fruitcake.

di Marti Lestrange
(/viewuser.php?uid=168998)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** blizzard ; ***
Capitolo 2: *** lullaby ; ***
Capitolo 3: *** stars ; ***
Capitolo 4: *** christmas tree ; ***
Capitolo 5: *** memory ; ***
Capitolo 6: *** snowballs ; ***
Capitolo 7: *** “I’m late.” ; ***
Capitolo 8: *** keys ; ***
Capitolo 9: *** mistletoe ; ***



Capitolo 1
*** blizzard ; ***


“Storia partecipante al Calendario dell'avvento 2023 indetto da Sia e Cora sul forum Ferisce la penna.”

Per il regolamento della challenge, vi rimando al forum; quanto a questa raccolta, ho pensato di tornare ai miei Teddy e Vic dopo molto tempo; fruitcake sarà incentrata sul primo Natale della coppia nella loro casetta (per chiunque abbia letto “Death in the Night”, questi eventi si collocano prima di quelle vicende; per chi non l’ha letta, non vi preoccupate, non ci sono riferimenti incomprensibili, potete seguire tranquillamente questa raccolta senza aver letto la long). Non so quanto sarò costante, ma ci proverò. B lettura!
 

 

 

“Santa
Doesn't know you like I do
I've been there through the good and bad
Know how to make you laugh
Kiss all your tears away, babe
Oh, only I can do that”

 

fruitcake.

 

giorno 3, prompt a): Persona A e persona B rimangono incastrate in casa a causa di una bufera di neve


1. blizzard ;

[ colonna sonora:
santa doesn't know you like i do ]

 

 

 

“Quanto pensi che durerà?”

“Non lo so, il cielo è bianco.”

“Potrebbe facilmente durare per sempre?”

 

Victoire si gira verso Teddy. Se ne sta seduto per terra, il suo montone stretto addosso. La guarda da sotto le ciglia. 

 

“È una domanda o un’affermazione, la tua?” gli chiede dando le spalle alla finestra - e alla neve che ormai cade copiosa oltre i vetri. 

 

“Entrambe?” 

Victoire sorride. “Potrebbe durare per sempre così non dovremmo più lasciare questa casa o…?

“La prima.”

“Tu non vorresti più lasciare questa casa?”

 

Teddy scuote la testa. Sembra tornato bambino, quando sedeva per terra sul tappeto del salotto a casa di sua nonna, durante le vacanze di Natale, la sciarpa giallo-oro dei Tassorosso intorno al collo e i capelli color paglia, e studiavano insieme accanto al fuoco

“Vorrei stare qui, con te, per un tempo indefinito. Solo tu e io, come adesso. Nessuno a disturbare la nostra pace.”

 

Victoire lo raggiunge. Nella casa mancano ancora parecchi mobili, la stanno pian piano arredando. Oggi hanno sistemato la cucina, e in camera da letto c’è solo il materasso. 

“Potremmo stare qui,” propone lei scrollando le spalle. “Il cibo ce lo abbiamo. L’armadio in ingresso è pieno di coperte. Abbiamo dove dormire. Non ci manca niente.”

 

Una luce nuova brilla negli occhi di Teddy Lupin ora. “Lo faresti?”

“Ti ricordo che abbiamo passato delle vacanze estive più avventurose di questa situazione. Ti ricordi quella volta in Romania da zio Charlie?”

“Non penso che la dimenticherò mai, no.”

 

Ridono entrambi, e Victoire gli allunga una mano per aiutarlo a rialzarsi. Lentamente lo conduce in camera da letto, spoglia a parte il materasso appoggiato ad una parete. Si fermano ad osservare la stanza, alla neve che continua a cadere in fiocchi copiosi e spessi, imbiancando Little Venice e anticipando il Natale. 

 

“Nessuno ci cercherà per tutto il fine settimana,” sussurra Victoire cingendogli la vita e appoggiando la testa sulla sua spalla. Teddy profuma di buono. 

“E se ci cercheranno, noi non risponderemo, dico bene?”

Lei annuisce solo. Il silenzio è fitto intorno a loro, mitigato dalla bufera là fuori. È un bel silenzio, però. Si sentono solo i loro cuori.
 



Note: giusto per fare chiarezza, nel mio personale headcanon, Teddy è un Auror e Vic lavora al San Mungo, nel Reparto Incidenti da Manufatti, e insieme hanno affittato una casetta a Little Venice, Londra. Il titolo è preso dall'omonimo EP di Natale di Sabrina Carpenter e la citazione arriva da “santa doesn't know you like I do”, traccia contenuta proprio in fruitcake. Grazie per essere arrivati sin qui, a presto ♥️

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** lullaby ; ***


fruitcake.

 

giorno 4, prompt a): fantasma che compare solo a Natale + prompt b): ninna nanna


2. lullaby ;

[ colonna sonora:
my tears ricochet ]


 

Sono accoccolati a letto, e la neve caduta copiosa tutto il giorno si è ormai depositata sull’asfalto e si è sciolta nel canale, lasciando l’aria satura d’inverno e la notte limpida. È bello starsene sotto le coperte mentre fuori fa freddo. È una delle cose preferite di Victoire, lo è stata sin da quando era una bambina e a Villa Conchiglia infuriavano certe bufere che la facevano rabbrividire, l’oceano selvaggio e incontrollabile oltre i muri solidi di casa, il cielo che quasi crollava loro in testa, fulmini impazziti a squarciarne l’infinità. 

 

Teddy la tiene stretta, ora, i loro corpi stesi sul materasso e sotto un numero imprecisato di coperte in quel letto improvvisato preparato quella mattina. Sarà anche improvvisato, ma Victoire non vuole lasciarlo, non vuole alzarsi e abbandonarne il calore, e non vuole allontanarsi dal corpo solido e rassicurante di Teddy, che ora le accarezza i capelli, distratto. 

“A che pensi?” le chiede. 

 

“Penso a quanto sia bello stare qui con te,” risponde lei, incastrando il viso nell’incavo del collo di lui. Lo bacia teneramente. “E tu? Sembri pensieroso.” 

“Stavo pensando alla storia di fantasmi che mi raccontava sempre nonna Andromeda quand’ero piccolo…”

“Be’, che la tua famiglia fosse particolare già lo sapevo, ma che ad un bambino piccolo si raccontino storie di fantasmi…”

 

Teddy ridacchia. “Sì, effettivamente non è molto comune, ma era più una storia di famiglia che di fantasmi, e non ci ho mai creduto granché.”

“O ci credi o no, Teddy Lupin, non le faccio io le regole.”

“Hai ragione. Allora diciamo che non ci credo, contenta?”

“Neanche io, quindi puoi raccontarmela.”

“È piuttosto breve, in realtà.”

“Okay, non c’è problema.”

 

Victoire rimane in silenzio mentre lascia Teddy a raccogliere i suoi pensieri. 

“Secondo la nonna, e sinceramente non so dove l’abbia sentito, o se abbia mai visto questo fantomatico fantasma, lo spirito di Pollux Black, non chiedermi chi sia perché sinceramente l’albero genealogico della famiglia di mia nonna è un casino,” aggiunge quando Victoire allunga il viso per guardarlo, interrogativa. 

“Va bene, non te lo chiederò. Ma dovresti smetterla di dire che è la famiglia di tua nonna, è anche tua.”

 

“Non iniziamo questo discorso, per cortesia,” continua Teddy risoluto.

Victoire annuisce. “Va bene, continua. Il fantasma di Pollux Black, dicevi?”

“Esatto. Ma la cosa veramente strana è che si manifesta solo il giorno di Natale.”

“Il giorno di Natale?” Victoire aggrotta la fronte. “E come mai?”

“Si dà il caso che sia morto proprio il giorno di Natale. A Grimmauld Place.”

“Oh, per Godric,” commenta Victoire, rabbrividendo suo malgrado. 

“Già. Inquietante, eh?”

“Se solo ci credessimo, certo.”

“Certo.”

 

Rimangono in silenzio per un po’. Victoire tende le orecchie ad ascoltare i rumori della casa che, per quanto piccola, è vecchiotta, e ogni asse vibra seppur senza stimoli. Il vento entra dagli spifferi e soffia dal retro. Le scale che conducono alla piccola soffitta (che hanno intenzione di adibire a studio per entrambi) scricchiola sinistra.

“Il Natale non dovrebbe essere periodo di spettri. C’è già Halloween per questo,” commenta lei portandosi la coperta fin sotto il mento.

“Vuoi che ti canti una ninna nanna così prendi sonno? Ti vedo turbata, amore.”

Victoire gli pizzica il fianco e Teddy scoppia a ridere. 

 

“Ho un’idea: andiamo a Grimmauld Place, il giorno di Natale. Sono curiosa di vedere questo famigerato Pollux o come diavolo si chiama.”

“Ci sto,” risponde Teddy. “Sarà avventuroso. Devo chiedere le chiavi a zio Harry.”

“Sono sicura che non opporrà resistenza. Odia quella vecchia casa.”

“Come dargli torto.”

 

Un altro silenzio scende tra loro, e Victoire è veloce a colmarlo.

“Teddy?”

“Sì, amore?”

“Dicevi sul serio?”

“Riguardo a cosa?”

“A quella ninna nanna.” 

 



Edit: mia sorella mi ha fatto giustamente notare una svista contenuta nel capitolo precedente: il mio Teddy era in Tassorosso, non in Grifondoro, ho provveduto a correggere. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** stars ; ***


fruitcake.

 

giorno 6, prompt b): stelle


3. stars ;

[ colonna sonora:
A Sky Full of Stars ]



 

Teddy l’aiuta a percorrere il corridoio, le sue mani sugli occhi a coprirle la visuale. 

“Sicura che non vedi niente?”

“Sicura, Teddy. Sicuro che tu non voglia dirmi cos’hai in mente, invece?”

“Presto lo scoprirai.” 

 

Victoire mette le sue mani sulle sue. Sono fredde, è appena rientrata dal San Mungo dopo un turno particolarmente lungo. Teddy è tornato a casa dal Ministero un po’ prima proprio per organizzarle quella piccola sorpresa. 

 

Il corridoio è breve e raggiungono quasi subito le scale. Non è facile salire in soffitta, pur continuando a tenere gli occhi di Vic coperti, ma in qualche modo, incespicando e ridendo, arrivano alla loro meta. 

 

“Ricorda che posso farla tornare com’era, basta che tu me lo dica. Non devi dirmi che ti piace per forza, d’accordo?”

Victoire ridacchia. “Insomma, Lupin, mi stai facendo morire di curiosità.”

“Prometti che sarai sincera.”

“Lo prometto.”

 

Teddy fa un sospiro e poi la lascia andare. Le si mette subito di fronte, vuole studiare la sua reazione. Victoire tiene gli occhi chiusi ancora qualche secondo, e poi li spalanca. Per un attimo rimane immobile, si guarda intorno, come cercando di capire cosa guardare, esattamente.

 

“Alza gli occhi,” sussurra Teddy per venirle incontro. 

Victoire fa come dice, e la sua bocca si spalanca in una O talmente carina che Teddy vorrebbe tanto baciarla. Si trattiene, ne studia l’espressione, gli occhi sbarrati e luccicanti, le mani che corrono alle labbra, un “oh” appena abbozzato. 

 

“Teddy…” comincia.

“Lo so, lo so. È… be’, è tanto. Ma ho pensato ti sarebbe piaciuto. Mi ricorda le notti passate sotto le stelle durante le nostre estati a Villa Conchiglia*. Te le ricordi?”

“Come potrei scordarle?” Victoire lo guarda negli occhi, ora. Teddy non riesce a leggere il suo viso. Non accade spesso, ma quando accade, Teddy si sorprende di quanto Victoire sia brava a celare i suoi sentimenti, nel bene e nel male. 

 

“Lo adoro.”

Teddy deglutisce. “Lo adori?”

Victoire gli cinge il collo con le braccia, e lui la stringe a sé. 

“Lo amo. Come amo te, Teddy Lupin.”

“Insomma, pensavo mi avresti ucciso per aver letteralmente trasformato il nostro soffitto in un cielo stellato,” ride lui per dissimulare il suo nervosismo. 

 

“È una delle sorprese più belle mai ricevute. Dico davvero.”

“Ne sei sicura? Ho pensato ti sarebbe piaciuto scrivere sotto questo cielo, ma davvero, lo posso far tornare come prima in un secondo.”

“Teddy,” comincia lei, allontanandosi per guardarlo bene in viso. Gli sta sorridendo ora. “Non voglio che tu lo faccia tornare come prima. È perfetto.”

 

Rimangono lì ancora un po’, sdraiati sul pavimento, a contare le stelle appese nel cielo sul soffitto, per mano. Brillano, tremolano, si muovono nel loro incessante moto. Ogni tanto, una stella cadente fende il blu intenso di quella coltre. Teddy si volta per guardare il profilo della donna che ama, e pensa che non esista altro luogo al mondo più bello di quello, che non esistano altre stelle, all’infuori di quelle.  

 


 

* riferimento a it's nice to have a friend 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** christmas tree ; ***


fruitcake.

 

giorno 8, prompt a): fare l'albero di Natale


4. christmas tree ;

[ colonna sonora:
christmas tree ]


 

“Per Tosca e tutti i fondatori.”

“Dài, Teddy.”

Dài, Teddy, un paio di Pluffe.”

“Teddy.”

“Vic?”

 

La scala trema pericolosamente sotto di lui mentre, letteralmente, si afferra all’albero per mantenere l’equilibrio.

 

“Teddy! L’albero!”

“Stavo cadendo, ma grazie, sto bene.”

“Quanto sei drammatico, mamma mia.”

“Adesso mi devi spiegare perché starei facendo il drammatico. Sono appeso a un dannato abete, ho aghi di pino fin dentro le mutande, e l’odore di resina mi sta facendo sballare, ma va tutto dannatamente bene. Amore.”

 

Sbuffa mentre appende l’ennesima decorazione. Perché ha acconsentito? Perché? Cosa gli è saltato in mente?

 

“Perché ho detto di sì?”

“Perché mi ami?”

 

Teddy abbassa lo sguardo. La testa bionda della sua fidanzata è davvero bella, da lassù, ma per Tosca quanto sa essere rompipalle quando si mette.

 

“Fare l’albero di Natale senza magia. Segnalo nella lista dei motivi per cui tu mi ami, Weasley.”

Victoire scoppia a ridere. “Oh, Lupin, poi dici che non sei drammatico.”

 

Teddy sospira. Conta fino a dieci. Sospira di nuovo. 

Okay, forse un pochino drammatico lo è. Leggermente? 

 

“Quante palle rimangono?”

Sente Victoire contare tra sè e sè. “Oh, be’, all’incirca cinquanta, direi.” 

 

Cinquanta?! Sei pazza. Mi verrà una paralisi qui sopra.”

“Ancora mi chiedo come tu abbia fatto a passare tutti i test in Accademia, giuro su Godric Grifondoro.”

“E anche con merito. Ho ricevuto tre stelle su tre*, cara la mia Guaritrice.”

“Oooooooh, sono davvero impressionata. Sbirro**.”

 

Teddy abbassa lo sguardo a incontrare gli occhi chiari di Victoire. Si fissano per alcuni istanti, per poi scoppiare a ridere, col risultato che Teddy rischia di cadere dalla scala - di nuovo. 

 

“Okay, andiamo avanti. Non vedo l’ora di scendere da qui così posso baciarti.”

“Be’, se vuoi possiamo fare una pausa.”

 


Note: non è davvero niente di che, ma mi sono divertita molto a scrivere questa piccola scenetta mezza comica tra loro. 

*  nel mio personale headcanon, le reclute Auror ricevono le stelle di merito al termine dell’addestramento, da una a tre, per chi si è particolarmente distinto nei test finali

** Sbirro è un omaggio a Ferao e al suo universo narrativo di Edax Rerum, lei e i suoi lettori capiranno perché. 

Grazie per aver letto, a presto ♡ 

ps ho aggiunto la colonna sonora all'inizio del capitolo, conto di metterla sempre, d'ora in poi, e andrò a modificare anche quelli precedenti, penso; mi sembra un'idea carina, fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** memory ; ***


fruitcake.

 

giorno 9, prompt b): ricordo


5. memory ;

[ colonna sonora: 
evermore ]



 

Lo trova nel piccolo salottino che affaccia sul canale. Le spalle larghe inquadrate nella luce bianca che entra dalla finestra e i capelli azzurri, e un maglione pesante regalo di nonna Molly per lo scorso Natale. 

 

Victoire lo abbraccia da dietro, preme la guancia contro la sua spalla sinistra. Sono quasi alti uguali. Si ricorda quando erano tornati a casa dopo quell’estate che avevano passato separati, quell’unica estate, a dire il vero, in cui Victoire, Dominique e Louis erano andati a Parigi dalle loro cugine francesi, Camille e Adèle*, e avevano girato la Francia sul Van azzurro di Camille, alla Babbana, mentre Teddy era rimasto in Inghilterra e aveva fatto campeggio con alcuni amici di Tassorosso, ecco, alla fine di quell’estate erano tornati e Victoire aveva quasi colmato la differenza d’altezza che la separava da Teddy e ormai non doveva più mettersi in punta di piedi per baciarlo. 

 

Sa cosa sta guardando, durante le festività natalizie lo fa più spesso che in altri momenti. 

“Lo so cosa stai per dire,” la anticipa Teddy. 

Victore annuisce. “Lo so che lo sai.”

"Ultimamente ho immaginato di vederli entrare da quella porta, sai? Il suono del campanello, e Tonks avrebbe sicuramente portato una bottiglia di Whisky Incendiario da bere tutti insieme dopo cena.” Non li chiama mai “mamma” e “papà”, ma sempre Tonks e Remus. 

 

“Avremmo riso come matti.”

“Vieni qui.”

Teddy la accoglie nel suo abbraccio e la stringe a sé. Ora anche Victoire può vedere la fotografia incorniciata che Teddy stringe tra le dita. Una delle poche fotografie dei genitori di Teddy, scattata durante la guerra. Teddy ce l’ha dai tempi di Hogwarts, e la porta sempre con sé quando dorme fuori casa, come un talismano. 

 

“A volte è come se non fossero mai morti,” sussurra lui, le labbra sui capelli di Victoire. “La nonna mi ha sempre parlato di loro in modo così vivido… È per questo che è così facile credere che possano suonare alla porta da un momento all’altro.”

“Avete sempre tenuto vivo il loro ricordo. Tu e Andromeda. E zio Harry. E tutti coloro che li hanno conosciuti più o meno bene, e persino chi non li ha mai conosciuti. Erano straordinari.”

“Lo dicono tutti. Ogni giorno cerco di renderli fieri di quello che faccio.”

 

“Lo sono, Teddy. Fieri di te. Ne sono sicura.”

“È quello che dice sempre la nonna. Siete così simili, voi due.”

“È un grande complimento, per me. Sarebbero stati fieri di te qualsiasi cosa avessi scelto di fare. Erano straordinari per un motivo, in fondo.”

Lo sente sorridere, ed è contenta di averlo fatto sorridere in un momento così malinconico. 

 

Tonks e Remus sorridono anche loro, nella fotografia. Tonks mette un braccio attorno alle spalle di Remus e lo tira sé e Remus fa finta di opporre resistenza, ma alla fine si scioglie e acconsente a Tonks di baciarlo sulla guancia. Non fanno altro che quello, tutto il tempo. Non faranno altro che quello, per sempre. 

 

Victoire sente formarsi il consueto nodo alla gola che la assale tutte le volte che pensa ai suoi genitori, a come sarebbe stato se li avesse persi senza nemmeno averli conosciuti. La bonarietà di suo padre, le sue barzellette sconce al tavolo della merenda di mezzanotte, i capelli lunghi sulle spalle tormento di nonna Molly, i suoi sorrisi dolci e i suoi consigli pratici e di cuore, e il modo in cui li ha sempre viziati, tutti e tre. La calma di sua madre quando succede qualcosa di difficile e la sua praticità nel risolvere qualsiasi tipo di problema, il suo profumo di buono prima di dormire e la sua voce che canticchia una ninna nanna in francese, il suo accento che si fa marcato quando si arrabbia, i croissants al burro appena sfornati per la colazione della domenica, le sue mani ruvide dopo aver lavorato il legno** nel capanno e le piccole statuette intagliate sparpagliate per Villa Conchiglia. 

 

Teddy poggia la cornice sul tavolino incastrato fra la finestra e l’albero di Natale. “Mangiamo qualcosa sotto il piumone? Ti va?”

Victoire annuisce. “Mi va sempre.”

 

Danno le spalle alla fotografia ed escono dal salottino. Tonks e Remus continuano a ridere insieme. 
 



Note: ooooook, viva l’allegria. È che questo prompt si prestava troppo a questo tipo di momento tra loro, non ho saputo resistere. 

* figlie di Gabrielle Delacour
** parte del mio headcanon 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** snowballs ; ***


fruitcake.

 

giorno 14, prompt a): palle di neve


6. snowballs ;

[ colonna sonora: Snow Flower 
]



 

“Sai a cosa mi fa sempre pensare la neve?” Le chiede Teddy. 

“A cosa?” Replica Victoire. Sono seduti sul divano nuovo arrivato quella mattina, sotto la coperta. Lo hanno messo provvisoriamente in mezzo alla stanza, da dove posso guardare la finestra di fronte a loro. Fuori continua a nevicare. Sembra che debba nevicare ancora per giorni, all’infinito, fino a che la neve non finirà per ricoprirli con la sua coltre bianca e ovattata e loro finiranno per viverci dentro, come gli eschimesi nei loro villaggi di ghiaccio. 

 

“Le battaglie a palle di neve alla Tana.”

Victoire sorride, non può farne a meno. “Oh, le nostre epiche battaglie! Quanto mi mancano quei tempi!”

“Anche a me! Mi manca quando eravamo bambini e passavamo le feste dai tuoi nonni.”

 

“Mangiavamo dieci volte al giorno e ci rotolavamo nella neve e nonna Molly ci urlava di non sudare altrimenti ci saremmo ammalati,” prosegue Victoire ridendo. 

Teddy le accarezza i capelli, un braccio a cingerle le spalle. “E non l’ascoltavamo mai.”

 

“Ti ricordi quell’anno in cui non siamo finiti nella stessa squadra? Ti sei offeso a morte.”

“Certo, sei sempre stata la più brava a quel gioco, ti volevo come compagna di squadra. Tu, James e Rox. I migliori a fabbricare palle di neve a doppia velocità.”

“E i migliori lanciatori della famiglia, aggiungerei.”

“Ovviamente, come dimenticarlo.”

 

Passa qualche minuto di silenzio, ma è bello. I silenzi con Teddy non sono mai pesanti o ingombranti. 

“Era tutto più facile, da bambini.”

Ora le dita di Teddy sono tra i suoi capelli. Il suo tocco la rassicura, e Victoire sente il sonno caderle addosso lento ma inevitabile. 

 

Teddy non risponde, lascia che il silenzio risponda per lui, lascia che il silenzio ricopra tutto — come la neve. Victoire permette al sonno di prenderla, permette al sonno di portarla via con sé. L’ultima cosa che sente prima di scivolare nei sogni sono le labbra di Teddy sulla fronte.

 



Note: non è davvero niente di speciale, ma era da qualche giorno che mancavo qui. A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** “I’m late.” ; ***


fruitcake.

 

giorno 19, prompt b): ritardo


7. “I’m late.” ;

[ colonna sonora: Sweet Nothing 
]



 

Un pensiero intrusivo non l’aveva fatta dormire. Qualcosa le frullava nella testa da quando era andata a letto la sera prima. L’aveva fatta girare e rigirare nel letto, in preda alla confusione. Teddy dormiva placidamente e non voleva disturbarlo o svegliarlo, così gli si era rannicchiata addosso per sentire il suo calore e il suo buon odore di sapone e quel sentore di buono della t-shirt che usava come pigiama, ma solo le sue braccia che la stringevano l’avevano (in parte) tranquillizzata. Teddy si era svegliato volentieri, l’aveva baciata e toccata, e poi avevano fatto l’amore con lentezza e Victoire aveva sentito tutta la stanchezza e l’inquietudine defluire via da lei a ondate, a ogni movimento dei loro corpi, a ogni spinta di Teddy dentro di lei, sempre più in profondità fino a toccarle l’anima. 

 

Ma ora, il mattino grigio di metà dicembre riporta a galla quel presentimento. Ecco cos’era: un presentimento. Come qualcosa che le aleggia sulla pelle, scostante e maleducato. Non le lascia tregua. E poi eccolo lì: il pensiero. Eccolo lì, il dubbio. 

 

Victoire si alza dal letto scostando le coperte e il freddo della stanza le provoca la pelle d’oca. Agguanta una felpa di Teddy e scivola fuori dalla stanza. La sera prima ha lasciato la borsa che usa per andare al lavoro sul divano. La apre e tira fuori la sua agenda. La sfoglia febbrilmente, rannicchiata sul divano, i piedi nudi sollevati per sfuggire al pavimento freddo. La sfoglia e la risfoglia, sempre più veloce, i movimenti sempre più disordinati. No. No, non può essere. 

 

Cazzo. 

Cazzo cazzo cazzo.

 

Victoire si passa una mano sul viso. 

Come ha fatto a non rendersene conto, per Godric? Teddy continua a dirglielo, che lavora troppo. 

Eppure…

 

Eppure sono sempre stati attenti, sono attenti. Victoire prende tutti i mesi la pozione contraccettiva, e ha sempre funzionato, non è mai successo nulla, nessuna sorpresa e nessun…

 

“Amore?”

 

Victoire chiude di scatto l’agenda e solleva lo sguardo su Teddy: lui la sta osservando dal vano della porta, gli occhi spalancati e i capelli arruffati. È senza maglietta, e Victoire si chiede, come tutte le volte da quando lo conosce, come faccia a non sentire freddo.

 

“Che succede? Non stai bene?”

Victoire abbassa lo sguardo sull’agenda chiusa e poi lo rialza su Teddy. 

“Non lo so.”

 

Teddy è subito da lei, le si siede accanto sul divano, le scruta il viso per capire se presenta segni di qualche malessere. 

“Cosa senti? Hai i brividi? È per quello che stanotte sembravi turbata? Oppure ho fatto qualcosa.”

Victoire scuote la testa con decisione, e Teddy si zittisce. Lascia l’agenda sul tavolino da caffè e gli prende le mani, giocherella con le sue dita.

 

“Amore, che c’è? Mi spaventi…” 

“Ho un ritardo.”

Lo butta fuori tutto d’un colpo, senza pensarci, altrimenti rischia di mettersi a urlare. E Teddy è già abbastanza preoccupato così.

Ora la guarda con gli occhi sbarrati, quasi come se non avesse ben capito, non fino in fondo. Victoire sposira. “Hai capito cos’ho appena detto? Ho un ritardo.”

 

“Sì,” risponde lui scuotendo la testa, per poi annuire come a volersi correggere. “Certo, ho capito. Come…”

“Il ciclo il mese scorso è saltato, ma non devo averci fatto caso, sai, tra il lavoro e il trasloco… Ho un ritardo di due mesi.”

“E non è… arrivato, quindi…”

“Ovviamente no. No.”

 

Cala il silenzio, che Teddy riempie con un sospiro. Poi il suo viso si apre in un sorriso. “Vic,” inizia. “Come ti senti a riguardo?”

“Come ti senti tu, a riguardo.”

Teddy aggrotta la fronte. “E che c’entro io? Io sto bene. Scombussolato, e paralizzato, ma bene. Voglio sapere come stai tu. Questa cosa ti turba, non è vero? Questa ipotesi, intendo.”

“Che tu e io… Che io possa…” Victoire non termina la frase, le parole le muoiono in gola. Fa un respiro profondo. “Insomma, non ci stavamo pensando. Non ne avevamo mai parlato tranne che nella teoria. Vogliamo le stesse cose, ma da qui a metterle in pratica… Da qui a che si concretizzino. Cioè. Cazzo. Che casino.”

 

Teddy le sorride, solleva le loro mani unite, le bacia le dita. “Andrà tutto bene. Hai capito? E Vic, qualsiasi cosa deciderai, io sarò con te.”

“Qualsiasi cosa…” Victoire non capisce.

“Sei nel pieno della tua carriera, al San Mungo. Una gravidanza vorrebbe dire fermarsi, un bambino porta inevitabilmente dei cambiamenti, e non voglio che tu debba rimpiangerlo, voglio che tu sia libera di scegliere.”

 

“E quello che vuoi tu? Non conta?”

“Conta e non conta. Non sarò io a portare avanti una gravidanza per nove mesi. Non sarò io a dover partorire. Non sarò io ad affrontare tutto ciò che una madre, e solo una madre, sa di dover affrontare. E solo perché siamo una coppia, e abbiamo una casa nostra, questo non vuol dire che c’è solo una scelta da fare, perché non è così. Qualsiasi cosa tu decida, hai il mio pieno e totale appoggio.”

 

Victoire gli butta le braccia al collo. Teddy le cinge la schiena, e il suo abbraccio è caldo, e sa di casa. 

“Scusa, lo sai che sono un po’ impacciato con i sentimenti.”

Lei scuote la testa. “Sei bravissimo, invece. Grazie.”

La cerca per guardarla in viso. “Vic, lo affronteremo insieme. Non devi decidere ora.”

“Farò un primo test. Ma solo con gli esami del sangue ne saremo certi.”

Teddy annuisce. “Lo so. Fa’ con calma. Prenditi il tempo che ti serve.”

Victoire sospira. “Stamattina come prima cosa compro un test rapido alla farmacia babbana in fondo alla strada e lo faccio al lavoro, mi darà un primo risultato col quale orientarmi. Poi chiedo a Susan di ostetricia di farmi un esame più accurato senza farmi aspettare, mi deve un favore.”

 

Teddy le lascia un bacio veloce e dolce sulle labbra. “Vuoi che ti accompagni al San Mungo?”

“Lascia stare, non voglio che la Chapman* ti strapazzi.” 

“Oh, be’, Hestia** garantirà per me. Garantisce sempre, per me.”

“Lo so.” Lei gli accarezza una guancia. “Rubacuori.” 

“Ah, con Hestia non funziona, e lo sai.” 

 

Victoire si rannicchia ancora un po’ nel suo abbraccio. Non sente niente, al momento. Nessuna strana sensazione, nessun presagio, non più. La mano corre inevitabilmente al suo addome e si chiede se davvero lì dentro ci sia qualcosa, qualcosa di talmente piccolo, per adesso, da non poterlo neanche immaginare. Rimangono lì ancora un po’, mentre il sole spunta tra la coltre grigia là fuori. 

 



Note: che ne dite? Victoire sarà incinta o no? Chi ha letto Death in the Night ovviamente sa già. Per gli altri, non vi preoccupate, la risposta arriverà entro la fine di questa raccolta ♡

* Eva Chapman: personaggio di mia invenzione; nel mio headcanon, è Capo Ufficio Auror

** Hestia Jones: nel mio headcanon è Direttrice del Dipartimento Investigativo - Ufficio Auror

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** keys ; ***


fruitcake.

 

giorno 21, prompt b): chiavi


8. keys ;

[ colonna sonora: hoax 
]



 

Teddy la vede apparire via camino nel piccolo salotto, il cappotto abbottonato mezzo storto e i capelli che sono un disastro. È rientrato a casa da poco, dopo aver passato il pomeriggio a compilare odiose scartoffie e a redigere rapporti insieme a Roger*. La mano gli fa male per il troppo scrivere. Stava per mettersi a preparare qualcosa per cena quando il consueto rumore del camino lo fa lasciare la cucina per raggiungere il salotto, ed eccola lì, Victoire, gli occhi rossi e gonfi e le labbra tremanti. 

 

È subito da lei, l’aiuta prendendole la borsa e facendola sedere sul divano. “Che è successo?” le chiede. “Vic, stai male?” È da quella mattina che è preoccupato per lei, da quando gli ha detto di avere un ritardo. È da quella mattina che non riesce a pensare ad altro, ed è per questo che ha chiesto ad Hestia di non mandarlo a fare ronde, ché non sarebbe stato abbastanza lucido, e Roger, in quanto suo partner, si è offerto di rimanere al Quartier Generale con lui. Teddy gli è estremamente grato per il supporto morale. 

 

Ora Victoire scuote la testa. “Sto bene. È solo che…” La voce le muore in gola.

Il cuore di Teddy gli batte disperato nel petto, quasi non riesce a respirare, ma non può perdere il controllo ora, deve essere forte e coraggioso anche per Vic. 

“È solo che…?” la incoraggia con un sorriso, sistemandole i capelli. 

 

“Ho perso le chiavi di casa.”

Teddy aggrotta la fronte. 

“Lo so che non ci servono, è stata un’idea stupida. Non ci servono, e tu me l'avevi detto, e io ho insistito, e ora le ho perse, e adesso ci toccherà cambiare la serratura, mi dispiace, Teddy, ho fatto un casino, sono un casino…”

Teddy la stringe a sé e sembra quasi una replica di quanto successo dodici ore prima. Anche se sembra una vita fa. 

 

“Non fa niente, amore, cambieremo serratura, chi se ne importa di una stupida serratura.” 

Non vuole chiedere perché non vuole metterle pressione, ma è da tutto il giorno che aspetta un suo gufo, qualsiasi segnale che gli dica com’è andato quel benedetto esame. Non vuole chiedere, ma sta morendo internamente, ogni minuto di più.

“Teddy…” comincia lei, e lui sa che non può essere così sconvolta solo per delle stupide chiavi. 

 

Deglutisce, annuisce, continua a guardarla. 

“Mi dispiace,” continua lei. Scuote la testa, la vede reprimere un singhiozzo. “Non sono incinta.”

Teddy si ritrova suo malgrado a sospirare, ed è sollievo quello che sente nel petto, e si sente meglio, e allo stesso tempo si sente una merda solo per il fatto di provarlo, quel sollievo. È una brutta persona per aver pensato “meglio così”? È davvero così pessimo? 

“Ti dispiace, amore?” le chiede, sorridendole. “E perché?”

 

“Perché pensavo ci saresti rimasto male, stamattina hai detto che la scelta sarebbe stata mia, e ho pensato tu non abbia voluto esporti per non mettermi indirettamente delle pressioni su una mia eventuale decisione nel caso l’esito fosse stato positivo, e lo so che non ha senso quello che sto dicendo ma per favore, dimmi che hai capito.”

Lui sorride ancora, scuote leggermente la testa. 

“Vic, ascolta: io sono felice se tu sei felice. Tu sei felice? Sei felice per te, voglio dire?”

 

Lei annuisce lentamente. 

“Ed è per questo che piangi?”

Annuisce di nuovo.

“Oh, Vic…”

“Mi sento una brutta persona solo per aver tirato un sospiro di sollievo,” ammette tormentandosi le mani in grembo. “Quando Susan mi ha detto che non ero incinta e che probabilmente il ritardo del ciclo era dovuto ad una situazione di stress o eccessiva stanchezza, mi sono messa a piangere. Susan pensava che fossi delusa, in realtà ero sollevata. Capisci? Sollevata. Quanto sono stronza?”

 

“Amore, non sei stronza. La tua reazione è stata umana e naturale. Semplicemente non era il momento per avere un bambino, e va bene che sia andata così, almeno non ti sei ritrovata davanti ad una scelta. E ora come ora, la nostra vita è troppo incasinata, e tu te n’eri resa conto, solo che sul momento non hai voluto affrontare l’eventualità, finché l’esito dell’esame non ti ha dato modo di sfogare la tensione, tutto qui. Va tutto bene, okay?”

“Non sei deluso perché segretamente non volevo un figlio?”

“Vic, ne abbiamo parlato. Siamo d’accordo nel volerne almeno uno, ma non ora. Dopo. E poi comunque non potresti mai deludermi, intesi?”

 

La tira a sé e rimangono seduti per un attimo sul divano, proprio dov’erano quella mattina, ma adesso Victoire indossa ancora il cappotto e Teddy un grembiule da cucina sopra i vestiti. Victoire sembra notarlo, perché lo afferra tra le dita, tirando leggermente la stoffa. 

“Stavi cucinando, per caso?” 

“Ah-ah.”

“Com’è andata al lavoro?”

“Ho compilato rapporti. Ne ho abbastanza per tutta la settimana.”

“Mi dispiace.”

“Nah. Va bene così. Perché tu adesso non ti spogli, ti fai un bel bagno caldo e intanto io preparo la cena? Che ne dici?”

“Mi spogli tu?”

 

Teddy scoppia a ridere. “Non so come finirebbe, in quel caso…”

“Hai per casi degli impegni, Teddy Lupin?”

“Oh, no, certo che no. Sono tutto tuo fino a domattina.”

“Ottimo. Perché fare l’amore con te aiuterebbe davvero tanto il mio umore, sai?”

“Sarei lietissimo di aiutare il tuo umore, amore.”

“Bene.”

 

Victoire si alza e gli tende una mano. Teddy l’afferra saldamente. 

 



Note: è andata così, non era il momento. Spero di riuscire ad aggiornare ancora con un capitolo prima della fine dell’avvento ♡

* Roger Davies: nel mio headcanon, è diventato un Auror, ed è partner di Teddy nella Squadra Investigativa 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** mistletoe ; ***


fruitcake.

 

giorno 23, prompt a): Vischio di Natale


9. mistletoe ;

[ colonna sonora: Christmas Tree Farm 
]



 

“Allora, ti piace come ho decorato il salotto?”

Lo osserva mentre si guarda intorno nella stanza, l’albero di Natale che hanno addobbato insieme, e tutte le aggiunte fatte da Victoire: le lucine intorno al caminetto, una piccola ghirlanda alla finestra, cuscini a tema natalizio sul divano e candele accese sul tavolino da caffè. 

 

“Mi piace molto,” commenta Teddy.

Sa bene quanto lei ami il Natale, sin da quando era una bambina e aiutava sua madre a decorare Villa Conchiglia e aspettava il ritorno di suo padre dal lavoro la sera del ventitré dicembre e allora sì che era davvero Natale.

 

Victoire allunga una mano e Teddy l’afferra con delicatezza, raggiungendola accanto al camino. 

“Grazie per essermi stato vicino in questi giorni,” inizia lei. “Le nostre vite sono caotiche e so bene quanto il Ministero sia incasinato sotto Natale e quanto sia difficile conciliare tutto…”

 

“Non dirlo neanche per scherzo,” risponde Teddy appuntandole un ciuffo di capelli biondi dietro l’orecchio. “Ti amo, farei qualsiasi cosa per vederti stare bene, e felice.”

Victoire gli sorride. “Ti amo anch’io. Tanto.”

“Allora non ringraziarmi più per queste cose, intesi?”

“Intesi.”

 

Teddy si guarda ancora intorno. “Questo salotto sa proprio di casa. Mi piace davvero tanto.” Il suo sguardo si posa in alto, al lampadario appeso al soffitto. Victoire lo vede aggrottare le sopracciglia. “È per caso…”

“Vischio,” conclude per lui Victoire. 

Teddy abbassa lo sguardo su di lei. 

 

“Sai cosa significa,” continua.

“Seriamente, amore? Ti serve una scusa banale come il vischio per baciarmi?”

“In realtà speravo che servisse a smuovere qualcosa tra Molly-di-Percy* e quel suo giornalista, com’è che si chiama? È francese…”

“Raphaël**. Banalissimo.”

 

Raphaël. È un bel nome, invece.”

“E cosa c'entrerebbero Molly e Raphaël-come-si-chiama col nostro salotto? E il nostro vischio? Tra parentesi, non si sopportano.”

“Perché li inviterò entrambi alla festa di Natale che organizzeremo la sera del ventidue. E non è vero che non si sopportano.”

“Quale festa di Natale?”

“L’ho appena deciso.”

 

Teddy scoppia a ridere, e le cinge la vita attirandola a sé.

“D’accordo. Che festa sia, allora.”

“Ottimo. Anche perché ho già sparso la voce, quindi.”

“Non l’avevi appena deciso?”

“Sì e no.”

Lui scuote la testa, ma sta ridendo. È ancora più bello quando ride. 

 

“Quindi, questo bacio sotto il vischio? Te lo devo proprio chiedere, Lupin?”

Teddy torna serio, la guarda intensamente, e poi si china verso di lei. Per un po’ non pensano a niente, non hanno bisogno di pensare a niente. Ci sono solo loro, sotto il vischio, nel loro salotto, in quella casa nuova che profuma di opportunità e futuro. Fuori comincia a ricadere la neve, ma loro non se ne accorgono. 

 
 

* Molly-di-Percy: si tratta di Molly Weasley II, figlia di Percy e Audrey. Il soprannome l’ho ideato io, è il modo in cui la chiamano in famiglia per distinguerla da nonna Molly. 

** Raphaël è un personaggio da me inventato che mi frulla nella testa da un po’, prima o poi scriverò qualcosa su Molly-di-Percy, quindi anche su Raphaël.

 

Note: eccomi qui, alla fine di questa piccola raccolta natalizia dedicata a Teddy e Victoire. Alla fine, devo dire che non mi dispiace. Sono riuscita a tornare al fluff dopo tanto angst, ma presto ritornerò dove mi sento a casa con la storia del Babbo Natale Segreto, di cui però per adesso non vi posso parlare, visto che è una sorpresa per chi la riceverà. Rimanete sintonizzatæ su questi schermi. Detto ciò, ringrazio tuttæ quellæ che mi hanno seguita sin qui e hanno seguito i miei Teddy e Vic. Voleste leggere ancora di loro, vi consiglio Death in the Night, ambientata successivamente a questa raccolta. 

Per chi vuole, sono anche su instagram e ao3.

Auguro a tuttæ voi un buonissimo Natale ♡

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4069930