me ne sono innamorata follemente.

Sarà una raccolta di una decina di capitoli al massimo e mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate.

Con affetto,

M.

 

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Capitolo 2
*** 2. Pozione. ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

 

Astoria Greengrass

 

2. Pozione

 

I capelli biondi di Astoria Greengrass, sempre accuratamente acconciati, sfuggivano dispettosi dal mollettone color ruggine che li teneva legati, creando un groviglio più simile alla paglia che alla solita cascata di fluente e morbida perfezione; si appiccicavano al viso giovane, sudato a causa delle sforzo, e le oscuravano più volte la visuale facendole cadere a terra piume, pergamene e possibili ingredienti per la puzzolente pozione in cui stava cimentandosi con tutta sé stessa.

Un gemito di disperazione le scappò dalle labbra quando l’ennesimo sbuffo di fumo sfuggì dal recipiente, macchiandole una guancia di nero. Se si fosse guardata allo specchio, probabilmente, si sarebbe strappata uno ad uno i capelli che ogni sera pettinava e curava meticolosamente.

«Adesso basta!», strillò esausta, chiudendo con un colpo secco il nuovissimo libro di Pozioni e gettandolo sul lato opposto del vecchio e consumato tavolo del sotterraneo del Castello.

Represse solamente per orgoglio le lacrime di sconfitta che le pizzicavano gli occhi, maledicendo mentalmente sua sorella Daphne, che si era rifiutata categoricamente di farle delle ripetizioni supplementari.

Il Professor Piton – un uomo dagli unti capelli neri ed un naso adunco che proprio non le piaceva – aveva inarcato un sopracciglio scettico di fronte alla sua pozione quella mattina, dichiarando che solitamente nessun Serpeverde si era dimostrato così negato in quel campo.

Aveva ignorato con il naso per aria quella frecciatina, deglutendo a fatica e cercando di ignorare le risatine dei compagni di classe, Grifondoro per la maggior parte, ripromettendosi che alla prima lezione di pratica di Difesa contro le Arti Oscure li avrebbe stesi al suolo.

«Maledizione a Piton, a Merlino e a quell’idiota di Silente!», sibilò a bassa voce, inginocchiandosi a terra e cercando di raggiungere con la bacchetta le pergamene finite sotto il tavolo, ignorando la polvere che si incollava alle calze di lana nera.

Starnutì un paio di volte a causa degli acari a cui era allergica, non udendo il cigolio improvviso dei cardini non oliati della porta che veniva aperta.

Solamente quando si rialzò più arruffata e scarmigliata che mai incrociò gli occhi grigio scuro di Draco Malfoy, di fronte a lei a braccia conserte ed un’espressione di divertimento sul viso pallido ed affilato.

Di colpo sembrò che la stanza fosse diventata un teatro ed Astoria la sola ed unica protagonista di una commedia particolarmente esilarante.

Nonostante le finestre fossero aperte a causa del puzzo proveniente dalla pozione, la Serpeverde boccheggiò un paio di volte, cercando di ricordare come si facesse a respirare.

«Ecco il vero volto di Astoria Greengrass», sibilò Malfoy maligno, ridacchiando sotto i baffi ed avvicinandosi alla credenza per poggiarvi un’ampolla in vetro contenente un liquido verdognolo.

Astoria si morse la lingua stizzita ed umiliata, le guance imporporate erano quasi invisibili a causa delle macchie di fuliggine.

«Non pensavo fossi così incapace», continuò il ragazzo imperterrito, avvicinandosi a lei d’un passo. Storse il naso quando sentì il disgustoso odore proveniente dal calderone e fece per tapparselo, mentre Astoria sentiva ancora le lacrime premere per uscire e pulirle per bene il viso sporco.

Avrebbe davvero voluto prenderlo a sberle fino ad umiliarlo come lui stava facendo in quel momento; sua madre, però, le aveva insegnato che una lady doveva mantenere un comportamento adeguato in qualsiasi situazione, anche nel caso che le si parava di fronte.

Maledì la famiglia Greengrass in quel momento, abbassando gli occhi verdi sulla pozione e cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato, oltre alla sua poca esperienza e buona volontà.

Draco accanto a lei la osservò per un secondo in silenzio, le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, studiando l’aristocratico profilo della giovane e notando solo in quel momento i taglietti sulle mani piccole e le varie bruciature sulla divisa.

Sbuffando sonoramente ed attirando l’attenzione di Astoria, il giovane Malfoy si arrotolò le maniche della camicia bianca fino al gomito, arrivandole di fianco.

«Hai dimenticato di aggiungere le radici di cipolla», sbottò senza entusiasmo; con un colpo di bacchetta fece sparire la pozione e Astoria spalancò gli occhi inorridita, cercando una spiegazione in quel comportamento a dir poco sconvolgente.

«In un paio d’ore dovremmo riuscire a prepararla», spiegò Draco senza guardarla negli occhi ed iniziando a tagliare le radici dimenticate poco prima.

La ragazza lo osservò per un secondo perplessa, prima che un sorriso di gratitudine le affiorasse sulle labbra rosse ed iniziasse a sfogliare le pagine alla ricerca della pozione, un’improvvisa voglia di cantare nel cuore.

Sfiorando la mano di Draco con la propria sussurrò un impercettibile «grazie», cercando di ignorare il calore provocato da quel contatto ed il rumore che proveniva dal suo cuore.

 

Delucidazioni (?):

Ebbene, cos’è quest’aria romantica che tira? La prima ad essere stupita sono io, ma non credo di essere caduta in OOC con Draco, mentre Astoria...bhè, lei non la conosco e la sto muovendo a modo mio, quindi vi dico che non è OOC. (L)

L’idea mi è venuta per caso, immaginando la prima Serpeverde imbranata (oltre Tiger e Goyle) in pozioni, sfruttando così la particolare abilità di Draco.

Passando alle buonissime persone che mi hanno lasciato un commento, facendomi immensamente felice:

 

Tanny: Oh, carissima, non sai quanto mi abbia reso felice la tua recensione. Mi fa piacere che tu legga questa raccolta, nonostante la coppia non sia tra le tue preferite. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!! A presto, un bacio!

Nejisfan94: Francy! Sono rimasta di stucco quando ho visto la tua recensione, sai? Non so perché, ma mi sembra quasi di essere ritornata ai vecchi tempi! I tuoi complimenti (oltre a farmi piacere) mi hanno anche imbarazzato: non mi merito tanto!! Grazie mille, Fra! A presto, un bacio!

Lady Patfood: Astoria (o Asteria) Greengrass, la trovi tranquillamente su wikipedia. So per certo che JK Rowling ha pubblicato un albero genealogico in cui appariva il suo nome. Sono contenta che la coppia ti piaccia e grazie per il consiglio! A preso, un bacio!

Ellie Uchiwa: Oh, Darling...sono ancora con gli occhi sberluccicanti di felicità! La tua recensione mi ha fatto piacere (anche perché è raro che tu recensisca)! Spero ti piaccia anche questo! Ti voglio bene, a presto!

Terrastoria: Ale...grazie. Ogni qual volta leggo il tuo nome nei commenti faccio i salti di gioia! Sei come sempre gentilissima, e sono contenta che la coppia ti interessi. Che ne pensi di questo capitolo? A presto, un bacio!

 

Inoltre, vorrei ringraziare Sunflower_, littlesheep e Gobra1095 per aver messo la Fic nei preferiti e grazie a chi ha semplicemente letto questa raccolta.

Con affetto,

M.

 

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Capitolo 3
*** 3. Pollaio Comune ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

3. Pollaio Comune

 

Astoria, uscendo di fretta dall’aula di Trasfigurazione, spintonò un paio di Grifoni del primo anno, maledicendoli a mezza voce già seccata per la doppia razione di compiti assegnati dalla Professoressa McGranitt.

A passo svelto e testa alta, i capelli ondeggianti ad ogni suo passo,  si diresse verso i sotterranei della scuola che l’avrebbero condotta alla Sala Comune dei Serpeverde, in cui, pensò con un sospiro di sollievo, avrebbe finalmente potuto riposarsi e maledire con tutte le sue forze il Professore Piton, che le aveva assegnato quella mattina un tema di trenta centimetri sulle proprietà del Bezoar.

Scese le lunghe scale in marmo strizzando gli occhi verdi per abituarli all’oscurità, appoggiando una mano al corrimano e lasciandola scivolare lungo di esso con eleganza.

I corridoi labirintici erano deserti e l’unico rumore udibile era il battere dei scuoi piedi sul pavimento, misto al ticchettio delle penne che sbattevano contro le boccette d’inchiostro nella grande borsa beige che portava malamente sulle spalle.

Giunta in prossimità del muro di entrata, squallido ed umido come sempre, inarcò un sopracciglio albino stizzita, udendo delle urla al di là di esso e domandandosi se sarebbe stata costretta a rinunciare al suo relax, per quella sera.

Sistemandosi la gonna e sussurrando la parola d’ordine con un po’ di timore (“Mezzosangue feccia”), entrò, cercando con curiosità chi avesse trasformato la Sala Comune in un pollaio di galline starnazzanti.

Ciò che le si presentò di fronte le fece spalancare la bocca rossa in una piccola e perfetta “o” di stupore: Pansy Parkinson, solitamente così sicura di sé, se ne stava seduta con le gambe distese su un tavolino in pietra, tenendo la mano fresca di manicure fra quelle bianche e sottili di Daphne.

Borbottava frasi sconnesse sottovoce, ed Astoria riuscì a percepire qualche minaccia riferita ad Hagrid – l’insegnante di Cura delle Creature Magiche – ed un...maledetto pollo?

«Che succede?», domandò senza entusiasmo sedendosi accanto alla sorella ed accavallando le gambe.

Daphne la guardò un secondo prima di tornare alla sua migliore amica, un’espressione di stizza sul volto bello ed aristocratico.

«Che succede!», chiocciò la voce stridula di Pansy in quel momento, gettando all’aria le braccia e facendo voltare un sacco di teste dalla loro parte.

Astoria schioccò la lingua seccata da tutte quelle attenzioni, mentre Pansy e Daphne non sembravano farci molto caso.

Certo, pensò la secondogenita dei Greengrass, loro sono sempre al centro dell’attenzione. Cercò di ignorare il fastidio provocato da quella constatazione, curiosa come non mai di scoprire il motivo di tale disperazione.

Piegandosi maggiormente verso Pansy la incoraggiò a continuare, un sorriso di falsa ammirazione sul viso. Tuttavia, Pansy afferrò un fazzoletto ricamato a mano dalla tasca, incapace di parlare a causa del groppo in gola e con un gesto teatrale della mano esortò qualcun altro a farlo al posto suo.

«Devi sapere che Draco è stato ferito da quello sciocco Ippogrifo, oggi a lezione», le spiegò con voce decisamente più calma Blaise Zabini, un ragazzo dalla pelle scura del terzo anno seduto ad un metro da Pansy.

Quest’ultima sentì gli occhi pizzicarle, prima di scoppiare a piangere senza alcun ritegno e buttarsi fra le braccia dello stesso Zabini, che grugnì seccato, colto alla sprovvista.

Ma Astoria non ci fece caso. Fissava con occhi ricolmi d’ansia il volto della sorella, alternandolo a quelli di Tiger e Goyle in piedi di fronte al camino, cercando un qualsiasi diniego od un sorriso di rassicurazione. Ciò che invece trovò nei loro volti fu solo rabbia e vendetta, nessun segno di tristezza e commiserazione.

«Draco è ferito gravemente?», domandò ansante, inginocchiandosi di fronte a Daphne, poggiandole le mani in grembo. L’affascinante Serpeverde le strinse nelle sue, stupita dall’enfasi e dala preoccupazione che avevano preso possesso degli occhi solitamente indifferenti di Astoria.

Per un secondo boccheggiò, indecisa su cosa rispondere, ma ancora una volta ci pensò proprio Pansy a toglierla dagli impicci, ringhiando da sopra la spalla di Zabini.

«Rischia di rimetterci un braccio, maledizione! Secondo te starei qui a struggermi dal dolore se fosse semplicemente un graffio?», urlò la ragazza mora maleducata, perdendo una volta per tutte la calma che spesso la contraddistingueva e sputacchiando leggermente sul divano, tirando rumorosamente su con il naso schiacciato. Astoria pensò di non averla mai vista in quello stato pietoso: l’affetto che provava per Draco era sincero e fu una cosa che la stupì molto.

Ma non vi rimuginò sopra.

Quando la bionda notò che tutti gli sguardi e le attenzioni erano tornati a Pansy, iniziò a correre, ignorando i richiami di Daphne e Theodore Nott.

Percorse con uno zaino pesante i lunghi e deserti corridoi dei sotterranei, incespicando in mattonelle di pietra rialzate o scivolando su un pavimento appena lavato, salendo poi i gradini delle scale a tre a tre, sbattendo contro gli studenti che non scorgevano la sua figura agitata.

Solo una volta giunta di fronte all’Infermeria si fermò, udendo la voce seccata e colma di rimprovero di Madama Chips al di là della porta.

«Spero che la prossima volta ci penserai due volte prima di insultare un Ippogrifo, signor Malfoy. Questa sua bravata avrebbe potuto costarle cara!!»

Non udì la risposta di Draco – ma non le fu difficile immaginare la sua faccia scocciata e piena di disprezzo – perché l’infermiera uscì sbattendo la porta alle sue spalle, borbottando sottovoce su quanto fossero sciocchi alcuni studenti e ignorando la biondina che fissava il luogo da cui era uscita con evidente apprensione.

Una volta che se ne fu andata, Astoria osservò le rifiniture sul pomo dorato della maniglia, indecisa sul da farsi. L’accarezzò piano e, come per magia, quella si aprì, quasi come incoraggiamento.

Deglutendo e con mani tremanti, Astoria entrò, scorgendo sin da subito il volto pallido e appuntito di Draco fra i cuscini e le lenzuola, che la fissava con sorpresa, dal basso della sua posizione. Quest’ultimo cercò di sollevarsi ma con uno sbuffo di dolore si lasciò ricadere sul materasso, scrutandola torvo prima di parlare.

«Sei qui per deridermi, Greengrass?», chiese stizzito, voltando il capo dall’altra parte.

La ragazza sorrise sollevata nel constatare che il ragazzo era in perfetta salute.

Ignorando la frecciatina afferrò una sedia di legno lì accanto e prese posto di fianco al letto di Malfoy, che si voltò a guardarla incuriosito e leggermente irato.

«Non ho bisogno della tua compagnia», sibilò sprezzante, guardandola dritta negli occhi verde bottiglia.

La fanciulla annuì convinta allungando una mano piccola e bianca, accostandola a quella fasciata del ragazzo.

Draco inarcò un sopracciglio, socchiudendo gli occhi ed Astoria non avrebbe mai saputo dire se quel gesto avesse provocato anche lungo il suo braccio una scossa di brividi piacevolissimi.

«Volevo solo vedere come stavi», sussurrò imbarazzata, mentre le gote solitamente pallide si coloravano di un malizioso rosso purpureo, rendendola ancora più graziosa del solito.

Il giovane Malfoy si azzittì di colpo di fronte a quell’inaspettata innocenza, non trovando il modo di ribattere, prese in contropiede di fronte all’evidente sincerità di quelle parole.

Insieme rimasero in quel silenzio non imbarazzante e patetico, ma semplicemente intimo, fino a che, con uno sbuffo scocciato di Astoria, i due accolsero gli altri Serpeverde nell’Infermeria, l’ombra di un sorriso sul viso di Draco che non si spense nemmeno quando Pansy lo stritolò in un abbraccio di gioia fra le sue braccia, bagnando la sua divisa di lacrime salate.

 

Delucidazioni (?):

Innanzitutto vi domando perdono per il ritardo.

Questo è l’ultimo capitolo riguardante il primo anno di Astoria. All’inizio avrei voluto farlo su una partita di Quidditch, ma poi ho pensato che la scena con Fierobecco fosse più significativa, indi per cui la partita la scriverò più avanti.

Tra l’altro, non si capisce che adoro in modo pauroso le sorelle Greengrass, vero? (L)

Siccome sono di fretta (ho un intero libro da studiare), non ho tempo di ringraziarvi uno ad uno, ma sono felicissima che abbiate recensito così numerosi, soprattutto sono contenta di non essere l’unica Fan di questa (meravigliosa) coppia. **

Spero lascerete un commento anche a questo capitolo!

Grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e le seguite.

Con affetto,

M.

 

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Capitolo 4
*** 4. Coppa del Mondo di Quidditch ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

4. Coppa del Mondo di Quidditch

 

Astoria fissò con aria incredula il gigantesco stadio che le si parò di fronte, una volta rimessasi in piedi ed aver spolverato il vestito color avorio che indossava – non avrebbe più utilizzato una Passaporta in vita sua.

Le urla ed i canti dei tifosi si potevano udire perfettamente anche da dove si trovavano, e Astoria aspirò a pieni polmoni l’aria che preannunciava uno dei più grandi incontri di Quidditch di tutti i tempi: Irlanda contro Bulgaria.

Ovviamente, spillata al suo petto, vi era un elegante coccarda verde, segno che il suo tifo sarebbe andato per la squadra irlandese, seppur lei ammirasse parecchio il cacciatore bulgare, Viktor Krum.

Sua madre, accanto a lei, si ravvivò i capelli castani legati in una severa crocchia, fissando con le labbra arricciate in una smorfia di stizza le pieghe del vestito della figlia minore. Non era entusiasta di quell’evento, ma le continue pressioni del marito e del Ministro stesso l’avevano indotta a prendervi parte; nonostante ciò, non si preoccupava di nascondere il malumore, proiettandolo su colei che ora fissava imbarazzata un punto imprecisato a terra.

«Sempre la solita pasticciona», sibilò all’orecchio di Astoria, pizzicandole il fianco destro e lasciando un segno viola che rovinò la pelle solitamente bianca della giovane.

Quest’ultima non fiatò, raggiungendo di corsa Daphne che camminava a parecchia distanza da loro, quasi a voler stare il più lontano possibile dalla famiglia.

Quando vide una figura affiancarla quasi soffiò come un gatto, tranquillizzandosi di colpo riconoscendo Astoria; le prese la mano e, senza dire nulla, la condusse nell’ingresso riservato alle poltrone d’onore, mostrando con uno sguardo di sufficienza i biglietti ad una giovane guardia, che rimase incantato dagli occhi color ghiaccio ed indifferenti, che non lo guardarono per più di un nanosecondo.

Astoria sorrise ammirata, seguendo la sorella e mostrando una smorfia di superiorità verso la guardia, il cui interesse era ancora rivolto ad altro.

La Serpeverde incespicò un paio di volte nel tappeto viola e fece finta di non udire i numerosi e pesanti sbuffi della madre dietro di sé, mordendosi più volte le labbra come silenziosa punizione per la sua innocente sbadataggine.

Una volta giunta in cima, poggiando la mano sulla ringhiera in ferro battuto si sporse al di là di essa, lasciando che i boccoli biondo sporco le cadessero di fronte al volto: ammirò le centinaia di persone sotto di sé, rimanendo incantata dal flash prodotti dalle macchine fotografiche e il vociare della gente, eccitata quanto lei per quella partita.

Incantata osservò le mascotte delle varie squadre e rise divertita dai balletti improvvisati da quelli che – le aveva spiegato una volta suo padre – doveva essere i Lepricani.

Quando si voltò per chiamare sua sorella Daphne e sua madre quasi non cadde giù, incontrando gli occhi grigi e sarcastici di Draco Malfoy, che l’osservava con le mano infilate nelle tasche dei pantaloni neri ed il naso dritto sollevato in aria.

«Greengrass», buttò lì a denti stretti; Astoria sentì le guance colorarsi di un rosso vivace e sperò con tutto il suo cuore, mentre ricambiava il saluto, che il Serpeverde non se ne fosse accorto; ma non vi era sufficiente buio, pensò osservando il ghigno compiaciuto che si disegnò sulle labbra sottili del giovane Malfoy.

Si lisciò le balze della lunga gonna del vestito, cercando di non incontrare nuovamente lo sguardo che tanto turbava il suo cuore, mentre udiva nuove voci unirsi alla conversazione.

«Tu devi essere Daphne», fece una voce vellutata; quando la giovane Greengrass sollevò gli occhi trovò di fronte a sé una delle donne più belle che avesse mai visto: con un viso pallido quasi quanto quello di Draco e i lunghi e lisci capelli biondi, le sembrava quasi una dea, affascinante in quel vestito argento ed elegante che snelliva la già perfetta figura.

Non ci mise molto a riconoscere Narcissa Malfoy.

Si sentì per un secondo smarrita da quella bellezza, osservando quasi a bocca aperta la figura della donna che, con lentezza, si voltava verso di lei ed inarcava un sopracciglio albino.

«E tu sei la piccola Astoria», dichiarò sicura, osservandola dritta negli occhi verdi come solo suo figlio aveva fatto in precedenza, spiazzandola completamente. La giovane si lasciò guardare, sperando che i capelli non si fossero spettinati o che il trucco non si fosse sbavato. In quel momento si maledì per aver rovinato il suo vestito nuovo, sentendosi insignificante accanto alla magnifica sorella, così sicura sui suoi tacchi alti e sotto lo sguardo di milioni di persone.

Astoria avrebbe tanto voluto essere come lei: bella, sicura di sé e intelligente. Daphne era la perfezione, un modello che lei non avrebbe mai imitato alla perfezione, e questo la loro madre lo sapeva bene.

Miranda Greengrass sapeva perfettamente che Astoria non era altro che una piccola e imperfetta palla al piede per la famiglia. E non mancava mai di ricordarlo alla sua secondogenita.

«Sei proprio come Draco ti ha descritta: una rosa bianca non ancora sbocciata», proclamò con l’ombra di un sorriso Narcissa, facendo impallidire maggiormente le guance del figlio, che si affannò invano, cercando di nascondere l’imbarazzo.

«Io non ho detto che sembrava una rosa, madre!», strillò con voce strozzata, mentre Narcissa rideva di cuore e gli sistemava intenerita la cravatta storta.

«Certo, caro», sussurrò e - Astoria sentì lo stomaco chiudersi per la sorpresa - schiacciò l’occhio nella sua direzione con complicità, spingendo poi il figlio verso i loro posti, raggiungendo la figura austera di Lucius Malfoy.

«Una rosa», rise Miranda, sedendosi accanto a Daphne, «Narcissa Malfoy sta perdendo il suo gusto», sibilò poi sprezzante e lanciando un sorriso di adorazione verso la figlia maggiore, che roteò gli occhi annoiata.

Astoria non si sentì scalfita da quelle parole, gettando un’ultima occhiata a Draco.

Lo stomaco fu invaso dalle farfalle quando si rese conto che gli occhi grigi che tanto la turbavano stavano guardando nella sua direzione.

 

Delucidazioni (?):

Sono ancora viva.

Sì, so che vi sono mancata. Occhei, non vi sono mancata e speravate che un drago mi avesse mandato a fuoco o roba del genere. (L)

Il capitolo è di stampo semplice, un piccolo avvenimento che nasconde qualcosa tra le righe. I sentimenti di Astoria stanno per essere chiariti, mentre per Draco...

...bene. Ringrazio le persone che mi hanno lasciato un commento allo scorso capitolo, cioè: Nejisfan94, Lady Patfood, hermy101, terrastoria e Ellie Uchiwa.

Ringrazio chi ha aggiunto la raccolta nei preferiti e chi nelle seguite.

A presto!!

C.

 

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Capitolo 5
*** 5. Invito inaspettato ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

5. Invito inaspettato

 

La mente di Astoria aveva iniziato a danzare nel dolcissimo ed appagante mare dell’immaginazione una volta che il Professor Piton ebbe pronunciato poche, chiare e meravigliose frasi, accompagnandole con un volto dipinto di stizza e irritazione.

Quell’anno ad Hogwarts, grazie allo svolgimento del Torneo Tremaghi, si sarebbe svolto il classico Ballo del Ceppo, che avrebbe visto impregnati tutti gli studenti dal quarto anno in poi.

I suoi occhi brillavano di una luce quasi sconosciuta, mentre sentiva già la stoffa di un vestito elegante frusciare contro il suo corpo e fasciarle le forme ancora da ragazzina. Un vestito che avrebbe saputo renderla bella, se accompagnato da un’acconciatura che sarebbe riuscita a nascondere quei suoi banali capelli di un biondo sporco. Un biondo che, lei non se n’era ancora resa conto, andava di giorno in giorno schiarendosi, diventando di un tenue biondo che avrebbe abbagliato chiunque vi avrebbe posato lo sguardo anche solo per un istante.

Astoria non diede molto peso alla sua età, sicura che sua sorella Daphne sarebbe riuscita a procurarle un qualsiasi Serpeverde come cavaliere. Le sarebbe andato bene chiunque, purché avesse ballato con lei per tutta la notte, senza alcuna interruzione.

Certo, pensò con un sospiro incantato pieno di sentimento, sarebbe stato splendido se fosse stato proprio Draco Malfoy – che in quel momento stava facendo ridacchiare Pansy Parkinson alle sue spalle – il cavaliere per quel ballo, con uno smoking nero ad abbellire la sua già prestante figura.

Abbassando le palpebre ed allontanando ogni suono e distrazione da sé, Astoria poteva sentire perfettamente le mani bianche e forti di Draco stringerle la vita e tenerla stretta a sé per tutta la notte, facendola bruciare di una passione sconvolgente ed irrazionale, per una ragazza sempre posata come lei. Poteva immaginare l’emozione di un suo abbraccio, così romantico ed intimo. Vedeva quel suo solito sorriso strascicato che le mozzava il fiato in gola, mentre la trascinava lontano da tutti, sotto un rametto di vischio. Sempre più vicino a lei. Sempre meno lontano dalle sue labbra.

«Ovviamente la signorina Greengrass sarà felice di passare la sua pausa pranzo a pulire il mio ufficio»

Piton sibilò quella frase ad un centimetro scarso dal naso della Serpeverde, cogliendola di sorpresa e riportandola ad Hogwarts, lontana da Draco Malfoy baciatori, vischi incriminati e danze di passione.

Astoria non seppe come riuscì a trattenere l’urlo di terrore che le premeva in gola, guardando quella che fino a pochi istanti prima era la Sala Grande ed ora una semplicissima aula sporca; forse fu a causa della risata compiaciuta di Malfoy e compagnia alle sue spalle, o semplicemente per l’imbarazzo e l’indignazione provate in quell’istante, tanto che avrebbe pagato oro per poter scomparire sotto terra e non essere vista.

Con le gote vivacemente arrossate di rosso carminio, abbassò il capo, mormorando qualche sentita scusa che il professor accettò con un sorriso soddisfatto, prima di riprendere il suo sproloquio così poco interessante, tanto che Vincent Tiger sonnecchiava accanto a Daphne Greengrass, una fila più indietro.

Nella sua mente, Astoria, maledì mille e mille volte quel maledetto professore, tanto che se ne avesse avuto il potere Piton sarebbe caduto a terra morto proprio in quell’istante, senza possibilità di scampo.

Spesso si domandava perché diamine ce l’avesse proprio con lei: c’erano un sacco di Serpeverde incapaci in Pozioni, senza contare che Astoria era nettamente migliorata quell’ultimo periodo, grazie ad un corso accelerato offertole da Blaise Zabini su sollecitazione di Daphne e Tracey Davis.

Giocherellò con le pieghe della gonna grigia, mordendosi il labbro rosso, facendo passare nelle sua mente le varie ipotesi per quell’odio ingiusto, trovandone una più assurda dell’altra, tanto che avrebbe fatto concorrenza a quel pazzo di Potter.

«Non farci caso», borbottò una voce accanto a lei, sorprendendola e trasportandola con irruenza al presente. La giovane bionda sollevò il capo per poter vedere il suo interlocutore, riconoscendo il volto aperto in un’espressione di completa indifferenza di Theodore Nott.

Gli sorrise incerta, sussurrando un grazie a mezza voce, che lui accettò con un’elegante e noncurante scrollata di spalle.

Astoria pensò che fosse strano vederlo accanto a sé e non con Draco, in ultima fila, a divertirsi alle spalle di tutto e di tutti.

Theodore Nott era uno dei Serpeverde più conosciuti del quarto anno e godeva di una certa popolarità: non aveva mai veramente parlato con lui, essendo un caro amico di Daphne e non suo, però aveva sempre avuto qualcosa di attraente: forse il viso particolarmente piacente, oppure la voce roca, già da uomo e non più da ragazzino.

Si dimenticò di Theodore Nott solamente quando Piton dichiarò che nessuno avrebbe dovuto mettere in imbarazzo la casa dei Serpeverde – e qui i suoi occhi neri si fermarono proprio su Astoria – annunciando che avrebbe preso seri provvedimenti in caso ci fossero stati eventuali disturbi.

Quando la campana annunciò la fine delle lezioni, la giovane Greengrass ci mise più tempo del previsto a raccattare le sue cose e fu una delle ultime ad abbandonare dall’aula. Piton non mancò di ricordarle la sua punizione, con un sorrisetto a dir poco da schiaffi, mentre sistemava in qualche modo i fogli che teneva sulla cattedra.

Borbottò qualcosa in risposta, uscendo dall’aula a velocità studiata, maledicendolo ancora una paio di volte.

Una volta giunta in corridoio s’imbatté in Draco e Pansy, che sembravano attendere proprio lei tra tanti studenti.

Sbatté le palpebre un paio di volte, attendendo quello che avevano da dirle.

«Ehi, Greengrass, a che pensavi? Al principe azzurro?», domandò Draco con un sorriso accattivante, mentre Pansy accanto a lui scoppiava in una risata squillante che fece ribollire il sangue di Astoria nelle vene.

Ingoiò la malevola risposta che avrebbe voluto dare, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi per l’affronto subito proprio da lui.

Cercò di ignorare il suo viso che, aperto in quella smorfia di divertimento, era ancora più affascinante, provando a non cadere ancora nelle sue fantasie più intime.

«Oppure pensavi al ballo? Non spererai che qualcuno ti inviti, vero?», domandò crudele Pansy, fissandola dritta negli occhi, una mano stretta in quella bianca di Draco, facendo sfoggio di tutta la cattiveria che aveva in corpo.

Come se qualcuno le avesse dato una spinta, in quel momento, fissando Pansy ritta di fronte a sé, Astoria comprese. Lì, in piedi come un’allocca, presa in contropiede e senza parole capì il perché dell’ostinazione che Pansy le rivolgeva senza nascondersi troppo.

La mora aveva capito ogni cosa; aveva capito che provava qualcosa per Draco e non poteva accettare che qualcuno – che lei, Astoria, così poco appariscente e impopolare – potesse rubarglielo.

Aprì la bocca per dire qualcosa, per rispondere anche solamente un “no”, quando una mano si poggiò con delicatezza sulla sua spalla, quasi fosse una preziosa bambola di porcellana.

Sollevando gli occhi verdi, Astoria si sentì arrossire, riconoscendo ancora una volta l’affascinante figura di Theodore Nott accanto a sé.

«Lei al ballo ci viene con me, non ha bisogno di crucciarsi su nulla», proclamò con voce strascicata per nulla imbarazzato, non guardandola in volto nemmeno per un istante, mentre Draco spalancava la bocca preso di sorpresa, pronto a ribattere qualcosa di non ancora formulato nella sua mente.

Avrebbe tanto voluto liberarsi della stretta di Pansy e controbattere uno di quelli che, dal primo anno, era diventato un suo caro amico, e mettere in chiaro le cose. Tuttavia non seppe cosa dire, pensando che, prima, sarebbe stato decisamente più opportuno far chiarezza nella sua mente, così disordinata ed offuscata da qualcosa di nuovo, provocato da quell’essere minuto che stava di fronte a sé, completamente imbarazzata ed intenta a torturarsi i polsi sottili.

Astoria non seppe mai cosa Draco avrebbe detto, perché con una leggerissima pressione Theodore la portò via, sempre tenendola ben stretta a sé, incurante degli sguardi altrui, accompagnandola silenzioso e distaccato all’aula di Pozioni e vegliando su di lei per tutta la durata della punizione.

 

 

Delucidazioni (?):

Oh, io amo Theodore e quando ho pensato ad un possibile rivale per Draco la mia mente è andata subito a lui.

Sarà fondamentale per far comprendere a quella testa di cocco di Malfoy i sentimenti per Astoria? Lo scopriremo nelle prossime (molto prossime) puntate.

Mi sono divertita un sacco ad immaginare Astoria sognante, lei è una di quelle Serpeverdi atipiche, antipatiche con tutti i membri delle altre case, ma completamente succube dei suoi compagni.

È ancora piccola. Ci vorrà ancora un po’ prima che cresca e acquisisca più fiducia in sé stessa.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. vorrei ringraziare le persone che, lo scorso capitolo, hanno lasciato un commento, riempiendomi il cuore di gioia. (_ _)

 

Lady Patfood: sbaglio o è due capitoli che recensisci per prima? Ti meriti un premio: Draco Malfoy, Dobby oppure Lucius Malfoy? Scherzi a parte, Miranda sta antipatica anche a me. Magari un incontro con un drago lo scrivo davvero. Grazie mille! A presto, un bacio!!

Gobra1095: Occhei, intanto cerco un drago pronto a mangiarmi. Oppure farò direttamente una capatina in Norvegia. XD Grazie mille! A presto, un bacio!!

Hermy101: Io Astoria la immagino proprio come l’hai descritta tu! ** Non so perché, ma mi da l’idea di un personaggio adorabile. Grazie mille! A presto, baci!!

Ellie Uchiwa: Ti è saltato Saske sul computer? XD Comunque ti ringrazio per le belle parole. Qui Draco non è molto carino, ma è pur sempre il re delle serpi. Grazie ancora! A presto, baci!!

EllaYaYa: A chi lo dici. Io odio maggio, sia per il polline che per le interrogazioni. Sono contenta che ci sia qualcuno che ami questa coppia (che è tra le mie preferite). Sono sicura, comunque, che tua madre è molto meglio di Miranda. U__U Quella donna non ha eguali. Grazie mille! A presto, baci!!

Terrastoria: Ale! ** Grazie per i complimenti, mi hai fatto arrossire. Finalmente ho risposto alla tua mail! XD Grazie ancora! A presto, baci!!

Miss Evans: Anche io vorrei sapere che parole ha usato Draco! ** Me le dovrò inventare, ma arriveranno. Sono contenta che la mia Astoria ti piaccia! Ce la sto mettendo tutta per renderla piacevole! Grazie mille! A presto, baci!!

 

Inoltre ringrazio le gentili persone che hanno aggiunto la Fic tra i preferiti e le seguite.

Ho notato che la frase della rosa è piaciuta a tutti! Ne sono felice!

A presto!!

C.

 

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Capitolo 6
*** 6. Il Ballo del Ceppo ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

6. Il Ballo del Ceppo

 

Astoria fissò attraverso lo specchio la sinuosa figura della sorella, che canticchiava un motivetto stonato, pettinandosi i lunghi e lucidi capelli biondi.

Era eccitata per quel ballo, anche un cieco l’avrebbe capito. La piccola Greengrass non l’aveva mai vista così felice; nemmeno quando sua madre le aveva regalato il sontuosissimo vestito che sfoggiava in quel momento, color madreperla.

Astoria pensò che si sposasse magnificamente con gli occhi azzurri di Daphne, alla sua pelle diafana ed ai lunghi boccoli dorati che le ricadevano scomposti sulle spalle.

I suoi occhi verdi osservarono con criticità la propria sottoveste di seta nera: lei non aveva nessun vestito particolarmente bello, o che, perlomeno, non possedesse anche Millicent Bulstrode. Non aveva una pelle diafana, ma solo una carnagione troppo chiara, che si chiazzava sempre di rosso e d’estate la faceva somigliare più ad un gambero che ad un essere umano. Tantomeno non aveva dei fluenti capelli di un biondo perfetto e quasi bianco che ricadevano dolcemente sulle sue morbide spalle, ma solo un’ammassa di fili color del grano che si arricciavano con estrema facilità nelle giornate particolarmente umide.

La giovane si passò una mano sulla guancia, voltandosi poi verso Daphne, un centimetro da lei.

«Io vado. Blaise mi aspetta di sotto, con Draco e Pansy. Non voglio farli aspettare troppo. Vedi di sbrigarti anche tu», brontolò leggermente scocciata guardando i vestiti buttati a terra poco prima da Astoria.

Quest’ultima annuì distrattamente, arricciandosi una ciocca di capelli intorno al dito, salutando poi con un mugugno la figura della sorella che lasciava la stanza a passo leggiadro, ricordandole una ballerina.

Draco e Pansy Draco e Pansy Draco e Pansy.

Quelle parole vorticavano insistenti nella sua mente da quando Daphne le aveva accennate, sembravano un canto particolarmente brutto e mal riuscito, creato appositamente per farla impazzire.

In quel momento, al posto della sua immagine riflessa nello specchio, balenò la faccia sconvolta di Draco di una settimana prima, quando Theodore aveva annunciato stupendo tutti (lei compresa) che l’avrebbe accompagnata al ballo.

Ancora non riusciva a capacitarsi del perché Nott avesse fatto quella scelta: le era sempre sembrato un tizio piuttosto distaccato. L’unico essere femminile che gli aveva visto accanto era la stessa Daphne, che da qualche tempo a quella parte usciva frequentemente con Zabini.

Astoria si massaggiò le tempie, un improvviso mal di testa l’aveva colta; si alzò barcollando, mentre ancora milioni di domande le rimbombavano all’interno della testa.

 

*

 

Theodore Nott osservò l’orologio da taschino che suo padre gli aveva regalato due anni prima per la terza volta in dieci minuti.

Oramai, alternava lo sguardo alle scale della Sala Grande al suo prezioso gioiello, dubbioso che Astoria si facesse viva.

Erano passati già dodici minuti dall’ora dell’appuntamento, e di lei ancora nessuna traccia.

Theodore si lasciò sfuggire uno sbuffo, assottigliando gli occhi grigio fumo ed appoggiandosi alla colonna di pietra dietro di sé, dando le spalle alla lunga (e vuota) scalinata.

Molti studenti stavano arrivando di corsa, si scusavano con un sorriso con le proprie dame che, imbronciate, porgevano loro il braccio, in segno di resa.

Si domandò se anche Astoria si sarebbe comportata così: un sorriso di scuse, la mano porta verso di lui.

Conoscendola, non avrebbe inventato una scusa sul momento, sarebbe stata assurdamente sincera, con l’aria più imbarazzata del mondo a renderla graziosa.

«Scusami per il ritardo, Nott. Ho avuto un problema con l’arricciacapelli.»

Lui sorrise divertito, stupendosi di quanto quella ragazza si sentisse poco a disagio con lui, come invece capitava con il resto della popolazione femminile di Hogwarts.

Quando incrociò gli occhi sinceramente dispiaciuti di Astoria il suo sorriso si accentuò, dando vita ad una nota di compiacimento per non aver sbagliato opinione su di lei.

«Nessun problema. La tua meravigliosa figura è di certo un piccolo premio per aver aspettato tanto», sussurrò afferrandole la mano e poggiandovi un lievissimo bacio.

Astoria arrossì piacevolmente sorpresa, lasciandosi riscaldare da quelle parole così inaspettate.

«Sei un adulatore», pronunciò con una nota di divertimento, mentre prendeva sottobraccio il giovane ed insieme varcavano le porte della Sala Grande.

Theodore ridacchiò, fissandola ancora.

«Mio padre mi ha insegnato le buone maniere, Astoria.»

Astoria annuì, mentre sentiva le guance truccate con un leggerissimo phard imporporarsi, cercando di ignorare gli sguardi che la gente posava di loro, incuriosita e pettegola come non mai a causa di quella inaspettata coppia.

Passò una mano sulla gonna del vestito verde smeraldo, sistemandone una piega inesistente. Era nervosa, l’avrebbe capito chiunque, perfino quell’idiota di Ronald Weasley, che teneva la bocca aperta come un pesce lesso mentre gli passavano affianco.

Strinse più forte la mano intorno al gomito di Theodore, udendo poi la sua risatina sarcastica arrivarle alle orecchie. Un po’ stizzita si voltò ad osservarlo, incontrandone lo sguardo luminoso di crudele divertimento.

«Sei una delle dame più belle della notte, Astoria», le sussurrò malizioso all’orecchio, facendole fare una piroetta su sé stessa, portandola in mezzo alla mischia che già stava danzando.

La giovane sentì il fiato mozzarsi quando la mano di Theodore le circondò la vita sottile, attirandola a sé: poteva udire i battiti del ragazzo, al di là dell’elegante camicia bianca battere all’unisono con i propri, nell’emozione del momento.

Poggiò una mano sulla spalla del ragazzo, lasciandosi condurre nelle danze.

«So che dici così solo per tirarmi su, Nott», brontolò dopo qualche minuto, lo sguardo scocciato che la rendeva più graziosa del solito sotto gli occhi di chi non era abituata ad ammirarla così curata come quella notte.

Il Serpeverde le strinse maggiormente la vita della fanciulla, assottigliando gli occhi grigi in uno sguardo appassionato, mentre si chinava sulle labbra di lei e le sfiorava con estrema leggerezza con le proprie. Astoria trattenne il fiato sconcertata, sentendo le dita magre di lui accarezzarle la schiena nuda con gesti lenti ed accurati.

Tentò di dibattersi, quando un’improvvisa ondata di piacere la colse, costringendola a chiudere gli occhi, appagata.

«Sei bella quanto Daphne, Astoria. Devi solamente sbocciare.», le bisbigliò all’orecchio la voce di Theodore, suadente come non mai, prima di posare un casto bacio sul lobo destro della giovane.

Astoria spalancò gli occhi verdi, perdendosi in quelli di Theodore, dimenticandosi della piacevolezza dei suoi tocchi, tornando alla realtà ed allontanandolo di qualche centimetro.

Quelle parole la colpirono come uno schiaffo in pieno viso, facendo aumentare i battiti del suo cuore, che poteva essere udito perfettamente nonostante la musica.

Sentì uno strano calore invaderle il petto, mentre il ricordo di un Draco Malfoy imbarazzato alla Coppa del Mondo di Quidditch popolava la sua mente.

Astoria face saettare lo sguardo per la Sala Grande, scorrendo lungo le eleganti figure dei presenti, alla ricerca della coppia che avrebbe probabilmente frantumato il suo cuore in mille, piccoli frammenti.

Arricciò il naso disgustata quando vide Viktor Krum in compagnia di Hermione Granger, la mezzosangue, schioccando la lingua stizzita dal cattivo gusto dimostrato dal famoso cercatore bulgaro di cui era Fan.

Poi il cuore le perse un battito. Oltre la spalla destra di uno studente di Bauxbatons, un sorriso di circostanza sul viso e la mano leggermente distante dalla vita di Pansy se ne stava Draco.

Draco bello come non mai, elegantissimo nel suo completo nero di stoffa particolarmente pregiata.

Draco meraviglioso, mentre danzava alla perfezione, l’espressione di disinteresse per il mondo sul viso giovane ed affascinante.

Sentì il suo stomaco fare le fusa come un gatto, quando il ragazzo voltò lo sguardo, percependo quello di Astoria su di sé.

I loro occhi si incrociarono e la fanciulla avrebbe voluto fermare il tempo per poter corrergli incontro, vivendo quella favola che sognava ogni notte, da ormai un anno. Avrebbe voluto poterlo abbracciare, poter trasformare quella sua espressione di disinteresse ad una di felicità.

Fece per lasciare la mano di Theodore, ma questi la strinse più forte, avvicinandola al proprio viso, gli occhi nella stessa direzione di quella ragazza.

«Lui non ti ha voluta al ballo con sé, Astoria.»

Quelle parole la trafissero come mille aghi, facendola rimanere con una sciocca e patetica “o” di stupore aperta sul viso.

Si strattonò dalla presa del giovane Nott, ringhiando ed attirando sguardi su di sé, scappando poi via dal salone, ignorando i maghi urtati e perfino i richiami di Daphne, da un punto imprecisato della sala, i piedi che le dolevano a causa dei tacchi alti.

Corse a perdifiato, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi ed il vestito ingombrarla, imbattendosi più volte in una qualche coppietta felicemente appartata, che la scrutava con pietà.

Non voleva piangere di fronte a tutti, era troppo orgogliosa per poterlo fare.

La strada per i dormitori, però, era troppo lunga. Non vi sarebbe mai arrivata in tempo.

Con quella consapevolezza nella mente, Astoria incespicò nel tappeto rosso del corridoio, cadendo a terra malamente e sbucciandosi le mani.

«Maledizione», imprecò, mentre le lacrime ormai scendevano copiose, rovinandole il leggerissimo trucco.

Singhiozzò come una bambina, dandosi della sciocca: cosa voleva fare? Correre da Draco e chiedergli di ballare? Lei? La piccola, imbranata e impopolare Astoria Greengrass?

Una strega mediocre come lei, che non riusciva nemmeno a preparare una pozione semplicissima?

Perché Draco Malfoy, purosangue ed erede di una delle più nobili famiglie di tutti i tempi avrebbe dovuto anche solamente ballare con lei?

«Che stupida»

«Già, decisamente una stupida, Astoria. Scappare via così. Ora penseranno tutti che ti ho detto qualcosa di indiscreto»

La giovane sollevò gli occhi arrossati dal pianto, tirando su con il naso, dimentica dell’eleganza e delle buone maniere che le erano state insegnate.

Sbuffò sonoramente, spostandosi di qualche centimetro, mentre Theodore le si accomodava accanto, nemmeno lontanamente toccato da quelle lacrime.

«Non me ne frega niente di quello che diranno, Nott. Tanto sparleranno comunque, avranno sicuramente notato il modo in cui mi toccavi.»

Il ragazzo scoppiò a ridere senza allegria, allungando una mano verso il viso arrossato di Astoria. Le scostò una ciocca dal viso, guardandola negli occhi.

«Non volevo farti piangere, ho detto solo ciò che è successo.»

«Lo so e non montarti la testa, Nott, non è per te che ho pianto.»

Burbera come non mai, i capelli scarmigliati ed il trucco ormai solamente un ricordo, Astoria sorrise con scetticismo, apparendo agli occhi del giovane come un’eroina di romanzi settecenteschi.

Si beò delle sue labbra a forma di cuore, osservandola mentre cercava di ripararsi i danni al meglio, imbarazzata dalla sua presenza ostile.

«Chiamami Theodore»

La vide girarsi di scatto, stupita, prima di assumere un’aria per nulla entusiasta all’idea.

In quell’istante, la visione di una Daphne di due anni più giovane gli comparì di fronte, sconvolgendo i suoi sensi.

Sentì il petto stringersi con durezza, ricordando la ragazza in questione placidamente stretta nelle braccia muscolose di Zabini, dieci minuti prima, mentre lui cercava Astoria.

Con prepotenza afferrò le spalle della fanciulla, attirandola più vicina al proprio viso.

Chiudendo gli occhi, poteva immaginare i meravigliosi oceani di Daphne e le sue labbra morbide e piene, sensuali ed esperte.

Astoria boccheggiò stupefatta da quel gesto, poteva sentire il respiro caldo del serpeverde sulle proprie labbra, e poteva captare ogni singola sfumatura di quel viso così dannatamente bello.

Quando lui la baciò con irruente sicurezza, le sfuggì un gemito dalle labbra, lasciando però che le mani di Theodore le stringessero la vita con possessività, avvicinandola a sé.

 

 

 

Delucidazioni (?):

Oh, finalmente un bacio.

A dire il vero non era il genere di bacio che volevo scrivere, visto che Theodore e Astoria insieme non mi piacciono nemmeno un po’.

Come avrete capito Theodore non è affatto interessato alla nostra eroina, che non ci sta capendo nulla dal suo comportamento.

E Draco? Verrà a sapere di questo bacio appassionato?

Mi scuso per il ritardo, ringraziando le persone che nello scorso capitolo mi hanno lasciato un commento:

RoseD: Astoria è la moglie che J.K.Rowling ha presentato sul suo personale albero genealogico in un’intervista. Ti ringrazio per i bei complimenti! Spero che ti piaccia anche questo capitolo! A presto, un bacio!

Miss Evans: Non so perché, ma la tua recensione mi ha fatto morire dal ridere. Mi ci voleva. Ti ringrazio infinitamente, spero che Theo ti piaccia anche qui. A presto, un bacio!

Miss Nina: Sono contentissima che Astoria ti piaccia! È difficile creare un personaggio dal nulla. Io, non so perché, me la immagino leggermente più dolce delle solite Serpi. Grazie ancora! A presto, un bacio!

Hermy101: Eeee...guarda che cosa è successo! Povera Astoria, adesso bisognerà vedere la reazione di Draco. Grazie mille! A presto, un bacio!

xxxArtemidexxx: Grazie mille! ** Non sai che felicità leggere di una persona che non si blocca solo a causa della coppia! Grazie per le belle parole. A presto, baci!

Lady Patfood: Io ti consiglio Dobby. Sa pure cucinare, non si sa mai che se poi gli dai un bacio non si trasformi in un principe. U_U Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Io mi diverto un sacco a descrivere Pansy, le farò combinare parecchi guai. Grazie mille, cara! A presto, un bacio!

Terrastoria: Ale! Stavo per andare a rispondere alla tua mail! Theodore è il figlio di uno dei primi mangiamorte nominati. Mamma Rowling aveva scritto un’intera scena su di lui, ma ha deciso di cancellarla. La passione per le FanFic ti deve tornare. Per forza. U_U Come sono riuscita a farti diventare grigio perla (perché lo sei, vero?) riuscirò anche in questa impresa! Grazie mille! A presto, un bacio!

EllaYaYa: Che bello sapere che c’è qualcuno che immagina la mia stessa Astoria!** Io non vedo l’ora di scrivere del quinto anno della nostra Astoria e, perché no, anche dopo. Grazie mille! A presto, un bacio!

NejisFan94: Oh, Francy. Hai proprio ragione, sembriamo tornate ai vecchi tempi. Su msn mi manchi un sacco, vedi di tornare. Grazie mille per i complimenti, le tue recensioni sono sempre un piacere! A presto, un bacio!

 

Inoltre ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti o le seguite. (_ _)

Spero di poter aggiornare entro domenica. Scuola permettendo.

Con affetto,

Mì.

 

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Capitolo 7
*** 7. Incomprensibili sentimenti ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

7. Incomprensibili sentimenti

 

Astoria si massaggiò le tempie, gli occhi socchiusi in segno di stanchezza, cercando di lasciar scivolare via il dolore ai piedi dovuto alle scomode scarpe con tacco dieci che aveva indossato per ben tre ore, non abituata a portarle. Sua madre le diceva che se voleva diventare bella almeno un decimo di quello che era Daphne doveva iniziare a comportarsi come una ragazza, e dimenticarsi le ballerine basse e poco sensuali, che non rendevano onore alla sua già minuta figura.

Buttando il capo all’indietro le scappò uno sbadiglio; armeggiò con le mani pallide e piccole con l’acconciatura ormai quasi del tutto disfatta.

Mentre levava una forcina, poteva sentire le carezze di Theodore sulla sua nuca, mentre con la testa inclinata le baciava le labbra, un passione quasi proibita a guidarlo che le aveva azzerato il fiato.

Facendo scattare un preziosa molletta a forma di rosa color verde bottiglia i capelli color paglia le ricaddero morbidamente sulle spalle, incorniciandole il volto arrossato dal caldo e dall’imbarazzo, causato dal ricordo della vicinanza di Nott, pochi minuti prima.

Il suo petto ancora non sviluppato appieno che premeva contro quello del ragazzo, per allontanarlo o alla ricerca di un abbraccio lei ancora non lo sapeva.

Se lasciava scivolar via ogni minimo rumore, la musica ovattata le arrivava alle orecchie, facendole muovere il capo a tempo, canticchiando a bassa voce una canzone delle sorelle Stravagarie, concerto a cui lei non aveva potuto assistere, a causa di parole taglienti che il suo accompagnatore le aveva rivolto senza cuore.

Strinse i pugni con rabbia, mordendosi il labbro inferiore: il volto sorridente e compiaciuto di Pansy le balenò nella mente, felicemente stretta al corpo di Draco, alla ricerca di un bacio e, perché no?, qualcosa di più. Qualcosa che lei, Astoria, non avrebbe mai potuto ricevere.

Sentì gli occhi pizzicarle per via delle lacrime, dispettose e maligne, che si crogiolavano nel suo dolore, ben felici di poter cadere liberamente lungo le sue guance.

Fece saettare lo sguardo verso le scale per i dormitori, desiderando di non essere sola, immaginando la figura sicura e austera di Theodore ricomparire e dirle che nessuna di quelle frasi era vera.

Voleva chiedergli il motivo di quel bacio assurdo, quasi quanto il suo amore per Draco.

Se si concentrava, Astoria sentiva ancora il sapore di vaniglia della bocca di Theodore nella propria, mentre si piegava su di lei, alla ricerca di un bacio più reale, più vero che la Serpeverde non voleva donargli.

Aveva mugugnato indispettita, le piccole ed esili mani che cercavano inutilmente di allontanarlo, mentre il ragazzo la prendeva per le spalle e la stringeva.

Con il respiro affannoso, le aveva baciato le spalle nude, facendola rabbrividire di piacere inaspettato, lasciandosi cullare da quelle carezze.

Guancia contro guancia, Theodore le aveva sussurrato perdono, roco ed impacciato, Serpeverde nel midollo, lasciandola silenziosa ed in attesa di una spiegazione.

«Sai, Astoria, tu assomigli davvero tanto a Daphne. Non hai nulla da invidiarle.»

Le aveva accarezzato la guancia con delicatezza, sorridendole sbieco, tracciando con le dita il contorno delle sue labbra, poggiando poi la bocca contro la fronte corrugata in un gesto di incomprensione di Astoria, per potervi posare un delicato bacio.

Aveva scorto la sua figura allontanarsi con lentenzza, mentre la consapevolezza di un amore non ricambiato si faceva largo nel suo petto: provò pena per quel ragazzo, più simile a lei di quanto credesse.

Forse, pensò in quell’istante, leccandosi le labbra in modo da inumidirle, Theodore aveva rivisto in lei sé stesso, quando poggiava gli occhi sulle figure di Daphne e Blaise, coppia splendida nella loro elegante e quasi sfacciata perfezione.

Probabilmente, Theodore le aveva rivolto le parole che ancora non era riuscito a dire a sé stesso.

Presa com’era da quei pensieri, non udì l’apertura del muro, che annunciava l’arrivo di un particolare studente di Serpeverde.

Draco schioccò le labbra, posando gli occhi grigi sulla nuca di Astoria, che ancora canticchiava sottovoce, mai stata più nuda di quel momento di fronte a lui. Così viva e reale, devastata dalla stanchezza per quel ballo da sembrargli una cosmea.

«Che ci fai qui?»,domandò ad alta voce, ammirando le spalle esili della ragazza sussultare per lo spavento.

Ghignò soddisfatto, avvicinandosi a lei con passo lento e cadenzato, appoggiandosi poi al divano coi gomiti, il profumo di viola di Astoria nelle narici.

Non udì il rumoroso cuore della ragazza accelerare, quando la scrutò con fare disinteressato, senza alcun pudore, lasciando che gli occhi grigi corressero alla scollatura, al collo magro, alle labbra a forma di cuore.

Inclinò il capo, osservandola veramente per la prima volta quella sera: sorrise compiaciuto, sentendo sulla propria guancia la morbidezza dei suoi capelli color paglia, che andavano schiarendosi di giorno in giorno, così diversi da quelli comuni e mori di Pansy, che lui aveva accarezzato con distrazione qualche ora prima.

Non che gli piacesse, Astoria non era per niente il suo tipo, così poco perfida e poco sarcastica, non era per niente simile a sua sorella.

A dire il vero, non riusciva nemmeno lui a comprendere il perché quella sera di un anno prima, si fosse interessato a lei, una poppante per nulla carina o di particolare rilievo.

Non importava quel che gli aveva riferito sua madre, due mesi prima, alla coppa del mondo, non gli importava che l’avesse definita una rosa bianca non ancora sbocciata.

O almeno, questo era ciò che lui credeva.

Guardandola mentre si torturava una ciocca di capelli, in imbarazzo per la loro vicinanza, dimenticò ogni pensiero ed ebbe voglia di giocherellare con i suoi capelli, per sentirne finalmente la morbidezza ed il profumo.

Desiderò di non essere tanto orgoglioso e di allungare una mano verso di lei, accarezzarle le gote e sentirle calde sotto i suoi tocchi rudi.

Sorrise crudelmente, fissando la bocca della ragazza arricciata in un segno di stizza.

«Ce l’hai con me, Astoria

Lei sussultò, sentendosi chiamare per la prima volta per nome da lui, udendo il rimbombo della voce bassa e strascicata che le faceva sempre attorcigliare le budella nella morsa che le dava più piacere al mondo.

Voltò lentamente il capo verso il giovane, il cuore che le rimbalzava nel petto come un canguro impazzito, le mani giocherellavano con la gonna a balze verde, nervose ed agitate, mentre la sua bocca si apriva e si chiudeva ritmicamente, facendola assomigliare ad un pesce lesso e non più ad una ragazza.

«Quel viso da pesce non ti dona, sai?», ridacchiò sadicamente Draco, sporgendosi verso di lei, lasciando che i loro respiri si fondessero in uno, sentendo il calore del corpo dell’altro, beandosi di quella vicinanza inaspettata.

Astoria socchiuse gli occhi, rendendosi conto come la vicinanza di Draco le desse sensazioni diverse da quella di Theodore. Con Draco accanto le sembrava di volare, come le farfalle nel suo stomaco.

Probabilmente, avrebbe saputo toccare il cielo con un dito, se si fosse alzata in piedi.

Con il respiro affannoso, poggiò gli occhi sulle labbra di Draco, ancora piegate in un sorriso.

Le sfuggì un singulto quando una macchia rossa e lucida le saltò all’occhio, facendola sprofondare e cadere dalla sua nuvola di felicità inaspettata.

Lucidalabbra. Alla fragola. Come quello di Pansy.

Abbassò le palpebre, un sorriso amaro sul volto.

Avrebbe tanto voluto baciarlo, fregarsi di quel particolare così doloroso, accarezzarlo ed abbracciarlo, stargli vicina il più possibile, farlo innamorare.

Invece si alzò di scatto, silenziosa e senza guardarlo, lasciandolo ancora piegato verso il posto in cui era seduta con uno sguardo di interdetta curiosità.

Chinando il capo e lasciando ricadere una ciocca di capelli biondi sulla spalla, Astoria lo salutò sottovoce, scappando via, su per le scale di marmo trascinandosi l’ingombrante vestito e dimenticandosi le scarpe nella Sala Comune.

Si gettò sul letto a baldacchino nella sua camera vuota, segno che tutti ancora si stavano divertendo.

Draco si passò una mano sul viso, riflettendo sullo strano comportamento della giovane Astoria.

Si lisciò il mento affilato, passandosi la lingua sulle labbra, sentendo ancora il respiro caldo della ragazza in bocca, nonostante non l’avesse baciata.

Si chiese se il motivo di quella fuga assurda fosse Theodore Notte e una rabbia improvvisa lo colse di sorpresa, facendogli sbattere le palpebre con stupore.

Sbuffò contrito qualche secondo dopo, mentre i passi pesanti di Pansy lo raggiungevano.

Almeno, pensò lasciandosi baciare, avrebbe avuto una distrazione e si sarebbe dimenticato quella labbra rosse a forma di cuore.

 

Delucidazioni (?):

Oh, io odio Draco. Lo odio da morire, vorrei che si desse una mossa, perché non ha tutta la vita davanti e Astoria non può aspettarlo in eterno, no?

Però sono felice di aver potuto scrivere un capitolo interamente su di loro.

Theodore ci sarà ancora. Dovrà esserci. È uno dei miei personaggi preferiti, quindi.

Voglio ringraziare Lady Patfood, hermy101, EllaYaYa, Kimly, Miss Evans, miss nina, Terrastoria, xxxArtemidexxx, Gpbra1095 per aver commentato lo scorso capitolo.

Mi avete resa davvero felice.

Grazie a chi ha aggiunto la storia ai preferiti o alle seguite.

A presto, spero.

Con affetto,

Mì.

 

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Capitolo 8
*** 8. Tutto ciò che c'è da dire ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

8. Tutto ciò che c’è da dire

 

Astoria lasciò che i capelli ormai divenuti biondi cadessero sulle spalle; osservò con criticità le onde di quei fili sottili, arricciando le labbra ad ogni minuscolo difetto, inesistente ad occhi esterni.

Il ciarlare delle compagne di stanza la infastidiva esageratamente; massaggiava le tempie in segni evidenti ma nessuna di loro vi faceva caso.

Le porgevano domande su ragazzi che lei mai aveva visto per i corridoi di quel castello, urlando come delle oche quando Astoria esprimeva un parere non consono a ciò che loro pensavano.

Chiuse gli occhi verde bottiglia per un secondo, cercando di allontanare quel baccano da sé.

Sentiva il sapore di torta di mele ancora nella sua bocca, così come si sentiva soffocare a causa della camicia bianca troppo stretta al petto: sua madre l’avrebbe visto come un segno positivo, pensò scettica; avrebbe detto che stava diventando più femminile e che finalmente non si sarebbe imbarazzata nei negozi di vestiti in sua presenza.

Un ghigno le deformò il volto pallido, mentre il ricordo di mesi prima ancora le balenava nella mente ogni qual volta cercava di chiudersi dal mondo esterno.

Il suo cuore, debole e spezzato, batteva come un pazzo al ricordo delle labbra sottili di Draco ad un millimetro dalle proprie.

Un sussulto la coglieva inaspettata, quando il profumo di lui le tornava alla mente, le inebriava i sensi come se fosse lì di fronte a lei e non solamente il fantasma di un ricordo ormai quasi sbiadito.

Non si erano più rivolti la parola da quel giorno.

Draco Malfoy era diventato solamente un oggetto dei desideri da osservare da lontano ed in silenzio, che non le rivolgeva più occhiate ormai da mesi, che non la provocava più con battute maliziose che le coloravano le guance di un adorabile color carminio.

«Astoria, potresti prestarmi i tuoi appunti di Storia della Magia?», domandò interrompendo il flusso dei suoi pensieri Tracey Davies, un fiocco argento e verde nei capelli a bloccare le ciocche ribelli.

La giovane Greengrass sbatté un attimo le palpebre interdetta, prima di annuire stanca e leggermente seccata in direzione dell’unica amica che aveva in quel covo di serpi giulive.

Indossò le graziose e costose ciabattine verdi ai piedi, annodandosi poi la camicia da notte il più saldamente possibile: non poteva sapere chi avrebbe incontrato, in quel piccolo viaggio notturno fino alla Sala Comune.

Scese le scale a chiocciola con passo leggero, udendo il vociare ovattato proveniente dai dormitori maschili ed il rintocco dell’unico orologio presente in tutto il sotterraneo.

Le undici e trentaquattro minuti.

Una volta raggiunta la Sala Comune arricciò il naso: un disordine tale che a sua madre sarebbe venuta una sincope al solo vederla.

Con malignità pensò che non sarebbe stato male avere una macchina fotografica, in quel momento.

Scotendo il capo leggermente divertita, si concentrò alla ricerca dei maledetti appunti.

Trotterellò fino alla scrivania più nascosta a cui era solita studiare, frugò frenetica tra le decine di pergamene e, con un grido di vittoria, estrasse un foglio dall’aria sciupata e pieno di scritte discontinue e disordinate.

«Che cosa ci fai qui a quest’ora?»

S’immobilizzò sul posto come se qualcuno l’avesse colpita con un Petrificus Totalus, mentre brividi di emozione le salivano lungo la schiena.

Gli occhi verdi pizzicarono per un momento, pieni di lacrime di gioia.

«Non...sono affari tuoi, Malfoy»

Astoria si congratulò con sé stessa per non aver fatto tremare la sua voce in alcun modo.

Tuttavia, si diede della sciocca per non essere scappata subito quando il biondo con due ampie falcate le si avvicinò, bloccandola contro il muro dipinto di nero con le braccia.

Tentò inutilmente di sgusciare via, le mani che premevano sul petto del re delle serpi.

«Mi stai evitando da mesi, Astoria», sussurrò al suo orecchio, il naso che sfiorava la guancia ormai imporporata della giovane.

Aprì e chiuse la bocca nel tentativo di emulare una frase di senso compiuto, mentre le mani di Draco andavano a sfiorarle con delicatezza il fianco magro.

«Odio chi mi tiene all’oscuro di qualcosa, sai?»

Lei deglutì rumorosamente, osservando di sottecchi le labbra stese in un ghigno del ragazzo.

Chiuse gli occhi, prendendo fiato.

«Pansy ce l’ha con me. Pensa che potrei rovinare il vostro rapporto, sempre ammesso che ne abbiate uno», gracchiò allora con perfidia, spingendolo via, gli occhi ridotti a fessure per non far cadere gocce salate dispettose.

Forse fu perché fu colto di sorpresa dall’inaspettata forza della giovane, o forse fu per la frase appena pronunciata, ma Draco ricadde sulla sedia in pelle dietro di sé, trascinando la ragazza per un braccio e facendola sedere sulle sue ginocchia.

Con un gesto secco, la obbligò a guardarlo negli occhi grigi.

Astoria pregò che lui non sentisse il battito impazzito del suo cuore.

«Io e Pansy non abbiamo un rapporto, a meno che pomiciare indichi un fidanzamento. Ma ciò che mi chiedo è perché le è saltato in mente che proprio tu avresti potuto rovinare ciò che non esiste», brontolò sovrappensiero il giovane; la ragazza pensò che si sarebbe addirittura grattato il mento con un dito, se avesse avuto le mani libere e non intorno ai suoi fianchi.

Con gli occhi più attenti del mondo si beò di quell’istante, osservando con attenzione il profilo aristocratico del ragazzo, immaginando di poter accarezzare con una mano le guance lattee e lisce come quelle di un bimbo appena nato.

Seguì la linea del collo, fino ad arrivare al petto lasciato scoperto dalla camicia bianca sbottonata in modo sbarazzino; sorrise imbarazzata, trovandolo ancora più bello.

«Che hai da ridere?», chiese seccato il biondo facendola saltare sulle sue ginocchia.

Lei scosse il capo, arrivando ad un centimetro dalla bocca di Draco, che si azzittì.

Di colpo sembrò che il vociare degli studenti ed il fruscio proveniente da una finestra aperta fosse scomparso, in modo da lasciare solamente i loro respiri in quella stanza.

Forse fu a causa di un incantesimo, oppure di un folletto che sorvolava sulla sua testa, oppure solamente degli ormoni sballati che Astoria si ritrovava in quell’istante.

Si sporse maggiormente verso di lui, baciandolo.

Un bacio casto, appena uno sfioramento di labbra. Draco non ebbe nemmeno il tempo di assaporare appieno quel momento; riuscì solamente a gustare un qualcosa di dolce, che gli fece leccare avidamente le labbra.

«Pansy ha semplicemente capito questo, Malfoy», chiosò allora la giovane Greengrass, prima di alzarsi e scappare nella sua stanza, le gote arrossate e lo stomaco contratto per l’emozione.

 

A quel bacio non ne seguì un altro.

Ci furono solamente sguardi imbarazzati di Astoria, nascosta dietro una colonna, silenzi carichi di tensioni ed allusioni poco esatte di Tracey.

Passò un anno da quel giorno. Un anno senza mai sfiorare Draco, senza mai parlare con lui, senza poterlo amare senza condizioni.

Solo sogni. Sogni in cui Draco rivedeva e risentiva le labbra a forma di cuore della giovane.

 

N/a

Ta-dan! Sono tornata! ;)

Chiedo scusa per il ritardo. Sapete, tra esami, nipotino e ispirazione in vacanza non ho potuto fare granché.

Però sono felice di aver finito il quarto anno di Draco. Finalmente inizia la vera storia, dopo questo bacio.

Il prossimo capitolo sarà l’unico riguardante il quinto anno. Poi si passerà al momento che...beh, credo tutti aspettiamo dall’inizio di questa raccolta!

Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno recensito, aggiunto la Fic ai preferiti, alle seguite e solamente letto.

Spero seguirete ancora questa storia.

Ci si vede verso il cinque agosto. Prima sarò al mare. ;)

Cà.

 

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Capitolo 9
*** 9. L'espresso di Hogwarts ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

9. L’espresso di Hogwarts

Capitolo non riletto per ritardo nei tempi di aggiornamento.

Vogliate scusarmi per eventuali errori. ;)

 

Astoria si ravvivò vivacemente i capelli, sorridendo divertita ad una battuta ascoltata a malapena di Tracey Davies, comodamente seduta di fronte a lei, a bordo dell’espresso che le avrebbe condotte ad Hogwarts.

Ad un sobbalzo del treno, la giovane si aggrappò al sedile di pelle nera, sbuffando poi sonoramente nel disperato tentativo di scostarsi la ciocca di capelli che, dispettosa, le era caduta di fronte al viso.

Il ciarlare degli altri studenti, presenti nel corridoio, impediva a lei e Tracey di conversare tranquillamente delle vacanze trascorse, dei viaggi compiuti e dei baldi giovanotti che la bruna aveva conosciuto in Francia, quell’estate.

«Justin ti sarebbe piaciuto un sacco, Ria», chiosò con sguardo sognante fissando la migliore amica dritta negli occhi verdi, quasi a volerle passare l’immagine di quell’aitante giovanotto incontrato per caso tra le vie della più romantica città europea.

Astoria annuì distrattamente, mentre un’austera figura vestita di nero attraversava in quel momento il corridoio quasi deserto, a quell’ora.

Lo stomaco le si strinse in una morsa di doloroso piacere, mentre le guance pallide prendevano un vivace color carminio, rendendola particolarmente graziosa agli occhi dell’altra Serpeverde.

Un balzo del cuore e tutto tornò a più di un anno prima, quando le labbra di Draco erano state sulle sue per meno di dieci secondi.

Un bacio veloce, sfuggente, quasi inesistente: in quegl’attimi si era sentita volare in cielo, aveva potuto toccarlo con l’intera mano, e aveva riso tutta la notte, tra le lacrime dovute all’imbarazzo ed alla consapevolezza che loro, insieme, non sarebbero mai potuti stare.

«Lui e Pansy non stanno insieme», sussurrò proprio in quel momento Tracey, afferrando la piccola e bianca mano di Astoria, stringendola tra le sue, leggermente abbronzate.

La bionda spalancò gli occhi per una manciata di attimi, ma nemmeno le balenò in mente l’idea di chiederle come facesse a sapere dei suoi sentimenti.

Probabilmente, pensò rivolgendo un amaro sorriso all’altra, l’amore che Astoria provava nei confronti di Draco era qualcosa di evidente; ancora più evidente di quello che c’era tra il traditore del proprio sangue Weasley e la mezzosangue Granger.

«Ho sentito da mia madre che i Parkinson avevano in mente un matrimonio combinato», singhiozzò Astoria, stringendo a sua volta le mani dell’amica.

Mai, pensò Tracey, aveva visto Astoria Greengrass aprirsi a quel modo con qualcuno. Nemmeno con Daphne, la sorella maggiore, Astoria aveva mai perso quella maschera ghiacciata che, finalmente, si era decisa a levare.

«I Malfoy non approveranno mai un matrimonio combinato. Soprattutto ora che il capofamiglia è ad Azkaban», Tracey pronunciò le ultime parole a voce bassa, guardandosi attorno con circospezione.

La Greengrass strizzò gli occhi verdi in una smorfia, ripensando alla notizia che le era giunta un paio di mesi prima.

Erano ancora a scuola, quando Potter e compagnia bella si erano recati senza alcun permesso al Ministero della Magia ed era successo un pandemonio: colui-che-non-deve-essere-nominato era tornato, Caramell dimesso dal ruolo di Ministro della Magia e un sacco di Mangiamorte arrestati.

Durante quel mese di vacanza erano successe cose strane e raccapriccianti; morti di babbani e maghi, sparizioni e attentati nelle città più conosciute.

Il mondo non era più un posto sicuro, di questo Astoria ne era certa, e, seppur fosse una serpeverde dal sangue nobile, non condivideva affatto i voleri del Signore Oscuro, né dei suoi sciocchi seguaci.

«Avresti voluto stargli vicina, non è vero?», chiese allora quell’amica che Astoria si era trovata inaspettatamente un grigio venerdì pomeriggio, tra i vecchi e logori scaffali della biblioteca.

Le sorrise ovvia, appoggiando il capo al sedile e chiudendo gli occhi, sperando di potersi rilassare prima di arrivare ad Hogwarts ed affrontare il banchetto iniziale, con tutti i discorsi di Silente su quanto pericoloso fosse là fuori, e bla bla bla.

Sentì un movimento distratto da parte di Tracey, che probabilmente aveva sfilato un libro dalla sua borsa beige e si era accomodata sul sedile a sua volta.

Poi il nulla.

Nella sua mente scorrevano veloci le immagini di Draco due mesi prima, che veniva scortato fuori dal castello da Severus Piton e la madre, che parlavano a bassa voce, cercando di tranquillizzare l’ira dell’erede dei Malfoy.

Se n’era rimasta in disparte, nascosta da una colonna di marmo grigio ad osservare la scena impotente. Avrebbe tanto voluto correre da lui, gettargli le braccia al collo e potergli stare vicino, consolarlo per quanto le fosse possibile.

Invece, non aveva avuto nemmeno il coraggio di scrivergli una lettere, niente. L’imbarazzo di quel bacio – che forse lui aveva anche scordato – l’aveva bloccata, sigillata nella sua piccola stanza con piuma tra le dita ed una pergamena bianca sulla scrivania.

Uno sbuffo le sfuggì dalle labbra, mentre riapriva gli occhi sul mondo e scrutava la figura quietamente addormentata di Tracey.

Con un sorriso d’affetto, le tolse il libro dalle mani e con un paio di manovre riuscì a distenderla su tre sedili.

Sentì l’amica mugugnare soddisfatta, prima di abbandonare lo scompartimento...

...ed abbattersi in Harry Potter il prescelto.

«Accidenti!», balzò lui di lato per la sorpresa, fissandola dritta negli occhi.

Astoria si sentì un po’ oca nel pensare che Harry Potter era molto carino. O, perlomeno, lo era diventato in quegli ultimi due anni.

Le sorrise incerto, probabilmente aveva notato la cravatta verde e argento che lei portava fieramente legata in vita.

«Ti chiedo scusa, non volevo urtarti»

Astoria annuì, gettando un’occhiata a quello che il ragazzo teneva tra le mani. Arcuò un sopracciglio biondo, mentre Harry si allontanava, lasciandola sola nel corridoio.

Seguì curiosa la figura slanciata e ben piazzata del moro, fino a che i suoi occhi non incontrarono la schiena di Blaise Zabini.

Sentì il respiro mozzarsi in gola, mentre entrambi i ragazzi scomparvero al di là dello scompartimento.

Silenziosa e rimanendo un tutt’uno con il muro del treno, Astoria si avvicinò di soppiatto a sua volta, incuriosita da quello strano comportamento in Potter e, soprattutto, curiosa di sentire la voce di Draco Malfoy.

Da una fessura lasciata aperta da Blaise, Astoria poté intravedere Draco sdraiato sulle ginocchia di Pansy Parkinson, particolarmente appagato grazie alle carezze di lei, tutta un sorriso.

Un gorgoglio di gelosia le salì alla gola, mentre le mani le prudevano dalla voglia di prendere a pugni quell’oca di una serpe.

«Come sarebbe a dire che forse non tornerai?!», strillò proprio in quel momento, facendo drizzare le orecchie della giovane Greengrass.

Quello che sentì dopo, le strinse il cuore.

Perché comprese da quel lui appena accennato di Pansy, e dalla risatina sarcastica di Blaise. E da Harry Potter misteriosamente dentro quello scompartimento, seppure nessuno se ne fosse reso conto.

In quel momento Astoria capì quanto lei e Draco fossero diversi: mentre lui sembrava entusiasta, quasi eccitato, di poter prendere parte alla guerra, lei voleva starne il più lontano possibile.

Capì che mentre lei si struggeva per il suo amore, per lui, Draco l’aveva scordata come si scordano i giocattoli posseduti da bambino.

Come aveva sempre immaginato, pensò Astoria stringendo i pugni e mordendosi il labbro inferiore, a Draco non importava nulla di lei. E capì che quella situazione, seppur l’avesse voluta lei e nessun altro, doveva finire.

Draco doveva sparire dai suoi pensieri...e non avrebbe dovuto fare cazzate.

Quasi cadde a terra quando il treno frenò la sua corsa, giunto ormai a destinazione. E quasi il mondo le crollò addosso quando la porta dello scompartimento fu aperta di colpo da Blaise Zabini, che non la vide solamente perché riuscì a nascondersi in una fessura piccola tra gli scompartimenti.

Tentò di trattenere il fiato per non rimanere incastrata, ma ebbe voglia di urlare quando vide Pansy porgere una mano a Draco che, molto galantemente, rifiutò.

«Vai avanti, devo prima controllare una cosa», spiegò burbero da un punto imprecisato, mentre Pansy sbuffava scocciata e se ne andava borbottando sommessamente, seguita da Tiger e Goyle.

Si domandò se sarebbe riuscita a scappare, provando a mettere un piede fuori dal suo nascondiglio.

In quel momento, l’incanto Petrificus Totalus urlato da Draco Malfoy la colse impreparata.

Poi, il barlume della comprensione: Potter dove si era cacciato?

«Questo», udì in quel momento Astoria, «è per mio padre. Buon ritorno a Londra, Potter»

Un rumore di un calcio e Draco abbandonò lo scompartimento, agitato ma con un sorriso di soddisfazione sulle labbra.

Quanto avrebbe voluto baciarlo, pensò frenetica, prima di assicurarsi che il giovane si fosse allontanato.

Scrutò il corridoio, prima di correre nello scompartimento. E non vedere nulla.

Setacciò allora il pavimento a carponi, convinta di aver sentito il tonfo di una caduta, afferrando poi per caso una stoffa morbida.

La scostò di lato decisa, incontrando gli occhi verdi di Harry Potter e gemendo per lo stupore.

Subito si rialzò, correndo via in cerca di aiuto.

Il sangue schizzato sul viso del giovane l’aveva spaventata, così come i suoi occhi vitrei.

Fu con un enorme respiro di sollievo che si imbatté in una donna dall’aria stanca e sciupata, che sembrava stesse cercando qualcuno.

L’afferrò saldamente sulle spalle, cercando di riprendere fiato.

«Un...un...Potter! Potter è nello scompartimento cinque! Ha bisogno di aiuto!», strillò con enfasi, sgranando gli occhi e sentendo che tradire Draco, infondo, non faceva poi così male.

 

Delucidazioni:

questo capitolo mi ha dato un sacco di grattacapi.

Però, devo ammetterlo, sono abbastanza soddisfatta. Astoria è cresciuta e si sta entrando nel vivo della storia. E soprattutto mi è piaciuto modificare l’evento tra Harry e Draco: azzardare ad una soffiata di Astoria è un’idea che mi balenava nella testa da un po’, serve soprattutto a far capire che è più decisa che mai a contrastare Draco in ciò che dovrà fare. Seppur non sappia di cosa si tratti. ;)

Purtroppo per le vicende dovrò andare a ricordo, visto che al momento non ho a portata di mano il principe mezzosangue. =.=

Ho anche cercato di evidenziare l’amicizia tra Ria e Tracey, che personalmente adoro. ù_ù

Ringrazio di cuore:

Lady Patfood: carissima! Non sai quanto mi faccia piacere la tua assidua presenza! Spero ti sia piaciuto questo capitolo! Grazie di cuore!

Katia37: sono stata puntuale, vero? Per gli aggiornamenti da ora in poi farò anche i salti mortali, se necessario! Grazie di cuore!

Confettina: ti dichiaro ufficialmente mia alleata. Qui siamo in pochissime a scrivere su questa splendida coppia, e tu lo fai in modo splendido. A dire il vero sbircio sempre il tuo account nella speranza di trovarne una nuova! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, non sai quanto mi hai fatto arrossire! A presto!

Hermy101: Astoria da ora in poi sarà sempre una grande! Grazie di cuore!

Nejisfan94: Oh, Francy. Quando leggo le tue recensioni provo sempre un po’ di nostalgia: non vedo l’ora di poterti nuovamente sentire su msn. Mi manchi un sacco! Sei sempre gentilissima, cara. Grazie di cuore!

Terrastoria: Ale, ogni qual volta leggo le tue parole mi sciolgo. Ti posso solamente ringraziare, con la speranza che anche questo capitolo ti piaccia.

EllaYaYa: ti ringrazio per i complimenti! *_* Hai passato bene le vacanze? Io sono appena tornata, ma vorrei essere ancora sotto l’ombrellone a fare nulla! Grazie di cuore!

 

Inoltre ringrazio chi ha aggiunto la fic ai preferiti o alle seguite.

Ci aggiorniamo l’undici agosto, cari!

Cà.

 

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Capitolo 10
*** 10. Harry-il-prescelto-Potter ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

10. Harry-il-prescelto-Potter

 

Secondo Astoria Harry Potter era un ragazzo anonimo sotto molti punti di vista.

Portava sempre un paio di occhiali rotti, che si tenevano insieme e non cadevano a pezzi solamente grazie ad un nastro di scotch legato più volte attorno ad essi.

Aveva dei comunissimi capelli neri – nessun paragone con quelli di un biondo quasi bianco di Draco, a voler ben dire – ritti in testa, che non sembravano mai pettinati. E, probabilmente, ragionò la giovane crucciata ma divertita, quei capelli non venivano proprio pettinati, perché indomabili ed intrattabili. Un po’ come lei, durante le mattinate storte.

Volendo essere pignoli, Harry non possedeva nemmeno una figura da copertina del settimanale delle streghe: non molto robusto, raggiungeva quasi sicuramente il metro e ottanta di altezza, indi per cui a volte il suo fisico lasciava un po’ a desiderare; se messo a confronto a Ronald Weasley, molto più ben piazzato di Potter, non c’era alcun paragone.

L’unica cosa che poteva colpirti di Harry Potter – oltre alla sua famosa cicatrice a forma di saetta – erano gli occhi color smeraldo che, si vociferava, avesse ereditato da sua madre, Lily Evans. Erano occhi particolari, di un verde raro e splendente, che rimanevano impressi anche ad un solo ed unico sfuggente sguardo. Astoria, questo, lo sapeva benissimo.

Tuttavia, la giovane Greengrass, non riusciva a capacitarsi di tanta popolarità.

Oh, certo. Aveva salvato il mondo magico spedendo il Signore Oscuro chissà dove quando era solo un neonato e, effettivamente, giocava a suo favore anche il fatto di aver un ruolo fondamentale nella Guerra Magica. E, ovviamente, il fatto di essere sfuggito a voi-sapete-chi ripetutamente.

Per non parlare, poi, del suo ruolo di capitano e cercatore nella squadra di Quidditch dei Grifoni.

Da quanto Harry Potter era entrato a far parte della squadra, Astoria non aveva mai visto la coppa del Quidditch nella propria Casa, perché i Grifondoro si dimostravano non solo superiori a Serpeverde, ma anche a Corvonero e Tassorosso.

Effettivamente, pensò la giovane bionda con un sorriso divertito sul viso, Harry Potter era un ragazzo molto interessante. Sotto molti punti di vista.

E, dalle voci, si diceva che fosse anche un ragazzo generoso e gentile.

Tutto ciò, pensò scotendo il capo con stizza, non spiegava il motivo per cui lei, Serpeverde discendente da una famiglia Purosangue, fosse appostata fuori dal Dormitorio nei Grifondoro, nell’attesa che il bambino sopravvissuto uscisse allo scoperto, come una spia assoldata da qualcuno.

Infondo, ragionò la ragazza andando avanti indietro per il corridoio deserto sentendosi vagamente idiota, la rivalità tra Potter e Draco era risaputa per tutto il castello: persino i professori ne erano a conoscenza, seppur non prendessero mai parte ai rari scontri dei due ragazzi o vi partecipassero solo nel momento in cui erano costretti a dare punizioni.

Senza contare che se l’avessero scoperta, gli altri Serpeverde – eccetto Tracey, ovviamente – l’avrebbero denigrata senza pensarci due volte.

Una Serpeverde insieme al più grande traditore di sangue di tutti i tempi?

Non sia mai.

«Cerchi qualcuno?», domandò proprio in quell’attimo di riflessione una dolce voce femminile alle spalle di Astoria, facendola sussultare.

Quasi gridò la Serpeverde nel trovarsi di fronte niente meno che Hermione Jean Granger.

La Mezzosangue. Quella che tutti i Serpeverde odiavano. La ragazza che aveva preso per i fondelli Draco e gli aveva mollato un pugno.

Quella ragazza che in quello stesso istante le stava sorridendo gentile e stava aspettando con pazienza una sua risposta, quando se ne sarebbe benissimo potuta andare una volta notata la cravatta verde e argento.

Oltre a domandarsi perché diavolo quel maledetto cappello parlante vecchio, logoro e schifoso l’avesse smistata nei Serpeverde, Astoria sorrise rassicurata.

Era contenta di essersi trovata di fronte una come lei – seppur mezzosangue, a ben dire – e non Ginny Weasley che, oltre ad essere una traditrice del proprio sangue, le stava anche parecchio antipatica.

«Non vorrei sembrare inopportuna», cominciò allora la giovane Serpeverde fissando Hermione negli occhi, «ma vorrei parlare con Harry Potter»

La castana strinse maggiormente a sé i libri scolastici, sgranando gli occhi color nocciola all’udire quell’insolita e, effettivamente, assurda richiesta.

Incespicò la Grifondoro nell’entrare nella Sala Comune, balbettando la parola d’ordine alla Signora Grassa ed urlando come un’ossessa il nome di Harry, facendo sorridere di cuore Astoria.

Passarono una manciata di minuti prima che il giovane interpellato facesse la sua comparsa, i capelli scompigliati e gli occhiali storti, l’aspetto più trafelato e scarmigliato del solito.

Ed un sorriso sul viso, seppur non si conoscessero.

«Io sono...»

«Astoria Greengrass. Ti conosco. Grazie a te sono potuto venire ad Hogwarts e non tornarmene a Londra. Sarei venuto a sdebitarmi domani stesso», pronunciò azzardando ad una pacca sulla spalla il giovane Potter, cogliendola di sorpresa.

Di certo Astoria non si sarebbe mai aspettata che lui conoscesse il suo nome; a Hogwarts non aveva mai goduto di alcuna popolarità, in quanto né in bellezza, né per carattere era paragonabile a sua sorella Daphne e molte altre fanciulle presenti.

Sapere che in quel luogo ci fosse qualcuno a conoscenza del suo nome le faceva piacere, e montava un po’ il suo piccolo ego nascosto.

Oh beh, pensò con un sorriso, Serpeverde lo era di sicuro vista la vanità.

«Posso chiederti perché mi hai fatto chiamare?», domandò con estrema curiosità Harry, riportandola alla realtà.

La ragazza sbatté più volte le palpebre presa in contropiede, cercando di ripescare nei meandri della sua mente una possibile risposta a quella domanda.

«Riguarda Draco. Draco Malfoy», chiosò allora incerta, facendo saettare gli occhi a destra e sinistra, nella preoccupazione che qualcuno potesse sentirli.

Capì subito di non essere l’unica ad aver notato qualcosa di strano nel giovane re delle serpi, quando anche un sopracciglio scuro di Harry si arcuò attento.

«Nonostante tu sia una Serpeverde, sono sicuro di potermi fidare: credo che Malfoy sia un Mangiamorte», borbottò senza troppi giri di parole il giovane, leggermente scocciato al pensiero che anche lei, come Ron ed Hermione il giorno prima, sarebbe probabilmente scoppiata a ridergli in faccia.

Tuttavia, contro ogni sua aspettativa, Astoria si limitò semplicemente a stringere la cravatta che teneva legata in vita; mordendosi il labbro carnoso, poteva già sentire l’odore di sale e ferro del sangue nella sua bocca.

«Lo penso anche io, Potter», sussurrò pallida in viso, facendo pensare all’altro che sarebbe potuta cadere svenuta tra le sue braccia da un momento all’altro.

Harry ebbe addirittura l’istinto di allungare una mano e stringere quella di lei, così piccola, ma si trattenne: Greengrass era pur sempre una Serpeverde, seppur fuori dal comune. E molto più piacevole, sotto molti punti di vista.

«Credo abbia tatuato il Marchio Nero sul braccio», disse allora il prescelto, a corto di parole, cercando di non guardare troppo la giovane negli occhi; era una cosa che lo imbarazzava spesso, a volte gli capitava addirittura con Hermione stessa.

La Serpeverde aprì la bocca in una smorfia d’orrore, mentre il cuore iniziava a sanguinarle copioso: il (suo) Draco era davvero un Mangiamorte.

 

Parlare con Harry Potter, ammise tra sé e sé qualche ora dopo Astoria, le aveva fatto sia bene che male.

Da un lato, era contenta di aver reso partecipe qualcuno dei suoi dubbi, di aver incontrato una persona che condivideva i suoi medesimi pensieri.

Dall’altro, invece, un dolore lancinante la trafiggeva, come tante lame di coltelli affilati.

Aveva sempre saputo della mania dei genitori di Draco per le Arti Oscure, ne aveva ottenuto conferma in seguito all’arresto di Lucius Malfoy, il precedente giugno.

Ma mai, mai avrebbe pensato che un giorno proprio Draco, così abituato agli agi ed alla vita comoda, avrebbe preso il posto del padre in quella battaglia che, forse, mai avrebbe avuto fine.

«Maledizione», sussurrò a sé stessa stringendosi tra le braccia, in un tentativo di provare meno freddo.

Chiuse gli occhi, appoggiandosi alla bell’e meglio al corrimano delle scale che conducevano al quinto piano.

Non aveva voglia di tornare al dormitorio: sarebbe stata costretta a rispondere alle domande di Tracey e Daphne, e magari incrociare gli occhi di Draco.

Assurdamente gli occhi le pizzicarono ed una grandissima voglia di piangere la colse inaspettata.

Si sentiva una bambina, così poco adatta alla sua famiglia e alla sua casa, avrebbe tanto voluto avere un cuore di ghiaccio come Daphne o sua madre, che guardavano tutto con occhi critici e cinismo, senza mai mostrare il minimo sentimento.

L’amore era una fregatura, pensò con il cuore pulsante e doloroso, mentre rumori di passi dietro di sé la costringevano ad asciugarsi gli occhi velati.

«Astoria?», una constatazione più che una domanda, pensò la giovane mentre si voltava verso di lui, la sua rovina, quel ragazzo a cui da più di un anno non parlava.

Uno stormo di farfalle spiccò il volo nel suo stomaco, mentre il suo cervello annunciava l’arrivo della primavera in anticipo.

Sembrava quasi che il destino avesse voluto tirarle un brutto scherzo: lui era l’ultima persona a voler vedere, in quel momento, ma il suo corpo la pensava in maniera differente.

Le gambe iniziarono a tremarle per l’emozione, mentre già le guance le si imporporavano di un grazioso rosso carminio.

«Draco», bisbigliò il suo nome a voce talmente bassa che lui quasi non lo udì.

La osservò attento mentre si sollevava dai gradini, gli occhi arrossati dal pianto e il viso più pallido del solito, fatta eccezione per le solite macchie rossastre come comparivano sempre in sua presenza.

I capelli biondi erano scompigliati e le conferivano un’aria selvaggia, particolare, tutto il contrario di quello che lei era di solito.

Da quanto non la guardava più così attentamente?

Da quel bacio, quella dichiarazione che per notti l’aveva tenuto sveglio a riflettere, meditare. Quel bacio che non gli aveva più fatto osservare le altre fanciulle con lo stesso sguardo d’un tempo.

Gli occhi grigi di Malfoy scorsero lungo la figura ammorbidita dalle curve da donna che la giovane stava armoniosamente acquistando nel tempo, e si ritrovò stupito di quanto quel corpo lo attraesse, seppur coperto da una pacchiana divisa scolastica.

Il suo cuore perse un battito nell’osservare la pelle lasciata nuda a causa dei bottoni della camicia slacciati ed una irreprimibile voglia di sentire il suo sapore lo colse.

Dio, pensò il giovane mentre con una mano le accarezzava la guancia gelida, perché sei così, Astoria?

Prima che l’orologio di Hogwarts battesse le sette, prima che tutti gli studenti si dirigessero in Sala Grande per la cena, prima di poter dire qualcosa, di pensare a qualcosa di razionale e banale, Astoria gli si buttò tra le braccia, stringendo forte tra le mani la stoffa leggera e pregiata della bianca camicia di Draco.

Quest’ultimo vacillò, cadendo a terra e portandola con sé.

«Draco», lo chiamò la giovane, mentre un singulto le sfuggiva dalle labbra rosse a forma di cuore, vicine al collo del giovane.

Lentamente, inaspettatamente, un braccio le circondò la vita, in modo da poterla sentire più vicina a sé.

«Sono qui», si ritrovò a dirle insicuro su quelle parole troppo lontane dal suo io, troppo distanti dal suo cervello e da ogni pensiero che di solito lo contraddistingueva.

Le sollevò il mento con decisione, il respiro caldo di Astoria sulle sue labbra e i suoi doveri dimenticati in un cassetto remoto del  suo cervello.

Contro ogni logica, ogni aspettativa ed ogni legge dello spazio, Draco la baciò.

                                                                

Anticipazione capitolo 11:

Era stato scoperto dopo nemmeno due settimane dal suo nuovo compito da una ragazza che, in tutta sincerità, giudicava tra le più ingenue ed innocenti del Castello.

Eppure, nonostante quell’impiccio, non riusciva a volerla lontana da sé.

«Ho imparato ad osservarti. Ti sfiori sempre il braccio sinistro con sguardo nervoso, scompari agli orari più strani e certe volte non ti rechi nemmeno a lezione. Ti ho sentito confabulare con Parkinson e Zabini, sul treno, Draco»

 

Delucidazioni (?):

Dato che mi sono portata parecchi avanti con i capitolo ho deciso si inserire le anticipazioni.

Sono passati dieci capitoli e, tra alti e bassi, finalmente ciò che ogni singola persona aspettava è successo. Non sapete quando mi brillavano gli occhi mentre scrivevo la scena.

Astoria – la mia Astoria, almeno – è così diversa dagli altri Serpeverde che mi fa sorridere. Sa essere perfida, ma anche gentile: se è per il bene di Draco, decide addirittura di andare da Potter e schiacciare sotto i piedi il proprio orgoglio.

Questa amicizia sarà significativa per i successivi capitoli. Questo ve lo posso assicurare!

Ultimamente non faccio altro che leggere fic su questa coppia, il problema è che tante sono in una fase di stallo, mentre le One-Shot le ho ormai divorate tutte...

Indi per cui, mi chiedo dove sono finite le meravigliose scrittrici Draco/Astoria. ù_ù

Io aspetto con ansia le vostre fic! Sarà un piacere leggere e commentare!*_*

Detto questo, ringrazio di cuore:

Kimly: Tu! Tu sei una Mosca Bianca! Qualche tempo fa lessi una tua ShikaIno. Ora, purtroppo, ho quasi totalmente abbandonato il Fandom di Naruto. Spero tu ti stia dando ancora da fare per diffondere la fedeH! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti. Sono contenta che la storia risulti veritiera e che Astoria ti piaccia! *_* Un bacio!

Angel Texas Ranger: AHAHAHAHAH! Draco deve guardarsi le spalle: a quanto pare le Fan della coppia adora Astoria molto più di lui! Gli farà vedere chi comanda, appena saranno sposati (...tecnicamente già lo sono, in effetti). Grazie mille! Un bacio!

Gobra1095: Ria si sta facendo largo pian piano nella storia e nel cuore di Draco – e lettori, autrice, cani, gatti. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Spero sia così anche per questo! Un bacio!

Hermy101: Sono felice che l’idea ti sia piaciuta! *_* Non sapevo se avrei fatto bene a “modificarla”,  indi per cui il commento positivo mi rincuora molto. Grazie mille! Un bacio!

EllaYaYa: Posso chiamarti Antonella? No, perché è un nome che mi piace un sacco. ò_ò Sono felice che la mia idea ti sia piaciuta! Devo averla riscritta almeno una trentina di volte, tanto che mia madre si trovava foglietti da tutte le parti! Io aspetto un’altra tua Draco/Astoria, nel frattempo! La prima mi era piaciuta un sacco! Grazie mille! Un bacio!

Confettina: La risposta alle tue domande...è in questo capitolo!XD Insomma, sei stata paziente fino al momento giusto. La drammaticità tra questa coppia mi sembra fondamentale, non so te. Diciamo che potrebbero essere un mix esplosivo di parecchi sentimenti. Con loro non ci si annoia MAI! Spero di poter leggere presto la tua storia! Grazie! Un bacio!

Terrastoria: Allleeeee! Tra poco invaderemo questo Fandom con la nostra presenza! Dobbiamo solamente trovare una trama... Ti ringrazio di cuore per i complimenti. Essendo Astoria così sconosciuta mi piace il fatto che alla gente stia simpatica. Farla crescere è l’obbiettivo che mi sono prefissata sin dall’inizio di questa fic! Grazie tesoro! Un bacio!

Katia37: Katia! Grazie mille! *_* Fortunatamente non dovrai pazientare troppo per il prossimo capitolo, solamente una settimana. Ce la farai? Grazie ancora! Un bacio!

 

Ringrazio inoltre chi ha aggiunto la storia ai preferiti, chi tra le seguite e chi ha semplicemente letto.

Niente da aggiungere se non...ci vediamo il diciotto!

Cà.

 

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Capitolo 11
*** 11. Mangiamorte ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

11. Mangiamorte

 

Astoria mugugnò appagata quando, con un gesto lento e cadenzato, Draco andò a scostarle una ciocca di capelli dal viso, sfiorandole volutamente le guance pallide, facendola così rabbrividire.

La strinse maggiormente a sé, avvolgendola nel costoso mantello nero in modo da riscaldarla: quella sciocca, rifletté guardando il suo corpo, non aveva indossato il maglione. Era rimasta con la semplice camicia di flanella bianca, sbottonata fin troppo per i suoi gusti, seppur la vista ringraziava per quello splendido ed eccitante spettacolo.

«Non sarebbe meglio...entrare?», chiese incerto, guardandola dritta negli occhi verdi, che brillavano di una gioia che, lui stesso, non riusciva a comprendere.

Sussultò quando Astoria poggiò le labbra di un tenue rosso fuoco sulle sue, in un casto bacio.

«Voglio stare qui. Con te», sussurrò contro il suo petto, le guance imporporate ed il cuore che batteva a mille, come un cavallo imbizzarrito.

Mai si sarebbe aspettata attimi del genere con lui.

Estasi totale, le farfalle che spiccavano il volo nel suo stomaco, il respiro di Draco contro il suo collo.

Le mani, esperte, che l’accarezzavano ovunque, un po’ esitanti e mai invadenti, gli occhi concentrati solamente su di lei.

Si strinse più al ragazzo, un sorriso di felicità sul viso grazioso.

«Di fronte ad un camino staresti molto meglio, Astoria»

Scosse il capo biondo in un segno di diniego, baciandogli il petto fasciato dalla camicia, rabbonendolo.

«Se torneremo nella Sala Comune tutto finirà. So per certo che non mi guarderesti più, se non per indicarmi come l’ennesima ragazza caduta ai tuoi piedi»

Furono parole taglienti, che lo colpirono come nessuno era mai riuscito a fare prima di allora.

Rimase silenzioso per qualche minuto, soppesando la frase nella sua mente.

Infondo, ragionò arcuandosi e stringendo maggiormente la ragazza al suo corpo, Astoria avrebbe anche potuto avere ragione.

Non era mai stato il tipo di ragazzo pronto a legarsi a soli sedici anni, soprattutto con lei, che ne aveva appena quattordici.

Non poteva negare, però, che Astoria lo attraeva in maniera quasi magica. Quasi come se qualcuno avesse infilato un filtro d’amore nel suo succo di zucca, quella mattina a colazione.

Amore.

Sorrise al suono melodioso che aveva quella parola, se abbinata al sorriso di beatitudine sul volto giovane della serpeverde.

In quel momento di silenzio, dove tutti erano a tavola a mangiare, ridere, ciarlare, lui non voleva nient’altro che starle accanto.

Si sentì come un povero idiota: Blaise l’avrebbe preso per il culo a vita, su quello non vi pioveva.

«Non sarà così», bisbigliò sulle sue labbra, mordendole poi con dolcezza, mentre le si mozzava il fiato in gola.

Il cuore prese a batterle più forte sotto le carezze di Draco, che giocherellava con i bottoni della sua divisa. Si issò sulle ginocchia del ragazzo con un gesto goffo, circondandogli il collo con le braccia esili.

Lo fissò dritta negli occhi, mentre il silenzio surreale del castello accompagnò quella confessione dolorosa, che le strinse lo stomaco.

«Mi abbandonerai per la guerra, Draco»

Un sussulto. Il battito del cuore diminuito per la prima volta in quell’ultima ora passata con lei.

Sapeva?, si domandò incerto, cercando un sintomo di cedimento in quegl’occhi così verdi, che rispecchiavano la sua anima.

La sua splendida, candida e purissima anima.

«Come lo sai?», chiese allora scostandola da sé, tenendola comunque tra le sue braccia.

Perché, perché non si arrabbiava e le strepitava in faccia epiteti di ogni genere, come avrebbe dovuto fare?

Perché non le diceva che non erano affari che la riguardavano, di non rivolgergli più la parola?

Perché?

Era stato scoperto dopo nemmeno due settimane dal suo nuovo compito da una ragazza che, in tutta sincerità, giudicava tra le più ingenue ed innocenti del Castello.

Eppure, nonostante quell’impiccio, non riusciva a volerla lontana da sé.

«Ho imparato ad osservarti. Ti sfiori sempre il braccio sinistro con sguardo nervoso, scompari agli orari più strani e certe volte non ti rechi nemmeno a lezione. Ti ho sentito confabulare con Parkinson e Zabini, sul treno, Draco»

Le palpebre del giovane sbatterono più volte, mentre Astoria aspettava lo scoppio della tempesta.

Stava godendo di quegli ultimi attimi di pace e piacere con lui, ne era certa.

«Non smetterò, Astoria», disse invece con proverbiale calma Malfoy, accarezzandole una guancia, subito chiazzata di rosso.

Portò una mano a stringere quella di Draco, in un gesto appassionato, con occhi velati dalle lacrime.

Lui le sorrise sghembo, per la prima volta in tutta la sua vita intenerito da qualcuno, chinandosi sulle sue labbra.

Le sfiorò con le proprie, prima di alzare entrambi da terra.

Aveva compreso ogni cosa.

«Ma non smetterò nemmeno con te, ora che ho capito»

Avrebbe voluto dirgli tante cose, in quel momento.

Avrebbe voluto fargli capire che quello che stava facendo era assurdo, spietato; che tutti meritavano di vivere e che nessuno avrebbe mai dovuti sentirsi superiore all’altro.

Avrebbe voluto supplicarlo di lasciar perdere, di non rischiare la sua vita per qualcosa che lei giudicava futile ed inutile.

Tutto ciò che le uscì dalle labbra, invece, non fu altro che un rantolo basso, bloccato dalla bocca di Draco che si appropriava della sua.

Le si inebriarono i sensi quando la lingua del giovane accarezzò la sua, un gesto distratto ma voluto; rabbrividì quando lui le passò una mano sulla schiena, fino a scendere più giù, sempre più in basso.

Quando Draco azzardò a sollevarle la gonna, lei lo cacciò.

«Non...qui», ansimò con il fiato corto a causa dei baci, le mani tese di fronte a sé per tenere lontano il ragazzo, per nulla colpito da quel rifiuto.

Le si riavvicinò cauto, prendendola per mano.

«Andiamo al dormitorio», le sussurrò tra le ciocche di capelli biondi che le coprivano le orecchie, facendola gemere di piacere.

Fu solo in grado di annuire, Astoria, mentre lui la trascinava con sé indifferente alle occhiate curiose degli altri studenti.

Una morsa le serrò lo stomaco in una stretta piacevolissima.

La preoccupazione di lui Mangiamorte scivolò via dal suo petto come un ruscello di montagna, mentre Draco si chinava a baciarla di fronte alla smorfia indignata di Pansy Parkinson ed il sorriso incantato di Tracey Davis.

Sciocca, ingenua Astoria, avrebbe cantato più in là il destino solamente per lei.

 

Anticipazioni:

Astoria sputò, prendendo Pansy in pieno viso.

«Vai a farti fottere tu, la tua faccia da carlino e il tuo amore per qualcuno che non ti ha mai voluta e mai ti vorrà!», strillò tutto d’un fiato, facendo esplodere quell’odio che per tanto, troppo tempo aveva trattenuto nel suo esile corpo, subendo sempre con passività battute ed angherie di quella serpe.

 

Delucidazioni (?):

Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo e il prossimo, penso siano i miei due preferiti sino ad ora.

Diciamo che qui c’è un sacco di dolciume e romanticheria, che vi avranno cariato i denti: sinceramente, ne sono felicissima! XD

Un po’ di dolcezza ci vuole, anche perché con loro, diciamocelo, non è mai troppo stucchevole. Insomma, non c’è pericolo: il dentista potete saltarlo per questa settimana – le prossime non lo so.

Ringrazio di cuore le dieci persone che hanno recensito lo scorso capitolo; avevo gli occhi a cuoricino ad ogni gentilissimo commento! *_*

Katia37: Carissima! *_* Il tanto atteso (?) capitolo è arrivato, con una carrellata di baci e carezze che sembrano non finire mai. Oh, Harry e Ria stanno per cucire un...bel rapporto che a qualcuno darà non pochi pensieri. Grazie di cuore! A presto, un bacio!

Confettina: RESPIRA! NON COLLASSARMI SULLA TASTIERA! Uno, due, tre...ti sei ripresa? Hai indovinato per metà questo capitolo, perché tante motivazioni avverranno più avanti. I capitoli sul sesto anno sono davvero numerosi, anche perché come potrei non approfittare del protagonismo di Draco? *sorride perfida* Ti ringrazio di cuore, tesoro!

Kimly: Davvero ti stai innamorando di loro? Allora oltre che la fede bianca *fa finta di non aver letto la parte nera*, inizierai anche a diffondere il bene nel Fandom di Harry Potter! XD Proprio l’altro giorno ho detto addio al Fandom con l’ultima ShikaIno...ma nel caso ci sarà bisogno, tornerò sul fronte! Grazie di cuore, cara! Un bacione!

Nejisfan 94: Francyyyyyyyyyyyy! Sono davvero contenta che la mia Astoria e lo scorso capitolo ti siano piaciuti così tanto! E sono anche contenta di non essere caduta nel tanto temuto OOC. U_U E...sei troppo gentile, Francy! XD Grazie di cuore...per me è un piacere aiutare la tua mente nel relax. Bacio!

Gobra1095: Uh, uh, uh. Draco lo scoprirà...o forse no. Ma se sì, saranno scintille! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! *_* Un bacione!

Elena Olsen: Sììì! Mettiti a scrivere anche tu su di loro, faresti solamente del bene a questa povera comunità di Fan che hanno si e no cinque fan fiction in croce su questa splendida coppia! *_* Su Astoria, alla fine del libro, si accenna solamente come moglie di Draco. Non c’è nient’altro, nemmeno il suo nome. Fortunatamente, la Rowling ci ha tolto ogni dubbio, svelandoci l’identità segreta di questo misterioso personaggio che si è accalappiato il personaggio più fig...bello di tutta la saga. *_* Portatrice della verità? Ebbene sì, ho rubato questi scritti dalla scrivania della mamma Row. U_U XD Sono contenta che la raccolta ti piaccia così tanto, i tuoi complimenti mi hanno fatta arrossire! Grazie di cuore, cara! A presto, un bacio!

Hermy101: Già, chissà cosa farà. *persona che si fa questa domanda da mesi* Sono sempre più contenta che Astoria ti piaccia...e posso dire con certezza che è molto contenta anche lei. Eh, il suo amore per Draco non ha limiti. Un bacio!

Terrastoria: Ale, tesoro! Sono contenta di non averti delusa e...di averti fatto piacere una Serpe! Dopo Corvonero, le Serpi sono la casa che preferisco: un po’ di bastardaggine fa sempre bene. Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Aspetto con ansia il tuo commento...e la tua mail! XD Un bacione!

EllaYaYa: Uh, spero tu ti sia divertita durante questa mini-vacanza! *_* Sono contentissima che la scena dello scorso capitolo ti sia piaciuta, mentre la scrivevo mi tremavano le mani: hanno un effetto davvero unico su noi fans! XD Spero anche io che la tua ispirazione ritorni, perché non vedo l’ora di leggere la fic di cui mi hai parlato! *_* Un bacione!

Ostrogorsky: Wha! *_* Sono contentissima che la storia ti piaccia! Con tutti questi complimenti mi monto la testa! XD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

 

Potrei chiamarvi per nome? XD No, dico solamente le persone che hanno scritto il loro nella pagina autore...a volte non so proprio come parlarvi. Sono un po’ imbranata, che volete che vi dica. XD

Signori, ringrazio ancora chi ha letto, recensito, aggiunto la fic ai preferiti o seguite...

Ci si aggiorna il venticinque!

Vostra Cà.

 

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Capitolo 12
*** 12. Questo ed altro per amore ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

12. Questo ed altro per amore

 

Astoria cozzò contro il pannello del bagno, gemendo di dolore.

Probabilmente, sul suo corpo in quel momento erano sparsi una serie incalcolabile di lividi violacei, pronti a rovinarle la pelle perlacea che Draco tanto adorava ammirare.

Gli occhi verdi erano dischiusi, mentre il labbro sanguinava leggermente a causa della spaccatura dovuta ad un pugno.

«Pensavo non fossi così stupida», berciò con astio ad un passo dal suo naso a punta Pansy Parkinson, le mani che stringevano la camicia di Astoria, macchiata di sangue.

Sollevò una mano, mollandole uno schiaffo.

«Non hai saputo rimanere al tuo posto», sibilò al suo orecchio, un calcio nello stomaco in seguito al quale la giovane Greengrass urlò.

Era stata attirata lì con la forza, dopo essere uscita dall’aula di Pozioni da Pansy e Millicent Bullstrode, Serpeverde del sesto anno, che l’avevano condotta a suon di spintoni al bagno del primo piano, rotto e deserto.

Astoria era stata una sciocca. Sapeva benissimo che Pansy, Draco o non Draco, avrebbe trovato il modo di fargliela pagare, eludendo Daphne e Theodore Nott.

Avrebbe dovuto sapere che a nessuno era concesso stare accanto a Malfoy, sorridergli ed essere ricambiata, seppur con un certo riservo.

Deglutì, fissando la ragazza negli occhi neri che sparavano scintille.

Il pensiero di Draco, qualche ora prima, che ben attento a non farsi vedere le accarezzava i capelli nel corridoio, salutandola distrattamente e facendole battere il cuore.

Cuore che, in quell’istante, pulsò.

Astoria sputò, prendendo Pansy in pieno viso.

«Vai a farti fottere tu, la tua faccia da carlino e il tuo amore per qualcuno che non ti ha mai voluta e mai ti vorrà!», strillò tutto d’un fiato, facendo esplodere quell’odio che per tanto, troppo tempo aveva trattenuto nel suo esile corpo, subendo sempre con passività battute ed angherie di quella serpe.

Il suo sguardo verde e luminoso non vacillò nemmeno per un istante, non abbassò gli occhi neanche quando Pansy la colpì con un manrovescio, facendole sputare sangue.

Non le diede la soddisfazione di sentirla gemere.

«Brutta impudente, sciocca ragazzina..», urlò con l’ira nella voce ed una nota di isterismo che riuscì a preoccupare anche Millicent, dietro di loro, intenta a fare da palo.

Quest’ultima afferrò l’amica per una spalla, nel vano tentativo di fermarla.

«Pan, se Draco vede che hai ridotto così la sua donna ci ammazza. Sai che più di metà della Casa sta dalla sua, no?», disse guardando sprezzante la figura ormai ridotta ad uno straccio di Astoria.

Pansy la imitò, sputando poi sulla mano della bionda.

Afferrò i suoi capelli in malo modo, arrivando ad un passo dal suo naso piccolo e perfetto.

«Stai lontana da Draco, sgualdrina, o questo sarà solo un assaggio», buttò fuori quelle parole con tutto l’odio che covava per lei.

Un odio che non aveva eguali. Probabilmente persino Draco ed Harry Potter sarebbero potuti diventare amici, a differenza loro.

Un luccichio fece illuminare gli occhi di Astoria, fin troppo lucida in quel momento, nonostante l’ingente quantità di sangue perso.

Con un sorriso sarcastico che le fece male al viso, guardò Pansy dal basso verso l’alto.

Ridacchiò divertita.

«Non ci penso neanche, serpe giuliva»

Oltraggiata, la bocca spalancata e la tempia pulsante, Pansy sollevò nuovamente il braccio, pronta a colpirla.

Astoria chiuse gli occhi, pronta al colpo.

«Fallo e ti affatturo, brutta deficiente!»

Le tre ragazze presenti nel bagno si voltarono di scatto verso la voce che le aveva richiamate.

Con la bacchetta sollevata, le labbra chiuse in una linea severa e dritta, la postura perfetta, se ne stava Hermione Granger – più simile che mai a Minerva McGranitt, accompagnata dalla compagna di casa e amica Ginny Weasley.

Pansy sollevò un sopracciglio scettica, mollando Astoria che ricadde a terra con un tonfo sordo.

Ginny corse al suo fianco, estraendo a sua volta la bacchetta.

«Punto uno», la voce di Hermione non era mai stata così iniettata di veleno, nemmeno con Ronald Weasley e Draco Malfoy, «andrò dalla McGranitt a riferire l’accaduto, in quanto a prefetto. Punto due, potreste giocarvi l’espulsione. Punto tre», assottigliò gli occhi, come un gatto, «andatevene o vi lancio una Maledizione senza Perdono»

Pansy schioccò la lingua sul palato, fissando prima la Grifondoro poi Astoria.

Con un cenno di intesa a Millicent, si dileguò nel corridoio.

«Dobbiamo portarla in infermeria», sussurrò Ginny fissando la bionda negli occhi, preoccupata.

Hermione annuì, precedendola e trasportando il corpo della Serpeverde con un incantesimo.

Fu felice che in quel momento si trovassero tutti quanti a cena e nessuno potesse ammirare quel miserevole show.

Sospirò, pensando che Astoria avesse qualcosa nel sangue che la faceva assomigliare ad Harry Potter più del dovuto.

 

 

Strinse le palpebre degli occhi, mentre un dolore acuto lungo tutto il viso la colpì in pieno, facendola mugugnare.

Dalla morbidezza, capì di trovarsi su di un letto. In infermeria, forse: aveva sentito Hermione Granger e Ginny Weasley prima di perdere i sensi.

Un rumore la riscosse, capì di non essere sola. Cercò di aprire un occhio sul mondo, ma la luce solare del primo mattino la colpì in pieno, infastidendola.

«Finalmente ti sei svegliata», brontolò una voce che avrebbe riconosciuto tra mille da di fronte a lei, costringendola ad aprire completamente gli occhi.

Astoria cercò di sorridere in direzione di Draco, stanco e sciupato come non mai, due borse sotto gli occhi che avrebbero fatto invidia persino a Silente stesso.

«Da quanto...?»

«Ieri sera alle otto. Pansy si è proprio impegnata, nh?», le disse senza una sfumatura particolare nella voce, chinandosi su di lei e scostandole una ciocca di capelli biondi dal viso.

La ragazza si appoggiò al palmo della sua mano, in cerca di una carezza che non tardò ad arrivare, seppur il volto di Draco rimasse aperto in un’espressione di indifferenza.

Con un sorriso di dolcezza, Astoria aveva ormai imparato a riconoscere qualsiasi sfumatura di quel viso affascinante.

«La Mezzosangue ti ricatterà sicuramente, Ria», borbottò chinandosi su di lei per concederle un bacio, nonostante Madama Chips avesse vietato qualsiasi cosa non consona alla guarigione del suo labbro spaccato.

La sentì mugugnare di dolore contro la sua bocca e sorrise divertito, accarezzandola con la lingua.

Astoria sospirò appagata.

«Blaise, Theodore e Daphne stanno già escogitando qualcosa per fargliela pagare», sussurrò andando a baciarle una gota violacea, per poi scendere con estrema lentezza fino al collo.

Le slacciò il primo bottone della camicia da notte, baciandole poi il petto.

«Da quanto non dormi, Draco?», gli domandò di punto in bianco, stringendogli il corpo tra le sue braccia, appoggiando il capo su quello del ragazzo.

Quest’ultimo si immobilizzò di colpo, incerto sul da farsi.

Astoria sapeva tutto, o quasi, del suo essere Mangiamorte, anche se la giovane non immaginava di certo quale fosse l’obbiettivo che Draco doveva raggiungere ad ogni costo.

Si separò da lei con leggera riluttanza, baciandola ancora una volta sulle labbra.

«Non ti devi preoccupare per me, lo sai»

Un sospiro di esasperazione le sfuggì dalle labbra, mentre si tirava a sedere: lo guardò fisso negli occhi grigi, mentre il cuore batteva all’impazzata ed un formicolio piacevole si impossessava del suo stomaco.

«Sai che non posso farne a meno, no?», esclamò con vigore, prima di abbracciarlo ed issarsi sulle sue ginocchia.

Draco chiuse gli occhi, inebriandosi del profumo della fanciulla e cercando di dimenticare per qualche attimo il suo piano che, purtroppo, sembrava destinato a non riuscire, la strinse maggiormente a sé.

«Ti ho sempre considerata una sciocca, Astoria», brontolò senza sicurezza, strofinando il naso contro il collo di lei.

Una serie di (piacevoli) brividi la percosse; si scostò da lui, in modo da poterlo guardare negli occhi.

«Una sciocca innamorata, direbbe qualcuno»

 

Anticipazioni:

«Vuoi che ti tenga per mano?», le domandò guardando dritto di fronte a sé.

Un moto di gioia la percorse, scuotendole i sensi e facendola esplodere in un sorriso simile a quello di Daphne, poco prima.

L’unica differenza erano gli occhi, così luminosi e così intensi che Draco vi avrebbe potuto smarrire la strada.

«Lo faresti sul serio?», domandò, ormai la sua mano già in quella di Draco.

Nel corridoio deserto, gli fu naturale sorridere.

 

 

Delucidazioni (?):

Occhei, ammetto che scrivere questo capitolo mi è piaciuto un botto. Per qualche assurdo motivo adoro far soffrire i personaggi che amo, soprattutto perché poi avranno la loro (SADICA!) vendetta.

La seconda parte vedetela un po’ come un mio capriccio: amo perdermi nelle romanticherie, soprattutto quando lui non si scioglie per niente e lei è innamorata pazza.

Beh, io spero vi sia piaciuto. U_U

Passando alle recensioni, ringrazio di cuore:

Katia37: Rita! *_* Ho gli occhi proprio a forma di stelline luminose, in questo momento – chiunque mi prenderebbe per una povera pazza fuggita dal manicomio, sì. Sai, ti posso capire pienamente. Draco è un personaggio complicato, ma non avendo mai realmente visto se non in un paio di occasioni come è realmente, penso che nessuno possa cadere nell’OOC. Infondo, ha dimostrato in diversi casi di essere vagamente dolce e di provare amore, quanto odio. Non ti preoccupare, comunque: il tuo Draco sta riuscendo alla perfezione! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti! Un bacione grande!

_Polla_: Credo che il sogno d’Astoria accomuni un po’ tutte noi donne, quindi non possiamo far altro che essere felici! *_* Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie di cuore, un bacio!

Lady Patfood: Le tue recensioni mi sono mancate un sacco, sono contenta che tu segua ancora questa raccolta! *_* Spero che anche questo capitolo non risulti melenso...sai, non penso me lo perdonerei mai! XD Grazie di cuore, un bacione!

Confettina: Tesoro! Prima di tutto ti chiedo scusa nel ritardo ne rispondere alla mail, provvederò al più presto! U_U In secondo luogo...grazie! Seriamente, penso che leggere commenti come i tuoi sia come una ventata di aria fresca. Oh, ricordati di respirare e di non imprecare troppo contro Pansy! XD Hai visto, ho fatto anche Ginny simpatica. Sono stupita dal mio buonismo. Un bacione grande!

Ostrogorsky: Fan di Draco e Ria? Io ti amo. No, sul serio, quando sento queste cose mi sciolgo come neve al sole! Pansy – come sempre – non è stata molto, uhm, sportiva. Ma si sa, in amore nessun gioco è leale. U_U Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

Gobra1095: Mia! *_* (Il tuo nick mi piaceva un sacco...anche io tifo per loro! XD) Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, soprattutto perché sono i momenti che preferisco quelli dolci – chiamiamo Draco come preferiamo, tanto noi, avendo la tastiera dalla nostra, possiamo sempre minacciarlo! XD Io aspetto una FanFiction su di loro da parte tua, allora! *_* Grazie di cuore! Un bacione!

Hermy101: Finalmente sì, Draco saprà vivere i momenti belli (?) ma anche quelli brutti, e Astoria sarà sempre (???) con lui. Occhei, basta vagheggi. Ti ringrazio di cuore, carissima! Un bacione!

Nejisfan94: A dire il vero non so che dirti. Penso stonerei in ogni caso, quindi ti dico solo grazie. Perché tu cogli sempre la vera essenza di tutto e lo tiri fuori con papiri che rileggo anche dieci volte. Francy, come farei senza di te? *_* Un bacione grandissimo!

 

Ringrazio anche chi ha letto, aggiunto la fic ai preferiti/seguite.

Il prossimo aggiornamento sarà...l’uno. Non vedo l’ora! *_*

Un bacione grande come la pancia di Lumacorno,

Cà.

 

 

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Capitolo 13
*** 13. Amiche ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

13. Amiche

 

Astoria si sentì più osservata che mai quella mattina, entrando nella Sala Grande per la prima volta dopo le angherie subite al bagno del secondo piano pochi giorni prima.

Sfilò veloce attraverso il tavolo di Corvonero e Serpeverde fino ad arrivare al posto libero accanto a Draco Malfoy, che le rivolse un cenno di saluto.

Davanti a lei Daphne le sorrise, allungandosi per sfiorarle una guancia.

«Rispetto all’aspetto attuale di Pansy sei ancora più graziosa tu, Ria cara», proclamò con voce divertita, illuminandosi grazie al sorriso meraviglioso che le si aprì sul volto.

Al suo fianco Theodore Nott bevve un sorso di succo di zucca, il cuore che doleva troppo per resistere a causa di un innocente sorriso.

Dal canto suo Astoria non vi fece caso, voltandosi verso il proprio ragazzo con un luccichio di curiosità negli occhi verde prato.

«Che cosa...?», iniziò, prima di essere zittita da Draco.

Con una mano stretta attorno al fianco magro della bionda, gli occhi fissi sulla Gazzetta del Profeta, ghignò soddisfatto.

«Quello che si meritavano»

Astoria non ebbe il coraggio di chiedergli come avesse trovato il tempo di escogitare quel piano maligno, troppo impegnato nel suo lavoro discutibile.

Inoltre, con la mano di Draco che l’accarezzava non era sicura che il suo cervello fosse in grado di mettere insieme una frase di senso compiuto.

Chiuse gli occhi, sentendo un piacevolissimo sfarfallio nello stomaco; la gola arsa chiamò con urgenza un succo di zucca, versatole da Daphne.

Solo in quel momento si accorse che nessuno aveva ancora ridacchiato istericamente di fronte all’imbarazzo che le tingeva le guance solitamente bianche.

Non c’era nessuna ragazza dai folti capelli castani legati in due assurde treccine, così carina grazie all’efelidi che le tempestavano il viso rotondo.

Blaise Zabini sembrò indovinare la sua domanda, perché le rispose senza che Astoria avesse chiesto nulla ad alta voce.

«Davis si sentiva poco bene. Il Professor Piton ha detto di riferirlo agli altri docenti», disse senza alcuna sfumatura nella voce roca, facendola rabbrividire.

Indubbiamente, Blaise era un ragazzo splendido, con quella carnagione scura ed il viso affilato, duro e mai sorridente.

Aveva un certo fascino, seppur non paragonabile a quello di Draco, che aveva il potere di attrarre la maggior parte delle ragazzine di Hogwarts. E non.

Il biondo in questione sembrò aver percepito quel brivido, perché le diede un pizzicotto leggero che la fece ridere.

I ragazzi lì attorno la guardarono stupita, abituati all’Astoria Greengrass sempre silenziosa e compita, mai fuori posto e con labbra chiuse in una linea dritta e severa.

«Ti accompagno a lezione», soffiò contro il suo collo il ragazzo, per nulla turbato dagli sguardi che diverse ragazzine – anche dagli altri tavoli – lanciavano loro.

Si alzò dalla panca, e si incamminò.

La bionda salutò distrattamente i tre Serpeverde seduti poco prima di fronte a lei, correndo poi fino a raggiungere Draco, arrivato a metà della Sala Grande.

Gli si affiancò con un leggero fiatone, facendo sfiorare accidentalmente le loro mani.

Una scarica elettrica la scosse, cogliendola impreparata. Si domandò se, per caso, quella scossa l’avesse percepita anche lui.

«Vuoi che ti tenga per mano?», le domandò guardando dritto di fronte a sé.

Un moto di gioia la percorse, scuotendole i sensi e facendola esplodere in un sorriso simile a quello di Daphne, poco prima.

L’unica differenza erano gli occhi, così luminosi e così intensi che Draco vi avrebbe potuto smarrire la strada.

«Lo faresti sul serio?», domandò, ormai la sua mano già in quella di Malfoy.

Nel corridoio deserto, gli fu naturale sorridere.

 

Horace Lumacorno passò attraverso i tavoli, rivolgendo un sorriso distratto agli svariati studenti che, Astoria tirò ad indovinare, non rientravano per nulla nelle sue grazie.

Lei per prima, pensò con un luccichio di divertimento negli occhi quando Lumacorno storse il naso di fronte all’odore disgustoso della sua pozione restringente.

Increspò le labbra in un sorriso che stravolse la sua faccia grassa, passando oltre.

L’unica ad aver attirato l’attenzione di Lumacorno – seppur in maniera quasi nulla, rispetto alla venerazione che l’uomo dimostrava a Potter – era Tracey.

La stessa Tracey che, in quel momento, era assente.

Astoria si sentiva più sola che mai in quel sotterraneo, nonostante metà della classe appartenesse a Serpeverde.

Non aveva mai avuto amici, tra di loro, tutti troppo scossi dalla sua aria austera e rigida.

Probabilmente, molti di loro pensavano addirittura che Astoria non avesse un cuore.

In parte, pensò la ragazza fulminando un Grifondoro particolarmente rumoroso che indicava i lividi che le deturpavano il volto, era così: non donava affetto a destra e a manca, ma poche persone potevano dire che Astoria non solo avesse un cuore, ma era anche un cuore grande.

Tracey aveva saputo abbattere quella corazza di ghiaccio con un sorriso: a differenza delle altre Serpeverdi, non era follemente innamorata di Draco e questo le donava un punto a favore.

Tracey sapeva essere crudele nei momenti adatti e dolce negli altri, si era dimostrata una confidente affidabile e più volte Astoria, con lei, si era ritrovata a ridere di cuore.

Più di quanto avesse riso con Daphne, in tutta la sua vita.

In quel momento capì che un’amica avrebbe dovuto essere con l’altra se questa stava male.

Sollevò un braccio verso l’alto, un’espressione di sofferenza.

Astoria Greengrass era stata smistata a Serpeverde anche per la sua innata bravura nel mentire.

 

Salì di corsa le scale del Dormitorio femminile, rischiando di incespicare un paio di volte nei gradini in marmo.

Con una risatina di scherno verso sé stessa, saltò con agilità l’ultimo scalino, finendo proprio di fronte alla porta della stanza che condivideva con Tracey.

Prendendo fiato e ravvivandosi i capelli, entrò.

«Tracey?», chiamò l’amica a voce alta, tanto che per un attimo temette di esser stata udita: se Piton l’avesse trovata al dormitorio invece che a lezione l’avrebbe messa in punizione a vita.

Gettando un’occhiata veloce all’ampia stanza, individuò la figura dell’amica sdraiata sul letto, le coperte tirate su fin sopra la testa.

Ridacchiò, svegliandola.

«Ria?», Tracey spalancò gli occhi con stupore, vedendo l’algida amica sedersi accanto a lei ed imbevere un panno nell’acqua fredda.

Una volta posatolo sulla fronte bollente dell’amica, Astoria sorrise.

«Pensavo ti servisse un aiuto; io stessa quando sto male non riesco a fare a meno di mia sorella», Tracey si stiracchiò, sorridendole grata e sospirando di sollievo al contatto con la freschezza del fazzoletto.

L’espressione serena si sostituì ad una più seria.

«Ho saputo cosa ti hanno fatto, Ria. Mi dispiace non essere intervenuta, ma ho sentito le voci troppo tardi», la bruna chinò il capo con aria colpevole, quasi come se fosse a causa sua quello che era capitato all’amica.

«Non dire sciocchezze, Tracey! Avrebbero picchiato anche te, sai come sono fatte», esclamò con enfasi la bionda, mettendosi le mani sui fianchi.

Storcendo le labbra a forma di bocciolo, Astoria la fissava con severità.

«Tutto questo perché ti sei messa con Malfoy...che sciocche oche, bambine e viziate», l’ira che udì nella voce di Tracey la rincuorò. Avere un’amica che soffriva con lei, si arrabbiava per lei e quest’altre cose erano una novità. Una novità piacevolissima, tanto che Astoria si ritrovò a ridere di cuore e a buttarsi su letto di fianco alla bruna.

«Sono così felice. Ho un ragazzo che amo e che, seppur con fatica, cerca di dimostrarmi affetto. Ho una sorella meravigliosa ed un’amica splendida come te. Come potrei desiderare altro?», domandò intrecciando le mani sopra la sua testa, lasciando di stucco l’altra.

Quando si voltò, per poco non rovinò a terra: Tracey...piangeva?

«Che cosa ti prende?!», strillò preoccupata, mettendosi in ginocchio. Già pensava ad una malattia incurabile, tanto che le si strinse il cuore.

Tracey tirò rumorosamente su con il naso, asciugandosi gli occhi con il lenzuolo.

«Oh, Ria! Pensavo non mi considerassi tua amica! Sei così...così tanto, a differenza mia! Certo, non sei una cima a Pozioni e Erbologia, ma sei così...oh, Ria!»

Le si gettò tra le braccia, interrompendo quel discorso senza senso, tanto che Astoria rimase con un punto interrogativo nel cervello.

Storse il naso aristocratico, dando pacchette all’amica.

«Quanto sei sciocca, Tracey. Tu sei carina ed intelligente, non dovevi dubitarne», disse sincera, mentre un leggero pizzicare agli occhi la infastidì.

Quando si sarebbe presentata di fronte a Draco, quella sera, lui l’avrebbe presa in giro fino a notte tarda, a causa di quegli occhi gonfi e le guance rosse come mele mature.

 

Delucidazioni (?):

Un capitolo incentrato sull’amicizia.

Ci saranno ancora pillole di dolcezza, per poi saltare alla (tanto attesa, vero?) partita di Quidditch. A cui Draco non parteciperà, ma questi sono solamente dettagli insignificanti.

Importante è invece il fatto di aver raggiunto (e superato) le 100 recensioni! *_*

Ringrazio tutte di cuore, non sapete quanto sono felice!

In particolare, un grazie va a:

Hermy101: a dire il vero, la vendetta si scoprirà nel prossimo capitolo! Però sono contenta che qualcuno sia d’accordo con me sul fare soffrire i personaggi. U_U Grazie di cuore, un bacione!

Katia37: Rita! Certo che puoi chiamarmi Camilla, anche Cami o Milla o come ti pare! XD Hermione, comunque, l’adoro anche io. È il personaggio che preferisco di HP, indi per cui non potevo non inserirla...e dalla parte del “giusto”! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, tesoro! Un bacione!

Ostrogorsky: Io mi sono divertita un sacco quando Hermione è entrata in scena, e devo ammettere che è stato alquanto difficile non utilizzare un bell’Avada. U_U Grazie per i mille complimenti, tesoro! Un bacione!

NejisFan94: Beh, Francy, io non so più cosa dirti. Se per te è banale dirmi che scrivo bene che le fic ti piacciano e robe del genere, un grazie semplice ti dovrebbe bastare, vero? Un grazie detto col cuore, di fronte alle tue parole. Spero che l’esame sia andato bene, tesoro! Un bacione!

Confettina: Beh, sclerosi a parte, tesoro, direi che è tutto normale. Io borbottavo maledizioni mentre scrivevo, quindi un salto a Cottolengo ce lo facciamo sempre insieme. O al San Mungo, come preferisci. U_U Comunque, sclera pure quanto vuoi! MI sono divertita un sacco! XD Grazie, Giù! Un bacione!

Lady Patfood: Uh, ma quanti complimenti! *_* Mi hai fatto arrossire, sai? Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, speriamo che questo non ti deluda! Un bacione!

Angel Texas Ranger: Nel film non l’hanno mai fatta vedere, anche se, nel quinto, sul treno ho visto una biondina abbastanza graziosa. Ecco, io a quella appioppo il ruolo di Astoria (anche se nemmeno Kristen Stewart bionda mi dispiace). Sono felice che la storia continui a piacerti, così come il modo in cui sviluppo Ria! Grazie, un bacione!

Gobra1095: Oh, fai la follia di pubblicarla! *_* Nel caso, se vuoi, posso darti anche qualche consiglio tramite e-mail. Ma solo se proprio sei insicura, eh! Comunque, grazie mille per i complimenti! Che ne pensi di questo? *_* Un bacione!

Princess of vegeta6: Laura, cara, la tua carrellata di recensioni mi ha fatto molto piacere. È fantastico leggere tanto entusiasmo! Ti ringrazio anche per le dritte, vedrò di metterle in pratica sin dal prossimo capitolo! Un bacione!

Kimly: Non ti preoccupare, ho un addio in grande stile in mente, per lasciare ufficialmente Naruto. Infondo, ci ho passato gli anni della mia maturazione come scrittrice. U_U Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto, tesoro! Spero ti piaccia anche quest’ultimo! Un bacione!

Ecdwbkw: Uaaaah! Grazie mille per le belle parole, non sai quanto mi abbiano fatto piacere! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacione!

 

Grazie a chi ha semplicemente letto, inserito la fic tra le seguite/preferiti (che aumentano di giorno in giorno...questo mi fa paura).

Ci aggiorniamo l’otto settembre!

Un abbraccio,

.

 

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Capitolo 14
*** 14. Hogsmeade ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

14. Hogsmeade

 

Astoria fissò con un sopracciglio arcuato l’invitante vetrina di Mielandia, sfiorandosi distrattamente il ventre piatto.

Mai nella sua vita aveva trasgredito alle regole di Miranda Greengrass, rigida nell’educazione delle sue figlie, adorate o meno.

La donna aveva sempre sostenuto che una figura esile facesse la sua bella figura fasciata in un aderente abito da sera e che le curve di grasso non avrebbero mai attratto un buon partito.

Ma Astoria – a cui altri partiti non interessavano granché – in quel momento pensava solamente alle mani di Draco che sfioravano le ossa del suo bacino, la sera prima.

Quando si era presentata con le mani che giocherellavano tra di loro per il nervosismo e gli occhi intimoriti per un rifiuto, Draco l’aveva accolta tra le sue braccia, non fermandosi al pensiero che un gesto così sdolcinato fosse più adatto a Potter e non a lui.

Ripensò a quando le sue mani, grandi e bianche, le sfiorarono il collo, fino a scendere giù, sempre più in basso, sempre più piacere.

Si rese conto di essere senza fiato e fu costretta ad appoggiarsi ad un paletto colorato di rosso e bianco per riprendersi.

Gli sguardi divertiti degli studenti non le fecero alcun graffio, troppo scossa da quel ricordo così vivo per badare ad altro.

In quel giorno nuvoloso di metà ottobre si era ritrovata senza ragazzo e senza migliore amica, sola per il villaggio Hogsmeade, popolato da studenti della scuola e gente eccitata per la festa di Halloween, prossima all’avvenire.

Draco le aveva garbatamente detto con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni fin troppo larghi che, quel giorno, non ci sarebbe stato, troppo preso da cose che Astoria aveva fatto finta di non comprendere; sarebbe stato pressoché inutile mettersi a litigare, visto che lui stesso sosteneva che quello fosse una cosa di vitale importanza.

Arricciò le labbra in segno di stizza, ripensando alla seconda bidonata.

Tracey, le mani congiunte di fronte a sé, gli occhioni color cioccolato strizzati e il viso più rosso del solito, le aveva praticamente detto in cinque sillabe o meno che ci sarebbe andata con qualcun altro.

Astoria aveva inarcato le sopracciglia, più curiosa che scocciata, ma niente era uscito dalla bocca di quella che avrebbe dovuto essere la sua migliore amica. E anche l’unica, a voler essere pignoli.

Daphne era ovviamente impegnata in scambi di effusioni con Blaise, indi per cui non era nemmeno da calcolare.

Se si escludevano Pansy Parkinson e Millicent Bullstrode in infermeria dopo una “casuale” litigata con due Tentacule Velenose, tutta la Casa di Serpeverde, quel pomeriggio, si stava divertendo.

Eccetto lei ovviamente.

Le sembrava quasi di essere tornata a un anno prima, quando si recava ad Hogsmeade con un’espressione sofferente e le guance troppo pallide per piacere a qualcuno, nonostante il bel vestito ed i capelli perfettamente in ordine, proprio come mamma avrebbe voluto.

Ora, riflessa nel vetro della vetrina, però, vedeva solamente una ragazza dai mossi capelli biondo grano, leggermente scarmigliati a causa del leggero venticello che smuoveva il villaggio. Un paio di jeans scoloriti ed un cappotto nero abbottonato fin sotto il mento, Astoria sarebbe stata da prendere per le orecchie secondo Miranda.

Ma osservandosi le guance rosse e le labbra piene e distese in un sorriso, la bionda non si sentì fuori posto.

Anche se Daphne se n’era uscita dal dormitorio perfetta e profumata.

Anche se Pansy indossava sempre un vestito elegante e all’ultima moda.

Anche se Tracey aveva i lunghi capelli ricci e morbidi in ordine in qualsiasi momento.

Perché Draco guardava lei nei corridoi della scuola e non Daphne, Pansy e Tracey.

Guardava le sue ginocchia troppo magre sbatacchiare, i suoi capelli disordinati ricadere mollemente sulle spalle e le guance colorate a causa del caldo. O dell’emozione che provava quando se lo trovava di fronte.

Astoria si strinse le mani al petto, chiudendo gli occhi.

Quando li riaprì, decisa ad abbassare la maniglia che l’avrebbe introdotta nel mondo di dolciumi tanto temuto dalla signora Greengrass, per poco non urlò.

Un paio di occhi verde smeraldo la fissavano con curiosità e le viscere le si attorcigliarono in una morsa piacevole.

«Indecisa se cedere alla tentazione o meno?», domandò con un sorriso amichevole Harry Potter, alternando lo sguardo da lei a Ronald Weasley, stretto in un cappotto a scacchi alle sue spalle.

Astoria annuì, leggermente scossa da quell’inaspettato incontro.

«Sai», disse il moro, aprendo la porta e lasciandola passare, ridendo della sua espressione dubbiosa. «Qualcuno una volta disse che l’unico modo per liberarsi da una tentazione...»

«...è cedervi», chiosò una voce alle loro spalle, una nota di divertito stupore che Ria colse all’istante.

Le fu naturale ricambiare il sorriso di Hermione Granger, che teneva stretta tra le sue mani una borsa da cui fuoriuscivano una quantità industriale di piume d’oca e pergamene.

Si sentì un pesce fuor d’acqua quando – finalmente – varcò la soglia del negozio più acclamato di tutta Hogsmeade.

Con l’acquolina in bocca fissò Michael Corner, ragazzo del sesto anno di Corvonero, addentare un lecca lecca alla fragola.

Si leccò nervosamente le labbra, sotto lo sguardo smeraldino e divertito di Harry.

«Questa è la prima volta che viene a Mielandia?», le porse un sacchetto trasparente, prendendone uno anche per sé.

Ron e Hermione alle loro spalle li imitarono, iniziando poi a discutere su quali caramelle fossero più buone.

«Sì», chiosò con voce stridula, allungando le mani verso delle caramelle a forma di spirale dall’aria particolarmente appetitosa.

Harry spalancò gli occhi con stupore, prima di passarsi una mano tra gli spettinati capelli neri.

«Oh, pensavo di essere l’unico, al mio terzo anno, a non aver mai visto questo posto», ridacchiò di quella confessione, facendo sciogliere almeno in modo parziale l’agitazione della Serpeverde.

Astoria lanciò un’occhiata curiosa attorno, notando gli sguardi incuriositi di altri studenti; certo, ragionò, la ragazza di Draco Malfoy e il suo acerrimo rivale, Harry Potter, erano una coppia pressoché assurda.

Senza contare che erano fermi da almeno cinque minuti di fronte alle Cioccorane.

«Malfoy non è con te», berciò con fare fintamente disinteressato il ragazzo sopravvissuto, abbassando lo sguardo sulle Gelatine Tutti i Gusti+uno.

Lei annuì con altrettanto disinteresse, pescando una caramella a forma di Burrobirra. Ne infilò un paio nel sacchetto, per poi buttarsi al reparto del cioccolato.

Harry la seguì silenzioso, imitando le sue mosse.

«Hai», il ragazzo deglutì rumorosamente, chinandosi verso di lei. Astoria sentì le guance in fiamme quando il respiro caldo di Harry sfiorò le sue labbra. «Hai scoperto nulla riguardo a quella cosa?»

Non si domandò nemmeno a cosa il ragazzo di stesse riferendo, allontanandosi da lui come fulminata da quella vicinanza.

Il giovane fece lo stesso, turbato.

«N-no», balbettò cercando di non guardarlo negli occhi, sicura che sarebbe sicuramente bastato a farla cedere.

Tuttavia, non le andava di tradire Draco, seppur Harry iniziasse a piacerle. E parecchio, anche.

«Oh», la delusione era leggibile sul volto di Harry, che però riuscì comunque a sorridere.

Fu distogliendo lo sguardo che Astoria notò una chioma di capelli castani e ricci passare di fronte a le negozio.

Inarcò un sopracciglio biondo, correndo poi alla casa per pagare.

«Hai visto qualcosa?», le chiese Harry agitato, pagando la sua parte.

«Nulla. Potter, devo andare mi dispiace...», affannata e rossa per l’imbarazzo, Astoria scappò fuori dal negozio e a causa del vociare non udì le parole del Grifondoro, urlate al vento.

«Puoi chiamarmi Harry»

 

Chiunque vedendola in quello stato avrebbe riso.

Forse addirittura lei stessa riusciva a trovare qualcosa di comico in quell’assurda situazione.

La gita si era trasformata in una sorta di pedinamento, perché quando la tua migliore (e unica) amica ti bidona perché deve vedersi con qualcun altro la cosa puzza.

E se poi il qualcun altro si rivela niente di meno che Terry Steeval, Corvonero e Mezzosangue, la cosa fa addirittura acqua da tutta le parti.

Se poi si contano i sorrisi, le guance arrossate e la mano dell’uno stretta in quella dell’altra la situazione si complica. E tanto, anche.

«Merda»

Astoria, quel pomeriggio di un nuvolo pomeriggio di metà ottobre disse la sua prima parolaccia. Se si escludono cavolo e sciocco, ovviamente.

Nascosta dietro una panchina in legno così umida da lasciarle una macchia sui blu jeans, osservava la scena rapita.

«Oh, merda», sussurrò agitata ed eccitata al tempo stesso, notando le labbra dei due incollate.

Tracey e Corner si baciavano!

Oh, certo, anche lei faceva lo stesso con Draco e metà popolazione di Hogwarts pomiciava sotto i suoi occhi, ma...

...non Tracey.

Tracey, la perfida ma educata studentessa, cima in tutte le materie e prossima a diventare Prefetto, Caposcuola e Medimaga.

Tracey, che aveva sempre amato Theodore Nott dal suo primo anno, prendendosi poi una sbandata per Zabini a metà del terzo.

Tracey, quella Tracey che solamente due giorni prima durante un pigiama party a porte chiuse aveva dichiarato solennemente di non essere interessata a nessuno!

«Brutta bugiarda»

Astoria pensò che parlare da sola fosse sintomo di pazzia, ma scacciò quel pensiero con una mano, mentre un gruppo di Tassorosso passava dietro di lei, osservandola con curiosità.

I suoi occhi verdi li fulminarono, facendoli poi scappare tra sussurri e urletti concitati.

Aver ereditato lo sguardo gelido dei Greengrass era sicuramente un vantaggio, ma essere l’ufficiale ragazza di Draco Malfoy le conferiva ancora più potere.

Leggermente esaltata, tornò a fissare la coppia di fronte a sé.

Ritrovandosi a darsi della scema subito dopo.

Perché Tracey guardava verso di lei.

Perché Tracey l’aveva vista.

«Merda, merda, merda»

Decisamente.

 

 

«E così ti hanno vista»

Con un cenno di assenso del capo e le gote arrossate per l’imbarazzo Astoria annuì, facendo così sollevare le labbra di Draco in un sorriso divertito e derisorio al tempo stesso.

Sapeva che lui non si sarebbe trattenuto dal prenderla in giro: su quel piano, il loro rapporto non era cambiato granché. Astoria rimaneva sempre la goffa ragazzina di un tempo e lui il re delle Serpi.

Un due magnifico, insomma.

«Tracey si è messa a ridere e ti ha presentato Corner»

Un nuovo cenno del capo e Draco continuò, una nota di perplessità nella voce strascicata.

Allungò una mano, fino a cingere la vita di Astoria per poterla attirare a sé con facilità.

«C’è una cosa che non ho capito», disse fissando il vuoto della parte di fronte a loro, poggiando il mento sulla spalla destra della ragazza.

La bionda lo guardò di sottecchi, incuriosita da quella pausa.

«In tutto questo che diavolo centrano lo sfregiato e le caramelle?»

 

 

Delucidazioni – e scleri molto poco seri:

Questo capitolo vi ha fatto sorridere? Vi ha divertite? Bene, scordatevi questa sensazione d’ora in avanti, perché – FINALMENTE – sto per scrivere i capitoli del sesto anno che più aspettavo.

Per poi passare alla pura fantasia del settimo. <3

Questa raccolta rappresenta un vero problema per me. Non riesco a smettere di scrivere, pensare che ci sarà una fine mi fa venire mal di pancia.

La prolungherò all’infinito! XD

Ringrazio tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo (13! *_*) e mi scuso con loro. Purtroppo non ho tempo di rispondere, devo fuggire a prendere un’amica.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Ci aggiorniamo il quindici!

Con affetto,

Cà.

 

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Capitolo 15
*** 15. Bugia ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

15. Bugia

 

Draco la fissava dall’alto al basso con espressione vuota, un mantello nero troppo grande per la sua figura esile a vestirlo lo rendeva tutt’uno co l’ombra della notte che, spietata, lo avvolgeva.

Le mani tese verso di lei erano sporche di un colore imprecisato, così come quel viso che tanto amava guardare durante le sue giornate.

Quel viso che le dava gioia in ogni istante, anche se affilato e scarno, in quegl’ultimi tempi.

Gli si avvicinò lentamente, allungando a sua volta le mani verso di lui, un sorriso che pian piano si faceva largo sul suo viso innamorato e giovane.

«Uccidila», una voce soave e bassa, alle sue spalle, la fece sussultare. I brividi la scossero, fino a farle battere i denti: Astoria non sapeva se questo fosse a causa dell’improvviso gelo che la colse o di quelle mani, magre e bianche, che la sfiorarono in un gesto volutamente sensuale.

Avrebbe chiuso gli occhi e sospirato se un respiro gelido e intriso di puzzo di marcio non l’avesse colpita alle narici.

La giovane quasi cadde a terra, coprendosi la bocca con le mani per il disgusto. Trattenne a stento i conati di vomito, mentre quelle mani dure come la roccia toccavano il suo corpo, violandone ogni millimetro.

«Chi sei?», gracchiò a bassa voce, socchiudendo appena gli occhi verdi, brillanti in quel buio.

Nessuna risposta arrivò alla sua domanda, fino a che un fruscio di abito la riscosse. Voltò il viso verso Draco, spalancando poi gli occhi dal terrore alla vista del coltello tra le sue mani.

Quest’ultimo assottigliò gli occhi grigi, ormai di fronte a lei, afferrandole con un gesto secco i capelli.

La buttò a terra, pestandola poi con un piede.

Un dolore lancinante la fece urlare, mentre rumori di ossa che si spezzano e risate sguaiata riempivano l’aria gelida di quel vecchio cimitero.

 

«Ria? Ria? Ria, svegliati!»

Astoria Greengrass aprì gli occhi di scatto, inspirando l’aria calda del dormitorio e rimangiandosi un ultimo urlo. Di fronte a lei, un’assonnata Tracey Davis in camicia da notte l’osservava preoccupata, le mani strette in quelle della bionda.

Astoria si sedette di colpo, facendo quasi perdere l’equilibrio all’altra, che vacillò sotto lo sguardo spaurito che le rivolse. Sudava, in quel momento, e sentiva un doloroso groppo alla gola asciutta e bruciante a causa delle numerose urla.

Si massaggiò le spalle in cerca di calore, pensando a quelle forti braccia che poche ore prima l’avevano stretta per un saluto momentaneo.

«Che cosa è successo?», domandò con un fil di voce guardando l’amica dai riccioli mori, ignorando volutamente le altre ragazze del dormitorio che già ciarlavano su quanto fosse strana la ragazza di Malfoy.

Tracey si guardò un attimo attorno circospetta, prima di chinarsi su di lei e scostarle una ciocca di capelli biondi dal viso pallido.

Astoria da quella posizione avrebbe potuto contare ogni singola efelide di quel viso grazioso, perdendosi poi nella bontà dei suoi occhi.

A volte, si domandava perché Tracey fosse una Serpeverde e non una dolce Corvonero. Proprio come avrebbe dovuto esserlo lei.

Tuttavia, per se stessa Astoria aveva una teoria, sciocca ed impossibile: il cappello l’aveva messa tra le Serpi perché il suo amore per Draco, già allora, era troppo forte per essere contrastato.

Una romantica, l’aveva definita tra le risate sguaiate Tracey qualche settimana prima, durante quella sofferta confessione.

«Hai avuto un incubo, credo. Su Draco», bisbigliò facendo poi apparire dal nulla una bottiglia di acqua. Il pensiero dell’amica che invocava il ragazzo tra spasmi di dolore ancora le faceva accapponare la pelle.

Astoria bevve tutto d’un fiato il contenuto della bottiglia, lasciando che diverse gocce le cadessero sulla camicia da notte, rendendola trasparente.

Non si imbarazzò a causa di quella nudità improvvisa, dovuta anche alla sua aria impaurita.

«Ho parlato?»

La mora inarcò le sopracciglia perplessa, prima di scuotere il capo in segno di diniego. «Hai urlato un sacco, in compenso»

Annuì consapevole di quel fatto, la gola che ancora le bruciava.

Se Astoria avesse abbassato anche solo di pochi millimetri la sua camicia da notte, avrebbe potuto vedere degli indelebili segni rossi sulle spalle, segno che il sogno era stato quanto più veritiero possibile.

Si sdraiò sul letto, le mani di Draco che l’afferravano nella testa ed una voce soave che la faceva tremare.

 

 

♪♥♪

 

Il mattino dopo per la ragazza fu piuttosto traumatico alzarsi.

Tracey dovette spronarla a gran voce, azzardando a qualche minaccia nel caso in cui sarebbero arrivate in ritardo alla partita più importante della stagione di Quidditch.

Non che ad Astoria non importasse – Draco era il Cercatore, infondo – ma qualcosa le diceva che non sarebbe stata una gran bella giornata.

Il sole era coperto dalle nuvole, in modo così da favorire la partita; Vaisey, il Cacciatore della squadra, si era preso un bolide in testa il giorno prima ed era ricoverato urgentemente in Infermeria.

Roteando gli occhi, un ricordo solo offuscato della notte prima, fece il suo ingresso nella Sala Grande, ignorando con altezzosità i fischi che i giocatori e membri della Casa dei Grifoni le rivolgevano.

«Buona fortuna, Astoria!», le guance le si colorarono vivacemente quando Harry Potter, dalla sua postazione accanto a Hermione Granger e Ginny Weasley, le fece l’occhiolino.

Tracey la tempestò di domande fino al suo arrivo al tavolo.

«Da quando in qua tu e Potter fate comunella?», si unì all’interrogatorio proprio Daphne in quel momento, appena arrivata con Pansy Parkinson, che portava un brutto sfregio sulla guancia destra.

«Harry è meglio di quel che credete», borbottò imbarazzata, cercando inoltre di ignorare lo sguardo di fuoco che la ragazza dalla faccia da carlino le rivolgeva.

Si nascose il viso pallido tra i capelli biondi, piuttosto scarmigliati quella mattina, e iniziò a giocherellare con i cereali che aveva nel piatto.

Accanto a lei, Tracey e Daphne parlavano eccitate della partita, attirando così l’attenzione di metà tavolo, tanto che dopo una manciata di minuti Astoria si ritrovò sommersa da divise verdi e argento.

«Ehilà, Greengrass junior», un sopracciglio biondo si sollevò scettico all’udire di quello stupido nomignolo.

Gli occhi verde prato ne incontrarono un paio neri come la pece, ridenti e gioiosi come pochi.

Harper, in divisa, le sorrideva ammiccante, vagamente attraente con quel fisico da giocatore di Quidditch professionista.

«Da quando giochi nella squadra?», domandò dimenticando il fastidio che di solito quel ragazzo le provocava, così insistente con lei, e sbiancando notando il numero sulla maglia.

«Sei la sua ragazza», Pansy Parkinson usò un tono piuttosto acido nel parlarle, ma Astoria notò con gioia che aveva perso tutto l’odio per lei – forse, aveva capito con chi aveva a che fare, «e non sai che è gravemente malato

«Probabilmente è un’epidemia, anche Katie Bell è stata ricoverata al San...»

Tracey diede una botta in testa ad Harper, interrompendolo.

«Il solito idiota, la Bell è stata ricoverata perché ha toccato un oggetto oscuro l’ultimo week-end a Hogsmeade. E dire che hai festeggiato come un babbuino quando l’hai saputo!»

Harper abbassò il capo imbarazzato, sorridendo poi sornione alla ragazza mora, che tremò impercettibilmente di piacere sotto quegli occhi neri.

Inutile, pensò Tracey, un dongiovanni rimaneva sempre un dongiovanni, per quanto idiota fosse.

«Ria, forse è meglio che tu...»

Daphne sorrise intenerita vedendo sfrecciare la figura esile della sorella fuori dalla Sala Grande.

Non poteva sapere che, oltre a lei, anche un altro paio di occhi verdi la osservavano con curiosità.

 

«Brutto idiota di un furetto», sibilò tra i denti imbufalita la giovane, il cuore che le batteva all’impazzata per un motivo a lei sconosciuto.

Era la quarta volta in venti minuti che faceva il giro dei Sotterranei, dell’Infermeria – Madama Chips l’aveva buttata fuori quasi a calci – e della Sala Grande.

Di Draco Malfoy, manco a dirlo, nemmeno l’ombra.

L’idea che il ragazzo avesse mentito a tutta Hogwarts se la tenne per sé, ovviamente, anche se un’improvvisa voglia di prenderlo a pugni le faceva prudere in modo quasi convulso le mani.

Gli occhi le pizzicavano dispettosi, mentre arrancava sulle ultime scale, diretta al campo di Quidditch.

Le urla della folla in visibilio – da quanto aveva capito, Grifondoro stravinceva – non la toccavano minimamente, in quel momento.

Draco era chissà dove per il castello a fare chissà che. Lo stomaco le si strinse inevitabilmente, mentre la sua mano chiusa a pugno picchiava ripetutamente il muro di pietra al suo fianco.

Le lacrime iniziarono a caderle copiose dal viso, la consapevolezza che quella felicità era scivolata via veloce, lasciandola sola con la sua ingenuità.

Aveva sperato che Draco avesse cessato quella folle lotta, ma era stata solamente una povera idiota.

Il viso troppo scarno, le occhiaie pronunciate, il corpo decisamente più magro e gli sbadigli continui: come aveva potuto non accorgersi che lui, il ragazzo che amava, degenerava di giorno in giorno, allontanandosi da lei?

Quand’era che erano stati insieme davvero senza che Draco scappasse via tra borbottii sconclusionati ed occhiate colpevoli?

Da quanto un’aria preoccupata turbava chiunque tranne lei, tra le Serpi?

Lei, che proclamava di amarlo senza condizioni e senza riserve, non si era resa conto di nulla, rinchiusa nella sua nuvola di fiori con l’immagine di un principe azzurro inesistente.

Eppure, più volte si era ripetuta che non avrebbe ceduto al romanticismo, perché lui aveva bisogno di una mano.

Si era ripromessa che l’avrebbe sostenuto, aiutato, gli avrebbe stretto la mano nei momenti difficili.

Invece l’aveva lasciato solo, egoista e cieca nella sua immatura ingenuità.

Singhiozzando, si lasciò scivolare sui gradini.

In quel momento un boato esplose sopra di lei, evidenziando la vittoria dei Grifondoro.

«Dove sei, Draco?», sussurrò tra le sue labbra, raggomitolandosi su se stessa e amandolo più che mai.

 

Delucidazioni:

Inutile dire che io voglio arrivare al settimo anno. O alla fine del sesto, vedete un po’ voi.

Non vedo l’ora di inventarmi tutti gli avvenimenti riguardanti Astoria, che ormai è un personaggio che amo.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un po’, seppur non sia un granché.

Ringrazio: Julia Weasley, Katia37, Ostrogorsky, Gobra1095, Penny Black, Hermy101, Kimly, Nejisfan94, Princess of Vegeta 6, Angel Texas Ranger, Confettina e Terrastoria per aver recensito lo scorso capitolo.

La prossima volta risponderò ad ognuno di voi, lo prometto!

Ringrazio anche coloro che hanno letto, inserito la fic tra seguite/preferiti.

Ci aggiorniamo il 22 (se tutto va bene!).

Con affetto,

Cà.

 

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Capitolo 16
*** 16. Punto di rottura ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

16. Punto di rottura

Capitolo non betato.

Vogliate perdonare eventuali orrori ortografici e distrazioni. (_ _)

Astoria sbuffò sonoramente, lasciando cadere a terra il tomo sciupato di Erbologia. Quella materia, come Tracey le aveva ricordato qualche ora prima, non era per niente il suo forte.

Ancora non si capacitava del perché dovesse imparare quante più cose possibili sulle piante, visto che non aveva intenzione di diventare nulla che avesse a che fare con la botanica.

Una volta aveva addirittura provato a fare crescere un girasole nel suo giardino. Il risultato era stato scadente: erano spuntate un paio di erbacce e un paio di trifogli.

I suoi occhi verde prato scrutarono con falso disinteresse la pioggerellina che cadeva fitta ad di là del vetro, provocando un rumore particolarmente piacevole che aveva la forza di calmare i suoi nervi tesi.

«Ti stavo proprio cercando, Greengrass»

La voce roca di Blaise Zabini alle sue spalle la riportò alla realtà bruscamente, tanto che la giovane rischiò di rovinare malamente a terra per la sorpresa.

Boccheggiò un attimo perplessa, immersa nei pozzi scuri divertiti di Zabini, alla ricerca di qualcosa da dire.

«Chi...cosa...dove...», si complimentò con se stessa per la conversazione particolarmente brillante e intelligente.

Blaise, a quanto capì dalla risata, riuscì comunque a trovarla divertente. Oppure rise semplicemente perché l’aveva considerata un’idiota completa ma era pur sempre la ragazza del suo migliore amico.

«Il ventiquattro dicembre Lumacorno da una festa», incominciò sedendosi ad una manciata di centimetri dalle gambe di Astoria, sul pavimento in marmo freddo.

Non calcolò molto quel fattore comunque, troppo presa dalla ricerca di un significato per quella conversazione piuttosto strana.

Il suo biondo sopracciglio inarcato fece sorridere Blaise, che si schiarì meglio la gola prima di parlare con gli occhi fissati in quelli verdi di Astoria.

«Ti va di venirci? Insieme, intendo»

La prima cosa che la ragazza pensò, udendo il tono soave che lui aveva utilizzato, fu: sì. Poi, però, le sue viscere brontolarono e il viso irato di Draco comparì nella sua mente, facendo così imbronciare le labbra della ragazza.

«Draco ti prenderebbe a pugni se lo facessi», esclamò con studiata acidità roteando gli occhi al cielo.

Non che si fosse stancata di lui, no, ma erano passati esattamente due mesi dall’ultima volta che erano usciti insieme ufficialmente.

Tanto dubitavano persino che stessero ancora insieme – Pansy Parkinson per prima. Tuttavia, vista la sconcertante calma nella vita amorosa di uno dei più conosciuti rubacuori di Hogwarts nessuno era sicuro della rottura tra i due.

«In realtà è stato proprio lui a chiedermi di invitarti»

Astoria arcuò entrambe le sopracciglia sottili, prima di affilare lo sguardo.

Essere Mangiamorte aveva forse fatto rincretinire Malfoy?

«Perché?»

Zabini scrollò le spalle indifferente, passandosi poi la mano tra i capelli castani.

«Non ne ho idea. Allora, ci vieni?»

 

 

Correva a perdifiato per il corridoio del settimo piano, lo sguardo particolarmente truce.

Aveva già rischiato di schiantare due Corvonero del quinto anno che si erano azzardati ad un’occhiata di troppo, se avesse incontrato un Grifondoro gli avrebbe lanciato contro una Maledizione senza perdono. Harry Potter escluso, ovviamente.

Fu quasi per miracolo che lo vide uscire da una porta in ottone particolarmente imponente, con lo sguardo attento e leggermente abbattuto.

«Draco!», strillò rauca per la corsa, ansante e scarmigliata.

Il biondo si girò, negli occhi lo stupore per aver trovato la sua ragazza non solo in uno stato pietoso – comunque abbastanza carina con le guance rosse – vicino alla Stanza delle Necessità.

Gli occhi verdi affilati, le mani sui fianchi e la posizione particolarmente ostile lo fecero sorridere: assomigliava a sua madre, quando anni prima l’aveva trovato nascosto in giardino a giocare con una vecchia scopa.

«Ti avevo detto che oggi non ci saremmo potuti vedere», sbottò d’un tratto, guardandola sbieco.

Non sopportava che qualcuno – che lei – disubbidisse ai suoi ordini.

Astoria scosse i lunghi capelli biondi con un gesto secco, avvicinandosi al ragazzo.

Sentiva il cuore accelerare nel pento, una sensazione fin troppo piacevole nello stomaco che faceva da contrasto ai suoi pensieri.

Gli occhi verdi le pizzicavano, ma aveva imparato da tempo a trattenere le lacrime per la rabbia.

«Perché dovrei andare con Blaise alla festa?», non riuscì ad utilizzare un tono acido come si era prefissata, ma la nota di ira aveva comunque accentuato le sue parole facendo inarcare un sopracciglio del ragazzo.

«So che rimani ad Hogwarts per le vacanze di Natale e visto che quella sera non potremo stare insieme ho pensato...»

Lo interruppe con la voce incrinata, seppur con un certo sollievo nel cuore.

«Hai pensato male! Avresti dovuto consultarmi prima di fare di testa tua, non avrei mai voluto andare a quello stupido party con Zabini! Volevo aspettare il tuo ritorno, come faccio ogni sera!», il ragazzo indietreggiò a disagio, di fronte a quella confessione di rabbia tanto accesa, «Tu quando arrivi non mi degni mai di uno sguardo, non mi sorridi più e l’ultima volta che mi hai baciato è stato due settimane fa! Se non vuoi più stare con me sarebbe sufficiente che me lo dicessi, Draco»

Il nome del ragazzo rimbombò nel corridoio vuoto, enfatizzando così la passionalità intrisa in quello sfogo che Astoria si teneva dentro da mesi.

Fu con un colpo al cuore che lo vide scoppiare a ridere, la risata crudele che utilizzava quando voleva ferire qualcuno. Quella con cui l’aveva derisa di fronte a tutti, due anni prima.

«Sai Astoria, pensavo che non fossi come le altre. Credevo avessi capito quello che sto passando, ma mi sbagliavo. Sei proprio un’oca starnazzante con stupide pretese. Mi pento di aver sperato che un giorno...», le si mozzò il fiato in gola, mentre gli afferrava il lungo mantello nero.

«Non capisci che tutto questo mi sta uccidendo, Draco? Sai quanto piango la notte per te? Lo sai? Non dire...che sono come le altre, voglio solo...»

Stare con te.

«...vederti felice», terminò con la gola secca, gli occhi che avevano lasciato cadere un paio di gocce salate che erano andate a bagnare la camicia della divisa scolastica di Astoria.

Draco deglutì, allungando una mano verso il fianco destro della ragazza, circondandolo.

Inspirava ed espirava irregolarmente, lasciandosi accarezzare con particolare irruenza dalla mano grande del giovane. Un formicolio le attraversò l’intero corpo mentre si lanciava totalmente contro di lui, abbracciandogli il collo con le braccia e baciandolo senza alcuna vergogna.

Lasciò che Draco la spingesse contro il muro, le mani che la sfioravano ovunque in mezzo a quel corridoio. Gli ansiti venivano coperti dalle sue labbra, mentre le gambe nude sfioravano quelle lunghe e atletiche del ragazzo.

«Non riesco a starti vicino come vorrei», singhiozzò contro la sua bocca, gli occhi ancora chiusi.

Draco osservò quel viso, accarezzandone ogni punto. Si soffermò sul suo naso a punta, intenerendosi un poco di fronte alle efelidi che lo incorniciavano dispettose. Astoria aveva dichiarato più volte di odiarle.

Passò una mano tra i suoi capelli biondi, prima di baciarle una guancia.

«Avevo promesso che ti avrei...aiutato, ma sono solo d’impiccio»

Le mani di Astoria premettero sul suo petto, allontanandolo. Gli mostrò un sorriso incrinato, prima di indietreggiare.

«Finiamola qui, Draco. Nessuno potrà dire che non ci abbiamo provato. Siamo risultati incompatibili, tu hai bisogno di una persona che non pianga sempre o non riesca a concepire...i tuoi ideali», sputò fuori con un vuoto nello stomaco, un sorriso che avrebbe potuto rompersi in qualsiasi istante disegnato sul viso.

Il biondo boccheggiò per un secondo, prima di lasciar cadere le sue braccia lungo il corpo.

Riuscì a trovare la forza di sorridere, prima di voltarsi e darle le spalle.

La lasciò lì nel mezzo di un corridoio, un peso nel cuore che non aveva mai provato, la consapevolezza che non l’avrebbe più trovata sveglia a tarda notte in sua attesa, pronta ad abbracciarlo.

Tuttavia un sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra: se qualcosa fosse andato storto...lei non avrebbe perso nulla, ora.

 

Delucidazioni:

...cough, cough.

Sono in ritardo di un giorno e non ho scuse che tengano. Mi dispiace da morire. Per farmi perdonare ho deciso che aggiornerò domenica e non martedì come avrei dovuto fare. ç_ç

Tra l’altro, so che nessuno si aspettava la fine. Insomma, nemmeno io. Solo che la cosa è venuta fuori da sola a causa di una serie di scene che ho in mente di scrivere, che volete che vi dica?

Dimenticavo di dire che Blaise e Daphne si sono lasciati. Definitivamente? Lo scopriremo nelle prossime puntate. J

Il prossimo capitolo sarà il penultimo sul sesto anno. E ovviamente si svolgerà durante il festino – o dopo, se vogliamo essere pignoli.

E ci sarà Harry. Praticamente ci saranno solamente lui, Astoria con qualche apparizione fugace di Blaise e Draco.

Avete indovinato quale scena del libro riscriverò? ;)

Ringrazio di cuore:

Hermy101: Come vedi...lo sosterrà in silenzio. U_U Spero che il capitolo ti sia piaciuto, anche se non è finito propriamente bene! Grazie di cuore, un bacione!

Katia37: Non so perché, ma penso che tu, Rita, mi ucciderai nella prossima recensione. U_U Beh, sappi comunque che se lo farai io non potrò più scrivere, quindi questi due non si rimetteranno più insieme. *tortura psicologica* Purtroppo non posso sperare che, a dispetto dell’altro, questo capitolo ti abbia strappato un sorriso. Spero semplicemente tu l’abbia trovato almeno leggermente decente! XD Un bacione grande!

Ostrogorsky: Oh, i complimenti mi fanno arrossire, ma sarei ipocrita se dicessi che non mi fanno un sacco piacere! Ti ringrazio di cuore! Con la speranza che tu non mi voglia uccidere, ci sentiamo al prossimo capitolo! Un bacione!

Julia Weasley: Il cognome Weasley...è per uno in particolare? *_* No, perché io sono follemente innamorata di Bill – o Charlie, dipende dai giorni. Comunque, Draco nel sesto anno ha dato il peggio ma anche il meglio di sé. Noi lo amiamo comunque, vero? ;) Un bacione!

Potter92: Oh, sono felice che la storia ti piaccia! Essendo Astoria un personaggio solo citato posso muoverlo come voglio, quindi è anche piuttosto piacevole! Grazie di cuore, un bacione!

Angel Texas Ranger: Tutti sti “Astoria”, “storia” mi hanno rincitrullita. XD In ogni caso, la nostra Ria soffre troppo per quel ragazzaccio di Draco. Direi che la mettiamo con Harry, che ha un cuore d’oro! *_* Grazie di cuore, tesoro! Un bacione!

Gobra1095: Storia letta e mi piace parecchio! *_* Il sesto libro, in ogni caso, piace molto anche a me. Soprattutto la battaglia. Però il settimo – coppie principali alla fine a parte – mi piace ancora di più, soprattutto perché non si sa che cosa combina Draco durante l’anno. Da che parte sta o roba simile, no? La fantasia può viaggiare liberamente! <3 Grazie mille, cara! Un bacione!

Terrastoria: Ale! Non volevo farti luccicare gli occhi! Davvero, mi sono limitata a divertirmi nel descrivere il semplice sentimento di Astoria. Sai, no...sono un po’ sadica. Come avrai capito da questo capitolo, immagino. O_o Spero di poterti sentire al più presto, tesoro! Un bacione grande!

TITTIVALECHAN91: Vale, ti stimo. Dopo quello che ho letto nella recensione ti eleggo a compagna per la promozione delle Draco/Astoria. Anche io come te non posso vedere altre oche con Draco. Seppure Hermione mi piaccia come personaggio, lei o sta con Harry o eccezionalmente con Ron. U_U Grazie di cuore, cara! Un bacione!

Kimly: Oggi festeggi? Compie gli anni la nostra Ino, direi che Shikamaru deve farle un regalo – e viceversa, visto che ieri era il ventidue. Ti ringrazio di cuore per i complimenti, mi hanno riempito il cuore di gioia! Un bacione grande!

Confettina: Giù! Direi che Astoria non ruberà il posto alla Cooman, seppur sia ben pagato. Me l’ha detto un certo Silente, conosci? Harper, a me, piace un sacco. Mi sa di ragazzo davvero carino – oltre che idiota – e Astoria adesso è single! *_* Occhei, calmati Giù. Respira, stavo scherzando. Non può fare un salto di qualità in questo modo. Si può accontentare di Blaise, no? Draco qui c’è anche troppo...e so che vorresti prenderlo a pugni quasi quanto vorresti prendere me a calci. U_U Però so anche che mi adori e che non lo farai! XD Grazie di cuore, tesoro! Un bacione!

Queen_of_sharingan_91: Beh, sono volati perché sono corti. E non sono poi nulla di speciale, Lù! Non farmi montare la testa! XD Cosa ne sarà ora di quel lato umano appena scoperto da Draco? Vuoi davvero saperlo? Io non te lo consiglio. In ogni caso, grazie di cuore per i complimenti. È bello ritornare ai vecchi tempi, con recensioni e risposte, seppur in un altro fandom (più pulito). Un bacione grande!

Penny Black: Sì, povera Astoria. L’unico sciocco che dovrebbe farsi un esame di coscienza qui è Draco – che se ne sbatte. Ti ringrazio di cuore per le belle parole! Spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacione!

 

Ringrazio inoltre le persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti/seguite (di cui mi piacerebbe sentire un parere, una volta ogni tanto) e chi ha semplicemente letto.

Ci aggiorniamo domenica. ;)

Cà.

 

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Capitolo 17
*** 17. Vigilia di Natale ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

17. Vigilia di Natale

 

Astoria imbronciò le labbra in una smorfia particolarmente brutta, che tuttavia non sfigurava sul viso leggermente truccato di una bellezza delicata e fragile.

Rimirava la sua figura nello specchio antico e maestoso del suo Dormitorio sotto gli occhi ammirati delle altre ragazze, gelose della sua sfortuna sfacciata in amore – almeno, all’apparenza.

Sorrideva con le gote dipinte di un rosso carminio che donava alla sua carnagione diafana e si sistemava i capelli con gesti piuttosto insoliti per una come lei, così poco dedita all’eleganza. Tuttavia, il fatto di star andando ad un appuntamento – o così l’aveva chiamato una Tracey particolarmente eccitata – con Blaise Zabini sembrava aver acceso qualcosa in lei.

Forse quella parte superficiale e un po’ frivole che le era stata preclusa per quei quattordici anni di vita, dediti alla sua nobile casa ed al suo amore per Draco.

Stirò le labbra nell’ennesimo sorriso soddisfatto mentre le mani coperte da guanti neri lunghi fino al gomito sfioravano ancora la gonna dell’abito elegante, regalatole da sua madre che era venuta a conoscenza dell’occasione.

«Ria forse dovresti sbrigarti, sono già le otto meno cinque», trillò Rebecca Taylor dal suo letto, sbirciando la figura della compagna da sopra il Settimanale delle Streghe. Astoria avrebbe scommesso decine di galeoni che la pagina sulla quale la ragazza era ferma trattasse di trucco e glamour.

Astoria annuì distratta, alzandosi dalla sedia particolarmente elegante.

Camminò con una sicurezza non sua sui tacchi alti, lanciando poi un’ultima occhiata alle ragazze prima di chiudersi la porta alle spalle.

Tracey si lasciò cadere pesantemente su un letto, sospirando rassegnata.

«Spero che Astoria riesca a divertirsi. È da quella sera che continua a mentirci»

Rebecca annuì, voltando pagina e schioccando la lingua contro il palato.

A discapito dalle apparenza, teneva particolarmente anche lei a quella indecifrabile ragazza bionda con il cuore spezzato.

 

Astoria trovò Blaise di fronte all’ufficio di Lumacorno intento a camminare avanti e indietro, apparentemente agitato o qualcosa di simile.

Con un sopracciglio biondo inarcato gli si avvicinò, picchiando poi su una spalla del ragazzo che sobbalzò.

«Green...cioè, Astoria! Non ti avevo sentita», si scusò con un gesto sbrigativo del capo, marcando con accento sbagliato il nome della ragazza.

Quest’ultima sorrise divertita sinceramente, accettando con un battito di ciglia per ringraziamento il braccio che lui galantemente le porgeva.

«Sei molto bella con questo vestito», si complimentò con nonchalance ed Astoria non fece fatica a capire che fosse abituato a quei generi di commenti.

Infondo, Blaise Zabini a Hogwarts era visto un po’ come un Dio del sesso, senza mezzi termini. Mille ragazzine al suo passaggio si lasciavano andare in gridolino orgasmici e ansiti poco consoni al terreno scolastico.

Astoria aveva sempre ammesso che il suo cavaliere fosse particolarmente avvenente, ma essendo sempre stato impegnato con sua sorella Daphne non aveva mai pensato a lui in nessun modo.

A dire il vero, nemmeno in quel momento ci pensava.

Strinse gli occhi pitturati con cura, sentendo una dolorosa stretta allo stomaco: già immaginava Draco l’indomani fissarla con astio e giudicarla (ancora) come un’oca frivola e bugiarda.

Si trattenne dal roteare gli occhi verso il cielo solamente perché Lumacorno una volta che furono entrati si avvicinò a loro con un sorriso di caloroso benvenuto e, come le aveva insegnato sua madre, Astoria fu costretta a ricambiarlo.

«Blaise, ragazzo mio, che splendida dama hai al tuo fianco! Una coppia perfetta, sicuramente. Spero vi divertiate, poco fa siamo stati raggiunti anche dal signor Potter e la signorina Lovegood», esclamò il professore con voce baritonale, ricambiando poi l’inchino che Blaise gli rivolse.

La ragazza, dal canto suo, trovò particolarmente interessante quell’informazione ed allungò il collo per poter trovare il ragazzo tra la folla.

Gli unici occhi che riuscì ad incrociare, tuttavia, furono quelli di un’esasperata Hermione Granger, stretta in una morsa ad dir poco stritolante di...

«Cormac, vado a prendere qualcosa da bere, ok?»

Senza aspettare risposta la riccia si dileguò dal suo accompagnatore che non si risparmiò di sbuffare infastidito.

Blaise aveva notato la scena e non risparmiò qualche battuta velenosa sui mezzosangue e traditori di sangue.

Quei modi di fare così irosi e spregevoli le fecero sussultare il cuore che lei riteneva spezzato, stupendola poi per l’intensità con cui batté al ricordo di Draco.

Dovette portarsi una mano al petto e massaggiare il punto dolente per non scoppiare in lacrime di fronte a tutti, la mancanza improvvisa di mani grandi che la sfioravano per l’ultima volta su tutto il corpo.

Chiuse gli occhi e una musica lenta partì in sottofondo, proveniente dall’angolo più remoto della Sala.

Astoria pensò che Lumacorno dovette essersi impegnato molto per quel party, perché la qualità del gruppo musicale era piuttosto elevata, così come la presenza di personaggi illustri del mondo della letteratura e dell’arte, per non parlare poi di esponenti di rilievo della società magica.

Zabini, sempre con lei ben appiccicata al suo braccio, interloquiva con qualsiasi persona incontrasse; pareva che tutti lo conoscessero, che tutti l’ammirassero. Non che ne fosse davvero stupita, infondo Blaise era figlio di una donna dall’innegabile bellezza e ricchezza.

Ciò che la infastidiva davvero era il modo in cui tutti dessero per scontato una loro possibile relazione, non trattenendo complimenti anche troppo volgari sulla giovane bionda particolarmente avvenente che lui teneva al fianco.

«Lei è Astoria Greengrass, signor Worple, non è la mia ragazza. Siamo buoni amici», spiegò per l’ennesima volta con un sorriso forzato il giovane, ringraziato mentalmente da Astoria.

Facendo vagare lo sguardo sulla sala Astoria poté individuare Severus Piton – e rabbrividire opportunamente – prima che il suo stomaco facesse una capriola alla vista di Harry Potter, nascosto dietro Luna Lovegood e al fianco di Hermione Granger.

«Blaise, io...», cercò di liberarsi della stretta del giovane senza buoni risultati, interrotta poi dalle grida di Argus Gazza, custode della scuola, introdottosi al party proprio in quell’istante.

Sia lei che Blaise non fecero fatica a capire che non era lì sotto invito di Horace Lumacorno.

Astoria cacciò un singulto nel vedere chi il vecchio custode tenesse per un braccio.

Allampanato, bianco e particolarmente iroso, Draco cercava di districarsi in modo violento, sotto lo sguardo di tutti gli invitati.

Una volta che capì che non avrebbe ottenuto nulla sbuffò contrito, incrociando gli occhi con quelli verdi di Astoria.

Lo vide aprire la bocca in una minuscola “o” di stupore e per un nanosecondo, oltre allo sfarfallio nello stomaco, sentì una dose di adrenalina e compiacenza pura farsi largo in lei.

Cercò di sorridergli, ma le sfuggì solamente una smorfia che fece distogliere lo sguardo di Draco dal suo corpo.

Troppo lontana per udire la conversazione, Astoria seguì solamente le gesta degli uomini, impegnati una discussione su – probabilmente – come punire Draco.

Ci pensò Piton con un gesto secco ad afferrare il biondo per la collottola e, senza troppe cerimonie, a condurlo fuori dall’ufficio a suon di spintoni e mezze imprecazioni.

«Non avrà intenzione di punirlo, vero?», chiocciò portandosi una mano alla bocca la giovane, mentre Blaise assottigliava lo sguardo e malediva il vecchio magonò che, tronfio, stava abbandonando il party.

«Puoi andare da lui, Astoria. Io me la cavo»

Una risata gli fece tornare il buonumore: vedere Astoria correre sui tacchi alti alla ricerca di una brutta copia del Principe Azzurro gli fece venir voglia di innamorarsi di nuovo.

Avrebbe iniziato dalla ragazza bionda appena passatagli di fronte, niente male con il vestito blu notte corto che mostrava le sue grazie.

 

Astoria si sistemò meglio con l’orecchio contro una porta di legno massiccio, faticando ad udire la conversazione che Draco e Piton stavano avendo all’interno.

Dai toni che percepiva, comunque, pareva una discussione particolarmente accesa.

«Chi sospetta di me?», stava dicendo Draco quando Astoria si sentì avvolgere da qualcosa alle sue spalle.

Spalancò la bocca pronta ad urlare, ma una mano forte e decisa gliela tappò. Il suo cuore accellerò i battiti quando la voce calda e rassicurante di Harry Potter le giunse alle orecchie.

«Calmati, non ti voglio fare nulla. Sono solo...interessato alla conversazione quanto te», spiegò con un tono suadente, ed Astoria annuì.

Si divincolò dalla sua presa, riconoscendo poi il Mantello dell’Invisibilità di inizio anno, sorridendo per l’idea eccellente del Grifondoro.

«Ah...zia Bellatrix ti insegna Occlumanzia, vedo. Quali pensieri stai cercando di nascondere al tuo Signore, Draco?», domandò Piton in quel momento, facendo sobbalzare entrambi.

Harry premette l’orecchio contro la parete, interessato, e lo stesso fece Astoria.

Trattennero il fiato, udendo il seguito della conversazione.

«Non sto cercando di nascondere niente a lui, è lei con non voglio che si intrometta!»

I ragazzi si chiesero cosa fosse accaduto per far in modo che Draco usasse un tale tono con il professore che più aveva rispettato in quegl’anni, stupendoli in modo non molto piacevole.

Stavano udendo qualcosa di importante e pericoloso, qualcosa di cui entrambi erano curiosi e intimoriti al tempo stesso.

Udirono altri sprazzi di conversazione, ma Astoria temette davvero di svenire quando Draco dichiarò di servirsi non solo di Tiger e Goyle, ma anche di altri.

Le batté forte il cuore, la consapevolezza che lui mai le aveva chiesto aiuto. Sarebbe stata in grado anche di andare contro ai suoi principi e voleri se lui le avesse domandato una mano, perché aveva capito quanto fosse importante per Draco la riuscita di quel piano. Anche se ancora non ne concepiva il motivo.

Ci fu un altro scambio di battute e se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Harry, che la trascinò malamente contro al muro lontana dalla porta, Astoria avrebbe cozzato contro il legno duro e perso il suo naso dal taglio aristocratico.

Le venne da piangere come una bambina quando vide la figura di Draco lasciare l’aula e andarsene chissà dove, una voglia quassi assurda di corrergli dietro e rimangiarsi la decisione di rompere con lui.

Il cuore le sanguinava, doloroso e pulsante, mentre il respiro pesante riempiva quel corridoio occupato solamente da lei e il giovane Potter, dato che anche Piton se n’era andato.

Una lacrima le rigò il volto, impossibile da trattenere.

Fu con un gemito strozzato che si tirò le ginocchia al petto e vi nascose il viso che iniziò a piangere senza ritegno, capendo solamente in quel momento che non era solo perché Draco non era più al suo fianco a farla veramente soffrire, ma il fatto che lui non si fosse fidato di lei per quella missione che pareva più importante della sua stessa vita.

Non si lamentò quando Harry, impacciato e silenzioso, le circondò le spalle con un braccio, avvicinandola a sé.

«Mi dispiace», disse solamente, sentendosi un po’ colpevole di quel dolore e scosso da tutto ciò che aveva udito.

Astoria sollevò il volto per poterlo guardare negli occhi verdi e la domanda che gli rivolse le salì spontanea alle labbra.

«Sei innamorato, Harry Potter?»

Lui sbatté le palpebre un paio di volte prima di annuire insicuro e imbarazzato, grattandosi poi la guancia arrossata.

«Allora fai in modo di stare con lei il più possibile»

 

Delucidazioni (?):

Pensavate mi fossi dimenticata, invece eccomi qui!

Questo capitolo mi è piaciuto molto da scrivere, forse perché c’erano sia Blaise che Harry. O forse perché Astoria ama troppo Draco e lui manco se ne rende conto.

Ho deciso che i capitoli in totale saranno venticinque. Non tratterò della loro vita da sposati, tenendo quelle parti per la nuova raccolta in cui mi impegnerò finito questa.

Non vi libererete di me così in fretta, cari. U_U

Ringrazio calorosamente: Queen_of_sharingan_91, katia37, hermy101, terrastoria, kimly, thumbelina, Angel Texas Ranger, Penny Black, ostrogorsky, Gobra1095 e confettina.

La verità è che non ho parole per ringraziarvi. Vi adoro tutti, dal primo all’ultimo, per la fiducia che porgete in me e tutti i complimenti.

Questo capitolo è per voi, con la speranza che piaccia almeno un decimo di quello che piace a me.

Grazie anche a chi ha letto o aggiunto la fic a seguiti/preferiti. Siete numerosi e davvero gentili, grazie.

Tra l’altro, ho deciso di postare mercoledì. E poi di nuovo domenica. Aggiornamenti maggiori, perché la fine ormai è vicina. E un po’ mi dispiace.

Sempre vostra,

Cà.

 

P.S.: Erika ha aggiunto Astoria ai personaggi! *_* Sono troppo felice!

 

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Capitolo 18
*** 18. Caos ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

18. Caos

 

Astoria spalancò gli occhi verdi nel cuore della notte, il petto che si alzava e sollevava ripetutamente in prede all’ansia.

Le orecchie tese nell’intento di udire qualsiasi rumore, un dubbio che avrebbe voluto fosse chiarito e dichiarato falso.

Eppure eccole lì le grida di terrore, sopra la sua testa. Schianti e scoppi l’avevano svegliata dall’incubo in cui era caduta, trasportandola in una realtà anche peggiore.

Alzandosi di scatto dal letto provocò un lieve movimento alla ragazza che le dormiva a fianco – Rebecca – che mugugnò infastidita.

«Merda», sibilò Astoria infilandosi malamente un paio di jeans scoloriti sotto la camicia da notte e limitandosi a mantenere i calzettoni di lana ai piedi, nonostante fosse quasi estate.

Corse fuori dalla porta, mentre un boato scoppiava al piano di sopra ed il suo cuore iniziava a battere ancora più forte.

Con il fiato in gola e il sudore che iniziava a colarle dalla fronte, un unico pensiero in mentre: Draco, Draco, Draco.

Era sicura che si trattasse di lui e, deglutì rumorosamente per il terrore, di alcuni compagni Mangiamorte.

Lì, ad Hogwarts. Dove Draco aveva i suoi amici, gli insegnanti, lei.

Impedì alle lacrime di rigarle il viso solamente per poter mantenere la vista lucida, ormai vicino alle scale dove le grida erano più forti.

Prese un respiro profondo, apparendo sul corridoio principale di Hogwarts.

E davanti a lei fu il caos assoluto.

Uomini vestiti di mantelli neri correvano e gettavano maledizioni ovunque, mentre gli avversari – per la maggior parte ragazzini di un paio di anni più grandi di lei – cercavano di scansarsi il più in fretta possibile, cacciando gemiti di dolore quando una Maledizione od un incantesimo li sfiorava anche solamente di striscio.

Tra quella marmaglia di immagina confuse, Astoria riconobbe facilmente la chioma castana ed arruffata di Hermione Granger alle prese con un Mangiamorte davvero enorme e dal volto deformato dalla labbra.

La bionda notò con piacere che, per qualche strana fortuna, nessuna delle Maledizioni che lui lanciava riusciva minimamente a colpirla.

Estrasse la bacchetta dai jeans e, schiarendosi la gola, la puntò alla schiena del nemico.

«Stupeficium

Non avrebbe mai saputo dire se l’uomo fosse rimasto sorpreso dal suo incantesimo, perché questo cadde a terra con un sonoro schianto e, inarcando le sopracciglia per la paura, Astoria capì che qualcosa gli si ruppe completamente.

Sperò seriamente che non fosse il cranio, non aveva ancora l’età per affrontare un omicidio.

Beh, ma quando mai si ha l’età per affrontare qualcosa di così orribile?

Si strinse le labbra con forza, gustando il sapore rugginoso del sangue nella sua bocca ed un desiderio enorme di vedere il volto di Draco sorriderle, rassicurante.

«Astoria!», la voce sollevata di Hermione la riportò alla realtà.

Le sorrideva da lontano, un ringraziamento che non fu detto a parole ma solo con gli occhi.

Astoria ammiccò, prima di correre via. Doveva assolutamente trovare quell’idiota di un falso Principe Azzurro e mettersi in salvo. Le sue doti di strega – per lo meno nella lotta contro le Arti Oscure – non erano male, aveva ottenuto sempre senza molti problemi numerosi Oltre Ogni Previsione, ma dalle semplici esercitazioni alle vere battaglie il salto era troppo elevato. E lei aveva solo quattordici anni, un’esperienza inesistente e troppa paura che le faceva tremare le gambe.

Strillò con forza e voce acuta quando un omone dai denti affilati ed un puzzo di sangue addosso le si parò di fronte, ringhiando e sputando saliva.

Le venne da vomitare, ma trovò comunque la forza di sollevare la bacchetta contro il corpo di quell’essere ripugnante.

«Stup...», la voce le tremò di fronte al ghigno divertito di Fenrir Greyback, il lupo mannaro, e calde lacrime le scesero lungo le guance pallide.

Pensò a Draco e a quanto le mancava. Non poteva morire prima di avergli detto ancora e ancora quanto lo amasse, quante disperazione e tristezza la stessero logorando dentro, lacerandole la carne e spezzandole il cuore.

Quando i denti di Greyback le sfiorarono il collo famelici, gridò l’incantesimo, facendolo balzare una decina di metri più in là.

Lo sentì cozzare contro quella che, probabilmente, era una colonna e un sollievo enorme le riempì il petto quando non udì più il peso di quel corpo rivoltante su di sé.

Strisciò qualche centimetro, prima che una voce familiare le facesse sollevare il volto di scatto e spalancare la bocca.

«Dobbiamo sbrigarci, Draco. Abbiamo finito qui», la voce strascicata e bassa di Piton la fece rabbrividire, così come il suo sguardo ansioso.

Era pallido e con labbra leggermente viola, pareva quasi che dovesse accasciarsi e morire da un istante all’altro se non fosse stato che teneva per un braccio – o forse si sosteneva? – Draco. Il suo bello, meraviglioso ed amato Draco.

Avrebbe sorriso se il suo volto non fosse stato così affilato e pallido. E se non avesse avuto quell’espressione di totale paura a sfigurarlo e a renderlo particolarmente fragile.

Capì di doverlo chiamare nel momento in cui lui incespicò in una mattonella forse rotta a causa della battaglia.

«Draco!», gracchiò ma sembrò che la voce l’avesse abbandonata.

Il ragazzo non la udì, le grida della battaglia che sovrastavano facilmente quel richiamo quasi disperato.

Astoria cercò di sollevarsi sui gomiti ma un dolore lancinante a cui prima non aveva fatto caso le provocò un grido strozzato.

Notò con orrore il polso immobile ed inerte, probabilmente rotto dallo scontro corpo a corpo avuto con il lupo mannaro.

Strinse gli occhi in modo da cacciare in gola le lacrime, Draco e Piton ormai troppo lontani per poterla udire.

Non vide la figura di Harry Potter passarle di fronte e superarla senza notarla, trafelato e distrutto, una tristezza tale a dipingergli il viso che le sarebbe sanguinato il cuore.

Si accasciò sul pavimento freddo, senza più forze né speranze, il pensiero di Draco che scappava per qualcosa di orribile. Orribile e per cui lui avrebbe pagato.

 

 

Astoria spalancò gli occhi inorridita la mattina dopo, quando Tracey e Rebecca raggiuntala in Infermeria le annunciarono la morte di Silente.

Sentì le lacrime rigarle le guance senza un motivo apparente, la consapevolezza che Draco centrasse qualcosa in tutto ciò.

Si domandò quando l’avrebbe rivisto e non trovò alcuna risposta.

Probabilmente più presto di quanto credeva, perché ora il mondo magico era a pezzi senza il suo più grande protettore e Voldemort avrebbe preso facilmente il comando di esso.

Tuttavia, mentre pochi giorni dopo osservava di sottecchi Harry Potter, pensò che tutto avrebbe potuto aggiustarsi.

Pensò che Harry si era rivelato sempre un eroe, coraggioso e modesto, con un poco di speranza ad illuminare il suo cuore.

Avrebbe pregato per lui perché capì da come le sorrise che non l’avrebbe più rivisto.

Né lui né Draco ci sarebbero più stati accanto a lei, a tenerle la mano e ad osservarla piangere.

Chiuse gli occhi e sperò di riaprirli quando ancora tutto andava bene e lei poteva sorridere con sicurezza a Tracey, confidandole quanto amasse Draco e quanto trovasse carino Harry Potter. sperò di poter tornare a discutere di vestiti e di scarpe, di arrossire quando Draco la guardava o la prendeva in giro, di litigare con Pansy e poi riderci su con Daphne e amare, amare e amare ancora, senza la paura di poter perdere chi, per lei, era la persona più importante del mondo.

Tuttavia, Astoria capì che quelle erano solo illusioni e che lei avrebbe dovuto continuare a camminare a testa alta.

Come avrebbe fatto Harry Potter.

Come avrebbe dovuto fare anche Draco. Ma lei, in ogni caso, poteva farlo di sicuro per entrambi.

 

Delucidazioni (?):

Mi scuso per il ritardo, ma la realtà è che ieri sono stata totalmente presa dal seguito di Marked, così mi sono dimenticata l’aggiornamento.

Il capitolo non è betato, perché ho abbastanza fretta di postarlo – e di scappare da mio nipote (che pesa otto chili, kyah! *_*)!!

Ringrazio le dieci persone che hanno recensito lo scorso capitolo, inchinandomi di fronte a tutti i loro complimenti. Non so cosa farei senza di voi!

Ringrazio inoltre chi continua ad aggiungere la fic ai preferiti/seguite, chi legge silenzioso e a chi ha dato semplicemente un’occhiata.

L’aggiornamento deciderò in settimana quando sarà. Tenete d’occhio il mio account e lo scoprirete senz’altro! ;)

Cà.

 

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Capitolo 19
*** 19. Diagon Alley ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

19. Diagon Alley

 

«Questo vestito mi soffoca», borbottò con voce strozzata Astoria, particolarmente avvenente nel lungo abito nero che sua madre aveva fatto confezionare in suo onore.

La donna in questione l’osservava con un broncio piuttosto brutto a deformarle il viso, esprimendo solamente con l’espressione ciò che pensava di sua figlia minore.

«Non dire sciocchezze, Astoria. Un uomo deve vedere le tue forme – pressoché invisibili, purtroppo», sbottò dando un secco colpo di ventaglio sulla coscia nuda della figlia, che sbuffò sonoramente.

Si era ormai abituata alla testardaggine ed al disprezzo che sua madre le rivolgeva ogni qual volta le fosse possibile. Sbeffeggiarla per la sua mancata avvenenza, raffinatezza e cose di questo genere non erano una novità per le orecchie di Astoria.

La ragazza, tuttavia, non riusciva a capacitarsi del motivo di tale fissazione. La guerra era cominciata una volta per tutte e già si mormorava tra le strade che Lord Voldemort avesse preso il potere tramite il nuovo Ministro della Magia O’Tusoe.

Sbuffò nuovamente, portando il suo sguardo verde prato oltre la coltre di nebbia al di là della finestra opaca del negozio, ignorando il continuo ciarlare della madre e del sarto. Come potesse quella donna essere interessata solamente all’apparenza proprio non lo comprendeva!

Ricordava vagamente che solo qualche giorno prima la speranza di tutto il Mondo Magico era riuscita a sfuggire ai Mangiamorte: Harry Potter e compagni avevano lasciato perdere le proprie tracce e, lei ne era sicura, si stavano dando da fare per trovare un qualsiasi metodo in grado di uccidere Voldemort.

Non era poi così ottimista, infondo Harry era pur sempre un ragazzino di diciassette anni, però il fatto che più volte avesse dato del filo da torcere ad un sacco di Mangiamorte ed il Signore Oscuro in persona la rincuorava.

Inutile negare quanto fosse preoccupata. La gente moriva sotto i suoi occhi, folle di babbani e famiglie di maghi venivano uccise senza pietà, per motivi futili e banali.

C’era chi ancora si opponeva alle Arti Oscure, ma nessuno tardava a raggiungerli: Bellatrix e Rodolphus Lenstrange, Yaxley, i Carrow. Ognuno di loro godeva nel vedere il proprio nemico – colui che si era opposto a loro – cadere sotto la loro potenza.

«Astoria, per Dio! Mi vuoi ascoltare?», ruggì in quel momento Miranda Greengrass, tirando con forza una manica del vestito nuovo della figlia.

Il sarto accanto a loro tirò un gridolino di panico, ma nulla rovinò l’abito.

La giovane Serpeverde inarcò le sopracciglia bionde perplessa, fissando la madre negli occhi scuri.

Quanto fossero diverse lei lo sapeva bene. Astoria e Miranda, oltre a possedere due caratteri completamente diversi, avevano persino un aspetto fisico contrastante.

L’una era mora e riccia, l’altra bionda e con capelli dritti come spaghetti.

Mentre Astoria sorrideva sempre con mani, occhi e labbra, Miranda si limitava ad un ghigno sardonico senza piegare troppo la sua bocca sottile e dritta.

Non che fosse brutta sua madre, tutt’altro, era una di quelle bellezze d’un tempo. Con i capelli vaporosi, gonne ampie e labbra troppo rosse per essere vere.

Un po’ come Daphne, solo più appariscente e meno naturale.

Astoria si era domandata spesso se la madre fosse una di quelle famose frequentatrici dei centri chirurgici babbani, dove entravano con un naso e ne uscivano con un altro.

Non ne sarebbe stata poi così stupita, a dire il vero.

«Mi chiedo ancora come una come te», calcò particolarmente quella parole Miranda, fissando di sottecchi la figlia, «abbia potuto rimanere al fianco di un Malfoy per ben tre mesi»

Astoria ignorò la pugnalata al cuore perfettamente riuscita, ben consapevole che la madre si divertisse alquanto nel toccare quel tasto dolente e scoperto.

Non le dava mai la soddisfazione di vederla soffrire e la notte la giovane era costretta a soffocarsi sotto un cuscino per non gemere di dolore, timorosa che chiunque avrebbe potuto udire i gemiti e i singhiozzi del suoi pianti disperati.

Aveva visto Draco una sola volta in quell’ultimo mese ed era stato durante un piccolo soggiorno proprio lì, a Diagon Alley.

Era in compagnia di Narcissa Malfoy ed entrambi sembravano più allampanati e pallidi che mai.

Non che questa cosa la sorpresa molto, ma quando Draco sollevò gli occhi cerchiati da borse nere si era sentita morire. Probabilmente, se Daphne non l’avesse tenuta stretta a sé per il gomito sarebbe crollata a terra come schiantata.

Inutile negare che aveva pensato a lui ogni singolo istante. Temeva sempre di poter scorgere notizie sui giornali che parlassero di arresti o morti relative ai Malfoy, ma poi sua madre le aveva spiegato a chiare lettere che nemmeno il Signore Oscuro avrebbe avuto il coraggio di liberarsi di loro.

Non per compassione o bontà, Lord Voldemort non aveva cuore; Astoria era sicura che i tre fossero rimasti in vita solamente per essere trattati da giocattoli. Sia Lucius che Draco avevano fallito le loro missioni, avrebbero dovuto pagarla e uccidendoli sarebbe stato troppo semplice...e poco indolore.

Rabbrividì a quel pensiero, levandosi il vestito come sua madre le aveva appena ordinato.

Rimase in biancheria intima di fronte a lei stessa ed al sarto, al quale le gote si imporporarono vivacemente.

«Hai bisogno di una nuova divisa per Hogwarts?», domandò la madre osservando con palese criticità le forme poco accentuate della figlia minore, paragonandole mentalmente a quelle fin troppo formose di Daphne.

Sua figlia maggiore – e della quale andava orgogliosa come non mai – aveva appena ricevuto una proposta di matrimonio da una famiglia Purosangue del nord di Francia, accorsi da loro dopo un fortunato incontro durante una breve vacanza.

Ovviamente aveva accettato senza il consenso di Daphne, che non si era risparmiata né lamentele, né offese nei confronti di Miranda, tralasciando il grasso patrimonio che quella famiglia avrebbe potuto offrirle.

Astoria, a differenza di Daphne, non aveva ricevuto nessuna proposta. Non che ne fosse stupita, aveva solamente quindici anni e doveva ancora completare gli studi.

Senza contare che la signora Greengrass sperava ancora in un riavvicinamento a Draco Malfoy: aveva notato bene l’occhiata che i due ragazzi, settimane prima, si erano rivolti.

Checché ne dicesse chiunque, Miranda Greengrass era più furba e astuta di una volpe.

«No, non sono cresciuta né di statura né aumentata di peso», borbottò indossando la gonna verde magenta con crescente imbarazzo, cercando di allontanarsi il più possibile dalla finestra aperta.

«Quest’anno ci saranno dei nuovi professori», buttò lì la madre con nonchalance, adocchiando un vestito tutto fronzoli appoggiato malamente sul bancone del negozio.

«Immagino. Piton non avrà di certo il corag...»

Miranda la interruppe prima che potesse finire, lanciandole una lunga occhiata eloquente e piena di ovvietà.

Nessun rimorso nelle parole che disse, avrebbe sicuramente eliminato ogni dubbio nelle persone che ancora si domandavano da che parte stesse la famiglia Greengrass.

«Severus ha fatto ciò che il suo padrone gli ha ordinato, Astoria. Non voglio sentire lamentele al riguardo»

Astoria si leccò un labbro con eloquenza, sorridendo leggermente ironica.

I tempi in cui sua madre si comportava da tiranna verso di lei, era finiti da un pezzo e questo lo sapevano entrambe.

Fu quindi con particolare sfacciataggine che lanciò l’elegante vestito tra le mani di Miranda, sorpassandola poi con ampie falcate.

«Non starò qui ad udire parole simili. Vado a comprare i miei libri di scuola, nella speranza che nel frattempo ritrovi quel poco buonsenso che ti rimane»

 

 

Passò un dito magro e sottile lungo il bordo del libro che stringeva tra le sue mani, ignorando la lunga coda che, alle sue spalle, presagiva che sarebbe rimasta all’interno del Ghirigoro per parecchie ore.

A dire il vero, Astoria era parecchio stupita che tanti studenti fossero pronti a tornare ad Hogwarts. Tuttavia, là dentro era ormai come il mondo esterno: senza più Silente ed Harry Potter ogni luogo era pericoloso allo stesso modo.

Per lo meno, pensò la ragazza sollevando lo sguardo su un tomo di Incantesimi particolarmente alto, quell’anno a proteggerli ci sarebbe stata Minerva McGranitt. Nonostante fosse austera e poco propensa ai sorrisi – e soprattutto capo della casa dei Grifoni – le piaceva un sacco.

L’anno prima ricordava di aver visto la potenza con la quale era stata in grado di trionfare contro Mangiamorte molto più grossi e terrificanti di lei.

Non che ciò la stupisse, infondo i libri la ricordavano come una delle più grandi e potenti streghe dell’epoca moderna.

Sorrise al pensiero, afferrando il tomo che aveva attirato la sua attenzione.

«Ehilà Greengrass jr», la voce roca di Harper alle sue spalle la fece sussultare, ma vedere una faccia conosciuta – e quasi amica per Astoria fu un piacere. Un piacere tale che la portò ad abbracciarlo.

«Harper, come sono felice di rivederti!», chiosò con voce leggermente commossa, staccandosi da lui quel tanto che bastava per poterlo osservare meglio negli occhi blu.

Il ragazzo, dal canto suo, era stato colto decisamente di sorpresa: infondo, lui e Astoria erano sì compagni di Casa e tra di loro c’era qualcosa di simile all’amicizia, ma un tale slancio di improvviso affetto da parte sua era stata una doccia di acqua gelata in pieno inverno.

Senza contare il profumo di cioccolato che la ragazza emanava: l’aveva inebriato.

«Sei qui per comprare i libri di scuola?», gli domandò la ragazza, mettendosi finalmente in coda dietro ad una ragazza dai cespugliosi capelli rosso fuoco.

Harper annuì, cercando di distogliere lo sguardo dalle labbra della giovane: non era propriamente il massimo desiderare di baciarla in mezzo a tutti, rischiando così di prendere una Maledizione Senza Perdono da Draco Malfoy e compagnia bella una volta tornato a scuola.

Perché si, era sicuro che tra quei due ci fosse ancora qualcosa: infondo, era sempre stato il primo a declamare che Malfoy si fosse rammollito parecchio da quando aveva iniziato a girare mano nella mano con Astoria.

«Qualcosa non va, Reed?», domandò la bionda in quel momento, facendogli piacere il suo nome in un modo quasi assurdo.

Astoria l’aveva sempre chiamato utilizzando il cognome, non si era mai lasciata andare troppo, ben attenta a non sbottonarsi in atteggiamenti troppo calorosi ed intimi.

«Va tutto bene, non preoccuparti. Ho anche saputo che Malfoy non mancherà, quest’anno», buttò lì imbarazzato cercando di distogliere l’attenzione dalle sue guance; era pur sempre un rubacuori con una reputazione, lui.

Notò con piacere che la frase aveva perfettamente funzionato, perché la bocca rossa e piena di Astoria si spalancò teatralmente e, Reed ci avrebbe scommesso, il suo cuore aveva iniziato a galopparle nel petto come non mai.

 

 

Delucidazioni (poco serie e poco chiare):

Ho un mal di testa terribile. E ho paura a rileggere questo capitolo, perché ho parti che mi piacciono (come quella del negozio di sartoria che, ovviamente, non ha un nome) e che non mi piacciono (leggasi: la seconda).

Ci stiamo avviando sempre di più verso la fine e nel frattempo io inizio già a pensare alla prossima. Perché, udite udite, la Big Damn Table ha accettato la mia richiesta e scriverò una raccolta di 100 FanFic. Indovinate su chi! XD

Senza contare che devo assolutamente scrivere una long Rose/Scorpius. >.>

Beh, in ogni caso ringrazio: Queen_of_sharingan_91, Kimly, katia37, hermy101, terrastoria, Gobra1095, confettina, Angel Texas Ranger, Penny Black e pinkstar_girl95. Vi adoro immensamente e giuro che la prossima volta vi ringrazierò singolarmente! *_*

Inoltre ringrazio anche princessofvegeta6 per aver recensito un capitolo...ma non ricordo quale. .-.

Ringrazio anche chi ha aggiunto la fic ai preferiti/seguiti, chi ha letto o sfogliato.

Ora vado a dormire. Non ho più l’età per stare sveglia fino alle quattro del pomeriggio! ù_ù

Cà.

 

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Capitolo 20
*** 20. Aria di cambiamenti ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

20. Aria di cambiamenti

Astoria boccheggiò di fronte a ciò che le si parava di fronte.

Mai in tutti e cinque gli anni che aveva passato a scuola Hogwarts era stata più deserta di allora.

Stendardi cupi e decisamente poco consoni alla solita diplomazia dei professori cadevano mollemente dal soffitto, rendendo quanto più mai brutta l’aria che calava sulla Sala Grande, solitamente accesa di colore e piena di voci gioiose eccitate per l’inizio di un nuovo anno.

Accanto a Tracey che borbottava sulla probabile mancanza di sanità della McGranitt, Astoria si accomodò al tavolo di Serpeverde tenendo d’occhio gli insegnanti, divisi evidentemente in due schiere, ma lei fu troppo ingenua per capirlo.

Al centro di essi, con il solito sguardo odioso, troneggiava Piton, vigile e attento a tutto ciò che lo circondava e piuttosto ostile nei confronti di chi gli rivolgeva la parola. A volte piccoli lampi partivano dalla bacchetta che impugnava alla mano, colpendo un qualche malaugurato studente che aveva avuto l’ardire di parlare a voce troppo alta.

Astoria fu colpita da un’orribile sensazione, mentre si domandava piuttosto cosa diavolo ci facesse l’assassino di Albus Silente in mezzo all’intero corpo insegnanti, illeso e senza ferite.

Una brutta (orribile) sensazione le fece torcere le viscere, mentre davanti agli studenti già cominciavano ad apparire i primi piatti ricolmi di pietanze.

Notò quanto i Grifondoro, solitamente più caotici degli altri tavoli, stessero in silenzio e compunti, mangiucchiando distrattamente la loro cena e rivolgendo placide occhiate verso gli studenti appena ammessi.

Pochi, tra le altre cose, rispetto agli anni passati.

«Greengrass, Davis» con voce imbronciata e carica di velata nostalgia probabilmente per l’allegria di un tempo, Harper fece sollevare lo sguardo delle due ragazze; mentre Tracey si apriva in un sorriso di cortesia e ricambiava con voce bassa il saluto, Astoria si limitò ad un secco cenno del capo, ignorando poi il sollevare degli occhi dell’avvenente Serpeverde.

Reed sorrise sorrise di fronte a quell’atteggiamento, non più di tanto stupito: la sorpresa di quell’affetto inaspettato a Diagon Alley era stato solamente un moto del momento, lo sapeva benissimo allora e in quel momento ne fu completamente sicuro.

Non che ciò lo interessasse veramente, lui era più interessato alle ragazze schiamazzanti e poco introverse, tutto l’incontrario dell’algida Greegrass che in cinque anni era sbocciata di fronte ai suoi occhi.

Non negava di aver invidiato Draco Malfoy, ma sicuramente non ci avrebbe mai provato con lei: quel damerino biondo, dalle occhiate che gli aveva lanciato più volte, doveva ancora avere dell’interesse per la biondina.

Quindi, si sedette sbuffando e divertito al tempo stesso, schioccando poi la lingua sul palato.

«Avete notato?», disse afferrando una coscia di pollo dal piatto, un gran brontolare nel suo stomaco che lo accompagnava dall’inizio del viaggio. Le gelatine tutti i Gusti+uno non erano state sufficienti a placare il suo appetito, e nemmeno la doppia razione di barrette del miglio cioccolato bianco di Mielandia.

Il sopracciglio arcuato di Astoria e la bocca arricciata in una smorfia di Tracey gli fecero intendere che no, non avevano notato nulla.

Si ritrovò a sospirare esasperato, chinandosi verso di loro e domandandosi perché la gente ritenesse lui un idiota e non quelle due facce di cera che si ritrovava per conoscenti/amiche/qualcosa di indefinito.

«Piton sta al posto del Preside dove avrebbe dovuto esserci la McGranitt» spiegò come se parlasse a delle bambina di cinque anni, addentando poi il suo pollo famelico. Le due ignorarono bellamente quel gesto poco elegante che solitamente le avrebbe fatte gemere indignate, alzando però gli occhi sulla tavolata dei docenti.

Astoria aveva notato quel particolare alla sue entrata, ma non vi aveva dato peso. Nessun giornale aveva parlato del nuovo – a tal pensiero sprofondò – preside di Hogwarts. Nemmeno sua madre, la regina del gossip, le aveva detto nulla.

Le sfuggì un gemito udibile dalle labbra, che attirò l’attenzione di qualche ragazzina dei primi anni, mentre si afferrava i capelli in un gesto decisamente teatrale.

Lei e Piton non si erano mai realmente amati, tant’è che Astoria era famosa per essere l’unica Serpeverde a non ricevere favoritismi da parte del loro Capo Casa; non ne conosceva il motivo e sinceramente non aveva nemmeno la minima intenzione di scoprirlo, dato che quello avrebbe voluto dire recarsi da Piton e rimanere sola con i suoi capelli unti ed il naso adunco.

Probabilmente, rifletté con un’elevata dose di scetticismo, aveva avuto una relazione con sua madre in passato – avevano la stessa età, i due – e Miranda l’aveva piantato. Infondo, era una cosa da tutti i giorni, si ritrovò a complimentarsi con se stessa per l’assurda trovata.

Sbuffò esasperata quando Piton batté una forchetta contro il bicchiere di cristallo – solitamente compito della McGranitt – e attirò l’attenzione degli studenti in Sala.

Mentre l’uomo iniziava a sproloquiare dando il benvenuto ai nuovi studenti mantenendo sempre un tono molto sarcastico e molto poco lusinghiero, Astoria si ritrovò a sperare che quell’anno finisse in fretta.

Non avrebbe mai potuto sapere cosa, all’esterno della scuola, stesse succedendo. Non che si preoccupasse dell’incolumità della sua famiglia, essendo tutti Purosangue e decisamente dalla parte di voi-sapete-chi, c’era un altro punto che le faceva stritolare le viscere: non avrebbe mai saputo se il trio miracoli – come le altre Serpi erano solite definirli – fossero vivi, salvi, prigionieri, morti, sepolti, in via di decomposizione. Non che avesse dubbi sul fatto che una volta morto Harry Potter Voldemort avrebbe dato la festa più memorabile di tutti i secoli, pensò sarcasticamente in modo decisamente macabro.

«Perché i tavoli sono mezzi vuoti?», domandò Tracey in quel momento, distogliendo i pensieri dall’amica da quel suo futuro poco roseo e decisamente non allettante.

Harper inghiottì rumorosamente un boccone, attirando così anche l’attenzione di Zabini, seduto al suo fianco e intento a giocare con il tovagliolo verde e argento del tutto disinteressato al continuo ciarlare del Preside.

«Mi chiedo dove viviate voi ragazze» borbottò proprio quest’ultimo senza guardarle, le farfalle che già volavano nello stomaco di Tracey. «Era su tutti i giornali: quest’anno niente Mezzosangue a Hogwarts»

Lo disse con un tono di voce talmente neutro ed indifferente che solo in quel momento Astoria comprese il vero carattere di Blaise Zabini: noncurante di tutto ciò che gli stava attorno, chiudeva gli occhi se altri venivano denigrati.

Si morse il labbro inferiore con rabbia, provando per la prima volta disgusto per quel ragazzo così affascinante e gentile nei suoi confronti, desiderando di essere membro di un’altra casa.

Provò rabbia per coloro che avevano permesso ciò, tanto che sbatté malamente a terra una forchetta argentata, attirando così l’attenzione di vari studenti su di sé.

«Me ne vado» e senza aggiungere altro, afferrando il mantello che poco prima si era tolta, scappò via dalla tavolata.

Non si accorse – o forse finse di non accorgersene – dello sguardo argenteo che la seguiva, un tumulto troppo grande a smuoverle il cervello per lasciare il posto ad altre sensazioni.

 

Fuori si congelava constatò la giovane dopo qualche minuto dando un calcio ad un sasso, i brividi che la scotevano e che percorrevano il suo intero corpo.

In un inutile tentativo di scaldarsi di massaggiò le braccia, il suo respiro che andava unendosi di fronte al suo naso dritto in una nuvola di vapore.

Dal luogo in cui si trovava, ossia proprio fuori dal portone principale, Astoria poteva facilmente udire la voce suadente di Piton presentare (con fierezza?) i due nuovi insegnanti: Amycus e Alecto Carrow, due Mangiamorte coinvolti nell’omicidio di Albus Silente, due mesi prima.

Ricordava bene il volto ripugnante dei due, quando le erano sfrecciati di fronte a quella battaglia senza pietà, mentre lei agonizzava a terra e cercava lo sguardo di Draco.

Draco che non l’aveva notata ma che, inaspettatamente, aveva sperato in un muto desiderio di potersi trovare con lei in quel momento, e non nel bel mezzo della causa della seconda più grande Guerra Magica.

Udì dei passi dietro di sé e, senza che sapesse bene il perché, già sapeva di chi si trattasse.

Perché la vita è scontata, ma dopo tutti quella sofferenza, quelle lacrime, quei disagi...voleva donare un po’ di felicità anche a lei, quella ragazzina che anni prima tremava con un Cappello Parlante sulla testa e che cercava non di guardare mai nessuno (lui) negli occhi.

«Astoria» chiuse gli occhi e sorrise, dandosi della sciocca per via di quel calore che in un attimo aveva preso possesso del suo corpo.

Sentì le sue mani sfiorarle le spalle, attirarla al petto nel quale mesi e mesi prima era solita trovare rifugio nei momenti di sconforto o di particolare gioia.

Il cuore iniziò a batterle come impazzito quando il respiro caldo di Draco le colpì il collo, riscaldandola.

Inclinò appena il capo in modo da vederlo in viso, mentre mentalmente si imponeva di non sorridere.

«Cosa ci fai qui?» domandò quasi senza voce, un tono che chiunque all’infuori di lui non sarebbe stato in grado di udire.

Le circondò il collo con le sue braccia, appoggiando con estrema lentezza la fronte sulla spalla di Astoria.

Istintivamente la giovane portò una mano ad accarezzargli i capelli biondi, divenuti più lunghi di quanto lei realmente ricordasse.

«Ti ho seguita, non volevo...» cosa Draco non volesse non lo scoprì mai, anche se non faticò ad immaginarlo.

Capì di amarlo ancora e senza condizioni, più di prima, in un modo talmente ossessivo che il cuore avrebbe potuto lacerarsi fino ad ucciderla.

Lasciò che le sue mani le stringessero con forza possessiva i fianchi troppo magri, troppo sottili e che le baciasse le labbra con una forza quasi irruente, un’urgenza che entrambi provavano da ormai troppo tempo.

Astoria sapeva che mentre si rifugiava nel suo mantello in un vano tentativo di sentirlo più vicino a sé, nulla tra loro era mai cambiato.

Gli sguardi sfuggenti nel corridoio, i gemiti strozzati ogni qual volta i loro corpi si sfioravano, i sogni infestati dalla figura dell’altra che lo supplicava di restare con lei.

Ansimò contro quelle labbra a forma di bocciolo Draco, chiedendosi perché l’avesse lasciata andare.

«Mi dispiace» un vagito strozzato fu il suo, mentre Astoria spalancava gli occhi verdi come due fanali particolarmente luminosi.

La vide boccheggiare e gli venne da sorridere. Un sorriso spontaneo, di quelli che non faceva più da troppo tempo ormai.

Forse fu per i suoi capelli arruffati e mai stati più in disordine, o per l’espressione di vacua incomprensione, o forse fu solamente perché ne aveva davvero bisogno che la baciò ancora e ancora, fino a che le labbra non furono troppo gonfie e il respiro ansante.

Fino a che le lacrime calde e improvvise di Astoria bagnarono anche le sue guance.

«Ti amo» gli sussurrò quelle cinque lettere con voce tremante ed il cuore in gola, mentre lui passava ogni centimetro del suo fiso con le labbra sottili.

Vide un ghigno – quel ghigno che tanto le piaceva – aprirsi sul volto pallido del biondo, prima che lui l’allontanasse per poterla meglio guardare.

«Sei ripetitiva» borbottò con una risata repressa nella voce, mentre lei dimenticava Voldemort, i Carrow, Piton, Harry e tornava ad essere una ragazzina di quindici anni con il ragazzo di cui era follemente innamorata da troppo tempo.

Imbronciò le labbra in una brutta smorfia di stizza che gli strinse il cuore, mentre all’interno del castello un concitato vociare iniziava ad espandersi.

«Non possiamo farci vedere insieme, Astoria» disse contro il suo orecchio, stringendola nuovamente a sé. «I Carrow ce l’hanno con me e la tua famiglia, se capissero quello che c’è tra di noi...ci andresti di mezzo»

Gli occhi dell’uno scrutarono attentamente l’anima dell’altra, mentre già richiami facevano tremare di timore entrambi.

Astoria sollevo una mano bianca e piccola, poggiandola poi sulla guancia fredda di Draco. Quest’ultimo chiuse gli occhi per un secondo, lasciandosi cullare da quella carezza.

«Il Signore Oscuro cadrà e noi potremo stare insieme, Draco» pronunciò quelle parole e chiunque avrebbe scambiato i ruoli in quella relazione.

Sembravano una Principessa Azzura ed un affascinante fanciullo in pericolo, ora, che bisognava di rassicurazioni.

«Tieniti questi pensieri per te» sbottò il ragazzo imbarazzato per la prima volta in vita sua, spingendola verso il Castello.

La vide voltarsi più volte nella sua direzione, prima di sparire completamente nella mischia.

Draco individuò le figure di Tiger, Goyle e Zabini, i suoi vecchi amici.

Un ghigno amaro gli deformò il viso, mentre calciava un sasso e ne seguiva la traiettoria.

Le parole sicure di Astoria gli rimbombavano nella mente, mentre la consapevolezza che avrebbe dovuto lottare davvero lo colpiva come uno Schiantesimo.

Gli scappò una risata di amara tristezza, ripensando a quanto fosse diventato pappamolle a causa di quella ragazzina che con le sue frasi da carie gli aveva sconvolto la vita.

Poi ripensò a sua madre e suo padre, vittime di quell’uomo che avevano venerato per troppo e decisamente a vuoto, in balia di Mangiamorte divertiti dalla loro situazione precaria, di un lupo mannaro affamato e rabbrividì.

«Malfoy! Vieni subito dentro o ti metterò in punizione!» abbaiò in quel momento la voce di Minerva McGranitt dal portone, austera e rigida come sempre.

Draco alzò una mano e lei scomparve, tra i vari borbottii sommessi e acidi.

Mentre raggiungeva il Castello, capì che le parole di Astoria avrebbe dovuto realizzarsi ad ogni costo e, per la prima volta, pregò che Harry Potter non morisse perché la fine dipendeva solamente da lui e da nessun altro.

 

Delucidazioni (?):

Ho appena finito di vedere Gossip Girl e sono innamorata follemente di Aaron. E questo so che non vi interessa, ma non riuscivo a non dirlo! XD

Beh, questo capitolo durante la prima stesura era di 3 pagine. Ora di sei e qualche rigo. Apportati cambiamenti? Solo vagamente, eh!

Devo dire che mi è piaciuto scrivere di Draco e Astoria, mi mancavano troppo e anche se avrei dovuto farli tornare insieme più avanti il mio spirito romantico ha vinto.

Ringrazio di cuore:

Kimly: Wha! Non sai quanto le tue parole mi abbiano fatta felice! Spero continuerai a seguirmi! *_* Un bacione!

Katia37: Rììììììì! Io avevo detto che il capitolo di prima non era un granché, e tu l’hai notato! xD In ogni caso, questo dovrebbe piacerti almeno un po’! Grazie per la fiducia! ;) Un bacione!

Ostrogorsky: Oh, davvero, a me fanno sempre un sacco piacere le tue opinioni! Per gli aggiornamenti vedrò di migliorare, anche se sta volta sono in anticipo di ben un giorno! XD Grazie di cuore! Un bacione!

Gobra1095: Mia, conto in un tuo sostegno anche per la prossima raccolta, eh! Qui mi sei di grande aiuto morale! *_* Grazie di cuore! Un bacione!

Queen_of_sharingan_91: Sai, quando ho letto il tuo commento sono scoppiata a ridere! Ancora non mi capacito del perché abbia messo verde MAGENTA. Sul serio, è una tonalità di rosso che mi piace anche un sacco! ò_ò Grazie di cuore, Lù! Un bacione!

Hermy101: Tanto di cappello a te, l’unica a cui Harper stia simpatico – oltre alla sottoscritta! xD Ti ringrazio tantissimo per i complimenti! *_* Un bacione!

Terrastoria: Amore, i tuoi complimenti sono sempre musica per le mie orecchie! <3 Io aspetto un’altra opera di maestria da parte tua, in ogni caso, e magari un bel messaggino! Ti voglio bene assai!

Penny Black: Non ti preoccupare per Harper, come vedi tra di loro non c’è nulla! Anche perché se proprio avessi dovuto far fidanzare Astoria ci sono solo due personaggi che avrei scelto, ma non dico nulla altrimenti rischio il linciaggio! Grazie di cuore! *_* Un bacione!

Confettina: Giù! *_* come vedi qui ci sono tutte le risposte ai tuoi innumerevoli dubbi amletici. Spero che la parte fuori dal Castello abbia soddisfatto le tue esigenze DracoRia, perché le ho scritte proprio pensandoti! XD Già immagino il tuo volto diventare blu per la mancanza del respiro! Grazie di cuore! Un bacione!

 

Ringrazio anche chi legge, chi aggiunge silenzioso la fic tra seguite/preferiti (*_____*) e chi getta solamente un’occhiata.

Manca poco alla fine. Sono agitata! *_*

Cà.

 

Oh, dimenticavo. Harper l’ho chiamato Jim da qualche parte credo, mi sono confusa con l’altra FanFic! XD

 

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Capitolo 21
*** 21. Non tutto va come previsto ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

21. Non tutto va come previsto

Non betato, non riletto, scritto in un momento di insanità mentale e voglia di lemon. Soprattutto sul finale, vi avverto.

Astoria sollevò il capo, fronteggiando con sguardo decisamente altezzoso il viso imbruttito dalla permanenza ad Azkaban di Alecto Carrow.

Le rughe, notò con particolare divertimento la ragazza, erano più marcate del solito e le narici dilatate sembrava dovessero espirare fumo da un momento all’altro.

Chiunque in quell’aula tratteneva il respiro; chi per le risate, rischiando di diventare di un vivace color rosso porpora, chi per la sfacciataggine che Astoria aveva utilizzato solamente pochi attimi prima, il sorriso beffardo e di superiorità che caratterizzava la famiglia Greengrass e, ovviamente, ogni singola Serpe.

Tracey, al suo fianco, aveva camuffato la sua risatina singhiozzante in un pessimo colpo di tosse, guadagnandosi una gomitata ammonitrice dalla biondina.

«Provi a ripetere ciò che ha detto, Greengrass» Astoria strizzò il naso in una brutta smorfia, cercando di celare per quanto le fosse possibile il disgusto per l’odore nauseante dell’alito di Alecto: un mix tra cipolle, burro e pomodoro; davvero per nulla di classe, pensò roteando gli occhi lei.

«Ho detto» iniziò con tono stanco, di chi quelle cose le aveva ormai pronunciate milioni di volte «ho detto che lei, signorina Carrow, dovrebbe essere dal suo signore e non qui, a farci annusare il suo odore nauseabondo senza sapere nemmeno di cosa tratti in realtà la materia, ecco»

Dietro di lei, Reed Harper scoppiò a ridere sguaiatamente, battendo il pugno sul tavolo e facendo sobbalzare così la ragazza riccioluta seduta al suo fianco.

Tracey, dal canto suo, ignorò gli ammonimenti di Astoria per imitare il compagno di casa, seguita a ruota da tutti gli altri.

Alecto boccheggiò in modo quasi infantile e patetico, mentre il nervosismo prendeva possesso del suo corpo.

La mano tremò impercettibilmente quando sollevò la bacchetta, puntandola dritta tra gli occhi di Astoria.

Quest’ultima sollevò un sopracciglio scettica, estraendo con estrema lentezza la propria.

Udì chiaramente il frusciare delle vesti, e capì che anche Harper e Tracey si erano uniti a lei.

«Vuole per caso uccidere uno studente, Alecto?» domandò con un tono ricco di ribrezzo, mentre i suoi occhi verdi squadravano con aperto sarcasmo i compagni di classe.

Piton non era certo il più grande preside del mondo, ma non aveva mai permesso che uno studente venisse punito con maniere così dure – almeno, non i Serpeverde.

«Se schianterà me» continuò quella imperterrita, leccandosi il labbra con evidente eccitazione causata dal momento «verrà schiantata a sua volta. Lo sa questo, vero?»

Alecto Carrow cacciò un ringhio basso, tanto che avrebbe tranquillamente potuto venir scambiata per Fenrir Greyback.

Premeva dalla voglia di far fuori quella ragazzina di una bellezza fasulla, con i suoi boccoloni biondi e la bocca troppo larga.

Astoria Greengrass si era beccata numerose punizione, finendo spesso in gruppo con quell’idiota di Neville Paciock. Era una traditrice del suo sangue, che sapeva troppe cose e piaceva a troppe persone.

Quella bisbetica ragazzina era stata frustata da Gazza solamente una settimana prima e già sembrava che la corda le mancasse. La voglia di ucciderla, in quel momento, le pompava il sangue nelle vene, mentre il cuore batteva troppo velocemente per potersi tranquillizzare.

«Sai dov’è la stanza della punizione, Greengrass. Vacci, e portati dietro questi idioti» con un cenno del capo indicò Reed e Tracey, che sollevarono il capo con la stessa altezzosità della bionda capogruppo.

Astoria sorrise con divertimento estremo, mentre i suoi occhi calavano sul calendario alle spalle di Alecto Carrow.

Marzo. Mancavano pochi mesi alla fine della scuola e di Harry Potter nessuna traccia, oltre quel semi rapimento a Natale.

Aveva la certezza che fosse vivo e che, ovviamente, sarebbe arrivato. Avrebbe salvato ognuno di loro come sempre, ne era certa.

«Harry Potter vincerà di nuovo, volevo che lo sapesse»

Tra le urla, gli insulti e gli sputi di Alecto addosso al suo corpo, ai suoi vestiti ed i suoi amici, Astoria lasciò la classe, il solito passo da ballerina e l’aria di superiorità che mai l’abbandonava.

 

Uscì dalla cella delle punizioni un’ora più tardi. La carne della schiena le bruciava tanto da farle lacrimare gli occhi, mentre vistoso graffi attiravano l’attenzione degli studenti più piccoli.

Alcuni di loro ebbero addirittura l’ardore di ridacchiare, riconoscendola come una Serpeverde.

«Sparite, se non volete essere cruciati bambocci» Aveva accolto con un sospiro di sollievo le mani fredde di Draco a sfiorarle la schiena, un toccasana per quelle ferite ancora sanguinanti.

Lasciò che il ragazzo la trascinasse dietro una colonna dell’ingresso, chiudendo gli occhi e rispondendo al bacio impacciato e casto del giovane rampollo.

«Ti sei cacciata ancora nei guai» non era una domanda, solamente un muto rimprovero che la fece sorridere di cuore.

Sentì il petto riscaldarsi mentre Draco la stringeva a sé, stando ben attento a non urtare le ferite fresche.

«Non ho resistito, ho avuto un buon maestro» ridacchiò della sua stessa battuta, mentre l’altro alzava gli occhi al cielo scocciato. Da qualche tempo Astoria era diventata la Regina del sarcasmo sottile e perfido, proprio quello che utilizzava lui stesso due anni prima.

Nessuno avrebbe mai potuto dire che dietro quel viso di porcellana e la bocca rossa a forma di bocciolo si sarebbe potuta nascondere la più velenosa delle Serpi.

«A volte sono ancora scioccato da questo tuo cambiamento»

Astoria gli morse il labbro con giocosità, mentre lui le sollevava la gonna a scacchi e le accarezzava la coscia nuda.

Non aveva mai portato i collant, quell’anno, troppo bisognosa del contatto nudo tra le loro pelli.

Ogni volta erano sospiri e gemiti repressi, un piacere che quasi la stordiva come se fosse una droga.

Beh, Draco era una droga. La più potente e pericolosa di tutte, a voler ben dire.

«Ti piaccio in ogni caso» sospirò contro il suo collo, facendolo rabbrividire.

I momenti che passava con lei, che fossero litigate, sesso o semplici scambi di pensieri, avevano sempre il potere di estraniarlo dal mondo intero.

Si sentiva un pappamolla, ormai, ma Astoria riusciva sempre a non fare pesare questo suo nuovo aspetto.

«Harry Potter arriverà, Draco, e allora potremo avere tutto ciò che ci meritiamo» lo allontanò con uno strattone deciso, sistemandosi con meticolosità la cravatta verde e argento.

Gli occhi verdi assottigliati andarono oltre il cielo al di là della finestra e con un sorriso malandrino, le sembrò di vedere un drago volare libero lassù, lontano da ogni inibizione e violenza.

Era solo un’illusione, si convinse lasciando che Draco le baciasse il lobo dell’orecchia, ma decisamente piacevole.

«Slavato da San Potter?» chiese il biondo con la sua voce strascicata, seguendo il profilo della giovane tra le sue braccia.

Questa ridacchiò ancora, uscendo dal loro nascondiglio.

«Meglio lui che Weasley, giusto?»

 

N/a:

Sono assolutamente di fretta. Vi dirò solo che i capitoli non sono più venticinque ma ventitré, perché ho esaurito l’ispirazione – come avrete visto, credo.

Mi concentrerò per entrambi i prossimi capitoli sulla battaglia di Hogwarts e, purtroppo, devo dire che non so quando li posterò.

Cercherò di fare il prima possibile, in ogni caso. ;)

Ringrazio di cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, sperando di non ricevere troppi pomodori per quest’ultimo.

Cà.

 

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Capitolo 22
*** 22. Fine...e inizio. ***


Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

Ovvero la sola ed unica Regina delle Serpi.

 

22. Fine...e inizio

 

Astoria sbatté gli occhi verdi un paio di volte di fronte al caos che regnava nella Sala Grande.

Ovunque vi erano insegnanti particolarmente esagitati, studentesse in lacrime e ragazzi grossi e robusti pallidi come cenci.

Aveva riconosciuto qualche Auror sul fondo della Sala e, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley erano seduti come se nulla fosse successo al tavolo dei Grifoni.

Sentiva il cuore batterle forte in petto e non era perché Draco, sotto il tavolo, le stringeva la mano, no. Era perché qualcosa era successo...e stava per accadere.

Qualcosa di terribile, che tutti si aspettavano. La fine...o l’inizio.

La professoressa McGranitt dominava la Sala Grande, mai stata così cupa nonostante le numerose giornate di pioggia che contraddistinguevano il clima della Gran Bretagna.

Stava al centro del tavolo degli insegnanti, nel punto esatto in cui durante l’anno avrebbe sempre dovuto troneggiare: in piedi di fronte alla sedia del preside.

Molti studenti avevano bisbigliato su quel fatto, domandandosi che fine avesse fatto Piton.

Draco aveva scrollato le spalle quando Astoria gli aveva porto curiosa quella domanda, borbottando qualcosa che suonava come «traditore». Non ci aveva dato molto peso, visto che l’insegnante di Trasfigurazione aveva iniziato a spiegare i modi in cui sarebbe dovuta avvenire l’evacuazione del castello.

Fu in quel momento, mentre la McGranitt dava ordini a destra e a manca, che qualcuno propose di rimanere nel castello.

Astoria vide un lampo di stupore passare gli occhi della donna, stupore che non ci mise poco a divenire ammirazione.

«Se siete maggiorenni potrete restare»

La giovane Greengrass si morse le labbra, intercettando oltre il tavolo gli occhi spaventati di Tracey.

Probabilmente stavano pensando la medesima cosa: restare e rischiare, andarsene e sentirsi delle codarde a vita?

Troppe volte i Serpeverde avevano preso delle decisioni sbagliate; decisioni che più volte avevano condotto la gente ad etichettarli come codardi, egoisti, malvagi.

Chiuse gli occhi e ricordò sua madre; sua madre che sempre l’aveva avvertita di mandare avanti gli altri se possibile e squagliarsela quando le cose si mettevano ad andare male.

Poi pensò a Daphne, che in quel momento stava sicuramente piangendo sulla spalla di Blaise. Blaise che amava ancora e con cui avrebbe tanto voluto scappare via, senza più far ritorno in quella vita dove troppe cose le erano mancate.

Lei stessa desiderava andarsene più di quanto fosse lecito, ma una parte del suo cuore no. Quella parte che era seduta al suo fianco, tesa me una corda di violino e tremante come una foglia, noncurante degli sguardi dei compagni su di sé.

Aprì gli occhi Astoria, e seppe quello che doveva fare.

«Rimarrò con te» sussurrò piano al suo orecchio, facendo spalancare gli occhi grigi che più amava al mondo.

Draco la osservò come se non l’avesse mai vista veramente. Scrutò con circospezione quel viso bello seppur teso dall’evidente paura, accarezzandone poi la pelle liscia che più volte si era trovato ad assaporare.

La baciò le labbra con leggerezza, mentre Tracey cercava di alleggerire il momento con un improvviso (e fasullo) svenimento.

«Grazie» le disse semplicemente, appoggiando la fronte su quella della propria ragazza.

Se fosse uscito indenne da quella guerra avrebbe mandato a quel paese ogni cosa e l’avrebbe sposata. Non subito, forse, perché nessuno aveva dimenticato che lui era uno stupido, fallito Mangiamorte.

Mentre Astoria pensava a come distogliere la sua attenzione dai vari insegnanti per rimanere al Castello, una voce acuta e troppo forte le perforò i timpani. E le viscere.

Molti studenti urlarono in prede al panico, mentre la McGranitt crollava sulla sedia dietro di sé.

La bionda Serpeverde sollevò lo sguardo verde su Harry Potter, bloccato al suo posto tra Hermione e Neville Paciock.

«Consegnatemi Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati»

Il silenzio calò sulla Sala, tombale.

Molte teste si voltarono verso il tavolo dei Grifoni, così come quelle di tutti i Serpeverde.

Astoria sapeva che quasi nessuno di loro la pensava esattamente come lei: tutti bramavano la propria salvezza più di quella del mondo magico, lo sapeva benissimo.

«Avete tempo fino a mezzanotte» disse la voce di Lord Voldemort, anticipando solamente di pochi secondi lo strillo acuto di Pansy Parkinson.

Astoria la trovò seduta a due posti da Daphne e Blaise, accanto a Gregory Goyle.

Era in piedi e più magra di quanto ricordasse, mentre sudava freddo e puntava un dito verso Harry – verso la salvezza.

«Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!» sputò quelle parole con tutta la rabbia che teneva in corpo, totalmente priva di ogni senno.

I suoi occhi scuri balenarono per un attimo su Draco e una lacrima scese solitaria lungo la guancia scarna.

Inutile dire, sospirò Astoria, che ciò che aveva detto non aveva avuto alcun potere su nessuno studente di Hogwarts.

A partire dai Grifondoro, tutti i tavoli si alzarono a fronteggiarla – Serpeverde esclusi – sfoderando le bacchette e quanti più improperi la McGranitt permise prima di invitare esultante l’intera tavolata delle Serpi ad andarsene.

«Ci separeremo da loro una volta fuori, Ria» le disse Draco all’orecchio, spingendola insistentemente verso l’uscita.

Astoria spalleggiò Tracey, andando a sbattere contro un Serpeverde del secondo anno nel tentativo di scorgere Harry Potter.

I loro occhi verdi – di tonalità così differenti – si incrociarono per un istante. Istante nel quale lei riuscì a trovare la forza di sorridere incoraggiante e lui di capire che sarebbe rimasta.

 

Una volta fuori, Astoria si staccò da Draco.

Lo guardò accigliata un secondo, prima di notare cosa stesse veramente osservando.

«Le nostre strade si divideranno temporaneamente, Malfoy» disse in una pessima imitazione del ragazzo stessa, riuscendo però perfettamente nel disegnare sul proprio viso il classico ghigno sarcastico che lo contraddistingueva.

Lui ridacchiò per un secondo, prima di baciarla.

«Fai attenzione, Greengrass»

«Qui sono io quella responsabile, quindi sei tu che devi stare attento e non farmi rimanere single – di nuovo»

La guardò negli occhi per un’altra manciata di secondi, prima di correre dietro alle figure grasse di Tiger e Goyle.

Sapeva che si sarebbe cacciato nei guai ancor prima di lasciargli la mano: ne era attratto come gli orsi dal miele.

«Mi sono quasi commossa ad osservarvi, sai?» chiosò con velato sarcasmo Tracey alle sue spalle, mentre Reed al suo fianco sorrideva malignamente.

«Già, siete per caso di...Tassorosso?» rincarò la dose di insulti impliciti il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.

Anche se la situazione era degenerata altamente, sia Astoria che Tracey non poterono non ammirare cotanta bellezza – e simpatia, ad essere del tutto sinceri.

La bionda si domandava ancora perché non avesse conosciuto prima e meglio quel baldo giovanotto che sembrava aver fatto perdere la testa alla sua migliore amica.

«Allora signore» Reed si tolse la cravatta verde e argento, legandosela teatralmente intorno alla fronte «Andiamo a spaccare il culo a quei fottuti Mangiamorte oppure stiamo qui a ciarlare di sesso e bambini ancora per molto?»

Astoria ghignò divertita, allentandosi il nodo della cravatta; Tracey, al suo fianco, tolse il golf nero e lo gettò da qualche parte dietro di sé.

«Anche se il sesso è molto più interessante, spaccare il culo a quelli potrebbe essere divertente. Senza contare che i miei vecchi creperebbero sul colpo e mi lascerebbero in eredità non sapete quanti Galeoni!» esclamò con divertimento sadico nel tono di voce, sfoderando la bacchetta in legno di castagno.

Astoria legò i capelli in una coda di cavallo disordinata, imitando poi la sua migliore amica.

«Buona fortuna»

 

 

A dire la verità, pensò la ragazza gettando di lato una carcassa di un...lupo mannaro, non credeva sarebbe stato così difficile.

Pochi studenti erano rimasti ad Hogwarts e anche se i Mangiamorte non erano di molti numeri più elevati capiva perfettamente che i buoni erano nettamente in minoranza.

Più volte aveva scavalcato corpi morti, il terrore di guardare il volto dei vari proprietari.

Si era sentita rabbrividire quando, un quarto d’ora prima, i suoi piedi avevano sbattuto contro il corpo esanime di Fred Weasley, riverso prono a terra ed il fantasma di una risata che gli incorniciava il viso.

Non aveva vomitato solamente perché dal nulla un’altra battaglia l’aveva colta di sorpresa, costringendola a riprendere la lotta.

Aveva combattuto al fianco di Luna Lovegood e Ginny Weasley, scarmigliate e pieni di lividi, ma ancora con una forza di volontà che le aveva fatto stringere i denti.

Sul momento Ginny aveva spalancato gli occhi nello scorgerla, sorpresa ed incerta sul suo ruolo in quella battaglia.

Astoria aveva roteato gli occhi, sollevando le braccia.

«Vengo in pace, se è questo che ti stai chiedendo. L’unico motivo che mi porterebbe a schiantarti sarebbero i tuoi capelli – disastrosi, se non l’avessi capito» aveva cercato di sembrare frivola e distaccata, ma il suo cuore era esploso quando Luna le porse la mano destra in segno di saluto.

«Anche i tuoi sono orrendi, Greengrass» ridacchiò Ginny, riprendendo poi controllo di se stessa.

Astoria capì che non doveva sapere ancora niente di suo fratello, perché il viso non era segnato dal pianto.

Oppure era semplicemente più forte di quanto in realtà non sembrasse.

Anche durante l’anno scolastico Ginny Weasley si era dimostrato un grattacapo per i nuovi insegnanti e più volte le era passata accanto nei corridoio piena di lividi e bruciature – non dovute alle creturine adorabili di Rubeus Hagrid.

«Quanti Mangiamorte hai fatto fuori?» domandò camminando in direzione della Sala Grande la rossa, mentre l’interpellata sbiancava nel leggere l’ora sull’orologio d’oro regalatole dai suoi due natali prima.

«Tre più un lupo mannaro. Dobbiamo sbrigarci, è quasi mezzanotte» sbottò prendendo a correre, seguita dagli scalpiccii delle due ragazze.

Irruppe nella Sala Grande con il cuore in gola, il petto che le si alzava ed abbassava ripetutamente.

I suoi occhi scrutarono ogni persona all’interno della Sala, alla ricerca di boccoli bruni, un sorriso smagliante ed un paio di occhi grigi che le facevano attorcigliare ogni qual volta le budella.

In quel momento, mentre scostava senza particolare attenzione due studenti di Corvonero malamente conciati, la voce acuta e fredda di Lord Voldemort irruppe di nuovo nella Sala.

«Avete combattuto valorosamente, Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio» disse con fare mellifluo, facendo salire il vomito in gola alla giovane Greengrass.

Affianco a sé, qualcuno non si trattenne come fece lei e non seppe se fu per disgusto o paura.

Luna Lovegood in un gesto di misericordia gli tenne il capo, per nulla toccata dalla situazione. In lei sembrava non esserci tempo per sentimenti quali il ribrezzo e terrore.

«Tutto bene?» la sentì chiedere, mentre il ragazzo annuiva non del tutto convinto. Era un Tassorosso del settimo anno e giocava a Quidditch, lo riconobbe Astoria.

«Avete un’ora. Disponete dei vostri morti con dignità. Curate i vostri feriti» un pianto osceno squarciò il silenzio della Sala e tutti rabbrividirono. Qualcuno doveva aver riconosciuto uno dei cadaveri, non poco lontano da lì.

Lord Voldemort non udì quello strazio e continuò il suo appello direttamente verso Harry Potter. Astoria era sicura che il ragazzo si trovasse da qualche parte nel Castello e pregò con tutta se stessa che avesse un piano per tirarli fuori dai guai – come sempre.

Sperò che nulla l’avrebbe indotto a consegnarsi nella mani di Lord Voldemort, condannandoli per l’eternità.

Sapeva che troppo gravava sulle spalle di Harry, ma era sicura anche che lui ce l’avrebbe fatta. Come sempre.

Riponeva più fiducia in lui che in se stessa.

«Astoria!» riconobbe la voce di Reed alla sue spalle e per poco non scoppiò a piangere quando lui l’abbracciò.

Aveva superato da tempo la fase “Non mi toccare, non mi guardare, tu fai schifo, io no”.

«Per fortuna stai bene» urlò il ragazzo, scostandola da sé per osservare con preoccupazione i segni evidenti della lotta sul corpo della bionda.

Astoria si aggrappò alle sue spalle, chiedendosi subito perché Tracey non fosse con lui.

«Tracey è a farsi curare il braccio rotto da Madama Chips. Quel bastardo di Yaxley ci ha colti di sorpresa, mentre venivamo qui» le spiegò rispondendo ad una muta domanda letta negli occhi verdi della ragazza, strofinando poi le mani contro le sue braccia magre.

«E Draco? L’hai visto?!»

Le bastò poco per capire che Reed ne sapesse tanto quanto lei.

Lo abbandonò con scuse sincere, mettendosi poi a correre nella direzione opposta di chi veniva verso la Sala.

I suoi occhi cercarono il corpo di Draco in qualsiasi angolo del Castello e si rifiutò di gettare occhiate anche a terra, magari inceppando in altri corpi.

Dopo una decina di minuti di estenuante ricerca, si lasciò cadere su un gradino ormai quasi completamente distrutto, una voglia incalcolabile di scoppiare a piangere.

«Maledizione» sussurrò tra i denti, dando un pugno al marmo duro del corrimano alla sua destra.

Gli aveva detto di non cacciarsi nei guai e lui cosa faceva?, la mandava in panico.

Si sentì una sciocca mentre raccoglieva l’ultimo barlume di forza nelle sue gambe e afferrava la bacchetta.

«Wingardium Leviosa» bisbigliò in direzione di un corpo spezzato di fronte a lei, facendolo galleggiare.

Niente, ormai, dopo l’orrore di pochi attimi prima la colpiva più. Sembrava maturata ancora nel corso di una sola notte e questo non le piaceva.

Aveva visto la morte e l’aveva affrontata.

Aveva dovuto combattere e uccidere, forse.

Aveva sentito le gambe cederle sotto il peso di una colpa troppo grande per i suoi quindici anni.

Era stanca. Astoria ne aveva abbastanza di quella stupida guerra in cui i Mangiamorte l’avevano attaccata, insultata per il tradimento della loro (sua) Casa.

Aveva dimostrato che non tutti i Purosangue combattevano per la stessa cosa ma per altro: per amore, amicizia, rispetto e qualcosa di più del potere.

 

L’ora concessa da Lord Voldemort era ormai passata e di Draco nemmeno l’ombra.

Preoccupazione ed ansia l’avevano lacerata, mentre la curiosità di scoprire cosa sarebbe accaduto – Harry non andare! – le faceva sanguinare il cuore.

Erano ormai dieci minuti che il silenzio era calato su Hogwarts. Solo sospiri di stanchezza, piccoli singhiozzi di madri che avevano perso figli, amici che avevano perso i compagni di sempre e di molti altri rompevano quell’inusuale tranquillità.

Astoria l’avrebbe definita la calma prima (o dopo?) della tempesta, se ne avesse avuto il coraggio e la forza, tuttavia si limitò a rimanere silenziosa sulla soglia dei portoni di Hogwarts, affiancata da Tracey e Luna Lovegood.

Pochi attimi dopo, durante i quali aveva torturato la sua gonna di stoffa pregiatissima, all’orizzonte i nemici apparvero come un corteo di una festa.

Riconobbe con facilità la stazza di Hagrid il semi gigante, ma dovette assottigliare lo sguardo per capire cosa tenesse fra le braccia.

Mentre il cuore perdeva uno, due, mille battiti, la McGranitt lanciò un urlo di dolore che nessuno si sarebbe mai immaginato di udire.

Un urlo che avrebbe svegliato persino i morti.

Tutti. Tranne colui che giaceva inerme tra le braccia di quello che era stato un amico e un professore.

«Harry Potter è morto. È stato ucciso mentre cercava di scappare di nascosto dal parco del Castello, ucciso mentre cercava di mettersi in salvo...»

Voldemort fu costretto ad interrompere quella bugia – perché lo era, ed Astoria ne era sicura – perché Neville Paciock sbucò dal nulla e li fronteggiò tutti, con quel coraggio che per anni aveva tenuto nascosto dentro.

Si sentì rinvigorita mentre i Mangiamorte lo schernivano e la gente rimaneva in silenzio ad osservare.

«Ti ha sconfitto!» strillò Ronald Weasley d’un tratto, rompendo l’incantesimo che Lord Voldemort aveva creato.

Poi le urla degli amici, dei compagni di scuola e Voldemort non riuscì più a mantenere il controllo.

Neville combatteva contro una Bellatrix che rideva sguaiatamente, mentre improperi e disprezzi volavano verso di lei.

Astoria si unì a quelle urla, le lacrime per un amico più che un nemico come da copione avrebbe dovuto essere a rigarle le guance.

Fu in quell’istante che una mano strinse la sua e l’attirò a sé, mischiando le proprie lacrime con quelle di lei.

«è la fine?» domandò contro il collo di Draco, udendo un rantolo basso provenire dalla sua gola.

Non le rispose, rimase in silenzio ad osservare il caos che li circondava.

Se fosse stato un vero principe delle Serpi l’avrebbe presa per mano e sarebbero fuggiti insieme, lontani dalla loro morte.

Ma fu proprio per quello che rimase lì, bloccato, ad un passo da tutta la gente che aveva disprezzato e viceversa.

Lì, al fianco di colei che lo stringeva con forza nonostante ciò che aveva provato quella sera – lontana da lui.

Mentre si chinava per rubarle quello che probabilmente sarebbe stato un ultimo bacio, un boato esplose.

Fu costretto a trascinarla via dalla folla che correva all’impazzata all’interno del Castello, mentre qualcuno di Invisibile lo urtava e lo scostava malamente di lato.

E comprese ciò che stava accadendo, mentre abbassava Astoria per evitare un anatema che uccide e correre a sua volta.

Forse quella non sarebbe stata la fine.

«Combattiamo insieme, ora» gli disse la ragazza senza comprendere bene le proprie parole, ma schiantando con un gesto secco della bacchetta un Mangiamorte robusto ed incappucciato che aveva cercato di colpire Padma Patil.

Draco le sorrise, mentre l’ultima battaglia aveva inizio.

 

 

Astoria si domandò che cosa sarebbe successo, ora.

Al suo fianco Draco ancora la stringeva a sé, dopo che Harry Potter – comparso da nulla – aveva lanciato il suo ultimo incantesimo.

Avrebbe tanto voluto gettarsi a terra e piangere, ma le forti braccia di Narcissa Malfoy strinsero a sé il corpo magro e allampanato del figliol prodigo, piangendo rumorosamente e come una bambina.

Dietro di lei Lucius Malfoy sorrideva, nonostante un’evidente condanna incombeva sulla sua testa.

Sorrise a sua volta Astoria, capendo che l’amore che entrambi i genitori provavano per Draco fosse quanto c’era di più grande al mondo.

«Madre, ti prego...mi metti in imbarazzo» sbottò Draco con le guance vagamente colorate, mentre la bionda che ancora stringeva in modo piuttosto ridicolo scoppiava a ridere.

Il sollievo l’aveva colta inaspettata e si accasciò a terra, trascinando con sé il proprio ragazzo.

«Abbiamo vinto?» domandò guardando gli occhi grigi del ragazzo, mentre Narcissa Malfoy andava a baciare il marito, incurante degli Auror che passavano loro affianco.

In qualche modo, pensò la donna osservando il figlio e Astoria di sottecchi, se la sarebbero cavata. Ancora.

«Sì»

Draco la baciò, mentre Astoria scoppiava ancora a ridere e gli circondava il collo con le braccia.

Gli sussurrò ti amo almeno un centinaio di volte, prima che i genitori del giovane li richiamassero all’ordine con un certo divertimento nella voce.

«Madre, ti ricordi di Astoria, vero?» chiese in quel momento Draco, avvicinandosi alla donna.

La secondogenita della famiglia Greengrass si sentì arrossire, mentre Narcissa la scrutava con interesse.

«Certo» proclamò infine, sciogliendosi in un sorriso caloroso che raggiunse anche gli occhi «Vedo che sei sbocciata splendidamente, cara» aggiunse infine, schiacciando l’occhiolino al figlio.

The end.

Per noi, non per loro. <3

 

Note di fine capitolo:

Questo capitolo è stato un parto lungo e doloroso. E so che ce dovrebbe essere un altro, ma in realtà non me la sono sentita di prolungare ancora.

So che avrei potuto dividerlo a metà, ma nove pagine non sono poi molte in fin dei conti, no?

Il capitolo riprende la battaglia finale di Hogwarts da un punto di vista nuovo ed alcun battute sono ripresa dal libro stesso.

A me personalmente piace, seppure non sia un mostro di bellezza.

Oh, e il ragazzo a cui Luna (che ho inserito perché uno dei miei personaggi preferiti) tiene la testa è Rolf. Non l’ho detto perché non serviva nel capitolo, ma qui sì.

La scena della battaglia è in assoluto la mia preferita in tutti e sette i libri. Mentre la leggevo piangevo come una disperata, sapete? XD

Poi...non ricordo più.

Beh, il finale così era d’obbligo: non sarà tutto rose e fiori per loro, già lo sappiamo. Ma questa è un’altra storia.

 

Note della raccolta finali:

Questa Fic è durata tantissimo. Sarebbe dovuta essere lunga solo una decina di capitoli, ma come al solito non so regolarmi.

È stata la mia prima fic su Harry Potter e ai tempi non sapevo ancora se a qualcuno sarebbe potuta interessare.

Astoria è stata una mia creatura, nome e cognome a parte. Non si sapeva nulla di lei ed ora ha le sue peculiarità. Mi piace come è uscito, alla fine, questo personaggio.

Così come sono (abbastanza, ma non troppo) soddisfatta del suo rapporto con Draco, cresciuto capitolo dopo capitolo.

Inoltre mi è piaciuta molta anche Tracey, altro personaggio su cui non si sa nulla.

 

Note finali (generiche):

Io ringrazio tutti voi, che avete seguito questa Fic fin dall’inizio, con i suoi alti e bassi, con i miei blocchi, le mie crisi, i miei scleri e le mie idee.

L’ammontare dei preferiti è tutt’ora 68 e quello delle seguite 67. Mi piacerebbe sapere qualcosa da ognuno di loro, ma è impossibile: non l’avete fatto fin’ora, mai lo farete.

Ringrazio inoltre le persone che mi sono state vicinissime con i loro commenti fin dall’inizio. Senza di voi non sarei arrivata qui, davvero.

 

Annunci:

Il primo dicembre inizierà la pubblicazione di Pureblood, altra fic che vedrà protagonista Astoria. Non so se la seguirete, ma a me farebbe davvero taaaanto piacere! *_*

 

Un bacione grandissimo e a presto,

Cà.

 

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