L'alleanza

di JoeyCe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** incrocio ***
Capitolo 2: *** sentiero ***



Capitolo 1
*** incrocio ***


L’ALLEANZA

PREMESSA ALLA SERIE Appena ho letto il nome Marlene McKinnon nell'Ordine della Fenice, ho sentito subito che un nome così bello doveva per forza avere una sua storia. Di Marlene (che per inspiegabili motivi ho sentito da subito come legata a Severus Piton) si sa ben poco, tranne la fine delle sue vicende. E' da lì che per me è partito tutto, dal finale, che ho inizialmente provato a raccontare in "Broken road", one-shot che poteva benissimo rimanere come racconto a se stante.
E invece no! Mi sono fatta prendere la mano e non sono più riuscita a staccarmi da questi personaggi,come sempre mi accade quando si tratta di Severus!
Mancava l'inizio della storia, e così è nato "L'alleanza", poi, pian piano, immaginare Piton negli anni della scuola si è rivelato per me imprescindibile dalla comprensione dell'uomo che è diventato, quindi sentivo il bisogno di immaginare i motivi alla base delle sue scelte, di vederle germogliare e di indagare nel passato il perché delle sue azioni future.
La serie è ancora in lavorazione, ho dei tempi a dir poco lunghi e sono stata ferma per anni, tanto che nel frattempo JKR ha pubblicato la conclusione della saga ;) Ed è ovvio a questo punto che il mio racconto, che inizialmente poteva essere un'ipotesi, ora, a saga conclusa, è fuori dal Canon (soprattutto perché non c'è traccia di Severus/Lily, che pure amo molto), ma ho cercato di rendere il tutto più verosimile possibile, per quanto riguarda la psicologia di Severus innanzitutto.
Non mi resta che augurarvi...buona lettura!(Se siete sopravvissuti alla premessa, of course)

Capitolo 1 (incrocio)

“Sei sicuro di essere stato smistato nella casa giusta?”
Non sembrava esserci sarcasmo nella voce della ragazzina e fu esattamente questo che riuscì a fare aumentare ancora di più l’odio feroce che lui aveva dentro in quel momento: quella sua espressione di comprensione mista a pietà.
“Nel tuo caso invece è evidente di sì” rispose, continuando a camminare sotto il peso della borsa carica di libri e senza degnarla di uno sguardo. Non era il tipo di persona con la quale valesse la pena perdere tempo.
Ma a quanto pare invece lei di tempo doveva averne in abbondanza se, dopo l’iniziale sconcerto, aveva deciso di andargli dietro invece che occuparsi di passatempi più interessanti. Sentiva i suoi passi dietro di lui ma era deciso a fare finta di nulla. Ma cosa aveva fatto per meritarsi anche quella rottura?!
La tattica non sembrò dare i frutti sperati: alla fine la ragazzina decise di superarlo e di pararsi davanti al portone del castello impedendogli di entrare. Oh, certo, avrebbe anche potuto darle uno spintone e scansarla ma le maniere brutali non rientravano nel suo stile.
“Non riconosci il sarcasmo quando lo senti?” sussurrò scrutandola con disprezzo malcelato.
“E tu non riconosci una semplice domanda? Mica tutti hanno secondi fini.”
“Mica tutti sono dei sempliciotti come i tassorosso…”
“Oh, basta, non me ne frega niente di raccogliere le tue provocazioni. Mi chiedevo solo perché non ti decidi ancora a dare prova di quell’orgoglio e di quell’astuzia di cui si fa gran vanto la tua casa. Credo che potresti cambiare un po’ le sorti del gioco così…”
A questo punto la rabbia che aveva dentro esplose senza più freni “GIOCO?!? Certo, è di questo che si tratta, per te e per tutti gli altri! Oh, ma che divertente, guarda, il dio Potter e la sua banda che si divertono a lanciare incantesimi a quell’eccentrico secchione di Piton! E’ davvero un bel gioco per tutti! Eccetto per me forse…ma che importa? Arrivederci.” Disse voltandole le spalle ed entrando nel castello.
La ragazzina rimase sulla soglia, immobile. Non aveva il coraggio di seguirlo ancora, si era resa conto di aver usato davvero poco tatto e ne era mortificata. Si sforzava sempre di dire e fare la cosa giusta, cercando di compiacere tutti come le avevano insegnato, mentre ora…sentì una lacrima pungerla dietro gli occhi.
Ma al diavolo, lei voleva solo aiutarlo! E non voleva che per una parola usata a sproposito, senza alcuna malizia, lui pensasse che anche lei si divertiva come gli altri alle sue spalle. Perché se c’era una cosa sacrosanta era che Piton si vendicasse di quegli idioti grifondoro e rendesse loro pan per focaccia. Non sapeva perché volesse condurre con tanto fervore quella crociata…beh, a dire il vero lo sapeva benissimo e dovette ammettere che alcuni motivi non erano dei più nobili e altruistici ma cosa importava? Avrebbe fatto comodo ad entrambi un’alleanza.
Strinse i pugni e si avviò a testa alta verso il portone.
Trovò Piton esattamente dove immaginava.
Avanzò silenziosamente fino al tavolo posto tra gli scaffali “Antiche rune” e “Erbe magiche” e si piazzò davanti al ragazzo che, con il naso incollato ad un grosso libro e i capelli davanti al viso, non l’aveva vista arrivare.
“Sono venuta a farti una proposta” sussurrò.
Piton alzò la testa con un’ espressione di sommo fastidio ed evidente disgusto.
“Lo avevo sentito dire che i tassorosso sono pazienti fino all’inverosimile. Mi ricordi molto un mulo.”
Non raccolse la provocazione “Volevo scusarmi con te per aver usato la parola “gioco”, prima. Non era quello che intendevo dire, mi dispiace. Nessuno più di me pensa che Potter e Black siano dei perfetti stupidi pieni di boria. Puoi credermi.”
“Oh, grazie, sei molto premurosa. Non mi ero accorto che fossero degli idioti. Mi hai davvero illuminato.” le rispose con un ghigno sarcastico sul volto, prima di tornare a immergersi nelle pergamene.
La situazione era talmente assurda che sembrava comica. Ad entrambi. Lui vedeva una ragazzina che si era incaponita a parlare con lui di cose ovvie e banali e lei non riusciva a trovare la maniera di dirgli quello che voleva senza perdersi in frasi scontate e sbattere la faccia sulle sue frecciatine.
Alla fine decise che l’unica via era dirlo e basta.
“Tu devi fargliela pagare e io ti aiuterò.”
Questa frase suonò piacevolmente nuova e curiosamente interessante alle orecchie del ragazzo. Certo, fra sé lui la ripeteva molto spesso e aveva anche provato a metterla in pratica più volte – già, come se fosse facile sorprendere Potter o Black, dal momento che erano sempre scortati dalle loro guardie del corpo! Era solo quello il loro punto di forza: il fatto di avere minimo due scagnozzi sempre attaccati al sedere - ma sentirla dire da un’altra persona era una novità. Era ormai così abituato all’adorazione che quasi tutta la scuola tributava alla ditta Potter&soci, eccetto qualche mezzosangue di grifondoro e, ovvio, i serpeverde al completo, che certo non si aspettava una tale dichiarazione di guerra e meno che mai da parte di una piccola e insulsa tassorosso.
La cosa stuzzicava la sua curiosità. E anche la sua prudenza.
“Ma io chi? Ci conosciamo, forse?” le chiese.
La ragazzina parve sollevata: aveva deciso di risponderle. Non era stato poi così difficile, pensò.
“Sono Marlene McKinnon, quinto anno - disse porgendogli una mano piccola e paffuta - Ma puoi chiamarmi Marnie.”
“E io sono Severus Piton. O preferisci Sevvie?” rispose con un sorriso tanto grande quanto affettato. Ma gli occhi ridevano davvero.
“Beh, vedo che l’autoironia non ti manca. E’ un buon inizio.”
“Un buon inizio per cosa, scusa?”
“Per la nostra alleanza.”
Piton sollevò un sopracciglio. E attese.
Infatti, ora che il difficile, l’inizio, era passato, ora che lei aveva in qualche modo superato la soggezione e anche un po’ il timore che quel ragazzo le incuteva - cavoli, sempre in biblioteca, sempre con quei libri di dubbio argomento, aveva persino sentito dire che stava sempre da solo perché aveva un grosso segreto da nascondere, qualcosa di terribile che lui aveva fatto e che nessuno sapeva - ora, cominciò a parlare come un fiume in piena della sua idea per farla pagare a Potter.
Sembrava inarrestabile, gesticolava, ed il suo tono di voce stava cominciando seriamente ad alzarsi in maniera poco consona ad una biblioteca. Un attimo prima che Madama Pince li cacciasse via a pedate, Piton si alzò e prendendola per un gomito la trascinò fuori fino ad un’aula vuota.

“Dunque è questo il tuo piano?” Severus si scostò dalla finestra e si voltò a guardarla tra il pulviscolo che galleggiava fra di loro.
Improvvisamente lei arrossì, in un attimo consapevole che se lui le avesse riso in faccia, cosa non così improbabile a dire il vero, oltre a sentirsi smisuratamente stupida avrebbe anche perso l’unica occasione per vendicarsi.
Il ragazzo di fronte a lei era serio.
“Perché dovrei crederti?”
“Che?” questo proprio non se lo aspettava.
“Non fare la finta ingenua, ragazzina. Lo sanno tutti che i tassorosso sono sempre stati i leccapiedi dei grifondoro. Perché tu dovresti essere diversa, scusa? Chi mi assicura che non sia tutta quanta una messinscena per convincermi e che poi non correrai a spifferare tutto a Potter e gli darai un’ottima occasione per divertirsi con me? Come se non ne trovasse già abbastanza da solo.”
Marlene si inalberò, anche se piccola com’era sembrava abbastanza ridicola nel suo tentativo di affrontare il ragazzo. “Guarda che dà fastidio anche a me l’adorazione che tutti i miei compagni hanno per i grifondoro, cosa credi? Credi che sia bello vedere sempre tutti che cercano di emularli, che li seguono in ogni cosa, che fanno tutto ciò che gli chiedono? Sono talmente abbagliati che non si accorgono nemmeno di quanto quelli là se ne approfittino…E io mi sono stufata. Non dico che cambieremo le cose ma…” Lo guardò negli occhi con espressione supplichevole ormai. A Piton per un attimo venne in mente un cucciolo di cane che aspetta l’osso. Ma non era ancora convinto. Da quanto ne sapeva lui, non esisteva nessuno che stesse dalla sua parte per puro senso di giustizia, ogni persona, per ogni cosa, ha un suo fine, né altruistico né generoso, e chi professava il contrario riusciva soltanto a trasmettergli una sgradevole sensazione di ipocrisia.
Le piantò gli occhi scuri addosso. “Non ci sto.” sibilò.
Alla ragazzina sembrò che il pavimento diventasse all’improvviso più basso. “Pe…perché?” riuscì a mormorare.
“Perché non ti credo. E se non mi fido non ne può venire nulla di buono, puoi capirlo perfino tu. O mi dici qual è il vero motivo per cui hai deciso di usarmi oppure non se ne fa niente.”
Bastò appena un istante perché la maschera di sicurezza e disinvoltura che Marlene si era costruita per l’occasione cadesse miseramente. E ancora una volta si sentì sciocca e insignificante.
Esattamente come allora.
Come nel momento in cui Sirius aveva candidamente ammesso che era uscito con lei solo per riuscire ad avvicinare la sua migliore amica, Eva Abbott, che però, in barba alla Sacra Regola Numero Uno di ogni ragazza che si rispetti, si rifiutava di sognare Black ad ogni ora del giorno e della notte, ostinandosi a non volergli concedere alcun appuntamento. E così a Sirius era sembrata un’ottima idea proporlo alla piccola Marlene, d’altronde lei era evidentemente cotta di lui e di sicuro dopo lo avrebbe aiutato con Eva: un favore in cambio di un favore. E poi era pur sempre una ragazza con cui divertirsi un po’, cosa che lui non disdegnava affatto. Peccato che il patto non fosse stato controfirmato anche da Marlene, che nel giro di una settimana era passata dall’indescrivibile estasi che si prova a quindici anni quando un sogno impossibile si avvera, alla più bruciante delusione della sua vita. Come se non bastasse, Sirius aveva anche pensato di confessarle, senza nemmeno troppa malizia a dire il vero, talmente a lui sembrava scontato, che il loro gli pareva uno scambio più che equo: qualche bacio in cambio dell’aiuto per riceverne, lui stavolta, ben altri da ben altra ragazza! Mai si era sentita più stupida, umiliata e insignificante. Mai come in quel momento aveva sentito la rabbia salirle alla gola. E mai prima di allora aveva deciso che si sarebbe vendicata per un torto.
Era questo che Piton voleva sentire?
Ebbene, eccolo servito.
Severus osservava con gli occhi socchiusi la ragazzina, mentre le guance le si facevano di fuoco e negli occhi brillava una luce risoluta, a nascondere la vergogna che aveva provato e che stava provando ancora nel ripetere la storia ad un estraneo.
E così Black era passato da idolo incontrastato a verme schifoso. Chissà se sapeva di essersi fatto una nemica giurata, pensava Piton.
Scrutò in silenzio la ragazzina che gli stava di fronte, quasi impossibile pensare che potesse contenere tutto quel risentimento. Ma l’orgoglio ferito fa miracoli, lo sapeva. D’altra parte, con quella coda di cavallo striminzita, la frangia scura che quasi le copriva gli occhi nocciola e la figura così indubbiamente infantile, ancora quasi completamente priva delle attrattive che il corpo di una giovane donna che sboccia può offrire, come poteva aver creduto di interessare sul serio a Black?! Beh, quello poteva sempre aver pensato che anche lei faceva numero.
Ma comunque fossero andate le cose, ormai le era passata. Buon per lei. Non provava comprensione per una che chissà per quanto tempo aveva fatto di Black il suo ideale amoroso, dimostrando in questo modo di non possedere una briciola di buon gusto. Ma gli piacque il suo desiderio di rivalsa e il modo disarmante con cui, alla fine, aveva ammesso di essere spinta solo da uno scopo egoistico. A questo poteva credere. Era concreto.
Si poteva fidare.

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Capitolo 2
*** sentiero ***


Capitolo 2 (sentiero)

Doveva ammetterlo. Era stata brava. Molto brava. Il piano era dannatamente astuto e l’esecuzione programmata nei minimi dettagli. Non avrebbe avuto neppure bisogno di un complice, alleato lo chiamava lei, se non fosse stato che per portarlo a termine aveva terribilmente bisogno di una pozione piuttosto complicata e si dava il caso che l’esperto in quel particolare campo fosse lui, dato che l’anno precedente aveva ottenuto uno dei migliori G.U.F.O. in pozioni che Hogwarts ricordasse dai tempi di Salazar Serpeverde. E come alleato non era male, visto l’affetto che legava anche lui all’amabile quartetto di grifondoro.
Entrambi avevano il medesimo fine ed entrambi avevano bisogno l’uno dell’altra per compierlo. Si erano usati a vicenda con grande soddisfazione reciproca.
Marlene si era rivelata molto meno stupida di quello che gli era apparsa la prima volta. E anche molto meno tenera dell’immagine che Severus aveva dei Tassorosso e dell’immagine stessa che lei sembrava dare di sé, quando la si vedeva passare per i corridoi con la borsa dei libri quasi più grande di lei, al seguito delle compagne di casa, tutte molto più carine, disinvolte e brillanti. In quei giorni si era rivelata invece un’attrice consumata. Severus non aveva potuto vedere con quali moine era riuscita a fare accettare al quartetto dei supereroi i pasticcini che avevano preparato apposta per loro ma osservando quanto fosse rimasta impassibile quella mattina a colazione nella Sala Grande si era fatto un’idea su come fosse riuscita a ingannarli e a rifilare loro i dolci, che i quattro Grifondoro a quanto pare avevano spazzolato beatamente fino all’ultima briciola, viste le conseguenze in atto in quel momento.
Potter e soci, sotto l’effetto del Veritaserum Potenziato preparato da Piton mischiato all’impasto dei dolcetti, stavano collezionando una figuraccia dietro l’altra: Black era arrivato a salire sul lungo tavolo dei Grifondoro per annunciare alle ragazze di Hogwarts che era disponibile per tutte loro – anche contemporaneamente – Potter aveva dichiarato alla scuola che avrebbe dedicato alla Mezzosangue la Coppa del Mondo di Quiddich – che ovviamente avrebbe vinto entro un paio d’anni, visto che era il migliore Cercatore mai visto ad Hogwarts – e Minus si era messo a piangere come un poppante implorando i suoi amici di volergli più bene. Solamente Lupin era riuscito a salvarsi, per un pelo era proprio il caso di dire. Quando aveva detto a mezza scuola che in realtà era un lupo mannaro, tutti gli avevano riso clamorosamente in faccia e solo il fatto che si fosse limitato ad assaggiare un unico pasticcino gli aveva impedito di continuare a spargere la voce, con sommo dispiacere di Piton.
Severus si stava godendo lo spettacolo con una soddisfazione che non provava da secoli.
Era riuscito tutto alla perfezione, e con un certo stile ovviamente. Altro che la bambinata idiota e pericolosa che Black aveva organizzato per lui in una sera di luna piena. 10 a 1 per Serpeverde.
Voltò la testa in direzione del tavolo dei Tassorosso – tutti allibiti e con le bocche spalancate – e il suo sguardo al di sotto degli occhi socchiusi si posò su Marlene. Il lieve sorriso che aleggiava sul viso della ragazzina si allargò fino a splendere quando incrociò la sua occhiata. Era la gioia in persona e l’eccitazione le colorava di rosso acceso le guance coperte di lentiggini. Trattennero entrambi la risata che stava esplodendo dentro di loro.
I loro occhi si ringraziarono reciprocamente.

***

Quando Severus e Marlene si trovarono entrambi davanti al gargoyle insieme alla professoressa McGrannit capirono che i quattro Malandrini non erano stupidi come sembravano. Ma sapevano anche che non avevano prove contro di loro, tranne la loro parola, e Silente, benché filogrifondoro, era pur sempre il Preside e non poteva incolparli senza implicare che la parola di un Grifondoro valesse di più di quella di un Tassorosso o di un Serpeverde.
Oppure poteva?
Era pur sempre filogrifondoro e filobabbano e filopotter dopotutto…
Mentre seguivano in silenzio la professoressa, al cui confronto persino il ghigno del gargoyle di pietra sembrava più rassicurante, Marlene e Severus si scambiarono un breve sguardo. L’espressione imperturbabile del ragazzo ebbe l’istantaneo potere di sollevare la ragazzina e di convincerla a combattere il rossore che le copriva il volto, segno fin troppo palese di colpa.
Una volta entrati nelle stanze private del Preside finalmente la McGrannit parlò “Siediti qui e aspetta, McKinnon. Piton, seguimi”. Il panico afferrò Marlene. Ma come? Li facevano entrare uno alla volta?! Alzò lo sguardo smarrito su Severus in cerca di un appiglio ma il ragazzo non la degnò di uno sguardo e con la testa alta e le spalle dritte precedette la professoressa nello studio di Silente.
La mezz’ora successiva dimostrò a Marlene che il tempo è davvero relativo: troppo breve per pensare ad una linea difensiva credibile che salvasse entrambi, troppo lunga per resistere al timore che Severus stesse spifferando tutto in quel preciso momento.
Se fosse venuta fuori questa storia i suoi genitori l’avrebbero uccisa. No, peggio, l’avrebbero immediatamente prelevata da Hogwarts e riportata dritta a casa, dove sarebbe tornata ad essere solo la “povera-piccola-marlene-che-si-impegna-tanto-ma…”
Piton, dannato Serpeverde, se dici qualcosa a Silente io ti…
Negare, negare tutto, negare spudoratamente, qualsiasi cosa dica Silente, è l’unico modo che ho per salvarmi…Peccato però, Sirius non saprà mai che sono stata io. Non avrà più l’ombra di una ragazza per chissà quanto tempo e non saprà mai che è merito mio, della povera-piccola-marlene da non considerare…Ma che stai dicendo! Metti subito da parte questo residuo di stupido orgoglio e preparati a mentire. Soprattutto se Piton si è già tradito. Ma no, non lo farebbe, perché dovrebbe andare dritto verso una punizione esemplare con le sue stesse mani…già…quando può schivarla incolpando solo me! Accidenti a te, Severus!
Quando Piton uscì dallo studio la rabbia di Marlene era già arrivata ad un livello tale da incenerirlo non appena lo vide. Severus sembrò restare interdetto per un attimo, poi le si parò davanti sibilando “Non azzardarti a dire una parola” e proseguì fino all’uscita con la consueta espressione indecifrabile sul viso.
“Vieni più avanti, Marlene.” La ragazzina alzò gli occhi confusa sul volto di Silente.
“Signor Preside, io…”
“Non ho bisogno di sentire la tua versione. Severus ha raccontato tutto”
Sprofondare…
“Una gelatina ti andrebbe?”
“Come?”
“Ti ho chiesto se ti andrebbe una gelatina, io ho appena avuto la fortuna di trovarne una al gusto di torta Sacher! O preferisci un’ape frizzola?”
Marlene allungò istintivamente la mano verso il vassoio che il vecchio preside le stava porgendo. Prendere tempo poteva essere una buona tattica per rimandare l’inevitabile.
Con la caramella che ancora le gonfiava la guancia, la ragazzina tentò di salvare il salvabile: “Tutta la scuola è stufa dei continui soprusi di Potter e Black, può darsi che quello che è successo serva loro di lezione…Mi rendo conto che forse è stato un po’ esagerato ma…quando ci vuole ci vuole, ecco!”
Silenzio. Alzò gli occhi ma il preside non batteva ciglio. Perché non diceva qualcosa, accidenti!
“Va bene, mi scuso. Davvero”
Finalmente Silente si decise a parlare: “Marlene, capisco che tu voglia giustificare Severus, anche io sarei portato quasi a scusarlo sapendo quello che subisce quotidianamente da James e Sirius, ma deve essere chiaro a tutti che qui sono i professori che devono mantenere la disciplina e punire gli studenti. Nessuno di voi si deve sostituire a loro in questo compito. Qualsiasi cosa succeda, dovete limitarvi a riferirlo ai direttori di Casa o ai Prefetti. Severus ha sbagliato e per questo motivo sarà punito.”
C’era qualcosa che non andava.
“E io…?” azzardò Marlene.
“Mi dispiace molto che tu sia stata coinvolta tuo malgrado. James e Sirius hanno collegato tutto ai pasticcini e per questo hanno fatto anche il tuo nome. Quello di Piton invece…beh, è stato il primo sospettato, si capisce. Una pozione così complicata poteva essere solamente alla sua portata. Comunque non temere, ora che Severus ha confessato di aver nascosto il Veritaserum nei dolci a tua insaputa sei completamente scagionata.”
Non ci posso credere…
D’impulso Marlene cercò sgombrare il campo da quel travisamento e riparare all’ingiustizia: “No no no, Preside, è tutto sbagliato! – esplose d’un fiato per lo stupore e la confusione - Sono io, capito?, e lui mi ha solo aiutato! Sono andata da Piton in biblioteca e”
“Severus mi aveva detto che avresti cercato di salvarlo. Dovete essere davvero buoni amici se cercate di coprirvi a vicenda. Bene, mi fa molto piacere. E ti fa onore Marlene volerlo aiutare ma, vedi, anche se Severus non mi avesse avvertito, non ti avrei comunque creduto: è l’anno dei tuoi G.U.F.O., non ti avrei visto studiare come una matta in questi quattro anni per poi mandare tutto alle ortiche per una sciocca ragazzata. Quindi non insistere oltre, non serve ad aiutare Severus.”
La ragazzina era sconcertata. E contribuiva ad aumentare il suo sconcerto il fatto che lo sguardo celeste di Silente sembrava sorriderle divertito dietro le lenti a mezzaluna. O almeno le sembrava. Stava giusto per tornare all’attacco quando il ricordo dell’espressione di Severus mentre poco prima le intimava di stare zitta le si parò davanti agli occhi.
Sentì la sua voce sussurrare “Cosa gli farete?” come se stesse parlando un’altra persona.
“Beh, ovviamente sarà una punizione esemplare, in modo che a nessuno possa venire la voglia di emulare il gesto: ho impedito a Severus di andare a Hogsmeade per i prossimi quattro fine settimana.”
Marlene si trattenne appena in tempo dallo scoppiare a ridere. Una punizione esemplare davvero! Certo, per chiunque non si chiamasse Severus Piton. In quegli anni non ricordava di averlo mai visto unirsi allegramente alle chiassose comitive di studenti che si riversavano nel villaggio con la prospettiva di fare scorta di ogni sorta di dolci e gingilli o rimpinzarsi di burrobirra fino a scoppiare.
Grazie a dio, Piton era un eccentrico! Strano che il preside non ci avesse pensato...
Non appena Silente si fu deciso a congedarla (non prima di averle propinato una dissertazione sull’importanza del voto dei G.U.F.O. per chiunque abbia desiderio di farsi strada nel mondo magico), Marlene si precipitò per i corridoi alla velocità della luce.
L’irruzione che fece in biblioteca portò un po’ di scompiglio tra gli studenti impegnati sui libri e fece alzare minacciosamente Madama Pince dalla sua scrivania, ma non le servì a trovare Severus. Uscì fulminea come era entrata.
Passò praticamente in rassegna tutti gli ambienti comuni del castello senza riuscire a scovarlo e stava per convincersi che doveva essere nella Sala Comune di Serpeverde quando un lampo le attraversò la mente. E non trattenne più il suo sorriso complice mentre si avvicinava a Severus che, seduto sui gradini dello stadio di Quiddich, ostentava la sua sciarpa verde e il suo completo appagamento mentre assisteva all’allenamento della squadra di Grifondoro.
“Perché?” esclamò giunta accanto a lui.
Il ragazzo alzò la testa per osservarla, con una curiosa espressione sul viso.
In effetti, era un’altra la prima parola che voleva rivolgergli.
“Grazie” corresse.
Piton si voltò nuovamente verso il campo, dove Potter stava facendo sfoggio della sua abilità di cercatore, inseguendo il boccino guizzante nel cielo.
“Non ringraziarmi.” Rispose dopo qualche istante, con la sua voce calma e profonda.
Rimasero così, in silenzio, seduti l’uno accanto all’altra sui gradini freddi, ad osservare la squadra di grifondoro allenarsi in un gioco del quale a loro non era mai importato nulla. Ma gustavano ora un sapore nuovo, un piacere appena conosciuto, nel mostrarsi davanti a Potter e ai suoi e nel manifestare la loro superiorità, consapevoli che il loro atteggiamento fiero era espressione dell’orgoglio di essere i responsabili del più grandioso scherzo mai capitato a dei grifondoro.
E fu osservando Sirius e Remus che, seduti esattamente di fronte a loro, borbottavano guardando nella loro direzione, che Marlene capì.
“Volevi tutto il merito!”
Severus scoppiò a ridere: “Ora capisci perché è fuori luogo che tu mi ringrazi!”
La risata complice della ragazzina fu più eloquente di una risposta.
“Ti lascio solo a prenderti tutti gli onori!” disse alzandosi.
Stava già scendendo i gradini, quando la voce seria di Severus la raggiunse: “E comunque tu hai i G.U.F.O. quest’anno.”
Marlene sorrise senza voltarsi indietro.


NOTE: appena ho letto il nome Marlene McKinnon nell’Ordine della Fenice, ho saputo subito che un nome così bello doveva per forza avere una sua storia. Quando è nata l'idea per questo racconto, non ho potuto fare a meno di inserire Marlene tra i personaggi principali, nonostante non si sappia quasi nulla di lei,e così anche questo bellissimo nome, che ho sentito subito in qualche modo collegato a quello di Severus, ha avuto il suo posto e la sua storia. Ringrazio J.K.Rowling per aver delineato i rapporti tra i Malandrini e Piton facendoci intravedere il loro legame fatto di scherzi e dispetti reciproci. Da qui è nata la mia storia, volevo far sì che Piton avesse la sua soddisfazione.
E’ doveroso citare e ringraziare Melissa, autrice di numerose stupende fanfiction tra cui Cioccorospi, nella quale descrive uno scherzo assolutamente geniale che sicuramente ha influenzato la descrizione dello scherzo in questa fic.
Per come la immagino io questa storia ha un seguito, prima di concludersi inevitabilmente con Broken Road. Per ora il seguito è nella mia mente e solo in una piccola parte già scritto. Non sapendo quando lo terminerò, non volevo lasciare questa fic incompleta e rischiare di aggiornare con i capitoli successivi chissà quando. Per questo la concludo qua, per ora, forse!
Vi ringrazio perché se siete arrivati sin qui significa che avete letto il racconto fino alla fine!

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