Non voglio perderti

di Diddlina_4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Song-fic 1- ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Song fic 2 - ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Song-fic 3 - ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cari lettori e lettrici, ho deciso di iniziare una nuova ff.. (noooo!! Nd_lettori) Vi chiedo di leggerla e di darmi un vostro parere.. A presto!

Dedico questa ff alla mia migliore amica, al "mio" amore non corrisposto e a tutte quelle persone che si sono innamorate di un amore appunto non corrisposto.. Buona lettura!

 

Non voglio perderti

 

 

Prologo

 

 

- Evie!! Ti vuoi alzare da quel maledetto letto? – Una donna sui quarant’anni imprecava camminando nervosamente su e giù per il corridoio. – Possibile che anche il primo giorno di scuola tu debba arrivare in ritardo? –

Evie stava avvolta nella sua coperta color rosa confetto. Era stata sveglia tutta la notte. E chi non lo fa? Quel giorno avrebbe iniziato le medie! Tante novità, tante nuove amiche.

Poi avrebbe incontrato i “fatidici” professori.

Ma non aveva voglia di alzarsi dal letto. Erano giorni che aspettava quel momento, e ora cosa aspettava? Ben due giorni prima aveva preparato accuratamente lo zaino mettendo il necessario.

Astuccio completo, bloc notes per prendere appunti, diario nuovo di zecca, qualche quaderno.. Sì, senza dubbio c’era proprio tutto!

Poi aveva piegato con molto cura i vestiti sulla sedia.. Insomma doveva fare il suo figurone davanti ai nuovi compagni!

Ma quella mattina qualcosa sembrava non volerla fare alzare dal letto.

Forse un po’ di malinconia. Sapeva che si stava buttando in un mondo tutto nuovo. Non fraintendiamoci, non è che il salto elementari-medie sia un passo traumatizzante, anzi niente di quello che fratelli/sorelle/maestre ti fanno credere.

Ma per Evie significava qualcosa di speciale. Sarebbe diventata un po’ più matura, un po’ più libera e l’avrebbero certamente affidato più responsabilità.

Lei si sentiva un po’ più grande e guardava il mondo da un’altra visuale.

Si decise finalmente ad alzarsi e si mise addosso la tuta blu e gialla, si legò i capelli con due codini ordinati e si mise gli occhiali dalla spessa montatura rossa.

No, Evie non era diventata di colpo più grande. Davanti allo specchio c’era la solita bambinona un po’ impacciata, paurosa di buttarsi in un mondo diverso. Per giunta sembrava anche molto più piccola; non c’era da stupirsi se spesso la davano uno o due anni di meno e quando lei fermamente esclamava: “Vi dico che ho undici anni!” molti stentavano a crederci.

 

- Evie, adesso.. – Sua madre le si presentò davanti piuttosto sclerata. – Ah finalmente, signorina! Corri a fare colazione che poi andiamo.. Mi raccomando – disse avvicinandosi a lei e sistemandole i codini. – Fai la brava! Non fare casino, non dimostrarti troppo vivace, non dare troppi tuoi dati personali alle persone che non conosci..-

Evie sbuffò. – Mamma! –

- Non essere sgarbata, rispondi ai professori se ti chiamano, non prestare ai tuoi compagni troppe cose e soprattutto.. -

- Mamma! – Questa volta Evie gridò alterata. – Mamma! –

- Che c’è, piccola? –

- Mamma! Non ho due anni, se te ne sei dimenticata! –

- Oh, tesoro, volevo solo assicurarmi che ti comportassi bene! –

- Non chiamarmi tesoro, lo sai che mi dà fastidio! Posso almeno dire come mi chiamo o devo mantenere la privacy? –

- Piccolina, non ti arrabbiare! –

- Mamma, smettila di chiamarmi con qualsiasi tipo di diminutivo! –

- Ok, Evina cara! –

Fanculo!” Decise di lasciare perdere. Sua madre era proprio un caso patologico, la trattava come se avesse ancora il pannolino! Si diresse in cucina e divorò tre o quattro biscotti nervosamente.

- Evie! Andiamo o faremo tardi! – Sua madre arrivò e la prese per mano, rischiando di farla ingozzare.

- Mamma! Non sei tu che devi andare a scuola.. E se ti interessa sono le 8.30 e dobbiamo arrivare a scuola entro le 9.00! E la scuola dista meno di dieci minuti da qui! –

 

Andarono avanti a litigare per dieci minuti almeno e tra una cosa e l’altra riuscirono arrivare a scuola alle 9 precise.

- Evie ricordati.. – Sua madre fece per iniziare la lunga serie di raccomandazione che una madre fa generalmente a un bambino che sta per andare all’asilo.

- Mamma sì.. Non darò retta a sconosciuti, non rivolgerò la parola a nessuno.. Neanche al dirigente; perché.. da come la vedi tu dietro ogni persona si nasconde un maniaco pervertito! E non posso neanche presentarmi ai miei compagni, perché potrebbero essere in realtà dei pedofili! E mi raccomando non mi devo sedere sul banco vicino alla finestra, perché potrebbe arrivare un ufo a rapirmi! – disse Evie ironica, lasciandosi poi la madre alle spalle e dirigendosi verso l’entrata.

- Evie.. Non volevo sembrare assillante! Aspettami.. - La madre cercò di rincorrerla, con scarsi risultati.

La ragazza arrivò davanti a scuola e si mise a scrutare dall’alto a basso i ragazzini che come lei aspettavano di entrare. Tra le varie ragazzine scorse Betty.

Le si precipitò incontro a braccia aperte. Betty era una ragazzina abbastanza alta, di carnagione chiara, con gli occhi azzurri e i capelli castano chiaro legati in delle dolci treccine che le ricadevano sulle spalle. Betty non era certamente il suo vero nome: era semplicemente l’abbreviativo di Elisabetta.

Era ormai conosciuto da tutti che le due bambine erano inseparabili. Ma quando dico inseparabile non lo dico così per fare, erano veramente una cosa unica.

Si conoscevano dall’asilo e da allora era diventata le autentiche amiche del cuore. Sempre insieme dovunque, mano nella mano, creando spesso invidia nelle altre bambine.

- Ciao Evie! Che bello, che bello andiamo alla medie! – Betty le si precipitò al collo. – Speriamo che la nostra classe sia composta in prevalenza da femmine! –

Ah sì, una caratteristica di Betty era che non sopportava i maschi. Erano su un pianeta completamente diverso dal suo. Ma proprio opposto.

Evie invece era simpatica e aperta con tutti; tanto che alle elementari stava spesso con i maschi a ridere e scherzare.

- Betty, guarda! Guarda chi c’è là.. Quelle tre galline che venivano alle elementari a pallavolo con noi, quelle della quinta L! Come è che si chiamavano?? Ah sì.. Ambra, Sara e Giulia. Speriamo solo che non siano in classe con noi! Coccodè.. – disse imitando le bambine, che a poca distanza da loro stavamo facendo gli stessi commenti.

 

- Giuly.. Guarda chi c’è!! Quelle due simpaticone di pallavolo! Quelle che pensavano di essere le grandi campionesse mondiali! Ma state zitte, va! – Ambra rideva guardando in direzione di Evie.

- Già! In-sop-por-ta-bi-li! Con quell’aria da so-tutto-io! Speriamo solo che non finiamo in classe con quelle.. Se no ne vedremo delle belle! – Giulia  sembrava essere d’accordo con il parere dell’amica.

La voce al microfono del dirigente scolastico interruppe le risatine delle bambine e le urla dei maschi.

-Ragazzi e ragazze porgo un grande saluto.. A voi e ai vostri genitori! Iniziamo subito leggendo le classi! Quando sentirete il vostro nome, vi disporrete ai miei lati. Precisamente la 1°A in fondo a sinistra, la 1°B in fondo a destra. Le sezioni C,D e E verranno chiamate dopo! - prese un attimo fiato per poi cominciare a leggere nomi e nomi. Nomi diversi, che all’apparenza non significavano assolutamente nulla. Storie diverse, ma che da quel momento si sarebbe in qualche modo intrecciate.

I nomi della 1°A passarono, ma tra quelli non c’era né il nome di Evie, né quello di Betty e nemmeno di tutti gli altri loro compagni delle elementari.

- Ora è il momento della 1°B ! Si dispongono qui vicino a me: Amir Kiara, Amandi Davide..-

- Evie, c’è il tuo ragazzo! – Betty strinse forte la mano dell’amica.

Già: Davide era il ragazzo di Evie. “Ragazzo” per modo di dire. Nel senso che gli amori che nascono alle elementari non sono altro che amicizie.

Era già tanto se si salutavano. Niente cambiava da un rapporto con altri amici. Baci? No, mai. Ah forse uno sulla guancia, una volta, poi.. basta!

Il preside continuò la lettura dei nomi. Tra questi chiamò Evie, Betty e altri loro amici come Lara, Antonio. Tra i nomi c’erano anche quelli di Ambra, Sara e Arianna.

- Betty? Hai sentito chi avremo in classe? Le tre galline! -

- Oh no! Ma che sfiga! – Betty sbuffò leggermente.

Dall’altra parte del cortile Ambra, Sara e Giulia non sembravano particolarmente contente.

- Avremo le due simpatico in classe! Che palle! – Ambra tirò una pacca sulla spalla della amiche. – Forza e coraggio, ragazze! Inizia la guerra! -

Il preside finì di leggere i nomi. Erano ben 24. Tra questi Francesca, Mery, Katia, Arianna e tanti altri. Altri come quello di Matteo. Matteo, un nome apparentemente insignificante.

Ma Evie non sapeva che quel ragazzo sarebbe ben presto diventato molto importante per lei. Non sapeva a cosa stava andando incontro. Eh no, certamente non poteva sapere che quel nome “Matteo” che ora le risultava indifferente, “uno dei tanti”, sarebbe ben presto diventato speciale. Un nome che le sarebbe stato stampato nella testa per tanti anni.

 

Strinse la mano di Betty e seguì la mandria di ragazzi che varcavano la soglia della scuola.

Ora era pronta per affrontare quella nuova avventura! Si girò per incontrare il sorriso rassicurante di Betty. Non si sarebbero mai separate, ne era certa. Si girò ulteriormente e fece un cenno a Davide e colse anche con lo sguardo Giulia. Quella ragazza certamente non le stava molto simpatico come primo approccio!

Le cose però sarebbero cambiate. Perché come dice il proverbio “l’apparenza inganna” e presto il cuore di Evie sarebbe stato occupato da due nuove persone. Molto speciali. Ma che, al contrario delle sue aspettative, non sarebbero state né Betty né Davide.

 

 

FINE PROLOGO

 

Un avviso a tutti i lettori.. fino adesso la storia è un po’ noiosa e neanche a me piace molto questo capitolo. Ma mi serviva per presentare un po’ i personaggi e il contesto. Dopo di che la storia si trasformerà in una storia “d’amore”. Quindi se per adesso vi ho un po’ deluso, vi prego di continuare comunque a seguirmi.. Recensitemi per favore!! Un grazie a tutti quelli che leggeranno!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 1

 

Vi è mai capitato di esservi innamorati? Di svegliarvi una mattina improvvisamente, sfogliare il diario e vedendo la foto di “lui” sentirvi una fitta al cuore?

“Lui” il tuo grande amicone. Quello con cui scherzavi, con cui ridevi, con cui uscivi spesso. Quello a cui passavi le verifiche, a cui suggerivi durante le interrogazioni.

“Lui” che hai conosciuto in una spoglia aula, tra i banchi di scuola. Che hai imparato a conoscere, ad apprezzare poco alla volta.

Ti svegli una mattina e senti che qualcosa sta cambiando. Arrivi a scuola, lo vedi arrivare da lontano con la sua solita calma e noti che è più carino del solito.

Ma non sai bene se è lui che è più carino o sei semplicemente tu che lo vedi in modo diverso.

E poco alla volta inizi a sentirti le fitte al cuore, le gambe molli quanto ti sorride.

Non sai bene perché non riesci più a scherzarci come prima. Non sai perché ora quando magari ti chiede solo l’ora il cuore inizia a battere 100 volte più veloce. Non sai nemmeno perché ti senti fortemente attratta da lui. Non capisci perché non ti basta più che ti saluti con uno stupido bacino sulla guancia, che ti scrivatvb” nelle dediche.

Quando poi ormai è un mese che anche solo quando ti domanda sei hai fatto i compiti inizi a balbettare come una deficiente, allora solo lì comincia a domandarti “cosa mi sta succedendo?”

E allora inizi a parlarne con le tue amiche, in cerca di un confronto. Per avere almeno la consolazione che non succede solo a te.

Ma loro spesso non ti capiscono. Si domandano cosa ci trovi di speciale in quel ragazzetto che non ti arriva neanche alle spalle. Non riescono a capire cosa ci trovi in quegli occhi marroni scuri e in quei capelli castani come mille.

Allora ti senti incompresa, pensi di essere l’unica al mondo a provare sentimenti simili. Rifletti, ti poni domande, continui a pensare. E finalmente capisci che anche tu ti sei innamorata.

Per giorni la domanda che ti tormenta è: “glielo dico o no?”, mi dichiaro oppure continuo a tenermi tutto dentro?

E le amiche, le amiche.. Che si domandano che divertimento trovi a passare le lezioni a fissarlo come un’ameba. Che continuano a ripetere: “diglielo”, “non te ne pentirai”. Ti stai per convincerti a dichiararti quando però qualcosa ti ferma..

Inizi a vagare tra i ricordi. Ti viene in mente il fidanzatino dell’asilo. E poi ti ricordi del tuo ex-ragazzo. Da quanto è che non state insieme? Cinque, sei mesi? Sì più o meno. Dal marzo della prima media.

 

Evie si fermò a osservare il muro della sua stanza da letto. Quell’ultimo anno era stato emozionante per lei. Già, perché dall’inizio della scuola media era già passato ben un anno, anzi di più.

Ormai era in seconda medi ed era precisamente ottobre.

Si ricordò un attimo di Davide. Quel “bamboccio” del suo ex-ragazzo.

Aveva stretto un sacco di amicizie nuove e il legame tra lei e Betty si era un po’ incrinato. Stavano sempre insieme, molto amiche, ma dal ritorno dalle vacanze estive Evie aveva notato grossi cambi nella sua migliore amica. Insomma, non era la più stessa. Non avevano più il feeling di prima.

I suoi pensieri si fermarono su Matteo. Matteo, Matteo..

Erano diventati subito amici. Avevano iniziato a fare le mitiche uscite a quattro, lei, Matteo, Betty e il migliore amico del ragazzo, Antonio.

Ma, ma.. Ecco, da aprile dell’anno prima lei si era accorta di essersi innamorata, ma veramente. Non come con Davide. Matteo era qualcosa di speciale, di unico.

Ma in fondo se si fosse dichiarata cosa ci avrebbe perso? Alcune volte bisogna saper rischiare. Se non proviamo mai a buttarci, come facciamo a sperare che i nostri sogni si avverino?

Forse fu che quella era una giornata speciale, forse fu che le insistenze delle sue amiche avevano fatto qualche effetto.. o forse semplicemente era destino che succedesse così. Fatto sta che Evie, senza neanche rendersene conto, si ritrovò alla scrivania con penna in mano, carta da lettere e di getto iniziò a scrivere.

 

Caro Matti,

ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo

 

Bastava? L’avrebbe capito? Sì, sì. Decise di continuare.

 

Ecco, vedi. È ormai tanto tempo che mi sono innamorata di te. Ogni volta che ti vedo il cuore mi batte a mille, mi sento le gambe tremare.

Non so se tu ricambierai, ma sento il bisogno di dirtelo.

Io continuerò ad aspettarti, sempre, sperando che prima o poi Cupido farà breccia nel cuore come ha fatto con me.

Non voglio però che i miei sentimenti risentano sulla nostra amicizia. Non sono molto brava a scrivere lettere.. Ma è l’unico modo attraverso il quale riesco a esprimere i miei sentimenti.

Voglio solo che tu sappia che non aspetto una decisione affrettata, e che non starò neanche qua a farti la domandina “ti vuoi mettere con me?” con tanto di caselline SI o NO. Mi pare che sia sottointeso, è inutile che lo scriva.

Matti io ti aspetterò, sappilo.

Ti amo

Tua Evy

 

Rilesse la lettera. Pensò che da grande non avrebbe sicuramente fatto la scrittrice. Se la infilò in tasca, si mise lo zaino in spalla e con un “Ciao, mamma!” si avviò verso l’uscita. Era lunedì e quel giorno aveva il rientro pomeridiano.

Fece mente locale di cosa avrebbe potuto dire a Matteo e strinse la tasca contenente la lettera.

Ma lei non sapeva cosa sarebbe successo dopo. Perché se l’avesse saputo non si sarebbe mai neanche sognata di mettersi a scrivere quella dannata lettera.

Perché se lei non si fosse lasciata illudere dai sogni di poter un giorno stringere felice per mano Matteo, forse avrebbe trovato un ragazzo che l’accettava per quello che era.

Evie però non conosceva il suo destino. Abbozzò un sorriso e continuò a camminare fiduciosa. Felice, illusa di poter stringere il ragazzo che amava.

 

 

FINE CAPITOLO 1

 

Da-dan!! Che ve ne pare? Sono ispirata per qst ff e scrivo di getto. Ringrazio le tre persone che fin’ora mi hanno recensito. In questo capitolo c’è stato un bel salto temporale, di ben un anno. Ma da d’ora in poi la storia procederà molto più lenta. Il prologo infatti mi serviva solo un po’ a introdurre i personaggi. Ora da qui inizia òa vera ff. Mi raccomando continua a leggere e a recensire!

Un ringraziamento molto speciale a Sailormeila (non esagerare con i complimenti!! Il fatto che scrivo benissimo mi sembra un po’ eccessivo! Comunque grazie mille), ad Ayla e ad Elyna (grazie d seguire sempre le mie ff.. A proposito quando aggiorni?? Tvtrb)

Grazie a tutti, a presto!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 2

 

Felice. Illusa. Speranzosa, tanto speranzosa. Fin troppo.

Era così che si sentiva Evie quel lunedì pomeriggio, quando arrivò a scuola. Lo zaino in spalle, la lettera in tasca e il cuore pieno di amore. Amore che avrebbe offerto a Matteo, se solo lui l’avesse voluto.

La prima ora era quella di educazione fisica.

Arrivò nello spogliatoio in anticipo, non c’era nessuno. Si mise a guardarsi intorno. Le parete grigie emanavano un forte senso di tristezza. Al di là della grossa finestra che separava lo spogliatoio dall’esterno, un passerotto cinguettava spensierato.

L’uccellino guardò verso Evie tristemente, continuando a cinguettare, come nel tentativo di comunicarle qualcosa. Forse voleva dirle di non dare quella lettera a Matteo; forse stava cercando di avvertirla che avrebbe sofferto tanto.

Ma Evie non capiva, lo guardò semplicemente abbozzando un sorriso.

Nel frattempo arrivò Giulia, accompagnata da Francesca e Katia.

- Ciao Evy! – esclamò Giulia vedendo la ragazza imbambolata davanti alla finestra.

Durante l’ultimo anno Giulia e Evie avevano avuto modo di conoscersi meglio. E avevano entrambe capito che in fondo l’altra non era male, non era “una gallina” come inizialmente pensava.

Certamente non si poteva dire che fossero amiche per la pelle, ma amiche sì. E si volevano bene più di quanto immaginassero.

- Ciao ragazze! Ciao Giuly! – Evie ricambiò affettuosamente il saluto.

In pochi minuti arrivarono tutte le ragazze della classe.

 

- Da-da-da-dan!! – Evie sventolò la lettera davanti a Katia, quella che più di tutte aveva insistito perché si dichiarasse a Matteo.

Katia era una ragazza spontanea, abbastanza vivace, che aveva stretto subito amicizia con la maggior parte della classe. Tra l’altro teneva molto a cuore la situazione di Evie, perché lei per lungo tempo alle elementari era andata dietro a Matteo.

- Non mi dire che è quello che penso!! Oh, Evie, l’hai scritta! – Si gettò alle spalle della ragazza, iniziando a intimare di leggerla.

Anche le altre ragazze si interessarono alla faccenda.

- Evy, leggi! – iniziarono a urlare Francesca e Giulia, seguite a ruota da Lara.

- Ok, ok! – Evie si sentiva molto felice e per la prima volta si sentiva importante. Tutte erano in completo silenzio, tutti gli occhi erano puntati su di lei. Si schiarì la voce e iniziò a leggere la lettera:

Caro Matti, ti amo ti amo ti amo…….

 

Quando finì lo spogliatoio esplose in un consenso generale. C’era gente che l’abbracciava, che si complimentava. Quelle più romantiche guardavano Evie con grande ammirazione e esclamavano : - Anche un insensibile cadrebbe ai tuoi piedi.. con una lettera del genere! –

- E poi Matteo io lo conosco.. è un ragazzo comprensivo e dolce! – si intromise Katia.

- Ecco ragazze.. Io non so.. Non vorrei rovinare tutto! E se lui iniziasse a trattarmi male, se mi farebbe soffrire? Se così si rovinasse la nostra amicizia? – Evie era piena di dubbi. E faceva bene a porsi quelle domande. Faceva bene a non fidarsi delle continue insistenze delle sue amiche che le ripetevano: “Evie, non puoi non dargliela!” “Evie, ti prego! È stupenda!”, “Evie, non puoi perderti un’occasione simile”.

Avrebbe fatto bene anche a continuare a seguire quello che il suo cuore le diceva. Cioè di tenersi tutto dentro, di non uscire allo scoperto. Avrebbe fatto bene a non fidarsi delle sue amiche. Perché dentro di lei qualcosa glielo diceva, se lo sentiva che sarebbe andata male.

Ma avete mai sentito di quel sentimento chiamato speranza?

La speranza.. Cos’è la speranza? Quel sentimento che nelle situazione più critiche ti  permette di continuare. Perché finchè c’è speranze il futuro ci attende. Se smettiamo di sperare, siamo perduti, smarriti.

Non smettiamo mai di sperare, di sognare.

Evie ne aveva tanta di speranza, eccome se ne aveva. Evie era piena di sogni.

E forse per quello, forse perché sperava che Matteo avrebbe potuto ricambiare decise di seguire i consigli delle sue amiche.

 

Per tutta la lezione di ed.fisica tenne stretta in mano la lettera, persino quando iniziarono a giocare a pallavolo. Era come se fosse diventata una parte di lei.

La campanella risuonò nella palestra, rimbombando violentemente. Ragazze e ragazzi iniziarono a correre verso i rispettivi spogliatoi.

Solo allora Evie si ricordò di Betty. Betty.. Perché non aveva detto niente quando aveva letto la lettera? Perché? Perché si era limitata a restare in silenzio, mentre si cambiava la maglietta? Perché non aveva fatto come tutte le altre compagne che l’avevano incoraggiata, apprezzata?  

Betty.. sei la mia migliore amica.. la prima che mi dovrebbe incoraggiare, che dovrebbe stare qua a sostenermi, in questi momenti in cui ho dei dubbi. Perché te ne stai in silenzio? Cosa è cambiato tra di noi dall’anno scorso, dalle elementari? Ora che mi sono innamorata, perché non mi sostegni?” si domandò Evie interiormente con un pizzico di amarezza.

Ma decise che per ora non era meglio pensare, magari la sua amica era triste per qualche altra cosa. Oppure aveva litigato con i genitori. Si rassicurò pensando che magari era solo una “giornata no” per lei.

 

********

 

La seconda ora passò velocemente, forse anche perché Evie non aveva fatto altro che pensare a cosa avrebbe potuto dire a Matteo.

Era arrivato così l’intervallo. Era il momento. Il momento giusto. “O ora o mai più!” si disse Evie stringendo per l’ultima volta il pezzo di carta che teneva gelosamente in mano.

- Vai, Evie! Non te ne pentirai ! – esclamò Katia tirandole una pacca sulla spalla.

Si avvicinò verso un gruppo di ragazzi tra cui c’era anche Matteo.

“Non me ne pentirò”, “Anche un insensibile mi cadrebbe ai piedi”; cercò di farsi coraggio ripetendosi le frasi delle amiche. Le ultime frasi famose.

 

FINE CAPITOLO 2

 

Mi dispiace un po’ interrompere il capitolo a questo punto. Ma questo capitolo serviva per sottolineare bene i sentimenti e gli stati d’animo provati da Evie in questo momento, per lei molto importante.

Beh che dire? Continuate a seguirmi e soprattutto recensitemi, perché solo attraverso le vostre recensione mi rendo effettivamente conto se la mia ff è di vostro gradimento.. e posso anche impegnarmi a migliorare!

Un ringraziamento per tutti quelli che mi hanno recensito:

per Ayla: Sono molto molto contenta che ti sia piaciuto anche il primo capitolo e che il distacco temporale non sia stato troppo brusco! Grazie mille!

Per Elyna: Ciao tesò! Beh che dire? Grazie di seguirmi sempre! Tvtrtrtrb!

Per Sailormeila: Un grande grazie anche a te! Meno male che ci sono persone come te e come gli altri che mi recensiscono, che mi danno la voglia di  continuare! Grazie!

 

Beh.. A presto!

Diddly

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 3

 

Evie si avvicinò con coraggio, con il sorriso sulle labbra. Si sentiva molto forte in quel momento. Lei.. ce la stava facendo!

Le parole di una canzone che sentiva ormai da diversi giorni la mattina alla radio le rimbombavano nella testa.

 

Quante volte ho pensato di dirtelo

Quante volte ho pensato di farcela

 

In quei mesi l’aveva pensato tante volte, ma si dava già perdente. Tante volte si era proposta di dichiararsi, ma ci aveva sempre ripensato.

Ora invece stava per dichiararsi. Ce l’avrebbe fatta! Chissà com’era tenere per mano Matteo. Si fermò un attimo, socchiuse gli occhi e iniziò a sognare.

 

Era per strada e pioveva. Pioveva forte. Aveva dimenticato a casa l’ombrello e i capelli ormai bagnati le cadevano sulle spalle. Odiava la pioggia. Così triste, così.. insopportabile!

E d’improvviso lo vide.. Lontano, venire verso di lei piano, con il suo solito passo spensierato, con quel sorriso che le faceva venire il capogiro.

Lo vedeva sempre più vicino, sempre più vicino…

- Evie! Ciao! Hai bisogno di un passaggio? – chiese lui indicandole l’ombrello.

- Oh.. ciao Matti! ecco.. sì grazie! –

Per tutta la strada continuarono a guardarsi sorridendo. Non dissero niente. Ma è proprio vero che a volte uno sguardo vale più di cento parole.

Arrivarono sotto casa di Evie. Era passato così veloce quel momento in cui erano stati insieme.

- Beh, allora ciao! – Lui le si avvicinò lentamente. Lentamente, piano piano, fino a toccare le sue labbra. Dapprima con delicatezza, quasi per paura di essere respinto. E poi sempre più dolcemente, lasciandosi trasportare da quel bacio improvvisato. Evie si sentiva sulle stelle.. Era il suo primo vero bacio.

 

- Evie?? Evie?? Stai dormendo? – Matteo la scrollò violentemente.

- Oh.. no.. vedi… ecco.. io.. – Inizio a balbettare, mentre le guance le si coloravano leggermente di rosso. Non era un tipo che arrossiva facilmente. Se lo faceva, lo faceva in condizioni veramente estreme. E quella la era.

- Tutto bene, Evie? –

- No, ecco.. vedi, Matteo.. questa è per te! – gli diede la lettera e scappò via. Lontano, più lontano che poteva. Arrivò in bagno e solo lì si fermò a pensare.

Che figura che aveva fatto! Matteo avrebbe pensato che lei era una bambina. Scappare così..

E poi quando si era messa a sognare. Le sue labbra le erano sembrate così vere e autentiche. Così calde, così fantastiche.

Quante volte avrebbe continuato a sognare quel momento? Quante volte avrebbe continuato a sognare di poter sentire il calore delle sue labbra sulle sue?

Troppe volte, troppe. Sarebbe stato per lungo tempo il suo sogno più frequente. Un sogno. Sempre e solo un sogno.

 

La campanella risuonò ancora e fu costretta a ritornare in classe. Lo vide, lui stava leggendo la lettera con i suoi amici.

No, non poteva essere così! Non poteva averla letta con i suoi amichetti! Avrebbero iniziata a prenderla in giro.. No! Lei non voleva che.. tutti sapessero che lei, Evie Carì, la “secchiona della classe”, andava dietro a Matteo. Non, non potevano saperlo!

Lo sapeva, aveva sbagliato. Era stato uno stupido errore.. Perché non aveva dato retta al suo cuore, piuttosto che a quello che dicevano gli altri?

Lo vide sorridere. No, non stavo sorridendo, stava RIDENDO, il che è completamente diverso. Stava ridendo di lei?? Dei suoi sentimenti, di quello che provava? Lo sapeva, lo sapeva.

Non avrebbe mai dovuta dargliela quella lettera. Quella maledetta lettera.

Si sedette al suo banco e lo guardò per un’ultima volta. “Matteo.. perché sei entrato così nel mio cuore?” si domandò, prima di tirare fuori il materiale per l’ora successiva.

 

Vi siete mai sentiti molto diversi? Sì, diversi dagli altri.

Tutte le vostre compagne stravedono per i ragazzi perfetti, i classici alti, biondi, occhi azzurri. Quelli carini, i classici “boss”, quelli abituati a vedere tutti ai loro piedi.

E voi invece.. Quando li vedete non vi fanno né caldo né freddo. Sì che sono carini lo ammettete, ma vi lasciando completamente indifferenti.

Mentre quando passa quel ragazzetto, alto poco più della vostra spalla, con occhi e capelli marroni come mille, che non ha niente di speciale, vi inizia a girare la testa.

Non vi sentite diversi? Diversi dagli altri?

E allora iniziano i quesiti, le domande, i dubbi. Perché anche io, come loro, non posso innamorarmi del “figo” del gruppo? Perché?

Cosa ho io di diverso?

E perché poi, mentre le altre prendono il primo bigliettino e scrivono “Ti vuoi mettere cn me? Risp”, io devo perdere il mio tempo a scrivere lettere, lunghe facciate e facciate?

Perché se lui non mi saluta devo andate in tilt, iniziare a sentirmi trascurata, a pensare che non mi sopporta, che non mi vuole bene? E perché invece loro se si accorgono che uno non le vuole, dopo una, massimo due settimane, se ne trovano un altro?

 

Cosa ho io di diverso?” Era questo che si domandava Evie tornando a casa quel  lunedì pomeriggio di autunno.

Matteo non le aveva detto niente. Neanche una parola. Neanche un “grazie”, un “ci penserò”. Niente, di niente.

Non si aspettava di ricevere una risposta immediata, ma almeno una parolina, una frase, un qualcosa che le facesse capire che non era rimasto indifferente davanti alla sua lettera.

Si era limitato a ridere con i suoi amici. Basta. Era questo che intendevano le sue amiche? Lei, davanti a una scena così, non si doveva pentire di aver dato quella maledetta lettera?

Quanto fa male l’indifferenza. Ma tanto. Ti fa sentire inutile, inesistente. È peggio di cento pugnalate al cuore.

“Mi dirà qualcosa domani.. Magari è solo timido” disse cercando di consolarsi.

No, la speranza ce l’aveva ancora. Per fortuna.

Arrivò a casa distrutta, mangiò un piatto di pasta e si precipitò a dormire. Era stanca, esausta di quella giornata ricca di emozioni.

“Tutto può cambiare.. Domani è un altro giorno, un giorno nuovo. E sono sicura che finalmente Matteo si accorgerà di me. Ne sono sicura…” Pensò Evie prima di lasciar che la stanchezza prendesse il sopravvento su di lei, lasciando lo spazio ai sogni. I sogni…

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 4

 

Erano passati ormai diversi giorni da quel lunedì pomeriggio. Giorni nei quali Evie aveva avuto modo di riflettere.

Martedì non era andata come esattamente sperava. Matteo non si era deciso a darle una risposta e solo durante l’ora di artistica aveva accennato qualcosa del tipo: “Io avevo già una risposta.. ma alcune cose mi hanno fatto cambiare idea”.

Cosa? Quale era la sua risposta? Che cosa intendeva con quella affermazione?

Dubbi che continuavano a tormentarla, da giorni ormai. Ma non avrebbe mai avuto una risposta a quelle domande, mai. Era troppo timida per chiedergli una spiegazione.

 

Era venerdì e i primi segni dell’inverno si iniziavano già a far vedere.

Faceva parecchio freddo, specialmente in quella classe triste e grigia dove non funzionava il riscaldamento. Evie si era raggomitolata nel suo maglione nero, in un angolo.

- Raga! Non c’è la prof di italiano! – Esclamò Arianna, la più scatenata della classe, dalla soglia della porta.

In classe scoppiò il caos più totale: gente che urlava, che gioiva, che rideva. Avrebbero avuto un’ora buca! Quanto sono belle le ore buche.. Puoi far quello che vuoi, alzarti senza che nessuno ti dica niente. Sei libero. Libero!

Evie si alzò dal suo banco andando incontro a Katia.

-Ehi, Katia, ora buca né? – disse sorridendo all’amica.

- Già! Che bello! – esclamò lei entusiasta. – Vieni, Evy! Raggiungiamo le altre! –

Le due ragazze raggiunsero il gruppo di amiche, che stava disegnando alla lavagna.

Presa dalla foga del momento anche Evie prese il gessetto e iniziò a scrivere: “Le domande di una povera sfigata” facendo riferimento a un lavoro svolto in classe pochi giorni prima intitolato “Le domande di uno scolaro”.

Non si sa perché lo fece. Forse solo per sdrammatizzare un po’. Dato che negli ultimi giorno nessuna delle sua amiche osava nominare il nome di Matteo in sua presenza. Forse perché era destino che lì in quella classe, quel giorno di autunno, in quell’ora buca, le prime lacrime iniziassero a rigarle il volto.

Andò avanti.

“Le domande di una povera sfigata (cioè io)

1.     Ambra è molto carina e io no, perché?

2.     Ambra è simpatica e io no, perché?

3.     Cosa altro ha Ambra che io non ho? Tutto, vero Matti?

Non che Evie ce l’avesse con Ambra. Semplicemente perché nell’ultimo periodo tutta la classe sapeva che a Matteo piaceva Ambra. Come a tutti gli altri suoi amici del resto. Ma loro erano uguali. Quando ad Antonio piaceva Sara, a tutti quelli del gruppo (Matteo compreso) piaceva lei. Quando un altro iniziava a notare che Betty era carina, tutti in massa dietro a lei. E ora era il turno di Ambra.

Pecorelle erano, nient’alto. Pecorelle che seguivano il gregge.

- Evie, vieni qui! – Le sue amiche ormai si erano spostate e la chiamavano dal fondo della classe. Così si dimenticò di quella scritta, lasciandola lì permettendo che tutti la vedessero. Sbadata, sbadata.. Se solo fosse stata un po’ più attenta, si sarebbe ricordata di cancellarla!

Ma la sua sbadatezza la pagò cara, molto cara.

 

La mezza era scoccata. Mancavano ancora esattamente metà ora. Fu allora che Evie si girò verso la lavagna e si ricordò della scritta. Dannazione, la scritta! Se la era completamente dimenticata. Si avvicinò con l’intento di cancellarla. Ma fu allora, proprio allora, che Matteo si avvicinò con tutta la sua “ciurma”: Antonio, Alessio e Luca. Fu allora che si voltò verso la lavagna e iniziò a leggere.

No, no! Pochi secondi e l’avrebbe cancellata, perché? Perché proprio in quel momento doveva accorgersi di quelle due frasette scritte sulla lavagna?

Perché non poteva aspettare ancora 10 secondi per girarsi in quella direzione? Secondi, era questione di secondi. Una manciata di attimi e quella scritta non ci sarebbe più stata. Ma proprio in quell’attimo Matteo doveva accorgersene? Che caso la vita! Organizza tutto perfettamente, precisamente.

Non una cosa fuori posto. Tutto preciso, tutto perfetto. Tutto giusto, perché si adempia il destino che è stato scelto per ognuno di noi.

 

- Ragazzi, guardate cosa c’è scritto qui!! – iniziò a ridacchiare. – Le domande di una povera sfigata… - a stento si trattenne dallo scoppiare a ridere.

Lesse poi mentalmente le domande e indicandone una alla volta diede la risposta.

- Giusto, Ambra è carinissima rispetto a te! Seconda domanda, giusto! Terza.. Si, ha tutto più di te.. Giusto! – Iniziò a ridere, seguito a ruota da Antonio, da Alessio, da Luca. Matteo quando era con i suoi amici era diverso, diverso da quello che Evie aveva conosciuto. Era un buffone, un buffone per natura. Gli piaceva scherzare, prendere tutto alla leggera e senza neanche accorgersene feriva in modo tremendo le persone. Persone che come Evie pendevano dalla sue labbra. Che prendevano ogni parola che diceva come un comando. Che era completamente cotte di lui.

Che passavano dal paradiso all’inferno, dall’inferno al paradiso, per ogni cosa che lui esclamava. Ogni parola.

Non fraintendiamoci però. Matteo non era cattivo, era soltanto ingenuo. Talmente ingenuo che non si accorgeva che con la sua voglia di scherzare distruggeva il cuore di Evie. Talmente ingenuo che non si era accorto che quella battuta fatta poca prima l’aveva annientata, distrutta. Ma lui non era cattivo. Era un ragazzo buono, dolce anche. Ma faceva parte anche lui del “gregge”. Anche lui era una pecorella. E allora per far fare quattro risate a quelli del suo gruppo, aveva detto la prima cosa che gli era saltata in mente. Ma erano cose che in realtà non pensava, l’aveva fatto solo per divertirsi un pochino.

Bisogna sempre contare fino a dieci prima di parlare. Perché noi non ce ne accorgiamo, ma le parole che diciamo, i gesti che compiamo hanno delle conseguenze su chi ci sta accanto, su chi ci vuole bene.

 

Evie si fermò come un’ameba fissando la lavagna. Non era in grado di pensare, non era in grado di intendere e di volere. Si sentiva un niente, un nulla, un piccolo puntino che sarebbe scomparso da un momento all’altro. Era vero, allora. Lei era brutta, antipatica, non aveva niente che potesse far innamorare un ragazzo. Matteo aveva detto così. Matteo aveva detto che.. aveva detto che..

Non riuscì a finire la frase, perché si sentiva distrutta. L’unica cosa che riuscì a fare fu quella di tornare dalla sue amiche, prima di cedere.

Evie, non farlo! Non Evie, non devi piangere! Evie fallo per te stessa. Non è vero quello che dice, sono tutte bugie. Matteo non ti merita, dice quelle cose così per fare. Non le pensa veramente! Evie, devi resistere! Devi dimostrargli che le cavolate che dice non ti fanno effetto! Devi essere forte Evie! Evie, no!!!” continuava a ripetergli la sua vocina interiore, cercando di consolarla.

Ma Matteo le aveva fatto un male tremendo. Le aveva conficcato una spada del cuore. E lei aveva male, tanto.

Gli occhi erano lucidi, le guance rosse. La prima lacrima le scappò dolcemente dagli occhi, scivolando sulla pelle. E poi un’altra lacrima e un’altra ancora. Aveva ceduto, ceduto.

Evie faceva finta di essere forte, ma in realtà era debole, tanto debole. Era fragile.

- Evie! Evie non piangere! – Katia le si avvicinò subito iniziandole ad asciugare le lacrime. Aveva assistito alle scena e sapeva che Evie non avrebbe resistito, non sarebbe stata in grado di far finta di niente.

- Evie, Evie! Non dargli ascolto! – Anche Giulia aveva iniziato a consolarla.

Ben presto molti compagni le si riunirono intorno. C’era chi chiedeva spiegazioni. C’era chi la consolava e c’era persino chi era andato a dirne quattro a Matteo.

Ma le lacrime non si fermavano e iniziarono a scorrere sempre più veloce. E presto alle lacrime si aggiunsero i singhiozzi. Singhiozzava piano però. Non voleva farsi vedere in quello stato. Si vergognava tanto; lei doveva dimostrare di essere forte!

- Piangi, Evie! Piangi, sfogati; perché piangere non è un segno di debolezza, piangere dimostra che hai un cuore, che provi dei sentimenti! Non vergognarti mai di piangere! – Dave si era fatto spazio tra la folla di compagni e le si era avvicinato pronunciando quelle parole molto toccanti. Dave era un ragazzo straniero, ma molto aperto e socievole.

Ma aveva perfettamente ragione. Ci vergogniamo spesso di piangere, perché pensiamo che sia una cosa da deboli, da persone fragili. Ma non è vero. Piangere non vuol dire essere deboli. Piangere dimostra che proviamo dei sentimenti, che non siamo indifferenti a quello che ci capita! E Dave sapeva che quello che serviva più di tutto a Evie in quel momento era piangere, sfogarsi. Tirare fuori la rabbia, la tristezza che aveva dentro. Magari per gli altri poteva sembrare una sciocchezza la causa del suo pianto, ma non lo era.

Una ragazza si sente crollare il mondo addosso se il ragazzo, e non un ragazzo qualsiasi ma quello che le piace, le viene a dire che è brutta, antipatica, che non ha nessuna dote. Ed Evie era particolarmente fragile.

Giulia si avvicinò ulteriormente alla compagna. E l’abbracciò.

Un abbraccio dolce, leggero, ma che per Evie significò molto.

“Grazie, Giulia!” pensò abbozzando un sorriso tra le lacrime. Con gli occhi appannanti girò lo sguardo da una parte all’altra della massa di compagni, sembrava stesse cercando qualcuno.

Betty? Dove sei Betty? Perché quando ho bisogno di te non ci sei mai? Io voglio che sia tu ad asciugarmi le lacrime, tu che sei la mia migliore amica. O forse non lo sei più? Vero, tu sei cambiata. Anche io lo sono. Ma io ti voglio bene, voglio che tu venga qui a consolarmi. Lo so: ho fatto degli errori. Nell’ultimo tempo mi invitavi spesso a uscire con te e con Manuele e Giacomo, quelli della 2°C. Sono venuta con te una volta, forse due. Ma poi non riuscivo a essere me stessa. Loro avevano occhi solo per te, facevano a gara per ricevere un solo sguardo da te. E io mi sentivo esclusa, mi nascondevo. Venivo lì per fare il palo. Perché tu lo sapevi Betty che loro non mi avrebbero guardata neanche un minuto. Lo sapevi, vero? Ma così almeno potevi dire a tua mamma che uscivi con me. E io ho deciso che era meglio restare a casa. Perché io voglio essere me stessa. Quando esco con loro non posso farlo. Mi sento diversa.  Ma non è che per questo però il nostro rapporto si è incrinato, no? Betty io ora ho bisogno di te, ho bisogno della tua spalla su cui piangere. Ho bisogno del tuo appoggio. Io ti voglio bene. Dove sei? Ora mi guardo intorno e chi vedo? Vedo Giulia. Quella che all’inizio reputavo come una gallina, che era una mia “nemica”. Ma nell’ultimo tempo quando ho bisogno c’è sempre lei. Lei, sempre qui a darmi una spalla su cui piangere, ad aiutarmi quando sbaglio, a sostenermi quando ne ho bisogno. Betty tu dove sei?

Giulia vorrei dirti grazie. Vorrei dirti che per me sei molto importante, sempre di più. Che stai acquistando un posto nel mio cuore sempre maggiore. E ora sei qua a consolarmi. Al posto di ridere e scherzare con le altre perdi tempo a consolare me. Ma chi sono io per meritarmi la tua amicizia? Giulia grazie, grazie tante. Vorrei poterti dire queste cose, ma non ne ho il coraggio, perché non sono brava a esprimere i sentimenti. Ti voglio bene. Le amiche vere si vedono nei momenti così e io Giulia lo so che tu sei un’amica vera. La mia.. migliore amica!” Furono questi i pensieri di Evie in quel momento, mentre le lacrime le rigavano il volto. Era la prima volta che si rendeva conto che Giulia stava diventando sempre più speciale e per la prima volta l’aveva reputata come la sua migliore amica. Come cambiano le cose. Prima Davide poi Matteo, prima Betty poi Giulia..

Intanto le lacrime le si erano un po’ calmate e i suoi compagni iniziarono a cantare una canzone che andava di moda in quel momento.

 

Ti penso sempre voglio solamente stare un po’ con te..

 

Diceva così una parte del ritornello. E Evie pensò a Matteo, mentre un’ultima lacrima le rigò il volto. Era la prima volta che piangeva per un ragazzo. La prima volta. Non aveva mai provato emozioni così forti, da arrivare a piangere per un ragazzo addirittura. Ma lo sapeva che non sarebbe stata la prima e l’unica, se lo sentiva che sarebbe stata solo la prima di una lunga serie..

Perché piangere non significa essere deboli..

 

E Matteo? Se ne stava in un angolo della classe ancora con i suoi amici. Fisicamente era lì ancora a scherzare a ridere con loro, ma con la mente era da un’altra parte. Era vicino a Evie. La guardava e pensava che aveva esagerato.

- Matteo ci sei? Perché continui a guardare Evie? Che te ne frega in fondo? – gli disse Luca, il più “insensibile” del gruppo.

- Sì, sì ci sono. Sì infatti, che cosa me ne frega! – disse facendo finta di niente.

Evie, tu lo sai però che in fondo mi dispiace. E non poco” pensò, prima che la campanella suonò dando fine a quell’ora.

 

FINE CAPITOLO 4

 

Ciao a tutti! Intendo precisare che ho voluto scrivere questa ff 1 po’ pessimista ma perchè ovunque leggo storie dove finisce sempre bene.. Dove alla fine 1 s mette insieme a quello che gli piace, e tutti felici e contenti! Mentre nella realtà, lo so per esperienza diretta, non è sempre così. Quindi volevo analizzare i pensieri di Evie, che è innamorata ma che purtroppo non è fortunata (almeno all’inizio! ;-) ).

 come le altre che alla fine in 1 modo o nell’altro riescono a conquistare quello di cui sono innamorate Infine ringrazio come sempre chi mi ha recensito: Julietta_Angel, Elyna, Sailormeila, Ayla, Winnythebest (o Miao91!) e anche chi mi recensirà in futuro.

Una piccola precisazione (anche se penso che si è capito):

I discorso introdotti dalla virgolette “…” sono i pensieri, quindi non vengono espressi ad alta voce, come ad esempio il lungo monologo che Evie fa con se stessa riguardo Betty e Giulia. Mentre come si è capito, quelli introdotti dai trattini -… - sono i discorsi fatti ad alta voce. Lo so che è solo 1 stupida precisazione, perchè comunque si capiva.. Ma non vorrei che x sbaglio 1 si confonda; questo creerebbe confusione perché non si capirebbe più nulla della storia.

A presto!

Diddly

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Song-fic 1- ***


Salve a tutti! Sono certa che in questo capitolo stravolgerò completamente la storia, ma la mia mente regredita, ha partorito quest’idea assurda. Ho pensato che ogni 5 capitoli ci sarà un capitolo diciamo nel quale la storia si fermerà per un attimo e ci saranno sotto forma di song-fic le riflessioni di Evie, scritte però in prima persona .. So che ora vorrete uccidermi e vi verrebbe voglia di non leggere mai più la mia ff, ma vi prego abbiate pietà di leggere almeno questo capitolo! Leggete, ditemi che ne pensate e.. se proprio la mia idea fa schifo ditemelo e vedrò di cancellare il capitolo e ripostarne un altro.

 

Non voglio perderti

 

 

Capitolo 5

Song-fic 1

 


C'è un tempo per i baci sperati, desiderati
tra i banchi della prima B
occhiali grandi, sempre gli stessi, un po' troppo spessi
per piacere ad una così
nell'ora di lettere
guardandola riflettere
sulle domande tranello della prof
non cascarci, amore, no!

 

Già. Sono mesi che vago alla ricerca di quel mitico “tempo”. Mesi in cui ho sperato che anche per me sarebbe arrivato il momento dei baci sperati, desiderati tra i banchi della prima b.

Sembra fatta apposta per noi questa canzone, lo sai Matteo? In ogni canzone che ascolto trovo qualcosa che mi ricordi te.

Ma perché per me non arriva questo “tempo”? Quanto devo vagare ancora?

E poi i miei occhiali. Grandi, troppo, per piacere a uno come te. Li ho cambiati, sai? Per te, solo per te. Ma non sono i miei occhiali che non ti piacciono: sono io, solo io, che ho qualcosa che non va.

E quando nell’ora di italiano, quando in tutte le ore, ti guardo, concentrato, pronto a rispondere a qualche domande trabocchetto della prof, mi sento il cuore sobbalzare. E quando tu mi guardi con quell’aria da cane bastonato per dirmi “aiutami”, io bisbiglio qualche suggerimento. Già. Perché forse una delle poche caratteristiche che ho io è quella di essere intelligente, la classica “secchiona”. E un’altra mio pregio (sempre se si può chiamare così) è di essere buona. Troppo. Perché lo so che alcune persone come te si approfittano di questo. Lo vedo, sai? Vedo che mi sei amico in particolar modo quando hai bisogno per verifiche, interrogazioni. Io lo vedo, ma faccio finta di niente. Rimango solo con la speranza che tu mi voglia bene davvero, sempre e comunque.

Ma non sono capace a dirti di “no”. A dirti “per questa verifica fai da solo!”. No, perché ho paura di perderti. E io non voglio.

E d’altronde bisogna essere sempre pronti per un amico. Pronti a rischiare, ad aiutarlo. Ma tu cosa fai per me? Poco e niente. Ma sai che ti dico? Non mi importa. Perché tu non mi devi ripagare. Io sono felice già per il semplice fatto che tu esisti.

 

C'è un tempo per i primi sospiri tesi insicuri,
finchè l'imbarazzo va via,
col sincronismo dei movimenti, coi gesti lenti
conosciuti solo in teoria,
come nelle favole,
fin sopra alle nuvole,
convinti che quell'istante durerà
da lì all'eternità...

 

I nostri movimenti, vicini, a volte fin troppo. Quando a ed. tecnica, vengo vicino a te per aiutarti a fare il disegno, ti sento accanto a me.

Le nostre mani si sfiorano, i nostri sguardi si incrociano. Mi guardi, mi fai sentire per una volta importante, mi fai sentire “tre metri sopra il cielo”.

E quando le nostre mani si sfiorano, dolcemente, lentamente, quasi come per paura di farsi male, mi sento volare. Volo lontano, trasportata dal mio cuore, nel mondo dei sogni, nel mio mondo!

E spero che quell’istante non finisca mai. Che non debba risvegliarmi, che non debba guardare in faccia la realtà. Quando mi risveglio, mi rendo conto che io sono lì solo per farti il disegno e allora prendo la squadra, la matita e inizio a lavorare. Ma sento il tuo respiro, i tuoi occhi puntati su di me e solo questo mi fa felice.

 

Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è.

 

Per questo io continuo a sperare. Spero, spero, non smetterò mai di farlo. Perché tutto può cambiare, quando meno te lo aspetti qualcosa cambia, qualcosa ti stravolge la vita.

Proprio in quel momento, in cui non te lo saresti aspettato. Ma la vita è così. Stravolge, cambia, ci fa felici, ci ferisce. La vita è incoerente proprio come te Matteo. Mi ferisci, mi fai sognare, mi illudi, mi disilludi. Chi sei tu? Che cosa vuoi da me? Perché quando sei solo sei così.. così dolce, così gentile e quando sei con i tuoi amici cambi? Perché quando sei solo con me mi dici delle cose e quando sei con gli altri ne dici altre? Tu non sei cattivo, io lo so. Sono sicura che tu veramente sei quello che io ho conosciuto da solo, sei quella persona dolce, disponibile, comprensiva, sei quel Matteo. Ma alle volte mi fermo un attimo, rifletto e mi domando: “A che gioco stai giocando?”

Poi però rifletto su quello che mi è accaduto nel mio ultimo periodo. Penso a Betty, che era la mia unica migliore amica e che ora non è che una delle tante. Penso a Giulia, lei, quella che reputavo “una gallina”, quella che però adesso è il mio unico punto di riferimento.

Penso a Davide, gli volevo bene, adesso ci rivolgiamo a malapena la parola. E penso a te, Matteo. Non ti conoscevo neanche, per me eri un nulla, uno dei tanti, una di quelle persone che incrociano il mio cammino e che la maggior parte delle volte non lasciano neanche un segno. Ma mi sbagliavo perché tu hai lasciato un segno profondo, indelebile.

Allora è vero che tutto può cambiare.. E chissà che un giorno io e te potremo definirci “noi”.

 

……………… (ho tagliato un pezzo nd_diddly) ……..

C'è un tempo per qualcosa sul viso, come un sorriso
che non c'era ieri e oggi c'è
sembrava ormai lontano e distante, perso per sempre,
invece è ritornato con te,
con te che fai battere
il cuore che fai vivere
il tempo per tutto il tempo che verrà
nel tempo che verrà...

 

Quando ho lasciato Davide ho pensato che sarei stata single per sempre, che non avrei mai più dedicato tempo a voi maschi. Ma poi sei arrivato tu, hai illuminato la mia vita poco alla volta, sei riuscito a farti consegnare la chiave del mio cuore, sei entrato dentro la mia anima. E ora io cerco inutilmente quella chiave ma non c’è più. Perché tu l’hai buttata, tu te ne sei impossessato improvvisamente.

E mi hai donato per la prima volta la gioia di amare qualcuno. Qualcuno che come te mi fa battere il cuore, che dà un senso alle noiose giornate scolastiche, che per un complimento mi dona un sorriso e che per una critica mi butta giù.

 

Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è

E allora io continuerò a sperare, mi attaccherò a ogni minima cosa quotidiana. Nasconderò in uno scrigno ogni tua parola, ogni tuo sorriso, ogni tuo gesto.

Continuerò a sperare, a lottare, la vincerò la lotta contro di te. Distruggerò il muro che hai messo tra noi. Sì, io vincerò, arriverò al tuo cuore Matteo. E allora ti donerò il mio amore, quello che ho di più grande in assoluto.

Ma tu devi aiutarmi; aiutami a superare la scalata verso il tuo cuore, dammi una mano, dammi un appiglio.

E ora, mentre le lacrime mi solcano il viso, penso a te. Lacrime amare, che mi dimostrano che senza di te non posso stare. Lacrime che continuano a sperare e che non smetteranno mai di farlo. Io arriverò a te, ma non posso prometterti di cambiare. Posso migliorare, cambiare alcuni miei comportamenti. Farò di tutto per te, ma non puoi chiedermi di cambiare completamente, non posso essere quello che non sono.

E sento questa canzone che mi tuona nella testa: “in un secondo tutto può cambiare, niente resta com è”. Allora cosa fare? Sai cosa faccio io? Io ci credo, ci credo che tutto cambia, tanto cosa perdo? Illusa, illusa come sempre.

Matteo, ora ne sono sicura, arriverò al tuo cuore!!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 6

 

 

Natale. È sempre bello il Natale. Tanta felicità, le feste, i regali e.. cibo a volontà!

Sì. Il Natale era sempre stata la sua festa preferita. Fin da quando era piccola. E poi il senso d’attesa che si crea in quei giorni è stupendo, fantastico!

L’unica cosa che le dispiaceva un po’ è che non si andava a scuola. Ok, ok! Lo so che ora starete pensando: “questa è matta!”, ma per Evie la scuola non significava solo studio, interrogazioni e verifiche; per lei la scuola era una seconda casa, la scuola significava niente pomeriggi noiosi a casa a far niente, ridere e scherzare con le amiche e soprattutto vedere Matteo tutti i giorni. Poter parlare con lui, confrontarsi e anche suggerirgli!

Perché Evie non aveva molti amici al di fuori della classe; diciamo che non era proprio una ragazza che socializzava con il primo che incontrava. Non che Evie fosse “asociale”, non fraintendiamoci, ma diciamo che non usciva molto spesso e quindi non aveva occasione di farsi altri amici.

Quando usciva, lo faceva sempre con il solito gruppo: le mitiche compagne di scuola che erano le sue più care e vere amiche. O almeno vere erano poche, ma buone.

Le vacanze sono belle i primi giorni perché sei sommersa da famiglia, parenti, amici da regali e auguri. Ma passati il 24, il 25 e il 26 inizia la prima fase di “oddio-che-palle-e-adesso-che-faccio?!?!”. Il 27, il 28 e il 29 sono veramente dei giorni noiosi. Nessuna amica può uscire perché ci sono zii, zietti, nonni, bisnonni e cugini vari. Hai una marea di compiti da fare ma non hai assolutamente intenzione di iniziarli. E allora rimani lì a dormire fino alle 12, poi ti alzi, mangi e.. il pomeriggio ti sdrai sul letto pensando “E ora che faccio?”. Leggere non ne hai voglia, giocare con il tuo fratellino di 3 anni non se ne parla e nemmeno il gioco del computer che ti piace tanto sembra ispirarti più. E allora resti lì a scervellarti 4 ore e quando trovi una soluzione ti rendi conto che è praticamente ora di cena.. e un altro dei tuoi pomeriggi in cui veramente non hai fatto nulla di utile è passato.

O almeno a Evie succedeva così. Poi bene o male il 30 inizia di nuovo l’atmosfera di festa, il 31 e l’1 sei tutta felice per il nuovo anno (che si spera sia un po’ migliore del precedente soprattutto per quanto riguarda l’amore!) e poi a partire dal 2 inizia il conto alla rovescia di tra quanti giorni ricominci la scuola.

Ok, certamente molto gente mi starà dando della matta.. ma per Evie la scuola era tutto. Perché mentre comunemente si pensa “scuola = noia, studio, palle grosse come una casa”, lei pensava che “scuola = amiche, risate e Matteo, Matteo, Matteo”. Ci siamo intesi? Evie non era secchiona. Ossia era brava a scuola, ma non secchiona. Perché questo è un errore piuttosto comune. Comunemente si pensa che secchiona sia qualunque persona che a scuola raggiunga risultati ottimi. Ma non è assolutamente vero! Secchione sono quelle persone che passano ore e ore sui libri di testo, puramente per il gusto di farlo.

Evie odiava studiare e diciamo che l’organizzazione non era proprio il suo forte. I compiti si trovava a farli sempre alle dieci di sera. Ma lei era capace di fare lavori molto ben svolti, anche in pochi minuti.

 

 

 

 

Driin!! Driiiiiiiiiin!

- L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale! – si alzò in piedi stranamente sveglia e arzilla per quell’ora della mattina. – Oggi si fa festa!! Festa e festa! -

Si precipitò in bagno chiudendosi a chiave. Doveva cercare di sembrare almeno per una volta ben pettinata e ben truccata. Evie in fondo aveva solo 12 anni, ma tutte le sue amiche si truccavano, e perché lei non avrebbe dovuto farlo?

Giusto un filo di ombretto azzurro, un lucidalabbra: niente di che insomma. Una bella cosa alta e le fantastiche lenti a contatto. Si guardò allo specchio: niente occhiali troppo grandi, niente capelli nodosi e spettinati sparsi da tutte le parti.. Insomma per una volta si sentiva decente. Decente, capito? Perché di solito lei si reputava un cesso a tutti gli effetti. E se per una volta si reputava decente era veramente un grande traguardo.

I mitici jeans, una magliettina attillata un po’ corta… ed era pronta! Jeans, i mitici inseparabili jeans. Era sconvolgente come Evie fosse cambiata in un anno. Prima era una bambinona, che metteva tute e basta, mai un filo di pancia fuori. E soprattutto se solo le si nominava la parola “jeans” diceva: “odio i jeans!”. Ora invece era una ragazzina e viveva perennemente in jeans.

Cambiano proprio i tempi, vero?

“Oggi dovrò salutare Matteo!! Chissà cosa mi dirà!!” sorrise al sol pensiero di poter scambiare due parole con il ragazzo.

“Ma.. se non succederà niente di che.. non mi dovrò demoralizzare, perché..

Se non sarà oggi

E non sarà nemmeno domani

Arriverà comunque Si disse, prima di mettersi lo zaino in spalle e uscire di casa.

 

 

 

Uff! Sono già passate tre ore dall’inizio delle lezioni.. ossia della festa! E.. che palle! Non è successo niente di che.. a parte le solite che ballano con i maschi! Anche i lenti.. Come vorrei poter ballare anche io un lento con..” Il flusso dei pensieri di Evie fu interrotto da Giulia.

-Evie! Pianeta terra ti chiama! – le sorrise. – Conosco quello sguardo! Stavi mica pensando a Matteo? –

Ma.. Ha poteri sovrannaturali?? Si domandò Evie guardando l’amica come un’ameba. “No.. semplicemente è un anno ormai che parli di Matteo e Matteo, e ancora Matteo.. e.. Anche i muri sanno che ti piace e non è molto difficile capire a cosa stai pensando! Dato che 99 pensieri su 100 che fai nella giornata sono rivolti a lui!” Le disse la sua vocina interiore.

- Io?? Io?? Nooooo!! – Evie cercò di sembrare più convincente possibile.

- Evie? Non sono nata ieri! Fammi indovinare? Vorresti ballare anche tu.. e magari con Matteo? O sbaglio?

“Allora.. Qui le possibilità sono due: o Giulia è una maga.. o si vede così tanto quello che penso??!!??”

- Ora ci penso io! – disse Katia arrivando tutta pimpante e trascinandosi dietro Giulia.

- Katia?? Che vuoi fare?? Non vorrai mica.. – disse Evie in preda al panico.

Ma ormai Katia si era avvicinata a Matteo e aveva ormai cominciato a parlare.

“NO!!! Questa è la fine! Che diavolo le sta dicendo? Non le starà mica chiedendo.. Va beh! Tanto non accetterà mai e farò solo un’ennesima figuraccia! Tanto ormai ne ho fatte talmente tante che ne posso fare una collezione” . Vide Matteo che scuoteva la testa e le sue due amiche che insistevano. Tanto la risposta era chiarae certa: era inutile illudersi!

Ma quando Evie si girò quello che si trovò davanti agli occhi era.. un sogno?

Katia, Giulia stavano tornando verso di lei ma.. chi le stava seguendo era la cosa strana.. c’era Matteo?? Matteo?

“ Matteo sta venendo verso di me. Dopo che Giulia e Katia gli sono andati a chiedere se voleva ballare con me.  Allora.. Forza Evie connetti! Uno più uno fa due!” si disse. “Quindi se.. se.. loro gli hanno chiesto se voleva ballare con me e lui ora sta venendo verso di me, vuol dire che… No, non può essere!”

Forza dai, i sogni non esistono. Evie si era convinta che i sogni non esistessero. D’altronde in quegli ultimi mesi tutto quello che lei sperava non si avverava mai. Tutto quello che sognava non era mai accaduto.

“No.. Ora viene qui e mi chiede solo se ho fatto i compiti! Oppure arriva e mi sfotte! Sì, sicuro.. Vuole fare il boss davanti ai suoi amici e allora deve farsi valere.. Katia, Giulia, perché? Perché l’avete fatto? Tanto si sapeva che mi diceva di no!”

- Evie? Vieni a ballare con me? – la voce di Matteo le penetrò nell’anima, nel cuore. La risvegliò da tutti i suoi pensieri, la confuse, la sconvolse.

“ Sta parlando con me? Ci sono altre Evie nella classe? No, ci sono solo io. Io?? Ma dove sono? Sto sognando forse? Sono in un altro mondo? In quale mondo Matteo chiede di ballare a me, proprio a me. A me, a Evie, la deficiente che da mezzo anno gli sbava dietro!”

- Evie? – Di nuovo quella fitta al cuore. Il respiro che le mancava, la voce che le tremava.

- Eh? – L’unica cosa che fu capace di dire. Non “sì”, “certo”, “veramente”, ma “eh?”. Aveva fatto la figura dell’idiota come al solito. Possibile che per una volta non fosse capace di dominare i sentimenti?

- Ti ho fatto una domanda… -

Evie lo sapeva che le aveva fatto una domanda. E certo che l’aveva sentita. Mica era sorda. Ma aveva un nodo alla gola, qualcosa che le impediva. “Avanti, Evie! Carpe diem! Cogli l’attimo! Non perdere sempre tutte le occasioni!”

- Sì! – bisbigliò sottovoce, quasi per non farsi sentire.

- Vieni allora..

 

 

Si avvicinò con Matteo al centro della classe. Era come una favola.. Sì lei era Cenerentola, la ragazza inizialmente “sfigata” piena di sogni. Lui era il principe azzurro che, finalmente, la era venuta a prendere. Che la portava al centro della sala da ballo e la faceva danzare.

La abbracciò e iniziarono a ballare. Era un ballo lento. Lui, così vicino a lei. Lei, così vicino a lui. Loro in mezzo alla classe, soli. Loro con tutti gli occhi puntati addosso. Evie e Matteo.. Matteo e Evie.

Evie non si vergognava. Sapeva di essere sotto gli occhi di tutti. Ma in quel momento niente le importava. Nulla, niente. Quando era con lui era come se gli altri non ci fossero. Era sola con lui.

Non poteva essere. “è un sogno! Un sogno.. tra poco mi sveglio nel mio letto” continuava a ripetersi. Ma non si svegliava.. continuava a ballare, ancora, non si fermava. Aprì gli occhi. Giulia e Katia erano lì che le facevano l’occhiolino. Come avrebbe fatto senza di loro?

Quello era il più bel regalo di Natale che le potessero fare. Il più grande, il più bello, il più unico.

Sentiva il suo profumo invaderla. Sentiva le sue mani intorno alla sua vita.

Quei pochi minuti, quegli istanti le sembravano interminabili. Le sembravano i più lunghi della sua vita.

Il suo calore, il suo viso così poco distante, le sue mani che la circondavano.

I sogni esistono, ma bisogna saperli cogliere. Esistono, ma svaniscono presto. E dopo pochi minuti, uno forse due, la canzone era finita.

Dovevano tornare lei dalle sue amiche, lui dai suoi amici. L’incanto era finito. Evie doveva lasciare quel caldo abbraccio.

Si staccarono e tornarono dai rispettivi amici. Si fermò un attimo ferma, immobile. Allora non era un sogno. Non aveva sognato. Era lì, era sveglia. Aveva ballato con Matteo.

Lei, Cenerentola, aveva ballato con il Principe Azzurro.

Come in una fiaba, come in un film. Come in un libro dove tutto finisce bene. Peccato che in quel caso non c’era la scritta “the end”. Non era la fine della storia. Perché avrebbe sofferto ancora tanto, avrebbe passato altre mille peripezie per ricevere di nuovo un abbraccio simile. Ma Evie era sicura che allora in fondo Matteo le voleva bene. Era sicura che per un momento così allora valevano mille anni d’attesa.

A Evie “del ballo” non era rimasta una scarpetta, ma solo una gioia indescrivibile nel cuore, un ricordo che non si sarebbe mai dimenticata: MAI.

 

 

FINE CAPITOLO 6

 

Eccomi qui!! Che ne dite?? Voglio dire un grande grazie a tutti quello che mi hanno recensito e che spero continuino a farlo!!

 

Per Fanny chan: Ti ricopio la risposta che ti avevo scritto nello spazio recensioni ma ke nn so se hai letto. “mi dispiace tantissimo che la mia ff ti abbia riportato alla mente dei ricordi e che ti abbia fatto scoppiare in lacrime.. ma.. io posso dirti che ti capisco! E non te lo dico solo così per dire, perchè ti capisco veramente. Perchè la sai una cosa? Ora lo dico a te, ma lo dico anche agli altri lettori. Non avrei voluto dirlo, ma ora ci tengo a farlo. Ecco: all'inizio di questa ff c'era la scritta "è una storia verosimile". Ecco, questa ff è la mia storia. è tratta dalla mia vita, da quello che ho passato e che ho provato nei 3 anni di medie. Ho pensato di scriverla, perchè scriverla mi serviva, mi serve. è bello rivivere ogni momento così.. E allora ho pensato di scrivere (cambiando i nomi) questa ff. Quindi Fanny sappi che mi dispiace tanto, ma penso di poterti capire. Scusami, io comunque non ho fatto apposta! Un bacio.. Diddly

È sconvolgente il fatto che i nomi siano uguali! Io li ho cambiati.. Cioè il mio ex non si chiamava veramente Davide e quello che m piace da 3 anni non si chiamava nemmeno Matteo. Ma è sconvolgente come abbia azzeccato i nomi!!

 

Un grazie anche a Niki chan (come ho già detto a Fanny è sconvolgente il fatto che i nomi siano uguali! Io li ho cambiati.. Cioè il mio ex non si chiamava veramente Davide e quello che m piace da 3 anni non si chiamava nemmeno Matteo. Ma è sconvolgente come abbia azzeccato i nomi!!), a Cry90, ad Ayla, Sailormeila, Miao91, Elyna91, Julietta_Angel, Valentina (grazie veramente a tutti per i complimenti.. che per me sono esagerati|||| Comunque grazie.. continuate a seguirmi.. spero d nn deludervi!)

A presto

Un bacione

Diddly

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 7

 

 

Ci sono giorni nella nostra vita, nei quali tutto sembra andare stupendamente, nei quali continuiamo a ripeterci “Allora forse i sogni esistono”, nei quali ci sentiamo tremendamente stupidi per esserci lamentati della nostra esistenza.

Ma ci sono anche giorni nei quali le nostre certezze spariscono, nei quali niente sembra volgersi più per il verso giusto, nei quali ci ripetiamo che i sogni non si avvereranno mai, nei quali cerchiamo di autoconvincerci che viviamo nel mondo reale e non in un film dove tutto finisce bene.

E allora la domanda che sorge spontanea é: ”Ma i sogni esistono o non esistono?”. Perché non é possibile che si cambi idea ogni giorno. Perché é proprio così: un minuto affermiamo fermamente che non viviamo in una fiaba, e il minuto dopo con aria sognante esclamiamo “Ma certo che si avverano i sogni”. Siamo incoerenti. Troppo incoerenti.

 

____________________________________________________________

 

Non aveva fatto altro che restare sul letto a sognare, a pensare al momento del ballo, a quando aveva sentito le mani di Matteo sulla sua vita in quei giorni di vacanza. Certo, si era goduta anche i regali di parenti e amici, ma il pensiero di lei, Cenerentola, che ballava con il Principe Azzurro non l’aveva mai abbandonata.

Era ormai passata una settimana dall’inizio della scuola dopo le vacanze natalizie. Tutti erano stati costretti ad abbandonare il dolce far niente, i dolci a non finire, l’ozio più totale e a rimettersi lo zaino in spalle. A stare nuovamente seduti per cinque o sei ore in un banco piccolo e scomodo, in quella classe grigia, spoglia, triste.

Era il 15 gennaio. Era la prima ora del 15 gennaio. Francese. Perfetto, francese! Nella classe di Evie francese era l’ora di relax per eccellenza. La prof spiegava, scriveva lavagne su lavagne e loro potevano fare di tutto, tanto la prof non se ne sarebbe accorta. Non si capiva se proprio era convinta che tutti ascoltassero le sue lezioni con diligenza o se era cosciente di ciò che succedeva ma lasciava correre.

Ma quel lunedì mattina nessuno sembrava essere disposto a far casino. Gli sguardi assonnati, le occhiaie. Se ne stavano tutti seduti composti al proprio banco, non una parola. In silenzio, scambiandosi solo qualche gesto ogni tanto. Niente fogliettini che giravano, niente scambi di posto, niente urla, niente chiacchiere, nessuno che cercava di scopiazzare all’ultimo minuto i compiti di italiano.

La seconda B sembrava non essere neanche più la stessa.

Erano passati gia circa 20 minuti e Evie giocherellava con una penna rotta. Persino Arianna, la sua compagna di banco, nonché la più scatenata della classe almeno tra le femmine, sembrava dare segni di vita quella mattina.

La porta si aprì ed entrò Lara spettinata e con il fiatone. Era suo solito arrivare in ritardo.

Credo di aver compiuto un grande errore: non vi ho ancora presentato Lara!!

Era una ragazza bionda, né grassa né magra, slanciata e aveva un hobby preferito: leggere, leggere e leggere. Persino durante le lezioni prendeva un libro, che era estremamente variabile (poteva essere un fumetto, cosi come un giallo, un libro d’avventura), si immergeva nella lettura ed entrava in un mondo completamente diverso. Era sconvolgente anche la velocità con la quale finiva ogni libro.

Quando leggeva era nel suo mondo, lontano dalla scuola, dalle interrogazioni dei professori, dalle verifiche, dalle noiose spiegazioni.

E quando un professore le domandava ad esempio “Lara, che cosa ho appena detto?” lei si guardava intorno con aria smarrita, ma poi magicamente riusciva a rispondere. Era pazzesco come riusciva a essere distratta ma allo stesso tempo attenta. Inspiegabile, sconvolgente.

Forse vi sarà sembrata un po’ strampalata. Lara non era strampalata, era semplicemente originale. Ed era per questo che si distingueva un po’ dalle altre e, a volte, era costretta a subire anche le prese in giro dei compagni. Ma lei non ne faceva un peso. Rispondeva o a tono oppure faceva finta di niente.

Lara sapeva pero essere anche una grande amica. Era spiritosa al punto giusto, simpatica, spontanea. Non era una di quelle persone che se la tirano o che ti usano solo quando ne hanno bisogno. Assolutamente no.

Insomma, se dovessi descrivere Lara in una sola parola, direi mitica. Lara era mitica, era veramente grande. E quando dico grande non intendo solo fisicamente.

La descrizione di Lara non é un particolare inutile. No, affatto. Perché se fino a questo momento é stata trascurata, Lara é una persona molto importante.

É una di quelle poche persone che Evie considerava amiche vere, oltre a Giulia naturalmente, a Katia e a Maria. Una persona che é sempre presente, pronta a farti ridere ma a darti anche una spalla su cui piangere.

Lara con un flebile “Scusi il ritardo professoressa” entro e raggiunse il suo posto.

Evie riprese a pasticciare non curante il libro di francese, mentre svolgeva ad alta voce un questionario. Se non altro imparava qualcosa. Sempre meglio che stare lì a guardarsi intorno.

- Tieni -. Arianna le appoggio sul banco un bigliettino accartocciato. Chi poteva averle mandato una cosa simile? Evie lo srotolò e quello che lesse la lasciò a dir poco sbalordita.

Sul foglio a quadretti, sorgeva l’inconfondibile scrittura di Matteo. “Ti vuoi mettere con me? Risp by Matti”

La testa iniziò a girarle come una trottola, le gambe erano molli, il cuore batteva all’impazzata. Non era possibile. Il ballo.. e ora quel bigliettino! Cosa stava succedendo? Non poteva essere vero che tutto quello che aveva sempre sperato, sognato si stesse avverando nel giro di poche settimane.

“Non può essere vero!” Si girò verso Matteo: la guardava serio, senza ridere. “Ma.. non sta ridendo! Il suo sguardo é così.. così serio! Non é possibile che mi stia prendendo in giro! In fondo anche l’altra volta mi sembrava tutto così irreale.. ma era vero! Ho ballato con Matteo e non era un sogno. Lui mi stringeva; sentivo il suo calore. Magari si é accorto che io in fondo gli piaccio! Avanti Matteo mi vuole bene.. non mi prenderebbe in giro in questo modo!” Il cuore le batteva e il fiato le mancava. Si sentiva tre, ma anche cento, metri sopra il cielo.

Afferro, quasi tremando, la penna nera e scrisse: “Certo!”.

Non era uno scherzo: ne era sicura. Matteo non avrebbe mai potuto farle una cosa simile. No, non lui.

Lancio il bigliettino in direzione del suo banco. Si sentiva così agitata. Ma vi rendete conto? Lei si stava per mettere con Matteo! Matteo, l’unico ragazzo che era riuscito a farla innamorare. L’unico che la faceva girare la testa per qualunque cosa, che la faceva sentire così insicura.

Il bigliettino le ricadde davanti. Si appoggio sul libro di francese. Lo apri, tremando. “Era uno scherzo, scema! Ci sei cascata come un pollo!”

La penna le scivolò dalle mani, il bigliettino le ricadde davanti. Così come era arrivato. Non era possibile! Lei lo conosceva bene Matteo: non avrebbe mai potuto fare uno scherzo simile. Matteo era un ragazzo sì un po’ spiritoso, che amava scherzare e a volte fare un po’ il buffone con i suoi amici ma il vero Matteo era dolce e simpatico.

E poi sapeva ciò che provava Evie, non avrebbe mai potuto ferirla in questo modo! Una spada le aveva trafitto il cuore. Una spada.

Potente, terribile, l’aveva colpita nel profondo. Distrutta, annientata, come quella volta della scritta. Anzi, ancora peggio.

Perché in quel momento si era illusa che dopo il ballo qualcosa fosse cambiato, che fosse nato qualcosa di speciale.

E mentre fino a qualche minuto prima le sembrava che i sogni esistessero eccome, in quel momento tutte le sue speranze, i suoi sogni erano scomparsi.

“Scusa, Evie!” Katia le aveva sbadatamente pestato il piede.

“Niente”

C’é gente e gente a questo mondo. C’é gente che ti pesta il piede e ti chiede scusa e c’é chi ti prende a calci il cuore e neanche se ne accorge.

Avrebbe voluto urlare al mondo intero il suo dolore. A tutti quanti fare capire quanto era stronzo Matteo. No, basta. Stava degenerando. Matteo non era stronzo, non capiva solamente quando non doveva più scherzare.

Vi capita mai di lottare con voi stesse? Ossia una parte di voi vi dice di fare una cosa, e l’altra un’altra. Accade quello che nei fumetti viene rappresentato con l’angioletto e il diavoletto.

Ed ad Evie succedeva proprio cosi. “Lo odio! Adesso vado lì e gli faccio vedere io! Mi ha derisa.. Io..” Le diceva una parte. “No, Matteo non é cattivo. Lui in fondo mi vuole bene. Sono solo io che devo imparare a non prenderlo sul serio. Ed ad avere un po’ più di senso dell’ironia. Voleva solo scherzare!” Era ‘ l’angioletto ’ che c’era dentro di lei.

Il diavoletto le diceva di fargliela pagare. L’angioletto le diceva di perdonarlo.

Il diavoletto le diceva: odialo. L’angioletto le diceva: amalo, ancora.

Il diavoletto le ripeteva che doveva reagire, fare vedere a tutti che lei non si faceva annientare da uno così. L’angioletto le ripeteva che era inutile, tanto lei avrebbe continuato ad amarlo, sempre e comunque.

Il diavoletto diceva che doveva farsi valere, insultarlo. L’angioletto le diceva di sfogarsi, di piangere.

Diavolo contro angelo. Angelo contro diavolo. Chi vince? Chi vince: la parte buona o quella cattiva? Buona… o cattiva. Cattiva.. o buona.

Driiiiiin. La campanella. Che dava fine all’ora, ma che non poneva fine alle sue sofferenze. E una lacrima le inizio a scivolare dolcemente sul viso. Una, e poi due e poi tre. Quattro, cinque. E poi dieci, venti. Uno a zero per l’angioletto. Poi le domande delle amiche, dei compagni. Di loro che volevano capire. Di loro che non sapevano, non avrebbero mai potuto comprendere.

- Matteo?- domando Giulia asciugandole le lacrime. Era chiaro ormai. Annui timidamente. Era inutile parlare. C’era bisogno di dirlo che stava piangendo per Matteo? Non era lapalissiano?
– Cosa ti ha fatto questa volta quel cretino? – fu Lara a prendere parola.

“Lasciate stare il mio Matteo. Lui non é cretino. é solo ingenuo! Non é cretino!!” Pensava Evie. Due a zero per l’angioletto.

Non aveva la forza di parlare. Passo loro solo il bigliettino stropicciato.

- Stronzo!! – fu il commento che usci dalla bocca di Katia. – Ma adesso gliela faccio vedere io! -

- No, Katia, no! – intervenne Evie con la voce strozzata, tenendo con determinazione l’amica per la maglietta. – é inutile.. solo inutile! Non cambierebbe niente! – Deglutì un attimo. – Con le persone come lui.. non c’ é niente da fare! – Un punto per il diavoletto. Due a uno.

L’ultima lacrima le solcò le guance. “ Al diavolo Matteo! Te la farò pagare.. eccome!” Due per il diavoletto. Due a due. Il primo tempo si era concluso. Pari.

 

 

 

Vi ricordati la domanda che ci siamo posti ad inizio capitolo? ”Ma i sogni esistono o non esistono?”

Io penso che in fondo una risposta ci sia. I sogni esistono. Già.

Ma non capitano spesso. La vita riserva ad ognuno di noi tristezza cosi come gioia, momenti felici così come momenti tristi.

Ci dona quello che sogniamo, come un ballo e qualche settimana dopo ci offre tanto dolore, come uno stupido scherzo.

Ma quando siamo abbattuti l’importante é non lasciarci vincere dalla tristezza e, a volte, saperci anche accontentare. Perché prima o poi la vita darà qualcosa anche a noi.  L’importante é tenere sempre una certezza nel cuore: i sogni esistono. Basta solo saperli aspettare.

 

 

FINE CAPITOLO 7

 

Ciao a tutti! Se non si fosse capito il punto dove c’ é scritto “Uno per l’angioletto. Uno a zero” ecc… é come se ci fosse una partita metaforica tra angioletto e diavoletto, tra “la parte buona” e quella “cattiva” di Evie.

Chiedo scusa se ci saranno alcuni errori di grammatica, come soprattutto la mancanza di accenti. Ma ho scritto questo capitolo al mare con il computer portatile. Dato che il computer é molto molto vecchio, non sono riuscita a capire come si mettevano gli accenti. Prima di pubblicarlo, l’ho riguardato e li ho messi dove era necessario. Ma se mi fosse sfuggito

qualcosa, vi prego di scusarmi!

Un ringraziamento speciale per tutti i miei lettori.

 

Elyna91

Miao91 o Winnythebest:

Julietta_Angel

Sailormeila

Ayla

Zakurochan

Fanny chan

Niki chan

Cry90

Valentina

 

Ci tengo a rispondere ad Ayla, che giustamente ha trovato un po’ insolito il fatto che Evie e Matteo abbiano ballato senza neanche rivolgersi la parola.

x Ayla: Innanzitutto ringrazio te, come tutti gli altri lettori, di continuare a seguirmi. Comunque per la storia del ballo: lo so che é un po’ irreale il fatto che abbiano ballato senza neanche rivolgersi la parola. Ma diciamo che ho preferito analizzare quel momento dalla parte di Evie, sottolineando ciò che provava e sentiva, piuttosto che scrivere parole o frasi che avrebbero rotto “l’incanto” del momento. Comunque grazie mille.. Continua a recensirmi (se puoi!!!) e a darmi anche il tuo parole! Bye Bye Diddly

 

Veramente un grande ringraziamento a chi mi ha recensita, sostenuta fino a questo punto e anche a chi lo farà in futuro. Ci tengo a dire che le vostre recensione sono stupende e mi fa veramente piacere ricevere così tanti complimenti, che mi spingono a continuare. Grazie di cuore!

 

A presto

Diddly

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 8

 

 

 

Ci sono volte nelle quali alla fine a predominare é l’angioletto. É quella parte buona che c’é in ognuno di noi. Ci sono volte, invece, nelle quali alla fine vince il diavoletto, vince la parte cattiva, vendicativa.

E ci sono quelle volte in cui la rabbia s’impossessa di noi. In cui non capiamo piu neanche che cosa stiamo facendo. Perché siamo accecati dall’odio. L’unico nostro obiettivo é quello di far soffrire chi ci ha fatto soffrire. Di ferire chi ci ha ferito. Di far vedere a tutti chi siamo, di dimostrare che noi non ci facciamo sottomettere.

Perché ci sentiamo tanto deboli. Troppo. Allora ricorriamo a nasconderci sotto quella maschera da “duri”, da forti. Sotto quella maschera che non ci appartiene e che ci mostra agli altri cosi come non siamo.

Pensiamo che l’unico modo per sentirsi meglio sia vendicarsi. Rendere pan per focaccia.

 

Ora gliela faccio vedere io.. a quello!!” Pensava Evie. Il cuore pieno di rabbia, gli occhi appannati dalle lacrime. Era cieca. Cieca. Troppo cieca per vedere che facendo così avrebbe fatto male solo a se stessa.

 “Evie.. non fare così!! Lo sai che tu ami Matteo. Dici cento cose, ma di queste non ne pensi nessuna. Non fare la forte Evie, quando non lo sei. Mostrati agli altri cosi come sei! Vendicandoti non cambierà niente.. L’unica che ci perderà sarai solo tu. Solo tu.” La voce dell’angioletto cercò di convincerla. Avrebbe solo sbagliato!

“So io, solo io ciò che devo fare. Vendetta. Solo provando potrà capire come ci si sente ad essere trattati come un essere insignificante. A trovarsi accanto persone che se ne sbattono dei tuoi sentimenti. Solo così.. Solo così potrà capire! Vendetta.” Evie era anche sorda. Avrebbe dovuto ascoltare quella voce interiore. Quella parte buona di lei che emergeva ancora. Ormai però aveva vinto il diavoletto. Non c’era niente da fare. Nulla.

 

 

- Vai Evie! Fatti valere! Non farti mettere i piedi in testa da quello!! -

Erano le frasi incoraggianti delle sue amiche.

Così quella mattina di gennaio, Evie decise di vendicarsi. Perché in quel momento la vendetta le sembrava la strada più rassicurante e meno scoscesa. Era la strada meno scomoda. E soprattutto pensava che l’avrebbe fatta contenta.

Entro a scuola arrabbiata, vendicativa, ma anche felice. Per la prima volta si sentiva forte, al centro dell’attenzione! Lei, Evie, avrebbe dimostrato a tutta la seconda B che non si faceva annientare da un ragazzoccio non ancora cresciuto.

La prima ora per fortuna era buca. Mancava la professoressa d’inglese. Meglio, avrebbe avuto più tempo per mettere in atto il suo piano.

Prima fase: colpirlo nei suoi punti deboli.

“Vuole la guerra? E guerra sia!” Pensò avvicinandosi determinata alla lavagna. Afferro il gessetto bianco e con mano sicura inizio a scrivere: Matteo = nano. Le sue amiche iniziarono a ridere.

Ma fu proprio in quel momento, tra le risate sue e delle sue amiche, che una voce la raggiunse. Era Matteo.

- Ehi raga! Avete visto quanto é brutta Evie? E poi soprattutto quanto é piatta? – La sua voce, mentre rideva e scherzava.

L’aveva voluto lei pero. L’aveva provocato e lui aveva risposto. La colpa in quel momento era di tutte e due.

Si senti per un attimo una fitta al cuore. Ancora quella spada. Quel dolore. Ancora la voglia di piangere, di sfogarsi. Di dirgli che lei lo amava; che lo avrebbe amato sempre e comunque. Ma dall’altra parte il desiderio di fargliela pagare cara, di vendicarsi.

- Pensa di far ridere? – Esclamo voltandosi verso le sue amiche. Gia. Perché lei doveva mantenere la maschera da dura. Non avrebbe mai osato ammettere davanti a loro che quell’affermazione l’aveva distrutta. No. Lei doveva essere forte. Non doveva cedere davanti a Matteo..

E con tutta la forza che le rimaneva si volto verso di lui dicendo:

- Fanculo! -. E poi si giro verso le sue amiche che la sostenevano, che dicevano “Evie sei grande!”. Grande.. Grande un corno! Si stava comportando come una bambina. Una stupida bambina!

Una palla di carta le cadde ai piedi. La raccolse. Su quel foglio stropicciato sorgeva ancora la scrittura di Matteo. Ancora, come il giorno prima.

Guarda che ho sentito cosa hai detto.. Mica sono sordo! “

Ha sentito? Bene. Perfetto. Era quello il suo intento. Che avrebbe dovuto dirgli?
Scrisse velocemente : “Sono contenta”. Se solo si fosse un attimo a ragionare... Se solo si fosse tolta quella maschera da dura che non le apparteneva.. forse avrebbe potuto dirgli quello che la vera Evie pensava. Avrebbe potuto scrivergli: “Scusa.. ho sbagliato! L’ho fatto solo per sentirmi forte.” Avrebbe potuto dirgli la verità. Ma no. No, no! Lei doveva fare la figa! Doveva fare il boss del gruppo! Le sue amiche la acclamavano e la sostenevano! Mica poteva deluderle in quel modo..

Smettila di fare la forte.. Fai solo ridere!”  La risposta di Matteo. Aveva perfettamente ragione quel ragazzo.

Prese ancora la penna. “ E tu la devi smettere di prendermi in giro!”

“ Ma quando mai ti ho preso in giro?”

Ora stava veramente perdendo la pazienza. Non solo la derideva: la prendeva per i fondelli. No. Ora doveva pure fare il santarello e dire che non l’aveva mai fatto. Falso. Bugiardo. Se per un momento aveva pensato di chiedergli scusa, ora la rabbia le stava risalendo alle stelle. Innamorata sì. Babba no.

“ No, guarda! Non mi hai mai preso in giro.. Fare finta di metterti con me non é prendermi in giro? Deridermi continuamente, scherzare su di me, su quello che provo con i tuoi amici... Questo non é prendermi in giro? Avanti Matteo é un anno che mi pigli per i fondelli! ”

Scrisse velocemente, con rabbia, quasi bucando il foglio.

A me piace scherzare.. e poi comunque non mi sembrano tanto gravi!”

Diceva cosi la risposta di Matteo.

Non gli sembravano tanto gravi? NO? Non era grave per lui il fatto che Evie piangeva spesso, che soffriva? Non era grave per lui il fatto che in quel momento erano lì ad insultarsi praticamente? Beh, per lei si. E anche tanto.

“ Non ti dispiace neanche un po’ che io soffra tanto?” Evie voleva sapere la verità. Voleva capire cosa frullava nella testa di quel ragazzo.

“ Senti Evie.. Io voglio solo divertirmi con i miei amici.. Del resto non me ne frega niente! ”  Finiva cosi il loro discorso via bigliettini. Cosi. Scrivere quelle parole o scrivere “Senti Evie di te non me frega assolutamente niente! Sei un minuscolo puntino quasi inesistente nella mia vita” era la stessa identica cosa. Glielo aveva detto. A lui di lei non gliene importava niente. Divertirsi con i suoi amici, era questo l’importante per lui? Divertirsi in qualunque modo.. Deridendo gli altri anche se necessario.

Evie afferrò la penna nera e cercò di scrivere qualcosa. Doveva rispondergli a tono, dannazione! Quella volta sarebbe stata lei ad avere l’ultima parola!

“é cosi? Sai Matteo io posso vivere benissimo senza di te!” Fece per lanciarlo nella sua direzione ma.. qualcosa la fermò. Qualcosa le immobilizzò il braccio. Le impedì di lanciarlo.

Lo sapeva benissimo che non era assolutamente vero. Senza lui, lei non poteva vivere. Senza lui si sentiva inutile. Lui era una delle persone più importanti che avesse incontrato. Non era vero che non gliene importava niente. Mandandogli quel bigliettino avrebbe detto solo l’ennesima bugia. No, non avrebbe compiuto ancora una volta un errore. L’accortoccio e lo strinse tra le mani.

“…Lo sai che tu ami Matteo. Dici cento cose, ma di queste non ne pensi nessuna. Non fare la forte Evie, quando non lo sei. Mostrati agli altri cosi come sei! Vendicandoti non cambierà niente.. L’unica che ci perderà sarai solo tu. Solo tu. ” Si ricordò di ciò che le aveva detto la sua vocina interiore, quella buona quella mattina.

Si accoccolò tra due banchi e scoppio in lacrime. Mentre i compagni ancora una volta cercavano di consolarla. Mentre le sue amiche non riuscivano forse a capire cosa le era successo. Non avrebbero mai potuto comprendere che quella che avevano visto quella mattina, quella persona forte, vendicativa, arrabbiata, non era la vera Evie.

Lara le prese il foglio di carta e lo lesse assieme ad Ilaria.

- Non piangere per uno.. uno cosi! – Le si avvicinò Ilaria.

Ma Evie non ascoltava. Piangeva, si sfogava. Lei non piangeva solo per ciò che aveva detto Matteo. Anche per quello, ma non solo. Piangeva perché aveva cercato di essere quella che non era. Piangeva perché si rendeva conto di aver sbagliato. Perché nasconderci dietro una maschera può anche farci felici inizialmente, ma non potremo mai essere quello che non siamo. Mai.

 

FINE CAPITOLO 8

 

Forse è un po’ cortino come capitolo.. Ma io preferisco spezzettare la storia in più capitoli, approfondendo meglio però la scena, che mettere tante cose in unico capitolo che riesca di diventare troppo confuso! Vi chiedo ancora scusa per la mancanza di accenti. Come già detto nello scorso capitolo, ribadisco che ho scritto questo capitolo al mare su un computer vecchissimo dove non ho capito come si inserivano gli accenti. Tornata a casa ho cercato di rimediare con la correzione automatica ma, se mi dovesse essere sfuggito qualcosa, abbiate la pietà di perdonarmi! Specialmente gli accenti nella parola “così”, che il correttore automatico, non so perché, non vede!

 

Ringrazio come al solito i supermegafantastici lettori, che veramente mi danno un grande appoggio. Sono contenta che nello scorso capitolo sia piaciuto diciamo “la lotta interiore” di Evie. Mi definite “Bravissima”, “Spaziale”; dite che questa mia ff è “Bellissima”, “Stupenda”: veramente non so come ringraziarvi. Lo so che sto diventando ripetitiva, ma non sapete quanto leggere queste vostre recensioni sia bello!

Ora è meglio che la finisco qui, perché vi starete rompendo!!

Comunque GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE (L’abbiamo capitolo!! Nd_lettori)

Un bacione-one-one-one (Scusatemi.. oggi sono un po’ pazza! Nd_diddly)

 

Diddlina 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Piccola piccola informazione:

Alla fine del capitolo ci saranno alcune strofe (non tutte) di una canzone. Per informazione, la canzone è “Io ci sarò” degli 883.

 

Non voglio perderti

 

 

Capitolo 9

 

 

A volte andiamo avanti per giorni, anche per settimane, a percorrere una strada. Improvvisamente però ci accorgiamo di aver sbagliato. Capiamo che il percorso che abbiamo intrapreso è stato solo uno stupido errore. Un altro di quegli errori che compiamo in quel lungo cammino chiamato vita.

E quando ci rendiamo conto del nostro sbaglio ci sentiamo tremendamente stupidi, idioti. Ci sentiamo il mondo cadere addosso. Tutto quello che per giorni abbiamo reputato giusto si mostra sbagliato. Ci sentiamo smarriti, persi. Non sappiamo più cosa fare, dove andare. Ci domandiamo “E adesso?”.

La paura più grande però rimane sempre una, una sola: “Non sarà troppo tardi per tornare indietro?”

Già. Perché se in qualche modo il nostro errore ha portato conseguenze solo su noi stessi ci sentiamo un po’ più tranquilli. Insomma abbiamo sbagliato noi e noi dobbiamo pagare. Ma se il nostro sbaglio ha portato conseguenze anche su chi ci sta accanto allora è tutto diverso.

Abbiamo paura che qualcuno non sia disposto a perdonarci, a comprenderci. Abbiamo paura che ormai quel che fatto è fatto.

Forse però non è solo paura. È anche orgoglio. Ci rendiamo conto che non abbiamo sbagliato solo noi. E allora perché dobbiamo essere solo noi a chiedere perdono? Questo non è per niente giusto. Ma se qualcuno non fa il primo passo non si arriverà mai a un compromesso.

È pazzesco come sia facile litigare, insultare le persone e come invece risulti tremendamente difficile fare il primo passo e dire: “Lo ammetto: ho sbagliato”. Sempre colpa di quel sentimento che chiamano “orgoglio”.

 

 

 

“Mi arrendo” Evie, camminando quella mattina tra le strada della sua città, rifletteva. Aveva deciso di chiedergli scusa. Aveva deciso di togliersi la maschera da dura, da forte. Basta. Era stanca di fingere.

Lei amava Matteo? Sì. Ed era inutile fingere che non fosse vero.

Lei non poteva vivere senza di lui? Sì. Era stupido fare credere che a lei di lui non gliene fregava niente.

Si sentiva tremendamente stupida. Una vera idiota.

A cosa era servito scrivere alla lavagna “Matteo=nano”? A cosa era servito litigare? A cosa era servito fare finta di odiarlo, quando non era vero?

Che stupida che era stata! Cosa aveva pensato che potesse cambiare vendicandosi?
Nulla
. Non era cambiato nulla. Matteo non si era innamorata di lei perché si era mostrata forte. Matteo non aveva neanche detto: “Scusa ho sbagliato”. Non si era neanche dispiaciuto che lei soffriva, che lei aveva pianto. E allora a che cosa era servito? Qualcuno era in grado di dirlo?

Scrivere “Matteo= nano” e scatenare un litigio, l’aveva forse fatta sentire realizzata? No. Forse solo in un primo momento. Anzi aveva dato solo l’impressione di essere una ragazza superficiale, che si basava solo sull’aspetto fisico.

Anche se Matteo era un po’ basso a lei non gliene fregava niente. A lei piaceva così come era. Così non un centimetro in più, non uno in meno. Non gliene importava niente se tutti dicevano che era nano. A lei piaceva così. Non gliene importava niente se era l’opposto del ragazzo ideale di molte ragazze: alto, biondo, occhi azzurri.

A lei piacevano i suoi occhi marroni come mille, i suoi capelli castani comuni, la sua statura. Lei lo amava perché era lui. Perché era così come era.

Lei amava Matteo, amava i suoi pregi e i suoi difetti. Amava tutto di lui. Tutto.

 

 

**************

 

 

Per quanto possa essere difficile ricacciare indietro il diavoletto e lasciare che sia l’angioletto a prendere il controllo su di noi, riuscire ad ammettere davanti agli altri di aver sbagliato non ha confronti.

Riconoscere “pubblicamente” i propri errori richiede veramente un grande impegno. Significa ammettere davanti a tutti che si è sbagliato. Significa ammettere di aver finto fino a quel momento.

- Evy avanti! Non puoi perdonarlo.. Perdonarlo significa.. – Ilaria era abbastanza contraria alla decisione dell’amica.

- Ila, lo so che significa! Perdonarlo significa ammettere davanti a tutti che io Matteo lo amo ancora. Che io pendo ancora dalle sue labbra. Che ho fatto solo finta di averlo dimenticato! – La interruppe bruscamente.

- Sei troppo buona, Evie! – Era Katia a parlare questa volta. – Eccolo che arriva! – Riprese indicando Matteo da lontano.

Evie si allontanò, senza proferire parola, dalle sue amiche, dirigendosi con passo sicuro verso Matteo.

Ma che diavolo sto facendo?” Si fermò un attimo. “Mi presento lì davanti a lui.. e che cosa gli dico? Gli faccio ‘Tutto quello che ho detto ieri erano solo bugie!’ e lui dovrebbe credermi? Non mi reputerebbe una pazza? E poi comunque, che motivo avrebbe di perdonarmi? A lui di me non gliene frega niente.. Niente! L’ha detto ieri!”

“Giusto Evie! Hai proprio ragione.. Che cosa gliene frega a lui di te? Nulla! Lascialo perdere quello! Lui non ti vuole. Non capisci? Sei proprio tonta allora! Se ti perdonerà sarà solo per poterti sfruttare! Perché secondo te lui ti resta amico? Vuole solo il tuo aiuto nelle verifiche, nelle interrogazioni. Nient’altro Evie! Tu per lui non rappresenti niente!” Il diavoletto aveva espresso il suo parere. Crudele. Insensibile. Diabolico.

E se era quella la verità? Se veramente Matteo la sfruttava solo per la scuola? Se il diavoletto aveva ragione?

“Ascolta Evie! Non perdonarlo.. Lui vuole solo le tue verifiche! Non sbagliare!” Ancora quella voce crudele. Ancora la parte cattiva di lei che riemergeva. “Ti diverti a fare la figura dell’imbecille davanti a tutta la classe? Ti prenderanno tutti in giro! Ti reputeranno la deficiente che sbava dietro a Matteo’!” Orgoglio. Era solo inutile orgoglio. Lo sapeva lei che doveva perdonarlo. Lo sapeva che per il suo bene doveva chiedergli scusa.

“ZITTO!” Evie cercava di mettere a tacere quella voce cattiva. “Sono solo bugie! Matteo mi vuole bene, non solo per le verifiche! Io lo amo: è la verità. E non posso fingere che non sia vero! Ora vado lì e gli chiedo scusa”. Basta. Quella era la sua ultima parola. Non avrebbe sbagliato ancora. No. Quella volta l’angioletto avrebbe vinto.

- Ciao Evie! – Matteo, passandole accanto, l’aveva salutata con tono di sfida. Le passò oltre dirigendosi verso i suoi amici.

- No, Matteo, aspetta! – Lo afferrò per un braccio impedendogli di andarsene. Non l’avrebbe lasciato scappare. Doveva dirgli quello che pensava.

Si voltò e la guardò senza proferire parola. Poi prese coraggio e parlò.

- Hai qualche problema se sono un po’ basso? – Esclamò.

Evie rimase ferma, per un attimo in trance. Confusa. Non aveva mai pensato che le sue parole potessero in qualche modo ferire Matteo. Appena lui aveva detto “Ma quanto è brutta Evie?” si era sentita morire. Una spada le aveva trafitto il cuore. Ma non aveva mai pensato che ciò che aveva scritto alla lavagna avrebbe potuto in qualche modo provocare gli stessi effetti su Matteo. Quanto era stata stronza. Aveva ragione lui. Era stata colpa sua. Solo colpa sua!

Non sapeva più cosa dire. Se ne stava lì impalata continuando però a tenergli il braccio. Che cosa si aspettava? Che Matteo le si inginocchiasse chiedendogli perdono? O che le dicesse subito “Sì certo.. Scuse accettate!”?

Perché non sapeva più che cosa dire? Che accidenti si aspettava che succedesse?

Lui si liberò facilmente dalla presa e se ne andò verso il gruppo di compagni. Non era riuscita a dirgli quello che pensava. Non era riuscita a chiedergli scusa. Non era nemmeno riuscita a dirgli: “Non penso che tu sia basso. Non me ne importa niente.. Mi piaci così come sei!”. Niente. Era stata zitta. Che fine avevano fatto tutti i buoni propositi di quella mattina? Si sentiva tremendamente inutile. Tremendamente stupida, sciocca. Si sentiva cattiva. Aveva ferito Matteo, la persona che avrebbe non avrebbe mai voluto ferire. E questo per che cosa? Per vendicarsi? Per sentirsi forte? Per fare vedere a tutti che lei non si lasciava sottomettere? Orgogliosa. Era solo una stupida ragazza orgogliosa.

 

 

 

Era ormai pomeriggio. Se ne stava appollaiata sul letto, tenendo stretta il cellulare in mano. Si trattava solo di premere quel tasto con scritto: “Invio”. Non era molto difficile. Ma erano ormai quindici, forse anche venti, minuti che non si decideva a farlo. Sullo schermo un po’ appannato del telefonino si leggeva: “Scusami sia per quello che ho detto che per quello che ho fatto. Sono solo una stronza.. Ti ho detto un sacco di cose false: non merito neanche di essere tua amica. Mi dispiace veramente tanto. Perdonami.”

Bastava premere un tasto e quello sms sarebbe stato inviato.

Si fece forza. “Coraggio, Evie!” Ricacciò indietro quell’ultima goccia di orgoglio che le rimaneva e pigiò il tasto.

“Messaggio inviato”. Perfetto. Ora bastava solo aspettare la risposta.

 

Bip bip bip. Il rumore del messaggio irruppe nei suoi pensieri. Il cuore fece un balzo e iniziò a battere all’impazzata.

“Un nuovo messaggio ricevuto”.

Sul display c’era scritto: “Matty cell”. Perfetto: era lui.

“Il tuo comportamento non lo digerisco.. Non ti capisco, Evie!”

Aveva ragione. Come faceva lui a comprendere lei, se addirittura lei non si capiva da sola? D’altronde però l’incomprensione era reciproca. Neanche lei capiva lui. Si conoscevano ormai da un anno e mezzo e Evie non era ancora riuscita a capire se il vero Matteo era quello da solo o quello con gli amici.

Digitò velocemente qualche tasto. “Lo so.. Mi dispiace tanto però. Credimi! Tv1mdb”. Inviato.

La risposta non tardò ad arrivare. “Ok.. Perdonata! Tvttb”. Il cuore fece un ulteriore balzo e sul viso le comparve un sorriso.

Perdonata! L’aveva perdonata! Matteo non era più arrabbiato con lei! Le rivennero in mente le parole di una canzone ascoltata qualche giorno prima alla radio.

 

Io non ti prometto
qualcosa che non ho
quello che non sono
non posso esserlo
anche se so che c'è chi dice
per quieto vivere
bisogna sempre fingere.

Non posso giurare
che ogni giorno sarò
bello, eccezionale, allegro,
sensibile, fantastico
ci saranno dei giorni grigi
ma passeranno sai
spero che tu mi capirai.

 

Non poteva giurargli di non sbagliare più. No. Perché Evie come tutti era umana. E sbagliare è umano. Non avrebbe mai potuto essere quello che non era. Ma poteva promettere che si sarebbe impegnata, cercando di non sbagliare. Sperava solo che lui avrebbe potuto capirla. Comprenderla. E perdonarla ancora.

Una cosa però l’aveva imparata: non bisogna credere a chi dice “Per vivere bisogna sempre fingere”. Forse per un certo senso avranno anche ragione. Ma prima o poi la maschera che indossiamo cadrà. E noi ci sentiremo inutili. Stupidi.

Ma se siamo noi stessi, forse soffriremo di più, ma non ci pentiremo mai.

Sempre le parole delle stessa canzone le rimbombarono nella testa:

 

Giuro ti prometto
che io mi impegnerò
io farò di tutto però
se il mondo col suo delirio
riuscirà ad entrare e far danni
ti prego dimmi che
combatterai insieme a me”

 

“Io mi impegnerò Matteo. Te lo giuro. Ma se un giorno il diavoletto dovesse di nuovo prendere il sopravvento dentro di me.. Ti prego: promettimi che combatterai con me! Che saprai perdonarmi ancora!” Pensò. Aveva tanti dubbi in testa. Forse troppi. Si domandava se avrebbero litigato ancora. Se sarebbe stata in grado di non sbagliare più. Di tenere a bada la sua parte cattiva. Ma di una cosa era sicura: non aveva sbagliato a chiedergli perdono. Assolutamente no.

 

 

FINE CAPITOLO 9

 

Buongiorno! Sono tornata (noooo.. nd_lettori) con un nuovo capitolo fresco “di stampa”. Un ringraziamento speciale in questo capitolo va ai pochi lettori (Zakurochan, Ayla, Julietta_Angel) che hanno recensito gli scorsi capitoli..

Lo so che gli altri “recensitori” probabilmente sono tutti in vacanza..

Comunque grazie a chi mi recensisce come sempre, a chi leggerà in futuro questa ff  e anche a chi, in ritorno dalle vacanze, leggerà questi capitoli. Fatemi sapere poi che ne pensate!!

 

Un bacione

Diddly

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Song fic 2 - ***


Come avevo già scritto 5 capitoli fa, quando avevo inaugurato la mia “ideona” di scrivere una song-fic (sempre più o meno inerente allo storia) ogni 5 capitoli, ribadisco che in questo capitolo diciamo che la storia si fermerà per un attimo e ci saranno sotto forma di song-fic le riflessioni di Evie, scritte però in prima persona.

La canzone è “Non capiva che l’amavo” di Paolo Meneguzzi.

 

Non voglio perderti

 

 

Capitolo 10

 

Song fic 2

 

 

 

Qui seduto sul letto ripenso a noi
a quei giorni che il vento ha portato via
quante sere passate allo stesso bar
con gli amici che adesso non vedo più
il suo sguardo era luce negli occhi miei
la sua voce era un suono dolcissimo
quante volte ho pensato di dirglielo
quante volte ho creduto di farcela.

 

 

Sono qui seduta sul letto. Qui che ripenso a “noi”!.. Noi.. Possiamo definirci “noi” io e te, Matti?

Ripenso a quando ci siamo conosciuti per la prima volta. Alla tua figura timida e impacciata che mi si è presentata davanti esclamando: “Ciao.. Mi chiamo Matteo e tu?”. Ti sei scaraventato come un temporale nella mia vita. Hai sconvolto la mia esistenza. In pochi mesi hai conquistato il mio cuore, mi hai resa tua. Ho lasciato Davide, ho iniziato a rincorrerti.. tutto per arrivare a te! Tu, il mio punto di riferimento.. L’unico ragazzo che fin’ora è riuscita a conquistarmi in questo modo.. L’unico così importante da farmi piangere!

Ripenso a quei giorni che “il vento ha portato via”. Ripenso a quando io e te, Betty e Antonio uscivamo insieme. Giravamo per la città senza una meta e qualche volta ci accomodavamo sui tavolini di un bar. Stavamo tutto il pomeriggio a ridere, a chiacchierare, a scherzare. Che cosa è cambiato da allora? Che cosa è cambiato tra di noi? Mi sono innamorata di te.. è questo che ha sconvolto la nostra amicizia? Non possiamo più essere “spensierati” come una volta? Mi sembra passata un’eternità da quei pomeriggi! Siamo ancora amici ma.. qualcosa è cambiato! 

Perché non usciamo più insieme? Perché, Matti? Mi ricordo sai.. Sembrava che tu ci provassi con me! Ho ancora, come il bene più prezioso, la tua classifica delle ragazze della prima media. Sorge la tua inconfondibile scrittura con scritto “Evie 10, Betty 10” e tutte le altre meno di 7. Che significavano quei voti? Possibile che io fossi così “invaghita” di Davide da non accorgermi di te?

Forse se non fossi stata così stupida da rovinare tutto io e te ora potremo essere insieme.. Felici e innamorati.. Quante illusione, quanti stupidi sogni continuano a frullarmi nella testa. Io e te insieme, felici.. ma chi voglio prendere in giro?


Ore in macchina a parlare sotto casa sua
si rideva si scherzava e non capiva che
non capiva che l'amavo
e ogni volta che soffriva io soffrivo
quante notti ho pianto senza dire niente
perché perché perché perché.
Non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io morivo
quante notti ho pianto senza fare niente
e mi nascondevo all'ombra di un sorriso
non capiva che l'amavo.

Ore a parlare a scuola, durante l’intervallo. Ore a chiacchierare per strada, seduti ai tavolini di un bar, sotto casa tua. Scherzavamo, ridevamo, ci prendevamo anche in giro. E ancora oggi parliamo, chiacchieriamo, ci divertiamo.

Ma tu non hai mai capito quanto ti amo. No. E forse non riuscirai mai a capirlo.

Te l’ho ripetuto tante volte, te l’ho scritto in tante lettere ma.. tu non hai mai capito quanto ti amavo, quanto ti amo! Pensi che la mia sia stata ed è solo una stupida cotta adolescenziale. Una di quelle stupide cotte che vanno e vengono. Un giorno ti piace uno, un giorno l’altro. Ma per me non è così! Non riesci a capire, vero?

Non riuscirai mai a comprendere?

Per me esiste solo un unico ragazzo, un’unica persona. Una sola persona, unica e insostituibile, che occupa il mio cuore: TU. Non esiste nessun altro. Tu, solo tu, sei riuscito a entrare nel mio cuore. Tu sei entrato nella mia anima e mi hai fatto buttare la chiave! Non lo capisci questo, vero?

Le altre ragazze cambiano obiettivo. Un mese gli piaci uno, un altro mese un altro. A me invece un mese mi piaci tu, e l’altro ancora mi piaci sempre tu. Tu sei l’unico. Tu sei speciale. Sei insostituibile. Tu.. sei il mio mondo.

 

 

Il ricordo è una lama nell'anima
un dolore che brucia senza pietà
Il suo nome vivrà nell'eternità
come un segno profondo e indelebile
 

Ricordi.. Ricordi.. Che cosa sono i ricordi? Scene di vita che ti si elencano nella mente. Flash, immagini, più o meno offuscate che mantengono in vita il nostro passato. A volte belli, allegri e altre brutti. Ricordi che come una lama mantengono in vita quei momenti tristi. Che a volta fanno male. Tanto.

Tu vivrai per sempre dentro di me. I ricordi che mi legano a te non verranno mai cancellati. Sia quelli brutti, che quelli belli. Rimarranno per sempre incisi nella mia mente, nel mio cuore, come su una cassetta. Una cassetta che io potrò sempre riascoltare.

Il tuo nome, Matteo, rimarrà per sempre inciso dentro di me, come un segno indelebile, impossibile da cancellare. Matteo.. Un nome tanto comune. Quanti “Matteo” esistono in questo mondo? Tantissimi, troppi. Ma per me solo tu sei speciale, solo tu sei unico.

Credimi Matteo, non ti dimenticherò tanto facilmente.. Amarti è fin troppo facile, confessarlo è stato già più difficile, e… dimenticarti sarà veramente impossibile!

 

Ore e ore a soffocare tutto dentro me

mi parlava mi guardava e non capiva che.

Non capiva che l'amavo
e ogni volta che soffriva io soffrivo
quante notti ho pianto senza dire niente, fare niente
perché perché perché
non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io impazzivo
quante volte ho fatto finta inutilmente
e mi nascondevo all'ombra di un sorriso
non capiva che l'amavo.
..non capiva che... l'amavo.

 

Quante volte ho pianto? In silenzio, senza dire niente, soffocando tutto dentro di me. Mi parlavi, mi chiedevi aiuto ma non capivi quanto io soffrivo.. Non sei mai riuscito a capire che ogni tuo gesto, ogni tua parola per me era importante. Non hai mai compreso che un tuo complimento mi mandava al settimo cielo e una tua critica mi buttava giù. Non capisci che io ti amo come non ho mai amato nessuno. Non capisci che io ti amo talmente tanto che sarei disposta a fare qualunque cosa per te. E tutte le volte che mi prendi in giro.. Già! Mi sento distrutta, annientata e cerco di far finta di niente, “di nascondermi all’ombra di un sorriso”.

Non voglio fare la figura sempre dell’idiota, noiosa, patetica ragazza che soffre per niente, che piange per qualunque cosa. E allora che cosa c’è di meglio di un falso sorriso?

E quando la mattina a scuola scorgo il tuo banco vuoto e capisco che non ci sei, mi avvicino timida ai tuoi amici e domando con un filo di voce: “Perché non c’è Matteo?”. Spero sempre fino all’ultimo momento che mi rispondano “è solo in ritardo.. adesso arriva” oppure “Entra alla seconda ora, perché aveva una visita!”; spero sempre che mi dicano che arriverai e che è solo una questione di una manciata di secondi. Ma il più delle volte mi sento rispondere che stai male o che hai la febbre. E mi sento morire. Perché io senza di te non so che cosa fare. Cerco di ripetermi: “Evie, si tratta solo di una o due giorni, poi tornerà! E quando non vi vedrete più come farai, dannazione?”. Già. Faccio di tutto per non pensarci. Ma quando dovremo dirci “addio”, forse per sempre, come mi comporterò? Che cosa farò se io non sono capace di restare senza di te per una mattinata? Per delle stupide ore di scuola nelle quali la maggior parte delle volte non mi rivolgi neanche la parola, se non per chiedermi l’ora. Come farò io, piccola stella indifesa, senza te, mio cielo, quando arriverà il momento dell’addio?



Non capiva che l'amavo
e ogni volta che non c'era io impazzivo
quante volte ho fatto finta inutilmente
non capiva che l'amavo
non capiva che l'amavo
non capiva che l'amavo...

 

Ti amo, Matteo. Te lo ripeterò continuamente, fino allo sfinimento, fino a quando finalmente riuscirai a capire. Continuerò imperterrita a ripeterti ciò che io provo e.. chissà che un giorno capirai, fino in fondo.

Sono sicura che un giorno riuscirai a comprendere. Chissà che un giorno non dovrò solo ripeterlo, ma anche sentirmelo dire. Un giorno forse, chi lo sa, quando ti dirò “Ti amo, Matteo” sentirò rispondermi “Ti amo, Evie”. Un giorno forse, chissà…

 

FINE CAPITOLO 10

 

Vi ho fatta un po’ aspettare.. Ma ora eccomi qui con un nuovo capitolo! Probabilmente sarà l’ultimo prima di un lungo periodo in cui non scriverò più, perché vado in vacanza! Forse ne pubblicherò ancora uno a fine luglio.. ma niente è sicuro!

Un grazie a tutti i lettori e recensitori!

A presto

Bacioni

Diddly

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Volevo dare un avviso a tutti i miei lettori:

 

Ho fatto il punto della situazione pochi giorni fa, perché mi sembrava un po’ “sconclusionato” scrivere ciò che mi veniva in mente al momento, senza neanche sapere quanto sarebbe durata questa ff.. Quindi vi comunico che secondo i miei calcoli la storia dovrebbe durare in totale, per vostra fortuna o sfortuna (giudicate voi), 41 capitoli. (Prologo + 40 capitoli). Lo so che forse è un po’ troppo.. ma sono talmente tante le cose che devo scrivere che condensarle in pochi capitoli rovinerebbe la ff. Inoltre ho iniziato narrando pochi avvenimenti per capitolo e iniziare a correre adesso rischierebbe di rovinare “la seconda parte”, che è anche la più bella e certamente la più movimentata.

(Ora basta, se no anticipo troppe cose!!)

La storia quindi procederà così, ossia ogni 5 capitoli vi sarà una song-fic. La storia è composta da: Prologo, 6 song-fic, 34 capitoli. Gli ultimi 10 capitoli saranno tutti capitoli “normali” (se vogliamo chiamarli così..) mai interrotti da song-fic.

Visto che ci sono ringrazio già subito i miei calorosissimi recensitori (un grazie particolare a Liry, Zakurochan, Sailormeila, Elyna91, lallotta12 che se continua a dirmi che la mia ff la fa quasi piangere fa commuovere me, Julietta_Angel, Kagomechan91, Ayla, Niki chan, Fanny chan, Cry90, Valentina).

Ormai siete diventati talmente tanti che prima o poi perdo il conto! Veramente vi mando un grazie megagalattico, perché le vostre recensione mi spingono a dare il massimo e ad aggiornare il più in fretta possibile.

GRAZIEEE, SIETE UNICI!!!

Ora concludo e vi lascio alla lettura dell’11 capitolo di “Non voglio perderti”.

 

 

 

Non voglio perderti

 

 

Capitolo 11

 

 

Era ormai aprile. I primi segni della primavera iniziavano a farsi vedere. Le giornate si allungavano, faceva meno freddo. Gli alberi spogli iniziavano a “ripopolarsi” di gemme e piccole foglie. Insomma, la natura stava rinascendo e non solo.

Persino le ore di scuola sembravano meno pesanti. C’era un’aria allegra, gioiosa, felice. Gli studenti iniziavano a percepire l’avvicinarsi dell’estate e di conseguenze delle vacanze. Tutto sembrava nuovo, diverso, rinato.

E così anche Evie quella mattina si sentiva spensierata. Era felice senza nessun apparente motivo.

I jeans le arrivavano fino a sotto le ginocchia, la maglietta a maniche corte lasciava intravedere un filo di pancia: amava vestirsi così. Comoda e libera, senza essere costretta a indossare giubbotti pesanti, giganti golfini di lana che la rendevano spesso goffa e impacciata. Adorava la primavera!

 

 

Quel giorno a scuola stava scarabocchiando distrattamente una pagina di diario quando un bigliettino stropicciato le cadde sul banco. Continuò non curante a disegnare un cuoricino sul suo diario.

- Evie? Dormi? – Arianna, la sua compagna di banco, la risvegliò dai suoi pensieri, indicando il bigliettino che giaceva accartocciato sul quaderno di inglese.

- Un attimo: ora lo leggo! – Bisbigliò, lanciando una frettolosa occhiata al pezzo di carta.

Prese una penna e all’interno del cuoricino scrisse: “Matteo & Evie”. Ora era perfetto! Un po’ controvoglia raccolse il bigliettino, curiosa di vedere chi “aveva osato” disturbarla e risvegliarla da quello stato di trance.

Sul foglio a righe sorgeva la scrittura di Matteo. Il suo cuore si fermò un attimo, per poi riprendere a battere mille volte più veloce del solito. Lesse attentamente:

“Senti Evie, ti dispiace se lo chiedo a un’altra ragazza?”

Lo rilesse più volte, per essere sicura di aver capito bene. Non si era sbagliata. Quello che c’era scritto era proprio quello.. No, non poteva essere.

Non aveva mai pensato a un’ipotesi simile. Matteo con un’altra ragazza.. L’aveva sempre visto come una cosa “sua”, una cosa che nessuno avrebbe potuto portargli via. Lui l’aveva rifiutata, ma insistendo forse avrebbe potuto riuscire a conquistarlo.

Insomma il campo era libero. Era lei, solo lei, che andava dietro a Matteo. Non c’erano altre ragazze, non c’erano concorrenti. C’era lei e basta.

Perché Matteo doveva distruggerle anche quell’ultimo filo di speranza che le rimaneva? Perché?

Lui non poteva. Non poteva farle anche questo. Come avrebbe reagito lei dovendo accettare per forza il fatto che Matteo era di un’altra? Che era un’altra ragazza che avrebbe potuto abbracciarlo, baciarlo, tenerlo per mano, che si sarebbe sentita dire “ti amo”?

Lei era più di un anno che lo desiderava, che lo sognava. Era un anno che gli correva dietro senza mai mollare. Sopportando i suoi scherzi idioti e ogni tanto le sue prese in giro. Cercando di conquistarlo poco alla volta. E ora arrivava un’altra che non aveva fatto niente di tutto questo e glielo portava via. Le strappava tutto quello che aveva fatto fino a quel momento.

Chi era questa, dannazione? Chi era questa ragazza che poteva farle questo?

E poi lui. Lui.. Con che grande faccia tosta aveva avuto il coraggio di chiederle una cosa simile? Era chiaro che le dispiaceva, no? Chiedere a lei se le dispiaceva e chiedere a un uomo che vaga per il deserto da quattro giorni senza bere se ha sete era più o meno la stessa cosa. Una domanda stupida, che aveva già una risposta chiara.
“È un anno che ti vengo dietro.. è un anno che ti dico che ti amo.. E tu mi viene a chiedere se mi dispiace se ti metti con un’altra? Ma mi prendi in giro? Ti diverti a fare così? Ti diverti a veder annientarsi anche le mie ultime speranze? Ti diverti a vedermi soffrire?” Pensò furiosa, triste, confusa.

Avrebbe potuto almeno fare finta di niente. Mettersi con un’altra e basta. Non dirglielo in faccia, magari. Lasciarla così: illusa.

Scarabocchiò un: “Chi è?”. Doveva saperlo. Doveva conoscere il nome della “fortunata”. Di quella che appariva dal nulla e glielo portava via. Chi era?
Non sapeva descrivere il suo stato d’animo in quel momento. Non era in grado di dire se quello che provava era più rabbia verso lui che l’aveva distrutta , verso “lei” o più tristezza perché doveva rendersi conto che lui non era “suo”. Era troppo confusa, troppo spiazzata da quella stupida domanda che era stata capace di rovinarle una mattinata. Una mattinata in cui sentiva felice, gioiosa e che pensava che niente e nessuno avrebbe potuto rovinare.

Il bigliettino le ricadde sul banco. Si fece coraggio, respirò profondamente e lo prese tra le mani. Mille le domande le vorticavano nella testa: chi era? Come si chiamava? Maria, Jessica, Roberta, Sabrina, Silvia o come? Dove l’aveva conosciuta? Era alta? Bionda o castana?

Lo aprì nervosamente. “Giulia”. Così c’era scritto. Giulia.

Stava scherzando, vero? Non poteva essere lei.. Lei era la sua migliore amica. Non poteva mettersi con la sua migliore amica. È diverso chiedere “Ti dispiace se mi metto con un’altra?” e “Ti dispiace se mi metto con la tua migliore amica?”. Avrebbe perso lui e avrebbe rischiato di perdere lei. Non sarebbe riuscita a reggerlo. Era due persone importantissime per lei, le due più importanti tra tutti i ragazzi e le ragazze che conosceva; in qualità di buona amica avrebbe dovuto desiderare la felicità di entrambi e invece che discorsi si trovava a fare? Era solo un’egoista. Pensava solo a se stessa. Ma non riusciva ad accettare di vederseli insieme, felici davanti a lei. Vederli mano nella mano, abbracciati durante l’intervallo. Non sarebbe riuscita a far loro le congratulazioni, a sorridere falsamente, a fare finta di essere contenta. Era vero: era egoista.

Si sentiva esausta, distrutta, triste. Aveva voglia di urlare, di piangere per sfogarsi.

Aveva bisogno di farlo. Non poteva tenersi tutto dentro.

Un altro bigliettino le piombò sul banco. Basta! Non ne poteva più di quei bigliettini. Qualche mese prima lo scherzo di Matteo e ora quelli di quella mattina di primavera. Lo aprì. “Allora? Rispondi.. Ti dispiace o no?”

Scrisse con rabbia, quasi senza controllare la mano: “Fai quello che vuoi.

Si rifiutava di rispondere a quella domanda. Lei gli aveva dato l’ok. Gli avevo detto che non gli dispiaceva, che poteva fare come meglio credeva. Ma se per caso avesse detto la verità, ossia che ci restava male, cosa sarebbe cambiato? Matteo avrebbe forse rinunciato? Che cosa avrebbe fatto?

La campanella dell’intervallo suonò. Appoggiò la penna sul banco e si avvicinò al cestino. E proprio lì in quell’angolino perse il controllo. Una lacrima le scivolò lungo il viso. Prima una e poi sempre di più. Katia si avvicinò e cercò di asciugarle le lacrime ripetendo: - Evie, Evie.. Che cosa è successo? Ancora lui? -. E poi la solita mandria di compagni curiosi. Di quelli a cui non gliene fregava niente che lei stesse effettivamente piangendo, ma volevano solo farsi quattro risate alle sue spalle. Poi c’erano le sue amiche sempre disposte a consolarla. E tra di loro c’era Giulia. Che non capiva, non sapeva il perché di quelle lacrime. Non poteva neanche immaginarsi che lei centrava, centrava eccome.

- Che è successo, Evie? Che c’è? – Ripeteva Katia continuamente.

- Matteo… Matteo.. – Balbettò un attimo incerta. Tanto valeva sputare il rospo.

- Matteo?? –

- Matteo l’ha chiesto a Giulia.. – disse con la voce ancora confusa, con le lacrime che ancora le rigavano il volto. Giulia allora si fece avanti. Si avvicinò. L’abbracciò. Cercò di consolarla. Le ripeteva:

- Primo non me l’ha ancora chiesto.. Secondo io non gli dirò mai di sì.. –

- Non è giusto però, Giuly.. Tu hai il diritto di metterti con chi vuoi.. Io non devo essere d’intralcio alla tua vita, alla sua vita.. –

- Evie, piantala con questi discorsi.. Lui a me non piace. E non mi metterei mai con chi non mi piace. Non è per colpa tua, capito? E ora smettila di piangere. – Le disse con voce ferma e sicura. Evie si asciugò gli occhi rossi e l’abbraccio bisbigliando: - Grazie, Giulia. –

Sembrava tutto concluso per il meglio. Ma qualcuno, vedendo Evie in lacrime, si era preso la briga di andare a rimproverare Matteo. Gli avevano detto che era un insensibile ad andare a dire alla ragazza che sapeva benissimo che gli andava dietro da tempo ormai, che lui si voleva mettere con un’altra. Gli avevano detto che era cattivo, che era riuscito a farla piangere ancora.

E Matteo? No, non aveva fatto finta di niente. Non aveva risposto: “Che cose me ne frega”. No. Non aveva fatto niente di quello che Evie si sarebbe aspettata. Anzi aveva fatto la cosa più insensata, inaspettata. Si era messo a piangere. Sì. Lui.

Era scoppiato in lacrime. Perché? Ed era proprio quello che si chiese Evie quando si girò dopo essersi asciugata le lacrime. Lì seduto sul banco vicino alla finestra c’era Matteo con la testa volta verso il basso. Matteo con le lacrime che gli rigavano il volto. Perché lui piangeva? Perché? Prima la sfidava e ora faceva il dispiaciuto?

Ma nessuno in quel momento l’aveva capito. Nessuno l’aveva compreso. Tutti si erano accaniti contro di lui senza l’opportunità di spiegarsi. Nessuno aveva capito che quella volta Matteo aveva cercato di fare la cosa giusta. Che aveva fatto la cosa giusta. Già.

Tutti aveva subito giudicato lui colpevole e Evie vittima. Ma nessuno aveva capito.

E ci volle veramente tanto tempo prima che lei riuscire a comprendere.

Solo un giorno quando, dopo parecchie settimane, Evie si ricordò di quel avvenimento finalmente riuscì a capire. Quella volta Matteo si era comportato giustamente. Aveva deciso di dirgli la verità, di non tenerla all’oscuro. Come avrebbe reagito se avrebbe saputo poi da qualche pettegolo che il ragazzo che amava e la sua migliore amica si erano magari messi insieme? Non si sarebbe ancora più sentita presa in giro? Non si sarebbe sentita tradita due volte, non sarebbe stato ancora peggio? E invece lui aveva deciso di dirglielo. Glielo aveva detto a lei prima che a chiunque altro. Prima che alla diretta interessata addirittura. Aveva cercato di andarle incontro. Le aveva chiesto se soffriva, se ci sarebbe rimasta male. Glielo avevo detto innanzitutto perché a lei ci teneva.

Ma quella volta nessuno lo aveva capito. Perché ormai tutti erano abituati al fatto che lui fosse “il cattivone” della situazione. Quella volta Matteo aveva pianto, perché aveva cercato di andarle incontro ma nonostante ciò tutti si erano rivoltati contro di lui. Lui aveva il diritto di vivere la sua vita. Di innamorarsi come chiunque altro. Di potersi fidanzare con chi voleva. Ma a Evie ci teneva comunque. E allora aveva cercato di farglielo capire. Quella domanda non era una sfida, era la domanda di un amico che si preoccupa. Perché Evie per lui era importante. Come amica, niente di più. Ma le voleva bene. Tanto.

 

FINE CAPITOLO 11

 

 

Ok, ok.. Ora ammetto che vi ho fatto aspettare veramente tantissimo per questo capitolo. Ma sono partita per le vacanze e questa volta non avevo un portatile con me e quindi non ho potuto continuare.. Sono tornata solo ora!! E appena tornata mi sono messa al lavoro per farmi perdonare!!! Chiedo scusa, quindi, a tutti i miei lettori!! Grazie come al solito a chi legge e recensisce la mia ff. Che ne pensate di questo capitolo?? Fatemi anche sapere che ne pensate di quello che ho scritto sopra, prima dell’inizio del capitolo..

Grazie a tutti (anche per la pazienza!)

Bacioni

 

Diddly

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

Non voglio perderti

 

 

Capitolo 12

 

 

 

Evie era particolarmente stanca quella mattina. La notte precedente, non si sa perché, era riuscita a chiudere occhio solo per qualche oretta.

Si sentiva assonnata, stanca, annoiata: nemmeno la visione di Matteo le faceva tornare il sorriso. Sarebbe stata disposta a fare qualunque cosa, tranne una: dover subirsi una noiosissima lezione di storia.

Non che odiasse la storia, le era praticamente indifferente. Anzi, se era di buono umore, la trovava anche parecchio interessante.

Ma quella mattina niente e nessuno sembrava essere in grado di svegliarla da quello stato di dormiveglia.

- Ragazzi, ho una buonissima notizia! – La professoressa di lettere fece la sua allegra entrata in classe, sventolando in aria dei foglietti di carta sui quali sorgeva la sua inconfondibile scrittura. – Vi ricordate di quando qualche giorno fa, vi avevo accennato di una gita? – Si interruppe un attimo accomodandosi dietro la cattedra.

Alla parola GITA tutti, ma proprio tutti, avevano alzato la testa dal banco e si erano messi con attenzione in ascolto. L’intera classe aveva l’aria curiosa e speranzosa, attenta a non perdersi nulla di quello che avrebbe detto l’insegnante.

- Dunque.. – Riprese squadrando da capo a piedi i 24 alunni che la fissavano lanciandole occhiate di impazienza. – Tutti i vostri genitori avevano acconsentito al fatto che io mi dessi da fare per organizzare una gita di una o più notti. Quindi.. – Si interruppe ancora. Sembrava provasse gusto a lasciare i ragazzi sulla corda. – Ho una proposta da farvi, che spero che voi e vostri genitori accetterete. La mia proposta è quella di una gita a Varigotti, un piccolo paesino appena sopra Finale Ligure, per 2 notti e 3 giorni. Il periodo ideale sarebbe dal 23 al 25 maggio, che quest’anno sono un mercoledì e un venerdì. Il prezzo è piuttosto basso e conveniente, appositamente studiato per permettere a tutti di partecipare. Se qualcuno comunque avesse qualche problema reale non si faccia problemi e lo dica. Alloggeremo in un albergo, piccolo ma molto carino. Ho già anche contattato un guida del posto che è disposta a mostrarci il paesino e a portarci a fare trekking lì vicino. Avremo l’occasione, per la vostra gioia, di passare anche un giorno intero al mare, dove potrete fare il bagno e abbronzarvi. –

La classe era scoppiata in un mormorio di assenso generale. Soprattutto dopo l’ultima parte del discorso, quella riguardante la gita in spiaggia, le ragazze avevano iniziato a studiare che valigia portare, che costume prendere, che vestiti mettere, quanti e quali trucchi ci sarebbero stati in valigia e tutta una serie di altre cose di questo genere.

- Ora vi distribuirò questo foglietto che spiega bene come si svolgerà la gita e l’autorizzazione che siete pregati di restituire assieme ai soldi entro la fine di questa settimana. – Si interruppe ancora un attimo, consapevole che ciò che avrebbe detto subito dopo avrebbe scatenato la felicità dei suoi alunni. – Mi sa che per oggi, ragazzi, dovrete fare a meno di un’interessantissima lezione di storia.. -

Evie sorrise. Anche lei,come i suoi compagni, era veramente stra-felice. Si andava in gita e niente lezione di storia per quel giorno.. cosa voleva in più dalla vita?

 

 

Qualche settimana dopo…

 

Controllò velocemente per l’ultima volta che nella valigia non mancasse niente. Pantaloncini, mini, costume da bagno, asciugamano, cambio per il giorno, cambio per la sera, trucchi, magliette, una o due felpe.. Sì. Sembrava proprio esserci tutto.

Chiuse la valigia e lo zaino verde militare. Si sistemò il cellulare, la macchina fotografica e il portafoglio in tasca, si diede un’ultima riguardata allo specchio e uscì dalla stanza. Il tanto atteso giorno era finalmente arrivato: tempo un’ oretta e sarebbe stata sul treno assieme ai suoi compagni. Adorava le gite scolastiche: libertà, niente scuola, divertimento a tutto spiano e soprattutto.. Matteo a tempo pieno per tre giorni!

Posò il trolley blu scuro nel portabagagli e salì in macchina.

- Allora.. Contenta? – Le domandò sua madre mettendo in moto la macchina.

- Contentissima!! – Rispose Evie con un sorriso a trentadue denti.

- Mi raccomando divertiti e fatti sentire! Divertiti con moderazione però..

- Tranquilla, mamma! Di me ti puoi fidare! – Le disse facendole l’occhiolino.

La stazione Centrale distava poco meno di quindici minuti da casa di Evie. Alle 7.15 in punto erano arrivate: persino in anticipo di 5 minuti! Scaricati i bagagli raggiunsero la farmacia, davanti alla quale avrebbero dovuto trovare professoresse e compagni.

- Giuly! Giuly! – Evie si precipitò fra le braccia della sua migliore amica. – Si va in gita!! – Disse sorridendole. Il suo entusiasmo fu frenato da Arianna.

- Evie, Evie! Ho sentito Matteo che quando sei arrivata diceva a suo padre: “Questa è quella che mi sbava dietro” –

Quell’affermazione la fece rimanere un attimo in trance. Si immaginava che Matteo avesse comunicato a tutta la famiglia che in classe aveva una spasimante, ma non in questi termini. Insomma! Va bene tutto ma lei non sbavava proprio dietro a nessuno.. O quasi.

Si girò un attimo verso Matteo che era impegnato in un accesa discussione con un suo amico. Non sapeva perché ma le dava fastidio che lui si montasse in questo modo. Non gli andava dietro perché lui si “gasasse” con parenti e amici! Magari però Arianna si era inventata tutto! Non c’era da meravigliarsi.. Era la più scatenata della classe e sparava talmente tante cavolate al giorno che non si riusciva neanche più a distinguere quando dicesse il vero e quando il falso.

Uff! Ma alla fine chissene frega! Non mi rovinerò certo la gita per questa cosa.. che non sono neanche sicura sia vera!” Pensò riprendendo poi a parlare con le sue amiche del più e del meno.

Il treno arrivò puntuale alle 8 meno 20. Ragazzi e ragazze salutarono rispettivi genitori e salirono sul treno, cercando uno scompartimento libero.

Alle 8.00 puntuali fischiò e partì; destinazione Finale Ligure.

 

 

 

Erano ormai passate circa due orette dall’inizio del viaggio. Ancora un’ora circa e sarebbero giunti a destinazione. I ragazzi continuavano a muoversi, a gridare, a urlare, a cantare tanto che le professoresse avevano dovuto rimproverarli parecchie volte. Evie aveva passato la prima parte del viaggio a chiacchierare, a confrontarsi con le sue amiche su ciò che avevano portato.

- Ragazze, cheese!! – Disse Dave arrivando fornito di macchina fotografica.

- A proposito di foto.. Katy? Mi vai a fare una foto a Matti? Ti prego ti prego ti prego.. – La guardò con un aria da cane bastonato, sapendo che l’amica non avrebbe resistito a una richiesta così.

- E va bene! Ma solo perché sei tu! – Disse prendendo dalle mani di Evie la macchina fotografia “usa&getta” e avvicinandosi ai sedili dove si trovavano Matteo e i suoi amici.

- Matteo, posso farti una foto? –

- Ok.. Però anche con Luca! – Disse mettendosi in posa e abbracciando uno dei suoi migliore amici.

- È per Evie la foto? – Domandò Marco, scoppiando poi a ridere, seguito a ruoto da tutti quelli che lo circondavano.

Katia scattò e tornò dalle sue amiche, ignorando le domande del ragazzo.

- Certo che è proprio uno stronzo Marco! Certe battute potrebbe anche risparmiarsele.. – Disse Maria, cercando di far riprendere Evie che, dopo la battuta di Marco, era diventata rosso peperone assumendo un’espressione del tipo “mi hanno beccato”.

 

 

 

 

Penso che le foto abbiano un valore inestimabile. Sono quelle cose che possiamo rivedere a distanza di anni, che ci riportano alla mente tanti ricordi.

È come un’immagine che si ferma e resta lì immobile negli anni. E quando dopo tempo ti ritrovi a riguardare le fotografie della tua infanzia, dei tuoi amici o dell’adolescenza tutti i ricordi ti ritornano alla mente. Come degli scatoloni che chiudi in soffitta e dopo anni rispolveri. Poco alla volta li svuoti e rivivi i periodi della vita ai quali ti legano. Ciò che ti sembrava aver dimenticato torna alla mente nitido, chiaro, come se fosse stato sempre lì ad aspettare solo che tu lo rispolverassi. Anche con le amiche si ride, si scherza.

“Ti ricordi? Questa è quella volta che…” oppure “Ma questo è…? Quello che aveva un sacco di spasimanti ai tempi delle medie?”

Domande, risposte, scherzi, risate.. Una foto non è un’immagine ferma senza nessun significato. Le foto sono attimi di vita, le foto sono piccoli momenti che vivranno per l’eternità. Dentro le fotografie ci siamo noi. Dentro le fotografie c’è la nostra storia.

 

 

...Cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai

trascorso e un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e

 so che le emozioni non muoiono mai...

 

 

- Matti? L’hai fai una foto con Evie? Dai! Falle questo regalo! – Era Dave che aveva preso parola.

- Ok, ok! Non c’è problema.. – Rispose lui tranquillamente. Dave e la scorta di amiche di Evie lo portarono vicino a lei. Il cuore le mancò un colpo e poi iniziò a battere sempre più veloce. Possibile che si dovesse emozionare in questo modo per ogni minima cosa? Anche per una banalissima foto?

- Mettevi vicini e sorridete..!! –

- Allora la facciamo questa foto? – Disse lui avvicinandosi e sorridendole.

- Ehm.. Sì! – Balbettò incerta.

Lui le si avvicinò. Le mise il braccio dietro la schiena. La strinse. Così vicini. Sentì la sua mano appoggiarsi sopra il suo fianco.

Sentì un brivido percorrerle la schiena. Sembrava tutto così irreale.. Loro due così vicini, così abbracciati come una timida coppia di neo-fidanzatini. Loro due stretti, sorridenti, felici. Fu un attimo. Qualche secondo e la macchina fotografica scattò. Immortalando quella coppia all’apparenza unita. Immortalando quel momento. Immortalando quella piccola spiaggetta di un piccolo paesino. Sentimenti, emozioni incancellabili.

 

Qui tra mille foto impolverate vedo così le mie emozioni immortalate.. Troppi ricordi, momenti incancellabili..

 

 

I tre giorni della gita trascorsero in fretta. Quasi troppo in fretta. Il venerdì pomeriggio arrivò velocemente, portando via con sé quei tre giorni divertenti e indimenticabili.

Il trekking che erano “stati costretti” a fare.. La spiaggia.. Il bagno in mare tutti insieme, uniti.. Il caos in camera fino a notte fonda tra nutella, balli, scherzi, risate.. Il viaggio di andata e di ritorno.. Tutto era passato così rapidamente.

Probabilmente dopo anni quasi nessuno si sarebbe ricordato di quella breve gita scolastica delle medie in un piccolo paesino della Liguria. Le foto però sarebbero rimaste nell’eternità. Scattate magari da una stupida macchinetta usa&getta che subito dopo lo sviluppo sarebbe stata buttata.

Ma sarebbero rimaste lì. Magari sul fondo di uno stupido scatolone messo da qualche parte in soffitta. E forse un giorno, rispolverandolo, Evie si sarebbe ricordata di quegli attimi apparentemente insignificanti rispetto alle grandi emozioni che la vita ci riserva. Forse però guardando quella foto che la ritraeva sorridente, abbracciata a quel ragazzotto piccolo e gracile si sarebbe ricordata di quella gita. Di quegli anni. Di Matteo. Di lei. Di loro due.

 

...Cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai

trascorso e un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e

 so che le emozioni non muoiono mai...

 

 

FINE CAPITOLO 12

 

Lo so che alla fine in questo capitolo ho parlato poco e niente della gita.. Ma non avevo niente di importante da dire e avevo paura risultasse monotono, noioso! Insomma di gite ognuno ne fa un casino.. e si sa che alla fine sono è più o meno tutte uguali! E considerando che questa è la storia di Evie e Matteo ho deciso di soffermarmi su una cosa semplice, ma per me importante come una fotografia.

Domani mattina presto parto per l’ultima settimana di vacanza ma, visto che vi ho già lasciato 20 giorni senza nessun capitolo, ho voluto farvi un ultimo regalo prima della partenza!! Tra una settimana tornerò definitivamente e fino a prossime festività non mi muoverò più da casa..

A me questo capitolo non piace niente.. vi avviso!! Giudicate voi quindi..

GRAZIE A TUTTI I MIEI LETTORI CHE VERAMENTE MI DANNO UN GRANDE SOSTEGNO!! Lo so che sto diventando un po’ monotona e ripetitiva.. ma ve lo meritate..

 

GRAZIE!!! SIETE SPAZIALI”

 

Per la cronaca le strofe che sono scritte in corsivetto sono strofe della canzone “Fotoricordo” dei Gemelli Diversi.

 

Bacioni

 

Diddly

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Non voglio perderti

 

Capitolo 13

 

“Sei sicura di voler eliminare il file?” La scritta appariva chiaramente sulla schermata del computer.

 

“Sì”

 

E così anche il sesto tentativo di incominciare il tema “La scomparsa degli ambienti naturali ti sembra uno stupido capriccio degli ecologisti o è un problema che riguarda da vicino tutti noi?” era andato a farsi benedire.

Basta, stop. Doveva calmarsi un attimo. Un respiro profondo e.. Doveva ricominciare a scrivere il tema. Seriamente però. Si concentrò più che potè, analizzando attentamente il primo punto della scaletta: “Scrivo una breve introduzione al problema da analizzare nel testo”.

No. Basta. Così non sarebbe andata da nessuna parte. Doveva fare un attimo un pausa e poi avrebbe ripreso. Perché con quei pensieri che la assillavano da quella mattina neanche Eistein sarebbe riuscito a trovare l’ispirazione e la concentrazione giusta.

Poi improvvisamente l’angoscia riprese il controllo di lei, come quella mattina quando era appena tornata dall’ “appuntamento” con Giorgio.

Si precipitò in bagno sentendo gli occhi inumidirsi poco alla volta, cosciente che era sul punto di piangere ancora. Fece giusto in tempo a girare la chiave nella toppa della porta e la prima lacrima le solcò il viso.

Si guardò un attimo allo specchio. Aveva un’aria stravolta, stanca, triste. Non era la Evie di sempre. Quella con un sorriso pronto per ogni occasione. Si accosciò contro il muro bianco e i ricordi le impossessarono la mente..

 

FLASHBACK

 

Driin.. Driin..

Tutto era iniziato, così, con lo squillo del suo cellulare. Si era precipitata a rispondere, sperando di vedere magari apparire sulla schermata “Matty cell”. Ma come al solito aveva dovuto ricredersi. “Giorgio cell” diceva lo schermo un po’ appannato.

Trasse un respiro profondo e facendosi coraggio rispose al telefono.

- Pronto? – domandò piuttosto scocciata continuandosi a ripetere mentalmente “che diavolo vorrò questo??”

Giorgio era un ragazzo robusto, di 15 anni, né alto né basso e piuttosto bruttino. Da qualche giorno sosteneva di essersi perdutamente “innamorato” di Evie e.. questo lei avrebbe potuto anche accettarlo. Insomma, lo sapeva per esperienza che “al cuor non si comanda” e che a volte l’amore si impossessa di noi senza che noi possiamo fare finta per fermarlo. E anche se a lei non piaceva, avrebbe cercato di andargli incontro. Insomma se c’era una cosa che odiava fare era ferire le persone. Certamente non avrebbe illuso Giorgio, gli avrebbe esposto chiaramente che per lui lei non provava nulla, ma magari gli avrebbe potuto offrire la sua amicizia.

Ma con Giorgio non era così. Non poteva essere così. Per il semplice fatto che lui prima di dichiararsi perdutamente innamorato di Evie ci aveva provato con Giulia, Lara, Giada, Martina e una miriade di altre ragazze. Sostenendo sempre le stesse identiche cose. Insomma lui ci provava con qualsiasi ragazza gli capitasse sotto tiro con la speranza che prima o poi qualcuna avrebbe accettato la sua proposta. E questo le faceva venire una rabbia tremenda. Odiava le persone così.. Così stupide, così banali, così insopportabilmente superficiali.

- Ciao Evie! Senti.. Volevo chiederti se per caso stamattina hai qualcosa da fare.. No sai perchè volevo sapere se magari tra una mezz’oretta andiamo un attimo a fare un giro.. Non tanto! Solo dieci/quindici minuti.. Ti devo parlare -

“Qui si mette male..!” Pensò cercando di inventarsi mille scuse per non andare a quella sottospecie di “appuntamento”.

- Ok, va bene.. – Stava pensando di tutto, tranne quello che poi effettivamente disse. Ok, va bene’ aveva risposto. Ma era sicura di star bene? Gli aveva detto che sarebbe uscita con lui! Sarebbe dovuta uscire con Giorgio!

Si odiava a volte. Odiava quell’angioletto che ogni tanto le impossessava la mente costringendola a fare quelle che chiamava “buone azioni”. Odiava quella incapacità di ferire la gente. Quante ragazze al suo posto non ci avrebbero messo neanche un secondo a dire “Te lo scordi! Tu non mi piaci e basta..!”. Ecco cosa le mancava. Quel pizzico di faccia tosta che non guasta mai.

Sempre a preoccuparsi degli effetti che avrebbero avuto le sue azioni su chi le stava accanto.. persino gente di cui sinceramente non gliene importava niente! Quando poi gli altri, la maggior parte delle volte, agivano come meglio credevano fregandosene altamente di quello che lei avrebbe potuto provare.

Il bello era che non avrebbe mai avuto il coraggio di non presentarsi a quel maledetto appuntamento. No. Non avrebbe mai avuto la faccia tosta di fare come dicevano le sue amiche “Non ci andare.. che cosa te ne frega!”. Ci sarebbe andata. Lo sapeva. Sapeva come era fatta. Ed era certa che se non si fosse presentata il “suo angioletto” glielo avrebbe fatto pesare sulla coscienza per tempo. Era fatta così.. Nessuno poteva farci niente!

Fatto sta che mezz’ora dopo era pronta a subirsi Giorgio, davanti alla gelateria “Da Giovanni”. Il ragazzo era arrivato all’appuntamento in anticipo e appena l’aveva vista aveva iniziato a farle segni strani con le braccia. Come se lei non l’avesse visto.

Erano andati avanti a parlare per tutto il tempo del più e del meno. Scuola, amici, oratorio… Tutto tranne che quell’argomento.

Che cosa diavolo stava aspettando? Voleva andarsene a casa, dannazione! Giurava che non ci sarebbe mai uscita con lui.. Quindi o si muoveva a dichiararsi o poteva tenersi tutto dentro! Così prese le redini della situazione.

- Mi dispiace.. Ma ora devo proprio tornare a casa! Sai devo studiare e se no poi mia mamma rompe.. Sai i genitori come sono fatti! – Sorrise al pensiero di quanto la scusa “Mia mamma vuole che..” oppure “Mia mamma non vuole che..” tornasse comoda in certe situazioni quando invece era lei che non voleva fare una determinata cosa.

- Ah ok.. Ti lascio subito andare.. Volevo solo dirti una cosa.. Insomma.. – Si fermò un attimo. – Visto che tu sei carina.. Ti vuoi mettere con me? –

Doveva proprio dire che quel ragazzo era proprio un incapace a dichiararsi. Avrebbe avuto voglia di dirgli di tutto. Mille scuse le frullavano nella testa. “Mi dispiace, ma sono occupata”, “Mi dispiace, non mi piaci” oppure ancora più soft “Non ci conosciamo ancora bene. Oppure avrebbe potuto metterla sul drammatico, facendo una finta scena isterica e mettendosi a urlare “Lo sapevo che c’era sotto qualcosa.. Sei come tutti gli altri maschi!! E io che in questo momento avevo bisogno di un amico.. Pensavo che tu fossi il ragazzo che stavo aspettando! E invece sei come tutti gli altri.. Mi sono sbagliata. La vostra amicizia non è mai gratuita.. Mirate sempre a qualcosa altro!” Iniziando poi a correre, facendo finta di piangere. Certamente avrebbe fatto il suo effetto e sarebbe stato molto divertente, ma non era il genere di ragazza da fare quelle cose.

- Non so io.. – Balbettò incerta. – Ci devo pensare. – Aggiunse rapidamente.

E così era riuscita a rovinare tutto. Aveva illuso quel “povero” ragazzo semplicemente perché non riusciva a dirgli di no. Perché non voleva vederlo soffrire. Perché odiava sapere che era stata lei a ferire qualcuno.

Si salutarono e si avviò verso casa. “Poverino però.. Mi fa quasi pena! Non so perché non riesco a mandarlo a quel paese.. A dirgli che non solo non mi piace, ma non voglio neanche essere sua amica. Già.. Penso che sono sua amica per pura e semplice compassione”

Fu un attimo. Un flash. Quella frase che si era detta mentalmente “Penso che sono sua amica per pura e semplice compassione!” le impossessò la mente. E qualcosa le venne in mente. Qualcosa di confuso inizialmente, che però la ferì profondamente.

Pensò a Giorgio, pensò a lei, a Matteo e di nuovo a lei. Quel quartetto aveva qualcosa di comune.

Giorgio era “lo sfigato” della situazione che le andava dietro. A lei non piaceva e se manteneva la sua amicizia era solo per semplice pena. Anzi la irritava parecchio il suo modo di andarle dietro.. Insomma se non le piaceva, non le piaceva! Non capiva perché doveva insistere.. Era assillante. Già. Assillante era la parola giusta.

E poi la sua attenzione si spostò su Matteo e lei.

Lei, in quel caso, era “la sfigata” della situazione che gli andava dietro da parecchio tempo anche. A lui lei non piaceva, glielo aveva detto anche, e… magari anche lui manteneva la sua amicizia solo per semplice pena. Forse anche a Matteo lei irritava parecchio. Anche lui pensava che se  lei non gli piaceva, non gli piaceva e basta! Forse nemmeno lui non capiva perché doveva insistere.. Era assillante. Già. Si lamentava tanto di Giorgio. Quando poi lei stava facendo la stessa identica cosa.

Fu peggio di cento pugnalate al cuore. Lo sapeva che quella era una cosa piuttosto scontata ed anzi non riusciva a capire come aveva fatto ad arrivarci solo in quel momento. Ma non aveva mai visto la situazione da quel punto di vista. E le fece un male tremendo.

Perché per la prima volta la verità, pura e semplice, le si era presentata davanti agli occhi. “TU A MATTEO NON PIACI. PUNTO E BASTA. NON PIACI. LUI PROBABILMENTE NON SA COME LIBERARSI DI TE PERCHÉ GLI FAI PENA! È SOLO PER QUESTO, EVIE, CHE MANTIENE LA TUA AMICIZIA! SEI ASSILLANTE. PROBABILMENTE NEANCHE TI SOPPORTA! NON GLI PIACI. NON GLI PIACI. E NON PUOI CAMBIARE QUESTA SITUAZIONE”

Perché per la prima volta mettendosi nei suoi panni le era sembrato di vedere le cose proprio dai suoi occhi. Di capire tutto.

Non era mai riuscita ad accettare la realtà. Forse il profondo del suo cuore lo sapeva, ma lei aveva cercato di ignorarla facendo finta di niente. Aveva continuato a rincorrere Matteo perché qualcosa le diceva che non era vero che a lui lei non piaceva. Ma in quel momento le sembrava di aver capito tutto.

Matteo non era innamorato di lei, non avrebbe mai potuto esserlo.

Matteo era suo amico probabilmente solo perché le faceva pena. Compassione.

Questa era la realtà. Questa era la dura e cruda verità. E lei avrebbe dovuto imparare a conviverci ed ad accettarla poco alla volta.

 

 

FINE FLASHBACK

 

Era andata così quella mattina. Ed era anche quello il motivo per cui in quel momento se ne stava lì accoccolata in un angolino del bagno a piangere.

Lei, che si credeva padrona del mondo. Lei, che pensava che insistendo avrebbe potuto cambiare il destino. Lei, che credeva di poter manipolare a suo piacimento i sentimenti altrui. Che si era nascosto dietro un muro per paura di accettare la realtà. Che si era rifiutata di superare quell’ostacolo che la vita le aveva presentato. Che aveva preferito nascondersi in un mondo di illusioni, sogni, bugie piuttosto che farsi entrare in testa la cruda verità.

“Io non gli piaccio e lo devo accettare” Si ripeteva mentalmente, continuamente.

Ma quello che la faceva piangere in quel momento era la coscienza che non sarebbe riuscita a dimenticarlo così su due piedi. Avrebbe potuto andare avanti a ripetersi quella stupida frasetta all’infinito, ma sapeva che non sarebbe stata capace di lasciare in pace Matteo. Di lasciargli vivere la sua vita. Di lasciargli compiere le sue scelte, senza che lei fosse lì in mezzo.

Non sarebbe mai e poi mai stata capace di fingere di non amarlo più. Di non provare ancora con tenacia a rincorrerlo sperando che un giorno qualcosa sarebbe cambiato. Non era capace di non essere più assillante. No. Lei non ci sarebbe mai riuscita. Perché lo amava. Tanto. Troppo. E fingere il contrario la avrebbe annientata.

La vita non è come un film o come un romanzo. Sai quei film o quei libri in cui succede di tutto. I due protagonisti che si amano alla follia che devono passare mille peripezie prima di potersi amare in pace. Ma alla fine riescono a coronare il loro sogno. Oppure quei libri nei quali uno dei due rincorre l’altro per una vita e alla fine però riesce a conquistarlo, a farsi uno spazio nel suo cuore.

Nella vita la trama potrà anche essere simile, ma quello che cambia è il finale. La trama della sua vita era così: “Lei rincorreva lui per una vita e alla fine si rendeva conto che non avrebbe mai potuto conquistarlo. E soffriva in silenzio, con il cuore a pezzi”

Era questo il suo romanzo.

Era rimasta per lungo tempo drogata di sogni, di speranza, di illusioni. Con la speranza che la vita avrebbe potuto essere come uno di quei film visti al cinema o a casa delle amiche in un pomeriggio di inverno.

La vita però purtroppo non era così. E questa volta avrebbe dovuto accettarlo. Per forza.

Cercò di asciugarsi le lacrime e ritornò davanti allo schermo vuoto del computer sul quale appariva ancora il titolo del tema. Fece un respiro profondo e iniziò a concentrarsi.

Facendo finta di niente. Cercando di mettere a tacere il suo cuore ferito.

Ma in fondo al suo cuore quel diavoletto diabolico continuava a ripetere:

“Gli fai solo pena.

Non gli piaci.

Tu non gli piacerai mai.

Sei assillante.

Non gli piaci”

Quella parole che annientavano poco alla volta quel cuore spezzato, quel cuore drogato di sogni, di illusioni, di speranze. Era quella la cruda realtà. E avrebbe dovuto iniziare ad accettarla. Da quel momento.

 

FINE CAPITOLO 13

 

E finalmente il “tanto atteso” capitolo è arrivato.. Vi ho fatto aspettare, vero? Vi chiedo scusa ma tra inizio della scuola, ripresa degli allenamenti ecc.. ho avuto molto da fare! Comunque vi ringrazio tanto.. Un bacione a tutti i miei lettori che ogni capitolo diventano sempre più numerosi.. Grazie!! A presto! (Questa volta vi prometto che non vi farò aspettare tanto nd_diddly  Dicono tutti così.. nd_tutti)

Grazie mille ancora..!!

Bacioni

Diddllina_4ever

 

P.S. Lo so come capitolo è un po’ triste.. Non datemi dell’insensibile o della spietata! Ma la storia deve essere anche un po’ così.. no?

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Non voglio perderti

 

Capitolo 14

 

È proprio vero che certe cose accadono proprio quando meno te lo aspetti. Insomma, capita a tutti così. Per giorni sogni che si avveri una determinata cosa.

Ci speri continuamente, aspettandola con ansia. Ma, la maggior parte delle volte, questa non si verifica.

Passano i giorni, le settimane e proprio in quel momento, quando non te lo saresti mai aspettato accade. E tu rimani così interdetto, confuso, domandandoti spiazzato “Come è possibile?”

 

 

Così era capitato anche a lei. Quante volte, uscendo di casa, aveva sperato di incontrare Matteo? Quante aveva sognato di vederlo lì da lontano, con o senza amici? Di vederlo anche solo per un attimo, giusto il tempo per un timido “ciao”. Niente di che, quindi. Solo qualche secondo, quello che bastava perché il suo battito cardiaco iniziasse ad accellerare. Solo qualche attimo che desse alla sua giornata un qualcosa in più . Qualche minuto, per avere qualcosa da dire alle amiche il giorno dopo.

 

-Sapete, ieri pomeriggio ho incontrato Matteo..- Quella frase, buttata lì magari, durante due chiacchiere tra una lezione e l’altra.

-Wow! E che cosa è successo?- Avrebbero certamente chiesto loro, curiose, aspettandosi chissà che cosa.

-Niente.. Mi ha solo salutato-  Sarebbe stata la sua risposta.

 

Beh, non c'è dubbio che loro l'avrebbero giudicata pazza. “Questa qua sta male” Avrebbero pensato. Quando una arriva tutta emozionata e agitata dicendo “Ieri ho incontrato…” viene spontaneo chiedere “Che cosa è successo? Racconta!!” e sentendola rispondere “Mi ha solo salutato” come se fosse la cosa più eccitante del mondo si inizia ad avere seri dubbi sulla sua sanità mentale. Beh, era abbastanza chiaro che loro non sarebbero riuscite a capire. Non fino in fondo almeno. Loro non avrebbero mai e poi mai compreso che per lei un semplice “ciao” significava tanto. Anche troppo.

Anche se lo vedeva per qualche secondo le rimaneva la tachicardia per mezz’ora. Da fuori di testa. Da pazza. Sì.. era pazza, senza dubbio. Pazza di lui.

 

 

 

 

Quel pomeriggio comunque, andando in cartoleria per comprare i fogli protocollo, si sarebbe aspettata qualunque cosa, tranne una. Incontrare Matteo. A dire il vero quel pomeriggio di maggio l’argomento Matteo non la sfiorava neanche lontanamente.

Svoltò con passo sicuro a destra percorrendo gli ultimi metri che la separavano dalla cartoleria.

-Ciao Marco! Ciao Antonio! – Disse scorgendo i due ragazzi davanti al negozio. – Che fate qui? Fogli protocollo anche voi? -

-Ciao Evie! Per la verità stiamo aspettando Luca e Matteo.. dobbiamo fare delle fotocopie dei compiti di inglese.. –

-Ciao ragazzi.. Ciao Evie! – Non ebbe neanche di ribattere che da dietro le spalle la sua voce la raggiunse. Facendo sobbalzare il suo cuore come al solito. Facendo sentire anche solo per un attimo così felice.

-Ehm.. ah.. sì..- Balbettò un attimo incerta. – Ciao Matteo.. Ciao Luca.. – Si sentì tremendamente in imbarazzo. Insomma lei .. loro.. Matteo! Quella situazione era assurda! “Lei” e i quattro dell’Ave Maria insieme. Loro, che a volte erano proprio quelli che la prendevano in giro; quelli che con Matteo si scambiavano sorrisini al suo passaggio. – Ehm.. Scusate ma ora devo proprio andare! Ciao a tutti! – Farfugliò prendendo poi a correre più veloce possibile.

Voltato l’angolo si fermò un attimo, ansimante, con il cuore che le pulsava nel petto. Era possibile che dovesse sempre fare queste figure? Mettersi a balbettare per un semplice saluto? Agitarsi in quel modo per averlo visto per qualche secondo?

Si girò un attimo e rimase lì interdetta. Dove era finita? Quella non era la strada che faceva di solito per tornare a casa..

“Dannazione! Non può essere..” Pensò, schiaffandosi una mano sulla fronte. “Allora.. Questa è via dei Gigli.. Quindi significa che.. Sono andata veramente dalla parte sbagliata! Ma dove diavolo ho la testa?”

Perfetto. Veramente stupendo. Non aveva comprato i fogli protocollo, aveva fatto una bellissima figuraccia con Matteo e come se non bastasse era andata dalla parte opposta. E la ciliegina sulla torta era che per prendere la via giusta doveva ripassare davanti alla cartoleria.

“Complimenti! La nuova “Miss imbecille 2004 è.. Evie!” Pensò.

Era già le 17.45. Considerato che doveva finire ancora dei compiti le possibilità non erano molte.. O rimaneva lì tutta la notte o si faceva coraggio e andava. Con un po’ di fortuna magari loro erano già entrati in cartoleria e non l’avrebbero vista passare. Già. Bastava un minimo di buona sorte. D’altronde non potevano capitare tutte a lei.. Non tutte in un pomeriggio!

Tirò un respiro profondo e voltò l’angolo. Lì però, davanti alla cartoleria, esattamente nel punto in cui li aveva lasciati c’erano loro. Luca, Marco, Antonio e Matteo. “I fantastici 4” al completo.

- Evie.. ancora qui? – Le domandò Luca, sorridendole parecchio divertito.

- Oh.. sì! Vedi.. ero andata dalla parte sbagliata! – Rispose lei cercando di nascondere in qualche modo il lieve rossore .

- Capito.. Tu comunque non dovevi comprare i fogli protocollo? Fermati con noi se vuoi! Non farti nessun problema! –

Quella proposta la fece sobbalzare. Avrebbe potuto stare con Matteo ancora per parecchi minuti! Tra l’altro loro non avevano neanche accennato a prenderla in giro per la sua sbadataggine.. Neanche una stupida battutina. Erano diversi quel giorno. Strani, particolari. Quasi.. Veri amici. Sì. Amici. Comprensivi, simpatici, gentili. Il mitico gruppetto sembrava aver messo la testa a posto.

- Che dovete fare voi? Domandò lei a un certo punto, dopo essere entrata in cartoleria con gli altri, per interrompere quel silenzio imbarazzante che si era creato fra di loro.

- Fotocopie dei compiti di inglese..!! –

- Ah! Senti, senti.. Luca fa i compiti e voi vi pigliate le fotocopie! Begli amici! – Esclamò divertita. – Fa vedere qua comunque.. Aggiunse porgendo la mano per prendere il foglio a righe.

 

Marco have got a beautiful house.

You have got a little cat?

I haven’t got two dog.

 

- Non vorrei sembrare la classica “secchiona”, ma ragazzi: questo compito è pieno di errori! Insomma il verbo to have” si fa in terza elementare.. Datemi una penna va.. – Afferrò sorridendo la penna che Marco le porgeva.

 

Marco HAS got a beautiful house.

Have you got a little cat?

I haven’t got two dogS.

 

- Ecco.. Ora direi che va meglio.. Molto meglio! –  

- Grazie Evie! Sei veramente una grande.. Senza di te, che figuraccia ci facevamo domani con la prof? Compiti copiati e per di più tutti sbagliati.. Grazie mille! – La ringraziò Antonio.

- Ragazzi, insomma! Vi ho solo corretto due frasette.. Tutti questi ringraziamenti mi sembrano un po’ esagerati, no? –

- No, ma grazie veramente.. Che mondo sarebbe senza una ragazza come Evie?- Aggiunse Matteo, tirandole una pacca affettuosa sulla spalla.

 

 

 

Dopo aver scherzato per almeno altri dieci minuti buoni, si salutarono.

- Ciao ragazzi, a domani allora! -

Lei si incamminò verso casa sua. Nella direzione giusta questa volta.

Quando quel tardo pomeriggio torn&o= grave; a casa si sentiva piena di gioia, di felicità. Si sentiva per una volta accettata. Avevo scherzato, riso, si erano divertiti. Per una volta il fatto che lei fosse “la ragazza che sbava dietro a Matteo” non aveva avuto importanza. L’avevano trattata come un' grande amica qualsiasi.

Si sentiva felice sebbene non ci fosse un motivo preciso.

Durante la cena qualcosa le venne in mente. Fu come un lampo, un flash improvviso. Ad un tratto le sembrò di aver capito tutto.. Tutto quanto . Certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?
Come aveva potuto pretendere che Matteo si innamorasse di lei, così all’improvviso? In prima media a lui lei piaceva. Glielo aveva detto attraverso classifiche di bellezza, di simpatia, attraverso dediche e sms. Mai direttamente, ma glielo aveva lasciato intendere. In prima media loro erano amici, amici veri. Avevano poco a poco costruito un forte legame. Erano usciti insieme, scherzavano, ridevano, condividevano gli stessi interessi.

E poi? Cosa era accaduto? Quale era stata la causa del loro progressivo allentamento? Cosa aveva portato alla rottura di quel legame, di quell’amicizia ?

La sua eccessiva fretta di fare tutto. Se solo lei avesse fatto tutto con più calma forse in quel momento potevano essere insieme. Ma lei, testarda, determinata, aveva voluto fare tutto in fretta. Pensando che non valeva la pena aspettare, “perdere tempo”. Gli aveva messo fretta, era diventata quasi assillante. Quando si era accorta di essersi innamorata era cambiata. Tanto. Troppo.

Da quel momento era iniziato tutto. Si erano allontanati. Lei era diventata “la deficiente che gli sbava dietro”, lui il suo sogno irraggiungibile. A sistemare il tutto si erano messi i compagni, le loro risatine, le loro stupide prese in giro. E tutti quelli che invece volevano fare “gli eroi”, quelli che volevano farli mettere insieme, quelli che ogni due per tre andavano da Matteo chiedendogli “Perché non ti metti con Evie? Perché?” e che invece alla fin fine avevano solo contribuito al loro allentamento. Poco alla volta tanti fattori, tante persone avevano aiutato a innalzare quel muro tra di loro.

Progressivamente ogni cosa era cambiata. Non erano più usciti insieme. D’altronde una sognatrice e il suo sogno non possono combaciare. Non possono uscire insieme come semplici amici. Tutti avrebbero riso, scherzato.. Già. Tutti. Loro, la maggioranza.. Quelli che aveva condizionato la loro storia,il loro futuro.

Quando loro parlavano non era pi&ug= rave; come prima. Prima dicevano “Matteo e Evie stanno parlando? Che male c’è! Sono semplici amici..ora invece “Matteo e Evie stanno parlando? Magari si sono messi insieme.. Oppure lei ci sta provando! Andiamo a vedere ragazzi!”

A poco a poco, mattone dopo mattone , battutina dopo battutina, quel muro era cresciuto. Si era innalzato, sempre più imponente, più difficile da distruggere.

 

 

In quella serata di maggio, dopo quel pomeriggio in cartoleria, qualcosa era scattato. Come una piccola scintilla. Tutto ora le sembrava più chiaro.. Tutto era da sempre racchiuso in una semplice parola: “amicizia”.

Un amore non nasce così dal nulla. Non è che ti svegli un mattina e dici: “Adesso esco e mi innamoro del primo che incontro”. No. Non è così.

Un’amicizia è come una grande albero. All’inizio non è altro che è un piccolo germoglio. Ma poco alla volta innafiando lo con cura inizia a crescere. Inizia a fiorire. Prima nascono le foglie, poi i fiori. Diventa sempre più forte, sempre più saldo. E poi nascono i frutti. E finalmente si può andare a raccoglierli.

Ma un albero se non viene curato muore. Progressivamente perde tutta la sua vitalità, perde le foglie. Rimane spoglio.

E lei quell’albero l’aveva lasciato a morire. Aveva smesso di curarlo. E allora come sperare di poter raccogliere quei frutti se smetti di curarlo? Come sperare di raccogliere quei frutti, se non li fai nascere?

Un’amicizia è un grande albero. L’amore è come un frutto. Vi sono quegli amori che nascono così, dal nulla. Vi sono i cosiddetti “colpi di fulmine”. Ecco questo tipo di amori sono come quegli alberi sempreverdi. Sono come quegli alberi che rimangono sempre belli, sempre folti.

Ma vi sono invece, per la maggior parte dei casi, gli alberi che devono germogliare. 

E se tu non li annaffi non possono farlo. Se tu non li curi perdono la loro bellezza. Se tu non li assisti con costanza e impegno non daranno mai i loro frutti.

 

 

Una volta su una pagina di diario aveva letto una dedica. Faceva più o meno così:

“Un giorno l’amicizia e l’amore si incontrarono. L’amore le domandò: - Perchè esisti anche tu? Non basto già io? -. L’amicizia allora si fece avanti e rispose: - No.. Non basti. Io vengo a portare un sorriso, lì dove tu lascia una lacrima. –”

Quella sera si sentiva felice, perché per una volta aveva capito tutto. Non aveva confusione in testa. Si sentiva sicura.

Afferrò il cellulare tra le mani e digitò rapidamente un messaggio.

“Sai.. oggi sono stata veramente bene con te e gli altri! E finalmente ho capito che la cosa più importante è l’amicizia.. Cosa che,negli ultimi tempi, avevo trascurato. Ricomincia da capo, da amici come in prima media, e se qualcosa deve accadere verrà da sé.. Tv1mdb”

Bip-bip-bip.. Nuovo messaggio ricevuto. Perfetto.

 

“Già.. Anche io oggi ho capito molte cose. Allora amici come in prima media.. E chissà.. Forse un giorno ci potremo anche fidanzare! Tvtttttttb Matti”

 

“Un giorno forse.. Un giorno forse tutto sarà diverso. Ora però devo iniziare a prendermi cura di quell’albero che ho lasciato appassire .. Poco alla volta, Matteo. Con calma. E forse un giorno…. Ma questa ora non è importante. Ora ciò che conta è recuperare la nostra amicizia, il nostro legame. Quello che c’è stato. Permettere a quell'albero di rifiorire ancora..” Pensò sorridendo. Non immaginandosi neanche minimamente di quanto, a volte, tornare indietro risulti difficile.

 

FINE CAPITOLO 14

 

Signori e signore, ragazzi e ragazze.. Attenzione! Finalmente dopo giorni, settimane e mesi ce l’ho fatta a pubblicare un nuovo capitolo! Lo so.. Non so proprio come farmi perdonare! Dovrei vergognarmi.. Ma sapete come è! Tra una cosa e l’altra non trovo= mai il tempo per scrivere.. Perdonatemi ancora per una volta, vi prego!

Ringrazio come al solito tutti i recensitori..<= /span>

Grazie per il sostegno, per i complimenti e anche per le piccole critiche! Grazie di tutto! Proprio grazie a voi ogni capitolo cresco (almeno spero)  sempre di più..

Ora vi saluto!!

Sperando che questa volta non ci metta ancora tre anni ad aggiornare vi mando un grande bacione a tutti!

Ciaooooooooooooooooooooooooo !!

Diddly

 <= /p>

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Song-fic 3 - ***


Non voglio perderti

 

Capitolo 15 - Song-fic 3

 

Che cos’è l’amore?

Mille e più volte me lo sono domandata, tanti pomeriggi ho speso osservando il soffitto della mia camera alla ricerca di una risposta a questo quesito.

Se apri il vocabolario e cerchi questa parola troverai scritto: “Moto affettuoso, inclinazione profonda verso qualcuno o qualcosa”.

Ma l’amore è veramente l’insieme di tutti questi paroloni? Per definirlo bisogna veramente ricorrere all’uso di un vocabolario? Oppure che cos’è? Che cosa c’è dietro? Esiste davvero Cupido che gira con tanto di frecce e arco alla ricerca di cuori da trafiggere?

Oppure cosa? Chi è che un giorno ha deciso che io mi sarei dovuta innamorare di te, Matteo?

 

Che cos’è l’amore?

Se lo chiedi agli adolescenti d’oggi le risposte sono più o meno sempre le stesse: “Non esiste” dicono quelli più duri, “Non lo so.. Ma ora è ancora presto per amare, no? Queste sono stupide cotte adolescenziali!” risponde la maggior parte della gente.

Infine ci sono loro, i “romanticoni”, quelli che ancora si commuovono davanti a un film, quelli che sognano, sperano, si illudono e che con aria sognate esclamano: “L’amore è una cosa stupenda.. Si ama a qualunque età.. Non esistono limiti”.

Chi ha ragione? Chi ha torto? Si può amare a tredici anni? Oppure no? Chi è che decide tutto questo?

 

Che cos’è l’amore?

Molti la cercano. Altri lo sognano. Altri ancora hanno smesso di sperarci. Alcuni non lo vogliono neppure.

Eppure quando ti prende è talmente improvviso, talmente forte, talmente profondo che non puoi tirarti indietro. Non puoi dire “No, io quello che non lo amo”. Non lo decidi tu.

Incontri, magari anche casualmente, una persona e te ne innamori. E non puoi farci niente. Non si può soffocare un sentimento del genere.

Amore.. Disperato, infelice, ricambiato, romantico. Amore.. Triste, drammatico, allegro, allusivo. Amore.. felice, meraviglioso, stupendo.

Amore.. Fa soffrire. Fa piangere. Fa ridere. Fa sognare. Fa sudare. Fa impazzire.

L’amore non si può definire. L’amore è questo. Tutto questo. Nient’altro. L’amore è il niente ed il tutto. L’amore è la felicità e la tristezza. L’amore è la causa di pianti ed la causa di sorrisi. L’amore è semplicemente, puramente, solamente “amore”.

 

 

 

8 giugno. Caldo, afa, vacanze. Per tutti gli studenti è la gioia assoluta. Per tutti gli studenti è la fine di quell’incubo chiamato “scuola”.

Per me invece è la fine di un sogno. Niente scuola. Niente Matteo. Niente illusioni, niente sogni. Nessun occasione per provare poco alla volta fare breccia nel tuo cuore. Niente di niente.

Finisce un anno scolastico e questo vuol dire che non potrò vederti per tre mesi. Finisce un anno scolastico e mi rendo conto che “la data dell’addio” si avvicina sempre di più. E fremo. Ho paura. Due anni dei tre sono passati in un soffio, in attimo. A settembre inizierà l’ultimo anno. Il nostro ultimo anno. Ho paura che tutto svanisca troppo in fretta. Che di questi “dannatissimi” tre anni non mi rimanga altro che un senso di amarezza. Non mi rimanga altro che delusione, sofferenze. Un cuore ferito.

Seduta sul letto, mi metto nelle orecchie le cuffie dell’MP3. Mi sdraio, sogno. La musica mi impossessa la mente, entra dentro di me. Riporta indietro il tempo. Poi quella sensazione strana, particolare: quella coscienza che sebbene sia passato poco meno di un mese dall’inizio delle vacanze, mi manchi.

Mi manchi...
quando il sole da' la mano all'orizzonte,
quando il buio spegne il chiasso della gente
la stanchezza addosso che non va più via
come l'ombra di qualcosa ancora mia...

 

Mi manchi. Sempre, dovunque.
Mentre rido, mentre scherzo, persino mentre mangio. Mentre gioco con i miei amici sulla riva del mare. Mentre faccio il bagno.
Quando il sole tramonta, lasciando spazio poco alla volta alla notte. Quando poco alla volta gli schiamazzi dei ragazzi in spiaggia si fanno sempre più silenziosi, lasciando spazio alla quiete.

Dal balcone della mia casa, guardo quello spettacolo.
Stupendo, meraviglioso. Guardo il sole che tramonta lentamente sul mare, il cielo che si colora di rosso, arancione, giallo, rosa. E per un attimo sogno che tu sia lì con me. Ti immagino a scherzare e a ridere con i tuoi amici sulle coste pugliesi. Ti immagino magari abbracciato a qualche ragazza, su uno scoglio. Ti immagino e mi domando se qualche volta il mio pensiero ti sfiora anche lontanamente.

 

Mi manchi...
nei tuoi sguardi e in quel sorriso un po' incosciente
nelle scuse di quei tuoi probabilmente,
sei quel nodo in gola che non va più giù
e tu, e tu...

 

Mi manchi. Mi mancano i tuoi sorrisi. Quei sorrisi di cui mi sono innamorata. Quei sorrisi che a volte determinano una mia intera giornata.
Mi mancano i tuoi “forse”. Quell’alone di mistero che in qualche modo ti avvolge.

“Forse ci metteremo insieme un giorno..”, “Forse tra un po’ di tempo mi innamorerò di te..”

“Forse. Un giorno. Chissà. Magari.”
Frasi ipotetiche. Frasi che magari sono dette lì solo per farmi contenta. Frasi che mi ripeti per pura e semplice compassione, probabilmente.

Mi manca quel nodo che mi si forma alla gola quando mi parla, quando mi guardi, quando mi telefoni. Quell’incapacità di spiaccicare anche una sola parola perché tu sei davanti a me. Quell’accelerare del battito cardiaco per ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tua espressione.

 

Mi manchi...mi manchi...
posso far finta di star bene, ma mi manchi
ora capisco che vuol dire
averti accanto prima di dormire
mentre cammino a piedi nudi dentro l'anima

 

In quei momenti di malinconia, in quei momenti nei quali la tristezza si impossessa di me vorrei veramente, desidero con tutta me stessa che tu mi fossi accanto.
Posso sorridere, giocare, scherzare, trascorrere delle bellissime vacanze ma la verità resta sempre quella: TU, Matteo proprio tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, mi manchi.

Vorrei che questi mesi trascorressero velocemente così come trascorrono i giorni in cui tu mi sei accanto.
Vorrei riprendere al più presto quella “gioia” di vivere quotidianamente. Giorno per giorno, senza sapere cosa mi aspetta. Vorrei ricominciare a pensare ogni sera prima di addormentarmi “Domani vedo Matteo. Domani è un altro giorno. Domani forse..”

 

Mi manchi
e potrei cercarmi un'altra donna ma m'ingannerei
sei il mio rimorso senza fine, il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e penso che mi manchi
ora che io posso darti un po' di più
e tu, e tu...

 

Già. Potrei fare come tutti gli altri miei coetanei. Vivere le mie piccole avventure estive.. In modo da aver anche io da raccontare qualcosa a settembre.
Ma non ci riesco. Non so. Sarò diversa dagli altri, ma è più forte di me. Non riesco a stare con un altro e avere sempre davanti agli occhi il tuo viso.

Tradirei lui, tradirei me stessa e.. soprattutto tradirei te. E come se io e te dentro di me stessimo insieme. E come se in qualche modo io ti ho promesso la mia fiducia.
È assurdo, vero? Tu non mi vuoi, eppure io continuo a inseguire solo te. Non guardo altri ragazzi, non guardo nessuno. Mi sento in un vicolo cieco, senza uscita.

Intanto aspetto settembre, aspetto un nuovo anno, nuove emozioni. Aspetto di rivederti, di ricominciare la lunga e dura scalata verso il suo cuore.
Io aspetto. Con ansia un po’, ma anche con fiducia.
E intanto rimango qua continuando a ripetermi:

“Mi manchi, Matteo. Mi manchi tanto..”

A settembre, allora. Io.. aspetto.

FINE CAPITOLO 15

 

Dai.. Sono stata abbastanza brava questa volta! Non vi ho fatto aspettare tantissimissimo! Allora che ne dite di questo nuovissimo capitolo fresco fresco di stampa? Fatemi sapere allora che cosa ne pensate!
Un ringraziamento speciale naturalmente a tutti i miei lettori e in questo capitolo ringrazio in maniera particolare jessyhan91 che è una della ultime new entry nel gruppo dei miei recensitori e che mi sostiene veramente tanto! Grazie a te, ma anche a tutti gli altri (soprattutto alle mie due grandi amiche Elyna91 e Miao91!)..

A presto! Bacioni..Vvtb

Diddly

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Non voglio perderti

 

Capitolo 16

 

Cammino. Cammino per le strade di questa città. La mia città; città adorata, città vissuta, città che mi ha vista crescere.
Sento le fredde gocce di pioggia che mi scorrono sul viso, ma non ne faccio caso. In fondo bagnarsi non è niente. Tu lo meriti.. Meriti tutto questo.
Corro, con il fiatone, non facendo neanche caso a dove sto andando. Ma non c’è ne è bisogno, conosco questa strada. La conosco bene.. Quante volte l’ho percorsa con solo il tuo pensiero in testa.
Lo zaino militare mezzo vuoto, contenente solo un bloc-notes e l’astuccio per il primo giorno di scuola, mi sbatte sulle spalle. Non è importante per me che sta iniziando un nuovo anno. Dovrò iniziare a studiare, a fare i compiti e tra l’altro quest’anno mi aspettano gli esami.
Ma ora per me questo non conta.
Volto l’angolo e intravedo la mia scuola. Quella scuola fatta di prefabbricato, circondata dal solito cancello bianco. Intorno tutti gli studenti; gli sguardi assonnati, i primini un po’ timorosi e poi… tu.
Lì fermo davanti al cancello. Tu.. Raggio di sole in questa giornata triste.
Ti vedo, il cuore batte forte, troppo forte; la gambe fremono e poi inizio a correre. Non mi importa che praticamente l’intera scuola mi sta fissando.
- Matteo!! – gridò, mentre calde lacrime di gioia si mischiano a quelle gocce di pioggia. Ho la vista appannata, ma continuo a correre. E tu lì, vedendomi, sorridi e mi corri incontro. – Evie!! -
È una corsa veloce, ma che sembra lenta. Tu corri da una parte.. Io dall’altra. Poco alla volta i metri che ci separano sono sempre meno. Tutti ci guardano.. ma per me in quella grigia via ci siamo solo noi due.
Allargò le braccia e quando ti raggiungo non resisto più. Tre mesi.. tre mesi che aspetto di rivederti, di abbracciarti, di dirti quanto mi sei mancato.
E poi le tue labbra sopra le mie. Le sento così calde, così tremendamente fantastiche, mentre le lacrime sgorgano senza nessun timore sulle mie gote. Me le asciughi sfiorandomi con una mano e, avvicinandoti ancora di più, sussurri: - Mi sei mancata troppo, piccola Evie…-

 

Bip… bip… bip…. Bip… bip…
- Anche tu Matteo.. Anche tu.. – Rispose Evie muovendo una mano per accarezzarlo. Ma sfiorò il vuoto. Accarezzò l’aria. Mosse la mano, cercando il suo viso, cercando lui.
“Non ci sei.. non ti trovo. Dove sei? Matteo?”
D’improvviso spalancò gli occhi. Le immagini divennero sempre più offuscate. Quella via spoglia e grigia scomparve lasciando posto a monotone e ripetitive parete bianche e.. poi il suo caldo abbraccio si ridusse ben presto al piumone d’oca del suo letto.
Aveva sognato. Era stato tutto solo uno stupido sogno. Nient’altro che un illusione.
Eppure sulle labbra c’era ancora quel sapore di quella labbra tante sognate e desiderate, quel bacio così spontaneo. Eppure sulle guance c’erano ancora quelle calde lacrime di felicità.
Non so se vi è mai capitato di svegliarvi così, una mattina.
Così.. Come se tutto fosse stato tremendamente vero e reale. Stupendamente concreto. Ma poi vi svegliate; ritornate alla realtà e.. vi accorgete che era solo un sogno. Un altro stupido, ripetitivo, monotono, ma allo stesso tempo così meraviglioso sogno.
Non vi arrabbiate un po’? Con voi stesse.. con il mondo intero.. con i sogni. Non sentito grande senso di amarezza nel dover rendervi conto che queste sono solo le vostre illusioni? Che avete fantasticato ancora una volta su di lui, sempre e solo su di lui?
Gettò il cuscino fuori dal letto e stiracchiandosi si alzò. Dentro di lei quel senso di sofferenza e tristezza, come tutte le volte che si accorgeva che quelli sarebbero rimasti solo sogni che l’avrebbero dolcemente accompagnata ancora per tanto tempo.
Dall’altra parte però quel solito barlume di gioia, di felicità..
“Lasciatemelo almeno sognare!” Si ripeteva tutte le volte.
Se la realtà non è come vogliamo possiamo sempre costruircela, no?
E dove se non nei sogni? E dove se non nelle nostre fantasticherie? E dove se non nei nostri pensieri più segreti, che nessuno o quasi avrà la possibilità di condividere?
Sognare non è un reato.. Chi glielo poteva impedire?
Sorrise. In fondo il giorno tanto atteso era arrivato. Che importanza aveva se tutto fosse stato o meno come nel sogno? Certo.. sarebbe stato bello. Magari sarebbe accaduto veramente. O forse quasi. O forse no del tutto.
Ma in tutti i casi l’avrebbe rivisto.
Ed ora, in quella mattina fredda e un po’ malinconica di settembre, quello che per lei importava era solo ed effettivamente quello: ormai solo pochi minuti la separavano da lui.
Dopo mesi, dopo settimane l’avrebbe rivisto.
Che effetto gli avrebbe fatto?
Sarebbe forse cambiato qualcosa?
Quel ragazzino poco maturo, alto poco più della sua spalla, con occhi marroni e capelli come mille, avrebbe provocato ancora quel miscuglio di sentimenti come sempre? Quell’incapacità di parlare, di sorridere, di muoversi?

 

Qualche decina di minuti dopo, lei era lì. Lo zaino militare in spalla, il trucco appena accentuato ma curato alla perfezione e quelle gocce di pioggia che, nonostante l’ombrello, le rigavano a tratti il viso.
Gli occhi lucidi, felici; il cuore a mille, le gambe molli mentre percorreva quell’ultimo tratto di Via Verdi.
Gli ultimi metri, solo gli ultimi dannatissimi metri.
Tutto come nel sogno. Ma quella volta tutto reale.
Nelle orecchie la cuffia dell’MP3 che le martellava insistentemente il solito motivetto conosciuto fin troppo bene.
“C’è un tempo per i baci sperati, desiderati tra i banchi della prima B.. Occhiali grandi, sempre gli stessi.. Un po’ troppo spessi per piacere ad uno così..”

 

E quando tra la folla di ragazzi lo scorse il cuore fece un balzo.
Anche quando si avvicinò al gruppo di amici e lì salutò, sorridendo. Anche quando lo fissò per un attimo, arrossendo lievemente, e mormorando un timido “Ciao”.
Anche quando la campanella suonò, ammutolendo il chiasso dei ragazzi. Anche quando la professoressa entrò in classe e iniziò a dare il benvenuto.
Sempre. Il suo cuore batteva, i suoi occhi lo fissavano, il suo volto sorrideva.
E quando quella mattina, dopo poco meno di tre ore, tornò a casa non era per niente delusa.
Niente baci, niente abbracci, nessuna scena da film. Neanche un “mi sei mancato”. Non era accaduto niente di quello che aveva sognato, non era accaduto niente di speciale. Una mattina come tante altre? Un’ennesima delusione?
No. Per lei no.
Quando tornò a casa lei era contenta, nonostante tutto.
L’aveva rivisto ed era iniziato un nuovo anno. Un altro lunghissimo anno. La vita può cambiare in qualche minuto completamente.. E vi immaginate cosa può accadere nel corso di un anno?
Tante cose. Forse troppe.
Avrebbe sofferto, ancora? Sicuramente. Avrebbe pianto? Forse.
Ma ci sarebbero stati anche momenti di gioia per lei, Evie, piccola ragazzina eternamente innamorata? Forse. Chi poteva dirlo?
Quando quella sera si addormentò lei sorrideva ancora. Perché in fondo nel suo mondo di illusioni e di fantasticherie Evie era corsa incontro a quel Matteo, insolitamente dolce e innamorato. Perché nella sua testa loro si erano baciati.
Perché in fondo la Evie e il Matteo del mondo dei sogni si amavano.
E.. Nessuno poteva dire che un giorno, magari proprio quando non se lo sarebbe mai aspettato, questo sogno sarebbe diventato realtà. Se non completamente, almeno in parte.
Lei ci sperava.. Per il resto, chi poteva dirlo?

 

FINE CAPITOLO 16

Ok.. I pomodori un’altra volta! Lo so che vi ho fatto aspettare tanto.. Lo so che sono imperdonabile! Ma risparmiatemi.. Se no rimarrete così con il fiato sospeso in eterno! E così è iniziato un nuovo anno per la nostra Evie! Cosa succederà? Eheheh.. Io lo so (anche perché l’ho vissuto IO!)!
Va beh.. Ora vi saluto e vi mando un grande grazie come al solito.. E vi prometto che cercherò di aggiornare un po’ più in fretta!
Bacioni
Vvb
Diddly

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Non voglio perderti

 

 

Capitolo 17

 

 

 

Evie.. Ragazza secchiona, tranquilla, ubbidiente, sensibile.

Evie.. Ragazza a volte fin troppo disciplinata.

Evie.. Una ragazza come tante altre, senza dubbio. Ma primo fra tutti Evie era una ragazza innamorata. Come tante altre? Certamente.. ma quando le cose capitano a noi secondo la nostra concezione succedono solo a NOI, soffriamo solo NOI, piangiamo solo NOI.  E gli altri? Beh.. Gli altri in quei momenti non ci sono.

Ci sentiamo soli, stupidamente soli. Non proviamo neanche a cercare l’appoggio di un altro. No.. Non ci capirebbe, non ci comprenderebbe, non avrebbe mai potuto capire! Senza neanche renderci conto che, per la maggior parte dei casi, ciò che ci succede capita spesso anche ad altri. I nostri problemi sono spesso problemi anche di altri. Le nostre incomprensioni sono molto simili a quelle altrui.

Basterebbe solo un passo reciproco per venirci incontro.. e invece no.. soli.. soli con le nostre paure, i nostri complessi e i nostri problemi.

E quando finalmente ci confrontiamo con qualcun altro lo facciamo sempre con la solita assurda convinzione: “Tanto non mi capirà mai fino in fondo!”

Non è cattiveria.. No. Tutt’altro: non fraintendiamoci! Non è nemmeno mancanza di fiducia verso gli altri. Già.. Perché a volte capita anche con i nostri genitori, con i nostri migliori amici, con le persone della quali ci fidiamo ciecamente.

A volte è solo stupido orgoglio.. “Il problema è mio e me lo deve risolvere da me”. Troppo. Troppo orgogliosi.

Questa parentesi fatta fina ad ora voleva sottolineare una cosa: come, a volte, non ascoltiamo mai gli altri. E quando finalmente, dopo tempo, ci riflettiamo ci viene spontaneo dirci: “Che stupido! Se solo avessi fatto come aveva detto..

È normale, in fondo. Capita a tutti. Capita alle persone forti, alla persone deboli. Capita a tutti noi. Perché noi siamo tutti essere umani. E anche se non sembra, alle volte, i problemi che ci accomunano sono simili.

 

 

Dicono che l’amore rende ciechi. Dicono anche che per amore si arrivano a compiere gesti che, in altri momenti, non ci si sarebbe mai sognati di compiere. Dicono che l’amore rende pazzi, completamente folli. Ma dicono anche che l’amore rende felici, stupendamente felici.

Dicono tante cose sull’amore… Cose positive. Altre negative. Credo che in fondo però non c’è chi ha torto e chi ha ragione. L’amore è tutto.

 

Era sera. Una sera di novembre per l’esattezza. Una sera come tante altre.

Una di quelle sere nelle quali sinceramente non hai voglia di fare niente. Non so se vi è mai capitato.. Sì, insomma. Vi mettete a guardare la TV, fate un po’ di zapping tra un canale e l’altro e dopo pochi minuti, sbuffando, la spegnete.

Poi vi sedete sul divano, aprite quel romanzo che da giorni vi appassiona tantissimo, iniziate a leggerne una o due pagine e poi lo chiudete. Non vi sembra neanche più tanto interessante.

Poi andate sul computer. La vostra vista è catturata dall’ultimo gioco che vi è stato regalato.. Potrebbe essere un’idea! Ma poi pensate: “In fondo chi ne ha voglia..?”

Allora vi alzate, tremendamente scocciati, girate un po’ per la casa come un zombi, fino a quando l’occhio vi cade su quella rivista. Sì. La solita rivista da teenagers. Quella che magari  non vi piace neanche più di tanto, ma che la comprate per sere come quelle. Sere nelle quali veramente non hai voglia di fare niente.

 

 

Ecco.. era lì sdraiata un po’ malamente sul divano. Indossava un pigiamone rosa confetto, dentro il quale, sinceramente, ci sarebbe stata due volte. I piedi, scalzi come sempre, erano appoggiati al bracciolo del divano. I capelli, più spettinati del solito, le cadevano sulla faccia costringendola a spostarseli continuamente.

Aprì la rivista. Dentro i soliti articoli.. Sempre i soliti argomenti, ma che non si sa perché sei curiosa di rileggere ogni volta. Come se fosse sempre la prima.

“Il primo bacio..” “Test: quanto ti piace?” “Quando sei gelosa del tuo ragazzo..” “Mi ha mollata!” “Test: sei emotiva o no?”.  Sfogliò le pagine, distratta. Neanche in quella rivista qualcosa sembrava interessarle.

Girò la pagina e un titolo, a caratteri cubitali, le saltò subito all’occhio.

LA TATTICA DELLA GELOSIA FUNZIONA!”

Non sapeva bene perché ma qualcosa in quel titolo l’attraeva. Forse era semplicemente il bel colore blu cobalto, uno dei suoi preferiti, o forse qualcos’altro ancora. Fatto sta che però, sistemandosi gli occhiali, iniziò a leggere.

“Lo dicono in molte ragazze.. Ed effettivamente è vero. Ormai è dimostrato che la tattica della gelosia funziona. Non ci credete? Beh.. basta provare.

Avete un ragazzo che vi piace da un’infinita di tempo, ma sembra non ci sia verso di farlo innamorare? O semplicemente ha comportanti strani che non riuscite a decifrare? La gelosia funziona. Inventatevi un ragazzo “immaginario”.. Dopo di che basterà qualche messaggino romantico (mandato magari da cellulari di amiche!) e qualche regalino che direte fatto da lui e… cadrà ai vostri piedi!

Sì, ragazze. Basta soffrire: fatelo ingelosire!”

Fu questione di un attimo. Di un millesimo di secondo. Le parole di quell’articolo le si ripeterono, insistentemente, nella mente. “Ragazzo.. che vi piace da un’infinita di tempo.. gelosia..”. Non era certo la prima volta che sentiva parlare di questa cosa. Sì, insomma! Ormai tutti sostenevano che la gelosia spesso e volentieri funziona. Ma lei non ci aveva mai pensato. Non ci aveva mai fatti caso.

E ora improvvisamente tutto le sembrava più chiaro.. lapalissiano.

La sua mente iniziò a lavorare, a pensare. “Basta soffrire…”  Basta. Quella sarebbe stata veramente l’ultima volta.. l’ultimissima volta. Avrebbe dimostrato chi era Evie Carì. Oh sì.. Sì se lo avrebbe dimostrato.

Matteo questa volta non avrebbe potuto fare niente. La sua testardaggine, la sua stupidaggine, i suoi dannati amici.. No, nessuno di loro avrebbero potuto fare niente. Gelosia.. Gelosia.. Lo avrebbe fatto ingelosire alla follia!

Giulia.. Ecco di chi aveva bisogno in quel momento. Di Giulia. Di un aiuto, di un consiglio della sua migliore amica.

Sbattè quella rivista lì, sul divano e si precipitò davanti alla schermata del computer. Aprì la schermata principale di Messenger, che usava sempre per chattare con le sue amiche. Ovvero per chattare con Giulia.

“Giulia.. Giulia! Ho un’idea! Devo fare ingelosire Matteo.. Cadrà ai miei piedi.. Cadrà ai miei piedi! Basta soffrire.. Finalmente sarà mio!”

 

Qualche minuto dopo era lì, sdraiata sul letto, mentre ripassava mentalmente il suo piano. Tutto era capitato proprio alla perfezione..

Il giorno prima, sabato, era andata per la prima volta in discoteca. Si era divertita.. Cioè. Abbastanza divertita. Anche se sinceramente quel troppo chiasso, quella musica troppo alta, quell’insieme di ragazzini in cerca di una scappatella l’avevano fatto quasi impazzire. In fondo la discoteca non era il posto ideale per lei.

No. Non per Evie. Non per una ragazza sensibile, dai saldi principi e troppo, troppo, all’antica. Però in fondo era stata un’esperienza nuova. Era stata con le sue amiche. Punto e stop.

Ora comunque quel che importava era che avrebbe sostenuto di aver incontrato proprio lì, proprio lì, tra luci, balli e migliaia di ragazzi, Giovanni.

Giovanni. Questo era il “suo” nome. Giovanni era un ragazzo dolce, sensibile, simpatico e anche carino. Sì. Tutto doveva essere perfetto.

Con Giovanni era stato un colpo di fulmine, forte e improvviso. Giovanni l’aveva fatta sentire amata anche se solo per un pomeriggio.

Si erano scambiati i numeri di telefono, si erano promessi di risentirsi e già quello stesso pomeriggio, domenica, si era rivisti. E in quel momento avrebbe sostenuto che era scattata la scintilla..

E poi… c’era quella foto. Quella foto che le aveva mandato Giulia. La foto di quel ragazzo occhi azzurri e stupendi riccioli biondi. Un amico di Giulia.. Gabriele, Giorgio, Emanuele.. Qualcosa del genere, non si ricordava neanche come si chiamava. Ma non era quello l’importante. Quello sarebbe stato il suo Giovanni. Grazie a quella foto, a quel ragazzo “immaginario” Matteo sarebbe stato suo. Solo ed esclusivamente suo.

Bip bip bip bip.. “Un nuovo messaggio ricevuto”. Sullo schermo c’era scritto:
“Ciao amore.. Lo so che ci conosciamo neanche da due giorni, ma sento di essermi profondamente innamorato di te.. Sei una ragazza speciale, solare, stupenda e io sento di non poter più star senza te, Evie! Oggi pome sono stato benissimo.. Grazie di esistere!” Sotto quel numero “33821818789”, il numero di cellulare del padre di Betty. Ma tanto che ne sapeva Matteo? Come avrebbe fatto a scoprirlo?

Lo salvò in rubrica sotto “Giovanni tvtrb”.

.. Il piano era pronto.. Tutto era perfetto.

Aveva un messaggio, una foto ed era d’accordo con tutte quelle che erano andate con lei in discoteca. Geniale e completo. Niente avrebbe potuto rovinarlo.

*

 

- Ehi, raga! La sapete la grande novità? – La voce di Giulia le giunse all’orecchio mentre stava percorrendo l’ultimo tratto per raggiungere i suoi compagni, raggruppati come al solito davanti a scuola.

- Sarebbe? – Domanda curioso Dave, mentre anche tutti gli altri si mettevano in ascolto. - Oh.. La nostra Evie si è trovata il ragazzo! In discoteca.. È stato un colpo di fulmine! Si sono già rivisti una volta. È un ragazzo fantastico! – Mormora sorridendo felice. Poi si volta verso di lei, strizzandole l’occhio. – Ecco la nostra nuova fidanzatina! – Aggiunge poi.

Tutti gli occhi si puntano improvvisamente su di lei. Alcuni stupiti, altri con aria menefreghista ed altri vogliosi di saper di più.

- Non ci credo! – Sbuffa Marco scoppiando a ridere.

Era preparata anche a questo, comunque. Lo guarda un attimo e poi, sorridendogli con aria di sfida, proferisce: - Ah, no Marco? Mi sa che allora dovrai ricrederti.. – Detto questo estrae dalla tasca una foto leggermente stropicciata. – Ragazzi.. Vi presento Giovanni! – Asserisce continuando a fissare i compagni. – Se volete ho anche un po’ di sms da leggere. Sai, nel caso qualcuno stenti ancora a crederci! – Esclama riferendosi a Marco.

Tutti si avvicinano curiosi di vedere chi è questo mitico ragazzo. Si passano la foto di mano in mano, mentre qualcuno legge i messaggini sullo schermo un po’ appannato del cellulare. - Jo è un ragazzo stupendo! Veramente fantastico.. – Dice ad alta voce, intenzionata a farsi sentire da Matteo. – Ho avuto fortuna ad incontrarlo. Lui non ha pari. -

Lei si volta e… per un attimo i loro sguardi si incrociano.

Lui è lì: lo zaino in spalle e lo sguardo verso la folla di compagni piuttosto deluso. Il viso è corrucciato, mentre gli occhi trasmettono un misto tra rabbia e tristezza. Lo fissa per un attimo e sorride compiaciuta. Poi riprende a parlare con le sue amiche, ignorandolo completamente.

Quella volta ce l’avrebbe fatta. Quella volta avrebbe raggiunto il suo scopo. Non avrebbe fallito. No. Non ancora. Ormai il suo cuore era suo.. Non sarebbe riuscito a sottrarsi. Perché la gelosia ti uccide. Perché l’amore rende ciechi, ma la gelosia fa aprire gli occhi.

Ed in quel momento tra la folla di compagni Katia gli si avvicina, con aria di sfida, notando il compagno in disparte. Lo fissa per un attimo e poi, scambiando un’ultima occhiata di intesa con Evie, parla.

- Geloso, Matteo? –

 

FINE CAPITOLO 17

 

Un applauso, per favore! Eh sì ragazzi.. Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare.. Ma veramente non sto mai ferma un minuto nella giornata.. Mi sa che dovrete abituarvi a questi ritmi!

Grazie comunque a tutti come al solito e alla grande pazienza nell’aspettare i miei capitoli.. Grazie di cuore sia ai lettori più “affezionati”, sia ai nuovi arrivati che mi riempiono di gioia (attenzione.. il grazie speciale del capitolo va.. alla new entry VavvyMalfoy91 che entra nel grande club della mie recensitici.. ;-) nd_Diddly

Ehm.. sei sicura di star bene?!? nd_tutti

Benissimoooooooooooooooooooooo!! Cioè.. Forse ho bevuto un po’ troppo.. Ihihihhi nd_Diddly) e un grazie anche a chi legge, senza recensire (se un giorno però vi saltasse in mente di lasciarmi due righe non mi dispiace, eh.. Anzi!)

Va beh.. Saluti a tutti e alla prossima! (quindi tra qualche anno circa.. ;-p)

Colgo l’occasione anche per augurarvi un buon anno nuovo!

 

Propositi per il nuovo anno:

-         aggiornare più rapidamente

-         aggiornare più rapidamente

-         aggiornare più rapidamente

e.. soprattutto: aggiornare più rapidamente

 

Va beh.. Buone vacanze e felice anno nuovo e anche Buon Natale in ritardo..

^-^ Bacioni

 

Diddly 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


A chi crede nel grande Amore

A chi crede nel grande Amore
A chi ha sempre recensito questa storia
A chi, dopo due anni, avrà ancora voglia di farlo
A chi ha aspettato

Non voglio perderti

Epilogo

Il tempo passa veloce. Che tu lo voglia o no, i giorni si susseguono l’uno dopo l’altro, a volte lasciandoti molto, altre poco, altre proprio niente.   
Mi è sempre piaciuto immaginarmi la vita come una grande stazione. I treni passano, alcuni si fermano, alcuni scorrono davanti ai tuoi occhi troppo velocemente. E tutto quello che puoi fare tu e stare ascoltare il loro rumoroso scontrarsi con i binari. E tutto quello che puoi fare è decidere di prenderne qualcuno, poi di scendere, poi di salire di nuovo, poi di fermarti un po’ e poi di ripartire ancora. Ma quello che è bello, dannatamente bello, è che comunque vada, ogni singolo pezzo di quel tragitto ti lascerà qualcosa. Forse inconsistente, forse minuscolo, ma importante. Ogni singolo frammento si accalca nel tuo cuore e ti aiuta a crescere. E soprattutto, ognuna di quelle stazioni diventerà un capitolo di una grande storia. Forse doloroso, forse triste o forse allegro o forse fantastico. Non importa. Perché se apri gli occhi e guardi meglio lo leggi quel titolo scritto in grandi lettere dorate su quella copertina forse un po’ ammaccata. Sono solo quattro lettere. Ma solo le quattro lettere più belle del mondo. Guarda, forza, prova a pensare. Non le vedi? È semplice. Sono le più stupide e banali del mondo. Eppure sono anche le più difficili e dure da afferrare in tempo. Sono quattro. Sono poche, sono tante, chissene importa. Ma messe insieme sono uniche. L’avete visto anche voi ora, no? Sì, splende tanto, quel titolo. Brilla su quella copertina. Ti invita ad aprirlo quel libro. Ti invita a scriverlo. Sempre. E allora forza, dai, scrivilo, scriviamolo, quel libro della nostra VITA.

Il tempo, dunque, passa per tutti. E come è facilmente immaginabile è passato anche per la piccola Evie. Ve la ricordate, vero? Oh, sì, lo so. È passato tanto, tanto tempo. L’ultima volta che l’abbiamo lasciata era lì con i suoi piani assurdi a cercare di conquistare il suo Matteo. Tra le mani stringeva la foto di un ragazzo che neanche conosceva. Giovanni mi sembra fosse il suo nome. Sperava forse che così avrebbe agguantato finalmente quell’amore che da tanto tempo rincorreva.  Ma no, non era ancora arrivato il momento per lei. Era troppo presto. Ma lei non lo sapeva. E continuava a piangere e a chiedersi se prima o poi l’avrebbe afferrato. E la risposta era palese, era proprio dietro l’angolo, ma lei non la vedeva.
Sono sicura che ora vi starete chiedendo cosa è successo dopo quel giorno d’inizio ottobre. Sono sicura che vi state chiedendo quando finirò con tutte queste elucubrazioni inutili e vi darò, almeno un assaggio, di tutte quelle mille avventure che Evie, nolente o volente, si è trovata ad affrontare. La storia di Evie è forse come tante altre. Ma credo che ogni storia, ogni singola storia, abbia qualcosa che la renda degna di essere raccontata. E allora, eccomi qui. A dipingere un ultimo capitolo di questa storia. A donarvi ancora un po’ di lacrime, di sorrisi, di illusioni e di gioie. A regalarvi un po’ di Evie.

Con la storia di Giovanni, Evie purtroppo non ha raggiunto nessuno dei suoi scopi. È rimasta per lungo tempo arrabbiata con quel giornalino per adolescenti che le aveva promesso mari e monti e non le ha dato né l’uno né l’altro. Matteo, dopo qualche giorno, sembrava già cotto al punto giusto. L’aveva a dir poco scongiurata di lasciare l’ipotetico Giovanni per lui. E lei, ovviamente, ci è caduta ancora peggio di prima. Presa da un raptus di follia, si è dimenticata di tutti i suoi piani studiati nel caldo familiare del suo letto e ha confessato che era tutto uno scherzo, quello di Giovanni. Che il suo cuore era ancora lì, a battere forte forte per Matteo. Lui si è messo a ridere quando l’ha saputo. Le ha detto che ne era convinto dall’inizio e che tutte le sue preghiere erano solo un modo per farla cedere. Evie ha pianto molto, come c’era da aspettarsi. Ma il mattino dopo era lì, con un altro piano e una voglia rinnovata di raggiungere la sua meta.
Evie e Matteo sono andati avanti per lungo tempo ad allontanarsi e a riavvicinarsi. Lei sempre innamorata. Lui sempre misterioso. Lei sempre ingenua. Lui sempre bambino. Potrei raccontarvi di quella volta in cui lei ha scongiurato la professoressa di lettere affinchè li mettesse in banco insieme. Quella povera donna, forse mossa da un atto di pietà, ha persino acconsentito alla sua richiesta. E così lei si è trovata tutto d’un tratto di fianco al suo amore irraggiungibile. A scrivere altre pagine e a provarci ancora. Potrei raccontarvi dei loro interminabili bigliettini, sempre sospesi tra odio e amore. Oppure potrei raccontarvi di quando Matteo le abbia chiesto ancora di mettersi insieme, giurando e spergiurando che non era uno scherzo. E potrei raccontarvi di come lei ci abbia creduto e di come sia rimasta stupita quando lui non le ha detto subito dopo che la stava prendendo in giro. Potrei raccontarvi ancora del loro unico e semplice sfioramento di labbra o del loro primo Natale insieme e di come tutti i suoi sogni si sono infranti quando si è trovata, qualche giorno dopo, in un negozio, di fronte al regalo che lui le aveva fatto. Il problema è che sopra quel regalo un grosso cartellone citava: “Offerta speciale! 50 cent!”. Evie prima ha pensato che fosse uno scherzo, poi ha chiesto con la voce tremante alla commessa che le ha confermato quanto, purtroppo, aveva letto. Lei avrebbe voluto piangere. Perché Matteo le aveva detto che lei era preziosa come quel gioiello – che tra l’altro, aveva spacciato come “Swarosky” -. E se quel “gioiello” valeva 50 centesimi allora, forse, lei non era tanto preziosa. Per lungo tempo Evie è andata avanti a ripetersi che è il pensiero è quel che conta e che non doveva essere così dannatamente materiale. Poi, però, in una fredda mattinata di gennaio Matteo le ha detto che quel mese che avevano passato insieme era tutto uno scherzo. “Solo per farla contenta”. A questo punto potrei proprio raccontarvi della tante lacrime che hanno ancora una volta solcato il suo volto, di come si è promessa di dimenticarlo per sempre, di come ha giurato che non l’avrebbe mai, mai più presa in giro. Ma, ovviamente, vi potrei anche raccontare di come lei si è fatta prendere in giro ancora tante, tante volte. Di quella volta in cui le aveva promesso una gita scolastica fantastica, dove finalmente avrebbero potuto stare insieme. E di come, subito dopo, lei si sia trovata a piangere in uno squallido bagno. E di come ancora lui, stranamente, sia andato a consolarla,  l’abbia abbracciata mentre le lacrime le rigavano il volto e soprattutto le abbia chiesto di baciarla. E di come lei, ancora più stranamente, abbia rifiutato. Potrei ancora raccontarvi di tante altre peripezie che la piccola Evie e il suo piccolo grande amore hanno dovuto affrontare. Di quegli ultimi giorni di terza media in cui finalmente sembrava essere giunto il lieto fine. Degli esami, del sorriso di Matteo, diverso, quando la guardava. Di quella volta in piscina, loro due, mano nella mano, per la prima volta incuranti degli amici e di tutto il resto. Dei messaggi prima di partire per le vacanze. Di quei termini con cui lui la chiamava, “piccolo angelo”, “amore mio”, “bellissima”, tanto nuovi e tanto speciali. Di quell’estate che hanno passato senza vedersi. Di come lei abbia trascorso due mesi a segnare su un foglietto quanti giorni mancavano a settembre. E di come settembre sia arrivato e con lui Matteo e quell’invito tanto agognato a casa sua. Di come lui, distruggendole il cuore ancora una volta, abbia disdetto all’ultimo minuto inventandosi una scusa stupida e banale. Forse troppo impaurito di scoprirsi seriamente innamorato di quella strana ragazzetta che da tre anni lo rincorreva. Potrei infine raccontarvi di come lei, raccolti i cocci del suo cuore, abbia iniziato la nuova avventura del liceo, abbia conosciuto nuovi amici e abbia, poco alla volta, messo, questa volta seriamente, la parola “fine” a quel primo amore un po’ ridicolo, ma tanto profondo e tanto meraviglioso.
Potrei raccontarvi tante, tante cose. Ma non lo farò. Non tanto per cattiveria, quanto perché il mio treno scorre troppo veloce e non c’è tempo per scrivere tutto quello che mi ha fatto e mi fa vedere. Tutto quello che mi rimane da fare è viverlo. Profondamente, stupendamente, stupidamente, scioccamente, meravigliosamente.
Sono sicura che ora starete fissando con aria truce e rabbiosa lo schermo, macchinando ogni modo possibile per uccidermi. Vorrete forse sapere, dopo diciotto capitoli, e dopo quasi tre anni di attesa, come è andata definitivamente a finire tra Evie e Matteo. Ebbene, lasciatemi allora aggiungere queste poche parole.

Matteo, un giorno, si è alzato e ha capito tutto ad un tratto quanto aveva sbagliato. Di quando erano state sciocche le sue paure di mostrarsi innamorato davanti ai suoi amici e di quanto erano state le stupide le sue scuse che, fino all’ultimo momento, aveva dato alla povera Evie.
Evie, dal canto suo, ha aspettato per tanto tempo quel giorno. Ma quando è arrivato, strano scherzo del destino forse, si è accorta di non volerlo più. Lei che, con i suoi occhi sognanti, cercava ancora il grande amore, per molto tempo ha creduto che questo non sarebbe mai arrivato. L’ha cercato dappertutto, ma quando è poi giunto, ci è andata a sbattere contro e non se ne è neanche accorta. Il grande Amore l’ha vista un giorno a scuola, curva su se stessa, piccola e forse nemmeno tanto bella, ma se ne è pazzamente innamorato. Ha passato giorni per cercare di scovare il nome di quella primina per lui tanto fantastica, l’ha pedinata e l’ha osservata. Poi ha preso coraggio e si è presentato. Evie si è sentita smarrita quando si è specchiata nei suoi occhi verdi, così belli e così profondi da penetrare nell’anima, e ha avuto paura. L’Amore aveva bussato alla sua porta e lei, proprio lei che per tanto l’aveva rincorso, si è rifiutata di aprirgli. È andata avanti per mesi a tapparsi le orecchie per non sentire quel suo martellare sull’uscio continuo e costante. È andata avanti perché quell’Amore le provocava un brivido che le scuoteva l’anima ed era un brivido talmente grande, che in confronto le facevano ridere quelli che aveva provato specchiandosi negli occhi di Matteo. È andata avanti perché in quel momento si è sentita totalmente impotente e un bacio, una carezza, un abbraccio le sembravano ostacoli impossibile da sormontare. È andata avanti perché in quel momento si è resa conto che lei non era ancora pronta per quell’Amore.
Matteo ha continuato a sperare che, come sempre, Evie sarebbe tornata da lui. Le ha scritto tanti e tanti messaggi, chiedendole perdono, implorandola di iniziare finalmente quella storia.
Evie, dopo tanto tempo, ha preso il coraggio e gli ha risposto di no. Si è resa conto che quel primo amore le aveva dato tanto, ma che era ora di uscire da quel guscio in cui si era chiusa in tutti quegli anni.
Evie-pulcino, un giorno, ha spiccato il volo insieme al grande Amore che per sei mesi l’ha pazientemente aspettata e l’ha presa per mano quando lei aveva paura. Oggi, dopo un anno e nove mesi, loro due continuano a volare e, per quanto ne so, non hanno intenzione di smettere. A volte hanno volato alto, molto alto, altre hanno rischiato di cadere, altre la vertigine sembrava essere più forte della voglia di continuare quel lungo volo.  Ma questa non importa. L’essenziale è che Evie abbia il cuore che sgorga di amore, che quando si specchia in quegli occhi verdi si senta morire, che le mani e le labbra del grande Amore le facciano sembrare la vita la cosa più bella del mondo. Così come è essenziale che sia proprio quel grande Amore a farle odiare la vita alle volte, a farla arrabbiare a farle credere di essersi sbagliata su tutto.
Matteo ogni tanto si fa sentire, la implora di tornare e poi sparisce nuovamente nel nulla.  Prima o poi, sicuramente, anche lui troverà il suo grande Amore.
Quel che è importante è che la storia di Matteo e Evie sia rimasta impressa nel loro cuore e che, qualunque sia il treno che prenderanno, non la dimentichino mai. Come ogni istante, ogni attimo, ogni secondo di questa vita. Quel che accadrà ora nella vita di Evie nessuno lo sa. Ma lei continua a viverla. Ed è questa, forse, l’unica cosa essenziale.   


FINE

Ok, ok… forse sarete rimasti senza parole… o forse starete semplicemente meditando di uccidermi (sia per l’attesa, sia per il capitolo deludente)… Ma… l’altra sera, sono capitata per caso sul sito e, finendo sulla mia storia, l’ho riletta tutta. Mi ha fatto tenerezza, perché dentro c’erano tanti sentimenti, tanta fatica… Ma soprattutto mi hanno fatto sorridere i vostri commenti… come dimenticare quello di Cry90 (“morirò illudendomi che un giorno continuerai questa storia..) . E allora, eccomi qui, a darvi quel capitolo che vi devo, dopo che mi avete seguito e avete aspettato tutto questo tempo. Se avrete voglia di leggerlo ancora, ne sarò molto molto felice! :D
Prima o poi forse ritornerò con una nuova storia… o forse no! In ogni caso non illudetevi di esservi liberati di me perché, come vedete, quando meno ve lo aspetterete, riapparirò!
Un grande grazie a tutti voi, perché se questa storia ora ha una fine è tutto merito vostro. GRAZIE!

DiddlyEvie - Silvia

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