Seduced by Sunlight

di Mistress Lay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Incontro ***
Capitolo 2: *** Differenza tra sogni ed ambizioni ***
Capitolo 3: *** Corda ***
Capitolo 4: *** Ingiustizia ***
Capitolo 5: *** Bambino-demone ***
Capitolo 6: *** Convenienza ***
Capitolo 7: *** Bagliore ***
Capitolo 8: *** Orizzonte ***
Capitolo 9: *** Per onorare il Clan ***
Capitolo 10: *** Dissonanza ***
Capitolo 11: *** Lieto fine ***
Capitolo 12: *** Eclissi ***
Capitolo 13: *** Alla deriva ***
Capitolo 14: *** Terra bruciata ***



Capitolo 1
*** Primo Incontro ***


Seduced by Sunlight

Seduced by Sunlight

By Mistress Lay

Sezione: Naruto

Sottosezione: Arancione, Slash

Disclaimer: nessuno dei personaggi mi appartiene, altrimenti fioccherebbero yaoi a destra e a manca… U.U

 

Notes: Un tempo indefinito fa avevo promesso una ItaNaru, ma tra una cosa e l’altra ho dovuto declinare il mio proposito… ora che sono psicologicamente dis-inspirata dalle mie fic su HP, mi dedico a qualcosa che al momento mi sta riempiendo le giornate, ovvero il mondo di Naruto, che ha provveduto a ri-contagiarmi! *.*

 

Tanto per cominciare, questa è una long-fic cui la coppia principale sarà la ItaNaru, ovviamente, vista la presenza costante di quell’idiota di Sasuke e la mia attitudine a combinare sadismi anche dove non ce ne sarebbe bisogno, la ItaNaru non spadroneggerà per l’intera totalità della fic. XD

 

Un’ultima cosa, per ora ho messo spoiler! tra gli avvertimenti, ma solo in merito al particolare delle sorti di Itachi. Quando la triste notizia diverrà di dominio pubblico, cancellerò tale avviso.

 

 

*

 

 

- Itachi, ti va di seguire il mio allenamento? -

Itachi si voltò con deliberata calma verso il fratello più piccolo, prima di tornare a legarsi i capelli neri in una bassa coda. Non riusciva proprio a capire quale sfortuna gli era capitata nell'avere un fratello minore.

Non che ci fosse qualcosa di tipicamente sbagliato in quel piccolo impiastro di Sasuke, semplicemente lui non era incline ad alcun gesto che includesse affetto e dolcezza.

Inoltre Sasuke non demordeva, nonostante la piccola età si era attaccato in maniera quasi maniacale al fratello maggiore, capendo perfettamente che in Itachi c'era qualcosa che mancava a tutti gli altri membri della famiglia Uchiha, papà Fugaku compreso.

E davvero Itachi era la promessa del clan.

Ci si aspettava grandi cose da lui, ma Itachi straordinariamente aveva superato qualsiasi rosea aspettativa.

Lui era, semplicemente, Itachi.

Pensare che a soli otto anni era diventato chunin aveva superato qualsiasi ambizione il padre nutrisse in lui, accompagnando quella stessa ambizione a livello ulteriore.

Sasuke diede voce ad un gemito di stizza, gli andò vicino tirandogli leggermente la stoffa della maglia: - Mi avevi promesso che oggi mi avresti aiutato con l’allenamento… -

- Sai bene che non ti avevo promesso niente – ribattè il più grande, s’infilò i sandali e si tirò in piedi, girandosi per osservare il broncio che era apparso sul volto pallido di Sasuke – Ho da fare, Sasuke -

Il bambino sbuffò: - Tu hai sempre da fare –

- Perché non sono una bambino come te – lo rimproverò senza freddezza Itachi – Perché non chiedi a papà? -

Sasuke disdegnò la domanda, scrollando le spalle.

Itachi sospirò: - Facciamo così, quando torno mi farai vedere i tuoi progressi… –

Il più piccolo gli fece un lieve sorriso in risposta, felice di aver ottenuto l’attenzione del fratello maggiore: - Vedrai, ti stupirò! –

Itachi uscì da casa facendogli un lieve cenno con la testa, in poco tempo raggiunse il limitare del boschetto di Konoha, dove spesso andava ad allenarsi da solo, lontano dal suo curioso pubblico di parenti.

Solamente Shisui, suo cugino e migliore amico, sapeva qual era il luogo preferito per allenarsi, ma rispettava la sua privacy e non lo raggiungeva se non espressamente invitato.

Itachi poteva anche essere solamente un ragazzino, ma in compenso era rispettato da chiunque, adulti compresi: all’accademia era considerato essere un genio, i sensei lo coccolavano il suo ego con lodi sperticate, a casa l’intero clan Uchiha vedeva in lui un perfetto erede, ovunque andasse Itachi era una leggenda. Con il passare del tempo forse Sasuke avrebbe sentito quella pressione sulla sua stessa pelle, ma per ora il bambino si limitava a trotterellare attorno al fratello e basta.

Mentre con il piede spingeva contro un ramo di albero vide con la coda dell’occhio uno strano strepitio tra il fogliame. Appena possibile si fermò guardandosi attentamente attorno, fino a vedere un capannello di bambini correre e gridare appresso a qualcuno.

Aguzzando la vista cercò di intravedere il poverino inseguito e lo vide proprio mentre questi cadeva nella corsa, rimanendo in balia del gruppetto di bambini.

Senza nemmeno pensare saltò giù dall’albero e atterrò poi lì vicino, non chiese nemmeno che cosa stessero facendo perché vedeva chiaramente i pugni e i calci abbattersi sul bambino che era caduto, prese per la maglietta uno degli assalitori, strattonandolo violentemente fino a farlo cadere a terra.

All’istante, ebbe l’attenzione di tutti i presenti: potevano avere poco più di otto anni, il più grande dieci, li riconobbe come alcuni dei marmocchi dell’accademia, quelli che cercano di spacciarsi per futuri grandi ninja e poi correre dietro le gambe dei genitori alle prime avvisaglie di difficoltà.

I bambini, evidentemente, lo riconobbero, e sbiancarono immediatamente, sgranando gli occhi.

- Sparite! – ordinò senza alzare particolarmente la voce, ma il tono era imperioso e potente e fece subito sobbalzare i bambini e correre via verso il villaggio, senza emettere fiato.

Nel boschetto rimasero solamente Itachi e un piccolo ‘coso’ tutto raggomitolato su se stesso per terra.

Teneva le braccia di fronte alla faccia, come se ancora tentasse di proteggersi, e le gambe ripiegate: quella strana visione turbò Itachi perché, sulle ginocchia e sulle braccia, si notavano croste di recenti ferite e qualche livido vecchio di giorni. Non era la prima volta, dunque, che si trovava ad essere bersaglio delle angherie dei coetanei e dei più grandi.

Osservandolo più attentamente, Itachi notò i capelli biondissimi, tutti scompigliati per la corsa, e la pelle leggermente abbronzata, come quella di una persona che trascorreva molto tempo all’aperto.

 

Non l’aveva mai visto, ma era possibile anche del contrario: era raro che si ricordasse di tutte le persone che incontrava, soprattutto se non avevano niente di rilevante che rendesse più sollecitata la memoria.

 

- Come ti chiami? -

 

Quel piccolo 'coso', curioso per quella interruzione inaspettata della quotidiana sessione di maltrattamenti, sbirciò da sotto in su, usando i piccoli spiragli tra le dita, e squadrò attentamente Itachi. Alla vista, non sembrava molto minaccioso, aveva solo uno sguardo molto disinteressato, ma, a parte quello, sembrava un adolescente come tanti. Uno di quelli che lo picchiavano.

Si rincantucciò nel suo angolino, tra un cespuglio e il tronco di un albero al quale aveva appoggiato lievemente la schiena, cercando di sembrare più piccolo e innocuo possibile.

 

- Dico a te, sai! -

 

L'altro non si diede per vinto ma si avvicinò cautamente.

Se non fosse che a vista era chiaramente un bambino, Itachi avrebbe giurato che quella piccola pallina dai capelli biondi altri non era che un cucciolo. Un cucciolo. Maledetti bambini, sempre complicati.

 

- Rispondimi! -

 

L'altro scosse le spalle, incassando ancora di più il capo tra queste. Stava lottando tra il desiderio di scoprire il volto e l'innata paura di prendere altre sberle. In fondo, chi glielo assicurava che quel ragazzino non voleva picchiarlo? Magari aveva mandato via gli altri solamente per divertirsi da solo.

Itachi non era una persona portata alla pazienza, ma questa era diventata ormai una questione di principio, si accovacciò vicino al piccolo bambino e portò la mano fino alla fronte di questi, poi, vi spinse contro, delicatamente, il dito indice, come spesso faceva con il fratello minore, solo, con più dolcezza.

 

- Non ti faccio male -

 

Il bambino biondo spalancò gli occhi da dietro la barricata delle sue dita, sollevò il capo, continuando a sentire contro la fronte il dito premuto del ragazzino. Lo fissò attraverso le dita, ancora, curioso, sorpreso.

Sì, aveva proprio uno sguardo strano quel ragazzino... come se fosse continuamente tormentato da qualcosa. Era duro, ma non per questo lo spaventava.

Tirò sonoramente su con il naso, affrettandosi ad asciugare le lacrime e il naso con la manica della maglietta consunta e poi tolse finalmente le mani dal viso.

Itachi si ritrovò a fissare con i suoi occhi onice quelli di un bambino pressochè dell'età del fratello, di un azzurro così limpido che gli ricordò l'acqua più pura. Aveva un viso diverso da quello di Sasuke, paffuto, ma anche infinitamente triste, solcato dalle lacrime salate che aveva cercato di nascondere, con tre buffi graffi lungo le guance.

Sembrava davvero un cucciolo di una qualche bestia strana. Un cucciolo tutto occhi e tristezza.

 

- Il nome - ripetè Itachi serio.

 

L'altro non rispose. Maledetti bambini: ma a quell'età i bambini non erano come cera malleabile tra le dita di chiunque? Non era il momento per loro di cedere alla loro innocenza, all'ingenuità?

Perchè quel bambino era stato così facilmente bersaglio di prese in giro e botte, perchè era così diffidente? Perchè così triste?

 

- Il nome - ripetè ancora una volta e, pensò, l'ultima.

 

Dalle labbra del bambino uscì un rantolo incomprensibile assieme ad una goccia di sangue purpurea.

Itachi spinse ulteriormente il dito contro la fronte del bambino: - Seduto - il più piccolo lo fissò un secondo, stupito da quel tono, così imperioso quanto per niente venato dal dispregio e dall'astio. Aveva ricevuto altri ordini, tutti pieni di odio, ma quello era diverso.

Abbandonò la presa sulle sue ginocchia e si sedette sull'erba.

Il ragazzino lo guardò un secondo prima di alzarsi in piedi: - Non ti muovere da qui - e sparì. Sì, letteralmente, sparì.

Il biondino rimase solo, seduto sull'erba, sentiva bruciare ciascun ematoma sparso lungo tutto il suo corpo, ma la sorpresa era dipinta a chiare lettere sul suo viso. Inconsciamente, si tirò le gambe contro il petto, aspettando quello strano ragazzino.

Venne dopo neanche dieci minuti, con pochi e rapidi balzi fu di nuovo di fronte a lui, con bendaggi e una bottiglietta trasparente in mano.

- Stai fermo -

Intinse un pezzo di garza nella bottiglietta e la posò contro la pelle sanguinante del bambino, aspettò pazientemente che questi si divincolasse per il dolore. Sasuke lo avrebbe fatto, e si sarebbe persino lamentato, almeno fino a quando mamma Mikoto non lo avrebbe rassicurato con la sua voce dolce.

Non trovando nel bambino alcuna reazione, sollevò gli occhi dal suo lavoro, fissando i propri in quelli del bambino: era sorpreso, stringeva tra i denti le labbra, quasi a trattenere il dolore e il fiato e lo fissava sorpreso, con i suoi grandi pozzi azzurri lucidi.

- Ti faccio male? -

L'altro scosse la testa.

Itachi lo guardò in malo modo, sicuro che quella fosse una bugia: - Se ti faccio male dimmelo -

L'altro scosse nuovamente la testa.

Itachi riportò la sua attenzione alla pelle del ginocchio, tolse la garza, prese un pezzo di benda e con questa bendò l'articolazione. Controllò per un attimo il suo lavoro con occhio critico: non aveva mai curato altri che non se stesso, gli riusciva un po' strano prendersi cura di quel bambino sconosciuto.

Intinse di nuovo la garza nella bottiglietta e la passò sulle altre ferite, i gomiti, la mano destra, lo zigomo, la tempia. Per ciascuna di queste incerottò, disinfettò e bendò in corrispondenza delle ferite, alla fine, osservò il suo lavoro cercando altre possibili ferite.

Solo allora si accorse delle lacrime del bambino che scivolavano dagli occhi, scavandogli lungo le guance.

Inarcò un sopracciglio: - Perchè piangi? - domandò a bruciapelo. Era per il dolore?

- Nessuno... - pigolò il bambino con voce sommessa - Nessuno aveva mai fatto questo per me. Tutti... tutti mi... - la voce venne meno, ma Itachi comprese ugualmente il significato di quelle lacrime.

 

Il primo gesto gentile. Ma chi era quel bambino da essere così emarginato?

 

Gli mise una mano sui capelli, la premette leggermente, quasi fosse un gesto di consolazione: in realtà non sapeva esattamente come comportarsi, lui non aveva mai consolato nessuno e forse quel gesto, a qualche bambino avvezzo a tali premure, non avrebbe significato niente, eppure, la reazione che suscitò in quello strano bambino fu del tutto diversa. Il bambino lo guardò con i suoi occhi bagnati di lacrime, gli rivolse un sorriso immenso, che illuminò tutto il suo viso.

Così diverso da tutti i bambini che Itachi aveva mai conosciuto, mai osservato. Gli comunicò una forza straordinaria, indicibile. Perchè quel bambino ferito nel corpo e nel cuore aveva ancora un sorriso da donare.

Ma per quanto tempo? Per quanto il sorriso avrebbe continuato a mitigare il suo cuore? Fino a quando avrebbe trattenuto l'odio dentro di sè prima di cominciare a provare sentimenti di vendetta e astio verso tutto il mondo?

- Io sono Itachi - disse con voce ferma, sillabando lentamente il suo nome. Che non andasse dimenticato...

Il bambino tirò su con il naso, asciugandosi con le mani il viso, sorrise ancora, questa volta più timidamente: - Naruto. Mi chiamo Naruto -

- Solo Naruto? -

- Uzumaki... Naruto Uzumaki -

Itachi accennò con il capo mentre con la memoria ripassava con la mente i nomi dei clan ninja di Konoha. Nessun Uzumaki. Poi si alzò in piedi: - Ti porto a casa - gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi. Non aveva mai donato così tante attenzioni ad una persona, nemmeno ai suoi famigliari. Si era lasciato forse commuovere da quel bambino singolare, ma, una volta riportato a casa, lo avrebbe dimenticato, ne era sicuro.

Naruto osservò per un bel po' la mano che Itachi gli porgeva, era grande, bianca, a palmo in su.

Era la prima volta che qualcuno si mostrava gentile verso di lui, lo aveva curato, gli stava porgendo una mano atta ad aiutarlo. Una mano...

L'afferrò con tutta la forza che la sua manina aveva, la afferrò e si tirò su, aiutato anche da Itachi.

 

Una mano...

Il primo gesto gentile...

 

Itachi fece per sottrarre la sua presa, ma Naruto continuava a stringerlo con la sua mano piccola e calda, con forza, quasi si appoggiasse a quel gesto e a quella mano per trarne forza.

Per un attimo il più grande sembrò sul punto di chiedere qualcosa, ma lasciò perdere le sue proteste: - Conducimi - disse semplicemente, lasciandosi tenere per mano dal piccolo.

 

 

*

 

 

- Uzumaki? -

Fugaku Uchiha aggrottò le sopracciglia in modo critico, quasi ostile, a quel nome, scotendo la testa, poi, per ingannare il figlio maggiore dicendo, con finto tono colloquiale: - Non conosco nessun Uzumaki. Sei sicuro sia di Konoha? Non mi pare che il cognome sia di queste parti... -

Itachi non si lasciò sviare dalla replica del padre, piuttosto che fuggire il suo proposito, lo inseguì, fissando il padre dritto negli occhi onice, quasi con rimprovero, colpevolizzandolo di quella risposta così scarna e chiaramente falsa.

- Invece di occuparti di cose che non ti competono... - continuò il padre - perchè non ti preoccupi per tuo fratello? Tua madre mi dice che chiede continuamente di te... -

Itachi scrollò le spalle: - E' abbastanza grande per allenarsi da solo -

Fugaku gli lanciò una breve occhiata accusatoria, prima di lasciar perdere, come qualsiasi cosa che riguardasse il suo secondogenito. Quasi con sprezzo, Itachi si domandò quando lo scarso potenziale di Sasuke sarebbe diventato un problema per il capo del clan Uchiha e quando avrebbe riposto anche sul bambino il peso dell'importanza della loro famiglia.

Si alzò in piedi e uscì dalla cucina, con lo sguardo perforante del padre a osservarlo fin quando non fosse sparito dalla sua vista. Non gli chiese nemmeno dove si stesse dirigendo, sicuro che stesse andando ad allenarsi: ormai chiunque nella famiglia Uchiha dava per scontato che Itachi facesse qualsiasi cosa per migliorare se stesso, forse era vero, ma era irritante che credessero di saperlo a priori.

Nel corridoio incontrò la madre, che gli rivolse immediatamente il suo solito sorriso caldo, portando una mano alla sua guancia pallida: - Itachi, tesoro, sei rientrato presto... -

Sua madre, l'unica persona che offriva carezze e sorrisi a tutti, compresi a Sasuke, l'unica che riusciva ancora a vedere in Itachi il suo bambino, invece che un adulto che non aveva bisogno di nessuno. Se potesse abbraccerebbe i suoi figli, invece che attenersi alla rigida educazione di Fugaku e impedirsi di donare gesti di puro affetto materno.

- Madre... - il tono di voce di Itachi era meno aspro di quello usato con il padre. Quella parola gli scivolò dalla bocca spontaneamente e Mikoto accentuò il suo sorriso.

- Avresti dovuto vedere i progressi di Sasuke oggi! - gli disse la madre, con una traccia di orgoglio nella voce.

A sentire i suoi genitori, sembrerebbe che Sasuke fosse al centro dei loro pensieri, ma in realtà spartiva il cuore della madre senza toccare quello del padre: Fugaku fingeva di interessarsi al figlio minore quando Mikoto lo fulminava con lo sguardo, e aveva imparato a fingere così bene che chiedeva di Sasuke anche in assenza della moglie, ma Itachi sapeva che quella era una domanda vuota, meccanica, vedeva che i suoi occhi non si illuminavano mai quando si accennava al bambino.

Eppure, anche la madre, nel parlare di Sasuke, lo faceva sempre in materia di allenamenti, di progressi, di accademia. Forse anche in lei quel gene Uchiha che tanto si sforzava di spronare sempre al meglio stava contaminando il suo sorriso.

Itachi rispose solo con uno scrollare di spalle, la mano di Mikoto gli sfiorò la guancia e scivolò via, portando con sè il suo calore: - Sei più taciturno del solito... va tutto bene? -

- Certo - continuò a camminare verso l'uscita - Non torno a cena - e se ne va.

 

Nella sua mente si era formato un piano ben congegnato ma quando si ritrova di fronte agli scaffali della biblioteca della città quel piano era crollato, confuso nei suoi  tentennamenti, anche se non era da lui tentennare: era stato sempre lui a prendersi qualsiasi cosa volesse senza nemmeno chiedere. Eppure non poteva definirsi nemmeno viziato, visto che le cose che desiderava non gli venivano porte o donate, ma se le era dovute guadagnare con il sudore della fronte.

Era quello lo svantaggio e il vantaggio di appartenere ad un clan di guerrieri ninja: anche se di una delle famiglie più importanti, un clan di ninja non era di certo la stessa cosa di una casata nobiliare.

In ogni caso, non era questo il punto, il nocciolo dei suoi pensieri è rivolto alle stranezze comportamentali che sta subendo a causa della curiosità. Vuole sapere chi sia quel bambino dai capelli biondi che aveva incontrato qualche ora prima.

Chissà se nell'albo delle famiglie è scritta quella di Naruto.

Ancora una volta si stupisce di quanto gli venisse spontaneo chiamarlo mentalmente per nome.

Scuote la testa, scacciando quel nuovo pensiero che continua comunque a punzecchiarlo rimandandogli alla memoria l'espressione sul volto del bambino, quella sorpresa, quelle lacrime, quel sorriso.

Anche le parole del padre lo fanno riflettere, forse le aveva dette solo per distogliere la sua attenzione dalla questione, per smorzargliela, eppure forse c'era anche un fondo di verità. Involontario.

Aggrotta le sopracciglia, identicamente a come aveva fatto il padre poco prima e esce dalla biblioteca.

Che importanza aveva quel bambino per lui?

 

 

*

 

 

In mezzo ad una via di Konoha, tutti avevano occhi e saluti per Itachi, lo osservano, confabulavano ammirati, sospiravano estasiate, tutti gli occhi, tutta l'attenzione, era per lui, il piccolo genio Uchiha. Ad Itachi, davvero, quella scena non faceva più nè caldo nè freddo. Era solo noiosa routine, un giorno come un altro, ancora.

Eppure in quella giornata come tante ecco spuntare la sua variabile indipendente, quella che capovolgeva le sue giornate: Uzumaki Naruto era qualche metro davanti a lui, sta correndo nella strada sterrata, ha un sorriso gioioso sul volto, i capelli biondi al vento, un livido sul ginocchio.

Sta correndo, e Itachi non riesce a credere alla gioia di vivere che trasmette quel piccolo bambino.

Improvvisamente il piccolo cade, inciampò tra le sue gambe probabilmente, e davvero da fuori poteva proprio sembrare così se non fosse che nell'esatto istante in cui Naruto era passato di fronte al venditore di ceramiche, questi non lo avesse scontrato. Non chiese scusa, diede solamente una breve occhiata a chi aveva fatto cadere prima di riportare la sua attenzione sui clienti.

Fu Itachi ad afferrare il braccio minuto di Naruto e tirarlo in piedi: - Non si chiede scusa? - domandò al venditore, quegli fece per ribattere ma vide il celebre ventaglio rosso degli Uchiha. Mormorò qualche scusa frettolosa e non diede loro ulteriore attenzione.

Itachi tornò a fissare Naruto: - Ti sei fatto male? -

Il bambino scosse la testa con un enorme sorriso stampato sul volto: - Ciao! -

Il più grande distolse lo sguardo dicendo: - Andiamocene - fece per avviarsi, quando la manina di Naruto scivolò nella sua, il bambino stava sorridendo, ancora, e quel sorriso minacciava di spaccargli la faccia in due da quanta felicità ne traspariva.

- Nessuno mi aveva difeso - proclamò allegro - Sei gentile, Itachi -

Il moro sbuffò, contrariato per quella replica.

- Dove andiamo? - continuò Naruto, curioso.

- Dove vorresti andare? -

- Dove vuoi tu -

 

Itachi non disse altro, strinse la piccola mano, premurandosi di lanciare occhiate fulminanti a chiunque li stesse fissando e camminando fianco a fianco con quel bambino.

 

Forse si era sbagliato.

Forse... gli importava di quell'impiastro.

 

 

TBC

 

Commentate, commentate!

Miss

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Capitolo 2
*** Differenza tra sogni ed ambizioni ***


Seduced by SunlightML

Seduced by Sunlight

By Mistress Lay

 

*

 

Continui a assaporare il dolore quasi credessi che sia miele.

Ma quando assaporerai il vero miele, smetterai di soffrire?

 

*

 

 

Capitolo II – Differenza tra sogni ed ambizioni

 

 

Naruto non era, come invece si aspettava, sottomesso o timido, tutt’altro: per tutto il tempo che Itachi trascorse con lui, ebbe le orecchie tartassate di chiacchiere continue, tipiche dei bambini, in un dialogo misto a commenti ironici e facezie.

Era un bambino pieno di vita, che viveva per pura ostinazione, si vedeva, e questo faceva sentire Itachi in un modo strano, quasi dispiaciuto.

Immaginava che quel bambino dai capelli color del grano si dimostrasse più chiuso agli altri, che li respingesse, che non li tollerasse. Si aspettava che Naruto chiudesse ogni via di comunicazione con gli altri, se lo figurava così molto facilmente, eppure, si dovette ricredere.

Era incredibile come Naruto guardasse avanti senza mai abbassare lo sguardo, come cercasse sempre di non mostrare il suo dolore qualora qualcuno lo allontanasse o lo ignorasse. Itachi non se ne capacitava, ma forse derivava dal fatto che Naruto era profondamente diverso da lui, diverso nel modo di rapportarsi con gli altri, con il mondo. Per qualche strana ragione, anche se Naruto non piaceva a nessuno, Naruto non odiava il mondo.

Itachi sapeva con certezza che, se si fosse trovato nella stessa posizione di Naruto, non sarebbe stato così condiscendente, avrebbe odiato tutti indiscriminatamente... e avrebbe vissuto solo, in un angolo, amando quella solitudine.

Proprio perchè erano diversi Naruto non accettava la solitudine, la stornava con sorrisi, risate, scherzi continui. Naruto era così pieno di vita che rendeva le giornate di Itachi uno sfavillio continuo quando era in sua compagnia.

Poteva risultare sciocco passare del tempo con un bambino ma la compagnia di Naruto non era così puerile come sembrava dall'esterno: sembrava che avesse preso il meglio dall'infanzia, come la spontaneità, la vivacità, la semplicità.

Non la spensieratezza, però: ogni tanto Itachi vedeva quel piccolo visino contrarsi e un velo di tristezza passare sugli occhi azzurri. Erano secondi, ma mostrava a Itachi quello che non si carpiva conoscendolo superficialmente: era un bambino, ma era solo, senza genitori, senza famiglia, senza amici se non Itachi. E... Itachi era suo amico?

Glielo chiese una volta, quando si trovarono vicino ad un corso d'acqua: Naruto era nudo dalla vita in su e piccole gocce imperlavano il suo petto e la sua schiena, quello strano tatuaggio a forma di spirale segnava profondamente la sua pancia, catturando spesso lo sguardo di Itachi mentre si chiedeva silenziosamente cosa fosse, se una cicatrice o un semplice tatuaggio.

- Itachi-san! - lo chiamò il bambino, gli rivolse il solito sorriso a bocca aperta. Il più grande era seduto con la schiena premuta contro il tronco un albero di glicine e quei petali svolazzavano ogniqualvolta il vento sfrondava i rami.

Il moro aveva sollevato il capo a quel richiamo e Naruto aveva proseguito: - Itachi-san! Tu sei mio amico, vero? -

L'altro lo aveva guardato biecamente per qualche secondo, vedendo da quella distanza lo sguardo carico di aspettativa di Naruto. Faceva così quando si aspettava una risposta seria, che avrebbe potuto fargli male, si allontanava fisicamente, forse sperando che frapponendo fra lui e il suo interlocutore più distanza possibile, l'altro non vedesse la sua disillusione qualora fosse ferito.

A Itachi non piaceva quella reazione. Non gli piaceva nemmeno quella domanda, posta con quel tono che a malapena mascherava la sua aspettativa.

- Vieni qui - gli ordinò a voce normale ma perfettamente udibile. Il bambino tentennò, poi con qualche veloce balzo corse da Itachi, rimanendo di fronte al ragazzo, attendendo - Che cos'hai chiesto? -

Naruto fuggì il suo sguardo qualche secondo per poi tornare con gli occhi a fissare intensamente Itachi. Forse in un primo momento fuggiva la delusione, ma faceva lo stesso al confronto diretto, anzi, con alto il mento, affrontava il problema a faccia aperta, come era tipico del suo carattere.

Chissà che persona meravigliosa sarebbe diventata...

Che peccato che solamente Itachi poteva rendersi conto della sua specialità...

- Sei mio amico, Itachi-san? -

- Non farmi queste domande - lo rimproverò il moro.

- Perchè? -

- Perchè sono scontate -

Il sorriso di Naruto, se possibile, si allargò al massimo: - Allora sei mio amico? -

- Solo se ti va bene -

Naruto scoppiò a ridere, abbracciandolo di slancio: - A Naruto va benissimo se Itachi è con lui! E' felicissimo quando c'è Itachi e se Itachi è suo amico è ancora più felice! -

Le labbra del moro si piegarono a quel contorto e ridondante discorso infantile, loro malgrado.

 

 

*

 

 

Ebbe l'impressione che nella vita di tutti giorni stesse trascurando un particolare importante della sua vita, anche se non ne capiva bene la natura: quasi tutto il giorno era impegnato con gli allenamenti, l'esame jonin era ormai alle porte, come confermava la pressione incredibile che la sua famiglia stava esercitando su di lui.

A Itachi questa pressione non serviva, sapeva bene quello che doveva fare, come lo doveva fare e perchè era importante che lo facesse. E sapeva anche di essere il primo tra i suoi coetanei ad aspirare a una tal alta pretesa, eppure, sapeva bene a cosa mirava.

Tra poco non gli sarebbe bastato nemmeno il rango jonin.

Ma c'era un appuntamento importante, molto importante, che non mancava mai, ed era quello con Naruto.

Nemmeno lui comprendeva bene quali sentimenti avrebbe dovuto provare in proposito, perchè avvertiva lui stesso la stranezza del suo comportamento, ma Naruto aveva qualcosa in lui che rendeva la vita di Itachi più briosa, quasi come se si fosse aggiunta una componente aggiuntiva in più e fosse diventata indispensabile.

Forse derivava dal fatto che quel bambino fosse completamente diverso da lui, che avesse alle spalle una storia differente e guardasse al futuro in maniera diversa.

Naruto era la tipica persona che guardava avanti senza fermarsi ai confini imposti dalle persone, senza vedere un orizzonte.

E il dolore che avrebbe incontrato sarebbe stato un ostacolo superabile, perchè avrebbe sempre trovato dentro di sè la forza per affrontarlo. Non era una cosa bella da pensare, ma di certo era una speranza in positivo.

 

- Ita-san, sei il migliore! -

Il più grande osservò il bambino strafogarsi - letteralmente - con dei dango che gli aveva portato. In un impeto di gentilezza Itachi gli aveva comprato dei dolcetti, immaginando che lui li amasse quanto al moro dispiacevano. E ora gli rivolgeva un sorrisone enorme, con le labbra tutte sporche di sciroppo.

 

Con Naruto aveva imparato quella tecnica che nessuno, in casa, gli aveva insegnato a sviluppare: il sorriso.

 

 

*

 

 

A villa Uchiha  Itachi si faceva vedere molto raramente: anche prima il ragazzo passava sempre meno tempo nella casa paterna, preferendo passare del tempo ad allenarsi nella foresta in solitudine, la mattina la passava in accademia con il suo team e poi si faceva vedere solamente alla sera tardi. Così Sasuke aveva cominciato a svegliare molto presto, solo per poter incontrare il fratello maggiore, visto che non cenava quasi mai con il resto della famiglia.

Ora la sola persona che davvero gli dava ascolto era la madre, che era anche l'unica che lo assisteva nei suoi allenamenti con disponibilità e senza esservi costretta. Ok, i complimenti della mamma erano benaccetti, ma era l'approvazione del fratello e del padre che voleva. Erano quelli che per lui contavano.

- ... ma è domenica Itachi... - la voce della madre giunse alle orecchie di Sasuke e subito si sentì in colpa dopo aver pensato che il parere dei altri due maschi di famiglia fosse più importante di quella della genitrice. Allungò il passo e con rammarico notò che Itachi era seduto su un gradino a mettersi le scarpe per uscire. Il bambino gonfiò le guance, irritato. E lui che aveva atteso con trepidazione il fine settimana!

Itachi non sarebbe andato in Accademia, papà sarebbe rimasto a casa... Sasuke poteva finalmente veder loro che cosa era capace di fare con il suo kunai!

- Esco - tagliò corto Itachi.

Mikoto strinse le labbra in disapprovazione: - Pensavo che oggi potessi stare con tuo fratello... non ci sei mai e Sasuke ti cerca sempre -

- Okaa-san, ho delle cose da fare. Si sta avvicinando l'esame di selezione jonin - spiegò tranquillamente Itachi - Non ho tempo da perdere con Sasuke -

Sasuke sgonfiò le labbra, le strinse, si morse il labbro mentre quelle parole gli rimbombavano nella testa.

- Non dire queste cose, Itachi - lo rimproverò Mikoto - E' normale per Sasuke guardarti, sei il suo modello... non ti sto chiedendo di rinunciare agli impegni in accademia, ma almeno la domenica potresti trovare un po' di tempo anche per tuo fratello -

- Non si allena già con te? -

- Non è questo il punto. Preferirebbe farlo con te... -

Itachi scrollò le spalle: - Non posso stare dentro ai capricci di un bambino -

Sasuke corse nella sua stanza con gli occhi pieni di lacrime, non gli importava se Itachi e mamma lo avessero sentito, non gli importava, voleva solo chiudersi in camera e piangere, cancellare quelle ultime parole che gli aveva rivolto il fratello maggiore.

Mentre girava l'angolo quasi si scontrò con il padre. Fugaku lo guardò severamente, come sempre, e incombette sulla bassa statura di Sasuke dall'alto facendo immediatamente sentire il bambino un impiastro.

Sasuke abbassò lo sguardo, colpevole per aver lasciato le lacrime macchiargli le pozze onice dei suoi occhi e le sue guance diafane. Quante volte il padre gli aveva detto che un Uchiha non piange?

Ora era diviso tra lo scoppiare a piangere per entrambe le brutte cose che gli erano capitate nell'arco della stessa mattinata e l'impedirsi di versare ulteriori lacrime per far cancellare la padre quell'espressione austera.

Strinse i pugnetti e si prese il labbro tra i denti, cercando di non farsi sfuggire nemmeno un singulto.

Improvvisamente sentì una mano posarsi tra i suoi capelli, era grande, forte, rude.

La mano del padre.

- Smettila di piangere, Sasuke - disse, eppure, in quella voce non c'era traccia di severità, solamente una richiesta quasi gentile. Quasi.

Sasuke strizzò gli occhi e le parole gli uscirono fuori dalla bocca prima di rendersene conto: - Itachi mi odia - disse in modo lamentoso e contrito.

Fugaku pressò più forte la sua grande mano tra i capelli dei figlio minore, in quel momento sollevando gli occhi vide Mikoto sopraggiungere, osservò la scena e sospirò, lanciando nel frattempo un'occhiata supplicante al marito. Lascia da parte l'orgoglio Uchiha, Fugaku, sembrava dire, hai tuo figlio piangente di fronte a te. Per una volta sii il padre che vorrebbe Sasuke.

- Itachi non ti odia - asserì Fugaku alla fine - E' nervoso perchè tra poco ci sarà il suo esame, lo sai, la prova jonin sarà più difficile di quella chunin... -

Sasuke tirò su con il naso. Avrebbe voluto gridare che non era giusto che Itachi non gli volesse bene.

- Sono sicuro che finito l'esame sarà di più con te - seguitò il padre. Non si trovava a suo agio con quei discorsi, un po' perchè nessuno glieli aveva mai fatti e non ne aveva fatti di simili prima, un po' perchè li trovava superflui.

Con Itachi non c'erano voluti discorsi del genere. Itachi non si era mai fatto vedere piangere, non aveva avuto bisogno di essere rassicurato. Ma Itachi era un genio di ninja, dopotutto quasi all'età che tra poco Sasuke avrebbe raggiunto, Itachi era diventato chunin.

Fugaku ebbe l'impressione che il figlio minore avrebbe raggiunto e superato l'età di otto anni senza eguagliare il fratello maggiore. Sasuke era ancora piccolo, gli diceva Mikoto. A Fugaku sembrava che Sasuke fosse troppo sensibile e basta.

Sapeva che l'erede del clan Nara era un genio in strategia anche se aveva la pecca di essere pigro. Se soltanto Sasuke avesse avuto la mente pronta come Itachi, la sua velocità, la sua agilità, la sua forza, la sua determinazione... se Sasuke fosse come Itachi...

Si riscosse da quei pensieri o la moglie li avrebbe intuiti, spostò la mano dalla testa del bambino alla sua spalla: - Ti va di allenarci insieme oggi? -

Sasuke quasi sobbalzò, sollevò il viso rigato di lacrime incredulo a quella proposta inaspettata.

- Certo, otousan! -

Mikoto sorrise.

 

 

*

 

 

Naruto saltellava raggiante lungo la strada per tornare a casa, sentendosi felice come non mai. Erano passati alcuni mesi da quando Itachi lo aveva raccolto in mezzo al bosco e curato le sue ferite, e da quel momento non era passato giorno senza che il moro lo venisse a visitare.

Non si era reso conto di quanto fosse bella la vita di Konoha fino a che Itachi non era diventato suo amico.

Fino ad allora Naruto era stato denigrato ed angariato dai suoi coetanei, guardato male da ciascun adulto cui era entrato in contatto, anche sconosciuti. Viveva solo, senza nessuno ad aspettarlo a casa, senza mamma o papà, senza fratelli, senza amici.

Osservava le quattro facce scolpite nella rocca degli hokage e se ne sentiva sopraffatto. Loro sì che erano ammirati... con quell'atteggiamento fiero dominavano Konoha, con i loro occhi di pietra osservavano dall'alto la vita di tutti i giorni degli abitanti sotto di loro, con la loro gloriosa storia irradiavano speranza e orgoglio e Naruto amava osservarli.

Desiderava essere come loro, ammirato da tutti, dove finalmente qualcuno si rendeva conto di quanto valesse.

Sarebbe diventato un grande ninja, se lo era ripromesso, e un ninja manteneva sempre le sue promesse.

Si bloccò a metà di un grandino, vedendo Itachi seduto di fronte alla porta di casa sua: - Itachi! - strillò felice andando subito dal più grande - Non dovevi andare ad allenarti? -

L'altro si alzò in piedi: - In realtà pensavo di allenarmi con te, che dici, ti andrebbe? - domandò con un ghigno sghembo.

Il sorriso di Naruto valse più di mille parole.

 

Quando il bambino, stremato dall'allenamento intenso, si gettò prono sull'erba soffice, Itachi si sedette accanto a lui: non si era reso conto di quanto fosse tardi fino a quel momento quando il sole stava cominciando a rosseggiare il cielo morendo e l'aria diventava sempre più fresca con l'avvento delle ombre della sera.

L'entusiasmo di Naruto sprizzava da tutti i pori del suo corpo, non solo dal viso, e aveva contagiato Itachi.

Gli aveva persino spiegato cosa fosse una tecnica speciale, lo sharingan, ma la spiegazione aveva catturato l'attenzione di Naruto per quanto concerneva il suo utilizzo e aveva stressato Itachi sull'insegnarglielo, aveva lasciato perdere la questione quando aveva scoperto che era ereditaria e nessun altro poteva imparare ad usarlo che non fosse un Uchiha.

"Com'è essere Uchiha, Itachi?" gli aveva domandato Naruto.

Itachi aveva aggrottato un sopracciglio, sorpreso da quella domanda apparentemente senza molto senso.

L'altro gli aveva spiegato: "Ovunque tu vada le persone ti sorridono e tendono la mano... vorrei sapere come fosse essere te..."

"Naruto... un giorno tutti si accorgeranno di quanto grande sia il tuo valore..."

Chissà perchè trovava così facile comprendere Naruto e consolarlo... in fondo non l'aveva mai fatto con nessun altro, nemmeno con Sasuke. La riposta era semplice: Naruto aveva qualcosa che lo rendeva speciale agli occhi di Itachi, cosa fosse, non lo sapeva nemmeno lui.

- Mi sono divertito tanto, Ita-san - gli disse di punto in bianco il biondo - Mi hai insegnato un sacco di cose che faranno invidia a tutti in accademia! - scoppiò a ridere. Nessuno lo calcolava in accademia, nessuno gli chiedeva di giocare con lui, nessuno gli rivolgeva un sorriso, neppure Iruka-sensei, che era sempre così gentile con tutti.

Poi sembrò non resistere più e domandò: - Hai un fratello, vero? Della mia età? -

- Sì -

- Perchè non me lo presenti? -

- Non è molto interessante -

 

… e io ti voglio tenere per me…

Solo per me…

Voglio che tu guardi verso di me e non veda nient’altro.

 

- Itachi? -

- Uhm? -

- Tu hai un sogno? -

 

Occhi onice si posarono sul visetto paffuto di Naruto.

Svelare la sua debolezza più intima?

 

- No - rispose alla fine - non ancora -

- Io cel'ho, Ita-san! - balzò a sedere il biondo - Lo vuoi sapere? Eh? Eh? -

Non aspettò risposta, troppo entusiasta: - Diventerò hokage, Ita-san! Ho deciso che un giorno sarò hokage! - proclamò determinato.

Itachi sbattè le palpebre a quella risposta, ma non si scompose più di tanto, considerando che tutti i bambini a quell'età vogliono diventare hokage.

- Voglio diventare hokage e fare a vedere a tutti quanto valgo! -

- Perchè proprio Hokage? Perchè difendere un villaggio che ti non ha mai donato un gesto gentile? -

Il piccolo volto di Naruto si accartocciò per la determinazione: - Perchè hokage è la persona più rispettata del villaggio! Perchè voglio fare vedere a tutti quanto valgo! –

 

Occhi azzurri lo fissarono, da sotto in su.

Un battito di ciglia, un pensiero sottinteso.

 

Voglio essere forte come te.

 

- Ti piace il mio sogno, Itachi? -

- Sì, ma sappi che sarà un percorso molto lungo, Naruto, e molto difficile -

Una piccola testa bionda venne scossa in segno di diniego: - Lo so, ma io voglio dimostrare quanto forte sono! -

Itachi gli premette l'indice contro la fronte: - Tu sei forte, Naruto -

- Non voglio che me lo dica solamente tu - fece una smorfia Naruto.

Senza pensare oltre, Itachi lo attirò in un abbraccio rude, in modo che i loro visi fossero a pochi centimetri di distanza: - Non t'interessa sapere che per me sei forte? -

- Certo! Ma voglio che lo sappiano tutti! Così quando camminiamo vicini la gente non mi guarda male! - si giustificò Naruto.

Itachi lo guardò attentamente, colpito da quella risposta. Allora era così che si sentiva Naruto?

 

Perché gli altri non vedono il sole che cammina vicino a me?

 

- Non ti deve interessare quello che pensa la gente! - gli disse - Tu per me sei speciale -

Naruto si illuminò: - Davvero? Allora per Itachi sono importante? –

Un secondo di silenzio, e poi la verità spinse tra le labbra di Itachi per uscire fuori: - Più importante di chiunque –

 

Di chiunque, sempre.

 

Un giorno, ci avrebbe fatto i conti.

Ma non adesso, non adesso.

 

 

TBC

 

 

Noticina a piè pagina:

Grazie, grazie, grazie per le molteplici lusinghiere recensioni che mi avete lasciato al primo capitolo, sono letteralmente commossa! *___*

Spero davvero di non deludere le vostre aspettative, mi impegnerò affinché questo non succeda! *sguardo determinato*

Alla prossima settimana con un nuovo aggiornamento!

 

Grazie a coloro che hanno inserito questa fic tra i loro preferiti (O_O) e coloro che hanno recensito:

 

Nami_ Phoenix, capolavoro, adesso, non ti sembra di esagerare? U.U Comunque grazie per la fiducia carissima, mi fa davvero piacere  rileggere le tue recensioni! Bax bax!

 

Naiad26, tesoro, sai come la penso sui paring, no? Ormai… XD Bax bax!

 

Kurachan, non sai quanto adori questa coppia e quanto, purtroppo, esistano poche fic su di loro che mi abbiamo emozionato… ç_ç una vera croce… spero di deludere le tue aspettative! >.< Bax bax!

 

nixy, ciao! Che piacere ricevere un tuo commento fuori dal fandom di HP! ^^ E dire che pensavo che la gente si fosse dimenticata di me… XD

Non ti saprei dire di sicuro se Naruto abbia vissuto da solo o meno, io ho sempre pensato di sì, ed è questa l’idea che segue questa fic… Bax bax!

 

Ilove sasunaru, grazie! Dici che è originale? Allora sono proprio soddisfatta! XD bax bax!

 

Vampire_and_Witch (em), - ///// - ma non ti sei ancora dimenticata? Comunque grazie per il bentornato entusiasta! XD Bax bax!

 

Noctumbrial, ma certo cara! Bax bax!

 

yayachan, ah, io adoro un sacco di paring alternativi alla SasuNaru… anche perché Sasuke non mi è mai piaciuto, adesso più che mai… ma le SasuNaru sono così adorabili!!! *_* Ho un debole anche per loro, confesso… U.U

Hai trovato Itachi IC, PHEW… non sai che sollievo! ^^ Ho sempre il terrore di rendere OOC i personaggi, e Itachi lo trovo particolarmente difficile da rendere, perché ho sempre paura di sbilanciarmi in un senso o nell’altro… Vero, Kishimoto non esplora molto il passato di Naruto antecedente al primo volume, per questo la mia fantasia malata è così a briglia sciolta! XD

Per la maggior parte mi ricollegherò alla trama originale, ma non dirò altro! XD E… non dirmi niente sulla fine di Itachi, mi commuovo facilmente su questo punto… sniff…  Bax bax!

 

kagchan, che bello ritrovarti su Naruto! Per fortuna anche tu l’hai trovata IC… *_* non sai quanto sono contenta!

Grazie per la fiducia, purtroppo ho proprio perso la voglia di scrivere in quella sezione, non tanto l’ispirazione e non so sinceramente quando mi ritornerà… per ora sfrutto Naruto, ma chissà… ç_ç  Bax bax!

 

trihn89, ehilà! ^^ In realtà questa doveva essere una semplice shot, ma poi, conoscendomi bene, sarei mai riuscita a terminarla e resistere all’impulso di scrivere un sequel? XD Mi sono arresa e l’ho resa fin da subito una long (e come ti dicevo ieri l’idea iniziale era mooooolto più corposa dell’attuale)…

Ho incentrato la fic proprio sul fatto che fosse solo Naruto a scuotere Itachi, perché lo trovavo più divertente (dal mio punto di vista, ovvio, Sasuke mi sta cercando per farmela pagare!) ma anche se non sembra da questi primi due capitoli, Itachi vuole bene al fratellino. L’interesse per Naruto l’ha solo sviato un po’ e, devo dire, definitivamente.

Ma vedrai in seguito! XD

Grazie per avermi fatto notare l’errore nei tempi verbali: in realtà la prima stesura accettava solo un tempo presente, poi, però prendeva una piega che non mi piaceva per niente, perciò ho cambiato in un passato remoto, solo che alcuni tempi non sono riuscita a cambiarli… >.< Bax bax!

 

Astaroth, tesoro, grazie! *____* sono commossa! Non so che cosa dire se non… ç________ç grascie grascie, ma mi fai troppi complimenti! Non li merito!

 

Vampire_and_Witch (baby), grazie per il bentornato e come si dice… buon pro mi faccia! XD Bax bax!

 

gokychan, KOHAI ADORATA! *_* Che piacere! Mi fai sempre morire dalle risate con le tue recensioni! *Miss scompiglia affettuosamente i capelli della sua kohai*

Sono felice che questa ficcyna ti piaccia! Altrimenti mi sarei fatta harakiri! Ç_ç

Davvero ti piacciono le Naruto/Kakashi? Io personalmente Sasuke lo vedo solo con Naruto, ma per il biondino… XD Sai come la penso, vero?

Ehm-ehm, come hai fatto a capire che Sasuke qui combinerà un sacco di disastri? (forse conoscendoti? Ndgokychan) (ottima osservazione ndMiss) Fare la brava e non torturarli? Uhmmm… si può fare… credo… forse… ehmmmm…

Ecco, sì, darò retta alla mia vena sadica! XD Ti adoro kohai!

 

Commentate, commentate!

Miss

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Capitolo 3
*** Corda ***


Seduced by SunlightML

Seduced by Sunlight

By Mistress Lay

 

*

 

Ogni giorno stringe di più e mi soffoca.

È quella corda di cui mai, mai, mai vorrei liberarmene.

 

*

 

 

Capitolo III – Corda

 

 

 

Fu Mikoto la prima a domandare ad Itachi che cosa avesse.

Sasuke aguzzò l'udito, curioso e nel contempo ben deciso a non sollevare gli occhi dalla sua ciotola di riso, attendendo la risposta di Itachi. Non tardò ad arrivare, e fu un semplice quanto diretto: - A che cosa ti riferisci, mamma? -

Mikoto non seppe che cosa rispondere, era vero, di fatto non avrebbe avuto niente di cui lamentarsi con il primogenito, perchè di comportamenti scorretti o strani

eppure era sua madre, e poteva dunque dire con certezza che c'era qualcosa di diverso in Itachi, qualcosa che le risultava inafferrabile perchè da qualche anno a quella parte capire il più grande dei figli era diventato difficile. Era l'adolescenza, si ripeteva.

Eppure, se il ragazzo avesse avuto o meno un problema, avrebbe capito quando era il momento di rivolgersi a qualcuno qualora non riuscisse a risolverlo?

E da qualche mese Itachi era diverso, stava sempre meno a casa, quasi quelle mura famigliari fossero per lui una prigione, qualche volta Shisui era persino venuto a cercarlo, dimostrando che il suo abituale compagno di allenamento non era con lui. Dove trascorreva i ritagli di tempo libero Itachi?

Mikoto non glielo aveva mai chiesto, reputando quella domanda degna del marito Fugaku, ma se l'era fatta molte volte dentro di sè.

C'erano vuoti nelle giornate del moro, e Mikoto non sapeva quale risposta ricavarne, non sapeva se sentirsi o meno sollevata pensare a Itachi che trascorreva il suo tempo chissà dove e tornava a casa con uno sguardo meno apatico del solito.

Eh sì, una mamma notava anche quelle piccolezze.

Sì, quella scintilla di calore che albergava ancora nei suoi occhi quando si posavano sul fratello minore o vagavano per la stanza. Una scintilla che li accompagnava da quando varcava la soglia di villa Uchiha e poi man mano si spegneva in relazione a quanto tempo trascorreva in tale dimora.

Che cosa accedeva quella scintilla?

- Trascorri sempre meno tempo a casa, Shisui più volte è venuto a chiedere di te... - _E io sono preoccupata, Itachi, perchè vorrei sapere che come mai ti stai allontanando sempre di più...

Itachi sollevò un sopracciglio, quasi infastidito dall'intromissione del cugino nella sua vita privata. Già il giorno prima Shisui gli aveva chiesto come mai non trascorrevano le ore ad allenarsi assieme come sempre, come mai ormai fossero così distanti. Ehi, Itachi, ti sei dimenticato di me?

Forse Itachi non si era dimenticato di lui, ma alla compagnia del migliore amico preferiva quella di quel casinista di Naruto, perchè lo sapeva sempre far sentire bene, come se tutti i pezzi della sua vita combaciassero alla perfezione.

 

Naruto, sono io che mi sento bene con te o sei tu che mi fai sentire bene con me stesso?

 

Sasuke osservò Itachi con la coda dell'occhio.

Dal giorno in cui si era allenato con il padre Sasuke si era reso conto che sì, l'attenzione paterna era una 'droga' che lo faceva sentire entusiasta, però, anche nel colmo di quella gioia trascinante, il bambino cercava Itachi. Le sue parole continuavano a girargli per la testa a guastargli tutto il divertimento di un pomeriggio con papà.

Ad un certo punto non si trattenne: - Itachi, oggi hai un po' di tempo per me? - domandò speranzoso, come sempre, di avere una risposta positiva, invece della solita negativa.

Itachi lo guardò, sicuro di negarsi ancora una volta, ma quando vide gli occhi carichi di aspettativa del bambino, per un attimo ebbe il flash di Naruto che gli domandava attenzione, che si aspettava che il suo sguardo si posasse su di lui e lo facessero sentire meno solo, meno mostro. Come tutte le persone di Konoha lo guardavano.

Fece un piccolo, striminzito, sorriso: - Cosa ti andrebbe di fare oggi, fratellino? -

Sasuke, dopo qualche secondo di sorpresa, gli rivolse un sorriso enorme, incredulo per avere su di sè lo sguardo del fratello maggiore.

 

 

*

 

 

Quando divenne jonin, la cerimonia di riconoscimento si svolse privatamente, quando ancora Itachi era coperto di sudore e il terzo hokage gli fece i complimenti alla sola presenza del sensei, del padre e di alcuni altri ninja.

A differenza della cerimonia chunin, quella per l'assegnazione del titolo jonin avvenne subito dopo la prova senza la manifestazione pubblica che portava i sfidanti nell'area a duellare l'uno contro l'altro. Per questo ora il sudore macchiava la canotta nera che Itachi indossava e incollava i fini capelli alla nuca e alla fronte mentre alcune gocce di sangue scarlatto fuoriusciva dai piccoli ma profondi tagli sulle braccia candide.

Era il più giovane del gruppo, eppure era riuscito a superare la prova, e se Fugaku non avesse una carica onorifica di così alto prestigio sprizzerebbe orgoglio da tutti i pori. Invece se ne stava con le braccia incrociate e l'espressione dura e solenne, come conveniva al suo rango, ad osservare il figlio maggiore bruciare un'ulteriore tappa nella ripida scala sociale ninja del Konohagakure.

Vedeva in Itachi la possibilità di superare ogni rosea aspettativa del clan Uchiha e un motivo ulteriore di vanto. Lo vedeva arrivare dove lui stesso, Fugaku, era giunto ma molto più in fretta.

Un tempo Itachi ricercava lo sguardo paterno, ma quel tempo ormai era stato stornato dallo scorrere degli anni, e vedeva chiaramente su quale lunghezza d'onda il padre viaggiava, cosa si aspettava da lui, cosa pretendeva da lui.

Infine il Terzo Hokage gli fece i suoi complimenti, gli sorrise distendendo il suo viso rugoso, e la cerimonia terminò così.

- Sono orgoglioso di te, figlio mio -

Le parole di Fugaku scivolarono sulla pelle di Itachi senza sollecitarla a essere fiero di conseguenza per la lode.

Accennò in capo, squadrando il padre dalla testa ai piedi.

Sei orgoglioso di quello che sono o di quello che rappresento per te?

- Torniamo a casa -

- No - rispose Itachi spegnendo immediatamente l'espressione rilassata del padre - ho un impegno -

 

 

E mentre la natura attorno al Konohagakure si colorava delle mutevoli e rossastre tinte con l'approssimarsi dell'autunno, Itachi correva dal suo impegno.

Sapeva che lo avrebbe trovato nei pressi di quel glicine che più volte li aveva osservati allenarsi, ed infatti, eccolo, ad allenarsi goffamente con i suoi shuriken.

Non appena Naruto lo vide il sorriso lo illuminò, combattendo contro le dita amaranto del sole morente che gli toccava i capelli rendendoli rosso fuoco, e la pelle, scurendola.

- ITACHI! -

Quando lo raggiunse correndo, Itachi lo prese in braccio, posò la propria contro la sua fronte e, come per sussurrargli un segreto, disse a bassa voce: - Non appena ho potuto... sono tornato da te -

 

 

Doveva essere una serata di festa per il clan Uchiha, quasi tutto riunito nella villa del capofamiglia in attesa del festeggiato, in attesa di Itachi, ma questi non si fece vedere fino a tardi, e quando tornò le sue ferite erano state disinfettate e Mikoto potè vedere ancora quella scintilla di felicità brillargli nello sguardo.

 

Ma non è per aver reso fiera di te la tua famiglia, vero, Itachi? Chi ha preso il nostro posto nel tuo cuore?

 

 

*

 

 

Stavano fissando le stelle, un glorioso manto di piccoli brillanti che rendevano il cielo meno oscuro, meno enigmatico, meno profondo.

L'autunno era ormai arrivato al suo zenit, ma l'estate ancora non si era dileguato e spandeva la sua calura mentre il sole moriva e la sera cominciava.

Naruto gli stava parlando dello scherzo che aveva fatto in accademia ma che Iruka-sensei non aveva compreso e per questo motivo l'aveva punito.

Per l'ennesimo volta Itachi si domandò per quale ragione Naruto fosse così emarginato, persino dagli stessi coetanei. Un bambino non deve essere così solo... se rimanesse solo troppo a lungo ne rimarrebbe irrimediabilmente segnato.

Forse era la sua scusa all'inizio di quella bizzarra amicizia, ma ora il pensiero che Naruto, così espansivo con gli altri, potesse trovare qualcuno che rimpiazzasse il suo posto accanto al bambino. E questo non lo avrebbe sopportato.

 

Di quale peccato mi sto macchiando, di quale reato, a desiderarti solo per me? Di quale mi macchierò in futuro  per far sì che tu sia legato a me per sempre?

 

- Naruto... tu sei... - Itachi incespicò alla ricerca di una parola che descrivesse l'idea che si era fatto lui del biondo - ... sei una corda -

 

Naruto s'interuppe e, allibito, si volse verso Itachi, osservandolo con i suoi grandi occhi azzurri sgranati. Che cosa significava quella frase?

- Una... corda? -

 

Il più grande continuò ad osservare ostinatamente le stelle in cielo, con le sue braccia incrociate dietro la nuca a mò di cuscino, quasi ignorando quella domanda. In realtà stava tentando di ignorare la strana sensazione di imbarazzo latente seguente ad una sua stessa constatazione.

 

Una... corda?

 

Comunque un Itachi non era tipo di persona che si ritirava di fronte a qualsiasi avversità quindi quell'imbarazzo non si riflettè in nessuna parte della sua espressione, in nessuna delle parole che seguirono.

 

- Una corda - confermò - Un laccio... un laccio che stringe sempre di più -

 

Mi tieni legato a te, e non posso liberarmene.

 

Naruto lo continuò a fissare sorpreso, come se quello che Itachi aveva detto fosse qualcosa di estremamente bizzarro e stesse decidendo quale reazione avere.

Attirò il suo sguardo proprio a causa di quel prolungato silenzio.

Solo a quel punto Naruto si lasciò scappare una risatina, doveva spezzare la tensione, ma in realtà mostrava il nervosismo del bambino.

- Itachi, quanto sakè hai bevuto? -

Il più grande si issò su un gomito, incombendo sul biondo, ancora steso supino, e potè notare le sue gote imporporate: - E' la verità -

L'altro si morse un labbro, tornando serio: - Lo so, e... non mi fa piacere -

Itachi aggrottò le sopracciglia, deluso da quella risposta.

- Non fa piacere a nessuno - continuò - essere legato con una corda - mise il broncio, ferito.

 

Si ricordava bene come i bambini e gli adulti lo definivano: gli uni 'sfigato' mentre gli saltellavano attorno divertiti, gli altri inspiegabilmente 'mostro' dietro le spalle, facendo in modo di non farsi sentire, ma facendo trasparire dagli occhi tutto il disgusto che provavano per lui.

Perchè nessuno mi può amare, si chiedeva. Pensava che non avrebbe trovato da nessuna parte qualcuno che lo apprezzasse... e poi era arrivato Itachi.

 

Ora con la sua affermazione rischiava di rovinare tutta la felicità del biondo. Era giunto il momento della separazione?

 

Il moro si trattenne dal sospirare, non avendo minimamente immaginato il fraintendimento che poteva venirsi a creare nella mente di un bambino.

- Non intendevo una corda in senso negativo... - spiegò impaziente - intendevo dire che tu mi hai legato a te e non posso farci niente -

Naruto lo guardò da sotto in su, sporgendo il labbro in quel modo tenero che Itachi apprezzava: - Davvero? - pigolò sommessamente, in tono così debole che se uno zufolo di vento fosse spirato gli avrebbe rapito la parola - Davvero? Davvero non è una cosa cattiva? -

- No - la voce di Itachi, normalmente secca, si era fatta morbida, rassicurante, e il suo suono tranquillizzava Naruto - E' una cosa bellissima -

 

Mi tieni legato a qualcosa di impalpabile... qualcosa di straordinario. Qualcosa mai provato. Che cos'è Naruto?

 

Solo allora Naruto sorrise, rivolgendo a Itachi quell'espressione traboccante di estasi che faceva sentire il moro il re del mondo, che lo faceva sentire investito dal calore inebriante del sole, anche se il sole non c'era.

Lo abbracciò alla vita, aggrappandosi a lui come se fosse un koala: - Naruto vuole tantissimo bene a Itachi-san! -

Itachi non aggiunse altro, aveva detto fin troppo.

 

Perchè sei troppo importante.

 

 

 

*

 

 

Anche quel giorno Itachi uscì di casa poco dopo la colazione, Fugaku lo aveva seguito con lo sguardo per tutta la durata del pasto con le sopracciglia aggrottate, incupito.

Sasuke non sapeva che cosa avrebbe potuto conquistarsi l'attenzione paterna... in realtà non sapeva come mai a Itachi quello nemmeno importasse...

Finì in fretta il cibo rimasto nella ciotola e qualche chicco di riso gli rimase sul labbro inferiore, senza curarsene, corse fuori dalla cucina.

Gridò alla madre che sarebbe andato dallo zio e non aspettò la risposta, una volta fuori si guardò intorno, alla ricerca di Itachi.

Eccolo, era a metri di distanza da lui, e camminava incurante dello sguardo del fratello minore.

Sasuke corse verso di lui, con un enorme sorriso sulla faccia. Lo avrebbe seguito e, come l'altro giorno, si sarebbero allenati assieme nel piccolo boschetto con gli shuriken di Itachi.

Improvvisamente Itachi non c'era più e Sasuke, che aveva abbandonato la via maestra, si guardò intorno spaesato, ansimando.

Un attimo prima si era perso, e un attimo dopo era impietrito dietro il tronco di un alto albero mentre assisteva ad una scena incredibile.

Itachi non era una persona fredda, ma non si dimostrava nemmeno affettuoso, specie con il fratello. Non trovava essere un bel passatempo quello di assisterlo in qualche allenamento o insegnargli qualcosa di nuovo. La trovava una seccatura. Non credeva che i bambini fossero divertenti, comunque.

Pensava ai suoi allenamenti come momenti di solitudine, inframmezzati solamente dagli insegnamenti paterni (ma nel passato prossimo nemmeno più di tanto) o dalla compagnia di Shisui.

 

- ITACHI! Non funziona! -

 

Itachi ora stava sorridendo leggermente ad un bambino mentre gli insegnava la posizione corretta da prendere con il kunai. Gli guidava la mano, stringendogli leggermente il polso candido, sussurrandogli qualche suggerimento.

Era paziente, premuroso, gentile, sorridente.

Con un bambino.

Con un bambino dai capelli color del sole, guance piene e fregiate da tagli obliqui, e espressione concentrata.

 

Perchè gli sorrideva?

Perchè?

 

Quel sorriso doveva essere suo! Era sua l'attenzione del fratello, solo sua!

 

Arretrò di qualche passo, deluso, sconvolto, irritato. Si voltò per tornare a casa, con gli occhi onice serrati, e corse, corse, corse.

Ma non sarebbe finita lì.

 

 

TBC

 

 

 

Noticina a piè pagina: grazie per i vostri commenti, sono fantastici, mi riempiono di gioia! *_*

So che questi capitoli sono noiosetti e sembrano tanti piccoli quadretti scevri di un collegamento logico vero e proprio... si tratta tutto di un lungo prologo antecedente alla storia vera e propria. Quindi non preoccupatevi, la fic non sarà sempre così antipatica! XD

 

Sto cercando ancora di decidere quale giorno della settimana predisporre all'aggiornamento fisso di SbD... mah... per ora vedrete il postaggio oscillare a seconda dei miei impegni, comunque non preoccupatevi, ci sarà un aggiornamento a settimana assicurato!

 

Grazie a coloro che hanno inserito la fic tra i loro preferiti e coloro che la commentano. In particolare:

 

Kira Hashashin, non cominciamo! XD Lo so, è il mio grande difetto, seguo troppo l'ispirazione... sigh... *Grazie tesoro mio! Bax bax!

 

nixy, *//* onorata di essere la tua autrice preferita! Non sono sicura di meritarlo, ma mi fa piacerissimo! ^^  Quando Itachi scoprirà la vera identità di Naruto? Moooooolto presto! U.U Fin troppo!

Invece per il sogno di Itachi bisognerà aspettare ancora un bel po'... ehm-ehm... Grazie per il commento! Bax bax!

 

Nami_Phoenix, *_* li adoro, lo sai, ce lo vedo troppo Itachi! Bax bax!

 

kagchan, carissima ! *_* Grazie per il tuo super gentilissimo commento! Mi ha riempito di carica! ^^

Sono senza parole... grazie grazie grazie! *_* Ti adoro!

 

desme, sono felicissima che stai rivalutando Itachi! *_* Grazie per il tuo commento! *inchino*

 

Noctumbrial, se lo merita? Ma certo che se lo merita! U.U E' odioso! (anche se con Naruto nelle SasuNaru è accettabilissimo! XD) Bax bax!

 

Naiad26, grazie tesorino! Nacchan è sempre tenerissimo! XD Bax bax!

 

gokychan, carissima kohai! *_* Che cosa può Sasuke in una fic ItaNaru? Assolutamente nulla! XD Beh, forse qualcosa...

No, un viaggio nel passato sta per giungere alla conclusione? Noooo... sniff... e dire che comunque sono indietrissimo! Appena posso ti giuro che mi rimetto in pari! U.U

AAAAHHHH! TI SEI RILETTA TUTTA FLORES AMISSI??? O.O Sei proprio la mia kohai a rileggere una delle mie fic... ç__ç *me commossissima!*

Non mi annoi mai, lo sai! *_* Ti sei la mia kohai adorata e adoro tutte le tue recensioni, mi mettono troppa allegria oltre a darmi una carica in più! Ti adorissimo!

 

yayachan, in questa fic il rapporto tra Sasuke e Itachi si vedrà mentre la trama va pian piano dipanandosi... so che in questi primi capitoli si nota una seria discrepanza ma non è tutto oro quello che luccica si dice! XD Grazie per il tuo commento, davvero, sono proprio interessata a vedere come il mio Itachi in realtà non sia mio ma sia di Kishimoto... XD

Ah sì, i genitori Uchiha sono come io li immagino e vedo che ho azzeccato... XD Naruto invece mi è troppo tenero... eheh Bax bax!

 

Astaroth, tesoro, sei troppo brava con me! Persino a perdonarmi i miei molteplici atti di sadismo!? U.U Mi stupisci! Tvtb

 

trihn89, non preoccuparti per il ritardo! Sei puntualissima, invece! XD Spero tu stia bene, a proposito! Ah sì, i genitori Uchiha li vedo proprio così... XD Tutta la fic sarà una specie di intreccio tra manga e immaginazione, lo trovo non solo divertente ma più attinente al manga stesso, mi sembra di scrivere una specie di versione alternativa, ovviamente in una chiave ItaNaru *_* (anche se non ho letto tutto il manga XD che carenza!) Grazie per il commento! Bax bax! Per sempre unite dalle ItaNaru!!!

 

vampire_and_witch, abbastanza? è fin troppo mia carissima! ^^ Bax bax!

 

Commentate!

Miss

 

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Capitolo 4
*** Ingiustizia ***


Seduced by SunlightML

Seduced by Sunlight

By Mistress Lay

 

 

 

*

 

 

Capitolo IV – Ingiustizia

 

 

 

L'accademia era un luogo molto grande ma l'edificio per i bambini che non avevano ancora un grado all'interno dei ranghi ninja erano in un edificio a parte, poco lontano dal padiglione principale dove vi era la sede operativa del Konohagakure.

Sasuke non aveva ancora l'età per iniziare l'addestramento ninja vero e proprio ed essere ammesso tra le file dei genin, il grado più basso, ma già qualche lezione la poteva seguire, cioè quelle con Iruka-sensei, che veniva apposta per una specie di pre-addestramento. E Itachi a sette anni era diventato addirittura chunin, mentre adesso, nemmeno a dodici, era già jonin.

Il pensare ad Itachi fece stringere il cuore nel petto del bambino mentre una sensazione di gelosia e delusione se ne impossessava: ricordava con estrema chiarezza quando, seguendo il fratello maggiore, lo aveva scoperto in compagnia di un ragazzino a sorridere in un modo così rassicurante e spensierato da cancellare in un baleno ciascuna delle smorfie simil-sorridenti che spargeva a casa.

Anche quel giorno Iruka-sensei sarebbe venuto per il pre-addestramento, per questo Mikoto stava accompagnando il figlio l'edificio, ormai non si stupiva più dell'assenza di amici di Sasuke. Il figlio minore non gli aveva parlato di nessuno di loro, mai, e trovava più congeniale la solitudine, alla pletora di bambini che gli si accostavano timidamente.

- Eccoci qui - disse la donna - Mi raccomando, Sasuke, fai il bravo. Oggi io parto per una missione, ma verrà Itachi a prenderti, va bene? -

Il bambino annuì mentre voltava le spalle alla mamma, dirigendosi verso le aule spaziose, prese posto in uno dei banchi, guardandosi intanto distrattamente attorno. Come al solito era uno dei primi, per questo poteva concedersi il lusso di prendere posto in uno dei primi accostati alla finestra che mancava del gemello, quando invece tutti i banchi attorno erano raggruppati a gruppi di due o tre persone. In accademia non era così, lì vi erano le gradinate e un unico bancone che poteva contenere più persone, avrebbe voluto essere lì, adesso, mentre assisteva ad una lezione di arti magiche.

Al momento era quello il suo punto debole. Beh, in realtà anche con gli shuriken non se la cavava molto bene, più volte non era riuscito a centrare con precisione i bersagli, più volte aveva sbagliato non solo la mira, ma anche il modo in cui tenerli tra le dita, causandosi piccoli taglietti doloranti ai polpastrelli.

Per quanto riguardava la velocità e l'agilità, non aveva nulla da invidiare ai suoi coetanei, come per i riflessi, attenti e pronti sempre.

Basterebbe questo a riempirlo di orgoglio, questo e se ne riterrebbe soddisfatto, eppure, questo non bastava per nessuna delle persone che lo circondavano: sua mamma poteva dirgli che stava facendo progressi quanto voleva, ma non gli aveva mai detto che era stato davvero bravo, forse lo riteneva intelligente ad afferrare le tecniche così velocemente, ma mancava dell'eleganza, la scioltezza, la perfezione di Itachi? Sembrava che per lui le tecniche, i jutsu, il corpo-a-corpo fossero innate.

Suo padre non se ne parlava, lui aveva occhi solo per Itachi. Tutti i sensei lo guardavano e dicevano che sarebbe stato un buon ninja, ma continuavano a fare paragoni con Itachi, tutti coloro del clan Uchiha facevano continuamente paragoni con Itachi e per quanto Sasuke si fosse impegnato, non sarebbe mai riuscito a superare il fratello maggiore, non per quell'immenso distacco qualitativo e quantitativo che li differenziava.

Considerare anche i compagni di classe era ridicolo, potevano ammirarlo un poco, ma la loro profondità finiva lì, non avrebbero capito fino in fondo quella sua specialità se non quando sarebbero entrati ufficialmente in accademia.

 

 

 

Mentre era perso nelle sue elucubrazioni, un bambino dai capelli color del grano era entrato in classe.

Normalmente era l'ultimo a varcare le porte dell'aula, tanto da essere stato messo più volte in punizione a causa della sua scarsa puntualità, ma alla sua scorsa visita, Iruka-sensei aveva promesso che al prossimo incontro di pre-addestramento avrebbe fatto vedere ai bambini alcune delle tecniche ninja a fine lezione.

Con aria allegra si sedette nel suo solito banco, quasi in fondo, uno dei singoli, e aspettò impaziente l'inizio della lezione: la classe era quasi al completo e il chiacchiericcio quasi lo stordiva, come al solito non fu avvicinato da nessuno, neppure per un saluto.

Ci aveva fatto l'abitudine, poteva capitargli di peggio, tipo quando i genitori venivano a prelevare i figli nel cortile all'uscita. Quello sì che faceva male.

Ma ultimamente quella ferita faceva meno male del solito.

Tutto merito di Itachi.

Naruto sorrise leggermente, guardò fuori dalla finestra, piantando gli occhi sulla sede principale dell'accademia e pensando a dove Itachi fosse in quel momento.

Peccato che Iruka-sensei arrivò proprio in quel momento.

 

 

La lezione era appena finita quando Sasuke si alzò in piedi, raccogliendo le sue cose per dirigersi fuori, lo fece con calma e lentezza, non come i compagni che era fuori dall'aula prima ancora che Iruka-sensei li avesse congedati, in un correre forsennato verso i genitori che li aspettavano all'esterno.

Quando sollevò il capo vide che era rimasto lui, un gruppetto di ragazzini in un angolo e un bambino biondo che fino a poco prima era stato rimproverato dal sensei per aver gridato 'E' FINITA, DATTEBAYO!' dando inizio alla follia collettiva.

- Comportati bene - gli ripetè Iruka mentre usciva dalla classe.

Il bambino sbuffò mentre tornava al suo posto per prendere la sua felpa di un brillante color arancione sotto lo sguardo attento di Sasuke.

 

Non poteva sbagliarsi.

Era lui.

 

Il bambino che aveva avvicinato Itachi, con cui si era allenato, con cui aveva sorriso.

Era la prima volta che lo vedeva nella sua classe, ma questo fece solo rafforzare l'opinione che la madre si era fatto di lui, che era mezzo asociale e non riusciva a costruirsi amicizie proprio perchè non si guardava attorno.

Lo osservò bene, e non vi trovò niente di speciale, niente che potesse attirarlo. Aveva un'espressione indispettita, scialba, e nessuno dei suoi lineamenti catturava la sua attenzione.

Immediatamente si sentì crescere una rabbia in corpo.

 

Come poteva Itachi perdere del tempo con un tale perdente?

Perchè Itachi comunque lo preferiva al fratello?

Tutto questo era ridicolo...

 

Strinse i pugni e decise di avvicinarsi al bambino. Non gli interessava il suo nome, per lui era un dobe e basta, e non gli interessava nemmeno chi fosse, era solo un ladro. Un ladro di attenzioni. Immeritate.

 

 

 

Man mano che si avvicinava Naruto sollevò lo sguardo, curioso da tale attento esame, confusamente lo osservò bene ed ebbe la strana impressione che una versione più giovane di  Itachi gli stesse venendo incontro.

Possibile che fosse... il fratello minore?

Sì, gli assomigliava moltissimo, persino l'espressione era la stessa.

Gli rivolse immediatamente un sorriso a trentadue denti, ansioso di conoscerlo. Non sapeva che fosse nella sua classe, forse avrebbe dovuto chiederlo ad Itachi, ma gli era sempre sfuggito di mente.

 

 

 

Un sorriso.

Sasuke osservò sorpreso la reazione dell'altro.

Un sorriso.

In un attimo l'espressione stolida dell'altro mutò in un baleno, gli occhi sembrarono bizzarramente più grandi quando si sarebbero dovuti restringere spazzati via dall'enorme sorriso, l'azzurro non era slavato, al contrario, era di una tonalità paragonabile solo al cielo quando il sole era allo zenit e nessuna nuvola oscurava la vista.

Era un sorriso solare che si allargò contro Sasuke come se fosse il sole stesso a brillare e lo stesse accarezzando con il suo calore.

Scosse la testa per scacciare quella sensazione erronea e ridicola.

- Ciao!- lo salutò il biondo - Io mi chiamo Naruto! E tu sei il fratello di Itachi-san, vero? -

Il semplice nome di Itachi con tanto di titolo fece uscire completamente di testa il moro. Come si permetteva?

- Stai lontano da mio fratello! - esclamò Sasuke con decisione. Il tono di voce non era alto, racchiudeva tutta la rabbia che un bambino di sei anni a cui venivano sottratte le attenzioni del fratello maggiore.

Naruto perse la sua aria ilare e socievole, perse il sorriso luminoso, e guardò l'altro bambino come tradito, deluso dal fatto che nemmeno lui volesse essere suo amico. Perchè poi? Perchè tutti lo odiavano?

E adesso anche Itachi lo avrebbe odiato perchè al suo fratellino non piaceva?

- E' mio amico! - non riuscì a trattenersi dal ribattere - E' mio amico! -

- Sei solo un dobe! -

Sasuke lo spinse, forte, premendo le sue mani contro il petto scarno dell'altro, spinse con tutta la forza della sua rabbia e Naruto cadde a terra. Non rimase per molto tempo sul pavimento, si alzò e si avventò su di lui.

 

 

 

Iruka stava parlando con uno degli insegnanti ordinari del programma settimanale quando udì delle grida. Uno dei bambini rimasi in classe uscì da questa con gli occhi spalancati, indicando l'aula: - Sensei! Sensei! Si stanno picchiando! -

Iruka entrò immediatamente e vide in fondo all'aula Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha fare a botte, con rapide falcate li raggiunse e, tirandoli per la collottola, li separò, Sasuke rimase inerte, lanciando all'altro occhiate d'odio, mentre Naruto continuò a dibattersi strenuamente, servì un altro maestro a bloccarlo.

Il giovane chunin non sapeva che cosa pensare: Sasuke non aveva mai mostrato comportamenti violenti o anche semplicemente che si allontanassero dall'impassibilità e dallo stoicismo, quasi Iruka si ero domandato se il bambino avesse o meno dei sentimenti o semplicemente fosse impossibilitato a mostrarli.

Naruto, invece, era un altro paio di maniche.

Naruto era chiassoso, troppo vivace, dispettoso, esuberante. Fosse solo questo, per Iruka non ci sarebbe problema, anzi, era un bambino e tutti i bambini, avevano in diritto di esserlo prima di rilasciare cadere sul proprio capo la massa infinita di doveri che man mano venivano acquistati con l'avanzare dell'età.

Il problema stava tutto in Naruto perchè in quel bambino c'era il più terrorizzante degli incubi di Iruka.

Un incubo che anche a distanza di anni lo tormentava ancora con le sue grida disperate mentre un'enorme volpe color rosso fuoco si stagliava contro il cielo stellato.

 

'Mamma! Papà! C'è ancora mio papà lì! Papà!'

 

E ogni volta che vedeva Naruto gli ritornavano in mente quei drammatici eventi.

Sapeva che era ingiusto odiare un bambino per un peccato che solo un demone aveva commesso eppure... eppure come impedirsi di pensare ancora a quella tragica notte e rivedere in quei buffi segni sul viso i baffi di chi aveva portato via le persone che più amava?

Ci provava ad essere un sensei imparziale con Naruto, ma spesso era così difficile e ciò che era appena avvenuto avvalorava la sua tesi.

Perchè Naruto, anche se bistrattato ed emarginato da tutti, anche se continuamente preso in giro, osservato storto, tollerato a malapena, non aveva mai pianto. Non aveva mai mostrato il suo dolore, forse, se lo avesse fatto vedere Iruka ne sarebbe stato impietosito e sarebbe stato più dolce con lui.

Forse, se Naruto gli avesse dato modo di considerarlo un bambino come tanti Iruka non vi avrebbe visto solamente il demone che voleva vedere.

 

'IL MIO PAPA'! IL MIO PAPA' E' ANCORA LI'! LASCIATEMI!'

 

- Smettila immediatamente Naruto! - lo rimproverò aspramente Iruka, il biondo si fermò - Perchè ti devi sempre comportare in modo così immaturo? Chiedi immediatamente scusa a Sasuke! -

Quella totale assenza di ragionevole dubbio fece veramente male a Naruto.

Ma come, Iruka non chiedeva nemmeno chi fosse stato a cominciare? Perchè avessero litigato?

Aveva dato tutto per scontato, come se fosse ovvio che fosse Naruto dalla parte del torto, come se non si aspettasse altro da lui.

Iruka ebbe un attimo di incertezza quando gli occhi di Naruto s'incupirono, quando finalmente una scintilla di dolore oscurò i suoi occhi, ma durò il frammento di un istante e il bambino lo guardò con rabbia: - PERCHE' NON CHIEDI NEMMENO COM'E' ANDATA, IRUKA-SENSEI? PERCHE' DEVO PER FORZA ESSERE STATO IO A COMINCIARE? -

- Naruto... -

Iruka guardò brevemente Sasuke, il bambino moro non disse niente, non abbassò lo sguardo colpevole, si limitò a fissare Naruto mentre il suo zigomo si arrossava per un pugno ricevuto. Non confermò. Ma Iruka aveva già la sua risposta.

- Segui Hirumo-sensei, Naruto. Sei in punizione -

Naruto serrò le labbra fino a che queste non diventarono bianche e i suoi occhi quasi si inumidirono, ma non disse altro. Non con le parole.

 

Perchè mi odi, Iruka-sensei?

 

E quella domanda l'uomo la avvertì sulla pelle, come una richiesta, come se gli chiedesse di credergli, per una volta, di donargli fiducia, perchè era sicuro di non avergli mai dato motivo di essere oggetto di disprezzo. E non capiva.

Iruka distolse lo sguardo.

 

 

 

- Mi dispiace per quello che è successo, Fugaku-san -

Il sensei aveva controllato le ferite di Sasuke, solo un rossore alla guancia destra e un piccolo graffio sul braccio, e poi lo aveva accompagnato fino all'atrio, dove Fugaku Uchiha e il primogenito erano entrati, mentre aspettavano Sasuke.

La vista del bambino che mostrava chiari segni di lotta, le sopracciglia di Fugaku si erano arcuate minacciosamente, oltraggiato da quello che supponeva, a ragione, che fosse successo. Itachi si limitò a osservare le ferite, dandole poi per guaribili in un giorno o due, niente di cui preoccuparsi.

Poi Iruka aveva spiegato ai due Uchiha cosa era successo e la semplice menzione al nome di Naruto fece scattare qualcosa in Itachi, che osservò il fratello minore con più attenzione mentre un dubbio si insinuava nella mente.

Sasuke abbassò lo sguardo, quasi si dispiacque della situazione ingigantita che si era venuta a creare, e si aspettò che da un momento all'altro arrivassero anche i genitori del biondo per chiedere come ma il figlio non fosse ancora uscito, e di nuovo Iruka avrebbe spiegato che cosa era successo secondo lui. Sasuke non ebbe il cuore di negare nulla e di scagionare il coetaneo dalla falsa accusa, o almeno, donargli una scorciatoia di scusa.

Non sollevò lo sguardo per tutta la durata della spiegazione, sentendo lo sguardo del fratello perforarlo. Gli credeva? Non gli credeva? Perchè non avrebbe dovuto credergli? Perchè avrebbe dovuto preferire una versione alternativa che non esisteva alla sua inoppugnabile?

- Non si ripeterà più - concluse Iruka

- E se fosse stato Sasuke ad istigare Naruto? -

La domanda di Itachi gelò improvvisamente l'aria, creando un vuoto inaspettato, sottraendo il respiro dai polmoni di Sasuke, persino la ferita allo zigomo cominciò a bruciare per il dolore. Un dolore non fisico.

Lo scetticismo di Itachi sulla faccenda, la poca fiducia che nutriva in quella storia... perchè?

Anche Fugaku e Iruka guardarono l'adolescente sorpresi da tale reazione.

- Ma... -

Itachi guardò intensamente Sasuke: - E' proprio vero quello che hai detto? -

Sasuke aprì la bocca per protestare ma l'occhiata di fuoco che Itachi gli stava lanciando lo ipnotizzò. Improvvisamente non era molto sicuro che fosse saggio continuare a mentire. Improvvisamente ebbe paura. Improvvisamente ripetere la bugia gli sembrava impossibile. Improvvisamente si rese conto della posizione nella quale si era trovato prima Naruto. Come si era dovuto sentire a non avere nessuno dalla sua parte e vedere le carte in tavola già deciso, senza poter fare niente.

Richiuse la bocca. Tacque. Ricacciò dentro la bugia e rispose con il suo silenzio.

Fugaku si avvicinò al figlio minore: - E' vero, Sasuke? - la voce era calma ma lapidaria, gli occhi onice erano quello che sembravano, pietre dure, con un pizzico di delusione. Ma neanche più di tanto. In fondo che cosa avrebbe potuto aspettarsi dal figlio minore?

E' questo che stai pensando, papà?

Il bambino si morse il labbro: - Mi ha colpito -

- Perchè lo hai fatto? Perchè hai mentito? - domandò il padre.

Iruka stesso guardò Sasuke, ma in realtà non lo stava nemmeno vedendo. Vedeva solo un bambino biondo al quale aveva rifiutato la fiducia solo per un pregiudizio.

Perchè mi odi, Iruka-sensei?

- Io... -

- Voglio che tu chieda immediatamente scusa all'altro bambino, Sasuke - ordinò Fugaku.

A Sasuke non restò che annuire, sconfitto.

 

 

 

Naruto stava in una piccola stanzetta mentre uno dei maestri lo stava ancora rimproverando. Non riusciva a credere a quello che era appena successo, a come si era svolto tutto, a come il fratello di Itachi si era rifiutato di fare amicizia con lui, a come Iruka aveva deciso di credere a lui senza colpo ferire.

Itachi..., gli occhi quasi gli si inumidirono. Non gli importava di quanto il sensei gli stava dicendo, non gli importava del dolore che avvertiva al sopracciglio dove vi era una lieve ferita. Voleva solo qualcuno che si prendesse cura di lui, che lo facesse sentire meno solo, meno inutile. Voleva Itachi.

Itachi...

Ma Itachi non c'era, Itachi forse era con il fratello e non avrebbe più parlato a Naruto, forse era lontano e ancora non sapeva che cos'era accaduto.

Itachi, eppure continuava silenziosamente a chiamarlo, Itachi, dove sei?

La porta si spalancò, entrò Iruka-sensei con una strana espressione... colpevole?

E poi, dietro di lui, capelli corvini, vestiti neri.

Itachi.

Hirumo-sensei parlava con Iruka, poi uscì, mentre Itachi avanzava nella auletta, verso Naruto. Si chinò, appoggiando un ginocchio al pavimento, scostandogli i capelli biondi dal viso e osservando la piccola ferita sul sopracciglio.

 

- Una ferita da niente, ma bisogna disinfettare -

 

Sette parole. Voce aspra. Tono di constatazione.

Dita fredde. Polpastrelli contro la sua pelle contusa.

Occhi che ricercavano altri occhi. Richiesta di rassicurazione.

 

Itachi era arrivato.

Per lui.

 

Naruto scoppiò a piangere.

Non aveva pianto per il litigio con Sasuke, non per l'ingiustizia che si era compiuta contro di lui, non per il dolore fastidioso, no. Pianse perchè non era solo. Perchè Itachi gli chiedeva silenziosamente come stesse, perchè Itachi esaminava la sua ferita, perchè Itachi era con lui. Perchè non era solo.

Gli si buttò in collo, stritolandolo.

Itachi lo tenne premuto contro di sè mentre Iruka arretrava, quasi ferito da quella scena, chiuse gli occhi nocciola, dispiaciuto, e uscì dall'aula chiudendosi la porta alle spalle mentre sentiva con chiarezza Naruto sussurrare: - Meno male che ci sei tu, Ita-san -

 

Non è un demone. E' solo un bambino.

 

 

TBC

 

 

Noticina:

Sinceramente non so quando inizi formalmente l'accademia. Pensavo a otto anni, ma dal momento che Itachi pè diventato genin a sette, non pare possibile. Quindi mi sono inventata questa cosa del 'pre-addestramento' che risulta un po' stiracchiata, ma almeno da senso alla trama che sto seguendo.

 

Ho scritto un capitolo così lungo che ho dovuto dividerlo in due parti… ma pensa un po’! U.U

A proposito di questo capitolo: finalmente comincia la 'vera' fic! XD E un piccolo appunto... non fraintendetemi, io adoro Iruka, ma stiamo parlando di una parte antecedente al primo volume, quindi per questa parte niente atteggiamenti paternalistici. Ci saranno, perché io adoro Iruka nei panni di papà premuroso nei confronti di Naruto, ma ci tenevo a fare questa piccola precisazione!

 

Altra cosa… ho aggiornato il mio account. Per chi ancora non lo sapesse nel mio account, oltre ad esserci il mio profilo che potete tranquillamente non leggere, immetto anche delle notizie riguardanti fic, sequel, o semplicemente comunicati tecnici sui miei lavori.

Tenetelo d’occhio.

Mi riferisco soprattutto a coloro che stanno seguendo anche le mie fic su HP, ma anche su SbD metterò alcune novità tecniche importanti.

 

Grazie a coloro che hanno messo questa fic tra i loro preferiti, a chi semplicemente legge e a coloro che pure commentano!

 

nixy, ah lo so, io con le mie meravigliose metafore incomprensibili... XD In linea di massima dovrei seguire il manga, ma non sempre, quindi diciamo che mi manterrò in character finchè posso e finchè voglio, poi, chissà! XD Bax bax!

 

kagchan, grascie tesoro mio! *_* Mi piacciono un sacchissimo (parola inventata al momento) questi due tesorini tutti pucchosissimi! XD (certo, ai limiti del possibile...)

Ah, ti capisco quando parli di aggiornamenti non regolari... io sono un disastro! XD Ma per questa fic mi sono fatta una promessa... e poi adesso sto portando avanti solo una fic quindi mi destreggio discretamente bene! XD Certo che conosco trinh! XD E fa bene! eheh

W le Itanaru sempre e comunque! XD Bax bax

 

Kurachan, non ti preoccupare, l'importante è che hai rimediato! XD No, scherzo, non ti preoccupare! Comunque grazie per essere tornata! Bax bax!

 

Heris, amore! ^^ Primi due... eh già, che ti credevi, che andassi in pensione? Ma certo che no, Miss è sempre al rapporto! XD Bax bax!

 

yayachan, Grascie per la tua recensione, mi ha fatto un mucchio di piacere! XD Sì, quella frase buttata così altro non era che una deliziosissima pulce nell'orecchio per i miei adorati lettori! XD In effetti nei flashback non si vedono mai i personaggi di Naruto, seppur coetanei, con un passato in comune... ed è da quest'idea che mi uscita questa fic: insomma non è possibile che pur avendo la stessa età nessuno di questi personaggi si conosceva prima di essere genin! Ok, Naruto è stato bocciato più volte, ma almeno per un periodo di tempo non avrebbero potuto conoscersi?

Mi sa che ho divagato... (ma dai! come no -.-) e comunque io non posso dire niente perchè non ho nemmeno letto tutti i volumi del manga... XD

Eh sì, in passato ho scritto prevalentemente su HP... XD E il mio problema era che non riuscivo mai a smettere di scrivere! (un vero dramma, credimi!) *_________* WAAAAAAAAAAAHHHHH hai letto qualcuna delle mie fic su HP? *_____* Sono in ammirazione! Mi raccomando, fammi sapere! XD anche se so, i miei capitoli sono veramente lunghiiiiii. Sono un po' logorroica quando mi metto a scrivere, si nota? XD Bax bax!

 

AliDiPiume, ed ecco i guai! XD In realtà la mente contorta da vendicatore di Sasuke avrebbe potuto escogitare qualcos'altro ma... come può Sas'ke combinare qualcosa quando Miss, cioè io, è così spudoratamente dalla parte di Naruto? XD E tralasciamo il fatto che in quanto a sadismo siamo sullo steso livello... E quindi, qua la mano compare! Stringi la mano ad un'autrice sadica, è un affare! XD

 

Noctumbrial, che onore! XD Eh sì, Sasuke sta riscontrando parecchio successo... *Miss si va a nascondere* Come non detto!

 

desme, ah sì, adoro Itachi come sta venendo fuori*_* e adoro questi interludi teneri... peccato solo che sta per cominciare la fic... XD  Bax bax

 

Kira Hashashin, BIG SIS! Non sai quanto mi fa piacere sapere che questa ficcy ti piace... mi raccomando, fammi sapere anche per questo capitolo! Bax bax!

 

trihn89, grazie per il commento e per avermi fatto notare le mie sviste, prometto che appena potrò andrò a rileggermi i capitoli, cercando di vincere la naturale repulsione, e sistemare i miei pensieri caotici. Sì, perchè, so che è una grande debolezza ma la sincerità prima di tutto, scrivo sul momento e quindi non rileggo mai i capitoli che posto. XD Sono un disastro, lo so. Le incoerenze sono le mie stesse incoerenze di pensiero, ovvero, prima scrivo una cosa, poi la cambio e inevitabilmente mi dimentico di riformulare l'intera frase... sigh...

Ehm, sì, immagino che non faccia piacere a molti essere paragonati su due piedi ad una corda... -.- Hai azzeccato su Sasuke! XD Eheheh

E per sapere la reazione di Itachi alla scoperta di quale sia la vera identità di Naruto... beh... alla prossima puntata! XD E non mi fare a pezzettini Kagchan, lasciale almeno la testa e le braccia! XD Bax bax!

 

gokychan, KOHAI, minacciarmi con le Harry/Ginny è stato proprio un colpo basso! ... Mi piace! XD Questi ricatti fanno di te la mia kohai prediletta! U.U

Soprattutto quando mi scrivi dell'altarino Tom/Harry... *Miss in preghiera di fronte a tale altarino mentre chiede perdono*

Dai, alla fine Sasuke non ha combinato granchè (lo dici tu!!!!!! ç_____ç ndNacchan con le lacrime agli occhi. Itachi corre a spupazzarselo.) (Ehm, itachi... siamo nel bel mezzo di una recensione... ndMiss) (Itachi attiva il Mangekyuo Sharingan) (come non detto... ndMiss) Ti adorissimo kohai! Loveeee!

 

Commentate!

Miss

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Capitolo 5
*** Bambino-demone ***


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*

 

Capitolo V – Bambino-demone

 

 

Ci vollero alcuni minuti prima che Naruto accennasse a calmarsi e trasformasse i singhiozzi in un semplice tirar su con il naso.

Per tutto quel tempo Itachi rimase inerte di fronte al bambino, non gli disse niente, si limitò ad accarezzargli la testa, le guance, a fissarlo con i suoi occhi scuri seri e pensierosi.

- Pensavo... pensavo... - balbettò Naruto una volta ritrovata la voce. Un voce roca, spezzata dalle troppe lacrime, ricca di sottintesi fin troppo intuibili.

Pensavo che non saresti arrivato... pensavo che non mi avresti creduto quando ti avrei detto la verità... pensavo che non saresti stato accanto a me... pensavo...

- Io ti crederò sempre - disse fermamente Itachi. Quattro semplici parole che rassicurarono magicamente Naruto. - Sarò sempre dalla tua parte -

 

Naruto si morse il labbro, commosso da quelle parole, emozionato da quelle promesse, e vi credette ciecamente perchè era certo che Itachi non gli avrebbe mai mentito, mai deluso.

Perchè era Itachi, e questo bastava.

E perché Itachi era tutto quello che aveva di bello, promettente, sicuro.

In un lampo il suo viso infantile si aprì in un sorriso e le lacrime sparirono in un baleno, lasciando su quelle guance il tracciato delle lacrime e il sospiro della giovinezza, perchè quel sorriso aveva il potere, come sempre, di far spirare a Itachi qualsiasi veleno avesse accumulato, qualsiasi dolore, qualsiasi delusione.

- Itachi-san è sempre il migliore - constatò Naruto con felicità. Un guizzo di gioia pura e semplice illuminò i suoi occhi azzurri.

Itachi sorrise di rimando, quasi con tenerezza, perchè quello spettacolo, pur essendo ormai frequente quando stava con lui, lo stupiva ogni volta.

 

Perchè tu, che ogni volta sei bistrattato da tutti, continui a sorridere?

Da dove la prendi questa forza?

 

Poi il moro si erse in piedi, allontanando con quel gesto il sorriso che gli era sorto spontaneo: - Curiamo questa ferita, ok? -

Naruto annuì, poi il suo viso si rabbuiò, intristito. Pensò a al fratello del più grande, quello che aveva rivendicato la sua vicinanza affettiva con l'altro, quello che aveva rifiutato la sua amicizia.

- Non te la prendere per Sasuke - disse Itachi di spalle mentre guadagnava l'uscita, leggendogli facilmente l’espressione del viso - è uno sciocco -

Non ha visto quello che vedo io.

E Forse è un bene.

 

 

Trovò Iruka fuori dalla porta, che gli diede un'occhiata imbarazzata, sentendosi colpevole di aver assistito, tra il volontario e l'involontario, alla scena appena succedutasi nell'aula.

Lo guardò, quel viso conosciuto, che gli aveva elargito spessissimo sorrisi incoraggianti ed orgogliosi, un viso che conosceva poco della famiglia di sangue, ma sapeva tutto di quella allargata, perché i suoi alunni erano la cosa che più si avvicinava ad una famiglia.

- Perchè hai creduto subito a Naruto? – all’adulto non riuscì di trattenersi dal domandare. Perchè hai preferito credere a lui che al tuo stesso fratello?

Itachi si aspettava quella domanda, si aspettava quella sorpresa, si aspettava quell’ingenuità. In troppi pochi avevano visto com’era veramente Naruto, quale pezzo di mondo nuovo e assurdamente straordinario si portasse dietro.

- Perchè lo conosco. E questo è sufficiente - rispose laconicamente Itachi, poi voltò il capo verso di lui, lanciandogli nel frattempo un'occhiata penetrante, accusatoria - E tu perchè non gli hai nemmeno dato il beneficio del dubbio? -

Tolse volutamente l’onorificenza nel nome, gli si rivolse con quel tono che molto spesso il padre aveva usato con lui, solo che il genitore lo usava come meccanismo istintivo, non per provocazione, come invece era strumentalizzato da Itachi.

Iruka fece per rispondere, che cosa, forse non lo sapeva nemmeno lui, ma Itachi non gli diede tempo di formulare una frase pertinente che aggiunse: - Dov'è la cassetta del pronto soccorso? – e di colpo la provocazione sparì per lasciarsi dietro solo apatia.

 

E' una così grande colpa vedere nel volto di un bambino innocente una colpa così grande come un demone assassino che mi ha reso orfano?

 

 

*

 

 

- In che rapporti sei con quel bambino? -

Non appena Itachi mise piede a casa Uchiha lo accolse la voce del genitore, tagliente più del solito, che graffiò la sua attenzione con unghie affilate di accusa. Non curiosità, che pure l'avrebbe potuta capire. Accusa.

Come Iruka si era fatto immediatamente guardingo e quasi colpevole a parlare di Naruto, ora Fugaku era irritato da quella situazione.

In ogni caso il ragazzo non si lasciò intimidire, si cambiò i sandali tranquillamente,  chiedendo nel frattempo: - Per quale motivo dovrebbe essere un problema? -

- Rispondi alla mia domanda! - ordinò imperiosamente Fugaku.

- Siamo amici - affermò senza ombra di intimidazione Itachi.

- Voglio che tronchi qualsiasi rapporto con quel bambino - imperiò l'uomo, facendo intuire con quella frase la fine di quella conversazione e dando le spalle all'undicenne.

Si dovette comunque girare quando la mano di Itachi si chiuse in una delle sue maniche, trattenendolo e costringendolo ad osservarlo nei suoi occhi che, impertinenti e diretti, lo fissavano fermamente: - Tu sai chi è. Voglio saperlo anche io -

Per un attimo Fugaku vide l'immagine del primogenito sovrapporsi a quella del giovane se stesso: la stessa ostinazione, la stessa risolutezza, lo stesso orgoglio.

Fu quella la debolezza del capofamiglia.

Specchiarsi nell'immagine del figlio.

Senza remore, senza domandarsi se Itachi fosse o meno diverso da lui stesso. Dando per scontato che quello che lui era sarebbe stato quello che Itachi sarebbe diventato. Quello che avrebbe ottenuto in futuro, sarebbe stato quello che Itachi avrebbe avuto di conseguenza.

Gli mise un braccio attorno alle spalle e lo attirò a sè: - Hai ragione, è tempo che tu sappia il segreto di Konoha -

 

 

L'intera casa sembrò trattenere il respiro tale era l'aspettativa di Itachi e il silenzio innaturale che si espandeva attorno alla struttura coadiuvava quella sensazione di ansia opprimente.

Fuori il cielo stava tramutandosi in una scacchiera di nubi scure e spicchi di cielo azzurro da cui trapelava ancora l'anima del sole ad accarezzare saltuariamente la terra, a trapelare attraverso le imposte filtrate dalla carta di riso dei paraventi decorati che ornavano la stanza in cui padre e figlio si fronteggiavano, inginocchiati l'uno di fronte all'altro.

I secondi passavano e Fugaku non accennava a riprendere il discorso, Itachi attese pazientemente fino a quando l'altro aprì bocca. Si stava avvicinando alla verità. Ancora un passo...

 

- Ricordi la storia della volpe a nove code? -

 

Itachi si sentì immediatamente rabbrividire e un odore di bruciato gli invase le narici mentre una ridda di pensieri ricorreva con la memoria ai ricordi sfocati della sua infanzia. Odore di bruciato. Rumori tremendi, che scuotevano persino la montagna degli hokage. Sangue.

 

- Kyuubi quasi distrusse il villaggio, quasi sei anni fa. Per sconfiggerla molti ninja sacrificarono la loro vita, compreso il Quarto Hokage - un pugno si contrasse, segno di nervosismo - che riuscì a sigillare il demone prima che questi facesse scomparire Konoha -

 

Era una storia proibita, quel genere di racconto di cui si odiava la divulgazione perchè colpiva nervi scoperti e toccava le corde sensibili delle ferite non ancora rimarginate.

Itachi la conosceva perchè il suo sensei gliene aveva parlato, e poi si ricordava. L'aveva vista, per qualche secondo e di sfuggita, ma quell'immagine gli si era impressa negli occhi onice come una stampa sempiterna, che l'avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.

Pelo. Rosso carminio tutto attorno a lei. Muso digrignato. Occhi grandi, iniettati di sangue, crudeli. Espressione selvaggia, come di una bestia liberata che dopo tanti anni di prigionia non sa bene come comportarsi con la libertà così inaspettata che le si era offerta.

Kyuubi.

E dopo la sua scomparsa, Konoha era scesa in lutto, gli stemmi dei vari clan abbassati, sostituiti dai drappi neri. Processioni nelle vie principali. E il viso scolpito nella pietra sull'estrema destra dello Yondaime che li osservava dall'alto.

 

- Quel demone è una macchina da guerra che lo Yondaime ha sigillato in un jinchuuriki, quella che potremmo definire una prigione di carne dalla quale la bestia non può liberarsi se non quando questa prenda il sopravvento sull'umano - Fugaku lanciò un'occhiata traversa a Itachi - Il jinchuuriki predisposto per il sigillo del demone a nove code è Naruto Uzumaki -

 

Rosso carminio che si espandeva dal mostro. La fasciava come un'aura, un sudario. Muso digrignato, occhi crudeli. Nove code a fendere l'aria. Gigantesca come una montagna.

 

- ... Si decise che sarebbe stato l'unico a non sapere la verità. Volontà dell'hokage -

 

Il segno sulla sua pancia, un vortice rossastro, grande come un palmo di mano. I buffi baffi sulle guance. Quell'espressione a volte ferina. Il vuoto che creava attorno a sè, l'odio ingiustificato.

 

- Per questo motivo, Itachi, non voglio che tu abbia alcun contatto con quel bambino.

Inoltre pensa alla nostra posizione: un Uchiha che difende un jinchuuriki... -

 

Denti scoperti. Negli occhi il bagliore di una fiamma. Una propulsione chakra tale da uccidere i ninja più vicini. Sete di sangue.

 

- ... Naruto Uzumaki non è altro che una bomba pronta ad esplodere. Per questa volta Sasuke, che ha sbagliato, dovrà scusarsi, ma solo perchè tu sei intervenuto -

 

Un sorriso solare.

Il fuoco negli occhi.

 

- Itachi?... -

 

 

*

 

 

L'odio era qualcosa di potente, come una droga. Quando si cominciava ad odiare, non si poteva tornare indietro, perchè tutte le cose belle erano intaccate dal fiele che l'odio spargeva intorno a sè.

Distorceva la realtà, la deformava in demoni grotteschi, in maschere vaganti.

Faceva vedere lì dove c'era un bambino orfano un demone, cancellava i sorrisi infantili apparsi su un viso paffuto in una smorfia crudele, trasformava il bisogno di attenzione in un creare guai cronico, come se un demone, anche se imprigionato nelle spoglie di un bambino, non potesse fare a meno di causare disordine.

 

Fu la prima volta che Itachi provò l'odio.

 

Dopo la conversazione con il padre Itachi scese in città e per la prima volta osservò negli occhi ogni singola persona che incrociava.

Iridi castane, verdi, azzurre, di tutte le sfumature. Pupille pensierose, indifferenti, incuriosite.

Attraverso quegli occhi, attraverso quello sguardo che si posava sulle cose, adulti e giovani odiavano.

 

Quel vecchio che trascina il suo carretto ha avuto un figlio ucciso nella difesa del villaggio?

E' morto il fratello del jonin che sta attraversando la strada?

Ha avuto un padre morto nella notte di fuoco di Kyuubi quel bambino che sta giocando con la palla?

 

Tutti loro erano ciechi?

Non vedevano quanto fosse pesante e duro l'odio verso un bambino? Verso qualcuno che in un giorno ha perso il padre e la dignità dell'innocenza?

 

Itachi si fermò in mezzo alla strada sterrata, le braccia lungo i fianchi, i pugni serrati, il capo basso.

 

'Ita-san, tu sei mio amico?

 

Quando il moro risollevò lo sguardo, lo sharingan brillava nei suoi occhi, uno scatto e si ritrovò a correre sui tetti, con quelle 'gocce' onice tra il rosso del potere Uchiha.

 

E ripetersi come una litania:

'Non ucciderli, non ucciderli, non ucciderli.

Non ancora.'

 

 

*

 

 

Era una fiaba.

Quella che gli aveva raccontato Ita-san era una fiaba a lieto fine, con tanto di guerrieri, un demone e un eroe che si sacrificava per il bene dei suoi amici, del suo villaggio, della sua casa.

Sì, assomigliava tanto ad una fiaba, peccato che era reale, fin troppo reale, e riassumeva un passato fin troppo vicino, che continuava ad affacciarsi nel presente come un mostro dispettoso, i guerrieri era i ninja che difendevano Konoha e che erano morti proteggendola, l'eroe altri non era che il Quarto Hokage e nessun miracolo gli aveva evitato la morte e il finale drammatico che invece si era svolto.

E il demone.

Il demone era lui.

 

Occhi che lo osservavano.

Occhi colmi di odio.

Mostro.

Lui, in un angolo, a piangere, mentre tutti sorridevano, ridevano, giocavano, lontano.

Mostro.

Parole dure, gesti di un astio calcolato, dispetti mai rivendicati, complici gli adulti.

Mostro.

Graffi sulle guance, un tatuaggio sulla pancia. E nessuna famiglia alle spalle.

Mostro.

 

Mostro.

Mostro.

Mostro.

 

In quel momento sentì quasi un distinto rumore al petto di qualcosa che andava in frantumi. Di qualcosa di prezioso e fragile come il suo cuore.

La terra era bruciata attorno a lui, non crescevano amicizie, affetti, legami. Non si sarebbe più domandato nella mente perché Iruka-sensei lo guardasse male, perché tutti lo evitavano, perché tutti lo tenevano lontano…

In quel momento si rese conto che non avrebbe mai più chiesto alla luna, quando era solo nel suo futon di notte, dove fossero i suoi genitori. Non avrebbe più chiesto al vuoto silenzioso perché non c’era mamma a coccolarlo, papà a giocare con lui.

In quel momento si rese conto che il mondo non era più così interessante come sfida, che essere hokage non era quella cosa meravigliosa che aveva creduto.

Pian piano la patina di lucentezza che ammantava ogni cosa che si rivelava all’orizzonte del suo futuro non pareva così grandiosa. Non pareva così facile salire sulle nuvole e gridare al mondo che lui c’era riuscito, ora finalmente avrebbe avuto il rispetto del villaggio.

In quel momento si rese conto che il sorriso non sarebbe più sorto spontaneo dalle sue labbra, non lo avrebbe più salutato al mattino quando si specchiava, perché sorridere e far finta di non notare l’odio che lo circondava non era più una cosa fattibile.

Non più.

Si rese conto che non avrebbe più guardato il mondo con gli occhi di un bambino, ma con il rimpianto di esserlo. Di essere condannato ad un futuro a senso unico.

 

Mostro.

 

Sì, sarebbe andata esattamente così.

 

Se non ci fosse stato Itachi.

Se lui non fosse stato Naruto Uzumaki.

Perché Naruto Uzumaki sapeva che cosa fosse il dolore, ma sapeva anche che cosa fosse il coraggio.

 

 

 

Vedendo il viso di Naruto farsi sempre più scuro, pensieroso, tormentato, Itachi si sentì stringere il cuore: aveva fatto male a rivelare all’altro quello che aveva appena scoperto. Naruto era solo un bambino.

Dopo aver corso su e giù, dopo aver vagato per un po’ cercando di sopire la sua rabbia crescente nei confronti di Konoha, del suo cinismo, della sua ipocrisia, dopo essere tornato nel luogo che spesso aveva ospitato gli incontri tra lui e Naruto, proprio sotto quell’albero di glicine, Itachi aveva capito che cosa fare.

Non si sarebbe comportato come un ipocrita, come uno di qualsiasi altro abitante del villaggio, non avrebbe taciuto a Naruto la verità, non l’avrebbe lasciato ignaro della sua identità.

Non si merita di essere all’oscuro di tutto fino a quando lo scoprirà da solo, magari scoprendolo male, da persone che gli sbatteranno la verità davanti con tutto l’odio possibile?

Aveva deciso di rivelargli tutto, alla fine.

Perché era certo che Naruto un giorno l’avrebbe apprezzato, perché la verità era giusto che la sapesse dal suo amico, piuttosto che da chiunque altro.

Avrebbe sofferto, forse in parte non avrebbe capito, ma Itachi sapeva che quel dolore era necessario che lo sentisse, perché gli sarebbe stato di lezione per il futuro.

‘Vorrei diventare hokage! Per far vedere quanto valgo!’

E sapeva che Naruto era forte, più forte di chiunque Itachi avesse mai conosciuto, nonostante fosse così giovane.

Perché quando una persona era forte non importava per quante volte dovesse cadere, alla fine si sarebbe sempre rialzata.

Perché io ho visto il vero Naruto.

Lo aveva visto nel sorriso che gli rivolgeva, negli occhi vivaci, quando piangeva, quando cercava di essere più rumoroso possibile mentre tentava di dimostrare che non soffriva, quando era tutto il contrario.

Strinse i pugni. La rabbia che Itachi provava in quel momento non riusciva nemmeno ad esprimerla, quella rabbia premeva per manifestarsi, per distruggere quel muro di odio ingiustificato che si era costruito contro un demone che non esisteva.

Eppure…

Fu quella rabbia a convincerlo di aver fatto la scelta giusta nel raccontare la verità al biondino. Sì, perché l’odio gli aveva accecato i sensi e questo non sarebbe mai dovuto accadere a Naruto.

L’odio rovinava tutto.

Odierò io per te.

Mi dannerò io al posto tuo.

 

 

La mano di Itachi si distese e si posò su quella piccola di Naruto che in quel momento stringeva la sua maglietta all’altezza dell’ombelico, proprio dove Itachi sapeva esserci il sigillo maledetto.

- Naruto… - lo chiamò con voce sommessa e rassicurante – Naruto… dovevi sapere, capisci? Non potevo tacertelo, altrimenti… -

La mano si strinse ancora più convulsamente, occhi azzurri persi nel vuoto, bassi.

- Ascoltami… che la volpe sia dentro di te o meno, tu sei sempre Naruto Uzumaki. Tu sei tu, e io sono tuo amico. Sempre -

Palpebre abbassate, uno scintillio negli angoli degli occhi e lacrime che scendevano lungo le sue guance.

- Tu non sei un demone. Tu sei Naruto, sei il mio Naruto -

Piccole lacrime che macchiavano il tessuto dei pantaloni.

- Itachi? -

- Sì? -

- Mi fa male -

- Cosa? -

- Il cuore -

Itachi strinse forte la sua mano e appoggiò la sua fronte contro quella dell’altro.

Quelle lacrime che cadono non sono solo tue.

Sono anche mie.

 

Perché anche il mio cuore piange.

Quando uno odia, non può più tornare indietro.

 

 

TBC

 

 

Noticina: ecco, non so esattamente come spiegarlo ma… ehm… è un po’ imbarazzante ma… ok, devo proprio dirvelo! Insomma, mi sono completamente dimenticata di aggiornare la scorsa settimana! Ç_____ç

O meglio, me ne sono accorta venerdì, ma poi pensando al ritardo mostruoso e al conseguente accavallamento degli aggiornamenti ho preferito lasciar passare la settimana intera e aggiornare oggi.

Perdonatemi!

Purtroppo ho avuto una settimana fin troppo piena! Prometto che non farò più la cattiva! Ç_ç

C’è di buono che ho trovato il tempo di rispondere alle vostre recensioni, perché prima non ci ero riuscita!

 

Grazie a coloro che hanno letto (cioè, sempre che ci sia qualcuno) e a quegli angeli che mi hanno resa felice-felicissima con i loro commenti!

 

Astaroth, non ti preoccupare tesoro mio, anche se perdi un capitolo non ti devi preoccupare! Cercherò di essere forte ç____ç No, scherzo, ti perdono… ma non ti PERDONO per avermi paragonato a quel mostriciattolo irriconoscente di Seth?! è_______________________è

 

Noctumbrial, grazie per la mail *_* non sai quanto mi abbia fatto piacere! Anche io adoro l’ultima scena! XD

 

Naiad26, così mi piaci! XD

 

yayachan, eheh, mi piace un sacco lasciare le pulci nell’orecchio! AAAAAHHHHH, sei diventata una fan della Tom/Harry grazie a me? *___* Oh my, che onore superlativo!

Io sono fissata con i pairing strani, quindi se vedi nella mia pagina strani accoppiamenti, ebbene sì, tutto è nella norma! XD Poi, la Tom/Harry è la mia coppia preferitissima in HP *_*

Oh sì, Nacchan è troppo pucchoso! *_* Bene, sono felice di aver lasciato Iruka IC, lo trovo anche io veramente perfetto nel ruolo di ‘papà’ di Naruto: non so se hai mai letto le doujinshi di Ichihara Tetsuno, ma ogni volta che le leggo trovo Iruka troppo ‘chioccia’ e mi fa morire! XD

Comunque questo comportamento Iruka non lo terrà a lungo, lo adoro troppo per condannarlo a questo atroce destino! XD Eheheh (a proposito, la paternità della frase ‘Non è demone. È solo un bambino’ è proprio di Iruka, per il semplice fatto che Itachi ancora non sa della vera identità di Naruto) Grazie per la recensione *_* Bax bax!

 

Vampire_ and _ Witch (Baby), ti capisco, cara! XD Come non vedere Iruka in versione sweet daddy? XD Grazie anche per la fiducia, anche se i ringraziamenti per te non sono sono mai abbastanza!

 

Kagchan, in realtà la scelta del capitolo è in una rosa parecchio monotematica, più che altro sono diverse variazioni dello stesso titolo SbS, ma chissà. Comunque grazie per avermi dato la tua opinione! XD

Lemon ItaNaru… ehm… dunque, in realtà all’inizio questa stessa fic doveva contenerla, ma poi, per scelte di stile ho cambiato rotta, ora però non ti saprei dire con certezza se questo cambiamento di rotta sia o meno definitivo XD Grazie tesoro! *_* Mi hai rallegrato la giornata. Dico sul serio. Meno male che esistono persone come te. E qui chiudo [giusto per citarti!]

 

Jayden Akasuna, grazie! *_* Non ho aggiornato presto come avrei dovuto, ma meglio tardi che mani… no?

 

AliDiPiume, non ti saprei rassicurare per la mano! XD Ah, divago anche io, quindi non preoccuparti… (la babysitter? Pensa che, autrice sadica per un’altra, a me non piacciono un granchè i bambini, ma per loro sono una specie di carta moschicida! Mi si appiccicano e non mi mollano più! O_O Sarà la legge del contrappasso? Mah!)

Sasuke è insopportabile! U.U Aveva una chance di venir su bene e invece… eh, certa gente…

Continua a fare sermoni che mi mettono il sorriso sulle labbra! XD (e poi chi ce lo toglie di lì? Uhmmmmmm…)

 

Heris, tesoro, grazie *_* questo sì che mi fa piacere! E… mamma apprensiva? XD

 

desme, ehm… non sbilancio con spoiler sul futuro della fanfic, diciamo solo che… chi leggerà vedrà! XD Grazie per il commento, bax bax!

 

Kurachan, grazie per la promessa! ^^ Penso che alla tua domanda ho risposto ampiamente con questo capitolo… e non era per niente una domanda scema!

Grazie per la recensione, tesoro! Onoratissima! Bax bax!

 

trinh89, trinh in versione 12simo apostolo! XD Eheheh

Ok, mi sa che ho subito smentito l’essere aggiornata ‘regolarmente’ ma assicuro che la prossima volta controllerò meglio quello che faccio… sigh…

Diciamo che Fugaku l’ha fatto solo per un fatto di orgoglio, già, e poi perché deve insegnare a Sasuke il valore delle bugie: insomma, se vuoi mentire, menti bene XD No, scherzo, ovviamente, Fugaku non insegnerebbe una cosa del genere a Sasuke… credo. *Miss occhieggia Fugaku con occhi accusatori* (è solo perché gli Uchiha non si fanno beccare così! Insomma, ci vuole Uchiha-style anche nelle piccole cose! NdFugaku)

Grazie per il chiarimento sull’infanzia di Naru! Come dicevo non ho letto tutto il manga e non ho visto tutto l’anime, quindi certe cose mi sono del tutto sfuggite! XD Bax bax!

 

Kira Hashashin, Big Sis! *__* che dire? Sono commossa…

 

RedHat, tesoro, che sorpresa ritrovarti anche qui! *_* Grazie, grazie, grazie! La tua recensione mi ha fatto sciogliere in un brodo di giuggiole!… tutto come ai vecchi tempi, dici?

Indubbiamente. XD Ti adoro!

 

Commentate!

Miss

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Capitolo 6
*** Convenienza ***


Seduced by SunlightML

Seduced by Sunlight

By Mistress Lay

 

*

 

Capitolo VI – Convenienza

 

 

Per la prima volta Itachi rimase a dormire da Naruto in quel cantuccio povero di comodità e lo strinse a sè impedendo alle ombre della notte di ghermire con le loro unghie ferine il piccolo tesoro che aveva tra le braccia.

Dimentico dell'apprensione generata dalla sua scomparsa, dimentico di cosa i suoi genitori avrebbero potuto pensare di lui, dimentico dei suoi obblighi, dei suoi doveri. Non si pose nemmeno per un istante la domanda se questa decisione fosse giusta o sbagliata.

Non ebbe davvero il coraggio di lasciarlo solo per tornarsene a casa, le lacrime che bagnarono il viso del bambino non furono singhiozzi come quelli del pomeriggio quando era andato a sostenerlo all'accademia, erano lacrime di tristezza, ma necessarie, perchè se non avesse pianto, se si fosse tenuto per sè quel dolore, non se ne sarebbe mai più liberato.

E Itachi era più che contento di essere colui che l'avrebbe consolato. Perchè c'era sempre qualcosa di egoistico nello stare assieme a Naruto, quell'impulso che Itachi avrebbe potuto evitarsi ma che, per qualche oscura ragione, privarsene era impossibile. Si trattava, ovviamente, del desiderio di avere Naruto tutto per sè.

- Itachi? - domandò ad un certo punto il biondo, il viso ben premuto contro la maglietta del più grande. Trovava nell'abbraccio di Itachi una sensazione di calore inesprimibile, qualcosa di forte, di toccante, come se il sospiro del tempo non potesse raggiungerlo, come se si sentisse improvvisamente forte semplicemente avvertendo la presenza dell'altro accanto.

E il suo cuore gridava sempre: Itachi, Itachi, Itachi... come una nenia impazzita, una ninnananna per i cattivi pensieri.

- Sì, Naruto? -

- Non posso fare niente per mandare via la brutta cosa che ho dentro? -

Era proprio una bella domanda a cui, dovette ammettere il moro, non sapeva rispondere: la tecnica usata dal Quarto Hokage era un jutsu molto potente, sicuramente una tecnica proibita di qualche sorta e la preparazione attuale di Itachi non era abbastanza, avrebbe dovuto diventare più forte per apprenderne l'origine, molto più forte.

Eppure una domanda gli frullava in testa: perchè lo Yondaime sigillò la volpe dentro il corpo di un bambino? Era solo una coincidenza che Naruto fosse un orfano e dei suoi genitori nessuno sapeva niente?

A parte quelle tristi domande - sulle quali, comunque, Itachi si ripromise di indagare - rimaneva in sospeso un altro interrogativo, di importanza maggiore, che riguardava l'avvento di Kyuubi a Konoha: perchè si era trovata lì? Che cos’era successo quel lontano giorno di più di sei anni prima?

Ricostruire l’esatta dinamica dello svolgimento dei fatti di quel lontano giorno non sarebbe stato per niente facile e non poteva nemmeno chiedere al padre, vista l’integerrimo ordine che gli aveva imposto senza vie di uscita.

- Ti prometto - disse l'Uchiha in conclusione delle sue domande inespresse - che troverò un modo per liberarti di lei. Ti prometto che aggiusterò ogni cosa -

Si rese conto, in quel momento, di avergli promesso ben più di mari e monti?

No di certo.

- Ma fino ad allora, Naruto, dovrai imparare a conviverci - concluse Itachi - Trai da quella che tutti credono una debolezza la tua forza più grande. Trai dal demone qualcosa che nessuno avrà... -

- Cosa? -

- La forza di contenerlo -

A noi due, Kyuubi.

 

 

*

 

 

Il mattino dopo furono in molti ad assistere ad uno spettacolo davvero insolito: un ragazzo che tutti credevano un genio, il fiore all'occhiello del Konohagakure, accompagnava a scuola il bambino della volpe.

Tutti coloro che osservarono tale scena furono fulminati con il più temibile sguardo Uchiha e rabbrividirono, distogliendo velocemente lo sguardo dalla strana coppia che passeggiava tranquillamente come se nulla fosse.

Un sopracciglio si sollevò sulla fronte aggrottata di Fugaku Uchiha.

 

 

Naruto non si godette a pieno la vicinanza protettrice di Itachi perchè durante tutto il tragitto pensò e ripensò a come fosse ingiusto che tutti lo odiassero perchè dentro di lui stava un demone assassino e i primi metri di tragitto verso la scuola li trascorse così, a testa bassa, a pensare, a evitare lo sguardo di quanti curiosi lo fissavano.

Perchè mi odiate?

Perchè non provate a conoscermi?

Quando ancora era perso nei suoi pensieri, Itachi lo aveva fermato mettendogli una mano sulla spalla e intimandogli: "Non abbassare gli occhi. Non hai niente di cui vergognarti".

Solo con quelle parole Naruto si rese conto di quale straordinario miracolo fosse avere Itachi accanto anche se lui sapeva che cosa racchiudeva dentro di sè, perchè Itachi non avrebbe respinto la loro amicizia, perchè Itachi sarebbe stato al suo fianco, come in quel momento, e avrebbe camminato con lui, passo dopo passo, verso il futuro.

Allora sollevò il capo, sorrise, come solo lui sapeva fare, contagiando anche Itachi, facendo invidia al sole neonato per la sua luminosità.

Per il resto del tragitto Naruto bombardò Itachi di chiacchiere a ruota libera, e dietro quella sequela infinta di parole il moro poteva ben vedere una maschera contro il dolore lancinante, contro la delusione e contro la tristezza. Lo lasciò parlare senza mai interromperlo e solo quando raggiunsero il cortile antistante l'accademia, ovvero il luogo che li avrebbe separati, Naruto chiuse la bocca e lanciò a Itachi uno sguardo colmo di affetto.

Fu la prima volta che Naruto si rese davvero conto di quanto male potesse fare essere solo al mondo, perchè quell'occasione di felicità pura era solo passeggera, una situazione transitoria, e il giorno dopo avrebbe dovuto guardare il vuoto camminargli accanto.

Ma va bene così.

- Naruto? -

Naruto guardò in volto il più grande e notò come sulla fronte si fosse disegnata una ruga d'espressione verticale che indicava profondi turbamenti nel suo animo. Poi gli occhi onice si posarono su di lui e istantaneamente l'espressione si rilassò: - Fidati sempre di me. Io non ti deluderò mai -

- Lo so, Ita-san -

Solo allora lo lasciò andare e sparire alla sua vista.

 

 

Non appena mise piede in classe lo sguardo di tutti i compagni fu su di lui, indagatore e perforante, e quasi lo piazzò, perchè generalmente i coetanei non gli davano così tante attenzione, si diresse verso il suo posto con passo strascicato, sentendo spezzoni di conversazione alle sue spalle e quando finalmente si sedette al banco, il mormorio si quietò.

Evidentemente la lite con Sasuke era diventata di dominio pubblico in poco tempo: sì, non era per niente frequente vedere Sasuke Uchiha uscire dalla sua bolla di indifferenza e scagliarsi su Naruto. O almeno, era piuttosto strano che Sasuke avesse deciso di rispondere alla provocazione del biondo, quando si era sempre rifiutato di renderlo bersaglio di ingiurie come invece facevano tutti gli altri.

Si sapeva, comunque, che anche Sasuke-kun non fosse del tutto normale, con quell'espressione così seria, a volte arrogante, ma sempre superiore, guardava tutti dall'alto in basso. Non era una persona che ispirava voglia di fare amicizia...

Naruto guardò fuori dalla finestra, sbirciando se ne cortile ci vedesse ancora la schiena di Itachi che si allontanava per entrare in accademia: no, anzi, eccolo! Itachi aveva il viso sollevato, rivolto nella sua direzione, con le mani nelle tasche e l'aria annoiata mentre un ragazzo della sua stessa altezza che gli assomigliava molto gli parlava animatamente. Doveva essere Shisui, il cugino di cui l'altro gli aveva parlato una volta o due.

Naruto posò la piccola mano contro il vetro, sicuro che Itachi non lo vedesse, e mormorò uno 'scusa' a fior di labbra, capendo perfettamente a quali problemi aveva causato.

Strinse le labbra, rattristato da tutti i guai che stava facendo passare a Itachi, e schiacciò la sua mano contro la fredda superficie vitrea, cercando di imprimersi quel gelo nella pelle, scacciando il calore che gli aveva impresso nel cuore Itachi. Perchè forse non me lo merito...

Proprio in quel momento il moro gli sorrise.

In realtà Naruto non potè giurare che Itachi stesse sorridendo proprio a lui, eppure, quegli occhi sollevati, quel sorriso accennato, come ad indicargli che non c'era nulla di cui preoccuparsi...

Gli fece un cenno con il capo, rassicurandolo con quel gesto ma ringraziando la lontananza, cosicché Itachi non si accorse della tristezza che aveva nello sguardo.

 

 

- Che fine avevi fatto? -

Itachi non si voltò nemmeno, sapendo alla perfezione chi fosse l'autore di tale domanda, al contrario, guardò la murata della scuola, cercando tra quelle finestre l'appartenente alla classe di Naruto e cercando tra quei vetri tutti uguali quello che gli celava la vista da... eccolo. Stava osservando l'esterno, il cortile. Il sorriso gli nacque spontaneo, rivolto più a se stesso che a Naruto, perché era un sorriso di rassicurazione, di conforto.

- Non c’è niente da ridere! -

La voce di Shisui lo riportò con i piedi per terra, guardò il cugino, così simile a lui, che lo fissava con aria scontenta e le mani poste sulle anche, in posizione battagliera.

Fino a qualche tempo prima Shisui era l’unico amico che lasciava avvicinare a sé, era l’unico della famiglia che lasciava entrare anche nella sfera più personale e intima che ci fosse – gli allenamenti, perché ormai non erano più solo una questione di essere il più forte o meno, di far brillare la buona stella della famiglia o di dimostrare a tutti che gli Uchiha avevano un nuovo nome da proporre nell’albo delle stelle nascenti. Avevano acquistato una dimensione nuova, più riservata, come se fossero un angolo solo per lui dove poteva permettersi di allontanare gli altri -, ma ora...

- Non sto ridendo – replicò con calma Itachi.

Shisui osservò attentamente il cugino, per un attimo si domandò se dirgli o meno quanto fosse stato preoccupante quando lo zio Fugaku era venuto da lui a chiedergli se sapeva qualcosa di Itachi. Si rese conto di quanto avesse perso di Itachi, di quanto fosse distante, avviato in una via diversa dalla propria, abbacinante e oscura allo stesso tempo.

- Non ti riconosco più, Itachi-kun -

L’altro abbassò il capo, poi lo sollevò, accenno un ghignetto, uno di quelli che faceva spesso quando la mente pensava a qualcosa di intenso e poteva dare all’altro solo una risposta fuggevole: - Nessuno è più quello di un tempo, Shisui –

E tu dove stai andando, Itachi?

Colse con la coda dell’occhio Fugaku-sama in piedi di fronte ad una delle vetrate nell’edificio della polizia (perdonate l’imprecisione! NdMiss) di cui era capo. Non disse né accennò niente ma Shisui capì ugualmente.

- Tuo padre ti sta aspettando -

 

 

 

Lo schiaffo arrivò all'improvviso, così forte da farlo cadere sulle ginocchia mentre un dolore sordo si propagava per la sua guancia, bruciante.

- Che cosa credi di fare? Ti avevo detto che non ti volevo amico di quel bambino! - il tono di voce di Fugaku era normale, ma era l'inclinazione che vi dava a rendere una semplice e innocua frase di valore comune in qualcosa di pungente, un tentacolo urticante che percorse la pelle di Itachi come un secondo schiaffo meno violento, fisico, ma che causava un dolore ben più prolungato del precedente.

Il segno del suo passaggio non era una guancia arrossata. Non  si chiamava nemmeno delusione, era ben altro.

- Non sei nemmeno tornato a casa ieri sera - proseguì Fugaku sempre con la stessa mortifera inflessione - mi auguro che tu non sia stato con il bambino-volpe... -

Bambino-volpe.

Suonava come se avesse gridato che Naruto non fosse altro che un demone, come se fosse un'etichetta, una catalogazione. _Un bambino, no, un demone, quasi, un bambino-volpe, sì, andava già meglio...

Itachi non potè evitarsi di domandarsi per l'ennesima volta se il padre non fosse stato tra coloro che avevano combattuto contro la volpe a nove code: i suoi ricordi di bambino si fermavano ad un inferno di fuoco e morte, una sequela di immagini sbiadite rappezzate dalla memoria in modo confuso e a volte contraddittorio.

Se così non fosse stato sarebbe riuscito a ricostruire a grandi linee qualcosa, forse anche il motivo per il quale il padre appariva così duro sulla questione Naruto e se non fosse solo per rudezza gratuita.

"Mikoto! Porta via Itachi!"

- Itachi, pensavo di essere stato sufficiente chiaro - stava proseguendo nel frattempo il capofamiglia Uchiha - tu sei l'erede di un potente casato, devi cominciare a capire quali sono le scelte convenienti e giuste da fare... -

- Convenienti? -

Quella parola rimbombò nelle sue orecchie come un eco infinito distorto dalla poca fantasia che le sfumature lessicali gli proponevano.

Conveniente.

- E' tempo che tu capisca i giochi di potere, Itachi. Sei un jonin adesso, è motivo di orgoglio che tu lo sia diventato in tempo così breve, ma non devi prenderlo come un punto di arrivo -

Era questo il discorso che Fugaku avrebbe voluto dirgli la sera per i festeggiamenti alla sua nomina jonin, ma Itachi era arrivato in ritardo e l'adulto era rimasto deluso dalla poca considerazione che il primogenito nutriva per la famiglia.

Ci eri rimasto male, papà?

Non l'aveva capito. Era una novità per lui, perchè generalmente era una persona molto perspicace su queste cose.

Allora, anche in quel momento, il padre aveva quell'aria eccessivamente arcigna e quelle parole dure che gli stava rivolgendo erano dettate anche da una qualche specie di preoccupazione genuina oltre che dal disappunto di essere stato disobbedito.

Sicuramente se tutto ciò fosse avvenuto poco tempo prima Itachi avrebbe chinato il capo rispettosamente, accettando quei consigli e ringraziandolo tacitamente di tutte quelle premure nascoste. Ma il tempo era passato e passando non aveva lasciato niente inalterato, compreso Itachi.

Quando un bambino cominciava a vedere di quali meschinità era capace la gente, di quale odi e pregiudizi ingiustificati, non poteva più tornare indietro. Quando un bambino trovava nel suo cuore spazio sempre maggiore per l'odio non era più un bambino.

Era una macchina da guerra. La prima avvisaglia dei peccati in età adulta.

- Sei un bravo figlio, Itachi - concluse Fugaku quando la testa di Itachi si chinò leggermente.

- Farò quello che mi chiedi tu, padre - mormorò il ragazzo.

- Ne sono certo - replicò voltando le spalle al primogenito, non notando i pugni contratti di questi, unico segno di dissenso nel suo atteggiamento così perfettamente computo.

 

Io non sono un bravo figlio, padre.

 

 

TBC

 

Noticina: questa volta aggiorno di venerdì perché non ho avuto tempo di scrivere il capitolo, non perché mi sono dimenticata! XD Vi giuro, questo capitolo è stato un vero e proprio parto, ho avuto giorni di black-out completo perché non riuscivo a trasferire quello che avevo in testa in quello che scrivevo!

Mi rendo comunque che è un capitolo che, anche leggendolo, scorre molto pesantemente, al di là degli errori, ma un impegno è un impegno e la cadenza settimanale negli aggiornamenti è stata salvata. In corner, ma è salva.

La prossima settimana aggiornamento dopo martedì!

 

Perdonate se non riesco a rispondere alle vostre meravigliose recensioni: sappiate che ciascuna di queste mi ha fatto nascere un sorriso idiotissimo sul viso, segno che mi avete reso un’autrice super felice! *_*

Recupero la prossima volta!

 

Commentate!

Miss

 

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Capitolo 7
*** Bagliore ***


Seduced by SunlightML

Seduced by Sunlight

By Mistress Lay

 

*

 

Capitolo VII – Bagliore

 

 

Ricordava...

Ricordava quando sua madre gli accarezzava la testa prima di rimboccargli le coperte, come si chinava a sfiorargli la fronte con le labbra in un bacio accennato, come gli sussurrava un 'sogni d'oro' nell'orecchio prima di uscire dalla camera da letto e trovare il marito sulla soglia, a guardare il figlio con sguardo amorevole.

Ricordava quei tempi felici, quando era molto piccolo, quando era più grandicello e correva all'entrata non appena il padre rientrava dalle sue missioni, come osservava la mamma preparare da mangiare mentre canticchiava, facendo sorridere un Iruka bambino.

Era troppo grande quando erano morti e ricordava bene i loro gesti, le loro premure, così come una fotografia tridimensionale, per questo soffriva ancora per la loro perdita.

Sospirò, mentre usciva dall'aula nel corridoio ormai deserto, appoggiando il libro che teneva in mano contro il collo.

- Cos'è questo sospirone? -

Iruka si voltò e vide un uomo dai capelli argentati appoggiato al muro il cui unico occhio scoperto era illuminato da una luce vivace: - Hatake... - lo salutò stancamente Iruka senza particolare trasporto.

- Non esagerare con l'entusiasmo, corro il rischio di esserne contagiato - lo punzecchiò Kakashi mentre tirava fuori il suo libro preferito, occhieggiò l'altro da sotto in su - C'è qualcosa che non va? -

Quella domanda irritò il castano che rispose sgarbatamente: - Dovrebbe esserci? Se non ti sono saltato addosso non appena ti ho visto non vuol dire che il mondo gira al contrario! - gli diede le spalle intenzionato ad allontanarsi da lì e uscire dall'Accademia per recarsi agli uffici.

- Non mi dispiacerebbe se il mondo girasse al contrario - commentò a bassa voce Kakashi sfogliando l'"Icha Icha Paradise".

Iruka fece finta di non aver colto la provocazione ma nell'esitazione se rispondere o meno girò il collo e non potè evitarsi di vedere Naruto Uzumaki appena uscito da scuola in solitudine, mentre veniva sorpassato dagli altri bambini che correvano diretti tra le braccia dei genitori. Quella vista gli strinse il cuore.

 

Lezione finita, i suoi coetanei corrono fuori, certi di trovare chi la madre, il padre, il fratello, uno zio, la nonna... solo un bambino rimane indietro.

Non ha fretta di uscire perchè nessuno lo stava aspettando.

 

Iruka ricordava bene che cosa significava essere soli a quell'età, sapeva quanta invidia verso gli altri bambini, sapeva che cosa voleva dire procedere per una strada senza nessuno accanto. Lo sapeva bene, eppure non si era mai impegnato per Naruto, non aveva mai voluto capire che cosa provasse, non aveva mai voluto comprendere il suo dolore. ... Perchè gli ricordava il proprio?

 

Una mano posata sulla spalla, Iruka si girò, Kakashi alle sue spalle lo guardava quasi preoccupato: - Va tutto bene? -

Distolse lo sguardo: - Credi che io sia una persona malvagia? -

Stretta rafforzata, inspirazione veloce.

- Umino-san, non so sa dove ti è spuntata fuori questa domanda senza senso... -

Iruka si riscosse, dolcemente si sottrasse a quella stretta, quasi con un sorriso: - Già, nemmeno io, sarà che oggi i ragazzi mi hanno fatto impazzire... - mentì e si avviò, non prima di aver udito Kakashi dirgli - Sei una persona migliore di quanto tu creda, Iruka -

Allora perchè quando combatto contro i fantasmi del passato perdo ogni volta?

 

 

 

Lo osservava davanti a sè trotterellare lungo la strada con passo lento, quasi altalenante. Non aveva mai fatto caso a dove andasse una volta che usciva da scuola dunque non poteva immaginare che si stessero incamminando nella stessa direzione.

Per un istante Sasuke aveva provato il desiderio di allungare il passo e affiancarsi al biondino ma la razionalità aveva prevalso così si risolse a stargli dietro. Il pomeriggio prima, dopo che Naruto fu medicato, Sasuke fu personalmente condotto dal padre e Itachi a chiedergli scusa: non si prospettava una scena molto felice viste le facce dei testimoni, quella dura del padre, l'imperturbabile del nii-san, quella leggermente colpevole di Iruka, e non era nemmeno una felice dimostrazione del suo orgoglio, però era andato tutto straordinariamente liscio.

N aveva accettato quelle scuse senza problemi, facendogli addirittura un sorriso che aveva fatto venire il dubbio a Sasuke che avesse dimenticato tutta la faccenda ma in realtà, quando poi stavano uscendo dalla stanza aveva visto Itachi e Naruto sorridersi e aveva capito: non aveva importanza il litigio, Naruto aveva vinto comunque.

Si era aspettato che questi poi il giorno dopo andasse a raccontare quello che era successo ai compagni, Sasuke si era preparato a questa eventualità, ma ancora una volta il biondo lo sorprese perchè arrivato a scuola si comportò esattamente come sempre e tutto quello che gli altri bambini sapevano del litigio era ciò che avevano riferito loro i bambini presenti, quindi nessuno seppe di come si svolsero i fatti successivamente.

Aspettò un giorno, e ancora niente, ancora un altro, silenzio totale, un altro ancora, e Sasuke stava dietro Naruto a cercare di capire perchè non si fosse preso la sua rivincita pubblica.

Che cosa ci trovava Itachi in uno così?

Forse...

Sasuke rallentò mentre vedeva Naruto salire delle scale ripide e entrare in casa. Nessuno lo accolse, nessuno gli aprì la porta, nessuno lo attendeva.

Sasuke distolse lo sguardo, scelse di non vedere, di non capire, di tornare nella sua casa, dalla sua famiglia e scacciare via la mano che Naruto gli voleva offrire. Perché?

Per un capriccio.

 

 

*

 

 

Itachi entrò in casa di Naruto quando ormai il sole stava tramontando, il bambino stava mangiando ramen ma abbandonò immediatamente la sua attività: il moro si sarebbe aspettato che il biondo gli corresse incontro e lo abbracciasse come al suo solito, ma Naruto rimase in piedi accanto al tavolo, con un'espressione strana sul viso, un misto di gioia e tristezza, e non accennò ad accoglierlo affettuosamente. Inarcò un sopracciglio scontento mentre richiudeva la porta dietro di sè: - Che cosa c'è, Naruto? -

Il bambino sembrò annaspare qualche secondo alla ricerca di una risposta pertinente, di una scusa, di una sillaba.

- Naruto? -

- Io... -

Itachi lo raggiunse fino ad arrivargli di fronte e non riuscire ad incontrare gli occhi che, bassi, erano rivolti al pavimento. Trovò tutto questo dolorosamente fastidioso e anche sospetto, perchè non aveva dato modo al biondo di avercela con lui anche se era da qualche giorno che non si faceva vedere.

- Dimmi che cos'hai - Altrimenti non posso aiutarti...

Naruto prese il coraggio a due mani, inspirò bruscamente l'aria, sollevò lo sguardo e disse con voce ferma: - Non voglio che tu corra guai per me. Io me la so cavare, ecco... -

Non è quello che aveva fatto per tutti gli anni della sua vita?

- Io non sto correndo guai per te - replicò con calma invidiabile Itachi.

- Sì invece! - ribattè l'altro veementemente, stringendo forte i pugni, scacciando indietro le lacrime - Ho visto che oggi parlavi con tuo cugino! Non era felice! E poi non voglio che tu... -

 

Un dito posato sulle sue labbra a zittirlo, a bloccargli tutte quelle parole nate dalla paura, dall'affetto. Perchè quando si ama si ha sempre paura, e quando si ha paura si distorcono le luci, si tramutano in ombre, è tutto confuso, tutto minaccioso, tutto potenzialmente nemico.

Naruto sapeva benissimo che qualora Itachi avesse interrotto il suo discorso lui non sarebbe stato capace di riprenderlo: non per egoismo, ma per coraggio. Perchè se si doveva avere coraggio nell'amare, ancora più coraggio era necessario nel dire di no all'amore.

 

E Itachi era tutto per lui.

 

Il moro aveva capito fin da principio che cosa volesse dirgli Naruto, lo aveva capito ma non ci voleva un genio, perchè sapeva quanto di nobile ci fosse nel suo cuore. Non gli permise di continuare perchè non voleva sentire ragioni, non voleva vedere paletti che fossero dettati da insensate paure: forse in passato, se Itachi si fosse trovato a quel bivio - tra Naruto e il futuro insigne tracciato di fronte - sarebbe riuscito a tornare indietro, ma ormai era troppo tardi, Naruto era entrato nei suoi pensieri, nel suo cuore, troppo in profondità e si era radicato permanentemente.

 

- Non voglio sentire altro - affermò - voglio solo che tu risponda alla mia domanda -

Naruto lo fissò in aspettativa.

- Faresti tutto pur di avermi con te? -

Tolse il dito, non era necessario perchè negli occhi limpidi del bambino c'era la risposta, ma lo fece lo stesso. E Naruto annuì.

- Qualsiasi cosa. A patto che tu non corra rischi per me - ribadì.

Itachi allora gli sorrise: - Io voglio mantenere la promessa che ti ho fatto, Naruto. Ti starò sempre accanto e cercherò un modo per liberarti della volpe... ma per farlo ho bisogno di tempo, capisci? Ho bisogno anche degli strumenti, di conoscenza... se tu mi dici che faresti qualsiasi cosa per avermi con te ti devo chiedere qualcos'altro -

- Dimmi tutto, Ita-san -

 

Itachi si domandò se aveva il diritto di porgli quella richiesta, se lo chiese perchè non era da considerarsi 'leale'. Non era giusto che un bambino conoscesse cose come la menzogna. Non era naturale.

 

Eppure, se volevano stare assieme era necessario.

 

Allora glielo spiegò: cercò di usare più chiarezza possibile perchè Naruto si meritava la verità, come per la questione di Kyuubi. Gli spiegò che se voleva diventare forte aveva bisogno di allenarsi, di conoscere tecniche proibite, di apprendere dal padre alcuni insegnamenti, di padroneggiare alla perfezione lo sharingan. Gli spiegò che non potevano vedersi in pubblico assieme perchè se ciò fosse avvenuto le possibilità di successo di Itachi sarebbero diminuite. Gli spiegò che gli proponeva quel patto con rammarico, perchè Itachi non si vergognava di essere amico di Naruto, non avrebbe rinunciato a lui per niente al mondo, e questo che gli stava esponendo, anche se sembrava qualcosa di svantaggioso per la loro rapporto, avrebbe dato in frutti più avanti.

Naruto ascoltò il discorso attentamente, annuendo di tanto in tanto, con il cuore in gola. All'inizio rimase spiazzato da ciò che Itachi gli disse, ma poi, pian piano capì che cosa aveva in mente. Si rabbuiò nel pensare che era così tanto visto male dalla gente di Konoha da guastare l'immagine di Itachi e non permettergli di raggiungere il livello di forza che si era prefissato.

Gli fece male.

Ammise comunque a se stesso che era un compromesso accettabile: non farsi vedere con Itachi in pubblico, ma poter mantenere la loro amicizia in privato.

 

- Non rinuncerò a te - ripetè Itachi fermamente - ci vedremo come sempre. Ma ho bisogno di chiedertelo, Naruto, puoi fare questo sacrificio per me? -

Se gli toglievano Itachi che cosa rimaneva a Naruto?

Ma se Itachi gli toglieva Kyuubi sarebbe rimasto Naruto?

Era un bambino. Sapeva riconoscere l'podio negli occhi, sapeva cosa fosse la solitudine, l'indifferenza. Grazie ad Itachi sapeva anche cosa fosse l'amicizia, l'affetto. Ora Itachi gli chiedeva di commettere un peccato, di mentire, per loro stessi.

Poteva rifiutarglielo?

- Lo farò volentieri Ita-san - lo disse serenamente. Questo risolveva l'insolvibilità di guai per Itachi causati dalla loro amicizia. E poteva averlo ancora con sè.

Quella replica, così serena, spezzò il cuore di Itachi.

Perchè il biondo doveva ancora soffrire? Perchè lui stesso aveva posto su quelle spalle un altro peso?

- Ti giuro che farò qualsiasi cosa per te, Naruto - gli promise Itachi - Ti giuro che non cambierà niente -

Naruto sorrise: - Voglio che tu mi faccia un'altra promessa, Ita-san. Tu diventerai forte per me, ma anche io voglio diventare forte! Voglio diventare forte per te! - esclamò - Voglio proteggerti un po' anche io! -

E lo stava facendo.

Itachi posò la sua fronte contro quella dell'altro: - Ti allenerò io - disse semplicemente.

- Sarò imbattibile! -

- Ne sono sicuro... -

 

Itachi vide, in quel momento, uno spiraglio di futuro.

Vide Naruto come sarebbe stato tra un paio di anni, come sarebbe stato da adulto.

Vide lo splendido uomo che sarebbe diventato.

 

Quando Naruto ama, ama incondizionatamente.

 

Naruto era come il bagliore del sole. Che il cielo fosse sereno o meno, lui avrebbe brillato. Sempre.

Se non è grandezza questa…

 

Itachi si sentì immensamente piccolo.

 

 

*

 

 

L'altalena stava dondolando stancamente, accompagnando il movimento oscillatorio con un rumore metallico di ferro che scivolava nel dbndbv. Naruto aveva esercito una piccola spinta contro il terreno a malapena raggiunto dai suoi piedi e ora si godeva quel dondolio pigro senza fare nulla per continuarlo.

Lo aveva visto da lontano mentre pian piano sollevava dal terreno gli occhi e li posava sul gruppo di bambini che giocavano ai ninja poco distante, riempiendo l'aria di risate e gridolini. Nonostante avesse avuto questa vista, Iruka non si era azzardato ad avvicinarsi a Naruto, lo aveva fatto dopo qualche minuto, con un'espressione combattuta sul viso.

- Ciao -

Iruka stava forzando le sue labbra in un sorriso di benevolenza ma era certo che all'esterno sembrasse più che altro un sorriso tirato, nervoso. Non era mai stato bravo a mentire.

Il bambino spostò la sua attenzione sul nuovo arrivato, sorpreso che il sensei gli avesse rivolto la parola fuori dalla classe. Si limitò ad un saluto cupo. Doveva essere lì per fargli una qualche ramanzina: - Ho fatto qualcosa che non va, sensei? -

Iruka si accigliò, deluso che il suo avvicinamento altro non fosse inteso che per un rimprovero: davvero aveva dato a Naruto motivo di pensare che lui fosse così? , si rispose mentalmente, non è il tipo di cosa sul quale fantasticare. Le mie azioni sono state peggiori di quanto pensassi, o forse, sono state esattamente come quelle di qualsiasi altra persona.

- Affatto, Naruto. Mi chiedevo piuttosto se ti andasse di venire a mangiare un boccone con me all'Ichikaru... -

Parole magiche.

Naruto scattò in piedi con gli occhi così scintillanti che Iruka ne rimase stupito.

- Davvero, sensei? -

- Sì, certo... -

Naruto gli rivolse un sorriso immenso: - Andiamoci subito! Offri tu, eh! -

I muscoli facciali di Iruka non fecero più fatica a forzare il sorriso. Questo stesso divenne disteso, naturale, spontaneo.

E' un bambino. Un bambino.

 

 

Venti minuti dopo Iruka era con una ciotola di ramen fumante appena pronto sistematagli di fronte mentre occhieggiava curiosamente Naruto che, sedutogli di fronte, non aveva accennato a sollevare le bacchette e mangiare.

- Che c'è Naruto, non ti piace questa varietà? -

Naruto si riscosse, osservò per l'ultima volta il pezzo di carne che si stava rigirando nel brodo e sollevò lo sguardo: non aveva più niente dell'immagine di piacere che aveva sfoggiato giusto qualche minuto fa. L'euforia e la sorpresa erano svanite per lasciar passo alla perplessità e al dubbio, persino il ramen, benchè lo invitasse a banchettare gustosamente, il quel momento passò in secondo piano, tutto il fascino oscurato dal sospetto di quel gesto gentile totalmente inaspettato.

- Mi odi perchè il demone cattivo che ho dentro di me ti ha fatto tanto male? - domandò alla fine, con tutta l'innocenza possibile.

Quella domanda gelò Iruka, perchè non si aspettava che Naruto sapesse, non si aspettava che fosse a conoscenza del segreto di Konoha: da chi poteva esserne stato informato? Sicuramente aveva reperito l'informazione accidentalmente, nessuno era così sprovveduto da raccontare di spontanea volontà la verità ad un bambino così piccolo.

A sei anni non si comprendono cose così grandi.

Iruka si corresse mentalmente. No, a sei anni si comincia a capire il perchè del dolore.

- Come lo sai? -

Naruto si scrollò le spalle: - Mel'hanno detto - ribattè - Iruka-sensei... io... non ti ho fatto niente - aggiunse - non mi devi odiare perchè il demone ti ha fatto soffrire. Io... io non ti ho fatto niente -

 

Perchè odio?

Iruka si fece questa domanda e nel momento stesso in cui la formulò con la mente si diede l’immediata risposta. Io non odio.

Era così semplice da capire.

Lui non odiava.

Non Naruto.

 

Fece tacere la voce di se stesso nella mente, il coro di 'Papà! Papà è ancora lì'!, fece tacere i ricordi, fece tacere i mostri che aveva dentro. Diede voce solamente al cuore, solamente all'impulso di amare. Perchè da perdonare non c'era niente. Non c'era niente e nessuno a cui imputare la sua vendetta. Non ora. Non quando un bambino era di fronte a lui. Un bambino. Non un demone.

 

- Io non ti odio -

- Non è vero - controbattè Naruto - Tu mi odi -

Iruka scosse la testa: - Non è così. Tu... -

 

'Perchè non gli hai voluto nemmeno dare il beneficio del dubbio?'

Itachi aveva ragione. Conoscere Naruto era sufficiente a capire.

Capire i miei errori.

Sì, perchè fino ad allora Iruka aveva sempre osservato Naruto da lontano, etichettandolo a priori come il contenitore di carne nel quale era intrappolata la volpe a nove code, non gli interessava che cosa il bambino pensasse, che cosa sognasse, che cosa facesse, che cosa desiderasse. Non era un bambino, non aveva innocenza, la sua anima era sporca di sangue innocente, era Kyuubi, era un demone.

Non gli si era mai avvicinato perchè a Iruka bastava quello che vedeva, quello che il pregiudizio gli suggeriva, quello che il cuore gli faceva piangere. Orfano, infanzia spezzata.

Ma anche Naruto stava vivendo un'infanzia spezzata. Spezzata da una colpa che nemmeno era imputabile a lui personalmente e che tuttavia lo aveva marchiato a vita, senza possibilità di scampo. Ogni giorno che passava, ogni sguardo di odio che gli rivolgeva un abitante del Konohagakure era un istante di inferno in più, e Iruka aveva contribuito a quell'inferno.

 

Sollevò la mano, la allungò, la posò sui capelli soffici di Naruto sorridendo all’espressione strabiliata dell’altro. Un sorriso vero, sincero, determinato: - Non ti odio. Tu sei Naruto del Konohagakure. Sei il mio allievo –

 

Si ritrovò ad abbracciare un bambino in lacrime, a cullarlo tra le sue braccia, a donargli un altro calore umano e a sussurrargli all’orecchio: - Non sei solo. Non più –

Da oggi, il dolore puoi condividerlo con me.

 

 

*

 

- Perché glielo hai detto? -

Lo affrontò non appena fu certo che nessuno fosse in ascolto della loro conversazione. Itachi gli aveva rivolto uno sguardo sorpreso non appena capì il senso della domanda, quasi si chiedesse tacitamente come fosse venuto a conoscenza di quel fatto. Come avesse saputo della verità.

Si mise subito in guardia, sospettoso, aspettandosi che in un qualche modo Iruka avesse nuovamente abusato del pregiudizio e avesse imputato a Naruto qualcosa o lo avesse angariato in un qualche modo.

Lo sguardo del sensei, però, era illuminato della più viva indignazione, non era rabbia o odio, ma indignazione. Non si poteva essere indignati se non si aveva a cuore qualcosa.

Quel nuovo risvolto apparve agli occhi di Itachi provvidenziale e insieme sgradevole: da una parte era felice che oltre a lui Naruto avesse qualcun altro accanto, dall’altra si ritrovò leggermente geloso.

In ogni caso quello fu un pensiero successivo perché nell’immediato si preoccupò di rispondere alla domanda di Iruka con un pacato: - Era giusto che lo sapesse –

- Non così! – esclamò il castano – Non così presto! –

Mentre consolava Naruto fino a fargli spuntare il sorriso e tornare la voglia di abbuffarsi con il suo preferito aveva riflettuto su come fosse venuto a conoscenza della sua vera identità e pensò istantaneamente a l’unica persona che a lui si era avvicinato: Itachi. Non comprendeva le sue ragioni, però e il dovere gli suggeriva di chiedere spiegazioni al diretto interessato. Subito.

Questo nuovo ruolo di difensore di Naruto era nuovo per lui, ma trovava quei panni estremamente naturali, come se vestirsene fosse in qualche modo giusto. Non solo perché aveva un debito verso Naruto, non solo perché era un suo allievo, ma anche perché se nessun adulto si occupava di lui toccava a Iruka darsene pensiero.

- Avresti preferito che lo venisse a scoprire da solo, magari da estranei che non desiderino altro che la sua sofferenza? Che vedano ancora in lui la volpe e non il bambino innocente che è in realtà? – ribattè Itachi con una veemenza che non era sua, che non aveva mai usato, figurarsi per difendere qualcuno. Lui, così pacato. – Avresti preferito che lo scoprisse con tutto il dolore che poteva causare la delusione? Che qualcuno a cui teneva sapeva tutto e glielo aveva tenuto nascosto? Anche se l’avesse scoperto da grande credi che avrebbe capito che glielo avrei tenuto nascosto per proteggerlo? Credi che mi avrebbe perdonato? – il discorso era cominciato con un ‘noi’ generico ma man mano che Itachi proseguì il ‘noi’ fu sostituito dalle sue paure personali. Da come si era sentito lui. Da quello che aveva pensato.

Ciascuna di quelle parole per Iruka furono stoccate.

Con grande maturità Itachi aveva capito quello che sarebbe successo semplicemente perché conosceva Naruto. O forse era perché conosceva la fallace natura umana e sapeva di quali inganni e capace e di quali debolezze si cibava.

Sapeva che il mondo degli adulti non risparmiava nessuno con le sue meschinità, le sue incertezze, i suoi errori.

Itachi sapeva ancor prima di entrare in quel mondo quali sarebbero stati i demoni da affrontare.

- La verità, – continuò il ragazzo – per quanto dolorosa che sia, è la verità -

 

Iruka lo guardò andare via, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, verso la luce morente del sole.

Gli sembrò uno di quegli astri che brillavano in cielo affrontando il sole senza mai abbassare il capo.

Una stella al culmine del suo splendore.

 

Ma anche una stella, prima o poi, si spegne.

 

 

TBC

 

 

Noticina a piè pagina: so che probabilmente ci sono troppi sviluppi in un unico capitolo e, se il ritmo nel capitolo precedente era molto lento, qui è fin troppo veloce. Lo so, ma dovevo ottimizzare i tempi: fosse per me continuerei a scrivere all’infinito! XD So anche che la scena Iruka/Naruto è un po’ povera… in realtà non volevo nemmeno mettercela, ma poi mi sono accorta che era necessaria: di nuovo il ritmo è veloce e Iruka non è esplorato alla perfezione, spero mi perdonerete ma devo ammettere che non ho avuto il tempo e la dedizione di dedicargli più attenzione! (perdono, Iruka-sensei! ndMiss)

 

Ultima osservazione: forse Kakashi sembra un po' OOC - che per me è un'eresia 'spersoneggiare' un pg - ma è difficile scrivere strettamente IC quando si hanno idee ben precise - e aspettative - sui pg... XD Ok, sono di parte, è vero!

Riguardo al piccolo 'skatch' d'inizio capitolo tra Kakashi e Iruka... chi vuole intendere, intenda pure! *_*

 

Grazie a tutti coloro che hanno messo questa storia tra i loro preferiti! XD Grazie a coloro che leggono! ^^ Grazie soprattutto a coloro che recensiscono! *smackete*

Anche questa volta devo sacrificarvi a causa di mancanza tempo… spero mi perdonerete! Vi cito solamente: Naiad26, AlidiPiume, Heris, kagchan, Kira Hashashin, Vampire_and_Witch, Astaroth, desme, Redhat, trinh89, Noctumbrial, yayachan.

Rinnovo le mie scuse e vi giuro e spergiuro che la prossima volta vi scriverò una mega-rispostona comprensibile anche della recensione precedente!

Continuate a commentare!

Più commentate, prima avrete l’aggiornamento!

Miss

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Capitolo 8
*** Orizzonte ***


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*

 

Capitolo VIII – Orizzonte

 

 

Allenamenti, allenamenti, sempre allenamenti. Ogni giorno con la fronte imperlata di gocce di sudore, la maglietta zuppa per la fatica, ogni giorno, per ore e ore.

Addio al riposo, addio al flemmatico scorrere dei giorni, addio ai ritagli di tempo.

Ogni giorno era un allenamento, diverso, uguale, simile, ma sempre un allenamento. Persino gli incontri con Naruto erano allenamenti.

In realtà i momenti strappati al suo training intensivo erano tutti dedicati a Naruto: e non erano solo insegnamenti, o meglio, lo erano ma inframmezzati da tutto il piacere di trascorrere momenti, seppur brevi, assieme.

Itachi non attendeva altro.

E quando si ritrovava nel suo letto con le membra stanche il suo primo pensiero prima di chiudere gli occhi era sempre lo stesso, sempre la stessa speranza, lo stesso proposito, lo stesso sguardo al futuro: "Devo proteggerlo. Devo diventare più forte"

Non bastava, non bastava più nulla di ciò che cercava di fare, di imparare, di essere. Doveva essere qualcosa di più, più in fretta.

Fu il giorno del suo investimento a ANBU che accadde.

 

In realtà, da quel giorno accaddero molte cose, cose che gli cambiarono completamente la vita, che mutarono il suo orizzonte e che lo marchiarono profondamente e irrimediabilmente.

 

In ogni caso, in un Il suo continuo impegno, la sua dedizione agli allenamenti, il suo temperamento, le sue straordinarie abilità, la sua giovane età unita al grado jonin, avevano fatto sì che Itachi fosse considerato un ninja prodigio. Nessuno si stupì quando Itachi riuscì a diventare ANBU a soli undici anni.

Undici anni, sussurravano gli altri ninja alle sue spalle mentre passava. Così giovane.

Dopotutto, è un Uchiha.

Per anni Itachi si sentì dire quelle parole alle spalle, per anni viveva associato al luogo comune che il suo nome l'avrebbe preceduto in qualunque cosa facesse, ma soltanto ultimamente si era reso conto della particolare inflessione che alcuni mettevano nel pronunciare il suo cognome che lo avvertiva di quanto in realtà non tutti pensavano a 'Uchiha' in termini smaccatamente lusinghieri. Un esempio era Danzou, uno dei saggi del villaggio.

Anche in quel momento,  sguardo che gli rivolgeva, così freddo e calcolatore, stava dando ad Itachi l'impressione che quella nuova porta che gli si era aperta, quella nuova responsabilità, non fosse altro che l'imboccatura di un tunnel oscuro.

- Sarai molto fiero di questo titolo, Itachi -

Il ragazzo si inchinò rispettosamente: - Lo sono, hokage-sama -

Gli parve di ritornare alla cerimonia per il conferimento del grado jonin, solo che al tempo non aveva un peso così insidioso sulle spalle come il segreto di Konoha, come anche suo padre era presente, con gli occhi luccicanti di orgoglio – solo ora che non c’era capiva l’emblema che egli rappresentava -. Non c'erano gli anziani, con i loro sguardi così calcolatori, il Sandaime pure gli era sembrato più gioviale, meno scontento.

Il terzo hokage gli rivolse un sorriso incoraggiante mentre intrecciava le dita dietro le spalle e dava una veloce occhiata alle sue spalle, incontrando forse lo sguardo di Danzou. In realtà il gesto era quasi impercettibile alla vista, ma Itachi ne colse solo le conseguenze, quando una ruga più pronunciata delle altre apparve sulla fronte del vecchio.

- Anche Konoha è molto orgogliosa di te, Itachi Uchiha - continuò in tono meno rilassato, sforzandosi di mantenere quel sorriso gioviale - sono certo che con le tue capacità saprai andare molto lontano -

- Noi tutti ce lo aspettiamo -

Tutti si voltarono verso Danzou che ebbe pronunciato quelle parole. Itachi si domandò che cosa lo facesse parlare così. Da quel che sapeva Danzou era considerato nella Foglia come fosse un guerrafondaio, uno dei tanti scontenti che il villaggio avesse perso la patina d'oro di cui era stato sempre ammantato.

Mentre Itachi si voltava per uscire dalla stanza sentì quello sguardo scaltro puntato alle spalle.

All'epoca non capì se non che da quel momento dei fili invisibili si attaccarono al suo corpo.

Avanza burattino, avanza nelle tenebre.

 

 

*

 

 

- Che cosa ne pensi Ita-san!? Sono o non sono fortissimo?! -

Ammirando il modo in cui gli shuriken formavano una retta perfetta conficcati a fondo nel tronco d'albero, Itachi non potè far altro che sorridere, soddisfatto dei progressi del piccolo Naruto. Piccolo, poi.

I bambini crescono, fin troppo velocemente, davvero.

Fino a qualche tempo prima si era il loro punto di riferimento, quella stella polare che mai si sarebbe mossa nel loro orizzonte e poi improvvisamente, senza che te ne accorgi, sono loro la stella del nord, luminosa e irremovibile. E tu? Tu sei nel loro cielo, lassù, e lo devi condividere con altri.

L'ultimo periodo con Naruto era esattamente così: lo vedeva quasi quanto prima, lo allenava, passava con lui i ritagli di tempo libero, parlava con lui, ma da quando Naruto aveva legato con Iruka Itachi aveva cominciato a sentire in cuore quella curiosa stretta che tuttora lo impregnava. Come adesso: provava una specie di piacere malato nel sapere Naruto con lui, lui solo, e non il sensei.

Non aveva niente contro Iruka, solo, gli stava portando via il monopolio sulla persona per lui più importante.

- Devi ancora migliorare, Naruto. Non vorrai fermarti a lanciare shuriken, vero? -

Naruto gli mostrò la linguaccia: - Non essere antipatico, Ita-san! Lodami piuttosto! -

Sempre lo stesso. Eppure diverso.

Sì, perchè Naruto era sempre stato così, vivace e irriverente, espansivo e rumoroso. Ma non così. In passato era stato tutte queste cose insieme, ma non era mai stato il Naruto che adesso gli faceva la linguaccia saltellando.

Naruto era un bambino che nascondeva la sua tristezza nel sorriso, che nascondeva il dolore per un odio inspiegabile in scherzi e dispetti, ora che conosceva la provenienza di quell'odio, ora che sapeva di non essere solo nonostante tutto, ora che era consapevole di non essere oggetto di disprezzo per quello che era ma per ciò che gli altri vedevano in lui, ora che alcuni dei suoi fantasmi erano stati esorcizzati era tempo di crescere.

In quel breve periodo di tempo, da quando Itachi gli aveva raccontato la verità, Naruto era cresciuto.

Aveva calcolato bene la grandezza e il coraggio di Naruto: sapeva che avrebbe saputo come risollevare il capo, come guardare in avanti e convincersi di vedere nel suo orizzonte non solo tormento e pianto ma anche felicità.

 

Lo aveva deciso.

Voleva essere felice.

 

E per Naruto, la volontà era tutto.

'Per volontà posso anche volare, Ita-san!'

Non aveva creduto niente di meno.

 

Per Naruto volere era ben altro che una parola vuota. Era un credo. Un comandamento.

Voleva essere felice.

Lo sarebbe stato.

 

- Ita-saaaaaaan! -

Itachi appoggiò la mano aperta tra i soffici capelli biondi del bambino, li scompigliò scherzosamente: - Ma tu non ti stanchi mai? -

Il biondino sorrise: - Quando c'è Ita-san con me non conosco la stanchezza, dattebayo! -

Dimmi, Naruto, riesci a vedere il tuo orizzonte?

Poi il più piccolo si fece inaspettatamente serio: - Sei pensieroso, Itachi... va tutto bene? - gli tirò la maglietta smanicata dell'altro verso di , rimanendo un momento in contemplazione del tatuaggio che adornava il braccio del moro, il simbolo dell'appartenenza agli ANBU. Ita-san era proprio il suo eroe, era così forte!

Glielo disse.

Itachi gli rivolse quel sorriso storto che Naruto adorava, quello che era incerto tra un sorriso aperto e uno silenzioso, quello che decorava le sue labbra fin troppo raramente e il bambino era sicuro che mai Itachi avrebbe rivolto a nessuno che non fosse lui. Era il suo sorriso, quello. Era il loro sorriso.

- Sono il tuo eroe? -

- Sì! -

- Ancora più degli hokage? -

Naruto ci pensò su seriamente poi rispose con lo stesso sorriso aperto di sempre, quello che faceva sentire Itachi meravigliosamente al centro del mondo di qualcuno e la cui assenza era come il sole che non si mostrava sulla terra.

- Gli hokage sono dei paletti che mostrano quello che si può raggiungere! Io voglio superarli tutti perchè sarò il più forte hokage della storia! Tu invece sei il riverbero del sole, Ita-san! Illumini tutto quello che c'è attorno a te e le altre persone non riescono a guardarti direttamente! -

 

Forse, in quell'istante, Itachi cominciò a sentire qualcosa di diverso nel suo petto. Qualcosa che si alzava e si abbassava con fatica, perchè anche respirare era diventato un problema. Ogni cosa era diventato un problema, perchè ogni cosa era ridotta a nient'altro che un piccolo particolare che bazzicava attorno a Naruto.

Era una sensazione senza nome, perchè darle un nome poteva significare sminuirla, e Itachi avvertiva che, dandole un nome, si sarebbe costretto a mutare. Come, nemmeno lui sapeva.

Solo anni dopo diede nome a quella sensazione.

Ma sarebbe stato troppo tardi.

 

- Naruto-kun? -

- Sì? -

- Sei un falso -

- ... Perchè? -

- Perchè non ti accorgi che sei tu ad essere il sole. E nessun altro. Solo tu -

 

Tu non puoi vedere i confini del tuo orizzonte, Naruto.

Semplicemente, non esistono.

 

 

 

*

 

- Itachi, oggi hai un po' di tempo per me? -

Sasuke sospirò di fronte alla sua stessa espressione riflessa dallo specchio, ancora, per l'ennesima volta, cercare coraggio per chiedere a Itachi la sua attenzione, e fallire ogni volta. Perchè ha da fare. Ha da allenarsi. Deve solo migliorare, Itachi, e non può occuparsi di lui.

Il bambino si guardò attorno, lo sguardo gli cadde sul pacchetto posato sul futon, un involucro in stoffa verde contenente il regalo del suo ultimo compleanno da parte del fratello maggiore, dei kunai e shuriken, con un mezzo sorriso andò a prenderlo e lo strinse tra le mani.

Gli mancava Itachi.

Averlo in giro per casa, passare i pomeriggi con lui: erano piccolezze, anche perchè Itachi non passava molto tempo con lui, ma gli mancava. In fondo, era suo fratello, il suo modello.

Si erano allontanati da quando Sasuke aveva avuto quel diverbio con Naruto, ma Itachi continuava ad essere il baricentro dei suoi pensieri. Dopotutto, era suo fratello, e poi il piccolo era fin troppo Uchiha per non intuire l'enorme potenziale che camminava liberamente per casa, un maestro ben più forte di quanto poteva essere un qualsiasi jonin dell'accademia, un sensei migliore persino del padre.

Gli occhi del bambino si posarono nuovamente sulla sua immagine riflessa allo specchio: quei capelli che non stavano mai giù, quasi si dispiaceva, in fondo se fossero cresciuti in maniera decente li avrebbe potuti raccogliere in una coda, però il colore degli occhi era lo stesso del fratello maggiore, retaggio degli Uchiha.

Scosse la testa, pensando che l'ultimo tentativo di petizione pre-confezionata ad Itachi fosse troppo patetico.

Uscì dalla sua stanza sempre tenendo premuto contro il petto il suo regalo per andare nel suo solito luogo di allenamento, da solo, come sempre.

Quel giorno il padre, come al solito, era al dipartimento di polizia, sua madre invece da zia Uruchi, Itachi invece…

Attraversò il corridoio pensosamente mentre osservava le ombre della sera approssimarsi e contaminare il sole arancione che si stagliava all’orizzonte di Konoha.

 

Una fenditura definita di luce emerse dal chiarore indeterminato stagliandosi sul tatami antistante l’ingresso, una porta che si richiude con uno scatto, silenzio a seguire.

Sasuke non aveva dubbi su chi fosse appena entrato perciò gli corse immediatamente incontro, con un sorriso stampato sul viso, piacevolmente stupito per quella inaspettata sorpresa. Itachi sarebbe dovuto tornare solo il giorno dopo dalla sua missione livello A. Livello A!

Sasuke avrebbe voluto gridare da quanto fosse orgoglioso dei successi del fratello ma in realtà ne era anche invidiosissimo... aveva sentito gli zii parlare di quanto fosse geniale Itachi ma su Sasuke c'era solamente il filtro applicato da Itachi stesso: quanto bravo era Sasuke rispetto a Itachi? Quanto ci avrebbe messo Sasuke a raggiungere uno dei tanti obiettivi sorpassati in anticipo  da Itachi? Quale scarto c'era tra i due fratelli? Quanto bisognava aspettare che il più piccolo dimostrasse qualche capacità sopra alla media?

Itachi sbucò da dietro il muro con il suo solito passo felpato, del tutto silente. Era stato quello a convincere Sasuke della sua identità: il modo assolutamente muto in cui Itachi si muoveva, quella mancanza totale di suono che l'accompagnava qualsiasi movimento facesse, qualsiasi passo accennasse, qualsiasi gesto compiesse.

- Nii-san! - lo accolse con la sua vocetta allegra per poi spegnere il suo sorriso non appena vide che cosa indossasse il fratello.

Il candido della divisa ANBU era macchiato di sangue, qualche goccia era schizzata a sporcare il perfetto candore della pettorina, la gamba destra dei pantaloni neri chiazzata di scuro.

Itachi sollevò lo sguardo, per un attimo a Sasuke era sembrato che le sue iridi fossero anch'esse color del sangue, ma in realtà era solo un raggio di sole morente che aveva colpito i suoi occhi d'ossidiana per un istante o forse era colpa della troppa immaginazione del bambino.

- Ita-kun... sei tornato presto! - Sasuke ritrovò la voce - E' stata una missione difficile?! -

- Non proprio - rispose Itachi sorridendo leggermente - Tu che cos'hai fatto oggi nii-chan? -

Sasuke gli mostrò orgoglioso il regalo che lo stesso Itachi gli aveva fatto: - Mi sono allenato! Così diventerò forte e difenderò come te il villaggio! –

 

Così pieni di speranza i bambini...

 

Itachi non ricordava di aver mai avuto manifestazioni del genere all'età del fratellino, ma aveva sempre amato tenacemente il Konohagakure, lo aveva fatto con tutte le sue forze, come si ama qualcosa disperatamente, e si sa di essere ricambiati.

 

Ameresti ancora un villaggio che ha rovinato l'infanzia ad un bambino della tua, Sasuke?

Forse lo ameresti ancora, come si ama qualcosa che da tempo è perduto e non si riesce a ritrovare. Lo ameresti come si amerebbe qualcosa di ormai morto, vivendo per decantarlo anche se sai che non tornerà indietro... come la fiducia che riserbavi per esso.

 

Eppure... è o non è casa tua?

L’ameresti di meno, forse, ma non potresti mai cancellarla dal tuo cuore.

 

Itachi gli si avvicinò con un'espressione così seria che le mani di Sasuke si abbassarono, gli fece cenno del sangue che macchiava la sua divisa, della fatica stampata sul suo viso, con una mano si toccò la pettorina, dove il sangue era più abbondante, qualche goccia rimase imprigionata nei suoi guanti già chiazzati.

- Vuol dire questo... proteggere il villaggio - disse Itachi accennando un sorriso allungando le dita verso il viso del piccolo Sasuke, la sfiorarono leggermente poi si ritrassero - Non essere troppo ansioso di crescere, fratellino... -

Lo oltrepassò dirigendosi nella sua stanza, senza nemmeno fare un rumore, in silenzio.

Si lasciò alle spalle un Sasuke tremante, con una goccia di sangue sulla guancia che scivolava lentamente verso il mento.

 

 

Quella sera a cena c'erano anche Inabi e Takka Uchiha, due membri della polizia cui faceva capo Fugaku, poi c'erano anche il fratello del capofamiglia, Teyaki, con la moglie Uruchi e anche Shisui. In realtà, sedendosi a tavola, Sasuke vide nettamente che il loro posto era leggermente lontano da Fugaku stesso, a capotavola, la cui destra era occupata da Itachi, la sinistra da Inabi. Inutile dire che Sasuke era relegato nell'angolo accanto agli zii e la madre Mikoto.

Durante la cena, tuttavia, non si parò più di tanto: in realtà furono gli zii quelli che animarono la conversazione, complimentandosi con Itachi per la buona riuscita della missione e della sua ammissione negli ANBU.

Niente di nuovo, insomma..., sospirò Sasuke mentre mangiava.

- Già, un ruolo di prestigio, vero Itachi? - interloquì Inabi - Tiene alto l'onore del casato Uchiha -

- Il più giovane ANBU - continuò Takka sorridendo al ragazzo.

Sasuke si morse il labbro: nessuno gli chiedeva come andavano i suoi allenamenti, come andava la sua formazione? Nessuno, proprio?

- Anche Sasuke sta facendo progressi -

Il bambino sollevò il capo, sorpreso da quell'aggiustamento della conversazione. Quell'interruzione proveniva da Itachi, non sollevò nemmeno il capo, disse quella frase e continuò a mangiare, alzò solamente lo sguardo verso Sasuke, accennando un sorriso.

Gli sembrò così improprio vedere il fratello sorridergli a tavola, mentre il resto dei commensali mantenevano quelle espressioni arcigne, mentre mamma Mikoto e zia Uruchi si affrettavano ad annuire per dar manforte a Itachi.

Non gli importò che anche il padre, dopo qualche secondo di silenzio, aggiunse: - Sì, è vero, Sasuke sta migliorando molto in questo periodo... -, non gli importò, perchè il fratello gli aveva sorriso, lo aveva elogiato, era lì per lui.

Il suo orizzonte si spegneva su di lui, su Itachi.

 

 

*

 

 

- Credo che sia il momento, non trovi anche tu Fugaku-san? -

- Non è troppo giovane? -

- E' entrato negli ANBU, non si è troppo giovani per entrare negli ANBU -

Fugaku ascoltò la cacofonia di quelle opinioni seduto sulla stuoia a gambe incrociate a capo del concilio di famiglia improvvisato nella sua sala principale: in quella stanza si erano riuniti quasi tutti i membri della famiglia Uchiha, tutti coloro che erano da tempo attivi nella lotta contro la spiacevole situazione di famiglia.

Spiacevole.

Disonorevole sarebbe stato un attributo più appropriato.

Mikoto posò una mano sulla gamba del marito, scoccandogli un sorriso triste, sapendo perfettamente che cosa Fugaku stesse pensando, quale decisione avesse preso, quale sacrificio una madre avrebbe dovuto sopportare per far ritornare il clan a cui apparteneva - non come madre, ma come ninja - agli antichi fasti.

L'uomo capì subito lo stato d'animo della moglie, accennò con il capo, per poi schiarirsi la voce e catalizzare l'attenzione di tutti i presenti su di lui.

Dopo cena c'era stato l'accordo di incontrarsi nella casa del capofamiglia per discutere di una faccenda da tempo rimasta in sospeso, i più giovani erano stati messi a letto, mentre accorreva quasi la totalità degli Uchiha in gran segreto, perchè c'erano sempre occhi che spiano nel buio, nel quartiere Uchiha. Occhi poco amichevoli.

Una riunione del genere non sarebbe passata inosservata.

- Itachi è pronto per raccogliere l'onere di essere un Uchiha - disse Fugaku con voce autoritaria, ci furono alcuni che annuirono, altri che esprimevano taciti consensi.

- E' giunto il momento di riportare il clan Uchiha ai suoi degni fasti - l'uomo strinse la mano destra in un pugno appoggiandola sul ginocchio, determinato.

Che cosa significava?

Tutto ciò che al clan era stato sottratto, avrebbe dovuto essere restituito.

La situazione attuale avrebbe dovuto essere cancellata.

Occorreva impugnare le armi, i kunai appuntiti, gli shuriken affilati, le katane precise, i sai assassini, le kusarigama(1) potenti, e lottare, lottare, per riscattare un onore macchiato, per riprendersi dignità e prestigio, per dare riconoscenza a uno dei capostipiti del clan, quell'uomo che aveva lottato per gli Uchiha ed era stato allontanato in esilio.

Per rivivere ancora il loro sogno, il loro orgoglio.

Era tempo che l'orizzonte di Itachi venisse segnato da una linea color del sangue e che lui, con alle spalle il marchio del ventaglio bianco e rosso, aprisse loro le porte del riscatto.

 

- E' tempo che il clan Uchiha prenda possesso del Konohagakure -

 

 

TBC

 

 

Nota al testo:

(1) l’unica arma che forse non è molto famosa è la kusarigama: una specie di falce con catena usata dai ninja nel corpo a corpo. L’ho introdotta solamente perché in una fanart con i membri della famiglia Uchiha mi sembrava di intravederla… XD Che ci volete fare, sono tutta fuori di testa!

 

 

Noticina a piè pagina: quando avevo avvertito che per un po’ non avrei aggiornato, non avrei mai immaginato di metterci così tanto tempo! La colpa la diamo tutta agli impegni, gli esami soprattutto che non mi hanno dato – e mi danno – tregua.

In ogni caso, annuncio ufficialmente che dal prossimo capitolo cominciano gli SPOILER! come avevo già precedentemente annunciato nelle note alla fanfic al momento della pubblicazione!

Quindi, tutti coloro che non hanno letto le scans dei capitoli che vanno dal capitolo 398 al 400 (quasi tutto) se leggeranno avranno degli spoiler sul manga!

Lettore avvisato, mezzo salvato!

In realtà all’inizio non volevo rivelare granchè e lasciare tutto sul vago, ma mi sono resa conto che, sebbene fosse davvero una cosa allettante, avrebbe sminuito i pg: lasciando tutto indefinito avrei salvato l’avviso spoiler ancora per un po’, ma avrei sacrificato immancabilmente le emozioni e la crescita dei pg che, per correttezza verso la stessa fanfic, sarebbe stato un vero fallimento.

In ogni caso, come ben potete immaginare, ci saranno molti eventi da me inventati – certo, mica Kishimoto aveva pensato alla gioia di noi yaoi-fan! – quindi, se coloro che non hanno letto le scan vogliono continuare la lettura della fanfic, sappiate che non avvertirò su quali realmente saranno gli eventi ideati da Kishimoto e quale è invece farina del mio sacco (uhmmm… anche se non so quanto di segreto ci potrà essere!)!

 

Grazie per l’attenzione! XD

 

Grazie a coloro che hanno letto quest’ultimo capitolo, a chi ha letto la fanfic in generale, e grazie DUE volte a coloro che hanno recensito! XD

Vi adoro!

 

Come promesso, allego anche le risposte alle vostre recensioni del V e VI capitolo – ma solo le più sostanziose! -! Una promessa, come direbbe Naruto, è una promessa! XP

 

Naiad26, eheh, alla fine è vero o non è vero che l’erba cattiva non muore mai?!

 

desme, ah sì, sono felicissima che Iruka ha saputo la verità! *.* Non potevo lasciarlo a lungo nell’ombra! Perdono per il mio lungo ritardo, ma tornerò puntuale- o quasi -! Bax bax!

 

Kurachan, l’importante è che poi li hai recuperati questi due capitoli! *_* Cominciavo già a pensare che i recenti sviluppi ti avessero deluso! -.- Anche tu una fan delle KakaIru? Eheh… io li trovo troppo carini assieme!

‘Capriccio’… sì, anche a me fa venire istinti omicidi quando Sasuke la pronuncia, per questo l’ho già introdotta… ^///^ molto onorata che questa fic ti piaccia così tanto, spero solo di migliorare! -.- Bax bax!

 

AliDiPiume, PHEWWWW! Meno male che lo scorso capitolo non era noioso! Ho sempre paura di cadere nel logorroico…! Ma ‘Capo’? XD Oh tesoro, a che si deve al sì codesto onorifico? XD

Adoro troppo Iruka per trattarlo male! U.U Che ci vuoi fare, debolezza mia! XD

à Cap 5: in effetti, quando si parla di soldi, si possono anche sopportare i bimbetti! XD Ottimo piano collega!

Grazie per i complimenti! *_* Spero davvero di continuare così!

Ho fatto volontariamente un paragone con Gaara nel terzo capitolo quando Itachi ha pensato che, se fosse stato nella posizione di Naruto, avrebbe odiato tutti: in fondo il carattere di Itachi è chiuso come quello di Gaara, anche se lui ha avuto tutto quello che a Gaara è mancato: famiglia, amici, sostegno.

à Cap 6: ah, ma quanti adorano Fugaku… musica per le mie orecchie! XD (non per il personaggio in sé e per sé, ma il concetto in generale!)

Eheheh… fai bene a preoccuparti per la promessa che Itachi ha fatto a Naruto… (mannaggia a me e alla mia mania di fare a spoiler a destra e a manca!) Capisco che ti irriti la giovane età dei personaggi… ma purtroppo è assolutamente necessaria per pianificare i futuri sviluppi e i futuri capitoli. Come già detto la storia, di fatto, inizierà davvero con il prossimo capitolo. Ma non descriverò ogni loro anno di vita, non preoccuparti! XD Quanto a quali saranno le loro reazioni da adolescenti… beh, il fatto che sono sadica ti può far presagire qualcosa?

p.s. ti darebbe fastidio una possibile lemon?

 

Astaroth, brava, brava INTENDI *_* Devo ammettere, la frase finale è forse la mia preferita, anzi, è stata l’incipit per la creazione del capitolo…! Bax bax!

 

Noctumbrial, dolceamaro! XD Perfetto, effetto sperato, effetto ottenuto!

 

Kira Hashashin, la nostra carissima, gentilissima BIG SIS AST è stata proprio sadica al punto giusto! XD Ma… tesoro! Il mio ‘marchio di qualità’? Tesoro! *_* Così mi commuovo!

 

yayachan, un’altra fan KakaIru! ^^ Very good! Ma come non potrei leggere le recensioni!? Sono la mia fonte primaria di energia mentre scrivo! XD Sembrerà puerile, lo so, ma più vedo che la fanfic piace più mi impegno a scrivere e mi sento motivata!

Sono felice che anche Kakashi sia IC, soprattutto nelle scenette con Iru-chan! *_* Sasuke… beh, in realtà adesso non ha un gran ruolo, ma vedrai in futuro!

La vera storia comincia ora!

Come ho già detto in una qualche risposta la frase con cui si conclude il settimo capitolo è stata un po’ incipit che mi ha spinto a scrivere l’intero capitolo! XD Mi piace un sacco! (oh my, quanto sono infantile oggi! X3) La pulce torna a punzecchiare! Eheh, lo farà sempre! Bax bax!

à ­Cap 5: non sai quanto ho apprezzato la tua recensione! In realtà adoro tutte le recensioni che mi scrivi, ma questa in particolare! Hai decisamente c’entrato il nocciolo della questione! XD

Questa fanfic l’avevo scritta per delineare il mio personalissimo ritratto di Itachi e riscattarlo – da parte mia per me stessa – o quantomeno dare un’interpretazione diversa alle sue azioni – tutta yaoi, ma che vuoi fare, per me è una fissazione -… poi ci ha pensato Kishimoto a sradicare tutte le mie convinzioni, ma pazienza, in fondo getta ulteriore tragicità su Ita-Kun *_*

Ichihara Tetsuno tratta di SasuNaru ma molto spesso ci mette dentro delle scenette bellissime KakaIru: al momento non ricordo i titoli, ma se mi permetti, posso inviarti quella che ho.

à Cap 6: le promesse di Itachi sono proprio promesse *_*. Spero di riuscire a mantenere il controllo IC su Fugakueheh e i giochi di potere… che il valzer inizi con il prossimo capitolo!

 

Vampire_and_Witch, grazie tesoro! *_* che fiducia!

 

Harry_Pumpkin, una nuova commentatrice! *Miss suona la trombetta da quanto è felice!*

Grazie per i complimenti *///* sono felice che la fic ti piaccia e spero che continui ad appassionare! Bax bax!

 

Nalhia, un’altra nuova commentatrice! Che… HA COMMENTATO TUTTI I CAPITOLI?! *Miss sviene* Beh, direi che una risposta per ciascun commento che hai lasciato è un obbligo! *_* (oltre che un piacere, ovviamente!):

à Cap 1: adoro scrivere di Naruto piccolo, io me lo sono immaginata troppo puccioso! *_* Anche perché fa un ottimo contrasto con Itachi! Eheh

à Cap 2: nono, non sei tu che ti inventi le cose! Itachi che non risponde volutamente alla domanda di Naruto sul suo sogno è perfettamente calcolata (o almeno mi illudo che sia così… sigh!)

à Cap 3: sarà che Naruto mi è venuto fuori troppo puccioso e Itachi troppo teneroso, ma mi sa che qui con il miele ci ho dato dentro, eh? XD Ma… a il miele non piace, eheh

à Cap 4: è stato un capitolo molto facile da scrivere, perché di cose da dire ne avevo a bizzeffe e sapevo – per una volta – qual era il limite massimo da superare. Sasuke in questo frangente non è da odiare, in fondo, come hai detto tu, è una reazione anche ‘normale’. In effetti non capisco davvero perché la gente di Konoha odi così tanto Naruto… altro che ringraziarlo! Dovrebbero onorarlo per quello che ha fatto – anche se teoricamente è stato il Quarto Hokage – con Kyuubi nel proprio corpo.

à Cap 5: credo che sia una cosa molto bella prendersela anche con un manga. Insomma, se non ce la prendessimo per quello che è successo ad un bambino, anche fatto di carta e inchiostro, non è un comportamento un po’ superficiale? XD Io credo che creare ‘un universo nella propria testa’ – ti cito – per ciò che si legge è una cosa meravigliosa: la fantasia ha una potenza inimmaginabile! Altro che annoiarmi, non lo fai davvero! XD Anzi!

à Cap 6: non bisogna mai sottovalutare la determinazione di Itachi *_* Con Fugaku mi ci sono messa d’impegno a costruirgli addosso un ritratto convincente, con tutta la carta bianche che Kishimoto-sensei ha lasciato a noi fan era difficile ritrarlo… ma vedo che sono riuscita a farlo odiare! XD Mi piace la cosa! Vuol dire che è realistico!

Terminato! XD Non ho notato la recensione al settimo capitolo, ti sei fermata al sesto a leggere? Spero che continuerai a farmi sapere la tua opinione! XD Bax bax!

 

kagchan, ma non preoccuparti per la fretta! Il solo fatto che hai trovato del tempo per un commento alla mia piccola ficcyna mi rende super-felice! * Miss saltella* Bax bax!

à Cap 5: *___* tesoro, i tuoi commenti mi lusingano oltremodo! Grazie grazie! A parte questa lunga assenza spero di riprendere ad aggiornare costantemente!

E i tuoi commenti non sono assolutamente senza senso! U.U Ti annuncio anche, in via del tutto ufficiosa (e anche semi-ufficiale, và!), la fic si è misteriosamente allungata… sarà il mio solito morbo dell’ allunghiamoallunghiamoallunghiamoefacciamomorirediesasperazioneilettori? (Certo che mi puoi chiamare Miss! XD Ormai qui tutti lo fanno!)

 

Heris, *_* tesoro, che belle parole! Cercherò di mettermi d’impegno! ^^ Bax bax!

 

ron1111, *_* grazieeeee! Spero che questa piccola fic continui a piacerti… Sasuke, al momento, l’ho trattato un po’ maluccio, diciamo che ben presto acquisterà un ruolo più importante e forse si saprà riscattare! XD Bax bax!

 

trihn89, à Cap 5 e 6: Shisui avrai tempo di inquadrarlo nei prossimi capitoli, come pure per Sasuke, che per ora ha soltanto mostrato la sua presenza del tutto marginale… XD

Tante domande in testa? Very good! *_* Ciò mi fa sbrilluccicare di felicità! ^^

E… mi sa che su msn anche la prossima volta ti dovrò fare qualche domandina! (ma che pazienza che hai a sopportarmi!) Bax bax!

 

Mi raccomando, commentate!

See-ya!

Miss

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Capitolo 9
*** Per onorare il Clan ***


Seduced by SunlightML

Era una storia proibita, quella.

Raccontava di una persona che, per raggiungere il potere, aveva sacrificato la cosa più importante che avesse.

La sua avidità di potere fu sconfitta da un uomo che in futuro divenne colui che era stato osannato come il Primo Hokage.

 

Una famiglia custodì un segreto, una maledizione, che derivava da l'uomo della nostra storia.

C'è sempre un prezzo per il potere.

C'era il prezzo per il potere dei suoi occhi, di quello sharingan che brillava mutando il color onice naturale delle sue iridi.

Madara Uchiha lo sapeva bene.

 

 

 

Capitolo IX – Per onorare il Clan

 

 

 

In una società come quella ninja le regole erano importanti, erano garanzie, erano sicurezza.

Ad un adolescente importa poco delle regole, esse per lui altro non sono che limitazioni, scomodi precetti il cui barbaro scopo era quello di introdurli nel mondo adulto.

Non per tutti gli adolescenti era così.

Per Itachi le regole erano importanti.

Beh, ma Itachi non era un adolescente qualunque.

 

Onora il padre e la madre, onora il clan, la tua famiglia, il tuo villaggio.

 

Lo aveva fatto per anni con meticolosità, con impegno, sforzandosi di essere quella persona che avrebbe reso onore alla sua famiglia.

Il suo destino, in un certo senso, era stato segnato nel momento stesso in cui era nato come primogenito Uchiha, come erede di Fugaku: quando era piccolo gli erano state insegnate che le cose potevano essere di due colori, o bianche o nere, non c'era spazio per il grigio, tutto poteva essere bene o male.

Era bene portare onore al clan, era bene dimostrare a Konoha che essere un Uchiha era una questione di forza, di prestigio, di autorevolezza, era bene eccellere in tutto, da Itachi nessuno si sarebbe aspettato di meno, e le aspettative dovevano essere eseguite.

Come ninnananne Itachi aveva ricevuto dal padre la cronaca dei fasti degli Uchiha, i consigli per migliorare. Come giochi i kunai.

Non lo rimpiangeva, perchè Itachi trovava congeniale la sua vita ninja, trovava facile apprendere, trovava facile eseguire. Era un ninja nato da ninja, educato da ninja in una società di ninja. Non c'era molto da cambiare nel suo modo di essere.

Con tutte queste premesse non c'era da stupirsi se, quando Sasuke era ormai uscito per andare verso l'Accademia, i suoi genitori gli vollero parlare con l'espressione grave di chi ha qualcosa di importante e serio da dire.

- Che cosa succede? -

Mikoto si sedette accanto al marito, dall'altro lato del tavolino della cucina rispetto a Itachi, mostrando al figlio maggiore la sua posizione in quel momento, non come madre, ma come moglie del capofamiglia.

- I tuoi progressi - prese a parlare Fugaku - ci riempiono di orgoglio. Ora come ora hai portato a compimento alcune missioni livello A negli ANBU e il ciò ci fa supporre che ben presto persino questo ruolo ti sarà stretto, immagino -

Itachi si limitò a fare un breve ma significativo cenno con il capo, attento a ciò che suo padre voleva dire e a quello che invece voleva intendere.

- Non è la sola cosa che ci aspettiamo da te, Itachi -

Il ragazzo lo guardò confuso: - Non capisco, padre... -

- Ci aspettiamo che tu, come erede del clan, come ninja e come Uchiha sappia non solo difendere il villaggio e i suoi abitanti ma anche proteggere la tua famiglia e onorare il tuo clan - Fugaku sollevò il mento, facendo assumere al suo volto un'espressione ancora più arcigna e imperiosa - E ci aspettiamo che sopra al tuo villaggio tu metta il tuo clan -

 

Il viso di Itachi tradì un'emozione a quelle parole, gli occhi onice si spalancarono, le labbra si socchiusero mostrando sorpresa.

Mettere il clan al primo posto?

Per Itachi era giustissimo, non c'era dubbio, e dal padre non si sarebbe aspettato niente di meno, però sapeva bene qual era il ruolo di qualsiasi ninja, perchè, al di là del suo orgoglio Uchiha, ciascun ninja, prima di tutto, prima di essere un Uchiha o un Nara o un Hyuuga, era un abitante di Konoha. Essere un ninja significava anche questo, essere al servizio del proprio paese e vendere a questo la propria esistenza.

 

- Non capisco - ammise Itachi quietamente.

 

Con la mente percorse inavvertitamente tutti i sentieri dei ricordi che portavano alla sua infanzia, agli anni di addestramento, agli insegnamenti in accademia. Sempre senza volerlo Itachi pensò a quando era stato investito ANBU dal Sandaime alla presenza degli anziani, ricordava alla perfezione le parole di Danzou, quelle che aveva pronunciato e quelle che aveva sottinteso.

Le grandi cose che compirai, Itachi, saranno al servizio del tuo villaggio. Ricorda.

 

- Tutti sanno che il clan Uchiha è il potente della Foglia, Itachi, tutti lo sanno e tutti ci temono, persino gli hokage. Non ti sei chiesto come mai il quartiere Uchiha è stato costruito lontano dal centro città e come mai ci è stato dato il controllo della polizia di Konoha? -

 

Itachi avrebbe voluto dire che fosse per qualche sorta di privilegio, ma sarebbe dire una bugia, perchè il ragazzo sapeva ben distinguere i sorrisi falsi degli estranei, di alcuni tra i jonin che osservavano con sospetto gli Uchiha, e lui stesso.

 

- Ci fu un tempo, Itachi, - dal silenzio del suo primogenito e dall'assenza di sorpresa e richiesta chiarificatrice sulle sue labbra, si poteva ben capire che Itachi aveva già una risposta a quella domanda e di certo era quella giusta. Dopotutto era Itachi. Era il genio degli Uchiha. Era impossibile che non se ne fosse accorto quando militava tra i ranghi dei jonin, un ambiente già di per sé abbastanza competitivo - in cui il clan Uchiha ebbe un enorme potere politico e militare, ci fu un tempo in cui un Uchiha si disputò il titolo di hokage -

 

Sapeva quella storia.

 

Itachi la conosceva avendola letta in alcuni rotoli trovati nella biblioteca: in realtà era rimasto ben poco dell'accaduto, come se qualcuno avesse cancellato quelle informazioni intenzionalmente, per non lasciarne alcuna traccia ai posteri, e non era stato citato nome alcuno.

Era il periodo delle grandi guerre, quando ancora non si erano ben definiti i confini dei vari paesi, quando non si era ancora adottato il sistema dei kage e quando in tutto il territorio si lottava tra villaggi rivali per la supremazia. Gli Uchiha erano tra i clan più forti nel Paese del Fuoco e quando si cominciò a stancarsi di perdere famigliari e amici in un'assurda guerra eterna, quando si desiderò respirare aria di pace, si decise di creare una figura che controllasse il villaggio di Konoha. Questa figura era l'hokage.

In seguito le notizie sui rotoli si fecero più frammentarie, come se fossero tanti pezzi di un puzzle che si faticava a ricostruire, e Itachi dedusse solo una parte di storia confusa e contraddittoria: si parlava di due clan che si disputarono il titolo di hokage della landa del Fuoco, si parlava di Hasharima Senju e di un Uchiha, appunto. Tale tenzone fu vinto da Senju, che divenne il primo hokage, mentre questo nuovo sistema di comando si diffondeva in lungo e in largo tra i paesi rivali finalmente in pace, per mediare i conflitti e ricostruire i propri villaggi.

Dell'Uchiha sconfitto si sapeva solo che combattè contro Hashirama nella Valle della Fine e vi morì. La sua storia finì lì, e con essa la rivendicazione Uchiha.

 

Ricordandosi di ciò che aveva letto in quel rotolo, Itachi interloquì nel discorso del padre: - ... ma perse -

Fugaku per un attimo lo guardò interdetto da quella interruzione prima di accennare con il capo in assenso: - Sì, perse. Questo segnò la fine della supremazia Uchiha -

Itachi a quel punto, aguzzò bene l'udito, quasi ansioso di sapere: che suo padre conoscesse il resto della versione celato dalla storia? In ogni caso, mentre con orecchio attento aspettava spiegazioni, con la mente si domandava a dove questa premessa dovesse andare a parare.

- In seguito il secondo hokage diede agli Uchiha una posizione di gran rilievo, il comando della polizia di Konoha. Disse che con tale gesto riconosceva il potere del nostro clan… ma sai che cosa ci vedevamo in questa posizione? -

- Il controllo -

- Esatto. L’hokage voleva tenerci sotto controllo, limitando il nostro potere, spegnendo qualsiasi nostro focolaio di rivolta, cercando di impedirci di seguire le orme di quel nostro progenitore che, assetato dal potere, fu capace di sacrificare ogni cosa -

 

C’era uno strano nervosismo nel modo in cui Fugaku sceglieva le parole, quasi non volesse soppesarle per troppo tempo, timoroso che, parlando di quella antica storia dimenticata, si potesse renderla reale semplicemente evocandola con il suo ricordo.

Parlando di una stella caduta ad una stella al suo culmine, parlando di un Uchiha rinnegato ad un Uchiha da cui ci si aspettavano grandi cose… non era come se avesse pronunciato un incantesimo proibito?

 

- Ma adesso, Itachi, è ora di dire basta - lo sguardo di Fugaku divenne tagliente: la sua sfida al potere era la sua sfida personale. Strinse il pugno destro e con rinnovata energia riprese a parlare - Il nostro clan non merita quello che siamo diventati, non ha meritato il nostro sharingan al suo servizio nè il nostro sangue. E' tempo che si sollevi di nuovo l'orgoglio degli Uchiha e che rivendichiamo i nostri antenati, i nostri fasti, i nostri onori -

 

Coup d'état.

 

Non era facile credere che suo padre, l'integerrimo, volesse perpetrare un colpo di stato nel Konohagakure.

Si diede dell’ingenuo, dello sprovveduto: era negli ANBU e non aveva mai capito, non aveva saputo prevenire questa eventualità, pur con tutte le sue avvisaglie, con i suoi stendardi infuocati e i segnali che i parenti gli avevano inviato, in quel loro modo silenzioso e accattivante, come il suono dei sonagli di un serpente.

E davvero lo avevano fatto, mordacemente, nascondendo i loro propositi, osservando Itachi, immaginando che lui sarebbe stato il loro braccio, senza che egli ne fosse a conoscenza, senza che sapesse, senza che pretendesse.

E quando sarebbe giunto il momento di mostrarsi alla luce del sole, quando ne avrebbero avuto bisogno, avrebbero semplicemente ordinato a Itachi di essere quello che loro si aspettavano che fosse e seguirli.

Come un burattino…

Che danza, danza, danza nell’oscurità.

Itachi lo capì nel giro di qualche secondo, seguendo il filo dei pensieri del padre, e improvvisamente sentì una scarica di rabbia colpirlo in pieno petto.

Strinse i pugni, nascosti dal tavolino, e cercò di mantenere una facciata imperscrutabile mentre dentro di sé scoppiava l’inferno.

Un ninja non aveva altra strada se non quella di obbedire, lo aveva sempre saputo, lo aveva sempre accettato, ma ora, di fronte a quell’ingiustizia, a quel maldestro braccio di ferro, lo spirito ribelle di Itachi non riuscì a tenersi a freno.

Era facile per un ragazzo pensare di votarsi alla protezione di una persona, era facile osservare Naruto negli occhi e promettergli che ci sarebbe stato sempre per lui… ma non era per niente facile farlo essendo quello che era. Un ninja votato al Konohagakure. Un Uchiha.

E in quel momento, la sua famiglia lo aveva tradito.

Non solo il villaggio, quello che avrebbero dovuto proteggere a costo della vita, ma anche la sua integrità di persona: lui era un membro attivo, un grande ninja, era il loro prodigio e loro volevano sacrificarlo. Lo davano per scontato.

Kaa-san, Otousan… con che coraggio mi sedete di fronte e mi fate la vostra richiesta?

 

- … per farlo, Itachi, ci serve il tuo aiuto -

 

 

Ci fu una volta in cui il suo otou-san lo portò nel quartier generale della polizia di Konoha cui era a capo, e quel giorno gli disse che il dovere primario di ogni ninja era difendere il villaggio.

'Anche se il villaggio è nel torto?' aveva domandato il piccolo Itachi. Non era nella sua natura fare domande ma, piccolo com'era, quel dubbio gli era venuto, perchè pensava che l'hokage, pur essendo hokage, poteva anche sbagliare a volte e se lui avesse sbagliato avrebbe messo nei guai centinaia di persone. Il suo sensei, proprio quella mattina, gli aveva detto che anche il più piccolo errore, in missione, avrebbe potuto significare la morte di un compagno o la perdita di una battaglia.

Negli ANBU, ad esempio, si da' più importanza alla missione, piuttosto che ai compagni di squadra, gli aveva detto una volta il padre.

Alla domanda di Itachi, Fugaku lo aveva guardato severamente facendo credere al piccolo di aver appena detto una sciocchezza, poi gli aveva messo una mano sulla spalla, stringendogliela con forza: 'I ninja devono sempre seguire gli ordini, Itachi. Se non si eseguono gli ordini, un ninja tradisce il proprio credo'

Poi lo aveva guardato con un'espressione meno accigliata 'Questo non vuol dire che un ninja è solo un burattino nelle mani dell'hokage. Sai che cosa ci rende buoni ninja?'

Itachi aveva aspettato la risposta pazientemente.

'La capacità di tener fede alle proprie convinzioni e portare fino in fondo i propri ideali. Questa è la vera forza di un ninja'

 

 

Se io credessi di odiare il villaggio, se credessi in un altro sogno, sarebbe tradimento, otousan?

O sarebbe, semplicemente, essere me stesso?

 

 

*

 

 

- Sapevo di trovarti qui -

Itachi prese la mira, lo shuriken partì dalla sua mano fendendo l’aria e colpì una foglia, impedendole di cadere, inchiodandola al tronco di un albero.

- Venivamo sempre qui ad allenarci assieme. Ora non lo facciamo così spesso… vero, Itachi? -

Un altro shuriken partì dalle sue dita, diretto ad un’altra foglia fallace, ma questa volta la sua traiettoria fu bloccata da un colpo di vento che rimandò lo shuriken al mittente.

Itachi, invece di ritrarsi, stette immobile, quasi in attesa che lo shuriken lo ferisse, l’astante lo osservò con attenzione, in attesa di una sua reazione, di una sua mossa, poi, appena la punta della stella rotante sfiorò la pelle del ragazzo moro, questi scomparve in uno sbuffo di fumo.

- Mi ricordo bene, Shisui-kun -

Shisui accennò un sorrisetto mente la punta del kunai di Itachi gli sfiorava la linea della gola. Inutile. Itachi lo avrebbe sempre battuto.

- So che cosa vuoi dirmi… ‘se ci fosse stato qualcun altro al mio posto saresti già morto’ – disse con voce beffarda, cercando di imitare la voce profonda di Itachi – Meno male che c’eri tu, eh, Ita-kun? -

Il kunai si spostò e Itachi rispose al sorriso con uno più aperto del cugino: - Meno male che c’ero io. Già –

Shisui osservò attentamente il viso del cugino, ad un osservatore qualsiasi non avrebbe saputo trapelare nulla, ma Shisui conosceva bene Itachi e intuiva che qualcosa lo stava preoccupando. Forse sapeva anche cosa.

- Ti hanno detto…? -

Uno sguardo accusatore: - Tu lo sapevi già? -

- L’ho saputo ieri. Otousan mi ha detto che avresti saputo tutto oggi -

 

Un colpo di stato.

 

Ecco che cosa stavano architettando gli Uchiha, che cosa stava architettando il padre.

Un tradimento. E lui, Itachi, sarebbe stata l'arma decisiva.

Poco prima, nella cucina di casa propria, aveva chinato il capo, aveva fatto con lentezza, come se l’avesse sentito estremamente pesante, insostenibile, aveva ricacciato fin dentro la gola i suoi pensieri, e aveva detto quello che i suoi genitori si aspettavano. Perché era giusto così.

 

Spia.

Itachi avrebbe dovuto essere la spia doppiogiochista, il contatto con la corte degli ANBU, con l’hokage in persona.

A questo pensavano i suoi genitori quando era entrato negli ANBU, a questo avevano pensato quando lo segnalavano come ‘l’orgoglio Uchiha’.

 

- Ti conosco bene, sai. So che una cosa che detesti – riprese Shisui con voce triste.

 

Lo sapeva bene, perché lo conosceva da una vita, con lui aveva condiviso tutto, giochi, allenamenti, sudori nella fronte, missioni, qualsiasi cosa. Negli ultimi anni Itachi gli si era allontanato, ma la loro amicizia, il loro legame, non si sarebbe incrinata.

Un tempo gli aveva detto che non lo riconosceva più, ma in realtà non era così. Itachi era sempre stato un mistero insondabile, ma, come tutti i misteri, una volta conosciuta la soluzione, l’enigma spariva.

Shisui conosceva la soluzione.

Itachi era Itachi.

 

Sì, Shisui sapeva quanto Itachi detestasse la situazione, perché, se da un lato quella ribellione avrebbe riscattato l’onore della propria famiglia – e in effetti anche quello di Naruto -, dall’altro, avrebbe significato la guerra. E questa non era una cosa da prendere così, alla leggera.

Non quando se n’era la causa principale.

Gli occhi di Kyuubi erano sangue.

Ripensando a quello che aveva promesso a Naruto, al fatto che lo avrebbe sempre protetto e mai deluso, Itachi  tradiva anche la sua fiducia, perché lui, nonostante tutto, amava Konoha, perché il suo spirito era troppo elevato, troppo puro, troppo nobile, per odiare. Da Konoha pretendeva un riscatto, ma un riscatto che si sarebbe guadagnato, con sudore e fatica, non un riscatto di sangue.

E una ribellione non era la soluzione.

Però…

Shisui gli mise una mano sulla spalla, dandogli silenziosamente quel sostegno che incondizionato che gli aveva sempre donato, in qualsiasi situazione del passato.

L’altro accettò quel gesto, ma sapeva, che le loro strade avevano cominciato a biforcarsi tempo fa. Questo, però, non significava volergli meno bene.

Quando era ancora in accademia, Itachi si chiedeva spesso che cosa lo spingesse ancora a frequentarla: aveva imparato tutto ciò che c'era da apprendere dai sensei, non c'era altro che potesse attirare il suo interesse lì, in quella classe di compagni troppo rumorosi e ad un altro livello rispetto al suo.

Non se n'era mai lamentato, tranne che con Shisui.

Lo chiamava 'Fratello'.

Per lui Shisui era come Sasuke, solo, la sua versione cresciuta e con grande talento.

Nella velocità... nessuno era più fulmineo di Shisui.

Però, tanto quanto Shisui era veloce, Itachi era agile. Era una cosa diversa, distinguere velocità da agilità, perchè l'agilità presupponeva anche una leggerezza dei movimenti che la semplice velocità non includeva: agilità era delicatezza, era eleganza, e Itachi aveva entrambi.

Agilità era il silenzioso procedere sugli alberi durante le missioni, agilità era cogliere il nemico alla sprovvista, agilità era l'effetto a sorpresa.

Shisui non aveva mai mostrato invidia per i progressi innumerevoli di Itachi, mai, aveva sempre preso da lui il modello per migliorare, ma gli era sempre stato vicino, più di un amico, come un fratello.

 

- Non credo nemmeno che sia finita così – replicò l’altro. Se gli Uchiha volevano piazzare qualcuno dei propri in spia al territorio nemico… non poteva avvenire anche il contrario?

Il cugino annuì, con la fronte aggrottata: - Credo anche io. Sei tu ad avere la posizione peggiore, Ita-kun – poi riprese il sorriso – Fedeltà per fedeltà –

- Morire per morire –

Shisui annuì: - Già, anche quello – poi si risollevò – ma tu saprai come fare, no? – Itachi sapeva sempre che cosa fare.

Il ragazzo in questione annuì, certo che, in qualsiasi situazione fosse capitato lui avrebbe saputo perseguire i propri interessi.

Anche se fossero andati contro se stesso.

Perché prima di se stesso, c’era qualcun altro.

 

Il valore di una promessa, non l’ho imparato da mio padre, ma da te, Naruto.

 

TBC

 

 

Noticina Personale: Vi dirò la verità.

Questa fic mi sta cominciando a piacere. Un miracolo, considerato che generalmente, per un motivo o per l’altro, detesto tutto ciò che scrivo.

Appena metto parola fine al capitolo mi viene da sospirare e dire ‘Uff, e adesso chissà quando dovrò aspettare per il prossimo!’. Poi mi ricordo che sono io che scrivo e mi do’ dell’imbecille, però… però SbS mi piace davvero. ^^

Sarà perché è da tanto che non scrivo ‘seriamente’, sarà perchè gli intrighi e le storie complicate mi piacciono da morire, sarà che ho fretta di dare una mia personale versione di ‘Naruto’…

Chissà.

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno letto (perché c’è qualcuno, vero? ç_ç) ma grazie soprattutto a chi trova persino tempo per recensirmi! *_* Vi adoro!

 

AliDiPiume, non preoccuparti, mia cara compare, non ci metterò più così tanto ad aggiornare! XD Il massimo che mi concederò, in futuro, saranno due settimane! Eheh, certo che il colpo di stato Uchiha doveva esserci... altrimenti che divertimento c'è? Bax bax!

 

Naiad26, tesoro! Così mi commuovi! *_*

 

KiraHashashin, Tu sì che mi conosci bene! *_* Non potevo aspettarmi niente di meno, tesoro mio! Hai fatto un perfetto quadretto futuro… eheh

 

Noctumbrial, non dirlo a me! Ma sì, l’azione comincerà presto presto… anche se, ovviamente, il primo posto nei protagonisti va all’introspezione! U.U eh sì…

 

kagchan, cara la mia veggente! ^^ Mi spiace distoglierti da inglese ma… ne sono molto lusingata! *_* Sasuke, devo dire, da come l’ho descritto in questi capitoli fa più pena che tenerezza… eheh ma vedremo in futuro! Ah-ah, un’altra persona che, come me, va a pane e spoiler! dunque… hai già pregustato le portate future… XD ci sarà da divertirsi! Bax bax!

 

RedHat, non preoccuparti, tesoro, hai rimediato con una carrellata di complimenti che, come al solito, non mi merito per niente! U.U Ma ti ringrazio lo stesso! Baaaaax!

 

ron1111, eheh, impossibile per Itachi lasciarsi usare, non quando sa esattamente che cosa vuole… XD se sarà una fic a lieto fine? Uhmmm… il giudizio ai posteri, perché, come si dice, chi leggerà vedrà! XD Bax bax!

 

desme, eh sì, tutti questi esami e impegni mi hanno ucciso il tempo libero! Forse, e spero, riuscirò mantenere lo stesso ritmo di adesso… spero! XD Bax bax!

 

Astaroth, ma i computer cel’hanno con te, Big Sis? Sarà la decima volta che succede! Non preoccuparti, comunque, ti adoro anche io!

 

Vampire_ and _ Witch (Em e Baby), prutroppo di pezzi con Naruto non ce ne sono stati qui… me ne stupisco io per prima! U.U bax

 

trihn89, mio caro 12esimo apostolo! Eh sì, quando mi metto in testa di unire la trama del manga e le mie elucubrazioni celebrolese cerco di impegnarmi fino in fondo anche perché, se i pg non sono IC, non ha alcun senso continuare a scrivere U.U

In effetti, questa fic nasce proprio per collimare tutti gli spazi vuoti lasciati dagli Uchiha, ma questo, come la maggior parte delle cose Uchiha, è anche frutto della mia mente perversa. XD (povero Shisui, mi odierà!) Bax bax!

 

Heris, oh tesoro, ma mi vuoi far commuovere? (come sempre! Ç_ç) Grazie, spero che questa fic ti continui a piacere così tanto! (sperosperospero!) bax bax

 

Commentate, commentate!

Miss

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Capitolo 10
*** Dissonanza ***


Seduced by SunlightML

- Si tratta di un lavoro di sorveglianza -

'Sorveglianza' era un bell'eufemismo, veramente ben costruito. Una bugia bianca, per così dire.

- Sorvegliare chi, hokage-sama? -

Domanda superflua. Sapeva esattamente chi doveva sorvegliare, che cosa si aspettavano da lui. Sapeva sempre tutto, Itachi, perchè quando ci si aspetta il peggio da chiunque, improvvisamente le persone diventavano incredibilmente prevedibili.

- La famiglia Uchiha. La tua famiglia -

- E, se necessario, diventare il nostro braccio armato -

Ovvio.

 

 

Capitolo X – Dissonanza

 

 

La convocazione nell'ufficio dell'hokage non fu certo una sorpresa per Itachi. Se la aspettava dopo il discorso che il padre gli aveva fatto qualche giorno prima.

Si aspettava di dover fronteggiare quattro persone, per questo aveva rispolverato lo sguardo più apatico possibile e aveva atteso le loro spiegazioni. Proprio come ci si attendeva facesse una marionetta mentre i burattinai cercavano di sbrogliare i loro fili da quelli di una responsabilità per Itachi ben più grande che doveva alla sua famiglia.

Ai loro occhi, Itachi non era del tutto innocente.

Non importava che avesse dodici anni. Non importava che fosse ancora un bambino e non di certo un adulto.

Per le dita avide, per i desideri di rivalsa, per il prestigio, per il villaggio. Davanti a quattro persone che avevano idee ben diverse e ben precise su cosa volessero.

Le parole del padre gli avevano cominciato a rimbombare nella testa, rincorrendosi come echi sconnessi, riprendendosi e scontrandosi con frammenti di memoria di quando era stato bambino, quando gli insegnamenti erano più facili da cogliere e non c'era bisogno di pensare, per ogni parola che gli venivano rivolte, quali fossero i significati nascosti...

Socchiudendo tristemente gli occhi, si era lasciato indietro quel periodo.

Ormai, quel tempo - il tempo dell'innocenza - era lontano e non sarebbe più tornato indietro.

Come tutte le cose belle, era destinato a finire.

 

Aveva parlato l'hokage, con quel tono rassegnato, con quell'espressione paterna e insieme autoritaria, con quelle parole che vacillavano tra pentimento e necessità.

Parole per descrivere la sua strabiliante carriera, la fiducia che gli anziani nutrivano in lui, complimenti, lusinghe... e infine la domanda.

- Cosa faresti per il tuo villaggio? -

Preserveresti la pace del villaggio anche se questo avrebbe significato andare contro la propria famiglia, rinnegare il proprio clan ed essere una semplice spia?

Da quale parte preferisci essere definito traditore?

Una domanda complicata. Una risposta fin troppo semplice.

- Mi dica che cosa devo fare e lo farò -

- Qualsiasi cosa? -

- Qualsiasi -

Danzou tese le labbra in un mezzo ghigno maligno.

Itachi chinò il capo.

 

Perchè siamo dovuti nascere in un momento così cupo, Naruto?

Vorrei solo avere nel mio orizzonte te e invece, vedo la mia fine.

 

 

*

 

 

Alcuni mesi dopo.

Pioveva a dirotto da alcuni giorni e la via principale di Konoha, come tutte le piccole viuzze secondarie, avevano sparse lungo tutto il percorse alcune pozzanghere ricolme d'acqua.

Proprio in una di quelle Naruto immerse i piedi: il liquido piovano schizzò sul selciato e gli bagnò i sandali, al bambino non importava perchè in quel momento era tutto concentrato a osservare la sua faccia distorta dai cerchi concentrici che si erano formati man mano dal movimento dell'acqua.

Fece una boccaccia e lo specchio movimentato gli rimandò la stessa identica immagine.

Una mano si posò sulla sua testa: - Che stai facendo? -

Naruto sollevò lo sguardo da terra e rivolse un enorme sorriso a Itachi: nell'osservare l'inespressività dell'adolescente, Naruto inspirò e gonfiò le guance, mettendo il broncio.

Non gli piaceva che Itachi non sorridesse più così tanto spesso. In pochi mesi il moro aveva cominciato ad ammantare il suo sguardo arcigno di una freddezza che a Naruto proprio non piaceva, certo, con lui era sempre lo stesso, paziente negli allenamenti, sensei eccellente, amico in qualsiasi momento. I sorrisi però erano diminuiti.

- Perchè non sorridi più, Ita-san? - gli domandò Naruto. Erano in una delle vie dimenticate del villaggio e in più una leggera pioggerellina cadeva dal cielo, in una qualche maniera erano protetti da queste due variabili dallo sguardo delle persone, chiuse in casa o troppo prese a coprire le loro mercanzie nei negozietti ambulanti, le uniche presenze in movimento in quella zona.

Itachi spinse maggiormente la sua mano contro la testa di Naruto: - Togli i piedi dall'acqua -

Il bambino eseguì immediatamente l'ordine mentre ripeteva: - Perchè non sorridi più? -

In realtà, Itachi sorrideva. Qualche volta, raramente, ma sorrideva. Solo a Naruto... ma sorrideva.

- Non mi piaci se non mi sorridi - confessò Naruto con voce lamentosa. Veramente, Itachi gli piaceva sempre, anche se avesse continuato a osservare tutto il mondo con quell'espressione apatica.

Iruka-sensei gli aveva detto che solo con lui Itachi era _così. Non sorrideva con gli altri.

Naruto ne era insieme lusingato e triste.

- Davvero? -

- Davvero -

- Vuol dire che non ti piaccio più? -

Naruto si morse il labbro, pur aspettandosi quel gioco di parole: - Non mi piaci se non sorridi -

Itachi si chinò su di lui: - Ma io sorrido. Con te sorrido sempre -

- Non più quanto prima - ribattè piccato Naruto.

Itachi sospirò.

- A volte succedono alcune cose, Naru-kun... non si può sorridere sempre.  Non quando hai tante cose a cui devi pensare -

- Che cosa sta succedendo, Itachi? - chiese il bambino preoccupato. Le sue sopracciglia si afflosciarono mentre l’espressione calma si trasformava in una deformata dal nervosismo.

- Nulla di cui tu ti devi preoccupare -

Già, Naruto, lascia ai grandi i loro problemi.

Alcuni segreti sarebbero dovuti rimanere tali, avrebbero dovuto continuare ad essere taciuti, nascosti nei loro antri bui, sotto forma di sussurri nell’ombra, complotti pronunciati a mezza voce come se in ogni istante le tenebre potessero rivelare un fantasma nascosto. Forse un qualcuno che avrebbe potuto sottrarre loro il arcano, forse nascondendosi loro stessi dalla coscienza.

Itachi non voleva davvero caricare sulle spalle del bambino un peso così grave: come gli avrebbe potuto spiegare del colpo di stato che il padre stava progettando, come spiegargli le mosse di potere dell’hokage e del consiglio degli anziani?

Come poter rovinare la sua innocenza?

Come potergli sussurrare un segreto che avrebbe potuto cancellare i suoi sogni, le sue speranze?

Itachi non aveva deciso di dannarsi per lasciare a Naruto la possibilità di cominciare ad odiare.

Eppure il bambino non si arrese, anzi, gli afferrò la maglia, tirandolo verso di sè con inaspettata energia: - Io voglio aiutarti, Ita-kun! Dimmi che cosa devo fare e lo farò! -

Le stesse parole che Itachi aveva detto ai quattro anziani, le stesse, identiche, eppure diverse. Già, perchè nelle parole di Naruto c'era quella sincerità, quell'affetto incondizionato che provava per Itachi, non c'era apatia e spirito di ribellione. Non c'era la falsità, Naruto non la conosceva, era troppo puro e incontaminato.

 

Continua a crescere così...

 

- Diventa forte - gli disse infine Itachi - Diventa forte, Naruto -

 

… così, quando avrò bisogno della tua purezza,…

 

Affondò la mano tra i suoi capelli biondi, scompigliandoglieli.

- Diventa forte - ripetè.

 

… tu mi salverai.

 

 

*

 

 

Come si diventa forti?

Ci si allena, ci si deterge il sudore dalla fronte, ci si spella le mani e si ripete così la routine ogni singolo giorno fino a quando Itachi, il suo modello irraggiungibile, non gli avesse permesso di aiutarlo.

A fare cosa, il piccolo Naruto non lo sapeva.

La sua unica certezza era la totale e incondizionata fiducia che Naruto nutriva verso di lui: perchè per lui Itachi era semplicemente tutto, amico, mentore, unico sostegno... e la sola cosa che il biondo poteva fare per lui per ricambiare quell'affetto era semplicemente dargli tutto ciò che Itachi richiedeva, ciò che desiderava.

E di desideri usciti dalle labbra di Itachi ce n'erano ben pochi.

Per questo Naruto si doveva impegnare dieci volte tanto.

 

"Diventa forte"

 

 

Come si fa a diventare come te, Itachi?

Come si diventa eroi? Come si diventa “Itachi”?

Il suono della campanella del gelataio ambulante lo riscosse dai suoi pensieri, appoggiò i piedi per terra, lasciando che il sellino dell'altalena cigolasse indietro non appena liberata dall'esile peso infantile, e si diresse svogliatamente verso casa raccogliendo da terra il sacchetto di plastica con il suo adorato ramen.

Ormai poteva contare sulla punta delle dita le settimane che lo separavano dall'entrata al suo primo anno in accademia. Dire che Naruto era emozionato, era usare un bell'eufemismo.

Si sarebbe avvicinato ancora di più al suo modello irraggiungibile, ad Itachi, e gli avrebbe dimostrato il suo affetto, gli avrebbe dimostrato che continuando ad essere suo amico a sgravio di ciò lui lo avrebbe ripagato proteggendolo.

Strinse i pugni, gli occhi azzurri assunsero un'espressione determinata: avrebbe dato qualsiasi cosa per Itachi, qualsiasi, compresa quella infinitesima parte della sua anima dove, dormiente, aspettava quatta quatta una volpe dagli istinti omicidi.

 

 

Biondi i capelli, azzurri gli occhi, risoluto lo sguardo, un bambino correva libero come l'aria per la piccola via di Konoha, tenendo stretta la borsa della spesa.

Correva, mento sollevato, sguardo che solcava l'orizzonte, correva, correva come se nulla lo spaventasse.

E forse nulla avrebbe potuto spaventarlo, con il protettore che si era guadagnato, con l'enfant prodige degli Uchiha.

L'uomo che lo stava osservando piegò malignamente le labbra.

Sei così sicuro, bambino, che dalla tua più grande e invidiata fortuna non può nascere la tua distruzione?

 

 

*

 

 

Itachi si sentiva strano in quei giorni.

Avvertiva la spiacevole sensazione di essere seguito, eppure, quando si voltava, quando cercava di captare qualsiasi indizio coadiuvasse la sua impressione, non riceveva altro che silenzio.

Persino quel giorno, mentre rientrava dalla sua ennesima missione ANBU, ebbe l’impressione di essere seguito. Eppure, non doveva essere possibile, più volte aveva perlustrato l’area e lasciato qua e là, in qualche punto strategico, delle carte-allarme: da quella missione era partito solo, generalmente le squadre ANBU facevano sempre affidamento su almeno due o tre componenti più una squadra di altri tre componenti mandata come supporto, eppure, da un po’ di tempo, Itachi si era ritrovato con le spalle scoperte.

Come quella volta.

Da quando aveva parlato con il terzo hokage riguardo la sua fedeltà il vegliardo altro non gli aveva dato che missioni e missioni di livello S di breve durata, generalmente nella squadra di ricognizione – non poteva di certo rischiare di far allontanare troppo la sua personale spia all’interno del clan Uchiha -, o di avanscoperta.

A Itachi andava più che bene, perché questo gli dava una certa libertà di azione e non aveva clan o anziani alle costole a soffocarlo anche con la loro più semplice presenza. Già, come se non bastasse avere convocazione nell'ufficio degli hokage o assemblee clandestine con la famiglia...

Aveva scelto di donare la sua fedeltà completamente a Naruto, a lui si era votato, e, per quante volte avrebbe spezzato la sua anima tradendo le due istituzioni a cui aveva giurato dedizione, in Naruto e con Naruto ne avrebbe riacquistati i pezzi, lentamente, nel tempo, e nel fondo del suo essere avrebbe avuto ancora qualcosa di integro.

 

Così gli sarebbe parso più facile vendere dei pezzi di sè.

Così gli sarebbe parso più ragionevole vendere il suo clan.

Così gli sarebbe parso che stesse facendo la cosa giusta. Non solo per Naruto.

 

"Quando sarà necessario, Itachi, avremo bisogno di un braccio armato che sappia riconoscere a chi dovere la sua lealtà... tu sei pronto a prenderti questa scabrosa responsabilità?"

"Sì", gli aveva risposto Itachi senza alcuna esitazione. Era diventato bravo a mentire. Così bravo che persino lui credeva alle sue stesse bugie. O forse erano realtà. Forse non era mentire, era svelare una verità così ancestrale, così dissonante con quella che poteva definirsi la 'morale' da dover essere coperta con una falsa bugia pronunciata per convenienza.

 

Oh, Itachi, che fine ha fatto la luminosa stella che ti aveva illuminato il cammino?

 

E in quanto a progressi – quelli veri, quelli della sua formazione – ad Itachi sembrava di non essere cresciuto nemmeno un po’: certo, il suo livello era ben oltre qualsiasi altro ANBU, eppure per lui non era abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza.

Dal momento che si trattava di proteggere anche Naruto, Itachi non si sarebbe mai accontentato.

Avrebbe preteso da se stesso quanto più possibile, anche di ciò che gli sarebbe parso impossibile.

In fondo, il progetto che aveva in mente, aveva tutto meno che i principi di possibilità. Già, perché ora non si trattava di dover migliorare i suoi già eccellenti jutsu, ora si trattava di esplorare le possibilità nascoste della sua arma più potente e misteriosa: lo sharingan.

Era un punto morto, perché niente e nessuno potevano aiutarlo a migliore quel punto. Né ricerche né il padre.

 

Fu proprio un giorno di pioggia che fece l’incontro più sensazionale della sua vita.

Fu quel giorno che tutti i suoi desideri e incubi si avverarono.

 

Solo, non lo capì fin dal principio.

 

Continua…

 

 

Noticina personale: perdono, perdono, perdono! In ginocchio sui ceci mi cospargo il capo di cenere! Perdono, perdono!

Avevo promesso un aggiornamento quindicinale e per tre mesi non ho scritto più niente!

A mia discolpa posso solo dire che gli studi mi hanno assorbito completamente e il tempo è quello che è, sempre più esiguo…

 

Piccolo avviso: ho messo online il mio livejournal che potete trovare al seguente link http://sepherim-ml.livejournal.com/. sarà il mio unico riferimento per comunicarvi cambiamenti, aggiornamenti o problemi riguardo le fanfic. Al momento è ancora un po’ scarno ma si animerà man mano! XD

 

Grazie a coloro che hanno letto il precedente fic, ma soprattutto grazie a coloro che l’hanno commentato!

 

In particolare:

Astaroth (i miracoli, cara Nee-san, possono anche accadere! U.U),

Princess of The Rose (molto lieta di conoscerti, Maria Chiara! Fa sempre piacere conoscere nuove lettrici! *_* Purtroppo di ItaNaru in circolazione ce ne sono ben poche e se io contribuisco a infoltire l’esiguo numero, mi assumerò tutte le responsabilità in caso di fallimento! U.U Proprio per mantenere l’IC dei pg! XD

Non posso spoilerare troppo ma ti posso solo anticipare che rispetterò a grandi linee il manga: questa fanfic nasce come what if  non come una mera opera di fantasia malata… Grazie per la recensione, spero a presto! XD)

Noctumbrial,

desme,

Vampire and Witch,

Heris,

Kira Hashashin,

trihn89 (finalmente l’aggiornamento, eh? XD In effetti l’assenza di Naruto mi aveva fatto dubitare ma ben presto si rifarà, promesso! XD),

STACY (WAAAAH! Una nuova lettrice! *_* sono in estasi per la tua recensione! Grazie grazie!),

kagchan (non preoccuparti, io non dovrei proprio parlare di ritardo! -.- Eh eh dopottutto stiamo parlando di me quindi… come potrebbe andare tutto liscio? XD)

ron1111.

 

Commentate!

Miss

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Capitolo 11
*** Lieto fine ***


Seduced by SunlightML

Piccolo Consiglio:

Per comprendere meglio i prossimi snodi rileggetevi, o meglio, riportate alla memoria i capitoli dal 221 al 225 del manga.

Enjoy!

 

 

*

 

 

Tic tac.

Un secondo, e il tempo sembra cristallizzarsi.

Un secondo, ancora uno, e nulla si muove.

Un secondo, altri due, e il destino si compie.

 

Ricordi ancora la domanda che ti fece Naruto un giorno ormai lontano?

Ti domandò quale fosse il tuo sogno.

 

Ora ti viene solo da ridere.

Perché quel giorno, come molti anni dopo, la tua risposta non è cambiata e solo dopo aver attraversato l’inferno ti è chiaro che, a quel tempo, sognavi l’Irrealizzabile.

 

 

Capitolo XI – Lieto fine

 

 

Il tempio Nakano sorgeva in cima ad una collina. Da Konoha a malapena si intravedeva uno spiazzo aperto tra gli alberi che indicava l'ubicazione del luogo sacro: era uno dei templi che recava ancora il simbolo degli Uchiha, il ventaglio candido e scarlatto, proprio all'entrata, e, non a caso era sempre stato un Uchiha ad esserne il sacerdote.

Quel posto rifletteva molto bene la situazione attuale del clan Uchiha: un luogo sacro costruito in un periodo in cui l'astro della casata brillava di luce propria, dove si respirava un'aria pesante, austera, come se ci fosse sempre qualcuno che, vigile, osservasse i movimenti degli sporadici visitatori con un occhio circospetto. Ora il tempio era caduto in rovina, con erbacce su tutte le pareti, e arbusti lungo tutto il perimetro, quasi la flora boschiva volesse riprendersi quella piccola area colonizzata da mano umana.

Itachi conosceva bene quel posto, perchè era uno dei luoghi in cui nessuno metteva quasi piede. Vi entrò e si guardò attorno mentre avanzava sentì qualcosa sotto il piede, come un impercettibile movimento.

Si fermò, chiedendosi se fosse stata solo una sua impressione. Mosse il piede trasversalmente, spostandolo di qualche centimetro pur mantenendo la pianta del sandalo ben ancorata sulla superficie.

 

Allora non si era sbagliato.

 

Itachi si chinò, appoggiando un ginocchio a terra e tastando il pavimento in legno con la mano destra. Quel tatami, seppur molto lievemente, si spostava. Colpendolo, faceva un rumore strano, come se fosse cavo, e Itachi delicatamente spinse di qualche millimetro la lastra rettangolare verso sinistra.

Ecco, sul lato destro apparve un piccolo filamento scuro che lasciava filtrare la polvere, un piccolo segno che si fosse qualcosa da estrarre. Il ragazzo fece pressione con le dita, sforzando le piccole unghie di entrare in quell'apertura minuta.

Lentamente fece scorrere via il tatami e osservò curioso ciò che custodiva: sollevò un piccolo sportellino ligneo e trovò un rotolo con il simbolo Uchiha stampato sulla carta ingiallita sdrucita e un sigillo di ceralacca che fungeva da protezione ulteriore anche se un po’ demodé – da quanti anni era lì? -.

Impaziente, frantumò la ceralacca e dispiegò la pergamena.

 

Gli occhi onice si spalancarono, le mani che prima tenevano delicatamente dispiegato il rotolo ebbero uno spasmo e minuscole piegoline si formarono lungo i bordi cui caddero piccoli frammenti unitisi poi allo spesso strato di polvere della superficie.

 

 

Eccolo.

Ecco il segreto custodito gelosamente da anni e anni. Così tanto da rasentare la leggenda.

Ecco come poter far eccellere le sue capacità, come far primeggiare il suo sharingan.

Mangekyou Sharingan.

E per ottenerlo non gli venivano richieste abilità o capacità particolari, ma una sola, semplice cosa... Avrebbe dovuto uccidere il suo migliore amico.

 

- Shisui... -

 

 

*

 

 

Sebbene Itachi fosse stato molto piccolo quando il Quarto Hokage si sacrificò per placare la furia della Volpe a Nove Code ricordava molto bene che cosa volesse dire osservare la Morte. Non aveva mai visto i cadaveri, certo, ma aveva analizzato come gli effetti della Morte si riflettessero sulle persone che aveva attorno.

Allo stesso modo, Itachi conosceva perfettamente che cosa fosse la guerra, poichè la sua giovane età non gli aveva risparmiato neppure di lasciarsi sfuggire le ultime guerre che avevano frantumato la terra del fuoco.

Sentir parlare di complotti in casa Uchiha era sempre più estenuante, soprattutto perchè ormai sembrava certo che il colpo di stato sarebbe avvenuto entro poco. Itachi non se ne capacitava: perchè far scoppiare una guerra civile adesso? Suo padre, i suoi zii, il suo clan non erano abbastanza disgustati dalle guerre che avevano dovuto combattere? Non ne avevano abbastanza di veder morire le persone?

Dopo ogni riunione Itachi si sentiva nauseato e il culmine lo raggiungeva quando doveva fare rapporto all'hokage, a quel punto solo la presenza di Naruto riusciva a calmare i suoi nervi e permettergli di tornare a respirare.

Ascoltare il suo respiro quieto...

Itachi si trovava spesso nel piccolo monolocale di Naruto. Normalmente odiava il disordine ma lì, in quell'unica stanza che raccoglieva tutta la vita del bambino, Itachi si sentiva a suo agio, senza pesi e senza sentenze grevi sul capo, semplicemente sè stesso. Quel sè stesso che si era sforzato di nascondere agli occhi del mondo, quel sè stesso che si permetteva di riemergere solo in compagnia del suo piccolo sole, del suo piccolo Naruto, quel sè stesso che si permetteva ancora di sognare.

Itachi sospirò.

Sognare...

Ad una macchina da guerra come lui non era permesso, eppure, non poteva smettere di farlo.

 

Quel giorno, più di tutti, aveva bisogno della pace di quel luogo, aveva bisogno di percepire la presenza di Naruto, di imbeversi nella sua purezza... eppure quella volta non riusciva a dimenticare quelle parole vergate sulla pergamena, ideogrammi che volevano condannare per sempre, senza speranza di redenzione, la sua anima

Già, perchè, tradire era una cosa, ma uccidere il suo migliore amico...

 

- Ita-san... -

Il ragazzo dai capelli corvini si voltò verso la voce flebile che proveniva accanto a lui. Sorrise.

- Sì, Naruto? -

Una piccola manina fece capolino da sotto la coperta, a palmo in su: - Mi tieni la mano? -

Il sorriso si fece più accentuato mentre la sua mano fu raccolta e stretta da una più grande e forte.

- Va meglio? -

Naruto chiuse gli occhi, concedendosi un sorriso beato: - Molto meglio - e si addormentò quasi subito.

Itachi continuò a sorridere e tenergli la mano: - Anche per me... è molto molto meglio -

Stanotte, forse... riuscirò a dormire.

 

Però non avrebbe potuto continuare per sempre.

 

 

 

Lasciati cullare

dalla ninna nanna

che accompagnerà il requiem.

 

 

 

*

 

 

 

- Ti rendi conto di cosa stai facendo? -

Itachi sobbalzò, per una volta veramente preso alla sprovvista dalla voce e dalla presenza di Shisui. Era solamente l'albeggiare e l'ombra della luna non aveva ancora abbandonato il cielo, tuttavia l'oscurità della notte stava iniziando a lasciare spazio alla luminosità lattiginosa dell'alba.

Era uscito da poco dall'appartamento di Naruto quando Shisui lo aveva intercettato e ora stava a braccia conserte, appoggiato quasi distrattamente ad un muro, con un'espressione dura in volto.

Vedere l'oggetto dei suoi pensieri aveva leggermente sorpreso Itachi, reduce di un sonno ristoratore seppure disseminato di tanto in tanto di incubi che avevano gli stessi, identici, protagonisti della stessa farsa cui partecipava nella realtà: hokage, famiglia, Naruto, Shisui.

- A cosa ti riferisci? -

 

 

Shisui era sempre stato il suo migliore amico, in realtà, era l'unico amico che Itachi si fosse mai permesso di avere.

Era stato un compagno di giochi, di allenamento, di sogni... era stato più fratello di Sasuke e aveva vissuto la sua vicinanza senza problemi legati ad età e interessi.

Shisui era un fratello, in fondo.

 

 

- Sei appena uscito dalla casa di quel bambino-volpe?! Mi sbaglio, forse? - retorico come sempre, un tono di voce baritono che Itachi non era mai riuscito a raggiungere. E quella scintilla di rabbia che aveva lampeggiato nei suoi occhi?

 

 

Shisui era molto meno riflessivo di Itachi.

Lo chiamavano il 'fulmine', non solo perchè era fulmineo nei movimenti come nel destreggiarsi con la spada, ma perchè si gettava a capofitto nelle situazioni. Non era come Itachi, molto più riflessivo e strategico, ma non era nemmeno come Naruto, che si buttava di testa senza paracadute in tutte le cose che faceva. Non c'era la stessa passione, la stessa vivacità.

Shisui era pur sempre un Uchiha.

 

 

- Tuo padre ti ha proibito di vederlo e di avere qualsiasi tipo di contatto con lui! - continuò il cugino - Ieri non sei nemmeno tornato a casa, la tua presenza era ingiustificata! Non c'era alcuna missione e mi ero preoccupato! Sono venuto a cercarti ma ti trovo solo ora, tranquillo, felice, uscire dalla casa di quel moccioso! -

Itachi socchiuse gli occhi: - Non avevi alcun motivo di preoccuparti. So badare a me stesso -

Strinse i pugni.

- Dimmi, è da lui che sparisci sempre? - accentuò quel _lui con tutto il disprezzo possibile - Allora non si tratta di missioni, di allenamenti, di riunioni improvvise con l'hokage? Si tratta solamente di lui! -

Pugni stretti, tanto da fare male.

- Perchè, Itachi? Stiamo già dubitando della tua fedeltà, per colpa del tuo comportamento, dobbiamo anche dubitare della tua sanità mentale? -

 

Oh, Shisui, ti prego, trattieni le parole.

Tienile strette nel cuore, impedisciti di farle lambire dalla lingua.

 

- Invece di impegnarti nella nostra causa, per la gloria del nostro casato tu ti sei venduto a chi? Alla volpe? -

 

 

Shisui rideva molto raramente.

Itachi conosceva il suono della sua risata, l'avrebbe potuta riconoscere tra mille, eppure non avrebbe mai ricordato le occasioni in cui l'aveva udita.

Shisui era molto fedele alla causa Uchiha, partecipava a tutte le riunioni, lo faceva con viso apatico ma il fervore era lo stesso dello stesso capofamiglia: Itachi sapeva che non aveva niente da dire contro il sistema del Konohagakure, ma era come Fugaku, ciecamente convinto di essere nel giusto.

Shisui era un ottimo ninja, la cultura di esserlo era così radicata nel suo modo di pensare che seguiva quegli ordini come se si trattasse solamente di fare la cosa per cui era stato addestrato e adempierla al meglio.

Un colpo di stato non era una missione.

Non personale, nè di qualsiasi altro genere.

Un colpo di stato era un miccia che avrebbe acceso un fuoco ancora più grande.

Non una nuova pace sarebbe stata instaurata, ma una nuova guerra.

Eppure Shisui sarebbe potuto morire per un ideale.

Persino se quell'ideale era la guerra.

Solo perchè lo riteneva giusto.

 

 

- Itachi, rispondimi! -

Mani strinsero i gomiti di Itachi in una morsa ferrea.

- So che per te è più difficile ma... che cosa stai facendo? Smettila di preoccuparti di cose stupide come quel moccioso, impegnati di più nella nostra guerra! - sussurrò quelle parole, ma il moro le recepì comunque - Che cosa ti ha cambiato, Ita-chan? -

- Semplicemente, non sono un ingenuo come te -

Shisui lasciò la presa, sconvolto da quella replica, ferito. Si allontanò, fece trascorrere qualche secondo di silenzio.

- Dirò a tuo padre del bambino-volpe -

 

 

Shisui aveva sempre adorato il mare, per questo...

Uh? Cosa aveva appena detto?

 

 

- Dirò a tuo padre del bambino-volpe - ripetè il moro, quasi rilasciò andare una risata amara - Non gli farai mica da allenatore, anche? Non mi sto sbagliando, vero? Ti sei rifiutato persino di allenare Sasuke! Io non capisco proprio che cosa ti passi per la testa! -

 

 

Ora riusciva ad immaginarlo.

Non più il Shisui dei suoi ricordi.

Ma un Shisui morto.

 

 

- Taci, non parlare di cose che non sai! -

- Se la smetti di intestardirti a tenerlo sotto la tua ala protettiva... vado a riferire tutto a Fugaku -

 

 

Oh, Shisui, fino a questo punto?

 

 

- Domani raggiungimi al tempio Nakano - disse Itachi con il suo tono di voce più calmo e controllato - ti voglio far vedere una cosa -

Shisui lo guardò di sbieco, ancora arrabbiato: - Domani dobbiamo riunirci... -

- Faremo presto, lo prometto –

 

 

*

 

 

E il giorno dopo giunse e, con lui, il tramonto che tinteggiava le pareti del tempio filtrando dalla porta aperta. Lunghe ombre si incrociavano formando uno strano mosaico sul tatami, disperdendo volumi e allungando ogni piccola sporgenza.

Itachi osservava in silenzio il capo di Shisui che, chinato, stava leggendo la pergamena.

 

Che cos’era più importante per Itachi?

Non la gloria, non la fama, non la fedeltà, non la pace, non la sua famiglia, non la sua anima…

Solo… solo…

Solo Naruto.

Guardò negli occhi Shisui che in quel momento aveva sollevato il volto e si lasciò alle spalle qualsiasi tentennamento.

Shisui abbassò la pergamena, arrotolandola poco alla volta, fece un sorriso triste, rassegnato, mentre riponeva l’oggetto nel suo nascondiglio segreto.

- E’ arrivato il mio momento, Itachi? –

- Sì -

Shisui si lasciò sfuggire una risata amara: - E’ per salvare lui, vero? –

Perspicace fino alla fine.

In fondo, era colui che lo conosceva meglio.

- Sì, è così -

- Mi sono sempre fidato di te. Tu eri il mio modello… ma se questo il punto in cui gli eroi cadono, allora ringrazio di non essere riuscito ad eguagliarti – deglutì pesantemente. Poi riprese – C’è ancora qualcosa di salvo nella tua anima? -

- Ora la lascerò marcire, sarà Naruto a redimermi -

 

Shisui, non sarai stato tu a capire tutto fin dal principio?

A capire che in questo mondo di incertezza bisognava andare dietro anche a falsi idoli pur di non cadere nel baratro della follia?

E sognare qualcosa che non si sarebbe mai realizzato.

 

Shisui chinò il capo: - Se è per renderti più forte allora così sia –

 

Shisui era un ingenuo a credere nel diritto imprescindibile del potere Uchiha però lui, come nessun altro, aveva creduto in Itachi.

Ci aveva creduto così tanto che alla fine, più che dalla parte del clan, era stato sempre e solo da quella di Itachi.

Shisui aveva sempre saputo che, idolatrando una persona come Itachi, non avrebbe mai avuto un lieto fine.

 

- Ti lasci uccidere senza lottare? –

- Che cosa posso fare contro di te? –

Itachi sorrise tristemente: - Nulla. Proprio nulla –

 

 

 

Continua…

 

Notes: come promesso, eccomi qui ad aggiornare! XD

Un grazie immenso a chi continua a leggere questa fanfic, a chi l’ha messa tra i preferiti, a chi la commenta! XD Siete i miei angeli!

 

Grazie a Astaroth, Heris, miiki, Noctumbrial, Kira Hashashin, Redhat, kagchan, Princess of The Rose.

 

Alla prossima!

Commentate!

Miss

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Capitolo 12
*** Eclissi ***


Seduced by SunlightML

Piccolo Consiglio:

Per comprendere meglio i presenti snodi rileggetevi, o meglio, riportate alla memoria i capitoli dal 221 al 225 del manga.

Enjoy!

 

 

*

 

Capitolo XII – Eclissi

 

 

Non ci furono manifestazione di grande cordoglio per la scomparsa di Shisui, ci fu dolore, certo, perchè Shisui aveva una certa fama nel villaggio e il suo lignaggio faceva il resto, ma più di tutto ci fu sconcerto: come poteva un giovane così promettente suicidarsi?

Inoltre il suo clan non volle attirare su di sè l'attenzione degli altri abitanti del villaggio, non volle esternare il proprio dolore, il proprio sgomento, per il suicidio di uno dei più promettenti e più giovani eredi dello Sharingan.

Ora più che mai gli sguardi colmi di speranza si rivolgevano a Itachi. Anche quelli alla ricerca di una risposta di tale tragedia.

Mai, nella sua vita, persino da quando aveva cominciato a fare il doppiogioco, si era sentito così solo.

 

Mentre seppellivano Shisui di fronte alla piccola lapide di marmo bianco, Itachi si sentì terribilmente sporco, come se la terra gettata sull'ultima dimora di Shisui si tramutasse in sporcizia per la sua anima. Per la prima volta si rese conto di quanto fosse grande il baratro nel quale era caduto... persino uccidere il suo migliore amico.

E tutti attorno a lui pur serbando nel cuore dolore e sgomento trattenuti lo cercavano con lo sguardo, lo osservavano come si osserva una bestia rara nel suo recinto, come si osserva qualcosa di unico e irripetibile, come si osserva un lume di speranza, ora che un lume di promessa era già andato.

Itachi si sentì soffocare.

Portò una mano all'altezza del petto, strinse la stoffa dei suoi vestiti neri in corrispondenza del cuore, là dove quell'organo batteva veloce e forte, così forte che Itachi ebbe l'impressione che tutti potessero ascoltarlo e capire. Era questo il senso di colpa? Era questo il rimorso?

Sasuke strinse con la piccola mano la stoffa dei pantaloni di Itachi, la strinse forte, aspettando che il fratello maggiore passasse la sua mano tra i capelli scompigliandoglieli e che capisse... ma Itachi non lo fece, lo guardò, è vero, con lo sguardo apatico di chi guarda attraverso una cosa e non vede realmente, poi tornò a fissare ciò che era rimasto di Shisui in terra.

C'era silenzio in quella piana e Itachi sperò che il tremito convulso del suo cuore non venisse udito, che potesse per una volta essere invisibile e non al centro dell'attenzione, come al solito. Avrebbe voluto dire a tutti che quel giorno erano venuti a dire addio a Shisui, non per continuarlo a osservare di sottecchi.

Lui, Itachi, non era nessuno di fronte alla morte.

Anche quando era lui stesso a portarla.

La sensazione di soffocamento gli strinse la gola violentemente e per un attimo sentì una fitta di dolore agli occhi, dove risiedeva il suo peccato. Lì, nelle sue pupille, nelle sue iridi.

Li sollevò, allora, quegli occhi onice, li sollevò per staccarli dal terreno, per cercare di guardare avanti. Aveva ucciso Shisui ma aveva guadagnato qualcosa di potente come il Mangekyou Sharingan e avrebbe usato quel potere al servizio di Naruto e non avrebbe reso vano il sacrificio del suo migliore amico.

 

Se è per renderti più forte... allora così sia.

 

E mentre Itachi sollevava gli occhi gridando al mondo la sua rinnovata determinazione, vide Naruto in lontananza, seminascosto, che lo osservava con occhi acquosi di lacrime.

Il cuore di Itachi ebbe un sobbalzo e, progressivamente, si calmò. La mano che stringeva disperatamente la stoffa della maglia si allentò.

Naruto era lì.

Ad osservare il suo peccato, a offrirgli la sua presenza silenziosa come supporto, a condividere il suo dolore.

Posò una mano sui capelli di Sasuke, al suo fianco, e glieli scompigliò, il fratellino sollevò lo sguardo, sorridendo sorpreso.

E Itachi seppellì il suo senso di colpa, seppellì il dolore, seppellì tutto quello che era stato per lui Shisui.

 

Addio.

 

- Ora, tutto quello che ci aspettavamo da Shisui, ce lo aspettiamo da te -

Itachi annuì con un breve cenno di capo alle parole del padre.

 

Si rincomincia.

Una nuova esibizione, una nuova pantomima, un nuovo atto di questa piece teatrale scritta con il sangue.

 

 

 

*

 

 

- Sei venuto -

Naruto sollevò lo sguardo da terra dove era seduto, con la schiena appoggiato all'albero di glicine. Finito il funerale di Shisui si era rifugiato lì, nel suo luogo, quello solo suo e di Itachi. E aveva atteso. Perchè sapeva che Itachi sarebbe arrivato. Non fu deluso nemmeno questa volta.

- Sì - rispose brevemente il bambino, con voce nasale - Oh Ita-san, mi dispiace tantissimo! -

Itachi sorrise: non si era sbagliato, allora, Naruto possedeva un cuore ancora più puro di quanto mai avesse immaginato.

- Non preoccuparti -

Naruto si mise sulle ginocchia mentre il più grande si sedeva accanto a lui: - Certo che mi preoccupo! Eri così triste quando ti ho visto, prima! Se sei triste non posso non esserlo anche io... -

Il moro allungò la sua mano per posarla sui capelli biondi dell'altro: - Ti confido un segreto: prima ero dispiaciuto, è vero, ma lo sono molto di più se so che tu sei triste -

Io, per il tuo sorriso, ucciderei.

- Ma non posso non esserlo! - ribadì Naruto - Io voglio che tu sia felice! -

- Allora sorridi. Ti prego, Naruto, sorridi. Per me, adesso. Solo per me -

Per me, per il peccatore che è in me, sorridi. Fammi ricordare fino al parossismo che tu esisti e che riempi completamente tutta la mia vita.

Naruto tirò su con il naso, volendo quasi ricordare a Itachi che non può sorridere a comando, ma quando lo osservò bene in viso, quando lo osservò bene negli occhi... distese gli angoli della bocca lentamente, quasi incerto, fino a che non donò all'altro un sorriso.

- Grazie - sussurrò Itachi - Volevo solamente rassicurarmi di avere fatto la cosa giusta -

Il bambino lo guardò stupito da quella replica, ma poi non vi diede troppo peso e abbracciò l'adolescente.

- Abbiamo solamente noi stessi in questa vita, Naruto. Solamente noi stessi -

E l'inferno intorno.

 

 

*

 

 

- ... state sospettando di me? -

I tre Uchiha più grandi, già voltati di spalle, si girarono verso Itachi, gli occhi con lo Sharingan, lo sguardo duro e severo.

- Sì -

Itachi sollevò il volto, occhi di Sharingan, e Sasuke fece un mezzo passo indietro, spaventato.

Come erano arrivati a tutto questo?

Da quando era morto Shisui tutti in famiglia si comportavano in modo strano: prima il padre rimproverava aspramente Itachi per la sua assenza a una riunione di famiglia, la madre sospirava tristemente con la mente presa da pensieri che la portavano in chissà quali lidi, Itachi si mostrava sempre meno in casa e ogni volta che c'era l'atmosfera diventava improvvisamente tesa. Sasuke si era persino accorto che qualcosa stava cambiando anche nel suo rapporto con il padre, più volte aveva catturato il suo sguardo: benchè felice della sua attenzione, il bambino non poteva tacersi una certa dose di apprensione riguardo al modo con cui lo guardava. Rassegnazione.

E ora questo.

Inabi, Tekka e Yashiro erano arrivati a villa Uchiha per chiedere di Itachi e l'aria, come al solito, si era fatta assolutamente elettrica. Erano volate insinuazioni, recriminazioni e ora persino un'accusa di omicidio.

Tutto il resto accadde molto velocemente: l'arrivo del padre, le scuse di Itachi, un kunai scagliato spregatamente contro il ventaglio degli Uchiha.

Sasuke si sentiva la gola secca, avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, per spezzare quella tensione creatasi, ma gli mancava la voce e il coraggio.

Eppure per chiedere "perchè?" bastava poco.

Fugaku rinunciò lui stesso a parlare oltre, la delusione ben visibile nei suoi occhi duri: era come se gli avessero appena portato via un braccio, ed in effetti era così perchè Itachi doveva essere il suo braccio destro. E ora, con quel gesto, Fugaku capì che lo stava perdendo, poco a poco.

Se Shisui non fosse morto, se lui fosse rimasto ancora in vita, ancora un poco, avrebbe potuto fare cambiare idea a Itachi, perchè era solo lui l'unico a cui dava retta senza tanti problemi.

Fugaku sentì improvvisamente le gambe farsi deboli e per non cedere al peso delle congetture, delle domande inespresse e della delusione, si sentì vecchio e sciocco, perchè quella stella che doveva essere il suo vanto si stava pian piano eclissando.

E non capiva perchè.

Gli voltò le spalle, ritenendo fosse l'unica cosa che potesse fare per mostrare insieme il guazzabuglio di sentimenti che lottavano dentro di lui.

Sasuke si morse il labbro, sgomento a quello che stava assistendo.

Mentre si girava verso Itachi per guardare come il fratello maggiore aveva preso quella reazione, sentì improvvisamente freddo fin dentro le ossa.

Occhi di Sharingan... senza le caratteristiche "gocce" nere al loro interno. Gocce trasformate in una specie di spirale.

 

 

Fu un secondo, poi Itachi si alzò, ma quegli occhi continuarono a tormentare Sasuke nelle notti a venire.

Lo tormentarono ancora anche quando il padre, finalmente, gli dedicò un intero pomeriggio insegnandogli la tecnica del fuoco degli Uchiha.

E quando sentì sulla sua pelle, per la prima volta, le parole inespresse del padre.

Se non c'è Itachi, se non c'è proprio nessun altro... allora... mi devo accontentare di questo qui.

 

 

 

*

 

 

Itachi finì di lavarsi il volto e chiuse il rubinetto, poi sollevò lo sguardo e si guardò attentamente allo specchio.

Aveva tredici anni, ma ne dimostrava molti di più.

Aveva tredici anni e tra breve gli sarebbe stata riferita la sua condanna a morte.

Mentre le goccioline d'acqua gli scivolarono lungo le guance fino a sgocciolare per il mento nel lavandino, Itachi osservò attentamente come i suoi occhi supportavano il Mangekyou Sharingan. Erano passate alcune settimane da quando si erano svolti i funerali di Shisui e Itachi aveva cercato di impegnarsi in fondo per imparare ad usare il suo nuovo Sharingan potenziato con quella speciale abilità nel più breve tempo possibile.

In pochi lo credevano responsabile della morte del migliore amico, ma Itachi sapeva che parte di quei sospetti erano anche dilagati al di fuori del clan. Inevitabile per il consiglio degli anziani non varare la possibilità che a Itachi, sospettato di quell'omicidio, fosse saltata la copertura di spia.

Le cose dovevano essere affrettate.

Itachi sapeva che in quel giorno sarebbe finito tutto.

In fondo se lo aspettava, eppure non riusciva comunque a capacitarsene, perchè quel giorno anche lui sarebbe morto. Spezzato per sempre.

Si asciugò il volto e guardandosi nuovamente allo specchio i suoi occhi erano schegge onice, scure come la notte più buia, che non raccoglievano nemmeno la luce riflessa dal sole che penetrava nel bagno.

Lentamente raccolse il suo coprifronte blu notte, indossandolo come al solito e prima di lasciare la stanza, sempre osservandosi attentamente allo specchio, accarezzò il freddo metallo cui era inciso il simbolo del Konohagakure.

Ancora un passo...

Si voltò di scatto, dirigendosi all'ingresso, ignorando la chiamata della madre, e si sedette sul gradino per allacciarsi i sandali. Passi affrettati dalla corsa e Sasuke apparve alle sue spalle.

- Ciao -

- Ciao, Sasuke -

- Ti va di allenarmi un po'? -

Itachi si voltò.

Sasuke lo osservava con un misto di aspettativa e imbarazzo, le mani allacciate dietro la schiena. Il più grande fece per dire qualcosa ma poi chiuse la bocca, facendo segno al fratellino di avvicinarsi, ordine che fu immediatamente eseguito.

Quando fu abbastanza vicino Itachi lo fermò con un indice premuto contro la piccola fronte.

- La prossima volta, Sasuke - gli concesse un sorriso.

Il bambino si imbronciò subito: - Dici sempre così! -

Il maggiore si alzò in piedi, sempre sorridendo.

- Ci vediamo, fratellino -

 

La prossima volta, Sasuke... la prossima...

 

 

*

 

 

Trovò Naruto al solito posto a mangiare piuttosto voracemente alcuni dango.

- Ita-san! Te ne ho lasciato alcuni! - lo salutò allegramente il biondo con la bocca piena.

Itachi si avvicinò all'altro: - Non mi piacciono le cose dolci, lo sai -

- Ma questi sono squisiti! DEVI assaggiarli! - insistè Naruto, porgendogli la confezione - Giuro che non te ne pentirai! -

- Se ti piacciono così tanto mangiali tu. Io non saprei apprezzarli -

Naruto fece un smorfia: - Uff... -

Itachi allungò la sua mano ad accarezzargli i capelli per poi scivolare con la mano ad accarezzargli la guancia morbida. Avrebbe potuto rimanere lì con Naruto a parlare e punzecchiarsi, senza rispondere alla convocazione dell'hokage e ignorarlo. Avrebbe potuto, sì, ma non lo fece.

- Devo andare - disse improvvisamente - Torno, eh? -

Il biondo sollevò lo sguardo dall'ennesimo dango che aveva adocchiato, rivolgendolo, sorpreso, verso il moro: - Va tutto bene, Ita-san? Sei strano... -

- Andrà tutto bene, Naruto. Prometto che andrà tutto bene - si alzò in piedi, e si allontanò voltandogli le spalle, salutandolo da dietro.

Naruto balzò in piedi, preso da un improvviso brivido freddo lungo la spina dorsale, lasciando cadere la confezione di dolci che teneva in grembo, senza preoccuparsi della caduta dei dango per terra.

Gli sembrò quasi che Itachi gli stesse dicendo addio.

- Itachi! -

Il ragazzo non si voltò nè si fermò.

- Torna - questa volta fu un sussurro e Naruto sentì il cuore stringersi in una morsa ferrea - Torna, per favore... -

 

 

Insegnami a dire addio

così, quando te ne andrai,

saprò come fare

 

 

Continua...

 

Note dell'autrice: ho reso un po’ monco questo capitolo, lo so, ma ri-descrivere due scene (quella dell’arrivo dei tre Uchiha della polizia, quella della rottura tra Fugaku e Itachi) sarebbe stato troppo ridondante. Nel manga sono descritte benissimo e non c’era bisogno di aggiungerci del mio.

Così ho dato più spazio alla parte di Shisui, con cui si conclude definitivamente la vicenda e alla parte di Itachi quando si sta avviando verso l’hokage con il presentimento di quello che sarebbe successo di lì a poco.

 

Grazie a coloro che seguono questa fanfic! Incredibile, abbiamo superato le 100 recensioni e non me ne sono nemmeno accorta! Ç_ç Chiedo venia!

 

Grazie soprattutto a chi commenta questa fanfic *Miss fa un profondo inchino*. Devo dire che alcune di queste recensioni mi hanno reso piacevolmente stupita dalla loro acutezza! Grazie!

 

desme, grazie! Mi piacerebbe che nel rapporto tra Itachi e Naruto si sentisse quello strano contrasto tra quello che Itachi ha fatto per Naruto, anche di male, e quello che Naruto ha fatto per lui, tacitamente... ma in realtà, credo che questo binomio si vedrà meglio in futuro! *_* Bax bax!

Redhat, ma sai quante risate mi sono fatta leggendo la tua recensione?! A parte gli scherzi, sono molto soddisfatta di me per la fine di Shisui e rileggendo la tua recensione non posso fare a meno che esserlo il doppio perchè se una cosa del genere - la costante impazzita - viene compresa nonostante tutti i miei sproloqui allora ho fatto qualcosa di decente! XD Bax!

Ninja767, una nuova commentatrice! *Miss sviene* Quale onore...! Ah sì, anche per me Itachi è uno dei personaggi preferiti, anche se come pg nascosto è il primo della lista... grazie per la recensione! Bax

Capitatapercaso, ehmm.... purtroppo devo cominciare questa recensione con una scusa... non sono riuscita ANCORA a risponderti alle tue mail. Lo so, sono imperdonabile, ma purtroppo ho sempre avuto il problema di puntualità con la scrittura di mail... ç_ç Rimedierò, promesso!

In ogni caso... non sai quanto sono felice di beccarti qui nello spazio recensioni! XD Così per una volta posso anche ringraziarti dei commenti arguti che fai alla mia fic! Un altro ritratto ben delineato di Shisui e delle sue scelte... molto acuto, è proprio ciò che volevo trasmettere *_* Bax!

Karrina, un'altra nuova commentatrice! Benvenuta! Beh sì, vi sto trattenendo i momenti di suspence con il contagocce, altrimenti che divertimento ci sarebbe?! ^^ Bax

Heris, molto vicino mia cara, molto vicino e, come direbbe qualcuno di nostra conoscenza... molto più di quanto tu possa immaginare! Ti adoruuuu!

Astaroth, Nee-san! Spero di non averti delusa - non me lo perdonerei mai! Bax

Kira Hashashin, ah lo so, lo so. Tra te e Ast non so chi è più sadica... e sì che vi fate una bella lotta! Certo che se sono io il fattore scatenante della tua folle malvagità... c'è da preoccuparsi! Mwhahah, no, non è vero! XD Bax!

Princess of the Rose, il ruolo di Naruto? Diciamo che si evolverà con lo snodarsi della fanfic… XD E con la sua crescita, ovviamente! Bax!

ron1111, grazie! speravo davvero di riuscire a tradurre in fic quello che sentivano i personaggi di Kishimoto nel manga... Bax!

 

Commentate,

Miss

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Capitolo 13
*** Alla deriva ***


Seduced by SunlightML

Piccolo Consiglio:

Per comprendere meglio i presenti snodi rileggetevi, o meglio, riportate alla memoria i capitoli dal 221 al 225 del manga.

Enjoy!

 

 

*

 

 

- Perché mi punti contro la katana, Itachi? -

 

Il tono guardingo del padre, il modo con cui protegge con il proprio corpo la moglie, dietro di lui. Il suo tono allarmato ma controllato, gli occhi sgranati della madre.

Mikoto non è una donna debole ed è a una madre, per questo non può temere il figlio, nemmeno quando questi si presenta a casa in vesti da ANBU, con una katana in mano e uno sguardo totalmente apatico di chi è lì solo per adempiere ad una missione.

Conosce bene che cosa comporta una missione, lei stessa è una ninja, conosce i suoi doveri.

Eppure, pur conoscendo il suo dovere fondamentale di riporre la sua lealtà nell’hokage, Mikoto aveva preferito rinfocolare la rivolta degli Uchiha, ben conscia del ruolo in cui la metteva tale situazione. Si era aspettata qualsiasi ANBU alla porta di casa a reclamare la loro presenza al tribunale per alto tradimento, ma non aveva mai immaginato del figlio.

E invece eccolo lì, davanti ai suoi occhi, il suo Itachi.

L’hokage sa.

L’hokage non solo sa del coup d’état progettato dal clan Uchiha, ma è consapevole persino che qualsiasi ninja non avrebbe potuto fronteggiarli. Per questo aveva mandato loro la sua arma nascosta, la sua arma più pregiata, più ammirata. Un altro Uchiha.

Ancora, gli occhi onice della donna non sono sgranati dalla paura, nessuna delle sue mani corre in tasca alla ricerca di un’arma, proprio come aveva fatto il marito, già pronto a difendersi attaccando a sua volta.

Una madre non può temere il figlio, Mikoto non può temere un bambino che aveva abbracciato, baciato e cresciuto. Una madre non può temere di fronte al guerriero armato che è il figlio.

Nemmeno se quello stesso figlio è coperto di sangue. Lo stesso sangue che le scorre nelle vene.

 

- Perché? – domanda con voce spezzata. Non un “perché” di confusione genuina o sbalordimento puro. È lo stesso “perché” che gli aveva rivolto Shisui prima di morire. Itachi lo ricorda bene, è lo stesso “perché” che lo rincorreva nei suoi incubi.

 

“Arrendersi” non è una voce lessicale univoca.

C’è una differenza abissale tra Shisui e Mikoto.

 

Shisui era un adolescente che si vide davanti un traditore nelle spoglie di un fratello, Shisui sapeva di non avere altra via di fuga, Shisui non avrebbe mai potuto fare niente contro Itachi ed era consapevole di parte degli scopi dell’altro. sua madre, invece, è tutt’altra cosa.

Sua madre. Il suo arrendersi è qualcosa di diverso, di crudo, di crudele. Non è rassegnazione, ma accusa.

Eppure Itachi non può tirarsi indietro, non ora, quando il quartiere Uchiha era disseminato di cadaveri e questi stanno soffocando nel loro sangue, occhi vitrei ancora sbalorditi che l’ultima immagine della pupilla era stata il loro eroe, il loro Itachi, a ucciderli. Uno ad uno.

 

Mikoto osserva il figlio  e non capisce.

Non capisce perché lei, ninja rank chunin, debba morire così, nella sua stessa casa, per le mani del suo primogenito.

 

Cerca di muovere un passo ma Fugaku la trattiene: - Mikoto, no… -

- È mio figlio – sussurra la donna. È il mio bambino. L’ho fatto nascere io, l’ho cresciuto, l’ho incoraggiato sempre, lo amo… è il mio Itachi.

La punta della fredda katana si posa sulla gola candida di Mikoto: - Perché? – domanda nuovamente, l’incredibilità spezzata, e l’accusa tange l’aria, questa volta più violentemente, pregna della consapevolezza – Sei mio figlio… -

Itachi reclina il capo di lato, come se soppesasse la constatazione, come se si aspettasse, fino alla fine, che la madre lo rimproverasse piuttosto di essere figlio di Uchiha e come tale, di dovere la sua lealtà alla famiglia.

È solo un attimo, un attimo di incertezza, poi torna ad assumere la stessa freddezza di prima: - Sono figlio di Konoha, mamma –

 

Un movimento fulmineo, sangue purpureo che sgorga dalle ferite.

Il tempo di un istante.

 

- Oh Itachi… -

 

 

 

*

 

Capitolo XIII – Alla deriva

 

 

 

La finestra era semiaperta, anelante refrigerio, e il vetro rispecchiò il riverbero della luna pallida nel cielo e la Konoha deserta tutt’intorno.

Con mano attenta scostò leggermente l’imposta, il vetro scorse dai cardini, un rumore lieve come un fruscio, e un alito di vento penetrò nella piccola stanzetta. I polpastrelli si ritrassero, lasciando sulla superficie vitrea una piccola traccia di sangue.

La luce lunare non rendeva giustizia ai capelli di Naruto, anzi, ne stemperava i riflessi, era sole l’unico che dovesse accarezzarglieli, non quelle dita pallide.

Era lì, steso nel suo futon, accartocciato su sè stesso come se cercasse affetto, dormendo il sonno degli innocenti, incurante della tragedia che si era appena svolta a pochi chilometri di distanza, incurante della presenza dello sconosciuto nella sua stessa casa, lo stesso sconosciuto che era di ritorno dalla carneficina dei suoi parenti.

La mano guantata dell'ANBU dagli occhi color del sangue si allungò sul volto del bambino: sarebbe bastato solo un gesto per togliergli la vita, per rendere il respiro del bambino addormentato vano, sarebbe bastato poco e il legame che lo legava a Naruto si sarebbe spezzato.

Un solo gesto e quella mano pregna di sangue avrebbe mietuto un'altra vittima, ma una vittima trascurabile, che nessuno avrebbe vendicato.

Tutto sarebbe stato più semplice... e di certo molto più vuoto. Se gli si toglieva Naruto, che cos'altro gli sarebbe rimasto?

La mano del ninja si avvicinò ulteriormente per poi posarsi sulla spalla del più piccolo e strattonarla con urgenza.

Gli occhi azzurri di Naruto si spalancarono immediatamente, un velo di sonno ad appannarglieli, ma dopo qualche secondo era vigile, seduto su futon, con un sorriso incerto sulle labbra che pian piano si spense.

Itachi non gli diede tempo di accennare a nulla, sapeva bene come Naruto lo vedevano: i capelli scomposti, senza nessun copricapo a tenerli in ordine, occhi rossi di sharingan, la pettorina ANBU macchiata di sangue... forse la patina di luce che aveva avvolto la figura dell'Uchiha agli occhi di Naruto si era spenta?

 

- Non ho molto tempo - gli sussurrò - me ne vado da Konoha -

 

Naruto sbattè più volte le palpebre, il sorriso, pur incerto, non si era incrinato. Forse credette che Itachi gli stesse semplicemente dicendo "arrivederci", forse il sangue di cui era sporcato era un residuo della sua ultima missione.

 

- Me ne vado per sempre -

 

Ora il sorriso è scomparso definitivamente, inglobato da una paura che stava dilagando nel cuore del bambino.

 

- Che cosa vuol dire, Ita-san? Poi torni, vero? Vai in missione, no? Poi torni -

Itachi scosse la testa: - Me ne vado, non torno più -

- ... perchè? -

- Ho sterminato gli Uchiha, Naruto. Siamo rimasti solo io e Sasuke -

 

Sterminato.

Naruto boccheggiò, sconvolto.

Sterminato.

Perchè? Perchè?

 

- Perchè? -

Itachi socchiuse gli occhi, come se fosse stanco di ripetere la stessa bugia, lo stesso ritornello, come se fosse stanco di rispondere sempre alla stessa domanda, con repliche diverse: - Per il potere che ho tanto bramato -

 

Come poteva dire a Naruto che risma di persone vi era a capo del Konohagakure? Come poteva infrangere i suoi sogni, le sue speranze, le sue illusioni?

Di certo non poteva adesso. Non in quel momento. Più avanti, quando Naruto avrebbe potuto capire, quando Naruto non sarebbe più stato un bambino.

Già gli aveva detto della Volpe a Nove Code, e Naruto aveva sopportato quella verità, sentendosi ferito, triste, rifiutato.

Ora che Itachi se ne stava andando, come poteva dire a Naruto la verità sul suo crimine? Come poteva dargli tutte quelle spiegazioni che un bambino così piccolo non poteva comprendere?

 

E lui, andandosene, lo stava tradendo. Due volte.

 

Come persona, per come gli stava mentendo, per come aveva ucciso, e come amico, perché lo stava lasciando solo, pur sapendo che per Naruto sarebbe stato più difficile che per altri. Perché Naruto aveva tutti i diritti di prendere la questione sul personale, accusando Itachi di non adempiere alle sue promesse.

 

Ti giuro che farò qualsiasi cosa per te.

Ti giuro che ti libererò dal demone.

 

Ciò che Itachi aveva fatto – il tradimento, il patto con l’hokage, lo sterminio della sua famiglia – lo aveva fatto solo per Naruto. Tutto per lui.

Però… non poteva dirglielo.

Perché dirglielo significava caricarlo di un fardello troppo pensante, inutile, deleterio.

 

Ti giuro che non ti tradirò mai.

 

- Hai... ucciso tutti... -

- Dovevo. Erano tutti legami. E i legami sono fastidiosi, Naruto -

Gli occhi del bambino cominciarono a pizzicare mentre un groppo si stringeva alla sua gola: - Avevi detto che una corda è una cosa bellissima... -

Quante volte le parole che Itachi gli rivolse quel giorno avevano addolcito i pensieri di Naruto? Quante volte le aveva assaporato con la mente, felice che, per una volta, ci fosse qualcuno che potesse sentirsi bene ad essere vincolato a lui.

- Ucciderai anche me? -

Lo sguardo di Itachi si addolcì istintivamente: - No. Tu sei la corda che non riesco e voglio spezzare - una carezza veloce tra i capelli - Diventa un bravo ninja, Naruto -

 

Il mondo si infrange.

In un istante, tutto è alla deriva.

 

- NON TE NE ANDARE! - gridò, l'azzurro dei suoi occhi era annacquato per le lacrime che cercava invano di trattenere - TI PREGO, TI PREGO! RESTA QUI! - afferrò la sua manica in una presa disperata.

- Non hai sentito quello che ho detto? Naruto, ho appena sterminato il mio clan, sono un nukenin adesso, un ninja rinnegato. Dopo stanotte, tutto il Konohagakure mi cercherà. Non posso rimanere, devo andarmene -

Naruto non si demoralizzò: - Se non puoi restare, portami con te! - si staccò dall'adolescente - Mi vesto e andiamo Ita-san! Ci metto un attimo! -

Questa volta fu Itachi a bloccarlo, scosse la testa, a metà tra il frettoloso e il sorpreso: - Non posso portarti con me. Tu devi rimanere qui a Konoha -

- No! Voglio venire con te! Non voglio che mi lasci qui da solo! -

 

Non sai quanto vorrei che tu venissi con me.

Non sai quanto poco Konoha ti meriti.

 

- No, Naruto. Se tu anche solo mi aiutassi saresti un ninja traditore anche tu, condannato all'esilio come io lo sono alla morte -

Naruto scosse violentemente la testa: - Non mi interessa! Non mi interessa! Voglio solo stare con te! -

 

Per un vergognoso attimo, Itachi volle accettare l'accorata preghiera di Naruto e permettergli di venire con lui. Per un disperato attimo pensò che Konoha non poiteva meritarsi una persona come Naruto dopo tutto il male che gli aveva fatto, pensò che sarebbe stato meglio portarlo con sè. Lo avrebbe protetto, se lo sarebbe tenuto vicino.

Però...

Non sarebbe riuscito a proteggerlo dall'odio delle persone, anzi, lo avrebbe alimentato quell'odio. No, non poteva permettere che Naruto lo seguisse, sebbene lo desiderasse disperatamente.

Naruto doveva rimanere lì, a Konoha, lontano dal peccato che Itachi stava portando con sè, lontano dalla sua luce oscura. Doveva rimanere lì a Konoha, a crescere come un bambino normale, a fare le sue esperienze, belle o brutte, a conquistarsi un nome, ad adempiere ai suoi sogni, lui che ne era capace.

Naruto doveva rimanere puro, non doveva perdere il suo futuro radioso per seguirlo, non poteva permettergli di seguire l'impulso infantile.

 

- No, Naruto - ripetè - Tu sogni di diventare hokage, vuoi proteggere Konoha. Io non sono come te. Io non sogno niente del genere. Ho ucciso la mia famiglia, ho ottenuto gli "occhi", sorpassando chiunque -

 

Le lacrime addensate negli occhi di Naruto cominciarono a scorrere lungo le sue guance, copiose, fino al mento e poi allargarsi nei pantaloni del suo pigiama.

Della famiglia Uchiha conosceva solo Sasuke, il cugino di Itachi e suo padre, quello dallo sguardo arcigno. Ora tutti, tranne Sasuke, erano morti. Morti. Uccisi dallo stesso ragazzo che aveva di fronte.

 

Avrebbe dovuto odiarlo, disprezzarlo, eppure lui era... Itachi.

 

Lo stesso Itachi suo primo e unico amico, lo stesso con cui aveva trascorso pomeriggi ad allenarsi, che aveva osservato le sue lacrime, che lo avebva consolato, che gli aveva detto di essere importante per lui e che non lo avrebbe lasciato mai. Se non ci fosse stato Itachi, non sarebbe stato possibile guardare al futuro con fiducia. Non quando tutto sembrava contro di lui, non quando aveva dentro di sè un demone.

Si trattava di Itachi e Itachi era tutto per lui.

 

Se si tratta di Itachi… accetterei qualsiasi cosa, anche essere tradito da lui.

 

Perché Itachi era la sua luce.

 

- Non farò più l'hokage, Itachi! - singhiozzò - Tu prego, portami con te! -

Quella preghiera sciolse completamente il cuore di Itachi: Naruto avrebbe persino rinunciato al suo più grande sogno e desiderio solo per seguirlo?

Sospirò amaramente cercando di farsi forza: - No, io ho scelto una strada pericolosa e difficile. Tu appartieni a Konoha, Naruto -

Quale futuro poteva offrirgli adesso? Anni di fuga e nascondigli... nessuna stabilità. Naruto era un bambino. Un bambino.

Un bambino forte, vivace e testardo, che avrebbe sempre trovato una strana nelle avversità. Naruto era forte.

- Non mi lasciare, Ita-san... - un bambino che gli si gettò addosso, abbracciandolo stretto, a piangere contro il suo petto - Non ho nessun altro che te... -

- Tornerò - si lasciò sfuggire Itachi in un sussurro, mentre lo stringeva a sè - Tornerò, solo per te -

- Davvero? -

- Sì, ma ora devo andarmene - le braccia di Naruto ulteriormente attorno alla vita del più grande - e non posso portarti con me. Saresti solo un peso, adesso -

Naruto si staccò: - Se divento un bravo ninja mi prenderai con te? -

Non è un gioco, avrebbe voluto redarguirlo Itachi, non devi pensare che sia un premio, prenderti con me. Sarebbe solo la tua fine.

Non ebbe il coraggio di dirglielo.

Non volle dirglielo.

- Sì -

- E' una promessa? -

- Sì, è una promessa -

Naruto tirò su con il naso e si asciugò le lacrime: - Ti prometto che diventerò fortissimo, Ita-san! Così quando tornerai non ti permetterò di lasciarmi indietro! -

Naruto, capisci quello che ho fatto?

- E diventerò hokage! - continuò nel frattempo il bambino - Così potrai tornare a Konoha! -

Itachi affondò il viso tra i capelli di Naruto per nascondere l'orgoglio, il sorriso e la tristezza di quella pioggia di promesse. Per nascondere la vergogna per aver estorto quella promessa. Per non essere costretto ad osservare gli occhi luminosi e determinati di Naruto, per ignorare la stretta al cuore che sentiva nel petto.

Quanto avrebbe perso di Naruto standogli lontano?

- Ti prometto che quando sarai più grande, se vorrai, sarai per sempre con me -

- Sempre sempre? -

- Sempre -

Posò un leggero bacio tra i suoi capelli, poi si divincolò dall'abbraccio e guadagnò la finestra. Ormai gli rimaneva davvero poco tempo per sparire da Konoha.

Naruto lo guardava, ancora sull'orlo delle lacrime, ma senza disperazione: - Torni, eh? – pigolò.

- Tornerò. Un ninja mantiene sempre le sue promesse – fece per andarsene quando soggiunse – Prenditi cura di Sasuke -

Naruto annuì.

Un ultimo sguardo e Itachi voltò le spalle al bambino, ancora un attimo di incertezza e poi le parole proruppero dalle sue labbra: - Non odiarmi, Naruto – e ne andò, inghiottito dall’oscurità mentre il silenzio notturno si infrangeva al suono dei tamburi di allarme.

 

Un ragazzo correva lasciandosi terra bruciata dietro.

E una promessa da mantenere.

 

 

TBC

 

 

Noticina tecnica 1: nei capitoli del manga, da quanto mi è parso di vedere, Itachi indossa solo la pettorina da ANBU e per il resto è vestito con i suoi soliti abiti neri. Ora, personalmente non ho voluto approfondire il suo "abbigliamento" descrivendolo nei minimi particolari perchè sarebbe stato veramente una noia... ho semplicemente accennato alla "divisa ANBU". Capisco che effettivamente indossare una divisa ANBU per sterminare la propria famiglia e non pensare alle implicazioni che ne conseguono (divisa ANBU --> missione assegnata) sia impossibile, però allo stesso tempo ha un gran effetto.

Ecco, ci tenevo a fare questa precisazione.

 

Noticina tecnica 2: Come nei capitoli precedenti, ho salto di pari passo i capitoli del manga in cui vi è la "chiacchierata" tra Itachi e Sasuke. E' perfettamente descritta nel manga e sinceramente non sapevo che altro aggiungere. La riprenderò nel prossimo capitolo, però non la descriverò, sarebbe davvero superfluo.

 

 

Domandina: con il prossimo capitolo si chiuderebbe il sipario sull'infanzia di Naruto, Itachi e Sasuke per gettarci nei primi volumi del manga. Ora, nei prossimi capitoli, è il caso di fare un balzo direttamente nel manga o preferite almeno un capitoletto in più sull’infanzia?

 

Perdonate il ritardo incredibile e la resa poco buona del capitolo, ma avevo a che fare con gli esami. Anzi, dovrei studiare per gli esami anche adesso, ma oggi dovevo assolutamente postare questo capitolo, e lo faccio solo per la mia Trinh *-*.

 

Risposte alle recensioni, perdonate se sono brevissime, ma sono in assoluta fretta:

 

Heris, Ninka767, Naiad26, ladyash (ah, sono proprio felice che ci sia qualcuno come me che detesta quella piattola di Sasuke U.U), miiki, Astaroth, Kira Hashashin, Princess of The Rose (ti rimando al prossimo capitolo, allora **), ron1111 (diciamo che seguirò il più possibile il manga… chiamiamola una rivincita nei confronti di Kishimoto U.U).

 

Commentate,

Miss

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Capitolo 14
*** Terra bruciata ***


Corri, corri.

Non c’è nessun passo nemico dietro di te, eppure continui a correre, a saltare di ramo in ramo, a voltare la testa a destra e a sinistra.

Hai occhi di una bestia braccata che disperatamente cerca di sfuggire alla caccia e si dimena, si dimena.

Corri lontano dalle tue catene.

Corri spinto alla fuga dalle catene che ti hanno imbrigliato per anni, quelle stesse catene che ti hanno spinto a sterminare la tua famiglia.

Corri lontano da quella corda, da quella persona, cui hai amato essere legato.

 

Dimmi Itachi che cosa dei tuoi vanagloriosi sogni di cristallo ti resta?

 

Ti fermi, immobile, e posi una mano contro il tronco di un albero.

La pioggia ti ha inzuppato i vestiti benché non ti abbia lavato via il sangue, che rimane aggrumato a macchiare la divisa di un ANBU rinnegato e un pessimo, pessimo figlio. Le nuvole sono gonfie, scaricano un impetuoso acquazzone, e sotto la terra è trasformata in un’enorme pozzanghera fangosa.

Il vento ti colpisce con una sferzata e sei costretto a socchiudere gli occhi, quando li riapri la solita iride sanguigna puntellata ti illumina sinistramente lo sguardo.

 

Che cosa ti resta, Itachi, stella perduta?

 

La prima fase del tuo piano è stata portata a termine con successo: hai eliminato la zavorra inutile, ti sei lasciato dietro terra bruciata, ti sei liberato delle tue pesanti catene.

Sai che con la fase due le cose non solo saranno più difficili, ma anche più pericolose. Giocherai con il fuoco con qualcuno che del fuoco è maestro.

Eppure è necessario. Lo sai bene.

Tutto per Naruto.

 

Ecco, che cosa ti resta.

 

Una promessa.

Estorta dal cuore, pregna di lacrime, siglata con la morte dei tuoi consanguinei, accompagnata da inganni e bugie.

Una promessa, la tua unica verità.

Ti prometto che troverò un modo per liberarti dal demone.

E per adempiervi sei costretto a costruire una nuova ragnatela di menzogne e intrighi. Sarai costretto a legarti ancora una volta a catene indesiderate.

 

Tutto, per Naruto.

 

*

 

Capitolo XIV – Terra bruciata

 

 

Le giornate senza Itachi erano lente a trascorrere.

Aveva passato intere notti avvolto in una coperta di fronte alla sua finestra aperta, impaziente e speranzoso nella vana attesa di un ritorno.

Itachi, però, non era mai tornato.

Notti ad attenderlo e giornate sotto la pioggia, ad allenarsi, per diventare più forte, per essere pronto quando Itachi sarebbe tornato a prenderlo.

Da quando questi era partito, il sole non aveva più rischiarato il cielo di Konoha: era come se la fitta coltre di nubi avesse deciso di oscurare il villaggio dal giorno dello sterminio degli Uchiha.

Un monito, credeva Naruto, un monito a tutti gli abitanti: la loro stella più brillante, più promettente, quella cui tutti avevano guardato con più speranze, si era spenta.

Il villaggio, però, non la pensava come il bambino. Naruto conosceva bene l'animo delle persone, sapeva di cosa erano in grado di fare, di quanto potessero odiare, anche per una colpa che nessuno aveva commesso.

Effettivamente, in questo frangente, Naruto avrebbe potuto odiare Itachi, avrebbe dovuto odiarlo.

Itachi non gli aveva mai mentito e neppure quella volta lo aveva fatto, non importava quanto fosse doloroso e pesante il fardello che si era deciso di portarsi dietro. Eppure, per la prima volta nella sua vita, Naruto avrebbe preferito che l’amico gli avesse detto solo menzogne. Solo per non sentirle distorte dalla bocca di altri.

Era accaduto per caso, mentre stava comprando ramen istantaneo, in uno dei tanti negozietti vicino al suo appartamento. La rabbia e il dolore erano stati tali da fargli lasciare lì la spesa e correre a perdifiato per riuscire a scaricare l’adrenalina negativa accumulata.

Parole come "assassino", "nukenin" e "sterminio" rimbombarono nella testa del bambino per i giorni seguenti.

Insieme alla nausea.

Sapere che cosa era successo quella notte, sapere che lo stesso eroico protagonista dei suoi ideali, Itachi, era il responsabile di una strage famigliare…

Perchè, Itachi?

Doveva odiarlo, eppure, nei suoi pensieri, nei suoi sogni, nella sua testa, Itachi era quello di sempre, silenzioso, orgoglioso, suo unico amico.

Non aveva diritto di dare un’opinione sulla faccenda, non ebbe nemmeno l’ipocrisia di giustificarlo, ma Naruto non lo avrebbe odiato. Personalmente, credeva che per nessuna ragione al mondo l’avrebbe odiato.

 

Inspirò pesantemente, sentendo tutti i muscoli dolergli per il prolungato sforzo cui erano stati sottoposti. Odiava ammetterlo, ma la stanchezza aveva reso i suoi ultimi movimenti lenti e la precisione fallace.

Devo mangiare…, pensò con imbarazzo. Si concesse qualche secondo per riprendere fiato, lasciando che la pioggia gli scendesse lungo il corpo donandogli un sollievo temporaneo.

Le notti insonni, le giornate intense cominciarono a farsi sentire sottraendogli sempre più forze, tanto che era una sofferenza persino respirare. Avrebbe voluto che Itachi fosse al suo fianco a spronarlo a dare il massimo o semplicemente a ispezionare il suo allenamento con occhio vigile.

Quasi con anticipazione, Naruto si voltò verso l’albero di glicine presso il quale Itachi soleva appoggiarsi e osservarlo. Era vuoto, naturalmente, e il bambino sentì il cuore stringersi di delusione.

Dove sei? E io? Io che posso fare senza di te?

Il bambino piegò all’indietro la testa, in modo che la pioggia battesse direttamente contro il viso. Io sono qui, Itachi. Anche senza di te andrò avanti. Quando sarò forte, sarò io a salvarti come hai fatto con me quando ci siamo conosciuti. Sarò forte, abbastanza da poter camminare con te fianco a fianco. Te lo giuro.

Aprì gli occhi, lasciando che l’acqua glieli ferisse.

Sì. Te lo giuro Itachi.

Tornò a osservare davanti a sé, sollevò le mani e le dispose per un jutsu.

 

Lentamente, lentamente, avviamoci verso il punto che separa paradiso da inferno.

 

Qualche ora dopo, Naruto riconobbe di essere arrivato a un punto di non ritorno. O si sarebbe riposato e rimpinzato, o la pioggia lo avrebbe seppellito.

Fece una breve sosta nel suo appartamento – anche se chiamarlo “appartamento” era decisamente troppo – per raccattare una felpa e constatare di non avere più provviste. Controvoglia, si diresse da Ichikaru, troppo svogliato per andare a comprare il ramen e cucinarselo.

Normalmente, avrebbe adorato Ichikaru, ma anche il ramen aveva perso parte della sua attrattiva ai suoi occhi.

Il proprietario del chiosco lo salutò distrattamente, impegnato in una conversazione con un altro cliente e il bambino non potè che dirsi felice di quell’arrangiamento. Per una volta non aveva voglia di parlare con nessuno, grazie tante.

Si arrampicò in uno degli alti sgabelli, accanto a due chuunin che parlavano concitatamente fra loro. Poco dopo gli fu recapitata una ciotola di ramen fumante e vi si fiondò, ammettendo a se stesso che era veramente affamato.

Non fece caso ai discorsi degli altri avventori se non quando captò improvvisamente la parola “Uchiha”, a quel punto aguzzò le orecchie, attento.

- … Uchiha! Da quanto mi ha detto Sabaru, non parla con nessuno dal giorno in cui si è risvegliato. Non che prima fosse particolarmente loquace ma adesso… rifiuta chiunque gli si avvicini –

- Come dargli torto? È l’unico sopravvissuto alla strage della sua famiglia a causa del suo aniki –

- Pensa che Itachi Uchiha l’ha persino mandato in coma! Sembra sia stato un qualche jutsu legato allo sharingan… -

- Rimarrà segnato a vita… -

- Già, povero Uchiha Sasuke –

Un forte stridio, passi lanciati a corsa e una ciotola di ramen fumante sul bancone furono gli unici indizi che attestavano la presenza di Naruto Uzumaki, prima che questi corresse via.

 

Come aveva potuto dimenticarsi di Sasuke?

Non se ne capacitava.

Era stato così preso dai suoi allenamenti, dalla perdita e dall’attesa di Itachi da non ricordarsi che c’era qualcun altro, un sopravvissuto, un’altra persona che era stata lasciata indietro, con la terra bruciata tutto attorno.

Sapeva dove trovarlo, spesso Sasuke s’isolava lì, al ponticello, e, sedendosi tra le aste lignee, osservava le acque placide del fiume, in solitudine, con la fronte aggrottata come se cercasse di trovare in quella superficie sempre in movimento le risposte a complicati enigmi.

Naruto trovava la cosa abbastanza buffa.

Eccolo lì, infatti, con le gambe a penzoloni, la schiena fasciata dalla solita maglia nera, inzuppata dalla pioggia.

Mentre arrestava la sua corsa e riprendeva fiato, Naruto sentì una stretta all’altezza del petto nel notare quanto Itachi e Sasuke fossero così simili e diversi allo stesso tempo.

Itachi era un amante della quiete del bosco – misteriosa, avvolgente, imprevedibile – mentre Sasuke preferiva la placidità del fiume, con il suo corso unidirezionale, con quel solido ponte ad attraversarlo, appiglio sicuro nei giorni di tempesta, quando il letto s’ingrossava, premendo l’alveo scavato.

Itachi era prontezza, acutezza, sicurezza. In un bosco poteva capitare qualsiasi cosa e Itachi l’avrebbe affrontata con la stessa meticolosa perfezione di sempre.

Sasuke era la sensibilità di un fiume, qualsiasi cosa nascondesse nel fondo del suo animo e del suo cuore esso rimaneva sigillato sotto l’acqua. Allo stesso modo di un fiume, la sua vita scorreva unidirezionale, senza deviazioni, lungo un alveo che altri prima di lui avevano scavato.

Seppure nelle loro molteplici differenze, Itachi e Sasuke erano estremamente simili. Troppo simili.

 

Così tanto che fa paura…

 

Lo raggiunse in pochi secondi e, immobile alle sue spalle, completamente ignorato dall’altro: solamente quando lo chiamò per nome, questi si girò.

Gli occhi erano gli stessi del fratello, onice profonda e penetrante, la pettinatura sbarazzina era afflosciata lungo il volto pallido, appesantita dall’acqua piovana.

Lo sguardo dei suoi occhi.

Naruto conosceva bene quello sguardo perché prima di conoscere Itachi, allo specchio, un bambino furioso con il mondo lo osservava con gli stessi occhi.

Sasuke non disse niente, si limitò a fissarlo con astio poi si voltò a fissare trucemente la superficie sconvolta dell’acqua, come se invece di rimandare l’immagine di se stesso fosse deformata.

 

Anche tu ti accorgi quanto simile sei a Itachi? Vorresti cancellare quell’immagine, distruggerla, farla a pezzi?

 

- Che vuoi? – domandò il bambino irritato.

Odiava ricevere quel tipo di attenzione ovunque andasse, odiava essere oggetto di pietà, di sguardi commiserevoli e stupide frasi di circostanza.

Itachi lo aveva fatto piombare in un inferno in cui i visi imbrattati di sangue dei genitori si alternavano in una cacofonia di immagini, ricordi e illusioni. Più e più volte era stato costretto a ripercorrere con la mente quello che era successo quella maledetta notte tanto da desiderare di non dormire mai più.

Anche se l’effetto del Mangekyou Sharingan si era annullato, gli incubi lo avrebbero perseguitato per sempre.

Era così arrabbiato con tutti gli abitanti di Konoha e la loro pietà viscida, era così stanco di essere osservato con lo stesso sguardo da “Povero, povero Sasuke”, avrebbe voluto così tanto far pagare a Itachi tutto ciò che aveva perduto. Famiglia, onore, orgoglio.

Quando avrai i miei stessi occhi, vienimi a cercare, gli aveva detto. E Sasuke lo avrebbe cercato e ucciso.

 

- Lasciami stare – aggiunse sprezzante, rivolto al bambino biondo che sostava ancora alle sue spalle.

Improvvisamente sentì delle braccia cingergli la vita da dietro, la schiena premuta contro il petto dell’altro e una massa di fili biondi a sfregargli contro la guancia. Non ci furono parole, non ci fu nemmeno pietà. Niente compassione, solo condivisione.

Di colpo sentì qualcosa incrinargli il cuore e un dolore bruciante gli bloccò la gola, annaspò, per poi chinare il capo, sconfitto, sopraffatto e strinse le labbra per non lasciarsi sfuggire nemmeno un singhiozzo. Solo lacrime silenziose.

 

 

 

 

Per la prima volta da quando Itachi se n’era andato Naruto dormì senza attenderlo.

Dormì sotto le coperte, con la finestra chiusa, lasciando la pioggia sferzante fuori, cullato dal caldo abbraccio scambiato con Sasuke.

Anche Sasuke dormì per la prima volta senza avere inquietanti incubi, custodito con dolcezza dalla presenza del corpo caldo di Naruto stretto a sé.

­Non sei più solo.

 

 

*

 

L’alba pigra li svegliò con una novità: le nuvole plumbee si erano allontanate e per la prima volta un timido sole cercò di farsi largo nel cielo mattutino.

Sasuke si guardò attorno sorpreso, accorgendosi in un secondo momento di essere abbracciato al suo coetaneo biondo. Non aveva mai dormito a nessuno in passato e il senso di calore umano che racchiudeva quel contatto fin troppo intimo lo faceva sentire protetto.

I rapporti con Naruto non erano mai stati idilliaci: il loro naturale spirito competitivo, unito alla gelosia istillata dalla predilezione di Itachi per il biondo, li aveva sempre tenuti lontani, senza alcun punto in comune.

Eppure quella mattina, Sasuke si rese conto che qualcosa da condividere lo avevano.

Mentre fissava il viso dell'altro bambino, si accorse per la prima volta di quegli strani baffetti che aveva sulle guance, allungò una mano per toccarglieli ma prima di riuscirvi un paio di occhi azzurri si schiusero.

- Buongiorno Sas'ke! -

Il moro fece una smorfia a quella storpiatura: - Sasuke - disse fermamente - Sasuke - ripetè.

Naruto lo guardò senza capire.

Sasuke indicò i baffetti sulle guance di Naruto: - Come ti sei fatto quelle cicatrici? -

Naruto distolse lo sguardo: - Non lo so, le ho sempre avute, credo... - mentì. Sasuke non lo conosceva bene da saper fiutare una bugia. Sasuke non era Itachi. Gli occhi gli si velarono di tristezza a quella constatazione.

Sasuke si mise sulla schiena, osservando il soffitto: - Vivi da solo? -

- Sì -

- Dove sono i tuoi genitori? -

- Non ho nessuno -

Sasuke spalancò gli occhi, sentendosi improvvisamente in colpa. Non aveva mai saputo che Naruto non aveva nessuna famiglia. Non si era mai posto la domanda. L'unica cosa che gli interessava era che stesse lontano dal suo aniki. Non aveva mai pensato che Naruto avesse solo Itachi. E ora Itachi se n'era andato.

- Anch'io adesso non ho nessuno - ammise con voce incolore.

- Hai Itachi -

Sasuke balzò a sedere, lanciandogli un'occhiata furibonda: - No. E' morto per me -

Naruto si morse il labbro, impedendosi di replicare, capendo che il dolore di Sasuke di aver perso la sua famiglia era troppo bruciante, troppo intenso, e non c'era speranza di perdono.

Lo sguardo di Sasuke si ammorbidì e aggiunse: - Ha tradito anche te -

Naruto sentì un nodo stringergli alla gola: non ebbe la forza di negare, in una certa maniera Itachi lo aveva davvero tradito.

- Mi prenderò io cura di te - promise con voce seria Sasuke.

Le stesse parole di Itachi...

Anche Naruto si sedette e allungò il mignolo, chiudendo le altre dita in un pugnetto: - Prendiamoci cura l'uno dell'altro -

Sasuke si abbandonò a un sorriso. Accennato, ma pur sempre un sorriso, il primo dalla Tragedia.

Allungò anche il suo mignolo, siglando la promessa.

Insieme, per affrontare l'oscurità.

 

*

 

Alla fine sei giunto.

Il luogo è angusto e puzza di chiuso e umido. Non sei solo, ci sono altre persone e tutte stanno guardando te.

Infine uno di loro parla: - Benvenuto all’Akatsuki, Uchiha Itachi –

 

 

TBC

 

 

Noticina personale: Grazie a tutti coloro che hanno prontamente risposto al mio dubbio, lo scorso capitolo. Ci tengo comunque a precisare che non era da sindacare l’incontro Naruto-Sasuke con le loro reazioni, come successo in questo capitolo, la domanda riguardava piuttosto il DOPO. In ogni caso le vostre opinioni mi sono state di enorme aiuto. ^^

Non ho ancora un’idea precisa di cosa scegliere, ho scritto due versioni del XV… XD

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno commentato! Incredibile, ci sono persino delle new entry XD

Naiad26, Karrina, Kira Hashashin, miiki, Em, Noctumbrial, Trinh89, Astaroth, tori_93, ron1111, Heris, kagchan, lucy6, Princess of The Rose.

 

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